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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 462 di mercoledì 24 febbraio 2021

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

La seduta comincia alle 9.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FRANCESCO SCOMA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Ascari, Brescia, Cavandoli, Corda, Covolo, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Dadone, Delmastro Delle Vedove, Ferri, Frassinetti, Gebhard, Liuni, Lorefice, Maggioni, Melilli, Molinari, Occhiuto, Paita, Parolo, Perantoni, Ravetto, Sisto, Spadoni, Tasso e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente 74, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Informativa urgente del Governo in merito ai tragici eventi accaduti nella Repubblica Democratica del Congo il 22 febbraio 2021.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo in merito ai tragici eventi accaduti nella Repubblica Democratica del Congo il 22 febbraio 2021.

Dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per sette minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Luigi Di Maio. Prego.

LUIGI DI MAIO, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Signor Presidente, colleghi, vorrei innanzitutto rinnovare tutta la nostra vicinanza alle famiglie di Luca Attanasio, Vittorio Iacovacci e Mustapha Milambo (Generali applausi – I deputati si levano in piedi). È stato straziante ieri sera accogliere, al fianco del Presidente Draghi e dei familiari, le salme dei nostri due connazionali, vittime del vile agguato che ha stroncato le loro giovani vite e sconvolto quelle dei loro cari. Un ritorno a casa tragico, che ci riempie di angoscia.

Nei nostri cuori abitano, allo stesso tempo, un dolore attonito e un orgoglio profondo per questi uomini che hanno sacrificato la loro esistenza al servizio dell'Italia, della pace, dell'assistenza ai più deboli.

Luca era un giovane ambasciatore sul campo, un grande conoscitore del Paese in cui operava dal 2017, un funzionario brillante e appassionato. “Essere ambasciatore è una missione, anche se rischiosa, ma dobbiamo dare l'esempio”, aveva detto Luca in occasione del Premio Nassiriya che gli era stato conferito ad ottobre. Era innamorato del suo mestiere, dell'Africa e della sua famiglia; lascia tre splendide piccole bimbe e la moglie Zakìa, con cui condivideva anche l'impegno del volontariato.

Vittorio, invece, una famiglia voleva formarla a breve, al termine imminente della sua missione in Congo, dove lui, addestrato dai nostri migliori reparti speciali, era stato inviato proprio per proteggere il capo missione.

Il loro sacrificio illumina la vita dei molti diplomatici e militari che silenziosamente compiono il proprio dovere per difendere l'Italia e i nostri valori in Paesi lontani e a rischio. È un sacrificio che il Paese onorerà con funerali di Stato.

Tutti noi dobbiamo onorare questi nostri eroi, stringendoci attorno alle loro famiglie e alla loro memoria come comunità nazionale e come istituzioni, non risparmiando alcuno sforzo per arrivare alla verità sulla loro tragica fine e rafforzando l'impegno e l'attenzione per l'Africa, un continente cruciale per gli equilibri del mondo.

Per spiegare il senso del lavoro dell'ambasciatore Luca Attanasio vorrei citare le sue parole: “In Africa puoi sfidare problemi veri che qualche volta puoi risolvere. Il nostro ruolo è stare vicino agli italiani che vivono condividendo il destino dei congolesi”. E Luca non ha mai mancato di tradurre le proprie parole in pratica.

Con il carabiniere Vittorio Iacovacci si trovava nei pressi della città di Goma, su invito del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite, per visitare i campi di intervento umanitario, in particolare un programma alimentare per le scuole, nel Nord e Sud Kivu e per svolgere una missione consolare nelle città di Goma e Bukavu, dove si contano circa un centinaio di connazionali.

Quanto è successo ha evidenziato ancora una volta il tema della sicurezza di alcuni Paesi in cui operano i nostri diplomatici e i nostri militari.

La Farnesina, a livello interno, nell'ambito delle costanti attività di prevenzione e mitigazione del rischio per il personale diplomatico-consolare all'estero, classifica la Repubblica Democratica del Congo in terza fascia di rischio su quattro. Ciò denota un livello di minaccia alto. La sicurezza dell'ambasciata a Kinshasa è assicurata da due carabinieri in missione quadriennale, ai quali si aggiungono due carabinieri in missione di tutela che si alternano regolarmente per periodi di 180 giorni. Il carabiniere Vittorio Iacovacci rientrava in questa seconda tipologia e per questo aveva accompagnato l'ambasciatore nella missione ONU a Goma e aveva con sé la pistola di ordinanza.

A differenza di quanto riportato da alcuni organi di stampa, vorrei chiarire che l'ambasciata è dotata di due vetture blindate, con le quali appunto l'ambasciatore si spostava in città e per missioni nel Paese, sempre accompagnato da almeno un carabiniere a tutela.

Vorrei anche chiarire che Kinshasa e Goma sono distanti circa 2.500 chilometri. L'ambasciatore e il carabiniere si sono, quindi, affidati al protocollo delle Nazioni Unite, che li ha presi in carico fin da Kinshasa, su un aereo della missione ONU Monusco, per il viaggio fino a Goma.

Faccio presente che, in qualità di capo missione, l'ambasciatore Luca Attanasio aveva piena facoltà di decidere come e dove muoversi all'interno del Paese. La missione si è svolta su invito delle Nazioni Unite. Quindi, anche il percorso in auto si è svolto nel quadro organizzativo predisposto dal Programma alimentare mondiale.

Per questa ragione, ho immediatamente chiesto al PAM a Roma e alle Nazioni Unite, interessando direttamente il Segretario Generale Guterres, di fornire un rapporto dettagliato sull'attacco al convoglio del Programma Alimentare Mondiale. Il Vice Segretario generale per le operazioni di pace delle Nazioni Unite, Jean-Pierre Lacroix, ha annunciato lo stesso lunedì l'avvio di un'indagine da parte di Monusco, la missione ONU in Repubblica Democratica del Congo.

Ho anche chiesto al Segretario generale della Farnesina, Belloni, di restare in contatto costante con il direttore esecutivo del PAM per avere notizie sulla dinamica di quanto accaduto. Dal Programma Alimentare Mondiale ci attendiamo l'invio di un approfondito rapporto con ogni utile elemento relativo al programma della visita e le misure di sicurezze adottate a salvaguardia della delegazione. Al Programma Alimentare Mondiale e all'ONU abbiamo chiesto formalmente l'apertura di un'inchiesta che chiarisca l'accaduto, le motivazioni alla base del dispositivo di sicurezza utilizzato e in capo a chi fossero le responsabilità di queste decisioni. Abbiamo anche spiegato che ci aspettiamo, nel minor tempo possibile, risposte chiare ed esaustive.

Ho avuto una conversazione telefonica con la Ministra degli Esteri congolese nella stessa giornata dell'accaduto. Le ho subito sottolineato la necessità di fare piena luce sulle dinamiche e le responsabilità dell'attentato. Le autorità di Kinshasa - sollecitate anche da Guterres ad “indagare rapidamente” e “portare i responsabili davanti alla giustizia” - hanno assicurato piena collaborazione con la magistratura italiana. Il Presidente congolese, che ha reso visita alla vedova del nostro ambasciatore, ha condannato “con la più grande fermezza” l'attacco.

Sulla dinamica dell'agguato sono in corso accertamenti anche da parte della procura della Repubblica di Roma. Una squadra dei nostri carabinieri del ROS, su delega della procura, si è già recata a Goma per una prima missione investigativa. E mi risulta che ne seguiranno altre.

La mattina del 22 febbraio, tra le 10 e le 11 locali, il convoglio del Programma Alimentare Mondiale su cui viaggiavano l'ambasciatore e il carabiniere è stato attaccato da uomini dotati di armi leggere, verosimilmente presso Kibumba, a circa 25 chilometri da Goma, nel Governatorato di Kivu Nord, mentre percorreva la strada N2 in direzione di Rutshuru.

Come detto, l'ambasciatore era arrivato a Goma venerdì 19 con un aereo della missione ONU Monusco. In base alle prime ricostruzioni, che devono essere sottoposte al vaglio degli inquirenti, la prima autovettura del convoglio del PAM, su cui viaggiavano le vittime, sarebbe stata oggetto di colpi di arma da fuoco. Del convoglio facevano parte, oltre all'ambasciatore e al carabiniere, anche cinque membri del PAM, tra cui il vice direttore per il Congo, Rocco Leone. Il convoglio è stato attaccato alle 10,15 all'altezza del villaggio di Kanya Mahoro, nei pressi di una località chiamata “Tre Antenne”. Il gruppo, formato da sei elementi, avrebbe costretto i mezzi a fermarsi ponendo ostacoli sulla strada e sparando alcuni colpi di armi leggere in aria. Queste ipotesi potrebbero essere avvalorate anche dal contenuto di un video nel quale si intravedono le fasi iniziali dell'evento con gli spari degli aggressori e la gente che getta a terra moto e biciclette con tutto il carico per allontanarsi.

Il governatore del Nord Kivu ha confermato che i sei assalitori, dopo aver sparato colpi in aria e bloccato il convoglio, hanno ordinato ai passeggeri di scendere dai veicoli. Il rumore degli spari ha allertato i soldati delle Forze armate congolesi e i ranger del parco Virunga che, trovandosi a meno di un chilometro di distanza, si sono diretti verso il luogo dell'evento.

Il governatore ha aggiunto che per costringere le loro vittime a lasciare la strada ed entrare nella boscaglia, gli assalitori hanno ucciso l'autista del PAM. In base alle prime ricostruzioni, gli assalitori avrebbero, poi, condotto il resto dei membri nella foresta. Poco distante dal luogo dell'evento era, appunto, presente una pattuglia di ranger dell'Istituto congolese per la conservazione della natura, di stanza presso il vicino parco di Virunga e un'unità dell'Esercito che avrebbero cercato di recuperare i membri del convoglio.

Nelle fasi immediate successive, secondo quanto dichiarato dal Ministero dell'Interno congolese, nel momento in cui la pattuglia di ranger ha intimato agli assalitori di abbassare le armi (o semplicemente ha mostrato le armi al seguito), questi ultimi avrebbero aperto il fuoco contro il militare dell'Arma dei carabinieri, uccidendolo, e contro l'ambasciatore italiano, ferendolo gravemente. La pattuglia di ranger e l'unità dell'esercito successivamente avrebbero evacuato l'ambasciatore italiano presso l'ospedale Monusco di Goma, dove sarebbe avvenuto il decesso a causa delle ferite riportate nell'attacco. Al riguardo, si specifica, inoltre, che il responsabile del convoglio avrebbe negoziato con gli assalitori per allontanarsi dall'area e portare i feriti in una zona sicura.

Qui si fermano le informazioni fino ad ora raccolte e che andranno, naturalmente, verificate dalle indagini in corso da parte della procura della Repubblica.

I vertici della Farnesina - e, in particolare, l'Unità di crisi - sono in costante contatto con i familiari dell'ambasciatore Luca Attanasio e, per il tramite del Comando carabinieri del Ministero, con la famiglia del carabiniere Vittorio Iacovacci, per prestare ogni assistenza. L'impegno della Farnesina ha consentito il rientro delle salme in tempi rapidi, così come assicuratomi dalla Ministra congolese nel corso della nostra telefonata. I risultati dell'autopsia, effettuata al Gemelli, saranno inviati alla procura.

Il barbaro agguato contro i nostri connazionali ha generato nei partner internazionali solidarietà e profonda commozione. Non appena avuta la notizia dell'attacco, ho lasciato il Consiglio Affari esteri per rientrare in Italia. A Bruxelles ho raccolto l'unanime solidarietà dei colleghi europei e dell'Alto rappresentante Borrell. Ho, poi, ricevuto una telefonata dal Segretario di Stato americano Blinken, il quale mi ha espresso le condoglianze dell'Amministrazione americana per la perdita di un ambasciatore che - mi ha detto testualmente - “lavorava per la democrazia, i diritti umani e la pace”.

L'imboscata è avvenuta in una regione dal contesto securitario assai fragile, in un Paese che incarna alcune delle contraddizioni del continente africano: enormi ricchezze naturali, povertà e violenza. Il Congo ha la seconda riserva di rame al mondo, un quarto dell'oro globale, un terzo dei diamanti, l'80 per cento di cobalto e coltan, minerali sempre più ricercati per cellulari e batterie, ma è uno dei fanalini di coda per indice di sviluppo umano. Si calcola che siano oltre 13 su 99 i milioni di congolesi in situazione di grave precarietà.

La pesante eredità delle autocrazie di Mobutu e dei suoi successori pesa sul futuro di un Paese al centro di quella che, a cavallo del millennio, fu definita la guerra mondiale africana, con terribile bilancio di milioni di morti. È una storia antica di violenza e instabilità. Già sessant'anni fa, l'Italia pagò un tributo pesantissimo alla ricerca della pace, con l'efferato eccidio di Kindu, in cui furono trucidati 13 nostri aviatori nell'ambito della missione delle Nazioni Unite.

La Repubblica Democratica del Congo è stata negli ultimi decenni beneficiaria di mirati progetti della nostra cooperazione, soprattutto nei settori dell'agricoltura, dei trasporti, della sanità e dell'approvvigionamento idrico.

Allo stato attuale, è attiva un'iniziativa, sul canale dell'emergenza umanitaria, avviata lo scorso novembre proprio in Nord Kivu e incentrata sulla salute materno-infantile, sull'igiene e la protezione delle persone più vulnerabili.

Recentemente abbiamo anche autorizzato un contributo finanziario in favore del Programma Alimentare Mondiale per la realizzazione di un progetto, ancora non avviato, volto a ridurre l'impatto dell'insicurezza alimentare. Ricordo, poi, che nel 2019 la cooperazione italiana aveva allocato alcuni importanti contributi di emergenza per attività di contrasto alla diffusione del virus Ebola, sempre nelle regioni nord-orientali del Paese. Si tratta, quindi, di un impegno di lunga data dell'Italia, sostenuto anche da una folta presenza di missionari e dall'attività di numerose organizzazioni della società civile.

Nella regione orientale del Paese si contano oltre 120 gruppi armati, proliferano autorità paramilitari e forze ribelli che, da decenni, si contendono il controllo del territorio, alimentando un'economia informale di guerra che vive dello sfruttamento illegale delle risorse minerarie, di contrabbando ed estorsioni.

L'attuale situazione di conflitto trae origine dalla guerra etnica fra Hutu e Tutsi, che raggiunse l'apice dell'orrore nel tristemente noto genocidio del 1994 in Ruanda, quando gli Hutu operarono una pulizia etnica ai danni dei Tutsi. Nella regione ad est della Repubblica Democratica del Congo l'impatto di quel conflitto e della successiva vendetta dei Tutsi è ferita ancora aperta.

In quella parte del Congo agiscono, in particolare, le Forze democratiche per la liberazione del Ruanda che hanno perso l'originaria potenza militare, ma stanno riorganizzandosi grazie all'alleanza con altre milizie. Sempre di origine Hutu è il cosiddetto Collettivo dei movimenti per il cambiamento. Mentre, nell'intento di difendere i locali, si ergono formazioni quali i Mai Mai, milizie di cosiddetti patrioti.

Le ripetute incursioni delle Forze democratiche alleate, principale gruppo ribelle di origine ugandese, hanno inoltre provocato massicci spostamenti di popolazione.

Secondo l'agenzia ONU per i rifugiati, UNHCR, si sono registrati negli ultimi due anni in totale 5 milioni di sfollati interni (il 91 per cento dei quali donne e bambini) nel Paese, di cui quasi 2 milioni soltanto nella provincia del Nord Kivu. Il Congo è teatro della più grande crisi di sfollati mai registrata in Africa.

Nel Kivu proseguono gli scontri tra i ribelli e le forze di sicurezza. Nel 2020 i partner dell'UNHCR hanno registrato un numero record di 2 mila civili uccisi nelle tre province orientali. La maggior parte di questi attacchi è stata attribuita a gruppi armati.

L'impegno italiano, insieme a quello dei partner europei e delle Nazioni Unite, è sostenere il processo di pacificazione nell'area orientale del Paese, su cui sta investendo in primis anche l'attuale Presidente congolese, in carica da gennaio 2019. Il Capo dello Stato ha posto il problema della sicurezza nell'Est all'attenzione dell'intera regione, coinvolgendo tutti i Paesi potenzialmente interessati (Repubblica del Congo, Angola, Uganda, Ruanda, Burundi, Tanzania e l'organizzazione regionale Comunità di sviluppo dell'Africa meridionale) attorno al progetto di una coalizione regionale che possa compiere azioni congiunte contro le forze ribelli.

Questo è il contesto in cui operava l'ambasciatore Luca Attanasio e opera il nostro personale. A Kinshasa, come in molte altre sedi difficili in tutto il mondo, l'Italia è presente e fa la sua parte. Al meglio l'ambasciatore Attanasio interpretava questo spirito.

Ai nostri caduti dobbiamo prima di tutto la verità, ma il miglior modo di onorare la memoria dell'ambasciatore Luca Attanasio e del carabiniere Vittorio Iacovacci è anche continuare a rafforzare la nostra attenzione politica nei confronti di quel continente, nel quale Luca credeva fortemente, con passione e dedizione. All'Africa aveva dedicato gran parte della sua carriera diplomatica e anche il suo personale impegno a sostegno dei più deboli, con le attività di volontariato promosse attraverso l'ONG Mama Sofia, fondata proprio a Kinshasa dalla moglie Zakìa.

Una politica che rimetta l'Africa al centro dell'attenzione diplomatica italiana, europea e internazionale: è questo l'impegno in cui credeva Luca e in cui crediamo. Un continente attraversato da conflitti endemici e che necessita di un accresciuto impegno internazionale per giungere ad una pacificazione e una stabilizzazione duratura, ma anche un continente giovane e ricco di opportunità e di talenti, accomunato a noi da interessi reciproci e da una comune ricerca di uno sviluppo che tenga conto della dimensione dell'inclusione sociale.

È una nuova grammatica nel rapporto Europa-Africa che abbiamo promosso nei mesi scorsi con la presentazione del “Partenariato con l'Africa”, un documento strategico sul continente con un approccio globale: dai rapporti politici al piano securitario, dalle relazioni economico-commerciali alla cooperazione scientifica e culturale, sino al rafforzamento dei rapporti tra i popoli e le società civili.

Nel continente africano emergono, infatti, con evidenza, più che altrove, le strette interconnessioni tra sostenibilità, pace, lotta al terrorismo, alla criminalità, ai traffici illeciti, sviluppo, progresso, flussi di migranti e rifugiati, cambiamenti climatici. Rafforzare ulteriormente questo approccio, investire sempre più nel nostro capitale umano e nella nostra rete all'estero, tenendo anche conto della speciale posizione geopolitica dell'Italia al centro del Mediterraneo e della tradizionale propensione italiana al dialogo con l'Africa. È anche così che potremo onorare la drammatica testimonianza di Luca e Vittorio, una eredità politica ed umana a beneficio delle generazioni future di Europa e Africa.

Vorrei anche ringraziare il personale della Farnesina e di tutte le altre amministrazioni che ci sono state vicine in questo triste momento e ci hanno aiutato ad assistere i familiari e organizzare il rientro delle salme e della famiglia di Luca. E vorrei, ancora una volta, con tutti voi, stringermi al dolore dei familiari di Luca e Vittorio, cui rinnovo la mia vicinanza e quella di tutto il Governo (Generali applausi – I deputati si levano in piedi).

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo adesso agli interventi dei rappresentanti dei gruppi. Ha chiesto di parlare la deputata Iolanda Di Stasio. Ne ha facoltà.

IOLANDA DI STASIO (M5S). Grazie, Presidente. Ministro, onorevoli colleghi, l'Italia intera sta piangendo la prematura e tragica scomparsa dell'ambasciatore Luca Attanasio, del carabiniere di scorta Vittorio Iacovacci e dell'autista Mustapha Milambo. Con dolore, abbiamo appreso del vile attentato e della loro morte ed è per questo che oggi esprimiamo il nostro profondo cordoglio ai familiari, al Corpo diplomatico e all'Arma dei carabinieri, per la perdita di questi coraggiosi servitori dello Stato. Per il nostro Paese sono giorni di lutto.

Il violento attentato, oltre ad aver addolorato l'Italia ed il mondo intero, riporta all'attenzione pubblica la questione delicatissima e sempre aperta della sicurezza internazionale e delle relazioni tra gli Stati. Questa vicenda tragica accende i riflettori sulla Repubblica Democratica del Congo e sulle dinamiche di insicurezza profonda che attraversano la regione nord-orientale del Paese, tra le violenze endemiche delle milizie armate e le tensioni politiche interne.

“Quella dell'ambasciatore è una missione, a volte anche pericolosa, ma abbiamo il dovere di dare l'esempio”. Luca Attanasio pronunciava queste parole a Camerota, lo scorso 12 ottobre, in occasione del ricevimento del Premio internazionale Nassiriya per la pace, onorificenza che gli veniva conferita proprio per il suo impegno volto alla salvaguardia della pace tra i popoli e per aver contribuito alla realizzazione di importanti progetti umanitari, distinguendosi per l'altruismo, la dedizione e lo spirito di servizio a sostegno delle persone in difficoltà e dei più deboli. L'ambasciatore Attanasio, con la sua scomparsa, lascia un vuoto incolmabile: la sua morte, unita a quella degli uomini che lo accompagnavano, è per noi un immenso dolore, oltre che una grave perdita istituzionale. Pochi uomini oggi sono capaci di affrontare le grandi sfide che i ruoli istituzionali impongono con la passione, la dedizione e l'entusiasmo che da sempre hanno contraddistinto la sua persona. Luca Attanasio aveva 44 anni, era uno degli ambasciatori più giovani, ma aveva già una lunga carriera alle sue spalle; era entrato nella segreteria particolare del sottosegretario di Stato e, poi, nel 2006 nominato segretario commerciale a Berna in Svizzera; nel 2010 il trasferimento a Casablanca, in Marocco, con funzioni di console. Dopo il rientro alla Farnesina come capo segreteria della direzione generale per la mondializzazione e le questioni globali, poi di nuovo in Africa, come primo segretario e, infine, il 5 settembre 2017, con l'arrivo nella Repubblica Democratica del Congo, dove stava portando a termine numerosi progetti umanitari insieme alla moglie, Zakìa, fondatrice e presidente dell'Associazione umanitaria Mama Sofia, che opera nelle aree più difficili del Congo, salvando la vita ogni anno a centinaia di bambini e giovani madri, ed è proprio in Congo, in una realtà così dura, che aveva deciso di far crescere le sue figlie, rispondendo a chi chiedesse il perché di una scelta così rischiosa, che è nostro dovere dare l'esempio.

Dare l'esempio: vorrei che, per un momento, noi ci soffermassimo su questa frase. Quanto è difficile dare l'esempio e cosa significa dare l'esempio: Luca Attanasio lo sapeva bene. In occasione del conferimento del premio, ha avuto modo di insegnarci che tutto ciò che noi in Italia diamo per scontato non lo è in molti Paesi, dove purtroppo ci sono tanti problemi da risolvere. In Congo, per esempio, parole come pace, salute, istruzione sono un privilegio per pochissimi e il ruolo dell'ambasciata italiana non è solo quello di stare vicino ai cittadini, ma anche quello di saper contribuire al raggiungimento della pace. Il carabiniere pontino che l'accompagnava, Vittorio Iacovacci, specializzato in scorte e protezioni, era giovanissimo. In servizio presso l'ambasciata italiana in Congo, da cinque mesi era entrato a far parte della scorta dell'ambasciatore. Apparteneva al 13° Reggimento Carabinieri “Friuli-Venezia Giulia”, di stanza a Gorizia, che fa parte della 2ª Brigata mobile dell'Arma dei carabinieri, un nucleo scelto, con capacità operative all'estero. Tra le vittime dell'attentato di Nassiriya ci furono carabinieri appartenenti alla stessa Brigata del carabiniere Vittorio Iacovacci. Non si hanno, invece, ancora informazioni precise riguardo l'autista del convoglio ONU, la terza vittima dell'attentato. Questa tragedia è impossibile da accettare. Se ne vanno, per mani criminali, lodevoli servitori dello Stato, costruttori di pace che, in quest'Aula, ricordiamo, perché hanno perso la vita svolgendo il proprio dovere, in patria e all'estero, dove l'Italia si impegna nel suo compito di difesa dei valori democratici.

Oggi non siamo qui per additare alcun colpevole e sono certa che le autorità del nostro Paese si impegneranno e coopereranno con le autorità locali e internazionali per ricostruire quanto accaduto. Riteniamo assolutamente positivo l'impegno che la Farnesina ha già assunto per accertare la verità dei fatti. Noi, oggi, siamo qui per celebrare, con orgoglio e gratitudine, il coraggio e l'umiltà con cui quotidianamente i nostri diplomatici e le nostre Forze dell'ordine si espongono ai rischi e ai pericoli, per servire lo Stato con il loro straordinario operato.

Questa tragedia non fermerà l'Italia che continuerà a promuovere i suoi processi di pace nel mondo, e per questo ringraziamo, ancora una volta, gli uomini e le donne in uniforme impegnati nelle missioni internazionali. è doveroso partire proprio da queste vicende drammatiche, per focalizzarsi ancor più sugli scenari critici che minacciano la pace e la stabilità politica e continuare a rafforzare le basi della vera cooperazione tra i popoli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Zicchieri. Ne ha facoltà.

FRANCESCO ZICCHIERI (LEGA). Grazie, Presidente. Ministro, onorevoli colleghi, questi ultimi giorni sono stati segnati da un profondo solco che va ad intaccare le nostre anime e quella dell'intera collettività: la perdita di un ambasciatore della Repubblica italiana e del militare facente parte della sua scorta, Luca Attanasio e Vittorio Iacovacci, uccisi in un vile agguato a Goma, in Congo, mentre svolgevano la propria attività in uno di quei territori classificati come più pericolosi ed ostili al mondo, lavorando per la democrazia, per i diritti umani e per la pace. Ma questo non li ha fermati. La volontà di essere portatori di pace andava ben oltre la paura del pericolo che andavano ad affrontare giornalmente.

In questi giorni, oltre a cercare di capire quale movente possa portare ad un tale atto terroristico, che sicuramente mai capiremo, ci siamo interrogati molto su come gli altri Paesi vedessero dall'esterno noi italiani. Ebbene, signor Presidente ed esimi colleghi, la triste vicenda dimostra quanto noi italiani siamo portatori di pace, quanto noi italiani crediamo nell'uguaglianza dei popoli e nelle pari opportunità, nell'inclusione, nella democrazia, quanto la nostra fede ci spinga ad aiutare il più possibile il prossimo, perché tutto ciò può essere detto, ma non si dica mai che l'Italia sia un Paese non inclusivo e non altruista e che gli italiani non siano un popolo che si fregia di perseguire la libertà, la democrazia e la pace come obiettivo primario. E questo lo diciamo con grande orgoglio. Non ci esimiamo dall'aiutare il prossimo.

Luca Attanasio era un esempio, un brillante ragazzo che amava il lavoro che faceva e che non disprezzava di certo di inserirsi nelle comunità dove prestava servizio; anzi, lo dimostra anche l'associazione ONLUS fondata con la moglie, Mama Sofia, che ha dato aiuto e sostegno a tanti bambini, a tante madri in quel territorio difficile, che forse lasceranno un segno indelebile per sempre di quanto sia stata importante la sua presenza su quei territori. Sempre in nome della pace tra popoli, era benvoluto; i suoi amici, ospiti spesso dell'ambasciatore, ci riferiscono di come lo stesso veniva tranquillamente riconosciuto ed amichevolmente salutato per strada, proprio perché faceva della sua umanità un esempio quotidiano. Un ragazzo che ha fatto una scelta di vita, lontano moltissimo tempo da casa e dai propri affetti, operando dapprima come console in Marocco e successivamente come ambasciatore in Congo. Ma la grande forza di questo ragazzo è sempre stata l'attaccamento alla propria terra, caratteristica propria di ogni italiano, dal Nord al Sud, caratteristica che segna il profondo raccordo tra le radici profonde e il futuro.

Proprio per l'attaccamento alle radici e alla propria terra, non posso non ricordare il giovane militare dell'Arma dei carabinieri Vittorio Iacovacci, ragazzo figlio della mia terra. Avrebbe dovuto a breve sposarsi e mettere su famiglia, ricordato da tutti come un bravissimo ragazzo attaccato alla famiglia e a quella divisa che indossava con tanto amore, onore e rispetto. Lascia un vuoto enorme nelle persone che hanno avuto il privilegio di conoscerlo e con lui condividere parte della sua vita. Un grande pensiero, un grande abbraccio va a papà Marcello e a mamma Angela, nonché alla comunità di Sonnino, in lutto, al Comandante generale dell'Arma dei carabinieri, Teo Luzi. Quando muore un carabiniere la fiamma arde di sangue e nobiltà, perché in un periodo come questo, in cui si hanno pochi punti di riferimento, ecco che un ragazzo di trent'anni ci riporta a credere che esistono ancora quei valori quasi a volte dimenticati, perché mentre tutti parliamo di pace, libertà, integrazione, diritti umani, poi c'è chi lo fa, e lo fa non solo per dovere, ma lo fa per amore (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Lo fa con la consapevolezza che il mondo possa cambiare solo dando il proprio esempio.

Ecco, con noi, con grande convinzione e con grande amore, questi due ragazzi, figli d'Italia, sono stati disposti anche a dare la propria vita, Presidente. L'idea di un mondo in pace, senza guerre, senza povertà, dove ogni comunità possa vivere serenamente la propria terra e renderla prospera ci torna in testa ogni giorno. Ma non bisogna perdere la speranza, bisogna credere che un futuro migliore è possibile, bisogna prendere esempio da questi ragazzi, giovanissimi, che hanno dimostrato che tutto ciò non può e non deve essere solo una chimera. Non dobbiamo pensare “tanto ci pensa qualcun altro”, ma dobbiamo adoperarci, ogni giorno, a migliorare la vita delle persone.

Questi atti restano orribili, vanno fatte indagini e processati i colpevoli, va fatta chiarezza e va saputa la verità. Ma non bisogna mettersi paura e bisogna proseguire il tragitto mantenendo dritta la barra, altrimenti tutto sarà risultato vano e la perdita di questi nostri ragazzi non avrà lasciato nient'altro che un vuoto nelle persone che li amavano e nella nostra Italia. Perciò, signor Presidente, facciamo in modo di guardarci dentro e che la forza ed il coraggio di questi ragazzi si diffonda in noi, per fare ancora tanto e ancora meglio e sostenere ogni giorno con forza e con fatti concreti i nostri diplomatici e i nostri militari all'estero, che lavorano per il Paese, mettendoli in condizione di valutare tutte le condizioni di sicurezza di tutte le sedi diplomatiche che abbiamo nel mondo e provvedendo concretamente a migliorarle in termini di sicurezza.

Quando, in questi giorni, ci capiterà di incontrare un uomo e una donna in divisa, un diplomatico, servitori dello Stato, guardiamoli negli occhi e ringraziamoli, perché grazie a Luca, grazie a Vittorio, che sono gli ultimi esempi, ma ne abbiamo avuti altri, quel “nei secoli fedele” non lo dimenticheremo mai, grazie al vostro esempio, al loro esempio che rimarrà indelebile non solo nella storia del nostro Paese, ma nella storia della pace nel mondo. E questo è un grande risultato, che ogni giorno dobbiamo tramutare in fatti concreti per le prossime generazioni perché la pace del mondo non sia solamente uno slogan, ma che sia concretamente il vissuto di ognuno di noi che ogni giorno mettiamo a disposizione per l'altro. Solo così queste vite rimarranno ancora vive e solo così ognuno di noi migliorerà, per quel che può, il mondo intero.

Grazie, con l'orgoglio e la gratitudine a due grandi italiani, a due eroi: Luca e Vittorio (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fassino. Ne ha facoltà.

PIERO FASSINO (PD). Signor Presidente, anche il nostro gruppo si unisce alle espressioni di cordoglio che hanno espresso il Ministro, il Presidente del Consiglio e tutto il Paese. Ci uniamo soprattutto nel manifestare un sentimento di gratitudine per Luca Attanasio, per Vittorio Iacovacci e per coloro che, in nome del nostro Paese, con la divisa o da civili, come i diplomatici, rappresentano ogni giorno lo sforzo, l'impegno straordinario per assicurare pace e sicurezza ad un mondo che è attraversato da conflitti e da guerre in troppe aree di questo pianeta. Da Kindu a Goma, sono oltre 200 i militari e i civili italiani che hanno perso la vita in missioni di pace. Sono 200 uomini e donne che hanno impegnato la loro vita per far sì che questo mondo fosse più sicuro e ci richiamano ad un dovere che è il dovere di lottare per la sicurezza. E questo impegno è un impegno comune: sempre di più la sicurezza è una responsabilità che richiama l'impegno di ogni nazione e di ogni Paese. L'Italia, giustamente, è tra i Paesi maggior contributori delle missioni di pace e di sicurezza che le Nazioni Unite e le altre istituzioni internazionali promuovono nel mondo, perché nel mondo globale e interdipendente di oggi ogni conflitto, anche quello che si svolge a migliaia di chilometri da noi, in realtà ci riguarda, investe la nostra sicurezza e la prosperità del mondo in cui viviamo. Ma quel che è accaduto - come richiamava il Ministro - ci ammonisce anche ad un'altra considerazione e cioè a non essere distratti verso quello che accade in un grande continente come l'Africa. Lì si concentrano conflitti, sottosviluppo, criticità ambientali drammatiche e flussi migratori imponenti; ma quel continente è anche un continente denso di risorse, di possibilità e di potenzialità. Il tema è come si affrontano le criticità e come si valorizzano le opportunità, partendo da un dato che, spesso, noi dimentichiamo: il dato demografico. In quel continente vivono un miliardo e 300 milioni di persone oggi; tra ottant'anni - che è domani - saranno 4 miliardi, sugli 11 miliardi della popolazione del mondo. Il 50 per cento di coloro che oggi vivono in Africa ha meno di 35 anni; i nuclei familiari sono mediamente composti da 5-6 persone. Sono cifre impressionanti, che ci dicono quanto il futuro del pianeta sarà determinato da quello che accadrà in un continente dove vivranno 4 miliardi di persone, cioè il 40 per cento della popolazione del mondo, e nessuna persona di buon senso può pensare che il destino di 4 miliardi di persone possa essere affidato soltanto a flussi migratori. Il tema è come si creano condizioni di vita, di sviluppo, di futuro dignitose in quel continente e come si offre a quei 4 miliardi di persone la possibilità di guardare alla propria vita e alla vita dei propri figli con speranza e non con disperazione. È una responsabilità che riguarda l'intera comunità internazionale ma riguarda soprattutto noi, l'Europa, perché il continente africano ci è prossimo, ci è vicino e ogni cosa che accade in quel continente - lo dimostra anche la tragedia di queste ore - ci riguarda e ci investe. C'è dunque una nostra responsabilità, la responsabilità di chi ha il dovere di agire perché con la politica, con l'economia, con la cooperazione si offrano a quel continente e ai suoi Paesi delle opportunità e delle occasioni per poter vivere in condizioni di sicurezza e di prosperità.

