Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 17 maggio 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    il ricovero in terapia intensiva (TI) rappresenta una fase piuttosto delicata per la vita dei malati con gravi insufficienze degli organi essenziali e, pertanto, richiede un trattamento clinico ad elevata specializzazione, in grado di fornire ai degenti un controllo e monitoraggio continuo dei parametri vitali. I reparti di terapia intensiva sono dotati di moderne risorse strumentali e necessitano, a differenza di qualsiasi altro reparto, di una opportuna conoscenza medica ed assistenza infermieristica. L'ambiente della terapia intensiva, dunque, implica un grande lavoro di attenzione agli equilibri emotivi dei pazienti e delle loro famiglie;

    l'emergenza epidemiologica da Covid-19, con la conseguente adozione di drastiche misure di isolamento, a giusta ragione ritenute necessarie per fronteggiare la crisi sanitaria tuttora in atto e tutelare al contempo il diritto alla salute nell'interesse della collettività, ha tuttavia riportato alla luce l'esigenza di intervenire sulla regolamentazione delle politiche di visita nei reparti di cure intensive, anche e soprattutto al fine di evitare quanto avvenuto nei mesi scorsi e quanto ancora continua ad accadere in queste settimane: decessi di pazienti in totale solitudine, lontani da un proprio caro, un amico o semplicemente un conoscente, capace di dare un minimo di conforto nel difficile momento della malattia e del conseguente trapasso;

    risulta oramai tristemente noto quanto la distanza dai contatti familiari per i ricoverati durante il periodo di pandemia si sia non soltanto riflettuta negativamente in ambito psicologico e clinico di pazienti e famiglie, ma in moltissimi casi, abbia assunto il più drammatico risvolto di impedire la vicinanza alle persone care persino nel momento di un ultimo saluto. A ciò si è aggiunta, nei mesi più difficili della pandemia e a causa di misure più restrittive adottate per contenere la diffusione del contagio, la sofferenza per l'impossibilità di celebrare le esequie funebri per coloro che, a seconda del proprio culto, lo avrebbero desiderato;

    a partire dall'aggravarsi della situazione di disagio a causa dei motivi descritti, comprovata dalle numerose richieste pervenute dalla comunità che ha vissuto direttamente il dolore del distacco, risulta particolarmente condivisibile oggi la reale necessità per il nostro Paese di intervenire per colmare un vuoto normativo presente su questi temi, e che tende a protrarsi da diverse legislature, dunque ben prima dell'inizio dell'emergenza sanitaria;

    in Italia ad oggi si denota, infatti, la presenza di una diffusa politica di restrizione alle visite nella quasi totalità dei reparti di terapia intensiva, con limitazioni di diversa natura: orari di visita ridotti, obbligo di indossare indumenti protettivi e spesso di restare distanziati – tramite l'utilizzo di un vetro – dal degente, oltre ai limiti sul numero di parenti e sul grado di parentela ammesso alle visite;

    ad oggi, ad eccezione della recente decisione della regione Puglia di legiferare sul tema, l'opportunità di concedere le visite ai pazienti è dovuta esclusivamente ad iniziative di alcune singole strutture o aziende sanitarie, le quali durante i mesi di emergenza sanitaria, hanno deciso autonomamente di adottare protocolli ad hoc proprio per andare incontro al bisogno di una maggiore umanizzazione delle cure: un esempio è l'Ircss Policlinico San Donato di Milano, dove si è pensato di attivare una precisa organizzazione dei reparti per restare in contatto con i familiari e supportare i pazienti, condividendo il modello della «Terapia intensiva aperta»; altri casi sono quelli del reparto di terapia intensiva Covid-19 dell'Ospedale Cisanello di Pisa, dell'Ospedale San Camillo di Roma, o ancora, dell'Asl della città di Torino che ha adottato, nel mese di novembre 2020, un protocollo che disciplina le visite esterne nelle terapie intensive a chi ha contratto il virus;

    per questi motivi appare ancor di più doveroso prendere atto delle più recenti evidenze scientifiche che, a dispetto di una concezione rigida dei reparti di terapia intensiva radicata negli anni sin dalla loro prima introduzione – e che considerava l'apertura alle visite una possibilità di aumento dei rischi infettivi o motivo di intralcio al lavoro di équipe – dimostrano invece una correlazione estremamente benefica e vantaggiosa tra la promozione degli incontri tra familiari e ricoverati e il miglioramento della qualità medica delle cure di questi ultimi;

    in particolare, dagli studi più recenti, condotti sia nel nostro Paese che a livello internazionale sul modello della terapia intensiva «aperta», intendendo con questo un modello che preveda la progressiva abolizione di tutta una serie di barriere che ostacolano le relazioni con il mondo esterno per il paziente e non strettamente necessarie alla sua cura – e che comunque non significa «senza regole», secondo quanto esplicato nel parere del Comitato nazionale per la bioetica Cnb, già nel luglio 2013 – si evince una riduzione statisticamente significativa nei pazienti ricoverati delle complicanze cardio-vascolari, degli anxiety score e degli indici ormonali di stress, dell'orientamento spazio-temporale; non soltanto: ulteriori effetti di indubbia positività si avrebbero anche per gli stessi familiari. Ne deriva, infatti, una maggiore fiducia nei confronti dell'ambiente sanitario e medico che assiste con costanza il malato, con una conseguente diminuzione dell'ansia e degli indici di stress;

    la disciplina delle visiting policies (politiche di accompagnamento e visita dei familiari) nelle terapie intensive è stata oggetto di discussione del succitato parere emesso dal Comitato nazionale di bioetica, in cui l'attenzione viene posta su un particolare principio non sempre adeguatamente considerato in questa particolare organizzazione sanitaria, ossia il rispetto della persona del malato nei trattamenti sanitari, sancito all'articolo 32, secondo comma, della Costituzione. L'obiettivo è quello di diffondere la consapevolezza che anche il paziente grave vada rispettato come persona nella sua integralità, soprattutto nella sua dimensione relazionale, la cui limitazione non è che un'ulteriore causa di sofferenza;

    in aggiunta a quanto descritto, va considerato il divario esistente tra l'Italia ed altri Paesi: in Europa e in America ci si è orientati nella direzione dell'apertura alle visite dei pazienti in condizioni di criticità clinica, già da diversi anni. Si tratta dunque di promuovere non soltanto un cambio di passo organizzativo e strutturale all'interno dei reparti, ma di indirizzarsi verso un atteggiamento culturale diverso, incline a riconoscere l'efficacia dell'interazione con il mondo esterno per il malato;

    è utile fare riferimento ai dati per fornire un quadro ancora più chiaro sulla situazione di restrizione alle visite in Italia: sebbene si sia verificato un tendenziale miglioramento delle regole di accesso alle visite – le ore di visita giornaliere sono passate da 1 a 2 ore circa, con un aumento dallo 0,4 al 2 per cento delle terapie intensive che consentono visite lungo tutte le 24 ore – appena il 2 per cento delle terapie intensive per adulti non pone restrizioni alle visite dei familiari e questo dato sale al 12 per cento per le terapie intensive pediatriche; raramente vengono effettuate modifiche se il ricoverato è un bambino o se lo stesso sta morendo, e nella maggior parte dei casi le strutture non hanno sale d'attesa idonee per i familiari;

    più volte, nelle scorse legislature, si è cercato di dare voce alla possibilità di prevedere un'adeguata regolamentazione dell'accesso alle terapie intensive: ad oggi non si comprende per quali motivi tali tentativi non abbiano mai effettivamente trovato un riscontro positivo da parte del legislatore, lasciando aperta una lacuna che è oggi necessario colmare. Risulta opportuno adottare interventi normativi che vertano quantomeno su quattro aspetti principali: la realizzazione di reparti di terapia intensiva aperta come obiettivo prioritario del Piano sanitario nazionale, la definizione di linee guida nazionali da emanare con decreto del Ministro della salute, previo parere del Consiglio superiore di sanità, il recepimento delle stesse da parte delle regioni, ed una valutazione annuale dello stato di attuazione di quanto stabilito;

    il tema dell'umanizzazione delle cure, con particolare riguardo alla garanzia delle visite ai pazienti in condizioni di criticità clinica all'interno dei reparti di terapia intensiva in questione, sta assumendo una rilevanza sempre maggiore all'interno del nostro Paese e richiede un impegno istituzionale volto ad assicurare su tutto il territorio nazionale il raggiungimento dei medesimi obiettivi per una nuova organizzazione dei reparti di terapia intensiva, che valorizzi i benefici derivanti dal contatto con i propri affetti;

