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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 9 luglio 2020

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ENRICO BORGHI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 431, della legge 23 dicembre 2014, n. 190, ha previsto la predisposizione di un piano nazionale per la riqualificazione sociale e culturale delle aree urbane degradate. A tal fine i comuni hanno elaborato i progetti di riqualificazione costituiti da un insieme coordinato di interventi diretti alla riduzione di fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale, nonché al miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale e ambientale. Il Comitato per la valutazione dei suddetti progetti, costituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, a seguito di apposita istruttoria, ha selezionato i progetti con indicazione di priorità – solo i primi 46 progetti sono stati finanziati – da inserire nel piano nazionale che è stato quindi approvato con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 6 giugno 2017;

   nella graduatoria allegata al citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri il comune di Biella risulta collocato al 3° posto in virtù di una progettazione per la riqualificazione sociale e culturale centrata su interventi a favore della mobilità urbana sostenibile ed alternativa;

   con una delibera del 16 settembre 2019 il comune di Biella ha deciso di avviare le opere finanziate dai piani nazionali stralciando però la parte relativa alle piste ciclabili che rappresentano una parte importante nel progetto di mobilità sostenibile e alternativa, adducendo come scusa la «mancanza di una vera e propria cultura della bicicletta per gli spostamenti urbani» e quindi un'assenza di domanda. Pertanto, con la suddetta delibera sono state approvate apposite linee di indirizzo per procedere alla revisione ovvero alla sospensione dell'attuazione delle opere pubbliche per la realizzazione di piste ciclabili, «anche impiegando altrimenti le risorse finanziarie sino ad ora accantonate»;

   la decisione presa con la citata delibera rischia di determinare la revoca del finanziamento statale attribuito al comune di Biella sulla base di uno specifico progetto che ora viene modificato ed, inoltre, risulta in contrasto con i provvedimenti governativi che stanno andando vigorosamente nella direzione di una mobilità alternativa e sostenibile, sia con gli incentivi per l'acquisto di biciclette che per altre disposizioni a favore delle piste ciclabili –:

   se la modifica del progetto – a seguito della revisione ovvero della sospensione dell'attuazione delle opere pubbliche relative alla mobilità sostenibile – sulla base del quale il comune di Biella ha ottenuto l'accesso alle risorse del piano nazionale di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 6 giugno 2017 possa determinare una decadenza dai suddetti benefici.
(5-04331)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VARCHI e DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   secondo notizie di stampa, la camera penale, prima Sezione dell'udienza nazionale spagnola, ha approvato (sentenza n. 155-2017) l'estradizione di Enzo Franchini, l'uomo accusato dal regime venezuelano di essere coinvolto nell'omicidio di un manifestante durante le proteste del 2017;

   Franchini è stato arrestato in Spagna a luglio del 2019, sempre su richiesta della procura di Caracas, che sostiene sia responsabile dell'omicidio di Orlando Figuera, giovane di 22 anni, morto a maggio del 2017 durante una manifestazione contro il governo di Maduro all'est di Caracas;

   sebbene Franchini abbia riconosciuto di avere fatto parte del movimento di opposizione che ha partecipato alle proteste, ha sempre smentito il coinvolgimento nella morte di Figuera;

   il quotidiano della comunità italiana in Venezuela, La Voce d'Italia, ha spiegato che «il connazionale Franchini [...] sostiene di essersi limitato a trasportare in moto i feriti e coloro che, a causa dei gas lacrimogeni, avevano difficoltà a respirare», poi, per timore di essere arrestato in Venezuela e trasformarsi in «capro espiatorio», si sarebbe trasferito in Spagna;

   si tratta del secondo tentativo del regime di Maduro di riportare Franchini sul territorio venezuelano, posto che già alla fine dell'anno scorso la Spagna aveva respinto la prima richiesta per mancanza di documentazione relativa alle prove del reato;

   per il quotidiano Diario de las Américas, un fatto che richiama l'attenzione «e ha allarmato gli avvocati difensori, è che la Procura si è opposta al ricorso dell'estradizione. In un testo presentato sul sito La Razón si legge che “la Procura era favorevole a non considerare l'estradizione. Ugualmente si è pronunciata la difesa di Franchini, sostenendo l'innocenza rispetto all'aggressione, e dicendo che l'accusa aveva una motivazione politica”»;

   in particolare, la difesa non solo ha sempre insistito sull'innocenza del connazionale, ma ha anche rilevato che in Venezuela non sono garantiti i diritti umani, come dimostrano i quasi 5 milioni di venezuelani emigrati e i più di 3 milioni di rifugiati e come è denunciato nel rapporto dell'Alto Commissariato per i diritti umani dell'Onu sull'assenza della garanzia di un giusto processo in Venezuela –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere per garantire che il cittadino italiano Enzo Franchini venga giudicato attraverso un giusto processo che tuteli il rispetto dei diritti umani fondamentali.
(5-04338)

Interrogazione a risposta scritta:


   BILLI, COMENCINI, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, FORMENTINI, GRIMOLDI, PICCHI, RIBOLLA e ZOFFILI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il Tribunale unificato dei brevetti (Tub) rappresenterà il foro competente per la risoluzione delle dispute sulla contraffazione e per le cause di revoca/annullamento dei brevetti industriali europei;

   la struttura sarà costituita dal registro, dalla Corte di prima istanza, a sua volta suddivisa in divisioni centrali, locali e regionali, e dalla Corte d'appello;

   le divisioni centrali dovrebbero aver sede a Parigi, Londra e Monaco di Baviera; la Corte d'appello avrà invece sede in Lussemburgo;

   tale Tribunale avrà lo scopo principale di ridurre i costi dei contenziosi e assicurare che il sistema brevettuale europeo funzioni più efficacemente;

   il Tribunale diventerà operativo soltanto previa ratifica da parte della Francia, del Regno Unito e della Germania, ossia dei tre Stati membri che nell'anno successivo alla ratifica hanno depositato il maggior numero di brevetti europei;

   il Tub non rientra formalmente nell'architettura istituzionale dell'Unione europea: è infatti un organismo definito da un Accordo intergovernativo tra 24 Stati membri dell'Unione su 27 (non vi partecipano infatti Polonia, Spagna, Croazia), in aggiunta al recentemente «fuoriuscito» Regno Unito;

   ad oggi sono 16 i Paesi che hanno ratificato l'accordo e, dei tre la cui adesione è vincolante, la Francia ha ratificato l'accordo poco dopo la firma, mentre la ratifica da parte del Regno Unito è avvenuta il 26 aprile 2018; la legge di ratifica tedesca è tuttora sospesa a causa di un ricorso costituzionale dovuto al fatto che non era stata approvata con i due terzi dei parlamentari in Aula, come richiesto per la cessione di sovranità dalla legge tedesca;

   la Corte costituzionale tedesca si è pronunciata, il 20 marzo 2020, contro la ratifica tedesca dell'Accordo per il Tribunale, ma il Ministro della giustizia tedesco Christine Lambrecht ha affermato, il 26 marzo 2020, che la Germania vuole portare avanti il progetto il più velocemente possibile, nonostante la decisione della Corte;

   il Premier britannico, Boris Johnson, ha affermato che il Regno Unito abbandonerà il tribunale a causa della Brexit: una delle due future sezioni specializzate del «Tribunale europeo unificato dei brevetti» (Tub) dovrebbe essere trasferita da Londra, dove era stata inizialmente programmata la sua sede, ad una città dell'Unione europea;

