XVIII LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 420 di lunedì 2 novembre 2020
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO
La seduta comincia alle 12,10.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
FRANCESCO SCOMA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 30 ottobre 2020.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Ascani, Azzolina, Battelli, Boccia, Bonafede, Bonomo, Boschi, Brescia, Bruno Bossio, Buffagni, Cancelleri, Casa, Castelli, Ciampi, Cirielli, Colletti, Colucci, Comaroli, Davide Crippa, D'Inca', D'Uva, Daga, De Micheli, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Di Stefano, Fassino, Ferraresi, Gregorio Fontana, Fraccaro, Franceschini, Frusone, Gallinella, Gebhard, Gelmini, Giachetti, Giacomoni, Giglio Vigna, Giordano, Giorgis, Gualtieri, Guerini, Invernizzi, Liuni, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Lorenzin, Losacco, Lupi, Maggioni, Marattin, Mauri, Molinari, Mollicone, Morani, Morassut, Muroni, Nardi, Orrico, Paita, Parolo, Pastorino, Perantoni, Rizzo, Rotta, Ruocco, Scalfarotto, Schullian, Serracchiani, Siani, Carlo Sibilia, Sisto, Spadafora, Spadoni, Speranza, Tasso, Tofalo, Tomasi, Traversi, Ungaro, Vignaroli, Villarosa, Raffaele Volpi, Zicchieri e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente novantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri sulla situazione epidemiologica e sulle eventuali ulteriori misure per fronteggiare l'emergenza da COVID-19.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di comunicazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri sulla situazione epidemiologica e sulle eventuali ulteriori misure per fronteggiare l'emergenza da COVID-19.
La ripartizione dei tempi riservati alla discussione è in distribuzione e sarà pubblicata nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Vedi l'allegato A).
(Intervento del Presidente del Consiglio dei Ministri)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte. Colleghi! Prego, Presidente.
GIUSEPPE CONTE, Presidente del Consiglio dei Ministri. Gentile Presidente, onorevoli deputate e onorevoli deputati, desidero, in primo luogo, ringraziare il Presidente Fico, ma anche tutti i gruppi parlamentari per la disponibilità ad anticipare da mercoledì ad oggi le comunicazioni del Governo sull'evoluzione epidemiologica e sulle eventuali nuove misure da adottare. La richiesta da me avanzata di intervenire oggi in Parlamento segue, peraltro, una mia precedente interlocuzione con i Presidenti delle Camere, ai quali avevo chiesto, sin dalla giornata di venerdì scorso, di esplorare la possibilità di individuare gli strumenti e le modalità più adatte per assicurare un'interlocuzione costante, durante la gestione della pandemia, in modo da poter garantire un confronto, anche immediato, in occasione dell'elaborazione dei nuovi provvedimenti del Governo. L'interlocuzione con il Parlamento e il pieno coinvolgimento di tutte le forze politiche qui rappresentate costituiscono passaggi fondamentali, e per questo ho ritenuto di dover rimettere ai Presidenti dei due rami del Parlamento ogni decisione circa gli strumenti suscettibili di realizzare questo obiettivo rispetto alle decisioni che il Governo è chiamato ad assumere con la massima speditezza, a fronte di una costante evoluzione, anche molto repentina, del quadro epidemiologico. Già sabato, dopo questa interlocuzione, tuttavia, la lettura del report settimanale di monitoraggio sull'evoluzione del quadro pandemico, curato dall'Istituto superiore di sanità, ha costretto a prefigurare un nuovo corpus di misure restrittive, da adottare anche prima di mercoledì 4 novembre, data che - ricorderete - era stata fissata dalle rispettive Conferenze dei capigruppo per le mie comunicazioni al Parlamento. In ragione di queste sopravvenute evenienze, all'esito di un'ulteriore interlocuzione con il Presidente Fico, che ringrazio, e anche con la Presidente Casellati, che ringrazierò tra qualche ora, ho chiesto di poter anticipare già ad oggi queste mie comunicazioni, affinché il Parlamento possa esprimersi prima dell'adozione di un ulteriore provvedimento. Ascolteremo quindi con la massima attenzione - io e i componenti del Governo - le diverse posizioni che emergeranno dal dibattito e preannuncio sin d'ora la mia disponibilità ad accogliere i rilievi e le osservazioni contenute nelle risoluzioni che saranno approvate questa mattina alla Camera e questo pomeriggio, questa sera, al Senato.
Peraltro, ho prospettato ai leader dell'opposizione, delle forze di opposizione, la possibilità di costituire un tavolo di confronto con il Governo, utile ad assicurare alle forze di opposizione stesse una piena, costante informazione sull'evoluzione della pandemia, in modo da offrire l'opportunità di veicolare e rappresentare più direttamente e più puntualmente istanze e proposte. Al momento, questa proposta - è cosa anche nota - è stata rifiutata; se ci fossero, però, ripensamenti posso confermare sin d'ora che la proposta del Governo permane immutata e rassicuro anche che la proposta non sottende una confusione di ruoli, né tantomeno mira a una sovrapposizione di responsabilità. Il Governo è sempre stato, e sempre rimarrà, ben consapevole delle sue piene responsabilità di fronte al Paese rispetto a ogni decisione che ha assunto e che assumerà per mettere in salvezza la nazione.
Il quadro epidemiologico nazionale ed europeo appare particolarmente critico: la pandemia corre inesorabilmente e impietosamente in tutto il continente, costringendo ciascun Paese ad individuare e adottare misure progressivamente più restrittive che, nel tentativo di rispondere tempestivamente e proporzionalmente alla crescita della curva epidemiologica, si susseguono di settimana in settimana. L'Europa, all'interno di un quadro globale complesso, preoccupante, è certamente in questo momento una delle aree più colpite in assoluto dall'urto della seconda ondata. Secondo l'affidabile Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, nelle ultime due settimane, la maggior parte dei Paesi europei ha fatto registrare un incremento dei casi di COVID-19 superiore ai 150 contagi per ogni 100 mila abitanti. In Paesi come la Spagna, la Francia, il Regno Unito il numero dei casi registrati sin dall'inizio dell'epidemia ha superato il milione; anche peraltro nel nostro Paese la situazione epidemiologica è in ulteriore peggioramento. Come è noto, i dati relativi alla pandemia vengono raccolti e analizzati ogni giorno da strutture di monitoraggio diffuse su tutto il territorio e poi, due volte alla settimana - prima una volta, adesso abbiamo chiesto di farlo anche con un intervallo infrasettimanale -, c'è una cabina di regia nella quale sono rappresentati l'Istituto superiore di sanità, il Ministero della Salute e anche le Regioni che elaborano un report. Purtroppo, nelle ultime settimane, la recrudescenza della pandemia ha condotto a una moltiplicazione significativa dei contagi, questi però sono meno della metà di quelli rilevati in Francia, circa la metà di quelli spagnoli, poco meno della metà di quelli del Regno Unito. In questi Paesi, infatti, la ripresa dell'epidemia è iniziata prima e sta correndo di più. In ogni caso, dal monitoraggio effettuato nella settimana dal 19 al 25 ottobre, risulta che il numero dei nuovi casi segnalato è quasi raddoppiato rispetto alla settimana precedente, quindi ragioniamo di 100.446 casi rispetto ai 52.960. A ieri, quindi parliamo di domenica 1° novembre, in Italia si registravano in totale 378.129 contagiati, il 94 per cento (357.288) risulta in isolamento domiciliare. Mentre, al picco della prima ondata, si curava in casa solo il 51,8 dei contagiati, oggi solo il 5 per cento, cioè 18.962 persone sono ricoverate con sintomi in ospedale, contro il 41,5 per cento al picco della prima ondata, mentre solo lo 0,5 per cento (parliamo di 1.939 persone) risulta ricoverato in terapia intensiva, contro il 6,7 per cento.
Gli italiani contagiati quindi sono di numero ben più elevato, anche se la gravità dei contagi appare diversa e inferiore rispetto alla prima ondata. Secondo i dati dell'Istituto superiore di sanità, oltre il 65 per cento delle persone sono infatti asintomatiche - o, come si suol dire, paucisintomatiche, con lievi sintomi - e fino al 95 per cento delle persone presentano appunto sintomi lievi. A ieri, domenica 1° novembre, risultavano ricoverate in terapia intensiva 1.939 persone, con il risultato di occupare il 21 per cento dei posti letto già disponibili, nel totale di 9.052 posti, e il 18 per cento di quelli che si otterranno anche con l'ulteriore distribuzione, da parte del commissario Arcuri, di nuove attrezzature, per un totale di 10.841. I pazienti in terapia intensiva al momento sono poco più della metà dei posti letto attivati grazie alle forniture incrementali fornite appunto dal Governo tramite il commissario straordinario. Ricordo, infatti, che, all'inizio dell'emergenza, gli ospedali italiani disponevano di 5.179 posti letto in terapia intensiva. Durante questi mesi abbiamo distribuito 3.370 nuovi posti, nuovi ventilatori. I posti letto attivati o attivabili ad oggi quindi sono 9.052 (+75 per cento). Il commissario Arcuri ha altresì a disposizione ancora 1.789 ventilatori, che verranno distribuiti nei prossimi giorni, in funzione dell'andamento della curva dei contagi, che porteranno i posti letto in terapia intensiva a 10.841, quindi con un più 109 per cento rispetto all'inizio dell'emergenza.
Occorre rilevare che l'aumento dei contagi è anche il risultato di un'accresciuta capacità di screening. Negli ultimi giorni vengono effettuati in media, come avete visto, 200 mila tamponi al giorno - abbiamo toccato anche punte di 215 mila negli ultimi giorni -, quando a marzo ricordo ne venivano somministrati 25 mila (circa otto volte di meno). In Italia sino ad oggi sono stati effettuati poco meno di 16 milioni di tamponi, sono stati testati poco meno di 10 milioni di cittadini. Di questi tamponi, 12,7 milioni - cioè l'80 per cento - sono stati distribuiti alle Regioni gratuitamente. Questi dati li riassumo perché confermano e ci fanno capire che c'è una rilevante differenza rispetto alla prima ondata: oggi abbiamo un'accresciuta capacità di risposta in termini di dotazioni - parliamo di dispositivi di protezione e attrezzature medicali - che vengono distribuite peraltro ad una molteplicità crescente di categorie - ospedali, RSA, Forze dell'ordine, trasporto pubblico locale, servizi pubblici essenziali, scuole.
Consideriamo, inoltre, che, mentre all'inizio dell'emergenza, il nostro Paese era sprovvisto di dotazioni, oggi in larga parte può considerarsi - e questo è un risultato - autosufficiente. Sino ad oggi sono stati distribuiti 1,6 miliardi di prodotti vari e l'Italia - questo continuo a sottolinearlo perché credo sia un vanto per tutti - è uno dei pochi Paesi al mondo nel quale ogni giorno vengono distribuite gratuitamente 11 milioni di mascherine chirurgiche a ciascuno studente, a ciascun membro della comunità scolastica.
In conclusione, in questo momento non stiamo subendo una insostenibile pressione - se ricordate i numeri che vi ho sintetizzato - nei reparti di terapia intensiva, piuttosto registriamo un crescente, preoccupante affollamento nei restanti reparti, alcune strutture ospedaliere in particolare, con particolare riguardo alle terapie subintensive e all'area medica in generale. A questo riguardo, è stata messa in campo negli ultimi giorni una duplice azione. La scorsa settimana - ne ho dato conto anche qui, in quest'Aula - è stato sottoscritto un accordo cosiddetto stralcio con i medici di medicina generale e con i pediatri di libera scelta, per consentire loro di somministrare ai propri assistiti i test rapidi antigenici, permettendo così di curare il più possibile i pazienti presso i loro domicili, in modo da alleggerire le pressioni sui ricoveri e il ricorso ai pronti soccorsi. Il commissario Arcuri ha già acquistato 10 milioni di test rapidi che da questa settimana, per il tramite delle Regioni, verranno distribuiti alle ASL e ai medici di medicina generale e che saranno utilizzati anche rispetto a specifiche destinazioni, quale anzitutto la scuola, in modo da poter ridurre le quarantene. Con questa fornitura le Regioni potranno somministrare fino a 100 mila test rapidi al giorno. È stata inoltre avviata un'ulteriore richiesta di offerta per tamponi molecolari a reagenti di estrazione e amplificazione, che condurrà alla somministrazione di 250 mila tamponi molecolari classici al giorno. In sostanza sarà possibile far crescere ulteriormente la capacità di screening della popolazione italiana che, mentre - lo ricordo - all'inizio dell'emergenza non superava i 25 mila tamponi al giorno, oggi si è attestata stabilmente sui 200 mila; ma, sulla base di questi dati che vi ho dato da ultimo, confidiamo potrà arrivare, già dai prossimi giorni, sino a 350 mila test al giorno. In caso di scenario particolarmente avverso, in raccordo con il Ministro della Difesa - che ringrazio -, potremo disporre di ulteriori mezzi e personale medico militare in parte già attualmente operativo. Potremo disporre, nel volgere di pochi giorni, di 453 medici, 867 infermieri militari, inoltre personale sanitario militare attualmente impiegato anche nei drive through della Difesa su tutto il territorio nazionale e abbiamo un COVID hospital - lo ricordo - al Celio a Roma, un COVID hospital a Milano e a Taranto. Siamo anche in condizioni di intervenire con quattro strutture da campo dell'esercito, ove necessario, impiegabili con un preavviso a partire da 72 ore in giù.
Nonostante gli sforzi posti in essere per rafforzare il nostro sistema sanitario, l'evoluzione dell'epidemia, soprattutto con riferimento ai dati delle ultime settimane e degli ultimi giorni, risulta molto preoccupante. Secondo i parametri stabiliti da quel documento di cui vi ho già parlato - “Prevenzione e risposta a COVID-19: evoluzione della strategia e pianificazione nella fase di transizione per il periodo autunno-invernale”, redatto dall'Istituto superiore della sanità e dal Ministero della Salute e condiviso in sede di Conferenza delle Regioni, con la collaborazione di varie università e centri di ricerca -, il quadro epidemiologico descritto è in via di transizione verso uno scenario di tipo 4, con particolare riferimento ad alcune Regioni che già nel breve periodo accusano il rischio di tenuta dei servizi sanitari. Si conferma pertanto quel quadro epidemiologico, a cui ho già fatto cenno, complessivamente e diffusamente grave su tutto il territorio nazionale, con specifiche criticità in molte Regioni e province autonome. Nell'ultima settimana di monitoraggio, undici Regioni e province autonome sono classificate “a rischio elevato” o anche “molto elevato” di una trasmissione non controllata di SARS-CoV-2, altre otto Regioni e province autonome sono classificate “a rischio moderato”, con una probabilità elevata di progredire poi “a rischio alto” nel prossimo mese.
L'aumento rapido dell'incidenza è coerente con l'aumento dell'Rt nazionale, che attualmente si colloca a 1,7, con un indice inferiore ma comunque prossimo all'1,5 in poche Regioni. In alcune Regioni invece, ovviamente, il dato risulta superiore alla media nazionale. Nella settimana di riferimento per la prima volta è stato segnalato il superamento della soglia critica di occupazione in aree mediche ed esiste un'alta probabilità che quindici Regioni superino le soglie individuate come “critiche” di terapia intensiva e di aree mediche nel prossimo mese.
Attenzione: occorre rilevare che il quadro appena descritto non tiene conto, per la precisione, degli effetti conseguenti all'adozione delle misure restrittive introdotte, in particolare con l'ultimo DPCM, quello del 24 ottobre, che ricorderete, ha introdotto misure più severe, e conseguentemente non tiene conto del loro impatto sulla curva di crescita. Questi effetti possono verificarsi, come ci suggeriscono gli esperti, e possono essere quindi constatati solo a partire dal quattordicesimo giorno in poi dall'adozione delle misure.
Sebbene gli effetti saranno positivi - così dobbiamo assolutamente presagire, così ci viene confermato da tutti gli esperti e scienziati -, in questo momento non vi sono però evidenze scientifiche che ci consentano di prognosticare la misura di questo impatto, che ovviamente può essere anche previsto come positivo. Per conseguenza, alla luce dell'ultimo report che è stato elaborato venerdì scorso ed è stato anche illustrato in una conferenza stampa, e della situazione da esso certificata, che risulta diffusamente grave sul territorio nazionale e particolarmente critica in alcune Regioni, siamo costretti a intervenire, in un'ottica di prudenza e massima precauzione, per attuare ulteriori misure e perseguire una più stringente strategia contenitiva e mitigativa del contagio. Questa strategia va necessariamente modulata in base alle differenti criticità rilevate nei territori, graduando la severità delle misure in considerazione della più elevata circolazione del virus e del più elevato rischio di tenuta dei servizi sanitari.
Riteniamo necessario pertanto assumere una decisione orientata ai principi di proporzionalità e adeguatezza, che contempli nuovi interventi restrittivi modulati e differenziati sulla base del livello di rischio concretamente rilevato nei territori. Sulla base di criteri scientifici - attenzione, criteri scientifici predefiniti, oggettivi, lo ripeto - elaborati dall'Istituto superiore di sanità, dal Ministero della Salute, dalla Conferenza delle Regioni e da vari centri universitari di ricerca, sarà quindi necessario introdurre un regime differenziato basato sui diversi scenari regionali.
Permettetemi qualche ulteriore chiarimento sul punto, perché questo passaggio va ben chiarito, ovviamente non solo a voi ma anche all'intero Paese. In Italia è stato elaborato questo sistema di monitoraggio nel corso di questi ultimi mesi, che oggi ci pone in una condizione anche diversa rispetto ad altri Paesi, anche del continente europeo, che non lo possiedono, e di cambiare quindi strategia rispetto alla prima fase, quando, invasi da un nemico sconosciuto e invisibile, siamo stati costretti a proteggerci all'interno delle nostre case, lo ricordiamo tutti, sospendendo anche integralmente la nostra vita lavorativa e di relazione. A marzo, posti di fronte a un evento travolgente, in assenza di un piano operativo puntualmente e dettagliatamente certificato sul piano scientifico, sprovvisti di un sistema di monitoraggio così sofisticato, sul quale quindi basare ogni valutazione prodromica all'adozione delle misure, abbiamo emanato provvedimenti per lo più generali e uniformi su tutto il territorio nazionale, che, benché attraverso passaggi intermedi, ci hanno condotto a un lockdown generalizzato. Abbiamo pur sempre operato in base al principio di massima precauzione, secondo criteri di adeguatezza, proporzionalità; ma ripeto e lo ricordo, senza poter disporre di un piano operativo elaborato e di un monitoraggio accurato di cui invece adesso disponiamo.
Oggi disponiamo di una struttura di prevenzione e di monitoraggio che non si limita solo a misurare il tasso di contagiosità sui territori, attenzione, quindi non è solo questione di prendere atto e riferire l'Rt, il famoso Rt, ma è un piano che elabora il flusso dei dati provenienti dal territorio sulla base di 21 differenti parametri, di cui ricordo i più significativi: numero di casi sintomatici notificati per mese; numero dei casi con storia di ricovero ospedaliero; numero di strutture residenziali socio-sanitarie che riscontrano almeno una criticità settimanale; percentuale di tamponi positivi; tempo medio tra data di inizio dei sintomi e data di diagnosi; indice di replicabilità; numero di nuovi focolai di trasmissione; e, non ultimo ovviamente per importanza, occupazione di posti letto di area medica o terapia intensiva sulla base dell'effettiva disponibilità della singola struttura ospedaliera e del singolo territorio.
È un sistema quindi molto articolato. Questo sistema oggi ci impone - non ci lascia liberi -, ci impone di intervenire in modo più mirato, di restringere e allentare le misure su base territoriale in ragione delle variazioni della soglia di criticità. L'effetto sarà quello di intervenire a più riprese e in maniera più graduale: quindi non ci dobbiamo meravigliare del fatto che si possano dosare restrizioni e allentamenti a seconda della soglia di criticità, articolati e flessibili rispetto alla prima fase, grazie a un monitoraggio appunto più accurato, strutturato, esemplato sui parametri indicati da questo piano che abbiamo predisposto, dagli enti che abbiamo richiamato.
Se invece, al cospetto di un sistema così avanzato, predisposto con tale cura anche scientifica, riproponessimo oggi un regime restrittivo indistinto, indifferenziato su tutto il territorio nazionale, otterremmo un duplice risultato negativo: da una parte rischieremmo di non adottare misure realmente adeguate, efficaci rispetto al reale stato di criticità delle Regioni attualmente più a rischio, e dall'altro finiremmo per imporre misure irragionevolmente restrittive in quelle aree del Paese ove al momento non risulta necessario intervenire con particolare severità.
A tal fine, in coerenza con quanto prevede il piano a cui ho fatto riferimento, il prossimo DPCM individuerà tre aree corrispondenti ad altrettanti scenari di rischio, per ciascuno dei quali sono previste misure via via più restrittive. L'inserimento di una regione all'interno di una delle tre aree, con la conseguente automatica applicazione delle misure previste per quella specifica fascia, avverrà con ordinanza del Ministro della Salute, e dipenderà esclusivamente e oggettivamente dal coefficiente di rischio raggiunto dalla regione, all'esito della combinazione dei diversi parametri, quale certificato dal report ufficiale dell'Istituto superiore della sanità che viene diffuso periodicamente. Sempre con ordinanza del Ministro della Salute sarà possibile poi uscire da un'area a rischio ed entrare in un'altra, qualora la regione registri coefficienti compatibili con il passaggio di fascia.
Per l'intero territorio nazionale, dove non si segnalano livelli di rischio elevato, intendiamo intervenire solo con alcune specifiche misure, che contribuiscano a rafforzare quel piano di contenimento, l'obiettivo di contenimento e la mitigazione del contagio che già stiamo perseguendo con i tre DPCM, e in particolare con l'ultimo. Stiamo parlando quindi del territorio nazionale. Pensiamo di disporre la chiusura nei giorni festivi e prefestivi dei centri commerciali, ad eccezione di farmacie e parafarmacie, negozi di generi alimentari, tabacchi ed edicole che sono all'interno di questi centri commerciali, ovviamente in ragione della maggiore attrattività che questi spazi suscitano in particolare nel weekend. In coerenza con la chiusura delle sale gioco, delle sale Bingo, intendiamo disporre anche la chiusura dei corner adibiti ad attività di scommesse, dei videogiochi ovunque siano collocati. Chiuderanno, ahimè, anche musei e mostre. Prevediamo anche la riduzione sino al 50 per cento del limite di capienza dei mezzi pubblici locali. Infine prevediamo di introdurre limiti agli spostamenti da e verso le Regioni che presentano elevati coefficienti di rischio, salvo che non vi siano comprovate esigenze lavorative, motivi di studio o di salute, situazioni di necessità.
Prevediamo anche limiti alla circolazione delle persone nella fascia serale più tarda, salvo, anche in questo caso, le medesime eccezioni delle comprovate esigenze lavorative, dei motivi di studio o di salute, delle situazioni di necessità. Prevediamo, infine, la possibilità che le scuole secondarie di secondo grado possano passare, anche integralmente in questo caso, alla didattica a distanza, sperando che questa sia una misura ben temporanea.
Quanto agli altri due regimi di misure di contenimento e mitigazione da applicare per le Regioni che sono in una condizione di rischio più elevato, prevediamo di introdurre ulteriori disposizioni restrittive, graduandole di intensità e severità in proporzione al coefficiente di rischio.
Nel momento in cui sono entrato in quest'Aula, credo che fosse ancora in corso la Conferenza con le Regioni, che sono state ascoltate ieri e anche da questa mattina. Ovviamente, terremo conto non solo delle risoluzioni che verranno qui votate, ma anche delle istanze che verranno poste al tavolo della Conferenza con le Regioni.
In questo snodo così critico della sfida europea e globale contro il virus, il principio ispiratore della nostra azione resta lo stesso: la priorità, oggi come in primavera, è la difesa della vita umana e della salute, che costituisce una precondizione per il godimento di tutti gli altri diritti costituzionalmente garantiti.
Siamo consapevoli della frustrazione, del senso di smarrimento, della stanchezza dei cittadini e anche della rabbia che si sta manifestando in queste giornate; i cittadini che si trovano a convivere con nuove limitazioni anche alle proprie libertà personali. Siamo anche coscienti delle profonde ripercussioni che le restrizioni avranno, inevitabilmente, sull'attività economica, sulla produzione e sui redditi. Tuttavia, vorrei ribadire, a questo proposito, che non vi può essere alcun dilemma tra la protezione della salute individuale e collettiva e la difesa della nostra economia: tanto più saremo efficaci nel piegare la curva dei contagi, tanto più velocemente potremo allentare le restrizioni oggi necessarie, evitando così un deterioramento insostenibile del nostro tessuto economico e sociale. Peraltro, ne è riprova l'ottima performance economica che i Paesi europei hanno mostrato nel terzo trimestre di quest'anno, dopo aver domato, a partire da giugno, la crescita del contagio. In questo quadro, l'Italia - lo ricordo - ha registrato una crescita del PIL pari al 16,1 per cento nel terzo trimestre, ben al di sopra delle aspettative, superando persino la crescita del PIL nella media dell'Eurozona, pari al 12,7 per cento. Questi, ovviamente, sono numeri macroeconomici e non ci dicono nulla della sofferenza economica, del grave disagio sociale avvertito da ampie fasce della popolazione, però è un risultato complessivamente straordinario, che dobbiamo alle nostre imprese, ai lavoratori e anche alla grande disciplina mostrata dei cittadini, a cui va nuovamente tutta la nostra gratitudine per i sacrifici compiuti.
Il Governo non intende arretrare di un millimetro rispetto al proposito di garantire la più ampia protezione economica possibile ai lavoratori, alle imprese, alle famiglie italiane. La complessità della situazione che stiamo vivendo ci impone di fornire tutto il sostegno necessario, per tutto il tempo necessario e nella misura in cui sarà necessario. Tutti gli ulteriori sforzi finanziari che dovremo compiere costituiscono - lo voglio dire chiaramente - elementi di stabilità, di certezza e di sicurezza per il mondo del lavoro, che appaiono oggi assolutamente irrinunciabili.
È con questo spirito, peraltro, che abbiamo varato la scorsa settimana il “decreto-legge Ristori”, all'esito di un confronto con le parti sociali, e che abbiamo deciso di estendere fino alla fine di marzo del prossimo anno il blocco dei licenziamenti, garantendo al contempo che la Cassa integrazione cosiddetta COVID sia gratuita per i datori di lavoro interessati dalle misure restrittive e per coloro che subiscono, più in generale, il blocco dei licenziamenti. Anche a fronte di queste ulteriori limitazioni, d'accordo con il Ministro Gualtieri e con il Ministro Patuanelli, stiamo già lavorando per compiere, realizzare e perseguire ogni azione utile per ristorare e sostenere i settori colpiti, e per questo, appunto, cercheremo di concretizzare queste erogazioni in termini di ristori e indennità al più presto.
Si dice spesso che ogni crisi è un'opportunità di cambiamento e di trasformazione. Quella che stiamo vivendo è ormai la terza crisi nello spazio degli ultimi quindici anni e, stavolta, l'Italia, l'Europa, l'Occidente, hanno la possibilità di imprimere una vera svolta che, al contrario, è mancata dopo i precedenti episodi di crisi. L'Europa ha saputo cogliere questa sfida, in particolare attraverso il programma Next Generation EU e attraverso varie altre iniziative, a cui l'Italia ha fornito un contributo determinante e per il quale è necessario un nuovo patto tra pubblico e privato, nonché una nuova strategia di organizzazione della presenza pubblica nell'economia, che non ostacoli il mercato, ma sappia intervenire e indirizzarlo in questo momento di particolare crisi.
Nei mesi a venire, quindi, sarà il nostro Piano nazionale di ripresa e resilienza ad offrire una nuova prospettiva di modernizzazione del Paese, nel solco dei grandi obiettivi strategici dell'Unione europea. Anche in un momento così drammatico, in cui tutti siamo pressati dall'urgenza di provvedere e ci sentiamo immersi nella gestione del quotidiano, non possiamo permetterci di distogliere lo sguardo verso il futuro. Non conosciamo ancora il volto dell'Italia che verrà, ma sappiamo con certezza che le trasformazioni in atto lo cambieranno profondamente.
Il compito della politica, di tutti noi, sarà guidare, accompagnare questa transizione. Nessuno può sentirsi esonerato da questa sfida di portata storica. Ancora una volta, mi permetto di rivolgere un invito a tutte le forze, a tutte le energie del Paese: restiamo uniti, restiamo uniti in questo drammatico momento, a dispetto delle diverse idee e convinzioni, in nome dell'unità, dei valori che sono a fondamento della nostra convivenza, del nostro quadro costituzionale. Grazie (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Liberi e Uguali, Italia Viva e di deputati del gruppo Misto).
(Discussione)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri.
È iscritto a parlare il deputato D'Alessandro. Ne ha facoltà.
CAMILLO D'ALESSANDRO (IV). Grazie, Presidente. Signor Presidente, come lei ha detto, queste sono le ore dei momenti difficili. Un padre della patria come Aldo Moro ammoniva: “Se fosse possibile dire saltiamo questo tempo e andiamo direttamente a domani, credo che tutti accetteremmo di farlo, ma non è possibile. Oggi dobbiamo vivere, oggi è la nostra responsabilità. Si tratta di essere coraggiosi e fiduciosi al tempo stesso. Si tratta di vivere il tempo che ci è dato con tutte le sue difficoltà”.
Noi, Presidente, ci sentiamo convocati da questo appello, che rappresenta una linea rossa che unisce la storia del nostro Paese di fronte alle difficoltà: essere all'altezza del tempo che ci è dato vivere. E io la ringrazio perché con il suo intervento oggi e con il suo appello, che noi facciamo nostro, rivolto a tutte le forze politiche e all'opposizione, torna la centralità del Parlamento e il primato della politica.
Presidente, la democrazia decidente ha dovuto ripiegare e procedere di fatto in atti amministrativi, seppur dentro limiti strettissimi di legittimità costituzionale, certo non in discussione nella proliferazione di DPCM, stante l'esigenza della decisione rispetto al farsi delle emergenze. Non è questo certo il momento di indagare le ragioni, ma da questa crisi o torna lo Stato nella sua autorevolezza, nelle articolazioni rappresentative, innanzitutto Governo e Parlamento, o ciò che sarà lasciato in eredità rischia di generare un sonno collettivo capace di cambiare la ragione al nostro risveglio. Ci troviamo di fronte a un fatto inedito nella storia dell'umanità, globalizzata non dalla finanza o dai mercati, dai generi di consumo o dalla moda, ma da una invisibile sfida comune: la resistenza delle democrazie liberali di fronte al diritto universale alla sicurezza sanitaria, che coincide con la tenuta economica delle nostre nazioni. Alla domanda che cosa accade dopo - la domanda etica, finale - si risponde: ora, subito. Le democrazie liberali sono in grado di governare momenti eccezionali della vita collettiva? Se la risposta sarà “no” o sarà una risposta debole il rischio concreto è che possa avanzare, non solo in Italia, l'idea della necessità di altro. La risposta al dopo della guerra delle armi e delle nazioni fu la democrazia parlamentare e l'Europa. Ora dobbiamo chiederci quale sarà la risposta al dopo dell'attuale guerra invisibile: più democrazia parlamentare e più Europa o il suo contrario? Presidente, dopo la parentesi del Governo Conte 1, l'Italia è tornata pienamente in Europa, dai gilet gialli è tornata a sedere nella cabina di regia ed il Paese intero riconosce innanzitutto a lei la capacità di aver contribuito a far cambiare il corso a un'Europa ritenuta distante e incapace di interpretare in continuità, in evoluzione il sogno europeo. Prima con il Presidente della BCE Mario Draghi, oggi con il pacchetto di interventi previsti, l'Europa è tornata ad essere percepita casa comune e non una trappola. Non è una trappola l'Europa, non lo sono le misure messe a disposizione dall'Europa. Se è così, oggi che ci apprestiamo a misure ancora più restrittive e dal notevole impatto economico e sociale che superano un DPCM di sole poche ore di vita in ragione della curva pandemica, dopo che l'Italia ha vinto in Europa, ci si ostina a far perdere l'Europa in Italia. Di fronte ad una nuova emergenza sanitaria continuare a rinunciare alla linea pandemica del MES non solo è un errore sul punto di diritto ed economico, ma è una grave ferita, innanzitutto nei confronti di coloro che chiamiamo eroi, ma che lasciamo senza la potenza di fuoco che il sistema sanitario oggi merita, non per superare l'emergenza, ma per fare in modo che, di fronte ad ogni emergenza futura in Italia, potremo dire: “non accadrà mai più”. Possono cambiare Governi e maggioranze, ma dovremo far rimanere un punto fermo: la certezza della sicurezza sanitaria, che è la più grande eredità che insieme possiamo lasciare a chi verrà dopo di noi. Presidente, si è costituito in Parlamento, tra Camera e Senato, un intergruppo che ha lavorato e sta lavorando ad un documento condiviso che vuole parlamentarizzare il dibattito, che vuole essere la soluzione per il Paese e non il problema. Un lavoro di verità e di cura degli interessi nazionali, il contrario della narrazione finta sovranista. Lei, Presidente, è a capo di una coalizione che non nasconde la sua eterogenea composizione; non potrebbe essere altrimenti, veniamo da un processo prima elettorale e poi parlamentare che ci ha visto divisi ed ora insieme nell'esclusivo interesse del Paese. Ciò non può annullare le differenze, ma nessuna differenza ci fa smarrire il nostro dovere, quello della responsabilità, soprattutto in queste ore. Avevamo posto dubbi prima, durante e dopo il precedente DPCM, ed il fatto che si sia già superato dovrebbe indurre a prudenza quando vengono sollevati punti di vista critici e proposte alternative. Facciamo solo il nostro dovere a farlo. Ad aprile avevamo sollevato il tema della sicurezza della filiera delle scuole: filiera significa trasporti e lezioni. Fummo aggrediti, anche in maggioranza si volle soffiare sul fuoco delle paure di madri e padri, come se noi non lo fossimo, come se non mandassimo i nostri figli a scuola, additandoci come irresponsabili. Poi i nodi sono arrivati al pettine e se la scuola è in sicurezza non lo sono i trasporti, tant'è vero che si interviene a più riprese per limitarne gli spostamenti. La scuola è presenza: ovunque in Europa, anche con scelte di lockdown, le scuole, gran parte di esse, rimangono aperte. C'è una ragione di fondo: una nazione con le scuole chiuse è sospesa, non riparte; non è la prima cosa che si chiude, ma esattamente l'ultima. Chiediamo i numeri, la trasparenza dei dati, perché se un'azione, un'attività, una situazione è fonte di contagio, va svelata e resa evidente nel suo rapporto di causa ed effetto, altrimenti il rischio è la babele delle posizioni da cui non si salvano neanche i virologi da Tv, babele evidente nelle Regioni e tra le Regioni.
Per essere chiari, Presidente, siamo con lei di fronte alle evidenze epidemiologiche, a misure più forti, proporzionate e differenziate, anche in ragione della mappatura del contagio. È evidente che ad ogni chiusura deve corrispondere un adeguato e congruo ristoro, capace non solo del sostegno immediato, ma capace di accompagnare la riapertura quando essa sarà possibile. Presidente, lei ha fatto riferimento a un dato di malessere che c'è e che non va sottovalutato. Le piazze che si sono riempite, ad esclusione dei fenomeni che tutti abbiamo condannato, rappresentano uno spaccato del Paese che innanzitutto è riassumibile nell'incertezza del futuro; e quando c'è incertezza in un Paese dentro una crisi sanitaria c'è il rischio che quelle attività che oggi chiudono domani decidano di non riaprire, indipendentemente dai sostegni di oggi e immediati. Per questo noi siamo a favore di qualunque tipo di iniziativa che possa prendere per mano il Paese, che possa condurlo verso un orizzonte dove si dica chiaramente che i problemi ci sono - concludo, Presidente - ma che questo Paese è autorevole, è un grande Paese, ha una grande forza e determinazione e che nessuno rimarrà solo. La grande paura degli italiani, soprattutto delle fasce più deboli, è di rimanere soli. Dimostriamo, come ci invitava Aldo Moro tanti anni fa, di essere all'altezza di questi tempi difficili (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Tondo. Ne ha facoltà.
RENZO TONDO (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, signor Presidente. Nei centoventi secondi che mi sono concessi cercherò, signor Presidente del Consiglio, di fare qualche breve considerazione, anche magari non coordinata proprio perché centoventi secondi mi consentono solo di fare alcune considerazioni brevi. La prima: evidentemente apprezziamo il fatto di essere venuto in Aula, di averlo fatto prima delle decisioni. Le decisioni le avete già in qualche modo inquadrate, però il fatto di essere qui è comunque un fatto che giudichiamo positivamente; credo anche che l'appello all'unità, che lei ha fatto, vada accolto da parte di tutti. Prego anche i colleghi di maggioranza di non insistere sulla diversificazione di responsabilità. Credo, inoltre, che chi raccoglie il malcontento delle comunità che lavorano abbia il diritto di essere considerato alla stessa stregua di chi considera la salute come il primo elemento.
Una seconda considerazione, signor Presidente, è sulle Regioni: credo che lei abbia fatto bene a riportare una differenziazione all'interno del nostro territorio regionale. Ci sono situazioni differenziate e i presidenti vanno responsabilizzati. Ha ragione anche lei quando sostiene di aver trovato difficoltà ad un ragionamento costante, perché ognuno cerca di portare l'acqua al suo mulino. Va bene che le Regioni si assumano responsabilità; le faccia assumere, una volta per tutte, anche su alcuni temi che possono essere diversificati. Lei ha fatto, signor Presidente, un appello all'unità. Le voglio fare un esempio che ho vissuto in prima persona all'epoca del terremoto del Friuli-Venezia Giulia: i primi mesi, successivamente al terremoto, furono mesi di emergenza, dove la maggioranza decideva di fretta e di corsa come doveva essere. Quelli della ricostruzione sono stati mesi di grande coesione sociale in cui l'opposizione è stata resa partecipe delle decisioni attraverso una commissione speciale, che aveva il compito di aiutare la giunta regionale.
Questa commissione, per legge, aveva la presidenza assegnata all'opposizione. Fu un grande esempio di coesione sociale da parte di una maggioranza che, all'epoca, aveva tutti i numeri per governare da sola, però avevano capito che il Friuli che si andava a disegnare dopo il terremoto era un Friuli che non era per una maggioranza, ma era per tante generazioni successive. Io credo che lei oggi abbia un'occasione, che deve cogliere: quella di aprire il confronto con tutti, un confronto vero e non solo formale, anche perché - e chiudo davvero - ci sono alcune considerazioni che mi sfuggono; per esempio, il fatto che si possa mangiare in un ristorante a mezzogiorno e non si possa fare alle otto di sera. Ci sono alcune considerazioni difficilmente spiegabili alla nostra comunità. E c'è una logica di fondo che non condivido: la logica di fondo è quella di impedire alla gente di circolare. Ecco, io credo che prendere per principio assoluto il fatto che positivo è far stare la gente a casa, credo che non sia assolutamente giusto.
PRESIDENTE. Deve concludere, deputato Tondo.
RENZO TONDO (M-NI-USEI-C!-AC). Io credo che la nostra comunità - e chiudo, Presidente - abbia la responsabilità sufficiente per assumere le decisioni che riguardano anche la propria salute (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Federico. Ne ha facoltà.
ANTONIO FEDERICO (M5S). Grazie, Presidente. Presidente Conte, grazie per essere qui, oggi, a testimoniare l'impegno serio, concreto del Governo per rispondere alle preoccupazioni e alle paure del Paese. Vado subito al punto: davanti alle sofferenze economiche, alla rabbia, all'angoscia di tantissimi concittadini serve collaborazione, serve responsabilità, mai come ora. Questo è davvero il momento di restare uniti, proprio come ha detto lei, qualche minuto fa, Presidente: uniti tra livelli uniti tra livelli istituzionali, tra maggioranza e opposizione qui, in Parlamento, tra categorie sociali. Solo l'unità, lo spirito di dialogo può darci la forza per garantire al Paese soluzioni adeguate alla gravità del momento.
L'Italia sta affrontando la prova più dura, forse ancor più dura di quella di marzo scorso, perché ora gli italiani sentono addosso il peso dei mesi passati, ma questa pandemia va ben oltre i confini nazionali, lo sappiamo, e tanti altri Paesi europei si trovano, in queste ore, a prendere scelte difficili, dolorosissime in molti casi. L'Italia ha il dovere di fare la stessa cosa, con senso di responsabilità, mettendo da parte partigianerie, protagonismi ed egoismi, per unire le forze di tutti e di ciascuno, come detto dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, non più tardi di ieri mattina. Ma per tradurre queste parole in atti concreti, c'è bisogno necessariamente di trovare una visione comune con tutte le Regioni d'Italia, sulla scuola, sulla mobilità, sulla sanità, temi che vanno affrontati seguendo un orizzonte di valori comuni.
La scuola. Perché è importante attenzionare la scuola? Perché è importante avere l'attenzione alta sulla scuola? Perché la scuola è argine alle diseguaglianze, è tutela delle fasce più deboli della popolazione, è difesa del diritto allo studio, ma anche protezione di tante famiglie e tante donne, soprattutto. In tante aree del Paese, inoltre, la chiusura degli istituti vuol dire dispersione scolastica e, nelle zone più depresse, questo significa abbandonare ragazze e ragazzi. La scuola, quindi, deve essere terreno di incontro tra i vari livelli istituzionali, dovrebbe essere un baluardo, appunto, il primo da considerare e l'ultimo da far saltare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Soprattutto, dobbiamo lavorare insieme per garantire una didattica adeguata in riferimento alle scuole elementari e alle scuole medie, che plasmano l'animo dei nostri bambini, il loro modo di intendere il mondo, in una fase determinante della crescita. Bisogna, quindi, impegnarsi per evitare possibili ricadute negative sullo sviluppo dei più piccoli. E quindi, allora, laddove sarà possibile garantire la didattica in presenza, ovvero in quelle aree dove l'indice Rt non è fuori controllo, va preservato: nei nidi, nelle scuole d'infanzia, nelle scuole primarie e secondarie del primo ciclo. Consideriamo anche, infine - ultimo, ma non ultimo -, il fatto che l'eventualità di una didattica a distanza anche per gli studenti del primo ciclo significa che, necessariamente, bisognerà attivare immediatamente gli strumenti di welfare concreti, chiari e immediati per dare supporto alle famiglie che si ritroveranno i loro figli a casa e che dovranno accompagnare, in quella fase.
Aggiungo anche sulla mobilità alcune riflessioni. Oggi siamo chiamati a trovare convergenza, e qui il ruolo delle Regioni, sulla mobilità, si fa ancora più determinante. Sono, infatti, i presidenti delle Regioni a conoscere il proprio territorio e a conoscere i punti deboli del sistema dei trasporti. Insomma, è evidente che ciascuna regione abbia le proprie peculiarità, perché, solo per fare un esempio, ci sono differenze dirimenti tra un'area metropolitana e un'area interna, aree interne che, poi, raccolgono oltre il 50 per cento dei comuni nel nostro Paese e il 23 per cento della popolazione italiana residente. Quindi, non possiamo non considerare questi aspetti.
I dati di queste settimane, poi, impongono di limitare spostamenti tra Regioni, anche al loro interno, ove l'indice Rt risulti superiore a una soglia limite, che è quella che è stata definita unanimemente pari a 1,5. In termini concreti, insomma, bisogna tener conto delle differenze territoriali, delle grandezze, dei dati, dell'orografia, caratteristiche importanti per definire la pressione sugli ospedali, la gestione dell'emergenza o la possibilità di assembramenti, che sono aspetti determinanti per contrastare adeguatamente la pandemia.
Per questo motivo, auspico la piena assunzione di responsabilità da parte delle Regioni: ora più che mai, le istituzioni regionali devono farsi guida dei cittadini amministrati attraverso indicazioni precise e puntuali delle difficoltà, ma anche e, soprattutto, delle soluzioni ai loro problemi. Finita la pandemia sarà, poi, il tempo di rivedere competenze e rapporti con lo Stato, magari, però, rafforzare le autonomie non dovrà mai significare aumentare le disparità. Insomma, questo è il momento della collaborazione, dicevo in apertura, e dobbiamo avere fiducia nelle capacità di affrontare insieme questo momento cruciale. Se è vero che ogni crisi porta con sé delle opportunità, oggi abbiamo, appunto, l'opportunità di tutelare il Paese, colmando divari e riducendo disuguaglianze. Grazie, Presidente e buon lavoro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.
EDMONDO CIRIELLI (FDI). Signor Presidente della Camera, onorevoli colleghe e colleghi, signor Presidente del Consiglio, dalle sue parole abbiamo avuto la conferma che l'Italia è al pre-collasso sanitario ed economico. Ci chiedete di collaborare, eppure noi, in tutti questi mesi, volevamo collaborare. All'inizio, quando abbiamo chiesto la chiusura della frontiera con la Cina, siamo stati insultati come razzisti; oggi, è una misura che, per prima, la Cina ha adottato nei confronti dell'Italia e, tuttora, c'è bisogno di un periodo di quarantena per recarsi in Cina. Avete ricorso costantemente, se non sempre, al voto di fiducia, 2 mila nostri emendamenti sono stati respinti; ma torniamo rapidamente a quello che è accaduto.
