Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 27 luglio 2020

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta orale:


   DEIDDA e ROTELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   la Camera dei deputati, nel corso della presente legislatura, ha approvato la mozione n. 1-00204 con la quale ha impegnato il Governo, in particolare: a) a proseguire, in tutte le sedi competenti, l'azione volta ad ottenere l'immediato cessate il fuoco e l'interruzione di ogni iniziativa militare in Yemen, nonché, nell'azione umanitaria coordinata sotto la guida delle Nazioni Unite; b) a valutare l'avvio e la realizzazione di iniziative finalizzate alla futura adozione, da parte dell'Unione europea, di un embargo mirato sulla vendita di armamenti ad Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti; c) ad adottare gli atti necessari a sospendere le esportazioni di bombe d'aereo e missili che possono essere utilizzati per colpire la popolazione civile e la loro componentistica verso l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, sino a quando non vi saranno sviluppi concreti nel processo di pace con lo Yemen;

   tra i maggiori fornitori di materiale bellico all'Arabia Saudita vi è la RWM, con sede nel territorio del comune di Domusnovas, la quale ebbe ad annunciare, conseguentemente all'approvazione della citata mozione, lo studio di misure di contingenza del personale, tese a garantire il buon andamento della società, seppur con l'intento di preservare il maggior numero di posti di lavoro possibile;

   recentissimamente, la citata società ha precisato che, a causa del crollo delle commesse, non potrà rinnovare il contratto, a tempo determinato, a circa 80 lavoratori – che si vanno a sommare agli altri 110, cui non è stato possibile dare continuità lavorativa da ottobre 2019 – che ci sarà l'avvio alla cassa integrazione di altri 90 dipendenti, a decorrere dal 1° agosto 2020;

   l'interrogante ha più volte chiesto al Governo l'adozione di idonei provvedimenti al fine di garantire i livelli occupazionali dell'azienda, in un territorio, come quello del Sulcis, già drammaticamente interessato da varie crisi industriali, che hanno determinato, nel corso dell'ultimo decennio, un livello di disoccupazione, giovanile e non, senza eguali nell'intero territorio nazionale;

   il Governo, fino ad oggi, ha omesso di intraprendere qualsiasi iniziativa al fine di evitare la crisi occupazionale in questione, nonostante che, già in passato, parimenti su sollecitazione dell'interrogante, avesse annunciato il rilascio del nulla osta di sicurezza industriale, a conclusione di un procedimento già avviato dal marzo del 2018: atto, quest'ultimo, assolutamente necessario al fine di garantire alla stessa azienda specifiche commesse nazionali, sostitutive, almeno in parte, di quelle provenienti dall'estero –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative intenda assumere al fine di intervenire, tempestivamente, per il superamento della crisi occupazionale in atto, anche con il rilascio, nel più breve tempo possibile, del citato nulla osta di sicurezza industriale, garantendo, conseguentemente, alcune commesse alla medesima società, almeno in parte sostitutive di quelle provenienti dai Paesi fatti oggetto dell'embargo.
(3-01692)


   ASCARI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia, al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riferito dall'agenzia di stampa Dire, in provincia di Cuneo, una madre sarebbe stata allontanata dai propri 4 figli, di 6, 11, 14 e 16 anni, dopo aver denunciato molestie il padre dei minori;

   dopo la denuncia, i 4 minori sono stati collocati presso i nonni paterni, genitori del presunto padre pedofilo, i quali, secondo quanto riportato da Dire avrebbero chiesto ai minori di ritrattare le accuse contro il padre, e sarebbero arrivati anche a minacciare i minori di essere mandati in strutture extra-familiari;

   successivamente, i 4 minori sono stati divisi in diverse strutture di accoglienza senza poter vedere e sentire la propria madre, con conseguenze traumatiche potenzialmente disastrose sul piano psicologico;

   l'avvocato della madre ha dichiarato: «Questi ragazzi da quando hanno denunciato gli abusi subiti dal padre hanno subito pressioni inimmaginabili dai consulenti del Tribunale che hanno formulato una perizia del tutto falsa [...]. Abbiamo presentato una denuncia penale ed esposti disciplinari e la sintesi è che dal primo giorno che hanno accusato il padre e sono finiti dai nonni paterni, genitori del sospetto pedofilo, la nonna ha chiesto di modificare la loro versione. Loro hanno invece sempre ribadito la verità e sono stati minacciati che sarebbero stati mandati in strutture extrafamiliari, cosa che è avvenuta. [...] quello che è successo ieri a questi minori è una bestemmia: li hanno divisi, hanno tolto loro i cellulari e negano alla madre il diritto di sapere dove sono. [...] Uno degli aspetti più allucinanti consiste nel fatto che tutti i magistrati che, sino ad oggi, si sono occupati della vicenda non hanno mai sentito direttamente i ragazzi, nemmeno i più grandi (oggi 16 e 14 anni)»; i 4 figli hanno da prima chiesto aiuto al personale scolastico tramite uno «sciopero» dello studio e, successivamente, hanno iniziato, a quanto consta all'interrogante, uno sciopero della fame fino a quando non verrà loro concesso di rivedere la propria madre;

   secondo quanto riportato, inoltre, i servizi sociali non avrebbero mai risposto alle richieste della madre di poter rivedere i propri figli;

   senza entrare nel merito del procedimento giudiziario, che, in virtù dell'indipendenza della magistratura, seguirà un proprio autonomo percorso, quanto avvenuto è assurdo ed è necessario individuare immediatamente i responsabili ed assicurarsi che situazioni del genere non si verifichino mai più –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Governo al fine di verificare la situazione in cui versano i 4 minori di cui in premessa e se intenda valutare se sussistono i presupposti per adottare iniziative ispettive presso i suddetti uffici giudiziari;

   se il Governo non ritenga di dover adottare con tempestività iniziative normative per la protezione dei minori vulnerabili e per garantire ai minori in questione la massima tutela in termini di stabilità psicofisica e affettiva, nonché il rispetto del loro diritto alla integrità familiare e al rapporto genitoriale.
(3-01695)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GEMMATO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo n. 502 del 1992, integrato dal decreto legislativo n. 229 del 1999, ha istituito l'obbligo della formazione continua per i professionisti della sanità;

   la formazione continua in medicina, tramite il sistema di educazione continua in medicina (Ecm) e il relativo Programma nazionale di Ecm, consente ai professionisti sanitari l'aggiornamento e l'acquisizione di nuove conoscenze, abilità e attitudini utili a una pratica competente ed esperta e tali da poter soddisfare le esigenze del servizio sanitario nazionale. I professionisti sanitari hanno l'obbligo deontologico di mettere in pratica le nuove conoscenze e competenze acquisite al fine di offrire un'assistenza qualitativamente utile;

   nel corso dell'emergenza sanitaria determinata dalla diffusione del virus Sars-Cov-2, il Governo ha sospeso le attività convegnistiche e congressuali in cui è coinvolto il personale sanitario. Tale sospensione non ha consentito ai professionisti sanitari di partecipare agli eventi di formazione continua obbligatoria «in presenza» e di conseguire i relativi crediti formativi prescritti dalla normativa vigente;

   in particolare, il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 4 marzo 2020 ha sospeso i congressi, le riunioni, i meeting e gli eventi sociali, in cui è coinvolto personale sanitario o personale incaricato dello svolgimento di servizi pubblici essenziali o di pubblica utilità, differendo altresì a data successiva al termine di efficacia del provvedimento ogni altra attività convegnistica o congressuale;

   la sospensione è stata reiterata anche nella fase di graduale riapertura con successivi decreti del Presidente del Consiglio dei ministri (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 26 aprile 2020, articolo 1, comma 1, lettera s), decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 17 maggio 2020 articolo 1, comma 1, lettera v), decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 11 giugno 2020, articolo 1, comma 1, lettera v), e, da ultimo, con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 14 luglio 2020 tali misure sono state prorogate fino alla data del 31 luglio 2020;

   benché il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 11 giugno 2020, all'articolo 1, comma 1, lettera m), abbia previsto la facoltà per le regioni e le province autonome, in relazione all'andamento della situazione epidemiologica nei propri territori, di stabilire una diversa data di ripresa delle attività di fiere e congressi rispetto a quella del 14 luglio 2020, tale disposizione non è apparsa sufficiente a consentire la ripresa delle attività di formazione continua in medicina su tutto il territorio nazionale;

   l'articolo 6, comma 2-ter, del decreto-legge 8 aprile 2020, n. 22, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 41 del 2020, ha disposto, per l'anno 2020, il riconoscimento di 50 crediti formativi relativi alla Ecm in favore degli operatori sanitari che, nel corso dell'emergenza sanitaria determinata dalla COVID-19, hanno continuato a svolgere l'attività professionale. Anche tale disposizione, però, non ha assicurato lo sviluppo professionale degli operatori che non hanno svolto attività nel periodo prescritto;

   la ripresa degli eventi medico-scientifici in presenza è auspicata dallo stesso personale sanitario e non inciderebbe sull'organizzazione delle strutture sanitarie di appartenenza perché la concessione del permesso di partecipazione è in capo all'azienda, né comporterebbe problemi di sicurezza correlati ad aumento di rischio del contagio grazie alle misure precauzionali contenute in protocolli e linee guida;

   appare evidente che la formazione continua, svolta nell'ambito di eventi «in presenza», consenta agli operatori sanitari di acquisire le più adeguate conoscenze in materia assimilabili esclusivamente tramite esercitazioni pratiche, workshop e simposi tecnici, dimostrazioni e simulazioni di elevata qualità, nonché tramite il confronto costante con gli specialisti dei diversi dispositivi medici –:

   se il Governo intenda porre in essere iniziative normative volte a consentire lo svolgimento di eventi afferenti al programma di Educazione continua in medicina, tramite attività convegnistica o congressuale in presenza al fine di permettere ai professionisti sanitari di rispettare l'obbligo di formazione continua in medicina previsto dal decreto legislativo n. 502 del 1992, così come integrato dal decreto legislativo n. 229 del 1999, acquisendo le adeguate conoscenze in materia assimilabili esclusivamente nel corso di adeguati eventi di formazione in presenza.
(5-04450)

