XVIII LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 399 di lunedì 28 settembre 2020
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI
La seduta comincia alle 11,05.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
MARZIO LIUNI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 23 settembre 2020.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Piera Aiello, Amitrano, Ascani, Azzolina, Bonafede, Boschi, Buffagni, Cancelleri, Casa, Castelli, Cirielli, Colucci, Davide Crippa, D'Inca', D'Uva, De Micheli, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Di Stefano, Ferraresi, Ferro, Gregorio Fontana, Fraccaro, Franceschini, Frusone, Gallinella, Gelmini, Giachetti, Giacomoni, Giorgis, Grimoldi, Gualtieri, Guerini, Invernizzi, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Maggioni, Marattin, Mauri, Molinari, Morassut, Nardi, Nesci, Orrico, Paolini, Parolo, Pellicani, Perantoni, Rizzo, Ruocco, Scalfarotto, Serracchiani, Carlo Sibilia, Sisto, Spadafora, Speranza, Tofalo, Tomasi, Traversi, Vignaroli, Villarosa, Raffaele Volpi e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente settantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ungaro. Su cosa?
MASSIMO UNGARO (IV). Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Prego, deputato.
MASSIMO UNGARO (IV). Molto brevemente: poche ore fa, è stata lanciata una nuova offensiva nel Nagorno-Karabakh, una regione separatista dell'Azerbaigian al confine con l'Armenia. Il nostro invito al Governo italiano è che si applichi per un immediato “cessate il fuoco”, insieme all'Unione europea e nel gruppo di Minsk, per richiedere immediatamente la cessazione delle ostilità e un riavvio dei negoziati di pace. Troppo sangue è stato sprecato in quella parte del mondo. L'Italia si deve applicare per la pace.
PRESIDENTE. È sull'ordine dei lavori. Quindi, lei chiede che il Governo prenda iniziative, riferisca.
Discussione della mozione Meloni, Molinari, Gelmini ed altri n. 1-00376 concernente iniziative volte a garantire la pubblicazione dei verbali delle riunioni del Comitato tecnico-scientifico di cui all'ordinanza del Capo del Dipartimento della protezione civile n. 630 del 3 febbraio 2020.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione Meloni, Molinari, Gelmini ed altri n. 1-00376 concernente iniziative volte a garantire la pubblicazione dei verbali delle riunioni del Comitato tecnico-scientifico di cui all'ordinanza del Capo del Dipartimento della protezione civile n. 630 del 3 febbraio 2020 (Vedi l'allegato A).
La ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicata nel vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi calendario).
Avverto che la mozione Meloni, Molinari, Gelmini ed altri n. 1-00376 è stata sottoscritta tra gli altri anche dal deputato Lupi che, con il consenso degli altri sottoscrittori, ne diventa il quarto firmatario.
(Discussione sulle linee generali)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.
È iscritta a parlare la deputata Maria Teresa Bellucci, che illustrerà la mozione Meloni, Molinari, Gelmini ed altri n. 1-00376, di cui è cofirmataria.
MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Oggi si avvia la discussione generale della mozione relativa ai verbali del Comitato tecnico scientifico, una mozione che abbiamo presentato in modo unitario come forze di minoranza, quindi da parte di tutto il centrodestra, una mozione che vede come prima firmataria Giorgia Meloni. Con questa mozione, certamente, Fratelli d'Italia ha voluto richiamare l'attenzione del Parlamento, Presidente, di tutti i colleghi qui presenti, i deputati, e anche di chi oggi non è qui, richiamando l'attenzione su una necessità, quella di garantire la trasparenza, di garantire la trasparenza di quegli atti che hanno ispirato e che ispirano ancora il Governo rispetto a come fronteggiare la pandemia da Coronavirus e a come proteggere la salute degli italiani. È proprio di questi giorni, purtroppo, la notizia che siamo arrivati, nel mondo, a circa un milione di morti e a 33 milioni di contagi; la stessa nostra Italia ha visto morire 36 mila persone.
Il Coronavirus è entrato nella vita degli italiani, nelle famiglie, in maniera del tutto violenta e certamente un evento come questo necessita una grande assunzione di responsabilità, ma anche una grande chiarezza, una trasparenza, la capacità di poter promuovere la condivisione. Invece, ciò che ha spinto Fratelli d'Italia e tutto il centrodestra a presentare questa mozione è proprio la mancanza di trasparenza che abbiamo osservato, una certa opacità che il Governo ha proposto proprio nel trattare le informazioni che provenivano dal Comitato tecnico scientifico; un'opacità, purtroppo, che fra l'altro assomiglia alla stessa opacità della Cina, dove abbiamo visto il Governo di Pechino trattare i dati in maniera discrezionale, non proponendo tutta quella trasparenza che qui era necessaria e che avrebbe potuto, attraverso l'offerta di dati puntuali e con una tempistica puntuale, salvare milioni di vite.
Allora, proprio perché l'opacità non può essere avallata ma, anzi, deve essere contrastata, abbiamo proposto questa mozione. I nostri dubbi - sa, Presidente - nascono dai fatti. Innanzitutto ci ha fortemente preoccupato l'iniziativa del Governo quando la Fondazione Einaudi chiedeva l'accesso agli atti dei verbali e il Governo si è opposto, si è opposto ad offrire questi verbali. Ma non soltanto: nel momento in cui il TAR del Lazio ha dato ragione alla Fondazione Einaudi e ha chiesto al Governo di pubblicare i verbali, pubblicazione che doveva avvenire entro 30 giorni, il Governo, ancora, ha fatto ricorso, cioè ha messo in campo l'Avvocatura dello Stato per continuare a opporsi a questa legittima richiesta di trasparenza. E, allora, anche qui sono continuati i nostri dubbi, le nostre perplessità, le nostre preoccupazioni. Certamente non abbiamo capito questa resistenza da parte del Governo, anche quando il TAR del Lazio disponeva la pubblicazione dei verbali, a non voler pubblicare gli stessi.
Eppure, Presidente, il MoVimento 5 Stelle aveva tra i propri cavalli di battaglia proprio la trasparenza, la desecretazione dei segreti di Stato, uno dei cavalli di battaglia del MoVimento 5 Stelle. Non da ultimo, proprio il 2 luglio di quest'anno, il Movimento 5 Stelle si è vantato di voler andare a presentare un disegno di legge che limitasse il segreto delle pubbliche amministrazioni, il ricorso al segreto da parte delle pubbliche amministrazioni. E non soltanto: lo stesso MoVimento 5 Stelle è quello che in innumerevoli occasioni ha parlato del Palazzo, quel Palazzo che - prometteva - sarebbe diventato una casa di vetro. Certamente è lo stesso MoVimento 5 Stelle che diceva che il Parlamento doveva essere aperto come una scatoletta di tonno, mentre poi nel tonno, invece, ci si è chiuso, chiuso intento a mangiare in quella scatoletta tutto il tonno.
Quella casa di vetro di cui parlava il MoVimento 5 Stelle sembra, invece, essere trattata dal MoVimento 5 Stelle come una fortezza impenetrabile. Questo è il modo in cui MoVimento 5 Stelle tratta il cosiddetto “Palazzo”, le istituzioni: una fortezza impenetrabile, in cui vengono lanciati in maniera discrezionale e arbitraria, arrogandosi i pieni poteri, una serie di DPCM. Sa, Presidente, a parlare di discrezionalità non è soltanto un ricordo di Fratelli d'Italia ma addirittura l'Avvocatura dello Stato nel suo ricorso, laddove dice che i DPCM sono un atto del tutto discrezionale, in luogo e a fronte della conversione di quei decreti-legge che hanno dato i cosiddetti “pieni poteri” al Premier Conte, pieni poteri che vengono stigmatizzati da importanti cassazionisti, come Cassese, come del tutto illegittimi e incostituzionali.
E, allora, l'arbitrarietà, d'altronde, viene anche dimostrata perché, nel momento in cui vengono - sì - pubblicati i verbali all'inizio di agosto, dopo che le forze di minoranza, il centrodestra, avevano denunciato la mancanza di trasparenza da parte del Governo e del Premier Conte, nel momento in cui suo malgrado il Governo decide di pubblicare quei verbali - alcuni: cinque - scopriamo che la decisione del lockdown del 9 marzo, proposta dal Premier, non fa seguito a una richiesta del Comitato tecnico scientifico, che invece il 7 marzo propone un'apertura a due livelli, che propone una differenziazione tra quelle aree che hanno una situazione di contagi e di morti elevate e tutto il resto d'Italia, dove invece c'è una situazione ben diversa. Quindi, in maniera divergente, il Governo decide di chiudere tutto, ma rispetto a questo ci preoccupa il fatto che il Premier Conte in innumerevoli conferenze stampa e dirette Facebook diceva che le sue decisioni si basavano - si basavano! - proprio sui verbali del Comitato tecnico scientifico, e allora delle due l'una: come stanno le cose? Perché se segui i verbali del Comitato tecnico scientifico dovevi fare un'apertura a due livelli; se, invece, non li segui - e puoi anche farlo, ma a quel punto lo devi motivare - proponi quello che ha deciso il Premier Conte.
E poi la confusione aumenta leggendo i verbali, perché si scopre, invece, che il Comitato tecnico scientifico il 3 marzo aveva disposto e consigliato la chiusura totale, con misure di contenimento rafforzate dei comuni della Bergamasca, di Alzano e di Nembro; invece il Premier Conte, il Governo, quella chiusura non la fa: non la fa in maniera subitanea, non la fa con tempestività, non la fa dando immediatamente seguito.
E poi vi è lo studio del dottor Merler del 12 febbraio, che stava sul tavolo del Governo, sulla base dei dati offerti dalla Cina, che dallo stesso Merler, vengono definiti come molto sospettosi nella loro veridicità e, probabilmente, modificati o che ne vedevano la compromissione rispetto alla censura del Governo di Pechino. Ebbene, quello studio dimostrava che la proiezione di quei dati avrebbe portato in Italia una mortalità tra i 35 e i 60 mila casi di persone morte; dimostrava anche che c'era una mancanza di 10 mila posti letto; dimostrava che sarebbe stato necessario attivarsi subito e, invece, noi, tre giorni dopo quel 12 febbraio, vediamo il Governo inviare in Cina 18 tonnellate di materiale sanitario e mascherine, quando vi era uno studio, in possesso del Governo, che sosteneva l'importanza di attivarsi subito, perché quello che sarebbe accaduto sarebbe stato devastante. Infatti, il Governo dice che, proprio a causa dell'allarme che avrebbe scaturito, quello studio non doveva essere pubblicato con leggerezza, e allora, se era cosciente, il Governo, dell'allarme il 12 febbraio come mai tre giorni dopo, invece, ha spedito tutto quel materiale? E la scusa che, tempo dopo, quell'iniziativa ha portato a ricevere dei materiali di protezione non è sufficiente, perché diventa una scusa; una scusa rispetto al non utilizzo, al mancato utilizzo di quegli strumenti che il Governo aveva voluto e di cui si era dotato, quindi, il Comitato tecnico-scientifico e, quindi, anche lo studio del dottor Merler.
Tuttavia, rispetto a tutto questo e rispetto, quindi, alla notevole opacità che noi abbiamo visto e abbiamo osservato nelle modalità, nel comportamento del Governo del Premier Conte, quello che ci preoccupa è anche che questa possa continuare e per questo vediamo la presentazione, oggi, in Aula, e la discussione generale di questa mozione per richiamare l'importanza della trasparenza, perché il Governo certamente ha la responsabilità di operare delle scelte, certo, ma ha anche il dovere di dire la verità ai propri cittadini. È proprio questo il problema, ossia che la verità non è stata proposta e si è deciso di utilizzare strumentalmente il Comitato tecnico-scientifico; addirittura, il Comitato tecnico-scientifico, nelle sedute successive alla decisione del Premier Conte che non vedeva raccogliere le sue indicazioni, diventava lo strumento attraverso il quale il Premier Conte andava a fortificare i suoi DPCM; cioè, il Comitato tecnico-scientifico cambiava un po' idea e diventava, quindi, il Comitato tecnico-scientifico lo strumento attraverso il quale il Premier Conte andava, in maniera postuma, a legittimare i suoi interventi arbitrari, discrezionali e non basati sui verbali, che oggi abbiamo, del Comitato tecnico-scientifico.
Allora, se effettivamente di emergenza straordinaria si tratta, se effettivamente c'è la necessità di unire il Parlamento, se effettivamente c'è la necessità di pacificare e di poter trovare il punto di equilibrio, ebbene, tutto questo non può essere trovato se non attraverso la condivisione delle informazioni, la verità, la trasparenza, la possibilità di dire agli italiani, ai parlamentari ciò che sta accadendo per poi aiutare anche il Governo a portare avanti le giuste scelte.
È per questo che, con questa mozione, noi abbiamo deciso di impegnare il Governo a pubblicare in modo automatico, integrale e trasparente i verbali del Comitato tecnico-scientifico, tutti quelli che ci saranno da qui in futuro e tutti gli atti che sono fondamentali e sulla base dei quali vengono assunte delle decisioni per proteggere la salute degli italiani.
Colleghi, questa è una questione di rispetto, è una questione di rispetto per il popolo italiano, è una questione di rispetto per il Parlamento, è una questione di rispetto per i rappresentanti del popolo ed è una questione di rispetto per la democrazia; è per questo motivo che non ci stiamo con riferimento ad una situazione che, inevitabilmente, se ciò non viene rispettato e proposto, viene a diventare una dittatura, a fronte di un'emergenza sanitaria.
Allora, noi siamo qui, in parte, per denunciare tutto questo; lo abbiamo fatto ai primi di agosto attraverso un'iniziativa doverosa di Fratelli d'Italia e dei parlamentari del centrodestra che ha avuto dei buoni esiti dal momento che, grazie a questa iniziativa nonché a quella della Fondazione Einaudi, il Governo ha concesso, perché fino ad oggi si tratta di atti di concessione, la pubblicazione dei verbali e su questo non ci fermeremo; continueremo a chiedere verità, trasparenza e rispetto. Crediamo profondamente che questo sia un elemento essenziale, nel combattere la pandemia, che deve riguardare la nostra nazione, l'Italia, e che deve riguardare tutte le nazioni. Soltanto attraverso questo patto di collaborazione, di alleanza tra tutte le nazioni, a partire dalla Cina, che ha visto nascere il Coronavirus e la pandemia (e ancora non sappiamo bene in che modo tutto questo è avvenuto), soltanto attraverso questo atto di trasparenza e di alleanza tra i popoli si può pensare di sconfiggere un male che sta piegando così tanto l'umanità. Se ciò non viene proposto e non verrà proposto sarà l'ineludibile responsabilità e colpa di chi, oggi, ha il potere di decidere e si sta assumendo la responsabilità di decidere e questa colpa, vi assicuro, sarà estremamente pesante con la quale fare i conti.
Per questo, per l'ennesima volta, vi chiediamo di utilizzare il Parlamento per quello che è, il luogo dell'incontro, della condivisione e del confronto, in cui maggioranza e minoranza si uniscono per un unico bene comune, quello della difesa della vita e degli italiani. Ve lo abbiamo detto sin dall'inizio: noi ci siamo, ci siamo per vincere tutto questo e ci siamo per affrontarlo; la nostra disponibilità l'avete potuta vedere e osservare negli scostamenti di bilancio che abbiamo votato, ma anche nei tanti contributi che abbiamo dato attraverso emendamenti, ordini del giorno e mozioni. Allora, quella disponibilità vorremmo che voi la raccoglieste nelle vostre mani e portaste avanti quelle dichiarazioni, che spesso fate a parole, di voler costruire una collaborazione, ma che tradite in molti momenti con gli atti concludenti, come quello dei verbali del Comitato tecnico-scientifico e della loro secretazione fino a oggi.
Fratelli d'Italia chiede verità e rispetto e su questo presentiamo questa mozione e chiediamo il voto favorevole di tutto il Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Stefano Ceccanti. Ne ha facoltà.
STEFANO CECCANTI (PD). Grazie, Presidente. Prima di entrare nei tre punti del mio intervento, mi premeva segnalare due questioni per inquadrare il contesto.
Molti Paesi vicino a noi stanno parlando di un lockdown nazionale nuovo, in Italia no. Non è merito solo del Governo: c'è uno sforzo corale del Governo, delle regioni, delle amministrazioni locali e il senso di responsabilità dei singoli cittadini, che ci stupisce, quasi, per la sua grande capacità di tenere il passo con la gravità della situazione; però in Italia non si parla di secondo lockdown. Questo è un dato importantissimo.
Il secondo aspetto: abbiamo saputo che il Governo pensa, per prudenza, a una proroga dello stato di emergenza. Questa proroga, come è previsto dalle nostre leggi, dalle modifiche che abbiamo inserito con gli emendamenti parlamentari, passerà da qui, passerà dal Parlamento; non sfuggirà al controllo del Parlamento. In questo Parlamento, in questi mesi, il Presidente del Consiglio e, ancor più, il Ministro Speranza sono degli abbonati quasi settimanali, quindi non lavorano a Palazzo Chigi o nelle sedi del Governo in maniera distaccata dal controllo parlamentare. Poi, certo, spetta al Parlamento stare dietro, inseguire, presentare emendamenti, valutare, evitare qualsiasi tentazione di gestione isolazionistica, però il nostro sforzo di parlamentarizzazione fin qui ha funzionato.