In base all'articolo 117 della Costituzione, lettera q), la profilassi internazionale è competenza del Governo, eppure c'è stato un disastro grave. Nulla è stato fatto, o è stato fatto in maniera tardiva: un disastro sanitario, pazienti abbandonati in casa senza cure e medicine, eppure l'epidemia in Cina avrebbe dovuto, visti i rapporti tanto vantati da una parte del Governo nei confronti di questa nazione, essere utile per l'esperienza; intere generazioni di anziani sono state decimate, con cure sbagliate e anche per la mancanza di una tutela specifica, perché, già allora, si capiva che era una classe a rischio.
L'estate dopo il lockdown è stato sprecato un duro sacrificio di libertà ed economico da parte di tutti gli italiani: inadeguati i ristori e i provvedimenti economici e, soprattutto, l'apertura maldestra o, quantomeno, una mancata attuazione di controllo delle frontiere, con una quarantena adeguata nei confronti di turisti, stranieri, la ripresa dell'immigrazione incontrollata, il mancato rispetto delle regole da parte di questi stranieri, con una acquiescenza da parte del Ministero dell'Interno, ripetute fughe dai centri di controllo di quarantena.
Ci chiedete ancora di collaborare: noi ci siamo e ci saremo sempre. Ovviamente, non possiamo dimenticare questi otto mesi di fallimenti da parte del Governo, ma, certamente, ci sarà un'ampia responsabilità, come sempre. Sicuramente le parole che ha detto verranno valutate con senso di responsabilità e senza pregiudizio nel voto finale anche delle varie risoluzioni.
Come collaborare? Certo, noi non possiamo collaborare in maniera ambigua e obliqua. Lo ha detto lei: ognuno ha il suo ruolo. Ma, soprattutto, vi è una cosa che non ha detto, ma che immagino lei pensi: questo è il luogo dove c'è la collaborazione istituzionale. L'opposizione farà come sempre la sua parte, presenterà le sue proposte e se, davvero, il Governo intende collaborare, le forze di maggioranza possono votare favorevolmente sulla nostra proposta; vedremo chi vuole veramente collaborare o semplicemente fa un rimpallo di responsabilità. Ovviamente, il disastro socioeconomico, il disastro sanitario, sono tutti una responsabilità del Governo. Questo è evidente, nel senso che è il Governo che aveva le responsabilità di prendere le decisioni e ciò è chiaro per la prima ondata ma è ancora più tragico per la seconda ondata; i risultati sono sotto gli occhi di tutti e lei stesso, questa mattina, ce li ha confermati. Certamente, non è con un vergognoso scaricabarile sulla responsabilità dei cittadini, che sono stati accusati da forze di maggioranza di essere degli untori, che le cose possono cambiare, invece è in quest'Aula, con scelte coraggiose, condivise e ascoltando veramente - finora in maniera assolutamente inconcludente da parte del Governo, ma noi speriamo veramente che ci sia un'attenzione - le proposte da parte dell'opposizione che verranno formalizzate negli altri interventi. Noi speriamo che ci sia un'attenzione diversa e un senso di responsabilità che finora è mancato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Magi. Ne ha facoltà.
RICCARDO MAGI (MISTO-CD-RI-+E). Grazie, Presidente. Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, ci sono due questioni che dovrebbero essere centrali nel nostro dibattito e su cui è arrivato il momento che il Parlamento impegni in modo chiaro il Governo. La prima è la questione dei dati. Lei, Presidente, nella sua comunicazione ha fornito molti numeri, ma nel nostro Paese continuiamo ad avere un problema con i dati. Per affrontare in modo efficace questa epidemia è necessario saper raccogliere e utilizzare i dati. Da troppi mesi ormai molti esponenti della comunità scientifica chiedono al Governo di mettere a disposizione i dati disaggregati che quotidianamente arrivano dalle Regioni, di raccogliere i microdati e di fare delle indagini statistiche periodiche su campioni di popolazione rappresentativi. Solo così avremo informazioni su come si diffonde il virus e le decisioni politiche saranno trasparenti, scientificamente fondate e accettabili per i cittadini. È incredibile - e non è la prima volta che faccio questo appello in quest'Aula e altri colleghi lo hanno fatto - che in un mondo in cui le principali attività economiche ormai si svolgono e si basano sulla forza dei dati, noi non riusciamo a farne un uso completo ed efficace per contrastare la pandemia.
La seconda questione attiene alla responsabilità di tutti noi in questo momento drammatico per il Paese. Abbiamo ancora bisogno di interventi strutturali per potenziare la risposta sanitaria, i cui standard in molte aree del Paese non hanno raggiunto gli obiettivi che erano stati stabiliti dal Governo stesso in primavera. Non è, quindi, più rinviabile il ricorso a tutti gli strumenti finanziari disponibili per affrontare questa emergenza; tra essi, la linea di credito speciale del Meccanismo europeo di stabilità, che consentirebbe al nostro Paese finanziamenti a tasso zero per spese di contrasto diretto e indiretto alla pandemia, con un risparmio di centinaia di milioni di euro rispetto al ricorso al debito pubblico e con condizionalità che lo stesso Ministro dell'Economia poche ore fa ha confermato essere inferiori a quelle del Recovery Fund.
Nel momento in cui ascoltiamo e facciamo appelli quotidiani di responsabilità ai cittadini, non possiamo non chiederla, prima di tutto, a chi è al Governo o siede in Parlamento e si ostina a rifiutare il ricorso a uno strumento di fondamentale importanza per investire sul nostro sistema sanitario e potenziarlo, per oggi e per il futuro (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Centro Democratico-Radicali Italiani-+Europa e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. È iscritto parlare il deputato Occhiuto. Ne ha facoltà.
ROBERTO OCCHIUTO (FI). Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio, lei oggi si è presentato in Aula per annunciare il quarto DPCM in due settimane e questa credo sia la dimostrazione più evidente del fatto che il suo Governo si sta limitando a inseguire la curva dei contagi, senza aver programmato per tempo le misure per contenere questa crescita dei contagi. Lei ci ha chiesto sostegno; l'ha fatto nei giorni scorsi e l'ha fatto oggi in Aula, intervenendo all'inizio della discussione; ha chiesto sostegno all'opposizione. Lei sa, signor Presidente, che noi di Forza Italia questo sostegno glielo abbiamo offerto sempre nei mesi passati, perché l'abbiamo offerto non a lei ma al Paese, agli italiani, e lo abbiamo fatto senza alcuna tentazione di lasciare la trincea dell'opposizione. Signor Presidente, lei non rintraccerà nelle dichiarazioni sul Governo del presidente Berlusconi nei mesi scorsi alcuna critica distruttiva nei confronti del Governo, alcuna critica per partito preso o soltanto perché siamo all'opposizione. Ciò perché abbiamo sempre ritenuto - Berlusconi innanzitutto - che nella tempesta occorresse remare tutti dalla stessa parte, dalla parte del Paese e che sarebbe arrivato - ma dopo, dopo la crisi - il tempo delle recriminazioni, il tempo per giudicare i ritardi e le omissioni di chi aveva la responsabilità di governare. Noi di Forza Italia, signor Presidente - noi, in particolare - abbiamo assunto anche posizioni fuori dal coro del centrodestra. Lo abbiamo fatto, per esempio, sul MES (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) e sulla necessità di attivare tutti gli strumenti che l'Europa metteva a disposizione per fronteggiare la crisi. È stata una posizione che noi di Forza Italia abbiamo assunto in maniera coraggiosa perché originale all'interno del centrodestra e lei, al quale abbiamo sempre riconosciuto di essere un uomo di buonsenso che non può ritenere che sia inutile l'attivazione del MES, si sta accingendo a creare le condizioni per un secondo lockdown, che determinerà la chiusura di centinaia di migliaia di imprese e provocherà milioni di disoccupati (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), e mentre fa tutto questo, con la sua maggioranza si limita ad arzigogolare sul MES e sulla utilità di attivarlo, prendendo questi 37 miliardi che sarebbero utili da impiegare per fare quegli investimenti che finora il Governo non ha fatto.
Ma anche il resto dell'opposizione, signor Presidente, ha dimostrato nei fatti la stessa responsabilità. A volte ci si limita a osservare la forma, la forma della comunicazione, i toni: ebbene, chi sta in quest'Aula sa che le opposizioni si giudicano non per la forma delle dichiarazioni ma si giudicano dai voti che esprimono in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). In quest'Aula e nell'Aula del Senato le opposizioni sono state decisive nell'interesse del Paese per dare a lei e al suo Governo la possibilità di spendere 100 miliardi di nuovo debito (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), che dovranno pagare i nostri figli per fronteggiare la crisi e che lei, poi, ha spesi dopo aver ricevuto il voto decisivo delle opposizioni, senza ascoltare le opposizioni, senza considerare i suggerimenti delle opposizioni! Quindi, di che parliamo? Tutte le opposizioni in quest'Aula, negli atti decisivi che si esprimono attraverso il voto, hanno dimostrato sempre grande responsabilità e grande senso di disponibilità nei confronti del Paese e anche nei confronti del Governo quando chiedeva gli strumenti per operare nell'interesse del Paese. Non si soffermi sui toni, sui modi della comunicazione: ciascuno ha i suoi toni, i suoi modi della comunicazione, ma sono i voti quelli che decidono il profilo di sostanza che ciascuno mantiene nel dibattito politico e questi voti noi li abbiamo sempre ricercati, perché abbiamo sempre chiesto che lei venisse qui nei momenti più delicati non per semplici informative, dove lei parla, noi ascoltiamo e diciamo qualcosa - no! -, ma per rendere comunicazioni. Oggi l'ha fatto, per fortuna, per dare la possibilità, dopo le sue comunicazioni, di un'assunzione di responsabilità a tutte le forze politiche che propongono, attraverso risoluzioni, le loro soluzioni e chiedono il voto sulle loro proposte.
Poi andremo alle proposte contenute nella nostra risoluzione e saremo attenti, signor Presidente del Consiglio, al parere che il Governo esprimerà su queste proposte (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), perché, così, attraverso il parere del Governo sulle proposte dell'opposizione, si giudica la reale disponibilità del Governo di accogliere i contributi dell'opposizione, non attraverso i tavoli o le cabine di regia. Quelle non ci interessano, perché anche a noi - non solo a chi lo dice dalla parte più estrema dell'emiciclo - le poltrone, gli incarichi, i pennacchi non interessano.
È il Governo, signor Presidente, ad aver sistematicamente ignorato le proposte dell'opposizione. E ora, dopo che avete provocato il disastro che ci accingiamo a fronteggiare, lei chiede alle opposizioni di sedersi al suo tavolo, in una cabina di regia. Ma per sei mesi siete stati fermi, immobili, quando vi dicevamo di investire, per esempio, sulla sanità, attraverso appunto i 36 miliardi del MES. Siete stati immobili, anche quando le Regioni predisponevamo i piani per le terapie intensive e si accingevano a spendere le risorse del “decreto Rilancio”. Ebbene, poi, il commissario straordinario quei bandi li ha pubblicati soltanto ad ottobre e, ora, si scarica la responsabilità sulle Regioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! È inqualificabile questo atteggiamento. Se se la prende con le Regioni per quello che non hanno speso sulla sanità, allora chieda anche al Commissario Arcuri se qualche responsabilità è anche appartenente a lui.
Sui vaccini, signor Presidente, non noi, non le opposizioni, anzi, non solo le opposizioni, ma un'articolazione del suo Governo, la direzione della prevenzione del Ministero della Salute, il 10 giugno – il 10 giugno – scriveva, non a noi, a lei e al Governo, che sarebbe stato indispensabile predisporre una grande campagna di sensibilizzazione per la vaccinazione antinfluenzale, perché altrimenti, con i primi freddi, molti italiani, con un raffreddore o una tosse dovuta alla influenza stagionale, avrebbero affollato i pronto soccorso e congestionato la nostra rete ospedaliera. Il 10 giugno l'ha scritto, non Forza Italia, il Ministero della Salute! Voi l'avete ignorato! Non c'è stata alcuna campagna di sensibilizzazione sulla necessità di vaccinare per l'influenza stagionale. Non c'è stato nessun impegno di risorse da attribuire alle Regioni, affinché comprassero tutte le dosi di vaccino necessarie. Oggi i nostri cittadini, gli anziani, vanno nelle farmacie a chiedere il vaccino antinfluenzale e non lo trovano. Ma è possibile che non lo trovino (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), mentre stiamo vivendo un'emergenza come quella che viviamo?
Noi vi avevamo chiesto di attivare il MES, anche per risolvere alcune questioni, che altrimenti evidentemente non era possibile risolvere. Mi riferisco, per esempio, alle risorse che l'attivazione del MES avrebbe potuto liberare, per acquistare i tamponi per un tracciamento a tappeto della popolazione e per potenziare i posti letto che mancano. Ha detto bene: noi non abbiamo solo un problema di terapie intensive, abbiamo un problema anche di ricoveri, di ricoveri ordinari. Abbiamo un problema anche di ricoveri ordinari per COVID e di ricoveri ordinari che, purtroppo, non si possono fare per tante patologie e che provocheranno, forse, anche delle morti indirette per via del COVID. Quante persone, oggi, non si ricoverano perché i nostri ospedali non riescono a farlo e questa circostanza determina un peggioramento dello stato di salute di queste persone? Come si fa, davanti ad una situazione del genere, ad ignorare la possibilità di attivare strumenti come quelli del MES?
Per sei mesi, signor Presidente del Consiglio, siete stati fermi sul fronte del trasporto pubblico. Eppure, era facilmente prevedibile che, con l'apertura delle scuole, i mezzi pubblici sarebbero stati super affollati. I mezzi pubblici sono naturalmente un veicolo, oltre che di mobilità, anche di trasmissione del virus. Era facilmente prevedibile, non ci voleva uno scienziato, non ci volevano gli scienziati del comitato tecnico scientifico! Ci voleva un uomo di buonsenso, che fosse capace di capire che, con l'apertura delle scuole, i mezzi pubblici sarebbero stati super affollati. Allora, siccome ci avete chiesto di indebitare i nostri figli e i figli degli italiani con 100 miliardi di euro, perché una parte di queste risorse, invece che impiegarle per il bonus monopattini, non l'avete impiegata per dare alle regioni le risorse necessarie (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) per acquistare nuovi autobus, nuovi mezzi pubblici? Perché, se avessimo avuto questa possibilità, oggi un autobus, invece di passare ogni dodici, tredici, quattordici minuti, passerebbe ogni tre o quattro minuti: non ci sarebbe necessità di raccomandare, come lei ha detto prima, un affollamento del 50 per cento dei mezzi pubblici. Come si fa a scrivere un DPCM che si raccomanda di non affollare? Che mettiamo, un controllore che conta e “no, c'è l'affollamento che supera il 50 per cento, tu oggi non vai a scuola” dice al bambino delle elementari? Si poteva far questo: si poteva, anche senza prendere una parte consistente di quei 100 miliardi, chiedere alle aziende di trasporto privato, quelle che portano i turisti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) - che oggi però, purtroppo, non ci sono più - quelle, che fanno le rotte, che so, da Catania a Roma, a Milano, da Cosenza a Milano, a Torino, si poteva chiedere loro, siccome hanno i loro mezzi nei garage, di mettere a disposizione questi mezzi a noleggio, affinché si potenziasse il parco mezzi del trasporto pubblico locale. Non ci voleva, anche qui, uno scienziato del Comitato tecnico-scientifico. Sarebbero stati necessari un po' di attenzione e un po' di buonsenso. Il Governo ha dimostrato di non avere né attenzione né buonsenso.
Sulla scuola. Signor Presidente, la scuola è stata chiusa da marzo, è stata chiusa per sei mesi. Mentre le scuole erano chiuse, si poteva predisporre uno straordinario piano di edilizia scolastica, che avrebbe consentito ai nostri ragazzi di lavorare e di studiare in sicurezza e avrebbe arricchito anche il patrimonio dell'edilizia scolastica del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), perché nella crisi, quando si fanno degli investimenti, si fanno degli investimenti che servono nell'immediato a fronteggiare la crisi, ma servono anche a rendere il Paese più forte, più bello, più capace, quando esce dalla crisi. Non è stato fatto. Non è stato fatto. Anche sulla didattica a distanza, noi siamo al punto in cui eravamo a marzo. Non è stato fatto nulla per aumentare la connettività, laddove, siccome non c'è connettività, non può funzionare la didattica a distanza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Non è stato fatto nulla per finanziare, per esempio, l'acquisto dei PC alle famiglie, perché - sappia, signor Presidente del Consiglio - che ci sono famiglie, che hanno tre o quattro figli e che devono avere tre o quattro PC per far studiare i figli. Non sarebbe stato meglio, forse, concentrare meno parole, meno energie e meno risorse sui banchi a rotelle e concentrare più risorse ed energie sulle infrastrutture digitali e sui PC per le famiglie e i ragazzi? Ora il Governo ci chiede sostegno, dopo aver ignorato le nostre proposte e dopo aver bruciato sostanzialmente sei mesi.
Se ci aveste ascoltato, signor Presidente del Consiglio, oggi, forse, non saremmo a questo punto. Se aveste fatto questi investimenti, che noi vi abbiamo chiesto di fare e che vi ho ricordato oggi, forse non saremmo a questo punto. Invece, lei, signor Presidente del Consiglio – lo dico con grande rispetto, perché lei ha svolto una funzione estremamente difficile; lei credo sia stato il Presidente del Consiglio che ha dovuto fronteggiare il problema più complesso della storia repubblicana – ha voluto fare tutto da solo: è passato dalle conferenze stampa a reti unificate sui social, come se fosse l'onnipresente inviato dalla provvidenza a salvare il Paese dalla piaga del COVID, a oggi - mi scusi, signor Presidente -, novello Ponzio Pilato, che cerca di scaricare le proprie responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), nel suo caso, sulle opposizioni o sulle Regioni.
Noi a questo gioco non ci prestiamo. Infatti, il dibattito di questi giorni sembra finalizzato a stabilire chi debba restare col cerino in mano dopo gli errori del Governo, sembra orientato a stabilire chi debba chiudere: deve chiudere il Governo, devono chiudere le Regioni, chi deve averne la responsabilità? Deve averne la responsabilità il Governo su input delle opposizioni? No, non si può svolgere un dibattito politico di questo tipo. La verità è che se si chiuderà è perché il Governo non è stato capace di fare gli investimenti utili e per tempo ad evitare un nuovo lockdown, semi-lockdown, poi, quasi totale lockdown.
Noi le diciamo subito, signor Presidente, quello che ha già detto il presidente Berlusconi; io personalmente, come molti miei colleghi di Forza Italia, non sono nella condizione di giudicare se si debba chiudere, se non si debba chiudere, perché è giusto che in questa condizione sia chi ha perfetta conoscenza delle valutazioni del Comitato tecnico-scientifico. Noi non abbiamo avuto perfetta conoscenza delle valutazioni del Comitato tecnico-scientifico; si tratta di valutazioni che, come abbiamo visto anche nei mesi passati, sono state a volte segrete, contraddittorie, segretate; chi ha la responsabilità di fare le scelte, deve avere anche gli strumenti cognitivi per poter fare queste scelte. Una cosa però sappiamo - e l'ha detta il presidente Berlusconi - che vanno chiuse soltanto quelle attività per le quali il Governo dispone, e dispone subito, a data certa, il ristoro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Dico ciò, signor Presidente, perché c'è grande tensione nel Paese. Noi condanniamo gli episodi di violenza, li condanniamo fermamente e se è possibile ancor più fermamente quando sono rivolti verso le forze di Polizia, verso questi ragazzi straordinari che magari per 1.200, 1.300 o 1.400 euro al mese difendono la nostra sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Non si può, però, ignorare la disperazione di chi manifesta pacificamente, che si vede costretto a perdere il proprio lavoro o a non poter esercitare il diritto di lavorare nell'azienda che ha costruito, di chi perde il proprio lavoro perché l'imprenditore abbassa la saracinesca (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). A queste persone bisogna guardare con grande attenzione; bisogna avere anche l'onestà nei confronti del Parlamento, ma soprattutto nei confronti di queste persone, di spiegare con chiarezza che cosa sta succedendo.
PRESIDENTE. Concluda.
ROBERTO OCCHIUTO (FI). Ho sedici minuti, Presidente.
PRESIDENTE. Siamo a diciotto.
ROBERTO OCCHIUTO (FI). Mi scusi, allora, Presidente.
PRESIDENTE. Concluda.
ROBERTO OCCHIUTO (FI). Lei si accinge, signor Presidente, a imporre altre restrizioni, mentre il Paese, le sue imprese e i lavoratori stanno pagando ancora i prezzi del primo lockdown e ce n'è un altro alle porte che rischia di essere ancora più disastroso. Allora, ci dica, ci faccia dire dal comitato tecnico-scientifico quanti sono i contagi provocati dalle attività che si chiudono. Dico ciò perché è difficile spiegare a quel ristoratore, che deve chiudere la sua attività perché questa sua attività, che magari osserva i protocolli di sicurezza per essere esercitata in tranquillità, provoca contagi, non si sa quanti, e, poi, però, i mezzi pubblici sono affollati all'inverosimile (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Queste cose vanno spiegate con chiarezza alla gente, quando si privano i cittadini della loro libertà economica e della libertà di vivere come vogliono.
Concludo, Presidente, e concludo come ha concluso il Presidente del Consiglio quando diceva, riferendosi all'opposizione, che nessuno può sentirsi esonerato. Non ci sentiamo esonerati, Presidente; purtroppo, sappiamo che questa crisi è enorme, gigantesca e rischia di travolgere come uno tsunami le Istituzioni ed abbiamo la preoccupazione che travolga allo stesso modo, chi governa e chi sta all'opposizione. Quindi, non ci esoneriamo e non ci sentiamo esonerati, anche perché è nostro dovere dare una mano al Paese, al di là dei ruoli di maggioranza e di opposizione. Lei ci chiedeva di stare uniti; certo, noi staremo uniti, saremo corretti nei confronti del Governo e del Presidente del Consiglio, ma questa correttezza la eserciteremo all'opposizione attraverso le nostre proposte, e la eserciteremo alla luce del sole soltanto in quest'Aula del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Rossini. Ne ha facoltà.
EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Presidente, in questa fase è giusto seguire il principio della proporzionalità delle misure restrittive, attivando così una responsabilizzazione diffusa, con un forte monitoraggio e controllo da mettere in campo. Però, la gestione di questa seconda ondata deve essere accompagnata, oggi, dal rafforzamento della cornice di un Paese che va avanti e va avanti con le riforme più urgenti, che non possono aspettare la fine della pandemia, pena la perdita di fiducia, di motivazione dei nostri cittadini e di credibilità. Se guardiamo i numeri, noi abbiamo 58-59 milioni di persone che non sono contagiati e che dobbiamo responsabilizzare e motivare. Noi sappiamo che quando il presente è difficile una persona regge il tempo del presente se ha una prospettiva e noi questa prospettiva dobbiamo darla ora. Questo è il tempo di prendere decisioni molto rapide, ma anche di mettere in campo le riforme. Cito solo tre riforme che il nostro Paese ha estremo bisogno di vedere in campo: banda larga su tutti i territori. Sbloccare la pubblica amministrazione, proprio perché il nostro è l'unico Paese che abbina le norme degli appalti a quelle dell'anticorruzione; noi sappiamo che la corruzione è dilagata e le persone che lavorano onestamente non hanno lo spazio di agire; saranno loro, invece, la forza e l'esempio per arginare la corruzione; dobbiamo, quindi, cambiare questo paradigma. Terza, la riforma della giustizia, il nostro è un Paese che rimane ancora ostile agli investimenti. Concludo, Presidente, dicendo che il virus corre veloce, ma anche le riforme devono correre veloce, perché senza prospettiva noi non avremo le energie di cui ha bisogno il Paese. Io ho piena fiducia nel suo operato e nel Governo, ce l'ha anche il Paese, ma il tempo va avanti e incalza, abbiamo bisogno di decisioni rapide, riforme secche, epocali, per il nuovo Paese. Solo così le restrizioni che stiamo mettendo in campo non lo fermeranno.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Claudio Borghi. Ne ha facoltà.
CLAUDIO BORGHI (LEGA). Grazie, signor Presidente. Signor Presidente, lei ha preannunciato la disponibilità ad accogliere i rilievi delle risoluzioni; no, la informo che lei “deve” accogliere i rilievi delle risoluzioni. Lei ha chiesto ai Presidenti delle Camere di trovare un luogo per il confronto con le opposizioni e il Parlamento. Guardi, la informo di una cosa: è questo il luogo del confronto, è il Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Lì, ci sono i banchi del Governo, qua ci sono gli scranni degli eletti dal popolo e, qui, ci si confronta ed è quello che stiamo facendo adesso e che non è stato fatto finora, perché ogni volta ci sono sempre state delle informative e mai delle comunicazioni con una bella risoluzione.
Lei ha detto, mi scusi, nel suo intervento, che il diritto alla salute è preliminare su tutti gli altri diritti costituzionali? Ma, scusi, ma come si permette lei di fare una scaletta dei diritti costituzionali? I diritti costituzionali sono tutti importanti alla stessa maniera e se per caso i numeri qualcosa contano, il diritto alla tutela della salute è al n. 32, il diritto al lavoro è al 4 (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). E le ricordo l'1, perché evidentemente si è dimenticato pure quello; l'1 dice che l'Italia è una Repubblica democratica, quindi si decide tutti assieme, non decide lei, fondata sul lavoro, quindi non fondata sulla salute o i DPCM, e la sovranità appartiene al popolo, che si esprime per i suoi rappresentanti, che qua sono. Quindi, vediamo di riportare le cose in un ordine costituzionale, perché il momento è grave (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Colleghi, per favore….
CLAUDIO BORGHI (LEGA). …per questo diritto al lavoro. Vediamo di capire perché non è possibile lasciare semplicemente alle regioni, alle opposizioni, o a qualsiasi altra istituzione, con cui lei vuole intestarsi eventuali futuri disastri, questa decisione di poter prendere e fare cose per contrastare il virus, o qualsiasi altra iniziativa grave. Perché l'aspetto economico è fondamentale, perché, se io prendo e investo un presidente di regione della responsabilità di contrastare il virus, lui magari può anche dire: “Chiudo tutto”, ma se non ha in mano le risorse per poter risarcire o per poter tutelare i lavoratori della sua Regione che stanno andando in rovina, come potrà avere un quadro completo della situazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)? Allora, date anche alle Regioni i soldi, perché è comodo dire: “Tu, presidente di Regione, chiudi tutto e io poi passo a fare Babbo Natale, con i ristori” , è un sistema comodo ma non va bene così, non va bene, non è un rapporto Governo-Regioni-opposizione. Qui ci vogliono delle cifre che sono incredibilmente superiori a quelle che voi al momento avete stabilito con il “decreto Ristori” perché, con il “decreto Ristori”, stiamo parlando di 5 miliardi - è esattamente la stessa sciocchezza fatta da quell'inadeguato del suo Ministro dell'Economia all'inizio, quando ha parlato di 3,6 miliardi per gestire la pandemia, mentre poi ce ne sono voluti cento -, quindi di 5 miliardi presi oltretutto sottraendo risorse ad altre categorie, a cui erano state promesse e che non le avranno. E questo non è nemmeno l'inizio di quello che ci vuole per indennizzare la gente e la gente è per strada perché è disperata, non perché ha voglia di farsi le passeggiate. Quindi - glielo dico proprio brevissimamente -, le suggerisco come fare per riportare tutto nell'alveo costituzionale, per coinvolgere veramente il Parlamento: facciamo che il Comitato tecnico scientifico informa in tempo reale le Commissioni sanità del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), subito, perché fino a ieri voi avete votato ancora per secretarle - dico voi della maggioranza -, invece subito il Parlamento deve essere informato di tutto, subito, in tempo reale; dopodiché, lei la smette con i DPCM, questo strumento assurdo, con cui lei si è arrogato la sovranità totale perché pensava di farsi la statua, pensava di essere l'eroe salvatore e, adesso che le cose non stanno andando come pensava, ecco che cerca la collaborazione e cerca la condivisione, quindi lei la smette con i DPCM e quindi forse la salviamo anche da questo lato, viene qui ogni settimana, si prende una bella risoluzione esattamente come quella di oggi, dove ci sarà una responsabilità politica, ci sarà una maggioranza che vota a favore, una minoranza che magari vota a favore anche lei, ma magari vota contro e, a quel punto, i rappresentanti dei cittadini avranno la responsabilità - e concludo Presidente - avranno la responsabilità politica delle decisioni. Quindi, venga qua, si prenda ogni settimana una risoluzione e poi faccia un bel decreto-legge, se c'è bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Così facendo poi gestiamo le questioni in Parlamento. Questa è la normale, la normale procedura costituzionale, non c'è lo stato d'emergenza, il tavolo…
PRESIDENTE. Deve concludere, deputato Claudio Borghi.
CLAUDIO BORGHI (LEGA). Sono tutte cose che nella Costituzione non esistono e si ricordi che il diritto al lavoro è fondamentale: lei non può trattare con faciloneria la vita delle persone che stanno venendo rovinate (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Stumpo. Ne ha facoltà.
NICOLA STUMPO (LEU). Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio, mi scuso se inizio, non dico con una battuta, ma quasi: in quest'ordine cronologico per cui si danno i diritti costituzionali, signor Presidente, ce ne sono alcuni che arrivano al 117° posto, eppure io non penso che sia così, né che vadano interpretati così. Il diritto alla salute è riconosciuto costituzionalmente e il diritto alla vita, quando c'è una pandemia, penso che sia il primo dei diritti da tutelare ad ogni cittadino, anche a quelli che fino a ieri e anche oggi continuano praticamente ad essere negazionisti verso questo problema.
Io la ringrazio per le parole con le quali oggi lei è venuto a dire in Aula qual è la situazione.
Non siamo in un momento in cui è impossibile gestire la fase più complicata della malattia dentro gli ospedali, ma siamo in un momento di difficoltà nella gestione sanitaria in alcuni posti e, proprio per questa ragione, in queste ore, si è chiesto al mondo politico tutto di essere parte delle scelte e delle decisioni. Quando la maggioranza faceva riunioni in proprio, si accusava la maggioranza di non voler discutere con le opposizioni, quando si apre la possibilità, si ributta indietro, come se un tavolo fosse una discussione vecchia, da prima repubblica e quindi si dice: “si venga in Parlamento”! Si viene in Parlamento e si pretende che la propria posizione sia di fatto la posizione di tutti. Io penso che, da questo punto di vista, c'è veramente bisogno invece di avere un senso di responsabilità, che fin qui - devo dire - non è stata la forza maggiore delle opposizioni. Guardate che è nelle orecchie di tutti questa richiesta di apertura e chiusura a giorni alterni di tutto ciò che succedeva in base agli eventi, è nelle orecchie di tutti anche quello che poi si dice quotidianamente su alcuni temi. E questo rapporto tra poteri dello Stato, tra lo Stato centrale e le regioni, non deve essere fomentato come momento di scontro politico, perché di mezzo c'è la salute dei cittadini, non la caduta di un Governo o delle elezioni regionali o amministrative, sulle quali provare a lucrare qualche voto. E allora le regioni devono essere coinvolte nelle scelte? Io penso di sì. Le regioni devono assumersi la responsabilità contribuendo nelle scelte? Penso di sì. Ma se c'è un gioco politico, se c'è un gioco politico sulle scelte che qualcuno prova a mettere in campo, io penso che bisogna avere la forza e il coraggio di andare oltre, non si può restare dentro uno schema nel quale si rischia di essere poi stritolati, se si arriva in ritardo. Lei oggi ha fatto bene, ci ha annunciato quelle che saranno le scelte; sono scelte che non vengono fatte per volontà politica, ma per dati oggettivi che vengono forniti da soggetti terzi, fuori dagli schemi politici - parlo dell'Istituto superiore di sanità, di tutti gli organismi, fino al CTS -, che ci dicono quelle che sono le situazioni e, in ragione di quelle situazioni territoriali, si possono prendere scelte mirate, sapendo però - e prendo in prestito le parole di un mio caro amico che non c'è più, che faceva politica e che è stato seduto qui dentro, che, una volta, a una domanda fatta qui fuori da alcune scolaresche, che gli chiedevano cos'è la politica, ha risposto: “La politica è capire prima, perché poi dopo è troppo tardi” - che noi non possiamo permetterci il lusso che, per paura di prendere le decisioni, anche se abbiamo capito prima, aspettiamo perché c'è qualcuno ancora da convincere. Non c'è tempo da perdere: la politica deve capire prima e agire subito, altrimenti non è politica, altrimenti sta lì al gioco e lei oggi invece ci ha spiegato che noi prenderemo delle decisioni, seguiremo un meccanismo che ci ha proposto, che è quello di seguire un regime differenziato in base agli scenari regionali, delle gradualità territoriali, però - lo dico ad alcuni colleghi che ho sentito prima - se queste sono le situazioni, bisogna lavorare insieme, non si insiste con i ristori che ci devono essere subito, mettendo avanti i problemi successivi; affrontiamoli! Non si può dire: le regioni chiudono e voi fate la bella figura, perché poi pagate e c'è qualcuno che ci guadagna, perché, a quel punto, la stiamo mettendo in politica, non con la problematicità del tema. Vogliamo affrontarla in modo serio la vicenda o dobbiamo vedere come andranno le amministrative del prossimo anno?
Questo è il tema che non può essere trattato in questo modo. Quindi, Presidente, io non voglio andare oltre, non c'è bisogno oggi di seguire particolari percorsi. Lei è venuto, ha chiesto di anticipare quello che avremmo fatto mercoledì, che era una richiesta di tutti i capigruppo, anche di avere una discussione. Questa nostra giornata deve dare un segnale non di differenza, ma una modalità con la quale si andrà avanti e con un preciso compito: quello di capire prima ed agire subito nell'interesse del Paese. (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Tasso. Ne ha facoltà.
ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. Presidente Conte, in questi mesi l'emergenza sanitaria si è rivelata più complicata di quanto si potesse immaginare. E utilizzo il termine “complicata” per dare l'idea della difficoltà senza gettare benzina sul fuoco della paura. Non paura, quindi, ma timore e giusta considerazione del pericolo.
L'emergenza sanitaria ha dato vita a conseguenze economiche che abbisognano di continui sostegni alle imprese, alle aziende, ai lavoratori e ai cittadini senza reddito. Certo, sostegni che, mai come adesso, per essere incisivi e, come dire, placare la preoccupazione di chi viene travolto da notizie contrastanti, non sempre controllate e non sempre fondate, devono essere tempestivi e congrui all'effetto negativo causato dalle misure restrittive e di contenimento. Per questo in tanti confidano nel “decreto Ristori” che, a mio parere, deve essere implementato con altri soggetti in difficoltà, per fare fronte alle esigenze, come detto, non cercate, ma indotte dalle normative di quanti davvero rischiano di non potersi risollevare, ove non vi sia addirittura la chiusura certa delle loro attività.
E poi, oltre a quelle economiche, vi sono le conseguenze sociali dove, nella legittima e democratica, più che protesta, direi rappresentazione della preoccupazione di vari operatori commerciali, abbiamo assistito ad infiltrazioni di facinorosi che nulla hanno a che fare con gli imprenditori e che hanno procurato danni ad attività commerciali, arredi urbani - come è accaduto in varie città - e danni ad automezzi di operatori sanitari, come è accaduto recentemente in Romagna. Naturalmente agli operatori sanitari e alle forze dell'ordine io esprimo la mia più sincera solidarietà e vicinanza ed utilizzo uno stralcio di una riflessione di un grande attore scomparso stamane, Gigi Proietti (Applausi), che dice che dalla crisi non si esce con l'odio e la rabbia, quelle sono solamente conseguenze.
Io concludo, Presidente, riservandomi in dichiarazione di voto di porre in rilievo, nel tempo che mi è consentito, alcune criticità che, a mio parere, andrebbero affrontate.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Enrico Borghi. Ne ha facoltà.
ENRICO BORGHI (PD). Grazie, signor Presidente. Signor Presidente del Consiglio, signori del Governo, oggi voi siete qui, al cospetto del Parlamento e di conseguenza al cospetto del Paese, in un momento molto delicato della nostra vita comunitaria. Forse, sarebbe il caso di emendarci da una sorta di provincialismo che, troppo spesso, colpisce la vita pubblica del nostro Paese nonché il dibattito di queste aule per provare a dare uno sguardo d'insieme su quello che capita intorno a noi, su quello che capita nel contesto nel quale noi siamo immersi, per provare poi a raffrontare le scelte che dobbiamo compiere, nella consapevolezza di essere non una monade che sta girando nell'universo sperduta, ma un Paese all'interno di un continente che sta vivendo una delle più drammatiche prove dall'indomani della fine della Seconda guerra mondiale.
Basterebbe solo scorrere l'elenco dei nostri partner europei e le scelte che stanno compiendo - o che hanno già compiuto - i Governi e i Parlamenti europei. Il Belgio è in lockdown, la Grecia è in lockdown parziale, oggi alle 14 parlerà la Cancelliera Merkel, il Regno Unito è in lockdown, la Spagna è in lockdown parziale, in Bulgaria c'è il coprifuoco. Potremmo continuare, la casistica è quasi da brividi sotto questo profilo. E questo, signor Presidente, pone un primo tema che noi vogliamo porre all'attenzione del Governo, ossia l'esigenza di un forte coordinamento europeo su questi temi, perché, attenzione e lo diciamo anche ai colleghi delle opposizioni: attenzione ad alzare i ponti levatoi, perché il virus non conosce i confini, non conosce le barriere, non ha barriere doganali. E se guardiamo in una logica ancora più ampia, dovremo, pur da qualche parte, in qualche momento, iniziare a tirare qualche conclusione su qual è l'impatto globale di questa pandemia. Stiamo parlando a pochi giorni dalle elezioni della più grande democrazia del mondo, gli Stati Uniti d'America; bene, noi rischiamo di trovarci in una condizione nella quale, se le nostre azioni politiche e istituzionali non saranno all'altezza, probabilmente gli storici del futuro segneranno la pandemia da Coronavirus come il momento del superamento nella scala della primazia globale fra la Repubblica popolare cinese e gli Stati Uniti d'America, con il rovesciamento delle parti, con la fine della posizione di leadership globale degli Stati Uniti, con tutto ciò che questo porta con sé.
E quindi, signor Presidente, noi le proponiamo di chiedere ai nostri partner europei che si indica un Consiglio europeo straordinario sulla gestione della pandemia, perché l'Unione europea, oltre ad avere una indispensabile agenda economica, deve avere una altrettanto indispensabile agenda sanitaria (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Non possiamo immaginare di scaricarci i problemi da una parte all'altra dei confini nazionali; non possiamo immaginare che questo non vada poi a scapito complessivamente di un continente. E vorremmo dire che, dentro questa questione geopolitica, che si è inevitabilmente innescata, l'Unione europea deve essere presente con una propria voce, con una propria soggettività, con un proprio ruolo.
Poi c'è un secondo tema, signor Presidente, che noi le vogliamo consegnare, che riguarda qualche riflessione sul livello istituzionale del nostro Paese. La nostra Costituzione si fonda su un presupposto, quello della leale collaborazione tra i livelli di governo. Nel momento in cui questo meccanismo viene meno, ci sono dei meccanismi sostitutivi. La leale collaborazione non è il “volemose bene” e non è neanche l'appello ai buoni sentimenti. Innanzitutto è una responsabilità dei livelli regionali, dei livelli degli enti locali, dei livelli legislativi centrali. Ma poi la nostra Costituzione va letta tutta e fino in fondo e, all'articolo 117, dice che l'ordine pubblico e la sicurezza, la determinazione dei livelli essenziali da garantire sui territori e la profilassi internazionale (come lei sa, da fine giurista, signor Presidente, secondo comma, lettera q), dell'articolo 117 della Costituzione) spettano allo Stato. Allo Stato! Certo, l'organizzazione sanitaria spetta alle regioni, ma ci sarebbe da dire e anche da sorridere, sotto certi aspetti, su coloro i quali chiedono l'autonomia quando c'è il sole e la restituiscono indietro quando piove (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Insomma, quando la casa brucia, non possiamo litigare su chi porta il secchio con l'acqua. Quando la casa brucia, si attua una gerarchia istituzionale prevista dalla Costituzione della Repubblica italiana.
E quindi, in questo caso, decida lo Stato e ci si allinei, perché altrimenti noi non ne verremo fuori. E la cacofonia istituzionale è quanto di peggio ci possa essere in questo momento.
Poi c'è un terzo tema, che è un tema amministrativo, se così lo possiamo definire. Noi, signor Presidente, come Partito Democratico vogliamo dire una cosa molto chiara. Abbiamo sentito questo meccanismo che lei ci ha illustrato, che avvia ad una sede amministrativa, le ordinanze del Ministero della salute e i DPCM, il meccanismo di entrata e fuoriuscita delle regioni sulla base di determinati indici: questo è un tema oggettivo, che non può essere oggetto di discussione, e ci mancherebbe anche che la salute dei nostri cittadini dipendesse dalle volubilità della politica del momento. Però un punto va fissato: che nel momento in cui ci sono dei territori che entrano in una fase di restrizione maggiore, in automatico, senza sotterfugi burocratici, senza rinvii, ci dev'essere un sostegno all'apparato produttivo ed economico di quei territori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
E su questo dobbiamo anche fare qualche riflessione. Autocritica, perché così come non ci piacciono la faziosità e il manicheismo da parte di altri, non li dobbiamo professare neanche noi. Noi non possiamo affrontare, signor Presidente, la fase 2 con la logica dell'INPS della fase 1. Lo vogliamo dire in maniera molto chiara (Applausi di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Ed è stato positivo che si sia scelto il meccanismo, per esempio, dell'Agenzia delle entrate nell'ultimo decreto, che consente un'alimentazione automatica. Quello è il punto che noi riteniamo essenziale!
Per far cosa? Per evitare due punti di rottura, che noi intravediamo e che dobbiamo essere capaci di cogliere. Il primo punto di rottura, che potremmo definire tra gli inclusi e gli esclusi… Guardate, nelle piazze dei giorni scorsi ci sono tante cose, e non bisogna generalizzare mai, perché si fa solo il servizio di chi ha interesse ad alzare polveroni. Dentro quelle piazze una parte di quello sfogo è fatto da coloro che si sentono esclusi, che si sentono vittime dal punto di vista economico e sociale di questo momento. Ebbene, quello può essere un potenziale punto di rottura tra coloro che sono i vincitori economici - pensiamo soltanto alla straordinaria accumulazione di capitale delle Big Four del web, che grazie anche ai vergognosi paradisi fiscali oggi spostano fuori dai nostri Paesi importanti quote del nostro valore aggiunto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) -; e quelli che ieri erano i vincitori del fordismo, e che oggi invece rischiano di essere messi ai margini: il mondo della manifattura, dell'industria, del piccolo commercio, del terziario avanzato. Attenzione, dunque.
E poi c'è un altro tema, un altro possibile punto di rottura, che tutti quanti noi dobbiamo porci. È quello tra i garantiti del 27 del mese e quelli che devono invece quotidianamente, faticosamente guadagnarsi la pagnotta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questo è un altro tema che noi non possiamo eludere!
E poi c'è un ultimo tema (e mi avvio alla conclusione, signor Presidente), che è il tema che anche lei ha introdotto, che è il tema politico, del rapporto fra le istituzioni e del rapporto tra le forze politiche. Noi, signor Presidente, abbiamo apprezzato la sua apertura alle opposizioni e alle minoranze parlamentari. Anche qui, non all'insegna dell'espediente o all'insegna della logica della deresponsabilizzazione, no: il Governo si sta assumendo fino in fondo le proprie responsabilità, noi lo sosterremo anche nelle scelte più difficili, perché quando c'è la necessità di assumersi fino in fondo le scelte per il bene comune è giusto che si sappia che c'è una maggioranza pronta a fare la propria parte. Ma proprio per questo noi riteniamo che sia imprescindibile, e lo dirà in maniera molto più compiuta di me nel suo intervento in dichiarazione di voto sulle risoluzioni il nostro presidente di gruppo Graziano Delrio, imprescindibile l'attivazione di un confronto di merito, senza confusioni di ruoli, senza reticenze, con la volontà di trovare dei punti di contatto sull'elemento fondamentale della tenuta e della coesione delle istituzioni, con le minoranze e con le opposizioni, nella logica della centralità parlamentare realmente praticata. Perché altrimenti, signori del Governo e colleghi, è vera la logica che Roma discute e Sagunto viene espugnata. Ieri sera il presidente della Regione Abruzzo ha comunicato che quella regione ha saturato le capacità di assorbimento negli ospedali e sono finiti i posti nelle malattie intensive. Non ci vuole il mago della lampada per capire che con la progressività geometrica di questa pandemia questa circostanza rischia, se non saremo in grado di fare uno sforzo di coesione, di generare forti complessità sul nostro Paese.
E allora di che cosa abbiamo bisogno? Abbiamo bisogno di esprimere quella che uno straordinario italiano che oggi ci ha lasciato, e al quale vogliamo mandare un pensiero e un ringraziamento, come padre Bartolomeo Sorge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), che è stato per molti di noi un punto di riferimento, c'è bisogno di quella che lui definiva la cultura dell'intesa: che non significa un compromesso al ribasso, che non significa annacquarci dentro un'indistinta logica di perdita delle proprie identità, ma è esattamente l'opposto. Che significa cioè, partendo dal mantenimento ciascuno delle proprie identità, dei propri valori e delle proprie caratteristiche, trovare quel minimo comun denominatore che nei momenti decisivi questa Repubblica ha sempre saputo trovare, e che ci ha consentito di arrivare fino qui (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà.
ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Presidente Fico, Presidente Conte, aleggia una ricostruzione faziosa e tendenziosa, alimentata sapientemente da lei e da questo Governo anche nel discorso di oggi. Sembra che diciate: abbiamo fallito, ma la colpa è delle opposizioni che sono poco collaborative; e questa è veramente l'ultima linea difensiva di un Governo più attento alla propaganda che a varare misure incisive per fronteggiare la crisi.
Potremmo ricordarle che non siamo stati noi ad invocare i pieni poteri, Presidente, salvo poi non saperli neanche usare, vagheggiando quasi la dittatura sanitaria e procedendo per DPCM trasmessi via telenovela, e rimandati in differita in Parlamento, ridotto a sua vetrina di secondo grado (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Potremmo ricordarle che abbiamo votato al buio come opposizione il deficit di bilancio pazzesco per il “Cura Italia” e per il “Rilancio Italia”. Ma quale opposizione può essere dichiarata poco collaborativa se vota i deficit di bilancio per varare i provvedimenti? Però mi consenta, con altrettanta franchezza: ma quale maggioranza li può spendere in questo modo, 140 milioni per il bonus monopattino, 550 milioni per la sanatoria degli immigrati (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), per fare 2 milioni di consulenza al Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, per aumentare le poltrone di Enit e di tutto ciò che riguarda il turismo?
Potremmo ricordarle che quando eravamo all'inizio della pandemia voi vagheggiavate dai 3 ai 5 miliardi per affrontarla, e noi dicevamo immediatamente: 30 miliardi per affrontare la pandemia. Potremmo anche ricordarle le 2 mila proposte di Fratelli d'Italia in termini fattivi che sono state tutte bocciate; ad eccezione di quella - non potevate non accettarla - di estendere a Brescia i benefici della zona rossa. Peggio, signor Presidente, le voglio proprio dire la verità: neanche tutte bocciate, venivano bocciate le nostre proposte e nel decreto-legge successivo venivano fatte vostre. Va bene, avete segnato il punto, ma l'Italia perdeva uno o due mesi in quel frattempo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Potremmo anche ricordarle che, rispetto alla sua invocata sedicente potenza di fuoco, oggi mancano l'82 per cento dei decreti attuativi: che, lo traduco agli italiani, è il modo con cui le misure, soprattutto di ristoro, non rimangono proclami suoi e del Governo, ma diventano realtà; e di realtà si è visto ben poco in termini di ristoro. Potremmo anche ricordarle che, mentre voi studiavate lunari codici Ateco per chiudere le attività, noi vi dicevamo che bisognava studiare protocolli di sicurezza per garantire alle attività di continuare a lavorare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Mascherina, deputato Delmastro Delle Vedove.
ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Mi scusi. Potremmo stare seduti in riva al fiume ad attendere, come dire, che passi il cadavere, ma sappiamo che, oltre al vostro cadavere, passerebbe immeritatamente anche quello dell'Italia. Dunque, noi non faremo così, perché per noi, nonostante voi, viene sempre, comunque e prima l'Italia. Perché noi non vogliamo, come voi tentate di dire, alimentare la piazza, ma sappiamo ascoltare il grido di dolore di quella piazza, sappiamo raccoglierlo e vogliamo, senza criminalizzarla, dare soluzioni a quella piazza. Ci siamo preparati mentre arrivavano i DPCM, con umiltà ascoltavamo su Zoom le categorie, studiavamo i vostri DPCM, i vostri decreti e oggi abbiamo in Parlamento da offrirvi una risoluzione. Sì, perché noi non abbiamo bisogno di fumose cabine di regia, di offerte di prebende o di pennacchi. Noi, qui, alla luce del sole (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), nella distinzione dei ruoli, vogliamo confrontarci e offrire, nonostante voi e tramite voi, alla nazione, collaborazione.
E allora ve lo diciamo velocemente: potenziamento immediato dell'assistenza sanitaria e territoriale soprattutto per le fasce più deboli; potenziamento dei trasporti pubblici anche per il tramite di accordi con gli operatori privati (ci sono 20 mila bus turistici fermi, potrebbe essere un'occasione anche per loro); ristoro immediato e automatico per qualunque attività venga chiusa; accelerazione dell'erogazione degli ammortizzatori; e, perché no, congedi parentali anche a chi non è dipendente pubblico (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), se viene chiusa la scuola, perché deve stare a casa a guardare i figli; abbandonare definitivamente la logica dei codici Ateco per chiudere le attività e protocolli di sicurezza per garantire che rimangano aperte in sicurezza; sulla scuola, termoscanner domani mattina, tensostrutture, accordi con i privati per ampliare gli spazi, archiviare il lunare dibattito sui banchi a rotelle o i banchi in plexiglass (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!
PRESIDENTE. Concluda.
ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). E ancora - e mi avvio alla conclusione -: controllo alle frontiere marittime e terrestri, anche con il divieto di transito del passaggio delle ONG che, in pandemia e per definizione, non è inoffensivo, ma è offensivo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia); immissione di liquidità immediata, perché - e termino - voi paventate, siete spaventati dalle infiltrazioni nelle piazze. Sono quattro teppisti che possiamo piegare domani mattina. Noi siamo spaventati da altre infiltrazioni: quella della criminalità organizzata, che, nella mancanza di liquidità, si compra pezzi di economia reale, garantendo la liquidità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Noi siamo qui, alla luce del sole, a collaborare per il vostro tramite con la nazione, non con voi, offrendo queste soluzioni, senza chiedere nulla in cambio, come si addice a chi sempre sta dalla parte dell'Italia, prima di tutto e nonostante tutto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Provenza. Ne ha facoltà.
NICOLA PROVENZA (M5S). Grazie, Presidente. Presidente Conte, l'emergenza pandemica ha messo in luce certamente una serie di inadeguatezze del nostro Servizio sanitario nazionale che probabilmente erano rimaste nascoste o drammaticamente mistificate, frutto di un depotenziamento che, oggi, a noi appare, nel corso degli anni, inaccettabile. Tutto questo a discapito dell'efficacia dei modelli organizzativi, della capacità di dare risposte agli effettivi bisogni di salute dell'intera popolazione, ma - lo ripeto ancora una volta in quest'Aula - soprattutto, in particolare, ai pazienti più fragili.
Ed allora, preso atto di questo durante la fase del lockdown, toccato con mano l'elemento dirimente di questa vicenda drammatica, ossia che non c'è economia senza salute, si è passati con i vari decreti, in particolare del 9 marzo 2020 e poi con il “decreto Rilancio”, ad una serie di misure che miravano a potenziare soprattutto il livello territoriale dell'assistenza, ad implementare un solido sistema di accertamento diagnostico, nonché il monitoraggio, la sorveglianza dei pazienti COVID positivi, dei contatti diretti con quella che viene definita la presa in carico precoce, la necessità di locazione di strutture per isolamento, l'assistenza domiciliare integrata distrettuale per i pazienti COVID positivi, il potenziamento dell'assistenza domiciliare integrata anche per i pazienti fragili, per i pazienti cronici, l'assunzione di infermieri di comunità, di infermieri di famiglia, l'attivazione delle unità speciali di continuità assistenziale e anche delle centrali operative regionali, con funzioni di raccordo, mediante anche strumenti come la telemedicina. Tutti questi aspetti, adeguatamente attivati, avrebbero evitato oggi l'indiscriminato ricorso alle strutture ospedaliere, affollandole in maniera inappropriata. E tengo conto, ovviamente, anche del potenziamento dei posti letto in terapia intensiva, 3.500 in più, la riqualificazione dei posti letto in semi-intensiva, l'attivazione di posti letto nelle cosiddette strutture movimentabili. Si trattava e si tratta di fare scelte: scelte di priorità, scelte organizzative, scelte responsabili, effettivamente però calibrate sulle varie realtà territoriali, anche attraverso una effettiva capacità, sia gestionale che amministrativa.
In alcune regioni, in particolare, constatare la mancanza del filtro territoriale, le inefficienze a livello di medicina di base, la mancata attivazione delle unità speciali di continuità assistenziale e delle strutture intermedie previste richiama fortemente la nostra attenzione su una grave e pesante responsabilità amministrativa, nonostante il lavoro instancabile di tanti, tantissimi operatori della salute, tutti i professionisti della salute che ogni giorno garantiscono assistenza alle persone e ai quali va sempre il nostro ringraziamento.
Il messaggio che questa pandemia ci aveva consegnato e continua in qualche modo a trasmetterci è l'importanza di una tutela sociale per quanto riguarda i tre aspetti fondamentali che anche oggi in quest'Aula sono stati ricordati: la salute, l'istruzione, i trasporti. Colmare questi ritardi e i disagi che da essi sono stati prodotti rappresenta un'operazione complessa, a tratti complicata, ma doverosa in questo momento. Ed è per questo motivo che noi rinnoviamo l'invito di massima collaborazione verso gli enti locali, per riuscire proprio a colmare queste lacune in un momento emergenziale, attivando tutti gli strumenti messi a disposizione dal Governo, attraverso i principi di massima precauzione, adeguatezza, proporzionalità.
È, quindi, prioritario individuare anche il modello di spesa, regione per regione, capire su quali traiettorie si muove e come impatta poi realmente su questa crisi sanitaria, economica e sociale, anche a livello locale. Esasperare i toni del dibattito, come fanno alcuni presidenti di regione, non porta a nulla, se non ad una evidente mancata assunzione di responsabilità.
Nel contesto europeo, la nostra situazione non è certamente la peggiore, ma è evidente che ci sono delle difficoltà sul piano territoriale che vanno colmate per poter affrontare questa emergenza. E se tutto questo ha un fondamento, non sfugge la necessità, in vista di misure restrittive mirate, di salvaguardare tutte le categorie più colpite nel più breve tempo possibile. Ma se mi è consentito volgere lo sguardo verso una prospettiva diversa dal modello di sviluppo economico che ha caratterizzato gli ultimi decenni, occorre forse ripensare anche a un nuovo modello complessivo di società: un lavoro, caro Presidente Conte, che lei sta portando avanti insieme al Governo e a questo Parlamento, un lavoro direi enorme, fatto di misure di sostegno per tutte le categorie penalizzate da questa emergenza e volto a non lasciare indietro nessuno. Diventa, quindi, indispensabile potenziare tutti gli strumenti atti a consentire la diagnosi e il trattamento precoce della patologia per rispondere, sempre in maniera più adeguata possibile, all'emergenza e cioè assicurando l'assistenza sociosanitaria a tutti i cittadini e, in particolare, ai pazienti cronici e ai pazienti fragili. La pandemia non è stata certamente voluta dal Governo o dal Parlamento o dalla maggioranza che sostiene questo Governo.
Il tratto distintivo dell'azione di Governo è stata la coerenza, supportata, come ha sottolineato il Presidente Conte in Aula, questa mattina, da un'azione che sia adesso articolata e flessibile. Oggi più che mai è necessaria la coesione istituzionale, la leale collaborazione. Ciò che i cittadini ci chiedono in questo momento e chiedono a questo Parlamento, a questo Governo, è la responsabilità del ruolo istituzionale. Autorevolezza, fermezza, capacità e soprattutto controllo sono tutte caratteristiche che noi riconosciamo al Presidente Conte, a cui, in questo momento, con un abbraccio virtuale, consegniamo un augurio di buon lavoro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Tiramani. Ne ha facoltà.
PAOLO TIRAMANI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, Premier Conte, siamo qui oggi ad ascoltare quella che è stata – la sua – un'informativa, informativa, a mio giudizio, preludio di altre informative che porteranno progressivamente a un lockdown, per la vostra incapacità di gestire questa seconda ondata di virus. Negli scorsi mesi avevamo visto una situazione critica, questa situazione è di fatto terminata nel mese di maggio. Per mesi abbiamo definito i medici, gli infermieri, gli operatori sociosanitari come degli eroi; bene, per loro non è stato fatto nulla, solo tante belle parole. Il Commissario Arcuri aveva promesso posti in rianimazione, creazione di nuove strutture; bene, sul territorio non abbiamo visto nulla. Sul trasporto pubblico locale, oggi, ci viene a dire di questa alternanza al 50 per cento, solo oggi. Negli scorsi mesi poteva fare qualche cosa a tutela di pendolari, di studenti, degli operatori dei mezzi di trasporto: non è stato fatto nulla.
Per non parlare del mondo della scuola. L'unica cosa che è stata fatta - pare una barzelletta, anche se in questo momento c'è molto poco da ridere - è l'acquisto, per oltre 3 miliardi, degli inutili banchi a rotelle, mentre i nostri ragazzi sono confinati alla didattica a distanza, che porterà diverse problematiche sotto il punto di vista sociale e psicologico. Però non voglio, oggi, fare un intervento solo polemico, voglio portare anche il mio contributo da sindaco, da padre di famiglia, da persona che ogni giorno si rapporta con il popolo, quello che vorrebbe, e si aspetta, da questo Governo ben altri tipi di risposte. Delle risposte che lei, Premier, oggi non ha portato in quest'Aula, perché, vede vanno bene i “decreti Ristoro” e altre misure che poi, in effetti, sono solo delle mancette per quelle attività che hanno migliaia e migliaia di euro di problemi economici causati da questo virus, che non è colpa di nessuno, è vero, però ci sono stati degli imprenditori che hanno investito in questi mesi e hanno speso migliaia di euro per poter rimanere aperti, e, nonostante questo, voi, con dei DPCM, le scorse settimane avete ridotto la loro capacità lavorativa. Un'assoluta vergogna per tutte quelle persone che hanno speso soldi per poter garantire il proprio lavoro e quello dei loro dipendenti. Innanzitutto i lavoratori, quelli dipendenti, vorrebbero il pagamento della cassa integrazione…
PRESIDENTE. Deputato Marin, per favore.
PAOLO TIRAMANI (LEGA). …cosa che non mi pare assolutamente avvenire per molti soggetti che, ad oggi, non ricevono, per esempio, la cassa integrazione dal mese di luglio, ma vorrebbero vedere delle cose concrete; per esempio, le persone in cassa integrazione che hanno delle minori entrate e devono pagare i propri affitti e mutui, degli sgravi fiscali veri; questo si aspetta la gente comune; magari, come avete già fatto durante la prima ondata, per quello che riguarda il rapporto con le banche, per i mutui, è necessario azionare delle nuove moratorie, perché, se uno non incassa lo stipendio o se ha un'entrata ridotta, non può far fronte a tutte le spese, idem per le bollette.
Questo dovreste fare voi, perché va bene proporre tutte le cose per contenere, prevenire e gestire il virus, ma la tragedia non è solo il virus; la tragedia, qui fuori, è la crisi socioeconomica che questo Paese sta attraversando, le persone che non arrivano alla fine del mese, e sono sempre di più. Queste persone chiedono tutte di poter lavorare perché il lavoro è dignità, e, se voi non siete in grado di garantire questa dignità, noi possiamo anche darvi tutti i contributi che volete, però solo ripartendo dagli amministratori locali, dalle persone che non sono barricate dentro i palazzi di Governo, ma che stanno là fuori e sentono quelli che sono i problemi, solo in questo modo l'Italia può ripartire. Se non siete in grado di garantire tutto questo, a fine epidemia valutate cosa è meglio per il Paese. Io un'idea ce l'ho: che andiate a casa (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Marino. Ne ha facoltà.
BERNARDO MARINO (M5S). Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio, se qualcosa ci sta insegnando questa guerra contro il COVID è che gli egoismi non portano da nessuna parte; ce lo ha ricordato il Presidente Mattarella, con parole che devono rappresentare un monito per l'intera classe politica e dirigente del Paese. In momenti come questo, è indubbio, è necessario marciare uniti, ne va della tenuta sociale. È utile ricordare che l'andamento della curva epidemica, come lei ci ha ricordato, ci vede vicini al cosiddetto scenario 4, lo scenario peggiore. Nonostante i sacrifici fatti finora, il virus continua a correre, a mietere vittime, continua a minare la tenuta delle nostre strutture ospedaliere, continua a porci di fronte alla necessità di scelte dolorose, ma inevitabili.
È necessario, dunque, che tutti i soggetti istituzionali trovino il modo di costruire soluzioni il più possibile condivise, per evitare il rischio di un disorientamento collettivo che non possiamo permetterci. Non è più accettabile il giochino dello scaricabarile a seconda delle convenienze politiche del momento. Questa pandemia ha messo a nudo i limiti del regionalismo, e starà a noi fare tesoro di questa esperienza per regolare meglio la catena delle responsabilità tra i vari livelli istituzionali, soprattutto nei momenti di emergenza nazionale, quando i cittadini chiedono, giustamente, un percorso, una strada maestra da seguire, e non sentieri scaturiti da itinerari improvvisati. Abbiamo letto, in questi giorni, un'uscita infelice su persone - cito testualmente - “non indispensabili allo sforzo produttivo, che vanno però tutelate”. È quel “però”, Presidente, che rappresenta la linea di demarcazione tra la solidarietà sociale e il cinismo di Stato.
Lungi da me infierire su chi quelle parole le ha pronunciate, le ha pensate e le ha scritte, ma, al di là delle scuse, teniamole a mente perché dimostrano quanto sia arduo trovare una soluzione alternativa a quella che, faticosamente, con tutte le interlocuzioni del caso, stiamo tracciando per proteggere il Paese da un nemico invisibile e imprevedibile. Nel giorno della commemorazione dei defunti, mi sia consentito rivolgere un pensiero ai quasi 39 mila morti a causa del COVID in Italia, moltissimi dei quali erano anziani, spirati senza nemmeno il conforto di un ultimo saluto alle persone care. Abbiamo scelto la strada della gradualità, per cercare di tenere in piedi l'economia senza pregiudicare la tutela della salute, salvare vite umane ed evitare contraccolpi insopportabili per le categorie produttive, per tutti i cittadini italiani che patiscono gli effetti di chiusure e limitazioni delle proprie attività, per i nostri studenti. Abbiamo il dovere di tutelare le tantissime piccole imprese che rappresentano il motore dell'Italia e che oggi si trovano in gravissima difficoltà. Le misure messe in campo per i ristori rappresentano una sfida che non possiamo permetterci di perdere e la tempestività nelle erogazioni rappresenta forse la parte più importante, la parte cruciale di questa sfida. Per la tutela dell'occupazione e dei redditi, per la liquidità per famiglie e imprese abbiamo messo in campo 100 miliardi, senza contare le garanzie pubbliche. Nella legge di bilancio prevediamo le coperture per ulteriori misure di sostegno che potrebbero rendersi necessarie, e non possiamo che accogliere con favore la consapevolezza espressa dal Consiglio europeo recentemente, che ha chiesto un'accelerazione nell'utilizzo del pacchetto di aiuti messi a punto per la ripresa economica dell'intero continente. Una buona fetta di questo pacchetto, grazie al lavoro svolto proprio da lei, Presidente, a Bruxelles e dal nostro Governo spetterà all'Italia.
Fare bene e fare in fretta è un imperativo; le due cose non vanno spesso d'accordo e lo sappiamo, ma questa è una strada obbligata, perché ne va della tenuta sociale, come dicevo, perché non possiamo e non dobbiamo dare margini di manovra a chi irresponsabilmente continua a tenere una posizione negazionista, a chi gioca allo sfascio, a chi opera per vanificare i sacrifici della stragrande maggioranza degli italiani, a chi si disinteressa della lotta quotidiana dei nostri medici, infermieri, di tutti gli operatori della sanità, che, ancora oggi, non possiamo che ringraziare per lo spirito di abnegazione e la grande professionalità messa in campo, spesso in situazioni estremamente difficili e a rischio della loro incolumità. Gli italiani devono sapere che questo Governo sta compiendo scelte difficili, ma sempre basate su dati e su pareri scientifici, dopodiché, si può discutere qualsiasi cosa: se sia meglio un lockdown totale o le “zone rosse” localizzate, se l'attività delle scuole in presenza debba o meno essere ridotta, se sia meglio limitare gli spostamenti tra Regioni oppure tra comuni. La politica è e deve essere discussione e confronto, ma la garanzia imprescindibile è costituita dal fatto che ogni decisione è il frutto di un confronto con la comunità scientifica e di una logica di mediazione politica che tiene conto, ovviamente, anche delle ripercussioni sociali ed economiche di ogni azione restrittiva; questo non va mai dimenticato. Così come non va dimenticato che molto altro c'è da fare per migliorare la tenuta del sistema Paese in questa fase di convivenza con il Coronavirus; cito il trasporto pubblico, cito la necessità di portare a zero il numero degli studenti italiani privi di strumenti informatici, cito le semplificazioni burocratiche per evitare che i soldi stanziati per aiutare imprese e lavoratori arrivino a destinazione in tempi congrui. Su questi e altri fronti occorrerà impegnarsi ancora di più, e lo sappiamo. Dobbiamo essere capaci di uscire dall'emergenza, quando arriverà il momento, con le carte in regola per ripartire e per sfruttare il prevedibile rimbalzo della nostra economia e qui si gioca, Presidente, una sfida altrettanto importante. Vinceremo la battaglia contro il virus, ne sono certo, ma non potremo avere la coscienza a posto se non riusciremo a mettere a frutto l'ennesima lezione della storia, a far tesoro dell'esperienza e ripartire avendo in mente un'idea di rinnovamento che non possiamo più permetterci di lasciare nel cassetto destinato al futuro. Il MoVimento 5 Stelle, Presidente, è con lei ed è pronto a moltiplicare i suoi sforzi e a mettere a disposizione tutte le sue energie per vincere anche questa sfida, altrettanto cruciale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare, a titolo personale, il deputato Acunzo. Ne ha facoltà, per un minuto.
NICOLA ACUNZO (MISTO). Grazie, Presidente. Gentile Presidente del Consiglio, è molto probabile che tutte le scelte che lei ha fatto e che farà, forse, i nostri figli le leggeranno nei libri di storia. È molto probabile, altresì, che leggeranno di questo così ragionevole abuso che parte dell'opposizione interpreta nello strumento da lei utilizzato dei DPCM, ma spero tanto che i nostri figli, i nostri nipoti possano leggere anche che è stato utilizzato perché siamo in un momento di necessità, di celerità. Io spero vivamente, nel darle anche la disponibilità dei singoli onorevoli deputati come me, che non appartengono a nessuna componente politica, che i nostri figli possano leggere nei libri di storia che l'opposizione ha accettato il dialogo e il confronto che lei stamattina ha invocato, il tavolo di confronto per il bene dei cittadini italiani. Spero che leggano questo i nostri figli nei libri di storia.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Gava. Mi scusi, avevo saltato un nome. Prego.
VANNIA GAVA (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il Presidente è riuscito anche oggi a dire nulla di nuovo di quanto non avessimo già letto nei giornali. Pensavamo di non dover più ascoltare comunicazioni del genere, pensavamo che il Ministro della Salute, invece di scrivere romanzi, avesse passato l'estate a riorganizzare il sistema sanitario, facendo tesoro dell'esperienza tragica della primavera del COVID. Pensavamo che il Ministro dell'Economia avesse verificato già i progetti dei Recovery Plan, dopo che ci ha decantato per mesi il suo grande risultato. E pensavamo, soprattutto, di iniziare l'anno scolastico con nuovi professori di ruolo, invece di stare a novembre, in piena pandemia, con 60 mila precari che devono svolgere un concorso. E pensavamo che, dopo aver passato l'estate a discutere di banchi a rotelle, le scuole avrebbero riaperto attrezzate, ma, soprattutto, riorganizzate nelle procedure. Pensavamo che il Ministro del Lavoro avesse messo in riga l'INPS e regolarizzato il pagamento della cassa integrazione, ma molti, troppi lavoratori ancora stanno attendendo molte mensilità. Pensavamo che il Ministro dei Trasporti, invece di passare l'estate a contorcersi sulle concessioni autostradali, per finire, addirittura, a fare regali alla famiglia Benetton, si fosse impegnato sul trasporto pubblico locale, sul pendolarismo e sulla mobilità. Pensavamo che il Ministro dell'Ambiente, invece di giocare con il monopattino, avesse affrontato seriamente il tema dell'impatto ambientale dei dispositivi di protezione individuali usati; invece, nulla. Pensavamo, ma noi non ci siamo mai illusi e, purtroppo, non si è illuso il Paese. Oggi è arrivata la seconda ondata, prevedibile, quantomeno, in termini di scenari e programmazione, ma, mentre arriva la seconda ondata, agli italiani non è ancora dato di sapere come è stata gestita la prima. Perché? Perché sono stati secretati i verbali del comitato scientifico. Ma che cosa vi sarete detti a quelle riunioni? Che paura avete che sono secretati? È arrivata la seconda ondata e siete in affanno e le misure prese una settimana fa non sono servite a nulla, se non a penalizzare la nostra economia. E, di fatto, abbiamo visto, noi abbiamo visto i ristoratori, i gestori di palestre, abbiamo visto gente che piangeva per le strade perché non si fida delle vostre ulteriori promesse. La gente vuole lavorare in sicurezza, ma vuole lavorare, soprattutto nella libera impresa, che ha fatto grande il nostro Paese, quel tessuto di piccole e medie realtà aziendali, che è la nostra forza e la nostra spina economica del Paese. Sentire le parole “contributi” o “ristoro” fa venire i brividi: il nostro spirito e la nostra fantasia imprenditoriale non si fanno cullare dai soldi facili, tantomeno da quelli che non arrivano mai, ma, invece, arrivano le tasse e, se non avessimo fatto una grande battaglia come opposizione, non avreste avuto il coraggio neanche di prorogare le scadenze. Avete gestito male, da principianti, se non in malafede, anche l'architrave istituzionale del Paese: prima, avete voluto togliere il potere alle Regioni, facendo uno Stato di emergenza nazionale andando contro, di fatto, alle stesse linee guida del comitato tecnico-scientifico di agosto, nel frattempo, avete fatto tre DPCM, con il parere contrario, Presidente, delle Regioni, non condiviso, le Regioni erano contrarie anche al DPCM della settimana scorsa, e adesso che avete portato il Paese nel dramma totale volete scaricare la responsabilità sulle Regioni. Vede, Presidente, è urticante la vostra tardiva richiesta di collaborazione. Noi collaboriamo sempre, quotidianamente, con il popolo che ci ha eletto e non nominato, come ha eletto i presidenti di Regione che, peraltro, vedono la nostra forza politica ampiamente maggioritaria. Noi lavoriamo tutti i giorni in Parlamento, con proposte, idee, atti di sindacato ispettivo, voi, invece, non state facendo niente, state scaricando solamente la colpa sull'opposizione e sulle Regioni. Noi lavoriamo perché l'Italia risorga presto dalle macerie e dal vostro disastro. Nei vostri giochetti di Palazzo non ci trascinerete mai (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Locatelli. Ne ha facoltà.
ALESSANDRA LOCATELLI (LEGA). Grazie, Presidente. Ci ritroviamo ancora qui, dopo una settimana volata, a dimostrazione del fatto che, evidentemente, regna la confusione e a decidere per gli italiani non è il buonsenso, ma la confusione di un Governo formato da Ministri incapaci, condotti da un Presidente del Consiglio che non sa decidere (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Inutile che la maggioranza ci venga a dire di collaborare, o lei stesso, Presidente; inutile che ci venga chiesto di metterci a un tavolo adesso sull'orlo del baratro, quando gli italiani sono scesi in piazza e chiedono rispetto per loro stessi, per le famiglie e per tutto quello che non stanno avendo e che voi non siete in grado di gestire; inutile chiedercelo adesso quando, con un altro passaggio in Parlamento dove ci viene a leggere quattro parole che, tra l'altro, abbiamo già trovato scritte sui giornali, non ce ne facciamo nulla di questo. Gli italiani hanno bisogno di risposte adesso e soprattutto dobbiamo metterci d'accordo un attimo sulle priorità, perché se le priorità sono ancora lo sbarco di 900 persone nelle ultime ore, di clandestini che vanno sulle cinque navi da crociera per un costo di 20 milioni di euro ogni tre mesi, dove avete probabilmente appena rinnovato un bando all'infinito, perché questo Governo non abbiamo capito fino a quando ci porterà l'emergenza sanitaria nazionale, allora non ci siamo perché le nostre priorità sono altre: le nostre priorità sono le famiglie, che ancora non hanno ricevuto i congedi e i bonus (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), che hanno bisogno; sono le persone fragili, che continuano a lavorare nonostante i rischi, secondo voi, stiano aumentando; sono tutte le persone che stanno facendo sacrifici, sacrifici che invece voi evidentemente non avete fatto perché il vostro Governo, quando c'era bisogno di fare sacrifici, ad agosto forse era al mare e alcuni di questi Ministri che sono qui rappresentano qualcuno che ha preferito scarcerare i mafiosi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), qualcuno che ha preferito i banchi a rotelle piuttosto che gli insegnanti di sostegno e altri che hanno pensato ai monopattini al posto dei bus o che contestano le regioni e demandano a loro tutte le responsabilità, evidentemente perché questo Governo non è in grado di prendersi delle responsabilità. A dirlo non siamo noi della Lega, non è solo l'opposizione: è la gente che sta scendendo in piazza esasperata, perché non siete in grado di progettare, pianificare e di pensare al futuro degli italiani. Così non possiamo collaborare, perché le nostre priorità sono altre. Dovremmo essere qui a pensare a cosa succederà fra sei mesi e, invece, ogni settimana siamo qui a pensare a cosa succederà domani. Così non si può lavorare, perché la gente che sta operando negli ospedali, nelle famose terapie intensive, sui territori, ragiona progettando a lungo termine e non di ora in ora come siete abituati a fare voi. E mi raccomando: la prossima volta che tornate abbiate le idee un po' più chiare, perché gli italiani hanno bisogno di chiarezza e non della confusione e dell'incertezza che gli state dando voi con questo Governo di incapaci (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare, a titolo personale, il deputato Lattanzio. Ne ha facoltà per un minuto.
PAOLO LATTANZIO (MISTO). Grazie, Presidente. Una piccola rivendicazione all'inizio: grazie all'attività di tanti colleghi e colleghe e alla sponda di alcuni Ministre finalmente nella risoluzione di maggioranza si parla anche di infanzia e di nidi e c'è un focus sull'infanzia e sull'adolescenza. E poi due brevi spunti, perché le misure che ci apprestiamo ad appoggiare e a vedere sui nostri territori possano essere meno aggressive e limitanti di chi già soffre situazioni di grande disagio. La prima: si potrebbero prevedere dei presidi educativi laddove anche la scuola dovesse andare in un blocco radicale, questo perché non tutti i ragazzi e le ragazze hanno possibilità di avere case adeguate, disponibilità di connessione, disponibilità di dispositivi tecnologici. Allora, come in tanti Paesi europei è successo, si potrebbero prevedere, sulla modalità dei centri estivi fatti in estate, dei centri educativi fatti in estate, piccoli gruppi di aggregazione, per lavorare sempre nel rispetto delle norme, in gruppi, appunto, da cinque, con un educatore fisso che renda un po' più umana anche la didattica integrata. Secondo: abbiamo delle professionalità di altissimo livello…
PRESIDENTE. Deve concludere.
PAOLO LATTANZIO (MISTO). …come le guide turistiche, che sono al momento bloccate e che potrebbero sostenere la didattica con i ragazzi.
Chiudo, chiedendo ancora una volta i dati disaggregati per fascia di età 0-6 e 7-16, per capire cosa stia succedendo davvero nelle scuole.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare, a titolo personale, la deputata Frate. Ne ha facoltà per un minuto.
FLORA FRATE (MISTO). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio…
PRESIDENTE. C'è il microfono che non funziona. Magari passi a quello di fianco, grazie.
FLORA FRATE (MISTO). Onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio, in questi mesi gli italiani hanno fatto grandi sacrifici e mostrato enorme spirito di resilienza. Tuttavia, le misure emergenziali fin qui adottate non hanno frenato l'insorgere del conflitto sociale, un conflitto reso ancora più aspro dalla contrapposizione tra garantiti e non garantiti. Evidentemente, provvedimenti tampone e bonus occasionali non sono stati del tutto la soluzione, ma affinché la fiducia, benché compromessa, non venga meno del tutto occorre che tali sacrifici siano compensati con interventi straordinari. Penso ai docenti precari, agli aspiranti avvocati che a dicembre dovranno sostenere l'esame di abilitazione, ai giovani senza lavoro, alla sanità che andava potenziata con interventi strutturali, a tutte le categorie socialmente più fragili, alla vertenza Whirlpool di Napoli, che non è solo un luogo di lavoro ma è un presidio di legalità e la sua chiusura produrrebbe una grave lacerazione sociale. Su questi temi manca una visione, Presidente. Il Governo deve ripensare se stesso e coinvolgere il Parlamento in una gestione unitaria, perché non ne usciremo con le vecchie ricette, con provvedimenti mediocri, negando la realtà e magari facendo la guerra a qualche regione perché fa scelte giuste e necessarie, sebbene in controtendenza. Signor Presidente, concludo. Gli italiani meritano un'operazione di verità e la verità coincide con l'assunzione di una responsabilità politica che non è più rinviabile.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Annunzio di risoluzioni)
PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Davide Crippa, Delrio, Boschi, Fornaro, Tabacci, Tasso e Gebhard n. 6-00148, Costa e Magi n. 6-00149, Rospi ed altri n. 6-00150, Molinari, Gelmini, Lollobrigida e Lupi n. 6-00151 e Magi e Costa n. 6-00152 (Vedi l'allegato A). I relativi testi sono in distribuzione.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 14,50).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Si riprende la discussione.
(Parere del Governo)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D'Incà, che esprimerà il parere sulle risoluzioni presentate.
FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. Il Governo esprime parere favorevole sulla risoluzione Davide Crippa, Delrio, Boschi, Fornaro, Tabacci, Tasso e Gebhard n. 6-00148. Esprime invece un parere contrario sulla risoluzione Costa e Magi n. 6-00149. Poi, esprimiamo parere contrario sulla risoluzione Rospi ed altri n. 6-00150. Esprimiamo parere contrario sulla risoluzione Molinari, Gelmini, Lollobrigida e Lupi n. 6-00151, ad esclusione dei punti nn. 12, 13, 14 e 15, che vada a potenziare l'assistenza domiciliare di servizi soprattutto in favore degli anziani, categoria maggiormente vulnerabile, e il punto n. 17 della risoluzione Molinari, Gelmini, Lollobrigida e Lupi n. 6-00151. Il parere è contrario sulla risoluzione Magi e Costa n. 6-00152…
PRESIDENTE. Ministro D'Incà, su quei punti…
FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Noi ci rimettiamo all'Aula, Presidente.
PRESIDENTE. Ecco, perfetto.
(Dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare il deputato Fusacchia. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-CD-RI-+E). Grazie, Presidente. Ho due minuti e, oltre a dichiarare il voto favorevole sulla risoluzione di maggioranza, voglio parlare di una cosa sola, la scuola. Mi lasci dire, anzitutto, che trovo penoso come alcuni stiano provando in queste ore a mettere gli uni contro gli altri, anziani contro giovani, così come trovo fuorviante e aberrante sentir dire che scuola e crescita economica sono alternative. Si leggano le ultime dichiarazioni dell'OCSE di quanto chiudere le scuole abbia un impatto negativo anche sul PIL. Mi lasci anche dire, Presidente Conte, che ogni volta che qualcuno dice che dobbiamo chiudere le scuole a me torna in mente la prima ondata, quando non le abbiamo riaperte anche quando si poteva e non è stato fatto solo perché arrivava giugno. Lei capirà che quando parliamo di chiudere le scuole a inizio novembre è normale che a tanti vengano i brividi. La prossima estate è molto lontana.
Costruisca un modello davvero differenziato, di misure che stringono, ma anche di misure che allentano a livello locale, non solo regionale, ogni volta e in ogni luogo sia possibile, un modello che spieghi come preserviamo la scuola, intesa come apprendimento in relazione con gli altri, un modello che ci consenta di rispondere alla domanda: teniamo aperti, come? Perché non c'è un come nel chiudere: quando chiudi, hai chiuso.
Le lascio quattro punti, velocissimi e concreti, su cosa ritengo vada stabilito con fermezza adesso, Presidente. In primo luogo, tamponi antigenici, rapidi e veloci nelle scuole, per studenti, docenti, presidi e tutto il personale scolastico. Serve saperlo subito, se ci sono dei casi positivi, e serve ridurre le quarantene scolastiche al minimo indispensabile. Dobbiamo mettere chi va a scuola nella condizione di non rischiare, o rischiare il meno possibile.
In secondo luogo, questione didattica in presenza contro didattica a distanza. Il sacrosanto diritto alla connessione, Presidente. Se non garantiamo questo diritto, ogni altra discussione su presenza e distanza diventa inutile. Il Governo verifichi subito chi è connesso e chi no, uno studente alla volta. La risoluzione di maggioranza, che stiamo per votare, le chiede di fare tutto quello che serve per preservare la scuola in presenza, fino alla secondaria di primo grado compresa. Lo abbiamo chiesto con forza anche per l'infanzia, molto bene. Aggiungo, Presidente, che questa attenzione per i più piccoli non diventi l'alibi per passare automaticamente, domattina, al 100 per cento di didattica a distanza, per tutte le scuole superiori, in tutto il territorio nazionale. Anche una piccola percentuale in presenza continuerebbe a fare la differenza per milioni di ragazzi e ragazze.
In terzo luogo, la verifica sulla possibilità di connessione da remoto va estesa alla situazione generale, che riguarda ogni studentessa e studente. Servono i dati; non una fotografia, ma un monitoraggio permanente, quartiere per quartiere, scuola per scuola, classe per classe. Ci servono micro-dati per fare macro-analisi accurate. E non sto parlando, Presidente, adesso di dati per capire come si sviluppano i contagi.
PRESIDENTE. Deve concludere, deputato Fusacchia.
ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-CD-RI-+E). Chiudo, Presidente. Sto parlando del male incurabile che sta colpendo tantissimi giovani, spesso bambini e bambine, che riguarda la dispersione scolastica. Ne faccia la sua priorità.
Ultimo punto, veloce, Presidente. Va salvaguardato l'ecosistema scuola. Non c'è solo una questione di presenza o distanza. In entrambi i casi rischiamo di perdere quel capitale di conoscenze, relazioni, progetti….
PRESIDENTE. Grazie.
ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-CD-RI-+E). …fatti educativi, che sono una parte sostanziale dei percorsi di crescita. Non è tempo di fare, qualcuno, il minimo che si deve, ma è tempo, per tutti, di fare il massimo che si può.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tasso. Ne ha facoltà. Chiedo di rispettare i tempi, per favore.
ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. Allora, velocemente, alcune riflessioni. Io sento ripetere nell'ambito scolastico, da una parte, che le scuole sono un posto sicuro, che non sono fonti di contagio e, dall'altra, l'esatto contrario. Io sono convinto, guardate, che gli operatori scolastici tutti si siano prodigati per rendere la scuola un posto controllato. Ma sul fatto che non possano essere fonti di contagio, mi permetto di dire che nessuno può affermarlo con assoluta certezza. Infatti, l'alunno che entra a scuola attraversa alcune tappe intermedie esterne: la famiglia, socialità con i compagni, l'utilizzo degli automezzi pubblici. La considerazione che faccio, ma senza assoluta polemica, solo per reale esigenza personale di comprensione - e approfitto della presenza della Ministra Azzolina -, è che, in primis, risulta che diverse classi affollate permangono. Mi chiedo se a questo si sarebbe potuto porre rimedio tramite un piano di assunzioni straordinario, in particolar modo sul sostegno che tutela gli ultimi. Allo stesso modo, mi chiedo se non sia il caso di rivedere lo svolgimento del concorso straordinario per docenti, alla luce delle probabili restrizioni sullo spostamento tra regioni, alla luce degli oltre 10 mila docenti che sono impossibilitati alla partecipazione, in quanto sono in isolamento fiduciario. Desumendo dal mio intervento in discussione generale, l'imperativo è contemperare il salvare vite umane, quindi il diritto alla salute, non penalizzando l'economia, il diritto al lavoro, quindi bilanciare due princìpi costituzionali fondamentali.
I temi impellenti, come detto più volte, sono il potenziamento dell'organizzazione sanitaria, interventi certi ed incisivi a sostegno del lavoro e la possibilità di tornare a frequentare in sicurezza la scuola e i centri di cultura. Sanità, economia, formazione, socialità dovranno essere obiettivi primari dell'agire del Governo e della maggioranza, a sostegno per la quale voterò la risoluzione presentata.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rospi. Ne ha facoltà.
GIANLUCA ROSPI (MISTO-AP-PSI). Grazie, Presidente. Presidente Conte, quello che non va mai fatto in una crisi è creare divisione e confusione nella comunicazione, errore ampiamente fatto durante la prima fase dell'emergenza, con DPCM settimanali disordinati e poco chiari ai cittadini e dove esponenti e consulenti del Governo erano spesso in TV a dare informazioni contrastanti tra loro.
A marzo nessuno conosceva l'evolversi della pandemia: potevamo solo immaginare alcuni scenari. Inutile negare, però, che sono stati tanti gli errori commessi dal Governo o da chi ha voluto in prima persona gestire la crisi. Superata l'estate, però, i cittadini si aspettavano una reazione decisa e concreta del Governo, un programma dettagliato su cosa fare e non fare, un vero e proprio esercito schierato contro il virus. Invece, ci siamo fatti trovare nuovamente impreparati. Eppure, abbiamo avuto mesi per organizzarci, e messo in campo oltre 130 miliardi. Lei, oggi, Presidente, viene in quest'Aula a chiedere di collaborare insieme, per superare questa crisi. Mi fa piacere che ha accolto il suggerimento che le ho dato mercoledì scorso, proprio da quest'Aula.
Lei, oggi, inoltre, viene a comunicare che ci sarà un nuovo lockdown o “restrizioni”, come meglio ha detto lei. Almeno questa volta, però, se ci deve essere un lockdown si faccia in maniera intelligente, tutelando quei valori che fanno grande una nazione, l'istruzione e la cultura. Lei ha detto che chiuderà le scuole superiori e i licei. Chiudere una scuola, Presidente, è la sconfitta più grande per un Paese.
PRESIDENTE. Deve concludere.
GIANLUCA ROSPI (MISTO-AP-PSI). Ho concluso. Senza istruzione e cultura, non c'è benessere. Senza benessere, non c'è salute. Insomma, senza la scuola viene tutto meno. Concludo…
PRESIDENTE. No. Grazie.
Ha chiesto di parlare il deputato Plangger. Ne ha facoltà.
ALBRECHT PLANGGER (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Abbiamo chiesto al Governo un patto di lealtà e trasparenza nei confronti del Paese e del Parlamento. È, dunque, coerente che oggi le Camere abbiano ascoltato le sue comunicazioni e diano il loro indirizzo con il voto, a condizione che il Governo assuma decisioni conseguenti, il cui principio fondamentale deve essere un ordinato e condiviso - e cioè non contrapposto - percorso fra Governo, Regioni e autonomie.
L'emergenza sanitaria non può cambiare le priorità di un Paese, al contrario, deve rafforzare la loro tutela. La scuola, in questo contesto, rimane il nostro bene primario. Come anche ha affermato il presidente del Consiglio superiore di sanità, Locatelli, la percentuale di contagi che è possibile far risalire alle scuole aperte è soltanto il 3,8 per cento ed è, dunque, del tutto marginale. Il nostro appello è a non chiudere le scuole materne, le scuole primarie e secondarie, potenziando eventualmente ulteriormente il trasporto pubblico, ove necessario, e a garantire un equo ristoro a chi deve interrompere la sua attività economica nell'interesse della comunità.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lupi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, signor Presidente. Signor Presidente del Consiglio, non c'è intervento in Aula del nostro gruppo che non abbia visto – anche recentemente, la settimana scorsa – l'assunzione di responsabilità ad una leale collaborazione in momenti come questi. Ma è evidente che la leale collaborazione, nel mantenere in maniera chiara e distinta i ruoli – noi dall'opposizione, voi dalla maggioranza – ha bisogno di essere verificata e corroborata dai fatti. E, mi perdoni, certamente un fatto è l'apertura, che ho visto adesso nel piccolo parere del Ministro D'Incà, riguardo alla risoluzione che abbiamo presentato, entrare nel merito delle proposte e individuare quelle che possono andare nella direzione di migliorare gli interventi che si possono fare. Non è una leale collaborazione - glielo dico come metodo - se tutto il weekend noi assistiamo a: riunione del Governo, riunione tra Governo e capi delegazione, riunione tra Governo, capi delegazione e CTS, riunione tra Governo, capi delegazione, CTS e capigruppo della maggioranza. E alla fine di tutto questo, identificata una sintesi, si dice: apriamo all'opposizione.
