XVIII LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 368 di mercoledì 8 luglio 2020
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO
La seduta comincia alle 15.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
ALESSANDRO COLUCCI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 2 luglio 2020.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per le Politiche giovanili e lo sport, il Ministro dell'Università e della ricerca, il Ministro dello Sviluppo economico e il Ministro per i Beni e le attività culturali e per il turismo.
Invito gli oratori al rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.
(Iniziative di competenza a sostegno delle società e delle associazioni sportive professionistiche e dilettantistiche – n. 3-01657)
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno, Valente ed altri n. 3-01657 (Vedi l'allegato A).
Il deputato Valente ha facoltà d'illustrare la sua interrogazione. Prego.
SIMONE VALENTE (M5S). Presidente, Ministri, come è ben noto, la crisi causata dall'emergenza COVID-19 ha generato anche molti scompensi nel mondo sportivo, quindi meno disponibilità economica da parte delle imprese, quindi meno sponsorizzazioni. Mi fa piacere portare qui uno studio redatto dal Comitato 4.0, che riunisce le leghe di pallacanestro, di pallavolo maschile e femminile, la Lega Pro e l'atletica, dove si dice che il 98 per cento dei club ritiene che i ricavi derivanti dalle sponsorizzazioni saranno ridotti in maniera più che significativa. Quindi, capite che si prospetta un futuro davvero difficile per lo sport italiano, soprattutto per questa fascia dello sport italiano. Più volte si è avanzata la proposta di un intervento che riguarda il credito d'imposta per le sponsorizzazioni sportive, che darebbe sicuramente un sostegno immediato a tantissimi club che rischiano di non iscriversi al campionato.
Per questo chiedo al Ministro quali iniziative di sua competenza intenda assumere per salvaguardare il settore sportivo, garantendo il sostegno ai club e assicurando il regolare avvio dei prossimi campionati.
PRESIDENTE. Il Ministro per le Politiche giovanili e lo sport, Vincenzo Spadafora, ha facoltà di rispondere.
VINCENZO SPADAFORA, Ministro per le Politiche giovanili e lo sport. Presidente, volevo assicurare che il tema è un tema che conosciamo bene, soprattutto è un tema che sta molto a cuore al Ministero dello Sport, che ha interloquito in queste settimane, in questi mesi molto difficili, con tutti gli organismi sportivi, con tutti i soggetti del mondo dello sport, e in modo particolare, chiaramente, con i soggetti del gruppo al quale si faceva riferimento in questo momento.
Purtroppo, nonostante i tantissimi provvedimenti emessi dal Governo durante l'emergenza sanitaria, non è stato possibile in quella fase trovare le risorse anche per il credito d'imposta in modo specifico. Però, è mio impegno - lo posso assicurare - che in questo imminente provvedimento di ulteriore scostamento del bilancio, che porterà poi, evidentemente, a dover impegnare queste risorse nuovamente, ci sarà sicuramente spazio per trovare le risorse, così come anche dal Parlamento auspicato, per dare, con quest'ultimo provvedimento, cioè quello che riguarda il credito d'imposta, completezza all'insieme delle iniziative organiche che abbiamo portato avanti, che vanno da quelle dei lavoratori sportivi al fondo perduto ASD e SSD, alla cassa integrazione per i lavoratori professionisti. Insomma, quest'ultimo tassello, che effettivamente manca, contiamo, come Governo, di completarlo con l'imminente scostamento di bilancio che faremo, e che porterà appunto a dei provvedimenti che riguarderanno anche il credito d'imposta per le realtà sportive.
PRESIDENTE. Il deputato Valente ha facoltà di replicare.
SIMONE VALENTE (M5S). Grazie, Ministro, per le sue parole sicuramente rassicuranti e anche per la tempistica, perché è evidente che una misura del genere come il credito d'imposta sulle sponsorizzazioni debba essere fatta il prima possibile, e non può essere rimandata soprattutto perché le difficoltà ci sono adesso, le iscrizioni al campionato sono adesso, quindi non possiamo permettere che neanche un club vada in difficoltà.
Non possiamo permettercelo perché in realtà ci sono appunto delle realtà, delle società che veramente fanno parte di una comunità, che sostengono i settori giovanili, che fanno crescere tutto il movimento sportivo e che ovviamente non appartengono esclusivamente allo sport di base ma a una fascia che ha dinamiche completamente differenti, dinamiche economiche, che danno molto lavoro, che creano un indotto e che quindi non possiamo perdere.
Mi fa piacere anche il suo impegno a trovare una sinergia soprattutto con gli altri Ministeri, penso in primis al Ministero dell'Economia, che ovviamente poi fornirà le risorse. Mi fa piacere che in Aula ci sia anche il Ministro Patuanelli, che ha fortemente insieme a lei sostenuto questa norma, quindi l'impegno è appunto di portarla avanti il prima possibile, e penso che quest'Aula, anche con gli emendamenti recenti al “decreto Rilancio”, si sia espressa.
Quindi, più facciamo squadra - per usare un termine sportivo - in questo senso e più riusciamo a dare risposte a delle esigenze che sono concrete, che riguardano lo sport italiano, la tenuta dello sport italiano e soprattutto il regolare avvio dei futuri campionati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
(Iniziative di competenza volte a garantire un sostegno economico alle associazioni e società sportive iscritte nel registro Coni – n. 3-01658)
PRESIDENTE. Il deputato Marin ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01658 (Vedi l'allegato A).
MARCO MARIN (FI). Presidente, membri del Governo, Ministro Spadafora, a cui mi rivolgo, abbiamo appena sentito che il problema del Sars-Cov-2 ha influito pesantemente anche sul mondo dello sport, mondo che, come il Ministro sa bene, da dati CONI produce circa l'1,7 per cento del PIL del nostro Paese, e, considerando l'indotto, si arriva a più del 3 per cento, che si basa sul volontariato - è il più grande mondo di volontariato che c'è in Italia - e che ha la spina dorsale nelle associazioni sportive dilettantistiche; associazioni sportive dilettantistiche che vivono delle rette dei genitori, società sportive purtroppo chiuse, e lei sa che, dopo il lockdown, anche nella fase di ripresa, le società sportive, soprattutto quelle dilettantistiche, ma tutte le società sportive, sono state particolarmente colpite, hanno difficoltà e anche tempi diversi nella ripartenza, come abbiamo visto, essendo lo sport particolarmente colpito dall'emergenza sanitaria che c'è stata.
Noi sappiamo che ci sono grandissime difficoltà, e il volontariato da solo non ce la fa. È per questo motivo che, come Forza Italia, abbiamo chiesto più volte l'istituzione di un fondo di 200 milioni proprio per queste associazioni e società sportive, che tanto fanno sotto il profilo sportivo, dell'educazione e sociale. Tutti noi sappiamo cosa succederebbe se non ci fossero più queste associazioni, che purtroppo chiudono, anche per i problemi che sono connessi agli impianti sportivi e alla mancanza di risorse.
Quindi, sono a chiederle Ministro - e concludo - se lei prevede di puntare, di fare e di dare finalmente voce a quello che le abbiamo chiesto e che le chiede tutto il mondo sportivo, cioè questo fondo di 200 milioni, da adesso alla fine dell'anno, per le associazioni e società sportive dilettantistiche (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Il Ministro per le Politiche giovanili e lo sport, Vincenzo Spadafora, ha facoltà di rispondere.
VINCENZO SPADAFORA, Ministro per le Politiche giovanili e lo sport. Presidente, come l'interrogante sa, il tema delle associazioni sportive dilettantistiche e delle società sportive dilettantistiche è un tema a me particolarmente caro, perché riconosco, come lo riconosce tutto il Governo, il valore sociale, culturale e anche di sicurezza sui territori che svolgono questo tipo di realtà.
Colgo l'occasione per ricordare che abbiamo fatto, in queste settimane, un investimento senza precedenti su questo mondo, certamente a causa dell'emergenza sanitaria: abbiamo investito, in poco più di qualche settimana, circa mezzo miliardo di euro di risorse straordinarie, cioè 280 milioni per i lavoratori sportivi, che sono proprio i lavoratori di queste realtà a cui l'interrogante faceva riferimento e che non avrebbero avuto altrimenti nessun tipo di tutela se non fossimo intervenuti; circa 200.000 lavoratori sportivi per 280 milioni di euro. Abbiamo garantito la cassa integrazione salariale ai lavoratori dipendenti iscritti al Fondo pensione sportivi professionisti con 21 milioni e abbiamo previsto 100 milioni per i mutui che sono stati erogati attraverso l'Istituto del credito sportivo. Venendo al sostegno a fondo perduto, noi abbiamo, già in questa prima fase, messo a disposizione 72 milioni; 72 milioni derivano da 60 milioni investiti direttamente dal Ministero per lo Sport, di cui 10 milioni risorse ordinarie (e 60 milioni che abbiamo messo invece nel “DL Rilancio”), più 5 milioni ciascuno, Comitato olimpico cioè Coni e CIP, per un totale di 72 milioni, che stiamo anche coordinando nell'erogazione tra di noi, per fare in modo che non ci siano sovrapposizioni e che a tutti arrivi il sostegno. Le dico che ad oggi sono arrivate 18.000 richieste da parte di ASD-SSD; per la precisione sono arrivate 7.371 richieste da parte di ASD-SSD che gestiscono impianti sportivi e che hanno chiesto mediamente dai 4.000 ai 7.000 euro, come richiesta di aiuto per questo momento particolare, e ben 11.232 invece ASD-SSD che non gestiscono impianti sportivi e alle quali viene concessa una una tantum di 800 euro. Il totale di tutte queste richieste sono 36 milioni di euro; questi primi 36 milioni di euro verranno erogati già dalla prossima settimana. Quindi tutte le ASD e tutte le SSD che hanno fatto richiesta al Governo di aiuto per superare questo momento di difficoltà, tutte quante, riceveranno i fondi richiesti. Direi che, grazie anche agli emendamenti che il Parlamento ha approvato, tra cui 30 milioni in più proprio per il fondo perduto, e anche alle risorse che stiamo ancora reperendo, ci stiamo praticamente avvicinando anche alla cifra da lei auspicata di 200 milioni, però intanto, al di là di quella cifra, ribadisco il dato più importante: non esiste ASD o SSD che possa trovarsi in difficoltà e abbia fatto domanda che non riceva i soldi; tutte quelle che hanno fatto domanda, tutte le associazioni sportive, tutte le società sportive, che gestiscano o meno impianti, e hanno fatto domanda, la prossima settimana riceveranno i soldi esattamente nella cifra che hanno richiesto.
PRESIDENTE. Il deputato Marin ha facoltà di replicare.
MARCO MARIN (FI). Grazie, Presidente. Bene, Ministro, nella sua risposta abbiamo però un problema: riguardo ai fondi che sono stati stanziati - io parlo per esempio con la Lega nazionale dilettanti di calcio - mi dicono che non hanno ancora visto un euro. Non c'è neanche la certezza di poter fare la domanda da parte delle associazioni sportive dilettantistiche, e delle società sportive in generale, che sono la spina dorsale del mondo sportivo italiano. Allora, vede le risorse che sono state stanziate… mi fermo, Presidente, finché il Ministro Patuanelli ritiene fondamentale dover parlare con il Ministro…
PRESIDENTE. Prego, Marin, vada avanti. Il Ministro sta ascoltando.
MARCO MARIN (FI). Grazie. Ministro, le società sportive sono in grave difficoltà e sono in ginocchio, e relativamente alle domande, molte di loro non sanno neanche che si potevano rifare e di sicuro ad oggi non hanno visto un euro. È vero il discorso sui lavoratori sportivi, ma quello che bisogna capire è che, se un negozio chiude, non ci sono neanche i commessi, se un'azienda chiude non ci sono neanche i lavoratori, se chiudono le società sportive non ci sono neanche i collaboratori sportivi. Quindi, non bisogna permettere che questo avvenga e manca - e glielo dico proprio da uomo di sport - una strategia complessiva. Non possiamo continuare a mettere delle pezze per chiudere un buco; bisogna organizzarsi in modo complessivo. Le dico per esempio che le associazioni sportive in grande parte - e immagino che le federazioni scrivano anche a lei come a me - usano le palestre delle scuole e oggi sappiamo che, in quelle palestre delle scuole, non potranno più andare da settembre perché ci sono delle difficoltà oggettive, oltre che eccessive. Ma non solo: lo sport nella scuola è importante e questa Camera, con il Presidente Fico, Presidente, ha approvato una legge sulle scienze motorie, che doveva dare lavoro a 12 mila laureati in scienze motorie nella scuola primaria ed è ferma al Senato questa legge (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) e giovedì scadono gli emendamenti e le chiederei, come Ministro dello Sport, di occuparsi di questo, anche in sinergia con gli altri Ministeri, perché il mondo dello sport è assolutamente complesso, importante, che si occupa soprattutto dei nostri figli, dei nostri ragazzi che lì imparano i valori seri…
PRESIDENTE. Concluda, deputato Marin.
MARCO MARIN (FI). …e importanti della vita, grazie Presidente. E allora, non serve l'aiutino una tantum, non servono gli 800 euro, serve una strategia complessiva e serve un sostegno più forte, anche dal punto di vista economico, perché oggi mancano i soldi ad un mondo fatto di volontariato, passione e valori. Io credo che il Governo abbia il dovere di farlo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
(Iniziative a sostegno dei conservatori di musica – n. 3-01659)
PRESIDENTE. La deputata Patelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01659 (Vedi l'allegato A).
CRISTINA PATELLI (LEGA). Grazie, Presidente, signor Ministro. Allora, alcune premesse: intanto vorrei ricordarvi che l'Italia è il Paese in cui nel XVI secolo sono nati i conservatori ed ancora oggi detiene il primato per numero di istituti superiori del settore in Europa. Ricordo che i conservatori conservano la doppia vocazione didattica e culturale e, insieme, il loro fine non può che essere quello della salvaguardia dei beni culturali e dei laboratori di formazione, della produzione, dell'innovazione e della trasmissione di un sapere antico e la ricerca e la creazione di un nuovo sapere. Quindi, la tutela, lo sviluppo e la diffusione dei patrimoni, beni culturali delle accademie si collocano necessariamente al centro degli obiettivi di crescita civile, sociale ed economica del nostro Paese. Tuttavia, non investiamo sufficienti risorse nella formazione, mettendo seriamente a repentaglio non solo il rilancio, ma la sopravvivenza stessa di istituzioni storiche e prestigiose. Le nostre accademie in questi anni sono state trascurate ed escluse dagli interventi del Governo e, soprattutto, soffrono delle inadempienze ministeriali, come l'assenza di progettualità politico-culturale riguardante il sistema formativo musicale, con una costante svalutazione dell'importanza della musica nel contesto socio-culturale del Paese. Ad esempio, ricordo i gravi ritardi delle tante pratiche sospese a livello ministeriale, pratiche ferme da febbraio, che si ripercuotono sulla normale amministrazione e sull'attività di conseguenza dei conservatori stessi.
Quindi - e concludo, Presidente - chiedo al Ministro quali iniziative intenda prendere al fine di sanare una situazione che sta mettendo in seria difficoltà l'attività di questo patrimonio culturale italiano invidiato in tutto il mondo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Università e della ricerca, Gaetano Manfredi, ha facoltà di rispondere.
GAETANO MANFREDI, Ministro dell'Università e della ricerca. Grazie, signor Presidente. Ringrazio l'onorevole interrogante perché mi consente di ritornare su un tema a me caro, quale quello delle istituzioni di alta formazione artistica musicale e coreutica, nel cui ambito si distingue - come è riferito nell'interrogazione - il ruolo dei conservatori di musica. Va detto subito che il sistema delle istituzioni AFAM rappresenta una vera eccellenza del nostro Paese, con un tasso di internazionalizzazione che lo rende uno dei fiori all'occhiello del made in Italy, il più alto nel sistema della formazione italiana, e questo dà grande lustro al nostro Paese. A testimonianza dell'attenzione che ho voluto dedicare fin da subito al settore dell'AFAM, vi è il fatto che, già in sede di conversione del decreto che ha istituito il Ministero dell'Università e della ricerca, abbiamo voluto puntualizzare che queste istituzioni rientrano pienamente nell'ambito della ricerca, tema che era stato lungamente dibattuto in passato. Inoltre, nei provvedimenti emergenziali determinati dal COVID, abbiamo tenuto conto della specificità del mondo delle accademie e dell'alta formazione e quindi dei conservatori, destinando loro 9 milioni di euro per finanziare gli interventi straordinari affrontati nel periodo di sospensione dell'attività didattica in presenza e per il periodo di riavvio ed 8 milioni di euro per l'allargamento della platea dei beneficiari della “no tax area” agli studenti delle istituzioni AFAM. Per invertire la rotta rispetto al passato ci stiamo anche adoperando per avviare quanto prima le riforme organiche che il settore attende da tempo. Come prima cosa, fin dai primi giorni del mio insediamento, ho voluto ascoltare le istanze provenienti dagli interlocutori del mondo AFAM e, proprio accogliendo le proposte condivise dalla Conferenza dei presidi e dei direttori delle istituzioni dell'alta formazione artistica e musicale, ho voluto istituire il 15 aprile 2020 un tavolo permanente costituito dai rappresentanti del Ministero e dell'AFAM, con il compito di favorire il costante raccordo e di individuare soluzioni finalizzate allo sviluppo del settore. Il tavolo per lo svolgimento dei propri lavori potrà costituire anche dei gruppi di lavoro specifico su tematiche specifiche a cui potranno partecipare, proprio nell'ottica della massima apertura alle esigenze di questo mondo, esperti nelle materie di riferimento, nonché, per i temi di interesse, le rappresentanze studentesche. Per quanto riguarda il settore della didattica, stiamo inoltre riattivando la procedura per il rinnovo del CNAM, che era ferma da anni, dalla cui ricostituzione ci attendiamo un ulteriore contributo di grande qualità nel percorso di valorizzazione degli aspetti culturali e artistici del sistema dell'alta formazione.
Inoltre, informo che è in corso di espletamento la procedura per l'accreditamento dei nuovi corsi di primo e secondo livello, nonché di modifica di corsi esistenti, che riguarda tutte le istituzioni. A breve sarà approvato anche l'ordinamento della scuola di musicologia che consentirà l'attivazione dei corsi di primo livello in discipline storiche, critiche e analitiche della musica, anch'esso richiesto dagli operatori del settore da tempo. Inoltre, posso anticiparvi che proprio in questi giorni ho dato nuovo impulso al processo di statizzazione e razionalizzazione delle istituzioni non statali che comporterà un ulteriore rafforzamento complessivo del sistema. Concludo, precisando che il Ministero è assolutamente consapevole della necessità di affrontare in maniera risolutiva le criticità che negli anni si sono accumulate nel settore e che per farlo, considerata l'importanza dei temi da trattare, vi sarà bisogno del necessario apporto del Parlamento. Per questo motivo informo che ho intenzione di presentare, nelle prossime settimane, una proposta di delega legislativa per il riordino dell'intero settore AFAM, che costituirà la sede opportuna per discutere insieme della valorizzazione e della crescita di questo settore strategico per il Paese.
PRESIDENTE. La deputata Patelli ha facoltà di replicare.
CRISTINA PATELLI (LEGA). Grazie, Presidente. Signor Ministro, cosa le devo dire, io sono contenta di questi tavoli che verranno finalmente aperti, però, le ricordo che ci sono tantissimi conservatori che stanno aspettando una sua firma e che, quindi, hanno i documenti fermi sulla sua scrivania dopo essere passati nelle varie commissioni interne e che aspettano la sua firma per avere dei finanziamenti per l'edilizia. Ora, purtroppo, appare evidente, come avevo già detto in fase di conversione in legge del decreto sulla divisione del Dicastero, che questa è una ulteriore prova che avevo ragione, ovvero che lo spacchettamento del MIUR va nella direzione opposta rispetto alla razionalizzazione della spesa e al bene del Paese e che la divisione del MIUR non agevola né semplifica la gestione del mondo della scuola e di quello dell'università, evidentemente assoggettati a procedure diverse, ma è stata solo, come avevamo già evidenziato, una manovra di palazzo, volta a conservare un Governo raffazzonato e incapace di esistere senza ricorrere a logiche di spartizione di vecchia memoria, logiche per le quali non importa il buon funzionamento della scuola o dell'università, non importa il buon funzionamento degli uffici e dei Ministeri e l'ottimizzazione dei costi per il nostro Paese, non importa perché non c'era nessun aspetto positivo e virtuoso nel decreto che è stato approvato. Oggi, in un momento di emergenza sanitaria ed economica, questo è il risultato dello spacchettamento: pratiche ferme da mesi e conservatori che da febbraio attendono risposte che non arrivano. Invece di destinare i soldi alle zone rosse, invece di finanziare le lezioni a distanza, questo Governo incomprensibilmente, in modo vergognoso e irrispettoso, quando il Paese qua fuori ci chiede ben altro, ha proposto un intervento legislativo che va contro l'attuale situazione economica, contro le richieste del Paese, contro il buonsenso per logiche di comodo e di opportunismo politico. Ed è questo il risultato: più burocrazia e tempi di risposte eterni. Come era prevedibile, e come avevo annunciato proprio qui in Aula, queste logiche stanno generando a cascata l'aumento dei costi e la confusione organizzativa negli uffici, creando di conseguenza nuovi e maggiori oneri a carico della finanza pubblica e questo per restare ai primi danni, danni economici che si ripercuotono sull'organizzazione della struttura; ricordo che ci sono voluti anni per organizzarla, dai dirigenti agli uffici, ed ora sarà necessario del tempo che non abbiamo per attribuire incarichi, duplicare gli uffici e riorganizzare una mole di lavoro enorme, con un costo altissimo anche dal punto di vista organizzativo.
PRESIDENTE. Concluda.
CRISTINA PATELLI (LEGA). Aggiungo, concludendo, che lo spacchettamento del MIUR ha reso, invece, ancora più solido il distacco tra la scuola e l'università, creando una spaccatura che aumenta paradossalmente la spesa di bilancio e sta portando il sistema scolastico e universitario in una fase transitoria e lunga di caos e confusione, in barba ai tagli della politica. A perdere sarà, come sempre, l'intero sistema scolastico italiano, ancora una volta (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
(Iniziative in materia di sviluppo delle energie rinnovabili nell'ambito del Piano nazionale integrato energia e clima – n. 3-01660)
PRESIDENTE. La deputata Muroni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01660 (Vedi l'allegato A).
ROSSELLA MURONI (LEU). Presidente, rappresentante del Governo, Ministro Patuanelli, abbiamo presentato questa interrogazione per chiedere notizie rispetto all'attuazione del Piano nazionale energia e clima, perché, proprio in un momento così grave, quello dato dal COVID, abbiamo imparato quanto sia necessario far fronte al piano ambientale e, anzi, scoprire nella sostenibilità ambientale una chiave di volta, in accordo con il Green New Deal europeo, ma anche con il buonsenso, mi verrebbe da dire. Quindi, è fondamentale che ogni ipotesi di ripresa, ogni iniziativa, veda nella sostenibilità ambientale, in una società resiliente che punta sul rispetto dell'ambiente, la chiave di volta importante per uscire dalla crisi. Da questo punto di vista, lo sviluppo delle rinnovabili, dell'efficienza energetica, è davvero un fronte su cui puntare, lo è da anni, da decenni, ma sicuramente adesso non possiamo più permetterci quel freno a mano tirato con cui questo Paese ha proceduto purtroppo nei decenni scorsi su questo fronte. Quindi, le chiedo di illustrare le iniziative che il Governo intende adottare sul fronte, soprattutto, delle semplificazioni e della sburocratizzazione, sul fronte delle rinnovabili e dell'efficienza energetica.
PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, ha facoltà di rispondere.
STEFANO PATUANELLI, Ministro dello Sviluppo economico. Grazie, Presidente. Ringrazio gli onorevoli interroganti per la domanda all'interno della quale vi sono delle premesse che condivido al 100 per cento; ritengo che questa emergenza sia un acceleratore di processi, un importante acceleratore di processi, soprattutto in un percorso che già è attivo da anni, come diceva l'interrogante, rispetto al fatto di vedere l'economia verde come un'economia che può essere parte di un tessuto industriale e l'ambiente, non visto come un sistema solo da proteggere, ma, anzi, come un sistema economico che può portare grandi benefici industriali per il nostro Paese. Vengono citati diversi temi e ritengo, anche io, di doverli dividere in due parti: la parte dei necessari incentivi, da un lato, e della sburocratizzazione, dall'altro, perché alcune tecnologie possono già oggi svilupparsi senza la necessità di un incentivo sull'energia prodotta, grazie alla discesa dei costi di impianto. Il problema principale che si sta ponendo è connesso, piuttosto, ai vincoli autorizzativi e all'insufficienza di alcuni progetti approvati. Da un monitoraggio effettuato avvalendosi dei dati Terna, i progetti autorizzati non ancora ammessi a un meccanismo di sostegno crescono di circa 500 megawatt anno, contro un fabbisogno di nuovi impianti - obiettivi PNIEC - di circa 4 mila megawatt anno, in larga parte eolici e fotovoltaici. Ne è un esempio quanto accaduto in attuazione del “FER 1”, destinato all'incentivazione delle fonti più economiche e mature, come l'eolico, il fotovoltaico, l'idroelettrico e i gas di depurazione, e che ha visto lo svolgimento, finora, di due procedure di aste e registri in cui, per la prima volta, è rimasta non assegnata una parte delle capacità disponibili. Nella prima procedura sono stati messi a disposizione, per nuovi impianti, 703 megawatt, di cui sono stati assegnati 587 megawatt; nella seconda procedura sono stati messi a disposizione nuovi impianti per 872 megawatt, comprensivi della potenza non assegnata nella prima procedura, ma sono stati assegnati solo 502 megawatt; dunque, non basta mettere a disposizione incentivi economici, occorre incidere anche sui vincoli che frenano gli investimenti e creare condizioni abilitanti. Brevemente, riepilogo le misure urgenti per la semplificazione del sistema Italia che sono state approvate nell'ultimo Consiglio dei ministri e che contengono alcune misure molto importanti che il Parlamento potrà, se vorrà e lo riterrà opportuno, implementare e migliorare. Tra le norme adottate in merito ricordo la norma sui trasferimenti statistici di energia rinnovabile dall'Italia ad altri Paesi, che ricomprende gli accordi intergovernativi in cui l'Italia è parte attiva del trasferimento statistico, e che rende applicabile la disciplina già prevista in proposito anche agli accordi di trasferimenti statistici che si dovessero rendere necessari in vista degli obiettivi di produzione da FER al 2030; la norma che reca misure di semplificazione dei procedimenti autorizzativi delle infrastrutture delle reti energetiche nazionali; la norma che reca la semplificazione dei procedimenti autorizzativi delle infrastrutture della rete di distribuzione elettrica che, peraltro, al fine di evitare una normativa disomogenea nell'intero territorio nazionale, disciplinante il rilascio delle autorizzazioni, prevede l'adozione di linee guida nazionali, a cui le regioni sono tenute ad adeguarsi, e la misura di semplificazione dei procedimenti per l'adeguamento di centrali di produzione di energia, quindi, una procedura VIA semplificata per l'implementazione, penso al repowering, ad esempio, di tutto il parco eolico, molto importante.
PRESIDENTE. Concluda.
STEFANO PATUANELLI, Ministro dello Sviluppo economico. Sarà avviato presto il confronto con le regioni e le altre amministrazioni coinvolte per l'individuazione delle aree idonee all'installazione degli impianti. Ultimo elemento, il Ministero sta lavorando per concludere al più presto il DM “FER 2”, il quale è stato aggiornato con le disposizioni legislative intervenute in materia di biogas e biomasse, al momento oggetto di confronto con i Ministeri dell'Ambiente e delle Politiche agricole chiamati ad esprimere il proprio concerto. Ritengo che sia necessario accelerare sui processi di produzione di energia da fonti rinnovabili, così come gli interventi di efficientamento energetico del nostro parco immobiliare sono altro elemento fondamentale di una politica verde che questo Governo ha a cuore.
PRESIDENTE. La deputata Muroni ha facoltà di replicare.
ROSSELLA MURONI (LEU). Grazie, Ministro, per queste preziose informazioni. A contorno di quanto lei dice, voglio dare un po' di considerazioni: è stato calcolato che sarebbero 67 gli anni per attuare il Piano nazionale energia e clima, se noi dovessimo continuare a procedere con questo tasso di autorizzazioni; cioè, se noi dovessimo continuare a rispettare la mole di autorizzazioni attuali, ci metteremmo 67 anni per attuare il Piano nazionale energia e clima, e sappiamo che è un tempo che non abbiamo.
Le faccio un esempio nello specifico: in questo momento un qualsiasi campo eolico impiega fino a cinque anni per avere tutte le autorizzazioni, vuol dire che il rotore che si è individuato per quell'impianto è già una tecnologia vecchia. Il FER 2, l'ha citato giustamente lei, riguarda le rinnovabili più innovative, quelle ad alto impatto tecnologico - qui c'è anche il Ministro dell'Università, è un tema fondamentale di formazione e di sviluppo dei nostri giovani -, però nel frattempo noi ci dibattiamo con i mille progetti che vengono bloccati anche per, come dire, una diffidenza diffusa sui territori su cui il Governo si deve interrogare; c'è una accettabilità sociale di questi impianti di cui noi ci dobbiamo far carico. Però, la semplificazione non può essere anche, come dire, uno stop alla discussione e al coinvolgimento delle popolazioni.
Sa, in questi giorni, sui giornali, si parla tantissimo di eolico offshore, nei giorni scorsi invece si è parlato di solare termodinamico, delle tecnologie italiane che trovano patria all'estero, ma che non riescono ad essere realizzate nel nostro Paese. Al di là di quello che si può pensare dei singoli progetti, io credo che sia incredibile che il nostro Paese non riesca a realizzare questo tipo di impianti qui da noi e invece riesca a realizzarli all'estero.
In particolare, il solare termodinamico ha visto addirittura lo scioglimento dell'associazione di categoria che rappresentava le aziende coinvolte: si parla di 300 milioni di investimento che sono stati portati via, sono sfumati senza aver realizzato un singolo progetto; una perdita di competitività e anche di credibilità del sistema che fa male all'economia italiana e fa male, soprattutto, all'ambiente e a quegli obiettivi a difesa del clima che tutti noi dobbiamo raggiungere e su cui questo Governo è nato. Io personalmente ho dato la fiducia a questo Governo perché mi è stato detto che avremmo realizzato il Green New Deal.
Quindi, Ministro, le chiedo di procedere su questa strada in maniera rapida, rapidissima, di togliere questo freno a mano perché noi abbiamo tantissimi obiettivi da raggiungere, che tengano insieme la sostenibilità sociale, l'uscita dalla crisi e finalmente una politica matura per la lotta al mutamento climatico (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).
(Intendimenti del Governo in ordine ad un piano organico di politica industriale per il rilancio del settore automobilistico – n. 3-01661)
PRESIDENTE. La deputata Bonomo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Nardi ed altri n. 3-01661 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.
FRANCESCA BONOMO (PD). Grazie, Presidente. Grazie Ministro, il 1° ottobre del 2019 ero qua ad interrogarla proprio sulla crisi del settore dell'automotive e a chiedere, in particolare, incentivi per la rottamazione anche per le auto a motore termico, diesel e benzina, e il riconoscimento anche di un polo di innovazione sull'automotive su Torino.
Oggi queste misure, grazie al “decreto Rilancio”, grazie all'impegno in particolare di questo Governo e del Partito Democratico, sono delle misure che possiamo, diciamo, festeggiare. Però il comparto dell'auto, che, compreso dell'indotto, rappresenta l'11,2 per cento del PIL nazionale con circa un milione di addetti, ha subito ancora un ulteriore shock a seguito della pandemia.
L'indice della produzione industriale del settore automotive registra un calo tendenziale dell'85 per cento ad aprile e del 36,9 per cento nei primi quattro mesi del 2020. Se venissero confermati questi numeri, il calo sarebbe di circa 17,4 miliardi e, quindi, anche per gli introiti IVA un calo di 3,8 miliardi.
I dati esposti, quindi, indicano come sia necessario intervenire con urgenza, con un rilancio del settore, in ottica di coniugare la sostenibilità produttiva, ambientale e anche occupazionale. Siamo, quindi, qui ad interpellare e ad interrogare il Governo per capire che cosa intenda fare in tal senso.
PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, ha facoltà di rispondere.
STEFANO PATUANELLI, Ministro dello Sviluppo economico. Grazie, Presidente. Ringrazio gli onorevoli interroganti. È evidente che la filiera automotive è una delle filiere industriali più importanti del nostro Paese, che ha all'interno tre grandi categorie: il produttore, la componentistica e quindi la filiera che non è soltanto legata al produttore nazionale, e il mondo delle concessionarie, cioè di coloro che vendono le diverse marche di automezzi che vengono venduti.
Io credo che i provvedimenti contenuti sia nell'originale “decreto Rilancio”, sia anche grazie all'ottimo lavoro parlamentare che è in corso di svolgimento e che in parte è definito, siano riusciti a tenere assieme queste tre esigenze e, soprattutto, a non derogare agli obiettivi di efficientamento del nostro parco mezzi, che sono obiettivi - e mi ricollego con l'interrogazione precedente - del PNIEC, che punta molto sulla riduzione di emissioni in atmosfera sul settore dei trasporti.
Credo che sia stato fatto un lavoro puntuale ed importante dal Parlamento, così come per alcuni elementi, penso al Polo di Torino che è stato citato. Sono stati realizzati importanti provvedimenti da parte del Governo; così come noi abbiamo la necessità di proteggere quella filiera anche da alcuni elementi, perché le difficoltà della filiera dell'automotive e anche le difficoltà dei produttori degli altri Paesi, che sono ovviamente molti, potrebbero portare alla perdita di fasce di mercato dei componentisti italiani verso i componentisti esteri.
Abbiamo rafforzato il sistema del golden power per molti settori perché riteniamo che sia necessario proteggere i nostri sistemi produttivi proprio da questa criticità. Io ritengo che il settore automotive, oltre ad essere così importante nel nostro Paese, è anche forse il settore dove avverranno le più grandi trasformazioni: l'ho detto più volte, il passaggio alla mobilità come pacchetto di vendita e non al mezzo di trasporto è un passaggio epocale, così come la guida automatica. Noi dobbiamo accompagnare questo processo di trasformazione, ad esempio con l'implementazione ulteriore di incentivazioni come il 4.0, che vale per tutti i settori produttivi, ma che certamente per quelli che hanno grande infiltrazione di innovazione, come quello dell'automotive, sono fondamentali.
Ritengo che gli obiettivi che ci siamo fissati come Governo riguardino anche il campo infrastrutturale, penso alle colonnine elettriche: è un tema importantissimo che stiamo affrontando e abbiamo affrontato nei provvedimenti già in campo, proprio per dotare di un'infrastruttura adeguata un Paese che punta tanto sull'elettrificazione del parco macchine. È chiaro che in tre minuti è difficile esprimere il percorso che stiamo facendo, ma credo che in ogni provvedimento c'è un pezzo del ragionamento che stiamo facendo sul settore automotive.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato Benamati, prego.
GIANLUCA BENAMATI (PD). Grazie, Presidente. Il signor Ministro anche in tre minuti è riuscito a dare un quadro su cui noi concordiamo, nel senso che, se l'Italia vuole uscire dagli effetti economici del COVID-19, l'automobile è una delle filiere trainanti di questa ripresa. Lei ha richiamato correttamente i due poli su cui oggi l'automobile italiana si regge: la produzione nazionale, sfortunatamente in forte calo rispetto agli anni passati, ha una forte componentistica, che è esplosa negli ultimi dieci anni e che da sola vale il 3 per cento del nostro PIL con una forte propensione all'export.
In questo il Governo - le diamo atto, signor Ministro - sia con i tanti provvedimenti che ha citato, ma basta pensare al forte prestito garantito che è stato concesso a FCA tramite le misure del “decreto Liquidità”, ma anche con quanto sta avvenendo nel “decreto Rilancio” con la rottamazione, e qui la ringrazio personalmente per l'appoggio dato a questa misura, ci mette nella condizione di guardare al futuro.
Certamente le misure in atto, anche quelle nel “Rilancio” guardano al futuro elettrico dell'autotrazione, però lo fanno con un senso dell'ambiente, della sicurezza e anche un senso sociale molto forte.
Quello che attende l'automobile, lei lo diceva, è un futuro di auto elettriche, a batteria, nuove tecnologie, e un futuro di nuove termiche, l'idrogeno, i biocombustibili, tecnologie invasive come la guida autonoma, che rivoluzioneranno sia la produzione, quanto la componentistica.
Da questo punto di vista noi apprezziamo le sue parole, perché alle misure di sostegno alla domanda, come quelle in corso, ricordo anche il tema delle auto e delle flotte aziendali, che è un tema importante da affrontare nei prossimi provvedimenti, rispetto all'infrastrutturazione del territorio, si deve a nostro avviso - e concludo, Presidente - con i fondi europei che verranno messi a disposizione anche lanciare un grande piano nazionale dell'automobile, basato sull'innovazione, sulla ricerca e sviluppo, sul capitale umano, che diano certezza a questa filiera, che è così essenziale, come tutti concordiamo in quest'Aula, per il futuro suo e del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
(Iniziative volte a consentire la fruizione dei siti culturali in provincia di Foggia – n. 3-01662)
PRESIDENTE. Il deputato Tasso ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01662 (Vedi l'allegato A).
ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. Ministro Franceschini, la questione è semplice e le è stata inoltrata per iscritto in maniera più esaustiva di come la esporrò per ragioni di tempo. L'emergenza sanitaria COVID-19, come è noto, nei mesi passati ha imposto opportunamente la chiusura di ogni luogo pubblico, compresi i siti di interesse culturale. Con la circolare ministeriale n. 26 del 2020 sono state diramate le indicazioni del comitato tecnico-scientifico per la riapertura in sicurezza di tutti i siti museali e i luoghi di cultura statali su tutto il territorio nazionale. La data di riapertura di alcuni di questi era fissata al 1° luglio, ma, come è accaduto per il parco archeologico di Siponto, territorio della città di Manfredonia, questa riapertura viene rinviata a data da destinarsi per carenza di personale.
Lei sa benissimo, Ministro Franceschini, come tali siti di interesse culturale rappresentino una preziosa occasione per implementare flussi turistici significativi per rivitalizzare un territorio che, alla pari di tanti altri, sta subendo una grave crisi economica a causa dell'emergenza sanitaria. Sul territorio operano diverse associazioni di promozione culturale, archeologica e turistica che potrebbero, penso, sopperire, con modalità da individuare, ma certamente possibili, alla carenza di personale che ho appena illustrato. Pertanto le chiedo, Ministro, che soluzioni intenda adottare per la risoluzione di questo problema.
PRESIDENTE. Il Ministro per i Beni e le attività culturali e per il turismo, Dario Franceschini, ha facoltà di rispondere.
DARIO FRANCESCHINI, Ministro per i Beni e le attività culturali e per il turismo. Grazie, Presidente. L'onorevole Tasso mi chiede quali iniziative per, in particolare, garantire la fruibilità dei siti culturali nel territorio foggiano. I siti culturali sono il castello di Manfredonia, sede del Museo archeologico nazionale, e il parco archeologico di Santa Maria di Siponto a pochi chilometri di distanza. Il primo sito, cioè il castello di Manfredonia, è interessato da molto tempo da lavori di restauro progettati dalla soprintendenza di Bari; sono lavori complessi che, secondo il cronoprogramma, dovranno terminare nella parte edilizia a fine settembre e nella parte di riallestimento entro il mese di dicembre del 2020. Quindi dalla fine di settembre la previsione è che possa essere prevista una parziale riapertura al pubblico della porzione terminata e dei camminamenti tra le torri, mentre dal 2021 sarà completamente fruibile. Quindi in questo caso non è un problema di personale.
