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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 509 di lunedì 17 maggio 2021

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANDREA MANDELLI

La seduta comincia alle 10.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FEDERICA DAGA, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 14 maggio 2021.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Ascani, Boschi, Brescia, Brunetta, Cancelleri, Carfagna, Casa, Castelli, Cirielli, Colletti, Colucci, Comaroli, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Dadone, Delmastro Delle Vedove, Luigi Di Maio, Di Stefano, Durigon, Fassino, Gregorio Fontana, Ilaria Fontana, Franceschini, Frusone, Gallinella, Garavaglia, Gava, Gebhard, Gelmini, Giachetti, Giacomoni, Giorgetti, Grimoldi, Guerini, Invernizzi, Lapia, Liuni, Lollobrigida, Lorefice, Lupi, Macina, Maggioni, Magi, Marattin, Molinari, Morelli, Mulè, Mura, Muroni, Nardi, Nesci, Occhiuto, Orlando, Paita, Palazzotto, Parolo, Pastorino, Perantoni, Rizzo, Rosato, Rotta, Ruocco, Scalfarotto, Schullian, Serracchiani, Carlo Sibilia, Silli, Sisto, Spadoni, Speranza, Tabacci, Tasso, Vignaroli, Raffaele Volpi e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente 84, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Trasmissione del Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

PRESIDENTE. La Presidente del Senato, con lettera in data 14 maggio 2021, ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente alla I Commissione (Affari costituzionali):

S. 2167 – “Conversione in legge con modificazioni del decreto-legge 1° aprile 2021, n. 44, recante misure urgenti per il contenimento dell'epidemia da COVID-19, in materia di vaccinazioni anti SARS-CoV-2, di giustizia e di concorsi pubblici” (approvato dal Senato) (3113) - Parere delle Commissioni II (ex articolo 73, comma 1-bis del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VII, VIII, XI (ex articolo 73, comma 1-bis del Regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale) e XII (ex articolo 73, comma 1-bis del Regolamento) e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Il suddetto decreto-legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Discussione del disegno di legge: S. 2144 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 marzo 2021, n. 41, recante misure urgenti in materia di sostegno alle imprese e agli operatori economici, di lavoro, salute e servizi territoriali, connesse all'emergenza da COVID-19 (Approvato dal Senato) (A.C. 3099​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3099: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 marzo 2021, n. 41, recante misure urgenti in materia di sostegno alle imprese e agli operatori economici, di lavoro, salute e servizi territoriali, connesse all'emergenza da COVID-19.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 3099​)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento.

La V Commissione (Bilancio) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore per la maggioranza, deputato Mauro Del Barba.

MAURO DEL BARBA, Relatore per la maggioranza. Grazie, Presidente e onorevoli colleghi. Con il decreto-legge n. 41 del 22 marzo 2021, in vigore dal giorno 23 marzo 2021, sono state previste disposizioni urgenti per il sostegno alle imprese e all'economia, nonché in materia di lavoro, salute e sicurezza, enti territoriali e altri ambiti. Esse si applicano anche alle regioni a statuto speciale e alle province autonome di Trento e Bolzano, compatibilmente con le norme dei rispettivi statuti e alle relative disposizioni di attuazione.

Il decreto prevede un generale incremento di 550 milioni di euro per il 2021 del Fondo per far fronte ad esigenze indifferibili nel corso della gestione e destina risorse pari a circa 1,2 miliardi al commissario straordinario per l'emergenza da COVID-19, nonché al Fondo per le emergenze nazionali, la Protezione civile e per gli interventi di attuazione e coordinamento delle misure di contenimento e contrasto dell'emergenza.

In aggiunta ai predetti interventi, a più ampio spettro, esso definisce ulteriori iniziative a sostegno di settori, quali imprese, economia, lavoro, salute e sicurezza, enti territoriali, ma anche istruzione, politiche sociali, politiche agricole e ambientali e cultura.

In materia di sostegno alle imprese e all'economia, il termine già previsto dal “decreto Rilancio” per il versamento senza sanzioni e interessi dell'IRAP non versata, e sospesa, è prorogato dal 30 aprile al 30 settembre 2021. È inoltre previsto il riconoscimento di un contributo a fondo perduto per i titolari di partita IVA che svolgono attività di impresa, arti e professioni o producono reddito agrario, con le eccezioni previste dal decreto. Il calcolo di questo contributo si basa sull'ormai nota regola della perdita di almeno il 30 per cento della media mensile del fatturato (i corrispettivi del 2020 rispetto a quelli del 2019), parametrata percentualmente, in base a scaglioni di ricavi e compensi annui, che vanno dal 60 per cento, scendendo fino al 20 per cento, per la fascia 5-10 milioni di euro.

I soggetti destinatari sono esentati dal pagamento della prima rata dell'IMU 2021. Ai soggetti titolari del reddito d'impresa che hanno attivato la partita IVA dal 1° gennaio 2018 al 31 dicembre 2018, la cui attività d'impresa risulti iniziata nel corso del 2019, e che siano esclusi dal novero del beneficio del predetto contributo, ovvero che non raggiungano la perdita del 30 per cento viene riconosciuto, per il 2021, un contributo a fondo perduto nella misura massima di euro 1.000. Sono specificati i limiti di reddito agrario, ricavi o compensi per accedere al contributo, nonché le modalità di calcolo e le procedure da seguire per l'erogazione del contributo, secondo quanto già disposto dal “decreto Rilancio”, relativamente ai contenuti e alle modalità di presentazione delle istanze e di erogazione del contributo, al regime sanzionatorio e all'attività di monitoraggio e controllo.

Per far fronte alla mancata apertura al pubblico della stagione sciistica invernale 2020-2021, viene istituito, nello stato di previsione del Ministero del Turismo, un fondo di 700 milioni destinato alla concessione di contributi alle attività di impresa di vendita di beni o servizi al pubblico, svolte nei comuni ubicati all'interno dei comprensori sciistici. Il Fondo per l'esonero del versamento dei contributi previdenziali dovuti dai lavoratori autonomi e dai professionisti sarà incrementato di 1,5 miliardi di euro per il 2021, passando quindi da 1 a 2,5 miliardi di euro.

E' sospesa una serie di termini di versamento dei carichi affidati all'agente di riscossione: si prevede l'annullamento automatico di tutti i debiti di importo residuo fino a 5.000 euro, risultanti dai singoli carichi affidati agli agenti della riscossione dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2010, ancorché ricompresi in precedenti definizioni agevolate relative ai debiti affidati all'agente di riscossione dal 2000 al 2017. L'agevolazione opera in favore di soggetti che hanno percepito, nell'anno di imposta 2019, un reddito imponibile fino a 30.000 euro.

Gli operatori economici che hanno subito riduzioni dei volumi d'affari nell'anno 2020 superiori al 30 per cento, in conseguenza degli effetti economici derivanti dal perdurare dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, potranno definire in via agevolata le somme dovute a seguito del controllo automatizzato, i cosiddetti avvisi bonari, ai fini delle imposte dirette e dell'IVA, le cui comunicazioni sono state elaborate entro il 31 dicembre 2020, con riferimento alle dichiarazioni del 2017, o devono essere elaborate entro il 31 dicembre 2021, con riferimento alle dichiarazioni del 2018, qualora tali comunicazioni di irregolarità non siano state inviate per la sospensione disposta dai provvedimenti emergenziali. La definizione agevolata abbatte le sanzioni e le somme aggiuntive richieste con gli avvisi bonari: restano dovuti imposte, interessi e contributi previdenziali.

È prorogata al 30 aprile 2021 la sospensione, in sede di erogazione dei rimborsi fiscali, dell'applicazione della compensazione tra credito d'imposta e debito iscritto a ruolo. Un'ulteriore proroga al 31 gennaio 2022 è stabilita per il termine finale per la notifica degli atti e per l'esecuzione dei provvedimenti di sospensione della licenza o dell'autorizzazione amministrativa all'esercizio dell'attività dell'iscrizione ad albi o ordini professionali, in conseguenza di violazioni in materia di certificazione dei ricavi e dei compensi. L'Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente, l'ARERA, dovrà con propri provvedimenti ridurre, per i mesi di aprile, maggio e giugno 2021, la spesa sostenuta dalle utenze elettriche, connesse in bassa tensione, diverse dagli usi domestici, con riferimento alle voci della bolletta identificate come trasporto e gestione del contatore e oneri generali di sistema, nel limite di 600 milioni di euro. Si esonerano, per il solo anno 2021, le strutture ricettive dal versamento del canone di abbonamento RAI.

L'IVA non detraibile, relativa alle spese per gli interventi realizzati dall'entrata in vigore del decreto, è riconosciuta tra le spese ammissibili ai fini del superbonus.

Vengono destinati 20 milioni di euro per il 2021 al Fondo per le emergenze relative alle emittenti locali.

Si dispone un'integrazione di 5 milioni di euro per il 2021 del Fondo per il sostegno del settore termale.

In materia di welfare aziendale, si estende al periodo d'imposta 2021 la previsione, già vigente per il 2020, del raddoppio del limite di esenzione dall'IRPEF per i beni ceduti e i servizi prestati al lavoratore.

La detassazione dei canoni non percepita è estesa anche ai contratti di locazione di immobili ad uso abitativo stipulati precedentemente al 2020, così come già previsto dal “decreto Crescita”.

Il decreto-legge n. 41 del 2021 interviene anche in materia di lavoro, recando una serie di disposizioni afferenti ai diversi ambiti.

In riferimento ai trattamenti ordinari di integrazione salariale, agli assegni ordinari di integrazione salariale e ai trattamenti di integrazione salariale in deroga, già riconosciuti secondo una disciplina transitoria, posta in relazione all'emergenza epidemiologica da COVID-19, si prevede la concessione di ulteriori periodi di trattamento.

Si preclude ai datori di lavoro, salve specifiche eccezioni, la possibilità di avviare le procedure di licenziamento individuale e collettivo, nonché di recedere dal contratto per giustificato motivo oggettivo.

Inoltre, vengono sospese le procedure di licenziamento e le procedure inerenti l'esercizio della facoltà di recesso dal contratto per giustificato motivo oggettivo, già avviate successivamente al 23 febbraio 2020.

Relativamente al Fondo sociale per occupazione e formazione, si prevede un incremento di 400 milioni di euro per il 2021, 80 milioni di euro per il 2022 e uno stanziamento di ulteriori risorse per la proroga per il 2021 dell'integrazione economica del trattamento di CIGS in favore dei lavoratori dipendenti delle imprese del gruppo Ilva, nonché per il riconoscimento della prestazione integrativa prevista per i lavoratori dipendenti delle imprese del settore aeroportuale.

Ulteriori incrementi sono previsti per il Fondo straordinario per il sostegno degli enti del Terzo settore (100 milioni di euro per il 2021) e per l'autorizzazione di spesa del fondo per il reddito di cittadinanza e, nel caso di variazioni del reddito dovute a occupazione per lavoro subordinato, si prevede la sospensione del beneficio, in luogo della decadenza attualmente prevista.

Il Fondo unico per il sostegno delle associazioni sportive e delle società sportive dilettantistiche è rifinanziato di un importo pari a 50 milioni di euro per l'anno 2021.

Viene previsto il riconoscimento di un'indennità una tantum pari a 2.400 euro in favore di alcune categorie di lavoratori, tra cui i dipendenti stagionali nei settori del turismo e termale, e i lavoratori dello spettacolo.

Inoltre, si prevede un'indennità una tantum di ammontare variabile, in relazione alla misura del reddito percepito nel 2019, in favore di operatori del settore sportivo che, in conseguenza dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, abbiano cessato, ridotto o sospeso la loro attività.

Si prevede il rinnovo del reddito di emergenza per ulteriori tre quote, relative alle mensilità di marzo, aprile e maggio 2021.

Si estende il riconoscimento del contributo mensile per figli disabili a carico ad uno dei genitori - e non solo alla madre, come attualmente previsto -, se disoccupato o monoreddito o facente parte di nuclei familiari monoparentali.

Viene istituito un fondo, con una dotazione di 10 milioni di euro per l'anno 2021, ai fini dell'erogazione di contributi per consentire ai genitori, che in conseguenza dell'emergenza epidemiologica da COVID-19 hanno cessato, ridotto o sospeso la loro attività lavorativa, separati o divorziati, di poter corrispondere l'assegno di mantenimento.

Ai professionisti iscritti agli enti di diritto privato di previdenza obbligatoria è riconosciuta per il mese di maggio 2020 l'indennità, a seguito del rifinanziamento per 10 milioni di euro del Fondo per il reddito di ultima istanza.

I lavoratori fragili vedono estese le tutele loro riconosciute già in alcuni periodi del 2020 fino al 28 febbraio 2021, tra cui la possibilità di svolgimento del lavoro in modalità agile, anche attraverso la destinazione a diversa mansione.

In materia di salute e sicurezza, si prevede che l'INAIL possa destinare determinate risorse professionali sanitarie al concorso alla somministrazione del vaccino contro il COVID-19 nei luoghi di lavori.

Inoltre, si incrementano le risorse stanziate per il 2021 per l'acquisto dei vaccini contro il COVID-19 e per l'acquisto dei farmaci per la cura dei pazienti affetti dalla medesima infezione. Si prevede la possibilità, per professionisti sanitari competenti, di somministrare la vaccinazione contro il COVID-19, consentendo in via temporanea la somministrazione di tali vaccini nelle farmacie aperte al pubblico e abilitando infermiere volontarie della Croce Rossa all'esecuzione delle somministrazioni vaccinali.

Vengono prorogate di quattro mesi le misure relative agli alberghi sanitari per l'emergenza COVID-19, prevedendo la possibilità di utilizzarli anche quali centri per la vaccinazione. Ulteriore proroga, fino al 31 dicembre 2021, è per la durata della ferma dei 190 medici e 300 infermieri militari, arruolati con servizio temporaneo in relazione all'emergenza COVID-19.

Si sospende la decorrenza dei termini relativi a adempimenti a carico dei professionisti nei confronti delle pubbliche amministrazioni, in caso di impedimento dovuto al COVID-19.

Un contributo di 5 milioni di euro è riconosciuto, per l'anno 2021, all'ospedale “Bambino Gesù” per i maggiori costi operativi sostenuti per la gestione dell'emergenza COVID-19, per il conseguente incremento delle prestazioni di alta complessità effettuate nel 2020.

Venendo al capitolo degli enti territoriali, si prevede un incremento delle risorse per l'anno 2021, attribuito in misure diverse a seconda della tipologia di ente, dei fondi per l'esercizio delle funzioni degli enti locali, delle regioni e province autonome, istituiti dal “decreto Sostegni”, al fine di assicurare a tali enti le risorse necessarie per l'espletamento delle funzioni fondamentali, in relazione alla perdita di entrate locali connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19. L'incremento è pari a 1 miliardo di euro in favore degli enti locali e 260 milioni per le regioni a statuto speciale e le province autonome di Trento e Bolzano.

Sono istituiti per il 2021 diversi fondi, attraverso cui elargire contributi di sostegno alle conseguenze dell'epidemia da COVID-19: un fondo da 2 milioni di euro, attraverso il quale fornire contributi ai comuni che individuino quali sedi di seggio elettorale edifici diversi dalle scuole; un fondo di 10 milioni di euro per sostenere le piccole e medie città d'arte e i borghi particolarmente colpiti dalla diminuzione dei flussi turistici; un fondo da 1 miliardo di euro da destinare al rimborso delle spese sostenute nel 2020 dalle regioni e province autonome per l'acquisto di dispositivi di protezione individuale e altri beni sanitari connessi all'emergenza epidemiologica da COVID-19; un fondo di 250 milioni di euro per il ristoro parziale dei comuni a seguito della mancata riscossione dell'imposta di soggiorno, del contributo di sbarco e del contributo di soggiorno; un fondo di 220 milioni di euro da destinare a sostegno delle categorie economiche particolarmente colpite dall'emergenza da COVID-19, incluse le imprese esercenti attività commerciale o di ristorazione operanti nei centri storici, le imprese operanti nel settore dei matrimoni e degli eventi privati e le imprese esercenti trasporto turistico di persone mediante autobus scoperti.

Presidente, chiedo l'autorizzazione per depositare il resto della relazione, che attiene alla conclusione delle previsioni per gli enti territoriali e altre misure previste dal “decreto Sostegni”.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Del Barba, ne ha ovviamente facoltà.

Ha chiesto di intervenire la relatrice di maggioranza, l'onorevole Lucaselli. Minoranza, onorevole Lucaselli.

YLENJA LUCASELLI (FDI), Relatrice di minoranza. Siamo ancora all'opposizione, Presidente; grazie.

PRESIDENTE. Volevo vedere se era attenta, onorevole Lucaselli.

YLENJA LUCASELLI (FDI), Relatrice di minoranza. Sì, certo. Signor Presidente, colleghi e colleghe deputati, quando sono entrata in quest'Aula per la prima volta, ero convinta che in questo luogo, più che in tutti gli altri, avrei trovato rispetto delle istituzioni e delle regole, unanime interesse per il bene comune e amore per la democrazia. Purtroppo, però, mi sono dovuta ben presto ricredere, mio malgrado e a fatica. Infatti, Presidente, anche la discussione di questo provvedimento è stata un'occasione mancata di esercizio democratico delle prerogative parlamentari di maggioranza e di opposizione. Lo dico soprattutto a beneficio dei colleghi del MoVimento 5 Stelle che, in Commissione, hanno candidamente dichiarato di accettare come un mantra la volontà governativa di piegare le nostre prerogative ad una prassi illegittima sotto il profilo formale, quanto sbagliata sotto quello del merito.

Noi mai ci saremmo aspettati che, anche con questo Governo, dovendo, tra l'altro, affrontare temi così delicati quali l'aiuto alle imprese e all'economia nazionale, avremmo lavorato a Camere alternate.

Chiarisco subito a tutti che mai, nello spirito di Fratelli d'Italia, c'è stata la volontà di boicottare o ritardare questo provvedimento. Abbiamo solo legittimamente chiesto in Commissione di poter discutere le nostre proposte emendative e, invece di avere la possibilità di farlo, proseguendo i lavori di Commissione come sarebbe stato naturale pensare fino a venerdì, fino a sabato, fino a domenica (il provvedimento arrivava oggi in quest'Aula), giovedì pomeriggio, alle 17, ci è stata tolta la parola sui nostri emendamenti ed è stato conferito il mandato al relatore. Un'assurdità in un sistema democratico che lei, Presidente - e porterà al Presidente Fico questa lamentela -, non dovrebbe permettere, che non può essere permessa.

Ebbene, vede Presidente, se noi avessimo potuto effettivamente discutere e spiegare le proposte di Fratelli d'Italia, avremmo potuto convenire certamente su di un fatto: il vero sostegno di cui hanno necessità le imprese italiane oggi sono le riaperture. Anche il “decreto Sostegni”, infatti, parte da una logica onnicomprensiva di aiuti a pioggia e sostegni in forma di bonus, una politica economica anche in questo provvedimento assolutamente miope rispetto alla situazione drammatica che è stata ben evidenziata nel Documento di economia e finanza recentemente approdato in Aula. Sappiamo tutti che il DEF ha evidenziato una revisione al ribasso delle stime di crescita per l'anno in corso rispetto a quanto previsto nel Documento di bilancio dello scorso ottobre. Si passa da una crescita programmatica del 6 per cento a una del 4,5 motivata nel DEF come conseguenza della ripresa dei contagi e delle nuove restrizioni. Una situazione, quindi, certamente figlia della pandemia, ma anche di una gestione poco attenta all'equilibrio tra le esigenze sanitarie e quelle economiche, che ha costretto, di fatto, molte imprese e molti settori a rimanere chiusi, senza precise evidenze scientifiche che ne attestassero la pericolosità.

In tema di ristori alle imprese o sostegni, a seconda di come li si vogliono chiamare, abbiamo accolto con soddisfazione l'apertura del Governo, al Senato, rispetto ad alcune proposte di Fratelli d'Italia; proposte che abbiamo chiesto a gran voce sin dall'inizio, quali, per esempio, l'estensione dei contributi a fondo perduto alla platea dei professionisti e il superamento del parametro, che per noi è sempre stato iniquo, dei codici Ateco.

Con la stessa onestà intellettuale, però, non possiamo sottacere di fronte all'inadeguatezza dell'ammontare dei contributi a fondo perduto previsti da questo decreto-legge soprattutto a favore del mondo produttivo. Erano inadeguati i ristori del precedente Governo Conte e lo sono, parimenti, quelli dell'attuale Governo Draghi, a maggior ragione considerando il perdurare delle misure restrittive che l'attuale maggioranza sembra restia ad allentare. Parliamo di contributi che, a seconda del volume d'affari, vanno dall'1,7 al 5 per cento di fatturato, il che vuol dire 2.500 euro per un commerciante, un artigiano o un ristoratore che nel 2020 ha subito una perdita di 50 mila euro, magari avendo, tra l'altro, anche dimezzato il fatturato rispetto all'anno precedente. Questo è, purtroppo, il caso più favorevole, perché salendo il volume d'affari, come detto, la quota del contributo diminuisce rispetto alla perdita subita.

Noi abbiamo chiesto e avremmo voluto spiegare in sede di Commissione che il punto principale sul quale intervenire per aiutare le imprese sono i costi fissi. Siamo consapevoli che un piccolo passo è stato fatto all'interno del “decreto Sostegni” ma non è sufficiente. Le aziende hanno bisogno di essere aiutate nella gestione quotidiana delle proprie attività, che non riescono più a fare da sole, alle quali non riescono più a far fronte. Invece, continuiamo, ancora una volta, con interventi a pioggia, che non hanno un obiettivo reale.

Allora, Presidente, se l'Italia deve correre - e siamo tutti d'accordo su questo - è anche importante, però, sapere dove si vuole arrivare, perché altrimenti, pur correndo, non si arriverà da nessuna parte.

Non è pensabile poter sostenere le incommensurabili perdite dell'intero sistema produttivo Italia, dalla perdita di fatturato ai costi fissi, che, comunque, si continuano a pagare (pagando oneri contributivi previdenziali e costi fissi). È lì che abbiamo la necessità di intervenire se vogliamo veramente parlare di rilancio della nostra economia e soprattutto se vogliamo parlare di utilizzo economico del principio del consumo.

Come non era possibile ritenere che le attività previste dal precedente Governo fossero utili nei primi 6 mesi della pandemia, a maggior ragione non è possibile immaginare che le stesse misure - le stesse misure! - siano oggi, a distanza di 1 anno e mezzo, utili ed efficaci per il nostro sistema produttivo, perché non dimentichiamo che ci sono settori che hanno guadagnato da questa pandemia, come i colossi del commercio online ad esempio, mentre tutti gli altri sono stati completamente dimenticati.

Le cifre sono impietose: crollo dell'occupazione del 4,1 per cento rispetto a febbraio 2020 nonostante il blocco dei licenziamenti, misura che prima o poi verrà interrotta e che caratterizzerà un momento veramente drammatico per il mondo del lavoro italiano, e un aumento del 5,4 per cento degli inattivi tra i 15 e i 64 anni. Non va certo bene alle donne, con 402.000 posti di lavoro persi tra aprile e settembre 2020. La disoccupazione giovanile in assoluto aumento, il 15 per cento delle partite IVA cancellate e aziende chiuse.

Leggendo anche i dati che ci provengono dagli enti ufficiali, la situazione non è migliore. A fronte di questo, il Governo Conte aveva destinato alle imprese 11,3 miliardi e oggi, pur ampliando la platea, questo decreto-legge ne ha stanziati poco più di 11. Ecco, questo dà la sensazione di quanto poco utile sarà questo “decreto Sostegni” nella praticità della rimessa in moto dell'economia italiana.

Noi riteniamo che, se ci fosse stata data la possibilità di discutere in Commissione, anche in questa Camera, Fratelli d'Italia avrebbe potuto aggiungere tasselli importanti a questo decreto, come fatto, ad esempio, dai colleghi del Senato, che sono riusciti a far approvare, in modo trasversale, la misura che riconosce il principio del differimento per malattia COVID dei termini relativi agli adempimenti ai quali sono sottoposti i professionisti. Avremmo, ad esempio, potuto far capire quanto sia necessario estendere l'applicazione dei regimi facoltativi della cedolare secca e del canone concordato anche per gli immobili non abitativi e avremmo potuto far capire quanto fondamentale sia, in un momento di debolezza, prorogare i poteri della golden power per tutelare i settori di rilevanza strategica dalle scalate ostili da parte di aziende straniere, che potrebbero approfittare della debolezza del tessuto finanziario, economico e sociale del nostro Paese come conseguenza della nuova ondata pandemica.

Si poteva e si doveva fare di più per le imprese e per le partita IVA, ma come sempre è una questione di priorità e di scelte e, purtroppo, anche questo Governo rimane sul solco della mancata indicazione delle vere priorità e della incapacità sistemica di fare delle scelte.

Per concludere, signor Presidente, questo è un provvedimento insufficiente e che sarà inefficace, come lo saranno quelli a venire, se non si prescriverà l'unica cura possibile: la riapertura in sicurezza, nel rispetto dei protocolli, nel rispetto di tutto ciò che dev'essere attuato per evitare che ci sia la diffusione della pandemia, ma imparando che con questo virus noi dobbiamo convivere. A distanza di 1 anno e mezzo non possiamo più accettare la compressione della libertà e dei principi democratici. Gli italiani non hanno bisogno di assistenzialismo: gli italiani hanno bisogno di tornare a lavorare, che è una delle loro prerogative, è una delle cose che gli italiani sanno fare meglio.

Noi siamo assolutamente contrari ad una continua e ingiustificata compressione dei limiti di orari e alle misure restrittive che non sono supportate da un'evidenza scientifica e che finiscono per danneggiare il nostro tessuto produttivo, così come ne abbiamo avuto prova. Presidente - e concludo -, un Parlamento delegittimato, spaventato, consapevole che una nuova elezione potrebbe spazzarlo via, è più avvezzo a piegarsi alle scelte di un Governo che, però, sono fuori dai principi della democrazia, della libertà e della dignità; tutti principi che non possono e non devono essere barattati, soprattutto all'interno di questa Camera. Come diceva Voltaire "Il lavoro allontana tre grandi mali: la noia, il vizio ed il bisogno. Restituiamo agli italiani la loro dignità, perché l'unico bisogno che hanno gli italiani è di essere aiutati a tornare a vivere e a lavorare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo, l'onorevole Durigon.

CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie, Presidente. Il “decreto Sostegni” sicuramente ci serve a dare una prima risposta. Stiamo costruendo anche il “decreto Sostegni 2”; questa è la volontà del Governo, ossia di continuare il percorso di aiuto, di sconfiggere la problematica legata all'emergenza pandemica ed economica. Queste sono state le attività messe in campo fino ad oggi e continueremo con il “decreto Sostegni 2”, con il quale la Camera avrà i presupposti per dare consigli su come attivarci per questa ripresa economica.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Paolo Giuliodori. Ne ha facoltà.

PAOLO GIULIODORI (MISTO-L'A.C'È). Grazie, Presidente. Eccoci qui: questa è la risposta del Governo alla pandemia, la risposta del “Governo dei migliori”, il massimo che è riuscito a partorire. Questo è il primo provvedimento di aiuto alle imprese e all'economia del nuovo Governo Draghi e, se il buongiorno si vede dal mattino, direi che è in arrivo una bella tempesta.

Siamo in una situazione drammatica, dobbiamo dare risposte urgenti ed efficaci al Paese, ai cittadini, alle famiglie, ai lavoratori, alle imprese su cui la morsa della crisi si sta accanendo di più; eppure il decreto è arrivato alle calende greche, nonostante i soldi fossero pronti ben prima del cambio di Governo e dell'avvento di Draghi. Ci aspettavamo, almeno, a parziale scusante, una serie di provvedimenti che, invece, non sono arrivati. In pratica, in due mesi, è cambiato solo il nome. Quindi, mi chiedo: perché questo ritardo? Qual era la priorità del Governo? Forse il Recovery? Il PNRR, il fantomatico Piano nazionale di ripresa e resilienza, tanto decantato, ma che, di fatto, porterà poco o nulla? Non lo so, ma di sicuro la priorità non sono i cittadini allo stremo, che aspettavano i risarcimenti per andare avanti. I dati sul lavoro sono impietosi: nonostante il blocco dei licenziamenti, in un anno di pandemia, abbiamo perso 1 milione di posti di lavoro, di cui oltre 150 mila tra i giovani; abbiamo il 15 per cento in meno di partite IVA; oltre 320 mila imprese hanno chiuso i battenti. La CGIA di Mestre ha calcolato, per il solo 2020, una perdita di fatturato complessivo per le imprese italiane di oltre 420 miliardi di euro. A fronte di una simile perdita, nel corso di questi mesi sono stati stanziati circa 22 miliardi di ristori, praticamente il 5 per cento del fatturato perso. Se poi guardiamo a Francia e Germania, il confronto è veramente vergognoso: il 60/70 per cento di ristori, contro il nostro 5 per cento: una cifra veramente ridicola che non basta neanche a coprire le spese, figuriamoci le perdite. C'è bisogno di ben altro: servirebbero altri 18 miliardi solo per arrivare a coprire il 10 per cento dei costi fissi. Il nuovo Governo deve attuare manovre diverse e ben più importanti. Non è solo l'opposizione a pensarlo anzi, di fatto, il decreto è stato bocciato dalla stessa maggioranza, visto che sono stati presentati oltre 3.000 emendamenti, di cui 2.500 dai partiti che compongono questo Governo. Insomma, una maggioranza che sconfessa l'operato dello stesso Governo. Ma, d'altronde, potevamo aspettarci qualcosa di diverso? Cosa potevamo aspettarci dal “Governo dell'ammucchiata”, un “Governo Frankenstein”, rattoppato con pezzi presi qua e là, un Governo con tutti dentro, tanto per esserci? Nonostante tutto, noto troppo facile entusiasmo nella maggioranza, entusiasmo per aver avuto a disposizione, in Parlamento, o, per meglio dire, al Senato - dato che ormai ci troviamo in un sistema monocamerale, visto che i decreti passano in una sola Camera -, di 770 milioni di euro: 770 milioni su 32 miliardi. Mi chiedo se sia questa la centralità del Parlamento, di cui tanto parliamo. Forse, è che il Parlamento ormai è talmente irrilevante che anche i quattro soldi concessi dal Governo ci sembrano grandi risultati. Come se ci fosse da essere soddisfatti, come se il provvedimento fosse davvero in grado di sanare la ferita, come se fosse davvero utile a un'impresa o un artigiano ricevere 2.500 euro, a fronte di una perdita di 40/50 mila euro. C'è ben poco da stare allegri, questo entusiasmo è fuori luogo; non solo stride con i 2.500 emendamenti della maggioranza, a dimostrazione lampante, ribadisco, che il decreto non piaceva a nessuno, ma stride soprattutto con la sfiducia e l'esasperazione, che regna diffusa fuori dai palazzi e nel Paese reale, la disperazione dei cittadini che stanno pagando il prezzo delle vostre inefficienze, dei vostri ritardi e delle vostre decisioni assurde: una su tutti il coprifuoco, limitazione enorme della nostra libertà garantita dalla Costituzione, limitazione che abbiamo accettato, con grandissime riserve, in nome di un'emergenza, ma che continua a persistere, nonostante non ci sia alcuna evidenza scientifica sul fatto che il COVID si diffonda di più dopo le 10 di sera, rispetto alla mattina o al pomeriggio. Basta! Il coprifuoco ormai è anacronistico, insensato e, paradossalmente, l'anno scorso, quando la situazione era ben peggiore, avevamo molte più libertà: l'anno scorso non c'era il coprifuoco, non c'erano le restrizioni folli alla ristorazione, non c'era l'ostinazione a tener chiuse piscine e palestre e non c'erano nemmeno i vaccini, ma ora, con la campagna vaccinale che prosegue, perché ostinarsi così? Perché continuare a imporre ai cittadini certe restrizioni, certe punizioni? Spero in uno scatto di buonsenso, anche se, devo ammettere, non sono troppo fiducioso.

Ma andiamo al merito del decreto. Quello che più di tutti risalta agli occhi è la scarsità dei contributi a fondo perduto a favore delle imprese; obiettivamente lo erano anche quelli del Governo precedente, anche se, allora, non si sapeva quanto sarebbe durata l'emergenza, ma se erano scarsi quelli, questi sono assolutamente irrisori, ridicoli, dopo un anno di pandemia sulle spalle. Cambia il metodo di calcolo, ma non cambia la sostanza, anzi, peggiora. Parliamo, infatti, di contributi che, a seconda del volume d'affari, vanno dall'1,7 al 5 per cento del fatturato perso nell'anno 2020, e già questo dice tutto. I ristori a fondo perduto sono calcolati non più in base al raffronto tra aprile 2019 ed aprile 2020, ma in base alla perdita di fatturato medio mensile tra il 2019 ed il 2020, così come nei precedenti decreti il contributo spetta a condizione che l'ammontare medio mensile del fatturato e dei corrispettivi dell'anno 2020 sia inferiore, almeno, del 30 per cento rispetto all'ammontare medio mensile del fatturato del 2019. Le percentuali, che vanno dal 60 al 20 per cento a seconda del volume d'affari dell'impresa, sono calcolate su un singolo mese medio, ma destinate a coprire un periodo di ormai cinque mesi: più che un contributo direi una mancetta, un'elemosina, una presa in giro. Mi duole dirlo, ma come definire 2/3 mila euro per un'attività che nel 2020 ne avrà persi 15 o 20 volte tanto? Per facilitare i conti, possiamo affidarci a un recente studio della Federazione italiana pubblici esercizi secondo cui con il “decreto Sostegni”, un ristorante tipo che, nel 2019, fatturava 550 mila euro e che, nel 2020, a causa degli oltre 160 giorni di chiusura imposti dalle misure di contenimento, ha perso il 30 per cento del proprio fatturato, ossia 165 mila euro; ebbene, questo ristorante prenderebbe un contributo di 5.500 euro. Stesso film, se guardiamo i bar: chi nel 2019 fatturava 150 mila euro e ne ha persi 25 mila a causa delle restrizioni avrà diritto a un bonus di 1.875 euro, nemmeno il 5 per cento della perdita annuale, insomma praticamente sono spiccioli. La cosa fondamentale doveva essere intervenire sui costi fissi che gravano sulle imprese. La logica dei bonus può tamponare un'emergenza temporanea, ma non risolve il problema, non lo risolveva prima e, a maggior ragione, non lo fa ora, dopo un anno di chiusura e restrizioni. Parliamo di affitti, utenze, mutui, imposte, tasse e contributi: su questo si doveva intervenire, ma sul tavolo c'è poco o nulla. Cambiando argomento, un'altra assurdità, che chi, come me, si occupa di questi temi, non può non aver notato: è lo spostamento del termine per il versamento dell'imposta sui servizi digitali.

Questo Governo riesce addirittura ad agevolare le piattaforme digitali, che sono tra i pochissimi settori che hanno guadagnato dalla pandemia e dai lockdown.

Poi parliamo di un altro grande tema, che è il lavoro e, anche qui, ben poco di buono all'orizzonte. Guardiamo alla cassa integrazione e al blocco ai licenziamenti che, come è noto, viaggiano a braccetto. Il decreto prevede la proroga degli ammortizzatori sociali per una durata massima di tredici settimane, nel periodo dal 1° aprile al 30 giugno 2021, in relazione al trattamento di cassa integrazione ordinaria e, invece, per una durata massima di ventotto settimane, nel periodo dal 1° aprile al 31 dicembre 2021 a titolo di assegno ordinario e cassa integrazione in deroga destinati a piccole imprese, artigianato e terziario. Quindi se, da un lato, la manovra di tali misure è positiva, paragonata all'idea di staccare subito la spina a questi lavoratori, dall'altro, l'aver cominciato a tracciare una rimozione selettiva e progressiva dei sostegni, implicitamente, lascia già intravedere il momento in cui la situazione sarà lasciata alle sapienti cure della mano invisibile del mercato.

Ma che cosa succederà una volta finite le briciole, una volta tolto il blocco dei licenziamenti? I Paesi fuori dall'Europa, come Stati Uniti, Regno Unito e Giappone, hanno investito somme importanti grazie alla loro Banca centrale, cifre ben più alte di quelle stanziate da noi, dalla nostra BCE. Gli Stati Uniti, ad esempio, hanno investito 8 mila miliardi - il 40 per cento del PIL - e la ripresa è già ripartita; invece il Vecchio continente spenderà meno del 5 per cento.

È inaccettabile continuare con il mantra del pareggio di bilancio: l'austerità ha già fatto troppi danni, alla sanità, al welfare, all'istruzione, alla ricerca e alla pubblica amministrazione. Se in Italia abbiamo avuto più di 120 mila morti dovuti al COVID, lo dobbiamo anche ai folli vincoli di spesa. Di questo passo, ci aspetta un periodo buio per l'Italia, che non era nemmeno riuscita ad uscire del tutto dalla crisi del 2011. Il 21 per cento delle nostre piccole e medie imprese è a rischio fallimento e non perché non sono in grado di stare alle leggi del dio mercato, ma perché non sono state praticamente mai sostenute e devono affrontare la concorrenza sleale dell'ambiente europeo.

Allora, tutte le mie preoccupazioni verso il Governo Draghi si stanno piano piano avverando. La sua distruzione creativa sta procedendo, proprio quella distruzione creativa professata dallo stesso Draghi da membro del G30: bisogna lasciar morire le nostre imprese che verranno, magari, acquistate a prezzi da svendita dalle grandi multinazionali; bisogna lasciar morire le nostre imprese che non sono in grado di adattarsi ad un ambiente per niente favorevole; bisogna abituarsi a una elevata disoccupazione, con buona pace dei lavoratori. Questa è la strategia neoliberista che persegue il Governo: know-how, posti di lavoro e benessere collettivo saranno ancora più in balia di scelte neoliberiste.

Vado a concludere, Presidente. In sostanza, in questo decreto vedo continuità, nessun cambio di passo, ma, anzi, un passo indietro. Non posso che giudicare insufficiente la risposta messa in campo dal Governo, un Governo che, dopo un anno di pandemia, continua nella logica dei rimborsi, senza una visione di medio o lungo termine, senza una visione strategica complessiva del Paese, senza una visione di futuro. Chi sperava nel miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci dovrà, invece, accontentarsi degli avanzi, delle briciole. Allora è inutile continuare a parlare di resilienza, ma se le imprese chiudono, l'economia va a rotoli e il Governo resta sordo al grido di aiuto dei cittadini, la resilienza diventa una presa in giro. Allora, più che di “resilienza”, dovremmo parlare di “resistenza”. Resistiamo, perché L'Alternativa c'è (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Fregolent. Ne ha facoltà.

SILVIA FREGOLENT (IV). Grazie, signor Presidente. Ringrazio il relatore, il mio collega Mauro Del Barba per la sua esaustiva relazione, che dimostra come questo decreto abbia avuto un esame complesso e prolungato al Senato, tanto da non consentire una reale lettura qui alla Camera; probabilmente, ci rifaremo con il “Sostegni 2”. Bisognerebbe riflettere sul bicameralismo perfetto e sulle riforme costituzionali mancate in questi ultimi anni.