Lei, signor Ministro, ha richiamato giustamente un'iniziativa che la Farnesina ha assunto nei mesi scorsi e, cioè, fare del 2021 l'anno di lancio di un partenariato tra l'Italia e l'Africa. È una decisione saggia e lungimirante. Quello che io credo si debba fare è rendere consapevole l'intera società italiana di questa scelta. Credo che nessun italiano, salvo i pochissimi addetti ai lavori, sappia che l'Italia è oggi il terzo partner dell'Unione europea per investimenti in Africa. Credo che nessun italiano sappia che siamo il primo partner economico e commerciale di un Paese come il Mozambico, che si trova in un'area non lontana da Goma e dai territori in cui si sono manifestate le tragiche vicende di queste ore. Rendere consapevole la società italiana che l'Africa non è un continente lontano, che l'Africa non è un continente che si caratterizza soltanto per criticità, che l'Africa non è un continente da cui volgere lo sguardo perché denso di problemi, ma che invece l'Africa è un continente che può offrire occasioni, opportunità, potenzialità; ma dipende da noi e dalla nostra capacità e determinazione coglierle, valorizzarle e offrire, a chi le vive, delle condizioni diverse da quelle che conosce oggi. Questa deve essere una priorità della nostra agenda, dell'agenda della politica estera - e lo è -, ma non soltanto della politica estera, una priorità di azione della società italiana, che quando pensa agli investimenti, che quando pensa agli scambi commerciali, che quando pensa allo sviluppo della cooperazione, che quando pensa alla promozione delle relazioni culturali, assume l'Africa come una priorità e un continente verso il quale rivolgere risorse e iniziative (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

È questo - io credo - il modo migliore per onorare in modo non formale Luca Attanasio e Vittorio Iacovacci. Il loro sacrificio fa anche giustizia di molti luoghi comuni che spesso nella vulgata vengono diffusi, come per esempio che appunto l'azione diplomatica si risolva sostanzialmente in un'attività comoda e che si esprima soprattutto nel partecipare a riunioni o a ricevimenti. No, l'attività diplomatica è diventata sempre di più un'attività strategica della proiezione italiana nel mondo e chi viene investito di quella responsabilità opera in prima linea, esponendosi a rischi drammatici come quelli che hanno portato alla morte di Luca Attanasio, ma anche, laddove non si manifestano queste criticità, la nostra diplomazia opera tutti i giorni con competenza, con dedizione, con fatica e, se oggi l'Italia è un Paese che nel mondo ha rilievo, rispetto, relazioni e forza lo si deve in buona misura a chi ci rappresenta ogni giorno in prima linea anche in territori lontani. Sono questi i sentimenti con cui noi rivolgiamo infine un ultimo ancora grato pensiero a Vittorio Iacovacci, a Luca Attanasio e a tutti coloro che, rappresentando il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente), si sono esposti a rischi drammatici e hanno messo in discussione la propria vita e il futuro della propria famiglia e dei propri figli per un mondo che sia un mondo di pace, di prosperità, libero da guerre, libero da sopraffazioni e libero da conflitti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Valentini. Ne ha facoltà.

VALENTINO VALENTINI (FI). Se vi recate a Bruxelles, qualche volta, prendete il tempo di imboccare quel lungo rettilineo che collega il centro della capitale dell'Europa con la cittadina fiamminga di Tervuren, non per andare alla sede della NATO, ma per andare verso la cittadina fiamminga dove il re Leopoldo aveva la sua residenza estiva e dove, ai bordi della foresta di Soignes, decise di costruire, alla fine dell'Ottocento, il museo delle colonie, per la prima grande esposizione universale e mettere in evidenza agli investitori internazionali le sue ricchezze e le peculiarità etnografiche del suo Congo, suo possedimento personale, attribuitogli dalla Conferenza di Berlino. Un museo al colonialismo dove, se lasciamo da parte lo spirito d'antan, tra gorilla imbalsamati e lunghe piroghe di legno, possiamo comprendere il motivo per il quale - per dirlo con tutta franchezza - sul piano delle relazioni multilaterali, da parte dell'Unione Europea e di tutta la comunità internazionale, non vi è mai stata un'autentica volontà politica di consolidare un quadro istituzionale che incoraggiasse e sostenesse i paesi africani verso una piena democratizzazione ed una integrazione regionale, politica ed economica. Invece del piano orizzontale, si è preferito procedere lungo verticali, che incoraggiano e consolidano relazioni preferenziali che si sono sviluppate lungo assi postcoloniali.

Il Congo, la Repubblica Democratica del Congo, racchiude il paradigma della storia africana tutta, nei suoi confini tracciati con la squadra, che lacerano etnie e confini naturali, nella storia delle predazioni e del colonialismo, con tutte le sue contraddizioni e le sue speranze, quelle di Patrice Lumumba per la nascita di un continente democratico postcoloniale, il ritrovato orgoglio etnico dello Zaire, sfruttato come collante di un corrotto regime personale di Mobutu, quello del “The Rumble in the Jungle”, che poi lascia spazio all'astuta e spregiudicata dinastia dei Kabila, che si destreggia tra l'una e l'altra potenza esterna per tenere in piedi il proprio regime e per concedere l'accesso a questa o quella risorsa mineraria, nell'impoverimento di un Paese di enormi disparità, di enormi ricchezze e di enormi contraddizioni. Credo, però, che il nostro contributo non sia di avviare adesso un ampio dibattito sull'Africa e sul suo “cuore di tenebra”, né tantomeno si tratta in questa fase di individuare responsabilità e colpevoli, qui si tratta del significato, del sacrificio di due servitori dello Stato. “Essere ambasciatore non è un lavoro, ma è una missione, a volte anche pericolosa, ma abbiamo il dovere di dare l'esempio”: queste le parole di Luca Attanasio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Lega-Salvini Premier). Luca Attanasio era ambasciatore d'Italia. Quante volte abbiamo sentito pronunciare questa parola da chi ha l'onore e l'onere di rivestire questa carica, ma quante volte ci siamo soffermati a riflettere sul significato profondo di queste parole? Ambasciatore d'Italia è un termine evocativo, che racchiude in sé il nostro essere italiani nel rapporto con il mondo e con noi stessi. Essere ambasciatore d'Italia per un diplomatico significa voler racchiudere le nostre aspirazioni, esprimere il nostro legittimo orgoglio di essere italiani, sentire i nostri timori e le nostre debolezze non come un freno, ma come uno stimolo per fare sempre meglio. Essere ambasciatore significa rappresentare un pezzetto d'Italia in ogni angolo del mondo, dare sostanza alla nostra politica estera, dare un corpo e un volto ad astratti principi, dare anima, cuore e gambe ad ideali per i quali si intraprende una carriera così esigente. Essere ambasciatori significa essere lì, pronti ovunque a rappresentare il nostro Paese con fierezza e dignità, non tirarsi mai indietro, significa essere lì per i nostri connazionali, per le nostre aziende, perché il nostro Paese possa continuare a correre in un mondo che va sempre più veloce, significa essere lì per aiutare i più deboli, per promuovere lo sviluppo e la pace, significa lottare per un mondo migliore, significa essere servitori dello Stato, in grado di rappresentarlo al meglio fuori dai suoi confini.

Anche Vittorio Iacovacci era un servitore dello Stato, Vittorio apparteneva all'Arma dei carabinieri, e con questo non devo spendere una parola di più (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quante volte abbiamo incontrato suoi colleghi che tutelano le nostre sedi, difendono i nostri diplomatici con entusiasmo, dedizione e affetto, come se fossero membri della loro famiglia, incuranti della loro incolumità, fanno parte del 13° Reggimento, “Friuli-Venezia Giulia”, di stanza a Gorizia, dal quale venivano anche i martiri di Nassiriya. A loro va la nostra eterna e profonda gratitudine (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico e Lega-Salvini Premier).

Mustapha Milambo era il loro autista, che ha avuto la sventura di accompagnarli, era un membro del loro team (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché io so come lavorano i nostri diplomatici, lavorano insieme ai loro collaboratori, anche solo per una missione.

Ci stringiamo attorno a tutto il Corpo diplomatico e all'Arma dei carabinieri, alla quale esprimiamo il nostro cordoglio e la nostra profonda solidarietà, ci stringiamo attorno alle famiglie di Luca e di Vittorio, anche se sappiamo che nulla potrà lenire un dolore così straziante (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Colleghi, quante volte vediamo i nostri diplomatici e tutto il mondo della diplomazia rappresentato secondo schemi stereotipati, di una vita agiata in un mondo paludato, quando non di rado, invece, svolgono il loro lavoro con difficoltà anche materiali, in sedi nelle quali nessuno vorrebbe andare, e lo fanno con grande abnegazione e senso dello Stato. Una missione - diceva Luca Attanasio -, un compito ingrato a volte, lontano dai riflettori e dai cliché, ma non per questo meno importante, sorretti dalla loro coscienza etica e civile. Sono loro, sono le persone come Vittorio e Luca, dalle quali dobbiamo trarre esempio, esempio di quell'Italia migliore, alla quale noi tutti vogliamo e dobbiamo ispirarci (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Grazie, Presidente. Anche il gruppo di Fratelli d'Italia si associa al cordoglio, sentito, per quanto accaduto al nostro ambasciatore Luca Attanasio e al nostro milite dei Carabinieri Vittorio Iacovacci, caduto in piedi, come è costume dei Carabinieri, in Italia e nel resto del mondo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). In questo senso, Ministro, ci siamo associati al suo ricordo e abbiamo apprezzato e calorosamente applaudito il suo ricordo; un po' meno abbiamo applaudito al termine della sua relazione finale, perché mi sono segnato una sua frase, che spero sia dal sen fuggita, una frase improvvida, una frase sibillina, una frase oscura, una frase che, se non le riconoscessi un candore genuino, potrebbe sembrare addirittura una frase che scaricava le colpe su altri, e che invece, molto più banalmente e drammaticamente, testimonia il fatto che lei colpevolmente non conosce le più elementari regole di sicurezza all'estero. Ci ha detto, infatti: Luca Attanasio era capo missione e aveva piena facoltà di muoversi come e dove voleva, nel Paese. Ministro, Luca Attanasio aveva piena autonomia, lo ha detto lei; Luca Attanasio, lo ha detto lei, si appoggiava a ONU e PAM, che dicevano che probabilmente non c'era tutto questo rischio. Ma i nostri servizi segreti esteri dove erano? L'AISE; non una parola, non ci ha detto una sola parola sulla sicurezza, e quindi anche sull'organico dei Carabinieri in servizio al MAECI. Siamo ancora capillarmente presenti, con il nostro AISE e la sua rete di informatori, per conoscere il territorio ove facciamo operare i nostri ambasciatori? Sono domande inevase. Nella sua relazione lei si è ben guardato, e glielo dico con dispiacere, dal nominare minimamente il tema sicurezza, AISE, Carabinieri al servizio del MAECI. Ancora, non sappiamo chi in tema di sicurezza ha l'ultima parola: ce l'ha l'AISE, ce l'hanno i Carabinieri o ce l'ha la struttura del Ministero? Lei ha citato un'indagine dei ROS sulla vicenda: beh, mi dispiace dirle che è la seconda in pochi mesi, Ministro, perché il 1° gennaio Luca Ventre, il connazionale Luca Ventre muore a Montevideo nella nostra ambasciata, verosimilmente ucciso da vigilantes, perché in quell'ambasciata non c'erano i carabinieri, c'erano i vigilantes. Abbiamo, guardi, la fastidiosa sensazione, confermata dalla sua relazione, che il MAECI investa sempre meno in sicurezza: minori risorse in sicurezza, minori risorse ai servizi segreti, minori risorse per i carabinieri in organico al MAECI. E lei, infatti, oggi ci ha spiegato che disegneremo un mondo fantastico perché investiremo sempre più in pace, nelle relazioni commerciali, nella cooperazione per lo sviluppo, ma non ha neanche nominato la parola sicurezza, la parola AISE, la parola carabinieri. E non lo ha fatto, temiamo, perché avrebbe dovuto ammettere che, mentre crescono le spese per la cooperazione internazionale, decrescono le spese per la sicurezza internazionale. Abbiamo - lo dobbiamo dire - l'agghiacciante sensazione che in molti Paesi, soprattutto quelli più instabili, quelli attraversati da conflitti sanguinari, la nostra rete consolare, e lo diciamo francamente, non sia in sicurezza; debba appoggiarsi, come lei ci ha già indirettamente confermato, alle valutazioni della sicurezza di altre Agenzie. Ce lo ha detto lei: “l'ONU ci aveva detto che, PAM ci aveva detto che”. Non ci ha detto cosa ci avesse detto AISE, ammesso che qualcosa ci avesse detto, perché, per dirlo, deve avere una rete di informatori sul territorio; e, per avere una rete di informatori sul territorio, deve essere essa stessa una rete capillarmente diffusa; e, per avere una rete di informatori sul territorio, deve avere fondi.

Temiamo sempre più che i nostri ambasciatori e che i militi dei Carabinieri in servizio al MAECI siano, come si diceva in un film, scagliati dietro le linee nemiche. Quindi, Ministro, siamo insoddisfatti di una relazione che non ha affrontato il tema della sicurezza per quanto le compete. Lei ci ha spiegato che chiederemo piena luce alle agenzie internazionali, alle forze del Congo - e ci mancherebbe - però qui noi, oggi, dobbiamo discutere di quello che noi, oggi, dobbiamo e possiamo fare perché non si ripetano più queste cose (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Siamo un po' fuori tema, quindi, e da Fratelli d'Italia viene un'invocazione: mai più ambasciatori dietro le linee nemiche. E per non pensare che sia stato vano il sacrificio di chi è caduto in piedi (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico), rappresentando con orgoglio l'Italia, vorremmo che questa tragedia insegni a lei che dobbiamo unirci per rivedere i livelli di sicurezza della nostra rete consolare; per rivedere i fondi assegnati all'AISE, la nostra Agenzia di sicurezza estera, che lei non ha minimamente nominato; per rivedere i fondi per i servizi dei militi e dei Carabinieri al MAECI. Così si difendono gli uomini che rappresentano nel mondo l'Italia, con o senza la divisa: con la sicurezza. Poi seguiranno altri impegni. È troppo comodo da questi scranni raccontare una proiezione straordinaria dell'Italia nel mondo pacificato perché investiamo in cooperazione, nella sicurezza, quando - e termino - tutte le volte che ci capita di andare in un'ambasciata estera troviamo tanti militi, come Vittorio Iacovacci, cari colleghi, lo sa soprattutto chi sta all'estero, che la prima cosa che ci dicono e raccontano è dei tagli che avvengono nella sicurezza delle nostre ambasciate.

Allora, Ministro, lavoriamo insieme per garantire questa rete di sicurezza delle nostre reti consolari. Per Fratelli d'Italia la soluzione è semplice: meno cooperazione e più sicurezza; per lei potrebbe non essere quella, però insieme costruiamo un MAECI che abbia i fondi per la sicurezza, i fondi per l'AISE, i fondi per i militi dei Carabinieri, perché non veniamo più qui a celebrare uomini in divisa che ci rendono orgogliosi di essere italiani, ma perché, una volta tanto, siamo orgogliosi noi di essere italiani e avere dato le strutture e i mezzi a quegli uomini in divisa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Scalfarotto. Ne ha facoltà.

IVAN SCALFAROTTO (IV). Presidente, signor Ministro, credo che oggi sia il giorno di ricordare Luca, Vittorio e Mustapha, di onorare la loro memoria; e il modo migliore per farlo penso che sia ricordare soprattutto come hanno vissuto, prima ancora di capire come sono venuti a mancare.

Credo che la cosa più importante sia oggi celebrare le loro scelte di vita, le loro scelte lavorative, parlare - perché lo facciamo poco - della nostra diplomazia, dei collaboratori che aiutano i nostri diplomatici a lavorare bene nel mondo.

I nostri diplomatici fanno un lavoro essenziale, sono donne e uomini brillanti, con una straordinaria dedizione e uno straordinario attaccamento al lavoro. Sono persone che fanno cose fondamentali per noi, ci rappresentano in ogni angolo del pianeta. I nostri diplomatici sono la casa degli italiani in ogni luogo.

I nostri diplomatici sono lì per risolvere i problemi dei nostri concittadini: delle volte sono piccoli problemi, ma vi assicuro che, se un problema accade a 6 mila chilometri da casa, è un grande problema; se ti hanno rubato il passaporto, sei hai subito un furto, se sei stato ricoverato in ospedale, se sei stato arrestato, i nostri diplomatici sono lì, continuamente, 24 ore su 24. I nostri diplomatici aiutano la nostra economia, tutto il dossier della diplomazia economica, fondamentale, importantissimo; aprono nuovi mercati, assistono le nostre imprese nel lavoro difficile di fare business tanto lontano da casa, nelle controversie che possono esserci nei tribunali, proteggono la nostra proprietà intellettuale. I nostri diplomatici sono essenziali anche per la negoziazione, per i rapporti politici con gli altri Paesi. Li abbiamo sempre in servizio permanente effettivo, loro e i loro collaboratori.

Io voglio fare due esempi di cose che succedono in questi giorni: noi abbiamo una brava ambasciatrice a Yangon, che sta facendo fronte a un golpe militare terribile, sanguinario, in Birmania; abbiamo dei diplomatici che fanno accordi in zone dove ci sono degli squilibri pericolosi, penso per esempio al Kosovo, dove anche grazie ai nostri militari la presenza italiana è importantissima; e fanno tutto questo con uno spirito di sacrificio personale fortissimo.

Guardate, io penso che sia importante ricordarci che decidere di andare ad abitare nel centro dell'Asia o nell'estremo sud dell'America latina e portare anche la propria famiglia, significa di fatto che il tuo lavoro non lo fai, tu sei il tuo lavoro, vai a dormire a migliaia di chilometri da casa, lavori anche mentre stai dormendo, lo fai per te e per la tua famiglia, è una scelta importante.

Abbiamo visto le foto delle tre bambine di Luca e di sua moglie, erano con loro in uno Stato con delle infrastrutture deboli, con degli ospedali non attrezzati, con un'infrastruttura di telecomunicazioni certamente non paragonabile alla nostra. Fanno questo sacrificio personale e lo fanno con grande efficacia, ma anche con pochi mezzi, diciamolo questo, signor Ministro, perché noi - la politica - in questi anni forse abbiamo un po' assecondato lo stereotipo del diplomatico che fa soprattutto rappresentanza, abbiamo molto tagliato il budget della Farnesina. Spesso l'organico delle nostre ambasciate è un terzo o la metà di Paesi paragonabili al nostro, come la Francia o come la Germania.

Io sono contento che il Ministro oggi abbia smentito il tema dell'auto blindata, però io so che per gli ambasciatori comprare un'auto o avere un'auto di servizio non è una cosa semplicissima. E quindi l'incoraggiamento a tutti noi è di investire di più nella nostra diplomazia, comprendendo qual è il valore che aggiunge: non si tratta davvero di passare da un cocktail all'altro in qualche lussuosa residenza esotica, non è così.

E poi certo, l'Africa: io penso che noi torniamo a onorare Luca, Vittorio e Mustapha, se capiamo perché c'era stata quella scelta di occuparsi di una regione così fondamentale; anche il Presidente Draghi ne ha parlato durante il suo discorso in Senato.

È un luogo, la Repubblica Democratica del Congo, dalla storia travagliatissima. Credo sia l'unico Paese al mondo che è stato proprietà di un individuo per decenni: nel 1885, le potenze coloniali regalano a Leopoldo del Belgio il Libero Stato del Congo, che lui tiene fino al 1908 e diventa ricchissimo raccogliendo il caucciù, cosa che provoca la morte di milioni di congolesi.

E sono passati tanti anni dal 1885, ma i congolesi continuano a morire; non è più il caucciù, è il cobalto, è il tantalio: sono minerali che sono richiestissimi e che oggi, purtroppo, fanno morire ancora moltissimi congolesi, perché alla rapacità delle potenze coloniali si è sostituita la rapacità di qualche multinazionale o di qualche potenza neocolonialista, alla quale dovremmo anche dare un occhio ogni tanto.

E poi i conflitti: i conflitti interetnici, i conflitti legati alla particolare struttura anche etnica dei Paesi confinanti. Io voglio ricordare che, nel 2018, il premio Nobel per la pace è stato dato a un medico congolese che si chiama Denis Mukwege, che di mestiere “ripara” - dice lui - le donne stuprate, perché lo stupro e la violenza sessuale in Repubblica Democratica del Congo sono uno strumento normale di lotta politica e di guerra militare.

E allora dobbiamo esserci, noi dobbiamo davvero essere vicini al continente africano, lo diceva benissimo il collega Fassino, perché è vitale per i nostri interessi strategici, perché 4 miliardi di persone sono lì e dobbiamo, quindi, fare la differenza.

Lo possiamo fare sostenendo, per esempio, l'Africa Mining Vision. Nel 2011 gli Stati africani cominciano a pensare a come utilizzare le risorse minerarie in un modo sostenibile e che favorisca la crescita. Possiamo e dobbiamo sostenere l'area di libero scambio che è cominciata il 1° gennaio di quest'anno, che si prevede che già l'anno prossimo aumenti gli scambi del 52 per cento, ricordando che il commercio è sempre uno strumento di pace, di cooperazione e di conoscenza reciproca.

Dobbiamo continuare con la cooperazione, abbiamo una legge importante fatta da questo Parlamento nel 2014, dobbiamo utilizzarla ancora meglio, finanziarla ancora di più e capire - lo dico al collega Delmastro Delle Vedove - che la cooperazione è sicurezza, non esiste sicurezza senza cooperazione in quei luoghi (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva e di deputati del gruppo Partito Democratico).

E non posso sentire parlare di un ambasciatore mandato oltre le linee nemiche, perché non c'è nessuna linea nemica nella Repubblica Democratica del Congo (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Partito Democratico)! Almeno in queste occasioni evitiamo la demagogia.

L'ultima cosa e chiudo. Abbiamo onorato e vogliamo onorare Luca, Vittorio e Mustapha, ricordando le loro scelte di vita, ricordando l'Africa nella quale hanno vissuto e sono, purtroppo, morti, ma io penso che la cosa più importante sia chiedere al Governo, come un imperativo categorico, che ci consegni la verità. Questa volta, signor Ministro, dobbiamo sapere che cosa è successo, lo dobbiamo sapere perché l'Italia guarda a questi fatti in modo attonito. Abbiamo perso tutti un figlio, un fratello, insieme a Luca e Vittorio, e quindi dobbiamo, questa volta certamente, dare delle risposte con il Governo della Repubblica Democratica del Congo, con la nostra magistratura, però davvero le consegniamo come Parlamento questa richiesta in modo categorico. Vogliamo sapere che cosa è successo, lo dobbiamo a loro, non lo accetteremo certamente, ma per poter vivere un po' meno peggio con la loro morte (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva e di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Palazzotto. Ne ha facoltà.

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, ho apprezzato le sue parole, la relazione che ha svolto e l'informativa che ha reso a quest'Aula; quest'Aula in cui oggi rendiamo giustamente onore a due servitori dello Stato, che a loro volta hanno reso onore, con la loro vita, prima ancora che con la loro morte, alla Repubblica e alla nostra credibilità internazionale. Ci sarà modo di accertare eventuali responsabilità e falle nel sistema di sicurezza, sono aperte delle indagini da parte della procura di Roma, dei nostri servizi investigativi. Ci ha detto lei qui che la Farnesina farà tutto ciò che è in suo potere per accertare e per richiedere alle Nazioni Unite di fornire tutte le informazioni sulle circostanze che hanno portato alla tragedia e alla morte di Luca Attanasio e di Vittorio Iacovacci.

L'impegno, l'umiltà, il coraggio di provare a cambiare il mondo ogni giorno con il proprio lavoro e con l'impegno personale ci impone, però, oggi, in quest'Aula, per rendergli onore, anche di raccogliere la loro eredità. Io penso che la Farnesina, per esempio, abbia tutti gli strumenti per fare in modo che i progetti portati avanti in questi anni da Luca Attanasio per le donne e i bambini congolesi, vittime come lui di un conflitto infinito e carsico, possano essere portati avanti. L'Africa, come qualcuno ci ha ricordato negli interventi che mi hanno preceduto, è il continente del futuro. Dal modo in cui si sapranno affrontare le grandi sfide che oggi investono l'Africa - i cambiamenti climatici, le migrazioni, le disuguaglianze crescenti, che fanno del continente più ricco del pianeta il continente con maggiore povertà nel pianeta - ecco, dal modo in cui sapremo affrontare quelle contraddizioni tutti assieme, dipenderà il futuro del pianeta. Noi dobbiamo partire da lì, da quelle contraddizioni di cui oggi sono vittime Vittorio Iacovacci e Luca Attanasio. Dobbiamo ripartire da lì anche sapendo che buona parte di quelle contraddizioni dipendono anche da responsabilità che stanno nella parte più ricca del pianeta. Papa Francesco ha parlato in una sua Enciclica di quello che si può chiamare “debito climatico” che le società occidentali hanno nei confronti dei Paesi africani, per esempio dei Paesi meno sviluppati sul pianeta, che subiscono di più gli effetti del cambiamento climatico; ma subiscono di più gli effetti di un cambiamento climatico in ragione anche di un modello di sviluppo che produce naturalmente quelle disuguaglianze. Ecco, abbiamo bisogno di ripartire da qui anche dentro una forma di consumo etico delle risorse naturali, che sono al centro dell'instabilità, per esempio, di un Paese come la Repubblica Democratica del Congo. Se non affrontiamo questo tema, se non diciamo che Luca Attanasio e Vittorio Iacovacci sono vittime del traffico di cobalto e di coltan (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Partito Democratico), che finisce nelle industrie che producono i nostri telefonini, non quello estratto legalmente, ma esattamente quello dei traffici che hanno bisogno dell'instabilità di quelle regioni terra di nessuno per essere alimentati. Ecco, dobbiamo cominciare a fare questo, in questo Parlamento, a fare leggi che vincolano le aziende, che producono e che utilizzano quelle risorse naturali, a un consumo etico, e dobbiamo fare dei trattati e degli accordi internazionali con i Paesi, anche africani, in cui si contrasta il traffico e lo sfruttamento intensivo di risorse in quel modo. Dobbiamo partire da qui; solo così renderemo onore alla memoria e alla vita di questi due servitori dello Stato. Quindi, Presidente, concludo, dicendo che oggi tutti noi ci stringiamo al Corpo diplomatico e all'Arma dei carabinieri che perdono due delle persone migliori che hanno reso onore a queste due grandi istituzioni del nostro Paese e, poi, ci stringiamo, vogliamo esprimere la nostra vicinanza e il cordoglio alle famiglie. Non credo che le parole possano lenire il dolore, ma penso sia nostro dovere spendere delle parole di cordoglio, di condoglianze nei confronti di queste famiglie, stringerci a loro, perché il loro dolore e la loro perdita è una perdita per tutto il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali e di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ermellino. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA ERMELLINO (MISTO-CD-IE). Grazie, Presidente. Ministri, onorevoli colleghi, mi unisco, a nome del gruppo del Centro Democratico, al dolore e alla vicinanza da lei espressi, signor Ministro, in questa triste circostanza e la ringrazio per la puntuale e doverosa informativa che ha presentato oggi all'attenzione di quest'Aula. Ritengo, però, che alla politica si richieda qualcosa di più di una semplice manifestazione di cordoglio, la quale, seppur dovuta, rischia di divenire uno sterile esercizio istituzionale, se non supportata da un'adeguata strategia e da un continuo lavoro di studio teso a ridurre i rischi e i pericoli che i nostri uomini affrontano ogni giorno. Occorre uno sforzo ulteriore per implementare e rendere il più possibile efficienti gli strumenti di prevenzione di episodi come quello occorso in Congo, strumenti che già esistono, in parte, ma sulla cui efficace applicazione oggi è necessario interrogarsi. Permettetemi poi, come membro della Commissione difesa, di rivolgere un pensiero di vicinanza ulteriore alla famiglia di Vittorio Iacovacci e all'Arma dei carabinieri tutta. Dobbiamo qualcosa di più ai militari italiani impegnati nelle missioni di peacekeeping sparse nei teatri più pericolosi del Pianeta: devono sapere che lo Stato è loro vicino, non soltanto a seguito di queste tragedie, ma prima, signor Ministro, prima. Questo non significa non essere consapevoli dell'imprevedibilità che accompagna episodi di terrorismo, specie in teatri altamente instabili, come quello dell'Africa centrale, in cui ha saputo operare uno dei nostri più brillanti diplomatici, ma è necessario far sentire ai nostri militari che, con loro, c'è tutta la forza dello Stato e che la Repubblica è disposta a mettere in campo ogni mezzo a disposizione per tutelare la loro incolumità. Ministro, potrà accadere di nuovo che fedeli servitori dello Stato perdano la vita nell'adempimento dei loro doveri, quello che, però, non possiamo permetterci che accada ancora è dare ai loro familiari e compagni d'armi la sensazione che non tutto sia stato fatto per evitarlo. Domandiamocelo, signor Ministro: abbiamo fatto tutto ciò che era nelle nostre possibilità per evitare quanto accaduto? Domandiamocelo ancora una volta e continuiamo a farlo, perché solo così potremo restituire fiducia ai nostri soldati, alle loro famiglie, ai loro Corpi di appartenenza e al Paese intero (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Centro Democratico-Italiani in Europa e di deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cabras. Ne ha facoltà.

PINO CABRAS (MISTO-L'A.C'È). Grazie, Presidente. Signor Ministro, colleghi, tutti ci siamo tutti subito accorti che il tragico agguato in Congo non era un episodio di cronaca qualsiasi: era anche l'irruzione nella nostra vita del mondo grande e terribile, quel mondo che, spesso, ci giunge ovattato con troppe rimozioni. Grazie alla Commissione esteri, nelle nostre missioni all'estero ci siamo spesso confrontati con le qualità della nostra diplomazia, che svolge un compito appassionato, con cui si porta ovunque nel Pianeta l'opera di un settore dello Stato che funziona. Questo avviene anche dove ci sono tensioni e pericoli gravi, dove alla professionalità si accompagna una forte e preziosa dose di coraggio che oggi acuisce il senso della perdita per la nostra Repubblica. Perfino la grande distanza che in un solo territorio nazionale separa la capitale Kinshasa dall'area di Goma, la stessa che c'è tra Roma e Ankara, dà un'idea della vastità del compito di un presidio diplomatico del nostro Stato, inteso dal compianto ambasciatore Attanasio in modo attivo, coinvolto, non sedentario.

L'Africa delle guerre latenti e manifeste, dell'interminabile disequilibrio post-coloniale, ricordava nelle premesse il collega Valentini, della transizione demografica più esplosiva, lo ricordava prima il presidente della Commissione esteri Fassino: tutti questi temi non sono più cronaca, sono politica che ci riguarda. Dovremmo essere più presenti e intensificare le relazioni internazionali per stabilizzare un'immensa regione chiave della nostra sicurezza futura (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Silli. Ne ha facoltà.

GIORGIO SILLI (MISTO-C!-PP). Grazie, Presidente. Io credo che chiunque abbia il senso delle istituzioni e sia un po' avvezzo alla politica estera ha reagito con delle reazioni particolari alla notizia dell'uccisione dell'ambasciatore e del carabiniere, perché non si può accettare che qualcuno muoia sul proprio posto di lavoro, men che meno così e men che meno rappresentando il nostro Paese. Io ho ascoltato il collega, l'onorevole Valentini, che per primo, in quest'Aula, ha fatto riferimento alle atrocità patite dal popolo congolese fin dai tempi del Congo belga, che, precedentemente, aveva un altro nome; atrocità che sicuramente hanno creato dei retaggi che si riverberano nella vita di tutti i giorni oggi. Il Congo è un Paese molto particolare, addirittura, fino a pochi decenni fa - non pochi secoli, pochi decenni fa -, esistevano una sorta di zoo umani, dove, in Paesi europei, si mostravano come erano fatti gli esseri umani che vivevano nelle colonie. In Congo venivano amputati gli arti superiori alle mogli e ai figli di quei congolesi che non riuscivano a raccogliere sufficiente quantità di gomma per soddisfare il proprietario, perché il Congo era una proprietà privata del re Leopoldo II.

Questo perché, signor Presidente e signor Ministro? Semplicemente per fare una piccola introduzione. Il Congo è un Paese particolare, io ho avuto modo di conoscerlo qualche anno fa, ho avuto dei rapporti: è un Paese ricchissimo - tantalio, cobalto, niobio -, è un Paese che ha una grandissima disponibilità di materie prime, di diamanti, di metalli preziosi. E, allora, dico io - e mi avvio alla conclusione e mi rivolgo al signor Ministro -, la politica estera di un Paese è tanto più incisiva e forte laddove vi è una maggioranza ampia, che riesce a trovare una sintesi, una mediazione, così come ho avuto a dire al mio intervento di ieri sera. Mai come oggi, a mio avviso, è importante il secondo nome del Ministero degli Affari esteri, cioè la cooperazione internazionale, che, spesso, viene percepita come qualcosa appartenente a una certa parte politica. E, invece, io credo che il sacrificio dei nostri connazionali non debba essere vano e debba essere utilizzato per sensibilizzare tutto l'arco costituzionale a trovare una sintesi e una mediazione nella direzione della cooperazione internazionale. Io credo che ne avremo un vantaggio non solamente in termini di pace e di temi etici, ma, in futuro, anche da un punto di vista economico, come Repubblica italiana (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Cambiamo!-Popolo Protagonista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (M-NCI-USEI-R-AC). Grazie, Presidente. Anche da parte nostra, per esprimere il cordoglio e la gratitudine. Il cordoglio per la drammatica morte dell'ambasciatore Luca Attanasio, del carabiniere Vittorio Iacovacci, dell'autista Mustapha Milambo; la gratitudine - e sembra quasi un paradosso -, perché, attraverso il loro sacrificio, oggi noi siamo qui, in Parlamento, a riconoscere, come ha detto il Ministro, il ruolo della nostra diplomazia nel mondo. È l'Italia nel mondo, è l'Italia in tutti i Paesi del mondo e, per spiegare questo, non servono parole, servono dei gesti. L'ambasciatore Luca Attanasio, la sera prima della sua drammatica scomparsa, l'ambasciatore d'Italia, era a mangiare una pizza con i missionari nel centro di Goma, nel ristorante italiano. “I suoi occhi brillanti elogiavano i nostri progetti”: queste le parole della missionaria che ha incontrato, insieme agli altri 50 cooperanti, l'ambasciatore quella sera, l'ambasciatore d'Italia. Il 2 giugno 2020, come ci ha ricordato il segretario generale del nostro Ministero Elisabetta Belloni, festeggiando in Congo, l'ambasciatore d'Italia: la nostra festa - diceva - la diplomazia, la nostra ambasciata è a vostra disposizione. Conoscenza e riconoscenza - le parole dell'ambasciatore Attanasio - per quella presenza capillare degli italiani e dell'Italia verso i nostri cooperanti. Che cosa fanno i nostri cooperanti nel Congo drammatico, nel Congo dimenticato, nell'Africa dimenticata? Il sostegno scolastico, i bambini soldato, l'adozione a distanza.