   Milano e Torino hanno espresso il loro interesse ad accogliere la sede del Tub di Londra, sede che genererebbe un indotto stimato in circa 100 milioni di euro annui;

   il Tub dovrebbe essere operativo a breve ed anche Parigi ed Amsterdam hanno già da tempo manifestato il proprio interesse –:

   quali iniziative incisive il Governo intenda tempestivamente intraprendere per supportare la candidatura italiana, in modo da cogliere questa importante opportunità di crescita per il nostro Paese, finita la drammatica emergenza del Coronavirus, ed in modo che l'Italia non debba perdere anche questa occasione, come già successo con l'Agenzia del farmaco, assegnata all'Olanda durante il mandato dei Governi di centro-sinistra.
(4-06267)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VIVIANI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   sulla base della Strategia energetica nazionale 2017 (Sen), che fissa l'obiettivo della decarbonizzazione del settore elettrico attraverso il phase out del parco di generazione elettrica a carbone entro il 2025, Enel ha presentato un piano per l'Italia basato su fonti rinnovabili, sistemi di accumulo di energia e impianti a gas, necessari per assicurare l'affidabilità del sistema elettrico nazionale;

   in tale contesto, ai fini della decarbonizzazione del settore, Enel ha previsto la dismissione della capacità installata a carbone a La Spezia;

   in data 15 maggio 2019, è stata presentata istanza al Ministero dello sviluppo economico di richieste di autorizzazione unica; il procedimento è stato avviato dal Ministero dello sviluppo economico in data 28 maggio 2019;

   all'interno del procedimento viene acquisito il parere di valutazione di impatto ambientale, propedeutico al prosieguo del procedimento amministrativo e, a tal fine, il progetto è stato presentato inizialmente al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare in procedura di verifica di assoggettabilità a valutazione di impatto ambientale (Via), ottenendo un parere negativo all'esclusione dalla Via, a gennaio 2020, con determina di assoggettamento alla procedura di Via del 13 marzo 2020;

   in data 19 marzo 2020, Enel ha depositato istanza di Via al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e il procedimento è stato avviato formalmente il 15 maggio 2020; la fase di consultazione pubblica si conclude il 14 luglio 2020;

   Enel sembra intenzionata non alla semplice dismissione dell'impianto a carbone sul territorio di La Spezia ma alla riconversione dell'impianto ad una centrale a gas –:

   quali siano i tempi che il Ministro prevede per la conclusione del procedimento di Via e la dismissione della centrale a carbone di La Spezia e se non ritenga opportuno disporre un'inchiesta pubblica, prevista dalla normativa vigente, per meglio valutare i potenziali impatti di un'eventuale nuova centrale a gas attraverso la consultazione dei cittadini interessati a vantaggio e a tutela dell'ambiente e della salute pubblica.
(5-04333)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MAURIZIO CATTOI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   con nota datata 22 maggio 2020, l'ufficio ordinamento del comando generale dell'Arma dei carabinieri, nell'ambito della riorganizzazione del servizio sanitario interno, ha rimodulato la presenza delle attuali 42 strutture sul territorio, prevedendo la soppressione di alcune infermerie presidiarie per almeno 12 mesi;

   nella regione Lazio, insistono oggi nove strutture sanitarie dell'Arma dei carabinieri, dislocate presso: Legione carabinieri «Lazio», Legione allievi carabinieri, Comando unità forestali ambientali e agroalimentari, Scuola ufficiali, Reparto autonomo, Reggimento corazzieri, Comando unità mobili e specializzate «Palidoro», 2° Reggimento allievi marescialli e brigadieri, Scuola forestale;

   la riorganizzazione del dispositivo sanitario dell'Arma, secondo la citata nota del 22 maggio 2020, fatte salve le debite distinzioni, sarebbe avvenuta secondo criteri di razionalizzazione che tenderebbero a replicare lo stesso carico di pazienti di un medico di base del servizio sanitario nazionale, nonché alla rimodulazione del rapporto tra medici ed infermieri;

   il piano di rimodulazione ha previsto complessivamente la soppressione di nove strutture sanitarie, tra le quali le infermerie presidiarie del Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari (Cufa) e della Scuola forestale, le uniche presenti all'interno di strutture dell'ex Corpo forestale dello Stato, entrambe nell'ambito della regione Lazio;

   l'infermeria presidiarla del Cufa, peraltro esistente già prima dell'assorbimento, ha un areale di quasi 1.500 unità dell'Organizzazione forestale dislocate nel Lazio (ad eccezione della provincia di Rieti), 550 delle quali impiegate proprio nella sede; vi prestano servizio un ufficiale medico (a fronte dei 2 previsti), un infermiere professionale (ne sarebbero previsti 3), un fisioterapista ed un carabiniere;

   l'infermeria presidiaria del Cufa, nonostante sia sotto organico rispetto alle attuali previsioni e non si avvalga di professionisti esterni, ha svolto altresì gli accertamenti strumentali e di laboratorio necessari per la concessione dell'idoneità alla mansione agli operai impiegati presso i reparti biodiversità su tutto il territorio nazionale, favorendo così un notevole risparmio economico;

   il Comando generale dell'Arma dei carabinieri ha scelto di chiudere l'infermeria presidiaria del Cufa pur essendo la terza per importanza e sotto organico, e di mantenere altri presidi in soprannumero – anche consistente – che tra l'altro servono un'utenza di molto inferiore;

   il consiglio di base del Cufa ha evidenziato che la sola ipotesi di soppressione dell'infermeria presidiaria, unico servizio all'interno della grande unità che assicura un certo benessere – anche di natura psicologica, per chi ancora soffre le conseguenze dell'assorbimento – al di là degli effettivi ed innegabili disagi pratici che ne deriverebbero, ha creato un profondo malessere nel personale ivi impiegato;

   la scelta, se confermata, renderebbe peraltro inutile la spesa sostenuta per la progettazione, autorizzata dall'ufficio infrastrutture del Comando generale dell'Arma dei carabinieri, dello spostamento dell'infermeria presidiaria in locali differenti all'interno del medesimo edificio –:

   se la decisione di chiudere l'infermeria presidiaria del Cufa sia stata ben ponderata e, alla luce delle argomentazioni sopra esposte, se non ritenga opportuno adottare iniziative affinché i carabinieri dell'organizzazione forestale non vengano privati di un importante punto di riferimento e la stessa Arma di un presidio sanitario virtuoso che ha fornito ampie dimostrazioni di saper fornire un servizio importante, che genera notevoli risparmi, seppur ad organico ridotto.
(5-04335)

