XVIII LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 544 di mercoledì 21 luglio 2021
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO
La seduta comincia alle 9,05.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
LUIGI IOVINO, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 16 luglio 2021.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Battelli, Brescia, Casa, Cavandoli, De Maria, Delmastro Delle Vedove, Frusone, Gelmini, Giachetti, Grande, Maggioni, Magi, Migliore, Molinari, Mura, Occhionero, Occhiuto, Perantoni, Scoma, Tasso, Vinci e Viscomi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente 95, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Informativa urgente del Governo sui gravi fatti occorsi nella casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sui gravi fatti occorsi nella casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere.
Dopo l'intervento della rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi - per sette minuti ciascuno - e delle componenti politiche del gruppo misto - per due minuti ciascuno - in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica.
(Intervento della Ministra della Giustizia)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare la Ministra della Giustizia, Marta Cartabia.
MARTA CARTABIA, Ministra della Giustizia. Signor Presidente, onorevoli deputati, vi ringrazio di aver sollecitato un intervento in Aula su fatti così gravi come quelli che sono accaduti a Santa Maria Capua Vetere: in questo modo, ci è data la possibilità di condividere con tutto il Parlamento non solo una ricostruzione dell'accaduto, ma soprattutto alcune linee di intervento che stanno maturando al Ministero per agire sulle cause profonde che hanno permesso - o quantomeno non hanno impedito - fatti così gravi.
Reputo che sia nostro dovere riflettere sulla contingenza, ma anche sulle cause profonde che hanno portato, un anno fa, ad un uso così smisurato e insensato della forza nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Fatti di questa portata richiedono, da un lato, una risposta immediata da parte dell'autorità giudiziaria che sta lavorando per accertare tutte le responsabilità penali, ma fatti di questa portata, a mio parere, ai miei occhi, sono spia di qualcosa che non va e dobbiamo indagare e intervenire con azioni ampie e di lungo periodo perché non accadano più.
Come ho già avuto modo di dire nel corso della visita della scorsa settimana, che abbiamo effettuato insieme al Presidente del Consiglio, fatti di quella portata reclamano un'indagine ampia perché si conosca quanto è successo in tutti gli istituti penitenziari nell'ultimo, drammatico anno, dove la pandemia ha esasperato tutti perché le carceri italiane già vivono in condizioni difficili per il sovraffollamento, per la fatiscenza delle strutture, per la carenza del personale e per tante altre ragioni. Dunque, occorre guardare in faccia i problemi cronici dei nostri istituti penitenziari affinché non si ripetano atti di violenza né contro i detenuti, come quelli che abbiamo visto, né contro gli agenti della Polizia penitenziaria e tutto il resto del personale.
Il carcere è specchio della nostra società ed è un pezzo di Repubblica, che non possiamo rimuovere dal nostro sguardo e dalle nostre coscienze.
Le violenze e le umiliazioni inflitte ai detenuti a Santa Maria Capua Vetere recano una ferita gravissima alla dignità della persona. La dignità della persona è la pietra angolare della nostra convivenza civile, come chiede la Costituzione, nata da una storia, dalla storia di un popolo che ha conosciuto il disprezzo del valore della persona (Applausi). Per questo, la Costituzione si pone a scudo e a difesa di tutti, specie di chi si trova in posizione di maggiore vulnerabilità.
Anche l'uso della forza, l'uso della forza da parte di chi legittimamente lo detiene, sia sempre strumento di difesa, di difesa dei più deboli, mai aggressione, mai violenza, mai sopruso e sempre in proporzione.
Ma ripartiamo dai fatti accaduti, ormai invero noti a tutto il Paese e direi a tutto il mondo, grazie anche al meritorio lavoro degli organi di stampa che hanno attirato l'attenzione su fatti che non potevano andare inosservati.
In relazione alla perquisizione straordinaria effettuata il 6 aprile dello scorso anno, che ha riguardato quasi tutte le sezioni del reparto “Nilo” del carcere di Santa Maria Capua Vetere, sono indagati, a vario titolo, appartenenti al Corpo della polizia penitenziaria e all'amministrazione penitenziaria. Le accuse sono gravi: delitti di concorso in torture pluriaggravate, maltrattamenti pluriaggravati, lesioni personali pluriaggravate, falso in atto pubblico aggravato, calunnia, favoreggiamento, frode processuale, depistaggio.