Lo è invece per il parco archeologico di Santa Maria di Siponto, che ha problematiche che non hanno consentito l'apertura, in particolare la grave carenza di personale a causa di pensionamenti, sapete quota 100 e gli altri criteri, che hanno comportato un problema generale sia in questo sito che in altri siti, compreso il terzo citato, cioè il Museo archeologico della Daunia. Il tema del personale è un problema serio, perché, per darvi una dimensione, l'incrocio fra il turnover naturale e quota 100 ha portato che tra il personale di vigilanza abbiamo un organico inferiore del 32 per cento del previsto in tutta Italia.
Abbiamo già previsto e avviato una selezione di 1.052 unità di personale, che è stata rallentata e sospesa per l'emergenza COVID-19, ma riprenderà, e inoltre è di prossima pubblicazione il bando di concorso per l'assunzione di altre unità di personale per le medesime funzioni, e contemporaneamente abbiamo allargato, anche con una norma di legge, la possibilità di utilizzare Ales, che è la società in house del Ministero, per consentire l'apertura dei luoghi della cultura. Detto questo, quindi, colgo l'occasione per dirlo, e ringrazio l'onorevole Tasso per questo: credo, tra età media avanzata, esigenze di digitalizzazione della pubblica amministrazione, esigenze di maggiore spinta e motivazione, che c'è naturalmente in chi ha qualche anno di meno, che sia arrivato davvero il momento - va posto il tema in Consiglio dei ministri, lo riporrò, penso che lo debba affrontare il Parlamento - di fare un innesto di giovani energie nella pubblica amministrazione, con professionalità in grado di accompagnare tutti i progetti, perché i progetti di semplificazione e digitalizzazione sono importantissimi, sapete che il Governo ci ha appena lavorato in Consiglio dei ministri, approvando il decreto-legge, ma credo che debba essere accompagnato da un innesto di energie giovani nella pubblica amministrazione che consentano la riapertura dei musei, ma che consentano anche di far funzionare tutta la pubblica amministrazione.
PRESIDENTE. Il deputato Tasso ha facoltà di replicare.
ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente, e grazie anche al Ministro Franceschini per questo suo impegno, che apprezzo moltissimo, perché per tentare il rilancio economico di un territorio bisogna veramente tentarle tutte. Quindi non rendere fruibile ai visitatori il parco archeologico di Siponto e il Museo nazionale archeologico, che quindi verrà ripristinato, mi auguro davvero, a fine settembre, che sono rispettivamente il secondo e il quarto luogo culturale più visitato della regione Puglia, va in controtendenza a tutte le iniziative che questo Governo cerca di mettere in campo. L'entità del danno è direttamente proporzionale alla qualità di questi siti. Abbiamo già detto dell'afflusso di visitatori ed è importante sottolineare come nel parco archeologico di Siponto vi sia l'oramai famosissima riproduzione tridimensionale della Basilica paleocristiana dell'artista Edoardo Tresoldi, che, tra le altre cose, è stata insignita della medaglia d'oro dell'architettura italiana istituita dalla Triennale di Milano e dal Ministero che lei rappresenta.
C'è carenza di personale? Bene, apprendo con piacere che qualche cosa si sta muovendo. Ricordo ancora una volta - mi permetto di dire - che sul territorio operano veramente diverse associazioni accreditate di promozione culturale, turistica, archeologica, che potrebbero in parte sopperire a questa carenza.
Veramente non riesco a credere che, in un momento in cui si adottano iniziative straordinarie, al di fuori degli schemi consueti, non si riesca a trovare l'opportuna modalità, non lo so, contrattuale, lavorativa, previdenziale, assicurativa, per permettere a queste associazioni di mettersi a disposizione in un momento così drammatico ed emergenziale. Le dico, le conosco tutte: essendo un rappresentante del territorio, mi offro come coordinatore per presentare un piano di supporto all'attività del personale operativo, perché non mi sfugge, e questo glielo riconosco, che lei ha sempre perseguito la strada della massima valorizzazione e più ampia fruizione del patrimonio culturale. Inoltre, chiudo ricordando che il turismo, incentivato anche dalla presenza di tesori culturali e storici, rappresenta il 13 per cento della voce del bilancio economico del nostro Paese, e quindi abbiamo bisogno di tutti gli elementi per poterlo sfruttare appieno.
(Misure a favore della filiera del turismo e iniziative volte a facilitare gli spostamenti sul territorio nazionale, con particolare riferimento ai trasferimenti da e per le isole – n. 3-01663)
PRESIDENTE. La deputata Gadda ha facoltà di illustrare l'interrogazione Moretto ed altri n. 3-01663 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.
MARIA CHIARA GADDA (IV). Grazie, Presidente. Siamo nel pieno della stagione turistica. Signor Ministro, lei lo sa molto bene, il turismo è il settore trainante per la nostra economia e sta affrontando una crisi molto profonda. Bene il bonus vacanze, che è stato stabilito con il “decreto Rilancio”, ma sono ancora molte le questioni aperte. L'automobile non può essere l'unico modo per raggiungere i luoghi di villeggiatura e le nostre bellissime città d'arte, a causa dei rincari, ma soprattutto a causa di continue cancellazioni di aerei, traghetti, treni, e questo sta mettendo a rischio, peraltro, anche la continuità territoriale con la Sardegna, la Sicilia e con le nostre isole minori. Quindi, a questo punto, serve continuare in un piano strategico e soprattutto mettere in campo misure urgenti, e soprattutto serve dare certezze. Questo le chiediamo, signor Ministro: quali sono le prospettive all'interno di un quadro di insieme e, soprattutto, quali sono le certezze e le risposte da dare a un mondo molto variegato, come quello del turismo italiano, per consentire misure di sostegno e, soprattutto, prospettive di rilancio.
PRESIDENTE. Il Ministro per i Beni e le attività culturali e per il turismo, Dario Franceschini, ha facoltà di rispondere.
DARIO FRANCESCHINI, Ministro per i Beni e le attività culturali e per il turismo. Grazie, Presidente. L'onorevole Moretto mi chiede, in particolare, sul turismo legato al tema importantissimo, enorme, della mobilità e dei trasporti. Come sapete, il mondo del turismo è stato colpito in modo più drammatico di altri settori, con una crisi che probabilmente sarà più lunga nel tempo, per l'assenza del turismo internazionale, che sta in parte riprendendo nella sua parte di turismo intraeuropeo, ma non riprenderà quest'anno, se non in misura minima, per il turismo internazionale, che complessivamente è circa il 50 per cento del turismo nel nostro Paese.
Quindi, noi abbiamo puntato su una serie di interventi che, da un lato, hanno sostenuto le imprese, dalle agevolazioni fiscali alle garanzie in materia di prestiti e alla sospensione dei versamenti, i contributi, il credito d'imposta sugli affitti e le misure che conoscete, le esenzioni dell'IMU, finalizzate, alcune di queste misure, al settore del turismo, dall'altro misure che possano incentivare la domanda. Il bonus vacanze sta funzionando. Alle 14 ho chiesto i dati, sapendo di venire al question time: 401.525 buoni sono già stati erogati, per un totale di 183 milioni di spesa e 12.580 utilizzatori li hanno già utilizzati in un albergo.
Rispetto al tema specifico, il “decreto Rilancio” - lo sapete, perché la Camera l'ha ampiamente discusso - è intervenuto sui due incentivi chiamati “Marebonus” e “Ferrobonus”, destinati al sostegno del trasporto intermodale, con un incremento di 30 milioni per il primo e di 20 milioni per il secondo. In più, è stato istituito, presso il MIT, un Fondo di 500 milioni destinato al trasporto pubblico locale, comprese le compagnie che hanno collegamenti con le isole via mare. Poi, in sede di conversione è stato accolto un emendamento dell'opposizione - votato da tutti - che consente ad alcune categorie di studenti, iscritti presso università e istituzioni di alta formazione, di beneficiare, per l'anno 2020 e per la durata di un mese a scelta, di viaggi ferroviari gratuiti e di ingressi gratuiti nei musei (monumenti, gallerie e aree archeologiche). Quindi, strumenti che cercano di spingere in questa direzione.
Contemporaneamente, avrete visto che sia Alitalia, con la nuova governance, sia Trenitalia, il gruppo Ferrovie dello Stato italiane, stanno puntando su una promozione in particolare sul tema delle vacanze in Italia, che è il vero modo quest'anno di rimettere in movimento e di aiutare. Naturalmente, per fare tutto questo - e, quindi, concludo - oltre a delle misure specifiche serve una politica con delle strategie di lungo termine, perché il turismo, che tornerà in Italia in modo importante e più di prima probabilmente, il turismo internazionale vuole l'assoluta intermodalità: vuole arrivare in un aeroporto, da dentro l'aeroporto prendere un treno ad alta velocità e andare, in qualche ora, in qualsiasi posto del Paese. È possibile dai grandi aeroporti internazionali, ma vanno fatte delle scelte strategiche che stiamo discutendo a livello di Governo ma anche nel dibattito tra le forze politiche. Per cui, io ripeto, anche in questa sede, che credo che, nei progetti di lungo termine, l'alta velocità debba arrivare nel Mezzogiorno d'Italia, non si possa fermare a Salerno, debba coprire il versante adriatico e debba essere, soprattutto, intermodale con il sistema aeroportuale. Questa è una delle grandi sfide dei prossimi anni.
PRESIDENTE. La deputata Moretto ha facoltà di replicare.
SARA MORETTO (IV). Grazie, Presidente, e grazie, signor Ministro, per l'esaustiva risposta di quest'oggi. È evidente che, come lei, siamo preoccupati della fotografia che il mese di settembre ci restituirà rispetto al comparto del turismo. Non mi riferisco solo alla profonda crisi che stanno vivendo le strutture ricettive ma a tutti gli altri anelli della filiera del turismo, dalle agenzie di viaggi ai tour operator alle guide turistiche e a tutti i servizi che sono collegati al turismo nel nostro Paese. Ovviamente, non serve che ricordi a lei, che lo ha ben chiaro, quanto pesi nel PIL il settore del turismo e quanti lavoratori e quante famiglie rischiano di perdere il lavoro e il reddito se non si conterranno i danni di questa emergenza che, oltre a essere sanitaria, abbiamo tutti ormai chiaro che è anche economica.
Intorno alla filiera del turismo ci sono interi territori che rischiano di spegnersi, perché, accanto al turismo, si muove l'edilizia, si muovono i trasporti, l'artigianato, il commercio e i servizi. Non mi riferisco solo alle città d'arte, tra le quali, ovviamente, Venezia e Firenze, che sono state sulla stampa nelle scorse settimane, per le quali dovrà essere necessario ripensare al modello di turismo che dovrà essere totalmente diverso, ma anche a territori di mare, località montane, borghi tipici e aree interne, che verranno fortemente penalizzati. È necessario fermarsi, come diceva lei, e focalizzare l'attenzione su cos'è davvero strategico per far ripartire questo comparto. Bene i sostegni agli operatori del settore che, in parte, sono state messi in campo in questo “decreto Rilancio” e, in parte, dovranno essere messi in campo con i prossimi decreti; bene gli aiuti alle famiglie che, però, per poter andare in vacanza, avranno bisogno di avere un reddito e di avere un lavoro che gli consenta di farlo, ma è urgente assicurare una piena e sicura mobilità sia all'interno della penisola, verso, quindi, tutti i nostri luoghi turistici, ma anche da e per le isole, perché questa, diciamo, piena mobilità anche verso le isole rischia di penalizzare gli stessi residenti e, come diceva la collega prima di me, mina anche la continuità territoriale all'interno del nostro Paese.
Noi crediamo che ciò sia necessario e ha ragione pensare a una politica a lungo termine di intermodalità che passa, da un lato, attraverso l'infrastrutturazione del nostro Paese, e sa che, da questo punto di vista, Italia Viva non può che essere d'accordo, sostenendo da mesi la necessità di un piano shock che, in parte, grazie all'azione del Governo, sta prendendo piede.
Dall'altro, è necessario anche che ci sia un dialogo e un confronto anche con gli stessi operatori del settore del trasporto, per far sì che questa intermodalità non sia solo infrastrutturale ma anche di gestione e che garantisca davvero al turista, sia italiano, quest'anno, ma speriamo presto anche straniero, la possibilità di raggiungere con facilità tutti i luoghi turistici del nostro Paese. Oggi è difficile per i prezzi e per, diciamo, le cancellazioni raggiungere le isole, ma raggiungere anche località delle nostre spiagge del Nord.
Ecco, abbiamo tutti ben presente quali sono le difficoltà e sappiamo che lei è fortemente impegnato su questo fronte. Concentriamoci insieme: serve una strategia davvero a lungo termine.
(Elementi e iniziative in ordine alla trasparenza della gestione dell'Agenzia nazionale del turismo e al perseguimento delle finalità del medesimo ente – n. 3-01664)
PRESIDENTE. Il deputato Acquaroli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lollobrigida ed altri n. 3-01664 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.
FRANCESCO ACQUAROLI (FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, il settore del turismo è sicuramente stato il primo settore a essere colpito duramente dal COVID-19 e necessariamente, per una questione di fatto, sarà l'ultimo settore che potrà riaprire e ripartire come prima della crisi pandemica. Federalberghi dice che gli effetti negativi, se il COVID non tornerà, si protrarranno addirittura per tre anni. In questo frangente, in questa fase così complicata e complessa, sicuramente potrebbe essere determinante l'Agenzia nazionale del turismo, l'ENIT, legata al MiBACT, che potrebbe e dovrebbe dare, con la promozione, un supporto importante a tutte le nostre imprese e ridisegnare e supportare la rinascita e la ripresa del settore turistico in Italia.
Invece, noi dobbiamo notare che quello che sta avvenendo in questo periodo è alquanto strano. Vediamo un'Agenzia più impegnata sulle nomine, più impegnata a ridisegnarsi al proprio interno, cancellando, sembrerebbe, dal CdA proprio le espressioni di quelli che sono i settori, i professionisti e gli imprenditori, e ridisegnandosi secondo scopi che noi non riusciamo a conoscere e non riusciamo neanche a capire. Oltre all'estromissione dei rappresentanti delle categorie dal CdA, si può sicuramente parlare di contratti a tempo indeterminato che sembrerebbero stiano per essere approvati all'interno dell'Agenzia.
Allora, noi le chiediamo quali siano i requisiti e i criteri di assunzione previsti per le nuove nomine, se ci siano stati rapporti professionali diretti con il Ministro e se non si ritenga necessario garantire una gestione assolutamente trasparente e libera dell'ente, volta esclusivamente al perseguimento più efficace dei fini per i quali è stato creato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Il Ministro per i Beni e le attività culturali e per il turismo, Dario Franceschini, ha facoltà di rispondere.
DARIO FRANCESCHINI, Ministro per i Beni e le attività culturali e per il turismo. Sì, parto dalla conclusione dell'onorevole Acquaroli. Assolutamente sono per una gestione trasparente e libera dell'ENIT. L'ENIT, voglio ricordarlo, opera in piena autonomia e il Ministero per le attività culturali esercita dei poteri di vigilanza. È un ente pubblico economico che agisce nei principi di legge, di economicità, trasparenza e parità di trattamento. Quindi, l'affidamento dei contratti avviene nel rispetto del codice dei contratti pubblici e del regolamento dell'acquisizione dei valori che l'ente ha approvato con delibera del 2018, così come la trasparenza nel reclutamento del personale è assicurata dalla procedura approvata, anche questa dall'ente, nel 2018.
Faccio presente che l'attuale governance dell'ENIT, che sta operando e sta operando bene, non è stata nominata da questo Governo ma dal Governo precedente, rispetto al quale noi eravamo all'opposizione, peraltro con dei dati positivi perché nell'ENIT, che aveva tradizionalmente dei costi di personale molto grandi rispetto all'entità del bilancio (arrivavano circa al 70 per cento dei costi globali), oggi invece il 71,7 per cento delle risorse è destinato ad attività di promozione e non di personale. Siccome nel testo scritto si fa riferimento ad aumenti di stipendio, io ho chiesto all'ENIT documentazione e mi è stato riportato che nel corso del 2019 non ci sono stati aumenti di stipendio relativamente al personale dirigente.
In merito alla governance - tengo a precisarlo ma è stato oggetto di dibattito in Parlamento -, io ho chiesto e ho proposto nel “decreto Rilancio” una norma che prevedeva l'introduzione di una figura di amministratore delegato proprio per dare quello che diceva lei, cioè dinamicità, presenza, capacità operativa all'ente. Poiché nella norma iniziale la nomina dell'amministratore delegato era indicata come competenza del Ministro e un emendamento vostro, di opposizione, di Fratelli d'Italia, ha chiesto che fossero sentite le categorie economiche, quell'emendamento è stato votato unanimemente in Commissione e, quindi, la nomina dell'amministratore delegato la farà il Ministro, in questo caso io, ma la farò, sentite le categorie economiche, e mi pare giusto che ci sia un coinvolgimento di questo tipo.
In riferimento all'ultima domanda e cioè se ci sono rapporti professionali, non c'è proprio nulla da nascondere, perché sennò si creano misteri: una donna molto brava, che è stata mia consigliere quando ero Ministro nel mandato precedente, è stata assunta a tempo determinato all'ENIT quando io non ero più Ministro, anzi, ero all'opposizione, con un contratto a tempo determinato, come altri contratti in altre sedi nel mondo. Nella fase di trasformazione a contratto a tempo indeterminato, ancora in corso quella, come di altri contratti, io credo - lo voglio dire - non è stata fatta ovviamente, né verrà mai fatta nessuna pressione, nessuna interferenza, ma pongo anche a lei, onorevole, non vorrei che, a rovescio, l'avere collaborato con un Ministro, indipendentemente dal colore politico di quel Ministro, in un'altra stagione, diventi non un elemento di arricchimento del curriculum, ma un elemento di appesantimento o addirittura di ostacolo nel curriculum delle persone, perché così non è in nessun Paese del mondo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Il deputato Zucconi ha facoltà di replicare.
RICCARDO ZUCCONI (FDI). Grazie Presidente, non possiamo dirci soddisfatti, perché secondo noi lei è un po' sfuggito dalla domanda, dal quesito, che aveva una sua pregnanza. Le deve essere chiaro, Ministro, secondo noi, che questa modifica proposta e poi attuata nel “decreto Rilancio” del CdA di ENIT, che è l'Agenzia nazionale per il turismo, danneggia ENIT, secondo noi, proprio in un momento nel quale ENIT sarebbe chiamato al massimo sforzo per promuovere e incentivare il turismo. Poi ci chiediamo un'altra cosa, Ministro: ma perché farlo proprio in questo momento? Cioè, intervenire nel momento in cui le aziende e i lavoratori sono in un'estrema crisi e farlo, di fatto, togliendo dal CdA di ENIT la componente che rappresentava le imprese, cioè nel momento in cui si fanno gli Stati generali, si vogliono ascoltare le imprese, ebbene avevamo un componente nel CdA delle imprese, lasciamolo, anzi, è un momento sicuramente in cui la sua presenza è necessaria. E ancora, noi dobbiamo dare il senso veramente - perché non c'è più tempo e non ci sono più risorse - ai cittadini, che la politica fa un passo indietro, smette di monopolizzare e di pervadere i gangli dello Stato. Non è questo certamente il momento, non lo era neanche prima, ma ora veramente non è possibile (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Basta anche con le spese inutili, bisogna essere più morigerati, perché le risorse non ci sono, l'Italia è in crisi e allora prevedere la sede di Shanghai adesso per ENIT ci sembra assolutamente sbagliato; quando sarà agibile? Prevedere che si spendano 200 mila euro per l'archivio fotografico di ENIT, quando l'Università di Roma aveva proposto di farlo gratuitamente, ci sembra sbagliato. Basta i ritardi: il piano strategico lei l'annuncia per ottobre, però la modifica del CdA si fa subito, cioè ci sono incongruenze francamente che lei, che rappresenta una componente importante dal punto di vista politico nel Governo, sicuramente secondo noi non avrebbe dovuto fare. Questa di ENIT, Ministro, ci pare la ciliegina su una torta che è stata composta in gran parte da incompetenze, inefficienze e ritardi, una ciliegina su una torta che forse è più un pasticcio, è un pasticcio che purtroppo, come al solito, dovranno pagare gli italiani. Basta che se ne renda conto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 17.
La seduta, sospesa alle 16, è ripresa alle 17.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bianchi, Claudio Borghi, De Menech, Formentini, Occhionero, Rospi e Viscomi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente ottantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, recante misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all'economia, nonché di politiche sociali connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19 (A.C. 2500-A/R).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 2500-A/R: Conversione in legge del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, recante misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all'economia, nonché di politiche sociali connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19.
Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo predisposto dalla Commissione a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea.
(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia – Articolo unico – A.C. 2500-A/R)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
Ha chiesto di intervenire per dichiarazione di voto il deputato Tabacci. Ne ha facoltà.
BRUNO TABACCI (MISTO-CD-RI-+E). Grazie, Presidente. Rappresentanti del Governo, si tratta di un provvedimento assai complesso, che ha tenuto impegnata la Commissione bilancio per cinque settimane; l'esame di 1.300 emendamenti segnalati, molti dei quali hanno richiesto valutazioni tecniche e quantificazioni. In questo senso, il MEF, la Ragioneria e altri Ministeri sono finiti sotto pressione.
Io ho manifestato, in questi giorni, un grande rispetto per il lavoro delle opposizioni e non mi sono sentito in preda ad una iniziativa strumentale. E' che il provvedimento era oggettivamente molto complesso e genera in qualche misura anche la fiducia, che è necessaria per questa mole di decreto, con il sacrificio del Senato, che è un problema di non poco conto, dal punto di vista istituzionale.
Il provvedimento, una volta ottenuta l'approvazione definitiva, avrà necessita di una gestione molto intensa e rapida, che impegnerà la pubblica amministrazione come mai è avvenuto in passato.
Il decreto richiama una serie di provvedimenti attuativi, da produrre con una tempistica impegnativa: 30, 60 o 90 giorni. Si tratta della emanazione di ben 9 DPCM, su proposta dei Ministeri interessati. Sono poi previsti 41 decreti di altro Ministero di concerto con il MEF e quando dico “altro Ministero” potremmo fare l'elenco di tutti i Ministeri che sono citati in questo complesso decreto-legge. Saranno altresì necessari altri 65 decreti di singoli Ministeri in concerto con altro Ministero e anche qui ci sono tutti, dalle infrastrutture alla pubblica amministrazione; ancora 15 decreti del MEF con concerto con altro Ministero o con l'intesa con la Conferenza Stato-regioni; e, per finire, 18 decreti del MEF, stavolta senza concerto. Ci sarà da correre senza perdere tempo.
Io mi auguro che la pubblica amministrazione del nostro Paese sia in grado di reggere questo ritmo, perché la complessità di questi provvedimenti è alla base della efficacia dell'iniziativa, che non dà spazio.
Noi siamo dentro una crisi che non ha precedenti: o il nostro Paese, il Governo di questo Paese, il Parlamento, la pubblica amministrazione sono in condizioni di reggere un impatto di queste proporzioni o, altrimenti, andiamo incontro ad un autunno che potrebbe essere molto logorante. Comunque, confermo - non è la prima volta - la fiducia al Governo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Tasso. Ne ha facoltà.
ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. Noi oggi siamo chiamati a dichiarare la fiducia al Governo richiesta in riferimento alla conversione del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, cosiddetto “decreto Rilancio”. Si tratta di un provvedimento che, mai come prima, effettua un importante intervento economico: parliamo di 55 miliardi stanziati a sostegno di varie categorie e, come sempre, la componente MAIE, che rappresento, in questa fase si limita a valutare l'opportunità di concedere la fiducia mentre, nel merito del provvedimento, entreremo domani in sede di dichiarazione di voto.
Quindi, votare la fiducia oggi significa sostenere l'attività di un Esecutivo che prova a gestire la peggiore emergenza dei nostri tempi, un'emergenza che non fa sconti a nessuno e che ha messo a nudo la superficialità e il pressappochismo di chi, al contrario, nel nostro Paese ha tardato nell'adozione di provvedimenti opportuni, pagando in termini di vite umane, propagazione del virus, isolamento territoriale come dalle notizie che ci giungono da tutto il mondo.
Il MAIE voterà la fiducia al Governo perché ne condivide l'azione per quanto dura e dolorosa e ritiene di dover sostenere lo sforzo di cercare soluzioni agli innumerevoli problemi che si sono presentati e che si presenteranno anche in futuro, perché la battaglia è lunga, difficile e niente affatto vinta.
Come ho detto, domani ci esprimeremo nel merito del provvedimento che ha anche soddisfatto devo dire qualche nostra legittima richiesta. Per il momento ribadisco l'appoggio al Governo dichiarando il voto positivo alla fiducia richiesta.
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire la deputata Gebhard. Ne ha facoltà.
RENATE GEBHARD (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Care colleghe, cari colleghi, come sappiamo il “decreto Rilancio” è il capitolo fondamentale delle misure economiche e sociali poste in essere dal Governo per affrontare nella misura possibile la crisi economica causata dall'epidemia. Il provvedimento stanzia 55 miliardi, quindi due manovre, per lavoratori, famiglie e imprese.
La condivisione dell'attuale crisi economica e sociale richiede il confronto senza pregiudiziali in Parlamento sia in ordine ai diversi provvedimenti già adottati ma anche in relazione al decreto in esame e ai provvedimenti futuri che devono essere espressione di riforme strutturali delle quali il Paese ha bisogno.
Il richiamo europeo a queste riforme ha ragioni di merito che auspichiamo siano nel piano delle riforme annunciate. È evidente che ripresa economica, semplificazione legislativa e amministrativa e un rinnovato sistema di welfare sociale non potranno in futuro far conto su risorse pari a quelle attuali. Le riforme e le misure poste in essere devono quindi mettere in moto progetti specifici di crescita, occupazione, ricerca, innovazione e competitività sostenibile.
Come Südtiroler Volkspartei e Minoranze linguistiche riconosciamo anche lo sforzo fatto per le particolari richieste del nostro territorio. Per tutte queste ragioni voteremo la fiducia posta dal Governo sul decreto in ordine al quale esprimeremo anche un voto favorevole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rospi. Ne ha facoltà.
GIANLUCA ROSPI (MISTO-PP-AP). Grazie, Presidente. Bene, oggi votiamo il “decreto Rilancio” che, lo dicevano i colleghi, prevede oltre 50 miliardi di investimento e oltre 100 decreti attuativi. Non sono pochi, Presidente, perché il decreto rimanda l'attuazione ad altri provvedimenti. Mi auguro però che, con un provvedimento così importante, il Governo lavori incessantemente per emanare i decreti attuativi entro agosto, in maniera tale che, da settembre, l'economia italiana e le famiglie possano ripartire in questo Paese.
Nonostante ciò, noi di Popolo Protagonista che siamo una forza responsabile e collaborativa soprattutto nei periodi di emergenza, quando c'è bisogno dell'unione di tutti quanti, voteremo la fiducia a questo Governo, anche perché nel decreto c'è qualche cosa di positivo soprattutto con riferimento alle scuole paritarie, un argomento molto dibattuto. Noi di Popolo Protagonista siamo stati i primi ad uscire già dal “decreto Cura Italia” su questa problematica. Mi fa piacere che poi, grazie anche all'aiuto di tutti i colleghi e di tutte le forze politiche, si sia raggiunto l'obiettivo di raddoppiare lo stanziamento alle scuole paritarie.
Il bonus del 110 per cento: voglio soffermarmi anche su questa misura perché anch'essa viene rimandata a una circolare dell'Agenzia delle entrate. Mi auguro che la sottosegretaria Castelli solleciti l'Agenzia delle entrate affinché questa circolare venga emanata il prima possibile, perché, altrimenti, i cantieri sono ancora bloccati e ve lo dice uno che è del mestiere perché sono ingegnere, oltre ad essere un deputato. C'è un sostegno alle imprese e c'è un incremento del fondo per il Terzo settore, positivo anche questo.
Però permettetemi una critica e concludo. Gli investimenti in cultura sono un po' pochi: avrei investito di più sulla cultura. Lavoriamo per i prossimi decreti per la creazione di un fondo per le città d'arte, per il sostegno al turismo culturale e sviluppiamo un nuovo modello di welfare culturale, partendo però questa volta dal basso, coinvolgendo le associazioni culturali, le fondazioni e tutto il mondo dell'industria creativa perché è un settore che occupa oltre il 15 per cento del PIL italiano. A tal proposito - concludo veramente, Presidente - ho inviato qualche giorno fa una lettera al Ministro Franceschini per farsi promotore, a livello europeo, dell'organizzazione degli Stati generali della cultura europea in una città che ha rappresentato la cultura lo scorso anno a livello europeo, Matera. L'Italia, a mio avviso, è stata ed è al centro della storia, della cultura e dell'arte fin dalla più lontana antichità: per questo dobbiamo ripartire da qui.
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Colucci. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO COLUCCI (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, Presidente. Colleghi, Governo, il nostro gruppo voterà contro la fiducia a un Governo che giudichiamo inadeguato ad affrontare le sfide che si è trovato davanti e che dovrà affrontare in questo periodo e nel futuro. Crediamo che i limiti del Governo si sono maggiormente manifestati in occasione dell'emergenza sanitaria e nella conseguente gestione della crisi economica. Consideriamo, ad esempio, eccessivo il blocco che ha riguardato l'intero Paese. Non è successo negli altri Paesi europei quello che è successo in Italia: per due mesi e mezzo sono stati bloccati tutti i settori economici produttivi e vediamo le conseguenze in questi giorni. Pensiamo solo a ciò che accade nelle infrastrutture liguri che riguardano non solo la Liguria ma il Nord del Paese e l'Italia: mentre il ponte Morandi continuava ad essere costruito, le infrastrutture liguri non hanno avuto un momento di manutenzione durante il lockdown. Le imprese potevano lavorare, come è successo, sul ponte Morandi, oggi alla riapertura ci ritroviamo una situazione spaventosa, drammatica sia per il turismo ma anche per il trasporto merci, bloccando l'intero Paese perché quella parte d'Italia condiziona buona parte del Paese.
Reputiamo inoltre inadeguato l'intervento del Governo su tutto il comparto economico-produttivo. Il blocco è stato deciso dal Governo. In conseguenza del lockdown le aziende sono andate in profonda crisi e la prima risposta che bisognava dare era liquidità e liquidità immediata e purtroppo non è avvenuto. Sappiamo bene quali sono gli enormi ritardi: le poche risorse arrivate arrivano lentamente. Però la cosa sicura a cui abbiamo assistito è la liquidità per quanto riguarda l'assistenzialismo, per quanto riguarda il reddito di cittadinanza, il reddito di emergenza. Siamo in una situazione in cui l'assistenzialismo e lo statalismo sono i cardini principali intorno a cui si muove il Governo. Ad esempio, noi avevamo proposto sul tema del lavoro una cosa semplice ed efficace: dopo l'iniziale utilizzo della cassa integrazione necessario per quella fase, perché, nella fase del rilancio, non si è pensato di investire i 5 miliardi di euro della cassa integrazione nel dare le risorse per il costo fisso dei lavoratori? In quel modo il datore di lavoro avrebbe potuto riaprire l'azienda, pagare solo il netto ai lavoratori, rifacendo partire il Paese e consentendo non solo ad un'impresa di ricominciare a lavorare, ad un lavoratore di avere la dignità del lavoro ma, attraverso l'attività economica, di avere una fiscalità per lo Stato per poter cominciare a introitare risorse. Non siamo stati ascoltati su questo così come neanche sull'ambito del turismo. C'è un impegno nel “decreto Rilancio” di 2 miliardi per il bonus turismo, che noi crediamo possano essere molto più utili se investiti nel sistema del turismo; avrebbe creato un volano sicuramente più significativo.
Compresa l'impossibilità del Governo di accettare questa nostra proposta, perlomeno abbiamo proposto di stanziare 300 miliardi per un fondo a sostegno delle agenzie di viaggio e dei tour operator, ma, anche in questo caso, non c'è stato ascolto; ci sono solo 25 miliardi per questo settore. In più, consideriamo veramente inutile aver dato corpo a tutte queste task force, che sono costate molto, che hanno prodotto molti documenti e che il Governo non ha tenuto in considerazione. Colao ha dato una serie di suggestioni e idee che noi condividevamo, ma il Governo non l'ha presa in considerazione, così come inutile la passerella di Villa Pamphilj. Abbiamo avuto in Commissione e in Parlamento tante occasioni per ascoltare il mondo economico produttivo; bastava utilizzare quegli atti, invece di dar vita ad uno show che è servito realmente a poco. Allora, concludo, Presidente, lanciando un appello al Governo: il nostro appello è quello ancora di aprire realmente, sinceramente un confronto con l'opposizione, superando ogni resistenza, anche all'interno dei partiti di maggioranza, in particolar modo il MoVimento 5 Stelle, perché bisogna lavorare insieme. Le scelte che il Governo sta facendo in questo periodo non condizionano qualche mese, condizioneranno i prossimi vent'anni: si stanno usando danari a debito sulle spalle degli italiani che condizioneranno le politiche future. Allora, lavoriamo insieme: solo in questo modo dimostreremo tutti, in particolar modo il Governo, di essere all'altezza. Oggi crediamo che quell'atteggiamento non ci sia, che quelle caratteristiche non ci siano e la fiducia ovviamente non possiamo confermarla (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO (LEU). Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi, vorrei partire in questa riflessione attorno ad una questione di metodo, segnalando un aspetto in positivo e uno invece che credo debba essere oggetto di riflessione comune. Quello positivo è che, in Commissione, grazie alla disponibilità di tutti - ringrazio davvero i relatori e i commissari, ma soprattutto i colleghi dell'opposizione -, si è potuto avere un confronto vero, nel merito delle questioni, e anche riuscire ad avere quella capacità di ascolto delle ragioni reciproche che credo che sia a fondamento di un corretto confronto tra maggioranza e opposizione. Era già successo in occasione del “decreto Liquidità” e quindi, da questo punto di vista, credo sia giusto rimarcarlo in questa sede come un elemento positivo. Viceversa, credo debba essere oggetto di riflessione - qui mi rivolgo al rappresentante del Governo - il fatto che un decreto, con 250 articoli, pone problemi oggettivi di gestione parlamentare e, purtroppo, vede confermata una tendenza negativa degli ultimi anni: un monocameralismo di fatto su provvedimenti importanti, quindi credo che, per il futuro, probabilmente, le scelte possano e debbano essere diverse. Entrando nel merito, ovviamente la lettura che dobbiamo provare a dare, e che noi diamo, è una lettura complessiva degli interventi in materia economica messa in campo dal Governo per cercare di arginare gli effetti economici negativi del COVID-19; quindi, bisogna leggere insieme il “Cura Italia”, il “DL Rilancio”, che è oggetto oggi del nostro lavoro, il decreto sulla cassa integrazione, che, lo ricordo, è stato poi inserito all'interno del “decreto Rilancio”, e anche il decreto che sarà collegato al terzo scostamento e che dovrebbe interessare, tra le altre, anche le questioni in particolare legate agli enti locali e al turismo. Qual è stata la scelta di fondo, che noi condividiamo? Quella di dare un ombrello di protezione, il più largo possibile, il più ampio possibile al mondo del lavoro dipendente attraverso lo strumento della cassa integrazione, l'ampliamento della cassa integrazione in deroga anche alle aziende fino a un solo dipendente, ma anche, per la prima volta in maniera così ampia, una protezione per quel che riguarda il lavoro autonomo e le partite IVA. Su questo vorrei far parlare i dati, perché, nel nostro dibattito, mentre credo sia giusto confrontarsi e legittimo avere opinioni differenti, sui numeri dovremmo provare a confrontarci un po' di più.
Ciò perché continuare a sentire, ancora di recente, nelle piazze, accuse generiche che si ripetono quasi come un ritornello stanco sul fatto che il Governo ha fatto solo promesse e non è arrivato a nulla non corrisponde ai dati di fatto, il che non vuol dire che vada tutto bene, che non ci siano ancora problemi, in particolare sulla cassa integrazione in deroga, in particolare nella gestione delle attività degli artigiani e del finanziamento della cassa integrazione degli enti bilaterali, per esempio; però i numeri dicono che, per esempio, su uno strumento innovativo, cioè il contributo a fondo perduto, dal 15 giugno al 4 luglio - questo è il dato più recente che ho trovato -, quindi in poco meno di venti giorni, l'Agenzia delle entrate ha già lavorato ordinativi di pagamento di 890 mila richieste, per un importo di 2,9 miliardi di euro, e alla data del 4 le istanze di contributo erano di circa 1 milione 200 mila. Questi sono soldi che sono già arrivati, veri, concreti, nelle casse delle aziende. Così come i bonus: il bonus dei 600 euro, su marzo ed aprile, alla data del 18 giugno, è stato erogato, domande accolte e pagate, per oltre 4 milioni di soggetti; 464 mila sono i richiedenti dei congedi parentali; 451 mila per il bonus baby-sitting e i centri estivi; 87 mila i beneficiari della legge n. 104; 387 mila le domande di reddito di emergenza; 208 mila per l'indennità dei lavoratori domestici, e potrei andare avanti con i redditi di ultima istanza di 600 euro, per 146 mila domande. Complessivamente l'INPS dichiara che i beneficiari delle prestazioni COVID, ovviamente comprendendo la cassa integrazione, ammontano a una stima di oltre 11 milioni di persone, per una spesa, al 17 di giugno, di 15 miliardi. Ripeto, ho detto questi dati non perché tutti i problemi siano risolti, ma perché dobbiamo avere contezza del lavoro straordinario che è stato fatto in questi mesi. E all'interno del lavoro straordinario è anche concesso aver commesso errori: ci sono state certamente alcune lentezze, è stato commesso sulla cassa integrazione in deroga, con ogni probabilità, l'errore di usare uno strumento che aveva in sé una complessità strutturale che forse andava, come è stato poi successivamente, modificato. Insomma, credo che l'operazione di protezione sia una protezione che sia sostanzialmente riuscita, nonostante molte propagande in negativo. Ora il “decreto Rilancio” - lo è nel nome - prova a fare un salto in più, e aumentano le difficoltà, perché la crisi COVID ha oggettivamente messo in evidenza nodi strutturali, ritardi e limiti della nostra economia che preesistevano alla diffusione del COVID-19. Quindi - e questa è la nostra posizione - occorre innovare rispetto al passato e sui temi dell'innovazione, per esempio - non entrerò nel merito dei singoli miglioramenti che abbiamo provato anche come gruppo ad apportare, questo sarà compito del collega Fassina, che ringrazio davvero per il lavoro straordinario di queste cinque settimane -, il tema della programmazione economica. Abbiamo reinserito in qualche modo, attraverso un emendamento sul fondo del patrimonio destinato, il concetto di programmazione economica, quindi anche un ruolo del Parlamento rispetto alle scelte sulle filiere, sugli strumenti da utilizzare, insomma riuscire di nuovo a parlare di programmazione, così come abbiamo provato a farlo in diverse occasioni, da ultimo, con il question time con il Presidente del Consiglio, da parte del collega Epifani, per esempio, sulla politica industriale legata alla siderurgia. Così come dovremmo fare un ragionamento serio fino in fondo rispetto alla politica industriale, per esempio in un settore complesso e articolato come quello dell'automotive. Questi sono temi importanti, sono temi forti, riportati al centro del dibattito e al centro degli interventi, così come, lo dirò con chiarezza, lo ha sostenuto non più tardi di qualche decina di minuti fa anche la collega Muroni nel question time con il Ministro Patuanelli. Per noi Green new deal non è un titolo, non è un'etichetta, è un'idea di sviluppo, è un'idea di società, è un'idea di convivenza, anche tra di noi, è l'idea di un rispetto dell'ambiente e, attraverso il rispetto e la valorizzazione dell'ambiente, anche nuova occupazione, capacità quindi di mettere in moto meccanismi virtuosi, sia da un punto di vista economico sia da un punto di vista occupazionale. Qui però è necessario fare - lo dico come parte della maggioranza - un salto di qualità. Bisogna velocizzare una serie di provvedimenti, bisogna essere coerenti con questo progetto, che è stato ancora rivendicato di recente anche dal Presidente del Consiglio, dobbiamo essere coerenti ed innervare. Così come non nascondo che non si può essere contro il concetto di semplificazione: attenzione però che ogni tanto le critiche nei confronti della burocrazia nascondono un'idea che in fondo si vada meglio se non ci sono regole, che dietro la burocrazia, spesso, ci sono, sì, lentezze, ma in altri casi ci sono controlli utili e necessari, sia sul piano della sicurezza del lavoro, per esempio, sia sul piano dei diritti dei lavoratori - penso al limite massimo dei subappalti, per esempio - ma anche ovviamente, dei presìdi fondamentali riferiti al contrasto all'infiltrazione di capitali e di manodopera della criminalità organizzata. Credo quindi che ci sia, da questo punto di vista, un quadro positivo, così come - e sarà l'ultimo argomento che tocco, signor Presidente e poi mi avvio alla conclusione - c'è il tema dell'Europa. È evidente che questo sforzo, che vale all'incirca 100 miliardi, se sarà di 20 miliardi il terzo scostamento, è uno sforzo importante; di più è difficile pensare con le sole risorse italiane. E, quindi, c'è il tema delle risorse europee: a me non appassiona il dibattito di queste ore, di questi giorni, perché mi pare sia manchevole di un aspetto fondamentale; noi dobbiamo avere un quadro definito degli interventi, delle tecnicalità degli interventi e l'Europa deve dare risposte più veloci, la velocità non è per questa crisi una variabile indipendente, non possiamo arrivare tardi e, da questo punto di vista, ci sono ancora lentezze, ci sono ancora contraddizioni. Insomma, crediamo che questo sia un tassello importante, quello del “decreto Rilancio”, un tassello che risponde a una logica di protezione e prova a dare segnali di cambiamento nella direzione giusta. Ovviamente crediamo che il Governo debba essere coerente e più coraggioso rispetto a temi, per esempio, come quello del Green New Deal. Per queste ragioni, annuncio il voto favorevole del gruppo, delle deputate e dei deputati di Liberi e Uguali, al voto di fiducia sul “decreto Rilancio” (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Fregolent. Ne ha facoltà.
