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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 508 di venerdì 14 maggio 2021

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FEDERICA DAGA, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che non vi sono ulteriori deputati in missione a partire dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente 74, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Chiarimenti ed iniziative, anche normative, in relazione alle procedure esecutive e concorsuali aventi ad oggetto immobili realizzati in regime di edilizia residenziale pubblica convenzionata e agevolata di cui alla legge n. 178 del 2020 - n. 2-01218)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Fassina e Fornaro n. 2-01218 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Stefano Fassina se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. La illustra, collega? Prego.

STEFANO FASSINA (LEU). Grazie Presidente. La illustro brevemente, anche per consentire al sottosegretario di avere una contestualizzazione migliore per procedere alla sua risposta. Oggetto della nostra interpellanza sono i piani di zona, cioè quelle iniziative di edilizia residenziale pubblica convenzionata e agevolata previste dalla legge e realizzate attraverso il concorso delle regioni e dei comuni.

Nella realizzazione di questi piani di edilizia residenziale pubblica convenzionata e agevolata si sono verificate, in tante città italiane, sicuramente a Roma ma non solo, sistematiche irregolarità, sistematiche violazioni della legge spesso risultate tali attraverso percorsi processuali. In queste violazioni, le vittime principali sono le finalità pubbliche dell'intervento e l'utilizzo improprio di risorse pubbliche. Quindi, le famiglie, che sarebbero dovute essere beneficiarie di questi interventi pubblici ai fini di edilizia residenziale, diventano in realtà vittime. Infatti, perdono anche i risparmi di una vita non per comportamenti fraudolenti da parte loro ma per comportamenti impropri - non voglio usare aggettivi più pesanti - degli attori che hanno concorso alla realizzazione di quei piani.

Su questa complessa vicenda siamo intervenuti con un emendamento alla legge di bilancio, approvata a dicembre scorso, e abbiamo previsto l'introduzione delle comunicazioni obbligatorie, da parte di chi procede per la riacquisizione degli immobili che hanno goduto delle agevolazioni previste dalla legge, all'ente regione e all'ente comune, ai fini di consentire a questi due soggetti istituzionali di intervenire nel procedimento giudiziario e tutelare la finalità sociale degli immobili. Nell'attuazione concreta di queste previsioni di legge è venuto fuori, in alcuni casi, nei casi dove vi è stata la prima applicazione della normativa, che l'elenco degli istituti di credito che doveva essere presente presso il Ministero delle Infrastrutture, istituti di credito che poi partecipano al processo e danno i mutui alle cooperative edilizie che costruiscono gli immobili agevolati, pare non essere disponibile per le informazioni necessarie a portare avanti il procedimento giudiziario e pare sia complicato, per alcuni tribunali, comunicare a comune e regione i procedimenti in corso. Quindi, nonostante la finalità chiara della norma, di fatto poi quella norma diventa impraticabile perché la comunicazione non arriva al destinatario corretto, perché quando l'ente regione o comune o le parti coinvolte nel procedimento giudiziario chiedono la verifica dell'iscrizione dell'istituto di credito in quell'elenco del Ministero delle Infrastrutture non hanno risposta.

Allora, chiediamo al Governo, al Ministro della Giustizia e al Ministro delle Infrastrutture, chiarimenti in merito alle modalità di comunicazione formale da inviare alle competenti pubbliche amministrazioni per informarle dei procedimenti giudiziari in corso e chiarimenti in merito alle corrette procedure di notificazione ai fini di realizzare gli obiettivi previsti nelle norme introdotte con la legge di bilancio, a dicembre scorso. Infine, chiediamo chiarimenti in merito agli istituti bancari convenzionati: l'elenco esiste? L'elenco è disponibile? Eventualmente, chiediamo anche chiarimenti in merito alla necessità di adottare un'apposita disciplina, anche di natura regolamentare, per dare effettività a quelle norme che abbiamo introdotto, come legislatori, a dicembre dello scorso anno.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la Giustizia, Francesco Paolo Sisto, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO PAOLO SISTO, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. Ringrazio gli interpellanti per un quesito che esige, innanzitutto, una differenza fra i canoni normativi, la struttura giuridica, leggibile in questi canoni, e la possibilità di un intervento giudiziario. Sono tre quadranti diversi che vanno esaminati con la dovuta distinzione.

Gli onorevoli interpellanti, premesso che la legge di bilancio n. 178 del 2020 ha introdotto disposizioni in merito alle procedure esecutive concorsuali aventi ad oggetto immobili realizzati in regime di edilizia residenziale pubblica convenzionata e agevolata (commi 376, 377, 378 e 379 dell'articolo 1 della ridetta legge n. 178 del 2020), chiedono al Ministero della Giustizia, essendo due i Ministeri interrogati, chiarimenti in merito alle modalità di comunicazione formale da inviare alle competenti pubbliche amministrazioni per informarle in merito alla pendenza delle procedure esecutive fallimentari nonché in relazione alla necessità dell'adozione di una disciplina di attuazione tesa ad identificare le corrette procedure di notificazione delle comunicazioni formali previste dai commi 376 e 377 del già citato articolo 1. Questo, per il Ministero della Giustizia. Al Ministero delle Infrastrutture e trasporti chiedono chiarimenti in merito alla sussistenza dell'elenco degli istituti bancari convenzionati - cui faceva riferimento prima il collega Fassina - e alla possibilità di adottare una disciplina, anche di natura regolamentare, che renda effettivi i controlli di cui al citato articolo 1, comma 378, della medesima legge n. 178 del 2020.

Cominciando dal Ministero della Giustizia, le norme appena richiamate, con riguardo alle richieste formulate, riguardano la modalità con la quale deve essere effettuata la comunicazione formale da inviare alle competenti pubbliche amministrazioni da parte del creditore procedente, al fine di scongiurare la nullità delle procedure esecutive aventi ad oggetto immobili realizzati in regime di edilizia residenziale pubblica. Il legislatore ha stabilito in che modo tale comunicazione deve avvenire, prevedendo che la stessa sia effettuata attraverso la posta elettronica certificata e sia indirizzata agli uffici competenti del comune dove sono ubicati gli immobili e all'ente erogatore del finanziamento territorialmente competenti.

Le disposizioni in esame non prevedono pertanto - ecco la necessità del canone normativo - notificazioni, come indicato dagli interpellanti, limitandosi ad imporre l'obbligo di una preventiva formale comunicazione via PEC. Di conseguenza, nessun chiarimento può essere offerto in relazione a procedure di notificazione, che è un concetto giuridico diverso dalla comunicazione via PEC, non previste dalla disciplina richiamata. Deve aggiungersi che la stessa normativa primaria non rimanda all'adozione di strumenti attuativi per la disciplina di dettaglio che dovrebbe, comunque, essere rimessa alle amministrazioni competenti, posto che la comunicazione formale in questione si colloca all'esterno rispetto alla procedura esecutiva o concorsuale, cioè non è nell'ambito del procedimento esecutivo concorsuale. Con riguardo al caso in cui la procedura esecutiva abbia avuto inizio su istanza dell'istituto di credito presso il quale è stato acceso il mutuo fondiario, la disciplina prevede che il giudice debba verificare sia la rispondenza del contratto di mutuo stipulato ai criteri previsti per gli immobili siti in piani di zona, ai sensi dell'articolo 44, della legge n. 457 del 1978, sia l'inserimento dell'ente creditore nell'elenco delle banche convenzionate presso il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti. In attuazione di quanto previsto dall'articolo 44, comma 3, appena richiamato, quello della legge n. 457 del 1978, è stato adottato dall'allora Ministro del Tesoro, del bilancio e della programmazione economica il DM 23 aprile 1988, così titolato “Dati relativi ai mutui edilizi fruenti della garanzia dello Stato da comunicare al Ministero del Tesoro da parte delle banche”. Si rileva, inoltre, che i criteri di cui all'articolo 44, sempre della legge n. 457 del 1978, richiamati dall'articolo 1, comma 378, della citata legge di bilancio 2021, debbano essere più propriamente intesi come condizioni e presupposti contemplati dal citato articolo 44 anche ai fini del riconoscimento della garanzia dello Stato per il rimborso integrale del capitale, degli interessi e degli oneri accessori. Quanto all'elenco delle banche convenzionate presso il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, richiamato dal medesimo comma 378, deve ulteriormente sottolinearsi che, ai fini della concessione di mutui beneficianti della garanzia dello Stato non è stata mai prevista alcuna forma di convenzionamento tra il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti e gli istituti di credito. Pertanto, la ricostruzione giuridica operata nel corpo della interpellanza, secondo cui l'articolo 44 imporrebbe la stipula di mutui esclusivamente con istituti di credito convenzionati con il Ministero delle Infrastrutture e trasporti, deve, più correttamente, essere riferita: alla circostanza che l'articolo 6, rubricato “Contributi di edilizia agevolata” della legge 17 febbraio 1992, n. 179, prevede, al comma 9, che “I rapporti tra gli istituti e le sezioni di credito fondiario edilizio e le regioni sono regolati da apposita convenzione stipulata sulla base di una convenzione tipo approvata dal Ministro del Tesoro di concerto col Ministro dei Lavori pubblici, presidente del CER, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge.”; all'esistenza di convenzioni tra istituti di credito e regioni conforme allo schema tipo approvato con decreto dell'8 marzo 1994, adottato dall'allora Ministro del Tesoro di concerto con il Ministro dei Lavori pubblici. La locuzione “elenco delle banche convenzionate presso il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti” deve conseguentemente essere intesa come esistenza di una convenzione tra l'istituto di credito procedente e le regioni interessate conforme alle indicazioni contenute dalla predetta convenzione tipo e costituenti il presupposto per la azionabilità della garanzia pubblica.

Da ultimo, si osserva che laddove l'articolo 1, comma 378, della legge di bilancio 2021 dovesse essere inteso come integrativo delle previsioni di legge disciplinanti la materia dei contributi pubblici relativi all'edilizia agevolata, imponendo, quindi, un obbligo di convenzionamento del tipo di quello descritto dagli interroganti, lo stesso - ecco un'altra valutazione di tipo squisitamente giuridico - in applicazione delle previsioni di cui all'articolo 11 delle preleggi dovrebbe essere necessariamente riferito ai contratti di mutuo stipulati successivamente all'entrata in vigore della legge di bilancio 2021, con conseguente impossibilità, alla luce degli articoli 3, 24, 41 e 47 della Costituzione e della necessità di un'interpretazione costituzionalmente orientata della disposizione in commento, di una applicazione di tipo retroattivo; quindi, la impossibilità di un'applicazione di tipo retroattivo incidente sulle procedure esecutive azionate in forza dei contratti stipulati prima del 31 dicembre 2020.

