XVIII LEGISLATURA
ATTI DI INDIRIZZO
Mozioni:
La Camera,
premesso che:
il 19 aprile 2021 il leader del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo, è intervenuto in difesa del figlio Ciro, accusato – unitamente ad altri tre amici – di violenza sessuale consumata nell'estate 2019, postando sul suo blog un video dove ha sostenuto che non vi sarebbe stata alcuna violenza;
in particolare, a supporto dell'innocenza del figlio, Beppe Grillo ha accusato la vittima asserendo che la denunzia sarebbe stata fatta con un ritardo di 8 giorni rispetto ai fatti e affermando che vi sarebbe un video girato la notte della presunta violenza da cui si evincerebbe che la ragazza fosse consenziente;
il video di Beppe Grillo è stato stigmatizzato da tutte le forze politiche, ma l'onorevole Anna Macina, esponente del Movimento 5 Stelle e Sottosegretario per la giustizia, ha difeso il leader del suo partito, definendo il video del blog lo «sfogo di un padre»;
la Sottosegretaria ha invitato a lasciare fuori la politica dalla vicenda, chiamandola tuttavia lei stessa in causa, laddove ha accusato esplicitamente la senatrice Giulia Bongiorno (avvocato di una vittima e senatrice della Lega) di avere utilizzato a fini politici la questione giudiziaria;
il mezzo di stampa che ha pubblicato l'intervista alla Sottosegretaria Anna Macina ha riportato in virgolettato le parole della Sottosegretaria, la quale ha sollevato il dubbio che il video di Ciro Grillo lo avesse visto anche il senatore Salvini, dal momento che in televisione lo stesso Salvini ha riferito di averne parlato con l'avvocato e senatrice Giulia Bongiorno; la Sottosegretaria Macina si è spinta fino a supporre in maniera deduttiva che il video agli atti del procedimento lo avesse visto lo stesso Salvini, valutando l'ipotesi come grave; la Sottosegretaria Macina ha altresì sostenuto che la senatrice Bongiorno abbia potuto utilizzare per fini politici una vicenda in cui non si capisce se la stessa Bongiorno parli da difensore (che ha quel video), o da senatrice che passa informazioni al suo capo di partito di cui è anche il difensore;
prosegue nel virgolettato la Sottosegretaria Macina sostenendo di essere rimasta gelata nell'apprendere che l'avvocato Giulia Bongiorno intende portare il video di Beppe Grillo in Tribunale, supponendo che le affermazioni dell'avvocato potessero significare che il comportamento del padre ricadrà sul figlio, e chiedendosi infine se l'intento dell'avvocato fosse quello di fare il processo alla famiglia;
dunque, la Sottosegretaria Anna Macina parte dalla certezza che il senatore Salvini avesse dichiarato di avere ricevuto dalla senatrice Bongiorno dettagli sulla vicenda giudiziaria;
senonché mai, in nessun momento, il senatore Salvini ha fatto questa dichiarazione e l'unico virgolettato che conteneva qualche riferimento in merito era generico ed è stato smentito dal quotidiano Il Tempo;
in ogni caso, nemmeno in quel virgolettato falso vi era cenno ad informazioni riservate, a dettagli sul caso ed al video;
l'insinuazione della Sottosegretaria Macina che l'avvocato e senatrice Giulia Bongiorno abbia potuto rendere noti gli atti di un procedimento è gravissimo, ad avviso dei firmatari del presente atto, insultante e indegno di un membro del Governo;
non c'è accusa più grande che si può muovere ad un avvocato dell'essere venuto meno ai suoi doveri di segretezza e riservatezza;
l'ipotesi di una strumentalizzazione politica è smentita dal riserbo assoluto tenuto dall'avvocato e senatrice Giulia Bongiorno, che non aveva mai nemmeno rivelato pubblicamente di essere difensore della persona offesa;
l'ipotesi di una asserita manovra politica è smentita dal fatto che l'incarico è stato assunto dall'avvocato e senatrice Giulia Bongiorno un anno dopo la presentazione della denuncia-querela;
tutti gli esponenti politici, finanche alcuni del Movimento 5 Stelle, sono intervenuti per stigmatizzare le parole della Sottosegretaria Macina, definite inaccettabili per un membro del Governo che, con il suo comportamento, ha violato gravemente i suoi doveri istituzionali;
attaccare l'avvocato difensore di una donna che denuncia una violenza subita quando è aperto il procedimento giudiziario è una interferenza nel procedimento;
nella veste di sottosegretario, la Sottosegretaria Macina è nella più flagrante delle violazioni dei codici comportamentali;
ancor più, muovere accuse gravi ad un avvocato sulla base dell'alterazione di un virgolettato falso è indice, ad avviso dei firmatari del presente atto, di totale inadeguatezza a ricoprire un incarico delicato come quello attualmente rivestito dalla Sottosegretaria Anna Macina;
è evidente che la sua permanenza nelle funzioni di Sottosegretario per la giustizia leda il prestigio del Governo italiano, ma anche e soprattutto la dignità di tutte le donne che ogni giorno subiscono violenza e trovano il coraggio di denunciare;
il Governo dovrebbe evitare che una persona che lo rappresenta possa continuare ad esercitare le proprie funzioni di Governo in un ruolo così delicato come quello della giustizia,
impegna il Governo
1) ad avviare immediatamente le procedure di revoca della nomina dell'onorevole Anna Macina a Sottosegretario per la giustizia.
(1-00474) «Turri, Molinari, Bordonali, Andreuzza, Badole, Basini, Bazzaro, Bellachioma, Belotti, Benvenuto, Bianchi, Billi, Binelli, Bisa, Bitonci, Boldi, Boniardi, Claudio Borghi, Bubisutti, Caffaratto, Cantalamessa, Caparvi, Capitanio, Carrara, Castiello, Vanessa Cattoi, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Cestari, Coin, Colla, Colmellere, Comaroli, Comencini, Covolo, Andrea Crippa, Dara, De Angelis, De Martini, D'Eramo, Di Muro, Di San Martino Lorenzato Di Ivrea, Donina, Fantuz, Ferrari, Fiorini, Fogliani, Lorenzo Fontana, Formentini, Foscolo, Frassini, Furgiuele, Galli, Gastaldi, Gerardi, Germanà, Giaccone, Giacometti, Giglio Vigna, Gobbato, Golinelli, Grimoldi, Gusmeroli, Iezzi, Invernizzi, Lazzarini, Legnaioli, Liuni, Lolini, Eva Lorenzoni, Loss, Lucchini, Lucentini, Maccanti, Maggioni, Manzato, Marchetti, Mariani, Maturi, Micheli, Minardo, Morrone, Moschioni, Murelli, Alessandro Pagano, Panizzut, Paolin, Paolini, Parolo, Patassini, Patelli, Paternoster, Pettazzi, Piastra, Picchi, Piccolo, Potenti, Pretto, Racchella, Raffaelli, Ravetto, Ribolla, Rixi, Saltamartini, Snider, Stefani, Sutto, Tarantino, Tateo, Tiramani, Toccalini, Tomasi, Tombolato, Tonelli, Valbusa, Vallotto, Viviani, Raffaele Volpi, Zanella, Zennaro, Zicchieri, Ziello, Zoffili, Zordan».
La Camera,
premesso che:
la prossima programmazione dei contributi economici europei 2021-2027 è di fondamentale importanza per il rilancio dell'economia del Paese e in particolare delle regioni che stanno soffrendo maggiormente, non solo gli effetti della pandemia ma pregresse condizioni di vulnerabilità del sistema economico, connesse all'età della popolazione, al tipo di industria e servizi che lo connotava, all'impatto di gravi emergenze naturali e altro;
il tessuto sociale ed economico delle regioni Marche e Umbria non solo ha subito le ripercussioni del sisma, ma si è dimostrato particolarmente fragile sia per ragioni demografiche e geografiche, sia per la composizione delle imprese, molte delle quali di piccole e medie dimensioni; queste ultime sono state particolarmente toccate dalle crisi finanziarie tra il 2008 e il 2011 e dalle politiche di cosiddetto dumping sociale, con dismissioni per delocalizzare in altri Stati, ma anche in altre regioni italiane;
non a caso gli indicatori delle due regioni sono in peggioramento, tanto che il prodotto interno lordo pro-capite e molto inferiore alla media delle regioni europee;
la nuova programmazione pluriennale dei fondi strutturali ha stabilito i nuovi criteri per la suddivisione delle regioni europee nelle tre categorie: in buono stato economico; in transizione e in stato economico negativo. Dalle notizie apprese e in attesa delle decisioni finali dell'Europa, le regioni Marche e Umbria, a causa degli indicatori in peggioramento, secondo i nuovi criteri, ricadono nella categoria «in transizione». A questa categoria corrisponde tutta una serie di facilitazioni per l'accesso ai fondi comunitari che però, senza una simmetrica e sinergica azione del Governo con politiche adeguate che possono essere decise a scala nazionale, rischiano di non riuscire a rilanciare le economie delle due regioni;
lo Stato italiano ha sviluppato una politica di coesione volta a garantire il rafforzamento della coesione economica, sociale e territoriale con l'obiettivo di ridurre le disparità di sviluppo fra le regioni ed uguagliare le opportunità socio-economiche dei cittadini. In Italia la politica di coesione è finanziata da risorse aggiuntive, comunitarie e nazionali, provenienti rispettivamente dal bilancio europeo (fondi strutturali e di investimento europeo – Sie – con obbligo di addizionalità) e nazionale (cofinanziamento nazionale ai fondi comunitari, Fondo per lo sviluppo e la coesione e risorse del piano d'azione per la coesione);
tra le regioni che beneficiano di particolari benefici economici e finanziari, nonché sociali e lavorativi, e che rientrano nella politica di coesione sono inserite le regioni del Sud del Paese, corrispondenti alle regioni Italiane «in Transizione» (Abruzzo, Molise, Sardegna) e regioni «Meno sviluppate» (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sicilia),
impegna il Governo:
1) ad intraprendere iniziative di competenza, dal punto di vista fiscale, economico, sociale e in termini di investimenti diretti, a favore dei cittadini, delle aziende e del territorio, per assicurare alle regioni che stanno entrando nella categoria europea di «transizione» di cui in premessa, politiche nazionali coerenti con quanto deciso su scala europea sulla base di indicatori oggettivi e per rispettare il principio secondo il quale la politica di coesione è volta a ridurre la disparità di sviluppo fra le regioni ed eguagliare le opportunità socio-economiche;
2) ad adottare iniziative, in considerazione del trend degli indicatori in costante peggioramento, volte a estendere i benefici fiscali ed economici destinati alle regioni del Sud del Paese alle nuove regioni «in transizione» elencate in premessa, vista la presenza di altre regioni «in transizione» che già ne beneficiano, così da rendere omogenee le misure economiche e fiscali tra le regioni italiane senza discriminazione.
(1-00475) «Terzoni, Ciprini, Maurizio Cattoi, Gallinella, Emiliozzi, Parisse, Roberto Rossini, Grippa, Del Grosso, Gabriele Lorenzoni».
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interpellanze:
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, il Ministro della transizione ecologica, il Ministro per il sud e la coesione territoriale, per sapere – premesso che:
continua l'attività esplosiva al cratere di sud-est dell'Etna con diciassette eruzioni dal 17 febbraio 2021 con un'intensa e prolungata attività parossistica, che nelle ultime settimane ha causato disagi in molti paesi della provincia di Catania;
lo stato di crisi e di emergenza regionale è stato intanto proclamato per i comuni ricadenti in un territorio di circa 30 mila ettari: 13 enti dell'area sommitale del vulcano (Adrano, Belpasso, Biancavilla, Bronte, Castiglione di Sicilia, Linguaglossa, Maletto, Nicolosi, Piedimonte Etneo, Ragalna, Randazzo, Sant'Alfio, Zafferana Etnea) e altri 30 dell'areale etneo;
la regione siciliana sta «già provvedendo – afferma una nota – a impegnare un milione di euro dal bilancio regionale, dopo averne già stanziati 600 mila per reperire mezzi e affidare servizi aggiuntivi a quelli dei Comuni per lo spazzamento e la raccolta della cenere»;
le ceneri vulcaniche dell'Etna cadute abbondantemente, secondo studi effettuati anche dall'Università di Catania, potrebbero essere utilizzate per diverse applicazioni nei settori dell'ingegneria civile e ambientale, come malte, intonaci e pannelli isolanti;
il 7 marzo soltanto si stima ne siano caduti 678 mila metri cubi;
secondo calcoli dei comuni non basteranno i fondi regionali, perché i cosiddetti prodotti piroclastici dell'Etna, lanciati a chilometri di altezza dal cratere, vanno conferiti in discarica, con un costo molto alto;
una valutazione completa dei danni è ancora in corso, ma sui costi di raccolta, rimozione e smaltimento delle ceneri è stata stimata una spesa complessiva di circa quindici milioni di euro;
ancora non sono quantificabili, invece, i danni alle coperture degli edifici, ai sistemi di smaltimento delle acque e alle attività agricole: si ritengono comunque superiori ai dieci milioni di euro;
una caduta di cenere e lapilli di questa portata non si era mai stata registrata;
«Si allunga il conto dei danni dopo oltre un mese di spettacolari eruzioni dell'Etna che hanno riversato cenere e lapilli nelle campagne, dove sono stati danneggiati vivai di piante e fiori, ortaggi così come gli agrumi, graffiati dalla potenza della sabbia»: lo afferma in una nota Coldiretti in riferimento alla nuova eruzione dell'Etna con lava e cenere dal cratere di Sud-Est. «Nelle campagne – continua la nota – è calamità con danni spesso irreparabili alle coltivazioni, ai quali si aggiungono i disagi per chi è costretto alla pulizia straordinaria delle canalette di scolo o alla pulizia delle strade rurali». «In molte zone – conclude l'associazione – la terra è stata sommersa da una coltre nera. Per pulire le strutture e le coltivazioni serve tempo, acqua e quindi l'impiego massiccio di manodopera» –:
se il Governo intenda deliberare lo stato di emergenza nazionale per i comuni colpiti da tale evento;
se si intendano adottare iniziative per prevedere aiuti economici straordinari per i comuni colpiti da tale evento e che si trovano costretti a dover smaltire la cenere vulcanica con costi difficili da sostenere;
se si intendano adottare iniziative per prevedere aiuti economici straordinari ai settori economici colpiti da tale evento e che si trovano ad oggi in grave difficoltà economica, come il settore dell'agricoltura;
se sussista la possibilità di impiegare la cenere vulcanica in settori che ne consentirebbero il riuso in moda da azzerare i costi che attualmente si devono sostenere per smaltirla.
(2-01199) «Grillo, Del Sesto, Luciano Cantone, Vianello, Saitta, Zolezzi, Martinciglio, Penna».
Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della transizione ecologica, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
di recente, gli organi di stampa hanno riferito della crisi del settore dell'auto in Italia a causa della forte contrazione di ordinativi e vendite determinata dalla pandemia;
secondo gli organi di stampa, alla crisi si aggiungono le forti preoccupazioni in merito al futuro del settore dell'auto in Italia anche in relazione alle incertezze attorno agli esiti della transizione in corso, dalla motorizzazione termica alla motorizzazione elettrica, e al ruolo che aziende e produzioni italiane potranno ricoprire nel futuro mercato internazionale al termine di questo processo, con particolare riguardo all'acquisizione della leadership nella produzione di accumulatori e batterie per automobili;
il Foglio del 20 aprile 2021 ha riferito delle preoccupazioni dei principali operatori del settore in Italia circa la contrazione dei volumi di vendita registrati nel corso del 2020, rispetto ai competitor stranieri, e in merito alle strategie da adottare, compreso l'intervento pubblico, per una ripresa del comparto;
in particolare, si segnala che il settore «impiega 1,25 milioni di addetti, produce 344 miliardi di fatturato e garantisce un gettito fiscale di 76,3 miliardi (gettito del 2019)» e che «nel 2020 ha perso il 27,9 per cento nelle autovetture, il 15,1 nei veicoli commerciali, il 14,4 nei veicoli industriali, il 21,7 nei rimorchi e semirimorchi e il 24,8 per cento negli autobus»;
a fronte di questa situazione, i rappresentanti di Anfia (Associazione nazionale filiera industria automobilistica), Unrae (Unione nazionale rappresentanti autoveicoli esteri) e Federauto (Associazione concessionari italiani) hanno sollecitato il coinvolgimento dell'Esecutivo nella stesura di un piano strutturale: in particolare di «una pianificazione politica per guidare, nel breve e nel lungo periodo, la transizione verso la mobilità green compatibile con le esigenze economiche e sociali di un comparto da sempre trainante per l'economia del nostro Paese»;
in particolare, le associazioni segnalano la necessità di intervenire con un piano strategico sui seguenti «quattro punti: 1) nuovi strumenti di politica industriale; 2) incentivi strutturali per il rinnovo del parco; 3) diffusione delle infrastrutture di ricarica; 4) riforma fiscale sull'auto»;
oltre alla fase di crisi, determinata in buona parte dalla pandemia, sussistono, come detto, forti incertezze sul ruolo dell'industria dell'auto italiana nella conversione green delle produzioni, con particolare riguardo alla realizzazione in Italia di batterie per veicoli elettrici;
in questo senso, desta molte perplessità quanto pubblicato il 20 aprile 2021 dal Fatto quotidiano in merito alle strategia della multinazionale Stellantis – nata dalla fusione di Psa (Peugeot S.A.) ed Fca (Fiat Chrysler Automobile) – proprio sulla «sostituzione del motore termico con modelli elettrici, capaci di raggiungere il 70 per cento della produzione entro il 2030»;
per conseguire l'obiettivo, l'amministratore delegato di Stellantis ha precisato che «bisognerà attrezzare degli hub per la ricerca e la produzione di batterie elettriche di nuova generazione»;
il gruppo ha già allestito «due giga-factory in Francia e in Germania, con la collaborazione di Total, e ha annunciato che, entro il 2025, ne serviranno altre due: negli Stati Uniti e in Europa»; la scelta del Paese europeo potrebbe essere fatta sulla base «dei volumi delle vetture», circostanza che potrebbe favorire la Spagna a discapito dell'Italia, dove sono presenti sette stabilimenti gruppo Stellantis;
la costruzione della giga-factory europea di Stellantis in un Paese diverso dall'Italia rappresenterebbe un gravissimo danno per tutta la filiera dell'automotive del nostro Paese, con grave compromissione dei livelli produttivi e occupazioni;
alcuni osservatori hanno confermato che «non agganciare la filiera auto italiana all'innovazione elettrica potrebbe essere fatale almeno per una parte dei sette stabilimenti del gruppo»;
questa circostanza rafforza la necessità e l'urgenza di predisporre, soprattutto in una fase di grande trasformazione del settore automobilistico, un piano industriale che metta in evidenza gli obiettivi strategici, le risorse necessarie e le criticità del settore, con riferimento al più ampio contesto internazionale;
la mancanza di un piano industriale potrebbe compromettere lo sviluppo dell'automotive in Italia, soprattutto in considerazione del fatto che molti Paesi stranieri stanno dimostrando, viceversa, di avere elaborato una chiara visione strategica sullo sviluppo industriale ed, in particolare, del settore auto –:
quali siano le politiche del Governo in merito alla necessità, indicata dagli operatori del settore auto, di predisporre un piano industriale che definisca obiettivi, risorse e potenzialità, al fine di superare la situazione di crisi e sostenere lo sviluppo dell'automotive in questa fase di transizione;
quali siano le politiche del Governo in merito al rilancio del settore dell'auto in Italia, con adeguate misure finanziarie, fiscali e infrastrutturali, per favorire la conversione del settore verso motorizzazioni elettriche;
quali siano le politiche del Governo in merito alla necessità di promuovere in Italia lo sviluppo della ricerca e delle produzioni di batterie e accumulatori per autoveicoli, al fine di collegare la filiera dell'auto italiana all'innovazione elettrica.
(2-01200) «Vallascas».
Interrogazione a risposta orale:
TERZONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per il sud e la coesione territoriale, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
la prossima programmazione dei contributi economici europei 2021-2027 è di fondamentale importanza per il rilancio dell'economia del Paese e in particolare delle regioni che stanno soffrendo maggiormente, non solo gli effetti della pandemia, ma pregresse condizioni di vulnerabilità del sistema economico, connesse all'età della popolazione, al tipo di industria e servizi che lo connotava, all'impatto di gravi emergenze naturali e altro;
il tessuto sociale ed economico delle regioni Marche e Umbria non solo ha subito le ripercussioni del sisma, ma si è dimostrato particolarmente fragile sia per ragioni demografiche e geografiche, sia per la composizione delle imprese, molte delle quali di piccole e medie dimensioni; queste ultime sono state particolarmente toccate dalle crisi finanziarie tra il 2008 e il 2011 e dalle politiche di cosiddetto dumping sociale, con dismissioni per delocalizzare in altri Stati, ma anche in altre regioni italiane;
non a caso gli indicatori delle due regioni sono in peggioramento, tanto che il Pil pro-capite è molto inferiore alla media delle regioni europee;
la nuova programmazione pluriennale dei fondi strutturali ha stabilito i nuovi criteri per la suddivisione delle regioni europee nelle tre categorie: in buono stato economico; in transizione e in stato economico negativo. Dalle notizie apprese e in attesa delle decisioni finali dell'Europa, le regioni Marche e Umbria, a causa degli indicatori in peggioramento, secondo i nuovi criteri, ricadano nella categoria «in transizione». A questa categoria corrisponde tutta una serie di facilitazioni per l'accesso ai fondi comunitari che però, senza una simmetrica e sinergica azione del Governo, con politiche adeguate che possono essere decise a scala nazionale, rischiano di non riuscire a rilanciare le economie delle due regioni;
lo Stato italiano ha sviluppato una politica di coesione volta a garantire il rafforzamento della coesione economica, sociale e territoriale, con l'obiettivo di ridurre le disparità di sviluppo fra le regioni ed uguagliare le opportunità socio-economiche dei cittadini. In Italia, la politica di coesione è finanziata da risorse aggiuntive, comunitarie e nazionali, provenienti rispettivamente dal bilancio europeo (Fondi strutturali e di investimento europeo – Sie – con obbligo di addizionalità) e nazionale (cofinanziamento nazionale ai fondi comunitari, Fondo per lo sviluppo e la coesione e risorse del Piano d'azione per la coesione);
tra le regioni che usufruiscono di particolari benefici economici e finanziari, nonché sociali e lavorativi, e che rientrano nella politica di coesione sono inserite le regioni del Sud del Paese, corrispondenti alle regioni italiane «in transizione» (Abruzzo, Molise, Sardegna) e regioni «meno sviluppate» (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sicilia) –:
quali iniziative, anche normative, il Governo intenda porre in campo dal punto di vista fiscale, economico, sociale e in termini di investimenti diretti, per i cittadini, le aziende ed il territorio, per assicurare alle regioni che stanno entrando nella categoria europea di «transizione», come descritto in premessa, politiche nazionali coerenti con quanto deciso a scala europea sulla base di indicatori oggettivi e per rispettare il principio della politica di coesione volta a ridurre le disparità di sviluppo fra le regioni ed eguagliare le opportunità socio-economiche;
se intenda, in considerazione del trend degli indicatori in costante peggioramento, adottare iniziative per estendere i benefici fiscali ed economici destinati alle regioni del Sud del Paese alle nuove regioni «in transizione» elencate in premessa, vista la presenza di altre regioni «in transizione» che già ne beneficiano, così da rendere omogenee le misure economiche e fiscali tra le regioni italiane senza discriminazione.
(3-02231)
Interrogazione a risposta in Commissione:
TRANCASSINI, ZUCCONI e CAIATA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
nei primi mesi del 2021 si stanno verificando significativi aumenti di prezzo delle materie prime che stanno mettendo in difficoltà numerosissime imprese a livello nazionale e colpiscono in modo particolare anche le attività di ricostruzione in corso nelle zone in cui hanno avuto luogo gli eventi sismici degli ultimi anni;
in particolare, il prezzo del legno tra ottobre 2020 e marzo 2021 è aumentato del 7 per cento, quello della gomma è aumentato del 10 per cento, il rame, il ferro e il petrolio hanno registrato aumenti, rispettivamente, del 26, 38 e 53 per cento;
gli aumenti sembrano derivare, oltre che dalla pandemia e dalle difficoltà di trasferimento delle merci, dalle dinamiche dell'economia mondiale e, per quanto riguarda l'Italia, da un aumento della domanda;
le conseguenze sul settore dell'edilizia e dell'impiantistica, e quindi, sulla ricostruzione dei territori colpiti da eventi sismici si stanno già dimostrando particolarmente gravose e molti cantieri si sono già fermati;
sul tema hanno lanciato l'allarme le associazioni di categoria, che hanno evidenziato come le aziende abbiano sottoscritto contratti «che non solo non sono più remunerativi, ma rischiano di non coprire più nemmeno i costi, con conseguenze facilmente immaginabili»;
stando alle associazioni di categoria, inoltre, «per il futuro e in presenza di preziari assolutamente inadeguati le imprese non potranno più sottoscrivere nuovi contratti con gravissime conseguenze sia per tutte le opere legate al Superbonus 110 per cento che alla ricostruzione post-sisma» –:
inoltre, non risulta ancora essere stata emanata, da parte dell'Agenzia delle entrate una nuova circolare contenente le norme applicative del Superbonus 110 per cento che il Commissario straordinario del Governo per la ricostruzione nelle regioni interessate dagli eventi sismici del 2016 Legnini aveva decretato applicabile per evitare accolli da parte dei proprietari degli immobili inagibili, in assenza della quale non vengono presentati i progetti –:
quali urgenti iniziative intenda assumere il Governo per salvaguardare l'operatività e il progresso dei lavori dei cantieri della ricostruzione nelle zone colpite dal sisma.
(5-05877)
Interrogazioni a risposta scritta:
FITZGERALD NISSOLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:
il nostro Paese si sta avviando verso una graduale riapertura dei servizi e la ripresa delle attività economiche e sociali, pur nel mantenimento del necessario rispetto delle misure di contenimento della diffusione dell'epidemia da COVID-19;
affinché la ripresa economica raggiunga gli esiti positivi auspicati, è necessario che la campagna di vaccinazione sia implementata nel modo migliore possibile e che siano attuate adeguate misure per tutelare coloro che sono più esposti al contagio; tra questi rientrano sicuramente i lavoratori del settore trasporti, anche in considerazione delle prossime riaperture di attività che determineranno maggiori spostamenti;
in tale contesto è importante dedicare un'attenzione particolare ai lavoratori aereo naviganti (piloti ed assistenti di volo), una delle categorie professionali che entrano in contatto con molte persone ed operano in un ambiente chiuso quale è quello di un aeromobile; un contesto che rischia di moltiplicare i rischi di trasmissione del COVID-19;
si tratta di circa 10 mila lavoratori che operano in un settore a rischio e che potrebbero mettere a repentaglio la sicurezza anche delle rispettive famiglie;
il 6 aprile 2021 è stato sottoscritto – dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Ministero della salute, Ministero dello sviluppo economico, Commissario straordinario emergenza per il Covid, Inail e parti sociali, sindacali e datoriali – il protocollo di aggiornamento delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Sars-CoV-2/COVID-19 negli ambienti di lavoro, in attuazione della disposizione di cui all'articolo 1, comma 1, numero 9), del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 11 marzo 2020, che, in relazione alle attività professionali e alle attività produttive, raccomanda intese tra organizzazioni datoriali e sindacali;
sarebbe opportuno integrare tale protocollo con misure di contenimento del COVID-19 che tengano conto delle specificità di questa categoria di lavoratori, in considerazione della ripresa dei viaggi e degli spostamenti anche per turismo, in attesa dell'operatività del cosiddetto Certificato verde a livello europeo –:
se non ritengano per quanto di competenza, di adottare iniziative in favore di intese fra parti datoriali e sindacali per un'integrazione del suddetto protocollo di aggiornamento delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Sars-CoV-2/COVID-19 negli ambienti di lavoro, che tenga conto di misure ad hoc di regolamentazione a tutela dei lavoratori del trasporto aereo;
se il Governo non ritenga opportuno adottare iniziative per sollecitare le organizzazioni datoriali e sindacali al fine di istituire con tempestività punti vaccinali territoriali e/o aziendali specificamente per i lavoratori aereo naviganti (piloti ed assistenti di volo), in attuazione della circolare del Ministero della salute del 12 aprile 2021 e delle relative linee guida elaborate e condivise da Inail, i Ministeri del lavoro delle politiche sociali e della salute, dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome e dalla struttura di supporto del Commissario straordinario per l'emergenza, per l'attivazione di punti vaccinali destinati alle lavoratrici e ai lavoratori, con il coinvolgimento di medici competenti o di altri operatori sanitari convenzionati con i datori di lavoro.
(4-09122)
SERRITELLA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della cultura, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:
la variante di Demonte è un intervento sull'infrastruttura stradale, interamente localizzato nel territorio del comune omonimo in provincia di Cuneo e rientra nelle tipologie elencate nell'Allegato II-bis alla parte seconda del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, al punto 2) Progetti di infrastrutture, lettera c) strade extraurbane secondarie di interesse nazionale. Questo è inoltre inserito nel Piano degli investimenti 2007-2011, nel contratto di programma 2014, nonché nel contratto di programma 2016-2020 tra Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili ed Anas SpA;
il progetto, nello specifico, riguarda la variante all'abitato di Demonte, dell'itinerario strada statale 21 «della Maddalena» che costituisce un'importante direttrice di collegamento transalpino, garantendo l'accessibilità al territorio francese tramite il valico del Colle della Maddalena. La costruzione di tale infrastruttura permetterebbe non solo un migliore deflusso del traffico, ma alleggerirebbe le strade del comune, nonché ridurrebbe in maniera copiosa l'impatto acustico e di inquinamento all'interno del centro abitato, così da migliorare la qualità della vita dei cittadini e tutelare la loro salute, in quanto interesse costituzionale preminente. È poi opportuno sottolineare come il progetto permettere tutti i suddetti benefici, con una variazione di soli 2,72 chilometri;
la realizzazione dell'opera, ai sensi dell'articolo 6, comma 7, lettera b), del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, è soggetta a valutazione di impatto ambientale, la cui procedura è stata avviata in data 6 giugno 2018, con il numero di pratica 4107;
a quanto si apprende da fonti giornalistiche i vertici di Anas spa sono pronti per far partire i lavori ed il presidente della regione Piemonte e l'assessore ai trasporti del comune di Demonte hanno scritto al Presidente del Consiglio dei ministri per chiedere che venga sbloccato lo stallo burocratico, creato, apparentemente, dal parere tecnico istruttorio negativo dato del Ministero della cultura, che ferma il progetto già finanziato, in ragione della presente di presunti resti del Forte della Consolata presenti sul tracciato;
tale latenza non solo reca danno alla viabilità delle merci in un momento storico in cui è necessario ogni sforzo per dare aiuto all'economia, ma più ancora lede il diritto dei cittadini del comune di Demonte ad una migliore e più salubre esistenza, anche in ragione dell'attuale situazione pandemica che, come affermato dalla comunità scientifica, è aiutata dall'inquinamento –:
se il Governo sia a conoscenza di tale inerzia nel rilascio delle autorizzazioni necessarie all'inizio dei lavori e, per quando di competenza, quali iniziative intenda porre in essere al fine di assicurare una rapida realizzazione della variante di Demonte, quale opera strategica sia per la collettività nazionale sia per i cittadini, che quotidianamente vivono disagi e vedono messa a repentaglio la loro salute.
(4-09125)
AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Interrogazione a risposta scritta:
ZOFFILI, ANDREUZZA, BADOLE, BAZZARO, BILLI, BISA, BITONCI, CECCHETTI, COIN, COLMELLERE, COMENCINI, COVOLO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, FANTUZ, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, GIACOMETTI, LAZZARINI, MANZATO, PAOLIN, PATERNOSTER, PICCHI, PRETTO, RACCHELLA, RIBOLLA, SNIDER, STEFANI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO e ZORDAN. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
il 20 aprile 2021, una missionaria laica italiana, Nadia De Munari, è stata aggredita a colpi d'ascia nel centro peruviano «Mamma mia», una casa famiglia aperta nel contesto dell'operazione Mato Grosso promossa da padre Ugo De Censi e situata nella località costiera di Nuevo Chimbote, riportando lesioni gravissime;
soccorsa e trasferita prima in un nosocomio locale e poi in un ospedale di Lima, Nadia De Melari è successivamente spirata per la gravità delle ferite riportate;
l'aggressione sarebbe maturata nel contesto di una rapina, che avrebbe fruttato la sottrazione di due telefoni cellulari;
Nadia De Munari, maestra elementare, riforniva di cibo gli indigenti locali e curava la formazione degli insegnanti di Nuevo Chimbote;
sulla vicenda sono in corso indagini che sembrano complesse, anche perché l'aggressione fatale ai danni di Nadia De Munari sarebbe maturata in assenza di testimoni –:
di quali informazioni disponga il Governo sulle circostanze che hanno determinato la morte violenta di Nadia De Munari, quali passi si ritenga di compiere per acquisirne di ulteriori e quali iniziative si intendano intraprendere per garantire un livello maggiore di sicurezza e protezione per i nostri connazionali all'estero, in particolare quelli impegnati in progetti umanitari di comprovata serietà.