L'ambasciatore Attanasio - e concludo - e il carabiniere Iacovacci non erano degli eroi: facevano il loro dovere, con passione e dedizione, con cuore. Questa è la forza dell'Italia: la nostra Italia, la nostra diplomazia, le nostre famiglie, le nostre imprese, i nostri cooperanti. Ecco, io credo che questo sia il miglior modo per ricordare, per esprimere il cordoglio del Parlamento e per ricordare ancora una volta questo sacrificio, i nostri eroi del quotidiano.

E, signor Ministro, non dimentichiamoci che comunque la domanda che rimane è perché esiste e c'era una scorta inadeguata - lo ha detto lei e dobbiamo sapere la verità - e non dimentichiamoci che quel continente africano dimenticato deve ritornare a vedere la presenza dell'Italia e dell'Europa da protagonista.

PRESIDENTE. Concluda, deputato Lupi.

MAURIZIO LUPI (M-NCI-USEI-R-AC). “L'educare è questione di cuore”, era la scritta nell'oratorio di San Giorgio a Limbiate, dove tante volte è stato educato e tante volte è passato il nostro ambasciatore d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento AdC).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Angiola. Ne ha facoltà.

NUNZIO ANGIOLA (MISTO-A-+E-RI). Presidente, signori Ministri, cari colleghi, la transizione in atto, di cui il Ministro degli Esteri parlava, ossia la transizione tra il vecchio Presidente Kabila, noto anche lui per la dittatura e la corruzione, e il nuovo Presidente Tshisekedi non è una transizione facile. Questo perché il vecchio Presidente ha mantenuto dei forti legami con i servizi di sicurezza e gli apparati militari, conservando addirittura un importante presidio in Parlamento. Solo recentemente, nel dicembre dell'anno scorso e nel gennaio di quest'anno, il nuovo Presidente è riuscito a cambiare questa situazione, a sostituire alcuni capi militari e ad ottenere una diversa maggioranza nel Parlamento, cambiando sia lo speaker sia il Primo Ministro; quindi siamo in un momento molto delicato. Ora l'Unione europea è impegnata, insieme alle Nazioni Unite, nell'appoggiare il processo di transizione. Ma, affinché questo diventi effettivo, bisogna in primo luogo che sia condotta una forte battaglia per rafforzare il Presidente attuale, soprattutto nella sua lotta contro la corruzione, che è uno dei mali endemici nel Congo e ancora prima, quando si chiamava Zaire, sotto il tallone di Mobutu.

In secondo luogo bisogna riuscire a far cessare il conflitto nella parte orientale del Paese. Questo perché? Perché all'epoca della cosiddetta guerra mondiale africana furono coinvolti diversi Paesi, in particolare Ruanda, Burundi e Uganda, che si scontrarono all'epoca contro Zimbabwe e Angola. I contraccolpi di quella guerra si fanno ancora oggi sentire e, quindi, nella parte orientale del Congo ci sono numerose milizie, alcune che portano avanti delle istanze locali anche legittime, altre invece sono puramente delle bande di ladri e delinquenti ed altre ancora sono collegate a quei Paesi limitrofi o comunque sono influenzate da loro. Ecco, quindi, che l'assassinio dei nostri connazionali è avvenuto sicuramente per mano di una di queste milizie. Chi di fatto ha commesso questi crimini non lo sappiamo, sarà un'inchiesta approfondita a stabilirlo e auspichiamo che sia fatta totale chiarezza. Quello che è certo è che l'uscita definitiva da questa situazione potrà avvenire solo se il percorso di transizione continuerà e, soprattutto, se con un rinnovato programma di DDR, cioè di disarmo smobilitazione e reinserimento delle milizie, si riuscirà a risanare questa situazione di guerriglia e di delinquenza endemica, che caratterizza appunto la zona dove sono morti i nostri connazionali.

Concludendo, noi di Azione-+Europa, nell'esprimere un forte auspicio che si potenzino - e mi ricollego a ciò che ha appena detto il collega Lupi - gli sforzi in materia di prevenzione, esprimiamo immenso cordoglio per le famiglie delle vittime (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (M-EUR-MAIE-PSI). Grazie, Presidente. Ieri ho guardato, come tutti credo, le immagini del rientro dei nostri rappresentanti che hanno tragicamente perso la vita qualche giorno fa. Ancora una volta devo dire che è triste la riflessione del prezzo che l'Italia è costretta a pagare per il sostegno – affermo, opportuno - che la nostra coscienza impone alle popolazioni in difficoltà, difficoltà che sono spesso causate da oscure situazioni economiche. Io avevo avuto il grande privilegio di conoscere, seppur brevemente e telefonicamente, l'ambasciatore Luca Attanasio qualche tempo fa per questioni strettamente consolari, che riguardavano alcuni nostri connazionali che erano in difficoltà nella Repubblica Democratica del Congo, il Paese in cui l'ambasciatore Attanasio profondeva il suo impegno. Fin da subito ne avevo ricevuto una positiva impressione, di uomo gentile, cortese e decisamente operativo. Ma oggi, come emerge da chi ne aveva una frequentazione più assidua, nella mia mente si delinea il convincimento di persona capace, di notevole esperienza e di grande umanità, quella grande umanità che lo ha portato verso la morte, nell'impegno solidale di donare, donare il proprio impegno e il proprio lavoro alle popolazioni sofferenti. Io non ho avuto, invece, l'onore di conoscere Vittorio Iacovacci, ma il suo valore, la sua preparazione e la sua scelta di servire l'Italia nell'Arma dei carabinieri, parla per lui ed il grande dolore si esprime nella consapevolezza che per questo giovane non è possibile continuare a costruire il proprio futuro. A questi due servitori dell'Italia - e mi permetto di aggiungere anche il nome di Mustapha Milambo, l'autista dell'auto in cui erano i due italiani - vorrei esprimere il pensiero commosso della componente che rappresento e mio personale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Schullian. Ne ha facoltà.

MANFRED SCHULLIAN (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. In nome dell'intero gruppo Misto e della componente delle Minoranze Linguistiche, desidero associarmi al dolore che ha colpito le famiglie dell'ambasciatore Luca Attanasio e del carabiniere Vittorio Iacovacci.

PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente. Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 17.

La seduta, sospesa alle 10,30, è ripresa alle 17.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Comaroli e Iovino sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente 75, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Comunicazioni del Ministro della Salute sulle ulteriori misure per fronteggiare l'emergenza da COVID-19.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di comunicazioni del Ministro della Salute sulle ulteriori misure per fronteggiare l'emergenza da COVID-19.

La ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicata nell'allegato A al resoconto della seduta del 23 febbraio 2021 (Vedi l'allegato A al resoconto della seduta del 23 febbraio 2021).

(Intervento del Ministro della Salute)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro della Salute, Roberto Speranza.

Colleghi, per favore…

ROBERTO SPERANZA, Ministro della Salute. Presidente, onorevoli colleghi, in un rapporto costante e positivo con il Parlamento, torno a riferire in Aula, consapevole che un raccordo stretto tra Governo e Parlamento è l'unica strada efficace per gestire questa emergenza sanitaria senza precedenti nella nostra storia. Sono qui doverosamente non solo per informare la Camera, ma anche e soprattutto per ascoltare con attenzione le valutazioni e le proposte che emergeranno dal dibattito che si svolgerà oggi.

La scadenza del DPCM vigente è prevista per il 5 marzo e il Governo è qui in Aula con largo anticipo, in ossequio alla normativa vigente, proprio per ascoltare con attenzione proposte e suggerimenti di tutti i parlamentari. Con lo stesso spirito, nei prossimi giorni, sarò nelle competenti Commissioni per proseguire, anche in quella sede, il confronto con tutte le forze politiche. Parallelamente, come avviene sin dalle prime ore dallo scoppio di questa terribile pandemia, continua il confronto con le regioni, le province autonome, l'ANCI e l'Unione delle province italiane. È chiaro a tutti che solo il comune lavoro di tutte le istituzioni può portarci a vincere la sfida che abbiamo dinanzi.

Questo dibattito è particolarmente rilevante perché è il primo che si svolge dopo il voto di fiducia e il conseguente avvio del nuovo Governo. Siamo con ogni evidenza in una situazione politica completamente nuova. A tal proposito, permettetemi di ringraziare il nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella che, con autorevolezza, ha consentito al nostro Paese di uscire da una difficile crisi politica (Applausi).

Adesso, superata la crisi con una maggioranza parlamentare larghissima, tutti dobbiamo sentire forte l'obbligo politico e civile di corrispondere positivamente alle ragioni sostanziali che hanno portato alla nascita di questo Esecutivo: fronteggiare con determinazione le gravi emergenze sanitarie, economiche e sociali che la pandemia ha determinato in Italia.

Mai come nella situazione che stiamo vivendo è terribilmente vero che il tempo, nell'affrontare i problemi, non è una variabile indipendente. Il Presidente del Consiglio, nel suo primo discorso in Aula, ha detto chiaramente che l'unità non è un'opzione, ma un dovere. Sono parole che hanno il pregio di non aver bisogno di essere interpretate. Di una unità vera, anche delle forze che oggi sono all'opposizione, abbiamo un'assoluta necessità per sconfiggere questo maledetto virus che ha stravolto le nostre vite.

Ho sempre sollecitato e auspicato una vera e propria coesione nazionale nella gestione dell'emergenza. Ripeto oggi le stesse parole, perché a mio avviso sintetizzano l'orientamento di fondo che deve guidare ogni giorno il nostro lavoro. Dal 20 febbraio, dai primi casi di Codogno un anno fa, è stato subito chiaro a tutte le persone responsabili e di buona volontà che senza uno sforzo unitario delle istituzioni repubblicane e di ogni cittadino non si sarebbe arginato né tantomeno sconfitto questo nemico incredibilmente forte che all'improvviso ci ha costretto a rinunciare a libertà personali che ritenevamo inattaccabili e ha colpito duramente le nostre attività sociali ed economiche. Non c'è altra strada diversa dall'unità per affrontare l'emergenza sanitaria, economica e civile più grande che abbiamo conosciuto dal Dopoguerra.

Siamo nell'ultimo miglio, ad un passaggio delicato e decisivo per vincere, finalmente, questa lunga e difficile battaglia che stiamo conducendo da mesi. Adesso, ancor più che in altre fasi dell'emergenza, serve uno sforzo unitario, una leale collaborazione a Roma come in tutte le regioni.

A queste parole voglio aggiungere un'ulteriore considerazione che ritengo molto rilevante. La pandemia non si batte solo con il buon governo, centrale e territoriale, con provvedimenti puntuali e tempestivi delle istituzioni, con il prezioso e insostituibile lavoro della comunità scientifica e dei nostri professionisti sanitari. L'arma in più, quella determinante, è la collaborazione attiva di ogni persona, è una consapevolezza diffusa delle nostre comunità di osservare tutte le buone pratiche per tutelare la sicurezza individuale e collettiva ed i provvedimenti adottati.

Questo risultato lo raggiungiamo in modo tanto più efficace quanto più siamo in grado, insieme, di trasmettere un messaggio di forte coesione e condivisione delle decisioni assunte. Come è del tutto evidente, infatti, le polemiche disorientano cittadini sempre più stanchi per una lunga crisi, preoccupati ed incerti per il loro futuro, perché colpiti dalle conseguenze sociali ed economiche della pandemia. Io credo che, insieme all'unità e alla responsabilità, sia indispensabile dire sempre la verità al Paese sull'andamento della pandemia che ha colpito, senza alcuna distinzione, tutti i cittadini.

Onorevoli colleghi, la prima indicazione che, per vostro tramite, voglio rivolgere al Paese è riconfermare un messaggio di fiducia: sconfiggeremo il virus, grazie alla scienza e grazie al lavoro quotidiano del nostro personale sanitario, che non smetteremo mai di ringraziare per il lavoro instancabile che svolge ogni giorno (Applausi).

Dover constatare che la ricerca scientifica, con un lavoro straordinario, senza precedenti nella storia della medicina, è stata più veloce dell'aumento della capacità produttiva delle aziende impegnate sui vaccini non deve indurci in valutazioni sbagliate, I ritardi di alcune forniture, che pure ci sono, non cambieranno l'esito finale della partita in corso.

Il COVID, con il progressivo aumento delle consegne dei vaccini, è destinato ad essere arginato. Non è una frase retorica, priva di fondamento, continuare ad affermare che finalmente vediamo la luce in fondo al tunnel. Più avanti, mi soffermerò sulla campagna vaccinale, ma da subito mi premeva dichiarare con nettezza un messaggio di rinnovata fiducia sul nostro futuro.

Il secondo messaggio vuole e deve essere altrettanto chiaro: in quest'ultimo miglio non possiamo assolutamente abbassare la guardia. Non ci sono oggi, le condizioni epidemiche per rallentare le misure di contrasto alla pandemia. Quella che esprimo è una valutazione condivisa e supportata dai nostri scienziati, dall'Istituto superiore di sanità, dal Consiglio superiore di sanità e dal nostro Comitato tecnico-scientifico. A proposito di questo organismo, che va innanzitutto ringraziato per il prezioso lavoro svolto in questi mesi, tutto quel che si può fare per renderlo più agile e tempestivo è sicuramente utile al nostro lavoro e anche l'idea di una comunicazione più univoca e di un portavoce unico è una proposta che può essere considerata positivamente.

Non sottovalutare le difficoltà e i rischi è indispensabile per tentare di evitare una nuova diffusione incontrollata del contagio, che metterebbe nuovamente in crisi i nostri ospedali e renderebbe più difficile la campagna di vaccinazione. Non è un problema italiano: è il mondo nel quale viviamo che non è in condizioni di sicurezza, perché è ancora forte la circolazione del virus, perché si fanno strada varianti con un tasso di contagiosità elevato e perché resta ancora troppo alto il numero delle vittime.

Dire la verità al Paese è un obbligo che tutti dobbiamo avvertire molto forte, anche quando queste verità sono scomode da raccontare. I dati, come sempre, sono più chiari e precisi delle parole: in Europa ci avviciniamo alla soglia di un contagiato ogni dieci abitanti e siamo a un deceduto ogni 530 abitanti. Un contagiato ogni dieci abitanti in Europa credo sia un dato che esprima da solo la forza e la pericolosità di questo virus che stiamo combattendo. Nel mondo siamo a 112 milioni di casi confermati dall'inizio della pandemia e a 2 milioni e mezzo di persone che hanno perso la vita per il COVID.

Senza dilungarmi in una serie troppo lunga di dati - tutti molto interessanti per capire meglio il fenomeno - mi limito a richiamare una notizia riportata nei giorni scorsi dai giornali di tutto il mondo.

Una notizia terribile nella sua drammatica evidenza: nella grande America, negli Stati Uniti d'America, il virus ha provocato più morti della Prima e della Seconda Guerra mondiale e della guerra in Vietnam.

Prima di analizzare nel dettaglio la situazione italiana, vorrei molto brevemente ricordare le misure attualmente in vigore in alcune delle principali nazioni europee.

La Gran Bretagna è in lockdown da due mesi; è il terzo lockdown in un anno e solo l'8 marzo riaprirà le scuole. Il Portogallo è in lockdown. La Spagna ha adottato un sistema differenziato, con misure molto restrittive. In Germania, che nell'ultima settimana ha registrato solo 7.000 casi al giorno, fin dalla metà di dicembre è stato istituito un lockdown generale, il secondo per loro, con chiusure delle scuole, massima implementazione del lavoro a distanza e chiusura degli impianti sciistici. La sospensione del lockdown è prevista per marzo, ma la Merkel ha già annunciato che sarà necessario un rilascio progressivo delle misure, anche in considerazione dell'insidiosa presenza delle varianti. In Francia continuano a perdurare importanti misure restrittive, con chiusura di bar e ristoranti ininterrotta da ottobre e coprifuoco che, dalla metà di gennaio, è stato anticipato alle ore 18 e dura fino alle 6 del mattino. Gli impianti di risalita nelle località sciistiche rimangono chiusi e non si prevede un vero e proprio avvio della stagione invernale. Nonostante queste misure, il Paese ha registrato, nell'ultima settimana, una media di 22 mila casi al giorno. Per la prima volta anche la Svezia, che non ha mai adottato misure severe di contenimento, si è dotata di una legge nazionale che conferisce al Governo il potere di decidere lockdown totali. Mi sembra, dunque, evidente che le principali nazioni europee, governate da maggioranze e forze politiche di diverso orientamento, hanno scelto, dopo la prima ondata, una linea comune di massimo rigore per arginare la diffusione della pandemia.

L'Italia si muove nel solco di questa linea europea di prudenza, di cautela e di primato della difesa del diritto alla salute. Questa valutazione ha portato il Governo, già lunedì scorso, ad approvare in Consiglio dei Ministri il decreto che proroga al 27 marzo il divieto di spostamenti tra regioni e il limite delle due persone per le visite alle abitazioni private in area gialla e in area arancione. Credo sarebbe un grave errore se all'improvviso, senza una chiara evidenza scientifica confortata da robuste analisi epidemiologiche, affrontassimo in modo diverso dalle grandi nazioni a noi vicine la parte finale della lunga emergenza sanitaria che stiamo vivendo. È una pericolosa illusione immaginare di poter vincere una sfida globale come la pandemia senza una forte dimensione europea delle nostre iniziative, sul cui coordinamento internazionale dobbiamo continuare a investire. Differenziare le misure sul piano regionale, legando le scelte a parametri scientifici, ci consente di agire in modo proporzionale alla effettiva situazione di contagio di ciascun singolo territorio e ci ha permesso finora di non ricorrere ad altri lockdown generalizzati oltre al primo del marzo scorso. Non dobbiamo dimenticare che altri Paesi in Europa, come prima ricordavo, ne hanno fatti due o addirittura tre di lockdown. I parametri che portano alla definizione delle zone di rischio sono stati adottati sulla base di valutazioni scientifiche e sono sempre stati condivisi dalle regioni. Ritengo sia utile in questa fase, anche alla luce dell'impatto delle varianti, favorire un nuovo confronto con un tavolo tecnico tra esperti dell'Istituto superiore di sanità, del Ministero della Salute e delle regioni per valutare il quadro in cui ci muoviamo. Analizzando con serietà la curva del contagio, stando rigorosamente ai numeri e alle valutazioni che ogni settimana registra la cabina di regia, che, come è noto, è composta da 9 membri, di cui 3 del Ministero della Salute, 3 dell'Istituto superiore di sanità e 3 da rappresentanti delle regioni, allo stato delle cose è fondamentale mantenere un approccio di grande prudenza. È vero: anche grazie alle misure severe adottate durante le festività di Natale, il nostro tasso di incidenza, oggi in Italia, è attualmente migliore di quello rilevato in molti altri Paesi europei. Ma i dati epidemiologici vanno letti nella loro progressiva evoluzione e non staticamente. È già avvenuto, nel corso di questa pandemia, che nel nostro Paese il peggioramento della curva del contagio ci colpisse con qualche settimana di ritardo.

La cabina di regia, nel suo ultimo monitoraggio, evidenzia che in Italia si confermano, per la terza settimana consecutiva, segnali di tendenza a un graduale incremento dell'evoluzione epidemiologica. L'incidenza settimanale supera la soglia dei 200 casi per 100 mila abitanti in 3 regioni; l'incidenza nazionale rispetto alla settimana precedente passa da 133,13 a 135,46 per 100 mila abitanti. L'incidenza settimanale è, dunque, ancora lontana dal livello di casi - 50 alla settimana ogni 100 mila abitanti - che consentirebbe, su tutto il territorio nazionale, l'identificazione e il tracciamento dei loro contatti, azione su cui dobbiamo continuare a investire con ogni energia.

Il numero di nuovi casi non associati a catene di trasmissione aumenta e passa da 28.360 a 29.196. Con incidenza alta e crescente, si riduce la capacità di contact tracing di prevenzione dei sistemi sanitari regionali e, conseguentemente, aumentano i rischi di diffusione incontrollata. Con questo livello di incidenza, abbiamo le terapie intensive, in 5 regioni, sopra la soglia critica del 30 per cento. Mediamente, a livello nazionale, esse sono occupate al 24 per cento, ma con fortissime variazioni da regione a regione. Negli ultimi giorni si consolida un aumento complessivo del numero di persone ricoverate. L'Rt medio calcolato sui casi sintomatici è, nell'ultimo rilevamento, pari a 0,99, in crescita rispetto alla settimana precedente e con un limite superiore che supera l'1. Dieci regioni e province autonome hanno un Rt puntuale maggiore di 1, di cui 9 anche nel limite inferiore, in aumento rispetto alla settimana precedente. Fuori da tecnicismi, questo significa che l'Rt si avvia, con le misure attualmente in vigore, a superare la soglia di 1. Anche i non addetti ai lavori hanno ormai imparato che con un Rt superiore a 1, il numero di contagi quotidiani aumenta costantemente in modo sempre più significativo. Un nuovo aumento nel numero di casi potrebbe rapidamente portare a un sovraccarico dei servizi sanitari, visto il contesto di incidenza molto elevata con numerose persone ricoverate già in area critica.

Più in generale, io credo che per affrontare positivamente quest'ultimo miglio, mentre va avanti la campagna di vaccinazione, sia fondamentale non perdere mai la memoria dei mesi che sono alle nostre spalle e dei sacrifici e delle perdite che abbiamo dovuto pagare. Tutti gli studi epidemiologici ci dicono che c'è un rapporto molto stretto, diretto, tra la curva del contagio e le misure di contenimento adottate: è così in Italia, in Europa e nel mondo. I numeri, ancora una volta nella loro evidenza, non lasciano spazi per dubbi interpretativi. Il 20 marzo, nella giornata più drammatica della prima ondata, abbiamo registrato 6.237 casi, con un numero di tamponi chiaramente molto limitato. Dopo il lockdown, a luglio, la media giornaliera era scesa a 237,4 casi al giorno. In estate, con un allentamento delle misure e alcune riaperture, siamo passati dai 778 casi di luglio e 1.608 di agosto ai circa 10.000 casi di media a settembre e a ottobre siamo arrivati a 183.234 casi a settimana. Poi, con un rafforzamento delle misure previste con le tre fasce, abbiamo superato quei mesi e ancora le festività natalizie. Nella indiscutibile chiarezza di questi numeri c'è la ragione di fondo che ci spinge a essere particolarmente prudenti, tanto più in questa fase in cui si diffondono varianti molto più contagiose. La presenza di queste varianti condizionerà l'epidemia nel suo complesso. La variante inglese è ormai diffusamente presente in gran parte del nostro territorio nazionale. L'ultimo studio dell'Istituto superiore di sanità ha certificato la sua presenza nel 17,8 per cento dei casi. Questo dato è in forte crescita a causa di una sua maggiore velocità di trasmissione di circa il 35-40 per cento rispetto al ceppo originario. Questa variante presto sarà prevalente nel nostro Paese, come già lo sta diventando negli altri Paesi europei. Non vi è alcun dubbio che questa maggiore velocità di diffusione renda più difficile il controllo del virus e renda indispensabile alzare ancor più il livello di guardia del nostro Paese.

Fortunatamente, però, questa variante, emersa per la prima volta nel Kent, e ormai diffusa in tutta Europa, non compromette l'efficacia dei vaccini. Altre due varianti, la brasiliana e la sudafricana sono maggiormente insidiose, in quanto potrebbero ridurre, seppur parzialmente, l'efficacia vaccinale. Studi e ricerche sono in corso per approfondire il loro impatto e la loro resistenza ai vaccini; essendo la loro circolazione, per ora, ristretta ad alcune parti puntuali del territorio nazionale, è ancora possibile contenerne la diffusione, purché vengano adottate ed applicate, con tempestività, misure molto rigorose. Queste possono chirurgicamente circoscrivere i piccoli focolai, favorendo il distanziamento all'interno dell'area colpita ed evitando la mobilità verso l'esterno. A seguito della comparsa delle varianti e in conseguenza dell'emergere di focolai caratterizzati da intensa attività virale, sono state implementate diverse di queste zone rosse, o arancioni rafforzate, anche a livello subregionale.

Proprio negli ultimi giorni è stata segnalata, da parte di 5 regioni, la necessità di ben 25 zone rosse, alcune decise a causa dell'insorgere di focolai epidemici dovuti a variante inglese, altre alla presenza di variante brasiliana o sudafricana. Tali misure restrittive sono indispensabili. Siamo consapevoli che esse comportano sacrifici, ma non vi è altra strada, in questo momento, per evitare un peggioramento del quadro epidemiologico. C'è tutto l'impegno del Governo a promuovere congrui ristori per quelle attività economiche ed imprenditoriali che stanno pagando, a caro prezzo, le misure di contenimento e di mitigazione. Questo, a mio avviso, deve valere per le ordinanze nazionali firmate da me settimanalmente, che d'ora in avanti andranno in vigore a partire da lunedì, come quelle subregionali assunte sotto la responsabilità delle amministrazioni territoriali. L'evoluzione del quadro epidemiologico merita di essere seguita con la massima attenzione: dovremo verificare, passo dopo passo, se le misure siano adeguate a fronteggiare la situazione che va delineandosi.

La bussola, per me, nella scrittura del prossimo DPCM, che sarà in vigore dal 6 marzo al 6 aprile, deve essere sempre il principio di tutela e salvaguardia del diritto fondamentale alla salute, sancito dalla nostra Costituzione all'articolo 32.

Nella battaglia a questo terribile virus, che ci ha colpito così duramente, non dobbiamo avere esitazioni. Limitare la diffusione del contagio, sino a quando la campagna di vaccinazione non ci consentirà di arginare definitivamente il COVID e le sue varianti, sono i presupposti indispensabili per tornare a far crescere in modo stabile, sostenibile e giusto il nostro Paese.

La vittoria sanitaria è la prima indispensabile mattonella per far ripartire davvero il Paese, non ci può essere vera crescita economica senza sicurezza sanitaria. Accelerare la campagna di vaccinazione è anche, in questo senso, l'obiettivo fondamentale che dobbiamo e vogliamo perseguire per sconfiggere, nei tempi più rapidi possibili, il COVID; anche e soprattutto su questo tema è fondamentale non alimentare polemiche e divisioni, che finiscono solo col disorientare e scoraggiare gli italiani.

Mi rivolgo a tutte le forze politiche: il buon esito della campagna di vaccinazione è obiettivo di tutto il Paese, non di una parte. Il nostro è un grande Paese in grado di vaccinare centinaia di migliaia di cittadini al giorno. Le regioni stanno ulteriormente rafforzando la loro capacità organizzativa. Al personale delle ASL, a quello reclutato dal Commissario straordinario, ai medici della sanità militare si sono aggiunti, con l'accordo che domenica sera abbiamo siglato con tutte le organizzazioni sindacali, i nostri medici di famiglia e voglio ringraziarli tutti (Applausi). La loro adesione è un fatto molto importante, perché si tratta di oltre 40 mila professionisti che, con la loro presenza capillare in ogni singolo angolo del Paese e con il loro rapporto fiduciario con gli assistiti, assicureranno alla nostra campagna di vaccinazione nuova linfa appena avremo a disposizione un numero adeguato di dosi di vaccino fuori dalla catena del gelo. Abbiamo, dunque, una squadra di vaccinazione articolata e molto forte, pronta a svolgere con passione e professionalità questo lavoro decisivo, per fermare definitivamente la diffusione del COVID nel nostro Paese. Il lavoro per organizzare sempre meglio la campagna di vaccinazione va avanti da mesi, senza un attimo di sosta.

Giorno dopo giorno le regioni e la struttura del Commissario stanno attrezzando sempre più punti di vaccinazione. Il sistema informatico funziona adeguatamente e si procede a un ulteriore miglioramento nella logistica di supporto. E' decisiva, per una risoluta ed effettiva accelerazione della nostra campagna vaccinale, la consegna puntuale delle dosi che abbiamo, per tempo, opzionato. L'Italia non si rassegna alla riduzione delle dosi che, sulla base dei contratti siglati dalla Commissione europea, definisce nel 13,46 per cento la quota di vaccini spettanti al nostro Paese per ogni accordo sottoscritto.

Con i vertici delle istituzioni comunitarie, d'intesa con le grandi nazioni europee, stiamo esercitando il massimo di pressione nei confronti delle aziende produttrici, affinché si trovino soluzioni necessarie al fine di aumentare la produzione dei vaccini. Per affrontare e risolvere questo problema vanno perseguite tutte le soluzioni possibili, nessuna esclusa. Come hanno sostenuto prestigiose personalità della comunità scientifica, del mondo politico e religioso, dell'associazionismo e del volontariato, dinanzi ad un'emergenza sanitaria di queste dimensioni, non regge l'idea di una proprietà esclusiva dei brevetti. Produrre vaccini deve essere considerato un bene da mettere a disposizione di tutti i Paesi del mondo: di quelli ricchi e fortemente sviluppati; ma sicuramente anche di quelli maggiormente in difficoltà (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico e Italia Viva), con sistemi sanitari più fragili.

Il vaccino deve essere un bene comune, accessibile a tutte le donne e gli uomini della terra, un diritto di tutti, non un privilegio di pochi.

Il nostro Paese, che sin dall'inizio della pandemia ha promosso e sostenuto l'iniziativa comunitaria per l'acquisto centralizzato dei vaccini, sempre d'intesa con la Commissione europea, è al lavoro da tempo per verificare concretamente la possibilità di mettere a disposizione impianti farmaceutici italiani per accelerare la produzione. Più in generale, la scelta che il Governo intende promuovere con determinazione è quella di continuare ad investire per sostenere e sviluppare il sistema industriale italiano della farmaceutica, che è un asset strategico fondamentale per il nostro Paese. Non per coltivare un'illusoria autosufficienza nazionale, ma per essere un partner sempre più forte ed autorevole del sistema produttivo europeo e mondiale. Quello farmaceutico è un settore industriale strategico nel quale l'Italia, nel vivo della pandemia, ha già investito per la produzione degli anticorpi monoclonali con il lavoro prezioso di Toscana life Sciences e per sostenere la produzione del vaccino italiano realizzato da ReiThera, anche grazie al lavoro dell'Istituto Spallanzani. Voglio anche ricordare che il vettore virale del vaccino di AstraZeneca viene dagli IRBM di Pomezia e che l'infialamento, sia per AstraZeneca, che per Johnson & Johnson avviene ed avverrà alla Catalent di Anagni.

Con il progressivo aumento della consegna delle dosi potremmo accelerare l'attuazione del piano strategico vaccinale presentato al Parlamento il 2 dicembre e la sua successiva integrazione passata in Conferenza Stato-Regioni nella seduta del 3 febbraio.

Gli obiettivi strategici ai quali lavoriamo, in un rapporto quotidiano molto stretto con tutte le regioni italiane e con la struttura del commissario all'emergenza, sono tre: innanzitutto ultimare il più rapidamente possibile la prima fase della nostra campagna vaccinale, per mettere in sicurezza tutto il nostro personale sociosanitario, le RSA e i cittadini italiani con più di ottant'anni: sono le categorie più esposte, quelle che hanno pagato il prezzo più alto in termini di vite umane, nella prima e nella seconda ondata della pandemia. I primi segnali di immunità di queste categorie sono già ben visibili e rappresentano un incoraggiante segnale di speranza per tutti noi. Voglio ricordare che 6 decessi su 10, 6 decessi su 10 nel nostro Paese sono avvenuti tra persone con più di ottant'anni, vaccinarle significa metterle in sicurezza e significa salvargli la vita. Daremo ora la massima attenzione alle categorie particolarmente fragili, affette da uno o più patologie gravi, così come individuate d'intesa con il consiglio superiore di sanità.

Permettetemi di ringraziare ancora il Comitato nazionale di bioetica per i preziosi suggerimenti nella definizione di questa difficile partita. Parallelamente - e questo è il terzo obiettivo - sono state avviate le prenotazioni e le prime vaccinazioni per il personale scolastico, che rappresenta una priorità per alzare la sicurezza nelle nostre scuole e favorire la didattica in presenza, e per il personale dei servizi pubblici essenziali; per queste immunizzazioni è utilizzato il vaccino AstraZeneca, che ad oggi è riservato alle persone con meno di 65 anni.

Si tratta, come vedete, di un lavoro imponente. Ai milioni di italiani che aspettano il loro turno per essere vaccinati, ripeto, in conclusione, il messaggio di fiducia e di speranza che ho rivolto loro all'inizio del mio intervento. La comunità scientifica internazionale ha compiuto un'impresa senza precedenti, rendendo possibile la produzione in tempi record di vaccini sicuri ed efficaci. Il loro lavoro sta proseguendo in queste settimane, studiando l'efficacia dei vaccini in relazione alle nuove varianti del COVID, che si stanno diffondendo in tutto il mondo.

La produzione di vaccini per miliardi di persone, come è del tutto evidente, ha messo a dura prova il sistema industriale di riferimento. Ci sono ritardi nella consegna delle dosi, che presto però verranno superati, ma la campagna di vaccinazione non si ferma, va avanti e, giorno dopo giorno, aumenterà la quota di cittadini immunizzati.

L'Italia è un grande Paese, che, insieme all'Unione europea, alla comunità scientifica internazionale e ai nostri professionisti sanitari, sarà all'altezza di questa sfida (Applausi).

(Discussione)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Ministro della Salute.

È iscritta a parlare la deputata Sara Moretto. Ne ha facoltà.