Non funziona come metodo: è il Parlamento, sia il Parlamento il luogo del confronto ed entriamo nel merito. La prima leale collaborazione - glielo ripetiamo e lei oggi ha dato un'apertura anche su questo - riguarda i dati, c'è bisogno della trasparenza dei dati. Le faccio un esempio sulla scuola: sostengo il Ministro Azzolina, il Ministro Azzolina , che vedo qui, sa quanto siamo stati polemici in questo periodo, ma quando dice: “Senza scuola, l'Italia non ha un futuro” sottoscriviamo, abbiamo sempre fatto una battaglia su questo punto, la scuola è l'ultimo presidio che si deve chiudere, deve rimanere aperta. Perché Francia, Germania, Irlanda e Inghilterra, che sono in situazioni, da quanto apprendiamo, diverse dalle nostre, non chiudono la scuola? Qual è la ragione per cui noi la chiudiamo? Quali sono i dati? Il Corriere della Sera di oggi dice che - dati del Ministro dell'Istruzione - gli studenti contagiati sono lo 0,8 per cento del totale. Se valgono questi dati, non si capisce la ragione per cui dobbiamo chiudere le scuole. Io non voglio essere il talebano della scuola, ma dico che, fino all'ultimo, noi non possiamo chiuderla. Valgono questi dati o valgono gli altri dati, che pare dicano che tra 0 e 18 anni i contagi siano quasi il 17-18 per cento? Allora, comunicare i dati su cui si prendono le decisioni nella massima trasparenza evita incertezza, dà certezza di una strada nel dialogo tra Governo e Regioni, nel dialogo tra Governo, Regioni e Parlamento. La scuola non si deve chiudere fino a prova contraria, questo è un elemento importante. La collaborazione si deve basare su questo, sui fatti, sui dati. Si deciderà di fare - come ha detto - dei lockdown differenziati a seconda delle undici Regioni? Bene, se decidiamo che rimangano aperti i ristoranti almeno a mezzogiorno e se devono rimanere aperti, come unica piccola occasione anche di socializzazione che noi abbiamo, con i controlli, perché lasciarli aperti tutti i giorni e chiuderli la domenica a mezzogiorno? Uccidiamo ulteriormente un settore, senza capire la ragione.
PRESIDENTE. Lupi, concluda.
MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). Concludo, perché non voglio approfittare della cortesia, che la leale collaborazione è assolutamente importante. Lei ha rinnovato la vostra apertura, l'offerta di collaborazione, ma dimostriamola con i fatti! Solo con i fatti si può capire la vostra offerta di leale collaborazione, allontanandola da qualsiasi sospetto di strumentalità. Non c'è bisogno di strumentalizzazione, c'è bisogno di unità e di coesione insieme (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Signor Presidente del Consiglio, colleghi, credo sia giusto iniziare partendo da quello che ha detto ieri il Presidente Mattarella, che ha invitato tutti a ricordare i nostri morti. Cito: È un dovere che va affiancato al dovere della responsabilità di proseguire nell'impegno per contrastare e sconfiggere questa malattia così grave, mettendo da parte partigianerie, protagonismi, egoismi, per unire gli sforzi di tutti e di ciascuno, quale che sia il suo ruolo e quali siano le sue convinzioni, nell'obiettivo comune di difendere la salute delle persone e di assicurare la ripresa del Paese. Sono parole che, credo, vadano giustamente soppesate, perché stiamo vivendo una delle fasi più difficili e complesse della storia repubblicana e dobbiamo averne tutti, nel rispetto dei diversi ruoli, consapevolezza. Io mi permetto sommessamente di aggiungere anche un altro invito a me stesso e a tutta l'Aula: di alzare lo sguardo e guardare che cosa sta succedendo nel resto d'Europa, non per dire che noi in questo momento siamo più fortunati o più bravi di altri, ma per ammettere con grande umiltà che tutta l'Europa è stata sorpresa dalla velocità della recrudescenza di questa seconda ondata di COVID. Lei ha giustamente ricordato gli impegni e i dati, in riferimento agli sforzi e agli investimenti fatti dallo Stato e dalle Regioni, per la loro parte, rispetto al potenziamento delle strutture sanitarie. Anche qua si è fatta chiarezza rispetto a un alibi che è circolato molto - devo dire - anche sugli organi di stampa, e cioè che in fondo questa classe politica, la classe dirigente, in questi mesi si fosse dedicata ad altro e che non ci sia stata la capacità di intercettare il rischio della seconda ondata. Quei dati lo dimostrano e dimostrano esattamente il contrario. Questo non vuol dire però - l'ho già detto in altre sedi - che tutto vada bene. C'è una situazione profondamente differente tra Regioni e Regioni, all'interno delle Regioni, tra province e province, spesso, all'interno delle stesse province, tra comune e comune. Ci sono territori e Regioni che hanno USCA che funzionano, dove c'è un buon tracciamento, e ci sono territori dove le USCA non sono state costituite e c'è un cattivo tracciamento. Potrei andare avanti. È pertanto necessario, da questo punto di vista, continuare in questo sforzo. Credo sia stato giusto anche togliere un altro alibi - anche questo, molto cavalcato nel dibattito pubblico -, e cioè che il Governo e le autorità sanitarie stessero prendendo le decisioni sulla base di emozioni del momento. I dati che lei ha dato, i dati, che sono reperibili pubblicamente, del report settimanale, che adesso, da quel che ho capito, diventerà bisettimanale, dell'Istituto superiore di sanità, sono lì a dimostrare che le decisioni, su cui si può discutere, non sono prese su base emozionale, ma sono prese sulla base di dati scientifici corretti e, soprattutto, stanno dentro una griglia, quella del cosiddetto manuale, concordato a suo tempo tra tutti i soggetti, compresa la Conferenza delle Regioni, quello, per intenderci, che definisce lo scenario 1, 2, 3, 4, a seconda della gravità crescente della situazione, che incrocia sostanzialmente gli Rt con i 21 punti di potenziale crisi del sistema sanitario. Da questo punto di vista, credo si siano tolti gli alibi. Io rispetto la posizione dell'opposizione, che ha rifiutato il tavolo da lei ha proposto; non può essere che quella decisione si fondi proprio su alibi, che da oggi non sono più disponibili nel dibattito pubblico, come il riferimento ai dati e agli sforzi fatti in questi mesi per cercare di rendere maggiormente resiliente il sistema sanitario nazionale. Qual è il punto? Il punto - e chi conosce un po' i dati credo non possa non convenire - è che oggi il tema, differentemente da quello che è stato nella prima ondata, non è incistato totalmente sulla questione delle terapie intensive che, se non facciamo niente, andranno in crisi di qua a tre o quattro settimane, ma abbiamo un problema oggi, addirittura ieri in alcune Regioni. Il collega Borghi ha giustamente ricordato le dichiarazioni del presidente dell'Abruzzo, ma il Piemonte non sta meglio da questo punto di vista: c'è una situazione al collasso della cosiddetta area medica; cioè non siamo più in grado in molti, in quasi tutti gli ospedali, per esempio della provincia di Torino, di poter ricevere pazienti nelle aree mediche. E quindi che fare? Fare finta di niente, dire che tutto va bene, oppure, al contrario, dire che viene prima l'economia rispetto alla salute? Io credo invece che la scelta sia stata giusta e sia giusta, e la condividiamo signor Presidente; ed è quella di inserire nel prossimo DPCM alcune misure nazionali ancora più restrittive, così come è giusto individuare anche misure più localizzate, intervenendo con puntualità e con tempismo su quelle Regioni, su quei territori dove siamo già in una situazione che - a detta dell'ultimo report dell'ISS - mette a rischio la sostenibilità del servizio sanitario nazionale. Questo dovrebbe avvenire - in altri Paesi avviene - in un quadro di unità e di coesione nazionale: il lockdown nazionale è stato votato nell'Assemblea parlamentare francese praticamente all'unanimità e in altri Paesi si è colto che siamo di fronte a un'emergenza che va al di là delle posizioni di parte.
Io rispetto le opinioni sempre e comunque, anche in questo caso, ma credo che chi ha seguito questo dibattito fino ad adesso non possa non rilevare che sia chiaro chi mette la salute degli italiani prima della propaganda e chi fa invece l'esatto contrario.
Non voglio neanche eludere un'altra questione che abbiamo nel dibattito pubblico e che sentiamo profondamente: le proteste, le piazze. Allora, anche qui, con grande chiarezza: le piazze democratiche, le piazze che si esprimono con la non violenza vanno sempre ascoltate; sono un grido democratico a cui chiunque governa deve cercare di dare una risposta. Si può discutere se le risposte siano sufficienti o insufficienti, ma il “decreto Ristoro”, fatto in pochissime ore, nelle dimensioni che sono state ricordate, è una risposta. È una risposta che può rivelarsi insufficiente e su questo chiediamo ovviamente che ci sia la disponibilità del Governo, in sede di legge di bilancio, ad aumentare se necessario i fondi per poter andare incontro a quelle che sono, in moltissimi casi, legittime richieste di risarcimento di situazioni che pongono delle oggettive difficoltà nelle prosecuzioni.
Ma c'è un punto, signor Presidente, che vorremmo sottolineare: non può partire in questo Paese una guerra, la guerra tra i garantiti e i non garantiti. Questo è un punto delicatissimo su cui noi dobbiamo dimostrare, come Governo - io credo come classe dirigente di questo Paese -, di essere in grado di governare questa fase ed evitare questa guerra, che sarebbe molto ma molto pericolosa. Da questo punto di vista, noi lanciamo una sfida al Governo. Noi crediamo - siamo convinti - che una delle risposte per evitare che parta questa guerra, che sarebbe devastante, è quella di immaginare con la legge di bilancio 2021 un reddito universale di base, un reddito di dignità, una misura che consenta a tutti di non sentirsi messi in un canto; cioè, si deve cercare di non lasciare indietro nessuno e di verificare se le risorse per creare questo reddito universale di base non debbano essere trovate tra chi, a differenza di altri, da questa crisi non è stato toccato oppure addirittura ci ha guadagnato. Crediamo che questa sia una strada da percorrere.
Infine, Presidente, una questione che anche a noi sta molto a cuore: è il tema delle scuole. Lo dico alla Ministra, sapendo, da questo punto di vista, di incontrare certamente il suo consenso; lo dico al Presidente del Consiglio, perché bisogna cercare di fare il possibile e l'impossibile per tenere le scuole aperte. La didattica in presenza non è un lusso, è un investimento nel futuro di questo Paese; lo dobbiamo alle nuove generazioni. Quindi, dobbiamo provare a non chiudere nidi, elementari, medie, dove è possibile, e dico anche - per quello che sarà possibile - nelle Regioni con maggior livello di contagio. Insomma, abbiamo di fronte, signor Presidente, giorni complicati e difficili …
PRESIDENTE. Concluda.
FEDERICO FORNARO (LEU). Ci vorrebbe coesione e unità nazionale. Certamente da parte nostra ci sarà quella lealtà e quell'appoggio che c'è sempre stato e che men che mai in questo momento verrà a mancare (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).
PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare il deputato Rosato. Ne ha facoltà.
ETTORE ROSATO (IV). Grazie, Presidente Fico, grazie Presidente Conte. Questo è un tempo difficile, ce lo diciamo e ne siamo molto consapevoli. È un tempo in cui i nostri concittadini vivono paure e insicurezze, e noi di questo dobbiamo tenerne molto conto, pesando le nostre parole, improntando il nostro lavoro a grande serietà, a grande senso di responsabilità, a grande chiarezza nelle cose che diciamo; direi anche a un lavoro più collegiale possibile - ciò vale per maggioranza e opposizione -, con l'esigenza di esprimere e di rispondere a questo senso di complessità che i nostri concittadini ci richiamano. Una delle prime cose su cui mi vorrei soffermare, Presidente - perché lei ha dedicato molto tempo nella sua relazione a questo -, è la questione dei dati, che non sono sondaggi, che in questa fase direi di mettere completamente da parte. Lei ci ha parlato di dati con grande penetrazione, dentro a questo grande problema, però, Presidente, prima di tutto la vicenda dei dati è generata ...
PRESIDENTE. Colleghi … Colleghi, per favore.
ETTORE ROSATO (IV). Grazie, Presidente. Io non confonderei i dati scientifici con i numeri. I numeri sono numeri, ma i numeri, per essere trasformati in dati scientifici, hanno bisogno di altro; hanno bisogno di quella complessità che Galileo individuava nel metodo induttivo, in cui ci siano delle dimostrazioni necessarie da fare e delle dimostrazioni su cui la comunità scientifica può misurarsi. Quindi, noi continuiamo a richiamare l'esigenza di rendere questi dati accessibili. Questi dati non possono essere quelli comunicati nelle conferenze stampa (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). La comunità scientifica ha bisogno di avere dati accessibili e noi non dobbiamo aver paura del confronto con la comunità scientifica. La comunità scientifica non sono gli esperti che noi chiamiamo; la comunità scientifica è quel meraviglioso insieme di professionalità e di disponibilità e di “teste” che questo Paese ha e che vogliono misurarsi sulle cose, che vogliono dare un contributo. Presidente, noi continueremo a insistere affinché i dati siano resi trasparenti; le banche dati devono essere accessibili (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Ogni giorno c'è un professore universitario, un rettore che ci richiama sull'esigenza di avere i dati a disposizione. Io penso che su questo noi uno sforzo dobbiamo farlo, Presidente, e ce ne avvarremo nel nostro lavoro, nel lavoro di tutti noi; sarà più facile spiegare anche ai nostri concittadini perché prendiamo alcune scelte, perché facciamo alcune cose. I dati ci servono per prendere decisioni. Il sistema ha bisogno, nelle decisioni che vanno assunte, di essere guidato, perché se noi avessimo un dato, per esempio, su dove è il luogo di maggior contagio, probabilmente - dico, probabilmente - ci direbbero che il luogo di maggior contagio sono gli ospedali, i luoghi delle residenze sanitarie, i luoghi della malattia, ed è anche il luogo del maggior contagio. Allora il problema non è chiudere gli ospedali perché sono i luoghi di maggior contagio, ma è cosa la politica deve fare, cosa la politica deve mettere in campo, per evitare che l'ospedale sia il luogo di maggior contagio! La stessa cosa vale ancora con maggior impegno per il trasporto pubblico: il problema non è ridurre le persone sugli autobus semplicemente; è consentire che le persone possano viaggiare - quelle che devono viaggiare - in sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva)! Allora bisognerà potenziare il servizio di trasporto pubblico, non dire semplicemente a tutti: “State a casa”! Lo sappiamo, anche dal primo lockdown, che ci sono tante categorie di persone che hanno bisogno di potersi muovere in serenità, che hanno bisogno di potersi muovere in sicurezza; ci sono gli operatori sanitari, che prendono quegli autobus.
Vale lo stesso discorso per la scuola, su cui mi soffermo un minuto. Vede, Presidente, noi misuriamo tutto, misuriamo tutto: i contagiati, contiamo ogni giorno i morti drammaticamente, contiamo i danni alle aziende, ma c'è una statistica sui danni che stiamo facendo ai nostri ragazzi (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva)? Esiste una statistica sui danni che stiamo facendo a queste generazioni che hanno perso intanto un anno di scuola? Presidente, lo dico con la consapevolezza che qui tutti quanti siamo interessati a questo problema. Non penso che siamo interessati solo noi, non penso di essere l'unico. Sono convinto che questo sia un tema che riguarda tutti noi, ma questo tema come lo affrontiamo? Qual è la soluzione che mettiamo in campo? Quali sono i ristorni che diamo ai nostri ragazzi per aver perso un anno scolastico? Abbiamo fatto tutte le cose che servivano per consentire che quest'anno scolastico ripartisse in sicurezza? Le abbiamo fatte tutte? Io non credo, e penso che su questo dobbiamo misurarci tutti i giorni, perché tenere aperte le scuole - lo ha ricordato anche il mio collega D'Alessandro intervenendo - è stata una priorità di tutti i Paesi europei, anche quelli che hanno fatto le scelte più dure. Non possiamo essere da meno su questo, perché il nostro futuro - non avendo il carbone, non avendo il petrolio -, il futuro di questo Paese è avere un livello di formazione qualificata nei suoi giovani (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva) e non si può far perdere tempo prezioso, tempo di studio, tempo anche di socializzazione.
La seconda questione che volevo toccare rapidamente, Presidente, è la sanità. Il Ministro ha fatto un grande lavoro, non è una sottolineatura del suo lavoro, perché il Ministro Speranza si è impegnato, lo abbiamo visto tutti i giorni sempre sul merito delle questioni; però non possiamo dirci che le cose funzionano. Presidente, ci sono tanti ospedali in questo Paese che non hanno pensato nei mesi di giugno, luglio, agosto, settembre nemmeno a creare i percorsi differenziati tra i pazienti COVID-19 e non COVID-19. Ce ne sono tanti, di ospedali, che queste cose non le hanno fatte! Non possiamo restare silenziosi rispetto a queste cose. Guardi che in questi giorni, in queste ore ci sono positivi, positivi sintomatici, che vengono chiamati dall'azienda sanitaria ad andare personalmente in azienda sanitaria a farsi il tampone. Personalmente: quindi, vuol dire che uno esce di casa e va farsi il tampone, sapendo che è sintomatico e che è positivo (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Io penso che di questa questione noi dobbiamo tutti farci carico: non sarà un problema solo del Governo, è un problema delle istituzioni, è un problema delle regioni, è un problema di questo sistema a cui abbiamo cercato di metter mano, che non funziona perché divide troppo le competenze.
Ma i problemi della sanità sono tantissimi, e noi abbiamo un'occasione per metterci mano, noi abbiamo un'occasione per andare a intervenire. Mi è piaciuto quando lei, Presidente, ha detto che c'è un dilemma tra salute ed economia, e noi su questo dilemma dobbiamo avere le idee chiare. Ma dico, tra salute e ideologia, dobbiamo avere un pensiero chiaro anche su questo! Tra salute e populismo, dobbiamo avere un'idea chiara anche su questo (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva)! Noi possiamo allora potenziare la nostra sanità; e serve potenziare la nostra sanità, non solo per la salute di tutti noi, ma anche per motivi economici: perché la prevenzione che non stiamo facendo, perché la stiamo rimandando, porta danni economici al nostro Paese. Io preferisco quindi indebitarmi per poter investire oggi in sanità (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), preferisco indebitarmi con i 327 milioni che potevamo risparmiare potenzialmente dall'ultima asta di BTP se avessimo utilizzato - lo dico per assurdo - i 36 miliardi del MES. 327 milioni all'anno per dieci anni: con quei 3,2 miliardi quanti servizi potevamo fare in sanità? Lo dico anche a chi oggi continua a dire di essere scettico sul MES: ragazzi, proviamo ad entrare nel merito, usiamo quei soldi per assumere gli specializzandi, prendiamo 8 mila specializzandi (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva)!
Penso che noi abbiamo bisogno di fare delle scelte che siano capaci di mostrare a questo Paese come il nostro impegno sia serio sotto tutti i profili. C'è un grande tema che riguarda l'economia, e abbiamo registrato con soddisfazione anche che alcune delle misure che abbiamo messo in campo sono state efficaci: c'è stata una risalita del PIL, una ripresa del PIL, ma - e concludo su questi due concetti - mai come oggi il criterio del PIL, l'indicatore del PIL è debole per capire la difficoltà di un Paese. Perché oggi il PIL non fa distinzione tra garantiti e non garantiti, e questa crisi sta aumentando moltissimo il divario tra i garantiti e i non garantiti. Presidente, noi su questo dobbiamo innescare le manovre che dobbiamo fare per affrontare le difficoltà di chi, non garantito, non garantito nel genere della sua situazione, senza un lavoro a tempo indeterminato, senza un lavoro pubblico, oggi si sente ancora più impaurito del solito. Perché abbiamo bisogno di un'Italia semplice, non abbiamo semplificato abbastanza, abbiamo bisogno di semplificare di più; abbiamo bisogno certo di bloccare i licenziamenti, ma dobbiamo essere consapevoli che non possiamo bloccare i fallimenti; abbiamo bisogno di mettere in campo delle misure che siano efficaci e che diano sicurezza a chi sta attraversando la drammatica situazione, il drammatico momento.
Concludo con un appello veramente a rimboccarsi tutti le maniche, Presidente. E lo dico pensando che la lista delle cose che non funzionano è lunga, ma qualsiasi critica che possiamo muovere al Governo, ai Ministri, ai governatori, ai sindaci deve essere consapevole, contenere la difficoltà di questo momento.
Presidente, è un momento difficile, soprattutto per chi governa. Proprio per questo è importante che chi ha delle responsabilità sappia costruire condizioni perché ci sia una larga partecipazione. E concludo appellandomi all'opposizione: non sprecate questa occasione, non sprecatela! È giusto in questo momento mettere da parte le divisioni, la cabina di regia no, il Parlamento sì, la bicamerale no: c'è bisogno di lavorare insieme, il Paese ha bisogno di vedere che c'è una classe politica e una classe politica con la “p” maiuscola che è capace di fare le cose insieme, perché il momento drammatico lo richiede (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Foti. Ne ha facoltà.
TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, non di certo il gruppo di Fratelli d'Italia si sottrae alle proprie responsabilità. Ce le siamo sempre assunte, anche noi che abbiamo sempre ritenuto che la vicenda politica di questi ultimi mesi andrebbe riletta. Perché sono stati altri che si sono assunti una ben precisa responsabilità: quella di dar vita ad un Governo di scopo, il cui unico scopo era quello di non far votare gli italiani, il cui unico scopo era quello di non vedere nelle urne la vittoria di una maggioranza di centrodestra (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
E allora vedete, in questa strada e lungo questa strada avete voluto fare da soli. Lo scopo l'avete raggiunto, quello di non far votare gli italiani; avete fallito miseramente di fronte alla prima grande emergenza, che era un'emergenza sanitaria. E lei, Presidente Conte, non ha alibi, perché nei primi due voti parlamentari da questi banchi è venuto il voto favorevole allo scostamento di bilancio, e il giorno dopo ve lo siete gestito come avete voluto, incuranti di qualsiasi nostra proposta (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
E allora siete passati dal Governo di scopo a quello dei fallimenti. Vede, basterebbe leggere Repubblica.it di oggi per capire che cosa non avete fatto per quanto riguarda il trasporto pubblico; ma evidentemente avete un Ministro che era troppo attento a pensare che tutti gli studenti sarebbero andati a scuola in monopattino (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
E poi vi abbiamo richiamato in più occasioni rispetto al tema dell'immigrazione clandestina. Vi abbiamo detto: attenzione, che anche lì la COVID-19 si sviluppa; ma eravate troppo intenti a presentarvi con la politica delle coste aperte per preoccuparvi invece di attuare un blocco navale, come sarebbe servito e come sarebbe stato utile.
E infine, come se non bastasse, per quanto riguarda la scuola avete pensato di risolvere i problemi derivanti dalla COVID-19 con due grandi iniziative: i banchi a rotelle e suggerire di spalancare le finestre delle scuole, anziché portare termoscanner e dispositivi per la didattica digitale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Vedete, potrei già chiuderlo qui il mio discorso, con una citazione di Giorgia Meloni: due sono le calamità, la COVID-19 (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)…
PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi! Prego.
TOMMASO FOTI (FDI). La COVID-19 e il Governo Conte. Ma voglio andare oltre: nessuno su questi banchi è irresponsabile, siamo perfettamente consci della gravità della situazione; da questi banchi non sono mai venute proposte contro la scienza o che negassero la validità delle vaccinazioni. Sono altri che devono spiegarci la loro funzione in quest'Aula dopo essere stati apologeti dei no-Vax (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!
E allora noi riconfermiamo qui alcune proposte. Prendiamo atto che su quattro di queste il Governo si sia rimesso all'Aula.
Non comprendiamo perché non siano state accolte anche altre, come la riapertura delle attività produttive che rispettino i protocolli di sicurezza, come riconoscere ristori alle attività colpite da ulteriori provvedimenti eventuali delle Regioni, come il fatto che lo Stato subentri ai costi fissi di chi svolge un'attività che oggi è stata chiusa, come detassare, anziché tassare, i redditi non percepiti per coloro i quali locano immobili commerciali, come il dichiarare lo stato di crisi per il settore del turismo, come pensare anche a coloro che hanno iniziato una attività nel 2020 e che non possono avere come punti di riferimento i fatturati del 2019, poiché inesistenti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), come, infine, la sospensione del “decreto Dignità” con l'introduzione dei voucher per tutti i settori dell'economia italiana.
Vede, queste, signor Presidente del Consiglio, sono proposte che abbiamo fatto alla luce del sole, e sono proposte diverse dalle sue. Ci ha proposto un tavolo, ma di tavoli questo Governo è pieno, fa concorrenza all'Ikea. Ci ha proposto cabine di regia, ma anche di queste cabine di regia questo Governo è pieno. Sembrava di essere, guardando il Governo, in un'estate a Riccione. E anche di App siamo fin troppo pieni, persino di quelle App che non ci rendono “immuni”, quasi fossimo in un App Store.
E, allora, il luogo per confrontarsi, signor Presidente del Consiglio, le è già stato detto, è questo. E che sia questo e che valga la pena farlo lo ha dimostrato nel momento in cui il Governo si è rimesso all'Aula su alcuni punti della risoluzione del centrodestra. Se non ci fosse stato questo dibattito, se non ci fosse stato questo confronto, il decreto suo sarebbe stato frutto soltanto dei conciliaboli della sua rissosa maggioranza.
Vede, signor Presidente del Consiglio, oggi si muore di virus, ma non si deve morire per disperazione o povertà. Noi non possiamo, né vogliamo scegliere tra morti di salute e morti di economia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Fratelli d'Italia, il movimento della destra politica italiana, è certo liberale quando si tratta di pensare alla organizzazione e all'articolazione di uno Stato sempre più leggero, ma è fortemente destra sociale quando si batte per i diritti dei non garantiti di questa epidemia sanitaria (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!
Vede, signor Presidente del Consiglio, lei, con rara frase infelice, ha detto che vi sono attività sacrificabili. Per quanto ci riguarda, non vi sono attività sacrificabili (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), non vi sono partite IVA sacrificabili, non vi sono persone sacrificabili (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! E proprio a quelli che lei ha definito come sacrificabili, noi diciamo che questo Governo in primo luogo si deve rivolgere e riferire. Perché, signor Presidente del Consiglio, mai come oggi serve andare incontro a quelle persone che stanno perdendo la speranza del futuro, che stanno perdendo la possibilità di vedere, per loro e le loro famiglie, ancora un'attività economica in piedi, per quelle imprese che, dopo essere uscite dalla prima crisi, oggi hanno il terrore di non superare i prossimi due o tre mesi. È a loro che bisogna andare incontro, certo non dicendo che sono sacrificabili, ma dicendo invece, per contro, che lo Stato gli è vicino, che lo Stato pensa a loro, che lo Stato provvederà a loro, non con dei rimborsi di imposta, perché per poter andare a credito di imposta bisogna prima aver fatto i fatturati: senza fatturati non ci sono crediti di imposta, signor Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Noi quei soldi li dobbiamo dare subito, a quelle famiglie, a quella gente che lavora, a quei personaggi che voi definite sacrificabili e che noi, invece, definiamo persone dal cuore d'oro. Perché, vede, è vero, c'è stato anche un movimento di piazza, e c'è un movimento di piazza, ma distinguiamo e non facciamo finta di non sapere che vi è chi va in piazza per legittimamente contestare dei provvedimenti, e altri per delinquere. Non mettiamoli sullo stesso piano, non c'entra assolutamente nulla (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Chi va nelle piazze per protestare contro il Governo, ci va innanzitutto per la propria comunità, per la propria famiglia, per il proprio lavoro.
E, allora, non avete alibi, le proposte del centrodestra le avete sul tavolo. Presidente Conte, batta un colpo, le accolga tutte, non per noi, per l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Delrio. Ne ha facoltà.
GRAZIANO DELRIO (PD). Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio, colleghe e colleghi, credo che vada espresso un apprezzamento sincero al Presidente Conte, e al Governo, per la sollecitudine con la quale si è presentato al Parlamento per esporre lo stato della situazione del Paese, lo stato grave del Paese, e anche per ascoltare gli orientamenti del Governo e la disponibilità con cui si trova qui, oggi, ad ascoltare le nostre indicazioni. Credo che questo passo sia il frutto di una consapevolezza che il Governo ha maturato anche grazie all'azione del Parlamento tutto intero, lo dico agli amici dell'opposizione. Insieme abbiamo, credo, insistito e insieme, credo, sia cresciuta la consapevolezza che questo è l'unico vero luogo dove il popolo è rappresentato e dove la Repubblica può trovare la sintesi anche nei suoi momenti più critici.
Questa sua presenza oggi è sicuramente, però, anche figlia del drammatico aggravarsi della situazione sanitaria delle ultime settimane e anche degli ultimi giorni, e della giusta preoccupazione per i contagi, perché la curva dei contagi può sfuggire al controllo, dando luogo a scenari insopportabili, insostenibili per il nostro sistema sanitario; un sistema sanitario che, ancora una volta, io qui voglio, a nome di tutti noi democratici, ringraziare: gli operatori sanitari, i medici, gli infermieri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), le persone che ancora lavorano negli ospedali e sono sottoposti a una fatica insostenibile; ma anche ai medici di base, anche a loro, il cui il telefono non smette mai di squillare in queste ore. Questo straordinario patrimonio civile, di coscienza civile, di generosità, è un patrimonio che ci fa ben sperare, questo sì, per il futuro.
Questo maledetto flagello da cui siamo colpiti rischia di infettare, purtroppo, non solo gli organismi umani, ma anche il nostro corpo sociale, Presidente. Noi rischiamo di avere il bollettino quotidiano con i numeri dei morti, ma io vorrei che qui ci ricordassimo che dietro ogni numero c'è una persona, c'è una famiglia, ci sono dei dolori, degli affetti, ci sono storie che noi perdiamo. E non dobbiamo abituarci a questa contabilità, perché abituarci a questa contabilità vorrebbe dire poi dimenticarci che siamo una comunità, una comunità sola, che ognuno di noi è indispensabile allo sviluppo di questa comunità e che ognuno di noi è prezioso per il futuro di questa comunità.
Sapevamo di avere vinto parzialmente una battaglia la scorsa primavera, ma che la guerra sarebbe continuata, che questa battaglia sarebbe continuata anche ora. Viviamo ancora immersi in una delle più grandi crisi che questo Paese abbia mai vissuto, che questo continente abbia mai vissuto, che questo nostro mondo abbia mai vissuto. Quindi, non è il momento delle parole di ottimismo, è il momento delle parole di verità, è il momento del coraggio ed è il momento della responsabilità, io credo. C'è, appunto, bisogno di coraggio: il coraggio prima di tutto di dire, innanzi tutto, a tutti, a tutte le categorie e a noi stessi che la priorità assoluta è fermare il contagio. La priorità assoluta è fermare il contagio, non c'è un'altra priorità: senza questa, la nostra comunità nazionale rischia di non ritrovarsi più (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Dobbiamo dirlo con franchezza: va messo in campo ogni strumento, ogni strumento per fermare il contagio. Noi sosteniamo le scelte del Governo, ma non perché siamo al Governo, non perché siamo al Governo, ma perché sentiamo e vogliamo stringerci intorno al nostro Paese che soffre.
E credo che questo sia il momento davvero della parresia, ossia di avere il coraggio di dire la verità, di dire i numeri. La Cancelliera Merkel poco fa ha detto, rispondendo a un giornalista, una cosa molto importante. Ha detto: non si scherza, chiunque capisce di statistica non scherza quando vede un Rt a 1,3 o a 1,4. Noi siamo già a 1,7. Abbiamo il dovere di prenderci la responsabilità di queste scelte, abbiamo il dovere di dire la verità, sapendo che questa verità farà crescere la nostra comunità anche quando la verità è scomoda, anche quando la verità porta privazioni, ma questa verità ci farà diventare più coraggiosi. Quindi chiedo a lei e a tutti di pronunciare sempre parole di verità, non solo di fronte a quest'Aula, ma di fronte al Paese. Non è il momento di preoccuparci della nostra popolarità o di guardarci l'ombelico, è il momento di guardare alla salute dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Dobbiamo guardare prima di tutto alla salute dei cittadini. I cittadini poi capiscono, signor Presidente, hanno bisogno di notizie chiare e semplici, di provvedimenti chiari e semplici. Per questo noi anche nella risoluzione chiediamo che vi siano provvedimenti quasi automatici che scattano oltre un certo limite. I cittadini capiscono e hanno bisogno di meccanismi, ripeto, chiari e semplici perché sono molto confusi da decine di opinioni, di pareri, di esperti, da decine di talk show, di programmi. Abbiamo quindi bisogno che il Governo e le istituzioni sanitarie dicano parole chiare, semplici e indichino la strada dei provvedimenti in maniera forte e in maniera seria. Dicevo che ci vuole anche responsabilità, però, e la responsabilità va agita a tutti i livelli. Lei oggi, e noi concordiamo, si è assunto la responsabilità di fare alcune proposte per questo Paese, di limitare alcune attività, di chiudere i centri commerciali il fine settimana, peraltro una cosa proposta dalla Conferenza delle regioni anche, quindi una cosa condivisa, insieme ad altri provvedimenti, la didattica a distanza. Quindi lei si è assunto la responsabilità. Noi vorremmo anche che ci fosse uno scatto di responsabilità ulteriore, nel senso che, se le regioni non saranno in grado di assumere quelle scelte, di fare quelle scelte che la tutela della salute dei cittadini richiede, lo Stato faccia la loro parte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), lo Stato prenda in primo luogo sulle sue spalle la responsabilità di emanare decreti per fare le scelte necessarie alla tutela dei cittadini. Come ha già detto il mio collega Borghi, è una responsabilità che la Costituzione le consente e credo che non ci sia niente di male in questo, non ci sia niente di male.
Prima di tutto dobbiamo tenere unito il Paese e dobbiamo difendere la salute dei nostri cittadini, non deve venire meno il legame con il Paese in questo momento. La responsabilità significa anche assumersi la responsabilità piena di continuare a dire che lo Stato è vicino, che lo Stato è prossimo a quelle persone, a quelle categorie che rimarranno senza lavoro nelle prossime settimane, è prossimo a coloro che sono in cassa integrazione. E mi pare che una buona notizia sia stata l'accordo che avete raggiunto per la proroga del blocco dei licenziamenti, una buona notizia il fatto che la CIG sia stata estesa. Sono buone notizie: dicono, al di là del valore economico, che lo Stato vuole essere presente, non vuole lasciare soli le imprese, le famiglie e i cittadini singoli. Vuol dire che non vogliamo arrenderci al fatto, che tanti colleghi hanno sottolineato e che è vero, che purtroppo la pandemia crea una frattura sociale ancora più profonda tra garantiti e non garantiti; e quindi ripartiamo dai non garantiti, ripartiamo da coloro che hanno meno, da coloro che in questa situazione sono più fragili, ripartiamo da coloro che sono più bisognosi della nostra presenza. E mi lasci dire, signor Presidente, anche - lei lo ha detto in apertura del suo discorso - che questo è il momento di rilanciare di nuovo agli amici dell'opposizione un invito a collaborare; come ha detto il Presidente Mattarella, questo è il momento di mettere da parte ogni partigianeria, ogni protagonismo, ogni egoismo, e unire gli sforzi di tutti.
Certamente qualcosa non ha funzionato, sarà stata colpa nostra, lo dico agli amici dell'opposizione attraverso lei, Presidente. Sarà stata colpa nostra se non siamo stati in grado di coinvolgerli appieno; troviamo gli strumenti e i modi che più sono utili a questo. Abbiamo bisogno, come avrebbe detto un grande costituente che è stato in quest'Aula, Giorgio La Pira, di concordia discors, abbiamo cioè bisogno di un'armonia che risulti da un positivo confronto di idee diverse, di posizioni diverse. È possibile raggiungere questa concordia discors, è possibile; è possibile convivere insieme in questo momento tragico del Paese. Ci sono momenti in cui nessuno può sottrarsi a questa responsabilità, lo dico davvero invitando anche a fare nuove proposte se quelle che sono sul piatto non sono sufficienti. Lo dico davvero pensando che in quest'Aula è rappresentato tutto il popolo italiano, non una parte, e noi tutti siamo bisognosi di avere un lavoro comune, ripeto, che non sia confusione di ruoli, l'ho detto tante volte, ma che sia un vero afflato per il bene comune.
Crediamo che l'unità sia un bene da curare: non l'unità nazionale politica, ma l'unità nazionale sostanziale, l'unità dei nostri cuori, l'unità delle nostre menti e delle nostre intelligenze per servire al meglio il nostro Paese, per dare al meglio indirizzi al Governo. L'unità è un bene anche perché questa nuova fase della guerra al Coronavirus ci deve trovare ancora più forti e ancora più impegnati, perché, come ha ricordato anche il Governatore della Banca d'Italia, non basterà affrontare l'emergenza; dovremo anche affrontare nelle prossime settimane i nodi economici sociali che l'emergenza ha creato e che sono anche strutturali del nostro Paese. Tutti devono quindi sentirsi chiamati e convocati a collaborare. Un'Italia più forte deve rinascere dal suo dolore: credo che sia possibile e lo possiamo fare insieme (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Gelmini. Ne ha facoltà.
MARIASTELLA GELMINI (FI). Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, Forza Italia, come ha sottolineato prima il collega Occhiuto, si pone come forza di opposizione, ma responsabile, attenta e sensibile alla stagione drammatica che il Paese sta vivendo. Non abbiamo difficoltà a riconoscere la sua presenza in quest'Aula come un fatto positivo, la ringraziamo per essere qui da questa mattina ad ascoltare gli interventi di tutti i colleghi; al tempo stesso, però, le ricordiamo che questo è il ventiduesimo DPCM, e quindi, con altrettanta franchezza, le diciamo che appare un poco strumentale questa sua improvvisa attenzione per il Parlamento e volontà di avere un voto del Parlamento prima di approvare provvedimenti significativi come il prossimo DPCM. Già da maggio una legge le imponeva il garbo istituzionale di confrontarsi e di consentire un voto di quest'Aula prima di decidere, e nel frattempo sono stati convertiti quindici decreti-legge a colpi di fiducia e instaurando, di fatto, un monocameralismo, perché quasi sempre i provvedimenti sono stati analizzati da un'unica Camera.
PRESIDENTE. Patassini, per favore!
MARIASTELLA GELMINI (FI). Noi abbiamo la sensazione che, più che l'aumento del numero dei contagi, spingano lei ad essere presente in quest'Aula soprattutto le divisioni interne alla maggioranza, una certa perdita di popolarità e soprattutto la pressione delle piazze e la sfiducia del Paese. Se le cose fossero andate bene, oggi potevamo dirle: meglio tardi che mai, ma, Presidente, le cose non sono andate bene, non è andato tutto bene come gli italiani si auguravano e noi con loro. Negli ultimi tre giorni abbiamo avuto 92 mila positivi e oltre 700 vittime. E allora forse il suo Governo, non solo lei personalmente, avrebbe dovuto ascoltare le parole di un sociologo come Luca Ricolfi, che sicuramente non è un uomo di centrodestra, che le aveva suggerito di chiedere scusa agli italiani.
Ecco, io credo che gli italiani questo se lo aspetterebbero e forse si aspetterebbero anche da parte sua e del suo Governo la capacità di abbandonare una narrazione per cui si rifarebbe tutto ciò che è stato fatto, che tutto è stato fatto senza errori, perché noi crediamo, invece, che di errori se ne siano fatti tanti e, soprattutto, che a questa seconda ondata si sia arrivati - il suo Governo sia arrivato - con una dose eccessiva di impreparazione: gliel'hanno detto quasi tutti i colleghi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Purtroppo avete scommesso tutte le vostre fiche sul fatto che una seconda ondata non si sarebbe verificata e invece siete stati smentiti dalla realtà; nel frattempo, avete perso settimane, mesi ad affrontare presunte emergenze per noi incomprensibili. Le devo dire che il dibattito attorno alla legge elettorale, in un Paese piegato dalla pandemia, è apparso come un dibattito surreale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), così come la volontà di modificare i decreti Salvini, il pensiero di una sanatoria per gli immigrati: tutti temi che, in questo momento, non erano e non sono la priorità di questo Paese!
Ci avete raccontato che i trasporti pubblici erano assolutamente sicuri, che la scuola era sicura, che le fabbriche erano sicure, ma allora io le domando: tutti gli italiani che si sono contagiati, tutti nei ristoranti e nelle palestre per prendere il virus e dopo le 18 di sera (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), o forse molti si sono contagiati sui mezzi di trasporto la mattina, mentre andavano a scuola o andavano al lavoro? Ed è forse colpa degli italiani se è saltato completamente il piano di tracciamento? È colpa degli italiani se i positivi devono restare nelle proprie case, case piccole, inadeguate e nelle quali spesso ci si contagia per assenza di spazi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? Non si potevano utilizzare gli alberghi, che sono vuoti perché i turisti non ci sono, per fare in modo che gli italiani contagiati potessero salvaguardare almeno le loro famiglie? Nel frattempo, però, finalmente, è arrivata la modulistica per i monopattini. Ecco, noi ci dobbiamo consolare così, con il bando per i banchi a rotelle durante l'estate! Peccato che, invece, i bandi molto più urgenti - quelli per le auto mediche e quelli per le ambulanze, quelli per gli operatori di tracciamento - sono stati fatti solo ad ottobre (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), con un ritardo francamente colpevole, Presidente. Perfino sui vaccini antinfluenzali siete arrivati tardi!
Allora, ci si domanda perché in Francia, all'unanimità o quasi, il Parlamento ha votato il lockdown, mentre qui si è divisi. Io voglio ricordare che l'opposizione non ha mai fatto ostruzionismo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) e abbiamo votato gli scostamenti di bilancio, garantendo spesso il numero della maggioranza assoluta per darvi 100 miliardi per far fronte all'emergenza, cioè avete avuto una quantità di denaro enorme, poteri eccezionali, ma all'emergenza non avete saputo fare fronte! Questo è il giudizio degli italiani e questo è il nostro giudizio. Vede, adesso lei chiede una cabina di regia, ma noi questa sua richiesta l'abbiamo vista così: come un tentativo tardivo non di condividere le proposte, non di accogliere gli spunti dell'opposizione, ma di instaurare una corresponsabilità rispetto ai vostri errori (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Voi non avete voluto dividere con noi le proposte e il potere decisionale: voi avete voluto provare a coinvolgere l'opposizione in un'assunzione di responsabilità rispetto alle cose che non avete fatto e agli errori che avete commesso. Ma davvero pensavate che a un uomo di esperienza, a un leader come il presidente Berlusconi potesse bastare qualche telefonata fuori tempo massimo per condividere questi errori (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)?
E veniamo ai ristori. Anche qui, io credo che quel provvedimento - mi riferisco al DPCM, quindi al “decreto Ristori” successivo - abbia rotto un incantesimo nel Paese, perché è parso come un provvedimento ingiusto, che ha tradito un principio di affidamento, perché prima ai baristi, ai ristoratori e a tante attività è stato chiesto di indebitarsi per adeguarsi ai protocolli; quando poi queste aziende si erano adeguate ai protocolli, gli è stato detto di chiudere perché il contagio passava dalle loro attività; non solo, gli è stato detto: state tranquilli, perché poi arrivano i risarcimenti. Ma, vede, nella memoria degli italiani, è impresso l'operato dell'INPS e di un certo Tridico (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), che ci ha messo dei mesi per dare la cassa integrazione! Quindi la paura degli italiani è che l'Agenzia delle entrate operi come l'INPS e quindi accumuli ritardi su ritardi, e che nel frattempo le loro attività chiudano; da qui, le piazze. Certo, nelle piazze si è infiltrato qualche violento e noi non esitiamo a condannare ogni forma di violenza e a ringraziare anche in quest'Aula le forze dell'ordine che hanno dovuto fare gli straordinari (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), ma pochi professionisti dello sfascio non hanno il diritto di oscurare le legittime ragioni, le legittime preoccupazioni di tanti imprenditori, di tanti lavoratori autonomi che sono allo stremo e che hanno paura per sé stessi e per le loro famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
Adesso, leggendo le sue parole e ascoltando il suo intervento, noi abbiamo un'altra preoccupazione: che dopo aver provato a condividere i vostri errori e le vostre responsabilità con l'opposizione, voi oggi proviate a scaricare le responsabilità sui sindaci e sui presidenti di regione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Ma l'ha detto lei, signor Presidente: se undici regioni hanno già superato l'Rt a 1,5 e altre regioni sono vicine al superamento di questo parametro, è evidente che non si può pensare che siano i sindaci o i governatori a delimitare le “zone rosse”; se “zone rosse” devono essere, la responsabilità e le scelte se le deve assumere il Governo, non qualche sindaco o qualche amministratore locale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!
Soprattutto, oggi voi in quest'Aula avete un compito: non potete solo dire agli italiani se e come chiudere, perché altrimenti succede come a marzo, che magari si chiude e immediatamente dopo c'è il caos. Voi dovete dire adesso cosa intendete fare per evitare di chiudere e, se si deve chiudere, per evitare di ripiombare in questa situazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Allora, su questo, proprio perché il suo appello non cada nel vuoto, noi lo raccogliamo, le diciamo le nostre proposte: innanzitutto, serve un piano di sorveglianza territoriale. Un certo Crisanti aveva anche proposto al Governo un piano che non è stato preso in adeguata considerazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) e questo è stato un errore grave. Serve un piano di sorveglianza territoriale per interrompere i contagi, Presidente...
PRESIDENTE. Si avvii a conclusione.
MARIASTELLA GELMINI (FI). …servono gli ospedali COVID, servono gli ospedali a bassa intensità e occorre lavorare sui trasporti pubblici. Lei oggi annuncia il 50 per cento di capienza, forse, andava fatto anche prima: se non avessimo riempito i trasporti pubblici, oggi forse non saremmo in queste condizioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!
Chiudo sul tema della scuola, perché mi sta molto a cuore. Io non so che credibilità possa avere un Ministro che attacca una lettera di un presidente di regione come Fontana, della Lombardia, per aver ricorso alla didattica a distanza e, tre giorni dopo, il Governo fa la stessa cosa: segue il dispositivo della Lombardia e di altre regioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Allora io dico, diciamo la verità agli italiani: se la scuola può rimanere aperta in sicurezza, è giusto che rimanga aperta, ma se si deve ricorrere alla didattica a distanza perché le scuole non sono sicure, non si può scaricare la responsabilità sugli amministratori e, forse, valeva la pena che l'estate venisse impiegata…
PRESIDENTE. Gelmini, deve concludere.
