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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 17 luglio 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    negli, ultimi mesi l'opinione pubblica è stata sensibilmente raccolta attorno alla vicenda di Enrico Forti (detto Chico), connazionale recluso da venti, anni in un carcere di massima sicurezza non lontano da Miami con l'accusa di omicidio, condannato in base a un processo indiziario, senza prove e basato su un movente dal quale lo stesso Forti era stato assolto mesi prima da un altro tribunale;

   è sempre più difficile far luce, a distanza di venti anni, su una vicenda giudiziaria sconcertante che vede coinvolto Enrico Forti, nostro connazionale nato e Cresciuto a Trento diventato all'inizio degli anni Ottanta uno dei pionieri del windsurf mondiale, grazie alle sue abilità e al suo carisma che fanno di lui uno sportivo con numerosi riconoscimenti nel circuito internazionale;

    negli anni Novanta si trasferisce, a Miami, in Florida, dove intraprende un'attività di filmaker e in seguito si dedica anche ad intermediazioni immobiliari ed è proprio svolgendo questa attività che conosce Anthony John Pike, che si presenta come proprietario di un omonimo albergo sull'isola di Ibiza, in Spagna, Dale Pike, figlio del proprietario di una discoteca che Forti stava acquistando, venne ucciso nella notte del 15 febbraio 1998, il suo corpo venne trovato il giorno dopo da un surfista in un boschetto che limita una spiaggia a poca distanza da un parcheggio dove Enrico Forti sembra lo avesse lasciato;

    al processo Enrico Forti venne accusato e condannato come, «mandante» dell'omicidio e le accuse si basarono tutte sul fatto che in un primo momento egli tacque sulla circostanza dell'arrivo di Dale Pike domenica 15 febbraio 1998 ed omise la verità su un loro precedente incontro all'aeroporto di Miami. Nello specifico venne accusato di «felony murder», ovvero di un omicidio compiuto in esecuzione di un altro reato. Secondo i giudici americani Forti ha ucciso Dale Pike in esecuzione di una truffa verso di lui e suo padre;

    gli venne inflitta una condanna severissima, vale a dire l'ergastolo senza condizionale. Durante il processo e in tutti questi anni l'ex velista, si è sempre proclamato innocente e ritiene ancora oggi di essere vittima di una vera e propria macchinazione;

    a rendere più grave il caso è l'evidenza che, se non fosse stato per la sensibilizzazione dell'opinione pubblica e per l'interessamento politico trasversale, la vicenda sarebbe caduta nel dimenticatoio, nonostante gli inequivocabili errori della polizia e le negligenze e le approssimazioni della magistratura giudicante. Nemmeno il giudizio di condanna è riuscito a dimostrare il movente dell'omicidio e contro di lui non ci sono né testimonianze né prove decisive;

    a Chico Forti sono stati negati anche diritti previsti dalla Convenzione di Vienna: i Paesi firmatari di questa Convenzione garantiscono l'immediata assistenza legale in caso di arresto di un loro cittadino in uno Stato diverso dal proprio;

    inoltre, non è stata trasmessa l'automatica simultanea comunicazione alle autorità consolari locali del cittadino, e ad aggravare ulteriormente la situazione sempre a discapito del nostro connazionale, il consolato italiano venne a conoscenza del suo primo arresto solo casualmente attraverso i giornali ben nove giorni dopo. La risposta a questi gravi errori, fu che la polizia inviò una lettera di scuse per «l'involontaria» omissione e solo conseguentemente alla protesta ufficiale che ne seguì;

    gli errori giudiziari sul caso si sono susseguiti e, nonostante si fosse in grado di dimostrare ampiamente che Enrico Forti era rimasto vittima di un clamoroso errore, cinque appelli presentati per la revisione del processo sono stati tutti rifiutati sistematicamente dalle varie corti, senza alcuna motivazione né opinione;

    negli ultimi anni, dalla politica al mondo dello spettacolo, molte personalità si sono attivate per chiedere la revisione del processo, ma negli Stati Uniti, questo può avvenire solo ed esclusivamente sulla base di una nuova prova determinante che, se presentata nel corso del processo stesso, ne avrebbe potuto modificare l'esito e che, si dimostri, non poteva essere trovata al tempo del processo. Tutte le prove, anche a sua discolpa, che sono passate, o avrebbero potuto passare, davanti ad una corte sono inadempienze procedurali e, quindi, non valgono;

    Enrico Forti ha sempre lottato per dimostrare che è stato vittima di un grave errore giudiziario, e gli elementi emersi da diversi anni su palesi irregolarità nelle indagini e nel processo, lo fanno seriamente ritenere;

    da tempo si attende, da parte americana un provvedimento di clemenza nei suoi, confronti, come è d'altra parte avvenuto dal nostro Paese, in diversi casi anche recenti, nei confronti di cittadini americani;

    Chico Forti ha, sempre mostrato una straordinaria forza d'animo, riuscendo a infondere sempre coraggio e fiducia ai suoi famigliari e ai suoi numerosissimi amici e sostenitori. Campione sportivo, imprenditore di successo, entusiasta nel promuovere l'Italia nel mondo, anche nella lunga e difficilissima condizione nella quale da vent'anni si trova, ha sempre dimostrato il suo profondo amore per il proprio Paese;

    all'esito della discussione sulla mozione n. 1-00291 approvata nella passata legislatura alla Camera, il Governo pro tempore si era impegnato ad affiancare Forti nella sua battaglia giudiziaria, ma da allora si è concretizzato molto poco e Forti è ancora recluso,

impegna il Governo

1) a proseguire incisivamente le azioni già intraprese dal Governo nei confronti dello Stato della Florida e del Governo federale degli Usa, non consentendo ulteriori dilazioni, e ad attivarsi attraverso ogni iniziativa necessaria e di competenza atta a consentire la riapertura del caso, caratterizzato da indagini e processo negli Stati Uniti d'America pieni di lacune e irregolarità, garantendo al nostro connazionale Chico Forti, uomo con una grande dignità, uno sportivo e un imprenditore, di rientrare in Italia e scontare il residuo della pena qui in Patria, così come più volte in precedenza è stato fatto in difesa di altri concittadini condannati e detenuti all'estero.
(1-00365) «Meloni, Lollobrigida, Acquaroli, Baldini, Bignami, Bellucci, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Luca De Carlo, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Foti, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Zucconi».

Risoluzioni in Commissione:


   La IV Commissione,

   premesso che:

    l'Esercito italiano, la Marina militare, l'Aeronautica militare e l'Arma dei carabinieri dispongono, ciascuna, di un proprio corpo speciale;

    in merito al trattamento economico, la legge 23 marzo 1983, n. 78, ha riformato in maniera organica tutto il sistema delle indennità operative, elemento cardine del trattamento accessorio, e trova la sua ratio proprio nella volontà del legislatore di configurare una specifica componente accessoria che abbia la caratteristica di comprendere tutte le diverse peculiarità di un modello di Forze armate complesso ed in continua evoluzione;

    in tal senso, la filosofia di fondo della legge citata prevede un'indennità d'impiego operativo «di base» (articolo 2, comma 1), comune a tutto il personale militare indipendentemente dalla situazione di impiego, comunque caratterizzato da condizioni operative ben superiori a quelle del restante personale del pubblico impiego, ed altre indennità operative fondamentali, il cui valore è calcolato secondo una maggiorazione percentuale della prima (che è pari al 100 per cento), aventi lo scopo di compensare le specializzazioni del personale che sia qualificato ed impiegato in settori di maggiore rischio, disagio e logorio psico-fisico;

    il decreto del Presidente della Repubblica n. 171 del 2007 ha precisato che il personale dell'Esercito, della Marina e dell'Aeronautica, in possesso del brevetto di incursore, mantiene il trattamento economico di cui all'articolo 9, comma 2, della legge n. 78 del 1983 anche se impiegato «per finalità delle Forze speciali» ed in operazioni/esercitazioni che richiedano l'espletamento delle attività tipiche del personale incursore, presso altri comandi ed unità operative delle Forze armate nonché presso altre Amministrazioni;

    il decreto citato ha, inoltre, disposto che al personale dell'Esercito, della Marina e dell'Aeronautica in possesso del brevetto militare di incursore ed in servizio presso i peparti, le strutture di comando e le posizioni organiche di Forze speciali, individuati con apposite determinazioni del Capo di Stato Maggiore della Difesa, oltre all'indennità supplementare mensile di cui all'articolo 9, comma 2, della legge n. 78 del 1983, compete un'«Indennità supplementare mensile per operatore di forze speciali» nella misura lorda di euro 120,00 (articolo 6, comma 5), cumulabile con le indennità di impiego operativo fondamentali e supplementari previste dalla legge n. 78 del 1983 e successive modificazioni (articolo 6, comma 7);

    a ciò si aggiunga che è prevista un'indennità per incursori e subacquei (unico reparto di incursori nell'Esercito a percepirla è il 9° reggimento «Col Moschin») che ammonta al 180 per cento dell'indennità operativa di base;

    il decreto del Presidente della Repubblica 16 aprile 2009, n. 52, ha disposto che a decorrere dal 1° gennaio 2009 agli ufficiali, sottufficiali e volontari di truppa in servizio permanente dell'Esercito, della Marina e dell'Aeronautica, in possesso delle qualifiche di «Acquisitore obiettivi» o di «ranger», rispettivamente in servizio presso il 185° rgt. par. RAO «Folgore» ed il 4° rgt. alp. par. («Ranger»), compete un'indennità supplementare mensile nella misura del 20 per cento dell'«Indennità di impiego operativo di base»;

    sul punto la direttiva per il potenziamento del comparto OS (operazioni speciali), approvata dal Capo di Stato Maggiore della Difesa il 26 aprile 2018, ha sancito l'estensione capacitiva al cosiddetto «full spectrum» dei compiti (DA, MA, SR) previsti dalla dottrina per le Nato Sof – fino a quel momento attribuiti al solo personale dei reparti FS «incursori», ovvero: 9° rgt. d'ass. par. «Col Moschin», GOI, 17° Stormo e GIS – anche al 185° rgt. par. RAO «Folgore» e al 4° rgt. alp. par., determinandone l'elevazione al «rango» di forze speciali;

   il Capo di Stato Maggiore della Difesa – nel provvedimento appena citato – ha poi evidenziato l'esigenza di individuare strategie incentivanti l'arruolamento per il comparto OS – rideterminazione delle «Indennità supplementari» in primis – al fine di preservare l'output operativo della Difesa, ovvero la capacità di assicurare assetti di Forze speciali (FS) per le crescenti esigenze di sicurezza, anche in virtù dell'elevazione di 4° e 185° rgt. quali reparti Fs;

    alla luce del citato mutato quadro capacitivo e della conseguente crescente sperequazione nel trattamento economico tra personale appartenente a fattispecie analoghe (operatori Fs in possesso dei brevetti di «incursore», «acquisitore obiettivi» e «ranger»), è stato avviato un processo teso alla revisione delle norme che regolano le citate «indennità supplementari», al fine di eliminare lo squilibrio in essere, in quanto, dal raffronto tra i citati reparti Fs, emerge che:

     a) gli iter, i criteri ed i requisiti di selezione e formazione da cui discende l'attribuzione dei relativi brevetti sono quasi del tutto coincidenti, al netto dei moduli di formazione specialistica caratterizzanti ciascun reparto;

     b) il rischio, i disagi e le responsabilità connessi con l'impiego, in addestramento e in operazioni, sono i medesimi; infatti, gli «acquisitori obiettivi» ed i «ranger» sono abitualmente impiegati nei teatri operativi, dal comando interforze per le operazioni delle forze speciali (Cofs), per l'assolvimento dei compiti tipici delle forze speciali, nell'ambito degli stessi dispositivi operativi in cui sono impiegati i colleghi «incursori», ovvero in sostituzione di questi ultimi;

     c) il trattamento economico accessorio attualmente attribuito al personale «incursore» è riconducibile agli stessi compiti, rischi, disagi e responsabilità che, in virtù della citata direttiva interforze, sono adesso attribuiti anche al personale «acquisitore obiettivi» e «ranger»;

    peraltro, i reparti 185° rgt. par. RAO «Folgore» e 4° rgt. alp. par. («ranger») sono stati sottoposti a «validazione» da parte del Cofs, ai sensi dei parametri previsti per le Nato Special Operations Forces (Sof), nel corso dell'esercitazione «Notte scura 2018» e vengono costantemente impiegati, nell'ambito delle medesime configurazioni operative, in operazioni e piani di contingenza nazionali che ricadono sotto l'egida ovvero sotto la diretta responsabilità del Cofs, con i medesimi compiti e responsabilità (e rischi derivanti) attribuiti alle altre unità di forze speciali che attualmente percepiscono il citato correlato trattamento economico accessorio;

    il personale «operatore Fs» appartenente al 185° rgt. par. RAO e 4° rgt. alp. par. è selezionato, formato, addestrato e impiegato in operazioni con i medesimi compiti, rischi e responsabilità in virtù dei quali il personale «operatore Fs» incursori di tutte le Forze armate percepisce l'attuale trattamento economico accessorio che, però, non viene parimenti attribuito agli acquisitori obiettivi e ranger;

    l'equiparazione nel trattamento economico del personale «operatore Fs» acquisitore obiettivi e ranger al personale «operatore Fs» incursore, oltre che costituire la sanzione al giusto ed equo compenso attribuito in virtù dei rischi e sacrifici correlati all'impiego, rappresenta certamente il riconoscimento di pari dignità tra professionisti che operano, ogni giorno, in Patria e nei teatri di operazione, fianco a fianco, e nelle stesse condizioni,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative, anche di carattere normativo, al fine di elevare al 180 per cento l'indennità supplementare rispetto all'indennità di impiego operativo per gli operatori delle forze speciali in servizio presso il 185° rgt. par. RAO «Folgore» ed il 4° rgt. alp. par. «Ranger» e di rimodulare al 220 per cento le indennità supplementari degli operatori del 9° rgt. d'ass. par. «Col Moschin».
(7-00518) «Perego Di Cremnago, Maria Tripodi».


