XVIII LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 487 di giovedì 15 aprile 2021
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO
La seduta comincia alle 12.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
LUCA PASTORINO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Brescia, Casa, Cirielli, Comaroli, De Maria, Delmastro Delle Vedove, Gebhard, Giachetti, Lollobrigida, Losacco, Magi, Marattin, Molinari, Occhiuto, Parolo, Tasso e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente 95, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Modifica nella composizione di un gruppo parlamentare.
PRESIDENTE. Comunico che la deputata Graziella Leyla Ciagà, proclamata in data 14 aprile 2021, ha dichiarato, con lettera pervenuta in pari data, di aderire al gruppo Partito Democratico. La Presidenza di tale gruppo, con lettera pervenuta in pari data, ha annunciato di accettare la richiesta.
Le diamo il nostro benvenuto.
Informativa urgente del Ministro della Salute in merito all'aggiornamento della campagna vaccinale.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Ministro della Salute in merito all'aggiornamento della campagna vaccinale.
Dopo l'intervento del Ministro della Salute, interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per sette minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.
(Intervento del Ministro della Salute)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro della Salute, onorevole Roberto Speranza.
ROBERTO SPERANZA, Ministro della Salute. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, in un rapporto costante e costruttivo con il Parlamento, che, in questi mesi di emergenza, ho provato sempre a garantire con tempestività e disponibilità, considero più che mai opportuno il dibattito che stamattina svolgeremo a partire dalla mia informativa. Lo ritengo un confronto necessario per offrire ulteriori informazioni aggiornate sulla nostra campagna di vaccinazione e sull'utilizzo, in modo particolare, del vaccino AstraZeneca, alla luce delle ultime comunicazioni di EMA. Lo accolgo come un'utile opportunità per ascoltare pareri e proposte che possano aiutarci ad affrontare al meglio la fase nuova che ora si apre.
Prima di qualsiasi altra considerazione sulla campagna di vaccinazione, c'è una domanda di fondo alla quale dobbiamo provare a rispondere, a distanza di oltre un anno dal primo focolaio di Codogno. è la domanda che ci sentiamo ripetere ogni giorno, è la domanda che si pongono tutti gli italiani, di ogni età e condizione sociale: quando ne usciremo? Quando comincerà la vera ripartenza, dopo mesi in cui il virus ha moltiplicato le sofferenze, le difficoltà economiche e la solitudine di milioni di donne e di uomini? Ecco perché voglio dare, oggi, da Ministro della Salute, innanzitutto, un messaggio di determinazione e di fiducia.
Non sottovaluto le difficoltà che abbiamo ancora davanti, né le sofferenze delle persone, ma credo che ci siano le condizioni per guardare con ragionata fiducia alla fase che si sta aprendo.
In ogni giorno di questa nostra terribile esperienza ho avvertito l'obbligo, civile e morale, di dire sempre la verità al Paese sulla situazione epidemiologica. Resto convinto che questo sia un dovere inderogabile di chi ha responsabilità di Governo. Ho detto la verità quando era scomoda e sinonimo di sacrifici, e lo faccio adesso, prospettando l'inizio di una possibile fase diversa, proprio grazie alla campagna di vaccinazione, che oggi supera 14 milioni di somministrazioni.
Finalmente ci sono le condizioni per raccogliere i primi concreti risultati del lavoro che svolgiamo da molti mesi, tra mille difficoltà, e dentro un'emergenza sanitaria senza precedenti, aggravata da varianti più pericolose e non prevedibili.
Stiamo ai fatti, agli elementi che delineano la possibilità di una fase nuova. Il primo fatto: i numeri, che, come sempre, sono più chiari di mille parole. Tra dicembre e marzo, abbiamo ricevuto poco più di 14 milioni di dosi di vaccino; tra aprile e giugno ne riceveremo oltre il triplo. È un primo risultato che attendevamo e che ci siamo impegnati a fondo per ottenere, l'inizio di una fase davvero differente. Si tratta con ogni evidenza di numeri importanti, sufficienti ad abbassare il dato quotidiano delle vittime del COVID, a ridurre la pressione sulle nostre terapie intensive e sugli ospedali, a ostacolare in modo significativo la trasmissione del virus. È questa la prima e necessaria condizione della svolta verso la ripresa. Non dimentichiamolo mai: i vaccini sono la chiave vera per aprire la nuova stagione.
Il secondo fatto. In queste ultime settimane abbiamo creato le condizioni per mettere in campo un numero molto alto di vaccinatori. Ci sono le coperture economiche per far fronte a questa spesa e, naturalmente, il Governo è pronto in ogni momento a rimpinguare il fondo vaccinazioni in caso di necessità. L'Italia è, quindi, pronta ad una ulteriore accelerazione. Abbiamo siglato, in questi ultime settimane, accordi necessari con categorie molto importanti, sempre d'intesa con le regioni, che sono pronte a impegnarsi in uno sforzo condiviso. A questo proposito, ripeto ancora una volta numeri che ho già ricordato in altre circostanze. Grazie ai protocolli siglati possiamo contare: su circa 42 mila medici di medicina generale, su circa 7 mila pediatri di libera scelta, su circa 38 mila medici specializzandi, su circa 18 mila specialisti ambulatoriali, su 63 mila odontoiatri e, poi, ancora, su 270 mila infermieri del Servizio sanitario nazionale, che con un'apposita norma abbiamo autorizzato a poter svolgere prestazioni aggiuntive al di fuori dell'orario di lavoro; e, poi, ancora, 25 mila farmacisti hanno iniziato il loro corso di formazione e hanno dato disponibilità circa 11 mila farmacie, che diverranno luoghi di vaccinazione. A tutte queste donne e a tutti questi uomini va la profonda gratitudine del Governo e credo di tutto il nostro Paese (Applausi).
A questi accordi, che come dicevo considero molto rilevanti, va aggiunto il protocollo sottoscritto dal Ministero del Lavoro e da quello della Salute, siglato il 7 di aprile da tutte le organizzazioni sindacali e dalle sigle di rappresentanza delle imprese italiane. Appena avremo più dosi a disposizione, vaccineremo anche nei luoghi di lavoro. È stata una bella pagina per il nostro Paese vedere l'accordo unanime su questo obiettivo di tutte le forze sociali.
Voglio entrare ancora più nel dettaglio sui numeri del prossimo trimestre, per fare chiarezza e motivare al meglio la possibilità di una svolta. Come ho ricordato, nel secondo trimestre, i contratti europei prevedono circa 50 milioni di vaccini in arrivo nel nostro Paese. È di ieri la notizia che Pfizer anticiperà per l'Unione europea 50 milioni di dosi, dal quarto al secondo trimestre. È un'ottima notizia, che porterà in Italia il 13,6 per cento di questi 50 milioni, che equivale a poco meno di altre 7 milioni di dosi.
Prudenzialmente, il commissario straordinario Figliuolo sta lavorando sulla base di 45 milioni di vaccini in arrivo entro giugno. Voglio ringraziarlo, qui in Aula oggi, per il lavoro prezioso che sta svolgendo assieme al capo dipartimento della Protezione civile Curcio (Applausi) e in costante raccordo con il Governo. Quarantacinque milioni di dosi in un trimestre ci mettono nelle condizioni di completare le fasce anagrafiche più a rischio. Abbiamo somministrato la prima dose al 76 per cento delle persone con più di ottant'anni, mentre siamo al 30 per cento di quelle tra 70 e 80 anni. Il nostro obiettivo è, entro questo trimestre - il secondo trimestre - somministrare la prima dose al target sopra i 60 anni, dove si sono concentrati il 95 per cento dei decessi. Vaccinare prima di tutto i più anziani è corretto, perché consente di salvare vite umane e io credo che questo valga più di ogni altra cosa (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico).
Per questa ragione, sin dal 2 dicembre, quando ho illustrato per la prima volta il piano al Parlamento, quello anagrafico è stato il criterio fondamentale del nostro piano strategico. Ora, anche alla luce della nuova ordinanza del commissario Figliuolo, tutte le regioni devono attenersi a queste indicazioni.
Vorrei ora concentrarmi sui contratti europei. Dobbiamo evitare letture superficiali. La cooperazione con le istituzioni europee e con gli altri Paesi, in questi mesi terribili, è stata costante, impegnativa e io continuo a pensare proficua. È innegabile che ci siano stati ritardi ed alcuni errori nella negoziazione e, certo, l'Unione europea ha scontato la propria debolezza nella produzione autonoma di vaccini, a cui si sta provando a porre rimedio, ma una competizione a tutto campo, una guerra di tutti contro tutti avrebbe prodotto uno scenario disastroso.
Fare meglio non significa, per me, fare da soli. È una pericolosa illusione immaginare che l'Italia da sola, senza l'Europa, sarebbe stata più forte nella trattativa con le multinazionali del farmaco e avrebbe avuto a disposizione, in tempi più rapidi, una quantità maggiore di vaccini. È vero esattamente il contrario. La decisione di comprare insieme i vaccini è stata giusta, l'unico modo per equilibrare la forza delle multinazionali farmaceutiche su beni pubblici fondamentali, come i vaccini. E noi continueremo a comprare ancora assieme, a livello europeo, anche per il fabbisogno dei prossimi anni. Ora stiamo lavorando per rendere l'Italia più forte nella produzione di vaccini sicuri ed efficaci. Tra le iniziative, già ben avviata quella di ReiThera, che potrà portarci ad avere il primo vaccino italiano in produzione e distribuzione.
In questi mesi, nel dibattito europeo, abbiamo promosso iniziative, avanzato proposte, costruito una forte rete di relazioni internazionali, abbiamo collaborato lealmente e fatto sentire la nostra voce critica, ma sempre con correttezza. La lezione che dobbiamo trarre da questa vicenda è che serve un'Europa più veloce, più integrata e più autorevole, a maggior ragione, nella fase cruciale che si sta aprendo - quella degli investimenti - per far ripartire le nostre economie.
Il programma Next Generation EU ha segnato un cambiamento importante, sarà fondamentale in questa ripresa. Le schede progettuali che abbiamo già inviato a Bruxelles disegnano una riforma complessiva della sanità italiana, che non solo fa tesoro dell'esperienza di questi mesi durissimi, ma descrive anche una netta inversione di tendenza dopo troppi anni di tagli.
Ora voglio riferire sulla questione AstraZeneca, che era oggetto della richiesta di questa informativa. Si tratta di una questione delicata, che dobbiamo trattare con chiarezza e precisione. Anche in questo caso, stiamo ai fatti e ai numeri. Innanzitutto, voglio ricordare che ogni nostra scelta, anche sui vaccini, è da sempre guidata dall'evidenza scientifica e dal principio di precauzione. È un tratto distintivo della nostra cultura, come Paese, e delle buone pratiche della sanità pubblica e, da questo orientamento di fondo, non ci siamo mai spostati neanche di un millimetro. Abbiamo sempre deciso sulla base delle evidenze scientifiche, delle informazioni in nostro possesso, di concerto con EMA e AIFA. È una garanzia per i cittadini europei che, con la farmacovigilanza, vengano costantemente monitorate l'efficacia dei vaccini e le eventuali reazioni avverse. È un tratto di serietà che dobbiamo rivendicare, perché testimonia il rigore scientifico e il senso di responsabilità con cui lavoriamo ogni giorno per il bene dei nostri cittadini.
Ci sono, quando parliamo di AstraZeneca, come degli altri vaccini, due verità, che vanno sempre ricordate e spiegate. La prima è che la comunità scientifica internazionale ha compiuto un'impresa senza precedenti nella storia della medicina, rendendo possibile, in poco meno di un anno, la produzione di più vaccini per sconfiggere questo nuovo virus che ha colpito duramente il mondo intero. La seconda verità è che, in questa lotta contro il tempo, è fisiologico che, dopo milioni di inoculazioni, l'utilizzo di un vaccino possa essere ulteriormente valutato e anche, se necessario, rimodulato, relativamente alle fasce di età, sulla base delle evidenze scientifiche che maturano disponendo di una casistica molto più ampia. La rimodulazione nell'utilizzo di un vaccino è un'applicazione necessaria del principio di precauzione a cui prima facevo riferimento.