Interrogazioni a risposta scritta:


   UBALDO PAGANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   lo stabilimento siderurgico ex-Ilva di Taranto utilizza un'enorme quantità d'acqua (circa 500 litri al secondo) per i processi di raffreddamento dei suoi impianti, prelevata da varie fonti e in particolare dal Tara e dal Sinni, mediante l'Acquedotto Pugliese;

   nel 1994 fu finanziata la condotta che doveva portare le acque affinate degli impianti reflui civili dei depuratori Gennarini e Bellavista allo stabilimento siderurgico di Taranto, al fine di evitare l'utilizzo di acqua potabile proveniente dai bacini del Sinni è del Tara. Nel 1997 i lavori sulla condotta sono stati ultimati;

   ad oggi, per riservare all'uso potabile ed irriguo le acque del Sinni e del Tara e destinare le acque reflue di Taranto all'utilizzo industriale, è necessario realizzare un impianto di ultra-affinamento delle acque reflue civili trattate nell'impianto di depurazione di Taranto Bellavista e del collettamento delle stesse fino all'area dello stabilimento siderurgico ArcelorMittal. Questo intervento, finanziato dal contratto istituzionale di sviluppo di Taranto, è previsto sin dalla prima autorizzazione integrata ambientale (Aia) del 2011 a ArcelorMittal è obbligato a realizzare gli interventi entro il mese di novembre del corrente anno;

   di recente, ArcelorMittal ha dichiarato che i reflui depurati non avrebbero le caratteristiche necessarie per l'uso industriale e venerdì 24 luglio 2020, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega alla programmazione economica e agli investimenti, Mario Turco, durante un incontro presso la prefettura di Taranto, ha annunciato lo «stop» definitivo all'opera –:

   se il Governo intenda confermare o smentire le dichiarazioni riportate in premessa con riguardo al blocco definitivo dell'opera;

   se, in caso di conferma, intenda spiegare le ragioni a sostegno della decisione;

   se non intenda intraprendere un confronto aperto con le istituzioni locali e tutti gli attori interessati prima di adottare una decisione definitiva al riguardo.
(4-06464)


   QUARTAPELLE PROCOPIO e SCHIRÒ. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   con la chiusura delle frontiere extra Schengen a febbraio 2020 a causa del COVID-19, migliaia di coppie binazionali non sposate di qualsivoglia genere, e spesso con bambini o con gravidanze in corso, non hanno più avuto alcuna possibilità di ricongiungersi, e sono rimaste senza alcuna certezza su quando sarà possibile farlo;

   alcuni Governi di Paesi dell'Unione europea hanno permesso delle deroghe per queste famiglie «ufficializzate»: il Governo danese in data 27 giugno 2020 ha inserito la categoria delle famiglie binazionali in quelle esenti dal «ban»;

   i Governi di Svezia e Austria si sono ugualmente mobilitati, ampliando la definizione di partner a cui viene garantita l'esenzione dal travel ban;

   il Governo norvegese in data 10 luglio 2020 ha inserito la stessa categoria in quelle esenti dal ban di ingresso, e a partire dal 15 luglio partner binazionali non sposati potranno entrare in Norvegia da Paesi terzi secondo alcune condizioni;

   Ylva Johansonn, a capo della Commissione europea affari interni, ha dichiarato in data 2 luglio di voler indirizzare personalmente la problematica ed ha esortato gli Stati membri ad includere le famiglie binazionali nelle esenzioni il prima possibile;

   inoltre, sono state create varie petizioni con migliaia di firme sull'argomento, in ogni parte del mondo, anche da parte delle principali testate giornalistiche –:

   quali notizie in merito al ricongiungimento di queste persone intenda fornire il Ministro interrogato e se intenda intraprendere iniziative al fine di aggiungere questa categoria alle esenzioni fin qui già predisposte come quelle per lavoratori e studenti.
(4-06469)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 20 aprile 2017 la Corte suprema russa, servendosi di una controversa legge del 2016 che permette di bollare come «estremista» tutto ciò che contraddice gli insegnamenti delle religioni tradizionali, ha sciolto l'ente giuridico della minoranza religiosa dei Testimoni di Geova e da allora, è iniziata una vera e propria persecuzione nei confronti delle persone che professano questa religione;

   decine di testimoni di Geova sono stati arrestati per il solo fatto di pregare o leggere la bibbia. Alcuni sono stati torturati con pistole elettriche. Molti dei fedeli hanno perso il posto di lavoro, la pensione e non possono più accedere al conto bancario o avere una polizza assicurativa. Le loro case sono state perquisite da gruppi di agenti armati. Al 14 febbraio 2020, i fedeli sotto processo per estremismo erano 333, i detenuti 163 e le case perquisite 866. Almeno 200 persone, uomini e donne tra i 18 e gli 89 anni, erano state inserite nell'elenco dei presunti estremisti/terroristi, rischiando fino a 10 anni di carcere per aver partecipato a un incontro di preghiera e di studio del Vangelo;

   inoltre, il 22 luglio 2020 alla Duma di Stato, il Parlamento russo, è stato presentato un progetto di legge volto a vietare agli stranieri di partecipare alle attività delle associazioni religiose russe, e a maggior ragione, di guidarle. Secondo l'articolo 7 della legge federale «Sulla libertà di coscienza e sulle associazioni religiose», in un gruppo religioso possono entrare soltanto i russi e «altre persone che vivono stabilmente e in modo legittimo sul territorio della Russia». Oltre agli stranieri, il divieto a partecipare e guidare le comunità viene esteso anche alle persone classificate come estremiste e terroriste, secondo le liste ufficiali dell'Ufficio statale per il monitoraggio e anche i credenti nelle cui azioni il tribunale abbia riscontrato «segni di attività estremistica». Da qualche anno, in questa lista sono stati inseriti i Testimoni di Geova, vari gruppi di cristiani battisti e altre sette di vario genere;

   la comunità internazionale ha fortemente condannato la messa al bando e il trattamento subito dai Testimoni di Geova in Russia. Lo hanno denunciato, tra gli altri, l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa e il Comitato per i Diritti Umani dell'Onu. Il 9 gennaio 2020 Rachel Denber, vicedirettrice di Human Rights Watch per l'Europa e l'Asia centrale, ha affermato che «non c'è nulla di nemmeno lontanamente giustificabile in tutto questo». I Testimoni di Geova sono ad oggi, l'unica comunità religiosa in Russia a cui sia stata applicata la legge contro l'estremismo –:

   quali iniziative intenda intraprendere il Ministro interrogato, sia nei consessi bilaterali con la Federazione Russa, che in quelli europei e internazionali, per far emergere e sensibilizzare su quanto di grave sta accadendo in Russia a danno della comunità dei testimoni di Geova e garantire il rispetto della libertà religiosa e dei diritti umani in Russia.
(4-06470)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BENDINELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   ormai da quasi due anni i territori delle rive del Garda sono al centro delle cronache per il nuovo sistema di depurazione del lago: tema che interessa non solo i cittadini e gli amministratori delle comunità locali, ma anche le regioni che vi si affacciano e il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, considerando che il bacino, oltre a rappresentare una risorsa inestimabile dal punto di vista turistico e ambientale, racchiude circa il 40 per cento delle acque dolci della Penisola;

   l'impianto attuale, costruito negli anni Settanta, e che ha un unico punto di raccolta finale a Peschiera del Garda con scarico sul Mincio, ha assolto egregiamente ai suoi compiti. Tuttavia, con il passare del tempo, sono andate emergendo una serie di problematiche: le tubature subacquee attraverso cui passano gli scarichi hanno urgente bisogno di manutenzione, e sono vicine al loro «fine vita» infrastrutturale; l'impianto è divenuto sotto-dimensionato rispetto all'utenza: concepito per far fronte a una domanda di 320 mila abitanti circa, si trova oggi a servire mezzo milione di persone; infine, può accadere che l'impianto non riesca a garantire la separazione fra acque bianche e acque nere, così facendo affluire direttamente queste ultime al lago senza trattamento;

   il nuovo progetto al quale si sta lavorando prevede di scavalcare le colline moreniche – superando un dislivello di 150 metri – per trasferire tutti i reflui fognari nel fiume Chiese, facendoli confluire in due nuovi impianti (Gavardo e Montichiari). Da quanto riportato, il costo dell'opera sarebbe stimato attorno ai 230 milioni di euro, di cui 100 pubblici, e gli altri a carico degli utenti con oneri in bolletta;

   nel corso degli ultimi mesi, in occasione dei diversi incontri e tavoli tecnici svoltisi, si sono andate delineando però una serie di perplessità;

   numerosi i nodi sul tappeto: la convenienza costi-benefici di un impianto che scavalchi le colline e trasferisca da un bacino idrico all'altro i reflui, rispetto alla manutenzione dell'impianto già esistente; la capacità del bacino del Chiese di sostenere i nuovi tributi di acque e scarichi, considerando che si tratta di un bacino già fortemente provato dalle coltivazioni intensive e dalle strutture industriali; la quantificazione effettiva dei costi in bolletta per gli utenti; la complessiva sostenibilità ambientale dell'operazione; la necessità di assicurare la purezza delle acque del Garda; la tutela della salute di tutte le popolazioni coinvolte –:

   quali determinazioni il Ministro interrogato intenda assumere, per quanto di competenza, in argomento.
(5-04448)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro per le politiche giovanili e lo sport, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'Associazione italiana alberghi per la gioventù (Aig) è stata costituita con l'intervento, tra gli altri, dei rappresentanti del Ministero dell'interno, del commissario straordinario dell'Ente nazionale industrie turistiche, della direzione generale del turismo, del commissario nazionale gioventù italiana, con un apporto economico iniziale da parte dello Stato, come fondo di dotazione;

