XVIII LEGISLATURA
ATTI DI INDIRIZZO
Risoluzione in Commissione:
La III Commissione,
premesso che:
dal marzo 2015 in Yemen conflitto armato tra la coalizione internazionale guidata dall'Arabia Saudita, e le forze dell'alleanza militare formata dagli Houthi, cui si sono aggiunte tensioni accompagnate da scontri fra forze del Governo legittimo e milizie che fanno capo al «Southern Transitional Council», movimento con un'agenda dai chiari connotati autonomisti;
nello Stato yemenita la popolazione è vittima di una crisi umanitaria di livello mondiale e la guerra ha distrutto gran parte dei mezzi di sussistenza e ad oggi, più di 24 milioni di persone su una popolazione totale di 28 milioni, dipendono totalmente dagli aiuti umanitari;
secondo quanto affermato dall'Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Un-Ocha), in Yemen si è di fronte alla «peggiore crisi umanitaria del pianeta»;
in particolare i bambini e le donne pagano il prezzo più alto di più di cinque anni di guerra e secondo recenti dati, nel Paese, due milioni di minori sotto i cinque anni ed un milione di donne in stato interessante, soffrono quotidianamente fame e malnutrizione;
la drammatica situazione è già evidenziata nella Risoluzione del Parlamento europeo del 4 ottobre 2018 dove si esortano «tutti gli Stati membri dell'UE ad astenersi dal vendere armi e attrezzature militari all'Arabia Saudita, agli Emirati arabi uniti e a qualsiasi membro della coalizione internazionale, nonché al governo yemenita e ad altre parti del conflitto»;
la posizione del Parlamento europeo è stata chiarita con l'approvazione della risoluzione del 17 settembre 2020 sull'esportazione di armi e in applicazione della posizione comune 2008/944/PESC;
i Governi di Belgio, Danimarca, Finlandia, Germania, Grecia, Paesi Bassi e Svezia hanno deciso di adottare restrizioni sulle loro esportazioni di armi verso Paesi che sono membri della coalizione a guida saudita coinvolti nella guerra nello Yemen;
la Camera dei deputati ha approvato in data 26 giugno 2019 una mozione in cui impegna il Governo: «a valutare l'avvio e la realizzazione di iniziative finalizzate alla futura adozione, da parte dell'Unione europea, di un embargo mirato sulla vendita di armamenti ad Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, prevedendo al contempo consultazioni con gli altri Stati membri dei consorzi internazionali in relazione ai programmi di coproduzione industriale intergovernativi attualmente in essere» e a «a continuare ad assicurare un'applicazione rigorosa delle disposizioni della legge 9 luglio 1990, n. 185, e ad adottare gli atti necessari a sospendere le esportazioni di bombe d'aereo e missili che possono essere utilizzati per colpire la popolazione civile e loro componentistica verso l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti sino a quando non vi saranno sviluppi concreti nel processo di pace con lo Yemen»;
il Governo italiano ha adottato, a fine luglio 2019, gli atti necessari per consentire all'Autorità nazionale che si occupa dell'export di armamenti (Uama) la sospensione di tutte le licenze relative l'esportazione di bombe d'aereo e loro componenti che possano essere utilizzate dall'Arabia Saudita o dagli Emirati arabi nel conflitto in Yemen;
il provvedimento di sospensione di tutte le licenze in essere, relative all'esportazione di bombe, d'aereo e loro componenti verso l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti decisa dal Governo ha durata di 18 mesi, e scadrà a fine gennaio 2021,
impegna il Governo:
ad adottare gli atti necessari per revocare le licenze in essere, relative alle esportazioni di bombe d'aereo e missili, che possono essere utilizzati per colpire la popolazione civile e loro componentistica verso l'Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti ed ogni altro paese attivamente coinvolto nel conflitto in Yemen, e per sospendere la concessione di nuove licenze per gli stessi materiali sino a quando non vi saranno sviluppi concreti nel processo di pace;
a valutare la possibilità di estendere tale sospensione anche ad altre tipologie di armamenti;
a proseguire, con i partner internazionali, nell'azione umanitaria coordinata sotto la guida delle Nazioni Unite per alleviare le sofferenze della popolazione yemenita, ed a valutare la possibilità di ulteriori iniziative in ambito umanitario e sanitario.
(7-00588) «Ehm, Suriano, Cabras, Carelli, Colletti, De Carlo, Del Grosso, Di Stasio, Emiliozzi, Fantinati, Grande, Olgiati, Romaniello».
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazione a risposta scritta:
ALBANO e GALANTINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 12, comma 5, del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, consente di modificare «i termini riguardanti gli adempimenti» dei contribuenti, dei sostituti e dei responsabili d'imposta «relativi a imposte e contributi di cui al presente decreto», laddove ciò risulti opportuno per tenere conto «delle esigenze generali dei contribuenti, dei sostituti e dei responsabili d'imposta o delle esigenze dell'amministrazione». Tale modifica può essere disposta «con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro competente»;
come ai più noto, attualmente si sta verificando, presso molti studi professionali una situazione di oggettivo impedimento lavorativo, derivante dall'emergenza sanitaria da Covid-19 o dalla necessità di isolamento prudenziale; quanto precede, riguarda sia i professionisti i loro collaboratori. Di tale situazione di assoluta difficoltà ha del resto preso atto anche il decreto-legge 28 ottobre 2020 n. 137 cosiddetto «Decreto Ristori»), laddove, all'articolo 10, ha disposto un primo slittamento del termine per la dichiarazione dei sostituiti d'imposta dal 31 ottobre al 10 dicembre 2020;
molte sono le inascoltate richieste dei commercialisti, motivate dal fatto che gli studi professionali sono in questa fase impossibilitati, causa le restrizioni imposte dal Governo, dalle regioni e dai singoli comuni a poter adempiere serenamente e con successo al proprio mandato a cui non sono mai venuti meno –:
quali siano le ragioni per le quali il Governo non abbia valutato, con assoluta celerità, l'indispensabile opportunità di adottare quanto prima tutte le misure di competenza volte a emanare un apposito decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, ex articolo 12 comma 5, del decreto legislativo 241 del 1997, che consenta di determinare un indispensabile slittamento degli adempimenti fiscali in scadenza a fine mese e comunque, per lo meno fino alla fine del corrente anno, ricomprendendo così tutti gli obblighi a carico dei contribuenti in scadenza anche nelle prossime settimane, a cominciare da quelli il cui termine cade nel mese di novembre 2020 e più precisamente quelli inerenti alla presentazione dei dichiarativi annuali ai fini delle imposte sui redditi e dell'Irap.