Sono molteplici le misure a favore del mondo produttivo, a partire dalle imprese, dalle partite IVA, con un contributo a fondo perduto per chi ha avuto perdita di fatturato superiore al 30 per cento nel 2020; esenzione della prima rata IMU 2021 per gli stessi soggetti; 230 milioni a favore degli operatori turistici, fondi che verranno trasferiti dallo Stato alle regioni affinché dispongano un reparto preordinato per legge; 2.400 euro ciascuno agli operatori stagionali del turismo e agli operatori termali. Per merito di Italia Viva, al Senato, è stato approvato un emendamento a favore della cultura e il mondo dell'intrattenimento, con l'approvazione del nostro emendamento a favore degli operatori dello spettacolo, per i quali sono stati stanziati fondi utilizzabili come crediti d'imposta, pari al 90 per cento del contributo straordinario a carico del Fondo unico dello spettacolo; 50 milioni ad associazioni e società sportive dilettantistiche; rimborso per gli abbonamenti relativi all'accesso agli impianti sportivi di ogni tipo; compensazioni delle cartelle esattoriali notificate a favore delle imprese, professionisti, titolari di crediti non prescritti, certi, liquidi ed esigibili nei confronti della pubblica amministrazione. E si stabilisce che tali disposizioni si applicano automaticamente di anno in anno, con le modalità operative dettate dal decreto del Ministero dell'Economia e delle finanze del 24 settembre 2014, che prevede che imprese e professionisti possono attivarsi per la compensazione se la somma iscritta a ruolo è inferiore o pari al credito vantato.

Al contempo, oltre all'attenzione al comparto produttivo del Paese, si sono tenute in considerazione le aree di fragilità, a partire dal mondo della disabilità, alle misure per i disoccupati, ai lavoratori fragili, fino alle misure a sostegno dei genitori lavoratori, potenziando le risorse per la scuola, enti locali, terzo settore.

Infine, in questo decreto, come in molti altri in precedenza, sono state previste delle misure sulla sanità per sconfiggere la pandemia, consapevoli, mai come oggi, che economia e salute sono indissolubilmente collegate.

Ho lasciato per ultimo un emendamento che a me sta molto a cuore, che è stato approvato al Senato, un emendamento che dà 700 milioni al comparto della montagna: 430 direttamente agli impianti di risalita, secondo una valutazione del 70 per cento dei biglietti venduti nel triennio 2016-2019. È un provvedimento che a me sta molto a cuore perché ci hanno lavorato molti colleghi, dal relatore Del Barba alla collega Porchietto di Forza Italia, con la sottoscritta, coinvolgendo - allora c'era ancora il Governo “Conte 2” - la Vice Ministra Castelli, il Vice Ministro Antonio Misiani; abbiamo cercato di metterlo nel “Ristori 1”, nel “Ristori 2”, nella legge di bilancio e, finalmente, lo abbiamo qui. È un emendamento importantissimo che permetterà a molte famiglie e al mondo della montagna, al comparto della montagna, di sopravvivere, unito con i 40 milioni ai maestri del mondo dello sci.

Quello che è sembrato veramente complicato fare capire qui, a Roma, è come è il mondo della montagna. Io capisco che il nostro turismo è fatto di tante sfaccettature, c'è il turismo delle città d'arte, c'è il turismo del mare, ma la montagna ha una peculiarità: che gli impianti di risalita, che funzionino o non funzionino, vanno mantenuti e la manutenzione di quel comparto è una manutenzione carissima. Far comprendere questo concetto è stato veramente molto faticoso e molto complicato e ringrazio il Ministro Garavaglia per averci sostenuto e aver previsto questo emendamento in questo decreto. C'era sempre una virgola, c'era sempre un dettaglio che faceva saltare quello che viene chiamato il modello francese. Ecco, tanto per intenderci, in questi giorni, in questi mesi, i nostri colleghi transalpini hanno già dato l'ok al ristoro delle montagne e gli operatori l'hanno già ottenuto. Qui ci sarà tutta una lunga procedura, saranno le regioni e i comuni. Questo per dire che semplificare il nostro Paese non può essere un pallino di qualche partito - noi di Italia Viva con il “piano shock” l'abbiamo sempre detto -, ma deve essere il leitmotiv per poter cambiare veramente questo Paese e far giungere delle risposte rapide e certe ai cittadini.

Ma, proprio per l'andamento di questo emendamento, mi preme sottolineare una cosa: non c'è miglior ristoro che aprire i comparti economici. La pandemia, grazie anche a un cambio radicale che abbiamo avuto, grazie al generale Figliuolo e a questo Governo Draghi, sulle vaccinazioni, sta finalmente contando dei contagi contenuti e minori vittime.

Quindi, è ora di dare una riapertura al Paese vera, sostanziale, non prevedendo il coprifuoco alle 22, dando l'apertura ai locali chiusi, anche perché abbiamo visto che i ragazzi, ormai stufi, probabilmente, di essere compressi nelle loro case, poi, alla fine, gli spazi di libertà se li prendono in maniera incosciente, ma a quel punto è meglio che stiano nei locali previsti, dove sono monitorati, che non all'aperto, in qualche via del centro di Roma, Torino, Milano, con delle bottiglie alcoliche in mano, senza avere un controllo, se non quello della polizia (ma appunto eviterei di arrivare a questo).

Allora, nella la speranza - e chiudo, lasciando la parola ad altri colleghi - e alla luce della complessità che, veramente, abbiamo avuto in tutti i provvedimenti che prevedevano un risarcimento alle attività economiche che sono state danneggiate dalle chiusure, questi provvedimenti devono ora dimostrare come si possa aprire, parlando e ragionando in maniera corretta, intelligente e mirata, delle riaperture. Aprire, finalmente, alle categorie e dare possibilità alle persone di poter vivere e guadagnare con il proprio lavoro: questo è il miglior ristoro che i cittadini italiani chiedono al nostro Governo.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Trancassini. Ne ha facoltà.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Grazie Presidente, sottosegretario Durigon, pochissimi colleghi. Abbiamo iniziato giovedì scorso in Commissione l'esame delle proposte emendative a questo “decreto Sostegni” e quando i diretti interessati - quindi le imprese, le associazioni di categoria, i singoli lavoratori - si immaginavano una riunione politica e affidavano a noi le speranze di veder modificato un decreto che voi stessi con i numerosi emendamenti presentati al Senato avete certificato che non funziona, quando il popolo e la gente fuori dal palazzo pensavano e speravano che noi mettessimo in piedi una costruttiva discussione, in realtà, in Commissione bilancio, Presidente, andava in onda una umiliazione, l'ulteriore umiliazione, della democrazia e del confronto democratico; questo perché alle 17, dopo solo cinque ore di discussione, il presidente Melilli chiudeva i lavori e tutti quanti erano liberi di andare a festeggiare un lungo fine settimana, lunghissimo (e non c'è categoria che il giovedì pomeriggio va in vacanza). Dico ciò perché abbiamo cercato di avere delle giustificazioni per questo comportamento.

Presidente, noi siamo convinti, siamo ancora convinti, che l'esercizio della parola possa fare la differenza, che le idee vadano sostenute; siamo pronti a tentare di convincere i nostri avversari politici, così come siamo sempre disponibili a farci convincere, ma è chiaro che il presupposto minimo è quello che il confronto politico ci debba essere. Allora, prima di affrontare ed entrare nel merito di questo decreto e segnalare, denunciare, tutte le cose che non ci sono, le cose che non funzionano, diciamo che, comunque, da giovedì, sono mancate tre cose da un punto di vista politico. Sono mancate le dirette a cinque stelle, che per la verità mancano da un po' di tempo; mi sono divertito a vedere i profili di alcuni colleghi della Commissione e non c'è più la battaglia del popolo, non sono più presenti quei collegamenti - finti, perché io ad alcuni di questi ho assistito anche alle dirette - e non c'è più quella volontà di rappresentare all'esterno il Palazzo. In una conversione a “U” strategica, geniale, per cui prima si cercava di aprire quante più finestre possibili sull'Aula parlamentare e sulle Commissioni per denunciare tutto quello che non funzionava, soprattutto da un punto di vista del confronto politico e degli attentati alla democrazia in generale e alla democrazia parlamentare nello specifico, ebbene, adesso queste dirette sono immediatamente scomparse e sono mancate. È mancato, Presidente, anche il “lancio del decreto”, perché ancora il primatista italiano del “lancio del decreto” è l'onorevole Fiano, quando si lamentò in quest'Aula, tirando il testo al Presidente Fico, perché mancava la terza lettura della manovra di bilancio. Anche qui, i soloni, le persone che ci hanno dato lezioni di democrazia del Partito Democratico, sono immediatamente silenziati: va tutto bene e va bene un decreto che arriva e viene approvato in quattro ore o in cinque ore in Commissione; va bene silenziare l'opposizione, va bene umiliare il Parlamento.

Poi, Presidente, è mancata l'imparzialità del Presidente, io le affido questa mia considerazione per riportarla al Presidente Fico. Vorrei ricordare all'onorevole Melilli che il presidente di Commissione è e deve essere imparziale, e deve giustificare le forzature che fa. È agli atti - interventi miei e della collega Lucaselli - che abbiamo diverse volte chiesto del perché venissero interrotti i lavori giovedì alle ore 17, perché un motivo ci deve essere: non c'era in ballo la scadenza del decreto, visto che noi abbiamo apertamente detto che stamattina avremmo fatto incardinare il decreto; certo è che silenziare l'opposizione il giovedì per il timore che il lunedì non si facesse in tempo è un'azione preventiva esagerata. Quindi, non c'è stata data spiegazione e questo è un fatto gravissimo, che lede i diritti dell'opposizione, al quale, però, noi alla fine abbiamo cercato di darci una ragione. Quanto avrà pesato il bisogno di andare in vacanza? Ha pesato; sicuramente i treni, il piacere di raggiungere le proprie abitazioni, andarsene a casa il giovedì pomeriggio, sicuramente sono fattori che hanno avuto un peso. Però, secondo me, ha pesato anche un altro aspetto. Noi, in Commissione, avevamo preso una serie di emendamenti, non tutti quelli presentati da Fratelli d'Italia, con argomenti centrali, che ci arrivavano dalla Nazione, e abbiamo insistito su temi che sono di tutti, apparentemente di tutti; quei temi sui quali si concorda in televisione, sui social, ma che purtroppo non trovano ospitalità nei decreti, negli emendamenti e nemmeno negli ordini del giorno.

Allora, io credo, Presidente, che questa vergognosa forzatura della Commissione bilancio, questa umiliazione dell'opposizione sia, in realtà, la volontà di silenziare Fratelli d'Italia, perché questo Governo ha raggiunto un grande obiettivo: quello di silenziare quanta più gente possibile. Vi è una grande coalizione, apparentemente sulla carta, una grande coalizione che propone apparentemente sulla carta - l'abbiamo visto sul PNRR, che sostanzialmente è stato redatto soltanto da Draghi e dal Ministro Franco - ma, in questo Parlamento, manca una voce che continua a parlare, che continua ostinatamente a raccontare la Nazione che c'è fuori, che continua ostinatamente a portare qui dentro i problemi della Nazione. Questo è diventato insopportabile, al punto che - credo per la prima volta - su un decreto con 30 miliardi è stato dato il mandato al relatore in Commissione bilancio dopo cinque ore.

La forza, oppure diciamo il problema, il difetto di Fratelli d'Italia, è di parlare la lingua della Nazione, la lingua del popolo, la lingua di chi non è abituato a protestare ma soltanto a lavorare; ci sarà un motivo per cui ogni giorno, qui davanti a Montecitorio ci sono associazioni di categorie, piccole, medie, grandi; centri di imprese che vengono a raccontarci un disagio, un'esclusione, una paura. La nostra colpa, Presidente, è che noi parliamo questa lingua; la lingua di chi è stato chiuso dentro e a cui hanno tolto la possibilità di lavorare. Di certo, la nostra voce non può piacere ad una sinistra che non parla ormai da un decennio con il popolo; di certo, noi qui non raccontiamo i salotti buoni, ma raccontiamo le difficoltà, le esigenze della piccola e media impresa.

Certamente, la nostra voce non piace al MoVimento 5 Stelle, che, ormai, parla soltanto agli odiatori sociali, alla cosiddetta base. Ogni tanto, gli si dà in pasto qualche polemica per cercare di scatenare quella base e tenerla unita nell'odio e non nella costruzione. Certamente, Presidente, la nostra voce non piace nemmeno a quel centrodestra che fa parte del Governo semplicemente perché diciamo quello che pensano anche loro, ma noi, in realtà, lo diciamo per rafforzare anche la loro posizione. Certo è che non abbiamo alcuna volontà di essere silenziati, né per gli uni, né per gli altri. Questo decreto ci permette anche di fare un'ulteriore riflessione, lo dico da un punto di vista costruttivo, perché, ogni tanto, i detrattori di Fratelli d'Italia dicono - per la verità, sono rimasti in pochi - “lo so, però voi protestate; lo so, però voi siete capaci soltanto a dire di no”.

Allora, lancio una sfida al collega - perché non posso parlare al plurale - del Partito Democratico: noi le nostre proposte le abbiamo messe per iscritto, la gente può tranquillamente andare sulla pagina della Camera e scaricarsi le centinaia di proposte fatte nei diversi modi, fatte sotto forma di emendamenti, migliaia, ordini del giorno, migliaia, mozioni, decine, per cercare di orientare l'attività politica di questa e della precedente maggioranza lì dove, secondo noi, dovrebbe andare. Quindi noi ci abbiamo messo la faccia, ci abbiamo messo la penna e ci mettiamo ogni giorno la voce per cercare di sostenere quelle che, secondo noi, sono le idee che devono essere approvate, senza se e senza ma, oggi, adesso, sottolineando anche un aspetto importante: la tempestività, che fa la differenza in ogni situazione di emergenza. Questo ha fatto e continua a fare Fratelli d'Italia.

Fratelli d'Italia, se dice che è per una cosa, la propone, la porta qui e cerca, superando i bavagli che costantemente ci mettete, di farla approvare, perché siamo convinti che le idee che ci vengono dalla piazza, dai lavoratori, le nostre idee debbano trovare immediata applicazione. E voi no, voi questo non lo fate, perché sfido le altre forze politiche a dare contenuto a quello che si dice. Dove sta la proposta, perché non viene in Parlamento la proposta di legge sullo ius soli? Perché non lo portate in Commissione? Perché non parliamo qui del coprifuoco, non in televisione? Perché non parliamo in Commissione del problema di far lavorare le imprese piuttosto che sui social?

Perché la verità, Presidente - e anche per questo tentano di silenziarci -, è che Fratelli d'Italia scrive, Fratelli d'Italia ha concretezza nella sua operazione di opposizione, mentre, al contrario, le diverse, contrapposte e variabili opposizioni all'interno del Governo fanno soltanto sterili esercizi di dialettica, rimanendo ben coperte nella maggioranza. E, allora, che dire di questo decreto, Presidente? Un decreto che copre il 2, il 3, massimo il 2 o 3 per cento delle perdite delle imprese. Una presa in giro! Non lo dico io, non lo dice soltanto Fratelli d'Italia, ma lo dicono le associazioni di categoria, basta fare un minimo di ricerca. Ci sarà un motivo per cui tutte le associazioni di categoria, tutte le associazioni che rappresentano le imprese che costruiscono e che danno lavoro nella nostra nazione, hanno sottolineato la superficialità di questo intervento. Abbiamo continuato a denunciare il problema dei costi fissi: anche qui, lo abbiamo fatto in tanti modi, con gli emendamenti anche in questo decreto, lo abbiamo fatto con una legge, con le proposte dell'onorevole Zucconi, sulle quali si sta facendo melina, perché guai a portare in Aula una proposta di legge di un esponente di Fratelli d'Italia. Insomma, abbiamo cercato di farvi ragionare su proposte e interventi che servono davvero alle nostre aziende. Vi abbiamo proposto di unire, per l'ennesima volta, gli anni fiscali, il 2020 e il 2021. Vi abbiamo portato a ragionare al Senato - qui non ci siamo riusciti, perché siamo stati castrati nella nostra forma di opposizione -, sul tema degli affitti su cui continuate a tentennare, non avete una posizione, lasciate che la gente si divida, affidandosi poi a magistrati che, a macchia di leopardo, sentenziano in maniera differente. Vi abbiamo chiesto di occuparvi, ancora di più, del mondo del turismo, con tutta una serie di emendamenti puntuali che sono stati cestinati. Vi abbiamo chiesto di prorogare il credito d'imposta sugli affitti, perché almeno quella norma poteva essere un aiuto alle imprese in difficoltà. Vi abbiamo chiesto di estendere il golden power al 31 dicembre ai settori strategici, alla siderurgia, al sistema bancario, agli asset agroalimentari e assicurativi, perché, in questo momento, siamo deboli, siamo una Nazione in ginocchio e non possiamo reggere ad attacchi speculativi.

Persino su argomenti come questi, che dovrebbero trovarci tutti dalla stessa parte, invece, non siamo stati ascoltati al Senato e silenziati alla Camera. Abbiamo provato anche a farvi fare un ragionamento, perché un altro luogo comune, Presidente, è quello che vede la difficoltà del Governo e l'andarsi a nascondere dietro al “ma come si fa, ma non ci sono le risorse”. Dico che, se avete speso 170 miliardi fino adesso e, gran parte della Nazione non se ne è accorta, qualche problema c'è, perché noi non ce lo siamo dimenticato come avete riempito i Ministeri di gente, soprattutto dei Ministri più scaltri, che dovevano sistemare i compagni di scuola, i compagni di classe e poi gli amici dei compagni di scuola e di classe. Abbiamo denunciato, in ogni decreto, le centinaia di posti di lavoro, così come abbiamo denunciato gli aumenti nei consigli di amministrazione.

E poi che dire, i soldi buttati con i monopattini, con i banchi a rotelle, con il bonus vacanze che vi ostinate a mantenere. Anche questo, dà fastidio che noi ricordiamo a tutti che il bonus vacanze non ha funzionato ieri e che quelle somme devono essere messe a sistema in maniera più pratica, perché eravamo in tanti a dirlo ieri e oggi siamo rimasti soltanto noi; ma non per questo pensiamo che gli altri si siano convinti e non per questo, ovviamente, rimarremo in silenzio. Abbiamo provato a spiegarvi che il cashback è una forma di aiuto che non arriva alle imprese; ve lo abbiamo spiegato, ma non ve lo abbiamo detto soltanto noi: è un aiuto alle banche. E allora la lobby politica di sostegno alle banche ha ottenuto di spendere e di continuare a spendere 5 miliardi - non 5 euro, 5 miliardi - per il cashback, che sicuramente non aiuta le imprese in difficoltà. Se noi prendessimo, come abbiamo proposto, quegli importi, unitamente ad altri che poi dirò, sicuramente riusciremmo a dare ristori e sostegni in maniera doppia e persino tripla rispetto a quello che è stato dato fino adesso. Abbiamo cercato di farvi ragionare, noi, da soli, sulla illogicità di mettere in campo oggi, ancora oggi, la lotteria dello scontrino. Vi abbiamo anche sottolineato che non è corretto, in un momento come questo, continuare a dividere il Paese, fomentando la delazione nella lotteria dello scontrino. Anche su questo, eravamo in molti a dirlo ieri, siamo rimasti soltanto noi, ma certo è che questa non può essere una misura da cui un'impresa oggi in ginocchio possa pensare di ripartire o di avere delle speranze.

Avete, invece, colpevolmente finanziato e rifinanziato e messo a sistema ulteriori somme per il reddito di cittadinanza - un miliardo di euro - e avete rifinanziato ed ampliato la somma per i cosiddetti navigator per altri 600 milioni. Questo è un passaggio importante da un punto di vista politico. Mi sto domandando, mi domando spesso da imprenditore, perché io oggi - che sono seduto, perché un Governo mi tiene seduto e non mi fa lavorare, nonostante si continua a riempirmi lo zaino di fardelli, dato che io continuo a maturare debiti nei confronti dell'erario e dei costi fissi della mia azienda - devo coltivare la speranza che domani mattina quando potrò ripartire sarò competitivo? Io so già che ho sulle spalle uno zaino insopportabile e dovrò correre in un mondo in cui quell'economia che ho lasciato non c'è e non ci sarà a breve. Dove la trovo io la speranza per ripartire? Certo è che non la trovo, Presidente, nella scelta del reddito di cittadinanza. Il reddito di cittadinanza - e adesso se ne è accorto anche lo sceriffo di Salerno - è in realtà un vaccino straordinario che in una sola dose riesce a sconfiggere la voglia di lavorare; e di questo ormai se ne sono accorti tutti. Ciò lo abbiamo denunciato - per la verità, non da soli perché io ricordo anche che il Partito Democratico prese posizione contro il reddito di cittadinanza e noi siamo rimasti gli unici, in questo valzer di cambi di atteggiamento nei confronti di questa misura, a rimanere coerenti, come è giusto che sia e come deve essere un partito serio -, l'abbiamo spiegato sin dall'inizio quali erano i pericoli: che il reddito di cittadinanza avrebbe rischiato di finire anche nelle mani sbagliate, e puntualmente è successo, che il reddito di cittadinanza faceva passare un messaggio sbagliato, e puntualmente è successo, che il reddito di cittadinanza avrebbe fatto maturare nelle persone la volontà di essere assistiti, piuttosto che quella di lavorare. Presidente, questo è il distinguo. Fratelli d'Italia parla con quelle categorie che non hanno mai protestato, che non erano abituate a scendere in piazza, che normalmente assistevano e non venivano assistite. È questa la grande difficoltà che avete, perché voi non le avete mai considerate degli interlocutori; voi avete difficoltà a parlare con quel mondo perché quel mondo non l'avete mai considerato, l'avete sempre spremuto, l'avete sempre attaccato, l'avete sempre additato.

Oggi quella che gioca l'Italia è una partita nella quale, se non si recupera quel mondo, noi non ce la faremo e, probabilmente, se ce la faremo, costruiremo un'altra Italia, non certo l'Italia dei nostri nonni, dei nostri padri, un'Italia eccellente, vivace, capace, che fa la differenza in tutto il mondo: in qualunque isola sperduta del Pacifico, trovi un italiano che ha fatto la differenza, perché noi abbiamo coltivato la vivacità, coltivato l'imprenditoria, l'abbiamo sempre guardata con grande ammirazione. La genialità e l'amore per il lavoro italiano ha fatto sempre grande questa Nazione nel mondo. Oggi, Presidente, noi ci ritroviamo con il reddito di cittadinanza, e non diciamo, invece, alle imprese che ci occuperemo dei loro costi fissi, noi non diciamo alle imprese che i sostegni devono essere almeno adeguati alla loro perdita. Noi diciamo semplicemente alle imprese che quello di questa Nazione è un futuro di assistiti e questo nei centri, nelle città, nel Meridione, ma anche nelle realtà più piccole, comincia a dare segni catastrofici, perché è chiaro che se io debbo scegliere tra andare a imparare un mestiere in una falegnameria, da un fabbro, andare a fare il cameriere, cercare di imparare in una cucina l'arte della gastronomia e avere in cambio, però, un'alternativa di un reddito di cittadinanza, io scelgo quello e, ahimè, scelgo anche la possibilità di lavorare in nero perché è questo quello che sta accadendo.

Il tema centrale, Presidente, è il lavoro. Noi questo abbiamo cercato di sottolinearlo anche nel PNRR; dispiace poi, sentirsi dire in Commissione che, anche questa volta, parleremo la volta successiva dei problemi sollevati da Fratelli d'Italia. Francamente, non credo alla disponibilità, che ho avuto dalla maggioranza, che nel futuro “Sostegni 2” saremo ascoltati. Presidente, lo sa perché non ci credo? Perché mi sono scottato, perché sono rimasto molto male per quello che Fratelli d'Italia si è visto scippare dal PNRR quando avevamo proposto di dare più aiuti alla città di Roma, di prestare attenzione ai paesi colpiti dal sisma, di prestare maggiore attenzione ai paesi dell'entroterra, per poi vederci negare, dalla sera alla mattina, tutte le nostre proposte, nel silenzio e nella indifferenza generale.

Mi avvio a concludere, il tema, ripeto, è il lavoro, che però si può affrontare se e soltanto se noi cerchiamo di salvare le nostre imprese, se diamo loro la sensazione e la certezza che sono loro al centro della ripartenza di questa Nazione. Pertanto, bisogna cambiare completamente registro, bisogna assolutamente occuparsi, come vi abbiamo chiesto, dei costi fissi delle imprese, bisogna assolutamente mettere mano al tema degli affitti, bisogna assolutamente cercare di andare incontro, quanto più possibile, alle problematiche di ogni singola impresa.

E questo anche per cercare di non far morire le nostre realtà, i nostri piccoli borghi; anche questo è un tema. Va tutto molto bene, possiamo fare anche le panchine nuove nelle nostre aree decentrate, nelle aree marginali, possiamo portare gli spettacoli una volta a settimana, i più belli, farli diventare anche sede dei Campionati del mondo di calcio, però la verità è che tutta l'Italia, anche i borghi e i paesi dell'entroterra, ripartirà soltanto se ci sarà lavoro. Lavoro che rimane il tema centrale e la condanna più grande di questo decreto.

In questo decreto, Presidente, oggi come ieri, non c'è una strategia di aiuto al lavoro, non c'è attenzione a far ripartire il mondo del lavoro; questo decreto continua sul binario morto della mentalità e delle scelte del Conte 2. Noi non troviamo nessun elemento di discontinuità, non lo troviamo noi e non lo trovano le associazioni di categoria; per questo abbiamo cercato in tutti i modi di condizionare le scelte di questa maggioranza. Non ci siamo riusciti perché siamo stati vergognosamente silenziati.

Avevamo fatto anche una proposta - e concludo davvero - molto costruttiva che, per fortuna, è agli atti, mercoledì, all'inizio, quando ci accingevamo ad approvare il decreto; ho proposto alla maggioranza che Fratelli d'Italia avrebbe depositato anche solo cinque emendamenti, che c'era il tempo per ragionare su tre, quattro, cinque cose, una poteva essere il coprifuoco. Pensi che bella pagina avremmo scritto, maggioranza e opposizione, se mercoledì, giovedì e venerdì avessimo ragionato su tre-quattro temi, magari anche su emendamenti ordinamentali; avevamo anche proposto e messo per iscritto che oggi avremmo chiuso il decreto. Saremmo venuti qui, avremmo contingentato i tempi, avremmo fatto una discussione rapida e rapidamente oggi noi avremmo chiuso il decreto e, considerato che lo stesso decade tra cinque giorni, c'erano tutti i tempi per rimandarlo al Senato. Avremmo scritto, ripeto, una bellissima pagina di democrazia parlamentare, avremmo riportato il Parlamento al centro della vita della nostra Nazione, avremmo onorato la Costituzione, che questo dice, ma soprattutto avremmo dato un'immagine alla Nazione di un Parlamento che lavora, che si impegna, che supera gli steccati ideologici e che cerca di predisporre quelle norme, quelle risposte che servono alla Nazione.

Invece no, Presidente, è andata in campo l'arroganza, è andata in campo la volontà, senza motivazione, di chiudere una discussione dopo cinque ore, la volontà di non costruire, ma di ripassare, quanto più rapidamente possibile, la palla al Governo, a testimonianza di un Parlamento che non ce la fa a tenere il passo e a farsi rispettare dal Governo, ma, soprattutto, di un Parlamento che, in questo momento, ha soltanto un obiettivo, che è di cercare di silenziare, quanto più possibile, Fratelli d'Italia. È inutile che le dico, Presidente, che non ci riusciranno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Patassini. Ne ha facoltà.

TULLIO PATASSINI (LEGA). Grazie Presidente, onorevoli colleghe e colleghi. Con il “decreto Sostegni”, immettiamo nel sistema economico 32 miliardi a favore di imprese, lavoratori e famiglie. Questi sono i motivi per cui, responsabilmente, la Lega ha deciso di entrare al Governo, per essere vicina, in modo concreto, a chi, in questo momento, sta soffrendo - speriamo sempre meno, possibilmente - il periodo pandemico, perché le scelte, qualunque scelta - e i colleghi lo sanno, di qualunque appartenenza politica -, si fanno in modo concreto all'interno di una compagine governativa. Questa è la differenza tra realtà ed utopia, questa è la differenza tra impegnarsi per fare e cambiare oppure urlare. È una scelta di campo decisa - qualunque scelta, chiaramente, è rispettabile - e la Lega ha scelto di essere vicina agli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). La scelta responsabile della Lega, infatti, nel sostegno al Governo Draghi, è proprio questa: grazie ai nostri Ministri Giorgetti, Garavaglia e Stefani, a tutta la squadra dei Vice Ministri e sottosegretari (c'è il sottosegretario Durigon qui, in Aula, stamattina), è essere determinanti nel cambio di passo che l'Italia si aspetta. I fatti sono evidenti: finalmente con il Governo Draghi è partita una seria ed efficace campagna vaccinale. Sono ormai milioni gli italiani che hanno ricevuto la prima dose del vaccino e il generale Figliuolo sta accelerando affinché, a partire chiaramente dai nostri anziani e dalle nostre categorie più fragili, tutti possano essere vaccinati nei modi e nei tempi più veloci possibili. I dati sanitari sono in progressivo e in costante miglioramento; si riducono i contagi e, ancor più importante, si riduce il ricorso al ricovero ospedaliero, in particolare cala la pressione sui reparti di rianimazione. Come la Lega chiede da tempo, finalmente è il momento di concretizzare un vero piano di riaperture, liberi da qualunque visione ideologica; con questi dati sanitari, progressivamente - perché l'Italia lo merita, perché gli italiani lo meritano -, va eliminato il coprifuoco (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Bisogna dare fiducia agli italiani, non li dobbiamo chiudere in casa solo per visioni ideologiche. Pensiamo ai nostri giovani, perché, qualche volta, qualcuno, in modo polemico, ha detto che i giovani si sono comportati in maniera irresponsabile: non è vero, i nostri giovani sono stati molto più disciplinati, soprattutto gli adolescenti, oltre ogni criterio e noi non ci saremmo mai aspettati questo gesto di responsabilità, proprio negli anni più belli della loro vita. Quindi, anche a loro dobbiamo questo piano concreto di riaperture in sicurezza, ma con grande determinazione. Questo decreto - come dicevo - prevede 32 miliardi, di cui 11 miliardi ad imprese e professionisti, 5 miliardi per i vaccini, 8 miliardi per la difesa dei posti di lavoro. Qual è la novità concreta o quali sono le novità concrete rispetto ai precedenti decreti del 2020? Prima di tutto, tempestività ed attenzione: finalmente sono stati eliminati gli odiosi codici Ateco. Tutti coloro che hanno potuto dimostrare una perdita di fatturato superiore al 30 per cento, hanno diritto al contributo a fondo perduto. Addirittura, si è operato in una logica di equità: sono stati creati degli scaglioni, affinché i più piccoli, proporzionalmente, possano avere un contributo maggiore. Il Governo ha pensato anche alle start-up; pensate a quelli che, nel 2018, con grande coraggio, hanno aperto la partita IVA; avviata l'attività, nel 2019, è arrivata la pandemia: anche per loro, anche per il mondo delle start-up è arrivato un contributo. Grazie al gruppo Lega, poi, al Senato, abbiamo ottenuto un grandissimo risultato: 600 milioni di euro sono stati destinati alla riduzione dei costi fissi delle bollette per imprese e professionisti;: scelte concrete. Sono queste le scelte che ci hanno portato ad entrare in questa compagine governativa e, con queste scelte, siamo vicini agli italiani, perché già abbiamo iniziato a farlo e continueremo. Nel 2021, per tantissimi professionisti sarà “l'anno bianco fiscale”, con l'esenzione dei contributi previdenziali ed autonomi: era già stato stanziato un miliardo, ma siamo arrivati con questo “decreto Sostegni” - era già un impegno della Lega, preso a dicembre, durante un serrato dibattito parlamentare, durante la legge di bilancio - a escludere i professionisti dal pagamento dei contributi previdenziali nel 2021, e ci siamo riusciti: sono due miliardi e mezzo. Quindi, stando al Governo, il cambiamento si vede e certe scelte, fatte in modo determinato, danno i loro risultati. Altro aspetto: liberiamo finalmente gli italiani dalle micro cartelle. Con questo “decreto Sostegni” le cartelle fino a 5.000 euro sono state eliminate, quindi diamo a tantissimi piccoli artigiani, commercianti, persone che non hanno potuto pagare, magari 10, 15 o 20 fa, piccoli importi per ricominciare a vivere e per ricominciare a fare impresa. Pensate a tutto quel mondo di cartelle, ormai per la maggior parte probabilmente inesigibili, che vanno dal 2000 al 2010, ma che bloccano il futuro di tante persone, che magari, in passato, avevano una piccola attività. Liberiamo risorse, perché l'Italia merita di liberare risorse. Io vorrei da qui arrivare a un grande esempio, che è legato fortemente - ce lo auguriamo - all'allentamento delle restrizioni e al progressivo cancellamento del coprifuoco, che è tutto il mondo del sostegno alle imprese di pubblico esercizio. È tutto quel bellissimo mondo di ristoranti, trattorie, pizzerie, bar, caffè, gelaterie che ha particolarmente sofferto, in questo anno e mezzo, le restrizioni sanitarie. Innanzitutto, è stato previsto l'esonero del canone dell'occupazione di suolo pubblico, inclusi i mercati, l'esenzione dell'imposta di pubblicità e, addirittura, è stata fatta una cosa importante - grazie all'impegno della Lega - in termini di autorizzazioni amministrative: sarà possibile, con una semplice comunicazione, installare tendoni, dehors, più tavolini ed è una questione non solo sanitaria - e vorrei far riflettere voi colleghi, ma anche chi, poi, usufruirà di questi benefici -, ma anche sociale ed economica, perché ricominciare a vivere significa poter uscire, significa, nei nostri tanti e bellissimi comuni, dalle città d'arte ai piccoli borghi, poter avere un luogo, un luogo accogliente dove incontrare i turisti, dove incontrare persone che arrivano. E quanto possono essere accoglienti i tavolini di un bar in un piccolo borgo di montagna? Queste sono le scelte che ci inorgogliscono. Questa scelta, come le altre, come ad esempio l'esenzione della prima rata IMU per imprese e professionisti che beneficiano del fondo comune, o l'esenzione del canone Rai per gli stessi esercizi pubblici, sono impegni che costano diverse centinaia di milioni di euro.

Ma per una scelta di responsabilità, ancora qui una scelta di responsabilità, questi costi non graveranno sui comuni, perché i comuni verranno rimborsati del mancato gettito dei canoni dell'IMU e addirittura verranno rimborsati del mancato gettito dell'imposta di soggiorno.

Qui mi ricollego a un'altra scelta importante, che ha fatto il Governo Draghi, grazie all'intervento del Ministro Garavaglia: finalmente, 700 milioni di euro per sostenere le attività in montagna, 700 milioni di euro del fondo per la montagna (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), perché vi sono delle economie che vivono di turismo, vi sono delle economie che hanno sviluppato e voluto i sistemi turistici. Quindi, è brutto quando qualcuno polemicamente diceva: beh, cosa volete che sia, per un inverno, non andare a sciare! Ma lo sci, non è divertimento: lo sci sono famiglie, sono posti di lavoro, sono imprese, è un'economia che vive, dal Trentino fino alla Calabria. Per questo, veramente grazie al Ministro Garavaglia e grazie al Governo, per questa scelta importante di sostegno. Come, collateralmente, vanno sostenuti il sistema termale e il sistema fieristico.

L'Italia è il quarto Paese al mondo per fiere. Sono un'occasione di vetrina importante per le nostre imprese italiane, un'occasione di vetrina importante per il nostro sistema Italia, perché gli operatori fieristici vengono in Italia e, quindi, conoscono le bellezze del nostro Paese. È fondamentale, perché noi dobbiamo valorizzare, soprattutto in questo periodo di progressiva uscita alla pandemia, il turismo soft, il turismo che ci caratterizza, il turismo fatto di piccoli borghi e di città d'arte, il turismo, per cui l'Italia è famosa in tutto il mondo, dei nostri bellissimi luoghi. Pensate a quanti siti UNESCO abbiamo, pensate a quanti luoghi affascinanti per bellezze naturalistiche sono presenti in Italia. È proprio questa parte importantissima del nostro PIL che ci auspichiamo sia da traino per far ripartire questa Italia.

È evidente che in tutta questa questione abbiamo sostenuto in maniera importante il lavoro, prorogando la cassa integrazione, prorogando anche, laddove possibile, il blocco dei licenziamenti, ma con uno sguardo: lo sguardo di spostarci progressivamente, dal sostegno al reddito, al sostegno alle imprese. Già da tempo la Lega dice che dobbiamo sostenere il sistema imprese, perché è tramite il sistema imprese che si crea lavoro. Quindi, magari, pensiamo a sistemi di detassazione importanti per tutte le aziende che possano responsabilmente mantenere i propri lavoratori in azienda, nonostante, purtroppo, il prevedibile calo del fatturato che in questi anni c'è stato.

Un grazie particolare a tutti coloro che in questi due anni si sono impegnati: le Forze armate, le Forze di Polizia, Carabinieri, Polizia penitenziaria, Guardia costiera, che hanno sostenuto l'equilibrio del sistema Paese, e, in particolare, i nostri operatori sanitari, da chi ha svolto le pulizie a chi era impegnato H24 in rianimazione, perché questa guerra, questa guerra combattuta con armi non convenzionali, aveva un esercito italiano importantissimo, che era l'esercito dei medici, che sta vincendo questa battaglia.

Da ultimo, vorrei ringraziare - e per questo finalmente nascono nuove forme di sostegno a tutti gli operatori dello sport - gli allenatori dei nostri figli e dei nostri nipoti, perché lo sport è educazione, lo sport è gioco di squadra, lo sport è rispetto per gli altri. In questo anno, in cui i nostri giovani non hanno potuto praticare attività sportiva, un pensiero va anche a coloro che invece, dall'anno prossimo - speriamo prima possibile, speriamo dopo l'estate -, si prenderanno cura dell'educazione dei nostri giovani.

Un articolo particolare riguarda il sistema bancario e nello specifico - e questa è una battaglia fatta dalla Lega a fine 2018 - il rimborso ai risparmiatori a seguito di quella tempesta che colpì sei banche, tra il 2015 e il 2017, tra il Centro Italia e il Veneto; una vera e propria tempesta, per cui i risparmiatori italiani, i piccoli risparmiatori, persero spesso le speranze per un futuro migliore. Un miliardo e mezzo di euro erano stati messi all'epoca, proprio per rimborsare i piccoli, per rimborsare i possessori di azioni e di obbligazioni subordinate. Vi ricordate il caso di Banca delle Marche, Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio, Cassa di Risparmio di Ferrara, Carichieti, Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca? L'ampliare, con il “decreto Sostegni”, il numero dei componenti della commissione tecnica per l'istruttoria delle pratiche significa accelerare i rimborsi.

Su questo è evidente che questo Parlamento dovrà in maniera più attenta fare una riflessione, perché tantissimi risparmiatori, migliaia di risparmiatori, aspettano la verità di quanto successo in quegli anni. Un sistema creditizio completamente spazzato via, un sistema creditizio a servizio di due delle aree più importanti del nostro Paese da un punto di vista economico, il Veneto e il Centro Italia, con interi sistemi industriali ed imprenditoriali, che hanno perso importanti punti di riferimento creditizi. Tutto questo per quale motivo? Perché? Un commissariamento che con una declinazione velocissima diventa liquidazione coatta e, poi, immediatamente, le banche non esistono più. Credo che, per rispetto dell'Italia, su questo vada fatta chiarezza, perché dei gioielli del nostro sistema creditizio italiano non esistono più e non è possibile derubricare questo aspetto ad aspetti di mala gestio, di cattiva gestione.

Noi non vorremmo credere che ci fosse un disegno, un disegno aggregativo, magari, un disegno coatto per la cessione di asset strategici del nostro Paese ad istituzioni straniere. Non vorremmo crederci, ma il dubbio purtroppo è legittimo, visto come sono andati i fatti. Su questo, la Commissione sul sistema bancario di questo Parlamento, ma anche una seria attività parlamentare, dovrebbe portare la verità, perché questo è uno dei tanti misteri dell'Italia, ma è un mistero di cui i cittadini vogliono avere contezza.