   l'associazione è ente morale a seguito del decreto del Presidente della Repubblica 1° giugno 1948, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri e del Ministro degli affari esteri, nonché riconosciuto quale ente assistenziale a carattere nazionale con decreto del Ministro dell'interno 6 novembre 1959, n. 10.18404/12000°40; infine, con il decreto-legge n. 97 del 1995, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 203 del 1995, è stato riconosciuto definitivamente ente culturale;

   l'Italia, anche grazie ad Aig, è da sempre Paese membro qualificato della International Youth Hostel Federation, di cui fanno parte oltre 80 nazioni;

   l'Associazione si è sempre occupata di agevolare la promozione della cultura italiana, dei siti paesaggistici, culturali e dei siti riconosciuti patrimonio dell'Unesco, anche attraverso la rete della International Youth Hostel Federation;

   dal 1° luglio 2019 l'Aig si trova in procedura fallimentare (n. 492 del 2019), avviata dal tribunale fallimentare di Roma;

   il 26 giugno 2019 il tribunale fallimentare di Roma ha respinto la domanda di omologazione di concordato in continuità avviata con ricorso ai sensi dell'articolo 161 della legge fallimentare, di cui al regio decreto n. 267 del 1942, e depositata in data 30 giugno 2017, nonostante l'approvazione del piano da parte della maggioranza dei creditori, pronunciatisi a favore di Aig e della sua solvibilità;

   l'Agenzia delle entrate e l'Inps hanno espresso il proprio assenso all'omologazione del piano, anche in virtù dell'elevata patrimonializzazione dell'ente, dell'interesse sociale e della salvaguardia del livello occupazionale;

   il valore, ex articolo 79 del decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 1973, del patrimonio immobiliare dell'ente ammonta a oltre 21 milioni di euro e la stessa associazione, anche recentemente, è stata oggetto di lasciti testamentari;

   l'ente si è opposto alla procedura fallimentare, depositando il reclamo presso la corte d'appello ed è, ad oggi, in attesa di una risolutiva e definitiva via d'uscita;

   dopo quasi 75 anni di ininterrotta e preziosa attività al servizio del turismo giovanile, scolastico e sociale, l'Aig rischia la definitiva chiusura;

   si aggiunga, peraltro, che la procedura fallimentare sta determinando il graduale licenziamento del personale diretto e indiretto, oltre 200 persone con relative famiglie. Occorre, inoltre, evidenziare le pesanti ricadute per l'indotto dovute alla subitanea messa in vendita dell'ingente patrimonio immobiliare dell'ente, nonché alla dismissione del suo importante brand nazionale ed internazionale;

   in fase di conversione del decreto-legge «Salva imprese», fu approvata all'unanimità nelle Commissioni riunite 10a e 11a del Senato della Repubblica una norma che introduceva misure urgenti a salvaguardia del valore e delle funzioni dell'ente: tale norma fu stralciata dal maxiemendamento con l'impegno assunto dal Governo a ripresentarla in successivo provvedimento;

   a causa della gravissima crisi economica che riguarderà l'Italia per il COVID-19 sarà necessario adottare misure di sostegno al turismo e in particolare delle categorie più svantaggiate, tra cui rientrano quelle giovanili e quelli a basso reddito –:

   se siano stati attivati gli ammortizzatori sociali per tutti i dipendenti non più in servizio;

   quali iniziative siano state adottate a tutela del marchio storico e dei servizi di utilità sociali dell'Ente;

   se il Governo intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, a tutela del patrimonio immobiliare dell'ente, per la salvaguardia delle sue funzioni e per il suo rilanciò e sviluppo.
(4-06465)

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   il n. 41-bis) della Tabella A, parte II, del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972, prevedeva che si applicasse l'aliquota del 4 per cento (ad oggi al 5 per cento) alle «prestazioni sociosanitarie (...) in favore degli anziani ed inabili adulti, di tossicodipendenti e malati di AIDS, degli handicappati psicofisici, dei minori, rese da cooperative e loro consorzi, sia direttamente che in esecuzione, di contratti di appalto e di convenzioni in generale»;

   l'articolo 1, comma 960, lettera b) e c), della legge di stabilità per il 2016 ha poi sostituito la menzionata norma, per i contratti stipulati, rinnovati o prorogati dopo il 1° gennaio 2016, con la norma di cui al n. 1) della Tabella A, parte II bis, del medesimo decreto del Presidente della Repubblica che stabilisce che si applichi l'aliquota del 5 per cento alle «prestazioni di cui ai numeri 18), 19), 20), 21) e 27-ter) dell'articolo 10, comma 1, rese in favore dei soggetti indicati nello stesso numero 27-ter) da cooperative sociali e loro consorzi»;

   in sostanza, le norme menzionate sono finalizzate ad agevolare, dal punto di vista Iva, le prestazioni sociosanitarie e socioassistenziali, svolte da cooperative e da loro consorzi indipendentemente dal soggetto destinatario della fatturazione; per i contratti stipulati, prorogati o rinnovati dopo il 31 dicembre 2013, l'agevolazione è esclusivamente applicabile alle cooperative sociali ed ai loro consorzi;

   tali prestazioni sono spesso svolte dalle cooperative e/o dai loro consorzi o direttamente o sulla base di convenzioni, concessioni, appalti od altro per la gestione, ad esempio, di Rsa o Cra. In tali casi, l'oggetto delle prestazioni previste è stabilito a priori dalle «stazioni appaltanti» o direttamente da protocolli regionali;

   le normative regionali prevedono rette omnicomprensive di tutti i servizi erogati come parte di un processo unitario; spesso, per l'esecuzione dei menzionati accordi, le cooperative utilizzano consorzi esistenti o ad hoc costituiti con funzione «passante» e, quindi, le prestazioni erogate e fatturate dai consorzi risultano speculari a quelle prestate e fatturate, a questi ultimi, dalle cooperative;

   i contratti hanno come oggetto una prestazione unitaria finalizzata alla cura globale dei «soggetti deboli», che comprende, in forma integrata le prestazioni sanitarie vere e proprie, l'erogazione dei pasti, la pulizia degli ambienti, la manutenzione dei presìdi ed altre attività rivolte al paziente;

   ne consegue che, dal punto di vista dell'applicazione dell'Iva, tutte le prestazioni legate al conseguimento delle finalità di cui sopra, debbano essere considerate indissolubili, unitarie e globali e assoggettate complessivamente all'aliquota speciale;

   il concetto di accessorietà ai fini Iva è stato definito dall'articolo 13, lettera a) della sesta direttiva che prevede «Esenzioni a favore di alcune attività di interesse pubblico», stabilendo al comma 1 che «(...) gli Stati membri esonerano (...) le prestazioni di servizi e le cessioni di beni strettamente connesse con l'assistenza sociale e la sicurezza sociale, comprese quelle fornite dalle case di riposo, effettuate da organismi di diritto pubblico o da altri organismi riconosciuti come aventi carattere sociale dallo Stato membro interessato (...)»;

   la Corte di giustizia europea (sentenza 22 ottobre 1998, cause riunite C-308/96 e C-94/97, ha affermato che una prestazione deve essere considerata accessoria ad una principale quando costituisce il mezzo per fruire nelle migliori condizioni del servizio principale;

   sulla stessa linea, si è espressa la Corte di cassazione, 3 settembre 2001, n. 11353, sostenendo che le prestazioni rese globalmente da una cooperativa ad un consorzio costituito per la gestione di Rsa costituiscono prestazioni proprie specificamente previste nella normativa di riferimento, nel cui ambito devono necessariamente ricomprendersi le attività di reception, pulizia e manutenzione generali. L'assistenza sanitaria nelle Rsa, comprende non solo l'assistenza medica, ma anche servizi di tipo alberghiero;

   a fronte di ciò l'attività dell'amministrazione finanziaria è tesa all'accertamento e al recupero di somme, rispetto alle quali sia stato applicato il regime agevolato, sul presupposto che l'aliquota agevolata si applicherebbe esclusivamente per le prestazioni socio-sanitarie e non per eventuali prestazioni accessorie, sulla base di una interpretazione secondo la quale la prestazione contrattuale dovrebbe essere «scomposta» in diverse prestazioni autonome, alcune delle quali assoggettabili all'aliquota ordinaria ed altre ad aliquota agevolata;

   l'unica possibile interpretazione estensiva del regime agevolativo Iva è nel caso di gestione del «global service», in cui la cooperativa abbia la gestione globale della struttura, poiché in tale caso si svolgono tutte le prestazioni in sinergia –:

   se il Ministro interpellato non ritenga opportuno adottare iniziative per un'interpretazione definitiva sulla portata dell'applicazione del n. 41-bis) della Tabella A, Parte II, e nonché del n. 1) della Tabella A, parte II bis, del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972, in merito alla natura unitaria delle prestazioni rese da cooperative e loro consorzi per perseguire le finalità di cui alle citate norme e alla natura accessoria delle componenti funzionali all'erogazione del servizio.
(2-00876) «Giacometto».

