Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Mercoledì 7 ottobre 2020

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 7 ottobre 2020.

  Ascani, Azzolina, Battelli, Bellucci, Benamati, Berlinghieri, Berti, Boccia, Bonafede, Boschi, Brescia, Bruno Bossio, Buffagni, Buompane, Carfagna, Carnevali, Casa, Castelli, Cirielli, Colletti, Colucci, Comaroli, Covolo, Davide Crippa, D'Ambrosio, D'Incà, D'Uva, Dadone, Daga, De Carlo, De Micheli, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Donno, Fantuz, Faro, Fascina, Fassino, Ferraresi, Gregorio Fontana, Fraccaro, Frailis, Franceschini, Frusone, Gallinella, Gallo , Gariglio, Gebhard, Gelmini, Giachetti, Giacomoni, Giorgis, Grimoldi, Gualtieri, Gubitosa, Guerini, Invernizzi, Iorio, Iovino, L'Abbate, La Marca, Liuzzi, Lorefice, Lorenzin, Losacco, Lupi, Madia, Maggioni, Maniero, Manzo, Marattin, Mauri, Melilli, Micillo, Migliore, Molinari, Morani, Morassut, Nardi, Navarra, Orrico, Padoan, Ubaldo Pagano, Palmisano, Parolo, Perantoni, Pini, Quartapelle Procopio, Rampelli, Rizzo, Rosato, Rotta, Ruocco, Paolo Russo, Sangregorio, Sarti, Scalfarotto, Schullian, Serracchiani, Siani, Carlo Sibilia, Sisto, Spadafora, Spadoni, Speranza, Suriano, Tasso, Tofalo, Tomasi, Traversi, Trizzino, Vignaroli, Villarosa, Viscomi, Raffaele Volpi, Zicchieri, Zoffili.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

  Ascani, Azzolina, Battelli, Bellucci, Benamati, Berlinghieri, Berti, Boccia, Bonafede, Enrico Borghi, Boschi, Brescia, Bruno Bossio, Buffagni, Buompane, Carfagna, Carnevali, Casa, Castelli, Cirielli, Colletti, Colucci, Comaroli, Covolo, Davide Crippa, D'Ambrosio, D'Incà, D'Uva, Dadone, Daga, De Carlo, De Micheli, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Dieni, Donno, Fantuz, Faro, Fascina, Fassino, Ferraresi, Gregorio Fontana, Formentini, Fraccaro, Frailis, Franceschini, Frusone, Gallinella, Gallo, Gariglio, Gebhard, Gelmini, Giachetti, Giacomoni, Giorgis, Grimoldi, Gualtieri, Gubitosa, Guerini, Invernizzi, Iorio, Iovino, L'Abbate, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Lorenzin, Losacco, Lupi, Madia, Maggioni, Maniero, Manzo, Marattin, Mauri, Melilli, Molinari, Morani, Morassut, Nardi, Navarra, Orrico, Padoan, Ubaldo Pagano, Palmisano, Parolo, Pastorino, Perantoni, Pini, Quartapelle Procopio, Rampelli, Rizzo, Rosato, Rotta, Ruocco, Sarti, Scalfarotto, Schullian, Serracchiani, Siani, Carlo Sibilia, Sisto, Spadafora, Spadoni, Speranza, Tasso, Tofalo, Tomasi, Traversi, Trizzino, Vignaroli, Villarosa, Viscomi, Vito, Raffaele Volpi, Zennaro, Zicchieri, Zoffili.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 6 ottobre 2020 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   DELMASTRO DELLE VEDOVE ed altri: «Modifiche al decreto legislativo 28 gennaio 2008, n. 25, in materia di procedure per la presentazione della domanda di protezione internazionale» (2701);
   SANDRA SAVINO: «Modifiche all'articolo 612-bis del codice penale e al decreto-legge 23 febbraio 2009, n. 11, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 aprile 2009, n. 38, in materia di corsi per il recupero degli autori di atti persecutori, nonché disposizioni per l'istituzione di centri a ciò destinati» (2702);
   CRISTINA: «Istituzione di una zona economica speciale nel territorio della provincia del Verbano-Cusio-Ossola» (2703);
   VANESSA CATTOI ed altri: «Modifica all'articolo 37 della legge 23 luglio 2009, n. 99, concernente l'istituzione del Dipartimento per la promozione e lo sviluppo della filiera dell'idrogeno presso l'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA)» (2704);
   MORRONE: «Riorganizzazione dei dipartimenti del Ministero della giustizia competenti in materia di esecuzione penale e istituzione del Dipartimento per la sicurezza della giustizia» (2705);
   PAITA ed altri: «Disposizioni per il coordinamento delle funzioni del Governo in materia di contrasto del dissesto idrogeologico e di sviluppo delle infrastrutture idriche» (2706).

  Saranno stampate e distribuite.

Trasmissione dal Senato.

  In data 6 ottobre 2020 il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge:
   S. 1925. – «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, recante misure urgenti per il sostegno e il rilancio dell'economia» (approvato dal Senato) (2700).

  Sarà stampato e distribuito.

Assegnazione di un progetto di legge a Commissione in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, il seguente progetto di legge è assegnato in sede referente, alla sottoindicata Commissione permanente:
   I Commissione (Affari costituzionali):
  MELONI ed altri: «Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, per il contrasto delle pratiche di acquisto fraudolento della cittadinanza mediante matrimonio, nonché al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115, sul patrocinio a spese dello Stato nei processi in materia di immigrazione» (2636) Parere delle Commissioni II, III, V, VII e XIV.

Adesione di deputati ad una proposta di modificazione al Regolamento.

  La proposta di modificazione al Regolamento, Doc. II, n. 15: «Articolo 48-ter: Partecipazione ai lavori parlamentari ed esercizio del voto secondo procedure telematiche», presentata dal deputato Ceccanti ed altri (annunziata nella seduta del 2 ottobre 2020), è stata successivamente sottoscritta anche dai deputati DE LORENZIS e TERZONI.

Ritiro di sottoscrizione a una proposta di modificazione al Regolamento.

  Il deputato Di San Martino Lorenzato Di Ivrea ha comunicato di ritirare la propria sottoscrizione alla proposta di modificazione al Regolamento:
   CECCANTI ed altri: «Articolo 48-ter: partecipazione ai lavori parlamentari ed esercizio del voto secondo procedure telematiche» (Doc. II n. 15).

Annunzio di una domanda di autorizzazione all'acquisizione di tabulati di comunicazioni.

  Con nota pervenuta il 6 ottobre 2020, la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Latina ha trasmesso alla Presidenza della Camera una domanda di autorizzazione all'acquisizione di tabulati di comunicazioni relativi all'utenza in uso all'onorevole Francesco Zicchieri, nell'ambito del procedimento penale n. 5521/20 RG mod. 44. La domanda è stata assegnata in pari data alla competente Giunta per le autorizzazioni.

  Copia della domanda sarà stampata e distribuita (Doc. IV, n. 9).

Trasmissione dal Presidente del Consiglio dei ministri.

  Il Presidente del Consiglio dei ministri, con lettera in data 7 ottobre 2020, ha trasmesso, quale annesso alla Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2020 (Doc. LVII, n. 3-bis), la relazione ai sensi dell'articolo 6 della legge 24 dicembre 2012, n. 243 (Doc. LVII, n. 3-bis – Annesso).

  Questa relazione è trasmessa alla V Commissione (Bilancio) e a tutte le altre Commissioni permanenti, nonché alla Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Trasmissione dal Comando generale della guardia di finanza.

  Il Comando generale della guardia di finanza ha trasmesso decreti del Ministro dell'economia e delle finanze recanti variazioni di bilancio tra capitoli dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, di pertinenza del centro di responsabilità «Guardia di finanza», autorizzate, in data 21 settembre 2020, ai sensi dell'articolo 1, commi 182 e 350, della legge 24 dicembre 2007, n. 244.

  Questi decreti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla VI Commissione (Finanze).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 6 ottobre 2020, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, la comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Valutazione a livello dell'Unione dei piani nazionali per l'energia e il clima – Impulso alla transizione verde e promozione della ripresa economica attraverso la pianificazione integrata delle misure nei settori dell'energia e del clima (COM(2020) 564 final), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite VIII (Ambiente) e X (Attività produttive).

Annunzio di risoluzioni e raccomandazioni dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa.

  L'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa ha trasmesso, in data 18 settembre 2020, il testo delle seguenti raccomandazione e risoluzioni, adottate dall'Assemblea stessa nel corso della riunione della Commissione permanente, tenutasi in videoconferenza il 15 settembre 2020, che sono assegnate, ai sensi dell'articolo 125, comma 1, del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni permanenti nonché, per il parere, alla III Commissione (Affari esteri) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
   Raccomandazione n. 2176 – L'etica nella scienza e nella tecnologia: una nuova cultura di pubblico dialogo (Doc. XII-bis, n. 195) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
   Risoluzione n. 2332 – Stabilire standard minimi per i sistemi elettorali per offrire le basi per elezioni libere ed eque (Doc. XII-bis, n. 196) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
   Risoluzione n. 2333 – L'etica nella scienza e nella tecnologia: una nuova cultura di pubblico dialogo (Doc. XII-bis, n. 197) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
   Risoluzione n. 2334 – Verso l'istituzione di un difensore civico per Internet (Doc. XII-bis, n. 198) – alla IX Commissione (Trasporti).

Annunzio di provvedimenti concernenti amministrazioni locali.

  Il Ministero dell'interno, con lettere in data 28 settembre 2020, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 141, comma 6, del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, i decreti del Presidente della Repubblica di scioglimento dei consigli comunali di Capriati a Volturno (Caserta) e Castelvenere (Benevento).

  Questa documentazione è depositata presso il Servizio per i Testi normativi a disposizione degli onorevoli deputati.

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

COMUNICAZIONI DEL MINISTRO DELLA SALUTE SUL CONTENUTO DEI PROVVEDIMENTI DI ATTUAZIONE DELLE MISURE DI CONTENIMENTO PER EVITARE LA DIFFUSIONE DEL VIRUS COVID-19, AI SENSI DELL'ARTICOLO 2, COMMA 1, DEL DECRETO-LEGGE N. 19 DEL 2020, COME MODIFICATO DALLA LEGGE DI CONVERSIONE N. 35 DEL 2020

Risoluzioni

   La Camera,
   premesso che:
    la cosiddetta fase di riapertura ha visto la ripresa di molte attività economiche e sociali del Paese, ivi compresa l'attività scolastica ed educativa;
    i dati epidemiologici evidenziano, da nove settimane, un progressivo peggioramento dell'epidemia di SARS-CoV-2 che ha comportato anche un maggiore carico sui servizi sanitari;
    un quadro epidemiologico, con un trend significativamente più critico, si registra in numerosi altri Paesi europei;
    il quadro generale di circolazione del virus e soprattutto i dati più recenti circa il trend di diffusione ha messo in luce, con ogni evidenza, che lo stato di emergenza non si è ancora concluso;
    in tale contesto generale un eventuale allentamento delle misure, in particolare per eventi ed iniziative che possono comportare aggregazione in luoghi pubblici e privati, renderebbe concreto il rischio di un rapido peggioramento epidemico;
    anche nella attuale fase, la regolazione dei diversi ambiti della vita familiare, sociale, lavorativa ed economica del Paese deve pertanto ispirarsi a criteri di massima prudenza e deve comunque avvenire con il pieno coinvolgimento del Parlamento e delle autonomie territoriali e funzionali, secondo principi di adeguatezza e proporzionalità al rischio effettivamente presente su specifiche parti del territorio nazionale ed in modo da consentire di reagire con rapidità e flessibilità ad ogni emergenza; peraltro la trasmissione locale del virus, diffusa su tutto il territorio nazionale, provoca focolai anche di dimensioni rilevanti soprattutto nell'ambito domiciliare. È necessario, pertanto, mantenere una elevata consapevolezza nella popolazione generale circa il peggioramento della situazione epidemiologica e sull'importanza di continuare a rispettare in modo rigoroso tutte le misure necessarie a ridurre il rischio di trasmissione quali lavaggio delle mani, l'uso delle mascherine e il distanziamento fisico, fermo restando che le misure di contrasto dell'epidemia devono essere costantemente proporzionate al livello di pericolo esistente al momento della loro adozione;
    appare, pertanto, necessario procedere alla regolamentazione della nuova fase successiva al 7 ottobre 2020 tenuto conto delle coordinate fattuali e dei criteri di azione sopra richiamati,

impegna il Governo:

   1) a disporre la proroga dello stato d'emergenza fino al 31 gennaio 2021;
   2) a provvedere affinché su tutto il territorio nazionale sia introdotto l'obbligo di indossare la mascherina anche nei luoghi all'aperto per l'intero arco della giornata;
   3) a verificare, avvalendosi del Comitato tecnico-scientifico, in considerazione dei dati epidemiologici che evidenziano una significativa crescita dei contagi dell'infezione da Covid-19 sull'intero territorio nazionale, la necessità di individuare ulteriori misure di prevenzione per il contrasto alla diffusione del virus, in linea con gli indirizzi che il Parlamento riterrà di formulare.
(6-00129) «Sportiello, Rizzo Nervo, Noja, Stumpo, Bologna».


   La Camera,
   premesso che:
    con delibera in data 31 gennaio 2020 il Consiglio dei ministri ha dichiarato lo stato di emergenza «in conseguenza del rischio sanitario connesso all'insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili», fissandone la relativa scadenza al 31 luglio 2020;
    con successiva delibera in data 29 luglio 2020 lo stesso Consiglio dei ministri ha disposto la proroga dello stato di emergenza, estendendone la durata al 15 ottobre 2020;
    la decisione di prorogare lo stato di emergenza al 15 ottobre 2020 – unica nel panorama europeo – è stata presa dal Governo in maniera totalmente autoreferenziale, nonostante la netta contrarietà delle forze di opposizione e le criticità sollevate da giuristi, accademici e costituzionalisti che si sono pronunciati sul punto;
    il medesimo copione si ripete ora, in vista dell'ormai prossima scadenza del 15 ottobre 2020;
    in data 2 ottobre 2020, infatti, il Presidente del Consiglio dei ministri ha comunicato alla stampa che lo stato di emergenza sarà prorogato nuovamente, per ulteriori tre mesi, arrivandosi conseguentemente alla durata complessiva di dodici mesi (dal 31 gennaio 2020 al 31 gennaio 2021);
    a parere del professor Sabino Cassese, giurista e accademico, interpellato nuovamente sul tema, quella prospettata dal Governo sarà una «proroga dell'incapacità» piuttosto che dell'emergenza che non si fonda sulla recrudescenza dei contagi, contenuta, sotto controllo e comunque prevedibile, bensì sull'incapacità dell'esecutivo di gestire la situazione con gli strumenti ordinari a sua disposizione;
    peraltro, anche in questo caso, il Governo si è determinato in maniera completamente unilaterale, omettendo qualsiasi tipo di confronto con il Parlamento in merito ai dati e agli scenari in valutazione;
    il prolungamento dello stato di emergenza, con ogni probabilità, comporterà anche la proroga delle disposizioni contenute nei decreti-legge n. 19 del 2020 e n. 33 del 2020 e, cioè, di quell'impalcatura giuridica che, in questi mesi, ha consentito al Governo di limitare le libertà fondamentali dei cittadini attraverso decreti del Presidente del Consiglio dei ministri (d.P.C.m.), sottratti a parere dei firmatari del presente atto al controllo del Parlamento e della Corte costituzionale;
    ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, dopo nove mesi dalla dichiarazione dello stato di emergenza, lo schema in questione andrebbe definitivamente archiviato – e non prorogato – nell'ottica di un graduale ripristino dell'assetto istituzionale, imprescindibile ai fini della ripartenza del Paese;
    peraltro, tra una proroga e l'altra, il Governo continua a perdere di vista le reali necessità dei cittadini italiani e non fa nulla, ad esempio, per sospendere la riscossione coattiva, che a breve ripartirà con nove milioni di cartelle esattoriali, ovvero per difendere i nostri confini e le nostre coste, che registrano record di arrivi illegali, con gravi rischi per la popolazione, anche da un punto di vista sanitario,

impegna il Governo:

   1) a condizionare l'eventuale proroga dello stato di emergenza in scadenza il 15 ottobre 2020 ad un ampio e approfondito dibattito parlamentare – alla presenza del Presidente del Consiglio – sull'effettiva necessità della stessa e sulle ragioni del provvedimento;
   2) a rivedere in maniere univoca e inequivocabile le linee guida relative all'isolamento delle classi o degli alunni delle stesse, in caso di un sospetto contagio, al fine di garantire il diritto allo studio e alla continuità didattica.
(6-00130) «Molinari, Gelmini, Lollobrigida, Lupi».


RELAZIONE DELLA XIV COMMISSIONE SULLA RELAZIONE PROGRAMMATICA SULLA PARTECIPAZIONE DELL'ITALIA ALL'UNIONE EUROPEA NELL'ANNO 2020, SUL PROGRAMMA DI LAVORO DELLA COMMISSIONE PER IL 2020 E SUL PROGRAMMA DI LAVORO ADATTATO 2020 DELLA COMMISSIONE (DOC. LXXXVI, N. 3-A)