Veniamo a tre punti. A me sembra che, in primo luogo, la mozione ecceda in un eccesso di enfasi sui verbali pubblicati: cosa c'è in questi verbali che sono stati pubblicati? Non c'è nulla di più di quanto, già all'epoca, si poteva ricavare da una lettura dei giornali: le incertezze sulla “zona rossa” nella bergamasca, la decisione di imporre un lockdown generale, più che per un'immediata necessità terapeutica per impedire che l'epidemia arrivasse al Sud, dove il sistema sanitario era ritenuto più fragile. Si è visto che all'annuncio della “zona rossa” nella sola Lombardia c'era stato l'assalto ai treni e si temeva, quindi, che “zone rosse” limitate non funzionassero. C'è stata, quindi, una giusta trasparenza, ma questa giusta trasparenza non ha portato alla scoperta di grandi segreti; non c'erano, almeno in questo caso, grandi arcana imperii da scoprire.
Secondo punto. Sul citato studio della Fondazione Kessler, che era un modello matematico come ce ne sono tanti altri, e sulla proposta di rendere noti tutti i verbali subito non si può inseguire il mito semplicistico di una trasparenza immediata, assoluta, che dovrebbe di per sé rassicurare i cittadini. È bene ricordare che anche questo, come altri miti, può risolversi nel suo contrario, in un mito negativo, perché può, al contrario, disorientare e creare problemi immediati. È il Governo che prende le decisioni, il Governo, che è responsabile verso il Parlamento, finché ha la fiducia, e che non può non avere un margine di discrezionalità nei tempi di divulgazione . Non c'è necessità di conoscere subito tutti i passaggi interni e, del resto, con una prudenza di quarantacinque giorni di intervallo, il Governo lo sta facendo, mi pare come nessuno degli altri Paesi. La trasparenza immediata e totale, in presa diretta, è nemica della responsabilità. L'uso ragionevole dei tempi nella divulgazione delle informazioni, in questo come in altri casi - normalmente, per tutti i documenti dei Governi si segue un periodo di décalage tra il momento delle decisioni e il momento in cui vengono rese note le basi delle decisioni -, consente di conciliare trasparenza e responsabilità. Il Governo ha, del resto, comunque, garantito nel percorso tutta la trasparenza possibile, come è dimostrato, in ultimo, dalle comunicazioni del Ministro Speranza il 2 settembre scorso.
Terzo e ultimo punto. Pro futuro si potranno cercare i modi per assicurare un maggior controllo da parte del Parlamento, che possono essere tanti; si può sempre fare meglio, ma sempre con caratteristiche di trasparenza tali da non limitare in modo sproporzionato la necessaria discrezionalità del Governo, che consente sul momento scelte responsabili ed efficaci. È vero, come ricordava Norberto Bobbio, che il segreto della democrazia è non avere segreti ma, come in ogni cosa, ci sono tempi e modi per non avere segreti. Non a caso, Giovanni Sartori, nell'ultima edizione della sua “Teoria della democrazia”, invita a non eccedere nell'ossessione della politica immediatamente visibile. Dobbiamo conciliare Bobbio e Sartori: questo è il nostro compito. C'è, infatti, un tempo per decidere e un tempo per divulgare tutte le basi sulla base delle quali si è arrivati alle decisioni. Un tempo per decidere e un tempo per divulgare, come direbbe il libro di Qohelet (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia Viva).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Battilocchio. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO BATTILOCCHIO (FI). Grazie, Presidente. La mozione del centrodestra, che l'Aula è chiamata a discutere e votare, chiede un impegno stringente al Governo a garantire la massima trasparenza e pubblicità nei confronti dei cittadini e delle istituzioni su quelle che sono state e saranno le decisioni prese per gestire il periodo certamente più drammatico dal dopoguerra ad oggi, conseguente alla pandemia che si è diffusa nei mesi scorsi e che ha visto il nostro Paese come uno dei più colpiti d'Europa. Tuttavia questa trasparenza finora non c'è stata ed è eloquente in tal senso la gestione a dir poco opaca dei documenti che l'Esecutivo ha voluto tenere secretati. Fino all'ultimo non avete voluto garantire la necessaria informazione su quello che è stato fatto e deciso in quei terribili mesi. Tutti i cittadini dovevano essere messi a conoscenza, fin da subito, delle ragioni che hanno motivato alcune scelte dell'Esecutivo e questo era più necessario e dovuto visto che ciò è avvenuto in quel lungo periodo di sacrifici e di limitazione dei diritti e libertà costituzionali della popolazione.
La scelta che era stata fatta dal Presidente Conte di non rendere pubblici tutti gli atti riguardanti una fase che ha imposto la compressione di diritti fondamentali ed inalienabili è stata grave. Fino ad agosto scorso, vi eravate opposti a rendere pubblici i documenti prodotti dal Comitato tecnico-scientifico, sulla base dei quali avevate assunto le drastiche decisioni per il lockdown, quasi che fossero documenti scottanti che mettevano in discussione la stessa sicurezza nazionale. Voglio sottolineare che lo stato di emergenza sanitaria dei mesi scorsi, che - ricordo - avete deciso di prorogare, anche se oggi fortunatamente non siamo più in quella tragica situazione, aveva portato al lockdown con conseguenze fortissime sulle limitazioni delle libertà personali: divieti di spostamenti dalla propria abitazione, chiusura praticamente di tutte le attività economiche, divieti di riunione, stop allo svolgimento delle funzioni religiose, così come di tutte le attività didattiche.
Certo, la situazione ha giustificato misure estremamente rigorose, ma la realtà è che questo Governo ha gestito l'emergenza e preso decisioni assai rilevanti in modo assolutamente autoreferenziale, pur sapendo perfettamente che le decisioni che prendeva forzavano inevitabilmente gli stessi diritti garantiti dalla nostra Costituzione ed esautoravano il Parlamento dalle sue prerogative. Per mesi abbiamo assistito a una sostanziale soppressione di diritti inalienabili, una soppressione che, solo in parte, è stata giustificata da altri interessi costituzionalmente preminenti, quali, in questo caso, la tutela della salute pubblica. Limitazioni che abbiamo condiviso fin dai primi evidenti e tragici segnali di arrivo di questa pandemia e che abbiamo accettato con senso di responsabilità e consapevoli della terribile emergenza che ci ha investito.
In questo contesto eccezionale, che ho voluto ora ricordare, di sospensione di alcuni diritti costituzionalmente tutelati, la scelta fatta, fin dal primo momento, dal Governo Conte di non rendere pubblici i documenti prodotti dal Comitato tecnico-scientifico è apparsa particolarmente odiosa ed ingiustificata, quasi a voler nascondere agli italiani tutta la verità sui decreti del Presidente varati nei mesi di marzo ed aprile. Ricordo che gli avvocati della Fondazione Einaudi avevano chiesto che il Presidente Conte rendesse disponibili i verbali del Comitato tecnico scientifico, in quanto le misure restrittive di diritti e libertà imposte con i DPCM erano motivate e giustificate sulla base delle valutazioni operate dal Comitato tecnico scientifico.
Ma quei verbali, che contengono quelle valutazioni, il Presidente del Consiglio non aveva voluto renderli pubblici, laddove invece era importante mettere i cittadini in condizione di conoscere le vere motivazioni per le quali, durante l'epidemia da COVID-19, erano stati costretti a rinunciare alle loro libertà. C'è stato quindi bisogno dell'iniziativa della Fondazione Einaudi di chiedere la pubblicità di quei documenti e quindi conoscerne il contenuto, visto il parere contrario del Governo. Un lungo ed estenuante braccio di ferro tra ricorsi e controricorsi che ha visto la Presidenza del Consiglio decisa fin dall'inizio a negare l'accesso agli atti richiesti il 15 aprile dai tre avvocati della Fondazione Einaudi.
Ricordo che il 23 luglio scorso il tribunale amministrativo del Lazio accoglieva il ricorso presentato dalla Fondazione contro il diniego del Governo di accesso ai verbali del comitato tecnico-scientifico posti a base dei decreti del Presidente del Consiglio dei ministri emanati durante il lockdown; alla pubblicazione di questi documenti il Governo si era in un primo momento fermamente opposto, anche ricorrendo al Consiglio di Stato, che ne aveva sospeso la divulgazione. Peraltro, vi era già stato in quei giorni un intervento dello stesso Copasir, che aveva già chiesto ufficialmente al Governo di poter visionare gli atti. Nella gran parte dei DPCM emanati in quei mesi dal Governo compare nelle premesse la formula “tenuto conto delle indicazioni formulate dal comitato tecnico-scientifico”, e quando in nome della trasparenza, nel rispetto dei cittadini a cui avete chiesto sacrifici pesantissimi in nome della salute pubblica, vi è stato chiesto di far conoscere quelle indicazioni del comitato, anche per poter valutare se fossero in qualche modo scientificamente giustificate le restrizioni, avete fatto di tutto per impedirlo. Poi la svolta - meglio tardi che mai -, e ai primi di agosto la Presidenza del Consiglio accoglieva finalmente la richiesta di desegretare i verbali del comitato tecnico-scientifico, dopo che tale richiesta, come abbiamo detto, era stata accolta dal TAR del Lazio e sospesa dal Consiglio di Stato in seguito all'appello di Palazzo Chigi. I verbali che alla fine il Governo ha accettato di segretare sono cinque, e sono datati 28 febbraio, 1° marzo, 7 marzo, 30 marzo e 9 aprile 2020, ma ve ne sarebbero degli altri che mancano all'appello. Come ben si sa, nel verbale del comitato del 7 marzo gli scienziati consigliavano il Governo di praticare un lockdown differenziato per i territori, in particolare creando due maxi aree, per il Nord e per il Centro-Sud: nella prima i divieti dovevano essere rigidi e globali, nella seconda più flessibili. Sappiamo bene che non andò così. Il Presidente Conte scelse invece il lockdown generale per tutto il territorio italiano. Ci auguriamo comunque che il Governo voglia far suo l'impegno presente in questa mozione unitaria del centrodestra - ovviamente aperta a tutto il Parlamento -, una mozione che appunto va nella giusta direzione per garantire trasparenza e rispetto. Ci auguriamo quindi che il Governo compia un ulteriore passo sulla strada della necessaria trasparenza e nel rispetto della popolazione di questo Paese e garantisca di rendere integralmente pubblici tutti i verbali delle riunioni del comitato tecnico-scientifico. Crediamo che sia un atto dovuto verso i cittadini, ai quali in questi mesi è stato davvero chiesto l'impossibile.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali. Il Governo si riserva di intervenire successivamente. Il seguito della discussione è pertanto rinviato ad altra seduta.
Discussione della proposta di legge: Liuni ed altri: Disposizioni per la disciplina, la promozione e la valorizzazione delle attività del settore florovivaistico (A.C. 1824-A) (ore 11,45).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge n. 1824-A: Disposizioni per la disciplina, la promozione e la valorizzazione delle attività del settore florovivaistico.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 23 settembre 2020 (Vedi l'allegato A della seduta del 23 settembre 2020).
(Discussione sulle linee generali – A.C. 1824-A)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Avverto, altresì, che la XIII Commissione (Agricoltura) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Maria Chiara Gadda.
MARIA CHIARA GADDA, Relatrice. Presidente, onorevoli colleghi, siamo oggi chiamati ad avviare l'esame del provvedimento atto Camera n. 1824-A recante disposizioni per la disciplina, la promozione e la valorizzazione delle attività del settore florovivaistico. Il provvedimento, d'iniziativa del deputato Liuni, è stato oggetto di approfondita discussione, e il testo che ora analizziamo è frutto del contributo davvero positivo di tutti i gruppi parlamentari. Prima di entrare nel merito dei contenuti del provvedimento, che si compone di 18 articoli, desidero soffermarmi sulle finalità della presente proposta di legge, che si propone lo scopo di disciplinare le attività del settore florovivaistico, caratterizzato da un alto grado di complessità sotto il profilo biologico, tecnico e commerciale, ma allo stesso tempo di individuare gli strumenti per favorire una sempre maggiore strutturazione e il rilancio del comparto. A questo riguardo rammento che il comparto in oggetto, con i suoi prodotti, rappresenta una delle tradizionali eccellenze italiane riconosciute in tutto il mondo, e ambito di forte presenza occupazionale e di competenze. Il settore, peraltro, è uno dei maggiori in ambito agricolo ad alta densità di tecnologia e di ricerca. L'aggressiva competizione internazionale e persino gli effetti dei cambiamenti climatici che stiamo osservando in queste ore ha portato negli ultimi anni a una forte contrazione, che si è manifestata con la riduzione del numero di aziende e delle superfici utilizzate. La situazione si è ulteriormente accentuata a causa della crisi epidemiologica da COVID-19, che ha fortemente penalizzato l'intero settore, con la chiusura di diversi canali commerciali durante il lockdown, nel periodo peraltro di maggior picco produttivo. Rammento inoltre quanto il verde urbano sia rilevante sul fronte del benessere e all'interno della sfida complessiva della sostenibilità per qualificare, valorizzare e innovare le nostre città, in ambito sia pubblico che privato. L'attività agricola ha da sempre il carattere della multifunzionalità, e il settore florovivaistico ne è piena espressione. Ciò premesso, nel passare all'illustrazione dei contenuti del provvedimento, che è stato oggetto di un'approfondita attività istruttoria attraverso lo svolgimento di un nutrito ciclo di audizioni che davvero ha coinvolto l'intero comparto, segnalo che la disciplina introdotta, secondo quanto disposto dal comma 1 dell'articolo 1, ha riguardo alla coltivazione, alla promozione, alla valorizzazione, alla comunicazione, commercializzazione, qualità e utilizzo dei prodotti florovivaistici Il settore florovivaistico comprende, come indicato al comma 2, la produzione di prodotti vegetali e materiale di propagazione. In entrambi i casi i prodotti possono avere carattere ornamentale e non ornamentale, orticolo, frutticolo e boschivo. Sono quindi individuati all'interno della proposta di legge all'attenzione di questa Camera i seguenti cinque macro comparti produttivi (al comma 3) per l'impiego pubblico e privato - non mi soffermo sulla definizione delle diverse varietà coinvolte, che sono ben descritte appunto all'interno del provvedimento, ma delineerò soltanto le cinque macro aree produttive in oggetto -, che sono: la floricoltura, la produzione di organi di propagazione gamica e agamica, il vivaismo ornamentale, il vivaismo frutticolo, il vivaismo non ornamentale. La filiera florovivaistica, ai sensi del comma 4, comprende le attività di tipo agricolo e le attività di supporto alla produzione, quali quelle di tipo industriale e di servizio. In particolare (anche in questo caso la proposta di legge entra ovviamente nel maggiore dettaglio), i costitutori e i moltiplicatori di materiale di produzione, le industrie che producono mezzi di produzione come vasi e terriccio, prodotti fitosanitari, o che costruiscono mezzi di produzione, locali climatizzati, impiantistica e materiali specializzati.
Poi, i grossisti e gli altri intermediari, le industrie che producono materiali per il confezionamento e la distribuzione al dettaglio (mercati, progettisti del verde, giardinieri, fioristi, punti di vendita, centri di giardinaggio, che peraltro trovano una definizione più puntuale finalmente, oserei dire, all'interno del provvedimento, la grande distribuzione, ambulanti, rivenditori e impiantisti). Nell'ambito della filiera florovivaistica sono inclusi, ai sensi del comma 5, i servizi relativi alla logistica e ai trasporti, le società e gli enti coinvolti nella creazione di nuove varietà vegetali, i professionisti che svolgono attività di consulenza tecnica, ad esempio, nel campo della progettazione e della realizzazione stessa del verde ornamentale urbano, extraurbano e forestale, i manutentori del verde e degli impianti ortofrutticoli.
L'articolo 2, invece, prevede che con decreto del Ministro dell'Istruzione adottato di concerto con il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali e il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali venga istituito un programma per l'istituzione di percorsi didattici, nell'ambito dell'offerta formativa della scuola dell'obbligo, di sensibilizzazione dei giovani sulle tematiche ambientali, della sostenibilità e sull'importanza del verde nel contesto urbano e rurale. Con decreto del Ministro dello Sviluppo economico di concerto con il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, previa intesa in sede di Conferenza unificata, saranno stabiliti i requisiti professionali degli operatori del settore florovivaistico ai fini dell'esercizio dell'attività, tenendo conto del pregresso svolgimento di una comprovata attività lavorativa nel campo o, ad esempio, del possesso di una qualifica professionale, di laurea, di diploma in materia orto-florovivaistica rilasciata da istituti riconosciuti dallo Stato o dalle regioni.
Ai sensi del comma 3 il Dicastero agricolo è chiamato a bandire concorsi di idee per la realizzazione di prodotti tecnologici relativi alla produzione florovivaistica ecosostenibile. Al comma 3, proprio nell'ambito del Piano nazionale per il florovivaismo, il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali può bandire concorsi di idee finalizzati a promuovere progetti innovativi dal punto di vista tecnologico della sostenibilità e del benessere urbano, proprio nell'ottica della proposta di legge in esame di coinvolgere le giovani generazioni fin dall'inizio ma soprattutto di intercettare una sfida che tutti noi abbiamo ben presente, cioè quella della sostenibilità e dei cambiamenti climatici e quindi coinvolgere da questo punto di vista chi produce. Quindi una filiera appunto, come ho detto, di eccellenza nei nostri comparti produttivi è davvero rilevante da questo punto di vista.
L'articolo 3 prevede interventi per il settore distributivo florovivaistico. Anche in questo senso molte volte in quest'Aula abbiamo parlato della necessità di riconnettere i territori, di favorire appunto uno sviluppo pieno delle attività produttive. Tale sviluppo pieno non può esserci se non ci sono infrastrutture di ogni tipo: materiali, immateriali, logistiche e chiaramente questo percorso deve essere fatto con il pieno coinvolgimento delle regioni e degli enti territoriali.
