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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 21 maggio 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    la Turchia del presidente Erdogan ha assunto, da tempo, una pericolosa deriva islamista che nella politica domestica si estrinseca nella compressione dei più elementari diritti politici e sociali dei cittadini, mentre nella politica estera si traduce nella costante eccitazione di una logica di scontro di civiltà in nome dell'islamismo politico;

    il Partito della giustizia e dello sviluppo (Akp) di Erdogan rivendica la tradizione dell'islam politico;

    Erdogan, nella costruzione di una modernissima e preoccupante «democratura islamista», sta occupando ogni carica dello Stato, in spregio ad ogni principio di equilibrio fra poteri;

    la Turchia di Erdogan ha smantellato, nel complice silenzio occidentale ed europeo, i principi laici introdotti da Ataturk nei suoi sedici anni di ininterrotto Governo;

    la pericolosa deriva islamista della Turchia di Erdogan non può più essere sottovalutata dalla comunità internazionale per i motivi infra dedotti;

    nel contesto della guerra all'Isis in Siria, i funzionari turchi hanno garantito accoglienza all'interno dei confini del Paese della mezzaluna ai militanti di Isis che scappavano dai curdi, fatto confermato dalla notizia che molti jihadisti catturati dai curdi nel Nord della Siria fossero in possesso di documenti per entrare e uscire regolarmente dal territorio turco e abbiano affermato di essere stati assistiti da funzionari turchi;

    altra terribile circostanza di riscontro è costituita dal fatto che miliziani jihadisti hanno collaborato con i militari turchi non solo nell'occupazione di Afrin, città a Nord della Siria, ma anche nella conseguente e terribile pulizia etnica;

    ulteriormente due funzionari dell'intelligence turca, catturati dai guerriglieri curdi nel nord dell'Iraq nel 2017, hanno fornito nomi e contatti di una rete di assistenza all'Isis e ad altri gruppi jihadisti che sono operativi in Siria e in Iraq e che farebbe capo direttamente al Governo turco di Erdogan;

    a ciò si aggiunga che Wikileaks ha pubblicato 58.000 email che testimoniano, senza possibilità di smentita, il coinvolgimento del genero di Erdogan, Berat Albayrak, nel sostegno al mercato illegale del petrolio dell'Isis rubato dai pozzi di Siria e Iraq, la cui vendita finanziava il Califfato nell'acquisto di armi;

    ancora, la figlia del presidente turco, Sumeyye Erdogan, ha organizzato a Sanliurfa – città nella parte sud orientale della Turchia vicina al confine siriano – un centro medico che include un ospedale per curare i feriti dell'Isis;

    secondo diversi osservatori Erdogan sarebbe il principale sponsor del terrorismo jihadista nella regione, una sorta di padrino per i «fratelli» del Califfato, che in Turchia vengono sostenuti e protetti;

    a New York, durante l'assemblea generale delle Nazioni Unite del settembre 2019, il Ministro degli esteri egiziano, Ahmed Hafez, ha lanciato precise accuse contro Erdogan, sostenendo che il presidente turco supporta il terrorismo dell'Isis anche in Libia, attraverso la costante fornitura di assistenza militare, armi e addestramento;

    le dettagliate circostanze di cui sopra confermano che Erdogan stia pascendo e proteggendo i terroristi del presente e del futuro;

    ancora, al fine di rappresentare la simbolica battaglia ingaggiata contro l'Europa, l'Occidente e la Cristianità, riproducendo la retorica jihadista volta a cancellare le tracce della Cristianità proprio dalle terre ove ha mosso i primi passi, il sultano Erdogan, nel marzo. 2019, ha fatto filtrare lo sconcertante proposito di convertire Santa Sofia, la storica chiesa della Cristianità costruita nel 537 dall'imperatore Bizantino Giustiniano, in Moschea;

    il terrificante annuncio, evidentemente volto ad alimentare la retorica islamista e anticristiana della «fratellanza dei naxbantiya» a cui appartiene Erdogan, è stato: «non sarà più museo. Il suo status cambierà. La chiameremo moschea»;

    nel luglio del 2019 Erdogan passava dalla retorica ai fatti e cancellava la precedente disposizione, adottata nel 1934 da Ataturk, riconvertendo Santa Sofia in moschea, nella disarmante paralisi della comunità internazionale che si limitava a proteste formali e protocollari;

    la decisione contravveniva a quanto era stato suggerito dall'Unesco, che aveva invitato a non modificare lo status di museo dell'edificio senza aver prima avviato un dialogo sull'argomento inclusivo di tutte le comunità del Paese;

    lo scontato epilogo, nel disarmo europeo, è stata la definitiva conversione di Santa Sofia in moschea aperta alla preghiera ufficialmente dal 24 luglio 2020;

    nel rapporto con l'Europa, anche a prescindere dall'utilizzo spregiudicato dei migranti come soverchia arma di pressione, è bene ricordare che Erdogan nel 2017 ha, in termini agghiaccianti, invitato ogni turco residente in Europa a fare «almeno 5 figli... sarà la migliore risposta all'ingiustizia che vi è stata fatta»;

    il predetto invito rende soverchio il proposito di Erdogan di islamizzazione dell'Europa attraverso la proliferazione;

    anche tali agghiaccianti appelli sono il segno della volontà di alimentare fratture e una millenaristica contrapposizione con l'Europa;

    nondimeno la Turchia svolge anche un ruolo di primo piano nel finanziamento delle moschee e degli imam in Europa. A titolo esemplificativo, ma non esaustivo, a Strasburgo è in fase di costruzione la moschea più grande d'Europa che verrà completata nel 2025. Il progetto, che comprende la costruzione di due minareti alti 36 metri e ha un costo complessivo di oltre 36 milioni di euro, è finanziato e supportato da due associazioni islamiche turche, Mili Gorus e il Comité de coordination des musulmans turcs de France (Ccmtf), vicine all'islamo-nazionalismo di Erdogan;

    le predette due associazioni islamiche turche si sono anche rifiutate di firmare la nota «Charte de principes pour l'islam de France», il documento concordato nel gennaio 2021 tra il governo francese e il Consiglio francese del culto musulmano (Cfcm) che chiede il rispetto dei principi fondamentali della costituzione francese, ma anche di uguaglianza, reciprocità e diritti umani a livello globale;

    le organizzazioni Ccmft e Mili Gorus rientrano in quello che viene definito da Parigi come «Islam politico» o «separatismo islamista» di matrice turca. La prima è legata al direttorato governativo per gli affari religiosi «Diyanet», mentre la seconda fondata nel 1969 da Necmettin Erbakan è indicata da numerosi studiosi come legata all'ideologia islamista dei Fratelli Musulmani;

    le predette organizzazioni sono macchine della propaganda islamista di Ankara al punto da venire definite dall'esperto di Fratellanza, Lorenzo Vidino, come «La lunga mano di Erdogan in Europa»; il rapporto d'informazione del Senato Francese «sull'organizzazione, il ruolo, i finanziamenti dell'Islam in Francia e dei suoi luoghi di culto» ha confermato la strategia di penetrazione islamica in Francia per il tramite dell'invio di imam nelle moschee affermando che «la Turchia ha scelto di contribuire al funzionamento delle moschee attraverso l'invio di imam»;

    il predetto rapporto significativamente qualifica gli imam inviati dalla Turchia «imam detaches» (imam distaccati) poiché «stranieri, finanziati dall'estero, con la procedura dei funzionari distaccati e nell'ambito di accordi bilaterali»;

    quanto sopra rappresenta un ulteriore tassello della penetrazione islamico-politica in Europa di Erdogan per il tramite delle moschee e degli imam, nella veste quasi di funzionari dello Stato turco;

    ultima ma non meno importante perfomance degna di nota di Erdogan nei confronti dell'Europa è stato l'ospitalità riservata alla Presidente della Commissione europea Von Der Leyen, accomodata a lato in un divanetto, nel contesto di una visita internazionale, nuovamente per occhieggiare all'integralismo islamico e mostrare quale sia il suo rispetto per l'Europa e per le donne;

    a tacere di altre inaccettabili prese di posizione in politica estera, il presidente Erdogan ha deciso di egemonizzare l'area del Mediterraneo orientale nella convinzione che il futuro della Turchia sia non solo quello di potenza regionale, ma di guida dell'intero islam politico;

    in tale ottica, incredibilmente e in spregio ad ogni norma e convenzione del diritto del mare, il Ministro dell'energia turco Fatih Donmez, nel corso del 2019, ha dato, ad avviso dei firmatari del presente atto, sfacciatamente e provocatoriamente, l'ordine di iniziare le trivellazioni nel cosiddetto Blocco n° 7, di pertinenza del Governo di Nicosia e assegnato ad un consorzio formato da Eni e Total;

    a seguito della predetta decisione il Governo turco ha inviato la nave da trivellazione Yavuz nelle aree di sovranità marittima di Cipro, Nazione europea, accompagnata da fregate militari che hanno allontanato le navi da trivellazione di Eni e Total che beneficiano di legittime concessioni estrattive del governo cipriota;

    l'invio di navi militari nell'area di esclusiva sovranità marittima di Cipro è evidentemente atto unilaterale e militare di aggressione ai danni di una Nazione europea;

    l'inaudita posizione turca si inserisce nella sfacciata prosecuzione della sua temeraria politica energetica che, utilizzando il Governo di Cipro del Nord, sostiene, in spregio alla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, che l'area marittima in questione appartenga alla piattaforma continentale turca;

    l'atteggiamento di aperta sfida turca pregiudica gli interessi all'approvvigionamento energetico nazionale, atteso che Eni detiene buona parte delle concessioni cipriote, ma soprattutto tale posizione è chiaramente una nuova sfida alla comunità internazionale e contestualmente un forte messaggio all'islamismo politico di cui, anche tramite queste azioni, Erdogan vuole rivendicare la guida;

    l'Unione europea ha inserito il caso Turchia più volte nell'agenda delle ultime riunione del Consiglio europeo, al fine di valutare la possibilità di assumere misure più severe contro Ankara per la spregiudicata posizione in campo di accaparramento energetico al di fuori di ogni legalità ed in spregio alla territorialità cipriota;

    le politiche di blande sanzioni non hanno fermato Erdogan che, a più riprese, ha accompagnato con navi militari le sue navi da trivellazioni all'interno della Zee cipriota, con ciò violando, con mezzi militari ed unilateralmente, la sovranità marittima di una nazione europea;

    nell'ottobre 2019 la Turchia ha, inoltre, lanciato l'operazione «Sorgente di pace» nel nordest della Siria con l'ingresso di truppe e mezzi militari che hanno occupato una fascia di circa 30 chilometri a partire dal confine turco all'interno del territorio del Kurdistan siriano;

    ufficialmente l'operazione è volta a costituire una fascia di sicurezza per «eliminare i gruppi terroristi esistenti nella regione, specialmente Daesh e Pkk/Pyd-Ypg ad est del fiume Eufrate, e stabilire un corridoio di pace per assicurare che i profughi siriani che vivono in Turchia possano fare ritorno nella loro terra natale»;

    il segretario generale della Lega Araba, Ahmed Aboul Gheit, ha chiaramente definito l'operazione turca come «un'invasione di uno Stato arabo e un'aggressione alla sua sovranità», e il presidente Mohamed Ali Alhakim ha avvisato del fatto che l'offensiva «aggraverà la crisi umanitaria, aumenterà la sofferenza del popolo siriano e rafforzerà la capacità dei terroristi di riorganizzarsi»;

    gruppi jihadisti appartenenti ad Al Nusra si sono uniti, infatti, alla Turchia per fare la guerra ai curdi: decine di foto scattate dagli stessi miliziani ne sono stata la più innegabile testimonianza e rendono verosimile l'ipotesi formulata da più attori internazionali che i terroristi islamici detenuti fossero stati liberati dall'esercito turco;

    diverse fonti curde hanno inoltre confermato che centinaia di affiliati Isis sono scappati dai campi di detenzione e si sono uniti all'esercito turco;

    conclusivamente Erdogan non solo ha menomato l'integrità territoriale siriana, ma ha conseguito l'obiettivo di mettere in campo una devastante operazione di pulizia etnica nei confronti dei curdi che furono essenziali alleati nella lotta al jihadismo del Califfato, liberando, proteggendo e arruolando centinaia di miliziani jihadisti;

    continuare a consentire alla Turchia di operare in spregio alle norme della comunità internazionale alimenterebbe il «mito del rinato impero ottomano» presso la comunità islamica più radicale, con fatali ricadute in termini di scontro di civiltà;

    a fronte della condanna dell'Europa dell'operazione militare turca, Erdogan ha reagito in questi termini chiaramente minatori «Vi avverto, se cercherete di descrivere la nostra operazione (nel Nord della Siria) come un'invasione, il nostro lavoro sarà facile: apriremo i confini e invieremo 3,6 milioni di rifugiati in Europa»;

    nel 2020, ulteriormente e come è noto, Erdogan è intervenuto militarmente nella crisi, sfociata in conflitto armato tra Armenia e Azerbaigian;

    a prescindere dalle rispettive ragioni, il conflitto ha, sin da subito, assunto i contorni della tragedia umanitaria;

    in particolare, Erdogan ha esportato jihadisti dalla Siria e dalla Libia in Azerbaigian, fornendo anche supporto logistico all'aeronautica militare azera per gli attacchi alla Armenia e alla regione del Nagorno Karabakh;

    fonti armene hanno denunciato bombardamenti indiscriminati sui civili e l'utilizzo, da parte azera, delle cosiddette «bombe a grappolo», in evidente sfregio del diritto internazionale;

    l'intervento militare di Erdogan per il tramite di consiglieri militari e, soprattutto, di jihadisti, ha aggravato la situazione sotto il profilo umanitario, facendogli assumere i sanguinari contorni della guerra anche di religione;

    anche in questo caso appare evidente il progetto: occhieggiando all'idea del neo impero ottomano, Erdogan si accredita come Nazione forte della Fratellanza Musulmana e utilizza la leva dello scontro di civiltà per ingaggiare con l'Occidente e l'Europa la guerra per l'approvvigionamento energetico;

    anche nella regione caucasica, dunque, Erdogan ha assunto le vesti di elemento perturbatore, intervenendo militarmente e alimentando ulteriormente la tensione, in particolare con evocazioni storiche agghiaccianti con cui precisava di voler «completare l'opera dei padri», facendo neanche troppo velato riferimento al genocidio del popolo armeno;

    in particolare, quest'ultimo agghiacciante riferimento storico alimenta ferite mai sopite e l'idea di uno scontro di civiltà;