PRESIDENTE. Il deputato Stefano Fassina ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, Presidente. Ringrazio il sottosegretario Sisto per l'accurata e approfondita ricognizione sia normativa sia delle fattispecie che intervengono in questa vicenda così complessa. Devo dire che sono piuttosto sconcertato da quanto ho ascoltato. Non è, ovviamente, responsabilità di chi ha fatto la ricostruzione, però viene fuori un quadro davvero preoccupante. Ricordo a tutti noi che le iniziative di edilizia residenziale pubblica convenzionata e agevolata riguardano centinaia di migliaia di appartamenti in tutta Italia, soprattutto nelle grandi città, in particolare a Roma, un volume di risorse pubbliche enorme in un quadro normativo che, per essere molto soft, potremmo definire confuso. Credo sia necessario reintervenire perché quella confusione determina veri e propri espropri di abitazioni a famiglie che hanno sacrificato tutti i loro risparmi per poterle acquisire. Quel ginepraio che è stato ricostruito porta cioè a soccombere i soggetti più deboli che, invece, la legge voleva tutelare; quei miliardi e miliardi di risorse pubbliche vengono utilizzati in modo improprio dentro degli schemi che sono sistematicamente di truffa ai danni dello Stato e delle famiglie più in difficoltà. Poi, mi lasci dire che mi sconcerta la conclusione della sua comunicazione: la retroattività. In questo caso non prevediamo alcuna sanzione, prevediamo semplicemente una comunicazione. Quindi, davvero, faccio fatica a capire - e mi riservo di approfondire, perché la materia è complessa e, certamente, non ho le competenze né dei funzionari del Ministero né, tanto meno, del sottosegretario Sisto - ma è sconcertante che si richiami l'orientamento costituzionale rispetto non all'introduzione di una fattispecie di reato ma ad un atto che consente a istituzioni pubbliche di tutelare l'interesse pubblico.

Questo, per quanto mi riguarda, è inaccettabile e verificherò, in tutti i modi, se sia necessario un ulteriore intervento normativo, per capire come riuscire a garantire una finalità pubblica, che è già prevista nella legge e viene sistematicamente negata. Voglio essere chiaro in questa sede, voglio che rimanga agli atti: sui Piani di zona, nel corso di decenni, sono state compiute, con corresponsabilità varie, anche delle amministrazioni pubbliche, truffe in modo sistematico e che a pagare siano i poveracci è inaccettabile. Quindi, io ringrazio ancora il sottosegretario Sisto per la risposta puntuale, ma, ovviamente, nel merito, sono totalmente insoddisfatto e mi riservo, appunto, di ritornarvi.

(Iniziative di competenza, anche normative, volte a salvaguardare la pluralità dell'offerta di prodotti assicurativi, alla luce di un recente provvedimento dell'Ivass - n. 2-01219)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Alemanno ed altri n. 2-01219 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Alemanno se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

MARIA SOAVE ALEMANNO (M5S). Grazie, Presidente. Proverò ad illustrarla, anche per rendere più fruibile il senso. Il 4 agosto 2020, l'Ivass ha emanato il provvedimento n. 97 del 2020, recante modifiche ed integrazioni al vigente regolamento Ivass n. 40 del 2018, che detta le disposizioni attuative in materia di distribuzione assicurativa.

Con questo provvedimento n. 97 - entrato in vigore lo scorso 31 marzo 2021 -, l'Ivass ha imposto agli agenti assicurativi, ai sensi di due specifiche disposizioni, di comunicare alle rispettive imprese mandanti la sottoscrizione degli accordi di collaborazione orizzontale e di affiggere, nella propria agenzia, oppure di pubblicare sul sito Internet, l'elenco di tutte le imprese di assicurazioni con le quali l'intermediario abbia rapporti di collaborazione orizzontale.

Questa previsione, non presente nel regolamento n. 40 del 2018, risulterebbe in palese contrasto con la ratio esplicita della norma primaria - l'articolo 22, comma 10, del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, convertito, poi, con modificazioni dalla legge n. 221 del 2012 (il cosiddetto “decreto Sviluppo-bis”) -, la quale, nel più ampio contesto delle misure a favore della concorrenza e tutela del consumatore nel mercato assicurativo, è stata concepita, nello specifico, proprio con l'obiettivo di superare - attraverso l'introduzione delle collaborazioni orizzontali tra gli intermediari - quella rigidità della suddivisione in distinte sezioni del registro degli intermediari e favorire lo scambio dei mandati e degli incarichi distributivi. Chi lavora in questo ambito ben comprende che le agenzie saranno gravate di una mole di lavoro minuzioso, consistente nel tenere traccia di tutte le operazioni avvenute durante il rapporto di collaborazione orizzontale.

Inoltre, secondo SNAI, il Sindacato nazionale degli agenti assicurativi, questo provvedimento rischia anche di avere un effetto gravemente limitante in ordine alla concorrenza nella distribuzione dei prodotti assicurativi, andando ad incidere sul cosiddetto “decreto Sviluppo-bis”, che, nel comma 12 del citato articolo 22, vieta ogni patto tra impresa assicurativa e intermediario mandatario incompatibile all'instaurazione di forme di collaborazione reciproca tra intermediari, incentivando, in questo modo, la concorrenza.

Le collaborazioni orizzontali sono state oggetto di reiterati e successivi interventi da parte dell'ente di vigilanza attraverso diversi provvedimenti e regolamenti che hanno introdotto elementi di chiarezza, ma anche di complessità, nella relazione tra gli intermediari coinvolti nella collaborazione.

L'introduzione degli obblighi di informazione rischia, dunque, di minare la libertà professionale e concorrenziale degli agenti, favorendo, di fatto, l'intromissione e il potenziale condizionamento da parte delle imprese assicuratrici nella scelta delle collaborazioni orizzontali.

Per questo, ritengo che sarebbe urgente e opportuno avviare, per quanto di competenza, un'interlocuzione con Ivass a questo proposito, in un'ottica di chiarezza e trasparenza, al fine di tutelare il futuro della distribuzione degli intermediari e dei consumatori. Pertanto, oggi sono a chiedere quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, il Governo intenda adottare per tutelare il diritto del consumatore ad avere a disposizione un'offerta di prodotti assicurativi quanto più ampia possibile ed operare così una scelta in piena consapevolezza degli stessi.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per lo Sviluppo economico, Anna Ascani, ha facoltà di rispondere.

ANNA ASCANI, Sottosegretaria di Stato per lo Sviluppo economico. Grazie, Presidente. Con riferimento alle problematiche esposte dagli onorevoli interpellanti in merito all'adozione, da parte dell'Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni, del provvedimento n. 97 del 2020 (in vigore dal 31 marzo 2021), che ha portato ad una serie di modifiche ed integrazioni alla disciplina delle collaborazioni orizzontali tra distributori assicurativi, si rappresenta quanto segue.

In particolare, gli onorevoli interpellanti segnalano che il citato provvedimento ha previsto taluni obblighi per gli agenti assicurativi che sarebbero in contrasto con l'articolo 22, comma 10, del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 221 del 2012 (il cosiddetto “decreto Sviluppo-bis”) e che “rischierebbero di minare” - cito - “la libertà professionale e concorrenziale degli agenti assicurativi, favorendo di fatto l'intromissione ed il potenziale condizionamento delle imprese assicuratrici sulle loro scelte di collaborazione con altri intermediari”.

Orbene, a tale riguardo, si rappresenta che, con riferimento al presunto contrasto tra le disposizioni introdotte con il provvedimento n. 97 del 2020 e la normativa primaria, di cui al decreto-legge n. 179 del 2012, l'articolo 22, comma 10, del citato decreto-legge ha ammesso, nell'intermediazione assicurativa, le cosiddette collaborazioni orizzontali, al fine di favorire il superamento della segmentazione del mercato assicurativo ed accrescere il grado di libertà dei diversi operatori. In particolare, il suddetto articolo ha chiarito che le collaborazioni sono consentite, a condizione che al cliente sia fornita, con le modalità e forme previste dal Codice delle assicurazioni private e dai regolamenti attuativi, tra le altre, una corretta e completa informativa in relazione al fatto che l'attività di intermediazione viene svolta in collaborazione tra più intermediari.

Il citato obbligo di informativa al consumatore circa le collaborazioni orizzontali, invero, è previsto direttamente dal decreto-legge che ha consentito tali tipi di rapporti.

Al fine di comprendere meglio la ratio sottesa alle disposizioni regolamentari contestate dagli onorevoli interpellanti, appare opportuno ricostruire sinteticamente le principali novità apportate all'impianto normativo a seguito del recepimento degli ultimi atti di matrice europea.

Con la direttiva (UE) 2016/97 e il regolamento delegato (UE) 2017/2358, recepiti dal decreto legislativo 21 maggio 2018, n. 68, è stata introdotta la disciplina sulla Product oversight and governance (cosiddetta POG), che, nell'ottica, di garantire una più ampia tutela del consumatore, impone alle imprese e agli intermediari che realizzano prodotti assicurativi di adottare, gestire, monitorare e rivedere un processo di approvazione del prodotto prima che lo stesso sia commercializzato, con l'obiettivo di individuare il mercato di destinazione (il cosiddetto target market) e la strategia di distribuzione, nonché di esaminarne i rischi e di fare in modo che la strategia di distribuzione sia coerente con il mercato e il prodotto.

Dall'adozione di tale processo discendono una serie di oneri e responsabilità in capo alle imprese assicurative: in particolare, le imprese assicurative devono selezionare canali di distribuzione adeguati, fornire ai distributori le informazioni necessarie, verificare che gli stessi agiscano in conformità agli obiettivi del loro processo di approvazione del prodotto, adottare appropriate azioni correttive, verificare, in concreto, la corrispondenza della distribuzione con il mercato di riferimento individuato. L'assolvimento dei suddetti oneri comporta necessariamente una piena conoscenza della catena distributiva da parte delle imprese assicurative, fino all'ultimo anello, ossia, nel caso di collaborazione orizzontale, fino all'intermediario con il quale il proprio agente ha stipulato l'accordo di collaborazione, che intrattiene, effettivamente, il rapporto con il cliente.

A tale riguardo, occorre precisare che, come già detto, l'obbligo di informativa al consumatore circa le collaborazioni orizzontali è previsto direttamente dal decreto-legge che ha consentito tali tipi di rapporti (articolo 22, comma 10); non è previsto nel decreto-legge alcun divieto alla previsione di una comunicazione all'impresa mandante o alcun diritto di segretezza circa l'instaurazione di una collaborazione orizzontale nei confronti dell'impresa mandante. La normativa vigente in materia finanziaria e assicurativa è improntata alla massima trasparenza e disclosure. Gli agenti sono intermediari che agiscono in nome e per conto di una o più imprese di assicurazione e collocano prodotti offerte dalle stesse. Secondo la normativa UE sulla POG, la tutela del consumatore si realizza anche attraverso il collocamento del prodotto da parte di un intermediario esattamente corrispondente a quello individuato in fase di ideazione del prodotto assicurativo (e di sua successiva conferma), con obbligo dell'impresa di assicurazione di verificare detta corrispondenza.