Quindi l'articolo 3 prevede interventi in questa direzione. In particolare si prevede che all'interno del Piano nazionale, d'intesa appunto con le regioni, possano essere individuati i siti regionali destinati ad ospitare piattaforme logistiche, mercati all'ingrosso di snodo, collegamenti infrastrutturali per lo sviluppo del settore florovivaistico distinte per aree geografiche, quindi aree del nord, centro, sud, isole maggiori ma soprattutto zone svantaggiate, che oggi potremmo chiamare aree interne, che rappresentano la vera sfida da intercettare in questo momento storico. Alle regioni è data facoltà di prevedere norme semplificate per il mutamento della destinazione d'uso di manufatti aventi natura di chioschi su strada al fine della loro trasformazione in rivendite di fiori e di piante. Si prevede infine che la detrazione del 36 per cento già vigente (è stata una conquista nella scorsa legislatura e come sempre le conquiste devono essere valutate ed eventualmente ampliate quando funzionano) per gli interventi di sistemazione a verde si applichi fino ad un ammontare complessivo di 500 euro annui per nucleo familiare anche per l'acquisto di fiori e piante da interno. Per il proseguimento dei successivi articoli sottolineo alla Presidenza che, essendo presente l'altra relatrice Loss, abbiamo appunto considerato di suddividere la relazione in due parti (Applausi).
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Martina Loss.
MARTINA LOSS, Relatrice. Grazie Presidente e ringrazio la mia correlatrice e proseguo dunque con l'illustrazione della norma. La caratteristica principale è proprio l'inquadramento dell'attività florovivaistica nella cornice delle attività agricole. Infatti l'articolo 4, che definisce l'attività agricola florovivaistica, specifica che essa è esercitata appunto dall'imprenditore agricolo, di cui all'articolo 2135 del codice civile, incluso l'imprenditore agricolo professionale, con qualsiasi tecnica e con l'eventuale utilizzo di strutture fisse o mobili. È la chiave di volta per dare l'inquadramento definitivo di questo grande comparto rappresentato su tutto il territorio nazionale. L'attività agricola florovivaistica dunque consiste nella produzione, nella manipolazione, nella commercializzazione del vegetale e, assieme a questo, sono considerate anche prestazioni accessorie rispetto alla produzione e alla vendita di piante e fiori coltivati in vivaio, anche la stipula di contratti di coltivazione degli esemplari arborei, il loro trasporto e la messa a dimora. Sono inoltre considerate attività di pertinenza agricola le operazioni colturali che riguardano la manutenzione degli spazi a verde nel territorio urbano pubblico o privato. Le aziende vivaistiche già autorizzate alla coltivazione di specie forestali, inoltre, possono stipulare accordi con le amministrazioni per contribuire alla produzione di materiale forestale certificato. È un contributo molto importante soprattutto per le zone collinari e montane, come abbiamo visto, anche nel momento in cui ci fossero situazioni di emergenza o di dissesto perché possono contribuire con le specie di tipo forestale a riqualificare il nostro territorio montano.
Il comma 5 dell'articolo 4 stabilisce poi che con il decreto del Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, sempre emanato in concerto con il MISE sentita la Conferenza Stato-regioni, si possono stabilire gli aspetti tecnici relativi all'insediamento delle strutture di protezione per l'attività agricola florovivaistica e le figure professionali principali che operano nel settore del florovivaismo nell'ambito della produzione, manutenzione e commercializzazione.
Si passa quindi alla disciplina dei distretti florovivaistici. L'articolo 5 prevede infatti che le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano possono individuare i distretti florovivaistici in ambiti territoriali vocati o storicamente dedicati all'attività del florovivaismo e che possono beneficiare di premialità anche in funzione della programmazione dello sviluppo rurale. Ai distretti florovivaistici sono equiparate aree agricole destinate all'attività vivaistica da almeno dieci anni e, una volta costituiti i distretti, le regioni saranno chiamate ad adeguare i contenuti dei piani di gestione nel territorio locale. Nei distretti sono previsti poi da parte delle regioni e province autonome e anche degli enti locali, per quanto di loro competenza, interventi per la salvaguardia delle aziende florovivaistiche con particolare riferimento anche agli aspetti fitosanitari.
Il comma 2 dell'articolo 5 consente di svolgere nelle aree destinate alle attività florovivaistiche interventi sia nel settore pubblico che privato per rimuovere situazioni di criticità dal punto di vista funzionale e ambientale con particolare riguardo al corretto assetto idraulico e idrogeologico. Infine nei distretti florovivaistici, che sono stati appena descritti, potranno essere favorite attività connesse all'agricoltura quali gli agriturismi: un importante collegamento garantito dall'appartenenza delle aziende florovivaistiche al mondo agricolo per dare una continuità territoriale dell'investimento a 360 gradi del mondo dell'agricoltura.
L'articolo 6 istituisce poi il tavolo tecnico del settore florovivaistico con compiti di coordinamento delle attività di filiera, di promozione e sviluppo dell'internazionalizzazione del settore, di monitoraggio dei dati economici con particolare riguardo all'evoluzione del vivaismo ornamentale, di studio delle varietà storiche, di attività consultiva e promozione di progetti innovativi ed elaborazione di progetti specifici da attivare con la creazione di fondi dedicati al settore.
È disciplinata anche la composizione del tavolo, prevedendo la partecipazione sia dei rappresentanti istituzionali dei Ministeri coinvolti (politiche agricole, salute, sviluppo economico, ambiente, economia), nonché i rappresentanti delle regioni e province autonome di Trento e Bolzano, delle organizzazioni professionali agricole, associazioni del settore florovivaistico, rappresentanti della cooperazione e delle categorie del commercio, nonché degli appartenenti ai collegi e agli ordini professionali. Il tavolo poi potrà estendere la partecipazione ai propri lavori in qualità di osservatori anche ai rappresentanti di altre categorie, ovvero: consorzi, mercati, distretti nazionali, sindacati e altre istituzioni e agenzie nazionali, come Agea, Ismea, Istat, Crea, CNR, Enea, le università e la società di ortofrutticoltura italiana.
Nell'ambito del tavolo sono istituiti due osservatori: l'Osservatorio per i dati statistici ed economici, che è chiamato a raccogliere i dati relativi al monitoraggio dei dati economici del settore florovivaistico, con particolare riguardo alle importazioni e alle esportazioni tra l'Unione europea e i Paesi terzi; ed è inoltre istituito l'Osservatorio del vivaismo ornamentale frutticolo e del verde urbano e forestale, che ha il compito di esprimere pareri e di promuovere la qualità dei materiali vivaistici citati. I membri del tavolo tecnico del settore florovivaistico sono poi chiamati a predisporre, modificare e ad approvare il Piano nazionale del settore florovivaistico. Infine, il comma 12 specifica anche che il tavolo è chiamato a formulare pareri ed esprimere proposte sulla gestione delle emergenze fitosanitarie.
L'articolo 7 poi introduce una norma che riguarda l'Ufficio per la filiera del florovivaismo, cambiandone la denominazione e dedicandola appunto allo sviluppo delle imprese e cooperazione della filiera del florovivaismo. Le funzioni dell'Ufficio saranno definite con un decreto del Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali.
L'articolo 8 poi istituisce un coordinamento permanente di indirizzo e orientamento per il florovivaismo e la green economy. Si tratta di un organo di coordinamento tra i cinque Ministeri, per promuovere il settore del florovivaismo e l'inserimento di tutte le attività connesse al verde e alla sua promozione nella transizione ecologica di oggi.
L'articolo 9 poi prevede che, con decreto del Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, venga adottato, previa intesa in sede di Conferenza Stato-regioni, il Piano nazionale del settore florovivaistico già citato. Il Piano individua le misure per il settore, anche al fine del recepimento da parte delle regioni nei singoli piani di sviluppo rurale. Individua in particolare le politiche da attuare in materia di aggiornamento normativo, formazione professionale, valorizzazione e qualificazione delle produzioni, ricerca e sperimentazione, innovazione tecnologica, gestione ottimizzata dei fattori produttivi, certificazione di processo e di prodotto, comunicazione, promozione, internazionalizzazione logistica, informazione a livello europeo. Il Piano vige per tre anni e può individuare anche strategie per il verde urbano, per la promozione di aree verdi, foreste urbane e periurbane, secondo la visione di sostituire il più possibile nei nostri contesti di città e aree metropolitane le aree asfaltate con spazi verdi.
L'articolo 10 prevede poi che le regioni possano istituire, sempre d'intesa con il Ministero, marchi per certificare il rispetto di standard di prodotto e di processo dei prodotti florovivaistici. Il Dicastero agricolo è chiamato a promuovere poi i marchi nazionali e a favorire la stipula di specifici protocolli e disciplinari collegati. Sarà possibile anche la redazione di disciplinari di coltivazione biologica.
L'articolo 11 è dedicato alla comunicazione e alla promozione del settore florovivaistico. Si prevede infatti che il Ministero predisponga un piano di comunicazione e promozione che comprenda tutte le azioni di valorizzazione del settore sulla base degli obiettivi elaborati dal tavolo tecnico del settore florovivaistico.
L'articolo 12 poi disciplina una grande realtà italiana che sono i centri di giardinaggio: sono aziende agricole, qualifica attribuita per il rispetto dei requisiti del codice civile e delle aziende agricole, che operano nel settore del giardinaggio e del florovivaismo, quindi con luoghi affiancati, aperti al pubblico, dotati di punti vendita impegnati in attività anche di vendita al dettaglio.
Un decreto del Ministro è chiamato a dare attuazione alle disposizioni di questo articolo e dovrà essere adottato entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore del provvedimento, previa intesa in sede di Conferenza Stato-regioni.
L'articolo 13 poi disciplina l'attività di manutentore del verde, un ruolo professionale e tecnico del settore già descritto negli standard professionali e formativi del manutentore del verde, cui il Ministero è chiamato a dare attuazione.
L'articolo 14, poi, prevede che le amministrazioni possano stipulare, nell'ambito di accordi quadro della durata massima di 7 anni, contratti di coltivazione con aziende florovivaistiche che si occupino della coltivazione, preparazione della pianta, fornitura, sistemazione del sito di impianto, messa a dimora della pianta e della sua cura fino al momento dell'attecchimento. Questo strumento è utile anche nella presentazione dei progetti di realizzazione del verde urbano.
L'articolo 15 prevede che il Dicastero agricolo incentivi la costituzione di organizzazioni di produttori del settore florovivaistico anche a livello interregionale.
Poi, ai sensi dell'articolo 16, il Dicastero agricolo è chiamato a coordinarsi con le regioni per individuare criteri di premialità e misure dedicate alle aziende florovivaistiche nell'ambito dei piani di sviluppo rurale e dei piani strategici collegati a favore delle organizzazioni dei produttori florovivaistici.
L'articolo 17 contiene la clausola di salvaguardia per le regioni a statuto speciale e le province autonome di Trento e Bolzano, secondo cui le disposizioni della presente legge sono applicabili compatibilmente con i relativi statuti e le norme di attuazione.
Infine, l'articolo 18 individua la copertura finanziaria, prevedendo due destinazioni. Il Ministero è chiamato a destinare una quota delle risorse disponibili sui piani nazionali di settore, nel limite massimo di 1 milione di euro per ciascuno degli anni 2020, 2021 e 2022, per favorire le attività di comunicazione e promozione del settore. Invece, una quota delle risorse previste dall'autorizzazione di spesa della legge sulla razionalizzazione degli interventi nei settori agricolo, agroalimentare, agroindustriale e forestale, sempre nel limite massimo di 1 milione di euro, sarà destinata per il finanziamento di progetti di ricerca e di sviluppo del settore del florovivaismo (Applausi).
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, che si riserva di farlo nel seguito del dibattito.
È iscritto a parlare il deputato Gianpaolo Cassese. Ne ha facoltà.
GIANPAOLO CASSESE (M5S). Presidente, colleghi e colleghe, oggi in Aula prende il via la discussione sulla proposta di legge n. 1824-A, che reca disposizioni per la disciplina, la promozione e la valorizzazione delle attività del settore florovivaistico. È una proposta normativa che intende offrire finalmente una regolamentazione unitaria del settore, ora disciplinato da una molteplicità di norme regionali, nazionali ed europee.
Questo comparto sentiva fortemente il bisogno non solo di un inquadramento unitario e coerente, come d'altra parte è emerso dalle audizioni che abbiamo svolto in Commissione, ma anche di nuovi istituti, che abbiamo introdotto, in grado di favorirne la necessaria riorganizzazione. È dunque una proposta di legge importante e fortemente attesa da un settore che rappresenta il 5 per cento della produzione agricola nazionale, in un Paese come l'Italia che, in questo campo, è secondo solo all'Olanda nel territorio europeo, con un valore produttivo per quanto riguarda piante e fiori stimato in 2,57 miliardi di euro l'anno. Stiamo parlando di circa 30 mila ettari di superficie nazionale investita per la produzione vivaistica, di 27 mila aziende e di circa 120 mila addetti agricoli impiegati nel settore.
Come sappiamo, questo comparto è stato uno tra i più colpiti dall'emergenza epidemiologica da COVID-19, emergenza che purtroppo si è abbattuta proprio nel momento primaverile di maggior produzione florovivaistica: pensiamo solo che, da marzo a metà maggio, si concentra il 70 per cento delle vendite annuali. Insomma, danni disastrosi, fino al blocco totale della commercializzazione, fino all'azzeramento degli ordini che, in alcuni momenti, ha toccato il 100 per cento. Parliamo di milioni di piante pronte alla vendita che si sono deteriorate; parliamo di serre stracolme di piante e di mancanza di spazio per raccoglierne altre; di tutta una produzione già pronta in vista dell'estate che è andata in grandissima parte perduta.
Una situazione di estrema difficoltà, che purtroppo abbiamo visto protrarsi sino ad oggi: basti pensare ai circa 80 mila matrimoni rinviati sono nel primo semestre 2020, con il relativo fatturato perso per fiori e piante, e alle tante cerimonie che si svolgono tuttora in forma ridotta. Una situazione molto critica, di cui mi sento investito direttamente anche a partire dalla mia regione di appartenenza, la Puglia, in cui il florovivaismo rappresenta una realtà produttiva di particolare rilevanza economica ed occupazionale, costituendo circa l'11 per cento della produzione nazionale, con circa 1.500 aziende e quasi 5 mila addetti diretti che ci hanno lanciato un grido di aiuto che non abbiamo lasciato cadere nel vuoto, ma a cui stiamo dando risposte anche oggi, in quest'Aula, attraverso la proposta di legge in esame. Questa proposta di legge è stata presentata prima dell'emergenza epidemiologica ed inizialmente era indirizzata a regolamentare le figure professionali, gli istituti contrattuali e l'assetto organizzativo del settore nell'ambito di un potenziamento dell'ottica di programmazione.
Successivamente, alla luce della sopraggiunta emergenza, abbiamo ritenuto di apportare al testo iniziale diverse integrazioni per introdurre misure finalizzate a stimolare la domanda, come ad esempio le detrazioni fiscali per l'acquisto di fiori e piante da interno per un importo massimo di 500 euro annui per nucleo familiare, così come per introdurre istituti di sostegno all'offerta come le piattaforme logistiche, i bandi per le tecnologie innovative ed ecosostenibili, e misure di semplificazione per la creazione di punti vendita nel tessuto urbano. Il risultato di questo lavoro di integrazione ha prodotto un testo molto ricco, che costituisce un tassello fondamentale a sostegno del settore insieme a tutti gli altri tasselli rappresentati dalle misure adottate dal Governo in questi mesi.
Si tratta di misure in termini di sostegno economico, con cui si è cercato di dare un aiuto diretto e il più immediato possibile alle imprese, senza costringerle, cioè, a iter troppo complessi e permettendo loro di avere liquidità per affrontare la drammatica situazione descritta attraverso contributi a fondo perduto così come esoneri straordinari dal versamento dei contributi previdenziali e assistenziali a carico dei datori di lavoro ed altro ancora. Misure di sostegno economico, quindi, e misure da un punto di vista finanziario, come ad esempio gli strumenti messi in campo da ISMEA, dai 350 milioni di euro di garanzie per prestiti bancari alla sospensione delle rate dei mutui sino ai 30 milioni di euro per il prestito cambiario da 30 mila euro massimo ad azienda a tasso zero e con durata di cinque anni, rifinanziato con altri 30 milioni di euro con la conversione del “decreto Rilancio”.
Un altro importante strumento per la ripresa di questo comparto è rappresentato dall'accesso diretto al Fondo di garanzia gestito dal Mediocredito centrale, in grado di erogare in maniera celere i finanziamenti, aprendo le porte del credito alle imprese del comparto primario. Inoltre, come ha ribadito il sottosegretario alle politiche agricole, Giuseppe L'Abbate, alcuni giorni fa nel corso di un'interrogazione parlamentare, il Governo utilizzerà le risorse del Recovery Fund anche per l'adozione di misure specifiche per il settore florovivaistico, con l'obiettivo di favorire nuovi investimenti, tra cui la sostituzione di serre e caldaie obsolete, oltre che ampliare il cosiddetto bonus verde e programmare altre misure di mercato. Le relatrici hanno esposto nel dettaglio il contenuto di questa articolata proposta di legge, dunque non entrerò nel merito dei singoli articoli. Desidero soffermarmi solo su un punto che mi sta particolarmente a cuore e su cui con i colleghi abbiamo lavorato con impegno affinché fosse contenuto nella norma: riguarda i centri di giardinaggio, una realtà significativa che conta ben 1.100 aziende, con un numero di addetti di 12 mila unità. Con questa proposta di legge equipariamo i centri di giardinaggio che rispondono ai requisiti fissati dall'articolo 2135 del codice civile alle aziende agricole, come da anni ci chiede il comparto. Abbiamo voluto offrire un supporto anche sul piano fiscale a queste attività, che rappresentano un terminale molto qualificato della filiera del florovivaismo, essendo in grado di dialogare direttamente con l'utente finale in un rapporto privilegiato e di fiducia. Sostenere questo settore significa anche favorire la costruzione di quel progetto nazionale della filiera del florovivaismo indirizzato alla crescita culturale sulla tematica del verde e della qualità dell'ambiente.