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   OpenFiber s.p.a. è stata costituita nel dicembre del 2015 con partecipazione azionaria paritetica tra Enel s.p.a. e Cdp Equity (controllata per il 97,1 per cento da Cassa depositi e prestiti), ciascuna delle quali detiene il 50 per cento del capitale sociale, per realizzare un'infrastruttura di rete a banda ultra larga (Bul) interamente in fibra ottica Ftth (Fiber To The Home) in tutte le regioni italiane;

   l'Ftth è considerata dagli esperti la connessione più veloce alla rete e, come sostiene Assoprovider, essendo «Composta da cavi in fibra (in sostituzione del rame, ormai obsoleto) durante tutto il percorso, dalla dorsale alla cabina armadio e da questa fino dentro casa dell'utente, consente di raggiungere una velocità in download e upload finora mai sperimentata»;

   il modello commerciale adottato da OpenFiber è definito wholesale-only, di vendita all'ingrosso, in pratica il servizio non è rivolto alle famiglie, ma la società noleggia la propria rete alle aziende delle telecomunicazioni, circostanza che, secondo alcuni osservatori, costituirebbe una garanzia per lo sviluppo di un mercato realmente concorrenziale e per l'accesso non discriminatorio di tutti gli operatori;

   la società opera con fondi pubblici e, allo stato attuale, è assegnataria di tre bandi di Infratel, società in-house del Ministero dello sviluppo economico, nell'ambito del piano di promozione, realizzazione e integrazione delle infrastrutture per la fruizione dei servizi internet a banda ultra larga in oltre 7.600 comuni di piccole dimensioni, anche nelle aree a bassa densità di popolazione, le cosiddette «aree bianche», aree nelle quali, in assenza di sussidi, la realizzazione di un'infrastruttura innovativa potrebbe non essere economicamente sostenibile;

   secondo quanto ha comunicato di recente la società, la copertura in fibra, alla fine del 2019, sarebbe stata pari a otto milioni di unità immobiliari, mentre entro il 2022 sarà raggiunto l'obiettivo al 92 per cento; il restante 8 per cento, entro il 2023;

   è il caso di osservare che la digitalizzazione, le telecomunicazioni e la realizzazione di un'infrastruttura internet innovativa riguardano settori strategici e sensibili, su cui si esplicita lo sviluppo delle moderne economie;

   la centralità del settore e l'urgenza di sviluppare una moderna rete di trasmissione a banda larga sono priorità ribadite nello stesso «Piano strategico per rilanciare il Sistema-Paese» dopo l'emergenza COVID-19 (presentato nei giorni scorsi dal Presidente del Consiglio dei ministri ed elaborato anche in relazione con l'annunciato Recovery Fund europeo da 750 miliardi di euro) che al primo punto pone la necessità di «Modernizzare il Paese lavorando per la digitalizzazione [...] Il concetto cardine è quello della “identità digitale” che passa attraverso banche dati pubbliche e la banda larga in tutta la penisola»;

   è il caso di osservare, però, che questo processo di modernizzazione, che richiederebbe un forte impegno da parte di tutti i soggetti interessati, rischia di svolgersi in un contesto nel quale i principali attori, come OpenFiber, oltre ad aver manifestato criticità operative, hanno ruoli, finalità e assetti societari che li pongono in una situazione di vulnerabilità nei confronti dei mercati finanziari e dei competitor;

   a questo proposito, è il caso di segnalare sia la puntata del 1° giugno 2020 di Report, nella quale si è discusso dei ritardi della posa della fibra e di alcune criticità di OpenFiber sia l'articolo dell'edizione online del 6 marzo 2020 del «Fatto quotidiano», che ha dato la notizia che l'antitrust «ha deciso di imporre a Tim una sanzione pecuniaria di circa 116 milioni di euro perché ha posto in essere una strategia “anticoncorrenziale preordinata a ostacolare lo sviluppo in senso concorrenziale degli investimenti” per le infrastrutture della rete a banda ultralarga»;

   a quanto esposto si aggiunge la notizia, confermata dal consiglio d'amministrazione di Enel s.p.a., secondo la quale il 16 giugno 2020 la banca d'investimenti australiana Macquarie Group ha presentato un'offerta vincolante per rilevare, in tutto o in parte, la partecipazione di Enel in Open Fiber s.p.a.;

   la citata circostanza desta ulteriori preoccupazioni sul futuro del processo di innovazione avviato nel nostro Paese con la realizzazione della fibra ottica altamente innovativa come l'Ftth, anche in relazione a un'eventuale perdita di controllo nazionale nella governance di un settore strategico e sensibile come quello connesso alle infrastrutture di telecomunicazione e alla trasmissione dei dati –:

   quali siano gli orientamenti del Governo in merito alla necessità di promuovere la costituzione di un organismo, a prevalente partecipazione pubblica, sul modello di Terna – unico operatore di sistemi di trasmissione (Tso) della rete nazionale ad alta tensione – in grado di gestire le infrastrutture di rete a banda ultra larga, garantendone sviluppo e manutenzione, preservando le stesse, per quanto di competenza, da condizionamenti e fluttuazioni del mercato, dalla concorrenza di competitor che perseguono finalità commerciali e da mutazioni degli assetti societari che potrebbero incrinare la centralità di un controllo nazionale.
(2-00854) «Vallascas».

Interrogazione a risposta scritta:


   PAOLO NICOLÒ ROMANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi sono stati rinnovati il consiglio di indirizzo, il presidente e il vicepresidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Asti;

   da molti anni purtroppo, a parere dell'interrogante, la Fondazione è terreno di rigida lottizzazione partitica in cui il centrodestra la fa da padrone, in un contesto di occupazione di poltrone dettato da un ristretto giro di persone;

   in occasione della elezione per la carica di presidente, venivano presentati due curriculum, uno del presidente uscente Mario Sacco, l'altro dell'avvocato ex sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Maria Teresa Armosino;

   non prevedendo lo statuto della Fondazione la presentazione di programmi, la votazione doveva avvenire, evidentemente, sulla disamina dei due curriculum e sulla loro comparazione sulla scorta delle competenze specifiche, dei titoli di studio e professionali, della esperienza maturata;

   nonostante il palese ed oggettivo sbilanciamento a favore dell'avvocato Armosino rispetto al perito-ragioniere Sacco, il consiglio di indirizzo si è espresso a favore di quest'ultimo con una votazione di 10 a 4 senza alcuna motivazione;

   a ciò si aggiunga che il Sacco, presidente uscente e riconfermato, è anche vicepresidente della società Ream sgr, società costituita dalle fondazioni bancarie piemontesi che ha per oggetto sociale la valorizzazione di immobili di pregio e il settore del social housing; essendo il Sacco contestualmente anche presidente della associazione Confcooperative di Asti e Alessandria, possibili beneficiarie di interventi a fondo perduto, all'interrogante sembrerebbe ricavarsi una incompatibilità tra i due incarichi;

   ed ancora: l'articolo 8 dello statuto della Fondazione prevede testualmente: «Non possono ricoprire la carica di componente gli organi di indirizzo, amministrazione e controllo (...). Il segretario di partito politico a livello nazionale, regionale e provinciale». Ora, è stato nominato nel consiglio di indirizzo il signor Sergio Ebarnabo, eletto pure vicepresidente, il quale è contestualmente il responsabile provinciale del partito di Fratelli d'Italia ad Asti. La incompatibilità è evidente e, nonostante sia a conoscenza di tutti, non è stata rilevata. Si è quindi verificato che un organo (consiglio di indirizzo), a giudizio dell'interrogante non regolarmente formato ha proceduto alla elezione del presidente e del vicepresidente. Da ciò deriverebbe, secondo l'interrogante, la illegittimità delle procedure di elezione. Tutto ciò è avvenuto senza che l'organo di controllo interno, ovvero il collegio dei revisori (anch'esso a parere dell'interrogante ampiamente lottizzato), abbia controllato alcunché –:

   se tale situazione sia ammissibile e se, sulla scorta degli articoli 25 e seguenti c.c. e in ragione dei poteri di vigilanza sulle fondazioni bancarie di cui al decreto legislativo n. 153 del 1999, il Governo non ritenga necessario adottare iniziative ai fini del pieno rispetto della disciplina vigente;