SILVIA FREGOLENT (IV). Grazie, signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, il periodo che stiamo vivendo non è un periodo ordinario: siamo chiamati a dare risposte anche celeri ad un Paese che è stato fermato non da una semplice crisi economica, ma da un'epidemia che innanzitutto ha provocato oltre 35 mila decessi e, a causa del lockdown, una recessione economica profonda e senza precedenti. Le difficoltà economiche non colpiscono solo l'Italia, sicuramente è una crisi internazionale; basti pensare a tutti quelli che esaltavano le politiche del Presidente Trump, ma, solo negli Stati Uniti, il COVID ha causato 40 milioni di disoccupati. Questo non può essere un elemento di conforto, il Paese deve avere risposte vere, che non siano di mero assistenzialismo, ma che guardino al futuro del lavoro con politiche attive degne di nota. L'indagine Istat dei giorni scorsi ci ha fornito una fotografia interessante dell'Italia durante l'emergenza COVID: un Paese che ha fiducia nelle proprie istituzioni, ma un Paese anche diviso, dove a pagare le conseguenze più devastanti della crisi sono i giovani e le persone meno scolarizzate e soprattutto dove la differenza consiste nell'avere infrastrutture, come l'accesso alla rete Internet, che ha consentito ad alcuni di continuare la formazione o di fare lo smart working, mentre altri ne sono rimasti fuori; una divisione non più sostenibile che mi auguro che con le opere che si vogliono mettere in cantiere con il “decreto Semplificazioni” si possa superare. Il provvedimento che si va ad approvare con la fiducia è un decreto corposo, con risorse ingenti, 55 miliardi e 266 articoli; un provvedimento a nostro avviso ancora in parte troppo legato alla fase emergenziale e poco verso un rilancio strutturale. Tra gli elementi sicuramente positivi, l'anticipazione del Patto per la salute, che ha comparato una giusta divisione di quelle che sono le distinzioni del Piano territoriale, con le sue criticità, e il Piano di medicina ordinaria, con un piano di assunzioni straordinario senza precedenti. Sono stati a mio avviso conseguiti importanti migliorie al testo iniziale, come ad esempio in tema di qualità energetica degli edifici, il cosiddetto ecobonus, una misura fondamentale di traino sia per l'economia che per un miglioramento dell'ambiente; incentivi all'automotive che, in quanto torinese, sono visti con particolare attenzione, allargando la platea dei bonus, finanziamenti alle scuole paritarie, con una grande battaglia portata avanti da Italia Viva e dal collega Toccafondi per allargare la platea dei contributi da dare alle scuole.
Grazie alla battaglia portata avanti dalla Ministra Bellanova e dalla collega Gadda sono state approvate importanti misure relative all'agricoltura: 600 milioni per decontribuzione di filiere in crisi; 426 milioni destinati all'esonero per i primi sei mesi del 2020 dei contributi previdenziali ed assistenziali dovuti dai datori di lavoro appartenenti alle filiere agrituristiche, apistiche, brassicole, cerealicole, florovivaistiche, vitivinicole, nonché all'allevamento dell'ippicoltura, della pesca e dell'acquacoltura; 90 milioni mirati all'istituzione di un fondo emergenziale, espressamente istituito a supporto del settore zootecnico, destinato all'erogazione di aiuti diretti alla definizione di misure di sostegno al settore, con particolare riferimento all'ammasso privato. Grazie alla Ministra Bonetti e alle nostre parlamentari abbiamo previsto l'aumento del “bonus babysitter” a 1.200 euro, che può essere utilizzato anche per l'iscrizione ai centri estivi, ulteriori quindici giorni di congedo parentale, ulteriori dodici giorni di assistenza ai familiari disabili, 150 milioni destinati ai fondi per l'assistenza e ai servizi per la disabilità. Ci sono però anche pezzi mancanti: nelle misure sul lavoro, ad esempio, non si sono tenute sufficientemente a riguardo le partite IVA, con una divisione tra lavoro tutelato e non che appartiene ad una novecentesca visione della società, non più attuale. Non riesco a comprendere - veramente, signor Presidente, ho cercato di capire il motivo se non attraverso un irrigidimento ideologico - la divisione tra partite IVA iscritte a proprie casse professionali autonome e le altre partite IVA, che hanno potuto chiedere contributi a fondo perduto fino a 5 milioni di euro di fatturato. È vero, onorevole Fornaro, che abbiamo dato 600 euro alle partite IVA, ma lei si rende conto di cosa sono 600 euro per una partita IVA che deve pagare gli affitti, che deve pagare gli stipendi delle segretarie, che deve vivere? 600 euro non sono niente. Come la ferita della mancanza di emendamenti approvati da maggioranza e opposizione in tema di terremoto, una ferita che deve essere sanata al più presto; come un emendamento - visto che si parla di green deal, di mondo verde - presentato da me in tema di biogas, che avrebbe sanato il problema dei liquami nella zootecnia che rischia di farci avere una multa da parte dell'Europa, fortemente voluto dalle associazioni agricole dei produttori di energia sostenibile, promesso agli stati generali di fronte alle categorie dal Ministro Patuanelli e non voluto qui per un assurdo irrigidimento ideologico di una parte della maggioranza. Penso che il nostro Bel Paese abbia bisogno di risposte concrete per ripartire e di meno ostruzionismi immotivati.
Le prossime settimane saranno determinanti per capire come si vorrà far veramente ripartire l'Italia. A questo riguardo, in Europa si sta aprendo una partita importante, con provvedimenti delicati, che servono però alla nostra economia: il Recovery Fund, gli Sure, le risorse della BEI ed il MES: non è più tempo di chiedere all'Europa di cambiare e di essere meno matrigna, e poi, chi fa parte delle stesse forze politiche - che in Italia le pretendono - nelle istituzioni europee, vota contro queste misure. Se il nostro Paese non è andato in default, lo si deve alla sua moneta forte, l'euro, alle misure adottate dalla Banca centrale europea a sostegno del debito dei Paesi più deboli, ed al fatto che le misure adottate dal nostro Paese erano garantite dall'Unione europea. Il Governo, in sede di audizione, ha annunciato un ulteriore scostamento di bilancio: altro debito sulle spalle delle future generazioni, ed è proprio per questo che le foghe ideologiche non possono far venir meno l'opportunità di utilizzo dei fondi europei, che oggi possono essere messi a disposizione. Occorre costruire insieme l'Europa della solidarietà - come ha ricordato nei giorni proprio lei, signor Presidente, la scorsa settimana - e non serve allearsi con i Paesi ultranazionalistici, nostalgici di un'Europa condannata dalla storia, oltre che non più realizzabile, fatta di muri che - come abbiamo visto - danneggiano solo il nostro Paese. L'Europa che ci rappresenta, signor Presidente, e per la quale Italia Viva lotterà, è l Europa rappresentata da Helmut Kohl e François Mitterrand che, il 22 settembre del 1984, a Verdun, per il settantesimo anniversario dell'inizio della Prima guerra mondiale, decisero di ascoltare la Marsigliese prendendosi per mano: la città della guerra trasformata nella città della pace e del futuro. Per questo, occorre avere ben chiaro che indietro non si può tornare e, se si vuole veramente fare gli interessi degli italiani - perché tutti noi abbiamo voglia di fare l'interesse degli italiani, anche quelli che non dicono sempre: “prima gli italiani” -, occorre abbandonare finte ipocrisie ed accettare le risorse europee straordinarie, che rischiano di non tornare più. Mi permetto di ringraziare, visto che io sono stata indebitamente ospite della Commissione bilancio, i colleghi di maggioranza e di opposizione che in queste cinque settimane hanno cercato di migliorare il testo (che ci era venuto, ovviamente, dal Governo), il presidente Borghi, i relatori, in particolare il nostro amico Luigi Marattin, e con questo spirito di miglioramento del provvedimento e ovviamente di collaborazione con il Governo voteremo la fiducia al provvedimento “Rilancio” (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Trancassini. Ne ha facoltà.
PAOLO TRANCASSINI (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, prima di parlare di questa fiducia, però, forse, dobbiamo tornare un attimo indietro e parlare di quella fiducia che il Parlamento, le forze di opposizione e Fratelli d'Italia hanno dato a questa maggioranza con gli scostamenti di bilancio. Eravamo convinti, anche perché ce lo aveva promesso e detto il Presidente del Consiglio, che quei soldi li avremmo orientati insieme, che avremmo deciso insieme il futuro di questa nazione, che avremmo indebitato la nazione, facendo e tracciando una rotta che avrebbe unito il Paese, utilizzando proprio le forze parlamentari. Quando ci siamo resi conto che il Presidente Conte preferiva andare in solitaria, abbiamo pensato e sperato che applicasse almeno quella regola antica della diligenza del buon padre di famiglia; pensavamo che, almeno, se avesse avuto questa stella polare, probabilmente quegli 80 miliardi avrebbero tracciato la rotta per un Paese in difficoltà, smarrito, chiuso a casa. E mentre noi eravamo a casa, cercando anche di interpretare i DPCM e sapere se potevamo uscire con il cane da soli o in compagnia della nostra famiglia, man mano arrivavano i decreti, compreso questo, che certamente ci hanno sorpreso, Presidente. Rispetto alla potenza di fuoco che ci era stata preventivata, ad una chiara scelta di strategia di politica economica, ci siamo ritrovati monopattini, videogiochi, consulenze; ci siamo ritrovati persino 11 milioni per la gita a Dubai. Certamente, siamo rimasti delusi e c'è voluto un po' per leggere i 266 articoli, 266 “decreti-legge” che hanno ovviamente richiesto un'attenzione molto, molto profonda, anche per capire all'interno di ogni singolo articolo quanti posti di lavoro erano stati infilati e quante consulenze. Non è stata una ricerca facile, ma siamo arrivati, poi, alla fine, a togliere la maschera a questo decreto, per vedere che di misure ce n'erano ben poche, di favori ce ne erano molti e c'era soprattutto la straordinaria capacità di tenere unita la maggioranza utilizzando i soldi degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Vede, tutto questo non lo dice soltanto il centrodestra, non lo dice Fratelli d'Italia, perché noi abbiamo fatto più di venti audizioni, Presidente, molto interessanti e abbiamo ascoltato tutte le associazioni di categoria. Tutte le associazioni di categoria - ci sono i resoconti presso la Commissione bilancio - ci hanno detto che non andava, che non era quella la strada, che soprattutto infarcire un decreto di burocrazia con 140 decreti attuativi significava smarrirsi ancora di più di quanto eravamo smarriti; ce l'hanno detto tutti, da chi rappresentava gli agricoltori, da chi rappresentava gli artigiani, da chi rappresentava l'industria, da chi rappresentava i sindacati. Più di venti soggetti, in audizioni che sono durate, credo, una settimana, ci hanno detto questo, tutti tranne un'associazione: l'ABI, l'Associazione bancaria, che è venuta a dirci - lo dico ai rappresentanti del MoVimento 5 Stelle - che ciò andava bene, che questa rotta era quella giusta, soprattutto perché venivamo dal “decreto Liquidità”, che aveva restituito loro un grandissimo favore e aveva permesso comunque di far rientrare le banche da quelle esposizioni dalle quali non sarebbero rientrate mai. Fatevi una domanda e datevi una risposta: o c'è stato un complotto contro la maggioranza da parte di tutte le associazioni di categoria, o un complotto della maggioranza nei confronti delle categorie del Paese. Sicuramente, una delle due: noi propendiamo per la seconda.
Allora, abbiamo pensato che fosse nostro dovere provare a migliorarlo questo decreto; io per questo ringrazio l'onorevole presidente Rampelli, l'onorevole Lucaselli, ma soprattutto ringrazio Giorgia Meloni, perché, vede, Presidente, noi siamo stati liberi in questa discussione; il nostro presidente ci ha dato il mandato di fare pulizia, di levare tutto quello che non c'entrava. Noi non avevamo altri mandati e, approcciando liberamente, sei molto più forte, perché non devi fare operazioni di tattica, devi semplicemente pensare al bene del Paese, devi semplicemente pensare che tutto quello che non è bene del Paese deve essere tolto e su questo abbiamo cercato di portare dalla nostra parte la maggioranza. Ci siamo riusciti soltanto in un paio d'occasioni, siamo riusciti a far risparmiare, credo, circa 30 milioni, tra i viaggi a Dubai, schiaffo vero - lo ripeto, i viaggi a Dubai schiaffo vero (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! - nei confronti delle persone che non ricevono ancora la cassa integrazione, siamo riusciti a far togliere un po' di soldi all'INAIL, abbiamo tolto un po' di soldi alle consulenze di Patuanelli, insomma, qualche piccola operazione in questo campo siamo riusciti a farla.
E mentre noi abbiamo presentato emendamenti orientati a migliorare la vita delle nostre imprese, a cercare di salvare posti di lavoro, a parlare di IVA, a parlare di premialità, a dire che se qualcuno riapre bisogna andargli incontro, in tutto questo, mi dispiace, Presidente, nelle prime due settimane, il MoVimento 5 Stelle ha preso la parola una volta sola per lamentarsi perché il ristorante della Camera era chiuso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e lei ha ricevuto l'invito, da parte dell'onorevole Faro, a mantenere il ristorante aperto di domenica, perché altrimenti sarebbe stata una catastrofe. Una nuova casta, una copia della vecchia casta, senza averne però molti requisiti.
Abbiamo contribuito, abbiamo portato avanti il dibattito e siamo riusciti, credo, a dare una risposta alle scuole paritarie, siamo riusciti a porre un tema centrale che è quello del raddoppio delle pensioni di invalidità, creando un fondo con quello che c'era a disposizione; io credo che vada dato atto a Fratelli d'Italia della maturità, dello spessore, ma anche della capacità di stare per davvero dalla parte degli ultimi, non per finta. È stata una grande soddisfazione e un'esperienza che porterò per sempre con me.
Però, mentre noi parlavamo di problematiche come queste, parlavamo di terremoto, arrivavano continui emendamenti che continuavano a far entrare all'interno di questo decreto consulenze, come quelle per il MiSE, di 400 mila euro, infilate all'ultimo momento. E quello stesso giorno viene bocciata una serie di emendamenti sul terremoto; viene bocciato un emendamento di Fratelli d'Italia sul terremoto che lei dovrebbe conoscere, perché io ne ho parlato almeno una decina di volte in Aula: è un emendamento semplice che serve per far partire la ricostruzione privata; avremmo bisogno, credo, di cantieri in questa Italia ferma, avremmo bisogno che 138 comunità riuscissero ad investire quei soldi che sono stati già stanziati; eppure con ostilità, con un atteggiamento di superiorità e di fastidio, questi emendamenti sono stati bocciati. E tutto questo, Presidente, è molto vergognoso ed è estremamente vergognoso anche alla luce dei comunicati stampa del giorno dopo, perché io voglio capire chi sta in maggioranza, se tutte le forze politiche della maggioranza, che rappresentano la maggioranza, l'indomani mattina si sono dichiarate sdegnate del fatto che non erano passati gli emendamenti per il terremoto! Qualcosa non torna, perché Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle questi emendamenti o li hanno ritirati o hanno votato contrario. Io mi auguro, Presidente, che le forze di Governo, con Conte in testa, quest'anno, il 24 agosto, non si facciano vedere ad Amatrice (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Allora, a un certo punto le forze di opposizione hanno chiesto al Ministro Gualtieri di venire in Aula, perché ci veniva detto che sarebbero arrivati degli emendamenti importanti. Il Ministro Gualtieri è venuto a dirci sostanzialmente quello che è un po' il ritornello dei Governi Conte e cioè che, anche in questo decreto, quello che serve lo faremo nel prossimo. Il Ministro Gualtieri è venuto a dirci che sul turismo, sul problema del lavoro, sulle risposte ai comuni che non hanno liquidità, su tutta una serie di problematiche che sono quelle che interessano al Paese, soprattutto al Paese reale, al Paese che vuole rimettersi in movimento, a chi ha a cuore la propria azienda, a chi non vuole far perdere posti di lavoro, il Ministro Gualtieri, con una serenità, con una semplicità disarmante è venuto a dirci che se ne parlerà la prossima volta. Per adesso parliamo di monopattini, per adesso parliamo di ENIT, per adesso parliamo di Dubai, per adesso parliamo di decine e decine di posti di lavoro - questo lo dico sempre al MoVimento 5 Stelle - in cui c'è scritto che verranno assunte decine e decine di persone senza la prova scritta: alla faccia di quella trasparenza, Presidente Fico, che era il credo e la stella polare del vostro movimento.
Abbiamo anche chiesto - glielo dico perché probabilmente questa cosa non le piacerà - di registrare in streaming gli incontri tra maggioranza e opposizione. Il vostro rappresentante si è rifiutato, dicendo che non è serio fare gli incontri in streaming: ecco quello che siete diventati. Allora, capisce che si fa molta fatica per la fiducia tradita nello scostamento di bilancio, ma si fa molta fatica a darvene un'altra di fiducia. Non è possibile. Non è possibile darvi alcuna fiducia perché in questo momento, mentre il Paese è in difficoltà, mentre la nazione si è ancora di più smarrita perché è senza una guida, questa maggioranza somiglia moltissimo a quelli che ballavano e brindavano sul Titanic: visti da lontano, visti da fuori, visti anche dall'alto della nostra serenità e coraggio, somigliate veramente a quelli che ballavano e brindavano sul Titanic. E allora, Presidente, nessuna fiducia a chi affonda la nazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Padoan. Ne ha facoltà.
PIETRO CARLO PADOAN (PD). Grazie, Presidente. I dati, purtroppo, non lasciano dubbi: il rapporto d'estate della Commissione europea ci ricorda la gravità della recessione, il rapporto dell'OCSE ci ricorda la gravità della disoccupazione, Banca d'Italia ci ricorda la fragilità dei bilanci delle famiglie.
Aumenta in Europa la distanza tra i partner e c'è il rischio che la ripresa accentui questa divergenza. Ma il rapporto della Commissione offre anche un piccolo squarcio di ottimismo: forse la recessione ha toccato il fondo della sua caduta, inizia una ripresa, anche se parziale, anche se debole, ma la ripresa dovrà essere ben più forte di quella prodotta meccanicamente dal mercato per garantire la sostenibilità del Paese.
La crisi ha messo a nudo la fragilità del Paese, la pubblica amministrazione, la burocrazia, un modello di specializzazione con servizi di prossimità importanti e quindi più esposti al lockdown, ma ha anche esposto la resilienza e la determinazione degli italiani.
Si può e si deve far prevalere un quadro di ottimismo, sia nella ripresa che nell'avvio di un nuovo meccanismo di crescita basato su una transizione digitale e una transizione verde. Occorre perciò una forte azione di Governo che deve gestire diverse fasi interconnesse: l'emergenza, la ripresa, che poi deve sfociare in una crescita sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale e finanziario. Occorre, quindi, una visione unitaria del processo e un orizzonte di medio-lungo periodo, che sia fortemente inserito in un quadro europeo a sua volta profondamente cambiato.
Il “decreto Rilancio” si inserisce, quindi, in un sentiero complesso di misure che partono con il “decreto Liquidità”, con il “Cura Italia”, guardano avanti, proseguono con il “DL Semplificazione”, con il Piano nazionale di riforma, con la legge di bilancio. Questo sentiero si inserisce in un contesto europeo, come dicevo, profondamente cambiato, che vede la sospensione del Patto di stabilità, l'allentamento della disciplina degli aiuti di Stato, un massiccio intervento della Banca centrale europea.
Si tratta di una grande opportunità, ma, permettetemi di dirlo, con un rischio: il rischio è illudersi che il vincolo di bilancio sia scomparso indefinitamente e che il sostegno alla BCE sarà sempre disponibile in misura illimitata. Il vincolo di bilancio non è scomparso, è solo procrastinato nel tempo. L'intervento della BCE potrebbe incontrare limiti tecnici e legali. A maggior ragione, occorre guardare al vincolo di bilancio per cercare la qualità e non solo la quantità degli interventi.
Il “decreto-legge Rilancio” ha comunque una dimensione senza precedenti e non è altro che debba essere così, vista la crisi senza precedenti.
Si tratta di un intervento essenziale che deve porre le basi per un superamento che comporti un'uscita ordinata dal lockdown e non comprometta un graduale ritorno alla normalità, magari una normalità diversa da quella che eravamo abituati a vivere. Il “decreto Rilancio” contiene molte misure che riflettono, a volte, un difficile equilibrio tra disponibilità e bisogni del Paese, misure di sostegno immediato per imprese e famiglie, ma anche misure che guardano al rafforzamento del bilancio delle imprese come precondizione per un rilancio degli investimenti privati. Per completare questo quadro e accelerare la rincorsa verso una crescita sostenibile, occorre il sostegno degli investimenti pubblici, bloccati in Italia da fattori precedenti alla crisi. Il “decreto Semplificazione” rappresenta, quindi, un sostanziale fattore di completamento all'azione del “decreto Rilancio”. Ma non è solo una questione di semplificazione: l'Italia è bloccata da tempo su tassi di crescita del prodotto e della produttività non accettabili e questo per ostacoli di natura strutturale, oltre alla pubblica amministrazione, il sistema di istruzione, la giustizia civile, un sistema fiscale iniquo, inefficiente, poco trasparente, la scarsa propensione all'innovazione e alla crescita delle imprese. L'Europa ci viene incontro anche da questo punto di vista: Next Generation EU, ossia il Recovery Fund, mette a disposizione ingenti risorse da usare in programmi strutturali per avviare quegli investimenti che sono il veicolo con cui le riforme sono introdotte nel sistema economico. Il Paese può e deve rispondere con progetti ambiziosi, realistici e verificabili nella loro esecuzione e, per questo, deve definire una scala di priorità.
Questo quadro complesso ha bisogno, infine, di un ingrediente fondamentale: la fiducia; fiducia che permette di sostenere aspettative ottimistiche nel breve e nel medio termine. Senza la fiducia le risorse non si spendono, senza la fiducia non si rilanciano gli investimenti. Compito dell'azione di Governo è anche quello di alimentare la fiducia del Paese: fiducia nella bontà dei progetti e nella loro implementazione. E questo mi porta alla conclusione e all'annuncio del voto favorevole del gruppo del PD (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia Viva).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Paolo Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO (FI). Grazie, Presidente. Abbiamo provato in tutti i modi a migliorare questo provvedimento. Confesso che sarebbe stato difficile peggiorarlo, tante erano le criticità, ma abbiamo registrato un atteggiamento pregiudiziale ed ostile di impermeabilità ontologica. Lo abbiamo fatto perché siamo convinti che, quando un Paese affronta un'emergenza nazionale, tutti - tutti! - bisogna stare dalla stessa parte, tutti dobbiamo sotterrare l'ascia di guerra per dedicarci insieme con ogni energia alla difesa del Paese e, soprattutto, di chi ha di meno. E noi, senza temere accuse di acquiescenza o peggio di complicità, non ci siamo sottratti, lasciando che prevalesse l'amore per la nostra Italia. Chi più di noi? Noi che, poco meno di trent'anni orsono, accogliemmo l'intuizione strepitosa del Presidente Silvio Berlusconi di mettere nel simbolo del nostro movimento l'esortazione agli italiani “Forza Italia”; chi più di noi può ritenersi naturalmente candidato a dare forza al nostro Paese, sostegno alle famiglie ed alle imprese? Con questo spirito, ci siamo avvicinati all'ennesimo provvedimento anti-COVID ed invece abbiamo scoperto il consueto balletto di rinvii, di titubanze, di incertezze e di veti incrociati tra rossi e gialli, pregiudizi ideologici e scaramucce politiche: gli uni annunciano una nuova ed attesa decisione sul ponte sullo Stretto e gli altri la negano; gli uni suggeriscono misure robuste per sostenere il sistema delle imprese e gli altri le rinviano; gli uni provano ad estendere gli ecoincentivi agli alberghi e gli altri si limitano alle ONLUS; gli uni pensano a misure anticicliche e gli altri ad assistenzialismo puro; gli uni immaginano di sostituire il trasporto pubblico con i monopattini e gli altri ad alimentare la ripresa a furia di cannabis.
Il risultato, in questa babele di ovvietà contrapposte, è l'immobilismo come cifra politica: nulla di giallo e nulla di rosso, ma la somma di questi colori, come sapete, è il paonazzo, il colore della vergogna e dell'imbarazzo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Gli italiani, in questo irresponsabile balletto di annunci e proclami - che, con il tempo, diventano desiderata e speranze - sono rimasti a secco di risorse, al verde e senza prospettive. Ancora centinaia di migliaia di lavoratori attendono la cassa integrazione e sarebbero stati milioni se i coraggiosi imprenditori non l'avessero anticipata. La leva della liquidità, che doveva muovere centinaia di miliardi, si è rivelata un flop, per pochi, per fortunati, per grandi. La scuola vive uno stato di prostrazione e confusione tale da rendere improbabile qualsivoglia reale ripresa strutturale a settembre. La solidarietà va praticata, certo, è un dovere morale prima che una necessità, ma, per farla, occorre che qualcuno questa ricchezza la produca e, se si costruisce un modello di economia socialista, statalista, in cui lo Stato fa tutto e sostiene alla bisogna ogni cittadino, anche quando questi avrebbe voglia di darsi da fare se solo avesse gli strumenti, siamo votati naturalmente ad una sconfitta sonora come Paese.
Noi pensiamo, invece, che vadano sostenute le imprese, i capitani coraggiosi del nostro Stivale, che possono alimentare l'economia, rilanciare l'occupazione e consentire di guardare con fiducia al futuro. Noi crediamo che il riscatto passi per le partite IVA, per i valorosi professionisti della nostra Italia, genio di competenze e sapere (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Siamo certi che, senza la spinta propulsiva dei giovani, il declino prevarrà. Nulla di tutto questo è scritto in questo decreto: mille norme e codicilli che complicano la vita a famiglie ed imprese, che ingessano il Paese, che asfissiano ogni anelito di libertà di intrapresa. Subito, invece, avreste dovuto consentire senza orpelli ed appesantimenti burocratici: tutto ciò che non è vietato si deve e si può fare subito. Avreste dovuto mettere in campo la flat tax, uno shock per far ripartire l'economia e sostenere l'occupazione.
Subito avreste dovuto sostenere uno Stato che fa pace con i cittadini in tutte le controversie, ma siete ormai fuori tempo massimo, per un decreto annunciato ad aprile, che si chiamava “maggio”, varato a giugno e del quale ancora ragioniamo a luglio, con incerti e balbettanti risultati. Ed un lavoratore, una famiglia, un disoccupato come mai avrebbe dovuto campare in questi mesi? Con gli annunci? O con le conferenze stampa del Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? Solo assistenza, volutamente parcellizzata, che difficilmente raggiungerà gli obiettivi; semmai quell'assistenza serviva, certo, tre mesi orsono, ora serve respiro ampio, Presidente, disegno strategico, idea Paese, cogliere la drammaticità dell'occasione per rafforzare gli asset strategici, a cominciare dall'export, digitalizzazione e saperi inclusivi, modernizzazione e Ponte sullo stretto, nuove sfide consentite solo a chi, lancia in resta, si spinge verso il futuro con le nostre portaerei, che sono le nostre straordinarie imprese.
Voi state affrontando, in modalità Medioevo, una crisi che andava superata, guardando al prossimo secolo, invece; una crisi orizzontale, che cade su di un Paese disuguale, necessita di misure ad hoc per invertire la tendenza al declino del Mezzogiorno. E invece? Invece niente, non “zero tasse al Sud” (e noi avevamo proposto una vasta area no tax), non la clausola di salvaguardia autoapplicativa per garantire il 34 per cento degli investimenti nel Mezzogiorno, non l'analisi di impatto macroregionale per timore di scoprire quanto le norme, che avete approvato, danneggino ulteriormente il Sud, non Ponte sullo stretto, non reddito di eccellenza per evitare le migrazioni bibliche dei nostri migliori laureati, non infrastrutture, non infrastrutture agricole - e penso agli invasi -, non la digitalizzazione del Paese, nessuna azione per la crescita vera per spingere produzioni e consumi.
La cifra di questo decreto sono i monopattini, tra infantilismo ed atteggiamento radical chic. Provate a spiegarla questa misura, provate a spiegarla agli agricoltori che, con la metà delle risorse, avrebbero potuto rottamare e rinnovare il parco delle vetuste ed inquinanti macchine agricole (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Sarebbe stato quello aiuto vero, aiuto al lavoro di chi lavora ogni giorno e, soprattutto, tutela ambientale, senza fronzoli fru fru. Nulla per il settore auto e dico “nulla” perché ben conosco che la misura da voi pensata vale appena 50 milioni di euro, a fronte dei 7 miliardi investiti nell'automotive dai cugini francesi. Quella, sì, che è strategia di Paese. Avete cancellato una promessa, che pure avevate fatto solennemente in occasione della discussione del “Cura Italia”: i caregiver. Vi avevamo chiesto di prorogare di 30 giorni i contratti della RC-auto: non costava nulla questa misura, ma avrebbe evitato un arricchimento imprevisto per le compagnie di assicurazione. Ma voi avete scelto, tra le compagnie e gli automobilisti, di stare dalla parte dei forti e dei ricchi. La parola non è nel vostro campo, le uniche cose positive, per quanto insufficienti, le hanno suggerite le opposizioni: sostegno al sistema fieristico e al tessile - proprio noi di Forza Italia -, come aiuto alle scuole paritarie, insieme a tutte le opposizioni; vi abbiamo anche insegnato come avremmo fatto: sostegno, da una parte, al sistema produttivo ed aiuto non caritatevole a chi ha più bisogno. È stato approvato, infatti, l'emendamento Versace, che istituisce un fondo di 5 milioni per ausili ortoprotesici per arti superiori ed inferiori, a tecnologia avanzata, per persone con disabilità fisiche. Questo, Presidente, significa garantire diritti uguali a tutti e le abilità diverse che diventano reali opportunità. Un “no” convinto alla vostra quinta fiducia consecutiva sui decreti anti-COVID. Alla dodicesima fiducia, qui alla Camera, alla vostra ventiduesima fiducia complessiva, eppure avevate detto che il Parlamento per voi era centrale, il “no” netto è perché così ci portate semplicemente a sbattere, a sbattere più poveri, più tristi, più malati, più depressi e pure più indebitati. Voi volete - quel che è - più disoccupati che pensionati, più pensionati che lavoratori. Complice il COVID, il vostro programma di Governo si sta realizzando, tra incapacità, inesperienza e superficialità. Noi lavoriamo esattamente per il rovescio, per il contrario: noi vorremmo un Paese più ricco, più allegro, più in salute, più reattivo e con un debito sostenibile. Per far questo noi investiremmo sui giovani, sulle imprese, sul turismo, sulla libertà di fare intrapresa. Su queste vicende noi avremmo investito e lo faremo, lo faremo presto, quando il centrodestra giungerà al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA (LEGA). Grazie, onorevole Presidente. Colleghe e colleghi, questo Governo sarà ricordato per i record raggiunti. Questo Governo, ripeto, sarà ricordato per i record raggiunti, è difficile superarlo: record di ritardo, di confusione, di inefficienza. Record di ritardo: oggi si vota il decreto di aprile, oggi è l'8 luglio. Quello che doveva dare una scossa positiva arriva oggi in Aula. Nel frattempo, abbiamo il record del calo del PIL in Europa, infinitamente i peggiori: meno 11 e rotti. Purtroppo, finirà peggio, finirà, ahinoi, a meno 13. Non è pessimismo. Einaudi diceva che i pessimisti sono semplicemente un po' più informati.
Record di ritardo per la cassa integrazione: stamattina, con un amico, prendo un caffè qui vicino, in piazza Sant'Eustachio, e il barista ci dice che, ahilui, non ha ancora ricevuto la cassa integrazione. Però lui è fortunato, ha la casa con il mutuo, e quindi almeno il mutuo è sospeso. Chi è in affitto, invece, paga l'affitto e non ha la cassa integrazione. Peccato che il vostro buon Tridico, presidente dell'INPS, l'8 giugno diceva che entro il venerdì successivo la cassa integrazione arrivava a tutti: anche questo è un record di faccia di tolla! È anche il Governo con il record degli annunci, conferenze stampa. Un esempio, il bonus vacanze: tanti ci avevano creduto. La notizia di oggi, ma si sapeva, è che un albergo su due non lo prende, quindi soldi buttati. Era molto più semplice dare a tutti gli alberghi, a tutti gli hotel, a tutte le strutture quelle risorse; però non ci sarebbe stato l'effetto che piace a voi, perché questo è senz'altro il Governo record dei bonus. Vi ricordate la scarpa di Lauro? Te ne do una; poi, se mi voti, ti do l'altra. Ecco, questo è il concetto che avete voi di politica economica, la scarpa di Lauro, il bonus (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Il record dei bonus lo avete raggiunto con il bonus per il nonno: ti pago per fare il nonno, oggettivamente offensivo e inqualificabile. Ma è anche il Governo record degli errori, è il record degli errori. Nella storia della Repubblica non si sono mai viste 22 pagine della Ragioneria generale dello Stato che mette alla berlina l'operato del Governo, dei relatori, della maggioranza su un decreto così importante, 22 pagine di rilievi. Attenzione, perché la Ragioneria generale dello Stato è un baluardo della credibilità del sistema Paese, va tutelata e va difesa. Si lavora con le istituzioni, non si lavora contro le istituzioni, mai. C'è una regola molto semplice per i membri del Governo, quando mettono in votazione un emendamento: non lo metti mai in votazione se hai dubbi sulla copertura. Sono state rigettate norme per decine e decine di milioni di euro. È da irresponsabili, è da irresponsabili perché i soldi pubblici sono sacri. Invece come si è posta la Lega su questo provvedimento così importante, questo cosiddetto “decreto Rilancio”? Si è posta con umiltà, concretezza e responsabilità. La prima responsabilità è stata votare lo scostamento. Per chi a casa non capisce, non sa cosa vuol dire, abbiamo consentito di fare ulteriore debito pubblico per 55 miliardi di euro, parecchi miliardi di euro. Senza la responsabilità della Lega questo decreto non si poteva fare e non si poteva dare la cassa integrazione a chi era senza cassa integrazione. Peccato che voi avete usato il nostro voto non solo per le cose importanti, ma anche per enormi sciocchezze; su tutte, la sanatoria e il bonus monopattino, che resterà anche questo nei record come una delle boiate storiche più importanti fatte da questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Tra l'altro, magia dei numeri, avete dato molti più soldi ai monopattini che al settore dell'auto. Peccato che la crisi del settore dell'auto porta a un calo delle entrate nell'ordine di 40 miliardi e oltre, se si considera tutto il complesso, cioè quasi un quarto del costo della pubblica amministrazione in fumo. E voi, invece di aiutare l'auto, aiutate i monopattini, cinesi, roba da matti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Poi la nostra responsabilità ha consentito anche di pulire il testo da questi errori, 22 pagine di errori, cosa mai vista. Ricordiamo che questo decreto è senza paracadute: se esce con un errore da qui, salta, e quindi salta la cassa integrazione per tutti. E quindi noi della Lega, responsabilmente, fino in fondo, abbiamo supportato i lavori, nonostante c'erano mille occasioni per far saltare il banco, proprio per evitare che finisse così, cioè con uno scempio e i cittadini senza cassa integrazione.
Poi la responsabilità della Lega ha anche consentito, anzi, impedito, ha impedito di inserire ulteriori sciocchezze: una su tutte, l'emendamento pro cannabis (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), che non è entrato perché si sapeva benissimo che il gruppo della Lega avrebbe fatto le barricate, altrimenti qui dentro, oltre i monopattini, c'era anche la cannabis, cosa che i Cinque Stelle amano tanto quanto i monopattini (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Poi voglio vedere andare uno in monopattino quando usa la cannabis, ma poi parliamone (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Grazie, poi, ancora, alla responsabilità della Lega sono state migliorate diverse misure. Si è parlato prima dell'ecobonus, ok, è stata inserita la possibilità per la seconda casa, gli infissi; è stato migliorato. Peccato che poi il Governo e i relatori si sono dimenticati di mettere in votazione un emendamento della Lega che rendeva effettivamente concreta questa misura, cioè è cedibile il credito di imposta e lo faceva diventare una misura vera; vi siete dimenticati, pazienza. A noi dispiace, perché poi, alla fine, che cosa succederà di questo ecobonus? Non vogliamo fare i soliti pessimisti, è che così non funziona. Funzionerà per i ricchi che hanno i soldi e chi invece si aspettava da questa misura un aiuto rimarrà a bocca asciutta: peccato, però almeno abbiamo la coscienza a posto; ci abbiamo provato, ma voi vi siete dimenticati, c'era caos.