Fatta questa premessa ed entrando ancora più nel dettaglio, sgombriamo il campo da ogni possibile equivoco.
AstraZeneca, come tutti gli altri vaccini messi in commercio in Europa, è un vaccino efficace e sicuro, è un vaccino che salva la vita delle persone. Lo abbiamo visto, in modo particolare, analizzando i risultati ottenuti sul campo nel Regno Unito: il successo della campagna vaccinale inglese si fonda prevalentemente sull'utilizzo di AstraZeneca in quantità che non sono state finora disponibili per le Nazioni europee. Voglio dirlo ancora più chiaramente: i vaccini che utilizziamo sono tutti efficaci e sicuri. Con AstraZeneca prosegue, senza tentennamenti, una dura discussione sui loro ritardi, spesso inaccettabili, nelle forniture all'Unione europea, che hanno gravemente decelerato le nostre campagne di vaccinazione. E la nostra determinazione a livello europeo nel portare avanti questa azione è legata alla certezza che quelle dosi non consegnate ci servono proprio perché il vaccino è efficace e sicuro.
Questo ci porta al tema dei rarissimi casi avversi che sono stati registrati utilizzando questo vaccino. Molti scienziati, negli ultimi giorni, in un dibattito pubblico che chiaramente va rispettato e ascoltato con attenzione, ci hanno ricordato che non esiste farmaco per cui si possano escludere al 100 per cento tutti gli effetti collaterali. L'EMA ha sottolineato, in più occasioni, in tutti i pronunciamenti formali, che i benefici di quel vaccino sono di gran lunga superiori ai rischi. Ci sono studi e ricerche autorevoli che, a mio avviso, rischiano, però, di non essere sufficienti a dissipare i dubbi che in questi giorni tormentano tante persone. Dinanzi ai dubbi, io credo che l'arma più efficace sia sempre la trasparenza. Ecco perché, ancora una volta, voglio ricordare con precisione i numeri del fenomeno di cui stiamo parlando: su 32 milioni di vaccinazioni effettuate e 222 segnalazioni, sono stati registrati 86 eventi avversi e, di questi, 18 sono risultati fatali. Parliamo, comunque, di un fenomeno, per quanto doloroso poiché ogni vita spezzata è una perdita grave, numericamente molto ridotto.
È evidente che non possiamo e non dobbiamo in alcun modo sottovalutare queste reazioni e questi casi. È evidente che dobbiamo mantenere alta l'attenzione e la vigilanza, come da oltre un anno ci impegniamo a fare, sul fronte di questa pandemia. È, infine, evidente che le modifiche e i cambi di rotta nelle indicazioni di somministrazione del vaccino, fanno parte esattamente di questa attenzione e di questa vigilanza.
La scelta che abbiamo fatto di raccomandare l'utilizzo del vaccino AstraZeneca per i cittadini fra i 60 e i 79 anni ha una duplice motivazione. La prima: le pochissime reazioni avverse sono concentrate, per il 90 per cento, nei vaccini al di sotto dei 60 anni. La seconda: sulla base dell'esperienza inglese, il vaccino AstraZeneca è particolarmente indicato nelle persone che abbiano un sistema immunitario in declino. La nostra è, quindi, una scelta che fa coincidere la massima sicurezza con il massimo di efficacia, in una fascia di popolazione che abbiamo urgenza di mettere al riparo. La nostra scelta è in sintonia con i principali Paesi europei.
Relativamente, poi, ai cittadini che hanno già ricevuto la seconda dose del vaccino AstraZeneca, i dati riferiti da AIFA sulla base dell'esperienza inglese non hanno bisogno di commento: su 600 mila vaccinati sono state registrate zero reazioni avverse in seguito alla seconda fase.
Nella giornata di martedì, la Food and Drug Administration statunitense ha sospeso l'utilizzo del vaccino Johnson & Johnson negli Stati Uniti d'America, avendo riscontrato sei eventi trombotici avversi su 7 milioni di somministrazioni. A seguito di questa decisione, l'azienda ha deciso di rimandare l'inizio della campagna di vaccinazione dei singoli Paesi europei. Seguiamo in queste ore, con la massima attenzione, la valutazione dei dati che emergono. Il nostro auspicio è che presto possano esserci elementi di chiarezza, che ci consentano di iniziare ad utilizzare un vaccino che riteniamo importante per la nostra campagna.
Ricordo che è prevista la consegna di 7,3 milioni di dosi nel secondo trimestre e di 15,9 milioni di dosi nel terzo trimestre, e che stiamo parlando, per Johnson & Johnson, di un vaccino monodose, che quindi può contribuire in modo significativo alla nostra campagna. Anche rispetto a Johnson & Johnson, come in tutte le altre occasioni, l'Italia valorizzerà le indicazioni della comunità scientifica. Con l'arrivo, finalmente, delle dosi di diversi vaccini in quantità massiccia, la campagna vaccinale italiana sta accelerando. Nelle prossime settimane, come ho ricordato, concentreremo tutte le nostre forze e risorse per completare le vaccinazioni degli ultraottantenni, degli ultrasettantenni e di tutti i soggetti fragili che abbiamo insieme individuato, anche grazie al lavoro di quest'Aula. È questa la priorità assoluta nel nostro impegno.
I dati mostrano che vaccinare funziona, con un netto crollo dei contagi e dei decessi tra le categorie che sono state più crudelmente colpite, fin dall'inizio, da questa pandemia: i nostri anziani a casa e nelle RSA, i nostri medici, infermieri, il personale sanitario a cui dobbiamo, ogni giorno, far sentire la nostra gratitudine e tra i quali, grazie alle vaccinazioni, la mortalità si è ridotta enormemente, del 95 per cento. Questi sono i numeri con cui abbiamo a che fare e quindi, insisto, non ci possono essere dubbi o esitazioni, solo vaccinando decine di milioni di italiani riconquisteremo le nostre libertà e sarà possibile una duratura ripresa economica.
Nel frattempo, in questo periodo di transizione, soprattutto nei prossimi due mesi, dobbiamo muoverci con senso di responsabilità. La prudenza e un accorto gradualismo nelle riaperture sono il più forte investimento che possiamo realizzare per un'estate di ripresa e di rinascita. Le misure che abbiamo adottato in queste settimane stanno producendo i loro effetti. Mentre in altri Paesi europei, penso ad esempio alla Germania, si registra, purtroppo, un nuovo peggioramento della situazione e si annunciano nuove misure restrittive, in Italia, per la terza settimana consecutiva, scende l'incidenza e l'Rt sui casi sintomatici è pari a 0,92. Sono risultati certamente incoraggianti, che devono indurci a scelte ben ponderate e proporzionali, come sempre, al quadro epidemiologico. A tal proposito voglio evidenziare un dato che da solo ci spieghi, in modo chiaro, perché dobbiamo continuare ad essere ragionevolmente prudenti. L'ultimo monitoraggio, dopo ben quattro settimane di misure molto severe, ci segnala che le terapie intensive occupate sono ancora al 41 per cento dei posti letto disponibili: è un dato, nella sua rilevanza, che dovrebbe far riflettere chi continua a sostenere che abbiamo adottato misure troppo severe (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Proprio sul livello di occupazione delle terapie intensive dobbiamo ascoltare e valutare, con la massima attenzione, il grido di accorato allarme che, ancora una volta, ci viene dai nostri medici. Voglio dirlo con franchezza: non possiamo continuare a chiamarli eroi e poi fare esattamente il contrario di quello che ci chiedono (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico-Commenti del deputato Mollicone), costringendoli in trincea, da soli, a combattere negli ospedali tra difficoltà e sofferenze…
FEDERICO MOLLICONE (FDI). Inutili!
PRESIDENTE. Onorevole Mollicone, tenga la mascherina e non disturbi.
ROBERTO SPERANZA, Ministro della Salute. Dall'esperienza di questi mesi abbiamo imparato che i tempi delle decisioni nel contrasto al virus sono determinanti. Dobbiamo essere tempestivi nelle chiusure quando serve, e non sbagliare tempi e modi delle riaperture, per non vanificare rapidamente i sacrifici fatti. Certo va data risposta alle preoccupazioni degli italiani, alla crescita intollerabile delle nuove povertà, alle difficoltà delle imprese e dei lavoratori, ma non esistono risposte semplici a problemi complessi con un elevato numero di variabili. Abbiamo il dovere di costruire una roadmap di allentamento graduale delle restrizioni che, voglio ricordarlo, sono sempre state approvate all'unanimità in Consiglio dei Ministri. Vogliamo dare certezze agli italiani e consentire a tutti una nuova stagione ma in sicurezza, come ha detto il Presidente del Consiglio Mario Draghi, senza mettere a repentaglio la salute e senza compiere scelte azzardate, che ci riporterebbero, in tempi brevi, a nuove chiusure. Con questi obiettivi è fondamentale, nelle prossime settimane, dare un segnale di unità, oltre che di fiducia e determinazione. Anche a chi fa polemica ogni giorno, io continuo a dire che serve unità, unità e unità come ho sempre fatto in questi mesi.
Sappiamo che ci sono finalmente le condizioni per uscire da questa lunga tempesta, a patto di muoverci tutti con un rinnovato spirito di coesione nazionale, come sovente ci ha chiesto di fare il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Nelle prossime settimane, e ancora nei prossimi giorni e nelle sfide di ripartenza che arriveranno, dobbiamo tenere ferma la rotta. Dimostriamo, ancora una volta, sul campo la forza e la serietà del nostro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali).
(Interventi)
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare la collega Ianaro. Ne ha facoltà.
ANGELA IANARO (M5S). Grazie, Presidente. Signor Ministro, colleghe e colleghi, sono trascorsi poco meno di quattro mesi dall'inizio della più imponente campagna di immunizzazione della storia. Ad oggi, come ricordava lei, Ministro, sono state somministrate 14 milioni di dosi e sono oltre 4 i milioni di cittadini italiani completamente immunizzati; cifre che testimoniano gli enormi sforzi profusi per dare alla campagna vaccinale quella giusta e doverosa accelerazione che ponga il nostro Paese alla pari con i principali Paesi europei e in condizioni di vantaggio per quello che riguarda la somministrazione della seconda dose. Ma, malgrado il rapido progredire della campagna di immunizzazione, purtroppo nel nostro Paese, come evidenziato da un recente rapporto dell'ISPI, si registra ancora una media di decessi troppo elevata. Abbiamo superato la soglia, dolorosa, dei 115 mila decessi, e sono un tributo troppo elevato e un prezzo ancora troppo alto che i nostri cittadini devono pagare.
Immaginiamo soltanto se ci fosse stato un minor rigore nelle misure di contenimento del virus sinora applicate, che purtroppo dobbiamo ancora mantenere, pur consapevoli delle tensioni sociali che esse generano, perché, guardando nel dettaglio i dati citati dal report dell'ISPI, emerge un'altra considerazione importante: che non è soltanto un problema generato dalla velocità di vaccinazione, ma anche dalle scelte che sono state compiute. Si è vaccinato in maniera non omogenea tra le regioni e, nello scorso febbraio, la prima dose di vaccino era stata somministrata solo al 6 per cento degli ultraottantenni, contro il 22 e il 23 per cento, rispettivamente, di Francia e Germania. Dall'inizio di aprile l'immunizzazione delle categorie più fragili, degli over 80, è accelerata, con un ordine ben preciso che è stato delineato dal generale Figliuolo relativamente alle categorie prioritarie da vaccinare. Un ordine ribadito dallo stesso commissario in una recente ordinanza indirizzata alle regioni affinché la campagna vaccinale prosegua in modo uniforme, omogeneo a livello nazionale, senza deroghe alcune, perché le varianti hanno, di fatto, innescato una nuova epidemia, e non possiamo ammettere errori e fughe in avanti, come lei stesso ha ricordato. Presidente, il momento attuale è tanto cruciale da richiedere una gestione omogenea, condivisa, unitaria, e, come ricordava anche il Ministro, nella pure efficientissima Germania ieri è stata presa una decisione storica, che ancora una volta sottolinea l'eccezionalità dei tempi che stiamo vivendo, e cioè una sospensione del federalismo nella protezione della salute fino ad almeno il 30 giugno, che fa scattare misure di contenimento della pandemia uniformi su tutto il territorio nazionale, per porre fine alle difformità di decisioni nei sedici Länder.