Vorrei chiudere con un accenno, signor Presidente, e grazie per il tempo che mi ha dedicato. Ho sentito dire, in quest'Aula, che il Governo si è dimenticato delle popolazioni terremotate del Centro Italia, perché sono spariti dal PNRR somme importanti. Ecco, io vorrei tranquillizzare tutti, a partire dai concittadini delle quattro regioni del Centro Italia che hanno subìto la tragedia del sisma, perché, grazie al lavoro della Lega, all'attenzione che ha avuto la Lega nel seguire il dibattito parlamentare e l'attività, questo miliardo e ottocentomila è presente nella legge complementare al PNRR: sono circa 1,8 miliardi che verranno destinati prima possibile alla ripartenza economica dei territori del Centro Italia. E, come ripartiranno i territori del Centro Italia, vorremmo che questa uscita dalla pandemia sia un ritorno alla vita per l'Italia, gli italiani e il nostro sistema (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Prestipino. Ne ha facoltà.

PATRIZIA PRESTIPINO (PD). Grazie Presidente. Il decreto-legge, già approvato al Senato, reca misure urgenti in materia di sostegno alle imprese e agli operatori economici, lavoro, salute e servizi territoriali connessi all'emergenza COVID. Misure urgenti, per l'appunto, in quanto la situazione economica in cui versa il Paese richiede sia interventi tempestivi attuali sia interventi proiettati verso il futuro.

Il DEF 2021 ha già previsto un ulteriore scostamento di 40 miliardi ed è la fotografia esatta del nostro Paese.

Anche se i contagi sono in calo, sono ancora molti, invece, i settori in sofferenza. Messa in sicurezza la salute dei nostri cittadini, va messa in sicurezza l'economia del Paese, di cui le nostre imprese sono il motore. Consapevoli di questo background, il “decreto Sostegni” distribuisce ben 32 miliardi tra superbonus per le imprese, pacchetto lavoro, nuovi ristori e indennizzi, assumendo, quindi, un'importanza fondamentale hic et nunc. L'articolo 1 vede il riconoscimento del primo contributo a fondo perduto per alcuni soggetti titolari di partite IVA che svolgono attività di impresa; quindi non è vero che noi non abbiamo pensato alle partite IVA, perché per queste ci sono dei fondi per partite IVA che fanno attività di impresa, arti o professioni o producono reddito agrario e, per esempio, per le start up, che sono il vero motore dell'economia giovanile. È una misura indispensabile, dal momento che questa pandemia ha avuto un impatto diseguale sui diversi settori produttivi e non solo sulle diverse situazioni familiari del nostro Paese. Il mondo delle partite IVA è stato davvero affossato, con più di 345.000 aziende chiuse; al contrario, nel 2020 le start up e le PMI innovative sono cresciute di un più 18, segno che questo Paese può dare ancora tantissimo in termini di innovazione, creatività e di ingegno, e penso che saranno proprio queste ad avere un ruolo chiave nella trasformazione digitale, asse portante del PNRR. Poi, sono disposti i sostegni per le grandi imprese, per le imprese di autotrasporto, per il sistema delle filiere (le filiere agricole, della pesca, dell'acquacoltura). Poi, misure vitali per i lavoratori (articolo 7): si va dal sostegno al reddito dei lavoratori alla proroga del blocco dei licenziamenti, che sappiamo tutti non potrà durare all'infinito ma che oggi è ancora indispensabile per contenere la piaga della disoccupazione. Ma la vera novità è che sono prese in considerazione specifiche categorie di lavoratori a lungo ritenute invisibili, anzi a lungo invisibili. Si tratta di lavoratori del turismo, degli stabilimenti termali, dello spettacolo, per i quali, previo rispetto di determinate condizioni, è prevista un'indennità una tantum pari a 2.400 euro. Lasciatemi dire, da appassionata dello sport, che a questi si aggiungono i lavoratori dello sport, ai quali viene riconosciuta - anche a loro - un'indennità una tantum corrisposta da Sport e Salute qualora abbiano cessato, ridotto o sospeso la loro attività come conseguenza della pandemia. Con la crisi del settore determinata dalle chiusure prolungate dei centri sportivi, è emersa in modo evidente la precarietà e la carenza di tutele di chi lavora nell'ambito dello sport di base. Io stessa, lo scorso anno, in pieno lockdown, mi interessai di questa categoria per conto del Partito Democratico, dei lavoratori spesso assunti con contratti atipici che non prevedono tutele previdenziali e che per questo risultavano invisibili agli occhi dello Stato. Alla fine si è riusciti a inserirli tra i lavoratori da ristorare nel “Cura Italia” e, anche per loro, è arrivato il bonus di 600 euro nell'anno 2020 e, grazie al “decreto Ristori”, anche nei primi mesi del 2021. Anche per questo la riforma dello sport ha previsto per questi lavoratori tutele precise in ambito previdenziale, che in un primo momento sarebbero dovute partire da gennaio 2022, per dare respiro alle società sportive appena uscita dalla crisi post-COVID, ma poi, nel testo approvato al Senato, sono state rinviate a dicembre 2023, cosa che ha suscitato non poche polemiche, soprattutto tra le rappresentanze sindacali e dei lavoratori. A questo si aggiunge il rifinanziamento di 50 milioni di euro del Fondo unico per il sostegno delle associazioni sportive e società sportive dilettantistiche, previsto dall'articolo 14-bis. Sul tema voglio tornarci perché, per quanto se ne parli, non sarà mai abbastanza. Il mondo dello sport sta vivendo un lockdown forzato e ininterrotto da oltre 1 anno e non garantirgli un congruo sostegno significa non solo non aver compreso quanto la pandemia abbia avuto ripercussioni sullo sport di base, ma anche disconoscerne il servizio sociale svolto e la valenza economica. Parliamo di un settore che conta quasi il 3 per cento del PIL, con 60 miliardi di indotto e che finora ha maturato già 10 miliardi di perdite. Senza contare, poi, che si valuta che oltre il 40 per cento dei centri sportivi non riaprirà i battenti a crisi finita, mentre sono pochi i centri sportivi che hanno potuto riprendere la propria attività, comunque contingentata, limitata e con entrate vertiginosamente in calo. Appunto, in questa direzione va l'articolo 36-ter, che interviene in materia di abbonamenti per servizi sportivi presso impianti sportivi per disciplinare le conseguenze della sospensione delle attività. In particolare, si introduce per i gestori di servizi sportivi una terza opzione alternativa alle due - rimborso o rilascio di un voucher di valore pari al credito vantato - già previste dalla normativa vigente. Si tratta della possibilità di consentire a coloro che abbiano già acquistato i servizi sportivi la realizzazione delle attività con modalità a distanza quando ciò risulti possibile. Ricordiamo tutti che in tempi di lockdown le famose lezioni di danza e ginnastica pilates online hanno veramente battuto numeri record!

Abbiamo ripetutamente sottolineato l'importanza dello sport dal punto di vista sanitario, psicologico e sociale, ma mi preme ricordarlo ancora una volta: scuola e sport sono la linfa della società e contribuiscono a incrementarne il benessere psicologico. Quindi, è bene dare liquidità alle associazioni sportive e alle società sportive, ma lavoriamo affinché la ripartenza sia davvero definitiva già dal prossimo “Sostegni bis”, perché le misure adottate finora sono insufficienti, e lo dico con grande dolore: sono insufficienti! Esattamente un anno fa era stato chiesto ai centri sportivi di sostenere costi ingenti per mettere in sicurezza le riaperture; lo hanno fatto, per poi subire un nuovo stop a ottobre. Questo stop and go molte realtà oggi non se lo possono più permettere: ripartenza, ripartenza, ripartenza!

Un'altra disposizione che apprezzo è data dall'articolo 20, che concerne i COVID-hotel. Abbiamo visto quanto questi siano stati importanti non solo per i passeggeri provenienti dall'estero, ma soprattutto per evitare il contagio intra moenia dei nuclei familiari in tutti quei casi in cui le abitazioni non consentono l'isolamento del soggetto contagiato. Ricordiamo tutti la vicenda del tredicenne positivo di Perugia che dormiva in macchina per non contagiare il resto della famiglia. Questi, se per molti sono solo fatti di cronaca, in realtà parlano di un Paese che si sa adattare e che con sacrificio si rimbocca le maniche.

Sono anche previste misure per le categorie più fragili, come il rinnovo del reddito di emergenza - e penso alle tantissime colf che sono rimaste senza lavoro perché licenziate o allontanate per paura del contagio - e quelle per i nuclei familiari in difficoltà (per ulteriori tre mensilità e con importo massimo di 840 euro ciascuna). Tra marzo, aprile e maggio le richieste - pensate - sono state oltre 800.000: 800.000 famiglie in difficoltà che non hanno diritti ad altri sussidi come la cassa integrazione o il reddito di cittadinanza. La tempestività dell'erogazione di queste mensilità è in questo caso assolutamente necessaria, perché sono provvedimenti che fungono da ammortizzatori sociali utili ad arginare pericolose derive sociali. Un'altra misura (articolo 13-bis) estende il riconoscimento del contributo mensile alle famiglie monoparentali con figli disabili e un'altra ancora prevede 35 milioni per le regioni del Mezzogiorno, al fine di consentire l'acquisto di dispositivi digitali per gli studenti per la famosa didattica a distanza integrata (la didattica digitale). Inclusione, lotta alla povertà e all'emarginazione sociale sono alcuni degli obiettivi del “decreto Sostegni” che condivido pienamente.

Le misure del Titolo V del decreto prevedono anche risorse importanti. Si intende offrire supporto alle istituzioni scolastiche e potenziare l'offerta educativa-formativa, senza tralasciare, però, l'assistenza psicologica per gli studenti. È inoltre previsto il recupero della socialità con attività che si protraggono dopo il termine dell'anno scolastico (le famose scuole aperte 365 giorni all'anno). Siamo tutti consapevoli - e lo dico da docente - del grido d'allarme proveniente dai medici di tutta Italia sull'aumento dei tentativi di suicidio e di autolesionismo tra i giovanissimi, così come delle ripercussioni psicologiche profonde del protrarsi della didattica a distanza, che ha salvato - sì - l'aspetto didattico della nostra scuola ma non l'aspetto psicologico dei nostri studenti.

Attacchi di panico, ansia, sindrome della capanna, picchi depressivi sono la manifestazione evidente di un forte disagio psichico dovuto all'isolamento e alla mancanza di socializzazione. Infine, un incremento di 200 milioni del fondo di parte corrente per l'emergenza dei settori dello spettacolo, del cinema e dell'audiovisivo. Si incrementano di 80 milioni, poi, le risorse destinate al funzionamento dei musei e dei luoghi della cultura statali. Sia durante il lockdown, sia nel periodo successivo c'è stata una vera e propria fame di cultura: altro che di cultura non si mangia. Esempi sono le numerose mostre digitali: il tutto esaurito per l'esperimento di un cinema milanese che ha aperto le porte agli spettatori alle sei di mattina, pazientemente in coda già dall'alba. Ma come si possono ignorare segnali tanto indicativi che vengono dai nostri cittadini? Nessuna di queste misure è stata concepita come risolutiva, il “decreto Sostegni-bis” ne è la dimostrazione e affronterà tutte le questioni rimaste in sospeso o tralasciate, poi arriveranno quelle misure strumentali di cui questo Paese ha bisogno per ritornare a crescere e a correre sulle sue gambe; nel frattempo, questo provvedimento è indispensabile per distribuire liquidità a gran parte del tessuto economico del nostro Paese e alle famiglie che ne necessitano, ma anche per evitare che alcune realtà possano cessare di esistere perché - e vado a concludere - come disse Cicerone “Omnium rerum principia parva sunt” e noi proprio da questo piccolo grande concetto dobbiamo ripartire (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Tartaglione. Ne ha facoltà.

ANNAELSA TARTAGLIONE (FI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il “decreto Sostegni”, che oggi ci apprestiamo a convertire definitivamente, rappresenta il primo vero provvedimento legislativo varato dal Governo Draghi, un cambio di rotta sostenuto dalle diverse sensibilità politiche dei gruppi parlamentari che hanno contribuito a migliorare il testo e che ora fanno tutti parte della maggioranza. Siamo passati dal rincorrere gli effetti del COVID finalmente a governarli. Questo Governo sta riportando la centralità del Parlamento, cosa che precedentemente avevamo perduto; basta ricordare i famosi DPCM. Presidente, solo per citare alcune disposizioni che sono state introdotte a seguito degli emendamenti di Forza Italia, si può fare riferimento al Fondo a sostegno delle città d'arte e dei borghi antichi. Si tratta di un intervento importante perché il settore turistico è tra quelli più penalizzati dalla pandemia: le città vivono di turismo e ne risentono inevitabilmente; mi vengono in mente città come Roma, Venezia, Verona, Firenze. Da marzo 2020, purtroppo, queste città non hanno visto più turisti e, quindi, sono state molto penalizzate e vanno sostenute; ricordiamoci, inoltre, che siamo alle porte della stagione estiva. In queste ore, dovrebbe tenersi la cabina di regia del Governo dove all'ordine del giorno c'è il famoso coprifuoco; noi di Forza Italia chiediamo che il coprifuoco venga spostato alle ore 24 e, nel mese di giugno, che venga definitivamente abolito. Le dico questo, Presidente, perché ciò potrà consentire ai ristoranti di fare più turni e, soprattutto, ai turisti di venire in Italia con meno restrizioni. Le faccio questo esempio perché sono una ragazza di trent'anni: i ragazzi della mia età, i giovani se sanno che gli altri Paesi, soprattutto dell'Europa, quali la Spagna, la Grecia e la Francia, mete molto turistiche per noi giovani, non hanno restrizioni, perché i locali possono restare aperti fino alle 24 e, addirittura, dopo hanno la possibilità di proseguire anche per andare a prendere un aperitivo altrove, non sceglieranno mai di venire in Italia ma preferiranno andare ad Ibiza, a Santorini, a Cap d'Antibes; queste sono le prime che mi vengono in mente ma ci sono tantissime altre mete che sono di divertimento. Dobbiamo incentivare i giovani a venire in Italia, a restare in Italia, non ad andare fuori. Per questo, Presidente, le dico che la parola “coprifuoco” oggi fa paura, spaventa ed è ora che venga tolta completamente. Forza Italia ha sempre sostenuto il mondo produttivo. Fino a qualche tempo fa, venivamo etichettati come folli quando parlavamo di impresa, di sviluppo e di lavoro. In questo provvedimento, come è stato prima citato da chi mi ha preceduto, siamo arrivati all'esenzione della TOSAP; quanto all'occupazione della tassa per il suolo pubblico, si è disposta l'esenzione del suo pagamento fino alla fine dell'anno; quanto alla TARI, è stato assunto un impegno, attraverso un ordine del giorno, affinché venga rivista con il “decreto Sostegni-bis” perché, Presidente, non è giusto che chi è stato chiuso quest'anno ha dovuto, comunque, far fronte a costi fissi.

Un altro importante obiettivo è quello delle riaperture e mi riferisco agli orari, alle date per le palestre, per le piscine, soprattutto per il mondo del wedding: siamo nel mese di maggio, arriveremo a giugno, a luglio, mesi con tante cerimonie, le bambine hanno le cresime e le comunioni, ma ci sono anche giovani e persone che, da un anno, hanno aspettato il momento e la libertà per sposarsi e rendere quel giorno il più bello possibile della propria vita, insieme ai propri cari. Dobbiamo permettere che queste cose possano ripartire.

Ritornando allo sport, come è stato detto, è uno dei settori che non può più aspettare. Lo sport è stato un settore duramente colpito; in questo provvedimento è stato dato un segnale importante attraverso questo contributo allo sport di base e alle associazioni sportive dilettantistiche di 50 milioni di euro. Un altro aspetto fondamentale per la ripresa, se non il più importante in quanto se non c'è salute non può esserci ripresa - e questo l'abbiamo ben capito in quest'anno - è la campagna vaccinale che ha finalmente ingranato la marcia, prosegue a ritmo serrato. Già nei weekend, diverse regioni hanno aperto le prenotazioni per gli over 40 e, a Roma e a Palermo, c'è stato l'open day: a Roma, in due giorni circa, 20 mila sono state le vaccinazioni fatte, a Palermo lo stesso, tanti sono stati i siciliani che si sono recati a Palermo per l'open day ma anche ad Ustica, a Lampedusa, dove si sono raggiunte le 15 mila vaccinazioni. Inoltre, nelle prossime settimane, anche le farmacie diventeranno piccoli hub. Questa accelerazione ci consente di avere sempre più persone immunizzate in tempi sempre più brevi.

In questo senso Forza Italia rivendica con orgoglio misure molto importanti. Attraverso un emendamento, abbiamo chiesto che pazienti oncologici in follow-up venissero reinseriti tra le categorie vulnerabili: parliamo di persone che hanno avuto una diagnosi di tumore, che hanno affrontato delle cure, delle terapie per cercare di eliminare la malattia nei precedenti cinque anni. Questa è una cosa che a me personalmente tocca. Grazie a questa modifica, i malati più esposti al rischio di contrarre il COVID potranno effettuare il vaccino con le stesse modalità, con la stessa tempistica con la quale possono accedervi tutte le persone considerate fragili (Applausi), così come l'emendamento a favore delle infermiere volontarie della Croce Rossa. Inoltre, grazie a loro, alle 2.700 crocerossine che quest'anno hanno già contribuito alla campagna per la lotta al COVID, oggi potranno essere utili per fare anche la campagna vaccinazioni e ciò rappresenta sicuramente una spinta in più per tutta la campagna vaccinale. La pandemia, purtroppo, è ancora in corso e con essa una serie di misure che limitano ancora le attività economiche. Non a caso, ad aprile scorso, abbiamo votato un ulteriore scostamento di 40 miliardi che andranno nel nuovo “decreto Sostegni-bis.

Stiamo licenziando il primo “Sostegni”, ma già pensiamo al secondo “Sostegni”. Per questo, pensiamo che alcune misure potevano essere calibrate meglio. Anche in questo caso, il Governo, già da tempo, ha annunciato che i target del prossimo “decreto Sostegni” saranno più delimitati e meglio definiti, concentrando le risorse sulla ripresa economica e puntando, in particolar modo, al sostegno delle imprese. Si può riconoscere e ammettere che questo è un provvedimento molto positivo; non si può non riconoscere che il Governo Draghi, seppur appena insediato quando si trovò a varare questo decreto, ha segnato immediatamente un evidente cambio di rotta. In questi tre mesi, possiamo dire che è stato raggiunto l'obiettivo delle 500 mila vaccinazioni al giorno, un obiettivo da sempre auspicato da Forza Italia, che anche lei, Presidente, ha sempre rivendicato. È stato raggiunto dal generale Figliuolo, che ha annunciato che, nel mese di giugno, potremo arrivare a raggiungere fino a un milione di dosi giornaliere, per arrivare così, entro la fine dell'estate, forse, alla famosa immunità di gregge.

Il PNRR è stato riscritto e presentato e, lo dico da meridionale, finalmente c'è stata una grande attenzione per il Sud, è stato creato un capitolo Sud: il 40 per cento di queste risorse verrà destinato a noi meridionali grazie al Ministro di Forza Italia, Carfagna, e questo è l'impegno di Forza Italia al Governo. La visione del “decreto Sostegni 1”, ma, soprattutto, di quello che sarà il “Sostegni 2”, che noi, questa volta, avremo modo, alla Camera, di lavorare, prevede di concentrare le risorse sulla ripresa economica a sostegno del Paese. Dopo la cura, il nostro Paese deve tornare a crescere: per questo dobbiamo tutti lavorare e varare insieme una riforma della giustizia, della burocrazia e del fisco, perché, solo creando ricchezza e lavoro, il nostro Paese può ritornare a crescere. Per questi motivi, Forza Italia ritiene che questo provvedimento sia positivo.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Manzo. Ne ha facoltà.

TERESA MANZO (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, il “decreto Sostegni” è la prima risposta del 2021 alla pandemia, finanziato con uno scostamento di bilancio da 32 miliardi di euro che, insieme alla legge di bilancio 2021 da 40 miliardi di euro e al successivo “decreto Sostegni-bis”, che varrà altri 40 miliardi, ha messo a disposizione delle imprese, dei lavoratori e delle famiglie oltre 110 miliardi in pochi mesi, che si aggiungono ai 108 del 2020 e al PNRR inviato in Europa di recente. Tengo a sottolineare che sono numeri senza precedenti, che non devono impressionarci né spingerci a manovre di austerità non necessarie. Come MoVimento 5 Stelle, ripetiamo da settimane che il sostegno dello Stato deve continuare anche durante la fase delle riaperture a cui stiamo andando incontro. Non possiamo illuderci che l'emergenza economica in corso si risolva da sé, considerato che le nostre imprese e i nostri lavoratori autonomi hanno subito elevatissime perdite. Fino a quando l'emergenza economica non sarà finita, dovremo continuare ad accompagnare verso la normalità le nostre attività produttive attraverso sostegni, contributi sui costi fissi, bonus, aiuti alla liquidità; lo stesso vale per i lavoratori, le famiglie, i servizi pubblici e, naturalmente, gli enti locali.

Analizzando la misura nello specifico, il decreto presenta, sia elementi di continuità che di discontinuità con i “decreti Ristori” che l'hanno preceduto durante il 2020. La principale discontinuità è il superamento della logica dei codici Ateco, che ci ha consentito di finanziare anche le cosiddette filiere produttive e non solo le attività costrette alla chiusura. Il passaggio era già stato preparato dal precedente Governo ed è stato realizzato, poi, dal successivo. Tale modifica dei codici Ateco va a sostenere tutte le attività che hanno perso più del 30 per cento del fatturato nella media mensile annua del 2020 rispetto al 2019 - si tratta delle imprese sotto i 10 milioni di euro di fatturato -, mentre nel decreto trova spazio un sostegno complessivo alla liquidità di 200 milioni di euro dedicato esclusivamente alle grandi imprese. I ristori ammontano, in totale, a 11 miliardi di euro, superando l'ammontare complessivo di tutto il 2020: un intervento, dunque, di dimensioni notevoli. Sul lato fiscale, oltre allo stop ulteriore alle nuove cartelle e alla rimodulazione delle stesse nei prossimi due anni, vanno segnalati molti altri interventi di peso: lo stralcio delle cartelle inesigibili sotto i 5 mila euro, la cancellazione della prima rata IMU per i bar e ristoranti che hanno subito perdite, l'aumento al 100 per cento dell'esenzione del canone Rai a beneficio dei bar, ristoranti e strutture ricettive e l'estensione a tutto il 2021 dell'esenzione del canone unico di occupazione del suolo pubblico, cioè l'ex TOSAP e COSAP. Tale estensione è decisiva per favorire l'effettiva ripartenza. Da ricordare per il suo impatto anche il contributo da 600 milioni per la riduzione della parte fissa delle bollette delle imprese.

Poi, c'è il grande tema del lavoro e del sostegno sociale alle famiglie. Va evidenziata la proroga del blocco dei licenziamenti e della Cassa integrazione COVID, che viene estesa di altre ventotto settimane, dunque fino al 31 dicembre 2021, per le imprese interessate. Il blocco dei licenziamenti, invece, si divide in due filoni: proroga fino al 30 giugno 2021 per i lavoratori delle aziende che dispongono di CIG ordinaria e CIG straordinaria e fino al 31 ottobre per i lavoratori delle aziende coperte da strumenti in deroga. E, ancora, per quanto riguarda i lavoratori stagionali, che è una delle categorie maggiormente colpite dalla pandemia, si riconosce un'indennità, una tantum, da 2.400 euro ad una vasta platea di lavoratori del turismo e degli stabilimenti termali, agli intermittenti, agli autonomi di partita IVA con contratti occasionali, agli incaricati alle vendite a domicilio, ai lavoratori dello spettacolo e dello sport e, nel “Sostegni-bis” che, a breve, arriverà alla Camera, ci sarà anche il bonus, una tantum, per i lavoratori agricoli.

Non dimentichiamoci del reddito di cittadinanza, reddito di emergenza e NASpI. Per il primo viene stanziato un miliardo aggiuntivo, mentre per il secondo si riconoscono altre tre mensilità ai nuclei familiari in condizioni di necessità economica, per un valore complessivo di 1,5 miliardi di euro. Infine, per la NASpI, si proroga fino al 31 dicembre 2021 la concessione dell'indennità a prescindere dal rispetto del requisito delle 30 giornate di lavoro effettivo nei 12 mesi che precedono lo stato di disoccupazione. Ultimi, ma non di certo per importanza, sono gli ulteriori 1,5 miliardi del Fondo per l'esonero dai contributi previdenziali dovuti dai lavoratori autonomi e dai professionisti che, nel 2020, hanno subito un calo del reddito superiore al 33 per cento rispetto al 2019, il cosiddetto anno bianco contributivo. Continuiamo a garantire quella rete di protezione sociale che ha fatto la differenza in questo anno di pandemia, contenendo gli effetti più gravi dell'economia.

Un altro capitolo importante riguarda gli enti locali e territoriali, la cui importanza è nell'erogazione dei servizi fondamentali. È preciso impegno del MoVimento 5 Stelle garantire ai sindaci e ai governatori le risorse per far fronte al calo delle entrate e continuare ad assicurare i servizi come la sanità, l'istruzione e l'assistenza sociale. Per i motivi appena citati, abbiamo finanziato con 1 miliardo in più rispetto ai 500 milioni della legge di bilancio i comuni, le province e le città metropolitane e ai soli comuni abbiamo riconosciuto 250 milioni in compensazione dei mancati introiti dell'imposta di soggiorno. Tra i servizi, continuiamo a sostenere, naturalmente, anche il trasporto pubblico locale, al quale destiniamo ulteriori 800 milioni.

Infine, ricordo i 700 milioni per il comparto neve: sono risorse a disposizione delle regioni e province autonome per ristorare gli operatori economici che risiedono nei comuni montani.

Concludendo, Presidente, una menzione per i fondi dedicati alla sanità: 2,8 miliardi per potenziare il piano vaccini, altri 400 milioni per la logistica degli stessi, 200 milioni per l'avvio della produzione dei vaccini in Italia, 350 milioni per farmacie, ospedali, medici e infermieri che somministrano vaccini, naturalmente, senza dimenticare i fondi per la scuola e la cultura, dai 300 milioni per la sicurezza delle scuole ai 400 milioni per cinema e spettacoli dal vivo.

Bisogna, adesso più che mai, Presidente, stare vicino a tutto il sistema economico e sociale del Paese, al quale nell'ultimo biennio sono stati chiesti grossi sacrifici.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Tasso. Ne ha facoltà. Magari cambiamo microfono, onorevole Tasso, così la sentiamo meglio… proviamo questo qui… direi meglio. Prego.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE-PSI). Grazie, Presidente, questo va meglio. Il provvedimento che ci apprestiamo a convertire in legge, distribuisce i 32 miliardi che sono stati autorizzati con lo scostamento di bilancio votato a gennaio con il Governo Conte-bis, di cui mi piace ricordare che il MAIE è stato strenuo sostenitore; un Governo che, a cominciare dal marzo 2020 con il “Cura Italia”, ha predisposto una serie di provvedimenti comprendenti aiuti economici e misure emergenziali indispensabili per fronteggiare l'emergenza dovuta alla pandemia. Ciò che finora è stato fatto costituisce - e bisogna riconoscerlo - un notevole impegno economico, che, però, non risulta ancora risolutivo, sia per il perdurare della tragica situazione sanitaria, sia per le complicazioni economiche dovute alle severe normative - spesso necessarie, per carità - a cui l'ambito produttivo ha dovuto sottostare e su cui ritornerò verso la fine del mio intervento.

Il decreto legge “Sostegni” ci arriva chiuso, impacchettato dal Senato, dove pure la componente MAIE-PSI ha tentato, con qualche proposta emendativa, di dare un contributo migliorativo: cito, tra le altre, quella riguardante i docenti di sostegno, argomento sul quale tra poco ritornerò. Quindi, in questo momento di discussione, possiamo solo, come dire, illustrare i nostri desiderata, i nostri sforzi per dare corso alle richieste di attenzione e addirittura alle invocazioni che ci giungono dai cittadini, dalle categorie produttive, sociali ed economiche, del nostro Paese. È certo che, però, il nostro impegno - che non è stato visibile in questo caso - verrà profuso in maniera maggiore in esame del “decreto Sostegni-bis” perché la situazione è drammatica. Mi viene da pensare che probabilmente - ma, ripeto, è soltanto una mia impressione - non vi sia ancora una piena cognizione di uno scenario, che, allo stato attuale, sembra inverosimile.

Da un mese all'altro, milioni di famiglie, quasi senza reddito, potrebbero non essere più in grado di rimborsare i mutui per la casa o i prestiti per l'acquisto dell'auto. Potremmo ritrovarci nelle condizioni di non riuscire a pagare le tasse e le cartelle fiscali. Sono oltre 9 milioni le cartelle congelate dall'8 marzo 2020 fino al 30 aprile 2021, che vanno ad alimentare un residuo da recuperare di circa 130 milioni di cartelle, avvisi di addebito, avvisi di accertamento esecutivo. I contribuenti, sia persone giuridiche che persone fisiche, con debiti, sono complessivamente circa 21 milioni: una cifra spaventosa, a mio parere, per un valore, tra l'altro, di 1.000 miliardi di euro di crediti non riscossi. Molte attività, commerciali, produttive, stanno già scomparendo e le piccole e medie imprese non sempre riusciranno a costruire una base e delle fondamenta sufficienti per ripartire. Migliaia di aziende rischiano la bancarotta. Gli imprenditori che hanno rilasciato garanzie personali potrebbero perdere gli immobili acquistati con grandi sacrifici.

In Italia si contano 5 milioni di piccole e medie imprese e nel 2020, a causa dell'effetto combinato COVID-crollo dei consumi, ne sono scomparse circa 300 mila; queste 300 mila, quasi tutte, circa l'85 per cento, appartenenti al segmento delle piccole attività e situate prevalentemente al Sud, di cui purtroppo sono triste testimone, si aggiungono ai 200 mila lavoratori autonomi in sofferenza in questo periodo. Secondo studi accertati, 2 imprese su 10 di quelle tuttora in attività potrebbero addirittura chiudere nel 2021: si tratta del 20 per cento del tessuto produttivo del nostro Paese, che si regge proprio in gran parte sulla piccola e media impresa. Quindi, mai come adesso è necessario contemperare il sacrosanto diritto alla salute con quello, altrettanto fondamentale, che è il diritto a poter svolgere la propria attività. Infatti, è opportuno ribadirlo, e lo faccio ancora una volta perché l'ho detto già altre volte in quest'Aula: gli operatori commerciali e gli imprenditori italiani non vogliono elemosine, vogliono poter lavorare e produrre.

Questo “decreto Sostegni” va votato, senza dubbio. Non ho dubbi su questo e lo dichiaro. Contiene diverse misure, che aiutano i cittadini inquadrati nelle varie sfere sociali e produttive. Ma, come ho detto poc'anzi, servono ulteriori contributi a fondo perduto, sostegni, in favore dei titolari di partite IVA e di imprese che hanno subito perdite pesanti a causa della pandemia. Servono misure per sostenere, ad esempio, i costi fissi a carico delle imprese, ma anche delle associazioni sportive e delle associazioni culturali, per permettere loro di continuare quella preziosa opera di aggregazione e socialità che è stata interrotta e la cui mancanza è stata avvertita soprattutto dai nostri ragazzi.

Quello che ci viene dai territori che frequentiamo, che frequento, è l'invocazione, come ho detto prima, per avere degli aiuti: ad esempio, la proroga del credito d'imposta sui canoni di locazione sugli immobili di uso non abitativo e affitto d'azienda; ci viene chiesto di prevedere la copertura della quota fissa delle bollette elettriche; la necessità di dare liquidità e di avere, in questo caso, liquidità; quindi, occorrono misure finalizzate a sostenere l'erogazione del credito alle piccole e medie imprese, perciò prorogare fino al 31 dicembre la scadenza del regime di garanzia dello Stato sui prestiti.

Uno sguardo, a mio parere, va anche lanciato verso gli enti locali, che sono compresi in questo decreto: sono compresi, ci sono delle attenzioni, ci sono delle iniziative economiche a loro favore. Io mi permetto anche di suggerire lo stanziamento di adeguate risorse da destinare alla riduzione dei costi della Tari e della COSAP per le per le imprese, perché incidono fortemente sul fatto che queste imprese non hanno potuto operare a pieno o, addirittura, non hanno potuto operare affatto. Bisogna prorogare, tra l'altro, l'indennità a favore dei lavoratori stagionali dei vari comparti: agricoltura, turismo, spettacolo. Nel “Sostegni-bis” ci saranno probabilmente, lo vedremo, degli interventi in questo senso. Sono settori, questi, il cui rilancio passa necessariamente dalla tutela dei diritti dei lavoratori.

Il mondo dello spettacolo e della cultura sta vivendo un momento di particolare fermento perché chiede un'attenzione che si può fondamentalmente racchiudere in tre passaggi. Si chiede, in buona sostanza, una ricognizione puntuale delle attività operanti nel settore dello spettacolo e della cultura con tutti i servizi connessi.

Si chiede inoltre l'istituzione di un tavolo di questo settore, che sia operativo per tutto il periodo emergenziale e che possa individuare, con i rappresentanti di tale comparto, le soluzioni attuabili, ovviamente, e più giuste per sostenere economicamente, in modo diretto o indiretto, le loro realtà, facendolo in modo uniforme ed equo per tutti. Per questo motivo - così, en passant, mi permetto di segnalarlo - domani a Foggia, che è il territorio da cui provengo, parteciperò ad una manifestazione di sensibilizzazione su questi temi, dove si chiede di agire prima che sia troppo tardi, prima che il danno economico in atto soffochi totalmente questa che io ritengo - ma credo che in quest'Aula siamo tutti d'accordo - un'enorme risorsa del nostro Paese.

Un altro aspetto che mi preme illustrare è quello che, se è vero, ed è vero, che il decreto-legge “Sostegni” è finalizzato alla difesa dei cittadini più deboli, non si può non considerare la scuola e gli studenti più fragili. Appare oramai improcrastinabile garantire continuità didattica e successo formativo alle alunne e agli alunni con disabilità, che rappresentano il cuore pulsante della scuola e hanno sofferto maggiormente l'esplodere e il prolungarsi, al di là di ogni ragionevole aspettativa, della pandemia COVID-19.

In questo senso abbiamo presentato, come ho detto prima, tra gli altri, un emendamento al Senato, che non è passato, ma è chiaro che non demordiamo, non disperiamo, lo ripresenteremo ancora. La didattica a distanza ha evidenziato le reali condizioni dei ragazzi con disabilità, nelle quali risulta impossibile tutelare i loro diritti costituzionali, che non sono negoziabili, e fornire risposte adeguate ai progetti di vita disegnati per questi ragazzi insieme alle loro famiglie. Il permanere della pandemia sta ostacolando lo svolgimento anche delle procedure concorsuali della scuola. Il concorso straordinario, ad esempio, ha subito gravi ritardi e risulta ancora in fase di completamento; è facile prevedere che i tempi richiesti dal concorso a cattedra ordinario saranno altrettanto lunghi, impedendo de facto l'assunzione a tempo indeterminato dei docenti specializzati sul sostegno dal 1° settembre 2021, perpetuando in tal modo la sarabanda dei precari, e questo è un grave danno per la scuola, è un grave danno per le alunne e per gli alunni, è un grave danno per le famiglie che hanno fiducia in questa istituzione.

Nello spirito delle semplificazioni previste dal decreto n. 44 del 2021, per i concorsi nella pubblica amministrazione è urgente una soluzione efficace, che garantisca l'immissione in ruolo di tutti i 20 mila docenti specializzati sul sostegno. Va data una risposta agli alunni con disabilità che in effetti domandano e chiedono: “maestra, professore, ma sarete con noi anche il prossimo anno?”. Hanno desiderio, voglia di quella continuità didattica che poi si traduce in qualità di formazione e, di conseguenza, in qualità della propria vita. Credo sia impossibile per chiunque in questo caso, di cui sto illustrando alcune linee, parlare di sanatoria per gli specializzati sul sostegno, che sono già selezionati e formati. Essi hanno superato tre prove concorsuali con percentuali di bocciati addirittura superiori all'80 per cento; hanno frequentato un corso di specializzazione articolato in lezioni, laboratori, tirocinio in scuola e esami numerosi e rigorosi. Essi rappresentano - pare strano, pare incredibile che vengano ignorati - la punta di diamante della scuola pubblica, che viene messa in campo per sostenere la continuità degli alunni con disabilità. È ampiamente scaduto il tempo dei proclami che, anche durante il passato Governo, ho ascoltato spesso in quest'Aula. Adesso è il tempo dell'azione: 20 mila docenti meritano indiscutibilmente l'assunzione a tempo indeterminato affinché possano garantire tutti quei processi cui ho fatto cenno prima, quindi qualità dell'istruzione, promozione del successo formativo di questi ragazzi, che sono stati affidati a questi docenti dalle loro famiglie. Auspico che il Ministro Bianchi, nel decreto dedicato alla scuola di prossima pubblicazione, attivi una procedura per l'assunzione in ruolo dei docenti specializzati sul sostegno non ancora titolari di cattedra, rigorosamente formati e duramente selezionati, e che vadano in attività dal 1° settembre 2021.

Altro tema molto sentito nel territorio in cui vivo è quello dell'agricoltura, che è da sempre il punto d'incontro fra la natura e la cultura umana, fra i cicli biologici spontanei e l'intervento migliorativo dell'uomo. Vorrei parafrasare il Mahatma Gandhi, senza apparire irrispettoso, dicendo che dimenticarsi di chi zappa la terra e cura il terreno significa dimenticare se stessi. Ecco perché, oltre a ciò che probabilmente arriverà in seguito con il “Sostegni-bis” a favore di questo settore di cui si parla insistentemente, e spero che davvero vi siano questi riscontri, va considerato che per il momento non sarà abbastanza quello che si andrà a prevedere, per quanto con l'apposita proposta di legge va accolto con favore il tentativo di tutela e valorizzazione dell'agricoltura contadina, promuovendo quelle buone pratiche agricole ecosostenibili e incentivando il ritorno alla terra dei giovani e di tutte quelle persone che possono contribuire a contrastare l'abbandono, sostanzialmente, di molte aree rurali incolte del Paese.

Da una recente analisi condotta dall'associazione regionale allevatori della Puglia si evince come l'agricoltura e, ancora di più, la zootecnia intensive e/o semiestensive della regione (ma ritengo sia una situazione che interessi molte altre aree del Paese) siano quelle che maggiormente hanno risentito della conseguenza dell'emergenza sanitaria in atto ormai da quattordici mesi. I territori, e cito naturalmente, a titolo di esempio, perché li conosco, il Gargano, i Monti Dauni, la Murgia, che rappresentano una tipologia agro-zootecnica necessariamente a basso impatto ambientale e armonica rispetto ai cicli della natura, hanno bisogno e devono essere sostenuti adeguatamente per due motivi fondamentali: il primo è la qualità elevatissima dei prodotti ricavati in termini di qualità enogastronomica e di proprietà organolettiche; il secondo è quello che le zone svantaggiate del Paese, prevalentemente interne, sono a forte rischio, e l'ho ribadito prima, di abbandono, nonostante l'enorme potenziale turistico che è dovuto anche alla presenza, in alcuni casi, di aree protette nazionali. Parliamo di zone che sono in una situazione di fortissima sofferenza, aggravata in questo periodo di emergenza sanitaria dalla sostanziale esclusione dai flussi di risorse e dagli incentivi pubblici.