Stiamo infatti parlando di attività che diventano strategiche anche per l'attuazione delle politiche di Governo che vogliono sostenere la cultura del verde e incentivare la realizzazione e la manutenzione delle aree verdi delle città, per la loro riqualificazione, per la riduzione delle isole di calore e, più in generale, per il miglioramento della qualità dell'aria e della vita dei contesti urbani; quindi, anche questa è una misura che possiamo inquadrare a pieno titolo nella cornice di quella politica green che il nostro Esecutivo ha intrapreso con decisione.
Concludo dicendo che è assolutamente necessario che il Governo prosegua sulla strada positivamente intrapresa a supporto del comparto florovivaistico e che si riesca ad approvare in tempi brevi questa legge per dare un solido ed adeguato riferimento normativo al settore, che sia all'altezza delle sfide innovative che ha di fronte, anche in vista degli impegni di sostenibilità ambientale che la Ue si prefigge di raggiungere (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Incerti. Ne ha facoltà.
ANTONELLA INCERTI (PD). Signor Presidente, colleghi, oggi si avvia la discussione di questa proposta di legge, la n. 1824, che, come hanno già ricordato i colleghi che mi hanno preceduto, si riferisce a uno dei settori più importanti, davvero un'eccellenza della nostra produzione italiana. Un contesto produttivo strategico per l'attività agricola in generale ma in particolare e soprattutto per alcune regioni italiane che vantano dei siti produttivi di rilevanza non solo nazionale ma internazionale. Una produzione, come veniva già ricordato, che è in constante sviluppo, con un valore di produzione importante - 2,6 miliardi, 120 mila unità impiegate, 27 mila aziende - e anche per la capacità che ha avuto questo settore di una continua evoluzione e anche di un adeguamento tecnologico, di un'attenzione particolare agli investimenti.
Ci veniva ricordato che questo è anche uno dei settori che più ha sofferto per l'emergenza sanitaria e sicuramente alcune misure messe in campo hanno aiutato - penso al “decreto Rilancio” - questo settore. Aggiungo, poi, che oltre al dato economico di grande importanza che riveste questo settore, questa filiera si integra pienamente nella green economy; quindi ne sottolinea l'importanza del valore del verde, quello che riveste nei confronti della qualità della vita, lotta all'inquinamento sia all'aperto che negli spazi chiusi, ma veniva ricordato sia nelle riqualificazioni delle città come anche nelle aree interne.
Diventava, quindi, importante sostenere lo sviluppo e la redditività di questo settore e di tutte le imprese florovivaistiche sia incentivando il consumo di verde sia pubblico che privato, sia in aree urbane che extraurbane. Allora, questa proposta di legge, che è stata migliorata con il lavoro emendativo di tutti i gruppi - ringrazio a questo proposito anche le relatrici per il lavoro - è davvero un'occasione importante, attraverso questo testo unico, di razionalizzare e dare risposte a istanze di semplificazione, in particolare per tutte le imprese e per i liberi professionisti che vi operano. Esigenza, quindi, vi era di dare un quadro unitario per sostenere questo settore in un mercato sempre più competitivo, che ha grossissime esigenze nel campo della ricerca e dello sviluppo, dettato dalla turnazione dei prodotti, dall'obsolescenza dei mezzi tecnologici, dall'aggiornamento costante che deve essere dato alle competenze tecniche; sono aspetti tutti annoverati in questa proposta di legge. Vorrei quindi soffermarmi su alcuni punti, tra gli altri, che trovo particolarmente importanti per dare sviluppo a questo settore. Mi riferisco al tavolo tecnico, che coinvolge tutti i Ministeri - e in particolare credo sia stato importante inserire quello dell'ambiente e quello della salute - che coinvolge, appunto, tutti gli attori e promuove, coordina e valorizza tutti gli aspetti del settore, con i seguenti osservatori che venivano citati; sono strumenti di straordinaria importanza e di programmazione, con la possibilità di una banca dati in continuo aggiornamento.
Strumenti che possono davvero essere di sviluppo per questo settore, così come la certificazione che è proposta rispetto alla qualità e ai marchi, che è un altro aspetto strategico perché è importante supportare la difesa delle varietà locali e il loro riconoscimento, migliorandone la tracciabilità. Così come è importante il riferimento ai contratti di coltivazione, proprio perché questo è un settore che ha un ciclo produttivo di sette e più anni, quindi diventano decisivi questi contratti di coltivazione. Così come viene negli articoli valorizzata la componente associativa, che è molto utile, vista anche la ridotta dimensione aziendale spesso di questo comparto. Così come importante è definire i criteri di premialità nei piani strutturali rurali, che, di fatto, le regioni possono già praticare, ma in questo caso se ne rileva particolarmente l'importanza.
Credo che, sul piano della ricerca, forse qualche elemento in più si poteva definire. Voglio ricordare, appunto, che questo è un settore che ha estremamente bisogno di ricerca. Forse, insomma, occorreva un chiaro riferimento, un maggiore riferimento all'importanza di una gestione ottimizzata dei fattori produttivi, specie quelli legati a tecnica agronomica - penso alla concimazione, all'irrigazione, alla difesa delle colture -, perché è un settore, in cui promuovere l'automazione e la coltivazione diventa di estrema importanza, soprattutto per l'ambiente e per una maggiore sostenibilità. Questo settore è particolarmente energivoro e diventa, quindi, fondamentale il sostegno alla ricerca. Il coinvolgimento, comunque, anche nel tavolo del CREA, ad esempio, può essere un aiuto ulteriore. Credo che sia stato importante anche sottolineare l'importanza del ricambio generazionale - questo è un altro elemento presente nella proposta di legge - e il piano di comunicazione organico, che può servire al rilancio complessivo di questo settore. Sicuramente è un passaggio fondamentale, perché mancava un testo unico, e con questa proposta di legge si fa un passo in avanti, rispetto a una normativa che era suddivisa e dispersa, anche a livello regionale. Credo che il lavoro che abbiamo fatto sia particolarmente utile per questo settore (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Maria Cristina Caretta. Ne ha facoltà.
MARIA CRISTINA CARETTA (FDI). Grazie, Presidente. Iniziamo oggi la discussione di questo testo, di questo A.C. 1824-A: “Disposizioni per la disciplina, la promozione e la valorizzazione delle attività del settore florovivaistico”. Credo sia importante fare anche una fotografia di che cosa rappresenta questo nostro settore di primaria importanza, che impegna circa 120 mila addetti, oltre 27 mila aziende e una produzione lorda vendibile di 2,5 miliardi di euro, equivalente al 5 per cento di tutta l'agricoltura nazionale. Il numero totale delle aziende, compreso l'indotto, è di 67 mila, con un fatturato di oltre 4 miliardi di euro. Questo nostro settore è riconosciuto ed apprezzato all'estero per la sua qualità, trovandosi al primo posto nel mercato internazionale per superfici coltivate, fatturato e varietà prodotte. Non a caso, oltre il 50 per cento delle nostre produzioni vengono esportate.
In questo contesto la proposta di legge in esame si mostra di fondamentale importanza per sostenere il settore, che, oltre ad esprimere i numeri su indicati, comporta anche un notevole impatto positivo sul benessere sociale, ambientale ed economico, senza tenere conto poi di come l'intero settore florovivaistico italiano, come è stato ricordato anche da chi mi ha preceduto, alla pari di molti altri, necessiti, ora più che mai, di tutto l'aiuto possibile da parte dello Stato, anche alla luce della recente crisi pandemica da COVID-19. A prima vista sono numerose le innovazioni apportate da questo testo: l'istituzione di un ufficio per il settore florovivaistico, per favorire lo sviluppo di marchi di qualità; l'assistenza all'esportazione e importazione; l'individuazione dei distretti produttivi; la comunicazione e promozione del settore; la definizione dell'attività agricola florovivaistica, fino ad oggi legalmente desunta, ma mai propriamente delimitata, rendendo complessa l'elaborazione di misure ad hoc per il settore. Il testo, così come emendato in Commissione, reca tante novità importanti, soprattutto in materia di formazione e innovazione del settore florovivaistico. La norma, infatti, istituisce un programma finalizzato all'adozione, nell'ambito dell'offerta formativa della scuola dell'obbligo, di percorsi didattici aventi il fine di sensibilizzare i giovani sulla rilevanza delle tematiche ambientali e, nello specifico, sull'importanza di una adeguata presenza del verde in ogni contesto, sia esso rurale o urbano. In seconda battuta, si prevede che siano banditi concorsi di idee per aziende e giovani diplomati in discipline attinenti al florovivaismo, andando a rispondere a un'esigenza di formazione, esigenza sollevata dal comparto anche durante il ciclo di audizioni in Commissione. In questo caso, infatti, si risponde a un'iniziale mancanza di norme specifiche sulla formazione di figure nel campo professionale florovivaistico, sia nel campo della produzione che della distribuzione, aprendo la strada alla creazione di percorsi per la formazione e il rilascio di qualifiche riconosciute nel settore, come ad esempio, il floral designer, figura molto richiesta, soprattutto per quanto attiene a tutto il comparto delle cerimonie e degli eventi, ma mai finora regolamentata in Italia.
Proseguendo con le innovazioni dell'articolato, si prevede l'individuazione per macro aree, in sede di Conferenza unificata, dei siti regionali idonei all'istituzione di piattaforme logistiche relative al settore florovivaistico, nonché dei mercati all'ingrosso di snodo e dei collegamenti infrastrutturali tra gli stessi, rispondendo ad un importante bisogno di organizzazione logistica, particolarmente impellente nelle isole. Infatti, tolti i distretti florovivaisti con maggiore organizzazione anche logistica, come quelli che si possono trovare nel Nord e Centro-nord Italia, molti altri soffrono la mancanza di uno sviluppo e di una pianificazione più organica dei collegamenti infrastrutturali, trovandosi, di fatto, tagliati fuori dal mercato. Una piena attuazione di questa norma con l'idonea identificazione dei siti regionali può permettere a tutti gli operatori del comparto, da Nord a Sud, di competere sul mercato in modo adeguato, a beneficio dell'indotto e del volume complessivo del mercato florovivaistico italiano. Si permette inoltre alle regioni, come è stato anche ricordato, di individuare distretti florovivaistici quali ambiti territoriali, zone vocate o storicamente dedicate al comparto, in modo da godere dei regimi di premialità propri dei fondi per lo sviluppo rurale. Non a caso, il comparto si è trovato spesso in difficoltà per l'accesso ai fondi europei, proprio in virtù di ragioni tecniche e svantaggi legati al mancato riconoscimento di ambiti territoriali di eccellenza. In questi distretti sono inoltre previste azioni pubbliche finalizzate alla salvaguardia delle aziende florovivaistiche, con particolare riferimento agli aspetti fitosanitari.
Un altro punto di forza di questa normativa, particolarmente sentito dalle categorie, è anche la possibilità di favorire per finalità collegate alla tutela, alla valorizzazione e allo sviluppo dell'agricoltura, attività connesse, quali anche gli agriturismi. Non è un caso che, in molti distretti florovivaistici, vivai e agriturismi siano realtà legate a doppio filo. In modo organico con le misure già illustrate, viene quindi istituito il tavolo tecnico per il settore florovivaistico, dunque un luogo istituzionale, che permette alle categorie di interfacciarsi con il Ministero e le istituzioni in linea diretta. Secondariamente, proprio il tavolo tecnico potrà giocare un ruolo chiave nell'elaborazione di misure di dettaglio dedicate al settore, anche mediante altri strumenti disposti da questa proposta di legge.
Il tavolo tecnico, peraltro, non è solo un luogo di raccordo tra categorie e istituzione, ma anche la sede dove possono venire indirizzate tutte le iniziative di promozione dell'esportazione dei prodotti florovivaistici, nonché di creazione di soluzioni su misura per il comparto. L'identificazione di questo tavolo tecnico non può, quindi, che essere un apripista per il riconoscimento di competenze, anche tecniche, legate alla progettazione di iniziative in favore dell'intero comparto. Sempre nel solco dell'istituzione di una struttura organica si va poi ad istituire e riconoscere un vero e proprio ufficio per la filiera del florovivaismo, il quale rappresenta un'importante risposta alle categorie, poiché il settore florovivaistico non è assimilabile in alcun modo a quello ortofrutticolo o a qualsivoglia filiera agroalimentare. In questo modo, produzioni e filiera commerciale possono ricevere un'attenzione politica e amministrativa dedicata e non confusa con altri settori che, seppure agricoli, hanno altre caratteristiche merceologiche. In tal senso, il mio auspicio è che in sede di attuazione, poiché la disciplina di dettaglio è rimandata ad un decreto del MIPAAF, avvenga una riorganizzazione delle competenze, tale da avviare un processo di snellimento e sburocratizzazione degli uffici ministeriali, avviando un approccio orientato alle necessità delle filiere e dei comparti.
Inoltre, con lo strumento del Piano nazionale del settore florovivaistico, previsto appunto all'articolo 9, si risponde alle esigenze di coordinamento e di intervento sollevate dalle categorie anche in sede di audizione; assieme al già menzionato tavolo di lavoro, diventa la sede istituzionale di determinazione di indirizzo politico per il settore. Tuttavia, anche in questo caso mi preme far notare che la vera sfida sarà in sede di attuazione, in quanto, proprio in sede attuativa, presso il MIPAAF, si dovranno redigere piani il più possibile liberi dalle restrizioni burocratiche che spesso colpiscono le misure legate ai piani di sviluppo rurale. Mettendo a sistema le possibilità offerte dal tavolo tecnico e dal riconoscimento di percorsi di formazione legati al comparto florovivaistico, siamo in grado finalmente di fornire lo strumento necessario per valorizzare e qualificare le produzioni e promuovere il sistema “florovivaismo Italia”, sia nel Paese che all'estero. Questo insieme di strumenti dovrà poi anche essere saggiamente utilizzato dalle categorie, intensificando quel rapporto tra istituzioni e associazioni, che finora ha contribuito nelle attività di formazione, informazione, comunicazione e diffusione delle buone pratiche, rendendolo la regola. Si prevede inoltre la certificazione con marchi di tutela degli standard di prodotti o di processo per i prodotti florovivaistici, tenendo conto delle regolamentazioni e degli organismi europei ed internazionali di riferimento, che risponde non solo a un'esigenza strategica di tutti gli esponenti del comparto, ma anche ad una necessità fondamentale di tracciabilità e garanzia dei prodotti. Tale certificazione con marchi di tutela dovrebbe trovare piena applicazione in tutte le filiere agricole, anche al di fuori del florovivaismo. In sede di audizione è stato evidenziato dalle categorie come, già nel 2011, fosse partito, in intesa tra MIPAAF e ISMEA, un progetto pilota per lo sviluppo di “VivaiFiori”, un marchio di qualità e riconoscibilità delle produzioni florovivaistiche, progetto che si è progressivamente evoluto sino al 2019, dove sempre più aziende hanno aderito al marchio. Una progressiva adesione di aziende al marchio significa avere sempre più dati riguardo la loro organizzazione, i loro punti di forza e di debolezza; significa migliorare la qualità complessiva della produzione dell'indotto su tutto il territorio nazionale. È evidente come in questo senso l'inquadramento dei marchi di tutela fornisca all'intero comparto gli strumenti necessari per poter competere all'estero ed esaltare quel complesso di esperienza e qualità che solo le produzioni italiane possono garantire.
Con questo progetto di legge si ottiene un altro importante riconoscimento, e lo troviamo all'articolo 13: i centri per il giardinaggio. Ad oggi i centri di giardinaggio, come succede in numerosi Paesi europei, sono luoghi di incontro tra attori che si occupano della cultura del verde e dell'ambiente, con livelli di approcci culturali diversi (scuole, professionisti, giardinieri, famiglie, cittadini); al contempo, diventano luoghi di svago e contatto con la natura e il territorio, con attività, come ad esempio orti didattici, fattorie o aree adibite per degustazioni.
In questo senso, i centri di giardinaggio rappresentano uno dei punti terminali della filiera del florovivaismo, in grado di dialogare direttamente con l'utente finale, con un rapporto privilegiato e di fiducia. Va ricordato che, ad oggi, i centri di giardinaggio specializzati in Italia sono circa 1.100, con circa 12 mila addetti impiegati e con un fatturato stimato che va oltre il miliardo di euro. Inoltre, con quanto disposto dall'articolo 13, la Commissione ha accolto, recepito e riconosciuto giuridicamente una componente fondamentale del comparto, permettendo anche, a livello locale, la creazione di forti sinergie a livello urbano per le attività che si potranno esercitare nei territori, fornendo anche un quadro chiaro dove esaltare queste eccellenze. Con lo specifico richiamo all'articolo 2135 del codice civile in materia di imprenditoria agricola, si riconosce lo status di azienda agricola ai centri impegnati nella coltivazione in modo prevalente, che forniscono beni e servizi connessi all'attività agricola, dotati di punti vendita e dediti alla produzione e vendita organizzata di piante, fiori e prodotti connessi nel rispetto dei requisiti del codice civile. Mi piace ricordare anche l'articolo 15, che prevede lo strumento dei contratti di coltivazione, che crea un vero raccordo tra realtà urbane ed imprese florovivaistiche, favorendo la predisposizione di piani strategici per incrementare il patrimonio arboreo delle città, sia per il primo impianto che per la manutenzione delle aree verdi in ambito urbano. In tal senso, data la portata dello strumento a livello locale, questo deve necessariamente essere armonizzato in sede attuativa con gli altri strumenti già esistenti a livello centrale, con strumenti di pianificazione appositi a livello locale.