    Erdogan, dunque da tempo, destabilizza intere aree a partire dal mediterraneo orientale, dalla Siria e dalla Libia, la cui rilevanza per l'Italia in termini di sicurezza nazionale e approvvigionamento energetico merita successive e particolari considerazioni;

    sin dallo scoppio del conflitto che ha rovesciato il Governo di Gheddafi, la Turchia ha cercato di giocare un ruolo di primo piano sullo scacchiere libico a tutto danno dell'Italia;

    la Turchia ha fornito un pesante aiuto militare, anche infrangendo l'embargo decretato dalle Nazioni Unite, che ha permesso alle truppe legittime di Al Serraj di rovesciare la situazione sul campo di battaglia e sconfiggere l'offensiva del generale Haftar con l'ausilio di mercenari siriani, batterie antiaeree, droni in assetto da battaglia, continui rifornimenti di armi e munizioni turche;

    lo scorso anno, nell'assordante silenzio del nostro Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, i responsabili della difesa di Turchia e Qatar hanno ottenuto dal premier di Tripoli Fayez Al Serraj un vantaggioso accordo grazie al quale una parte del porto di Misurata si è trasformata in una base navale turca, garantita da una concessione di 99 anni. In base allo stesso accordo, l'aviazione militare turca potrà utilizzare la base aerea di al-Watya nella Tripolitania Occidentale;

    gran parte della costa libica è nelle mani di milizie fedeli ad Ankara, che ad oggi controlla le due principali direttrici dei flussi migratori irregolari verso l'Unione europea;

    la Turchia di Erdogan ha, inoltre, concluso con la Libia accordi per la delimitazione delle rispettive Zee, con il preciso scopo dello sfruttamento dei gasdotti e soprattutto al fine di ritardare l'esecuzione del gasdotto Eastmed;

    la delineata fascia di Zee turco-libica taglia, infatti, in due il Mediterraneo orientale, creando potenziali problemi geopolitici attinenti la libertà di navigazione e la posa di gasdotti di particolare importanza per l'Italia come il gasdotto Eastmed;

    anche l'accordo di delimitazione turco-libico viola palesemente il diritto internazionale, in quanto non tiene in debito conto i diritti degli altri Stati costieri sovrani come Grecia e Cipro, due Stati membri dell'Unione europea, inglobando in alcuni casi anche isole che fanno parte del rispettivo territorio nazionale;

    Ankara ha successivamente reso noto di aver ottenuto dal Governo di Accordo nazionale libico anche le licenze di esplorazione e perforazione relative a 7 aree situate nel Mediterraneo orientale;

    anche sul fronte interno il quadro turco appare inquietante;

    a seguito del tentato golpe del 2016, il Governo turco ha accusato di attività terroristiche e/o eversive avvocati, giuristi, accademici, intellettuali, giornalisti e artisti, rei in verità di svolgere, con indipendenza e imparzialità, la professione e di aver manifestato critiche alla democratura di Erdogan, procedendo con arresti sommari e processi svolti in violazione dei più elementari principi del contraddittorio e del giusto processo;

    a febbraio 2020, secondo Lawyers Initiative, erano stati indagati oltre 1.500 avvocati, centinaia di essi sono stati arrestati in attesa di giudizio e complessivamente è stata erogata una pena di 2.728 anni di reclusione a circa 441 avvocati, utilizzando strumentalmente le liberticide leggi speciali per il contrasto alla attività terroristica e alla propaganda terroristica;

    la recrudescenza della repressione nei confronti dell'avvocatura è espressione della brutale volontà di calpestare ogni resistenza anche processuale alla democratura;

    oltre alle legittime proteste degli avvocati turchi, la gravità della situazione ha suscitato l'intervento del Ccbe, organismo di rappresentanza dell'avvocatura dei Paesi del Consiglio d'Europa, a tutela dei diritti degli avvocati turchi;

    anche i Relatori speciali dell'Onu sono intervenuti richiedendo, senza esito, l'immediato rilascio delle persone detenute in spregio al diritto internazionale;

    durissimo è stato l'intervento del Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa che ha precisato che «il sistema giudiziario turco si sta trasformando in uno strumento per zittire avvocati, difensori dei diritti umani e giornalisti, attraverso una negazione sistematica dei principi più basici dello stato di diritto»;

    incredibilmente negli ultimi dieci anni l'Unione europea ha finanziato con più di 5 miliardi i progetti finalizzati all'adesione della Turchia (somme cui devono aggiungersi gli ingenti stanziamenti per fermare i flussi di immigrati mediorientali);

    i predetti finanziamenti, finalizzati all'adesione della Turchia, sono incomprensibili alla luce dell'aperta ostilità della Turchia nei confronti dell'Europa, giunti sino alla patente aggressione, per il tramite di navi da guerra, di Cipro, nazione europea, all'interno della sua sovranità marittima,

impegna il Governo:

1) ad assumere iniziative in ogni sede opportuna, in particolare in sede di Unione europea, affinché sia affrontata la questione della Turchia, in particolare richiedendo:

   a) l'adozione di severe sanzioni per la denegata ipotesi che la Turchia non ritiri ogni rivendicazione sulla Zee di Cipro, rispettando le legittime concessioni estrattive, non si ritiri immediatamente dai confini della libera Siria, cessando ogni operazione militare, e non riveda, con tutti gli Stati interessati, l'accordo di delimitazione delle rispettive Zee sottoscritto con la Libia, a parere dei firmatari del presente atto di indirizzo senza alcuna considerazione delle norme internazionali a tutela degli altri Stati rivieraschi;

   b) in ogni caso, all'Unione europea la formale revoca dello status di «associato» all'Europa della Turchia, ponendo unilateralmente fine a qualsivoglia negoziato per l'adesione della Turchia all'Unione europea.
(1-00488) «Delmastro Delle Vedove, Lollobrigida, Meloni, Albano, Bellucci, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, De Toma, Deidda, Donzelli, Ferro, Foti, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Rachele Silvestri, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Vinci, Zucconi».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PRESTIPINO e GARIGLIO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   il 20 maggio 2021 avverrà la costituzione del Comitato per le Finali ATP di Torino 2021-2025. Questo sarà composto da quattro membri, di cui uno in rappresentanza dell'Autorità di Governo competente in materia di sport, così come previsto per legge. Tale incarico sarà ricoperto dall'onorevole Simone Valente;

   l'articolo 9 del decreto-legge 11 marzo 2020, n. 16, convertito dalla legge 8 maggio 2020, n. 31, reca la disciplina inerente agli adempimenti finanziari e contabili;

   in particolare, dal momento che tutti i grandi eventi contemplano lo stanziamento di fondi pubblici, il comma 2-bis prevede: «La Federazione italiana tennis predispone ogni anno, nonché a conclusione delle attività organizzative concernenti le Finali ATP Torino 2021-2025, una relazione consuntiva, corredata del rendiconto analitico della gestione dei contributi pubblici ricevuti a questo fine, e la invia alla Presidenza del Consiglio dei ministri – Ufficio per lo Sport, che provvede alla sua successiva trasmissione alle Camere, per il deferimento alle Commissioni parlamentari competenti per materia» con finalità di trasparenza e vigilanza dei fondi pubblici;

   ne deriva che le relazioni consuntive e i relativi rendiconti saranno inviati anche alla Commissione cultura –:

   se il Governo non ritenga di rivedere la designazione del proprio rappresentante nell'ambito del Comitato per le finali Atp di Torino;

   se il Governo non ritenga di trasmettere, non appena acquisita e senza ritardo, la richiamata relazione consuntiva, corredata dal rendiconto analitico della gestione dei contributi pubblici, alle competenti Commissioni parlamentari, nell'ottica di assicurare un pieno rispetto del principio di trasparenza.
(5-06060)

Interrogazioni a risposta scritta:


   RAMPELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   sul sito della Polizia di Stato è stato pubblicato un bando di gara per la «realizzazione di un servizio LTE Public Safety sul territorio di 11 (undici) province, articolantesi nella fruizione di un servizio di comunicazione MCPTT e fonia, di un servizio di videosorveglianza in mobilità e di un servizio di accesso a banche dati, con una durata pari a 36 mesi»;

   le forze di polizia stanno, di fatto, selezionando il fornitore per le loro telecomunicazioni: si tratta, infatti, di un bando per la gestione e l'implementazione della rete 4G, comprese le sue evoluzioni, quali ad esempio il 5G, e l'equipaggiamento hardware, essendo prevista la fornitura di tablet, smartphone, accessori per Encoder Video HD, ma anche «SIM abilitate al traffico dati che consentano la fruizione dei servizi di comunicazione e di connettività», «servizi di videosorveglianza in mobilità» e «servizi di accesso alle banche dati»;

   chi si aggiudicherà la gara avrà la responsabilità della sicurezza delle telecomunicazioni delle forze dell'ordine, del loro equipaggiamento e del transito di dati sensibili e, come insegnano gli esperti, se la rete 5G è molto più veloce e performante del 4G, una sua violazione da parte di attori ostili espone a rischi altrettanto maggiori;

   i corpi interessati sono polizia di Stato, Arma dei Carabinieri, guardia di finanza, polizia penitenziaria per un totale di undici province coinvolte (Bari, Belluno, Bologna, Cagliari, Catania, Milano, Napoli, Padova, Palermo, Roma, Torino), tutte nevralgiche per la sicurezza nazionale, ma anche internazionale e transatlantica, visto che nel loro territorio si trovano la base di Sigonella (Catania) e il Comando Nato per il Sud Europa (Napoli);

   come è noto, la rete di quasi tutti i grandi operatori telco italiani si appoggia su infrastrutture e tecnologie cinesi e, per di più, due dei principali fornitori attivi in Italia, Huawei e Zte, sono stati messi al bando dagli Stati Uniti con l'accusa di spionaggio per conto di Pechino;

   in particolare, l'Italia è uno dei tanti Stati dell'Unione europea con un'infrastruttura 4G in cui oltre il 50 per cento dei componenti proviene dai cosiddetti fornitori «non affidabili», come spiegato dal rapporto «I costi nascosti dei fornitori non affidabili nelle reti 5G», realizzato dal Cefriel, centro di ricerca del Politecnico di Milano;

   nonostante ciò, nel testo del bando, ci sono scarni riferimenti alla sicurezza e la gara si fonda sul mero criterio del «miglior rapporto qualità-prezzo»;

   l'Italia, peraltro, non avrebbe voluto procedere con una diretta esclusione dei provider cinesi dalla rete, nonostante le indicazioni in questo senso contenute in un rapporto del Copasir, mentre il perimetro di sicurezza nazionale cibernetica, una rete di centri di controllo dell'equipaggiamento tech, non è ancora operativo;

   la procedura di aggiudicazione della prima tranche, con un valore stimato dell'appalto di oltre 133 milioni di euro si aprirà a giugno 2021, mentre l'aggiudicazione della seconda tranche dovrebbe completarsi entro la fine dell'anno e il valore complessivo della gara si aggirerebbe intorno al miliardo di euro –:

   se i fatti di cui in premessa corrispondano al vero e per quali motivazioni il Governo non abbia proceduto ad adottare iniziative per una diretta esclusione dei provider cinesi dalla rete, nonostante le indicazioni del Copasir di cui in premessa, o, comunque, per la definizione di parametri ineludibili sulle tecnologie utilizzate;

   se, in sede di aggiudicazione, si terrà conto di ulteriori criteri non esplicitati e se il Centro di valutazione (Cv) del Ministero dell'interno sia già stato attivato per controllare l'equipaggiamento tech della gara;

   quali specifiche precauzioni abbia assunto il Governo per evitare che le nostre forze di polizia finiscano in mano a soggetti non sicuri e tutelare la integrità delle comunicazioni che hanno a che fare con il cuore della sicurezza nazionale.
(4-09340)


   LICATINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale. — Per sapere – premesso che:

   la posta elettronica digitale (Pec) ha ormai sostituito il tradizionale strumento della raccomandata con avviso di ricevimento, assumendone lo stesso valore legale, disciplinata a più riprese sin dal 2005 con il decreto del Presidente della Repubblica 11 febbraio 2005, n. 68;

   questo valore è garantito dalla certificazione dell'invio e della ricezione del messaggio di pec tramite la consegna al mittente della ricevuta di avvenuta ricezione costituente prova legale della spedizione avvenuta che riporta data e ora certa oltre che i dati di destinatario e mittente, ovvero di mancata consegna;

   i professionisti, le nuove società ma anche le persone fisiche in relazione all'incombenza da svolgere devono ormai possedere un indirizzo di posta elettronica certificata; tra i riferimenti normativi, si menziona l'articolo 5 del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221, che impone l'obbligo per le imprese individuali che presentano domanda di prima iscrizione al registro delle imprese o all'albo delle imprese artigiane di indicare il proprio indirizzo pec;

   l'Agenzia per l'Italia Digitale (AgID) è preposta alla realizzazione degli obiettivi dell'Agenda digitale italiana, in coerenza con gli indirizzi dettati dal Presidente del Consiglio dei ministri o dal Ministro delegato e con l'Agenda digitale europea, promuovendo l'innovazione digitale nel Paese e l'utilizzo di tecnologie idonee ad una semplificazione organizzativa della pubblica amministrazione e di questa con cittadini e imprese;

   il carattere istituzionale-legale della posta elettronica certificata mal si concilia con la possibilità di ricevere nella propria posta e-mail Spam, ossia quei messaggi pubblicitari non autorizzati, che hanno cominciato a insediare non solo la posta ordinaria ma, per l'appunto, anche quella certificata con i notevoli disagi che ne derivano per chi la utilizza;

   il rischio è quello eliminare una e-mail ufficiale che erroneamente si crede essere Spam, con la responsabilità professionale che consegue da tale operazione e, considerando altresì che il servizi pec è di norma a pagamento, tali disagi non dovrebbero sussistere –:

   se, alla luce di quanto esposto, il Governo intenda valutare, anche attraverso l'Agenzia per l'Italia Digitale, la possibilità di adottare iniziative per eliminare la ricezione di messaggi spam presso gli indirizzi di posta elettronica certificata.
(4-09341)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MARCO DI MAIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   è necessario fare ordine nel quadro normativo che attualmente regola il rapporto di lavoro del personale a contratto delle rappresentanze diplomatiche, degli uffici consolari e degli istituti italiani di cultura. Esso, infatti, caratterizzato da una pluralità di norme, a volte disapplicate e, altre volte, contraddittorie, ad avviso dell'interrogante, è causa di disparità di trattamento, in primo luogo, tra i dipendenti di tali strutture diplomatiche e i dipendenti del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, nonché tra impiegati a contratto italiani e impiegati a contratto del Paese in cui opera la struttura diplomatica e coloro che sono stati assunti primo o dopo l'entrata in vigore del decreto legislativo n. 103 del 2000, che ha novellato la principale fonte regolatoria di tali contratti, il decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 1967, normativa che consente sperequazioni retributive tra impiegati dello stesso livello che risultano poco giustificate dal livello del costo della vita del Paese in cui opera la struttura diplomatica;

   il decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 1967, all'articolo 154, rinvia alla legge locale per la regolazione dei contratti, salvo quanto direttamente disciplinato dal decreto stesso. L'articolo 157, con riferimento agli impiegati assunti a contratto dalle rappresentanze diplomatiche, dagli uffici consolari e dagli istituti di cultura, rinvia al contratto individuale per la determinazione del trattamento economico, sulla base dei parametri di riferimento individuati nelle condizioni del mercato del lavoro locale, nel costo della vita e, principalmente, nelle retribuzioni corrisposte nella stessa sede da rappresentanze diplomatiche, uffici consolari, istituzioni culturali di altri Paesi, in primo luogo di quelli dell'Unione europea, nonché da organizzazioni internazionali;

   le organizzazioni sindacali devono fornire eventuali indicazioni di massima annualmente e, in ogni caso, la norma precisa che la retribuzione deve essere congrua e adeguata a garantire l'assunzione degli elementi più qualificati prevedendo, inoltre, la possibilità di rivedere la retribuzione annua in relazione alla variazione di tali parametri e all'andamento del costo della vita e dispone la determinazione in modo uniforme per Paese e per mansioni omogenee; solo eccezionalmente può essere consentita, nello stesso Paese, una retribuzione diversa per quelle sedi che presentino un divario particolarmente sensibile nel costo della vita;

   il livello delle retribuzioni e la loro disparità hanno tuttavia generato un importante contenzioso, che ha sempre avuto esiti sfavorevoli per i ricorrenti, stante il fatto che la normativa vigente riconduce la possibilità di adeguamento delle retribuzioni al potere discrezionale del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale;

   attualmente la regolamentazione del lavoro è affidata alle linee guida per la disciplina del rapporto di lavoro dei dipendenti di ambasciate, consolati, legazioni, istituti culturali ed organismi internazionali in Italia (triennio 2020-2022), senza alcun obbligo normativo di applicazione;

   in materia di adeguamenti retributivi si registrano non poche sentenze emesse in prima e in seconda istanza dal tribunale di Roma, ma anche in sede di corte d'appello, con le quali i giudici respingono le motivate richieste di aumenti retributivi, attesi talvolta anche da quindici anni, statuendo il principio che, ai sensi del citato decreto legislativo, l'esercizio di adeguamento degli stipendi dei dipendenti avviene al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale unicamente su base discrezionale –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti e, in caso affermativo, se intendano adottare iniziative normative al fine di apprestare una tutela maggiore per i lavoratori in questione, che permetta la stipula di un regolare contratto collettivo nazionale di lavoro per la categoria, superando le linee guida spesso disattese e inapplicate.
(5-06055)

CULTURA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VACCA. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   la direttiva (UE) 2019/790 del 17 aprile 2019, cosiddetta direttiva Copyright, ha come obiettivo principale quello di adattare al contesto digitale la protezione del diritto d'autore e dei diritti connessi;

   il titolo IV, capo 3, interviene proprio per rafforzare la posizione degli autori e degli artisti interpreti ed esecutori nell'ambito dello sfruttamento delle loro opere nel mercato dell'online;

   l'articolo 18 della direttiva prevede che gli Stati membri provvedano a che gli autori e gli artisti interpreti ed esecutori, se concedono in licenza o trasferiscono i loro diritti esclusivi per lo sfruttamento delle loro opere online, abbiano il diritto a ricevere una remunerazione adeguata e proporzionata;

   la direttiva afferma che gli autori e gli artisti interpreti ed esecutori si trovano in una posizione contrattuale più debole quando concedono una licenza o trasferiscono i loro diritti;

   i rapporti e le dinamiche contrattuali degli autori e degli artisti interpreti ed esecutori si differenziano, a seconda dei mercati in cui prestano il loro lavoro artistico e, per la maggior parte di questi, non sono previsti contratti collettivi;

   nel caso degli artisti interpreti ed esecutori delle opere musicali, le licenze con cui concedono o trasferiscono i propri diritti esclusivi per la messa a disposizione delle opere in streaming on demand prevedono, in particolare per gli artisti non principali, un pagamento una tantum al momento della sessione di registrazione. La remunerazione non tiene conto quindi dell'eventuale successo futuro dell'opera e di quante volte essa verrà fruita sulle piattaforme streaming;

   i dati elaborati dall'organizzazione collettiva francese che gestisce diritti per conto di artisti musica, Spedidam, mostrano che, in ambito musicale, per lo sfruttamento in streaming delle proprie opere, gli artisti principali ricevono lo 0,46 per cento dei ricavi, mentre gli altri artisti, quali gli esecutori, ricevono lo 0 per cento; tale condizione è confermata anche dai risultati di una survey condotta a livello europeo nell'anno 2020, in cui, dei circa 1.000 artisti intervistati in Italia, il 41 per cento ha dichiarato di non ricevere alcun compenso per la propria musica diffusa in streaming, attraverso le piattaforme on demand e un 25 per cento ulteriore ha dichiarato che, invece, ha percepito una somma che varia da 1 a 100 euro annui;

   a differenza di quanto avviene per la cessione del diritto di noleggio e per i cosiddetti utilizzi lineari, per cui gli artisti interpreti o esecutori della musica hanno diritto a ricevere un equo compenso ogni qual volta le loro opere sono trasmesse dai broadcaster tradizionali, quali radio e tv, alcun diritto è previsto quando sono utilizzate delle piattaforme streaming on demand quali Spotify, Amazon Music, Apple e altro;

   lo sfruttamento in streaming on demand delle opere musicali ha avuto un incremento del 26 per cento nel 2019;

   i dati della Federazione industria musicale italiana attestano che, nel 2020, i ricavi del primo semestre del mercato musicale sono per l'86 per cento dovuti al digitale, di cui l'82 per cento è rappresentato dallo streaming;

   la direttiva copyright afferma che, tra i possibili meccanismi da introdurre per assicurare un'equa e proporzionata remunerazione in favore degli autori e degli artisti interpreti ed esecutori, un pagamento forfettario può costituire una remunerazione proporzionata, ma non dovrebbe rappresentare la norma;

   la legge sul diritto d'autore nazionale riconosce, già in favore degli artisti interpreti ed esecutori delle opere del video, un diritto al compenso che le loro organizzazioni collettive negoziano direttamente con le piattaforme streaming on demand –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda, anche alla luce di quanto sopra esposto, adottare per dare piena attuazione, nel nostro ordinamento, al diritto all'equa remunerazione in favore degli artisti interpreti ed esecutori delle opere musicali previsto dall'articolo 18 della direttiva «Copyright».
(5-06052)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DEIDDA, VINCI, FERRO, DONZELLI e GALANTINO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 264 del regolamento dell'Arma dei carabinieri prevede che gli ufficiali ed i sottufficiali comandanti di stazione sono alloggiati nelle caserme ove ha sede il loro Comando o ufficio, sempre che vi sia disponibilità di alloggi. I sottufficiali e i carabinieri celibi in ferma e i frequentatori di corsi formativi, anche se in servizio permanente, ad eccezione di quelli ammogliati, hanno l'obbligo di fruire degli alloggiamenti di reparto. Il personale celibe in servizio permanente non ha l'obbligo di alloggiare in caserma. Lo stesso personale, però, è tenuto ad osservare le prescrizioni di cui all'articolo 336;

   il citato articolo 336 prevede, a sua volta, che il personale in servizio permanente celibe, che richiede di alloggiare fuori dalla caserma, ha l'obbligo di risiedere e dimorare nel comune in cui ha sede il reparto di appartenenza;

   l'interessato deve rendere noto il recapito e garantire la possibilità di un pronto collegamento con il reparto stesso, mentre non hanno tale facoltà i frequentatori dei corsi formativi, ad eccezione dei militari ammogliati;

   per la concessione degli alloggi di servizio al personale dell'Arma dei carabinieri è fatta salva la speciale disciplina prevista dal decreto interministeriale dei Ministri della difesa e dell'interno del 3 giugno 1989, emesso in attuazione dell'articolo 9, comma 2, del decreto-legge n. 387 del 1987, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 novembre 1987, n. 472;

   pur dovendosi segnalare un'evidente mancanza di chiarezza della normativa vigente, non appare esistere, allo stato, alcun obbligo di alloggio per il comandante di stazione nella caserma: infatti, la suindicata normativa individua esclusivamente la finalità dell'assegnazione dell'alloggio di servizio, senza però imporre alcun obbligo, purché la medesima finalità venga rispettata anche scegliendo di vivere in un'altra abitazione a scelta del medesimo comandante;

   l'ufficio legislazione ha pure diramato delle circolari al riguardo, secondo le quali vi è l'obbligo per l'impiegato dello Stato di risiedere nel luogo ove ha sede l'ufficio in cui è destinato, ma è demandato al capo ufficio, in presenza di rilevanti ragioni, la facoltà di autorizzare il dipendente a risiedere altrove quando ciò sia conciliabile con il pieno e regolare adempimento dei propri doveri;

   la suindicata valutazione, per il personale dell'Arma dei carabinieri, è attribuita al Comandante del Corpo che deve tenere conto, non soltanto della distanza reale intercorrente tra il luogo della residenza e l'ufficio o comando ove il dipendente presta servizio, ma principalmente delle condizioni di viabilità e di qualsiasi altro elemento che contribuisca ad assicurare il regolare svolgimento del servizio e, quindi, la possibilità di raggiungere, in caso di urgente necessità, il posto d'impiego nell'arco di un'ora, risultando irrilevante il limite di 30 chilometri previsto dall'articolo 22 della legge n. 836 del 1973;

   recentemente, da una nota dell'Associazione «Nuovo Sindacato Carabinieri», si sarebbe appreso che diverso Comandanti, in particolar modo quelli di stazione, sono di fatto obbligati ad occupare gli alloggi di servizio in quanto, in caso contrario, comunicando di non voler disporre dell'immobile di servizio, rischierebbero di essere trasferiti;

   l'articolo 365 del decreto del Presidente della Repubblica n. 90 del 2010 prevede espressamente che l'alloggio di servizio gratuito, non occupato dal titolare della carica, può essere assegnato temporaneamente ad altro militare previa autorizzazione del Comando generale, con la conseguenza che risulta pacifico il diritto del titolare, anche se comandante, di risiedere in altro immobile, seppure nel pieno rispetto degli oneri e delle limitazioni imposte dalle norme suindicate –:

   se sia a conoscenza di quanto sopra esposto e quali iniziative intenda adottare al fine di chiarire ulteriormente il contenuto della normativa suindicata, garantendo il diritto del titolare di alloggio di servizio di risiedere in altro immobile, con conseguente, possibile assegnazione dell'immobile in esame ad altro militare.
(5-06057)