SARA MORETTO (IV). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, gentile Ministro, potrei iniziare questo mio intervento cadendo nella sterile contrapposizione tra aperturisti e non aperturisti, che oggi vede nuovi protagonisti e nuovi posizionamenti. Credo, però, che, di fronte al preoccupante andamento dei contagi che oggi riprendono a crescere - non solo nella mia regione, il Veneto, con 895 nuovi casi, ma un po' in tutta Italia, allarmante in particolare la situazione della provincia di Brescia e dei comuni limitrofi, dichiarati zona arancione rinforzata, con una improvvisa chiusura delle scuole di ogni ordine e grado - non sia davvero serio affrontare il dibattito in questo modo. Non lo è nemmeno di fronte alle famiglie e alle imprese che attendono con paziente equilibrio le norme che condizioneranno il loro futuro. Affronterò, pertanto, questo dibattito con la coerenza delle posizioni assunte dal nostro gruppo fin dall'inizio della pandemia. Innanzitutto, la ringrazio per sua questa sua informativa, che, in continuità con la prassi adottata negli ultimi mesi del precedente Governo anche su nostra sollecitazione, consente al Parlamento di contribuire ad indirizzare l'azione del Governo nella lotta contro la pandemia da COVID-19. Confesso, però, che questa informativa oggi assume un significato diverso dalle precedenti, non solo perché la continua evoluzione della pandemia, con nuovi focolai, varianti e stato delle vaccinazioni, impone valutazioni scientifiche e politiche diverse - mi permetta, Ministro, magari forse l'esempio della Gran Bretagna non è quello più calzante -, ma anche e soprattutto perché il Paese si aspetta ora un cambio di passo, nel quale la campagna vaccinale ha per noi un ruolo prioritario.

L'ultimo decreto approvato dal Consiglio dei Ministri si pone in piena continuità con quelli emanati finora. È stata prorogata la chiusura dei confini regionali e sono state confermate alcune regole per la mobilità nelle zone arancioni e gialle: pur nei limiti che questo comporta, soprattutto per le attività economiche di confine interregionale, fortemente penalizzate, per le quali avevamo suggerito già in passato un criterio di raggio chilometrico, credo che i segnali di un cambio di passo stiano arrivando, a cominciare dalle scelte intraprese sulla comunicazione, più sobria, equilibrata, tempestiva e condivisa; una comunicazione che ha anche un altro ruolo importante, oltre a quello di informare, ossia quello di non illudere i cittadini e le imprese, che spesso - cito il caso eclatante degli impianti sciistici - si sono organizzati sulla base di comunicazioni filtrate da fonti governative e hanno poi dovuto rivedere i loro programmi e i loro investimenti perché dall'oggi al domani si è deciso diversamente.

Il Presidente Draghi lo ha detto nel suo discorso di illustrazione delle linee programmatiche fatto qualche giorno fa: l'impegno del suo Governo sarà quello di informare i cittadini con sufficiente anticipo, per quanto compatibile con la rapida evoluzione della pandemia, di ogni cambiamento delle regole. Bene! Questa, però, è la parte conclusiva del lavoro che vi e ci aspetta.

Oggi, come gruppo di Italia Viva, siamo qui a chiedere, come abbiamo sempre fatto sin dall'inizio della pandemia, di cambiare il metro di giudizio finora utilizzato per decretare restrizioni e chiusure: un nuovo impianto di regole, basato su dati e modelli che siano utili davvero a contenere il contagio e a non indurre comportamenti nella popolazione, che a volte finiscono anche per non essere così efficaci; dati e modelli, dicevo, che siano davvero spiegabili.

Anche il Ministro Franceschini ha sottolineato…

PRESIDENTE. Mi scusi. Colleghi… colleghi, per favore. Prego.

SARA MORETTO (IV). Grazie, Presidente. Anche il Ministro Franceschini ha sottolineato nei giorni scorsi che i teatri e i cinema, con severe e adeguate misure, possono essere più sicuri di altri locali già aperti oggi. Qual è stata, allora, la ratio che ha guidato le scelte finora? Io credo che, nel solco della massima prudenza invocata dal Presidente Draghi, si debba lavorare per fare un passo avanti, con prudenza sì, ma anche con giustizia. I dati sull'emergenza epidemiologica non sono certamente rassicuranti e qualche chiusura in alcune zone del nostro Paese sarà certamente ancora necessaria. Dobbiamo avere il coraggio di chiudere se serve, di riaprire se veramente si può. E lo dobbiamo fare non facendoci guidare da ideologie, come purtroppo è successo, né da semplici sensazioni. Dopo un anno di duri sacrifici, studenti, famiglie e imprese hanno davvero bisogno di una strada chiara, che li proietti verso l'uscita dalla sofferenza e dalla paura; una strada che può avere rallentamenti o piccole deviazioni, ma che indichi la direzione, quella di una nuova normalità sociale ed economica. Non sono, Ministro, i bar, i ristoranti, le discoteche, i cinema, le sale da gioco, le palestre, ad essere di per sé incubatori del virus, ma è l'analisi del rischio di contagio in quei luoghi con determinate regole a stabilirne la pericolosità. Non può esserlo la scuola, per la cui piena e vera riapertura non smetteremo mai di batterci (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Non è l'età di un ragazzo, maggiore o minore di 14 anni, a determinare il rischio sanitario della mobilità di una famiglia. Dopo un anno di emergenza, il mondo scientifico, non solo sanitario, è in grado di fornirci tutti i dati e i modelli necessari per azioni mirate, ponderate ed efficaci per la riduzione del contagio. Quelle azioni vanno valutate nei loro effetti sociali ed economici, per assumere poi la decisione finale.

Gli effetti economici, Ministro, vanno valutati nell'immediato e nel lungo periodo. Italia Viva ha sempre sostenuto che la ripresa economica e sociale del Paese va pianificata con anticipo. Il Presidente Draghi ha detto che uscire dalla pandemia non sarà come riaccendere la luce. È proprio così: pianificare oggi la ripresa significa definire, una volta per tutte e in maniera più equa, il ristoro e gli indennizzi alle attività drammaticamente colpite dalle chiusure e dalle restrizioni imposte. Significa anche, però, accompagnarle fuori dal mare in tempesta, indicando la rotta per navigare poi da sole, per affrontare un nuovo mare e approdare, forse, in terre finora inesplorate. Chi fa impresa per natura è pronto a competere, a cambiare, a rischiare, ma chi fa impresa mette a disposizione del Paese un'idea, le sue energie e quelle dei suoi collaboratori, investe nel futuro. Non possiamo rinunciare a queste ricchezze e non possiamo pensare di conservarle nel tempo solo con qualche indennizzo, pur oggi urgente.

In quest'Aula più volte ci siamo detti che è l'ora di cambiare paradigma e siamo convinti che oggi ci siano le condizioni per farlo. Italia Viva è e sarà impegnata per affrontare quello che oggi il Ministro ha definito “l'ultimo miglio”: ultimo miglio nel quale ci aspettiamo di vedere risultati concreti, per far sì che presto inizi il primo chilometro di una nuova strada di ripresa per gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Trano. Ne ha facoltà.

RAFFAELE TRANO (MISTO-L'A.C'È). Grazie, Presidente. Signor Ministro, trascorso un anno dall'esplosione della pandemia, ci troviamo in quest'Aula a discutere di misure necessarie a far fronte all'emergenza COVID con modalità molto simili alle precedenti, come se non aveste altre proposte per affrontare le recrudescenze di queste fasi caotiche; emergenze in cui non si vede, tra un provvedimento e l'altro, una strategia complessa per uscire da questa pesantissima crisi sanitaria ed economica, né segnali chiari delle più volte annunciate inversioni di rotta nella gestione della sanità pubblica, massacrata da vent'anni di tagli indiscriminati. L'Italia, in una battaglia così cruciale, sta fallendo. Abbiamo un triste primato di vittime legate al virus: quasi 100 mila decessi - peggio di noi, a parità di popolazione, c'è solo il Regno Unito con 112 mila morti - in un Paese dove il Servizio sanitario nazionale è finanziato con 3.000 dollari per abitante, a fronte dei 4.700 della Francia e dei 5.500 della Germania, e questo dopo vent'anni di tagli alla nostra sanità, anche in ossequio ai parametri di convergenza fiscale europea, cieche regole di bilancio che ora paghiamo care.

Senza contare che, in base all'ultima indagine della Corte dei conti, nel 2021 è stata prevista una spesa maggiore di 3,8 miliardi di euro, per un totale di 121,3 miliardi, ma i finanziamenti stanziati ad ora sono soltanto di 945 milioni. Intanto, abbiamo circa 14 mila contagiati e circa 400 morti al giorno, molte incognite legate anche all'aumento delle varianti e la cosiddetta terza ondata in arrivo.

Signor Ministro ci ha detto che, con il progressivo aumento delle consegne dei vaccini, il virus sarà arginato, ma, secondo gli ultimi dati, il nostro Paese si piazza 23° nella classifica dell'Unione europea, mentre Malta è al 1°. E sul tema dei vaccini, sulle forniture dei vaccini non va meglio, perché è una piaga a livello europeo - addirittura, ci sono dei flop contrattuali riconosciuti dalla stessa Presidente von der Leyen - e, mentre con una mano vi fanno sparire le forniture promesse, le stesse multinazionali vi offrono lo stesso vaccino a prezzo aumentato da sedi extra UE. Oltre al danno, anche la beffa.

Così facendo, signor Ministro, non andrà tutto bene. Mancano 50.000 infermieri rispetto agli organici previsti, la metà dei medici non è specializzato a causa di un'errata programmazione sanitaria del personale organico del Servizio sanitario nazionale, le USCA sono attive al 50 per cento di quelle previste nel “decreto Rilancio”. E, poi, abbiamo la gestione commissariale di Arcuri, che, invece di pensare all'emergenza, ha ben pensato di perdere tempo e di far perdere tempo e soldi alla gestione commissariale, appunto, con l'incredibile previsione della costruzione di padiglioni a forma di primula per la fase vaccinale. Ma Arcuri, preso tra un appalto di mascherine e l'altro, non avrebbe dovuto usare il proprio tempo per verificare la fattibilità di internazionalizzare la fornitura dei vaccini in accordo con le case farmaceutiche? Ecco, questo è il quadro generale in cui versa la nostra sanità italiana. Io spero che gli italiani dopo tutti questi sacrifici meritino qualcosa di più.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Provenza. Ne ha facoltà. Colleghi, per favore, un po' di silenzio.

NICOLA PROVENZA (M5S). Grazie, Presidente. Ministro Speranza, prendo la parola oggi, innanzitutto, per rivendicare una traiettoria di coerenza che va in controtendenza rispetto alla discontinuità di Governo di questa legislatura; una traiettoria di coerenza che si muove al di sopra delle manovre di palazzo, che vuole fermamente proseguire la sua azione politica e che prova a volare alto rispetto alle macerie di un dibattito strumentale che rincorre il contingente. La nostra azione non si limiterà a una mera funzione di vigilanza, per quanto importante, ma vorrà estrinsecarsi in una funzione di stimolo, di valutazione critica e di visione prospettica. Ciò significa per noi, come MoVimento 5 Stelle, non rinunciare mai a un pensiero critico costruttivo, in quanto la nostra scelta politica è orientata, oggi più che mai, alla responsabilità politico-istituzionale del tempo emergenziale che stiamo vivendo e, al tempo stesso, governando, anche questo, in una trattoria di coerenza.

Abbiamo avvertito e continuiamo ad avvertire il dovere di questa scelta, poiché, in questa fase, l'interesse esclusivo del nostro Paese si pone al centro di ogni azione politica in maniera assoluta e prioritaria. Lo ripeto ancora una volta e il Ministro Speranza ha già ascoltato, probabilmente, nelle comunicazioni precedenti questo passaggio, ma io ritengo che sia importante ricordarlo a noi stessi e a tutti coloro i quali ci seguono: la vicenda pandemica ha determinato una frattura con il passato, spazzando via il modello preesistente, indicandoci che, per uscire dalla crisi, bisogna abbandonare quel modello di sviluppo, che, in fondo, ha contribuito a crearla. Noi avvertiamo l'urgenza di costruire un modello di sviluppo diverso, basato sul progresso, sulla sostenibilità ambientale, sull'inclusione sociale e, in questo senso, io ho ascoltato con attenzione le sue parole anche sul piano dei vaccini.

Va compiuto un percorso per giungere ad un'equa distribuzione degli stessi, per evitare disparità tra Paesi ricchi e Paesi poveri nella sopravvivenza al virus. E noi questa strada la rivendichiamo, anche qui, come MoVimento 5 Stelle: questa strada è possibile, anche attraverso una maggiore capacità produttiva e va percorsa non solo perché tutti i cittadini sono uguali nei diritti, ma, soprattutto, per non rischiare, in un tempo più lungo, ovviamente, che in qualche area del mondo si sviluppino altre mutazioni del virus che potrebbero, poi, rendere inefficaci i vaccini disponibili.

Quindi, fare in modo che il vaccino sia davvero un bene comune globale. Liberare i brevetti dei vaccini anti-COVID, ovviamente e, nello specifico, per la durata dell'emergenza, deve rappresentare un obiettivo per garantirne un utilizzo diffuso e universale e, rispetto ad ogni azienda farmaceutica, tenere fede a criteri di trasparenza, di rispetto degli obblighi contrattuali per perseguire il fine ultimo di qualsiasi azione politica, che deve essere rappresentato sempre dalla tutela della salute di tutti i cittadini.

Diciamolo con chiarezza, il dilemma rimane ancora: come piegare la curva epidemiologica senza piegare l'economia. Ovvero come contenere i danni all'economia senza veder crescere il numero dei contagi, con le conseguenze che ben conosciamo. È evidente a tutti, oggi più che mai, che i risultati dipendono dalle misure rigorose, oltre che dalla qualità dei presidi che ruotano intorno e dei comportamenti responsabili di ognuno di noi, sui quali, però - lo diciamo, a volte, con amarezza - i fatti ci dicono che non sempre possiamo confidare molto, ma, in fondo - ed è un ulteriore messaggio che ci viene consegnato da evidenze scientifiche di questi ultimi mesi - è la tempestività di adozione delle misure a fare la differenza, poiché, quando la curva del contagio cresce in modo esponenziale e con focolai diffusi, non resta altra strada che quella delle misure più rigorose possibili.

Nel Governo guidato dal Presidente Giuseppe Conte vi è sempre stata questa convinzione ed è stata sua la determinazione a trovare il giusto equilibrio tra la consapevolezza della necessità di misure drastiche e la vicinanza morale e umana a ciascun cittadino, sia attraverso l'applicazione dei principi di massima precauzione, adeguatezza e proporzionalità, che attraverso l'attivazione dei ristori in maniera sempre più tempestiva. L'emergenza pandemica, non dimentichiamolo, ha disvelato una serie di inadeguatezze del nostro Servizio sanitario nazionale, che, probabilmente, erano rimaste nascoste o drammaticamente mistificate, frutto di un depotenziamento progressivo che lo ha eccessivamente indebolito. Oggi noi dobbiamo difenderlo, rilanciarlo e su questo terreno abbiamo le nostre certezze, su temi che riteniamo centrali, a partire dall'evoluzione del ruolo del medico di medicina generale, alla necessità di rivederne i rapporti contrattuali, alla formazione delle nuove generazioni, assicurando e diffondendo competenze e capacità manageriali nei ruoli apicali del Servizio sanitario nazionale pubblico - lo ripeto, pubblico -, immaginando ed elaborando, tra l'altro, nuovi sistemi di indicatori idonei ad evidenziare la reale erogazione di una efficace assistenza sui territori.

Per ottenere risultati concreti dovremo agire, comunque, proprio sulla formazione e superare, a tanti livelli, qualsiasi forma di resistenza al cambiamento.

Ed ecco perché si impone un cambio culturale, una nuova modalità di indirizzare le risorse in maniera appropriata verso una politica integrata, dove il concetto di salute non confligga con il concetto di lavoro, dove il concetto di salute si declini nelle sue cinque dimensioni - fisica, psichica, sociale, economica e relazionale -, dove il concetto di sviluppo tenga dentro il concetto di progresso anche attraverso l'idea di colmare le diseguaglianze e prestare attenzione agli ultimi.

E, allora, in queste giornate, in questo tempo, in queste settimane se è necessario attuare azioni importanti, con urgenza, ciò certifica, ove mai ce ne fosse bisogno, che stiamo affrontando una crisi; ma se è vero che in ogni crisi si nasconde una opportunità, la nostra traiettoria mira a non rinunciare a un contributo di pensiero e di visione che si proietti sulle cose importanti che questa crisi ha mostrato essere carenti e che vanno ridisegnate senza l'ansia dell'urgenza.

Dobbiamo continuare a indirizzare i nostri sforzi per affrontare uno scenario che sembra quasi dimenticato, e lo dico in maniera accorata al ministro Speranza, sembra quasi scomparso a volte dal dibattito pubblico, cioè i pazienti con malattie croniche che hanno bisogno di una reale presa in carico, di una reale continuità assistenziale, nonché di tutti i cittadini che in quest'ultimo anno hanno dovuto rinunciare all'assistenza, hanno dovuto rinunciare ad appuntamenti importanti, rispetto agli screening oncologici in particolare. Allora, continuiamo a ritenere che la tecnologia possa accelerare il processo per il quale il filtro territoriale divenga una realtà concreta, contribuendo, in questo senso, anche a riequilibrare il rapporto fra ospedale e territorio, fidandosi dei criteri di appropriatezza, non solo clinica, ma anche organizzativa e di ambiti di cura. Ed è tutto quello che noi abbiamo messo in campo, come MoVimento 5 Stelle, nel Governo “Conte 2”, ossia una serie di misure che miravano, in qualche modo, a potenziare il livello territoriale dell'assistenza, ad implementare un solido sistema di accertamento diagnostico, nonché il monitoraggio, la sorveglianza dei pazienti COVID positivi, dei contatti diretti con quella che viene definita la presa in carico precoce, la necessità di locazione di strutture per isolamento, l'assistenza domiciliare integrata distrettuale per i pazienti COVID e per i pazienti fragili, nonché l'assunzione degli infermieri di comunità, degli infermieri di famiglia, l'attivazione delle unità speciali di continuità assistenziale.

Perché parlare adesso di un territorio forte? Perché, nell'attesa che il vaccino possa produrre gli effetti nei quali tutti speriamo, noi abbiamo la necessità che il territorio forte, sia strutturalmente che organizzativamente, diventi uno snodo determinante, anche in prospettiva futura, per fare da filtro verso l'assistenza ospedaliera, ma diventare un porto sicuro per le dimissioni protette dall'ospedale. Lo sappiamo, è una grande sfida ripensare questo modello, una revisione necessaria dell'organizzazione sanitaria, che però non deve essere solo legata al cambiamento imposto dalla situazione emergenziale, ma deve essere dettata da una visione di medio e lungo termine. Ed allora, e mi avvio alla conclusione, è evidente che ci sono delle scelte difficili e impopolari, ma certamente efficaci, e noi le preferiamo rispetto a scelte facili, populiste o propagandistiche, che non troverebbero risultati di alcun tipo. Serve attenzione e rigore perché fuori di qui, fuori da questo palazzo, c'è un popolo che ha necessità di essere rassicurato, protetto, ristorato, ma che ha anche una grande energia, una grande vitalità per poter ampliare la propria vita, non per restringerla.

Il nostro Paese, in questo tempo di pandemia, dovrebbe porsi anche un altro obiettivo, di combattere un altro virus, quello della delegittimazione dell'altro, quello dello scontro permanente, perché il nostro Paese vuole proporre con fierezza la sfida di una comunità coesa, coraggiosa, anche però attraverso l'idea che la salute sia posta al centro di una governance moderna; una visione, questa, relativa al progresso di una comunità inteso come benessere diffuso piuttosto che insistere sullo sviluppo inteso prevalentemente come elemento economico-finanziario; è quasi una speranza, ma è una certezza nel momento in cui riusciremo, insieme, a lavorare nell'interesse collettivo; una speranza che vi sia una umanizzazione dell'economia e delle cure, perché il messaggio che ci ha consegnato questa pandemia è forte e chiaro: non c'è economia senza salute. Noi saremo qui, coerenti, attenti e leali, ma anche visionariamente intransigenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Caiata. Ne ha facoltà.

SALVATORE CAIATA (FDI). Grazie, Presidente, Ministro: 6 ottobre, 2 dicembre 13 gennaio e oggi, queste sono le date in cui lei è venuto in Aula a riferire, Ministro, e ha esordito, tutte e quattro le volte, con la stessa frase: siamo all'ultimo miglio. Ma quanto è lungo questo ultimo miglio, signor Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Ci permetta, siamo preoccupati da questo esordio della sua relazione; noi siamo ancora qua; noi siamo ancora qua, esattamente come ci ha lasciati l'ultima volta; siamo qui con le nostre convinzioni, siamo qui dai banchi dell'opposizione siamo qui esattamente a chiederle le stesse cose che le abbiamo chiesto nel corso di questo ultimo anno; di poter far ripartire in sicurezza tutte quelle attività che sono state sacrificate enormemente fino a questo momento. Siamo qui, direi quasi noiosamente coerenti; noiosamente coerenti e orgogliosi delle nostre idee, che non abbiamo barattato o modificato in cambio di qualche poltrona. Ci faccia riaprire in sicurezza, signor Ministro, faccia riaprire in sicurezza tutte quelle attività a cui avete dato prescrizioni, a cui avete chiesto impegni a cui avete chiesto di investire, e che vi hanno seguito, ma che voi poi avete improvvisamente abbandonato.

E, purtroppo, è ancora qui anche lei, signor Ministro, e lo dico senza nulla di personale nei suoi confronti, ma solo per il modo in cui rappresenta e gestisce questa situazione, che noi non condividiamo, perché, vede, lei è ripartito esattamente allo stesso modo in cui aveva chiuso la gestione precedente, con un provvedimento scellerato nei confronti della montagna, che ha messo in ginocchio un intero settore (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), e quel provvedimento noi lo contestiamo, pur consci della gravità del momento che viviamo; non ne condividiamo le modalità, signor Ministro, perché se si concordano, per mesi, protocolli, non è possibile fare assumere a questa gente dipendenti, far sostenere costi di igienizzazione, di avviamento degli impianti e poi chiuderli solamente cinque ore prima. Ci viene il sospetto che la bussola di queste decisioni non siano tanto i famosi dati tecnico-scientifici di cui lei ci parla, ma quanto piuttosto convinzioni ideologiche nei confronti di alcune categorie che sembrano non avere alcun rispetto da parte vostra. Ha parlato, in quell'occasione, di immediati ristori. Ci sono due bugie in questa frase: immediati e ristori. Immediati perché, ad oggi, ancora non sappiamo nulla, non sappiamo il quantum, non sappiamo quando e non sappiamo come.

PRESIDENTE. Concluda.

SALVATORE CAIATA (FDI). E c'è la parola ristori; una cortesia, non usate più questa parola, usate risarcimenti perché per le azioni che state facendo nei confronti di queste categorie ci vogliono i risarcimenti, i ristori sono quelli che avete concesso ai detenuti, facendoli uscire con il “decreto Ristori” di agosto (applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il deputato Stumpo. Ne ha facoltà.

NICOLA STUMPO (LEU). Grazie, Presidente. Signor Ministro, colleghi, cercherò di recuperare del tempo rispetto ai minuti che mi sono stati concessi (così mi ha chiesto il presidente del mio gruppo e credo che sia una volontà di tutti).

Dirò alcune cose, anche perché, come si usa in questo caso, potrei dire di essere d'accordo con la relazione che ci ha sottoposto il Ministro, che ringrazio anche per la continuità con la quale sta trattando questi argomenti e per la capacità di restare freddo, lucido e comunque sempre sobrio, mai sopra le righe, come in alcuni casi si rischierebbe di andare. Dirò veramente pochissime cose: lei oggi ci ha detto, signor Ministro, che non ci sono le condizioni per abbassare la guardia. Ho sentito, anche in questi primi interventi, le richieste da parte di alcuni gruppi, che hanno detto, per esempio, che cosa bisognerebbe fare rispetto ad alcuni settori, penso al turismo; altre cose, però, non si possono fare, perché effettivamente c'è la pandemia. Un po' come è successo l'altro giorno per il “Milleproroghe”, dove andava tutto male fino ad arrivare all'astensione.

Io vedo che in alcuni aspetti lei ha provato a dare un nuovo dibattito, diciamo, alla vicenda. Lei ha detto: non ci sono le condizioni, l'Istituto superiore di sanità, il Consiglio superiore di sanità e il CTS ci dicono che è così. Proveremo anche a migliorare la comunicazione, si può fare un portavoce unico. Oggi ho sentito il presidente della Regione Veneto, il presidente Zaia, proprio in virtù di questo, dire finalmente, da questo punto di vista: data la situazione, “basta Pierini”. Io ho aggiunto: anche “Mattei”, considerato il fatto che, in primavera, si tolgono le felpe e si mettono le magliette e mentre si è al Governo questo bisognerebbe evitarlo. Lo dico solo per il buon senso che si deve avere verso i cittadini e verso le istituzioni.

Infine - mi avvio a concludere davvero - la parte che più condivido, più giusta, è quella che lei oggi ci ha esposto sulla campagna vaccinale e sulla non esclusività della proprietà dei vaccini. Stiamo combattendo una battaglia difficile, non lo stiamo facendo solo in Italia e in Europa, non lo stiamo facendo soltanto nella parte ricca del mondo, lo si sta facendo in tutto il mondo e credo che, anche nei momenti di difficoltà, chi ha di più deve provare a dare qualcosa a chi ha di meno. E questo è il caso di far prevalere la civiltà contro gli egoismi (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il deputato Paolo Russo. Ne ha facoltà.

PAOLO RUSSO (FI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, conosce bene la nostra posizione fin dallo scorso anno. Il presidente Berlusconi ha con chiarezza indicato, già quando Forza Italia era all'opposizione, la nostra disponibilità nell'offrire soluzioni ai problemi, nel contribuire con idee e suggerimenti al contrasto efficace del COVID-19. Ancora di più ora, sentiamo il dovere di garantire a lei e al Governo tutto il supporto di soluzioni e competenze che la nostra storia sa garantirci.

Troppo facile oggi domandarsi perché, in primavera dello scorso anno, non ci si sia attivati per garantire che le nostre filiere industriali potessero essere pronte a produrre su licenza i vaccini (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente); né serve scaricare questa incertezza grave sull'Europa. L'Italia che vuole essere protagonista in Europa poteva farsi carico di questa strategia anche per calmierare ed evitare le criticità, che mi pare siano evidenti, della diplomazia internazionale dei vaccini. A noi piace anche in sanità un'Europa protagonista e non balbettante che, alla luce degli approvvigionamenti dei vaccini, rischia di risultare un preoccupante limite e non una opportunità.

Non mi piace ricordarle, invece, che, da un anno a questa parte, non si registra una - dico una - azione per rafforzare la medicina territoriale, sempre più sfilacciata tra legittime pretese sindacali, inefficienze regionali e modelli arcaici misurati su di una medicina svogliata e di attesa.

Pronti, Ministro, pronti: pronti all'unità nazionale per combattere la pandemia, come sollecitato dal Presidente Mattarella; ma rimangono gli interrogativi sul perché si ritardavano le autopsie, sul record di mortalità, sulle prime incertezze dei protocolli terapeutici. Ora, ora Ministro e non domani, abbiamo bisogno di un diverso cambio di passo sui due fronti: su quello tattico, quello di oggi, e su quello strategico, quello di domani. Subito un grande piano vaccinale integrato con le sollecitazioni che vi abbiamo fatto, più sequenziamento virale, più tamponi, meno “primule”, più regole certe, meno differenze regionali, più regole chiare e vaccini dappertutto, dappertutto, ed ovviamente fatti dai medici. Ricorderei al Ministro, ma credo sia superfluo, che ai medici spetta questa competenza per la parte anamnestica e anche per la parte di rischi di shock. E poi, indicare con precisione quali sono le categorie, una dopo l'altra, uguali dappertutto, in Val d'Aosta e in Sicilia: personale sanitario, RSA, diversamente abili, insegnanti di sostegno, Polizia. Insomma, avere la certezza di qual è la categoria che viene subito dopo, ovunque nello stesso modo.

E poi, più investimenti per la ricerca, a partire dagli anticorpi monoclonali, e partecipazione alle grandi reti internazionali di ricerca, per far sì che i nostri grandi ricercatori, le nostre eccellenze siano anche protagonisti in quel mondo. E, ancora, la logistica: la logistica che sia professionale. Ci sono aziende nel mondo che mobilizzano ogni giorno miliardi di prodotti - miliardi di prodotti! - e noi ancora a cincischiare con soluzioni rabberciate.

Non siamo al cospetto di un episodio circoscritto nel tempo, dobbiamo modulare una risposta per un nuovo e moderno approccio con una medicina duale, una medicina che sia, da una parte, sotto casa e risponda all'immediata esigenza e, dall'altra, una telemedicina capace di interpretare un sentimento che va ben oltre l'immediatezza, che va verso la specializzazione.

Mi auguro, Ministro, che domani renda possibile una interoperabilità - domani, non dopodomani! - tra la tessera sanitaria ed il fascicolo sanitario.

Insomma, proviamo a cogliere la tragica occasione per migliorare l'organizzazione della tutela della salute dei nostri cittadini dal COVID-19 ma anche da tutte le patologie ordinarie che, di giorno in giorno, mietono sempre più vittime per la significativa riduzione delle attività di prevenzione e di cura rese difficili proprio dalla pandemia.

Noi ci siamo, ci siamo per il Paese ed al fianco dei cittadini, ma ci eviti, signor Ministro, le scene, la comunicazione contraddittoria e troppo mutevole, gli esiti dei tamponi attesi per decine di giorni, luoghi vaccinali presi d'assalto da centinaia, migliaia di “imbucati” senza diritto.

Ministro, al dovere dell'unità noi ci siamo, abbiamo risposto “sì”, ma confidiamo nella sua sensibilità e soprattutto nella sua esperienza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Sutto. Ne ha facoltà.

MAURO SUTTO (LEGA). Grazie, Presidente. Ministro, colleghi e colleghe. Mi permetterà, Presidente, di partire denunciando innanzitutto un fatto grave successo ieri. A Palermo, è stata scoperta una casa di riposo lager: anziani picchiati, maltrattati, insultati con frasi irrispettose che non sono degne neanche di essere pronunciate. Notizie che fanno male e che stringono il cuore.

Sulla videosorveglianza obbligatoria negli asili e nelle case di riposo è stato perso troppo tempo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

In un periodo pandemico come questo serve un controllo maggiore. La Lega si è sempre battuta ed è riuscita a stanziare, nel 2020 e fino al 2024, 30 milioni all'anno, in totale 120 milioni, ancora recuperabili, ma la legge è ferma in Parlamento. La preghiera, che faccio indistintamente a tutte le forze politiche e ai Ministeri, è quella di accelerare per un parere tecnico. Troppi sono i fatti che leggiamo di maltrattamenti ai bambini, agli anziani, ai disabili, alle persone fragili e deve essere presa una coscienza trasversale da tutte le forze politiche. Abbiamo il dovere di difendere i più fragili e tutelarli giorno dopo giorno. Il mio pensiero va comunque a chi quotidianamente svolge in modo professionale e garantisce un servizio tutti i giorni e fa bene il proprio mestiere. A loro va il nostro grazie. Agli autori, invece, dei gesti meschini e vili ci auguriamo che non mettano più piede nelle dimore per anziani.