Anche qui da noi, Presidente, non possono più essere ammessi percorsi alternativi, né tantomeno decentrati, in questa fase purtroppo costellata di corse in avanti di alcuni, a diversa velocità, e di decisioni discutibili. Non possiamo più accettare i proclami di governatori di regioni che vogliono privilegiare alcune categorie a fronte, invece, dei più fragili, di coloro che sono più vulnerabili alle infezioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), e questo è un messaggio che deve risuonare forte anche da quest'Aula. Serve un'azione comune per compiere l'ultimo miglio, più volte richiamato da lei, signor Ministro, che ci separa dalla sconfitta del virus.
Quali, dunque, le priorità? Come abbiamo detto, proteggere i più fragili, i più vulnerabili, aumentare la velocità delle immunizzazioni, sempre mantenendo fede, come anche lei ha ricordato, a quel rigore e a quella assoluta accortezza nei confronti dell'attività delle agenzie regolatorie che hanno garantito sicurezza ed efficienza dei vaccini, perché non finiscano più per rispondere al dilemma che riguarda la psicologia di massa piuttosto che la scienza medica. D'altro canto, però, non si può non rilevare come alla velocità della scienza nel fornirci l'arma, tuttora unica, per combattere questa pandemia, facciano da contraltare le difficoltà riscontrate nella produzione di massa dei vaccini. Questo ci porta ad un'altra importante riflessione, un problema molto più vasto: il vaccino, ancora di più della malattia stessa, sta evidenziando, sta facendo emergere, prepotentemente, le disuguaglianze esistenti nel mondo, tra i Paesi più ricchi, in grado di produrre, acquistare e immunizzare la popolazione attraverso l'acquisto del vaccino, e i Paesi a basso reddito, molti dei quali non hanno ancora somministrato nemmeno una fiala di vaccino.
Vede, Presidente, l'unico antidoto per uscire dalla pandemia deve essere un bene accessibile a tutti, e non un bene di pochi. Emblematico è il monito di Papa Francesco che ha esortato la comunità internazionale ad agire in nome di un internazionalismo del vaccino, perché, come sappiamo, si potrà sconfiggere questo virus e superare la terribile crisi socioeconomica che ha scatenato la pandemia solo immunizzando l'intera popolazione del pianeta; il rischio, d'altro canto, è quello di creare dei veri e propri incubatori di mutazioni delle varianti del virus in Paesi non protetti, che ci colpiranno in maniera ancora più letale, in prossime ondate. La più ampia distribuzione e la condivisione a livello mondiale del vaccino rappresentano azioni imperative e indispensabili, sia dal punto di vista etico sia in termini di dovere sociale.
Esiste un'alternativa percorribile? Sì, e voglio ribadirlo nuovamente: riguarda la sospensione temporanea delle licenze. È quanto abbiamo chiesto a questo Governo, con una mozione a mia prima firma: di adoperarsi nelle competenti sedi europee per consentire la temporanea sospensione dei brevetti, come disposto dall'Accordo TRIPs nel caso di emergenze di sanità pubblica, ovviamente corrispondendo un adeguato meccanismo di compensazione per le case farmaceutiche. Questa azione - assieme alle altre azioni che stanno intraprendendo l'Unione europea e il nostro Paese -, di implementare la produzione e la distribuzione dei vaccini, potrà sicuramente portare ad una accelerazione ulteriore nel raggiungimento dell'obiettivo finale.
Anche lei, oggi, ha ricordato, Ministro, che, nella geopolitica globale dei vaccini, l'Unione europea si è fatta trovare impreparata rispetto agli Stati Uniti e anche al Regno Unito, che raccolgono, di fatto, i frutti di una strategia iniziata anni fa, in cui il nostro continente e anche il nostro Paese pagano errori di politica industriale e soprattutto uno scarso o nullo investimento in ricerca ed innovazione. Noi siamo bravissimi produttori di farmaci, ma dobbiamo fare uno sforzo in più, per garantire a questo Paese e a tutta l'Unione europea un'autonomia nella produzione di prodotti biotecnologici, come i vaccini, ma anche gli anticorpi monoclonali, perché ne abbiamo tutte le possibilità (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Panizzut. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO PANIZZUT (LEGA). Grazie, Presidente, Ministro e colleghi. Non voglio portar via troppo tempo, perché credo che in momenti come questi sia giusto discutere, nel rispetto del Parlamento, ma è essenziale, poi, tornare a lavorare concretamente e immediatamente. Mi conceda una premessa per chiarire alcune posizioni degli ultimi giorni; nessuno di noi che sta al Governo si comporta come se fosse all'opposizione, noi della Lega non siamo gente asservita ad un potere fine a se stesso o alle poltrone, e già tempo fa abbiamo dimostrato di lasciarle appena avvisato che non si andava verso un cambiamento reale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Siamo entrati in questo Governo di emergenza, dove tutti abbiamo fatto un passo indietro per lavorare assieme e, comunque, poter sollevare le nostre priorità e venire incontro ai reali bisogni dei cittadini.
Non c'è nessun obiettivo celato o malcelato di raccattare qualche voto sulle difficoltà di tante persone. Fin dall'inizio della pandemia abbiamo avanzato le nostre proposte concrete e anche oggi su alcune questioni chiediamo di essere ascoltati. Qualche parte politica, invece, continua ancora oggi ad attaccare le regioni, guarda caso, stranamente, quelle governate dal centrodestra e soprattutto la Lombardia.
Si parla tanto di collaborazione e non si prende atto del fatto che nessun Paese e nessun ambito era pronto a questa emergenza ma che poi ognuno ha lavorato nel suo ambito al meglio, nonostante le mancanze di chi è il primo responsabile in caso di emergenza. Ricordiamo i respiratori non a norma, mascherine farlocche dalla Cina ma, soprattutto, il caos ordinazione vaccini: l'accordo europeo, che ci ha visti arrivare nudi alla meta per la mancanza delle dosi di vaccino previste dai contratti firmati a Bruxelles (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ancora una volta, l'Europa non è andata bene; un altro fallimento, anche in termini di politica vaccinale (possiamo dirlo tranquillamente). Ora, faticosamente arranca e cerca di recuperare. Siamo in ritardo di un mese rispetto a quello che hanno fatto gli altri. Bisogna fare di più e in fretta. Il tempo dei vaccini sta correndo, archiviati i miliardi di sprechi e le Primule di Arcuri. L'obiettivo di 500 mila dosi al giorno entro aprile è possibile, sempre che l'Europa non si metta di traverso.
Sarebbe interessante sapere perché la UE ha prodotto 123 milioni di vaccini, distribuito 90 milioni ed esportati 113 milioni. Non per egoismo, ma, visti i numeri italiani, forse potevamo avere qualcosa di più (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). L'aver superato i due milioni di vaccinazione in Lombardia, nonostante i ritardi nella fornitura, è motivo di orgoglio. La Lombardia oggi ha numeri da giallo e di sicuro - e di sicuro! - non ha vaccinato i furbetti salta fila, come nelle altre regioni governate dal centrosinistra (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Oggi i grandi assenti sono i vaccini. Questa mancanza costringe (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico)… ma state zitti, va! Questa mancanza costringe, dicevo, la Lombardia a lavorare al 30 per cento delle proprie capacità. Il criterio di ripartizione delle dosi è senza senso se non tiene conto della grandezza della popolazione. Forse qualche governatore non ha capito che dare priorità di vaccinazione ad anziani e fragili e a persone con diverse abilità serve ad evitare il decesso di queste persone e la saturazione delle terapie intensive (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Per fortuna, è stato ascoltato l'appello del Ministro Stefani sulla somministrazione dei vaccini in via prioritaria alle persone con disabilità, ai caregiver e agli assistenti familiari.
Il punto principale è che la fornitura di vaccini deve andare passo passo con la riapertura. La riapertura è un vaccino (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) ! Riapertura per dare dignità ai lavoratori. La riapertura è l'unico sostegno che gli italiani vogliono, sia in termini economici che in termini sociali. È aberrante venire a conoscenza dell'aumento di episodi di autolesionismo o suicidi sugli adolescenti, ormai confinati a casa da un anno. Le condizioni di disagio fisico o mentale vanno cancellate riaprendo. L'aver bloccato gli allenamenti e gli sport dilettantistici, anche quelli all'aperto, sta creando disagi che si ripercuoteranno nel futuro dei nostri figli. Con le zone rosse abbiamo categorie che vanno a lavorare a domicilio in nero, cene di venti persone a casa, sportivi che vengono iscritti come agonisti. A confronto con altri Paesi, mi spiace, ma la chiusura non ha portato i risultati sperati. Quindi, anche qui, per la questione della salute, è meglio far riaprire le attività in sicurezza. Bisogna essere pragmatici, non ideologici.
Infine, che la sanità possa finalmente tornare a occuparsi anche di altre patologie, che sono state tristemente dimenticate e hanno portato all'aggravamento dei pazienti. Mi permetta, a proposito, di farle presente che, a breve, arriverà in Aula la PDL sulle malattie rare e chiediamo un impegno personale al fine di sbloccare i passaggi burocratici fra Ministeri e Commissioni, al fine finalmente di venire incontro alle famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). In Italia siamo arrivati all'assurdo che anni fa si chiedevano aiuti, pensioni e contributi economici; ora si chiede di lavorare, in tutti gli ambiti e in sicurezza, ben consci della riduzione della platea di clienti dovuta all'attuale distanziamento, che, ripeto, dovrà essere superato.
Il 2 giugno va bene come data per una riapertura generalizzata, ma dove la situazione sanitaria è sotto controllo non capiamo perché non si riesca già ad aprire domani. Siamo ad aprile. Da mesi vi diciamo di cambiare il calcolo dell'Rt, modificare il discorso dei 250 contagi per 100 mila abitanti. Ma, mi scusi: se il mio paese di 2 mila abitanti ha pochissimi contagi se non zero, perché deve fare media con il capoluogo della regione e, ovviamente, devo chiudere anch'io (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)?
Per fortuna, gli italiani hanno ancora un alto elevato senso della democrazia anche nel protestare nelle piazze, ma se si continua così sarà difficile che lo mantengano e noi dovremmo metterci nei loro panni, dovremmo riuscire a capire cosa vuol dire non portare lo stipendio a casa da mesi, a differenza nostra. Per poter accelerare nella campagna vaccinale chiediamo, quindi, di poter utilizzare altri vaccini; ricordo che altri Paesi nel mondo hanno una copertura vaccinale dell'80 per cento perché usano, appunto, altri vaccini che in Italia e in Europa sono ancora proibiti, e ci auguriamo che EMA si esprima velocemente in merito.
Ringraziamo il Ministro Giorgetti e auspichiamo che presto anche in Italia ci possa essere la produzione dei vaccini; al pari, si aumentino anche le cure domiciliari, di cui si parla troppo poco, con protocolli in ritardo e monoclonali in ritardo di mesi rispetto alle disponibilità.