Auspico che come sempre, anzi, come sempre non accade, ai tavoli decisori siedano anche gli esperti delle varie categorie interessate, perché, ad esempio - e lo cito soltanto perché me ne sto occupando personalmente - in un particolare territorio della mia zona, per quanto riguarda gli allevatori delle zone più disagiate, si potrebbe pensare non a un sostegno a fondo perduto, ma al finanziamento in quota parte dell'acquisto dei famosi - per chi li ha studiati, per chi li ha probabilmente pensati anche per il territorio - e cosiddetti moduli caseari, che servono alla trasformazione del latte in prodotti finiti direttamente in loco, così da presentarsi sul mercato in modo corretto, sano, sicuro, competitivo, e che si dia dignità al lavoro di queste persone. Questa è una proposta che abbiamo presentato all'attenzione del Ministro Patuanelli e credo che verrà discussa anche con una rappresentanza molto presto.

E infine la questione riaperture, che per me che vengo dal mondo della piccola impresa, del commercio, dello sport, è un tema che mi sta molto a cuore, per il quale però, considerando che le riaperture dipendono proporzionalmente dalla qualità del servizio sanitario, dalla disponibilità di posti letto delle strutture sanitarie, quindi tutto dipende dal potenziamento di tali strutture; lo dico ancora una volta, lo dico spesso nei miei interventi: vanno potenziate le strutture, vanno riaperte quelle strutture che in passato sciaguratamente sono state chiuse, seguendo dei criteri che, alla luce di quello che è accaduto, risultano incomprensibili.

Quindi, alle riaperture di queste strutture sanitarie, potranno corrispondere anche criteri normativi meno stringenti, meno restrittivi per un ritorno a una piena fruibilità della nostra libertà e della vita sociale.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Trano. Ne ha facoltà.

RAFFAELE TRANO (MISTO-L'A.C'È). Grazie Presidente, colleghi, oggi stiamo discutendo dell'ennesimo provvedimento bloccato, che approda a questo ramo del Parlamento, dopo aver subito una lavorazione da parte del Senato. Noi ne possiamo soltanto discutere; il lavoro in Commissione bilancio è stato tagliato, sebbene si volesse fare un maggiore approfondimento, dare suggerimenti, approvare emendamenti al fine di migliorarne il testo. Tuttavia, questo non è stato fatto. A quanto pare, sarà posta l'ennesima fiducia dopo questa discussione; quindi, parliamo di un Parlamento svilito, esautorato e inutilizzato. Questo è lo stato dell'arte; altro che centralità del Parlamento, come decantava il Presidente Fico. Ci troviamo qui semplicemente a fare i commentatori dei provvedimenti. Andiamo, però, al tema vero e proprio, considerato che siamo a maggio, il mese in cui si chiudono i bilanci: facciamo allora il bilancio dell'anno 2020, di come è andato quest'anno di COVID.

La CGIA di Mestre ci viene in aiuto con una sua recente pubblicazione, in cui si dice che il crollo è stato intorno ai 350 miliardi di euro, mentre i ristori, tutti i provvedimenti a sostegno delle attività, sono pari solo a 45 miliardi, incluso anche il futuro “decreto Sostegni-bis”. Facendo un rapporto tra i 350 miliardi di perdite e i 45 miliardi di sostegni, avremo un rapporto di copertura delle perdite pari al 13 per cento, quindi un'inezia. Significa che le attività delle piccole-medie imprese, ma, in questo caso, anche delle grandi imprese, sono state abbandonate. Il 13 per cento significa veramente una carezza, soltanto una piccolissima parte. Aggiungo un altro elemento utile a quest'Aula che, oggi, purtroppo, è scarna di parlamentari: in Italia, al netto delle società pubbliche, le imprese con meno di 20 dipendenti costituiscono il 98 per cento delle imprese, danno lavoro alla maggioranza degli italiani - quasi il 55 per cento degli occupati - e forniscono il 37 per cento del valore aggiunto prodotto dal Paese. Badate bene: le cifre che vi sto dando sono molto importanti, perché costituiscono la peculiarità del sistema imprese del nostro Paese, che è unico in Europa. Noi siamo l'unico Paese in Europa ad avere queste caratteristiche. Pertanto, è un imperativo sostenere le imprese, salvare le PMI; se noi salviamo queste piccole-medie imprese, noi salviamo il Paese. Questo concetto deve essere chiaro. Altro che debito buono e debito cattivo! Si fa debito, in questa fase storica, terribile del nostro Paese, perché stiamo cercando di salvare quante più attività imprenditoriali possibili, attività che, come ho detto poc'anzi, sono costituite da micro e piccole imprese che, altrimenti, chiuderebbero, e, conseguentemente, molti cittadini italiani finirebbero per essere disoccupati. Questo è un po' il quadro complessivo, la fotografia fatta nel 2020. Ma entriamo anche nel vivo del provvedimento, che si chiama “Sostegni”. Mi chiedo: sosteniamo cosa, esattamente? Le imprese? E come?

Rispetto al precedente Governo, il “Conte 2”, sono stati eliminati i codici Ateco; è stata eliminata a perimetrazione, fatta precedentemente, ed è stato introdotto un nuovo meccanismo, quello dello scostamento del 2019 sul 2020, con una perdita di fatturato del 30 per cento. Questi sono i requisiti iniziali per poter accedere a questo fondo perduto, sulla base di una percentuale che si aggirerebbe intorno 50-60 per cento. Faccio, però, un esempio: se un'azienda, che fattura 240 mila euro, ha avuto, nel 2019, una perdita pari a 120 mila euro – quindi, fattura esattamente la metà -, non avrà il 50 per cento dei 120 mila euro che ha perso. Questo è un raggiro semantico che ha fatto questo “Governo dei migliori”, forse migliori a regalare invenzioni lessicali. In realtà, il sostegno che prenderà l'imprenditore sarà pari a 5 mila euro, a fronte di una perdita di 120 mila euro. Questa è la realtà dei fatti.

Ma come siamo messi nel Paese reale, nell'economia reale? Questo cambio di parametro ha fornito un utile e reale sostegno? Basta andare in giro e chiederlo alle varie associazioni di categoria, se non volete scontentare direttamente gli imprenditori, quindi parlo di esercenti, artigiani, commercianti, della piccola costellazione che compone tutto il tessuto imprenditoriale. In realtà, sono tutti scontenti, anche peggio rispetto al precedente Governo. Quindi il primato che voi avete è che siete riusciti a fare anche peggio rispetto al Governo Conte-bis. E ciò lo dicono i dati, in quanto i ristori spaziano dall'1,7 al 6 per cento; quindi praticamente un'inezia. Con questo ristoro - la chiamerei carezza - gli operatori non ci pagano nemmeno le bollette di un paio di mesi, non ci pagano nemmeno l'affitto, né i costi vivi delle attività. Rendetevi conto di quali provvedimenti avete emanato a fronte di un miserevole 13 per cento, su un totale di perdite pari a 350 miliardi maturate nel 2020. Ci sono attività veramente in sofferenza e, conseguentemente, a rischio di organizzazioni criminali che se le comprano con quattro spiccioli. Un esempio su tutti: il settore dei bed and breakfast che è stato chiuso - leggiamo – a causa delle costrizioni previste dai DPCM; altro esempio: il settore del banqueting - quindi banchetti, cerimonie - che non fattura più da quasi un anno. A Roma, il 50 per cento degli alberghi è chiuso; questo dà anche la sensazione del disagio, del grave momento che stiamo vivendo. Anche i parchi termali sono chiusi, per non parlare poi del disastro fatto sui ristoranti che non hanno spazi all'aperto, che non hanno potuto aprire, perché impossibilitati a mettere tavolini fuori. Capita infatti che non si ha la possibilità di collocare dehors all'esterno. A tutto questo è stato dato risposta? A me sembra di no. Si è fatto un provvedimento in maniera indistinta, generalizzando, non cercando di capire chirurgicamente chi era più in sofferenza e, come tale, andava aiutato maggiormente; si è fatto esattamente l'opposto. E tutto questo in un quadro in cui c'è grave crisi di liquidità, perché non c'è bisogno di interpellare un CFO di una grande società per capire che, in questo momento, la crisi è legata soprattutto all'assenza di denaro: non circola moneta. Guardate, che con i prestiti che sono stati dati, anche con le garanzie, con la sospensione dei versamenti delle tasse, con questi magri ristori, con l'incertezza che c'è rispetto alla ripartenza dei consumi, che fa girare la moneta, noi ci troviamo una spada di Damocle, per cui pendono sulla testa degli italiani 35 milioni di comunicazioni di debito.

Adesso è stata fatta una proroga per il “decreto Sostegni-bis”: sembra che vogliano portare il termine al 1° giugno, forse al 1° luglio, questo lo leggiamo dalle indiscrezioni dei giornali specializzati, quindi a breve riprenderà questo tema, cioè gli italiani verranno inondati da questo tsunami di cartelle e quindi riprenderà tranquillamente anche l'attività di pignoramento degli stipendi, di pignoramento delle pensioni, ricominceranno gli accertamenti esecutivi, i fermi amministrativi, gli avvisi di debito e quant'altro. E il Governo ha un'idea di come gestire questa faccenda? Draghi ha avuto il coraggio, a mio avviso, di dire: facciamo un condono. Riguardo al condono, sinceramente ancora non ho capito e anche dalla relazione tecnica non si capisce bene quanti soldi sono stati allocati su questo condono e chi ne ha beneficiato: a me sembra che il maggiore beneficiario sia l'Agenzia delle entrate - Riscossione, che si è tolta un po' di rogne di dosso: questo mi sembra l'effetto. Infatti, lì, Presidente, c'è un problema enorme, perché si è creato un magazzino crediti di 980 miliardi, che, con la crisi che c'è oggi, crescerà e non diminuirà e sancisce il fallimento dello Stato italiano verso la riscossione dei propri crediti, questo va a significare. Ed è stato fatto questo provvedimento di condono secondo me ridicolo. Capisco che il Governo ha grosse difficoltà perché è un Governo eterogeneo, ci sono forze antagoniste, però oggi stiamo fronteggiando una vera e propria guerra; questa è una guerra e, nei momenti di guerra, si tirano fuori dei provvedimenti forti, perché - lo ripeto - ci sono milioni di piccole e medie imprese che, in questo momento, stanno galleggiando, probabilmente spariranno, se non finiranno nelle mani delle organizzazioni criminali e, per tutta risposta, il Governo tentenna con aiuti che sono miserevoli.

Per quanto riguarda il magazzino ex Equitalia, è un disastro tutto italiano, una riscossione che a noi costa tantissimo; si fa tanto la ricerca dell'evasione, che è una lotta sacrosanta, perché il tax gap, cioè le imposte non pagate, ammontano all'incirca a 120, 130 miliardi l'anno, però - badate bene - alla luce anche dell'indagine conoscitiva che stanno portando avanti le Commissioni finanze di Camera e Senato, vi do una notizia questa mattina: piuttosto che discutere di come redistribuire le risorse o di come abbassare la pressione fiscale, la notizia è che, se abbassate la pressione fiscale, automaticamente entra anche il gettito erariale, perché noi siamo arrivati mediamente a una pressione di circa il 63 per cento. Certo che c'è evasione fiscale, perché, su 100 euro che guadagni, 63 li dai allo Stato. Va da sé che l'imprenditore - che a mio avviso è una persona coraggiosa ad aprire un'attività qui in Italia, perché ha soltanto ostacoli, non aiuti - addirittura poi si trova, alla fine della fiera, dopo un anno di intenso lavoro, magari anche purtroppo fiancheggiato da questa pesante crisi, a doversi recare dal commercialista, a cui chiede quante tasse deve pagare, e gli viene detto: intorno ad un 60 per cento. E allora l'imprenditore dice: “ma chi me l'ha fatto fare di aprire questa attività? Sarebbe stato meglio fare qualcos'altro, magari espatriavo, come purtroppo avviene per tanti giovani italiani che non hanno più alcuna prospettiva in questo Paese”. Quindi, come risposta, c'è stato questo Recovery Plan, che faticosamente ha avuto una gestazione veramente faticosa: non c'è stato nessun elemento innovativo rispetto al precedente Piano nazionale di ripresa e resilienza, anzi semmai è stato utilizzato per far cadere il Governo, ma non per dare un aiuto concreto all'economia. Adesso ci troviamo di fronte a sfide importanti - si parla di riforme su tutti i giornali, è il tema attuale, di grandi riforme - ma credo che, con questa maggioranza così litigiosa e strampalata, secondo me se ne faranno poche, perché, se da una parte i partiti sono tutti d'accordo a spartirsi i soldi del “Recovery”, dall'altra, già stanno litigando sulle riforme importanti, come il fisco, la giustizia e la riforma sulla pubblica amministrazione, che sono tra l'altro riforme necessarie, che da trenta anni a questa parte si attendono, ma non ci sono ancora risposte serie. Noi, come componente l'Alternativa c'è, abbiamo fornito delle nostre proposte, ad esempio per fronteggiare la grave crisi di liquidità, abbiamo proposto la legge sui certificati di compensazione fiscale, la moneta fiscale, che è un tema attualissimo, e da quell'idea è partito anche il Superbonus 110 per cento e la negoziazione dei crediti. La liquidità in questo Paese c'è, ma ce l'hanno le banche, perché adesso i tassi della BCE sono pari allo zero, se non negativi, però far arrivare questa massa di liquidità nell'economia reale non è semplice. Presidente, l'altro giorno mi ha scritto un macellaio: “Io sto ancora rientrando da una sofferenza che ho avuto negli anni pregressi e non sono stato in grado di ricevere i prestiti garantiti. Però la banca mi ha detto: se vuoi questi 30.000 euro, mi dai il 9 per cento di interessi”. Sinceramente, sono rimasto spaesato. Cosa devo dire ad un piccolissimo imprenditore che tutti i giorni apre quella saracinesca, entra, cerca di vendere il più possibile, però poi si trova con un sistema bancario bloccato, che fa riferimento al rating, al merito creditizio e valuta altri parametri rispetto all'impegno, a quella sua voglia di portare il pane a casa ai propri figli o alla propria famiglia? La banca in questo momento, anche per lo stato in cui si trova, non va a contribuire con questi prestiti; pertanto, la moneta fiscale è un'alternativa, è una proposta seria. Non riscontriamo il favore da parte della Banca d'Italia o della BCE ovviamente perché hanno paura che una quasi moneta, una moneta parallela possa inficiare l'euro, ma questa è una grossa bugia perché su questo aspetto è stato chiarito che non c'è assolutamente rischio e pericolo. Semmai è uno strumento in più e ci sono realtà virtuose che già lo stanno usando: basti guardare il Sardex in Sardegna che, oltretutto, riceve finanziamenti da Cassa depositi e prestiti, che consente di finanziare questa attività; quindi c'è un'articolazione del MEF, dello Stato, che dà soldi per implementare il progetto del Sardex e noi invece non siamo capaci, nonostante ci siano molte associazioni di categoria che vedono di buon occhio il Superbonus. Quindi, per me la parte tecnica è la circolazione di questi crediti che va a risolvere un problema importante come quello della liquidità, però - come dicevo poc'anzi appunto - viene bloccato. Badate bene, fornisco anche un altro elemento questa mattina: noi dobbiamo avere gli aiuti fin quando l'economia reale ce lo chiede e sono piaciute poco le affermazioni che ha reso il Ministro dell'Economia e delle finanze in virtù delle quali, entro la fine dell'anno, chiuderanno il rubinetto dei sostegni. E se l'ondata pandemica dovesse andare male, che facciamo? Fortunatamente si vede che c'è stato un cambio di passo con il generale Figliuolo, che sta facendo tutto il possibile per vaccinare quanti più italiani possibili. Ma se le cose dovessero andare male, non è che facciamo come lo scorso anno, quando ci siamo rilassati durante l'estate, non abbiamo provveduto a rafforzare i presidi sanitari e poi, con la terza ondata, siamo andati un'altra volta sotto e abbiamo dovuto adottare misure restrittive molto penalizzanti per quanto riguarda i piccoli imprenditori italiani? Quindi, direi che dobbiamo prestare loro maggiore attenzione, perché in questo momento queste attività non sono assolutamente tutelate, sono praticamente lasciate ai tanti problemi di ordine anche pratico: devono rientrare dei prestiti che hanno fatto, devono pagare le tasse, devono pagare i fornitori perché un minimo di soldi ci vogliono - la filiera quella è -, devono dare gli anticipi per comprare la merce e quindi per poterla vendere, in attesa che il sistema riparta. Quindi, credo che dobbiamo semplicemente fare una cosa: lasciar lavorare gli italiani, in sicurezza, con basi scientifiche su cui loro possono operare in totale sicurezza, come tra l'altro hanno fatto già anche altri Paesi.

Noi, qui, abbiamo un Ministro della Salute che è integerrimo, un Ministro della Salute che ha avuto il tempo di scrivere un bel libro - di cui peraltro ha bloccato la pubblicazione in Italia, ma che è acquistabile in Francia - mentre c'era una pandemia gravosissima, una pandemia che stava ammazzando le persone, e ha avuto anche il tempo addirittura di scrivere un libro. Io veramente gli faccio i complimenti, perché deve essere una persona veramente dalle mille qualità e dalle mille virtù.

Però, in questo momento, noi abbiamo una situazione e un quadro disastroso dell'economia e, quindi, anche con dei risvolti purtroppo sociali. Basta uscire fuori da Montecitorio, per vedere quante manifestazioni si fanno, di tante e variegate associazioni che sono in rivolta. Quindi, diamo un sostegno reale, perché il provvedimento, ha questo nome, il “decreto Sostegni”. Però, diamolo reale, non che sia il solito provvedimento di facciata, che poi lascia tantissime insoddisfazioni nella popolazione. Perché - ripeto - noi tutti auspichiamo che la ripresa sarà veloce, che il Recovery Fund funzionerà, che entreranno in circolo questa iniezione e questo stock monetario di risorse che faranno ripartire tutti i consumi, che riapriranno i negozi, le saracinesche e saremo tutti contenti e felici. Ma, allo stato attuale, tutto questo non c'è. Tutto questo non c'è ed è un grosso problema, le categorie fuori sono in rivolta. Non c'è grandissima soddisfazione di quanto sta avvenendo, anche perché, purtroppo, noi parlamentari siamo inibiti nel nostro ruolo: non siamo portatori di emendamenti, non siamo portatori delle migliorie che fa il Governo e, pertanto, restiamo qui a fare dei semplici e sterili commenti su un provvedimento, che speriamo abbia quel minimo di efficacia che si prospetta.

Pertanto, concludo il mio intervento. Magari, il Governo, che è impegnato in telefonate e a digitare sui tasti, qualcosa ha recepito di quanto detto, sperando che, insomma, il nostro Paese possa risalire il più presto possibile.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Vanessa Cattoi. Ne ha facoltà.

VANESSA CATTOI (LEGA). Grazie, Presidente. Presidente, Governo, onorevoli colleghi, siamo qui oggi per discutere e avviarci alla chiusura del “decreto Sostegni”, un decreto iniziato con il Governo “Conte 2” e concluso con il Governo Draghi, un provvedimento il cui scostamento di bilancio è stato votato ancora a inizio anno, pari a 32 miliardi, che ormai abbiamo già superato, perché ci siamo già apprestati a votare un secondo scostamento di bilancio, pari a 40 miliardi, che andrà a confluire all'interno del “decreto Sostegni 2”, in arrivo nei prossimi giorni alla Camera. Quindi, questo dimostra come, già a partire dal 2021, le somme messe a disposizione da questo nuovo Governo Draghi sono di gran lunga superiori, rispetto a quelle previste dal Governo “Conte 2”. Se, si pensa, ad esempio, che l'ex Ministro dell'Economia l'anno scorso pensava di affrontare una terribile pandemia come questa con poco più di 3,7 miliardi di euro, già questo ci fa capire il cambio di passo e la consapevolezza. Questa consapevolezza che nasce dal fatto che, all'interno di questo Governo, ci sono delle forze politiche che sono fortemente presenti sul territorio e fortemente radicate sul territorio. Vedete, colleghi, dispiace sentire da parte di alcuni colleghi affermazioni del tipo che un parlamentare si accinge a chiudere frettolosamente i lavori parlamentari per poi andarsene in vacanza. Questo non è concepibile e non è accettabile (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).

Non è accettabile, soprattutto da parte di quei partiti, come il mio, come la Lega, fortemente radicati sul territorio, la cui attività parlamentare non deve assolutamente finire e terminare all'interno delle Aule parlamentari, altrimenti ci ritroviamo ad avere gli errori che sono stati compiuti durante il Governo “Conte 2”, dove avevamo una classe parlamentare abituata a rimanere chiusa all'interno del Palazzo, abituata a non avere un confronto aperto con i cittadini, a non avere un confronto aperto con le categorie. Infatti, il nostro dovere, in quanto parlamentari, è quello, sì, di presenziare all'interno di queste Aule parlamentari; ma è altresì vero che il nostro dovere, il nostro compito, è in primis quello di stare vicino ai nostri cittadini, andare ad ascoltarli nelle piazze, andare a fare i gazebi come facciamo noi della Lega, stare vicini ai cittadini e farlo sempre, sia da forza di opposizione che da forza di Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Senza alcuna vergogna e senza alcuna remora, nel portare ai nostri cittadini il rendiconto della nostra attività di Governo, seppur in un Governo, dove effettivamente la nostra attività ed azione politica non è quella che auspichiamo, perché ovviamente non è un Governo di centrodestra. Ma a stare fuori da questo Governo si fa presto; a stare dentro si fa più fatica: ci si mette la faccia, ma ci si impegna per il bene degli italiani! E non tollero più che qualcuno possa pensare che il mero lavoro dei parlamentari sia quello di sedersi in quest'Aula, di schiacciare un bottone, di presenziare alle Commissioni e di non fare alcunché al di fuori da questo Parlamento, perché, altrimenti, sì, ci ritroviamo a fare gli stessi errori che sono stati fatti dal Governo “Conte 2”. Sono sotto gli occhi di tutti, perché, se pensiamo che l'ex Ministro Gualtieri pensava di affrontare una pandemia con poco più di 3 miliardi, questo ci fa capire che forse la lontananza dal popolo, la lontananza dai problemi veri della gente, porta purtroppo poi a legiferare in modo del tutto scorretto e scollegato rispetto alla realtà (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

La pandemia, forse, però ha qualcosa di positivo, all'interno di questa Europa, che ha portato a un rigorismo, che di fatto ha rallentato la crescita di molti Paesi, tra i quali anche il nostro purtroppo. Forse si è resa conto di una cosa; forse si è resa conto che, se non aumentiamo la possibilità di spesa dei singoli Stati, non possiamo avere la crescita, se non capiamo che immettere risorse economiche nella sanità, anziché imporre drastici tagli di spesa, come ha fatto l'Europa in passato, non vuol dire ridurre le spese e comunque far quadrare i bilanci, ma vuol dire non investire sul futuro di un Paese. Questo noi l'abbiamo pagato a nostre spese, perché purtroppo il rigorismo europeista ha portato a drastici tagli della sanità, soprattutto a sfavore del popolo italiano. Questo ci deve far riflettere, perché bisogna che l'Europa colga l'occasione sopraggiunta con la pandemia, soprattutto per avere un approccio economico meno legato all'austerità, perché la storia insegna che con l'austerità non c'è crescita e, se non c'è crescita, non c'è PIL e, se non c'è PIL, purtroppo, colleghi miei, non c'è futuro e soprattutto non c'è un futuro degno per i nostri figli e per le future generazioni.

Anche a livello nazionale dobbiamo capire che è necessario essere più aperturisti, sia nei confronti dei turisti, ma soprattutto in primis nei confronti degli italiani, e più rigoristi invece nei confronti della lotta all'immigrazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), che mai come oggi è necessaria, per evitare soprattutto che le fasce più deboli del popolo italiano siano quelle a essere maggiormente penalizzate, per una concorrenza sleale di manodopera a basso costo, talvolta neppure regolarizzata. Quindi, su questo dobbiamo cercare di portare avanti il nostro impegno politico e, come Lega, su questo continueremo a pungolare il Governo attraverso il nostro sottosegretario Nicola Molteni.

Bisogna puntare, come dicevo, sulla crescita, ma per poterlo fare bisogna puntare, appunto, sul liberismo, sul ritorno alla normalità il prima possibile, per tornare a crescere. Il rimbalzo del PIL, infatti, può essere molto, molto più forte se ci si riavvicina alla normalità. Bisogna avere il coraggio di tornare alla normalità, bisogna avere il coraggio di assumersi una soglia minima di rischio, bisogna tornare a lavorare in sicurezza con tutte le precauzioni del caso, per carità, ma bisogna tornare a lavorare al 100 per cento, perché questo è il miglior sostegno che possiamo dare all'economia di questo nostro Paese, è il miglior sostegno che possiamo dare agli imprenditori, ai liberi professionisti, ma anche ai nostri lavoratori e alle nostre famiglie italiane.

Per ripartire bisogna sostenere le nostre aziende, per evitare che chiudano, e questo cambio di passo la Lega lo ha portato, perché basti pensare, a differenza di quanto ho sentito sostenere da alcuni colleghi che mi hanno preceduto - ed è facilmente anche documentabile -, che l'ammontare dei contributi a fondo perduto a sostegno delle categorie economiche all'interno di questo provvedimento “Sostegni 1” è pari a quattro volte tanto i precedenti decreti del Governo “Conte 2”. Quindi, un cambio di passo reale e documentabile effettivamente c'è stato a sostegno della nostra economia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Ci sono delle parti d'Italia in cui alcuni governatori si sono assunti una responsabilità in più, come il governatore della mia provincia di Trento, il governatore Fugatti, che ha deciso di dare la possibilità alle categorie soprattutto economiche, ai pubblici esercizi, di rimanere aperti anche con la ristorazione all'interno dei propri locali al 50 per cento. Con tutte le dovute precauzioni, con i due metri di distanza tra un tavolo e l'altro, ma ha dato la possibilità alla ristorazione di ripartire anche al chiuso! E questo coraggio doveva averlo anche il Governo, nel portare avanti un'azione che riporti in modo graduale a una riapertura totale delle nostre attività (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), perché questo è il miglior sostegno che possiamo dare alla nostra economia.

Come Lega, abbiamo portato il Governo a superare la logica dei codici Ateco - altri colleghi l'hanno già detto -, come avevamo sempre sostenuto anche stando all'opposizione. Si è rilevata fallimentare questa logica dei codici Ateco - è sotto gli occhi di tutti -, perché totalmente discriminatoria. Purtroppo, in passato, si sono escluse intere categorie economiche, negando loro la possibilità di veder riconosciuto un minimo sostegno. Come Lega, abbiamo migliorato il provvedimento, perché siamo riusciti a ottenere l'esenzione del pagamento del canone Rai a favore di tutti gli esercizi pubblici legati al mondo della ristorazione. Come Lega, abbiamo portato un aiuto concreto agli alberghi, ai bar e ai ristoranti, che non dovranno pagare la prima rata IMU e che vedranno altresì prorogata l'esenzione, sia della COSAP sia della TOSAP. Altro dovrà essere messo in campo nel prossimo “decreto Sostegni 2”, al quale sta lavorando il Governo, ma noi confidiamo nella capacità pragmatica e soprattutto nel buonsenso del nostro Ministro Giancarlo Giorgetti, che, sicuramente, col suo operato, saprà portare avanti tutta quella politica legata soprattutto al sostegno della nostra economia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Poi, come Lega, abbiamo affrontato un altro tema inserito all'interno del “decreto Sostegni 1”, ovvero l'attenzione ai lavoratori fragili (anche la collega che mi ha preceduto ha fatto riferimento a questo). Vedete, questo è possibile grazie anche alla presenza del Ministero per le Disabilità, tanto voluto dalla Lega - lo ha voluto anche nel “Conte 1” - e ci crede fermamente, perché è nostro dovere, come politici, impegnarci soprattutto nei confronti delle persone più fragili e delle persone che hanno disabilità, perché loro - è vero - forse non porteranno un bacino di consenso così ampio come altre categorie economiche, ma fanno parte della nostra società e hanno bisogno di essere sostenuti dalla politica. È grazie all'azione politica della Lega, grazie al Ministero per le Disabilità e grazie al nostro Ministro, Erika Stefani, che, anche all'interno del “decreto Sostegni 1”, abbiamo portato delle misure a favore di questi lavoratori fragili. Serve il coraggio di attuare queste scelte politiche, che, elettoralmente, forse, pagano meno, ma sono scelte giuste. La Lega, a favore dei lavoratori fragili, infatti, ha voluto estendere le loro tutele sino a fine giugno, oltre ad aver sanato, in modo retroattivo, un buco normativo nei confronti delle persone fragili che si era creato, forse, a causa o dell'incompetenza o dell'inosservanza nei confronti di queste categorie da parte del precedente Governo. Abbiamo sanato un buco normativo dal 15 ottobre 2020 al 31 dicembre 2020. Grazie alla Lega di Governo e grazie al Ministro per le Disabilità - e, quindi, al nostro Ministro, Erika Stefani - abbiamo anche riconosciuto la lingua dei segni e sono stati dati contributi importanti a favore delle associazioni che si adoperano per le persone fragili, per i disabili (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Così, finalmente, sono arrivate misure concrete e attenzione alla eterogeneità del nostro territorio, soprattutto, grazie al Ministero del Turismo e al Ministro Garavaglia, che voglio ringraziare personalmente e a nome di tutto il gruppo della Lega per aver dimostrato una grande sensibilità, soprattutto nei confronti dei territori di montagna (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), quei territori dai quali anch'io provengo, quei territori dove praticare attività economiche è sempre più difficoltoso rispetto a quelli in pianura. In quei territori abbiamo esigenze legate a questioni climatiche: ad esempio, vi sono alcune località dove, purtroppo, mangiare e pranzare all'esterno vuol dire farlo con poco più di 5 gradi. Quindi, capite bene che forse è difficile per alcune realtà territoriali applicare lo stesso tipo di regole e di regolamentazione che possono valere per gli altri territori. L'Italia è bellissima e stupenda, ma è eterogenea e le esigenze e le necessità dei territori di montagna devono essere sempre sostenute e portate avanti. Ringrazio l'azione della Lega, che, come hanno già detto in molti, ha messo a disposizione 700 milioni di euro a favore della montagna e, in particolar modo, per quanto riguarda la provincia dalla quale provengo, la provincia di Trento: si parla di 140 milioni di euro. Si parla di salvare intere famiglie che basano la loro vita e la loro attività economica solo sulla stagione invernale che è preziosissima per i territori di montagna e che determina e contribuisce alla sussistenza e alla presenza di intere famiglie in tutto l'arco alpino. Si può fare di più? Certo, che si può fare di più. La stagione invernale, mai come quest'anno, ha regalato tanta di quella neve che io non ho mai visto prima e, purtroppo, ha regalato anche tanta tristezza, soprattutto a quelle famiglie che, di fatto, si sono viste negata la possibilità anche solo di poter esercitare la propria attività economica, che, in pochi mesi, permette loro di poter sopravvivere per un intero anno. Il turismo invernale coinvolge oltre 75.000 lavoratori e l'ultimo fatturato utile della stagione invernale 2018-2019 ammonta a 11 miliardi di euro. Dunque, famiglie che, grazie al Ministro del Turismo, Garavaglia, riceveranno un giusto sostegno, che verrà ulteriormente incrementato nel prossimo “decreto Sostegni 2”.

Abbiamo anche una personale soddisfazione - ce l'ho anch'io - per l'approvazione dell'emendamento che autorizza l'estensione della concessione dell'A22 fino al 31 luglio 2021. Una mini-proroga su un'arteria fondamentale come porta verso l'Europa. Un'arteria, quella dell'autostrada del Brennero, dell'A22, che deve essere il nostro biglietto da visita e la nostra apertura nei confronti dell'Europa. L'autostrada del Brennero è un'arteria strategica e fondamentale per il collegamento con l'Europa, ma anche per tutti gli investimenti infrastrutturali collegati alle Olimpiadi invernali 2026, che dovranno far trovare pronto il nostro Paese sotto il profilo infrastrutturale, turistico e, soprattutto, dei collegamenti interregionali. Dobbiamo vincere questa grande e importante sfida e dimostrare al mondo intero che l'Italia sa rialzare la testa e sa farlo cogliendo da una disgrazia, come questa della pandemia, una grande occasione soprattutto per ridisegnare il Paese, per superare gli annosi problemi e criticità e cambiare il futuro, perché dobbiamo essere responsabili nei confronti dei nostri figli e delle future generazioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole De Toma. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO DE TOMA (FDI). Grazie, Presidente. Io parto, innanzitutto, da un titolo di questa mattina di un giornale nazionale che intitolava “Il giorno del giudizio. Fateci tornare uomini liberi”. Io parlerei più di persone libere, ma concettualmente sono d'accordo con ciò che riportava all'interno, vale a dire che i dati sconfessano i gufi e i talebani del virus e che è tempo di riaprire tutto senza remore. Ora, le remore probabilmente le abbiamo tutti e siamo consapevoli delle difficoltà che abbiamo affrontato in quest'anno e passa di pandemia, però, oltre al tema sanitario, ci saremmo dovuti confrontare con quello economico e quello economico era ben chiaro a tutti come bisognava affrontarlo. Purtroppo, quello che è stato deciso dai Governi passati, compreso questo, dà ragione a una piccola, ferma e forte opposizione, che comunque la strategia, fino a oggi, è stata completamente sbagliata. Lo dico sommessamente, perché in un dibattito in un'Aula dove le forze politiche, ovviamente, vogliono portare a casa un proprio risultato, questo risultato, invece, è il risultato per gli italiani, per i nostri concittadini, per metterli in sicurezza. Ecco, sul tema sanitario non mi addentro, se non per aver rispettato tutti i protocolli e le indicazioni sanitarie ci venivano forniti. Io ho fatto il vaccino 3 giorni fa (la prima dose). Adesso, farò la seconda, come è giusto. Mi sono adeguato ai protocolli e aspetto con ansia che siano vaccinate tutte le persone per tornare a quella quotidianità, a quella serenità che, purtroppo, in tutto questo tempo non c'è stata. A differenza dell'anno scorso, quando si riaprì il 18 maggio e ripartimmo convintamente, le attività produttive si trovarono, comunque, ad affrontare questi temi, che oggi, a distanza di un anno, sono ancora più grandi. Però, la differenza, rispetto all'anno scorso, è che adesso una parte della popolazione è già vaccinata (questo ci viene detto). Quindi, lo possiamo verificare, come, del resto, ho fatto io, me stesso.

Quindi, quest'anno, pur vivendo insieme a tutti voi, colleghi, venendo a lavorare qui, con le difficoltà che tutti abbiamo vissuto, con i protocolli, io non ho mai avuto il virus: mi ritengo fortunato? Non lo so, ma mi domando perché noi siamo potuti venire qui, mantenere le distanze e adeguarci ai temi sanitari, mentre le attività, tanto decantate da tutti i partiti, non hanno potuto lavorare, con lo stesso distanziamento, con le stesse cautele. Potevano, magari, essere anche ridotte ma si poteva consentire loro di rimanere aperte. Ecco, questo è il tema odierno di un ennesimo decreto, che già preannuncia l'arrivo di un altro, che migliora questo decreto; è un anno circa che viviamo in questa maniera e facciamo vivere i nostri cittadini e concittadini nella stessa maniera, con ansia; oggi ho letto sul giornale: “il giorno del giudizio”, ecco è come se ogni giorno ormai fosse il giorno del giudizio: regoliamoci su quello che possiamo fare questo fine settimana o il prossimo. La programmazione è un qualcosa che questo Governo e il Governo precedente ancora non hanno capito; allora noi, gruppo di Fratelli d'Italia, stiamo facendo quell'opposizione costruttiva, meticolosa, attenta che cerca il confronto, che dà soluzioni, che dà alternative ma queste alternative, poi, vengono ascoltate? Bene, per quello che ci riguarda no, ma continueremo a fare il nostro lavoro convintamente per essere un pungolo per voi, per far sì che, alla fine, i cittadini italiani siano sereni, messi in sicurezza e abbiano una prospettiva legata alla vita quotidiana e al lavoro. Ognuno dei colleghi che interverrà dopo di me noi oggi porterà un contributo a favore di una categoria, io ho deciso di parlare di una categoria che forse è quella più colpita, anche se, poi, alla fine mi rimane difficile individuare quella più, quella meno, però sicuramente capirete di che cosa sto parlando.

Il sessantaseiesimo David di Donatello dello scorso 11 maggio ha assunto un ruolo ancora più emblematico in questo preciso momento storico. Bruno Barilli asseriva che, quando in un teatro il loggione è vuoto, è segno che la città non ha cervello. Nessuna frase, a mio avviso, può rendere meglio l'idea dello scempio generato dalla cattiva tutela di questo settore sin dagli albori della pandemia; i disastrosi Governi che si sono succeduti non hanno saputo tutelare il settore culturale, hanno ignorato i lavoratori dello spettacolo e per lungo tempo hanno privato la popolazione di un vero e proprio nutrimento dello spirito; il COVID-19 ha letteralmente ucciso i consumi culturali, generando una vera e propria crisi nera per il cinema e lo spettacolo; appunto, parliamo di cinema, spettacolo dal vivo ed altro. La spesa media mensile della famiglia è crollata drasticamente, scendendo da 113 euro a meno di 60 euro, facendo segnare un pauroso meno 47 per cento. In base ai dati dell'Osservatorio di Impresa cultura Italia-Confcommercio, realizzato in collaborazione con SWG, nel 2020 a soffrire di più sono stati gli spettacoli dal vivo, bloccati dal lockdown e dalle successive misure di contenimento; in questo settore, si registra, infatti, un crollo degli spettatori di circa il 90 per cento per il cinema, concerti, teatro e forti riduzioni di spesa con punte di oltre il 70 per cento, da parte di chi? Dei consumatori, tra dicembre 2019 e la fine del 2020. La forma di fruizione tradizionale della cultura, però, ha lasciato spazio al digitale con la visione di spettacoli dal vivo, opere, balletti e musica classica, soprattutto sul web o in TV. Le restrizioni imposte dalla pandemia e la conseguente spinta sul digitale sembrano aver mutato anche la declinazione del concetto di cultura da parte degli italiani, con il rischio di renderne più effimeri significati e sfumature.