(4-07659)
AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interrogazione a risposta scritta:
ZUCCONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
la carta da riciclare, più comunemente detta anche carta da macero, è una materia prima fondamentale per l'industria cartaria, soprattutto in Nazioni come l'Italia per le quali rappresenta la principale materia prima;
la raccolta della carta e del cartone da riciclare, sia dai cicli produttivi industriali, sia dal consumatore finale, rappresenta un elemento chiave nella sostenibilità ambientale, sociale ed economica dell'industria cartaria italiana. Sulla base di elaborazioni di Assocarta, su dati Istat riferiti all'anno 2016, attualmente l'Italia è il quarto Paese europeo per utilizzo di carta da riciclare, con un impiego complessivo di 4,89 milioni di tonnellate annue. Si calcola che ogni anno in Italia, grazie al riciclo della carta, sia evitato un volume di materiali da smaltire per un equivalente di 20 discariche di medie dimensioni;
nonostante l'evidente contributo del settore cartario e dell'intera filiera al beneficio ambientale e socio-economico del Paese, sono ancora presenti oggettive difficoltà nell'avere una normativa chiara ed esaustiva riguardante la gestione delle materie prime da riciclare;
i riferimenti normativi del settore delle cartiere che trasformano la carta da riciclare, ovvero la norma tecnica di settore UNI EN 643 (la cui ultima edizione risale al 2014) – «Carta e cartone – Lista europea delle qualità unificate di carta e cartone da riciclare» e il decreto ministeriale 5 febbraio 1998 – «Individuazione dei rifiuti non pericolosi sottoposti alle procedure semplificate di recupero ai sensi degli articoli 31 e 33 del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22, presentano differenti definizioni dei materiali estranei e dei relativi limiti di utilizzo»;
al fine di adeguare il quadro normativo legato alla carta da riciclare alle attuali necessità del comparto cartario, uniformando definizioni e limiti, il 24 settembre 2020 il Ministro dell'ambiente Sergio Costa ha firmato il regolamento recante la disciplina per l'end of waste (cessazione della qualifica di rifiuto) di carta e cartone, adeguando e uniformando la disciplina di settore alla norma tecnica UNI EN 643, che definisce le qualità di carta e cartone da utilizzare come materia prima nei settori industriali e produttivi;
al 24 novembre 2020, il regolamento non è ancora stato pubblicato in Gazzetta ufficiale, e non è quindi entrato in vigore –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
se intenda attivarsi per pervenire alla pubblicazione in Gazzetta ufficiale di tale decreto, la cui mancata pubblicazione fa sì che l'industria cartaria permanga ancor oggi in una condizione di incertezza normativa che ostacola il corretto sviluppo di un settore fondamentale per l'economia circolare italiana e per il suo settore industriale.
(4-07661)
BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO
Interrogazione a risposta in Commissione:
MOLLICONE e ROTELLI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:
Pier Paolo Pasolini fu poeta, scrittore, regista, sceneggiatore, drammaturgo, giornalista, uno dei maggiori artisti e intellettuali italiani;
il castello di Colle Casale (o Torre di Chia), appartenuto a Pier Paolo Pasolini, a Vitorchiano ha uno straordinario valore storico e culturale;
Pier Paolo Pasolini se ne innamorò nel 1964, esplorando la Tuscia mentre girava Il Vangelo secondo Matteo, e sei anni più tardi ne diventò il proprietario;
Pasolini ha amato veramente Viterbo e la Tuscia, senza lamentarsi di aver sottratto tempo ai suoi impegni personali; instaurò un rapporto proficuo con il territorio viterbese e, tra l'altro, s'impegnò personalmente per ottenere il riconoscimento statale dell'allora Libera università della Tuscia;
ad oggi, la Torre di Chia è in vendita;
sarebbe doveroso, da parte delle istituzioni, mantenere il bene nella disponibilità pubblica –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
se intenda porre in essere iniziative al fine di acquisire la Torre di Chia nel patrimonio del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo;
se e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di garantire la trasformazione del bene in casa-museo in onore di Pier Paolo Pasolini;
quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, al fine di garantire la sicurezza dei beni presenti nella Torre di Chia e la riacquisizione sul mercato e dagli eredi dei beni personali finalizzati al riallestimento della casa-museo in onore di Pasolini.
