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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 5 agosto 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    la psoriasi è una malattia infiammatoria cronica della pelle, molto frequente (colpisce il 3 per cento della popolazione) ma troppo spesso erroneamente considerata un problema solo estetico e quindi sottovalutata. Si tratta, invece, di una patologia che può avere importanti comorbidità e nota per avere un impatto negativo nelle attività quotidiane di tipo personale, lavorativo e sociale. Nelle clinicamente gravi e quelle con coinvolgimento articolare la psoriasi può essere fortemente invalidante;

    la psoriasi ha una patogenesi complessa di tipo multifattoriale, nella quale intervengono fattori genetici, infiammatori e ambientali. I meccanismi immunitari sono attualmente piuttosto noti anche se non del tutto elucidati, e implicano la partecipazione dei pathway dell'IL17 e 23. Il processo infiammatorio è comunque oggetto di studio al pari di altre patologie croniche infiammatorie, quali artriti, malattie infiammatorie croniche intestinali, uveiti e altro;

    la manifestazione clinica consiste in chiazze rosse, spesso infiltrate sul piano cutaneo e ricoperte da spesse squame grigio-argentee, localizzate al cuoio capelluto, tronco ed estremità. Gli approcci terapeutici comprendono farmaci topici (creme, unguenti), fototerapia ultravioletta e farmaci sistemici sia per via orale che infettiva;

    nel corso degli ultimi anni, l'atteggiamento e la considerazione dell'opinione pubblica, della classe medica, nonché dei decisori pubblici nei confronti della psoriasi e dell'impatto clinico, sociale ed economico che implicano, non si sono modificati a sufficienza. Per questo motivo l'Apiafco – Associazione psoriasici italiani amici della Fondazione Corazza – ha affidato alla Doxa lo sviluppo di un'indagine condotta su un campione di pazienti, clinici e decisori al fine di comprendere più da vicino la realtà dei fatti rispetto al vissuto, alla qualità di vita e ai bisogni dei pazienti affetti da psoriasi, alle prese con una patologia le cui cause sono ancora parzialmente ignote, spesso difficili da controllare e con conseguenze a livello sociale, in termini di stigma e difficoltà di approccio al mondo esterno. Da tale indagine sono emersi dati e informazioni tali da stimolare un impegno maggiore al fine di vedere la psoriasi riconosciuta nell'ambito delle patologie croniche;

    l'indagine ha in particolare rilevato che:

     molti pazienti sono frustrati dalla mancanza di soluzioni definitive e da un importante impatto psicosociale della malattia;

     questa frustrazione si manifesta molto spesso con l'interruzione della terapia (percentuale che va dal 53 per cento per la psoriasi lieve al 31 per cento per la psoriasi moderata), fenomeno in percentuale molto elevato e inversamente correlato con il livello delle cure erogate;

     molti pazienti considerano la propria qualità di vita appena sufficiente, in particolare a causa della visibilità delle lesioni e delle frequenti recidive, anche perché un supporto psicologico non è quasi mai garantito o offerto;

     la gestione del paziente non prevede spesso multidisciplinarietà e Pdta (Percorsi diagnostico terapeutici assistenziali) strutturati, con conseguente percepito di assistenza appena sufficiente;

     molti farmaci e prodotti coadiuvanti considerati necessari nel trattamento topico della patologia sono completamente a carico del paziente;

    si tratta di una patologia che gode di livelli di attenzione limitati da parte delle istituzioni sebbene siano oggi disponibili farmaci che hanno apportato un chiaro miglioramento di approccio alla malattia;

    alla luce di ciò Apiafco ha, pertanto, individuato delle esigenze prioritarie, riassunte nella «Carta delle priorità del malato psoriasico», sulle quale sollecitare e far convergere l'impegno di tutti gli attori dell'«ecosistema psoriasi» per il miglioramento della qualità di vita e di cura del paziente;

    le società scientifiche Ado – Associazione dermatologi ospedalieri italiani, SIDeMaST – Società italiana di dermatologia e Simg – Società italiana di medicina generale e delle cure primarie hanno condiviso le priorità enunciate nella carta contribuendo successivamente in modo attivo a meglio definirle,

impegna il Governo:

1) ad adottare le iniziative di competenza per l'inserimento della psoriasi nel piano nazionale delle cronicità;

2) ad adottare iniziative per favorire l'implementazione di strutture multidisciplinari con il coinvolgimento di dermatologi e altri specialisti al fine di favorire le migliori opzioni diagnostiche e terapeutiche;

3) ad adottare iniziative per favorire l'implementazione di reti assistenziali, che integrino tali strutture multidisciplinari con medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, infermieri e farmacisti al fine di favorire una diagnosi precoce e un controllo maggiore sull'aderenza alle terapie, nonché incentivare il supporto psicologico per migliorare la convivenza con la patologia;

4) a favorire lo sviluppo e l'implementazione dei percorsi diagnostico terapeutici assistenziali (Pdta) per una gestione ottimizzata della malattia;

5) ad adottare iniziative per assicurare il diritto all'accesso alle terapie innovative per tutti i livelli di gravità ed il necessario supporto per favorire l'aderenza della terapia;

6) ad incentivare campagne informative sul tema della psoriasi, sulle terapie e sui trattamenti disponibili anche avvalendosi del canale delle farmacie che godono di un'ampia capillarità sul territorio;

7) a valutare la fattibilità di un riconoscimento economico anche per i trattamenti coadiuvanti non a carico del Servizio sanitario nazionale.
(1-00375) «Mandelli, Saccani Jotti, Gelmini».

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni VII e XII,

   premesso che:

    con decreto del Ministro dell'istruzione n. 39 del 26 giugno 2020 è stato emanato il documento per la pianificazione delle attività scolastiche, educative e formative in tutte le istituzioni del sistema nazionale di istruzione per l'anno scolastico 2020/2021, in ottemperanza alle linee guida predisposte dal Comitato tecnico scientifico del Consiglio dei ministri – dipartimento della Protezione Civile. In tale documento vengono individuati tutti gli interventi necessari per la ripresa delle attività didattiche in presenza a seguito dell'emergenza sanitaria dovuta alla diffusione del COVID-19 su tutto il territorio nazionale. In particolare, con riferimento alle precondizioni per la presenza a scuola di studenti e di tutto il personale a vario titolo operante, si dispongono le seguenti indicazioni:

     l'assenza di sintomatologia respiratoria o di temperatura corporea superiore a 37,5°C anche nei tre giorni precedenti;

     non essere stati in quarantena o isolamento domiciliare negli ultimi 14 giorni;

     non essere stati a contatto con persone positive, per quanto di propria conoscenza, negli ultimi 14 giorni;

    il monitoraggio e il controllo delle condizioni di salute tanto degli studenti quanto del personale scolastico è una prerogativa indispensabile per consentire il regolare svolgimento delle attività didattiche e prevenire il rischio di eventuali focolai. A tal proposito, appare evidente che tale monitoraggio non possa essere demandato ai dirigenti scolastici o al personale Ata, ma che sia necessaria un'apposita figura con le necessarie competenze;

    per questa ragione può risultare fondamentale il ripristino della figura del medico scolastico, come era previsto dal decreto del Presidente della Repubblica n. 264 del 1991 «Disciplina dei servizi e degli organi che esercitano la loro attività nel campo dell'igiene e della sanità pubblica»;

    il medico scolastico può essere determinante sia in relazione all'emergenza COVID-19 per il rispetto delle indicazioni sanitarie, del monitoraggio delle misure di sicurezza e di distanziamento fisico, garantendo un'immediata individuazioni di casi sospetti o possibili pericoli, sia per quanto riguarda lo stato di salute generale, come definito dall'Organizzazione mondiale della sanità, degli studenti e delle studentesse nonché per corretti comportamenti in termini di prevenzione primaria attiva e corretto sviluppo degli stessi, sia come un mezzo per far diventare la salute una disciplina da insegnare, attraverso Pon programmati per apportare conoscenze igienico-sanitarie ai fini della prevenzione di malattie e per far acquisire ai giovani alunni stili di vita da adottare fin da piccoli per evitare patologie legate all'età evolutiva;

    si potranno dunque prevedere incontri relativi a:

     collegamenti ambiente e salute;

     corretta alimentazione;

     importanza dello sport;

     gestione dello stress e relazioni sociali;

     organizzazione presso le strutture scolastiche di screening tiroidei, odontoiatrici, cardiologici, dietologici, oculistici,

impegnano il Governo:

   ad adottare iniziative per prevedere il ripristino della figura del medico scolastico in tutte le scuole di ogni ordine e grado a partire dall'anno scolastico 2020/2021;

   ad adottare iniziative per prevedere un'equipe multidisciplinare a livello territoriale per la promozione della salute.
(7-00532) «Casa, Sportiello, Lattanzio, Carbonaro, Iorio, Penna, Cancelleri, Menga».


   La VI Commissione,

   premesso che:

    stando alle notizie riportate a mezzo stampa, il gruppo London Stock Exchange, il listino di Londra che controlla Piazza Affari, conferma la possibile vendita, totale o parziale, di Borsa Italiana spa – che comprende anche Mts, lo strategico mercato dei titoli di Stato – al fine di ottenere l'approvazione da parte dell'Antitrust europeo per l'acquisizione, per un importo di 27 miliardi di dollari, di Refinitiv, società operativa nel settore dell'analisi dei dati finanziari, attività che potrebbe in tal modo costituire il futuro core business di London Stock Exchange;

    in occasione della presentazione del bilancio semestrale, infatti, il gruppo London Stock Exchange ha affermato di aver avviato negoziati esplorativi che potrebbero risultare nella vendita della quota di Mts o potenzialmente di Borsa italiana spa;

    la conclusione della sopracitata operazione di vendita di Mts ovvero di Borsa italiana spa – salvo l'esercizio dei poteri speciali da parte del Governo nei settori di rilevanza strategica – dovrebbe completarsi entro la fine dell'anno o all'inizio del 2021;

    si evidenzia che tale operazione determinerebbe conseguenze negative non soltanto dal punto di vista economico finanziario, considerato che Borsa italiana spa rappresenta un asset strategico per il nostro Paese, bensì anche dal punto di vista del contesto geopolitico, con un sempre più marcato disallineamento della Gran Bretagna dai Paesi europei;

    risulta, dunque, necessario tutelare un'infrastruttura preziosa come Borsa italiana spa e non mettere a rischio i dati sensibili relativi ai titoli di Stato (non solo quelli italiani ma anche di altri Paesi), nonché quelli delle imprese quotate e delle migliaia di piccole e medie imprese che hanno seguito i programmi Elite di Borsa italiana spa, per un valore complessivo pari a circa 3,5 miliardi di euro;

    bisognerebbe puntare a rendere Milano, e dunque l'Italia, un robusto hub finanziario per l'Europa e il Mediterraneo, considerata la posizione geopolitica ricoperta,

impegna il Governo:

   a tutelare, in ogni sede e con ogni strumento di propria competenza, l'asset strategico di Borsa italiana spa;

   a porre in atto tutte le iniziative di competenza utili ad evitare decisioni e interferenze altrui nella gestione del mercato finanziario italiano;

   ad adottare le iniziative di competenza per impedire il rischio di frammentazioni di Borsa italiana spa, rafforzando, al contempo, il controllo di posizione.
(7-00533) «Centemero, Bitonci, Cavandoli, Covolo, Gerardi, Gusmeroli, Alessandro Pagano, Paternoster, Tarantino».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FIANO, SERRACCHIANI, GRIBAUDO, FASSINO, BONOMO, QUARTAPELLE PROCOPIO, RACITI, BAZOLI, VISCOMI, CARNEVALI, BOLDRINI e FRAILIS. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi è scoppiata una rivolta presso l'ex caserma Cavarzerani di Udine che ospita oltre 400 migranti;

   ad innescare le violente proteste è stata la decisione, adottata dal sindaco, di prolungare il periodo di quarantena;

   il provvedimento è stato giustificato dal fatto che, nella caserma – che avrebbe una capienza massima di 300 persone – sono stati sistemati (in una roulotte, per evitare il contagio) tre persone positive al Covid-19 e ciò ha reso necessario sottoporre tutti gli altri ospiti a 15 giorni di isolamento;

   alla scadenza del primo periodo di quarantena, il sindaco ha deciso di prorogarla fino al 16 agosto, decisione che ha condotto alle violente proteste;

   si apprende da notizie di stampa che il responsabile della Protezione civile di Grado, Giuliano Felluga, per sedare la rivolta scoppiata all'interno dell'ex caserma Cavarzerani di Udine, avrebbe suggerito, con un post su un social network, l'organizzazione di «squadroni della morte» grazie ai quali «nel giro di due giorni riportiamo la normalità...», «Quattro taniche di benzina e si accende il forno crematorio, così non rompono più»;

   si tratta di frasi deliranti, gravissime, e inaccettabili, soprattutto se a pronunciarle è un rappresentante delle istituzioni;

   tali frasi sembrerebbero violare la cosiddetta «legge Mancino», adesso ricondotta nel codice penale, che prevede il delitto di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa (articolo 604-bis) e la relativa aggravante (articolo 604-ter), che aumenta la pena fino alla metà per i reati punibili con pena diversa da quella dell'ergastolo commessi per finalità di discriminazione o di odio etnico, nazionale, razziale o religioso, ovvero al fine di agevolare l'attività di organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi che hanno tra i loro scopi le medesime finalità;

   pare in ogni caso evidente, a parere degli interroganti, l'inidoneità a ricoprire il ruolo di responsabile della protezione civile, di un soggetto che istiga alla violenza e diffonde odio –:

   di quali elementi informativi dispongano in relazione a quanto esposto e se intendano assumere iniziative di competenza volte a implementare il sistema sanzionatorio nei riguardi di pubblici funzionari e amministratori che si rendano responsabili di esternazioni apertamente xenofobe, razziste e istigatrici all'odio e alla violenza.
(5-04519)


   PAITA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 14 agosto 2018 si è verificato il crollo del Ponte Morandi a Genova, causando 43 vittime e numerosi feriti;

   oltre all'incalcolabile perdita di vite umane, ci sono state conseguenze pesantissime per centinaia di famiglie e migliaia di imprese;

   in particolare, tantissimi nuclei familiari hanno dovuto lasciare le loro abitazioni definitivamente e sono stati indennizzati affinché potessero trovare una nuova collocazione;

   un numero molto significativo di aziende ha dovuto interrompere l'attività anche per un lungo periodo o comunque ha avuto un notevole calo del giro di affari;

   queste difficoltà hanno toccato sia aziende che operavano nell'area coinvolta dal crollo, che realtà dell'intero territorio genovese che operavano esempio nel campo della portualità e della logistica;

   sono stati nominati due diversi commissari straordinari. Uno (il sindaco di Genova) per la realizzazione del nuovo ponte sul Polcevera (che è stato inaugurato il 3 agosto e aperto al traffico il 5 agosto); un secondo (il presidente della regione Liguria) cui sono stati invece affidati compiti relativi alla gestione dell'emergenza;

   sono ancora disponibili 13 milioni di euro a tutt'oggi non spesi;

   parecchie aziende, pur rassicurate sulla possibilità di ricevere indennizzi, non hanno avuto ancora accesso a questi fondi;

   in particolare, la regione Liguria ha ritenuto che non potessero beneficiare di questi fondi le S.r.l.;

   secondo taluni tuttavia non risulterebbe affatto giustificata questa esclusione dalle norme nazionali del «decreto Genova» –:

   se si intenda chiarire se le società a responsabilità limitata siano effettivamente escluse dai benefici previsti dal «Decreto Genova»;

   ove si ritenesse che non fossero escluse da questi benefici, se non si ritenga di adottare iniziative, per il tramite del Commissario all'emergenza, per sbloccare immediatamente questi fondi;

   qualora invece si ritenesse opportuno un chiarimento normativo non si ritenga opportuno adottare le conseguenti iniziative di competenza per ovviare a questo ingiusto inconveniente che impedirebbe di estendere i benefici a queste realtà aziendali unicamente a causa della loro ragione sociale.
(5-04523)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DALL'OSSO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   dallo spodestamento di Mu'ammar Gheddafi la Libia è territorio di «nessuno», con fronde che si combattono per la supremazia nel Governo dei territori;

   l'Italia è presente con una missione, composta di circa 250 uomini, che lavora a protezione dell'ospedale da campo di Misurata e sostiene la guardia costiera libica impegnata a contrastare il traffico di armi ed esseri umani;

   da tempo il Ministro della difesa Lorenzo Guerini aveva parlato dell'esigenza di una «riconfigurazione» delle missioni che potrebbe alla fine portare in Libia un numero maggiore di uomini e mezzi distogliendoli da altri scenari di crisi;

   negli ultimi tempi l'Italia ha ricentrato i rapporti con le due fazioni che si contrappongono in Libia e ha avviato una serie di contatti anche con i Paesi che sostengono il generale Haftar;

   qualche giorno fa, precisamente il 30 luglio 2020, un Hercules C 130 decollato da Pisa era atterrato alle 17.30 a Misurata con una trentina di soldati italiani a bordo: «Ad alcuni militari del Celio e della brigata Julia è stata però negata l'autorizzazione allo sbarco da parte delle autorità libiche, perché mancava sul loro passaporto il visto d'ingresso. Un caso di respingimento senza scrupoli, ridicolo e al tempo stesso umiliante» denuncia il senatore Enrico Aimi;

   mentre alcuni militari sono potuti scendere, altri 17 sono dovuti ritornare in Patria; considerato che in Libia si ha un massimo di 400 uomini, 142 veicoli, 2 mezzi aerei e una nave nel porto di Tripoli in appoggio alla Guardia costiera nel contrasto alle partenze;

   i nostri militari erano giunti per un cambio del contingente a Misurata, che gestisce l'ospedale da campo e altre attività di sicurezza –:

   se il Governo intenda chiarire se la motivazione addotta in merito al respingimento di cui in premessa sia quella ufficiale;

   per quali ragioni il Presidente del Consiglio dei ministri o i Ministri interrogati non abbiano ancora fornito ampi chiarimenti su questo accaduto;

   quali iniziative politiche si intendano assumere affinché tali comportamenti umilianti da parte delle autorità libiche non abbiano più a ripetersi.
(4-06571)