Concludo ringraziando il generale Figliuolo: noi non abbiamo paura della sua divisa: sia simbolo di impegno serio e ci porti più vaccini possibili (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Questa battaglia non la vince un'istituzione, ma tutta la comunità insieme: o le istituzioni si allineano ai cittadini, o se si pensa di continuare a imporsi sarà un fallimento anche dal punto di vista sanitario (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Filippo. Ne ha facoltà.
VITO DE FILIPPO (PD). Grazie Presidente, grazie Ministro per questa informativa. Noi abbiamo il senso profondo della grandezza di questa responsabilità che il Governo Draghi e il Ministro Speranza in quel Governo stanno assumendo, perché questa maggioranza è nata soprattutto per portare a compimento una delle questioni più complicate della storia italiana, che è proprio il piano di vaccinazione. Quindi, sentiamo con molta forza, con molta responsabilità e con molta serietà la grandezza di questa questione, e perciò la vorremmo discutere, maneggiare con l'accudimento che un grande tema come questo sicuramente merita.
Il Governo, colleghi, ha dovuto agire su due fronti obbligatori ma complessi entrambi, che ci danno due lezioni, io spero importanti per il sistema sanitario italiano: il fronte europeo, che è sicuramente obbligatorio perché la dimensione della pandemia nella globalizzazione non poteva assolutamente escludere quel fronte; bisognava agire soprattutto su quel fronte. Come anche oggi, con molta franchezza e con molta sincerità, il Ministro ci dice, quel fronte ha avuto problemi in merito alla cronologia sui contratti di fornitura. Le difficoltà delle grandi aziende produttrici hanno in qualche modo segnalato che noi abbiamo bisogno in futuro, proprio sul tema della sanità, che è stata una lezione memorabile in termini storici, esattamente di più Europa, di un'organizzazione ancora più efficace, della trasformazione di alcune strutture europee che si occupano di ricerca (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), di affiancamento e anche di statistica in termini sanitari. Queste strutture devono mutare aspetto, devono essere ancora più efficaci e più capaci di essere, come dire, attrezzate per vicende di questo genere.
Citare l'esperienza inglese è, come sempre, superficiale, perché lì c'è stata una fortuita coincidenza di un'azienda produttrice che, ovviamente, ha avvantaggiato quel territorio, che sostanzialmente ha potuto beneficiare di un vaccino che è entrato anche in una discussione. Infatti, intorno al fronte europeo, ovviamente, ci sono stati dibattiti scientifici, opacità di tipo commerciale, valutazioni di altro genere che - io spero - la storia futura si incaricherà di interpretare. Dovevamo stare in Europa obbligatoriamente e io spero che il Presidente Draghi e il Ministro della Salute nei prossimi mesi facciano capire al nostro continente quanto serve essere forti e coesi in certe vicende e in certi momenti della storia.
Sull'altro fronte dobbiamo - lo prevede la Costituzione - collaborare con le regioni. È vero, siamo obbligati a farlo, ma non c'è dubbio che è stato un punto complesso, difficile: autonomie, propagande, difficoltà, modelli operativi; fughe in avanti in alcune circostanze; lo si registra in lungo e in largo; la vaccinazione a domanda, a richiesta, senza una pianificazione che porta a fare qualche tweet, qualche post su Facebook, qualche comunicato stampa, ma che produce una disarticolazione assolutamente complicata, che è una delle grandi lezioni soprattutto in termini di pandemia che il sistema istituzionale del nostro Paese dovrebbe valutare.
Come ci si rapporta quando ci sono casi di questo tipo nell'articolato dibattito costituzionale che purtroppo è previsto nel nostro Paese tra responsabilità statali e responsabilità regionali? Potevamo fare a meno di collaborare con le regioni? Assolutamente no, e si sente la fatica del commissario Figliuolo, del Ministro della Salute, del Presidente del Consiglio, giorno per giorno, per provare a tenere insieme un'unità di comportamenti, che in qualche modo in sanità significa soprattutto equità, perché gli ottantenni sono tutti uguali, i fragili sono tutti uguali, da Abbiategrasso a Canicattì, nel nostro Paese e registrare differenze di questo tipo in alcune circostanze è assolutamente clamoroso, iniquo, ingiusto e anche fuori dalla storia che stiamo vivendo. La macchina è a punto, ci dice in queste ore il commissario Figliuolo, 7 milioni di dosi della Pfizer del nuovo contratto arriveranno nelle prossime settimane, il contratto europeo sui vaccini mRNA prevede 1,8 miliardi di dosi nel prossimo biennio, perché la stagione della vaccinazione non finisce nemmeno quest'anno. Io consiglierei ai colleghi - noi abbiamo discusso in molte circostanze sulle troppe parole che i virologi e gli epidemiologi ci hanno consegnato in un dibattito, molte volte, depistante anche a livello nazionale -, a noi politici, di applicare la stessa regola soprattutto sulle riaperture, senza dare date, senza fare fughe in avanti, senza cavalcare le piazze (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Si riapre se si immunizzano i nostri concittadini, i nostri cittadini. Se procede, è molto facile fare il primo della classe, indicando date o magari guardando in faccia le lacrime e anche le difficoltà di un commerciante, di un ristoratore o di un barista, è troppo facile - lo abbiamo detto ai virologi e agli epidemiologi che parlano molto -, e mi sembra che il frastuono di parole che sentiamo su questi temi nel mondo della politica sia altrettanto doloso, negativo e assolutamente da marginalizzare nella nostra discussione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Ministro, un ultimo appunto: il suo Ministero e anche il commissario si sono occupati più volte di una fascia di concittadini che sono particolari nel nostro Paese, che sono gli iscritti all'AIRE, sono tanti italiani che si trovano in Italia e sono iscritti all'AIRE. Più volte, abbiamo sentito, anche nelle comunicazioni e anche in qualche discussione che c'è stata in Commissione, che, sia il commissario che si occupa di questo e sia lo stesso Ministero, avrebbero risolto il problema dei tanti italiani iscritti all'AIRE, che si trovano in questo momento nel nostro Paese, che hanno - è evidente - gli stessi diritti che hanno tutti gli altri e, anzi, diciamo, per ragioni anche di storie complesse, sarebbero fra quelle categorie fragili, per la storia che hanno sulle spalle. Quindi, io le chiederei di tener conto di questa vicenda e di risolverla al più presto possibile, così come avete già riferito in più circostanze. Noi la ringraziamo per il lavoro che state facendo in queste settimane. Saremo al fianco della vostra attività e vi chiediamo di essere incisivi e di comportarvi come state facendo, come ha fatto anche lei, utilizzando poche parole, ma molti più fatti nella organizzazione di una pratica che non ha bisogno di propaganda, ma ha bisogno di un lavoro profondo. In molti momenti abbiamo chiamato “eroi” i nostri i nostri operatori della sanità, ma, se leggete i comunicati del sindacato dei medici e anche di altri sindacati che rappresentano queste categorie, vi renderete conto che tutta questa propaganda sulla riapertura vi serve, in molti momenti, a ben altro. Noi siamo contro queste strumentalizzazioni che appaiono ciniche in alcune circostanze (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marin. Ne ha facoltà.
MARCO MARIN (FI). Grazie, Presidente. Ministro, ci ritroviamo in quelli che lei ha ricordato essere incontri continui e costanti, che ci sono stati in questi tredici mesi col Parlamento, riconoscendole anche - come abbiamo sempre fatto nei nostri interventi, in questi mesi - il suo garbo e anche il suo senso istituzionale, come credo lei possa riconoscere al gruppo di Forza Italia che non ha fatto polemiche dall'inizio della pandemia e ha sempre fatto proposte concrete. Io ricordo, Ministro, il primo intervento era sul “decreto Cura Italia”. Noi presentammo un emendamento, a mia prima firma - firmato dai colleghi Mandelli e Calabria - in cui chiedevamo tamponi e interventi diagnostici nelle case di riposo. Mi aiutò a farlo il professor Palù, che oggi è presidente dell'Aifa, che lei ben conosce e ha incontrato, credo, anche ieri, il quale mi disse: conosciamo poco questo virus. Guardi, io sono medico, lo conosciamo poco anche adesso, ma sappiamo, con certezza, che sicuramente colpisce le fasce deboli, che sono gli anziani e i fragili.
Noi presentammo un emendamento; gli emendamenti furono tutti cassati, come lei ricorda, di tutte le forze politiche e non facemmo polemiche, con spirito costruttivo. Ma ricordo quell'emendamento per dire che noi stiamo facendo proposte concrete, come il piano vaccinale che abbiamo presentato a lei e al Governo Draghi. Siamo entrati in una fase diversa, Ministro, e lei lo sa bene; non siamo più nel Conte-bis, siamo nel Governo Draghi. Alcuni cambiamenti, il cambio di passo, abbiamo avuto modo di vederlo. Ne voglio ricordare tre, per poi entrare nel tema specifico che è collegato alle vaccinazioni: la sostituzione di Arcuri con il generale Figliuolo, che bene sta lavorando e bene sta facendo, determinando un cambio di passo; il cambiamento del CTS, un CTS che non è più elefantiaco, che è più ristretto e che sta collaborando con lei e con il Governo - credo di poter dire - in modo costante e continuo; il rapporto con le regioni che questo Governo ha determinato, anche in questo senso con un cambio di passo, perché, è evidente, che non può esserci discrepanza tra quello che si fa a Roma e quello che si fa alle regioni. Quindi, è fondamentale il rapporto che il Governo tiene con le regioni. Entro nel merito del piano vaccinale, Ministro, perché noi, come sempre, vogliamo dare contributi concreti. Sul piano vaccinale, come ebbi modo di dirle nel suo ultimo intervento - lei mi ascolta, vero, Ministro? - alla Camera, con lo schemino che lei aveva e che mi arrivava dall'Agenzia italiana del farmaco, circa il numero di dosi che devono arrivare: Ministro, attenzione sul numero delle dosi che devono arrivare, perché, purtroppo, indipendentemente dalla volontà di quest'Aula, del Governo, di chiunque, in un meccanismo nuovo, con un virus che impariamo a conoscere, con farmaci nuovi, con vaccini nuovi, inevitabilmente, gli inciampi possono avvenire. E anche su questo, anche sulle numerazioni che ci vengono consegnate oggi, io la invito e le chiedo di avere una cautela - e so che lei l'avrà massima - rispetto ai numeri, perché, purtroppo, abbiamo visto nei mesi precedenti che, sui numeri, può capitare che si balli, e anche di pensare a un piano B. Lei, giustamente, prima, ha ricordato il rapporto con l'Europa; guardi noi siamo europeisti convinti. Il Presidente del Consiglio, Draghi, che è un uomo pragmatico, a cui noi abbiamo dato la nostra totale fiducia, ha ricordato, qualche giorno fa, qualche settimana fa, il rapporto con l'Europa rispetto al vaccino. In particolare, sui contratti, sull'approccio alle grandi aziende, sicuramente si poteva fare meglio. Allora io, Ministro, le dico: è giusto fare gli acquisti con l'Europa ed è corretto. Pongo alla sua attenzione un tema che, secondo me, dovrà essere risolto non solo dal Governo, ma anche dall'Aula: è il caso di pensare, per il nostro Paese, alla possibilità, come hanno fatto altri grandi Paesi, di acquistare dosi aggiuntive rispetto a tutte quelle che arriveranno dall'Europa. Quindi, non far qualcosa di distinto e distante dall'Europa, perché io so, Ministro, che non più tardi di qualche mese fa, grazie alle nostre agenzie regolatorie, lei ha avuto un contatto con l'azienda Moderna che, essendo americana, ha avuto grandi fondi dal Governo americano, 10 miliardi di dollari, quando ancora non aveva il vaccino. E' evidente che poi ha privilegiato nella consegna - ed è normale così sia così - gli Stati Uniti, naturalmente. Se ci hanno offerto 40 milioni di dosi aggiuntive per il secondo trimestre, vogliamo provare a ragionare, sempre nel rispetto degli accordi europei – mi rivolgo a lei con grande fiducia e speranza, non vuole essere un gioco di parole -, per capire: vale la pena informare l'Aula, dire all'Aula circa la possibilità di fare degli acquisti aggiuntivi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? E vogliamo decidere, anche in questo senso, se questa cosa va fatta? Perché, come ricordava lei, Ministro, la vaccinazione - ripeto, sono medico, vorrei che fossimo vaccinati tutti e subito - è una sfida gigantesca.