Le imprese di assicurazione non possono condizionare le scelte di collaborazione dei propri intermediari, tanto che eventuali clausole fra mandatario e impresa incompatibili con le “collaborazioni orizzontali” sarebbero da considerarsi nulle ai sensi dell'articolo 22, comma 12, del decreto-legge; conseguentemente, la normativa regolamentare (attuativa delle predette disposizioni UE) non risulta limitare né la libertà dell'intermediario di concludere accordi di collaborazione orizzontale, né la facoltà di scelta del consumatore fra i prodotti messi a disposizione dall'intermediario prescelto, ciò sempre entro i termini di distribuzione definiti nella POG dei prodotti medesimi.

Inoltre, gli onorevoli interpellanti riferiscono che, nell'ambito del giudizio instaurato dinanzi al TAR Lazio, su ricorso proposto dal Sindacato nazionale agenti di assicurazione (SNA) per l'annullamento delle norme del provvedimento Ivass n. 97/2020 sopra richiamate, l'Ivass avrebbe motivato la previsione dell'obbligo di comunicazione delle collaborazioni orizzontali alle compagnie mandanti, sulla base di un'espressa richiesta della società UnipolSai.

Al riguardo, si precisa che l'Ivass ha rappresentato che l'introduzione di tale norma risultava necessaria a seguito della pubblicazione dello schema di regolamento Ivass n. 45/2020, emanato contestualmente al provvedimento n. 97/2020. In detta occasione, l'Ivass ha aggiunto, altresì, che “la compagnia UnipolSai Assicurazioni Spa, in particolare, aveva rappresentato, in sede di pubblica consultazione, la necessità di poter disporre di un'informazione compiuta sugli accordi di collaborazione stipulati dalla propria rete distributiva, al fine di adempiere correttamente agli obblighi imposti dalla nuova disciplina”.

Si rappresenta, inoltre, che sulla base degli elementi conoscitivi acquisiti anche dall'associazione ANIA, quest'ultima abbia, tra l'altro, confermato che il settore assicurativo ritiene l'adempimento relativo alle comunicazioni sulle eventuali collaborazioni orizzontali instaurate tra gli intermediari, condivisibile in quanto presidio a tutela del consumatore.

Infine, con riguardo all'opportunità ravvisata dagli interpellanti, di avviare un'interlocuzione con l'Ivass, si rappresenta che la stessa è ampiamente avvenuta a livello tecnico e continuerà ad esserci. In particolare, in tali occasioni l'Istituto ha evidenziato lo sforzo profuso per attuare le disposizioni euro-unitarie in materia di produzione e distribuzione dei prodotti assicurativi e il corretto funzionamento dell'attività di vigilanza, da un lato, e garantire il minor sacrificio possibile per gli operatori del mercato, secondo i principi di proporzionalità e ragionevolezza, dall'altro. In dette occasioni, l'Istituto ha, altresì, confermato la propria disponibilità, in fase di prima applicazione della nuova disciplina, a tener conto delle criticità connesse al presente contesto emergenziale sanitario in cui gli intermediari sono chiamati ad operare e dell'impatto che esso può avere sulle modalità operative concretamente poste in essere nella promozione e collocamento dei prodotti a distanza, con particolare riguardo agli oneri in materia di registrazioni telefoniche, e che della portata innovativa della riforma, come delle implicazioni connesse con il perdurare della crisi epidemiologica, l'Istituto terrà conto nella successiva attività di enforcement delle nuove norme, nel solco dei principi di gradualità e proporzionalità che, ordinariamente, ne ispirano l'azione.

A livello politico, poi, l'auspicio degli onorevoli interpellanti è stato, altresì, accolto dall'Ufficio del Vice Ministro Pichetto Fratin, con delega, che ha avviato analoga interlocuzione con i vertici dell'Istituto di vigilanza.

In conclusione, con riguardo alle ulteriori iniziative legislative da adottare, si evidenzia che il quadro giuridico comunitario e nazionale, soprattutto dopo il recepimento delle direttive di settore, spiega la più ampia tutela del consumatore a livello euro-unionale.

Si conferma, tuttavia, la disponibilità ad analizzare ogni ulteriore ed utile proposta che dovesse provenire dal settore, nonché dal Parlamento, anche nel contesto di più ampie iniziative di riforma legislativa, connesse all'attuazione del programma nazionale PNRR.

PRESIDENTE. La deputata Maria Soave Alemanno ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

MARIA SOAVE ALEMANNO (M5S). Sì, grazie Presidente, io ringrazio la sottosegretaria per la risposta così articolata che ha voluto fornirmi e che ho ascoltato anche con molta attenzione. Voglio dire, però, che la politica, oggi più che mai, ha il dovere di semplificare e di snellire tutta quella burocrazia che rischia di soffocare e di appesantire l'attività professionale del settore di cui stiamo parlando. Le norme che sono nate con l'intento di tutelare il cliente e di consentire a quest'ultimo di poter contare anche su una vasta offerta di prodotti assicurativi, potrebbero rischiare oggi, paradossalmente, proprio di deprimere quella concorrenza tanto anelata, con l'effetto negativo e molto probabile di generare una possibile intromissione e un possibile condizionamento delle imprese assicuratrici.

Immagino che nessun ragionevole vantaggio possa, invece, essere individuato da questa disposizione in favore dell'utenza finale, che potrà soltanto vedere ristretta la propria cerchia di scelta di un prodotto assicurativo. Auspico, dunque, che queste azioni non finiscano, poi, per tradursi in strumenti di restrizione degli ambiti concorrenziali dell'attuale mercato assicurativo e che Ivass possa continuare, quindi, a confrontarsi con le associazioni maggiormente rappresentative della categoria degli agenti, perché sono proprio loro, sono proprio queste categorie, insomma, che operano direttamente sul campo quotidianamente e si confrontano con la clientela, e hanno anche l'arduo compito di rendere comprensibile e chiara una materia, quella assicurativa, che spesso appare farraginosa e controversa, e per la quale oggi, però, appare evidente, ha necessità di essere snellita e semplificata. Quindi, ringrazio ancora il sottosegretario per la risposta.

(Elementi ed iniziative in ordine al versamento dei canoni per le concessioni di coltivazione e stoccaggio di idrocarburi - n. 2-01205)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Davide Crippa ed altri n. 2-01205 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Albero Zolezzi se intenda illustrare l'interpellanza, di cui è cofirmatario, o se si riservi di intervenire in sede di replica. Il collega la illustra, prego.

ALBERTO ZOLEZZI (M5S). Grazie, Presidente. Portiamo in Aula un tema davvero importante per le nostre vite, quello del voler dipendere da energia fossile, dal voler inquinare, dal voler aumentare le vittime per l'inquinamento in Italia, o quello di voler andare oltre e di portare avanti, in maniera decisa e sostanziale, la transizione. Sono 48 miliardi di euro - cifra stimata dall'Environmental cost-benefit analysis - i soldi che spendiamo per l'inquinamento dell'aria in Italia ogni anno, e sono dati che dovranno essere aggiornati. Sono circa 65 mila le vittime dell'inquinamento da polveri sottili ed altri inquinanti dell'aria - ozono, ossidi di azoto - ogni anno, stimati dall'Agenzia europea ambientale. Tutto questo inquinamento può essere pressoché azzerato. Lo stiamo facendo con il superbonus, lo stiamo facendo con alcune infrastrutture sostenibili, ma di sicuro non si possono aumentare le trivelle, non si possono rilasciare nuovi permessi, bisogna gradualmente, e il prima possibile, sospendere tutte le attività di trivellazione in Italia. Quello che è stato fatto nel 2018, con il decreto-legge n. 135, all'articolo 11-ter, commi 9 e 10, è stato importante; si è iniziato, intanto, ad aumentare di 25 volte i canoni rispetto ai precedenti per le 18 società che trivellano in Italia. Questo è stato importante, però ci sono ancora altre cose da fare. Abbiamo comunque royalty, in Italia, intorno al 10 per cento; altri Paesi europei le hanno al 20 per cento. Legambiente ha stimato che, se passassimo al 20 per cento delle royalty, avremmo, tra l'altro, un'entrata per il bilancio dello Stato pari a 442 milioni di euro l'anno; attualmente, col 10 per cento, anche se tutti pagassero, Legambiente ha stimato che si arriverebbe a poco più di 180 milioni. Quindi avere royalty adeguate non solo tutela l'ambiente, ma fa entrare direttamente delle risorse.

Poi c'è il tema della deducibilità: il 3 per cento delle estrazioni viene scontato da questa tassazione; questo, però, riguarda non il 3 per cento, ma circa il 13 per cento del gas estratto, visto che, poi, tale deducibilità è spalmata su parecchie concessioni.

Ieri, il Segretario di Stato degli Stati Uniti era in Italia, credo che sia importante sentire dal neo Presidente Biden che si vuole andare oltre le trivellazioni, in uno Stato che sappiamo che, sia per lo shale gas e shale oil, ha fatto anche delle azioni piuttosto impattanti sull'ambiente; quindi, sentir dire che si vuole andare oltre le trivellazioni è importante. Ma l'Italia, che ha una situazione ambientale e orografica, di qualità dell'aria molto più impegnata, deve farlo in maniera ancora più rapida. Dobbiamo ridurre i consumi totali, sia dei trasporti, che dell'industria, che del civile, anche perché, oggi, con il gas e con il petrolio estratto copriamo non più del 2,45 per cento del consumo interno lordo di gas; quindi alla fine trivello, ho una serie di esternalità ambientali importantissime, ma poi non ottengo nulla di sostanziale per avere un'autonomia, una sovranità energetica.