(5-05092)
Interrogazione a risposta scritta:
PATELLI, COLMELLERE, DE ANGELIS, RACCHELLA e TOCCALINI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:
la scorsa primavera, il Ministro per i beni e le attività culturali e il turismo, Dario Franceschini, annunciò l'idea di creare una piattaforma italiana allo scopo di offrire a tutto il mondo la cultura italiana a pagamento, una sorta di Netflix della cultura, che può servire in questa fase di emergenza per offrire i contenuti culturali con un'altra modalità;
in occasione delle chiusure selettive di alcune regioni, il Ministro Franceschini, ha garantito che quell'idea è già stata finanziata con 10 milioni di euro: «si tratta della Netflix della cultura italiana, cioè una piattaforma digitale pubblica, a pagamento, che stiamo costruendo con Cdp, la quale possa offrire a tutta Italia e tutto il mondo l'offerta culturale del nostro Paese», sostenendo, inoltre, che sarà finanziata con parte dei soldi del recovery fund;
oltre a questi annunci, non è stato reso disponibile alcun dettaglio aggiuntivo in merito alla proposta: non si sa, infatti, chi si stia occupando della creazione della piattaforma, a chi sia destinata, quanto costerà alle casse dello Stato in tutto, se davvero verranno utilizzati i soldi del Recovery Fund, chi ne curerà i contenuti, ma soprattutto non si conosce il punto di vista dei creatori dei contenuti culturali i quali, a leggere alcune reazioni, sembrano tutt'altro che entusiasti dell'idea; in Italia esiste una società pubblica che si occupa di produzione, creazione e distribuzione di contenuti culturali e di intrattenimento;
tale società si chiama Rai – Radiotelevisione italiana S.p.a., che è concessionaria in esclusiva del servizio pubblico radiotelevisivo in Italia ed il quinto gruppo televisivo d'Europa;
all'interno dei servizi Rai, il 13 novembre 2019 ha debuttato nella sua nuova veste RaiPlay, un portale che secondo gli ultimi dati ha registrato numeri importanti: 4 mila titoli e migliaia di ore di visione, 600 documentari, 256 titoli di teatro, 300 di musica, film fiction e serie e contenuti per i ragazzi che sono stati raggiunti da almeno 23 milioni di persone, di cui almeno 16 milioni sono fidelizzati;
i dati sull'utenza, poi, dicono che metà del pubblico di RaiPlay è sotto i 44 anni e il 34 per cento del suo pubblico ha meno di 34 anni, proprio il target storicamente più difficile da raggiungere per la Rai;
a fronte di questi dati, l'idea di replicare una piattaforma streaming che raccolga contenuti multimediali culturali appare certamente un doppione rispetto anche solo, ad esempio, all'esperienza di RaiPlay;
se si escludono i costi per le produzioni originali o per i diritti delle produzioni artistiche già esistenti, i costi della cosiddetta «Netflix della cultura italiana» del Ministro Franceschini sarebbero altissimi anche se si considerano solamente quelli legati all'ideazione e alla costruzione dell'infrastruttura informatica, e quelli della promozione e della commercializzazione: proprio queste voci di spesa invece, sarebbero almeno in buona parte assorbite dalla storia e dall'esperienza accumulate della Rai e dalle sue professionalità interne;
per il pubblico straniero si potrebbe agevolmente sperimentare una forma di pagamento pay per view su singoli contenuti o per aree tematiche, possibilità facilmente implementabile e con un possibile buon ritorno economico –:
se il Ministro interrogato intenda chiarire per quali ragioni ritenga davvero necessario ideare e costruire un nuovo contenitore capace di diffondere in streaming la cultura italiana agli italiani e nel mondo, considerato che esiste già la piattaforma pubblica RaiPlay e le risorse interne, «Rai» con un'ampia offerta per divulgare la cultura del nostro Paese che potrebbe essere potenziata promuovendo la possibilità di accedere anche all'estero alle produzioni artistiche italiane, rivolta principalmente agli utenti stranieri che non pagano il canone, i quali dovrebbero pagare per usufruire di alcuni contenuti.
(4-07662)
ECONOMIA E FINANZE
Interrogazione a risposta orale:
ASCARI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
la Fondazione Cassa di Risparmio di Mirandola è una delle 88 fondazioni di origine bancaria presenti in Italia;
l'ambito di operatività della fondazione è rappresentato dall'Unione comuni modenesi area nord della provincia di Modena, corrispondenti ai 9 comuni di Camposanto, Cavezzo, Concordia, Finale Emilia, Medolla, Mirandola, San Felice, San Possidonio, San Prospero;
la fondazione, nel 2018, è finita al centro di uno scandalo internazionale per l'investimento di 7,9 milioni di euro in diamanti, effettuato e disposto dall'ex presidente dell'ente, Giovanni Belluzzi, e sottratti dai bilanci della fondazione in due tranche distinte;
sono quattro le persone complessivamente indagate per reati di truffa aggravata, riciclaggio e autoriciclaggio anche a carattere transnazionale, tra i quali Belluzzi, peraltro già ad Ancona sotto indagine anche per peculato e turbativa d'asta riguardo ai compensi percepiti come presidente del locale aeroporto;
nell'ambito delle indagini, su tale investimento internazionale, recentemente è stato disposto il sequestro di una villetta in Toscana, che sarebbe stata acquistata con una parte dei 7,9 milioni di euro riciclati;
secondo gli inquirenti, al fine di giustificare la redditività dell'investimento in diamanti, il presidente pro tempore Belluzzi mostrò ai consiglieri del consiglio di amministrazione e del consiglio d'indirizzo della fondazione, «una serie di contratti di investimento artatamente predisposti e consulenze di fantomatici esperti e periti»; «le somme sottratte alla Fondazione sono state trasferite, con un vorticoso e sapiente circolo finanziario, da conti correnti nazionali verso Paesi esteri come la Romania, la Croazia e la Slovenia, sino ad arrivare a Cipro ed a Malta, oltre che in Svizzera»; «le somme defraudate alla Fondazione bancaria sono state reimmesse nel circuito economico a beneficio del sodalizio investigato piuttosto che della collettività locale, principale destinataria degli interventi a scopo sociale naturalmente demandati alle fondazioni attive sul territorio»;
un altro scandalo ha riguardato l'acquisto di azioni del gruppo CPL Concordia, in un periodo in cui, | secondo alcune indiscrezioni, tale compagine societaria soffriva problemi finanziari: l'ex presidente Belluzzi aveva disposto l'acquisto di azioni per 3 milioni di euro; tuttavia, è stato necessario acquistare successivamente un'assicurazione dal costo di 390 mila euro contro il fallimento del gruppo, pari al 13 per cento dell'investimento;
tale operazione potrebbe risultare anomala in quanto alle fondazioni è fatto divieto di assumere investimenti caratterizzati da elevato rischio;
recentemente, la fondazione, oggi guidata da Giorgia Botturi, che all'epoca dell'investimento ricopriva la carica di revisore legale della fondazione stessa, ha confermato la congruità dell'investimento in azioni CPL Concordia, vantando dividendi lordi complessivi ad oggi ammontanti a 360 mila euro, ben al di sotto del costo dell'assicurazione –:
se, nell'ambito delle specifiche competenze del Ministero dell'economia e delle finanze in materia di vigilanza sulle fondazioni bancarie, si intenda procedere alla verifica della regolarità di quanto descritto in premessa;
e se si intenda valutare se sussistano i presupposti per inoltrare una segnalazione di operazione sospetta all'Unità di informazione per l'Italia (Uif), istituita presso la Banca d'Italia per metterla al corrente della situazione, nel rispetto della reciproca autonomia, nonché quali iniziative urgenti di competenza intenda conseguentemente assumere qualora venissero evidenziate irregolarità.