    un primo passo importante, a livello locale, è stato compiuto dalla regione Puglia per aver approvato, in data 4 maggio 2021, all'unanimità del consiglio regionale, la proposta di legge contenente «Norme per assicurare gli incontri in ambito ospedaliero tra pazienti in condizioni critiche e i loro familiari» al fine di autorizzare le visite dei familiari ai parenti ricoverati in fase di criticità clinica (affetti da Covid-19 o meno) negli ospedali o presso le strutture socio-assistenziali, fatte salve norme legislative o disposizioni amministrative meno restrittive: per tutta la durata della pandemia da Covid-19, la legge chiede ai direttori delle unità operative sanitarie delle singole Asl l'adozione urgente nei reparti di un «Documento di umanità e sicurezza di stabilimento», in cui si dettano disposizioni in materia di: definizione dello stato di condizione clinica critica e comunque in tempo per assicurare la partecipazione attiva del paziente durante la visita, procedure amministrative e sanitarie d'ammissibilità (comprese le modalità di vestizione e svestizione dai dispositivi di protezione individuali), orari e tempi massimi degli incontri, vigilanza dell'operatore sanitario per tutto il tempo dall'ingresso all'uscita, garanzia di condizioni di massima riservatezza possibile soprattutto per gli altri degenti, disposizioni suppletive di sicurezza qualora il congiunto ammesso sia affetto da Covid-19 e ogni altra disposizione per lo svolgimento in sicurezza degli incontri;

    quanto riportato nel paragrafo precedente non basta. La necessità di adottare una disciplina nazionale, e soprattutto omogenea per tutte le regioni, diviene quanto mai impellente, anche alla luce del mutato contesto sociale affiancato alla continua evoluzione della pandemia da Covid-19, la quale ha rimesso in discussione molti aspetti del servizio sanitario nazionale;

    l'apertura alle visite dei parenti nei reparti di cure intensive rappresenta dunque un atto necessario, nonché doveroso, che dimostrerebbe il pieno interesse nazionale a mettere al centro il rispetto dei diritti del malato in quanto essere umano, a tutela della sua dignità e del suo benessere,

impegna il Governo:

1) a mettere in atto tutte le iniziative di competenza necessarie a garantire gli incontri tra pazienti in condizioni critiche ricoverati presso i reparti di terapia intensiva e i loro familiari su tutto il territorio nazionale, colmando il vuoto legislativo in materia, recuperando il divario con gli altri Paesi europei e adottando una normativa dettagliata ed omogenea in tutto il Paese;

2) a promuovere la progressiva adozione di un modello di terapia intensiva «aperta» negli ospedali e nelle strutture socio-assistenziali, anche per i reparti pediatrici, attraverso una diversa organizzazione dei reparti di terapia intensiva che preveda un prolungamento dell'orario di visite e una valorizzazione del contatto tra pazienti e visitatori, nel rispetto delle misure di sicurezza e igiene e del diritto alla privacy;

3) a promuovere, per quanto di competenza, l'adeguamento strutturale dei reparti, prevedendo spazi adeguati, al fine di agevolare la presenza delle famiglie dei pazienti e dei visitatori;

4) ad adottare le iniziative di competenza per garantire una formazione aggiornata e costante dell'équipe medico- infermieristica dei reparti di terapia intensiva, anche e soprattutto alla luce dei cambiamenti del servizio sanitario nazionale dovuti all'avvento della pandemia da Covid-19.
(1-00484) «Lapia, Termini, Siragusa, Sarli, Cardinale, Carelli, Trizzino, Sangregorio, Tondo, Rizzone, Menga, Ferri, Aprile, Massimo Enrico Baroni».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


   PEZZOPANE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   da fonti giornalistiche si apprende la vicenda dell'ingiusto defenestramento del dottor Armando Mancini, ex direttore generale dell'Asl di Pescara, da parte del presidente della regione Abruzzo, Marco Marsilio;

   esattamente in data 2 ottobre 2019 il presidente della giunta regionale Marsilio dichiarava il dottor Armando Mancini, decaduto dall'incarico di direttore generale della Asl Pescara;

   il 24 settembre 2020, un anno dopo, il tribunale di Pescara accertava la illegittimità della decadenza e condannava la regione Abruzzo. Avverso questa sentenza di primo grado la regione proponeva appello;

   in data 6 maggio 2021 la corte di appello di L'Aquila ha respinto il ricorso della regione Abruzzo confutando tutte le osservazioni mosse alla sentenza di primo grado e ribadendo che la decadenza era totalmente immotivata, anche nel merito (cioè il raggiungimento degli obiettivi) condannando nuovamente ed ulteriormente la regione Abruzzo;

   si tratta di una sentenza esecutiva ed estremamente chiara: non vi erano motivi reali, nell'ottobre 2019, per dichiarare il dottor Armando Mancini decaduto dall'incarico che stava svolgendo e che sarebbe dovuto terminare tre mesi fa, nel marzo 2021;

   all'epoca della rimozione, circa 20 mesi fa, i lavori del distretto, sanitario di Pescara sud erano in fase avanzata e dovevano essere terminati totalmente entro il 2020. Il nuovo pronto soccorso era terminato anche nella impiantistica e bisognava iniziare con gli arredi e le apparecchiature (non era ipotizzabile, ovviamente, la necessità di una seconda «camera calda» per il (COVID). I lavori per l'ampliamento dell'Hospice, con raddoppio dei posti erano stati aggiudicati ed affidati alla ditta Elettroidraulica-Sorgentone. Nell'atto aziendale, la struttura di Penne aveva una medicina con 52 posti; un pronto soccorso autonomo; reparti di ortopedia ed artroscopia, ginecologia ed Ivg, chirurgia generale, con posti letto e non solo day surgery. L'ospedale di Popoli manteneva il pronto soccorso, riabilitazione, medicina, chirurgia generale, ortopedia, endoscopia digestiva, rianimazione. I reparti di chirurgia di Penne e Popoli erano stati riconosciuti ed individuati con delibera quali centri di elezione aziendale per interventi di colicistectomia, ernia inguinale e chirurgia della parete addominale;

   a Pescara, luogo ove vi è il maggior numero di parti in Abruzzo, era stato istituito il servizio di parto indolore, con un protocollo condiviso tra anestesisti ed ostetrici e l'assunzione di personale specializzato e che avrebbe dovuto iniziare le attività nell'ottobre/novembre 2019;

   era pronto per essere approvato - e portato al tavolo ministeriale – dalla regione il Dea di II livello Chieti- Pescara che, insieme alla centrale unica del 118, avrebbe fornito, all'area delle due province, dei servizi di elevatissima qualità per le situazioni di emergenza urgenza;

   senza dubbio, il sopraggiungere della pandemia ha creato innumerevoli problemi e distratto forze e risorse umane. Ma non è possibile ignorare che la Asl di Pescara è stata lasciata senza vertice, in un momento in cui era necessaria la massima coesione e rapidità di governo. E tutto ciò senza un motivo, in modo illegittimo ed ingiusto, come la corte d'appello ha ribadito solo pochissimi giorni fa;

   degli elementi riportati si ritiene che la vicenda dell'ingiusto defenestramento del dottor Armando Mancini, ex direttore generale dell'Asl di Pescara, da parte del presidente della regione Abruzzo, Marco Marsilio sia, secondo l'interrogante, da segnalare alla Corte dei conti –:

   in ragione di quanto esposto quali iniziative urgenti il Governo intenda adottare, per quanto di competenza, in relazione a quanto esposto in premessa.
(4-09288)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   SCHIRÒ, LA MARCA e DE LUCA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   hanno destato notevole clamore sugli organi di informazione e presso la pubblica opinione le notizie relative al fermo di polizia di decine di cittadini europei, tra i quali diversi italiani, all'atto dei controlli aeroportuali e alla loro destinazione in centri di accoglienza per l'espulsione degli immigrati, in applicazione delle nuove norme post-Brexit, con l'accusa di volere entrare nel Regno Unito con un visto d'ingresso non idoneo per lo svolgimento di attività lavorative;

   i fermati sono stati trattenuti in centri di reclusione, privati degli effetti personali e dei cellulari e impossibilitati a comunicare con parenti, conoscenti e con le stesse autorità consolari, fino al forzoso rimpatrio avvenuto dopo una decorrenza del fermo di qualche giorno, a seconda dei casi;

   le modalità della reclusione dei cittadini europei contraddicono le regole e la prassi internazionali che vogliono che le autorità consolari siano prontamente informate delle condizioni di fermo dei rispettivi cittadini;

   le nuove regole adottate nel Regno Unito sulla necessità di uno specifico ingresso per lavoro, concesso per altro solo per attività professionali di alto livello e qualificazione, interrompono una consuetudine consolidata che ha visto decine di migliaia di giovani, anche dotati di titoli accademici e professionali qualificati, entrare nel Regno Unito e permanervi facendo inizialmente lavori di sostegno anche di basso livello per perfezionare l'inglese e avere poi il tempo di trovare una collocazione lavorativa adeguata ai loro titoli di studio e alle loro personali capacità –:

   se i rappresentanti diplomatici italiani abbiano manifestato le loro riserve alle autorità inglesi in ordine al comportamento tenuto in occasione del fermo dei nostri connazionali e, in caso affermativo, quali garanzie abbiano avuto affinché in futuro in casi del genere siano adottati comportamenti più consoni;

   se non intenda promuovere, a livello europeo e bilaterale, la riapertura di trattative con il Regno Unito sulla mobilità per lavoro che possano prevedere forme più elastiche di ingresso, in considerazione delle dinamiche che si svilupperanno nella fase postpandemica e delle potenzialità di lavoro qualificato che di solito si accompagnano al possesso di titoli di studio e professionali di livello superiore.
(5-06007)