Abbiamo parlato pochi giorni fa, in Aula, di Venezia: trivellare, creare nuovi depositi, carbon storage e altro, da quelle parti e a Ravenna, vuol dire tirare giù Venezia sott'acqua, vuol dire tirare giù tutto quel territorio dell'Adriatico. Trivellare causa ovunque lo stesso problema di subsidenza. Non è complottismo, è un problema assolutamente acclarato. Non si possono fare queste cose in Italia, non ci sono aree idonee dal punto di vista ambientale, per cui spero che si arrivi presto alla definizione di questo Piano per le aree idonee, perché si rischia di stare a Roma e di non ricordarsi nei territori che cosa succede. Ricordo a Mirandola, quando si trivellava: l'acqua era piena di nitrati, era sporca. Vari comuni prendevano l'acqua dalla falda di Mirandola, sporcata dalle trivellazioni di Cavone, e centinaia di migliaia di persone bevevano l'acqua con nitrati molto elevati e spesso oltre i limiti di legge. Questo vuol dire avere una sostanza cancerogena nell'acqua, vuol dire avere una sostanza che ti riduce il quoziente intellettivo, che ti riduce lo sviluppo. Queste sono le trivellazioni, questo è trivellare: è fare violenza sul nostro territorio. Ma si può parlare di tutto: in Emilia lo studio ICHESE, fatto dopo il sisma del 2012, testimonia la piena correlazione statistica tra aumento delle trivelle e aumento delle scosse e, probabilmente, una correlazione con il gravissimo sisma dell'Emilia-Romagna, che ha mietuto decine di vittime e che ha fatto più di 10 miliardi di danni. Infatti, dopo quel sisma, il Ministero dello Sviluppo economico emanò delle linee guida per cercare almeno di regolamentare le trivellazioni. Quindi non c'entra il gruppo politico, il colore, ma c'entra guardare e avere una visione di avere la specie umana in Italia e nel mondo nel 2050. Abbiamo le infrazioni europee: se vogliamo essere europeisti, dobbiamo uscire dalle infrazioni per la qualità dell'aria del 2014 e 2015, lasciare questo petrolio e questo gas dov'è, perché fa volume, perché è importante; poi, in futuro, se sarà più semplice estrarlo, si potrà rivalutare, quando magari il mercato lo renderà più appetibile.

Per cui, con questa interpellanza abbiamo chiesto al Ministro dell'Economia e delle finanze lumi su come è andata operativamente la parte finanziaria del rilascio delle concessioni; adesso la competenza è passata opportunamente dal Ministero dello Sviluppo economico al Ministero della Transizione ecologica, con il decreto-legge 1 marzo 2021. Ho ricordato questa rideterminazione dei canoni concessori, ai sensi del decreto-legge n. 135 del 2018 e del decreto ministeriale 18 novembre 2019, per cui al capitolo di entrata 2620 del bilancio dello Stato si deve capire quanti soldi sono in effetti arrivati in più rispetto alla precedente situazione. È stato trasmesso alle direzioni territoriali dell'Agenzia del demanio per l'emissione dei modelli di pagamento il titolo concessorio che indica la superficie e l'importo unitario del canone. Queste indicazioni operative, predisposte dai Ministeri competenti, dal dicembre 2020 prevedono che il concessionario che registri un ammontare superiore al 3 per cento della produzione dell'anno precedente comunichi un prospetto indicante la produzione e l'ammontare dei canoni dovuti. Questa trasmissione alle direzioni costituisce un presupposto per la richiesta di pagamento delle maggiorazioni. Le risorse rinvenienti dalla maggiorazione dei canoni sono poste a copertura degli oneri connessi alla sospensione dei permessi nelle more dell'adozione del Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee, PiTESAI, nonché degli oneri connessi alla predisposizione del medesimo Piano, e per la parte eccedente sono versate ad apposito capitolo dell'entrata del bilancio dello Stato, per essere riassegnate, con decreto del Ministero dell'Economia, al fondo istituito presso il Ministero dello Sviluppo economico.

In relazione all'aumento dei canoni si potrebbero stimare maggiori entrate per circa 15 milioni di euro, per il 2019, e oltre 27 milioni di euro per gli anni successivi. A partire dal 2019, sono state autorizzate riduzioni e razionalizzazioni delle aree interessate dalle attività minerarie, e questo è un successo perché si scopre che, con 45 decreti ministeriali, nel mese di dicembre 2019 si è assistito a una riduzione complessiva del 26 per cento delle aree in terraferma interessate da attività di coltivazione e analoga riduzione è stata avviata per le concessioni in mare. Forse era sufficiente razionalizzare un attimo i canoni e tutto il resto. Se chi inquina paga, in qualche modo sta un po' più attento a chiedere di trivellare su aree così importanti.

Per cui chiediamo se i Ministri interpellati intendano dettagliare l'ammontare delle somme versate al capitolo di entrata 2620 del bilancio dello Stato, quali iniziative intendano intraprendere a fronte di versamenti non ancora corrisposti al fine di ottemperare agli oneri previsti per l'attuazione dell'articolo 11-ter del decreto-legge n. 135 del 2018 e se i Ministri siano a conoscenza della regolarità dei versamenti dei canoni all'Agenzia del demanio, oltre che di quelli imputati al capitolo di entrata 2620 citato.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze, Claudio Durigon, ha facoltà di rispondere.

CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie, Presidente. Con il documento in esame, gli onorevoli interpellanti fanno riferimento alla rideterminazione dei canoni per le concessioni di coltivazioni e stoccaggio di idrocarburi previsto dall'articolo 11-ter, commi 9 e 10, del decreto-legge n. 135 del 2018 ed evidenziano che, con decreto ministeriale del 18 novembre 2019, sono state definite le modalità di versamento delle maggiorazioni dei canoni annui da effettuarsi a favore del bilancio dello Stato, con imputazione al capitolo di entrata n. 2620 del Capo VII. Tanto premesso, gli onorevoli chiedono di sapere quale sia l'ammontare delle somme versate al relativo capitolo di entrata del bilancio dello Stato, se vi sia conoscenza circa la regolarità dei versamenti e quali iniziative si intendano intraprendere a fronte dei versamenti non ancora corrisposti. Al riguardo, sentiti l'Agenzia del demanio e il Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, ed acquisiti anche gli elementi forniti dal Ministero per la Transizione ecologica, si rappresenta quanto segue.

L'Agenzia del demanio riferisce che, relativamente ai canoni ordinari, le entrate negli ultimi tre anni relative ai Diritti permessi prospezioni e ricerca mineraria, codice tributo 817T, risultanti dalla banca dati dell'Agenzia del demanio, sono pari a 224.064,96 euro per l'anno 2018, 482.017,20 euro per il 2019 e 258.035,39 euro per il 2020. L'Agenzia rileva che l'andamento di tali importi è anche in funzione dei decreti che annualmente il MiSE trasmetteva alle direzioni regionali dell'Agenzia per il conseguente invio delle richieste di pagamento. Deve, a tal proposito, evidenziarsi che il rilascio di tali concessioni rientrava nelle competenze del MiSE fino all'emanazione del decreto-legge 1 marzo 2021, n. 22, a seguito del quale sono state trasferite al Ministero della Transizione ecologica. In conseguenza della rideterminazione dei canoni per le concessioni di coltivazioni e stoccaggio di idrocarburi prevista dal menzionato articolo 11-ter, commi 9 e 10, del decreto-legge n. 135 del 2018, convertito con modificazioni dalla legge n. 12 del 2019, è stato pubblicato il decreto 18 novembre 2019 del Ministero dell'Economia e delle finanze, di concerto con il Ministero dello Sviluppo economico, recante le modalità di versamento delle maggiorazioni dei canoni annui per le concessioni di coltivazione e stoccaggio nella terraferma, nel mare territoriale e nella piattaforma continentale italiana. Nel suddetto decreto, al comma 2 dell'articolo 1, viene specificato che il versamento dei predetti maggiori importi deve essere effettuato - distintamente da quello relativo ai canoni come previsti dal decreto legislativo n. 625 del 1996 - a favore del bilancio dello Stato, con imputazione al capitolo di entrata n. 2620 del Capo VII.

In merito al versamento delle predette maggiorazioni, il Ministero della Transizione ecologica riferisce che il maggior gettito è stato destinato dalla legge alla copertura degli oneri connessi alla predisposizione del Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee e dei costi sorgenti dalla sospensione dei permessi di ricerca, nonché, per la parte residua, al versamento all'erario. Nel 2020 è stata prevista la possibilità di un versamento in forma ridotta nei casi in cui l'ammontare del canone di superficie, secondo i nuovi parametri, dovesse superare il 3 per cento della valorizzazione della produzione ottenuta nell'anno precedente. Anche per effetto di questa maggiorazione di canoni (fino a 25 volte i canoni precedenti), dal 2019 il Ministero ha ricevuto varie domande di rinuncia, evidentemente per i titoli meno produttivi, e numerose richieste di riduzione delle aree interessate dalla concessione, che è indubbiamente uno stimolo positivo indotto dalla norma verso un uso più razionale del territorio e la “liberazione” di parti del territorio inutilmente impegnate dalle concessioni.

Le rinunce sono state accolte, così come le domande di riduzione delle aree, una volta verificata sul piano tecnico la coerenza con l'oggetto della concessione.

Il Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato riferisce che nell'anno 2019 sono stati effettuati versamenti delle maggiorazioni dei canoni al predetto capitolo d'entrata 2620 per 2.098.962 euro, mentre per il 2020 sono stati registrati versamenti per 32.101.238 euro.

Il Ministero della Transizione ecologica precisa che il versamento risulta effettuato dalla quasi totalità degli operatori del settore e che solo pochi operatori titolari di concessioni con superficie areale non elevata risultano non aver provveduto al pagamento.

I competenti uffici del citato Ministero hanno provveduto a porre in atto tutte le azioni utili per una verifica preliminare sul piano amministrativo dei detti presunti mancati versamenti, atteso che il mancato pagamento dei canoni demaniali, a mente della vigente normativa mineraria, costituisce motivo di decadenza del concessionario e che tale norma dovrebbe logicamente applicarsi anche alle maggiorazioni dei canoni.

È stata inviata alle società interessate una lettera di contestazione del mancato pagamento, che costituisce l'avvio di un procedimento di accertamento finalizzato alla decadenza e rappresenta, quindi, lo strumento idoneo per determinare se i mancati accertati pagamenti risultano voluti o, diversamente, semplicemente non comunicati ai competenti uffici del Dicastero.

PRESIDENTE. Il deputato Giovanni Vianello ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

GIOVANNI VIANELLO (M5S). Grazie, Presidente. Ringrazio il sottosegretario per la risposta, tuttavia dobbiamo esprimerci parzialmente soddisfatti di questa risposta. La parte di cui siamo soddisfatti riguarda il fatto che ormai è scritto nero su bianco - ed è riconosciuto da tutti che ciò si deve grazie alla norma che noi del MoVimento 5 Stelle abbiamo voluto - l'aumento fino a 25 volte dei canoni sulle concessioni e sulle ricerche di idrocarburi. Vi è stata, quindi, una riduzione delle aree interessate a queste attività, proprio perché l'aumento dei canoni corrisponde a un aumento di spesa da parte delle multinazionali del petrolio. Apprendiamo inoltre favorevolmente che ci sono state delle rinunce e che, quindi, grazie a questo aumento dei canoni, abbiamo iniziato a tutelare sempre di più il territorio e il mare. Questa è la nota positiva che evidenziamo dalla risposta che il sottosegretario ci ha dato, tuttavia, dalle cifre che ci sono state riferite - non sono dettagliate, sono generali - non si riesce a comprendere bene un passaggio, cioè se alle multinazionali che hanno riperimetrato l'area di interesse sia stato applicato il canone 25 volte maggiorato dalla data di emanazione della norma fino alla avvenuta riperimetrazione, quindi se abbiano avuto il canone, prima e dopo, 25 volte superiore rispetto a quello attuale. Ciò non si evince dalla risposta, quindi chiediamo magari un chiarimento che possiamo avere sicuramente subito dopo (quindi è più è un dettaglio tecnico che dobbiamo approfondire).