(3-01946)
Interrogazioni a risposta scritta:
CUNIAL. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
il 19 maggio 2020 viene nominato Giuseppe Lasco come nuovo condirettore generale di Poste Italiane;
egli era già vicedirettore generale di Poste Italiane dal marzo 2019; Lasco ha, in Poste, precedentemente ricoperto la carica di responsabile della divisione Corporate Affairs;
durante la sua carriera in precedenza ha maturato una lunga esperienza nella guardia di finanza, dove ha iniziato la sua carriera, ricoprendo incarichi di direzione e coordinamento in particolare nel settore della polizia tributaria;
le cronache ricordano Giuseppe Lasco tra gli indagati dell'inchiesta «Calciopoli» del 2006. La procura di Napoli ipotizzava che il capitano Lasco, ex comandante della IV sezione verifiche i del comando provinciale di Roma, «violando i doveri e abusando delle sue qualità, rivelava a Luciano Moggi notizie riguardanti le indagini penali sul doping amministrativo». A seguito delle indagini però fu dichiarato estraneo ai fatti;
dal 2007 Lasco ha lasciato la guardia di finanza e ha ricoperto anche diversi incarichi in Terna S.p.a.: è stato Chief Risk Officer e Chief Information Security Officer del Gruppo Terna, con il compito di supportare il consiglio di amministrazione ed il vertice aziendale nella gestione di tutti i processi di rischio aziendali e dal 2012 fino ad aprile 2017 è stato capo della divisione Corporate Affairs del Gruppo Terna S.p.a.;
contemporaneamente alla nomina di Del Fante come amministratore delegato di Poste Italiane, a seguito della scadenza del suo mandato in Terna Spa, anche Giuseppe Lasco viene assunto come responsabile della divisione Corporate Affairs di Poste Italiane;
il 18 febbraio 2020 Giuseppe Lasco dichiarava alla stampa che: «Al giorno d'oggi l'elemento fondamentale per valutare la qualità della comunicazione di un gruppo industriale, ma anche di un personaggio pubblico o di un leader politico è la reputazione.[...] Il valore reputazionale andrebbe a mio avviso inserito come voce di bilancio nell'attivo dello stato patrimoniale di un'azienda, perché rappresenta un valore assoluto. Nel caso del Gruppo Poste Italiane, la reputazione, la trasparenza e la qualità dei nostri servizi sono elementi vitali del nostro piano industriale»;
nel 2018 lo stesso si compiace del risultato ottenuto da Poste Italiane con l'ottenimento della certificazione IMQ-CSQ del sistema di gestione per la prevenzione della corruzioni;
il 28 ottobre 2020 è stata formalizzata querela in danno di Giuseppe Lasco da parte dell'ispettore Carollo, del Fraud interno di Poste Italiane, con il quale viene documentata una minaccia ricevuta dal querelante in data 5 gennaio 2018;
il 29 e 30 ottobre 2020, l'ispettore Carollo è stato sentito dagli inquirenti su vicende illecite, denunciando l'intimidazione nei confronti del medesimo praticata tramite invio di lettera di contestazioni cui fornire riscontro;
l'interrogante con precedenti atti di sindacato ispettivo (le interrogazioni nn. 4/06471-4/06901-4/07392) ha trattato le vicende dell'ispettore Carollo e le sue denunce connesse all'attività ispettiva –:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa e se intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, affinché, in considerazione della rilevanza pubblica di un'azienda come Poste Italiane e dei servizi che le competono, vi siano criteri particolarmente rigorosi dal punto di vista dell'onorabilità, della competenza e della trasparenza, nella selezione della dirigenza.
(4-07658)
TRANCASSINI e VARCHI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
Equitalia Giustizia Spa, sulla base dell'articolo 2 del decreto-legge n. 143 del 2008 (convertito dalla legge n. 181 del 2008), gestisce il Fondo unico giustizia (F.u.g.) – Istituito dall'articolo 61, comma 23, del decreto-legge n. 112 del 2008 (convertito dalla legge n. 133 del 2008) – ovvero il fondo nel quale confluiscono i rapporti finanziari ed assicurativi sottoposti a sequestro penale o amministrativo, oppure a confisca di prevenzione; fra gli obiettivi del suddetto F.u.g. vi è la «Tempestiva esecuzione dei provvedimenti di confisca e di dissequestro»;
da quanto si apprende anche dal sito istituzionale dell'organo in questione, attualmente persiste dal mese di settembre 2020 una vacatio degli organi gestori di Equitalia Giustizia Spa: Consiglio di amministrazione e amministratore delegato e il rinnovo delle cariche spetta al Ministro dell'economia e delle finanze essendo essa una società interamente pubblica, posseduta al 100 per cento proprio dal Ministero dell'economia e delle finanze;
l'attuale situazione di stallo nella gestione di Equitalia Giustizia s.p.a. non consente ai responsabili in servizio di portare a completamento le attività ordinarie istituzionali con evidenti possibili danni erariali, fra cui il dissequestro dei beni confiscati, a causa della mancanza del legale rappresentante di Equitalia Giustizia S.p.a., come già ravvisato dalle organizzazioni sindacali (Fabi, First Cisl, Cgil Fisac, Uilca) che il giorno 28 ottobre 2020 hanno avuto un incontro di confronto con il dottor Leonardo Pucci (vicecapo di Gabinetto vicario del Ministro della giustizia e del Comitato del controllo analogo di Equitalia Giustizia S.p.a., le quali hanno suggerito di verificare la possibilità di conferire deleghe ad hoc, al fine di sbloccare singoli atti e di poter procedere con i provvedimenti autorizzativi – secondo quanto si apprende dal «volantino unitario» pubblicato dai Sindacati – ;
Equitalia Giustizia s.p.a. in qualità di ente gestore del F.u.g., è preposto al dissequestro delle somme trattenute e, in caso di annullamento del sequestro, su decisione del tribunale del riesame o in caso di assoluzione dell'imputato per fatti che non comportino comunque la confisca, il pubblico ministero delega la Polizia giudiziaria a provvedere al dissequestro delle somme e ad ordinare la loro restituzione all'avente diritto e, a causa dell'assenza del legale rappresentante della suddetta società, attualmente ogni procedura di dissequestro risulta essere congelata ai danni dei proprietari dei beni confiscati che legittimamente avrebbero dovuto già ottenerne la restituzione –:
se sia confermato quanto illustrato in premessa, ovvero che a causa della vacatio degli organi gestori di Equitalia Giustizia s.p.a. non sia possibile in alcun modo procedere alla materiale esecuzione dei dissequestri e delle restituzioni;
quante siano le somme del F.u.g. che risultano essere in fase di stallo a causa della vacatio del legale rappresentante di Equitalia Giustizia s.p.a. e che attendono di essere restituite pur essendo trascorsi i tempi tecnici previsti dalla procedura;
quali siano le tempistiche previste per la nomina del nuovo Consiglio di Amministrazione e dell'amministratore delegato di Equitalia Giustizia s.p.a. e quali siano le motivazioni per cui non si sia già provveduto;
se non si intenda procedere con l'assegnazione di deleghe ad hoc al fine di limitare i danni che sta provocando la situazione in essere e di procedere «tempestivamente» alla restituzione delle confische;
se vi siano contratti di evidenza pubblica bloccati dalla già evidenziata assenza dei vertici aziendali di Equitalia giustizia s.p.a., legalmente responsabili dell'attività.