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   sabato 24 aprile 2021 è morta, dopo 48 ore di agonia, Nadia De Munari, a seguito di una brutale e barbarica aggressione a colpi di mazza di ferro, avvenuta nella notte di mercoledì 21 aprile nella sua stanza nella baraccopoli di Nuova Chimbote in Perù;

   Nadia era una volontaria laica dell'operazione Mato Grosso (Omg) che da 26 anni, in modo totalmente gratuito, ovvero senza ricevere alcuno stipendio o rimborso, operava in favore dei più poveri, prima sulle Ande e poi nella baraccopoli;

   la sua morte ha lasciato tutti sgomenti, sia per l'assassinio che per la sua brutalità, che per le cause sconosciute che hanno portato a tale atroce misfatto;

   in Perù l'Operazione Mato Grosso opera fin dal 1974 e conta attualmente circa 350 volontari italiani fra giovani, adulti, famiglie con bambini e numerosi sacerdoti. A Nuova Chimbote i volontari hanno costruito e gestiscono sei asili, una scuola elementare, un istituto professionale e una mensa popolare che distribuisce 400 pasti al giorno;

   pur considerando la grande solidarietà espressa dalle autorità e dalla Chiesa cattolica peruviane, l'assassinio di Nadia, che fa seguito a quelli di Giulio Roca nel 1992 e di Padre Daniele Badiali nel 1997, pone grossi interrogativi sulla incolumità dei volontari e delle decine di migliaia di poveri con cui si relazionano nelle attività di solidarietà e promozione umana, considerando anche la numerosa presenza dei volontari italiani dell'Operazione Mato Grosso in Perù –:

   quali informazioni abbia il Governo in merito alla vicenda di cui sopra e quali iniziative intenda intraprendere nelle relazioni bilaterali con il Perù perché siano assicurate la maggiore rapidità possibile e la necessaria attenzione nelle indagini.
(5-06008)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 13 maggio 2021, l'Armenia ha denunciato uno sconfinamento di militari delle Forze armate dell'Azerbaijian nel proprio territorio, nella zona di confine della regione di Syunik;

   in Italia, la notizia della violazione del diritto internazionale è stata resa nota dall'Ambasciata armena a Roma;

   secondo l'Ambasciata armena, le truppe azere sarebbero avanzate per circa 3-4 chilometri in territorio armeno, nella zona del Lago Sev e sulle colline adiacenti. Sono stati, inoltre, identificati altri gruppi militari che si sono posizionati nelle aree circostanti. Secondo alcune informazioni, nell'area del lago Sev, si troverebbero circa 150 militari azeri e altri 250 nell'area del villaggio Ishkhanasar; queste operazioni si stanno svolgendo nel contesto delle esercitazioni militari che si terranno in Azerbaigian dal 16 al 20 maggio 2021 che, secondo le informazioni ufficiali, coinvolgeranno circa 15.000 militari;

   nella nota si legge che l'Armenia auspica, da parte dei Paesi partner e amici, una reazione immediata, nonché un intervento attivo, compresa un'influenza diretta sull'Azerbaijan, affinché cessino le palesi azioni provocatorie e le incursioni nel territorio della Repubblica d'Armenia;

   il presidente uscente Pashinyan ha descritto la situazione come «esplosiva» e ha incaricato i Ministri degli esteri, della difesa e il segretario del Consiglio di sicurezza di avviare consultazioni con i Paesi membri del trattato di sicurezza collettiva in linea con l'articolo 2 del trattato stesso;

   la Repubblica d'Armenia, in conformità con la Carta delle Nazioni Unite, si è riservata il diritto di proteggere la propria sovranità e l'integrità territoriale con tutti i mezzi disponibili;

   ancora una volta a giocare un ruolo fondamentale nella destabilizzazione della pace e degli interessi dell'Europa è la Turchia. La regione di Syunik è di evidente importanza per la Turchia per la realizzazione dei suoi piani panturchi e neo-ottomani;

   giova ricordare, in questo contesto, le dichiarazioni del portavoce e consigliere del presidente turco Erdogan, Ibrahim Kalin, in risposta al riconoscimento del Genocidio armeno da parte del Presidente Usa Joseph Biden, quando ha dichiarato che «ci sarà una reazione di diverse forme, tipi e gradi nei prossimi giorni e mesi (...) In un momento e in un luogo che riterremo appropriati, continueremo a rispondere a questa dichiarazione molto infelice e ingiusta» –:

   se il Governo intenda condannare lo sconfinamento delle truppe azere;

   quali siano gli intendimenti di politica estera del Governo per la pacificazione dell'area;

   se il Governo intenda proporre, nelle competenti sedi europee, la revoca dello status di Paese candidato all'adesione all'Unione europea della Turchia.
(5-06009)

Interrogazione a risposta scritta:


   EHM, COLLETTI, SIRAGUSA, SARLI, SPESSOTTO, SAPIA, CORDA e BOLDRINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 29 aprile 2021 il Consiglio dei ministri ha deliberato alcune nomine per le nuove sedi diplomatiche, che interesseranno lo spostamento di 17 ambasciatori;

   parallelamente, S.E. Andrea Mario Vattani è stato designato per ricoprire il ruolo di ambasciatore presso la sede diplomatica di Singapore;

   l'ambasciatore Andrea Mario Vattani, nato nel 1966 ed entrato nella diplomazia a soli 23 anni, è passato agli onori delle cronache negli ultimi anni per essere stato a lungo il frontman di un gruppo «Sottofasciasemplice» e per essersi esibito, durante una kermesse organizzata dall'organizzazione di estrema destra «Casapound», ricambiando il saluto del pubblico con il saluto romano;

   tale esibizione costò al giovane ambasciatore un ammonimento disciplinare e una sospensione di quattro mesi, poi annullata dal Tar; successivamente, una sentenza del Consiglio di Stato accolse il ricorso del Ministero e Vattani cessò dal suo incarico –:

   alla luce dei fatti esposti se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto rappresentato e se non ritenga opportuno avviare una verifica interna per valutare se l'ambasciatore possa, dopo quanto dichiarato, rappresentare il nostro Paese in sede di corpo diplomatico.
(4-09287)

CULTURA

Interrogazione a risposta scritta:


   SCERRA. — Al Ministro della cultura, al Ministro della salute, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 5 del decreto-legge n. 52 del 2021 prevede la possibilità di svolgere a partire dal 26 aprile 2021, nelle zone «gialle», spettacoli aperti al pubblico in sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche, live-club e altri locali idonei;

   in particolare al comma 1 dispone che gli spettacoli aperti al pubblico potranno essere svolti in spazi anche all'aperto esclusivamente con posti a sedere preassegnati e a condizione che sia assicurato il rispetto della distanza interpersonale di almeno un metro sia per gli spettatori non abitualmente conviventi, sia per il personale;

   la capienza consentita non può essere superiore al 50 per cento di quella massima autorizzata e il numero massimo di spettatori non può essere, in ogni caso, superiore a 1.000 per gli spettacoli all'aperto;

   il comma 3 prevede che, nelle zone «gialle», per gli spettacoli aperti al pubblico svolti all'aperto può essere stabilito, in relazione all'andamento della situazione epidemiologica e alle caratteristiche dei siti e degli eventi, un diverso numero massimo di spettatori, nel rispetto dei principi fissati dal Comitato tecnico-scientifico attraverso linee guida idonee a prevenire o ridurre il rischio di contagio, adottate dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome;

   le linee guida possono prevedere che l'accesso sia riservato soltanto ai soggetti in possesso delle certificazioni verdi COVID-19 di avvenuta vaccinazione o di guarigione da Sars-Cov-2, oppure con certificato che attesta l'effettuazione di test molecolare o antigenico con risultato negativo;

   a giudizio dell'interrogante la limitazione di 1.000 posti per gli spettacoli all'aperto applicata anche a contesti in cui la capienza può superare le 5.000 mila unità, può risultare limitativa e potrebbe compromettere la sostenibilità economica della proposta culturale in quei contesti come, ad esempio, il teatro greco di Siracusa che ha una capienza superiore a 5.000 mila posti a sedere. Nel caso del Teatro Greco di Siracusa, una limitazione dei posti inferiore alle 3.000 unità comprometterebbe la sostenibilità dell'intera stagione estiva degli spettacoli teatrali. Dal punto di vista sanitario, il numero di 3.000 posti a sedere permetterebbe di applicare il distanziamento interpersonale, vista la grandezza della cavea –:

   se, in sede di confronto con le regioni, si stia valutando di permettere a 3.000 spettatori di assistere agli spettacoli al Teatro Greco di Siracusa, applicando l'articolo 5, comma 3, del decreto-legge n. 52 del 2021.
(4-09284)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RIBOLLA, BITONCI, CENTEMERO, CANTALAMESSA, CAVANDOLI, COVOLO, GERARDI, GUSMEROLI, ALESSANDRO PAGANO, PATERNOSTER, TARANTINO e ZENNARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'Agenzia delle entrate ha aggiornato al mese di aprile la Guida sul contributo a fondo perduto del decreto-legge «Sostegni» (decreto-legge n. 41 del 2021), che ha introdotto, all'articolo 1, nuove disposizioni per sostenere le attività economiche danneggiate dall'emergenza da Coronavirus;