(4-09123)
CULTURA
Interrogazioni a risposta in Commissione:
ZANICHELLI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:
la via Francigena è un itinerario storico riconosciuto nel 1994 dal Consiglio d'Europa all'interno del programma degli itinerari culturali del Consiglio d'Europa, che promuove gli itinerari europei a carattere tematico rivolti a migliorare la consapevolezza di un'identità culturale comune;
il percorso della via Francigena attraversa numerosi comuni italiani ed è caratterizzato da un patrimonio materiale, immateriale e naturale a forte valenza storico-culturale che rappresenta un'attrattiva per tipologie diverse di turisti caratterizzati da differenti motivazioni: culturali, spirituali, sociali, sportive, ambientali, religiose;
la via Francigena è strumento utile per contribuire alla valorizzazione del patrimonio e dei siti culturali dei territori, nonché delle destinazioni e aree d'interesse meno conosciute in Italia e in Europa, in particolare le aree interne e le zone rurali, ed alla destagionalizzazione del turismo culturale, disponendo di un forte potenziale per sviluppare congiuntamente crescita territoriale, turismo culturale e coesione sociale. Entra a pieno titolo nelle politiche di valorizzazione e promozione del lavoro, delle industrie culturali, creative e dello sviluppo sostenibile;
con risoluzione approvata il 4 marzo 2020 la VII Commissione della Camera impegnava il Governo pro tempore a promuovere progetti ed iniziative atti a favorire la conoscenza dei principi e dei valori fondanti che sono alla base del programma degli itinerari culturali europei, diffondendo tra i giovani una maggiore consapevolezza del comune patrimonio culturale e del senso di cittadinanza europea, mettendo in campo ogni utile iniziativa atta a garantire finanziamenti adeguati nella prossima programmazione 2021/2027, promuovendo progetti, incontri e stage presso associazioni o enti impegnati nella valorizzazione e nell'esperienza di cammini locali, nazionali ed internazionali, per approfondire la loro importanza storica e la funzione di motore di sviluppo sostenibile del territorio;
il Ministero della cultura riconosce la Via Francigena come motore di valorizzazione culturale e turistica e supporta l'azione di regioni e dell'Associazione europea delle Vie Francigene (Aefv), con cui ha sottoscritto negli anni 2008, 2009, 2010 e 2014-2015 accordi di valorizzazione a norma dell'articolo 112 del decreto legislativo n. 42 del 2004, anche al fine di consentire la piena fruibilità dei suddetti percorsi;
nell'ottobre 2018 si è proceduto all'approvazione dell'accordo operativo tra Mibact e 11 regioni tra cui l'Emilia-Romagna, per l'attuazione di interventi strutturali sulla via Francigena a cui è seguita, il 14 gennaio 2019, la delibera della giunta regionale dell'Emilia-Romagna n. 28 per l'approvazione dei progetti da inviare al Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, il quale ha emesso decreto di ratifica dell'accordo operativo in data 20 dicembre 2019, stanziando risorse complessive per euro 19.012.500,00 di cui 3.107.985,76 riservati alla gestione diretta del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo per iniziative di tipo generale/trasversale, oltre ad euro 487.500,00 per loro coordinamento, gestione e monitoraggio;
con il medesimo accordo sono stati stanziati euro 10.540.000,00 ed assegnati alle sette regioni della via Francigena del Nord, di cui 1.650.000,00 all'Emilia-Romagna che ha presentato 15 progetti (7 per la provincia di Piacenza e 8 per quella di Parma) tutti approvati con decreto ministeriale n. 558 del 2019;
dalle ultime riunioni del coordinamento delle regioni per il turismo, per quanto a conoscenza dell'interrogante, non sono emersi dati nuovi circa lo sblocco dei finanziamenti in questione –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare al fine di velocizzare l'erogazione dei fondi e la conseguente attuazione dei menzionati progetti.
(5-05874)
TESTAMENTO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:
in data 9 agosto 2019 veniva pubblicato in Gazzetta Ufficiale, 4a serie speciale n. 63, il bando relativo al concorso pubblico per esami per il reclutamento di 1.052 unità di personale non dirigenziale a tempo indeterminato da inquadrare nei ruoli dell'allora Ministero per i beni e le attività culturali, area II F2, con il profilo di assistente alla fruizione, accoglienza e vigilanza;
con avviso del 19 dicembre 2019, sul sito web del Ministero veniva pubblicato, ad opera della commissione interministeriale RIPAM, un «avviso per prove selettive, calendario e modalità di svolgimento» del concorso;
a partire dall'8 gennaio 2020 e fino al 20 dello stesso mese, si è svolta la prima prova preselettiva a quiz del concorso, presso i padiglioni della fiera di Roma; il 28 gennaio l'elenco dei candidati ammessi alla prova scritta, con relativo punteggio, è stato pubblicato sul portale del Ministero, ma la procedura è stata poi sospesa a seguito dell'emergenza sanitaria causata della pandemia da COVID-19;
recenti dichiarazioni di esponenti del Governo in carica hanno segnalato l'opportunità e l'urgenza di nuove assunzioni nella pubblica amministrazione, contestualmente alla necessità di riprendere lo svolgimento dei concorsi in essere ma temporaneamente sospesi;
il Ministro interrogato rispondendo il 20 gennaio 2021 a un question time dell'interrogante metteva in evidenza la necessità di procedere a innesti di giovani competenze per dare nuova efficienza e funzionalità al Ministero e considerava tale ipotesi come fondamentale per tenere il passo con le nuove tecnologie, la digitalizzazione e la semplificazione –:
quali siano le intenzioni del Ministro interrogato in merito al concorso per i 1.052 assistenti alla fruizione, accoglienza e vigilanza, considerato che gli oltre 8.000 candidati, che hanno sostenuto spese e impiegato tempo per partecipare alla selezione, sono in attesa da oltre un anno di conoscere la sorte della procedura, bruscamente interrotta da cause di forza maggiore.
(5-05875)
ECONOMIA E FINANZE
Interrogazioni a risposta in Commissione:
TRANCASSINI e ALBANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
il 30 marzo 2021 il Parlamento ha approvato in via definitiva la proposta di legge recante «Delega al Governo per riordinare, semplificare e potenziare le misure a sostegno dei figli a carico attraverso l'assegno unico e universale», divenuta la legge 1o aprile 2021, n. 46;
la legge dispone la corresponsione di un assegno con cadenza mensile per ciascun figlio minorenne a carico, nonché per ogni nascituro a decorrere dal settimo mese di gravidanza, maggiorato dal 30 al 50 per cento per i figli affetti da disabilità;
la platea di beneficiari si stima siano circa 7,8 milioni di famiglie, per circa 11,5 milioni di assegni;
l'assegno sostituirà le detrazioni Irpef per figli a carico, il premio alla nascita, l'assegno di natalità e le agevolazioni a valere sul Fondo di sostegno alla natalità;
la copertura finanziaria prevista è di venti miliardi dei quali 12,9 miliardi provengono dalla soppressione delle detrazioni Irpef per i figli a carico e dalle detrazioni per il quarto figlio, 1,3 miliardi dalla soppressione degli assegni di natalità, fondo sostegno natalità e premio alla nascita e 6 miliardi saranno risorse aggiuntive appositamente stanziate;
in base a una proiezione elaborata dall'Agenzia di ricerche e legislazione (Arel) dividendo i 20 miliardi per il totale della platea degli aventi diritto l'assegno avrebbe un valore di 145 euro mese, al netto delle implementazioni previste per i disabili, e il valore dell'assegno in base agli scaglioni Isee sarà di 161 euro al mese per i redditi inferiori a trentamila euro, tra 161 e 67 euro mese a scalare per i redditi compresi tra trentamila e cinquantaduemila euro, e di 67 euro al mese per i redditi superiori a cinquantaduemila euro;
secondo i dati dell'Istat il 68 per cento delle famiglie guadagnerebbe qualcosa in più, il 2,3 per cento non subirebbe alcuna variazione e il 29,7 per cento subirebbe una diminuzione dei benefici economici attualmente percepiti;
per effetto dell'allargamento della platea ai lavoratori autonomi e dell'incidenza maggiore degli assegni aboliti sulle famiglie che vivono di lavoro dipendente, è, infatti, ragionevole stimare in poco meno di un terzo della platea i nuclei familiari che saranno penalizzati dal nuovo assegno unico, per una cifra mediamente compresa tra trecento e quattrocento euro l'anno;
la legge, nei decreti attuativi, lascerà però aperta la strada della scelta per il trattamento di miglior favore: tuttavia se le famiglie danneggiate optassero, come probabile, tutte per il trattamento migliore, dovrebbero essere riviste verso il basso le previsioni per tutti gli altri nuclei familiari, o, in alternativa, occorrerebbe lo stanziamento di un ulteriore miliardo di euro per perequare le famiglie danneggiate; comunque vada un terzo delle famiglie interessate, nella migliore delle ipotesi, non avrebbe alcun beneficio –:
a quanto ammontino le somme effettivamente disponibili per la corresponsione dell'assegno unico, considerata la percentuale di famiglie che ne risulterà danneggiata e opterà, quindi, per il trattamento di miglior favore;
quante famiglie si stimi chiederanno l'erogazione dell'assegno unico e quali saranno gli importi dello stesso in base alle diverse fasce di reddito;
con quali risorse si intendano finanziare gli eventuali stanziamenti ulteriori che si verranno a determinare.
(5-05868)
NOVELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:
la legge n. 145 del 2018 (legge di bilancio 2019) ha introdotto, a partire dal 2019, una imposta sostitutiva delle imposte sui redditi con aliquota pari al 15 per cento sui compensi derivanti dall'attività di lezioni private e ripetizioni esercitata da docenti titolari di cattedre nelle scuole di ogni ordine e grado. I redditi occasionali derivanti da tale attività sono tassati separatamente e non concorrono alla formazione del reddito complessivo, quindi su essi non sono dovute le addizionali regionali e comunale all'Irpef;
la relazione tecnica del disegno di legge presentato alle Camere stimava, sulla base dei dati riportati da uno studio della Fondazione Einaudi, che il volume di affari complessivo legato ai compensi derivanti da lezioni private o ripetizioni ammontasse a una cifra di quasi un miliardo di euro di cui solo il 10 per cento viene regolarmente dichiarato;
è lecito supporre che la norma sia stata introdotta al fine di regolamentare il settore e far emergere il sommerso ad esso legato, considerato che, secondo alcune stime, sarebbe tra quelli che producono più introiti in nero: il 90 per cento delle prestazioni non vengono dichiarate;
sfugge, invece, all'interrogante la ratio dell'esclusione dall'applicazione della misura dei docenti nella scuola statale senza titolarità di cattedra (precari): in tal modo, si trattano in maniera differente soggetti con pari titoli professionali finendo per avvantaggiare, senza evidente motivo, una categoria rispetto ad un'altra;
sulla base di indagini condotte da associazioni dei consumatori risulta che chi offre ripetizioni sono soprattutto i docenti precari, oltre agli studenti universitari –:
quali iniziative normative intendano assumere i Ministri interrogati al fine di estendere la misura fiscale agevolativa anche ai docenti non titolari di cattedra nonché ai soggetti in possesso di laurea in scienza della formazione e di altri titoli abilitanti.
(5-05876)
GUSMEROLI, BITONCI, CANTALAMESSA, CAVANDOLI, CENTEMERO, COVOLO, GERARDI, RIBOLLA, TARANTINO e ZENNARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
in un comunicato stampa congiunto del 27 aprile 2021 l'Anc-Associazione nazionale commercialisti e Confprofessioni denunciano l'eccesso di burocrazia in merito ai modelli dichiarativi 2021 proprio nell'anno fiscale del Covid-19 che, invece, avrebbe dovuto caratterizzarsi per semplificazione;
in particolare, si legge nella nota, «Le pagine sono aumentate e ora sono ben 366, il solo quadro RU conta 64 pagine di istruzioni e oltre 100 codici tributo da verificare e selezionare»; per il presidente di Anc «non vi è alcun motivo di dover richiedere l'inserimento in dichiarazione dei redditi delle informazioni relative ai crediti d'imposta o bonus previsti in tempo Covid, in quanto comunque risultano tracciati dai modelli F24»;
appare alquanto assurdo, infatti, che ai contribuenti venga richiesta di inserire in dichiarazione contributi a fondo perduto ottenuti, sia perché non vanno ad influire sull'imponibile sia perché questi dati sono tutti già in possesso dell'amministrazione finanziaria;
l'Anc chiede, comunque un tempestivo intervento di opportuna modifica dei modelli, alla luce anche della legge «Bassanini» (articolo 18, comma 2 della legge 241 del 1990) e dello statuto del contribuente (articolo 6, comma 4, della legge 212 del 2000), per il quale non si possono chiedere al contribuente documenti e informazioni già in possesso della pubblica amministrazione;
il timore, infatti, è che in mancanza di rettifiche dei modelli il contribuente possa in buona fede omettere l'indicazione di tali dati;
inoltre, sembra anche che, nonostante le nuove quattro cause di esclusione dagli Isa per altrettante tipologie di contribuenti, l'amministrazione finanziaria richieda comunque a detti soggetti la compilazione e l'invio del modello –:
se e quali tempestive iniziative di propria competenza il Ministro interrogato intenda adottare con riguardo alle criticità esposte in premessa.
(5-05878)
GIUSTIZIA
Interrogazione a risposta in Commissione:
VARCHI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
il procedimento per la liquidazione e il pagamento delle spese di giustizia in favore dei difensori, degli ausiliari del magistrato e dei consulenti tecnici di parte per l'espletamento della propria attività professionale è disciplinato dal Testo unico in materia di spese di giustizia di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002, secondo cui tali spese vengono liquidate dal giudice presso il quale si svolge il procedimento e messe in pagamento dall'ufficio competente del funzionario delegato alla spesa;
il patrocinio a spese dello Stato è, innanzitutto, un istituto di civiltà giuridica, volto a garantire una difesa effettiva ai non abbienti, tuttavia è caratterizzato da numerose criticità: come denunciato da Valentina Bevilacqua, componente della Camera penale di Roma e dell'Osservatorio patrocinio a spese dello Stato dell'Ucpi, nella fase della liquidazione, «i problemi principali sono la discrezionalità attribuita al Giudice nella quantificazione dei compensi professionali, che ha determinato lampanti disomogeneità e liquidazioni al ribasso, per non parlare dei ritardi nei pagamenti delle fatture, spesso non evase entro un anno ma sulle quali gli avvocati sono stati costretti a pagare l'Iva su redditi non percepiti»;
lo stesso Ministero della giustizia ha ammesso: «i fondi disponibili sul capitolo 1360 risultano ogni anno sempre insufficienti a coprire non solo il fabbisogno di spesa della Corte, ma l'intero fabbisogno nazionale... Pertanto si ribadisce che la criticità descritta relativa alla gestione del capitolo 1360 non costituisce una caratteristica della Corte di appello di Roma, ma coinvolge, in ugual misura, tutti i distretti sul territorio nazionale e non riguarda solo i compensi per gli avvocati, ma tutte le ulteriori spese gravanti sullo stesso capitolo»;
il capitolo di spesa 1360 non è destinato, infatti, solo al gratuito patrocinio ma anche alla generalità delle spese processuali, quali, ad esempio, consulenti, periti, traduttori, custodi, giudici popolari, testimoni, trasferte per il compimento di atti processuali, e molto altro;
tale situazione stride duramente con la lettera della circolare del Ministero della giustizia del 21 dicembre 2009, che dispone espressamente che «la liquidazione delle spese di giustizia deve essere effettuata senza ritardo non appena ne sussistono i presupposti e si sia in possesso della completa documentazione di spesa», a cui si aggiunge l'amara considerazione che le procedure di liquidazione e di pagamento dei compensi non solo non sono immediate, ma non sono nemmeno uniformi a livello nazionale, con la conseguenza che ogni ufficio giudiziario adotta proprie prassi operative e, di conseguenza, in alcuni distretti vengono liquidate le fatture di febbraio 2019 e in altre di giugno 2020;
il diritto alla difesa dei più poveri è gravemente compromesso per mancanza di fondi a favore degli avvocati iscritti nell'elenco dei difensori abilitati al patrocinio a spese dello Stato –:
se e quali immediate iniziative di competenza, anche finalizzate alla modifica del Testo unico in materia di spese di giustizia di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002, il Governo intenda assumere per sanare la grave situazione di cui in premessa, garantendo l'applicazione effettiva della citata circolare ministeriale del 2009, con riguardo a tempi certi e celeri di liquidazione e pagamento dei compensi degli avvocati iscritti nell'elenco dei difensori abilitati al patrocinio a spese dello Stato e, in particolare, all'adozione di prassi applicative uniformi a livello nazionale.