   La Commissione XI,

   premesso che:

    il Gruppo Ami Acqua Minerali d'Italia, attivo nella produzione e nella distribuzione di acque minerali, comprende marchi importanti quali Norda, Fabia, San Gemini e Gaudianello e presenta numerosi stabilimenti sul territorio italiano: lo stabilimento in Primaluna conta circa 50 dipendenti, in Bedonia e Tarsogno con 20 dipendenti circa per ogni stabilimento, in Valli del Pasubio il sito occupa 30 dipendenti circa, in Sangemini e Acquasparta (Tr) con 86 dipendenti e in Basilicata lo stabilimento Gaudianello con circa 92 dipendenti;

   in particolare, la San Gemini Acque spa, con stabilimenti a San Gemini e Amerino (Tr), fu rilevata dal Gruppo Ami a seguito di un concordato fallimentare;

   lo stabilimento San Gemini comprende cinque marchi di acqua minerale: San Gemini, Amerino, Fabia, Grazia e Aura;

   con l'accordo del 16 novembre 2018 tra la proprietà aziendale, le organizzazioni sindacali e la rappresentanza sindacale unitaria dello stabilimento di San Gemini siglato presso la Regione Umbria, la società Acque Minerali d'Italia (AMI) si impegnava a compiere importanti investimenti con un piano industriale: per l'anno 2018-2019 con un importo stimato pari ad euro 9,6 milioni; per l'anno 2020 con un importo stimato in termini di investimenti pari ad euro 8,4 milioni; per l'anno 2021 con un importo stimato in termini di investimenti pari ad euro 1 milione;

   il gruppo, con il suddetto accordo, oltre alla previsione di un piano di sviluppo commerciale e di marketing, prevedeva, sotto il profilo occupazionale, la non attivazione di strumenti aventi natura di licenziamento collettivo; tuttavia veniva richiesto l'intervento della cassa integrazione guadagni straordinaria per riorganizzazione aziendale per la durata di 24 mesi con decorrenza dal 1° gennaio 2019;

   tuttavia, secondo quanto si apprende dalla stampa on line (umbriaon.it del 29 gennaio 2020), «Gli stabilimenti di San Gemini ed Acquasparta come quelli dell'intero gruppo Acque Minerali D'Italia nato nel 2018 — si legge in una nota diffusa dalle tre sigle – vivono una situazione delicata. Ad oggi sono aperte delle trattative che tutti auspichiamo possano concludersi nel più breve tempo possibile ed in maniera positiva per la totalità dei lavoratori del gruppo». I lavoratori dello stabilimento come tutta la delegazione sindacale, auspicano che dall'incontro del 6 febbraio alla presenza dell'amministratore delegato Massimo Pessina e poi l'11 febbraio dal tavolo di confronto in regione con l'assessore allo sviluppo economico Fioroni e con l'assessore all'agricoltura e delega alle acque minerali Morroni, «possano giungere notizie concrete e confortanti per lo sviluppo e la salvaguardia occupazionale». Inoltre, le strutture regionali delle organizzazioni sindacali invitano vista la situazione, le segreterie nazionali di Fai, Flai e Uila a chiedere la convocazione del tavolo di coordinamento nazionale;

   ad oggi i dipendenti dello stabilimento di San Gemini - Amerino sono interessati da misure di cassa integrazione straordinaria per riorganizzazione aziendale con scadenza a dicembre del 2020;

   recentemente con un comunicato del 30 giugno 2020 le segreterie Nazionali di Fai Cisl-Flai Cgil-Uila Uil, «dopo settimane di silenzio da parte della proprietà del Gruppo Ami», hanno apertamente manifestato la loro preoccupazione sugli sviluppi delle vertenza e sulle prospettive dei lavoratori occupati presso lo stabilimento di San Gemini, auspicando «la ripresa di corrette relazioni industriali a partire dalla calendarizzazione a breve di un incontro, per conoscere quanto sta succedendo a livello di gruppo e soprattutto iniziare un confronto serio sul Piano Industriale che dovrà segnare il superamento della crisi, quindi del concordato in atto, e dare certezze alle lavoratrici e ai lavoratori.»;

   tuttora, non sono ancora chiari lo stato di attuazione e gli sviluppi del piano di investimenti della azienda presso il sito di San Gemini e quali conseguenze possano produrre sull'occupazione, tanto che rimane forte la preoccupazione tra i lavoratori;

   la preoccupazione è data anche dal fatto che, persino in questo periodo di massimo consumo di acqua, il gruppo sta ricorrendo all'attivazione della cassa integrazione guadagni,

impegna il Governo:

   a convocare immediatamente un tavolo in sede governativa che veda la partecipazione dei vertici aziendali del gruppo Ami delle organizzazioni sindacali e delle istituzioni regionali e locali interessate, al fine di avviare un confronto trasparente e condiviso tra le parti sociali con riferimento alle prospettive occupazionali del sito produttivo di San Gemini e Amerino e alle eventuali ricadute sui livelli occupazionali delle future scelte aziendali;

   ad assumere, per quanto di competenza, in riferimento agli stabilimenti di San Gemini e Amerino, ogni iniziativa utile a salvaguardare il mantenimento dei livelli occupazionali e dei redditi dei lavoratori, favorendo il rispetto degli accordi tra organizzazioni sindacali e proprietà del 2018 con riguardo agli impegni occupazionali, in maniera tale da frenare il progressivo ridimensionamento del ruolo produttivo dei suddetti siti e scongiurare il rischio di ricadute sociali sugli attuali assetti occupazionali, così da rassicurare i lavoratori in merito al proprio futuro lavorativo e favorire il potenziamento di una delle filiere più importanti del comparto agroalimentare delle acque minerali.
(7-00519) «Ciprini, Invidia, Amitrano, Pallini, Cominardi, Tripiedi».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   FRASSINETTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   sulla stampa nazionale è stato segnalato l'impegno di spesa di tre milioni di euro per l'acquisto di nuovi banchi, monoposto e di ultima generazione, necessari per la riapertura dell'anno scolastico;

   l'esigenza di avere entro la prima settimana di settembre 2020 tre milioni di banchi per ogni ordine e grado di scuole, nelle regioni del Sud, è stata confermata dal Ministero dell'istruzione;

   i relativi costi per singolo banco variano dai sessanta euro per un banco classico di legno ai circa trecento euro per un banco di ultima generazione, per una spesa complessiva di circa duecento milioni di euro, previsti nei fondi nel «decreto rilancio»;

   nei prossimi giorni il commissario Domenico Arcuri dovrebbe pubblicare i dettagli di quella che sarà una delle gare di fornitura più ingenti per il prossimo anno scolastico, sulla base delle richieste pervenute dagli uffici scolastici regionali;

   questa impellente necessità di acquisire quel tipo di banchi si è manifestata come urgenza solo negli ultimi giorni, con una tempistica dalle motivazioni poco chiare, e i banchi necessari dovranno essere consegnati alle scuole che ne avranno fatto richiesta entro la prima settimana del mese di settembre –:

   quali saranno i criteri utilizzati dal commissario per garantire il massimo risparmio possibile sull'acquisto delle attrezzature richieste;

   quali siano le ragioni per le quali si è manifestata questa improvvisa e improrogabile necessità di richiedere quella tipologia di banchi in tale quantità, e, più in generale, per quali motivi si sia verificata una totale assenza di pianificazione negli approvvigionamenti.
(4-06376)


   PERANTONI, SCANU, NAPPI, LAPIA, ALBERTO MANCA, VILLANI, MARTINCIGLIO, D'ORSO, MANZO, NESCI e PENNA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   da quanto appreso da notizie di stampa, risulta che l'interpretazione restrittiva del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'11 giugno 2020 comporterebbe l'esclusione di molti ragazzi disabili dai centri estivi;

   a pochi giorni dalla riapertura delle iscrizioni ai centri estivi, infatti, ancora molte famiglie stanno aspettando risposta in merito alla possibilità di far frequentare i centri estivi ai loro figli con disabilità e diversi hanno già rifiutato la domanda; risultano inoltre diverse segnalazioni di famiglie alle quali erano state due condizioni: la limitazione del tempo di frequenza o della durata; a queste si sono aggiunti i casi in cui si faceva richiesta di tariffe più alte;

   alla base del rifiuto dell'iscrizione di bambini disabili ai centri estivi, vi sarebbe l'interpretazione restrittiva che molti comuni ed enti hanno dato del suddetto decreto del Presidente del Consiglio dei ministri e, in particolare del passaggio secondo cui «Il rapporto numerico, nel caso di bambini ed adolescenti con disabilità, deve essere potenziato, integrando la dotazione di operatori, educatori o animatori nel gruppo dove viene accolto il bambino ed adolescente, portando il rapporto numerico a 1 operatore, educatore o animatore, per 1 bambino o adolescente»;

   ciò ha comportato il fatto che molti comuni, in mancanza del budget per garantire tale rapporto numerico tra minore ed educatore, abbiano rifiutato le iscrizioni o, in qualche caso, chiesto alle famiglie di coprire la differenza con rette più alte;

   l'esito di un'interpretazione troppo restrittiva del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, in contrasto con la ratio della previsione – volta a una maggiore attenzione verso i bambini disabili –, rischia di rafforzare la tendenza a dimenticare che ogni minore ha caratteristiche diverse e personali che devono essere adeguatamente valutate caso per caso, nell'ottica di garantire una qualità di vita migliore ai minori disabili e alle loro famiglie;

   occorre analizzare la situazione e le esigenze specifiche del singolo bambino/ragazzo con disabilità, per valutare se sia effettivamente necessario un supporto elevato, senza che questo comporti alcun onere ulteriore a carico della sua famiglia –:

   se il Presidente del Consiglio dei ministri sia a conoscenza dei fatti di cui all'espositiva e se e quali iniziative intenda assumere il Governo al fine di attuare politiche di inclusione concrete a sostegno delle famiglie con minori con disabilità, rimuovendo eventuali incertezze normative per evitare ingiustificate e discriminatorie disparità di trattamento nell'applicazione delle disposizioni di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'11 giugno 2020.
(4-06377)


   CANTALAMESSA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   Mario De Biase, nominato commissario di governo, ai sensi dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3891 del 4 agosto 2010, per la realizzazione degli interventi urgenti di messa in sicurezza e bonifica delle aree di Giugliano in Campania (Napoli) e dei Laghetti di Castelvolturno (Caserta), cosiddetta «Terra dei Fuochi», è stato costretto ad abbandonare il suo incarico, il 16 dicembre 2019;

   si tratta della bonifica di una vastissima area che, secondo il tribunale di Napoli, rappresentava una causa di disastro ambientale;

   tra i risultati conseguiti nell'opera di bonifica portata avanti in questi anni vi è l'avvenuta bonifica della Resit, la discarica più grande e «avvelenata» della zona, di circa 60 mila metri quadrati e due crateri carichi di un milione di metri cubi di rifiuti, di cui 380 mila metri cubi di scarti industriali;

   il 15 luglio 2019 i lavori sulla Resit sono stati ultimati e la discarica è stata messa in sicurezza; non disperde più percolato, né biogas ed è stata trasformata in un Parco, inaugurato il 29 luglio 2020 con 500 alberi piantumati;

   l'altra area bonificata è quella denominata San Giuseppiello, sempre a Giugliano, nella quale, con un progetto sperimentale innovativo, in collaborazione con il dipartimento di agraria della università Federico II di Napoli, sono stati piantati 20 mila pioppi e un manto erboso in grado di inoculare batteri per la biodegradazione degli idrocarburi, rendendo il terreno coltivabile ed addirittura più fertile che in passato;

   nonostante il lavoro di bonifica non sia terminato, la struttura commissariale non è stata rinnovata, rischiando di lasciare a metà un'opera fondamentale per la salute dei cittadini, il recupero ambientale e, aspetto di importanza altrettanto rilevante, un modello della risposta dello Stato alla criminalità organizzata;

   la regione Campania, con il comunicato n. 5 del 7 gennaio 2020, ha accusato il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare di non aver voluto rinnovare la struttura commissariale, a fronte delle reiterate richieste della regione fin dal novembre 2019, sia in occasione del cosiddetto decreto «Clima», sia nella legge di bilancio, sia nel cosiddetto decreto «Milleproroghe»;

   nel citato comunicato si legge che «le attività in essere non possono subire alcuna interruzione con il rischio di vanificare gli importanti risultati fin qui conseguiti»;

   con comunicato dell'8 gennaio 2020, pubblicato sul sito del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro interrogato ha risposto, con un comunicato nel quale si afferma che, fin dall'ordinanza di protezione civile numero 425 del 2016, la regione Campania è indicata come l'amministrazione competente subentrante al commissario, incaricata a coordinare le attività necessarie al completamento delle iniziative finalizzate alla messa in sicurezza e bonifica delle aree di cui all'articolo 11 dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3891 del 2010, con ciò accusando di fatto, per l'interrogante, la regione di immobilismo;

   in una intervista del 31 gennaio 2020 rilasciata al quotidiano «Il Giuglianese», il commissario De Biase ha affermato che il Ministro Costa «è uno di quelli che si è opposto alla proroga», sostenendo che l'interruzione del suo mandato sarebbe stata voluta per favorire la Sogesid (società in house del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare) che si occupa di bonifiche –:

   in relazione a quanto esposto in premessa, se il Ministro interrogato non ritenga opportuno chiarire la vicenda in maniera definitiva, in modo da dare una risposta ai tanti cittadini che aspettano un segnale da parte delle istituzioni, e indicare, per quanto di competenza, il modo in cui si intenda riprendere l'attività di bonifica;

   ove fosse stabilita la competenza della regione Campania, qualora fosse accertata l'incapacità della regione nell'amministrare l'opera di bonifica e in considerazione del rilevante interesse pubblico sulla questione, se il Governo non ritenga più importante adottare ogni utile iniziativa di competenza per porre immediatamente fine alla situazione di immobilismo che si protrae da quasi sette mesi, prima di affrontare qualsiasi discussione in merito alla competenza.
(4-06381)