(4-07663)
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interrogazione a risposta in Commissione:
GRIPPA, FICARA, VACCA, CORNELI e BARBUTO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
come riportato dalla stampa, sarebbero state ravvisate diverse ipotesi di reato da parte della procura della Repubblica di Teramo per cui risultano indagati vertici ed ex vertici della concessionaria della autostrada A24. Tra le accuse, si legge, quelle di abuso d'ufficio, inadempimento di contratti di pubbliche forniture e attentato alla sicurezza dei trasporti. Per questo la guardia di finanza di Teramo ha proceduto al decreto di sequestro preventivo a carico delle società Toto Holding e Toto Costruzioni per 26,7 milioni di euro;
al centro delle indagini l'evidente degrado delle pile dei viadotti della A24, ed in particolare di quelli in territorio teramano rese possibili a seguito di diverse segnalazioni che sarebbero giunte dopo la tragedia del crollo del viadotto Polcevera a Genova. Quello che emergerebbe dalle ispezioni dei tecnici appare, a parere dell'interrogante, molto grave e preoccupante per la sicurezza dei cittadini, utenti dei viadotti sui quali sono avvenuti i sopralluoghi: ammaloramento evidente dello strato del calcestruzzo posto a protezione dei ferri d'armatura, grave stato di ossidazione dei ferri di armatura esposti agli agenti atmosferici;
sempre dalle pagine dei quotidiani si legge che i magistrati in merito scrivono: «evidentemente causata dalla totale inadempienza – dal 2009 ad oggi – da parte della concessionaria autostradale; degli obblighi di manutenzione ordinaria. Le uniche opere svolte dalla Strada dei Parchi spa hanno riguardato negli anni la pavimentazione, il verde, le segnaletiche e non le parti strutturali dei viadotti». «Solo dopo il disastro di Genova, e usando i contributi erogati ad hoc dallo Stato, sono stati effettuati lavori più approfonditi»;
altro elemento che lascerebbe ipotizzare seri dubbi sulla corretta applicazione delle procedure da parte del concessionario riguarderebbe l'assegnazione dei lavori per circa il 60 per cento a società collegate al gruppo Toto costruzioni Generali, ovvero in presunta violazione del codice degli appalti. Nessuna gara pubblica sarebbe mai stata indetta nonostante le varie diffide del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;
a seguito delle numerose denunce sulle condizioni dei viadotti le procedure di gestione dell'autostrada A24/A25 sarebbero al centro di sei procure della Repubblica, tra cui cinque abruzzesi e una laziale. In tal senso in relazione all'ultima attività investigativa la procura di Teramo spiega, infatti, che l'abuso, anche alla luce delle precedenti pronunce del Tar Lazio, esprime la «determinazione con la quale Strada dei Parchi ha continuato ciononostante ad affidare in modo diretto alla Toto Costruzioni Generali (“bypassando” qualsiasi procedura di evidenza pubblica) la pressoché totalità dei lavori appaltati a far data dall'anno 2017», con la «piena consapevolezza della portata di tale condotta» e l'«inequivoca volontà di procurare un ingiusto vantaggio patrimoniale alle società del gruppo Toto»;
si è mostrato oltremodo necessario l'intervento della guardia di finanza per la importante attività investigativa portata a termine, da cui sono emersi gravi elementi illeciti nel settore degli appalti, la non corretta gestione dei servizi pubblici e della tutela della collettività. Tutti parametri che evidenzierebbero inevitabilmente una cattiva gestione della cosa pubblica;
l'amministrazione concedente deve far valere con rigore gli obblighi della convenzione in quanto, non già soggetto privato di un negozio, ma soggetto pubblico portatore dell'interesse generale degli utenti dell'autostrada a poter fruire di un servizio che risponda al migliore standard di sicurezza –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali ulteriori iniziative per quanto di competenza intenda porre in essere al fine di verificare l'ottemperanza degli obblighi convenzionali da parte del concessionario;
se, date le reiterate condotte poste in essere dal concessionario, non ritenga che questi sia venuto meno ad una sua cruciale responsabilità circa il mantenimento in sicurezza e senza soluzione di continuità della funzionalità dell'infrastruttura data in concessione e pertanto si possano ravvisare gli elementi per una rivalutazione della concessione allo stesso affidata.
(5-05093)
Interrogazione a risposta scritta:
BIGNAMI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti — Per sapere – premesso che:
entro il 2020, Anas dovrebbe prevedere di mettere a bando la gara di appalto per il primo stralcio di lavori che interesseranno la cosiddetta «Nuova Porrettana», nella città metropolitana di Bologna: si tratta dei primi due chilometri di strada dalla Rotonda Biagi fino al Faianello;
a mezzo stampa si apprende che l'opera ha visto lievitare i costi da una spesa prevista di 160 milioni di euro nel 2019 a 181 milioni di euro nel 2020. Stante quando riferito dall'assessore regionale alla mobilità, i lavori dovrebbero partire nel 2020 e terminare entro tre anni. Si prevede, in altre parole, di veder conclusi, entro il 2023, i primi 2.1 chilometri di variante alla vecchia Porrettana; La Nuova Porrettana parte in salita «Mancano 50 milioni per finirla» (Cronaca - ilrestodelcarlino.it);
tuttavia, per quanto riguarda gli ultimi due chilometri, quelli che dal quartiere Faianello completano il congiungimento con la variante di Sasso Marconi, vi è ancora una sostanziale incertezza quanto a risorse e tempistiche. L'intervento è inserito nel contratto di programma 2016-2020 tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti Anas, la cui rimodulazione è stata approvata con delibera Cipe per l'importo di 54,4 milioni di euro che, ad oggi, risulterebbero non finanziati;
peraltro, come riferito dall'assessore regionale competente, l'aumento dei costi ha previsto anche una sospensione della gara avviata da Anas che, da poco, farebbe stata sbloccata. È evidente, tuttavia, che la mancanza di fondi per l'intero intervento rappresenta una enorme criticità e pone dubbi sui tempi di ultimazione di un'opera fondamentale e strategica per il territorio –:
quali iniziative di competenza si intendano mettere in campo per superare le criticità di cui in premessa;
se si intendano adottare iniziative al fine di finanziare, con tempistiche certe, l'ultimo stralcio di lavori necessari al completamento della Nuova Porrettana.