   se, data la gravità di quanto sopra esposto, non si ritenga necessario assumere le iniziative di competenza per il commissariamento della Fondazione Cassa di Risparmio di Asti.
(4-06272)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   POTENTI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   dal maggio del 2016 la caserma della polizia penitenziaria nella casa circondariale «Le Sughere» di Livorno risulta inagibile, non consentendo l'accoglienza degli agenti in servizio nella struttura;

   a quanto si apprende a seguito di visita avvenuta presso il carcere, i lavori di ristrutturazione — nonostante la necessità evidenziata nel corso di un incontro pubblico con l'amministrazione comunale della città avvenuto nel mese di gennaio 2020 a cui hanno partecipato il provveditore dell'amministrazione penitenziaria regionale, Gianfranco De Gesù, il garante regionale per i detenuti Franco Corleone, il direttore dell'istituto penitenziario Carlo Mazzerbo, il garante dei detenuti di Livorno Giovanni De Peppo e la rappresentante del Dap, Gabriella Pedota — non sono stati ancora realizzati;

   questa situazione ha comportato e sta determinando gravi disagi per il personale della polizia penitenziaria, costretto a doversi trovare autonomamente ed a proprie spese una sistemazione nonostante il regolamento riconosca a coloro i quali svolgono attività fuori dalla sede di servizio, la concessione di un alloggio di servizio a titolo gratuito, per il tempo di durata dell'incarico –:

   se sia a conoscenza di quanto segnalato in premessa e quali iniziative intenda adottare per il sollecito avvio ed il completamento di lavori di ristrutturazione annunciati quattro anni fa;

   se non si valuti opportuno adottare immediatamente iniziative per risolvere questa situazione di disagio, specialmente alla luce della particolare condizione venutasi a creare negli istituti penitenziari a causa della pandemia e che dovrebbe suggerire una presenza ravvicinata degli agenti presso la località di servizio, onde consentire — in caso di emergenze — di essere facilmente reperibili per poter agire tempestivamente.
(4-06273)


   TURRI, COMENCINI, LORENZO FONTANA, PATERNOSTER e VALBUSA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   dal sistema giudiziario proviene un accorato appello finalizzato a dotare la regione Veneto di nuove risorse, mezzi, strutture e uomini in un momento di grandi difficoltà per l'apparato; si tratta oramai di un'emergenza cronica nella quale la corte d'appello di Venezia e la sua procura generale, sono ultimi in classifica, o quasi, in Italia per dotazione di magistrati rispetto agli indicatori più rilevanti che determinano il bisogno di giustizia di un territorio;

   i giudizi pendenti a fine 2017 erano 26.964 (529 per ogni magistrato in attività contro una media nazionale di 439) e che, se anche non ne arrivasse nemmeno uno di nuovo, per smaltire il volume di pendenze occorrerebbero più di due anni e mezzo di lavoro dei 51 magistrati oggi in servizio;

   il dossier informativo di uno studio scientifico statistico realizzato dalla Cgia di Mestre, non si è limitato a mettere in fila i dati organici e giudizi pendenti e sopravvenuti, ma li ha messi a confronto con le necessità di giustizia espressa dalla realtà sociale ed economica del Veneto; ne emerge una situazione preoccupante: in termini di magistrati della corte d'appello, il Veneto può contare solo sul 4 per cento del totale in Italia, che diventa il 4,2 per cento per quanto riguarda la procura generale, ma questi devono occuparsi del 7,9 per cento della popolazione italiana, dell'8,3 per cento delle imprese, del 9,2 per cento degli occupati, del 9,3 per cento del valore aggiunto, del 13,7 per cento dell'export, del 16,4 per cento di presenze turistiche;

   la richiesta di istituire una sede di corte d'appello a Verona, quanto mai urgente e indispensabile, ha motivazioni fondamentali nell'ambito dell'esercizio della funzione giudiziaria nel Nordest;

   ancora, dai dati dello studio della Cgia emerge che l'aumento dei giudizi sopravvenuti in Veneto tra il 2015 e il 2017 è stato del 28,3 per cento rispetto alla media nazionale del 15,2 per cento; che la Corte d'Appello di Venezia è ultima rispetto alla media nazionale del 15,2 per cento; che la corte d'appello di Venezia è ultima in Italia nel rapporto tra numero di magistrati e abitanti (1,1 magistrato ogni centomila abitanti contro una media nazionale del 2,1); penultima nel rapporto tra dipendenti, amministrativi e cittadini (i 113 addetti sono 2,4 ogni centomila contro il 4,9 nazionale); ultima per quanto riguarda i magistrati della procura generale (che sono 11 pari allo 0,2 per centomila abitanti, metà della media nazionale); penultima per i casi sopravvenuti (214 per ognuno dei 51 magistrati contro una media nazionale di 190);

   inoltre, si registra una scopertura del 45,13 per cento del personale amministrativo del tribunale per i minorenni di Venezia: l'ufficio non è in grado di assicurare lo svolgimento di tutte le attività dovute, sia con riguardo alle cancellerie, sia con riguardo al lavoro strettamente giurisdizionale svolto dai giudici –:

   quali siano, i dati aggiornati e le previsioni relative ai flussi e alla «qualità» del lavoro del tribunale di Verona;

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere, per quanto di competenza, affinché si possa riportare l'amministrazione della giustizia in Veneto entro canoni di efficienza e celerità, anche attraverso l'incremento dell'organico del personale, in modo da contribuire a risolvere i problemi rilevati e poter assicurare un servizio efficiente, tenendo anche conto dei disagi derivanti ai cittadini e agli operatori dalla situazione descritta al limite del collasso;

   se il Ministero abbia proceduto alla valutazione dell'esistenza dei presupposti per l'istituzione della corte d'appello a Verona e quali iniziative di competenza si intendano adottare per sostenere l'apertura della sede distaccata della corte d'appello a Verona.
(4-06278)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GRIPPA e BARBUTO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   numerose denunce da parte degli autotrasportatori e diversi articoli di stampa stanno interessando la situazione della autostrada A14, detta anche Autostrada dell'Adriatico e unica direttrice stradale della dorsale adriatica, che tra Marche e Abruzzo, in un tratto a due corsie, sta spaccando a metà il Paese. Si apprende che un tratto di 156 chilometri, senza soluzione di continuità, tra cantieri che fanno fatica a partire e sequestri sembra un lunghissimo percorso ad ostacoli che starebbe letteralmente paralizzando il traffico;

   da quanto risulta all'interrogante, le preoccupazioni maggiori dei territori, degli autotrasportatori e della stessa società Autostrade riguarderebbero le prossime settimane e l'esodo estivo, in un momento economico in cui l'Italia non può permettersi freni al turismo e alla mobilità. Apprensioni dovute dal fatto che, nonostante progetti depositati da tempo, uno addirittura da tre mesi, questi non avrebbero ricevuto un riscontro da parte degli uffici del dicastero;

   con il lockdown imposto per la pandemia il traffico autostradale è crollato e i riflettori sulla A14 si sono spenti, ma solo temporaneamente. Con le riaperture, infatti, sono ricominciati i disagi, rallentamenti e, in alcuni casi, code lunghe anche dieci chilometri proprio a causa di quelle limitazioni e di quei restringimenti di carreggiata;