Vaccinare 50 o 60 milioni di persone non è facile. Ma per noi, che abbiamo il dovere di farlo - e abbiamo detto che abbiamo visto un cambio di passo in merito -, il punto numero uno è avere a disposizione quelle dosi che oggi valgono oro, naturalmente seguendo i consigli delle agenzie regolatorie e seguendo tutte le basi scientifiche. Anche su questo le dico che abbiamo cambiato - e riconoscevo che fosse un elemento nuovo, uno dei passi in avanti - anche il CTS. Io credo che sia importante che il Parlamento e gli italiani conoscano bene, chiaramente e con trasparenza, i dati del CTS (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), perché immagino che si riapra la scuola su basi scientifiche. Immagino che c'è un elemento di grande gioia, per quanto mi riguarda. Ho visto che lei, due giorni fa, Ministro, ha aperto ai Campionati europei di calcio, da 15 a 20 mila persone, diciamo, potranno entrare allo stadio. È evidente che questo arriverà a giugno, io mi collego in questo tema, alle riaperture, Ministro, che per noi è un tema - lei lo sa – che ci è molto caro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), perché le famiglie e le aziende sono in ginocchio. Se manderemo 15 mila persone allo stadio, io sarò felice di questo, naturalmente. Naturalmente manderemo tali persone allo stadio immagino a brevissimo. Guardi, io non parlo di date, io credo che i tempi li detti il virus, purtroppo, è il nostro nemico. Io non ho nemici nella vita, noi abbiamo avversari politici, anche in quest'Aula, Forza Italia si pone sempre con grande rispetto nei confronti di tutti: il nemico è il virus. Ma se andremo, come sono contento avverrà, allo stadio, io immagino che a breve non sarà un problema - se mettiamo 15 mila persone in uno stadio - avere un ristorante all'aperto che può riaprire, un bar all'aperto che può riaprire, un matrimonio con i familiari (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), dove si possa riandare, e i parrucchieri, i barbieri, tutte quelle attività come le palestre e le piscine, per rimanere collegato allo sport - e termino il mio intervento, Ministro, e la ringrazio – che sono collegate alla vaccinazione di massa. Vede, Ministro, le due cose stanno insieme, la scienza, la vaccinazione, e l'economia, perché non possiamo peggiorare l'emergenza economica e l'emergenza sanitaria e farle diventare, concludo, Presidente, grazie -, anche un'emergenza sociale. Allora, vede Ministro, le due cose stanno insieme. Io mi auguro che daremo risposte in fretta, perché è vero che contano i contratti, ma per noi di Forza Italia c'è un contratto che vale più di tutto, che è quello che abbiamo fatto con gli italiani. E agli italiani dobbiamo trasparenza e, riguardo a tutte le domande che lei ci ha detto che arrivano, dobbiamo fare una cosa: non dare altre domande, ma dare risposte. E noi vogliamo darle in modo concreto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bignami. Ne ha facoltà.
GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Grazie, signor Presidente. Era il 28 giugno del 2020, quando il Presidente della Repubblica, Mattarella, si recò a Bergamo, per rendere omaggio alle vittime del COVID. In quell'occasione il Presidente Mattarella - anche in quell'occasione - usò parole chiare e disse che era necessario conservare la memoria, e che farlo significava riuscire a realizzare una rigorosa analisi di ciò che non aveva funzionato, un'analisi delle criticità di sistema, affinché tutto ciò non avesse a ripetersi. Usò esattamente queste parole, signor Ministro, e, se questa è stata la missione che il Presidente della Repubblica ha consegnato nelle mani di tutti noi, beh, signor Ministro, lei ha fallito (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e la sua relazione ha confermato ulteriormente la convinzione del suo fallimento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Vede, signor Ministro, nell'azione politica, così come nella vita di tutti i giorni, noi dobbiamo rendere conto delle nostre opere ed omissioni, di quello che si fa e non si fa. E lei, nella sua relazione, ha omesso di dire che la scelta del vaccino AstraZeneca, così come la scelta di cedere all'Europa la programmazione nell'acquisizione dei vaccini, con una cessione significativa di sovranità, senza accompagnarla alla possibilità di realizzare una rigorosa analisi e conduzione in ordine all'efficacia di quelle acquisizioni, non sono state scelte casuali: sono state scelte che lei ha compiuto. E, a dirlo, non è Fratelli d'Italia, ma è lei, a pagina 169 del suo libro, misteriosamente ritirato, in cui rivendica queste scelte e rivendica anche l'italianità dell'azienda IRBM di Pomezia, di cui sottolinea la professionalità. La stessa professionalità che ha portato il presidente Piero Di Lorenzo, qualche giorno fa, ai microfoni del servizio pubblico, a dire che in più occasioni aveva sollecitato lo Stato italiano a entrare nella produzione del vaccino, senza mai ottenere risposta (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Fratelli d'Italia le ha chiesto conto di queste affermazioni e lei ha risposto che non le risultava corrispondessero al vero. Delle due l'una, signor Ministro: o a mentire è il presidente Di Lorenzo o a mentire è lei. Ci permetta di dubitare delle sue, di parole (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e questo perché, in questi mesi, lei ha dimostrato una singolare attitudine a nascondere la verità delle cose. La trasparenza costituisce un grosso problema per lei, signor Ministro, e questo, ormai, lo hanno capito non soltanto gli italiani, non soltanto Fratelli d'Italia, ma anche i magistrati di Bergamo che, quando l'hanno convocata, il 28 gennaio del 2021, per chiedere quale fosse la rilevanza del Piano che, il 13 maggio, era stato pubblicato sul sito OMS e venne immediatamente ritirato su indicazione dell'ex direttore generale del suo Ministero, Ranieri Guerra, quando, appunto, le venne rivolta la domanda “se quel piano, contenente rilevanti critiche sul sistema di preparazione e risposta dell'Italia alla pandemia”, rispose che era del tutto indifferente per lo Stato italiano. Le ricorda queste parole, signor Ministro?
Se era del tutto indifferente, ci può spiegare perché il 27 maggio, in piena pandemia, lei partecipò a una riunione con il suo capo di gabinetto Zaccardi, così come dice Ranieri Guerra, alla presenza stessa di Ranieri Guerra, per verificare quali modifiche si potessero apportare a quel report per renderlo pubblicabile (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? E questo lo diciamo perché quel report aveva una funzione ben precisa, una funzione che viene descritta da chi quel report lo aveva scritto, il dottor Francesco Zambon, che, in quelle ore, aveva inviato una mail al direttore generale OMS, Tedros Ghebreyesus, e al direttore Europa OMS, Hans Kluge, dicendo, supplicandoli, di pubblicare quel report, perché quel report avrebbe potuto salvare vite. Ma il dottor Zamboni non sapeva, evidentemente, che quel report aveva già il destino segnato e a segnarlo era stato il suo capo di gabinetto il 18 maggio, in una riunione con il direttore Ranieri Guerra, in cui avevano convenuto che quel report dovesse cadere nel vuoto, bisognava farlo morire. E così è stato. Nella scelta se salvare vite o salvare la reputazione del vostro Governo e della maggioranza rosso-gialla, voi avete scelto di salvare la reputazione della vostra maggioranza rosso-gialla (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! E anche in questo avete fallito, avete fallito, perché il danno reputazionale che la nostra Patria sta subendo per gli articoli che, quotidianamente, escono, in cui viene dato conto delle sue omissioni, delle sue responsabilità, sta creando un danno alla nostra Nazione, impagabile (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!
Perché non risponde a quelle domande? Perché lei ha dichiarato di aver firmato dei contratti con le case farmaceutiche produttrici di vaccini, cosa che non corrisponde al vero? Perché il Piano pandemico italiano non era aggiornato, dal 2006? Perché sono state mandate delle auto-valutazioni agli organismi internazionali, in cui si diceva che la capacità di preparazione e risposta dell'Italia alla pandemia, nel febbraio 2020, era massima? Abbiamo visto quanto fosse l'Italia pronta a sopportare la pandemia. Per quale motivo, signor Ministro, nonostante il Piano pandemico non fosse aggiornato, poteva, comunque, rappresentare una risposta, non lo avete attivato? Queste sono domande a cui lei non ha mai risposto, neanche alle nostre interrogazioni.
E per farle capire l'importanza del Piano pandemico, le consiglio, se già non l'ha fatto, di leggersi il paragrafo 7.2, in cui si parla del piano vaccinale, in cui il piano pandemico del 2006 dice che è necessario censire i professionisti che possono somministrare i vaccini, in cui si dice quali sono le fasce di popolazione da mettere in protezione, in cui si dice di individuare i siti in cui è possibile somministrare il vaccino. Tutti temi ancora oggi attuali, perché non abbiamo saputo programmare e utilizzare quel Piano, che avrebbe potuto, comunque, aiutarci (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Signor Ministro, mi rendo perfettamente conto del fatto che sono affermazioni molto gravi quelle che Fratelli d'Italia le muove, ma ce ne assumiamo tutta la responsabilità, perché noi siamo fatti così. Per noi, l'opzione peggiore non è perdere un'elezione o non sedere in quei banchi di Governo: per noi, l'opzione peggiore è vincere le elezioni, sedere in quei banchi di Governo, ma non riuscire ad attuare ciò per cui gli italiani ci hanno dato fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Questa è l'opzione peggiore, ed è il motivo per il quale noi le abbiamo chiesto, con un gesto di dignità, un analogo gesto di dignità: le sue dimissioni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Non ha ritenuto di risponderci e, allora, le annuncio, signor Ministro, che Fratelli d'Italia presenta una mozione di sfiducia individuale nei suoi confronti, dichiarandosi disponibile a firmare qualsiasi mozione di sfiducia avanzata da qualsiasi forza politica per raggiungere questo obiettivo. Ed è un appello che noi rivolgiamo a tutte le forze politiche, anche agli amici ed alleati del centrodestra, sia come forze politiche che come singoli, perché, come ci ha insegnato il Presidente Mattarella, è il momento di assumersi le responsabilità, politiche e personali. Fratelli d'Italia l'ha fatto, lei, signor Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Noja. Ne ha facoltà.
LISA NOJA (IV). Grazie, Presidente. Signor Ministro, mesi fa chiedevamo un cambio di passo sulla campagna vaccinale e dobbiamo dire che quel cambio di passo è arrivato: è arrivato nella logistica, è arrivato nel chiarimento di alcuni aspetti importanti, come quello della possibilità di vaccinarsi fuori dal luogo di residenza, speriamo che arrivi anche su alcuni punti, come quello degli iscritti AIRE, ma soprattutto è arrivato per la linea decisa e chiara che è stata assunta dal Governo sulle priorità vaccinali, anche con l'ultima ordinanza del generale Figliuolo.
Ministro, nel rapporto di leale trasparenza che ha sempre contraddistinto il nostro confronto, siamo stati i primi in quest'Aula a criticare l'approccio troppo vago delle prime raccomandazioni sulle priorità vaccinali. Noi dobbiamo piegare, anzitutto, la curva dei ricoveri ospedalieri, gli accessi in terapia intensiva, la curva di decessi. E per fare questo, come lei ha sottolineato, dobbiamo anzitutto vaccinare la popolazione a rischio, gli anziani e le persone vulnerabili. È un dovere morale verso queste persone.