(4-07656)
INTERNO
Interrogazione a risposta in Commissione:
NESCI e TUCCI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
da quanto emerge dall'indice della criminalità elaborato dal Sole 24 Ore (dati forniti dal Ministero dell'interno relativi al 2019), Vibo Valentia è la seconda provincia calabrese con più reati commessi e denunciati nel 2019, ponendosi al 55° posto nazionale con 3.055 reati ogni centomila abitanti e sale al 19° posto per «estorsioni» (18,4 ogni centomila abitanti), al 12° posto per «omicidi volontari consumati» (1,3 ogni centomila abitanti) e al 5° posto per «associazioni di stampo mafioso» (1,2 ogni centomila abitanti);
il 27 ottobre 2020 si è registrato il primo verdetto per la storica operazione antimafia «Rinascita-Scott», scattata a dicembre 2019 e che vede imputate 334 persone in particolare nella provincia di Vibo Valentia tra cui i capi e affiliati di tutte le principali locali di 'ndrangheta vibonese. Con questa prima sentenza — ottenuta grazie alla riunione col procedimento «Nemea» — sono stati condannati dal tribunale collegiale di Vibo Valentia sette imputati per reati quali l'associazione mafiosa, l'associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico, lo spaccio di stupefacenti, l'estorsione, il danneggiamento, la detenzione e il porto illegale di armi;
come peraltro riportato nell'ultimo rapporto della direzione investigativa antimafia, nella provincia di Vibo Valentia — caratterizzata dalla ormai consolidata presenza della famiglia Mancuso — «è emersa fortemente la costante ricerca di contatti con esponenti politici, influenti professionisti, rappresentanti delle istituzioni e dell'imprenditoria con annessi segmenti deviati della massoneria, finalizzati al perseguimento di affari illeciti»;
la segreteria provinciale di Vibo Valentia del sindacato italiano unitario lavoratori polizia (Siulp) da molto tempo denuncia le criticità attinenti alla distribuzione dei carichi di lavoro e alla carenza personale, in un territorio, quale quello vibonese, che necessita della massima efficacia ed efficienza di tutte le forze dell'ordine;
con decreto del Presidente della Repubblica del 5 dicembre 2019, n. 171 — che ha apportato modifiche al precedente decreto del Presidente della Repubblica 22 marzo 2001, n. 208 — è stata rimodulata l'individuazione delle questure sedi di particolare rilevanza alle quali, in considerazione delle specifiche esigenze operative e funzionali, sono preposti dirigenti generali di pubblica sicurezza. Tale rimodulazione ha riguardato quattordici città metropolitane e otto capoluoghi di provincia tra i quali, però, non è stata inclusa Vibo Valentia-:
se il Governo, in considerazione dell'elevato grado di criminalità organizzata del Vibonese, intenda incrementare la sicurezza sul territorio tramite un rafforzamento degli organici della locale questura e un relativo passaggio della stessa ad una fascia superiore;
al fine di rimediare, poi, alla cronica carenza di personale presso la prefettura di Vibo Valentia, ai sensi dell'articolo 20, comma 2, del decreto legislativo 19 maggio 2000, n. 139, se intenda classificare la predetta prefettura quale «sede disagiata», in relazione alle particolari condizioni ambientali anzidette, così da determinare un aumento della retribuzione per il personale ivi preposto e, di conseguenza, rendere più attrattiva la sede anche sotto l'aspetto dell'avanzamento di carriera per tutto il personale;
se intenda procedere ad una revisione della fascia di appartenenza della prefettura di Vibo Valentia prevedendo un passaggio a livello superiore;
quali altre utili iniziative, a tal fine, siano già in itinere e quali si intendano eventualmente intraprendere al fine di raggiungere gli obiettivi sopra individuati.
(5-05091)
Interrogazione a risposta scritta:
ZOFFILI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
in data 8 novembre 2020 è stato pubblicato online, sul canale YouTube del rapper algerino «Daniel Rouge», un video musicale dal titolo «Daniel ROuGe Italia (clip officiel) Rap Français 25 24 23 9sntina Guelma annaba» nel quale il cantante appare circondato da un gruppo di uomini, senza mascherine, né distanziamento;
il testo della canzone, in lingua francese, parla della vita dei migranti all'interno di un centro di accoglienza e delle loro storie, utilizzando termini scurrili e violenti tipici delle bande di migranti nordafricani che vivono nelle banlieue e nei quartieri degradati delle città francesi;
dal citato video si può facilmente rilevare che è stato girato all'interno del Centro di prima accoglienza (Cpa) di Monastir, in Sardegna, e lo stesso lascia intendere che gli altri uomini presenti, che cantano e ballano con il rapper, siano migranti ospitati nel centro;
il centro di accoglienza di Monastir è stato teatro, anche di recente, di rivolte violente da parte degli ospiti, l'ultima nella notte tra il 15 e il 16 novembre 2020 come si è avuto modo di segnalare con precedenti atti di sindacato ispettivo;
in alcuni punti del video si vede chiaramente il rapper mimare il gesto del taglio della gola e simulare insieme agli altri uomini lo spaccio di droga;
secondo notizie apparse sugli organi d'informazione, «Daniel Rouge» sarebbe sbarcato clandestinamente in Italia ad agosto 2020, e risulterebbe essere presente illegalmente sul territorio nazionale –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto accaduto e possa chiarire come sia stato possibile che un cantante, entrato clandestinamente nel nostro Paese, abbia potuto recarsi nel centro di accoglienza e girare un video musicale con gli ospiti, per di più in un periodo di emergenza sanitaria;
se, considerato questo episodio e valutata la nota inadeguatezza della struttura, permanendo la già segnalata carenza di personale addetto alla sorveglianza del Cpa, il Ministro interrogato non ritenga opportuno chiudere quanto prima il centro di Monastir, adottando le iniziative di competenza per avviare le procedure di rimpatrio per tutti gli ospiti non aventi diritto all'asilo nel nostro Paese.