DISABILITÀ

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MASSIMO ENRICO BARONI, CORDA, COSTANZO, TRANO e VALLASCAS. — Al Ministro per le disabilità, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la Federazione italiana per il superamento dell'handicap onlus, nota con l'acronimo Fish, un ente costituito nel 1994, a cui aderiscono numerose associazioni che si occupano di inclusione sociale dei disabili, con l'obiettivo di garantire la non discriminazione e le pari opportunità, portando la propria voce unitaria nelle istituzioni del Paese;

   la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità e del relativo protocollo opzionale, sottoscritta dall'Italia e ratificata con la legge n. 18 del 2009, riconosce alle persone con disabilità diritti di pari opportunità e di non discriminazione, con lo scopo di promuovere, proteggere e assicurare il pieno ed uguale godimento di tutti i diritti e di tutte le libertà da parte delle persone con disabilità;

   la Fish ha dichiarato pubblicamente che i principi della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, costituiscono il suo manifesto;

   il comma 337 dell'articolo 1 della legge di bilancio n. 160 del 2019 ha destinato alla Fish 400.000 euro per ciascuno degli anni 2020, 2021 e 2022 «al fine di garantire l'attività di inclusione e promozione sociale delle persone con disabilità svolta»;

   l'anno seguente, con il comma 156 dell'articolo 1 della legge di bilancio n. 178 del 2020, il contributo alla Fish per l'anno 2021 viene integrato di ulteriori 400.000 euro, per un totale di 800.000 euro;

   nonostante il contributo raddoppiato, la Fish, socio di maggioranza relativa dell'Agenzia E.Net, ha deliberato di porre in liquidazione l'Agenzia stessa, che assicurava il funzionamento del sito www.handylex.org, sito che offre un sistema informativo sulle complesse tematiche legislative connesse alla disabilità, divenendo un punto di riferimento per i disabili dal 1997;

   contestualmente, a quanto risulta all'interrogante, sarebbe stata formulata una proposta da parte di Fish, per l'acquisto di un ufficio a Roma, con numerose barriere architettoniche, per una cifra considerevole –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa;

   se il Governo ritenga di adottare iniziative di competenza volte a valutare la congruenza dell'utilizzo dei contributi statali con le finalità cui sono preordinati, nonché per appurare che vengano utilizzati per creare o potenziare i servizi per i disabili;

   al riguardo, se non si ritenga doveroso acquisire chiarimenti dalla Fish sulle finalità con cui verrà spesa la quota parte di fondi statali, previsti dal legislatore con il preciso fine di potenziare i sistemi informativi e di partecipazione associativa a livello nazionale per i diritti dei disabili.
(5-06058)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   FERRO e GALANTINO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   è destinata a far discutere la notizia della protesta dei magistrati del Mezzogiorno contro la commissione interministeriale per la giustizia nel Mezzogiorno, istituita con l'obiettivo di analizzare, appunto, l'organizzazione della giustizia nel Meridione ed elaborare proposte per garantirne l'efficacia;

   come denunciato da Alessandro Riello, pubblico ministero antimafia a Catanzaro, che per primo ha manifestato dissenso in un post pubblico, che ha subito raccolto consensi da Roma a Bari a Napoli, «Noi magistrati in servizio negli uffici del Sud dell'Italia riteniamo l'istituzione di questa commissione e le finalità perseguite profondamente difensive della dignità, della professionalità, della dedizione al lavoro che quotidianamente svolgiamo negli uffici giudiziari»;

   in particolare, il passaggio più discusso del decreto istitutivo è quello in cui si parla di best practices da applicare al Sud dopo essere state sperimentate in altri uffici, stigmatizzando il fatto che «È paradossale perché proprio un'amministrazione che deve essere imparziale per definizione si vede destinataria di provvedimenti che rischiano di alimentare una contrapposizione fra Nord e Sud. Molti di noi lavorano in condizioni difficili e in territori complessi. Basti pensare ai tanti giovanissimi giudici che si occupano di processi di mafia. Non chiediamo medaglie né riconoscimenti, ma non possiamo accettare di essere etichettati come i responsabili delle disfunzioni»;

   della stessa idea è Giuseppe Visone, pubblico ministero del pool anticamorra di Napoli, che parla di «iniziativa alquanto sorprendente, sia dal punto di vista dell'opportunità, sia del metodo. Si manda un messaggio assolutamente sbagliato, quello di una giustizia a doppia velocità tra Nord e Sud, quando chi si occupa di giustizia sa benissimo che la situazione è a macchia di leopardo. Ci sono tanti esempi virtuosi nei tribunali del Mezzogiorno, dove si lavora in condizioni spesso al limite, senza risorse, mezzi, con gravissime carenze negli organici di cancellieri e magistrati. Anche dal punto di vista politico trasmettere l'idea di una questione meridionale della giustizia può avere effetti fortemente divisivi in un momento nel quale, al contrario, c'è bisogno di remare tutti dalla stessa parte per soluzioni condivise» –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per fare chiarezza sulla vicenda di cui in premessa, provvedendo anche alla modifica e/o alla revoca del decreto istitutivo della citata Commissione interministeriale, al fine di non alimentare una logica pericolosa e sbagliata di contrapposizione tra i magistrati del Mezzogiorno e quelli del resto d'Italia.
(4-09335)


   COSTA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   Nocera Inferiore è un comune campano in provincia di Salerno che conta circa 45 mila abitanti. A seguito della riforma concernente la revisione della geografia giudiziaria, l'attuale bacino di utenza del tribunale di Nocera Inferiore corrisponde a circa 400 mila abitanti, appartenenti a 19 comuni estesi su 320 chilometri quadrati;

   nella Relazione sull'amministrazione della giustizia per l'anno 2020 (Prot. 3771/2020) inviata dal presidente del tribunale, dottor Antonio Sergio Robustella, in data 9 ottobre 2020, vengono evidenziate numerose difficoltà e criticità che impediscono la regolare erogazione alla popolazione dei servizi di giustizia;

   il territorio di riferimento si caratterizza per la presenza di attività agricole, industriali e terziarie, così come di numerosi ospedali, il che naturalmente incide sulla portata qualitativa e quantitativa dei contenziosi;

   nella Relazione viene sottolineato come la pianta organica sia del tutto insufficiente per soddisfare la mole di lavoro e, ancor più, per dare seguito alle strategie di smaltimento dell'arretrato. Nello specifico, risultano gravi mancanze soprattutto nelle figure apicali (ad esempio, il 66 per cento per i direttori amministrativi e il 45 per cento per i funzionari giudiziari);

   queste difficoltà sono state già riscontrate dalla commissione ispettiva ministeriale insediatasi nel marzo 2015, ma, da allora, non è stata intrapresa nessuna iniziativa significativa capace di invertire la tendenza, con conseguente insoddisfazione della popolazione e demotivazione del personale;

   le dotazioni informatiche risultano poi insufficienti allo svolgimento delle cosiddette «udienze da remoto», con i magistrati che, in alcuni casi, hanno dovuto sopperire con strumentazione propria, oltre che per una corretta turnazione dello smart working del personale amministrativo;

   urge restituire dignità e decoro alle istituzioni e intervenire per la sicurezza dei lavoratori – visto anche il notevole stato di abbandono delle strutture logistiche – e per garantire servizi efficienti per i cittadini –:

   quali iniziative si intendano mettere in atto per potenziare le capacità operative e logistiche del tribunale di Nocera Inferiore, e in particolare se e quando si intendano adottare le iniziative di competenza per far fronte alle necessità di organico di cui in premessa;

   quali iniziative di competenza intenda assumere in relazione alle criticità di cui in premessa al fine di restituire giustizia ad un territorio già estremamente provato dalla presenza della malavita organizzata, la quale, come evidenziato dal presidente del tribunale – si nutre proprio dell'inefficienza degli organi preposti al controllo della legalità.
(4-09339)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in questi giorni, al palazzo di giustizia di Siena, è iniziato il processo nei confronti dei cinque agenti di polizia penitenziaria accusati dei reati di tortura, minacce aggravate, lesioni, falso ideologico e abuso di potere nei confronti di un detenuto tunisino di 31 anni nella fase di trasferimento da una cella a un'altra;

   la vicenda risale all'ottobre del 2018, quando nel carcere di Ranza a San Gimignano, secondo l'accusa, il detenuto sarebbe stato sottoposto a «sofferenze acute e sofferenze fisiche» e ad un trattamento «inumano e degradante»;

   secondo quanto si apprende da fonti stampa, il Ministero della giustizia avrebbe cambiato il proprio orientamento rispetto alla possibilità di costituirsi parte civile e avrebbe chiesto all'Avvocatura dello Stato di procedere in tal senso;

   la notizia è stata accolta con estremo favore da «l'Altro Diritto», la cui direttrice è il Garante delle persone private della libertà personale presso il carcere di San Gimignano. Giova ricordare che, qualche mese fa, il Ministro della giustizia pro tempore, Bonafede, sempre tramite l'Avvocatura dello Stato, aveva presentato l'atto di costituzione in giudizio all'interno del procedimento per i reati contestati agli agenti, contro lo stesso «L'Altro diritto», che si era costituita parte civile e di cui il Ministero aveva chiesto l'esclusione da procedimento;

   a giudizio dell'interrogante il Ministero è in balia di un atteggiamento a dir poco altalenante, dovuto, oltre ai diversi convincimenti politici del Ministro Cartabia rispetto al predecessore Bonafede, anche ad un'aporia amministrativa che dovrebbe immediatamente essere sanata e che, in questi casi, dimostra tutta la sua pericolosità, nella misura in cui in capo al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria afferiscono, al contempo, sia compiti di tutela del detenuto, che compiti di tutela degli agenti del corpo della polizia penitenziaria;

   in assenza di precise linee guida operative da utilizzare, da parte degli agenti, per non finire nelle larghissime maglie del reato di tortura, legato a un giudizio altamente discrezionale da parte dei giudici, appare quantomeno inopportuno, secondo l'interrogante, che il Ministero si costituisca parte civile contro personale alle sue dirette dipendenze e che il Ministero stesso, sempre secondo l'interrogante, ha lasciato senza guida in un ambito così altamente scivoloso;

   inoltre, a giudizio dell'interrogante, appare quanto più urgente e necessario procedere con l'immediata separazione del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria in due distinti dipartimenti, uno per l'amministrazione dei detenuti e uno per l'amministrazione degli agenti della polizia penitenziaria –:

   se quanto indicato in premessa corrisponda al vero e, in caso affermativo, se il Ministero della giustizia non intenda rivedere la decisione di costituirsi parte civile contro gli agenti della polizia penitenziaria;

   se il Ministro interrogato intenda emanare apposite linee guida operative per la polizia penitenziaria al fine di evitare che, nell'espletamento delle loro attività, non si determino situazioni di criticità come quelle di cui in premessa;

   quali siano gli intendimenti del Governo in merito all'ipotesi della divisione del Dipartimento per l'amministrazione penitenziaria in due dipartimenti distinti, uno per i detenuti e uno per il corpo di polizia penitenziaria.
(4-09342)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazione a risposta scritta:


   CARDINALE. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il rincaro di alcune materie prime nel settore delle costruzioni (tra le quali, acciaio, legno, calcestruzzo, polietilene, bitume) sta mettendo in seria difficoltà gli operatori economici impegnati nell'esecuzione delle commesse, sia pubbliche che private;

   come segnalato dall'Ance (Associazione nazionale costruttori edili) nonché dai principali organi di stampa, tale indiscriminato aumento dei prezzi, correlato anche alla pandemia da COVID-19, ha provocato un inevitabile rallentamento nell'esecuzione dei lavori e in molti casi il blocco dei cantieri;

   tale fenomeno si sta verificando anche in altri Paesi europei (Francia, Germania e Regno Unito), tant'è che il Presidente della Fiec (Federazione europea dei costruttori) ha lanciato un allarme mediante una lettera inviata alla Commissione europea, chiedendo un immediato intervento anche delle istituzioni europee;

   a livello nazionale, l'Ance suggerisce l'introduzione di «un meccanismo di compensazione urgente e straordinario per i lavori eseguiti nel corso del 2021, attraverso il quale riconoscere alle imprese gli incrementi eccezionali intervenuti e ricondurre i rapporti negoziali nel perimetro dell'equilibrio sinallagmatico»:

   sarebbe opportuno un intervento sul codice degli appalti (decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50), al fine di colmare l'esistente vuoto normativo, poiché il medesimo codice non ripete il meccanismo di compensazione legale previsto dall'articolo 133 del precedente codice dei contratti pubblici (decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163);

   occorrerebbe, pertanto, un provvedimento specifico da adottare nel più breve tempo possibile, al fine di permettere alle imprese appaltatrici di proseguire l'esecuzione dei lavori e scongiurare l'impatto negativo che un blocco dei cantieri potrebbe causare sull'economia del Paese –:

   quali iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano adottare, con urgenza, per porre rimedio al fenomeno descritto in premessa.
(4-09338)

INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   UBALDO PAGANO, SIANI, DI GIORGI, LATTANZIO, NITTI, ORFINI, PICCOLI NARDELLI, PRESTIPINO e ROSSI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il 22 marzo 2021, con decreto interministeriale, risulta approvato l'avviso pubblico relativo a 700 milioni di euro da assegnare ai comuni per la messa in sicurezza, la ristrutturazione, la riqualificazione, la riconversione o la costruzione di edifici per asili nido, scuole dell'infanzia e centri polifunzionali per i servizi alla famiglia, di cui all'articolo 1, comma 61, della legge n. 160 del 2019, per il quinquennio 2021-2025;

   l'avviso consentirà di distribuire le risorse stanziate nel 2019, con la legge di bilancio per il 2020, dando priorità ai progetti che riguarderanno aree svantaggiate e periferie urbane, prevedendo interventi in territori dove oggi ci sono minori opportunità;

   rispetto ai criteri riportati dal bando sono emerse alcune criticità;

   nel riparto della quota del 60 per cento in favore delle aree svantaggiate, nel parificare tali aree con le periferie urbane di tutti i comuni capoluoghi di provincia non si tiene conto delle sensibili differenze di «vantaggio» presenti tra molte di queste realtà;

   la «clausola di salvaguardia» del 34 per cento delle risorse da destinare obbligatoriamente alle regioni del Mezzogiorno, richiamata dall'articolo 5, comma 6, non pare avere alcuna efficacia concreta, considerato che la principale finalità delle disposizioni di legge da cui discende tale avviso pubblico è proprio quella di destinare una quota ben superiore di risorse alle aree svantaggiate e ai territori in cui la presenza di strutture per l'infanzia e per la famiglia siano scarsamente o affatto presenti;

   all'articolo 5, comma 1, lettere a), b) e c) – che prevede che sia assegnato un punteggio maggiore al crescere del bacino d'utenza della struttura – andrebbe chiarito se il bacino d'utenza cui si fa riferimento sia calcolato in termini assoluti oppure relativamente alla popolazione che non ha attualmente accesso a tali categorie di servizi. Nel primo caso, infatti, si tratterebbe di un criterio distorsivo, poiché un comune con una popolazione ampia di soggetti 0-3 che, al contempo, riesce già a garantire un buon numero di asili nido, si vedrebbe assegnato un punteggio uguale a un altro comune avente la medesima popolazione, ma sprovvisto di strutture capaci di assorbire la domanda di servizi;

   sempre all'articolo 5, comma 1, n. 5 delle lettera a) e b), nonché n. 7 della lettera c) e n. 7 del comma 2 la previsione che sia assegnato un punteggio maggiore al crescere della quota di cofinanziamento dell'intervento a carico dell'ente si rivela essere un ulteriore elemento di vantaggio per i comuni medio-grandi e per gli enti del centro-nord Italia, in quanto essi hanno margini di spesa maggiori rispetto ai comuni piccoli in genere e ai comuni del Sud in particolare, anche alla luce degli effetti dell'utilizzo ventennale del criterio della spesa storica nell'allocazione di risorse destinate anche alla realizzazione, riqualificazione, ristrutturazione di infrastrutture sociali;

   rispetto alla definizione delle graduatorie, in caso di parità di punteggio, l'articolo 5, comma 3, prevede che abbia precedenza il progetto la cui candidatura è pervenuta temporalmente per prima e non, come sarebbe invece opportuno, il progetto presentato dall'ente in cui non siano presenti strutture del tipo previsto dal progetto stesso –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza delle criticità suesposte relative ai criteri di assegnazione dei punteggi per la definizione delle graduatorie volte all'erogazione dei contributi destinati ad asili nido, scuole dell'infanzia e centri polifunzionali per la famiglia e, in ogni caso, quali iniziative di competenza intendano avviare al fine di dare reale priorità ai progetti che riguarderanno le aree svantaggiate e le periferie urbane, in territori dove oggi ci sono minori opportunità.
(5-06053)


   PRISCO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nell'ambito della programmazione dei concorsi e delle assunzioni di personale nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco per il biennio 2020-2021, anche alla luce delle misure previste dal decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 (cosiddetto «Decreto Rilancio») «Misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all'economia, nonché di politiche sociali connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19», sono stati individuati una serie di concorsi pubblici, concorsi interni e assunzioni dirette per diverse qualifiche;

   i bandi relativi alle procedure concorsuali per le assunzioni di personale nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco, vengono di norma pubblicati in Gazzetta ufficiale, previa pubblicazione del relativo regolamento;

   ad oggi le suddette procedure risultano solo parzialmente espletate; in particolare, con riferimento ai ruoli di ispettore, risultano ad oggi espletate soltanto quelle riferite ai ruoli di ispettore informatico e antincendio, ma non già quelle relative ai ruoli di ispettore logistico-gestionali e dirigente logistico-gestionale;

   tale ritardo appare inspiegabile, anche alla luce del fatto che sia il regolamento relativo alle procedure concorsuali per i ruoli da ispettore logistico-gestionale, sia quello relativo ai ruoli di dirigente logistico-gestionale, risultano pubblicati in Gazzetta ufficiale da quasi un anno e in particolare:

    il regolamento recante modalità di svolgimento del concorso pubblico e del concorso interno per l'accesso alla qualifica di ispettore logistico-gestionale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, ai sensi dell'articolo 78 del decreto legislativo 13 ottobre 2005, n. 217, è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 18 giugno 2020, n. 153;

    il regolamento recante modalità di svolgimento dei concorsi straordinari per l'accesso alle qualifiche di primo dirigente logistico-gestionale, di primo dirigente informatico e di primo dirigente preposto alla comunicazione in emergenza del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, ai sensi dell'articolo 260 del decreto legislativo 13 ottobre 2005, n. 217, è stato pubblicato nella Gazzetta ufficiale, Serie generale, n. 212 del 26 agosto 2020;

   è bene ricordare che, in esito ai pensionamenti degli ultimi anni, si è determinata una grave carenza di organico in tutti gli uffici periferici del Corpo, comandi provinciali e direzioni regionali, e, di conseguenza, risulta un vulnus nel funzionamento degli stessi che costringe il Corpo all'impiego del personale operativo (capisquadra, capireparto e vigili del fuoco) in funzioni non operative;

   tale situazione rende di tutta urgenza l'espletamento delle procedure concorsuali relative ai citati ruoli logistico-gestionali –:

   cosa osti all'espletamento delle procedure concorsuali per l'assunzione degli ispettori logistico-gestionali e dei dirigenti logistico-gestionali, stante la già avvenuta pubblicazione in Gazzetta ufficiale dei relativi regolamenti da quasi un anno.
(5-06054)

ISTRUZIONE

Interrogazioni a risposta scritta:


   SIRACUSANO e APREA. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   la comunicazione si realizza in presenza di due o più soggetti che interagiscono tra loro per lo scambio di informazioni, di dati o di contenuti legati anche al contesto in cui essa si svolge mediante l'uso di strumenti che nel corso degli anni si sono fortemente modificati;

   oggi, alla luce del progresso della tecnologia digitale e dell'uso della rete, si vive in una società iperconnessa dove le attività umane sono sempre più caratterizzate e basate sull'utilizzo e sulla ricezione di un continuo flusso e stimolo comunicativo, il che richiede l'acquisizione di competenze specifiche e conoscenze adeguate;

   se si considera anche il ruolo dei social network quali strumenti di comunicazione interattivi, la comunicazione è diventata un cardine nei processi lavorativi e nelle relazioni sociali e ha assunto ormai una centralità strategica in tutte le sfere dell'agire umano;

   l'insegnamento di teoria e tecnica della comunicazione – classe di concorso A65 – è stato inserito nel curriculo scolastico delle classi terze e quarte gli istituti tecnici con indirizzo grafica e comunicazione, ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica del 14 febbraio 2016, n. 19, che ha razionalizzato e accorpato le classi di concorso;

   in realtà, solo pochi istituti utilizzano l'insegnamento di tale materia anche per mancanza dei docenti titolari della classe di concorso;

   si vive nell'era della comunicazione che, in questo momento storico, è diventata il principale veicolo di messaggi relativi alla prevenzione, alla sicurezza e la responsabilità sociale – soprattutto in un periodo come questo di emergenza a livello globale – ma, contemporaneamente, rappresenta un potenziale pericoloso strumento di esercizio del potere di influenza del pensiero e dell'azione, soprattutto per i più giovani;

   è di fondamentale importanza dotare le generazioni più giovani delle necessarie competenze per gestire i flussi di comunicazione nel modo più corretto e lineare possibile e, in al senso, sarebbe auspicabile prevedere, nei programmi delle scuole secondarie superiori, percorsi formativi volti a educare gli studenti ad un corretto e responsabile uso di ogni qualsivoglia genere di strumento comunicativo –:

   se il Ministro non ritenga di adottare iniziative al fine di introdurre l'insegnamento di teoria e tecnica della comunicazione – classe A65 per tutte le classi di tutti gli istituti scolastici superiori, comprendendo anche i licei e gli istituti professionali.
(4-09330)


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende da un articolo pubblicato su Fanpage.it, mercoledì 19 maggio 2021, tre studenti di sedici anni, iscritti al secondo anno al Liceo Pilo Albertelli di Roma, che avevano distribuito un volantino davanti agli ingressi della scuola a sostegno del popolo palestinese, una volta entrati in classe, sarebbero stati definiti terroristi da una professoressa di religione;

   i giovani studenti hanno definito l'episodio come un «gravissimo atto repressivo»;

   secondo quanto riportato dagli studenti, la docente, appena entrata in classe li avrebbe salutati appellandoli con il termine «jihadisti», per poi insultarli davanti ai compagni di classe e marcandoli come terroristi;

   durante l'intera ora di lezione, la docente avrebbe sostenuto una discussione con gli alunni, cercando di imporre la propria idea in modo autoritario e senza permettere loro di esprimersi liberamente e dire la propria opinione sul conflitto in atto in Medio Oriente tra Israele e Palestina e il diritto dei palestinesi alla vita, alla pace, alla loro autodeterminazione. Al termine della lezione, uno dei tre studenti ha anche ricevuto una nota disciplinare scritta;

   a parere dell'interrogante gli studenti devono essere sempre liberi di manifestare le proprie idee quando vengono esercitate nell'ambito dei diritti costituzionalmente garantiti, senza dover subire forme di censura da parte dei docenti il cui compito è quello di stimolare il dibattito e il confronto tra punti di vista anche diversi senza ricorrere a forme di autoritarismo come i provvedimenti disciplinari –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere il Ministro interrogato per riaffermare il diritto degli studenti ad esprimere le proprie idee e opinioni, dentro e fuori gli istituti scolastici, senza dover temere quelli che all'interrogante appaiono atti di censura e prevaricazione da parte di docenti evidentemente autoritari e non disponibili al confronto e al dialogo;

   se, in relazione ai fatti esposti in premessa, non intenda appurare se l'Ufficio scolastico regionale abbia avviato le opportune verifiche di competenza presso l'istituto Pilo Albertelli di Roma in relazione al comportamento della docente, che ha definito «jihadisti» e «terroristi» alcuni dei suoi studenti, e se sia a conoscenza di eventuali iniziative disciplinari assunte nei confronti della stessa da parte del dirigente scolastico o dell'ufficio scolastico regionale.
(4-09334)