MARIASTELLA GELMINI (FI). …per dare un tablet - concludo -, per dare una connessione alle famiglie e agli studenti che oggi non possono esercitare il diritto all'istruzione. Quindi, vede, Presidente, gli errori sono tanti, la nostra disponibilità rimane, ma è una disponibilità per fare le cose, non certo per condividere gli errori, le lacune e le carenze del suo Esecutivo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA (LEGA). Grazie, Presidente. Il presidente della Repubblica Mattarella, in piena crisi, in primavera, aveva chiesto l'unità di tutti e aveva chiesto di non usare il COVID nella lotta politica.
L'invito era rivolto a tutti, ma era rivolto anche e soprattutto a lei, Presidente Conte. Da lì in poi che cosa è successo? DPCM presi in autonomia - e non è un caso che questa sia la prima volta che il Parlamento vota su un DPCM: è la prima volta! -, sforamento di 100 miliardi fatto grazie ai voti dell'opposizione, che, sulla fiducia, al buio, ha consentito questo sforamento, questo debito aggiuntivo, purtroppo speso neanche tutto, tardi e male. E, poi, tutta l'estate con la favola che il nostro sistema va benissimo, che è il migliore del mondo. Nel frattempo, che cosa succedeva fuori di qui, nel mondo, quello vero, quello delle partite IVA? A inizio settembre Confcommercio Milano fa un'indagine, a inizio settembre, prima della seconda ondata. A inizio settembre i commercianti rispondono: “Il 30 per cento di noi chiude il 31 dicembre, prima della seconda ondata”. Purtroppo, questo è quello che è successo, purtroppo la linea del Governo è stata sempre solo quella dello scaricabarile: se c'è un problema è colpa delle Regioni che non spendono, è colpa dei comuni che non spendono. Qualche esempio: ci sono 6 miliardi nel Fondo investimenti sanità non spesi, il Governo deve solo decidere come ripartirli, a chi darli, che cosa farne, 6 miliardi. Ne fai di ospedali COVID-19 con 6 miliardi come quello di Fontana: 20 milioni, fatto con i fondi dei privati e criticato, sì, come lotta politica, usando la malattia come lotta politica (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ci sono 200 milioni, stanziati per i medici di medicina generale, per comprare attrezzature, per evitare che i nostri anziani vadano in ospedale, ancora non spesi.
Le Regioni. Cosa hanno chiesto le Regioni stamattina e che cosa stanno chiedendo, da mesi, le Regioni al Governo? Una cosa semplice: l'articolo 120 della Costituzione, leale collaborazione istituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Le Regioni chiedono una cosa banale, semplicissima: regole condivise uguali per tutti e, a fronte di queste regole condivise uguali per tutti, se c'è una stretta indennizzi automatici. Stretta? Indennizzo automatico. Siamo a sei mesi dalla crisi e il Governo non è riuscito - in sei mesi - a chiudere l'accordo con le Regioni. Il risultato adesso è che il cerino scotta e il Governo lo vuole ridare in mano alle Regioni. Scaricabarile che, oltre a dare fastidio, a volte quasi sfocia in arroganza, se non in superficialità. Il Ministro De Micheli, a fronte della protesta perché i contagi aumentano, che cosa risponde? È colpa delle Regioni che non hanno speso i soldi del TPL. E poi cosa risponde e cosa dichiara? “Non è sui bus, non è in metrò che si prende il virus”. Sarà; solo lei la pensa così. Poi, c'è il Ministro Azzolina. Il concorso: ha senso fare un concorso in questa situazione? “No, il concorso non si sospende (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)”. Quando i governatori chiedono di fare la didattica a distanza almeno alle superiori, almeno all'università per evitare di imballare i mezzi pubblici, no, assolutamente non si fa, e poi, dopo due giorni, il Governo smentisce il suo Ministro. Poi, c'è il Ministro Gualtieri. Viene all'audizione in Commissione bilancio, sulla legge di bilancio, dichiara che va tutto bene, lo scenario è ottimistico, non ci saranno problemi, c'è il rimbalzo, perfetto. Gli obiettiamo che le cose non vanno poi così bene e che ci sono miliardi non spesi ancora, perché mancano decine di decreti attuativi dei “decreti Crisi” fatti, miliardi lì, non spesi. La risposta piccata: “Non è vero, non è vero niente. Spenderemo tutto da qui a fine anno”. Bene, passano quindici giorni, cambia il mondo, viene fatto un decreto, il cosiddetto “decreto Ristoro”, e che cosa contiene? Contiene il ristoro con quei fondi non spesi, come avevamo detto noi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ma pazienza, non ci offendiamo.
Presidente e Ministri, scendete dal piedistallo. L'umiltà è una grande virtù in politica. Se mi consentite una battuta, si ricorda, Presidente, il telefilm Happy Days? Una volta Fonzie ne fa una grossa, ma grossa davvero, e in quella puntata bellissima non riesce a dire: “Ho sbagliato”. Ecco, al di là della battuta, chiedere scusa è una grande prova di forza: il Paese ne ha bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Ma veniamo alle proposte. Si chiede un confronto con l'opposizione. Il confronto si fa qui in Parlamento, nelle Commissioni di merito. Noi siamo sempre disponibili, le nostre proposte sono note. Faccio qualche esempio: coinvolgere i medici di medicina generale per evitare che tutti vadano negli ospedali, nel fare i tamponi, nella medicina domiciliare, sospendere il concorso, come abbiamo detto. Ha senso? Alla luce, poi, di queste regole, voglio vedere come si fa a fare il concorso degli insegnanti. Ma sospendere anche quello degli avvocati; che senso ha? E, poi, tutte le misure in economia che abbiamo proposto e riproposto. Una curiosità, che fine ha fatto la proposta, che si dava per fatta, di riduzione dell'IVA? Sparita. Almeno adesso quella per ristorazione e turismo sarebbe il minimo portarla avanti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Ma lasciamo perdere tutte le proposte, che sono note, è inutile stare adesso a elencarle un'altra volta. Sono note, pubbliche. Basta volere, però, basta volere per davvero che ci sia collaborazione, basta volere per davvero scrivere insieme la legge di bilancio, che è da riscrivere completamente, ma tutta la manovra da 40 miliardi, non le briciole. A noi non interessa la “marchetta”, il milione qui e il milione là (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Vogliamo contribuire nell'interesse del Paese a spendere bene questi soldi, anche perché è dimostrato che la politica dei bonus non ha funzionato. Abbiamo avuto il calo del PIL più basso, peggiore di tutti i nostri competitor europei. I soldi stanziati non sono stati spesi tutti, alcuni anche spesi male, e poi ci sono state tante distorsioni che hanno minato profondamente la credibilità del Governo e questa cosa non è un danno per il Governo, è un danno per tutto il Paese. Faccio un esempio: è stata fatta una misura per ristorare chi comprava dispositivi di protezione individuale e mezzi per la sanificazione. Ebbene, siccome non c'erano soldi, invece del 60 per cento promesso, si è dato solo il 16 per cento. Poi per forza i ristoratori e le partite IVA vanno in piazza, perché non si fidano (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!
Però, Presidente Conte, l'italiano è una bella lingua, ma anche una lingua precisa. Il termine “ristoro” è offensivo, è onestamente offensivo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), anche perché dà l'idea di un bonus discrezionale, di una regalia, gentilmente data. Non funziona così! Va bene che domani è il 3 novembre e doveva essere la grande festa per tanti di voi, perché c'è il click day del bonus monopattino. E va beh, passi: passi che questo Governo, mentre fuori gli italiani chiedono lavoro, sarà ricordato per il click day del monopattino. Però, al di là di questo, cambiate il titolo di quel decreto. Non ha senso parlare di ristoro: bisogna parlare di indennizzo, perché quando lo Stato, per legge, crea un danno, lo Stato, con una legge, indennizza il danno che ha creato (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Presidente, concludo. Nonostante tutto, siamo ancora in democrazia, Presidente Conte. Gli italiani vogliono una cosa semplice: non vogliono regali; vogliono lavoro. La nostra è ancora una Repubblica, democratica, fondata sul lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Crippa. Ne ha facoltà.
DAVIDE CRIPPA (M5S). Grazie, Presidente. Stiamo vivendo un momento terribile, dobbiamo dirlo senza timori e con coscienza. Il virus ha ripreso, purtroppo, la sua corsa, dopo un periodo di rallentamento che aveva forse fatto ben sperare, e oggi ne registriamo, però, le conseguenze.
È il momento più grave, quello che richiede di tornare a essere uniti tutti e avere un senso di comunità. Proprio per questo il Parlamento non va espropriato, piuttosto ne va rafforzata la funzione e valorizzata la pluralità. Ben venga, quindi, il rispetto del Parlamento e l'accoglimento delle indicazioni che, da quest'Aula e dal Senato, le verranno date con gli impegni contenuti anche nelle risoluzioni. Sì, perché serve dirsi chiaramente che siamo un popolo in sofferenza e che, se rimaniamo uniti e compatti, soltanto così riusciremo a superare questo momento di profonda difficoltà, che oggi, attenzione, non possiamo negare che ci espone pesantemente agli assalti della criminalità organizzata per tutti i settori in sofferenza. Serve operare tutti insieme, con sentimenti di solidarietà e umanità, per far luce sul percorso di un popolo in affanno, che cerca saldi riferimenti istituzionali, etici e politici, come nella sua storia migliore.
Presidente, lei oggi ci ha parlato delle misure che verranno introdotte, contenute all'interno del DPCM. Partiamo dalla necessità di un regime di azione differenziato. Ben venga la scelta del Governo di affrontare in maniera differenziata le situazioni, sulla base dei diversi scenari regionali, grazie ai dati scientifici del CTS. Sì, perché, come lei stesso ha ricordato stamani, non possiamo assolutamente usare la stessa ricetta che abbiamo utilizzato a marzo, perché in questo periodo abbiamo quantomeno raccolto dati scientifici e di diffusione del virus. A marzo siamo stati costretti a fare un lockdown generalizzato. Oggi abbiamo dei dati puntuali, che ci trasferiscono un riscontro puntuale su dove il virus abbia gli indici più pericolosi. Non possiamo fare il lockdown generico, perché qualcuno non vuole assumersi la responsabilità di certe scelte. Oggi non possiamo fare a meno di basare qualsiasi azione concreta sui dati scientifici e di dettaglio. Ben venga l'indice di criticità, come da lei caratterizzato stamani, in ventun parametri. Deve essere letto proprio in questa lettura, ci servono dati a supporto delle azioni politiche. Mi permetto di riportare un'ulteriore estremizzazione di questa necessità di andare verso una puntualizzazione territoriale della nostra azione. Sì, perché ci sono Regioni dove alcuni di questi parametri hanno un Rt al di sotto di 1,5; ma, all'interno di quelle Regioni, ci sono delle province e ci sono dei comuni con degli Rt spaventosi. Allora, servono delle azioni mirate. Non possiamo pensare di intervenire in maniera indiscriminata dappertutto: i cittadini non lo comprenderebbero (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Pertanto, le misure di lockdown definitivo devono essere misure che tengano conto dei dati che arrivano dai territori. Come esempio voglio riportare la testimonianza di due capoluoghi piemontesi, che oggi, purtroppo, possono testimoniare come il sito di inserimento dei malati COVID e di gestione dei malati COVID sia offline per i troppi accessi. Questa situazione testimonia l'emergenza che i nostri territori stanno oggi vivendo. È proprio per questo, quindi, che abbiamo inserito nella risoluzione un passaggio puntuale, sulla necessità di intervenire anche con chiusure automatiche di situazioni localizzate. A supporto di questa tesi evidenzio il dato di 29 province con un indice di Rt superiore a 1,5; alcune di queste, come dicevo, sono fuori da Regioni che hanno indici di Rt superiore 1,5.
Serve una piccola riflessione sul perché non sono prese decisioni regionali serie e perché le Regioni continuano a chiedere un intervento nazionale, anche laddove oggi i dati ci testimoniano come sia necessario un intervento più preciso e mirato. Stiamo assistendo a una spinta federalista, che, però, chiede allo Stato centrale di fare le scelte, quelle un po' più scomode - il federalismo a giorni alterni, insomma -, le scelte un po' più impopolari, quelle dei lockdown, quelle che impongono delle scelte radicali di chiusura dei territori. Ma quelle chiusure, lo voglio ricordare, sono le evidenze di un percorso a tutela del cittadino e, soprattutto, del suo diritto alla salute, previsto dalla nostra Costituzione. Non sono improvvisazioni che dobbiamo diffondere su tutto il territorio nazionale, perché qualcuno oggi non si sente federalista a tal punto da prendere decisioni di chiusura delle proprie Regioni, dopo che le ha amministrate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Su questo punto serve andare avanti. Il divieto di circolazione, annunciato tra Regioni o zone con Rt differenti, evidenzia poi l'opportunità di far ricorso a un nuovo strumento dell'autocertificazione, per chi per motivi di lavoro dovrà spostarsi sui territori. Le chiediamo anche qui chiarezza e azione immediata, tramite anche gli strumenti informatici già in dotazione della pubblica amministrazione. Che sia la App “Immuni” o la App “IO”, serve uno strumento per chi dovrà spostarsi tutti i giorni, in grado di compilare partenza e destinazione su un'App e generare un codice, che possa essere letto dalle Forze dell'ordine in maniera rapida. Dobbiamo dare anche in questo caso uno strumento di analisi. Ben vengano poi le misure, che erano state chieste da Regioni e da comuni, sulle restrizioni dei corner dei giochi all'interno degli spazi delle tabaccherie e dei bar, quei punti che effettivamente hanno spostato il cittadino dalle sale da gioco chiuse verso quei luoghi. Ben venga in questo caso la chiusura, anche perché, in un momento così drammatico, serve un'azione anche di disincentivazione di quei giochi.
Laddove sarà necessario serve prendere più misure restrittive, senza dubbio alcuno; dovrà essere fatto con lo stesso criterio del DPCM precedente, ovvero se io chiudo prevedo ristori, misure di ristoro economico, per far sì che sia chiaro, a chi subisce la chiusura della propria attività commerciale di non essere lasciato solo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Lo Stato c'è, lo Stato è al tuo fianco e ti aiuta! E, allora, ragioniamo insieme quali misure economiche prevedere per chi sarà soggetto a queste chiusure e limitazione degli orari di circolazione. Servono misure, già oggi annunciate, precise, perché serve una trasparenza di informazioni. Lo dobbiamo a tutti quei lavoratori che si sono impegnati per attuare tutte le linee guida. Ma oggi, purtroppo, il virus sta andando oltre e serve ancora uno sforzo da parte di tutti. Se per fare questo serviranno nuove risorse, allora noi chiediamo che queste risorse vengano trovate e valutiamo l'opportunità di un nuovo scostamento di bilancio per ristorare tutti.
Arriviamo a un tema molto discusso, Presidente: le scuole. Parlando di scuola, vorrei fare un piccolo excursus internazionale. Le scuole rimangono aperte in Francia, Germania e Regno Unito. Il Presidente Macron ha chiuso la Francia fino al 1° dicembre, ma ha lasciato le scuole aperte: non si può viaggiare, non ci si può muovere sul territorio nazionale francese, ma si può andare a scuola (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E non è ideologia o una battaglia di posizione, a tutela di una posizione politica, come qualcuno l'ha definita in questi giorni, bensì la convinzione netta e chiara che le scuole devono essere l'ultimo baluardo a chiudere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Se c'è un lockdown complessivo, chiudano anche le scuole, altrimenti le scuole devono rimanere aperte, proprio perché c'è un percorso di informazione ed abbiamo fatto sforzi per renderle sicure e c'è oggi uno strumento necessario di assistenza anche all'istruzione e alle famiglie. La didattica per i nostri figli è un elemento di socialità fondamentale e, soprattutto, lo è per i più piccoli che già hanno sofferto la chiusura dello scorso anno scolastico. Oggi fanno fatica. Lo posso testimoniare direttamente da padre, che ha visto in questo periodo una figlia sottoposta a restrizioni per COVID e vedo le difficoltà di apprendimento in prima elementare, rispetto a un percorso di lettura. Allora, aiutiamo veramente questi ragazzi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non possiamo, quindi, accettare la chiusura delle scuole indiscriminatamente su base regionale, senza una ratio; chiudere le scuole in una Regione con un Rt sotto l'1,5 è qualcosa difficilmente comprensibile, considerando, ad esempio, che le chiese, luoghi molto più problematici dal punto di vista dei contagi anche per l'età di chi li frequenta, sono invece rimaste aperte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Se, allora, si possono accettare le limitazioni delle lezioni frontali per le scuole secondarie, dato che questo statisticamente può limitare il numero delle persone in movimento sui mezzi pubblici, non lo si comprende per il primo ciclo di istruzione, infanzia, materna e scuola media.
Scuole medie nella loro interezza, Presidente, e non la terza media…(Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Per quale ragione - da qualche discussione oggi emerge dai giornali - teniamo fuori la terza media? Io credo, anche da un punto di vista organizzativo…
PRESIDENTE. Concluda.
DAVIDE CRIPPA (M5S). …e concludo, Presidente, che avremo un insegnante che fa la DAD per alcune sezioni ed eventualmente, poi, farà invece lezioni frontali per la prima e la seconda media. Allora, voglio approfittare di questa occasione, ancora una volta, per tendere la mano a tutti coloro che finora hanno pronunciato parole pesanti, Presidente, che si sarebbero potute evitare sicuramente. Proprio in memoria di quei 39.000 morti nel nostro Paese, siamo fermamente convinti che ora in Parlamento dobbiamo tutti essere uniti e per questo non dobbiamo buttare via questa occasione. Dobbiamo lavorare tutti insieme e tutti uniti, e per questo motivo il MoVimento 5 Stelle voterà a favore, insieme alla maggioranza, di alcuni punti delle risoluzioni delle minoranze, per aprire questo dialogo necessario in un momento di difficoltà così immediata: evitiamo strumentalizzazioni inutili e diamo una mano agli italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fioramonti. Ne ha facoltà.
LORENZO FIORAMONTI (MISTO). Grazie, Presidente. In questo momento c'è bisogno del massimo coordinamento a livello istituzionale, altrimenti prestiamo il fianco a coloro che vogliono strumentalizzare questa crisi. Però mi duole constatare che all'interno del Governo permangono problemi di coordinamento, gli stessi che ho ravvisato da Viceministro e da Ministro dei suoi due Governi, quando apprendevamo di molte decisioni non dalle riunioni del Consiglio dei ministri ma dalle indiscrezioni dei giornali; ancora ci sono Ministri che lamentano di sapere poco o nulla dei DPCM. Il Ministero dell'Istruzione giustamente discute con le regioni perché non vuole chiudere le scuole, ma le scuole le ha chiuse lei con un DPCM la settimana scorsa per la didattica a distanza. Il Ministro dei Trasporti dice che i trasporti sono sicuri, ma lei la settimana scorsa è venuto qui per dirci che bar e ristoranti andavano chiusi perché i trasporti pubblici non sono sicuri. Il Ministero dell'Istruzione chiede un concorso nazionale che spinge 70.000 insegnanti a muoversi su tutto il territorio nazionale, quando il Ministro della Salute e il commissario Arcuri ci dicono di limitare gli spostamenti o addirittura di restare a casa (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Quindi questa è una grande opportunità per darci finalmente un metodo; abbiamo bisogno di un direttore d'orchestra…
PRESIDENTE. Concluda.
LORENZO FIORAMONTI (MISTO). …non di tanti strimpellatori solitari. Chiudo dicendo che, nell'annunciare il mio voto favorevole alla mozione di maggioranza, auspico che, da adesso in poi, nel rapporto con il Parlamento ci sia davvero un rapporto corale e metodico, altrimenti rischiamo il caos gestionale. Abbiamo bisogno di una sinfonia e non di una rischiosa cacofonia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Cunial. Ne ha facoltà. Colleghi, colleghi! Prego, deputato.
SARA CUNIAL (MISTO). Grazie, Presidente. Vi auguro che i lauti ristori che sono già nei vostri conti siano sufficienti, perché non ci sarà una Santa Elena che vi potrà mai ospitare. Nessuno vi potrà mai perdonare per tutto il male che state facendo all'Italia e agli italiani. Caro Presidente e cari Ministri, nessun fuoco può essere coperto e le piazze ve lo dicono a gran voce, nonostante le nuove forze assoldate da parte dei servizi segreti inglesi e italiani, sempre lautamente pagate dal sistema per nutrire il terrorismo di Stato (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Con i vostri falsi positivi non contagiosi, le mani sporche di amuchina, il vostro mondo sterile e i vostri cuori malati, a tal punto da sacrificare sempre e solo i nostri figli, abbassate le vostre mascherine per fumare una sigaretta, che nuoce gravemente alla salute, ma non permettete agli italiani una boccata di sano ossigeno. Ormai abbiamo capito come i vostri decreti si occupino della nostra morte e non della nostra vita. Svenduti i nostri beni comuni, il nostro tempo, i nostri risparmi, le nostre speranze e i nostri sogni, il popolo ha capito: non vi riconosce più, caro Presidente; chiede lavoro e dignità e non accetta le vostre elemosine o i vostri reset. Per questo, ha deciso di disobbedire alle vostre leggi ingiuste e tornare ad obbedire alla sacra Costituzione da voi vilipesa, a partire dall'articolo 1. Non ci sono più scuse, il vostro tempo è finito! Presto dovrete rendere conto e il conto sarà molto salato: tanti cari auguri!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Acunzo. Ne ha facoltà.
NICOLA ACUNZO (MISTO). Grazie, gentile Presidente Fico. Presidente del Consiglio, l'ufficialità dei suoi due Governi e la vicinanza ai comparti del lavoro, ai nostri lavoratori, ai lavoratori italiani, è stata dimostrata nel Governo Conte 1 e nel Governo Conte 2, quando l'allora Ministro dello Sviluppo economico - non lo posso mai dimenticare - il giorno di Natale, anzi di Santo Stefano, venne nel mio territorio, e venne a cercare di concludere e a cercare di risolvere una crisi aziendale. Ebbene, le crisi aziendali continuano ad esserci, purtroppo, e, in questo momento di grossa difficoltà, c'è una crisi aziendale importante e specifica, quella di tutti i settori che necessitano di assembramento. Ministro Gualtieri, adesso dobbiamo essere più celeri, dobbiamo sostenerli - non lo so - con un coup de théâtre come il maestro Gigi Proietti, dall'alto, sicuramente ci suggerirebbe.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Costa. Ne ha facoltà.
ENRICO COSTA (MISTO). Grazie, Presidente. Brevissimamente, il mio ordine del giorno era finalizzato a chiedere conto di come sono stati spesi i nove e mezzo miliardi destinati alla sanità dai vari decreti, perché in questo Paese si stanziano i soldi ma non sempre vengono adeguatamente spesi e tempestivamente spesi; quindi, semplicemente un rendiconto da parte del Governo. Quindi mi stupisce il “no” a questo ordine del giorno, mi stupisce davvero perché significa che c'è qualcosa da nascondere, che c'è qualche inefficienza da coprire, che c'è qualche inerzia da tollerare. Quando si chiede: “dateci il quadro”, sarebbe molto semplice rispondere: “sì, va bene, ve lo daremo e in trasparenza lo renderemo pubblico”. Questo non è avvenuto e io penso che, nonostante tutti i dati che sono stati dati dal Presidente del Consiglio, è fondamentale anche capire se quanto è stato stanziato - sono soldi degli italiani - è stato effettivamente erogato e speso.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto. Il Governo vuole intervenire? Prego, Ministro.
FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. Intervengo per modificare il parere sulla risoluzione Molinari, Gelmini, Lollobrigida e Lupi n. 6-00151, con riferimento ai punti nn. dodici, tredici, quattordici e quindici, così come riformulati, e al punto n. diciassette, esprimendo come Governo parere favorevole.
(Votazioni)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Come da prassi, le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
Passiamo alla votazione della risoluzione Davide Crippa, Delrio, Boschi, Fornaro, Tabacci, Tasso e Gebhard n. 6-00148, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Avverto che è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare…
RICCARDO ZUCCONI (FDI). Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Su cosa?
RICCARDO ZUCCONI (FDI). Presidente, forse ho capito male io, ma il punto n. quindici è stato riformulato? Ho capito bene?
PRESIDENTE. Ministro D'Incà? Il parere su quel punto è favorevole se riformulato?
FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Sì, Presidente. La riformulazione è: “a potenziare l'assistenza domiciliare e i servizi soprattutto in favore degli anziani, categoria maggiormente vulnerabile”.
PRESIDENTE. Il Governo, nella persona del Ministro D'Incà, sta proponendo la riformulazione: se la riformulazione va bene, il parere è favorevole; se la riformulazione non va bene il parere diventa contrario, tutto qui. Non va bene? Allora, il parere è contrario.
Come da prassi, le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
Passiamo quindi alla votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Davide Crippa, Delrio, Boschi, Fornaro, Tabacci, Tasso e Gebhard n. 6-00148, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Avverto che è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare distintamente dapprima il dispositivo, ad eccezione del sesto capoverso; a seguire il sesto capoverso del dispositivo; infine le premesse.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Davide Crippa, Delrio, Boschi, Fornaro, Tabacci, Tasso e Gebhard n. 6-00148, limitatamente al dispositivo, ad eccezione del sesto capoverso, sulla quale il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 1).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Davide Crippa, Delrio, Boschi, Fornaro, Tabacci, Tasso e Gebhard n. 6-00148, limitatamente al sesto capoverso del dispositivo. Il parere del Governo è favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 2).
A seguito dell'approvazione del dispositivo della risoluzione Davide Crippa, Delrio, Boschi, Fornaro, Tabacci, Tasso e Gebhard n. 6-00148, ne verrà ora posta in votazione la premessa.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Davide Crippa, Delrio, Boschi, Fornaro, Tabacci, Tasso e Gebhard n. 6-00148, limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 3).
Avverto che, a seguito dell'approvazione di tale risoluzione e, in particolare, dell'undicesimo capoverso del dispositivo, risultano preclusi il secondo capoverso del dispositivo della risoluzione Costa e Magi n. 6-00149 e il primo capoverso del dispositivo della risoluzione Magi e Costa n. 6-00152.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Costa e Magi n. 6-00149, per quanto non preclusa, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Rospi ed altri n. 6-00150, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).
Passiamo alla votazione della risoluzione Molinari, Gelmini, Lollobrigida e Lupi n. 6-00151, su cui il Governo ha espresso parere contrario, ad eccezione dei capoversi del dispositivo dodicesimo, tredicesimo, quattordicesimo e quindicesimo (con la riformulazione proposta dal Governo), e diciassettesimo, capoversi sui quali il parere è favorevole.
Al riguardo, faccio presente che nel testo in distribuzione, per un mero errore materiale, sono presenti due capoversi numerati con il numero 15, sul primo dei quali il parere del Governo, subordinatamente alla riformulazione, è favorevole - in questo caso, chiaramente, se la riformulazione non è accettata, non è più favorevole -, mentre il secondo, su cui il parere è contrario, deve intendersi rinumerato come 15-bis. Avverto che i presentatori non hanno accettato la riformulazione proposta sul capoverso quindicesimo e pertanto il parere su tale capoverso del dispositivo è contrario.
Avverto che i presentatori hanno chiesto la votazione per parti separate nel senso di votare le parti su cui il parere del Governo è favorevole distintamente da quelle su cui il parere del Governo è contrario.
Indìco quindi la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Molinari, Gelmini, Lollobrigida e Lupi n. 6-00151, limitatamente al dodicesimo, tredicesimo, quattordicesimo e diciassettesimo capoverso del dispositivo. Il parere del Governo è favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 6).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Molinari, Gelmini, Lollobrigida e Lupi n. 6-00151, ad eccezione del dodicesimo, tredicesimo, quattordicesimo e diciassettesimo capoverso del dispositivo. Il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Magi e Costa n. 6-00152, per quanto non preclusa dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).
Sono così esaurite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri sulla situazione epidemiologica e sulle eventuali ulteriori misure per fronteggiare l'emergenza da COVID-19.
Ho il piacere di annunciarvi la nascita di Mattia, figlio dei colleghi Maria Pallini e Giovanni Curro' (Applausi). Al piccolo Mattia e ai genitori vanno le mie più vive felicitazioni e quelle di tutta l'Assemblea.
Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 18.
La seduta, sospesa alle 16,40, è ripresa alle 18.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Azzolina, Battelli, Bonafede, Boschi, Brescia, Bubisutti, Buffagni, Cancelleri, Casa, Cirielli, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Daga, Del Grosso, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Fassino, Frusone, Gallinella, Gebhard, Gelmini, Giachetti, Giorgis, Grande, Gualtieri, Guerini, Liuzzi, Lorefice, Losacco, Lupi, Mauri, Molinari, Morani, Nardi, Orrico, Paita, Perantoni, Rizzo, Rotta, Schullian, Serracchiani, Spadafora, Tasso, Tofalo, Tomasi, Traversi, Vignaroli, Villarosa e Raffaele Volpi sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente novantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza, che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Discussione della proposta di legge: La Marca e Schirò: Istituzione della Giornata nazionale degli italiani nel mondo (A.C. 223-A); e delle abbinate proposte di legge: Siragusa ed altri; Fitzgerald Nissoli; Formentini ed altri; Ungaro ed altri (A.C. 2008-2219-2200-2606).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge n. 223-A: Istituzione della Giornata nazionale degli italiani nel mondo; e delle abbinate proposte di legge nn. 2008-2219-2200-2606.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi calendario).
(Discussione sulle linee generali - A.C. 223-A e abbinate)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Avverto, altresì, che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente. Ha facoltà di intervenire la relatrice, onorevole Lia Quartapelle Procopio.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatrice. Presidente, la proposta di legge al nostro esame, che è stata presentata dalle colleghe La Marca e Schirò, adottata come testo base, ha come obiettivo di istituire una ricorrenza che rappresenti, divulghi e valorizzi il contributo, l'esperienza e l'attività apportati dai cittadini italiani all'estero, in vari campi: la cultura, la lingua italiana, la ricerca scientifica, l'imprenditoria, la professionalità, nonché la solidarietà internazionale.
Il tema degli italiani all'estero, lo sappiamo, è un tema vastissimo; in particolare, negli ultimi anni ha assunto delle coloriture diverse rispetto alla narrazione dell'emigrazione storica. Io vorrei utilizzare i dati dell'ultimo rapporto della Fondazione Migrantes per inquadrare e dare una fotografia dei nuovi migranti. L'ultimo rapporto è stato pubblicato dalla Fondazione Migrantes il 27 ottobre, alla presenza del Presidente del Consiglio, Conte. Al 1° gennaio 2020, su un totale di oltre 60 milioni di cittadini residenti in Italia, gli iscritti all'AIRE, cioè all'Anagrafe italiani residenti all'estero, erano 5,5 milioni, di cui uno su tre sono laureati. Sono soprattutto uomini, anche se la differenza di genere si sta via via assottigliando; sono sempre più giovani rispetto all'emigrazione storica, anche grazie alle nascite all'estero, che, a differenza delle nascite nel nostro Paese, hanno avuto un considerevole balzo in avanti, facendo registrare lo scorso anno un più 150 per cento; sono sempre più fotografie di interi nuclei familiari; e sono, appunto, soprattutto più giovani, grazie al trasferimento all'estero di ragazzi in cerca della prima occupazione (più 78 per cento rispetto a 15 anni fa). Ogni anno, lo sappiamo, sono 80 mila i cittadini italiani che decidono di trasferirsi permanentemente all'estero. Un aspetto, questo, che parla, tra l'altro, della crisi demografica del nostro Paese, e cioè che, a fronte di una riduzione della popolazione residente in Italia di quasi 189 mila unità, vede gli iscritti AIRE aumentati nell'ultimo anno del 3,7 per cento, che diventa il 7,3 per cento dell'ultimo triennio. Il dato si comprende meglio se si considera che quasi la metà degli italiani iscritti all'AIRE è originaria del Meridione d'Italia, circa il 48 per cento; il 36 per cento, circa 2 milioni di connazionali, proviene dal Nord; e il 15,7 per cento proviene dal Centro. Sono percentuali terribilmente somiglianti a quelle della disoccupazione giovanile nel nostro Paese, soprattutto per quanto riguarda il Sud.
Il dato relativo agli iscritti all'AIRE è da inquadrare inoltre in quello relativo all'intera comunità italiana nel mondo, composta da circa 80 milioni di persone: si tratta di un unicum, come ha riconosciuto il Presidente del Consiglio, Conte. Certamente, sul piano storico è ormai pienamente acquisito l'orientamento secondo il quale, in alcune fasi cruciali della vita nazionale, gli emigrati hanno avuto un ruolo decisivo per la modernizzazione economica e sociale del Paese, per la ripresa della sua economia nelle fasi post belliche e per l'accreditamento dell'Italia nel consesso internazionale. A tal fine, mi fa piacere citare lo scrittore siciliano Consolo, come ha fatto lo stesso Presidente Conte, che scrisse che: “L'emigrazione è il cammino della civiltà: tutte le grandi civiltà si sono formate attraverso le emigrazioni”. Tuttavia, lo stesso Presidente Conte, che si è soffermato sugli enormi vantaggi derivanti da questa straordinaria leva di promozione dell'italianità nel mondo, non ha potuto fare a meno di evidenziare l'esigenza che la politica si interroghi sulle ragioni che inducono sempre più giovani italiani ad espatriare, e sulle modalità per stimolare i rimpatri.
Queste premesse aiutano a fornire il quadro in cui contestualizzare la scelta operata dalla nostra Commissione, dalla Commissione affari esteri e comunitari, che dopo un accurato dibattito, in uno spirito pragmatico e funzionale, ha selezionato tra le varie opzioni sul tavolo la data del 27 ottobre, in omaggio proprio alla legge del 27 ottobre del 1988, la n. 470, istitutiva dell'Anagrafe degli italiani residenti all'estero. Per effetto di quella normativa, infatti, la presenza stabile degli italiani all'estero ha avuto un'evidenza ed una rilevanza formale. Si sono soprattutto creati i presupposti per il concreto esercizio di alcuni importanti diritti di cittadinanza, quali il voto nelle elezioni politiche, nei referendum, per l'elezione dei rappresentanti italiani al Parlamento europeo e per il rinnovo degli organismi di rappresentanza, forme più evolute e certe nel rapporto tra il cittadino residente all'estero e lo Stato. In generale, l'istituenda Giornata potrà favorire ed incrementare la consapevolezza che soltanto attraverso i percorsi di integrazione e di valorizzazione civile è possibile assicurare la crescita democratica di un Paese coeso nei suoi valori fondanti e nelle relazioni sociali.
I dati che ho citato all'inizio di questa esposizione evidenziano l'enorme scarto che sussiste tra iscritti AIRE e ulteriori italiani che stabilmente risiedono, lavorano o studiano all'estero. Tale scarto si deve alla non conoscenza di questo fondamentale strumento di esercizio della cittadinanza attiva, utile per fruire di importanti vantaggi anche sul piano amministrativo e fiscale, la cui iscrizione è un diritto e dovere da esercitare dopo 12 mesi di permanenza all'estero, e per quelli che già vi risiedono in quanto nati all'estero o per successivo acquisto della cittadinanza italiana a qualsiasi titolo. L'iscrizione AIRE costituisce soprattutto un presupposto per la nostra rete diplomatica per esercitare appieno l'azione di sostegno a favore dei connazionali sotto ogni punto di vista. I nostri diplomatici e la Farnesina nel suo complesso sono, com'è noto, assai impegnati nello stimolare i connazionali ad avvicinarsi a questo strumento, e l'istituzione di una data che lo valorizzi non potrà che fornire un apporto a questo sforzo. In occasione del 27 ottobre, in base a quanto recita l'articolo 2 del testo in esame, potranno infatti essere promossi in Italia e all'estero incontri ed iniziative finalizzati alla divulgazione di attività, esperienze multiculturali e professionalità acquisite nei contesti internazionali dai cittadini italiani all'estero.
In conclusione, auspico la rapida approvazione di un provvedimento che ha l'obiettivo di arricchire la qualità della nostra democrazia, di irrobustire le buone pratiche di integrazione e contribuire a dare la misura dell'attenzione che il nostro Paese intende assicurare ai connazionali all'estero, non solo in quanto emigrati, ma anche come nuovi cittadini di altri importanti Paesi con cui l'Italia ha stabili relazioni diplomatiche.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la rappresentante del Governo, onorevole Sereni, che si riserva di farlo. È iscritto a parlare il deputato Eugenio Sangregorio. Ne ha facoltà.
EUGENIO SANGREGORIO (M-NI-USEI-C!-AC). Signor Presidente, gentile onorevole, colleghi, intervengo volentieri su questo punto all'ordine del giorno, e desidero portare il mio contributo non solo da parlamentare, ma anche da emigrante. Gli italiani all'estero che hanno conservato la cittadinanza sono quasi 5 milioni, di cui un terzo nell'America centro-meridionale. Quella parte del mondo, in cui ho l'onore di essere stato eletto, è stata oggetto di una poderosa emigrazione italiana, in buona parte proveniente dalle Regioni del Sud: donne, uomini, famiglie che hanno cercato e trovato il proprio futuro in terre lontane, nelle quali hanno potuto sviluppare il proprio talento, la propria laboriosità, la fantasia, la crescita e la creatività tipica della gente italiana. Inoltre voglio ricordare gli aiuti che nei momenti più difficili, dopo la seconda guerra mondiale, gli emigrati hanno inviato alle loro famiglie. Ci sono molte ragioni per esprimere un giudizio favorevole su questa proposta di legge, e, a tal fine, desidero ringraziare i colleghi che hanno depositato l'iniziativa parlamentare. Credo che conferire un valore a questa popolazione e istituire la Giornata nazionale degli italiani nel mondo sia un giusto riconoscimento a questa nostra grande comunità, sparsa su tutti i cinque continenti.
Non mi stancherei mai di ripetere che i nostri emigrati sono una risorsa, non solo per il Paese che li ospita, ma anche per l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro).
L'augurio che faccio a tutto il Parlamento è che questa legge trovi un consenso molto ampio. Faremo in modo che possa essere non solo un fatto celebrativo, e importante, ma diventi un esempio sempre più forte e uno stimolo più forte. Dobbiamo favorire al massimo livello l'integrazione tra gli italiani residenti in Italia e i nostri connazionali che si sono dovuti trasferire in altri Paesi nel mondo. Abbiamo la consapevolezza che la capacità tutta italiana di creare imprese, sviluppo, cultura, legate alle nostre radici, trarrà da questa legge una volontà di sviluppo e ulteriore crescita; sviluppo e crescita che gioveranno anche all'economia italiana.
Il nostro gruppo, Noi con l'Italia-USEI, appoggerà questo progetto di legge (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Fitzgerald. Ne ha facoltà.
FUCSIA FITZGERALD NISSOLI (FI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il disegno di legge su cui siamo chiamati a discutere, si propone di istituire la Giornata nazionale degli italiani nel mondo. Anch'io, in questa legislatura, ho presentato un progetto di legge su questo tema, in quanto non solo sono una parlamentare eletta all'estero, ma sono un'italiana residente all'estero da ben 31 anni; un tema importante sul piano culturale in termini di riconoscimento del ruolo dell'immigrazione nella storia del nostro Paese, che ben si collega al dibattito sulla figura di Cristoforo Colombo, iniziato la scorsa settimana in Parlamento.
A tal proposito, sottolineo che, pur condividendo le finalità di questa iniziativa, non condivido la data indicata per la sua celebrazione, il 27 ottobre, ma propongo il 12 ottobre, giorno della scoperta dell'America: una data simbolica per tutta la storia del mondo occidentale, e non solo per tematiche inerenti ai flussi migratori.
Come Forza Italia, siamo convinti che, collegando tale celebrazione ad un evento di portata mondiale, si potrà dare maggior risalto al ruolo dell'emigrazione nel mondo contemporaneo e rendere merito al genio di quegli italiani che hanno dato un contributo fondamentale alla costruzione di ponti tra cultura e civiltà, mettendo al centro quella grande umanità che ci contraddistingue e che è espressione profonda del nostro patrimonio sociale e culturale.
Celebrare la giornata degli italiani nel mondo significa far conoscere comunità e persone orgogliose delle proprie radici italiane e spinte dalla voglia di costruire, ciascuno in base alle proprie sensibilità e inclinazioni professionali. Il nostro Paese ha in questi straordinari concittadini le migliori risorse per progredire, per evolversi e per stare al passo coi tempi, tanto complessi e tanto difficili, grazie alla logica del fare che connota queste realtà sociali e produttive. La comunità italiana ha dato un contributo positivo e costruttivo allo sviluppo del tessuto sociale e culturale delle città e dei territori in cui sono insediati. Questi italiani hanno lavorato con generosità ed impegno, senza mai dimenticare le loro origini.
Gli italiani all'estero hanno sempre aiutato il nostro Paese attraverso le rimesse ed hanno portato nel mondo la cultura e l'operosità italiana, tanto che oggi sono i migliori ambasciatori del made in Italy, inteso, oltre che per i prodotti italiani di qualità, anche per la cultura e le scienze espresse dal nostro Paese; sono effettivamente, fuori da ogni retorica, ambasciatori dell'italianità, una sorta di diplomazia popolare che apre alla conoscenza e all'incontro, per diventare cultura di comunità, innestandosi nei contesti di vita e di lavoro.
Molto spesso, in Italia, si immagina l'italiano all'estero come nelle cartoline sbiadite dei primi anni Cinquanta: non è così. Le comunità, perfettamente integrate, sono essenziali per il Paese dove vivono, sono produttive e sono una risorsa sottoutilizzata per l'Italia. Questi connazionali all'estero sono in grado di elaborare proposte concrete in merito alla possibilità di creare sinergie, di vedere riconosciute le nostre eccellenze e, per loro tramite, di ampliare le relazioni culturali e commerciali fra l'Italia e i Paesi di residenza, il tutto a favore di un'unica grande Italia. La Giornata degli italiani nel mondo significherà anche far conoscere le sinergie che servono concretamente per il nostro sistema Paese, riavvicinare i figli degli italiani alle proprie origini e incentivarli ad adoperarsi affinché la nostra bella Italia possa ancora sorridere al mondo. Questi giovani potrebbero aiutare la ripresa italiana più di quanto si possa pensare, se effettivamente considerati parte viva della nostra comunità, senza frontiere, svolgendo una funzione catalizzatrice nello sviluppo economico italiano; e proprio la Giornata può ben contribuire ad una reale coesione tra l'Italia all'estero e la Madrepatria.
Mi sia consentito ribadirlo: i migliori promotori dell'Italia all'estero sono quei concittadini che, vivendo con dignità e con successo nei cinque continenti, ben rappresentano l'italianità e il nostro Paese. Sono fermamente convinta che noi connazionali che viviamo e lavoriamo all'estero rappresentiamo una risorsa culturale ed economica anche in termini di prodotto interno lordo generato, che a pieno diritto contribuisce a sviluppare il sistema Italia anche a sostegno di quella ripresa economica, che a parole tutti auspichiamo, ma che in Italia stenta a trovare azioni concrete.
Per tali ragioni ritengo che la Giornata degli italiani nel mondo sia un momento importante di consapevolezza civica per il nostro Paese, in grado anche di aprirci a nuove opportunità e di creare quella cultura che vede nell'Italia che vive fuori dai confini nazionali una parte viva e significativa del tessuto nazionale. La Giornata, quindi, è un giusto riconoscimento per la nostra storia passata e un contributo importante per quella futura; e la coincidenza con la data simbolo della scoperta dell'America potrebbe aggiungere significato e slancio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà.
ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Grazie, Presidente. Anche Fratelli d'Italia, evidentemente, si associa alla esigenza, sempre più avvertita, della necessità di tributare gli onori alla nostra comunità di italiani nel mondo; comunità per la quale, giustamente, abbiamo sentito parole di orgoglio tricolore in quest'Aula dalla deputata che mi ha preceduto. Ed è corretto istituire una Giornata nazionale degli italiani nel mondo e credo che sia altrettanto corretto individuarla proprio nella data della scoperta dell'America, per raccontare quanto l'Italia sia stata faro di civiltà, sempre (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), quanto i nostri emigrati abbiano costruito le fortune dei Paesi in cui andavano. E quindi, da Colombo in avanti, noi raccontiamo una storia di operosità, di fantasia, di ingegno, di servizio della collettività. Nessuno di noi andava con i barconi per succhiare alla mammella dello Stato in cui emigrava (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), andavamo a costruire civiltà.