Il cinema, invece, ha perso l'84 per cento dei suoi spettatori, passando dal 38 per cento del totale al 6 per cento di settembre; meno 90 per cento il teatro, sceso dal 10 per cento di dicembre 2019 all'1 per cento di settembre 2020: è stata proprio la mancanza di programmazione a non aver consentito a molti cinema e teatri di riaprire in data 26 aprile 2021; basti pensare ai circuiti The Space Cinema, UCI Cinemas, oppure al Teatro di Roma, per citarne solo alcuni. I consumi musicali sono invece calati del 21 per cento, passando da 14 al 6 per cento della platea totale, mentre i concerti dal vivo sono quasi spariti: l'89 per cento in meno, passando da una quota del 6 ad appena l'1 per cento. Più in generale, gli spettacoli all'aperto, nel corso dell'anno passato, hanno perso il 60 per cento del loro pubblico, mostre e musei il 60 per cento, i festival culturali addirittura l'86 per cento. Nel settore dello spettacolo, quest'anno, sempre a causa del lockdown, gli incassi sono, per il momento, ridotti a zero sia per il cinema che per il teatro; tra le filiere produttive più colpite dal Coronavirus figura proprio questo settore che, appunto, in Italia occuperebbe circa 570.000 persone. Se al pubblico viene preclusa la possibilità di distrarsi dal contingente reso logorante dalla pandemia, a chi lavora, invece, nel comparto culturale viene sottratta ogni risorsa per vivere, di natura economica, e dignità occupazionale. Assomusica (Associazioni di produttori e organizzatori di spettacolo di musica dal vivo) ha stimato che sono 250 mila gli addetti al settore live che non hanno potuto lavorare a causa delle misure di contenimento del contagio; in tutto il comparto sarebbero circa 570 mila gli operatori impiegati dietro e davanti alle quinte e, inoltre, è segnalata la perdita, nel solo periodo che va dal febbraio a settembre 2020, di 1 miliardo 500 milioni di euro sull'indotto dell'intera filiera collegata agli spettacoli dal vivo. I concerti sospesi sono stati oltre 4 mila, 16 i grandi festival rimandati e il settore musicale da marzo a settembre ha registrato una contrazione pari a 650 milioni di euro. I cali di fatturato si attestano intorno al 97 per cento, a fine estate; con la chiusura prorogata a tutto il 2020, il calo è stato ancora più forte. Tante lavoratrici e tanti lavoratori stanno sopravvivendo a stento con l'elemosina delle misure a pioggia; ecco la strategia economica completamente insufficiente adottata dal Governo Draghi in perfetta continuità con il precedente se non peggio, mentre molti altri rimangono a mani vuote perché ancora incagliati nella maglia della burocrazia in ragione della tipicità delle posizioni previdenziali, dei rapporti lavorativi e delle innumerevoli declinazioni dell'intermittenza tra lavori subordinati e autonomi. Questo settore era già provato da storture e precariato ancor prima dell'emergenza sanitaria, pertanto più bisognoso di tutele in quanto caratterizzato da modelli occupazionali non tradizionali, per esempio i freelance oppure i contratti a chiamata. Il rischio tangibile è la perdita di grandi professionalità che, se non sostenute adeguatamente, abbandoneranno questo nobile mestiere per cercarne un altro con maggiori garanzie. Il 17 aprile migliaia di lavoratori dello spettacolo hanno manifestato in Piazza del Popolo a Roma, pochi giorni fa, portando mille bauli in cui sono raccolti di solito gli strumenti di scena; la manifestazione è stata organizzata a distanza di sei mesi dal primo flash mob dello stesso tipo avvenuto a Milano; il COVID, peraltro, ha fatto emergere le contraddizioni di un settore in cui il lavoro è estremamente precario, intermittente, autonomo, in nero, sommerso e con mille definizioni; è soggetto a sette tipologie contrattuali diverse e ciò significa che è possibile lavorare nello stesso ambiente, avendo diritti diversi. Gli operatori hanno richiesto un reddito di base di continuità oltre a pensare ad una riforma del lavoro autonomo e precario per i lavoratori della cultura e dell'arte; vorrebbero avere la possibilità di accedere ad una forma di reddito nei momenti di pausa che, al di là della pandemia, sono strutturali per la tipologia di lavoro.

Risulta pertanto evidente che la strada dei bonus una tantum non è quella giusta, anche secondo gli operatori stessi, che invocano, invece, riforme, dignità e garanzie per le proprie attività, perché si tratta di un vero e proprio lavoro e non di una lobby, senza contare che per molti degli artisti di strada, ad esempio, non può essere elargito nemmeno il ristoro una tantum. Infatti questa misura si è rivelata totalmente insufficiente, soprattutto, per coloro che non rispondono a forme strutturate di inquadramento lavorativo e collegate a realtà stabili, dunque, riconosciute ai fini dei contributi del Fondo unico per lo spettacolo.

Si rendono, pertanto, necessarie delle misure strutturali e universali di sostegno al reddito. I professionisti della cultura, se non sostenuti ed accompagnati nella ripartenza, rischiano il collasso, a scapito dell'intera società. Non dimentichiamo che questi lavoratori sono fondamentali perché stimolano l'innovazione e contribuiscono a generare un impatto sociale positivo, anche in termini di interesse e di inclusione. Spesso si tratta di microimprese e di giovani professionisti, che lavorano al limite della tollerabilità finanziaria: ecco perché abbiamo proposto di esentarli da tutti gli oneri contributivi a loro carico.

Un altro settore che si sente dimenticato e demonizzato è quello delle discoteche e delle sale da ballo, locali di intrattenimento, la cui musica è praticamente spenta da un anno, escluse brevi, brevissime parentesi di riaperture, con forti limitazioni. Il fatturato delle sole discoteche si aggirerebbe intorno al miliardo di euro. È d'uopo ricordare che i locali notturni sono stati chiusi improvvisamente in alta stagione - a metà agosto scorso, se ci ricordiamo -, generando danni economici inimmaginabili all'intero comparto. Programmazione: ricordo sempre questa parola. Con i ristori del precedente Governo Conte, alcuni imprenditori hanno recuperato appena il 50 per cento dell'affitto, a ciò si aggiunge il “decreto Draghi”, che è letteralmente il decreto delle “super briciole”, perché a questi operatori spetta il 3-4 per cento della perdita totale, oltre alla beffa del “diviso 12”, i 12 mesi dell'anno.

È da mesi che convintamente promuoviamo e sosteniamo un piano di aperture in sicurezza, nel rispetto dei protocolli posti a garanzia della salute di tutti. Abbiamo da sempre sostenuto l'importanza e l'urgenza di fornire certezze agli operatori del settore, al fine di poter programmare adeguatamente le riaperture e permettere una rapida ripresa economica per l'intero comparto della cultura. Purtroppo, ogni nostra speranza di veder germogliare azioni intelligenti, scelte razionali e costruttive in seno a questa maggioranza è stata puntualmente disattesa.

Il Coronavirus ha provocato pesantissimi effetti economici su tutto il sistema museale e delle mostre d'arte. Secondo un rapporto dell'ICOM e dell'UNESCO, nel mese di maggio 2020, a livello mondiale, tutti i musei hanno dovuto ridurre o, comunque, modificare le loro attività e, di questi, circa un decimo potrebbe essere costretto a chiudere in via definitiva. In Italia si stima che, nel periodo marzo-maggio 2020, vi è stato, nei soli musei statali, un mancato afflusso di 19 milioni di visitatori e una perdita di circa 78 milioni di euro. I musei sono i luoghi educativi per eccellenza, essenziali per formare conoscenza ed intelletto, rappresentano la nostra storia e la nostra identità. Questi hanno dovuto rivedere la programmazione di restauri, la manutenzione ordinaria e straordinaria per via dei ridotti introiti economici. È un problema serio, sia per grandi che per piccoli musei. Anche i musei privati hanno dovuto adeguarsi alla situazione di emergenza, investendo per dotarsi degli apparati richiesti per le riaperture, tra cui, ricordo, dispositivi igienizzanti, costante sanificazione di ambienti e superfici, distanziamento, ingressi contingentati dei visitatori. Una spesa notevole, se si pensa che per i musei privati i problemi di sostenibilità sono sempre molto pressanti e ancor più urgenti in questi mesi, a fronte di risultati in termini di ritorno del pubblico molto scarsi, che sono stati ampiamente certificati dalle statistiche.

A tutto ciò si aggiunga che i musei privati, esattamente come gli altri, hanno svolto, durante l'estate, un importante lavoro per prepararsi all'autunno, stagione durante la quale, tipicamente, vengono inaugurate le mostre invernali, un lavoro che, tuttavia, è stato in parte vanificato dal DPCM del 3 novembre, che ha disposto la serrata dei luoghi della cultura in tutta Italia. La riapertura delle attività conseguentemente al lockdown non ha seguito dei parametri chiari, nonostante l'importanza fondamentale della programmazione quale elemento imprescindibile, in quanto consente di recuperare, almeno in parte, i gravissimi danni economici subiti dalle diverse istituzioni pubbliche o private, ma anche sotto il profilo sociale, nel senso che il contatto con le opere d'arte ha comprovato benefici per la salute psicofisica delle persone e questo costituisce un elemento di particolare rilevanza, soprattutto, dopo il periodo di isolamento - ricordiamocelo - conseguentemente alla pandemia. L'arte e la bellezza sono un vero e proprio bisogno dell'essere umano.

Ritengo opportuno portare all'attenzione di questa Assemblea un altro annoso problema che riguarda sempre il settore: le guide turistiche hanno patito i danni del COVID-19, subendo una drastica riduzione del proprio lavoro - meno 80 per cento - e molti hanno dovuto provare a reinventarsi; basti pensare che, solo nella città di Roma, ci sono circa 3.500 guide turistiche abilitate. Senza i turisti e con le città deserte, sono scomparse anche le guide, figure importanti dell'economia italiana che si regge in gran parte sul turismo. Il lockdown ha segnato l'inizio e la fine della stagione turistica: a marzo e aprile tutto era fermo e, a oggi, ci troviamo esattamente dove eravamo un anno fa.

A ciò si aggiungono le critiche mosse contro il FAI per le “Giornate di primavera” che si svolgono in tutta Italia. “In un momento così drammatico per il turismo culturale, dove centinaia di guide turistiche in tutta Italia stanno per affrontare un'altra magra stagione estiva, troviamo assolutamente inopportuno l'atteggiamento del FAI, organizzazione che gode di regolari finanziamenti pubblici, nel continuare questa campagna di disinformazione dove il volontario si può sostituire al professionista”: queste le parole di Isabella Ruggiero, presidente AGTA-Associazione guide turistiche. Negli ultimi anni molte sono state le associazioni di guide turistiche amareggiate per l'uso del volontariato in un periodo buio di crisi, mentre le guide sono a casa senza lavoro. Il FAI persegue i propri interessi e può svolgere le iniziative che vuole perché non è un soggetto pubblico né un ente di beneficenza, ma è singolare osservare come i canali Rai dedichino ampio spazio alla promozione del FAI, ma non riservino lo stesso trattamento ai professionisti del turismo e della cultura. Ogni anno viene messa a loro disposizione una visibilità che nessun soggetto, nemmeno al Ministero della Cultura o del turismo, ha mai avuto. Se sugli stessi canali e nelle stesse trasmissioni e fasce orarie si parlasse così dei professionisti del turismo, si valorizzerebbe la figura della guida turistica, oltre a promuovere il turismo che, in Italia, fa vivere migliaia di famiglie. Il grave problema è che le istituzioni mettono il volontariato davanti ai professionisti, gli stessi professionisti che, ogni anno, percorrono migliaia di chilometri per illustrare la straordinaria bellezza del nostro patrimonio artistico. In questo modo, lo Stato non riconosce gli anni di studio, i continui aggiornamenti e l'esperienza maturata negli anni da questa categoria di professionisti. È preoccupante apprendere che gli amministratori aprono tutte le porte al FAI e che le lasciano chiuse per i professionisti, mettendo in evidenza una chiara disparità di trattamento. La cultura non deve essere solo volontaria e gratuita

Il Governo Conte ha preso decisioni sbrigative a causa dell'incapacità di intervenire sui luoghi in cui realmente si creano gli assembramenti: i trasporti pubblici. Le strutture e i lavoratori dello spettacolo hanno sempre garantito tutte le norme di sicurezza igienico-sanitarie, tracciamento, riduzione dei posti, sanificazioni, controllo delle temperature, uso obbligatorio della mascherina, detergenti, contingentamento degli ingressi, eppure sono stati costretti a chiudere. Un'intera filiera patrimonio dell'identità italiana è stata umiliata dal Governo precedente e, non di meno, dall'attuale in carica.

Noi del gruppo di Fratelli d'Italia siamo schierati anche dalla parte di queste categorie, abbiamo sempre promosso quell'opposizione costruttiva, mettendo a disposizione della maggioranza di governo tutte le iniziative idonee a prevedere interventi straordinari per chi lavora nei settori anche dello sport, oltre che della cultura, garantendo le riaperture dei teatri, cinema, musei, sostenendoli attraverso sgravi fiscali, in particolare per le spese relative alla sanificazione e alla sicurezza dei luoghi medesimi.

Noi continueremo a raccogliere gli appelli disperati lanciati dagli operatori del settore e a farci portavoce delle loro istanze. Mi riferisco anche ad un settore che è estremamente in difficoltà, ma che ha dedicato gran parte delle proprie risorse economiche a far sì che i propri locali fossero adeguatamente rispettosi delle procedure: il settore dei centri commerciali. Tutti, bene o male, nella vita ci andiamo, chi più chi meno. Questi centri, durante la settimana, svolgono l'attività in maniera costante, con i protocolli che il Governo chiede, poi il sabato e la domenica sono chiusi. Però, io ho fatto questo, e lo faccio mio come concetto: sono andato a fare il vaccino all'interno dell'hub di Porta di Roma che è, forse, il centro commerciale più grande d'Europa, da quello che mi dicono; era un giovedì e la gente c'era, certo, sicuramente contingentata all'entrata. Quindi, mi chiedevo: per quale motivo queste persone, sempre in contingentamento, il sabato e la domenica non possono stare e rivivere un luogo che, comunque, è anche sinonimo di economia, di collettività, di ritrovo? Questo, come poc'anzi, parlando dei teatri, dei cinema, dei locali da ballo, viene anche da pensarlo per le attività di divertimento, i parchi giochi. Ecco, confido che, comunque, ci siano persone che abbiano a cuore ciò e che i dati che ci vengono forniti corrispondano a ciò che ci viene imposto, perché, se così non fosse, il danno economico generato a tutte queste attività, chi lo ripaga? Chi restituirà loro quella serenità che non ha alcun prezzo, alcun costo? Chi darà loro la possibilità di guardare con fiducia il proprio futuro familiare e lavorativo? Ecco perché continuo, continuerò e continueremo a fare il nostro lavoro, che è un lavoro di raccolta di informazioni e di incontro con persone che vengono a portare le loro criticità e, a volte, anche frustrazioni, ma che - lo posso dire - hanno voglia di dare un contributo. Quel contributo, noi del gruppo di Fratelli d'Italia, lo stiamo dando convintamente e continueremo a darlo per tutta la legislatura, perché l'opposizione, di cui fieramente faccio parte, deve essere in grado di dimostrare, nei confronti di una maggioranza - che, mi dispiace che, in questo momento, non sia così presente e numerosa -, che è un'opposizione leale e costruttiva e continuerà a pungolare questo Governo, che è il nostro non Governo, ma in ogni caso, come forza politica di opposizione, per gli italiani. Noi ci faremo trovare pronti in qualsiasi momento, come stiamo facendo ormai da diverso tempo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sospendiamo, a questo punto, la discussione generale, che riprenderà alle ore 14 con l'intervento dell'onorevole Albano.

Convocazione della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività connesse alle comunità di tipo familiare che accolgono minori.

PRESIDENTE. Comunico che, d'intesa con la Presidente del Senato, la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività connesse alle comunità di tipo familiare che accolgono minori, è convocata per giovedì 27 maggio 2021, alle ore 9, presso la sede di Palazzo San Macuto, per procedere alla propria costituzione.

Convocazione della Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di David Rossi.

PRESIDENTE. Comunico che la Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di David Rossi è convocata per giovedì 27 maggio 2021, alle ore 14, presso la sede di Palazzo San Macuto, per procedere alla propria costituzione.

Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 14.

La seduta, sospesa alle 13,35, è ripresa alle 14.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bergamini, Losacco, Melilli e Scoma sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente 88, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 3099.

PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione sulle linee generali del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3099: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 marzo 2021, n. 41, recante misure urgenti in materia di sostegno alle imprese e agli operatori economici, di lavoro, salute e servizi territoriali, connesse all'emergenza da COVID-19.

(Ripresa discussione sulle linee generali – A.C. 3099​)

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Albano. Ne ha facoltà.

LUCIA ALBANO (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, abbiamo atteso, abbiamo atteso a lungo il “decreto Sostegni”. Ad oltre un anno dalle chiusure e dalle limitazioni delle libertà e dopo le ulteriori restrizioni imposte dal nuovo Governo, con le ovvie conseguenze in termini di fatturato perso, di economia ferma, di perdita di posti di lavoro, abbiamo atteso con enorme interesse ed attenzione le azioni poste in essere dal Governo dei migliori per il sostegno alle imprese, ai professionisti e alle famiglie. Abbiamo atteso e siamo qui, in discussione generale, in un'Aula praticamente deserta, senza aver potuto difendere le nostre proposte nei lavori in Commissione, in Commissione bilancio, e ci aspettiamo anche - speriamo di no - la posizione di una fiducia che in questo momento contribuirebbe ulteriormente a silenziare l'opposizione di Fratelli d'Italia in Parlamento, ma di certo non può silenziarla nella nostra Nazione.

Ebbene, ci saremmo aspettati interventi di tutt'altro tenore a favore del tessuto produttivo e, soprattutto, si sarebbero aspettati tutt'altro sostegno imprenditori, lavoratori autonomi e partite IVA, categorie che hanno pagato e stanno pagando a caro prezzo le conseguenze dell'emergenza sanitaria. Invece, l'intervento messo in campo dal Governo, seppure enfaticamente annunciato, si è rilevato non adeguato alle necessità dell'Italia in questa difficile congiuntura storica. Esso si rivela sia ridotto nella sua dimensione quantitativa - i sostegni alle imprese risultano poco più di 11 miliardi - sia parziale e disorganico nella dimensione fattiva. Devo dire, una vera delusione! Manca, innanzitutto, la sostanza: lo stanziamento messo in campo non è commisurato alle reali esigenze della nostra nazione, e infatti si è dovuto correre ai ripari con una versione del “Sostegni 2”, il “Sostegni-bis”. Ma, quel che è peggio, manca la visione. Non sono stati messi in campo interventi adeguati che mettano l'Italia nella condizione di resistere all'emergenza ponendo allo stesso tempo i presupposti per un reale rilancio.

Intanto, un dato che è di questi giorni: come certificato da Bankitalia, malgrado l'arresto forzato e totale dell'economia del mese di marzo dello scorso anno, con italiani blindati in casa e consumi azzerati, le entrate fiscali del primo trimestre del 2020 sono state di 96 miliardi, in crescita dell'1,1 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente e, precisamente, rispetto al solo mese di marzo l'aumento è stato addirittura del 9,8 per cento. Un dato che si commenta da solo e che dice la necessità di una revisione e riforma del fisco e dell'apparato di riscossione nella direzione di un maggiore equilibrio nel rapporto tra fisco e contribuente, tra amministrazione finanziaria e cittadino. Sempre a questo proposito, si discute in merito al “decreto Sostegni 2”, per quanto ne sappiamo, ancora del congelamento per un altro mese dell'invio delle circa 35 milioni di cartelle esattoriali per imprese e famiglie. Nulla è ancora deciso, tutto è all'insegna dell'incertezza e, quando regna l'incertezza, le difficoltà aumentano e i contribuenti italiani, che subiscono un sistema fiscale tra i più complessi al mondo, pazientano ed attendono. Ma fino a quando?

Veniamo, però, al merito del provvedimento, con particolare attenzione ai temi dell'intervento in materia fiscale. Un problema di elevata priorità in questo momento è la crisi di liquidità in atto, che grava sulle aziende, sui professionisti, sui commercianti, sulle partite IVA, sulle piccole e medie imprese. Fratelli d'Italia deve registrare e denunciare che il Governo non si è fatto carico di tale criticità e che nei fatti nulla ha posto in essere, o quasi, per rinviare, riorganizzare e rimodulare le scadenze fiscali in favore dei cittadini in difficoltà. Si definisce, è vero, all'articolo 4 del decreto in esame, un'operazione di saldo e stralcio delle cartelle esattoriali con debito residuo fino a 5 mila euro, emesse dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2010, per contribuenti con redditi dichiarati non superiori a 30 mila euro nel 2019. Ma di che cosa si tratta, dunque? Non certo di un'operazione di sostegno alla liquidità immediata, ma di una parziale rottamazione, un condono ingiusto e non strutturato che riguarderà pochi soggetti, sostanzialmente pescati a caso, senza alcuna correlazione con il tema pandemia e che, peggio ancora, non ha alcuna prospettiva, non costruisce una strada o una possibilità. Stiamo parlando delle cartelle fino al 2010. La verità è che lo stralcio di queste cartelle, più che essere un beneficio a favore dei contribuenti, è uno smaltimento a vantaggio dello Stato di crediti non più incassabili perché ampiamente prescritti.

Secondo i dati forniti dal direttore dell'Agenzia delle entrate, ammontano a quasi 980 miliardi di euro i debiti nel magazzino dell'Agenzia stessa, sono 17,4 i milioni di contribuenti italiani che hanno un conto aperto con il fisco ma circa il 40 per cento di queste somme è difficilmente recuperabile, perché si tratta di somme dovute da soggetti falliti, deceduti, imprese cessate o nullatenenti. Si può e si deve fare meglio, mettendo in campo non condoni ma norme intelligenti ed efficaci che utilizzino gli strumenti già a disposizione, potenziandoli, vista la grave crisi in atto. In effetti, il presupposto indefettibile di un intervento di politica economica in grado di incidere sul tessuto produttivo della Nazione deve consistere nell'idea di trovarsi di fronte a una situazione post bellica, potremmo dire, in cui distinguere nettamente tra ciò che è successo prima e ciò che succederà dopo, che ci auguriamo possa rappresentare una netta cesura di metodo e di sostanza rispetto al passato e, di fatto, una grande opportunità.

In questo senso, è allora utile un intervento globale, che si occupi di tutti i diversi livelli nel rapporto fisco-contribuente e che non preveda automatici saldi e stralci ma una rivisitazione intelligente di situazioni pregresse, alla luce di istituti già esistenti ma, vista la situazione attuale, potenziati. Gli interventi, dunque, da mettere in campo potrebbero puntare ai seguenti obiettivi: combattere la crisi di liquidità, rivedere il meccanismo applicativo e la dimensione dei ristori o sostegni, stimolare un adempimento fiscale di massa. A questi obiettivi dovrebbe accompagnarsi un'attività volta a ripulire i magazzini dell'Agenzia delle entrate di tutte quelle posizioni non più recuperabili.

Veniamo a come combattere la crisi di liquidità attraverso interventi di natura fiscale. Il “decreto Sostegni” non ha previsto ulteriori proroghe dei termini per l'effettuazione di versamenti ed adempimenti fiscali di carattere ordinario tranne, all'articolo 1, introdotto nel corso dell'iter di conversione al Senato, la proroga del versamento dell'IRAP al 30 settembre 2021, rispetto alla scadenza del 30 aprile 2021. I precedenti decreti legati all'emergenza Coronavirus, d'altro canto, avevano previsto molteplici proroghe tanto dei versamenti delle imposte dirette - secondo acconto Ires e Irpef - quanto dei versamento in materia di IVA - acconto IVA 2021 - creando così un vero e proprio ingorgo fiscale lungo tutto il 2021, tra scadenze prorogate dai precedenti decreti e scadenze ordinarie di periodo. Nel solo mese di marzo scorso, per esempio, si sono registrati ben 127 appuntamenti con il fisco per i contribuenti. La babele di versamenti risultante dalla somma di quelli ordinari e quelli prorogati ha costretto e sta costringendo molte aziende e lavoratori autonomi, alcuni ancora chiusi, a far fronte a una ormai non più gestibile crisi di liquidità, con conseguenti rischi di chiusura, di crisi finanziaria o forte ridimensionamento delle attività. Ciò che si poteva fare nell'immediato e che Fratelli d'Italia ha proposto in tutte le sedi, anche attraverso la presentazione di precisi emendamenti al Senato, era prevedere un doppio binario per le scadenze del 2020-2021, al fine di evitare l'accavallamento delle stesse e non vessare in maniera eccessiva i contribuenti in piena crisi di liquidità. In sostanza, si tratterebbe di impostare, per coloro che hanno obiettive situazioni di difficoltà finanziaria, un vero e proprio piano di rientro del debito fiscale pregresso che metta i contribuenti nella condizione di gestire al meglio i propri flussi di cassa in un periodo in cui l'uscita dalla crisi sanitaria non è ancora attuata, con le conseguenze in termini di chiusure, cali di fatturato e quant'altro.

Un intervento incisivo, strutturale e fattibile, quello, sì, di vero e reale sostegno alle imprese e alle partite IVA. Un passaggio sul meccanismo applicativo MOA e la dimensione dei ristori. Innanzitutto, un'ulteriore notazione critica può riguardare la dimensione dei sostegni; infatti, se, per un verso, la normativa è stata ricondotta a criteri di maggiore razionalità, eliminazione dei codici Ateco, meccanismo di costruzione dei ristori di maggiore facilità applicativa, per l'altro verso, l'importo degli stessi è certamente irrisorio. I dati che emergono sono non in linea con le reali esigenze di imprese e lavoratori autonomi nell'ottica di una continuità aziendale. Se per una perdita di 40 mila euro di fatturato, sono destinati solo 2.000 euro abbiamo certamente un problema. Possiamo avvertire il senso di un intervento non di prospettiva, ma di micro-assistenzialismo, in perfetta e in triste linea di continuità con la fallimentare politica economica messa in campo dal Governo “Conte 2”. Insomma, ancora una volta, si utilizzano male le risorse, anzi si rischia di buttarle via senza alcun reale beneficio per l'economia del Paese. Per di più, il criterio del fatturato - peraltro, tale termine è atecnico, si dovrebbe, più propriamente, parlare di volume d'affari - appare illogico, nel senso che non tiene in adeguata considerazione la reale perdita conseguita dalle realtà economiche; andrebbe utilizzato un modello di determinazione diverso, ben più adeguato, che tenga conto delle reali redditività. Si tratta di dati che l'amministrazione finanziaria ben conosce perché già li utilizza allo scopo di effettuare gli accertamenti. Si dovrebbe utilizzare questi stessi dati per attribuire i ristori, pari alla perdita di reddito ricostruita sul reddito medio riferito al periodo ante pandemia, al netto delle imposte da pagare. Quindi, si tratterebbe di restituire quanto le stesse avrebbero introitato in assenza della crisi pandemica. E le risorse? Come sempre è questione di scelte e, in questa prospettiva, su cui tornerò in seguito, Fratelli d'Italia aveva proposto di utilizzare maggiori risorse con normative che non sono state poi prese in considerazione.

Favorire l'adempimento fiscale di massa, altro tema. Come accennato in sede di insediamento del nuovo Governo, si è annunciata una complessa riforma del sistema fiscale, da realizzarsi anche attraverso l'istituzione di un'apposita Commissione; ad oggi, non vi è traccia dell'istituzione della Commissione ed abbiamo seri dubbi circa la nascita di un'organica e tempestiva riforma, vista anche la composizione della maggioranza di Governo ma, di fatto, finora ha visto la luce esclusivamente lo pseudo-condono, che certamente non avrà un reale impatto sull'economia, sulla ripresa della Nazione. È un illogico saldo e stralcio applicabile solo da alcuni contribuenti, come abbiamo visto, per carichi di importo ridotto. Come detto, invece, è necessario un intervento globale che si occupi di tutti i diversi livelli del rapporto con il contribuente perché, prima di ricevere una cartella, ci sono tante situazioni che la versione attuale della norma non è minimamente in grado di intercettare; che non preveda automatici saldi e stralci la normativa, ma una rivisitazione intelligente, organizzata e sistematica delle situazioni pregresse fatta, però, sulla base degli istituti già esistenti ma potenziati alla luce della condizione attuale, per molti aspetti assimilabile a una vera e propria guerra. Come farla? L'idea è quella di promuovere un'ampia campagna di pacificazione fiscale che abbracci ogni tipo di atto impositivo ed esattivo, dagli avvisi bonari fino alle cartelle esattoriali, finalizzata a un adempimento spontaneo di massa. Sullo sfondo ci dovrà essere, prima o poi, quella riforma complessiva di cui parlava il Premier nel suo insediamento che dovrà riguardare tutti i comparti impositivi e, non ultima, la fase anche del contenzioso fiscale, che nel Recovery non abbiamo avuto modo di apprezzare. È opportuno un provvedimento che non faccia riferimento a logiche forfettarie e condonistiche, ma una compliance, una conformità, un'adesione spontanea agevolata, che utilizzi gli ordinari strumenti deflattivi già a disposizione: il ravvedimento operoso, l'accertamento con adesione e conciliazione giudiziale. In particolare, potrebbe essere concepito un provvedimento che disponga la disapplicazione integrale per legge delle sanzioni e l'eliminazione degli interessi per tutti gli atti di adempimento fiscale e gli accordi con l'Agenzia delle entrate attuati, per esempio, entro il 31 dicembre 2022, per tutte le contestazioni precedenti il 31 dicembre 2019 e prima della crisi COVID. In sostanza, si tratterebbe di incentivare, per un ristretto lasso di tempo, la sottoscrizione di accordi con il fisco, con disapplicazione di sanzioni e interessi. In questo modo si riuscirebbe a deflazionare tutto il contenzioso che, per inciso, non ha accennato a diminuire neppure durante la crisi innescata dal COVID. Dall'altra parte, per poter favorire l'adesione massiccia a tale ipotesi di chiusura delle pendenze tributarie potrà essere opportuno dilazionare nel tempo le scadenze dei pagamenti di imposte ordinarie, sempre senza aggravio di interessi. Per esempio, potrà agevolare l'utilizzo di tali modalità deflattive anche l'impiego della compensazione, in sede di versamenti, dei crediti tributari vantati verso l'erario, senza limitazioni dell'importo compensabile; attualmente, la limitazione è stata portata a un milione. A questo ravvedimento di massa si dovrebbe accompagnare, poi, un discarico di tutte le partite accumulate nel magazzino dell'Agenzia delle entrate, che tenga conto delle quote inesigibili. Si è parlato, come dicevo, di 980 miliardi di euro di crediti che non esistono. Perché, allora, non far partire una due diligence? Una dovuta diligenza analitica e circostanziata su queste somme, come fatto da tutte le società di capitali nel momento in cui devono valutare i propri crediti, con una rivisitazione delle quote inesigibili e, ove il numero delle pratiche non lo consentisse, una legge con parametri giuridici in presenza dei quali il credito viene stralciato in modo automatico in quanto considerato irrecuperabile. La logica di fondo è comunque di ripulire gli archivi dello Stato dalle liti attuali, potenziali e delle partite inesigibili, nella logica di un utilizzo più intenso delle norme già a disposizione, nel rapporto fisco-contribuente.

In linea con quanto finora espresso, Fratelli d'Italia ha presentato al Senato una serie di emendamenti al “decreto Sostegni”; 470 emendamenti, che puntualmente non sono stati presi in considerazione, né tantomeno approvati e che certamente non troveranno spazio neppure, temo, nella lettura alla Camera. In particolare, per esempio, la ristrutturazione del debito fiscale: salvaguardare le casse dello Stato e permettere ai contribuenti di saldare i propri debiti con il fisco per poter ripartire. Le esperienze maturate nel recente passato hanno dimostrato, infatti, che la cancellazione delle sanzioni solo per i contribuenti a cui è giunta la cartella esattoriale ha determinato non poche iniquità; sono risultati diversamente trattati i contribuenti residenti nelle regioni la cui riscossione è stata più o meno veloce rispetto alle altre aree della Nazione. È necessario sottolineare che, ad oggi, i reali effetti della crisi economica non si sono ancora manifestati e in futuro finiranno con il penalizzare anche coloro che fino a questo momento sono riusciti a gestire le proprie attività, ma che appunto in futuro potrebbero entrare in crisi, anche in virtù del debito fiscale pregresso, accumulato negli anni passati, e che vanno sostenuti in questo momento.

Non mi soffermerò sul fatto che i ristori devono essere commisurati ai costi fissi; abbiamo presentato già proposte di legge a firma del collega Zucconi, abbiamo presentato emendamenti. I costi fissi sono il parametro corretto per poter valutare i sostegni. Sottolineo, al proposito, il credito d'imposta sulle locazioni; considerando che l'intervento minimo sui costi fissi dovrebbe riguardare almeno le locazioni, è stato presentato un emendamento per riconoscere alle imprese, di tutti i settori produttivi, il credito d'imposta del 60 per cento previsto dal “decreto Rilancio”, anche per i mesi da gennaio ad aprile. Ma non solo, non sono mancate le proposte per il sostegno al settore turistico - sono tutte proposte di Fratelli d'Italia, non accolte -, estensione, per esempio, dell'esenzione dal pagamento dell'IMU per le strutture ricettive, anche per il secondo semestre 2021; per le imprese turistiche e agenzie di viaggio la proroga fino al 31 dicembre del credito d'imposta per i canoni di locazione. Ancora, proposte - interessanti ed importanti - in tema di locazione degli immobili. La prima, proponeva l'estensione dei regimi facoltativi della cedolare secca e del canone concordato anche agli immobili ad uso commerciale per il sostegno a imprese, persone giuridiche, liberi professionisti o titolari di partita IVA. La seconda proposta, importantissima, concerne il criterio della tassazione per cassa dei canoni di locazione, cioè la non tassabilità dei canoni non percepiti dai proprietari; l'emendamento specifico di Fratelli d'Italia non è stato accolto, ma è stato approvato un emendamento simile presentato dalla maggioranza. Volevo sottolineare, tra gli emendamenti non accolti dal Governo e presentati al “decreto Sostegni” al Senato, una misura che mi sta molto a cuore, relativa all'agevolazione del credito d'imposta sugli investimenti per le aree del cratere del sisma 2016.

Si tratta delle zone delle Marche, territorio dal quale provengo, ma anche dell'Umbria e del Lazio. Lo abbiamo chiesto ripetutamente, noi di Fratelli d'Italia, attraverso un ordine del giorno a mia prima firma, ottenendo l'impegno del Governo alla proroga dell'agevolazione; agevolazione che l'area del cratere ha visto solo fino al 31/12/2020, per un solo anno, anno tra l'altro della pandemia, e non proprio tale da prevedere e realizzare investimenti. È una misura importante, una misura decisiva per la ripresa economica di questi territori, colpiti, prima della pandemia, dalla crisi economica e dal terremoto.

Vede, Presidente, vede sottosegretario, noi abbiamo proposto e difeso l'emendamento, abbiamo atteso le determinazioni del Governo, abbiamo chiesto poi di porre il sisma tra le priorità del Governo nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ma l'emendamento sul credito d'imposta non è stato approvato e la ricostruzione post sisma è sparita dagli interventi sul Recovery. Vede, sottosegretario, la “zona rossa” delle nostre città e dei nostri borghi terremotati non si spegne, non scompare con un DPCM, ma rimane viva, anzi rimane di rosso vivo a ricordare ciò che abbiamo perso in termini economici, strutturali, patrimoniali certo, ma soprattutto di vite umane. E noi di Fratelli d'Italia siamo qui anche a ricordare questo e io sono qui a ricordare questo, ne sento il dovere.

Mi avvio a concludere. In generale possiamo affermare che il “decreto Sostegni” segue la linea tracciata dai provvedimenti del Governo Conte e non evidenziamo nessuna discontinuità rispetto al passato. Possiamo evidenziare che le rare introduzioni in tema fiscale peccano notevolmente in incisività e in razionalità, non mirando al sostegno della liquidità delle imprese - tema oggi all'ordine del giorno -, restando su rigide posizioni che non favoriscono l'adesione del contribuente in un rapporto più equilibrato cittadino-amministrazione finanziaria. Ed è proprio nell'ottica di un riequilibrio dei rapporti tra fisco e contribuente che Fratelli d'Italia pone le basi di quella che sarà, prima o poi, la riforma del fisco, di cui si discute, ma che ancora stenta a prendere il via, che l'Esecutivo, a nostro parere non senza fatica, intende comunque intraprendere e che deve improntarsi a nostro avviso a criteri di equità, in particolar modo orizzontale, per la riduzione delle diseguaglianze, e ai criteri della semplificazione del sistema anche attraverso la nota tassazione piatta, alla riduzione complessiva del carico fiscale e all'attenzione all'unità impositiva basata sulla famiglia, a tutela della natalità, tema che sta molto a cuore a noi di Fratelli d'Italia.

Non abbiamo visto - e non vediamo - discontinuità rispetto al passato, dunque, nel “decreto Sostegni” ora in esame. Il Governo ha dichiarato di essersi mosso nell'ambito dei 32 miliardi di scostamento di bilancio, già approvato e che non si poteva fare di più, ma - come sempre - è questione di priorità.

Fratelli d'Italia, con Giorgia Meloni, lo aveva fatto presente in un'ottica costruttiva al Presidente Draghi - la nostra è un'opposizione costruttiva: quelle che ho portato oggi sono proposte e non solo critiche - e il miliardo stanziato per il reddito di cittadinanza avrebbe potuto essere destinato per sostenere il mondo produttivo, per aumentare l'entità dei ristori, perché senza imprese non ci sarà mai lavoro; come anche quei quasi 5 miliardi previsti per il cashback per il biennio 2021-2022, reperendo in questo modo un miliardo, 5 miliardi, quindi sei miliardi; e consideriamo che l'attuale stanziamento destinato ai ristori alle imprese è di soli 11 miliardi, quindi l'avremmo potuto incrementare di più del 50 per cento: è questione di scelte.

Fratelli d'Italia pertanto è, come sempre, presente con la sua critica, con le sue proposte, ma soprattutto con una visione, che attraverso la propria azione di posizione costruttiva, mette a disposizione del Parlamento e dell'Italia tutta, come contributo concreto per la ripresa della nostra Nazione. E con questo - mi permetto di dire - restituiamo comunque agli italiani la loro libertà, perché solo attraverso la libertà di lavorare, di muoversi, di spostarsi e di esprimersi potremo affrontare, sostenere e lanciare la rinascita che certamente questa nostra Italia merita (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Frassinetti. Ne ha facoltà.

PAOLA FRASSINETTI (FDI). Presidente, colleghi, membro del Governo, il “decreto Sostegni” che oggi arriva all'attenzione dell'Aula della Camera, dopo un lungo iter al Senato, sappiamo che ha utilizzato i circa 32 miliardi di scostamento di bilancio, autorizzato dal Parlamento il 20 gennaio scorso. È suddiviso in 5 titoli: abbiamo le imprese, l'economia, il lavoro, la sicurezza e la salute e gli enti territoriali, quindi problematiche molto importanti.

Riflettiamo, per iniziare da un dato positivo, sul fatto che finalmente sia stata superata la logica dei codici Ateco, che era stata seguita nei “decreti Ristori” dei precedenti Governi per determinare le attività che avevano diritto agli indennizzi. Fratelli d'Italia da sempre ha perorato questa battaglia del superamento dei codici Ateco.

Un'altra novità è quella che esiste un indennizzo a fondo perduto, destinato alle imprese, alle partite IVA, ai lavoratori autonomi: si ammettono tra i beneficiari finalmente anche i professionisti iscritti agli ordini professionali, anche quelli esclusi dai decreti precedenti. Il contributo - qui arriva già un punto un pochino più critico - spetta a condizione che l'ammontare medio mensile del fatturato e dei corrispettivi dell'anno 2020 sia inferiore almeno del 30 per cento all'ammontare medio mensile del fatturato e dei corrispettivi dell'anno 2019. Quindi, comunque, noi subito evidenziamo il fatto che questo decreto non risolva le questioni veramente gravi, a cui devono far fronte le categorie più colpite. Oltretutto, il tempo passa, quindi quello che noi potevamo dedurre nei decreti del Governo precedente ora ha una valenza diversa, perché il tempo che passa, con le imprese, le piccole imprese e i professionisti che devono sostenere costi fissi, è naturalmente un dato aggravante che noi non possiamo non sottolineare.

Vorrei ora soffermarmi su un punto molto importante che mi sta particolarmente a cuore, che è quello delle misure di sostegno ai comuni a vocazione montana appartenenti ai comprensori sciistici: è stato indubbiamente previsto un fondo di 700 milioni per il 2021 e 49 milioni per i maestri di sci. Calcoliamo che questa categoria è stata molto penalizzata e non lavora da due stagioni e quindi non saranno sicuramente sufficienti questi fondi, questo si dice nelle zone di montagna, a partire dalla nostra Valtellina, per passare alla Valle d'Aosta, che è una terra che amo particolarmente e da dove nasce un grido di dolore. Sostengono, loro, che il danno socio-economico dovuto alla mancata apertura degli impianti a fune, con la perdita degli indotti diretti e indiretti, ha influito tantissimo per esempio sul panorama lavorativo valdostano e quindi i criteri di questo “decreto Sostegni”, che sono fondati sul differenziale del fatturato tra il 2019 e il 2020, hanno escluso moltissime attività - quella di somministrazione, quella ricettiva, gli agenti di commercio e le aziende - dall'accesso a questi fondi che erano stati stanziati.