(5-05866)
Interrogazioni a risposta scritta:
BARBUTO, BRUNO, MARTINCIGLIO, VILLANI e GRIPPA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
in Italia sono presenti 17 Ipm (Istituti penali per minorenni), le cui condizioni variano di regione in regione quanto a sovraffollamento e condizioni igienico strutturali e che, secondo una indagine del Sole 24 ore pubblicata il 18 aprile 2021, ospitavano a febbraio 2021 poco più di 370 ragazzi, a fronte dei circa 13.000 che sono in carico al sistema, numero che si è ulteriormente assottigliato a meno di 300 a causa della pandemia in corso. Di costoro, in base ai dati del rapporto Antigone, il 72 per cento dei minorenni e dei giovani adulti che vi sono entrati, si trovano in custodia cautelare;
il 10 novembre 2018 è entrato in vigore il decreto legislativo n. 121 del 2018, recante la «Disciplina dell'esecuzione delle pene nei confronti dei condannati minorenni», una norma fondamentale nell'ambito minorile, attesa da 40 anni dagli operatori del settore;
il decreto legislativa n. 121 del 2018, si basa sul principio di residualità, limitando al massimo la carcerazione e incentivando lo strumento delle misure penali di comunità;
la pandemia da COVID-19 ha messo ancora più in risalto i rischi che si corrono nel far entrare nel circuito carcerario chi si trova in custodia cautelare e non è stato ancora condannato, compromettendone il percorso educativo e riabilitativo;
in molti casi, infatti, la debolezza sociale e l'assenza dei legami sul territorio si concretizzano in una mancanza di equità nel trattamento poiché impediscono l'individuazione di percorsi alternativi per i ragazzi. In tal senso depone l'impennata della percentuale di detenuti stranieri che spesso non riescono a beneficiare, se non in misura inferiore, di collocazioni alternative al carcere;
un altro dato che penalizza e rende difficile il percorso dei giovani detenuti è determinato dal fatto che il collocamento in un Ipm si traduce spesso in un inevitabile allontanamento dal proprio territorio e dal proprio nucleo familiare, con la conseguenza che, spesso, a causa del grave disagio economico in cui si trovano, i parenti non hanno la possibilità di far visita ai giovani detenuti o di accompagnarli lungo il processo rieducativo con la conseguenza che lo stesso diventa estremamente più difficile così come estremamente più difficile si potrebbe rivelare in futuro il reinserimento in società;
la pandemia ha, altresì, influito negativamente sulla salute dei giovani detenuti in carcere, che hanno dovuto attendere mesi per potersi sottoporre a visita specialistica, come ad esempio da parte di un dermatologo o di un oculista, con effetti ancor più deleteri dal punto di vista psicologico, con l'aumento dei casi di autolesionismo, tentato suicidio e sciopero della fame;
nelle carceri minorili della Campania si sono registrati una quindicina di casi di tossicodipendenza, che si sono rivelati molto difficili da gestire sotto l'aspetto clinico, mentre a pesare ulteriormente sulla vita dei ragazzi detenuti è stata l'interruzione delle attività didattiche e dei laboratori, a causa dell'emergenza sanitaria, a parte alcune esperienze virtuose come quella presso il carcere di Firenze, ove la formazione non si è mai interrotta proseguendo dapprima con modalità a distanza e, quindi, oggi, in presenza;
la permanenza in carcere, comunque, alla luce delle criticità elencate può compromettere seriamente l'obiettivo del reinserimento che si conferma sempre più potersi raggiungere, comunque e meglio, all'esterno come sottolinea l'ultimo report del Dipartimento per la giustizia minorile che rileva come più tempestiva è la presa in carico da parte dei servizi sociali, tanto più diminuisce il rischio recidiva, talché appare più che necessaria l'incentivazione di misure alternative alla detenzione –:
quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare per risolvere le criticità anzidette, aggravate dalla pandemia in corso e che potrebbero compromettere il percorso educativo dei minori nel periodo di detenzione, nonché per dare piena attuazione al decreto legislativo n. 121 del 2018, favorendo in maniera più incisiva l'accesso dei minori a misure alternative alla detenzione carceraria.
(4-09112)
VARCHI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
con nota prot. 05/2021 i sindacati di categoria hanno segnalato, dogliandosi delle numerose missive rimaste inascoltate, «la gravissima carenza organica del ruolo Agenti/Assistenti del personale maschile presso la C.R. Ucciardone “Calogero di Bona”»;
in particolare, si legge nella nota, «Il Personale del servizio a turno è quello che soffre di più la problematica, poiché giornalmente vengono accorpati posti di servizio nei reparti detentivi, sia di mattina, ma principalmente nei turni serali e notturni, perché oltre al disagio dei Poliziotti che vi lavorano sotto organico, questa carenza comporta anche l'abbassamento della soglia di sicurezza, e anche i cambi per recarsi in pausa pranzo diventano un problema»;
oltre a ciò, grava il fatto che sull'organico previsto bisogna considerare il personale distaccato per «esigenze di amministrazione» in altre sedi, a cui si aggiungono i distaccati per motivi personali, i distaccati al Nucleo traduzioni e piantonamenti (N.T.P.) e il personale fuori ruolo dalla C.M.O.;
esattamente un anno fa, con nota prot. 1262/2020 del 28 aprile 2020 i sindacati di categoria avevano denunciato un contesto di lavoro particolarmente pesante per gli agenti di polizia penitenziaria in servizio presso la struttura palermitana, che «trae origine, sostanzialmente, da diversi fattori, ossia: l'alto numero di distacchi presso altre sedi, l'età media che supera i 50 anni, assenze giustificate determinate dall'eccessiva esposizione a condizioni climatiche avverse, luoghi di lavoro non conformi al decreto legislativo n. 81 del 2008, uniti ai fisiologici pensionamenti. In conseguenza di ciò l'attuale previsione del personale di cui si discorre dell'istituto, i cui organici del Corpo per la regione Sicilia sono stati determinati con Provvedimento del Capo del Dipartimento in data 29 novembre 2017, a fronte di n. 312 unità assegnate, ruolo Agenti/Assistenti maschile, può contare effettivamente su di una forza che si aggira sulle 286 unità, dovendo tenere conto del personale soltanto amministrato ma di fatto non godibile»;
tale perdurante e grave situazione di carenza organica nell'ambito della C.R. Ucciardone di Palermo ha trasformato il lavoro straordinario degli agenti di polizia penitenziaria da eccezione a regola, a discapito dei diritti degli agenti e del benessere del personale, sottoposto a un carico di lavoro e di stress arrivato a livelli non più sostenibili, e della sicurezza interna ed esterna alla struttura penitenziaria –:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali immediate iniziative di competenza intenda assumere per sanare la grave e irrisolta situazione di sofferenza organica presso la Casa di reclusione Ucciardone «Calogero di Bona» di Palermo, anche attraverso l'immediato richiamo in sede del personale distaccato a vario titolo presso vari altri istituti e servizi dell'amministrazione penitenziaria e che gravano attualmente sul personale in carico al carcere borbonico;
se e quali politiche il Governo intenda adottare in materia di adeguata distribuzione degli organici rispetto alle reali necessità degli istituti penitenziari italiani, anche attraverso lo scorrimento delle graduatorie già esistenti e in corso di validità.
(4-09115)
COSTA. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
la legge 30 dicembre 2020, n. 178 (legge di bilancio per il 2021), all'articolo 1, commi 1015-1022, ha previsto che nel processo penale, all'imputato assolto, con sentenza divenuta irrevocabile perché il fatto non sussiste, perché non ha commesso il fatto o perché il fatto non costituisce reato o non è previsto dalla legge come reato, è riconosciuto il rimborso delle spese legali nel limite massimo di euro 10.500;
si prevede che il rimborso sia ripartito in tre quote annuali di pari importo, a partire dall'anno successivo a quello in cui la sentenza è divenuta irrevocabile, e che sia riconosciuto dietro presentazione di fattura del difensore, con espressa indicazione della causale e dell'avvenuto pagamento, corredata di parere di congruità del competente Consiglio dell'ordine degli avvocati, nonché di copia della sentenza di assoluzione con attestazione di cancelleria della sua irrevocabilità; sono inoltre previsti i casi di esclusione dal rimborso in caso di assoluzione da uno o più capi di imputazione e condanna per altri reati, estinzione del reato per avvenuta amnistia o prescrizione o sopravvenuta depenalizzazione dei fatti oggetto di imputazione;
il comma 1019 del suddetto articolo stabilisce che, con decreto del Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, da adottare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge, sono definiti i criteri e le modalità di erogazione dei rimborsi, nonché le ulteriori disposizioni ai fini del contenimento della spesa nei limiti delle risorse stanziate, attribuendo rilievo al numero di gradi di giudizio cui l'assolto è stato sottoposto e alla durata del giudizio; il comma 1020 prevede l'istituzione, nello stato di previsione del Ministero della giustizia, del Fondo per il rimborso delle spese legali agli imputati assolti, con la dotazione di euro 8 milioni annui a decorrere dall'anno 2021;
i sessanta giorni previsti dalla legge per l'adozione del decreto attuativo di tali disposizioni di legge, che attribuiscono un diritto a un rimborso per gli assolti, sono passati invano –:
quali siano le ragioni del ritardo nell'emanazione del decreto attuativo di cui in premessa ed entro quale data si intenda adottarlo, considerato che lo stesso è necessario a rendere esigibile il rimborso delle spese legali agli imputati assolti.
(4-09119)
COSTA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
la legge 16 aprile 2015, n. 47, all'articolo 15, prevede che «il Governo, entro il 31 gennaio di ogni anno, presenti alle Camere una relazione contenente dati, rilevazioni e statistiche relativi all'applicazione, nell'anno precedente, delle misure cautelari personali, distinte per tipologie, con l'indicazione dell'esito dei relativi procedimenti, ove conclusi»;
con l'articolo 1, comma 37, della legge 23 giugno 2012, n. 103, ad integrazione della disposizione di legge sopra citata, si è esteso l'obbligo di informativa ricomprendendovi anche «i dati relativi alle sentenze di riconoscimento del diritto alla riparazione per ingiusta detenzione, pronunciate nell'anno precedente, con specificazione delle ragioni di accoglimento delle domande e dell'entità delle riparazioni, nonché i dati relativi al numero di procedimenti disciplinari iniziati nei riguardi dei magistrati per le accertate ingiuste detenzioni, con indicazione dell'esito, ove conclusi»;
si tratta di un adempimento che, al di là del profilo formale, è molto significativo, in quanto consente al legislatore di comprendere la vastità di un fenomeno, quello dell'uso e abuso della custodia cautelare, alla luce dell'esito dei procedimenti penali in cui le persone vengono private della libertà personale. Inoltre, consente di verificare quanto i titolari dell'azione disciplinare svolgano, di fronte all'arresto di innocenti, un'adeguata attività istruttoria ai fini dell'eventuale esperimento dell'azione;
è invalsa purtroppo la prassi da parte del Governo di presentare tale relazione con notevole ritardo, in spregio al dettato legislativo e al ruolo del Parlamento, nonostante l'importanza dei dati contenuti in tale relazione, anche al fine di predisporre i più opportuni interventi legislativi correttivi;
l'ultima relazione, Doc. XCIV, n. 4, è stata trasmessa alla Presidenza il 16 aprile 2020 –:
se le ragioni del ritardo, comunque ingiustificabile, consistano nella mancata trasmissione dei dati da parte degli uffici giudiziari competenti;
se siano state avviate iniziative di competenza, anche ai fini disciplinari, nei confronti dei capi degli uffici che non hanno provveduto a trasmettere tempestivamente i dati;
se non ritenga il Ministro interrogato di provvedere immediatamente al deposito della relazione, alla luce di un corretto rapporto tra Governo e Parlamento che deve essere improntato anche al principio di leale collaborazione.
(4-09131)
INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
IX Commissione:
CAON e SOZZANI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:
il tempo di percorrenza dei treni ad alta velocità della tratta Padova-Roma, prima della piena attivazione della stazione sotterranea di Bologna centrale, era previsto in tre ore e diciassette minuti;
con la piena operatività della nuova stazione sotterranea di Bologna centrale e il conseguente passaggio sotterraneo dei treni alta velocità, il tempo di percorrenza, a quanto consta agli interroganti, è salito a tre ore e ventotto minuti, con un aumento di undici minuti;
il costo di realizzazione della nuova stazione sotterranea di Bologna ha richiesto un investimento di circa cinquecentotrenta milioni di euro –:
di quali elementi disponga circa le motivazioni che hanno determinato un aumento di circa 11 minuti del tempo di percorrenza dei treni ad alta velocità nella tratta Padova-Roma e se tale aumento della tempistica di percorrenza sia connesso al passaggio dei treni nella stazione sotterranea di Bologna centrale.
(5-05880)
NOBILI e FREGOLENT. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:
in data 30 gennaio 2012, l'Italia ha firmato un accordo con la Francia, ratificato dai due Paesi (dall'Italia con la legge 23 aprile 2014, n. 71) per la realizzazione del nuovo collegamento ferroviario Torino-Lione;
il 24 febbraio 2015 Francia e Italia hanno sottoscritto un altro accordo «per l'avvio dei lavori definitivi della sezione transfrontaliera della nuova linea ferroviaria Torino-Lione»;
con la legge n. 1 del 5 gennaio 2017 pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 9 del 12 gennaio 2017 è stato ratificato l'accordo definitivo, che è in vigore dal 1o marzo 2017;
dopo il rallentamento dei lavori causato dall'allora primo Governo Conte nel 2019, nel 2020 i cantieri hanno ripreso gradualmente le attività, anche se ad oggi sussistono gravi ritardi sulla progettazione definitiva dell'opera nel tratto italiano (da Torino a Bussoleno);
nel mese di settembre 2020 la Commissione europea ha annunciato di poter incrementare i finanziamenti comunitari, sia per la tratta internazionale sia per i due percorsi nazionali che a oggi non beneficiano di risorse europee. In questo modo Italia per la tratta Torino-Bussoleno potrebbe beneficiare di ulteriori 750 milioni di euro a fondo perduto;
nel prossimo mese di giugno è prevista la riunione della Commissione Intergovernativa italo-francese sulla Torino-Lione dove la coordinatrice europea dei Corridoio mediterraneo Iveta Radicova verificherà il rispetto degli impegni presi;
si apprende dalla stampa l'erogazione dei 750 milioni di euro a fondo perduto concessi dall'Unione europea all'Italia per la realizzazione del Torino-Bussoleno sarebbe oggi a rischio a causa dei notevoli ritardi accumulati dal nostro Paese, il cui iter sarebbe indietro peraltro di circa 6 mesi rispetto a quello francese;
sempre secondo i media tale situazione allarmante sarebbe già stata da tempo segnalata al Ministro Enrico Giovannini con una lettera trasmessa agli inizi del mese di marzo da Paolo Foietta, presidente della Commissione intergovernativa italo-francese sulla Tav;
sempre secondo la stampa tale lettera non avrebbe ad oggi ricevuto alcuna risposta –:
se quanto esposto in premessa, relativamente ai possibili rischi per il nostro Paese di non ricevere i finanziamenti dell'Unione europea per la tratta nazionale della Tav, corrisponda al vero e quali iniziative urgenti intenda conseguentemente assumere al fine di evitare la perdita di tali risorse comunitarie.
(5-05881)
TASSO, COSTA e ANGIOLA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:
la tratta ad alta velocità (Tav) Torino-Lione è un'infrastruttura di grande importanza inserita all'interno delle reti transeuropee dei trasporti (Ten-T);
la tratta internazionale tra Saint Jean de Maurienne e Bussoleno è di competenza di Telt (Tunnel euralpin Lyon Turin), il promotore pubblico italo-francese subentrato nel 2015 ad Ltf (Lyon Turin ferroviaire). Questo tratto del progetto sta accumulando ritardi: basti pensare che il contratto di programma tra Telt e il Ministero, del 2017, è stato approvato dal Parlamento solamente nel dicembre 2020;
la tratta di accesso in territorio italiano Torino-Bussoleno è invece ferma dal febbraio 2019, da quando l'allora Ministro Toninelli smantellò l'Osservatorio per l'asse ferroviario Torino-Lione, non rinnovando l'incarico al commissario di Governo e richiese a Rete ferroviaria italiana di sospenderne la progettazione;
il direttore generale della mobilità e dei trasporti (Dg Move), Herald Ruijters, ha scritto ai Ministeri delle infrastrutture italiano e francese nell'ottobre 2020 proponendo l'adozione da parte della Commissione di una cosiddetta «decisione di esecuzione» ai sensi dell'articolo 47, paragrafo 2, del regolamento TEN-T (Regolamento (UE) n. 1315/2013) in merito sia alla tratta transfrontaliera che alle due tratte di competenza nazionale, anche al fine di definire le modalità di cofinanziamento;
il 29 gennaio 2021, su mandato del Ministero, il capo delegazione italiana, Paolo Foietta, ha incontrato il suo omologo francese, M.me Josiane Beaud, e i due hanno condiviso la necessità di predisporre in sede di conferenza intergovernativa un documento che formalizzi i requisiti tecnici comuni delle linee di accesso;
in assenza della tratta italiana l'intero progetto è a rischio e il cofinanziamento comunitario, che riguarda più di metà della tratta internazionale, risulterebbe impossibile, ragion per cui è necessario un chiaro indirizzo dal nuovo Governo, considerando anche la preoccupante assenza della Torino-Lione nella relazione illustrativa concernente l'individuazione degli interventi infrastrutturali allegata allo schema di decreto trasmesso nel mese di gennaio 2021 dall'ex Presidente del Consiglio Giuseppe Conte;
l'ultima richiesta del capo delegazione italiana di ricevere indirizzi dal Governo, più di un mese fa, risulta ancora inevasa –:
quali iniziative intenda adottare al fine di riavviare la fase della progettazione della tratta Torino-Bussoleno (ferma da 2 anni) al fine di completare l'opera infrastrutturale della Tav entro il 2032, nonostante i gravi ritardi di questi anni.