   il tratto in questione è quello tra l'Abruzzo, in particolare dal casello di Pescara Sud, e le Marche, fino a Porto Sant'Elpidio. Sono tredici i viadotti sottoposti a sequestro dal gip di Avellino nell'ambito dell'inchiesta scattata in seguito alla tragedia del viadotto di Acqualonga, il più grave incidente stradale della storia italiana, che costò la vita a 40 persone. Con il sequestro delle barriere – al centro del contendere ci sono questioni tecniche e di collaudo relative ai dispositivi laterali installati sui viadotti – in quei tratti sono state imposte la riduzione di carreggiata e tutta una serie di limitazioni. A guardare la mappa dei viadotti interessati, emerge come non vi sia soluzione di continuità. Tra le due regioni l'A14 è un unico grande cantiere;

   in Abruzzo, ai sequestri si aggiunge il problema del viadotto del Cerrano che, oltre alla questione barriere, ha una serie di criticità strutturali, su cui Autostrade sta già lavorando. Proprio a causa di tali criticità, tra dicembre e fine gennaio scorsi il tratto compreso tra Pescara nord e Atri Pineto fu chiuso ai mezzi pesanti –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare, anche con urgenza, con lo scopo di intervenire su tutte le strutture ministeriali coinvolte, per promuovere un rapido disbrigo di tutti i passaggi amministrativi che possa permettere al gestore di intervenire velocemente e di risolvere i disagi degli utenti della strada nonché di mettere in sicurezza l'autostrada per la loro incolumità;

   se non ritenga opportuno valutare l'ipotesi di adottare le iniziative di competenza perché si applichino concrete riduzioni alla tariffa del pedaggio nel tratto descritto in premessa.
(5-04330)

INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   DEIDDA, CARETTA, FERRO e CIABURRO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   i tiratori scelti della polizia di Stato sono unità altamente specializzate – sottoposte ad un iter selettivo di particolare rilievo – impiegate nei servizi istituzionali, al fine di prevenire e contrastare qualsiasi evento criminoso, nonché di concorrere alla tutela e protezione a distanza di personalità, in occasione di servizi di ordine e sicurezza pubblica;

   l'attribuzione della specialità alle unità in questione risale agli anni '70, all'epoca dei cosiddetti anni di piombo, e nel 2003 le stesse hanno subito una riorganizzazione con l'istituzione di ventuno squadre, di cui: una presso il Nocs; dodici presso diverse questure; sette presso gli uffici della polizia di frontiera dei più importanti scali aeroportuali; due presso le scuole allievi agenti di Alessandria e Trieste;

   la predetta riorganizzazione prevedeva, tra le altre cose, a prescindere dalla collocazione della relativa unità nell'ambito dell'Amministrazione, che gli operatori in esame svolgessero esclusivamente i compiti istituzionali previsti dalla circolare del 2003 e che tale compito fosse strettamente vincolato alla specializzazione posseduta, fatta salva l'attività di addestramento al tiro e quella fisica;

   negli anni successivi, a più riprese, e, in particolare, nel 2012, l'Amministrazione ebbe ad avviare un'operazione di rimodulazione delle unità in questione, prevedendo la soppressione di alcune di esse: operazione che trovò l'opposizione delle organizzazioni sindacali, al punto che, nel 2016, la stessa Amministrazione, abbandonata ogni ipotesi di rimodulazione, programmò una serie di investimenti, con la previsione di corsi di specializzazione e l'istituzione di un fondo per l'acquisto di nuovi materiali e, in particolare, di nuovi fucili di precisione da assegnare ai vari operatori sul territorio;

   allo stato, non risulta essere stata bandita alcuna gara per l'acquisto dei nuovi armamenti, né programmati i citati corsi di aggiornamento, mentre, recentissimamente, a fronte del rinnovo dei competenti uffici dirigenziali, sembrerebbe che l'Amministrazione sia intenzionata a porre in essere un'attività di rimodulazione simile a quella ipotizzata nel 2012, e, tale ipotesi, se confermata, priverebbe il territorio di valide figure, altamente specializzate –:

   se sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative intenda assumere al fine di garantire il mantenimento delle venti unità suindicate, oltre che l'avvio sia dei corsi di specializzazione previsti nel 2016, sia delle gare per l'acquisto dei nuovi armamenti.
(5-04332)


   VISCOMI e SIANI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   su ricorso dell'amministrazione comunale di Serrata, in provincia di Reggio Calabria, il Tar per la Calabria - sezione di Reggio Calabria, con sentenza 11 gennaio 2012 n. 26, ha annullato la deliberazione della commissione straordinaria dell'Asp di Reggio Calabria n. 499 del 2008 con la quale si disponeva la soppressione della postazione di continuità assistenziale (guardia medica) del comune di Serrata, in provincia di Reggio Calabria;

   il prolungato e immotivato mancato rispetto da parte della stessa commissione straordinaria del dispositivo giudiziario ha dato origine ad un procedimento per ottemperanza concluso a favore dell'amministrazione comunale di Serrata, con la sentenza per ottemperanza del 25 gennaio 2017 n. 201 del Tar per la Calabria - sezione di Reggio Calabria;

   nonostante i numerosi tentativi messi in atto dalle amministrazioni interessate, anche in sinergia con la prefettura competente, la sentenza del tribunale amministrativo non ha ancora ricevuto esecuzione;

   conseguentemente, i territori interessati, particolarmente caratterizzati da sfavorevoli condizioni orogeografiche, si trovano a rimanere senza servizio di continuità –:

   se il Governo sia a conoscenza delle criticità relative all'azienda sanitaria di cui in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere per assicurare il rispetto della decisione del Tar per la Calabria - sezione di Reggio Calabria relativamente al mantenimento della postazione di continuità assistenziale nel comune di Serrata (Reggio Calabria).
(5-04334)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FOGLIANI e TONELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   sembra ormai ufficiale che i presidi estivi di polizia quest'anno non ci saranno, stando alle comunicazioni diramate del dipartimento della pubblica sicurezza che ha stabilito di non poter inviare i tradizionali rinforzi estivi sull'intero territorio nazionale;

   proprio quest'anno che sono necessari gli ulteriori controlli anti-assembramenti dovuti al rispetto dei protocolli previsti per il contenimento dell'emergenza sanitaria, il Ministero sembra ritenere, per carenza di organico, di dover lasciare soltanto alla polizia locale dei comuni delle tradizionali località turistiche l'onere di mantenere l'ordine e la sicurezza pubblica e sanitaria;

   si tratta di località turistiche, come quelle della riviera veneta, che nel periodo estivo vedono raddoppiate le presenze sul proprio territorio e che necessitano pertanto di una ulteriore presenza delle forze dell'ordine proprio per le accresciute esigenze di tutela della sicurezza pubblica e di contrasto ai fenomeni criminosi connessi anche all'aumento della popolazione;

   a Caorle, del resto, il presidio estivo non c'è più ormai da due anni, ma ora mancheranno anche quelli di Bibione, Jesolo, Lido di Venezia, Sottomarina e Rosolina Mare;

   tali rinforzi, peraltro, servono ad evitare il collasso del sistema e a garantire che la sicurezza dei cittadini non sia messa a rischio, soprattutto quest'estate in cui bisogna garantire anche la sicurezza dal punto di vista sanitario e, aspetto non meno trascurabile, a consentire agli operatori delle forze dell'ordine di operare in condizioni adeguate all'intervento di polizia di volta in volta richiesto;

   sono già note da tempo le indagini giudiziarie che hanno rilevato la presenza di infiltrazioni mafiose nel litorale del Veneto Orientale e, più in generale, nel territorio veneto e lasciare scoperti i rinforzi dei presidi estivi nelle località turistiche nel periodo in cui sono affollate di turisti rappresenta un pessimo segnale di assenza dello Stato –:

   se intenda confermare la decisione di non inviare i tradizionali rinforzi estivi nelle tradizionali località turistiche, come avvenuto, invece, negli anni passati, e se intenda adottare iniziative per rivedere tale disposizione, alla luce dell'ulteriore fattore derivante dall'emergenza sanitaria da Covid-19, al fine di garantire un adeguato livello di sicurezza e contribuire, in tal modo, anche al rilancio del settore turistico italiano duramente colpito dalla crisi economica che si è determinata a seguito dell'emergenza sanitaria.
(4-06268)


   CECCHETTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (Anbsc) gestisce, in collaborazione con l'autorità giudiziaria, l'intero processo finalizzato alla destinazione dei beni sequestrati e poi confiscati in via definitiva, affinché vengano restituiti alle comunità e ai territori attraverso il loro impiego per scopi sociali o istituzionali fin dalla fase del sequestro;

   istituita nel 2010, l'Anbsc è un ente con personalità giuridica di diritto pubblico, vigilato dal Ministero dell'interno e, con la sua attività, favorisce la raccolta e lo scambio di informazioni sui beni e il superamento di eventuali criticità relative alla loro destinazione, dalla fase di sequestro durante la quale coadiuva gli amministratori giudiziari alla fase di gestione diretta dei beni, dopo la confisca, fino alla loro destinazione;

   tra le attività funzionali alla destinazione dei beni confiscati c'è l'organizzazione, in collaborazione con le prefetture e gli enti locali, delle conferenze di servizi nell'ambito delle quali le amministrazioni del territorio possono manifestare l'interesse all'acquisizione dei beni;

   con riguardo ai beni mobili sequestrati, l'ultima modifica del codice antimafia intervenuta con la legge 17 ottobre 2017, n. 161, ha introdotto disposizioni più stringenti finalizzate a non perpetuare costose, inutili custodie di beni privi di redditività e ha aggiunto gli enti territoriali tra i soggetti cui tali beni possono essere affidati in custodia giudiziale, obbligando anche il tribunale alla vendita, su richiesta dell'amministratore o dell'Agenzia nazionale, nel caso in cui non possano essere amministrati senza pericolo di deterioramento o di rilevanti diseconomie e alla loro distruzione o demolizione nel caso in cui i beni siano privi di valore, improduttivi, oggettivamente inutilizzabili e non alienabili –:

   se ritenga di adottare iniziative per includere, tra i soggetti che possano beneficiare dell'utilizzo dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità, anche le organizzazioni di volontariato di protezione civile, ampliamento che risulta in linea con l'ultima modifica normativa intervenuta in materia, volta a ridurre i costi riguardanti la gestione dei beni sequestrati e confiscati.
(4-06269)


   ROSPI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nelle ultime settimane nella di Matera si sono verificati diversi furti notturni in alcune attività commerciali in pieno centro cittadino destando non pochi sospetti nella cittadinanza;

   i commercianti, già duramente colpiti dalla crisi economica derivante dall'epidemia da Covid-19, hanno dovuto subire anche questi eventi criminali, che hanno aumentato la percezione di insicurezza e il senso di vuoto lasciato dalle istituzioni;

   a più riprese, anche attraverso alcuni atti parlamentari quali l'interrogazione n. 4-04929, il sottoscritto ha chiesto al Ministro interrogato, l'istituzione di una sezione della direzione investigativa antimafia al fine di tutelare al meglio il territorio;

   Matera nel 2019 è stata capitale europea della cultura ed è stata visitata da centinaia di migliaia di turisti senza che vi siano mai stati eventi criminali eclatanti anche grazie alla costante e nutrita presenza delle forze dell'ordine durante tutta la manifestazione;

   la città, proprio in ragione della persistente presenza delle forze dell'ordine, è risultata essere una delle più sicure tra le città capoluogo di provincia a livello nazionale;

   con la conclusione della manifestazione anche la presenza delle forze dell'ordine sul territorio è diminuita, andando di fatto ad aumentare le attività criminali, come dimostrano i recenti furti avvenuti in centro città;

   vi è l'esigenza di non abbandonare il territorio e di potenziare l'organico delle forze dell'ordine nella città di Matera che al momento risulta essere carente, per poter contrastare la crescente criminalità presente in città –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della problematica esposta e quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di potenziare l'organico delle forze dell'ordine presenti sul territorio materano per contrastare in maniera più efficiente la criminalità presente in città.
(4-06275)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   D'ETTORE e MUGNAI. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   risulta all'interrogante che la scuola italiana ad Asmara sia a rischio di chiusura per la revoca, da parte delle autorità eritree, della licenza a operare e a continuare l'attività educativa e culturale;

   contestualmente, il Governo eritreo ha annunciato il ritiro dall'accordo tecnico bilaterale che regola le attività della scuola e prevede la gestione della scuola mediante un organismo composto da rappresentanti italiani ed eritrei;

   la scuola statale italiana ad Asmara rappresenta un tassello fondamentale della cooperazione bilaterale tra i due Paesi, la cui chiusura rappresenterebbe un duro colpo nelle relazioni diplomatico-culturali tra Italia ed Eritrea;

   l'istituto è stato aperto nel 1903: è frequentato al 95 per cento da studenti di nazionalità eritrea e negli anni ha contribuito a formare ed emancipare generazioni di giovani, molti dei quali hanno ricoperto incarichi di rilievo nel Governo e nell'economia dell'Eritrea;

   la scuola di Asmara, che costituisce tra le scuole italiane all'estero la realtà più grande e frequentata con 1250 alunni tra i vari ordini di scuola, è stata già al centro di difficoltà negli anni scorsi per questioni legate all'assegnazione dei ruoli a docenti italiani o a personale locale di difficile reperimento;

   l'esperienza delle scuole italiane all'estero non può essere ridotta a quella di meri fornitori di corsi di lingua italiana o di diplomifici a basso impegno, mentre la loro funzione dovrebbe essere quella di rafforzare la promozione della lingua e della cultura italiana all'estero –:

   quali urgenti iniziative intendano assumere i Ministri interrogati al fine di evitare la chiusura di questa istituzione scolastica che è stata negli anni simbolo dell'impegno e della tradizione delle scuole italiane all'estero.
(4-06271)