Torniamo, Presidente, alla nostra discussione. Ministro, in passato sono stati fatti errori, io stesso, circa un mese e mezzo fa, gliel'ho elencati, e dobbiamo come prima cosa partire dal piano dei vaccini. Dobbiamo diventare indipendenti per la produzione dei vaccini. Come possiamo fare? Dobbiamo seguire la linea che sta intraprendendo il Ministro Giorgetti e sappiamo che, questa settimana, ci sarà un incontro proprio tra il Ministro e Farmindustria: sarà probabilmente una riunione di sintesi per fare il punto sui mezzi e i metodi per produrli in Italia. Una grande notizia: qualcuno ha detto che il nuovo Governo è tendente più al sovranismo che all'europeismo, ma, se l'Europa, Ministro, ti promette di avere cento vaccini e te ne garantisce dieci, è chiaro che noi guardiamo prima in casa nostra per avere tutte le scorte necessarie per soddisfare tutte le richieste di vaccinazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), anche in virtù delle comunicazioni di AstraZeneca, che ci ha già detto che vi sarà un taglio dei vaccini. Quindi, è doveroso avere più autosufficienza vaccinale. Forse, essere autoproduttori relativamente ai vaccini non gioverà in questa campagna vaccinale, ma noi dobbiamo guardare al futuro, Ministro, dobbiamo essere lungimiranti. Ha detto bene lei prima: il vaccino deve essere un bene per tutti, non un lusso per pochi. Siamo andati a rilento per gli errori nei contratti; la colpa può essere attribuita a Bruxelles, può essere attribuita al commissario Arcuri, lo vedremo. È chiaro che qualcuno se ne assumerà la responsabilità. Su Arcuri, Ministro, l'ho detto più volte come la penso: troppi incarichi e tempi troppo lunghi. Sulla scuola sappiamo com'è andata, sulle mascherine c'è un'inchiesta in corso, siringhe sbagliate, contratti vaccinali. Ministro, vengo dal mondo del commercio, seguivo una squadra di ragazzi, li coordinavo; però, se una persona non era adatta a fare quel lavoro, non lo premiavo con una promozione. Consigliavo per rispetto, prima della sua persona e del lavoro che faceva, di cambiare mestiere; così funzionano le aziende private. Noi non diciamo chi mandare a casa, ma crediamo sia doveroso un cambio di passo e abbiamo massima fiducia nel Presidente Draghi, sicuri che troverà una soluzione adatta. Chiediamo al Governo di cambiare passo anche sulla comunicazione: no a un lockdown totale, ma dobbiamo intervenire in modo mirato. Non possiamo chiudere tutta la regione, si intervenga sui singoli comuni e sulle singole province. Ci sono delle zone, specie dove esistono le varianti, che stanno dando dei grossi problemi: lì bisogna intervenire. Non ha senso penalizzare tutta l'Italia indiscriminatamente; serve cambiare, poi, la linea comunicativa anche dei virologi e del comparto tecnico, per evitare ancora più confusione verso i cittadini. In ogni caso, la soluzione resta sempre un piano vaccinale rapido, non ne esiste un'altra, ormai ne siamo certi. Dobbiamo ritornare alla vita con cautela, con sicurezza, con prudenza, ma vogliamo tornare a vivere. Dove esistono le condizioni pensiamo di riaprire le piscine, le palestre, i teatri. Ministro, se mangio in sicurezza a pranzo, non vedo perché non possa farlo anche alla sera. Ci vuole una libertà controllata perché la gente è esasperata. C'è una volontà di ritorno a vivere, lo chiedono i sindaci anche di diversi colori politici, concordano con la riapertura dei ristoranti alla sera. Non lo chiedono perché sono pazzi, ma perché, dove ci sono le condizioni, si può tornare gradualmente alla normalità. Lo dico da papà, Ministro, prima che da parlamentare: sono seriamente preoccupato per i giovani. A loro è stato tolto tutto, la scuola, la socializzazione, lo sport, che resta importantissimo. Ci si può ammalare di COVID, ma i danni mentali rischiano di essere devastanti e anche più gravi; si usano tranquillanti, ansiolitici, calmanti, sonniferi, antidepressivi. La lotta al virus noi crediamo sia sacrosanta, ma senza rubare la vita dei nostri figli. Quindi pensiamo, sempre se la situazione lo permette, se la sicurezza sanitaria lo permette, anche di liberare, dove si può, le attività sportive. Lo sport è dedizione e passione, non togliamo la voglia ai ragazzi di dare due calci ad un pallone o di stare in gruppo per gli allenamenti. Riassumendo, Ministro, ci sono dei punti fondamentali della nostra relazione: il primo è un piano vaccinale rapido, in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale; il secondo punto è ordinare in modo prioritario l'accesso alla vaccinazione e garantire la precedenza a tutte le categorie fragili e ai loro caregiver, tenuto conto anche del rischio clinico, senza sottovalutare il fattore relazionale. Soprattutto nelle persone con disabilità c'è l'impossibilità di mantenere la distanza. Non dimentichiamo i lavoratori fragili: ringraziamo il Presidente Draghi perché l'unica richiesta fatta dalla Lega è stata proprio la reintroduzione del Ministero della Disabilità, per dare risposte certe e tempestive. Il terzo punto è rappresentato dalle riaperture graduali dove le condizioni sanitarie lo permettono; il quarto, dalle chiusure centralizzate; il quinto, dai ristori, dalla crescita e dagli indennizzi. Il turismo va rilanciato con le misure che sta proponendo l'attuale Ministro Garavaglia. E il sesto: le cure domiciliari. Sostenere i protocolli che possono aiutare i malati COVID a casa significa calare drasticamente i ricoveri ospedalieri. Ministro, la Lega c'è sempre stata, ha dato il suo aiuto, ha dato il suo apporto, sia quando si trovava all'opposizione e anche ora che siamo al Governo. Abbiamo accettato l'appello del Presidente Mattarella; lo abbiamo fatto con responsabilità, lasciando stare tutti gli interessi di partito, ma guardando al bene dell'Italia. L'auspicio è di trovare insieme il modo per farla ripartire in serenità, dando luce alla nostra Nazione. Ministro, noi ci siamo, la Lega c'è (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (M-EUR-MAIE-PSI). Grazie, Presidente. Ministro Speranza, sono lieto di ritrovarla in questo ruolo anche nel nuovo Governo. Glielo dico sinceramente, in quanto non abbiamo appartenenza partitica o politica; glielo dico perché le riconosco il grande impegno che ha profuso e sono certo profonderà in questa lotta contro un nemico - giova ricordarlo - tanto subdolo quanto imprevedibile. Prova ne sia il diffondersi con preoccupante velocità delle cosiddette varianti, che potrebbero, Dio non voglia, attenuare l'efficacia dei vaccini, che sono la nostra unica speranza di ritorno ad una vita normale sotto l'aspetto delle consuetudini, della socialità, del lavoro e dei consumi. Non può esserci ripartenza della nostra vita, non può esserci rilancio dell'economia se non si sconfigge il nostro grande nemico; e, quando dico nostro, non mi riferisco naturalmente solo all'Italia, ma a tutti i Paesi del mondo. Non vi sono eccezioni, abbiamo tutti lo stesso problema sul come affrontare la pandemia e tutti abbiamo un'unica via di scampo: far sì che i vaccini siano efficaci e somministrati nel più breve tempo possibile. E noi dobbiamo e possiamo cercare di dare una mano evitando le polemiche su qualche misura che appare penalizzante per qualche categoria, ma nessuno trova godimento nel farlo. Accade lo stesso negli altri Paesi, che, in fatto di provvedimenti restrittivi, sono più drastici dell'Italia. Poi possiamo discutere sul fatto che i ristori abbiano consistenza e velocità di assegnazione diversi: bene, questo è un tema da affrontare. Vi sono categorie che sono costrette all'inattività e che hanno e avranno bisogno di indennizzi consistenti, esaustivi, veloci, quantomeno per avere una base economica per poter ripartire appena sarà possibile. Ministro, ho terminato il tempo a mia disposizione e rimando ulteriori riflessioni alla dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Sgarbi. Ne ha facoltà.

VITTORIO SGARBI (M-NCI-USEI-R-AC). Onorevole Ministro, io non conosco via di scampo; so che da un anno questa Aula e tutta l'attività politica ha un solo tema, quello del virus, del quale conosciamo abbastanza e abbiamo anche la consapevolezza che non investe la vita dei giovani, i quali invece sono costretti a uno stato di malattia. È la malattia della loro mente, è l'atteggiamento psicologico che li induce a vivere in una condizione di minorità. Io non ho competenze, come non le ha lei, e mi stupisco che lei continui a fare il Ministro sulla base di un mandato politico, cui non corrisponde un'esperienza tecnica. Però, lei ha un consulente e, quindi, va bene. Il consulente è una persona che abbiamo sentito in molte occasioni, che ha un'autorità di curriculum. Ma una persona che convive con la malattia, che è un suo collega, il Ministro Antonio Guidi, oggi denuncia in modo duro le incapacità e le incompetenze del suo consulente, il dottor Ricciardi: se ci siamo trovati inermi a dover arrancare, perché non avevamo le armi per rispondere alla pandemia, è perché Ricciardi ha distrutto il servizio di prevenzione e vigilanza delle malattie infettive e dell'epidemiologia. Se questo è vero, è una denuncia grave ed è una denuncia politica. E lei, che è un politico e non è un tecnico, deve avere un consulente che dia la massima garanzia a tutti noi e non racconti cose sbagliate, minacciose, terroristiche, avendo smantellato il sistema, se Antonio Guidi, suo collega, lo dice. Io ho fiducia in Guidi e ho fiducia in lei, ma, come politico, lei non deve vivere qui nell'incubo di una malattia che condiziona la vita degli italiani e che impedisce il lavoro, impedisce la vita della cultura, impedisce l'attività dei teatri, mentre qui siamo da mesi in un teatro aperto. Riapriamo i teatri! Riapriamo i cinema! Riapriamo i musei! Diamo alla cultura la centralità rispetto anche ai valori della conoscenza reale del dato epidemiologico. Non accettiamo dei guru che entrano nella sua mente e la convincono di cose certamente sbagliate.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Fusacchia. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-CD-IE). Grazie, Presidente. Ministro Speranza, le rinnovo anzitutto i miei auguri. La continuità del suo incarico ci consente di non perdere neppure un giorno nel lavoro di contrasto alla pandemia. Siamo allo stesso tempo, rispetto all'ultima sua informativa qui alla Camera, in un contesto sia europeo sia nazionale profondamente mutato, alla luce del quale sollevo due questioni. La prima. Crescono ogni giorno di più i dubbi sul ruolo dell'Agenzia europea per i medicinali e della Commissione europea in questa pandemia. Il ritmo di vaccinazione del Regno Unito sta diventando uno spot pubblicitario insperato per la Brexit e Boris Johnson. In Italia stiamo diventando ultimamente tutti europeisti ed è certamente una buona notizia, ma, da europeista della prima ora, le dico pure che, se ci affidiamo alle istituzioni europee per risolvere il problema della vaccinazione, la soluzione non può essere peggiore di quella trovata da Nazioni che si muovono da sole. Non è concepibile che, per affrontare una sfida chiaramente sovranazionale, venga fuori che fare insieme è meno efficace che fare per conto proprio. In base ai dati pubblicati oggi dal The New York Times, Italia, Francia, Germania e Spagna sono al 4 per cento di popolazione che ha ricevuto almeno un primo vaccino. Il Regno Unito sta al 25 per cento. Non stanno facendo meglio solo il Regno Unito e Israele, ma anche Paesi come la Serbia o il Cile. È urgente risolvere questo stallo. Il Presidente Draghi parteciperà nelle prossime ore al suo primo Consiglio europeo e non avremo modo di averlo qui alla Camera prima di questo passaggio, che, seppure in videoconferenza, adotterà conclusioni sulla questione dei vaccini. Draghi ha credibilità da spendere: la spenda tutta e la spenda adesso, perché dopo potrebbe essere tardi.

Sul tema della produzione e distribuzione di questi vaccini non c'è da perdere un'ora in più. Lavoravo a Ginevra al WTO, quando vent'anni fa furono siglati gli accordi e la dichiarazione di Doha sulla proprietà intellettuale, prevedendo la possibilità, in alcune circostanze eccezionali, di derogare alle regole sui brevetti sui medicinali. Se non si riuscisse ad arrivare a tanto, gran parte del problema si potrebbe comunque risolvere attraverso le licenze per la produzione del vaccino. A fronte di un chiaro eccesso di domanda, c'è stata e permane un'insufficiente capacità produttiva dei titolari dei brevetti. Sappiamo che ogni ritardo nella distribuzione dei vaccini rappresenta un costo altissimo, in termini di vite umane e di rischio di varianti. Andare lunghi con la produzione e somministrazione dei vaccini potrebbe fare la differenza nel debellare la pandemia quest'anno o trascinarcela ancora per molto a lungo; potrebbe fare la differenza fra la resilienza e la ripresa e il collasso economico e sociale. Il Governo si muova con autorevolezza, fermezza e velocità. Ci sono aziende italiane con le competenze adeguate, pronte a contribuire sul fronte della produzione dei vaccini.

La seconda questione che sollevo - e chiudo, Presidente -, che torno a sollevare e su cui con tanti colleghi vorremmo smettere di essere solo vox clamantis in deserto, è quella dei dati. Il Presidente Draghi, nella sua replica qui alla Camera in occasione del voto di fiducia, ha richiamato l'importanza della trasparenza e della responsabilità della pubblica amministrazione, parlando esplicitamente di accesso alle informazioni, siano esse dati quantitativi o qualitativi. Non è la prima volta che mi rivolgo a lei in quest'Aula sul tema dei dati disaggregati e aperti. Su impulso della campagna DatiBeneComune, con il collega Roberto Rossini e altri cinquanta deputati e deputate, in maniera trasversale a quasi tutte le forze politiche, chiediamo da mesi un diverso sistema di raccolta e gestione dei dati sanitari legati al COVID-19. C'è su questo un ordine del giorno alla legge di bilancio, che è stato accolto. Non ci sfuggono – chiudo, Presidente - le complessità, le ritrosie di parte degli apparati pubblici e le difformità fra le regioni, ma questa dei dati aperti, Ministro Speranza, deve diventare anche la sua battaglia. E, se non lo diventa, deve diventare chiaro perché il Paese che ha la Presidenza del G20…

PRESIDENTE. Concluda, Fusacchia.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-CD-IE). …il Paese guidato dalla personalità, che ha salvato l'euro vincendo battaglie sulla qualità dei dati, non riesce adesso a fare questo esercizio di modernizzazione del Paese? Una diversa gestione dei dati….

PRESIDENTE. Deve concludere, Fusacchia.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-CD-IE). … - chiudo Presidente - ci può permettere di prendere decisioni più accurate e mirate. Il dato è potere, signor Ministro, e noi lo vogliamo democratizzare.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Pini. Ne ha facoltà.

GIUDITTA PINI (PD). Grazie, Presidente, e grazie, Ministro. Molto bene la comunicazione univoca e che finalmente ci sia….

PRESIDENTE. Deputato Sgarbi, per favore.

GIUDITTA PINI…una voce unica a parlare per il CTS e per chiunque, perché più voci si sono, più confusione si crea. Bene anche la gestione e la produzione anche nazionale e il dibattito sull'apertura riguardo ai brevetti del vaccino. Molto, molto bene. E, insomma, bene anche il fatto che si continui con una linea di dialogo con il Parlamento. Però, ci sono anche alcune cose che non funzionano, che non hanno funzionato nei mesi precedenti e che cerchiamo insieme di migliorare, almeno per i mesi che avremo davanti, che saranno ancora lunghi e complessi. Per esempio, parliamo di vaccinazioni. Le categorie che possono accedere al vaccino devono essere chiare e univoche in tutto il territorio nazionale. Ci sono stati e ci sono ancora adesso dei problemi molto seri. Ho presentato una interrogazione insieme a tutti i colleghi, ma ci sono tantissimi esempi. Per esempio, gli operatori sociosanitari, che lavorano a contatto con disabili gravi e gravissimi, se non sono dipendenti diretti delle ASL o non lavorano in una RSA, non hanno diritto ad essere vaccinati. È frutto tutto questo del nuovo piano vaccinale, che c'è stato anche dopo una serie di indagini dei NAS, che in molti casi poi sono state archiviate, ma che hanno portato a una restrizione dei termini. Questa restrizione, come tutte le restrizioni in un momento come questo, ha fatto sì che si sia creata confusione. Facciamo un altro esempio, gli assistenti di volo, che sono esclusi dalle categorie da vaccinare urgentemente. Anche questo è frutto di una burocratizzazione delle liste di queste categorie, che non ha aiutato e non sta aiutando. Facciamo ancora un altro esempio, sono stati tantissimi. È una situazione, siamo in mezzo a quella che i cinesi chiamano la maledizione cinese, quindi la famosa frase “ti auguro di vivere in tempi interessanti”: noi stiamo sicuramente in mezzo a tempi interessanti.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO (ore 18,30)

GIUDITTA PINI (PD). Ognuno di noi e soprattutto chi ha l'onere e l'onore di sedere in un Dicastero come il suo, così importante, porta su di sé un enorme peso. Cerchiamo insieme di capire, anche attraverso gli errori che facciamo, come migliorare. Ci sono dei criteri, che possiamo mettere, che possiamo avere, per esempio, per tutte le persone che non si presentano il giorno della vaccinazione? Per tutti i vaccini che rimangono - per esempio, quelli Pfizer e Moderna -, che poi dopo devono essere utilizzati, ci sono dei criteri univoci? Facciamo un esempio, in Emilia Romagna, c'è da anni ed è stato poi utilizzato anche in altre regioni il metodo - sempre per stare in tema di assistenti di volo - dell'overbooking.

Ci sono delle liste, in cui ci si può iscrivere e si ha diritto, a un certo punto, ad essere chiamati; se, però, qualcuno rinuncia o non si presenta il giorno della visita, si chiama una persona che ha dato disponibilità a passare prima. È una cosa semplice, è una cosa che funziona già, che c'è già e che, per esempio, potrebbe essere utilizzata per fare in modo che non si gettino via dosi di vaccino, che non sia onere esclusivo degli operatori sociosanitari che vaccinano, poi, dopo, dover giustificare a chi danno quei vaccini e che consentirebbe di non sprecare nessuna dose, ovviamente sapendo che è una situazione molto complicata. C'è questa applicazione che gira in questi giorni che ti consente di calcolare quando toccherà a te essere vaccinato; io per esempio sono attorno al maggio del 2022, spero e speriamo tutti che ci sia, anche grazie alla capacità produttiva del nostro Paese, la possibilità di vaccinarsi prima e di fare in fretta, però, è ovvio che bisogna trovare anche i modi per cui non si sprechi una sola dose di vaccino e chi usa quelle dosi per non sprecarle non incorra in denunce o in procedimenti che, sinceramente, annichiliscono anche il lavoro di molti.

Poi, un altro tema importantissimo è il tracciamento; il tracciamento, per come era stato pensato e concepito, prima della seconda ondata, è fallito, ha completamente intasato i dipartimenti di igiene pubblica che non sono riusciti a stare dietro al sistema di tracciamento e non ha portato a un sistema di tracciamento efficace. Ci sono, però, tantissimi esempi, anche nel nostro Paese, anche adesso, di sistemi di tracciamento innovativi o che vengono usati in modo sperimentale e che consentono di avere un tracciamento di massa e di localizzare il virus. E in un momento come questo, in cui arrivano le varianti, come quella brasiliana o come quella sudafricana, è ancora più importante utilizzare questi metodi. Abbiamo la disponibilità di esperti, di aziende, di enti locali che hanno utilizzato questi metodi, cerchiamo di coinvolgerli.

Proprio ora che avremo delle zone speciali rafforzate e, quindi, che riusciremo a isolare il virus in alcune zone è possibile che, all'interno delle scuole, per i ragazzi che vanno a scuola, non ci sia ancora un sistema univoco e chiaro in tutto il Paese di tamponi e di tracciamento? Un sistema in cui si capisca chiaramente, per esempio, quanti e quali sono i casi all'interno delle scuole, come fare per recuperarli e che non sia solo relegato alla volontarietà dei presidi nel comunicare al Ministero quanti e quali casi hanno avuto nelle classi? È passato un anno, purtroppo, da quando abbiamo iniziato questo incubo insieme a tutto il mondo. È anche il tempo, però, per cercare di portare a sistema una serie di azioni e di interventi che ci sono stati in tutto il Paese, che sono stati portati avanti, che possono essere più qualificanti e che possono essere più utili per tutti, rispetto ad altri che sono stati portati avanti; lo ripeto, siamo in mezzo alla famosa maledizione, quindi, si va anche, purtroppo, per tentativi, perché siamo tutti noi alla prima volta in cui ci troviamo in questa situazione, però, insomma, cerchiamo insieme di uscirne, perché altrimenti sarà più complicato per tutti. Ovviamente, per tutto quello che possiamo fare, il Partito Democratico c'era prima, c'è adesso e ci sarà. Come consiglio per il Ministero direi di ascoltare anche i componenti della Commissione affari sociali della Camera quando diciamo: fateci dare una mano, ecco, perché noi siamo qui apposta e ci piacerebbe veramente essere utili, come tutti noi credo, per uscire da questo incubo. Sono sicura che insieme potremo farcela (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Gemmato. Ne ha facoltà.

MARCELLO GEMMATO (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, non nascondo l'imbarazzo nell'intervenire in un dibattito, in una discussione generale nella quale vado evidentemente a rappresentare la posizione di Fratelli d'Italia e nell'ascoltare alcuni interventi di alcuni colleghi di maggioranza che, a febbraio, a più di un anno dall'istituzione dello stato di emergenza, ci dicono che probabilmente dovremmo vaccinare Tizio e non Sempronio, che probabilmente dovremmo fare il vaccino a Caio e non a Michelino; siamo ancora nell'approssimazione totale e questo mi fa venire i brividi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Oggi, stiamo ancora a discutere delle categorie che dobbiamo vaccinare, mentre in altri Paesi civili abbiamo superato il 50 per cento della popolazione vaccinata, mi riferisco evidentemente allo Stato di Israele, per esempio, Ministro, e rispetto alle quali buone pratiche probabilmente noi avremmo dovuto aprire un orizzonte di interesse. Il gruppo di Fratelli d'Italia l'ha fatto e, guardate, non c'è niente di più semplice che organizzare una cosa complessa. Primo, Ministro, no carta, no penna; l'Italia, la settima potenza mondiale, ad oggi, non ha ancora il fascicolo sanitario elettronico, oggi, ancora si trasferiscono dati sanitari sensibili su pezzi di carta, le vaccinazioni dei nostri figli vengono trascritte su fogli di carta, oggi, noi dobbiamo gestire una difficile fase pandemica e non abbiamo ancora un sistema digitalizzato compiuto.

Io da lei, Ministro, ho sentito parlare di digitalizzazione, mi vengono i brividi nel pensare che la digitalizzazione può essere l'App Immuni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) che continuiamo a pagare e che è inattiva. Allora, su questo, noi non abbiamo sprecato parole di chiarezza e torniamo, lo ricordava opportunamente il collega Caiata, a parlare di ultimo miglio, a parlare di luce in fondo al tunnel; noi non vogliamo essere disfattisti, ma vogliamo essere realisti, noi questa luce, Ministro, non la vediamo e non la vediamo nella misura in cui noi siamo qui a parlare, a discutere, a confrontarci in un dibattito, posso dire, stanco, spento. Io notavo, negli interventi dei colleghi che ho ascoltato tutti e con attenzione, che in larga parte non sapevano cosa dire, perché Ministro, lei è l'ennesima volta che viene qui a rappresentarci che cosa? Il piano vaccini; come è declinato, quanti vaccini abbiamo, quali sono le linee di indirizzo del piano vaccinale? Noi, sinceramente, non l'abbiamo capito e dal dibattito d'Aula, di quest'Aula che dovrebbe essere sovrana, non è ancora emerso. Ancor di più, Ministro, le dico veramente con rammarico che noi, il gruppo di Fratelli d'Italia, il 30 gennaio dell'anno scorso, quando lei è venuto qui a rappresentare la situazione catastrofica nella quale l'Italia probabilmente, purtroppo, poi, sarebbe andata a trovarsi, abbiamo dato alcuni consigli, lo ricordo benissimo: l'autarchia rispetto alla produzione farmaceutica nazionale; la possibilità di produrre vaccini in Italia, il sottoscritto l'aveva evidenziata il 30 gennaio del 2020 (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e ricordo ancora i sorrisini di alcuni colleghi di maggioranza quando io dicevo questo, oggi ci troviamo alla fase ridicola dove il Governo è andato a parlare con Farmindustria, con il presidente Scaccabarozzi, e si è sentito dire una cosa evidente, che anche un misero laureato in farmacia come me sa, che per allestire una filiera di produzione di un vaccino ci vogliono dai 4 a 6 mesi, se noi l'avessimo fatto quando lo avevamo suggerito, il 30 di gennaio del 2021 noi ci saremmo già trovati con una filiera produttiva vaccinale degna di questo nome e non dovevamo andare a raccattare bidoni da una parte e dall'altra (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), facendoci prendere in giro da mezza Europa rispetto al fatto che non siamo stati ancora in grado di acquisire vaccini. Questo, Ministro, lo diciamo con rabbia non perché noi l'avevamo detto, ma perché noi abbiamo un profondo rispetto di quest'Aula e riteniamo che, quando si parla in quest'Aula, si parli anche in rappresentanza, soltanto in rappresentanza, del popolo italiano e si vengano a dire cose, non per dar fiato alla voce, ma per dare un supporto alla nostra nazione e, quindi, noi questo l'avevamo detto e, ad oggi, non si è verificato nulla.

Allora, noi vorremmo capire come superiamo l'imbuto primario, che è l'imbuto rispetto all'approvvigionamento dei vaccini? Noi per seguire correttamente la linea europea e, quindi, un appalto unico di carattere europeo ci siamo trovati esclusi; l'Inghilterra dispone di molti più vaccini rispetto a noi, perché li ha contrattati come nazione sovrana. Israele, idem.

Oggi, in Israele, lo dico per la cronaca, lo dico anche ai colleghi, hanno vaccinato più del 50 per cento della popolazione e si sono trovati ad avere dei dati che hanno interessato anche le multinazionali farmaceutiche, perché Israele è diventato un caso. Negli ultraottantenni il calo della mortalità è stato del 92 per cento. La settimana prossima in Israele - sì, in Israele - si troveranno ad aprire praticamente tutto: riaprono i cinema, riaprono i ristoranti, riaprono i teatri. C'è una green card per le persone vaccinate e si ritorna alla normalità, con risparmio di vite umane e con, come dire, ristoro economico da parte dei comparti aziendali. Tutto questo in Italia è un lontano miraggio e rispetto a questo, Ministro, noi ci saremmo aspettati da parte sua delle parole di chiarezza, come anche, rispetto alla platea vaccinale, sentire ancora oggi che si pensi che soltanto i medici possano vaccinare… io le riporto l'esperienza e la good practice di Israele, dove a vaccinare hanno messo tutti gli operatori sanitari (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché più sanitari vaccinano, più persone vengono vaccinate. Scrolliamoci di dosso questo retaggio antico di caste e di rendite di posizione che in un momento straordinario, emergenziale, qual è quello in cui stiamo vivendo, non possono, diciamo, avere ospitalità.

Allora, Ministro, alcune cose ben chiare: supportare anche l'altra metà, e lo ricordiamo per l'ennesima volta: non si muore soltanto di Coronavirus, e mi accingo a concludere…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Gemmato.

MARCELLO GEMMATO (FDI). Non si muore di Coronavirus; si muore anche di altre patologie, che in questo momento non sono attenzionate dal suo Ministero.

PRESIDENTE. Grazie…

MARCELLO GEMMATO (FDI). Noi ci siamo, Ministro, e ci saremo sempre (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Bond. Ne ha facoltà.

DARIO BOND (FI). Presidente Rosato, grazie anche della sua Presidenza, sono sempre felice di vederla qui. Ministro, intanto sono anche felice di rivederla qui, perché, insomma, ho solo tre minuti ma alla fine la sua esperienza di un anno in qualche maniera l'ha portata a maturare una serie di posizioni, a volte discutibili, a volte non discutibili, ma serie e precise. Voglio, però, dirle con molta chiarezza che bisogna cominciare a usare la certezza nelle dichiarazioni, bisogna usare la certezza e bisogna che le dichiarazioni vengano fatte in maniera precisa da individui, giustamente, che hanno titolo per farle. Non possiamo avere una serie di affermazioni da membri del CTS, da virologi vari e dall'Istituto superiore di sanità, con la confusione che poi si genera non solo fra i cittadini ma anche fra tutte le categorie economiche.

Non le nascondo che sono rimasto male dall'avviso che ha fatto due domeniche fa. Tutti erano pronti e ci siamo trovati la chiusura degli impianti di risalita e degli alberghi con una grave perdita. Non le nascondo anche che, quando si parla di ristori, dovremmo, in qualche maniera, parlare di danno, di indennizzi, di veri indennizzi, perché qui gli immediati ristori non li abbiamo visti.

Mi fermo qui. Le dico anche che il nostro partito, Forza Italia, le ha preparato un piano vaccinale con tutti i dettagli, dalla logistica al sistema essenzialmente di vaccinazione, a chi li può fare, alla produzione di vaccini. Abbiamo lavorato un mese, abbiamo sentito tutti gli artefici e gli specialisti della questione e le abbiamo presentato una cosa vera, non chiacchiere ma fatti. E le chiedo anche una cosa: lei ha recentemente preso un presidente di Aifa, il professor Palù, notissimo virologo internazionale, capace; ecco, dia al professor Palù gli strumenti per lavorare, non venga ostacolato. È una grandissima risorsa che la può aiutare. Faccia a meno di certi collaboratori vicini che parlano tante volte invocando zone rosse. Prenda i cattedratici veri, di fama internazionale, e vedrà che farà bella figura (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. E' così conclusa la discussione generale.

(Annunzio di risoluzioni)

PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Davide Crippa, Molinari, Delrio, Occhiuto, Boschi, Fornaro, Fusacchia, Silli, Lupi, Magi, Tasso e Gebhard n. 6-00173 e Lollobrigida ed altri n. 6-00174 (Vedi l'allegato A). I relativi testi sono in distribuzione.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 18,46).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Replica e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il Ministro Speranza che esprimerà anche il parere sulle risoluzioni.

ROBERTO SPERANZA, Ministro della Salute. Grazie, Presidente. Ringrazio tutti gli onorevoli deputati per i loro interventi. Limiterò il mio intervento alla semplice esposizione dei pareri sulle risoluzioni. Do parere favorevole sulla risoluzione di maggioranza. Per quanto riguarda, invece, la risoluzione presentata dal gruppo di Fratelli d'Italia, esprimo parere favorevole esclusivamente sul punto n. 8 e sul punto n. 15.

Voglio dire all'onorevole Gemmato, con cui pure abbiamo lavorato, insomma, in questo anno difficile, che il tema della sanità digitale è un tema assolutamente centrale e che i numeri testimoniano un impegno significativo del Governo. Quando io sono diventato Ministro di questo Governo, il numero di fascicoli sanitari elettronici attivati era sotto i 15 milioni; oggi siamo a 32 milioni 800 mila. È un pezzo di strada che è stato fatto in un anno e mezzo. Ce n'è ancora un altro pezzo molto significativo e sono sicuro che potrà essere un elemento di collaborazione anche tra il Governo e l'opposizione.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Ministro Speranza. Naturalmente, do per scontato il parere contrario sulle premesse della risoluzione Lollobrigida ed altri n. 6-00174. Bene, perfetto.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Frate. Ne ha facoltà.

FLORA FRATE (MISTO-A-+E-RI). Presidente, onorevoli colleghi, onorevole Ministro, i numeri dell'emergenza non mentono, le varianti preoccupano e i contagi tornano a salire. Per questo motivo siamo consapevoli che le misure di contenimento servono ancora e il nostro gruppo sosterrà le scelte del Governo con serietà e responsabilità. L'urgenza è contrastare il virus, l'obiettivo finale è batterlo. Le chiusure, le zone e le limitazioni degli spostamenti sono sicuramente indispensabili, ma dovranno essere compensate da una strategia di fuoriuscita dall'emergenza. La priorità è la campagna vaccinale e siamo d'accordo con il Presidente Draghi quando dice che le vaccinazioni non devono essere limitate a luoghi specifici. Parole che vanno nella giusta direzione, Presidente, la stessa che abbiamo invocato noi. Serve una discontinuità sostanziale nelle scelte, perché il “modello Primula” si è dimostrato inadeguato e fragile. Dobbiamo fare bene e in fretta. Per questo guardiamo con molta preoccupazione a quello che sta accadendo con i rifornimenti. Soltanto ieri AstraZeneca ha annunciato un altro taglio delle dosi. Accompagnare il Paese alla vaccinazione significa portare il vaccino in tutto il Paese, utilizzando ogni struttura disponibile, mobilitando le nostre risorse migliori. Gli errori commessi sono stati troppi, come l'aver negato l'esistenza dei focolai nelle scuole. Oggi più che mai servono programmazione, certezza dei provvedimenti e la capacità di affrontare i problemi nel merito, senza tifoserie.

In conclusione, crediamo che questa risoluzione indichi la strada giusta da seguire, soprattutto per quanto riguarda la produzione dei vaccini già approvati. L'auspicio è quello di una visione a lungo termine capace, in questo particolare momento storico, di dare una prospettiva al Paese. Per questi motivi, Presidente, annuncio il voto favorevole del gruppo Misto-Azione-+Europa sulla risoluzione di maggioranza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (M-EUR-MAIE-PSI). Grazie, Presidente. Dunque, Ministro, le riflessioni conclusive a questo dibattito sono sostanzialmente quelle che vengono indicate nella risoluzione di maggioranza, di cui sono firmatario. Quindi, grande attenzione, con spirito oggettivo, all'evoluzione del quadro epidemiologico, alla luce del mutare della situazione dovuta alle pericolose varianti. Questa attenzione dovrà essere condivisa e corroborata dal confronto con le Regioni e le province autonome, per una capillare valutazione dei rischi, opportunamente rapportata territorialmente, che porti a misure commisurate all'andamento della curva del contagio, il tutto in un arco temporale accettabile. Inevitabilmente, le misure limitative porteranno a compressioni dell'agibilità lavorativa di alcune categorie - e lo sappiamo benissimo - le cui conseguenti perdite non potranno che essere risarcite e lo si dovrà fare nel più breve tempo possibile per evitare, naturalmente, un pericolosamente concreto default.

Il tema ricorrente dei miei interventi, Ministro, sulla questione è il potenziamento delle strutture sanitarie, con particolare riguardo per quelle periferiche che, ancora oggi, non hanno risposte circa il loro impiego che - lo ricordo a me stesso ancora una volta -, sarebbe utile, indispensabile argine al congestionamento delle strutture specializzate e strutturate per il COVID, perché non si muore di solo COVID. È stato già detto in quest'Aula, è stato ripetuto più volte, poi è ovvio che noi auspichiamo un ritorno alla piena normalità il prima possibile, una frequentazione in presenza delle scuole, una fruizione dei luoghi della cultura e dell'arte, insomma, una vita finalmente normale e, per agevolare tutto questo, in un Paese civile come il nostro, durante la campagna vaccinale ci sarà bisogno anche di grande attenzione per le categorie fragili e per chi ha in carico la loro assistenza. Europeisti-MAIE-PSI voterà favorevolmente alla risoluzione di maggioranza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Germanà. Ne ha facoltà.

ANTONINO GERMANA' (M-NCI-USEI-R-AC). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il Governo Draghi nasce principalmente per due motivi. Io credo che Renzi non sia stato proprio, diciamo, l'artefice, ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso, un vaso che era stracolmo, una misura colma, colma di quei disastri creati dal precedente Governo, che ha portato poi alla nascita del Governo Draghi. Un Governo che si è contraddistinto per incapacità e per avere portato il Paese nel caos sotto ogni punto di vista: sanitario ed anche economico. Questo è il primo motivo. Il secondo motivo è la conseguenza del primo: il Governo Draghi nasce per riportare la speranza in questo Paese, un Paese che non ha più fiducia, un Paese impaurito, un Paese che è economicamente al collasso.

Signor Ministro Speranza del Governo Draghi, io mi rivolgo a lei, non al Ministro Speranza del Governo Conte: lei è fortunato, non lo dico ironicamente, ma perché ha una grande possibilità, quella di essere ricordato per un buon lavoro che lei, ne sono convinto, grazie anche a quest'ampia maggioranza, a questa fiducia, potrà fare. È una possibilità che però deve gestire con grande responsabilità e, soprattutto, lo dicono in tanti, non ascoltando più quei super consulenti, il cui disastro è sotto gli occhi di tutti, ma ascoltando questo Parlamento, che ormai parla una voce quasi unica: quel tabellone quando si illumina è un monocolore.

Troppi gli errori: dal piano vaccinale fallimentare, al fallimento di Arcuri. Non ci interessano altri aspetti, ma la gestione Arcuri dal punto di vista sanitario. Il disastro dei banchi dell'Azzolina, i mancati ristori, il fallimento dei mancati ristori, della cassa integrazione, l'improvvisazione e, soprattutto, la mancata programmazione che ha caratterizzato il Governo Conte, fino all'ultimo. Ultimo esempio quello della chiusura degli impianti sciistici 24 ore prima della loro riapertura, dopo che tanti imprenditori si erano riorganizzati. Il mio sarà pure un intervento critico, ma vuole essere costruttivo. Chiediamo un ritorno progressivo alla normalità perché ancora non si capisce la ratio per cui a pranzo si può andare nei ristoranti - che non è soltanto un piacere, ma è contribuire a un'economia, contribuire al ristoratore che apre, che assume, che lavora, che fa circolare denaro -, e a cena poi non si può andare. Non siamo soltanto noi a dirlo, ma lo dicono i sindaci, lo dicono i presidenti delle regioni che sono i portavoce dei sindaci, lo dice Bonaccini, che è il portavoce della Conferenza Stato-Regioni e, quindi, di tutte le regioni. Un ritorno alla serietà, un ritorno alla competenza e un ritorno alla sobrietà che le nostre istituzioni meritano. Nonostante il mio intervento sia stato un po' critico, il gruppo Noi con l'Italia voterà favorevolmente (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento AdC).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rospi. Ne ha facoltà.