   PENNA e NESCI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 19 luglio 2020 si è ricordato il 28esimo anniversario della morte di Paolo Borsellino e degli uomini della sua scorta e qualche giorno prima, il 17 luglio, il pubblico ministero Gabriele Paci ha chiesto innanzi alla corte di appello di Caltanissetta l'ergastolo per Matteo Messina Denaro, considerato uno dei boss più potenti di Cosa Nostra, nonostante sia irreperibile da 27 anni ed accusato di essere uno dei mandanti degli attentati di Capaci e Via D'Amelio;

   la questione del rafforzamento delle misure di protezione nei confronti dei magistrati esposti alle continue minacce ad opera della mafia e più in generale della criminalità organizzata è stata sollevata 28 anni fa da Paolo Borsellino e, come si apprende da notizie di stampa, rappresenta un tema sempre attuale anche alla luce delle recenti minacce ricevute dal procuratore della Repubblica di Catanzaro, dottor Nicola Gratteri, fatte pervenire ai carabinieri di Lagonegro;

   il dottor Nicola Gratteri, da anni sotto scorta per le tante minacce ricevute nel corso della sua attività di magistrato impegnato nella lotta alla 'ndrangheta e ai traffici internazionali di droga; nonché sui particolari rapporti di tali traffici con i cosiddetti «colletti bianchi», secondo la missiva in parola, ricevuta dagli uomini dell'Arma di Lagonegro, sarebbe in pericolo di vita perché la cosca dei Mancuso avrebbe incaricato un uomo di fiducia di eseguire la condanna a morte del magistrato reggino;

   la procura della Repubblica di Salerno ha avviato immediatamente le indagini per accertare se l'episodio de quo sia da considerarsi come un «avvertimento» da parte della 'ndrangheta stessa, o se tale gesto non tenda ad esiti ben più gravi di una mera finalità intimidatoria che, se fosse confermata questa ultima ipotesi, getterebbe una luce inquietante su un possibile innalzamento del livello di allerta;

   il pericolo di attentato nei confronti del procuratore Gratteri potrebbe rappresentare la risposta di un intero sistema di potere, ramificato in ogni ambito della nostra società e facente capo alla criminalità organizzata, all'attacco incrociato delle procure antimafia calabresi che, conseguentemente, imporrebbe un impegno civile e istituzionale atto a proteggere la persona del dottor Gratteri –:

   se il Governo non ritenga necessario chiarire quali iniziative abbiano assunto le pubbliche autorità competenti sui fatti sopra riportati, e se il Ministro interrogato intenda adottare ulteriori iniziative di competenza al fine di garantire l'incolumità degli uomini costantemente impegnati al servizio delle istituzioni dello Stato come il procuratore della Repubblica di Catanzaro, dottor Nicola Gratteri, giornalmente protagonista della lotta alle forze oscure che, come ebbe modo di scoprire Paolo Borsellino, si annidano fuori e dentro le istituzioni;

   se non ritenga improcrastinabile procedere all'adozione di ulteriori rigorose e attente iniziative, per quanto di competenza, atte a consegnare alle patrie galere il super latitante Matteo Messina Denaro, al fine di affermare la forza dello Stato di diritto sul sistema della criminalità organizzata e rendere giustizia alla memoria di Paolo Borsellino e di tutti gli uomini che con la loro vita hanno difeso la libertà e la legalità del nostro Paese.
(4-06572)


   VILLANI e BARBUTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nelle ultime settimane, da fonti di stampa si legge il ritorno d'attualità del cosiddetto «Escamotage» pensato da alcuni sindaci, per lasciare la carica di primi cittadini e candidarsi al consiglio regionale senza rischiare che il loro comune possa essere commissariato;

   già in passato in alcuni comuni del salernitano i sindaci di Sant'Egidio Monte Albino e di Agropoli avevano presentato un ricorso contro i loro stessi comuni per aver ricevuto una multa per divieto di sosta; il sindaco di Giffoni Valle Piana per un danno alla propria auto causato da una buca sì è scagliato contro il comune per i danni alla sua autovettura;

   in particolare, il primo cittadino di Sant'Egidio del Monte Albino (Salerno), nel 2015, si fece multare dai suoi stessi vigili urbani per poi proporre ricorso contro la multa e farsi dichiarare decaduto, per potersi candidare al consiglio regionale. Tale circostanza assunse un clamore tale da attirare finanche l'attenzione dei media nazionali;

   un escamotage di siffatta portata, per parte della dottrina, è riconducibile alle ipotesi di abuso di diritto alle clausole generali di buona fede, ai sensi dell'articolo 1175 del codice civile, comma 2;

   il su citato articolo fa riferimento al concetto di correttezza, a cui può affiancarsi quello di buona fede in senso oggettivo, cioè il dovere di comportarsi con lealtà ed onestà;

   con deliberazione di consiglio comunale n. 26 del 24 giugno 2016, si disponeva un'altra volta l'elezione alla carica di sindaco del comune di Sant'Egidio del Monte Albino del signor Carpentieri, non trovandosi in alcuna delle situazioni di ineleggibilità, di incandidabilità e di incompatibilità previste dalla legge;

   da fonti di stampa si è appreso che, ancora una volta, il primo cittadino di Sant'Egidio, ha portato il suo ente ad un contenzioso per vedersi riconosciuto il diritto ad ottenere il versamento dei contributi previdenziali ed assistenziali per il periodo dal 15 ottobre 2014 al 29 aprile 2015, periodo in cui lo stesso rivestiva la carica di sindaco;

   il decreto legislativo n. 267 del 2000, in tema di incandidabilità, ineleggibilità e incompatibilità degli eletti e, precisamente l'articolo 63 testualmente recita: «Non può ricoprire la carica di sindaco, presidente della provincia, consigliere comunale, provinciale o circoscrizionale [...] colui che ha lite pendente, in quanto parte di un procedimento civile od amministrativo, rispettivamente, con il comune o la provincia»;

   la sussistenza di una lite pendente, quindi apre una procedura (disciplinata dall'articolo 69 del TUEL) che può portare, se il sindaco non rimuove la causa di incompatibilità, alla sua decadenza, deliberata dal consiglio comunale;

   di fatto, ai sensi dell'articolo 65, comma 1, del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, decreto legislativo n. 267 del 2000, colui che si candida nella medesima regione del comune di cui è sindaco, qualora sia eletto, deve optare tra le due cariche e se sceglie la carica di consigliere regionale si deve dimettere da quella di sindaco: in caso di dimissioni del sindaco, si procede allo scioglimento del consiglio comunale e alla nomina contestuale di un commissario; mentre nel caso di decadenza del sindaco il consiglio comunale e la giunta rimangono in carica sino alle nuove elezioni e il vicesindaco svolge le funzioni del sindaco (articolo 53, comma 1 e comma 3 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali;

   considerato che: il primo cittadino di un comune dovrebbe avere come primo obiettivo quello di fare il bene del proprio ente, amministrandolo nell'esclusivo interesse dei cittadini;

   la decadenza per lite pendente, che non comporta lo scioglimento del consiglio comunale e quindi il commissariamento dell'ente, dovrebbe rappresentare una condizione reale ben ponderata e non costruita ad hoc come mero escamotage elettorale –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se intenda adottare iniziative normative al fine di evitare che questa prassi, a parere dell'interrogante, elusiva della normativa vigente o comunque contraria ai principi di correttezza ed onestà che dovrebbero contraddistinguere tutti coloro che amministrano e rappresentano a tutti i livelli la Repubblica italiana quali elementi costitutivi, ovvero Stato, regioni, comuni, città metropolitane e province, si consolidi nei nostri enti locali andando a lederne i principi fondamentali ed i diritti dei cittadini.
(4-06574)


   FERRO e BUTTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   l'esperienza della pandemia mondiale che ha portato ad un lockdown forzato ha spinto il mercato della musica in streaming: tra gennaio e marzo 2020 gli abbonamenti ai servizi come Spotify e Amazon Music sono infatti aumentati del 35 per cento su base annua, raggiungendo i 394 milioni su scala globale, come certificato dagli analisti di Counterpoint;

   al di là del particolare momento storico, però, è un dato consolidato che ormai la fruizione di musica e/o contenuti multimediali avvenga soprattutto in streaming: anche secondo una ricerca fatta da Nielsen l'84 per cento degli utenti usufruisce di contenuti multimediali in streaming; la stessa ricerca dell'Istat, commissionata dal Ministero per i beni e le attività culturali nel 2017, parlava solo del 15 per cento tra i fruitori di contenuti musicali e del 10 per cento dei fruitori di quelli video ricorrere ad attività di copia privata;

   nonostante ciò, in Italia gli utenti continuano a pagare i compensi per copia privata: una pen drive da 64GB che viene venduta al rivenditore a circa 8 euro, è assoggettata a 4,48 euro di Siae; una card da 64GB che viene venduta al rivenditore a circa 7,50 euro, è assoggettata a 5,12 euro di Siae; una Ssd da 500GB che viene venduta al rivenditore a circa 32 euro, è assoggettato a 4,5 euro di Siae;

   fortemente critica la posizione di Confindustria Digitale, espressa in occasione delle consultazioni sulla bozza di decreto ministeriale che ha rimodulato i compensi per copia privata, ritenuta «frutto di una visione del tutto anacronistica rispetto alle reali abitudini dei consumatori. La rapida evoluzione dei device, la crescente offerta di contenuti on-line da piattaforme specializzate e l'accesso a costi decrescenti alle reti a banda larga fisse e mobili, hanno radicalmente cambiato le abitudini di consumo legale di contenuti e oggi lo streaming è la modalità largamente prevalente di fruizione dei contenuti digitali. La copia privata è del tutto residuale e mantenere in vita il compenso, addirittura prevedendone l'aumento, assume sempre più il significato di un balzello sull'innovazione tecnologica, oltretutto in contrasto con le esigenze di modernizzazione del Paese, emerse con forza nella drammatica emergenza che stiamo vivendo»;

   l'Asmi, l'associazione di categoria dei produttori di supporti e sistemi multimediali, ha valutato una decrescita delle vendite valutabile dal 60 al 70 per cento a favore degli evasori dell'imposta e degli operatori esteri (molti consumatori, infatti, comprano da siti esteri per evitare l'imposta Siae);

   occorre intervenire per eliminare questo «balzello» che, soprattutto in un periodo di forte recessione economica come quella che si vivrà nei prossimi anni, darebbe respiro a un settore trainante per l'economia nazionale qual è quello della tecnologia –:

   se e quali immediate iniziative di competenza il Governo intenda assumere per rivedere completamente la disciplina dei compensi per copia privata, al fine di azzerarli o, comunque, fortemente ridimensionarli.
(4-06577)


   CARETTA, MANTOVANI, BUTTI e FRASSINETTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   come emerso a mezzo stampa, il 15 ottobre 2020 è prevista la manifestazione di diverse sigle sindacali di rappresentanza a livello nazionale del comparto infermieristico a Roma;

   come evidenziato da vari rappresentanti del comparto infermieristico, il trattamento salariale degli infermieri, in Italia, è tra i più bassi d'Europa;

   nel corso dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, nonostante le varie misure attuate dal Governo italiano, vari comparti del personale sanitario nazionale hanno evidenziato come le misure economiche varate siano del tutto asimmetriche a confronto con i rischi costituiti dall'emergenza pandemica affrontata;

   in tal senso, non sono state assunte iniziative particolari da parte della maggioranza di Governo, la quale, in sede di conversione del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, ha deciso di non accogliere emendamenti presentati dal Centrodestra per introdurre un premio economico in relazione al carico di lavoro sopravvenuto in seguito all'emergenza epidemiologica da COVID-19 –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza, se del caso, intenda predisporre per:

    a) fornire trattamenti economici e di premialità al personale infermieristico nazionale commisurati all'emergenza epidemiologica, da COVID-19 affrontata ed a tutti i rischi per l'incolumità fisica e mentale personale sostenuti;

    b) valutare l'individuazione di nuove forme contrattuali a tutela del personale infermieristico, equiparate ed in linea con i migliori standard del settore ad oggi in vigore nell'Unione europea.
(4-06587)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta scritta:


   DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, BILLI, COIN, COMENCINI, FORMENTINI, PICCHI, RIBOLLA e ZOFFILI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la pandemia da Covid-19, originata in Cina, sta affliggendo tutti i Paesi del mondo e in particolare, dopo aver aggredito l'Italia e l'Europa, ora sta colpendo i Paesi delle Americhe, in special modo il Venezuela, dove si trovano molti connazionali;

   tale Paese presenta una grave crisi sanitaria che si sovrappone ad una situazione economica, politica e umanitaria compromessa; mentre il regime di Maduro cancella i diritti democratici del popolo venezuelano, si assiste alla grave mancanza di medicinali e attrezzature mediche;

   in Venezuela vive la terza comunità italiana dell'America Latina, una comunità molto attiva e che ora chiede aiuto all'Italia, in quanto alla crisi economica e politica si è aggiunta la crisi sanitaria per il Covid-19;

   è importante che il nostro Paese garantisca, nel rispetto dell'articolo 16 della Costituzione, la possibilità di un rientro in Patria a quegli italiani che si trovano all'estero, in particolar modo quelli che si trovano in condizioni di estrema difficoltà come nel caso dei concittadini in Venezuela;

   attualmente non sono previsti voli di rimpatrio dal Venezuela e circa 200 cittadini italiani, che vivono in situazioni di rischio per la propria salute, non riescono a rientrare in Italia;

   l'ultimo volo per l'Italia risale al 20 maggio 2020 e, ad oggi, è possibile inserire solo 10 o 15 persone nei voli organizzati da altri Paesi, come Spagna, Portogallo o Francia –:

   se i Ministri interrogati non intendano, nell'ambito delle proprie competenze, attivarsi per garantire il diritto al rimpatrio dei connazionali che si trovano attualmente in Venezuela e che vivono una crisi senza precedenti, sia sanitaria che politico-economica, il cui rientro andrebbe considerato anche sotto il profilo umanitario, pur nel rispetto delle norme sanitarie precauzionali prescritte.
(4-06578)


   FORMENTINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 23 luglio 2020, organi di stampa del nostro Paese hanno dato notizia di una significativa reazione diplomatica tedesca all'imposizione della nuova legge cinese sulla sicurezza nazionale nella regione autonoma di Hong Kong;

   al Ministro degli affari esteri tedesco, Heiko Maas, è stata tra l'altro attribuita la seguente affermazione: «se il principio “un paese due sistemi” viene violato ci saranno conseguenze per le nostre relazioni con Hong Kong e la Cina»;

   insieme alla Francia, inoltre, la Repubblica federale tedesca avrebbe già proposto ai partner dell'Unione europea alcune misure di solidarietà con la popolazione della ex colonia britannica, prospettando tra l'altro l'agevolazione della concessione dei visti per i residenti ad Hong Kong e la messa a disposizione di borse di studio a scienziati, giornalisti ed artisti a rischio nella regione autonoma cui adesso viene applicata la nuova legge cinese sulla sicurezza nazionale –:

   quale posizione il Governo intenda assumere rispetto alla sollecitazione proveniente da Francia e Germania in merito all'agevolazione dei visti per i residenti ad Hong Kong e alla messa a disposizione di borse di studio che possano permettere ai dissidenti di sottrarsi alle misure repressive che potrebbero essere applicate nei loro confronti dalle autorità di Pechino.
(4-06580)