Risoluzioni

   La Camera,
   premesso che:
    l'esame congiunto dei suddetti documenti programmatici, che rappresenta una vera e propria «sessione parlamentare europea di fase ascendente» dedicata alla valutazione e al confronto tra le priorità delle Istituzioni europee e di quelle del Governo, assume quest'anno una rilevanza particolare in ragione del radicale mutamento del quadro politico e programmatico derivante, da un lato, dal rinnovo del Parlamento europeo e dall'insediarsi della nuova Commissione europea, ma anche, e soprattutto, dall'avvento della crisi per la pandemia del Covid-19;
    a fronte degli effetti prodotti dall'emergenza epidemiologica da Covid-19 sul piano economico e sociale, oltre che a livello mondiale, sui singoli Stati membri dell'Ue e sull'Unione nel suo complesso, l'analisi degli orientamenti e delle priorità contenute nella Relazione, che si intende perseguire in ambito europeo, non può non tenere in considerazione, quest'anno, il radicale e drammatico cambiamento di scenario che ha messo sotto pressione alcuni elementi chiave della programmazione per il 2020, come la libera circolazione delle persone, l'integrazione economica e il funzionamento del mercato unico;
    il 29 gennaio 2020, prima del dilagare della crisi del Covid-19, la Commissione europea aveva presentato il programma di lavoro per il primo anno del suo mandato, che dettagliava, sviluppandole, le priorità delineate dalla Presidente Ursula von der Leyen negli Orientamenti politici per l'attività della Commissione europea negli anni 2019-2024, che si articolano in sei aree tematiche: 1. Un Green Deal europeo; 2. Un'Europa pronta per l'era digitale; 3. Un'economia al servizio delle persone; 4. Un'Europa più forte nel mondo; 5. Promuovere lo stile di vita europeo; 6. Un nuovo slancio per la democrazia europea. Queste priorità legislative per il 2020 – che sono state sostanzialmente confermate anche nel programma di lavoro adattato della Commissione seppur con una revisione della tempistica di alcune delle azioni proposte – si innestavano nel più ampio contesto del negoziato sul Quadro finanziario pluriennale 2021-2027 e dei negoziati per il nuovo accordo con il Regno Unito, nonché, più in generale, nel quadro di un processo volto, da un lato, ad orientare l'elaborazione delle politiche dell'Unione europea, in particolare nell'ambito del semestre europeo, sulla base degli obiettivi di sviluppo sostenibile definiti nell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite, dall'altro a instaurare una relazione speciale con il Parlamento europeo in ordine al quale la Commissione europea si è dichiarata a favore del riconoscimento di un diritto d'iniziativa;
    com’è noto, lo scenario è cambiato radicalmente rispetto al momento della presentazione del programma della Commissione; nell'arco di alcune settimane, l'Europa e gli Stati membri, così come larga parte della Comunità internazionale, hanno dovuto reagire alla più grave emergenza sanitaria, economica e sociale sperimentata dopo la fine della seconda guerra mondiale, adottando provvedimenti senza precedenti per arginare la diffusione della pandemia e mitigare l'impatto della crisi ad essa conseguente su famiglie e imprese;
    istituzioni europee e gli Stati membri hanno quindi elaborato, a margine di un approfondito confronto, una risposta coordinata, senza precedenti, al fine di individuare possibili rimedi, finalizzati ad aumentare la capacità di resilienza dei singoli Paesi e a consentire una rapida ripresa dell'economia;
    al centro del Piano di ampio respiro per la ripresa dell'Europa sono state quindi individuate alcune grandi priorità cui orientare l'azione degli Stati membri e dell'Unione nel suo complesso, per contribuire a riparare i danni economici e sociali causati dalla pandemia di coronavirus, proteggere l'occupazione, incentivare la creazione di posti di lavoro nel periodo successivo alla crisi da Covid-19 e promuovere una crescita duratura, inclusiva e di tipo sostenibile, dal punto di vista sia economico sia sociale che ambientale;
    la risposta dell'UE si è articolata in un primo momento sul piano della politica monetaria, cui hanno fatto ben presto seguito interventi sul piano ordinamentale e della governance economica tesi a privilegiare le esigenze di sostegno a famiglie e imprese attraverso i bilanci pubblici, mentre da ultimo è stato proposto un significativo potenziamento del bilancio a lungo termine dell'Unione;
    in particolare, la Banca centrale europea (BCE) è intervenuta per sostenere l'economia di fronte a uno shock senza precedenti, ampliando gli acquisti di titoli pubblici e privati sia attraverso un rafforzamento per 120 miliardi di euro del programma già esistente (Asset Purchase Programme, APP), sia mediante l'introduzione di un nuovo programma straordinario, destinato a fronteggiare le conseguenze della pandemia (Pandemie Emergency Purchase Programme, PEPP), la cui dotazione complessiva ammonta, dopo le ultime decisioni di inizio giugno, a 1.350 miliardi, con durata prevista almeno sino a giugno 2021 e modalità di intervento assai più flessibili del precedente programma di « quantitative easing» avviato nel 2015;
    la Commissione europea, per parte sua, ha sfruttato le possibilità previste dall'ordinamento europeo per aumentare i margini di intervento dei singoli Paesi. In tale direzione: a) ha per la prima volta ritenuto sussistenti le condizioni previste dalla clausola di salvaguardia generale del Patto di stabilità e crescita, che consente di deviare dal percorso di rientro verso l'obiettivo di bilancio di medio termine in presenza di una grave recessione; b) ha adottato un Quadro temporaneo per le misure di aiuto di Stato, con il quale ha legittimato, fino al 31 dicembre 2020, alcune tipologie di aiuti di stato volte a consentire agli Stati membri interventi più ampi a favore dell'economia nel contesto dell'emergenza del coronavirus, allentando le condizioni per l'adozione di misure di sostegno, ivi compresi i salvataggi e l'ingresso dello Stato nel capitale di imprese in difficoltà; c) ha semplificato le regole per l'utilizzo dei fondi europei, consentendo agli Stati membri di richiedere un cofinanziamento dell'UE pari al 100 per cento per i programmi della politica di coesione, facilitando il trasferimento di risorse tra fondi e categorie di regioni e autorizzando la massima flessibilità per reindirizzare le risorse verso le zone più colpite dalla crisi, introducendo al contempo una specifica misura per rendere immediatamente disponibili le risorse residue del bilancio 2014-2020;
    considerate le ripercussioni della pandemia, l'UE ha valutato che per evitare squilibri eccessivi e impatti estremamente dissimili derivanti dalle diverse situazioni di finanza pubblica che incidono sulle capacità degli Stati membri di mettere in atto politiche espansive, non possono essere affrontate in modo efficace solo con la politica monetaria o con le politiche dei singoli Paesi, ma richiedono anche una risposta di bilancio comune. In questa prospettiva, il Consiglio europeo del 23 aprile scorso ha identificato la necessità e l'urgenza di un piano per la ripresa, e ha dato mandato alla Commissione europea di elaborare uno specifico piano per la ripresa e raggiunto al contempo un accordo su tre reti di sicurezza per lavoratori, imprese e sistemi sanitari nazionali volti a mobilizzare nell'immediato sino a 540 miliardi di euro a favore degli Stati membri, quali: a) l'istituzione di un nuovo strumento europeo di sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione in un'emergenza (temporary Support to mitigate Unemployment Risks in Emergency – SURE), con una dotazione di 100 miliardi di euro destinati a fornire agli Stati membri che ne faranno richiesta prestiti a lungo termine a tassi d'interesse contenuti a sostegno e integrazione dei fondi nazionali per la disoccupazione; b) la costituzione di un fondo di garanzia (Pan- european guarantee fund) gestito dalla Banca europea degli investimenti (BEI) a sostegno di 200 miliardi di nuovi prestiti e garanzie alle imprese; c) la previsione di una nuova linea di credito precauzionale del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES), per le spese direttamente o indirettamente connesse con il contrasto alla pandemia (Pandemic Crisis Support), con ammontare totale fino a 240 miliardi e nel limite del 2 per cento del Prodotto interno lordo dello stato richiedente la misura di sostegno;
    nella medesima prospettiva sopra richiamata di finanziare la ripresa economica attraverso uno sforzo di bilancio comune avente anche una chiara funzione anticiclica è stato raggiunto infine l'accordo sul Quadro finanziario pluriennale 2021-2027 e sull'associato programma Next Generation EU, nell'ambito del Consiglio europeo che si è svolto dal 17 al 21 luglio. L'accordo prevede una dotazione di bilancio di 1074,3 miliardi di euro per il periodo 2021-27, a cui si sommerebbe la dotazione, pari a 750 miliardi di euro, del nuovo strumento Next Generation EU, destinato a sostenere, attraverso un mix di sovvenzioni (per 390 miliardi di euro) e prestiti (per 360 miliardi), la ripresa degli Stati membri e a «investire in un'Europa verde, digitale e resiliente»;

la destinazione delle risorse di quest'ultimo strumento si colloca in linea e mira a rafforzare, nel mutato contesto economico-sociale, le priorità legislative individuate dal programma di lavoro della Commissione europea; in particolare, il tema della transizione ecologica, nell'ottica del raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050 e della riduzione delle emissioni di almeno il 55 per cento entro il 2030, costituisce una delle grandi priorità cui orientare le politiche, nazionali ed europee, in modo più o meno diretto e comporterà una radicale riconversione del tessuto produttivo; a tal fine, la quota di spesa del piano nazionale per la ripresa e la resilienza che ciascuno Stato membro sarà chiamato a predisporre dovrà essere, secondo le indicazioni della Commissione, almeno del 37 per cento destinata a riforme ed investimenti trasversali in tutti gli ambiti del Green Deal: dall'energia ai trasporti, dall'agricoltura alla decarbonizzazione dell'industria, dal fisco alla pubblica amministrazione, dall'edilizia ai rifiuti, dall'economia circolare, alla gestione delle acque e alla protezione della biodiversità;
    la transizione digitale rappresenta, a sua volta, insieme all'aumento della produttività, l'altra priorità individuata alla base della nuova strategia di crescita sostenibile dell'Unione, cui destinare almeno il 20 per cento delle spese in ogni Piano nazionale. In particolare, le riforme e gli investimenti proposti per promuovere e sostenere la transizione digitale dell'Ue, contemplano iniziative in ogni settore, dal potenziamento della connettività e delle infrastrutture, al rapporto tra cittadini e pubbliche amministrazioni, a nuove misure per il sistema delle imprese e per migliorare le competenze digitali degli europei a tutti i livelli. Una strategia orientata alla trasformazione digitale, in linea con le azioni presentate nel pacchetto di proposte della Commissione, sarebbe funzionale sia all'attuazione del Green Deal, sia a elevare l'efficienza della pubblica amministrazione, attraverso l'introduzione di nuovi processi amministrativi e servizi pubblici digitali, oltre che, naturalmente, ad incrementare anche la produttività delle imprese, costruire capacità digitali all'avanguardia (intelligenza artificiale, cybersecurity, microelettronica, ecc.) e colmare i divari esistenti in Europa;
    gli investimenti che saranno intrapresi nell'infrastrutturazione digitale potranno, d'altra parte, offrire un contributo di particolare rilievo per colmare, accanto ai divari strutturali che il Paese registra da anni in termini di produttività e investimenti, i persistenti e profondi divari territoriali, di reddito, occupazione, dotazione infrastrutturale e livello dei servizi pubblici, non solo tra il Nord e il Mezzogiorno, bensì anche quelli, che stanno assumendo una dimensione crescente, tra centri urbani e aree interne;
    ai nuovi ambiziosi obiettivi politici e ai relativi investimenti connessi agli obiettivi per un'Europa verde, digitale e resiliente, si affiancano gli sforzi per l'implementazione del Pilastro europeo dei diritti sociali e la diffusione dei valori europei e della democrazia, in un contesto in cui 1'Unione sarà chiamata a rafforzare ulteriormente i legami di cooperazione e solidarietà sanciti nei Trattati. L'equità sociale, con auspicabili interventi mirati ad assicurare pari opportunità, istruzione inclusiva, condizioni di lavoro eque e protezione sociale adeguata a giovani, donne e gruppi vulnerabili (persone scarsamente qualificate, disabili e migranti), rientra infatti tra i principi chiave che la Commissione europea ha indicato per l'elaborazione dei Piani nazionali di ripresa; in tale quadro altrettanto fondamentali saranno gli impegni e le azioni per la lotta alle disuguaglianze di genere, che andranno intrapresi, a livello nazionale, rapidamente e con iniziative specifiche, al fine di favorire un maggiore coinvolgimento delle donne nella vita sociale e produttiva, abbattendo ostacoli e discriminazioni nell'accesso al lavoro, nello sviluppo delle carriere e nei trattamenti retributivi. In particolare, le politiche da intraprendere in tale ambito, dovrebbero essere integrate con ulteriori obiettivi volti a superare il fenomeno della crisi demografica e ad elevare il tasso di natalità del nostro Paese, sino a traguardare almeno la media europea, attraverso una più efficace ed unitaria regolamentazione di sostegno alla genitorialità e alla natalità, programmi di promozione della maternità, nonché l'introduzione di strategie pluriennali che affrontino in maniera sistemica e non emergenziale tale tematica, sottolineandone l'importanza dell'integrazione nelle politiche strategiche dell'Unione europea;
    inoltre, al fine di porre rimedio alle dannose pratiche di dumping sociale e contributivo che danneggiano i lavoratori e incentivano le delocalizzazioni delle imprese in Paesi che offrono minori tutele ai lavoratori e ridotti standard di tutela ambientale, va sostenuta la proposta di istituzione di un salario minimo europeo avanzata dalla Commissione europea, che unitamente a quella di definizione di un regime europeo di riassicurazione contro la disoccupazione costituiscono già una condivisibile base di partenza per dare forma e sostanza all'attuazione dei principi del Pilastro europeo dei diritti sociali. Base di partenza perché l'obiettivo ultimo dovrebbe essere quello di armonizzare i sistemi di protezione sociale definendo strumenti comuni atti a garantire in ogni Paese condizioni dignitose di vita a tutti i cittadini;
    tra i futuri asset strategici d'intervento, d'intervento europeo rientrano necessariamente gli investimenti nel capitale umano, legati a politiche di intervento nel settore della scuola, della formazione, della ricerca scientifica e sanitaria, nonché della cultura;
    far fronte alle conseguenze della crisi da Covid-19 e sostenere un duraturo rilancio economico-sociale del nostro continente, si aggiunge l'esigenza trasversale di un pieno ed efficiente utilizzo dei fondi europei: un rafforzamento della capacità di spesa di tali risorse, ad ogni livello di Governo, rappresenta, da questo punto di vista, un'esigenza indifferibile per poter beneficiare appieno, già dal prossimo ciclo di programmazione, dei nuovi strumenti finanziari messi a disposizione dall'Unione;
    condizionalità decisiva nei criteri di riparto e distribuzione delle risorse europee dovrà essere in futuro il rispetto dello Stato di diritto;
    con riferimento alle politiche migratorie, la Commissione europea ha presentato da ultimo, lo scorso 23 settembre, un nuovo patto europeo sull'Immigrazione e l'asilo – secondo un approccio basato sul legame tra aspetti interni ed esterni della politica migratoria. Il pacchetto di proposte, attualmente all'esame delle Istituzioni europee, apre ad una importante fase di negoziazione sul tema della politica di migrazione, con l'obiettivo, secondo gli intendimenti annunciati dalla Commissione, di arrivare ad una proposta equilibrata, che integri le diverse prospettive e che sia condivisa con tutti gli attori coinvolti, ovvero gli Stati membri, il Parlamento europeo, i parlamenti nazionali, la società civile, le parti sociali e le imprese;
    appare imprescindibile che la governance economica sia adeguata ed efficace nel sostenere la ripresa economica. Il Programma di lavoro 2020 definisce quale obiettivo prioritario la costruzione di un'economia al servizio delle persone, conciliando la dimensione sociale e quella di mercato. Parimenti la Commissione europea ha presentato, il 5 febbraio 2020, un riesame dell'attuale quadro di sorveglianza economica e di bilancio (Comunicazione (COM(2020)55), al fine di valutarne l'efficacia nel conseguimento dei suoi obiettivi fondamentali. Dal documento emerge chiaramente come il potenziale di crescita di molti Stati membri non sia ancora tornato ai livelli pre-crisi dei debiti sovrani e di come, seppur generalmente migliorata anche la situazione occupazionale e sociale non sia stata ripristinata in molti Stati; si rileva, inoltre, come in vari casi i rapporti debito/PIL continuino ad aumentare o, nella migliore delle ipotesi, si siano stabilizzati, accentuando le divergenze fra i livelli del debito nell'UE, e come le politiche di bilancio degli Stati membri siano ancora prevalentemente pro-cicliche;
    sarà decisivo prestare attenzione alle modalità e alla tempistica di riattivazione delle norme del Patto di Stabilità e Crescita, le cui regole potrebbero essere oggetto di una revisione utile a non limitare la ripresa delle economie nazionali maggiormente colpite dalla crisi;
    affinché sia realmente possibile instaurare nell'Unione una crescita duratura, bilanciata a beneficio di tutti i cittadini occorre dedicare particolare attenzione alle politiche volte al sostegno dell'occupazione. In questo quadro appare fondamentale allineare tutti gli strumenti disponibili, inclusa la politica monetaria. Attualmente l'articolo 127 del TFUE indica il mantenimento della stabilità dei prezzi come l'obiettivo principale del SEBC (Sistema europeo di banche centrali). Si prevede inoltre che, fatto salvo questo obiettivo, il SEBC sia chiamato a contribuire alla realizzazione degli obiettivi dell'Unione definiti nell'articolo 3 del Trattato sull'Unione europea che ricomprende tra le altre la crescita e l'occupazione. Se attraverso questa ultima previsione si è recentemente imposta una lettura più ampia del mandato della BCE che ha portato a importanti decisioni di politica monetaria (si pensi più recentemente ad esempio al PEPP), è altrettanto vero che è tutt'ora assente un esplicito obiettivo di piena occupazione, diversamente da quanto previsto ad esempio per la Federal Reserve statunitense. La previsione esplicita nei Trattati dell'obiettivo di contribuire alla diminuzione del tasso di disoccupazione della zona euro rinsalderebbe la base giuridica e in tal modo renderebbe più certa e conseguentemente più efficace la politica monetaria;
    inoltre l'articolo 123 del TFUE non consente l'acquisto diretto di titoli di debito sovrano, al pari delle altre forme di finanziamento monetario a Stati, organismi dell'Unione o imprese pubbliche, mentre estremamente importante sembrerebbe essere, in un quadro di stabilizzazione e supporto generale della ripresa economica, il ruolo che la BCE può avere nel fornire liquidità direttamente ai singoli Stati membri, anche in chiave di protezione dalla speculazione internazionale;
    sebbene TUE costituisca un'area di libero scambio, con regimi economici e regole di bilancio armonizzate, permangono ancora delle rilevanti asimmetrie nell'ambito della fiscalità diretta, con alcune forme di competizione fiscale aggressiva o di vero e proprio dumping fiscale che si rivelano oggi ormai insostenibili poiché sottraggono ingenti risorse alle finanze pubbliche di quei Paesi, come l'Italia, a cui, nello stesso tempo, si richiede rigore finanziario, in tale contesto, appare altresì ineludibile una riforma radicale e strutturata del sistema delle risorse proprie europee;
    valutata favorevolmente la relazione della XIV Commissione sulla Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nell'anno 2020 (Doc. LXXXVI, n. 3)», sul «Programma di lavoro della Commissione per il 2020 – Un'Unione più ambiziosa (COM(2020)37 final)» e sul «Programma di lavoro adattato 2020 della Commissione (COM(2020)440 final)»,

impegna il Governo:

1) a coordinare l'elaborazione e la presentazione della Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per il prossimo anno nel rispetto degli obblighi informativi e delle tempistiche previste dalla legge n. 234 del 2012, con gli orientamenti del Governo stesso sul Piano nazionale per la ripresa e la resilienza, sia con riguardo alle macro-questioni connesse con l'avanzamento del Piano, sia in merito alle specifiche politiche e ai singoli progetti ritenuti prioritari, al fine di garantire, attraverso un'accurata e costante attività di monitoraggio, di indirizzo e di controllo, il massimo coinvolgimento del Parlamento alla definizione delle politiche nazionali da adottare nelle sedi decisionali dell'Unione europea;

2) nell'ambito del coordinamento nazionale delle politiche europee, a porre al centro delle scelte nazionali, in linea con la strategia di rilancio dell'Unione, gli indirizzi indicati dagli orientamenti della Commissione nel proprio programma di lavoro per il primo anno dei suo mandato nonché i nuovi traguardi europei indicati dallo strumento Next Generation EU;

3) investire in tale contesto anzitutto nella trasformazione digitale del Paese, per garantire pari opportunità digitali in tutto il territorio nazionale e avviare una strutturale azione di modernizzazione della Pubblica Amministrazione al fine di rendere più accessibili ed efficaci i servizi pubblici per i cittadini;

4) al fine di garantire un'effettiva transizione ecologica, a proseguire negli sforzi volti ad adeguare la normativa nazionale agli obiettivi ambientali e climatici riguardanti il Green Deal, in linea con quanto raccomandato dall'Unione europea, ponendo, a tal fine, una particolare attenzione anche nell'azione di rafforzamento della prevenzione delle infrazioni e delle attività di risoluzione dei casi pendenti, al fine di assicurarne una sostanziale riduzione dei procedimenti ed evitare effetti negativi a carico della finanza pubblica;

5) puntare ad investimenti ad alto effetto moltiplicativo, come quelli finalizzati ad una piena ed effettiva attuazione del Pilastro europeo dei diritti sociali – attraverso specifiche azioni mirate a garantire all'uguaglianza e parità di genere in campo economico, sociale e lavorativo, al superamento della crisi demografica e ad elevare il tasso di natalità del nostro Paese, per raggiungere almeno la media europea – per contribuire alla ricostruzione verde e migliorare la qualità della vita dei cittadini, in un contesto in cui l'Europa sarà chiamata a riorientare verso la piena sostenibilità sociale le proprie politiche di sviluppo;

6) ad incrementare gli sforzi per colmare, unitamente ai divari strutturali che affliggono, da anni, il nostro Paese, in termini di produttività e investimenti, i persistenti e profondi divari tra i livelli di sviluppo dei territori, non solo tra il Nord e il Mezzogiorno, ma anche tra centri urbani e aree interne, che incidono fortemente sulle opportunità di vita dei cittadini;

7) al fine di assicurare un pieno, efficiente e tempestivo impiego dei fondi europei, a migliorare e accelerare le procedure di utilizzo dei suddetti fondi nei diversi livelli di governo, al fine di rafforzare la capacità progettuale e realizzativa del nostro Paese, allineando i tempi degli impegni e della spesa dei fondi Ue almeno alla media europea;

8) a proseguire il dialogo negoziale con le Istituzioni europee e con gli altri Stati membri per la costruzione di un sistema di gestione dei flussi migratori che concretizzi i principi di solidarietà, umanità, equa ripartizione e piena condivisione della responsabilità, e per il raggiungimento di un accordo sulla riforma del Sistema comune europeo d'asilo, che concretizzi il superamento dell'attuale «regolamento di Dublino» anche in direzione del superamento del principio dello Stato di primo ingresso sulle domande di protezione internazionale e della coerenza europea tra le dimensioni e procedure relative rispettivamente all'asilo ed ai rimpatri;