GIANLUCA ROSPI (MISTO-C!-PP). Grazie, Presidente. Presidente, colleghi, Ministro Speranza, la variante inglese del COVID 19 è ormai predominante in tutta Italia. Per fronteggiare questa mutazione del virus, che voglio qui ricordare essere molto più aggressiva rispetto alle precedenti, vi è la necessità di adottare nuove misure di contrasto. Ma questa volta, Ministro, bisogna farlo in maniera oculata e senza andare a penalizzare ulteriormente le nostre imprese, i cittadini e gli studenti, che più di altri, stanno pagando il prezzo più alto di questa crisi pandemica. E proprio con la scuola voglio iniziare questo mio intervento. Chiudere gli istituti scolastici di ogni ordine e grado, senza motivazioni adeguate, in zona gialla, in regioni che in questa fase della pandemia hanno pochi contagi giornalieri, come ha fatto recentemente il governatore Emiliano, significa andare a mortificare, ancora una volta, i nostri ragazzi, ai quali viene negata la possibilità di fare lezioni in presenza e di interagire con i propri coetanei, azioni queste fondamentali per formare il carattere dei nostri ragazzi, soprattutto in età infantile e adolescenziale.

Signor Presidente, bisogna, inoltre, ripensare al sistema dei ristori delle imprese, specialmente per tutte quelle imprese del settore della ristorazione e dell'accoglienza, che sono state le più colpite in quest'ultimo anno e saranno nuovamente oggetto delle imminenti restrizioni in programma, come lei, Ministro, ha già anticipato nel suo intervento. Occorre pensare a nuovi parametri che permettano la riapertura in sicurezza, anche di sera, di ristoranti o almeno di dare la libertà di scelta all'imprenditore. E poi bisogna pensare anche alla riapertura di tutti quei luoghi di cultura, come cinema e i teatri, ancora chiusi.

Mi auguro che questo nuovo Governo attui finalmente una politica basata sul concetto della graduale riapertura delle attività laddove, naturalmente, vi è una minore circolazione del virus e quindi, meno rischio. Invece dove vi è una maggiore concentrazione del virus, si attuino tutte le restrizioni necessarie a limitare il diffondersi dei contagi.

Infine - e concludo -, occorre attuare un nuovo e concreto piano vaccinale in maniera da permettere una migliore e più veloce somministrazione del vaccino su scala nazionale. Ad oggi, sono stati vaccinati poco più di un milione di persone, che equivale al 2 per cento della popolazione italiana. Di questo passo Ministro, se non c'è un cambio di marcia, ci vorranno oltre quattro anni prima di arrivare all'immunità di gregge e uscire definitivamente da questo incubo chiamato COVID. Sul tema vaccini lei, oggi, in quest'Aula, ha detto che occorre mettere in campo tutte le forze necessarie; ha detto che il vaccino deve essere un diritto di tutti e non di pochi, io aggiungo che dovrebbe essere il diritto prima dei più deboli. Bene Ministro, allora si affretti a dare una speranza positiva ai nostri concittadini, metta in campo tutte le energie, anche coinvolgendo, se serve, il Terzo settore o l'Esercito, affinché si raggiunga una concreta e adeguata e immunità di gregge prima del prossimo inverno. Naturalmente voteremo a favore della risoluzione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Cambiamo!-Popolo Protagonista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Massimo Enrico Baroni. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO BARONI (MISTO-L'A.C'È). Gentile Ministro Speranza, credo onestamente lei abbia bisogno di un bel tagliando parlamentare, ha una macchina ministeriale imballata che lei subisce ormai catechizzato da coloro - non tutti - che giocano sul tavolo, incompatibili con la tutela della salute pubblica.

I medici impegnati sul campo affermano che il sistema pubblico, prima che scoppiasse l'emergenza, lavorava già al 150 per cento della propria capacità di erogare i servizi sanitari essenziali. GIMBE afferma che vanno riperimetrati i LEA, ormai inesigibili, perché la politica miope ha fatto inserire anche la cura dell'alluce valgo, mentre a Milano il tempo d'attesa medio per un intervento chirurgico è di nove mesi.

Il MoVimento 5 Stelle ha continuato ininterrottamente a darle fiducia nella speranza – quella, sì, vera -, che lei riuscisse a cogliere l'emergenza per cambiare almeno qualcosa, rispetto alle lobby che hanno imperversato nella cosa pubblica come scimmie in un campo di banane.

I metodi burocratici delle 12 direzioni generali del Ministero e del suo segretario generale hanno celato, confuso, opacizzato, eluso, negato ogni informazione che potesse rivelare l'unica verità rimasta, che non è stata esclusa. Quasi tutti loro sono i responsabili del progressivo, inesorabile peggioramento del Sistema sanitario nazionale, a partire dal censimento del fabbisogno di medici specialisti. Solo Giulia Grillo ha provato ad aprire il vaso di Pandora al Ministero della Salute, interrogava e sollecitava: eliminata.

Non sia mai che un Ministro della Salute non si affidi al loro sistema, quello dei direttori di dipartimento, dei capi di gabinetto, dei segretari generali, insieme alle regioni, di questo inesorabile declino i responsabili. O lo sono loro, o lo siete voi. La catena della fiducia dei cittadini italiani è disperatamente incrinata in questo rapporto del consociativismo unto, degli scambi di favore, della protezione reciproca, a discapito degli italiani che subiscono l'assenza degli open data, dei dati grezzi, l'assenza di controllo da parte del Ministero della Salute, colluso con quelle regioni che dovrebbe controllare, ma che opacizzano i dati: un'opacità lucida, la vostra, con una verniciata di coppale, in cui spiegate com'è il sistema di scambio e di elaborazione dei dati, invece di come poteva essere potenziato. Persino Garattini denuncia l'inesorabile privatizzazione del nostro Sistema sanitario nazionale. Delle USCA previste nel “decreto Rilancio” ne sono state fatte la metà, dopo 10 mesi avete risorse potenziali ancora inespresse, perché ascoltate solo chi è stato concausa di questo progressivo smantellamento dell'SSN, mentre tra i vostri grand commis di Stato avete personale strapagato che va in giro per evitare i trojan con lo star tak. Avrete il nostro voto per parti separate, ma un'alternativa c'è, d'ora in poi: ascoltatela!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lapia. Ne ha facoltà.

MARA LAPIA (MISTO-CD-IE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, signor Ministro, vorrei soffermarmi su un concetto importante, ripreso dalle sue parole in quest'Aula: non ci sono le condizioni per allentare le misure. È vero, le motivazioni che non consentono al Paese di tornare a vivere una vita normale sono molteplici: prima fra tutte, una campagna vaccinale che ancora fatica a procedere a ritmi tali da garantire quanto prima l'adeguata immunizzazione di buona parte della popolazione. È un Paese, il nostro, che, nonostante i costanti richiami all'unità, continua a viaggiare a due velocità diverse: da un lato, le regioni più virtuose già nella fase di somministrazione ai cittadini ultraottantenni, dall'altro, invece, quelle che ancora stentano a concludere la vaccinazione del personale sanitario. Tra queste, signor Ministro, si annovera tristemente anche la mia terra, la Sardegna. Per tale ragione, chiediamo maggiori controlli sulla gestione territoriale delle vaccinazioni, nel rispetto delle tempistiche nazionali, in modo da passare al più presto alla seconda fase, in ottica di una tempestiva immunizzazione delle fasce più deboli, unitamente al personale scolastico e a quello dei servizi pubblici essenziali. È necessaria un'accelerazione nella consegna dei vaccini, anche mettendo a disposizione della produzione gli impianti farmaceutici del nostro Paese.

Riguardo poi alla somministrazione delle dosi stesse, ringraziando ancora una volta il lavoro instancabile del personale sanitario, tecnico e sociosanitario nazionale e territoriale, guardiamo con fiducia all'ingresso degli oltre 40 mila medici di famiglia tra gli attori della campagna di vaccinazione su tutta la popolazione.

Signor Ministro, lei auspica una coesione nazionale nella gestione dell'emergenza, sia da parte delle istituzioni centrali, che di quelle regionali e locali, fino al singolo cittadino. Ebbene, ciò è possibile con la promulgazione di regolamentazioni giuste ed efficaci e l'attuazione di comportamenti corretti, con la consapevolezza della situazione e con una giusta e puntuale informazione. Le varianti del COVID e l'aumento dei contagi di queste settimane parlano chiaro: non possiamo abbassare la guardia. Eppure dobbiamo trovare soluzioni di convivenza con il virus, basate non solo su restrizioni, ma anche sul rispetto delle regole, in ottica di avvicinamento alla normalità, perché oltre alla crisi sanitaria c'è in ballo l'economia di questo Paese, un Paese di piccole aziende e di settori come la ristorazione, il fitness e il turismo, che stanno pagando il prezzo più caro di questa pandemia; per cui non solo chiusure, ma anche aperture commerciali controllate e regolamentate. Tutto questo potrà essere reso possibile in misura sempre crescente dall'intensificazione dei vaccini, naturalmente. Facciamo presto, Ministro, la tempestività è tutto. Servono azioni forti e, soprattutto, servono aiuti concreti ai lavoratori e alle famiglie in difficoltà. L'Italia non può aspettare, è il momento di rialzarsi. Ministro, alla luce di questo, dichiaro il voto favorevole della nostra componente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, lo dico subito: non ci appassiona un dibattito che si è sviluppato in questi ultimi giorni tra continuità e discontinuità, tra rigoristi e aperturisti, non ci convince perché è fuorviante e pericoloso.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore 19,07)

FEDERICO FORNARO (LEU). Credo che, da questo punto di vista, occorra continuare a tenere la barra dritta, continuare a seguire con coerenza, pazienza e serietà, il principio di precauzione, continuare ad avere prudenza, cautela: lo stesso schema, la stessa logica, lo stesso comportamento che hanno tenuto e stanno tenendo i principali Paesi europei. Occorre avere l'onestà intellettuale e l'umiltà di abituarsi a confrontarsi con i dati e non con i topic trend di Twitter. Per sconfiggere la pandemia occorre avere una capacità e una velocità, perché, come giustamente lei ha detto, signor Ministro, il tempo non è una variabile indipendente, ma bisogna avere la consapevolezza che questa sarà una battaglia lunga, che è una battaglia lunga, che siamo dentro l'emergenza sanitaria e dentro la pandemia. E gli stessi che hanno protestato vivamente per la mancata riapertura delle stazioni sciistiche, pur comprendendo evidentemente le problematiche che si sono arrecate a quel settore e che dovranno trovare risposte economiche nel prossimo “decreto Ristori”, bene, noi saremmo stati, se avessimo seguito certe argomentazioni e certe dichiarazioni, nel paradosso, la settimana scorsa, di riaprire gli impianti sciistici in alcune province del nord e poi, alcuni giorni dopo, su richiesta dei governatori trasformare quelle stesse zone in zone arancioni rafforzate. E allora, non si può governare pensando ogni giorno di lisciare il pelo, da questo punto di vista, a un'opinione pubblica che va, invece, educata, da questo punto di vista, con parole di verità.

Noi siamo sempre più convinti che c'è una vittoria sanitaria, che solo la vittoria sanitaria è in grado di garantire la ripresa economica. Siamo - lei l'ha detto - all'ultimo miglio: accogliamo questo, ovviamente, come un auspicio e qualcosa più di una speranza, ma, al tempo stesso, proprio negli ultimi tornanti, come nelle gare ciclistiche, come lo sport ci insegna, proprio le ultime curve possono essere le più difficili, le più faticose, perché è comprensibile una stanchezza del Paese, è comprensibile una fatica di operatori, di cittadini, è comprensibile la rabbia dei ragazzi, è comprensibile la difficoltà che arriva dalla didattica a distanza. Insomma, dopo un anno siamo stanchi, è giusto dirlo, è giusto ammetterlo, sarebbe sbagliato non dire la verità, ma proprio in questo momento, proprio perché siamo agli ultimi tornanti, le polemiche disorientano. Noi siamo assolutamente d'accordo con lei, signor Ministro, occorre dire parole di verità, cioè che non siamo ancora usciti, che stiamo intravedendo in lontananza l'arrivo, ma è ancora lunga - è ancora lunga! - e proprio perché siamo ormai stanchi, dopo un anno, questa rischia di essere l'ultima fase anche molto faticosa. Però dobbiamo continuare ad avere il coraggio, perché da questo punto di vista c'è più coraggio a dire che occorre tenere una linea di rigore e non una linea aperturista, dobbiamo avere il coraggio di non abbassare la guardia, di continuare a fare quello che si è fatto fino ad oggi: ascoltare gli scienziati, leggere i dati e le evidenze scientifiche e poi decidere, e non viceversa, come qualcuno vorrebbe fare.

Chiudo rispetto al tema del piano vaccini. È evidente che occorre accelerare, è evidente che, da questo punto di vista, occorre un cambio di passo in Europa, è del tutto evidente che da parte delle industrie ci deve essere il rispetto dei patti e degli accordi, perché, se avessero fatto gli Stati quello che hanno fatto alcune industrie farmaceutiche, saremmo qui ad urlare, sentiremmo urlare contro lo Stato, contro il pubblico, contro l'inefficienza del pubblico. Quando sono i privati a non rispettare accordi, allora, guarda caso, in molti casi, ci troviamo uno strano silenzio. Ed è giusto, quindi, anche avviare una battaglia in Europa contro la brevettazione, interpretando i vaccini come un bene comune.

Insomma, noi voteremo a favore della risoluzione di maggioranza, le chiediamo, signor Ministro, di continuare sulla strada tracciata fino ad ora, cambiando quello che c'è da cambiare, come è giusto, ascoltando le istanze che arrivano dalle regioni, dalle imprese, dalle associazioni dei cittadini, in una logica di collaborazione e di ascolto, ma continuando, però, a tenere la barra dritta e la barra dritta per noi è e rimane l'articolo 32 della Costituzione (Applausi della deputata Boldrini).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Noja. Ne ha facoltà.

LISA NOJA (IV). Grazie, Presidente. Ministro, ben trovato. Siamo qui a discutere dell'emergenza COVID da qualche giorno dall'anniversario della notizia della positività del “paziente uno” di Codogno. Da un lato, rispetto a un anno fa, non solo oggi conosciamo molto meglio il nemico con cui ci confrontiamo, ma disponiamo di un'arma straordinaria, che è stata il frutto dell'impegno e dell'ingegno straordinario di tanti scienziati: i vaccini. Abbiamo dei vaccini, abbiamo dei vaccini sicuri e abbiamo dei vaccini efficaci. Accanto a questo grande elemento di conforto, però, ci confrontiamo con le difficoltà di produzione e di approvvigionamento delle dosi vaccinali, che preoccupano perché mettono in pericolo le nostre capacità di correre più velocemente del virus e, soprattutto, delle varianti, soprattutto quella inglese che si sta diffondendo rapidamente nel nostro Paese. Quindi, in qualche modo, siamo davanti a un pendolo: da una parte, abbiamo la speranza e, dall'altra, abbiamo ancora la frustrazione, la paura la fatica rispetto a un'emergenza che è lunghissima, che ha fiaccato economicamente, socialmente, anche psicologicamente i cittadini italiani, che sono da mesi impegnati in uno sforzo collettivo di disciplina e di rigore, di cui noi non gli saremo mai abbastanza grati.

Ebbene, io credo che per far sì che il pendolo oscilli verso la speranza, una speranza che, naturalmente, deve essere fondata sul principio di precauzione e di responsabilità, il metodo del nostro lavoro è fondamentale. E, quindi, nell'annunciare il voto favorevole di Italia Viva alla risoluzione di maggioranza, desidero evidenziare alcuni elementi che deve avere, ora più che mai, il nostro metodo di lavoro. Il nostro, infatti, deve essere un metodo di lavoro fondato su trasparenza dei dati, chiarezza delle indicazioni, pianificazione e tempestività, perché noi dobbiamo consentire, ora più che mai, dopo un anno di pandemia, alle imprese, ai lavoratori e alle famiglie di programmare per quanto possibile le loro vite.

Siamo tutti consapevoli, Ministro, che l'andamento dell'epidemia può richiedere decisioni anche repentine, tuttavia, Ministro, io vorrei che lo dicessimo chiaro: gli imprenditori del nostro Paese e i lavoratori del nostro Paese hanno fatto e stanno facendo sacrifici enormi e non ci hanno mai chiesto - mai - di mettere la salute al secondo posto. Quello che ci hanno chiesto è di avere rispetto delle loro attività e di avere rispetto dei tempi delle loro attività. Era un rispetto che, dobbiamo dircelo, per ragioni e contingenze anche oggettive, nel caso degli impianti sciistici, è obiettivamente mancato. Ed è anche in ragione di questo rispetto che noi dobbiamo ai lavoratori e agli imprenditori del nostro Paese, che nella risoluzione di maggioranza chiediamo l'impegno espresso all'Esecutivo di prevedere, contestualmente alle misure restrittive, adeguate misure di ristoro economico. In questo senso, noi di Italia Viva salutiamo con grande favore la scelta di includere nella cabina di regia sull'emergenza anche i Ministri economici, per consentire valutazioni tempestive sulle filiere produttive che sono colpite man mano dalle restrizioni.

Il nostro metodo di lavoro, però, deve essere anche fondato sulla predittività e sulla parità di trattamento tra situazioni simili. In questo senso, Ministro, ora più che mai, noi dobbiamo riuscire a distinguere tra i casi in cui le attività presentano oggettive e intrinseche caratteristiche di rischio e quelle in cui il rischio può derivare dal mancato rispetto dei protocolli di sicurezza. Ecco, in questo secondo caso, sta a noi mettere in campo un sistema di controlli e di sanzioni adeguato, efficace e tempestivo, perché noi non possiamo far pagare a tutti le violazioni dei protocolli di sicurezza di alcuni in quanto non siamo capaci sufficientemente di identificare le trasgressioni.

E in questa direzione, Ministro, va la nostra richiesta non solo di fare di tutto per mantenere l'attività scolastica in presenza, ma anche di assicurare una progressiva e graduale riapertura dei luoghi di cultura. Si può, si può farlo in sicurezza, ne hanno bisogno non solo gli operatori di un settore strategico per il nostro Paese, ma io vorrei dire ne hanno bisogno gli italiani, perché il miglior antidoto alla frustrazione e alla paura sono proprio la bellezza e la cultura.

Vengo, poi, all'altro elemento della battaglia contro il COVID, l'elemento più importante in questo momento: quello della campagna vaccinale. Ministro, noi la invitiamo, da un lato, a una riflessione sull'opportunità di consentire la vaccinazione anche ai tanti cittadini AIRE che sono in Italia anche se, formalmente, risiedono all'estero.

E poi c'è un aspetto fondamentale su cui io vorrei soffermarmi in chiusura, perché ha una rilevanza etica, prima che politica. Ministro, io lo dico con dispiacere, ma devo dirglielo: le raccomandazioni per l'individuazione delle priorità della “fase 2”, pubblicate lo scorso 8 febbraio, sono gravemente inadeguate. Tra le persone estremamente vulnerabili con diritto di precedenza non sono incluse tantissime malattie rare, molto gravi e con comorbilità severissime. Ministro, una persona come me, che ha una atrofia muscolare spinale, non è nelle priorità vaccinali. E non lo dico per me, che sono una privilegiata, lo dico per i tanti malati che sono là fuori e vivono da un anno nella paura e nella segregazione, tanto è vero che molte associazioni hanno ritenuto doveroso scriverle per chiedere un immediato chiarimento su questo punto. Solo per alcune patologie le raccomandazioni prevedono la vaccinazione dei conviventi, altro elemento totalmente illogico. Queste lacune a livello nazionale verranno colmate dalle regioni che determineranno, in via autonoma e spesso differenziata, altre categorie di persone estremamente vulnerabili. Il risultato sarà che un paziente lombardo potrà essere trattato in maniera diversa da un paziente laziale: una discriminazione territoriale insopportabile tra cittadini che si trovano in condizioni di rischio del tutto analoghe.

Del resto, guardi, Ministro, io glielo dico: questo è il risultato di un approccio che, adottando esclusivamente criteri medico-nosografici, rischia di tradursi in elenchi di patologie che saranno sempre incompleti, che negheranno precedenza vaccinale a tante persone con disabilità, anche mentali, molto gravi e a persone in condizioni invalidanti che, addirittura, posseggono la certificazione di gravità ai sensi della legge n. 104. Per questo, Ministro, noi di Italia Viva abbiamo insistito perché nella risoluzione di maggioranza sia previsto un impegno specifico su questo. Chiediamo di assicurare un ordine di priorità sulla base di criteri nazionali omogenei e idonei a garantire la precedenza a tutte le categorie di fragili e ai loro caregiver, tenendo conto non solo del rischio clinico, ma anche di fattori ambientali e relazionali, quale è l'impossibilità del distanziamento fisico per le persone non autosufficienti o non collaboranti.

Vedete, colleghi, le persone fragili sono capaci di prove di straordinaria resilienza, io credo che quest'anno sia stato dimostrato a tutti quanto è grande questa capacità, ma non si può e non si deve chiedere loro di adattarsi a scelte illogiche, discriminatorie, in ultima analisi eticamente inaccettabili. La politica, se è tale, non può consentirlo (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Galeazzo Bignami. Ne ha facoltà.

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, nella sua relazione lei ha fatto ampio riferimento a fatti e circostanze avvenute nella prima fase della pandemia, e quindi ci consentirà di fare altrettanto per giustificare, almeno in parte, le motivazioni che ci sentiamo, in una qualche maniera, portati a doverle sottoporre, non solo per il voto contrario, che già adesso annuncio, ma anche per una condotta che noi riteniamo sia meritevole di una valutazione inevitabilmente negativa, perché le linee di azione che lei ci ha illustrato si pongono in piena continuità con quelle precedenti, perché in piena continuità si pone evidentemente la sua conferma a Ministro della Salute. La sua conferma, signor Ministro, è una scelta sbagliata, e per dimostrare i motivi per i quali noi la riteniamo una scelta sbagliata citerò dati, fatti, circostanze oggettive, elementi concreti, perché riteniamo che sia necessario che, in un contesto politico, se evidentemente qualcuno ha operato bene, gli si dia atto dell'aver ben operato, ma se ha sbagliato debba pagare e debba evidentemente andare a casa; questo si chiama, nella nostra cultura, merito e responsabilità, e Fratelli d'Italia ha le idee abbastanza chiare al riguardo.

Citerò, dicevo, fatti, circostanze, elementi oggettivi, assumendomi tutta la responsabilità, a partire dal 22 gennaio 2020, quando il Comitato d'emergenza dell'OMS allertò gli Stati nazionali della possibilità che vi fosse una diffusione del virus, allertandoli affinché potessero già approntare tutte le linee di difesa utili al contrasto alla diffusione. Lei quel giorno, in effetti, convocò la task force a cui diede il compito di coordinare tutte le iniziative utili al contrasto alla diffusione del virus, il comunicato stampa è ancora visibile sul sito del Ministero. Abbiamo chiesto di vedere i verbali di quella task force e il suo Ministero ci ha risposto che, in realtà, la task force non esiste, è un tavolo informale, di consultazione al Ministro. Quindi, l'allerta che l'OMS stava approntando e aveva invitato gli Stati nazionali a realizzare, in Italia consisteva, come risposta, in un tavolo informale. A quel tavolo informale, però, il dottor Giuseppe Ippolito, dello Spallanzani, suggerì di far riferimento al piano pandemico aggiornato secondo le linee guida dell'OMS, che conteneva comunque indicazioni utili per fronteggiare la pandemia. Il piano pandemico - se non lo sa, signor Ministro - è uno strumento previsto dalla regolamentazione sanitaria internazionale e anche dalle direttive comunitarie, ed è uno strumento nel quale dovrebbero essere contenuti il numero dei medici, il numero dei dispositivi necessari a fronte del numero di medici, il numero dei posti letto, il numero dei posti in terapia intensiva e tutti gli strumenti utili e necessari a fronteggiare appunto la pandemia. Opera, se mi può consentire, una banalizzazione…

PRESIDENTE. Chiedo scusa, se la interrompo, interrompiamo anche il tempo… Colleghi, prestare attenzione non è obbligatorio, fare silenzio sì. Prego, deputato Bignami.

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Grazie, Presidente. Stavo dicendo che il piano pandemico opera, se mi può passare la banalizzazione, come un sistema antincendio: non può impedire, evidentemente, che l'incendio divampi, ma può consentire di acquisire tempo, per salvare vite. Come tutti gli strumenti antincendio, però, ha solo un'esigenza: quella di essere aggiornato, quella di essere verificato. Il nostro, benché le prescrizioni internazionali lo imponessero, non lo era da quattordici anni. Questo lo sapevano bene i componenti del CTS, che il 10 febbraio del 2020, infatti, si attivarono immediatamente per recuperare, dati, informazioni utili a comporre un piano che in effetti venne presentato, in una qualche maniera, il 4 di marzo, quando però ormai l'incendio già era divampato e il sistema antincendio non poteva più servire. E lo sapevano bene, i componenti del CTS, anche perché molti di loro erano proprio coloro che avrebbero dovuto aggiornarlo quel piano e che, invece, non lo hanno fatto, e questo troviamo sconcertante, che in quel CTS che ancora oggi lei difende ancora siedono quelle persone e abbiano la pretesa di dirci cosa fare o cosa non fare per potere dire o non dire agli italiani come muoversi o comportarsi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), loro, su cui ricade buona parte della responsabilità della situazione in cui ci siamo trovati, ancora oggi sono qui a pontificare. E lei, Ministro, non aveva il diritto di mandarli via; lei aveva il dovere di farlo e, invece, non lo ha fatto.

Tutte queste cose non le abbiamo imparate da lei; abbiamo presentato decine di interrogazioni parlamentari, rimaste senza risposta; abbiamo presentato accessi agli atti quando ci chiedevate di collaborare, perché noi siamo fatti così: prima di poter proporre e agire, abbiam bisogno di approfondire e di studiare; e anche quando quei documenti ci sono stati dati, perché una sentenza del TAR ha ordinato al suo Ministero di esibirli, avete fatto appello, dicendo che non avevamo diritto ad averli. La trasparenza per lei, signor Ministro, costituisce un grosso problema, ma la trasparenza non è un'opzione per il decisore politico, la trasparenza in materia sanitaria è un obbligo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), fissato dalla normativa comunitaria, fissato dalla regolamentazione sanitaria internazionale; e le ricorderò, tra le tante, la decisione n. 1082/2013/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, secondo la quale qualsiasi processo decisionale deve essere condotto nella piena trasparenza del processo. Questa è una decisione, signor Ministro che, ai sensi dell'articolo 288 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, ha un valore vincolante e, contrariamente a quello che voi credete, Fratelli d'Italia ha ben presente come funziona l'Unione europea e non decide di attivarla o meno o di ricordarsene soltanto quando le è comodo.

E le voglio citare un altro provvedimento, del 2012, una comunicazione dell'OMS secondo la quale la comunicazione nella gestione di una pandemia deve essere tempestiva e realizzata in maniera piena e trasparente prima, durante e dopo la pandemia; tempestiva. Non me ne voglia, signor Ministro, ma se lei avesse mai lavorato un giorno con partita IVA saprebbe l'importanza che per qualsiasi imprenditore, qualsiasi artigiano, qualsiasi commerciante, qualsiasi libero professionista ha l'avere regole chiare, certe e tempestive (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), cosa che voi non avete diffuso prima e non avete neppure diffuso dopo, come dimostra il comportamento tenuto in occasione della ribadita chiusura degli impianti o l'atteggiamento con cui avete applicato le zone rosse, arancioni e gialle la settimana scorsa, vanificando le spese e l'impegno di tanti ristoratori. Eppure, non capiamo perché. Perché quelle comunicazioni dell'OMS che ho citato affermano una cosa che per noi è evidente, nella sua importanza: il primo partner per fronteggiare la pandemia è la popolazione. E, allora, per quale motivo ancora oggi non volete diffondere, in continuità col precedente Governo, quali sono i parametri su cui elaborate le scelte, quali sono gli elementi, quali sono i verbali del CTS, per quale motivo non li diffondete se ancora oggi rivendicate che quei parametri e quei criteri sono giusti e che conseguentemente, a suo giudizio, dovrebbero essere validi e motivo su cui fondare in positivo le vostre scelte. Insomma, se pensate di aver ragione, perché li nascondete, di che cosa avete paura, perché non li volete diffondere, perché continuate a opporre un diniego sistematico all'accesso di quei documenti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Perché non c'è motivo, se davvero siete convinti di aver ragione, ma il motivo c'è se siete consapevoli che in quei documenti e in quei dati c'è la traccia e l'informazione dei tanti errori che voi avete commesso.

E, allora, smettiamola, per cortesia, anche di chiamare questi provvedimenti ristori, quasi a voler immaginare una munifica elargizione caduta dall'alto; iniziamo a chiamarli col loro nome, perché di risarcimento si deve trattare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), pieno, effettivo, completo, che va riconosciuto a tutti coloro che stanno pagando per scelte e per colpe che non sono loro, quelle che avete commesso e quelle che state ancora commettendo. Perché sul piano vaccinale - lo ricordava bene il collega Gemmato - Fratelli d'Italia da tempo ha delle proposte. Ha delle proposte concrete che avete ignorato, preferendo affidare al commissario Arcuri la gestione di un piano che nasce dalla condivisione, così lei scrive nel suo libro - che pure ha ritenuto di ritirare, alla faccia della trasparenza - con i Ministri di Francia, di Germania, di Olanda, per costruire un'alleanza a livello comunitario che permettesse all'Europa di governare il piano vaccinale. E avete scelto - così lei dice - come migliore tra i vaccini, quello di AstraZeneca perché dava i risultati migliori. Un vaccino che non può essere somministrato alle persone sopra i 65 anni di età e che pare avere un indice di efficacia del 62 per cento: avete uno strano concetto dell'idea di migliori e la composizione di questo Governo purtroppo lo dimostra.

E allora, signor Ministro, ecco il motivo per il quale noi abbiamo ritenuto di rappresentare con questi fatti i motivi del nostro voto contrario che sono, in buona sostanza, riassumibili in un'espressione: noi non riteniamo che chi, fino a ieri, ha fatto parte del problema possa, da oggi, far parte della soluzione. Voteremo contro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Stefano Mugnai. Approfitto per ricordare ai colleghi presenti in aula che devono, innanzitutto, essere silenziosi perché non si riesce a capire l'intervento di chi parla. Secondariamente, è indispensabile rispettare la regola sul distanziamento che è la stessa regola che cerchiamo di far rispettare ai cittadini italiani e, quindi, non solo non siamo da meno, ma dovremmo anche dare il buon esempio.

In più, vorrei ricordare che è del tutto inopportuno dare le spalle alla Presidenza, colleghi del terzo e quarto settore; prima ce ne sono stati altri e non ho voluto interrompere il deputato Bignami una volta ancora. Però, insomma, sono regole elementari. Oltretutto, si può tranquillamente approfittare di qualunque stanza di Palazzo Montecitorio che è grande per poter conversare, è inutile farlo qui, insomma; anzi, è disdicevole farlo qui. Quindi, chi ha bisogno di parlare lo può fare, chi vuole stare invece in Aula deve rispettare queste regole elementari.

Prego, deputato Mugnai, a lei la parola.

STEFANO MUGNAI (FI). Grazie, Presidente…

PRESIDENTE. Deputate Ravetto, Prestigiacomo e Bartolozzi, vale anche per voi perché per tutto il precedente intervento siete state appiccicate una all'altra a parlare: non si può fare, la regola vale per tutti. Prego, deputato Mugnai.

STEFANO MUGNAI (FI). Grazie ancora, Presidente. Signor Ministro, noi siamo perfettamente consapevoli che la gestione di un'emergenza così grave rappresenta un inedito assoluto per ogni Governo e siamo anche consapevoli della specificità del nostro Paese: è stato il primo Paese occidentale a dover affrontare la pandemia.

Oggi, però, abbiamo più informazioni. Abbiamo più informazioni rispetto alle modalità con cui affrontare, sfidare e finalmente vincere questa drammatica situazione e abbiamo anche, a differenza dell'inizio della prima ondata, tutta una serie di termini di paragone rispetto a ciò che altri Paesi hanno fatto e che è risultato positivo, piuttosto che non, nell'affrontare la pandemia. Allora, credo che con grande umiltà questo Governo, anche con un'analisi critica rispetto alle cose che non hanno funzionato, debba accingersi a cercare di implementare al meglio, nei mesi a venire.

Noi abbiamo colto anche spunti assolutamente confortanti nella sua comunicazione che vanno in questo senso. Intanto, un primo aspetto sul quale noi vogliamo porre la nostra attenzione: è di tutta evidenza che, rispetto a mesi dove si è assistito, in maniera abbastanza stucchevole, ad un balletto conflittuale fra i vari livelli istituzionali, noi siamo convinti che sia necessaria in questa fase una maggiore condivisione delle scelte fra tutti i livelli di responsabilità che governano questa pandemia. Ed è confortante aver appreso che, nei giorni scorsi, nell'incontro avvenuto fra il Ministro Gelmini e il presidente Bonaccini, sia emerso con forza un punto di condivisione sulla necessità di non calare dall'alto le scelte che riguardano le comunità, i territori e quindi anche gli enti locali. Le faccio un esempio: ciò che è avvenuto il 14 febbraio non deve più succedere, nel senso che non è pensabile che, nel momento in cui si va a decidere che alcune regioni - penso alla mia Toscana piuttosto che alla Liguria, piuttosto che alla provincia autonoma di Trento - rientrino in zona arancione dalla zona gialla, questo avvenga in una domenica, in un giorno particolare, e gli operatori lo sappiano qualche ora prima. Ed è positivo, dal nostro punto di vista, che si stia iniziando a riflettere sull'opportunità di fare le rivalutazioni dei colori delle zone che debbono appartenere alle singole regioni il sabato per darvi corso dal lunedì. Questo permette anche agli operatori economici di avere contezza rispetto a ciò che si può fare o non si può fare nei fine settimana.

Do un suggerimento, anche perché credo che non ci dovremmo sorprendere se, anche nel 2021, Pasquetta arriverà di lunedì. Pasquetta cadrà di lunedì anche quest'anno e credo che sia importante, rispetto comunque a un giorno sul quale inevitabilmente ci sono degli interessi importanti di interi settori economici, poter dare per tempo quelle che sono le regole da dover applicare nel fronteggiare la pandemia a tutti gli operatori economici.

Guardi, credo che i dati anche preoccupanti che stanno emergendo in queste ore - mi riferisco alla provincia di Brescia, mi riferisco all'estremo Ponente ligure, mi riferisco a tutta una serie di situazioni a macchia di leopardo che riguardano tanti comuni in tante regioni del nostro Paese - stanno lì a dimostrare che è necessario che il Governo adotti sistematicamente misure decise e rapide nel momento in cui vi è il rischio che il contagio si estenda, soprattutto in una situazione dove abbiamo contezza che le varianti del virus, quelle più aggressive, stanno propagandosi a dismisura.