Tutti i delitti sono pluriaggravati dalla minorata difesa, dall'aver agito per motivi abietti o futili, con crudeltà, con abuso di poteri, violazione di doveri inerenti alla funzione pubblica, con l'uso delle armi e dall'aver concorso nei delitti un numero superiore a cinque unità.
Notizie di stampa, già dallo scorso autunno, riferivano di violenze e di indagini in corso in quell'istituto e su questa vicenda c'era già stata, all'epoca, un'interrogazione parlamentare.
Mi sono chiesta e ho chiesto all'amministrazione penitenziaria che cosa avessero fatto in seguito a quelle segnalazioni e mi hanno spiegato che, più volte, il DAP, il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, si era rivolto all'autorità giudiziaria per avere un riscontro a quelle notizie e per effettuare evidentemente valutazioni di sua competenza anche a fini disciplinari, ma mi è stato spiegato che nelle ultime settimane - e la stessa autorità giudiziaria lo ha confermato - le sollecitazioni del DAP non potevano avere riscontro, perché le indagini erano coperte da segreto investigativo. Per questo tutte le iniziative assunte dall'amministrazione del Dipartimento penitenziario sono successive alla pubblicazione degli atti processuali.
Torniamo un attimo ancora ai fatti. Abbiamo visto tutti quelle immagini; tra le tante violenze, io non posso dimenticare un detenuto costretto a inginocchiarsi per colpirlo; un altro in carrozzella colpito ripetutamente e gratuitamente; altri agenti che si scagliavano contro i detenuti e tutto sotto l'occhio ben visibile della videocamera che stava riprendendo l'accaduto. Stando alle immagini, risulta che non fosse una reazione a una delle tante rivolte, che sono accadute in quei mesi, in atto. Non si trattava di una reazione necessitata da una situazione di rivolta, ma era una violenza a freddo.
Secondo quanto emerge dagli atti giudiziari, la perquisizione straordinaria del 6 aprile è stata disposta al di fuori dei casi consentiti dalla legge, senza alcun provvedimento del direttore del carcere - unico titolare del relativo potere - senza rispettare le forme e la motivazione imposte dalla legge. Secondo il giudice, dunque, alla base della perquisizione straordinaria vi sarebbe stato - cito dalle parole dell'ordinanza - “un provvedimento dispositivo orale”, vale a dire un ordine dato verbalmente al telefono, “emanato a scopo dimostrativo, preventivo e satisfattivo, finalizzato a recuperare il controllo del carcere e appagare presunte aspettative del personale di polizia penitenziaria”. Fine della citazione.
Il giorno prima infatti, come sappiamo e come è accaduto anche altrove, c'erano state rivolte nel carcere. Nella sua ordinanza, il GIP riporta alcune intercettazioni - “Era il minimo segnale per riprendersi l'istituto” e frasi analoghe - e ritiene che, di fatto, quella perquisizione non avesse alcuna intenzione di ricercare strumenti potenziali per un'offesa contro la polizia o altri oggetti non detenibili, ma per la quasi totalità dei casi - leggo testualmente dal provvedimento - “era una mera copertura fittizia per la consumazione di condotte violente, contrarie alla dignità e al pudore delle persone recluse” (così le parole del giudice). Sono contestazioni di una gravità inaudita e a queste si assommano ipotesi di falso.
Non posso non fare un riferimento particolare al caso del detenuto Lamine Hakimi, affetto da schizofrenia e morto il 4 maggio successivo nella sezione “Danubio” del carcere. Invero, a questo proposito - e la notizia è anche circolata sui mezzi di informazione - il GIP scrive, cito di nuovo testualmente, che “le consulenze mediche non consentono di affermare che il decesso sia da ascrivere alle ferite riportate il 6 aprile, ma piuttosto è da ricondurre all'assunzione di medicinali, probabilmente prescritti a seguito di quelle ferite che, combinandosi con gli altri farmaci che il detenuto assumeva già per la sua malattia, ha comportato un arresto cardiaco”. Fin qui l'attività giudiziaria.