Purtroppo, ancora in questi giorni, abbiamo episodi di persone vulnerabili che sono arrivate troppo in ritardo rispetto alla vaccinazione e alcune sono morte. E questa è una responsabilità che ci dobbiamo prendere tutti quanti, perché erano morti evitabili, ma è anche un dovere politico verso il Paese per uscire il prima possibile dall'emergenza, perché la campagna vaccinale non è una questione che riguarda il singolo cittadino, non è una questione che riguarda questa o quella categoria, questa o quella corporazione, questo o quel territorio. È una questione che riguarda il sistema Paese e va gestita come tale.
Per tale ragione, noi, Ministro, ribadiamo l'accorata richiesta al Governo di intervenire con fermezza e severità in tutti i casi in cui le regioni non si adeguassero alle indicazioni nazionali sulle priorità vaccinali. Lo Stato ha il potere di farlo, deve esercitarlo senza timidezze. Su questo, Ministro, visto che questa è una sede in cui dobbiamo dirci quello che va ma anche quello che non va, le segnaliamo che, con riferimento alla vaccinazione delle persone vulnerabili e delle persone con disabilità, ancora tra le regioni si continuano a registrare situazioni molto disomogenee, con modalità e tempistiche di prenotazioni differenti anche sul piano dei caregiver: lo continuano a denunciare singoli cittadini, lo denunciano associazioni come l'AISM, come l'Osservatorio malattie rare. Ecco, su questo io inviterei tutti quanti, in quest'Aula, ad essere molto seri e ad evitare trionfalismi fuori luogo.
A me non piace dare i voti, credo che sia molto sbagliato perché la questione è molto grave, però io vengo da una regione, la Lombardia, in cui hanno vaccinato gli informatori scientifici e hanno cominciato, invece, a vaccinare persone con disabilità grave il 9 aprile scorso, a un mese di distanza dall'approvazione delle raccomandazioni sulla vaccinazione alle persone con disabilità grave. Quindi, evitiamo tutti inutili polemiche, inutili propagande e inutili trionfalismi, perché qui nessuno dà voti, ma nessuno ha niente da insegnare a nessuno.
Chiedo, quindi, al Governo, su questo, di intervenire per dare uniformità, perché non è tollerabile che un cittadino vulnerabile di una regione, di una città, di un territorio, sia trattato in modo diverso dal cittadino di un altro territorio.
Vorrei sottolineare anche un altro aspetto, Ministro, che è molto importante: nelle scorse settimane si è giustamente sollevata la polemica riguardante i cosiddetti “furbetti del vaccino”: i giornali facendo riferimento alla categoria “altro” hanno scritto di 2 milioni di furbetti. Ecco, all'interno della categoria “altro”, però, potrebbero anche esserci proprio i soggetti fragili e le persone con disabilità, i caregiver, i familiari conviventi di minori fragili non vaccinati, perché - e questo è inspiegabile - tale dato al momento non risulta nei report pubblicati dal Governo; cioè, noi non sappiamo, al momento, quante persone vulnerabili e con disabilità sono state vaccinate. Se non lo sappiamo perché le regioni non sono in grado di dare questo dato, allora è la riprova che su quel piano abbiamo un problema e dobbiamo intervenire per risolverlo.
Una seconda osservazione riguarda la comunicazione. Signor Ministro, noi sappiamo benissimo, come lei ha giustamente sottolineato, che l'attenzione sui casi avversi e l'approccio di estrema cautela, che è stato adottato dalle agenzie regolatorie su AstraZeneca e, naturalmente, che potrebbe essere adottato, comunque, sugli altri vaccini come Johnson, è la riprova dell'efficacia del sistema di monitoraggio e vigilanza. Però, Ministro, noi dobbiamo comprendere che questi cambi di indicazione suscitano preoccupazione e dobbiamo accogliere queste preoccupazioni dei cittadini. Verso i cittadini abbiamo un onere di spiegazione in più e non possiamo lasciare che la comunicazione sul tema vaccinale sia affidata solo ai talk show, con tutto il rispetto per queste trasmissioni.
Sviluppiamo momenti di informazione istituzionale vera, profonda, affidata a esperti di comunicazione scientifica. Essere uno scienziato non vuol dire saper comunicare: affidiamoci agli esperti in questo campo, perché, Ministro, la fiducia è la moneta più preziosa in una campagna vaccinale, va conquistata ogni giorno ma, ogni volta che viene persa, recuperarla è molto arduo e noi non possiamo sbagliare.
Un ultimo aspetto: si è riaperto il derby tra aperturisti e chiusuristi. Noi crediamo che dare delle date, senza indicare cosa serva per aprire, sia irresponsabile, ma non è responsabile nemmeno non porsi il tema della ripresa di un Paese in un momento di grande sofferenza (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Noi chiediamo di discutere ora un cronoprogramma delle riaperture, perché quel cronoprogramma ci serve per capire cosa dobbiamo fare, quali strumenti dobbiamo offrire ai cittadini per poter cominciare a pensare a un ritorno alla normalità. Servono i vaccini, ma serve la sorveglianza attiva di massa, serve un monitoraggio esteso delle varianti, servono pianificazioni dei controlli che andranno fatti sul rispetto dei protocolli di sicurezza.
Italia Viva, come sempre, a questo esercizio di responsabilità delle scelte politiche, è pronta e non si sottrae e, infatti, ci siamo fatti promotori, al Senato e anche alla Camera, di una mozione - al Senato è stata approvata ed è diventata una mozione di maggioranza - in cui indichiamo una serie di proposte molto concrete su come gestire i prossimi mesi, anche per proteggere la campagna vaccinale, ma soprattutto per avere quel cronoprogramma di riaperture.
Noi vi chiediamo, come Governo, di prendere gli impegni che prevediamo in quella mozione in modo molto serio, perché ora, più che mai, l'Italia ha bisogno di una strategia che si occupi dell'oggi, del domani, ma anche del dopodomani. Non possiamo sbagliare e non possiamo più farci trovare impreparati (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, in premessa mi lasci dialogare con alcuni dei colleghi che sono intervenuti prima di me, perché credo che questo sia il luogo in cui fare chiarezza su alcuni passaggi. Il primo è come si sta in un'alleanza di Governo. Il tema, per essere molto chiari, non è criticare un Ministro, le scelte di quel Ministro: questo sta nella dialettica politica, nessuno è infallibile; ma è cosa diversa, invece, il giorno dopo che i Ministri di quel partito hanno votato un provvedimento, indicare come bersaglio delle proteste il Ministro della Salute, quasi che fosse un dittatore sanitario che da solo può fare e disfare. In un'alleanza di Governo si sta con un grado di lealtà e di rispetto reciproco. Per noi questi sono valori che non possono venire meno.
E, allo stesso modo, mi ha molto colpito l'intervento del collega Bignami. Ci sarà evidentemente occasione, se presenteranno la mozione di sfiducia, per tornare sugli argomenti che lui ha usato.
Mi ha molto colpito perché quel partito, sabato scorso, ha invitato ad un convegno di Fratelli d'Italia il Ministro della Salute e, se il Ministro della Salute era quel “mostro”, tra virgolette, che ha descritto il collega Bignami, francamente non capisco le ragioni di quell'invito, anche se, l'averlo accettato e aver partecipato dimostra un'evidente differenza di stile e di correttezza (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico).
Nel merito della sua relazione, signor Ministro, di cui condividiamo in pieno l'impianto, credo che lei sia nel giusto quando afferma che occorre dire la verità al Paese, che occorre dire la verità sempre, anche quando la verità può essere scomoda. E abbiamo appreso da lei - e di questo ne siamo convinti - che inizia una fase diversa: inizia una fase diversa grazie alla campagna vaccinale, inizia una fase diversa perché vi sono le condizioni, i numeri scientifici, legati allo sviluppo della malattia, che consentiranno di fare quello che anche noi abbiamo detto in questi giorni e in queste settimane: riaprire progressivamente sulla base dei dati scientifici, sulla base della reale possibilità di riaprire in sicurezza per gli operatori e per i loro clienti, ossia i consumatori. Ed è evidente che questo lo si può fare perché si sono fatte scelte difficili e impopolari. Ricordo la discussione in quest'Aula, al di là del merito della tempistica, sulla chiusura degli impianti sciistici. Quando lei venne qui, disse una cosa a questo Parlamento: guardate che la variante inglese è al 13 per cento del totale delle persone che sono contagiate, ma sta salendo, salirà, e questa è la ragione per la quale non possiamo permetterci di riaprire quegli impianti. Ebbene, nel giro di qualche settimana, l'incidenza della variante inglese è salita all'87 per cento. Questa è la differenza tra fare propaganda e governare: governare vuol dire guardare avanti, vuol dire cercare di trovare soluzioni. E da questa vicenda pandemica noi dobbiamo trarre una serie di lezioni. La prima, lo ha detto lei: non si vince da soli, non si vince da soli come Italia rispetto al resto del mondo, non si vince da soli neanche come individui. La seconda: abbiamo bisogno di impostare rapidamente un'industria italiana sui salvavita, vaccini, ventilatori, mascherine, con l'integrazione tra pubblico e privato o solo privato, ma noi abbiamo assoluto bisogno di ritornare a produrre questo tipo di salvavita. La terza, è molto chiara: la stagione dei tagli deve finire, occorre riprendere ad investire nella sanità, nella medicina territoriale. E poi la quarta: dobbiamo essere molto onesti, anche la vicenda legata all'attuazione del Piano vaccini lo dimostra: noi non possiamo permetterci il lusso di avere venti sistemi sanitari regionali differenti. Vuol dire ritornare indietro? Vuol dire rinunciare all'impostazione autonomista della legge del 1978? La risposta chiara è no, ma, al tempo stesso, dobbiamo essere in grado di garantire uno standard di prestazioni che sia il più uguale possibile in tutto il territorio nazionale, come ha ricordato poc'anzi, con grande efficacia, il collega De Filippo.
Da questo punto di vista occorre fare un passo in avanti, perché ritengo sia un elemento di grande tristezza - per chi fa politica, per chi vive le istituzioni - che debba esserci una reprimenda da parte del commissario nei confronti delle regioni per ricordare loro cos'era scritto nel Piano nazionale. E credo che alcuni spettacoli offerti da alcune regioni non siano soltanto da addebitare alle singole scelte, ma siano una sconfitta delle istituzioni e della politica. Così come credo vada detto con chiarezza che, proprio per le cose che lei ha detto qui, autorevolmente, non esiste, non è mai esistito un partito delle chiusure, come non esiste, ed è stata evocata, una lotta di classe che vedrebbe la sinistra contro i lavoratori autonomi (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali. Per favore, cerchiamo di rimanere nella dimensione della realtà, nella trasparenza quindi, nella gradualità, nella progressività.
Chiudo, ricordando che quest'anno sono i dieci anni dalla scomparsa di Enrico Bellone, direttore di Le Scienze, storico, che scrisse un piccolo libro nel 2005 dedicato alla scienza negata, al rapporto tra scienza e decisore politico. Ebbene, nel ricordo di Bellone, signor Ministro, continui, continui nel suo operato, continui a farlo a testa alta, con la serietà che le è da tutti riconosciuta, con onestà; continui ad usare parole di verità, continui a seguire il principio di precauzione, continui ad ascoltare la scienza e a non guardare i sondaggi e a dirglielo, in un quadro di reale sostegno, non è un piccolo gruppo come il nostro: le assicuro, signor Ministro, che lei ha il sostegno della gran parte degli italiani (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Testamento. Ne ha facoltà, per due minuti.