Però, quando diciamo “risposte decise e rapide” bisogna tradurlo: significa sacrifici che chiediamo ai cittadini e a tanti operatori economici. E, allora, se è assolutamente condivisibile il fatto che deve essere compiuto ogni sforzo per uscire anche un solo giorno prima dalla pandemia e quindi è importante reagire tempestivamente ad ogni situazione di aumento del contagio, però bisogna anche uscire da ciò che è avvenuto in questi mesi. I sacrifici si chiedono, però poi si deve anche mettere mano a dei ristori che siano adeguati, tempestivi, che partano nei tempi e nelle modalità previste e soprattutto che arrivino agli operatori economici nelle modalità previste, cosa che purtroppo in questi mesi non è successa. Ci sono interi settori della nostra economia - mi riferisco al settore della neve e al settore del wedding, ma sono talmente tanti che, provando ad elencarli, sicuramente ne lasceremmo qualcuno per la strada - che oggettivamente hanno subito dei danni enormi e che aspettano delle risposte concrete, tempestive e anche queste rapide da parte del Governo.

Così come siamo convinti che utilizzare e ricorrere ai codici Ateco non sia stata poi tutta questa grande trovata, perché già la situazione è complessa di per sé, già non esiste un manuale per gestire la pandemia, ma certamente la gestione dei codici Ateco ha rappresentato un di più di confusione e ha creato anche delle sperequazioni fra singole attività economiche che francamente non trovano giustificazione nella realtà e nei fatti.

Noi tutti parlamentari, noi tutti classe dirigente, politica o non, però abbiamo un dovere: abbiamo il dovere di evitare lo stucchevole balletto di volersi schierare per forza fra la fazione dei rigoristi e la fazione di coloro che vogliono aprire; magari qualcuno lo fa anche a giorni alterni. Ecco, io credo che non sia più opportuno continuare con questo balletto. La fazione che decide sono i numeri perché i numeri hanno la testa dura. Sono i numeri che debbono ispirare la decisione del livello politico che poi dovrà assumere una determinazione rispetto a chiudere, a inasprire o meno le situazioni sul territorio.

Però, rispetto anche alla forza dei numeri che è indiscutibile, credo che uno sforzo in più lo si debba fare, anche per rivedere i 21 parametri che vengono utilizzati nel momento in cui si va a rivalutare le singole situazioni delle singole regioni; 21 parametri che, in molti casi, hanno determinato delle situazioni che francamente non trovavano una corrispondenza puntuale rispetto a ciò che stava avvenendo sui territori.

Un altro elemento che noi salutiamo con grande favore e che vogliamo credere che sia la stella polare delle prossime settimane e dei prossimi mesi nel gestire la pandemia è il fatto che capiamo che in questo momento è inevitabile per ragioni, come dire, di tempistica ricorrere nuovamente a un DPCM, però noi vogliamo sperare che questo Governo, al quale noi aderiamo con grande convinzione, sappia governare la pandemia ricorrendo a un altro strumento, ai decreti-legge.

Ma questo non solo e non soltanto per dare maggior forza e maggior riconoscimento a quelle che sono le prerogative del Parlamento ma anche per dare un segnale all'esterno. E il segnale è che il Governo e la maggioranza di questo Paese la pandemia non la subiscono, ma la governano; e la governano con strumenti normali, coinvolgendo il Parlamento, che è l'assise che rappresenta tutti i cittadini. Il tema della comunicazione: la scienza è tale perché non ha certezze, la scienza si alimenta di dubbi, e quindi è evidente, normale, scontato che anche la comunità scientifica non abbia un pensiero unico rispetto ad una sfida che è inedita.

Però le assicuro che se, da un lato, è assolutamente opportuno che all'interno di organismi come il CTS ci sia anche un dibattito fra scienziati, e sia un dibattito serrato perché le opinioni sono legittimamente diverse, nella consapevolezza che magari da quel confronto si arriva ad una sintesi che sia la più alta possibile, però francamente non si può pensare di continuare di permettere a scienziati, che magari fanno anche parte del CTS, di andare H24 in tutte le televisioni ed esprimere ognuno un'opinione diversa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Questo comporta una delegittimazione anche di quegli organismi, e quindi credo che sarebbe veramente opportuno che la sintesi fatta dalla comunità scientifica, alla quale fa riferimento il Governo per gestire la pandemia, venga portata all'esterno da una voce sola e sia quella che venga assunta dal Governo per decidere il da farsi.

Questi sono obiettivi importanti, ma sono obiettivi tattici. L'obiettivo strategico è uno solo: la campagna vaccinale. Quello è l'obiettivo strategico perché spesso si parla, parlando di pandemia, di brutte notizie. Ci sono anche buone notizie: è di stamani sulla stampa nazionale che in Scozia, a distanza di cinque settimane dal primo ciclo di vaccinazione, è evidente che il calo radicale delle percentuali di ricoveri è assolutamente esplicito, è fuori contestazione. Il vaccino sconfigge la pandemia, il vaccino è la soluzione alla pandemia; però, parlando di vaccinazione, sulla quale siamo tutti d'accordo, come Forza Italia oggi abbiamo presentato il nostro piano vaccinale e lo affidiamo al Governo, alla maggioranza, perché venga discusso, riflettuto, per cogliere magari anche degli spunti che sono contenuti all'interno di quel piano. Però due sono gli aspetti sui quali questo Governo, del resto, è stato chiamato dal Presidente della Repubblica per poterli aggredire in maniera compiuta e, magari, poterli anche risolvere. Il primo è l'approvvigionamento. Presidente, Forza Italia fa parte convintamente di questo Governo anche perché questo Governo ha in sé una spiccata vocazione europeista. Mi permetta una piccola citazione autobiografica: quando, il 9 novembre 1989, cade il Muro di Berlino, lei è un bambino. Io sono purtroppo un po' più anziano di lei, ero un giovane appena diventato maggiorenne: me ne scappo e vado a Berlino con martello e piccozza a dare il mio contributo per abbattere quel muro. Sono da sempre per un'Europa unita, ma sono talmente europeista che le dico che, se passa il messaggio nel quale Paesi che non fanno parte dell'Unione europea, come Israele, riescono a vaccinare la propria popolazione molto più rapidamente di noi, se passa il messaggio che addirittura Paesi del tutto simili a noi, come il Regno Unito, anche per numero di popolazione, che ha deciso di uscire dal progetto europeo…

PRESIDENTE. Concluda.

STEFANO MUGNAI (FI). …riesce prima di noi a vaccinare la sua popolazione, diventa difficile, anche per un europeista convinto nel profondo, come il sottoscritto, difendere questa opzione. Domani c'è il Consiglio Europeo, sarà l'esordio del Presidente del Consiglio Draghi in quella importante assise e andrà lì forte dell'autorevolezza che lui ha conquistato negli anni in tutti i consessi istituzionali.

PRESIDENTE. Concluda, per favore.

STEFANO MUGNAI (FI). Chiudo: è importante da domani iniziare a far sì che si possa trovare i mezzi e le misure per dotarci di flussi di vaccini adeguati a poter coprire tutta la popolazione e a fare le vaccinazioni di massa.

PRESIDENTE. La ringrazio.

STEFANO MUGNAI (FI). Chiudo veramente. C'è il problema anche della somministrazione: fino ad oggi noi abbiamo ricevuto 5 milioni di dosi, ne abbiamo inoculato 3,6 milioni, e quindi non è vero che riusciamo a farle tutti.

PRESIDENTE. Deve chiudere.

STEFANO MUGNAI (FI). È importante però, e questo lo abbiamo appreso anche dal Presidente del Consiglio Draghi la settimana scorsa in Senato, che le primule sono belle nei campi e nelle serre. In realtà, qui ci vuole qualcuno che conosca la logistica e della logistica faccia il proprio pane quotidiano: le Forze armate e le associazioni di volontariato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Carnevali. Ne ha facoltà.

ELENA CARNEVALI (PD). Grazie, Presidente. Ministro Speranza, grazie per la tempestività della sua comunicazione, per avere evidenziato le ragioni delle scelte che saranno incluse nel prossimo DPCM, di come la presenza delle varianti condizioni l'epidemia nel suo complesso. Mi permetta di dire che credo che in quest'Aula non abbiamo ancora la consapevolezza dei rischi che stiamo e non dovremmo riuscire di nuovo ad affrontare. Noi abbiamo sostenuto qui e anche nella sede del Parlamento europeo come si debba in questa occasione superare la proprietà esclusiva dei brevetti, in un'ottica di utilizzo comune e diffuso come bene comune. Ha richiamato anche, come è già avvenuto in altre circostanze, come sia necessario investire e sostenere il sistema del farmaco, che è un asse fondamentale del sistema salute ancora prima di quello economico, industriale e di mercato. Non tanto per coltivare quell'illusoria autosufficienza nazionale, ma per essere partner forti a livello europeo e a livello mondiale. L'Italia è tra i maggiori controterzisti europei e in un accordo di cooperazione, di garanzie tra Stato e questi settori, con le semplificazioni autorizzatorie ed ispettive, si può innestare la produzione vaccinale anti-COVID, anche perché queste diventeranno vaccinazioni ripetute esattamente come avviene anche con le vaccinazioni antinfluenzali.

Troverà, signor Ministro, il Partito Democratico sempre dalla stessa parte; lo troverà dalla parte della tutela della salute, lo troverà dalla parte della protezione di ogni singolo e di ogni comunità, dell'adeguatezza e della proporzionalità delle misure. Ci troverà sempre dalla parte in cui siamo consapevoli, e non a caso abbiamo investito 140 miliardi per sostenere le famiglie, i lavoratori, il nostro settore industriale, i 4,4 milioni di piccole e medie imprese, di coloro che hanno pagato il prezzo più caro per le chiusure che sono state necessarie, recettività, commercio, lavoratori autonomi e l'intero vasto mondo del settore culturale, che è la linfa vitale di questo Paese. Le ferite sono profonde, quelle che ha provocato la diffusione del COVID, non solo sul piano sanitario ed economico, ma anche su quello culturale ed educativo. Ridurre i casi di infezione e contenere la sua propagazione, ridurre i decessi è stata, deve essere e continua ad essere la nostra missione. Dati che hanno messo a dura prova il sistema sanitario, sottraendo personale e risorse alla prevenzione e alla cura di altre patologie, con conseguenze pesanti sulla salute di tanti italiani. Ma noi non abbiamo mai fatto scelte punitive. Dividerci fra rigoristi e aperturisti è una declinazione che ha ancora un senso? Possiamo giudicare così, con questo metro di misura, le scelte di politica sanitaria che hanno fatto la Gran Bretagna, la Germania, la Francia e tutti i Paesi che lei ha ricordato prima? Noi dal 9 marzo al 18 maggio, per 69 giorni, abbiamo adottato rigore totale. Da allora mai più in questo Paese abbiamo fatto scelte così drastiche, ma abbiamo applicato rigore dove serviva, quando serviva, nella misura adeguata e graduale, e l'apertura e l'allentamento delle attività e delle socialità sulla base dei rischi e delle zone caratterizzate da fasce che sono state divise con le regioni, con il principio di preservare il più possibile l'educazione e la formazione in presenza. Però, è stata anche una stagione contrassegnata dalle fatiche di un coordinamento con le regioni e anche di conflitti. Ora è il tempo di una stagione nuova, non solo per la nascita del nuovo Governo a guida Draghi, ma perché ci siamo impegnati in quest'Aula, in una situazione di emergenza senza precedenti, di imboccare con decisione e rapidità una strada di unità come dovere di un impegno comune, perché la coesione nazionale e istituzionale è il presupposto soprattutto di un bene essenziale, che è la fiducia da parte dei cittadini e nei confronti di tutti i livelli istituzionali. Quattro giorni fa, con l'istituzione della Giornata del personale sanitario, sociosanitario, assistenziale e volontariato, abbiamo voluto dare il giusto e doveroso riconoscimento, che voglio ribadire qui, per la dedizione e l'importanza delle professioni; e ci hanno chiesto, loro, in quei giorni, per non oltraggiare il prezzo delle vite umane, di non disperdere il lavoro instancabile che hanno fatto. I dati sull'incidenza, la prevalenza e la mortalità elaborati dall'Istituto superiore e dal CCS, cui va la nostra gratitudine insieme al CTS, sono ancora troppo alti. Quelle sono parole, che non hanno bisogno di commenti, di verità, e che ci dicono che non ci sono le condizioni per allentare le misure di sicurezza.

Abbiamo già avuto, purtroppo, l'occasione di sciupare i benefici dopo la prima ondata e non possiamo permetterci di attraversarne anche una terza. Venticinque zone rosse e le zone arancioni sub provinciali, però, ci fanno mettere in campo alcune riflessioni.

La prima, la responsabilità e la possibilità da parte delle regioni di avere un ruolo proattivo, costituzionalmente dato, per decidere selettivamente zone di restrizioni non sono mai venute meno.

La seconda, la consapevolezza che ci dicono tutti gli studiosi che accanto a queste vanno previste azioni di contact tracing, un'incisiva attività di riconoscimento e spegnimento dei focolai e l'individuazione dei virus e delle loro mutazioni, con il sequenziamento attraverso tamponi efficaci. Qua dobbiamo rafforzare, signor Ministro, perché non devono diventare pratiche casuali. Vale per le dimensioni scolastiche, vale come quelle mirate sui territori: informare con precisione sugli eventi avversi e sui diversi tipi di vaccino, perché questo è alla base di ogni scelta consapevole.

Aggiungo una cosa, che stiamo leggendo anche in queste ore: anche scelti assessori regionali stanno affiancando l'ipotesi di iniziare a vaccinare soprattutto le popolazioni colpite in questo caso, soprattutto da un'epidemia molto virulenta e, quindi, di circoscrivere il focolaio, senza abbandonare naturalmente la campagna nazionale. Anche qui mi permetto di dire che sarebbe l'occasione di chiarire questa azione, che diventi un indirizzo di Governo. O lo lasciamo anche qui sulla base e sulle singole volontà delle regioni, ma non lo facciamo diventare un indirizzo nazionale?

La seconda. Se concordiamo qua, come è scritto nel decreto ieri firmato dal Presidente Mattarella, di procedere per zone di rischio per selettività, per celerità e immediatezza delle decisioni, vanno accompagnate con immediati ristori e sostegno, sia che queste scelte avvengano per decisione nazionale sia che queste avvengano per decisioni subregionale. Ma accanto a questo dobbiamo, abbiamo il dovere, di consentire di dare i congedi di paternità e di maternità, per non costringere le donne ancora a scegliere se abbandonare il lavoro o se occuparsi dei figli che sono a casa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Terza considerazione. Guardi, signor Ministro, io penso che l'ultimo miglio non sia proprio qua dietro l'angolo e che la campagna vaccinale è la cosa fondamentale, importante, imprescindibile, per la salute dei cittadini e per ridurre i costi sanitari. Ma in alcune regioni non si è conclusa nemmeno la vaccinazione del personale sanitario, mancano 200.000 di ospiti nelle RSA e la campagna efficace sugli over 80enni, dico una parola, è molto “eterogenea”, ma la uso per usare un eufemismo. Ecco, per riuscire a proseguire una campagna vaccinale, nel rispetto delle dosi consegnate, al netto delle quantità dei vaccini che sono disponibili e distribuite sulla base degli accordi tra Stato e regioni, c'è bisogno di pratiche molto più vigorose. Non posso nascondere - qui lo devo dire – che mi ha molto colpito la decisione di Aifa di rendere accessibile il vaccino AstraZeneca ai 65enni, dopo che era stata riservato agli over 55enni, che ha necessariamente riassettato l'organizzazione sui territori e, quindi, oltre alle inadempienze dei contratti che sono stati sottoscritti dalle aziende. Quindi, serve una programmazione più solida e una supervisione più energica per come procede la campagna vaccinale, non solo nei numeri, ma per le categorie e per le modalità organizzative.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO (ore 19,55)

ELENA CARNEVALI (PD). E, la prego, metta il cuore e la testa in alcune regioni. Ne cito una, l'Abruzzo, perché oggi abbiamo avuto veramente informazioni particolarmente preoccupanti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Due cose ultime. La questione del mercato parallelo: al lavoro della procura noi non ci sostituiamo. Ci hanno informato oggi dell'emanazione di bandi regionali, da parte di un'altra regione, per l'acquisto di vaccini COVID. Allora, qui abbiamo bisogno di chiarezza e di provvedimenti, perché a noi interessa la tutela della salute. Non possiamo ingannare i cittadini né sostenere mercati opachi e poco trasparenti. Sarà importante la presenza del Premier Draghi al prossimo Consiglio europeo e l'azione in quella sede per pretendere il totale rispetto degli accordi, in un'azione congiunta anche per la produzione europea, l'approvvigionamento e la produzione.

Voteremo convintamente la risoluzione. Contiene anche delle parti che abbiamo segnalato più volte e degli impegni che abbiamo più volte sottoscritto. Per tutte queste ragioni il voto del Partito Democratico sarà favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Paolin. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE PAOLIN (LEGA). Grazie, Presidente. Ministro Speranza, onorevoli colleghi, affrontiamo oggi questa discussione, consci della gravità della situazione e del peso che l'ultimo anno ha lasciato sul nostro Paese, sulle nostre famiglie, sulle nostre attività economiche.

Innanzitutto, la comparsa della pandemia, evento del tutto inaspettato, ha portato con sé un'ombra che ha coperto ogni persona, dapprima con un vero e proprio shock, seguito da ansia e paura per il futuro, cosa che permane ancora oggi. Gli effetti di questo stato prolungato nel tempo, unito all'incertezza per la situazione economica, stanno portando a situazioni di completo sconforto e depressione, grave disagio sociale, soprattutto per le fasce più sensibili, i bambini, i ragazzi, gli anziani, i disabili. Ricordiamo, tra l'altro, che purtroppo il consumo di psicofarmaci è drasticamente aumentato e che i sintomi del disagio mentale stanno colpendo drammaticamente bambini e adolescenti, bambini che soffrono per la distanza dagli amici e dai compagni, ragazzi che scivolano in nuove dipendenze, costretti a stare per ore davanti allo schermo, lontani da rapporti sociali e amicizie, anziani e non solo, che soffrono per la solitudine e il senso soffocante dell'angoscia, spesso istillata dai media. E non dimentichiamo i disabili, ultra fragili, che spesso non comprendono perché sono stati forzatamente rinchiusi e isolati da chi molte volte è la loro unica ancora al reale.

Poi sull'Italia si è abbattuto un vero tornado di norme, leggi, DPCM, decreti, ordinanze, linee guida. Sono oltre 450 gli atti prodotti, che hanno creato una montagna di carte, con obblighi e vincoli di ogni natura in continuo cambiamento. A questi si sono aggiunte le infinite procedure per richiedere i tanti sospirati ristori, criteri complicati, burocrazia, tempi lunghi e spesso anche richieste negate o corrisposte solo in minima parte.

Solo questo potrebbe prostrare una persona in condizioni normali; non possiamo immaginare quanto tutto questo stia colpendo le piccole aziende, che sono già in difficoltà per le chiusure obbligatorie. In questo momento, sempre ricordando le priorità della situazione sanitaria, non possiamo dimenticare che prima di tutto va data agli italiani la fiducia di poter ripartire, di poter tornare alla normalità (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), trovando il modo per garantire la ripresa nella massima sicurezza, per tornare umani (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Il Ministro Speranza ci ha portato oggi a una relazione dai contenuti forti, che ci parla del nostro Paese, ricordandoci che non si può abbassare la guardia e portandoci il supporto di numeri e indici. Il suo appello ripetuto all'unità di intenti nelle prossime azioni da intraprendere, inclusa la possibilità di alcune chiusure per evitare l'esplosione dei contagi, soprattutto dove sono comparse le cosiddette varianti del virus, va inteso come auspicio di lavoro su tutti i fronti per dare risposte all'Italia. Ha ricordato le parole del Capo del Governo Draghi: l'unità non è un'opzione, ma un dovere. Considerazione importante, perché chiede a tutti di lavorare per sostenere il Paese con ogni sforzo. Se, come ha detto, non ci può essere una vera crescita senza sicurezza sanitaria, vale anche un'altra sua affermazione: vanno perseguite tutte le soluzioni possibili. Per questo non ci fermeremo un attimo, finché ogni categoria economica oggi in difficoltà avrà trovato risposta alle sue necessità (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Da molto tempo la Lega sostiene con forza l'importanza che, nel momento in cui venga garantita la sicurezza del servizio, sia indispensabile consentire la riapertura delle attività economiche.

Il nostro impegno al Governo oggi è nella direzione di poter ottenere il prima possibile quante più riaperture in sicurezza. Centinaia di migliaia di baristi e ristoratori, solo per citare una categoria, sono allo stremo, per non parlare delle piccole società del mondo degli eventi, dei cinema, dei teatri, delle palestre, delle scuole di danza, delle attività sportive in genere…

PRESIDENTE. Colleghi… colleghi, per favore… Prego.

GIUSEPPE PAOLIN (LEGA). È ora di finire i continui “apri e chiudi”; se le chiusure a tappeto, come durante le festività natalizie, si sono dimostrate per lo più inefficaci per contrastare la diffusione del contagio, oggi servono solo chiusure puntuali e mirate (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Serve un maggiore impegno per la cura e la prevenzione della malattia, con alcuni passaggi che servirà siano veloci ed efficaci. È importante sostenere la possibilità di un percorso di autonomia anche nella preparazione del vaccino, con un percorso condiviso con le case farmaceutiche per produrre il vaccino in Italia il prima possibile. In merito a questo, sono di grande soddisfazione le azioni del Ministro Giorgetti che, proprio in questi giorni, si sta adoperando per ottenere i primi risultati. Importante sarà anche poter accogliere la possibilità di accedere a forniture di vaccino da parte di altre aziende, in modo da permettere di raggiungere i livelli di scorte di vaccino e, quindi, di vaccinazione, previsti dal piano nazionale. Servono, poi, protocolli chiari di terapia domiciliare; il trattamento a casa, grazie anche alla fondamentale rete dei medici di famiglia, consentirà di alleggerire il carico sugli ospedali per le cure ai casi meno gravi. Inoltre, andrà valutato come consentire pieno accesso al vaccino per coloro che lo richiedono. Su questo fronte, è positivo l'accordo raggiunto con i medici di famiglia, i quali potranno vaccinare i cittadini, sgravando il carico che oggi è posto sui centri unici territoriali per i vaccini. Poi, ci piacerebbe che fosse chiarito in maniera definitiva che chi fa il vaccino non può continuare ad essere costretto in isolamento come accade agli anziani, ospiti nelle RSA (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Laddove è stata completata la somministrazione si consenta ai nostri anziani di poter riabbracciare i propri cari (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

L'impegno della Lega è massimo e l'ascolto al territorio è costante, siamo qui per fare tutto quanto sarà possibile per ristabilire condizioni di normalità nel Paese. Non possiamo dimenticare, peraltro, che in questi mesi la gestione dell'apparato governativo di intervento nell'emergenza sia stata difficoltosa e non sempre abbia portato al Paese risposte efficaci per il contrasto della pandemia. La gestione Arcuri sull'organizzazione della campagna vaccinale, che ha subito gravi ritardi e che oggi non sta consentendo di prevenire una possibile ulteriore ondata di contagi, va senza dubbio valutata per i risultati portati (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), peraltro, coperti da numerose aree d'ombra su cui sarà necessario fare massima luce, perché i cittadini hanno diritto alla trasparenza e ad informazioni chiare sulle azioni per la loro salute e sicurezza. In merito alle informazioni chiare è indispensabile che, anche a livello mediatico, si evitino del tutto messaggi contraddittori da parte dei rappresentanti del Comitato tecnico-scientifico e della classe medica, i quali troppo spesso si tramutano in informazioni terrorizzanti per la popolazione.

La nostra fiducia è posta, oggi, nella figura del nuovo Presidente del Consiglio Draghi, il quale si pone elemento di garanzia del cambiamento nella gestione dell'emergenza e come punto d'incontro non solo delle richieste politiche dei partiti di maggioranza, ma anche delle richieste disperate del mondo economico italiano. Signor Ministro, in questo momento è necessario un cambio di passo e di approccio. Il nostro leader Matteo Salvini ha chiesto: tutela della salute, ma affacciarsi alla vita. Quindi, con un cambiamento delle modalità operative potremo trovare quelle soluzioni che portino equilibrio tra controllo del virus e ripresa della vita. Siamo, dunque, qui per aiutarla, signor Ministro, perché l'Italia vuole ritornare alla luce e non soccombere, non solo al virus COVID-19, ma anche al virus ancora più terribile della paura. Ed è per questo motivo che il gruppo della Lega-Salvini Premier voterà a favore della risoluzione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Macina. Ne ha facoltà.

ANNA MACINA (M5S). Grazie, Presidente. Il dibattito di quest'Aula, anche questa sera, è incentrato sull'emergenza epidemiologica da COVID-19, come da un anno a questa parte, perché è con questa realtà che le istituzioni sono chiamate a confrontarsi, un'emergenza che ha prepotentemente condizionato e limitato il quotidiano di ognuno di noi. Anche oggi, il dibattito in quest'Aula è permeato dalle limitazioni alla circolazione infra regionale, dalla classificazione dinamica delle regioni italiane, che non è imposta dal pensiero unico o dall'arbitrio, ma dal buonsenso e, soprattutto, dal principio di massima cautela, perché, sia chiaro, queste sono state e devono continuare ad essere le bussole delle istituzioni in questo momento storico.

Vede, Ministro, nelle sue parole, oggi, c'è la consapevolezza che il quadro sanitario impone cautela, attenzione, ponderazione di ogni singola decisione, come è sempre stato nel corso dell'ultimo anno. Nelle sue parole, però, c'è anche la certezza che l'Italia non si è fatta trovare impreparata, anzi, è stata un modello da seguire, ha sperimentato con successo un modello dinamico a fasce differenziate, fondato sull'applicabilità di specifiche misure aggiuntive alle regioni e alle province autonome, nonché alle realtà locali in cui sia identificato un più elevato livello di rischio, anche attraverso interventi mirati. Questo ha consentito di essere reattivi e di saper adeguare le misure di contenimento alle diverse realtà, di stringere, ma anche di allentare, laddove è possibile. La conferma del modello dinamico anche per i mesi a venire mostra, ora come allora, che occorrono e occorrevano ponderazione e cautela, ma anche buonsenso.

È chiaro che questo non è il tempo delle fazioni tra rigoristi e aperturisti, non è tempo di schermaglie, non è tempo di polemiche, lo abbiamo ascoltato e compreso dalle sue parole, lo scenario in cui ci muoviamo tutti, non solo l'Italia, è condizionato dalle varianti del virus che per quanto ci riguarda sono già state riscontrate nel 30 per cento dei nuovi casi e potrebbero essere prevalenti in Italia entro la primavera. Ecco che occorre confermare le misure di contenimento, perché è preminente l'interesse della salute pubblica, ma è lapalissiano come il modello dinamico con fasce differenziate in uso da novembre, che ha dato buona prova di sé riuscendo a tenere sotto controllo l'andamento della curva epidemiologica ed evitando un nuovo ed invasivo lockdown nazionale generalizzato, ha permesso la proporzionalità delle misure di contenimento, adeguando gli interventi alla situazione specifica. Ma se lo scenario epidemiologico e la curva dei contagi da tenere costantemente sotto controllo continuano a permeare e connotare le determinazioni, le ricadute sulla vita quotidiana degli italiani che continuano ogni giorno a confrontarsi con limitazioni, rinunce, sacrifici e una crisi economica e sociale che morde e che come istituzioni abbiamo il dovere di affrontare, non possiamo non ricordare che questa Camera all'unanimità ha approvato uno scostamento di bilancio da 32 miliardi che dobbiamo quanto prima tramutare in ristori, in misure concrete, nella mano che lo Stato tende e stringe ad ogni cittadino a cui ha chiesto un sacrificio nella sfera lavorativa, ad ogni cittadino a cui ha chiesto di abbassare quella serranda, a cui ha chiesto di chiudere la porta della sua attività. Ed è per questo che occorre, immediatamente, lavorare per garantire l'accesso tempestivo ad adeguate misure di ristoro agli operatori economici su cui maggiormente hanno inciso e incidono le misure restrittive, anche nei casi in cui tali misure siano disposte dalle regioni. Non possiamo davvero lasciare indietro nessuno.

E se questo è, allora non possiamo non impegnarci tutti perché sia posto in essere ogni sforzo per assicurare la fruizione delle attività scolastiche in presenza, sempre compatibilmente con le criticità del quadro epidemiologico, certo, ma non possiamo non ricordare le parole di uno dei nostri padri costituenti in uno, come questo, dei momenti più drammatici della vita repubblicana: la trasformazione di “sudditi in cittadini è miracolo che solo la scuola può compiere” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

E, allora, lo sforzo sia assicurare la frequenza nelle nostre aule e nelle nostre scuole, in sicurezza, perché se questa pandemia si è, per ora, presa una parte delle nostre abitudini di vita, come il contatto o la semplice stretta di mano, non dobbiamo e non possiamo permettere che si possa prendere il futuro dei nostri ragazzi, perché non siano marchiati o ricordati come la classe della pandemia.

L'impegno profuso continui, non venga mai meno la volontà di garantire il diritto allo studio in presenza e in sicurezza ma, per il benessere psicofisico dell'individuo, l'attenzione non venga meno per la cultura in generale.

Dobbiamo essere pronti e reattivi come istituzioni così che, non appena il quadro epidemiologico e la curva dei contagi lo renda possibile, ci si adoperi affinché venga progressivamente garantita la graduale riapertura dei luoghi di cultura, in linea con le misure restrittive adottate e nel rispetto dei più rigorosi standard sanitari e di sicurezza richiesti. E non sono casuali le parole “progressivamente” e “graduale”, perché occorre essere schietti: noi tutti vorremmo che questo fosse solo un brutto incubo dal quale ci siamo svegliati, e certamente sarà così, certamente accadrà, ma quel risveglio non è domani; potrebbe, però, essere dopodomani.

E, allora, remiamo tutti nella stessa direzione perché arrivi presto quel giorno, quanto prima possibile. Definiamo linee guida e protocolli di sicurezza per le attività economiche al fine di consentire una rapida riapertura in sicurezza di quelle oggi sospese, ma si abbia la consapevolezza che la comunicazione politica e non in questo momento deve essere sobria, non deve illudere, non deve millantare, non deve confondere. Non ci sono buoni e cattivi: ci sono le istituzioni che, scevre dai colori politici, hanno l'obbligo di lavorare per tenere sotto controllo il livello di circolazione del virus e mai, mai, per logiche di consenso, agevolare l'aumento del rischio di diffusione del virus.

Diciamoci anche che per vincere questa battaglia occorre una coesione delle istituzioni. Governo, Parlamento, Regioni, enti locali non sono sulla parte opposta delle barricate, non sono su rive opposte del fiume. Ben venga, allora, ogni forma di implementazione di dialogo e costante e anche serrato confronto, con un tavolo tecnico di confronto con le Regioni e le province autonome in merito ai parametri per la valutazione del rischio epidemiologico individuati dal decreto del Ministro della Salute del 30 aprile 2020. Ben venga lo svolgimento della valutazione della cabina di regia e del Comitato tecnico scientifico…

PRESIDENTE. Colleghi!

ANNA MACINA (M5S). …nella giornata di venerdì e la rivalutazione della situazione delle Regioni e delle province autonome a partire dal lunedì successivo, ma si remi tutti nella stessa direzione. Le articolazioni della Repubblica si muovano all'unisono; lo dobbiamo all'Italia e agli italiani. Abbiamo una sfida da vincere e per farlo dobbiamo implementare le iniziative per garantire la più rapida attuazione della campagna vaccinale, in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale e anche in relazione alla progressiva maggiore disponibilità di dosi di vaccini attesa nelle prossime settimane. Distribuzione e attuazione della campagna vaccinale in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale: è un concetto che voglio sottolineare, perché lo Stato c'è e c'è da Bolzano a Lampedusa, perché l'Italia vincerà unità, perché nessuno vince da solo, perché la soluzione non può essere la corsa all'accaparramento di dosi di vaccino, perché Stato e Regioni sono articolazioni di un unico grande Paese che è l'Italia, che non classifica i suoi cittadini a seconda del reddito o di dove risiedono, ma li tutela partendo dall'assicurare l'accesso prioritario alla vaccinazione alle categorie fragili e alle categorie a rischio.

È per questo che come MoVimento teniamo a sottolineare come la gravità e la straordinarietà della situazione legata alla pandemia da COVID-19 ci impone, per questioni di salute pubblica, di velocizzare il più possibile le vaccinazioni. Se la pandemia è un problema globale e gli Stati dell'Unione europea possono chiedere la sospensione dei brevetti sui vaccini per iniziare a produrli, lo si faccia. Le restrizioni derivanti dai diritti di proprietà intellettuale, compresi i brevetti, non possono rappresentare, in una situazione di pandemia e di difficoltà economica come quella attuale, un ostacolo all'accessibilità e alla distribuzione diffusa di qualsiasi futuro vaccino o trattamento contro il COVID.

Occorre utilizzare tutti gli strumenti normativi a disposizione del Governo italiano per affrontare il problema della produzione dei vaccini e dei farmaci per la lotta al COVID, anche attraverso l'uso dello strumento della licenza obbligatoria.

C'è tanto ancora da fare. Dobbiamo vincerla questa battaglia. Gli aperturisti e i rigoristi lasciamoli ai salotti televisivi. Politica e politici, le istituzioni tutte sentano il peso e la responsabilità del momento e delle scelte e mettano in campo ogni azione utile per proteggere gli italiani.

Questo non è il momento di allentare le misure ma della cautela. Per questi motivi e alla luce di tutto quanto sin qui considerato, annuncio il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

Avverto che, con riferimento alla risoluzione n. 6-00173, al decimo capoverso del dispositivo dopo le parole “con disabilità”, deve intendersi inserita una virgola.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Davide Crippa, Molinari, Delrio, Occhiuto, Boschi, Fornaro, Fusacchia, Silli, Lupi, Magi, Tasso e Gebhard n. 6-00173, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Passiamo alla votazione della risoluzione Lollobrigida ed altri n. 6-00174.