POLITICHE GIOVANILI E SPORT

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BUTTI. — Al Ministro per le politiche giovanili e lo sport. — Per sapere – premesso che:

   il Ministro interrogato ha pubblicato un post sul suo profilo facebook il 6 luglio 2020 in cui ha dichiarato che «nel decreto rilancio sono presenti molte misure a favore del mondo sportivo: un investimento mai realizzato prima». A parere dell'interrogante l'investimento si è concretizzato in 4/5 di disposizioni inutili per il rilancio del sistema sportivo, salvo i «soldi a pioggia» ai tanti lavoratori dello sport nella stessa logica del reddito di cittadinanza, del reddito di emergenza, del reddito di inclusione;

   nello stesso post il Ministro ha dichiarato altresì, che «nel corso dei lavori alla Camera si sono trovate risorse aggiuntive che potenziano alcune delle misure introdotte dal Governo». Si tratta, ancora qui, della logica dei «soldi a pioggia», questa volta a favore delle società sportive dilettantistiche e associazioni dilettantistiche per un importo complessivo di 40 milioni di euro che, diviso per il numero delle associazioni e società, porta nelle casse di ciascuno di essi circa 2 mila euro, risorse insufficienti a sanare il settore;

   il Ministro interrogato conclude esprimendo rammarico per il fatto che sia stato «bocciato» l'emendamento sul credito d'imposta (sulle sponsorizzazioni sportive), nonostante l'impegno di alcuni deputati, ritenendo questa – dichiara – una misura importante, perché non tutte le discipline sportive possono godere dei proventi dei diritti tv; tuttavia, si chiede perché non l'abbia difesa, anche nei confronti del suo collega, il Ministro Gualtieri;

   la norma era stata richiesta da quelle imprese sportive che danno lustro alle nostre comunità e ai nostri territori, con grandi sforzi e sacrifici economici. Si tratta del basket, del volley del rugby, di vertice, ma anche di quelli di più basso profilo, che quotidianamente si sforzano di tenere aperte strutture, società e squadre, per continuare a garantire, da una parte, lavoro ai lavoratori sportivi, che non vivono di bonus o di Cassa integrazione guadagni, e per dare speranza a tutte quelle famiglie che vedono nel mondo dello sport una speranza di rilancio e di opportunità;

   tutti i vertici di quel mondo sportivo hanno espresso delusione e sconcerto ribadendo la necessità di quella disposizione per tutte quelle società le cui risorse dipendono, in gran parte dal sostegno assicurato attraverso le sponsorizzazioni da proprietari e partner commerciali. Un sostegno che la crisi post Covid-19 mette a serissimo rischio. Sono già decine i club che hanno dovuto rinunciare ai loro percorso sportivo, che hanno ridotto i propri budget e tagliato gli investimenti per i settori giovanili. Sarebbe stato fondamentale poter contare sull'agevolazione fiscale in queste settimane per evitare danni gravi e irreversibili;

   sempre nel post pubblicato dal Ministro, egli conferma di rimanere «dell'idea che si tratti di uno strumento utile» e che si adopererà «per trovare una soluzione al più presto». Se è così, non si capisce perché non si sia adoperato da subito per tutelare effettivamente gli interessi dello sport in generale e, nel caso specifico, le imprese sportive. Ma l'ultima apertura via social, dopo una sconfitta su tutti i fronti, potrebbe diventare una ulteriore illusione, visto che, se, come si sostiene da più parti, si sta parlando di un plafond di soli 20 milioni di euro, si tratta di un ulteriore provvedimento inutile, che non serve al rilancio del sistema dello sport in Italia, che costituisce il quarto comparto industriale del Paese –:

   quale sia la soluzione che intenda adottare nell'immediato per aiutare lo sport italiano e se non ritenga opportuno adottare iniziative per investire attraverso un contributo, sotto forma di credito d'imposta, ai lavoratori autonomi e agli enti non commerciali che effettuano investimenti in campagne pubblicitarie, incluse le sponsorizzazioni, attraverso società sportive professionistiche e società ed associazioni sportive dilettantistiche.
(5-04337)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ZOLEZZI, ZANICHELLI, MASSIMO ENRICO BARONI e MENGA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   si moltiplicano in provincia di Mantova le segnalazioni di focolai di nuovo Coronavirus (NC) legati alla filiera della carne. Sono 68 i casi positivi al Nuovo Coronavirus riscontrati in macelli o salumifici fra Dosolo e Viadana nell'ultima settimana, di questi 41 nel solo macello Ghinzelli;

   in Puglia erano stati riscontrati 71 casi in un macello;

   in Germania nel mattatoio Tönnies si sono verificati oltre 1.533 casi di Nuovo Coronavirus;

   negli Usa i focolai nei macelli sono stati più di 200;

   altri focolai sono stati rilevati in Irlanda, Francia, Regno Unito, Olanda, Spagna, Canada;

   le cause potrebbero essere ricondotte all'elevata densità di lavoratori e talvolta alle condizioni di vita dei lavoratori stessi (in molti convivono in uno stesso appartamento), unite alla bassa temperatura nei macelli stessi (sotto a 23,1° il virus prolifera) e al rumore che impone sforzi e vicinanza per farsi capire. Con un accesso agli atti il consigliere regionale lombardo Andrea Fiasconaro ha chiesto ad Ats Valpadana se siano stati testati gli animali stessi per il virus. Va ricordato che il nuovo virus è stato trovato nel particolato di Bergamo (Setti et al, Environmental Research) e che la letteratura sul particolato zootecnico e il trasporto di virus sembra concorde su questa possibilità (si vedano l'articolo di Tamagawa e altri, studio USA del 2008, e l'articolo di Sedlmaier e altri pubblicato nel 2009 su Veterinary Microbiology, che mostra come le deiezioni di pollo (pollina) siano un particolato che funge da ottimo trasportatore del virus dell'influenza aviaria e che il contagio di tale zoonosi associata con il PM2.5 è possibile vicino a fattorie infette e può essere un rischio fatale per uomini e animali);

   in provincia di Mantova secondo la speciazione eseguita da Ispra e Arpa Lombardia il particolato respirato deriva per il 19 per cento dall'agrozootecnia –:

   se il Ministro interrogato disponga di ulteriori informazioni in merito ai fattori eziologici specifici dei focolai di Nuovo Coronavirus nei macelli, se intenda in particolare promuovere studi circa il potenziale ruolo delle deiezioni animali come «carrier» del virus in ambienti «indoor» e «outdoor», quali eventuali misure precauzionali aggiuntive abbia stabilito e se intenda adottare iniziative per limitare, in attesa di accertamenti, per il principio di precauzione, le fiere con animali e la presenza di animali nei circhi.
(5-04336)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SCAGLIUSI, GRIPPA e BARBUTO. — Al Ministro della salute, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'Ente nazionale per l'aviazione civile (Enac) con una lettera inviata alla Iata, principale associazione o internazionale dei vettori, il 25 giugno 2020 ha comunicato importanti novità in merito al trasporto di bagagli a mano;

   nel dettaglio ha annunciato che, per motivi sanitari legati al contenimento del coronavirus, dal 26 giugno 2020 su tutti i voli nazionali e internazionali, sia in arrivo che in partenza dal nostro Paese, non sarà più consentito, qualora non sia rispettato il distanziamento sociale, portare in cabina trolley o borsoni, ma soltanto borse o zaini di dimensioni tali da poter essere depositati nello spazio sottostante il sedile di fronte;

   pertanto, non sarà consentito, in tale fattispecie, l'utilizzo delle cappelliere che, secondo gli esperti, creerebbero troppe occasioni di contatto tra i passeggeri;

   infatti, nell'Allegato 15 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 11 giugno 2020 è indicato il divieto di portare a bordo bagagli di grosse dimensioni tra le condizioni affinché i vettori possano beneficiare della deroga sul distanziamento a bordo dell'aeroplano;

   la decisione, presa dal Comitato tecnico-scientifico e trasferita attraverso il Ministero della salute, potrebbe impattare negativamente sulle necessità di viaggio di molti passeggeri, pur non potendo tramutarsi in un aumento del costo per i passeggeri, secondo quanto specificato nel comunicato stampa n. 33/2020 di Enac –:

   se non si ritenga che la decisione di cui in premessa, così come formulata, possa rappresentare un ulteriore deterrente al ritorno all'utilizzo dell'aereo, senza apportare alcuna reale mitigazione alla diffusione del Covid-19, e quali iniziative di competenza si intendano assumere al riguardo.
(4-06270)