(5-05882)
SILVESTRONI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:
il grande raccordo anulare con i suoi 68 chilometri di lunghezza ha una media giornaliera di 160 mila veicoli, per un totale di 58 milioni l'anno con dei picchi massimi di transito di mezzi pesanti che sfiora i 10.000 camion;
l'indice di mobilità rilevata (Imr) del nuovo Osservatorio traffico Anas ha rilevato che l'arteria più trafficata di tutta la rete stradale nazionale costituita da 25mila chilometri di competenza Anas è il Grande raccordo anulare di Roma;
risulta che attualmente sia chiusa da anni la corsia di emergenza della carreggiata esterna in prossimità dell'uscita n. 3 «Cassia» (chilometro 13,400) per consentire presumibilmente gli interventi di riparazione del viadotto «Crescenza», ma che tale restringimento sia non adeguatamente segnalato, creando un notevole rischio per gli automobilisti soprattutto nelle ore notturne o quando si creano condizioni di scarsa visibilità;
per quanto stabilito dal decreto ministeriale 4 agosto 2014, n. 346, la direzione generale per le strade e le autostrade e per la vigilanza e la sicurezza nelle infrastrutture stradali – Div2 – Programmazione della rete Anas Spa del Ministero è competente nell'ambito di attività di indirizzo, vigilanza e controllo tecnico-operativo sull'Anas Spa e sui gestori delle infrastrutture viarie appartenenti alla rete nazionale –:
se il Ministro sia a conoscenza di quanto in premessa rappresentato e se ritenga di adottare iniziative affinché la divisione competente del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili intervenga per consentire l'eliminazione delle situazioni di pericolo sull'arteria più trafficata di tutta la rete stradale nazionale di competenza di Anas e soprattutto per quella descritta in premessa, predisponendo con urgenza un nuovo piano nazionale per garantire la sicurezza della circolazione stradale, prevedendo le necessarie manutenzioni stradali per i 25 mila chilometri di competenza Anas consentendo alle città metropolitane e alle province l'urgente manutenzione delle arterie viarie di loro competenza.
(5-05883)
ANDREA ROMANO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:
il percorso stradale del cosiddetto «corridoio tirrenico» (ovvero il tratto dell'Aurelia compreso tra Tarquinia e San Pietro in Palazzi) è tradizionalmente afflitto da tassi di mortalità per incidenti stradali tra i più alti d'Italia, tali da configurare ormai da molti anni un'autentica emergenza in tema di sicurezza della circolazione locale e dei trasporti, in aggiunta alle già gravissime difficoltà infrastrutturali che si registrano in un territorio economicamente fragile;
nell'anno 2017 i provvedimenti del Ministro pro tempore Graziano Delrio avevano permesso al Cipe di provvedere alla messa in sicurezza utilizzando la variante Aurelia;
il «Decreto semplificazioni» (decreto-legge n. 76 del 16 luglio 2020, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 120 dell'11 settembre 2020) aveva previsto, all'articolo 9, l'individuazione delle opere ritenute di rilevanza strategica e per le quali risultava necessaria la nomina di un commissario straordinario;
nel piano del Governo denominato «Italia Veloce», approvato contestualmente al Decreto semplificazioni, la riqualificazione del «corridoio tirrenico» rientrava tra le opere da commissariare;
risulta evidente che le difficoltà infrastrutturali riscontrate da anni su quel tratto, l'unico non autostradale della dorsale tirrenica compresa tra il confine francese e Reggio Calabria, sono da ricondurre ai ritardi nel completamento della riqualificazione del «corridoio tirrenico» e impediscono di garantire maggior sicurezza agli automobilisti e al trasporto su strada;
ad oggi non risulta alcun atto del Governo che dia seguito all'impegno di individuare un commissario straordinario per la riqualificazione del «corridoio tirrenico» e dunque per la soluzione dell'emergenza infrastrutturale e della sicurezza derivante dall'assenza di un collegamento stradale adeguato tra Tarquinia e San Pietro in Palazzi –:
se e quali iniziative urgenti intenda adottare al fine di tutelare la sicurezza della viabilità e garantire le condizioni dell'atteso rilancio infrastrutturale, spiegando le ragioni che hanno determinato il ritardo nell'individuazione di un commissario straordinario per la riqualificazione del «corridoio tirrenico» e dunque per la soluzione, attesa da decenni, sia dell'emergenza logistica che della sicurezza che affligge questi territori.
(5-05884)
FICARA, GRIPPA e SCAGLIUSI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:
la legge 28 dicembre 2015, n. 208, ha istituito il cosiddetto «marebonus» avente ad oggetto la concessione di contributi per l'attuazione di progetti per migliorare la catena intermodale e decongestionare la rete viaria, verso nuovi servizi marittimi per il trasporto combinato delle merci o il miglioramento dei servizi su rotte esistenti, da porti situati in Italia, che collegano porti situati in Italia o negli Stati membri dell'Unione europea o dello Spazio economico europeo;
la legge di bilancio 2020 ha autorizzato la spesa di 20 milioni di euro per l'anno 2021 e la legge di bilancio 2021 ha provveduto ad un ulteriore rifinanziamento con l'attribuzione di ulteriori 25 milioni di euro per l'anno 2021, di 19,5 milioni di euro per l'anno 2022 e di 21,5 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2023 al 2026;
il decreto-legge n. 34 del 2020 ha poi previsto risorse per l'anno 2020 per finanziare il «marebonus», per 30 milioni di euro;
l'individuazione dei beneficiari, la commisurazione degli aiuti, le modalità e le procedure per l'attuazione degli interventi attinenti al «marebonus» sono state disciplinate dal decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti n. 176 del 2017 che, in particolare, ha previsto a carico delle imprese beneficiarie l'obbligo di destinare annualmente a favore delle imprese clienti parte dei contributi ricevuti (in misura non inferiore al 70 per cento in favore delle imprese clienti che abbiano effettuato almeno centocinquanta imbarchi di unità di trasporto ammesse al contributo, mentre per i servizi eserciti in convenzione con una pubblica amministrazione i contributi devono interamente essere riversati a beneficio della clientela;
dal quotidiano Milano Finanza di gennaio 2021 si apprende che F.i.a.p. ha lanciato l'allarme sul «marebonus», in quanto gli autotrasportatori rischiano di non vedersi riconoscere i contributi per gli anni 2019 e 2020 a causa delle vicende finanziarie riguardanti la Tirrenia Cin. Emerge inoltre il timore che «i contributi versati dal Mit vengano subito aggrediti dai creditori privilegiati e che quindi non possano essere riconosciuti (o solo in parte) a chi ha imbarcato i semirimorchi confidando nell'incentivo» –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti rappresentati, quali iniziative intenda intraprendere per garantire una corretta utilizzazione dei contributi e se non ritenga opportuno valutare la possibilità di adottare iniziative per prevedere un meccanismo di erogazione diretta degli stessi alle imprese che optano per l'intermodalità.
(5-05885)
Interrogazione a risposta in Commissione:
COSTANZO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:
in una lettera del 18 marzo 2021 indirizzata al Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili dalle segreterie regionali Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti, Sia-Cisal e Ugl, si denuncia come Ativa, società concessionaria dell'Anas per l'esercizio del tratto dell'autostrada A5 da Torino a Quincinetto e la A55 tangenziale di Torino, abbia deciso unilateralmente di riorganizzare l'ufficio Sala radio riducendo di fatto, in alcuni periodi dell'anno e in occasione di malattie e ferie, il numero degli operatori a presidio del sistema di sicurezza che la Sala radio/Centrale operativa dovrebbe garantire h24 per 365 giorni anno;
Ativa risulta essere – in regime di prorogatio dato che la concessione è scaduta ad agosto – la società concessionaria che gestisce oltre 200 chilometri dell'autostrada che attraversa un'ampia porzione di territorio piemontese e che vede un flusso di traffico molto rilevante;
le rappresentanze sindacali Rsu-Rls in occasione di diversi incontri con l'azienda hanno chiesto di ripensare la scelta organizzativa, argomentando ampiamente le motivazioni di contrarietà e spiegando che le attività di assistenza alle colonnine Sos, videosorveglianza e relative procedure di chiusura di barriere caselli e svincoli in caso di veicolo contromano, allarme incendio in galleria, soccorso meccanico ai veicoli in panne, assistenza al personale dipendente di viabilità e di esazione, costante collegamento con Coa di Polstrada e 118 per i soccorsi sanitari o di pubblica sicurezza, apertura e chiusura cantierizzazione, necessitano indispensabilmente di monitoraggio h24;
in conseguenza delle scelte riorganizzative di Ativa, il presidio h24 verrebbe meno in tutti i turni notturni nei periodi estivi dell'anno;
come riportato da Repubblica in data 20 marzo 2021, i sindacati più volte hanno evidenziato che «per l'operatore svolgere l'attività in solitudine ci sono alcuni periodi di tempo nelle otto ore del turno in cui la centrale operativa è completamente inutilizzata o inutilizzabile in quanto non presidiata. In un turno di otto ore ogni lavoratore necessita di pause fisiologiche non programmabili, della pausa contrattuale e dello stacco che ogni video terminalista dovrebbe utilizzare a salvaguardia della propria salute. È indispensabile avere almeno due operatori per ogni turno e 24 ore»;
il tratto autostradale in questione è la più grande arteria di traffico di Torino, nonché delle province torinesi e della regione Piemonte –:
quali iniziative di competenza intenda assumere per garantire che su tutto il tratto autostradale in questione vengano garantiti h24 i controlli operativi e di sicurezza.
(5-05867)
Interrogazioni a risposta scritta:
LEGNAIOLI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
la «Toscana aeroporti handling» è una società nata nel 2018, con sede a Firenze, dalla fusione per incorporazione di Aeroporto di Firenze s.p.a. e società aeroporto toscano Galileo Galilei, società legata alla gestione delle operazioni di terra presso gli aeroporti di Pisa e Firenze;
secondo notizie di stampa di queste ultime settimane, la società Toscana Aeroporti avrebbe ricevuto un'offerta per l'acquisto di Toscana Aeroporti Handling da parte della società Consulta spa; le organizzazioni sindacali, nonostante le rassicurazioni di Toscana Aeroporti, sono estremamente preoccupate, tanto da aver adottato in queste ultime settimane alcune iniziative a difesa dei lavoratori;
la Toscana aeroporti handling conta attualmente circa 450 impiegati inseriti nel regime previdenziale della cassa integrazione e, tenuto conto che il settore aeroportuale è bloccato da circa un anno e a fronte della grave crisi economica in corso, le preoccupazioni delle organizzazioni sindacali sono purtroppo concrete –:
se il Governo sia a conoscenza della vicenda di cui in premessa e quali iniziative intenda adottare al fine di salvaguardare i livelli occupazionali coinvolti nella cessione della società.
(4-09118)
PICCHI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:
la rete tramviaria di Firenze, sia per la parte già realizzata, che per quella in corso di realizzazione, un sistema tramviario quasi esclusivamente in sede protetta;
molti tratti ad oggi in sede protetta sarebbero in realtà idonei per un utilizzo promiscuo riservato ai mezzi di emergenza, alle forze dell'ordine, ed eventualmente ai taxi;
l'utilizzo promiscuo permetterebbe di risolvere molte situazioni critiche dovute alla non tempestività di soccorsi medici che di interventi di contrasto al crimine;
l'amministrazione comunale di Firenze non ha mai chiarito le motivazioni del non uso promiscuo di limitate tratte della rete tramviaria –:
se esistano vincoli o limitazioni poste dalla normativa nazionale per impedire l'utilizzo promiscuo dei tratti idonei o se si tratti di decisioni che possono essere adottate dalle amministrazioni comunali nella piena discrezionalità.
(4-09128)
INTERNO
Interpellanza:
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro della cultura, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
nel generale degrado che affligge la città di Roma è necessario sottolineare l'indifferenza che l'amministrazione capitolina rivolge al problema dei senza fissa dimora, conosciuti anche col nome di clochard;
secondo gli ultimi dati Istat (del 2014), sui circa 50.000 clochard presenti in Italia a quella data, poco più del 15 per cento si trovavano a Roma, cioè poco meno di 8.000. Gli stranieri, stando al citato rapporto Istat, nel 2014 rappresentavano già il 58,2 per cento del totale;
una ricerca della Caritas, («Persone senza dimora» del novembre 2018), citando dati precedenti, parla della presenza a Roma di 14.000-18.000 soggetti collocati in strutture non idonee (immobili abbandonati, accampamenti informali, roulottes, bivacchi in strada);
solo a dicembre 2020 il Campidoglio ha messo a punto un «piano freddo» che si limita agli interventi emergenziali invernali. Nel piano si prevedono 500 posti di accoglienza tramite un bando quadriennale che stanzia un investimento di complessivi 9 milioni di euro. In attesa che siano espletate le procedure della gara, il comune ha messo a disposizione 400 ricoveri in più rispetto all'accoglienza ordinaria, 800 posti in tutto. A questi si aggiungono i posti che forniscono ogni anno la Caritas e la Comunità di Sant'Egidio;
la situazione di degrado urbano è particolarmente grave nell'area di piazza San Pietro, sito Unesco che dovrebbe essere il «biglietto da visita» della città, nelle cui vicinanze sono nate anche alcune tendopoli e dove non di rado, raccontano poliziotti in servizio a Borgo Pio, si scatenano risse notturna di clochard;
nel settembre 2017 le Gendarmeria vaticana aveva allontanato dall'area del colonnato i senza fissa dimora ivi residenti, dopo che sul web era circolata la foto di un senzatetto intento a urinare proprio sotto al colonnato del Bernini, nonostante la presenza di bagni e docce fatte installare per espressa volontà di Sua Santità;
oltre che sollevare l'indignazione della rete, l'episodio aveva convinto anche l'Autorità vaticana a intervenire non per cacciare del tutto i barboni dall'area, ma almeno per poter tenere la piazza più pulita e ordinata durante la giornata. Una decisione che si era resa necessaria per restituire il decoro all'area, ma anche per ragioni di sicurezza;
tuttavia, da un anno a questa parte, la situazione si è ulteriormente aggravata, a causa della desertificazione prodotta nelle zone di San Pietro, Borgo Pio, via della Conciliazione dalla pandemia, che ha allontanato turisti e pellegrini. Gli accampamenti sono aumentati e le strade laterali trasformate in latrine. Le ripetute violazioni delle regole del decoro e ormai anche igieniche, pur riportate dalla stampa, non destano neanche più scalpore mediatico. Il reato di atti osceni è stato depenalizzato e nulla vale multare i senza fissa dimora;
a fronte delle lamentele dei residenti, le autorità competenti hanno dichiarato di «non poter far nulla». Per cui si verifica il paradosso che i circa 1.200 clochard presenti nell'area sono stati vaccinati grazie all'intervento del Vaticano, ma non dispongono di bagni a sufficienza;
il sindaco, oltre a essere organo responsabile dell'amministrazione, è anche autorità sanitaria locale. In questa veste, ai sensi dell'articolo 32 della legge n. 833 del 1978, nonché dell'articolo 117 del decreto legislativo n. 112 del 1998, nonché dell'articolo 50 del decreto legislativo 267 del 2000 può emanare ordinanze contingibili e urgenti, con efficacia estesa al territorio comunale ed è tenuto a far rispettare a livello territoriale le disposizioni sanitarie generali;
oltre a ciò, Roma dispone di un regolamento sul decoro urbano che impedisce di sedersi sui gradini a piazza di Spagna per mangiare un gelato, ma che è regolarmente disatteso in relazione alla situazione sopra esposta. Fatto ancora più grave in area Unesco;
l'inerzia della amministrazione comunale si traduce in un danno materiale e morale per i residenti, in una diminuzione della redditività e del valore delle attività economiche dell'area e in un rischio per la generale incolumità. In una spirale perversa, il degrado induce ulteriore desertificazione e questa, ulteriore degrado –:
se i Ministri interpellati non ritengano opportuno adottare iniziative, per quanto di competenza, previo accertamento dei fatti, in relazione al mancato intervento sulle violazioni delle prescrizioni igienico sanitarie, come sopra evidenziato, nonché delle regole a tutela dei siti Unesco, considerato che la situazione segnalata in premessa comporta una lesione di interessi generali, quale la salute pubblica, la civile convivenza, il decoro urbano, il paesaggio urbano storico, la tutela dell'immagine e dell'identità storico-architettonica della città.