   FORMENTINI, CENTEMERO, BILLI, COIN, COMENCINI, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, PICCHI, RIBOLLA e ZOFFILI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nel luglio 2020, l'Institute for NGO Research, basato a Gerusalemme, ha pubblicato un rapporto dedicato ai legami esistenti tra alcune organizzazioni non governative palestinesi – basate in Cisgiordania e a Gaza – ed il Fronte Popolare per la liberazione della Palestina, o Fplp;

   l'Fplp, fondato da George Habbash, è classificato come organizzazione terroristica sia dall'Unione europea che dagli Stati Uniti e dal Canada. La sua azione storicamente più conosciuta in Italia è il dirottamento della motonave Achille Lauro, a bordo della quale venne assassinato Leon Klinghoffer; nel luglio 2020, lo Shin Beth israeliano ha rivelato di aver arrestato dieci operativi del Fplp finanziati ed addestrati dall'Hezbollah libanese e dall'Iran, pronti a preparare attentati in Cisgiordania ed Israele;

   secondo l'istituto israeliano, nove individui appartenenti ad almeno sette Ong che percepiscono fondi dai Governi europei avrebbero partecipato ad un evento commemorativo promosso da Fplp a Ramallah il 14 maggio 2019;

   non meno di quattro funzionari riconducibili ad Ong palestinesi presenti all'evento promosso da Fplp sono stati accusati di appartenere ad una cellula terroristica di questa entità ed alcuni di loro sono sotto processo per l'assassinio di una diciassettenne israeliana, Rin Shnerb, avvenuto nell'agosto 2019;

   contributi italiani, pari ad 862.076 dollari nel 2018, sarebbero arrivati alle Ong palestinesi attraverso Save the Children, mentre altri 136.612 dollari sarebbero stati erogati tramite apporti conferiti al Mine Action Service delle Nazioni Unite. Di tali risorse avrebbe beneficiato il centro di sviluppo palestinese Ma'an, sospettato di intrattenere rapporti con l'Fplp;

   inoltre, l'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics) avrebbe stanziato 994.415 euro nel triennio 2018-2020, attraverso l'Organizzazione per lo sviluppo globale di comunità in Paesi extraeuropei, una onlus che collabora con tre ong palestinesi, fondi che avrebbero raggiunto la Uawc (Union of Agricoltural Work Committees) legata al Fplp;

   nell'ambito dello stesso programma dell'Aics per il triennio 2018-2020, inoltre, 1,8 milioni di euro avrebbero beneficiato la Al-Haq, apparentemente collegata al Fplp, tramite il Cospe-Cooperazione per lo sviluppo dei paesi emergenti;

   il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale avrebbe infine conferito un ulteriore finanziamento pari ad 1,6 milioni di euro Ciss-Cooperazione internazionale Sud-Sud, in vista della realizzazione di un programma eseguito da tre ong palestinesi, che coinvolge il Bisan Center for Research and Development, di cui è membro Gebril Muhamad, visto alla manifestazione di Ramallah indetta dal Fplp –:

   se le circostanze descritte nel rapporto curato dall'Institute for NGO Research corrispondano al vero e, in caso affermativo, in che modo il Governo intenda evitare che fondi del contribuente italiano raggiungano anche tramite la mediazione di soggetti internazionali o non governativi ong palestinesi che mantengono rapporti con un'entità classificata come terroristica dall'Unione europea.
(4-06584)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:


   LOCATELLI, CLAUDIO BORGHI, FERRARI, MOLTENI, ZOFFILI e VIVIANI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il tema della regolazione del lago di Como, allo scopo di arginare le disastrose piene lacuali e sublacuali dell'Adda, è stato oggetto di studio a partire dalla fine del 1800 attraverso i più famosi professori ed ingegneri idraulici dell'epoca;

   passare dai progetti alle opere è stato molto più complesso, poiché per decenni si è discusso tra le esigenze lacuali (livello del lago il più possibile stabile) e quelle sublacuali (lago regolato in modo da trattenere il maggior volume possibile delle piene e garantire i volumi d'acqua necessari alla irrigazione);

   il Consorzio dell'Adda è stato istituito con regio decreto n. 2010 del 21 novembre 1938 quale soggetto pubblico incaricato della costruzione, della manutenzione e dell'esercizio dell'opera regolatrice del lago di Como;

   in base ad un decreto del '42, il Consorzio può far calare il livello del lago di Como sino a meno 40 sotto lo zero idrometrico;

   i dati di questi ultimi giorni, per esempio, segnalano livelli estremamente oscillanti, con cali di oltre 8 centimetri in un giorno e mezzo e progressivo impoverimento del bacino lacustre;

   i muri di sostegno delle rive di tutto il Lario, da Como a Dongo e a Lecco, sono tenuti saldi dalla spinta dell'acqua che, quando scende, rende pericolanti interi tratti di strade e case di paesi rivieraschi. D'altra parte l'acqua del lago serve, per attività fondamentali, ad irrigare le coltivazioni giù, in pianura, e anche a produrre energia elettrica;

   anche per il triennio 2020-2022 per il Consorzio dell'Adda il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare non ha sin qui espresso la figura del presidente;

   era già capitato anche negli anni precedenti, tanto che anche la Corte dei conti ha mosso un rilievo in tal senso. Il Consorzio dell'Adda ha invitato attraverso più solleciti a esprimere il nome del presidente;

   i comuni rivieraschi reclamano attenzione sulle problematiche del consorzio ed un'equa suddivisione dei proventi derivanti dallo «sfruttamento» dell'acqua;

   al territorio vanno oggi poche risorse peraltro destinate al ripopolamento ittico. I rapidi saliscendi nel lago hanno messo in pericolo anche la sopravvivenza di importanti specie ittiche come il lavarello –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere per procedere all'attesa nomina del presidente del Consorzio d'Adda e alla tutela della fauna del lago di Como.
(4-06563)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BRUNO BOSSIO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   il Palazzo Odescalchi in piazza Santi Apostoli, del Bernini, cortile del Maderno con 10 colossali statue romane, è uno dei più importanti della Capitale;

   le preziose collezioni d'arte in esso detenute, sono rimaste, tranne qualche eccezione come il Caravaggio «Conversione di Saulo» sconosciute e nascoste, prive di vincolo unitario;

   da tempo diverse testate giornalistiche hanno denunciato lavori di restauro condotti in modo selvaggio, tanto da cancellare l'identità storica e contribuire alla dispersione all'estero di buona parte dei capolavori ivi custoditi sino ad oggi per 400 anni;

   a fianco dell'architettura della dispersione delle collezioni d'arte, vincolate e non, ci sono le opere d'arte dell'Odescalchi da anni disperse per il mondo, senza alcun controllo: 1) dipinto del monogrammista «MO» del 1566 «Festival di corte in giardino di Villa italiana», venduto alla Trynity Fine Art, di Londra (29 Bruton Street); 2) La «Resurrezione» di Saturnino Gatti (1463-1518) olio e tempera su tavola, da una camera da letto, privato dall'ingombrante cornice dorata per renderlo più agevolmente espatriabile, era in vendita da Christie's New York, asta n. 8338 il 12 gennaio 1996 «Important Old Master Paintings» lotto 40; 3) Marcantonio Franceschini (1648-1729) «scena campestre» («the most important and congenial by the artist» Dwight C. Miller 14 ag. 1988) disegnata da Fragonard (Londra, British Museum); 4) Gaudenzio Ferrari il «Raffaello delle Alpi» la «Sacra Famiglia» (unico quadro venduto a comparire nella denuncia di successione); 5) Vanvitelli «Vedute di Tivoli» e di Grottaferrata; 6) 31 taccuini di disegni della Regina Cristina di Svezia. Quello con 99 disegni autografi di Pietro da Cortona e Ciro Ferri è stato sequestrato alla Dogana di Fiumicino dalla Guardia di finanza a seguito di tentativo di esportazione clandestina. Nel 1997 si chiuse la vicenda del taccuino di Giulia Odescalchi «essendo largamente trascorsi i termini previsti dalla legge senza che nessuno avesse intrapreso azioni per far valere il diritto alla restituzione del bene" furono assegnati all'istituto per la Grafica». Altro taccuino Odescalchi con i paesaggi di Francesco Allegrini è emerso di recente sul mercato antiquario londinese. Degli altri 29 preziosi taccuini non se ne sa più nulla; stanno per essere dispersi anche i dipinti di Lucio Massari (1569-1633) «La Fede e Thamar» (n. 38 inv.) e «Susanna tra i vecchioni» (n. 36 inv.) (tra i più grandi pittori bolognesi con sue opere ai Musei Capitolini, Uffizi e Louvre); avendo già venduto a Londra e New York diverse opere, il sequestro preventivo dei dipinti Odescalchi scongiurerebbe anche questa circostanza;

   tutti gli episodi relativi a palazzi e a collezioni storiche romane, scompaginando un insieme di altissimo profilo culturale e storico, infliggono un duro colpo alla cultura capitolina –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere, alla luce dei fatti sopra esposti, a tutela del palazzo e delle importanti collezioni per scongiurare il danno irreversibile che si sta configurando sotto agli occhi di tutti da anni.
(5-04521)

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   la giunta del consiglio comunale di Giano dell'Umbria, attraverso un'ordinanza emanata l'11 marzo 2020, ha intimato lo sgombero del complesso di proprietà comunale denominato «La Colonia», dato in concessione nel 2005 a Vincenzo Sparagna in qualità di presidente del consiglio di amministrazione della Frigolandia s.r.l. che, in questo spazio, negli anni, ha costruito un centro culturale polivalente;

   a parere dell'interrogante, attraverso questo gesto, la giunta di Giano dell'Umbria sta cercando di cancellare la straordinaria esperienza della immaginaria «Repubblica dell'Arte» di Frigolandia che sorge in una ex colonia estiva;

   Frigolandia è l'immaginaria città pensata da Andrea Pazienza e Vincenzo Sparagna nel 1985;

   un'utopia che nel 2005 è diventata realtà, quando, dopo lunghi lavori di ristrutturazione di tre edifici, un gruppo di volontari ha dato vita ad un'esperienza unica nel suo genere, molto apprezzata dall'amministrazione dell'epoca che, entusiasta del progetto, mise a disposizione una struttura comunale dopo un bando di assegnazione andato deserto;

   Frigolandia è stata visitata negli anni da migliaia di famiglie, giovani, studiosi e ricercatori di ogni parte d'Italia e del mondo, moltiplicando così anche l'afflusso turistico sul territorio umbro;

   è sede delle riviste Frigidaire e Il Nuovo Male – storiche riviste di satira italiane post-1977 – oltre ad essere laboratorio di grafica e Museo dell'Arte Maivista (Mam) dedicato al fumetto e all'illustrazione, che conserva migliaia di opere dei maggiori autori italiani, come Pazienza, Tamburini, Scozzari, Sparagna, Vincino, Liberatore, Igort, Echaurren e tanti altri;

   è bene sottolineare come Frigolandia non abbia mai ricevuto contributi pubblici, paghi regolarmente il canone previsto dal contratto di concessione firmato con il comune di Giano dell'Umbria nel 2005, ed è in piena attività con la pubblicazione di riviste e libri, la realizzazione di seminari di studio, l'organizzazione di mostre di successo ed eventi culturali in molte città italiane;

   l'ordinanza di sgombero contesta il rinnovo automatico della concessione avvenuto allo scadere dei primi dieci anni, nel 2015, in realtà previsto dal contratto e pienamente legittimo. Il contratto, infatti, di durata decennale, prevede un rinnovo in automatico per tre volte e sarebbe rescindibile solo dalla città dell'Arte Maivista;

   a parere dell'interrogante, la scomparsa di Frigolandia distruggerebbe una delle più originali esperienze artistiche e giornalistiche europee, che ha le sue radici nella rivista Frigidaire, fondata nel 1980 e prima ancora nella satira del Il Male e segnerebbe la chiusura delle riviste Frigidaire e Il Nuovo Male e del Museo dell'Arte Maivista, la dispersione della biblioteca e del prezioso archivio storico, oggetto di molte tesi di laurea italiane e di studi specialistici anche nella prestigiosa Università di Yale nel Connecticut;

   l'Università di Yale, nel 2018, ha addirittura acquistato una parte consistente dell'archivio custodito a Frigolandia per metterlo a disposizione dei propri studenti, a ulteriore dimostrazione di come Frigolandia rappresenti una realtà conosciuta e apprezzata nel mondo e di come tale esperienza non possa che dare lustro al comune di Giano dell'Umbria;

   a parere dell'interrogante, l'esperienza di Frigolandia non può cessare di esistere perché fa parte di quel patrimonio culturale, letterario e artistico che dovrebbe, al contrario, essere sostenuto e preservato dalle istituzioni. Tale realtà non può andare dispersa sia per il suo valore storico che per le iniziative culturali che continua a produrre e per il valore aggiunto che rappresenta per il territorio –:

   quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, affinché esperienze di grande e comprovato interesse storico e culturale, come quella esposta in premessa, vengano tutelate e valorizzate, anche tramite l'individuazione di spazi pubblici, evitando che patrimoni unici come Frigolandia possano andare dispersi.
(4-06567)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BITONCI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il cosiddetto decreto Rilancio, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, al suo articolo 119 ha previsto l'introduzione di una detrazione fiscale pari al 110 per cento delle spese relative a specifici interventi di efficienza energetica e di misure antisismiche sugli edifici, sostenute dal 1° luglio 2020 e fino al 31 dicembre 2021;

   gli incentivi si applicano, in particolare, agli interventi effettuati dai condomini o dalle persone fisiche al di fuori dell'esercizio di attività di impresa, arti e professioni, su non più di due unità immobiliari, nonché dagli Istituti autonomi case popolari (Iacp) comunque denominati e dagli enti aventi le stesse finalità sociali. Le agevolazioni riguardano anche i lavori effettuati dagli enti del terzo settore e dalle associazioni o società sportive dilettantistiche sui soli immobili, o su parte di essi, adibiti a spogliatoi. In base al tenore letterale della citata norma sembrano pertanto escluse dalla fruizione dei cosiddetti eco e sisma-bonus le unità immobiliari anche ad uso abitativo facenti capo a società semplici agricole;

   sul punto giova far presente come tale forma societaria – la più elementare all'interno del nostro ordinamento – è stata concepita per favorire e semplificare la costituzione e l'attività svolta delle aziende agricole, riconoscendo anche diversi vantaggi di natura fiscale per i soci che si uniscono per svolgere un'attività agricola e non commerciale (come recita l'articolo 2135 del codice civile che descrive l'attività in coltivazione della terra, silvicoltura, allevamento di animali e attività connesse a quella agricola);

   sarebbe pertanto utile, al fine di valorizzare il patrimonio immobiliare privato nel Paese ed in linea con le politiche di favore introdotte dal legislatore per le società semplici agricole, riconoscere anche a queste ultime la possibilità di usufruire delle detrazioni ex articolo 119 del decreto Rilancio, perlomeno per gli immobili adibiti ad abitazione principale o secondaria –:

   se il Governo non intenda adottare le iniziative di competenza per chiarire anche in via interpretativa, l'applicabilità dei benefici fiscali previsti dall'articolo 119 del decreto «Rilancio» anche alle unità immobiliari ad uso abitativo facenti capo alle società semplici agricole.
(5-04518)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CECCHETTI, GUSMEROLI, COVOLO, CAVANDOLI, TARANTINO, GERARDI, BITONCI e CANTALAMESSA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   dalla cronaca nazionale, nonché da riviste di settore, si apprende che migliaia di cittadini, nei primi mesi del 2020, hanno avuto difficoltà nel sostenere il pagamento del mutuo;

   in generale, l'11 per cento delle famiglie, il doppio rispetto al 2019, hanno avuto criticità nel sostenere le rate del mutuo; la percentuale sale al 17 per cento per i cittadini che hanno chiesto altre forme di prestiti; a questi dati si aggiungono anche le difficoltà delle piccole imprese, degli artigiani e dei commercianti nel sostenere i costi delle loro attività;

   il Governo, con il decreto «Cura Italia» e poi con il decreto «Liquidità», ha previsto una serie di misure a sostegno delle famiglie e delle piccole imprese che si sono ulteriormente trovate in emergenza per causa del Coronavirus nonché per gli eventi negativi causati dal lockdown;

   in particolare, il Fondo di solidarietà gestito da Consap, società controllata totalmente dal Ministero dell'economia e delle finanze, avrebbe dovuto sostenere le famiglie che chiedevano la sospensione del mutuo (per le piccole imprese l'obiettivo era un'iniezione di liquidità);

   tuttavia, migliaia di cittadini hanno avuto difficoltà nell'ottenere la sospensione dei mutui, in quanto gli istituti di credito avrebbero applicato le proprie condizioni, oppure non sempre si sarebbero attenuti alla procedure previste e vi sarebbero state informazioni non adeguate nonché ritardi nell'attuazione delle richieste (proprio per quest'ultimo caso è stata necessaria una modifica, in sede di conversione, del decreto «Cura Italia», convertito dalla legge 5 giugno 2020, n. 40);

   i dati riportano che solo nel 26 per cento dei casi la pratica è stata approvata, mentre nel restante 74 per cento dei casi la pratica è stata respinta o risulterebbe in fase di valutazione;

   in generale, in questi primi mesi di attuazione dei decreti citati, vi sono state lungaggini e complicazioni nelle procedure, che hanno aggravato la situazione economica, sia per le famiglie sia per tutti lavoratori (piccole imprese, artigiani, commercianti) –:

   se il Ministro interrogato non ritenga necessario promuovere ulteriori misure di sostegno e adottare iniziative per accertare – e risolvere – tutti i casi di ritardi, lungaggini e dinieghi con riferimento alle procedure attivate dalle famiglie e dalle piccole imprese, da aprile 2020 alla data odierna.
(4-06562)