Ricordiamoci anche che, lo scorso 8 marzo 2020, data del primo lockdown, la stagione invernale era una delle migliori di sempre - perché poi alla fine, la situazione purtroppo, quando esiste un problema, molte volte viene aggravata dalla sorte e in questo caso è stato così - quindi i risultati erano nettamente superiori, per esempio, a quelli dell'anno precedente. Dal punto di vista dell'economia individuale e familiare, i costi sono diventati insostenibili e riaprire diventa una necessità inderogabile, pertanto vanno garantiti i sostegni economici a fondo perduto alle aziende, ai professionisti, all'attività alberghiera e di somministrazione, alle palestre e a tutto l'indotto interessato da queste chiusure.

Tornando ora a una visione generale che sicuramente è già stata portata avanti dai miei colleghi in quest'Aula, non si può non sottolineare che noi ci saremmo aspettati un intervento di ben altro tenore a favore del tessuto produttivo e anche che ci saremmo aspettati tutt'altro tipo di sostegno per le categorie colpite. Constatiamo, invece, una certa inadeguatezza e l'esiguità di questi indennizzi.

Non è accettabile che davanti a un calo così drastico del fatturato siano concessi contributi che, nel migliore dei casi, coprono appena il 5 per cento della perdita registrata nel 2020 rispetto all'anno precedente. Noi ribadiamo - e non finiremo mai di ribadirlo - che sarebbe stato necessario intervenire sui costi fissi. Sembra una banalità, ma una banalità non è perché ogni giorno le aziende, i professionisti, le partite IVA e gli autonomi si devono confrontare con questo problema, cioè far fronte ai costi fissi che gravano sulle imprese e che diventano insostenibili, sia per il calo del fatturato e sia, come dicevo prima, per il tempo che passa e che indubbiamente aggrava la situazione sempre di più. Non è stato fatto nulla in tal senso, se si esclude un intervento sulle bollette elettriche e sul canone RAI - che è stata anche una proposta di Fratelli d'Italia - ma è un po' poco secondo noi. Dobbiamo anche evidenziare, purtroppo, che è terminato il credito d'imposta del 60 per cento sui canoni di locazione degli immobili, che comunque era una boccata d'ossigeno per tante imprese.

Qualche miglioramento è stato effettuato, anche grazie ai nostri emendamenti al Senato, alla nostra attività emendativa dei colleghi senatori. Penso, per esempio, alla proposta relativa alla sospensione dei termini per gli adempimenti dei professionisti in caso di malattia, che va a sollevare una categoria che dall'inizio della pandemia è in sofferenza, perché il professionista oltre ai costi fissi ha anche la problematica di un lavoro che cala, proprio perché le persone, non circolando il denaro, non hanno la possibilità di rivolgersi al professionista. Oppure, penso all'esenzione totale del canone RAI - altra nostra proposta - per le strutture ricettive. Abbiamo, poi, proposto emendamenti per favorire le piccole e medie imprese, ristori e credito d'imposta sugli immobili. Qui sono stati poi presentati e accolti degli ordini del giorno, anche relativamente all'unificazione degli anni fiscali 2020 e 2021 per le imprese che hanno dovuto sostenere il calo di fatturato.

Quindi, Fratelli d'Italia ha effettuato questa azione emendativa; purtroppo i tantissimi emendamenti presentati sono stati quasi tutti rigettati. Noi, quindi, anche per questo lamentiamo una mancanza di discontinuità con il Governo precedente, una discontinuità rispetto al passato che si può esplicitare in un provvedimento, che è un po' simbolo. cioè lo stanziamento di 1 miliardo di risorse aggiuntive per il reddito di cittadinanza. Questo è un po' il simbolo della continuità tra un Governo e l'altro. C'è un'insistenza nel voler continuare con questo strumento, totalmente fallito, del reddito di cittadinanza e, pertanto, noi con questo crediamo veramente che non sia difficile smascherare la continuità tra i due Governi: erano irrisori i ristori del Governo Conte e, naturalmente, il perdurare di questa emergenza sanitaria ha reso ancor più difficoltose le condizioni del mondo produttivo.

Passo ora a un argomento di mia competenza, quello della scuola, non molto trattato in questo provvedimento. All'articolo 31, nel titolo quinto (Altre disposizioni urgenti) si parla proprio di misure per favorire l'attività didattica e per il recupero delle competenze e della socialità delle studentesse e degli studenti nell'emergenza da COVID. Qui vediamo che sono stati stanziati 150 milioni di euro per l'anno 2021 proprio per l'acquisto di depuratori d'aria. Questo è per noi importante perché in una mozione che è stata discussa, anzi due mozioni, una di maggioranza e una di opposizione, sulla riapertura delle scuole, si faceva proprio riferimento all'importanza di seguire il modello Marche, dove il presidente Acquaroli ha voluto dotare le scuole di questi sistemi da areazione; indubbiamente ci sono dei fondi per questo. Altro tema trattato e votato all'unanimità in quest'Aula per la riapertura delle scuole, riguarda l'importanza del tracciamento e dei test diagnostici alla popolazione scolastica. Questi sono due punti importanti, ma ci sono altri tre punti tre - tre emendamenti presentati al Senato - che Fratelli d'Italia ha voluto presentare proprio per la loro importanza: uno riguarda la mobilità dei docenti e dei dirigenti scolastici; l'altro riguarda il sostegno alle scuole paritarie; il terzo, la continuità didattica degli insegnanti di sostegno.

Partendo dal primo, indubbiamente, con la pandemia è assurdo che ci sia questa mobilità, nel senso che il vincolo quinquennale obbliga i docenti a stare nel luogo dove gli è stata assegnata la cattedra, ma senza dargli la possibilità di avvicinarsi alla loro famiglia e di ricongiungersi con essa; quindi gli spostamenti, naturalmente, sono sempre più intensificati, sia gli spostamenti dei docenti, ma anche dei dirigenti scolastici vincitori del concorso 2017 e collocati fuori regione. Quindi, la ratio dei nostri emendamenti era quella di superare questa norma assurda del vincolo quinquennale, che oltretutto lede il diritto al ricongiungimento con le famiglie. Con l'eliminazione di questa norma ci sarebbe stata una riduzione consistente degli spostamenti, ma questo emendamento non è stato accolto.

Come anche non è stato accolto l'emendamento che riguarda gli insegnanti di sostegno e la tutela della loro continuità didattica, indispensabile per assicurare una piena inclusione degli alunni con disabilità. Non è molto difficile spiegare che gli alunni con disabilità hanno bisogno di avere lo stesso insegnante per poter accelerare il fenomeno dell'inclusione, ma anche per potersi trovare a proprio agio e avere un filo di conduzione e di apprendimento che li possa rendere sempre più attivi nella vita scolastica; invece anche questo emendamento è stato respinto. Un ultimo punto, ma non certo per importanza, riguarda le scuole paritarie: ma è possibile che non ci siano sostegni per le scuole paritarie? Ormai si sa da anni che il sistema di istruzione pubblico è formato da scuole statali e da scuole paritarie. Noi invece constatiamo, purtroppo, che in questo decreto non ci sono fondi per le scuole paritarie, che oltretutto hanno dovuto affrontare in questo periodo di pandemia gravissime difficoltà; molte scuole paritarie hanno chiuso e molte naturalmente sono in difficoltà. È evidente che, soprattutto per quanto riguarda le scuole dell'infanzia, in alcuni comuni le scuole paritarie sono le uniche che coprono la possibilità per i genitori di mandare i bambini a scuola, dando anche alle scuole statali un grande respiro di sollievo. Per questo, si chiede di incentivare i patti comunitari tra scuole statali e scuole paritarie, ma in questo decreto non c'è neanche un euro per le scuole paritarie. Ora mi accorgo che, per fortuna, i miei colleghi della Commissione Cultura della maggioranza - tutti - hanno voluto segnalare questa cosa. Però, insomma, se sono al Governo, mi stupisco anche che se tutti sono d'accordo per dare soldi alle paritarie, le paritarie ancora non abbiano avuto questi fondi, che noi abbiamo richiesto, come abbiamo fatto in tutti i decreti, anche nel Governo precedente. Riteniamo che le scuole paritarie insieme alle statali debbano formare il nostro sistema educativo e non ci possano essere discriminazioni, quindi troviamo molto discriminatorio che in questo decreto non siano stati previsti fondi per questo tipo di scuola.

Vado a concludere. Come ho già ribadito in precedenza, questo decreto ha troppi punti di continuità con il Governo precedente, per poter essere accolto con favore da Fratelli d'Italia. Poi, la dimostrazione che la montagna ha partorito il topolino, è data dal fatto che tutti stanno caricando aspettative e speranze nel “decreto Sostegni-bis”; ciò significa che non è stato esauriente, non è stato incisivo, non è stato risolutivo questo provvedimento. Questo non è un bel segnale, in un momento dove la rapidità dei lavori parlamentari e la semplificazione dovrebbero servire per far andare avanti la Nazione, per disincagliarla, per salvare le imprese e i lavoratori che stanno lottando contro il tempo per riuscire a sopravvivere.

Con questa riflessione concludo il mio intervento, sperando che si possano sbloccare certe situazioni che noi abbiamo segnalato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Ferro. Ne ha facoltà.

WANDA FERRO (FDI). Grazie Presidente. Colleghi, signori del Governo, Fratelli d'Italia viene comunemente accusata di restare all'opposizione per mantenere una posizione facile, libera da responsabilità, in modo da poter far crescere così i propri consensi tra i cittadini. Eppure, se i sondaggi premiano chi, con coerenza, continua a dirvi che questa che state percorrendo è la strada sbagliata e, soprattutto, inadeguata e insufficiente, dovreste interrogarvi sulla distanza tra le vostre scelte e i bisogni dell'Italia reale, di chi ha investito tutto nel proprio lavoro, nella propria competenza, nel proprio coraggio e oggi è messo con le spalle al muro da un Governo che impone decisioni pesanti, decisioni gravissime, restrizioni che incidono sulla libertà dei cittadini e sulla libertà delle imprese, senza avere a supporto valide argomentazioni scientifiche e, soprattutto, a oltre un anno dall'inizio di questa pandemia. Oramai - lo abbiamo detto più volte - il grande tema del COVID, con tutti i suoi riflessi sanitari ed economici, non può più essere trattato come un'emergenza ma come qualcosa con cui il mondo intero deve convivere; soprattutto, lo si deve fare con una condizione strutturale e non più drammatica, come chi conosce il problema. L'Italia, tra le prime Nazioni occidentali a fare i conti con il Coronavirus, rimane certamente la Nazione più indietro, sia sul fronte sanitario sia su quello della ripresa economica. Dopo un anno di chiusure, dopo un anno di limitazioni, dopo le ulteriori restrizioni imposte dal Governo, con le ovvie conseguenze in termini di fatturato perso, ci saremmo aspettati un intervento di tutt'altro tenore in favore soprattutto del tessuto produttivo. Soprattutto, si sarebbero aspettati tutt'altro sostegno gli imprenditori, i lavoratori autonomi, le partite IVA, categorie che hanno pagato e stanno pagando un prezzo alto, soprattutto rispetto alle conseguenze dell'emergenza sanitaria.

Fratelli d'Italia, come ha sempre fatto in precedenza con i contributi in favore delle imprese previsti dai “decreti Rilancio”, dal “decreto Ristori” del Governo Conte, non può non sottolineare l'inadeguatezza e l'esiguità degli indennizzi previsti dal “decreto Sostegni” del Governo guidato da Mario Draghi, che ha addirittura aggravato le restrizioni rispetto al precedente Governo. Vede, Presidente, ogni giorno, guardando il TG, ascoltiamo il mantra recitato dagli esponenti della maggioranza: “Accelerare la campagna vaccinale, accelerare le riaperture”. Sembra quasi che il Governo abbia in animo la volontà propria, in qualche modo, di non volere soprattutto ascoltare e di essere sordo alle richieste di chi l'ha fatto nascere e di chi, in qualche modo, lo sostiene. La ripartenza è sempre dietro l'angolo a sentire questa maggioranza, ma quest'angolo è sempre un passo più distante e, soprattutto nei provvedimenti del Governo, questa ripartenza è sempre una promessa: “Resistete un po', aspettate un po'”. Ma per questa resistenza ormai io credo che non ci siano più forze. Interi settori sono allo stremo, gli slogan restano slogan e in Aula arrivano solo le mozioni di Fratelli d'Italia puntualmente bocciate dalla maggioranza che, con il suo 95 per cento di parlamentari, diventa insofferente alla nostra voce, piccola in quest'Aula ma che rappresenta il grido di milioni di italiani. Sono loro che dovreste ascoltare! Noi, da forza responsabile, come abbiamo sempre dichiarato, e come unica opposizione, vogliamo difendere i diritti degli italiani, le libertà che da più di un anno vengono calpestate. Chiudete in casa gli italiani, volete decidere della vita delle famiglie, chiudete le attività, mettendo a rischio milioni di posti di lavoro, e le abbandonate a se stesse. Continuate con questo assurdo e illegittimo coprifuoco, che non serve a nulla nella prevenzione del contagio. Lo dicono gli scienziati e con questo, soprattutto attraverso una scelta che perdura nel tempo, si devasta un'intera economia. Impedite ai locali di lavorare, rinchiudete i cittadini in un guscio e state dando un colpo devastante al turismo: chi volete che prenoti una vacanza in Italia, con il rischio di dover passare le proprie serate al chiuso di una stanza d'albergo? Provvedimenti assurdi, come la scelta di imporre le mascherine all'aperto anche dopo che gli esperti hanno detto che non serve a nulla. Avete costretto gli italiani a un regime di terrore, a un regime di angoscia, cominciato con le conferenze stampa, più volte a reti unificate, del precedente Governo e, quindi, dell'ex Presidente Conte. Questa strategia è stata rivelata in qualche modo dal Ministro Speranza, attraverso quel libro fantasma, che è stato impossibile leggere, in cui parla della possibilità di costruire un'egemonia culturale su nuove basi, parla del post-COVID come di un'opportunità unica per radicare una nuova idea di sinistra. Signori, è il comunismo nato nella pandemia: la lotta alla libera impresa, la logica del non produrre perché tanto c'è lo Stato a occuparsi dei bisogni. Non conta se sei più bravo, non conta se hai un'idea vincente; chiudi e lo Stato si occupa di te. Sopravvivi con i ristori!

Lo Stato mi pare che, fino ad oggi, non abbia dato quello che ha promesso ai tanti operatori. Non si produce ricchezza e si distribuisce povertà. Soprattutto, il comunismo è un comunismo con Netflix sul divano, il ristoro ad uno ad uno, il reddito di cittadinanza ad un altro piuttosto che aspettare che l'onda passi e che la gente, con la propria depressione e il proprio languire nella solitudine e nella mancanza di stimoli, si abitui a vedersi sottratti le libertà e soprattutto i diritti, come il diritto di scegliere da chi essere governati. No, signori! C'è un'Italia che non si rassegna, che non vuole stare sul divano e che vuole affrontare il suo tempo con le sue difficoltà e con i suoi rischi e che vuole soprattutto mettersi in gioco: un'Italia che vuole vivere. Invece, continuate con misure restrittive che non danno alcun risultato e a parlare è l'elevatissimo tasso di decessi. In un anno, non avete fatto nulla per evitare i contagi nei mezzi di trasporto pubblici. Date la colpa alla movida, ai ristoranti, alle palestre, ai matrimoni, a tutto ciò che è gioia, che è vita. Volete un Paese in ginocchio, depresso, spaventato e sempre più povero, che deve continuare a mantenersi con i sussidi e non con il lavoro.

Abbiamo la speranza di un'accelerazione sul piano vaccinale, che certamente ha avuto una svolta con l'arrivo del generale Figliuolo, che non finiremo certamente mai di ringraziare per il suo lavoro. Diamo atto al Presidente Draghi della provvidenziale decisione di rimuovere l'onnicommissario Arcuri ma paghiamo ancora, purtroppo, l'errore di impostazione iniziale, la scelta di non assumere una responsabilità centrale nel piano vaccinale e di delegare l'organizzazione alle regioni, su cui si è pensato di far ricadere fin dall'inizio tutte le colpe delle varie inefficienze. Oggi, quella scelta si ripercuote nel caos della scelta dei vaccini, delle priorità e in problemi pratici come, ad esempio, la possibilità di far somministrare in un'altra regione il richiamo a un cittadino che vuole andare in vacanza. Nel “decreto Sostegni” ci sono dei passi in avanti e il primo fra tutti è il superamento dei codici Ateco, utilizzati dai “decreti Ristori”, come richiesto, sin dal primo momento, dal gruppo di Fratelli d'Italia. Lo stesso vale per l'ampliamento della platea dei beneficiari ai professionisti e ai lavoratori autonomi. Resta il fatto inaccettabile che, davanti a drastici cali di fatturato, siano concessi contributi che, nel migliore dei casi, coprono appena il 5 per cento della perdita registrata nel 2020 rispetto all'anno precedente. Briciole, briciole per chi ha investito tutto nella propria attività! Erano irrisori i ristori del Governo precedente, del Governo Conte, e sono irrisori i ristori dell'attuale Governo Draghi, a maggior ragione considerando che il perdurare dell'emergenza sanitaria colpisce sempre di più l'economia reale e aumenta le difficoltà nel mondo produttivo.

Non è così che si può scongiurare il rischio, sempre più concreto, che migliaia e migliaia di imprese e partite IVA siano costrette a chiudere per sempre. Abbiamo sostenuto la necessità di intervenire sui costi fissi che gravano sulle imprese, che sono insostenibili a fronte del crollo del fatturato registrato, ma nulla è stato fatto in tal senso, e anche in altre occasioni alle quali, spesso, abbiamo dato la nostra attenzione e, soprattutto, il nostro contributo. Pensiamo, per esempio, che l'unica cosa fatta - forse qualche piccolo intervento - è sulle bollette elettriche, sul canone RAI, come proposto sempre dal gruppo di Fratelli d'Italia. Anzi, rispetto all'anno scorso, è terminato per quasi tutti i settori produttivi anche il credito d'imposta del 60 per cento sui canoni di locazione degli immobili utilizzati dalle attività di impresa.

In tema di locazioni, accogliamo positivamente il fatto che, con un emendamento al decreto, sia stata prevista la non tassabilità dei canoni di locazione non percepiti dal proprietario dell'immobile locato, come da tempo chiedevamo a gran voce e proposto soprattutto anche in relazione, da parte del nostro gruppo, al “decreto Sostegni”.

In sostanza, il “decreto Sostegni” segue la linea tracciata dai provvedimenti del Governo Conte, con la stessa continuità, senza mai discostarsi dal pregresso rispetto a quel passato che, in qualche modo, attiene a misure economiche inefficaci e inefficienti: indennizzi che certamente non possono essere sufficienti per le imprese e per le partite IVA, proroga della cassa integrazione e blocco dei licenziamenti, indennizzi una tantum per i lavoratori stagionali atipici; la gran parte delle misure sono, in fondo, proroghe o rifinanziamenti di misure adottate dal precedente Esecutivo. Basti pensare allo stanziamento di 1 miliardo di risorse aggiuntive per il reddito di cittadinanza, senza prevedere i correttivi che impediscano quello che, soprattutto, nel Mezzogiorno d'Italia - e io vengo dalla Calabria -, abbiamo registrato puntualmente: che il sussidio finisca, spesso e volentieri, nelle mani e nelle tasche dei mafiosi, spacciatori e delinquenti, senza creare lavoro, se non nero, se non quello dei navigator, 1 miliardo di euro aggiuntivo per il reddito di cittadinanza, 5 miliardi di euro previsti per il cashback e la lotteria degli scontrini: un piccolo tesoro che certamente avrebbe potuto aumentare di oltre il 50 per cento l'attuale stanziamento destinato ai ristori e che avrebbe consentito di dare una boccata d'ossigeno ad imprese e partite IVA, per aiutarle a sopportare la crisi e, soprattutto, a preparare una ripartenza.

Non è, sottosegretario, la pandemia che determina alcune scelte da parte della classe politica e di un Esecutivo che dovrebbe supportare e aiutare i tanti operatori ma, soprattutto, non è la pandemia, sono le scelte del Governo a decidere la vita dei cittadini e a scrivere il futuro della Nazione. Le imprese chiedono soltanto di poter lavorare e ne hanno, credo, il diritto, lo ripetiamo da mesi, il Governo non può più imporre chiusure delle varie attività, deve dare protocolli di sicurezza e controllare che questi protocolli vengano rispettati.

Noi sosterremo soltanto le scelte che sono figlie del coraggio, il coraggio di poter dimostrare che c'è un tessuto economico che rappresenta, nella nostra Nazione, un pilastro fondamentale di occupazione, di lavoro e di libertà. Noi sosterremo, dicevo, quelle scelte che sono figlie del coraggio, di quel coraggio che, forse, a questo Esecutivo spesso e volentieri manca per adempiere agli impegni con i tanti cittadini assunti e poi dimenticati o chiusi in un cassetto e, soprattutto, noi saremo attenti, vigili e sosterremo le scelte che guardano al futuro, quelle scelte che hanno una progettualità, una visione e diremo sempre e comunque “no” alle limitazioni delle libertà imposte con la paura.

Nel nostro Paese, queste libertà sono costate: sono costate ai lavoratori, sono costate sacrifici a chi ci ha preceduto. Io credo che oggi pensare che siano soltanto dei dati acquisiti e non figli di quelle che io amo definire le rivoluzioni senza odio né sangue, rappresenti la pagina più buia di questa nostra Repubblica.

Noi, come Fratelli d'Italia, abbiamo certamente rispetto per il dolore di chi ha perso una persona cara, abbiamo profonda gratitudine nei confronti dei medici, degli operatori sanitari, dei volontari che hanno combattuto in prima linea, ma l'unico modo per dimostrare che quei sacrifici sono serviti a qualcosa è tornare alla vita, per rialzare la nostra Nazione, quella Nazione che racconta una storia, una storia fatta - lo disse una volta Giorgia Meloni, in qualche bella occasione - di tutte quelle persone con le scarpe sporche di fango, ma le mani pulite, quelle persone che chiedono soltanto la dignità del lavoro. Ovviamente, quando penso ad una Nazione che si deve rialzare, si deve rialzare certamente con le sue ferite, con le sue sofferenze, ma con il suo orgoglio, con la sua forza, con il suo genio e, soprattutto, con quella sua straordinaria voglia di fare ma, soprattutto, di vivere. Date la possibilità agli italiani di poterlo fare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Caiata. Ne ha facoltà.

SALVATORE CAIATA (FDI). Grazie, Presidente. Sottosegretario, buon pomeriggio. Noi continuiamo a illustrare quella che è la nostra idea, la nostra posizione rispetto a un decreto da cui - lo dico subito, in premessa - ci aspettavamo molto, ma molto di più. È un decreto che non ci piace, sottosegretario, non ci piace almeno per tre ordini di motivi. Il primo ordine di motivi sono i tempi con cui arriva questo decreto. Noi abbiamo votato, a gennaio, uno scostamento di 32 miliardi di euro, lo ha fatto anche l'opposizione, lo ha fatto tutto il Parlamento, di fatto, vi abbiamo firmato un assegno in bianco; l'abbiamo fatto perché in quel momento è arrivato un provvedimento che procrastinava le chiusure, cosa che non ci aspettavamo, perché c'era stato detto, il 25 ottobre, che avremmo dovuto fare qualche sacrificio per fare meglio Natale, poi c'era stato detto che dovevamo fare un sacrificio a Natale per stare meglio a gennaio, poi, a gennaio, ci è stato detto, o meglio, una cosa più disastrosa è stata detta alla montagna, il pomeriggio prima dell'apertura; quando ormai gli operatori della montagna avevano rodato gli impianti, assunto il personale, investito risorse per la riapertura, il Ministro Speranza, la sera prima, disse che non si sarebbe riaperto, mettendo di fatto una pietra tombale su un'intera parte della nostra economia, che è, appunto, l'economia della montagna. Nella stessa occasione, il Ministro Speranza, con grande sicurezza, affermò che non si sarebbe riaperto, ma sarebbero arrivati immediati e congrui ristori per questa non riapertura; stiamo parlando di gennaio, sottosegretario; immediatamente fu chiesto uno scostamento di bilancio, immediatamente questo scostamento di bilancio fu approvato e, nel frattempo, si insediava il Governo Draghi che, come suo primo provvedimento, emanava, il 22 marzo, questo decreto. Per quanto riguarda il popolo della montagna (che non lavora dal 25 ottobre), o i ristoratori che hanno solamente i tavoli all'interno, o, ancora, il personale delle palestre – categorie che, quindi, non lavorano da un anno – e tutti coloro che vivono in quelle condizioni, e che sentono dire che i ristori saranno “immediati”, il valore che si dà a questa parola - immediati - sicuramente non può essere quello con cui noi ci stiamo presentando oggi al Paese.

Infatti, da gennaio, oggi siamo al 16-17 di maggio, siamo ancora qui a discuterne e, probabilmente, arriviamo ad emanare questo decreto sul filo del rasoio, perché, in realtà, emanato il 22 di marzo, oggi arriva dopo circa tre mesi da quella affermazione. Per cui il primo motivo, il primo ordine di motivi per cui questo decreto non ci piace è perché, evidentemente, arriva in maniera tardiva rispetto, invece, a chi vive un disagio, che non è un disagio di carattere psicologico, per quanto grave, ma è un disagio economico. Economico vuol dire la disperazione di chi non ha più di che vivere, perché non è detto che tutti abbiano dei risparmi o delle risorse accantonate a cui possono attingere per far fronte a questa situazione di emergenza: c'è chi vive del quotidiano, il suo stipendio è a malapena sufficiente per garantire la sopravvivenza alla propria famiglia. Non guadagnare per un arco di tempo così lungo, sentirsi dire che non potrà lavorare, che i ristori saranno immediati e veder passare tre mesi, oggettivamente, non è rispettoso nei confronti di questa gente.

Il secondo ordine di motivi per cui questo provvedimento non ci piace sono i modi con cui arriva alla nostra attenzione, alla nostra presunta, pseudo-analisi, perché, vede, oggi noi siamo qui a parlarne, ma lo facciamo solamente perché rimanga agli atti che Fratelli d'Italia avrebbe voluto e gli sarebbe piaciuto poter intervenire su questo decreto. Perché? Non ci piace perché viene posta la questione di fiducia e lei capisce bene, sottosegretario, che il Parlamento, in maniera unanime, ha firmato un assegno in bianco di 32 miliardi a questo Governo per dare sostegno e aiuto alle aziende in difficoltà del nostro Paese, e di tutta risposta, questo Governo non dà la possibilità a questo lato del Parlamento di parlare di questo decreto, di incidere su questo decreto, di decidere anche come spendere quelle risorse che abbiamo contribuito a destinarvi, perché quelle sono risorse - vogliamo ricordarlo? - votate all'unanimità dal Parlamento in scostamento di bilancio. Ma lo scostamento di bilancio che cosa vuol dire, per chi ci ascolta da casa? Abbiamo autorizzato, di fatto, il Governo a fare nuovo debito, a contrarre nuovi debiti che i nostri figli dovranno restituire, che i nostri figli dovranno rimborsare. E, allora, se noi vi autorizziamo a fare nuovo debito, avremmo avuto piacere di poter anche noi decidere, insieme a voi, come destinare quel debito e quelle risorse per migliorare la qualità della vita dei nostri cittadini. Anche perché, mi consenta, in un anno di pandemia, i nostri suggerimenti, alla fine, si stanno rivelando tutti corretti. Un anno fa abbiamo cominciato dicendovi che ci sarebbe stato bisogno di almeno 100 miliardi di scostamento rispetto ai 3 miliardi iniziali prospettati; siamo arrivati ben oltre, siamo arrivati a 150 miliardi. Poi vi abbiamo detto che la linea che avevate eseguito, quella dei codici Ateco, era una linea sbagliata e oggi ne prendiamo atto tutti, perché è evidente che la linea dei codici Ateco poneva una grande discriminante rispetto ad aziende che, di fatto, esercitavano la stessa attività, ma che, per soli cavilli burocratici, venivano inquadrate in una categoria piuttosto che in un'altra. Poi vi abbiamo detto che i ristori dovevano essere immediati e “immediati” vuol dire bonificati direttamente sui conti correnti delle aziende: anche su questo, ci siete arrivati, ma dopo un periodo di tempo abbastanza lungo. Infine, cerchiamo, speriamo di potervi portare su altre questioni che noi vi poniamo, a cui anche questa volta non avete dato ascolto, ma, nella prossima tappa di questo cammino, che sarà il “Sostegni 2”, che è in itinere, speriamo di poter arrivare a questa definizione.

Questo provvedimento non ci piace, come dicevo, per i tempi con cui arriva, per i modi con cui arriva, perché non ci piace che venga posta la questione di fiducia. È anche un po' paradossale perché, se il Governo Draghi, che è un Governo che conta il 95 per cento dei consensi di quest'Aula, in un mese, pone due volte la fiducia per l'opposizione di un partito che conta solamente il 5 per cento dei rappresentanti, o siamo molto bravi noi o la seconda ipotesi non ve la dico perché non è proprio bellissima.

Stavo dicendo che questo decreto non mi piace neanche per il nome, sottosegretario: “Sostegni”. Abbiamo cercato di camuffare quello che il Governo Conte aveva provato a fare con gli altri decreti: “Ristori”. Io dissi, in quest'Aula, a proposito dei decreti “Ristori”, che ristorare è una nobile arte e “dare ristoro”, soprattutto a chi vive una fragilità oggettiva fuori dall'ambiente domestico, era un nome troppo nobile per un decreto e che era un'offesa nei confronti di chi, invece, quell'arte, quella di ristorare, la esercita tutti i giorni lavorando duramente. E, allora, è stato cambiato il nome: “Sostegni”. Non va bene neanche questo nome. Voi dovete avere il coraggio di dare a questi provvedimenti il nome che questi provvedimenti devono avere e il nome corretto è “Risarcimenti”. Infatti, questi provvedimenti arrivano esclusivamente perché i provvedimenti emanati - e su questo mi vorrò soffermare in seguito - ormai in maniera quasi evidente, in maniera esclusivamente ideologica, perché oggi abbiamo il supporto e anche la tranquillità dei dati sanitari, ebbene tutti questi provvedimenti ideologici, di chiusura nei confronti di alcuni mondi hanno provocato dei danni e, quando si provocano dei danni - io non sono un avvocato, ma ho vicino un avvocato che mi può rincuorare da questo punto di vista -, quei danni devono essere risarciti. Quindi, il nome corretto che voi dovete utilizzare non è “Ristori” né “Sostegni”: il nome corretto è “Risarcimenti”.

Ma vede, Presidente, sa perché temo che questa parola non venga mai utilizzata e, probabilmente, non sarà utilizzata neanche in un prossimo futuro? Perché il risarcimento, di per sé, ha insita la congruità rispetto al danno provocato, per cui un danno deve essere risarcito in maniera congrua. E io, da questo punto di vista, voglio portarvi dei numeri, a dimostrazione del fatto che, invece, questi provvedimenti non sono dei risarcimenti perché, come dissi all'allora Presidente del Consiglio che si era proclamato “avvocato del popolo”, se lui, in qualità di avvocato, era riuscito a risarcire i contribuenti italiani con l'1 per cento, mediamente, del danno subito, aveva fallito oltre che come Presidente del Consiglio anche come avvocato. Infatti, oggi noi parliamo di un provvedimento, Presidente, che porta come risarcimento - io lo voglio chiamare così - per tutte le partite IVA, a causa della pandemia o, meglio, a causa dei provvedimenti di chiusura che questo Governo ha adottato in risposta alla pandemia, dei risarcimenti che vanno dal 5 per cento all'1,7 per cento. Che cosa vuol dire? Vuol dire che noi a questa gente che è stata chiusa per mesi o per anni stiamo dando l'1,7 per cento nei casi peggiori e il 5 per cento nei casi migliori della perdita di fatturato annuale.

Vede, Presidente, voglio spiegare un concetto abbastanza semplice. L'1,7 per cento non è neanche un decimo del canone di locazione, per cui se la mia attività viene chiusa e non posso esercitare, pongo a lei legittimamente una domanda: è impossibilità sopravvenuta? Devo pagare il canone di locazione o non lo devo pagare?

Se io non posso esercitare, per via di un provvedimento che chiude la mia attività, che non mi da la possibilità di lavorare, di fatturare, di incassare - e quindi di pagare -, se sono impossibilitato alla prestazione nei confronti di chi mi ha locato un immobile, come faccio a risarcire quella mancata prestazione? Vede, i canoni di locazione commerciale in Italia, mediamente, a seconda della location occupata, variano dal 6 all'11 per cento: questa è la percentuale di incidenza dei canoni di locazione commerciale. Sottosegretario, immagino che questa è una lingua che lei conosce molto bene e sono sicuro che questi numeri li condivide: se noi risarciamo con l'1 per cento, noi non stiamo pagando neanche l'affitto di un mese, dopo che ristoranti e palestre dal 25 ottobre sono ancora chiusi, dopo che il popolo della montagna non ha per niente aperto.

Allora, questo è quello che noi di questo provvedimento non condividiamo per niente: non c'è congruità ed è sbagliata l'impostazione. Infatti, sottosegretario, o noi risarciamo, come hanno fatto altre nazioni, in base alla perdita di fatturato, oppure lei sa bene che in un'azienda, mediamente, il personale incide per il 30 per cento. È vero che c'è la cassa integrazione, ma non è completamente così, perché lei sa anche che c'è una quota di oneri contributivi e di contributi previdenziali che restano a carico dell'azienda anche durante la cassa integrazione. Lei sa bene che la quota di TFR matura annualmente in capo all'azienda anche in caso di cassa integrazione, quindi aver bloccato i licenziamenti per un anno, oggi ci dice che probabilmente sarebbe stato conveniente per un'azienda non adire alla cassa integrazione e aver licenziato un anno fa quei dipendenti. Probabilmente, infatti, il beneficio della cassa integrazione in questo momento è minore del costo che le aziende hanno accumulato con un anno di chiusura, non potendo nel frattempo licenziare. Allora, come le dicevo prima: o noi rimborsiamo sulla perdita di fatturato effettiva, oppure dobbiamo seguire un'altra strada e dobbiamo dire al nostro imprenditore che il costo del personale lo copriamo noi, ma per intero, non per parte residua. I costi fissi che tu, imprenditore, sostieni a prescindere dal fatto che tu non possa esercitare la tua attività, te li dobbiamo rimborsare noi; tu, imprenditore, rimetti il profitto. Questo permetterebbe a tante aziende di continuare a vivere, se invece voi cercate, volete o pensate di risarcire con l'1,5 per cento o con il 5 per cento, mi viene da ridere.

Poi, quello che onestamente trovo veramente fuori luogo e sinceramente anche offensivo è vedere molti colleghi di quest'Aula degli altri schieramenti politici che nelle piazze, quando vengono chiamati da chi protesta con la rabbia della disperazione - la rabbia della disperazione! -, o nelle trasmissioni televisive, quando ci sono frotte di ristoratori, albergatori, proprietari di palestre, che disperati chiedono aiuto, dicano: stiamo provvedendo, provvederemo, con i costi fissi. Ma dove sono? Non ci sono.

In questo decreto c'è un articolo che auspica - auspica! -, ma che cosa vuol dire auspica? Scusate, noi siamo il Parlamento: noi dobbiamo mettere in condizione il locatario e i locatori di non litigare; dobbiamo creare degli strumenti legislativi che diano la possibilità di evitare conflittualità fra due categorie, entrambe totalmente legittime nei propri interessi. Chi ha locato uno spazio e ha investito su quello spazio e oggi non può lavorare e non può pagare, rischia di perdere quella locazione e deve essere tutelato; così come deve essere tutelato chi, invece, ha fatto un investimento, a prescindere che sia una grande società immobiliare o un singolo proprietario che ha fatto il mutuo per comprare quel locale, oggi lo fitta e non riscuote. C'è un contentino qui, perché su un ordine del giorno di Fratelli d'Italia vengono detassati i redditi che non sono stati percepiti: menomale, perché almeno oltre al danno, evitiamo la beffa; se non posso pagare, non riscuoto e ci mancherebbe che io debba pagare anche le tasse.

Però, dobbiamo dare non l'auspicio, come si dice in questo decreto con questa frase. Infatti, poiché Fratelli d'Italia ha presentato, a prima firma del collega Zucconi, già da ottobre, una proposta di legge che parla dei costi fissi e della necessità di arrivare ad una rinegoziazione dei contratti commerciali per evitare questa conflittualità fra locatario e locatore, individuando le modalità attraverso l'intervento dello Stato di dare benefici ad entrambi qualora si accordino su una riduzione o su una rimodulazione del canone, che non è un nuovo contratto, ebbene, mi permetta di dire che mi pare di capire che questa frasetta voglia essere come una sorta di cappello che si vuole andare a mettere per intestarsi il merito di una grande necessità: guardi, noi questo merito non ce lo vogliamo neanche prendere! A noi interessa solamente che questo diventi legge, a tutela di tanti imprenditori che si trovano in difficoltà. Se il problema è quello - e credo di poter parlare anche a nome dell'onorevole Zucconi - noi siamo disposti a ritirarlo: presentatelo voi, ma facciamone legge, perché la gente ne ha bisogno; ne ha disperatamente bisogno!

Allora, ho un po' divagato rispetto alle cose che volevo dire, però ci sono altri aspetti che dobbiamo evidenziare di questo decreto. L'IRAP: l'IRAP è stata spostata, non cancellata! Dobbiamo intenderci su una cosa: noi stiamo affrontando una situazione disastrosa economicamente. Io ho insegnato economia aziendale per un periodo: sa qual è la differenza tra flusso economico e flusso finanziario? Il flusso economico è quando non ci sono i ricavi e quindi si consegue una perdita a fronte di costi più alti: i ricavi non ci sono più, i costi fissi sono gli stessi, abbiamo subìto una perdita. Questo, invece, è un provvedimento finanziario, cioè stiamo solamente spostando la manifestazione numeraria di un costo, che anziché pagarsi adesso si pagherà tra sei mesi, ma questo non cambia la sostanza della cosa, ossia che quel costo lo dovremo sostenere e la perdita la dovremo subire! Questo è stato il grande bluff del “decreto Liquidità”, e poi si è scoperto perché si chiamava “Liquidità”, cioè perché faceva acqua da tutte le parti, laddove si pensava di chiudere o di provvedere ad un problema di natura economica con un provvedimento di natura finanziaria. Questo è inconcepibile! Noi dobbiamo fare provvedimenti di natura economica per fronteggiare problemi di natura economica e il provvedimento di natura economica può essere, come dicevo poc'anzi, un aumento dei ricavi che, in questo caso di specie, essendo chiuse le aziende e non esercitate, l'unico aumento dei ricavi può essere un sostegno dello Stato, oppure una diminuzione dei costi, cioè, vale a dire, che lo Stato si accolli una quantità di costi fissi che l'azienda sostiene (canone di locazione, tutte le tasse che continuano a scorrere nonostante la chiusura, tutte le utenze, tutti i canoni condominiali). Questo è dare sostegno, questo è parlare la lingua dell'impresa, mentre voi non la parlate: ormai è evidente e non la parlate per un problema ideologico. Per voi queste imprese sono quelle che dovevano pagare, dovevano essere il capro espiatorio di questa crisi e dovevano essere quelle che, tacciate di un'evasione che viene dal corso degli anni, non dovevano essere aiutate e sostenute.