Infine, la Lega ha concentrato le poche risorse che aveva a disposizione nel suo budget su poche cose. Invece di fare, come ha fatto la maggioranza, mille interventi piccolini, microsettoriali, mille scarpe di Lauro sparse per il Paese, le abbiamo concentrate su poche cose: un fondo di 30 milioni per le associazioni dilettantistiche sportive, che sono chiuse per legge; associazioni che fanno fare sport ai nostri ragazzi, basket, pallavolo, sport di contatto, calcio; senza questa misura chiudevano, ma chiudevano per sempre; ci ha pensato la Lega (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Fondo per il turismo, per il turismo di qualità, le città d'arte. Sappiamo che quest'anno chi soffre più di tutti sono le città d'arte italiane. Una semplice cosa: treno gratis per i nostri studenti, musei gratis per i nostri studenti; ci ha pensato la Lega! E poi il fondo per le paritarie, ma anche qui una piccola cosa che non è nota a tutti. L'intervento che vedeva tutti d'accordo, perché c'era il veto dei Cinque Stelle, impediva che i fondi andassero alle elementari, alle medie, alle superiori, cioè bisognava solo aiutare gli asili nido.
PRESIDENTE. Concluda.
MASSIMO GARAVAGLIA (LEGA). Peccato che le scuole paritarie - finisco, Presidente - danno il servizio per migliaia di studenti: 300 mila studenti rischiavano di rimanere senza servizio a settembre. Ebbene, grazie alla Lega i fondi ci sono anche per elementari, medie e superiori (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Insomma - e chiudo, Presidente, la ringrazio per la cortesia di avermi dato due secondi in più - la Lega, primo partito d'Italia, ha dimostrato in questa drammatica occasione di avere una cosa che serve: responsabilità, la responsabilità di avere una sola priorità, cioè l'interesse del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Adelizzi. Ne ha facoltà.
COSIMO ADELIZZI (M5S). Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghe, colleghi, il “decreto Rilancio” è un lavoro straordinario che questo Governo e questa maggioranza hanno realizzato nei mesi frenetici e drammatici dell'emergenza Coronavirus; emergenza che ha segnato il nostro Paese al punto da dover imporre a Governo e Parlamento non solo una reattività commisurata alla situazione che l'Italia è stata chiamata a vivere, ma anche una risposta seria, concreta e soprattutto doverosa verso i tanti connazionali che hanno dovuto sospendere la loro attività lavorativa e sociale. Sacrificio che hanno fatto responsabilmente per salvare vite umane e per limitare i contagi.
Abbiamo affrontato con forza e determinazione l'emergenza sanitaria, ma ora, continuando a tenere l'attenzione alta, ci attende una sfida altrettanto impegnativa e senza precedenti anche questa, che riguarda le ricadute economiche, produttive e occupazionali dovute a quasi tre mesi di lockdown. Parliamo di centinaia di migliaia di piccole e medie imprese, di milioni di lavoratori e di milioni di famiglie. Dalla nostra efficacia dipende il destino di un intero Paese e il “decreto Rilancio” è un'ulteriore risposta che lavora per ricostruire il futuro dell'Italia. Occorreva coraggio e il Governo lo ha avuto, e il Parlamento altrettanto.
Ricordiamolo, Presidente, che tra “decreto Rilancio” e “decreto Cura Italia” abbiamo realizzato, di fatto, più di due manovre finanziarie, con un deficit aggiuntivo di 80 miliardi di euro, a cui si aggiunge il “decreto Liquidità”; tutto questo in pochi mesi. Se poi consideriamo anche che presto verrà chiesto al Parlamento di autorizzare un nuovo scostamento di bilancio, abbiamo già praticamente raggiunto la stessa cifra che il leader della Lega, Matteo Salvini, chiedeva non senza una certa goffaggine, cambiando cifra più o meno ogni 24 ore, probabilmente pensando, tra una ciliegia e l'altra, di spararla grossa e di cogliere in castagna questa maggioranza, che secondo il suo giudizio non avrebbe avuto il coraggio né la forza di stanziare 100 miliardi. Invece, come spesso gli accade ultimamente, si sbagliava di grosso. Sfido chiunque a dire che avrebbe fatto meglio di questo Governo, in soli tre mesi e davanti a un'epidemia globale. Ma, naturalmente, per le opposizioni non sarà mai abbastanza e non potendo più dire che servivano 100 miliardi, ora la critica è che mancano gli investimenti, che il Paese è bloccato e così via. Eppure, solo ieri, in Consiglio dei ministri è stato approvato un quarto decreto-legge economico, il “decreto Semplificazioni”, pensato proprio per eliminare tutte le lungaggini superflue e velocizzare la macchina pubblica, tagliando via ad artigiani e imprese i costi della burocrazia e sbloccando la realizzazione di oltre cento opere pubbliche; quel “decreto Semplificazioni” che contiene al suo interno anche la norma grazie alla quale, finalmente, sarà possibile aumentare gli stipendi dei vigili del fuoco (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). La stessa norma che pochi giorni fa in Commissione bilancio la Lega dell'ex Ministro dell'interno ha dapprima firmato, salvo poi ritornare sui propri passi ritirando la firma e rendendo di fatto inammissibile quell'emendamento (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi, dovete far continuare… Colleghi! Colleghi!
COSIMO ADELIZZI (M5S). Un gesto…
PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi, prima ha parlato il vostro deputato e l'intervento è andato avanti in modo tranquillo; adesso c'è l'intervento del MoVimento e anche il collega Adelizzi deve poter parlare in modo tranquillo. Prego, Adelizzi.
COSIMO ADELIZZI (M5S). Quello è stato un gesto vergognoso al quale io ancora non ho trovato spiegazione, Presidente, che però non ha impedito a questo Governo di mantenere la promessa fatta e farlo nel “decreto Semplificazioni”.
PRESIDENTE. Adelizzi, si rivolga a me, comunque. Prego.
COSIMO ADELIZZI (M5S). Scusi, Presidente.
Ma passiamo adesso al merito del “decreto Rilancio”: cinquantacinque miliardi di euro che prendono forma, che diventano concreti e tangibili. Di questo stiamo parlando ed è su questo provvedimento, realizzato in due mesi, che il Governo oggi pone e chiede la fiducia. Tengo quindi a ricordare alcuni punti qualificanti, senza i quali il Paese non avrebbe retto il peso di questa sfida.
Altre nove settimane di cassa integrazione, per proteggere l'occupazione su tutto il territorio nazionale e per qualsiasi categoria di impresa; proroga fino a fine emergenza del blocco dei licenziamenti; conferma ed estensione dell'indennità per i liberi professionisti, automatica ad aprile e quasi doppia a maggio per chi ha perso almeno il 33 per cento del fatturato rispetto allo stesso periodo dello scorso anno; reddito di emergenza, un fratello di quel reddito di cittadinanza contro cui praticamente tutti si erano scagliati, salvo poi accorgersi che senza questo sostegno la difficoltà di milioni di cittadini in piena emergenza COVID-19 sarebbe diventata insostenibile. Oggi non solo confermiamo con orgoglio il reddito di cittadinanza, ma abbiamo dato vita ad un ulteriore strumento di sostegno al reddito per includere più famiglie possibili; e per le famiglie c'è anche la conferma del congedo straordinario, e in alternativa del “bonus babysitter”, con particolare attenzione per il personale sanitario, che non dobbiamo mai smettere tutti quanti noi, colleghi, di ringraziare.
Ora veniamo al capitolo imprese. Sei miliardi di euro per un contributo a fondo perduto alle nostre imprese con fatturato inferiore a 5 milioni di euro: una misura vitale, che si aggiunge e completa lo schema di liquidità garantita dallo Stato approvato con il decreto-legge precedente. Aiuti alle imprese con fatturato compreso tra 5 e 50 milioni di euro, per ricapitalizzare e rilanciare l'attività: in particolare, prevediamo un credito d'imposta fino al 30 per cento per gli aumenti di capitale. Per le aziende con fatturato superiore ai 50 milioni di euro mettiamo in campo CDP: la Cassa depositi e prestiti, in particolare, può individuare un patrimonio destinato, che è stato ribattezzato “Patrimonio rilancio”, la cui dotazione è di 44 miliardi di euro. Ma mettiamo in campo anche 12 miliardi per far fronte ai debiti della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese: una misura a lungo desiderata, che ripaga dell'attesa migliaia di fornitori piccoli e grandi.
Siamo poi intervenuti sulle bollette, sgravando di 600 milioni di euro la componente fissa, che è quella ovviamente non collegata al consumo effettivo: anche questa, lo voglio ricordare, è una misura coerente con la storia e le battaglie del MoVimento 5 Stelle. Cento milioni di euro li dedichiamo alle start up innovative: l'emergenza non deve farci dimenticare infatti che senza innovazione il Paese può sì galleggiare, ma non può di certo ripartire per davvero. Ricordo poi il Patto per l'export, per il quale un grande ringraziamento va al Ministro Luigi Di Maio per il suo lavoro. Sicuramente va sostenuta e rilanciata la domanda interna, ma l'Italia è anche un Paese a vocazione esportatrice e il made in Italy deve essere protetto dallo Stato, ora più che mai.
Infine ci sono i bonus, che abbiamo dedicato a particolari categorie di imprese e settori economici. Il superbonus al 110 per cento, un pilastro dell'Italia del presente e del futuro, innovativo nel merito e nel metodo, e capace, ci auguriamo, di riattivare un comparto decisivo per l'occupazione e la qualità della vita come quello delle famiglie. Il bonus affitti al 60 per cento per le attività produttive esteso a tutti gli immobili a uso non abitativo, potenziando la misura già contenuta nel decreto-legge “Cura Italia” che prima si riferiva solo a botteghe e negozi.
Ma in Commissione bilancio siamo voluti andare ancora oltre: con un emendamento a mia prima firma, Presidente, abbiamo previsto il bonus fino al 20 per cento di credito d'imposta anche per le imprese esercenti commercio al dettaglio con fatturato superiore a 5 milioni di euro, che danno lavoro a centinaia di migliaia di donne e uomini. Poi c'è il bonus sanificazioni per commercianti, professionisti ed enti del terzo settore: un credito di imposta pari al 60 per cento delle spese sostenute per la sanificazione degli ambienti, fino a un massimo di 60 mila euro.
E molto altro ancora: dalla cultura alla mobilità sostenibile, dal sostegno al turismo fino alle risorse per gli enti locali, a cui abbiamo dedicato un fondo apposito da 3,5 miliardi di euro per sostenerli nell'erogazione dei servizi ai cittadini. Senza dimenticare la sospensione di imposte e adempimenti, ma soprattutto l'eliminazione di 4 miliardi di IRAP e l'abolizione della prima rata IMU per alberghi, pensioni e stabilimenti balneari.
Tra le tante modifiche ottenute in Commissione bilancio, infine, ricordo con particolare orgoglio la creazione di un fondo per il futuro adeguamento delle pensioni di invalidità al 100 per cento: una misura di civiltà che ha trovato, devo dirlo, unito tutto l'arco parlamentare. Ma anche l'emendamento per potenziare “Resto al Sud”, una notizia positiva per tutti i giovani imprenditori e i liberi professionisti del Mezzogiorno. O, ancora, i 40 milioni ai comuni che sono stati zona rossa e che erano finora esclusi, l'estensione del superbonus 110 per cento anche alle seconde case, il rimborso per l'affitto degli studenti fuori sede, i fondi alle imprese agricole, la stabilizzazione dei lavoratori precari della sanità e tanto altro.
In conclusione, Presidente, consapevole che molto ancora c'è da fare, ma anche che il “decreto Rilancio” rappresenta quel pilastro senza il quale l'instabilità economica e quella sociale avrebbero preso il sopravvento, è evidente che in questo momento è necessario più che mai dimostrare concretezza con provvedimenti immediati, diretti e soprattutto senza perdere tempo.
Insieme alle altre forze che compongono la maggioranza e che sostengono questo Esecutivo vogliamo e dobbiamo assicurare nei prossimi mesi una degna ripartenza al nostro Paese, nella speranza che anche le minoranze, da Forza Italia alla Lega passando per Fratelli d'Italia, pur restando all'opposizione ed esercitando i loro diritti, mettano da parte la propaganda e lascino spazio alla responsabilità, perché, guardi Presidente, qui a vincere o a perdere non sarà una forza politica ma vince o perde l'Italia, vincono o perdono i cittadini italiani.
Noi siamo pronti a fare la nostra parte…
PRESIDENTE. Concluda.
COSIMO ADELIZZI (M5S). …ed è per questo motivo che, ringraziando ancora tutti i membri del Governo che hanno lavorato a questo provvedimento e tutti i colleghi di maggioranza e opposizione impegnati in Commissione, a nome di tutto il MoVimento 5 Stelle riconosco la piena fiducia a questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sgarbi. Ne ha facoltà.
VITTORIO SGARBI (M-NI-USEI-C!-AC). Presidente e colleghi, volevo comunicare la mia piena sfiducia a questo Governo e a questa maggioranza. Denuncio una sistematica alterazione della verità anche nei documenti ufficiali come questo che dichiara, senza alcuna autorità governativa: “A seguito del perdurare dell'emergenza epidemiologica, il decreto (…)” e via dicendo.
Leggo oggi l'intervista di Matteo Bassetti, sul fronte di terapie intensive: “Praticamente la malattia sembra essersi spenta, visto che il periodo di “contagiosità” della malattia al massimo dura circa un mese. Mi sembra un dato assolutamente positivo e confortante perché siamo a più di due mesi dall'apertura dopo la clausura e praticamente non vediamo più la patologia da COVID ma solo positività al tampone in soggetti asintomatici o poco sintomatici. Dati simili provengono da quasi tutte le altre regioni italiane, dove ormai i ricoveri ospedalieri sono sotto le mille unità e quelli in terapia intensiva a meno di cento”. Allora, qualcuno mente. Qui non c'è coraggio, ma c'è viltà; qui non c'è sostegno al lavoro, ma c'è menzogna; non c'è fiducia, ma bugia.
Allora, posso darvi l'indicazione, come sindaco di un paese come Sutri in cui non c'è stato un solo contagiato, che i dipendenti del Parco, il meraviglioso Parco archeologico che vi invito a vedere, sono sospesi dal lavoro, come dipendenti della regione: non devono andare al lavoro perché c'è il COVID, che non c'è! Dunque, prendono lo stipendio, non lavorano. La Villa Savorelli, la Chiesa del Monte, la Chiesa dei Cavalieri di Malta sono chiusi al pubblico. Facciamo un pessimo servizio al turismo e facciamo stare a casa gente che potrebbe lavorare in una città totalmente sana. Vergogna: sono bugie e menzogne! Non fiducia.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
Poiché, in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato convenuto che la votazione per appello nominale abbia luogo a partire dalle ore 18,30, sospendo l'esame del provvedimento che riprenderà a tale ora.
La seduta, sospesa alle 18,28, è ripresa alle 18,35.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI
(Votazione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 2500-A/R)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione sulla questione di fiducia.
Indico la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia.
Ricordo che l'estrazione a sorte del nome del deputato dal quale la chiama avrà inizio è stata effettuata dalla Presidenza nella seduta di ieri. La chiama avrà quindi inizio dal deputato Pentangelo.
Sulla base di tale estrazione, sono poi state stabilite e comunicate apposite fasce orarie per regolare l'accesso dei deputati, i quali - all'orario stabilito per ciascuna fascia - faranno ingresso in aula dal lato sinistro della Presidenza, dichiareranno il voto dalla fila dei banchi del Governo riservata ai sottosegretari e, quindi, lasceranno l'aula dall'ingresso del lato destro.
Avverto che la Presidenza accoglierà un numero di richieste di anticipazione del voto fino a un massimo del tre per cento della consistenza numerica di ciascun gruppo, oltre a quelle dei Ministri che già sono pervenute.
Invito pertanto i deputati segretari a procedere alla chiama, prego.
(Segue la chiama)
I deputati che vengono chiamati sono pregati cortesemente, anche per agevolare il lavoro dei Segretari d'Aula, di fare gesti significativi e intellegibili per capire quale sia la natura del proprio giudizio sul voto di fiducia.
(Segue la chiama)
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo predisposto dalla Commissione a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea:
Presenti: ……………. 551
Votanti: …………….. 549
Astenuti: …………….... 2
Maggioranza: ………. 275
Hanno risposto sì: ….. 318
Hanno risposto no: ..... 231
La Camera approva.
Si intendono così precluse tutte le proposte emendative presentate.
Hanno risposto sì:
Acunzo Nicola
Adelizzi Cosimo
Aiello Davide
Alaimo Roberta
Alemanno Maria Soave
Amitrano Alessandro
Annibali Lucia
Anzaldi Michele
Aprile Nadia
Aresta Giovanni Luca
Ascani Anna
Ascari Stefania
Azzolina Lucia
Baldino Vittoria
Barbuto Elisabetta Maria
Baroni Massimo Enrico
Barzotti Valentina
Battelli Sergio
Bazoli Alfredo
Bella Marco
Benamati Gianluca
Bendinelli Davide
Berardini Fabio
Berlinghieri Marina
Bersani Pier Luigi
Berti Francesco
Bilotti Anna
Boldrini Laura
Bonafede Alfonso
Bonomo Francesca
Bordo Michele
Borghi Enrico
Boschi Maria Elena
Braga Chiara
Brescia Giuseppe
Bruno Raffaele
Bruno Bossio Vincenza
Buffagni Stefano
Buompane Giuseppe
Buratti Umberto
Businarolo Francesca
Cabras Pino
Cadeddu Luciano
Campana Micaela
Cantini Laura
Cantone Carla
Cantone Luciano
Cappellani Santi
Carabetta Luca
Carè Nicola
Carelli Emilio
Carinelli Paola
Carnevali Elena
Casa Vittoria
Caso Andrea
Cassese Gianpaolo
Castelli Laura
Cataldi Roberto
Cattoi Maurizio
Ceccanti Stefano
Cecconi Andrea
Cenni Susanna
Chiazzese Giuseppe
Ciampi Lucia
Cillis Luciano
Cimino Rosalba
Colaninno Matteo
Cominardi Claudio
Conte Federico
Corda Emanuela
Corneli Valentina
Costanzo Jessica
Crippa Davide
Critelli Francesco
Cubeddu Sebastiano
Currò Giovanni
Daga Federica
Dal Moro Gian Pietro
D'Alessandro Camillo
D'Arrando Celeste
De Carlo Sabrina
De Filippo Vito
De Giorgi Rosalba
De Girolamo Carlo Ugo
De Lorenzis Diego
De Lorenzo Rina
De Luca Piero
De Maria Andrea
De Menech Roger
Deiana Paola
Del Barba Mauro
Del Basso De Caro Umberto
Del Grosso Daniele
Del Re Emanuela Claudia
Del Sesto Margherita
Delrio Graziano
Di Lauro Carmen
Di Maio Marco
Di Sarno Gianfranco
Di Stasio Iolanda
Dieni Federica
D'Incà Federico
D'Ippolito Giuseppe
Donno Leonardo
Dori Devis
D'Orso Valentina
D'Uva Francesco
Ehm Yana Chiara
Emiliozzi Mirella
Epifani Ettore Guglielmo
Fantinati Mattia
Faro Marialuisa
Fassina Stefano
Fassino Piero
Federico Antonio
Ferraresi Vittorio
Ferri Cosimo Maria
Fiano Emanuele
Ficara Paolo
Fioramonti Lorenzo
Flati Francesca
Fontana Ilaria
Forciniti Francesco
Fornaro Federico
Frailis Andrea
Franceschini Dario
Frate Flora
Fratoianni Nicola
Fregolent Silvia
Frusone Luca
Fusacchia Alessandro
Gadda Maria Chiara
Gagnarli Chiara
Galizia Francesca
Gallinella Filippo
Gallo Luigi
Gariglio Davide
Gebhard Renate
Giachetti Roberto
Giacomelli Antonello
Giarrizzo Andrea
Giordano Conny
Giorgis Andrea
Giuliano Carla
Giuliodori Paolo
Gribaudo Chiara
Grillo Giulia
Grimaldi Nicola
Grippa Carmela
Gualtieri Roberto
Gubitosa Michele
Guerini Lorenzo
Ianaro Angela
Incerti Antonella
Invidia Niccolò
Iorio Marianna
Iovino Luigi
Lacarra Marco
Lapia Mara
Lattanzio Paolo
Lepri Stefano
Librandi Gianfranco
Licatini Caterina
Lombardo Antonio
Lorefice Marialucia
Lorenzin Beatrice
Lorenzoni Gabriele
Losacco Alberto
Lotti Luca
Lovecchio Giorgio
Macina Anna
Madia Maria Anna
Maglione Pasquale
Manca Alberto
Manca Gavino
Mancini Claudio
Maniero Alvise
Manzo Teresa
Maraia Generoso
Marattin Luigi
Mariani Felice
Marino Bernardo
Martina Maurizio
Martinciglio Vita
Marzana Maria
Masi Angela
Mauri Matteo
Melilli Fabio
Menga Rosa
Miceli Carmelo
Micillo Salvatore
Migliore Gennaro
Migliorino Luca
Minniti Marco
Misiti Carmelo Massimo
Mor Mattia
Morani Alessia
Moretto Sara
Morgoni Mario
Mura Romina
Muroni Rossella
Nappi Silvana
Nardi Martina
Navarra Pietro
Nesci Dalila
Nitti Michele
Nobili Luciano
Noja Lisa
Occhionero Giuseppina
Olgiati Riccardo
Orfini Matteo
Orlando Andrea
Orrico Anna Laura
Padoan Pietro Carlo
Pagani Alberto
Pagano Ubaldo
Paita Raffaella
Palazzotto Erasmo
Pallini Maria
Papiro Antonella
Parentela Paolo
Parisse Martina
Pastorino Luca
Paxia Maria Laura
Pellicani Nicola
Penna Leonardo Salvatore
Perantoni Mario
Perconti Filippo Giuseppe
Pezzopane Stefania
Piccoli Nardelli Flavia
Pini Giuditta
Pizzetti Luciano
Plangger Albrecht
Pollastrini Barbara
Prestipino Patrizia
Provenza Nicola
Quartapelle Procopio Lia
Raciti Fausto
Raduzzi Raphael
Raffa Angela
Ricciardi Riccardo
Rizzo Gianluca
Rizzo Nervo Luca
Rizzone Marco
Romaniello Cristian
Romano Andrea
Romano Paolo Nicolò
Rosato Ettore
Rospi Gianluca
Rossi Andrea
Rossini Emanuela
Rossini Roberto
Rostan Michela
Rotta Alessia
Ruggiero Francesca Anna
Ruocco Carla
Russo Giovanni
Saitta Eugenio
Salafia Angela
Sapia Francesco
Sarli Doriana
Sarti Giulia
Scagliusi Emanuele
Scalfarotto Ivan
Scanu Lucia
Scerra Filippo
Schullian Manfred
Scoma Francesco
Scutellà Elisa
Segneri Enrica
Sensi Filippo
Serracchiani Debora
Serritella Davide
Siani Paolo
Silvestri Francesco
Siragusa Elisa
Sodano Michele
Soverini Serse
Spadoni Maria Edera
Spessotto Arianna
Sportiello Gilda
Stumpo Nicola
Suriano Simona
Sut Luca
Tabacci Bruno
Tasso Antonio
Termini Guia
Terzoni Patrizia
Testamento Rosa Alba
Toccafondi Gabriele
Tofalo Angelo
Topo Raffaele
Torto Daniela
Traversi Roberto
Tripiedi Davide
Tripodi Elisa
Troiano Francesca
Tucci Riccardo
Tuzi Manuel
Ungaro Massimo
Vacca Gianluca
Valente Simone
Vallascas Andrea
Varrica Adriano
Vazio Franco
Verini Walter
Vianello Giovanni
Vignaroli Stefano
Villani Virginia
Villarosa Alessio
Viscomi Antonio
Vitiello Catello
Vizzini Gloria
Zan Alessandro
Zanichelli Davide
Zardini Diego
Zennaro Antonio
Zolezzi Alberto
Hanno risposto no:
Aprea Valentina
Badole Mirco
Bagnasco Roberto
Baldelli Simone
Baldini Maria Teresa
Baratto Raffaele
Barelli Paolo
Baroni Annalisa
Bartolozzi Giusi
Battilocchio Alessandro
Bazzaro Alex
Bellucci Maria Teresa
Belotti Daniele
Benedetti Silvia
Benvenuto Alessandro Manuel
Bergamini Deborah
Bianchi Matteo Luigi
Biancofiore Michaela
Bignami Galeazzo
Billi Simone
Binelli Diego
Bisa Ingrid
Bitonci Massimo
Boldi Rossana
Bond Dario
Boniardi Fabio Massimo
Bordonali Simona
Borghi Claudio
Brunetta Renato
Butti Alessio
Caffaratto Gualtiero
Caiata Salvatore
Calabria Annagrazia
Cannatelli Pasquale
Cannizzaro Francesco
Cantalamessa Gianluca
Capitanio Massimiliano
Cappellacci Ugo
Caretta Maria Cristina
Carfagna Maria Rosaria
Carrara Maurizio
Casciello Luigi
Casino Michele
Cassinelli Roberto
Castiello Giuseppina
Cattaneo Alessandro
Cattoi Vanessa
Cavandoli Laura
Cecchetti Fabrizio
Centemero Giulio
Cestari Emanuele
Ciaburro Monica
Cirielli Edmondo
Coin Dimitri
Colla Jari
Colmellere Angela
Colucci Alessandro
Comaroli Silvana Andreina
Comencini Vito
Covolo Silvia
Crippa Andrea
Cristina Mirella
Cunial Sara
Dall'Osso Matteo
Dara Andrea
D'Attis Mauro
De Angelis Sara
De Carlo Luca
De Martini Guido
Deidda Salvatore
D'Eramo Luigi
D'Ettore Felice Maurizio
Di Muro Flavio
Donina Giuseppe Cesare
Donzelli Giovanni
Durigon Claudio
Ermellino Alessandra
Fasano Vincenzo
Ferrari Roberto Paolo
Ferro Wanda
Fiorini Benedetta
Fogliani Ketty
Fontana Gregorio
Fontana Lorenzo
Formentini Paolo
Foscolo Sara
Foti Tommaso
Frassinetti Paola
Frassini Rebecca
Furgiuele Domenico
Gagliardi Manuela
Galantino Davide
Galli Dario
Garavaglia Massimo
Gastaldi Flavio
Gava Vannia
Gelmini Mariastella
Gemmato Marcello
Gerardi Francesca
Germanà Antonino
Giaccone Andrea
Giacometti Antonietta
Giacometto Carlo
Giacomoni Sestino
Giannone Veronica
Giglio Vigna Alessandro
Giorgetti Giancarlo
Gobbato Claudia
Golinelli Guglielmo
Guidesi Guido
Gusmeroli Alberto Luigi
Iezzi Igor Giancarlo
Invernizzi Cristian
Labriola Vincenza
Latini Giorgia
Legnaioli Donatella
Liuni Marzio
Locatelli Alessandra
Lolini Mario
Lollobrigida Francesco
Lorenzoni Eva
Loss Martina
Lucaselli Ylenja
Lucchini Elena
Maccanti Elena
Maggioni Marco
Mandelli Andrea
Mantovani Lucrezia Maria Benedetta
Manzato Franco
Marin Marco
Marrocco Patrizia
Martino Antonio
Maschio Ciro
Maturi Filippo
Mazzetti Erica
Meloni Giorgia
Milanato Lorena
Molinari Riccardo
Mollicone Federico
Molteni Nicola
Montaruli Augusta
Morelli Alessandro
Morrone Jacopo
Moschioni Daniele
Mugnai Stefano
Mulè Giorgio
Murelli Elena
Musella Graziano
Napoli Osvaldo
Nevi Raffaele
Novelli Roberto
Occhiuto Roberto
Orsini Andrea
Osnato Marco
Pagano Alessandro
Panizzut Massimiliano
Paolini Luca Rodolfo
Parolo Ugo
Patassini Tullio
Patelli Cristina
Paternoster Paolo
Pedrazzini Claudio
Pella Roberto
Pentangelo Antonio
Perego Di Cremnago Matteo
Pettarin Guido Germano
Piastra Carlo
Picchi Guglielmo
Piccolo Tiziana
Pittalis Pietro
Polidori Catia
Polverini Renata
Porchietto Claudia
Potenti Manfredi
Pretto Erik Umberto
Prisco Emanuele
Racchella Germano
Raffaelli Elena
Ribolla Alberto
Ripani Elisabetta
Rixi Edoardo
Rizzetto Walter
Rotelli Mauro
Rotondi Gianfranco
Ruffino Daniela
Ruggieri Andrea
Russo Paolo
Saccani Jotti Gloria
Saltamartini Barbara
Sangregorio Eugenio
Sarro Carlo
Sasso Rossano
Savino Elvira
Savino Sandra
Sibilia Cosimo
Silli Giorgio
Silvestri Rachele
Silvestroni Marco
Siracusano Matilde
Sisto Francesco Paolo
Sorte Alessandro
Sozzani Diego
Spena Maria
Squeri Luca
Stefani Alberto
Sutto Mauro
Tarantino Leonardo
Tartaglione Annaelsa
Tateo Anna Rita
Tiramani Paolo
Toccalini Luca
Tombolato Giovanni Battista
Tondo Renzo
Tonelli Gianni
Trancassini Paolo
Tripodi Maria
Turri Roberto
Valbusa Vania
Valentini Valentino
Vallotto Sergio
Versace Giuseppina
Vietina Simona
Viviani Lorenzo
Zanella Federica
Zanettin Pierantonio
Zangrillo Paolo
Zicchieri Francesco
Ziello Edoardo
Zoffili Eugenio
Zordan Adolfo
Zucconi Riccardo
Si sono astenuti:
Angiola Nunzio
Sgarbi Vittorio
Sono in missione:
Boccia Francesco
Cancelleri Azzurra Pia Maria
Carbonaro Alessandra
Colletti Andrea
Dadone Fabiana
De Micheli Paola
Delmastro Delle Vedove Andrea
Di Maio Luigi
Di Stefano Manlio
Fantuz Marica
Fraccaro Riccardo
Grande Marta
Grimoldi Paolo
L'Abbate Giuseppe
Liuzzi Mirella
Lupi Maurizio
Mammì Stefania
Morassut Roberto
Palmisano Valentina
Sibilia Carlo
Spadafora Vincenzo
Speranza Roberto
Tomasi Maura
Trano Raffaele
Volpi Raffaele
PRESIDENTE. Abbiamo bisogno, a questo punto, di una sospensione tecnica di pochi minuti. Quindi, ci riconvochiamo per le 20,15. La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 20,10, è ripresa alle 20,15.
PRESIDENTE. Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma dopo l'esame degli ordini del giorno si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2500-A/R)
PRESIDENTE. Passiamo agli ordini del giorno. Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, in quanto estranei rispetto ai contenuti del provvedimento, i seguenti ordini del giorno: n. 9/2500-AR/130 Alaimo, n. 9/2500-AR/151 Carbonaro, n. 9/2500-AR/153 Testamento, n. 9/2500-AR/195 Corneli, n. 9/2500-AR/362 Ruggieri.
Ha chiesto di intervenire per illustrare l'ordine del giorno n. 9/2500-AR/52 la deputata Veronica Giannone. Ne ha facoltà.
VERONICA GIANNONE (MISTO). Grazie, Presidente. Ho depositato questo ordine del giorno perché avevo tentato, con un emendamento, di prevedere un fondo per restituire delle classi per le scuole materne pubbliche e quindi all'interno delle amministrazioni comunali, con un fondo di 40 milioni di euro, che purtroppo appunto come emendamento non è stato accettato. Nel frattempo, però, è stato aumentato il fondo per le scuole paritarie di 150 milioni di euro, oltre i 150 milioni già esistenti. Pertanto, il mio intento è quello di chiedere appunto di valutare l'opportunità di inserire un ulteriore fondo, in futuro - di 40 milioni era la richiesta, ma se di più ancora meglio - legato appunto alle scuole e, quindi, alle scuole materne, alle classi materne comunali, perché comunque il servizio di scuole paritarie dobbiamo ricordare che è pur sempre privato e, visto quanto accaduto soprattutto durante il periodo di emergenza del COVID-19, molte donne soprattutto hanno perso il lavoro e sarebbe opportuno pensare principalmente a loro e ai loro figli, dando la possibilità quindi di tornare a lavorare, lasciando i propri bambini all'interno delle scuole pubbliche materne. Questo era l'intento, pertanto io chiedo, insomma, di poter valutare appunto l'approvazione dello stesso ordine del giorno, grazie.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Laura Boldrini. Ne ha facoltà.
LAURA BOLDRINI (PD). Grazie signor Presidente, colleghi e colleghe. L'ordine del giorno che vado ad illustrare interviene su un tema cruciale, io ritengo, cioè le procedure di regolarizzazione previste dall'articolo 103 del decreto che stiamo esaminando oggi. Questa misura è stata inserita nel decreto per tre ragioni: uno, per riconoscere dignità e diritti alle persone che vengono lasciate in condizione di irregolarità proprio per poterle sfruttare meglio - d'accordo? -, per poterle ricattare; secondo, per garantire la legalità laddove invece regna il caporalato e regna la mancanza di sicurezza; e il terzo punto, signor Presidente, cioè quello di garantire dei livelli adeguati di tutela della salute, la salute individuale e collettiva. Però, purtroppo, questo testo è stato farcito - usiamo questo termine, farcito - di limitazioni e di condizioni tali da comprimere anche l'esito dell'operazione; è come se, Presidente, a un treno ad alta velocità si va a tirare il freno d'emergenza per paura che si arrivi troppo presto a destinazione; questo è stato fatto con la regolarizzazione. Infatti, qualcuno mi spiega perché mettere in regola il bracciante agricolo e non l'operaio edile, oppure il cameriere? Quale motivo può indurre a fare questa scelta? Perché regolarizzare chi è irregolare dal 31 ottobre 2019 e non chi lo è da settimane o un mese prima? Qual è lo spirito che induce a questa scelta? Perché regolarizzare chi può dimostrare, grazie a un'espulsione non eseguita, di essere stato in Italia prima dell'8 marzo e non chi vi è entrato regolarmente e da allora ha lavorato, sia pure in nero? Perché? Ecco, per rimediare a queste ed altre incongruenze, signor Presidente - parlo dell'articolo 103 - insieme ad alcuni colleghi e colleghe avevo presentato, in Commissione, un emendamento che era anche scaturito dal confronto con diverse associazioni, molte associazioni, che si occupano di questo, emendamento che però - e qui chiedo anche al Governo come mai - non ha avuto il parere favorevole. Allora, io ci ritorno su questo tema e ripropongo il tema, naturalmente in termini più generali e come previsto dal nostro Regolamento, con questo ordine del giorno, nel quale che cosa si chiede al Governo? Di monitorare, monitorare l'andamento del processo di regolarizzazione ed estendere - appunto, valutare, l'opportunità, dunque tutte le cautele nell'esposizione, valutando l'opportunità - tali procedure anche ad altri settori produttivi, come ce lo chiedono da più parti, oltre a quello domestico e a quello agricolo; come anche di ampliare i termini per la presentazione delle relative domande, permettendo così a un numero maggiore di persone di accedere alla procedura di emersione. Stiamo, dovevamo fare, speriamo di poterla fare questa operazione di emersione. L'obiettivo è chiaramente quello di una maggiore sicurezza, maggiore sicurezza sociale e sanitaria e anche una reale tutela dei diritti di tutti e di tutte. Quindi, io mi aspetto - lo chiedo al Governo che è qui davanti a me, seduto nei banchi destinati ai rappresentanti del Governo - che questo ordine del giorno riceva un parere favorevole. Grazie, signor Presidente.
PRESIDENTE. La ringrazio deputata Boldrini. Ha chiesto di parlare la deputata Erika Mazzetti sull'ordine del giorno n. 9/2500-AR/388. Ne ha facoltà.
ERICA MAZZETTI (FI). Grazie Presidente, con l'approvazione di questo ordine del giorno avrete l'opportunità di dare dignità pari a tutti i cittadini, non mettendo in contrapposizione gli inquilini con i proprietari degli immobili, con un distinguo sociale che non è appropriato, come sta facendo l'attuale Governo, più volte denunciato da esponenti di Forza Italia ma anche e soprattutto da Confedilizia, che giustamente si appella alla politica, affinché il Governo e la maggioranza usino il buonsenso e non la demagogia e soprattutto il diritto di proprietà, che per noi è sacrosanto; proprio per questo motivo ho fatto questo ordine del giorno, a mia prima firma. L'articolo 17-bis del provvedimento in esame dispone la sospensione di tutte le procedure esecutive di rilascio dell'immobile fino al 31 dicembre 2020, dopo che il “decreto Cura Italia” l'aveva previsto dapprima fino al 30 giugno e poi, in sede di convenzione, fino al 1° settembre 2020.
Tale disposizione riguarda tutti gli affitti, abitativi e non abitativi, anche di tutte quelle strutture commerciali e artigianali che sono state colpite duramente dalla crisi del COVID-19, e tutte le procedure, sia per morosità, sia per finita locazione.
Con l'introduzione di un semplice comma, in pratica, si annullano gli effetti di sentenze emesse dai giudici di tutta Italia, a tutela di centinaia di migliaia di cittadini, che attendono di rientrare in possesso del proprio immobile. L'intento dei presentatori - deve presumersi - era quello di salvaguardare gli inquilini in relazione all'emergenza COVID-19, ma non i proprietari degli immobili.
Ma gli sfratti bloccati riguardano essenzialmente situazioni giunte a sentenza, quando il nuovo Coronavirus non esisteva neppure in Cina. Negli ultimi mesi, infatti, l'attività giudiziaria è stata pressoché ferma e, anche qualora qualche proprietario avesse tentato di portare avanti azioni di sfratto, si dubita che un qualsiasi giudice lo avrebbe assecondato. Notevole è il danno provocato ai proprietari degli immobili, che attendevano da anni di riavere il proprio immobile, che magari era finito nelle mani di uno dei tanti morosi di professione, che fanno vite lussuose, ma l'affitto non lo pagano. E probabilmente, dall'altra parte, ci sono dei cittadini, dei proprietari di immobile, che per mille cause possono campare e pertanto vivere solo di quell'entrata; credevano certa questa entrata e, magari, si erano anche impegnati a fare delle operazioni, dei finanziamenti per ristrutturazione o cose simili, ma a questo punto si trovano senza un'entrata, senza che lo Stato li protegga e, magari, proprio loro si trovano a essere creditori verso terzi.
Incomprensibile appare, inoltre, il criterio con il quale Governo e maggioranza intendono tutelare l'esigenza di una categoria di cittadini, imponendo per legge che se ne faccia carico un'altra categoria di cittadini, a proprie spese e senza alcuna forma di risarcimento e non con la collettività.