La seconda cosa, però, ci risulta un po' più grave, perché apprendiamo oggi - ce ne dà notizia il sottosegretario - che ci sono forse alcune multinazionali che non hanno pagato il canone di concessione e, come giustamente ha detto il sottosegretario, questo è anche motivo di revoca della concessione. Però, che i Ministeri non sappiano se effettivamente tali multinazionali non hanno pagato e quindi, se inadempienti, gli deve essere tolta la concessione, oppure se ci sia stato un difetto di comunicazione, è un po' grave. È grave come segnale da dare ai cittadini perché lo Stato italiano, giustamente, con i propri uffici, con i propri Ministeri, le proprie articolazioni, monitora ogni cittadino italiano dal punto di vista fiscale e sapete benissimo meglio di me quali sono le ripercussioni che i cittadini che sono costretti a subire se non pagano le tasse, giustamente: e sulle multinazionali del petrolio, invece? Non sappiamo, oggi, se hanno pagato oppure se si tratta di un difetto di comunicazione. Questo denota che comunque - è evidente - al Ministero qualcuno forse non ha - se non altro - adempiuto fino in fondo al lavoro, perché da un'interpellanza parlamentare noi non possiamo venire a sapere se è un'incertezza, se le citate multinazionali hanno pagato, oppure se si tratta di un difetto di comunicazione.

Auspichiamo, pertanto, che su questo si faccia subito chiarezza e, nel caso di inadempienza, vengano tolte quelle concessioni con riferimento alle quali le multinazionali petrolio non hanno pagato. Veniamo ora al punto generale della materia delle trivellazioni, in mare e in terra. L'Italia, che è il nostro splendido Paese, come sapete benissimo non può correre ulteriori rischi. Attualmente ci sono migliaia di pozzi, centinaia di concessioni, in mare e in terra: la Francia ha già rinunciato a nuove trivellazioni; la Spagna e gli Stati Uniti hanno annunciato che bloccheranno nuove trivellazioni. Bene, e in Italia? È vero che c'è il PiTESAI in attesa ma, come Parlamento sovrano, dobbiamo esprimere una posizione sulle nuove trivellazioni: si faranno, o le blocchiamo come stanno facendo la maggior parte dei Paesi che stanno andando verso la transizione ecologica energetica? Siamo nel 2021: non possiamo ancora vedere il futuro dell'energia negli idrocarburi, nel petrolio; lo dobbiamo al nostro Paese! È per questo che è stata depositata una mia proposta di legge, supportata e sottoscritta dai colleghi del MoVimento 5 Stelle, per bloccare definitivamente le nuove trivellazioni in Italia e, contestualmente, bloccare anche i famigerati airgun, così dannosi per l'ecosistema marino. Chiediamo che venga subito discussa questa proposta di legge, così vediamo tutte le forze politiche come si pongono dinanzi a questo argomento, che è fondamentale perché è proprio qui che passa la differenza tra chi vuole la transizione ecologica e quindi vuole lasciarsi alle spalle le fonti fossili, e chi invece parla di transizione ecologica energetica, ma solo a parole, facendo un green wash, favorendo poi, in secondo piano, invece, queste attività. Ecco il perché chiediamo che venga subito affrontata una discussione serena, aperta, pubblica su questa proposta di legge che ho depositato: lo dobbiamo, sottosegretario a questo Paese, ma soprattutto abbiamo un obbligo morale nei confronti delle future generazioni.

Io vengo da Taranto e so benissimo, così come i miei concittadini, che cosa significa subire delle scelte che nel corso dei decenni, poi, fanno pagare un territorio intero; scelte scellerate che hanno causato inquinamento, disoccupazione, pregiudicato lo sviluppo del territorio. Noi non possiamo permettere che questi modelli continuino ad andare avanti ed è per questo che dobbiamo bloccare queste nuove trivellazioni.

Il MoVimento 5 Stelle c'è, il nostro impegno c'è tutto e auspichiamo che anche le altre forze politiche facciano lo stesso perché, lo ribadisco, il nostro obbligo morale verso le future generazioni non deve essere secondo a nessuno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Iniziative di competenza volte alla manutenzione del patrimonio immobiliare della società EUR SpA - n. 2-01214)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente n. 2-01214 (Vedi l'allegato A) dei deputati Morassut e Fiano. Chiedo al deputato Roberto Morassut se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ROBERTO MORASSUT (PD). Grazie, Presidente, la illustro. Parliamo di EUR SpA, una società che agisce nel territorio della capitale, nata su quello che era, fino al 2000, un ente pubblico, cioè l'ente EUR. Dal 2000, appunto, è una società per azioni, partecipata al 90 per cento dal MEF e al 10 per cento dal comune, che ha però delle caratteristiche molto particolari; è quella che, più recentemente, anche se nata in anni lontani, è stata definita una sorta di società di trasformazione e di gestione urbana, con un grande patrimonio immobiliare, vincolato per la gran parte degli edifici, definiti dei capisaldi architettonici, ma che dispone anche di molti beni comuni, molti spazi pubblici, aree verdi che sono anche tutelate da un forte regime vincolistico, nonché parcheggi. Quindi, una serie di attività di gestione che, di fatto, sono pubbliche, ad uso pubblico, ma che non danno alla società un ritorno economico; è un po' la caratteristica ibrida di questa società, che è in parte commerciale pubblica, ma in parte anche di gestione di patrimonio pubblico, gestendo scuole, spazi pubblici, musei e attività culturali.

Negli ultimi anni la situazione economica e patrimoniale della società si è spinta in un versante un po' critico perché ci sono state delle importanti novità, prima fra tutte la gestione di una nuova opera pubblica, molto importante, che però comporta notevoli costi di gestione, nonché un lavoro di promozione importante.

Mi riferisco a “La Nuvola”, cioè al nuovo centro congressi, inaugurato pochi anni fa, dopo un lungo percorso, che purtroppo, nel momento di avvio, si è trovato proprio di fronte alla novità della pandemia; quest'ultima ha sostanzialmente tolto moltissimo spazio e moltissimo mercato alle attività congressuali, fieristiche e di promozione culturale. Anzi, in questo periodo l'EUR, giustamente, ha recuperato un po' la centralità urbana di questa struttura, mettendola nel circuito degli hub per le vaccinazioni, ed è stata una cosa molto importante.

Però, per essere molto rapidi e arrivare alla conclusione, aggiungo soltanto un'informazione che è centrale in questa interpellanza, ossia che uno dei problemi più importanti, anche di sicurezza, che sta affrontando l'EUR SpA è la manutenzione dei grandi edifici storici. I grandi edifici storici, come sapete, sono rivestiti prevalentemente in marmo e travertino, con lastre molto pesanti, che, nella fase di rilancio dell'EUR degli anni Cinquanta, dopo che era stato fermo per tanti anni, durante la guerra, sono state collocate, forse a volte un po' di fretta, senza i dovuti ancoraggi. Si è scoperto, dopo tempo, che queste lastre sono affisse con semplice malta e ora, a distanza di tempo, essendo un po' precari gli ancoraggi, stanno venendo giù e, a volte, determinano dei problemi di sicurezza importanti anche per i passanti. Quindi, molte zone sono perimetrate, sono abbandonate e questo non determina una bella immagine.

Allora, il punto è questo, cioè capire se, come è sembrato possibile perché ci sono state delle interlocuzioni con EUR SpA, si possa stabilire un'interlocuzione tra la società e il Ministero dell'Economia per verificare, allo stato dei conti e dei bilanci, la possibilità di una rimodulazione dei trasferimenti delle disponibilità a favore di EUR per poter affrontare questa fase difficile, che è legata ai maggiori costi di nuove infrastrutture e di nuove strutture che sono presenti nel territorio e nella gestione di EUR SpA nella fase che attraversiamo, e anche alla straordinaria necessità di un lavoro di manutenzione e di mantenimento di questi beni, che - ripeto - sono beni pubblici, identitari della città e anche dello Stato, perché hanno una storia particolare, che possa consentire a EUR SpA di svolgere meglio la propria attività, in sicurezza e con pieno decoro delle strutture pubbliche.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze, Claudio Durigon, ha facoltà di rispondere.

CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie, Presidente. In riscontro all'interpellanza relativa alla richiesta di riattivazione di interlocuzioni con EUR SpA - partecipata dal Ministero dell'Economia e delle finanze al 90 per cento e da Roma Capitale al 10 per cento - al fine di reperire le risorse necessarie per la manutenzione del patrimonio immobiliare della società, si rappresenta preliminarmente che, in incontri avvenuti nel mese di dicembre 2020, sono state illustrate al Ministero le linee strategiche del piano industriale aziendale per il periodo 2021-2025.

In tali occasioni la società ha sottolineato talune criticità finanziarie nell'orizzonte di piano, connesse principalmente ai pagamenti di transazioni e al rimborso dell'anticipazione finanziaria ottenuta dal Ministero in base alle previsioni della legge di stabilità 2014, oltre al fabbisogno della gestione corrente degli investimenti per le manutenzioni immobiliari. In particolare, è stato segnalato che durante l'intero periodo sono previsti flussi di cassa negativi e, a decorrere dal 2022, è atteso un fabbisogno di liquidità che permarrà nell'orizzonte temporale considerato.

Al fine di rimuovere le criticità, la società, nel corso degli incontri, ha illustrato alcune ipotesi di intervento: la prima, una sospensione, nel periodo di piano, degli obblighi di rimborso al MEF del debito residuo di 24 milioni di euro dell'anticipazione ricevuta; la seconda, la completa remissione del debito stesso, unitamente all'erogazione di un contributo in conto capitale di 27 milioni per consentire l'estinzione dei debiti da transazioni con appaltatori; la terza, EUR SpA, mediante la stipula di appositi contratti di servizio con pubbliche amministrazioni interessate, mette a disposizione gli spazi congressuali per eventi di carattere culturale per un certo periodo dell'anno, stimando corrispettivi dell'ordine di circa 4 milioni di euro annui.

Ad esito degli incontri, gli uffici del Ministero hanno approfondito la fattibilità delle soluzioni prospettate da EUR in relazione ai diversi profili di complessità ordinamentale e di finanza pubblica. In ogni caso, è stata già condivisa l'opportunità di completare la redazione del piano industriale con indicazione di ulteriori elementi che possono costituire il presupposto per individuare le misure di sostegno finanziario più adeguate.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore 10,35)

CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Si conferma, comunque, la disponibilità a riprendere quanto prima le interlocuzioni con EUR, opportunamente alla fine del semestre in corso, non appena sarà rinnovato l'organo amministrativo, al fine di assicurarne il coinvolgimento anche in tutte le questioni aperte oltre che nella pianificazione della gestione futura.