Bene, vi spiego un concetto: queste sono le imprese che tutti i giorni, con il loro lavoro e con le tasse e i contributi che versano, permettono allo Stato di rimanere in piedi. Infatti, sottosegretario, lei lo sa, adesso votiamo gli scostamenti di bilancio perché siamo in deroga, ma quanto durerà questa deroga? Quando questa deroga finirà e dovremo tornare ai parametri di riferimento, scostamenti di bilancio non ne potremo più votare e allora lo sa che succede? Succede che se diminuiscono le entrate dello Stato - e le entrate dello Stato sono le tasse che pagano le aziende -, quando diminuiranno i contributi, lo Stato non si potrà più permettere di pagare il reddito di cittadinanza. Noi troviamo offensivo che in un provvedimento votato per le aziende venga destinato un ulteriore miliardo al reddito di cittadinanza: non lo possiamo permettere! Anche perché, sottosegretario, a proposito del reddito di cittadinanza, sa qual è l'unica forma occupazionale prodotta?

Sono 2.462 navigator a cui abbiamo prorogato il contratto per altri 62 milioni di euro, perché era l'unico risultato occupazionale prodotto dal reddito di cittadinanza. Le cronache sono piene, basta aprire i giornali: c'è un abuso sconsiderato del reddito di cittadinanza da parte di fasce di popolazione a cui non spetterebbe. Dobbiamo sostenere le imprese, le imprese vanno annaffiate, vanno sostenute, perché, se queste imprese non ripartono, non riaprono e non rilavorano, non pagheranno; e, se non pagheranno, lo Stato non avrà più le entrate per permettersi di pagare i propri dipendenti, non si potrà più permettere la solidarietà, non si potrà più permettere gli aiuti, non si potrà più permettere niente, perché il bilancio, gradatamente, diminuirà. Si chiama recessione. È vero, voi puntate molto sui soldi del PNRR. Onestamente, ho qualche remora: lo sa che con gli scostamenti che abbiamo già approvato siamo praticamente quasi arrivati alla somma del PNRR? Con una sola differenza, Presidente: che questi scostamenti li abbiamo spesi in un anno. Spesi, poi molti sono ancora là incagliati perché mancano i decreti attuativi perché i Ministeri li tengono fermi, la burocrazia ci imbriglia. Ma la somma dei fondi del PNRR di cui potremmo godere in cinque anni, se la dividiamo in quote annuali, è ben al di sotto di quello che noi abbiamo speso, in termini di scostamento di bilancio, in questo periodo. Per cui, le risorse non sono mai abbastanza quando sono spese male. Presidente, le risorse non sono mai abbastanza quando sono spese male; basterebbe studiare un po' di economia, si chiama moltiplicatore della ricchezza. Una risorsa spesa bene moltiplica ricchezza e aumenta il reddito e il benessere di una popolazione; soldi spesi male sono soldi che non producono niente. Il reddito di cittadinanza produce zero, perché di quella ricchezza nelle casse dello Stato non torna nulla, e quindi non torna nulla nelle tasche dei cittadini. Allora, dobbiamo capire che deve finire questa preclusione ideologica nei confronti di chi lavora e di chi ha deciso di non chiedere assistenza, ma di puntare esclusivamente sulle proprie braccia, di chi ha deciso di non avere un reddito certo alla fine del mese, ma ha l'angoscia del lavoro per poter sopravvivere; lo so, Presidente, che parlo una lingua a lei conosciuta, però la dobbiamo far capire a chi, invece, si ostina a non volerla comprendere.

Questo Governo è riuscito anche in un altro intento che ci preoccupa molto: aver prodotto la più grave spaccatura del Paese che si conosca dopo la Seconda guerra mondiale. Tutti pensano che la spaccatura di questo Paese sia tra il Nord e il Sud. No, oggi ce n'è una, secondo me, molto più grave: è la spaccatura che, con questa impostazione ideologica e con questa gestione ideologica della pandemia, si è prodotta fra chi percepisce un reddito fisso, certo, e chi non lo percepisce. Perché questo? Perché abbiamo discriminato chi non percepisce un reddito certo, lo abbiamo messo in disparte e abbiamo tutelato chi percepisce un reddito certo. Chi percepisce un reddito sicuro voleva stare chiuso, perché tanto non cambia niente; chi non percepisce un reddito certo voleva stare aperto, perché aveva bisogno di lavorare, di sopravvivere. Allora, un Governo saggio non deve acuire questa spaccatura, la deve ricomporre. E come si ricompone questa spaccatura? Dando una mano a tutti, perché, paradossalmente, come dicevo poco fa, è proprio chi non ha un reddito certo che, con le proprie tasse, contribuisce a pagare il reddito di chi lo ha certo. Quindi, da questo punto di vista, noi lo chiediamo, si deve arrivare alla pace fiscale; non quella che c'è in questo provvedimento, dove, in maniera beffarda, si parla delle cartelle da 5 mila, fino a 30 mila euro di reddito, di dieci anni fa. Non va bene, non va bene: dobbiamo dare una mano alle aziende a ripartire, perché, se le aziende non riaprono e non adempiono alle proprie obbligazioni, sono debiti che andranno in default e la nostra economia si troverà in una situazione catastrofica. Dobbiamo dare una mano a ripartire, la pace fiscale è un punto di partenza per ridare un po' di ossigeno a queste aziende per rimettersi in piedi e per ricominciare a lavorare.

Le ascoltiamo tutti le trasmissioni: l'altra sera, un pizzaiolo sa che diceva? Se non mi date una mano, non riapro, non pago nessuno, mi trasferisco in Spagna e vado a lavorare là. Vogliamo questo? Vogliamo questo? Le voglio dire un'altra cosa che mi ha sconvolto: in quest'Aula, in un question time, avevo chiesto lumi al Ministro Lamorgese perché eravamo preoccupati che ci fosse una sorta di accanimento nei confronti delle aziende, ma soprattutto delle aziende di ristorazione, con un coprifuoco incomprensibile alle ore 22, perché si usasse, anche per non mettere in imbarazzo le Forze dell'ordine, che vivono appunto con grande imbarazzo le relative circolari, un minimo di attenzione nei confronti delle attività, alla chiusura. Anche perché è una norma scritta male, perché, se si dice che un'azienda può essere aperta - sottosegretario, questo è un passaggio sul quale lei mi deve ascoltare - fino alle ore 22, allora, o inventiamo il trasporto molecolare oppure, se io esco alle 22, devo poter rientrare nell'abitazione.

PRESIDENTE. Concluda.

SALVATORE CAIATA (FDI). Ho finito il tempo? Un minuto solo, mi consenta, Presidente. O diciamo che dobbiamo smettere alle 21,45 e diamo quindici minuti per rientrare o, se chiudiamo le aziende alle 22, dobbiamo rientrare alle 22,15. Quello che voglio dire è che ieri ero a Firenze e sono rimasto sconvolto nel vedere, sottosegretario, un'azienda nuova, un ristorante aperto, importante, con un investimento importante - ci vuole coraggio ad aprire ora, dopo la crisi -, un'azienda importante, aperta, chiusa con i sigilli posti alle 22,20. Ma se i sigilli sono stati posti alle 22,20, a che ora siamo andati ad accanirci su questa attività e su questo imprenditore, che aveva deciso ancora di credere nel suo Paese e di investire in Italia? Presidente, sottosegretario, queste cose non devono più accadere, perché altrimenti questo non è un Paese che si fa volere bene (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Presidente, signor rappresentante del Governo, devo supporre che l'antico detto latino pecunia non olet sia stato trasformato, in questa Aula, in pecunia olet, perché, evidentemente, parlando di 32 miliardi e non avendo interlocutori da alcuno dei banchi degli altri gruppi parlamentari, devo supporre che il denaro puzzi, anziché, tradizionalmente, non puzzi.

Ma noi, invece, vogliamo far presente che spendere 32 miliardi di euro, così come era stato autorizzato lo scostamento ai tempi del Governo Conte, e non avere la possibilità neppure di discutere un emendamento appartiene a una illogica situazione che ha assunto, in questa legislatura, i caratteri della intollerabilità, perché io posso capire, noi possiamo capire, Fratelli d'Italia capisce che vi possono essere un provvedimento d'urgenza, due provvedimenti d'urgenza, ma non può essere che dall'inizio di questa legislatura solo, e nel nome dell'urgenza, legiferi il Governo, e, più significativamente, quando interviene il Parlamento, la parola passi o a una Camera o all'altra, ma mai vi è un passaggio completo in tutte e due le Camere, di modo che tutte e due le Camere possano congiuntamente contribuire alla modifica delle norme.

C'è anche una tendenza in questo Paese che andrebbe un attimo discussa: scriveva, ieri, un illustre giornalista quale Ferruccio de Bortoli, sulla prima pagina del Corriere della Sera, riferendosi alla sollecitazione per l'approvazione delle riforme legate al PNRR, che non sarebbe fuori luogo che i Presidenti delle Camere dicessero: quest'anno le vacanze non le facciamo, abbiamo troppo lavoro.

Mi scusi, Presidente, mi scusi il dottor de Bortoli, in realtà queste Camere non ne hanno affatto di lavoro. Non stanno lavorando per il semplice ed unico motivo che a tutto vede e a tutto provvede il provvedimento d'urgenza del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), quasi che qui dovessimo assistere solo ed esclusivamente a un monologo.

Allora, signor sottosegretario - vostra eccellenza, che mi sta in cagnesco per quei pochi emendamenti in dozzina e che mi gabella per ostruzionista perché metto le birbe alla berlina - mi consenta di dirlo: non si può andare avanti così, lo dica al Presidente Draghi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Non è possibile che su un provvedimento da 32 miliardi di euro vi siano state cinque ore di discussione in Commissione, e poi la mannaia della chiusura della discussione, e cinque ore in Aula, e poi la mannaia del voto di fiducia!

Il decreto in esame è partito, vorrei ricordarlo, con 43 articoli ed è finito con 94 articoli e 399 commi, suddivisi in 5 titoli. Guardate che chi al Senato ha battuto il record del mondo di presentazione degli emendamenti non è l'opposizione di Fratelli d'Italia, che ne aveva presentati 500 (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), ma è questa maggioranza disarticolata che ne ha presentati 2.500 ed è pure una maggioranza che si accontenta delle mance, perché su 32 miliardi di spesa il Parlamento è intervenuto motu proprio per l'importo di 770 milioni, il 2,3 per cento! Non vi hanno dato neanche la mancia che tradizionalmente si riserva al cameriere!

Mi sia consentito di dire che non c'è bisogno di tenere aperte le Camere se le Camere non sono poi deputate, questo sì, al confronto, perché se le Camere sono aperte ma il confronto è chiuso non serve a nulla tenerle aperte. Noi diciamo, in quest'Aula, basta con questi decreti-legge! Già se ne annuncia un altro; continuate sulla strada che fu del “Conte 1” e del “Conte-bis”. Quindi, vale sempre di più il nostro legittimo dubbio che si scrive Draghi e si legge Conte, così come allora, potremmo dire, si scriveva Conte e si leggeva Draghi perché si sentiva già il fiato sul collo di chi sarebbe arrivato. Indennizzi, sostegni, ristori ma invertendo l'ordine dei sostantivi il risultato non cambia: voi non state, questo sì, restituendo alle imprese quello che le imprese hanno perso per la pandemia e lo hanno perso non perché non sono state capaci di lavorare ma perché sono state impossibilitate a lavorare. Anche sotto questo profilo, in Germania si è dato il 60-70 per cento del fatturato perso; noi, quando saremo arrivati alla fine di tutti questi decreti, aggiungendo già i 40 miliardi del prossimo scostamento, se va bene supereremo in alcuni casi il 12-13 per cento. Su tante urgenze che ha questo Paese e che ci sono in questo decreto-legge, voi credete veramente che, come recita l'articolo 1-quater, uno dei provvedimenti importanti per il futuro dell'Italia sia l'incremento da 9 a 14 dei componenti della Commissione tecnica responsabile per l'istruttoria delle domande al fondo indennizzo risparmiatori? Cioè, a fronte di un Paese che è allo stremo, voi pensate soltanto ad aggiungere un posto a tavola! Lo dice l'esponente di un partito, e di una tradizione politica, che per le TV libere ha fatto le battaglie quando altri, ai tempi della “legge Mammì”, si dimettevano da Ministri facendo o tentando di far cadere il Governo dell'onorevole Andreotti, allora. Ma veramente c'era bisogno di mettere in questo provvedimento e non nella legge di bilancio dello scorso anno i 20 milioni di euro per i fondi alle TV locali? Ma veramente, in questa situazione, occorreva implementare di 1.000 milioni di euro il reddito di cittadinanza? Allora diciamolo fino in fondo, questo è il gioco delle tre carte, perché certo noi siamo d'accordo che si sia intervenuti, come si è intervenuto con l'articolo 38, a favore del sistema fieristico, che è un sistema importante, fondamentale per l'immagine, e non solo, dell'industria, dell'impresa e del commercio italiano; ma che cosa sono quei 150 milioni di euro a fronte dei 460 milioni di euro per i banchi con le ruote che avete voluto riservare in allora nei primi provvedimenti! Quale grande idea perché le scuole avrebbero riaperto! Oggi abbiamo quei banchi che ammuffiscono nei magazzini delle scuole e, nel peggiore dei casi, servono per qualche gara che, come tutti gli studenti anche questi, anche quelli dei giorni d'oggi pensano di poter intraprendere, attestando l'inutilità del mezzo messo a loro disposizione.

Quale diritto avete rispettato nel momento in cui, anziché porsi concretamente il problema delle locazioni, che è un problema tra le parti, che doveva vedere lo Stato subentrare per onorare la prestazione della parte debole che non poteva onorarla in relazione ad una situazione di pandemia, voi avete trovato come grande soluzione quella di prorogare, anche in questo provvedimento e nuovamente, gli sfratti? Un problema, questo, che non risolverete certamente per chi oggi avendo l'attività chiusa non riesce minimamente a pensare come uscirne; è un problema che voi scaricate sul privato perché va in fuga lo Stato su questo tema! Si tratta, quindi, di un abuso perché quello degli sfratti da eseguire era già un giudizio emesso dal giudice, non vi era una fase ancora istruttoria.

Ancora, abbiamo parlato, in tutte le lingue, di come bello è il made in Italy, dei prodotti genuini, dei prodotti a “chilometro zero” e, forse, proprio per omaggiare quel “chilometro zero”, avete pensato di dare euro zero agli agriturismi, neppure capendo che sarebbe bastato accettare l'emendamento presentato da Fratelli d'Italia e avremmo risolto il problema di una prestazione che migliaia di gestori di agriturismo svolgono con un fatturato di 2,5 miliardi di euro l'anno.

Poi ancora, cashback e lotteria degli scontrini: 12 miliardi di euro che potevano essere riservati al sistema delle imprese e che si pensa bene di utilizzare, perché vi è un retropensiero profondo per cui chi fa impresa è evasore per definizione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia); e allora, poiché deve essere evasore per definizione, mettiamo 12 miliardi e li spendiamo, non nel sistema produttivo, ma per allietare qualche lotteria parassitaria.

Ancora, lo diceva prima il collega Caiata, il condono che non è condono, con le cartelle a 5 mila euro ma con i limiti di reddito, quasi ad avere delineato solo un provvedimento che servisse a una cosa e a una cosa sola: sgomberare i magazzini delle agenzie di riscossione che erano pieni di queste cartacce, che tutti sanno costituivano già di per sé dei crediti inesigibili. E, quindi, questo grande afflato nel voler dimostrare ciò che non potete dimostrare e, cioè, un qualche interesse per il Paese.

Certo poi ci sono anche dei punti di assenso in questo decreto, lo diceva prima il collega Caiata.

Abbiamo detto dall'inizio che andavano aboliti i codici Ateco. Dal primo decreto-legge abbiamo detto che, con i codici Ateco, si sarebbe arrecato un danno al sistema produttivo italiano. Benvenuti, grazie! Dal nostro Governo in esilio apprendiamo che avete capito, dopo un anno, che i codici Ateco andavano aboliti.

Così come, fin dal primo provvedimento, vi avevamo detto che, in una situazione quale quella che si profila, bisogna cercare di tornare indietro ed esentare dal pagamento dell'IRPEF quella quota di canone di locazione non percepito ai fini abitativi da parte dei proprietari degli immobili. Anzi, vi avevamo detto: va esteso anche ai locali commerciali, perché non esiste che si paghi un'imposta senza aver incassato il provento su cui quell'imposta viene applicata! Ma anche in questo caso vox clamantis in deserto.

Infine, siamo lieti che, grazie ad un nostro emendamento, sia stato possibile acclarare il diritto dei professionisti ad ammalarsi; certo, solo in occasione della vicenda COVID per il momento, ma almeno, con il COVID e lo stato di emergenza in essere, possono ammalarsi, senza dover pagare sanzioni. Pensate, dobbiamo rappresentare come successo politico quello che, in qualsiasi Paese civile, sarebbe stato un diritto naturale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

Vado alla conclusione, Presidente. Mi pare che qualcuno, nelle tante dichiarazioni ottimistiche che sono state rese, stia dimenticando qualche dato, ad esempio, che, nel 2024, il nostro debito pubblico sarà oltre 3.000 miliardi. Soprattutto, qualcuno sta dimenticando che, se il rapporto debito-prodotto interno lordo del 2019 era pari a 134,6 per cento - già una misura che è sempre stata individuata come eccessiva e fuori controllo - nel 2020 siamo passati a 155,8 per cento, ma nel 2024 comunque rimarremo al 152,76 per cento. Allora, quando si dice che con il PNRR ci sarà la svolta della ripresa, consentitemelo di dirvelo: non sarà così facile. Anche perché, sommessamente, vorrei far presente che, in uno dei settori, quello delle infrastrutture e dell'edilizia, dove più di ogni altro sarebbe possibile e doveroso intervenire, in questo momento stanno intervenendo altri fattori che vengono dimenticati e trascurati dal Governo. In sei mesi, il ferro, il tondo per cemento, è aumentato del 117 per cento, il polietilene del 48 per cento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), il petrolio del 34 per cento, il rame del 17 per cento e il bitume del 15 per cento. Rischiamo addirittura che alcune imprese fatichino a realizzare le commesse che hanno in portafoglio, perché avevano fatto le gare in ragione di un prezziario e se ne trovano totalmente un altro praticato sul mercato. Allora, questa è una fiducia “spazza migliorie” del decreto, perché vorrei ricordare che il gruppo di Fratelli d'Italia ha presentato su questo provvedimento in tutto venti emendamenti. Regolamento alla mano, signor Presidente, anche se avessimo utilizzato la metà dei deputati, intervenendo per un minuto a titolo personale, li avremmo esaminati in minor tempo, rispetto alle ventiquattro ore che devono trascorrere tra il momento in cui verrà chiesta la fiducia su questo provvedimento e il momento in cui inizierà la chiama per il voto di fiducia!

Della Commissione bilancio ho già detto: è stata un plotone d'esecuzione che ha falcidiato i nostri emendamenti con dolosa volontà senza neppure poterne parlare.

Allora, non ci stiamo ad un'Aula supina, che si accuccia alla protervia del Governo. Riteniamo e continueremo a ritenere che la nostra battaglia di opposizione, come abbiamo dimostrato anche in questo caso, era una battaglia con stile di maggioranza, con poche e qualificate proposte che non si sono volute esaminare.

Ma, attenzione - e concludo -, queste nostre proposte non si sono volute esaminare, non solo per votare o non votare contro le stesse. In realtà, il problema di questa fiducia non siamo noi. È che il Governo mette il bavaglio alla sua strampalata maggioranza, perché è l'unica modalità attraverso la quale riesce a restare in piedi. Come avevamo detto all'inizio, non si possono mettere insieme gli opposti: avete tentato di stravolgere la fisica, ma il risultato lo potete ottenere solo con l'arroganza e la protervia del voto di fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.

FABIO RAMPELLI (FDI). La ringrazio, Presidente. Colleghi deputati, rappresentanti del Governo, Ministro, quando si giunge alla fine di un dibattito in discussione generale comunque intenso come questo, gli argomenti da portare all'attenzione generale diventano pochi, perché essere ripetitivi non aiuta il dibattito. Certo, siamo abbastanza perplessi, perché la prima questione che abbiamo denunciato già nelle scorse settimane, e che abbiamo ribadito e sottolineato nella discussione generale su questo decreto, è che non vediamo - per quanti sforzi si possano fare - elementi di discontinuità dal Governo “Conte 2” al Governo Draghi. Questo è un elemento che ci induce a rammaricarci, perché resta sempre in gioco l'interesse generale e superiore della nostra Nazione. Quindi, tutti, opposizione compresa, ci saremmo aspettati una svolta, una svolta che non vi è stata, se non nell'intervento di insediamento del Presidente Draghi e nella sua relazione programmatica - potremmo definirla così -, perché poi abbiamo avuto subito un brutto risveglio con i provvedimenti a seguire, i primi decreti, per non parlare del PNRR, su cui sono andate in onda le comiche. Certo, forse, ci torneremo sopra, forse ci sarà ancora uno spazio per migliorare, ma va da sé che quell'intervento energico e risolutivo avrebbe potuto mettere l'Italia in sintonia con le sue potenzialità e, quindi, in posizione strategica per poter acquisire quei fondi europei, di cui si è parlato in lungo e in largo, quella piccola parte a fondo perduto e la parte maggioritaria in prestito, comunque per fare una scommessa. Ma che scommessa vuoi fare, quando i contenuti rimangono praticamente gli stessi? È come se non ci fosse la concentrazione adatta, da parte dell'attuale Governo, per essere presenti al proprio ruolo e alla propria responsabilità. L'impressione è che si stia di fronte ad un gruppo di scolaretti di un istituto di ragioneria che, consapevolmente o inconsapevolmente, per incapacità o per distrazione o perché gli piace copiare i compiti da altri, mandano in onda un film già visto: non c'è originalità, non c'è lettura analitica del quadro socio-economico italiano.

Conseguentemente, non esistendo alcuna forma di radicamento nel nostro sistema produttivo, nelle sue necessità, che poi diventano opportunità, se adeguatamente trattate, si finisce per rischiare di vanificare l'ennesimo decreto che, comunque, si fonda, insieme ad altri, su nuovi debiti che noi sigliamo, stipuliamo e sottoscriviamo, ma ricordo che non saremo soltanto noi a pagare, insomma, anche noi, sì, ma in minima parte. Quindi, ci stiamo prendendo delle responsabilità anche con una certa leggerezza perché, se questa concentrazione evocata fosse chiara, magari ci sarebbe stato il desiderio di farsi una chiacchierata o una conversazione costruttiva in alcune sedi e quella parlamentare sarebbe obiettivamente la più idonea, ma lo spettacolo è questo: interventi fiume che cercano di convincere la maggioranza a cambiare rotta, ma che rimbalzano su un vero e proprio muro di gomma, perché la maggioranza e il suo Governo vanno avanti a testa bassa, continuando a commettere errori su errori. Non c'è capacità di ascolto, non si ascoltano le categorie, non si ascoltano coloro i quali comunque, bene o male, rappresentano una larga fetta del tessuto produttivo italiano, superiore al 95 per cento, che cuba oltre il 50 per cento dei misuratori occupazionali qui in Italia. Come si fa a essere così distratti? Qui non c'è una battaglia ideologica tra chi vuole favorire e puntare su un blocco sociale e chi, sempre per presupposto ideologico, vuole fare l'esatto opposto e dedicare le proprie energie e le proprie attenzioni a un'altra categoria, a un altro blocco sociale. Qui proprio pragmaticamente, perché non c'è niente di più concreto di un'infezione planetaria che ti mette in ginocchio l'economia e il pragmatismo dovrebbe metterci esattamente sullo stesso binario. Se c'è un'esigenza di ripresa, dobbiamo cercare di capire che la prima cosa da fare, visto che la coperta è corta e non ci sono risorse sufficienti per risarcire tutti, tutti coloro i quali - lo ricordo per l'ennesima volta, i colleghi che mi hanno preceduto sono stati molto più bravi di me - hanno avuto l'interdizione unilaterale da parte dello Stato a operare, a lavorare, a investire e a sviluppare i propri progetti, e quindi, dicevo, sarebbe stato necessario trasversalmente per una considerazione persino banale - e lo si sarebbe dovuto fare fin dall'aprile scorso - intervenire e soccorrere coloro i quali rappresentano la parte produttiva della nostra Nazione. Non lo abbiamo voluto fare, ci siamo arrampicati sugli specchi, abbiamo inventato la categoria, che oggi tramonta tardivamente, dei codici Ateco. Arriviamo con una scarsità di fondi che grida vendetta, ci arriviamo tardi e male. Ci arriviamo con procedure burocratiche farraginose; invece di prendere questi quattrini - a maggior ragione posto che arrivano tardi e che sono pochi - ed inserirli direttamente nel portafoglio delle persone che sono in sofferenza e delle aziende che rappresentano, siamo costretti a osservare complicazioni su complicazioni. La solita promiscuità tra economia e finanza, per cui, di fronte a una crisi economica spettrale, ma, ahimè, evidente, invece di dare risposte economiche, spesso si cade nel noto orpello della civiltà occidentale - anzi, della sua degenerazione - delle risposte finanziarie e fiscali, degli alambicchi, degli imbrogli, dei rinvii, del tentativo, comunque, sì, di erogare, ma di non spendere, in modo tale che rimanga qualcosa in cassa per fare il prossimo decreto, che sarà il “Sostegni 8, 9, 10” - e quanti sennò? - e i cittadini esterrefatti osservano questo circo, che voi animate testardamente da mesi, interdetti e stupiti di fronte a tutto. Infatti, le cifre le abbiamo ascoltate e sono state ripetute in lungo e in largo. Le latenze di questo provvedimento ormai le abbiamo imparate a memoria e penso che Fratelli d'Italia, con i suoi interventi, abbia davvero compiuto un'analisi perfetta di questo decreto-legge n. 41. Praticamente, non c'è davvero nient'altro da aggiungere nella sua lettura. Allora, uno potrebbe immaginare che, di fronte a una catastrofe simile, il Governo assuma i poteri straordinari non soltanto, come fece Giuseppe Conte, per sciorinare i DPCM e mandare mezza Italia - anzi, molto di più di mezza - al manicomio, non soltanto per limitare e talvolta conculcare selvaggiamente le libertà fondamentali, non soltanto per cercare di attivare quelle leve di cui abbiamo parlato fin qui, ma anche per capire che cosa accade in Italia e nel mondo, come si muove la società, che cosa ci aspetta di fronte a noi. Non sono domande, queste, che un Governo deve porsi? Non sono, queste, domande alle quali comunque bisogna tentare di offrire risposte altrettanto concrete? Quanta gente - almeno sicuramente coloro i quali hanno una sensibilità aggiuntiva, diciamo così, e non aspettano soltanto che qualcuno bussi alla porta e dia un indennizzo per le pene subite - chiede che cosa accadrà domani? Anche su questo, a mio giudizio, non voglio apparire idealista o romantico, il Governo dovrebbe palesarsi. Verso quale società ci stiamo indirizzando? Perché se non se lo pone il Governo di una Nazione, quindi la più alta rappresentazione esecutiva del popolo italiano, mi piacerebbe sapere chi è che dovrebbe dirimere questa matassa. Cosa accadrà? Faremo la didattica a distanza per i nostri ragazzi a vita? Cioè, la prendiamo non come un incidente di percorso ma come una sperimentazione di un modo diverso di fare istruzione? Perché abbiamo ascoltato anche questo e nessuno ha smentito. Che cosa accadrà anche al cosiddetto lavoro agile? Si lavorerà da casa in futuro? Non sarà neanche questo un incidente di percorso, un inciampo, un evento luttuoso, ma si stabilizzerà questa procedura, riconoscendola casomai come una grande conquista della modernità? E poi questo proliferare di interessi importanti con relativi atti speculativi e con una sorta di ritorno di vero e proprio schiavismo che orbita intorno al circuito del commercio elettronico e alla sua sostanziale sostituzione rispetto al commercio di strada, al commercio di prossimità, che non è soltanto un valore economico ma è un valore culturale, è un valore antropologico, perché tiene vive le periferie delle grandi città il commercio di strada, tiene vivi i piccoli borghi. Qual è la visione? Ne ha una da offrire ai cittadini italiani questo Governo? Saremo dei ripetitori noiosi di un sistema che non riusciamo a contenere? Questa Nazione, l'Italia, è la Nazione delle eccellenza e della qualità, della buona vita, la Nazione della bellezza, dei beni culturali, dell'enogastronomia, del made in Italy, dei più clamorosi ed emozionanti paesaggi, delle trasparenze, degli orizzonti.

Questa Nazione come si pone di fronte a una pandemia che rischia di modificare tutti i processi partecipativi, quelli democratici, quelli produttivi, quelli economici, quelli finanziari, quelli relazionali, quelli internazionali? Come si pone per evitare di essere trattata come la Groenlandia? Che fine farà la sua specificità, se noi rischieremo di non poter più esibirla, farla diventare il tratto dominante di una sensibilità e di una cultura di popolo che si è stratificata nel corso, non dei giorni e delle settimane, ma dei secoli, e che vede, comunque, concentrata qui esattamente questa tipicità mondiale? Discorsi troppo fumosi? Può darsi, però io la domanda me la pongo: se non ci pensa un Governo a questi scenari, in nome e per conto di un popolo intero di 60 milioni di cittadini, chi ci dovrebbe pensare? Come le vogliamo affrontare queste degenerazioni, queste anomalie?

Abbiamo giustamente cercato di rivendicare il diritto di chi rappresenta il mondo della produzione ad essere indennizzato. Abbiamo fatto tutte le proposte possibili e immaginabili e così - visto che in Aula abbiamo addirittura due rappresentanti del Governo, il sottosegretario Durigon e il Ministro D'Incà, anche se sono distratti - mi permetto di offrire loro un suggerimento perché, di fronte anche a delle proposte lineari, facilmente comprensibili, che hanno un grande consenso perché sono ispirate alla logica del buon senso, non sta bene e non ha un grande senso non recuperare una sola di queste proposte. Ma che Parlamento è? Ma che rapporto ci può essere tra le istituzioni della Repubblica? Anche l'opposizione fa parte delle istituzioni repubblicane, e guai se non ci fosse! Penso che, ormai, un po' tutti si siano perfettamente resi conto di quanto sia importante avere nelle Commissioni e in Aula qualcuno che fa le pulci, qualcuno che approfondisce, qualcuno che offre delle soluzioni diverse, qualcuno che fa il controllore. Quando non c'è stato questo qualcuno è successo il patatrac, perché chi sta al Governo, se non ha un'opposizione - la nostra è e resta un'opposizione nell'interesse della patria - c'è il rischio che si senta troppo forte e possa permettersi di fare qualunque scelta, consapevole che tanto nessuno starebbe lì a puntualizzare, a criticare, a denunciare, a far perdere tempo.

Non sarebbe più saggio, quando si presenta un “decreto Sostegni” qualunque, andare dall'opposizione e dire “su questo, questo e questo siamo d'accordo e convergiamo”, invece di far attendere mesi, talvolta, per arrivare tardivamente alle stesse conclusioni? Spesso siete anche - mi dispiace doverlo dire ma la franchezza non ci difetta - incapaci di interpretarle le questioni che vengono poste dall'opposizione. Non so tra quanto tempo questa cosa ridicola del coprifuoco verrà accantonata ma già è passato troppo tempo; non so come intenderete risolverla, e non so come risolverete questa faccenda dei costi fissi, è persino banale. Siamo stati in buona compagnia con movimenti a noi alleati all'interno della coalizione di centrodestra che hanno innalzato i vessilli nel sostenere che, se comunque lo Stato opponeva una interdizione allo svolgimento delle attività di lavoro e, quindi, metteva al bando la libertà costituzionale alla intrapresa economica, dovendo queste imprese per un certo numero di mesi incassare 0 euro, era fin troppo lineare dire che bisognava che lo Stato intervenisse sui costi fissi.

Quello che mettete in campo con questo decreto sta sotto la soglia del ridicolo. Si interviene con una percentuale che è un insulto e gli imprenditori, che stanno alla canna del gas, probabilmente non sono in condizioni di sbattervelo in faccia, questo insulto. Il Governo toglie il diritto alla produzione e interviene con percentuali che oscillano dall'1 al 5 per cento sulle perdite e sui costi fissi.

Io penso che, anche e a maggior ragione perché si sta ragionando su un decreto che al centro dovrebbe avere il mondo dell'impresa e del lavoro autonomo, voi non siate evidentemente sintonizzati sulla lunghezza d'onda di questo segmento, non sappiate proprio come funziona. Penso che abbiate un riflesso condizionato - probabilmente anche un buon pezzo del Governo lo ha, questo riflesso condizionato, perché ha una derivazione ideologica marxista -, e non riuscite a capire che, se la Costituzione dichiara che siamo tutti cittadini e abbiamo tutti gli stessi diritti, non si può intervenire per una categoria di lavoratori, riconoscendo giustamente il 70 per cento dello stipendio ad un'azienda di fatto menomata nelle sue facoltà produttive, e dare praticamente zero alle imprese e al lavoro autonomo.

Le prove tecniche di trasmissione sul mondo dei professionisti che voi fate vivere dentro questo provvedimento anch'esse sono ridicole; qui la battaglia deve essere per equiparare i diritti. Se voi intervenite e conculcate delle potenzialità, poi dovete indennizzare e avete mille modalità per farlo; ma non avete la testa, non avete la sensibilità, perché siete animati da un egoismo e da una prosopopea che sono disarmanti.

Di fronte a chi lavora bisognerebbe inginocchiarsi. Se c'è una capacità di creare ricchezza che consente, a maggior ragione nei momenti di difficoltà, di distribuire questa ricchezza e di fare in modo che possa soccorrere le fasce sociali più deboli - finché è possibile farlo, perché il ceto medio oggi sta scivolando verso quella categoria di fragilità appena evocata - se ci fosse questa consapevolezza non ci sarebbe da parte del Presidente del Consiglio Draghi, del suo Governo e della sua maggioranza la spocchia, la superficialità e, comunque, l'incapacità di entrare con provvedimenti in grado di dare un riscontro, un segnale.

Concludo. Io penso che voi abbiate perso un'altra occasione, rappresentanti del Governo e rappresentanti della maggioranza. Penso che sia un po' obsoleto questo schema che sta andando in onda anche su questo decreto, questa incomunicabilità, questo sentirsi al di sopra di ogni giudizio, questo ridurre tutto a una forma di mera propaganda per cui vale quello che dice il Governo, quello che dice la maggioranza, nella misura in cui poi si trasferirà in un salotto televisivo o in una conferenza stampa.

È come se mancasse la passione di soccorrere una Nazione in difficoltà e di delineare una direzione, un obiettivo strategico: insieme, ragionando, chi perché rappresenta prevalentemente e culturalmente un blocco sociale, chi perché ne rappresenta un altro, chi perché ha avuto un colpo d'ingegno, chi perché ha letto bene le misure messe in campo da altri Paesi, altre Nazioni europee e altri Paesi del mondo, quindi, è in grado di fare anche una tara su ciò che è stato fatto bene e ciò che è stato fatto male, si può portare un contributo concreto e incisivo; si può inoltre mettere questo mondo, del lavoro autonomo, delle attività produttive, dei professionisti (in questo caso doveva essere il “decreto Sostegni”) nelle condizioni di riprendersi e di contribuire a creare quella ricchezza di cui abbiamo un disperato bisogno e che non si rappresenta soltanto in dividendi, in profitti; si rappresenta in investimenti e, quindi, in economia che circola e si sedimenta; si rappresenta in occupazione, in posti di lavoro, citavo il 55 per cento del 98 per cento delle realtà che animano il nostro tessuto socio-economico.

Dunque, a questo avremmo aspirato, ma, proprio a sottolineare questa totale continuità rispetto alle politiche testarde fatte da Giuseppe Conte nella sua seconda edizione, ci troviamo disarmati a dare questi impulsi ad un Governo che si volta dall'altra parte, come se i destini della Nazione fossero cosa propria, come se le generazioni che verranno e il futuro che si dovrà costruire fosse cosa propria, come se non ci fosse spazio e posto per nessuno. Siamo consapevoli che anche la maggioranza non è riuscita a toccare palla perché, esattamente come è accaduto per i decreti precedenti, esattamente come accadde per il “Conte 2”, il Parlamento è esautorato. Non voglio fare cantilene, filippiche, perché è un dato di fatto e non è soltanto legato a questa sorta di monocameralismo che si è varato da qualche anno a questa parte; non è soltanto l'effetto derivato da un decreto che ci viene impacchettato e infiocchettato dal Senato della Repubblica e sul quale, noiosamente, tra breve, il Ministro D'Incà chiederà la fiducia; è proprio una sorta di atteggiamento incapacitante.

Voglio spingermi ancora più avanti ed è l'ultima battuta che faccio. Neanche il Governo è consapevole di quello che c'è dentro questo decreto. Ma dove l'avete fatto? Chi ve lo ha scritto? Perché questo è il tema. Dov'è? Fateci vedere il funambolo, lo vogliamo vedere esibirsi. Chi è, concretamente, non la responsabilità politica, estetica, chi è che scrive, pensa, mette i contenuti dentro queste carte che pesano come macigni sul futuro delle generazioni che verranno? Anche il Governo è commissariato, perché buona parte dei sottosegretari e dei Ministri hanno visto questi contenuti, questi articoli di questo ultimo provvedimento, come del PNRR, di sfuggita. E, allora, poiché siamo tutti abbastanza scafati, si dice dalle mie parti, questa è una materia importante, perché distingue l'oligarchia dalla democrazia, ma, mentre nelle società di qualche secolo fa era chiaro che cosa fosse l'oligarchia e chi fosse a governare i processi, oggi il rischio - che è quasi peggio di un rischio, è una realtà nella quale siamo tutti impantanati - è che esista un'estetica democratica e non è visibile il grande manovratore, chi si prende la briga, in nome e per conto di chi, per rappresentare e tutelare gli interessi, ma di chi? Quindi, dobbiamo fare questo processo, questa analisi perché le parti cambieranno: chi oggi è in maggioranza, domani sarà all'opposizione, ma è questo fortino che va espugnato se vogliamo essere sinceri quando parliamo di partecipazione e quando diciamo che, in democrazia, decide il popolo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Zucconi. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Grazie, signor Presidente. In generale da rimarcare, innanzitutto, è la critica di Fratelli d'Italia che vi dice, ancora una volta, avete sbagliato il metodo, avete sbagliato la direzione, perché, a parte il primo decreto forse, quello un po' emergenziale all'inizio della pandemia, che, certo, doveva mettere in sicurezza una serie di questioni, poi era chiaro ed evidente, sarebbe stato evidente e chiaro anche al più piccolo dei commercianti di un qualsiasi mercato, che bisognava cominciare ad affrontare la situazione programmando, prevedendo, analizzando e non producendo una serie di interventi a pioggia che hanno comportato sprechi e privilegi.

Il Governo Conte si è prodotto in una serie di decreti economici che poco hanno risolto, molto hanno sprecato; bisognava approfittare, invece, anche di questo momento pandemico per iniziare una serie di micro-riforme strutturali. Due esempi: vi era una proposta di Fratelli d'Italia e, come prevedeva questa proposta, non ci si è attivati per l'attivazione di un cassetto fiscale che mettesse al riparo le aziende, le piccole e le medie aziende, da tutti gli adempimenti fiscali che sono stati, via via, rinviati, spesso ventiquattr'ore prima, spesso in modo non chiaro, in modo confuso. Avevamo proposto di dotare ogni azienda di un cassetto fiscale virtuale dal quale attingere, salvo, poi, ripetere allo Stato, con calma, quando la situazione lo consentisse, le somme pagate.