Da ultimo, la normativa stabilisce che il Ministero si coordini con le regioni e il tavolo tecnico istituito da questa legge, al fine di individuare criteri di premialità nell'ambito dei PSR e di piani strategici da attribuire in via prioritaria alle organizzazioni dei produttori, nonché misure ed interventi adeguati e dedicati alle aziende florovivaistiche nell'ambito dei PSR. In questo caso, dato che la misura va a rispondere all'esigenza sollevata dalle categorie di ricevere una particolare attenzione in ambito di piani di sviluppo rurali, si raccomanda alle regioni, in sede attuativa, di riconoscere le peculiarità delle aziende florovivaistiche in termini di produzione e contesto operativo. Sono convinta che, con l'adozione di questo testo e una sua implementazione rispettosa delle necessità dei territori e delle categorie, il comparto florovivaistico sarà dotato di strumenti preziosi, che ne incentiveranno efficienza e qualità (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Maria Spena. Ne ha facoltà.
MARIA SPENA (FI). Grazie, Presidente, grazie onorevoli colleghi, siamo arrivati a questa giornata dopo un lavoro intenso in Commissione, ma - devo dire - pienamente condiviso tra tutte le forze politiche, proprio perché ci ha unito un unico sentimento, un unico interesse, e che scorre lungo tutto quanto il nostro territorio nazionale, da nord a sud, dove il florovivaismo, quindi i nostri fiori e le nostre piante hanno detto sempre la loro; ricordiamo, insomma, i bellissimi giardini all'italiana che hanno segnato la nostra cultura sin dal Rinascimento.
Il voto di Forza Italia da subito è stato favorevole in Commissione agricoltura, anche grazie alla condivisione di alcuni degli emendamenti del nostro gruppo che sono stati contestualizzati anche rispetto al periodo che stavamo vivendo, quindi al lockdown, quindi al periodo post-COVID. Pertanto, proprio la contestualizzazione e il lavoro che abbiamo potuto svolgere negli ultimi tempi hanno, secondo noi e secondo me, migliorato ancora di più questo testo.
Si stima che sono 30 mila gli ettari destinati alla floricoltura. Il settore vale complessivamente, come sappiamo, 2,5 miliardi e impiega oltre 100 mila addetti in 27 mila aziende. Il settore del florovivaismo è un importante settore perché coinvolge molte industrie e molte aziende, quindi le industrie che provvedono, appunto, alla produzione dei mezzi e dei fattori della produzione, ma voglio pensare anche a tutti gli ambulanti, a tutti i chioschi che troviamo nelle vie delle nostre città, ai centri di giardinaggio, quindi ai cosiddetti garden center, ai centri fai da te, alla grande distribuzione e alla distribuzione organizzata. Altra figura fondamentale, che è al centro delle nostre bellezze, del nostro verde e dei nostri fiori, è quella dei paesaggisti, quindi l'attività di progettazione, di realizzazione e di manutenzione del verde ornamentale e forestale.
Il lockdown, come sappiamo, si è abbattuto fortemente su questo settore. Abbiamo visto delle fotografie e delle schermate che vedevano distrutti tutti i nostri fiori e le nostre piante, soprattutto nel periodo della primavera nella quale si assiste alla nascita migliore di questi prodotti. Il 60 per cento della produzione nazionale, quindi circa un miliardo di pezzi, è andato perso, con danni valutati intorno a un miliardo, secondo l'associazione florovivaisti italiani. Ma nonostante questo, durante il lockdown gli agricoltori che gestiscono i vivai non hanno fatto mancare le nostre piante e i nostri fiori nelle case degli italiani, perché si sono offerti attraverso la consegna a domicilio, per far stare, appunto, a contatto con la natura e con i colori gli stessi nostri concittadini.
Diciamo, però, che adesso è arrivato il momento in cui dobbiamo guardare al presente ma anche al futuro e voglio ricollegarmi anche al parere che la Commissione politiche dell'Unione europea della Camera dei deputati ha dato sul nostro provvedimento e che ha puntato proprio sulla strategia del ruolo del florovivaismo per il miglioramento della sostenibilità ambientale di questo settore e che, quindi, fa sì che questo settore sia destinatario dei finanziamenti europei previsti nell'ambito del prossimo piano nazionale per la ripresa. Importante è stato anche - diciamo un passo avanti - l'articolo 2 con cui si prevedono percorsi didattici in tema di formazione dei nostri giovani, quindi la diffusione del rispetto verso l'ambiente e le aree verdi urbane, quindi tutto ciò che riguarda i percorsi didattici per gli studenti, i requisiti professionali per gli operatori del settore florovivaistico e anche il concorso di idee che il Ministero delle Politiche agricole può bandire per le aziende e i giovani diplomati in discipline, appunto, attinenti al florovivaismo.
All'articolo 3 poi prevediamo anche l'istituzione di piattaforme logistiche, quindi le regioni possono individuare dei siti regionali per l'istituzione di una o più piattaforme logistiche relative a questo settore per le aree del Nord, del Centro e delle isole maggiori. Si prevede anche - ed è per me questo molto importante - l'introduzione di norme specifiche per il mutamento della destinazione d'uso di manufatti, quali i chioschi, al fine di poterli trasformare per la rivendita di piante e di fiori. Ancora un passo avanti rispetto al bonus sistemazione a verde quando viene richiesto, nel limite di 500 euro per nucleo familiare, per l'acquisto di piante e fiori da interno.
Importante è anche quando si vuole ridefinire o definire l'attività agricola florovivaistica con riferimento alle attività pertinenti. Sono da considerare attività di pertinenza agricola le operazioni colturali che riguardano la manutenzione degli spazi a verde nel territorio urbano. Bene è stato fatto anche quando si è parlato di distretti florovivaistici e in questi distretti florovivaistici possono essere favorite tutte le attività connesse all'agricoltura, tra le quali anche i nostri amati agriturismi.
Poi, passiamo agli articoli 8 e a 9, ma voglio andare ancora avanti quando, all'articolo 9, si vuole ridefinire il Piano nazionale triennale del settore florovivaistico da adottare con decreto del Ministro delle Politiche agricole, perché il piano vuole individuare le politiche per attualizzare la materia come formazione professionale, valorizzazione, ricerca, sperimentazione, innovazione, comunicazione e promozione. Ed è un aspetto che in Commissione ho tenuto a sottolineare (ringrazio a tal proposito il presidente, i colleghi, il proponente di questa proposta di legge e le relatrici), quando si parlava di verde urbano. Il verde urbano accompagna la quotidianità di tutti noi cittadini e acconsente a una sensibilizzazione anche da parte dei nostri giovani, dei nostri ragazzi e anche dei più piccoli al rispetto dell'ambiente. Purtroppo, io vivo in una città, come quella di Roma, dove il verde urbano sta per degrado mentre ciò non avviene nelle altre città e penso, soprattutto, a quelle del Nord, dove il verde e i fiori accompagnano la quotidianità della nostra vita e forse acconsentono anche a un benessere psicofisico degli stessi cittadini. Quindi, l'emendamento riguardava le strategie di realizzazione del verde urbano, fissando dei criteri e delle linee guida per la promozione di aree verdi o di foreste urbane coerenti con le caratteristiche ambientali e culturali dei luoghi e funzionali ad attività ricreative e sportive, e quando parlo di attività ricreative e sportive penso anche a tutte quante le aree degradate delle periferie delle nostre città.
All'articolo 10 si parla di marchi internazionalmente riconosciuti per poi passare ai cosiddetti centri per il giardinaggio come le aziende agricole, come diceva anche la mia collega poc'anzi, che sono luoghi aperti al pubblico, dotati di punti vendita, impegnati nell'attività di produzione e di vendita al dettaglio. Continuiamo ancora sul verde urbano, parlando dei contratti di coltivazione. Esprimo al riguardo grande soddisfazione quando parliamo dei cosiddetti contratti di sponsorizzazione, con riferimento ai quali i privati possono interagire con la pubblica amministrazione, quindi possono interagire con gli enti locali, prevedendo la piantumazione di verde e fiori e la successiva manutenzione. Quindi, apriamo anche ai privati e penso alle tante fondazioni, alle tante associazioni, alle tante società - anche imprenditori - che possono partecipare, sponsorizzando le aree di verde urbano. In più, una cosa importante, di cui si parla spesso oggi anche a livello di produzione agricola, è quella di incentivare la costituzione di organizzazioni di produttori, quindi fare rete perché, diciamo così, l'unione fa la forza e ciò consentirebbe soprattutto la riduzione di tutti quei passaggi intermedi.
Si è introdotto, poi, il concetto di premialità anche per il PSR nei piani strategici - anche questo è stato un nostro emendamento - fino alla destinazione di un milione di euro per tre anni delle risorse disponibili a valere poi su piani nazionali nei settori di propria competenza sempre per la comunicazione e la promozione del settore florovivaistico.
Io credo che il comparto piante e fiori con questo provvedimento entri a pieno titolo nel concetto stesso di agricoltura, associato, questa volta, non soltanto alla fatica della terra, ma anche alla produzione di bellezza, colori e benessere, ciò che in termini, appunto di benessere, torna a noi cittadini sotto forma di condivisione degli spazi verdi, del verde italiano, del nostro florovivaismo, protagonista da sempre e per sempre in tutto il mondo (Applausi).
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche - A.C. 1824-A)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la relatrice, deputata Maria Chiara Gadda, che si riserva di farlo. Ha facoltà di replicare la relatrice, deputata Martina Loss, che rinuncia. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo che si riserva di farlo. Il seguito del dibattito è, quindi, rinviato ad altra seduta.
Organizzazione dei tempi di discussione dei progetti di legge di ratifica (ore 12,51).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione dei progetti di legge di ratifica nn. 2523, 2521, 2373, 2359, 2333, 2322-A, 2314-A, 2230, 2123, 2122, 2121, 2119, 2091, 1124-A e abbinata.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 23 settembre 2020 (Vedi l'allegato A della seduta del 23 settembre 2020).
Discussione del disegno di legge: S. 1084 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica orientale dell'Uruguay sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 10 novembre 2016 e a Montevideo il 14 dicembre 2016 (Approvato dal Senato) (A.C. 2523).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2523: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica orientale dell'Uruguay sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 10 novembre 2016 e a Montevideo il 14 dicembre 2016.
(Discussione sulle linee generali – A.C. 2523)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente. Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Gennaro Migliore.
GENNARO MIGLIORE, Relatore. Signor Presidente, la ratifica e l'esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica orientale dell'Uruguay sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 10 novembre 2016 e a Montevideo il 14 dicembre 2016, consta di cinque articoli: il primo autorizza la ratifica, il secondo ordina l'esecuzione, il terzo è relativo alla copertura finanziaria, il quarto all'invarianza finanziaria e, ovviamente, il quinto all'entrata in vigore. Si tratta di un accordo che risiede all'interno delle storiche relazioni che esistono tra il nostro Paese e la Repubblica orientale dell'Uruguay e che è collegato, ovviamente, come spiega la stessa norma, alla cooperazione nel campo della difesa su ricerca, sviluppo, supporto logistico, operazioni umanitarie, gestione di personale, conoscenza delle operazioni, l'utilizzo degli equipaggiamenti, l'ambiente e l'inquinamento derivante dalle attività militari, la conoscenza in scienza e tecnologia, la formazione e le esercitazioni militari, la sanità militare, la storia militare e lo sport militare. Ciò, si realizzerà attraverso visite, scambi, incontri, formazioni congiunte e una cooperazione in materia di armamenti molto ampia che riguarda navi, aeromobili, elicotteri, carri, armi da fuoco, armamenti speciali e, ovviamente, anche l'addestramento. L'Accordo consta anche, ovviamente, di articoli - sono 13, complessivamente - che riguardano la giurisdizione, la responsabilità civile, gli aspetti finanziari e, in ultimo, anche la sicurezza delle informazioni classificate. La ratifica di questo accordo, che è stato già firmato quattro anni fa, consentirà di rafforzare gli elementi di cooperazione e collaborazione tra il nostro Paese e la Repubblica orientale dell'Uruguay che, come sappiamo, ha anche una consistente presenza di connazionali.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, che si riserva di farlo. Non essendovi iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Discussione del disegno di legge: S. 1079 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Mongolia sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 3 maggio 2016 (Approvato dal Senato) (A.C. 2521).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2521: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Mongolia sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 3 maggio 2016.
(Discussione sulle linee generali – A.C. 2521)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente. Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Lia Quartapelle Procopio.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatrice. Grazie, Presidente. Mi riservo di consegnare la relazione.
PRESIDENTE. Proposta accolta, la ringrazio. Ha facoltà di intervenire, se lo ritiene, il rappresentante del Governo, che si riserva di farlo. Non essendovi iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Discussione del disegno di legge: S. 1171 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione di Minamata sul mercurio, con Allegati, fatta a Kumamoto il 10 ottobre 2013 (Approvato dal Senato) (A.C. 2373).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2373: Ratifica ed esecuzione della Convenzione di Minamata sul mercurio, con Allegati, fatta a Kumamoto il 10 ottobre 2013.
(Discussione sulle linee generali – A.C. 2373)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Yana Chiara Ehm.
YANA CHIARA EHM, Relatrice. Presidente, colleghi deputati, rappresentante del Governo, la Convenzione, già approvata dal Senato, che prende il nome della località giapponese, teatro di uno dei peggiori disastri ambientali della storia, determinato dagli sversamenti decennali di acque reflue contaminate al mercurio operati da un'industria locale, è entrata in vigore a livello internazionale il 16 agosto del 2017 ed è al momento ratificata da 123 Paesi su 128 firmatari. Composta da 35 articoli e 5 allegati, la Convenzione affronta l'intero ciclo di vita del mercurio, dall'estrazione primaria alla gestione dei rifiuti, ed ha come obiettivo la protezione della salute e dell'ambiente dalle emissioni di questa sostanza e dei suoi composti nell'aria, nell'acqua e nel suolo. In particolare, essa dispone delle restrizioni in materia di estrazione e di commercio internazionale del mercurio, vieta la fabbricazione di un'ampia gamma di prodotti con aggiunta di mercurio, limita l'uso del mercurio in prodotti e processi industriali e introduce misure per ridurre le emissioni provenienti dall'estrazione dell'oro a livello artigianale e dalle attività industriali. Altre disposizioni sono relative alle emissioni in atmosfera, ai rilasci nel suolo e in acqua, allo stoccaggio temporaneo ecologico, ai rifiuti di mercurio e ai siti contaminati. La Convenzione disciplina, inoltre, i propri meccanismi di finanziamento, gli aspetti relativi allo scambio di informazioni tra le parti, gli strumenti di sensibilizzazione ed istituisce un comitato per promuoverne l'attuazione. Alla Conferenza delle parti, istituita quale organo decisionale ed esecutivo della Convenzione, è affidato, altresì, anche il compito di monitorare e valutare costantemente lo stato di attuazione del testo internazionale. Gli annessi al testo sono relativi rispettivamente ai prodotti contenenti mercurio non soggetti a limitazioni, ai limiti dei processi produttivi in cui si utilizza mercurio, alle prescrizioni relative alle attività estrattive dell'oro a livello attività artigianale e su piccola scala, alla lista delle fonti puntuali di emissione di mercurio in atmosfera, alle procedure per l'arbitrato e la conciliazione in caso di controversie tra le parti. Come evidenzia la relazione al disegno di legge, la ratifica della Convenzione non comporterà impatti significativi sul nostro sistema produttivo ed economico, essendosi nel corso degli anni l'Italia già adeguata ai regolamenti europei e alle direttive che disciplinano aspetti coperti dal testo internazionale. Ricordo, inoltre, che l'Unione europea, che ha, a sua volta, depositato lo strumento di ratifica della Convenzione presso le Nazioni Unite il 18 maggio 2017, ha già predisposto un apposito regolamento sul mercurio - il Regolamento (UE) 2017/852, entrato in vigore il 1° gennaio 2018 – ed ha provveduto ad aggiornare il quadro legislativo previgente. Auspico, dunque, una rapida approvazione del disegno di legge il cui esame era già stato avviato nel settembre 2017, poco prima della conclusione della XVII legislatura.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, che si riserva di farlo. Non essendovi iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Discussione del disegno di legge: S. 1168 - Ratifica ed esecuzione dei seguenti Protocolli: a) Protocollo relativo ad un emendamento all'articolo 50(a) della Convenzione sull'aviazione civile internazionale, fatto a Montreal il 6 ottobre 2016; b) Protocollo relativo ad un emendamento all'articolo 56 della Convenzione sull'aviazione civile internazionale, fatto a Montreal il 6 ottobre 2016 (Approvato dal Senato) (A.C. 2359).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2359: Ratifica ed esecuzione dei seguenti Protocolli: a) Protocollo relativo ad un emendamento all'articolo 50(a) della Convenzione sull'aviazione civile internazionale, fatto a Montreal il 6 ottobre 2016; b) Protocollo relativo ad un emendamento all'articolo 56 della Convenzione sull'aviazione civile internazionale, fatto a Montreal il 6 ottobre 2016.
(Discussione sulle linee generali – A.C. 2359)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Riccardo Olgiati.