   il contributo, si ricorda, viene riconosciuto ai titolari di partita Iva che esercitano attività d'impresa e di lavoro autonomo o che sono titolari di reddito agrario, ed è commisurato alla diminuzione del fatturato medio mensile verificatasi durante l'intero anno 2020 rispetto all'anno 2019;

   nella predetta Guida sono altresì illustrate le condizioni preliminari per usufruirne e le modalità di predisposizione e di trasmissione dell'istanza, che sono stati definiti dal provvedimento dell'Agenzia delle entrate del 23 marzo 2021; inoltre, è spiegato che l'attività di controllo sulle dichiarazioni d'intento ideologicamente false potranno essere svolte con modalità istruttorie – anche preventive – mediante elementi informativi già in possesso negli archivi della Agenzia stessa;

   pur tuttavia, a molti richiedenti è stata preclusa la possibilità di inviare la legittima istanza poiché «sospesa» per «Incoerenza fatturato-corrispettivi 2019» (messaggio di risposta automatica);

   nella medesima Guida è infatti indicato che «in merito (...) alla sospensione dell'istanza, le cause possono derivare da verifiche effettuate sulle dichiarazioni dei redditi 2020 per il 2019 (es. assenza di dichiarazione, dichiarazione con ammontare di ricavi o compensi superiore a quello inserito nell'istanza ecc.) ovvero sulle Comunicazioni di Liquidazione Periodica Iva ovvero sulle dichiarazioni Iva riferite agli anni 2019 e 2020 ovvero sui dati acquisiti dall'Agenzia delle entrate mediante i processi di fatturazione elettronica e dei corrispettivi telematici (es. ammontare medio mensile delle operazioni attive dichiarati inferiori a quelli riportati in istanza)»;

   la sospensione sembra spesso sia legata all'assenza delle comunicazioni periodiche Iva, perché nel frattempo il contribuente è diventato forfettario e non ha ancora presentato la dichiarazione per comunicare l'opzione; ma anche ad imprecisioni che purtroppo non sono correggibili dal sistema centrale, ma sarebbero modificabili solo con l'interlocuzione tra contribuente e intermediario, ovvero incongruenze dovute a trasformazioni/acquisizioni di aziende avvenute nell'anno;

   a parere degli interroganti, vista anche l'imminente scadenza delle domande prevista per il 28 maggio 2021, e per evitare di veder precluse le eventuali e legittime istanze di fondo perduto, servirebbe una collaborazione immediata da parte dell'Amministrazione finanziaria per la risoluzione delle richieste in sospeso –:

   se e quali iniziative intenda assumere per procedere celermente alla definizione delle domande già inoltrate, nell'ottica di evitare un ulteriore aggravio dell'attuale situazione economica di molte famiglie, partite Iva ed imprese italiane.
(5-06005)

GIUSTIZIA

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, per sapere – premesso che:

   secondo le statistiche più recenti del Ministero della giustizia, in Italia i detenuti sono 61.230, a fronte di una capienza regolamentare delle carceri pari a 50.931 posti;

   in altre parole, dove dovrebbero stare 100 persone, lo Stato italiano ne ha confinate 120, con ampie differenze tra le regioni;

   gli istituti penitenziari della regione Campania soffrono di un grave ed endemico problema di sovraffollamento. Secondo l'ultima relazione del garante regionale dei detenuti Samuele Ciambriello, a fronte di una capienza regolamentare di 6.156 persone, nelle quindici carceri della Campania si registrano 6.329 reclusi, di cui 2.349 inattesa di giudizio. Rispetto al 2019, nel 2020 le presenze in carcere si sono ridotte di appena il 15 per cento;

   in Campania, nel 22 per cento dei casi, i detenuti vivono rinchiusi in celle che non hanno le docce, nel 37 per cento senza bidet in cella, nel 16 per cento addirittura senza l'acqua calda. Nel 69 per cento dei casi gli istituti penitenziari hanno fatto ricorso alla cosiddetta «sorveglianza dinamica» che consente ai detenuti di trascorrere la maggior parte della giornata al di fuori degli stretti spazi della cella, ma non basta per rendere il carcere più vivibile;

   nella casa circondariale di Poggioreale le condizioni detentive appaiono critiche arrivando a ospitare in una singola camera detentiva anche 14 reclusi;

   quello di Poggioreale e anche il carcere con il maggior numero di detenuti (35 per cento) seguito da quello di Secondigliano (19 per cento) e di Santa Maria Capua Vetere (14 per cento);

   questi istituti rappresentano le realtà in cui il livello di sovraffollamento è una grande criticità e in cui l'insufficienza di attività trattamentali rende più difficile la realizzazione di una prospettiva di recupero e di reinserimento sociale;

   per ovviare a tale problematicità, nel 2018, è stato quindi disposta la costruzione nel comune di Nola (NA) di un nuovo centro di detenzione, di moderna concezione;

   l'istituto penitenziario, ispirato al modello scandinavo di Halden, ad Oslo, porta diverse innovazioni in tale settore, quali l'assenza di sbarre alle finestre, la presenza di celle singole, campi sportivi e l'utilizzo nella sua costruzione di materiali riciclabili;

   nel progetto è forte la consapevolezza che il percorso di rieducazione e reinserimento nella società civile del detenuto passi anche attraverso l'umanizzazione dell'ambiente e la flessibilità degli spazi, che devono essere riconfigurabili in funzione di possibili scenari di sviluppo futuri;

   la struttura ospiterà fino a 1.200 detenuti, con 95 mila metri quadrati di spazio a loro disposizione;

   i fondi destinati per tale opera, in base alle notizie note agli interpellanti ammontano a euro 116.894.894,00;

   è noto che l'area per la costruzione è stata individuata già da tre anni in località Boscofangone;

   tuttavia, i lavori di realizzazione del penitenziario, programmati entro le annualità 2015-2020, risultano ad oggi allo stato di fermo. Alla data odierna, infatti, l'avanzamento dell'opera presenta diverse criticità in termini progettuali ed esecutive;

   a settembre 2020 è avvenuta l'aggiudicazione della fase progettuale;

   a tutto ciò premesso, si aggiunge che la pandemia da Coronavirus ha ulteriormente aggravato la situazione all'interno degli istituti detentivi campani, imponendo la sospensione di tutte le attività di formazione e lavoro, costringendo i detenuti nelle celle, peggiorando sensibilmente la qualità della vita, nonché facendo registrare un alto numero di contagi e decessi, sia tra la popolazione carceraria che tra le forze di polizia;

   il livello di sovraffollamento, che è bene sottolineare come non danneggi solo chi è recluso nelle strutture, ma anche la stessa polizia penitenziaria e i funzionari amministrativi, ha ormai raggiunto un grado di criticità tale da rendere sempre più difficile la realizzazione di una prospettiva di recupero e di reinserimento sociale, che sono cardini fondamentali nella attuazione del principio costituzionale della funzione rieducativa della pena, che deve sempre essere assicurato in ogni struttura e per ogni detenuto;

   appare quindi necessario che, al fine di rispondere alle esigenze sorte dalla pandemia e per assicurare i diritti costituzionalmente garantiti dei cittadini in stato detentivo, la nuova struttura penitenziaria sia resa disponibile nel più breve tempo possibile –:

   se e quali iniziative, per quanto di competenza, i Ministri interpellati intendano porre in essere ai fini della celere realizzazione dell'opera e dell'attivazione del carcere di Nola.
(2-01221) «Buompane, Villani, Manzo, Nappi, Adelizzi, Bruno».