Cosa è successo, a seguito di questo provvedimento, nel Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria? Non penso che sia il caso di dirvi analiticamente ogni singolo provvedimento; lo lascio agli atti ed eventualmente, per la vostra conoscenza, possiamo consegnare un testo. Sinteticamente possiamo dire che tutte le unità di personale dell'Amministrazione penitenziaria e della Polizia che sono state attinte da misure cautelari, sono anche state immediatamente sospese dal servizio; una sospensione dal servizio per otto mesi per delitti di favoreggiamento, depistaggio e falso ideologico aggravato; è anche stata adottata da me personalmente nei confronti del provveditore regionale della Campania. Inoltre, ci sono altri provvedimenti di sospensione che riguardano persone che non sono destinatarie di misure cautelari disposte dal giudice, ma che risultano indagate (questo riguarda 23 provvedimenti). Si aggiungono anche 2 provvedimenti di sospensione nei confronti del direttore reggente, ma la direttrice del carcere non era presente in istituto il giorno dei fatti per ragioni di malattia e, quindi, non è indagata. Bisogna anche aggiungere - lo potrete leggere dagli atti - che in alcuni casi le misure cautelari da parte del giudice sono state revocate per motivi diversi.
In breve, il totale complessivo delle unità di personale dell'Amministrazione sospese, a vario titolo, è di 75. Rimangono altri indagati per i quali il GIP non ha specificato che vi fosse certezza della loro presenza e per questo ha respinto la richiesta di misura cautelare. Dunque, si attendono gli sviluppi dell'indagine che, è bene precisarlo, è ancora in corso e perciò è prematuro trarre ogni conclusione in merito alle posizioni dei singoli che ne sono coinvolti. L'Amministrazione poi ha provveduto anche a trasferire i detenuti coinvolti. Lo si fa per ragioni di sicurezza e anche qui troverete negli scritti esattamente le indicazioni dei provvedimenti che sono stati assunti.
Da parte mia, il giorno della pubblicazione di quei video e di quelle immagini, ho immediatamente convocato d'urgenza una riunione al Ministero con i due sottosegretari alla Giustizia, i vertici del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, il Garante nazionale delle persone private della libertà personale. Abbiamo condannato subito i fatti, ma non bastava; innanzitutto, da parte mia, l'esigenza era capire la catena di informazioni: come è stato possibile che una perquisizione di questo genere fosse stata effettuata senza un'autorizzazione scritta. Occorreva, in secondo luogo, allargare la prospettiva, perché sappiamo che, in altre carceri, ci sono stati momenti di tensione e bisogna approfondire prima ancora che, a questo punto, arrivi l'autorità giudiziaria e, a mio parere, bisognava individuare le cause profonde, perché qui qualcosa davvero non ha funzionato.
Quando siamo arrivati a Santa Maria Capua Vetere, il Presidente Draghi ha reagito immediatamente, dicendo: “Questa è una sconfitta per tutti”. Ed è così, al di là delle singole responsabilità penali, che sono sempre e solo personali e individuali, c'è qualcosa che ci interroga, tutti quanti. Per questo, subito dopo quella riunione straordinaria, ho voluto incontrare i rappresentanti della Polizia penitenziaria, attraverso i loro sindacati, e tutti i provveditori. Tutti hanno chiesto di approfondire i fatti. Bisognava fare qualcosa e, immediatamente, abbiamo costituito, presso il DAP, una commissione ispettiva interna. La commissione ispettiva visiterà tutti gli istituti penitenziari interessati da manifestazioni di protesta o da denunce o segnalazioni inerenti ai gravi eventi occorsi nel marzo 2020. Il suo mandato consiste nell'approfondire la dinamica dei fatti, al fine di accertare la legittimità e la correttezza di ogni iniziativa. L'Amministrazione penitenziaria deve saper indagare al suo interno, deve saper controllare ciò che avviene dietro quelle mura che, spesso, sfugge all'attenzione di tutti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e i fatti di Santa Maria Capua Vetere, emersi solo a seguito degli atti dell'autorità giudiziaria, denotano che, forse, in questo caso, quella capacità di indagine interna è mancata.