RICCARDO OLGIATI, Relatore. Grazie, Presidente. Il disegno di legge al nostro esame reca la ratifica di due Protocolli sottoscritti nel 2016 alla Convenzione sull'aviazione civile internazionale del 1944, nota anche come Convenzione di Chicago, lo strumento giuridico internazionale preposto a stabilire i principi alla base dell'aviazione civile, del trasporto aereo mondiale e che disciplina altresì l'Organizzazione internazionale per l'aviazione civile, l'Organizzazione delle Nazioni Unite che riunisce le autorità per l'aviazione civile di 193 Paesi del mondo. L'ICAO, che coordina il regolamento al trasporto aereo internazionale mediante l'emanazione di regole e linee guida finalizzate alla standardizzazione del trasporto aereo mondiale al fine di sostenere un settore dell'aviazione civile sicuro, efficiente, economicamente sostenibile ed ecologicamente responsabile, ha quali propri organi direttivi l'Assemblea triennale, il Consiglio (che è l'organo direttivo permanente), la Commissione per la navigazione aerea (che è l'organo tecnico-direttivo composto da esperti qualificati nella tecnica e nella pratica aeronautica) ed il Segretariato.
Al fine di consentire l'ampliamento del numero dei seggi in seno al Consiglio e alla Commissione per la navigazione aerea e, quindi, di assicurare la più ampia rappresentatività globale all'interno degli organi di governo dell'Agenzia, l'Assemblea ICAO tenutasi nell'autunno 2016 ha adottato due appositi Protocolli che emendano la Convenzione istituita. In particolare, il Protocollo relativo a un emendamento all'articolo 50, lettera a), della Convenzione amplia da 36 a 40 il numero dei componenti del Consiglio; a sua volta, il Protocollo relativo ad un emendamento all'articolo 56 estende da 19 a 21 il numero dei componenti della Commissione per la navigazione aerea. Non si tratta della prima modifica al numero dei componenti dei due organi direttivi dell'Organizzazione internazionale per l'aviazione civile. La crescita del traffico aereo internazionale e della sua importanza nell'economia degli Stati membri, infatti, ha reso progressivamente necessario equilibrare il grado di rappresentanza degli Stati membri in seno al Consiglio ed alla Commissione per la navigazione aerea, fino alla modifica più recente, attraverso interventi puntuali, tutti ratificati dal nostro Paese.
È significativo segnalare che l'ampliamento del numero dei componenti nel Consiglio e nella Commissione per la navigazione aerea non comporterà conseguenze per l'Italia, che continuerà ad essere rappresentata secondo le modalità attualmente previste. Auspico una rapida approvazione del provvedimento in esame, tenuto conto che l'entrata in vigore dei Protocolli medesimi è subordinata al deposito di 128 strumenti di ratifica da parte degli Stati firmatari.
PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo si riserva di intervenire.
Non essendovi iscritti a parlare dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Discussione del disegno di legge: S. 1172 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica gabonese per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo, fatta a Libreville il 28 giugno 1999 (Approvato dal Senato) (A.C. 2333).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2333: Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica gabonese per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo, fatta a Libreville il 28 giugno 1999.
(Discussione sulle linee generali – A.C. 2333)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Gennaro Migliore.
GENNARO MIGLIORE, Relatore. Grazie, signor Presidente. La ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica gabonese per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo, è stata fatta a Libreville il 28 giugno 1999, quindi è risalente. È stata già approvata al Senato, consta di tre articoli: quello che autorizza la ratifica, l'ordine di esecuzione e l'entrata in vigore. Si occupa di una materia molto delicata relativa al contrasto all'evasione fiscale e definisce quali debbano essere le doppie imposizioni da evitare.
Ci sono una serie di definizioni che riguardano, ovviamente, che cosa si intenda per “imposta” e per “doppia imposizione”: per quanto riguarda il Gabon, le imposte sulle società, sulle minime forfettarie, sul reddito delle persone fisiche e sul reddito dei valori immobiliari e, per quanto riguarda l'Italia, l'imposta sul reddito delle persone fisiche, sul reddito delle persone giuridiche e l'imposta regionale sulle attività produttive.
La Convenzione, praticamente, si dilunga, si articola con una serie di definizioni che riguardano le varie categorie che sono soggette a questo tipo di tutela: i residenti, le stabili organizzazioni e, poi, definisce quali sono le imposizioni dei redditi: i redditi immobiliari, gli utili di imprese, la navigazione marittima e aerea, le imprese associate, i dividendi, gli interessi, i canoni, gli utili dei capitali, professioni indipendenti, lavoro subordinato, compensi e gettoni di presenza, artisti e sportivi, pensioni, funzione pubblica, professori e insegnanti, studenti e altre categorie. Poi, individua quali sono i metodi per eliminare le doppie imposizioni e stabilisce delle disposizioni particolari relative alla non discriminazione, alla procedura amichevole, allo scambio di informazioni, agli agenti diplomatici e consolari e alle procedure di rimborso. Complessivamente, nelle disposizioni finali si arriva a trenta articoli, che sono molto dettagliati. Mi fa piacere ricordare in questa sede che la sottoscrizione di questo Accordo fu realizzata dal compianto Rino Serri che, all'epoca, ricopriva il ruolo di sottosegretario di Stato per gli affari esteri (Applausi).
PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo si riserva di intervenire.
Non essendovi iscritti a parlare dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Burkina Faso relativo alla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 1° luglio 2019 (A.C. 2322-A).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 2322-A: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Burkina Faso relativo alla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 1° luglio 2019.
(Discussione sulle linee generali – A.C. 2322-A)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Lia Quartapelle Procopio.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatrice. Grazie, Presidente. Mi riservo di consegnare la relazione anche in questo caso.
PRESIDENTE. Grazie a lei, deputata Quartapelle Procopio.
Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, che si riserva di farlo.
Non essendovi iscritti a parlare dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Kosovo sul trasferimento delle persone condannate, fatto a Roma l'11 aprile 2019 (A.C. 2314-A).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 2314-A: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Kosovo sul trasferimento delle persone condannate, fatto a Roma l'11 aprile 2019.
(Discussione sulle linee generali – A.C. 2314-A)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Gennaro Migliore.
GENNARO MIGLIORE, Relatore. Grazie, signor Presidente. La ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Kosovo sul trasferimento delle persone condannate, fatto a Roma l'11 aprile del 2019, non è ancora approvato al Senato, siamo in prima lettura. Consta di quattro articoli - l'autorizzazione alla ratifica, l'ordine di esecuzione, la copertura finanziaria e l'entrata in vigore - ed è volto a consentire il trasferimento sul proprio Stato di cittadini detenuti nel territorio dell'altro Stato per scontare la pena loro erogata a seguito di una sentenza di condanna irrevocabile.
È un tema molto delicato. Perché si attua questo tipo di intesa bilaterale? Perché il Kosovo non ha aderito alla Convenzione del Consiglio d'Europa sul trasferimento delle persone condannate e l'esigenza di rafforzare la cooperazione in campo penale tra i nostri due Paesi è alla base di questo Accordo.
Inoltre, la ratio del far scontare la pena, per il detenuto, per la persona detenuta, nel proprio Paese è quella di aderire ai principi costituzionali, ovvero di favorire l'opportunità del reinserimento sociale nel proprio contesto sociale.
In questo momento, almeno allo stato della discussione presso le Commissioni competenti, vi era un solo connazionale che si trovava detenuto all'interno del sistema penitenziario kosovaro.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante Governo, che si riserva di farlo nel prosieguo del dibattito. Non essendovi iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Discussione del disegno di legge: S. 1141 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione sul partenariato e sullo sviluppo tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica islamica di Afghanistan, dall'altra, fatto a Monaco il 18 febbraio 2017 (Approvato dal Senato) (A.C. 2230).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2230: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione sul partenariato e sullo sviluppo tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica islamica di Afghanistan, dall'altra, fatto a Monaco il 18 febbraio 2017.
(Discussione sulle linee generali – A.C. 2230)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Yana Chiara Ehm.
YANA CHIARA EHM, Relatrice. Presidente, l'intesa che stiamo esaminando, approvata dall'altro ramo del Parlamento, è frutto di un iter negoziale durato quasi quattro anni, ed è finalizzata ad istituire un partenariato per rafforzare il dialogo politico tra l'Unione europea e l'Afghanistan, anche al fine di promuovere la collaborazione in ambito multilaterale e di incoraggiare l'inserimento del Paese centroasiatico nel sistema economico internazionale. Composto di 60 articoli, suddiviso in nove titoli, l'Accordo definisce innanzitutto il proprio campo di applicazione e vede le parti confermare la loro adesione ai valori comuni sanciti dalla Carta delle Nazioni Unite. Il Titolo II esplicita l'impegno delle parti ad instaurare un dialogo politico regolare per favorire una migliore comprensione reciproca, per cooperare nella promozione dei diritti umani, nonché per consolidare le politiche relative alle questioni di genere. Il Titolo II esplicita altresì la volontà delle parti a cooperare per promuovere la piena applicazione dello statuto della Corte penale internazionale per rafforzare l'applicazione degli strumenti internazionali sul disarmo e la lotta alla non proliferazione delle armi di distruzione di massa per contrastare il commercio illecito di armi leggere e il terrorismo. Con riferimento alla cooperazione e allo sviluppo, il Titolo III prevede le parti riaffermare il loro impegno a conseguire gli obiettivi di sviluppo sostenibile, a rispettare la Dichiarazione di Parigi sull'efficacia degli aiuti e a collaborare nell'ambito delle organizzazioni regionali ed internazionali. Il Titolo IV definisce quindi la cornice della cooperazione bilaterale in materia di scambi ed investimenti, prevedendo l'avvio di un dialogo sul commercio bilaterale e multilaterale, la diversificazione degli scambi commerciali, l'eliminazione degli ostacoli non tariffari e la collaborazione sulle questioni sanitarie e di sicurezza alimentare. Vengono inoltre previsti l'intensificazione della cooperazione tra le autorità doganali, l'incentivazione agli investimenti diretti esteri, l'accesso reciproco nel settore dei servizi e la tutela di diritti di proprietà intellettuale. Con l'Accordo le parti riconoscono altresì l'importanza di incrementare la loro cooperazione in materia di giustizia e affari interni, di collaborare per contrastare la criminalità organizzata e la corruzione e convengono sull'impegno a combattere il traffico di droghe illecite, il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo, e a gestire in modo congiunto i flussi migratori, a partire dalla possibilità di negoziare un accordo che disciplini gli obblighi in materia di riammissione. Relativamente alla cooperazione settoriale, l'accordo prevede che le parti collaborino nella modernizzazione della pubblica amministrazione in Afghanistan e nella gestione del rischio di catastrofi, e promuovano azioni concertate nel settore dell'istruzione, della formazione professionale, dell'occupazione, dello sviluppo sociale, dei trasporti, agricoltura, sanità e cultura. L'Accordo, dopo aver sottolineato l'importanza di iniziative di cooperazione regionale finalizzata a ripristinare lo status dell'Afghanistan quale ponte continentale tra l'Asia centrale, l'Asia meridionale e il Medioriente, definisce il proprio quadro istituzionale prevedendo un comitato misto composto da rappresentanti delle due parti al massimo livello possibile destinato a riunirsi in alternanza a Kabul e a Bruxelles con il compito di fissare priorità, formulare proposte di interesse comune, promuovere obiettivi e comporre eventuali controversie. Da ultimo, il Titolo IX, relativo alle disposizioni finali, oltre a prevedere l'impegno delle parti e garantire protezione adeguata alle informazioni scambiate, definisce l'ambito territoriale dell'Accordo e reca le indicazioni circa la sua entrata in vigore, l'applicazione in via provvisoria, la durata e le modalità di denuncia.
Tutto ciò premesso, auspico una pronta definitiva adozione del provvedimento in esame, dal momento che l'Accordo fornisce la base per il sostegno concreto e strutturato dell'Unione europea e l'Afghanistan nell'attuazione del suo programma di riforme in una fase assai delicata e forse decisiva delle trattative di pace in corso.
PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito. Non essendovi iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Discussione del disegno di legge: S. 1139 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica Italiana ed il Governo della Repubblica Democratica Socialista dello Sri Lanka sulla cooperazione nei campi della cultura, dell'istruzione, della scienza e della tecnologia, fatto a Roma il 16 aprile 2007 (Approvato dal Senato) (A.C. 2123).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2123: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica Italiana ed il Governo della Repubblica Democratica Socialista dello Sri Lanka sulla cooperazione nei campi della cultura, dell'istruzione, della scienza e della tecnologia, fatto a Roma il 16 aprile 2007.
(Discussione sulle linee generali – A.C. 2123)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Yana Chiara Ehm.
YANA CHIARA EHM, Relatrice. Presidente, l'Accordo di cooperazione culturale e scientifica con lo Sri Lanka, già licenziato dall'altro ramo del Parlamento, è finalizzato a consentire lo sviluppo di nuove collaborazioni bilaterali tra l'Italia e lo Sri Lanka nel campo dell'istruzione scolastica e universitaria e favorendo l'insegnamento della lingua italiana e l'avvio di attività in ambito archeologico, scientifico e tecnologico. Nello specifico, l'intesa, dopo aver definito il proprio scopo, evidenzia come le parti riconoscano che gli scambi e l'arricchimento culturale contribuiscono alla promozione dei valori comuni, ivi compreso il rispetto dei diritti umani. Il testo esplicita quindi l'impegno delle parti a favorire la cooperazione tra le rispettive università, gli istituti di alta formazione nei settori dell'arte, della musica e gli istituti scientifici e culturali nei settori di reciproco interesse, promuovendo lo scambio di docenti, lettori, ricercatori e gli scambi interuniversitari. L'articolo disciplina i vari profili della cooperazione nel campo dell'istruzione scolastica, con l'impegno delle parti a sviluppare la reciproca conoscenza dei propri sistemi educativi, alla partecipazione agli organismi internazionali, al finanziamento e all'attuazione dei progetti derivanti dall'Accordo stesso e dalla collaborazione nel campo dell'arte, della musica, della danza, teatro, cinema, da realizzarsi mediante lo scambio di artisti e la reciproca partecipazione a manifestazioni di rilievo. L'Accordo incoraggia altresì l'attività dei rispettivi istituti di cultura, associazioni culturali, istituzioni scolastiche, e pone l'accento sulla collaborazione scientifica e tecnologica, invitando le parti a individuare periodicamente i settori prioritari di cooperazione. Ulteriori articoli definiscono gli aspetti relativi alla cooperazione in campo archeologico ed etnologico, all'erogazione di borse di studio, al contrasto del traffico illecito di opere d'arte e alla collaborazione per la protezione del patrimonio culturale sommerso. Altri aspetti definiti dall'accordo riguardano i programmi di scambio nel settore della gioventù, la collaborazione tra i rispettivi archivi, biblioteche e musei e tra gli organismi radiotelevisivi, la stampa e l'editoria e la protezione dei diritti di proprietà intellettuale. Ad una commissione mista, composta da un eguale numero di rappresentanti, viene demandato il compito di rendere operativo l'Accordo e di verificarne lo stato di applicazione. Gli articoli conclusivi definiscono infine, poi, la modalità di risoluzione delle eventuali controversie interpretative o applicative dell'Accordo, i termini per la sua entrata, per la sua durata e denuncia. Il disegno di legge, approvato dall'altro ramo del Parlamento il 25 settembre 2019, consta di cinque articoli, con riferimento agli oneri economici derivanti dall'attuazione del provvedimento: l'articolo 3 li valuta in 185 mila euro per ciascuno degli anni 2019 e 2020, e in 195.400 euro a decorrere dall'anno 2021. Auspico anche qua una rapida approvazione del provvedimento collegato a un Accordo che prevede, tra l'altro, il potenziamento dell'insegnamento della lingua italiana ai cittadini singalesi, che rappresenta per questi ultimi un'opportunità lavorativa, in considerazione anche della massiccia e laboriosa presenza della loro comunità qui in Italia, attualmente di circa 110 mila persone.
PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito. Non essendovi iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Discussione del disegno di legge: S. 1137 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo che istituisce la Fondazione internazionale tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, ed i Paesi dell'America latina e dei Caraibi, dall'altra, fatto a Santo Domingo il 25 ottobre 2016 (Approvato dal Senato) (A.C. 2122).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2122: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo che istituisce la Fondazione internazionale tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, ed i Paesi dell'America latina e dei Caraibi, dall'altra, fatto a Santo Domingo il 25 ottobre 2016.
(Discussione sulle linee generali – A.C. 2122)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Francesca La Marca.