   MAZZETTI, CORTELAZZO, CASINO e RUFFINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   dopo molti mesi nei quali il Governo, a causa delle differenti valutazioni dei partiti della maggioranza che lo sostiene, non era stato in grado di prendere una decisione rispetto alla minacciata revoca unilaterale delle concessioni autostradali ad Aspi (Autostrade per l'Italia), nella notte del 14 luglio 2020, il Consiglio dei ministri ha trovato una sintesi e ha dato praticamente mandato a Cassa depositi e prestiti di avviare, entro il 27 luglio 2020, il percorso che dovrebbe portare all'uscita progressiva dei Benetton dalla Società Autostrade;

   le cronache giornalistiche di quelle ore di discussione in Consiglio dei ministri, parlano di un confronto molto duro all'interno dello stesso Governo. Il Sole24 Ore del 14 luglio parla di una trattativa tra il premier e i Benetton consumata nella notte, che ha visto «il Capo del governo stretto tra sospetti interni alla maggioranza, l'irritazione di Iv e un M5S che assomiglia ogni giorno di più a un vulcano pronto a ribollire»;

   quello che è stato fin da subito noto da fonti governative al termine del Consiglio dei ministri a Palazzo Chigi, è che Aspi ha accolto tutte le richieste del Governo. Aspi, insieme con Atlantia, è la società parzialmente controllata dai Benetton che gestisce la rete autostradale. In nottata, spiegano le stesse fonti governative, Aspi ha inviato quattro lettere diverse al Governo, nelle quali ha man mano accolto «tutte le richieste» –:

   se non ritenga necessario rendere pubblica la transazione come accettata da Aspi, nonché le quattro lettere che, come risulta dalle cronache di quelle ore, la medesima società Autostrade ha inviato al Governo, nelle quali ha man mano accolto tutte le richieste.
(4-06382)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RIZZETTO e LOLLOBRIGIDA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   Enrico Forti, detto Chico, è nato a Trento nel 1959, ed è stato campione di windsurf, filmaker e presentatore televisivo;

   dal 2000, si trova in carcere negli Stati Uniti, per una condanna all'ergastolo per omicidio, con sentenza diventata definitiva nel 2010, nonostante sia fatto notorio che, sia la fase delle indagini che il processo, siano stati caratterizzati da molteplici errori di procedura e violazioni dei diritti di difesa dell'imputato, che fanno ragionevolmente ritenere che tale condanna sia frutto di un assurdo errore giudiziario;

   ciò nonostante, la richiesta di revisione è sempre stata respinta. Eppure, accurate inchieste anche giornalistiche, in questi anni, hanno fatto emergere fatti e circostanze che confermerebbero che Forti sia vittima di gravi violazioni, nell'ambito dell'intera vicenda giudiziaria. Anche la rete televisiva americana Cbs ha fatto luce su importanti prove a discolpa di Forti, nell'ambito del programma 48 hours;

   il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale delegato nel dare recentemente riscontro, in data 2 luglio 2020, ad un atto di sindacato ispettivo sulla attività di competenza a tutela di Chico Forti, ha riferito, in sostanza, che il connazionale è in buone condizioni di salute ed è assistito dall'ambasciata a Washington e dal consolato generale a Miami. In particolare, si riferisce che l'ambasciata, su espressa richiesta del Ministero, ha avviato un'opera di sensibilizzazione presso le autorità statunitensi, affinché venga accolta l'istanza di trasferimento in Italia presentata da Forti nel 2018, ai sensi della Convenzione di Strasburgo del 1983 sul trasferimento delle persone condannate, per continuare a scontare in Italia la pena inflitta dalla giustizia americana;

   l'interrogante ritiene che, ad oggi, il Governo italiano abbia adottato iniziative insufficienti rispetto alla gravità della vicenda in questione, poiché, si ribadisce, emerge chiaramente, che Forti è vittima di un abuso da parte delle autorità americane in quanto non gli è stato garantito un equo processo; oltre ad ulteriori errori processuali, è stato, sin dall'inizio, palesemente violato il diritto di difesa, che in ogni Stato di diritto è presupposto fondamentale, affinché un imputato possa essere dichiarato colpevole;

   pertanto, le iniziative del Governo italiano nei confronti delle autorità americane competenti dovrebbero essere più incisive ed andare ben oltre la richiesta di campagne di sensibilizzazione per consentire di scontare la pena in Italia –:

   se e quali ulteriori ed urgenti iniziative di competenza intenda porre in essere per tutelare il connazionale Chico Forti, condannato e detenuto dalle autorità statunitensi, a seguito di quello che appare ormai notoriamente, secondo quanto richiamato in premessa, un ingiusto processo, caratterizzato, in particolare, dalla violazione del diritto di difesa.
(5-04383)

Interrogazione a risposta scritta:


   BOLDRINI, QUARTAPELLE PROCOPIO, DEIANA, MURONI, SARLI, BRUNO BOSSIO, CIAMPI, GIORDANO, IANARO, BALDINI, ASCARI, ELISA TRIPODI, D'ARRANDO, CASA, BOLOGNA, FITZGERALD NISSOLI, VILLANI, MARTINCIGLIO, CANCELLERI, PAPIRO, NOJA, SERRACCHIANI, CARNEVALI, SCHIRÒ, GRIBAUDO, PINI, CIPRINI, BARZOTTI, PEZZOPANE, BONOMO, OCCHIONERO, CENNI, GIANNONE, DE LORENZO, APRILE e FRATE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in Turchia è stato depositato in Parlamento dal partito di Governo AKP un emendamento all'articolo 103 del Codice penale turco (TCK) che permetterebbe agli autori di abusi sessuali su minori di essere lasciati liberi qualora sposassero le loro vittime;

   l'emendamento potrebbe essere messo ai voti nei prossimi giorni, entro il 25 luglio – giorno della chiusura dei lavori parlamentari prima della pausa estiva – ma non ne si dà, volutamente, informazione per cercare il più possibile di cogliere gli oppositori impreparati;

   le donne della società civile si sono raccolte e organizzate nella «Piattaforma delle Donne TCK 103» (TCK 103 Women's Platform), che comprende quasi tutte le associazioni femminili della Turchia;

   questa Piattaforma ha prodotto un documento per denunciare quanto sta accadendo e sta portando avanti una campagna di informazione sia sul fronte interno, accompagnata da mobilitazioni e marce di protesta, che su quello estero, cercando di sensibilizzare la comunità internazionale;

   una versione simile dello stesso emendamento era già stata presentata nel 2016, ma era stata poi ritirata a seguito della mobilitazione organizzata nel Paese dalle donne;

   secondo il testo dell'emendamento depositato, un uomo che sia stato accusato, processato e condannato per abuso sessuale su un minore, sarà rilasciato se sposerà la vittima, a patto che: la vittima avesse almeno 13 anni al momento dell'abuso; la differenza di età tra la vittima e l'autore dell'abuso non sia maggiore di 15 anni; il matrimonio sia stato celebrato prima che la legge venga emanata e il matrimonio duri per almeno 5 anni;

   si tratterebbe nella sostanza di una sorta di amnistia per gli uomini autori di abusi sessuali su minori, sotto la maschera di un matrimonio religioso «riparatore», con il tacito consenso della famiglia della vittima;

   in base all'articolo 90 della propria Costituzione, la Turchia è vincolata ad agire secondo le convenzioni internazionali sui diritti umani che ha sottoscritto, tra cui: la Convenzione Onu sui diritti del fanciullo (CRC), che obbliga gli Stati a tutelare gli interessi preminenti dei minori (articolo 3); la Convenzione Onu sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna (Cedaw), che proibisce i matrimoni coi bambini e stabilisce il «diritto di scegliere spose e contrarre matrimonio solo con il loro pieno e libero consenso» (articolo 16); la Convenzione di Lanzarote, che obbliga gli Stati a criminalizzare l'attività sessuale con bambini al di sotto dell'età legale per il consenso, a prescindere dal contesto in cui questo comportamento viene esercitato (articolo 18); la Convenzione di Istanbul, che sottolinea la necessità di promuovere la parità di genere per prevenire e combattere la violenza contro le donne e che obbliga gli Stati a criminalizzare «la condotta intenzionale di forzare un adulto o un bambino al matrimonio» (articolo 37);

   secondo i principi di queste convenzioni, i matrimoni infantili e precoci non solo minano la salute sessuale e riproduttiva delle ragazze – aumentando il rischio di mortalità per parto e delle malattie dovute a gravidanze precoci – ma le rendono più esposte nei confronti di chi su di loro ha esercitato ed esercita violenza;

   a peggiorare la situazione sono anche le voci sempre più ricorrenti, accompagnate da dichiarazioni ufficiali di esponenti del partito di Governo, su una possibile uscita della Turchia dalla Convenzione di Istanbul –:

   quali iniziative intenda intraprendere il Governo, nei consessi bilaterali con la Turchia, così come in quelli internazionali ed europei, per assicurare il rispetto dei diritti umani, la protezione dei minori dagli abusi sessuali, la promozione dei diritti delle donne contro la violenza di genere e il diritto a contrarre il matrimonio solo sulla base di un pieno e libero consenso.
(4-06367)

AFFARI EUROPEI

Interrogazione a risposta scritta:


   MANTOVANI, ROTELLI, MONTARULI e LUCA DE CARLO. — Al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:

   il Consiglio europeo straordinario del 17 e 18 luglio 2020 discuterà del piano per la ripresa dell'Unione europea volto a fronteggiare la crisi da Covid-19 e del nuovo Quadro finanziario pluriennale (Qfp) dell'Unione europea 2021-2027;

   la tabella World economic outlook, elaborata dal Fondo monetario internazionale, fotografa un calo del prodotto interno lordo che, per l'Italia, è pari al -12,8 per cento;

   l'emergenza sanitaria si è ormai trasformata in una crisi economica sistemica le cui conseguenze rischiano di tarpare definitivamente le ali a molte aree del Paese e a molti settori, in particolare a quello turistico;

   il turismo, come riportato il 24 giugno 2020 dal sito «affaritaliani.it», rappresenta, indotto compreso, il 13 per cento del prodotto interno lordo tricolore e la quasi scomparsa degli arrivi stranieri ha generato – tra marzo e maggio – un buco nelle entrate pari a 9,4 miliardi di euro;

   l'Osservatorio del territorio e del lavoro della provincia di Bergamo ha certificato, come riportato il 2 luglio 2020 dal quotidiano L'Eco di Bergamo, un crollo delle assunzioni in particolar modo per quanto riguarda l'industria, il commercio e i servizi;

   nella bergamasca, secondo quanto riportalo il 29 giugno 2020 da un'indagine Ascom, ben tre imprese su quattro hanno fatto ricorso alla cassa integrazione guadagni, mentre il 6 per cento delle attività non ha ancora riaperto con una perdita, per coloro che hanno ripreso l'attività durante la «Fase 2», di oltre l'80 per cento del fatturato;

   secondo quanto emerso dallo studio dell'«European data journalism network», che ha analizzato i dati sui decessi in cinquecento province d'Europa, le province di Bergamo, Brescia, Cremona e Lodi hanno sperimentato un incremento della mortalità che va dal +347 per cento della bergamasca al +277 per cento del lodigiano;

   i dati appena riportati posizionano le province citate in cima alla poco gratificante classifica relativa all'incremento della mortalità nelle province dei vari Stati;

   il conto pagato dalla Lombardia, dal punto di vista economico-sociale e delle spese sostenute è stato salatissimo e a fronte di questo – come affermato il 21 giugno 2020 dal Segretario di Cna Lombardia Stefano Binda: «colpisce molto come le politiche economiche definite finora non tengano conto della situazione delle aree più colpite dalla pandemia e dai suoi impatti economici e sociali: proprio partendo da qui, da un supporto ai Territori più colpiti e dalla locomotiva d'Italia, possiamo fare davvero gli interessi del Paese» –:

   se intenda impegnarsi, nei consessi europei, per promuovere l'istituzione di regole più morbide al fine di favorire un utilizzo più agevole e flessibile delle risorse europee da parte delle province maggiormente colpite dal Covid-19 e che per questo stanno soffrendo una ripartenza più lenta e gravata da un danno reputazionale che ne inficia altresì l'attrattività turistica.
(4-06371)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:


   CASCIELLO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   la Costiera amalfitana è rinomata in tutto il mondo per il suo interesse storico e paesaggistico ed è considerata patrimonio dell'umanità dall'Unesco;

   si è aperto un ampio dibattito e sta generando aspre polemiche la vicenda della variante alla strada statale 163 Amalfitana tra Maiori e Minori, l'ormai famosa galleria tra Minori e Maiori, che dovrebbe realizzare la pedonalizzazione della Torricella;

   in questi ultimi giorni in Costiera non si parla d'altro e il progetto del tunnel di collegamento tra Maiori e Minori vede la contrarietà di molti; si è formato un vero e proprio movimento di pensiero «No Tunnel»;

   la discussione si è diffusa sui social e molte sono le iniziative partite per osteggiare la realizzazione dell'opera; si è finanche immaginato un referendum per decidere attraverso la partecipazione popolare le sorti del tunnel Maiori-Minori;

   l'intervento è relativo ad una variante in galleria all'esistente tracciato della strada statale 163, da realizzare tra i comuni di Minori e Maiori, in località Torricella, con l'obiettivo di superare tramite una galleria il promontorio in località Torricella – nel tratto in cui la strada statale 163 presenta una sezione stradale ristretta, che in alcune occasioni rende difficoltoso il contemporaneo passaggio di due veicoli;

   i comuni di Maiori e Minori ad oggi hanno avviato le procedure per modificare il Piano urbanistico territoriale, approvato con la legge n. 35 dalla regione Campania, il 27 giugno 1987, denominato: Piano urbanistico territoriale dell'area sorrentino-amalfitana, che nella sua parte specifica della viabilità divideva i piani viari in due tipologie, verticali (funivie) ed orizzontali, riconoscendo a questo territorio una valenza paesaggistico ambientale inestimabile;

   i punti di forza erano individuati nella limitazione del traffico e nell'ausilio già in quei tempi di vettori alternativi, quali mezzi meccanici elettrici che potessero collegare le colline al litorale, e nessun accenno veniva fatto alla necessità di eseguire un traforo tra i due comuni;

   a monte di tutto vi è un finanziamento che trae origine dei Fondi europei per lo sviluppo e la coesione 2014/2020, che si proponevano di risolvere il problema del traffico attraverso interventi di mobilità sostenibile nelle costiere amalfitana e sorrentina e di dare uno sviluppo economico produttivo ed occupazione, nel rispetto della sostenibilità ambientale e della sicurezza del territorio;

   il triste messaggio che si percepisce è che si vogliono attrezzare i comuni della costiera per essere attraversati da un maggior flusso veicolare, senza prestare alcuna attenzione all'ambiente e al dissesto idrogeologico;

   per la realizzazione di quest'opera inutile e dannosa verranno distratte, ad avviso dell'interrogante scelleratamente, le risorse per la realizzazione degli altri interventi previsti nel programma: la funivia per Ravello, la Bretella stradale di Amalfi, la variante dalla strada statale 163 nel comune di Positano, in località Chiesa Nuova, la variante alla strada statale 163 nel comune di Praiano, in località Vettica Maggiore, la circumvallazione del centro storico del comune di Scala, il marciapiede a sbalzo tra Amalfi e Castiglione di Ravello, l'ex 366 «Agerolina»;

   il traforo e le colate di cemento armato comprometterebbero questo delicatissimo microcosmo in maniera irreversibile causando danni da un punto di vista geologico in una zona nella quale moltissimi sono stati gli episodi di frana nel tempo, basti pensare che ciclicamente la costiera amalfitana resta isolata mediamente 38 giorni all'anno a causa degli smottamenti –:

   sulla base di quanto esposto in premessa, quali iniziative e quali interventi i Ministri interrogati, nell'ambito delle loro competenze, intendano promuovere per verificare ed, eventualmente, sospendere l'iter per la costruzione della variante tra Maiori e Minori alla strada statale 163 che rischia di alterare e danneggiare in maniera irreversibile le due cittadine e la morfologia dell'intera costiera amalfitana che non può essere assolutamente modificata nella sua peculiare struttura, ma deve essere rispettata in quanto un unicum.
(4-06374)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazioni a risposta scritta:


   GAGLIARDI, BENIGNI, PEDRAZZINI, SILLI e SORTE. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   Villa Verdi a Sant'Agata, una frazione di Villanova sull'Arda, è la proprietà che Giuseppe Verdi acquistò nel 1848, abitandovi poi a partire dal 1851 per circa cinquant'anni;

   l'edificio oggi è mantenuto nello stato conservativo dell'epoca del compositore ed è un riferimento indispensabile per comprendere lo spirito del maestro ed il contesto di preparazione delle sue opere;

   la conservazione di tale patrimonio è stata possibile esclusivamente grazie agli sforzi della famiglia che lo ha ereditato, che non ha mai ricevuto alcuna forma di aiuto pubblico, ed ha trasformato la villa in un museo;

   nella visita museale si possono attualmente visitare molte stanze lasciate aperte al pubblico, tra cui la camera da letto di Verdi e lo studio con il pianoforte del maestro, oltre a potere visionare fotografie e lettere dell'autore e tutto lo splendido parco che circonda la villa, che nel XIX Secolo veniva curato personalmente da Verdi;

   oggi, tuttavia, la dimora inizia a sentire il peso degli anni e necessita di interventi di restauro. L'assenza improvvisa ed imprevista di visitatori, causata dall'epidemia Covid-19, non ha giovato alle casse del museo, che ora rischia la chiusura definitiva al pubblico e non dispone dei fondi necessari per la tutela dell'immobile;

   nel disperato tentativo di evitare tale scenario, la direzione del museo è recentemente arrivata a lanciare una campagna di donazioni, tramite il sito internetwww.innamoratidellacultura.it:

   la conservazione di un tale patrimonio della cultura italiana non può però essere rimessa all'alea delle spontanee donazioni di soggetti privati, ma deve essere una priorità del nostro Paese e, di conseguenza, del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare per evitare la chiusura del museo di Villa Verdi a Sant'Agata e sostenere la conservazione dell'importante sito culturale.
(4-06370)


   LATINI, BELOTTI, BASINI, COLMELLERE, FOGLIANI, FURGIUELE, PATELLI, RACCHELLA, SASSO, BENVENUTO, BOLDI, CAFFARATTO, GASTALDI, GIACCONE, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, LIUNI, MACCANTI, MOLINARI, PETTAZZI e TIRAMANI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   è di questi giorni la notizia di una inchiesta della procura di Torino su presunte irregolarità da parte dell'ex sovrintendente del Teatro Regio, William Graziosi;

   i militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria hanno avviato svariate perquisizioni in tutt'Italia; in particolare, al centro dell'indagine c'è il legame professionale tra l'ex sovrintendente e un'agenzia teatrale svizzera: il cui fatturato è cresciuto proprio grazie alle scritture di artisti sostenute da Graziosi;

   oltre a questo, i militari hanno individuato alcune «anomalie» nella gestione dell'ex sovrintendente, come gli incarichi per il telemarketing affidati a persone a lui vicine oppure la vicenda legata alla carriera di un ex corista, passato in poco tempo all'incarico di collaboratore di staff del sovrintendente;

   dopo nemmeno un anno dalla nomina di un nuovo sovrintendente del Teatro Regio, Sebastian Schwarz, il sindaco di Torino, Chiara Appendino ha richiesto il commissariamento del Teatro stesso in seguito all'esplosione del caso delle presunte connivenze fra la struttura manageriale del teatro e alcune lobby;

   il recente annuncio, dato dalle sovrintendenze del teatro San Carlo di Napoli e del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, riguardo alla scelta di scritturare un numero significativo di attori stranieri per i principali ruoli nelle prossime pianificazioni della stagione lirico sinfonica 2020/2021, è, ad avviso dell'interrogante, in totale controtendenza con i contenuti dell'articolo 29 della legge n. 800 del 1967 sull'impiego di artisti italiani, specie in un periodo di emergenza lavorativa come quello che si sta passando –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative, di tipo normativo, intenda assumere al fine di regolamentare e tutelare le rappresentanze artistiche, specie dopo l'abrogazione della legge 8 gennaio 1979, n. 8, a sua volta modificata dalla legge n. 800 del 1967.
(4-06378)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   UNGARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 34 del 2019 (cosiddetto decreto Crescita) convertito con legge n. 58 del 2019 ha in introdotto un nuovo sconto fiscale del 70 per cento per chi rientra in Italia dal 1° gennaio 2020, contro il 50 per cento previsto norme precedenti, sul reddito da dichiarare, per un periodo di cinque anni. Lo sconto sale al 90 per cento in caso di trasferimento di residenza in Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sardegna, Sicilia. L'agevolazione è prorogata per altri cinque anni, ma con il taglio al 50 per cento in caso di figli a carico o acquisto di una prima casa al rientro in Italia o nei 12 mesi precedenti;

   tale previsione di legge ha purtroppo prodotto una reale disparità di trattamento fiscale tra i moltissimi italiani rimpatriati prima del 1° gennaio 2020;

   l'articolo 13-ter della legge n. 157 del 19 dicembre 2019, «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 26 ottobre 2019, n. 124, recante disposizioni urgenti in materia fiscale e per esigenze indifferibili», stabilisce l'istituzione del Fondo controesodo presso il Ministero dell'economia e delle finanze: «Nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze è istituito un fondo, denominato Fondo Controesodo, con la dotazione di 3 milioni di euro a decorrere dall'anno 2020. Con decreto del Ministero dell'economia e delle finanze sono stabiliti i criteri per la richiesta di accesso alle prestazioni del fondo di cui al presente comma. I soggetti di cui al comma 2 dell'articolo 5 del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 giugno 2019, n. 58, come sostituito dal comma 1 del presente articolo, possono accedere alle risorse del fondo fino ad esaurimento dello stesso»;

   detto fondo è così finalizzato ad estendere le agevolazioni fiscali vigenti per i lavoratori rimpatriati a decorrere dal 30 aprile 2019. Resta tuttavia l'esclusione dall'incentivo per tutti coloro, lavoratori o ricercatori, che sono rientrati precedentemente al 30 aprile 2019 –:

   quando il Ministro interrogato intenda emanare il citato decreto ministeriale in cui sono stabiliti i criteri per la richiesta di accesso alle prestazioni del fondo Controesodo a favore di chi è rientrato dopo il 30 aprile 2019 trattandosi di uno strumento importante per i tanti connazionali che hanno deciso di scommettere nuovamente sull'Italia e che in assenza di nuove misure di «trattenimento» rischiano di ritornare all'estero.
(5-04375)


   SANGREGORIO, SCHULLIAN e EMANUELA ROSSINI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   le associazioni sportive dilettantistiche ricorrono, nella quasi totalità dei casi, al regime agevolato di cui alla legge n. 398 del 1991, che prevede specifiche modalità di determinazione dell'imposta sul reddito e dell'imposta sul valore aggiunto, nonché agevolazioni procedurali per quanto riguarda la gestione documentale;

   al punto 6.2 della circolare n. 18/E del 1° agosto 2018, l'Agenzia delle entrate risponde alla domanda di quali siano i proventi in relazione ai quali trova applicazione il regime forfetario di cui alla legge n. 398 del 1991;

   tra le varie ipotesi si afferma che rientrano tra i proventi delle attività commerciali connesse con gli scopi istituzionali delle associazioni, ai fini dell'applicazione del regime forfetario di cui alla legge n. 398 del 1991, la somministrazione di alimenti e bevande effettuata nel contesto dello svolgimento dell'attività sportiva dilettantistica, ovvero la mera somministrazione di alimenti e bevande qualora la connessione con gli scopi istituzionali dell'associazione risulti assicurata dalla circostanza che dette attività siano svolte all'interno della struttura dove si svolge l'attività sportiva, senza l'impiego di strutture e mezzi organizzati per fini di concorrenzialità sul mercato;

   tuttavia permangono ancora dei dubbi se i proventi dell'attività di somministrazione di alimenti e bevande possano considerarsi soggetti al suddetto regime forfetario anche qualora le attività siano effettuate senza che si svolga contemporaneamente una manifestazione sportiva (ad esempio in occasione di eventi socio-culturali, feste popolari, sagre e altro);

   molte associazioni sportive dilettantistiche mettono a disposizione, in maniera del tutto occasionale e saltuaria, le proprie strutture per lo svolgimento di detti eventi – spesso anche per la mancanza di altre strutture idonee – e in tali occasioni somministrano anche alimenti e bevande, i cui proventi contribuiscono a finanziare la loro attività istituzionale –:

   se le attività di somministrazione di alimenti e bevande effettuata in maniera occasionale e saltuaria al di fuori di manifestazioni sportive come eventi socio-culturali, feste popolari, sagre, e altro possano considerarsi attività connesse con gli scopi istituzionali delle associazioni sportive dilettantistiche e, di conseguenza, beneficiare del regime forfetario di cui alla legge n. 398 del 1991.
(5-04376)