   BITONCI, ANDREUZZA, BADOLE, BAZZARO, BISA, COIN, COLMELLERE, COMENCINI, COVOLO, FANTUZ, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, GIACOMETTI, LAZZARINI, MANZATO, PATERNOSTER, PRETTO, RACCHELLA, STEFANI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO e ZORDAN. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, commi da 37 a 45, della legge 23 dicembre 2014 n. 190 e successive modificazioni, introduce un regime opzionale di tassazione per i redditi derivanti dall'utilizzo di software protetti da copyright, brevetti industriali, di disegni e modelli, ovvero processi, formule e informazioni relativi ad esperienze acquisite nel campo industriale, commerciale o scientifico giuridicamente tutelabili, cosiddetto «Patent Box»;

   il regime opzionale consente di beneficiare dell'esclusione dalla base imponibile dell'Ires e dell'Irap di una quota progressiva del reddito derivante dall'utilizzo, dalla vendita o dalla cessione in licenza di alcune tipologie di beni immateriali;

   a norma della predetta legge, l'opzione deve essere esercitata nella dichiarazione dei redditi relativa al primo periodo d'imposta per il quale si intende optare per la stessa, è valida per cinque periodi di imposta, è irrevocabile e rinnovabile;

   ulteriori disposizioni attuative, nonché i relativi termini sono contenuti nel decreto del Ministro dello sviluppo economico di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze del 28 novembre 2017 e nel provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate, Prot. n. 2015/154278 del 1° dicembre 2015;

   la quota di reddito agevolabile è quindi determinata sulla base di un complicato calcolo che prende in esame sia i costi complessivi riferiti al bene, sia quelli sostenuti per il suo sviluppo e mantenimento;

   la determinazione dell'importo agevolabile richiede la preventiva attivazione di una procedura di ruling (accordo preventivo) con l'Agenzia delle entrate; inoltre, a seguito delle modifiche apportate alla disciplina dall'articolo 4 del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34, convertito con modificazioni dalla legge 28 giugno 2019 n. 58 (cosiddetto decreto Crescita), predetta procedura è alternativa alla autoliquidazione del beneficio in dichiarazione dei redditi;

   secondo quanto disposto dal provvedimento direttoriale dell'Ade del 6 maggio 2016, Prot. n. 67014/2016, alle direzioni regionali ed alle direzioni provinciali di Trento e di Bolzano è attribuita la competenza per la gestione delle istanze presentate dai soggetti titolari di reddito di impresa che, alla data di presentazione dell'istanza, hanno domicilio fiscale nel rispettivo ambito territoriale;

   a notizia dell'interrogante, presso la direzione regionale Veneto risulterebbero giacenti numerose pratiche che sebbene siano già state istruite e definite, mancherebbero di perfezionamento con la vidimazione da parte del direttore responsabile; per molte altre, invece, correttamente inoltrate e non rigettate entro i 60 giorni previsti per legge, i soggetti interessati non sarebbero stati chiamati a siglare l'accordo con l'Agenzia delle entrate;

   si rende noto, altresì, che qualora la sottoscrizione dell'accordo non pervenga entro la scadenza della dichiarazione annuale, i contribuenti perderanno un altro anno prima di poter usufruire dell'agevolazione (quindi, per i 5 anni pregressi);

   il regime agevolativo ha l'obiettivo di rendere il mercato italiano maggiormente attrattivo per gli investimenti nazionali ed esteri di lungo termine, incentivando al contempo la collocazione in Italia dei beni immateriali attualmente detenuti all'estero da imprese italiane o estere, nonché favorire l'investimento in attività di ricerca e sviluppo; infine, nell'attuale fase di congiuntura economica, il ruolo dell'innovazione può risultare determinante per favorire la crescita e la competitività del sistema industriale del Paese –:

   se intenda intervenire tempestivamente con proprie determinazioni, al fine di dare certezza all'esito delle domande presentate, ai sensi dei commi da 37 a 43, dell'articolo 1 della legge 23 dicembre 2014, n. 190;

   se intenda, inoltre, rendere noto il numero delle istanze ad oggi non definite da parte delle direzione regionale Veneto e delle altre direzione regionali competenti, quindi, adottare iniziative per prevedere, in caso di istanze già positivamente esitate, un celere accordo tra impresa e Agenzia delle entrate.
(4-06588)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   CORNELI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il terrorismo nero e rosso ha imperversato in Italia tra gli anni '60 e la metà degli anni ottanta, nel periodo che venne denominato «anni di piombo»;

   il terrorismo nero indica una tipologia di eversione armata di ispirazione neofascista e nazional-rivoluzionaria che, più in generale, è collegata a ideologie politiche di destra;

   il terrorismo rosso, al pari di quello nero, è un tipo di eversione armata d'ispirazione comunista e rivoluzionaria che, più in generale, è collegata a ideologie politiche di estrema sinistra, che ha come obiettivo il ricorso alle armi come unico mezzo individuato per disarticolare il sistema Stato-Capitale, al fine di provocare un sollevamento del proletariato e innescare così uno slancio rivoluzionario liberatore delle masse oppresse;

   nel corso degli anni di piombo da entrambe le matrici terroristiche sono stati effettuati molti attentati ai danni delle istituzioni italiane, tra cui il rapimento e l'omicidio del presidente della Democrazia Cristiana, l'onorevole Aldo Moro ad opera delle Brigate rosse, la strage di piazza Fontana ad opera di Ordine Nuovo, la strage di piazza della Loggia del 28 maggio 1974, la strage del treno Italicus del 4 agosto 1974 e la strage alla stazione di Bologna, con il maggior numero di vittime, ad opera dei Nar, Nuclei armati rivoluzionari, della quale il 2 agosto 2020 è ricorso il quarantesimo anniversario;

   nonostante molti dei terroristi operanti in quegli anni siano stati assicurati alla giustizia, ad oggi, tanti altri risultano ancora latitanti sparsi in diversi Paesi nel mondo;

   uno dei latitanti ancora non assicurati alla giustizia risulta essere il neofascista Vittorio Spadavecchia, ex Nar, oggi residente a Londra e rintracciato dalla trasmissione giornalistica Report;

   lo Spadavecchia è stato condannato in contumacia ad una pena detentiva di 15 anni dalla Corte d'assise di appello di Roma per un attentato risalente al 1982, durante il quale, con un commando armato formato da quattro terroristi neri, attaccò una pattuglia di polizia che svolgeva servizio di vigilanza sotto l'abitazione del capo della rappresentanza dell'Olp in Italia e durante il quale morì il poliziotto Antonio Galluzzo e un altro rimase gravemente ferito;

   a partire dal 2000 sono state diverse le richieste di estradizione avanzate del nostro Paese nei confronti dello Spadavecchia, tutte rigettate dal tribunale di Londra e pertanto, ad oggi, lo stesso risulta ancora essere nella lista dei trenta terroristi latitanti più importanti d'Italia;

   nel corso degli anni della latitanza, lo Spadavecchia è diventato un importante uomo d'affari gestendo con un altro ex Nar, Stefano Tiraboschi, una importante società, la Kencroft Properties Limited, che ha nel suo portafoglio un patrimonio di circa 12 milioni di sterline –:

   se il Governo sia a conoscenza della problematica esposta e quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di consegnare alla giustizia questi pericolosi latitanti in modo da far scontare loro le pene che la giustizia italiana gli ha inflitto;

   quale sia lo stato della richiesta di estradizione avanzata nei confronti dell'ex Nar Spadavecchia.
(3-01721)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GIANNONE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa «Dire» in provincia di Parma, una mamma e il suo bambino di 6 anni sono stati trasferiti in casa famiglia «per permettere il riallineamento con il padre rifiutato». La donna, dopo aver denunciato più volte l'ex marito e padre del bambino per violenza su di lei e sul minore, ha perso anche la responsabilità genitoriale. Il collocamento è stato disposto il 30 luglio 2020 dal tribunale di Parma, che prevede anche che madre e figlio «possano essere divisi». Una collocazione peraltro molto distante da dove la donna lavora e il bambino ha il suo mondo;

   «La sventura giudiziaria – racconta la donna alla Dire – è iniziata nel 2017 quando decido di denunciare il mio ex, padre del bambino, per violenza. Nell'immediatezza della denuncia ero stata collocata in casa protetta col bimbo. Dopo circa 20 giorni, il servizio sociale della Pedemontana Sociale propone una mediazione familiare e il ripristino della figura genitoriale del padre, in nome della bigenitorialità, noncurante della denuncia penale»;

   la signora, si legge, è sottoposta a due consulenze tecniche d'ufficio. «Una prima parlerà di rapporto simbiotico, una seconda di patto di lealtà tra me e il bimbo – racconta la donna – noncurante dei racconti di abusi da parte di mio figlio»;

   «Agli incontri con il padre il bambino – racconta P. – non vuole andare. Si dispera e dice di avere paura». L'unica denuncia infatti non archiviata, si legge, per la quale a settembre si celebrerà l'udienza, è proprio quella degli abusi sul minore da parte del padre;

   «Va precisato spiega l'avvocatessa della donna – che gli incontri erano stati sospesi dallo stesso Servizio perché disturbanti per il minore. Riprendere gli incontri con il padre, in prossimità di un incidente probatorio, è quantomeno assurdo. Il minore va preservato da qualsiasi trauma che possa minare la genuinità dell'audizione»;

   «vari specialisti confermano – racconta alla Dire Michela Nacca, presidente di Maison Antigone, che ha visionato il caso insieme a tante altre storie che arrivano ogni giorno – che il bambino ha sintomi di abuso e che la madre è solo protettiva. A settembre 2018 – per fare un altro esempio, scrive ancora Nacca – si appurò che il piccolo aveva una polmonite in corso solo grazie alle insistenze materne ad ospedalizzarlo e solo così si scoprì che il bambino aveva anche un versamento pleurico grave»;

   la donna, conclude, oggi ha «sospesa la sua responsabilità genitoriale», ha denunciato i servizi sociali e i legali di controparte per conflitto di interesse, ma si è ritrovata «imputata di calunnia – come lei stessa scrive – per mano del procuratore capo della procura di Parma» –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non intenda promuovere iniziative ispettive presso il tribunale di Parma.
(4-06570)


   PALAZZOTTO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da diversi articoli di stampa, così come da numerose interpellanze e interrogazioni, tra le quali si richiama, a titolo di esempio, l'interpellanza n. 2-01617 presentata dall'on. Angelo Capodicasa il 25 gennaio 2017 e discussa durante la seduta della Camera dei deputati del 27 giugno 2017, si apprende delle tante criticità strutturali, di sovraffollamento e di carenza di organico, riscontrate all'interno della casa circondariale «Pasquale Di Lorenzo» di contrada Petrusa ad Agrigento;

   il 22 febbraio 2020 rappresentanti della polizia penitenziaria hanno manifestato per denunciare le carenze non soltanto strutturali ma anche di organizzazione del lavoro all'interno del carcere definita, dagli stessi lavoratori, al limite del paradossale;

   gli agenti di polizia penitenziaria in servizio presso il carcere Di Lorenzo sarebbero costretti a turni impossibili a causa della carenza di organico individuabile in almeno 40 unità, verrebbe loro negato il riposo giornaliero o quello settimanale, alle donne e mamme poliziotte verrebbe nei fatti negato il diritto/dovere di accudire in modo appropriato i propri figli, un solo poliziotto gestisce fino a 120 detenuti, privo di strumenti di comunicazione per chiedere aiuto in caso di bisogno; ci sarebbe infine un problema legato al mancato pagamento delle missioni e del bonus del premio produzione;

   gli stessi agenti penitenziari sottolineano, inoltre, la carenza delle necessarie misure precauzionali da adottare in caso di contatto con detenuti affetti da patologie infettive quali epatite C, Hiv e tubercolosi, aumentando così il pericolo di contagio tra gli stessi detenuti e tra detenuti e agenti;

   i detenuti presenti sono circa 365 su una capienza massima di 280 posti, mancano ancora spazi come la palestra e gli spazi deputati alla socialità non sono del tutto sufficienti, non esistono medici specialistici e, di conseguenza, i detenuti vengono curati dalle strutture esterne, con conseguenti disagi dovuti ai tempi di prenotazione e di effettuazione delle visite, mentre inesistenti sono i rapporti con il territorio;

   i problemi strutturali del carcere di Agrigento incidono quindi inevitabilmente sulla qualità della vita di detenuti e agenti di polizia penitenziaria: poca aria e luce all'interno delle camere detentive, i piccoli cortili disponibili per il passeggio non sono adeguatamente attrezzati, l'impianto di riscaldamento non funziona, le camere detentive sono prive di doccia e l'illuminazione artificiale all'interno delle celle è comandata manualmente dagli agenti di polizia penitenziaria;

   la notizia del trasferimento a Parma di Valerio Pappalardo, attuale direttore dell'istituto penitenziario di Agrigento senza che si sappia ancora chi sarà il suo successore desta ulteriore preoccupazione. Un periodo di transizione senza una direzione rischia di far precipitare ulteriormente la situazione;

   a parere dell'interrogante occorre quindi intervenire immediatamente per risolvere in modo definitivo le carenze presenti nel carcere «Di Lorenzo» e denunciate in questi anni così da migliorare le condizioni di vita dei detenuti e di tutti coloro che operano all'interno del carcere, agenti, medici, volontari –:

   quali iniziative urgenti si intendano adottare al fine di risolvere le note problematiche presenti nel carcere «Pasquale Di Lorenzo» di Agrigento legate soprattutto alle carenze strutturali, al sovraffollamento della popolazione detenuta rispetto alla capienza dell'istituto e alle carenze di organico che rendono insostenibile l'attuale situazione.
(4-06585)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   il Sistema aeroportuale del Garda, costituito dagli aeroporti di Verona Villafranca e Brescia Montichiari, è gestito dalla Catullo SpA;

   a seguito delle numerose irregolarità legate alla precedente gestione, il nuovo presidente Paolo Arena, che ha assunto la carica della Catullo SpA a giugno 2011, ha operato negli anni una profonda ristrutturazione con un taglio dei costi gravanti sul conto economico;

   i bilanci della società passano, con la nuova gestione, da perdite di 26,6 milioni di euro del 2011 a 14 milioni di euro del 2012 e a 3,2 milioni di euro nel bilancio 2014, a dimostrazione che la ristrutturazione dava buoni frutti;

   nella presentazione del Piano Industriale, a luglio 2012, è stato fatto presente ai soci che data l'esposizione esistente e per attuare i piani di investimento erano necessari nei successivi 3 anni circa 50 milioni di euro che non potevano essere coperti con ulteriore indebitamento finanziario oneroso;

   successivamente la società ha optato per l'ingresso di un partner industriale o finanziario per lo sviluppo a Brescia del settore cargo e a Verona del trasporto passeggeri;

   nel 2013 Save SpA, società di gestione aeroportuale degli scali di Venezia e Treviso fa pervenire un'offerta per entrare nella Catullo spa in cui la società viene valutata circa 70 milioni di euro e l'assemblea dei soci delibera l'accettazione della citata proposta;

   tra settembre 2013 e aprile 2014 si sono avviati i lavori sugli aspetti legali dell'operazione, dal momento che la normativa vigente rende necessaria la gara ad evidenza europea per vendere le quote detenute da società pubbliche;

   mentre ad ottobre 2013 il gruppo di lavoro incaricato presenta un primo parere che mostra molte incertezze e suggerisce prudenza nella vendita delle quote a Save optando per la procedura ad evidenza pubblica, anche nel rispetto delle normative europee, a febbraio 2014 una nuova versione del parere determina che l'ingresso può essere fatto senza gara sulla base di due condizioni indispensabili e non prescindibili: 1) che il controllo della società Catullo rimanga in mano ai soci pubblici; 2) che la società Save sottoscriva il piano industriale senza porre condizioni;

   tra marzo e luglio 2014 sono stati convocati i membri del consiglio di amministrazione per approvare le modifiche allo statuto della Catullo necessarie per consentire l'ingresso di Save; tra i documenti parrebbe non risultare presentato alcun piano industriale, né tantomeno la condivisione del piano approvato a luglio 2013; non risulterebbe altresì mai presentato un documento di approvazione dell'operazione Catullo-Save da parte di Enac, né tanto meno da parte del Ministero competente;

   con una valutazione della Catullo di poco inferiore ai 50 milioni di euro, l'assemblea dei soci, nel 2014, ha approvato l'ingresso di Save che, acquistando il 2 per cento delle quote detenute dal comune di Villafranca, senza gara, e con aumento di capitale di 24 milioni di euro interamente versati dalla Save stessa, ha aumentato la propria presenza al 35 per cento del capitale sociale;

   attualmente la Save detiene il 40,3 per cento delle quote della Catullo spa avendo acquisito anche le quote inoptate delle banche;

   nel marzo del 2018 Anac deliberava come non conforme alle previsioni del codice dei contratti e del diritto comunitario la cessione delle quote di proprietà del comune di Villafranca; la Corte dei conti metteva in discussione il bilancio di Villafranca di Verona del 2014; la procura della Repubblica apriva un procedimento penale;

   nella stessa delibera l'Anac chiedeva al presidente della società Aeroporto Valerio Catullo Spa e al sindaco del comune di Villafranca di far conoscere, entro 30 giorni dalla ricezione della propria comunicazione, all'Anac le eventuali azioni da intraprendere in esito alla sua delibera –:

   se effettivamente il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ed Enac abbiano emesso un parere positivo sulle modalità di ingresso di Save nella partecipazione societaria dell'aeroporto Catullo come sembrerebbe asserito sui media dai vertici della società aeroportuale veronese;

   quale sia il parere in merito ai fatti espressi in premessa ed in particolare alle notizie circolate di un incremento della partecipazione di Save nella Catullo Spa, indicando, per quanto di competenza, se l'ipotizzato aumento di partecipazione societaria sia compatibile con la convenzione in essere tra Enac e la società Catullo, anche in considerazione dei parere fornito dall'Anac nel 2018 circa la necessità dello svolgimento della gara ad evidenza pubblica internazionale, e in ogni caso quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere, a fronte delle irregolarità rilevate dall'Anac medesima nel 2018.
(2-00900) «Dal Moro».