Interrogazione a risposta scritta:


   GIULIODORI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 4 del decreto del Ministro della giustizia del 14 settembre 2020 stabilisce che i candidati all'esame di Stato per l'esercizio della professione di avvocato devono iscriversi all'area riservata del sito internet del Ministero della giustizia, «giustizia.it», per poter inoltrare la domanda di partecipazione e ricevere le informazioni sulle fasi della procedura;

   con l'accesso all'area riservata si intende effettuata la comunicazione delle informazioni ufficiali sull'esame;

   il decreto del Ministro della giustizia del 13 aprile 2021 in merito alle nuove modalità e procedure per lo svolgimento della sessione 2020 dell'esame di Stato per l'abilitazione all'esercizio della professione forense stabilisce che la rinuncia all'esame e la comunicazione delle materie scelte per le prove orali si effettuano sul sito internet del Ministero tramite l'area riservata sopracitata. In essa sono visibili i dati personali che consentono l'identificazione diretta e indiretta del candidato, la Corte d'appello di convocazione, gli storici delle domande presentate;

   secondo quanto riportato dalla stampa e dalle segnalazioni dei praticanti avvocati, in data 13 maggio 2021 si è verificata una grave violazione dei dati personali (data breach) nel portale del Ministero della giustizia che ha di fatto consentito ai candidati di accedere alle aree riservate di altri inserendo i propri dati. Successivamente, nello stesso giorno, l'accesso al sito è stato bloccato;

   la responsabilità della violazione in questione non è imputabile ai fruitori del servizio ma ad un errore di progettazione e sviluppo della piattaforma;

   un simile problema si era già verificato anche con il portale dell'Inps, in data 1° aprile 2020 –:

   se il Ministero della giustizia, in quanto titolare del trattamento dei dati, abbia inoltrato la notifica della violazione al Garante per la protezione dei dati personali, come previsto dall'articolo 33 del regolamento (UE) n. 2016/679;

   se ci siano state illegittime alterazioni dei dati inviati tramite l'area riservata, specialmente per quanto riguarda la modifica delle materie delle prove orali e la rinuncia all'esame;

   se il Ministro intenda adottare le iniziative di competenza per accertare le gravi carenze della piattaforma informatica del sito del Ministero per la gestione delle domande d'esame e, qualora esse siano confermate, quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, nei confronti dei responsabili di tale malfunzionamento;

   se ritenga opportuno fornire adeguate informazioni su quanto accaduto e sull'esito delle verifiche.
(4-09282)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   TONELLI e PIASTRA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi a Bologna si sono verificati a poche ore di distanza due eclatanti reati di grave allarme sociale: l'11 maggio 2021 una rapina a mano armata ad un portavalori davanti alla sede Carisbo di via Bentini alla Corticella e, il 12 maggio, una sparatoria al Pilastro tra un tunisino e un marocchino originata, a quanto sembra dalle prime ricostruzioni, da un regolamento di conti per questioni di droga; i quotidiani locali riportano che il marocchino è stato ricoverato in condizioni gravi e che, a seguito dei rilievi nella zona, eseguiti dopo le segnalazioni di alcuni residenti che avevano visto persone altre armate in strada, sono stati trovati nell'area di via Natali due coltelli e un machete;

   non si tratta certamente di casi isolati se è vero, come è vero, che l'indice della criminalità elaborato dal Sole24ore ha posto Bologna nel podio delle città più pericolose d'Italia; nel 2019 e nel 2020, secondo la stessa classifica, la città occupava il quarto posto nel Paese con 5867 denunce ogni 100.000 abitanti; sempre con riferimento al 2020, Bologna si è distinta per le violenze sessuali (1° posto con 179 denunce), le truffe (3° posto con 12568 denunce), i furti con destrezza (4° posto con 6571 denunce), le rapine negli esercizi commerciali (5° posto con 100 denunce) e le estorsioni (4° posto con 240 denunce);

   invero, anche se la situazione negli ultimi anni è peggiorata, non si tratta di picchi criminali da ricondurre a circostanze passeggere: le statistiche dei reati redatte a cura del Ministero dell'interno dimostrano che la situazione di grave insicurezza è riscontrabile in maniera lineare e costante negli ultimi decenni;

   tutto ciò dimostra come il problema di sicurezza pubblica per Bologna non sia soltanto reale, ma sia anche endemico e che perciò richieda un particolare sforzo da parte dello Stato;

   a fronte della situazione sopra descritta, il Ministero dell'interno ha proceduto negli ultimi anni a tagliare i reparti territoriali delle forze dell'ordine, sguarnendo la città di molte centinaia di unità che sarebbero stati utili per prevenire e reprimere i numerosi eventi criminali che la città sopporta;

   questa contrazione di organico è stata decisa sulla base del cosiddetto criterio storico-amministrativo, che è legato a valutazioni operate a tavolino e basate sul rispetto di criteri e protocolli del tutto astratti; si tratta così di un parametro inadeguato nel caso di specie, perché non tiene conto delle concrete e particolari esigenze della città di Bologna; questa ha oggi bisogno più che mai di un aumento e non di una decapitazione del suo organico di polizia –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per garantire l'ordine pubblico e la sicurezza di Bologna e se, anche in considerazione dei fatti e dei dati esposti in premessa, non ritenga a tal fine necessario rafforzare l'organico del personale di polizia della città, abbandonando, se del caso, il criterio storico-amministrativo di assegnazione.
(4-09285)


   ANDREUZZA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   sembra di percepire una certa anomalia negli esiti di estrazione dei nominativi da designare alla copertura dell'incarico di revisore degli enti locali, ai sensi dell'articolo 16, comma 25, del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148, e del regolamento di attuazione recante: «Istituzione dell'elenco dei revisori dei conti degli enti locali e modalità di scelta dell'organo di revisione economico-finanziario»;

   infatti, si nota oggettivamente che, nelle suddette estrazioni, sembrerebbe (la formula dubitativa è doverosa) verificarsi una sistematica reiterazione di nomi la quale, secondo semplice buon senso, pare confliggere con le leggi che presiedono al calcolo delle probabilità;

   il che, del resto, pare anche confermato dal contenuto dell'atto di indirizzo, datato 20 febbraio 2018, dell'Osservatorio sulla finanza e contabilità degli enti locali, presso il Ministero dell'interno che, al suo punto D, parla di necessità di modifica dell'algoritmo di estrazione poiché molti professionisti hanno osservato che «alcuni colleghi vengano estratti, più volte, mentre altri non lo sono mai stati»;

   pur non volendo attribuire pregiudizialmente tali anomalie a interventi dolosi di ignoti sul sistema informatico che presiede ai sorteggi, rimane tuttavia il fatto che, anche un semplice malfunzionamento dell'algoritmo a base della procedura di estrazione a sorte dei nominativi dall'elenco dei revisori dei conti degli enti locali, sarebbe comunque tale da determinare un grave pregiudizio nell'interesse legittimo di tutti coloro che risultano iscritti all'elenco e che hanno la altrettanto legittima aspettativa di venire estratti;

   non solo: la designazione di persone preposte a un compito istituzionale che fosse avvenuta per effetto di un acclarato malfunzionamento dell'algoritmo di scelta, sarebbe tale da inficiare tutta l'attività degli enti locali nel periodo in cui tali enti si siano avvalsi della loro collaborazione in base a detta procedura nulla –:

   se, informato di ciò, il Ministro interrogato ritenga di procedere agli accertamenti di rito, richiedendo alle prefetture di ciascuna regione italiana l'elenco di tutti i nominativi estratti efficacemente nei sorteggi da aprile 2012 ad oggi, con relativo numero e oggetto di incarichi, onde verificare l'effettiva anomala ripetizione di taluni nomi (che sono sistematicamente ripresi nelle estrazioni di più prefetture nell'ambito della stessa regione) e l'altrettanto anomala ripetuta designazione di alcuni di essi ai ruoli più prestigiosi.
(4-09286)


   GIACHETTI.— Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'ex parlamentare Rita Bernardini ha ricevuto tre lettere del signor C. B. che scrive: «Sono stato prelevato da casa, a Roma, alle ore 23:30 di sabato 20 marzo e condotto alla Questura di Primavalle per la fotosegnalazione. Ho subito fatto presente che cinque giorni prima avevo subito un intervento chirurgico per un'ernia inguinale e che, pertanto, forse era il caso di andare all'ospedale affinché mi venissero rimossi i punti di sutura prima di essere condotto in carcere. Dopo varie insistenze, alle 3 del mattino è stata chiamata un'ambulanza. Il personale medico mi ha somministrato un antidolorifico, ma è stato “convinto” a non portarmi all'ospedale in quanto, secondo gli operatori della polizia, di lì a poche ore sarei stato condotto in carcere, dove un'infermiera si sarebbe presa cura di me. Ebbene, ho trascorso 43 ore dentro una piccola stanza/magazzino in Questura, avendo a disposizione solo una sedia per riposare. Solo lunedì 22 marzo alle ore 17 è arrivato l'ordine di portarmi nel carcere di Vasto dove avrei trascorso la quarantena COVID in attesa della destinazione definitiva. Durante la “sosta” in questura non mi è stato consentito di chiamare l'avvocato ...»;

   in una seconda lettera a Bernardini, C. B. racconta la sua vicenda giudiziaria: «Sto scontando una condanna per una bancarotta avvenuta nel 2008. A tredici anni di distanza si interrompe la mia vita e poco importa se da allora non ho preso nemmeno una multa per divieto di sosta. Ho girato le scuole e le università di mezza Italia per portare la mia testimonianza di ex detenuto nell'ambito dei progetti sulla legalità; ho scritto un libro e collaboro con diverse testate occupandomi di tematiche sociali; correggo le tesi di molti assistenti sociali ed educatori e, soprattutto, sono il caregiver della mia Simona, una scelta di vita e d'amore. Simona è affetta da sclerosi multipla nella forma primariamente progressiva. Mentre mi portavano via ha detto “mi state portando via le mie braccia e le mie gambe, il mio ‘tutto'”. Ora ci sono tre persone per lavarla, vestirla, imboccarla e per reggere il telefono quando la chiamo. È una pena che stiamo espiando in due, ma lei è innocente oltre ogni ragionevole dubbio» –:

   se corrisponda al vero, per quanto di competenza, quanto esposto da C. B.;