PRESIDENTE. Il deputato Roberto Morassut ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

ROBERTO MORASSUT (PD). Grazie, Presidente. Sì, sono soddisfatto, ovviamente aggiungendo una sollecitazione perché questo passaggio, che il sottosegretario ha annunciato, possa arrivare rapidamente, possa concludersi con esito positivo e consentire il miglior sbocco per una situazione che sta diventando critica e consenta di tutelare un patrimonio nazionale, un patrimonio importante per la capitale, che ovviamente costituisce una ricchezza pubblica e che - sottolineo ancora una volta - attualmente è un tema molto urgente, soprattutto per la sicurezza dei cittadini. L'EUR è una zona molto frequentata dai romani in tutte le ore del giorno e passeggiare sotto questi portici, questi propilei, poter accedere ai locali è diventato pericoloso per la tenuta dei rivestimenti, che sono in una condizione critica. Quindi, sollecito, essendo soddisfatto della risposta, anche una rapida apertura e conclusione di questo tavolo.

(Esiti dello studio epidemiologico richiesto all'Istituto superiore di sanità sulla popolazione residente nella zona circostante lo stabilimento della «Ditta Fonderie Pisano SpA» - n. 2-01217)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Provenza ed altri n. 2-01217 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Nicola Provenza se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

NICOLA PROVENZA (M5S). Grazie, Presidente, la illustro. Sottosegretario Costa, al centro di questa interpellanza urgente vi è uno studio scientifico che lo è studio “Spes”, cioè lo studio di esposizione nella popolazione suscettibile relativo ai cluster che riguardano l'influenza negativa, direi nefasta, delle Fonderie Pisano in merito alle tre matrici ambientali, aria, suolo e acqua, e alla presenza di metalli nel sangue della popolazione della Valle dell'Irno. Ricordo a me stesso che il protocollo d'intesa, siglato in data 28 gennaio 2017, tra l'Istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno, l'Istituto nazionale per lo studio e la cura dei tumori (Istituto “Pascale”), l'ASL di Salerno, le Fonderie Pisano e l'Associazione Salute e Vita fu proprio commissionato dalla regione Campania. Ricordo, inoltre, che in data 30 gennaio 2018 viene siglato un accordo di collaborazione scientifica proprio con l'Istituto superiore di sanità per la verifica delle analisi e l'elaborazione dei dati. La relazione finale di questo studio era prevista per il 2018. Nel marzo dello stesso anno, esattamente il 27 marzo 2018, si è venuti a conoscenza soltanto di una relazione provvisoria, che comunque già mostrava un quadro abbastanza allarmante di inquinamento che in qualche modo poteva mettere a rischio la salute della popolazione e del territorio. Stiamo parlando, sottosegretario, di un'area comprendente tre diversi comuni, Salerno, Pellezzano e Baronissi.

Le gravi criticità ambientali e di nocumento alla salute pubblica relative proprio alle Fonderie Pisano di Fratte, a Salerno occupano le cronache giudiziarie della mia città da troppi anni, per non essere oggetto di un'attenzione e di un approfondimento che faccia luce quanto meno su una serie di passaggi opachi che hanno ritardato una decisa presa di posizione istituzionale nell'interesse esclusivo di una comunità, che, devo dire il vero, è stata poi affiancata, in maniera tenace e costante, da liberi cittadini, da comitati e soprattutto dall'Associazione Salute e Vita.

Più recentemente, dal 2016, vicende autorizzatorie giudiziarie di carattere diverso hanno interessato la ditta Pisano, determinando provvedimenti contrastanti, di sospensione o di riapertura delle attività. Negli scorsi anni è stato avviato questo studio per indagare sullo stato di salute degli abitanti dell'area di Salerno Nord e i risultati definitivi sono stati consegnati, già da tempo, alla regione Campania da parte dell'Istituto Zooprofilattico, che è l'istituto capofila dello studio, senza però che siano stati resi pubblici. Ricordo, peraltro, che, con il decreto dirigenziale n. 85 del 10 aprile 2020, la regione Campania aveva rinnovato l'AIA (Autorizzazione integrata ambientale) con una validità di 12 anni - lo ripeto -12 anni, nonostante i dati preliminari dello studio evidenziassero un sospetto per il forte accumulo di metalli pesanti ritrovati nell'organismo degli abitanti delle zone circostanti la fonderia. Il sottoscritto, primo firmatario della presente interpellanza, con l'interrogazione a risposta scritta n. 4-07167 aveva chiesto al Ministro della Salute quali iniziative intendesse porre in essere per verificare, anche con l'ausilio dell'Istituto superiore di sanità, gli impatti sull'ambiente e sulla salute dei cittadini connessi alle attività della Fonderia Pisano e se intendesse avviare, tramite l'Istituto superiore di sanità, apposite verifiche finalizzate alla pubblicazione dei dati definitivi dello studio Spes-Valle dell'Irno, nell'esclusiva tutela del diritto alla salute dell'intera comunità. In risposta alla suddetta interrogazione, in data 22 ottobre 2020, il Ministero della Salute, alla luce delle informazioni e degli atti acquisiti dalla regione Campania e tenuto conto di quanto allora rappresentato dal sottoscritto, cioè dal primo firmatario del presente atto, ritenendo sussistenti fondati elementi per disporre un'istruttoria di natura tecnica, al fine di verificare le condizioni reali di presenza di inquinanti nell'aria interessata, ha espresso l'intenzione di interessare l'Istituto superiore di sanità, al fine di avviare uno studio epidemiologico sulla popolazione residente nella zona dove insiste lo stabilimento, assegnando, in quell'occasione, un termine di 90 giorni per predisporre una relazione illustrativa. Orbene, dopo sette mesi - e non novanta giorni - sono qui a sollecitare il Ministero della Salute per conoscere se l'Istituto superiore di sanità abbia avviato lo studio epidemiologico sulla popolazione residente nella zona dove insiste lo stabilimento delle Fonderie Pisano e se sia stata predisposta, nel termine assegnato di 90 giorni, la conseguente relazione illustrativa relativamente alle verifiche finalizzate alla pubblicazione dei dati definitivi dello studio Spes-Valle dell'Irno.

Sottosegretario, in un territorio abbandonato, dove domina l'incuria, dove non c'è programmazione, dove gran parte dei servizi non vengono erogati, dovrebbe esserci una risposta orientata alla trasparenza e, soprattutto, alla tempestività, relativamente alla conoscenza dei dati scientifici, in quanto il tema è la salute pubblica.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la Salute, Andrea Costa, ha facoltà di rispondere.

ANDREA COSTA, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. Ringrazio gli onorevoli interroganti per aver sollevato una questione di estrema delicatezza, che il Ministero della Salute segue da tempo con la necessaria attenzione. Come ricordava l'onorevole, in data 22 ottobre 2020 il sottosegretario di Stato pro tempore ha risposto all'interrogazione parlamentare n. 4-07167, richiamata nelle premesse della interpellanza. In tale occasione, è stata espressa l'intenzione del Ministero della Salute di “interessare l'Istituto superiore di sanità, al fine di avviare uno studio epidemiologico sulla popolazione residente nella zona dove insiste lo stabilimento, assegnando un termine di 90 giorni per predisporre una relazione illustrativa”. Nel rispetto della indicazione resa, è stato chiesto all'Istituto di assumere ogni idonea iniziativa ai fini dell'effettuazione di un articolato studio epidemiologico sulla popolazione residente nella zona interessata, con ogni consentita urgenza. In data 25 febbraio 2021, l'Istituto ha provveduto a illustrare il disegno dello studio messo a punto, sulla base dei dati disponibili presso il proprio Servizio tecnico-scientifico di statistica. Pertanto, ringrazio ulteriormente gli interpellanti, in quanto la trattazione dell'odierno atto ispettivo mi consente di presentare, in sede parlamentare, i risultati emersi dallo studio epidemiologico, effettuato sulla mortalità e ospedalizzazione, nei tre comuni di Salerno, Baronissi e Pellezzano, indicati come interessati dalle emissioni dello stabilimento industriale Fonderie Pisano SpA. L'Istituto, per quanto di propria competenza, ha fornito il profilo di salute delle popolazioni residenti nei tre comuni, basato sulla banca dati del Servizio tecnico-scientifico di statistica. L'Istituto precisa che sono state sviluppate le analisi di mortalità e dei ricoveri per causa specifica per i tre comuni, i cui risultati sono stati esaminati alla luce delle evidenze attualmente disponibili sulla possibile associazione con contaminanti potenzialmente emessi dalle fonderie. L'Istituto fa presente, in particolare, che per poter rispondere al quesito concernente il possibile impatto sanitario specifico della Fonderia, sono necessarie indagini epidemiologiche analitiche basate sull'integrazione dei dati ambientali, che individuino, nelle finestre temporali interessate dall'attività produttiva, le aree e le popolazioni a maggiore impatto dei contaminanti rilasciati dalla stessa Fonderia, con dati sanitari individuali o di piccola area. L'Istituto sottolinea, inoltre, che le elaborazioni basate sul dato di ospedalizzazione, importanti per fornire una stima della frequenza delle patologie per le quali è previsto il ricovero, non rappresentano una stima dell'incidenza delle patologie analizzate. Dalle analisi condotte a livello comunale è emerso, complessivamente, che tutti e tre i comuni non si discostano dal resto della provincia per la mortalità generale, né per il numero dei ricoverati per tutte le cause nel loro complesso. I tumori maligni, nel loro complesso, non si discostano, in maniera significativa, né come causa di decesso, né di ricovero; sono in eccesso come causa di ricovero tra i residenti di entrambi i generi nel solo comune di Salerno. Tuttavia, su questo dato può giocare un ruolo l'ambiente urbano, sia in termini di esposizione a diversi contaminanti sia in termini socio-economici e di stili di vita della popolazione. Le malattie respiratorie con una evidenza a priori di associazione con la residenza di prossimità di impianti siderurgici nel loro complesso non hanno fatto registrare eccessi significativi. Tuttavia, tra i tumori che annoverano tra i fattori di rischio esposizioni a contaminanti potenzialmente rilasciati da impianti quali la Fonderia, si segnala una particolare attenzione e necessita di ulteriori approfondimenti per le malattie in eccesso nei singoli comuni e, in particolare: a) per gli eccessi del tumore della vescica riscontrati tra gli uomini, sia di Baronissi sia di Pellezzano; b) gli eccessi rilevati nella popolazione femminile del tumore del rene a Pellezzano e del tumore del polmone a Baronissi. Inoltre, meritano particolare attenzione gli eccessi di mortalità e ricoveri per tumore della mammella tra le donne di Pellezzano, non solo per la loro possibile associazione a contaminanti ambientali, ma anche per la necessità di implementare idonei sistemi di prevenzione, quali gli screening oncologico. Si segnalano, infine, gli eccessi dei deceduti per mesotelioma pleurico a Pellezzano e dei ricoverati per asbestosi del comune di Salerno, data l'associazione di queste patologie con l'esposizione ad amianto. Alla luce dei risultati qui presentati, e in base a quanto premesso, secondo l'Istituto questa prima indagine epidemiologica ha consentito di individuare alcune criticità nel profilo di salute delle popolazioni dei comuni oggetto dell'analisi, che necessitano certamente di ulteriori approfondimenti. In particolare, per poter rispondere al quesito specifico sulla valutazione del possibile impatto sanitario della Fonderia, l'Istituto ritiene necessario sviluppare idonee indagini di epidemiologia ambientale secondo metodi accreditati su scala individuale o di piccola area. Tali indagini richiedono una valutazione di fattibilità con il coinvolgimento delle strutture sanitarie regionali e locali. Tra queste, a titolo di esempio, l'Istituto segnala l'Osservatorio epidemiologico regionale, il Registro tumori della provincia di Salerno e l'ASL territorialmente competente, il Registro campano dei difetti congeniti e l'Agenzia regionale per la protezione ambientale. La realizzazione di indagini epidemiologiche analitiche richiede la disponibilità di risorse ad hoc e una idonea tempistica per la loro effettuazione, che dipendono dal disegno dello studio individuato dalle analisi di fattibilità.