INTERNO

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   il decreto ministeriale del 31 gennaio 2019, recante «modalità tecniche di emissione della carta d'identità elettronica» ha apportato modifiche rilevanti alle tecniche di emissione della carta d'identità elettronica (Cie) per i minori, disciplinate dal decreto del Ministero dell'interno del 23 dicembre 2015, prevedendo che in questo documento l'indicazione – prevista a fini di espatrio – dei genitori o della persona esercente la responsabilità genitoriale fosse sostituita dalla dicitura «padre» e «madre»;

   le modifiche apportate, ad avviso degli interpellanti, si pongono in forte contrasto con norme fondamentali per la tutela dell'identità e dei diritti dei minori interessati, nonché dei loro genitori, qualora il nucleo familiare che richiede il rilascio della carta d'identità elettronica sia composto, oltre al minore, da due genitori che non rientrano nello schema «padre» – «madre»;

   il Garante per la protezione dei dati personali, evidenziava già a fine 2018, gli effetti discriminatori che ne sarebbero conseguiti. Analoghi negativi pareri erano stati espressi dalla Conferenza Stato-Città e dal direttore dell'Unar;

   la Coalizione italiana per le libertà e i diritti civili nell'e-book Genitori all'anagrafe e discriminazioni, evidenziava come il decreto vanifichi «almeno un cinquantennio di evoluzione del pensiero etico, sociologico e giurisdizionale» tornando a considerare il minore quale «oggetto» della coppia e non più «soggetto» nella famiglia, tradendo il best interest of the child, inteso come norma di chiusura, clausola generale e principio interpretativo sostanziale alla ricerca della decisione che – in concreto – faccia davvero salvi diritti e interessi del minore;

   ancorare l'emissione della Cie ad un concetto di famiglia ultra-tradizionale, «finisce con l'impedire solo ad alcuni soggetti l'esercizio del diritto di ottenere il documento d'identità - con evidenti effetti discriminatori proprio verso quel soggetto che, molto in astratto, si intenderebbe tutelare e salvaguardare»;

   il Tar Lazio, con sentenza n. 185/2020, a seguito di un giudizio promosso da Famiglie Arcobaleno e Rete Lenford, nel dichiarare la propria incompetenza in quanto materia attribuita a giudici ordinari, essendo attinente a diritti soggettivi, ha sancito, in via incidentale, la natura comunque vincolata dell'attività di rilascio della carta di identità che si limita «ad attestare la corrispondenza delle generalità e delle sembianze del cittadino ai dati risultanti dagli atti interni dell'ufficio» e chiarito che «non può esservi dubbio che il diniego della Carta d'identità elettronica al minore, come anche una qualificazione del richiedente che non coincida con le risultanze anagrafiche, sono atti che vengono a ledere una posizione di diritto soggettivo»;

   la Cie costituisce un certificato amministrativo e non un atto pubblico e l'attività di rilascio della stessa «ha natura strettamente vincolata (risolvendosi in una mera verifica)»;

   le disposizioni del decreto del 31 gennaio 2019 si pongono dunque in contrasto con il diritto al rispetto della propria identità sotto il profilo della corretta qualificazione delle relazioni familiari, il diritto a non subire interferenze nelle proprie relazioni familiari, il diritto dei minori a non essere discriminati in relazione all'orientamento sessuale dei genitori nell'esercizio della libertà di circolazione, il diritto al lecito e corretto trattamento dei dati personali, il principio di tutela del prevalente interesse del minore e il principio di buon andamento ove viene predisposto un assetto organizzativo tale da fornire informazioni sistematicamente non corrispondenti al vero, ponendo gli ufficiali di stato civile in condizione di non rispettare il principio di verità e gli ordini dell'autorità giudiziaria, con particolare riguardo agli ordini del giudice civile che ha riconosciuto i rapporti familiari in questione ed ordinato agli ufficiali di stato civile l'attività conseguente;

   la Ministra interpellata, rispondendo al Senato all'interrogazione a risposta immediata n. 3-01763 a firma della senatrice Cirinnà ha dichiarato l'imminente avvio di un confronto sul tema da parte dei competenti uffici del Ministero dell'interno, dal cui esito potranno essere definiti gli ambiti di intervento che dovessero evidenziarsi come necessari. Solo dopo essere pervenuti ad una complessiva valutazione sul tema potrà essere considerato il conseguente adeguamento dei software idonei a immettere i dati relativi alle domande di rilascio della carta di identità elettronica per l'espatrio da parte di coppie omogenitoriali, previa la necessaria modifica regolamentare;

   il Garante per la protezione dei dati personali ha di recente comunicato di aver ricevuto segnalazioni in merito a delle criticità nell'applicazione del decreto ministeriale del 2019, in relazione ai profili riconducibili alla protezione dei dati e alla tutela dei minori –:

   se il Ministro interpellato, nell'interesse superiore del minore, intenda revocare o abrogare il decreto del 31 gennaio 2019 e se non intenda conseguentemente adottare iniziative volte alla definizione di una diversa disciplina, nel senso esposto in premessa, con i dovuti adeguamenti dei software.
(2-00901) «Palazzotto, Migliore, Sportiello, Pini».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PAGANI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 107 del 2011 convertito dalla legge n. 130 del 2 agosto 2011 ha previsto l'impiego di guardie giurate a bordo delle navi per la difesa da atti di pirateria, purché abbiano superato i corsi teorico-pratici di cui all'articolo 6 del regolamento di cui al decreto del Ministro dell'interno 15 settembre 2009, n. 154;

   il successivo decreto-legge n. 215 del 2011, convertito dalla legge n. 13 del 24 febbraio 2012 ha previsto che «Fino al 31 dicembre 2012 possono essere impiegate anche le guardie giurate che non abbiano ancora frequentato i predetti corsi teorico pratici qualora abbiano partecipato per un periodo di almeno sei mesi, quali appartenenti alle Forze armate, alle missioni internazionali in incarichi operativi»;

   tale deroga, successivamente reiterata mediante molteplici provvedimenti, da ultimo con legge n. 8 del 29 febbraio 2020, è venuta a scadenza il 30 giugno 2020;

   nonostante la intervenuta circolare del 18 marzo 2020 del Ministero dell'interno – dipartimento della pubblica sicurezza, avesse invitato le Commissioni prefettizie di cui all'articolo 6, comma 4, del decreto ministeriale 15 settembre 2009, n. 154, a programmare «dedicate sessioni di esami al fine di consentire alle guardie giurate di sostenere l'esame finale di abilitazione allo svolgimento dell'attività in questione», l'emergenza da Covid-19 ha di fatto reso impossibile dare seguito a tale previsione;

   dal Ministero dell'interno, con nota del 24 luglio 2020, veniva sottolineato che «le guardie giurate che non abbiano provveduto ad acquisire la citata abilitazione a svolgere i servizi anti-pirateria non possono essere autorizzate ad esercitare tale attività»;

   nel tempo, le deroghe che hanno permesso l'impiego delle guardie giurate in servizi di anti-pirateria sono sempre state motivate dalla completa assenza dei menzionati corsi teorico-pratici che, seppur previsti dalla norma, non sono mai stati attivati;

   il problema normativo che si è venuto a determinare sta causando il fermo di un'attività di estrema importanza e delicatezza per la tutela del nostro naviglio e del personale imbarcato, finalizzata al contrasto di attività criminose che spesso si caratterizzano per una significativa gravità;

   l'incertezza che ne deriva, sia per gli armatori che per gli Istituti di vigilanza al cui servizio operano le guardie giurate impiegate in questa tipologia di servizio, va ad aggiungersi alle enormi criticità che già colpiscono duramente i comparti interessati, a causa degli effetti della pandemia –:

   quali iniziative intenda intraprendere per sanare, con la dovuta tempestività, una situazione che con il passare dei giorni rischia di aggravarsi ulteriormente.
(5-04522)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SIRACUSANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   a Lampedusa e in altre coste della Sicilia, soprattutto negli ultimi giorni, sono ripresi in modo consistente gli sbarchi di immigrati con il conseguente sovraffollamento dei centri di accoglienza;

   a Messina, nell'ex caserma Gasparro di Bisconte sono giunti nelle ultime ore una trentina di clandestini che hanno portato la struttura al collasso;

   nella struttura appena citata, dove nelle scorse settimane si sono verificati incidenti ed evasioni, si aggiungono nuovi tentativi di fuga e di contravvenire alle indicazioni date dalle forze dell'ordine;

   a tal proposito, il 15 luglio 2020 gruppo di migranti è fuggito dall'hotspot dell'ex caserma di Bisconte a Messina a seguito di una rivolta scoppiata nel centro di prima accoglienza intorno alle 22, e che ha impegnato per tutta la notte le forze dell'ordine locali;

   durante il tentativo di fuga, un gruppo di extracomunitari ha aperto un varco in un punto della rete di recinzione facendo scattare l'allarme della struttura con il conseguente arrivo sul posto degli agenti di polizia, carabinieri, guardia di finanza e polizia municipale;

   le tensioni hanno provocato il ferimento di un agente della guardia di finanza;

   la fuga ha destato particolare allarme tra i residenti del quartiere Bisconte, in particolare per il rischio connesso all'emergenza sanitaria in corso e alla fuga degli stessi migranti se affetti da COVID-19;

   già in passato, l'hotspot di Bisconte era stato interessato da vicende simili; i tentativi di fuga da parte dei migranti sono ormai costanti e addirittura avvengono attraverso le case private dei cittadini adiacenti al centro in questione;

   alla luce di quanto accaduto, il sindaco di Messina, Cateno De Luca, ha disposto la chiusura dell'hotspot di Bisconte che è stata successivamente annullata dal prefetto Maria Carmela Librizzi, che ha comunicato di aver avviato una interlocuzione con i soggetti istituzionali interessati per individuare una soluzione a quella che resta una problematica da risolvere urgentemente;

   a ciò si aggiunga che tra il 26 e il 27 luglio 2020 circa trecento migranti ospiti in due Cpa in Sicilia hanno cercato di allontanarsi dalle rispettive strutture di Caltanissetta e Porto Empedocle, due dei centri siciliani che nelle ultime settimane hanno accolto il maggior numero di migranti nell'ambito di un recente aumento dei flussi dal Nord Africa;

   nello specifico, a Caltanissetta circa 184 migranti sono fuggiti dal Cara di Piano di Lago, durante la quarantena imposta dalle autorità, mentre a Porto Empedocle circa un centinaio di migranti hanno lasciato una tensostruttura temporanea allestita nella banchina del porto dove erano in corso alcune operazioni di prima accoglienza;

   ad avviso dell'interrogante, è opportuno intervenire tempestivamente per porre fine ai disordini registrati nei centri di accoglienza della regione Sicilia che stanno mettendo a serio rischio la salute a la sicurezza pubblica di tutti i cittadini –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere, in considerazione dei gravi fatti riportati in premessa, al fine di scongiurare il perpetuarsi di sommosse e fughe da parte dei migranti ospitati nei sovraffollati centri di accoglienza della regione Sicilia, per salvaguardare il personale di sorveglianza della struttura nonché la salute e la sicurezza dei cittadini.
(4-06560)


   PAOLINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   secondo notizie di stampa si apprende che a Loro Piceno, un piccolo comune in provincia di Macerata, sono stati recentemente trasferiti, per decisione della prefettura locale, altri dieci immigrati, di nazionalità tunisina, precedentemente sbarcati illegalmente a Lampedusa;

   gli immigrati, che si aggiungono ad altri già distribuiti nella cittadina a metà luglio, sono stati anch'essi collocati nella struttura denominata Le Grazie ove saranno sottoposti agli esami medici per individuare eventuali positività al Covid-19 e per trascorrere il prescritto periodo di quarantena;

   Loro Piceno è un piccolo comune del maceratese con poco più di duemila abitanti e sono pertanto di tutta evidenza gli effetti negativi, sia dal punto di vista della sicurezza che sanitari, di questi continui trasferimenti di immigrati irregolari sul proprio territorio;

   sempre secondo quanto si apprende dalla stampa tali trasferimenti sarebbero stati decisi dalla prefettura senza alcuna preventiva consultazione e/o assenso né dell'amministrazione comunale né della popolazione locale –:

   quali siano le motivazioni per cui è stato deciso di collocare gli immigrati di cui in premessa nel comune di Loro Piceno e le ragioni per le quali non si è proceduto alla preventiva consultazione dell'amministrazione e comunità locali in merito a tale decisione;

   se, anche alla luce delle considerazioni di cui in premessa, non ritenga opportuno procedere alla immediata chiusura del centro Le Grazie e al trasferimento degli immigrati dal comune di Loro Piceno.
(4-06561)


   FRUSONE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 agosto 2011, n. 130, ha disposto l'impiego delle guardie giurate a bordo delle navi per la difesa da atti di pirateria;

   tale servizio poteva essere svolto esclusivamente dopo il superamento di corsi teorico-pratici di cui al decreto del Ministro dell'interno 15 settembre 2009, n. 154, articolo 6;

   il decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 215, nel novellare il comma 5 dell'articolo 5 del decreto-legge n. 107 del 2011, ha disposto fino al 31 dicembre 2012, la possibilità d'impiego anche di coloro i quali non abbiano ancora frequentato i predetti corsi teorico-pratici, a condizione che abbiano partecipato per un periodo di almeno sei mesi, quali appartenenti alle Forze armate, alle missioni internazionali in incarichi operativi e che tale condizione sia attestata dal Ministero della difesa;

   predetto termine è stato ulteriormente prorogato da successive modifiche normative al 30 giugno 2020;

   con la circolare del 18 marzo 2020, il Ministero dell'interno, Dipartimento della pubblica sicurezza, ha invitato le commissioni prefettizie di cui al decreto del Ministro dell'interno 15 settembre 2009, n. 154, articolo 6, comma 4, a programmare dedicate sessioni di esami al fine di consentire alle guardie giurate di sostenere l'esame finale di abilitazione allo svolgimento dell'attività in questione;

   l'emergenza epidemiologica da Covid-19 ha di fatto reso impossibile dare seguito a tale previsione;

   le deroghe che hanno permesso l'impiego delle guardie giurate a bordo delle navi per la difesa da atti di pirateria sono altresì sempre state motivate dalla completa assenza dei menzionati corsi teorico-pratici che, seppur previsti dalla normativa vigente, non sono mai stati attivati;

   il problema normativo che si è venuto a determinare sta causando il fermo di un'attività di estrema importanza e delicatezza per la tutela del nostro naviglio e del personale su questo imbarcato –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti suddetti e quali iniziative, anche di urgenza, intenda porre in essere al fine di consentire l'impiego delle guardie giurate a bordo delle navi per la difesa da atti di pirateria.
(4-06564)


   LUCASELLI e VARCHI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   complici le condizioni favorevoli del mare, non si fermano gli sbarchi di migranti lungo le coste siciliane;

   l'allarme è stato lanciato, da ultimo, anche dalla provincia di Agrigento, dove poche ore fa si è verificata l'ennesima fuga di migranti da Porto Empedocle dove, nelle prime ore del mattino, un piccolo gruppo è riuscito a scappare dalla tensostruttura della Protezione civile, allestita nella banchina portuale, scavalcando la recinzione;

   è il secondo episodio del genere, poiché solo pochi giorni fa si era registrata già una fuga in massa di circa una cinquantina di migranti dalla medesima tensostruttura che, nonostante la capienza massima di 100 persone, ospitava ben 520 migranti;

   sulla fuga di migranti a Porto Empedocle è inaspettatamente intervenuto anche il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, che ha messo in rilievo il pericolo per la sicurezza e ha definito «inconcepibile» il fuggi fuggi di coloro che non hanno rispettato l'obbligo della quarantena: «Il virus non è scomparso. I cittadini italiani, come il sottoscritto naturalmente, devono continuare a rispettare le regole che ci siamo dati e vale lo stesso per i turisti o per chi ha diritto alla protezione internazionale»;

   tale situazione sta destando forte preoccupazione tra la popolazione residente, soprattutto per il timore dello scoppio di nuovi focolai di contagio da Covid-19;

   a Porto Empedocle si sarebbero registrate anche forti proteste a causa delle alte temperature registrate dentro la tensostruttura che, secondo quanto denunciato dalla stessa sindaca, Ida Carmina, è sprovvista di bagni e materassi, essendo destinata solo ad un transito temporaneo di poche decine di persone. Tale struttura, peraltro, secondo quanto si apprende da fonti di stampa, avrebbe soltanto delle porte d'accesso, senza finestre e i migranti sarebbero ammassati, in condizioni disumane –:

   se e quali urgenti iniziative di competenza il Governo intenda assumere in merito alla preoccupante situazione di cui in premessa, con particolare riferimento alle condizioni sanitarie e di sicurezza in cui versano le strutture di accoglienza migranti, al collasso in tutto il territorio nazionale.
(4-06565)