   se, per i diversi aspetti rappresentati, il trattenimento di C. B. nella Questura di Primavalle sia compatibile con la normativa vigente;

   se le celle di sicurezza della questura di Primavalle corrispondano agli standard dei centri di permanenza temporanea;

   se, alla luce del caso esposto in premessa, che vede l'esecuzione della pena a tredici anni di distanza dal fatto-reato commesso da una persona oggi completamente riabilitata e inserita, non si intenda valutare l'adozione di iniziative normative ai fini della piena attuazione dell'articolo 27 della Costituzione e del principio della funzione rieducativa della pena;

   se intenda fornire i dati numerici dei cosiddetti «liberi sospesi», riguardanti quelle persone che, pur condannate definitivamente, beneficiano di una sospensione della pena detentiva e attendono per anni l'esecuzione della stessa che, quando è inferiore quattro anni, può risolversi o nella detenzione in carcere o nell'applicazione di misure alternative.
(4-09289)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   LEGNAIOLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   organi di stampa della Toscana di questi ultimi giorni riportano la preoccupazione del presidente della Camera di commercio di Firenze, Leonardo Bassilichi, il quale riportando i dati dell'Osservatorio sulla demografia delle imprese artigiane (aggiornato a marzo 2021), evidenzia come nel primo trimestre di quest'anno vi è stata una riduzione del numero delle imprese passate da 28.491 a 28.236;

   in pratica, in soli tre mesi sono sparite 248 piccole aziende, mentre in tutto il 2020 le cessazioni erano state «solo» 282, in controtendenza con il 2019 che segnava un più 183 nuove imprese;

   la statistica ricorda come per trovare un altro annus horribilis per il comparto dell'artigianato occorra fare un balzo indietro di un decennio e arrivare al 2010: con quasi 600 imprese in meno;

   la fotografia della crisi mostra come particolarmente colpiti continuino ad essere i settori del manifatturiero, seguiti da quelli del trasporto di merci, del trasporto di passeggeri e dei servizi, mentre non va certo meglio per ristorazione, servizi alle persone e auto;

   gli artigiani rappresentano un patrimonio di conoscenza, esperienza e professionalità vanto da sempre dell'Italia, in grado di attirare anche ogni anno milioni di turisti, ma mai come in questo periodo essi abbisognano di un sostegno per non rischiare di scomparire –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda promuovere per sostenere i livelli occupazionali di queste importanti categorie economiche.
(5-06006)


   FOTI e DE TOMA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il comma 6-bis dell'articolo 25 del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90, inserito dalla legge di conversione 11 agosto 2014, n. 114, stabilisce che «nelle more dell'effettuazione delle eventuali visite di revisione e del relativo iter di verifica, i minorati civili e le persone con handicap in possesso di verbali in cui sia prevista rivedibilità conservano tutti i diritti acquisti in materia di benefici, prestazioni e agevolazioni di qualsiasi natura» e che «la convocazione a visita, nei casi di verbali per i quali sia prevista la rivedibilità, è di competenza dell'Istituto nazionale della previdenza sociale»;

   con messaggio, n. 1835 del 6 maggio 2021, l'Inps ha, a giudizio degli interroganti arbitrariamente, interpretato il comma 6-bis dell'articolo 25 del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90, inserito dalla legge di conversione 11 agosto 2014, n. 114, prevedendo che, nel caso di invito per le visite dov'è prevista la revisione, «a prescindere dall'esito della comunicazione postale, l'assenza determinerà in ogni caso la sospensione cautelativa della prestazione economica»;

   in Italia nell'anno 2020 si sono registrate 3.338.162 persone con invalidità con percentuale tale da determinare un sostegno mensile di natura economica da parte dell'Inps o dell'Inail, quindi circa 188 mila unità in più rispetto a quelle dichiarate nel Piano nazionale di ripresa e resilienza;

   in Italia sono circa 7,5 milioni le persone con forme di disabilità o non autosufficienza media o grave calcolata dalla soglia minima del 34 al 100 per cento (dati Inps, Inail, province autonome con gestione non in convenzione);

   gli attuali sistemi organizzativi (fase sanitaria in convenzione con Inps o in gestione da parte delle regioni) per il riconoscimento delle prestazioni d'invalidità civile non sono in grado di far fronte, in tempi congrui, al flusso delle domande, generando così un consistente arretrato;

   al 2020 le persone in attesa di visita erano 1.819.028, di cui 827.184 (45,47 per cento) di competenza Inps e 991.844 (54,53 per cento) di competenza delle regioni. L'arretrato delle pratiche non è imputabile solo alla emergenza sanitaria, ma si evidenzia la necessità di un efficientamento delle procedure di accertamento e revisione delle invalidità civili;

   gli effetti del messaggio n. 1835 del 6 maggio 2021, che in caso di assenza a visita di revisione del chiamato, produrranno, a prescindere dall'esito della comunicazione postale, una sospensione da parte dell'Inps della prestazione economica, rischiano di aumentare il contenzioso tra l'Istituto e gli assistiti con inevitabile aggravio dei costi legali a carico dell'Inps stessa;

   l'Anmic (Associazione nazionale mutilati e invalidi civili) ha espresso, con un comunicato alla stampa, forte e decisa contrarietà alla nuova procedura introdotta dall'Inps;

   a giudizio degli interroganti, è indispensabile che prima di adottare qualsiasi provvedimento formale di sospensione e di compressione del diritto, l'Inps convochi gli interessati con raccomandata con avviso di ricevimento e acquisisca la prova del puntuale recapito dell'invito, o dello spirare del termine dell'eventuale compiuta giacenza, o delle ragioni del mancato recapito da parte del servizio postale, o della mancanza di idonea giustificazione dell'assenza da parte del chiamato a visita –:

   se il Ministro interrogato ritenga di adottare le iniziative di competenza, con la massima urgenza, per la revoca o la modifica del messaggio n. 1835 dell'Inps, facendo sì che quest'ultimo avvii un confronto continuativo con le Associazioni nazionali maggiormente rappresentative e territorialmente diffuse per la tutela delle persone con disabilità, in ottemperanza al disposto dell'articolo 4, comma 3, della Convenzione delle Nazioni Unite per i diritti delle persone con disabilità ratificata con la legge 3 marzo 2009, n 18.
(5-06012)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:


   CARETTA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, in relazione ai ritardi ed alle tempistiche dei pagamenti legati al «Fondo emergenziale per le filiere in crisi» (che in favore del comparto zootecnico prevede risorse nella misura di 90 milioni di euro), istituito dall'articolo 222, comma 3, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77 (cosiddetto Decreto Rilancio), ha testualmente riferito che: «Per quanto concerne specificatamente la situazione dei pagamenti da parte dell'AGEA per ciascuna linea di aiuto, il programma di pagamento prevede, per ciascuna singola filiera, elaborazioni periodiche di anticipo a completamento delle attività istruttorie la prima delle quali è prevista entro il corrente mese di marzo; preciso che, ai fini dell'aiuto, si considerano esclusivamente le domande tracciate tramite il Registro Nazionale Aiuti (RNA), per evitare di pagare soggetti che abbiano già superato il massimale dei 100.000 euro previsto per gli aiuti agricoli ai sensi della disciplina del Temporary Framework Agreement»;

   nel medesimo contesto, il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali non ha mancato di specificare, in relazione ai disservizi legati al cambio di fornitore IT, che: «considerata la complessità di tali attività, al momento non si possono escludere possibili disservizi nelle prime fasi di avvio dei pagamenti per le quali, tuttavia, Agea ed il Ministero si stanno adoperando, con ogni sforzo, per consentire la piena fruibilità dei servizi del SIAN e creando le condizioni per velocizzare per quanto possibile i pagamenti»;

   ad oggi, tuttavia, non figurano progressi rispetto all'impasse già riscontrata ed evidenziata in precedenza, e le associazioni di rappresentanza degli allevatori, destinatari finali del predetto fondo, hanno specificato come, sul tema, non vi sia più stato alcun tipo di seguito;

   stante l'andamento dell'emergenza pandemica ed economica, il fatto che il fondo sia stato istituito con decreto-legge emanato nel mese di maggio 2020, convertito dalla legge nel luglio 2020, ulteriori ritardi in questo senso rappresentano un forte danno economico e morale nei confronti dell'intero comparto –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative abbia intenzione di adottare al fine di verificare la tempestività dei pagamenti in relazione ai tempi indicati dal decreto «Rilancio» e le ragioni che sono alla base dei prolungati ed ingiustificati ritardi da parte di Agea.
(4-09283)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GALLINELLA, ALBERTO MANCA, PARENTELA, MAGLIONE, MARZANA, PIGNATONE e CADEDDU. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 15 febbraio 2021 sul quotidiano «Il Sole24ore» viene data la notizia della prima azienda italiana ad avere ricevuto l'autorizzazione dal Ministero della salute per la cessione di canapa al fine di estrarne i principi attivi ad uso farmaceutico;

   la notizia ha suscitato un forte interesse da parte del settore e numerose sono state le richieste di informazioni e chiarimenti pervenute allo stesso dicastero;