Per quanto riguarda gli aspetti tecnici dell'indagine espletata, l'Istituto precisa che è stato applicato l'approccio metodologico utilizzato nell'ambito del sistema di sorveglianza epidemiologica nei siti contaminati, il “Progetto SENTIERI”, che si caratterizza per una valutazione a priori dell'evidenza di associazione tra malattie e tipologie di impianti che generano fattori inquinanti, in base alle conoscenze disponibili.

Sono stati analizzati i dati comunali di mortalità e di ospedalizzazione, analizzando l'ultimo decennio di dati disponibili (2009-2018 per la mortalità e 2010-2019 per le ospedalizzazioni).

Sarà cura del Ministero della Salute assumere ulteriori iniziative finalizzate al prosieguo del monitoraggio epidemiologico, anche mediante il coinvolgimento delle autorità sanitarie locali.

PRESIDENTE. Il deputato Provenza ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

NICOLA PROVENZA (M5S). Grazie, Presidente. Ringrazio il sottosegretario Costa che, comunque, ci ha fornito una serie di dati che sono davvero meritevoli di un'attenzione e di un approfondimento e il fatto che il Ministero della Salute, ancora oggi, confermi che si prende carico di questa problematica deve confortare, non tanto me, ma i cittadini di quelle aree. Io rappresento, in fondo, una comunità, una comunità che vuole conoscere dei dati che, purtroppo, non vengono resi pubblici e che, in alcune situazioni, vanno a ledere un diritto, perché è la popolazione, è il singolo cittadino che ha diritto di conoscere questi dati. Allora, sottosegretario, le voglio dire con molta chiarezza che io, qui, non rappresento il MoVimento 5 Stelle, non rappresento una casacca arancione, rossa, verde, io sono, qui, un rappresentante istituzionale che vuole tutelare una comunità e che non vuole assecondare delle spinte relative a bacini di voti o fabbricare consensi con annunci raccontando, magari, delle favole. Io sono qui per un problema serio di salute pubblica.

Vorrei ricordare che, già il 20 ottobre del 2020, il TAR aveva concesso, aveva detto sì all'accesso alla versione integrale di questo studio SPES, potendo dare la possibilità di visionare questo studio entro 30 giorni. La stessa regione Campania aveva successivamente confermato questa possibilità, salvo, poi, verificare che il sindaco del comune di Pellezzano aveva dichiarato, testualmente, in una conferenza stampa: “Mi vedo mostrare una relazione, non solo non conclusiva, ma in due copie difformi”. Vale a dire, sottosegretario, che non si trattava di una relazione finale; quindi, una sorta di mancata consegna, se vogliamo, di uno studio integrale descritto, sia dal sindaco di Pellezzano sia dall'Associazione salute e vita, come un finto esercizio di democrazia partecipata. E intanto, nella mia città e nei comuni limitrofi si continua a parlare, dal mio punto di vista come un elemento comunicativo di distrazione di massa, della possibile delocalizzazione - un argomento, anche questo, decennale, trito, ritrito - ma mai si parla di futuro. E quando parlo di futuro, parlo della necessaria messa in sicurezza di quell'area, parlo dell'auspicata bonifica, parlo della sua eventuale destinazione d'uso. Allora, dov'è, Presidente, la trasparenza? Dov'è la trasparenza quando l'istituzione, da presidio di legalità e di protezione del cittadino, diventa in qualche modo ostacolo se non, addirittura, in qualche occasione muro di gomma? Allora, mi trovo qui a chiedere un'accelerazione rispetto alla trasparenza, alla tempestività. Ricordo a me stesso e, poi, all'Aula che i risultati definitivi di questo studio sono stati consegnati dall'Istituto zooprofilattico alla regione Campania nel gennaio del 2020 e che, nel maggio del 2020, il presidente della regione Campania affermava pubblicamente che, da una prima valutazione dei dati e dalle informazioni in suo possesso, vi erano degli elementi sostanziali per ritenere difficile il prosieguo dell'attività delle fonderie. Oggi siamo al 14 maggio, venerdì 14 maggio 2021, e le fonderie sono ancora in piena attività.

Voglio ricordare al sottosegretario, al Presidente e a quest'Aula che il TAR, non più tardi di due mesi fa, in data 11 marzo 2021, ha imposto ancora una volta all'Istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno la consegna delle relazioni mancanti e di quella finale sullo Studio di esposizione della popolazione suscettibile, cioè quello relativo all'area che circonda le fonderie Pisano, lo stesso Istituto che aveva definito un quadro allarmante di inquinamento con gravi rischi per la salute pubblica.

Sottosegretario, noi qui parliamo di un pericolo esiziale per i lavoratori e per la popolazione e, allora, può essere che i cittadini campani - questo viene da pensare - quelli di Salerno, di Baronissi, di Pellezzano, si siano, forse, illusi perché, quando ascoltano continuamente reprimende di leggi nei confronti dei vari elementi o delle varie figure istituzionali, dal Ministro Azzolina al Premier Conte, dal commissario Arcuri al generale Figliuolo, per terminare, addirittura, al Presidente del Consiglio Draghi, reiterate censure moralistiche, comunicazioni settimanali unidirezionali, accuse di criminalità politica, a destra e a manca, da parte della massima autorità regionale, i cittadini stessi avranno immaginato che la capacità amministrativa e gestionale in capo alla suddetta figura istituzionale sarebbe stata più che sufficiente per risolvere un piccolo problema, di una piccola città di provincia; quindi, magari, hanno immaginato che con un miracolo si potesse porre fine a questa vicenda dolorosa. Così non è stato e, nonostante un tempo che io definisco biblico, perché è un tempo biblico, in politica, quello che si è avuto per risolvere questa problematica, si tengono in ballo un'impresa e i suoi lavoratori ma, soprattutto, i cittadini e la salute degli stessi. Altro che capacità amministrativa! Allora, dopo un decorso che è tortuoso, che è contraddittorio, che è talvolta opaco, che è scandito da annunci che, poi, vengono sistematicamente smentiti dalla realtà, noi, come istituzione, e lei, come rappresentante del Governo, come ha fatto oggi, con coraggio, andando a incidere sulla realtà che quella comunità dovrà vivere, non possiamo eludere le risposte, non possiamo rinviare sine die una soluzione a questa problematica che va avanti da oltre un decennio. Quindi, la questione è semplicemente, direi squisitamente politica perché, rispetto alla necessità di avere quei dati conclusivi, noi abbiamo una priorità assoluta, la tutela della salute dei cittadini. Tuttavia, è evidente, è evidente a tutti che, da un punto di vista istituzionale, l'ente regione aveva l'opportunità di incidere su questa realtà. E, allora, che cosa possiamo dire? Che non abbia, in qualche modo, voluto o saputo in maniera risoluta affrontare questa problematica? Questo significa, da un punto di vista politico, un fallimento, significa aver fallito. Questa non è una battaglia politica, sottosegretario, questa è la battaglia politica, la battaglia politica per la salute, per il lavoro, per i diritti, per la trasparenza, per un giusto riconoscimento di chi ha lottato per ottenere la verità, per una politica alta che, finalmente, sia votata all'esclusivo interesse dei cittadini e non all'esercizio del potere fine a se stesso e per ribadire, anche in questa occasione particolare, che non può esserci economia senza salute. Questo è il tema centrale anche di questi giorni nel nostro Paese rispetto alla drammatica pandemia che stiamo vivendo: prima la salute, poi l'economia.

Nel ringraziarla e nel ritenermi soddisfatto per i dati che ci ha detto, che, purtroppo, ancora una volta, confermano un allarme per la salute dei cittadini delle mie comunità, io annuncio che chiederò un incontro con i sindaci dei comuni di Salerno, di Baronissi e di Pellezzano, anche con l'Associazione salute e vita che si è tanto battuta per questo tema e anche con i cittadini, quei cittadini che hanno sofferto in questi anni, che hanno subito questa situazione in maniera terribile e sono proprio questi cittadini che, in questa fase, meritano sostegno, meritano attenzione, meritano tutela. Su questo tema il mio impegno istituzionale e politico rimane fermo.

Quindi, sono soddisfatto di questa risposta, perché il Ministero della Salute, ancora una volta, si impegna ad esercitare il suo ruolo istituzionale nell'interesse dei cittadini.

(Iniziative di competenza ai fini della piena funzionalità di tutti i servizi educativi e scolastici per l'infanzia, con particolare riferimento al reclutamento del personale educativo - n. 2-01189)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Berardini e Schullian n. 2-01189 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Fabio Berardini se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. La risposta è affermativa, quindi le lascio volentieri la parola. Prego.

FABIO BERARDINI (MISTO-CD). Grazie, Presidente. Sottosegretario, con la presente interpellanza voglio evidenziare la grande difficoltà nel reclutamento di personale all'interno degli asili nido. Come sappiamo tutti, gli asili nido italiani hanno una capacità nettamente inferiore rispetto a quella di cui ha necessità l'Italia. Sappiamo che gli asili nido sono essenziali proprio per aiutare le famiglie italiane, le nostre donne, soprattutto in questo momento di particolare difficoltà, e chiaramente è necessario un grande piano, proprio per andare a costruire anche nuovi asili nido.