FRANCESCA LA MARCA, Relatrice. Presidente, colleghi, sottosegretario Merlo, la Fondazione istituita dal presente Accordo, già approvato dal Senato, è stata ideata nel maggio 2010 nel corso del sesto vertice tra Unione europea e i Paesi dell'America latina e dei Caraibi e intende porsi quale strumento di rafforzamento del partenariato strategico fra l'Unione europea e la comunità di Stati latinoamericani e dei Caraibi (CELAC). L'obiettivo sotteso alla nuova organizzazione internazionale è, infatti, di favorire la conoscenza e la comprensione reciproche, nonché di realizzare le priorità di cooperazione stabilite nei vertici tra l'Unione europea e la CELAC, promuovendo altresì lo sviluppo di strategie comuni, l'organizzazione di conferenze, lo svolgimento di ricerche e studi, lo scambio e la costituzione di reti tra rappresentanti della società civile e altri attori. La Fondazione UE-ALC è definita quale organizzazione internazionale di natura intergovernativa istituita a norma del diritto internazionale pubblico, avente sede ad Amburgo. Membri della Fondazione sono l'Unione europea, gli Stati membri dell'Unione europea e i Paesi dell'America Latina e dei Caraibi. La Fondazione gode di personalità giuridica internazionale ed ha la capacità giuridica necessaria per la realizzazione dei suoi obiettivi e delle sue attività nel territorio di ciascuno dei suoi membri, potendo stipulare contratti, acquistare e cedere beni mobili e immobili e comparire in giudizio. Sul piano della struttura la Fondazione prevede un consiglio dei governatori, composto da rappresentanti di ciascuno dei membri a cui spettano le principali funzioni gestionali e decisionali dell'apparato, oltre che un presidente e un direttore esecutivo. Il presidente della Fondazione nominato dal consiglio dei governatori per quattro anni, rinnovabili una sola volta, è una personalità nota e autorevole sia in America Latina e nei Caraibi che nell'Unione europea. La presidenza viene esercitata a turno da un cittadino di uno Stato membro dell'Unione europea e da un cittadino di uno Stato dell'America Latina o dei Caraibi. Se il presidente designato proviene da uno Stato membro dell'Unione europea, il direttore esecutivo nominato proverrà da uno Stato dell'America Latina o dei Caraibi e viceversa. Al direttore esecutivo, nominato anch'esso dal consiglio dei governatori per un mandato di quattro anni, rinnovabile una sola volta e soggetto alle stesse regole di alternanza previste per la presidenza, spetta la gestione amministrativa della Fondazione. Il finanziamento della Fondazione è assicurato tramite contributi versati su base volontaria dai membri. La Germania fornisce a proprie spese e nell'ambito del suo contributo finanziario i locali che ospitano la sede della struttura e ne assicura la manutenzione, i servizi e le misure di sicurezza. La Fondazione ha quattro partner strategici iniziali. Da parte dell'Unione europea l'Institut des Amériques in Francia e la regione Lombardia in Italia; mentre da parte dell'America Latina e dei Caraibi la Fundación Global Democracia y Desarrollo nella Repubblica Dominicana e la Commissione economica per l'America Latina e i Caraibi delle Nazioni Unite. Da ultimo l'Accordo disciplina i privilegi, le immunità e le lingue di lavoro della Fondazione, nonché le modalità di risoluzione delle controversie, di modifica, ratifica e adesione all'Accordo regolandone, altresì, l'entrata in vigore, la durata, lo scioglimento e la liquidazione della Fondazione. Confido nell'approvazione definitiva di questo provvedimento di ratifica riferito ad un Accordo che si inserisce nella più ampia cornice delle relazioni bi-regionali tra l'Unione europea ed un continente come il Sud America caratterizzato, come lei ben sa, sottosegretario, da grandi e significative presenze di comunità di connazionali e di loro discendenti (Applausi).
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, che si riserva di farlo. Non essendovi iscritti a parlare dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Discussione del disegno di legge: S. 1136 - Ratifica ed esecuzione dell'accordo quadro tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e l'Australia, dall'altra, fatto a Manila il 7 agosto 2017 (Approvato dal Senato) (A.C. 2121).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2121: Ratifica ed esecuzione dell'accordo quadro tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e l'Australia, dall'altra, fatto a Manila il 7 agosto 2017.
(Discussione sulle linee generali – A.C. 2121)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Riccardo Olgiati.
RICCARDO OLGIATI, Relatore. Grazie, Presidente. L'Accordo al nostro esame, approvato al Senato, amplia la portata del partenariato quadro attualmente vigente tra Unione europea ed Australia, sottoscritto dalle parti nel 2008. Composto di 64 articoli suddivisi in 10 titoli, l'Accordo definisce innanzitutto le finalità e i fondamenti della cooperazione confermando l'impegno delle parti a rispettare i principi democratici, i diritti umani e lo Stato di diritto e il sostegno a favore della Carta delle Nazioni Unite. Nel Titolo II, dedicato al dialogo politico e alla cooperazione in materia di politica estera e di sicurezza, viene stabilito l'impegno a rafforzare un loro dialogo politico regolare quale strumento per promuovere lo sviluppo delle relazioni bilaterali. È previsto un comune impegno per la promozione dei diritti umani nei principi democratici dello Stato di diritto. Ulteriori disposizioni riguardano la partecipazione dell'Australia alle operazioni di gestione delle crisi condotte dall'Unione europea; l'impegno contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa; il commercio illegale di armi leggere e di piccolo calibro e il terrorismo, nonché la cooperazione bilaterale per promuovere la Corte penale internazionale e quella nell'ambito delle organizzazioni regionali e internazionali oltre che per la sicurezza internazionale e del cyberspazio.
L'Accordo esplicita altresì l'impegno delle parti a favorire lo sviluppo sostenibile nei Paesi in via di sviluppo e a collaborare anche nell'ambito degli aiuti umanitari adoperandosi per offrire risposte coordinate alle emergenze. Con riferimento alla cooperazione in materia economica e commerciale il Titolo IV sancisce l'impegno delle parti a stabilire le condizioni necessarie per incrementare gli scambi commerciali e gli investimenti, nonché a collaborare con l'Organizzazione mondiale del commercio per la promozione di una maggiore liberalizzazione degli scambi. Viene inoltre prevista la promozione di un contesto stabile e favorevole agli investimenti bilaterali e stabilito un impegno reciproco per favorire procedure di appalto aperte e trasparenti. Ulteriori norme riguardano la collaborazione reciproca per la riduzione degli ostacoli tecnici agli scambi, la materia delle dogane, la cooperazione sulle questioni sanitarie e fitosanitarie, i diritti e gli obblighi inerenti la proprietà intellettuale e la condivisione delle informazioni sulle rispettive politiche in materia di concorrenza, lo scambio di servizi, il buon governo nel settore della fiscalità, la trasparenza in ambito commerciale, la promozione del commercio e dello sviluppo sostenibile, la cooperazione tra imprese e il dialogo nell'ambito della società civile. In materia di giustizia, libertà e sicurezza l'Accordo sancisce tra l'altro l'impegno delle parti a cooperare per prevenire e combattere il terrorismo, la criminalità organizzata transnazionale, la corruzione, le droghe e il riciclaggio di denaro. In materia di immigrazione e asilo l'intesa esplicita la volontà delle parti di intensificare il dialogo e la cooperazione prevedendo la condivisione di informazioni sulle rispettive strategie, nonché attività di prevenzione dei fenomeni irregolari. Ulteriori titoli riguardano rispettivamente la cooperazione in materia di ricerca, innovazione e società dell'informazione, la cooperazione nel settore dell'istruzione e della cultura e la cooperazione in materia di sviluppo sostenibile, energia e trasporti, in cui fra l'altro viene esplicitato l'impegno delle parti alla riduzione delle concentrazioni dei gas a effetto serra. In conclusione, sottolineo la rilevanza di questo provvedimento, che fa riferimento ad un Accordo già ratificato da numerosi Stati dell'Unione europea, che rafforza ulteriormente le relazioni tra Unione europea e i suoi Stati membri e l'Australia in molteplici settori di interesse comune: dalla politica estera e di sicurezza al commercio internazionale, dalla ricerca e l'innovazione alla protezione dell'ambiente e al cambiamento climatico, dall'energia all'educazione. In particolare, nelle more del negoziato in essere per un accordo di libero scambio UE-Australia, l'entrata in vigore di questo Accordo potrà rafforzare il comune impegno per meglio tutelare l'accesso ai mercati dei servizi e degli appalti pubblici, aumentando al contempo la protezione dei nostri prodotti ad indicazione geografica e la tutela della proprietà intellettuale.
PRESIDENTE. Il Governo si riserva di intervenire. Non essendovi iscritti a parlare dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Discussione del disegno di legge: S. 1111 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di partenariato sulle relazioni e la cooperazione tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Nuova Zelanda, dall'altra, fatto a Bruxelles il 5 ottobre 2016 (Approvato dal Senato) (A.C. 2119).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2119: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di partenariato sulle relazioni e la cooperazione tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Nuova Zelanda, dall'altra, fatto a Bruxelles il 5 ottobre 2016.
(Discussione sulle linee generali – A.C. 2119)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Riccardo Olgiati.
RICCARDO OLGIATI, Relatore. Grazie, Presidente. L'Accordo al nostro esame, già licenziato dal Senato, è frutto di un iter negoziale durato più di due anni, ed è destinato a sostituire una Dichiarazione congiunta sulle relazioni e la cooperazione risalente al 2007. Il testo, che si compone di 60 articoli, statuisce la volontà delle Parti di riaffermare la loro adesione ai princìpi democratici, ai diritti umani e allo Stato di diritto, e all'impegno ad intensificare il dialogo nei settori disciplinati dall'Accordo, a tutti i livelli, nonché a cooperare fattivamente in seno alle organizzazioni regionali ed internazionali.
Nel Titolo dedicato al dialogo politico e alla cooperazione in materia di politica estera e di sicurezza, viene sottolineata l'importanza di un dialogo politico regolare quale strumento per consolidare un approccio condiviso sulle principali questioni internazionali, ed è previsto un comune impegno per la promozione dei diritti umani, dei princìpi democratici e dello Stato di diritto. Ulteriori disposizioni riguardano la partecipazione della Nuova Zelanda alle operazioni di gestione delle crisi condotte dall'Unione Europea: l'impegno contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa, il commercio illegale di armi leggere e di piccolo calibro e il terrorismo, nonché la cooperazione bilaterale per promuovere la Corte penale internazionale. L'Accordo esplicita altresì l'impegno delle parti a favorire lo sviluppo sostenibile nei Paesi in via di sviluppo e a collaborare, anche nell'ambito degli aiuti umanitari, adoperandosi per offrire risposte coordinate alle emergenze.
Nell'ambito della cooperazione in materia economica e commerciale si sancisce l'impegno delle parti ad instaurare un dialogo strutturato per promuovere l'interscambio bilaterale di beni e servizi e gli investimenti, nonché a collaborare con l'Organizzazione mondiale del commercio per la promozione di una maggiore liberalizzazione degli scambi. Viene, inoltre, riaffermata l'importanza della tutela dei diritti di proprietà intellettuale.
In materia di giustizia, libertà e sicurezza, l'Accordo sancisce l'impegno delle parti a sviluppare la cooperazione giudiziaria in materia civile, commerciale e penale, nonché nell'azione di contrasto alla criminalità, al terrorismo internazionale e ai traffici di droghe illecite e nel campo della gestione delle immigrazioni e del diritto d'asilo.
Ulteriori titoli riguardano rispettivamente la cooperazione in materia di ricerca, innovazione e società dell'informazione, la cooperazione in materia di istruzione, cultura e contatti interpersonali e la cooperazione in materia di sviluppo sostenibile, energie e trasporti, in cui, fra l'altro, viene esplicitato l'impegno delle parti a collaborare nell'ambito della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici per promuovere un nuovo accordo internazionale per il periodo successivo al 2020.
Auspico una sollecita approvazione anche da parte di questa Camera di un Accordo che è finalizzato a completare le reti di accordi commerciali che l'Unione europea e i suoi Stati membri siglano con Stati terzi, e che costituisce una leva politica di grande efficacia nella dinamica che vede l'Unione Europea costituire un temuto competitore commerciale, ma non ancora un attore di politica internazionale davvero incisivo.
PRESIDENTE. Il Governo si riserva di intervenire.
Non essendovi iscritti a parlare dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione del Protocollo di adesione dell'Accordo commerciale tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Colombia e il Perù, dall'altra, per tener conto dell'adesione dell'Ecuador, con Allegati, fatto a Bruxelles l'11 novembre 2016 (A.C. 2091).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 2091: Ratifica ed esecuzione del Protocollo di adesione dell'Accordo commerciale tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Colombia e il Perù, dall'altra, per tener conto dell'adesione dell'Ecuador, con Allegati, fatto a Bruxelles l'11 novembre 2016.
(Discussione sulle linee generali – A.C. 2091)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Yana Chiara Ehm.
YANA CHIARA EHM, Relatrice. Grazie, Presidente. Il Protocollo al nostro esame costituisce lo strumento giuridico per l'adesione dell'Ecuador all'Accordo commerciale tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Colombia e il Perù dall'altra (cosiddetto Accordo multipartito). Dopo il ritiro della Bolivia dai negoziati per un Accordo di associazione tra l'Unione europea e la Comunità andina (Bolivia, Colombia, Ecuador e Perù), il 19 gennaio 2009 il Consiglio ha autorizzato la Commissione a negoziare un Accordo commerciale con i Paesi della Comunità andina che condividevano l'obiettivo generale di un Accordo equilibrato, ambizioso, globale e compatibile con le regole dell'Organizzazione mondiale del commercio, l'OMC. Il 26 giugno 2012 l'Unione europea ha dunque firmato un accordo commerciale con la Colombia e il Perù. In questa fase l'Ecuador ha deciso di ritirarsi, chiedendo la previa soluzione del contenzioso pendente in sede di OMC sull'accesso delle banane al mercato dell'Unione europea, nonché la conclusione di un Memorandum di intesa in materia di sviluppo.
L'Accordo multipartito tra l'UE, la Colombia e il Perù costituisce un pilastro della strategia dell'UE per rafforzare i legami politici, economici e culturali con l'America latina, ed è un fondamentale strumento di promozione dei princìpi democratici, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani. Sul piano commerciale e degli investimenti, l'Accordo rappresenta un'importante tappa di avanzamento delle relazioni esterne dell'Unione europea, in quanto prevede una progressiva e reciproca liberalizzazione degli scambi grazie all'eliminazione dei dazi su tutti i prodotti industriali e della pesca e un miglioramento dell'accesso al mercato dei prodotti agricoli.
A seguito della richiesta presentata dall'Ecuador di riavviare i negoziati con l'UE per diventare parte dell'Accordo, nel 2014 sono riprese le trattative tra le parti, che si sono concluse l'11 novembre 2016 con la firma del Protocollo di adesione dell'Ecuador all'Accordo. Tale adesione rafforza il quadro giuridico delle relazioni commerciali dell'Unione europea con questo Paese e facilita gli scambi commerciali e gli investimenti reciproci, integrando inoltre l'Ecuador nel regime di norme ed istituzioni congiunte istituito dall'Accordo.
Secondo la valutazione dell'impatto economico condotta dalla Commissione europea, grazie al Protocollo si prevede un aumento delle esportazioni dell'UE verso l'Ecuador pari al 42 per cento, un risparmio di dazi per gli esportatori dall'Unione europea in misura di almeno 106 milioni di euro all'anno e nuove possibilità di accesso al mercato per quanto riguarda i prodotti nel settore agricolo (circa 100 indicazioni geografiche dall'Unione europea saranno tutelate), automobili e macchinari. È stata infine segnalata la rilevanza dell'Accordo per l'industria italiana del tonno in scatola e delle conserve ittiche.
Ricordo che la competenza in materia di commercio è prerogativa esclusiva dell'Unione europea, ma il Protocollo ha natura mista, in quanto alcune limitate disposizioni dell'Accordo rientrano nella competenza concorrente dell'UE e degli Stati membri.
Rappresentando un'Intesa di predominante natura commerciale che si basa sui princìpi normativi europei vigenti, il Protocollo non richiede modifiche o integrazioni nell'ordinamento nazionale, e, di conseguenza, non ha alcun impatto sull'ordinamento interno né oneri per la finanza pubblica. Secondo quanto precisato nella relazione tecnica al provvedimento, infatti, l'IVA sui dazi non più riscossa sarebbe compensata poi da un incremento del gettito derivante dall'incremento degli scambi commerciali.
Auspico anche qui una rapida conclusione dell'iter di approvazione del disegno di legge, che si inserisce pienamente nella politica commerciale dell'UE intesa a definire una disciplina condivisa, in questo caso con alcuni importanti Stati latinoamericani, in tema di appalti pubblici, servizi ed investimenti.
PRESIDENTE. Il Governo si riserva di intervenire successivamente.
Non essendovi iscritti a parlare dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alla replica.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione del Protocollo n. 15 recante emendamento alla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, fatto a Strasburgo il 24 giugno 2013 (A.C. 1124-A); e dell'abbinata proposta di legge: Schullian ed altri (A.C. 35).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 1124-A: Ratifica ed esecuzione del Protocollo n. 15 recante emendamento alla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, fatto a Strasburgo il 24 giugno 2013; e dell'abbinata proposta di legge n. 35.
(Discussione sulle linee generali – A.C. 1124-A e abbinata)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che le Commissioni II (Giustizia) e III (Affari esteri) si intendono autorizzate a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire la relatrice per la III Commissione, deputata Yana Chiara Ehm.
YANA CHIARA EHM, Relatrice per la III Commissione. Grazie, Presidente. Interverrò anche per la collega Giuliano, che è relatrice per la Commissione giustizia. Vorrei quindi delineare innanzitutto il quadro giuridico internazionale nel quale si colloca il Protocollo al nostro esame.
La Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, entrata in vigore il 3 settembre del 1953 e ratificata dall'Italia con la legge n. 848 del 1955, delinea un sistema di protezione dei diritti umani da più parti riconosciuto come la più perfezionata struttura del genere operante al mondo.
Il sistema ha un carattere sussidiario rispetto alle forme di protezione dei diritti umani esistenti negli ordinamenti degli Stati membri. Infatti, in linea con i principi internazionali in materia, l'articolo 26 della Convenzione pone la regola del “previo esaurimento dei ricorsi interni” rispetto all'attivazione del sistema internazionale. La Convenzione è stata integrata, in fasi successive, dall'approvazione di una serie di Protocolli, tra i quali particolare rilievo assume il Protocollo n. 11, ratificato dall'Italia con la legge n. 296 del 1997, che ha introdotto la generalizzazione del diritto di ricorso individuale e la soppressione del potere decisionale spettante all'organo politico del Consiglio d'Europa, il Comitato dei ministri, completando così la giurisdizionalizzazione del sistema. Quanto al Protocollo n. 15, occorre rilevare che il processo che ha portato alla sua adozione è derivato, innanzitutto, dalla consapevolezza delle criticità nel funzionamento della Corte, che nel tempo ha accusato notevoli problemi di arretrato, con il rischio di realizzare essa stessa una violazione di uno dei diritti fondamentali da essa stessa tutelati, quello alla durata ragionevole del processo.