9) a farsi portavoce dell'improcrastinabilità di una coraggiosa revisione della governance istituzionale, che, tra le altre riforme, ripensi il ruolo e il rapporto tra le istituzioni dell'UE, potenzi la trasparenza e l’accountability di ciascuna istituzione, rafforzi il livello unionale, superando altresì il principio dell'unanimità in sede di Consiglio per le decisioni relative ad alcune politiche chiave (fiscale, politica estera etc.) e contemporaneamente individui le materie, quali ad esempio quelle di carattere sanitario, su cui sarebbe opportuno rafforzare il livello di cooperazione e riequilibrare il ruolo degli Stati membri nel pieno rispetto del principio di sussidiarietà. Più in generale la nuova governance istituzionale dovrebbe essere vista in un più ampio quadro di rinnovamento dell'Unione come volta a perseguire realmente e attivamente i prìncipi, i valori, i diritti fondamentali, gli obiettivi definiti dai padri fondatori ed enunciati nei Trattati, investendo sempre più in azioni e politiche volte a sostenere e promuovere la transizione verde, la trasformazione digitale, il Pilastro europeo dei diritti sociali e la diffusione dei valori europei, della solidarietà, della democrazia, del primato dello Stato di diritto e del multilateralismo;

10) in merito agli aspetti relativi alla governance economica a proseguire, di concerto con le istituzioni dell'UE, in una revisione che sia diretta a renderla più favorevole a una crescita bilanciata, sostenibile e inclusiva, di reale supporto al tessuto produttivo e sociale dell'UE sulla base dei principi fondanti dell'economia sociale di mercato. Nel contesto delle modifiche da apportare alla governance dell'eurozona occorre svolgere una riflessione sulla revisione delle norme del Patto di Stabilità e Crescita, nell'ottica di una programmazione di medio-lungo termine, nonché sulle prospettive di riequilibrio delle politiche economiche fra Paesi in deficit e Paesi in surplus. In tale ottica, appare fondamentale prevedere una specifica « golden rule» per le spese connesse alle agevolazioni agli investimenti ambientali, debitamente classificati, diretti alla riconversione ecologica del tessuto produttivo, nonché agli investimenti pubblici annoverabili nell'ambito delle politiche del Green deal, che dovrebbero pertanto essere escluse dal computo del saldo di bilancio rilevante ai fini del rispetto del PSC, rendendo così maggiormente coerente la governance economica europea con l'obiettivo della transizione ecologica, nonché, in generale, con gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite che sono ora incorporati in modo sistematico nel Semestre europeo;

11) analoghi spazi nel Quadro finanziario pluriennale e nelle future politiche di Bilancio europee dovrebbero essere riconosciuti per le spese degli Stati membri dirette a finanziare interventi rivolti al rafforzamento del capitale umano, quali l'istruzione, la formazione, la ricerca scientifica, all'impegno per colmare il divario di genere tra uomo e donna nel campo economico, sociale ed occupazionale, nonché alle politiche volte ad aumentare il tasso di natalità;

12) a valutare, congiuntamente con gli altri Stati membri, l'opportunità di ampliare in futuro il mandato istituzionale della Banca Centrale Europea esplicitando l'obiettivo della piena occupazione;

13) ad assumere ogni decisione sul ricorso alla linea di credito sanitaria del MES solo a seguito di un preventivo ed apposito dibattito parlamentare e previa presentazione da parte del Governo di un'analisi dei fabbisogni e di un piano dettagliato dell'utilizzo degli eventuali finanziamenti;

14) a impegnarsi attivamente affinché si operi quanto prima una revisione delle risorse proprie europee e si pervenga ad una maggiore armonizzazione del quadro fiscale, anche nel settore delle imposte dirette, in particolare sulle società in chiave anti-elusione e anti-dumping. A questo scopo occorre procedere sia alla fissazione di un livello minimo delle aliquote di imposta sia ad un coordinamento nella definizione delle basi imponibili. Il Governo dovrebbe, in questa chiave, sostenere sia la base imponibile consolidata comune per l'imposta sulle società (CCCTB), sia l'introduzione di una nuova tassa sulle transazioni finanziarie, fermo restando il sostegno all'introduzione di una digital tax e della nuova Carbon border tax, ciò anche al fine di salvaguardare il mercato unico dalla concorrenza, spesso sleale, di paesi terzi e di ampliare in prospettiva le capacità di bilancio dell'Unione senza gravare ulteriormente sulle finanze pubbliche degli Stati membri e per questa via perseguire più efficacemente gli obiettivi di benessere, progresso sociale e sostenibilità ambientale sanciti nei trattati;

15) ad adoperarsi affinché la Conferenza sul futuro dell'Europa sia avviata al più presto, con l'obiettivo di mobilitare, attraverso la previsione di adeguate forme di partecipazione e appropriati strumenti di rappresentanza, il coinvolgimento democratico dei cittadini, dei soggetti della società civile e del Parlamento nazionale, nella costruzione di una nuova sovranità e autonomia strategica europea, con riguardo sia alla riforma dei meccanismi istituzionali, sia alle competenze specifiche e alle politiche sostanziali di carattere prioritario nel medio-lungo periodo, incluse le regole relative all'Unione economica e monetaria e alla politica fiscale.
(6-00131)
(Nuova formulazione) «Scerra, De Luca, Colaninno, Fornaro, Emanuela Rossini».


   La Camera,
   premesso che:
    il 29 gennaio 2020, prima del dilagare della crisi del Covid-19, la Commissione europea ha presentato il programma di lavoro per il primo anno del suo mandato, riprendendo e sviluppando le priorità delineate nell'agenda della Presidente von der Leyen: accelerare la duplice transizione a una società digitale e più verde, la costruzione di un'Europa più equa con un'economia al servizio delle persone, il rafforzamento del mercato unico e dell'autonomia strategica, la diffusione dei valori europei e della democrazia, la capacità dell'Europa di assumere un peso nello scenario geopolitico mondiale. Queste priorità erano state inserite nel contesto più ampio del negoziato sul quadro finanziario pluriennale 2021-2027, i negoziati per il nuovo accordo con il Regno Unito e la necessità di integrare gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite nel semestre europeo;
    è di tutta evidenza come la situazione sia cambiata drasticamente rispetto al momento della presentazione del programma della Commissione; nel giro di qualche settimana, l'Europa e gli Stati membri hanno provato a reagire alla grave emergenza legata al dilagare della pandemia, adottando provvedimenti per limitare la diffusione del virus e proteggere persone e imprese colpite dalla crisi;
    le statistiche riportano come nei primi mesi del 2020, il ciclo economico internazionale, già in decelerazione dall'anno precedente, sia stato colpito violentemente dagli effetti negativi della pandemia. Il commercio mondiale di beni ha subito una ulteriore impressionante contrazione in volume, con crolli di produzione, importazioni ed esportazioni in tutte le economie avanzate, amplificando gli effetti negativi iniziati nel 2019 con un forte rallentamento rispetto all'anno precedente per vari fattori esogeni (guerra dei dazi, tensioni geopolitiche;
    la crisi determinata dall'impatto dell'emergenza sanitaria ha investito l'economia italiana in una fase già caratterizzata da una prolungata debolezza del ciclo i cui effetti quotidianamente confermano e peggiori previsioni e le cui conseguenze allontanano una ipotesi di ripresa;
    con l'approvazione di una risoluzione il Parlamento europeo ha esortato il Consiglio a «presentare tempestivamente una posizione sul formato e sull'organizzazione della conferenza» per far sentire la voce dei cittadini al fine di far fronte a una diffusa lontananza delle Istituzioni europee dalla vita di ognuno, prevedendo come la Conferenza dovrà essere inclusiva e assicurare la partecipazione di tutti i livelli di governo, dai comuni ai Parlamenti nazionali;
    lo scorso giugno il Consiglio europeo ha ufficializzato le proprie conclusioni in merito alla Conferenza sul futuro dell'Europa, il programma di consultazione della cittadinanza proposto dalla Commissione e dal Parlamento europeo negli ultimi mesi del 2019 allo scopo di coinvolgere i cittadini europei nella costruzione dell'Unione di domani, riconoscendo l'importanza di avviare i lavori della Conferenza quanto prima, esprimendo una molto cauta posizione in merito alla portata riformista, a livello politico-istituzionale, delle conclusioni della Conferenza: il Consiglio sottolinea infatti come queste non integrino i requisiti necessari per poter condurre direttamente ad una proposta di riforma dei trattati, ritenendo invece opportuno farle confluire in un report da presentarsi al Consiglio europeo nel 2022, all'esecuzione del quale le istituzioni dell'Unione dovrebbero in seguito attenersi «alla luce degli orientamenti ricevuti dai leader dell'Unione»;
    gli impegni dichiarati del Governo in materia di immigrazione per l'anno 2020 sembrano essere sconfessati nei fatti dall'assenza di un effettivo dialogo con le istituzioni europee e gli altri Stati, come dimostrano il fallimento dell'Accordo sottoscritto a Malta il 23 settembre 2019, l'esiguo numero dei ricollocamenti e gli esiti della proposta della Commissione Europea sul nuovo Patto su Asilo e Immigrazione in merito al mancato superamento del Regolamento di Dublino, nonché dalla mancanza a livello nazionale di una reale politica di gestione dei flussi migratori che ha consentito in questi mesi l'ingresso incontrollato nel nostro Paese a migliaia di immigrati irregolari e che ha portato ad un aumento esponenziale di sbarchi illegali sulle coste italiane (triplicati rispetto a quelli registrati nel 2019) e di ingressi dai confini terrestri;
    la mancata attuazione a livello nazionale, e rivendicazione anche in sede comunitaria, di una politica rigorosa di contrasto all'immigrazione clandestina e alla tratta degli esseri umani, ad essa notoriamente connessa, e a difesa dei confini nazionali, di fatto anche comunitari, come invece stanno facendo altri Stati europei, al fine anche di disincentivare le partenze e salvare vite umane, ha portato il nostro Paese ad una situazione ormai completamente fuori controllo che sta esponendo ad ingiustificati ed elevati rischi sia di tipo sanitario che sotto il profilo della sicurezza i cittadini, nonostante agli stessi siano stati ed ancora vengono chiesti enormi sacrifici sostenendo la necessità di ulteriori proroghe dello stato di emergenza;
    in tema di fiscalità e unione doganale il Governo indica quali priorità per il 2020 il proseguimento di attività volte al raggiungimento di un equo ed efficiente sistema di imposizione fiscale nell'Unione europea;
    in particolare, in materia di fiscalità diretta, risulta essere fondamentale partecipare alla definizione di proposte della Commissione europea relative al sistema comune d'imposta temporaneo sui servizi digitali applicabile ai ricavi derivanti dalla fornitura di taluni servizi digitali e alla tassazione delle società che hanno una presenza digitale significativa;
    il Governo invita alla prosecuzione dei lavori in materia di riforma delle regole attuali di tassazione, con la finalità di rispondere alle sfide poste dalla digitalizzazione e globalizzazione dell'economia, nonché di rimuovere gli ostacoli fiscali alla realizzazione di un mercato interno. In più, nel settore delle imposte indirette, si impegna inoltre a rafforzare il contrasto delle frodi in materia di IVA intraunionale;
    la Relazione evidenzia l'obiettivo della Commissione europea circa la proposta per l'introduzione di una base imponibile consolidata comune per l'imposta sulle società (CCCTB); tuttavia, i negoziati si sono arenati e, allo stato, appare difficile ipotizzare una evoluzione in senso positivo in tempi rapidi;
    in merito a quest'ultimo aspetto, il Commissario europeo Gentiloni, è intervenuto presso il Parlamento europeo affermando che l'introduzione di una base imponibile consolidata sarà la priorità immediata;
    il Governo, altresì, si impegna ad assicurare lo scambio di informazioni tramite l'Ufficio centrale di coordinamento costituito con il compito di gestire le richieste di assistenza e cooperazione in materia doganale da e verso i Paesi dell'Unione europea;
    l'emergenza epidemiologica da COVID-19 ha determinato gravi conseguenze sul settore industriale e numerose imprese multinazionali, in seguito alla pandemia, hanno ridefinito i processi e gli assetti produttivi, trasferendo determinate attività dalle regioni che si ritiene presentino profili di rischio. Occorre, pertanto, prendere atto a livello europeo della necessità di diversificare i sistemi produttivi senza fare affidamento esclusivamente sui servizi e sul terziario, come avvenuto finora, ma restituendo centralità alla produzione di materie prime, in quanto numerose imprese europee potrebbero trovarsi in futuro nella condizione di dover interrompere la propria attività a causa di una sopravvenuta irreperibilità dei materiali di base, oggi prodotti solo in determinati Paesi extraeuropei. Questa visione richiede un nuovo approccio da parte dei Paesi membri e delle istituzioni europee che dovrebbero incentivare la produzione e l'utilizzo di materie prime all'interno dei confini comunitari per evitare che eventuali ondate pandemiche o problemi legati alla circolazione delle merci provenienti da stati extraeuropei possa mettere in ginocchio la nostra produzione industriale;
    all'interno della stessa Unione europea ancora oggi sussistono profonde disuguaglianze su alcuni fattori che incidono fortemente sulla competitività del sistema produttivo di un singolo Stato: si pensi ad esempio al costo del lavoro o al regime fiscale applicato da ciascun Paese che ove, più favorevole, falsa il principio della libera concorrenza. Per rilanciare una vera e propria produzione industriale europea occorre pertanto intervenire in modo deciso sulle disuguaglianze nei fattori di produzione attraverso l'adozione di misure appropriate, inclusi, laddove necessari, i dazi;
    gli accorati appelli da parte dei rappresentanti dei più diversi settori del nostro tessuto produttivo sono tutti rivolti ad una maggiore centralità dell'Italia nelle politiche dell'Unione Europea sollecitando maggiore incisività e chiarezza in difesa soprattutto delle nostre specificità produttive e delle eccellenze del made in Italy. Occorre inoltre proteggere le nostre imprese dagli attacchi predatori provenienti sia da Paesi europei che extraeuropei e difendere le piccole realtà produttive dagli appetiti dei grandi gruppi industriali europei, in specie tedeschi e francesi, nonché da quel colosso che è la Cina, che in termini demografici, di ricchezza e potenza economica avrebbe tutte le potenzialità per inglobarli;
    con riferimento alla normativa europea in materia di aiuti di Stato, non si può ignorare come una frettolosa revisione, anche alla luce del quadro temporaneo che ne ha allentato il rigore in ragione dell'emergenza epidemiologica, possa amplificare le già evidenti divergenze economiche tra gli Stati membri. Al riguardo, occorre infatti ricordare l'ingente sostegno che la Germania sta fornendo alle imprese tedesche, dirette concorrenti delle imprese italiane, generando un rilevante vantaggio competitivo per gli operatori economici di quel Paese e un potenziale danno per l'Italia allorquando, superata l'attuale fase, le imprese tedesche – rafforzate ora da ingenti finanziamenti e incentivi pubblici – potrebbero avere tutte le risorse necessarie per acquisire le nostre imprese, fortemente indebolite dalla concorrenza straniera;
    con riguardo invece alle risorse per la transizione ecologica previste nell'ambito del Green Deal europeo, salta all'occhio il diverso trattamento che l'Europa riserva al settore economico produttivo della plastica, del quale l'Italia è uno dei leader, rispetto a quello del carbone, che invece interessa particolarmente la Germania e sarà oggetto di sussidi a valere sul nuovo fondo per la transizione giusta. Il processo di decarbonizzazione verrà infatti sostenuto dai fondi europei, mentre, di converso, il settore della plastica potrebbe essere colpito da una specifica nuova forma di tassazione, con ulteriori probabili danni per l'economia italiana. Sul punto sarebbe utile aprire una riflessione a livello europeo per evitare che in un contesto produttivo così globalizzato una rigida regolamentazione europea renda le nostre industrie meno competitive senza alcun reale beneficio in termini ambientali: limitare ad esempio la produzione della plastica quando poi viene importata da Paesi extraeuropei senza il rispetto di normative di maggior tutela non appare la strada più giusta da percorrere. Al riguardo occorre far pressione per un Green Deal non solo europeo ma mondiale oppure decidere, a fronte di una normativa comunitaria più rigorosa, di limitare le importazioni di prodotti inquinanti con l'applicazione di maggiori imposte o addirittura di divieti ove la produzione di tali beni non garantisca il rispetto delle basilari regole di tutela ambientale;
    appare fondamentale che il mercato unico europeo torni ad essere luogo di scambio di prodotti europei e non ad esempio un mercato di prodotti provenienti dalla Cina, permettendo ai settori primario e secondario di tornare ad essere una solida base del sistema economico e produttivo europeo, limitando le importazioni cinesi ma aumentando le proprie capacità di export;
    negli ultimi anni si è verificata una straordinaria accelerazione delle trasformazioni economiche e sociali derivanti dall'avvento di un ventaglio di nuove tecnologie. Si tratta di un puzzle che si compone di infrastrutture (la rete a banda ultralarga e la rete fisica per la realizzazione del 5G), fattori abilitanti complessi (come il 5G) e fenomeni come l'intelligenza artificiale, il cloud, l’edge computing, il machine learning, che combinandosi tra loro (e ad esempio applicandosi alle evoluzioni della robotica, non solo industriale) stanno producendo, in tempi estremamente rapidi, cambiamenti radicali nella nostra realtà;
    la connettività a banda larga riveste un ruolo centrale ai fini dello sviluppo, dell'adozione e dell'impiego delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione nell'economia e nella società;
    il 5G ha delineato un quadro di nuove opportunità e nuove complessità che il nostro Paese, se vuole essere protagonista della nuova realtà e non soltanto acquirente presso terzi di soluzioni tecnologiche, deve cercare di affrontare con efficacia al fine di non perdere i vantaggi competitivi derivanti dalla velocità con cui ha avviato le sperimentazioni delle piattaforme 5G stesse;
    con riguardo in particolare alla realizzazione dell'infrastruttura 5G, è di primaria importanza seguire le dinamiche di mercato e le scelte degli operatori sia nell'ottica di assicurare il conseguimento di un obiettivo di interesse nazionale sia di verificare, come pure richiesto nel corso delle audizioni da parte degli operatori, se le caratteristiche del mercato italiano, caratterizzato da una forte erosione dei margini, possa giustificare e a quali condizioni, una qualche forma di sostegno o partecipazione pubblica;
    l'adeguato sviluppo della fibra ottica, ed in particolare di quella ultra veloce costituisce una delle principali priorità per il nostro Paese in diversi settori strategici. Come emerso a seguito della crisi prodotta dall'epidemia di COVID-19, con milioni di famiglie che per circa due mesi si sono riversate sulle connessioni digitali per svolgere lo smartworking o la didattica digitale a distanza, un'adeguata digitalizzazione ed un accesso universale alle connessioni più performanti è un obiettivo indispensabile, così come quello di coinvolgere maggiormente i territori in particolare le Regioni nominando i Governatori delle stesse commissari alla connettività;
    l'emergenza ha insegnato al paese che è necessario ripensare la relazione tra persone e tecnologia. L'utilizzo del cloud e dello smartworking sono stati fondamentali durante la pandemia ma il livello di digitalizzazione del paese è ancora troppo basso e fra gli ultimi in Europa;
    la diffusione illecita di opere protette dal diritto d'autore è un fenomeno che desta grave allarme, in quanto pregiudica la sostenibilità dell'industria editoriale ed audiovisiva, svaluta l'apporto di competenze e professionalità qualificate e, non da ultimo, influisce sulla libertà e il pluralismo dell'informazione, incidendo sulla quantità e la qualità dell'offerta editoriale;
    le conclusioni del Consiglio europeo del 12 dicembre 2019 hanno ribadito la necessità di intensificare l'azione globale per il clima, ponendo l'obiettivo della neutralità climatica, ovvero dell'azzeramento o riduzione al minimo delle emissioni climalteranti a livello europeo entro il 2050, in linea con gli obiettivi dell'accordo di Parigi;
    gli esiti del Consiglio europeo straordinario di Bruxelles, del luglio 2020 hanno posto come priorità del Quadro finanziario pluriennale di medio periodo la copertura adeguata delle principali sfide europee, come il green deal, la digitalizzazione, la resilienza; l'obiettivo climatico prevede in particolare di destinare almeno il 30 per cento della spesa complessiva del bilancio pluriennale 2021-2027 all'azione per il clima, a fronte del 25 per cento proposto dalla Commissione e del 20 per cento dell'attuale bilancio, stabilendo, tuttavia, che sia il bilancio UE sia Next Generation EU debbano rispettare l'obiettivo della neutralità climatica dell'UE entro il 2050 e contribuire al raggiungimento dei nuovi obiettivi climatici 2030 dell'Unione, che dovrebbero essere aggiornati entro la fine dell'anno;
    ai fini dell'adesione a tale obiettivo la Commissione europea ha adottato una Comunicazione sul cd. Green Deal Europeo, riconoscendo comunque la necessità di predisporre un quadro finanziario adeguato per garantire agli Stati membri il necessario sostegno per la gestione della transizione; il 10 settembre 2020 la Commissione per l'ambiente la sanità pubblica e la sicurezza alimentare (ENVI) dell'europarlamento, ha approvato l'obiettivo del 60 per cento di riduzione delle emissioni di gas serra entro il 2030 (rispetto ai livelli 1990), come nuovo target intermedio per PUE, che si presenta ancora più ambizioso e difficile da raggiungere rispetto all'obiettivo del 55 per cento che la Commissione europea propone nella nuova legge per il clima in preparazione; tali ambiziosi obiettivi vanno oltre il 40 per cento indicato quale contributo europeo all'accordo di Parigi e rappresenterebbero un traguardo ulteriore rispetto al mantenimento del riscaldamento globale entro l'1,5o C, come suggerito dai documenti del gruppo intergovernativo di esperti (IPCC);
    nell'ambito della relazione programmatica per il 2020 il Governo richiama gli obiettivi della Agenda per lo Sviluppo Sostenibile 2030 e intende lavorare per rafforzare i sistemi nazionali di protezione ambientale, promuovere il riutilizzo delle acque reflue trattate, aumentare il sostegno agli interventi in materia di economia circolare, di gestione dei rifiuti, della mitigazione dei rischi idrogeologici e la promozione delle politiche di adattamento, prevenzione dei rischi e resilienza alle catastrofi, di recupero dei siti inquinati a fini produttivi, e anche in materia di messa in sicurezza sismica, di energia rinnovabile e di efficientamento energetico, di mobilità sostenibile, di infrastrutture verdi in aree urbane e di tutela della biodiversità;
    nel Programma di lavoro della Commissione europea per il 2020 si concentra su una serie di tematiche tra le quali, in particolare, una strategia «dal produttore al consumatore» per l'intera filiera alimentare, volta ad aiutare gli agricoltori a fornire ai cittadini europei alimenti di elevata qualità, nutrienti, accessibili e sicuri in un modo più sostenibile;
    osservato che la maggiore ambizione dell'Unione europea, annunciata nel titolo del Programma della Commissione per il 2020, si fonda, quasi esclusivamente, sul Green Deal europeo, si ritiene che il Governo italiano sia incline più a penalizzare che a incentivare comportamenti virtuosi in questo campo. Citiamo, ad esempio la carbon tax che penalizza fortemente gli agricoltori rischiando di collocarli fuori dal mercato. È necessario avviare un percorso di transizione verso una maggiore sostenibilità ambientale dell'agricoltura ma questa non si deve però realizzare sulle spalle degli agricoltori;
    la tematica della trasparenza delle informazioni sull'origine delle materie prime in etichetta e della tracciabilità suscita notevoli perplessità in quanto l'Unione europea sembra utilizzare due pesi e due misure, considerato che, a dispetto della sostenibilità ambientale prospettata come obiettivo principale delle politiche europee, sulla base di trattati internazionali sottoscritti dall'Ue con Paesi terzi, nel mercato comunitario entrano prodotti a basso costo che non rispettano criteri di basso impatto ambientale e che, addirittura, sono realizzati con lo sfruttamento del lavoro minorile. Inoltre, tale fenomeno, peraltro, determina una concorrenza sleale di tali prodotti a basso costo rispetto a quelli italiani, e questo lede gli interessi non solo degli agricoltori, ma anche dei consumatori;
    sul fronte dell'occupazione, l'attività programmata per il 2020 è oltremodo anacronistica, prevedendo impegni e misure, in termini di salute e sicurezza sul lavoro, di sicurezza sociale dei lavoratori e di politiche attive, che poco si conciliano con l'emergenza epidemiologica da Covid-19 ancora in atto e con la crisi economica-occupazionale generata dalla pandemia;
    durante l'Audizione nelle Commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato, lo scorso 27 luglio, il direttore del dipartimento per la produzione statistica dell'Istat ha parlato di «in calo del mercato del lavoro di circa 500.000 occupati dall'inizio della pandemia» segnalando «tre mesi consecutivi di cadute congiunturali» ed il rischio sopravvivenza del 38,8 per cento delle imprese italiane, pari al 28,8 per cento dell'occupazione;
    urge, pertanto, nell'ambito delle politiche attive per migliorare l'accesso all'occupazione delle persone in cerca di lavoro e a rischio di perdita del posto di lavoro – ed al contempo ridare competitività alle nostre imprese – misure strutturali, e non più solo temporanee, di detassazione e decontribuzione, intervenendo significativamente sulla riduzione del costo del lavoro;
    con riferimento alle politiche sociali, al di là degli encomi al reddito di cittadinanza, totalmente sganciati dalla realtà, la relazione si risolve in un insieme di dichiarazioni di intenti vuote, astratte e stereotipate che non rispondono al bisogno di concretezza che si avverte presso le fasce più deboli e svantaggiate della popolazione, duramente colpite dalle ripercussioni economiche e sociali della pandemia COVID-19, dai mesi di lockdown e dal protrarsi dello stato di emergenza;
    altrettanto generica è la relazione in materia di disabilità, ove il Governo si limita a ribadire il proprio impegno all'attuazione delle strategie europee, delle raccomandazioni e della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, ratificata dall'Italia con legge 3 marzo 2009, n. 18, senza peraltro individuare misure e interventi concreti per rimuovere gli ostacoli che si frappongono all'inclusione delle persone con disabilità da un punto di vista sociale, economico, lavorativo e scolastico; ostacoli anch'essi accentuati in seguito all'emergenza COVID-19;
    con riguardo alle politiche per la famiglia, non c’è alcuna indicazione in merito alle risorse che il Governo intende stanziare per dare attuazione all'assegno unico e universale e alle altre misure a sostegno della genitorialità e della natalità; misure delle quali al momento non si conoscono importi, decorrenze e platea dei beneficiari, sebbene la loro attuazione rappresenti ad ogni effetto una priorità per il Paese, anche alla luce dei dati sulle nuove nascite, in costante ribasso, che vedono l'Italia fanalino di coda in Europa;
    in materia di tutela della salute, la relazione può considerarsi obsoleta, essendo stata redatta prima che la pandemia COVID-19 colpisse duramente il nostro Paese;
    con il primato internazionale per numero di siti dichiarati dall'Unesco Patrimonio dell'Umanità (54 in totale, di cui 49 a carattere culturale e 5 naturale) e una posizione geografica che fin dall'antichità l'ha arricchita di storia e arte, l'Italia è la culla di un valore inestimabile in termini culturali;
    i beni culturali necessitano di tutela, conservazione e valorizzazione tramite interventi diretti, come il restauro e la manutenzione, e interventi indiretti, come l'approfondimento e la diffusione della conoscenza di un'opera o di un sito e la sensibilizzazione dell'opinione pubblica;
    il turismo, un comparto che in Italia vale il 13 per cento del PIL, con un contributo diretto e indiretto pari a 223 miliardi di euro, e caratterizzato da alti livelli di occupazione a ogni grado di formazione, con oltre 4,2 milioni di lavoratori, è oggi allo stremo;
    l'emergenza epidemiologica da Covid-19 ha innescato una crisi senza precedenti per il settore manifestatisi attraverso l'azzeramento di ogni attività produttiva e di consumo, innescato dai provvedimenti emergenziali che sono stati adottati a livello globale;
    il 2020 era iniziato con un aumento delle presenze a gennaio rispetto all'anno precedente (+3.8 per cento per gli stranieri e +4,8 per cento per gli italiani) ma già a febbraio si è registrato un primo lieve calo che a marzo ha raggiunto, prevedibilmente, percentuali molto alte: il 92.3 per cento per gli stranieri e l'85,9 per cento per gli italiani. Ad aprile e maggio il mercato si è completamente fermato (nell'insieme -97,8 per cento e -94.8 per cento). I dati di giugno dicono che il mercato domestico (quello dei turisti italiani che restano in Italia) è a meno 67,2 per cento. E le riaperture dei confini all'interno dell'area Schenghen non hanno portato stranieri (meno 93,2 per cento). A giugno il calo generale delle presenze è stato dell'80.6 per cento rispetto allo stesso mese dell'anno precedente. I dati di luglio del Centro studi di Federalberghi dicono che c’è stato un calo generale delle presenze del 51 per cento (meno 76,4 per cento gli stranieri, meno 24,5 per cento gli italiani). Il fatturato delle strutture che hanno preso parte alla ricerca sarà più che dimezzato rispetto al luglio 2019;
    l'organizzazione mondiale del turismo ha stimato per il 2020 il 55,9 per cento di calo degli arrivi internazionali nel mondo. Se si considera che in Italia nel 2019 il turismo straniero ha registrato le stesse presenze di quello domestico, emerge in modo chiaro quanto la pandemia abbia inciso drammaticamente sull'economia del nostro paese. La previsione al momento è che i visitatori internazionali pernottanti diminuiranno del 58 per cento nel 2020; negli aeroporti i dati 1o gennaio-23 agosto danno un dato complessivo del -83 per cento. L'Enit ha previsto che si tornerà ai dati del 2019 solo nel 2023, con ingenti perdite dell'intero comparto e la minaccia di chiusura definitiva di numerosissime realtà produttive che da anni operano nel settore turistico;
    le ripercussioni di questa situazione sul mercato del lavoro saranno pesanti: a giugno 2020 sono andati persi 110 mila posti di lavoro stagionali e temporanei di varia natura (meno 58,4 per cento), e per i prossimi mesi sono complessivamente a rischio altri 140 mila posti di lavoro temporanei;
    quanto riportato rende evidente la necessità di definire una strategia organica e strutturata che abbia come obiettivo la ricostituzione del tessuto economico del Paese. È necessario in primo luogo aumentare la fruibilità del patrimonio turistico, intervenendo sull'ammodernamento della rete infrastrutturale, che rappresenta il primo elemento di congiunzione fra la domanda e l'offerta da parte del nostro territorio. È necessario garantire ai turisti un accesso facilitato al sito, attraverso l'efficientamento e la capillarizzazione del sistema dei trasporti, al fine di interconnettere le grandi arterie con i sistemi locali, i quali ultimi a loro volta devono essere sviluppati al meglio in ottica intermodale e sostenibile, permettendo la nascita di itinerari turistici anche nelle zone lontane dai circuiti più conosciuti dei territori e di montagna, al fine di valorizzare tutta la bellezza dei nostri territori, anche di quelli minori;
    l'attivazione del Fondo Europeo per la Difesa rende ancora più urgente la selezione dei progetti da attivare e dei consorzi cui partecipare o dei quali promuovere l'aggregazione, in funzione dell'interesse nazionale a conservare ed accrescere capacità industriali e tecnologiche in un comparto di decisiva importanza per il nostro Paese;
    persiste l'esigenza di non attribuire carattere punitivo all'esercizio di autodeterminazione con il quale il Regno Unito si è separato dall'Unione Europea;
    ribadendo il rapporto privilegiato con gli Stati uniti d'America e l'appartenenza dell'Italia all'alleanza atlantica, si condivide l'opportunità di mantenere aperto il dialogo anche con la Federazione Russa, allo scopo di consentire la convergenza futura nel contrasto a comuni minacce;
    le Relazioni consuntiva e programmatica annuali dovrebbero rappresentare, secondo l'impianto della legge 24 dicembre 2012, n. 234, il principale strumento per l'esercizio della funzione di controllo del Parlamento sulla condotta del Governo nelle sedi decisionali dell'Unione europea;
    le Relazioni in oggetto, in particolar modo la Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2020 (Documento LXXXVI n. 3), come evidenziato più volte in Commissione 14o in sede di esame, risulta anacronistica e inadatta a descrivere gli impegni che l'Italia ha adottato, e adotterà, nell'Unione Europea per l'anno corrente;
    tale documento, presentato dal Ministro per gli affari europei il 24 gennaio 2020 e annunciato nella seduta n. 185 del 29 gennaio 2020, è infatti stato redatto mesi prima dell'emergenza pandemica Covid-19 e alla conseguente crisi economica che ha colpito l'intera Unione, e propone impegni e prospettive che si ascrivono all'interno di uno scenario totalmente mutato;
    valutato altresì che, il Parlamento si appresa a votare con un atto di indirizzo, ad ottobre 2020, una relazione che spiega gli impegni che l'Italia dovrà prendere in Unione europea per il 2020,