   GRIMALDI e COMINARDI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo n. 178 del 2012 ha riorganizzato l'«Associazione italiana della Croce Rossa» (CRI) trasferendone le funzioni alla associazione di diritto privato di interesse pubblico «Associazione della Croce Rossa Italiana» trasformando la Cri in «Ente strumentale alla Croce Rossa Italiana» (Esacri) soggetto di natura pubblica per favorire lo sviluppo della neonata associazione di diritto privato;

   oggi l'Ente risulta in liquidazione coatta amministrativa in base allo stesso decreto;

   il decreto interministeriale 16 aprile 2014 ha disciplinato i rapporti tra Ente pubblico (Comitato centrale, comitati regionali e delle province autonome di Trento e Bolzano) e comitati provinciali e locali privati; l'articolo 6 del decreto assegna all'Ente pubblico la proprietà del patrimonio immobiliare della Cri per i comitati privati ha previsto possibilità di stipulare contratti di comodato d'uso gratuito per utilizzo degli immobili, nonché il subentro «nelle obbligazioni derivanti dalle rate di ammortamento dei contratti di mutuo e di leasing stipulati fino al 31 dicembre 2013 dalla CRI per le loro specifiche esigenze»;

   tale disposizione ha comportato difficoltà per comitati locali provinciali privati nella contabilizzazione di uscite per finanziamenti relativi a beni non di proprietà;

   nella nota datata 6 agosto 2015 il Comitato centrale della Croce rossa italiana ha definito le rate di ammortamento di «assoluta competenza» dei comitati che hanno titolarità del mutuo, ma, «per facilitare l'iscrizione dei mutui nei bilanci», ha invitato a considerarle «come un anticipo fatto dal privato in nome e per conto dell'Ente pubblico, così da rendere i Comitati Locali/Provinciale Aps creditori, solo ed esclusivamente della quota capitale, nei confronti dell'ente pubblico. In tal modo potranno essere portati in detrazione e recupero la “quota interessi” delle rate di ammortamento in sede di dichiarazione dei redditi»;

   con nota datata 28 marzo 2019, comunicata in risposta al Comitato locale di Palazzolo sull'Oglio l'Esacri ha ammesso che, in assenza della proprietà del bene, «numerosi commercialisti» segnalano «difficoltà a redigere bilanci dei Comitati privati» e che «l'inserimento nelle uscite delle rate di ammortamento dei contratti di mutuo e di leasing e nelle entrate del recupero delle quote interessi» sarebbe una «soluzione meramente contabile»;

   le risposte non chiariscono se i comitati che provvedono all'ammortamento dei finanziamenti stipulati fino al 31 dicembre 2013 dalla Cri siano creditori per capitale versato dal 2014 a oggi –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere il Governo per risolvere il problema contabile relativo alle uscite per finanziamenti di beni non di proprietà derivante per comitati provinciali e locali dal riordino del 2012 della Croce rossa italiana.
(5-04377)


   ANZALDI e NOBILI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto ricostruito dal quotidiano «Il Tempo», la società immobiliare Edizione Property, di proprietà della famiglia Benetton, avrebbe beneficiato di un redditizio affare per un immobile storico a Roma, in piazza Augusto Imperatore, affare autorizzato dal Governo Conte 1, sostenuto da M5S e Lega, proprio pochi mesi dopo la tragedia del Ponte Morandi;

   nel dettaglio, a dicembre 2018 Edizione Property ha acquistato dal Fondo Immobili Pubblici per un valore di 150 milioni di euro l'enorme immobile (22 mila metri quadri) costruito tra il 1936 e il 1938 su progetto dell'architetto Vittorio Ballio Morpurgo, che si affaccia sull'Ara Pacis e il Mausoleo di Augusto;

   a luglio 2019 Edizione Property ha dato in affitto l'immobile, per 15 milioni di euro all'anno per dieci anni (rinnovabile per altri dieci), ripagando quindi interamente l'investimento. L'affittuario è Bulgari Roma srl, che trasformerà lo stabile in un albergo di lusso, destinazione d'uso il cui cambio era già stato richiesto e autorizzato dal comune nel 2017, quindi quando l'immobile era ancora dello Stato, prima della vendita ai Benetton –:

   se risultino al Governo elementi circa l'operazione immobiliare di cui in premessa, considerato che appare all'interrogante quanto meno singolare che, a pochi mesi dalla tragedia del Ponte Morandi, la famiglia Benetton abbia ricevuto un importante beneficio economico ad opera del Governo Conte 1 e quali eventuali iniziative, per quanto di competenza, ritenga di adottare, considerati i possibili profili di danno erariale, visto che, alla luce della ricostruzione effettuata dal quotidiano «Il Tempo», per lo Stato sarebbe stato più conveniente mettere a reddito l'immobile e affittarlo direttamente, anche a seguito del cambio di destinazione d'uso già autorizzato, invece di venderlo ai Benetton.
(5-04386)

Interrogazione a risposta scritta:


   LATTANZIO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il 7 luglio 2020 il quotidiano britannico Financial Times titolava «Italian mafia bonds sold to global investors» riferendosi alla scoperta dell'immissione sul mercato internazionale di obbligazioni italiane emesse da società riconnesse alla 'Ndrangheta per un valore pari a circa un miliardo di euro;

   secondo il giornale londinese risultano tra gli acquirenti delle obbligazioni fondi pensione, investitori istituzionali e privati, ed anche – in piccola parte – Banca Generali, assistita nell'operazione dalla società di consulenza Ernst & Young. Banca Generali afferma di essere totalmente all'oscuro in merito alla provenienza delle obbligazioni, dichiarandosi dunque parte lesa e pronta a collaborare. La società Ernst & Young, invece, non commenta l'accaduto, ma si evidenzia che quest'ultima non ha partecipato alla creazione dei bond sotto accusa e non era stata neppure incaricata di effettuare controlli su di essi;

   tutto è iniziato con un'operazione della banca d'investimento di Ginevra Cfe, che ha creato una cosiddetta società veicolo operativa dal 2015 al 2019 nell'emettere e collocare titoli obbligazionari con rendimenti interessanti, finanziati proprio grazie ai proventi di diverse società: tra queste figurano quelle connesse alla criminalità organizzata calabrese, con riferimento a molte attive in campo di sanità pubblica, che erano riuscite a eludere i controlli antiriciclaggio per sfruttare la domanda degli investitori internazionali di strumenti di debito esteri. Tra queste risulta, inoltre, anche una legata ad un campo profughi in Calabria, rilevato e gestito proprio dall'organizzazione criminale, che negli anni scorsi aveva ricevuto ingenti fondi europei;

   si specifica che tali obbligazioni, ribattezzate subito «Mafia Bond», non sono delle obbligazioni direttamente legate ad attività criminali, ma il risultato di un processo finanziario chiamato cartolarizzazione. Tale processo nasce dai ritardi nei pagamenti da parte delle aziende sanitarie locali, con particolare riferimento a quelle del Mezzogiorno. Le aziende sanitarie che vantano crediti verso la pubblica amministrazione, per riuscire ad ottenere liquidità si affidano a banche e società che trasformano quei crediti in titoli commerciali, ossia obbligazioni da rivendere sui mercati finanziari. In conclusione, dunque, l'acquirente di quei bond compra di fatto un credito verso la pubblica amministrazione ossia verso lo Stato italiano –:

   di quali elementi dispongano i Ministri interrogati e quali eventuali iniziative, per quanto di competenza, intendano porre in essere in ordine alle dinamiche che hanno permesso l'emissione di titoli connessi alle attività della 'Ndrangheta, con particolare riferimento all'assenza o inefficacia di controlli preventivi;

   quali iniziative di carattere normativo intendano intraprendere al fine di migliorare i sistemi di verifica e di controllo dei processi di cartolarizzazione, in maniera da evitare il ripetersi di una situazione come quella qui descritta.
(4-06383)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GAVA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   gli uffici giudiziari di Pordenone risultano tra i più efficienti a livello nazionale in fatto di procedimenti conclusi e di indice di soddisfazione dell'utenza, con performance in piena linea con i parametri comunitari, anche sul fronte della tempistica di definizione dei singoli fascicoli;

   il che pur a fronte di una carenza di magistrati e personale amministrativo che si protrae ormai da anni e che di recente ha imposto persino l'individuazione di militari in ausiliaria disponibili ad assumere funzioni amministrative prima della quiescenza (stando ai dati riferiti dalla presidenza del tribunale, in pianta organica sono previste 70 figure amministrative, ma al momento ve ne sono in servizio solo 47, molte delle quali a propria volta prossime al pensionamento);

   le carenze più gravi si riscontrano, però, nella sezione del giudice di pace, ove il personale scarseggia notevolmente e si contano solo tre magistrati operanti;

   le modifiche normative degli ultimi anni e quelle attualmente in fase di discussione in Parlamento propendono per un aumento delle competenze del giudice di pace, soprattutto in settori delicati e vasti come la materia dell'immigrazione;

   diventa, quindi, inaccettabile che un tribunale efficiente e competente come quello di Pordenone rischi di vedere vanificati i propri risultati per cause esterne, quale il mancato riconoscimento di una piena disponibilità di funzionari e personale di cancelleria –:

   quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, per giungere a un rapido e concreto potenziamento della pianta organica, anche giudicante, del tribunale di Pordenone e, nello specifico, dell'ufficio del giudice di Pace.
(5-04378)


   COSTANZO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   Salvatore Proietto, detenuto nel carcere catanese di Piazza Lanza per una condanna a due anni per il possesso di 72 grammi di marijuana nel maggio 2018, apprende in carcere della morte della madre avvenuta il giorno 4 luglio 2018;

   come riportato dal quotidiano La Sicilia in data 18 luglio 2019, il giudice risponde immediatamente (il giorno stesso) alla richiesta di concessione di un permesso di uscita sia per recarsi a vedere la salma nella casa di riposo, che per il successivo funerale, ma subordina l'uscita dal carcere alla presenza della scorta;

   nonostante i permessi attribuiti, Salvatore Proietto attende invano e in cella l'arrivo della scorta, ma ottiene l'uscita solo il 7 luglio 2018, quando oramai la madre era stata già tumulata, il giorno prima, 6 luglio 2018;

   successivamente trasferito ai domiciliari, Salvatore Proietto sconta il resto della sua pena assieme alla compagna, e nel frattempo vede respinte le richieste di affidamento in prova e di permesso lavorativo, nonostante ci fosse un'azienda ben disposta ad assumerlo;

   il 12 aprile 2019, come riportato da alcuni organi di stampa la compagna di Salvatore Proietto viene trasferita improvvisamente in ospedale, dove è ricoverata d'urgenza;

   nei giorni successivi, la compagna di Salvatore Proietto viene trasferita in terapia intensiva e al presentarsi di una serie di complicazioni, tra cui un'embolia polmonare, Salvatore Proietto presenta attraverso i suoi legali istanza di permesso di necessità, ai sensi dell'articolo 30 della legge n. 35 del 1975, recante norme sull'ordinamento penitenziario al magistrato di sorveglianza;

   visto l'aggravarsi delle condizioni della compagna, Salvatore Proietto presenta diversi solleciti al magistrato di sorveglianza, che tuttavia non risponde;

   la compagna di Proietto, dopo 22 giorni in ospedale, muore senza che Salvatore riesca ad ottenere il permesso di vederla un'ultima volta, né di partecipare al funerale. Il giudice risponderà infatti solo una settimana dopo la sua sepoltura all'istanza di permesso;

   Salvatore Proietto soffriva di depressione e di disturbi d'ansia e dopo i due episodi citati le sue condizioni si sarebbero aggravate, secondo quanto riportato dai due articoli citati;

   attualmente, dopo aver terminato di scontare la sua pena, Salvatore Proietto, a quanto consta all'interrogante, sarebbe sottoposto alla misura della sorveglianza speciale, una misura di prevenzione regolata dal decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159 e successive modifiche, su cui si è più volte discusso in merito alla sua legittimità costituzionale e alla conformità ai principi contenuti nella Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo (Cedu) –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno, date le circostanze e gli eventi sopra esposti, adottare iniziative ispettive presso gli uffici giudiziari di cui in premessa, in particolare in relazione ai motivi per cui l'autorizzazione ai permessi di uscita sopra richiamati sia giunta con tale ritardo, cagionando a Salvatore Proietto un duplice danno morale e psicologico che non sarà mai riparabile data l'ineluttabilità degli eventi luttuosi che lo hanno investito.
(5-04387)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FERRO e DONZELLI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   desta preoccupazione la complessa indagine Habanero, che ha acceso i riflettori su una maxi frode fiscale ramificata in sette regioni italiane, oltre che all'estero, attraverso un complesso e collaudato sistema che permetteva di occultare capitali illeciti in Cina, grazie ad un soggetto cinese, legato al lametino Luciano Mercuri;