È apparso in particolare necessario adeguare la struttura e le procedure della Corte a un'utenza potenziale che raggiunge ormai circa 800 milioni di cittadini. Il Protocollo consta di un preambolo e di nove articoli, il primo dei quali aggiunge un ulteriore “considerando” alla fine del preambolo della CEDU, nel quale si ribadisce la primaria responsabilità delle parti contraenti, in conformità al principio di sussidiarietà, nel garantire il rispetto dei diritti e delle libertà definiti nella Convenzione medesima e nei suoi Protocolli.
Si ribadisce, altresì, che le parti contraenti godono di un margine di apprezzamento nell'attuazione delle disposizioni della Convenzione sotto il controllo della Corte europea dei diritti umani. Più nello specifico, di contenuti salienti e innovativi del Protocollo segnalo, in primo luogo, che la norma in base alla quale i candidati al ruolo di giudice della Corte europea dei diritti umani dovranno avere meno di 65 anni di età alla data in cui la lista dei tre candidati di ciascuna parte contraente deve pervenire all'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, consentirà a giudici altamente qualificati di rimanere in carica per l'intero periodo di nove anni previsto, cosa che nella formulazione vigente è preclusa ai giudici più anziani, dovendo il mandato terminare comunque a 70 anni.
In secondo luogo, la disposizione che riduce da sei a quattro mesi il termine per presentare ricorso alla CEDU, a decorrere dalla sentenza definitiva del giudice nazionale, può contribuire in maniera significativa alla riduzione dell'arretrato. Al riguardo, ricordo che al 30 settembre 2019 i casi pendenti presso la Corte erano 59.700, praticamente un terzo di quelli registrati nel 2011; quelli che riguardano l'Italia, nello stesso arco di tempo, sono passati da 14 mila a 3.100. Inoltre, la Corte intende controbilanciare gli effetti potenzialmente pregiudizievoli derivanti dalla riduzione del termine a quattro mesi attraverso il varo, da lungo atteso, del nuovo sistema di introduzione dei ricorsi in via telematica.
In terzo luogo, la ratifica del Protocollo n. 15 rafforza il principio di sussidiarietà, tutelando le prerogative e competenze degli Stati parte. Infatti, proprio perché la Corte non può e non vuole essere solo un quarto livello di giurisdizione, deve selezionare i casi e concentrarsi su quelli più rilevanti, relativi a gravi violazioni.
Quanto alla norma che elimina le facoltà delle parti di opporsi alla decisione di una Camera di rimettere il caso alla Grande Camera, segnalo che tale eliminazione è già pienamente in atto per quanto riguarda gli Stati contraenti in virtù di un accordo intergovernativo in forma semplificata e già indirettamente, almeno in parte, realizzata dalla Corte rispetto ai ricorrenti individuali attraverso l'imposizione di un obbligo rafforzato di motivazione dell'eventuale opposizione alla rimessione e la tecnica della rimessione multipla di una pluralità di casi aventi ad oggetto la medesima questione di ordine generale. Ciò premesso, devo evidenziare che la ratifica del Protocollo n. 15 è a questo punto divenuta davvero urgente, poiché la sua entrata in vigore è subordinata alla ratifica della totalità dei membri del Consiglio d'Europa e, allo stato attuale, manca soltanto il deposito dello strumento di ratifica da parte dell'Italia.
Prima di concludere è doveroso segnalare anche a quest'Aula che il disegno di legge al nostro esame, al termine di un articolato percorso istruttorio, è stato emendato al fine di rinviare al futuro la ratifica di un ulteriore protocollo della CEDU, il n. 16, fatto a Strasburgo il 2 ottobre 2013 e già vigente, a causa di profili di criticità connessi al rischio di erosione del ruolo delle alti Corti giurisdizionali italiane e dei principi fondamentali del nostro ordinamento.
Concludo formulando l'auspicio di una rapida approvazione del provvedimento in oggetto, che, come ho già accennato, rimuoverà l'ultimo ostacolo rimasto all'entrata in vigore del Protocollo, dando un'ulteriore concreta testimonianza dell'impegno del nostro Paese per una piena salvaguardia dei diritti umani a livello globale, che costituisce un pilastro della nostra politica estera.
PRESIDENTE. La ringrazio, deputata Ehm. Quindi la sua relazione si intende comprensiva anche dell'intervento della relatrice della Commissione giustizia, deputata Giuliano.
Il Governo si riserva di intervenire.
Non essendovi iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Modifica nella composizione di un gruppo e di una componente politica del gruppo parlamentare Misto (ore 13,45).
PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 23 settembre 2020, il deputato Fausto Longo, iscritto al gruppo parlamentare Misto, ha chiesto di aderire alla componente politica “Popolo Protagonista-Alternativa Popolare”. Il rappresentante di tale componente ha comunicato di aver accolto tale richiesta.
Comunico, inoltre, che, con lettere pervenute in data 23 settembre 2020, i deputati Michele Nitti e Antonio Zennaro, già iscritti alla componente politica “Popolo Protagonista-Alternativa Popolare” del gruppo parlamentare Misto, hanno dichiarato di dimettersi da tale componente, restando iscritti al gruppo parlamentare Misto.
Interventi di fine seduta.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente Rampelli. Si sarà svegliato come tanti giorni ordinari il secondo capo del Corpo delle capitanerie di porto-guardia costiera Aurelio Visalli, venerdì 26 settembre, ma quello non sarebbe stato un giorno ordinario. Gli è stato chiesto un intervento, si è tuffato in mare per un'operazione di salvataggio di bagnanti, difficile, complessa, e lui ha salvato questi bagnanti, ma è rimasto dentro le onde del mare. Lascia la moglie, i figli piccoli: aveva quarant'anni, Aurelio Visalli. Un intervento in cui è veramente sottile il confine tra il senso del dovere, lo sprezzo del pericolo e l'eroismo, la generosità di un uomo che, in un momento in cui il suo intervento è necessario, antepone la vita degli altri alla sua. Credo che sia giusto ricordare questa figura in quest'Aula, questo gesto, e mi auguro che lo Stato sappia essere vicino alla sua famiglia, a questi bambini che cresceranno senza il papà. Credo, Presidente, che l'esempio di questi uomini…una delle esperienze più significative che io ho svolto quando sono stato Vicepresidente della Camera, Presidente Rampelli, era quella di poter rappresentare la Camera in occasione delle diverse feste delle Forze armate.
Uno dei momenti più belli, più importanti, era quando il Capo dello Stato, come capo delle Forze armate, consegnava le medaglie al valore militare. Si percepiva il valore, la generosità, l'altruismo di tante figure che hanno corso rischi importanti, che hanno magari avuto degli incidenti molto gravi o addirittura hanno perso la vita nell'esercizio del dovere. Le nostre Forze armate sono anche questo e anche questo era Aurelio Visalli. Alla sua memoria la nostra gratitudine. Grazie, Presidente (Applausi).
PRESIDENTE. Grazie a lei, deputato Baldelli, anche per l'intensità delle sue parole, del suo pensiero, dei suoi sentimenti.
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Martedì 29 settembre 2020 - Ore 11:
1. Svolgimento di una interpellanza e interrogazioni .
(ore 15)
2. Seguito della discussione della mozione Meloni, Molinari, Gelmini, Lupi ed altri n. 1-00376 concernente iniziative volte a garantire la pubblicazione dei verbali delle riunioni del Comitato tecnico-scientifico di cui all'ordinanza del Capo del Dipartimento della protezione civile n. 630 del 3 febbraio 2020 .
3. Seguito della discussione della proposta di legge:
LIUNI ed altri: Disposizioni per la disciplina, la promozione e la valorizzazione delle attività del settore florovivaistico. (C. 1824-A)
Relatrici: GADDA E LOSS.
4. Seguito della discussione dei progetti di legge:
S. 1140 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione culturale, scientifica e tecnologica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Mozambico, fatto a Maputo l'11 luglio 2007 (Approvato dal Senato). (C. 2229)
Relatrice: QUARTAPELLE PROCOPIO.
Ratifica ed esecuzione dell'accordo di cooperazione fra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Confederazione svizzera, dall'altra, sui programmi europei di navigazione satellitare, fatto a Bruxelles il 18 dicembre 2013. (C. 1677)
Relatore: OLGIATI.
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione scientifica, tecnologica e innovazione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo dell'Australia, fatto a Canberra il 22 maggio 2017. (C. 1676-A)
Relatore: OLGIATI.
S. 1084 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica orientale dell'Uruguay sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 10 novembre 2016 e a Montevideo il 14 dicembre 2016 (Approvato dal Senato) (C. 2523)
Relatore: MIGLIORE.
S. 1079 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Mongolia sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 3 maggio 2016 (Approvato dal Senato). (C. 2521)
Relatrice: QUARTAPELLE PROCOPIO.
S. 1171 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione di Minamata sul mercurio, con Allegati, fatta a Kumamoto il 10 ottobre 2013 (Approvato dal Senato). (C. 2373)
Relatrice: EHM.
S. 1168 - Ratifica ed esecuzione dei seguenti Protocolli: a) Protocollo relativo ad un emendamento all'articolo 50(a) della Convenzione sull'aviazione civile internazionale, fatto a Montreal il 6 ottobre 2016; b) Protocollo relativo ad un emendamento all'articolo 56 della Convenzione sull'aviazione civile internazionale, fatto a Montreal il 6 ottobre 2016 (Approvato dal Senato). (C. 2359)
Relatore: OLGIATI.
S. 1172 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica gabonese per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo, fatta a Libreville il 28 giugno 1999 (Approvato dal Senato). (C. 2333)
Relatore: MIGLIORE.
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Burkina Faso relativo alla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 1° luglio 2019. (C. 2322-A)
Relatrice: QUARTAPELLE PROCOPIO.
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Kosovo sul trasferimento delle persone condannate, fatto a Roma l'11 aprile 2019. (C. 2314-A)
Relatore: MIGLIORE.
S. 1141 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione sul partenariato e sullo sviluppo tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica islamica di Afghanistan, dall'altra, fatto a Monaco il 18 febbraio 2017 (Approvato dal Senato). (C. 2230)
Relatrice: EHM.
S. 1139 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica Italiana ed il Governo della Repubblica Democratica Socialista dello Sri Lanka sulla cooperazione nei campi della cultura, dell'istruzione, della scienza e della tecnologia, fatto a Roma il 16 aprile 2007 (Approvato dal Senato). (C. 2123)
Relatrice: EHM.
S. 1137 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo che istituisce la Fondazione internazionale tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, ed i Paesi dell'America latina e dei Caraibi, dall'altra, fatto a Santo Domingo il 25 ottobre 2016 (Approvato dal Senato). (C. 2122)
Relatrice: LA MARCA.
S. 1136 - Ratifica ed esecuzione dell'accordo quadro tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e l'Australia, dall'altra, fatto a Manila il 7 agosto 2017 (Approvato dal Senato). (C. 2121)
Relatore: OLGIATI.
S. 1111 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di partenariato sulle relazioni e la cooperazione tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Nuova Zelanda, dall'altra, fatto a Bruxelles il 5 ottobre 2016 (Approvato dal Senato). (C. 2119)
Relatore: OLGIATI.
Ratifica ed esecuzione del Protocollo di adesione dell'Accordo commerciale tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Colombia e il Perù, dall'altra, per tener conto dell'adesione dell'Ecuador, con Allegati, fatto a Bruxelles l'11 novembre 2016. (C. 2091)
Relatrice: EHM.
Ratifica ed esecuzione del Protocollo n. 15 recante emendamento alla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, fatto a Strasburgo il 24 giugno 2013. (C. 1124-A)
e dell'abbinata proposta di legge: SCHULLIAN ed altri. (C. 35)
Relatrici: GIULIANO, per la II Commissione; EHM, per la III Commissione.
La seduta termina alle 13,50.
TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (A.C. 2521)
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatrice. (Relazione – A.C. 2521). Illustre Presidente, colleghi deputati, rappresentante del Governo, l'Accordo in esame risponde all'esigenza di fissare la cornice giuridica entro cui sviluppare la cooperazione bilaterale tra le Forze armate dei due Paesi, Italia e Mongolia, con l'intento di consolidare le rispettive capacità difensive, migliorare la comprensione reciproca sulle questioni di sicurezza e indurre positivi effetti indiretti in alcuni settori produttivi e commerciali dell'economia dei due Paesi.
Il testo, che si compone di un preambolo e di dodici articoli, enuncia, in primo luogo, i princìpi ispiratori e lo scopo dell'Accordo, che intende incoraggiare, agevolare e sviluppare la cooperazione nel settore della difesa sulla base dei princìpi di reciprocità, eguaglianza e mutuo interesse in conformità agli impegni internazionali assunti dalle Parti e, per l'Italia, anche a quelli derivanti dall'appartenenza all'Unione europea. Individua, inoltre, le modalità attuative e i settori della cooperazione bilaterale, riferendosi in particolare alla elaborazione di appositi piani annuali e pluriennali e alla organizzazione di visite reciproche di delegazioni, scambi di esperienze tra esperti e la partecipazione a corsi ed esercitazioni militari.
Fra i campi di cooperazione, sono annoverati i settori della politica di sicurezza e di difesa, della ricerca e sviluppo di prodotti e servizi per la difesa, delle operazioni di assistenza umanitaria e di mantenimento della pace, dello scambio di informazioni, della formazione in campo militare e della sanità militare.
Il testo identifica le categorie di armamenti interessate da una possibile cooperazione bilaterale, che comprendono - fra le altre - navi, aeromobili, esplosivi, sistemi elettronici per uso militare, prevedendo l'impegno delle Parti a non riesportare a Paesi terzi il materiale acquisito senza il preventivo benestare della Parte cedente, e comunque in osservanza ai princìpi sanciti dalla legge n. 185 del 1990.
L'Accordo disciplina altresì la regolamentazione della proprietà intellettuale e le modalità per il trattamento di informazioni classificate.
L'accordo al nostro esame, il cui provvedimento di ratifica è già stato approvato dall'altro ramo del Parlamento il 27 maggio 2020, consentirà all'Italia di consolidare ulteriormente i nostri rapporti con questo Paese asiatico, già rafforzatisi con l'istituzione di una nostra ambasciata a Ulaanbaatar a fine 2015. Tali rapporti presentano un potenziale notevole, che potrà essere ulteriormente sviluppato proprio nel settore della cooperazione strategica, atteso il ruolo internazionale geopolitico di assoluto rispetto che la Mongolia si è costruita, in particolar modo in virtù della nuova capacità operativa delle sue forze di difesa, che le ha rese capaci di partecipare sempre più a operazioni di peace-keeping e di supporto alla pace internazionale.
TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (A.C. 2322)
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatrice. (Relazione – A.C. 2322). Illustre Presidente, colleghi deputati, rappresentante del Governo,
l'Accordo in esame - analogamente agli accordi con Uruguay e Mongolia, anch'essi all'ordine dei giorno dei nostri lavori - ha lo scopo di fornire un'adeguata cornice giuridica per avviare forme strutturate di cooperazione bilaterale tra le Forze armate dei due Stati contraenti, nell'intento di consolidare le rispettive capacità difensive, migliorare la comprensione reciproca sulle questioni della sicurezza e indurre positivi effetti indiretti in alcuni settori produttivi e commerciali dei due Paesi.
Venendo sinteticamente ai contenuti dell'Accordo, l'articolo 1 ne enuncia i princìpi ispiratori e lo scopo, dichiarando che esso intende incoraggiare, agevolare e sviluppare la cooperazione nel settore della difesa sulla base dei princìpi di reciprocità, eguaglianza e mutuo interesse in conformità agli impegni internazionali assunti dalle Parti e, per l'Italia, agli impegni derivanti dall'appartenenza all'Unione europea.
L'articolo 2 prevede che le Amministrazioni competenti per organizzare e gestire le attività saranno i rispettivi Ministeri della difesa; il medesimo articolo disciplina altresì la possibilità di stipulare ulteriori intese tecniche volte a disciplinare in concreto le aree e le modalità di cooperazione: sviluppo e ricerca, supporto logistico e acquisizione di prodotti e servizi per la difesa; operazioni umanitarie e di mantenimento della pace.
Segnalo in particolare l'articolo 6 che stabilisce la cooperazione nel campo dell'industria della difesa, nel rispetto degli ordinamenti nazionali. Il reciproco approvvigionamento dei suddetti materiali potrà avvenire con operazioni dirette tra i due Stati oppure tramite società private autorizzate dai rispettivi Governi, mentre l'eventuale riesportazione del materiale acquisito verso Paesi terzi potrà essere effettuata solo con il preventivo benestare della Parte cedente, in ogni caso nel rispetto dei princìpi stabiliti dalla legge n. 185 del 1990, che disciplina il controllo sull'esportazione, importazione e transito dei materiali d'armamento.
L'articolo 7 disciplina la regolamentazione delle procedure necessarie per garantire la protezione della proprietà intellettuale (compresi i brevetti) derivante da attività condotte in conformità all'Accordo, mentre il successivo articolo 8 regola il trattamento di informazioni, documenti, materiali, atti e cose classificati, specificando che il loro trasferimento potrà avvenire solo attraverso canali intergovernativi diretti approvati dalle rispettive autorità nazionali per la sicurezza.
Conclusivamente confido in un rapido procedimento di ratifica dell'accordo, nell'ottica dell'impegno alla stabilizzazione dell'area del Sahel, confermato dalla partecipazione di personale militare italiano alla forza multinazionale di contrasto alla minaccia terroristica nota come Task Force Takuba.