Occorre indagare sugli episodi critici, ma anche andare alla ricerca delle cause più profonde, abbiamo detto, e creare condizioni materiali e normative per evitare ogni ulteriore forma di violenza. Per me è stato preziosissimo il confronto con la Polizia penitenziaria, con la quale ho un rapporto quotidiano e che mi ha dato suggerimenti e spunti di grande interesse, così come è stato importante sentire il punto di vista dei provveditori, del Garante e la stessa visita in loco che abbiamo fatto a Santa Maria è stata davvero istruttiva. Nei colloqui - faccio solo alcuni esempi -, è emerso che alcuni degli agenti che erano coinvolti in quei fatti del 6 aprile, da diversi anni svolgevano incarichi di tipo completamente diverso, non erano a contatto con i detenuti. Più e più volte, la Polizia penitenziaria ha lamentato un innalzamento dell'età media del Corpo, a causa della mancanza di un adeguato turnover. Tutti gli interlocutori hanno richiamato l'altissima tensione che, nei mesi di pandemia, c'era in tutti gli istituti, e lo abbiamo visto. Evidentemente, queste non sono cause di giustificazioni o attenuanti per le persone che hanno commesso quegli atti di violenza, ma vogliamo farci carico di questi problemi? I mali del carcere, perché non si ripetano più episodi di violenza, richiedono una strategia che operi a più livelli, a mio parere, almeno tre: strutture materiali, personale e formazione.
Sarebbe molto più semplice e molto più tranquillizzante per le nostre coscienze accontentarci di dire “c'è sempre qualche elemento che si comporta male, in ogni realtà sociale”, ma qui non basta: dobbiamo evitare e dobbiamo rimediare al fatto che, lungo molti anni, le condizioni delle carceri italiane sono così peggiorate che il lavoro e le condizioni di vita, il lavoro di chi entra, ogni giorno, dietro quelle mura e le condizioni di vita di chi è detenuto in carcere diventano insopportabili.
Quel giorno, a Santa Maria Capua Vetere, anche solo la temperatura era insopportabile. È un carcere - non so se è noto a tutti - dove non c'è acqua corrente; stanno iniziando ora i lavori per allacciare la struttura del carcere e avere un flusso continuo; ci sono pozzi e l'acqua viene distribuita con taniche. Allora, le strutture materiali non sono un aspetto secondario, perché vivere e lavorare in un ambiente degradato è causa di enorme fatica per la Polizia, per l'Amministrazione e, sicuramente, porta disagi inutili anche ai detenuti, creando ambienti invivibili, anche dal punto di vista della tensione sociale.
Il sovraffollamento: c'è stato un picco, un momento nella storia del nostro Paese, quando la Corte europea dei diritti dell'uomo ci ha condannati per violazioni gravi dei diritti umani, per il sovraffollamento. Ci sono stati interventi importanti, la situazione è, in parte, migliorata, ma sta di nuovo peggiorando. Il solo carcere di Santa Maria Capua Vetere - una capienza regolamentare di circa 800 persone - vede ospiti 900 detenuti. I dati fanno riflettere e sono problemi da risolvere.
Il PNRR, lo sapete, contiene fondi e impegni anche per affrontare il tema dell'edilizia penitenziaria. È prevista la costruzione di 8 nuovi padiglioni, tra cui uno è previsto proprio nel carcere di Santa Maria Capua Vetere; altri sono a Rovigo, Vigevano, Viterbo, Civitavecchia, Perugia, Ferrara e Reggio Calabria. L'intervento di ampliamento a Santa Maria Capua Vetere è stato studiato, come gli altri, da un'apposita commissione che io ho ereditato dal Governo precedente - una commissione sull'architettura penitenziaria, che ha fatto un lavoro eccellente -, è stata attenta nella scelta della localizzazione di questi nuovi padiglioni per non sottrarre spazi ad altre attività della vita del carcere e quella nel carcere di Santa Maria Capua Vetere è prevista in un'area verde abbandonata che non era affatto utilizzata.