   FERRO e GALANTINO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   è caos nel settore dell'istruzione in Calabria, dove l'assessore regionale, che ha scritto al Ministro interrogato per stigmatizzare la mancanza di interlocuzione tra la regione e l'ufficio scolastico regionale (Usr), ha definito la scuola in Calabria «una nave senza timone», nonostante questo sia il «momento più fervido per la scuola, quando si prepara al meglio per il nuovo anno, con le incombenze per l'organico docenti e personale Ata, e per l'ottimizzazione degli edifici scolastici e la riorganizzazione degli spazi»;

   come ha spiegato l'assessore Savaglio, tale situazione di stallo è particolarmente grave se si considerano i vari progetti in attesa di partire con il nuovo anno scolastico, scosso da un lungo periodo di emergenza sanitaria e sociale, come, ad esempio, il protocollo per il sistema integrato 0-6 (le linee pedagogiche destinate ai più piccoli), le linee generali Dsa oppure le azioni a favore delle famiglie con presenza di minori con bisogni educativi speciali;

   a dare un quadro realistico della situazione di grande difficoltà che la scuola calabrese vive, oramai, da diversi anni, basterebbe richiamare i temi della dispersione scolastica, sempre più in aumento nel corso degli anni e del dimensionamento scolastico, a cui si aggiungono questioni irrisolte, come quella dell'edilizia scolastica, dei trasporti e degli organici;

   la grave crisi socio-sanitaria in corso, peraltro, ha evidenziato e reso ancora più gravi le criticità e i problemi già esistenti, a cui sono seguiti gli ultimi eventi emersi a seguito dell'inchiesta della procura di Vibo Valentia, che hanno colpito duramente l'immagine dell'amministrazione scolastica, incidendo, inoltre, in maniera pesante sul funzionamento e l'organizzazione dell'ufficio scolastico regionale in tutte le sue articolazioni territoriali, con il rischio di compromettere pesantemente il regolare avvio del prossimo anno scolastico;

   occorrono interventi urgenti, volti, in particolare, a garantire una sana ed efficace amministrazione, all'altezza del ruolo che ricopre e deve svolgere –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali immediate iniziative di competenza intenda assumere rispetto a una situazione delicata che rischia di diventare irrecuperabile e portare al collasso del sistema scolastico regionale.
(4-09336)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta orale:


   SQUERI, CAON, SPENA, BOND, SANDRA SAVINO, ANNA LISA BARONI, POLIDORI, BARELLI, TORROMINO e PORCHIETTO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   è noto che il settore della ristorazione è stato tra i più colpiti dalla crisi pandemica tanto che nel solo 2020, ha registrato un calo senza precedenti del fatturato nell'ordine del 37 per cento, pari, in valore assoluto, a poco meno di 35 miliardi di euro. Inoltre, sono andati persi circa 50.000 posti di lavoro tra gli indipendenti e 243.000 tra i dipendenti, metà dei quali, pur in presenza del blocco dei licenziamenti, riguardano contratti di lavoro a tempo indeterminato (tutti i dati sono stime ed elaborazioni dell'Ufficio studi Fipe su dati Istat e Inps);

   tra le misure di sostegno economico varate in favore del settore della ristorazione, il decreto-legge n. 104 del 020, cosiddetto «Agosto», convertito, con modificazioni, dalla legge n. 126 del 2020, all'articolo 58, ha previsto l'istituzione di un fondo – cosiddetto «fondo per la filiera della ristorazione» – nello stato di previsione del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali con una dotazione di 450 milioni di euro (250 per il 2020 e 200 per il 2021), finalizzato all'erogazione di un contributo a fondo perduto, nella misura minima di 1.000 euro e massima di 10.000 euro, per l'acquisto di prodotti della filiera agroalimentare;

   a circa nove mesi dall'entrata in vigore della disposizione, e a cinque mesi dalla scadenza dei termini per la presentazione delle domande, dei 330 milioni di euro richiesti dalle 43.000 imprese che hanno trasmesso l'istanza, solo 211 milioni sono stati effettivamente erogati, e il 25 per cento delle aziende non ha ancora ricevuto nemmeno in parte suddetto contributo;

   dalle segnalazioni pervenute alle associazioni di categoria, si evince che il ritardo nell'erogazione generica dei contributi sarebbe stato determinato da difficoltà tecnico-operative del concessionario, Poste Italiane s.p.a., soprattutto con riferimento alla fase di acquisizione delle domande cartacee, in relazione alle quali sembra che migliaia di imprese saranno addirittura chiamate a ripresentare la domanda utilizzando il canale web –:

   se il Ministro sia a conoscenza della situazione sopra esposta e quali iniziative, per quanto di competenza, ritenga di adottare affinché si provveda a una tempestiva erogazione dei contributi, evitando ulteriori aggravi procedurali e ritardi a carico delle imprese istanti che, è bene sottolinearlo, ottengono il contributo a fronte di approvvigionamenti di materie prime già effettuati e per i quali hanno già pagato i fornitori.
(3-02291)

SALUTE

Interrogazione a risposta orale:


   SAPIA. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la giunta regionale della Calabria, con delibera n. 231 del 31 maggio 2011, ha approvato lo schema di contratto di prestito trentennale, parte integrante e sostanziale del medesimo provvedimento, tra il Ministro dell'economia e delle finanze – dipartimento del tesoro – e la regione Calabria con la regolamentazione delle modalità del prestito del Ministero dell'economia e delle finanze a favore della regione Calabria, da destinare esclusivamente all'estinzione dei debiti sanitari maturati al 31 dicembre 2005 per un ammontare complessivo massimo di 500.000.000 di euro;

   come riportato in una lettera del 4 marzo 2021 inviata dal consigliere regionale del Pd, Carlo Guccione, al presidente facente funzioni della giunta regionale della Calabria, Antonino Spirlì, ed al commissario ad acta, Guido Longo, sarebbe interessante, e anche un'operazione trasparente, conoscere se effettivamente questo prestito sia servito a ripianare debiti di Asp e aziende ospedaliere calabresi fino al 2005;

   con delibera di giunta regionale n. 892 del 23 dicembre 2009, è stato costituito l'Ufficio del piano di rientro in sanità e deliberato, inoltre, di prendere atto dei compiti contabili assegnati alla società Kpmg Advisory S.p.a.;

   le attività specifiche di Kpmg riguardano i seguenti ambiti: processo di ricognizione e riconciliazione del debito pregresso e costituzione della bad debt entity e dell'ufficio istruttore; supporto di programmazione e al monitoraggio regionale, gestionale e contabile; supporto nelle analisi e nelle verifiche dei dati aziendali per il processo del debito e per il monitoraggio gestionale e contabile;

   dal 2008 ad oggi la Kpmg Advisory per tali attività ha ricevuto compensi pari a euro 11.015.878,23;

   alla luce di quanto emerso nel corso della Commissione speciale di vigilanza del consiglio regionale della Calabria, riunitasi il 28 settembre 2020 alla presenza dei vertici delle Asp di Reggio Calabria e Cosenza e dei relativi responsabili finanziari e contabili, sono affiorate varie criticità e una massa debitoria rilevante;

   in particolare, è emerso che l'Asp di Reggio Calabria ha un debito di 920 milioni e non approva bilanci dal 2012; la massa debitoria dell'Asp di Cosenza al 31 dicembre 2019 si attestava a 547 milioni di euro e, all'epoca, non risultavano approvati i bilanci consuntivi 2018 e 2019 e, ovviamente, il bilancio preventivo 2021;

   recenti vicende giudiziarie hanno messo in rilievo una serie di anomalie sui bilanci e la voragine finanziaria dell'Asp di Cosenza facendo emergere una situazione ben più drammatica di quella venuta fuori durante l'audizione in Commissione vigilanza;

   sarebbero necessari chiarimenti sui compiti affidati a Kpmg, tra i quali il processo di ricognizione e riconciliazione del debito pregresso e verifiche dei dati aziendali per il monitoraggio gestionale e contabile delle Asp e aziende ospedaliere calabresi, vista la gravità e il disordine finanziario in cui si trovano i bilanci del servizio sanitario regionale –:

   se risulti al Governo quali precisamente siano i documenti e i rilievi prodotti dallo stesso advisor con riguardo all'andamento del piano di rientro dal disavanzo sanitario della Calabria e, in particolare, alla situazione di bilancio delle aziende del Servizio sanitario della stessa regione.
(3-02290)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ZOLEZZI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in data 25 aprile 2021 è stata pubblicata sulla «Gazzetta di Mantova» una lettera firmata da oltre 80 operatori sanitari dell'Asst Ospedale «Carlo Poma» di Mantova;

   i sanitari hanno lamentato che la grave situazione pandemica ha comportato la grave ed ingiustificata riduzione di buona parte delle prestazioni specialistiche differibili non legate alla Covid-19. I sanitari, in particolare, richiedevano al direttore generale Stradoni:

    1) quali erano i criteri di distribuzione dei malati affetti da SARS-CoV-2 in base al decreto regionale del 12 marzo 2021 agli ospedali accreditati della provincia (Suzzara, Castiglione delle Stiviere e Volta Mantovana) per ottenere risorse e spazi esenti da pazienti infetti presso l'Ospedale pubblico di Mantova;

    2) se intendeva proseguire a indirizzare alle strutture private prestazioni diagnostiche ambulatoriali o di diagnostica;

    3) se intendeva dotare l'ospedale di nuove apparecchiature diagnostiche, posto che le attuali sono insufficienti numericamente e in parte obsolete; la commissione regionale per la valutazione di alte tecnologie (Hta) aveva considerato normale avere una sola apparecchiatura per Rmn pubblica in tutta la provincia accreditandone 6 nelle strutture private;

    4) qual era il piano della direzione strategica per mantenere attiva una linea non Covid-19 nel lungo periodo;

    5) come pensava di reintegrare i professionisti che per pensionamento o trasferimento avevano lasciato l'ospedale;

    6) se e come erano stati collocati gli infermieri vincitori del concorso dell'ottobre 2020 e se intendeva assumerne altri per dare il cambio agli operatori sotto stress;

    7) come pensava di risolvere il problema degli interventi chirurgici elettivi e differibili nel frattempo divenuti urgenti;

    8) qual era il programma di investimenti della sanità mantovana, considerato che nella vicina Cremona sono di 300 milioni di euro;

   l'Asst di Mantova è nota alle cronache purtroppo per una vicenda giudiziaria relativa alla gestione del reparto di oncologia, al cui direttore sarebbe stato concesso in passato di erogare alcune terapie di cui sarebbe dubbia l'appropriatezza; inoltre, in alcuni casi non sarebbero state fornite adeguate informazioni ai pazienti;

   la regione Lombardia ha mostrato, ad avviso dell'interrogante, una risposta inadeguata alla pandemia risultando quella, insieme al Veneto, che ha eseguito meno tamponi dal novembre 2020 al 30 gennaio 2021 ha eseguito un tampone l'8 per cento della popolazione, il 9 per cento in Piemonte, 18 per cento nel Lazio e in Toscana il 20 per cento (dati della protezione civile);

   in Lombardia è stato permesso solo dal mese di marzo di eseguire i tamponi in farmacia al prezzo di circa 17 euro, in precedenza era necessario rivolgersi a strutture private al prezzo di oltre 55 euro a tampone;

   l'Agenas nel dicembre 2020 ha sostanzialmente «bocciato» la sanità e la legge regionale lombarda (legge n. 23 del 2015) con un documento di 70 pagine che nelle conclusioni chiede alla regione di istituire i dipartimenti di prevenzione, i dipartimenti di salute mentale e i distretti sanitari presenti in tutta Italia ma cancellati in Lombardia. Tali carenze sono state terribili fattori di ritardo negli interventi di prevenzione durante la pandemia;

   l'altro settore sul quale interviene il ministero è quello organizzativo, chiedendo che alle 8 Ats attuali subentri un'unica Ats regionale e chiede che gli accordi contrattuali per l'accreditamento con i gruppi sanitari privati di grandi dimensioni siano stipulati a livello regionale e non locale. Viene rilevata competizione tra Asst ed erogatori privati accreditati. Viene chiesto infine il potenziamento delle Agenzia di controllo regionale con compiti di programmazione e vigilanza;

   è recente la chiusura del punto nascite Oglio Po a Viadana (Mantova), la sospensione dell'attività del punto nascite di Asola a causa del Covid-19 e la chiusura di molti consultori familiari in tutta la provincia di Mantova;

   con il decreto-legge n. 104 del 14 agosto 2020 il Governo ha previsto interventi in materia di liste d'attesa e incentivi al personale sanitario; 80 milioni di euro sono stati destinati a regione Lombardia; non è noto se la regione abbia predisposto il piano operativo;

   risulta inoltre che il nuovo assessore regionale al welfare Letizia Moratti abbia intrapreso una interlocuzione con i vertici dell'Asst di Mantova e si confida che tutto avvenga in modo trasparente con la collaborazione dei sanitari firmatari e senza ritorsioni –:

   se il Ministro interrogato intenda acquisire, per quanto di competenza e in raccordo con la regione, un quadro aggiornato circa l'adeguatezza delle prestazioni, gli investimenti in diagnostica e assistenza e la programmazione sanitaria dell'Asst di Mantova, in relazione all'emergenza sanitaria connessa al Covid-19;

   se abbia dati aggiornati sull'adempimento ai rilievi di Agenas e del Ministero della salute.
(5-06059)