   San Yu Zhang, detto «Valerio», residente a Prato, permetteva, infatti, di far scomparire i soldi in società o su conti cinesi per poi portarli «ripuliti» in Italia sotto forma di denaro contante;

   in particolare, la guardia di finanza di Milano, a seguito di un'indagine della locale direzione distrettuale antimafia, ha arrestato 8 persone per associazione a delinquere finalizzata a frode fiscale aggravata dal metodo mafioso e dalla disponibilità di armi, autoriciclaggio, bancarotta, intestazione fittizia di beni e valori;

   secondo quanto emerge dall'indagine, il principale indagato, inserito in una cosca di 'Ndrangheta, ha presentato richiesta e ottenuto contributi a fondo perduto per un ammontare di 45 mila euro e ha tentato di beneficiare dei finanziamenti per le imprese previsti dall'emergenza sanitaria connessa alla diffusione del Covid-19;

   l'ammontare dei contributi sarebbe stato poi assegnato a una società intestata a un prestanome e gestita da Francesco Maida, collegato alla 'ndrina guidata da Lino Greco di San Mauro Marchesato, in provincia di Crotone, che, insieme a Luciano Ivaldo Mercuri, oggi in carcere, sono stati identificati dagli inquirenti come «promotori ed organizzatori del sodalizio»;

   i soldi riciclati dalla 'ndrangheta sarebbero stati inviati anche a istituti di credito cinesi e, secondo quanto emerge dall'inchiesta della direzione distrettuale antimafia milanese, «Maida e Mercuri ponevano tali operazioni mediante la collaborazione di Zhang, che, a seguire, in maniera non tracciata e tracciabile, operava la restituzione del relativo controvalore in contanti, consentendo in tal modo di sottrarre al circuito legale ingenti capitali»;

   tra il 2018 e il 2019 la criminalità finanziaria cinese ha nascosto al fisco italiano oltre 1 miliardo di euro. Si tratta di 800 milioni, che sono i cosiddetti elementi positivi di reddito celati da operazioni imprenditoriali «opache», deduzioni illecite per oltre 115 milioni di euro e di Iva evasa per 20 milioni –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, accertata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per contrastare la frode e l'evasione fiscale internazionale, anche attraverso un potenziamento delle capacità di contrasto alla criminalità cinese;

   quali siano i dati aggiornati in merito ad operazioni imprenditoriali «opache» che vedono coinvolta la criminalità cinese.
(4-06379)


   DE MARTINI e ZOFFILI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   si apprende dalla stampa che, a breve, entro già il mese di agosto 2020, ben 110 boss mafiosi verranno trasferiti nella casa circondariale di Uta, vicino a Cagliari, al termine dei lavori del nuovo padiglione per detenuti sottoposti al regime del 41-bis;

   la notizia sta ovviamente destando enorme preoccupazione per le evidenti ripercussioni negative che tale trasferimento avrà sulla regione Sardegna, particolarmente esposta al rischio, già evidenziato e noto, di infiltrazioni della criminalità organizzata di tipo mafioso con quella sarda;

   difatti, con tale ultimo trasferimento sull'isola i detenuti in regime carcerario del 41-bis diventeranno complessivamente 220, di cui 110, appunto a Cagliari e 92 (oggi 85) a Sassari, ossia quasi un terzo di quelli complessivamente presenti nelle carceri italiane, a cui vanno aggiunti altri 300 detenuti già dislocati nelle carceri di Oristano e Tempio, in regime di alta sicurezza 1, 2 e 3;

   già ora, secondo quanto riportato nell'ultima relazione semestrale della direzione distrettuale antimafia, non si hanno dubbi riguardo ad una pericolosa infiltrazione malavitosa nei gangli della criminalità sarda, tanto che, anche nella suddetta relazione, è stato fatto esplicito riferimento al connubio tra Graziano Mesina e le grandi organizzazioni criminali del continente;

   si legge, difatti, che «sono noti ormai da tempo collegamenti tra sodalizi criminali di tipo mafioso tradizionali e la criminalità sarda per la gestione del traffico di armi e di droga» e, citando anche l'episodio di un noto criminale sardo condannato nel 2018, unitamente a esponenti della cosca calabrese di Morabito, per traffico di sostanze stupefacenti, si rileva la «presenza di proiezioni delle “mafie tradizionali” che creano relazioni e accordi con le compagini criminali autoctone», come peraltro già «evidenziato anche nell'analisi della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo»;

   è di tutta evidenza che il pericolo di ulteriori contatti tra criminalità locale e quella organizzata potrebbe aumentare ancora di più con il prossimo arrivo dei 110 boss, pericolo che, quindi, come hanno ripetuto recentemente anche autorevoli magistrati, rischia di diventare ormai una certezza;

   è noto che il carcere, pur rappresentando un mondo a sé, ha però anche un grande impatto sul territorio circostante e quindi i timori, altresì, riguardano le visite frequenti dei familiari dei detenuti e dei loro adepti sull'isola, dove alcuni hanno già trovato casa, tanto che la vigilanza è massima e le forze dell'ordine sono impegnate in verifiche periodiche proprio su questo fronte;

   oltre a quanto sopra, si è avuta notizia che, nei giorni scorsi, nel carcere di Massama, diventato un istituto di massima sicurezza con sezioni diverse che ospitano esponenti di spicco di mafia, camorra, 'ndrangheta, ma anche terroristi, vi è stato un tentativo di rivolta e ancora prima l'ennesima aggressione ai danni di un agente della polizia penitenziaria da parte di un detenuto;

   si tratta, purtroppo, di episodi non isolati che hanno riacutizzato il problema della sicurezza, non solo fuori, ma anche dentro le carceri sarde;

   difatti, dal punto di vista della sicurezza, negli istituti detentivi dell'isola si conterebbero 6.500 agenti in meno di quanto il carico di lavoro preveda, oltre alla mancanza di risorse necessarie a migliorare gli impianti e le strutture carcerarie –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa, quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere o abbia già assunto, anche alla luce delle considerazioni sopra svolte, al fine di prevenire il pericolo di infiltrazioni della criminalità organizzata nel territorio sardo e se non ritenga più opportuno, dunque, trasferire i 110 detenuti sottoposti al regime speciale detentivo del 41-bis, prossimi ad essere collocati nella casa circondariale di Uta, in strutture situate invece in altre aree geografiche.
(4-06380)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   NOVELLI e SANDRA SAVINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   come riportato da fonti di stampa è sfumata la possibilità di stipulare un'intesa tra l'aeroporto di Trieste e Alitalia per riattivare i voli aerei tra il capoluogo della regione Friuli Venezia Giulia e Roma, sospesi a marzo 2020 a seguito delle misure sanitarie adottate per limitare i contagi da Covid-19 e non più ripristinati dopo la riapertura degli aeroporti italiani prevista dal 3 giugno 2020;

   in risposta ad un atto di sindacato ispettivo presentato dagli interroganti, il 24 giugno 2020 il Ministro interrogato aveva detto «in merito alla questione specifica dell'aeroporto di Trieste, evidenzio che l'amministratore straordinario di Alitalia mi ha già rappresentato, in un recente incontro, la disponibilità, in fase peraltro attuativa, a negoziare con la società aeroportuale nuovi passaggi di Alitalia, fatte le dovute verifiche sulla domanda, la quale peraltro anche da Trieste è potenzialmente già in crescita.»;

   purtroppo alle parole della Ministra e alla disponibilità manifestatale dall'amministratore straordinario di Alitalia, non è seguito alcun fatto, con la conseguenza, assolutamente inaccettabile a giudizio degli interroganti, che la regione Friuli Venezia Giulia, che prima del lockdown aveva quattro voli giornalieri con Roma, si ritrova isolata, e lo rimarrà per tutta l'estate, dalla Capitale e anche dalla città di Milano con gravi ricadute negative sia sulle attività economiche che sul turismo della regione –:

   quali iniziative urgenti intenda adottare il Ministro interrogato per garantire il collegamento aereo tra Trieste e Roma da parte di Alitalia, anche alla luce del fatto che negli ultimi anni Alitalia ha beneficiato di prestiti di risorse pubbliche per oltre un miliardo di euro, ad oggi non restituiti allo Stato e della ormai imminente definitiva nazionalizzazione per la quale sono stati stanziati ulteriori tre miliardi di euro.
(5-04382)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FERRO, ROTELLI, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE e FRASSINETTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   è ormai dal lontano 2014 che si parla di taser in Italia; il dipartimento di pubblica sicurezza ha realizzato istruttorie tecniche, tavoli interforze, progetti, ipotesi e nel 2018 si era arrivati anche alla sperimentazione nei reparti operativi territoriali;

   l'anno scorso è stata indetta una gara per l'acquisto delle armi elettriche, vinta dalla Axon Public Safety Germany Se con l'arma taser modello X2, unica a partecipare al bando, ma qualcosa si è inspiegabilmente inceppato;

   la società Axon, al termine della procedura è stata, infatti, esclusa dell'appalto «per difetto dei requisiti minimi previsti dal capitolato tecnico» e così i corsi di formazione per istruire i poliziotti ad utilizzare il dispositivo, che si sarebbero dovuti tenere la prossima settimana, sono stati sospesi;

   il dipartimento della pubblica sicurezza ha comunicato che le armi, all'atto delle prove effettuate, «hanno manifestato delle difformità rispetto ai requisiti richiesti, non rispettando le tolleranze consentite»;

   secondo la denuncia di Stefano Paoloni, segretario generale del Sap, «nei test, peraltro non richiesti in nessun altro Paese che ha chiesto il taser, si sono distaccati più dardi di quelli previsti nel margine di tolleranza», nonostante nel corso delle precedenti prove balistiche, svolte in piena conformità di legge e in contraddittorio, i dispositivi avessero dimostrato piena aderenza alle specifiche tecniche previste;

   la società ha fatto richiesta di «accesso agli atti e, in particolare, ai verbali della prova balistica», mentre le Forze dell'ordine, sostiene Paoloni, «hanno bisogno di una fornitura in tempi rapidi: le aggressioni si susseguono e gli uomini restano esposti»;

   solo nel secondo semestre del 2019 le forze dell'ordine hanno subìto 235 aggressioni, con 450 feriti;

   il Sap teme, al di là delle schermaglie legali, che dietro il taser si stia combattendo una battaglia politica e ideologica che ha bloccato la fornitura di un dispositivo che, in realtà, evita il contatto fisico, non violento, ma si limita a incidere sulla muscolatura e non sui nervi dell'aggressore;

   solo pochi giorni fa il Governo ha dapprima espresso parere contrario a un ordine del giorno presentato al cosiddetto decreto Rilancio per poi accoglierlo previa riformulazione a seguito di serrato dibattito in Aula;

   a suscitare forti perplessità, soprattutto tra le forze dell'ordine, non è solo la mancata dotazione del taser, ma, in generale, la strategia nazionale in materia di sicurezza: dalla gestione incontrollata dell'emergenza migranti, come dimostra il commissariato di Reggio Calabria in quarantena, al mistero delle «body cam», le telecamere da installare sulle divise per tutelare legalmente gli agenti durante le operazioni di ordine pubblico, consegnate (800 apparecchi) ai reparti mobili, ma rimaste in magazzino;

   e ancora, il segretario generale del Sap accusa che a Genova, per esempio, «c'è l'emergenza automobili. I mezzi non bastano: prima di uscire in servizio, spesso la Volante di turno deve aspettare il rientro della vettura precedente» e anche le divise scarseggiano: «I reparti sono in sofferenza e non tutti hanno il nuovo cinturone a disposizione» –:

   se e quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere il Governo per accelerare la procedura in atto per la dotazione alla polizia di Stato, polizia penitenziaria, polizia locale, ai carabinieri e alla guardia di finanza della pistola ad impulsi elettrici «taser» e avviare i relativi corsi di formazione.
(5-04384)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BAZZARO e TONELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la scorsa settimana si è presentato alla questura di Marghera un minore extracomunitario, che si è poi rilevato essere proveniente dal Kosovo, che non parlava italiano;

   a quel punto è scattata la procedura, che si verifica puntualmente, e il ragazzino è stato preso in carico dall'ufficio stranieri che, con l'aiuto degli interpreti, ha cercato di identificarlo e di capire le sue esigenze; poi, il ragazzino è stato fatto accomodare in sala di attesa – che era piena di altri cittadini di svariate nazionalità – è stato accompagnato dagli agenti all'ufficio anticrimine-minori e alla scientifica per il foto-segnalamento e, infine, dopo lunghe ore che gli uffici hanno passato a cercare un posto dove collocarlo, è stato portato con una volante prima negli uffici comunali e quindi in un centro per minori;

   dopo qualche giorno il ragazzino si è sentito male presso il centro per minori, è stato portato in ospedale ed è emerso che era effetto da Covid-19, come poi ha comunicato il medico della polizia;

   negli uffici della questura di Venezia non si rispetterebbero i protocolli di prevenzione del Covid-19 e la dimostrazione è il caso del minore al quale bastava forse misurare la temperatura all'ingresso in questura; si sarebbe potuto evitare di mandare in quarantena molte delle persone con cui il ragazzino è entrato in contatto, la maggior parte dei quali sono operatori della polizia di Stato;

   in questura, a mala pena, si rispetta e si raccomanda l'utilizzo della mascherina, esponendo in tal modo al pericolo sanitario gli operatori di pubblica sicurezza e i cittadini che si recano nelle questure a sbrigare le pratiche;

   a denunciare i fatti della questura di Marghera è stato il sindacato di Polizia Fsp;

   questi episodi confermano l'ingiustificato e gravissimo rischio di contagio a cui quotidianamente viene esposta la salute non solo dei poliziotti, senza alcuna colpa se non quella di adempiere con spirito di servizio al proprio dovere e alle direttive impartite, ma anche quella delle loro famiglie;

   questa situazione, oltre ad essere già di per sé gravissima sotto il profilo della dovuta tutela dal punto di vista sanitario che dovrebbe essere garantita agli agenti delle forze dell'ordine, comporta, altresì, evidentemente ulteriori problemi anche dal punto di vista della sicurezza, poiché con tali modalità si sta privando il territorio di risorse indispensabili per assicurarne il presidio a favore della collettività;

   del resto, l'episodio della questura di Venezia è similare ai fatti accaduti con l'ultimo sbarco di Roccella Jonica, che è costato la quarantena a 25 poliziotti del commissariato di Siderno, che si trova ora decapitato dalle quarantene persino del dirigente, a causa di 26 pachistani risultati positivi al Covid-19 sui 70 che sono sbarcati –:

   se ritenga di adottare iniziative, con la massima urgenza, al fine di far rispettare tutti i protocolli sanitari validi sul territorio nazionale anche nelle questure per garantire la salute delle forze di polizia che sono impegnate in prima linea sul territorio per la difesa dell'ordine e della sicurezza pubblica e che già si trovano costrette a lavorare in situazioni di estrema precarietà per la mancanza di uomini, mezzi e strumenti adeguati alle esigenze che il loro lavoro richiede.
(4-06372)