Interrogazione a risposta orale:


   GIACOMETTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nel quadro delle iniziative per il consolidamento del sistema bancario italiano, è in corso una offerta pubblica scambio (Ops) di Banca Intesa Sanpaolo su Ubi Banca. Al concambio di 1,7 azioni di Intesa per ciascuna azione Ubi, si è aggiunto, recentemente, un rilancio di 0,57 euro per azione (per un totale di 652 milioni di euro), portando il premio complessivo al 44 per cento calcolato rispetto ai valori di Borsa precedenti il lancio dell'operazione;

   le Ops sono tra le operazioni più eque in termini societari perché mettono sullo stesso piano, con gli stessi diritti, azionisti piccoli e grandi. Nelle Ops, i piccoli azionisti possono conferire le loro azioni a chi ha lanciato l'offerta e diventarne socio partecipando quindi alla distribuzione del valore creato dall'operazione stessa. In tutti i casi tali soggetti non sono discriminati, a meno che, chi è oggetto dell'Ops, non la voglia far fallire;

   la partita fra Intesa Sanpaolo e Ubi Banca si gioca anche tra le migliaia di piccoli investitori che detengono le azioni di Ubi Banca per una quota tutt'altro che trascurabile, fra il 25 e il 32 per cento del capitale, e una buona parte di questa (il 17,5 per cento circa) sarebbe nelle mani di clienti del Gruppo stesso. Bisogna vedere se si raggiungerà la soglia del 66,7 per cento delle azioni che consentirà di fondere le banche, così da far partire agevolmente quelle sinergie di cui il sistema bancario italiano ha grande bisogno;

   è noto che il management di Ubi Banca vede di buon occhio l'offerta di Intesa Sanpaolo. Si fa riferimento ad una campagna pubblicitaria e di stampa in atto, tesa a scoraggiare le adesioni all'offerta, attraverso lo slogan «la fiducia non si compra» che appare addirittura sugli schermi degli sportelli bancomat;

   dalla stampa specializzata si apprende che Intesa Sanpaolo avrebbe presentato un esposto presso la Consob in relazione ai comportamenti ostruzionistici messi in atto dai dipendenti di Ubi e della controllata Iw Bank nei confronti della clientela azionista che intenderebbe aderire all'offerta pubblica di acquisto e scambio;

   l'esposto indicherebbe esempi di gestori di filiale che, espressamente interrogati dalla clientela, sconsigliano l'adesione sulla base di ricostruzioni parziali e fuorvianti sulla convenienza della proposta di Intesa Sanpaolo. Ma le forme ostruzionistiche si estenderebbero anche ad altri aspetti, quali le difficoltà di accesso alle informazioni sul sito di Ubi Banca o i ritardi nel suo aggiornamento, nonché alle difficoltà di reperire o compilare la relativa modulistica;

   il 23 luglio 2020 il Codacons ha presentato esposti alla Consob e alle procure di Bergamo e Milano per chiedere di verificare la correttezza dell'operato delle filiali di Ubi Banca in merito all'Ops lanciata da Intesa Sanpaolo e alle informazioni rese ai propri clienti. Operato ritenuto dal Codacons lesivo della «...trasparenza nei confronti della collettività...», a fronte della necessità di «...tutela dell'economia nazionale da distorsioni del mercato derivanti da manovre fraudolente che ledono interessi dei consumatori, degli utenti e dei risparmiatori, dei contribuenti e degli azionisti e correntisti che hanno investito nei mercati finanziari...»;

   il consolidamento del sistema bancario nazionale ed europeo è tra gli obiettivi principali dell'azione del Governo italiano e dell'Unione europea. Il management di Ubi Banca è certamente libero di non essere d'accordo con la Opas di Intesa Sanpaolo, ma non è libero di violare le regole di correttezza e trasparenza, previste dalla legislazione bancaria, nei rapporti con i piccoli azionisti, che spesso coincidono con la clientela –:

   di quali elementi disponga il Ministro interrogato, anche sulla base dell'articolo 1, dodicesimo comma, del decreto-legge n. 95 del 1974, sulla vicenda esposta in premessa e più in generale sulla possibile fusione tra i due istituti di credito.
(3-01694)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


   CENTEMERO, BITONCI, CAVANDOLI, COVOLO, GERARDI, GUSMEROLI, ALESSANDRO PAGANO, PATERNOSTER e TARANTINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   notizie di stampa del 25 luglio 2020 riportano di una segnalazione inviata all'ufficio antiriciclaggio della Banca d'Italia da parte dei risk manager di un gruppo bancario con filiale a Roma, in Largo di Torre Argentina, per sospette operazioni finanziarie;

   in particolare, nell'articolo de La Verità si evidenzia, secondo fonti attendibili, che il soggetto interessato dalla segnalazione risulta essere il compagno del portavoce del Presidente del Consiglio, responsabile di aver gestito una movimentazione di cassa pari a circa 150.000 euro;

   il flusso contabile, si legge nell'articolo, è proveniente da alcuni bonifici senza causale inviati dallo stesso portavoce del Presidente del Consiglio, una indennità di disoccupazione, e da «un bonifico proveniente da un conto tedesco della Plus500, società che fornisce servizi di Trading online»;

   inoltre, alcune operazioni sono riconducibili alla piattaforma greca Fortissio.com, specializzata in «trading protetto»;

   i sospetti movimenti sono stati successivamente comprovati dall'utilizzo di apposita carta di credito prepagata, utilizzata esclusivamente per i pagamenti verso i predetti siti di trading online (anche 2.000 euro in un giorno per acquistare titoli su siti di settore, incamerando cospicue plusvalenze), e palesemente rilevanti rispetto al bilancio economico del cliente;

   l'ingente acquisto di suddetti titoli ha generato cospicue – e sospette – plusvalenze;

   a parere degli interroganti, il rapporto di vicinanza affettiva tra il portavoce del Presidente del Consiglio e il soggetto segnalato potrebbe implicare fattispecie di conflitto d'interessi e Insider trading, in, considerazione soprattutto della possibile e potenziale conoscenza di decisioni governative prima che queste vengano comunicate all'opinione pubblica;

   gli stessi dubbi sembrano essere confermati nell'istruttoria inviata all'Unità di informazione finanziaria;

   il decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, Testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria, disciplina l'uso di informazioni privilegiate, acquisite grazie a una posizione favorita per trarre indebitamente un vantaggio economico sugli altri; la Consob è incaricata di monitorare distorsioni sui mercati finanziari –:

   di quali elementi disponga il Ministro interrogato, anche ai sensi dell'articolo 1, dodicesimo comma, del decreto-legge n. 95 del 1974, in relazione a quanto esposto in premessa.
(5-04453)


   GRIMALDI, GALLO e MANZO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la Deiulemar Compagnia di Navigazione è stata dichiarata fallita dal tribunale di Torre Annunziata con sentenza n. 24 del 2 maggio 2012. Al momento del fallimento circa 10.000 risparmiatori avevano investito acquistandone i titoli obbligazionari;

   dalle indagini effettuate dalla procura della Repubblica presso il tribunale di Torre Annunziata è emerso che, dal 2005 al 2012, sui conti correnti dell'ex amministratore delegato e dei soggetti riconducibili ad una società di fatto, si sono riscontrati flussi finanziari per circa 400 milioni di euro, risultando altresì che, nel corso degli anni, la società in parola ha effettuato una raccolta di credito per somme pari a quindici volte il valore delle riserve legali e delle riserve disponibili risultanti dall'ultimo bilancio approvato, raccogliendo circa 684 milioni di euro, e totalizzando un patrimonio netto negativo pari ad oltre 858 milioni di euro;

   nel 2013 sono stati dichiarati falliti anche i membri delle tre famiglie proprietarie delle Deiulemar. Il tribunale di Torre Annunziata prima, la corte d'appello di Napoli poi e da ultima la Corte di Cassazione hanno accertato l'esistenza di una società di fatto che fungeva da holding di controllo delle società del gruppo Deiulemar; i membri delle famiglie proprietarie della Deiulemar dichiarati falliti, sono stati giudicati colpevoli per vari episodi di bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale e condannati per il reato di raccolta abusiva di risparmio. La Corte di Cassazione ha confermato la sentenza di condanna, e ha rinviato alla corte d'appello di Roma per la quantificazione della pena;

   la raccolta abusiva di risparmio veniva effettuata attraverso l'emissione di obbligazioni al portatore, al di fuori dei limiti posti dal codice civile, e non riportate nella contabilità societaria. I titoli al portatore «fuori bilancio» erano facilmente confondibili, in quanto identici ai titoli cartacei regolarmente emessi e riportati in contabilità. Le obbligazioni, sia quelle regolari, sia quelle irregolari perché non riportate in contabilità ed emesse per un ammontare oltre il limite legale, sarebbero state negoziate in un ufficio denominato «ufficio obbligazioni»;

   il tribunale, nella procedura fallimentare, ha riconosciuto e ammesso al passivo gli obbligazionisti per circa 720 milioni di euro. Ogni obbligazionista ha ricevuto ad oggi, dopo quasi 8 anni, solo il 6,4958 per cento dell'importo dell'obbligazione –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare per indennizzare i risparmiatori che hanno subito un danno ingiusto dall'acquisto di titoli obbligazionari della Deiulemar anche mediante utilizzo del fondo di cui all'articolo 1, comma 343, della legge n. 266 del 2005.
(5-04454)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GRIMALDI e BUOMPANE. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   Banca del Fucino è una banca privata italiana fondata a Roma nel 1923, che al 31 dicembre 2016 possedeva un patrimonio netto di circa 72 milioni di euro e oltre 1 miliardo di euro di raccolta;

   Banca del Fucino dispone di 30 filiali sul territorio nazionale ed è presente nella città di Roma, in Abruzzo, nelle Marche e nel Lazio con succursali e filiali;

   nei mesi scorsi la storica Banca del Fucino controllata dalla famiglia Torlonia, ha dato il «via libera» all'operazione con Igea Banca, istituto con una compagine azionaria fatta di casse previdenziali, gruppi industriali, farmacisti e fondazioni bancarie;

   in particolare, Igea Banca presieduta da Mauro Masi e guidata da Francesco Maiolini, con sede legale e direzione generale a Roma, è una società per azioni che nasce nel novembre 2015 ed è oggi operativa con 4 filiali: Roma, Palermo, Catania e Bronte;

   il presidente Igea Banca, Mauro Masi, è anche amministratore delegato di Consap (concessionaria servizi assicurativi pubblici) controllata totalmente dal Ministero dell'economia e delle finanze, la quale gestisce servizi su concessione del Ministero dello sviluppo economico, del Ministero dell'interno e del Ministero dell'economia e delle finanze;