(4-07657)
LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interrogazioni a risposta orale:
DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
è tornato agli onori – si fa per dire – della cronaca il caso del senatore Emanuele Dessì del Movimento 5 Stelle, assegnatario di casa popolare;
il senatore Emanuele Dessì, in virtù della totale assenza di reddito, ha infatti vissuto in casa popolare a Frascati, prima assegnata alla madre e successivamente al predetto per la irrisoria somma di 7,75 euro al mese;
all'epoca dei fatti, la notizia destò vivo interesse – unitamente a forte disappunto – presso l'opinione pubblica, tanto che Luigi Di Maio nel febbraio 2018, quale «capo politico del movimento» decise di intervenire precisando che «se dovesse essere vero quello che sta emergendo, allora non avremo nessun problema sul fatto che queste persone non possono stare nel movimento, quindi dateci il tempo di fare gli accertamenti»;
a prescindere dalla lunga istruttoria interna al Movimento 5 stelle e dal suo esito, per quel che qui rileva il senatore Dessì non si è dimesso e rimane assegnatario della medesima casa popolare in Frascati;
secondo quanto riportato da articolo de Il Giornale del 30 novembre 2020 il senatore Dessì avrebbe avuto, quantomeno, il buon gusto di rinegoziare il ridicolo canone di 7 euro mensili;
la vicenda, però, assume tratti di ulteriore rilevanza pubblica laddove evidentemente è consentito ad un deputato e/o senatore di mantenere un alloggio di edilizia popolare, pur rinegoziando il canone, sebbene non sia in condizioni di necessità e/o disagio abitativo-:
se il Ministro interrogato ritenga opportuno adottare iniziative per introdurre modifiche normative volte a prevedere l'immediata decadenza dall'assegnazione di case di edilizia popolare pubblica in favore di eletti in Senato, alla Camera dei deputati o nei vari consigli regionali.
(3-01947)
ASCARI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della giustizia, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
pochi giorni fa è stata pubblicata sulla stampa la drammatica storia di una maestra di asilo che è stata licenziata a causa di atto di revenge porn di cui era stata vittima;
la ragazza, infatti, mentre frequentava un calciatore dilettante locale nel torinese, ha inviato, su richiesta del calciatore stesso, alcune foto e video intimi, che il ragazzo ha poi divulgato (senza il consenso della giovane) nella chat Whatsapp che condivideva con alcuni amici calciatori, nonostante la ragazza fosse perfettamente riconoscibile nei contenuti multimediali;
uno dei membri della chat, tale Franco, ha riconosciuto la giovane come la maestra d'asilo del proprio figlio ed ha inoltrato i contenuti alla moglie che, a sua volta, li avrebbe condivisi con altre madri di figli che frequentavano l'asilo e con la direttrice dello stesso; intervistato su La Stampa l'uomo ha dichiarato: «Se si inviano certi video, si deve mettere in conto che qualcuno li divulghi»;
secondo la ricostruzione della pubblica accusa, la moglie di Franco avrebbe chiamato la maestra vittima di revenge porn e l'avrebbe minacciata: «Guai a te se lo denunci o lo dici in giro. Altrimenti dico tutto alla dirigente dell'asilo»; dalle indagini emerge come la vittima non si sia fatta intimidire ed avrebbe poi denunciato tutto alle autorità;
la maestra ha già fatto causa in sede civile e ha chiuso un accordo extragiudiziale alla causa di lavoro con la scuola;
l'ex fidanzato della vittima, invece, ha ottenuto di accedere alla messa alla prova, per evitare la condanna, e dovrà svolgere lavori socialmente utili per un anno, mentre per gli altri imputati il 1° dicembre 2020 si aprirà il processo;
in questo contesto, il comportamento del personale dell'asilo, in particolare della direttrice è stato per l'interrogante totalmente inappropriato, inadatto, sbagliato;
una volta venuta a conoscenza dell'accaduto, la direttrice avrebbe minacciato la maestra dicendo che «non sarebbe più stata compatibile con il lavoro», che avrebbe avuto «un marchio per tutta la vita, e non avrebbe mai più trovato lavoro neanche a pulire i cessi di Porta Nuova»;
la dirigente ha anche convocato una riunione in cui raccontava l'accaduto a tutte le colleghe, provocando una vera e propria «gogna pubblica»;
nonostante la giovane avesse provato a difendersi spiegando di essere vittima di un'azione crudele, e di un reato, la direttrice le avrebbe risposto che se si fosse presentata ancora al lavoro l'avrebbe «ammazzata a parole» e di non parlarne con nessuno e così, alla fine, la giovane maestra ha ceduto e dato le dimissioni;
oltre alle dimissioni, il 5 aprile 2020, è iniziata un'azione disciplinare nei confronti della vittime: «Siamo venuti a conoscenza da parte di alcuni genitori che lei risulta essere stata protagonista di video e foto porno diffuse sui canali social che hanno scatenato il malcontento di alcuni genitori che minacciano la revoca delle iscrizioni. Non volendo entrare nel merito del suo rapporto, mi trovo costretta a contestarle un comportamento irresponsabile»-:
quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Governo, anche normative, al fine di evitare che situazioni come quella descritta in premessa si verifichino ancora nel nostro Paese, in particolare tutelando i lavoratori vittime di revenge porn dal rischio di ingiusto licenziamento;
quali iniziative di competenza intendano intraprendere al fine di promuovere attività ispettive presso la scuola d'infanzia di cui in premessa soprattutto in relazione al comportamento della dirigente scolastica.