impegna il Governo:

1) ad adottare ogni iniziativa utile affinché la Conferenza diventi la sede in cui stimolare una revisione dei trattati nel senso di favorire un maggiore coinvolgimento di territori, cittadini e popoli nella costruzione del progetto europeo, fondandosi su un approccio bottom up, volto a un maggiore coinvolgimento dal basso, in particolare delle autonomie locali, nella governance europea, al fine di rendere effettivo il principio di sussidiarietà, affermato dal trattato di Lisbona ma non ancora compiutamente attuato, anche prevedendo che il Comitato delle regioni e delle autonomie europee acquisisca un ruolo sempre più centrale nel processo decisionale europeo;

2) ad assumere tutte le iniziative ritenute utili per promuovere un rafforzamento delle frontiere esterne dell'Unione europea al fine di contrastare i flussi migratori irregolari e la criminalità organizzata ad essa connessa;

3) ad impegnarsi, anche al fine di disincentivare le partenze, a sostenere la creazione nei paesi di transito e partenza di appositi centri in cui avviare gli immigrati al fine di verificare subito l'eventuale sussistenza dei requisiti richiesti per essere ammessi alla concessione del diritto d'asilo;

4) ad impegnarsi in ambito europeo all'effettivo rispetto della direttiva sui rimpatri e degli accordi di riammissione stipulati anche a livello comunitario sostenendo una loro implementazione, nonché ad ottenere le adeguate risorse finanziarie onde procedere ai respingimenti e rimpatri degli immigrati irregolari, ricordando che la revisione del trattato di Dublino deve diventare un obbiettivo prioritario da perseguire nel brevissimo termine, secondo l'ottica che «chi sbarca in un Paese europeo sbarca nell'Unione europea non nel singolo Paese»;

5) ad adottare incentivi per stimolare la crescita della domanda dei cittadini di nuovi beni e servizi, anche attraverso l'accrescimento del potere di acquisto di salari e stipendi, mediante la revisione dell'attuale regime fiscale, che consenta la riduzione e semplificazione del prelievo fiscale sui redditi delle persone fisiche attraverso l'implementazione verso l'adozione della «tassa piatta»;

6) in particolare, nell'ottica di una riforma complessiva del sistema fiscale, a prevedere per il prossimo anno la tassa piatta sul reddito incrementale, ovvero sul maggior reddito prodotto rispetto al periodo d'imposta precedente al fine di far emergere i redditi sommersi ed ampliare la base imponibile delle diverse imposte e, a regime, l'introduzione del flat tax del 15 per cento sia per le famiglie che per le imprese;

7) a favorire inoltre forme di armonizzazione della fiscalità del settore produttivo, volte a ridurre la problematica della concorrenza sleale interna agli Stati;

8) ad adoperarsi affinché, si valuti l'ipotesi di innalzamento del regime « de minimis» che sarebbe opportuno prevedere a livello europeo con l'introduzione di incentivi o di regimi di maggior favore per i distretti produttivi e le reti di imprese che, in un sistema produttivo come quello italiano, consentirebbero alle piccole medie imprese di rafforzare e valorizzare la propria specificità all'interno di una filiera. Mentre infatti l'Unione Europea tende a privilegiare soluzioni aggregative tra imprese, nella nostra economia sarebbe preferibile sostenere, anche attraverso fondi europei, tutte le diverse fasi produttive dei distretti industriali e manifatturieri che già oggi rappresentano un fiore all'occhiello del sistema Paese ma che con investimenti comunitari mirati sarebbero ancora più competitivi sul mercato mondiale;

9) in tema macro-economico, ad avviare un dibattito al fine di delineare un completo ripensamento dei parametri di convergenza stabiliti dal Trattato di Maastricht, e al contempo prevedere l'esclusione degli investimenti produttivi e quelli per la messa in sicurezza del territorio, ovvero degli investimenti infrastrutturali, di quelli in favore della crescita demografica e riguardanti la tematica ambientale, dal computo dei parametri utili al pareggio di bilancio e del rapporto deficit/PIL, al fine di permettere, anche ai Paesi che devono perseguire la ristrutturazione del debito, di rilanciare l'economia investendo in settori strategici;

10) a prevedere una reale semplificazione normativa per l'accesso ai progetti europei, considerando al contempo una revisione degli obblighi di co-finanziamento dei fondi europei che spesso rappresentano un vincolo di spesa insostenibile in particolari realtà del Paese, e comportano un conseguente mancato di utilizzo di tali fondi;

11) a promuovere a livello europeo misure di valorizzazione delle eccellenze nazionali e del made in Italy, e al contempo politiche comunitarie coraggiose che proteggano le nostre imprese, e in particolare le produzioni tipiche italiane, dagli attacchi predatori provenienti sia da Paesi europei che extraeuropei;

12) a costruire un nuovo sistema industriale europeo e, per porre delle buone basi ad un progetto ambizioso, promuovendo una maggiore omogeneità normativa tra i Paesi della stessa Unione Europea soprattutto in materia fiscale e nel mercato del lavoro, evitando come accaduto finora che le disuguaglianze e i regimi di favore applicati in alcuni Stati membri rafforzino situazioni di sostanziale concorrenza sleale e favoriscano la delocalizzazione delle produzioni più grandi a danno delle piccole imprese che, non potendo aprire sedi all'estero, sono soggette a normative di minor vantaggio. Servono regole chiare e uguali per tutti proponendo ad esempio che all'interno dei confini europei le imposte vengano pagate dove il prodotto è acquistato e utilizzato indipendentemente dalla sede legale dell'azienda produttrice. In questo modo riusciremmo a tutelare anche le imprese più piccole che usufruirebbero dei regimi fiscali più vantaggiosi in caso di vendita dei loro prodotti in quegli Stati europei con tassazione più favorevole;

13) a difendere in sede europea il principio della sovranità della tassazione diretta, atteso che l'attuale configurazione della UE, secondo il dogma « no taxation without representation», manca di sufficiente rappresentanza per poter imporre tasse su cittadini ed imprese;

14) intraprendere una importante riflessione, in un'ottica di rilancio delle politiche industriali europee, in materia di approvvigionamenti interni valutando la predisposizione di incentivi per la produzione negli Stati membri anche delle materie prime utilizzate nel settore manifatturiero e terziario, attraverso una compensazione dei maggiori costi rispetto a quelli dei prodotti di provenienza extraeuropea. Si deve cambiare la strategia produttiva investendo non solo in prodotti ad alto valore aggiunto ma anche in materie prime da sempre considerate a basso costo ma che sono alla base delle nostre attività di trasformazione per evitare che proprio nei momenti di maggiore difficoltà economica l'interruzione delle forniture dagli altri Paesi possa bloccare la produzione europea;

15) a dare impulso allo sviluppo delle reti 5G, e alla definizione di un piano di indirizzo a livello nazionale in grado di uniformare i modelli autorizzativi per la realizzazione degli impianti di telecomunicazione, semplificando le procedure amministrative previste;

16) ad assumere le necessarie iniziative per favorire la costituzione di una rete unica sul territorio nazionale che possa garantire il raggiungimento degli obiettivi di connessione ultraveloce «a prova di futuro» previsti a livello europeo e nazionale, mettendo a fattor comune le infrastrutture già esistenti sul territorio nell'ottica di colmare il divario esistente tra le diverse aree del paese;

17) a costituire un Fondo Speciale per le Infrastrutture Digitali per dare copertura alle aree non servite e facilitare la cooperazione degli operatori infrastrutturali nelle restanti zone prive di copertura;