   Consap gestisce numerosi fondi, tra i quali un apposito fondo presso il Ministero dell'economia e delle finanze per l'intervento della garanzia cartolarizzazione sofferenze (Gacs), prevista dal decreto-legge 14 febbraio 2016, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 aprile 2016, n. 49;

   il suddetto decreto ha previsto il rilascio della Gacs al fine di agevolare lo smobilizzo dei crediti in sofferenza (NPLs) dai bilanci delle banche e degli intermediari finanziari aventi sede legale in Italia;

   Igea Banca ha già raggiunto un accordo con la società per la gestione di attività (Sga s.p.a.), società partecipata dal Ministero dell'economia e delle finanze, per la cartolarizzazione di più di 300 milioni di euro di NPLs di banca del Fucino –:

   se il Ministro interrogato stia adottando tutte le iniziative di competenza per monitorare la suddetta operazione.
(5-04451)


   BITONCI, CENTEMERO, CAVANDOLI, COVOLO, GERARDI, GUSMEROLI, ALESSANDRO PAGANO, PATERNOSTER e TARANTINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la diffusione di notizie confuse in merito ad Atlantia S.p.a. ha fatto registrare considerevoli perdite sui mercato azionario, con un calo non solo del 15,18 per cento delle azioni di Atlantia S.p.a. per un importo pari a 1,7 miliardi di euro, ma anche delle obbligazioni della società controllata Aspi, con il bond in scadenza a giugno 2023 in perdita di 1,2 centesimi e sceso fino a 94 centesimi;

   nel corso dell'audizione in Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario, svoltasi il 14 luglio 2020, il presidente della Consob, Paolo Savona, a parere degli interroganti avrebbe ammesso, con riguardo proprio ad Autostrade per l'Italia, l'esistenza di fattori oggettivi che possano giustificare vendite allo scoperto per tre mesi, a seguito di un crollo dei titoli superiore al dieci per cento;

   nella prima fase della crisi pandemica da Covid-19, le vendite allo scoperto hanno determinato una stortura del mercato: l'Italia è stato l'unico Paese europeo ad intervenire tempestivamente al fine di scongiurare ed evitare un forte incremento delle volatilità e delle speculazioni finanziarie a danno soprattutto dei risparmi degli italiani;

   una quota del 45 per cento dell'azionariato di Atlantia S.p.a., si ricorda, è detenuta da piccoli azionisti, che risultano essere i più colpiti durante tutto il periodo di trattative, a causa proprio delle incaute dichiarazioni che hanno provocato oscillazioni dei prezzi di mercato, in contrasto alla cultura di uno Stato di diritto e alla tutela del risparmio, garantita dall'articolo 47 della Costituzione;

   nell'attuale fase di emergenza economica correlata a quella sanitaria-epidemiologica, che comporta per molti piccoli risparmiatori un aggravio psicologico ed un maggior senso di precarietà sulle scelte quotidiane e future, personali e familiari, a parere degli interroganti, talune dichiarazioni non possono che essere sprovvedute e avventate lasciando prefigurare persino l'ipotesi di un reato di abuso di mercato;

   l'accordo raggiunto nelle prime ore del 15 luglio risulta tuttavia, carente della valutazione di Autostrade per l'Italia ai fini della fissazione del prezzo di sottoscrizione da parte di Cdp dell'aumento di capitale e del prezzo di acquisto delle azioni –:

   quali iniziative di propria competenza intenda urgentemente adottare con riguardo a quanto esposto in premessa, nell'ottica di tutelare la libera iniziativa di mercato e, in particolar modo, i piccoli risparmiatori, se sia stata effettuata una valutazione per la fissazione del prezzo limite e quale sia il dato.
(5-04452)

Interrogazione a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la pesante crisi innescata dalla diffusione della pandemia da COVID-19 che ha travolto tutti i settori dell'economia italiana non ha risparmiato uno dei comparti più importanti per la regione Emilia-Romagna quale quello dell'artigianato che conta circa 33.000 imprese e 135.000 lavoratori;

   come previsto dal decreto legislativo n. 148 del 2015 lo strumento che fornisce prestazioni di sostegno al reddito ai dipendenti delle imprese artigiane che hanno ridotto o sospeso la loro attività lavorativa è il Fondo di solidarietà bilaterale dell'artigianato (Fsba) – gestito in Emilia-Romagna dall'Ente bilaterale Eber – che, a causa della crisi prodotta dall'emergenza Coronavirus, solamente nel mese di marzo 2020 ha erogato prestazioni a sostegno del reddito per un valore di circa 250 milioni di euro;

   a causa del mancato trasferimento dei fondi stanziati con il «decreto rilancio», fino ad oggi dei 765 milioni di euro assegnati solo 248 sono stati resi disponibili e subito erogati dal Fondo; l'Fsba tramite Eber per l'Emilia-Romagna, non è più in grado, avendo già anticipato tutte le risorse disponibili, di far fronte alle numerose domande pervenute e di disporre pertanto i pagamenti delle provvidenze relativi ai mesi di aprile, maggio e giugno 2020;

   tale situazione sta mettendo in seria difficoltà migliaia di imprese e lavoratori di un settore già messo a dura prova in questi ultimi mesi e per il quale purtroppo non si intravedono ancora significativi segnali di ripresa per il prossimo futuro –:

   se, alla luce di quanto evidenziato non essendo più giustificato e ammissibile il grave ritardo, s'intendano adottare urgentemente iniziative per il trasferimento al Fondo di solidarietà bilaterale per l'artigianato dei fondi già stanziati dal Governo con il «decreto rilancio» a sostegno dei lavoratori del comparto artigianato;

   se, dato il perdurare della crisi economica, non si ritenga necessario adottare iniziative per prevedere il prolungamento per ulteriori settimane del sostegno al reddito rispetto alle 18 previste dal Governo in considerazione del fatto che per numerose imprese le giornate di sospensione disponibili risultano già esaurite;

   se non si ritenga indispensabile adottare iniziative per stanziare ulteriori fondi a sostegno del settore, come richiesto anche dalle associazioni di categoria che hanno indicato in almeno 500 milioni di euro l'ulteriore somma necessaria per fare fronte alle richieste di prestazioni pervenute fino al mese di maggio a causa del COVID-19, e, in caso di risposta affermativa, in quale entità.
(4-06466)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   PITTALIS. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   a decorrere dal 1° gennaio 2020, a quanto consta all'interrogante, è andato in pensione il dirigente amministrativo che ricopriva l'incarico di funzionario delegato per le spese di giustizia del distretto della corte d'appello di Cagliari – sezione distaccata di Sassari;

   da quel momento risulterebbe che siano rimasti bloccati i pagamenti delle fatture relative al patrocinio a spese dello Stato e ciò accade nonostante l'avvenuto accreditamento delle somme necessarie;

   numerose e reiterate richieste sono state avanzate dai professionisti, dalle rappresentanze istituzionali dell'Avvocatura (a cominciare dall'Ordine degli avvocati di Nuoro) e anche dall'ufficio territoriale competente, affinché si procedesse con urgenza alla nomina del nuovo funzionario delegato;

   tali istanze, però, ad oggi risulterebbero, non solo inevase, ma prive di qualunque riscontro;

   le legittime istanze degli interessati sono ormai pressanti e indifferibili: gli stessi attendono da mesi il pagamento delle rispettive competenze –:

   quali siano gli orientamenti del Governo in relazione a quanto sopra esposto e quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di provvedere con la massima urgenza alla nomina del nuovo dirigente e, in ogni caso, al fine di consentire di evadere le pratiche in attesa di definizione.
(3-01691)

Interrogazione a risposta scritta:


   ASCARI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la casa circondariale di Modena è stata al centro di disordini che l'8 marzo 2020 hanno causato gravi danni alla struttura, il decesso di nove detenuti e il ferimento di oltre trenta unità di personale di polizia penitenziaria;

   il sindacato di polizia Sappe, a seguito di una visita ispettiva presso la struttura, avvenuta nel maggio 2020, ha denunciato una serie di mancanza e criticità della struttura, a seguito della sua parziale riapertura avvenuta nelle scorse settimane;

   tra questi, si segnalano la totale assenza o il completo malfunzionamento dei sistemi di video sorveglianza remota, di monitor e di una sala regia (fuori uso sin dal 2004);

   sono inoltre mancanti o non funzionanti i sistemi antintrusione, di antiscavalcamento, nonché il sistema di televisione a circuito chiuso (Tvcc);

   si segnalano inoltre le criticità relative all'efficacia della sorveglianza dinamica, la rottura della pavimentazione del camminamento, la necessità di istallare nuovi apparati telefonici, radio e allarme e di revisionare i fari direzionali;

   vi sarebbero delle falle dei cortili passeggio del nuovo padiglione in ordine all'altezza del muro perimetrale che potrebbero permettere possibili tentativi di scavalcamento;

   gli ascensori del nuovo e vecchio padiglione sono completamente fuori uso;

   mancherebbero dispositivi di protezione individuale antiaggressione e dispositivi del vigilante da parte del personale della polizia penitenziaria;

   le due porte carraie che conducono al piazzale della struttura sarebbero facilmente suscettibili di manomissione, tant'è che durante la rivolta sono state danneggiate;

   il Sappe ha dichiarato, inoltre, di aver riportato ai soggetti responsabili, ai sensi della vigente normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavori, le criticità riscontrate nel corso dell'ispezione senza tuttavia, alcun riscontro –:

   se il Ministro interrogato non intenda attivarsi, per quanto di competenza, al fine di assicurare un corretto ripristino dei livelli di sicurezza strutturale e personale all'interno della casa circondariale di Modena, a seguito delle rivolte che sono ivi avvenute nel marzo del 2020.
(4-06463)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SURIANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 4 dicembre 2019 il Governo dava risposta ad un'interrogazione n. 5-03230, sottoscritta anche dall'interrogante, riguardante la realizzazione del nuovo complesso polifunzionale della polizia di Stato a Catania, in località Librino, i cui lavori «sono stati finanziati grazie alla legge di bilancio per il 2017 (98 milioni di euro), che consentirà, unitamente ai fondi (30 milioni di euro) già impegnati con la delibera CIPE del 29 settembre 2004, n. 19, la realizzazione dell'intero complesso»;