Io sorrido, mi fanno tenerezza quegli esponenti politici che, in questi giorni - sono un po' di tutti i partiti devo dire, è una cosa ecumenica - vengono in televisione a sciacquarsi la bocca con le problematiche legate ai costi fissi. Sono dirigenti, leader di partito e vorrei chiedergli in diretta, ma non è possibile, lo chiedo qui, dove erano quando la problematica dei costi fissi è emersa in tutta evidenza. Dov'era Provenzano del PD che, l'altra sera, ci ha fatto una lezione sulle problematiche in questione, dimenticandosi che questo decreto niente dice sulla problematica dei costi fissi? Fratelli d'Italia aveva proposto, in Commissione, una riforma che prevedeva la rinegoziazione dei contratti di affitto, per esempio, una rinegoziazione che non ledeva gli interessi del proprietario né quelli del gestore, ma la realtà è che si è voluto insabbiare questa proposta in Commissione in vario modo. E, se non ci siamo stupiti dell'atteggiamento degli esponenti del PD, di Italia Viva, tanto meno di quello dei 5 Stelle - che considerano gli imprenditori come sfruttatori, imprenditori evasori, quindi la loro contrarietà ci è nota e non ci ha stupito, mentre ringraziamo il collega Squeri che, come capogruppo di Forza Italia in Commissione, ha appoggiato la legge e ringraziamo anche gli esponenti di L'Alternativa c'è per averla appoggiata in Commissione - ci ha stupito, invece, l'ostracismo, l'insabbiatura che, come è successo in Commissione bilancio su questo decreto, anche in X Commissione, ha caratterizzato l'atteggiamento della maggioranza nell'andare ad indicare, su una proposta di legge composta da sei articoli, un termine per gli emendamenti addirittura di quattordici giorni, nemmeno fosse una legge di bilancio; anzi, a volte, per le leggi di bilancio si danno termini molto più rapidi.

Qui, dobbiamo dirlo: vi assumete una grande responsabilità; dimostrate una grande debolezza, innanzitutto, perché alle proposte dell'opposizione si può dire “sì” o “no”, assumendosi la responsabilità di ciò, ma fuggire non è bello, oggettivamente. Non si è approfittato di un momento difficile nemmeno per andare a fare riforme che riguardassero la burocrazia, la giustizia, una giustizia che in Italia non c'è più, praticamente, lo vediamo. Lasciamo perdere i casi eclatanti che riguardano i vari Palamara e Davigo, ultimamente. Occupiamoci della giustizia di tutti i giorni, una giustizia che penalizza il sistema Paese perché, molto spesso, in Italia gli investitori non ci sono proprio perché devono confrontarsi con un sistema della giustizia farraginoso, lento, incerto. L'Italia non è più la patria della certezza del diritto: siamo diventati un Paese di common law adattato, diciamo. Anche in questo caso, si è lasciato passare colpevolmente un anno senza neanche imbastire qualcosa di simile. Peraltro, la stessa disonestà intellettuale che dimostrano vari esponenti di partito quando in televisione si occupano e parlano di cose che non conoscono o per le quali non hanno fatto niente, la ricordiamo nel Ministro Bonafede, a proposito di giustizia, il quale, nell'andare a precludere la prescrizione ci diceva che, di lì a breve, avrebbe fatto la riforma del processo penale: o ignoranza, o disonestà intellettuale; una delle due, tertium non datur.

Ma anche accettando la logica, peraltro sbagliata, del procedere con una serie di decreti di emergenza, sono stati fatti ulteriormente degli errori e non sono state assolutamente ascoltate le proposte anche dell'opposizione. Non sono state incluse, fra i destinatari dei contributi a fondo perduto, le medie e piccole imprese con fatturato, per esempio, fino a 25 milioni. Ora, io sono un estimatore naturale delle piccole e micro imprese, ma non mi nascondo che nella media impresa risiedono quei pochi barlumi ancora esistenti di produzioni tecnologiche che in Italia non esistono più. Noi non produciamo router, non produciamo chip, non produciamo fibra; dipendiamo dall'estero e continueremo a dipenderci.

Ancora, sul tema del fisco non si è approfittato per fare una riforma importante, proprio a causa della pandemia, cioè quella di ripristinare la disciplina di emissioni delle note di credito volte a consentire il recupero dell'IVA sui crediti non riscossi e oggetto di procedure concorsuali. Anche qui, niente si è detto: un lapsus, forse; una dimenticanza.

Non si è fatto niente per estendere la durata delle rateizzazioni per il rimborso dei finanziamenti garantiti: è troppo breve - lo dicono tutti - ma voi, imperterriti, continuate in questa direzione.

Che dire, poi, dell'IRAP? Anche qui, esonerati dal primo acconto ma non dal secondo, rimandato poi posticipato: ma se le aziende devono pagare una tassa - che è già assurda per conto suo - per un 2020 disastroso, dov'è la logica? Ve lo chiediamo: perché non siete intervenuti anche su questo?

Sulla tassa dei rifiuti - una tassa ignobile da far pagare, obiettivamente, nel 2020, a fronte di una mancata produzione di rifiuti da parte delle aziende - perché non avete costituito un fondo da affidare ai comuni per l'esonero parziale, quantomeno per il 2021, per una riduzione del 50 per cento? Non si chiede la luna ma, anche qui, i comuni sono stati lasciati da soli ad affrontare le conseguenze economiche della crisi. Bene l'esonero del pagamento del canone Rai; bene anche quello sulle bollette, timidamente affacciatosi nel decreto in questione. Vi segnaliamo che da mesi queste erano le proposte di Fratelli d'Italia, che le aveva avanzate già all'inizio della pandemia; anche qui, quindi, siete andati in colpevole ritardo.

Malissimo aver confermato la misura del cashback: 5 miliardi. Malissimo aver aumentato di 1 miliardo le risorse per il reddito di cittadinanza, fallimentare in pieno. Buona, invece, la marcia indietro sull'articolo 17, però vi ricordiamo che la avevate inserita voi quella misura di imporre le causali nei rinnovi e nelle proroghe dei contratti a termine. Avete dovuto fare marcia indietro e avreste dovuto fare marcia indietro su tutto il contenuto del “decreto Dignità” perché è un decreto fallimentare. Poi, ci chiediamo: ma come mai i navigator devono avere un titolo di preferenza nei concorsi pubblici? Da dove viene? Qual è la ratio? I navigator devono avere un titolo di preferenza nei concorsi pubblici delle regioni e non se ne vede un perché. Infatti, se c'è un dato di fatto, è il fallimento totale dell'azione dei navigator: gli diamo anche un premio? Non mi sembra giusto anche nei confronti di tutti i cittadini. Quindi, le valutazioni generali sono quelle di una esiguità e di una inadeguatezza.

I ristori - è già stato detto - coprono al massimo il 5 per cento delle perdite di fatturato; non si è affrontato il problema dei costi fissi, benché Fratelli d'Italia ve la avesse indicata come una riforma di struttura per il 2021; c'è continuità sostanziale fra il Governo Conte e il Governo Draghi. Non era per lo meno il momento, finalmente, di introdurre la cedolare secca anche sugli affitti ad uso non abitativo? Ce lo domandiamo.

Che senso ha avuto promuovere e far approvare uno scostamento di 32 miliardi, quando poi 1 miliardo si dedica al reddito di cittadinanza e 5 si confermano per l'operazione cashback, in un anno come questo? Ce lo chiediamo.

Poi, perché non estendere la golden power a settori di aziendali ed economici che dobbiamo difendere? Attenzione: così come ci siamo fatti comprare tante aziende importanti del food e della moda, adesso anche le grandi catene alberghiere - le nostre aziende italiane - probabilmente sono sotto scacco. Come ben diceva il collega Foti, probabilmente anche questo decreto è il frutto di un Governo di contraddizione. C'è un rapporto di contrarietà che può essere gestito e armonizzato: io dico “A” e un altro dice “B”, e su queste basi si può discutere; ma quando uno dice “A” e l'altro dice “non A”, questo è un rapporto di contraddizione che impedisce qualsiasi direzione e qualsiasi visione univoca. Alla fine c'è un grande mediatore - si chiama Draghi - che sceglierà dal cesto i fiori più belli o quelli che ritiene migliori, facendo mancare - lo si sta vedendo nella cronaca politica di questi giorni - assolutamente la dignità delle forze politiche che fanno parte di questa coalizione.

Il nostro giudizio è severo. Abbiamo richiamato, però, i comportamenti sbagliati anche dal punto di vista della correttezza dei rapporti politici fra maggioranza e opposizione, che si vedono in molti ambiti in questi giorni, del rapporto fra politica e magistratura, tra politica e forze politiche. Allora, il nostro giudizio sarà severo, ma sicuramente non è un giudizio che può premiare anche questo ennesimo decreto emergenziale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 3099​)

PRESIDENTE. Non vedo in Aula l'onorevole Lucaselli. Ha facoltà di replicare il relatore per la maggioranza, deputato Mauro Del Barba.

MAURO DEL BARBA, Relatore per la maggioranza. Grazie Presidente e onorevoli colleghi, al termine della discussione generale, credo sia opportuno rimarcare solo alcuni aspetti che sono emersi dal dibattito. Innanzitutto, personalmente, aderisco a quanto sottolineato dal mio gruppo, ovvero, incidentalmente, alla necessità di una riflessione - che non occorre solo in questa circostanza, per la verità - circa le mancate riforme sulla forma del bicameralismo paritario, che sempre più spesso, non da ora ma da numerose legislature, costringe un ramo della Camera all'esame dei provvedimenti con tempi sempre più sacrificati.

È stato sicuramente il caso di questo provvedimento, per il quale credo comunque valga la pena, almeno per quanto mi riguarda, di dichiararsi soddisfatti, perché contiene sostegni che, effettivamente, si rivolgono alle forze produttive del Paese e, nel contempo, mantiene l'attenzione verso le situazioni di fragilità, segnando anche un cambio di passo circa i criteri che vengono utilizzati. In particolare, anche io voglio rimarcare con soddisfazione quanto indicato per le località sciistiche, battaglia che anche personalmente mi ha visto impegnato, e pure in questo caso sottolineare come la necessità di intervenire con i sostegni in maniera tempestiva passa attraverso uno degli aspetti sicuramente critici che durante questa pandemia sono stati messi a dura prova, il rapporto Stato-regioni, perché molti di questi fondi passeranno attraverso le regioni, e quindi sarà opportuno che, anche in tale ambito, si proceda molto celermente.

Per quanto riguarda, poi, il nostro dibattito, gli spazi che abbiamo utilizzato ci hanno consentito di ascoltare opportunamente le esigenze e le richieste delle minoranze, peraltro alcune molto condivisibili. Come sempre, i provvedimenti non possono soddisfare tutti i bisogni, seppure questo provvedimento ne incontri sicuramente parecchi; anche a questo riguardo, rimaniamo in attesa, come ramo del Parlamento, del decreto-legge Sostegni 2 e mi dichiaro soddisfatto di quanto lavorato anche da questo ramo del Parlamento.

PRESIDENTE. Il Governo mi ha comunicato, per le vie brevi, che non intende replicare.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 3099​)

PRESIDENTE. Passiamo ora all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e degli emendamenti riferiti agli articoli del decreto-legge.

(Posizione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 3099​)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, onorevole D'Incà. Ne ha facoltà.

FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Signor Presidente, onorevoli deputati, a nome del Governo, autorizzato dal Consiglio dei Ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge n. 3099, di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 marzo 2021, n. 41, recante misure urgenti in materia di sostegno alle imprese e agli operatori economici, di lavoro, salute e servizi territoriali, connesse all'emergenza da COVID-19, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine di lavori l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Solo, per far registrare la nostra totale opposizione e il nostro totale dissenso rispetto a quanto testé annunciato dal Ministro D'Inca', a cui vogliamo far presente che erano all'esame di quest'Aula del Parlamento in tutto 26 emendamenti, dei quali 20 del gruppo di Fratelli d'Italia. L'esame degli stessi emendamenti si sarebbe concluso molto prima delle 24 ore previste per dare avvio al voto di fiducia. Per noi questa è evidentemente una forzatura, è una forzatura in termini parlamentari, è una forzatura soprattutto che si ripete ormai periodicamente in quest'Aula, e chi, come noi, ha scelto di stare all'opposizione non può accettare oltre che le regole del gioco siano sconvolte, perché, Ministro D'Inca', se vi fossero stati 500 emendamenti, 600 emendamenti, lei avrebbe avuto una qualche ragione. Non molte, per dire la verità, perché, se il Senato manda i provvedimenti 5 giorni prima della scadenza della loro conversione in legge, è un problema che devono risolvere il Presidente della Camera e il Presidente del Senato: non si può pensare che uno dei due rami del Parlamento debba alzare sempre bandiera bianca.

Ma, nel caso di specie, il numero di emendamenti da noi presentati era del tutto garante del regolare svolgimento dei lavori di quest'Aula e della non necessaria posizione della questione di fiducia. Evidentemente c'è una scelta politica: è una scelta politica che non viene rivolta tanto contro di noi, ma quanto per mettere la museruola a questa maggioranza; evidentemente è una maggioranza talmente disarcionata che neppure di fronte a 20 emendamenti riesce ad esprimere una posizione unitaria. Di qui la ferma opposizione al riguardo del gruppo di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sempre sull'ordine dei lavori, l'onorevole Trano. Ne ha facoltà.

RAFFAELE TRANO (MISTO-L'A.C'È). Grazie, Presidente. Noi, come componente L'Alternativa c'è, fieramente in opposizione a questo Governo Draghi, esprimiamo il nostro completo disappunto per questo ennesimo voto di fiducia, che va a minare le regole base della democrazia, la dialettica tra maggioranza e opposizione, e soprattutto evidenziamo che c'è questo esautoramento del Parlamento, che non è più accettabile.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito della posizione della questione di fiducia sull'approvazione dell'articolo unico del disegno di legge n. 3099, secondo quanto già convenuto nella Conferenza dei presidenti di gruppo del 6 maggio scorso, la votazione finale del decreto-legge avrà luogo entro le ore 20,30 di mercoledì 19 maggio, previo svolgimento delle dichiarazioni di voto finale in diretta televisiva, a partire dalle ore 19.

Secondo le intese intercorse tra tutti i gruppi, è stato, altresì, convenuto che le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia avranno luogo nella seduta di domani, martedì 18 maggio, a partire dalle ore 15. L'appello nominale, che si svolgerà con accesso in Aula dei deputati programmato secondo specifiche fasce orarie predisposte in base all'iniziale del cognome sorteggiato, avrà luogo a partire dalle ore 16,33.

Dopo la conclusione dell'appello nominale, avranno luogo gli interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno e il parere del Governo. L'esame del provvedimento sarà, quindi, interrotto e rinviato alla seduta di mercoledì 19 maggio, a partire dalle ore 9,30, per le votazioni, previe eventuali dichiarazioni di voto, degli ordini del giorno, da concludersi comunque entro le ore 13. Il termine per la presentazione degli ordini del giorno è fissato alle ore 9 di domani, martedì 18 maggio.

Estraggo, quindi, a sorte il nominativo dal quale inizierà l'appello nominale.

(Segue il sorteggio).

La chiama inizierà con la deputata Gebhard.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Trano. Ne ha facoltà.

RAFFAELE TRANO (MISTO-L'A.C'È). Signor Presidente, onorevoli colleghi, quanto sta accadendo in provincia di Latina, sul fronte COVID, ritengo sia grave tanto dal punto di vista della tutela della salute quanto da quello della legalità. In quel territorio, il mio territorio, c'è una delle più folte comunità indiane presenti in Italia, composta da circa 30 mila persone. Si tratta, in buona parte, di indiani di etnia Sikh, troppi dei quali pesantemente sfruttati nelle aziende agricole della zona e costretti a vivere in condizioni di forte disagio, come emerso in diverse inchieste e come più volte discusso anche in quest'Aula. Tra quei braccianti il COVID sta circolando pericolosamente; l'ASL di Latina sta facendo tutto il possibile per controllare quei cittadini, a tutela della salute di tutti.

Oggi è stato scoperto anche un secondo caso di variante indiana, ma i capi, o presunti tali, di quella comunità, dopo aver assicurato alle autorità che avrebbero fornito l'elenco di chi è appena tornato dall'India, per farlo sottoporre a tampone e per la quarantena, non hanno dato alcuna indicazione. Si sono rifiutati e a quanto pare, nonostante diversi incontri in prefettura, lo Stato non è in grado di imporsi e ottenere informazioni fondamentali, inerte davanti a un simile rifiuto. Anni in cui i problemi dei Sikh sono stati ignorati hanno prodotto questi risultati. Chiedo dunque ai Ministri della Salute e dell'Interno che vengano a riferire su cosa stanno facendo affinché in provincia di Latina si eviti il proliferare dei contagi e si riporti la legalità in un mondo, quello dei braccianti di nazionalità indiana, che sinora ha consentito di fare affari a pochi e costretto troppi lavoratori a vivere in condizioni tristemente simili a quelle degli schiavi.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 18 maggio 2021 - Ore 15:

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

S. 2144 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 marzo 2021, n. 41, recante misure urgenti in materia di sostegno alle imprese e agli operatori economici, di lavoro, salute e servizi territoriali, connesse all'emergenza da COVID-19 (Approvato dal Senato). (C. 3099​)

Relatori: DEL BARBA, per la maggioranza; LUCASELLI, di minoranza.

La seduta termina alle 16,40.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: MAURO DEL BARBA (A.C. 3099​)

MAURO DEL BARBA, Relatore per la maggioranza. (Relazione – A. C. 3099​). Con il decreto-legge n. 41 del 22 marzo 2021, in vigore dal giorno 23 marzo 2021, sono state previste disposizioni urgenti per il sostegno alle imprese e all'economia, nonché in materia di lavoro, salute e sicurezza, enti territoriali ed altri ambiti. Esse si applicano anche alle regioni a statuto speciale e alle province autonome di Trento e di Bolzano compatibilmente con le norme dei rispettivi statuti e le relative disposizioni di attuazione.

Il decreto prevede un generale incremento di 550 milioni di euro per il 2021 del Fondo per far fronte ad esigenze indifferibili nel corso della gestione e destina risorse pari a circa 1,2 miliardi al Commissario straordinario per l'emergenza da COVID-19, nonché al Fondo per le emergenze nazionali ed alla Protezione civile, per gli interventi di attuazione e coordinamento delle misure di contenimento e contrasto dell'emergenza. In aggiunta ai predetti interventi a più ampio spettro, esso definisce ulteriori iniziative a sostegno di settori quali imprese e economia, lavoro, salute e sicurezza, enti territoriali, ma anche istruzione, politiche sociali, politiche agricole e ambientali, cultura.

In materia di sostegno alle imprese e all'economia, il termine - già previsto dal decreto Rilancio - per il versamento, senza sanzioni e interessi, dell'IRAP non versata e sospesa è prorogato dal 30 aprile al 30 settembre 2021.

È inoltre previsto il riconoscimento di un contributo a fondo perduto per i titolari di partita IVA che svolgono attività d'impresa, arte o professione o producono reddito agrario, con le eccezioni previste dal decreto. Il calcolo di questo contributo si basa sull'ormai nota regola della perdita di almeno il 30% della media mensile del fatturato e corrispettivi 2020 rispetto al 2019 parametrata percentualmente in base a scaglioni di ricavi e compensi annui che vanno dal 60% scendendo fino al 20% per la fascia 5/10 milioni di euro. I soggetti destinatari sono esentati dal pagamento della prima rata dell'IMU 2021.

Ai soggetti titolari di reddito d'impresa che hanno attivato la partita IVA dal 1° gennaio 2018 al 31 dicembre 2018, la cui attività d'impresa risulti iniziata nel corso del 2019 e che siano esclusi dal novero dei beneficiari del predetto contributo, viene riconosciuto, per il 2021, un contributo a fondo perduto nella misura massima di euro 1.000, a condizione che l'ammontare medio mensile del fatturato e dei corrispettivi del 2020 non sia inferiore almeno del 30 per cento rispetto all'ammontare medio mensile del fatturato e dei corrispettivi del 2019.

Sono specificati i limiti di reddito agrario, ricavi o compensi per accedere al contributo, nonché le modalità di calcolo e le procedure da seguire per l'erogazione del contributo secondo quanto già disposto dal decreto Rilancio relativamente ai contenuti e alle modalità di presentazione dell'istanza e di erogazione del contributo, al regime sanzionatorio e alle attività di monitoraggio e controllo.

Per far fronte alla mancata apertura al pubblico della stagione sciistica invernale 2020/2021, viene istituito, nello stato di previsione del Ministero del turismo, un fondo di 700 milioni di euro destinato alla concessione di contributi alle attività di impresa di vendita di beni o servizi al pubblico, svolte nei comuni ubicati all'interno di comprensori sciistici.

Il Fondo per l'esonero dal versamento dei contributi previdenziali dovuti dai lavoratori autonomi e dai professionisti sarà incrementato di 1,5 miliardi di euro per il 2021, passando quindi da 1 a 2,5 miliardi di euro.

Sono sospesi una serie di termini di versamento dei carichi affidati all'agente della riscossione, si prevede l'annullamento automatico di tutti i debiti di importo residuo fino a 5.000 euro risultanti dai singoli carichi affidati agli agenti della riscossione dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2010, ancorché ricompresi in precedenti definizioni agevolate relative ai debiti affidati all'agente della riscossione dal 2000 al 2017. L'agevolazione opera in favore di soggetti che hanno percepito, nell'anno d'imposta 2019, un reddito imponibile fino a 30.000 euro.

Gli operatori economici che hanno subito riduzioni del volume d'affari nell'anno 2020 superiori al 30 per cento, in conseguenza degli effetti economici derivanti dal perdurare dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, potranno definire in via agevolata le somme dovute a seguito del controllo automatizzato (cd. avvisi bonari), ai fini delle imposte dirette e dell'IVA, le cui comunicazioni sono state elaborate entro il 31 dicembre 2020 (con riferimento alle dichiarazioni 2017) o devono essere elaborate entro il 31 dicembre 2021 (con riferimento alle dichiarazioni 2018), qualora tali comunicazioni di irregolarità non siano state inviate per la sospensione disposta dai provvedimenti emergenziali. La definizione agevolata abbatte le sanzioni e le somme aggiuntive richieste con gli avvisi bonari; restano dovuti imposte, interessi e contributi previdenziali.

È prorogata al 30 aprile 2021 la sospensione, in sede di erogazione dei rimborsi fiscali, dell'applicazione della compensazione tra il credito d'imposta e il debito iscritto a ruolo. Ulteriore proroga al 31 gennaio 2022 è stabilita per il termine finale per la notifica degli atti e per l'esecuzione dei provvedimenti di sospensione della licenza o dell'autorizzazione amministrativa all'esercizio dell'attività o dell'iscrizione ad albi e ordini professionali, in conseguenza di violazioni in materia di certificazione dei ricavi o dei compensi.

L'Autorità di regolazione per l'energia reti e ambiente (ARERA) dovrà, con propri provvedimenti, ridurre, per i mesi di aprile, maggio e giugno 2021, la spesa sostenuta dalle utenze elettriche connesse in bassa tensione diverse dagli usi domestici, con riferimento alle voci della bolletta identificate come “trasporto e gestione del contatore” e “oneri generali di sistema”, nel limite di 600 milioni di euro. Si esonerano, per il solo anno 2021, le strutture ricettive dal versamento del canone di abbonamento RAI.

L'IVA non detraibile, relativa alle spese per gli interventi realizzati, dall'entrata in vigore del decreto è riconosciuta tra le spese ammissibili ai fini del Superbonus; vengono destinati 20 milioni di euro, per il 2021, al Fondo per le emergenze relative alle emittenti locali e si dispone un'integrazione di 5 milioni di euro per il 2021 nel Fondo per il sostegno del settore termale. In materia di welfare aziendale, si estende al periodo di imposta 2021 la previsione, già vigente per il 2020, del raddoppio del limite di esenzione dall'IRPEF per i beni ceduti e i servizi prestati al lavoratore. La detassazione dei canoni non percepita è estesa anche ai contratti di locazione di immobili ad uso abitativo, stipulati precedentemente al 2020, così come già previsto dal decreto Crescita (n. 34 del 2019).

Il decreto-legge n. 41 del 2021 interviene anche in materia di lavoro, recando una serie di disposizioni afferenti a diversi ambiti.

In riferimento ai trattamenti ordinari di integrazione salariale, agli assegni ordinari di integrazione salariale e ai trattamenti di integrazione salariale in deroga, già riconosciuti secondo una disciplina transitoria, posta in relazione all'emergenza epidemiologica da COVID-19, si prevede la concessione di ulteriori periodi di trattamento.

Si preclude ai datori di lavoro, salve specifiche eccezioni, la possibilità di avviare le procedure di licenziamento individuale e collettivo nonché di recedere dal contratto per giustificato motivo oggettivo. Inoltre, vengono sospese le procedure di licenziamento e le procedure inerenti l'esercizio della facoltà di recesso dal contratto per giustificato motivo oggettivo già avviate successivamente al 23 febbraio 2020.

Relativamente al Fondo sociale per occupazione e formazione, si prevede un incremento di 400 milioni di euro per il 2021 e di 80 milioni di euro per il 2022 e uno stanziamento di ulteriori risorse per la proroga per il 2021 dell'integrazione economica del trattamento di CIGS in favore dei lavoratori dipendenti dalle imprese del Gruppo Ilva, nonché per il riconoscimento della prestazione integrativa prevista per i lavoratori dipendenti dalle imprese del settore aeroportuale.

Ulteriori incrementi sono previsti per il Fondo straordinario per il sostegno degli enti del Terzo settore (100 milioni di euro per il 2021) e per l'autorizzazione di spesa del Fondo per il reddito di cittadinanza e, nel caso di variazioni del reddito dovute a occupazione per lavoro subordinato, si prevede la sospensione del beneficio in luogo della decadenza attualmente prevista.

Il Fondo unico per il sostegno delle associazioni sportive e società sportive dilettantistiche è rifinanziato di un importo pari a 50 milioni di euro per l'anno 2021.

Viene previsto il riconoscimento di un'indennità una tantum pari a 2.400 euro, in favore di alcune categorie di lavoratori, tra cui i dipendenti stagionali nei settori del turismo e termale e i lavoratori dello spettacolo; inoltre, prevede una indennità una tantum di ammontare variabile in relazione alla misura del reddito percepito nel 2019, in favore di operatori del settore sportivo che in conseguenza dell'emergenza epidemiologica da COVID-19 abbiano cessato, ridotto o sospeso la loro attività.

Si prevede il rinnovo del Reddito di emergenza (Rem) per ulteriori tre quote relative alle mensilità di marzo, aprile e maggio 2021 (domanda entro il 30/04/2021, ammontare tra 400 e 800 euro).

Si estende il riconoscimento del contributo mensile per figli disabili a carico ad uno dei genitori, e non solo alla madre come attualmente previsto, se disoccupato o monoreddito facente parte di nuclei familiari monoparentali.

Viene istituito un fondo, con una dotazione di 10 milioni di euro per l'anno 2021, ai fini dell'erogazione di contributi per consentire ai genitori che in conseguenza dell'emergenza epidemiologica da COVID-19 hanno cessato, ridotto o sospeso la loro attività lavorativa, separati o divorziati, di poter corrispondere l'assegno di mantenimento.

Ai professionisti iscritti agli enti di diritto privato di previdenza obbligatoria è riconosciuta, per il mese di maggio 2020, l'indennità a seguito del rifinanziamento, per 10 milioni di euro, del Fondo per il reddito di ultima istanza.

I lavoratori fragili vedono estese le tutele loro riconosciute già in alcuni periodi del 2020 e fino al 28 febbraio 2021, tra cui la possibilità di svolgimento del lavoro in modalità agile, anche attraverso la destinazione a diversa mansione.

In materia di salute e sicurezza, si prevede che l'INAIL possa destinare determinate risorse professionali sanitarie al concorso alla somministrazione del vaccino contro il COVID-19 nei luoghi di lavoro.

Inoltre, si incrementano le risorse stanziate per il 2021 per l'acquisto dei vaccini contro il COVID-19 e per l'acquisto dei farmaci per la cura dei pazienti affetti dalla medesima infezione e si prevede la possibilità per professionisti sanitari competenti di somministrare la vaccinazione contro il COVID-19, consentendo, in via temporanea, la somministrazione di tali vaccini nelle farmacie aperte al pubblico e abilitando le Infermiere Volontarie della Croce Rossa all'esecuzione delle somministrazioni vaccinali.

Vengono prorogate di quattro mesi le misure relative agli alberghi sanitari per l'emergenza da COVID-19, prevedendo la possibilità di utilizzarli anche quali centri per la vaccinazione. Ulteriore proroga, fino al 31 dicembre 2021, è prevista per la durata della ferma dei 190 medici e dei 300 infermieri militari arruolati, con servizio temporaneo, in relazione all'emergenza COVID.

Si sospende la decorrenza di termini relativi ad adempimenti a carico dei professionisti nei confronti della pubblica amministrazione, in caso di impedimento dovuto al COVID-19.

Un contributo di 5 milioni di euro è riconosciuto, per l'anno 2021, all'Ospedale Bambino Gesù per i maggiori costi operativi sostenuti per la gestione dell'emergenza COVID-19 e per il conseguente incremento delle prestazioni di alta complessità effettuate nel 2020.

Relativamente agli enti territoriali, si prevede un incremento delle risorse per l'anno 2021, attribuito in misure diverse a seconda della tipologia di ente, dei Fondi per l'esercizio delle funzioni degli enti locali e delle regioni e Province autonome, istituiti dal decreto Rilancio, al fine di assicurare a tali enti le risorse necessarie per l'espletamento delle funzioni fondamentali in relazione alla perdita di entrate locali connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19. L'incremento è pari a 1 miliardo di euro in favore degli enti locali e a 260 milioni per le Regioni a statuto speciale e le Province autonome di Trento e di Bolzano.

Sono istituiti, per il 2021, diversi Fondi attraverso cui elargire contributi di sostegno alle conseguenze dell'epidemia da COVID-19: un Fondo di 2 milioni di euro attraverso il quale fornire contributi ai Comuni che individuino quali sedi di seggi elettorali edifici diversi dalle scuole; un fondo di 10 milioni di euro per sostenere le piccole e medie città d'arte e i borghi particolarmente colpiti dalla diminuzione dei flussi turistici dovuti all'epidemia da COVID-19; un fondo di 1 miliardo di euro da destinare al rimborso delle spese sostenute nel 2020 dalle regioni e province autonome per l'acquisto di dispositivi di protezione individuale (DPI) e altri beni sanitari connessi all'emergenza epidemiologica da COVID-19; un fondo di 250 milioni di euro , per il ristoro parziale dei comuni a seguito della mancata riscossione dell'imposta di soggiorno, del contributo di sbarco o del contributo di soggiorno; un fondi di 220 milioni di euro da destinare al sostegno delle categorie economiche particolarmente colpite dall'emergenza da COVID-19 incluse le imprese esercenti attività commerciale o di ristorazione operanti nei centri storici, le imprese operanti nel settore dei matrimoni e degli eventi privati e le imprese esercenti trasporto turistico di persone mediante autobus coperti.

È prorogata di 90 giorni la validità delle concessioni di posteggio per l'esercizio del commercio su aree pubbliche, al fine di garantire la continuità delle attività e il sostegno del settore nel quadro dell'emergenza epidemiologica.

Viene prorogato al 31 dicembre 2021 l'esonero del pagamento del canone patrimoniale di concessione, autorizzazione o esposizione pubblicitari e del canone per l'occupazione delle aree destinate ai mercati, incrementando il Fondo destinato al ristoro dei Comuni (da 82,5 a 330 milioni) per far fronte della diminuzione delle entrate conseguente a detti esoneri.

È confermato il contributo di 110 milioni di euro per il 2021, in favore delle regioni a statuto ordinario, destinato al ristoro delle categorie soggette a restrizioni in relazione all'emergenza da COVID-19, disponendone il riparto fra le regioni.

Si prevede il rifinanziamento, con ulteriori 800 milioni di euro per l'anno 2021, delle misure a copertura della riduzione dei ricavi delle imprese di trasporto pubblico locale in ragione della pandemia di COVID-19.

Ulteriori misure, meglio definite nel decreto, sono previste al fine di incrementare il fondo destinato al ristoro dei comuni a fronte delle difficoltà conseguenti all'emergenza epidemiologica, tra cui la proroga della scadenza dei termini delle incombenze amministrative proprie degli enti locali (restituzione dei questionari 2021 per il calcolo dei fabbisogni standard, deliberazione del bilancio di previsione degli enti locali).

Il termine di approvazione delle tariffe e dei regolamenti della TARI è prorogato al 30 giugno 2021 e vengono disciplinati i termini di comunicazione della scelta delle utenze non domestiche di servirsi o meno del gestore del servizio pubblico, in relazione ai c.d. rifiuti assimilati.

Si riconosce un contributo ai concessionari di aree demaniali marittime per le attività di acquacoltura, pesca e ripopolamento, nonché per la realizzazione di manufatti destinati al prodotto ittico, nel limite di spesa di 1 milione di euro per il 2021.

Nella parte finale del decreto si ritrovano una serie di altre disposizioni urgenti. Per il 2021, sono previsti una serie di incrementi destinati a diversi settori: 300 milioni di euro destinati alle esigenze delle istituzioni scolastiche ed educative statali in considerazione della situazione emergenziale derivante dal COVID-19. Si stabilisce che, in considerazione del protrarsi dell'emergenza epidemiologica, i collegi universitari di merito mantengono il proprio status a prescindere dal rispetto, nell'anno accademico 2020/2021, dei requisiti di riconoscimento e di accreditamento e viene disciplinato il regime di assenze del personale scolastico e universitario in relazione alla somministrazione del vaccino contro il COVID-19.

Si prevede un incremento di 35 milioni di euro nell'ambito delle risorse destinate all'acquisto di dispositivi che consentano di portare a compimento il programma di sostegno alla fruizione delle attività di didattica digitale integrata nelle Regioni del Mezzogiorno.

Anche agli uffici postali e ai centri di lavorazione postale si applicheranno le semplificazioni normative per la realizzazione di collegamenti in fibra ottica e si prevedono interventi per la copertura mobile in banda ultra-larga per scuole e ospedali.

Il Fondo per le esigenze emergenziali del sistema dell'università, delle istituzioni di alta formazione artistica musicale e coreutica e degli enti di ricerca è destinatario di un incremento di 78,5 milioni di euro.

Si prevede, in considerazione della sospensione delle attività di ricerca derivanti dall'emergenza epidemiologica da COVID-19, la possibilità per i dottorandi di ricerca di richiedere una proroga del termine finale del corso, per non più di 3 mesi, con conseguente mantenimento, nei casi previsti, della borsa di studio. Si autorizza la spesa di 1 milione di euro a decorrere dall'anno 2021 in favore dell'Ispra, per finalità di sostegno alla ricerca.

Il decreto Sostegni non manca di riservare attenzione alle persone con disabilità: oltre a prevedere la corresponsione di un contributo annuo in favore della Federazione nazionale delle istituzioni pro ciechi-Onlus, scorporato dal Fondo nazionale per le politiche sociali, viene un apposito fondo di 100 milioni di euro, le cui finalità e modalità di utilizzo saranno definite attraverso successivi DPCM. Viene, inoltre, prorogata al 31 dicembre 2021 la possibilità di fruire del cosiddetto “buono viaggio”, utilizzato per gli spostamenti effettuati mediante taxi o NCC da parte di persone fisicamente impedite, a mobilità ridotta o con patologie accertate, stanziando ulteriori 20 milioni di euro per il finanziamento della misura. Sono previste anche misure a favore della promozione e del riconoscimento della lingua dei segni italiana (LIS) e della lingua dei segni italiana tattile (LIST).

Con riguardo al personale delle Forze dell'Ordine, si prevede uno stanziamento di 92 milioni di euro per il pagamento delle indennità di ordine pubblico e relativi oneri, nonché delle prestazioni di lavoro straordinario per il periodo febbraio-aprile 2021 in favore del personale delle Forze di polizia.

Inoltre, per il medesimo arco temporale, vengono stanziati 24,96 milioni di euro per la sanificazione degli uffici, degli ambienti e dei mezzi in uso alle medesime Forze di Polizia, nonché per assicurare un idoneo equipaggiamento e dispositivi di protezione individuale.

Un totale di 50,49 milioni di euro sono destinati al pagamento delle prestazioni di lavoro straordinario dei Vigili del Fuoco, del personale del Corpo della polizia penitenziaria, dei dirigenti della carriera dirigenziale penitenziaria e dei direttori di istituti penali per minorenni, nonché per il pagamento delle spese per i dispositivi di protezione e prevenzione, di sanificazione e disinfezione degli ambienti e dei locali nella disponibilità del medesimo personale, nonché a tutela della popolazione detenuta.

Ulteriori stanziamenti sono previsti anche in favore del Corpo delle Capitanerie di porto – Guardia Costiera, nonché per consentire il pagamento delle competenze per lavoro straordinario e del compenso forfetario di impiego al personale militare medico, paramedico, di supporto e a quello impiegato nelle sale operative delle Forze armate, indispensabile ad assicurare lo svolgimento delle attività aggiuntive necessarie a contrastare la diffusione del COVID-19, a decorrere dal 1° febbraio 2021 e fino al 30 aprile 2021. Nell'arco del 2021 sarà possibile mettere in atto un ulteriore potenziamento dei servizi sanitari militari, necessario ad affrontare le eccezionali esigenze connesse all'epidemia da COVID-19 sul territorio nazionale grazie ad un apposito stanziamento di 5 milioni di euro.

A seguito delle misure adottate per il contenimento del COVID-19 e per contrastare gli effetti dell'emergenza epidemiologica, sono previsti incrementi ai fondi del settore cultura e spettacolo. In particolare, il Fondo di parte corrente destinato alle emergenze nei settori dello spettacolo, del cinema e dell'audiovisivo viene incrementato di 200 milioni di euro; il Fondo per le emergenze delle imprese e delle istituzioni culturali viene incrementato di 120 milioni; le risorse destinate al funzionamento dei musei e dei luoghi della cultura statali, tenuto conto delle mancate entrate da vendita di biglietti di ingresso, sono incrementate di 80 milioni di euro; il Fondo “Carta della cultura” è incrementato di 1 milione di euro; viene rivista, prorogandola in termini temporali, la disciplina in materia di rimborso dei titoli di acquisto di biglietti per spettacoli, musei e altri luoghi della cultura.

Così, come già nel 2020, anche nel 2021 il 10 per cento dei compensi per copia privata incassati dalla Società italiana degli autori ed editori (SIAE) sarà destinato al sostegno di autori, artisti interpreti ed esecutori e lavoratori autonomi.

Per coloro che abbiano acquistato, mediante contratto di abbonamento, servizi sportivi presso impianti sportivi, a seguito della sospensione delle attività sportive determinata dalle disposizioni emergenziali connesse alla epidemia da COVID-19, si introduce la possibilità di ottenere, da parte dei gestori, oltre ai già previsti rimborso e rilascio di un voucher di valore pari al credito vantato, il riconoscimento della realizzazione delle attività con modalità a distanza quando ciò risulti possibile.

Le grandi imprese che si trovano in situazione di temporanea difficoltà finanziaria in relazione alla crisi economica connessa con l'emergenza epidemiologica da COVID-19 potranno attingere a un apposito fondo di 200 milioni di euro che al fine di assicurare, tramite la concessione di prestiti, la continuità operativa.

Misure di sostegno sono previste, infine, per il settore delle filiere agricole, della pesca e dell'acquacoltura, nonché in materia di efficienza energetica in relazione ai settori predetti. Si consente al Ministero per le politiche agricole, alimentari e forestali, al fine di sviluppare le conoscenze tecniche indispensabili ad assicurare la competitività del settore meccanico agrario, di avvalersi, previa stipula di apposita convenzione per il 2021, dell'assistenza tecnica dell'ENAMA (Ente nazionale meccanizzazione agricola).