18) a consentire l'utilizzo di soluzioni diverse dalla connessione FTTH per le aree remote, anche avvalendosi di tecnologie come l'FWA, che potrebbe consentire una significativa riduzione dei costi e dei tempi di realizzazione dell'infrastruttura e di assicurare prestazioni di grande qualità nelle aree remote;

19) ad incentivare la digitalizzazione della pubblica amministrazione e alla dematerializzazione di tutti gli atti pubblici soprattutto quelli di stato civile;

20) ad adottare i provvedimenti legislativi più idonei al fine di contrastare la pirateria audiovisiva;

21) con riferimento alle politiche ambientali a porre le fondamenta per un Green Deal non solo europeo ma mondiale per evitare che tutti i nostri sforzi in termini di produttività e di guadagni vengano vanificati da politiche industriali spregiudicate da parte di altre potenze mondiali: gli obiettivi di riduzione della plastica non possono essere circoscritti ai confini europei ma devono essere oggetto di un patto a livello internazionale per non penalizzare solo i produttori italiani in favore di esportatori cinesi o indiani. Occorre definire un quadro normativo condiviso soprattutto dalle potenze extraeuropee per una produzione virtuosa e rispettosa dell'ambiente, senza necessariamente danneggiare i sistemi produttivi dei singoli Paesi. Ove tutto ciò non sia possibile dobbiamo individuare delle misure che disincentivino l'acquisto e l'utilizzo di materiale inquinante applicando tasse o dazi in entrata all'interno dei confini europei;

22) rafforzare una posizione ferma dell'Unione europea verso una risposta globale e unitaria alla minaccia dei cambiamenti climatici, da parte di tutti i paesi della terra, evitando posizioni autonome che non faranno altro che sottoporre le imprese europee ad ulteriori sforzi economici, maggiore costo del lavoro ed esposizione a distorsioni della concorrenza a livello internazionale; a tal fine, occorre promuovere un monitoraggio a livello mondiale sull'attuazione degli impegni presi e sui progressi compiuti, sia da parte degli stati sottoscrittori dell'accordo di Parigi sia a livello globale, allo scopo di mettere in luce i progressi compiuti e gli Stati inadempienti;

23) evitare di assumere decisioni importanti in tema di neutralità climatica che incrementano gli obiettivi UE per il 2030 oltre il 40 per cento, indicato nell'accordo di Parigi, allo scopo di essere realistici e coerenti alle difficoltà cui sono sottoposte le imprese a causa della pandemia da COVID-19; occorre prevedere investimenti mirati della UE, ai fini di uno sviluppo sostenibile anche economicamente dagli Stati membri, che individui le opportunità economiche in termini di nuova occupazione e competitività, sostenendo anche finanziariamente le aziende ai fini di una transizione green e garantendo alle imprese europee tempi realistici e sostenibili, programmi elastici con obiettivi stabili a lungo termine e obiettivi intermedi non vincolanti, nonché soglie minime che consentono di escludere le aziende più piccole che contribuiscono in misura non significativa in termini di emissioni climalteranti;

24) ai fini della transizione verso un'Economia Circolare prevedere misure incentivanti per le attività di riciclo e recupero di materia e misure di semplificazione a livello normativo per le procedure di attivazione di nuovi impianti di riciclaggio e ulteriori impianti di recupero energetico, specialmente nei territori in cui, tale assenza, comporta trasferimenti di rifiuti sul territorio europeo in completo disaccordo con il concetto di prossimità e dei princìpi di efficienza, efficacia ed economicità di gestione e di tutela dell'ambiente;

25) garantire finanziamenti per contrastare il dissesto idrogeologico attribuendo alle regioni risorse e competenze per l'attuazione di interventi strutturali di prevenzione e di difesa del territorio dai fenomeni alluvionali, anche attraverso una semplificazione normativa per una sistematica pulizia dei fiumi e dei torrenti, e prevedere investimenti per il rinnovamento e la riqualificazione dei sistemi fognari esistenti, anche nelle aree lacustri e lagunari, e per il riassetto delle reti fognarie comunali per la raccolta e lo smaltimento delle acque di dilavamento, con particolare riferimento alle infrastrutture vetuste dei centri storici, allo scopo di garantire una maggiore resilienza agli effetti dei cambiamenti climatici;

26) allo scopo di contrastare lo spopolamento delle valli e garantire le esigenze economiche, sociali e culturali della popolazione e le caratteristiche e particolarità dei territori montani, promuovere un piano a livello europeo per il contenimento degli animali selvatici predatori, che delega alle regioni e alle autorità locali la gestione delle specie, l'adozione delle misure regolamentari e la conservazione dei relativi habitat naturali, per tutti i territori ove la proliferazione di tali animali minaccia la biodiversità e l'allevamento, mette in pericolo la vita delle persone e rende impossibile il sereno svolgimento delle attività giornaliere e tradizionali della popolazione locale;

27) a seguito dell'emergenza sanitaria causata dal Coronavirus, a rivedere gradualmente, in sede di Unione europea, gli obiettivi e le politiche ambientali affinché siano tenute in debita considerazione le esigenze degli agricoltori e a concedere incentivi, soprattutto per gli investimenti, al fine di compiere quella transizione verso la sostenibilità ambientale garantendo, altresì, liquidità ai settori dell'agricoltura e della pesca;

28) ad assicurare, in sede di negoziato sulle proposte legislative per la nuova PAC, il mantenimento di adeguate risorse finanziarie, o quantomeno analoghe al precedente quadro finanziario pluriennale dell'Unione europea, al fine di tutelare gli interessi nazionali, in grado di garantire un equo reddito ai produttori agricoli e, al contempo, misure in grado di sostenere la competitività del settore, anche in riferimento allo sviluppo di percorsi formativi idonei a favorire l'occupazione nel settore agricolo e agroalimentare;

29) a sostenere le eccellenze dell'agroalimentare italiano attraverso lo sviluppo di sistemi che incentivino l'adozione di alte prestazioni all'interno della filiera, secondo una strategia one helat, incentrata sul riconoscimento del legame esistente tra la salute animale, quella umana e l'ecosistema, a garanzia della diffusione di modelli alimentari che, basati sui principi della dieta mediterranea, assicurino la qualità, la sicurezza alimentare e la sostenibilità ambientale;

30) ad approfondire in ambito europeo il tema della tracciabilità delle materie prime utilizzate nella realizzazione dei prodotti agroalimentari in relazione alla trasparenza delle informazioni sull'origine delle materie prime in etichetta, in quanto non si può accettare sommessamente l'adozione a livello europeo di un sistema basato sulle etichette «a semaforo»;

31) ad adoperarsi presso le opportune sedi per l'introduzione di una flat-rate del costo del lavoro, volta ad uniformare e standardizzare alla media europea il costo del lavoro italiano;

32) a prevedere un impianto normativo che incentivi le imprese a riequilibrare il lavoro in presenza e lo smart working al termine dell'emergenza sanitaria al fine di risollevare tutte le filiere produttive;

33) a non prevedere ulteriori proroghe dello stato di emergenza dichiarato con deliberazione del Consiglio dei ministri in data 31 gennaio 2020, in scadenza il prossimo 15 ottobre 2020, allineandosi alla posizione in tal senso assunta da tutti i Governi degli altri Stati membri dell'Unione europea, costituendo il ripristino dei normali rapporti tra l'esecutivo e il Parlamento una condizione imprescindibile per la partecipazione costruttiva e democratica dell'Italia all'Unione europea, oltre che per la ripresa del nostro Paese;

34) a non attingere ai fondi del meccanismo europeo di stabilità (Mes);

35) a rivalutare i criteri attualmente in vigore per la dimissione dall'isolamento dei pazienti COVID-19 e dei relativi contatti stretti, superando la regola tassativa del doppio tampone, alla luce delle recenti evidenze scientifiche, delle linee guida OMS e delle analoghe decisioni prese in materia dagli altri Stati membri dell'Unione europea;

36) ad adoperarsi affinché la cooperazione con l'Unione europea in materia di tutela della salute sia indirizzata, non già all'imposizione di ulteriori vincoli e adempimenti burocratici a carico di cittadini e imprese, bensì ad affrontare le sfide che si pongono all'indomani dell'emergenza COVID-19, con particolare riguardo, tra l'altro, ai temi della prevenzione, della sorveglianza sanitaria, dell'equità negli approvvigionamenti di dispositivi medici e di protezione individuale, della carenza di medicinali e della promozione della ricerca;

37) a dare attuazione all'assegno unico e universale e alle altre misure in materia di sostegno alla genitorialità e alla natalità, stanziando le risorse all'uopo necessarie con la massima priorità e urgenza, in coerenza con quanto stabilito nel paragrafo 12.2 della relazione, tenuto conto dell'esigenza di invertire il trend demografico che vede il nostro Paese fanalino di coda in Europa per le nuove nascite;

38) a promuovere, anche in ambito europeo, il pieno e uguale godimento di tutti i diritti e di tutte le libertà da parte delle persone con disabilità, adottando misure concrete volte a promuovere, tra l'altro, l'accessibilità universale degli spazi e degli edifici, l'inclusione lavorativa e la partecipazione attiva alla vita politica e sociale, in linea con gli atti di indirizzo approvati a livello europeo, nonché con la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, ratificata dall'Italia con legge 3 marzo 2009, n. 18;

39) a proporre lo stanziamento di investimenti da destinare alla comunicazione, digitalizzazione, al sostegno di una burocrazia più efficiente indirizzati ad una maggiore competitività internazionale, tra cui l'obbiettivo di promuovere il «Marchio Italia» al fine di garantire anche una migliore fruizione del patrimonio culturale del Paese;

40) a promuovere la nascita di una Agenzia europea per la cultura, che abbia sede in territorio italiano, come riconoscimento del ruolo del nostro Paese quale principale centro culturale europeo, valorizzando il nostro patrimonio culturale con specifici progetti ed investimenti;

41) a prevedere nei prossimi anni un forte intervento di sostegno finanziario da parte dello Stato a favore delle imprese culturali, assicurando loro prestiti agevolati e contributi a fondo perduto; ad attivare interventi di rafforzamento dell'attrattività dei «piccoli borghi», attraverso il restauro e il recupero di spazi urbani, edifici storici e culturali, nonché prevedere stanziamenti specifici per i musei civici;

42) a realizzare e sviluppare una piattaforma e una rete di monitoraggio sensoristico finalizzata alla salvaguardia, sicurezza e alla manutenzione programmata del patrimonio storico-artistico, monumentale, archeologico e paesaggistico;

43) ad adottare un piano strategico di promozione dell'Italia in chiave turistica e attrattiva, attraverso la tutela e la valorizzazione dei piccoli centri, diffusi su tutto il territorio nazionale, che sono la testimonianza analitica della storia della cultura, dell'arte, del paesaggio e delle tradizioni proprie di ciascun territorio e che insieme rendono unico il nostro Paese, sostenendo un turismo di prossimità basato sulla centralità della persona e sulla sicurezza, che sappia sfruttare al meglio la capacità attrattiva dei territori locali, tutelandoli anche da fenomeni di abbandono e degrado;

44) a prevedere un grande «Piano Marshall sulla filiera del turismo» con il riconoscimento dello stato di crisi, sostenendo anche a livello europeo misure di decontribuzione per i lavoratori del settore, nuove norme sul ricorso alla contrattazione occasionale e una moratoria fiscale che consenta alle imprese turistiche di rilanciare le attività, soprattutto quelle aree lontane dai circuiti internazionali ma valorizzabili;

45) a valutare anche a livello europeo l'introduzione di nuove misure di sostegno al mancato reddito per tutte le imprese che operano nel comparto turistico; imprese turistiche, ivi incluse le agenzie di viaggio i tour operator e i parchi divertimento, nonché le imprese termali, le strutture extralberghiere, i gestori di stabilimenti balneari, le professioni turistiche, gli intermediari, le imprese di trasporto turistico;

46) a sostenere in Europa l'introduzione di un recovery plan straordinario per tutelare e sostenere le imprese della filiera turistica con finanziamenti a fondo perduto;

47) a prevedere, anche attraverso gli organismi europei, la predisposizione di una poderosa campagna di comunicazione in Italia e all'estero per valorizzare il nostro Made in Italy e coinvolgere l'ENIT in tutte le attività di promozione del Paese in chiave turistica attraverso la valorizzazione dell'offerta esperienziale dei territori legata alla loro storia, cultura e tradizioni, nonché la promozione di eventi e fiere nazionali ed internazionali;

48) a proporre a livello europeo una revisione della Direttiva Bolkestein soprattutto con riferimento alle concessioni demaniali marittime, alle licenze nel commercio ambulante e all'esercizio della professione di guida turistica;

49) a concordare anche a livello europeo l'immediata sospensione dei canoni relativi alle concessioni demaniali marittime per 24 mesi, ivi inclusi i porti turistici, nonché dei canoni di concessione mineraria, a titolo di risarcimento per i danni subiti dalle imprese, a seguito del lockdown che ha impedito, in particolare, la manutenzione continua degli stabilimenti, con conseguenti danni alle strutture;

50) a definire rapidamente i progetti prioritari da realizzare con il concorso dei partner europei, allo scopo di acquisire all'industria nazionale della difesa una partecipazione qualificata produttivamente e tecnologicamente, avendo riguardo alle esigenze dello strumento militare nazionale e alla necessità di non perdere il controllo di capacità di grande rilevanza economica e strategica per il nostro Paese;

51) a sostenere in ambito europeo ogni sforzo negoziale tendente a scongiurare l'ipotesi dell'uscita britannica senza accordo, evitando in particolare di proporre clausole palesemente inaccettabili per il Governo del Regno Unito, ricordando la presenza di oltre 700 mila concittadini sul suo territorio;

52) ad evitare che nei rapporti con la Federazione Russa l'Unione Europea adotti politiche che accentuino il rischio di una compromissione irreversibile del dialogo tra le parti, anche allo scopo di rendere possibile la convergenza e la cooperazione future di fronte alle sfide di comune interesse, tanto nella lotta al terrorismo internazionale quanto nella preservazione degli equilibri globali e nel perseguimento della stabilità, sempre in un'ottica di partenariato privilegiato con gli Stati Uniti e l'Alleanza atlantica;

53) a sostenere in ambito europeo la necessità di conservare un forte e privilegiato legame con gli Stati Uniti e l'Alleanza atlantica rifiutando una «posizione neutrale ed intermedia» come dichiarato in audizione alla Camera dei deputati dall'Ambasciatore di Germania e più volte confermato dal medesimo Governo;

54) a ribadire la contrarietà dell'Italia riguardo ad una potenziale adesione della Turchia all'Unione europea, dell'espansionismo economico e politico turco sui paesi confinanti, alla luce delle ripetute azioni assertive condotte nel Mediterraneo orientale e nel Mare Egeo e della delicata situazione dello stato di diritto interno, in netto peggioramento a seguito del tentativo di colpo di stato del luglio del 2016, unita all'aggressiva politica regionale che rischia di destabilizzare in nord Africa e Medio Oriente;

55) ad aprire in sede europea un dibattito sullo smantellamento dell'OMS in quanto tale organizzazione si è dimostrata addirittura fuorviante durante la crisi sanitaria, sollevando critiche e sospetti di una connivenza con il Governo cinese nell'omissione di informazioni verso la comunità internazionale circa la portata e l'origine dell'epidemia;

56) a prevedere, anche previa modifica normativa della legge 234 del 2012, che reca le norme generali sulla partecipazione dell'Italia alla formazione e all'attuazione della normativa e delle politiche dell'Unione Europea, la presentazione della futura Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea entro il mese di dicembre dell'anno precedente, per consentire un ampio dibattito in Commissione e un voto in Assemblea che possa incidere concretamente sull'azione di Governo;

57) in riferimento alle questioni istituzionali, a promuovere il rafforzamento della legittimazione democratica delle istituzioni europee proponendo l'attribuzione al Parlamento europeo, unico organo eletto a suffragio universale diretto, anche del potere di iniziativa legislativa e al contempo garantire maggiore trasparenza per quanto riguarda l'azione della Commissione europea in tale ambito;

58) a implementare la tutela della sovranità nazionale e la salvaguardia degli interessi del nostro Paese, al fine di giungere a un corretto bilanciamento tra fonti normative europee e nazionali e per non pregiudicare la piena titolarità dell'esercizio del potere legislativo da parte del Parlamento nella fase di recepimento del diritto europeo, valutando la compatibilità di quest'ultimo con i principi e i diritti fondamentali della Costituzione, come tra l'altro emerso dalla sentenza della Corte costituzionale n. 73 del 2001.
(6-00132) «Giglio Vigna, Bazzaro, Bianchi, Andrea Crippa, Grimoldi, Maggioni, Molinari, Paolin, Raffaele Volpi».