ROSA ALBA TESTAMENTO (MISTO-L'A.C'È). Grazie, Presidente. La nascita del cosiddetto Governo dei migliori è stata motivata dalla necessità di un cambio di passo che doveva rendere più celere la campagna vaccinale; invece, i numeri sono sotto gli occhi di tutti e sono molto al di sotto di quelli di altri Paesi europei, tanto che il nuovo Commissario straordinario, generale Figliuolo, deve continuamente rivedere le sue trionfalistiche dichiarazioni, visto che sono poco più di 4 milioni i cittadini che hanno completato il ciclo di immunizzazione. Quindi, da un lato, il sistema a colori non funziona, anche perché si basa su dati inviati dalle regioni stesse, dall'altra, molte regioni non hanno rispettato le indicazioni sulle priorità date dal Piano nazionale di vaccinazione. Ci sono addirittura alcune regioni, come Calabria, Campania, Sicilia e Valle d'Aosta, in cui la categoria “altro” ha superato numericamente le categorie che hanno priorità, come il personale socio-sanitario e gli over 80. C'è la Commissione parlamentare antimafia che sta mettendo una lente d'ingrandimento sui casi dei furbetti del vaccino, ma anche lei, Ministro, deve chiarire queste situazioni incresciose, anche perché gli italiani hanno diritto di sapere se è tutto nella norma o se ci sono aree del Paese in cui si sono fatti passare avanti soggetti che non avevano diritto, come, tra l'altro, è avvenuto anche nel mio Molise, con il caso Neuromed. Mi sarei aspettata anche una posizione più incisiva sulla questione dell'aggiornamento del Piano pandemico. È vero che la questione non riguarda solo lei, ma anche i Ministri della Salute che l'hanno preceduta, e che c'è un'inchiesta in corso, però, su questo abbiamo diritto di sapere perché non si è aggiornato il Piano pandemico del 2006 e perché non lo si è, comunque, voluto applicare, anche se obiettivamente risultava svuotato nella sua efficacia dai tagli che ci sono stati alla sanità nell'ultimo decennio.
Concludo, Ministro, dicendo che chiaramente il suo ruolo le impone di fare chiarezza, ma le responsabilità vanno condivise con tutto il Consiglio dei Ministri e anche con chi presiede il Consiglio dei Ministri, quindi con il Presidente Draghi, l'attuale Presidente del Consiglio, che continua, non so perché - a differenza del Presidente Conte, a cui venivano rivolte tutte le accuse - a non essere chiamato in causa, neanche quando i suoi interventi creano problemi diplomatici all'Italia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bologna. Ne ha facoltà.
FABIOLA BOLOGNA (MISTO-C!-PP). Signor Presidente, gentile Ministro, cosa abbiamo imparato da questa pandemia? Abbiamo imparato che la scienza e la ricerca sono fondamentali per la tutela della nostra salute e i vaccini sono la chiave per uscire da questa situazione. Questo deve essere spiegato ai cittadini nel modo più chiaro possibile da parte delle istituzioni, anche con l'aiuto dei giornalisti che quando, invece, ricorrono al sensazionalismo o al catastrofismo non fanno un buon servizio per il Paese. Come ha dichiarato il professor Garattini serve un'informazione capillare, meticolosa e continua nel nostro Paese, che dica, sulla base dell'evidenza scientifica, che i benefici dei vaccini sono immensamente maggiori rispetto alle criticità limitatissime che, come per ogni farmaco, anche i vaccini possono avere. Volare in aereo è molto più pericoloso rispetto ad assumere un vaccino testato e autorizzato dagli organi preposti; è più facile morire cadendo dal letto. Questa è un'informazione chiara e semplice che bisogna fare.
Dobbiamo fare i conti ancora con un numero alto di morti che resta tra i più alti al mondo. Non si può non sottolineare come questo rifletta problemi che vengono da lontano, a partire dalle scarse risorse dedicate alla sanità pubblica e territoriale, ad una mancanza di preparazione del Paese nei confronti della pandemia, al limite dei trasporti, oltre che a fattori intrinseci come l'alta età media della popolazione. Ma, oggi, quello che è importante è implementare le vaccinazioni e fare in fretta, come ha detto lei. Abbiamo imparato, e concludo, che serve una maggiore comunicazione tra Ministero e Parlamento, in particolare con i parlamentari delle Commissioni afferenti al suo Ministero e con le sue direzioni, per facilitare il flusso del lavoro, per la condivisione dei dati e delle posizioni, in modo da avere una programmazione condivisa e conseguentemente riportare una comunicazione coerente sui territori che ognuno di noi rappresenta. Questo è un metodo di lavoro che bisogna implementare per il futuro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cecconi. Ne ha facoltà.
ANDREA CECCONI (MISTO-FE-FDV). Grazie Presidente, grazie Ministro. Noi sicuramente abbiamo un problema di fornitura nel nostro Paese, un problema di esitazione vaccinale da parte dei nostri cittadini, ma credo che noi abbiamo anche un altro grosso problema che abbiamo affrontato in questo anno e mezzo. Sulla scia di ottimismo non sempre troppo giustificato, abbiamo qualche volta detto le cose non proprio come stavano e questo ha creato semplicemente nei cittadini un attrito, una mancanza di fiducia, un'aspettativa non riconosciuta che sta facendo male al nostro Paese. Non possiamo andare a dire che faremo 500 mila vaccinazioni al giorno e poi ne riusciamo a fare soltanto 200 mila; non possiamo promettere riaperture che poi giustamente - non fraintenda le mie affermazioni - non avvengono; non possiamo neanche dire che il sistema vaccinale è tutto regolare e poi avere l'EMA che ogni due giorni, ogni tre giorni rivede le sue stime, le sue statistiche e i suoi metodi di inoculazione nei pazienti. Sono giuste quelle scelte e doverose, però l'errore che la politica ha fatto è stato quello di trasmettere un ottimismo non troppo considerato e ottenere una risposta dai cittadini molto debole, molto restia, e una mancanza di fiducia nei confronti della politica che si sta facendo sentire. Quindi, le do un consiglio, Ministro: non c'è soltanto l'ingegneria farmaceutica e la scienza; esiste anche tutto un comparto sociale. Noi dobbiamo, a un certo punto, considerare che questi vaccini ci stanno dando una grande mano, ma non sappiamo se saranno la soluzione a tutti i nostri mali e non dobbiamo farci trovare impreparati fra qualche mese nel non saper rispondere a nuove eventualità. Quindi, abbiamo la necessità di modificare il nostro vivere nel Paese, il nostro vivere in questo mondo, per affrontare in maniera accettabile e normale un virus che ormai ci accompagna da più di un anno.
L'ultima cosa la vorrei dire rispetto al tutti contro tutti. Io trovo corretto che noi non abbiamo affrontato tutti contro tutti la questione della fornitura dei vaccini, però c'è una cosa che vorrei dire: non è un tutti contro tutti; è tutto il mondo contro tre aziende. Noi abbiamo la necessità di prendere questi brevetti e di rendere il vaccino libero a tutti nel mondo…
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cecconi.
ANDREA CECCONI (MISTO-FE-FDV). …perché vinciamo noi se vinciamo tutti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sgarbi. Ne ha facoltà.
VITTORIO SGARBI (M-NCI-USEI-R-AC). Illustre Presidente, illustre Ministro della Salute, vedo che la sua sinistra maggioranza l'ha abbandonata e rimane in Aula la parte politica che sta chiedendo una mozione di sfiducia verso di lei (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Questa assenza palese dimostra il disinteresse per la sua comunicazione, mentre io vorrei ricordarle che fa una certa impressione leggere nelle cifre ufficiali che ancora oggi, a 100 giorni dall'inizio della campagna vaccinale, meno del 40 per cento degli over 80 e meno del 3 per cento della fascia 70-79 si è completamente vaccinato e scoprire che, a fronte di circa 800 mila medici e infermieri, 3 milioni 100 mila dosi di vaccino sono state riservate al personale sociosanitario. Per non parlare di un milione 100 mila dosi andate al personale scolastico, con scuole quasi sempre chiuse, un milione di vaccinazioni di cui non è possibile individuare la ratio.
Chiedo anche un'altra cosa a lei, illustre Ministro: se una persona che, come me, ha avuto il COVID ha gli anticorpi, perché è costretto a parlare con la mascherina? Se una persona ha fatto il vaccino, come forse lei, come il Presidente Mattarella, come il presidente Zingaretti, perché ostenta la maschera all'aperto, dove è dimostrato sul piano scientifico che non si può diffondere il virus se non in modo limitatissimo? Perché questa finzione per dimostrare che voi avete ragione delle misure assurde che avete assunto? Se io sono vaccinato devo dare la sensazione della speranza e della salute raggiunta e non portare la mascherina. All'aperto è dimostrato scientificamente che questa diffusione è limitatissima. Voi avete costretto la gente in casa per ammalarsi, impedendole di stare all'aria aperta. L'ho detto ogni giorno e oggi lo ripeto a lei, perché voi siete responsabili di gravi situazioni di disagio e perfino di morte. Pensate anche a questo: un giorno sarete davanti a un tribunale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Magi. Ne ha facoltà.
RICCARDO MAGI (MISTO-A-+E-RI). Grazie Presidente, grazie Ministro per i dati e gli elementi che ci ha fornito. Il nostro auspicio è che con le vaccinazioni si inizi a correre davvero. La mancanza di vaccini non può più essere un alibi. È il momento di scelte coraggiose, valutando seriamente la possibilità di vaccinare il maggior numero di persone con la prima dose e ritardando di qualche settimana la seconda; strada già percorsa con successo dalla Gran Bretagna e da altri Paesi europei e adesso sostenuta anche a livello scientifico. La seconda priorità è ridurre il divario tra le regioni: non è accettabile una differenza di quasi 8 punti percentuali nella quota di persone che hanno ricevuto almeno una dose di vaccino, anche alla luce dell'articolo 3 della nostra Costituzione. La pandemia ha evidenziato tutti i limiti del Titolo V della nostra Costituzione. Allora, se la contrapposizione frontale non sempre dà i suoi frutti, puntiamo sugli incentivi per superare pretese autonomistiche mal riposte e inefficienze, ad esempio legando le riaperture alla percentuale di vaccinati con la prima dose nelle fasce di età più a rischio, in modo che alle scelte in controtendenza rispetto alle priorità individuate a livello nazionale corrispondano precise conseguenze. Come noto, ma come anche qui in quest'Aula non sempre sembra se ne abbia consapevolezza, dal successo del piano vaccinale dipende anche la possibilità di ripresa della nostra economia. Per questo, il numero di dosi somministrate non può dimezzarsi nel week-end. Questo significa che non possiamo neanche più permetterci tentennamenti e continui cambi di rotta. A tal fine, ci auguriamo che non si ripetano gli errori, anche comunicativi, commessi sul vaccino AstraZeneca, le cui responsabilità sono condivise a vari livelli, e che il Governo, al più presto, metta in campo una efficace campagna di comunicazione e sensibilizzazione sui vaccini.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Emanuela Rossini. Ne ha facoltà.
EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Ministro, come ha detto lei, il Paese oggi dispone di più strumenti per fronteggiare l'emergenza e, quindi, possiamo mettere in campo una prospettiva diversa. Pensiamo ai più fragili: io sono qui oggi per chiederle se ha il tempo di poter mettere a frutto un'esperienza che proviene dal mio territorio, dove stiamo sperimentando un protocollo di riapertura delle RSA laddove gli ospiti sono vaccinati. So che la provincia autonoma di Trento le ha fatto avere la proposta del protocollo e sono qui a dirle che questo protocollo è supportato da un approccio scientifico, epidemiologico, con indicazioni operative, procedure, misure di controllo e di valutazione dei rischi. Oggi abbiamo visto che i rischi sono due su un milione, seguendo questo protocollo, che sta portando un grandissimo vantaggio agli ospiti vaccinati nelle RSA dove lo stiamo applicando e a centinaia di famiglie, sollevandole da questa sofferenza data dalla frattura delle relazioni. Oggi le voglio fare avere anche concretamente il protocollo operativo e spero che lei e il Ministero sentiate questa esperienza a disposizione e a disposizione del Paese, perché esperienze che vengono sperimentate, oggi, con un approccio scientifico possono aiutare poi ad essere estese. Ripeto, è un protocollo per una riapertura in presenza delle visite laddove gli ospiti sono vaccinati, con tutte le misure di contenimento, ma permette incontri in presenza dove le persone, i familiari possono riprendere le loro relazioni. La ringrazio, se vorrà valutarlo ed è anche a disposizione nella sezione visite sulle nostre RSA.