   ZOFFILI e DE MARTINI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'aggiornamento circa il numero degli sbarchi illegali sulle coste della Sardegna non si arresta, ma al contrario, dopo gli ultimi massicci arrivi tra lo scorso 30 giugno e 1° luglio 2020, circa novanta in meno di un giorno, recentemente altri otto immigrati clandestini di nazionalità algerina sono stati rintracciati dai carabinieri della stazione di San Giovanni Suergiu nei pressi del litorale di Sant'Antioco;

   gli immigrati, giunti a bordo di un barchino in legno trovato abbandonato vicino alla scogliera, sono stati poi intercettati nel cuore della notte vicino alla località di Maladroxia dagli agenti delle forze dell'ordine, che, nonostante la carenza di organico e i gravi rischi sanitari a cui sono esposti, con grande impegno quotidianamente presidiano il territorio, ed infine trasferiti al centro di prima accoglienza di Monastir;

   secondo notizie di stampa, dall'inizio dell'anno salirebbe così a quattrocentottanta il numero complessivo di immigrati nordafricani giunti illegalmente nelle coste del Sud Sardegna, soprattutto fra Sant'Antioco, Porto Pino e i litorali di Teulada;

   già con precedenti atti di sindacato ispettivo n. 4-06178 e n. 4-06030 l'interrogante richiamava l'attenzione del Governo sulle criticità relative agli sbarchi di immigrati clandestini in Sardegna, senza però ricevere ad oggi alcun riscontro in merito agli stessi;

   quanto sta ancora accadendo, nel silenzio delle istituzioni preposte alla difesa dei confini e al contrasto dell'immigrazione illegale, è di assoluta gravità e sta esponendo la popolazione sarda a gravissimi rischi dal punto di vista sia sanitario che della sicurezza, ma altresì economico, data la vocazione turistica dell'isola;

   difatti, come riportato dalla stampa, si teme che nelle prossime ore, date le buone condizioni meteorologiche, dall'Algeria alla Sardegna possano ripetersi nuovi e ulteriori sbarchi –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto in premessa e, per quanto di competenza, quali iniziative intendano adottare, nel più breve tempo possibile data ormai la situazione emergenziale creatasi, per garantire il controllo dei confini marittimi e per fermare immediatamente i flussi migratori illegali verso le coste della Sardegna.
(4-06373)


   NOVELLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   la rotta balcanica, percorsa da migranti provenienti prevalentemente dal Medio oriente e dal Sud-est asiatico e diretti in Europa passando per la Turchia, ha registrato negli ultimi anni flussi crescenti;

   nel marzo 2016 Unione europea e Turchia hanno siglato un accordo per contrastare il sopra citato fenomeno, tanto da far dichiarare alla Commissione europea che «i flussi irregolari di migranti lungo la rotta dei Balcani occidentali stanno terminando» e che «la rotta è chiusa»;

   con il rafforzamento delle operazioni nel Mar Mediterraneo sono contestualmente aumentati, in particolar modo nel corso del 2019, i flussi migratori via terra, nuovamente attraverso la rotta balcanica: i migranti attraversano Serbia o Bosnia, entrano in Croazia e da qui muovono verso la Slovenia per poi entrare in Italia attraverso il confine con il Friuli Venezia Giulia;

   nella prima metà del 2020, nonostante le misure di contenimento del Sars-Cov-2, il flusso di migranti irregolari provenienti dai Paesi balcanici e diretti verso l'Italia non si è interrotto: nei soli mesi di aprile e maggio si sarebbero verificati quasi 500 ingressi;

   i dati relativi alla diffusione del virus indicano che parte consistente dei nuovi casi di positività sono relativi a persone provenienti dall'estero, in particolare dall'area balcanica;

   il 13 luglio 2020 il presidente della giunta regionale del Veneto Luca Zaia ha affermato che l'istituto di zooprofilassi regionale ha isolato la sequenza del virus rinvenuto in pazienti provenienti dalla Serbia, individuando un ceppo più aggressivo di quello presente in Italia –:

   quanti siano stati gli ingressi in Italia provenienti dalla cosiddetta rotta balcanica nel 2018 e nel 2019 e quanti quelli registrati nell'anno in corso;

   se sia previsto il potenziamento dell'organico di forze di polizia e delle forze armate per il presidio del territorio lungo il confine tra Italia e Slovenia;

   se sia previsto l'inserimento dei dati relativi alla rotta balcanica nel cruscotto statistico presente sul sito del Ministero dell'interno.
(4-06375)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FRASSINETTI e BELLUCCI. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   l'asilo nido o nido d'infanzia è un servizio educativo e sociale di interesse pubblico, aperto a tutte le bambine e i bambini in età compresa tra i 3 e i 36 mesi, che concorre con le famiglie alla loro crescita e formazione, nel quadro di una politica per la prima infanzia e a garanzia del diritto all'educazione, nel rispetto della identità individuale, culturale e religiosa. L'asilo nido costituisce, inoltre, servizio di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro delle famiglie, quale strumento a supporto di una migliore organizzazione dei nuclei familiari, soprattutto in questo periodo di emergenza in cui gran parte dei lavoratori deve riprendere necessariamente la propria occupazione per risollevarsi economicamente;

   il «Decreto rilancio», pur avendo introdotto interventi per il potenziamento dei centri estivi diurni, dei servizi socio-educativi territoriali e dei centri con funzione educativa e ricreativa destinati alle attività di bambini e bambine di età compresa fra i 3 e i 14 anni, per i mesi da giugno a settembre 2020, ha omesso interventi per i servizi educativi dei bambini di età inferiore ai tre anni;

   a questa mancata previsione si aggiunge la preoccupante mancanza di indicazioni operative per la riapertura degli asili nido e delle scuole dell'infanzia, così come denuncia l'Associazione asili nido e scuole dell'infanzia privati in rappresentanza dei gestori privati dei servizi 0-6 anni;

   in particolar modo, l'Associazione Assonidi evidenzia che «Senza linee guida chiare è assolutamente impossibile effettuare una programmazione per l'anno educativo/scolastico che comincerà a settembre», inoltre, «I gestori, ad oggi, si trovano nell'impossibilità di fornire risposte chiare alle famiglie, non sapendo nemmeno quanti bambini potranno ospitare nelle strutture e con quali modalità»;

   la presidente di Assonidi, Federica Ortalli, rileva le difficoltà affrontate per la ripresa delle attività dopo oltre quattro mesi di lockdown e la necessità di programmare le attività didattiche ed educative, confermare le iscrizioni, concordare le modalità e le tempistiche di inserimento dei bambini più piccoli e disporre le turnazioni del personale dipendente;

   si tratta di un settore che comprende migliaia di dipendenti tra titolari ed educatrici impiega oltre 150 mila posti 0-3 anni messi a disposizioni delle famiglie; non fornire delle linee guida chiare e definite porterebbe enormi difficoltà nella gestione quotidiana anche delle dinamiche delle famiglie –:

   se non si ritenga urgente emanare tempestivamente le linee guida dei servizi educativi per l'infanzia in grado di contenere indicazioni puntuali per la riapertura a settembre, e attivarsi immediatamente per la riapertura dei centri estivi diurni, dei servizi socio-educativi territoriali e dei centri con funzione educativa, anche per i bambini di età inferiore a tre anni, mettendo in atto ogni iniziativa volta a tutelare la salute dei minori in conformità con le attuali disposizioni di tutela e prevenzione collegate all'emergenza sanitaria in corso.
(5-04380)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GRIBAUDO, SERRACCHIANI, CARLA CANTONE, MURA, SOVERINI e VISCOMI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   tra febbraio e marzo 2018 Embraco, azienda brasiliana del gruppo Whirlpool, decide di licenziare 417 operai del suo stabilimento a Riva di Chieri (Torino) e di trasferire la produzione di compressori per frigoriferi in Slovacchia;

   nei mesi successivi, a seguito di incontri tra le amministrazioni locali, regionali e nazionali, si era arrivati a una soluzione al problema occupazionale tramite un progetto di reindustrializzazione del sito piemontese; il 16 luglio 2018 avviene il passaggio dall'azienda brasiliana a Ventures con la concessione di 24 mesi di cassa integrazione straordinaria, per permettere la dismissione degli impianti esistenti e la successiva installazione di quelli della nuova gestione per la produzione di robot pulitori per pannelli fotovoltaici;

   il 22 ottobre 2018, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha approvato il programma per la riorganizzazione aziendale relativamente al periodo che va dal 16 luglio 2018 al 15 luglio 2020 ed è stata autorizzata, per il medesimo periodo, la corresponsione del trattamento straordinario di integrazione salariale in favore di 413 lavoratori impiegati presso l'unità di Riva di Chieri;

   il 21 marzo 2019 si è svolto un tavolo di confronto istituzionale presso il Ministero dello sviluppo economico riguardante la situazione produttiva e occupazionale dello stabilimento ex Embraco, dove la proprietà aveva confermato l'intenzione di produrre in Italia, internalizzando, nello stabilimento in questiona, la maggior parte delle proprie linee di attività; l'amministratore delegato della società aveva, altresì, confermato l'impegno a riassorbire tutti i 412 addetti di Riva di Chieri;

   diversamente da quanto previsto, tuttora nello stabilimento piemontese la produzione non è ripartita; a dicembre 2020, dei 20 milioni di euro messi a disposizione da Embraco Europe (Whirlpool) per il piano industriale mai avviato risultavano presenti nelle casse aziendali solo 9.762.499 euro; un fatto che ha portato finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria di Torino ha ricostruire cospicui e articolati flussi di denaro, diretti anche all'estero, che hanno portato al prosciugamento delle casse societarie e al pignoramento di risorse aziendali, con conseguente ipotesi di bancarotta distrattiva;

   a fronte di quanto sopra esposto, è gravissima la situazione per gli oltre 400 lavoratori, che nel mese di giugno 2020 hanno manifestato per chiedere la riapertura della fabbrica e per denunciare il tradimento degli accordi stipulati per il rilancio;

   particolarmente grave è il caso di Elena Morino, dipendente Embraco dal 1998, venuta a mancare nel mese di aprile 2020, per la quale Ventures, sollecitata dai familiari, ha dichiarato di non poter erogare loro il trattamento di fine rapporto a causa della totale mancanza di liquidità, mettendo così in ulteriore difficoltà la famiglia dell'operaia;

   difficoltà che stanno subendo tutti i dipendenti Ventures, ai quali tuttora manca il saldo delle paghe di novembre, dicembre 2019 e tredicesima;

   a giugno 2020, il socio cinese della Ventures, la Guandong Electric Power Design Institute, ha manifestato, presso Invitalia, l'interesse ad acquisire il controllo totale della società al fine di riprendere l'attività; Invitalia ha ritenuto che debbano essere chiariti i rapporti tra Ventures ed il gruppo Whirlpool;

   il giorno 13 luglio 2020 si è tenuta la prima udienza presso il tribunale di Torino ove il pubblico ministero ha presentato istanza di fallimento urgente; in caso di accoglimento, gli operai si troverebbero in un limbo, senza possibilità di ricevere ulteriori ammortizzatori sociali, dopo che tutti hanno rinunciato alla buonuscita nel 2018 credendo al progetto di reindustrializzazione –:

   quali iniziative intende adottare il Governo per il rilancio dell'ex Embraco e la reindustrializzazione del sito di Riva di Chieri con il coinvolgimento di tutti gli operai coinvolti dalla vertenza;

   quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, per garantire il pagamento degli stipendi arretrati e del trattamento di fine rapporto agli operai ex Embraco-Ventures, stanti i sequestri dei conti correnti aziendali e le correnti indagini della magistratura.
(5-04379)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   SANDRA SAVINO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato da fonti di stampa, in Italia, da mesi, si riscontrerebbe una carenza di medicinali necessari ad evitare la recidiva per carcinoma vescicale;

   per scongiurare eventuali recidive di tale malattia, servono cicli di instillazioni chemioterapiche vescicali di Bcg (bacillo di Calmètte Guérin);

   i farmaci idonei al citato trattamento sono il Bcg Medac e anche l'alternativa Oncotice di Msd;

   secondo quanto dichiarato dall'ospedale Fatebenefratelli di Roma, dove è in cura un paziente interessato dalla carenza di questi medicinali: «Il problema segnalato non rappresenta una “peculiarità” del nostro ospedale ma è presente in tutta Italia. L'indisponibilità non è solo di Medac (specialità Bcg) ma anche Msd (specialità Oncotice). Ogni settimana, alla notifica di “mancante”, l'Ufficio preposto chiede continue informazioni alle aziende produttrici. Il paziente, in caso di necessità, viene informato della indisponibilità temporanea. Soluzioni farmacologiche alternative sono valutate in base alle caratteristiche del paziente e in funzione delle indicazioni dei farmaci»;

   secondo quanto spiegato da Gabriele Antonini, urologo-andrologo dell'Università Sapienza di Roma: «I protocolli internazionali ci dicono che nel caso di tumore della vescica superficiale è fondamentale il follow-up e le instillazioni di Bcg, altrimenti il paziente può andare incontro alla progressione della malattia in pochi mesi. Per questo la carenza del farmaco può mettere in una situazione di rischio elevato. Mentre una persona curata e seguita senza interruzione può mantenere sotto controllo un tumore superficiale anche per 10-15 anni»;

   i farmaci potrebbero risultare carenti, oltre che per l'effetto del lockdown per Covid-19, per la difficoltà da parte delle aziende nel reperire alcuni componenti, le «starting material», che servono a produrre il principio attivo;

   è molto grave che alcuni pazienti oncologici rischino la vita per carenza nell'approvvigionamento di un farmaco necessario alle loro cure –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa;

   perché i farmaci citati risultino carenti in Italia;

   come si stia adoperando il Governo per risolvere il problema dovuto alla carenza dei citati farmaci.
(4-06368)


   NOVELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   alcune associazioni note per le proprie posizioni contrarie alle vaccinazioni hanno avanzato in questi mesi l'ipotesi secondo cui i diversi tassi di mortalità da COVID-19 registrati nei Paesi europei sarebbero correlati ai diversi tassi di vaccinazione anti-influenzale;

   il 13 giugno 2020, in particolare, a quanto consta all'interrogante, l'associazione Articolo 71 ha inviato all'Istituto superiore di sanità e, per conoscenza, al Ministero della salute, una missiva in cui vengono richiesti alcuni dati che possano permettere di approfondire un eventuale rapporto tra vaccinazioni anti-influenzali e mortalità da COVID-19;

   secondo uno studio pubblicato sul server di prestampa medRxiv il 6 luglio 2020 e condotto su 92.000 pazienti con infezione da Sars-Cov-2, nei pazienti Covid le probabilità di morte sono più basse del 17 per cento per chi è stato di recente vaccinato contro l'influenza;

   lo studio, condotto dai ricercatori dello Swiss Tropical and Public Health Institute, dell'università di Basilea e di quella di San Paolo del Brasile, ha osservato che i pazienti che hanno ricevuto un recente vaccino antinfluenzale avevano in media una probabilità inferiore dell'8 per cento di venir ricoverati in terapia intensiva, una probabilità inferiore del 13 per cento di aver bisogno di ventilazione meccanica e una probabilità di morte più bassa del 17 per cento;

   sarebbe di interesse, anche al fine di smentire le teorie «no-vax», conoscere il dettaglio degli effetti della vaccinazione anti-influenzale sul COVID-19 anche in Italia –:

   se esista uno studio delle autorità italiane sugli effetti dell'infezione da COVID-19 su soggetti vaccinati contro l'influenza e quali siano i risultati o se, in caso di risposta negativa, sia intenzione del Governo condurre uno studio del genere.
(4-06369)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CENNI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   dalle analisi dei dati sul mercato dei prodotti biologici emerge con sempre maggiore chiarezza che il ricorso all'importazione da Paesi terzi sta conquistando spazi di mercato sempre più significativi sia nel mercato interno che nelle esportazioni dall'Italia verso altri Paesi europei ed extraeuropei;

   i dati pubblicati nel rapporto Sinab «Bio in cifre 2019» sono molto chiari: tra il 2017 ed il 2018 le quantità di cereali bio importati da Paesi terzi sono aumentate del 13,4 per cento (con un raddoppio delle quantità di grano duro, ed incrementi molto significativi per riso e mais), mentre gli ortaggi aumentano del 10,7 per cento (con un incremento pari ad 1/3 delle quantità importate nel 2017 per i legumi);

   tali dinamiche stanno provocando forti impatti commerciali negativi alle imprese agricole biologiche italiane, che si vedono impegnate in una concorrenza con i produttori di Paesi terzi che fa leva soprattutto sul ribasso dei prezzi;

   appare evidente che, in tale contesto, le regole che disciplinano le produzioni biologiche nei Paesi terzi, le regole europee sulle importazioni in Europa di prodotto biologico e tutto il sistema di certificazione che tali regole deve fare rispettare, assumono una importanza strategica anche per lo sviluppo delle produzioni biologiche nazionali;

   le modifiche della regolamentazione comunitaria, approvate anche con l'importante contributo dato negli anni passati dalla presidenza di turno italiana del Consiglio dell'Unione europea, hanno introdotto il requisito della conformità tra produzione biologica europea ed extraeuropea, portando di fatto ad una equiparazione le norme intra ed extraeuropee;

   resta però al momento ancora aperto il tema della certificazione dei prodotti biologici importati da Paesi extra Unione europea che ancora non appare garantire con certezza il rispetto delle regole di produzione;

   le non conformità rilevate sui prodotti biologici importati da Paesi terzi e segnalate sul sistema Ofis risulta infatti siano in continua crescita sia come numero di segnalazioni che, soprattutto, come quantità di prodotto classificato non conforme;

   in questo contesto si aggiunge la scelta della Commissione europea che, a causa dell'emergenza COVID-19, sembra voglia mantenere fino a settembre il blocco della applicazione delle linee guida per il controllo rinforzato su prodotti provenienti Paesi extra Unione europea definiti a rischio (Russia, Ucraina, Kazakhstan, Moldavia e Cina);

   essendo quindi necessario ogni sforzo possibile per aumentare le garanzie e l'affidabilità del sistema di certificazione desta imbarazzo la scelta che intende portare avanti Accredia, ente di accreditamento vigilato dal Ministero dello sviluppo economico, in merito alla revisione del Regolamento tecnico n. 16 «Prescrizioni per l'accreditamento degli Organismi che rilasciano dichiarazioni di conformità di processi e prodotti agricoli e derrate alimentari biologici ai sensi del regolamento (CE) n. 834/2007 e sue successive integrazioni e modifiche» relative alla classificazione delle classi di rischio per gli importatori di prodotto biologico;

   nello scenario sopra descritto, infatti, non sembra ci possa essere alcuna possibilità per classificare gli importatori di prodotto biologico da Paesi terzi, diversamente da operatori ad alto rischio, evitando quindi qualsiasi possibilità di ridurre il livello di attenzione degli organismi di certificazione sulle specifiche attività di controllo –:

   quali iniziative intendano mettere in atto i Ministri interrogati per rafforzare l'attività di controllo dei prodotti biologici importati da Paesi terzi soprattutto con controlli mirati e specifici che dovrebbero essere attuati anche in collaborazione con l'Agenzia delle dogane;

   se i Ministri interrogati intendano, fornire indicazioni specifiche, anche tramite l'organismo Accredia, volte a introdurre adeguate garanzie per tutto il sistema di certificazione sulle attività di importazione di prodotto biologico da Paesi terzi che, in nessuna delle sue componenti, può essere considerato a basso rischio di frode;

   se i Ministri interrogati non intendano adottare iniziative in relazione alla posizione di Accredia circa la revisione del documento tecnico RT16 sulla classificazione delle classi di rischio degli importatori di prodotto biologico da Paesi terzi, posto che essa appare tale da determinare condizioni di concorrenza impropria con le imprese biologiche nazionali.
(5-04385)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   NITTI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   con delibera n. 40-2020 del luglio 2020 il Conservatorio Frescobaldi di Ferrara ha convertito la cattedra di docenza di prima fascia di bibliografia e biblioteconomia, CODM/01 in un posto di personale T.A nel profilo di collaboratore – area terza;

   analoga conversione di una cattedra bibliografia e biblioteconomia musicale CODM/01 in n. 1 e mezza posizione lavorativa di collaboratore è risultata dalla delibera del consiglio accademico del conservatorio di musica «Giuseppe Verdi» di Milano, il 30 giugno 2020;

   la medesima conversione della cattedra di bibliografia e biblioteconomia musicale in composizione musicale elettroacustica è stata deliberata dal conservatorio di Musica «Luca Marenzio» di Brescia con delibera del 7 luglio 2020;

   con la delibera del 7 luglio 2020 il consiglio di amministrazione del conservatorio «Luca Marenzio» di Brescia ha convertito la cattedra CODM/01 in composizione musicale elettroacustica;

   con deliberazione del consiglio di amministrazione del 2 luglio 2020 il conservatorio «Claudio Monteverdi» di Bolzano ha convertito la cattedra di bibliografia e biblioteconomia musicale in lingua tedesca in una cattedra di musiche tradizionali in lingua tedesca;

   negli anni precedenti le cattedre di bibliografia e biblioteconomia erano già state convertite nei conservatori di Benevento, Firenze, La Spezia, Lecce;

   le biblioteche dei conservatori custodiscono un patrimonio musicale tra i più importanti al mondo, oggi solo in parte digitalizzato, attorno al quale si ritiene necessario mantenere le figure professionali esistenti e garantire ulteriori interventi che accrescano la valorizzazione e fruizione da parte dell'utenza;

   la cattedra di «Bibliografia e biblioteconomia musicale» costituisce un fondamentale raccordo tra didattica, ricerca scientifica e le numerose attività proprie della biblioteca per le quali occorrono più figure con competenze qualificate e diversificate;

   con una lettera dell'11 luglio 2020 indirizzata tra gli altri al Ministero dell'università e della ricerca, la Società italiana di musicologia ha dichiarato di ritenere «essenziale che non vengano penalizzati gli insegnamenti dell'area musicologica (da CODM/01 a CODM/07) al fine della piena attuazione della riforma del settore (...)» e di guardare «con preoccupazione le scelte effettuate da alcuni Conservatori di Musica, che hanno convertito numerose cattedre di quest'area a favore di altri settori. L'Alta Formazione Musicale non può fare a meno di questi insegnamenti musicologici, anche in previsione dell'attivazione del terzo livello di studi, ossia del diploma accademico di Formazione alla ricerca e dei percorsi triennali e biennali in Discipline storiche»;

   la risoluzione n. 8-00045, «Nitti, Azzolina, Carbonaro, Lattanzio, Casa, Villani», approvata in Commissione Cultura della Camera dei deputati, impegnava il Governo, tra le altre cose a «valutare la possibilità di porre in essere tutte le iniziative (...) per assicurare a ciascun ISSM il servizio attraverso la presenza di un docente di bibliografia e biblioteconomia» con funzione di responsabile scientifico e almeno un addetto alla sorveglianza;

   la Conferenza dei direttori dei Conservatori di musica, riunitasi a Roma nei giorni 24-25 giugno 2019 aveva rappresentato «la necessità che il docente-bibliotecario venga affiancato da un Collaboratore, che tale figura non possa scaturire necessariamente da procedure di conversione, e che pertanto occorra ragionare su un progressivo ampliamento dell'organico (...)» auspicando «la costituzione di un tavolo tecnico per compiere una ricognizione dell'attuale situazione delle biblioteche dei conservatori e definire misure di carattere normativo e finanziario per assicurare alle suddette biblioteche strumenti adeguati al ruolo che esse svolgono nei conservatori e nei territori dove le istituzioni operano» –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dell'elevato numero di conversioni di cattedre di bibliografia e biblioteconomia musicale in atto nei conservatori di musica italiani;

   quando il Ministro interrogato intenda attivare il tavolo tecnico, auspicato dalla Conferenza dei direttori, sul tema delle biblioteche dei conservatori, al fine di dare piena attuazione agli impegni assunti con la risoluzione n. 8-00045.
(5-04381)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta Nobili n. 4-03092, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 18 giugno 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ferri.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta immediata in Commissione Ungaro n. 5-04366 del 15 luglio 2020;

   interrogazione a risposta immediata in Commissione Sangregorio n. 5-04368 del 15 luglio 2020;

   interrogazione a risposta immediata in Commissione Grimaldi n. 5-04369 del 15 luglio 2020.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo (ex articolo 134, comma 2 del Regolamento).

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore:

   interrogazione a risposta scritta Gava n. 4-04594 del 30 gennaio 2020 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-04378.