   dalla risposta ricevuta si evince che «Non è stato possibile, tuttavia, avviare i lavori a causa della mancata risoluzione di problemi successivamente emersi e connessi alla rimozione dei rifiuti rinvenuti nell'area. Da ultimo, il 3 agosto 2018, in considerazione della procedura di fallimento dell'impresa aggiudicataria, il citato Provveditorato ha approvato il decreto di risoluzione del relativo contratto di appalto integrato e, il 12 febbraio di quest'anno, ha sottoscritto la convenzione per la realizzazione dell'intero Complesso Polifunzionale. Nel frattempo sono state già avviate le attività per lo studio di caratterizzazione dell'area, per la quale si è resa necessaria una pulizia profonda, anche per la bonifica di ordigni bellici ivi presenti. In base al cronoprogramma di massima, la gara per la suddetta pulizia dovrebbe essere avviata nei primi mesi del prossimo anno e, sempre nel corso del prossimo anno, dovrebbe completarsi la fase di progettazione e messa a bando dei lavori. L'avvio dei cantieri dovrebbe perfezionarsi nei primi mesi del 2021»;

   in data 16 luglio 2020 il quotidiano «la Sicilia» titola «Lo scandalo della Cittadella della polizia impossibile da costruire su quei terreni». Dall'articolo si evince che il terreno a Librino venduto al Demanio dal comune di Catania per oltre 3 milioni di euro, su cui doveva sorgere la Cittadella, e su cui era già nota la presenza di rifiuti anche pericolosi non solo non è ancora stato bonificato, ma essendo attraversato da collettori fognari non può essere utilizzato ai fini della realizzazione dell'opera, tanto che è stata avanzata proposta nel mese di giugno di una permuta con altro terreno in via Librino su cui passano tre linee dell'alta tensione, una di Terna e due di Rti, rendendo incerti sia la stessa realizzazione dell'opera, sia i tempi di esecuzione sempre che le tre linee vengano spostate;

   si legge ancora sul quotidiano che su tutta la questione sono stati presentati tre esposti alla procura di Catania dal Siap, che ad oggi la questura di Catania occupa 16 sedi, alcune delle quali in precarie condizioni, i cui costi di affitto si aggirano a circa tre milioni e mezzo di euro/anno e dove sono impegnati circa 2.300 donne e uomini, 70 dei quali impiegati solo per la vigilanza delle strutture e dove è impossibile considerare implementazione di personale;

   nel territorio di Catania sono state dismesse alcune strutture ospedaliere, per le quali nasce l'esigenza di non lasciare all'abbandono ed al vandalismo e sulle quali è stata già avanzata qualche ipotesi di utilizzo per le forze dell'ordine –:

   se il Ministro interrogato sia al corrente della vicenda;

   quali iniziative intenda intraprendere rispetto a quanto illustrato in premessa;

   se ritenga percorribile la possibilità di utilizzare come sede unica della polizia qualche struttura ospedaliera dismessa.
(5-04455)

Interrogazioni a risposta scritta:


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la questura di Bari – ufficio immigrazione ha sospeso le procedure di rilascio dei permessi di soggiorno sino al 16 giugno 2020 a causa dell'emergenza epidemiologica da COVID-19;

   solo successivamente alla riapertura dei servizi, la questura comunica di aver aderito a «cupa-Project», una piattaforma che consente la prenotazione on-line di un appuntamento;

   tutti i cittadini stranieri che avevano già ottenuto un appuntamento per il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno fissato in una data ricadente nel suddetto periodo di sospensione, non avendo ricevuto alcuna comunicazione per informarli della necessità di procedere, alla riapertura degli uffici, alla nuova prenotazione con le nuove modalità, a quanto consta all'interrogante hanno visto annullato il loro appuntamento;

   dal 16 giugno 2020, a detta di chi ha tentato di effettuare la prenotazione con modalità telematiche, il servizio è risultato disattivo diverse volte;

   molti dei migranti in questione non sono nelle condizioni di effettuare la registrazione sul sito, sia per scarse conoscenze dei mezzi informatici sia per mancanza di dispositivi adeguati. Alcuni di essi si sono dunque rivolti a un rappresentante legale, il quale si è registrato alla piattaforma per prenotare l'appuntamento per i propri assistiti;

   una volta effettuate due prenotazioni per altrettanti utenti, la piattaforma bloccherebbe l'ulteriore tentativo di prenotazione con l'avviso che segue «Si avvisa che l'ufficio selezionato si è avvalso, per una migliore gestione interna, della funzionalità che non permette prenotazioni multiple presso lo stesso Ufficio in presenza di prenotazioni ancora attive. Pertanto per proseguire è necessario rimuovere le prenotazioni attive presenti, rinunciando di fatto alle stesse»;

   in tal modo, il legale che intenda prenotare per un ulteriore assistito, è costretto a pregiudicare i diritti degli altri suoi assistiti che vedrebbero annullato il loro appuntamento con tutte le conseguenze che ne derivano;

   tentando di effettuare una prenotazione in data odierna, la prima data utile per un appuntamento è quella dell'8 marzo 2021. Tale ritardo potrebbe definitivamente compromettere il diritto al rinnovo del permesso di soggiorno di un cittadino straniero che si trovi nelle condizioni di doverlo rinnovare entro tale data o, persino, diversi mesi prima –:

   se sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa;

   se intenda spiegare le ragioni delle restrizioni imposte nella gestione delle prenotazioni per conto terzi, posto che quanto riportato in premessa non pare svolgersi in conformità alle norme dell'ordinamento nazionale e internazionale in materia e, al contrario, ad avviso dell'interrogante pregiudica l'esercizio di diritti sanciti dalla legge e dalla Costituzione;

   se e quali iniziative intenda intraprendere per consentire ai rappresentanti legali di gestire le prenotazioni nell'interesse dei propri assistiti e per garantire maggiore celerità nel disbrigo delle procedure di rilascio e/o rinnovo dei permessi di soggiorno presso gli uffici competenti più oberati.
(4-06467)


   CUNIAL. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   nella passata legislatura sono state sollevate in diverse interrogazioni parlamentari, questioni di rilevante importanza in merito ad una serie di eventi, a detta degli interroganti, illeciti;

   l'ispettore per sette anni nella divisione palermitana anti-frode del gruppo Poste italiane durante la gestione dell'amministratore delegato Massimo Sarmi, conclude in Sicilia circa 300 inchieste sfociate in decine di licenziamenti e procedimenti. L'ispettore siciliano svela un traffico di droga via spedizioni postali e mette a nudo un sistema clientelare di assunzioni nelle Poste gestito dai sindacati siciliani. Dalle sue segnalazioni nasce l'inchiesta giudiziaria, Lost pay, in cui emerge che la società Servizi postali truffa i clienti intascando il denaro delle bollette senza riversarlo alle aziende fornitrici dei servizi. Le cifre della frode sono impressionanti: un milione di danni, 976 persone offese e 1.591 capi d'accusa;

   l'11 febbraio 2016, anche a seguito della citata attività di sindacato ispettivo, venne garantita la proroga del dispositivo di vigilanza e garanzia, in quanto da riesame dell'esposizione al rischio, l'ispettore risultava ancora soggetto ad eventuali aggressioni;

   nel 2017 l'ispettore Carollo, dal cui lavoro è nata l'inchiesta Lost pay, che, come detto, ha fatto emergere come la società privata Servizi postali intascasse il denaro delle bollette senza riversarlo alle aziende fornitrici segnalava di essere oggetto di mobbing;

   l'attuale amministratore delegato e direttore generale è Matteo Del Fante;

   risulta all'interrogante che l'ispettore Alessandro Carollo sia rientrato in servizio in data 1° marzo 2018 e che il 12 marzo 2018 ha subìto un intervento salvavita; dopo la convalescenza l'ispettore rientra in servizio;

   in Sicilia continuano a susseguirsi episodi di truffa come risulta da alcuni titoli di stampa: 1° giugno 2018, «Truffa sui buoni postali», clonazione di buoni fruttiferi con la collaborazione di dipendenti infedeli, 19 luglio 2018, «Peculato per un milione: nei guai l'ex direttrice delle Poste a Catania», 2 aprile 2019, «Aci Castello, ex impiegato postale sottraeva soldi ai correntisti», 17 maggio 2019, «“La truffa dei buoni postali” Tre condanne in abbreviato», 29 maggio 2019, «Messina, sospesi 4 dipendenti delle Poste per “truffa e interruzione di pubblico servizio”», 6 giugno 2019, «Si appropria di quasi 250 mila euro dei clienti, Poste italiane parte civile contro direttore», 20 giugno 2019, «Catania, impiegato delle Poste ruba pin ad anziano e preleva 20 mila euro»;

   risulta all'interrogante che, in data 1° gennaio 2019, l'ispettore ha subìto un'aggressione da 2 dipendenti oggetto di accertamenti giudiziari e che, in data 30 luglio 2019, ha subìto tentativo di furto di documentazione riservata;

   il 5 settembre 2019 l'ispettore Carollo veniva audito dal Comitato Whisteblowing aziendale;

   risulta all'interrogante che dal 18 settembre 2020 ad oggi l'ispettore ha inviato oltre 100 segnalazioni al cosiddetto Comitato;

   il 3 luglio 2020 l'ispettore riceve una lettera non firmata, dal Comitato, nella quale gli venivano contestate senza prove documentali, le affermazioni contenute nelle relazioni da lui depositate;

   l'integrità e la correttezza nonché la dedizione al servizio dell'ispettore Alessandro Carollo è documentata dai numerosi encomi ricevuti dalle autorità con cui ha collaborato –:

   quali iniziative i Ministri interrogati intendano mettere in atto, per quanto di competenza, al fine di ridurre le truffe con complici i dipendenti di Poste italiane;

   se il Ministro dell'interno non ritenga di adottare le iniziative di competenza per riassegnare il dispositivo di vigilanza e garanzia, anche in chiave superiore, date le aggressioni subite dall'ispettore.
(4-06471)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:


   ASCARI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   Herambiente S.p.a. è una società del Gruppo Hera, la cui proprietà è per il 46,6 per cento di enti pubblici locali, principalmente dell'Emilia Romagna;

   Herambiente ha in corso un contratto di appalto con la Gea Service S.r.l., per l'attività di igiene ambientale e raccolta rifiuti per il comune di Modena, in particolare la raccolta rifiuti presso la piattaforma ecologica di Modena di Via Caruso 150;

   secondo il sindacato S.I.Cobas, ai lavoratori di Gea Service verrebbe applicato il contratto collettivo nazionale del lavoro;

   Multiservizi: un contratto a giudizio dell'interrogante inadeguato e meno oneroso per il datore di lavoro a scapito del lavoratore, che non risulta idoneo per l'attività prevalentemente svolta da operatori addetti al trattamento dei rifiuti solidi urbani, che comporterebbe l'applicazione del contratto collettivo nazionale del lavoro Igiene Ambientale, applicato anche ai dipendenti di Herambiente S.p.a.;

   il sindacato denuncia che, da questa situazione, Herambiente «ha trovato giovamento e crescita dei margini di profitto, in un sistema di precarizzazione del lavoro e appalti al ribasso che devono ritenersi irregolari, configurando un'ipotesi di somministrazione irregolare di manodopera»;

   inoltre, durante l'ultimo cambio di appalto avente per oggetto l'attività sopra esposta, Gea Service avrebbe disatteso l'accordo sindacale che prevedeva il riassorbimento, alle stesse condizioni, di tutti i lavoratori presenti al momento del subentro: l'azienda avrebbe contestato la legittimità dell'assunzione di alcuni lavoratori ai quali era stato modificato il contratto di lavoro in tempo indeterminato negli ultimi mesi prima del cambio di appalto, e per i quali la società ha concesso solo un contratto a tempo determinato, poi scaduto, senza rinnovo, il 1° maggio 2020;

   ciò si inserisce in un periodo in cui le normative straordinarie anti-Covid hanno imposto un chiaro ed espresso divieto di licenziamento;

   a ciò si aggiungono turni di lavoro particolarmente gravosi, in cui i lavoratori addetti alla discarica lavorano tendenzialmente in 4, mentre prima erano 6, e molto spesso, a quanto risulta all'interrogante, opererebbero senza rispetto dei tempi di riposo giornalieri e settimanali obbligatori per legge;

   in occasione della proclamazione dello sciopero da parte di S.I.Cobas, la Commissione di garanzia per lo sciopero nei servizi pubblici essenziali non ha potuto pronunciarsi sul caso: infatti, non è chiaro alla commissione se l'attività svolta dai lavoratori della Gea Service sia riconducibile nell'ambito dei servizi pubblici essenziali, oggetto di normativa specifica che prevede una limitazione del diritto di sciopero e la definizione del numero minimo di persone che devono garantire il funzionamento del servizio e la messa in sicurezza del luogo di lavoro;

   infatti, come emerge dalla corrispondenza intercorsa tra la commissione, Gea Service e Herambiente, mentre, da una parte, Gea Service applica ai propri dipendenti il contratto collettivo nazionale del lavoro Multiservizi in ragione di un servizio strumentale al servizio pubblico essenziale, dall'altra, dall'esame del contratto stipulato tra Gea Service e Herambiente, sembrerebbe «che la stessa svolga “il” servizio pubblico essenziale di trattamento R.S.U.»;

   a seguito di questo intervento, secondo S.I.Cobas né Herambiente né Gea Service hanno chiarito le proprie posizioni –:

   se il Governo intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, anche per il tramite del servizio di ispettorato territoriale del lavoro, al fine di verificare la correttezza del contratto collettivo nazionale del lavoro applicato ai lavoratori della Gea Service S.r.l. in ragione dell'attività svolta nell'ambito dell'appalto con Herambiente S.p.a., nonché al fine di verificare la correttezza dell'assunzione a tempo determinato dei 3 lavoratori descritti in premessa, e il successivo mancato rinnovo dei relativi contratti, tenuto conto delle norme sul divieto di licenziamento durante il periodo emergenziale dovuto al Covid.
(3-01696)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   LEGNAIOLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la situazione occupazionale a Lucca e provincia, già difficile, si è ulteriormente aggravata con gli effetti del lockdown;

   organi di stampa locali della toscana di questi ultimi giorni riportano la notizia secondo la quale le tre principali sigle sindacali avrebbero inviato una lettera al consorzio che ha vinto la gara d'appalto per la gestione del centro prenotazioni unico dell'ospedale di Lucca e dei front office ospedalieri;

   nella missiva verrebbero evidenziate le presunte mancate risposte in ordine al destino contrattuale di 50 lavoratori ad oggi addetti al servizio; non è noto, ad oggi, quale sia il loro futuro, ovvero se essi verranno assorbiti dalla cooperativa sociale o da quella multiservizi –:

   se e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di garantire la salvaguardia dei livelli occupazionali coinvolti.
(5-04449)

Interrogazione a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   con il cosiddetto decreto rilancio, n. 34 del 2020, è stato ampliato l'importo massimo per il contributo erogato ai fini del «Bonus babysitting», esteso anche ai nonni: tale importo è passato dai precedenti 600 euro ad un massimo di 1.200 euro e da 1.000 a 2.000 euro per il personale dei comparti sicurezza, difesa e soccorso pubblici, nonché per i dipendenti del settore sanitario pubblico e privato accreditato;

   in alternativa alla misura per servizi di babysitting è stato inoltre previsto un bonus per l'iscrizione ai centri estivi e/o ai servizi integrativi per l'infanzia;

   la circolare dell'Inps n. 73 del 17 giugno 2020 ha chiarito che «in tema di alternatività dei bonus rispetto al congedo specifico Covid, di cui all'articolo 23, comma 1, del decreto-legge n. 18 del 2020, al comma 8 del medesimo articolo, come modificato dal citato decreto-legge n. 34 del 2020, si conferma che la misura è prevista “in alternativa” al congedo specifico»;

   permane dunque l'incompatibilità tra i due istituti stabilita dal decreto «Cura Italia». Sulla questione, tenuto conto della rilevanza della misura e dell'esigenza dei genitori lavoratori di poter ricorrere al bonus in commento, nonostante abbiano già fruito del congedo Covid, si rappresenta quanto segue. Al riguardo, considerato che ai fini del riconoscimento della prestazione, stante le nuove regole del decreto-legge n. 34 del 2020, occorre procedere a una nuova domanda di bonus da parte del cittadino, devono essere tenuti distinti i casi in cui il soggetto, all'atto della domanda, non ha richiesto il congedo Covid da quello in cui ne ha fatto richiesta ed è stato autorizzato per un periodo fino a 15 giorni ovvero per oltre 15 giorni;

   al momento della compilazione telematica della domanda, in relazione alla situazione dell'altro genitore, viene richiesto di dichiarare che l'altro genitore non abbia usufruito in misura superiore a 15 giorni di alcuna delle misure di cui agli articoli 23 e 25 del decreto-legge n. 18 del 2020;

   il summenzionato «decreto rilancio» ha tuttavia raddoppiato i giorni di congedo parentale, portandoli a 30 complessivi e prolungandoli fino al 31 agosto 2020;

   non appare dunque logico, dal punto di vista normativo, che nell'erogare il bonus «babysitting» tenga conto ancora dei precedenti 15 giorni, arrivando ad escludere dal bonus coloro che hanno usufruito di più di 15 giorni di congedo parentale, in luogo dei 30 attualmente previsti –:

   quali urgenti iniziative di competenza si intendano adottare per uniformare e rendere coerenti i provvedimenti relativi al bonus babysitting superando le criticità di cui in premessa.
(4-06468)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CIABURRO, CARETTA e DEIDDA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in base a quanto emerso a mezzo stampa, Egitto e Paesi Bassi starebbero perseguendo pratiche commerciali sleali per quanto attiene alla vendita dell'uva da tavola;

   l'allarme è stato lanciato da Cia-Agricoltori italiani, in merito all'invasione dell'uva da tavola egiziana nei mercati europei con l'intermediazione olandese; una pratica sleale, permessa dall'accordo di libero scambio tra Unione europea ed Egitto, il quale ha agevolato l'ingresso di uve nordafricane nel continente;

   i prezzi delle uve egiziane sono infatti fortemente influenzati dal bassissimo costo della manodopera, al contrario della filiera italiana, che ha oneri molto più elevati in virtù delle qualità organolettiche dei prodotti, della loro sicurezza fitosanitaria, per l'incidenza del fattore lavoro, della qualità dei processi produttivi ed anche in virtù delle nuove operazioni messe in campo con le regole sanitarie di contenimento del COVID-19, tutte variabili economiche che, nel caso egiziano, non sono rispettate;

   i Paesi Bassi sono il principale Paese europeo per movimentazione di uva a provenienza extra-Unione europea, insieme al Regno Unito, hanno importato, nel 2019, il 70 per cento del prodotto egiziano in Europa, intercettando anche il 65 per cento di quello proveniente dal Perù e circa il 50 per cento dell'uva da tavola prodotta in Cile;

   con tali livelli di movimentazione di merci, le associazioni ed i sindacati di categoria hanno espresso a gran voce preoccupazione per il rischio che la distribuzione dia spazio sugli scaffali prevalentemente a uve straniere con prezzi fortemente ridotti a scapito e detrimento dei prodotti nazionali –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative, se del caso, intendano predisporre per:

    a) promuovere una revisione degli accordi tra Unione europea ed Egitto per tutelare i produttori mediterranei dalla concorrenza sleale che si realizza attraverso differenti costi del lavoro e di produzione, con particolare riguardo al comparto agroalimentare;

    b) agire, in sede europea, contro le attività di intermediazione, importazione e commercio sleale messe in atto dai Paesi Bassi per quanto attiene alle importazioni agroalimentari in Unione europea, anche tramite l'imposizione di severi standard europei di qualità per preservare i consumatori dell'Unione europea da prodotti di fattura e qualità scadenti.
(5-04447)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta orale:


   SURIANO e FICARA. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la Sac Società Aeroporto Catania spa, è soggetta a direzione e coordinamento da parte della camera di commercio del sud est, la cui sede legale e amministrativa è l'aeroporto di Fontanarossa di Catania e i cui soci sono la camera di commercio del sud est, città metropolitana di Catania, l'Irsap di Palermo, il Libero consorzio comunale di Siracusa e il comune di Catania, quindi interamente pubblica;

   la Sac Service s.r.l. è una società unipersonale soggetta all'attività di direzione e coordinamento del socio unico Sac spa con sede legale ed amministrativa all'aeroporto Fontanarossa di Catania;

   in data 2 febbraio 2020 la testata giornalistica on-line Sudpress titola «Sac aeroporto di Catania: in 23 mesi consulenze ed incarichi per oltre 614 mila euro all'avv. Francesco Merlino di Acireale (Catania)», dove si legge che la Sac e la Sac Service hanno conferito incarichi diretti, firmati dall'amministratore delegato della Sac Domenico Torrisi, ad un unico avvocato e per un importo complessivo di euro 614.868 nell'arco di tempo febbraio 2018-gennaio 2020;

   in data 7 febbraio 2020 la stessa Sudpress titola «SAC aeroporto di Catania: 213 mila euro di compensi in 23 mesi a Salvatore Nicotra di Acireale e non solo»; sembrerebbe che il commercialista Salvatore Nicotra (già assessore e consulente al comune di Acireale ai tempi della giunta del sindaco Roberto Barbagallo, sospeso dopo l'arresto e poi dimesso) e lo studio Drr Nicotra&Sciacca associati, di cui Salvatore Nicotra è rappresentante legale, abbiano ricevuto incarichi diretti sempre a firma dell'amministratore delegato della Sac Domenico Torrisi per un importo di circa 213 mila euro, da febbraio 2018 a gennaio 2020;

   l'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo n. 175 del 2016, Testo unico sulle società pubbliche, prevede che «le disposizioni contenute nel presente decreto sono applicate avendo riguardo all'efficiente gestione delle partecipazioni pubbliche, alla tutela e promozione della concorrenza del mercato, nonché alla razionalizzazione e riduzione della spesa pubblica»;

   l'articolo 19, del decreto legislativo n. 175 del 2016 «gestione del personale» prevede che le società a controllo pubblico stabiliscono, con propri provvedimenti, criteri e modalità per il reclutamento del personale nel rispetto dei princìpi di trasparenza, pubblicità ed imparzialità e dei princìpi di cui all'articolo 35, comma 3, del decreto legislativo n. 165 del 2001, riprendendo i princìpi contenuti nell'articolo 18 del decreto-legge n. 112 del 2008 che ha previsto che le società a partecipazione pubblica totale o di controllo, non quotate sui mercati regolamentati, adottino, con propri provvedimenti, «criteri e modalità di reclutamento del personale e per il conferimento di incarichi nel rispetto dei princìpi, anche di derivazione comunitaria, di trasparenza, pubblicità e imparzialità»;

   la Corte dei conti ha individuato i presupposti di legittimità che devono essere osservati nell'affidamento degli incarichi esterni: le società controllate prima di procedere all'affidamento di un incarico devono verificare la sussistenza di alcuni presupposti, quali «l'impossibilità di utilizzare risorse interne», «esigenze di funzionalità», «proporzionalità del compenso riconosciuto», «rispetto del principio di trasparenza», «rispetto del principio di imparzialità»;

   il nuovo codice dei contratti pubblici, decreto legislativo n. 50 del 2016, pone l'attenzione sul conferimento di incarichi di consulenza e collaborazione da parte delle società partecipate;

   non sono stati pubblicati bandi né avvisi pubblici e gli incarichi sono stati affidati in maniera diretta, di fatto non rispettando i «princìpi di trasparenza», come da normativa vigente e citata e come affermato da alcune deliberazioni della Corte dei conti (in particolare, sezione regionale di controllo Emilia-Romagna, deliberazione 15 ottobre 2015, n. 135) –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti;

   se, alla luce delle criticità evidenziate in premessa, non ritenga di adottare iniziative normative volte a rendere più stringente la procedura di affidamenti di consulenze e collaborazioni da parte delle società partecipate dalle pubbliche amministrazioni, nel rispetto dei princìpi stabiliti dalla normativa e dalla giurisprudenza esistente.
(3-01693)

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

  L'interpellanza Pezzopane e altri n. 2-00875, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 24 luglio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Sensi.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Berti e altri n. 4-05939, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 giugno 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Grippa.

  L'interrogazione a risposta scritta Fioramonti n. 4-06408, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dei 21 luglio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Nitti, Ermellino, Muroni, De Giorgi, Lattanzio, Vianello.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta scritta Fioramonti n. 4-06408, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 376 del 21 luglio 2020.

   FIORAMONTI, NITTI, ERMELLINO, MURONI, DE GIORGI, LATTANZIO e VIANELLO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

  stanti le difficoltà emerse in seguito alla situazione emergenziale da COVID-19, emerge con ancora più forza la necessità di un ripensamento dell'assetto industriale, soprattutto di quei settori che hanno un forte impatto ambientale, e dunque sulla salute dei cittadini;

  tale sensibilità era stata già fortemente espressa nel corso del mandato del precedente Governo, ed avrebbe dovuto avere seguito naturale nell'attuale compagine governativa;

  come facilmente riscontrabile da diversi organi di stampa, molti esponenti del Governo Conte espressero più volte la volontà di un necessario ripensamento di tali realtà. Tra queste, forse la più emblematica è quella della città di Taranto, da anni afflitta dalle gravissime conseguenze (sanitarie, ambientali e sociali) di un modello industriale ormai da tempo insostenibile e poco competitivo, e della volontà di trasformare il capoluogo pugliese in un hub della green economy per lo sviluppo sostenibile, proprio nell'ottica di un ripensamento del tessuto industriale in quell'area;

  un significativo passo avanti è rappresentato dall'autorizzazione disposta dall'articolo 1, commi 732 e seguenti, della legge di bilancio del 30 dicembre 2018, n. 145, della spesa di 3 milioni di euro per ciascuno degli anni 2019, 2020 e 2021, per l'istituzione e l'inizio dell'operatività della fondazione denominata «Istituto di Ricerche Tecnopolo Mediterraneo per lo Sviluppo Sostenibile» con sede in Taranto;

  tale fondazione, di seguito denominata «Tecnopolo», viene disciplinata per lo svolgimento delle funzioni e dei compiti conoscitivi, di ricerca, tecnico-scientifici, di trasferimento tecnologico e di valorizzazione delle innovazioni e della proprietà intellettuale generata, nel campo dello studio e dell'utilizzo delle tecnologie pulite, delle fonti energetiche rinnovabili, dei nuovi materiali, dell'economia circolare, strumentali alla promozione della crescita sostenibile del Paese e al miglioramento della competitività del sistema produttivo nazionale;

  per garantire l'operatività del Tecnopolo, è necessaria la predisposizione dello statuto che definisca gli obiettivi della fondazione e il modello organizzativo e ne individui gli organi, stabilendone la composizione; lo statuto dovrà essere approvato con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro dello sviluppo economico, sentiti il Ministro dell'università e della ricerca e il Ministro dell'economia e delle finanze, riconoscendo al Ministero dell'università e della ricerca compiti di vigilanza sullo stesso;

  il 16 gennaio 2020 come si apprende da organi di stampa, date le sopracitate disposizioni, tale istituto risulterebbe pronto per essere esaminato dal Consiglio dei ministri. Lo statuto così elaborato dal Ministero dello sviluppo economico sentiti il Ministero dell'università e della ricerca e il Ministero dell'economia prevedrebbe un consiglio di amministrazione di nove membri, di cui cinque di designazione pubblica e quattro designati di intesa tra i soggetti pubblici o società che volontariamente daranno contributi economici alla fondazione. Il consiglio di amministrazione, su designazione del Ministero dell'università e della ricerca, nominerà poi un comitato scientifico di cinque componenti. Sono sei invece i membri previsti per l'organo di revisione. Su designazione del Ministro dello sviluppo economico, infine, sarà scelto un segretario generale tra i membri del consiglio di amministrazione o anche all'esterno;

  ad oggi, sebbene la dirompente crisi sanitaria e ambientale generata dalla pandemia di COVID-19 avrebbe dovuto accelerare l'attuazione del sopramenzionato statuto per l'operatività del Tecnopolo, il progetto risulta essere ancora fermo –:

  se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di accelerare l'adozione dello statuto del Tecnopolo così da poter svolgere e supportare la ricerca e il trasferimento tecnologico nell'area delle tecnologie pulite, delle fonti energetiche rinnovabili, dell'economia circolare, a riprova di un significativo cambiamento verso una più attenta transizione ecologica ed economica per un territorio che da molto tempo attende un cambiamento significativo, ma anche per la rilevanza ed il prestigio che il Tecnopolo rivestirebbe in ambito nazionale ed internazionale.
(4-06408)

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta immediata in Commissione Bitonci n. 5-04367 del 15 luglio 2020;

   interrogazione a risposta immediata in Commissione Grimaldi n. 5-04435 del 22 luglio 2020.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documento sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:

   interrogazione a risposta scritta Suriano e Ficara n. 4-04788 del 21 febbraio 2020 in interrogazione a risposta orale n. 3-01693;

   interrogazione a risposta in Commissione Pittalis n. 5-03761 dell'11 marzo 2020 in interrogazione a risposta orale n. 3-01691.