PRESIDENTE. La ringrazio onorevole Rossini.
Si è così conclusa l'informativa del Ministro Speranza, che ringraziamo per il suo contributo.
Interventi di fine seduta.
PRESIDENTE. L'onorevole Bartolozzi ha chiesto di parlare per un intervento di fine seduta. Ne ha facoltà.
GIUSI BARTOLOZZI (FI). Grazie, Presidente. Il mio intervento è per continuare la maratona iniziata due giorni fa, volta a richiedere la pronta istituzione della Commissione d'inchiesta sull'intreccio tra magistratura e politica e sulla degenerazione delle correnti.
Presidente, sento, anzi leggo in questi giorni esponenti politici, colleghi di questa di questa Assemblea preoccupati, come per esempio il presidente della II Commissione, il Presidente Perantoni, che la istituenda Commissione possa creare un conflitto di poteri tra lo Stato. Allora, siamo obbligati a precisare che, se il presidente Perantoni avesse letto il testo della proposta di legge che Forza Italia ha presentato già da un anno e mezzo e anche quella che l'onorevole Sgarbi ha presentato sul tema, lo stesso presidente Perantoni si accorgerebbe che il tema della Commissione d'inchiesta non è certamente questo. Tra i primi obblighi che la Commissione avrebbe vi sarebbe, per esempio, quello di accertare i rapporti tra la magistratura e i media; atto dovuto, Presidente, perché non è concepibile che - da chi esercita ancora funzioni giudiziarie e, per esempio, siede al Consiglio superiore della magistratura - vengano proferite parole pesanti sull'inopportunità dell'istituzione di questa Commissione. Ecco, la politica deve poter andare fino in fondo, deve poter - perché la Commissione questi poteri avrebbe - investigare su quell'intreccio che - ripeto, come ho detto anche ieri - lo stesso Presidente della Repubblica ha definito pericolosissimo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Venerdì 16 aprile 2021 - Ore 9,30:
1. Svolgimento di interpellanze urgenti .
La seduta termina alle 13,40.
TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: ANGELA IANARO (INFORMATIVA URGENTE DEL MINISTRO DELLA SALUTE IN MERITO ALL'AGGIORNAMENTO DELLA CAMPAGNA VACCINALE)
ANGELA IANARO (M5S). (Intervento sull'informativa urgente del Ministro della Salute in merito all'aggiornamento della campagna vaccinale). Grazie Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, sono trascorsi poco meno di quattro mesi dall'avvio della più imponente campagna di immunizzazione della storia. Ad oggi, in Italia, il totale delle somministrazioni del vaccino ammonta a quasi 14 milioni (13.715.713) con oltre 4 milioni di soggetti che hanno ricevuto entrambe le dosi. Cifre che testimoniano gli enormi sforzi profusi per dare alla campagna vaccinale quella necessaria accelerazione e che, confrontati con i dati registrati negli altri grandi Paesi europei, rivelano che l'Italia corre meno velocemente dei suoi partner per la prima dose somministrata ma con dati migliori (rispetto alla Francia e alla Germania) per coloro che hanno concluso il percorso vaccinale, ricevendo anche la seconda dose.
Malgrado la rapida progressione della campagna di immunizzazione, nel nostro Paese, come è stato rilevato dall'ISPI, si registra ancora una media di decessi troppo elevata, che ci porta a superare la soglia di 115 mila morti dall'inizio della pandemia. Un tributo troppo alto. Immaginiamo cosa sarebbe successo se ci fosse stato minor rigore nelle misure di contenimento del virus finora adottate che dobbiamo ancora mantenere pur consapevoli delle forti tensioni sociali che generano.
Perché, guardando in dettaglio i dati disponibili, citati dal report dell'ISPI, ci accorgiamo che non è solo una questione di velocità delle vaccinazioni. C'è di più, perché il vero problema è aver vaccinato male ed in maniera non omogena tra le Regioni, a fine febbraio avevamo somministrato la prima dose di vaccino solo al 6% della popolazione ultra-ottantenne, contro rispettivamente il 22 e il 23% di Francia e Germania.
Dall'inizio di aprile, l'immunizzazione degli over-80 ha subìto fortunatamente un'accelerazione, ritrovando il percorso di marcia tracciato dal Piano vaccinale nazionale messo a punto dal Commissario straordinario per l'emergenza da COVID-19, il generale Figliuolo, che delinea un ordine ben preciso quanto alle categorie prioritarie da vaccinare. Un ordine che vede in cima gli over-80 e le persone fragili, ossia i soggetti più vulnerabili all'infezione, per poi procedere seguendo il criterio anagrafico. Un ordine ribadito dallo stesso Commissario, in una recente ordinanza indirizzata alle Regioni, perché la campagna vaccinale prosegua in modo uniforme a livello nazionale, senza deroghe alcune, perché le varianti hanno di fatto innescato una nuova epidemia e non possiamo ammettere errori e fughe in avanti.
Presidente, il momento attuale è tanto cruciale da richiedere la massima gestione omogenea, condivisa, ordinata, ma soprattutto unitaria. Anche nella pur efficientissima Germania ieri è stata presa una decisione storica che ancora una volta sottolinea l'eccezionalità dei tempi che viviamo e cioè una sospensione del federalismo nella protezione della salute fino ad almeno il 30 giugno che fa scattare misure di contenimento della pandemia uniformi in tutto il territorio nazionale per porre fine alle difformità di decisioni nei 16 Länder. Anche qui da noi, Presidente, non possono più essere ammessi percorsi alternativi, né tantomeno decentrati, in questa fase purtroppo costellata di corse in avanti di alcuni, a diverse velocità, e di decisioni discutibili, non possiamo ascoltare proclami di Governatori di Regione che vogliono compromettere tutti gli sforzi e i sacrifici compiuti finora per privilegiare delle categorie a discapito dei soggetti più fragili ed esposti alle forme mortali del virus. Serve un'azione comune per compiere l'ultimo miglio, più volte richiamato da Lei Ministro, che ci separa dalla sconfitta del virus.
Quali, dunque, le priorità? Proteggere i fragili, i più vulnerabili, e procedere speditamente con le immunizzazioni. Per far ciò, occorre intensificare la fornitura dei vaccini, assicurando, e voglio ribadirlo, il massimo rigore nella metodologia scientifica delle procedure autorizzative affinché i vaccini approvati rispettino i più elevati standard di qualità, sicurezza ed efficacia. Perché dobbiamo evitare che le sospensioni d'uso per precauzione, che dovrebbero rassicurare i cittadini sull'estremo rigore con cui si valuta la sicurezza dei vaccini non finiscano per rispondere più al solito dilemma che riguarda la psicologia delle masse che alla scienza medica. D'altro canto, non si può non rilevare come alla velocità della scienza nel fornirci l'arma indispensabile per uscire dalla pandemia, facciano da contraltare le difficoltà riscontrate nella produzione di massa dei sieri e gli ormai cronici ritardi nelle consegne delle dosi da parte delle case farmaceutiche, più volte ammonite a rispettare i termini di consegna contrattualmente stabiliti. La scarsità della produzione dei vaccini ci conduce, però, inevitabilmente a dirottare il discorso su un problema ben più vasto, che va oltre la dimensione nazionale: il vaccino, ancor più del COVID-19, sta via via evidenziando, e facendo emergere prepotentemente, le diseguaglianze esistenti nel mondo, quelle tra i Paesi a medio ed alto reddito, in grado di produrlo, acquistarlo e immunizzare la propria popolazione, e i Paesi a basso reddito, molti dei quali non hanno ancora somministrato neppure una fiala.
Vede Presidente, l'unico antidoto per uscire dalla pandemia deve essere un bene accessibile a tutti, non un diritto di pochi. Emblematico è il monito di Papa Francesco che ha esortato la comunità internazionale ad agire in nome di un “internazionalismo del vaccino”, perché, come sappiamo, si potrà sconfiggere il virus, e superare la terribile crisi socio-economica che la pandemia ha scatenato, solo immunizzando l'intera popolazione del pianeta. Per contro, il rischio è, senza alcun dubbio, di creare veri e propri incubatori di varianti del virus nei Paesi non protetti che ci colpiranno come un boomerang.
È proprio il ritmo irregolare con cui i Paesi vaccinano i loro cittadini a rappresentare la più grande minaccia per una ripresa economica globale.
La più ampia distribuzione e la condivisione a livello mondiale del vaccino rappresentano azioni imperative e indispensabili, tanto dal punto di vista etico, quanto in termini di dovere sociale.
Esiste un'alternativa percorribile ed altrettanto eticamente indispensabile? Si, onorevoli colleghi, voglio ribadirla nuovamente e riguarda la sospensione temporanea delle licenze. È quanto abbiamo chiesto al Governo, con una mozione a mia prima firma, di adoperarsi, nelle competenti sedi europee, a consentire la temporanea sospensione dei brevetti contro il COVID-19, come disposto dall'Accordo TRIPs nel caso di emergenze di sanità pubblica, corrispondendo un adeguato meccanismo di compensazione per le case farmaceutiche detentrici dei diritti di proprietà intellettuale e consentendo ai Paesi di produrli autonomamente. Bisogna collaborare con l'industria, per implementare la produzione, individuare impianti da rafforzare o da riconvertire, agevolare gli accordi tra i produttori nelle diverse catene di approvvigionamento.
Sono tutte azioni che non solo l'Unione europea, ma anche l'Italia, sta conducendo, allo scopo di aumentare l'attualmente modesta disponibilità dei vaccini, ma è altrettanto fondamentale, in questa battaglia che grava sugli Stati con pesanti ripercussioni sociali ed economiche, del tutto inedite per periodi di pace, che l'Europa giochi un ruolo determinante, più incisivo, in un'ottica di rinnovato multilateralismo e di rafforzata cooperazione internazionale. Nella geopolitica globale dei vaccini l'UE si è fatta trovare impreparata rispetto a USA e UK che raccolgono di fatto i frutti di una strategia iniziata anni fa in cui il nostro continente ed anche il nostro paese pagano di fatto errori di politica industriale e scarso o nullo investimento in innovazione e ricerca, siamo grandi produttori di farmaci è vero ma non grandi innovatori in particolare nel campo delle biotecnologie e questo vulnus va corretto e al più presto perché ne abbiamo tutti gli strumenti in termini di preparazione e qualità della nostra comunità scientifica.
Presidente, mi avvio alle conclusioni.
L'Unione europea può cogliere questa occasione, imporre un cambio di paradigma animato dallo spirito di solidarietà e dalla difesa dei diritti di cui è esempio indiscusso in tutto il mondo.
Guardando al nostro Paese, la tutela della salute è il principio cardine che ci ha guidato sin dallo scoppio dell'emergenza. I mezzi e gli strumenti messi in campo, in questi mesi difficili, hanno sempre perseguito un obiettivo prioritario: preservare la salute individuale e collettiva. Abbiamo potuto compiere notevoli passi in avanti, imparando dagli errori commessi e conservando l'impianto fondato sulla cautela e sulla prudenza. La ripartenza del Paese avverrà quando riusciremo a vincere la battaglia sanitaria, perché come dichiarato dallo stesso Governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, la ripresa economica non dipenderà da strumenti monetari, né da quelli fiscali, ma solo dalle vaccinazioni.
Vede presidente, ministro qui nessuno di noi è insensibile al grido di disperazione che si leva dal Paese ma solo attraverso una cooperazione a tutti i livelli, una visione e un'azione unitaria potremo superare le difficoltà, dispiegando, con coraggio e determinazione, tutte le forze che abbiamo, restando uniti, per realizzare la rinascita economica e sociale del nostro Paese che i nostri cittadini ci chiedono.