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   le difficoltà legate alla reperibilità della cannabis terapeutica sul territorio nazionale sono sempre più gravi e preoccupanti, come denunciano fonti di stampa, associazioni di pazienti – anche in riferimento alla possibile applicazione della terapia in ambito pediatrico – medici e farmacisti;

   la cannabis terapeutica è ampiamente riconosciuta dalla comunità medico-scientifica come uno dei trattamenti terapeutici più efficaci per alleviare i sintomi derivanti da determinate patologie gravi;

   le problematiche nell'approvvigionamento del prodotto, aggravate dalla pandemia da COVID-19, stanno peggiorando le condizioni di vita di pazienti già duramente colpiti e sfiancati dalla malattia. Ad oggi, l'Italia non è in grado di garantire un adeguato approvvigionamento di cannabis terapeutica ai malati che ne fanno uso, ai quali viene così negato il diritto di accesso alla terapia e di continuità terapeutica;

   il fabbisogno di cannabis terapeutica in Italia è stimato per il 2020 dall'International Narcotic Control Board in circa 2 tonnellate, ma viene soddisfatto per circa la metà, una quantità totalmente insufficiente a coprire il fabbisogno di prodotto;

   le importazioni di tali farmaci dall'estero possono essere effettuate da strutture sanitarie o da società autorizzate ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990 e sebbene la norma non preveda alcuna limitazione all'importazione dall'estero, il Governo italiano, come risulta anche da notizie di stampa, avrebbe stipulato un accordo esclusivo – che non risulta pubblico – con il Governo olandese e non avrebbe mai consentito l'importazione di tali prodotti da altri Paesi, nonostante la presenza sul mercato di produttori che, presentando le medesime caratteristiche e certificazioni EuGMP dell'azienda olandese da cui si importano tali prodotti, chiedono di poter essere autorizzati;

   tale accordo, che non sembra giustificato da alcuna ragione tecnico-scientifica, si porrebbe, per l'interrogante, in palese violazione delle norme in materia di libera concorrenza perché favorisce una sola azienda, la olandese Bedrocan, senza che vi siano plausibili ragioni né di salute pubblica, né di peculiari caratteristiche di prodotto;

   questo approvvigionamento in regime di monopolio determina, verosimilmente, anche una spesa maggiore per il Sistema sanitario nazionale in quanto non vi è alcuna concorrenza sui prezzi;

   l'unico soggetto autorizzato a produrre cannabis terapeutica in Italia, lo stabilimento chimico-farmaceutico militare di Firenze, che ha prodotto circa 200 chilogrammi di materia prima, risulta inadeguato a soddisfare il fabbisogno nazionale, non possiede il know-how per fornire prodotti di qualità e viene anche destinato ad altre attività emergenziali;

   la Germania – con circa 80 milioni di abitanti e un sistema sanitario paragonabile al nostro – richiede quantitativi di cannabis terapeutica 15 volte superiori a quelli italiani –:

   se il Ministro interrogato non intenda rendere pubblici i contenuti dell'accordo tra i Ministeri della salute italiano e olandese di cui in premessa e quali siano, eventualmente, i motivi della mancata pubblicità di tale accordo;

   se non intenda esplicitare quali siano i dati attraverso i quali viene stimato annualmente il fabbisogno di cannabis terapeutica, le ragioni tecnico-scientifiche e nell'interesse del paziente che giustifichino l'attuale esclusiva con l'azienda olandese Bedrocan e quale benchmark di mercato abbia svolto per decidere di mantenerla nel corso degli anni;

   quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di procedere ad una revisione dell'attuale assetto normativo della materia e alla rimozione dell'attuale limitazione all'importazione di prodotti a base di cannabis terapeutica, che oggi sarebbero importati unicamente dall'Olanda;

   se il Ministero della salute abbia mai proceduto ad una valutazione circa i possibili maggiori costi per l'Erario determinati dall'attuale esclusiva con la Bedrocan rispetto alla scelta tra una pluralità di fornitori;

   quali siano le patologie per le quali è possibile prescrivere la terapia a base di cannabis terapeutica e se il Ministero della salute abbia rivisto e aggiornato l'elenco delle indicazioni terapeutiche, in considerazione di recenti studi scientifici;

   quali iniziative urgenti il Governo intenda intraprendere per assicurare un quantitativo di cannabis terapeutica in linea con il fabbisogno stimato in almeno 2 tonnellate all'anno.
(4-09332)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:


   SILVESTRONI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   con legge 17 luglio 2020 n. 77 è stato convertito, con modificazioni, il decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, cosiddetto «decreto Rilancio» che prevede all'articolo 119 la possibilità della detrazione del 110 per cento per gli interventi volti all'efficientamento energetico e alla messa in sicurezza degli edifici;

   con il predetto provvedimento è stata data una opportunità a condomini, privati cittadini, Ater e onlus di attivare interventi di efficientamento energetico e adeguamento sismico sugli immobili residenziali che potenzialmente costituiva un volano economico importante per professionisti, imprese piccole e medie e a tutto l'indotto dei fornitori di prodotti per l'edilizia e l'impiantistica, forse una delle poche opportunità di rilancio per l'economia di questa Nazione;

   tutto questo potenziale scenario di rilancio dell'economia legata all'edilizia rischia di contrarsi inesorabilmente a causa della eccessiva mole di adempimenti amministrativi e burocratici previsti dal decreto-legge n. 34 del 2020, che, a fronte dei buoni intendimenti, rischia di scoraggiare gli operatori nell'intraprendere queste attività;

   l'interrogante rileva superficialità, oltre che evidente carenza di conoscenza della visione complessiva delle tematiche tecniche, amministrative ed attuative che investono il settore dell'efficientamento energetico e della messa in sicurezza degli edifici, nella macchina amministrativa della capitale;

   a Roma si stanno verificando a detta degli operatori economici gravi criticità amministrative presso gli uffici preposti al rilascio delle copie dei progetti allegati ai titoli edilizi rilasciati;

   gli uffici comunali starebbero ricevendo un considerevole numero di istanze al mese, principalmente finalizzate alle attività di verifica di legittimità urbanistica per gli interventi collegati al «superbonus 110 per cento» di cui alla legge n. 77 del 2020;

   la gestione delle attività è delegata al personale della società in house Risorse per Roma s.p.a. che risulterebbe, a quanto consta all'interrogante, impossibilitata a fornire un adeguato numero di personale per adempiere alle numerose istanze;

   la situazione rappresentata sta creando un grave danno economico a tutti gli operatori, quali professionisti, imprese, condomini e privati cittadini, che sono interessati dalle attività legate agli interventi previsti dal «Superbonus 110 per cento», che risulta essere una delle poche opportunità messe in campo per il rilancio dell'economia, oltre che una importante opportunità di efficientamento energetico del patrimonio immobiliare;

   gravi inefficienze amministrative che coinvolgono le strutture urbanistiche e amministrative comunali in molte realtà locali italiane, rischiano, congiuntamente alle lentezze legate al rilascio delle copie dei progetti depositati delle opere strutturali di competenza del Genio civile, di pregiudicare le finalità che la norma di cui all'articolo n. 119 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, prevedeva;

   l'Oice (Organizzazione delle società di ingegneria) ha denunciato questo stato di immobilismo e di inutile appesantimento burocratico di una procedura, impostata in modo assolutamente superficiale, considerata la natura degli interventi di manutenzione straordinaria –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa, se ciò trovi conferma e se non intenda adottare le iniziative di competenza per snellire il procedimento amministrativo prevedendo come requisito indispensabile la sola dimostrazione dell'esistenza dell'idoneo titolo edilizio per legittimare un immobile ad essere oggetto degli interventi previsti all'articolo n. 119 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34.
(4-09337)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ROTTA e ZARDINI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   a seguito della presentazione da parte del consorzio A.Ri.C.A. di istanza di «Verifica di Assoggettabilità» alla valutazione di impatto ambientale (Via) per la realizzazione del secondo stralcio del prolungamento del collettore a valle della città di Cologna Veneta, sono state presentate delle osservazioni all'istanza da un gruppo civico colognese che, sulla base di una lunga teoria di rilievi chiede che il progetto sia sottoposto a Via in ragione del fatto che tale intervento comporterà, a loro avviso, la deposizione a valle del suddetto comune di sedimenti inquinati da numerose sostanze chimiche, con un notevole impatto sull'ecosistema fluviale del fiume Fratta;

   nelle osservazioni si fa, inoltre, presente che il corpo ricettore non è in grado di sostenere un aumento dello scarico dovuto alle aumentate dimensioni della condotta e che il fiume Fratta Gorzone è uno dei corsi d'acqua più inquinati del Veneto, dato che, dagli anni 60, vi sono convogliati i reflui del distretto conciario attraverso il collettore gestito dal consorzio A.Ri.C.A.;

   attualmente, per poter rispettare i valori limite allo scarico stabiliti dalla normativa vigente, nelle osservazioni di afferma che lo scarico viene diluito con 6000l/s provenienti dal consorzio di bonifica Leb formalmente non per diluire gli scarichi dei depuratori che il collettore porta a valle ma per «vivificare» il fiume;

   il Ministero della transizione ecologica ha chiesto con urgenza, a maggio 2021, agli enti interessati — regione Veneto provincia di Verona, comune di Cologna Veneta, Arpa e Unione dei comuni Adige Guà — di fornire ogni elemento utile a chiarire la situazione denunciata dai cittadini a tutti gli enti interessati e riferendosi espressamente alle osservazioni del gruppo di cittadini colognesi ha ribadito che la legge impone che gli scarichi siano disciplinati nel rispetto della qualità dei corpi idrici che li accolgono e che non è possibile diluire i reflui;

   il territorio ha sempre contrastato questo progetto di prolungamento di 3,6 chilometri del collettore che andrà a scaricare ulteriori reflui nel fiume Fratta senza un vero disinquinamento del fiume Fratta Gorzone, come previsto dall'«Accordo Normativo, firmato nel 2017, finalizzato all'aggiornamento dell'Accordo integrativo» per la tutela delle risorse politiche in questione, tra regione Veneto, Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, associazioni ed enti interessati, con cui si chiedeva un miglioramento dei reflui a monte, nel luogo di produzione; ad oggi, nessuna innovazione tecnologica e di processo ha determinato miglioramenti per la qualità delle acque;

   inoltre, con lo spostamento a valle del punto di consegna, si teme che il consorzio abbandonerà nel letto del fiume Fratta fanghi e sedimenti accumulati in 15 anni di versamento quali: cloruri, solfati, cromo azoto, fosforo, arsenico, cadmio, rame, nichel, piombo, zinco, mercurio, vanadio, diossine e da ultimo i Pfas, senza provvedere alla bonifica degli stessi; si tratta di un comportamento già verificatosi nel passato quando il medesimo consorzio ha lasciato il precedente punto di consegna e non ha bonificato i milioni di chilogrammi di fanghi/sedimenti depositati nel letto del fiume Rio Acquetta;

   nelle osservazioni si afferma inoltre che le condotte in uso risultano vecchie e percolanti e sarebbe opportuno che il consorzio si impegnasse a controllare, monitorare e manutenere quella esistente per i danni che la stessa sta procurando all'ambiente, alle falde di superficie ed ai terreni agricoli e che anche in caso della concessione della nuova condotta, il consorzio dovrebbe essere obbligato a considerare la manutenzione straordinaria di quella esistente –:

   di quali elementi utili disponga il Ministro interrogato per chiarire la situazione esposta in premessa e, in particolare, quali elementi abbia acquisito dagli enti interessati di cui in premessa;

   se non ritenga urgente adottare iniziative, per quanto di competenza, per dare piena attuazione all'accordo di programma quadro, sottoscritto nel 2017 per il disinquinamento del fiume Fratta, attraverso l'implementazione di nuove tecnologie nei cicli produttivi, nella depurazione e nel trattamento fanghi del distretto conciario vicentino.
(5-06056)

Interrogazioni a risposta scritta:


   LICATINI. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   la pacciamatura è ormai una tecnica diffusa e collaudata in agricoltura;

   coprendo il terreno da coltivare, si combatte la crescita di erbe infestanti senza utilizzare diserbanti chimici, si protegge il suolo dagli agenti atmosferici, si favorisce la fertilità del suolo, si migliora l'assorbimento dell'acqua (evitandone così l'inasprimento) e si favorisce lo sviluppo di microrganismi che consentono il rilascio di nutrienti necessari per lo sviluppo agricolo (mineralizzazione);

   tutti questi fattori determinano una maggiore uniformità del terreno della coltura con un miglioramento delle produzioni, sia a livello qualitativo che quantitativo;

   purtroppo, tale operazione che prevede l'utilizzo, tra i vari materiali, di teli di plastica, rappresenta la principale fonte di contaminazione del terreno a livello globale;

   nel solo mercato europeo vengono utilizzati 80 mila tonnellate di film plastici per la pacciamatura, i quali risultano difficili da riciclare e, rimuovendo i teli in plastica, non solo vengono rimossi anche terreno e sostanza organica contenuta nel suolo (Som), ma aumenta altresì la quantità di plastica nelle discariche; se non rimossi, invece, sottoposti alle intemperie e all'azione dei raggi ultravioletti, essi liberano monoplastiche e nanoplastiche;

   incentivare l'utilizzo di teli agricoli biodegradabili in suolo significa contrastarne il degrado, evitando la contaminazione con plastiche;

   tra i materiali che si possono utilizzare in sostituzione di quelli plastici, preservando il suolo dall'inquinamento, e che sono totalmente naturali vi è la canapa;

   a titolo d'esempio, la Francia è un produttore di canapa e la regione della Bourgogne Franche-Comté è una delle regioni leader. Da qui prende vita il progetto della canapa come materiale di pacciamatura al 100 per cento naturale;

   la canapa è una coltura molto resistente, poco suscettibile alle malattie e non necessita di cure fitosanitarie. Tale sostanza ha un alto potere coprente, così da soffocare le «erbacce» e lasciare un terreno pulito per il raccolto. Inoltre, soddisfa tutte le esigenze per una pacciamatura ottimale;

   la versatilità di questa pianta ne consente l'impiego in molteplici campi e nelle più svariate forme ma, com'è ben noto, i pregiudizi ancora esistenti nel nostro Paese, ne limitano il suo utilizzo e i suoi benefici –:

   se, alla luce di quanto esposto, il Governo intenda assumere iniziative volte a eliminare l'utilizzo dei film plastici per la pacciamatura e promuovere sostanze più compatibili con l'ambiente, interamente biodegradabili, come la canapa, al fine di salvaguardare non solo il benessere del suolo ma anche la salute umana.
(4-09331)