Dobbiamo porci un problema: il problema non solo dell'infrastruttura, ma anche e soprattutto del personale che andrà a fare da docente all'interno di queste strutture. La problematica deriva dall'articolo 14, comma, 3 del decreto legislativo n. 65 del 2017, che ha stabilito la necessità della laurea L19, ad indirizzo specifico educatori prima infanzia, quale requisito per l'accesso a questi posti. Ma solo pochissimi atenei hanno attivato, ad oggi, questi corsi di laurea ad indirizzo così specifico. Per tale ragione, si rischia che, nelle grandi città come Milano, Torino, Bologna, Roma, in cui l'offerta professionale è a prevalenza comunale, il numero di candidati al concorso appunto comunale venga ad essere notevolmente inferiore rispetto alle esigenze di organico, costringendo queste amministrazioni ad attingere personale da graduatorie di enti limitrofi o statali, per tempi determinati, senza tuttavia colmare sufficientemente i deficit di organico. E tutti sappiamo, poi, cosa succede ad inizio anno, con le nostre scuole e con la grave carenza di organico.

Per l'anno scolastico 2020-2021, il decreto-legge 8 aprile 2020, n. 22, recante “Misure urgenti sulla regolare conclusione e l'ordinato avvio dell'anno scolastico e sullo svolgimento degli esami di Stato” permette alle scuole dell'infanzia paritarie comunali, qualora vi sia l'impossibilità di reperire personale docente, di attingere alle graduatorie del personale educativo dei nidi, in possesso del titolo idoneo.

Noi vogliamo sollevare questa problematica e per questo motivo le chiedo, sottosegretario: se e quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per assicurare la piena funzionalità di tutti i servizi educativi e scolastici, pesantemente compromessa dai vuoti di organico, rimediando alla penuria di personale cui rischiano di andare incontro gli enti locali - soprattutto gli enti locali - attraverso un intervento sui titoli di accesso; se sia in valutazione l'adozione di iniziative per il superamento, anche provvisorio, di questo articolo 14, comma 3, del decreto legislativo n. 65 del 2017, consentendo di svolgere il ruolo di educatore di servizi educativi per l'infanzia anche e soprattutto a coloro che non si trovino in possesso del titolo di laurea triennale in scienze dell'educazione L19 ad indirizzo specifico; inoltre, se si intendano adottare iniziative per prorogare per l'intera durata della pandemia, e magari anche per un altro anno, le disposizioni di cui al decreto-legge 8 aprile 2020, n. 22, per l'utilizzo di personale all'interno dei nidi d'infanzia; ed eventualmente anche se si intenda sospendere anche temporaneamente il criterio del numero chiuso all'interno dei corsi di laurea in scienze dell'educazione L19.

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per la Salute Andrea Costa, ha facoltà di rispondere.

ANDREA COSTA, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. Ricordo che il decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 65, ha istituito il sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita ai 6 anni, con la finalità di garantire a tutte le bambine e a tutti i bambini pari opportunità di sviluppo delle proprie potenzialità sociali, cognitive, emotive, affettive, relazionali, in un ambiente professionalmente qualificato, in grado di cogliere i bisogni e le domande dei più piccoli, dimostrando flessibilità e progettualità. Questa capacità presuppone una solida formazione in ingresso. A tal proposito, secondo quanto sancito dall'articolo 14, comma 3, del richiamato decreto, a decorrere dall'anno scolastico 2019/2020, l'accesso ai posti di educatore di servizi educativi per l'infanzia è consentito esclusivamente a coloro che sono in possesso degli specifici requisiti dettati dall'articolo 4, comma 1, lettera e), del medesimo decreto legislativo. In particolare, tale ultima norma stabilisce che, ai fini della qualificazione universitaria del personale dei servizi educativi per l'infanzia, sia necessario aver soddisfatto almeno uno dei due seguenti requisiti: il conseguimento della laurea in scienze dell'educazione e della formazione nella classe L19, ad indirizzo specifico per educatori dei servizi educativi per l'infanzia; la laurea quinquennale a ciclo unico in scienze della formazione primaria, integrata da un corso di specializzazione per complessivi 60 crediti formativi universitari, da svolgersi presso le università, senza oneri a carico della finanza pubblica e le cui modalità di svolgimento siano definite con decreto del Ministro dell'Istruzione, dell'università e della ricerca.

Le modalità di svolgimento del corso di specializzazione sono state definite con il decreto ministeriale 9 maggio 2018, n. 378. Con nota protocollo n. 14176 dell'8 agosto 2018, il Ministero ha, inoltre, specificato che, fino all'attivazione dei percorsi di laurea L19 ad indirizzo specifico o dei corsi di specializzazione per laureati in scienze della formazione primaria, di cui al decreto n. 378 sopracitato, continuano ad avere validità, ai fini dell'accesso alla professione di educatore per i servizi educativi, i titoli riconosciuti in precedenza validi dalle normative regionali.

Tanto premesso, la previsione a regime del possesso dei titoli di studio specifici per la professione di educatore dei servizi per l'infanzia, di cui all'articolo 14, comma 3, del richiamato decreto legislativo n. 65 del 2017 e al successivo decreto ministeriale n. 378 del 2018, è a garanzia della qualità del servizio e corrisponde ad uno dei principali obiettivi, appunto, del decreto in discorso. Si ritiene, per tale motivo, non possa essere superata.

La ratio dell'impianto sopra descritto, difatti, è stata quella di uniformare la qualificazione universitaria dell'educatore dei servizi educativi per l'infanzia su tutto il territorio nazionale e, al contempo, di garantire personale sempre più qualificato come chiarito in premessa.

Qualunque misura diretta ad implementare l'offerta professionale in relazione alle carenze di organico incontra il parere favorevole del Ministero dell'Istruzione. Tuttavia, corre l'obbligo precisare che la concreta attuazione delle modifiche introdotte dal decreto legislativo n. 65 del 2017 dipende anche dalla possibilità delle strutture universitarie di attivare in tempi ragionevolmente rapidi e certi le attività formative richieste. Nelle more, per quanto di competenza del Ministero dell'Istruzione, con il decreto-legge n. 22 del 2020, è stato disposto che per l'anno scolastico 2020/2021 le scuole d'infanzia comunali possono, in casi di carenza di personale docente, attingere alle graduatorie del personale educativo dei nidi in possesso del titolo idoneo. Stante l'attuale situazione emergenziale, come da lei rappresentata, è auspicabile la reiterazione della predetta disposizione anche per il prossimo anno. In tal senso, con il favore del Ministero dell'Istruzione, sono stati approvati degli emendamenti parlamentari nella 1a Commissione, affari costituzionali del Senato al disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge 1° aprile 2021, n. 44.

La rete dei servizi educativi - nidi, micronidi, sezioni primavera e servizi integrativi - e delle scuole infanzia è una risorsa preziosa del nostro Paese e richiede di essere sostenuta con provvedimenti adeguati. L'emergenza COVID-19, d'altronde, ha avuto anche sulla fascia 0-6 lo stesso effetto che ha dispiegato in tutti i settori della vita pubblica e privata, lasciando affiorare i problemi già esistenti. La situazione che si è determinata a seguito della pandemia, non solo nel nostro Paese, ha reso tutti più consapevoli dell'importanza di assicurare alle bambine e ai bambini opportunità di crescita, di socialità, di gioco e di apprendimento in contesti educativi sicuri e di qualità.

Muovendo da questa consapevolezza, nel Piano nazionale di ripresa e resilienza sono contenuti importanti interventi volti a potenziare significativamente l'offerta dei posti negli asili nido e nelle scuole per l'infanzia. Il progetto persegue la costruzione di nuovi contesti educativi, oltre che la loro riqualificazione e messa in sicurezza, così da offrire un concreto aiuto alle famiglie e incoraggiando, al contempo, la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e la conciliazione tra vita familiare e professionale; in particolare, la misura consentirà la creazione di circa 228 mila posti. Nondimeno, il potenziamento dei servizi di asilo nido e per la prima infanzia, delle scuole per l'infanzia e del tempo scuola avrà un forte impatto anche in termini di riduzione dei divari territoriali.

Il quadro sopra descritto evidenzia come l'accesso ad una rete diffusa e di qualità dei servizi educativi e di scuole dell'infanzia rappresenta, oltre che un diritto per le bambine e i bambini, un'opportunità di crescita per il nostro Paese, e richiede un costante coordinamento istituzionale complesso tra Stato, regioni, enti locali, soggetti pubblici e privati, per l'attuazione dei diritti e il benessere delle nuove generazioni. Il Ministero sta lavorando per garantire tutto ciò.

PRESIDENTE. Il deputato Berardini ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

FABIO BERARDINI (MISTO-CD). Grazie, Presidente. Sicuramente accolgo con favore l'attenzione che riserverà il Ministero su questa importante tematica, perché, come ho detto in precedenza, è chiaro che è necessario implementare il numero di posti a disposizione per le famiglie italiane riguardo soprattutto gli asili nido. Al contempo, non dobbiamo farci trovare impreparati sul discorso dei docenti perché, come è stato evidenziato, non tutte le università - anzi pochissime università - hanno avuto l'opportunità di attivare questa classe di laurea L19 ad indirizzo specifico. Quindi, sicuramente accolgo con favore anche gli emendamenti che sono stati approvati presso il Senato della Repubblica e, chiaramente, attendiamo poi il testo alla Camera. Sarà nostra premura intervenire e migliorare, con l'ausilio e il supporto del Ministero, le norme, perché noi dobbiamo garantire che ad ogni inizio di anno scolastico l'offerta sia massima, sia di qualità. Chiaramente, dobbiamo sopperire immediatamente a questi vuoti di organico, che altrimenti potrebbero solo dare un fastidio, un danno alle strutture e soprattutto alle famiglie, perché al centro deve esserci sempre il cittadino, la famiglia, la persona, e per questo noi ci batteremo, cioè per garantire questi servizi. Quindi, ringrazio il sottosegretario e ci impegneremo sempre a inserire norme in questo senso, per aumentare la possibilità di insegnare all'interno dei nostri asili nido comunali.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che, secondo le intese intercorse tra i gruppi, mercoledì 19 maggio, a partire dalle ore 16, avrà luogo un'informativa urgente del Governo, con la partecipazione del Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, sulla sicurezza nel Mediterraneo alla luce degli ultimi sviluppi.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 17 maggio 2021 - Ore 10:

(ore 10, con votazioni non prima delle ore 15)

1. Discussione del disegno di legge:

S. 2144 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 marzo 2021, n. 41, recante misure urgenti in materia di sostegno alle imprese e agli operatori economici, di lavoro, salute e servizi territoriali, connesse all'emergenza da COVID-19 (Approvato dal Senato). (C. 3099​)

Relatori: DEL BARBA, per la maggioranza; LUCASELLI, di minoranza.

La seduta termina alle 11,15.