   GALANTINO, ROTELLI, SILVESTRONI, LUCA DE CARLO e DEIDDA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante ha appreso che presso la struttura C.a.r.a. di Bari continuano incessanti i servizi di vigilanza di polizia di Stato, carabinieri ed Esercito italiano;

   in particolare, a seguito di controlli, in data 26 luglio 2020, un cittadino egiziano di 19 anni, dopo aver tentato la fuga, scavalcando la recinzione della struttura ospitante, si scagliava contro gli agenti di polizia della squadra volante, prontamente intervenuti;

   dopo aver tentato di colpirli all'altezza del volto, veniva fermato e denunciato per oltraggio, violenza e minaccia a pubblico ufficiale. La sera del 27 luglio, un cittadino tunisino di 29 anni tentava di allontanarsi dal C.a.r.a., scavalcando la recinzione;

   dopo esser stato fermato dalla polizia, cercava di sottrarsi al controllo, ma veniva denunciato in stato di libertà per il reato di resistenza a pubblico ufficiale; l'uomo, inoltre, veniva invitato a presentarsi presso l'ufficio immigrazione della questura di Bari, secondo le disposizioni di cui all'articolo 15 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza;

   il giorno 28 luglio 2020 – ore serali – due cittadini extracomunitari, il tunisino già denunciato il giorno precedente ed un pakistano di 33 anni, tentavano di scavalcare la recinzione della struttura, ma venivano fermati dagli agenti di polizia. Il 29 enne pertanto veniva nuovamente denunciato per resistenza a pubblico ufficiale ed inosservanza dei provvedimenti dell'autorità. Il 33enne, che durante la fuga cercava di colpire un operatore, lanciandogli contro uno zaino, veniva denunciato per resistenza, violenza e minaccia a pubblico ufficiale;

   infine, il 30 luglio 2020, veniva denunciato un cittadino extracomunitario di 38 anni, proveniente dalla Costa d'Avorio, che tentava di accedere all'interno della struttura, senza averne titolo. All'atto del controllo, l'uomo si rifiutava di fornire le proprie generalità. Veniva quindi denunciato per i reati di resistenza a pubblico ufficiale, rifiuto di indicazioni sulla propria identità personale e ingresso arbitrario in luoghi ove l'accesso è vietato nell'interesse militare dello Stato. Destinatario di ordine del questore a lasciare il territorio nazionale, veniva denunciato per tale inottemperanza;

   all'interno del C.a.r.a. molto spesso si consumano reati e le forze dell'ordine impegnate all'interno della struttura necessitano di rinforzi per espletare al meglio il servizio nell'interesse della collettività –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per garantire la tutela della sicurezza all'interno del C.a.r.a., per l'incolumità delle forze dell'ordine operanti, nonché degli altri immigrati rispettosi delle regole dello Stato, e se intenda rinforzare l'apparato di sicurezza mediante l'invio di altre unità operative presso la citata struttura del C.a.r.a. di Bari.
(4-06566)


   CANTALAMESSA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo l'Autorità nazionale anticorruzione, la Campania è la quarta regione in Italia per soldi spesi durante la pandemia da Covid-19;

   la testata giornalistica «Fanpage» ha pubblicato, nei giorni scorsi, una lunga inchiesta dalla quale si evince che la gestione degli appalti, per la costruzione degli ospedali che in Campania avrebbero dovuto accogliere i malati infetti da coronavirus, sarebbe avvenuta in maniera poco trasparente e con forti condizionamenti da parte di un consigliere regionale molto vicino al presidente Vincenzo De Luca;

   il consigliere regionale citato nell'inchiesta, ex assessore dell'amministrazione comunale di Salerno quando De Luca era sindaco della medesima città, avrebbe agito in qualità di rappresentante della SoReSa – la società che si occupa degli appalti pubblici in regione Campania – pur non avendone alcun titolo e come «uomo chiave» nella gestione delle gare d'appalto;

   sempre secondo l'inchiesta, a fare il nome del consigliere regionale, quale referente per gli appalti, erano gli stessi dirigenti della Asl Napoli 1, che indirizzavano gli imprenditori del settore sanitario ad interloquire con il rappresentante politico della maggioranza;

   il consigliere regionale, intervistato, ha sostenuto di aver fatto «opera di volontariato» per «dare una mano» alla giunta regionale;

   in regione Campania sono stati spesi 18 milioni di euro per tre ospedali prefabbricati per l'emergenza epidemiologica da Covid-19;

   per la realizzazione dell'ospedale Covid di Napoli, l'Asl Napoli 1 ha inviato una e-mail di richiesta di interesse il 24 marzo 2020 alle 11.21, chiedendo l'offerta entro le 14 dello stesso giorno. In due ore l'azienda Siram risponde con le specifiche dei lavori e la richiesta economica di 700 mila euro. Il 27 marzo 2020 l'Asl accetta la richiesta di Siram. Il manager che ottiene l'incarico a colpo sicuro è Crescenzo De Stasio – nel gennaio 2020 indagato dalla procura di Roma nell'ambito di un'inchiesta su opere mai pagate e mai realizzate negli ospedali laziali. Il 21 maggio 2020, meno di due mesi dopo aver firmato gli accordi per l'ospedale Covid in Campania, viene arrestato dalla procura, con l'accusa di aver pagato una tangente da 100 mila euro ai manager delle Asl siciliane;

   già due giorni prima della richiesta a Siram, il 22 marzo 2020, una ditta subappaltatrice di Siram, la BDC Group, inizia a lavorare sul cantiere dell'ospedale;

   il 21 marzo 2020 – sei giorni prima che a Siram fossero assegnati i lavori – un dipendente della Sud Asfalti sui social annuncia di essere già pronti a lavorare per i moduli prefabbricati all'Ospedale del Mare;

   l'ospedale Covid, costruito con moduli prefabbricati al costo di 8 milioni di euro, è stato costruito nell'area del parcheggio dell'Ospedale del Mare, nonostante il fatto che tale ospedale, costato circa 400 milioni di euro e consegnato nel 2018, avesse già due piani liberi e inutilizzati;

   nell'ospedale Covid di Caserta non è mai entrato nessun malato, perché non è mai stato collaudato;

   il presentatore del presente atto, con l'interrogazione n. 4-05930 dell'8 giugno 2020 aveva già interrogato il Ministro dell'interno Lamorgese per sollecitare una decisione in merito al commissariamento dell'Asl Napoli 1 –:

   in relazione a quanto esposto in premessa, in che modo il Governo intenda fare chiarezza, per quanto di competenza, sulla gestione della crisi epidemiologica in Campania; se non ritenga di dover avviare iniziative ispettive, anche per il tramite dei servizi ispettivi di finanza pubblica della ragioneria generale dello Stato in relazione alle criticità sopra rappresentate circa la regolarità dei bandi e degli appalti pubblici.
(4-06568)


   VIGNAROLI e ILARIA FONTANA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la delibera del consiglio comunale di Cisterna di Latina n. 84 del 4 ottobre 2019 menziona il progetto della Gia.Fra S.r.l. di riqualificazione del sito industriale dismesso (situato al chilometro 64,00 della strada regionale 148 «Pontina» di proprietà della Adogi Immobiliare S.r.l. (sottoposta a due provvedimenti, di sequestro e di confisca, adottati rispettivamente il 20 febbraio 2013 ed il 16 aprile 2015, previo mutamento della destinazione d'uso dell'area in parola;

   la Gia.Fra S.r.l. richiede (quindi) al comune di Cisterna di Latina una variante al piano regolatore generale che inizialmente non ottiene, a causa dell'omessa registrazione del contratto preliminare di compravendita stipulato con l'Adogi Immobiliare S.r.l. in data 26 gennaio 2011;

   solo dopo la registrazione (il 26 ottobre 2018) del predetto, l'istante riceve l'assenso «al progetto ed alla relativa variante urbanistica da conseguire attraverso le procedure di previste dall'articolo 27-bis del decreto legislativo n. 152 del 2006», previa validazione del «titolo di disponibilità del bene debitamente registrato (contratto preliminare di compravendita sottoposto a condizioni di sospensione)» e delle «relative proroghe alla sua sottoscrizione da parte sia dell'Anbsc che del Coadiutore dell'Anbsc»;

   la delibera del 2019, a giudizio degli interroganti, non consente di verificare il rispetto della destinazione d'uso del bene confiscato che dovrebbe emergere dalle direttive del giudice delegato e dalla delibera del Consiglio direttivo dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione di beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (Anbsc) (articoli 40, comma 1, e 47, comma 1, del decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159) che non risultano acquisite (nonostante le espresse richieste di cui alle note comunali protocollo n. 58185 del 9 dicembre 2016 e protocollo n. 28125 del 17 giugno 2019);

   inoltre, non è possibile, secondo gli interroganti, accertare la conformità del contratto del 26 gennaio 2011 allo scopo di mantenere i beni immobili nel patrimonio dello Stato e/o degli enti locali, potendo la vendita essere disposta (con provvedimento dell'A.n.b.s.c. allo stato ignoto) solo nel caso d'impossibilità a conseguire finalità di pubblico interesse (articolo 48, commi 3, lettere a-d, e 5 del decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159);

   oltretutto, il contratto del 26 gennaio 2011 è stato ritenuto valido ed efficace dal comune di Cisterna di Latina, sulla base delle sole proroghe sottoscritte dall'A.n.b.s.c. e dal coadiutore, senza che (dalla delibera del 2019) risulti che l'amministrazione comunale abbia anche acquisito copia delle autorizzazioni e dei nulla osta giudiziali che (a norma degli articoli 40, comma 3, e 44, comma 2 del decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159) costituiscono il presupposto legittimante la firma, da parte dell'amministratore giudiziario e/o dell'A.n.b.s.c. e/o del coadiutore, delle proroghe successive a quella scaduta il 30 marzo 2015 (unica che agli interroganti risulta effettivamente autorizzata dal giudice delegato);

   peraltro, il contratto del 26 gennaio 2011, ad avviso degli interroganti, non può essere utilizzato in sede amministrativa, sia perché lo stesso è stato registrato dopo la confisca (e, quindi, non è opponibile a quest'ultima per l'assenza di una data certa anteriore al sequestro; cfr. articolo 52, comma 1, del decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159), sia in quanto il medesimo ha subito la sospensione ex articolo 56 del decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159 (perché parzialmente in seguito alla data del sequestro);

   infine, non è dato sapere se la Gia.Fra S.r.l. abbia accettato le condizioni proposte dall'amministratore giudiziario con l'istanza del 31 dicembre 2013;

   per l'effetto, ad avviso degli interroganti, non si può attualmente ritenere che sia stato concluso un nuovo accordo utilizzabile nella procedura in corso –:

   se, quale titolare del potere di vigilanza sull'A.n.b.s.c., il Ministero dell'interno intenda chiedere chiarimenti alla suindicata Agenzia, in ordine alle numerose irregolarità sopra esposte ed in merito ai provvedimenti che quest'ultima abbia adottato e/o intenda adottare con riferimento alla presente vicenda.
(4-06575)


   SUT. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   si protrae da diversi anni il progetto di ridestinazione di alcuni locali afferenti all'ex Caserma Monti, fino alla fine degli anni '90 presidio militare, poi dismesso, ubicato nel comune di Pordenone in località La Comina;

   lo stabile, un tempo ospitante il suddetto fabbricato ex militare, è di proprietà dell'Agenzia del demanio;

   la struttura si compone di vari aree, alcune delle quali sono, dal 2016, adibite ad hub provinciale di prima accoglienza per cittadini stranieri richiedenti asilo;

   attualmente il Ministero dell'interno utilizza nel comune di Pordenone, quale sede del Comando Provinciale dei vigili del fuoco, della Sezione della polizia stradale e dell'Ufficio tecnico logistico della questura, due immobili di proprietà privata in regime di locazione passiva, corrispondendo un canone annuo di circa euro 350.000,00 oltre l'Iva;

   l'atto di deliberazione n. 173 del 5 luglio 2018 della giunta comunale di Pordenone ha sancito l'approvazione della bozza del protocollo d'intesa per la riqualificazione e la valorizzazione dell'area dell'ex caserma Monti in via della Comina a Pordenone;

   il 10 luglio 2018, il predetto protocollo d'intesa veniva sottoscritto dal comune, dalla prefettura e dalla questura di Pordenone, dal comando provinciale e dai vigili del fuoco e dalla direzione regionale dell'Agenzia del demanio, nell'ambito di un'iniziativa di riqualificazione dell'ex sito militare, nonché di razionalizzazione della spesa pubblica e degli spazi occupati da uffici espletanti pubbliche funzioni;

   il suddetto protocollo aveva previsto un iniziale progetto di realizzazione di una «Federal Building», ovvero una «cittadella della sicurezza» che vedesse accorpati, in un'unica area di circa 50.000 metri quadri un nuovo comando provinciale dei vigili del fuoco, una sezione della polizia stradale e l'ufficio tecnico logistico della questura di Pordenone;

   lo stanziamento complessivo per il progetto di riqualificazione dell'ex caserma è stato destinato, in parti uguali, dal Ministero dell'interno e dall'Agenzia del demanio, per un totale di 11 milioni di euro;

   all'interrogante risulta sussistere, ad oggi, soltanto la parte del piano di riqualificazione dell'area riservata alla nuova sede del comando provinciale dei vigili del fuoco, essendo venuta meno da parte dell'autorità locale di pubblica sicurezza, l'intenzione di collocare un comando di polizia stradale all'interno dell'ex caserma Monti;

   nel 2015, il dipartimento dei vigili del fuoco del soccorso pubblico e della difesa civile civile – direzione centrale per le risorse logistiche e strumentali ha condotto uno studio di fattibilità in funzione della realizzazione della suddetta nuova sede, avviando anche indagini geologiche-geotecniche in loco per la redazione del Pfte in materia di vulnerabilità sismica;

   il 24 luglio 2017, Ministero dell'interno e Demanio sottoscrivevano un accordo di collaborazione che affidava ad un successivo atto esecutivo la regolamentazione di ulteriori fasi di progettazione;

   il Demanio, il 16 febbraio 2017 inoltrava al comune di Pordenone richiesta di «variante urbanistica» per l'area interessata individuata dal piano regolatore quale area AM – aree speciali – aree dell'Amministrazione militare e aree di rilevanza urbana;

   fonti di Stampa hanno di recente riportato l'attenzione verso la fase di stallo che, contrariamente alle iniziali previsioni dei sottoscriventi il protocollo, interessa ad oggi il progetto di realizzazione del nuovo presidio dei vigili del fuoco;

   le stesse fonti evidenziano il mancato raggiungimento dell'accordo operativo tra Ministero dell'interno e Demanio per la redazione del progetto definitivo ed esecutivo dell'opera, preliminare all'indizione della gara d'appalto;

   il fermo dell'iter progettuale per la realizzazione del nuovo presidio priva il Corpo e la comunità locale di un'idonea sede per i vigili del fuoco, attualmente collocata a Pordenone, in via Interna –:

   se ritengano opportuno adottare iniziative per il superamento del fermo sostanziale che sta interessando l'accordo operativo con l'Agenzia del demanio, ai fini della prosecuzione dell'iter progettuale per la realizzazione del comando provinciale dei vigili del fuoco di Pordenone all'interno dell'ex caserma Monti.
(4-06583)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VIZZINI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   gli insegnanti tecnico pratici (Itp) sono quei docenti in possesso di specifiche competenze di tipo tecnico-pratiche che svolgono il loro ruolo all'interno dei laboratori delle scuole secondarie. L'Itp non è gerarchicamente inferiore al docente teorico, in quanto entrambi svolgono l'attività di insegnamento in modo autonomo e basandosi sulle proprie competenze nell'ottica di sviluppare un'offerta formativa complementare e più approfondita;

   la figura degli Itp è stata istituita giuridicamente con il decreto legislativo n. 1277 del 1948. Inoltre, l'articolo 5 della legge n. 124 del 1999 ha conferito a tale figura autonomia nelle valutazioni nonostante la compresenza con altri docenti;

   per accedere a tutte le classi di concorso per Itp bastava essere in possesso del diploma di maturità di un istituto tecnico o professionale che attestava le competenze tecniche e pratiche del soggetto. L'articolo 5, comma 2, del decreto legislativo n. 59 del 2017 ha modificato la normativa stabilendo che a partire dal 2024/2025 per accedere ai posti per Itp banditi a concorso sarà necessario il possesso congiunto di un diploma di laurea, o diploma di alta formazione artistica, e di 24 crediti formativi universitari (Cfu) acquisiti in forma curricolare, aggiuntiva o extra-curricolare nelle discipline antropo-psico-pedagogiche e nelle metodologie e tecnologie didattiche;

   prima della «riforma Gelmini» tra le classi di concorso alle quali potevano accedere gli Itp c'erano la C-150 (esercitazioni di portineria e pratica di agenzia) e la A-066 (trattamento testi, dati ed applicazioni. Informatica) negli istituti tecnici del turismo e in altri indirizzi di studio, e la C-520 (tecnica dei servizi e pratica operativa) negli istituti alberghieri;

   quindi il decreto-legge 1° settembre 2008, n. 137 (Disposizioni urgenti in materia di istruzione e università), convertito dalla legge 30 ottobre 2008, n. 16, ha fatto confluire le classi di concorso C-150 e C-520 nella classe B-19 (laboratori di servizi di ricettività alberghiera) chiudendo al contempo la classe A-066, diventata ad esaurimento, e precludendo anche, a chi insegnava questa materia, di accedere alla classe B-016 (laboratori di scienze e tecnologie informatiche) del tutto simile per tipologia di insegnamento. Queste modifiche hanno dato luogo ad una contrazione importante dei posti a concorso per i diplomati Itp –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della problematica e se intenda adottare iniziative per ripristinare i concorsi sulla classe A-066 o permettere ai suddetti diplomati Itp di accedere alla classe B-016, affine per materia, riguardando la materia informatica, ripristinando così le possibilità di insegnamento tecnico-pratiche che questi docenti hanno visto drasticamente contrarsi negli anni;

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative per ripristinare l'insegnamento della classe B-019 anche negli istituti tecnici del turismo, disciplina affidata ad oggi ai docenti di economia aziendale.
(5-04515)

Interrogazioni a risposta scritta:


   LOVECCHIO. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   l'ordinanza ministeriale recante «Procedure di istituzione delle graduatorie provinciali e di istituto di cui all'articolo 4, commi 6-bis e 6-ter, della legge 3 maggio 1999, n. 124 e di conferimento delle relative supplenze per il personale docente ed educativo» ha reintrodotto nell'allegato n. 3 il punteggio per i titoli artistici e professionali specificamente valutabili per le graduatorie relative alle classi di concorso A-55, A-56, A-59 e A-63, nel limite massimo di punti 66, specificando che i titoli non sono valutati nelle graduatorie provinciali per le supplenze (Gps) e nelle graduatorie di istituto sul sostegno e comunque nelle procedure di attribuzione delle supplenze relative;

   tra i titoli summenzionati rientrano l'attività concertistica solistica o in formazioni di musica da camera (dal duo), in Italia purché all'interno di attività finanziate dal Fondo unico per lo spettacolo, o all'estero, per ciascun titolo e sino a un massimo di punti 30;

   il Fondo unico per lo spettacolo (Fus), è stato istituito dalla legge n. 163 del 1985 al fine di ridurre la frammentazione dell'intervento statale e la conseguente approvazione di apposite leggi di finanziamento. In particolare, le finalità del Fus consistono nel sostegno finanziario ad enti, istituzioni, associazioni, organismi ed imprese operanti nei settori delle attività musicali, di danza, teatrali, circensi e dello spettacolo viaggiante – incluse, a seguito di quanto previsto dalla legge di bilancio 2018 legge n. 205 del 2017, articolo 1, comma 329), le manifestazioni carnevalesche –, nonché nella promozione e nel sostegno di manifestazioni ed iniziative di carattere e rilevanza nazionali da svolgere in Italia o all'estero;

   da un'indagine conoscitiva svolta in Senato è emerso che l'erogazione dei contributi del Fondo avvenga principalmente nelle regioni del Nord. In questo modo i candidati del centro e del sud Italia partirebbero già da una posizione svantaggiata. È inoltre assolutamente necessario sottolineare che non essendo l'unico strumento a sostegno dello spettacolo, l'attività concertistica solistica o in formazioni di musica da camera, viene spesso finanziata da privati e da altri enti regionali;

   la valutazione delle sole attività rientranti in attività del Fondo unico per lo spettacolo crea una discriminazione non sottovalutabile comportando, conseguentemente, una disparità di trattamento di coloro che non possono far valere esperienze che invece sono valutate per altri candidati;

   la valutazione dei titoli e il relativo punteggio potrebbero risultare determinanti nelle graduatorie, pertanto è di primaria importanza evitare che vi siano valutazioni di titoli che potrebbero risultare discriminatori –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative, anche normative, intenda assumere al fine di evitare disparità di trattamento per coloro che hanno partecipato ai bandi trovandosi in condizioni di disparità rispetto ad altri candidati.
(4-06579)


   FRASSINETTI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   la fase di emergenza sanitaria dovuta all'epidemia derivante dalla diffusione del Covid-19 ha determinato effetti rilevanti sul fronte delle attività didattiche al punto da causarne la sospensione in presenza;

   il 26 giugno 2020 si è tenuta la conferenza stampa del Consiglio dei ministri e del Ministro dell'istruzione che hanno anticipato le linee guida del piano scuola 2020/2021 e proprio in tale occasione il Presidente del Consiglio dei ministri Conte ha affermato testualmente che: «Vogliamo classi meno affollate. Le cosiddette classi pollaio a me non piacciono affatto, non le tolleriamo più. Siamo molto ambiziosi sulla scuola e non abbasseremo mai la soglia di attenzione»;

   la riduzione del numero di alunni per classe si profila come misura necessaria per facilitare il rispetto delle disposizioni di distanziamento sociale e per la salvaguardia delle condizioni igienico-sanitarie e tale misura appare indispensabile per facilitare la condivisione delle aree in sicurezza;

   l'Ufficio scolastico regionale del Lazio (Usr Lazio) ha disposto presso la succursale di via Vitaliano Brancati dell'Itc Vincenzo Arangio Ruiz, la riduzione delle sezioni ed il loro accorpamento, con l'effetto di determinare la formazione di alcune classi con un numero di alunni pari a 30 in luogo dei 20 che componevano le medesime nell'anno 2019-2020;

   tale decisione, ad avviso dell'interrogante, si pone, da una parte, in contrasto con le disposizioni di sicurezza sanitaria derivanti dalla emergenza epidemiologica da Covid-19 ancora in atto e, inoltre, non è stata condivisa dalla dirigenza scolastica né dal corpo insegnante ed è tale da generare preoccupazione anche tra gli alunni e le rispettive famiglie –:

   quali iniziative intenda intraprendere affinché venga rivisto il provvedimento adottato di riduzione delle sezioni per la sede succursale dell'Itc Ruiz e sia ripristinata, nella prospettiva della ripresa delle attività didattiche per l'anno scolastico 2020-2021, l'organizzazione secondo le medesime modalità previste nell'anno scolastico 2019-2020, nel rispetto delle misure di sicurezza sanitaria ed al fine di scongiurare la creazione delle così dette «classi pollaio».
(4-06582)


   VARCHI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   la diffusione del contagio da Covid-19 ha posto, oltre ai gravissimi problemi di gestione dell'emergenza sanitari, anche delle non trascurabili problematiche sul piano della prevenzione dei rischi in ambito lavorativo;

   con particolare riguardo alla posizione dei docenti esiliati, immobilizzati e di tutti i lavoratori della scuola, costretti a presentare domanda di mobilità interprovinciale al fine di poter avvicinare la propria posizione fisica e curriculare al proprio indirizzo di residenza, non è stata considerata una grave circostanza: l'immissione in servizio, a partire dal 1° settembre 2020, nelle sedi di titolarità del Nord da parte di migliaia di docenti che, giunti al Nord, dovranno rientrare al Sud in seguito alla pubblicazione delle assegnazioni provvisorie;

   migliaia di docenti saranno costretti a prendere servizio nelle sedi di titolarità, la maggior parte delle quali ubicate al Nord Italia, zone dove ancora, purtroppo il virus è ancora presente, con conseguente e grave violazione dell'obbligo di controllo, contenimento e limitazione delle fonti di rischio biologico;

   sarebbe auspicabile, a parere dell'interrogante, impedire questo previsto esodo e procedere alla immissione in servizio da remoto, in attesa che si esplicitino le procedure di assegnazione provvisoria –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quale urgenti iniziative di competenza intenda adottare per garantire l'immissione in servizio dei docenti da remoto, scongiurando il rischio di nuovi focolai di contagio.
(4-06586)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   AMITRANO, INVIDIA e VILLANI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 42, comma 2, del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito dalla legge 24 aprile 2020, n. 27, stabilisce che nei casi accertati di infezione da coronavirus (SARS- CoV-2) in occasione di lavoro, il medico certificatore redige il consueto certificato di infortunio e lo invia telematicamente all'Inail che assicura, ai sensi delle vigenti disposizioni, la relativa tutela dell'infortunato;

   le prestazioni Inail nei casi accertati di infezioni da coronavirus in occasione di lavoro, sono erogate anche per il periodo di quarantena o di permanenza domiciliare fiduciaria dell'infortunato con la conseguente astensione dal lavoro e, in via preliminare, si precisa che, secondo l'indirizzo vigente in materia di trattazione dei casi di malattie infettive e parassitarie, l'Inail tutela tali affezioni morbose, inquadrandole, per l'aspetto assicurativo, nella categoria degli infortuni sul lavoro;

   sono destinatari di tale tutela, i lavoratori dipendenti e assimilati, nonché i lavoratori parasubordinati, sportivi professionisti dipendenti e lavoratori appartenenti all'area dirigenziale;

   nell'attuale situazione pandemica, l'ambito della tutela riguarda innanzitutto gli operatori sanitari esposti maggiormente ad un elevato rischio di contagio, ma dalle denunce all'Inail risulta che le condizioni di elevato rischio di contagio possono essere ricondotte anche ad altre attività lavorative che comportano il costante contatto con il pubblico/l'utenza;

   dalle rilevazioni Inail del 30 giugno 2020 emerge un primo quadro generale in merito ai contagi da Covid-19 sul lavoro e dalle verifiche di controllo è risultato che molte imprese non hanno rispettato le misure per evitare la diffusione del contagio;

   la verifica sul rispetto delle regole anti-contagio, messe a punto nel protocollo sulla sicurezza, ha portato a condurre controlli su 6.046 imprese, che occupano complessivamente poco meno di 142 mila lavoratori: tra queste imprese, circa 1.184 sono risultate irregolari; inoltre, dal rapporto emerge che sono state irrogate sanzioni per 1.273.600 euro e per 286 imprese con gravi irregolarità, è stata disposta la sospensione dell'attività;

   dalla comunicazione dell'Inail è emerso che le denunce segnalate di infortunio da Covid-19 sul luogo di lavoro sono 49.986, un dato che fotografa la situazione al 30 giugno 2020 ed evidenzia un incremento dei contagi di 965 unità rispetto a due settimane prima;

   dai dati emersi, risulta che la categoria da cui provengono più segnalazioni, circa il 40 per cento, è quella del personale sanitario e tra questi in oltre 8 casi su 10 si tratta di infermieri; per quanto riguarda i decessi è la sanità a pagare il prezzo più alto, poiché su 252 vittime oltre un terzo lavorava in ospedali e strutture sanitarie; inoltre, emerge che tra le categorie che registrano più casi letali seguono i servizi di vigilanza, pulizia, call center, il settore manifatturiero (addetti alla lavorazione di prodotti chimici, farmaceutici, alimentari), le attività di alloggio e ristorazione, il commercio e il trasporto e magazzinaggio; le predette categorie non esauriscono, però, l'ambito di intervento in quanto residuano altri casi, anch'essi meritevoli di tutela –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative volte ad incrementare le misure preventive negli ambienti di lavoro, anche attraverso il potenziamento delle attività ispettive nelle aziende, affinché vengano applicate le principali regole precauzionali di sicurezza nei luoghi di lavoro, al fine di prevenire gli infortuni in quei settori aziendali ove i lavoratori e le lavoratrici risultano essere particolarmente esposti al rischio di contagio da SARS-CoV-2.
(5-04516)


   DURIGON, MURELLI, CAFFARATTO, CAPARVI, GIACCONE, LEGNAIOLI, EVA LORENZONI, MINARDO e MOSCHIONI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   elaborata da Anpal, in collaborazione con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, è nata l'app «Resto in Campo 2.0» per favorire l'intermediazione tra domande e offerte di lavoro nel comparto primario;

   l'App, scaricabile per i dispositivi Android (Google Play) e iOS (Apple Store), in 5 lingue (italiano, inglese, francese, rumeno, punjabi), nasce dalla rielaborazione di un'App per l'intermediazione della regione Lazio, appositamente riadattata dall'Anpal;

   in occasione dell'audizione in Commissione XI della dottoressa Paola Nicastro, direttrice generale dell'Anpal, sul funzionamento dell'ente, anche in considerazione degli impegni prossimi venturi, svoltasi il 30 luglio 2020, è emersa la spesa della regione Lazio di euro 180.000 per l'aggiornamento e l'adeguamento della suddetta App, passando attraverso Consip;

   in sede di audizione del presidente di Anpal, Mimmo Parisi, tenutasi nella medesima giornata del 30 luglio a seguire, è risultato che lo stesso presidente non fosse al corrente di tale esosa spesa –:

   quali siano le ragioni ed i criteri che hanno indotto Anpal a optare per l'App della regione Lazio, se siano state prese in considerazioni altre app e per quali motivi siano state scartate;

   per quali ragioni tale operazione sia stata attuata all'oscuro del presidente di Anpal.
(5-04520)

Interrogazioni a risposta scritta:


   LACARRA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la società Dema attiva dal 1993 nel settore aeronautico, opera su quattro siti produttivi in Campania e Puglia, impiegando circa 700 persone;

   dopo anni di difficoltà finanziarie, nel 2017 ha avviato una ristrutturazione ex articolo 182-bis e ter della legge fallimentare, trovando nel fondo Bybrook Capital il nuovo socio di maggioranza;

   dal 2017 i nuovi azionisti hanno sostenuto l'azienda con significative iniezioni di capitale, ma la mancata realizzazione di obiettivi del piano 2017 ha portato nel 2019 a un radicale riassetto della struttura aziendale e a un piano di abbattimento del debito per il riequilibrio economico-finanziario della società;

   per evitare discontinuità operative che avrebbero potuto significare l'uscita dal mercato, è stato scelto di non coinvolgere nella ristrutturazione del debito i fornitori di materiali e servizi diretti, ma solamente il numero minimo di creditori che avrebbero costituito il 60 per cento del credito della società e in particolare: il socio Bybrook e l'obbligazionista Morgan Stanley disponibili a stralciare l'interezza del proprio credito, Inps con un credito di circa 20 milioni di euro, Leonardo S.p.A. (7 milioni), Invitalia S.p.A. (2,7 milioni di euro);

   mentre con Leonardo e Invitalia si è addivenuti a un accordo, in via di sottoscrizione con entrambi, Inps ha respinto la proposta di Dema formulata il 12 dicembre 2019 che prevedeva una nuova rimodulazione del debito, poiché, secondo Inps, in violazione del decreto ministeriale 4 agosto 2009 che, sempre a detta dell'istituto, disciplinerebbe ancora la materia della transazione previdenziale in ambito concorsuale;

   la proposta di transazione previdenziale della società avanzata a dicembre 2019 è, secondo l'interrogante, rispettosa della normativa primaria vigente in materia, vale a dire l'attuale articolo 182-ter;

   infatti, tale regime normativo, ha determinato l'implicita abrogazione della norma primaria di rinvio alla decretazione ministeriale di cui all'articolo 32, comma 6, del decreto-legge n. 185 del 2008, nonché delle disposizioni contenute nel decreto ministeriale n. 185 del 2009 che risultano incompatibili con l'articolo riformato, con conseguente inapplicabilità del contenuto dello stesso decreto ministeriale nonché della circolare dell'Inps n. 38 del 15 marzo 2010;

   tale abrogazione deriva dalla pacifica applicazione dei principi gerarchico e cronologico per la risoluzione dei conflitti tra fonti del diritto, nonché dalla ratio legis del novellato articolo 182-ter che ha inteso disciplinare in via esclusiva i requisiti da applicarsi in materia di accordi di transazione fiscale e previdenziale;

   nonostante abbia rispettato il dettato normativo vigente, preso atto della posizione intransigente dell'istituto, Dema ha proposto a Inps di riscadenzare il proprio credito su un arco temporale di 5 anni a rate crescenti, in accordo al decreto ministeriale invocato dall'istituto, sebbene esso non preveda l'obbligatorietà delle rate costanti; a fronte di un rifiuto fondato sulla presunta esistenza di una prassi che impedirebbe all'istituto di accettare proposte a rate crescenti, la società ha formulato una nuova proposta in data 15 luglio 2020, a quanto consta all'interrogante non ottenendo tuttavia risposta alla data odierna;

   tale incertezza, aggravata dalle conseguenze dell'emergenza pandemica, danneggia gravemente la società, in quanto pregiudica di fatto le possibilità di proporsi sul mercato come un soggetto aziendalmente sano;

   la resistenza dell'Inps alla chiusura di questo accordo, rischia di vanificare enormi sforzi compiuti dal management e dagli azionisti per tenere l'azienda in attività, e rischia di disperdere 700 posti di lavoro diretti in Puglia e Campania, ma soprattutto rischia di negare all'Inps il recupero del proprio credito e, al contrario, di dover mettere in campo ammortizzatori sociali per circa 20 milioni di euro –:

   se e quali iniziative intenda intraprendere, per quanto di competenza, al fine di agevolare un accordo tra le parti e salvaguardare i posti di lavoro dei dipendenti della Dema;

   se intenda chiarire quali norme debbano applicarsi in fattispecie analoghe a quella rappresentata in premessa.
(4-06569)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   dal 1° ottobre 2020 l'Inps non rilascerà più il Pin per l'accesso ai servizi telematici. Al suo posto si darà invece spazio all'identità digitale Spid, che – a seguito della fase transitoria – diverrà l'unico metodo per accedere alla piattaforma on line dell'istituto e quindi per inviare pratiche, domande o consultare i propri dati personali;

   la notizia è stata data con la circolare n. 87 del 17 luglio 2020. A partire dal mese di ottobre 2020 infatti è previsto lo switch-off dei Pin Inps, i quali verranno sostituiti definitivamente dall'identità digitale Spid;

   a partire dal 2012, per accedere sul sito Inps e conseguentemente operare telematicamente, è necessario un Pin personale che consente l'accesso alla propria area personale. Per accedere al sito Inps possono essere utilizzate anche le ulteriori modalità previste dal codice dell'amministrazione digitale (decreto legislativo n. 82 del 2005), ossia Cns (Carta nazionale dei servizi), Cie (Carta d'identità elettronica), e lo Spid, acronimo di «Sistema pubblico di identità digitale»;

   lo Spid è fornito da diversi provider, alcuni completamente gratuiti e altri a pagamento, a differenza del Pin Inps che è totalmente gratuito;

   a partire dal 1° ottobre 2020 non sarà più possibile richiedere il Pin Inps per poter accedere sul sito dell'istituto previdenziale, con il conseguente passaggio a Spid per tutti i soggetti che desiderano accedere all'area personale del sito. Nonostante ciò, tale sistema di autenticazione continuerà a permanere per specifiche categorie di soggetti, quali minori di diciotto anni o soggetti extracomunitari;

   chi è già in possesso di Pin Inps potrà continuare a utilizzare questa modalità di accesso fino alla conclusione della fase transitoria;

   in base all'andamento della fase transitoria e quindi di dismissione del Pin a favore dello Spid, l'istituto, di concerto con il Ministero per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione, l'Agid e il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, fisserà la data di cessazione definitiva di validità dei Pin rilasciati dall'Inps;

   l'attuale regime delle esenzioni non tiene in conto la categoria degli italiani all'estero. Per molti di loro, in particolare i pensionati, è particolarmente difficile utilizzare gli strumenti elettronici necessari per verificare l'identità ai fini di ottenere lo Spid. Questi saranno verosimilmente costretti a ricorrere a servizi a pagamento –:

   se il Governo intenda adottare iniziative per concedere la possibilità di continuare a utilizzare il Pin Inps anche agli italiani all'estero, in particolar modo ai pensionati.
(4-06581)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   ZOLEZZI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   con pareri favorevoli di Senato e Camera e su proposta del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, nella legislatura XVII è stato nominato il dottor Gabriele Papa Pagliardini a capo dell'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea). La sua nomina è stata riconfermata nella legislatura corrente;

   con delibera n. 1 del 24 gennaio 2019, il direttore di Agea conferma la nomina di Alberto Di Rubba (nominato per la prima volta con delibera n. 30 del 19 dicembre 2018) quale consigliere e presidente del consiglio di amministrazione di Sin spa, acronimo di Sistema informativo nazionale per lo sviluppo dell'agricoltura, Rimarrà in carica sino all'approvazione del bilancio di esercizio chiuso al 31 dicembre 2021;

   il 51 per cento delle azioni di Sin è in mano ad Agea, che ha tra sue le funzioni principali quella di erogare i fondi europei per l'agricoltura. Miliardi di euro pubblici che ogni anno vengono distribuiti a coltivatori e allevatori. In tutto questo Sin ha una funzione specifica: gestire il sistema informatico attraverso cui vengono distribuiti questi denari; euro 50.000,00 (cinquantamila/00) annui lordi è il costo complessivo degli emolumenti spettanti a tutti gli amministratori di Sin spa;

   la procura di Milano ha chiesto formalmente una rogatoria in Svizzera nell'ambito dell'indagine sui fondi che sarebbero transitati su alcuni conti di alcune società che fanno capo, tra gli altri, a due revisori contabili del Carroccio alla Camera e al Senato, Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni, entrambi collaboratori del tesoriere leghista Giulio Centemero;