   FRATOIANNI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   la situazione del Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga e del Parco naturale regionale Sirente Velino, per ragioni diverse, sta generando preoccupazioni e allarmi in Abruzzo;

   per quanto riguarda il Parco Sirente Velino, la regione Abruzzo, recentemente, a approvato il 18 maggio 2021 la proposta di legge sulla «Nuova disciplina del Parco naturale regionale Sirente Velino e revisione dei confini», che non risulta tuttavia ancora pubblicato; tale legge regionale riduce di ben oltre 10.000 ettari l'unico Parco regionale, da anni commissariato, della regione Abruzzo;

   da mesi le associazioni ambientaliste hanno messo in atto una grande mobilitazione al fine di scongiurare la riduzione del territorio protetto, scelta che non appare supportata da alcuna evidenza scientifica o di approfondimento ecologico o anche solo economico e in contrasto con la legge quadro n. 394 del 1991 sulle aree protette;

   la modifica dell'attuale, perimetro del Parco regionale Sirente Velino mette a rischio il raggiungimento delle finalità istitutive del parco, compromettendo la reale possibilità di conservazione di specie e habitat e apre alla possibilità di una deregolamentazione dell'attività venatoria, dei tagli boschivi e del consumo di suolo;

   l'Abruzzo è conosciuto e riconosciuto per la forte identità della sua natura protetta e ben conservata e, su questo punto di forza, occorrerebbe investire per rilanciare il parco stesso, puntando alla conservazione e allo sviluppo del territorio, alla promozione dei prodotti tipici, alla crescita e alla formazione degli operatori, alla fiscalità di vantaggio; La scelta di ridurre le dimensioni del parco va in direzione opposta e fa perdere l'ennesima occasione di crescita per la regione;

   a parere dell'interrogante esistono gli estremi per valutare di proporre la questione di legittimità costituzionale della legge regionale in questione, sia per violazione della legge quadro citata, sia perché in contrasto con gli obiettivi e le politiche nazionali e dell'Unione europea sulla tutela della biodiversità e sul percorso della Next Generation;

   in relazione al Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga si segnala la lunghissima e, per l'interrogante, inspiegabile fase di impasse che lo stesso sta vivendo dal momento che il consiglio direttivo, seppur formalmente costituito, manca di un componente;

   tale organo è composto dal presidente e da otto componenti, nominati con decreto del Ministro dell'ambiente, sentite le regioni interessate, scelti tra persone particolarmente qualificate per le attività in materia di conservazione della natura o tra i rappresentanti della Comunità del Parco;

   il 15 dicembre 2021, l'allora Ministro dell'ambiente ha nominato, tra gli altri, l'architetto aquilano Giovanni Cialone che, purtroppo, era tuttavia scomparso qualche mese prima dell'ufficializzazione della nomina;

   da quanto si apprende sulla stampa il Ministero della transizione ecologica avrebbe già a gennaio 2021 individuato e designato il nuovo componente del direttivo, ma, ad oggi la nomina non risulta effettuata e dunque, il consiglio direttivo non è ancora pienamente costituito. Tale organo svolge funzioni importantissime per la vita del parco e non essendo ancora pienamente costituito non può esercitare nella pienezza delle sue funzioni;

   il 6 giugno 2021 andrà in scadenza il presidente del Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga e l'8 giugno anche il direttore, che dovrebbe essere indicato da una terna di nomi forniti proprio dal consiglio direttivo –:

   se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato ritenga adottare per favorire la più ampia tutela delle aree di cui in premessa, caratterizzate da elevato pregio ambientale;

   se, in relazione alla nomina di un componente del Consiglio direttivo del Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga non intenda chiarire le ragioni del ritardo nell'ufficializzazione della stessa, essendo stata effettuata la designazione, a quanto pare, già nel mese di gennaio 2021 e adottare iniziative per quanto di competenza, affinché lo stesso organo, finalmente pienamente costituito possa esercitare nella pienezza delle proprie funzioni.
(4-09333)

Apposizione di firme ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Benamati n. 5-06049, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 maggio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bonomo, Gavino Manca, Soverini, Zardini.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della risoluzione in Commissione Gagliardi n. 7-00649, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 500 del 4 maggio 2021.

   Le Commissioni VIII e X,

   premesso che:

    con il decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, cosiddetto «decreto rilancio», sono stati introdotti nuovi incentivi in materia di efficienza energetica, «sisma bonus», fotovoltaico e mobilità elettrica;

    il «decreto Rilancio», nell'ambito delle misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all'economia, nonché di politiche sociali connesse all'emergenza epidemiologica da Covid-19, all'articolo 119, ha previsto, il cosiddetto Superbonus, ovvero, l'incremento al 110 per cento delle aliquote previste per le detrazioni delle spese sostenute dal 1o luglio 2020 al 31 dicembre 2021 per gli interventi in ambito di efficienza energetica, di riduzione del rischio sismico, di installazione di impianti fotovoltaici e di infrastrutture per la ricarica dei veicoli elettrici;

    ciò si pone in linea con il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (Pniec), che sottolinea il grande potenziale di efficienza del settore edilizio, soprattutto qualora le misure di riqualificazione energetica vengano adottate insieme a quelle di ristrutturazione edilizia, sismica, impiantistica ed estetica di edifici e quartieri, in coerenza con la strategia di riqualificazione del parco immobiliare al 2050;

    il documento di lavoro dei servizi della Commissione europea avente ad oggetto la valutazione del piano nazionale per l'energia e il clima definitivo dell'Italia, del 29 gennaio 2021, afferma che per l'Italia, con riguardo agli obiettivi di efficienza energetica, un forte impatto è attribuito al meccanismo della detrazione fiscale per la ristrutturazione degli edifici;

    l'obiettivo della transizione ecologica del Paese trova nel miglioramento delle prestazioni energetiche degli edifici uno dei principali elementi, realizzandosi contemporaneamente una limitazione della domanda di energia del Paese, una spinta per la ripresa economica nonché una riduzione delle emissioni inquinanti;

    l'agevolazione fiscale di cui all'articolo 119 del citato decreto «Rilancio» consiste in una detrazione di imposta lorda, da ripartire tra gli aventi diritto in 5 quote annuali di pari importo per le spese sostenute entro il 31 dicembre 2021, e in 4 quote annuali di pari importo per le spese effettuate nell'anno 2022. L'agevolazione fiscale è concessa al contribuente qualora esegua interventi di efficientamento energetico o interventi antisismici, che aumentino il livello di efficienza energetica dell'edificio o abitazione esistente di almeno due classi;

    il «decreto Rilancio», all'articolo 121, ha inoltre introdotto un'altra importante novità, ovvero, la possibilità per il contribuente di optare, in luogo della fruizione della detrazione, per lo sconto in fattura o, in alternativa, per la cessione del credito corrispondente alla detrazione spettante;

    la legge di bilancio 2021, legge 30 dicembre 2020, n. 178, ha prorogato il «Superbonus» al 30 giugno 2022 e in determinate situazioni fino al 31 dicembre dello stesso anno o al 30 giugno del 2023;

    oltre agli adempimenti burocratici già previsti dalle misure «Sismabonus» ed «Ecobonus», ai fini dell'esercizio dell'opzione relativa allo sconto in fattura o alla cessione del credito prevista dal «Superbonus», il contribuente deve acquisire: il visto di conformità dei dati relativi alla documentazione che attesta la sussistenza dei presupposti che danno diritto alla detrazione d'imposta, rilasciato dagli intermediari abilitati alla trasmissione telematica delle dichiarazioni (dottori commercialisti, ragionieri, periti commerciali e consulenti del lavoro) nonché dai Caf; l'asseverazione tecnica relativa agli interventi di efficienza energetica e di riduzione del rischio sismico – da parte, rispettivamente, dei tecnici abilitati al rilascio delle certificazioni energetiche e dai professionisti incaricati della progettazione strutturale, direzione dei lavori delle strutture e collaudo statico per gli interventi finalizzati alla riduzione del rischio sismico – che certifichi il rispetto dei requisiti tecnici necessari ai fini delle agevolazioni fiscali e la congruità delle spese sostenute in relazione agli interventi agevolati, secondo i previsti decreti ministeriali;

    il «Superbonus» si configura come uno strumento potenzialmente molto efficace per la decarbonizzazione delle città, nonché per il sostegno al settore edile e al suo indotto; la misura, pur risultando utile per il rilancio del comparto dell'edilizia, ha tuttavia da subito mostrato diversi limiti, tra i quali la ridotta durata del provvedimento, l'eccessivo iter burocratico per accedere alla cessione del credito e la richiesta di conformità urbanistica. La proroga a giugno 2022, che risulta essere ancora troppo limitata e il complesso iter burocratico necessario all'attivazione degli interventi e all'ottenimento del beneficio fiscale, impattano negativamente sull'operatività del «Superbonus»;

    ad oggi si contano solo circa 35.000 richieste di attivazione del Superbonus in tutta Italia a fronte di una potenziale platea di oltre 17 milioni di edifici costruiti prima del 1980 e non corrispondenti alle norme vigenti in materia di efficienza energetica e sicurezza sismica,

impegnano il Governo:

   ad adottare iniziative per prevedere una proroga della scadenza della misura relativa al «Superbonus 110 per cento» di cui in premessa almeno fino al 31 dicembre 2023, eliminando al contempo tutte le criticità connesse alla misura, tra cui il vincolo di conformità urbanistica, e semplificando, anche attraverso una dichiarazione congiunta da parte del libero professionista e dell'impresa appaltatrice, l'iter burocratico necessario all'avvio della misura e all'attivazione della cessione del credito;

   ad adottare iniziative per prevedere la possibilità di estendere il «Superbonus 110 per cento» anche alle attività commerciali, terziarie e industriali;

   ad adottare iniziative per prevedere la possibilità di mantenere, oltre il 2023, la misura «Superbonus 110 per cento», rendendola strutturale solo ed esclusivamente per le attività di diagnostica sismica (vulnerabilità sismica) ed energetica (certificazione energetica) degli edifici o delle abitazioni in maniera tale da ottenere una mappatura sullo stato di sicurezza e di efficienza energetica dell'intero comparto costruito;

   ad adottare iniziative per prevedere la possibilità di estendere alle scuole paritarie di ogni ordine e grado il «Superbonus 110 per cento» per gli interventi di efficienza energetica, di riduzione del rischio sismico, di installazione di impianti fotovoltaici e di infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici, nonché per la messa a norma antincendio e per l'abbattimento delle barriere architettoniche, così come previsto nella missione 4 Istruzione e ricerca del Piano nazionale di ripresa e resilienza che all'investimento 3.3 (messa in sicurezza e riqualificazione delle scuole statali) destina 3,9 miliardi di euro;

   ad adottare iniziative per prevedere che, per gli edifici sottoposti ad almeno uno dei vincoli previsti dal codice dei beni culturali e del paesaggio o per i quali gli interventi «trainanti», di efficientamento energetico siano vietati da regolamenti edilizi, urbanistici e ambientali, quali in particolare gli edifici ubicati nei centri storici, la detrazione del 110 per cento si applichi in ogni caso a tutti gli interventi «trainati», con miglioramento di una sola classe energetica, e che tale possibilità sia estesa anche al caso di interventi che non riguardino l'intero edificio ma le singole unità immobiliari;

   ad adottare iniziative per rilanciare il settore delle imprese edili e il relativo indotto in un'ottica improntata al recupero e al risparmio energetico, in coerenza con la strategia di riqualificazione del parco immobiliare al 2050;

   ad adottare iniziative per prevedere, a partire dal 2024, una detrazione fiscale pari al 90 per cento da ripartire tra gli aventi diritto in 5 quote annuali di pari importo per le spese sostenute per i lavori di efficienza energetica, di riduzione del rischio sismico, di installazione di impianti fotovoltaici, di installazione delle infrastrutture per la ricarica dei veicoli elettrici, per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio (cosiddetto Bonus casa) e per tutti gli interventi di riqualificazione energetica o di messa in sicurezza sismica non rientranti nel «Superbonus» ma previsti dall'ordinamento italiano, previo svolgimento delle attività di diagnostica sismica ed energetica.
(7-00649) «Gagliardi, Della Frera, Sangregorio, Rospi, Benigni, Bologna, Colucci, Lupi, Napoli, Pedrazzini, Ruffino, Sgarbi, Silli, Sorte, Tondo».