E allora mi piace, colleghi, approfittare del mio tempo per raccontarvi, giusta la storia di Colombo, una storia che pochi in Italia conoscono, ma che, debbo confidare, Presidente Rosato, fa venire i brividi a sentirla: quella di Amadeo Peter Giannini. Amadeo Peter Giannini emigra a sud di San Francisco dalla Liguria. A sette anni vede il suo papà ucciso da un signore che non gli voleva restituire un dollaro che gli aveva prestato. Studia economia, non va in un centro di prima accoglienza, studia economia, si laurea, Amadeo Peter Giannini, entra a lavorare in banca. Dopo sei mesi si licenzia perché, spiega, quelle banche americane che non sapevano fare la banca, perché prestavano soldi solo ai ricchi, nella convinzione che i ricchi li avrebbero restituiti più facilmente. Lui ha un'intuizione geniale: se mio papà è stato ucciso per un dollaro, io so che i poveri emigranti italiani si fanno ammazzare pur di restituire un dollaro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
E fonda una banca, la Bank of Italy, che presta i dollari agli emigranti italiani e irlandesi in difficoltà, la Bank of Italy. Avvia questa attività e poi arriva il terremoto di San Francisco: le banche raccolgono i loro lingotti d'oro, scappando, perché era crollato tutto. Lui raccoglie i suoi tre lingotti della Bank of Italy, li mette su un carretto, va nel porto di San Francisco e dice: si prestano soldi come prima e più di prima perché la banca deve essere al servizio dello sviluppo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro), e si forma la fila di emigranti italiani e irlandesi. Poi arriva la grande crisi. Amadeo Peter Giannini ce li aveva un po' tutti addosso: il papà, il terremoto di San Francisco e poi la grande crisi del 1929, ma anche lì emerge il genio italiano. Le banche non prestano più soldi: lui, con visione e coraggio tutti italiani, dice che è il momento di prestare i soldi. Se le banche non prestano adesso i soldi, quando mai li dovrebbero prestare? Va da lui un ingegnere italiano, disoccupato, non aveva più una lira… un dollaro, scusate. Gli dice: sono un disoccupato, ma una cosa la so fare, so fare il cinema e mi piacerebbe farlo, ma nessuno mi presta dei soldi. Amadeo Peter Giannini gli presta dei soldi. Quell'ingegnere si chiamava Frank Capra (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro). Poi va da Amadeo Peter Giannini un piccolo uomo con i baffetti, disoccupato: voglio fare un film sulla Grande Depressione, lo voglio fare con un bambino sfruttato che racconti lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo che c'è in certo capitalismo d'Oltremanica. Ma il film farà ridere e alla fine quel bambino farà ridere tutti. Quell'uomo si chiamava Charlie Chaplin (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro) e se esiste quel film è perché è esistito Amadeo Peter Giannini, emigrato italiano. Poi arrivano due ingegneri da lui e gli dicono: noi vogliamo fare un ponte, lo vogliamo fare senza neanche un mattone e vogliamo che questo ponte colleghi le due sponde della baia di San Francisco, però nessuno ci dà credito, nessuno crede in noi. Amadeo Peter Giannini gli crede e gli dice: vi presto i soldi e non voglio neanche gli interessi. Voglio che voi assumiate gli uomini di San Francisco, in particolar modo gli italiani e gli irlandesi a cui avevo prestato i soldi, perché così me li restituiranno. Quindi facciamo il ponte, la banca sarà al vostro servizio, costruiamo questa grande impresa, frutto dell'ingegno anche italiano, frutto del lavoro italiano, frutto del finanziamento italiano. Gli presta i soldi senza interessi con una sola garanzia, che assumessero italiani, e così nasce il Golden Gate, ancora oggi simbolo di San Francisco (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro). Poi che fa Amadeo Peter Giannini? Decide di cambiare il nome della banca, perché si rende conto che Bank of Italy iniziava a rappresentare forse un'entità troppo piccola per quella banca enorme che stava crescendo; e così, signori, nasce la Bank of America, la più grande banca del mondo, fondata da un emigrato italiano. Ecco, questa è l'emigrazione italiana, questi sono gli italiani nel mondo, perché sono lavoro, sacrificio, intelligenza, fantasia. Questa emigrazione io la chiamo risorsa e gli americani facevano bene a chiamarla risorsa, perché abbiamo costruito San Francisco, abbiamo fondato la Bank of America.
E allora fra questi e quelli che arrivano con un barcone, sbarcano a Lampedusa, vanno a Bari nell'indifferenza di questo Governo e poi vanno a Nizza a fare un attentato c'è una bella differenza. C'è la differenza fra i delinquenti e le risorse. Ho voluto raccontare questa storia perché ha inorgoglito un italiano come me e, per il tramite di Amadeo Peter Giannini, credo che si possano sentire orgogliosi tutti gli italiani nel mondo, da quelli che hanno svolto i lavori più umili a quelli che hanno costruito una città come San Francisco, hanno ricostruito una città come San Francisco, hanno dato all'umanità film come quelli di Charlie Chaplin, di Frank Capra, hanno dato all'umanità il ponte di San Francisco, fino a quelli che hanno fatto i lavori più umili. Tutti, però, portando quell'operosità, quella fantasia, quell'ingegno, quella grandezza, quelle doti di preveggenza che noi italiani abbiamo portato in tutto il mondo. Ed è sulla scorta di questa storia straordinaria di Amadeo Peter Giannini che io so che cosa è stata l'emigrazione italiana nel mondo, so perché è giusto tributare onore alla storia dell'emigrazione italiana nel mondo, istituire una giornata per sentirci ancora più fratelli di quella comunità che ci fa andare orgogliosi e a schiena dritta nel mondo perché questa è l'emigrazione italiana e questa, a buon titolo, può essere definita una risorsa per l'umanità intera (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Migliore. Ne ha facoltà.
GENNARO MIGLIORE (IV). Signor Presidente, intervengo per sostenere con convinzione la proposta di istituire una giornata per ricordare gli italiani nel mondo. Si tratta di un doveroso riconoscimento nei confronti della comunità del nostro Paese, che - lo voglio ricordare anche ai più distratti - è il secondo Paese in termini di emigrazione e probabilmente il primo in termini di rapporto con la propria popolazione nel mondo che ha segnato profondamente la nostra storia; l'ha segnata soprattutto nel Novecento, ma la data da cui dobbiamo partire è proprio quella del secolo precedente, il XIX secolo.
Tra le tante forme e tra i tanti approdi degli italiani nel mondo credo sia fondamentale ricordare quello statunitense, perché, nel corso di queste ultime settimane, ci sono stati anche degli episodi che onestamente lasciano il segno, come sempre quando si vuole utilizzare la memoria storica a fini revisionistici, che sono stati quelli dell'ingiuria che ha dovuto subire, anche in più occasioni, il ricordo di Cristoforo Colombo, le sue statue, che sono state anche divelte nell'ambito di un'idea revisionista che, ovviamente, non solo non condivido, ma ritengo dannosa, che ha attribuito a quella figura, che comunque ha reso possibile anche l'esistenza, così come li conosciamo, degli Stati Uniti d'America e del continente americano in quanto tale, pur attraversato da drammatici episodi, come le violenze colonialiste, in realtà utilizza quella vicenda per fare i conti all'interno del proprio Paese.
Vorrei, però, ricostruire qui per un momento il motivo per il quale fu introdotto il Columbus Day negli Stati Uniti: fu una forma di risarcimento e credo che sia utile per tutti i colleghi e per coloro i quali ci ascoltano leggere il New York Times, dove Brent Staples ha illustrato, in un importante articolo che riassume quella che è stata la presenza italiana negli Stati Uniti, quale sia stato anche il dolore, al di là della retorica, perché sappiamo tutti il contributo che i nostri connazionali hanno saputo dare a molti episodi, a molti Paesi dove sono arrivati; però anche quale sia stato il dolore profondo che ha attraversato una comunità, la nostra, che veniva sprezzantemente, e sui giornali, quindi non solamente nell'ambito di contestazioni di piazza, chiamata nigger wop, cioè guappi neri, o swarthy, cioè bruni, perché c'era - e lo scrive Matthew Frye Jacobson - un'idea di una bianchezza di un colore diverso nel momento in cui si doveva discutere anche della possibilità di interpretare quali dovessero essere i criteri per la naturalizzazione e anche per il riconoscimento della cittadinanza.
E, quindi, il Columbus Day fu un atto politico per riconoscere il contributo italiano a quella comunità, e il fatto che vi sia oggi la necessità di ribadirlo è anche perché la memoria storica, spesso, fa i conti solamente secondo la propria convenienza. Ci sono state, ovviamente, luci e ombre e io penso anche ad alcune delle figure più eminenti che il nostro Paese non lo lasciarono né per bisogno economico né per volontà di conoscenza, ma che, durante il periodo più nero e più cupo della storia del nostro Paese, sotto il crimine fascista, furono costrette a fuggire; in particolare, ricordo quelle personalità che hanno contribuito alla ricchezza di altri Paesi, perché vittime di persecuzioni delle leggi razziali. Questo è il senso di una ricostruzione e il ricordo degli italiani nel mondo non può far mancare il ricordo di coloro i quali sono stati costretti ad andare via. Ed è questo il motivo per il quale, in questa esigenza che ciascuno di noi ha di ricostruire la memoria, ciascuno di noi deve provare a fare non i conti con la storia, ma a leggerla la storia, in modo tale che ci sia per una volta maestra e non da ammaestrare (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche - A.C. 223-A e abbinate)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare, se lo ritiene, la relatrice Lia Quartapelle e così ha facoltà di replicare, se lo ritiene, il rappresentante del Governo, che rinunciano.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Discussione delle mozioni Ungaro ed altri n. 1-00392 e Zangrillo ed altri n. 1-00396 concernenti iniziative a favore dell'occupazione, della formazione e dell'emancipazione giovanile (ore 18,33).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni Ungaro ed altri n. 1-00392 e Zangrillo ed altri n. 1-00396 concernenti iniziative a favore dell'occupazione, della formazione e dell'emancipazione giovanile (Vedi l'allegato A).
La ripartizione dei tempi riservati alla discussione delle mozioni è pubblicato nel vigente calendario dei lavori (Vedi calendario).
Avverto che, in data odierna è stata presentata la mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00398 che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalle mozioni all'ordine del giorno, verrà svolta congiuntamente. Il relativo testo è in distribuzione.
(Discussione sulle linee generali)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.
È iscritta a parlare la collega Polverini, che illustrerà anche la mozione Zangrillo ed altri n. 1-00396. Ne ha facoltà.
RENATA POLVERINI (FI). Grazie, Presidente. Colleghi, parlare di occupazione giovanile, per quanto doveroso da parte nostra, non è facile, e non è facile in un momento particolare come quello che stiamo vivendo. Siamo in una situazione di forte crisi, in cui tutti gli indicatori macroeconomici sono in picchiata e i dati reali che di mese in mese giungono in materia di occupazione, produzione, fatturati sono altrettanto negativi. Questa situazione di crisi non ha precedenti negli anni recenti, perché il contraccolpo subito dall'economia a livello mondiale è equiparabile a quello di una guerra e rischia di aggravarsi ancora se la pandemia, come purtroppo sembra, avrà un'ulteriore recrudescenza. È stato, del resto, lo stesso Governo a prevedere questo ulteriore scenario negativo, inserendolo nella NADEF, uno scenario pessimistico che, per l'anno in corso, farebbe segnare un calo del PIL del 10,5 per cento, invece che del 9 come previsto, un punto e mezzo in più di PIL che viene a mancare, il che significa circa 22 miliardi in meno nei mesi da qui alla fine dell'anno. Se poi, come ha scritto Il Sole 24 Ore venerdì scorso, il dato reale rischia di essere peggiore della previsione più pessimistica elaborata dal Governo, è evidente che le settimane e i mesi che ci aspettano saranno ancora più difficili.
Il coprifuoco dalle 24 alle 5 di mattina, già previsto in alcune regioni, come la Lombardia e il Lazio, costa ai settori interessati, come bar, ristoranti e altri esercizi pubblici, 37 milioni al mese a Roma e 40 a Milano, sulla base dei calcoli fatti dalla FIPE, la Federazione dei pubblici esercizi. Se il coprifuoco fosse stato adottato - e sembrerebbe che nel prossimo DPCM così sarà - su tutto il territorio nazionale, il suo costo sarebbe salito a 1,3 miliardi solo per i pubblici esercizi, arrivando a punte di 4 miliardi per cinema e discoteche.
A questi calcoli, che erano sempre stati effettuati prima dell'ultimo DPCM varato dal Governo, vanno aggiunte le conseguenze delle disposizioni di ferma attività, totali o parziali, previste. Cito questi dati non per entrare nel merito della necessità e della bontà delle misure anti-contagio che il Governo ha adottato e che intenderà adottare, perché questa non è la sede e non è il tema della nostra discussione, ho citato questi dati perché hanno un inevitabile ripercussione sul lavoro e sull'occupazione. Da gennaio a luglio, sono spariti 800 mila posti di lavoro rispetto al 2019, dato fornito dall'Osservatorio sul precariato dell'INPS. Sempre nello stesso arco temporale, sono 568 mila in meno i contratti a termine, 178 mila gli stagionali e 164 mila i lavoratori in somministrazione in meno rispetto al 2019.
A settembre - ci dice sempre la FIPE -, la metà dei lavoratori del settore, circa 400 mila unità, sono stati lasciati a casa perché per loro non c'era lavoro. Solo una parte di questi lavoratori ha usufruito della cassa integrazione, mentre la maggior parte è rimasta senza occupazione, perché è venuto a scadenza il contratto di lavoro a termine e non è stato rinnovato. Oggi, a causa della pandemia, viviamo in uno scenario di forte crisi per quello che riguarda il mondo del lavoro, una crisi che ancora non ha dispiegato tutti i potenziali effetti negativi sull'occupazione grazie al blocco sui licenziamenti imposto per legge.
In questo scenario drammatico, che mai ci siamo trovati a fronteggiare in tempi relativamente recenti, ad essere a forte rischio è tutto il mondo del lavoro. Da qui a quando, prima o poi, non sarà più possibile impedire ex lege i licenziamenti e neppure pompare, come inevitabilmente stiamo facendo, miliardi negli ammortizzatori sociali, con la causale COVID, ci troveremo davanti ad una crisi occupazionale di amplissime dimensioni, in parte, prodotta da imprese che licenziano per provare a rimanere sul mercato e, in parte, prodotta da imprese che falliscono e attività che non realizzeranno più la serranda.
Noi oggi, come è giusto, dobbiamo parlare di occupazione giovanile e lo faremo, ma, se non entriamo tutti nell'ordine di idee che ci vorranno politiche straordinarie per tutto il mondo del lavoro per provare ad arginare almeno in parte la crisi economica che la pandemia ci lascerà, anche quando sarà stata debellata da un vaccino, avremo poche possibilità di andare lontano. Per quanto riguarda l'occupazione giovanile, come, in parte, anche quella femminile, nella situazione attuale è quella che si mostra più in sofferenza tra le varie categorie di età. Il tasso di disoccupazione giovanile, ad agosto, era abbondantemente oltre la media nazionale, al 32,1 per cento e rispetto a luglio era in crescita di qualche decimale. Certamente, ci sono cause specifiche che, al momento, vedono proprio i giovani lavoratori a essere quelli più in sofferenza. Uno dei motivi lo possiamo individuare nel fatto che, al momento, gli unici contratti che saltano sono quelli a tempo determinato e i giovani sono i lavoratori che, in maggior misura, vengono assunti con queste forme di contratto oppure sono impiegati in attività stagionali e nel settore turistico.
Però, dal momento che, molto opportunamente, questo dibattito ci consente di fare una riflessione approfondita sul tema dei giovani e del lavoro, commetteremmo un grave errore se ci limitassimo ad effettuare una lettura esclusivamente con gli occhiali del COVID. Il problema dell'occupazione e della disoccupazione giovanile in Italia non nasce oggi e non è solo figlio del COVID. La pandemia lo ha certamente aggravato, ma si tratta di una criticità di lungo periodo, alla quale, magari, ci eravamo anche assuefatti quando, mensilmente, Istat e INPS forniscono i report dei dati. Se ci andiamo a rivedere i dati del 2018 e del 2019, quando l'occupazione nel suo complesso, seppure in termini decimali e con un trend di crescita molto inferiore alla media europea, faceva segnare una ripresa, il dato dell'occupazione giovanile segnava sempre il passo. Se, ad esempio, guardiamo al terzo trimestre 2019, quando il COVID non aveva ancora dispiegato i suoi effetti neppure in Cina, la disoccupazione giovanile, nella fascia di età tra i 15 e i 34 anni, si attestava al 17,8 per cento, un livello doppio rispetto al dato nazionale, che schizzava al 25,7 per cento, se si considera esclusivamente la fascia 15-24 anni.
Questi sono i dati da cui dobbiamo partire se vogliamo provare a fare una riflessione seria. Se una macchina di Formula Uno va molto più piano delle altre e, poi, viene coinvolta in un incidente, la coincidenza che non le fa vincere la gara può anche essere individuata nell'incidente, ma il dato strutturale che, comunque, le avrebbe precluso la vittoria rimane la velocità inferiore alle altre.
I temi e i settori sui quali si deve intervenire sono molti e legati tra loro. Il costo del lavoro è certamente uno di questi, ma non è quello principale. Ben vengano tutte le agevolazioni sotto forma di decontribuzione o altro che incentivano ad assumere un giovane lavoratore. Però, le esperienze passate ci hanno anche mostrato il risvolto della medaglia di certe politiche che hanno prodotto assunzioni finché durava il vantaggio e licenziamenti degli stessi lavoratori assunti quando il vantaggio veniva meno. In questo momento la situazione è talmente grave che ogni misura è necessaria. Dunque, si dovrebbe mettere in campo un mix di politiche che, da un lato, prevedano interventi volti ad agevolare l'assunzione dei giovani o tramite una riduzione sulla quota contributiva oppure consentendo flessibilità sul fronte contrattuale; al tempo stesso, però, bisogna investire in politiche strutturali e di lungo periodo e magari utilizzare parte di quelle risorse che prima o poi si renderanno disponibili come il Recovery Fund.
La formazione è un settore strategico dove è indispensabile intervenire, ma non limitandoci alla formazione professionale classica, ma intervenendo fin dal momento della scuola superiore. È necessario creare reti virtuose tra la formazione scolastica, con particolare riferimento al sistema degli istituti tecnici superiori e le aziende presenti nel territorio o nel distretto, sia per modificare l'attuale proporzione tra formazione scolastica e professionale, aumentando le ore di quest'ultima, sia per consentire ai giovani di acquisire a scuola le competenze maggiormente richieste dalla domanda di lavoro del territorio circostante.
È necessario intervenire per riformare radicalmente l'attuale sistema delle politiche attive del lavoro. Qui serviranno investimenti cospicui per investire in adeguate infrastrutture informatiche e risorse umane in numero adeguato e con competenze specifiche. Poiché è fondamentale riuscire a effettuare in maniera efficiente l'incrocio tra domanda e offerta di lavoro, si dovrà, da un lato, coinvolgere le aziende per il lavoro privato e, dall'altro, anche i CAF e i patronati, dove si riversa la gran parte delle persone che debbono fare richiesta per il reddito di cittadinanza e che, dunque, sono in cerca di occupazione. Su questo ultimo punto specifico, Presidente, mi consenta di sottolineare che la nostra mozione avrebbe voluto avere un impegno specifico, ma gli uffici, con la loro indubbia efficienza, ma forse con un pizzico di eccessiva rigidità burocratica, hanno eccepito che, esondando dal perimetro del dibattito, avrebbe potuto costituire una criticità ai fini dell'abbinamento. Ne abbiamo preso atto, ma poniamo, comunque, la questione in una sede politica come è il dibattito.
C'è anche un altro aspetto che noi citiamo nella nostra mozione, sul quale dobbiamo effettuare una riflessione se vogliamo intervenire sull'occupazione giovanile: è la leva pubblica, il ruolo dello Stato e della pubblica amministrazione ai vari livelli e che, in qualche modo, dobbiamo trovare il sistema di coinvolgere per offrire ai giovani opportunità di lavoro. Nessuno sta invocando, ovviamente, i piani quinquennali, ai quali non pensa più la sinistra e figuriamoci noi di Forza Italia, che abbiamo una cultura liberale, ma, al di là delle battute, in un momento come questo di grande crisi, perché non riflettere se vi siano modi per consentire ai comuni e alle regioni di utilizzare i giovani del proprio territorio in cerca di lavoro per lo svolgimento di determinati servizi.
Venendo alla conclusione, mi consenta un'ultima riflessione. Quando si affronta un tema così sensibile come l'occupazione giovanile, è inevitabile che ogni gruppo si presenti con la propria ricetta. Lo ha fatto Italia Viva, lo abbiamo fatto noi di Forza Italia, lo hanno fatto e lo faranno gli altri gruppi, perché politicamente è anche giusto così. Però, se vorremo non dico risolvere ma ottenere qualche risultato concreto in una materia così difficile, come l'occupazione giovanile, e in uno scenario eccezionale come mai, in senso, ovviamente, negativo, non sarebbe male se riuscissimo a ricordare le parole che forse hanno meglio fotografato la portata di questa pandemia e le conseguenze che sta producendo, al di là della figura e del ruolo che riveste chi le ha pronunciate. Mi riferisco a quel “Nessuno si salva da solo”, pronunciato da Papa Francesco, che potrebbe rappresentare l'unica dottrina politica in grado di portarci fuori da questa crisi sia a livello continentale, come Unione europea, che nazionale, come Italia e come italiani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Occhionero. Ne ha facoltà.
GIUSEPPINA OCCHIONERO (IV). Grazie. Presidente e Governo, nelle immagini degli scontri di questi ultimi giorni, avvenuti in varie città d'Italia a seguito dell'ultimo DPCM, vediamo spesso giovani e giovanissimi, a volte incappucciati, magari mentre lanciano sassi contro la polizia.
Si tratta di numeri esigui che, di certo, non rappresentano un'intera generazione, specie per queste proteste che, come sappiamo, sono spesso organizzate da gruppi di estremisti o del crimine organizzato. Sono immagini che, però, ci danno la misura di un'emergenza che non è più solo sanitaria ed economica ma che in questo Paese è diventata anche un'emergenza giovanile. Sono immagini di violenza che, in realtà, sono la punta dell'iceberg di un disagio che cova in Italia da anni e che la crisi del Coronavirus rischia di far scoppiare. Guardando i dati, troviamo che spesso si parla di ragazzi di periferia, giovani, disoccupati o di seconda generazione. Nell'Italia ai tempi del Coronavirus oltre il 26 per cento degli occupati nelle attività definite come non essenziali durante l'ultimo lockdown, come, ad esempio, il turismo, la ristorazione, le arti, il commercio al dettaglio, ha un'età compresa fra i venti e i trent'anni. Altri, invece, vorrebbero entrare nel mercato del lavoro adesso, proprio quando molti di questi settori non possono più né assumere né formare. Per non parlare delle difficoltà della didattica a distanza e le conseguenze che la sospensione dell'insegnamento in presenza ha avuto e avrà sulla formazione di milioni di studenti. La recessione porterà a un aumento dei giovani inattivi, i NEET, giovani non iscritti a nessun corso di studio e di formazione, del tasso di disoccupazione giovanile e probabilmente, dato che l'Italia è uno dei Paesi più colpiti, del divario salariale tra giovani italiani e giovani europei, fenomeno che l'Italia conosceva bene già prima del Coronavirus. Secondo gli ultimi dati Istat, in Italia il tasso di disoccupazione giovanile nella fascia 15-24 anni si attesta al 24,7 per cento, mentre i NEET di età compresa tra i 15 e i 29 anni sono oltre 2 milioni, ovvero un quarto del totale dei giovani della stessa età, donne per oltre la metà dei casi. Un dato in crescita se consideriamo che nel 2019 erano due milioni e poco più, secondo Eurostat, nella fascia di età che va dai 20 ai 34 anni. L'Italia è il Paese con il più alto numero di NEET dell'Unione Europa: il 28 per cento, contro una media del 16,5. Sul fronte dell'istruzione e della formazione, l'Italia continua ad avere un numero molto basso di laureati e un tasso di abbandono scolastico ben superiore alla media dell'Unione europea. L'Istat, poi, mette anche in evidenza che nel solo 2019 hanno lasciato l'Italia oltre 126 mila italiani, di cui il 40 per cento ha un'età compresa tra i 18 e i 31. Si tratta spesso di laureate e laureati che non riescono a trovare un'occupazione adeguata agli studi intrapresi e che decidono di emigrare all'estero per soddisfare le proprie aspirazioni. Il problema non sono loro che partono, Presidente, ma il fatto che l'Italia non vede altri flussi in entrata di laureati, ricercatori o professionisti italiani o di qualsiasi altra nazionalità.
Date queste condizioni di fragilità antecedenti già alla pandemia, la crisi rischia di far esplodere l'emergenza giovanile a livelli superiori a quelli della crisi del 2008. Per questo motivo è urgente definire un piano multidimensionale per l'occupazione, la formazione - che sia d'eccellenza - e l'emancipazione giovanile che consenta di ridare dignità e opportunità alle giovani donne e ai giovani uomini d'Italia. In questo Paese ancora troppe poche risorse sono dedicate alle giovani generazioni sotto una varietà di profili: istruzione e ricerca, diritto allo studio, politiche giovanili, politiche per la famiglia, spesa assistenziale e previdenziale e ammortizzatori sociali, che richiedono, quindi, un intervento urgente per tutelare la giustizia intergenerazionale. Questa mozione di maggioranza intende sottolineare come queste priorità sono e devono essere parte integrante dell'azione di Governo e devono essere uno specifico settore di intervento del piano di ripresa e di resilienza, Next Generation EU e siamo al lavoro, anche con le altre forze di maggioranza, per presentare un testo congiunto su questo argomento. L'Italia è il Paese col più alto numero di NEET in Europa - lo abbiamo detto - e non può permettersi di non avere una politica specifica sia durante la pandemia che dopo la pandemia. La crisi ha ridotto e ridurrà ulteriormente le opportunità di lavoro e formazione per i giovani lavoratori. Serve un piano attiva giovani per queste emergenze, che riporti i giovani non occupati, giovani inattivi, in azienda per un periodo definito di lavoro e formazione interamente a carico dello Stato. Le imprese selezionano, per esempio nel Regno Unito, i lavoratori secondo le loro esigenze, a seconda che si tratti di giovani, a cui assicurano un'esperienza formativa, o che si tratti di nuovi posti di lavoro, per evitare il licenziamento di personale già impiegato. Un programma che sta avendo un grande successo di cui si richiede in queste settimane un potenziamento.
Guardando oltre l'emergenza, è utile ricordare che la situazione giovanile negli anni è stata oggetto di provvedimenti che hanno raggiunto risultati importanti: l'introduzione nel 2014 del Jobs Act, del contratto a tutele crescenti, la decontribuzione per i primi tre anni di assunzione durante il Governo Renzi hanno contribuito a rilanciare il lavoro, l'occupazione e la stabilizzazione contrattuale per centinaia di migliaia di giovani. Nel periodo 2014-2018 sono stati creati oltre 900 mila posti di lavoro, mentre il tasso di disoccupazione è diminuito nello stesso periodo del 10,5 per cento. L'introduzione del bonus cultura e i 500 euro per i giovani che hanno compiuto diciott'anni ha rappresentato un importante investimento sulle giovani generazioni, come anche la misura del “Resto al sud”, a favore dell'imprenditoria giovanile nel Mezzogiorno, introdotta dal decreto-legge n. 91 del 2017.
Credo che l'esperienza del passato recente indichi l'importanza di politiche mirate, risorse ben definite e riforme strutturali coraggiose, per rilanciare il lavoro e l'emancipazione giovanile.
In tema di riforme del mercato giovanile, occorre intervenire sul fronte dei circuiti dei tirocini, dell'apprendistato professionalizzante, sui limiti ai rinnovi dei contratti determinati. Occorre regolare i tirocini curriculari per assicurare che siano esperienze realmente formative e comunque retribuite, come propone una nostra proposta di legge depositata mesi fa. Centinaia di migliaia di tirocini curriculari sono attivati in Italia ogni anno a costo zero per gli enti pubblici, a cui si sommano percorsi di praticantato per l'accesso alle professioni, dove il rimborso spese è a totale discrezione del soggetto ospitante. Chiaramente solo giovani tirocinanti con un certo livello di risorse alle spalle possono permettersi di operare senza compenso, precludendo così agli altri l'accesso a quelle professioni.
Per questi stessi motivi, invito le regioni a contrastare il fenomeno dei tirocini extracurriculari non retribuiti, invitandoli a diminuire la durata massima. Come espresso recentemente nella risoluzione approvata dal Parlamento europeo lo scorso 8 ottobre, nella quale si condanna la pratica degli stage, dei tirocini e degli apprendistati non retribuiti, la gratuità costituisce una forma di sfruttamento del lavoro giovanile, è una violazione dei loro diritti. Serve, insomma, una seria riforma dell'apprendistato professionalizzante, per semplificare i numerosi oneri burocratici esistenti in materia, tale che l'apprendistato diventi la via maestra per accedere al mondo del lavoro.
Infine, occorre prorogare la sospensione delle limitazioni per il rinnovo dei contratti determinati introdotti nel 2018, almeno per altri due anni, fino all'anno 2022, l'anno in cui si stima che il PIL sarà tornato a livelli pre-COVID. Molti giovani lavoratori sono impiegati con contratti precari e, quindi, non sono protetti dal recente e vigente blocco dei licenziamenti. Una maggiore flessibilità aiuterebbe le imprese, che operano in una situazione di grave incertezza e, quindi, a visibilità limitata, a salvaguardare preziosi posti di lavoro.
Sul fronte delle politiche attive del mercato del lavoro per il settore giovanile è fondamentale riformare “Garanzia giovani” e reddito di cittadinanza. I dati mostrano che l'Italia è in ritardo nell'attuazione della garanzia, come definito a livello dell'Unione europea, alla quale aderiscono ancora troppi pochi giovani. Anche il reddito di cittadinanza ha mostrato una serie di criticità in quanto politica attiva del mercato del lavoro. I dati mettono in evidenza che solo 39.760 degli oltre 2 milioni e 300 mila beneficiari del reddito hanno sottoscritto un contratto di lavoro. Sono problemi che dovranno essere al più presto affrontati. La mancanza di controlli ha evidenziato l'impossibilità di monitorare coloro i quali, pur in presenza di un'offerta di lavoro, l'hanno rifiutata. Ed è mancata un'analisi puntuale che consenta di comprendere di quale tipo di lavoratori abbiano bisogno le nostre imprese.
Sarebbe utile assicurarsi che almeno i percettori under 25, che ad oggi costituiscono il 3 per cento del totale, siano indirizzati verso tirocini formativi. Per entrare nel mondo del lavoro i giovani devono essere formati al meglio. Le generazioni attuali sono già le più istruite, ma non basta. La formazione delle competenze deve tener conto delle grandi evoluzioni in atto, dalla riconversione ecologica dei processi produttivi all'economia digitale. E in tale contesto diventa estremamente importante potenziare le sinergie tra scuola, sistema delle imprese e mondo del lavoro, al fine di aumentare le possibilità di una più adeguata professionalizzazione degli studenti e per ottimizzare l'orientamento al termine del percorso scolastico. Su questo fronte serve accelerare l'ampliamento e la diffusione delle lauree professionalizzanti, tema ripreso in un recente provvedimento del Governo. Risulta anche fondamentale riconoscere la centralità e rivalutare percorsi di alternanza scuola-lavoro, come introdotti dalla “Buona scuola”, mentre serve un forte potenziamento dei programmi di istruzione tecnica superiore.
Alle difficoltà del mondo del lavoro e della formazione seguono le difficoltà di emancipazione.
I dati Eurostat 2019 mostrano quanti giovani italiani nella media abbandonano il nucleo familiare di origine più tardi rispetto ai coetanei europei, a trent'anni, contro una media europea di ventisei. Sarebbe troppo comodo ricorrere ad argomenti di ordine culturale per spiegare questo fenomeno, causato invece da una scarsità di opportunità e livelli salariali insufficienti. Su questo fronte sarebbe utile valutare un intervento strutturale, come l'introduzione di una dote universale ovvero l'erogazione ad ogni ragazza e ad ogni ragazzo, al compimento della maggiore età, di un emolumento da investire in corsi di formazione, progetti imprenditoriali o acquisto della prima casa, per favorire appunto l'emancipazione giovanile, come da una proposta di legge che abbiamo depositato.
Il desiderio di emancipazione tocca altri aspetti. Secondo i dati raccolti dal rapporto giovani dell'Istituto Toniolo, i ragazzi italiani vorrebbero diventare genitori a ventott'anni e avere almeno due figli, ma nella realtà riescono a farne solo uno ben oltre i trenta. È quindi fondamentale porre attenzione ai temi della famiglia per venire incontro alle esigenze delle giovani coppie. Su questo fronte è utile ricordare la recente introduzione del Family Act, che all'articolo 6 prevede specifiche misure, volte a sostenere le famiglie e l'autonomia finanziaria dei giovani, tramite detrazioni fiscali per i costi di locazione di abitazioni delle coppie under 35 e dei figli maggiorenni iscritti a corsi universitari per l'acquisto dei libri di testi universitari, l'assegno unico universale per i figli a carico. È una legge che semplifica e potenzia il sostegno alla genitorialità e alla natalità, approvata all'unanimità da questa Camera.
Un capitolo importante riguarda il processo di integrazione delle nuove generazioni di bambine e bambini, ragazze e ragazzi di origine straniera, spesso nati e cresciuti nel nostro Paese, una presenza importante, che deve costituire un elemento di ricchezza, un valore aggiunto, un arricchimento della nostra società, ma ancora purtroppo vittima di discriminazioni e casi di vero e proprio razzismo. A tal fine è fondamentale inserire, già a partire dalla scuola primaria, approfittando dell'insegnamento dell'educazione civica, recentemente inserito nei curricula scolastici come materia obbligatoria, specifici programmi, mirati all'educazione di una generazione, che faccia del multiculturalismo un valore fondante del futuro per le nuove generazioni.
Questa crisi, dunque, come abbiamo detto diverse volte, rappresenta un'occasione per avanzare anche una proposta di legge articolata al disegno giovanile nel nostro Paese. Come ho provato a illustrare in questo intervento, serve subito un piano attiva giovani, per formare i giovani NEET, scaraventati sul divano della pandemia. Servono una riforma dell'apprendistato e una regolamentazione dei tirocini per facilitare l'ingresso nel mondo del lavoro dei giovani. Per contrastare lo sfruttamento serve, infine, una dote universale, per dare la stessa opportunità di emancipazione a tutte le ragazze e a tutti i ragazzi di questo Paese.
Un'occasione da non perdere è sicuramente quella del Recovery Fund che appunto può essere considerato anche un modo per essere il rinascimento delle competenze, il viatico per declinare percorsi di formazione e di educazione scolastica verso i settori tecnologici, perché la digitalizzazione ha bisogno delle qualifiche elevate. Ecco perché, quindi, noi riteniamo che questo lavoro è stato un grande lavoro messo in campo e - ribadisco - spero che le altre forze di maggioranza insieme riescano a raggiungere un tasto unico congiunto, per evitare che l'Italia rischi di crollare sotto il famoso peso di Anchise. Ecco, che l'Italia quindi, Presidente sia meta di arrivo e non più solo metà di partenza (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Deidda, che illustrerà anche la mozione Lollobrigida n. 1-00398, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.
SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Le confesso che è un argomento veramente impegnativo, ma forse stiamo sprecando una grande occasione, perché un tema come questo è sprecato con delle mozioni in una discussione forse accademica, che rimarrà in un impegno che il Governo - come spesso accade con risoluzioni in Commissione - non rispetterà e metterà nel cassetto. Infatti, purtroppo, abbiamo esempi di argomenti votati anche all'unanimità, che però poi sono rimasti lettera morta.
Parliamo delle giovani generazioni e ho sentito parlare di successi, di politiche del lavoro che hanno portato tanti occupati. Il dato è che, complice anche la pandemia - ma giustamente qualcuno ha detto: non diamo tutta la colpa alla pandemia, alla COVID - abbiamo perso: 841 occupati in meno. Il 39,1 di questi sono quella fascia dai 15 ai 34 anni e ricordiamoci che anche poi la fascia successiva ha subìto un contraccolpo. La disoccupazione giovanile oggi è al 31,1 per cento. Peggio di noi è solo la Grecia.
Ma noi siamo quella società che abbiamo costruito - anzi qualcuno ha costruito, noi siamo stati sempre contrapposti -, una società dove i giovani hanno tutto. I giovani possono desiderare tutto e hanno diritto ad arrivare a tutto. Peccato che non gli diamo mai gli strumenti. Li lasciamo desiderare, in un materialismo sfrenato e in una globalizzazione sfrenata, però non gli diamo mai gli strumenti, poi, così, loro possono semplicemente sognare, magari di andare in giro per il mondo, in un globalismo esaltato, a fare invece che il lavapiatti in Italia il lavapiatti in chissà quale mondo dorato, per raggiungere quei sogni. Una nuova schiavitù. D'altronde non si ha più diritto ad avere il posto di lavoro nella propria città, nel proprio comune, nella propria Regione, ma il lavoro lo devi cercare in tutto il mondo, in condizioni sempre più umilianti, sempre senza tener conto del titolo di studio, degli studi fatti, salvo poi dire: “Apriti una partita IVA, perché non hai diritto a un contratto; la partita IVA è meglio”. E così non si viene neanche registrati nel computo dei disoccupati. Si è liberi, tutti sono imprenditori, tutti sono imprenditori di se stessi, peccato che poi sono partite IVA inattive, giovani che diventano in pochi anni vecchi, disperati e senza lavoro. Ma l'emancipazione dei giovani? Mi ricordo un Ministro che li chiamò “bamboccioni” e disse: “Stanno sempre a casa”. Sì, è vero, noi siamo in Italia, dove i figli stanno sempre di più a casa. Bene, io con orgoglio ricordo che l'unica fu Giorgia Meloni a cercare di rompere il predominio delle banche, cercando di creare un fondo che desse delle garanzie anche ai giovani precari che non avevano il contratto a tempo indeterminato per comprarsi un'abitazione. Bene, fu boicottata, quella manovra fu dimenticata, e oggi i giovani per avere un prestito o per comprarsi una casa devono avere un contratto a tempo indeterminato, ma ci sono anche casi in cui, anche se hanno il contratto a tempo indeterminato, le banche vogliono anche la garanzia dei genitori. Questo è il sistema che è stato costruito per i giovani. Mi dispiace, il giovane che protesta non si mette il cappuccio per lanciare pietre contro le Forze dell'ordine, quelli sono i figli di papà dei centri sociali (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Quella sinistra che non ha problemi di lavoro, è quella sinistra che passa il tempo ad evadere le tasse nei centri sociali. Voglio vedere se il DPCM prevedrà la chiusura delle birrerie che sono nei centri sociali e in luoghi di spaccio e se avranno il coraggio di mandare la Polizia in quei luoghi. Sono state chiuse le palestre, realizzate con tanta fatica dai giovani, così come abbiamo chiuso tutti quei luoghi aperti con la partita IVA.
È bello parlare, per esempio, del fallimento dei tirocini e degli apprendistati. Certo, serve una riforma perché non siano più un luogo di sfruttamento. Quando ne discutiamo, nella prossima legge di bilancio? Ci prendiamo l'impegno di parlarne?
Parliamo del costo del lavoro. Prendiamo l'impegno nella legge di bilancio non per fare un bonus che duri tre anni, ma una riforma strutturale. Fratelli d'Italia ha sempre chiesto di dare degli incentivi strutturali alle aziende che assumono: più assumi e meno tasse paghi. Bene, è sempre stata respinta. Poi non lamentiamoci che le aziende non possono più assumere. E inutile si è rivelato anche il piano che fino ad ora è stato fatto per limitare i contratti a tempo determinato, tant'è che è stata inserita una deroga. Il famoso “decreto Dignità”: finalmente, fine del precariato. È finito il precariato? No, anzi abbiamo avuto più difficoltà. Ci sono state molte più difficoltà nell'assumere giovani. È veramente offensivo parlare di giovani come se fossero una categoria da quota rosa, perché il problema del lavoro tocca oramai non solo i giovani, ma intere generazioni. Semplicemente i giovani oggi trovano le porte sbarrate nella pubblica amministrazione, perché l'età pensionabile è sempre più alta, non si fanno i concorsi e trovano il posto di lavoro sempre chiuso nelle Forze armate e nelle Forze dell'Ordine. E quando la pubblica amministrazione fa un bando ti chiede l'esperienza; e dove la potrebbero fare i giovani se neanche qui, per esempio, alla Camera, un parlamentare può prendere un tirocinante per fargli fare esperienza? Quali sono le opportunità che noi diamo? Le risolviamo con una mozione. Noi non ci sottraiamo alla sfida. Possiamo mettere dei criteri generici e dei buoni propositi, ma quando ci sarà una riforma del mondo del lavoro? Quando ci sarà una riforma del sistema universitario? Quando ci sarà una vera riforma scolastica? Quando ci sarà una riforma del mondo dell'associazionismo e del mondo sportivo? Finora noi, in questi due anni, abbiamo perso milioni di occasioni per dare dignità alle giovani generazioni. Non c'è stato un provvedimento. Il reddito di cittadinanza, la grande truffa; ma quanti delinquenti hanno usufruito del reddito di cittadinanza? I ragazzi hanno preso il reddito di cittadinanza? Magari appartengono ad una famiglia, sono nel nucleo familiare, e non hanno neanche potuto prenderlo o non l'hanno mai neanche chiesto. Quanti miliardi abbiamo speso con il reddito di cittadinanza? Che lavoro potrebbero fare oggi i giovani? Il settore aereo? Peccato che le nostre compagnie stanno andando a fondo. Air Italy, vertenza dimenticata, Alitalia ancora non si sa. Quindi vi chiediamo: quand'è che ci occuperemo della riforma del mondo del lavoro? Quando ci occuperemo di loro veramente, che non sia assistenzialismo, che non siano dei bonus, che non sia qualcosa che dura un anno per poi abbandonarli. Quando daremo veri strumenti anche all'ispettorato del lavoro? Questa estate ho presentato un'interrogazione per denunciare le condizioni di lavoro dei giovani, che nei luoghi più affollati dell'estate lavoravano in nero. Quando riusciremo a dare dignità agli operatori e agli imprenditori onesti, con premi, abbassando il costo del lavoro e punendo invece chi si approfitta dei giovani, degli strumenti dell'apprendistato, e di altri utilizzano i giovani come nuova schiavitù? Quando questo Parlamento, quando questo Governo presenteranno le riforme dovute a queste giovani generazioni? Piange il cuore a vederli emigrare, qui non vedono più futuro, non vedono più le condizioni, Governo dopo Governo, che passano, promettono sempre un abbassamento delle tasse agli imprenditori, ma ciò non avviene mai. Il costo del lavoro più basso in Olanda, in questa bellissima Europa, con regole diverse. Quando alzeremo la voce e grideremo contro questa ingiustizia? Quando daremo alle giovani generazioni dei diritti? Quando gli permetteremo, ripeto, di entrare nella pubblica amministrazione, dopo il faticoso percorso di studi che hanno fatto? Io mi ricorderò sempre la grande fregatura che diede ai giovani imprenditori agricoli, che dovevano partecipare alla PAC, la giunta presieduta dal PD. Disse: “Prima tu fai l'impresa, fai la partita IVA, e poi partecipa al bando”. L'hanno fatto, peccato che avevano messo così pochi soldi che solamente circa il 40 per cento di coloro che lo fecero riuscì nell'intento. E gli imprenditori, i neoimprenditori rimasero, dopo tutta la spesa, fregati. Forse dobbiamo agevolare questo, semplificare le procedure quando si partecipa a dei bandi europei, dargli fiducia. Ci sono tante riforme che si possono fare, ma la riforma principale, ripeto, è che i giovani non vogliono sussidi, i giovani non vogliono assistenzialismo, i giovani vogliono semplicemente essere liberi di poter creare, di poter costruire, soprattutto di non essere in debito o non essere sfruttati da uno Stato che prima li illude e poi li abbandona. Non si sta chiedendo molto, si chiede semplicemente di fare le riforme che sono necessarie. Non servono mozioni. Questa è una chiacchierata, ripeto, accademica, di buoni princìpi, ma servono gli atti.
Noi ci siamo, li presenteremo nella prossima legge di bilancio, per incentivare le imprese, per aumentare l'occupazione; perché quante interrogazioni abbiamo presentato, e il collega Rizzetto lo può dire in Commissione lavoro, e su tante imprese, tante… Io mi ricorderò sempre i dipendenti di una cooperativa che faceva le pulizie nelle Poste, e perché questa cooperativa poi ha fallito? Perché i Ministeri non pagavano le commesse.
Ci sono tanti di quei problemi che sono di facile soluzione; e però appunto un giovane potrebbe dire: ma perché succede? Magari gli studenti del nautico studiano per fare una carriera brillante nella Marina, nella Tirrenia, nella Moby; peccato che stanno tutte fallendo. Parliamo comunque di un settore e di settori da cui basterebbe semplicemente togliere i lacci della burocrazia e la presenza ingombrante dello Stato.
Poi dobbiamo difendere le categorie più deboli, dobbiamo assistere: nessuno ha mai detto che bisogna abbandonare chi ha difficoltà nel lavorare, chi è impedito nel lavorare; assolutamente quello è doveroso in uno Stato sociale che si rispetti. Però allora dobbiamo impegnarci a fondo, e l'impegno che questa maggioranza deve assumere non è fare mozioni, ma presentare provvedimenti e darci la possibilità di discutere provvedimenti che poi, quando approvati, siano immediatamente attuativi. Confrontiamoci su quello; in sede di legge di bilancio dateci la possibilità di confrontarci, dateci credito, ascoltate le nostre proposte, e cerchiamo di dare delle risposte concrete, non degli impegni generici, non dei buoni propositi, perché altrimenti cresce la sfiducia nelle giovani generazioni.