   La Camera,
   premesso che:
    esaminati congiuntamente la «Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nell'anno 2020 (Doc. LXXXVI, n. 3)», il «Programma di lavoro della Commissione per il 2020 – Un'Unione più ambiziosa (COM(2020)37 final)» e il «Programma di lavoro adattato 2020 della Commissione (COM(2020)440 final)»;
    l'esame di tali documenti consente al Parlamento di essere partecipe della fase ascendente di definizione delle politiche e degli atti dell'Unione europea, valutando le priorità europee con quelle dell'Esecutivo per l'anno in corso, con particolare riferimento alle linee di azione del Governo contenute nella Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nell'anno 2020;
    preso atto dell'importanza che assume quest'anno l'esame dei citati documenti, per il mutato quadro programmatico per il rinnovo del Parlamento europeo e della Commissione europea ma soprattutto per le conseguenze della crisi pandemica del Covid-19, che ha portato la stessa Commissione a modificare il programma di lavoro in favore di un piano per la ripresa europea, nella Comunicazione «Il momento dell'Europa: riparare i danni e preparare il futuro per la prossima generazione» (COM(2020)456);
    particolarmente apprezzabile il lavoro che la XIV Commissione ha svolto per l'esame dei documenti in esame, con un approfondito ciclo di attività istruttorie, attraverso numerose audizioni di rappresentanti istituzionali nazionali ed europei e di esperti del mondo accademico, che hanno fornito interessanti contributi, insieme ai pareri espressi dalle Commissioni in sede consultiva sulle principali questioni concernenti le politiche europee;
    e, tuttavia, la complessa articolazione delle politiche dell'Unione, destinate ad incidere sempre più profondamente sulle scelte di politica nazionale richiederebbe uno spazio maggiore di approfondimento con la previsione di una vera e propria sessione parlamentare esclusivamente dedicata alle politiche e ai temi europei,
   considerato che:
    la crisi sanitaria e il nuovo contesto, forse il più grave dalla seconda guerra mondiale, ha spinto l'Europa a dover fornire risposte comuni, urgenti ed eccezionali, per affrontare gli effetti della pandemia sia a livello sanitario che a livello economico e che tuttora stiamo vivendo;
    la pandemia, quale crisi di tipo simmetrico, ha riguardato indistintamente tutti i Paesi allo stesso modo, con conseguente crisi di liquidità che ha colpito il lato dell'offerta, ha aperto una fase inedita dalla durata imprevedibile, in cui a competere in Europa saranno i sistemi-Paese, con le loro leadership di governo e le loro politiche economiche. La competizione si misurerà sempre di più su grandi scelte, su grandi riforme e su strategie di lunga durata;
    la risposta delle istituzioni europee ha fornito un ampio spettro di strumenti atti a fronteggiare la pandemia, mediante misure senza precedenti, in particolare con i quattro pilastri finanziari: MES, SURE, BEI e Next Generation Ue Fund, anche per riequilibrare gli effetti che rischiano di produrre uscite asimmetriche dei singoli Paesi membri;
    il Consiglio europeo del 23 aprile scorso ha concordato le tre reti di sicurezza per lavoratori, imprese e sistemi sanitari nazionali volti a mobilizzare fino a 540 miliardi di euro, mediante: a) l'istituzione di un nuovo strumento europeo di sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione in un'emergenza (temporary Support to mitigate Unemployment Risks in Emergency – SURE), con una dotazione di 100 miliardi di euro per prestiti agli Stati membri a lungo termine con bassi tassi d'interesse a sostegno dei fondi nazionali per la disoccupazione; b) la costituzione di un fondo di garanzia (Pan-european guarantee fund) gestito dalla Banca europea degli investimenti (BEI) a sostegno di 200 miliardi di nuovi prestiti e garanzie alle imprese; c) la previsione di una nuova linea di credito precauzionale del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES), per le spese sanitarie direttamente o indirettamente connesse con il contrasto alla pandemia (Pandemic Crisis Support), per un ammontare fino a 240 miliardi e nel limite del 2 per cento del PIL dello Stato richiedente la misura di sostegno;
    insieme a questi pilastri rilevano anche le misure di sospensione delle regole sugli aiuti di stato (Temporary Framework), del Fiscal Compact, del Six Pack e del Two Pack, che rappresentano una vera e propria moratoria di regole, insieme al programma PEEP della Bce per fronteggiare la crisi dei debiti sovrani nell'emergenza della pandemia;
    tuttavia, occorre tener conto che alcune di queste misure vedranno una dissolvenza progressiva (Temporary Framework) con il ripristino delle regole di Maastricht di finanza pubblica (che saranno oggetto di accese discussioni), mentre talaltre andranno verso una conclusione o un forte ridimensionamento (terminerà il Quantitative Easing, probabilmente con l'entrata in vigore del Recovery Fund) e, dunque, paesi come il nostro con un forte indebitamento dovranno dimostrare di essere in grado di fronteggiare adeguatamente le sfide che ci attendono, con politiche non dispersive di risorse pubbliche, capaci di generare un'effettiva crescita e di produrre effetti di lungo periodo, in sinergia con gli investimenti privati e in linea con gli obiettivi strategici dell'Unione europea, in favore di giovani, donne, famiglie e imprese;
    lo scorso 17 luglio, dopo trattative molto difficili, il Consiglio europeo ha approvato il piano del Next Generation Ue Fund, concordando scelte caratterizzate da linee comuni: la transizione ecologica, la trasformazione tecnologica e digitale e la coesione sociale; una strategia che per l'Italia potrà rappresentare l'occasione per portare a termine alcune riforme strutturali e recuperare alcuni storici gap in tema di occupazione femminile, divario Nord-Sud e ritardo digitale (in coerenza con quanto indicato dal Documento di lavoro della Commissione-Relazione per paese relativa all'Italia 2020 (Country Report, febbraio 2020);
    l'accordo di luglio raggiunto in sede di Consiglio europeo prevede una dotazione di bilancio di 1074,3 miliardi di euro per il periodo 2021-27, a cui si sommerebbe la dotazione, pari a 750 miliardi di euro, del nuovo strumento Next Generation EU, destinato a sostenere attraverso un mix di sovvenzioni (per 390 miliardi di euro) e prestiti (per 360 miliardi) la ripresa degli Stati membri e a investire in un'Europa verde, digitale e resiliente;
    le risorse del nuovo strumento saranno reperite grazie all'innalzamento temporaneo del massimale delle risorse proprie al 2 per cento del reddito nazionale lordo dell'UE, che consentirà alla Commissione, forte del suo elevato rating creditizio, di contrarre per la prima volta sui mercati finanziari prestiti di ampia portata a condizioni vantaggiose. Il quadro finanziario pluriennale 2021-2027 e l'associato Next Generation EU (NGEU) prevede un ammontare di risorse pari a 750 miliardi di euro, nell'ambito del quale il ruolo determinante è svolto dal Dispositivo per ripresa e la resilienza (RFF), con uno stanziamento complessivo di 672,5 miliardi di euro, di cui 360 miliardi in prestiti e 312,5 miliardi in sussidi;
    il rispetto della destinazione del 37 per cento di risorse per investimenti alla transizione verde, quale principale asse strategico di spesa dell'intero programma NGEU, e la coerenza dei progetti del PNRR all'obiettivo europeo della neutralità climatica 2050 e della riduzione delle emissioni del 55 per cento al 2030, è stato richiamato anche nel discorso del 16 settembre 2020 sullo stato dell'Unione dalla presidente Ursula Von der Leyen;
    la grande sfida economica, civile e sociale che si aprirà per l'Europa e per l'Italia segna una svolta epocale, la più importante dopo quella della ricostruzione postbellica;
    permane, tuttavia, l'incertezza sull'effettivo utilizzo delle risorse europee del Piano di intervento del New Generation Ue Fund (NGEU). La Commissione europea ha recentemente definito le Linee guida per l'attuazione del Recovery Fund, dove ha incoraggiato gli Stati membri a includere, nei Recovery Plan nazionali, investimenti e riforme in alcuni settori di punta: tecnologie pulite, sviluppo e uso delle energie rinnovabili; miglioramento dell'efficienza energetica degli edifici pubblici e privati; tecnologie pulite per trasporti sostenibili, stazioni di ricarica e rifornimento ed estensione del trasporto pubblico; connessione servizi rapidi a banda larga per tutti, comprese le reti in fibra ottica e 5G; modernizzazione e digitalizzazione della pubblica amministrazione e dei servizi, compresi i sistemi giudiziari e sanitari; aumento delle capacità del data cloud industriale europeo e sviluppo dei processori più potenti, all'avanguardia e sostenibili; adattamento dei sistemi educativi per sostenere le competenze digitali e la formazione educativa c professionale per tutte le età;
    nonostante, infatti, gli impegni presi dagli Stati membri e le Linee guida fornite dalla Commissione, manca ancora un quadro giuridico certo, ossia l'approvazione del regolamento che determina le norme sul funzionamento del fondo; occorre poi tener conto delle lunghe tempistiche che prevedono che l'intero piano dovrà essere ratificato dai singoli parlamenti nazionali di tutti i 27 Stati membri e che i Recovery Plan nazionali, da presentare entro aprile 2021, dovranno passare dal vaglio della Commissione ed eventualmente dal Consiglio, superato il quale solo il 10 per cento delle risorse sarà assegnato non prima della fine del primo semestre del 2021;
    inoltre, la materia, che intreccia diversi dossier, è terreno di un duro scontro. Il Parlamento europeo è critico con il taglio di alcune poste del bilancio europeo: nell'accordo di luglio i paesi cosiddetti «frugali» hanno accordato, a loro favore, un aumento di sconti ai contributi al bilancio europeo (cosiddetto «rebates») a valere sui 13 miliardi per sostenere Erasmus e Horizon Europe; inoltre rimane diviso sul tema delle risorse proprie che dovranno stanziare l'intero Piano del Recovery Fund – il 16 settembre scorso il Parlamento europeo ha votato e adottato il parere legislativo sulla decisione relativa al sistema delle risorse proprie – DRP. La fattibilità del Piano di ripresa dipende infatti dall'introduzione di nuove risorse proprie a bilancio, in fase di perfezionamento tra Parlamento europeo e Consiglio Ue e le tensioni sul quadro finanziario pluriennale 2021-2027 minacciano di riverberarsi sul piano NGEU anche a causa dei minacciati veti da parte di alcuni Paesi (sia dei cosiddetti «frugali» che del blocco dei paesi dell'Est) che rischiano di far ritardare l'attuazione dell'accordo di luglio. Alcuni di questi Stati, in vista di appuntamenti elettorali interni, nascondono il loro reale obiettivo di ritardare l'erogazione dei fondi dietro la richiesta di una maggiore disciplina sullo stato di diritto che i Paesi di Visegrad sono recalcitranti a rispettare;
    rileva in tale quadro, il testo di mediazione della Presidenza di turno tedesca del semestre europeo, su cui, insieme alla sinergia della Presidente Ursula Von der Leyen, vengono riposte le maggiori attese per il buon esito dei negoziati decisivi per il nostro il Paese;
    a fronte di tali incertezze e il rischio di forti ritardi sui negoziati in corso, occorre che il nostro Paese faccia ricorso all'intero pacchetto di strumenti finanziari di risorse europee messe in campo, cogliendo le opportunità di tutti e 4 i Pilastri finanziari Ue (New Generation Eu. MES, SURE e BEI), con particolare riferimento alle risorse che sono immediatamente disponibili, non ancora richieste e non deliberate, tra cui rilevano la nuova linea di credito del MES per le spese sanitarie dirette e indirette, a tassi vantaggiosi e senza condizionalità macroeconomiche (per circa 36 miliardi per l'Italia) e la BEI, le cui risorse rivestono un ruolo complementare e decisivo, anche in attesa delle risorse del NGFE (con un pacchetto di risposta immediata all'emergenza da 40 miliardi, attraverso la concessione di garanzie alle banche, linee di liquidità per sostenere il capitale circolante alle PMI);
    nell'ambito del percorso delineato vanno rilevati anche ritardi e inadeguatezze del Governo nella definizione di un Recovery Plan nazionale, allo stato ancora troppo generico e non allineato, per quanto attiene agli obiettivi-faro e ai relativi target contenuti nelle Linee guida della Commissione europea (20 per cento delle risorse del fondo NGEU per la digitalizzazione e industria tecnologica e 30 per cento per la transizione verde); la programmazione, anche alla luce delle condizioni molto stringenti da rispettare affinché le istituzioni europee concedano le risorse attese, dovrà incentrarsi su pochi progetti, con indicazione di priorità, scelte e un impianto metodologico chiaro da comunicare a cittadini, imprese e mercati-analogamente a quanto redatto già dalla Francia nel suo Recovery Plan nazionale, laddove ha puntato su grandi riforme strutturali e priorità negli investimenti, mettendo al centro l'impresa e dosando in modo opportuno le risorse europee a disposizione nei 5 anni di straordinarietà della politica economica;
    particolarmente cruciale per il nostro Paese è la nuova proposta della Commissione, ancora oggetto di trattative, concernente il Nuovo Patto sulla migrazione e l'asilo (Comunicazione della Commissione (COM/2020/0609)) il quale, tuttavia, non presenta ancora il superamento degli accordi di Dublino nella direzione da tempo auspicata, ossia la revisione completa dall'attuale sistema che affida la responsabilità agli Stati di primo approdo e che grava con oneri non più sopportabili per il nostro Paese;
    la complessità delle sfide e il nuovo quadro che si è aperto, contrassegnato da un percorso ridisegnato fino al 2027 che mira a configurare una Ue più competitiva e come la più solida economia del mondo, richiama l'esigenza non più rinviabile di approfondire i temi che investono il futuro dell'Europa. La Conferenza sul futuro dell'Europa, prevista da Commissione europea, Parlamento europeo e Consiglio europeo, dovrà essere il più inclusiva possibile, aperta anche alla riforma dei trattati europei, al fine di favorire un maggiore avvicinamento e coinvolgimento dei cittadini alle istituzioni europee e migliorare l'efficienza e la legittimità della sua governance;
    il rilancio del progetto di integrazione europea per un'Unione più unita e più coesa è vieppiù urgente anche alla luce del negoziato sulla Brexit che si fa sempre più lungo e incerto; in seguito alla presentazione del progetto di legge sul mercato interno da parte del Regno Unito, in contraddizione con il Protocollo sull'Irlanda del Nord e in violazione dell'Accordo di recesso, l'Unione europea ha avviato i primi passi per un'azione legale, volta ad aprire una procedura di infrazione contro il Regno Unito, con una lettera di costituzione in mora sui contestato progetto di legge, riaffermando la primazia del diritto in quanto l'accordo sottoscritto non può essere cambiato unilateralmente;
    in un contesto di persistente crisi sanitaria con impatti economici di dimensioni globali, occorre rafforzare la sovranità europea, sia a livello politico che economico-finanziario, in particolare laddove la pandemia ha evidenziato inadeguatezze, come quelle in materia sanitaria, fiscale e nella gestione della migrazione;
    come ha affermato efficacemente la Presidente Ursula Von der Leyen, nel suo discorso sullo Stato dell'Unione al Parlamento europeo del 16 settembre, per disegnare il futuro dell'Unione occorrerà trasformare l'Europa in un continente verde, digitale e solidale, attento al sociale e alla salute, e riaffermare di essere la patria dei diritti; la risoluzione dei temi che incidono sulla stessa sopravvivenza dell'Europa sono anche volti a creare «opportunità per il mondo di domani e non si limitano ad intervenire sui problemi contingenti del mondo di ieri»; oltre a ribadire le priorità per il futuro (green, digitale) e definire nell'agenda europea per i prossimi decenni, ha riaffermato i tre obiettivi essenziali dell'Unione, ossia protezione, stabilità, opportunità, declinati coerentemente con i pilastri dell'Unione: stato di diritto, economia sociale di mercato, società aperta, multilateralismo;
    la nuova soggettività europea che comporta un nuovo ruolo internazionale da costruire, è uno dei tratti distintivi della presidenza tedesca del semestre Ue: rafforzare la sovranità europea e rilanciare l'Europa quale attore decisivo a livello internazionale, con la capacità di competere economicamente nel XXI secolo con i big globali, Usa e Cina, con una propria politica estera e una difesa comune; un'Europa che nel rafforzamento dell'Alleanza transatlantica, basata su storia e valori comuni e un legame indissolubile, riafferma in modo più assertivo anche nelle relazioni con i Paesi terzi, big globali od emergenti, i suoi princìpi e valori fondanti, in quanto patria garante della democrazia e dello stato di diritto;
    l'Europa, infine, dovrà confrontarsi ancora con l'evoluzione della pandemia, fuori controllo in alcuni Paesi, per definire un'agenda sanitaria comune, tenendo conto delle lacune evidenziate in un'Unione che ha gestito il lockdown senza una regia unica e divisa dalle competenze nazionali, a partire da quelle in materia sanitaria; occorrerà condividere informazioni e gestione di criticità diffuse per non andare in ordine sparso, lavorare in favore di un vaccino gratuito e per tutti i cittadini,

impegna il Governo:

1) ad avvalersi dei contributi di tutte le forze politiche, anche dell'opposizione, mediante la previsione di una cabina di regia che responsabilizzi tutti circa l'utilizzo delle risorse che l'Europa ha messo a disposizione, in considerazione dell'importante ruolo svolto dalle forze che rappresentano il cuore pulsante dell'Europa, a partire dal PPE di cui Forza Italia fa parte, ai fini delle intese raggiunte per lo stanziamento delle misure europee, decisive per il nostro Paese;
2) a sostenere la proposta di mediazione della presidenza di turno tedesca per superare i veti incrociati dei paesi cosiddetti frugali e del blocco dei paesi dell'Est e sbloccare i negoziati su piano del NGUE e Bilancio pluriennale europeo 2021-2027, ricomponendo un accordo, con risultati non a ribasso fra Consiglio e Parlamento europeo, e scongiurando rinvii o ulteriori ritardi nel percorso di approvazione già di per sé complesso del NGUE;
3) ad avvalersi, con urgenza, anche in considerazione del protrarsi dell'emergenza pandemica, dell'intero pacchetto di strumenti finanziari europei messi in campo, con particolare riguardo all'utilizzo tempestivo di quelle risorse che sono immediatamente disponibili, non ancora richieste e né deliberate dal Governo, tra cui rileva la nuova linea di credito del MES per le spese sanitarie dirette e indirette, a tassi vantaggiosi e senza condizionalità macroeconomiche, e gli strumenti di garanzia della BEI, le cui risorse rivestono un ruolo complementare e decisivo per iniettare liquidità e prestiti in favore di investimenti produttivi delle nostre PMI;
4) ad attivarsi nelle competenti sedi europee per concordare un'agenda sanitaria condivisa, per sviluppare una risposta comune, coordinata ed efficace, mediante la condivisione di informazioni e dati circa l'evolversi della pandemia ancora in corso, migliorare adeguatezza e tempestività delle risposte e riconquistare una sovranità tecnologica ed economica dell'Unione sui mercati mondiali nella gestione della crisi pandemica: con misure volte a garantire ai fini della prevenzione delle crisi sanitarie e delle catastrofi, comuni scorte di attrezzature, materiali, medicinali, diagnostica e vaccini, e la condivisione di programmi di ricerca e innovazione scientifica per lo sviluppo di un vaccino anti COVID-19 sicuro ed efficace, quale bene pubblico globale e accessibile a tutti, in quanto il nazionalismo dei vaccini mette a rischio le vite;
5) ad accogliere la proposta della Presidente Von der Leyen e preparare fin da ora il Vertice europeo sulla salute che si svolgerà in Italia, nel 2021, in relazione alla presidenza italiana del prossimo G7, per costruire un'Unione della sanità, rivedendo le competenze che fino ad oggi in materia sono nazionali;
6) a sostenere la necessità di introdurre nuove tasse comuni europee per i giganti del web o per chi esporta prodotti di industrie inquinanti nella Ue, al fine di alimentare il bilancio europeo con risorse proprie, scongiurando il rischio che il debito comune europeo possa gravare sulle sole spalle dei contribuenti di ogni Paese membro; nonché a favorire l'introduzione di regole fiscali omogenee in tutti gli Stati membri, per superare situazioni di elusione fiscale da parte dei colossi del web e di inaccettabili vantaggi fiscali in favore di taluni stati membri e a svantaggio di talaltri nell'ambito della stessa Unione europea;
7) a impegnare parte delle risorse del programma europeo REACT-UE che prevede per la coesione risorse aggiuntive stimate per l'Italia in circa 15,2 miliardi di euro e disponibili già a valere dal 2020, in favore del turismo, settore strategico per il nostro Paese e fortemente penalizzato dalla pandemia, anche mediante la previsione di un fondo di emergenza del turismo ad hoc, per scongiurare le chiusure di attività nel vasto comparto e la perdita di posti di lavoro;
8) a favorire lo sviluppo dell'economia circolare, nell'ambito del raggiungimento degli obiettivi del Green Deal europeo che, insieme alla trasformazione digitale, dovranno prefigurare l'Europa del futuro, concentrando i programmi di spesa e l'utilizzo delle risorse europee per supportare le PMI, sostenere con priorità il settore agricolo, alimentare, tessile, delle costruzioni, della mobilità e del turismo, anche in un'ottica di riconversione per taluni settori e di transizione verso un'economia verde e sostenibile; premiando la formazione di nuove tipologie di lavoro per opportunità professionali, con particolare attenzione dell'occupazione giovanile e femminile, con misure specifiche che eliminino le attuali discriminazioni di genere e il forte gender gap, il potenziamento della ricerca e dell'istruzione quali fattori decisivi per la capacità di innovazione e la competitività;
9) a rafforzare la strategia di rilancio dei settori agricolo e della pesca, insieme al contrasto alla contraffazione e dell’italian sounding, un comparto prioritario nella fase di ricostruzione e di transizione ecologica, che necessita anche di interventi atti a coordinare tale passaggio con le misure della nuova PAC, che tengano conto delle specificità del settore;
10) ad avanzare, nelle competenti sedi Ue, l'opportunità di una revisione della legislazione in materia di aiuti di Stato, in considerazione delle esigenze legate alla politica di concorrenza e le sue conseguenti ricadute sul mercato; nonché a sollecitare, nelle competenti sedi europee affinché, nelle more di una revisione complessiva in materia, si affronti il nodo del rapporto tra aiuti di stato e utilizzo delle risorse del Recovery Fund, dell'applicabilità delle regole Ue sugli aiuti statali alle imprese relative anche ai finanziamenti del fondo, in direzione di una specifica liberatoria generale in favore delle medesime imprese, ai sensi della deroga Ue che consente gli aiuti destinati a «progetti di comune interesse europeo» o «a porre rimedio a un grave turbamento dell'economia»;
11) a garantire l'infrastruttura stabile e veloce dello Stretto di Messina, mediante la realizzazione di opere adeguate e mezzi idonei e sostenibili, in modo da porre definitivamente fine all'isolamento della rete dei trasporti siciliani da quella del resto del Paese estendendo l'alta velocità fino a Palermo e Siracusa, un'opera rilevante anche nell'ambito della strategia in materia di riforma delle reti europee di trasporto TEN-T e delle attività in corso propedeutiche alla revisione del regolamento (UE) n. 1315 del 2013 sugli orientamenti dell'Unione per lo sviluppo della rete TEN-T, alla luce delle future nuove sfide economiche, politiche, tecnologiche e sociali;
12) a sostenere la necessità del compimento della costruzione dell'Euro, attraverso il completamento dell'Unione bancaria e dell'Unione del mercato dei capitali;
13) in relazione alla recente proposta della Commissione europea su un Nuovo Patto sulla migrazione e l'asilo, in quanto non prefigura l'auspicato superamento del Trattato di Dublino, occorre attivarsi per migliorare la proposta affinché: venga riaffermato il principio dell'equa della ripartizione, obbligatoria per tutti gli Stati membri e che per gli stati che si rifiutano si prevedano delle compensazioni chiaramente definite, con previsioni di condizionalità stringenti correlate a variazioni nei contributi nazionali o nell'allocazione dei fondi strutturali Ue, a cominciare dalle risorse del Recovery Fund: affinché venga estesa la condivisione degli oneri per la gestione degli arrivi nel Paese di primo approdo, redistribuiti sia per i rimpatri che per quelli connessi ai richiedenti asilo e ai migranti economici, in favore di un sistema operativo a livello europeo: affinché, nel caso di soccorsi in mare da parte delle Ong, la responsabilità dei migranti debba ricadere sullo stato di bandiera delle imbarcazioni di soccorso: per un potenziamento delle frontiere esterne alla Ue e un rafforzamento degli accordi di cooperazione con i Paesi di origine e di maggior flusso e transito;
14) ad attivarsi affinché prosegua il negoziato con il Consiglio d'Europa, con riferimento al completamento del processo di adesione dell'Unione Europea alla Convenzione Europea per i diritti dell'uomo, mettendo, altresì, al centro dell'azione europea la lotta ai crimini d'odio e al razzismo, al contrasto risoluto di qualsiasi forma di antisemitismo, in difesa della democrazia e dello stato di diritto, caratteri fondanti dell'Unione europea; per un maggiore impegno dell'Europa nel contrastare e perseguire in modo più efficace la lista dei crimini e di incitamento all'odio razziale, di genere, di orientamento sessuale;
15) a sostenere l'importanza di convocare la Conferenza sul futuro dell'Europa, congiuntamente prevista da Commissione europea, Parlamento europeo e Consiglio europeo, più inclusiva possibile, aperta anche alla riforma dei trattati europei, per favorire il massimo coinvolgimento dei cittadini all'Europa e migliorare l'efficienza e la legittimità della sua governance;
16) per quanto riguarda il tema della Brexit, alla luce della temuta ipotesi di un no deal, a tenere aperto il canale dei rapporti bilaterali fra Italia e Regno Unito, al fine di assicurare la continuità su alcuni comparti cruciali e di interesse strategico fra i due Paesi e la necessità di tutelare la comunità di connazionali, studenti e lavoratori, con una forte presenza in particolare a Londra, in tutte le fasi del negoziato di recesso;
17) a sostenere la necessità di un superamento del principio dell'unanimità, troppo spesso causa di veti paralizzanti e di uno stallo decisionale dell'Unione europea, in favore della maggioranza qualificata, almeno per le decisioni su temi cruciali che richiedono una maggiore tempestività come quelli inerenti la politica estera dell'Unione;
18) per quanto riguarda le relazioni esterne dell'Unione e la difesa comune, a sostenere la necessità di un'Europa forte nel mondo, con una sua maggiore capacità di agire verso l'esterno, in favore di un ordine internazionale basato sul rispetto delle regole e dei diritti umani e che contribuisca a definire le norme e gli standard a livello globale, in difesa degli interessi europei, con particolare riguardo alle relazioni con i paesi terzi e agli accordi commerciali, in corso di trattativa, con la Cina;
19) a sostenere gli impegni sulla politica estera dell'Unione, nell'ambito del programma «l'Unione come attore forte sulla scena mondiale», con un approccio integrato che combina l'azione nel settore della sicurezza con l'attività di prevenzione dei conflitti, restando ferme e privilegiate le relazioni strategiche con gli Usa per mantenere la tradizionale collocazione europea e transatlantica nello scacchiere internazionale;
20) a proseguire l'impegno in favore dell'allargamento Ue ai Balcani occidentali, che tenga conto dei progressi nel processo di adesione con particolare riferimento ai negoziati di allargamento con la Repubblica di Macedonia del Nord e la Repubblica d'Albania, ad accelerare le riforme strutturali e istituzionali nei Balcani occidentali, con un forte accento sullo Stato di diritto, lo sviluppo economico e le riforme della pubblica amministrazione; a rafforzarne le relazioni, garantendo una prospettiva credibile dell'Unione europea per i Balcani occidentali a che il rispetto dei parametri e degli standard concordati, improntati sui valori fondanti della democrazia, siano connessi al raggiungimento degli impegni in materia di controllo dell'immigrazione clandestina, al contrasto della criminalità organizzata e del terrorismo internazionale;
21) a rafforzare l'azione dell'Europa nel Mediterraneo e a sostenere la proposta del presidente del Consiglio europeo Charles Michel per la convocazione di una conferenza internazionale atta a favorire il dialogo, in seguito ai conflitti apertisi fra Grecia, Turchia e Cipro nel Mediterraneo orientale.
(6-00133) «Rossello, Battilocchio, Marrocco, Pettarin, Ruggieri, Elvira Savino, Cosimo Sibilia, Vietina».