(2-01201) «Spena, Giacomoni, Squeri, Calabria».
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
I Commissione:
IEZZI, MORRONE, BORDONALI, DI MURO, FOGLIANI, INVERNIZZI, RAVETTO, STEFANI, TONELLI e ZIELLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
con l'approssimarsi della stagione estiva e le progressive aperture che sembrano ormai confermate dal miglioramento della situazione epidemiologica, anche quest'anno si ripropone la questione del rafforzamento dei presidi di Polizia nelle località di mare;
questo vale, in particolare, per la riviera romagnola dove, nel periodo stagionale, il territorio arriva quasi a decuplicare i propri residenti;
sorprendentemente e, a parere degli interroganti, inavvedutamente, l'anno scorso il Ministero dell'interno decideva di non inviare i tradizionali rinforzi estivi in molti comuni della Riviera;
nel mese di luglio 2020, con atti di sindacato ispettivo nn. 4-06187 e 4-06219 (a cui peraltro non è mai stata data risposta), si sottolineavano le preoccupazioni sollevate dalla società civile e dalle associazioni di categoria così come i problemi che tale decisione ha concretamente comportato in termini di mancata prevenzione e repressione dei reati che, immancabilmente, si sono verificati;
a Cesenatico, ad esempio, che è tra le aree più sensibili, l'anno scorso si sono verificate in pieno centro, risse e persino un accoltellamento;
in vista della riapertura estiva in Riviera, un altro luogo strategico è l'aeroporto di Forlì che sconta un'endemica carenza di organico, tanto più allarmante in vista dell'incremento dei voli internazionali in partenza e in arrivo;
anche questo problema era stato rilevato con atto di sindacato ispettivo n. 4-07370, che parimenti è rimasto senza risposta;
è indispensabile quest'anno, anche in vista del definitivo superamento della crisi pandemica, evitare di compiere il medesimo passo falso dell'anno scorso e garantire l'apertura del presidio estivo di polizia in tutte le località marittime della riviera romagnola tra cui Rimini, Ravenna e Cesenatico, e un rafforzamento dei controlli nell'aeroporto servente di Forlì –:
se e quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per assicurare il rinforzo dei presidi di polizia, in particolare quello di Cesenatico e dell'aeroporto di Forlì, al fine di garantire l'ordine pubblico e la sicurezza in vista dell'apertura della stagione estiva.
(5-05869)
PRISCO, DEIDDA e DONZELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
recentemente è stato pubblicato il bando per la copertura di 1.141 posti per viceispettore del ruolo degli ispettori della Polizia di Stato;
la partecipazione al concorso è consentita, come da bando pubblicato, al personale della Polizia di Stato che espleta funzioni di polizia, con un'anzianità di servizio non inferiore ai 5 anni e in possesso di diploma scuola superiore, che non ha riportato sanzioni o deportazioni e non ha riportato il giudizio inferiore a buono;
all'articolo 9 del suddetto bando vengono indicate categorie dei titoli di servizio ammessi a valutazione, ed il punteggio massimo attributo a ciascuna di esse è stato stabilito come segue:
a) anzianità di servizio: 11 punti;
b) anzianità complessiva nel ruolo di sovrintendenti, fino a 13 punti;
c) anzianità nella qualifica di sovrintendente capo, fino a 11 punti;
d) reparti informativi e giudizi complessivi del biennio anteriore (5 punti);
nel suddetto bando, nelle premesse, si riporta come fonte il decreto dello stesso dipartimento della sicurezza del Ministero dell'interno del 20 settembre 2017, recante «Modalità attuative per l'accesso alla qualifica iniziale del ruolo degli ispettori della polizia mediante concorsi interni...»;
nell'articolo 7 del decreto le categorie dei titoli ammessi ed il punteggio massimo attributo è stabilito come segue: titoli di servizio, sino a 50 punti; anzianità di servizio, sino a 8 punti; anzianità complessiva nel ruolo di sovrintendenti, fino a 10 punti; anzianità nella qualifica di sovrintendente capo, fino a 11 punti;
proseguendo nell'analisi dell'articolo 7 si arriva alla lettera B «Titoli di cultura» che prevedono fino a 8 punti massimo, al diploma superiore che dà 2 punti, al diploma di laurea 3 punti, alla laurea magistrale 4 punti;
è stata più volte reiterata l'opportunità di ricorrere a un punteggio premiante, grazie ai «Titoli di studio e di cultura», nei concorsi per ispettori della Polizia di Stato con i decreti del 26 marzo e del 29 aprile 2020;
è singolare come nell'ultimo bando per 1.141 viceispettori della Polizia di Stato non sia previsto alcun tipo di punteggio per il possesso di uno o più titoli di studio, in aperta contraddizione con quanto il dipartimento ha stabilito –:
se il Ministro, per quanto di competenza, sia a conoscenza di quanto esposto e quali siano le ragioni delle modificazioni apportate ai criteri selettivi elencati in premessa.
(5-05870)
ALEMANNO e BALDINO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
le elezioni amministrative sono il fulcro di un Paese fondato sulla democrazia e rappresentano un momento importante per le comunità che sono chiamate a scegliere chi rappresenterà gli interessi della comunità;
il quotidiano La Repubblica, in un articolo riporta alcuni fatti gravi in merito a quattro candidati al consiglio comunale di Nardò che avrebbero sporto querela presso la procura della Repubblica di Lecce, perché non avrebbero riconosciuto come proprie le firme apposte sui moduli per la sottoscrizione della dichiarazione di accettazione della candidatura alla carica di consigliere comunale;
i cittadini in questione appartengono all'associazione «Riprendiamoci Nardò»;
l'articolo su citato, pubblicato il 4 marzo 2021 a firma di Biagio Valerio, riporta che le firme in questione sarebbero relative al rinnovo del consiglio comunale di Nardò del 2016;
«Va detto» spiega l'articolo «per completezza di informazione, che in precedenza i quattro avevano firmato si l'accettazione ma su un modulo non conforme alla normativa. Successivamente qualcuno si sarebbe preso la briga di apporre le loro firme su nuovi moduli, per poi farle autenticare»;
i moduli con le firme, stando anche a quanto riportato dalla stampa, sarebbero stati regolarmente autenticati dall'allora consigliere uscente Giuseppe Mellone, sindaco in carica e oggi candidato nuovamente alla medesima carica nella città di Nardò;
di qui l'atto di denuncia e querela nei confronti di chi ha apposto le firme apocrife e di chi le ha autenticate falsamente, depositato il 4 febbraio 2021 –:
quali iniziative di competenza il Ministro interrogato ritenga di adottare per contribuire a fare chiarezza sulla vicenda, coinvolgendo ove necessario il prefetto, nonché quali iniziative, anche normative, intenda adottare per evitare che simili accadimenti pregiudichino il corretto svolgimento della vita democratica delle istituzioni.
(5-05871)
GEBHARD e SILLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
il 17 agosto 2020, da Malpensa, sono partiti per la Cina tre minori, di 9, 13 e 15 anni, accompagnati dai nonni patemi senza l'autorizzazione della madre;
la mamma, Xu.S., nata in Cina e attualmente domiciliata presso la ditta del marito, a Prato, il 20 agosto 2020 si è recata presso gli uffici della questura di Prato per denunciare l'accaduto;
la signora Xu ha, tra l'altro dichiarato, di essere in fase di separazione dal marito e che sui bambini decidevano di comune accordo;
durante la prima fase della pandemia da Coronavirus, con il consenso della mamma, i tre bambini sono rimasti a casa del padre;
dall'inizio del mese di luglio la signora constatava sempre più problemi nel comunicare con i propri figli e, pertanto, preoccupata ha chiesto ad un legale di inviare una raccomandata, intimando al padre di non portare fuori dall'Italia i figli senza un'espressa preventiva autorizzazione;
il 20 agosto 2020 la mamma, nell'apprendere che i suoceri erano rientrati in Cina con i nipoti, tutti minori, ha presentato una denuncia/querela per sottrazione di minori, resa oralmente presso gli uffici preposti della questura di Prato;
la questione è stata già segnalata al Governo con l'interrogazione a risposta scritta n. 4-07849 del deputato Silli, a cui tuttavia fino ad oggi non è stata data risposta;
la gravità della problematica esposta merita un tempestivo riscontro da parte del Governo in sede istituzionale, al fine di acquisire ogni informazione utile circa dove e con chi si trovino attualmente i minori citati, le loro condizioni attuali e, soprattutto, al fine di pervenire ad una soluzione della problematica descritta –:
di quali informazioni il Ministro interrogato disponga su tale vicenda e quali iniziative urgenti intenda adottare, per quanto di competenza, al fine di chiarire le ragioni per le quali i predetti minori abbiano potuto varcare, senza autorizzazione dei genitori, la frontiera a Malpensa senza alcun controllo da parte delle autorità di polizia preposte.
(5-05872)
POLLASTRINI, CARNEVALI e FIANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
il decreto-legge n. 34 del 2020 ha introdotto una disposizione volta a favorire l'emersione di rapporti di lavoro irregolari, a favore dei lavoratori stranieri impiegati nei settori dell'agricoltura, della cura della persona e del lavoro domestico;
in base alle disposizioni introdotte, le domande potevano essere presentate dal 1° giugno al 15 agosto 2020, previo pagamento a carico del datore di lavoro di un contributo forfettario pari a 500 euro, nel caso di dichiarazione di sussistenza di un rapporto di lavoro irregolare, cui andavano aggiunte le ulteriori somme dovute dal datore di lavoro a titolo retributivo, contributivo e fiscale;
tuttavia, trascorsi quasi 9 mesi dalla scadenza del termine per la presentazione delle domande, con il versamento dei relativi importi, la regolarizzazione straordinaria prevista dal decreto-legge Rilancio nel 2020 rischia di fallire e di trasformarsi in un'occasione persa in termini di sicurezza sociale e sanitaria e di legalità per il Paese;
dai dati raccolti, infatti, dal Ministero dell'interno, dalle prefetture e dalle questure, nonché in base alle numerose segnalazioni di criticità provenienti da parte di associazioni, patronati e operatori in tutto il Paese, sembrerebbe che solo il 5 per cento delle 207.000 domande presentate sia giunto nella fase finale della procedura, mentre in almeno una quarantina di prefetture sembrerebbe che non sarebbero state avviate neppure le convocazioni di datore di lavoro e lavoratore, necessarie in base alla procedura prevista, per la firma del contratto; tali pratiche sarebbero ancora nella fase iniziale di istruttoria;
il quadro descritto appare estremamente preoccupante, delineando una sorta di limbo giuridico per almeno 200.000 persone ancora in attesa di sapere se la propria domanda andrà a buon fine, e nel frattempo impossibilitate ad accedere pienamente ai servizi, prestazioni sociali, tutele e diritti previsti per chi lavora nel nostro Paese; con gravi ripercussioni anche sotto il profilo della salute pubblica, non potendo tali persone rientrare a pieno nella campagna vaccinale pur svolgendo spesso un lavoro di assistenza e cura verso persone anziane e fragili –:
quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda adottare, per quanto di competenza, per velocizzare l'iter delle domande presentate, anche prevedendo la possibilità di concludere la procedura per via telematica, e se, nelle more della conclusione dei procedimenti in atto, non ritenga opportuna l'adozione di circolari volte a chiarire che, sino alla conclusione della procedura, i cittadini stranieri regolarizzandi godano di tutti i diritti connessi allo status di lavoratore regolare.
(5-05873)
Interrogazioni a risposta scritta:
TONELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
l'ufficio territoriale di polizia a Imola è un commissariato distaccato della questura di Bologna; il comune di Imola comprende circa 70.000 abitanti e nel comprensorio, composto da altri 7 comuni, gli abitanti arrivano complessivamente oltre i 130.000, distribuiti in un'area di 450 chilometri quadrati;
in realtà similari, ma anche minori, questi numeri hanno dato vita a province e questure, come ad esempio Matera, Isernia, Campobasso, Ascoli Piceno;
di fatto il commissariato di Imola, con solamente 57 operatori, deve garantire all'utenza e al territorio tutte le funzioni essendovi presenti, come in una questura tutti gli uffici amministrativi: passaporti, armi, immigrazione, che operano autonomamente;
oltre a quanto sopra, la struttura imolese comprende anche tutti gli uffici investigativi, di controllo del territorio e gestionali;
a fronte delle numerose funzioni svolte, dell'estensione del territorio nonché del numero degli abitanti nell'area, è di tutta evidenza che il commissariato di Imola si trovi sotto organico;
in passato, in occasione di alcune revisioni degli uffici di polizia era stato previsto un possibile incremento di organico pari a 80 operatori; «successivamente», con la riorganizzazione degli uffici periferici tale cifra era stata ridotta a 65, numeri comunque esigui rispetto alle necessità del territorio imolese;
allo stato attuale, risulta che non siano previste implementazioni di personale direttamente per il commissariato di Imola;
stando alle modalità fino ad ora operative sarebbe una impossibilità formale ad inviare il personale nella città di Imola, in quanto il questore di Bologna, in mancanza di istanze di trasferimento, potrebbe inviare d'imperio ulteriori agenti elargendo agli stessi una indennità con un aggravio di spesa per l'amministrazione;
l'assegnazione direttamente dal corso di formazione, oltre ad un certo incremento di personale nel commissariato, non prevede la predetta indennità –:
se non si ritenga opportuno, anche alla luce delle considerazioni svolte in premessa, incrementare l'organico, attraverso l'assegnazione diretta del commissariato di polizia di Imola.
(4-09120)
TONELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
si ha notizia che il 4 marzo 2021 presso il Viminale si è tenuto un incontro del Centro di coordinamento delle attività di monitoraggio, analisi e scambio permanente e di informazioni sul fenomeno degli atti intimidatori nei confronti dei giornalisti;
la riunione sarebbe stata convocata in videoconferenza dal Ministro interrogato per fare il punto della situazione, anche a seguito delle minacce ai giornalisti de «Il Tirreno» e dell'intensificarsi di questo gravissimo fenomeno;
secondo quanto reso noto nel 2020, gli atti intimidatori nei confronti dei giornalisti sono stati 163, l'87 per cento in più rispetto al 2019 (87 casi), con in crescita la percentuale delle intimidazioni pervenute via web (il 44 per cento del totale);
anche nel 2021 numerosi sono i giornalisti minacciati e insultati dagli estremisti, senza alcuna differenza di orientamento politico, e spesso gli attacchi, nonostante le querele presentate dagli interessati, continuano fino a concretizzarsi in vere e proprie azioni persecutorie;
si tratta di una gravissima emergenza «trasversale», che colpisce i giornalisti a prescindere dalla testata o dalle posizioni assunte, tanto da trasformarsi in vere e proprie campagne di odio come denunciato più recentemente, tramite Facebook, anche dalla giornalista Chiara Giannini, inviata de «Il Giornale», verso la quale sono state adottate addirittura misure di protezione personale per le minacce ricevute e verificate dalle forze dell'ordine;
quanto sta accadendo è, pertanto, di assoluta gravità, lesivo non solo del diritto di stampa e di quello di espressione, come costituzionalmente garantiti, ma anche della professionalità e delle libertà individuali dei singoli giornalisti oggetto di questi vergognosi attacchi –:
quali iniziative specifiche abbia già assunto o intenda assumere al fine di contrastare il preoccupante e sempre più diffuso fenomeno delle minacce e intimidazioni rivolte ai giornalisti e cronisti.