Ma cresce anche in quegli ex giovani che non hanno mai lavorato, o in quelli impiegati presso la Chef Express della Stazione Termini, che dopo trent'anni, trentacinque anni di lavoro adesso lo perderanno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). A volte si sono sposati anche nel posto di lavoro. E queste sono le condizioni: a volte le gare d'appalto svolte al ribasso, lasciate alle multinazionali, multinazionali straniere. Perché noi non proteggiamo mai il lavoro e l'imprenditore onesto: a noi anzi piace molto, piace molto in Italia farci colonizzare dalle multinazionali; fa molto “togo” essere… Le multinazionali, che bello, stanno arrivando in Italia: daranno posti di lavoro sempre più precari, una cultura che non ci appartiene. Perché dobbiamo ricordarci che in Italia lo Stato sociale prevedeva stabilità, meritocrazia, e soprattutto premiava l'inventiva, premiava la grande genialità italiana; cose che come magistralmente ha detto Delmastro, le abbiamo insegnate in tutto il mondo, e non abbiamo invece bisogno di predoni che vengono dall'estero a insegnarci ad essere più poveri e tutti uguali (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Soverini. Ne ha facoltà.
SERSE SOVERINI (PD). Presidente, onorevoli colleghi, siamo qui per l'ennesima volta a discutere di un tema ormai cronico in Italia, quello della condizione giovanile. Un tema che da decenni si discute, e che si discute sempre sotto un profilo abbastanza triste: gli effetti sociologici di disagio, di disoccupazione, di difficoltà di inserimento, quello gravissimo dell'emigrazione; aspetti che non lasciano di certo ben sperare su questo tema.
Finora noi abbiamo guardato alla condizione giovanile, in particolare nell'ambito lavorativo, dal punto di vista sociologico: noi consideriamo la parte e la quota di disoccupazione che la fascia giovanile subisce, la quota di abbandono scolastico, che sono due aspetti che in alcune parti dell'Italia hanno assunto dei caratteri da record europeo, con delle dimensioni e delle portate veramente preoccupanti per il futuro del nostro Paese. È sulla scuola che si gioca la differenza della qualità del lavoro, è sulla formazione che si stabilisce anche il tema della coesione sociale.
I dati in epoca di COVID-19 sono diventati ancora più allarmanti, come c'era da aspettarsi, soprattutto per una fascia fragile come quella dei giovani. È stato quindi ben detto qui dai miei colleghi: siamo di fronte a un aumento della disoccupazione giovanile, è un problema di migrazione, di abbandono scolastico ulteriore. Purtroppo questa pandemia sta colpendo anche e ancora di più su una fascia ormai già gravata da vari aspetti.
Ecco, io sono qui stasera per accogliere anche alcuni spunti che sono stati avanzati dei miei colleghi sulla necessità di compiere un lavoro di largo respiro, di occuparsi di questo tema con una visione nuova; e sono qui questa sera appunto per uscire dalla dimensione sociologica del discorso nel quale i giovani vengono costretti, e portare il tema dei giovani a una questione di portata più ampia. Concedetemi questa esagerazione: una portata storica.
Perché dico questo? Lo dico perché siamo di fronte a una svolta, siamo di fronte a un investimento molto forte che arriva dall'Unione europea, e si chiama non a caso Next Generation EU. Noi andremo a prendere dei soldi, noi, oggi, che spenderemo noi, e che pagheranno i nostri figli, i nostri giovani: nel 2056 i ragazzi che oggi hanno 20 anni avranno 56 anni, ed è un debito, quello che faremo, che sarà restituito da loro. Io credo che a questo punto sia il caso di iniziare a ragionare se questa generazione europea non abbia diritto, dico diritto, di essere posta al centro di una strategia non di rimessa. Non sono un problema sociologico, i giovani italiani, ma sono un problema strategico di investimento; e l'investimento migliore è quello che si fa sulla base di un principio fondamentale che dobbiamo assumere in Italia, che finora abbiamo rimosso, ed è quello che la competenza non è un lusso, non è un obbligo: è un diritto. I giovani hanno diritto alla competenza; in particolar modo le famiglie meno avvantaggiate hanno diritto di sapere che i loro ragazzi, quando escono dalla scuola, sono competenti, in grado di avere un lavoro e ripagare lo sforzo che le famiglie fanno per mandare i ragazzi a scuola.
La parola chiave quindi sulla quale noi dobbiamo puntare è “competenza”, e guardare a ciò che manca. Ciò che manca è ciò che è evidente a tutti con i dati delle PMI oggi in crescita per la produzione industriale: noi abbiamo un'industria che va in una direzione, e una popolazione che va nell'altra direzione; là dove c'è crescita economica non abbiamo occupazione. E si è detto di tutto, robotizzazione, digitalizzazione… No: mancano le persone che sanno lavorare, mancano i ragazzi che sanno lavorare, manca la formazione. È stato detto che la formazione è un investimento a lungo termine, che ripagherà solo tra 10 anni: sì, in parte, ma non è vero; la formazione professionalizzante risponde immediatamente, e lo dimostra l'esperienza che gli istituti tecnici superiori in Italia stanno mostrando, con tassi di occupabilità pari all'88 per cento dopo 2 anni di studio. Cioè in 2 anni noi siamo in grado di formare una squadra di tecnici in grado di essere immediatamente assunti e in grado di rispondere immediatamente alle esigenze delle aziende e dei settori produttivi.
E allora c'è un'azienda che cresce, c'è un settore di giovani che cresce: sono quelli formati. Noi abbiamo parlato dei tecnici in questo Paese, relativamente agli istituti tecnici e all'avvio all'indirizzo tecnico, come a una classe minore, come a un settore secondario, dimenticato: i penalizzati seguono questa strada. Invece non è affatto vero! Chiunque ha lavorato in un'azienda sa benissimo che non esiste un ingegnere che fa innovazione da solo, se non è accompagnato da tecnici specialisti; e chi ha lavorato in un'azienda sa che ci sono tecnici specialisti che fanno carriera, al di là del titolo di studio.
Quindi cos'è che noi pensiamo, come Partito Democratico? Che è arrivato il momento di avere una svolta storica - storica! - sulla questione giovanile e di mettere questi ragazzi in potenza. Quindi, noi stiamo ragionando su una grande trasformazione della formazione professionalizzante: è un investimento storico, come è stato annunciato dalla Ministra Azzolina, di 2 miliardi di euro sulla scuola professionalizzante. Sì, siamo d'accordo, però vogliamo anche dire come. E dobbiamo fare un investimento di portata storica nel senso che dobbiamo costruire un'asse di scuola professionalizzante, che veda negli ITS, nelle aule professionalizzanti, una dimensione, un asse portante per l'innovazione dell'Italia nei prossimi anni e che sia finanziata potentemente dai fondi europei. Guardate che chiunque legge i documenti in seno al Recovery Fund, alla parola capitale umano, capitale intellettuale, al centro di quell'investimento, c'è la formazione professionalizzante. Per questo, come Partito Democratico, siamo intenzionati su questo a dare il nostro massimo impegno. Io, fra l'altro, sono qui che parlo anche a nome dei miei colleghi della Commissione lavoro, che mi hanno chiesto di fare questo intervento in quanto membro della Commissione sviluppo economico, a dimostrazione di un lavoro ampio che vogliamo fare, nel Partito Democratico e fuori dal Partito Democratico, per risolvere un problema storico. Dobbiamo mettere i nostri giovani in una condizione di potenza, di capacità di poter lavorare, per farli uscire dalla condizione di categoria a disagio della condizione sociologica. Dobbiamo lavorare sulle scuole professionali, dobbiamo lavorare sulle scuole professionali per i ragazzini che abbandonano le scuole a 16 anni, che è una tragedia che mette i nostri giovani in competizione con gli immigrati. Sugli immigrati, voglio rispondere al nostro collega di Fratelli d'Italia: guardi che, al di là del nostro caso della Banca d'America, l'immigrazione italiana si è caratterizzata negli Stati Uniti per altre cose molto belle, ma anche per cose non belle. C'è una storia cinematografica che racconta l'impatto dell'immigrazione italiana negli Stati Uniti. L'immigrazione è un fenomeno sempre multiforme, complesso. È da questo punto di vista che lo dobbiamo vedere. Noi dobbiamo cercare di evitare che i nostri ragazzi che abbandonano le scuole finiscano in una logica di lotta tra poveri. E dobbiamo, invece, metterli in potenza, investire nella scuola professionale e portare la scuola professionale a un livello di attrattività per le famiglie. Come Partito democratico, noi stiamo pensando di proporre un discorso più ampio sulla scuola professionalizzante, combinare una sintesi tra luoghi dove si fa ricerca e innovazione e luoghi dove si formano i tecnici professionisti; cioè, unificare la rete dell'innovazione con la rete della scuola e costruire un asse di questo tipo per avere proprio una contaminazione, ma una contaminazione che guarda ai tecnici. Smettiamola di parlare solo di super laureati, senza i tecnici noi non ce la possiamo fare. In Germania gli iscritti alla scuola professionalizzante quest'anno sono 940 mila. Sapete quanti sono in Italia? Quindici mila. E siamo un Paese manifatturiero pari alla Germania, non pari ma il secondo Paese manifatturiero. Questo è un divario insostenibile per il sistema Paese, per cui noi dobbiamo portare questi giovani fuori dalla dimensione di lavoro a valle, cioè di rimedio. È inutile dare dei vantaggi a un'impresa, che li sfrutta e che dopo due anni non ha più bisogno di una persona non qualificata. Dobbiamo lavorare a monte, dobbiamo avere un disegno strategico, dobbiamo portare a casa questi soldi dall'Unione europea da inserire in un disegno strategico e portare i giovani italiani ad avere il diritto alla competenza, che significa anche libertà, che significa vita dignitosa, che significa futuro. Su questo il Partito Democratico è fortemente impegnato e chiediamo la collaborazione di tutti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Barzotti. Ne ha facoltà.
VALENTINA BARZOTTI (M5S). Grazie, Presidente. Le mozioni in discussione oggi parlano di occupazione, formazione, emancipazione giovanile: tutte parole che avremmo voluto vedere concretizzarsi molto negli ultimi anni e che ci vedono coinvolti da vicino. Tra i giovani c'è chi ha fatto l'università, chi ha deciso di non farla per scelta o per contingenza. C'è, però, qualcosa che accomuna quasi tutti: il primo approccio al mondo del lavoro ci ha visto coinvolti in uno scenario pressoché desolante. Abbiamo stage spesso non pagati e, se pagati, pagati 400, 500, 600 euro al massimo; contratti di lavoro a tempo determinato rinnovati a tre giorni di distanza e sempre nei limiti di legge, per carità, ma comunque che ci impediscono di formare una visione di prospettiva di medio-lungo periodo; per non parlare poi delle partite IVA in mono committenza. Nessuna prospettiva di medio-lungo periodo, lo ripeto.
Secondo l'Eurostat, l'Italia è il Paese con la più alta percentuale di NEET in Europa, nella fascia tra i 20 e i 34 anni, parliamo del 27,8 per cento rispetto al 16,4 per cento della media Ue. È chiaro che emanciparsi in queste condizioni non è possibile. Tanti giovani hanno preferito andare all'estero a far valere le proprie competenze e altri hanno continuato a cercare un lavoro finché hanno perso motivazione e speranza, e appunto spesso sono diventati NEET: un acronimo che abbiamo imparato a conoscere negli ultimi quindici anni, che indica coloro che non sono impegnati in formazione, né in processi di educazione, né in lavoro.
La situazione del mercato del lavoro oggi è anche peggiorata per cause riferibili, ovviamente, alla pandemia, con un aumento della disoccupazione che vede i giovani maggiormente colpiti perché impegnati in lavori particolarmente penalizzati come il turismo, la ristorazione, l'intrattenimento, il commercio all'ingrosso e al dettaglio.
Ecco, quindi, che con questa mozione impegniamo il Governo a proseguire in un solco già tracciato, focalizzando l'attenzione sulle politiche attive del lavoro dedicate ai giovani, ma promuovendo anche interventi mirati per i NEET. Qual è l'obiettivo? L'obiettivo è creare una rete di protezione e di rilancio, che consenta ai giovani di affrontare in modo strutturato tutte le vicende che riguardano il rapporto lavorativo, sia le sfide di competitività, ma anche le situazioni più avverse come la perdita del lavoro e la necessaria ricollocazione. Stare vicini ai giovani in un momento come quello della perdita del lavoro e supportarli in un processo di transizione delle proprie competenze verso quelle che poi il mercato richiede è un'esigenza imprescindibile e noi, come istituzioni, dobbiamo assicurare che questo avvenga.
Per realizzare questo obiettivo è imprescindibile partire da una cornice che veda il sistema di istruzione innanzitutto coerente con le esigenze attuali e future del mercato del lavoro, in termini di formazione e di competenze. Non si può, ad esempio, ignorare che il settore informatico ha visto una crescita dell'occupazione, dal 2006 al 2018, del 29 per cento e che, secondo Eurostat, crescerà ancora, dal 2020 al 2030, di altri 11 punti percentuali. Non possiamo sottovalutare il fatto che il web costituirà terreno per nuovi lavori. In questo contesto sarà necessario facilitare la transizione scuola-università-lavoro tramite una ridefinizione e un potenziamento delle attività di orientamento, sfruttando al massimo anche la tecnologia, attivando reti orizzontali e verticali tra istituzioni scolastiche e universitarie e con le imprese dei vari territori. Gli ITS, ad esempio, in questo sono sicuramente un percorso formativo in cui noi del MoVimento 5 Stelle crediamo, su cui puntiamo e che merita di essere potenziato. Sarà importante anche ridefinire e semplificare gli strumenti contrattuali, valorizzando l'apprendistato professionalizzante, che deve avere un ruolo fondamentale quale strumento culturale e formativo basato sull'apprendimento in ambito lavorativo, purché, però, vi sia formazione effettiva e che l'apprendistato non si traduca in un mero strumento di riduzione del costo del lavoro.
Altro obiettivo è quello di contrastare i tirocini extracurriculari spesso non pagati, così come l'utilizzo improprio delle borse di studio. Nell'ambito delle politiche attive passi avanti sono stati fatti con il piano straordinario di potenziamento dei centri per l'impiego, su cui noi del MoVimento 5 Stelle abbiamo puntato e che hanno visto il potenziamento con il decreto n. 4 del 2019, con l'inserimento stabile di 11.600 operatori, quindi andando a raddoppiare le unità inserite all'interno dei centri per l'impiego. Attualmente, questo processo di potenziamento è ancora in corso; ovviamente è stato rallentato dalla pandemia, ma le regioni stanno pubblicando i bandi per permettere a queste risorse di inserirsi ed aiutare i giovani a orientarsi meglio nel mondo del lavoro. I centri per l'impiego devono diventare dei solidi punti di riferimento anche per superare la ricerca di occupazione tramite canali informali che aumentano l'asimmetria informativa tra persona, che cerca lavoro, e effettivo mercato del lavoro. Detto ciò, è evidente che la vera sfida è farci interpreti dei nuovi lavori e di mettere i giovani nelle condizioni di poter affrontare qualunque sfida con uno sforzo corale e interdisciplinare. Sicuramente innovativo è lo strumento del Fondo nuove competenze, che è stato istituito con il “decreto Rilancio”, potenziato e rifinanziato con il “decreto Agosto”. Il Fondo è istituito presso l'ANPAL e le aziende potranno, tramite questo fondo, realizzare specifici accordi collettivi per rimodulare l'orario di lavoro per mutate esigenze organizzative e produttive dell'impresa ovvero per favorire la ricollocazione dei lavoratori.
Verrà quindi utilizzata per la formazione una parte di orario di lavoro e questa rimodulazione dell'orario sarà finalizzata alla realizzazione di appositi percorsi di sviluppo delle proprie competenze. Questa mozione rappresenta solamente un primo passo e l'intenzione è quella di lavorare insieme con la maggioranza e con le opposizioni per trovare una strategia comune per coinvolgere tutti e fare focus su un vero e proprio dramma occupazionale, che è appunto quello che riguarda i nostri giovani, che sono soggetti vulnerabili, con aspettative nate dal percorso di studi intrapreso. Rendergli il mondo lavorativo che gli abbiamo prospettato è un impegno che le istituzioni non possono più disattendere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni.
Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Organizzazione dei tempi di discussione dei disegni di legge di ratifica.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione dei disegni di legge di ratifica nn. 2231, 1704, 2232, 2415, 2522, 1768-A e 2524.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori (Vedi Calendario).
Discussione del disegno di legge: S. 1142 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica Italiana ed il Governo della Repubblica Kirghisa sulla cooperazione culturale, scientifica e tecnologica, fatto a Bishkek il 14 febbraio 2013 (Approvato dal Senato) (A.C. 2231).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2231: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica Italiana ed il Governo della Repubblica Kirghisa sulla cooperazione culturale, scientifica e tecnologica, fatto a Bishkek il 14 febbraio 2013.
(Discussione sulle linee generali – A.C. 2231)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Lia Quartapelle Procopio.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatrice. Grazie, Presidente. Chiedo l'autorizzazione a consegnare il testo della relazione.
PRESIDENTE. La ringrazio.
Ha facoltà di intervenire, se lo ritiene, la rappresentante del Governo: non intende intervenire.
È iscritto a parlare il deputato Tondo. Ne ha facoltà.
RENZO TONDO (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, signor Presidente. Voglio svolgere un breve intervento che ha due caratteristiche, da un lato il metodo e dall'altro il merito. Nessuna delle due situazioni ha a che fare con il Governo, quindi non è che criticherò il Governo. Faccio una considerazione generale che credo possa valere per tutti noi. La prima: le decine di milioni di cittadini italiani che sicuramente sono in contatto streaming con noi in questo momento sanno che noi stiamo discutendo la ratifica di un Accordo di sette anni fa, che vale 135 mila euro all'anno per una decina di anni.
Allora, mi rivolgo innanzitutto al Presidente Rosato, perché il Presidente Rosato è forse, del team dei cinque che governano l'Assemblea, quello che ha maggiore esperienza; come capogruppo l'ha avuta, come Presidente dell'Assemblea e come sottosegretario del Governo. Facciamoci carico, dato che dobbiamo veramente rinnovare il modo di lavorare, di cambiare questo sistema. La settimana scorsa abbiamo votato a raffica decine di ratifiche assolutamente all'unanimità. Propongo che almeno quelle che sono approvate all'unanimità all'interno della Commissione esteri e delle Commissioni competenti possano essere ratificate, perché francamente è imbarazzante dedicare tanto tempo a cose che sono certamente significative, ma che potrebbero lasciare il passo a questioni più importanti.
Quindi, credo che, come metodologia di lavoro, sarebbe opportuno valutare questo. Ancora nel metodo, prima di passare brevemente nel merito ed è una cosa che ho chiesto anche in Commissione: c'è un elemento di valutazione di ciò che facciamo? Oggi, a sette anni di distanza, in cui abbiamo speso 135 mila euro all'anno per un Accordo con la Repubblica del Kirghizistan, sappiamo che cosa ha prodotto, che cosa ha fatto, che risultati abbiamo ottenuto? In Commissione non sono riuscito ad ottenere risposte favorevoli, almeno per quanto riguarda la Commissione difesa di cui faccio parte. Quindi, anche questo sarebbe opportuno introdurlo come metodo di valutazione. Vado a concludere, entrando subito nel tema del merito: Kazakistan, Uzbekistan, Turkmenistan, Tagikistan e Kirghizistan, cinque Paesi della ex Unione Sovietica situati in una zona difficile, che è a cavallo sulla Via della Seta rispetto alla Cina, all'Europa e alla Russia, cinque Paesi a maggioranza musulmana, cinque Paesi che sono in realtà delle satrapie, perché la democrazia da quelle parti non sanno neanche lontanamente di cosa si tratti.
Il Kirghizistan, che, fino a qualche mese fa, fino a qualche anno fa, era forse, di tutti i cinque Paesi, quello più stabile e quello più equilibrato, oggi si trova con il Presidente della Repubblica che è appena uscito dal carcere perché ha guidato la rivolta nei confronti di chi era presidente prima di lui. Quindi, cambiano continuamente e non c'è stabilità. La domanda nel merito è: cosa possiamo ottenere da scambi culturali, associativi, di tecnologia con questi Paesi? Credo assolutamente niente. C'è pertanto il problema di porsi la domanda se le cose che facciamo siano corrette e facciano il bene della nostra comunità. Un'ultimissima considerazione: prima di entrare in Aula mi sono ricordato che mio figlio frequentava una persona che è stata in Kirghizistan proprio per un problema di studio e di lavoro. Ho telefonato a questa persona con la speranza che mi dicesse che era in virtù di questo Accordo; purtroppo, non era così, era in virtù degli accordi che vengono fatti bilateralmente dalle varie associazioni di intervento di volontariato. Credo che dobbiamo rivedere questo nostro sistema perché, così com'è, non solo sono soldi buttati, ma sono soldi che mettono a rischio i nostri giovani che dovessero andare a operare in quei territori.
Comunque, preannunzio fin d'ora il voto favorevole su questo provvedimento, quando verrà in Aula nelle prossime giornate.
PRESIDENTE. Onorevole Tondo, mi permetto solo di sottolineare sul metodo che la sua osservazione relativa a questo tipo di provvedimenti, ma in generale a tutti i provvedimenti, è stata oggetto di discussione in sede di Conferenza dei capigruppo, dove si è deciso di prendere la strada della deliberante in sede di Commissione quando c'è unanimità di tutti i gruppi, in maniera da consentire che si venga in Aula solo per il voto finale dei provvedimenti su cui c'è una condivisione unanime. Questo spetterà naturalmente ai presidenti di Commissione e ai presidenti dei gruppi valutarlo di volta in volta.
È iscritto a parlare l'onorevole Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà.
ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Grazie, Presidente. Mi associo un po' al malumore espresso già dal collega che mi ha preceduto, al malessere che proviamo nel dover ratificare accordi intervenuti nel 2013; e ovviamente ciò non comporta alcun stigma politico e sociale nei confronti dell'attuale presidente della Commissione esteri che invece sta lavorando a spron battuto ed, anzi, pare che sia pagato a stato di avanzamento lavori, perché getta, se mi consente la battuta, ratifiche come i bitumati nelle aziende che lavorano per i comuni per gli asfalti delle strade. Lo dico, però, perché vorrei anche una riflessione supplementare apparentemente di segno opposto del collega che mi ha preceduto.
Oggi il relatore, colpevole anche il tempo, l'orario, ci ha stancamente proposto questa ratifica, il Governo, colpevole l'orario, ce ne rendiamo conto tutti, ci ha stancamente sottoposto questa ratifica, che, però, è una ratifica che interviene sui rapporti bilaterali dell'Italia nel mondo della cultura nei confronti del resto del mondo e, in questo caso, in un Paese, il Kirghizistan, dell'Asia centrale. Un Paese dove, da quando noi abbiamo sottoscritto questo Accordo ad oggi, in cui ci chiedete di ratificarlo, sono intervenuti fatti gravi di tenuta politica di quel Paese, fatti, a mio modo di giudicare, gravissimi sotto il profilo della tutela della libertà religiosa in quel Paese.
Alla già restrittiva legge sulla religione - e già solo il titolo ha un retrogusto inquietante per chi creda nella libertà religiosa -, legge del 2009, sono state apportate delle modifiche e degli emendamenti voluti dalla Commissione pertinente e dal Governo l'11 aprile del 2017: hanno alzato il numero minimo di membri necessari per poter essere registrati come associazione religiosa; hanno introdotto censure sulla letteratura religiosa non islamica; hanno proibito la condivisione di idee religiose in pubblico, con questi emendamenti. Le minoranze religiose faticano financo a seppellire i loro cari in Kirghizistan e per minoranze religiose intendo i cristiani.
Voglio ricordare in quest'Aula, per chi crede ancora nella sacralità del voto e nella importanza di questi Accordi internazionali, che noi stiamo sottoscrivendo questo Accordo con il Governo della Repubblica Kirghisa sullo sviluppo della cultura. Ora, in quel Paese, la cultura che ci vorranno propinare è, probabilmente, quella che ha coinvolto Kanygul Satybaldieva, convertita al cristianesimo, morta il 13 ottobre del 2016, disseppellita tre volte e, la terza volta, il corpo è stato buttato ai fianchi della immondizia. E tutto ciò accade da dopo il 2013, da dopo che questo Accordo venne sottoscritto e prima che noi decidiamo di ratificarlo.
Ora, questi fatti, la censura religiosa, la legge sulle religioni, la persecuzione dei cristiani, la impossibilità di professare pubblicamente idee, tutti emendamenti non ancora legge, ma passati nella Commissione competente con il voto o parere del Governo, non ci possono stimolare un supplemento di riflessione? Davvero riteniamo che, a queste condizioni, sia importante stabilire un rapporto privilegiato nel mondo della cultura con una Repubblica di questo tenore? Non dico chi sono, perché scatenerei una guerra probabilmente, ma penso tutto il peggio possibile di una nazione che introduce degli emendamenti del genere sulla libertà religiosa delle persone. Penso tutto il peggio possibile di una nazione che consente di disseppellire per tre volte una convertita al cristianesimo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), gettando il suo corpo vicino alla spazzatura. Con chi contraiamo oggi? Chi è la nostra controparte? Se l'accordo internazionale, in qualunque campo sia, e questo per di più lo è nel campo della cultura - sembra un paradosso, chissà quale cultura ci dobbiamo scambiare -, disegna un mio rapporto privilegiato, ma è possibile che l'Italia dica che vuole un rapporto privilegiato con una nazione di tal fatta, che ha introdotto da, dopo che è stato sottoscritto ad oggi, cioè quando lo andiamo a ratificare, certe virulenti modifiche sulla libertà religiosa?
Gli accordi bilaterali sono anche un po' il vestito con cui l'Italia si presenta al mondo, ma anche la postura con cui noi ci vogliamo far conoscere dal mondo. Non è colpa del presidente, perché è un Accordo fatto nel 2013, ma è altrettanto vero che sono accaduti questi fatti. E, allora, io riconosco al presidente Fassino, che è uomo di spirito e, quindi, mi consentirà la battuta, una sorta di seconda giovinezza, perché, da quando è presidente di questa Commissione, fa lavorare molto la Commissione su questi trattati, ed è giusto, perché non possiamo ratificare trattati di vent'anni fa, ma a patto che non si accetti qualunque eredità abbiamo raccolto. Noi dobbiamo riflettere. Non credo, oggi, che l'Italia possa avere la postura nel mondo di una nazione che ritiene di avere rapporti privilegiati con una nazione che, da quando abbiamo sottoscritto questo Accordo ad oggi, ha fortemente pregiudicato la libertà religiosa all'interno dei suoi confini nazionali.
E, allora, faccio un appello, e lo faccio a nome di quella povera donna morta nel 13 ottobre del 2016, di cui ho fatto il nome prima, disseppellita per tre volte: pensiamoci, pensiamoci ancora un attimo, pensiamo se l'Italia davvero, non è certo per questi motivi, ma nonostante questi motivi, vuole avere un rapporto privilegiato nel campo culturale con la Repubblica Kirghisa. Io mi auguro di no e chiedo di pensarci ancora una volta perché, fra una delle posture che mi piacerebbe che la nostra nazione avesse nel mondo, vi è certamente quella del baluardo, del primigenio diritto, del più ancestrale dei diritti, di quel diritto senza il quale tutti gli altri diritti sono claudicanti, cedevoli e arrendevoli. Perché in una nazione in cui non esiste il diritto alla libertà religiosa, quand'anche esistessero tutti gli altri diritti, possono evaporare dalla sera al mattino, perché tutti nascono dal primo, dal più intimo, dal più ancestrale, dal più primigenio, dal più fondante dei diritti dell'uomo: professare liberamente, qualunque esso sia, il suo credo. Io credo che questa debba essere una delle posture internazionali dell'Italia, tanto più intensa quanto più - e termino - l'Accordo non verte sulle pipeline, l'Accordo non verte su, che so, convenzioni per le flottiglie aeree, proprio sulla cultura. Allora, possiamo rifiutarci di ritenere un rapporto privilegiato con una nazione di tal fatta, almeno sotto il profilo culturale? Io credo di sì e oggi segneremmo una pagina migliore di quella che segneremmo se, viceversa, stancamente, in virtù di un'eredità che io non voglio accogliere, approvassimo stancamente questo Accordo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche - A.C. 2231)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare, se lo ritiene, la relatrice, deputata Quartapelle, no.
Ha facoltà di replicare anche il rappresentante del Governo, che si riserva.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione degli Emendamenti all'Accordo sulla conservazione dei cetacei del Mar Nero, del Mar Mediterraneo e dell'area atlantica contigua, con Annessi e Atto finale, fatto a Monaco il 24 novembre 1996, adottati a Monaco il 12 novembre 2010 (A.C. 1704).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 1704: Ratifica ed esecuzione degli Emendamenti all'Accordo sulla conservazione dei cetacei del Mar Nero, del Mar Mediterraneo e dell'area atlantica contigua, con Annessi e Atto finale, fatto a Monaco il 24 novembre 1996, adottati a Monaco il 12 novembre 2010.
(Discussione sulle linee generali – A.C. 1704)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Romaniello.
CRISTIAN ROMANIELLO, Relatore. Grazie, Presidente. Colleghi deputati e rappresentante del Governo, il provvedimento al nostro esame riguarda alcuni emendamenti all'Accordo sulla conservazione dei cetacei del Mar Nero, del Mar Mediterraneo e dell'area atlantica contigua, adottato nel novembre 2010. L'Accordo, sottoscritto il 24 novembre 1996 ed entrato in vigore il 1° giugno 2001, è uno dei principali strumenti giuridico e internazionali, a livello regionale, finalizzati alla conservazione della biodiversità e, segnatamente, a ridurre le minacce a carico della sopravvivenza dei cetacei.
Il testo è frutto dei negoziati portati avanti dalle parti contraenti e dei Segretariati di quattro grandi convenzioni ambientali: quella di Barcellona del 1976, quella di Bonn del 1979, quella di Berna del 1979 e quella di Bucarest del 1992. Questo Accordo, in particolare, si occupa della conservazione dei cetacei nel Mediterraneo, nel Mar Nero e nelle contigue aree atlantiche. Prevede da parte di ogni firmatario un impegno a livello normativo, socioeconomico nonché scientifico per la riduzione al minimo degli effetti delle attività antropiche sulla sopravvivenza dei cetacei in questi mari. Al momento l'Accordo è ratificato da 24 Stati, per lo più Stati rivieraschi: Albania, Algeria, Bulgaria, Cipro, Croazia, Egitto, Francia, Georgia, Grecia, Italia, Libano, Libia, Malta, Marocco, Montenegro, Portogallo, Romania, Slovenia, Spagna, Siria, Tunisia, Turchia e Ucraina. L'Accordo prevede, inoltre, la creazione di una rete di aree marine protette e la regolamentazione di attività di pesca dei cetacei. Se mi autorizza, Presidente, io consegnerei il resto della relazione.
PRESIDENTE. Assolutamente sì. Grazie, onorevole Romaniello.
Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, che si riserva.
È iscritto a parlare il collega Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà.
ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Presidente, preannuncio il voto favorevole del gruppo Fratelli d'Italia.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche – A.C. 1704)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, l'onorevole Romaniello, che si riserva, così come il rappresentante del Governo.
Il seguito del dibattito è rinviato, quindi, a una successiva seduta.
Discussione del disegno di legge: S. 1143 - Ratifica ed esecuzione della Carta istitutiva del Forum internazionale dell'Energia (IEF), con Allegato, fatta a Riad il 22 febbraio 2011 (Approvato dal Senato) (A.C. 2232).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2232: Ratifica ed esecuzione della Carta istitutiva del Forum internazionale dell'Energia (IEF), con Allegato, fatta a Riad il 22 febbraio 2011.
(Discussione sulle linee generali – A.C. 2232)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Iolanda Di Stasio.
IOLANDA DI STASIO, Relatrice. Grazie, Presidente. Colleghi deputati, rappresentante del Governo, a quasi trent'anni dall'avvio del processo negoziale, iniziato a Parigi nel 1991, il Forum internazionale dell'energia è un organismo internazionale focalizzato intorno alle risorse energetiche tradizionali nell'obiettivo di promuovere maggiore consapevolezza sull'interdipendenza degli interessi energetici dei suoi membri - è questa la sua cifra più virtuosa - favorendo la collaborazione tra i Paesi consumatori e importatori di energia, quelli produttori esportatori e quelli di transito. Vi sono attualmente 70 Stati con copertura dei sei continenti e del 90 per cento dell'offerta e domanda globale di petrolio e gas. Soltanto lo IEF, a differenza dell'OPEC e dell'Agenzia internazionale dell'energia, include i Paesi di transito, attori come l'Argentina, la Cina, l'India, il Messico, la Russia, gli Stati Uniti e il Sudafrica. Come ricordato nella relazione di accompagnamento al disegno di legge, l'Italia ha attivamente partecipato e contribuito, insieme ai maggiori Stati membri dell'Unione europea e alle principali economie emergenti, e l'obiettivo era quello di dare un fondamento certo e condiviso a un precedente accordo intergovernativo informale approvato durante la Conferenza ministeriale di Osaka, nella primavera del 2002, che definiva in via provvisoria l'organizzazione del dialogo tra Paesi produttori e Paesi consumatori di energia e il primo funzionamento del Forum internazionale dell'energia, dotandolo di un segretariato e di un segretario generale con sede a Riad. Segnalo che il nostro Paese ha fin dal 1991 attivamente partecipato e contribuito, insieme ai maggiori Stati europei, tipo la Germania, la Francia e il Regno Unito, e con le principali potenze economiche emergenti, alla definizione di tale strumento internazionale. Nel 2008 l'Italia, come presidente del Forum internazionale dell'energia, ha organizzato a Roma la X Conferenza ministeriale del Forum internazionale dell'energia e il III Forum internazionale delle imprese produttrici e, quindi, da qui già emerge l'importanza di questo tipo di ratifica. Stigmatizzo, inoltre, il forte ritardo intercorso - quasi dieci anni - tra la conclusione dell'intesa e la presentazione del provvedimento al Parlamento per la necessaria autorizzazione parlamentare alla ratifica e non posso non sottolineare come questo nuovo organismo multilaterale presenti obiettivi pienamente condivisibili, quali quelli di formare una base condivisa di conoscenza e di interesse a promuovere la stabilità e la trasparenza nei mercati dell'energia, anche in ottica di una sostenibilità ambientale. Per il resto, se me lo concede, Presidente, vorrei depositare la relazione.
PRESIDENTE. Certo, onorevole Di Stasio.
Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, che si riserva.
È iscritto a parlare il collega Delmastro Delle Vedove, che rinuncia.
Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sui servizi aerei tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Corea, con Allegato, fatto a Roma il 17 ottobre 2018 (A.C. 2415).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 2415: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sui servizi aerei tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Corea, con Allegato, fatto a Roma il 17 ottobre 2018.
(Discussione sulle linee generali – A.C. 2415)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire, l'onorevole Romaniello.
CRISTIAN ROMANIELLO, Relatore. Grazie, Presidente. Chiedo ancora l'autorizzazione a consegnarle la relazione.
PRESIDENTE. Assolutamente sì.
Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, che si riserva.
È iscritta a parlare l'onorevole Di Stasio, che rinuncia.
È iscritto a parlare l'onorevole Delmastro Delle Vedove, che rinuncia.
Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
Il seguito del dibattito è rinviato, quindi, a una successiva seduta.
Discussione del disegno di legge: S. 1239 - Ratifica ed esecuzione dei seguenti Protocolli: a) Protocollo addizionale alla Convenzione sul trasferimento delle persone condannate, fatto a Strasburgo il 18 dicembre 1997; b) Protocollo di emendamento al Protocollo addizionale alla Convenzione sul trasferimento delle persone condannate, fatto a Strasburgo il 22 novembre 2017 (Approvato dal Senato) (A.C. 2522).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2522: Ratifica ed esecuzione dei seguenti Protocolli: a) Protocollo addizionale alla Convenzione sul trasferimento delle persone condannate, fatto a Strasburgo il 18 dicembre 1997; b) Protocollo di emendamento al Protocollo addizionale alla Convenzione sul trasferimento delle persone condannate, fatto a Strasburgo il 22 novembre 2017.
(Discussione sulle linee generali – A.C. 2522)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire, la relatrice, onorevole Sabrina De Carlo.
SABRINA DE CARLO, Relatrice. Grazie, Presidente. Chiedo l'autorizzazione a depositare il testo della relazione.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Romaniello, che rinuncia.
È iscritto a parlare l'onorevole Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà.
ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Grazie, Presidente. Cogliamo l'occasione, pur preannunciando il voto favorevole di Fratelli d'Italia, per intervenire sul Protocollo addizionale per il trasferimento delle persone condannate, perché continuiamo a cercare di spiegare vanamente al Governo, ormai avendo perso la voce su questo, che sono strumenti vecchi, inadeguati, superati, e lo sono nella misura in cui tutte le volte si richiede il consenso del condannato perché venga trasferito nello Stato di provenienza per l'esecuzione dell'eventuale sentenza penale italiana. Ora, in Italia ci sono 60 mila detenuti; un terzo della popolazione carceraria italiana è costituito da detenuti stranieri, 22 mila. Secondo i dati diffusi dal Ministro della Giustizia, ci costano 137 euro al giorno per ogni detenuto e moltiplicato per 22 mila detenuti si trova il costo giornaliero. Se poi si fa per 365, si trova il costo annuale. E, allora, si trova quante risorse l'Italia potrebbe, come dire, in una maniera o nell'altra risparmiare e non si capisce perché nell'esecuzione penale ancora una volta questo Governo voglia lasciare all'arbitrio del detenuto - e quindi alla sua volontà e quindi al suo consenso - l'ipotesi del trasferimento per l'esecuzione della pena. O, meglio, non è che non si capisce: è soverchio, è manifesto ed è anche dichiarato, perché l'importante per noi è l'aspetto risocializzante del reinserimento sociale dei condannati, permettendo a uno straniero detenuto di scontare la pena nel Paese d'origine. Per noi di Fratelli d'Italia, invece, viene prima l'aspetto social-preventivo: se vieni in Italia e rompi il patto civico col popolo italiano vai a casa tua a scontare la pena, saggi la civiltà delle tue galere e non torni magari più in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia); per noi di Fratelli d'Italia viene il risparmio rispetto a dei delinquenti che vengono in Italia; per noi di Fratelli d'Italia viene, per esempio, il fatto che siamo stufi di essere in procedura d'infrazione da parte della Comunità europea per il sovraffollamento carcerario, che poi produce, nella logica della cultura della sinistra, un bello “svuota carceri” e per noi lo “svuota carceri” non esiste! Esiste che 22 mila persone vanno a casa loro a scontare la pena anche senza il loro consenso, perché mi piacerebbe immaginare quanti detenuti stranieri prestano il consenso per andare nelle loro patrie galere.
E, allora, c'è un motivo di risparmio, c'è un motivo culturale perché, per noi, viene prima l'aspetto social-preventivo della pena e dopo, anche, forse, quello del reinserimento. Poi c'è l'aspetto del risparmio economico. Poi, non ultimo, c'è l'aspetto di una nazione che non può essere sotto scacco dall'Europa continuamente per il cosiddetto sovraffollamento carcerario, che peraltro produce condizioni - quelle sì disumane - nell'esecuzione della pena e che produce come un refrain mentale unico, da parte della sinistra e della cultura della sinistra, quello degli svuota-carceri.
La soluzione sta, peraltro, in una risoluzione di Fratelli d'Italia, a prima firma del sottoscritto, in Commissione esteri, che per errore evidentemente avete votato, che prevede proprio che non ci si più il previo consenso del detenuto, per il trasferimento per l'esecuzione della pena. Vi siete sbagliati? Dormivate il sonno degli ingiusti, probabilmente, quel giorno in Commissione. L'avete votata, però rimane lettera morta. Eppure, quella risoluzione c'è. E noi chiediamo, suo tramite, Presidente Rosato, che ogni tanto il Governo si ricordi che, se anche la sua maggioranza fa dei pasticci e vota le risoluzioni della minoranza, quelle risoluzioni, fino a quando non se ne vota una contraria, debbano essere ottemperate. Sono un indirizzo politico anche per voi! Perché sennò, qua dentro, noi non sappiamo più qual è il ruolo dell'opposizione.
Allora, ovviamente, pur votando questo protocollo addizionale, che comunque in ogni caso prevede il trasferimento, noi vi richiamiamo, ancora una volta, a una politica social-preventiva importante, a un risparmio economico importante, alle carceri più umane - perché, con 22 mila detenuti in meno che vanno a casa loro a saggiare la civiltà delle loro patrie galere, i nostri detenuti vivono una condizione anche più umana - e al fatto che non ci arrenderemo mai, dopo che ci avete approvato quella risoluzione, a quello che poi, alla fine della fiera, volete, che sia così tanto sovraffollato il carcere, vi siano così tante procedure di infrazione da parte dell'Europa, che alla fine sia irrinunciabile e irrefragabile un bello svuota-carceri. No! Questa non è la logica! La logica è che chi rompe il patto civico col popolo italiano viene condannato in Italia, poi prende la barchetta e va a scontare a casa sua, saggiando la civiltà giuridica delle proprie patrie galere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
(Repliche– A.C. 2522)
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e, pertanto, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni.
Ha facoltà di replicare la relatrice, se ritiene, e il rappresentante del Governo, che si riserva nella prossima occasione.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo degli Stati uniti messicani, con Allegato, fatto a Roma il 17 ottobre 2017 (A.C. 1768-A).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 1768-A: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo degli Stati uniti messicani, con Allegato, fatto a Roma il 17 ottobre 2017.
(Discussione sulle linee generali – A.C. 1768-A)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Quartapelle Procopio.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatrice. Chiedo l'autorizzazione a consegnare il testo della relazione.
PRESIDENTE. La ringrazio molto. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, che si riserva.
Non essendoci iscritti a parlare, rinvio ad altra seduta il dibattito.
Discussione del disegno di legge: S. 1085 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Corea sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 17 ottobre 2018 (Approvato dal Senato) (A.C. 2524).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2524: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Corea sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 17 ottobre 2018.
(Discussione sulle linee generali – A.C. 2524)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire, l'onorevole Quartapelle Procopio.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatrice. Presidente, chiedo l'autorizzazione a consegnare il mio intervento.
PRESIDENTE. La ringrazio e così viene disposto. Il rappresentante del Governo si riserva di intervenire.
Non ci sono richieste di intervento, quindi, il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Sui lavori dell'Assemblea.
PRESIDENTE. Avverto che, secondo le intese intercorse tra i gruppi, le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri, previste nella parte antimeridiana della seduta di mercoledì, non avranno luogo (si sono svolte oggi). Conseguentemente l'orario d'inizio dell'esame degli argomenti iscritti all'ordine del giorno della seduta di mercoledì si intende anticipato alle ore 9,30.
Interventi di fine seduta.
PRESIDENTE. Ci sono alcuni interventi di fine seduta. Trattandosi di commemorazioni, pregherei anche di rispettare i tempi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Acunzo. Non c'è.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Nobili. Ne ha facoltà.
LUCIANO NOBILI (IV). Sì, grazie, Presidente. Andarsene nel giorno del proprio compleanno, del proprio ottantesimo compleanno, come prima di lui era riuscito solo a William Shakespeare, così importante nella sua vita professionale, è l'ultimo colpo di teatro di un genio assoluto, di un maestro straordinario, una “mandrakata” potremmo dire con un sorriso amaro, uno di quelli a cui Gigi Proietti ci aveva abituato, nella sua romanità integrale.
Della capitale è stato allievo, con gli amati Belli, Pascarella e Petrolini, e maestro, con i tanti protagonisti della scena attuale, che sono cresciuti sotto la sua guida. È stato figlio del Tufello e padre, potremmo dire, di ogni singolo sampietrino della città, da Bruno Fioretti ad Edmund Kean, dal Cavaliere Nero a Gastone, colto e popolare, accessibile a tutti, amato da tutti, capaci di dare tanto a questa città, anche con l'attività che, dal suo punto di vista, definiva il suo modo di fare politica, e cioè la battaglia per la riapertura e il salvataggio di alcuni teatri della capitale. Tra i principali, il salvataggio e il rilancio del Brancaccio per tante stagioni, fino al suo figlio prediletto, il Globe Theatre di Villa Borghese, il teatro elisabettiano di Roma, costruito ormai quasi vent'anni fa a tempo di record, in una città che all'epoca credeva e investiva tanto nella cultura e le cui tavole ha calcato fino a qualche mese fa.
Uno dei ricordi più nitidi che ho di Gigi Proietti è nell'orazione funebre, bellissima, che tenne per un fratello immaginario, che era Alberto Sordi. Per lui sarà difficile oggi avere un incontro e una forza come quella, perché le restrizioni ci imporranno di ricordarlo nelle modalità che il COVID ci permette. Però, sarebbe importante - e questo è l'appello che ci permettiamo di lanciare alla RAI, ai teatri della città di Roma, ai teatri di tutta Italia - che anche con restrizioni possano rimanere aperti, per dare forza al ricordo imperituro di una persona, verso la quale il ricordo e il messaggio più importanti che possiamo trasferire sono quelli di una profonda gratitudine. Alla moglie Sagitta, alle figlie Carlotta e Susanna, sue amatissime collaboratrici nell'avventura di palco, il cordoglio di tutta Italia Viva, insieme alla gratitudine penso di ogni cittadino italiano. e a lui, a Gigi, insieme a questo sentimento di gratitudine, tutto il nostro pensiero, tutte le nostre preghiere e naturalmente gli occhi, please, per sempre. Grazie, Gigi (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Francesco Silvestri. Ne ha facoltà.