   la coltivazione della canapa industriale è disciplinata dalla legge n. 242 del 2016, mentre la disciplina di estrazione ricade nell'applicazione del decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990;

   le richieste di autorizzazione delle aziende agricole che intendono coltivare piante di canapa da sementi certificate, consentite dalla normativa dell'Unione europea per cedere il materiale vegetale di partenza (foglie e infiorescenze di Cannabis) esclusivamente a officine farmaceutiche già autorizzate dall'Aifa alla produzione di sostanze farmacologicamente attive Active Pharmaceutical Ingredients – Api, sono valutate dall'ufficio centrale stupefacenti della direzione generale dei dispositivi medici e del servizio farmaceutico del Ministero della salute;

   ai sensi degli articoli 17 e 25-bis del decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990, l'Ufficio centrale stupefacenti autorizza, altresì, le officine farmaceutiche all'approvvigionamento di materiale vegetale di partenza dalle aziende agricole, secondo quanto stabilito nell'accordo di conferimento, e l'eventuale distruzione delle sostanze stupefacenti eccedenti. La richiesta di autorizzazione alla coltivazione e la richiesta di autorizzazione alla fabbricazione costituiscono due parti dello stesso procedimento e devono pervenire contestualmente all'Ufficio centrale stupefacenti;

   l'articolo 16 del decreto del Presidente della Repubblica citato dispone che il Ministero della salute pubblichi annualmente sul proprio sito l'elenco aggiornato degli enti e delle imprese autorizzati alla coltivazione e produzione, alla fabbricazione, all'impiego e al commercio all'ingrosso di sostanze stupefacenti o psicotrope, con gli estremi di ciascuna autorizzazione e con la specificazione delle attività autorizzate –:

   se, considerato quanto esposto in premessa, non si intenda procedere a breve sul portale del Ministero della salute, oltre ad una breve illustrazione dell'iter, anche alla pubblicazione del modello per formulare le richieste di autorizzazione per le aziende che intendono coltivare piante di canapa da sementi certificate da cedere a fini terapeutici, così da rendere più trasparente la procedura autorizzativa ed evitare ambiguità ed incertezze nell'applicazione delle norme citate.
(5-06010)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BENAMATI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il Fondo ordinario per gli enti e le istituzioni di ricerca vigilati dal Ministero dell'università e della ricerca (Foe) è stato istituito dal decreto legislativo n. 204 del 1998 (articolo 7). Le risorse del Foe sono allocate sul capitolo 7236;

   con riguardo alla ripartizione del Foe, lo stesso decreto legislativo n. 204 del 1998 (articolo 7) dispone che il Fondo è ripartito annualmente con decreti del Ministro dell'università e della ricerca, comprensivi di indicazioni per i due anni successivi, emanati previo parere delle Commissioni parlamentari competenti per materia;

   la legge di bilancio 2021 (legge n. 178 del 2020, articolo 1, comma 541), ha incrementato il Foe di euro 25 milioni dal 2021 per l'assunzione di ricercatori «negli enti pubblici di ricerca», in modo da assicurare l'integrale copertura delle spese connesse all'attività dei ricercatori stabilizzati (ossia, i ricercatori degli enti pubblici di ricerca destinatari del processo di stabilizzazione di cui all'articolo 1, (commi 668-671, della legge n. 205 del 2017), da ripartire secondo criteri e modalità stabiliti con decreto del Ministro dell'università e della ricerca, quindi, a differenza di quanto previsto in precedenza, senza che fosse richiesto il parere delle Commissioni competenti;

   la disposizione, inserita a seguito di un emendamento parlamentare, ha recepito anche le istanze sostenute dalle organizzazioni sindacali, ma ad oggi non risulta ancora adottato il decreto di riparto del Foe;

   si tratta di finanziamenti necessari che consentirebbero di sostenere almeno in parte la stabilizzazione del personale precario, evitando così di perdere posti di lavoro e preziose professionalità, e permetterebbero di liberare risorse quanto mai necessarie per la vita degli enti di ricerca –:

   quando il Ministro interrogato intenda procedere all'emanazione del decreto di riparto del Fondo ordinario per gli enti e le istituzioni di ricerca finanziati dal Ministero.
(5-06011)

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della risoluzione in Commissione Mazzetti n. 7-00637, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 493 del 23 aprile 2021.

   Le Commissioni VIII e X,

   premesso che:

    il decreto-legge n. 34 del 2020 (cosiddetto decreto Rilancio), all'articolo 119, ha introdotto il superbonus, ossia una detrazione pari al 110 per cento delle spese relative a specifici interventi di efficienza energetica (anche attraverso interventi di demolizione e ricostruzione) e di misure di adeguamento antisismico sugli edifici (anche per la realizzazione di sistemi di monitoraggio strutturale continuo a fini antisismici);

    l'articolo 121 del medesimo decreto Rilancio dà inoltre la possibilità di optare, in luogo della fruizione diretta della detrazione per interventi in materia edilizia ed energetica, per un contributo anticipato sotto forma di sconto dai fornitori dei beni o servizi (cosiddetto sconto in fattura) o, in alternativa, per la cessione del credito corrispondente alla detrazione spettante;

    la cessione del credito può essere disposta in favore: a) dei fornitori dei beni e dei servizi necessari alla realizzazione degli interventi; b) di altri soggetti (persone fisiche, anche esercenti attività di lavoro autonomo o d'impresa, società ed enti); c) di istituti di credito e intermediari finanziari;

    l'articolo 1, commi 66-74, della legge n. 178 del 2020 (legge di bilancio 2021), ha quindi disposto per i Superbonus 110 per cento, una proroga di soli 6 mesi, ossia sino al 30 giugno 2022 (per gli Istituti autonomi case popolari (Iacp) sino al 31 dicembre dello stesso anno), con possibilità, per i condomini, di poter beneficiare di una estensione fino al 31 dicembre 2022 (per gli Iacp sino al 30 giugno 2023) qualora al 30 giugno 2022, sia stato realizzato almeno il 60 per cento dell'intervento di miglioramento. Il lieve maggior tempo concesso agli edifici condominiali o a quelli di edilizia residenziale pubblica, è conseguente alla obiettiva necessità che detti interventi hanno bisogno di una tempistica più estesa per la progettazione e la successiva esecuzione di interventi complessi, che a stento rientrerebbero nei termini attualmente in vigore per le singole unità immobiliari;

    il beneficio fiscale del 110 per cento, introdotto dal citato decreto-legge n. 34 del 2020, è certamente uno strumento potente e davvero indispensabile per poter finalmente accelerare sugli interventi per la rigenerazione, la messa in sicurezza e la riqualificazione anche energetica del patrimonio immobiliare del nostro Paese;

    il superbonus rappresenta una grande opportunità per decarbonizzare le città, sostenere il settore edile, produrre posti di lavoro, e accrescere il valore degli immobili. Ma è indispensabile risolvere prioritariamente i problemi legati alle complessità burocratiche e ad un orizzonte temporale legato alla sua vigenza davvero troppo breve;

    dall'ultimo recente monitoraggio congiunto di Enea e Ministero dello sviluppo economico, emerge che al 22 febbraio 2021, risultano poco meno di 4.400 interventi legati al Superbonus per un ammontare corrispondente di quasi 500 milioni;

    rispetto alla precedente pubblicazione dell'8 febbraio 2021, dalla quale emergevano 2.960 interventi per un ammontare di 338,7 milioni di euro, si evidenzia che, in sole due settimane, si è registrato un eccezionale aumento di circa il 50 per cento sia in termini di numero che nell'importo. Dall'esame dei suddetti dati ufficiali, si può stimare un ammontare annuo di almeno 3,6 miliardi di euro;

    peraltro, occorre sottolineare che molto probabilmente l'importo annuale è notevolmente sottostimato. Va infatti ricordato che solitamente il mese di febbraio a cui si riferiscono i dati non rappresenta un mese di piena operatività dei lavori dei cantieri edili. Inoltre, i dati pubblicati dal monitoraggio Enea-Ministero dello sviluppo economico prendono in considerazione interventi che abbiano uno stato di avanzamento dei lavori di almeno il 30 per cento. A ciò si aggiunga che la stima di 3,6 miliardi di euro, non considera pienamente gli interventi su interi condomini, i quali alla luce della loro complessità, scontano chiaramente maggiori difficoltà nella partenza dei lavori rispetto agli interventi che insistono su singole unità immobiliari. Ad oggi, infatti, solo l'8 per cento degli interventi attivati si riferisce ai condomini;

    va sottolineato con forza che la procedura per poter beneficiare del superbonus presenta un elevato livello di criticità e di complessità, tanto che molte imprese si stanno organizzando per cercare collaborazioni con altri soggetti, in primo luogo studi professionali ma anche con altre imprese del settore. La complessità non riguarda tanto gli aspetti tecnici quanto la normativa che regola tutto il superbonus 110 per cento. E questo è il motivo per cui, ad oggi, solo una piccola parte delle richieste di informazioni da parte dei cittadini si sono trasformate in preventivi per lavori e soltanto una parte minoritaria delle imprese ha già avviato interventi agevolabili con il superbonus 110 per cento;