Pertanto, noi impegniamo il Governo a valutare l'opportunità, nell'emanazione dei futuri provvedimenti, di prevedere un equo indennizzo per i proprietari degli immobili, che sono stati penalizzati dalla disposizione introdotta dall'articolo 17-bis del provvedimento in esame, anche se già si era partiti male facendo l'acconto sulla tassa municipale. Noi ci siamo imposti, affinché non venisse almeno fatta pagare la tassa municipale, in quanto l'acconto era in scadenza il 16 giugno. Anche questo il Governo e la maggioranza non l'hanno accolto e sono andati avanti nel pagamento delle tasse. Allora, noi vogliamo le stesse misure per tutti i cittadini, che siano le stesse, alla pari: se si vuole portare il blocco degli sfratti fino al 31 dicembre 2020, allora dobbiamo portare anche il blocco delle tasse fino a questa data (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Alessandro Melicchio sull'ordine del giorno n. 9/2500-AR/157. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO MELICCHIO (M5S). Grazie, Presidente. La ricerca è l'elemento strategico della vita del nostro Paese. Basta solo pensare alla drammatica esperienza dell'emergenza COVID-19 e in quale misura i ricercatori precari abbiano dimostrato quanto sia necessario il loro quotidiano e straordinario lavoro.
Il Governo, inoltre, si è spesso pronunciato sull'importanza della ricerca per lo sviluppo del Paese. Questo decreto, infatti, all'articolo 238, stanzia 200 milioni per l'assunzione di ricercatori di tipo B nelle università e 50 milioni per l'assunzione dei ricercatori negli enti pubblici di ricerca. Tuttavia ho presentato l'emendamento n. 238.9, così come l'ordine del giorno di cui sto parlando, n. 9/2500-AR/157, che chiede di dare priorità in queste assunzioni alle stabilizzazioni previste dal decreto legislativo n. 75 del 2017, il cosiddetto “decreto Madia”. Infatti non sono state completate, ad oggi, le stabilizzazioni dei precari della ricerca, aventi diritto per quel decreto. Migliaia sono stati i ricercatori stabilizzati grazie a quella norma, ma ne restano poche centinaia, che vedono una profonda disparità con i propri colleghi, rispetto ai quali non riescono a raggiungere lo stesso risultato.
Esprimo, quindi, il profondo disaccordo per il parere, che è arrivato dal Governo, all'emendamento 238.9. L'ordine del giorno n. 9/2500-AR/157 ha le stesse finalità di quell'emendamento e impegna il Governo ad adottare un decreto ministeriale del Ministro competente, che faccia ottenere gli stessi risultati che avrebbe fatto ottenere quell'emendamento. Benché quel parere, confido nella sensibilità del Governo e del Ministro competente con riferimento alla necessità di dare stabilità a chi opera già oggi all'interno del sistema della ricerca italiana. Chiedo, quindi, che venga accolto questo ordine del giorno senza riformulazioni che lo depotenzino, perché sarei costretto a non accettarle.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine del giorno n. 9/2500-AR/43 il deputato Emanuele Prisco. Ne ha facoltà.
EMANUELE PRISCO (FDI). Grazie, Presidente. Come è noto a quest'Aula ovviamente, la grave emergenza sanitaria, che la nostra nazione sta attraversando in questi mesi, sta mettendo a rischio il sistema produttivo nazionale e, in particolare, anche il comparto siderurgico, che già da anni vive una grave crisi e che l'emergenza COVID-19 sta ulteriormente aggravando, pesando enormemente sulla domanda di acciaio, che è diminuita ulteriormente di oltre il 50 per cento.
In particolare, siamo molto preoccupati per la situazione che si sta determinando a Terni, dove il gruppo ThyssenKrupp ha confermato la volontà di voler cedere le acciaierie, nell'ambito del processo complessivo di riorganizzazione dell'azienda. Lo hanno ricordato in quest'Aula sia il Ministro Patuanelli sia il Presidente del Consiglio, dando atto di quella che è una situazione grave e complicata, ma che non può non tenere conto di un'azienda che, in questa città, da centotrent'anni è presente sul mercato e si colloca, ad oggi, tra i più importanti siti siderurgici europei a ciclo integrato, oltre ad essere market leader in Italia e tra i primi quattro produttori in Europa, per laminati in acciaio inossidabile. Per capirci è il 60 per cento del prodotto interno lordo della città di Terni e il 15 per cento del prodotto interno lordo dell'intera regione Umbria.
Per questo, chiediamo un impegno determinato del Governo a un piano strategico nazionale di rilancio del comparto siderurgico, col coinvolgimento di tutti gli attori interessati, che garantisca la continuità dell'attività di impresa, che salvaguardi i livelli occupazionali e produttivi, che favorisca investimenti necessari per la tutela dell'ambiente, l'ammodernamento degli impianti, l'innovazione, la ricerca tecnologica e la sicurezza dei lavoratori. Ma che si possa anche scongiurare il rischio di una possibile cessione ad acquirenti stranieri e la perdita di un'azienda strategica per l'economia nazionale, anche valutando l'opportunità di esercitare quei poteri speciali - il cosiddetto golden power - inseriti anche nel decreto-legge 15 marzo 2012, n. 21, che consentono al Governo di intervenire nella gestione di società ritenute di interesse nazionale, proteggendo i propri comparti industriali ritenuti di rilevanza strategica.
Insomma, se qualcuno pensa - vedo qui il sottosegretario Castelli in rappresentanza del Governo - di venire a prendere a saldo le eccellenze produttive italiane, costruite con il sudore dei nostri operai e con la capacità produttiva e il genio italiano, noi esigiamo che lo Stato, che l'Italia, ci sia e difenda oggi, domani e sempre i suoi gioielli produttivi, perché ne va dell'interesse e del futuro della nostra nazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia.)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Davide Bendinelli sull'ordine del giorno n. 9/2500-AR/15. Ne ha facoltà
DAVIDE BENDINELLI (IV). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, ho chiesto di intervenire, perché ho presentato un ordine del giorno, dopo che ho presentato un emendamento, che aveva l'obiettivo di rivedere un articolo del “decreto Rilancio”, che aveva una sua ragione dal punto di vista normativo, ma che comunque non era completo.
PRESIDENTE. Chiedo scusa, porti pazienza, se ci può aiutare, anche nel suo interesse, a cambiare microfono perché si sente un rumore di fondo che impedisce l'ascolto del suo intervento.
DAVIDE BENDINELLI (IV). Grazie Presidente, mi sentite meglio?
PRESIDENTE. Prego sì.
DAVIDE BENDINELLI (IV). Dicevo che ho chiesto di intervenire perché ho presentato un ordine del giorno a seguito di un emendamento che è stato, in una prima fase, accolto dalla V Commissione (Bilancio), ma che, inspiegabilmente, inaspettatamente, ha ricevuto parere contrario della Ragioneria generale dello Stato, dopo che aveva trovato il proprio accoglimento in sede di Commissione. Era un emendamento che aveva l'obiettivo di completare un articolo del “decreto Rilancio”, che aveva una sua ragione cioè quella relativa alle proroghe delle concessioni balneari relative al demanio marittimo. È chiaro che la norma, così come è stata presentata, aveva una sua ragione soprattutto perché stiamo cercando di uscire da un momento molto difficile e delicato come quello dello sviluppo della pandemia da COVID-19. Però chiaramente le concessioni balneari non esistono solo ed esclusivamente lungo le coste con riferimento al demanio marittimo: una importante percentuale del mercato turistico si svolge anche sui laghi. Allora, ho chiesto di integrare la norma, inserendo due semplici parole: dopo “demanio marittimo” ho chiesto di inserire la dicitura che facesse riferimento al demanio lacuale e al demanio fluviale. Oltre 60 milioni di presenze di turisti stranieri all'anno vengono registrate lungo le coste dei laghi. Se pensiamo che, con questo intervento, vogliamo aiutare a far ripartire il settore del turismo, che è stato fortemente penalizzato proprio da questa situazione, dobbiamo pensare che i laghi sono ubicati per lo più a nord, le zone maggiormente colpite da COVID-19. Mi sembrava giusto e doveroso pensare di normare e di integrare l'articolo con un emendamento che trovasse il suo accoglimento anche dal punto di vista della ragione e del buon senso. La Commissione si è espressa con parere favorevole e poi c'è stato questo intervento a gamba tesa, per me inspiegabile e ingiustificabile, della Ragioneria generale dello Stato che, non prima, non dopo ma durante, ha deciso di intervenire e di cassare l'emendamento dal punto di vista tecnico-economico. È una cosa assurda che il Parlamento e la politica si esprima in un determinato modo e che arrivi la Ragioneria dello Stato quando gli fa comodo e decida di fare il bello e il cattivo tempo. Infatti, se noi pensiamo che sia illegittimo integrare l'articolo con il mio emendamento, perché sono illegittime le proroghe alle concessioni lacuali e fluviali, di fatto lo sono anche quelle disciplinate dall'articolo presentato dal Governo che fanno riferimento al demanio marittimo (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Allora, non capisco questa incoerenza da parte del Governo che, probabilmente, ha accettato un parere negativo da parte della Ragioneria generale dello Stato. Chiedo al Parlamento di esprimersi favorevolmente e di accogliere la proposta e l'ordine del giorno e mi auguro che vi sia buon senso, che ci deve unire per uscire da questa crisi e da questa difficoltà economica, nella quale ci troviamo, perché vogliamo rilanciare un settore importante come il turismo, che ha salvato l'economia nazionale, negli ultimi dieci anni, e che oggi si trova in una difficoltà maggiore rispetto a tanti altri settori della nostra economia; e che vi sia comunque la volontà di anteporre il buon senso, per una buona causa come questa, ad una divisione politica rispetto a una contrapposizione tra scelte di maggioranza o di minoranza. Chiedo, pertanto, a tutto il Parlamento di esprimersi domani, sperando che possa essere accolta la proposta di ordine del giorno, e mi auguro che vi sia la volontà anche di arrivare a colmare questa lacuna, che è una lacuna giuridica, una lacuna probabilmente dettata anche dalla mancanza di buon senso da parte di un Ministero, che si è espresso, a parole, nei miei confronti in maniera favorevole - sì, mi hanno detto quando ho fatto un incontro, condividiamo la tua tesi - e poi, inspiegabilmente, è arrivato il parere negativo.
Chiedo che l'ordine del giorno, indipendentemente da quello che può essere il parere del Governo in merito, venga votato in ogni caso (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tonelli sull'ordine del giorno n. 9/2500-AR/261. A lei la parola.
GIANNI TONELLI (LEGA). Grazie mille, Presidente. Vede, Presidente, questo decreto, misure urgenti in materia di salute e sostegno al lavoro, mi consente di poter tentare di descrivere, a lei e a tutti i colleghi presenti, quella che è una condizione surreale all'interno delle Forze dell'ordine. Vede, per farle comprendere cosa voglio dire, molte volte quando ricordiamo le vittime sul lavoro oppure in occasione del 1° maggio tendiamo a stigmatizzare la condizione di sicurezza sul posto di lavoro, ma noi non sappiamo, ad esempio, che all'interno delle Forze dell'ordine la situazione è veramente in una condizione di arcaicità. Cosa intendo dire? Intendo dire che ci sono due leggi che dettano le linee guida sulla sicurezza sul posto di lavoro, che sono la legge n. 626 del 1994 e la legge n. 81 del 2008. Bene, mi risulta che all'interno, dall'ambiente in cui provengo, non siano ancora stati approvati i decreti attuativi non della legge n. 81 del 2008, ma neppure della legge n. 626 del 1994, ossia noi siamo al 1993. Ecco che, dovendo affrontare un problema come quello la sicurezza sul posto di lavoro da parte degli operatori delle forze dell'ordine durante il COVID-19, noi ci rendiamo conto e ci diamo una spiegazione di come mai accadono cose strane, come mai gli operatori hanno aspettato invano le mascherine e non sono arrivate; come mai, ad esempio, adesso nelle zone di sbarco, dove sono state rilevati numerosi ingressi di persone contagiate positive al tampone, gli operatori delle Forze di polizia sono quelli che devono accogliere gli immigrati ed esperire tutte le pratiche prima ancora dei controlli sanitari, quindi le video e foto segnalazione e quindi insomma tutte le altre procedure che, bene o male, devono essere adempiute. Credo che questo sia assolutamente ingiusto e questo perché non solo non vi è, sotto il profilo della cultura interna e della sicurezza sul posto di lavoro, la necessaria sensibilità da parte delle amministrazioni, ma soprattutto perché non sono stati stanziati i fondi necessari. Io ho presentato una serie di emendamenti che chiaramente sono stati bocciati, che riguardano tutta una serie di aspetti proprio della sicurezza sui posti di lavoro, quindi i protocolli sanitari anti-contagio, e la mancanza di interventi per quanto riguarda la garanzia di sicurezza e, quindi, la necessità di nuove fondine, che non siano come quelle che purtroppo hanno determinato anche la morte di miei due colleghi, guanti antitaglio e antipuntura, giubbotti antiproiettile per la protezione contro le palle rigate d'arma lunga.
Ma le chiedo una cosa perché a volte veramente sembra che certe situazioni siano surreali: ma se uno entra in un cantiere edile e non vi sono elmetti, non vi sono protezioni o le scarpe antinfortunistiche non sono secondo la normativa, il datore di lavoro viene sanzionato? Allora perché un giubbetto antiproiettile totalmente inidoneo oggi viene tranquillamente indossato, mentre invece, per converso, non si procede all'acquisto di giubbetti antiproiettile per arma lunga? Signor Presidente, lei è mai andato in un poligono e ha fatto la prova? Io l'ho fatta questa prova, l'ho filmata e l'abbiamo anche mandata in numerose trasmissioni nazionali. Ecco, l'arma lunga fa reagire il giubbetto antiproiettile senza neppure spostarlo, voglio dire come se neanche fosse indossato, perché il fatto dello spostamento del giubbetto antiproiettile determina la capacità di energia, la resistenza che questo fa, come il burro. E, allora, per quale motivo gli operatori delle Forze dell'ordine non devono essere assolutamente sostenuti sotto questo profilo e non devono essere finanziati? Forse sono figli di un dio minore? Forse la loro sicurezza e la serenità loro e quella della loro famiglia ha una dignità inferiore rispetto agli altri?
Un altro punto che avevo messo: ad esempio, è fondamentale e fa parte anche di un disegno di legge che ho presentato e spero al più presto possa andare in discussione. Al primo punto è proprio la dotazione di videocamere da poter collocare su tutte le divise, su tutte le auto e in tutte le celle di sicurezza sotto il regolamento del Garante della privacy, perché gli operatori delle forze dell'ordine vengono raggiunti ogni anno da migliaia, migliaia di denunce fasulle e false e purtroppo - mi consenta la battuta - ma ogni asino che raglia noi finiamo alla sbarra, e questo è profondamente ingiusto. Noi vogliamo rispondere di ogni nostro respiro quando siamo fuori a servire la comunità del Paese, ma non possiamo pensare che lo Stato che difendiamo, il sistema che difendiamo, invece ci avversi e non ci tuteli in alcun modo. Noi vogliamo agire secondo verità e vogliamo rispondere di ogni nostro respiro. Quindi, la spesa è, tutto sommato, anche limitata, perché il costo dei tecnologici è quello che tiene bassi i livelli di inflazione, quindi io credo che debba essere fatto un passo del genere in questa direzione. Ma non solo: non esiste spesa, esiste risparmio!
PRESIDENTE. Concluda, per favore, ha esaurito il suo tempo.
GIANNI TONELLI (LEGA). Abbiamo concepito un codice di procedura penale, qualche decennio fa, assurdo, che ha portato soltanto veramente all'impastamento della macchina giudiziaria, quando le telecamere potrebbero essere il vero sistema di deflazione del dibattimento. Ecco, la preghiera che va al Governo - e spero che accolga quest'ordine del giorno - è proprio quella di stanziare delle risorse per tutte quelli che sono gli aspetti della sicurezza e del rapporto di lavoro degli appartenenti alle Forze dell'ordine (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Il deputato Raffaele Baratto ha chiesto di illustrare l'ordine del giorno n. 9/2500-AR/404. Ne ha facoltà.
RAFFAELE BARATTO (FI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, Vice Ministro, l'epidemia da COVID-19 ha avuto e minaccia di continuare ad avere un impatto dirompente sulle prospettive di sviluppo e di investimento, ponendo a serio rischio la sopravvivenza di migliaia di piccole e medie imprese italiane. Tutti ormai riconoscono che il primo corollario economico dell'emergenza sanitaria è la ben nota crisi di liquidità, che ha attinto significativamente la transazione commerciale tra imprenditori, incrinando drasticamente l'indice di fiducia che sostiene il sistema economico; un indice di fiducia che faticherà a riprendersi quest'anno, così come i fatturati delle nostre imprese, come dimostrano i dati di Fitch, che hanno evidenziato l'esplosione dei fallimenti, che hanno superato in proporzione i tassi della crisi del 2009. Quella che rischia di innescarsi è una spirale di inadempienze a catena, con evidenze che potrebbero sfociare nel proliferare di contenziosi e istanze di fallimento continui. L'attuale emergenza COVID-19, derivante dall'epidemia, può quindi potenzialmente generare un trauma sostanzialmente irreversibile al nostro sistema economico, con conseguenze devastanti. A fronte dell'allarme lanciato da più parti, principalmente dalle categorie produttive, il Governo ha emanato misure di sostegno alle attività di impresa e al sistema produttivo colpito dall'epidemia di COVID-19, ed aveva introdotto una norma volta ad impedire il proliferare di istanze di fallimento a causa dell'emergenza in atto. Il termine di improcedibilità a cui sono sottoposte le istanze di fallimento era fissato al 30 giugno 2020; dopo questa data, quindi, il corso normale delle procedure è ripreso, e oggi si sta verificando ciò che avevamo denunciato, come gruppo, a maggio, chiedendo l'immediata approvazione di una proroga del termine per l'efficacia delle istanze di fallimento. A fronte del protrarsi della crisi in atto, i problemi riscontrati finora non sono mai mutati, né mutata è la situazione di crisi in cui versano migliaia di imprese che oggi faticano a far fronte ai propri impegni con fornitori e clienti. Anzi, si sono aggravati, e minacciano seriamente di sfociare in una crisi giudiziaria, con contenziosi trascinatisi nelle aule di tribunale per anni e in imprese martirizzate dall'inefficienza conclamata del nostro sistema giudiziario. Per questo, con quest'ordine del giorno propongo di prorogare il termine originariamente fissato al 31 dicembre 2020. Avevo anche presentato un emendamento, ma purtroppo è stato respinto, davvero me ne dispiaccio, ma credo dispiaccia a tutte queste imprese e a tutti questi imprenditori.
Voglio però, Viceministro, invitare il Governo ad approvare immediatamente una moratoria dei fallimenti. Credo che tutti riceviamo oggi messaggi da imprenditori disperati, persone perbene che non hanno mai saltato una rata di qualsiasi mutuo che abbiano intrapreso, mai saltato neanche un pagamento con i propri fornitori, che non hanno mai neanche fatto un ritardo, ma oggi queste imprese e questi imprenditori rischiano davvero il fallimento. Credo che a questi imprenditori perbene oggi dobbiamo prestare attenzione, e dobbiamo davvero far presto, anche perché - e chiudo, Presidente - sono coloro che hanno tenuto in piedi questo Paese e hanno mantenuto sempre dritta la barra per questo Paese, che ci hanno sempre anche resi orgogliosi di essere italiani (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine del giorno n. 9/2500-AR/61 il deputato Francesco D'Uva. A lei la parola.
FRANCESCO D'UVA (M5S). Signor Presidente, anche quest'anno la Camera dei deputati si appresta a restituire allo Stato una quota consistente dei propri risparmi di gestione. Il progetto di bilancio per il 2020, predisposto dal Collegio dei questori, di cui faccio parte - colgo l'occasione per ringraziare i colleghi Fontana e Cirielli per il lavoro svolto - è stato deliberato dall'Ufficio di Presidenza e giungerà in Assemblea per la discussione la prossima settimana. Anche quest'anno si prevede la restituzione allo Stato di 80 milioni di euro, che potranno essere utilmente impiegati a favore di tutti i cittadini. È ormai dal 2013 che questo ramo del Parlamento produce corposi avanzi di amministrazione: sono stati risparmiati più di 450 milioni di euro, di cui oltre 300 milioni negli ultimi anni sono stati destinati all'unanimità alle popolazioni colpite dal terremoto nel Centro Italia, a cui vogliamo continuare a riservare una parte delle risorse, come prevede un ordine del giorno bipartisan a prima firma del collega Baldelli, che porta avanti questa iniziativa già dalla scorsa legislatura. Quest'anno abbiamo però ritenuto che fosse giusto dedicare una parte consistente delle risorse risparmiate dalla Camera dei deputati anche a un'altra destinazione. Il 2020 è stato sconvolto da una pandemia che ha mietuto centinaia di migliaia di vittime in tutto il mondo, solo in Italia 35 mila morti, tra cui oltre 200 tra medici, infermieri e operatori sanitari. A loro e alle loro famiglie va il nostro primo pensiero. Nel momento più buio della crisi, la Conferenza dei capigruppo ha espresso all'unanimità la volontà di impegnare gli avanzi di economia della Camera a quest'emergenza sanitaria. A distanza di alcuni mesi, adesso che la situazione appare stabilizzata - sottolineo “appare”, non bisogna abbassare la guardia -, ho ritenuto di raccogliere il comune sentire di tutti gli italiani proponendo un ordine del giorno che inviti il Governo a destinare questi risparmi agli operatori sanitari che hanno combattuto in trincea durante un'emergenza senza pari da più di un secolo a questa parte. Ho ottenuto l'immediata adesione di quasi tutte le forze politiche, che hanno firmato quest'ordine del giorno attraverso i propri rappresentanti in Ufficio di Presidenza. Vi ringrazio tutti, uno a uno, come ringrazio tutti i presidenti dei gruppi, senza distinzione di parte, e i loro componenti. Di fronte a un virus così aggressivo e di così rapida diffusione, abbiamo conosciuto la straordinaria abnegazione dei medici, degli infermieri e di tutti gli operatori, che non hanno esitato a mettere a rischio la propria vita al servizio dei propri concittadini e dell'Italia. Il ringraziamento più importante è rivolto proprio a loro, alle donne e gli uomini del nostro personale sanitario. Donne e uomini che sono il volto di un'Italia che ha lottato senza risparmiarsi, guardando in faccia l'emergenza, affrontandola con spirito di solidarietà, coraggio e professionalità, il volto forte di un Paese che ora raccoglie le sue migliori energie e si rialza. Quest'iniziativa, dunque, ci unisce nel trovare un modo per esprimere concretamente la nostra gratitudine a tutte queste persone che hanno chiesto di non essere chiamate eroi, per questo chiediamo al Governo di individuare forme premiali a riconoscimento dell'implacabile impegno profuso dal personale sanitario in prima linea nell'emergenza COVID-19, e poter così contribuire a questo fine con 40 milioni di euro di risparmi di gestione della Camera dei deputati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine del giorno n. 9/2500-AR/42 il deputato Davide Galantino. Ne ha facoltà.
DAVIDE GALANTINO (FDI). Presidente, già nei mesi precedenti abbiamo previsto quello che poi purtroppo è accaduto, e nell'illustrare questo ordine del giorno vorrei ricordare che anche in passato, con i colleghi di Fratelli d'Italia, abbiamo presentato diversi atti di indirizzo in occasione delle ormai decine di fiducie con cui state portando avanti la vostra azione di governo, perché mentre voi pensate a come spartire le mancette del decreto “vergogna”, qui fuori, piazza Montecitorio è sempre piena di gente disperata che viene fin qui, a Roma, perché è stufa dei proclami di questo Governo.
Di conseguenza, ci tocca approfittare di questi pochi minuti di spazio a disposizione per raccontare in breve quello che proponiamo, per tutelare economicamente tante delle categorie dimenticate, nonostante i miliardi di nuovi debiti messi a disposizione. Non entro nel merito del settore matrimoni che crea posti di lavoro, attenzione, per un milione di italiani e produce un business di 540 milioni provenienti dall'estero, grazie ai destination weddings, che vedono la Puglia, la Campania e la Toscana come mete privilegiate, e 40 miliardi di euro l'anno in patria, quasi quanto i debiti che questo Governo sta lasciando alle future generazioni. Quindi, è facile intuire che, se anche una sola categoria viene bloccata, tutto l'indotto occupazionale ci va a rimettere e queste sono solo alcune delle categorie che vengono addirittura qui davanti al palazzo per avere maggiore attenzione, confidando in tutte le forze politiche in campo. Come possiamo immaginare, abbiamo diverse categorie di imprenditori che hanno perso molte prenotazioni, a causa dell'emergenza sanitaria, per anniversari, compleanni e, ovviamente, matrimoni.
Infatti, noi di Fratelli d'Italia, se usciamo qui fuori per andare a parlare con le varie categorie che rappresentano l'Italia e i problemi reali non è per fare le passerelle, ma per poi riportare quelle informazioni dentro quest'Aula e ricordarvi che, prima o poi, i vostri “no” vi si ritorceranno contro. In una società normale funziona così: se lavori viene apprezzato e stimato, se non lavori vai a casa. Per queste ragioni ho presentato un ordine del giorno finalizzato a garantire un contributo per sostenere le categorie dei fotografi, dei video-operatori, dei grafici e degli stampatori, dato che parliamo delle categorie maggiormente colpite. L'emergenza sanitaria ha chiesto uno sforzo a tutti noi e il Governo e quest'Aula hanno il dovere di trovare delle soluzioni che non possono sicuramente gravare su chi produce piuttosto che su chi è impegnato a spendere un bonus (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Luciano Nobili, sull'ordine del giorno n. 9/2500-AR/16. Ne ha facoltà
LUCIANO NOBILI (IV). Grazie, Presidente. Poco più di due mesi fa ho ricevuto questa mail che diceva così: “Buonasera, Luciano, mi chiamo Alessandra, sono una libera professionista iscritta all'ordine degli architetti di Genova, ho 34 anni e il 10 giugno 2019 è mancato mio marito Riccardo, anche lui architetto; aveva 32 anni. Ho fatto richiesta di pensione superstiti a Inarcassa, la cassa della nostra categoria, e il 21 dicembre 2019 mi hanno comunicato l'ammontare: 31,7 euro lordi mensili per me e 10,5 euro lordi mensili per mio figlio neonato. Riccardo aveva pochi anni di anzianità, il mio ISE era di 160 euro superiore all'ISE richiesto per la pensione minima. Da settimane, oltre al dramma personale si è aggiunto il dramma collettivo, faccio fatica come tutti, è già da mesi che facciamo tutti fatica. In data 6 aprile mi viene comunicato da Inarcassa che il contributo di 600 euro stabilito dal “decreto Rilancio” per i liberi professionisti iscritti alle casse non mi spetta, perché ricevo questa pensione superstiti, quindi non ho più un marito, ho un figlio da mantenere, cerco di continuare a lavorare svolgendo la mia attività di professionista e pagando ovviamente i contributi, ma non posso fare richiesta del reddito di ultima istanza, perché ricevo una pensione superstiti di 41,5 euro lordi al mese. Se la mia vita fosse ancora normale potrei farne richiesta e mio marito Riccardo anche, quindi, potremmo ricevere un contributo di 1.200 euro al mese per marzo, aprile e maggio, ma Alessandra sola con Elio non può richiedere nessun contributo. C'è sicuramente qualche errore.” Così scrive Alessandra. Io credo che sia un errore grande, non un errore piccolo e in queste settimane ho scoperto che questo non riguarda solo Alessandra, ma riguarda tante altre persone, soprattutto donne che hanno questa condizione di fragilità e che aggiungono al dolore di aver perso una persona cara, fondamentale per la propria vita, anche la difficoltà di non poter approfittare di uno degli strumenti che meritoriamente il Governo ha messo a disposizione delle famiglie, dei professionisti, dei lavoratori, per fronteggiare questi mesi così difficili dell'emergenza COVID.
Per questa ragione, ho presentato un emendamento all'articolo 84 del “decreto Rilancio”, quello che appunto prevede le indennità temporanee in favore delle categorie di cui farebbero parte i professionisti in questione, un emendamento che Italia Viva ha sostenuto con forza e che è stato segnalato dal nostro gruppo; l'abbiamo portato in Commissione bilancio credendoci, eppure è arrivato un parere negativo che ne ha interrotto il percorso, come se le persone che si trovano in questa condizione e ricevono questi trattamenti pensionistici indiretti minimi, venissero equiparati a titolari di pensione diretta o a titolari di pensione di reversibilità che, con le loro difficoltà, sono però una condizione molto diversa.
Ovviamente, Presidente, lo dico anche al Vice Ministro presente, al rappresentante del Governo, non stiamo parlando di chissà quali categorie, non stiamo parlando di chissà quali stakeholder, ma stiamo parlando di donne e uomini che in questo Paese, nelle pieghe dei tanti strumenti che abbiamo predisposto per fronteggiare l'emergenza, rimangono esclusi. Io credo, noi crediamo che questo non debba succedere, quindi, il mio appello di fronte a questa piccola grande ingiustizia è che il Governo se ne faccia carico, assumendo questo ordine del giorno e trovando tutte le formule possibili per assicurare alle persone che si trovano nella dolorosissima condizione in cui si è trovata Alessandra di poter contare sull'aiuto dello Stato, in un momento così difficile (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine del giorno n. 9/2500-AR/305 il deputato Bianchi. Ne ha facoltà.
MATTEO LUIGI BIANCHI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, a conclusione dell'iter in Commissione bilancio del cosiddetto decreto Rilancio sono rimasto basito dall'approvazione di un emendamento presentato dall'estrema sinistra di questo Parlamento, dal gruppo di Liberi e Uguali, e cofirmato da rappresentanti del PD, i quali entrambi, come sappiamo, rappresentano la maggioranza che sostiene questo Governo. Il testo inserito sospende l'esecuzione degli sfratti di immobili ad uso abitativo e non abitativo fino al 31 dicembre del 2020. È evidente che tale norma è un attacco frontale contro la libera proprietà privata, in perfetto stile marxista-comunista, e la stessa prolunga una sospensione in vigore oramai dal 17 marzo scorso, creando differenze e discriminazioni tra affittuari e proprietari, in quanto aumenta le forme di aiuto in favore degli inquilini, ma toglie un reddito legittimo, frutto di sacrifici e risparmi, ai proprietari degli immobili.
Senz'altro tale norma provocherà anche effetti negativi su tutto il mercato immobiliare, rendendo sempre più difficile il mercato delle locazioni. Sappiamo tutti quanto tempo e quante difficoltà si riscontrano in Italia per cacciare un inquilino moroso, il quale spesso è più un cattivo pagatore che un bisognoso. Tuttavia, è stata scelta la strada del mero assistenzialismo al parassitismo, perdendo l'occasione per aiutare veramente il mondo del lavoro, l'enormità di piccole e medie imprese, di artigiani, di commercianti, di professionisti che caratterizzano il nostro tessuto produttivo e che rappresentano il nostro patrimonio economico.
L'associazione dei proprietari ha stigmatizzato aspramente la norma come la pietra tombale sull'affitto in Italia, con conseguenze nefaste su accesso all'abitazione e sviluppo delle attività commerciali. La disposizione non considera minimamente le esigenze e le condizioni economiche del proprietario locatore che potrebbe trovarsi privo di reddito, perché magari ha perso il lavoro e ora resta anche senza l'affitto della sua unica proprietà, magari ereditata grazie ai sacrifici e alle rinunce del padre o del nonno.
Presidenti e colleghi, si tratta di una misura gravissima, che penalizza volutamente, in maniera ideologica e classista, una categoria di cittadini, caricando a questi ultimi gli obblighi sociali e morali dello Stato italiano nei confronti della povertà. Peraltro, la norma non riguarda esclusivamente gli sfratti maturati in emergenza Coronavirus, ma riguarda anche situazioni pregresse che nulla hanno a che vedere con la recente emergenza. Si tratta, infatti, di una misura generica che riguarda tutti, anche coloro che dall'emergenza sanitaria non hanno subito danni. Presidente, chiedo quindi a gran voce un senso di responsabilità per non farci piombare di colpo in un incubo che sa di rivoluzione bolscevica. Il Governo, quindi, nell'ambito dei prossimi provvedimenti di carattere normativo riveda l'articolo 17-bis del “decreto Rilancio”, anche bilanciando, con appositi indennizzi, le perdite subite dai proprietari degli immobili che non possono entrare in possesso della loro proprietà privata, e ripeto, la loro proprietà privata, per non penalizzare appunto i proprietari immobiliari i quali non sono una categoria di privilegiati, non sono una categoria di ricchi da bastonare in perfetto stile Soviet, ma sono solo dei risparmiatori che hanno contribuito a consolidare questo Paese, oramai sfasciato da provvedimenti ideologici di questo tipo. Vi prego, ponete rimedio e ravvedetevi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno n. 9/2500-AR/95 ha chiesto di parlare il deputato Nunzio Angiola. Non c'è, si intende che vi abbia rinunciato.
Sull'ordine del giorno n. 9/2500-AR/385 ha chiesto di parlare il deputato Dario Bond. Ne ha facoltà.
DARIO BOND (FI). Grazie, Presidente. Saluto il Vice Ministro. È un ordine del giorno, questo, che si collega ai primi articoli del “decreto Rilancio”, quegli articoli che trattano la parte sanitaria, è il Titolo I. Questo ordine del giorno tratta un argomento particolare, che è quello degli autisti delle ambulanze. Voi pensate che queste persone siano considerate personale sanitario a tutti gli effetti, invece non lo sono. Questi autisti, che io chiamo piloti di ambulanze perché rischiano la vita tutti i giorni nel districarsi fra le macchine e correndo per salvare vite umane, durante il periodo COVID-19 si sono dimostrati super operativi, assieme a tutto il personale sanitario, ma la loro figura, quella dell'autista soccorritore, riconosciuto in tutta Europa, non è riconosciuta in Italia. Qualche regione ha tentato, tipo la regione del Veneto, di dare un profilo professionale sanitario a queste figure, ma in qualche maniera manca una cornice nazionale. E la cornice nazionale, questo Parlamento, a mio avviso, ma anche questo Governo, in una situazione di emergenza così, ma anche prima dell'emergenza, la deve dare: la deve dare per una sorta di giustizia lavorativa a delle persone che hanno una loro professionalità, che molte volte mettono il rischio della vita davanti e, comunque, sono sempre vicine al rischio, sia in un incidente, sia una in una pandemia, come in questo caso qui.
Allora, chiedo al Governo con molta semplicità, ma chiedo anche a questo Parlamento, per chi mi ascolta, che in qualche maniera metta mano e riconosca la figura dell'autista soccorritore o del pilota soccorritore, sia nell'urgenza, che nell'emergenza, perché queste persone ci hanno messo del loro in più per portare avanti tante volte delle situazioni difficili come nel COVID-19, hanno rischiato il contagio, ci hanno messo la faccia e tante volte sono riconosciute come una mera figura tecnica che guida un automezzo. Ecco, Presidente, su questo punto vorrei che ci fosse giustizia lavorativa, che si riconosca a queste persone una figura professionale adeguata (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente, Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine del giorno n. 9/2500-AR/50 il deputato Deidda. Ne ha facoltà.
SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Abbiamo presentato questo ordine del giorno con i colleghi Prisco, Ferro, Varchi, Maschio, per sensibilizzare il Governo e chiedere una mano, un aiuto al Governo per quanto riguarda il settore della polizia penitenziaria. L'ultima aggressione è avvenuta nel carcere di Uta, a Cagliari, dove due agenti di polizia penitenziaria sono stati aggrediti da un detenuto con problemi mentali, ma sappiamo benissimo che ogni giorno gli agenti di polizia penitenziaria rischiano la propria vita e la propria incolumità in quelle che dovrebbero essere delle strutture protette, delle strutture sicure. Non è così: c'è il personale della polizia penitenziaria che è sempre più vecchio, non ha in dotazione le giuste attrezzature, come il taser, ma questo non è il tema dell'ordine del giorno; quello che chiediamo è che, visto che nel “decreto Rilancio”, grazie anche un emendamento di Fratelli d'Italia sostenuto poi complessivamente da tutte le forze politiche, si è dato vita allo scorrimento dell'ultimo concorso valido della polizia penitenziaria, dando quindi ossigeno agli organici della Polizia penitenziaria, ma chiediamo un ulteriore sforzo per consentire agli idonei della aliquota cosiddetta militare, a chi era in ferma prefissata, a chi ha servito la patria come militare ed è idoneo a quel concorso, di poter essere preso in considerazione ed entrare, ovviamente previe visite mediche o quel che è, ma son già idonei, nella Polizia penitenziaria.
Quindi, l'ordine del giorno chiede di valutare di aumentare il numero di questa chiamata rispetto a tale concorso o, visto che c'è una grande difficoltà nel 2020 di bandire nuovi concorsi, di prendere in considerazione, ovviamente con un apposito provvedimento, di chiamare questi idonei militari, perché vi è un grande problema nelle pubbliche amministrazioni: purtroppo, nei vari concorsi ci si dimentica sempre, nel momento di scorrere la graduatoria, dell'aliquota dei militari; invece di essere un vantaggio, quello di aver vestito la divisa e di essere militare, a volte diventa un ostacolo insormontabile. Diamo quindi la possibilità a chi è idoneo all'ultimo concorso della polizia penitenziaria di poter entrare, visto che ha superato tutte le prove e ha superato anche l'idoneità fisica. Ha la sfortuna di essere stato idoneo non vincitore, ma, se scorriamo la graduatoria, vi chiediamo questo aiuto: di valutare un apposito provvedimento e dargli la possibilità di servire ancora la patria (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno n. 9/2500-AR/22 ha chiesto di parlare il deputato Gennaro Migliore. Ne ha facoltà.
GENNARO MIGLIORE (IV). Grazie, signor Presidente. Signora Viceministro, vorrei qui rappresentarle l'esigenza che ho sentito nel presentare questo ordine del giorno in relazione al Temporary Framework e al tema delle capitalizzazioni delle piccole e medie imprese. Siccome in applicazione del Temporary Framework, che riguarda le misure di sostegno in deroga alla disciplina ordinaria degli aiuti di Stato, al Capo I, agli articoli 26 e 27, vengono indicate le misure di sostegno, di rafforzamento patrimoniale delle imprese di medie dimensioni e il patrimonio destinato, credo sia importante avere un quadro dell'armamentario con cui si intende intervenire sulle piccole e medie imprese, che sappiamo essere una infrastruttura strategica per il tessuto produttivo del nostro Paese. Si tratta di uno sforzo encomiabile, lo voglio dire anche rappresentando un apprezzamento per quanto è stato fatto dal Governo, che però ha un buco, che non è un piccolo buco e spero che possa essere curata, questa sfasatura, proprio dall'accoglimento di questo ordine del giorno e, successivamente, anche da una modifica di quelli che sono i criteri con i quali vengono erogati questi sostegni e questi aiuti. Infatti, sfugge una parte fondamentale delle piccole e medie imprese, perché, se nell'articolo 26 le piccole e medie imprese sono definite giustamente come quelle tra i 10 e 50 milioni di fatturato, però le condizioni di accesso ai benefici non sono flessibili, perché si deve avere una disponibilità di liquidità da parte dell'imprenditore, che, onestamente, è esattamente il primo problema che dobbiamo fronteggiare a seguito della crisi del COVID. Tutto è tarato nell'accesso se l'imprenditore sia o meno in grado di disporre della liquidità necessaria: questo, a mio giudizio, contraddice in parte quello che è lo spirito del Temporary Framework e dobbiamo dire anche con chiarezza, soprattutto per chi ci ascolta fuori da qui, che il primo effetto di questa crisi è stata proprio la caduta del cash flow delle aziende e quindi bisogna intervenire in modo tale che si rendano più flessibili gli strumenti. Nell'articolo 27, infatti, si richiamano opportunamente gli apporti diretti che il Ministero dell'Economia e delle finanze indirizza a CDP per dotarsi di capitale al fine di apporti di equity proprio per il tema, l'annoso problema, della ricapitalizzazione delle piccole e medie imprese. Però c'è un limite anche nell'articolo 27 e su questo interviene l'ordine del giorno: c'è un limite inferiore di 50 milioni di euro di fatturato. Noi sappiamo qual è la definizione delle piccole e medie imprese: sono fino a 50 milioni di euro, quindi questo è uno strumento encomiabile ma non guarda la realtà delle piccole e medie imprese, ma delle imprese medie e grandi, perché questo è il tema che voglio sottolineare con questo mio ordine del giorno: se noi vogliamo rilanciare il tessuto produttivo, quello fondamentale anche dal punto di vista - e concludo - della tenuta occupazionale, delle filiere produttive, dobbiamo avere la possibilità di estendere anche alle aziende che hanno più di 10 milioni e non più di 50 milioni di fatturato gli strumenti dell'equity.