(4-09121)
ISTRUZIONE
Interrogazioni a risposta scritta:
VILLANI, NAPPI, DEL SESTO, MANZO, GRIPPA, BARBUTO e MARTINCIGLIO. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
in questo momento di grave crisi pandemica, che ha colpito duramente il mondo della scuola, il direttore dei servizi generali e amministrativi (Dsga), vertice contabile-amministrativo delle istituzioni scolastiche, ha assunto un importante ed evidente ruolo nella gestione della crisi epidemiologica a livello scolastico;
ciononostante, vi sono una serie di gravi criticità che riguardano questo profilo professionale;
tra questi vi è l'annosa questione della corresponsione ai Dsga occupati in due scuole dell'indennità mensile prevista dalla legge e dai Contratti collettivi nazionali di lavoro;
in particolare, l'articolo 19, comma 5-bis, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, così come modificato dalla legge 12 novembre 2011, n. 183, prevedeva che, a decorrere dall'anno scolastico 2012-2013, non può essere assegnato in via esclusiva un Dsga ma assegnato in comune con altre istituzioni scolastiche; a tale personale è riconosciuta, a seguito di specifica sessione negoziale, una indennità mensile avente carattere di spesa fissa, entro il limite massimo del 10 per cento dei risparmi recati dal predetto comma;
il Ministero dell'economia e delle finanze NoiPA solo nel luglio 2020, con nota n. 212 del 13 luglio 2020, ha reso noto che dalla rata stipendiale di agosto 2020 le ragionerie avrebbero segnalato sul sistema NoiPA l'indennità di reggenza per i Dsga tramite l'assegno tabellare 746/001 «REGG. DSGA DL 98/2011 ART.19 C.5 BIS» con un importo mensile di euro 214,00, per gli anni scolastici dal 2014/2015 al 2018/2019;
nonostante la presenza di risorse, dovute ai risparmi conseguiti grazie alla non assegnazione di Dsga nelle istituzioni scolastiche sottodimensionate, e nonostante l'esiguità dei beneficiari, non sono ancora esigibili le indennità relativamente all'anno scolastico 2019/2020 (368 interessati) e al corrente anno scolastico 2020/2021 (398 interessati);
in merito a questa criticità, il Ministero dell'istruzione è stato già condannato, insieme al Ministero dell'economia e delle finanze dai Tribunali di Milano, Roma e Napoli, anche con soccombenza per le spese legali –:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda intraprendere al fine di garantire la corretta erogazione dell'indennità di cui all'articolo 19, comma 5-bis, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98.
(4-09124)
FRASSINETTI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:
il comune di Atri, in Abruzzo, è sede di un polo scolastico superiore costituito da due istituti che vantano una antichissima tradizione sia per l'indirizzo liceale, che per quello tecnico professionale. L'amministrazione comunale, a sostegno dell'attività scolastica superiore nell'ultimo decennio, ha investito importanti risorse economiche, elargendo svariate centinaia di borse di studio, ha favorito attività teatrali per allievi e promosso attività aggiuntive, con la costituzione della scuola civica «Claudio Acquaviva», finalizzata a sostenere e promuovere gli alunni maggiormente meritevoli e a valorizzarne i talenti. In particolare, per gli allievi del liceo scientifico dello sport, il comune di Atri collabora attraverso l'«ufficio Europa» alla presentazione di progetti europei quali «Sport ed inclusione» ed «Erasmus scuole» e sostiene il diritto allo studio con la fornitura del servizio di trasporto scolastico alle strutture sportive per gli studenti iscritti a tale indirizzo;
per favorire la qualità formativa per il Liceo dello sport il comune ha messo a disposizione il centro sportivo integrato costituito da un campo di calcio regolamentare in erba sintetica omologato dalla Figc, un palazzetto dello sport a norma Fip, due campi da calcio a 5, in erba sintetica, due campi da tennis, una palestra polivalente e l'unico campo da baseball regolamentare dell'Abruzzo e ha partecipato, con la provincia di Teramo, alla ristrutturazione e riqualificazione dell'attuale plesso ubicato nello storico palazzo Cardinale-Cicada;
l'importanza del polo scolastico superiore è testimoniato dall'afflusso extracomunale di circa millecinquecento alunni provenienti da più di quindici comuni sia della provincia di Teramo, che di quella limitrofa di Pescara. Alla scadenza delle iscrizioni, 46 allievi avevano formalizzato regolare iscrizione al liceo scientifico dello sport dell'istituto d'istruzione superiore Adone Zoli; in seguito a ciò la dirigente scolastica formalizzava richiesta di numero 2 classi prime in organico di diritto per «l'anno scolastico 2021/2022, in data 9 aprile»; la responsabile dell'ufficio scolastico provinciale di Teramo, comunicava alla dirigente scolastica che per il Liceo scientifico dello sport veniva autorizzata una sola classe prima «in ottemperanza» alla nota ministeriale 20651 del 12 novembre 2020 (circolare iscrizione 2021/2022) invitando la stessa dirigente ad indirizzare gli alunni in esubero verso altri istituti scolastici;
a norma del decreto del Presidente della Repubblica n. 52 del 5 marzo 2013, articolo 3, comma 6, in un istituto, «eventuali sezioni aggiuntive di liceo sportivo possono essere istituite qualora le risorse di organico annualmente assegnate lo consentano e sempreché ciò non determini la creazione di situazione di esubero di personale»:
le risorse di organico assegnate consentono la creazione di una seconda classe prima;
l'istituzione della seconda classe prima non crea situazione di esubero di personale in nessuna classe di concorso;
nel 2020 sono state autorizzate, in ben 62 licei scientifici dello sport italiani, attivazioni di classi aggiuntive;
per l'anno in corso sono stati autorizzati, a mero titolo esemplificativo, a quanto risulta all'interrogante solo 8 sezioni di liceo sportivo nella regione Abruzzo e ben 11 sezioni nella provincia di Reggio Calabria, 10 sezioni nella provincia di Cosenza, 5 sezioni in quella di Frosinone, 8 sezioni in quella di Livorno, 7 sezioni in quella di Lucca, 3 in provincia di Siena, 6 in provincia di Sassari e altro;
la disposizione dell'Usp non garantisce per l'interrogante, il fondamentale diritto alla scelta dell'indirizzo di studi a circa venti ragazzi nell'età dell'obbligo che saranno costretti a cambiare indirizzo di studi –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della sopracitata situazione, quali iniziative intenda porre in atto per garantire il diritto alla scelta dell'indirizzo di studio e in forma più generale il diritto allo studio in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale.
(4-09127)
GIULIODORI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:
il 25 aprile di ogni anno si celebra la Liberazione dell'Italia dal nazifascismo avvenuta nel 1945;
il 25 aprile 1945 è la giornata in cui il Comitato di liberazione nazionale proclamò l'insurrezione generale contro i nazifascisti che occupavano i territori del nord del Paese, assumendo il potere in nome del popolo italiano e decretando la condanna a morte dei gerarchi fascisti;
il 25 aprile è stato scelto come data simbolica, in seguito agli eventi di Milano in cui le forze partigiane costrinsero alla resa i fascisti della Repubblica sociale italiana e gli occupanti nazisti, decretando la fine della Repubblica di Salò;
su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri del Governo italiano provvisorio, Alcide De Gasperi, il Re Umberto II, luogotenente del Regno d'Italia, il 22 aprile 1946 emanò un decreto legislativo luogotenenziale stabilendo che: «a celebrazione della totale liberazione del territorio italiano, il 25 aprile 1946 è dichiarato festa nazionale»;
con la legge del 27 maggio del 1949, n. 260, recante «Disposizioni in materia di ricorrenze festive», all'articolo 2, la stessa è stata istituzionalizzata in maniera stabile come festa nazionale, nello specifico come «anniversario della liberazione»;
il direttore generale dell'Ufficio regionale scolastico Marco Ugo Filisetti ha inviato una lettera, datata 21 aprile 2021, agli studenti delle scuole marchigiane in occasione del 25 aprile, in cui ha parlato del 25 aprile come «data scelta per festeggiare la fine della seconda guerra mondiale in Italia» e di «un'Italia che si è fronteggiata per le rispettive ragioni e i rispettivi sogni», dando una versione dei fatti a dir poco scandalosa, che ha destato scalpore nell'opinione pubblica non solo marchigiana ma in tutto il Paese;
l'aspetto più grave è che un simile messaggio sia stato lanciato non da un esponente politico ma da un dipendente pubblico, che dovrebbe essere imparziale e super partes, per di più un alto dirigente del mondo della scuola, dove si dovrebbe insegnare ai ragazzi la storia e dove è importante non mandare messaggi fuorvianti e faziosi sulla storia del nostro Paese;
il dottor Filisetti non è nuovo a dichiarazioni discutibili;
come si è appreso a mezzo stampa, il Ministro dell'istruzione è a conoscenza di quanto accaduto e ha annunciato pubblicamente che avrebbe chiesto chiarimenti all'ufficio regionale scolastico –:
se e quali iniziative di competenza abbia intenzione di adottare il Ministro interrogato per condannare l'accaduto e per stigmatizzare il comportamento del dottor Filisetti, nonché per chiarire che il Ministero dell'istruzione non si riconosce nelle dichiarazioni di cui in premessa.
(4-09130)
LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interrogazione a risposta scritta:
ASCARI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
con lettera del 31 marzo 2021 il sindacato intercategoriale Cobas ha inviato ai Ministri interrogati una richiesta per una convocazione urgente di un tavolo di concertazione con le parti interessate riguardo alla Vertenza nazionale Fedex-TNT, a seguito dell'incontro svoltosi nella giornata del 30 marzo 2021 nella sede prefettizia di Piacenza, in cui si è palesata la manifesta volontà della multinazionale Fedex-TNT di procedere alla chiusura immediata del sito di Piacenza che comporterà un grave impatto in termini occupazionali per circa 300 lavoratori ivi addetti che verranno licenziati;
tutto ciò nonostante, in data 8 febbraio 2021, sempre presso la prefettura di Piacenza, a seguito dello stato di agitazione proclamato dallo stesso Sindacato, fosse stato siglato un verbale nel quale il rappresentante legale di Fedex dichiarava testualmente che «il piano industriale presentato il 19 gennaio 2021 dal gruppo Fedex per l'Italia non prevede alcun impatto sul personale addetto alle attività di handling e di pickup-delivery anche compreso quindi il sito di Piacenza»;
alla luce di ciò, appare del tutto evidente che le preoccupazioni manifestate dal Sindacato e dai lavoratori Fedex di Piacenza, e sfociate nelle agitazioni sindacali sul suddetto sito tra fine gennaio e inizio febbraio 2021 – a seguito del comunicato dell'azienda per cui quell'hub non potesse più svolgere un ruolo centrale nelle attività distributive – fossero pienamente fondate;
occorre evidenziare che secondo quanto ricostruito da ilfattoquotidiano.it con articolo del 31 marzo 2021 il gruppo aziendale avrebbe iniziato a spostare le merci in altri magazzini proprio nei giorni degli arresti dei sindacalisti che hanno organizzato la manifestazioni per ottenere garanzie occupazionali e tutele anche per i lavoratori in subappalto;
la notizia della chiusura immediata arriva proprio nel momento in cui sindacati del settore logistica e del trasporto merci hanno proclamato lo sciopero nazionale per il rinnovo del contratto di lavoro, che fa seguito a quello dell'intera filiera di Amazon della scorsa settimana;
secondo quanto riportato dall'articolo di giornale sopra citato, il sindacato avrebbe bollato la decisione della TNT-FedEx come una «chiusura inaccettabile» non dettata da ragioni economiche ma solo dalla volontà di eliminare la manodopera più sindacalizzata dei propri magazzini;
è da oltre un anno che è emersa la preoccupazione per la situazione occupazionale del sito emiliano e in generale per il piano di ristrutturazione continentale annunciato dalla multinazionale;
durante la pandemia questi lavoratori non hanno mai interrotto, nemmeno per un solo un giorno, le attività lavorative dentro i magazzini o quelle di corrieri e trasportatori, considerati fra le attività essenziali da non chiudere mai per evitare il collasso del sistema distributivo d'Italia, anche con riferimento alla distribuzione delle merci sanitarie essenziale durante l'emergenza da COVID-19 –:
se i Ministri interrogati, nell'ambito delle proprie competenze, siano a conoscenza dei fatti sopra esposti e se ritengano opportuno convocare, al più presto, le parti interessate, ossia i rappresentanti sindacali dei lavoratori e i rappresentanti dell'azienda per l'apertura di un tavolo di concertazione, per addivenire alla risoluzione delle problematiche sopra esposte e della crisi aziendale nonché al fine di evitare la chiusura definitiva dello stabilimento di Piacenza e il licenziamento di tanti lavoratori e lavoratrici che non possono perdere il posto di lavoro, soprattutto in un momento di grave crisi come quello che sta vivendo il nostro Paese a causa della pandemia.
(4-09113)
PARI OPPORTUNITÀ E FAMIGLIA
Interrogazione a risposta scritta:
VARCHI e LUCASELLI. — Al Ministro per le pari opportunità e la famiglia, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
l'agenzia Onu per l'uguaglianza di genere ha definito l'esplosione di violenza di genere registrata nel 2020 una «Pandemia ombra»: i numeri rivelano violenza domestica, abusi fisici e psicologici, situazioni di pericolo alimentati da convivenze forzate e isolamento dalle comunità;
in Italia, i dati Eures parlano di un'emergenza nell'emergenza: nel 2020 sono state uccise 91 donne, quasi una ogni tre giorni; tra marzo e giugno le richieste di aiuto al numero antiviolenza e stalking sono più che raddoppiate rispetto allo stesso periodo 2019, mentre il personale è diminuito;
nonostante ciò, a dicembre 2020 scaduto il «Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne», il documento che illustra e coordina tutte le politiche nazionali di prevenzione e contrasto alla violenza di genere e, ad oggi, non vi è traccia tangibile di un testo sostitutivo;
la pandemia, però, ha esasperato problemi già esistenti, come emerge dal rapporto di ActionAid «Tra retorica e realtà. Dati e proposte sul sistema antiviolenza in Italia», che ha messo in evidenza i molti deficit strutturali del sistema antiviolenza italiano, come quelli che riguardano l'allocazione e la gestione di fondi e il coordinamento tra gli attori coinvolti;
secondo l'ultima rilevazione Istat, i centri antiviolenza (Cav) al 2018 erano 302, 0,05 ogni 10.000 abitanti, con rarefazioni al Sud Italia e nelle isole; ma ancora più grave, non tutti i Cav rispetterebbero i criteri della Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta alla violenza di genere, secondo i quali bisogna garantire alle donne un percorso completo, dall'accoglienza telefonica all'autonomia, all'inserimento lavorativo, tenendo conto delle esigenze specifiche di ciascuna;
nel 2019 ActionAid ha indagato sullo stato di erogazione dei fondi ai Cav, denunciando una situazione allarmante: parte dei fondi provengono dallo Stato, ma la quota più rilevante viene gestita dalle regioni, che hanno procedure diverse fra loro e a fine 2020 le regioni non avevano finito di erogare i fondi previsti nel biennio 2015-2016, a eccezione di Emilia-Romagna, Friuli Venezia-Giulia, Marche e Molise;
diversi sono stati i decreti di attuazione approvati per accelerare le procedure, l'ultimo il 2 aprile 2020, ma a sei mesi di distanza, solo Abruzzo, Friuli Venezia-Giulia, Lombardia, Molise e Veneto avevano sbloccato i fondi;
nel frattempo, i centri antiviolenza sono sempre più in difficoltà, non solo per la riorganizzazione che si è resa necessaria con la pandemia, ma anche perché in alcune zone d'Italia i gravi ritardi dei fondi hanno comportato la diminuzione del personale, in larga parte volontario, e la sospensione di alcuni servizi, come nel caso Catia Doriana Bellini di Perugia, che ad aprile ha dovuto interrompere l'accoglienza per mancanza di fondi;
secondo Grevio, il gruppo di esperte sulla violenza contro le donne del Consiglio d'Europa, che monitora l'applicazione della Convenzione di Istanbul, «La causa dell'uguaglianza di genere incontra ancora resistenze nel Paese» e, in particolare, «le autorità nazionali dovrebbero in priorità stanziare finanziamenti adeguati ed elaborare soluzioni che permettano di fornire una risposta coordinata e interistituzionale alla violenza»;
l'emergenza femminicidi in Italia non si è mai conclusa, probabilmente perché non si tratta di un'emergenza, ma di un problema sistemico che ha bisogno di soluzioni altrettanto sistemiche –:
quali immediate iniziative di competenza il Governo intenda assumere per adottare un nuovo Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne, che applichi in toto la Convenzione di Istanbul e in grado di rendere il sistema antiviolenza italiano più efficace, anche attraverso procedure più snelle di assegnazione delle risorse, investimenti efficaci nella prevenzione e fondi destinati all'autonomia economica delle donne vittima di violenza.