   Di Rubba risulta amministratore unico della Taaac Srl, una società schermata dietro una fiduciaria, avente sede in via Privata delle Stelline 1, a Milano. Allo stesso indirizzo della sede legale della nuova Lega secondo fonti di stampa, e il cui atto costitutivo è stato firmato nemmeno un anno fa nello studio di Alberto Maria Ciambella, il notaio che ha registrato gli atti costitutivi delle società bergamasche e i rogiti con cui – secondo il settimanale L'Espresso – la Lega avrebbe disseminato il suo ricco patrimonio tra le varie sezioni regionali;

   a schermare la proprietà di Taaac è la San Giorgio Fiduciaria srl di Giorgio Balduzzi, un nome che si ritrova anche dietro alcune delle società bergamasche citate da L'Espresso. Amministratore unico è Vanessa Servalli, titolare di un bar a Clusone (Bergamo) che, oltre a Taaac, amministra anche un'altra società, la «Non solo auto», che appartiene a Manzoni e Di Rubba, vale a dire i fondatori di «Più Voci». Servalli è anche moglie del cugino di Di Rubba; Di Rubba ha anche fondato l'associazione Più Voci, finita al centro delle cronache giudiziarie perché ritenuta dai magistrati la «scatola» attraverso cui la Lega avrebbe incassato finanziamenti illeciti (tra cui i 250 mila euro ricevuti dal costruttore Luca Parnasi). Secondo L'Espresso «Nello studio professionale di Di Rubba, a Bergamo in via Angelo Maj 24, hanno sede sette società controllate da un'anonima holding lussemburghese, la Ivad Sarl. (...) Gli investigatori ipotizzano che una parte dei 49 milioni della truffa leghista – quella per cui sono stati condannati in secondo grado Umberto Bossi e Francesco Belsito – siano finiti proprio nel Granducato. E in questo vorticoso giro di denaro riciclato avrebbero avuto un ruolo anche le sette società domiciliate a Bergamo, presso l'ufficio del nuovo presidente del cda di Sin Spa»;

   Alberto Di Rubba da notizie di stampa sarebbe indagato dalla procura di Milano perché coinvolto anche nella compravendita a prezzo «gonfiato» (400 mila euro) del capannone sede della Fondazione Lombardia Film Commission, in quanto, all'epoca dei fatti contestati, presidente della Fondazione;

   da notizie di stampa del 3 agosto 2020 è arrivata una segnalazione all'unità antiriciclaggio di Bankitalia per fondi dalla Lega per Salvini a Mdr stp srl di cui fa parte Di Rubba –:

   se sia al corrente della situazione esposta e quali iniziative di competenza intenda assumere, anche con riferimento alla permanenza in carica del presidente del consiglio di amministrazione di Sin Spa e, in definitiva, per tutelare l'onorabilità del Ministero.
(5-04513)


   SIRAGUSA, SARLI e PAPIRO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   lo scorso anno, attraverso l'iniziativa End the Cage Age, promossa da Ciwf (Compassion in World Farming), oltre un milione e mezzo di cittadini europei ha chiesto all'Unione europea di porre fine all'utilizzo delle gabbie negli allevamenti. In virtù del diritto d'iniziativa comunitario (Ice), la Commissione è stata tenuta quindi a farsi carico della questione e dei 300 milioni di animali che, in Europa, stanno passando la loro breve vita imprigionati tra sbarre, quasi sempre, in uno spazio inferiore, per dimensioni, a quello di un foglio A4. Grazie a questa meritoria campagna, il nostro continente potrebbe avere dunque l'opportunità di diventare avanguardia mondiale per quel che concerne il tema del benessere animale;

   purtroppo, grandi sono le differenze fra i singoli Stati membri dell'Unione per quel che concerne le politiche riguardanti questo tema. Alcune nazioni si collocano decisamente all'avanguardia; l'Austria, ad esempio, al primo posto nel continente per virtuosità sull'argomento, ha solo un 4 per cento di animali chiusi in gabbia sul totale degli allevamenti; inoltre, per galline e conigli le gabbie sono completamente vietate;

   altri Stati, invece, presentano una situazione ancora sconfortante: tra questi, l'Italia, che si colloca al 17mo posto (su 28 Paesi) nella classifica stilata da Ciwf. La percentuale di animali in gabbia qui è del 76 per cento, un numero enorme, anche considerando i numeri assoluti: quasi 46 milioni di bestie. D'altra parte, la legislazione italiana non prevede (fatta eccezione per anatre e oche) alcuna forma di limitazione o divieto di queste pratiche; la quasi totalità di scrofe, conigli e quaglie – così come il 62 per cento delle galline – sono allevati ancora in gabbia;

   la Coalizione italiana End the Cage Age ha recentemente avviato una nuova campagna di sensibilizzazione sul tema, invitando i cittadini a inviare tweet ai Ministri cui è indirizzata la presente interrogazione affinché si impegnino ad avviare la transizione a sistemi senza gabbie, sia in Italia che nell'Unione europea. La stessa Coalizione ha a riguardo dichiarato che «la dismissione delle gabbie dagli allevamenti è urgente perché risponde a una sempre più pressante istanza etica di milioni di cittadini europei ed è coerente con la rinnovata e crescente attenzione anche a livello europeo per il benessere animale e la sostenibilità, così come tracciato nel Green Deal. Far uscire dall'invisibilità le sofferenze decine di milioni di animali è un dovere etico di ogni Paese civile e democratico e ci auguriamo che i nostri Ministri avviino al più presto il dibattito pubblico per una transizione verso sistemi senza gabbie, per far sì che l'Italia non resti indietro in questa battaglia di civiltà in difesa degli animali, ma divenga rapidamente tra i Paesi europei all'avanguardia» –:

   se i Ministri interrogati, per quanto di rispettiva competenza, intendano assumere iniziative volte ad avviare la transizione a sistemi di allevamento senza gabbie.
(5-04517)

Interrogazione a risposta scritta:


   CARETTA, BUTTI, ROTELLI e CIABURRO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   dal 1° agosto 2020 è entrato in vigore l'accordo commerciale tra Unione europea e Vietnam, il quale prevede la soppressione pressoché totale (99 per cento) delle tariffe doganali in vigore sull'interscambio tra le due parti contraenti, con l'immediata eliminazione del 65 per cento dei dazi applicati sulle esportazioni Unione europea;

   se per l'Italia l'accordo profila la possibilità di accrescere esportazioni di vini che nel 2019 sono ammontate a poco meno di 12 milioni di euro, dall'altro implica l'ingresso a dazio zero di 80.000 tonnellate di riso lavorato, semilavorato, ed aromatico accusato di essere prodotto con lavoro minorile ed irregolare;

   l'Italia è il primo produttore di riso in Europa, con 1,40 milioni di tonnellate prodotte su un territorio coltivato da circa 4000 aziende, coprendo il 50 per cento dell'intera produzione dell'Unione europea;

   considerato che l'assenza di dazi tra Unione europea e Vietnam può fornire l'occasione per un maggiore ingresso di riso cambogiano, da tempo identificato come fonte di concorrenza sleale per il suo basso prezzo e le sue basse qualità, dovute a condizioni di produzione e di lavoro totalmente noncuranti del rispetto dei moderni standard in materia ambientale e di diritti umani, l'implementazione dell'accordo costituisce un potenziale danno all'industria risicola nazionale;

   al netto della crisi economica e di liquidità subita dal comparto agricolo e dal Paese, un'ulteriore perdita di ricchezza dovuta all'azione straniera conculca l'interesse nazionale italiano –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative, se del caso, intendano predisporre per difendere e garantire la tenuta della produzione e dell'export di riso italiano in Europa e nel mondo dai danni costituiti dalla potenziale concorrenza sleale e dall'invasione di prodotto straniero derivante dall'accordo di cui in premessa.
(4-06576)

SALUTE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   le persone affette da malattie reumatologiche sono in Italia oltre 5,5 milioni e rappresentano una percentuale importante tanto in assoluto quanto nell'ottica specifica delle patologie croniche degenerative;

   per questi pazienti è assolutamente cruciale l'importanza di giungere ad una diagnosi precoce che consenta di prevenire ed evitare crescenti sofferenze e serie complicanze che andrebbero ad aumentare sensibilmente il rischio di invalidità;

   esiste per i pazienti reumatologici la necessità di sottoporsi a continui e costanti controlli medico-specialistici e l'esigenza imprescindibile di avere accesso alle cure farmacologiche e fisioterapiche regolari;

   i centri d'eccellenza dedicati sono pochi e difformemente dislocati sul territorio nazionale;

   l'emergenza COVID-19 ha imposto una riorganizzazione logistico-strategica ad hoc dei presidi ospedalieri di tutto il territorio e la conseguente riconversione di interi reparti in favore delle urgenze dettate dalla lotta alla pandemia;

   a causa di ciò e della necessità di attuare le misure di contenimento della pandemia sono stati dapprima sospesi poi comunque fortemente limitati gli accessi alle strutture ospedaliere con conseguente impossibilità per i pazienti di accedere a visite e controlli medico-specialistici;

   una tale situazione ha provocato gravi ritardi ed un accumulo ulteriore con un maggiore infittimento delle liste d'attesa già cariche in epoca pre-COVID-19;

   il polso della situazione così come registrato da Apmarr - Associazione nazionale persone con malattie reumatologiche e rare - ha evidenziato il peso delle gravi ripercussioni avute sulla quotidianità e sulla vita attiva dei pazienti con un non trascurabile impatto psico-emotivo a peggiorare il tutto;

   controlli, visite ed esami già prenotati son stati sospesi e posposti a data da destinarsi, producendo un aggravamento del carico sintomatico ed un senso di concertato abbandono e di incertezza in pazienti già pesantemente provati dalla patologia;

   sebbene le fasi 3 e 4 abbiano portato ad una graduale riapertura dei presidi ospedalieri e dei centri d'assistenza, l'accumulo dei ritardi e le esigenze in termini di accesso ai controlli non soltanto non accennano a diminuire, ma piuttosto aumentano con la necessità di pensare a prevenire l'acuirsi delle fragilità in vista di una eventuale «seconda ondata» e della stagione invernale prossima;

   in conseguenza di tutto ciò Apmarr segnala con preoccupazione ed allarme come risulti non più sostenibile la situazione delle liste d'attesa oggi sovraccaricate oltre ogni possibile accettabile limite –:

   cosa il Governo intenda materialmente fare e quali iniziative concrete preveda di intraprendere al fine di sciogliere il nodo inaccettabile di un tale sovraccarico e risolvere o quanto meno ridurre in tempi ragionevoli la grave ed estesa problematicità che riguarda le liste d'attesa che pregiudica attualmente il diritto alle cure e il diritto alla salute del cittadino nonché l'efficienza e l'efficacia di un anello cruciale del servizio sanitario nazionale.
(2-00902) «Elvira Savino».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BOLDI, DE MARTINI, FOSCOLO, LAZZARINI, LOCATELLI, PANIZZUT, SUTTO, TIRAMANI, COMAROLI e ZIELLO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in data 27 maggio 2020 l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha modificato le linee guida provvisorie in materia di gestione clinica del virus COVID-19, fornendo raccomandazioni aggiornate in merito ai criteri di dimissione dei pazienti dall'isolamento;

   ai fini della certificazione della guarigione dalla malattia, la versione aggiornata delle linee guida non raccomanda più – come in passato – l'esecuzione di un doppio tampone con esito negativo, bensì individua i seguenti, differenti, criteri di riferimento: (i) pazienti sintomatici, 10 giorni dall'insorgenza dei sintomi, più almeno 3 giorni addizionali senza sintomi; (ii) pazienti asintomatici, 10 giorni a decorrere dal test positivo per SARS-CoV-2;

   l'Oms ha ammesso che la raccomandazione del doppio tampone, da essa inizialmente prediletta e tuttora in vigore nel nostro Paese, presenta criticità correlate alla limitatezza delle risorse umane e strumentali a disposizione nei laboratori e ai conseguenti, inevitabili, ritardi nell'esecuzione dei tamponi stessi, nelle more dei quali molti pazienti rimangono bloccati in isolamento, anche diverse settimane dopo la risoluzione completa dei sintomi;

   inoltre, l'Oms ha dato risalto alle numerose evidenze scientifiche che dimostrano come il rischio di trasmissione del virus possa essere considerato «raro» già dopo nove giorni dall'insorgenza dei sintomi e che la persistente positività al tampone non indichi necessariamente la contagiosità del soggetto, ben potendo essere determinata dalla presenza di tracce di materiale virale non integro, incapace di trasmettere l'infezione;

   nel corso della trasmissione Cartabianca del 30 giugno 2020, il Ministro interrogato è intervenuto sulla revisione in esame, annunciando che l'Italia non si allineerà ad essa e manterrà il criterio del doppio tampone, in aderenza alle indicazioni del Comitato tecnico scientifico di cui all'ordinanza del Capo del Dipartimento della protezione civile n. 630 del 3 febbraio 2020;

   tuttavia, con il passare del tempo e l'evoluzione delle conoscenze sulla malattia, ad avviso degli interroganti vi è la possibilità che la precauzione si trasformi in ostinazione, se non supportata da adeguate evidenze scientifiche, e che il criterio del doppio tampone si riveli alla lunga controproducente, non solo in termini di sostenibilità, ma anche dal punto di vista sanitario, potendo ingenerare timori ingiustificati nella popolazione e indurre le persone a non segnalare eventuali sintomatologie sospette per il timore di finire in isolamento sine die –:

   se non ritenga opportuna una revisione del criterio per la dimissione dei pazienti COVID-19 dall'isolamento, alla luce delle linee guida dell'Oms e delle evidenze scientifiche attualmente disponibili.
(5-04514)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:


   DE MARIA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   da organi di stampa si apprende che l'azienda Poste italiane sta per avviare un progetto di rimodulazione della sua presenza in città ad alta densità abitativa;

   all'interno di questo progetto si apprende la decisione della probabile chiusura dell'ufficio postale di via dell'Industria 13 a Bologna;

   i servizi di prossimità, quali uffici postali, rappresentano un aspetto fondamentale per la qualità della vita nelle comunità locali, poiché svolgono anche una funzione di presidio;

   l'eventualità di questa chiusura provocherebbe disagi molto elevati per i residenti della zona, in particolare per le persone più anziane;

   gli uffici postali che resterebbero in servizio sono distanti e non facilmente raggiungibili dagli utenti di via dell'Industria 13;

   l'area che fa riferimento all'ufficio postale di via dell'Industria 13 è anche caratterizzata da una forte presenza di attività industriali, commerciali e del terziario;

   alcuni cittadini della zona hanno attivato una raccolta di firme contro il progetto di chiusura che sta raccogliendo numerose adesioni proprio a dimostrazione di quanto l'ufficio postale sia considerato punto di riferimento e parte integrante della vita quotidiana nel territorio –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, al fine di garantire il servizio postale agli utenti di quel territorio.
(4-06573)

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

  L'interpellanza Delmastro Delle Vedove ed altri n. 2-00891, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 31 luglio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Ciaburro.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta Lucaselli n. 4-06557, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 4 agosto 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Ciaburro.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta in Commissione De Maria n. 5-03402 del 17 gennaio 2020 in interrogazione a risposta scritta n. 4-06573.

ERRATA CORRIGE

  Interrogazione a risposta scritta Fornaro n. 4-06549 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 386 del 4 agosto 2020. Alla pagina 14361, seconda colonna, dalla riga quarantatreesima alla riga quarantaquattresima, deve leggersi: «l'orario normale dell'ufficio postale del paese, riportandolo ai sei giorni previsti prima», e non come stampato.