    molti aspetti attuativi delle norme che regolamentano il superbonus sono poco chiari e poco definiti nella loro portata, e questo sta imponendo l'emanazione di una gran quantità di «Faq», circolari interpretative, guide e provvedimenti da parte delle Agenzie delle entrate volte a fornire chiarimenti e risposte alle imprese, agli operatori e ai tecnici che devono essere messi in condizione di avviare i cantieri. Questo fa sì che i termini di validità del superbonus, previsti dalla citata legge di bilancio 2021 (legge n. 178 del 2020) risultino obiettivamente troppo ridotti e rischiano di vanificare l'impatto positivo dello stesso beneficio fiscale;

    recentemente il Cesef (Centro studi sull'economia e il management dell'efficienza energetica), ha presentato un rapporto nel quale tra l'altro, si evidenziano alcuni limiti del 110 per cento, a cominciare dalla durata ridotta del provvedimento. Nonostante la proroga prevista dalla manovra, l'estensione è ritenuta troppo limitata con il risultato che si privilegiano interventi più piccoli con iter burocratici meno complessi per non avere lavori incompleti allo scadere del provvedimento. A questo, si aggiungono gli eccessivi adempimenti burocratici per la realizzazione dell'intervento e per ottenere il beneficio fiscale che impattano negativamente sull'operatività del superbonus, e la complessità della normativa, sottoposta a continue modifiche che gli operatori devono inseguire per essere o rimanere aggiornati;

    il 23 febbraio 2021, alla Camera, il Governo ha accolto l'ordine del giorno 9/02845-A/105 a prima firma il presentatore del presente atto di indirizzo, che chiedeva il prolungamento almeno fino a tutto il 2023, del termine entro il quale effettuare le spese per interventi di efficienza energetica e di adeguamento antisismico sugli edifici per poter beneficiare della detrazione del 110 per cento, nonché la medesima proroga delle conseguenti norme per la cessione del credito di sconto in fattura;

    la relazione della V commissione della Camera sulla proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) del 30 marzo 2021, sottolinea la richiesta de «l'estensione del cosiddetto superbonus 110 per cento all'intero anno 2023, indipendentemente dalla avvenuta realizzazione di percentuali di lavori nell'ultimo anno di vigenza dell'incentivo, anche al fine di moltiplicare gli effetti positivi in termini di risparmio energetico annuo generato dagli interventi di riqualificazione energetica del patrimonio edilizio privato; si valuti altresì l'inserimento di tale incentivo in una strategia di riqualificazione degli edifici e di semplificazione per favorire l'accesso ad essa, in particolare sul versante della verifica preventiva della conformità urbanistica, degli interventi sugli edifici ubicati nei centri storici laddove la presenza di vincoli impedisce il miglioramento di almeno due classi energetiche e l'accelerazione dei tempi di recupero del credito nonché la sua estensione ad altre tipologie di immobili e l'opportunità di un'estensione delle platea dei beneficiari»;

    tra le osservazioni della relazione delle Commissioni 5a e 14a del Senato sulla proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) del 31 marzo 2021 si legge: «prevedere l'estensione operando al contempo una semplificazione delle procedure burocratiche del cosiddetto superbonus 110 per cento almeno fino al 30 giugno 2023, dall'attuale scadenza del 30 giugno 2022, nonché la possibilità di adottare un'estensione più consistente della misura, confermando la possibilità di cessione del credito, almeno pari a cinque anni, ovvero fino al 30 giugno 2027, così da garantire un utilizzo il più possibile diffuso della stessa e contribuire al raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni, ai sensi degli accordi europei e internazionali; prevedere altresì l'estensione della platea dei beneficiari del superbonus anche a soggetti esercenti attività d'impresa, arti e professioni»;

    la medesima relazione delle Commissioni 5a e 14a del Senato, evidenzia inoltre come «appare opportuno razionalizzare tutti gli altri bonus esistenti per le ristrutturazioni e per l'efficientamento energetico degli edifici sotto un'unica aliquota al 75 per cento, modificando l'articolo 16-bis del testo unico delle imposte sui redditi di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, prevedendo anche per questi la durata della detrazione in cinque anni»,

impegnano il Governo:

   ad adottare iniziative per prevedere una proroga del «superbonus 110», per cento almeno fino al 2023 in quanto strumento importante per contribuire alla crescita economica e del sistema produttivo legato alle costruzioni, e in quanto è una misura che, per la sua complessità attuativa, impone un orizzonte temporale ben più ampio di quello finora previsto;

   ad adottare le opportune iniziative normative affinché la suddetta proroga venga prevista già nei prossimi provvedimenti d'urgenza e comunque ben prima della prossima legge di bilancio 2022;

   ad adottare iniziative per garantire la medesima proroga delle misure previste dall'articolo 121 del decreto-legge n. 34 del 2020 relativamente allo sconto in fattura e alla cessione del credito;

   ad adottare iniziative per prevedere, e dare seguito a tutti i rilievi contenuti nelle due Relazioni di Camera e Senato sulla proposta di Pnrr, riportati in premessa, anche con riguardo alla necessità di una reale semplificazione delle norme e delle procedure che regolamentano la concessione delle agevolazioni per ristrutturazioni edilizie e in particolare la concessione del «superbonus», laddove si registrano attualmente eccessivi e farraginosi adempimenti burocratici per la realizzazione dell'intervento e per ottenere il beneficio fiscale;

   ad adottare iniziative per estendere la platea dei soggetti che possono fruire dell'ecobonus e del sismabonus al 110 per cento anche ai soggetti esercenti attività d'impresa, arti o professioni, visto che l'obiettivo ultimo della misura è quello di rilanciare l'economia nazionale, incrementando le attività nel comparto «trainante» del recupero energetico ed antisismico del patrimonio edilizio, con ricadute positive sul comparto produttivo e sull'intera collettività;

   a valutare l'estensione degli incentivi agli operatori immobiliari professionali e categorie di utilizzatori come Organismi di investimento collettivo del risparmio (Oicr), Fondi e Società di investimento immobiliari quotate (Siiq), in quanto soggetti che possono dare un impulso decisivo al settore produttivo dell'edilizia e al rinnovo del parco immobiliare italiano;

   ad adottare iniziative per prevedere, nel caso di estensione del «Superbonus» anche ai suddetti soggetti esercenti attività d'impresa, arti o professioni, che, per gli immobili non residenziali, venga considerato come limite massimo di spesa quello di 200 euro a metro quadrato di superficie, superando così l'attuale limite forfettario di 96 mila euro;

   anche al fine di rispondere positivamente alle peculiarità di molti centri storici laddove gli edifici presentano spesso caratteristiche tipologiche e morfologiche particolari, ad adottare iniziative per prevedere che per gli edifici sottoposti a vincolo, che impediscono l'esecuzione di interventi «trainanti» di efficientamento energetico, sia comunque ammesso l'ecobonus al 110 per cento per i soli lavori «trainati», anche con miglioramento di una sola classe energetica, e che tale possibilità si possa applicare anche nel caso di interventi che non riguardino l'intero edificio ma solo alcune unità immobiliari che lo costituiscono;

   ad adottare iniziative per prevedere che la detrazione del 110 per cento venga estesa agli interventi di eliminazione delle barriere architettoniche, anche se detti interventi non siano eseguiti congiuntamente agli interventi cosiddetti «trainanti»;

   ad adottare iniziative per prevedere la possibilità, attualmente non contemplata, per i professionisti e i tecnici che producono le asseverazioni, di poterle integrare dei dati mancanti o di correggerle con asseverazioni integrative da presentare appena possibile e comunque prima della fine dei lavori, in particolare nel caso di interventi di sisma bonus;

   ad adottare iniziative per snellire il processo di verifica sulla conformità urbanistica dell'edificio su cui si effettuano interventi agevolati, considerando valide le asseverazioni dei tecnici che riportino esclusivamente gli estremi del titolo abilitativo che ne ha previsto la costruzione ovvero del titolo richiesto o rilasciato in sanatoria; ad adottare iniziative per estendere il «Superbonus 110 per cento» agli immobili caratterizzati da interventi di edilizia libera e con difformità minori (quali aumenti di superfici entro il 5 per cento della superficie assentita, opere come coperture e balconi, aperture di vani su facciata e difformata dei prospetti), anche in assenza di asseverazione di conformità urbanistica ed edilizia, attraverso la definizione di una soglia di difformità entro la quale permetterne l'uso;

   ad adottare iniziative per tenere separato il beneficio fiscale del 110 per cento dagli altri gli altri bonus esistenti per le ristrutturazioni e per l'efficientamento energetico degli edifici per i quali la citata relazione delle Commissioni 5a e 14a del Senato ha rilevato Inopportunità di prevedere un'unica aliquota al 75 per cento prevedendo anche per questi la durata della detrazione in cinque anni.
(7-00637) «Mazzetti, Barelli, Cattaneo, Cortelazzo, Squeri, Giacometto, Polidori, Baratto, Casino, Ferraioli, Labriola, Torromino, Versace, Baldini».