(4-09114)
POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI
Interrogazione a risposta scritta:
VIVIANI, POTENTI, LOLINI, BILLI, LEGNAIOLI, CARRARA, ZIELLO e PICCHI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
il 12 aprile 2021 è stato eseguito dai militari del Comando carabinieri per la tutela agroalimentare un decreto di perquisizione e sequestro presso lo stabilimento produttivo ed il deposito della Italian Food Spa – Gruppo Petti, operante nel settore conserviero e della trasformazione agroalimentare che si trovano nelle frazioni di Venturina Terme e Campo alla Croce di Campiglia Marittima, in provincia di Livorno;
i militari, intervenendo nell'ambito della cosiddetta «Operazione Scarlatto» che ha portato alla denuncia di sei persone con l'accusa di frode in commercio, hanno sequestrato 4.477 tonnellate di pomodoro, principalmente confezioni di conserve con etichettatura riportante «pomodoro 100 per cento italiano» e/o «pomodoro 100 per cento toscano», destinate alla commercializzazione;
«il prodotto – ha scritto in una nota il Comando dei carabinieri per la tutela agroalimentare – veniva realizzato utilizzando rilevanti percentuali di pomodoro concentrato estero (extra-UE) miscelato a dosati quantitativi di semilavorati di pomodoro italiano»;
il blitz è stato effettuato nell'ambito di indagini che hanno visto la procura di Livorno concentrarsi sui sistemi di etichettatura del prodotto, con pomodori provenienti da Paesi non europei ma commercializzati come italiani o toscani al 100 per cento –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti;
quali iniziative intenda intraprendere per rafforzare la tutela di prodotti autenticamente made in Italy;
con quale tempistica il Governo intenda assumere le iniziative di competenza necessarie al contrasto di simili frodi dei prodotti agroalimentari, salvaguardando la filiera italiana.
(4-09116)
SALUTE
Interpellanza:
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
nel nostro Paese, con decreto ministeriale del 7 settembre 2017 recante «Disciplina dell'uso terapeutico di medicinale sottoposto a sperimentazione clinica», è stato regolamentato il cosiddetto «uso compassionevole» dei farmaci che abbiano presentato domanda di autorizzazione all'immissione in commercio o che siano sottoposti a sperimentazione (articolo 83, paragrafo 2 del regolamento (CE) 726/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio del 31 marzo 2004);
la cura compassionevole a scopo terapeutico, avviene al di fuori della sperimentazione stessa, in pazienti affetti da malattie gravi o rare o che si trovino in pericolo di vita, quando, a giudizio del medico, non vi siano ulteriori valide alternative terapeutiche;
il medicinale deve trovarsi in una sperimentazione clinica almeno di fase II conclusa;
l'emergenza epidemiologica, dovuta alla diffusione del virus Sars-CoV-2, ha evidenziato non solo la questione della sperimentazione clinica dei vaccini, ma anche quella della somministrazione di farmaci off label («al di fuori dell'etichetta») che nella pratica clinica sono impiegati per usi diversi (per patologia, popolazione o posologia) da quelli indicati dalle Agenzie del farmaco. Soprattutto nella fase iniziale della pandemia i medici hanno fatti ricorso alla somministrazione di farmaci normalmente impiegati per altre patologie, quindi in una situazione clinica non prevista dalle indicazioni di legge, dalla scheda tecnica e dal foglietto illustrativo. Caso emblematico, rimbalzato sugli organi di stampa di tutto il mondo, fu l'impiego sui pazienti COVID-19 in terapia intensiva, del Tocilizumab, farmaco biologico approvato nel 2010 negli Stati Uniti per l'artrite reumatoide;
il Brentuximab Vedotin, noto con il nome commerciale Adcetris®, rientra nella classe dei farmaci antitumorali per il trattamento di pazienti adulti affetti da linfoma di Hodgkin CD30, Hodgkin CD30 recidivante o refrattario, linfoma anaplastico a grandi cellule sistemico sALCL, sALCL recidivante o refrattario, e Linfoma cutaneo a cellule T;
è di dominio pubblico la storia di Camilla, trapiantata di fegato, con diagnosi di PTLD CD30+ ed EBV relata (Post Transplant Lymphoproliferative Disorder) per cui viene sottoposta a chemioterapia. Dopo due anni ha una recidiva e viene nuovamente sottoposta a chemioterapia come previsto dai protocolli. Purtroppo, avrà una seconda recidiva, e forse per assenza di casi simili al suo per avvenuto decesso dei pazienti o completa guarigione, non esistono protocolli e non può essere presa in carico dal sistema sanitario nazionale;
in base agli esami istochimici effettuati, è stato accertato che la patologia tumorale di Camilla risponde bene all'anticorpo monoclonale Brentuximab Vedotin. Di fatto, da quando lo assume, è migliorata molto. Un flaconcino però, costa al pubblico 5.500,83 euro, compresa Iva, e Camilla lo deve prendere ogni settimana, per questo, per avere salva la vita, ha dovuto avviare una raccolta di fondi. Non molto diversa è la condizione cui versano ad esempio, i bambini malati oncologici gravi e senza alternative terapeutiche, che lottano tra la vita e la morte, nella speranza che vengano autorizzati i protocolli di ricerca clinica e possano così assumere farmaci che hanno già dato risultati interessanti in altre patologie dell'adulto;
negli Stati Uniti nel mese di maggio del 2018, è stata approvata la legge nota come Right to Try (tradotto letteralmente «diritto a provare») per consentire, ai malati terminali e ai malati gravi e senza più opzioni terapeutiche, l'accesso a terapie sperimentali che hanno completato i test di Fase I ma non ancora approvate dalla Food and Drug Administration, l'ente che approva le nuove molecole;
sono numerose le interrogazioni parlamentari e le iniziative presentate su questo tema, ma permane imperturbabilmente immutata la situazione dei pazienti malati gravi senza alternative che, per assenza di protocolli, devono rinunciare a lottare per sopravvivere, o devono umiliarsi con una raccolta di fondi per potersi permettere cure private, che si tratti di adulti o bambini –:
se il Ministro interpellato sia a conoscenza dei fatti richiamati in premessa;
se non ritenga di elaborare, alla luce del caso di Camilla e sulla scia degli Stati Uniti di America, un piano per la realizzazione di protocolli compassionevoli quanto più possibile standardizzati, per consentire ai malati terminali o gravi senza alternative, anche minorenni, con quadri clinici particolari e non previsti dai protocolli, di accedere in convenzione con il sistema sanitario nazionale, all'uso compassionevole di farmaci off label, anche in via sperimentale a fase I conclusa, da utilizzare in emergenza, sotto la responsabilità e la supervisione del medico specialista.
(2-01198) «Corda, Massimo Enrico Baroni, Vallascas, Vizzini».
Interrogazione a risposta scritta:
BORDONALI, ZOFFILI, TOCCALINI e COLMELLERE. — Al Ministro della salute, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
com'è noto, le stringenti barriere imposte dai test di ingresso e, successivamente, dai concorsi per l'accesso alle scuole di specializzazione, inducono un numero cospicuo di studenti e medici laureati a partire alla volta di altri Paesi dell'Unione europea per avviare o completare il percorso di formazione in medicina;
molti di questi studenti frequentano le strutture ospedaliere in qualità di tirocinanti o medici specializzandi e, di conseguenza, dovrebbero avere un accesso garantito alla vaccinazione anti-SARS-CoV-2 per svolgere il proprio tirocinio e prestare il proprio contributo in condizioni di sicurezza, sia per loro stessi sia ovviamente per i pazienti assistiti presso le strutture medesime;
a quanto consta, tuttavia, a causa delle differenze, anche sostanziali, tra i diversi piani vaccinali approvati negli Stati membri, alcuni di questi studenti e medici specializzandi non avrebbero accesso alla vaccinazione anti SARS-Cov-2 –:
se i Ministri interrogati, nell'ambito delle rispettive competenze, non ritengano di adottare iniziative finalizzate a garantire l'accesso alla vaccinazione anti-SARS-CoV-2 agli studenti in medicina e ai medici specializzandi italiani che frequentano il corso di laurea o una scuola di specializzazione in altri Paesi dell'Unione europea.
(4-09117)
TRANSIZIONE ECOLOGICA
Interrogazione a risposta scritta:
VALLASCAS. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
secondo gli operatori del settore, il raggiungimento degli obiettivi energetici stabiliti dall'Italia con il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec), in linea con quanto fissato dal Green New Deal della Commissione europea, potrebbe rivelarsi particolarmente ostico anche a causa dei ritardi che si starebbero registrando nelle procedure di attuazione della normativa di riferimento sulle rinnovabili;
il rallentamento delle procedure sarebbe tale che, secondo alcune previsioni, continuando di questo passo, il traguardo del 55 per cento di produzione di rinnovabili, installando 40 Gigawatt di rinnovabili non programmabili, potrebbe essere raggiunto non prima del 2085;
risulterebbe, infatti, che, ogni mese, si starebbero realizzando impianti eolici per 6 Megawatt e impianti fotovoltaici per 54 Megawatt: numeri che risulterebbero ben lontani dalla media (83 Megawatt al mese di eolico e 250 Megawatt di fotovoltaici) necessaria per traguardare gli obiettivi del Pniec (la perdita, in mancati investimenti privati, nazionali ed esteri, si assesterebbe tra i 550 e 850 milioni di euro all'anno);
secondo il Sole 24 ore del 2 aprile 2021, la transizione energetica starebbe registrando troppi ritardi anche a causa della complessità o della poca trasparenza che gli operatori riscontrerebbero nelle procedure amministrative;
a questo proposito, è il caso di riferire che la regione Sardegna, da anni, è in una fase di transizione ecologica ed energetica resasi necessaria e urgente, anche a seguito del phase out del carbone prevista per il 2025: processo che starebbe riscontrando molti ritardi di natura amministrativa;
alla luce di ciò, la produzione di energia da fonti rinnovabili assumerebbe un ruolo centrale per la sicurezza energetica della regione;
secondo quanto riferiscono fonti giornalistiche, il permitting risulterebbe essere l'ostacolo principale all'installazione di nuovi impianti a fonte rinnovabile. In particolare, l'inerzia amministrativa con la quale vengono valutati i provvedimenti autorizzatori limiterebbe notevolmente gli investimenti in Sardegna;
inoltre, alcuni operatori avrebbero lamentato la mancata trasparenza dei procedimenti autorizzativi e che i tempi procedimentali, seppur perentori, spesso non vengono rispettati dalle amministrazioni competenti della regione Sardegna, in particolare a causa dell'assenza di controlli sul rispetto dei termini;
da quanto esposto emergerebbe una situazione di inerzia da parte dell'amministratore pubblico che «decide di non decidere» –:
se non intendano adottare, per quanto di competenza, iniziative, anche di natura normativa, volte ad accelerare i procedimenti autorizzativi nell'ambito delle energie rinnovabili, in particolare intervenendo sull'inerzia amministrativa che scoraggia notevolmente gli investimenti nel campo delle fonti rinnovabili;
quali iniziative il Governo intenda adottare, per quanto di competenza, per verificare le motivazioni dei ritardi nel rilascio dell'autorizzazione unica per gli impianti rinnovabili in Sardegna.
(4-09126)
UNIVERSITÀ E RICERCA
Interrogazione a risposta in Commissione:
TESTAMENTO. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
a seguito del decreto del Ministero dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica del 3 novembre 1999, n. 509, sono stati introdotti nell'ordinamento universitario il corso di laurea triennale in «scienze del turismo (ora denominato L 15)» e la laurea di secondo livello in «progettazione e gestione dei sistemi turistici (LM 49)». I laureati in progettazione e gestione dei sistemi turistici acquisiscono competenze nella gestione di prodotti e servizi turistici, nella pianificazione delle strategie turistico-culturali di una destinazione turistica, nella gestione delle imprese turistiche, al fine di integrare le aziende ricettive con i servizi culturali e ambientali, e nella promozione, commercializzazione e gestione di prodotti turistici anche con l'ausilio delle nuove tecnologie multimediali;
nonostante nei concorsi pubblici vengano richieste competenze corrispondenti a quelle acquisite dai laureati delle classi di laurea L15 e LM49, risulta agli interroganti che in molte situazioni non ci sia il riconoscimento dei due sopra citati corsi di laurea nell'ambito dei bandi di assunzione delle pubbliche amministrazioni, impedendo di fatto a molti laureati, giovani e meno giovani, di concorrere a posizioni lavorative idonee alla preparazione e competenze da loro acquisite;
la mancata equipollenza dei sopra citati corsi di laurea impedisce, infatti, a molti laureati di intraprendere carriere lavorative inerenti al corso di studi, costringendoli ad accettare le più disparate offerte di lavoro, anche nell'ambito turistico, per le quali non è necessaria una preparazione uguale a quella, invece, garantita da chi ha frequentato i corsi di laurea L15 e LM49;
a parere dell'interrogante, è molto grave e discriminatorio il fatto che negli ultimi anni si siano attivati molti corsi universitari, come avvenuto nel caso sopra descritto, favorendo il contestuale conseguimento dei titoli di laurea senza che venga garantita agli stessi soggetti la possibilità di concorrere alle selezioni pubbliche ricadenti nel proprio settore di studi e competenze –:
se i Ministri interrogati intendano adottare le iniziative di competenza per prevedere l'equiparazione dei corsi di laurea L15 e LM49, al fine di consentire la partecipazione ai concorsi pubblici anche ai soggetti che hanno conseguito la laurea in «scienze del turismo» e «progettazione e gestione dei sistemi turistici».
(5-05879)
Interrogazione a risposta scritta:
CLAUDIO BORGHI. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
nell'estate 2019, su organi di stampa, è apparsa un'intervista alla dottoressa Maddalena Marini, ricercatrice dell'Istituto italiano di tecnologia (IIT), in cui presentava una ricerca volta a contrastare stereotipi e pregiudizi;
come si legge nell'intervista, secondo la ricercatrice, la globalizzazione ha portato a ripercussioni e scontri a livello sociale dovuti allo scambio culturale tra civiltà e culture molto diverse tra di loro. La ricerca scientifica ha mostrato che la nostra mente contiene stereotipi e pregiudizi che sono legati alle diverse caratteristiche sociali degli individui, quali ad esempio l'etnia, il colore della pelle, il peso, il genere, l'età, l'orientamento sessuale, politico o religioso, la disabilità e la malattia fisica o mentale;
la dottoressa Marini dichiara che questi stereotipi sono così instillati nella nostra mente che l'unico modo per cambiarli sia modificare i meccanismi biologici del cervello responsabili della generazione e controllo di tali stereotipi;
in particolare, tali studi sono volti all'utilizzo di una procedura chiamata stimolazione cerebrale non invasiva, una tecnica appartenente al campo scientifico delle neuroscienze. Le tecniche di stimolazione cerebrale non invasiva sono delle procedure considerate sicure che permettono, inducendo delle piccole correnti elettriche o magnetiche, di modulare i meccanismi attraverso i quali il cervello regola il nostro comportamento;
le neuroscienze sono una delle più promettenti branche della ricerca contemporanea e l'Italia è parte significativa di questa attività insieme a molti Paesi nel mondo. Non bisogna tuttavia dimenticare che il cervello non è un organo qualunque; in esso è racchiuso il nostro pensiero, la cui libertà ci caratterizza. Gli interventi quindi che possano modificare tale libertà vanno giudicati con estrema cautela;
pertanto, tali linee di ricerca dovrebbero essere ben vagliate dal punto di vista etico, in quanto appare ovvio che lo sviluppo di una tecnologia che consenta di cambiare il giudizio del soggetto presenti molti aspetti critici, che devono essere strettamente valutati;
l'Istituto italiano di tecnologia (IIT) è una fondazione disciplinata dagli articoli 14 e seguenti del codice civile, istituita con decreto-legge n. 269 del 2003, convertito dalla legge n. 326 del 2003 (articolo 4), finanziata dallo Stato per lo svolgimento di attività di ricerca scientifica di interesse generale, per fini di sviluppo tecnologico, nonché vigilato dal Ministero dell'economia e delle finanze e dal Ministero dell'università e della ricerca –:
se ritengano opportuno che lo Stato, mediante il finanziamento a fondazioni pubbliche, supporti progetti di ricerca che appaiono all'interrogante volti a controllare e indirizzare l'opinione pubblica con metodi non ordinari e anticonvenzionali.
(4-09129)
Apposizione di firme ad interrogazioni.
L'interrogazione a risposta in Commissione Centemero e altri n. 5-04652, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 settembre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Zennaro.
L'interrogazione a risposta in Commissione Nitti n. 5-05369, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 febbraio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Piccoli Nardelli.
L'interrogazione a risposta in Commissione Nitti n. 5-05715, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 aprile 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Piccoli Nardelli.
L'interrogazione a risposta scritta Lucchini e altri n. 4-09097, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 aprile 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bianchi.
Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.
I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta in Commissione Ficara n. 5-05358 del 17 febbraio 2021;
interrogazione a risposta scritta Bellucci n. 4-08922 del 14 aprile 2021;
interrogazione a risposta scritta Deidda n. 4-08953 del 16 aprile 2021;
interrogazione a risposta scritta Morrone n. 4-09095 del 27 aprile 2021.
Ritiro di una firma da una interpellanza.
Interpellanza urgente Maraia e altri n. 2-01192, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 aprile 2021: è stata ritirata la firma del deputato Vianello.