FRANCESCO SILVESTRI (M5S). Grazie, Presidente. Delle parole sono dovute per un artista del genere. Caro Gigi, stanotte il tuo cuore ha smesso di battere, ma quello che hai rappresentato per tutti noi non smetterà mai di esistere. Un popolo che, ora più che mai, avrebbe bisogno di te, perché ride sempre meno, ti sta in queste ore omaggiando nei social, ovunque, con parole d'amore, pubblicando i tuoi sketch e le tue citazioni. Quelle stesse persone che hai fatto morir dal ridere con i tuoi personaggi e con le tue interpretazioni, quei personaggi che, come ho letto oggi, abbiamo guardato e basta, così come si guarda il cielo, senza necessitare di una risposta. E sei stata una vera lente d'ingrandimento, una lente di ingrandimento magistrale su tutte le nostre abitudini e tutte le nostre contraddizioni. Hai detto quello che ognuno di noi ha sempre pensato, ma nella vita quotidiana non ha mai potuto dire, a cominciare da quando ripetevi in ogni parte della città quel numero “18, 18, 18”, un inno a rispettare quello che a Roma, ma anche fuori Roma, immagino sia l'undicesimo comandamento. Ci hai fatto ridere quando hai interpretato quel contadino, che parlava con l'avvocato, e lì hai evidenziato quanto siamo soli quando c'è da pagare, ma quanto siamo in compagnia, quando c'è da riscuotere qualcosa.
Ci hai fatto commuovere quando hai raccontato il fattaccio di via del Moro, di Trastevere, di Americo Giuliani. E hai soprattutto avuto il merito di aver fatto ambire un popolo intero a sperare di diventare un potentissimo Cavaliere nero. E quindi ripeto una cosa che ho letto stamattina, ovvero che nemmeno nella morte sei stato banale perché, come è stato già detto, a morire nel giorno in cui si è nati, oltre a William Shakespeare, ci poteva riuscire solo Mandrake. Grazie, ciao Gigi (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Prestipino. Ne ha facoltà.
PATRIZIA PRESTIPINO (PD). Grazie Presidente. Oggi un altro grande “core de Roma” ha smesso di battere, quello del nostro Gigi Proietti. Basta farsi un giro tra i social oggi e sentire con grande affetto, con grande commozione, quante persone comuni, romani, ma anche tantissimi non romani, ognuno a modo proprio, ci descrivono il loro groppo alla gola per la sua scomparsa. Ne cito uno per tutti, che mi ha colpito, il tweet della Cortellesi, che gli dice: “Se lì dove sei adesso non sanno ride, Gigi … nun te fidà'”.
Un grande attore, un grande artista, un mattatore, un intellettuale, un regista, un maestro, che con l'ultimo grande coup de théȃtre se n'è andato, se ne è andato il giorno del suo compleanno. Un altro grande se ne andò il giorno del suo compleanno, Lucio Dalla, lo ricordiamo tutti. I grandi se ne vanno così, senza fare troppo rumore, ma lasciando il più grande rumore nel cuore, nelle coscienze di noi tutti. Dicevi sempre: “Benvenuti a teatro, dove tutto è finto, ma niente è falso”. Ecco, questa era un po' la tua filosofia di vita, Gigi Proietti. Io, a nome del PD, voglio ricordarlo, non con le tante frasi contemporanee, ma con le frasi di un grandissimo artista latino, il primo commediografo della letteratura latina, che Gigi Proietti ha anche studiato, amato e riprodotto. Alla sua morte furono dedicati a Plauto questi versi: “La commedia ora piange, la scena è deserta; poi il riso, il gioco e lo scherzo piangono tutti insieme”. Buona vela, Gigi (Applausi).
PRESIDENTE. Naturalmente la Presidenza si associa ai commossi ricordi che sono stati fatti dai colleghi per la scomparsa di Gigi Proietti.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Pellicani. Ne ha facoltà.
NICOLA PELLICANI (PD). Grazie, Presidente. Ilaria Alpi, Miran Hrovatin, Daphne Caruana Galizia, Graziella De Palo, Mauro De Mauro, Anna Politkovskaja sono solo alcuni, signor Presidente, dei nomi di giornalisti uccisi, colpevoli di aver svolto con coraggio e grande professionalità il proprio lavoro. La lista è lunghissima, comprende centinaia di giornalisti caduti sul fronte dell'informazione. Oggi ricorre la giornata mondiale per mettere fine all'impunità per i crimini contro i giornalisti.
Negli ultimi dieci anni sono stati 998 i giornalisti uccisi nel mondo, 30 solamente nel 2020, la maggior parte dei quali giornalisti locali. Tra le iniziative più rilevanti di oggi, voglio evidenziare quella della RAI, perché sulla facciata della sede di viale Mazzini, a Roma, scorrono 80 nomi di giornalisti uccisi, per i quali attendiamo ancora giustizia. Anche il comitato della Commissione Antimafia che si occupa della tutela dei giornalisti minacciati ha aderito alle iniziative di oggi nell'ambito del ciclo di audizioni dove sono stati sentiti, proprio nei giorni scorsi, anche i cronisti radiotelevisivi aggrediti nel corso delle manifestazioni che si sono svolte in diverse città italiane nei giorni scorsi, cronisti colpevoli di aver documentato la presenza, le infiltrazioni della criminalità organizzata all'interno dei cortei.
Intimidazioni, minacce, aggressioni nei confronti dei giornalisti ormai non si contano più, signor Presidente. Per questo è necessario tenere alta l'attenzione su questi fenomeni e far sentire la presenza delle istituzioni, per ribadire la difesa della libertà di stampa e del lavoro dei giornalisti in prima linea (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ceccanti. Ne ha facoltà.
STEFANO CECCANTI (PD). Grazie Presidente. È scomparso stamani Bartolomeo Sorge, padre gesuita, direttore di Civiltà Cattolica tra il 1973 e il 1985, uomo di Chiesa, ma anche uomo della società italiana, uomo di evangelizzazione, ma anche uomo della promozione umana, come recitava il titolo del convegno della Chiesa italiana del ‘76 di cui fu il principale animatore. E lui ci teneva soprattutto a sottolineare la congiunzione “e”: non si dà evangelizzazione senza promozione umana e viceversa.
Molti – i più giovani - se lo ricordano per l'animazione della primavera di Palermo, tra la seconda metà degli anni Ottanta e l'inizio degli anni Novanta, ma forse il periodo più forte, di maggiore responsabilità, fu quello degli ultimi quattro anni del Pontificato montiniano, tra il 1974 e il 1978, quando fu incaricato, in sintonia col Papa, di ricomporre le fratture su una linea di progresso, anzitutto le fratture nella Chiesa. Padre Bartolomeo Sorge fu chiamato a chiamare come animatori, come relatori, persino persone che nel 1974, nel referendum sul divorzio, si erano schierate contro l'indicazione di voto dei vescovi, a cominciare da Pietro Scoppola. Quindi non demonizzazione, ma addirittura valorizzazione, superamento di una frattura. E si schierò con grande forza a favore della politica di solidarietà nazionale, della ricomposizione di tutte le forze che avevano fatto insieme la Costituzione, perché solo attraverso questo passaggio fondamentale si sarebbe potuta realizzare in Italia una democrazia dell'alternanza.
Voglio quindi ricordarlo con una sua citazione di un'intervista dell'85, che è ancora valida: “Il Novecento, che sta per finire, rimarrà come l'esempio di modelli statici, prefabbricati. Un tentativo abortito, che ha condotto a due terribili guerre mondiali, ad alzare cortine e muri di divisione tra i popoli, a blocchi militari contrapposti. Il Duemila nascerà diverso solo se ci sapremo ispirare ad un modello dinamico, superando cioè la contrapposizione o la sovrapposizione di una visione ideologica sull'altra, instaurando invece uno stile nuovo di collaborazione e di ricerca comune, a partire dai problemi reali della gente, da interpretare alla luce di valori di un'antropologia plenaria, aperta alla trascendenza” (Applausi).
PRESIDENTE. La Presidenza si associa alla sua sapiente commemorazione naturalmente per la scomparsa di un grande uomo della cultura e della Chiesa nel nostro Paese.
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Martedì 3 novembre 2020 - Ore 11:
1. Svolgimento di una interpellanza e interrogazioni .
(ore 16)
2. Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
BOLDRINI e SPERANZA; ZAN ed altri; SCALFAROTTO ed altri; PERANTONI ed altri; BARTOLOZZI: Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi legati al sesso, al genere, all'orientamento sessuale e all'identità di genere. (C. 107-569-868-2171-2255-A)
Relatore: ZAN.
3. Seguito della discussione delle mozioni Prestigiacomo ed altri n. 1-00355, Lollobrigida ed altri n. 1-00386 e Alessandro Pagano ed altri n. 1-00389 concernenti iniziative per la realizzazione del Ponte sullo stretto di Messina, nell'ambito di un più ampio programma di rilancio infrastrutturale ed economico .
4. Seguito della discussione della proposta di legge:
LIUNI ed altri: Disposizioni per la disciplina, la promozione e la valorizzazione delle attività del settore florovivaistico. (C. 1824-A)
Relatrici: GADDA E LOSS.
5. Seguito della discussione della proposta di legge:
DI STASIO ed altri: Istituzione di una zona economica esclusiva oltre il limite esterno del mare territoriale. (C. 2313-A)
Relatore: CABRAS.
6. Seguito della discussione della Relazione sull'emergenza epidemiologica COVID-19 e ciclo dei rifiuti, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati. (Doc. XXIII, n. 4)
7. Seguito della discussione della proposta di legge:
GALLINELLA ed altri: Misure di sostegno al settore agricolo e disposizioni di semplificazione in materia di agricoltura. (C. 982-A)
e delle abbinate proposte di legge: PAROLO ed altri; PAOLO RUSSO ed altri; CONSIGLIO REGIONALE DELLE MARCHE. (C. 673-1073-1362)
Relatore: CADEDDU.
8. Seguito della discussione della proposta di legge:
LA MARCA e SCHIRO': Istituzione della Giornata nazionale degli italiani nel mondo. (C. 223-A)
e delle abbinate proposte di legge: SIRAGUSA ed altri; FITZGERALD NISSOLI; FORMENTINI ed altri; UNGARO ed altri. (C. 2008-2219-2200-2606)
Relatrice: QUARTAPELLE PROCOPIO.
9. Seguito della discussione delle mozioni Ungaro ed altri n. 1-00392, Zangrillo ed altri n. 1-00396 e Lollobrigida ed altri n. 1-00398 concernenti iniziative a favore dell'occupazione, della formazione e dell'emancipazione giovanile .
10. Seguito della discussione dei disegni di legge:
S. 1142 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica Italiana ed il Governo della Repubblica Kirghisa sulla cooperazione culturale, scientifica e tecnologica, fatto a Bishkek il 14 febbraio 2013 (Approvato dal Senato). (C. 2231)
Relatrice: QUARTAPELLE PROCOPIO.
Ratifica ed esecuzione degli Emendamenti all'Accordo sulla conservazione dei cetacei del Mar Nero, del Mar Mediterraneo e dell'area atlantica contigua, con Annessi e Atto finale, fatto a Monaco il 24 novembre 1996, adottati a Monaco il 12 novembre 2010. (C. 1704)
Relatore: ROMANIELLO.
S. 1143 - Ratifica ed esecuzione della Carta istitutiva del Forum internazionale dell'Energia (IEF), con Allegato, fatta a Riad il 22 febbraio 2011 (Approvato dal Senato). (C. 2232)
Relatrice: DI STASIO.
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sui servizi aerei tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Corea, con Allegato, fatto a Roma il 17 ottobre 2018. (C. 2415)
Relatore: ROMANIELLO.
S. 1239 - Ratifica ed esecuzione dei seguenti Protocolli: a) Protocollo addizionale alla Convenzione sul trasferimento delle persone condannate, fatto a Strasburgo il 18 dicembre 1997; b) Protocollo di emendamento al Protocollo addizionale alla Convenzione sul trasferimento delle persone condannate, fatto a Strasburgo il 22 novembre 2017 (Approvato dal Senato). (C. 2522)
Relatrice: DE CARLO.
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana ed il governo deli Stati uniti messicani, con Allegato, fatto a Roma il 17 ottobre 2017. (C. 1768-A)
Relatrice: QUARTAPELLE PROCOPIO.
S. 1085 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Corea sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 17 ottobre 2018 (Approvato dal Senato). (C. 2524)
Relatrice: QUARTAPELLE PROCOPIO.
La seduta termina alle 20,20.
TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (A.C. 2231)
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatrice. (Relazione – A.C. 2231). Illustre Presidente, colleghi Deputati, rappresentante del Governo, segnalo preliminarmente che il Kirghizistan, Paese dell'Asia centrale già Repubblica federata dell'Unione Sovietica, dal 1991 è uno Stato indipendente di quasi 6 milioni di abitanti, con una composizione clanica ed etnica particolarmente composita, costituita per il 70 per cento circa da kirghisi, per il 15 per cento da uzbechi, per il 6 per cento da russi, per l'1,1 per cento da dungani - la denominazione con cui nei territori dell'ex Unione Sovietica si indicano popolazioni musulmane di origine cinese - e per il resto da ulteriori minoranze, fra cui quelle uigure, tagiche, turche e tartare.
Il Paese sta attraversando ha una gravissima crisi politica, aggravata da quella pandemica, che ha portato alle dimissioni del Presidente della Repubblica Jeenbekov dopo l'annullamento delle elezioni parlamentari del 4 ottobre scorso, in cui il Presidente aveva vinto nella quasi totalità dei seggi grazie a brogli che hanno comportato l'esclusione dal Parlamento di tutti gli undici partiti di opposizione. In generale, il Paese non ha mai superato la frammentazione che ancora lo caratterizza e che per la terza volta in 15 anni provoca una fase di profonda destabilizzazione, alimentata dalla grave corruzione e dalla crisi economica.
Ci uniamo all'auspicio espresso dall'Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell'UE, Josep Borrell, che ha invitato “tutte le forze politiche nella Repubblica del Kirghizistan ad impegnarsi in un dialogo costruttivo e inclusivo, con il pieno coinvolgimento della società civile e tenendo ben presente le legittime richieste del popolo kirghiso, aprendo la strada a nuove, libere ed eque elezioni parlamentari e presidenziali in linea con gli standard internazionali e sotto l'osservazione dell'OSCE”.
Nello spirito di una Comunità internazionale impegnata a scongiurare l'isolamento di Paesi come il Kirghizistan, confrontati con la prospettiva ineludibile di una transizione democratica, l'Accordo al nostro esame intende fornire un quadro giuridico essenziale di riferimento per l'approfondimento e la disciplina dei rapporti bilaterali nei settori della cultura, della ricerca e della tecnologia, rinnovando l'ultima intesa relativa a tali ambiti, risalente addirittura al 1960, anno della firma dell'Accordo di cooperazione culturale tra Italia e Unione Sovietica.
Scopo primario dell'Intesa è quello di migliorare la conoscenza e la comprensione tra i due popoli e promuovere i rispettivi patrimoni culturali.
Più nel dettaglio, dopo aver specificato che lo scopo dell'intesa è quello di sviluppare la cooperazione bilaterale tra istituzioni e organizzazioni dei due Stati, l'Accordo individua nei settori della cultura, della scuola, delle università e della scienza, gli ambiti della cooperazione, da attuarsi mediante iniziative congiunte delle Parti.
Particolare attenzione viene riservata alla cooperazione nell'ambito dell'università e della ricerca, con ampio riferimento alla diffusione e all'insegnamento delle lingue italiana nel Paese asiatico e kirghisa in Italia, nonché alla concessione di borse di studio.
Ulteriori ambiti di cooperazione riguardano la cultura, lo spettacolo e la tutela del patrimonio culturale e archeologico, anche mediante iniziative di contrasto al traffico illecito di opere d'arte, nonché i settori dei media, dello sport e delle politiche giovanili.
L'Accordo precisa, inoltre, che le Parti promuoveranno la cooperazione scientifica e tecnologica tra istituzioni accademiche, enti di ricerca ed organizzazioni scientifiche, mediante scambi di visite, di informazioni, ricerche congiunte, convenzioni, oltre alla tutela della proprietà intellettuale.
Oltre ad individuare le autorità coordinatrici per l'adempimento dell'intesa, l'Accordo istituisce un'apposita Commissione mista col compito di redigere i relativi programmi esecutivi e verificare le condizioni attuative delle iniziative di cooperazione.
Con riferimento agli oneri economici derivanti dall'attuazione del provvedimento, l'articolo 3 del disegno di legge li valuta in poco più di 135.000 euro per ciascuno degli anni 2019 e 2020, e in 139.620 euro a decorrere dall'anno 2021, cui si provvede mediante corrispondente riduzione dell'accantonamento del fondo speciale di parte corrente, relativo al bilancio 2019-2021, di competenza del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, che reca le occorrenti disponibilità.
Anche in considerazione dell'avvenuta approvazione del provvedimento da parte del Senato, si è ritenuto opportuno non procedere ad una modifica formale dell'articolo 3, comma 2, del disegno di legge, giacché il richiamo all'utilizzo dei fondi speciali per il triennio 2019-2021 è da intendersi riferito, in relazione alla copertura degli oneri relativi agli anni successivi al 2019, al nuovo bilancio triennale 2020-2022.
Auspico una rapida approvazione del disegno di legge di ratifica, poiché l'Accordo che stiamo esaminando concorrerà a promuovere i rapporti bilaterali e potrà fornire, al tempo stesso, una risposta efficace alla forte richiesta di cultura e lingua italiana in Kirghizistan.
TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: CRISTIAN ROMANIELLO (A.C. 1704)
CRISTIAN ROMANIELLO, Relatore. (Relazione – A.C. 1704). Illustre Presidente, colleghi Deputati, rappresentante del Governo, il provvedimento al nostro esame riguarda alcuni emendamenti all'Accordo sulla conservazione dei cetacei del Mar Nero, del Mar Mediterraneo e dell'area atlantica contigua (ACCOBAMS), adottato nel novembre 2010.
L'Accordo, sottoscritto il 24 novembre 1996 ed entrato in vigore il 1° giugno 2001, è uno dei principali strumenti giuridico-internazionali, a livello regionale, finalizzati alla conservazione della biodiversità e segnatamente a ridurre e minacce a carico della sopravvivenza dei cetacei.
Il testo è il frutto dei negoziati portati avanti dalle Parti contraenti e dai segretariati di quattro grandi Convenzioni ambientali: quella di Barcellona del 1976 sulla protezione dell'ambiente marino e sulla diversità biologica del Mediterraneo, quella di Bonn del 1979 sulla conservazione delle specie migratorie, quella di Berna del 1979 sulla conservazione della vita selvatica e degli habitat naturali e quella di Bucarest del 1992 sulla protezione del Mar Nero dall'Inquinamento.
ACCOBAMS, in particolare, si occupa della conservazione dei cetacei nel Mediterraneo, nel Mar Nero e nelle contigue aree atlantiche: prevede da parte di ogni firmatario un impegno a livello normativo, socio-economico, nonché scientifico per la riduzione al minimo degli effetti delle attività antropiche sulla sopravvivenza dei cetacei in questi mari.
Al momento l'Accordo è ratificato da 24 Stati, per lo più Stati rivieraschi: Albania, Algeria, Bulgaria, Cipro, Croazia, Egitto, Francia, Georgia, Grecia, Italia, Libano, Libia, Malta, Marocco, Montenegro, Portogallo, Romania, Slovenia, Spagna, Siria, Tunisia, Turchia ed Ucraina.
L'Accordo prevede inoltre la creazione di una rete di aree marine protette e la regolamentazione di attività di pesca dei cetacei.
Nel 2010 le Parti sottoscrittrici dell'ACCOBAMS hanno adottato una risoluzione relativa all'ambito geografico di applicazione dell'Accordo alle zone economiche esclusive, nell'Atlantico, di Spagna e Portogallo.
Le proposte emendative, cui fa riferimento il provvedimento al nostro esame, consistono, in primo luogo, nell'estensione dell'ambito geografico di applicazione dell'Accordo a tutte le acque marine poste sotto la giurisdizione della Spagna e del Portogallo, con esclusione delle acque di giurisdizione che circondano gli arcipelaghi atlantici portoghesi, e la conseguente ridenominazione dell'area atlantica contigua in “area atlantica vicina”.
In secondo luogo, nella correlata sostituzione nel titolo dell'Annesso 1 (Lista indicativa delle specie di cetacei) della parola “contiguous” con “neighbouring” in relazione all'area dell'Atlantico.
In terzo luogo, nella sostituzione del riferimento alla sola Convenzione di Barcellona con il riferimento alle Regional Seas Conventions (OSPAR, Barcelona and Bucharest Conventions).
Quest'ultimo emendamento è già entrato in vigore, in quanto, in base all'Accordo, le modifiche agli Annessi entrano in vigore per tutte le Parti il centocinquantesimo giorno dopo la data della loro adozione dalla Riunione delle Parti, salvo che per le Parti le quali abbiano formulato una riserva.
Diversamente, le modifiche testuali all'Accordo, come previsto dall'Accordo stesso, entrano in vigore, per le Parti che le abbiano accettate, il trentesimo giorno dopo la data in cui due terzi delle Parti hanno depositato il loro strumento di approvazione presso il depositario.
Attualmente, solo 8 Parti contraenti hanno depositato il prescritto strumento di ratifica: sono dunque necessarie altre nove approvazioni per l'entrata in vigore degli emendamenti all'Accordo e di quelli all'Annesso 1, poiché l'emendamento a quest'ultimo è strettamente connesso agli emendamenti al testo principale.
L'entrata in vigore dell'emendamento consentirà agli Stati firmatari dell'Accordo, nelle acque interessate dall'allargamento, di garantire un'omogenea applicazione del regime di tutela, delle risoluzioni e degli impegni adottati in seno all'ACCOBAMS a tutte le specie di cetacei presenti, peraltro già tutte specificamente tutelate dalla normativa europea, che vieta la cattura di tutte le specie di cetacei o il loro disturbo intenzionale o collegato ad attività antropiche.
L'estensione delle acque rientranti nell'ambito di applicazione dell'Accordo è del resto pienamente coerente con la raccomandazione di cui al paragrafo 13 della risoluzione sui mari e gli oceani dell'Agenzia delle Nazioni Unite per l'ambiente (UNEP) del 27 maggio 2016, che incoraggia le Parti contraenti di convenzioni regionali sul mare a considerare la possibilità di aumentare la copertura regionale di tali strumenti in conformità con il diritto internazionale.
Mi preme, infine, segnalare che, secondo quanto riportato nella relazione tecnica, dall'attuazione dell'accordo non deriveranno nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, poiché le spese derivanti dall'esecuzione dell'Accordo sono già coperte da un apposito capitolo dello stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.
TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: IOLANDA DI STASIO (A.C. 2232)
IOLANDA DI STASIO, Relatrice. (Relazione – A.C. 2232). Illustre Presidente, colleghi Deputati, rappresentante del Governo, a quasi vent'anni dall'avvio del processo negoziale iniziato a Parigi nel 1991, il Forum Internazionale dell'Energia (IEF) è un organismo internazionale focalizzato intorno alle risorse energetiche tradizionali, nell'obiettivo di promuovere maggiore consapevolezza sull'interdipendenza degli interessi energetici dei suoi membri (è questa la sua cifra più virtuosa), favorendo la collaborazione tra i Paesi consumatori-importatori di energia, quelli produttori-esportatori e quelli di transito.
Ne sono attualmente membri 70 Stati, con copertura dei sei continenti e del 90 per cento della offerta e domanda globale di petrolio e gas. Soltanto lo IEF, a differenza dell'OPEC o dell'Agenzia internazionale dell'energia (AIE), include Paesi di transito e attori come l'Argentina, la Cina, l'India, il Messico, la Russia, gli Stati Uniti o il Sudafrica.
Come ricordato nella relazione di accompagnamento al disegno di legge, l'Italia ha attivamente partecipato e contribuito insieme ai maggiori Stati membri dell'Unione europea e alle principali economie emergenti. L'obiettivo era dare un fondamento certo e condiviso ad un precedente accordo intergovernativo informale approvato durante la Conferenza ministeriale di Osaka nella primavera del 2002 che definiva in via provvisoria l'organizzazione del dialogo tra Paesi produttori e Paesi consumatori di energia e il primo funzionamento del Forum internazionale dell'energia, dotandolo di un Segretariato e di un Segretario Generale con sede a Riad.
Segnalo che il nostro Paese ha fin dal 1991 attivamente partecipato e contribuito, insieme ai maggiori Stati europei (fra cui Germania, Francia e Regno Unito) e con le principali potenze economiche emergenti, alla definizione di tale strumento internazionale.
Nel 2008 l'Italia, come Presidente del Forum internazionale dell'energia, ha organizzato a Roma la X Conferenza ministeriale del Forum internazionale dell'energia e il 3° Forum internazionale delle imprese produttrici di energia.
A motivare l'istituzione del Forum ha concorso in modo determinante la percezione della necessità di costruire una piattaforma globale di dialogo e di confronto focalizzata intorno alle risorse energetiche tradizionali, in particolare sul petrolio e i suoi derivati e sul gas naturale, allo scopo di contribuire a dare stabilità ai mercati e certezza agli investimenti nei grandi progetti di estrazione di idrocarburi e infrastrutturali. Le forti instabilità e la volatilità dei prezzi registrata sul mercato del petrolio negli anni successivi al 2007 hanno contribuito ad accelerare il processo di consolidamento del Forum internazionale dell'energia.
In particolare, la partecipazione al Forum da parte dei Paesi consumatori-importatori di energia assume importanza per gli investimenti e le collaborazioni che esso consente, con evidenti vantaggi in termini di economie di scala e di scambi di informazioni, nonché di riduzione dei rischi di approvvigionamento.
La Carta istitutiva, adottata dalla Conferenza ministeriale straordinaria tenutasi a Riad nel febbraio 2011, si compone di XVIII sezioni e di un allegato relativo alla scala dei contributi di bilancio.
Organi del Forum, come definiti dalla sezione IV della Carta, sono il Comitato esecutivo, che funge da strumento di governo dell'organismo internazionale, il Segretariato, con funzioni amministrative, il Gruppo di supporto internazionale - cui possono partecipare anche i segretariati dell'Agenzia internazionale dell'energia e dell'OPEC -, chiamato a svolgere compiti di consulenza, e il Comitato consultivo industria, a supporto del Comitato esecutivo e del Segretariato.
Con l'adozione della Carta istitutiva è stata deliberata in modo definitivo la scelta di Riad come sede permanente del Segretariato del Forum, per la cui operatività l'Arabia Saudita provvede a mettere a disposizione, senza oneri per gli altri Stati membri, spazi e infrastrutture.
Il disegno di legge di ratifica della Carta istitutiva del Forum internazionale dell'Energia, già approvato dall'altro ramo del Parlamento, si compone di 4 articoli.
L'articolo 3 valuta gli oneri economici complessivi del provvedimento, a decorrere dall'anno 2019, in 151.920 euro, di cui 51.920 euro annui per le spese di missione e 100.000 euro annui per il contributo finanziario obbligatorio, cui si provvede mediante corrispondente riduzione del fondo speciale di parte corrente iscritto nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2019, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale.
Al riguardo, segnalo che la V Commissione Bilancio, nell'ambito dell'esame in sede consultiva, ha rilevato che gli oneri relativi a spese di missione, sebbene espressi in termini di limite massimo di spesa, si riferiscono a mere previsioni di spesa, ossia a spese non comprimibili nell'ambito di un limite massimo. Tuttavia, considerate da un lato l'esiguità delle citate previsioni di spesa (51.920 euro annui) – peraltro integralmente coperte –, dall'altro l'opportunità di evitare un ulteriore passaggio parlamentare, ha ritenuto non necessario apportare modifiche al testo, lasciando inalterata la clausola di copertura finanziaria.
Nello stigmatizzare il forte ritardo intercorso – quasi dieci anni – tra la conclusione dell'Intesa e la presentazione del provvedimento al Parlamento per la necessaria autorizzazione parlamentare alla ratifica, non posso non sottolineare come questo nuovo organismo multilaterale presenti obiettivi pienamente condivisibili, quali quelli di formare una base condivisa di conoscenza e di interessi e promuovere la stabilità e la trasparenza nei mercati dell'energia, anche in un'ottica di sostenibilità ambientale.
TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: CRISTIAN ROMANIELLO (A.C. 2415)
CRISTIAN ROMANIELLO, Relatore. (Relazione – A.C. 2415). Illustre Presidente, colleghi Deputati, rappresentante del Governo, il disegno di legge in esame si inserisce in una tipologia “standard” di trattati internazionali, che hanno la finalità di regolamentare i rapporti bilaterali in materia di trasporto aereo.
Fa seguito ad un primo memorandum d'intesa tecnico-operativo sottoscritto dalle autorità aeronautiche dei due Stati nel gennaio 2013.
Dopo una serie di definizioni dei termini in esso ricorrenti, e un esplicito richiamo alle norme della Convenzione sull'aviazione civile internazionale, l'Accordo stabilisce i diritti che le Parti contraenti concedono alle imprese da esse designate, ossia il diritto di sorvolo del proprio territorio, di scalo tecnico e soprattutto di attività commerciale limitatamente ai punti individuati nella tabella delle rotte allegata all'Accordo. In tale contesto, ciascuna delle Parti contraenti adotta ogni misura nell'ambito della propria giurisdizione per eliminare qualunque discriminazione o pratica anticoncorrenziale nell'attuazione dell'Accordo in esame.
Si prevede, inoltre, l'applicabilità delle leggi e regolamenti di una Parte contraente relativi all'ingresso, alla permanenza e alla partenza dal proprio territorio di aeromobili impiegate nei servizi internazionali anche agli aeromobili delle compagnie aeree designate dall'altra Parte contraente, durante la permanenza sul territorio della prima Parte contraente.
Ugualmente applicabili saranno leggi e regolamenti di una Parte contraente in ordine all'ingresso sul proprio territorio, alla permanenza e alla partenza di passeggeri, equipaggi, bagagli, merci e posta, nonché ai profili dell'emigrazione, immigrazione, passaporti, dogane, valuta e controlli sanitari. È prevista una clausola per la quale non saranno concesse preferenze a proprie compagnie aeree o ad altre rispetto alle condizioni accordate ad una compagnia aerea designata dall'altra Parte contraente.
Ulteriori disposizioni stabiliscono le modalità di designazione e autorizzazione delle compagnie aeree che effettueranno i servizi sulle rotte specificate, riservando alle Parti la facoltà di revocare l'autorizzazione concessa all'impresa aerea dell'altra Parte, qualora l'impresa stessa non ottemperi alle disposizioni dell'Accordo.
In tema di sicurezza dell'aviazione, vengono richiamate esplicitamente alcune convenzioni internazionali. Tale elenco non preclude, peraltro, l'applicabilità di ogni altro accordo in materia di protezione dell'aviazione civile vincolante per entrambe le Parti contraenti. In particolare, poi, le Parti si impegnano alla reciproca e pronta assistenza in caso di effettivi o imminenti atti di pirateria aerea, oltre che ad intraprendere ogni misura preventiva per la sicurezza della navigazione aerea.
Con riguardo gli standard di sicurezza delle strutture aeronautiche, degli equipaggi e degli aeromobili, viene richiamata la Convenzione di Chicago sull'aviazione civile internazionale e gli standard posti dall'Organizzazione dell'aviazione civile internazionale (ICAO): ciascuna Parte contraente, qualora ravvisi problematiche in ordine a tali standard, si riserva il diritto di sospendere le autorizzazioni di esercizio di una o più compagnie aeree dell'altra Parte
E' previsto il riconoscimento reciproco dei certificati di aeronavigabilità e d'idoneità, nonché delle licenze, rilasciate da ciascuna delle Parti contraenti, purché i requisiti per tale rilascio si trovino allo stesso livello o al di sopra degli standard minimi ICAO.
In tema di tariffe, l'autorizzazione da parte delle Autorità aeronautiche delle Parti contraenti è subordinata al fatto che esse non appaiano irragionevolmente discriminatorie, tutelino i consumatori dalle conseguenze di una possibile posizione dominante delle compagnie e tutelino le medesime compagnie da tariffe artificialmente basse in ragione di sovvenzioni o aiuti statali diretti o indiretti.
Ulteriori disposizioni riguardano le procedure di consultazione per la modifica di parti dell'Accordo, la risoluzione di controversie e l'estinzione dell'Accordo stesso, che potrà avvenire tramite denuncia comunicata all'altra Parte contraente e all'ICAO.
Per quanto attiene ai contenuti del disegno di legge di ratifica, mi preme richiamare l'art. 3, che reca una clausola di invarianza finanziaria in forza della quale dall'attuazione dell'Accordo in esame non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, dal momento che i soggetti interessati provvedono agli adempimenti previsti con le risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente nei propri bilanci.
Conclusivamente, auspico una celere approvazione del provvedimento che rafforza ulteriormente i legami economici e commerciali tra l'Italia e la Corea del Sud ed apporta vantaggi economici ai vettori aerei, agli aeroporti, ai passeggeri, agli spedizionieri, all'industria del turismo e, in generale, all'economia dei due Paesi.
TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: SABRINA DE CARLO (A.C. 2522)
SABRINA DE CARLO, Relatrice. (Relazione – A.C. 2522). Illustre Presidente, colleghi Deputati, rappresentante del Governo, il disegno di legge al nostro esame riguarda la ratifica di due Protocolli alla Convenzione del Consiglio d'Europa del 1983 sul trasferimento delle persone condannate, sottoscritti rispettivamente nel dicembre 1997 e nel novembre 2017, intesi a facilitarne l'attuazione.
Ricordo preliminarmente che la Convenzione, ratificata ad oggi da 68 Paesi - alcuni dei quali non appartenenti al Consiglio d'Europa come gli Stati Uniti, il Giappone e il Messico - ha quale scopo principale quello di favorire il reinserimento sociale delle persone condannate, permettendo ad una straniero privato della libertà a seguito della condanna per un reato penale di scontare la relativa pena nel proprio Paese di origine, a condizione che abbia la cittadinanza dello Stato di esecuzione, che la sentenza di condanna sia definitiva e che la durata della condanna stessa sia pari ad almeno sei mesi. Il testo convenzionale, in particolare, individua le condizioni di trasferimento e la procedura per l'esecuzione della condanna dopo il trasferimento.
Il Protocollo addizionale del 1997, composto di 9 articoli, dispone, a determinate condizioni, il trasferimento delle persone condannate indipendentemente dal loro consenso. In particolare, nel caso in cui un cittadino di uno Stato parte, nei cui confronti sia stata pronunciata una sentenza definitiva condanna in un altro Stato parte, tenti di sottrarsi all'esecuzione della pena, rifugiandosi nel territorio di cui è cittadino, lo Stato di condanna può chiedere a quello di cittadinanza di procedere all'esecuzione della pena, anche previo arresto della persona condannata.
Stanti le difficoltà denunciate da molte Parti contraenti nel dare effettiva esecuzione al Protocollo addizionale, il Comitato di esperti sul funzionamento delle Convenzioni europee sulla cooperazione nel settore penale ha avviato, sin dal 2015, la riflessione sulla modifica di tale normativa che ha portato alla sottoscrizione, nel novembre 2017, di un ulteriore Protocollo, emendativo del medesimo Protocollo addizionale, al momento ratificato da quattro Stati (Austria, Lituania, Paesi Bassi e Svizzera), nonché dalla Santa Sede.
Il testo derivante, composto di 7 articoli, è finalizzato alla costruzione di una cornice normativa in materia di trasferimento delle persone condannate entro cui gli Stati possano cooperare, su base volontaria, in particolare relativamente a due importanti fattispecie:
1) il caso in cui un soggetto condannato non si trovi all'interno del territorio dello Stato di condanna;
2) quello in cui sia oggetto di decreto di espulsione al termine del periodo di reclusione.
Il Protocollo emendativo, in particolare, stabilisce la possibilità per il Paese di condanna di richiedere allo Stato di nazionalità del reo di farsi carico dell'esecuzione della condanna quando la persona condannata abbia lasciato lo Stato a giudizio ancora in corso o dopo l'emissione di una sentenza di condanna definitiva a suo carico e si trovi nel suo Stato di nazionalità.
Il Protocollo, inoltre, prevede la possibilità per lo Stato di esecuzione di accordare il trasferimento di una persona condannata presso lo Stato di condanna che ne faccia richiesta senza il previo consenso del soggetto stesso, pur garantendo a quest'ultimo il diritto di esprimere un parere al riguardo, parere destinato ad essere registrato.
Viene inoltre previsto che il soggetto trasferito in applicazione di tale procedura non possa essere oggetto di alcun provvedimento restrittivo, o essere sottoposto ad indagini da parte della magistratura, per i reati commessi precedentemente al trasferimento stesso, salvo si tratti dello stesso reato, o di ulteriori situazioni espressamente disciplinate.
Il disegno di legge di ratifica del Trattato, già approvato dall'altro ramo del Parlamento, si compone di 4 articoli. Con riferimento agli oneri economici, l'articolo 3 del disegno di legge li valuta complessivamente in poco più di 9.189 euro annui nella stima, come recita la relazione tecnica, che, in linea con i provvedimenti di analogo contenuto normativo, il numero di casi di trasferimenti di detenuti italiani provenienti dall'area geografica di Paesi extra-UE, anche senza consenso, non sia superiore a due unità all'anno.
Mi preme conclusivamente sottolineare l'urgenza di questo disegno di legge che autorizza la ratifica e dà esecuzione a due protocolli emendativi della Convenzione del 1983 siglati dall'Italia nel 2000 per quanto riguarda il Protocollo addizionale del 1997, e nel 2018 per quanto riguarda il Protocollo di emendamento al Protocollo addizionale del 2017.
TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (A.C. 1768-A)
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatrice. (Relazione – A.C. 1768-A). Illustre Presidente, colleghi Deputati, rappresentante del Governo, l'Accordo al nostro esame è inteso a rinnovare e rafforzare i rapporti cinematografici bilaterali tra Italia e Messico previsti dal precedente Accordo di coproduzione cinematografica, risalente al 1971.
La nuova intesa, sostitutiva della precedente in vigore dal 1974, ha l'obiettivo di adeguare la disciplina bilaterale in materia cinematografica alle attuali esigenze tecnico-artistiche e alla moderna normativa di settore, dando altresì impulso all'industria cinematografica delle due Parti.
Analogamente ad altri accordi già conclusi da parte italiana, tra cui anche il vigente Accordo di coproduzione cinematografica, il testo in esame pone le medesime condizioni per l'accesso ai benefìci previsti dalle rispettive leggi nazionali, nell'intento di offrire un valido strumento normativo d'incentivo alla realizzazione di opere cinematografiche in regime di coproduzione estera.
Con il nuovo Accordo s'intende pervenire ad una regolamentazione giuridica più rispondente alle moderne esigenze tecniche dell'intera filiera cinematografica, recependo, nel contempo, le disposizioni di una normativa di settore fortemente mutata negli anni.
L'Accordo è composto da un breve preambolo, da quindici articoli e da un Allegato. Particolare rilievo assume l'articolo III, che equipara le coproduzioni che vengono realizzate ai sensi dell'Accordo alle opere nazionali, prevedendo, allo stesso modo, il godimento dei medesimi benefìci previsti dalle rispettive legislazioni, precisando l'obbligo di sottoporre le coproduzioni all'approvazione delle Autorità competenti; fornisce, inoltre, la definizione di “coproduttore" e stabilisce che le coproduzioni siano regolate dalle norme procedurali contenute nell'Allegato.
Ulteriori disposizioni stabiliscono i luoghi in cui dovranno essere realizzate le riprese ed eseguiti i servizi di doppiaggio e di sottotitolatura; i termini relativi alla comproprietà dei diritti patrimoniali; le modalità di ripartizione dei proventi tra i coproduttori; la possibilità di realizzare coproduzioni cinematografiche con Paesi con cui l'Italia o il Messico siano legati da un accordo ufficiale di coproduzione cinematografica o audiovisiva; le facilitazioni sia all'ingresso temporaneo e al soggiorno del personale coinvolto nelle coproduzioni, sia all'importazione temporanea e alla successiva riesportazione dell'attrezzatura cinematografica. Inoltre, si prevede l'istituzione di una Commissione mista, quale organo consultivo e di vigilanza sulla regolarità dell'applicazione dell'Accordo.
Come esplicitato nell'analisi tecnico-normativa allegata al disegno di legge, l'Accordo in esame non si pone in contrasto con la disciplina nazionale del cinema e dell'audiovisivo dettata dalla legge n. 220 del 2016, che prevede espressamente - all'articolo 3, comma 1, lettera c) - l'intervento pubblico a sostegno di questo settore attraverso la promozione di coproduzioni internazionali, nonché la circolazione e la distribuzione della produzione cinematografica e audiovisiva, italiana ed europea, in Italia e all'estero.
Raccomando l'approvazione di questo provvedimento di ratifica riguardante un'intesa che consentirà di agevolare l'interscambio e la collaborazione culturale tra due Paesi accomunati da un livello di reciproca conoscenza e di interscambio di cui non vi è adeguata consapevolezza da parte dell'opinione pubblica italiana, - il Messico è l'economia più aperta dell'America Latina, all'interno della quale è il primo esportatore, e rappresenta per l'Italia il secondo mercato di riferimento del Continente Americano (dopo gli USA e unitamente al Brasile) - tanto più nell'approssimarsi della presidenza di turno dell'Italia del consesso G20 nel 2021.
TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (A.C. 2524)
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatrice. (Relazione – A.C. 2524). Illustre Presidente, colleghi Deputati, rappresentante del Governo, l'Accordo in esame, inerente la cooperazione con la Repubblica di Corea nel settore della difesa, sottoscritto nell'ottobre 2018, risponde all'esigenza di fissare la cornice giuridica entro cui incrementare la cooperazione bilaterale tra le forze armate dei due Paesi, già avviata nel 1998 con un memorandum d'intesa in materia, con l'intento di consolidare le rispettive capacità difensive e di migliorare la comprensione reciproca sulle questioni di sicurezza.
Il testo, che si compone di un preambolo e di 10 articoli, dopo aver enunciato principi e scopi dell'intesa, individua le aree e le modalità di gestione della cooperazione bilaterale, riferendosi in particolare all'organizzazione di visite reciproche di delegazioni, agli scambi di esperienze tra esperti e alla partecipazione a corsi ed esercitazioni militari.
Fra gli ambiti di cooperazione sono annoverate le aree della politica di sicurezza e difesa, della ricerca e sviluppo di prodotti e servizi per la difesa, della sanità militare, dell'industria della difesa e della logistica.
Ulteriori norme disciplinano gli aspetti finanziari derivanti dalla cooperazione, le questioni relative al risarcimento di eventuali danni provocati dal personale, la protezione della proprietà intellettuale, nonché le modalità per il trattamento di informazioni classificate.
L'Accordo definisce, quindi, le modalità di risoluzione delle eventuali controversie interpretative o applicative, l'entrata in vigore, la possibilità di emendarne i contenuti o di integrarli mediante protocolli aggiuntivi, e la durata.
Con riferimento agli oneri economici, l'articolo 3 del disegno di legge di ratifica li quantifica in 2.072 euro ad anni alterni a decorrere dal 2020, imputabili alle sole spese di missione e di viaggio.
Mi preme sottolineare che la conclusione dell'Accordo, la cui ratifica è già stata approvata dal Senato, produrrà positivi effetti in alcuni settori produttivi e commerciali italiani e coreani, e va inquadrato nella prospettiva di una stabilizzazione dell'Asia orientale, un quadrante di particolare valore strategico e di grande valenza politico-internazionale per il nostro Paese, considerati gli interessi e gli impegni internazionali assunti dall'Italia in loco.
Tra l'altro, questa legislatura si caratterizza per la ratifica di importanti accordi con Seul: oltre al provvedimento al nostro esame e a quello su cui ha riferito il collega Romaniello, segnalo gli accordi bilaterali in materia di cooperazione scientifica e culturale, di cui alla legge n. 113 del 2019.
Sono certo che la finalizzazione dell'intesa al nostro esame, ad oltre 130 anni dall'avvio di relazioni ufficiali tra i due Stati, concorrerà ad un ulteriore rafforzamento delle ottime relazioni già esistenti tra Roma e Seul, che condividono posizioni comuni su un ampio numero di dossier politici e diplomatici multilaterali e intessono intensi rapporti in ambito culturale, scientifico e economico.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 8) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nominale | Risoluz. 6-148 - I p. | 463 | 285 | 178 | 143 | 284 | 1 | 45 | Appr. |
2 | Nominale | Risoluz. 6-148 - II p. | 465 | 462 | 3 | 232 | 288 | 174 | 45 | Appr. |
3 | Nominale | Risoluz. 6-148 - III p. | 463 | 461 | 2 | 231 | 287 | 174 | 45 | Appr. |
4 | Nominale | Risoluz. 6-149 | 427 | 422 | 5 | 212 | 4 | 418 | 46 | Resp. |
5 | Nominale | Risoluz. 6-150 | 463 | 456 | 7 | 229 | 2 | 454 | 45 | Resp. |
6 | Nominale | Risoluz. 6-151 - I p. | 467 | 466 | 1 | 234 | 464 | 2 | 45 | Appr. |
7 | Nominale | Risoluz. 6-151 - II p. | 463 | 461 | 2 | 231 | 173 | 288 | 45 | Resp. |
8 | Nominale | Risoluz. 6-152 | 456 | 446 | 10 | 224 | 62 | 384 | 46 | Resp. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.