Noi abbiamo, in questo momento, il fondo strategico, il fondo QuattroR, insomma i temi li conosciamo e conosciamo anche gli strumenti. Chiedo con questo ordine del giorno una misura molto semplice: quella di abbassare a 10 milioni di euro il limite che consenta l'accesso a questi importanti strumenti di ricapitalizzazione e, inoltre, di considerare chi è in concordato preventivo in continuità in bonis anche qualora sia in attivo la sua gestione…
PRESIDENTE. Concluda.
GENNARO MIGLIORE (IV). …ho concluso, e in questo senso dare un aiuto a quel tessuto imprenditoriale che ha dovuto soffrire e sta soffrendo ancora la crisi del COVID-19 più di altri settori (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
PRESIDENTE. Il deputato Furgiuele ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2500-AR/253.
DOMENICO FURGIUELE (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, signor Viceministro, la situazione venutasi a determinare in uno dei più importanti scali aeroportuali del Mezzogiorno d'Italia, qual è quello di Lamezia Terme, richiede un intervento convinto, in prima istanza, da parte del Parlamento e, poi, successivamente, da parte del Governo italiano attraverso degli impegni e degli interventi concreti. Nel recente passato, un mix tra cattiva politica, mala gestione e miopia manageriale ha impedito che questo importante scalo aeroportuale potesse adeguarsi agli standard strutturali e funzionali che sono assolutamente necessari per un aeroporto come quello di Lamezia Terme che, soltanto negli ultimi anni, ha fatto registrare un incremento, in termini di passeggeri, superiore alle 3 milioni di unità; un risultato importante, un traguardo che è stato raggiunto, ma, a seguito del quale, negli ultimi due anni di questa legislatura, non abbiamo avuto alcun contributo. Ad oggi, la struttura aeroportuale di Lamezia Terme è assolutamente sottodimensionata rispetto a quelle che sono le esigenze che richiede il traffico passeggeri. C'è, dunque, un rapporto inversamente proporzionale tra quella che è l'importanza crescente di questo aeroporto e quelle che sono le reali capacità di poter rendere dei servizi all'utenza. Allarma, poi, in tal senso anche l'evocazione di soluzioni tampone che, nel nostro Paese, generalmente, tendono a diventare, poi, permanenti: penso, per esempio, all'utilizzo di una tensostruttura per poter allargare gli spazi che, ormai, non ci sono più. Questa cosa allarma e un po' indigna, perché un aeroporto come quello di Lamezia Terme, che è un aeroporto internazionale, tra gli undici di interesse strategico nazionale, dovrebbe aspirare a qualcosa di più di una tensostruttura.
E, dunque, mai come adesso, mai come in un provvedimento come questo sarebbe necessario prendere un impegno da parte di tutti i partiti, affinché si possa investire, affinché l'aeroporto internazionale di Lamezia Terme possa assurgere al ruolo che gli compete, quel ruolo di elemento di continuità che la Calabria, il Mezzogiorno d'Italia, il nostro Paese, ma anche l'Europa, attende da anni. Questo dovrebbe essere l'aeroporto di Lamezia Terme, questo dovrebbe essere un aeroporto di questa portata. E questo non lo dice Domenico Furgiuele, ma lo dicono i dati, lo dicono le statistiche, lo dice il posizionamento geografico, lo dice il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti e lo ha anche testimoniato l'Europa, spesso e volentieri, volendo investire e paventando finanziamenti che, prima, sono arrivati e, poi, sono spariti. Questo in esame è un ulteriore ordine del giorno che viene presentato da me, che fa seguito a tanti altri emendamenti depositati in altri provvedimenti, che mi auguro possa essere accolto in modo pieno, perché, signor Presidente, e per suo tramite, anche al Viceministro, che degli autorevoli esponenti politici invochino o indichino ai calabresi di farsi un esame di coscienza sul fatto che il turismo non è mai aumentato o non è mai incrementato su quella regione è una cosa strana, perché se il buon Dio, evidentemente, avesse posizionato la Calabria più vicina all'Europa, magari nel cuore dell'Europa, le cose sarebbero andate diversamente.
Ma così non è stato: adesso abbiamo treni che arrivano in ritardo, abbiamo Governi che non investono sull'unico aeroporto funzionale e strategico come scacchiere di interesse euromediterraneo. Desidererei che questo ordine del giorno fosse approvato in formula piena e possa essere seguito da interventi nel primo provvedimento utile di carattere economico, magari quel provvedimento di semplificazione, quel “decreto Semplificazioni” che è stato presentato ieri dal Presidente Conte e che mi auguro non rimanga una scatola vuota come quelle che lo hanno preceduto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. La deputata Anna Lisa Baroni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2500-AR/390.
ANNA LISA BARONI (FI). Grazie, Presidente. Illustro anche l'ordine del giorno n. 9/2500-AR/391, di cui sono pure firmataria insieme al collega Nevi. Questi due ordini del giorno mirano a rafforzare la dotazione economica, nell'ambito del “decreto Rilancio”, di due settori che sono due autentici primatisti nel nostro settore del made in Italy, in particolare dell'industria enogastronomica: il settore della produzione di salumi e il settore della produzione di formaggi DOP. Avevamo presentato degli emendamenti con la dotazione patrimoniale, che oggi ripresentiamo, confidando nell'accoglimento di questi due ordini del giorno, che sono stati però bocciati. Sono due ordini del giorno che tentano di invertire quella che è una caratteristica tipica del “decreto Rilancio”, cioè dei finanziamenti a pioggia, che in realtà non risolvono nessuno dei problemi che affliggono i nostri diversi settori economici e produttivi, ma che mantengono inalterate le problematiche che si sono così appesantite e aggravate durante il COVID-19. Va anche detto che le risorse delle quali noi chiediamo un rafforzamento su questi due settori sono quelle individuate negli articoli da 222 a 226 del “decreto Rilancio” e va anche detto che, complessivamente, queste risorse, che non arrivano ad un miliardo di euro circa, non rappresentano minimamente quella che è l'importanza del settore primario e del settore dell'industria enogastronomica, che rappresenta in sé il 13 per cento del prodotto interno lordo del nostro Paese; invece queste risorse, destinate nei 55 miliardi del “decreto Rilancio”, non arrivano al 2 per cento, complessivamente, dei 55 miliardi.
Questo elemento va anche associato ad un'altra considerazione: il Governo ha riconosciuto al settore primario la tutela della golden power, quindi, rispetto a scalate - a possibili scalate ostili - straniere ed estere, ha ritenuto strategico anche il settore primario dell'agricoltura. Ritenere strategico un settore e poi non dotarlo di risorse finanziarie adeguate, appare evidentemente un controsenso. È per questa ragione che noi confidiamo che in ordine a questi due ordini del giorno, che riservano una particolare attenzione nell'ambito dell'articolo 222 delle risorse destinate al comparto agricoltura e dell'articolo 226, vi sia un ripensamento del Governo e che vengano accolti.
PRESIDENTE. Il deputato Mollicone ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2500-AR/39: non è presente, si intende che vi abbia rinunziato.
Sull'ordine del giorno n. 9/2500-AR/95, recuperiamo l'intervento del deputato Nunzio Angiola. Prego, a lei la parola.
NUNZIO ANGIOLA (MISTO). Grazie, Presidente. Presidente, la Corte costituzionale, con una sentenza del 23 giugno scorso, ha chiarito come l'attuale pensione di invalidità, pari a 285,66 euro, prevista per i cittadini che sono in una situazione di invalidità civile totale e con un reddito annuo pari o inferiore a 6.713,98 euro, ha stabilito che questa pensione di invalidità debba lievitare fino alla modica somma del milione delle vecchie lire, cioè 514,46 euro.
Presidente, si pone una questione di giustizia sociale, perché la Corte costituzionale si occupa solamente di quelli che sono gli invalidi totali, con un reddito veramente molto basso, ma resta fuori un universo, un universo di persone bisognose e sofferenti, che non hanno facile accesso al lavoro e, in certi casi, come per gli invalidi gravissimi, non hanno per niente accesso al lavoro. Per questo motivo, Presidente, a seguito del recepimento del decreto-legge che stiamo analizzando e convertendo in legge, n. 34 del 2020, si creano degli invalidi di serie A e degli invalidi di serie B, perché il provvedimento che stiamo convertendo in legge si occupa solo, come ho detto, degli invalidi totali con un reddito veramente basso. Quindi restano esclusi gli invalidi gravissimi, che sono quelli che necessitano di assistenza continua, 24 ore su 24, a volte prestata anche da più persone contemporaneamente; l'interruzione di tale assistenza, anche per un periodo molto breve, può portare a complicanze gravi e anche alla morte. Quindi ci vorrebbe un gesto di attenzione da parte del Parlamento non solamente nei confronti degli invalidi totali con un reddito bassissimo, 6 mila euro circa, ma anche nei confronti degli invalidi gravissimi. Però c'è anche un'altra categoria, Presidente, poiché restano anche esclusi gli invalidi parziali, che si attestano tra il 75 e il 99 per cento. Quindi, si tratta di risorse veramente scarse, che si continueranno a dare sia agli invalidi gravissimi, sia agli invalidi che hanno un'invalidità che si attesta tra il 75 e il 99 per cento.
Per questo motivo, Presidente, e concludo, è in ballo il rispetto e l'attuazione dell'articolo 38 della Costituzione. Un intervento di equiparazione di questo raddoppio della pensione di invalidità per le categorie che ho detto, cioè gli invalidi gravissimi ma anche quelli con una percentuale di invalidità tra il 75 e il 99 per cento, rappresenterebbe veramente un atto decisivo verso una società più giusta e capace di prendersi cura dei suoi componenti più fragili. Ecco perché suggerivo al Governo - e ringrazio il Viceministro Misiani, che è presente - di trovare il modo di accogliere questo ordine del giorno, che impegna il Governo ad estendere questo beneficio del raddoppio della pensione di invalidità fino alla modica somma del milione delle vecchie lire anche agli invalidi gravissimi e a quelli che hanno una invalidità tra il 75 e il 99 per cento (Applausi dei deputati del gruppo Misto).
PRESIDENTE. Il deputato Donina ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2500-AR/255.
GIUSEPPE CESARE DONINA (LEGA). Presidente, Governo, questo ordine del giorno, che riguarda le infrastrutture e i trasporti, riguarda in particolar modo l'aeroporto di Brescia-Montichiari. Il rilancio del sistema economico italiano passa necessariamente - vorrei ricordare al Governo e ai colleghi - attraverso lo sblocco degli investimenti pubblici e delle infrastrutture. Questi investimenti, però, devono essere fatti, non solo annunciati. L'aeroporto di Brescia-Montichiari è oggi la principale base di smistamento della corrispondenza aerea di Poste Italiane. Il trend di questo aeroporto dello scalo bresciano ha avuto un ulteriore incremento da marzo 2017. Consideriamo che nell'ultimo anno addirittura l'aeroporto di Brescia-Montichiari ha visto movimentare 30.695 tonnellate di merci, con un aumento del 30 per cento rispetto all'anno precedente.
È per questo che l'aeroporto di Brescia-Montichiari merita degli specifici investimenti volti a migliorare l'infrastruttura e modernizzarla. Noi avevamo fatto un emendamento riguardo a questo, che ovviamente è stato escluso. L'ordine del giorno vuole impegnare il Governo almeno ad andare in quella direzione perché è uno dei più grandi scali di cargo della media Europa e potrebbe essere davvero un elemento di rilancio di questo Paese; addirittura è prevista una crescita cargo posta nei prossimi dodici anni del più 2 mila per cento, quindi è fondamentale l'intervento su questo. Ma, casualmente, come spesso accade con questo Governo, è notizia di oggi che il Ministero dell'ambiente e quello dei beni culturali hanno bloccato addirittura il progetto di ampliamento che era previsto da parte di questa società: non solo non ci mettono le risorse, ma addirittura bloccano chi sta investendo su questo aeroporto, parlando di fantomatici siti archeologici.
Siamo in mezzo alla campagna bresciana, praticamente non esistono neanche. Credo che sia arrivato il momento da parte di questo Governo davvero di prendersi le responsabilità. Lo dico ai colleghi del centrosinistra, lo dico ai colleghi dei 5 Stelle: con questo decreto, con il “decreto Rilancio”, dovevate fare fatti; invece avete - scusatemi il termine - blaterato. Voi avete riempito questo decreto, che aveva delle risorse importanti da destinare sui territori, di bonus, avete fatto bonus dappertutto, pensando che fossero la panacea delle problematiche di questo Paese, ma state affossando il Paese. Tramite lei, Presidente, vi ricordo anche che avete scoperto, in questo decreto, il credito d'imposta. Ormai lo avete utilizzato per tutto: il credito d'imposta per fare i lavori edilizi, il credito d'imposta per i bonus, il credito d'imposta per andare in ferie. Ormai questo Paese gira con il credito d'imposta, come se fosse l'innovazione tecnologica di questo Governo il credito d'imposta. Nel 2020 abbiamo scoperto in Italia il credito d'imposta. Vorrei chiedere davvero ai colleghi dei 5 Stelle e del PD se non sapevano che c'era anche prima il credito d'imposta. Vorrei fare una provocazione: vorrei chiedere ai ministri e ai sottosegretari che sono in Aula se iniziassimo dal 27 di questo mese a pagare gli stipendi di noi tutti, qui dentro, con il credito d'imposta. A fine luglio credito d'imposta, a fine agosto credito d'imposta, a fine settembre credito di imposta, e poi mandarvi a fare la spesa con il credito d'imposta. Questo è il problema che hanno i cittadini italiani e non è l'invenzione del credito d'imposta. Però, Presidente - mi rivolgo a lei - questo atteggiamento me lo sarei potuto aspettare da un movimento che crede che la Terra sia piatta, me lo sarei aspettato da un movimento che crede che abbiamo dei microchip nella pelle che ci controllano quando ci muoviamo, me lo sarei aspettato da un movimento che crede che le malattie si curano con la cultura, leggendo un libro,
Chiaramente, non me lo sarei mai aspettato da partiti, come il PD, come Italia Viva, che hanno amministrato comuni, che hanno amministrato province, che hanno amministrato regioni, che hanno fatto pure i ministri. Non me lo posso aspettare dai Rosato, dai Giachetti, dai Renzi, dai Boschi, dai Fiano, dagli Orlando, dai Delrio. Ecco, vorrei dire al collega Delrio: quando lui ha fatto la riforma sulle province, ero un amministratore provinciale, della provincia di Brescia. Non ero d'accordo con la riforma, però quella riforma aveva un'idea, aveva un perché, aveva una visione; probabilmente non è arrivata a termine, però questo era un obiettivo. Ma in questi mesi, soprattutto, in questi anni stiamo vedendo una gestione della politica allo sbando. E credetemi, colleghi, non possiamo far gestire la politica del nostro Paese dai Rocco Casalino; scusatemi, non possiamo farla gestire dai Rocco Casalino. Il nostro Paese è gestito da Rocco Casalino (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), che decide quando il Presidente Conte deve…
PRESIDENTE. Concluda.
GIUSEPPE CESARE DONINA (LEGA). …andare in televisione, che decide quando bisogna fare le conferenze stampa e si mette in posa come se fosse lui il Presidente.
PRESIDENTE. Ha finito il suo tempo.
GIUSEPPE CESARE DONINA (LEGA). Scusi, concludo, perché, tramite lei, vorrei mandare un messaggio comunque al Presidente Conte: nella vita puoi dire quello che vuoi, ma rimani quello che fai (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Il deputato Guido Germano Pettarin ha chiesto di parlare sull'ordine del giorno n. 9/2500-AR/380. Ne ha facoltà.
GUIDO GERMANO PETTARIN (FI). Grazie, Presidente. Saluto il Presidente e i colleghi. Con il “decreto Rilancio”, lo sappiamo bene, prevediamo, fra l'altro, misure per il sostegno del settore della cultura, che è uno tra i settori più colpiti dalla crisi, sia per la specificità di questo settore che per l'ampiezza delle diverse branche di attività artistica e culturale che lo costituiscono, sia per la particolarità assoluta dei rapporti di lavoro che fanno riferimento a questi settori. La chiusura fisica dei luoghi in cui si svolgevano e si svolgono abitualmente le manifestazioni culturali, come i concerti, le rappresentazioni teatrali, le proiezioni cinematografiche, nonché per quanto riguarda in modo particolare il settore musicale e degli esercizi commerciali in cui vengono venduti prodotti registrati, ha determinato una situazione gravissima, lo sappiamo tutti. Le vendite del prodotto fisico, quali, per esempio, i CD e i vinili, sono crollate di oltre il 70 per cento tra marzo ed aprile, sono dati della FIMI, ed anche il digitale, a causa della contrazione delle novità in uscita per la chiusura delle sale di registrazione e per la impossibilità di presentare novità, non è in grado di compensare il danno economico che si è registrato e che per gli operatori del settore è stimato in oltre 100 milioni di mancati ricavi solo nel 2020.
Il potenziale danno per gli autori e per gli editori musicali è stimato dalla SIAE, in termini di mancati incassi per diritto d'autore per il 2020, a causa della chiusura totale proclamata l'8 marzo e delle sue conseguenze, in circa 200 milioni di euro. L'unica filiera culturale che non ha ricevuto un riconoscimento negli aiuti da parte del Governo è stata infatti l'industria fonografica, a fronte di queste perdite allarmanti e gravi che danneggiano gli artisti e gli interpreti.
A fronte di questo, quindi, io ho avuto modo di presentare un emendamento a mia prima firma, il 183.72, molto semplice, che non abbisognava di coperture finanziarie, che prevedeva la possibilità di includere anche la filiera musicale, quindi l'industria discografica e gli editori musicali, nel nuovo Fondo previsto dal “decreto Rilancio”, senza dimenticare la necessità del sostegno economico per questa importantissima filiera dell'industria culturale italiana. Misteriosamente, ma nemmeno tanto, questo emendamento che aveva, da quanto mi risulta, l'ok anche del Ministero competente, fa parte di quelli che sono scomparsi nel pomeriggio di venerdì scorso.
A fronte di questo, quindi, io mi sono permesso di presentare questo ordine del giorno, il n. 9/. 2500-AR/380, che confido venga approvato da parte del Governo, chiedendo al Governo di impegnarsi ad adottare nel primo provvedimento utile, qualunque esso sarà, misure straordinarie volte a sostenere, nell'ambito degli interventi in favore della cultura, il settore dell'industria discografica e degli editori musicali, che rappresenta una fondamentale filiera nel novero delle industrie culturali italiane. Confido che questa sensibilità sia di tutti, perché oggettivamente il quadro economico in cui in particolare ci stiamo muovendo è di importanza al momento assolutamente sottovalutata, ma non per questo meno rilevante (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Il deputato Gusmeroli ha chiesto di parlare sull'ordine del giorno n. 9/2500-AR/98.
ALBERTO LUIGI GUSMEROLI (LEGA). Onorevole Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, per il suo tramite, Presidente, Vice Ministro Misiani, in un mese di lunga Commissione bilancio noi abbiamo chiesto a più riprese la proroga dei saldi e acconti IRPEF, Ires, e alla fine dopo averli chiesti al Ministro Gualtieri due volte in audizione, averli chiesti a lei, averli chiesti alla Vice Ministro Castelli, averli chiesti, in generale, a tutto il Governo, avere ottenuto l'appoggio anche di membri della maggioranza… parlo del deputato Currò, che ha presentato un emendamento analogo, oppure del deputato Librandi, che ha presentato anche lui un emendamento analogo, e addirittura di un sottosegretario, che si è appellato al Ministro, cosa inusuale, ecco. E ci avete respinto tutto. Perché ci avete respinto? Ci avete respinto perché sostanzialmente noi l'anno scorso lo abbiamo fatto: abbiamo prorogato i saldi e gli acconti IRPEF e Ires senza nessun bisogno di copertura di bilancio, e abbiamo spostato di tre mesi il peso fiscale. Siamo andati a vedere i dati della Ragioneria, e i dati della Ragioneria ci davano ragione: non c'era bisogno di nessuna copertura. Quindi, vi siete impuntati per una pura ragione ideologica, per una ragione banale, di avversione alle minoranze, ma anche ad alcuni membri della stessa vostra maggioranza.
Ebbene, io voglio spiegare che cosa succederà. Succederà che il dopo il 20 luglio la gente pagherà lo 0,40 di sanzione; poi dal 20 agosto al 2 settembre pagherà lo 0,14, secco, che equivale al 16,8 per cento di interesse. Cioè, a delle piccole e medie imprese, artigiani, commercianti, professionisti, già in difficoltà per il COVID-19, voi fate pagare il 16,8 per cento. Dal 2 settembre al 17 settembre pagheranno il 18 per cento, su base annua. Dal 17 settembre al 30 settembre pagheranno l'1,67, che equivale al 20 per cento di interesse su base annua, più l'interesse.
Cioè la gente è in crisi, è in difficoltà, e voi cosa fate? Non la aiutate, le fate pagare un interesse incredibile: parliamo del 20 per cento dopo il 30 settembre.
Questo ordine del giorno vi chiede allora di avere un minimo di buonsenso, quello che abbiamo avuto noi l'anno scorso quando abbiamo prorogato di tre mesi, in una situazione allora di emergenza contabile, perché era l'anno di avvio degli ISA. Adesso c'è un'emergenza sanitaria ed economica, vi chiediamo di non applicare interessi e sanzioni sino al 30 settembre, di non vedere applicato un 1,5 per cento che equivale al 18 per cento o un 1,67 che equivale al 20 per cento.
Non è chiedere tanto! Questo è un luglio terribile, da bollino rosso. Il 16 agosto la gente deve tornare a pagare INPS, IVA, IRPEF, il 20 luglio le tasse, la camera di commercio, l'imposta di bollo sulle fatture elettroniche. Non siete intervenuti sull'IMU, avete lasciato soli i comuni a spostare l'IMU, avete chiesto all'Europa di prorogare lo split payment a danno delle imprese. Allora alla fine è lecito pensare che questo Governo non sia dalla parte della gente,…
PRESIDENTE. Concluda.
ALBERTO LUIGI GUSMEROLI (LEGA). …non sia dalla parte dei cittadini, viva in un altro mondo, in un mondo che non è quello reale. Vi chiedo di approvare questo ordine del giorno, che prevede l'esenzione da sanzioni e interessi per chi non riesce a pagare le imposte, le dichiara e non riesce a pagare. Non è una colpa non riuscire a pagare le imposte (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!
PRESIDENTE. Il deputato Mauro Sutto ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno n. 9/2500-AR/339.
MAURO SUTTO (LEGA). Presidente, Viceministro Misiani, colleghi, l'ordine del giorno a mia prima firma verte su temi importanti della sanità, riguardanti l'aspetto dell'autonomia nelle province autonome di Trento e di Bolzano. Ricordo che l'emendamento era stato presentato proprio in Commissione bilancio, è stato poi accantonato e successivamente è stato bocciato. È stato bocciato per motivi che magari sa lei, Viceministro Misiani: a noi sembra un po' una mancanza di rispetto soprattutto per lo statuto dell'autonomia speciale. Però siamo andati avanti: abbiamo voluto ripresentarlo come ordine del giorno e chiedendo un impegno al Governo. L'ordine del giorno, lo ricordo, è il n. 9/2500-AR/339.
Gli articoli 1 e 2 del decreto-legge all'esame in Aula in ragione dell'emergenza COVID-19 prevedono misure finalizzate al potenziamento della rete ospedaliera e della rete sanitaria e socio-sanitaria territoriali, alle quali le regioni e le province autonome sono chiamate a dare attuazione attraverso appositi piani, accedendo alle risorse stanziate dalle norme medesime. Nel disciplinare i suddetti processi di potenziamento e di riorganizzazione, le disposizioni sopra menzionate non richiamano espressamente l'autonomia di cui le province autonome di Trento e di Bolzano sono titolari ai sensi dello statuto speciale e delle relative norme di attuazione. A nostro avviso, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, sarebbe opportuno un rinvio esplicito alle disposizioni in parola, e segnatamente all'articolo 79, al comma 4, dello statuto speciale, che prevede: “Nei confronti della regione e delle province e degli enti appartenenti al sistema territoriale regionale integrato non sono applicabili disposizioni statali che prevedono obblighi, oneri, accantonamenti, riserve all'erario o concorsi comunque denominati, ivi inclusi quelli afferenti il patto di stabilità interno, diversi da quelli previsti dal presente titolo”.
Noi chiediamo un impegno al Governo: in questo caso lo chiediamo direttamente al Viceministro Misiani che è qui con noi in Aula: che adotti opportune iniziative, anche normative, volte a chiarire che le disposizioni del decreto-legge richiamate in premessa e l'accesso alle risorse statali ivi previste in ragione dell'emergenza COVID-19 non incidono sull'autonomia di cui le province autonome di Trento e di Bolzano sono titolari ai sensi dello statuto speciale e delle relative norme di attuazione, e che, pertanto, nei riguardi proprio delle province medesime, rimangono salve le competenze amministrative e legislative in materia, nonché l'inapplicabilità dei limiti alla spesa del personale previsti dalla legislazione vigente.
Io ringrazio il Viceministro, rivolgo un appello a lui e alla sua sensibilità, proprio perché vengano rispettati i dettami che vigono nelle province autonome di Trento e di Bolzano, accogliendo in modo favorevole, senza riformulazioni, il nostro ordine del giorno e ringraziandolo per l'attenzione.
PRESIDENTE. La deputata Bordonali ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2500-AR/258.
SIMONA BORDONALI (LEGA). Grazie, Presidente. Colleghi, sottosegretario, vi siete appena votati la fiducia al famoso decreto di aprile, che poi avete rinominato, perché l'avete approvato a maggio, “decreto Rilancio”, e a luglio è ancora ritornato, dopo la discussione, in Commissione, perché mancavano le coperture per 100 milioni di euro. Quindi, un decreto per il quale è passata la vostra fiducia ma lo sapete benissimo che, fuori, non avrebbero votato la fiducia su questo decreto: ve l'avrebbero bocciato i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
La Lega ha provato a migliorarlo. Abbiamo presentato numerosi emendamenti nella direzione di aiutare veramente i cittadini che, da tempo, fuori aspettano aiuti concreti e reali; aspettano la cassa integrazione, che oggi non c'è ancora. Abbiamo provato a migliorarlo in tanti articoli, però mi voglio soffermare su due questioni importanti, su alcuni emendamenti che abbiamo presentato, che ho presentato io, che ha presentato il collega Cecchetti, per la vera mobilità sostenibile, ovvero i prolungamenti di quelle metropolitane che oggi già ci sono sul nostro territorio e il cui prolungamento andrebbe a servire ulteriori zone, creando quella mobilità sostenibile che non è quella creata dall'utilizzo del monopattino (concedetemi questa sottolineatura).
Ma abbiamo presentato anche tanti emendamenti e oggi trasformati in ordini del giorno che io chiedo veramente che i sottosegretari accolgano finalmente. Sono ordini del giorno che riguardano e contrastano quello che voi state cercando di fare attraverso questo decreto e attraverso quello che avete già annunciato, ovvero cancellare i “decreti Sicurezza”, i decreti di Salvini (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Noi ci opporremo e ci siamo opposti alla sanatoria all'interno del “decreto Rilancio”, che doveva andare nella direzione di aiutare i cittadini italiani e che, invece, ha visto una vera e propria sanatoria. Io voglio ricordare alcuni numeri: sono 650 mila, secondo l'ONU, gli immigrati che sono pronti a imbarcarsi dalla Libia e arrivare sul nostro territorio. I servizi segreti parlano di 20 mila immigrati che i trafficanti di vite umane sarebbero pronti a trasferire verso l'Italia. Ecco, c'è la possibilità di arginare questo fenomeno non con le vostre sanatorie che avete inserito nel “Rilancio” ma attraverso gli emendamenti che noi abbiamo portato e attraverso gli ordini del giorno che noi ci auguriamo che voi approviate, perché l'ordine del giorno, che noi abbiamo presentato e che ho firmato, chiede semplicemente di fare una cosa normale, ovvero utilizzare quello che c'è già, le norme che ci sono già, le norme del “decreto Sicurezza 2”, con gli articoli 1 e 2. Utilizzateli perché sono quelli che prevedono il blocco delle ONG.
Ma avete fatto oltre, molto di più: avete tolto le risorse, ben 35 milioni di euro, che sono andate verso questa sanatoria. Le avete tolte ai CPR, ai centri per il rimpatrio, che, invece, sono importanti, perché coloro che stanno all'interno del nostro Paese e non hanno il diritto di rimanere devono essere rimpatriati e devono passare attraverso i centri per il rimpatrio. Ma oltre siete andati vanificando ancora una volta i “decreti Sicurezza” e cercando di cancellarli. Cos'è che c'è all'interno del “decreto Sicurezza 1”? Nel “decreto Sicurezza 1” sui SIPROIMI, cioè gli ex SPRAR per capirsi, avevamo fatto sì che, con riferimento ai centri d'accoglienza gestiti in collaborazione con i comuni, solo i beneficiari di protezione internazionale e i minori non accompagnati potevano essere accolti all'interno di questi centri. Ecco, voi li avete vanificati perché avete fatto sì che i richiedenti asilo, cioè coloro che non sono ancora beneficiari, coloro che non sono ancora risultati rifugiati, possano ritornare all'interno di questi centri, cioè la situazione pre-decreti Sicurezza di Salvini.
Vi do solo un dato per capire chi noi stiamo ospitando.
PRESIDENTE. Concluda.
SIMONA BORDONALI (LEGA). L'11 per cento ad aprile - solo l'11 per cento dei richiedenti - è risultato rifugiato; il 78 per cento ha ricevuto il diniego. Noi pensiamo agli italiani e non agli immigrati (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2500-AR/285. Ha chiesto di parlare il deputato Alessandro Giglio Vigna. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO GIGLIO VIGNA (LEGA). Grazie, Presidente. L'emergenza sanitaria da Coronavirus ha svelato quello che è il vero divario digitale in Italia. Il vero divario digitale nel nostro Paese non è per fasce sociali e non è neanche fra Nord e Sud, ma fra città e provincia, fra città e montagna. Il Paese, dal punto di vista digitale, è diviso in tre vere e proprie parti, tre segmenti: la città, dove vi è la fibra ottica e molte altre possibilità digitali; la provincia e, infine, i territori di montagna, dove spesso e volentieri in alcune valli, in quelle valli dove “non nevica firmato”, come si dice dalle mie parti, spesso e volentieri non prende neanche il segnale di molti operatori di cellulari nazionali.
Allora, se vogliamo dare un senso allo smart working e se dobbiamo ipotizzare che i nostri cittadini scelgano di vivere fuori dalle grandi città e scelgano di andare a vivere in provincia o magari di andare a vivere nei territori di montagna, e se vogliamo che tutto il Paese abbia la stessa possibilità di vedere la nascita o l'allocazione di imprese, dobbiamo assolutamente - dobbiamo assolutamente! - colmare questo divario digitale. Ovviamente, tutte le istituzioni devono darsi da fare: lo Stato e le regioni creare gli impianti normativi, i comuni attrezzarsi con Wi-Fi e altri strumenti o con gli spazi di co-working, come hanno fatto alcuni comuni del mio territorio.
Ecco, questo ordine del giorno, il n. 9/2500-AR/285 che mi vede come primo firmatario e vede le firme di molti colleghi piemontesi della Lega, tende proprio verso questa direzione, ovvero chiede al Governo di adottare tutte le misure necessarie per andare a colmare il divario digitale, in modo che non vi siano, dal punto di vista delle possibilità digitali, cittadini di serie A (appunto, chi vive nei grandi centri urbani), cittadini di serie B (chi vive nei territori di provincia), e cittadini di serie C (chi vive nei territori di montagna); da questa problematica, che investe tutto il Paese ma, evidentemente, investe in modo particolare la mia regione, il Piemonte - già nel nome, insomma, si capisce che l'elemento valligiano, l'elemento delle valli e l'elemento della montagna sono molto importanti e preponderanti -, la nascita di questo ordine del giorno e la richiesta mia, come primo firmatario, e dei colleghi piemontesi di accettare quest'ordine del giorno e di andare nella direzione di colmare questo divario digitale.
Io occupo ancora un minuto e penso che mi sia ancora consentito. Occupo ancora un minuto, Presidente, perché volevo passare all'illustrazione dell'ordine del giorno n. 9/2500-AR/286 a prima firma Tiramani e che mi vede come secondo firmatario. Anzi no, Presidente: non mi vede come secondo firmatario e chiederei, allora, di mettere la firma su questo ordine del giorno, il n. 9/2500-AR/286. L'ordine del giorno n. 9/2500-AR/286 tratta il tema di un settore a cavallo fra il mercato, quindi il settore mercatale, il settore dell'Horeca, l'organizzazione degli eventi e del settore dello street food; come tutta l'organizzazione di eventi, anche lo street food è stato fra i primi settori che si è fermato e molto probabilmente sarà fra gli ultimi settori a ripartire. Questo ordine del giorno, il n. 286, chiede di attenzionare questo settore, questo settore particolarmente nuovo - concludo Presidente - con contributi a fondo perduto, azzeramento degli oneri e soprattutto, Presidente - e soprattutto - sburocratizzazione, perché, come per gli altri settori, molto spesso la burocrazia pesa più di tutto il resto, pesa più di tasse imposte e balzelli, grazie Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2500-AR/287. Ha chiesto di parlare la deputata Donatella Legnaioli. Ne ha facoltà.
DONATELLA LEGNAIOLI (LEGA). Grazie, Presidente. Quella del COVID-19 è una tragedia che purtroppo ha lasciato e lascerà delle cicatrici sul nostro Paese, per molti, molti anni; un dramma, non solo dal punto di vista sanitario, con migliaia di deceduti, soprattutto nelle regioni del nord, ma anche e soprattutto una catastrofe sociale, le cui reali conseguenze le potremo verificare solo nel lungo periodo. Anche nella mia Toscana, quella magnifica Toscana, terra di artisti, imprenditori, lavoratori e turismo, l'emergenza COVID-19 ha lasciato e sta lasciando il segno. Alla catastrofe sanitaria e sociale, infatti, è conseguita anche qui, come in tutta Italia, anche una crisi inesorabile, economica, senza precedenti: migliaia di posti di lavoro persi, aziende chiuse, imprese in crisi e che non sanno se e quando riapriranno; turisti scomparsi dalle nostre spiagge e dalle nostre città d'arte. Il COVID-19 da noi ha portato questo. È per questo che, da questi banchi, io continuo a esortare il Governo, assolutamente insufficiente nel sostegno alle nostre attività economiche. Troppo poco quello che fino ad oggi ha fatto: solo promesse, parole, chiacchiere e tante polemiche tra le forze di Governo; fatti, però, zero.
Zero fatti, come la regione Toscana, peraltro, che ancora una volta ha perso l'occasione di dimostrare quello che dovrebbe essere e fare; un ente vicino ai cittadini e alle nostre imprese. Nulla di nulla, invece. Nell'attesa di poter svoltare il Governo nella nostra regione, nella mia regione, intanto oggi sono qui a chiedere al Governo di impegnarsi a favore di tutte quelle aziende italiane - e sono migliaia - che a causa del Coronavirus hanno rimanenze in magazzino invendute. Oggi, infatti, il provvedimento che discutiamo riconosce alle aziende del settore della moda un credito d'imposta per tali rimanenze. Un segnale positivo, ma assolutamente debole, insufficiente e che deve essere ampliato, ma ora, perché il magazzino, per le nostre attività, è un patrimonio in un momento di normalità. Basta pensare agli imprenditori della ristorazione e alle dispense deteriorate per capire quanto strategico sia intervenire immediatamente. È il momento del coraggio, questo, caro Governo. Noi, pur dalla nostra situazione di opposizione, non ci tireremo indietro: farà lo stesso il Governo? Oggi, con questo mio ordine del giorno, dovrebbe dimostrare - e spero che lo dimostri - che ha il coraggio, che sente la responsabilità di tante aziende che oggi soffrono e piangono, ogni giorno, a vedere distrutti i sacrifici di una vita. Il Governo ha il dovere di aiutarli, approvando questo ordine del giorno. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Grazie a lei. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2500-AR/292. Ha chiesto di parlare il deputato Vito Comencini. Ne ha facoltà.
VITO COMENCINI (LEGA). Grazie Presidente, questo ordine del giorno riguarda un settore molto importante, il settore della difesa, per garantire e fare in modo che il Governo garantisca gli investimenti necessari alla realizzazione e ai tempi previsti per gli investimenti appunto decisi nel 2020. È un impegno fondamentale per garantire l'efficienza dello strumento militare, importantissimo per il nostro Paese, e la prosecuzione quindi degli impegni internazionali, in particolar modo le missioni, che sono state discusse e votate pochi giorni fa in Commissione. La difesa è un qualcosa di fondamentale, è un settore fondamentale per il nostro Paese, perché, oltre che le imprese che lavorano grazie a questo settore, significa difendere i confini, significa sovranità, significa difendere i propri interessi nazionali, difendere interessi nazionali in un diciamo panorama internazionale dove, invece, ci sono attori che, con grande prepotenza e arroganza, minacciano talvolta anche i nostri interessi, gli interessi europei, vedasi la questione della Turchia, la Turchia che è sempre più imponente in Libia, a Cipro, nel Corno d'Africa, ma che è anche la Turchia del sultano Erdogan, che adesso ha deciso di trasformare la basilica di Santa Sofia - patrimonio dell'UNESCO, ricordo - di trasformarla in una moschea, spinto ovviamente dai partiti islamisti, però sono sorti, per fortuna, degli appelli e delle proteste a livello internazionale importanti, in particolar modo dal Patriarca di Mosca, Kirill, perché sarebbe una cosa inaccettabile, dopo che il passato regime di Ataturk che lo aveva trasformato in un museo e quindi comunque in un rispetto almeno delle bellezze che ci sono all'interno di questa basilica, adesso questo appunto regime o comunque questo sultano della Turchia decide nuovamente di dimostrare questa arroganza nei confronti dei cristiani, nei confronti degli europei, nei confronti di coloro che hanno subito, tra l'altro, violenze e che hanno subito quello che è successo appunto con la presa di Costantinopoli.