Avverto che i presentatori della risoluzione hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare dapprima l'intera risoluzione, ad eccezione dei capoversi primo, quarto, quinto, sesto, ottavo, nono, quattordicesimo e quindicesimo del dispositivo; il parere del Governo è contrario. A seguire, i capoversi primo, quarto, quinto, sesto, nono e quattordicesimo del dispositivo; il parere del Governo è contrario. Infine, i capoversi ottavo e quindicesimo del dispositivo, su cui il parere del Governo è favorevole.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Lollobrigida ed altri n. 6-00174, ad eccezione dei capoversi primo, quarto, quinto, sesto, ottavo, nono, quattordicesimo e quindicesimo del dispositivo. Il parere del Governo è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Lollobrigida ed altri n. 6-00174, capoversi primo, quarto, quinto, sesto, nono e quattordicesimo del dispositivo. Il parere del Governo è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Lollobrigida ed altri n. 6-00174, limitatamente ai capoversi ottavo e quindicesimo del dispositivo, su cui il parere del Governo è favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

Commemorazione di Franco Marini.

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e i membri del Governo). Care colleghe e cari colleghi, come sapete, lo scorso 9 febbraio, è venuto a mancare Franco Marini. Iniziò la sua formazione politica nell'Azione Cattolica e nelle ACLI. Iscritto alla Democrazia Cristiana approdò presto alla CISL, di cui sarebbe, più tardi, diventato Segretario generale, contribuendo, anche nella fase drammatica segnata dal terrorismo, a scrivere pagine significative della storia del movimento dei lavoratori.

Nel 1991 assunse la carica di Ministro del Lavoro e l'anno successivo fu eletto, per la prima volta, alla Camera dei deputati, dove rimase fino alla XIV legislatura. Nel 1997 divenne segretario del Partito Popolare Italiano e dal 1999 al 2004 europarlamentare. Nel 2006 venne eletto al Senato di cui diventò il Presidente. Franco Marini ha attraversato da protagonista fasi cruciali e delicate della storia politica e istituzionale della nostra Repubblica. La sua vita, densa di sfide politiche, battaglie sindacali sui temi della giustizia sociale, della dignità dei lavoratori, della riduzione del divario tra Nord e Sud, ha sempre avuto, come filo conduttore, una grande coerenza ideale ed un'autentica umanità. Orgogliosamente legato alle sue radici abruzzesi, il suo impegno civile, sindacale e politico si è sempre distinto per la solidità morale unita ad uno spiccato pragmatismo, alla passione civile e a grandi doti di sintesi, mediazione e di equilibrio. La Presidenza ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita vicinanza e solidarietà che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea, invitandola ad un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Eramo. Ne ha facoltà.

LUIGI D'ERAMO (LEGA). Grazie signor Presidente, onorevoli colleghi. L'Italia piange la scomparsa di Franco Marini, uomo di Stato, Ministro, ex Presidente del Senato e storico dirigente sindacale abruzzese. Nella sua attività sindacale riuscì a scrivere pagine fondamentali per i diritti dei lavoratori, per migliorare la contrattualistica, sia nel mondo del lavoro pubblico, sia nel mondo del lavoro privato. L'Abruzzo e il Paese dicono addio ad una figura che ha segnato profondamente la storia dell'Abruzzo e della Nazione. Franco Marini era legatissimo alla sua terra, sempre vicino agli ultimi, alle persone in difficoltà. E' stato un esempio di determinazione, lealtà e rispetto delle istituzioni. Di certo la regione e il Paese perdono un uomo forte, fedele all'ideale di democrazia e giustizia sociale, che ha declinato, nella sua sconfinata esperienza politica e sindacale, un vero esempio. Grazie Presidente (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Alessandro. Ne ha facoltà.

CAMILLO D'ALESSANDRO (IV). Grazie, Presidente. È veramente difficile distinguere le parole che sono convocate dalle emozioni, dalle parole che dovrebbero servire a contribuire, in quest'Aula, a tracciare, anche nel ricordo di un abruzzese, quello che ha significato, ha rappresentato, non solo in Abruzzo la figura del Presidente Marini, che fu padre politico di molti giovani, anche nella sua terra, che li accompagnò, che li fece crescere nella fermezza anche dei rapporti, facendo sempre prevalere la politica ai percorsi personali. Se c'è un insegnamento che Franco ha dato a quella generazione, che poi è diventata tanta classe dirigente nel Paese e nella sua regione, è che nella politica delle regole, la prima regola è la fatica, la fatica di lavorare sui territori, di costruire il consenso, di essere legati alla gente, di occuparsi delle questioni. Non è un caso che la sua idea di riscatto sociale nasce in un piccolo paesino della Regione Abruzzo, in un'area interna dove nulla era consentito, tutto era negato, e lui si fece carico di ciò che era negato agli altri, ne fece la sua matrice. Però voglio ricordare in quest'Aula - stante i pochi minuti a disposizione - un aneddoto che, credo, non sia conosciuto da molti. Io non l'ho visto mai emozionato Franco Marini, neanche quando gli venne comunicato di fare un passo indietro, da Dario Franceschini, alla Presidenza della Repubblica. Era fiero, non mostrava emozioni, una volta sola l'ho visto emozionato, anzi più di una volta quando ci raccontava lo stesso aneddoto. Lui si recò, al tempo di Donat-Cattin, quando si seppe dell'omicidio del giudice Alessandrini, nella sua stanza, lo vide piegato al dolore; lui ci raccontava che Donat-Cattin, con un filo di voce, gli confessò ciò che si cominciava a sapere, e cioè che il figlio del suo padre politico, Donat-Cattin, era stato uno degli assassini, l'assassino, quello che aveva premuto il grilletto nei confronti del giudice Alessandrini. Ebbene la favola della democrazia, la favola della politica ha voluto che proprio Franco Marini, dopo tanti anni, fu il primo sostenitore di un giovane, di un ragazzo, Marco Alessandrini, figlio di quel giudice, che, grazie a Franco Marini, divenne sindaco di Pescara. È una storia straordinaria ed è l'unico momento in cui lui accennava a piegare il capo e vedevi i suoi occhi comunicarti la sua emozione. Concludo, Presidente, ringraziandola per questo ricordo, che io ritengo non sia formale. Se oggi in Italia c'è il centrosinistra, c'è il bipolarismo e c'è l'alternanza, lo dobbiamo a un padre e questo è Franco Marini (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Epifani. Ne ha facoltà.

ETTORE GUGLIELMO EPIFANI (LEU). Grazie, Presidente. Franco Marini è stato un personaggio importante della storia del Paese negli ultimi cinquant'anni.

Dal punto di vista della storia sindacale è stato uno dei più grandi dirigenti della CISL; fra l'altro raccolse un'eredità pesante perché prima di lui il segretario era stato Pierre Carniti, l'uomo dell'autunno caldo, delle lotte operaie, l'uomo che rappresentava la presenza della CISL nelle grandi fabbriche. Franco Marini era l'uomo del pubblico impiego, dei servizi, e prese quell'eredità e portò la CISL a un ruolo di ricucitura, dopo la rottura del 1984 sulla scala mobile. Poi Marini è stato un uomo politico e un uomo delle istituzioni. Come uomo politico - ripeto qui quello che ha detto oggi Dario Franceschini al Senato - fu l'uomo che sposò e difese il bipolarismo politico in tutte le sue scelte, da segretario del Partito Popolare fino alla costituzione e alla nascita del Partito Democratico. Fu Ministro del Lavoro, deputato tante volte, senatore tante volte, europarlamentare. Diventò - come ha ricordato il Presidente - Presidente del Senato. Io ho tanti ricordi di Franco, quello che mi pare oggi essere particolarmente, per me, forte è quel 1° maggio del 2009, nella piazza della Guardia di finanza a L'Aquila. C'era stato da un mese il terremoto, 300 morti. CGIL, CISL e UIL portarono lì la festa del lavoro, senza musica, senza bandiere, senza corteo, per portare la solidarietà del mondo del lavoro italiano a quella città e ai suoi cittadini. Franco Marini stava in un angolo della piazza, non voleva salire sul palco, dovemmo convincerlo. Questo era Marini, sobrio, figlio della sua terra, come giustamente è stato detto. Per questo, quando fu candidato alla Presidenza della Repubblica, mi dispiacque allora e mi dispiace ancora che qualcuno disse che era un uomo di un altro secolo. Guardate, che essere uomo di un altro secolo, se lo hai percorso con forza, con coerenza, con onestà, con sobrietà, attaccato ai tuoi principi e ai tuoi valori, non è una critica, ma un grande complimento. Franco Marini è stato un grande italiano (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Delrio. Ne ha facoltà.

GRAZIANO DELRIO (PD). Grazie, Presidente. Con Franco Marini l'Italia ha perso uno dei suoi figli migliori, per tanti di noi, in quest'Aula e fuori, un caro amico, un maestro. Nella sua lunga vita pubblica, come lei ha ricordato, nei tanti ruoli che ha ricoperto, nel sindacato, nella politica, nelle istituzioni, ha sempre avuto, credo, come riferimento, un'ossessione vera verso la giustizia sociale; un'ossessione che era anche frutto delle sue origini umili, da famiglia operaia, frutto della sua passione nel sindacato. Franco Marini aveva una sincera passione per gli ultimi ed è una lezione ancora oggi fortissima per ognuno di noi, per tutti noi che sediamo in quest'Aula, credo. Aveva un altissimo senso delle istituzioni, a cui sommava un desiderio insopprimibile verso l'unità; credeva fortemente nell'unità: nell'unità sindacale, nell'unità nelle lotte dei lavoratori, nell'unità nella politica, nell'unità nelle istituzioni. E proprio in questo periodo in cui l'unità è stata invocata dal nostro Presidente della Repubblica, che ha definito, appunto, Marini un uomo onesto e autentico, proprio in questo momento la sua lezione ci è particolarmente cara: unità, giustizia sociale, impegno verso i più bisognosi, dialogo. Marini è patrimonio davvero non solo di noi democratici, che dobbiamo a lui il lavoro, l'intuizione, la forza di vedere creato un partito che fosse, appunto, unità di diverse provenienze, capacità di unità di diversi riformismi, ma sempre animato dal desiderio insopprimibile verso l'uguaglianza e verso i diritti degli ultimi. Ai suoi familiari, ai suoi amici, a quanti l'hanno conosciuto e gli hanno voluto bene, i deputati e le deputate democratiche si stringono nel ricordo e nell'affetto. Grazie, Franco, rimani con noi, sei sempre stato con noi e ci accompagnerai ancora (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sgarbi. Ne ha facoltà.

VITTORIO SGARBI (M-NCI-USEI-R-AC). Onorevole Presidente, non avrei particolare titolo rispetto alle posizioni politiche e sindacali che hanno visto amici o addirittura regionali parlare di Marini, ma ne ho una che è più alta di ogni militanza politica, cioè l'amicizia. Aveva vent'anni più di me, ma il destino ha voluto che - nella bella ricostruzione che lei da esploratore a esploratore ha fatto, anche lui esplorò in modo fallimentare per il Governo, come ha fatto lei, e lei ha ricostruito questa volta con molta puntualità la sua vita - fossimo deputati dal 1992 al 2006 in questo Parlamento e deputati europei dal 1999 al 2004. Non c'era occasione in cui io, incrociandolo qui o in Abruzzo, a San Pio delle Camere, non vedessi in lui il desiderio di sapere qualcosa d'arte e avvicinarmi, per esempio, con l'attenzione comune per un grande fotografo italiano di Lucera che si chiama Cavalli, Giuseppe Cavalli, di cui era parente o figlio uno dei suoi primi collaboratori; quei dialoghi mostravano certamente un politico e un grande sindacalista, ma un uomo di una semplicità e di una curiosità, che io desidererei che fosse viva fra noi, perché ognuno potesse esprimere le proprie competenze e a nessuno dovesse toccare di occuparsi di cose che non sa, come purtroppo accade in questo Governo. Per cui, in questa sua ingenuità, in questa sua linearità, in questa sua dimensione legata a quell'Abruzzo formidabile (tra l'altro, San Pio delle Camere, come ricordate, fu colpito dal terremoto e lui era lì), io voglio semplicemente ricordare un uomo. Io ho conosciuto Andreotti, Craxi, erano politici; lui era più un uomo che un politico. E dal punto di vista politico, una sola cosa non ha detto, Presidente, che credo vada ricordata, perché ognuno di noi abbia la propria anima: egli era per un rigoroso proporzionale puro, che è l'unico modo con cui ognuno può rimanere se stesso, senza contagiarsi in miscele strane o grandi ammucchiate; proporzionale puro, con la preferenza o le preferenze. Anche a lei affido, quando si farà la legge, la possibilità che questo sistema elettorale, che sceglie e indica l'area di competenza e di appartenenza, possa essere un omaggio a un grande politico e uomo italiano (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). La ringrazio, Presidente. “Mentre l'Italia attraversa un momento così difficile, proprio a causa della tragica malattia della quale lo stesso Marini è stato vittima, un momento che richiede l'unità della Nazione e il concorso delle migliori energie del Paese, mancheranno il suo equilibrio, il suo senso delle istituzioni, la sua passione politica lucida e priva di faziosità”. Con queste parole, Silvio Berlusconi, qualche giorno fa, ricordava la figura di Franco Marini, tracciandone alcuni degli aspetti più significativi. È stato uno degli esponenti più autorevoli della grande tradizione democratico-cristiana e popolare italiana. Il suo orgoglio è stata la cifra del suo impegno politico e della sua vita, l'orgoglio di essere abruzzese e l'orgoglio di appartenere al Corpo degli alpini, l'orgoglio di essere stato sindacalista ai più alti livelli e con le più grandi responsabilità a livello nazionale, orgoglio di essere uomo politico e componente del Parlamento. Ha svolto il suo incarico e la sua vita politica all'insegna dell'ascolto, del rispetto reciproco e della capacità di mediazione. Anche per questo e anche attraverso queste caratteristiche, ha nobilitato l'altissima funzione di Presidente del Senato della Repubblica. Ai suoi familiari e ai suoi affetti più cari, il cordoglio del gruppo parlamentare di Forza Italia (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fusacchia. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-CD-IE). Grazie, Presidente. Questo intervento avrebbe tanto voluto farlo il collega Bruno Tabacci, ma è stato colpito in queste ore dalla scomparsa della sorella Carla e non ha potuto essere qui con noi. Mi ha, però, pregato di portare in quest'Aula un suo ricordo personale di Franco Marini. Sono poche righe che vi leggo: ho molti ricordi personali di Franco Marini, Franco di nome e nei fatti, sindacalista di rango, Ministro DC del lavoro nel solco di Carlo Donat-Cattin, Presidente del Senato. Sul suo tentativo di fare il Governo con il mandato esplorativo affidatogli dal Presidente Napolitano, essendo d'accordo, ruppi con l'UDC e fondai la Rosa per l'Italia assieme a Savino Pezzotta, anche lui ex segretario della CISL.

Marini è stato un popolare vero, la sua schiettezza era esemplare, ha svolto un grande servizio al Paese nelle istituzioni e in difesa dei più deboli. Scompare con lui un'altra figura che ha nobilitato la storia politica di quella che ormai chiamiamo Prima Repubblica. A questo ricordo personale, Presidente, mi permetta di associare il pensiero di cordoglio e vicinanza ai familiari e agli amici di Franco Marini da parte di tutti i colleghi della componente del Centro Democratico-Italiani in Europa (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Zucconi. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Grazie, signor Presidente. È con tristezza che mi unisco a quest'Aula nell'esprimere il cordoglio per la scomparsa di Franco Marini, con il profondo dispiacere per la perdita di una figura, come quella di Marini, a cui mi ha accumulato la partecipazione a un percorso politico, quello della Democrazia cristiana, per la difesa di ideali che sono sempre stati suoi e miei. Ideali e valori che trovo oggi pienamente difesi e valorizzati nel partito che oggi ho l'onore di rappresentare in questo ricordo, perché Marini fu uno dei maggiori interpreti proprio di quei ideali quei valori che, pur con diverse declinazioni, così tanti apporti hanno data la storia della politica italiana, in particolare in quel periodo del secondo dopoguerra, che vide Marini iniziare la propria attività e che contribuì ad arricchire. Già da allora, concorse alla ricrescita della Nazione, si unì al lavoro di generazioni di italiani e lo fece da operaio, da sindacalista, da cattolico, da politico, e lo fece con autorevolezza e nel rispetto delle parti e di tutte le loro vissute coerenze. E ancora, da segretario della CISL, di cui in gioventù sono stato dipendente, da Ministro del Lavoro, da Presidente del Senato, con quella sua modestia sobrietà, ma anche con quella sua fermezza nella difesa di principi irrinunciabili, la cui coerenza tutti gli hanno sempre riconosciuto.

Per quelle idealità comuni voglio concludere questa breve commemorazione di Franco Marini con una frase spesso citata da un altro protagonista di quelle fonti e che ben rappresenta la sua dedizione alle istituzioni. È una frase di Alcide De Gasperi: “Un politico guarda alle prossime elezioni. Uno statista guarda alla prossima generazione.” (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Torto. Ne ha facoltà.

DANIELA TORTO (M5S). Grazie, Presidente. Un sindacalista, un politico di primo piano che ha saputo dare il proprio contributo al nostro Paese sempre in coerenza ai propri valori e ai propri ideali: lo vogliamo ricordare così Franco Marini. A lui mi legano le sue origini abruzzesi. Ricordiamo che è nato in un piccolo paese della provincia de L'Aquila, San Pio delle Camere, ha iniziato giovanissimo la sua attività da sindacalista e subito si è dimostrato un combattente per quelli che erano i diritti dei lavoratori. Questo impegno lo ha portato avanti, prima, nel sindacato e, poi, nel Parlamento.

Ora, il racconto del suo impegno politico, la testimonianza della sua tenacia e anche la sua vicinanza ai principi democratici e di solidarietà sono per noi un esempio, un esempio per noi giovani che viviamo questo drammatico momento socioeconomico di crisi. E nonostante ci dividano più generazioni, le sue parole ritornano però sempre attuali e io questa sera voglio ricordarle. Confronto e dialogo, uno sguardo al minimo comun denominatore piuttosto che al massimo comun divisore. Ed è con questo messaggio che il MoVimento 5 Stelle questa sera, in quest'Aula, si unisce ad un ricordo sentito per un sincero democratico che, con umanità e saggezza, ha saputo rappresentare in pieno quello che è il senso delle istituzioni (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Franceschini. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI, Ministro per i Beni e le attività culturali e per il turismo. Grazie, Presidente. Mi associo, a nome del Governo, alle parole che lei ha pronunciato e a questo dibattito davvero molto intenso. Però, faccio fatica a distinguere il ruolo istituzionale dal legame di affetto, di amicizia verso Franco Marini, un maestro, quasi un padre politico. Io l'ho conosciuto che aveva già compiuto il suo percorso di leader sindacale e l'esperienza di Governo; stava per diventare segretario del Partito popolare e chiamò due, allora, giovani, Enrico Letta e il sottoscritto, a fare i suoi vicesegretari.

Aveva scelto, da dirigente organizzativo, una stanzetta secondaria in quel luogo così importante per la storia d'Italia che è Piazza del Gesù. Eppure, da quella stanzetta aveva determinato il percorso del Partito popolare e, in buona parte, del bipolarismo italiano, scegliendo la strada de L'Ulivo, del centrosinistra, a prezzo di una divisione dolorosa e, anche per questo, credo che possa essere annoverato tra i padri del bipolarismo italiano. Poi, il percorso ne La Margherita, nel PD, sempre tra i fondatori convinti di un percorso politico che ha avuto molte tappe ma che ha portato all'approdo nel Partito Democratico. Sempre, in questo percorso, infastidito dai riflettori ma determinante nelle scelte, sempre silenzioso in mezzo a tanto clamore, poche parole pronunciate nel momento giusto.

Forse aveva in mente la lezione di suo nonno - me l'ha raccontato tante volte - un emigrato negli Stati Uniti che, alla fine della sua vita, era tornato a San Pio delle Camere in Abruzzo e passava le giornate su una panchina, guardando nel vuoto e pensando probabilmente ai suoi anni trascorsi in America. Le persone passavano e lo salutavano “ciao Marini” e lui, appoggiato al bastone, rispondeva. Poi negli anni smise anche di rispondere, raccontava Franco, e si immerse nel suo silenzio di ricordi e di scelte difficili, di una vita difficile.

Un uomo autentico, duro, capace anche di intimorire nel confronto personale, nel confronto interno alla politica e ai partiti. Ruggiva, era capace di rispondere con un ruggito; ruggiva davvero! Ma, al fondo, era un uomo di una bontà pura e vera nell'animo. Sarebbe stato un grande Presidente della Repubblica, l'ho detto già al Senato e lo ripeto qui, se quel voto del 2013 fosse andato diversamente; e, invece, fu travolto da un vento ubriaco di nuovismo ad ogni costo. Sarebbe stato un Presidente della Repubblica popolare come fu Sandro Pertini, immerso nel popolo, con la pipa, con il cappello da alpino, quel cappello che aveva sul petto nella camera ardente, qualche giorno fa. È stato giusto mettere quel cappello perché, tra i tanti ruoli importanti, quello era la sua prima identità e il suo primo orgoglio: la montagna, San Pio delle Camere, l'Abruzzo, i canti nelle cene con gli amici veri, le camminate in montagna. La sua lezione di vita continuerà a indicarci la strada (Applausi).

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data odierna, il deputato Paolo Nicolò Romano, già iscritto al gruppo parlamentare Misto, ha chiesto di aderire alla componente politica “L'Alternativa c'è” del gruppo parlamentare Misto.

Il rappresentante di tale componente, con lettera pervenuta in pari data, ha comunicato di aver accolto la richiesta.

Modifica nella composizione dell'Ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data odierna, il presidente del gruppo parlamentare Misto ha reso noto che il deputato Andrea Colletti è stato nominato vicepresidente del gruppo in rappresentanza della componente politica “L'Alternativa c'è”.

Calendario dei lavori dell'Assemblea per il mese di marzo 2021.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato convenuto il seguente calendario dei lavori per il mese di marzo:

Mercoledì 3 marzo (ore 15)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata

Lunedì 8 marzo (ore 10 e p.m., con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge S. 2066 - Conversione in legge del decreto-legge 14 gennaio 2021, n. 2, recante ulteriori disposizioni urgenti in materia di contenimento e prevenzione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19 e di svolgimento delle elezioni per l'anno 2021 (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 15 marzo 2021)

Discussione sulle linee generali della proposta di istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di David Rossi (Doc. XXII, n. 37)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2842 - Ratifica ed esecuzione dello Statuto dell'East Mediterranean Gas Forum (EMGF), fatto al Cairo il 22 settembre 2020

Martedì 9 (ore 11-14.30 e 16 - 19.30, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24), mercoledì 10 (ore 9.30 – 13 e dalle 20.30 alle 23.30) e giovedì 11 (ore 9.30 – 13 e 15 - 18, con prosecuzione notturna dalle 20 alle 23 e nella giornata di venerdì 12 marzo)

Seguito dell'esame del disegno di legge S. 2066 - Conversione in legge del decreto-legge 14 gennaio 2021, n. 2, recante ulteriori disposizioni urgenti in materia di contenimento e prevenzione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19 e di svolgimento delle elezioni per l'anno 2021 (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 15 marzo 2021)

Seguito dell'esame della proposta di istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di David Rossi (Doc. XXII, n. 37)

Seguito dell'esame dei disegni di legge di ratifica:

n. 2231 - Accordo tra il Governo della Repubblica Italiana ed il Governo della Repubblica Kirghisa sulla cooperazione culturale, scientifica e tecnologica, fatto a Bishkek il 14 febbraio 2013 (approvato dal Senato);

n. 2232 - Carta istitutiva del Forum internazionale dell'Energia (IEF), con Allegato, fatta a Riad il 22 febbraio 2011 (approvato dal Senato);

n. 2415 - Accordo sui servizi aerei tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Corea, con Allegato, fatto a Roma il 17 ottobre 2018;

n. 2522 - Protocolli: a) Protocollo addizionale alla Convenzione sul trasferimento delle persone condannate, fatto a Strasburgo il 18 dicembre 1997; b) Protocollo di emendamento al Protocollo addizionale alla Convenzione sul trasferimento delle persone condannate, fatto a Strasburgo il 22 novembre 2017 (approvato dal Senato);

n. 1768 - Accordo di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo degli Stati uniti messicani, con Allegato, fatto a Roma il 17 ottobre 2017;

n. 2524 - Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Corea sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 17 ottobre 2018 (approvato dal Senato);

n. 2786 - Accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica ellenica sulla delimitazione delle rispettive zone marittime, fatto ad Atene il 9 giugno 2020;

n. 2842 - Statuto dell'East Mediterranean Gas Forum (EMGF), fatto al Cairo il 22 settembre 2020.

Discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla domanda di autorizzazione all'acquisizione di tabulati di comunicazioni nei confronti del deputato Zicchieri (Doc. IV. n. 9-A)

Discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti di Stefano Esposito, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-ter, n. 11-A)

Mercoledì 10 marzo (ore15)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata

Mercoledì 10 marzo (ore 16.30)

Votazione per l'elezione di un Vicepresidente, ai sensi dell'articolo 5, comma 8, del Regolamento

Venerdì 12 marzo (ore 9.30)

Svolgimento di interpellanze urgenti

Martedì 16 marzo (ore11)

Svolgimento di interpellanze e interrogazioni

Mercoledì 17 marzo (ore15)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata

Venerdì 19 marzo (ore 9.30)

Svolgimento di interpellanze urgenti

Lunedì 22 marzo (ore 10 e p.m., con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge S. 2077 - Conversione in legge del decreto-legge 29 gennaio 2021, n. 5, recante misure urgenti in materia di organizzazione e funzionamento del Comitato olimpico nazionale italiano (CONI) (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 30 marzo 2021)

Discussione sulle linee generali della mozione Ianaro ed altri n. 1-00423 concernente iniziative volte a implementare la produzione e la distribuzione di vaccini anti Covid-19, anche attraverso l'autorizzazione temporanea della concessione di licenze obbligatorie

Discussione sulle linee generali della mozione Polidori ed altri recante iniziative a sostegno e tutela delle donne (in corso di presentazione)

Martedì 23 (ore 11-14.30 e 16 - 19.30, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24) e mercoledì 24 (ore 9.30 - 13) e giovedì 25 marzo (ore 9.30 – 13 e 16 - 19, con prosecuzione notturna dalle 20.30 alle 23.30 e nella giornata di venerdì 26 marzo)

Seguito dell'esame del disegno di legge S. 2077 - Conversione in legge del decreto-legge 29 gennaio 2021, n. 5, recante misure urgenti in materia di organizzazione e funzionamento del Comitato olimpico nazionale italiano (CONI) (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 30 marzo 2021)

Eventuale seguito degli argomenti previsti nella settimana 8-12 marzo e non conclusi

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2757 - Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea - Legge di delegazione europea 2019-2020 (approvato dal Senato)

Seguito dell'esame della Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea, riferita all'anno 2019 (Doc. LXXXVII, n. 3)

Seguito dell'esame della mozione Ianaro ed altri n. 1-00423 concernente iniziative volte a implementare la produzione e la distribuzione di vaccini anti Covid-19, anche attraverso l'autorizzazione temporanea della concessione di licenze obbligatorie

Seguito dell'esame della mozione Polidori ed altri recante iniziative a sostegno e tutela delle donne (in corso di presentazione)

Seguito dell'esame della mozione Molinari ed altri n. 1-00414, Fregolent ed altri n. 1-00417 e Prestigiacomo ed altri n.1-00418 in materia di individuazione del deposito nazionale per il combustibile nucleare irraggiato e i rifiuti radioattivi

Mercoledì 24 marzo (ore 14.3 0)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata

Mercoledì 24 marzo (ore 15.30)

Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 25 e 26 marzo 2021

Venerdì 26 marzo (ore 9.30)

Svolgimento di interpellanze urgenti

Lunedì 29 marzo (a.m. e p.m., con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2670 - Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea – Legge europea 2019-2020

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 164-1317-1666-1907-2272 – Norme per il sostegno della ricerca e della produzione dei farmaci orfani e della cura delle malattie rare

Martedì 30 marzo (ore 9 - 14)

Esame della Relazione della V Commissione sulla Proposta di Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Doc. XXVII, n. 18), ai sensi dell'articolo 143, comma 1, del Regolamento

Martedì 30 (ore 16 - 19.30, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24) mercoledì 31 marzo (ore 9.30 – 13 e 16-19, con eventuale prosecuzione notturna dalle 20.30 alle 23.30) e giovedì 1° aprile (ore 9.30 – 13 e 15 - 18, con eventuale prosecuzione notturna dalle 20 alle 23)

Eventuale seguito degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2670 - Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea – Legge europea 2019-2020

Seguito dell'esame della mozione Lattanzio ed altri n. 1-00405 concernente iniziative in materia di definizione del Piano nazionale per l'infanzia e l'adolescenza e ulteriori misure in campo educativo ed economico a favore dei minori

Seguito delle mozioni Meloni Centemero, Giacomoni ed altri n. 1-00382 e Zanichelli, Fragomeli, Mor, Pastorino ed altri n. 1-00409 concernenti il ruolo del Ministero dell'economia e delle finanze nell'ambito del processo di vendita della società Borsa Italiana

Seguito dell'esame delle mozioni Ungaro ed altri n. 1-00392, Zangrillo ed altri n. 1-00396 e Lollobrigida ed altri n. 1-00398 concernenti iniziative a favore dell'occupazione, della formazione e dell'emancipazione giovanile

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 164-1317-1666-1907-2272 – Norme per il sostegno della ricerca e della produzione dei farmaci orfani e della cura delle malattie rare

Mercoledì 31 marzo (ore 15)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata

Il Presidente si riserva di inserire nel calendario dei lavori l'esame di ulteriori progetti di legge di ratifica deliberati dalle Commissioni e di ulteriori documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

L'organizzazione dei tempi per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario sarà pubblicata nell'Allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Vedi l'allegato A). L'organizzazione dei tempi per l'esame dei progetti di legge n. 2670, n. 164-1317-1666-1907-2272 e del Doc. XXVII, n. 18 sarà definita una volta concluso l'esame in sede referente.

L'organizzazione dei tempi della mozione recante iniziative a sostegno e tutela delle donne sarà definita dopo la sua pubblicazione.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di parlare la deputata Papiro. Ne ha facoltà.

ANTONELLA PAPIRO (M5S). Presidente, quanto valgono le parole? Quanto vale l'esempio? Come si può rendere giustizia ad una figura di alto spessore morale che, con quelle parole, con quell'esempio, è diventata la guida di future generazioni, un punto di riferimento per i cittadini, fino ad essere riconosciuto come il Presidente più amato dal popolo italiano? Sinceramente, non lo so. Potrei cominciare a parlare del coraggio e delle idee di un uomo, perché questo principalmente era Sandro Pertini: un uomo, con tutta la sua umanità, e così voleva essere riconosciuto; un'umanità capace di vedere oltre, di raccontare un altro futuro, di tracciare una nuova strada, una strada avviata per costruire, non per distruggere, difesa con le sole armi di giustizia e libertà, perché, come lui stesso diceva, non può esserci libertà senza giustizia sociale, non può esserci giustizia sociale senza libertà.

Ecco, questa frase racchiude tutto; racchiude la forza di sperare, di lottare tramite il coraggio, di pretendere, tramite l'esempio, un Paese libero e giusto, di tracciare un percorso di responsabilità anche nei confronti delle nuove generazioni, quella gioventù in cui lui stesso ha creduto e a cui si rivolgeva con parole di pace e giustizia: giovani, non armate la vostra mano. Armate il vostro animo. Non ricorrete alla violenza, armate il vostro animo di una fede vigorosa, sceglietela voi liberamente, purché la vostra scelta presupponga il principio di libertà. E, con queste parole, necessarie adesso più che mai, non posso che concludere questo intervento dicendo che uomini come Sandro Pertini mancano, mancano oggi come ieri, mancano a questo Paese, mancano al mondo intero. A trentun anni dalla tua scomparsa: grazie, Presidente del popolo (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tuzi. Ne ha facoltà.

MANUEL TUZI (M5S). Grazie, Presidente. Colleghi e colleghe, voglio informare quest'Aula e i cittadini che fra esattamente…

PRESIDENTE. Deputato Tuzi, il microfono non funziona benissimo, se può cambiarlo è meglio.

MANUEL TUZI (M5S). Grazie, Presidente. Presidente, colleghi e colleghe, voglio informare quest'Aula e i cittadini che esattamente fra quattro giorni, precisamente il 28 febbraio 2021, scadranno ufficialmente i termini per l'approvazione della riforma dello sport e del lavoro sportivo portata avanti dal ministro Spadafora. Con questa riforma abbiamo assegnato lo status di lavoratore sportivo, prima previsto unicamente per il settore professionistico, oggi anche per i lavoratori sportivi dilettanti, riconoscendo ad essi diritti e tutele fondamentali anche in termini previdenziali e assicurativi. Abbiamo anche previsto un esonero contributivo, che rappresenta un primo passo e un primo impegno che doveva essere portato avanti, per essere poi successivamente implementato, perché prima di tutto lo sport ha bisogno di certezze, di programmazione; ne ha bisogno chi lo vive e chi decide di investirvi. Abbiamo lavorato alla riforma dando risposte tanto attese ai laureati in scienze motorie, allo sport femminile, alle persone con disabilità. Finalmente sono stati riconosciuti diritti e tutele fondamentali e sarebbe immorale tornare indietro. Per non parlare dell'importanza delle norme sull'impiantistica, l'ammodernamento e la costruzione di impianti sportivi. Su tutto ciò il Parlamento ha perso l'occasione di esprimersi, ma il testo può essere ancora migliorato e integrato da decreti correttivi, varati successivamente all'approvazione della riforma.

A maggior ragione non possiamo permetterci di perdere l'occasione di realizzare, oggi, un intervento essenziale; ora è il momento di decidere quale sarà lo spazio riservato allo sport nei prossimi anni, e un cambio di Governo non può essere una scusa per non approvare una riforma. Responsabilità vuol dire anche questo: dobbiamo essere responsabili nei confronti degli oltre 500 mila lavoratori che da quarant'anni attendono una riforma del settore sportivo, gli stessi lavoratori che negli ultimi giorni si sono mobilitati per impedire che sfumasse questa riforma. Dobbiamo essere responsabili nei confronti dell'intero settore sportivo, che è uno dei più colpiti dalla pandemia. Il mio appello è rivolto a tutte le forze politiche: approviamo questa riforma, prima che sia troppo tardi (Applausi).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 3 marzo 2021 - Ore 15:

1. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta termina alle 21.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 4)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Risoluzione n. 6-173 386 386 0 194 359 27 50 Appr.
2 Nominale Risoluzione n. 6-174 - I p. 389 380 9 191 27 353 49 Resp.
3 Nominale Risoluzione n. 6-174 - II p. 389 384 5 193 33 351 49 Resp.
4 Nominale Risoluzione n. 6-174 - III p. 387 385 2 193 381 4 49 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.