   La Camera,
   premesso che:
    la relazione programmatica oggetto di esame, presentata a febbraio prima dell'inizio dell'emergenza Covid-19, si concentra sulle sei tematiche già definite negli orientamenti politici della Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen; un green deal europeo, un'Europa pronta per l'era digitale, un'economia al servizio delle persone, un'Europa più forte nel mondo, promuovere lo stile di vita europeo, un nuovo slancio per la democrazia europea;
    la pandemia ha ovviamente rappresentato uno shock esterno di grande portata, che ha in qualche modo riformulato le priorità pur lasciando inalterate le idee di fondo della relazione stessa;
    le ripercussioni dell'emergenza si protrarranno nel tempo e i singoli Paesi non potranno farvi fronte da soli in modo efficace, per questo c’è bisogno di una risposta comune; nella relazione della XIV Commissione all'esame si evidenziano le criticità con cui l'Unione degli Stati europei si sta e dovrà confrontarsi: una fra tutte, la peggiore recessione della storia dell'Eurozona, secondo le previsioni l'economia dell'UE si contrarrà, infatti, dell'8,3 per cento nel 2020, per crescere del 5,8 per cento nel 2021;
    se ci focalizziamo sull'Italia, il livello del prodotto interno lordo è previsto scendere al -11,2 per cento nel 2020, per poi risalire al 6,1 per cento nel 2021: si tratta della peggiore performance dell'Eurozona, con una recessione per l'anno in corso quasi doppia rispetto a quella stimata per la Germania (-6,3 per cento), mentre per la Spagna si parla di -10,9 per cento e per la Francia di -10,6 per cento;
    come sottolineato dal Ministro Amendola nel corso della sua audizione in Commissione politiche dell'Unione europea, «l'avvento della pandemia ha con tutta evidenza messo sotto pressione elementi cruciali nella programmazione delle linee di azione per il 2020, come la libera circolazione delle persone, l'integrazione economica e il funzionamento del mercato unico»;
    il Presidente dell'Autorità Garante della concorrenza e del mercato ha evidenziato come «l'applicazione delle nuove regole temporanee in materia di aiuti di Stato abbia comportato rapidamente una distribuzione di sussidi alle imprese europee inevitabilmente asimmetrica, conseguente alla diversa disponibilità economico-finanziaria dei diversi Paesi membri», un fatto che pregiudica il lavoro delle nostre aziende;
    nel corso dell'attività istruttoria della XIV Commissione si sono, inoltre, trattati e valutati, con l'aiuto di diversi esperti auditi informalmente, gli effetti della sentenza della Corte costituzionale federale tedesca sul piano di acquisti della BCE e le ipotesi di revisione del mandato della stessa e di cancellazione dei debiti sovrani, oltreché la revisione del Patto di stabilità e crescita: questioni tutt'ora aperte e a cui sarebbe necessario dare risposte concrete;
    nella relazione, già prima della pandemia, il Governo sosteneva che la crisi finanziaria europea fosse stata aggravata da una governance dell'eurozona incompleta anche a causa della mancanza di una funzione di stabilizzazione centralizzata, dell'eccessiva asimmetria del Patto di stabilità e crescita; per tali motivi e alla luce di tali insufficienze, ancor più evidenti a causa dell'emergenza Covid-19, è sempre più necessario un processo di riforma della governance economica diretto a renderla più favorevole a una crescita bilanciata dei diversi Stati;
    l'Unione europea non si è ancora dotata, infatti, né di un'adeguata politica di bilancio, né di una propria articolata politica fiscale, rimane quindi irrisolto il nodo delle risorse proprie e del dumping fiscale;
   nell'ambito dei vincoli di bilancio imposti dall'Unione la Relazione ha, inoltre, evidenziato come «in ragione della crescente rilevanza assunta dalle tendenze demografiche e dall'emergere di squilibri generazionali che possono mettere seriamente a rischio la sostenibilità di lungo periodo delle finanze pubbliche e, in particolare, la tenuta dei sistemi previdenziali e sanitari, si ritiene opportuno adoperarsi affinché analoghi spazi di flessibilità di bilancio siano riconosciuti per le spese degli Stati membri dirette a finanziare riforme strutturali specificamente rivolte ad elevare il tasso di natalità»;
    in riferimento al fenomeno migratorio rimane ancora in essere, e gravemente sottovalutata, la gestione dei flussi, soprattutto via mare, e la relazione offre solo linee di principio e non soluzioni concrete;
    per quanto riguarda le politiche per i trasporti, come evidenziato dalla Relazione, «resta centrale il tema del divario di dotazioni infrastrutturali che penalizza lo sviluppo economico di alcune aree territoriali, in particolare il Mezzogiorno. A tal fine andrà sostenuta con forza la necessità di inserire alcune opere strategiche nell'ambito del finanziamento del PON Infrastrutture e Reti 2021-2027 e del completamento delle direttrici TEN-T»;
    con riferimento alle tematiche ambientali come riportato dalla Relazione «II nuovo bilancio, integrato dallo strumento NGEU, prevede la maggiore integrazione degli obiettivi ambientali, al fine di conseguire l'ambizioso obiettivo di destinare almeno il 30 per cento della spesa dell'UE al raggiungimento degli obiettivi climatici»;
    tale approccio tuttavia non pone la giusta attenzione al tema degli effetti dei cambiamenti climatici, pur approfonditi in sede di esame della Relazione del Governo, e di quelli derivanti dalla naturale conformazione dei territori che, ad esempio, in Italia espone larga parte dei territori al rischio sismico;
    in materia di politiche del lavoro e sociali la Relazione evidenzia come l'Italia sconti un gap rispetto agli altri Stati europei per quanto attiene il livello di occupazione femminile (49,5 per cento nella fascia d'età 15-64 anni) (63,3 per cento nelle stesse fasce di età) e riequilibrare questo gap appare di particolare importanza sia da un punto di vista della realizzazione professionale della donna, sia da quello economico per lo sviluppo del nostro Stato; a tal fine si auspica l'elaborazione di una strategia che miri a favorire l'erogazione dei necessari servizi alle famiglie, che permetterebbe alle donne la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro;
    all'interno della relazione alcuna importanza è stata attribuita al tema delle radici cristiane della cultura italiana ed europea e alle azioni che l'Unione dovrebbe mettere in atto per garantirne la tutela,

impegna il Governo:

1) per quanto riguarda la politica macroeconomica, ad allineare le politiche fiscali escludendo la pratica del « dumping fiscale» fra Stati aderenti, e a promuovere l'introduzione dei cosiddetti «dazi di civiltà» sui prodotti esteri che non rispecchiano gli standard salariali, di sicurezza sul lavoro e di tutela ambientale vigenti in ambito europeo, per contrastare fenomeni di concorrenza sleale;

2) ad adottare iniziative per provvedere alla revisione del Patto di stabilità e crescita, introducendo il principio dello scorporo delle spese per investimenti pubblici dal calcolo del rapporto deficit/PIL consentito dai parametri macroeconomici europei;

3) per quanto concerne la fiscalità europea, a sollecitare la creazione di un percorso volto alla tassazione delle imprese e dei grandi gruppi multinazionali che operano nell'economia digitale che preveda l'imposizione nel luogo ove effettivamente viene generato il reddito;

4) per quanto riguarda le politiche della migrazione, a coinvolgere l'intera Unione alla realizzazione della interdizione delle partenze dalle coste africane, anche attraverso la realizzazione di un blocco navale, a promuovere in ogni caso il passaggio alla fase tre di Eunavfor Med Sophia con la formalizzazione della richiesta di Risoluzione dell'ONU e a coinvolgere l'Unione europea nella creazione dei centri hot spot negli Stati costieri del Nord Africa per la selezione dei rifugiati e la distribuzione pro-quota a tutti gli Stati aderenti;

5) sempre in ordine alle politiche migratorie, a indirizzare le risorse finanziarie destinate alla gestione dei flussi migratori a misure volte a contrastare l'immigrazione illegale di massa negli Stati dell'Unione europea, e alla costituzione di un fondo europeo per i rimpatri dei migranti economici che non hanno titolo per permanere negli Stati europei di approdo;

6) ad adottare iniziative per la tutela del Made in Italy e affinché le asimmetrie generate dagli aiuti di Stato non pregiudichino la tenuta delle imprese italiane, destinatarie fino ad oggi di minori sussidi rispetto alle imprese di altri Stati;

7) per quanto concerne il capitolo «trasporti» e segnatamente l'assetto delle Reti TEN-T, a impegnarsi per il rilancio della realizzazione dei corridoi multimodali, scongiurando ogni ipotesi di revisione dei tracciati che ritardi l'apertura e l'ultimazione dei cantieri; a incentivare il trasporto aereo, fortemente provato dall'emergenza Covid-19;

8) con riferimento ai trasporti a sostenere, inoltre, la necessità che siano destinate a risorse per la realizzazione delle infrastrutture atte a permettere lo sviluppo infrastrutturale, turistico e produttivo delle regioni meridionali dell'Italia;

9) con riferimento alle tematiche ambientali e di tutela del territorio, a sollecitare l'adozione di un efficace Piano di misure di prevenzione come anche a recuperare maggiori risorse atte a contrastare il dissesto idrogeologico e la fragilità dei territori, e per la tutela del suolo e degli insediamenti urbani, anche nelle zone collinari e di montagna, e la protezione delle coste e degli arenili dall'innalzamento dei livelli delle acque;

10) per quanto concerne le politiche sullo sviluppo del digitale è importante prevedere norme chiare e stringenti sulla cybersicurezza, in un'ottica precauzionale, creando vincoli molto più rigorosi per i produttori in ordine alla tutela dei dati industriali, politici e personali, anche alla luce della scarsa affidabilità delle tecnologie di alcuni produttori e dell'avvento del 5G;

11) per quanto concerne la politica agricola e della pesca, a sollecitare l'esclusione dalla politica di cooperazione internazionale qualsivoglia finanziamento per coltivazioni di prodotti che rientrino nel mercato europeo e a pretendere il medesimo livello di profilassi igienica, sanitaria e fitosanitaria dei prodotti extraeuropei in entrata rispetto a quelli del mercato interno, ed in ogni caso a scongiurare qualsivoglia ipotesi di interferenza nella legislazione nazionale relativa al divieto del latte in polvere nella produzione casearia a protezione della qualità della nostra industria casearia e dei suoi prodotti;

12) ad adottare iniziative volte a sostenere la famiglia e la natalità, anche al fine di contrastare la crisi demografica in atto con provvedimenti incentivanti strutturali e organici, e le famiglie, in particolare quelle più vulnerabili, attraverso il sostegno alla genitorialità, nonché a sostenere ogni proposta atta a garantire per le donne un migliore accesso al mercato del lavoro, la parità retributiva e la conciliazione dell'attività lavorativa con la vita privata;

13) a sollecitare l'adozione di iniziative volte a tutelare l'affermazione delle radici cristiane dell'Europa, per tutelare le comunità religiose nel mondo e per la restituzione immediata dei beni culturali trafugati;

14) a sostenere l'economia legata ai beni culturali, con particolare riferimento al restauro, alla valorizzazione e alla conservazione di tali beni;

15) per quanto concerne il capitolo giustizia, a richiedere la delineazione a livello europeo di un modello di reato di integralismo islamico, per la istituzione di una apposita Commissione per lo studio del fenomeno della mafia nigeriana e di altre organizzazioni criminali, e, infine, per la stipula di trattati bilaterali con tutti gli Stati extraeuropei per l'esecuzione della pena nello Stato di provenienza, anche per prevenire il fenomeno della radicalizzazione islamica nelle nostre case circondariali;

16) in relazione alla politica estera e di sicurezza comune, a sollecitare l'Europa sul tema della libertà religiosa, che dovrà essere introdotta in ogni trattato bilaterale che coinvolga l'Europa con Stati del Medio Oriente o organismi sovranazionali cui essi appartengano, e sul tema della politica di «ricollocamento» dei cristiani che ne facciano richiesta nelle terre da cui sono fuggiti per motivi di persecuzione religiosa, richiedendo, a tal fine, l'istituzione di un apposito fondo europeo, nel convincimento intimo che una pacificazione duratura del Medio Oriente sia possibile solo con la presenza e la convivenza pacifica con le primigenie comunità cristiane;

17) sempre in relazione alla politica estera e di sicurezza comune a sostenere tutte le iniziative europee atte a prevenire atti terroristici e a contrastare il rientro dei foreign fighters.
(6-00134) «Lollobrigida, Meloni, Acquaroli, Bellucci, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Foti, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Zucconi».


   La Camera,
   premesso che:
    il Servizio Sanitario Nazionale versava in condizioni di estrema difficoltà già prima della diffusione del virus Covid-19. Vari studi stimavano la mancanza strutturale di 53 mila infermieri. Nei prossimi 5 anni mancheranno 35 mila medici specialistici mentre da qui al 2030, per effetto dei pensionamenti e delle assunzioni insufficienti, mancheranno 22 mila medici di medicina generale. Ciò determina un malfunzionamento generale, dimostrato dai tempi medi di attesa per la maggior parte degli esami: 16 mesi per una mammografia, 8 mesi per una visita oncologica, altrettanti per una visita cardiologica. Per ovviare a queste attese inaccettabili i cittadini italiani spendono oltre 40 miliardi euro all'anno per curarsi in strutture private;
    la diffusione del virus COVID-19 ha sottoposto a un'ulteriore e ovvia situazione di stress l'intero SSN, in particolar modo i reparti di medicina d'urgenza, aggravando la situazione già descritta rispetto all'operatività non direttamente legata alla pandemia. Si stima quindi che non siano stati effettuati – durante il periodo dell'emergenza -12.5 milioni di esami diagnostici, 20.4 milioni di analisi del sangue, 13.9 milioni di visite specialistiche e oltre 1 milione di ricoveri;
    le risorse stanziate, circa 9.5 miliardi, finora dal Governo per rafforzare il SSN sono destinate a rispondere a un primo momento di emergenza legato all'ondata iniziale della pandemia ma è del tutto evidente che non possono determinare un miglioramento strutturale del SSN, che condiziona anche il contenimento del virus Covid-19, per cui è necessario un investimento nettamente superiore;
    tra gli strumenti approvati dal Consiglio Europeo dello scorso 23 aprile è stata prevista una nuova linea di credito del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) per le spese direttamente o indirettamente connesse con il contrasto alla pandemia (Pandemie Crisis Support), con ammontare totale fino a 240 miliardi e nel limite del 2 per cento del Prodotto interno lordo dello stato richiedente la misura di sostegno, che per l'Italia si traduce in circa 36 miliardi di euro;
    come evidenziato dal Governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco, «da un punto di vista economico, il Mes ha solamente vantaggi e la condizionalità è solamente quella di destinare le risorse al settore (la sanità) per il quale è stato disegnato questo fondo». Vari studi stimano inoltre in circa 5 miliardi di euro i risparmi che deriverebbero dall'accesso alla linea di credito, rispetto al costo di reperire le stesse risorse sul mercato;
    le dichiarazioni di alcuni esponenti del Governo, della maggioranza e dell'opposizione, sulla sussistenza di presunte condizionalità vincolanti derivanti dall'accesso alla linea di credito sono state smentite nel corso dell'audizione di rappresentanti della Banca d'Italia in XIV Commissione – come riportato nella relazione in oggetto. I rappresentanti hanno confermato che non è richiesta l'adozione di un programma di correzione macroeconomica e che la sorveglianza, nell'ambito del semestre europeo, sarà limitata all'effettiva destinazione delle risorse utilizzate agli scopi indicati,

impegna il Governo

ad accedere immediatamente alla nuova linea di credito del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES), ponendo fine a un dibattito del tutto ideologico e scollegato dalla realtà riguardo alla reale necessità – che appare evidente – di utilizzare i 36 miliardi del MES o a fantasiose, e inesistenti condizionalità legate all'accesso alla linea di credito.
(6-00135) «Costa».


INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

Iniziative per il rilascio dei pescherecci «Antartide» e «Medinea» e dei membri dell'equipaggio trattenuti a Bengasi – 3-01792

   SIRACUSANO, GELMINI, PRESTIGIACOMO e BARTOLOZZI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
   sono ancora bloccati in Libia i diciotto membri dell'equipaggio di due pescherecci di Mazara del Vallo, «Antartide» e «Medinea», sequestrati la sera del 1o settembre 2020 dalle autorità libiche a circa 35 miglia a nord di Bengasi;
   il 22 settembre 2020, il consigliere diplomatico di Palazzo Chigi, Pietro Benassi, ha ricevuto a Roma i familiari dei fermati, ma oltre alle solite rassicurazioni dal Governo non sono arrivate indicazioni precise;
   come riportato dal Libyab Addres Journal sembrerebbe che vi sia l'esistenza di una trattativa dietro quella ufficiale: i miliziani di Haftar hanno ribadito alla testata giornalistica libica che i pescatori «detenuti» non saranno liberati se prima non vi sarà da parte dell'Italia il rilascio di quattro «calciatori» libici detenuti in Italia condannati a Catania a 30 anni per traffico di esseri umani e per la morte in mare di 49 migranti;
   nel frattempo si susseguono manifestazioni sia da parte dei familiari dei pescatori sia della società civile per tentare di accendere i riflettori su un episodio inaccettabile aggravato dal silenzio assordante del Governo;
   ad avviso dell'interrogante, il nostro Paese non può in alcun modo permettere che propri concittadini restino nelle mani di autorità non riconosciute senza porre in essere alcuna iniziativa concreta per il loro rimpatrio –:
   se e quali iniziative di competenza il Governo stia assumendo per garantire l'immediato rilascio dei due pescherecci «Antartide» e «Medinea» oltre che dei diciotto membri dell'equipaggio tuttora trattenuti a Bengasi. (3-01792)


Interventi volti alla rimozione dei detriti e alla prosecuzione dell'attività di conservazione e restauro del Sacrario Militare di Cima Grappa (Treviso) – 3-01793

   TONDO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   nel 2013 è stato sottoscritto un protocollo d'intesa tra la Presidenza del Consiglio dei ministri ed il Ministero della difesa per la riqualificazione e valorizzazione di alcuni tra i più importanti e significativi siti e musei militari, tra i quali è ricompreso il restauro conservativo del Sacrario Militare di Cima Grappa;
   in risposta ad una interrogazione a risposta immediata in Commissione Difesa (5-03175) a prima firma dell'interrogante il Governo ha risposto in modo insufficiente. In particolare, nella risposta all'interrogazione è scritto: «per le attività di competenza della Difesa, il Commissario Generale ha svolto e continuerà a svolgere tutte le azioni previste dalla firma dell'Accordo e rimane in attesa di conoscere dalla competente struttura di missione le indicazioni in merito alla ripresa dell’iter tecnico amministrativo per individuare l'operatore economico cui affidare il servizio di trasporto e conferimento a discarica dei detriti. Tale attività, di specifica competenza della struttura di missione, infatti risulta imprescindibile per il prosieguo delle attività, come previsto dall'Accordo e dalle norme di tutela ambientale»;
   è quindi fondamentale procedere al prosieguo delle attività di rimozione dei detriti e quindi giungere in tempi rapidi al restauro conservativo del Sacrario di Cima Grappa, in modo da valorizzare questo sito, tra i più importanti e significativi musei militari;
   tra l'altro, è necessario che la struttura di missione fornisca al più presto i chiarimenti relativi ai tempi necessari per la rimozione dei detriti;
   è da sottolineare che la permanenza dei detriti rappresenta un'immagine non decorosa e rispettosa dei caduti –:
   quali interventi urgenti il Governo intenda adottare per giungere in tempi rapidi alla rimozione dei detriti e successivamente alle opere di conservazione e di restauro del Sacrario di Cima Grappa. (3-01793)


Intendimenti in ordine ad un efficace utilizzo delle risorse del Recovery Fund nei settori dell'agricoltura, della pesca e della filiera agroalimentare – 3-01794

   GADDA, SCOMA, MORETTO, MARCO DI MAIO, PAITA, FREGOLENT e D'ALESSANDRO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   con l'accordo raggiunto dal Vertice europeo del 21 luglio 2020 e le ingenti risorse che verranno stanziate si pongono le basi per il rilancio economico del Paese e il sostegno alle condizioni di fragilità che l'emergenza sanitaria ha acuito. In questo processo, il comparto agricolo, della pesca e della filiera agroalimentare rivestono un ruolo strategico dal punto di vista occupazionale, della coesione territoriale, della continuità degli approvvigionamenti e nel processo di transizione sostenibile e di innovazione digitale dell'intera economia;
   il contributo che il Ministero delle politiche agricole può determinare ha la potenzialità per diventare un modello di sviluppo coerente con le indicazioni che l'Europa ha stabilito per l'utilizzo delle risorse del Recovery Fund, la nuova politica agricola comune, la strategia « farm to fork» e il « green new deal» europeo;
   la sfida non più prorogabile riguarda la rigenerazione del sistema agricolo e alimentare attraverso il potenziamento delle politiche di filiera; il contrasto ai cambiamenti climatici e ai loro drammatici effetti, resi evidenti anche dagli ultimi accadimenti in Piemonte, Liguria e Lombardia; la strategia per le aree interne del Paese; il ricambio generazionale; l'innovazione tecnologica, di processo e nella ricerca; la tutela delle risorse non rinnovabili; gli investimenti in opere infrastrutturali materiali e immateriali;
   il settore primario, per il suo pieno sviluppo, ha necessità di investimenti sul fronte dell'ammodernamento dei mezzi di produzione, sulle reti e piattaforme logistiche, sul sistema della qualità e della tracciabilità;
   in questo quadro l'agricoltura ha quindi tutte le potenzialità per diventare volano di sviluppo economico, sociale e ambientale, con una strategia fortemente coerente con gli obiettivi posti a livello comunitario –:
   quali iniziative intenda adottare prioritariamente e quali interventi di programmazione siano allo studio per utilizzare al meglio le risorse che, nel settore dell'agricoltura, della pesca e della filiera agroalimentare, verranno messe a disposizione con il Recovery Fund. (3-01794)


Iniziative urgenti volte al contrasto degli incendi presso gli impianti di gestione dei rifiuti e al sostegno finanziario per gli interventi di bonifica, nonché alla razionalizzazione delle competenze in materia – 3-01795

   MURONI e FORNARO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   il 9 agosto 2020 ad Aprilia, in provincia di Latina, un incendio ha distrutto la LOAS srl, società di trattamento e recupero di rifiuti speciali non pericolosi (già coinvolta nell'operazione Dark Side condotta dalla polizia stradale per l'interramento di rifiuti in una cava di Via Corta sempre ad Aprilia nel 2017);
   il 20 agosto 2020 ad Ardea un vasto incendio si è propagato in un deposito di pneumatici; nel 2017 un incendio ha distrutto la EcoX di Pomezia;
   solo pochi giorni fa un incendio di notevoli dimensioni è divampato in contrada Belvedere (Trapani) presso l'impianto di riciclaggio usato per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani;
   il Ministro dell'ambiente, Sergio Costa, in audizione presso la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati, ha parlato dei roghi di rifiuti definendo il fenomeno come «un rischio di emergenza nazionale». «Negli ultimi anni – rileva Costa – sono stati numerosi gli incendi avvenuti presso gli impianti di gestione del mondo dei rifiuti». «La frequenza degli incendi» di rifiuti, «soprattutto dagli ultimi mesi del 2017, è tale da rappresentare un rischio di emergenza nazionale – osserva Costa – in base ai dati del Ministero dell'interno», da giugno 2018 ad oggi, «sono stati 262» i roghi, con «una media di uno ogni tre giorni», di questi «165 in aree» dedicate agli «impianti dei rifiuti, depositi e zone di stoccaggio, gli altri in zone di lavorazione»;
   è evidente un problema di sistema circa il trattamento delle frazioni riciclabili;
   le polizze fideiussorie destinate alla rimessa in pristino del sito al termine dell'attività sono irrisorie e non contemplano il caso di incendio;
   la moltiplicazione delle competenze non aiuta nell'accertamento di eventuali responsabilità omissive, né rende efficaci le azioni di prevenzione e controllo;
   il sistema di autorizzazioni, così come definito dalle norme, lascia in capo a province «sospese» da una riforma incompiuta la concessione delle autorizzazioni, mentre l'opinione pubblica considera i comuni i principali avamposti di difesa del territorio, nonostante essi siano privi di efficaci strumenti –:
   quali iniziative urgenti intenda mettere in atto, anche sulla base dei risultati del piano di monitoraggio realizzato dalle prefetture, per superare con iniziative normative la moltiplicazione delle competenze tra gli enti, causa di deresponsabilizzazione degli stessi, affinché questi gravi fenomeni non si ripetano, destinando altresì adeguati fondi alle bonifiche dei siti i cui costi oggi ricadono totalmente sulle comunità locali. (3-01795)


Iniziative urgenti a sostegno delle popolazioni colpite dai recenti eventi alluvionali, con particolare riferimento al Piemonte e alla Liguria, e per la messa in sicurezza del territorio – 3-01796

   GRIBAUDO, ROTTA, PEZZOPANE, BRAGA, VAZIO, BONOMO, ENRICO BORGHI, GARIGLIO, LEPRI, BURATTI, MORGONI, ORLANDO, PELLICANI e FIANO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   la drammatica emergenza climatica e idrogeologica che ha prodotto nuovi disastri e vittime nel nord-ovest del Paese ripropone l'urgenza di superare la logica dell'intervento emergenziale. I danni più gravi si sono registrati in Piemonte e in Liguria, ma ci sono stati danni anche in Val D'Aosta e in Lombardia;
   fra venerdì 2 ottobre e sabato 3, 600 millimetri di pioggia in meno di 24 ore si sono abbattuti sul suolo: l'equivalente di 600 litri a metro quadro che dalla montagna sono scesi a valle con forza dirompente. Si tratta della metà della pioggia media di un anno caduta in un giorno. Di conseguenza, i fiumi Tanaro, Sesia, Vermegnana e numerosi torrenti in una piena improvvisa hanno portato a valle tonnellate di tronchi, rami, sassi e fango, esondando nelle strade e nei paesi, causando frane, ed edifici e strade portati via dall'acqua, causando danni che, ad una prima ricognizione, ammonterebbero a molte centinaia di milioni di euro;
   i presidenti delle regioni Piemonte e Liguria hanno chiesto lo stato di emergenza e l'attivazione di tutte le procedure e dei lavori connessi alla fase emergenziale;
   appare indispensabile intervenire rapidamente e con mezzi sulla ricostruzione delle infrastrutture e dei collegamenti fra i comuni colpiti, collegamenti senza i quali le attività economiche già messe a dura prova dall'emergenza Covid rischiano di scomparire;
   il recente rapporto, Analisi del rischio, del Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici, afferma che tali eventi non sono più definibili emergenze ma sono la nostra nuova normalità, una vulnerabilità che colpisce gli oltre 8000 corpi idrici, di cui 7644 fiumi;
   accanto ad interventi di ripristino, di sostegno alla ripresa delle attività economiche e di risarcimento dei danni nei luoghi colpiti, occorre una strategia nazionale per superare il «paradosso dell'acqua» (siccità in estate, esondazioni in autunno) mediante azioni per contrastare l'abbandono e mettere in sicurezza le aree interne e montuose, i ponti, le dighe e mettere in atto una efficace strategia forestale nazionale:
   risulta inoltre indispensabile far fronte centralmente alle difficoltà degli enti locali delle aree interne, spesso di dimensioni ridotte e scarsamente dotati di personale, nel progettare e mettere a gara le opere pubbliche necessarie a contrastare il rischio idrogeologico e idraulico, nonché nel verificare la manutenzione e le condizioni degli alvei di fiumi e torrenti di montagna –:
   quali iniziative intenda adottare per supportare con rapidità ed efficacia i territori colpiti e accelerare gli interventi di prevenzione e messa in sicurezza del territorio. (3-01796)


Iniziative urgenti volte all'incremento delle risorse per la prevenzione e il contrasto del dissesto idrogeologico e per il dragaggio e la pulizia dei corsi d'acqua, alla luce dei recenti eventi alluvionali che hanno colpito in particolare Liguria e Piemonte – 3-01797

   MOLINARI, RIXI, GAVA, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, DURIGON, FANTUZ, FERRARI, FIORINI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GARAVAGLIA, GASTALDI, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GIORGETTI, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUIDESI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MATURI, MINARDO, MOLTENI, MORELLI, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLIN, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, SALTAMARTINI, SASSO, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN.— Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   le eccezionali precipitazioni che hanno colpito Liguria e Piemonte e anche parte del Bresciano nei giorni scorsi hanno creato ingenti danni a beni mobili e immobili e perdita di vite; interi paesi isolati, case e strade devastate, esondazioni, frane, allagamenti, danni a edifici e infrastrutture; il bilancio è pesantissimo in tutto il nord-ovest, si contano 8 vittime; corpi ritrovati in Liguria, due morti in Valle d'Aosta, due dispersi nel Vercellese; una vittima caduta nel Sesia dopo il crollo di un ponte;
   sono 108, un decimo del totale, i comuni piemontesi alluvionati, parte dei quali già colpiti e messi a dura prova dalla disastrosa alluvione del 1994;
   la situazione è stata particolarmente grave a Limone Piemonte (Cuneo), dopo l'esondazione del torrente Vermegnano e la chiusura della statale, in Val Sesia, dopo il crollo del ponte di Romagnano tra Novara e Vercelli, in Val d'Ossola e nelle valli Biellesi; ingenti danni nelle coltivazioni di riso in Vercelli e Novara e al settore florovivaismo;
   sono caduti oltre 550 millimetri di pioggia in 24 ore e un forte vento di scirocco ha abbattuto le coste liguri;
   il Roya ha rotto gli argini ed è esondato a Ventimiglia, provocando una disastrosa alluvione;
   il 3 ottobre il fiume Tanaro è esondato in più punti in Piemonte e il fango ha invaso la statale 28, con frane a monte e valle di Ormea;
   a Col di Tenda, la strada ha franato ed è stata inghiottita dal torrente sottostante;
   il Po è salito di 6 metri in 24 ore; sono crollati tre ponti, anche il ponte di origini medievali di Bagnasco che era il simbolo del paese;
   i Presidenti delle regioni Piemonte e Liguria hanno firmato la richiesta dello stato di emergenza;
   negli ultimi anni il nostro Paese è stato compromesso fortemente da eventi atmosferici eccezionali di particolare violenza e fenomeni alluvionali e di dissesto idrogeologico che richiedono l'attivazione urgente e inderogabile di misure di contrasto alla rottura degli equilibri naturali;
   occorre affrontare tali situazioni con strategie politiche rivolte maggiormente alla prevenzione, alla cura del territorio, alla manutenzione costante dei corsi d'acqua, con finanziamenti specifici e semplificazioni normative –:
   quali iniziative di competenza improcrastinabili il Ministro interrogato intenda adottare per incrementare i finanziamenti contro il dissesto idrogeologico e i contributi a regioni ed enti locali per la pulizia di fiumi e torrenti, nonché per semplificare le norme sulle procedure autorizzative per dragaggi e pulizia dei letti dei corsi d'acqua. (3-01797)


Iniziative di carattere strutturale volte al contrasto del dissesto idrogeologico e a favorire l'intervento tempestivo degli enti locali – 3-01798

   DEIANA, ILARIA FONTANA, DAGA, D'IPPOLITO, DI LAURO, FEDERICO, LICATINI, ALBERTO MANCA, MARAIA, MICILLO, TERZONI, VARRICA, VIANELLO, VIGNAROLI e ZOLEZZI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   i devastanti effetti prodotti dai fenomeni alluvionali che si sono abbattuti su oltre 100 comuni del Piemonte e che hanno colpito anche la Liguria, facendo registrare vittime, oltre al crollo di ponti, centri sommersi e apertura di voragini nel suolo, confermano che il dissesto idrogeologico, connesso al cambiamento climatico, rimane una questione di primaria importanza e necessita di interventi organici finalizzati a consentire anche ai comuni più piccoli o situati in aree interne e marginali del Paese, come tali più esposti a gravi danni per eventi meteorologici di maggiore intensità, di procedere ad interventi per la messa in sicurezza del territorio;
   come noto, il cambiamento climatico in atto sta producendo eventi estremi e difficilmente prevedibili che stanno colpendo con forza un Paese come il nostro caratterizzato da una storica e colpevole gestione del proprio territorio, reso fragile da una edificazione eccessiva e senza regole;
   numerosi provvedimenti sono stati adottati nella presente legislatura per definire un quadro normativo e finanziario idoneo alla pianificazione e realizzazione di interventi per la mitigazione del dissesto idrogeologico, tra i quali il Piano nazionale per la mitigazione del rischio idrogeologico, che prevedeva lo stanziamento di 3 miliardi per opere immediatamente cantierabili già nell'ambito del Piano stralcio 2019. È stata altresì prevista nel decreto-legge «Clima» la definizione di un programma strategico nazionale, in coordinamento con il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) e con la pianificazione di bacino. Da ultimo, il decreto-legge «Semplificazioni» ha definito una procedura semplificata e accelerata per la pianificazione degli interventi volti alla mitigazione del dissesto idrogeologico;
   si tratta di interventi che hanno un alto grado di complessità tecnica e richiedono un quadro di competenze appropriato in fase di progettazione e realizzazione –:
   quali misure, non solo emergenziali ma soprattutto strutturali, intenda adottare per contrastare il fenomeno del dissesto idrogeologico che continua a causare danni e vittime su tutto il territorio nazionale, e quali ulteriori iniziative di competenza, di carattere semplificatorio, intenda assumere per consentire agli enti territoriali di intervenire tempestivamente. (3-01798)


Iniziative volte alla realizzazione di politiche di prevenzione e contrasto del dissesto idrogeologico – 3-01799

   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ACQUAROLI, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Per sapere – premesso che:
   gli episodi di maltempo verificatisi in questo inizio di autunno riportano l'attenzione sulla questione del dissesto idrogeologico e delle sue drammatiche conseguenze per i territori e in termini di perdite di vite umane;
   dai rapporti dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) degli ultimi anni emerge in modo chiaro come oltre il 90 per cento dei comuni italiani sorga in un'area a elevato rischio di dissesto idrogeologico;
   il quadro tracciato dall'ISPRA è particolarmente drammatico, se si esaminano i dati dal punto di vista della popolazione: il 2,2 per cento della popolazione italiana, più di un milione di abitanti, risiede, infatti, nelle zone giudicate a rischio frane elevato e molto elevato, e questo dato si aggrava per le zone ad alto rischio per gli eventi alluvionali, cui sono esposte più di sette milioni di persone;
   le nostre regioni più vulnerabili sono la Toscana, l'Emilia-Romagna, la Lombardia, il Piemonte, il Veneto, la Valle d'Aosta, la Campania, l'Abruzzo e la Sardegna, ma i problemi dovuti ai cambiamenti climatici in atto si stanno estendendo rapidamente e con sempre maggiore violenza in tutto il territorio nazionale;
   negli ultimi settanta anni il dissesto idrogeologico è costato all'Italia più di 61 miliardi di euro, vale a dire in media un miliardo all'anno, e la risposta non possono essere sempre e solo gli stati di calamità naturale dichiarati ex post che, comunque, in media riescono a ristorare appena il dieci per cento dei danni subiti dai territori;
   in una recente intervista radiofonica il Ministro dell'ambiente ha confermato che «quasi l'80 per cento del territorio italiano è a rischio» ma che «I fondi ci sono. In questo momento in cassa, e quindi senza ricorrere al Recovery plan, ci sono circa sette miliardi di euro a disposizione. Il problema è che ci sono lacci e lacciuoli di natura amministrativo-burocratica che impediscono la spesa» –:
   quali iniziative intenda assumere per affrontare la questione del dissesto idrogeologico e se non ritenga di adottare le iniziative di competenza per rendere immediatamente utilizzabili le risorse finanziarie disponibili ed elaborare e mettere in atto un piano di politiche di prevenzione. (3-01799)