E, di fronte a questa arroganza, di fronte a Paesi che dimostrano appunto questa prepotenza, la difesa e investire in difesa è fondamentale, fondamentale per garantire i nostri interessi, cosa che purtroppo non vediamo in questo momento, da parte di questo Governo, che, sia appunto in politica estera che dal punto di vista della difesa, non sembra capire l'importanza e non sembra nemmeno occuparsi delle imprese che lavorano in questo settore, che danno lavoro a molte persone, a molti cittadini.
Quindi, auspico che questo ordine del giorno venga accolto, venga preso in considerazione questa elemento fondamentale, che è decisivo per la sovranità del nostro Paese e per dare anche una risposta, ripeto, a chi, come la Turchia, dimostra una grande arroganza, soprattutto con il suo leader Erdogan, che evidentemente si è dimenticato delle lezioni che ha subito a Lepanto e che ha subito a Vienna, dove l'Europa ha saputo reagire e ha saputo difendersi. Spero che questi segnali arrivino per mettere almeno un po' di rispetto di fronte a un monumento importantissimo della nostra storia e della civiltà europea, che appunto è la basilica di Santa Sofia. Quindi, auspico che in merito all'ordine del giorno, come dicevo, che riguarda la difesa, il Governo sappia valutare l'importanza di questo settore e come è importante che vada sostenuto, grazie (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Grazie, ordine del giorno n. 9/2500-AR/311, la parola al deputato Sasso.
ROSSANO SASSO (LEGA). Grazie Presidente, quando sono le 22 e 4 minuti di oggi, mercoledì 8 luglio, Presidente, per suo tramite, mi consenta di esprimere la solidarietà del gruppo che mi onoro di rappresentare in questo intervento della Lega, alle centinaia e centinaia di maestre e di maestri diplomati in magistrale licenziati, sbattuti in mezzo ad una strada da questo Governo, che questo pomeriggio, sotto il sole romano di oltre 30 gradi, erano a manifestare per la propria dignità, per il proprio diritto al lavoro, per le proprie vite. Non parlo dei soliti precari che i colleghi più attenti sono abituati a sentirmi, in qualche modo, raccontare il proprio dramma professionale e il proprio dramma esistenziale, parlo di insegnanti di ruolo, che sono stati ingiustamente retrocessi allo status di precario, ed è il momento più brutto per essere precari, questo, nella storia della nostra Repubblica. È il momento più brutto perché, a guidare il Dicastero dell'istruzione, c'è una persona, il Ministro Lucia Azzolina, che ormai è nota alle cronache per la sua avversione ideologica nei confronti di circa 200 mila lavoratori precari. Eh già, perché da quando si è insediato il Governo giallo-rosso i lavoratori precari nel settore della scuola sono aumentati. Questo Governo ormai è noto essere contro i lavoratori della scuola, indiscriminatamente li colpisce tutti, partendo da quelli di ruolo, ai quali promette un aumento di stipendio, che è ridicolo, perché parliamo di circa 12 euro. Forse, si riferiva a questo Giuseppe Conte, quando parlava del cannone, della grande potenza economica. Lo andasse a dire agli insegnanti, che lavorano e vivono con 1.300 euro al mese! Ma è peggio ancora nei confronti dei precari. Vi spiego il perché. Dalle bozze che stanno circolando in queste ultime ore, dalla bozza di valutazione dei titoli, gente che ha investito migliaia e migliaia di euro in formazione, acquisendo titoli scientifici, acquisendo master, acquisendo titoli che la maggior parte dei colleghi - che in questo momento purtroppo è assente dall'Aula - neanche se li sogna - li guardano col cannocchiale, soprattutto in riferimento ad un particolare settore dell'emiciclo - hanno speso soldi, hanno conseguito titoli, hanno conseguito dei punteggi, che adesso vengono irrimediabilmente stravolti: un master da 3 punti verrà valutato 0,5. Quindi, oltre al danno della mancata assunzione in ruolo, anche la beffa di vedersi, dopo tanti anni, retrocedere nelle posizioni delle graduatorie.
A questo si aggiunge anche l'incredibile – incredibile - emendamento approvato, proposto da parte del MoVimento 5 Stelle, con cui si dice: ok, va bene, c'è stata l'emergenza del Coronavirus, siamo disposti ad assumere personale. Ma non già – non già - per garantire il diritto al lavoro e il rispetto della normativa n. 70 del 1999: semplicemente per l'emergenza Coronavirus! Però, si dice: io ti assumo, ma, se riscoppia la pandemia, vi licenzio, perché la didattica a distanza non è roba vostra. O, peggio ancora del peggio: io vi assumo, ma al termine di questo anno scolastico, quando l'emergenza del Coronavirus non ci sarà più, io vi scarico.
Ecco, in una cosa questo Governo è bravissimo: nel continuare a sfruttare i lavoratori, con l'abuso nella reiterazione dei contratti a termine. Una formula magica che il Ministro Azzolina imparava a memoria, quando era sindacalista, che il Ministro Azzolina recitava in maniera splendida. Recitava, perché è falsa come una moneta da 3 euro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), in quanto, una volta diventata Ministro, ha scaricato tutte le proprie promesse. Presidente, per suo tramite, lo dico e me ne assumo le responsabilità: la scuola sarà la tomba politica del MoVimento 5 Stelle, perché li avete presi in giro.
Allora, in questo senso, in questo contesto, si inserisce questo ordine del giorno, che dà, come al solito ,un modesto suggerimento ai colleghi della maggioranza, diversi da quelli del MoVimento 5 Stelle, perché sulla scuola hanno eretto un muro, fatto di incapacità di intendere e di volere, dal punto di vista politico. Isoliamo il MoVimento 5 Stelle, come abbiamo fatto per le scuole paritarie. Prevediamo una graduatoria, una maxi-graduatoria e un piano di stabilizzazione per tutti i colleghi…
PRESIDENTE. Concluda, deputato Sasso.
ROSSANO SASSO (LEGA). …che vengono da quel mondo lì, che sono stati precari, e cerchiamo di restituire dignità al mestiere più bello del mondo, quello che manifesta ogni giorno davanti a Montecitorio e davanti al Ministero dell'Istruzione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/2500-AR/307 sarà illustrato dalla deputata Laura Cavandoli. A lei la parola.
LAURA CAVANDOLI (LEGA). Grazie, Presidente, in realtà, vorrei illustrare due ordini del giorno: il n. 9/2500-AR/307 e il n. 9/2500-AR/315 Tomasi.
PRESIDENTE. In termini di Regolamento, se ne può illustrare uno soltanto.
LAURA CAVANDOLI (LEGA). Perfetto, mi fermo sull'ordine del giorno n. 9/2500-AR/307. Riguarda un emendamento che presentai. È una riformulazione, molto più addolcita, di un emendamento che presentai e che fu bocciato, venerdì scorso, in Commissione bilancio. Perché? Perché ora, in questo ordine del giorno, ricalco, ho indicato, le dichiarazioni della Ministra De Micheli, quelle che fece durante la campagna elettorale per le regionali di gennaio della mia regione, l'Emilia Romagna. Le ha ripetute - con molta meno convinzione, a dire il vero - proprio l'altro ieri, durante una presentazione alla stazione Mediopadana di Reggio Emilia.
Io chiedevo e chiedo, con questo ordine del giorno, un impegno, da parte del Governo, di realizzare uno studio di fattibilità di una stazione in linea alta velocità a Parma, quindi, nella zona della Fiera di Parma. Perché? Perché Parma è in una posizione baricentrica tra Bologna e Milano, ma il PCI, trent'anni fa, decise di assegnare la stazione Mediopadana a Reggio Emilia, asserendo che Parma aveva già l'aeroporto.
Si è così dimostrata quella limitatezza della visione che ebbe allora il PC, per cui non si comprese che intermodalità e interconnessione tra aeroporti e strade ferrate sarebbero state motivo di ulteriore sviluppo e sicuramente motivo di vantaggio, per le aree che prevedono queste infrastrutture, ma anche per i passeggeri, per chi si deve spostare. Tant'è vero che ieri, quando fu proclamato il Programma Italia veloce, un programma che di veloce ha ben poco - ma comunque ne riparleremo -, si parlò proprio di questa accessibilità su ferro degli aeroporti. Quindi, siccome Parma era già pronta trent'anni fa, ora propongo a questo Governo di ragionare sul fatto che la situazione di trent'anni fa si sta riproponendo. La stazione Mediopadana di Reggio Emilia si sta via via saturando, quindi i treni che si fermano alla Mediopadana di Reggio Emilia sono talmente tanti che nei prossimi 4-5 anni, probabilmente non potranno più avere ulteriori fermate. Quindi, la proposta che fa la città dove mi hanno eletto, una proposta che è stata formalizzata con una mozione approvata da tutte le forze politiche in consiglio comunale - non ci sono stati voti contrari - è stata proprio quella di chiedere la realizzazione di una nuova stazione per treni ad alta velocità, in linea, in corrispondenza di quella che è la Fiera di Parma.
In questo modo si realizzerebbe quest'accessibilità su ferro che proprio ieri il Premier Conte ha proclamato; inoltre si valorizzerebbe un territorio che necessita e che merita questa infrastruttura. Per cui, io chiedo al Governo, con questo ordine del giorno n. 9/2500-AR/307, di avviare in tempi rapidi un percorso tecnico che, attraverso un'analisi dei dati riguardanti il bacino di utenza e attraverso uno studio di fattibilità trasportistico ed infrastrutturale, potrà permettere di scegliere la strada migliore da intraprendere sul potenziamento del servizio dei treni ad alta velocità sul territorio di Parma.
Quindi, nell'ambito di questi interventi microsettoriali che hanno costituito gran parte del “decreto Rilancio”, io credo che fra questi si possa iniziare a ragionare nel dare ascolto ai territori e, quindi, a pensare di finanziare, in un prossimo provvedimento legislativo, questo progetto di fattibilità tecnica ed economica per realizzare questa stazione in linea, nell'isolato delle Fiere di Parma (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno n. 9/2500-AR/316 ha chiesto di parlare il deputato Germano Racchella. Ne ha facoltà.
GERMANO RACCHELLA (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, con l'ordine del giorno che sto per illustrare si vuole evidenziare - e credo che siamo tutti d'accordo - l'importanza della custodia della memoria storica delle nostre comunità e del patrimonio locale e nazionale.
Gli archivi di Stato assolvono a questo importante pilastro, risultando, quindi, strategicamente rilevanti per la trasmissione del sapere storico del nostro Paese. Del resto, senza la memoria del nostro passato, non è possibile nemmeno ipotizzare il nostro futuro e quello di chi verrà dopo di noi. Purtroppo, ormai da troppo tempo, assistiamo ad una cancellazione, voluta scientemente, di quelle che sono le nostre radici storico-culturali, con un progressivo depotenziamento degli archivi di Stato, fonte inesauribile del nostro sapere, della nostra storia e del nostro sviluppo. Tutto ciò avviene con lo svuotamento del ruolo fondamentale che ricoprono questi archivi, sia per una cronica mancanza di fondi, sia per la mancanza e le carenze di personale specializzato, dovute all'assenza di un ricambio generazionale e di formazione, che crea un vero e proprio vuoto nella copertura, nei posti lasciati vacanti dai molti pensionamenti.
Inoltre, anche la situazione economica e finanziaria è sempre più precaria, rendendo molto difficile l'attività di inventario e conservazione in spazi spesso inadeguati, mettendo a rischio la sopravvivenza stessa del materiale documentaristico. Faccio un esempio esplicativo che racchiude quello che sta accadendo in tutti gli archivi di Stato. Si tratta dell'archivio dei Frari di Venezia, fondato nel 1815, che conserva i documenti dei governi succedutisi dopo la fine della grande Serenissima Repubblica, che si trova oggi a ridurre notevolmente i servizi al pubblico e ai ricercatori, con conseguenti notevoli disagi. Alla luce di questa situazione, presentai un'interrogazione all'allora Ministro dei beni e delle attività culturali, Alberto Bonisoli, per conoscere le iniziative che intendeva mettere in atto per tutelare gli archivi di Stato del nostro Paese: nessuna risposta. Inoltre, nel febbraio scorso, il Governo, in sede di conversione del decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 162, recante disposizioni urgenti in materia di proroga dei termini legislativi, di organizzazione delle pubbliche amministrazioni, nonché di innovazione tecnologica, convertito, con modificazioni, nella legge 28 febbraio 2020, n. 8, ha accolto un mio ordine del giorno in cui si impegnava a reperire le risorse necessarie a favore degli archivi di Stato. Ma tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare, visto che nel “decreto Rilancio” non è stata prevista nessuna misura di sostegno agli archivi di Stato, come appunto l'archivio dei Frari di Venezia, ma anche quello di Vicenza e di Bassano del Grappa, che quindi il prossimo anno rischiano di chiudere proprio per mancanza di personale.
È quindi indispensabile e fondamentale che il Governo reperisca le risorse necessarie al fine di salvaguardare e allo stesso tempo valorizzare un così importante patrimonio culturale del nostro Paese, ed è per tutto questo che noi della Lega chiediamo che venga accolto questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno n. 9/2500-AR/308 ha chiesto di parlare la deputata Elena Murelli. Ne ha facoltà.
ELENA MURELLI (LEGA). Grazie, Presidente. Buonasera ai sottosegretari. Siamo qui per l'ennesima volta perché vi siete votati la fiducia all'ennesimo decreto, un decreto, anche questo, fatto per affossare l'Italia. Noi abbiamo presentato tanti emendamenti che abbiamo trasformato in ordini del giorno e, in particolare, vorrei illustrare due argomenti importanti, tutti e due collegati direttamente e riguardanti il sistema sanitario. In particolare, l'emergenza COVID-19 ci ha insegnato la necessità di accelerare i processi di digitalizzazione dei servizi erogati dalla pubblica amministrazione, soprattutto in ambito sanitario, per migliorare l'efficienza dei sistemi, ridurre gli adempimenti a carico dei pazienti e limitare al minimo gli spostamenti non necessari, riducendo quindi le occasioni di contagio. Ecco perché noi abbiamo proposto un ordine del giorno per accelerare la dematerializzazione dei buoni per l'acquisto degli alimenti senza glutine per chi soffre di celiachia, una malattia molto importante, perché in alcune regioni il buono acquisto è ancora in formato cartaceo, non venendo riconosciuti da tutte le regioni. Il passaggio al buono pasto dematerializzato, per il quale il gruppo Lega ha presentato un'apposita proposta di legge a mia prima firma, che contiene alcune importanti soluzioni per risolvere questi problemi per i celiaci, tra cui appunto la dematerializzazione, risolverebbe sicuramente problemi non solo di rendicontazione del buono pasto, ma sicuramente andrebbe a velocizzare direttamente la minore spesa, la complessità e anche la circolazione delle persone.
Il secondo ordine del giorno, riguardante sempre l'aspetto sanitario, che è stato già votato in Commissione Bilancio, ha il contenuto di un emendamento che è stato in precedenza accantonato. Era un emendamento sicuramente molto importante perché all'interno del “decreto Rilancio” ci sono ben circa 1,9 milioni di euro che sono stati stanziati per il 2020 per il riordino della rete ospedaliera del Paese, anche prevedendo deroghe in materia edilizia. Ecco quindi che ho presentato direttamente un emendamento importante per il mio territorio, che è Piacenza, considerando, in questo momento in cui c'è dibattito sulla sanità - è un emendamento molto importante - anche quante vittime ha fatto a Piacenza il COVID-19; sono quasi mille vittime ed è sicuramente un numero molto importante; colgo l'occasione anche per fare direttamente le mie più sentite condoglianze ai familiari delle vittime.
Secondo il governatore Bonaccini - ritorno quindi al mio ordine del giorno - con la costruzione del nuovo ospedale di Piacenza avremo il primo ospedale COVID-19 post pandemia in Italia ma anche in Europa, forse il primo in Europa. Tuttavia, per realizzare tale obiettivo in breve tempo occorre accelerare molto sulle procedure, anche perché questo ospedale è già stato direttamente votato ed è stata identificata l'area dal comune di Piacenza.
Quello che viene chiesto all'interno dell'ordine del giorno è direttamente di istituire e dare i poteri di commissario straordinario al sindaco di Piacenza proprio per creare un modello come il modello del ponte Morandi di Genova, un modello che è stato adottato dal Governo e abbiamo visto che funziona, proprio per accelerare sulle procedure, utilizzando direttamente tutti gli strumenti economici e tutte le regole. Sicuramente, quindi, chiedo di inserire, nell'ambito del “decreto Rilancio”, degli interventi infrastrutturali attesi con il “decreto Semplificazione”, anche questo tipo di richiesta in modo tale che l'ospedale nuovo di Piacenza diventi un'infrastruttura strategica per il nostro Paese indispensabile per il territorio, e, considerando che la proposta è stata accolta positivamente anche dall'assessore regionale della sanità dell'Emilia Romagna, spero venga accolta anche dal Governo e naturalmente dalla Ministra De Micheli visto che è piacentina (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine giorno n. 9/2500-AR/306 la deputata Martina Loss. Ne ha facoltà.
MARTINA LOSS (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, membri del Governo, intervengo per illustrare questo ordine del giorno che tocca un argomento che coinvolge l'ampia fascia dei territori rurali, di collina e di montagna, del nostro Paese. Il legno ovvero, meglio, la legna quale prodotto ottenuto dalle utilizzazioni boschive è stato il primo combustibile impiegato dall'uomo per far fronte alle condizioni avverse dei climi invernali. Poi il processo evolutivo e la tecnologia hanno consentito nel corso del tempo l'impiego anche di altre forme di combustibili e quindi di generatori utilizzanti combustibili liquidi e gassosi come il gasolio e il gas metano. Tuttavia, per tutti quei luoghi che sono poco o per nulla serviti da gasdotti, zone collinari e di montagna, zone rurali per lo più, la biomassa solida rappresenta ancora oggi il combustibile primario regolarmente impiegato per il riscaldamento delle abitazioni. Con l'avanzamento tecnologico i sistemi tradizionali, come le classiche stufe e i caminetti a legna, sono stati integrati con nuove tipologie di generatori di calore, assimilabili a vere e proprie caldaie. I generatori di calore a biomassa, infatti, non solo migliorano il comfort termico e potenziano la distribuzione del calore ma riducono anche i consumi di combustibili e abbattono le emissioni fino all'80 per cento, integrandosi tra l'altro in una filiera che, per le aree collinari e di montagna, è ancora molto importante per l'economia locale. Dobbiamo ricordare che la legna e i suoi derivati, quindi pellet, segatura e cippato, sono fonti energetiche a impatto neutro: ciò significa che, durante il processo di combustione, liberano una quantità di CO2 pari a quella che la pianta ha assorbito durante la sua crescita mediante il processo di fotosintesi. A questo si aggiunge l'effetto potenziato della crescita dei nuovi alberi in sostituzione grazie alla buona gestione forestale sostenibile. Inoltre, bisogna ricordare che le foreste italiane sono in netto aumento con un incremento di oltre il 70 per cento nel periodo dal 1936 ad oggi e, solo negli ultimi dieci anni, di oltre il 5 per cento e arrivano a coprire oltre il 35 per cento della superficie nazionale, più di 10 milioni di ettari. Quindi, investire sul potenziamento della filiera – foresta, legno, energia - con particolare riferimento alla multifunzionalità della risorsa legno significa anche favorire l'integrazione delle filiere legno nella programmazione dello sviluppo locale, ove le aree rurali sono particolarmente sensibili e in necessità di poter sviluppare il loro potenziale. Il riscaldamento a biomassa è quindi una soluzione a impatto nullo sull'effetto serra. Le ridotte emissioni inquinanti sono inoltre rafforzate dal fatto che il combustibile è spesso reperibile in loco ovvero a chilometri zero, senza necessità di ricorrere ai mezzi di trasporto pesante. Nel provvedimento che stiamo discutendo l'articolo 119 incrementa al 110 per cento l'aliquota di detrazione dall'Irpef o dall'Ires spettante per specifici interventi di efficienza energetica. Tuttavia, le modifiche apportate dalla Camera a questo articolo non hanno considerato la possibilità di applicare in toto il bonus per tutti i casi di sostituzione di impianti di climatizzazione invernale esistenti con generatore di calore a biomassa, consentendo esclusivamente che la detrazione prevista sia applicabile solo nei casi di interventi su edifici unifamiliari o sulle unità immobiliari situate all'interno di edifici plurifamiliari che siano funzionalmente indipendenti e dispongano di uno o più accessi autonomi dall'esterno.
Infatti, nel comparto del riscaldamento si dà una forte spinta verso la sostituzione degli attuali impianti domestici, ma, per quanto si sia provato a tenere in conto le tecnologie a fonti rinnovabili presenti sul mercato efficienti, tra cui anche il teleriscaldamento abbinato all'utilizzo delle biomasse legnose, non si è voluto consentire il passaggio al riscaldamento a biomasse in tutti i casi di sostituzione di vecchi impianti, limitando di fatto la portata del provvedimento. Ricordiamo che gli obiettivi previsti dal Piano nazionale integrato di energia e clima prevedono una quota del 30 per cento di fonti di energia rinnovabili da raggiungere entro il 2030, e la direttiva (UE) 2018/2002 promuove il teleriscaldamento efficiente tra le misure prioritarie, anche e soprattutto per il recupero di risorse energetiche in ambito locale altrimenti inutilizzabili. Per questo la nostra richiesta al Governo è di valutare la possibilità di potenziare la transizione energetica verso interventi di efficienza che favoriscano la diffusione delle fonti rinnovabili, mettendo in atto misure fondamentali per le realtà rurali (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno n. 9/2500-AR/302 ha chiesto di parlare il deputato Tullio Patassini. Ne ha facoltà.
TULLIO PATASSINI (LEGA). Presidente, siamo qui, ancora una volta, come gruppo Lega, per dare la voce a un popolo dimenticato, per dare la voce a un popolo che, nonostante le passerelle, viene ogni volta umiliato da quest'Aula. È il popolo terremotato del Centro Italia del 2016: 600 mila persone vivono ancora nelle soluzioni abitative di emergenza. Anche questa volta, nonostante i proclami della maggioranza, nonostante i proclami del Partito Democratico, gli emendamenti che riguardavano il sostegno economico e sociale al terremoto del Centro Italia sono stati miseramente e inesorabilmente bocciati. Abbiamo una zona franca urbana che, in questi anni, ha funzionato per far ripartire l'economia di un territorio, perché nuove imprese si insediassero e dessero quel tessuto economico fondamentale per far ripartire quei territori, ma, con il 31 dicembre 2019, queste misure sono finite e la nostra richiesta di prorogare queste misure al 2020-2021 non ha trovato accoglimento. Al di là delle passerelle che i rappresentanti del Partito Democratico e del MoVimento 5 Stelle hanno fatto sul territorio e che continuano a fare, chiedo ufficialmente in quest'Aula di restituire alle popolazioni del centro Italia i 144 milioni di euro che sono spariti con la finanziaria 2019. Questo chiediamo! Non chiediamo nuove risorse, chiediamo il rispetto delle regole e il rispetto dei diritti, perché è facile, come ha fatto il commissario Legnini, andare da nonna Peppina e farsi le foto. Il commissario Legnini spieghi a nonna Peppina che la sua casa distrutta ha un valore economico, perché, quando presenterà l'ISEE, al suo comune quella casa varrà come se fosse nuova. E attenzione, quando sarà difficile accedere ai servizi sociali, accedere ai benefici che anche lo Stato italiano offre, cari terremotati, le vostre case valgono come nuove. Questo è uno scandalo che noi in quest'Aula continuiamo a denunciare e che continueremo a denunciare fino a che non sarà fatta giustizia. Quindi, meno passerelle e più sostanza, perché non è giusto che le nostre imprese non vengano aiutate a ripartire, perché dopo il terremoto, dopo il COVID, è indispensabile che ripartano, che i nostri anziani abbiano diritto a beneficiare delle case distrutte, non a considerare le case nuove. Di più, a queste disgrazie si aggiunge una carenza fondamentale grandissima della nostra regione: la carenza infrastrutturale.
L'A14, l'autostrada che collega il Nord e il Sud dell'Italia, è continuamente bloccata da cantieri e inefficienze. Quindi, con quest'ordine del giorno chiediamo al Governo di intervenire velocemente e tempestivamente, non solo a beneficio dell'economia marchigiana, ma perché non possiamo tenere bloccata un'arteria fondamentale come quella dell'A14. Basta con ore e ore di coda! L'uscita dal porto: noi ancora aspettiamo l'uscita dal porto di Ancona! La De Micheli rispetti gli impegni che ha preso e che continua a prendere, e non prenda gli impegni se non può mantenerli, come ha fatto quando era commissario alla ricostruzione. Il Ministero delle infrastrutture parla dell'uscita dal porto di Ancona, ma ci crederemo solo quando i primi operai saranno lì e quando il cantiere sarà ufficialmente aperto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno n. 9/2500-AR/313 ha chiesto di parlare la deputata Giorgia Latini. Ne ha facoltà.
GIORGIA LATINI (LEGA). Presidente, è più di una volta che mi esprimo su questo tema, purtroppo, perché il Governo fa orecchie da mercante, ma soprattutto il Ministro Azzolina. Quest'ordine del giorno parla proprio della riapertura delle nostre scuole in sicurezza. Purtroppo è stata lei stessa a dichiarare che il 15 per cento degli studenti non potrà rientrare in classe perché le classi sono troppo piccole per tutti gli alunni che ospitano e questo distanziamento di un metro non potrà essere osservato: parliamo di più di un milione di alunni. Ad oggi, purtroppo, non sono state ascoltate assolutamente le nostre proposte, che sono state delle proposte di buonsenso. Addirittura, il nostro leader, Matteo Salvini, ha scritto anche al Presidente Mattarella, facendo proposte in tal senso e, appunto, chiedendo che fossero presi in considerazioni gli spazi che sono disponibili nelle scuole paritarie. Noi abbiamo chiesto che venisse fatta una mappatura per vedere gli spazi che comunque ad oggi potrebbero esserci per accogliere i nostri ragazzi, ma non abbiamo saputo niente di tutto ciò. Il Comitato tecnico-scientifico ha dato queste disposizioni, a cui ancora non viene data una risposta precisa, ma soprattutto c'è anche il Consiglio superiore della pubblica istruzione, che fa sempre capo al Ministero, che ha suggerito di modificare la legge ordinaria, come noi abbiamo suggerito appunto di fare, perché ad oggi questa legge, Presidente, prevede che la formazione delle classi ci sia attraverso un numero minimo di 27 studenti. Mi dice come possiamo garantire questo distanziamento con ventisette alunni in una classe, quando sappiamo che le nostre classi, purtroppo, sono piccole e quando, comunque, in Commissione, prima dell'emergenza COVID abbiamo già affrontato il tema delle classi pollaio e la Ministra Azzolina addirittura era in prima linea su questa battaglia, avendo pure depositato un disegno di legge? Ecco, di queste assurdità purtroppo ne abbiamo sentite tante e siamo stufi. Tutto ciò è assurdo perché ci sono delle scuole nei comuni dell'entroterra in cui questi spazi non vengono utilizzati; addirittura gli uffici regionali le fanno chiudere perché gli studenti sono troppo pochi. Tutto ciò è assurdo, come anche quando si è parlato dei divisori in plexiglass. Presidente, io sono una mamma di due bambini e non voglio assolutamente che i miei figli vadano in classe portando la mascherina per sei ore perché non c'è il distanziamento fisico che garantisce appunto una sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), perché non possono respirare l'anidride carbonica per sei ore consecutive.
Questo decreto, purtroppo, stanzia una grandissima somma ma non stanzia niente per la scuola. Questo era un momento veramente cruciale per fare una riforma strutturale del sistema scolastico e, finalmente, per mettere i fondi, i soldi, per assumere gli insegnanti precari, aumentare il numero delle classi, diminuendo così gli alunni, garantendo, oltre il distanziamento fisico necessario per quest'emergenza sanitaria, anche un'adeguata formazione. Sappiamo, anche da altri sistemi europei, che nelle classi con un minor numero di ragazzi ovviamente la qualità della formazione è molto più alta e si stabilisce anche un rapporto umano migliore con l'insegnante. Grazie Presidente, e speriamo che questo ordine del giorno venga accolto e che, almeno, insomma, il Governo si metta una mano sulla coscienza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine del giorno n. 9/2500-AR/237 il deputato Cristian Invernizzi. Ne ha facoltà.
CRISTIAN INVERNIZZI (LEGA). Signor Presidente, con questo ordine del giorno, il sottoscritto e gli altri firmatari della Lega hanno intenzione di richiamare l'attenzione del Governo, del relatore e dalle forze di maggioranza sul comma 26 dell'articolo 103, che prevede di stornare una quota pari a 35 milioni di euro, quota che oggi risulta iscritta ed è relativa all'attivazione, locazione e gestione dei centri di trattenimento e di accoglienza per stranieri irregolari, cioè i CPR, che sono strutture fondamentali per quel sistema che quando era stato creato doveva portare, appunto, all'identificazione dei clandestini e, quindi, alla loro relativa e successiva espulsione dal territorio nazionale.
Noi sappiamo perfettamente che da quando la Lega non è più al Governo, da quando il Ministro Salvini non si occupa più del Dicastero dell'interno, è cambiata la politica per quanto riguarda la sicurezza dei nostri confini, per quanto riguarda la sicurezza delle nostre città e per quanto riguarda l'approccio che noi abbiamo considerato vincente nei confronti del problema della presenza degli stranieri irregolari nel nostro territorio. Inoltre capiamo perfettamente come questo Governo oggi possa pensare che non vi sia la necessità di tutelare la pubblica sicurezza, di tutelare la sovranità dello Stato e che quindi sia possibile stornare questi 35 milioni di euro per destinarli ad altro. Per carità, si tratta anche di una destinazione condivisibile, perché riguarda la copertura per la misura in materia di emersione dei rapporti di lavoro, però io vorrei ricordare a questo Governo e a questa maggioranza che il COVID è stata una tragedia immensa, una tragedia umana. Mi consenta, poi, signor Presidente, di stigmatizzare anche in questa sede la recente affermazione del maître à penser del Governo Conte - mi riferisco al direttore Travaglio -, che nel fare una legittima critica al sindaco di Bergamo non ha trovato modo migliore che chiamarlo “Giorgio Covid”, insultando in questo modo una provincia e una città che da questa tragedia ha avuto delle cicatrici che non sono ancora rimarginate (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Però diciamo che il COVID è stato sicuramente uno tsunami; COVID che nel ritirarsi - così come appare adesso e speriamo che Dio non voglia che arrivi la seconda ondata - ha lasciato dalle macerie, macerie dal punto di vista economico, macerie dal punto di vista sociale e delle macerie anche dal punto di vista della gestione dell'immigrazione in Italia. Per darvi un dato, ricordo che dal 1° gennaio al 3 luglio di quest'anno sono stati registrati 7.314 ingressi clandestini a fronte dei 2.790 dello stesso periodo dell'anno precedente, quando, appunto, il Ministro era Matteo Salvini. Cosa significa ciò? Significa che sappiamo quello che succederà nei prossimi mesi e vale a dire: oltre alla crisi economica alla quale voi e l'Europa non riuscirete a far fronte, oltre alla crisi sociale, ci sarà ancora, per l'ennesima volta, una crisi della gestione immigratoria.
PRESIDENTE. Concluda.
CRISTIAN INVERNIZZI (LEGA). Sarebbe troppo facile citare in questa fase - e mi avvio alla conclusione - le recenti indagini da parte della procura, ad esempio di Bergamo, che ha sottolineato finalmente - siamo nel campo delle indagini e aspettiamo ovviamente le sentenze - come quel sistema che era stato messo in piedi non corrispondesse alle anime belle, ad un approccio di amore nei confronti dell'immigrazione, nei confronti degli immigrati, ma nascondesse probabilmente tutta una serie di interessi loschi, biechi e, per questo, ancora più da condannare, come ha fatto la Lega in questi anni e come continuerà a fare.
Per cui, l'auspicio e l'invito che facciamo al Governo è che, se avete bisogno di 35 milioni di euro, non toglieteli alla…
PRESIDENTE. Deve concludere.
CRISTIAN INVERNIZZI (LEGA). Mi sto avviando alla conclusione, dieci secondi… Non toglieteli alla gestione dei CPR, che sono necessari; toglieteli alla gestione di quelle associazioni, di quelle cooperative che, sull'immigrazione, hanno lucrato e continuano a lucrare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fabrizio Cecchetti, sull'ordine del giorno n. 9/2500-AR/263. Ne ha facoltà.
FABRIZIO CECCHETTI (LEGA). Grazie, Presidente. Oggi, abbiamo l'occasione di rimediare ad un atteggiamento schizofrenico del Governo; da un lato, discutiamo di provvedimenti che riportano nel titolo l'obiettivo del sostegno al lavoro, all'economia, alla salute e alle politiche sociali, tutti ambiti duramente messi alla prova dall'emergenza del COVID-19, ma che, bisogna dirlo, erano in parte già in sofferenza prima; dall'altro, vi è un comportamento del Governo che nei fatti si dimentica di pezzi importanti della società. A parole, il Governo dice di sostenere, ma, poi, di fronte a proposte concrete della Lega, assume una posizione nevrotica, quasi ci fosse un disturbo ossessivo compulsivo verso il sostegno del lavoro, verso il pluralismo dell'informazione. Sto parlando proprio del sostegno concreto all'editoria locale che svolge un ruolo fondamentale nell'informazione, anche quella digitale.
La Lega, nei mesi scorsi, aveva già presentato specifici provvedimenti al “decreto Liquidità”, affinché il Governo si impegnasse in questa direzione. Ricordo che si chiedeva l'istituzione di un fondo specifico per il 2020; il settore, ormai da tempo, sta affrontando una dura crisi che l'emergenza sanitaria ha ulteriormente accentuato, a causa della mancanza di liquidità provocata dal calo degli investimenti pubblicitari, ma il Governo, a parole, sostiene le proposte, ma, nei fatti, si dimentica e noi non molliamo; la Lega non molla e questo perché l'obiettivo è quello di tutelare i posti di lavoro e garantire un servizio fondamentale che ha una funzione pubblica. Non solo la stampa locale è una fonte di informazione su quanto accade nei nostri territori, ma è anche - e comprendo che per alcuni di voi questo stia diventando un concetto incomprensibile - un mezzo che garantisce il pluralismo, che è sinonimo di democrazia. Le testate locali hanno sempre garantito un'informazione puntuale e corretta, al servizio del cittadino, smascherando, ad esempio, le cosiddette fake news che sono proliferate durante il periodo dell'emergenza sanitaria; hanno garantito il pluralismo delle voci e l'imparzialità, realizzando quindi il fondamentale diritto del cittadino all'informazione.
Per questi motivi, la Lega continuerà a sostenerle e a difenderle. Di fronte ai provvedimenti concreti, poi, le parole del Presidente del Consiglio svaniscono e la vostra maggioranza, messa alla prova, ha bocciato il nostro emendamento al “decreto Rilancio”, a sostegno dell'editoria locale e online, che prevedeva, appunto, l'istituzione di un fondo da 400 milioni di euro per il 2020. Era una misura di buonsenso per evitare a numerose imprese editrici di quotidiani e periodici locali, in crisi nera, di tagliare posti di lavoro, in una fase economica di per sé già drammatica.
Il Governo PD-5 Stelle dovrà assumersi questa responsabilità; mentre voi parlate e vi rimangiate le promesse, il settore della stampa locale è sempre più in crisi e i posti di lavoro sono a rischio. Oggi, con questo nuovo ordine del giorno ribadiamo il nostro impegno verso questo settore, con l'unico obiettivo di tutelare tutti i lavoratori. Se il provvedimento in discussione riguarda in particolare misure urgenti a sostegno del lavoro e dell'economia noi ci siamo, con proposte serie, concrete e attuabili; il nostro ordine del giorno va in questa direzione.
PRESIDENTE. Deve concludere.
FABRIZIO CECCHETTI (LEGA). Bisogna, poi, ricordare che nel primo semestre del 2020 si stima una perdita di circa 403 milioni di euro per il calo degli investimenti pubblicitari e dei ricavi da vendita. Il provvedimento in discussione avrebbe dovuto, quindi, avere maggiore attenzione al settore della stampa locale e, dunque, ipotizzare, non solo un credito di imposta per gli investimenti pubblicitari, ma anche altri strumenti come la creazione di un fondo per evitare la chiusura di molte imprese editoriali, con la tragica conseguenza della perdita di posti di lavoro e con l'effetto, anche, della desertificazione del panorama dell'informazione e del pluralismo.
Vado a concludere, dicendo che, se l'impegno già assunto dal Governo con l'ordine del giorno a mia firma e dei colleghi della Lega, accolto nella seduta del 27 maggio 2020 non era una semplice promessa al vento, circa la possibilità di riconoscere un contributo a fondo perduto a beneficio di imprese editrici di quotidiani e di periodici locali, che già non beneficino di altri contributi statali a prescindere dalla forma giuridica o dall'appartenenza a gruppi, oggi chiediamo a questo Governo…
PRESIDENTE. Concluda.
FABRIZIO CECCHETTI (LEGA). Chiudo. …di attuare senza ulteriore indugio ogni azione necessaria al fine di riconoscere un contributo a fondo perduto a beneficio di queste imprese. La Lega non molla e non mollerà su questo tema perché si tratta di tutelare i posti di lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno n. 9/2500-AR/267 ha chiesto di parlare il deputato Manfredi Potenti. Ne ha facoltà.
MANFREDI POTENTI (LEGA). La ringrazio, Presidente. Onorevoli colleghi, con l'ordine del giorno n. 9/2500-AR/267 intendiamo porre all'attenzione del Governo la gravissima situazione che sta investendo migliaia di attività produttive, che sono partite IVA, che costituiscono l'ossatura del commercio in Italia. Si parla di protesti, si parla dell'articolo 11 di quel “decreto Liquidità” che è intervenuto per disciplinare la sospensione di una serie di conseguenze pregiudizievoli derivanti dal mancato pagamento di titoli di credito. È bene che si sappia che, proprio in queste ore, alcune associazioni spontanee di commercianti hanno fatto appello al Presidente del Consiglio per essere urgentemente ricevuti e segnalare la gravissima situazione che sta coinvolgendo tanti commercianti per il fatto di una cattiva disciplina introdotta nell'ordinamento attraverso questo articolo 11, che ha subito poi, anche in sede di conversione con la legge n. 40 del 2020, ulteriori cambiamenti. Stiamo parlando della situazione di alcuni comitati spontanei: voglio ricordare soltanto il Comitato dei commercianti uniti di La Spezia, capitanato dalla signora Monia Petreni in provincia di La Spezia, che, precisamente in queste ore, ha minacciato di portarsi nelle piazze italiane e vedere incatenati alcuni dei suoi soci. Che cosa sta accadendo? Sta accadendo che la formulazione di questo articolo 11 del “decreto Liquidità”, che si chiede in questa sede al Governo di poter a questo punto rivedere in toto attraverso una disciplina più organica, voglia in qualche modo riguardare anche i titoli di pagamento che sono stati emessi oltre il mese di aprile 2020. Infatti, attraverso l'articolo 11 del “decreto Liquidità” si era previsto che si potessero sospendere i termini di scadenza, che ricadevano nel periodo 9 marzo-30 aprile 2020, poi posticipata al 31 agosto con la legge di conversione n. 40. Si parlava di sospendere tutta una serie di situazioni inerenti al pagamento di questi titoli. Questo riguarda anche gli assegni bancari, con i quali, spesso e volentieri, tantissimi commercianti anticipano le garanzie sulla fornitura di merci, come ad esempio nel settore della moda e dell'abbigliamento, che servono per veder garantita loro la possibilità di lavorare. Molti di questi assegni spesso sono stati utilizzati non tanto come meri mezzi di pagamento, ma in qualche modo vengono proprio dati, come si suol dire, in anticipo, come assegni con data successiva a quella della emissione. Questa, purtroppo, è una consuetudine in Italia e chiediamo che il Governo ne prenda atto per evitare il protesto di migliaia e migliaia di commercianti: questa sarebbe la loro fine, sarebbe l'esito di un'attività imprenditoriale che non avrebbe possibilità di proseguire a causa dei numerosi problemi derivanti dall'applicazione della legge n. 386 del 1990 e dell'articolo 8-bis, che prevede la comminatoria di pesantissime sanzioni in caso di mancato pagamento di questi titoli nei termini previsti da questa legge. Siamo fiduciosi che il Governo voglia prenderne atto e per questo facciamo appello affinché questo ordine del giorno venga accolto.
PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno n. 9/2500-AR/283 ha chiesto di parlare il deputato Jacopo Morrone. Ne ha facoltà.
JACOPO MORRONE (LEGA). Grazie, Presidente. Il primo ordine del giorno, quello a mia firma, riguarda le eccezionali gelate che hanno distrutto il settore dell'ortofrutta dal 24 marzo al 3 aprile. È un settore per l'Emilia-Romagna e per la Romagna importantissimo: sono frutteti ad alta specializzazione produttiva, quindi è una vera e propria risorsa per l'Italia intera, con riguardo all'agricoltura. Purtroppo, queste eccezionali gelate hanno distrutto circa dal 50 per cento al 90 per cento della raccolta, ad esempio, di albicocche, si parla di oltre il 90 per cento; quindi ci sono agricoltori, in questo momento, aziende agricole, che sono sul lastrico e non sanno come fare ad arrivare al prossimo anno. Si parla di 9 mila aziende agricole coinvolte, si parla di circa 400 milioni di euro di danni, accertati anche da parlamentari o dal presidente della regione, Bonaccini, che ha potuto verificarlo. Nel “decreto Rilancio” si parla di 10 milioni di euro: il Governo sta dimenticando quello che sono gli agricoltori e le aziende agricole; le aziende agricole sono persone, sono famiglie, sono posti di lavoro, non hanno di certo bisogno dell'elemosina, hanno bisogno invece di un Governo vicino, di un Governo che faccia sentire la sua vicinanza; pertanto, con questo ordine del giorno mi auguro - e parlo ai sottosegretari qui presenti, che ringrazio - che ci sia un ripensamento. Si stanno lasciando 9 mila aziende sul lastrico, 400 milioni di euro di danni e si parla di 10 milioni di euro: è una vera e propria presa in giro. Mi auguro ci sia un ripensamento immediato, coinvolgendo magari anche il Ministro dell'agricoltura, che non pensi a regolarizzare immigrati clandestini o altro, ma pensi a tutti gli agricoltori emiliano-romagnoli, romagnoli in particolare, che in questo momento stanno piangendo.
L'altro ordine del giorno, a prima firma Molteni e in cui c'è anche la mia firma perché è un tema di cui ci siamo occupati in particolare quando eravamo al Governo, lui come sottosegretario all'Interno e io alla Giustizia, è quello dell'arma comune ad impulsi elettrici, il cosiddetto taser. Una sperimentazione, che è iniziata grazie al Ministro Matteo Salvini il 5 settembre…
PRESIDENTE. Chiedo scusa, le ricordo che lei può illustrare il suo ordine del giorno e solo il suo ordine del giorno, prego.
JACOPO MORRONE (LEGA). Benissimo, il mio ordine del giorno… vado avanti con quello che posso comunque dire, che riguarda…
PRESIDENTE. Che è quello che ha già illustrato, per l'appunto. Se si vuole dilungare, ha ancora qualche minuto a disposizione, però deve parlare del suo ordine del giorno.
JACOPO MORRONE (LEGA). Va bene. Allora, io credo di avere cinque minuti. Ci auguriamo pertanto che ci sia un ripensamento e, quindi, mi auguro che il Ministro dell'agricoltura possa anche - dopo sollecitazione dei parlamentari romagnoli, in particolare della Lega e anche del presidente della regione Stefano Bonaccini - rivedere l'importo, rivedere la somma a disposizione nel “decreto Rilancio” per poter andare incontro alle esigenze di migliaia di agricoltori che, in questo momento, sono alla disperazione più completa visto quello che è accaduto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno n. 9/2500-AR/289 ha chiesto di parlare il deputato Erik Umberto Pretto. Ne ha facoltà.
ERIK UMBERTO PRETTO (LEGA). Grazie, Presidente. Abbiamo atteso per molto tempo questo “decreto Rilancio” perché ritenevamo fin dall'inizio che fosse importante per il nostro Paese dopo una situazione difficile come quella che abbiamo vissuto a causa del Coronavirus. È stata un'occasione in cui abbiamo sperato di poter intervenire e di poter collaborare attraverso una lunga serie di emendamenti che abbiamo presentato in maniera costruttiva, ma che spesso o troppo spesso sono stati bocciati e sono stati ignorati da parte della maggioranza. Abbiamo, quindi, deciso di intervenire almeno con qualche ordine del giorno puntuale e specifico che ci consenta di porre delle riflessioni, sperando che alcune tematiche vengano affrontate nei prossimi mesi.
Con l'ordine del giorno n. 9/2500-AR/289 ho voluto porre l'attenzione sul tema delle dimore storiche: un tema molto importante, specialmente per alcuni territori, come ad esempio quello da cui io provengo, cioè il Veneto, dove ci sono tutte quelle prestigiose residenze, che sono le cosiddette ville venete, che sono fondamentali anche per l'attrazione turistica del nostro territorio. All'articolo 119 del “decreto Rilancio”, infatti, si è prevista un'importante detrazione del 110 per cento per interventi di efficienza energetica e misure antisismiche: misure certamente importanti, che saranno fondamentali per il rilancio dell'economia, ma che hanno però escluso quelle che sono abitazioni signorili, ville e castelli, forse perché ritenute dimore di lusso, ma in realtà questi sono edifici che sono spesso e volentieri un simbolo dell'identità, della cultura, di territori e comunità. Sono edifici importanti anche per l'attrazione turistica, come dicevo prima, ma sono edifici che, se avessero la possibilità di essere beneficiari di questo tipo di misure, ovviamente, avrebbero una ricaduta importante anche sull'economia del territorio attraverso, ad esempio, l'artigianato di pregio, ovvero tutte quelle categorie di artigiani e artisti che potrebbero contribuire alla ristrutturazione, al rilancio e alla valorizzazione di questi beni. Noi crediamo che siano fondamentali degli interventi specifici e puntuali anche per queste dimore: sono edifici che possono rappresentare un'intera comunità, che rappresentano l'identità di un territorio e pensiamo che veramente sia fondamentale andare incontro ai proprietari di queste dimore, che possono essere sia privati che enti pubblici - come, ad esempio, gli stessi comuni - perché pensiamo che, da un lato, i proprietari siano vincolati, in qualche modo, alla manutenzione di questi beni, che hanno certamente un valore importante, sia dal punto di vista economico, ma, soprattutto culturale, e, dall'altro, che siano mancati finora degli appositi interventi specifici che consentano una agevolazione nella loro sistemazione. Per cui pensiamo che sia fondamentale che questo tipo di intervento venga fatto, per lo meno nei prossimi mesi, al più tardi nella legge di bilancio per il 2021, perché pensiamo che sia fondamentale prendere in considerazione questi notevoli patrimoni culturali, che possono essere importanti per il rilancio dell'economia del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Il deputato Maggioni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2500-AR/238.
MARCO MAGGIONI (LEGA). Grazie, Presidente. Colleghi, membri del Governo, io vado ad illustrare il mio ordine del giorno n. 9/2500-AR/238 e per illustrarlo parto dal mantra che questo Governo recita, pressoché quotidianamente, circa una presunta, recuperata autorevolezza in sede europea, una recuperata credibilità dinanzi alle istituzioni europee. Presidente, per essere credibili dinanzi alle istituzioni europee bisogna anche saper tutelare i confini, bisogna anche saper gestire e voler mettere in opera i rimpatri, bisogna far rispettare le regole di chi pensa di vedere nel nostro Paese la zona, l'area dell'Europa che è contraddistinta dal Bengodi, da un benessere che, probabilmente, qualche decennio fa c'era ed era ben diffuso, ma che a maggior ragione, dopo questa crisi pandemica, purtroppo è diventato un miraggio anche per i cittadini del nostro Paese.
Allora, questo Governo dovrebbe conoscere, proprio per i rapporti che vanta in Europa, la “direttiva rimpatri”, che risale al 2008 e dovrebbe, soprattutto, conoscere una comunicazione ufficiale della Commissione europea, che risale al 17 aprile scorso, che recita testualmente che è necessario continuare a sostenere e promuovere attivamente il rimpatrio dei migranti irregolari. Lo dice la Commissione europea con una nota ufficiale. Allora, sotto questo aspetto, io credo che l'azione del Governo sia insufficiente e, soprattutto, è insufficiente perché, in queste settimane, abbiamo visto un incremento degli sbarchi, nonostante il rischio di importare il virus COVID dall'Africa. Abbiamo visto anche nel “decreto Rilancio” una chiara presa di posizione del Governo nel mettere risorse insufficienti per le espulsioni di quei soggetti che sono entrati clandestinamente - e uso questo termine ben consapevole che a qualcuno dà fastidio - nel nostro Paese. Io credo che se qualcuno pensa di far tornare il business dei 35 euro al giorno ha sbagliato di grosso, perché i conti pubblici di questo Paese non lo permettono più.
Per questo motivo, noi abbiamo presentato, io ho presentato questo ordine del giorno che, proprio sulla base della “direttiva rimpatri”, chiede semplicemente di prolungare il trattenimento, nei CPR, di quei soggetti che vanno verificati circa la loro provenienza e circa il fatto di possedere o meno il titolo per rimanere legalmente nel nostro Paese. Quindi, il fatto di andare a prolungare il trattenimento nei CPR consente alle autorità preposte di operare tutta quella serie di verifiche che sono necessarie per far sì che questo Paese recuperi effettivamente e nei fatti una credibilità che, purtroppo, con questo Governo, dinanzi alle istituzioni europee, è qualcosa di lontano; è qualcosa che non si vede ed è qualcosa, soprattutto, di distante dalle esigenze di rispetto delle regole che vogliono i nostri cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Sono, dunque, stati illustrati gli ordini del giorno.
Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sui medesimi, ovviamente anche su quelli che non sono stati illustrati. Prego.
ANTONIO MISIANI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie, Presidente. Sugli ordini del giorno n. 9/2500-AR/1 e n. 9/2500-AR/2, parere favorevole, con “valutare l'opportunità di”.
Sull'ordine del giorno n. 9/2500-AR/3, parere favorevole, mentre sull'ordine del giorno n. 9/2500-AR/4, parere contrario.
Sull'ordine del giorno n. 9/2500-AR/5, “valutare l'opportunità di”.
PRESIDENTE. Aspetti, chiedo scusa, stavo espletando altre funzioni. Può ripetermi?
ANTONIO MISIANI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Dall'inizio?
PRESIDENTE. Sì.
ANTONIO MISIANI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Sugli ordini del giorno n. 9/2500-AR/1 e n. 9/2500-AR/2, parere favorevole, con “valutare l'opportunità di”.
Sull'ordine del giorno n. 9/2500-AR/3, parere favorevole, mentre sull'ordine del giorno n. 9/2500-AR/4, parere contrario.
Sull'ordine del giorno n. 9/2500-AR/5, “valutare l'opportunità di”.
Dall'ordine del giorno n. 9/2500-AR/6 all'ordine del giorno n. 9/2500-AR/10, parere favorevole.
Sull'ordine del giorno n. 9/2500-AR/11, “valutare l'opportunità di”.
Dall'ordine del giorno n. 9/2500-AR/12 all'ordine del giorno n. 9/2500-AR/18, parere favorevole.
Sugli ordini del giorno n. 9/2500-AR/19 e n. 9/2500-AR/20, “valutare l'opportunità di”.
Sull'ordine del giorno n. 9/2500-AR/21, parere favorevole.
Sull'ordine del giorno n. 9/2500-AR/22, “valutare l'opportunità di”.
Sugli ordini del giorno n. 9/2500-AR/23 e n. 9/2500-AR/24, parere favorevole.
Dall'ordine del giorno n. 9/2500-AR/25 all'ordine del giorno n. 9/2500-AR/29, “valutare l'opportunità di”.
Sull'ordine del giorno n. 9/2500-AR/30, parere favorevole.
Sugli ordini del giorno n. 9/2500-AR/31 e n. 9/2500-AR/32, “valutare l'opportunità di”.
Sull'ordine del giorno n. 9/2500-AR/33, parere contrario, mentre sull'ordine del giorno n. 9/2500-AR/34, parere favorevole.
Sull'ordine del giorno n. 9/2500-AR/35, parere contrario.
Dall'ordine del giorno n. 9/2500-AR/36 all'ordine del giorno n. 9/2500-AR/38, “valutare l'opportunità di”.
Dall'ordine del giorno n. 9/2500-AR/39 all'ordine del giorno n. 9/2500-AR/42, parere favorevole.
Dall'ordine del giorno n. 9/2500-AR/43 all'ordine del giorno n. 9/2500-AR/47, “valutare l'opportunità di”.
Sull'ordine del giorno n. 9/2500-AR/48, parere contrario, mentre sull'ordine del giorno n. 9/2500-AR/49, parere favorevole.
Sull'ordine del giorno n. 9/2500-AR/50, parere contrario.
Sugli ordini del giorno n. 9/2500-AR/51 e n. 9/2500-AR/52, parere favorevole.
Sugli ordini del giorno n. 9/2500-AR/53 e n. 9/2500-AR/54, “valutare l'opportunità di”.
Sull'ordine del giorno n. 9/2500-AR/55, parere contrario.
Dall'ordine del giorno n. 9/2500-AR/56 all'ordine del giorno n. 9/2500-AR/61, “valutare l'opportunità di”.
Sull'ordine del giorno n. 9/2500-AR/62, parere favorevole, espungendo le parole comprese da: “a introdurre”, fino a: “oppure”.
Sull'ordine del giorno n. 9/2500-AR/63, parere contrario.
Sugli ordini del giorno n. 9/2500-AR/64 e n. 9/2500-AR/65, “valutare l'opportunità di”.
Sull'ordine del giorno n. 9/2500-AR/66, parere favorevole.
Sull'ordine del giorno n. 9/2500-AR/67, “valutare l'opportunità di”.
Sugli ordini del giorno n. 9/2500-AR/68 e n. 9/2500-AR/69, parere favorevole.
Sugli ordini del giorno n. 9/2500-AR/70 e n. 9/2500-AR/71, “valutare l'opportunità di”.
Sull'ordine del giorno n. 9/2500-AR/72, parere favorevole.
Sull'ordine del giorno n. 9/2500-AR/73, “valutare l'opportunità di”.
Dall'ordine del giorno n. 9/2500-AR/74 all'ordine del giorno n. 9/2500-AR/77, parere favorevole.
Sull'ordine del giorno n. 9/2500-AR/78, “valutare l'opportunità di”.
Dall'ordine del giorno n. 9/2500-AR/79 all'ordine del giorno n. 9/2500-AR/84, parere favorevole.
Sull'ordine del giorno n. 9/2500-AR/85, “valutare l'opportunità di”.
Sugli ordini del giorno n. 9/2500-AR/86 e n. 9/2500-AR/87, parere favorevole.
Sugli ordini del giorno n. 9/2500-AR/88 e n. 9/2500-AR/89, “valutare l'opportunità di”.
Sugli ordini del giorno n. 9/2500-AR/90 e n. 9/2500-AR/91, parere favorevole.
Dall'ordine del giorno n. 9/2500-AR/92 all'ordine del giorno n. 9/2500-AR/95, “valutare l'opportunità di”.
Sugli ordini del giorno n. 9/2500-AR/96 e n. 9/2500-AR/97, parere favorevole.
Sull'ordine del giorno n. 9/2500-AR/98, “valutare l'opportunità di”.
Dall'ordine del giorno n. 9/2500-AR/99 all'ordine del giorno n. 9/2500-AR/104, parere favorevole.
Dall'ordine del giorno n. 9/2500-AR/105 all'ordine del giorno n. 9/2500-AR/109, “valutare l'opportunità di”.
Sugli ordini del giorno n. 9/2500-AR/110 e n. 9/2500-AR/111, parere favorevole.
Sull'ordine del giorno n. 9/2500-AR/112, parere favorevole, sostituendo l'impegno con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità, se ricorrono le condizioni di finanza pubblica, di adottare le iniziative per la stabilizzazione del personale precario impegnato nella ricostruzione a seguito di eventi calamitosi negli uffici speciali e negli enti locali e nelle more ad adottare ogni iniziativa utile a prorogarne il servizio”.
Ordine del giorno n. 9/2500-AR/113 favorevole, n. 9/2500-AR/114 “valutare l'opportunità di”, n. 9/2500-AR/115 favorevole, n. 9/2500-AR/116 “valutare l'opportunità di”, n. 9/2500-AR/117 e n. 9/2500-AR/118 favorevole, n. 9/2500-AR/119 “valutare l'opportunità di”, n. 9/2500-AR/120, n. 9/2500-AR/121 e n. 9/2500-AR/122 favorevole, n. 9/2500-AR/123 “valutare l'opportunità di”; con riferimento all'ordine del giorno n. 9/2500-AR/124 bisogna aggiungere “valutare l'opportunità di” nell'impegno al Governo e, alla fine, aggiungere le seguenti parole “considerato sin da ora che il riferimento all'articolo 87, comma 1, lettera a), del decreto-legge n. 18 del 2020 va correttamente inteso come l'articolo 87, comma 1, alinea secondo periodo e lettera a)”.
Ordini del giorno n. 9/2500-AR/125, n. 9/2500-AR/126 e n. 9/2500-AR/127 favorevole, n. 9/2500-AR/128 “valutare l'opportunità di”, n. 9/2500-AR/129 favorevole, n. 9/2500-AR/130 inammissibile, n. 9/2500-AR/131 e n. 9/2500-AR/132 favorevole, n. 9/2500-AR/133 e n. 9/2500-AR/134 “valutare l'opportunità di”, n. 9/2500-AR/135 favorevole, n. 9/2500-AR/136 “valutare l'opportunità di”, n. 9/2500-AR/137 favorevole, n. 9/2500-AR/138 “valutare l'opportunità di”; da n. 9/2500-AR/139 a n. 9/2500-AR/146 favorevole; n. 9/2500-AR/147 “valutare l'opportunità di”, n. 9/2500-AR/148 favorevole, n. 9/2500-AR/149 e n. 9/2500-AR/150 contrario, n. 9/2500-AR/151 inammissibile, n. 9/2500-AR/152 favorevole, n. 9/2500-AR/153 inammissibile, n. 9/2500-AR/154 e n. 9/2500-AR/155 favorevole, n. 9/2500-AR/156 favorevole, inserendo “valutare l'opportunità di” e togliendo le parole comprese da “molti” fino a “un miliardo”.
Ordine del giorno n. 9/2500-AR/157 “valutare l'opportunità di”, n. 9/2500-AR/158 favorevole, da n. 9/2500-AR/159 a n. 9/2500-AR/161 “valutare l'opportunità di”, n. 9/2500-AR/162 favorevole, inserendo dopo la parola “Governo” le parole “a valutare l'opportunità di”. Ordine del giorno n. 9/2500-AR/163 favorevole, n. 9/2500-AR/164 favorevole, sostituendo l'impegno con le seguenti parole: “a valutare la possibilità di utilizzare fondi comunitari per il completamento della variante Aurelia mediante la realizzazione del “lotto 0” e il completamento del progetto “Darsena Europa” nel porto di Livorno; n. 9/2500-AR/165 favorevole, n. 9/2500-AR/166 favorevole, inserendo alla lettera a) le parole “valutare l'opportunità di”.
Da n. 9/2500-AR/167 a n. 9/2500-AR/169 favorevole; n. 9/2500-AR/170 e n. 9/2500-AR/171 “valutare l'opportunità di”, n. 9/2500-AR/172, n. 9/2500-AR/173 e n. 9/2500-AR/174 favorevole, n. 9/2500-AR/175 “valutare l'opportunità di”; da n. 9/2500-AR/176 a n. 9/2500-AR/184 favorevole; n. 9/2500-AR/185 “valutare l'opportunità di”, n. 9/2500-AR/186 favorevole, n. 9/2500-AR/187 “valutare l'opportunità di”, n. 9/2500-AR/188 favorevole; n. 9/2500-AR/189 favorevole, scrivendo “valutare l'opportunità di adottare ulteriori”, eccetera, eccetera; n. 9/2500-AR/190 favorevole, n. 9/2500-AR/191 “valutare l'opportunità di”, n. 9/2500-AR/192 favorevole, n. 9/2500-AR/193 contrario, n. 9/2500-AR/194 favorevole, n. 9/2500-AR/195 inammissibile, n. 9/2500-AR/196 favorevole, n. 9/2500-AR/197 “valutare l'opportunità di”, n. 9/2500-AR/198 e n. 9/2500-AR/199 favorevole, n. 9/2500-AR/200 e n. 9/2500-AR/201 “valutare l'opportunità di”; da n. 9/2500-AR/202 a n. 9/2500-AR/205 favorevole; n. 9/2500-AR/206 “valutare l'opportunità di”; da n. 9/2500-AR/207 a n. 9/2500-AR/210 favorevole; n. 9/2500-AR/211 “valutare l'opportunità di”; da n. 9/2500-AR/212 a n. 9/2500-AR/214 favorevole; n. 9/2500-AR/215 e 216 “valutare l'opportunità di”, n. 9/2500-AR/217 e n. 9/2500-AR/218 favorevole, n. 9/2500-AR/219, n. 9/2500-AR/220 e n. 9/2500-AR/221 “valutare l'opportunità di”, n. 9/2500-AR/222 favorevole, n. 9/2500-AR/223 e n. 9/2500-AR/224 “valutare l'opportunità”, n. 9/2500-AR/225 favorevole.
Ordine del giorno n. 9/2500-AR/226 favorevole con la seguente riformulazione “al fine di garantire livelli adeguati di tutela della salute individuale e collettiva in conseguenza dell'eccezionale emergenza sanitaria connessa alla diffusione del contagio da COVID-19, di effettuare controlli e tracciamenti più capillari e in grado di controllare e rallentare la diffusione del contagio da COVID-19, di agevolare il percorso di emersione dei cittadini immigrati irregolari presenti nel territorio nazionale, consentendo loro di ottenere migliori condizioni di vita e di lavoro, proseguire nel contrasto del lavoro irregolare e dello sfruttamento delle persone, a valutare l'opportunità di ampliare i settori produttivi interessati dalla regolarizzazione dei rapporti di lavoro”. Ordine del giorno da n. 9/2500-AR/227 a n. 9/2500-AR/230, “valutare l'opportunità di”; n. 9/2500-AR/231, favorevole; n. 9/2500-AR/232, contrario; n. 9/2500-AR/233, favorevole; n. 9/2500-AR/234 e n. 9/2500-AR/235, contrario; n. 9/2500-AR/236, favorevole; n. 9/2500-AR/237 e n. 9/2500-AR/238, contrario; n. 9/2500-AR/239 e n. 9/2500-AR/240, “valutare l'opportunità di”; n. 9/2500-AR/241, contrario; da n. 9/2500-AR/242 fino a n. 9/2500-AR/260, “valutare l'opportunità di”; n. 9/2500-AR/261 e n. 9/2500-AR/262, contrario; n. 9/2500-AR/263, “valutare l'opportunità di”; n. 9/2500-AR/264, contrario; n. 9/2500-AR/265 e n. 2500-AR/266, “valutare l'opportunità di”; n. 9/2500-AR/267 e n. 9/2500-AR/268, favorevole; n. 9/2500-AR/269, contrario; n. 9/2500-AR/270, favorevole; da n. 9/2500-AR/271 a n. 9/2500-AR/273, “valutare l'opportunità di”; n. 9/2500-AR/274, contrario; da n. 9/2500-AR/275 a n. 9/2500-AR/280, “valutare l'opportunità di”; n. 9/2500-AR/281, contrario; da n. 9/2500-AR/282 a n. 9/2500-AR/284, “valutare l'opportunità di”; n. 9/2500-AR/285, favorevole, ma sostituendo le parole “adottare iniziativa di propria competenza” con le parole “valutare l'opportunità di adottare ulteriori iniziative, oltre a quelle già avviate, volte ad accelerare l'attuazione del piano per la banda ultra larga”.
Ordine del giorno da n. 9/2500-AR/286 a n. 9/2500-AR/288, “valutare l'opportunità di”; n. 9/2500-AR/289, favorevole, inserendo dopo la parola “adottare” la parola “eventuali”; n. 9/2500-AR/290, contrario; n. 9/2500-AR/291, accolto come raccomandazione; n. 9/2500-AR/292, favorevole; n. 9/2500-AR/293, favorevole, sostituendo le parole “ad adoperarsi per garantire” con le parole “valutare l'opportunità che”; n. 9/2500-AR/294, “valutare l'opportunità di”; n. 9/2500-AR/295, favorevole, sostituendo l'impegno con le seguenti parole, “valutare la possibilità di adoperarsi affinché si riesaminino i tempi della ferma prefissata”; n. 9/2500-AR/296, favorevole; n. 9/2500-AR/297, “valutare l'opportunità di”; n. 9/2500-AR/298, contrario; da n. 9/2500-AR/299 a n. 9/2500-AR/304,“valutare l'opportunità di”; n. 9/2500-AR/305 e n. 9/2500-AR/306, favorevole; n. 9/2500-AR/307, “valutare l'opportunità di”; n. 9/2500-AR/308, favorevole, sostituendo tutto l'impegno con le seguenti parole “a valutare l'opportunità di assumere ogni iniziativa per la celere realizzazione dell'ospedale di Piacenza”. Ordine del giorno n. 9/2500-AR/309 e n. 9/2500-AR/310, “valutare l'opportunità di”; n. 9/2500-AR/311, contrario; n. 9/2500-AR/312 e n. 9/2500-AR/313, “valutare l'opportunità di”; n. 9/2500-AR/314 contrario; n. 9/2500-AR/315, favorevole, sostituendo la parola “prevedendo” con le parole “valutando l'opportunità di prevedere”; n. 9/2500-AR/316, “valutare l'opportunità di”; n. 9/2500-AR/317, favorevole, sostituendo l'impegno con le seguenti parole, “a valutare la possibilità di estendere lo sport bonus anche alle strutture private, per un rilancio del Paese anche attraverso lo sport, grazie al suo ruolo nel tessuto sociale”.
Ordine del giorno n. 9/2500-AR/318 contrario; n. 9/2500-AR/319 e n. 9/2500-AR/320, accolti come raccomandazione; n. 9/2500-AR/321, contrario; n. 9/2500-AR/322, favorevole; da n. 9/2500-AR/323 a n. 9/2500-AR/329, tutti contrari; da n. 9/2500-AR/330 a n. 9/2500-AR/333, “valutare l'opportunità di”; n. 9/2500-AR/334, favorevole, sostituendo tutto l'impegno con le seguenti parole, “a valutare l'opportunità, ove ricorrano le condizioni economiche e finanziarie, di adottare con tempestività ogni azione volta alla realizzazione del prolungamento verso Vimercate della linea M2 della metropolitana di Milano, anche mediante la creazione o l'implementazione di un fondo specifico per i sistemi metropolitani”.
Ordine del giorno n. 9/2500-AR/335, favorevole, sostituendo l'impegno con le seguenti parole, “a valutare l'opportunità di considerare le peculiarità del porto di Civitavecchia e del sistema comprensoriale circostante al fine di stabilire la necessità di intraprendere azioni concrete che tengano conto della specificità del tessuto produttivo di Civitavecchia, fortemente penalizzato in questa fase”.
Ordine del giorno n. 9/2500-AR/336, parere favorevole, inserendo dopo la parola “finanziarie” le parole “compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica”.
Ordine del giorno n. 9/2500-AR/337, parere favorevole, inserendo alla fine le parole “compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica”.
Ordine del giorno n. 9/2500-AR/338, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2500-AR/339, parere favorevole, inserendo dopo la parola “volte”, le parole “ad assicurare il rispetto dell'autonomia”, ed eliminando le parole comprese da “a chiarire” fino a “sull'autonomia” e le parole comprese da “e che, pertanto” fino a “vigente”.
Ordine del giorno n. 9/2500-AR/340, parere favorevole, sostituendo il dispositivo con le seguenti parole: “a valutare l'opportunità di individuare adeguate risorse economiche e finanziarie volte ad incrementare e rendere strutturali ulteriori borse di studio di specializzazione da mettere a concorso per il prossimo anno accademico”.
Ordine del giorno n. 9/2500-AR/341, “valutare l'opportunità di”.
Ordine del giorno n. 9/2500-AR/342, parere favorevole, eliminando le parole comprese tra “e garantendo” fino alla fine.
Ordine del giorno n. 9/2500-AR/343, parere favorevole, inserendo dopo le parole “a garantire” le parole “la tutela dei lavoratori”, ed eliminando le parole comprese tra “la copertura” fino a “il 2020”.
Ordine del giorno n. 9/2500-AR/344, parere favorevole, sostituendo le parole “la piena ed integrale” con le parole “una adeguata”, ed eliminando tutta l'ultima frase compresa tra le parole “il criterio” fino alla fine.
Ordini del giorno n. 9/2500-AR/345 e n. 9/2500-AR/346, parere contrario.
Ordini del giorno n. 9/2500-AR/347 e n. 9/2500-AR/348, “valutare l'opportunità di”.
Ordine del giorno n. 9/2500-AR/349, parere contrario.
Ordine del giorno n. 9/2500-AR/350, parere favorevole al primo impegno, parere contrario al secondo impegno, parere favorevole al terzo impegno sostituendo le parole “l'immissione nei ruoli organici del MAECI” con le parole “l'immissione nei ruoli, in aggiunta a quanto già previsto dal piano assunzionale del MAECI e con conseguente aumento della relativa pianta organica”.
Ordine del giorno n. 9/2500-AR/351, parere favorevole, inserendo dopo le parole “al fine di” le parole “valutare l'opportunità di”.
Ordine del giorno n. 9/2500-AR/352, parere favorevole.
Ordini del giorno n. 9/2500-AR/353 e n. 9/2500-AR/354, “valutare l'opportunità di”.
Ordine del giorno n. 9/2500-AR/355, parere favorevole, inserendo dopo le parole “di adottare” le parole “compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica”.
Ordine del giorno n. 9/2500-AR/356, “valutare l'opportunità di”.
Ordine del giorno n. 9/2500-AR/357, parere contrario.
Ordine del giorno n. 9/2500-AR/358, parere favorevole, inserendo nel secondo periodo le parole “valutare l'opportunità di”.
Ordini del giorno n. 9/2500-AR/359 e n. 9/2500-AR/360, “valutare l'opportunità di”.
Ordine del giorno n. 9/2500-AR/361, parere contrario.
Ordine del giorno n. 9/2500-AR/362, inammissibile.
Ordine del giorno n. 9/2500-AR/363, parere favorevole, eliminando le parole comprese tra “con particolare” fino a “al fine” e inserendo dopo le parole “a valutare” le parole “l'opportunità di”.
Ordine del giorno n. 9/2500-AR/364, “valutare l'opportunità di”.
Ordine del giorno n. 9/2500-AR/365, parere favorevole.
Ordine del giorno n. 9/2500-AR/366, parere contrario.
Ordine del giorno n. 9/2500-AR/367, parere favorevole.
Ordine del giorno n. 9/2500-AR/368, parere favorevole, eliminando nel primo periodo le parole comprese tra “che dai dati” fino alla fine, e nel secondo periodo le parole comprese tra “in merito” fino alla fine.
Ordine del giorno n. 9/2500-AR/369, parere contrario.
Ordine del giorno n. 9/2500-AR/370, parere favorevole, eliminando nelle premesse tutto l'ultimo paragrafo e negli impegni le parole comprese da “alla luce” fino alla fine.
Ordini del giorno n. 9/2500-AR/371 e n. 9/2500-AR/372, parere favorevole.
Ordine del giorno n. 9/2500-AR/373, parere favorevole eliminando l'ultimo paragrafo del dispositivo.
Ordine del giorno n. 9/2500-AR/374, parere contrario.
Ordine del giorno n. 9/2500-AR/375, parere favorevole limitatamente al dispositivo, e quindi cassando le premesse ed eliminando le parole “nei termini su esposti”.
Ordine del giorno n. 9/2500-AR/376, parere favorevole.
Ordine del giorno n. 9/2500-AR/377, “valutare l'opportunità di”.
Ordine del giorno n. 9/2500-AR/378, parere contrario.
Ordine del giorno n. 9/2500-AR/379, “valutare l'opportunità di”.
Ordine del giorno n. 9/2500-AR/380, “valutare l'opportunità di” ed eliminando le parole “nel primo provvedimento utile”.
Ordine del giorno n. 9/2500-AR/381, “valutare l'opportunità di”.
Ordine del giorno n. 9/2500-AR/382, parere favorevole, inserendo dopo le parole “l'opportunità di” le parole “adottare misure in favore delle imprese di handling anche con riguardo all'accesso alla cassa integrazione dei loro dipendenti”.
Ordine del giorno n. 9/2500-AR/383, parere favorevole.
Ordine del giorno n. 9/2500-AR/384, parere favorevole, eliminando l'ultimo periodo compreso tra le parole “ad implementare” fino alla fine.
Ordine del giorno n. 9/2500-AR/385, “valutare l'opportunità di”.
Ordine del giorno n. 9/2500-AR/386, parere favorevole, inserendo alla fine sia del primo che del secondo periodo le parole “compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica”
Idem per l'ordine del giorno n. 9/2500-AR/387, quindi si inseriscono anche lì alla fine del primo e del secondo periodo le parole “compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica”.
Ordine del giorno n. 9/2500-AR/388, parere favorevole, sostituendo le parole comprese tra “un equo indennizzo” fino a “17-bis” con le parole “misure in favore dei proprietari degli immobili di cui all'articolo 17-bis”.
Ordine del giorno n. 9/2500-AR/389, accolto come raccomandazione.
Ordine del giorno n. 9/2500-AR/390, “valutare l'opportunità di”.
Ordine del giorno n. 9/2500-AR/391, parere favorevole, sostituendo le parole comprese tra “in sede di” fino a “222, a” con le parole “valutare l'opportunità di”.
Ordine del giorno n. 9/2500-AR/392, parere favorevole.
Ordine del giorno n. 9/2500-AR/393, parere favorevole.
Ordine del giorno n. 9/2500-AR/394, parere favorevole, sostituendo tutto l'impegno con le seguenti parole: “a valutare l'opportunità di adottare iniziative finalizzate a risolvere le criticità del sistema relativo ai cosiddetti pertinenziali”.
Ordine del giorno n. 9/2500-AR/395, parere favorevole, sostituendo la parola “riportando” con le parole “valutando l'opportunità di riportare”.
Dall'ordine del giorno n. 9/2500-AR/396 a quello n. 9/2500-AR/398, inserire le parole: “valutare l'opportunità di”.
Ordine del giorno n. 9/2500-AR/399, parere favorevole, sostituendo le parole comprese tra “prevedere” fino alla fine, con le seguenti parole: “riequilibrare il divario di genere nei redditi anche attraverso l'utilizzo della leva fiscale”.
Ordine del giorno n. 9/2500-AR/400, parere contrario.
Ordini del giorno n. 9/2500-AR/401 e n. 9/2500-AR/402, “valutare l'opportunità di”.
Ordine del giorno n. 9/2500-AR/403, parere favorevole inserendo alla fine le parole “in un quadro generale di potenziamento degli strumenti di integrazione salariale”.
Ordine del giorno n. 9/2500-AR/404, parere favorevole, sostituendo le parole da “normativa di competenza” fino alla fine con le parole “utile volta ad affrontare la problematica esposta in premessa”.
Ordine del giorno n. 9/2500-AR/405, parere favorevole sopprimendo le parole comprese tra “adottare” e “finalizzata ad”. Dunque, vanno soppresse.
Ordine del giorno n. 9/2500-AR/406, parere favorevole.
Ordine del giorno n. 9/2500-AR/407, parere contrario.
PRESIDENTE. Interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà nella seduta di domani a partire dalle ore 9.
Interventi di fine seduta.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Rosalba De Giorgi. Ne ha facoltà.
ROSALBA DE GIORGI (MISTO). Presidente, questa volta le parole non potranno bastare per far capire cosa si è verificato nel primo pomeriggio di sabato 4 luglio a Taranto. A rendere un'idea di cosa è accaduto a causa della tromba d'aria che si è abbattuta sulla città e sulla sua area industriale (quella per intenderci dove sorgono lo stabilimento siderurgico dell'ex Ilva e il quartiere Tamburi) ci stanno pensando efficacemente le immagini che da alcuni giorni circolano sul web: scene filmate nei pressi di quella che inguaribili ottimisti vogliono far diventare la fabbrica d'acciaio più moderna d'Europa. Scene filmate nei pressi quindi di questa fabbrica: grazie a quei video abbiamo assistito a come la bufera abbia sollevato, trasportato e diffuso nell'aria enormi cumuli di polvere rossastra proveniente dall'azienda attualmente gestita dal gruppo franco-indiano ArcelorMittal.
Si tratta di immagini apocalittiche, diventate virali. E pensare che c'è chi ancora ha il coraggio di sostenere che nel capoluogo ionico la questione delle polveri nell'aria appartenga al passato, grazie alla costruzione di due megastrutture lunghe 700 metri, larghe 254, alte 80 e costate una cifra compresa tra i 300 e 370 milioni di euro: che se sulla carta hanno il compito di impedire la dispersione di polveri, all'atto pratico hanno dimostrato di non avere la forza per farlo. Sono bastati gli effetti di un evento atmosferico per provare quello che a Taranto abbiamo sempre sospettato: la copertura dei cosiddetti parchi minerali non serve a nulla, quelle polveri rossastre che tutti i cittadini sono stati costretti a respirare hanno beffardamente aggirato l'ostacolo delle due costosissime megastrutture realizzate per far credere che in riva allo Ionio il problema dell'inquinamento può essere superato. Sì, ma di sicuro non continuando a lasciare inascoltato…
PRESIDENTE. Concluda.
ROSALBA DE GIORGI (MISTO). …chi da anni, a causa di lutti e malattia, urla la propria disperazione e chiudendo gli occhi anche davanti a scene come quelle di sabato scorso. Chi può intervenire per interrompere questa scandalosa situazione deve farlo il più presto possibile, sempre che l'articolo 32 della Costituzione sia ancora in vigore.
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Giovedì 9 luglio 2020 - Ore 9:
1. Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, recante misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all'economia, nonché di politiche sociali connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19.
(C. 2500-A/R)
Relatori: MARATTIN, MELILLI e MISITI, per la maggioranza; MANDELLI, VANESSA CATTOI e LUCASELLI, di minoranza.
2. Discussione del disegno di legge:
S. 1812 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 16 maggio 2020, n. 33, recante ulteriori misure urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19 (Approvato dal Senato). (C. 2554)
Relatrice: LOREFICE.
La seduta termina alle 23,25.