   BIGNAMI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   è ampiamente noto che la diffusione del Covid-19 stia interessando, in particolare nell'ultimo periodo, molti Paesi extra-Schengen;

   in diversi Paesi il contagio avrebbe superato le migliaia di unità, senza contare che spesso, da questi Paesi, appare molto problematico avere dati ufficiali sull'effettivo numero di positivi;

   appare pertanto fondamentale, a parere dell'interrogante, adottare misure specifiche per impedire o quantomeno ridurre gli arrivi da tali Paesi, con controlli serrati ed efficaci –:

   dati i continui allarmi su una recrudescenza del virus in autunno-inverno e considerata la diffusione del contagio nei Paesi extra-Schengen, se il Governo intenda indicare puntualmente quali iniziative abbia predisposto o stia predisponendo al riguardo.
(4-06274)


   TIRAMANI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 2 del decreto-legge n. 34 del 2020 (cosiddetto decreto-legge «rilancio») prevede misure finalizzate al potenziamento della rete ospedaliera, alle quali le regioni sono chiamate a dare attuazione attraverso appositi piani, accedendo alle risorse stanziate dalla norma medesima;

   la disposizione sopra citata risponde alla finalità di rendere strutturale la risposta all'aumento significativo del fabbisogno di letti di terapia intensiva che si è registrato in conseguenza dell'emergenza epidemiologica COVID-19, anche in vista di una potenziale seconda ondata di contagi e/o dell'avvento di eventuali ulteriori emergenze epidemiche;

   in attuazione di quanto previsto dalla norma in esame, la regione Piemonte ha ritualmente presentato il proprio piano straordinario di riorganizzazione della rete ospedaliera, incrementando i posti di terapia intensiva, nel pieno rispetto dei termini, delle condizioni e dei valori stabiliti dal decreto-legge «rilancio»;

   con nota in data 7 luglio 2020, tuttavia, il Ministero della salute ha ritenuto in sostanza di poter «entrare a gamba tesa» nel merito delle decisioni prese dalla regione Piemonte all'interno del citato piano di riorganizzazione, contestando l'allocazione dei posti di terapia intensiva da questa programmata nei presidi di San Lorenzo di Carmagnola, Civile di Saluzzo e Santi Pietro e Paolo di Borgosesia; sulla base di tale presupposto, il Ministero ha richiesto l'aggiornamento del piano e il riallineamento della programmazione effettuata;

   la richiesta in questo senso avanzata dal Ministero della salute si ritiene priva di basi giuridiche e fattuali;

   da un punto di vista giuridico-legale, si segnala che le decisioni in merito alla distribuzione dei posti di terapia intensiva di cui si discute esorbitano per l'interrogante dalle attribuzioni dell'organo di governo centrale e rimangono saldamente in capo alle regioni, in base ai criteri costituzionali di riparto delle competenze tra Stato e regioni;

   alle medesime conclusioni conducono le disposizioni di cui al decreto-legge «rilancio» che la regione Piemonte ha correttamente applicato nel caso di specie. Tali disposizioni, in effetti, si limitano a fissare il rapporto di posti letto per mille abitanti che le regioni sono tenute a rispettare, mentre lasciano piena autonomia decisionale alle regioni stesse per quello che riguarda la distribuzione di detti posti nel territorio, dovendosi pertanto a parere dell'interrogante ritenere illegittima e priva di fondamento la richiesta avanzata dal Ministero, anche sotto questo ulteriore profilo;

   quanto, poi, all'aspetto prettamente fattuale, si segnala come la richiesta del Ministero non tenga in alcuna considerazione il ruolo strategico che i presidi sopra indicati e, in particolare l'ospedale di Borgosesia, hanno rivestito, con eccellenti risultati, nelle more dell'emergenza COVID-19, anche grazie alle donazioni di privati cittadini che hanno messo a disposizione dell'ospedale gran parte delle strumentazioni tecniche necessarie per la rianimazione;

   la disattivazione dei servizi attualmente già presenti presso l'ospedale in questione, proprio grazie alle donazioni dei privati cittadini, rischierebbe peraltro di bloccare nuovamente la rianimazione dell'ospedale di Vercelli in caso di recrudescenza della pandemia in autunno, con la produzione di effetti gravemente pregiudizievoli per l'intero servizio sanitario regionale e, in particolare, nella gestione dell'assistenza alle persone con patologie non-Covid –:

   quale sia la posizione del Ministro interrogato con riferimento alla problematica esposta in premessa, e se e quali iniziative di competenza intenda adottare, salvaguardando comunque le competenze regionali in Sede di elaborazione e valutazione dei ridetti piani di potenziamento della rete ospedaliera, nel rispetto delle previsioni del decreto-legge «rilancio» e dei criteri di riparto delle competenze previsti a livello costituzionale.
(4-06276)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   FASSINA e FRATOIANNI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   spetta al Ministro dell'università e della ricerca nominare i direttori delle istituzioni di Alta formazione artistica e musicale (Afam) in esito a specifiche procedure elettorali;

   la nomina non può essere considerata un mero atto formale, ma deve tener conto anche di situazioni che potrebbero inficiare la funzionalità delle istituzioni e non garantire la durata del mandato;

   con decreto ministeriale pervenuto all'Accademia di belle arti di Carrara il 25 maggio 2020, il professor Luciano Massari è stato nominato direttore dell'istituto per il triennio 2019-22;

   le elezioni nelle quali è stato eletto il professor Massari si sono svolte nel mese di giugno del 2019;

   il professor Massari è stato oggetto di sanzione disciplinare con conseguente sospensione per cinque giorni dal servizio e dallo stipendio (decreto del Ministero dell'università e della ricerca del 31 maggio 2019);

   il professor Massari ha dichiarato, al momento della presentazione della candidatura a direttore dell'Accademia di belle arti di Carrara di possedere «comprovata esperienza professionale acquisita già da incarico di direzione presso l'Accademia di Belle Arti di Torino», pur in presenza della sentenza del Tribunale amministrativo regionale del Piemonte n. 993 del 21 settembre 2012 che aveva annullato la sua elezione a tale carica in conseguenza dell'annullamento di tutti gli atti relativi alle elezioni per la carica di direttore dell'accademia di belle arti di Torino;

   la Corte dei conti, sezione della Toscana, con sentenza n. 426 del 2019, ha dichiarato inefficace nei confronti dell'accademia di Carrara, l'atto di costituzione da parte del professor Massari di un fondo patrimoniale costituito da sue proprietà, così da sottrarle all'eventuale rivalsa in caso di soccombenza in un giudizio di danno erariale pendente nei suoi confronti davanti alla Corte dei conti;

   risulterebbe che sul conto dell'Accademia di Belle Arti di Carrara siano state versate somme dalla Cina in modo irrituale e non trasparente in virtù di una scrittura privata sottoscritta dallo stesso direttore per promuovere l'iscrizione di studenti cinesi all'Accademia per l'anno accademico 2019-2020 –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno e necessario valutare se sussistano i presupposti per revocare la nomina a direttore dell'Accademia di Belle Arti di Carrara del professor Luciano Massari.
(4-06277)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta orale Martinciglio e Perantoni n. 3-01623, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 giugno 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Nesci.