(3-01948)
SALUTE
Interrogazione a risposta in Commissione:
NAVARRA, CARNEVALI, DE FILIPPO e STUMPO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 2 del decreto legislativo n. 288 del 2003 prevede la trasformazione degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs) di diritto pubblico in fondazioni solo ed esclusivamente con riferimento a quelli già esistenti alla data, in vigore della legge n. 3 del 16 gennaio 2003;
conseguentemente, nessuna trasformazione di Irccs pubblici in fondazione è avvenuta successivamente alla pubblicazione della legge n. 3 del 16 gennaio 2003;
con la nota n. 2906 del 5 agosto 2020 i vertici aziendali e scientifici dell'Irccs pubblico «Centro Neurolesi Bonino-Pulejo» hanno manifestato l'intenzione di voler trasformare l'Istituto in Fondazione;
il «Centro Neurolesi Bonino-Pulejo» è stato riconosciuto Irccs in data 4 marzo 2006, quindi successivamente alla pubblicazione della legge n. 3 del 16 gennaio 2003 che impone termini temporali ben precisi per la trasformazione degli Irccs in fondazioni;
la richiesta dell'IRCCS «Centro Neurolesi Bonino-Pulejo» è stata accolta con perplessità da numerosi operatori sanitari e ha suscitato la forte preoccupazione di diverse organizzazioni sindacali del comparto sanità per le possibili conseguenze organizzative e occupazionali dovute alle ipotesi di trasformazione dell'istituto;
ai sensi della dell'articolo 15 del decreto legislativo n. 288 del 2003 e successive modifiche e integrazioni, gli Irccs devono inviare ogni due anni al Ministero della salute la documentazione aggiornata attestante il possesso dei requisiti di cui all'articolo 13 del sopra citato decreto legislativo ai fini della conferma del riconoscimento del carattere scientifico e, quindi, ai fini dell'erogazione dei fondi della ricerca corrente;
all'Irccs «Centro Neurolesi Bonino-Pulejo» è stato confermato il riconoscimento di carattere scientifico con decreto ministeriale nel mese di ottobre del 2018;
si rileva la nota del Ministero della salute n. 3272 del 9 settembre 2020, con cui si sollecita, dato l'approssimarsi della scadenza del biennio, la trasmissione della documentazione di cui all'articolo 15 del decreto legislativo n. 288 del 2003 e successive modifiche e integrazioni –:
se intenda valutare strumenti che consentano di derogare alla normativa vigente, al fine di dar corso alla richiesta dell'Irccs «Centro Neurolesi Bonino-Pulejo» nelle more di un intervento legislativo che, abrogando i termini temporali previsti dall'articolo 2 della legge n. 288 del 2003, estenda la possibilità di trasformazione in fondazioni degli Irccs pubblici che sono stati istituiti successivamente alla data della pubblicazione della legge n. 3 del 16 gennaio 2003;
se la documentazione per la conferma del riconoscimento sia stata presentata al Ministero della salute dall'Irccs «Centro Neurolesi Bonino-Pulejo» nei termini previsti dalla normativa.
(5-05090)
Interrogazione a risposta scritta:
ROSPI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
la pandemia da Covid-19, che ha colpito l'intero territorio italiano, ha messo a nudo le carenze strutturali del Servizio sanitario nazionale, nel corso degli anni già oggetto di continui tagli alla spesa e ridimensionamenti del sistema sanitario stesso;
il modello di regionalismo sanitario, previsto dalla modifica del Titolo V della Costituzione del 2001, ha portato molte regioni ad affidare la sanità ad aziende private o convenzionate, producendo un modello di sanità che si è rivelato anch'esso insufficiente nel contrastare efficacemente la pandemia in atto;
il modello di regionalismo sanitario, in molte occasioni, ha prodotto sistemi regionali incapaci anche di provvedere ai Livelli essenziali di assistenza nei confronti dei cittadini della regione stessa, oltre a produrre dei piani sanitari che spesso hanno portato ad ulteriori tagli nei confronti proprio del sistema, creando di fatto dei livelli disomogenei che hanno generato cittadini di serie B e cittadini di serie A nell'accesso alle cure mediche;
anche la regione Basilicata, nel corso degli ultimi anni, ha approvato diverse delibere che prevedono tagli alla spesa sanitaria e soprattutto un depotenziamento dell'ospedale Madonna delle grazie di Matera, nosocomio che, nel 2004, è stato classificato dal Tribunale dei diritti del malato (TDM) tra i primi tre più sicuri d'Italia e tra i migliori del Mezzogiorno;
il piano sanitario regionale della regione Basilicata, recependo alcune delibere approvate dalla precedente giunta, prevedeva, a partire dal 2020, un ridimensionamento dell'ospedale Madonna delle grazie di Matera. Il ridimensionamento di questo ospedale significa privare i materani, tutti i cittadini della provincia, quanti provengono dal comprensorio murgiano, ma anche dal territorio tarantino e calabrese, dell'accesso alle cure mediche in una situazione già ad alto rischio a causa della pandemia in corso;
occorre inoltre riuscire a preservare la completa funzionalità di tutti i reparti del presidio ospedaliero, evitando anche una diminuzione del personale impiegato in funzioni di coordinamento e di organizzazione, anzi favorendo l'assunzione di nuovo risorse umane, così da sopperire ai vuoti creati dai recenti trasferimenti e pensionamenti;
in tutti i decreti-legge emanati dall'inizio della pandemia dal Governo nel nostro Paese, vi sono misure economiche a favore del Sistema sanitario nazionale al fine di contrastare efficacemente il virus Covid-19 e a favore di molti ospedali che sono in prima linea contro questo male subdolo, che nel corso di 10 mesi di pandemia ha portato a circa 55 mila decessi;
a giudizio dell'interrogante non si comprende come in un periodo di crisi sanitaria, come quello in atto, in cui gli ospedali hanno difficoltà quotidiane nella gestione dei pazienti ricoverati per Covid-19, si decida di ridimensionare presidi ospedalieri fondamentali come il Madonna delle grazie per una regione quale la Basilicata-:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della problematica esposta e quali iniziative di competenza intenda assumere, anche in raccordo con la regione e in base agli atti normativi emanati durante il periodo pandemico a favore del Servizio sanitario nazionale e degli ospedali, al fine di evitare il ridimensionamento dell'ospedale Madonna delle grazie di Matera.
(4-07660)
Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.
I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
Interpellanza Pezzopane n. 2-00990 del 3 novembre 2020.
Interrogazione a risposta in Commissione Occhionero n. 5-05031 del 17 novembre 2020.
Interrogazione a risposta scritta Tondo n. 4-07561 del 18 novembre 2020.