Costruzione di nuovi padiglioni - voglio che sia chiaro - non significa solo costruzioni di nuovi posti letto: su questo punto, abbiamo corretto alcuni progetti precedenti. Nuove carceri servono, nuovi spazi servono e ci saranno, ma non solo posti letto, anche spazi per il trattamento dei detenuti, come tutti reclamano, dall'Amministrazione, ai detenuti, alla Polizia penitenziaria (Applausi).
Di nuovo, nell'incontro con i sindacati della Polizia e con i provveditori, è stato chiesto un intervento per dotare capillarmente tutte le strutture di strumenti di videosorveglianza, a garanzia di tutti, dei detenuti e della Polizia. Per offrire risposte immediate e indifferibili alle domande di vita di tutti i giorni all'interno dei 190 istituti penitenziari, però occorre far fronte anche al problema, gravissimo, della diminuzione del personale che si è verificata nel corso degli anni.
Parlando con gli agenti della Polizia in quella visita, uno di loro mi diceva: “Ma Ministro, voi chiedereste mai a un chirurgo di svolgere contemporaneamente due operazioni?”. Spesso, a loro è chiesto questo, di avere una capacità di affrontare situazioni complesse e diversificate. La carenza riguarda non solo la Polizia, riguarda gli educatori, riguarda l'organico dei dirigenti - mancano direttori nelle carceri italiane, ne mancano tanti - e tutto il personale dell'esecuzione penale interna. Le scoperture sono significative per tutte le categorie. I concorsi sono ricominciati, erano stati bloccati dalla pandemia, li abbiamo sbloccati immediatamente appena è stato possibile; quindi, un po' di sollievo arriverà a breve, ma non sarà sufficiente.
Dobbiamo investire di più per il benessere di tutti e per le richieste imperiose di chi lavora in carcere in condizioni veramente già difficili. Ma c'è un punto sul quale io vorrei che si attirasse l'attenzione in modo particolare ed è un punto che mi sta particolarmente a cuore: è quello della formazione, non solo della formazione in entrata di chi si accinge a svolgere un compito che io reputo tra i più delicati, tra i più difficili, tra i più significativi perché, nelle mani dell'amministrazione penitenziaria e della Polizia, passa la possibilità che veramente la pena sia un'occasione di risocializzazione, di rieducazione, come ci chiede la Costituzione.
La formazione è la priorità e la formazione è la richiesta principale che viene innanzitutto dagli stessi operatori del carcere. Tanta è l'importanza per me di questo aspetto che, tra le tante attività del Ministero, che ovviamente sono state distribuite e delegate ai due sottosegretari, questa ho voluto dall'inizio, prima dei fatti di Santa Maria Capua Vetere, tenerla per me, perché non bastano le doti personali del nostro personale, che è tanto; sono persone di qualità, ci sono persone di qualità spiccatissima, ma ci vuole anche professionalità, perché, spesso, si trovano a dover affrontare situazioni di crisi, situazioni complesse e - aggiungo - situazioni molto diversificate l'una dall'altra. Chi non è mai stato in un carcere, voi tutti onorevoli lo potete fare, lo faccia, fatelo (Applausi), perché un conto è vedere un reparto di alta sicurezza, un conto è vedere un'articolazione di salute mentale, un conto è vedere il reparto delle donne spesso operose, un conto è vedere le situazioni di marginalità che portano tante persone in carcere, pur avendo commesso delitti o reati di dimensioni e di portata molto diversa da quelle di altri.
È un mondo vario che non può essere affrontato tutto nello stesso modo; infatti, anche nel Corpo della polizia penitenziaria ci sono reparti specializzati per ogni situazione: davvero è un mondo complesso, è una galassia, non è neanche semplicemente un pianeta carcere, perciò non basta l'improvvisazione, non bastano le doti personali. Abbiamo convocato un gruppo di lavoro impegnato, secondo un approccio multidisciplinare, ad elaborare un modello di formazione innovativo che sviluppi conoscenze teorico-pratiche indispensabili, ma anche tecniche operative e, soprattutto, bisogna lavorare sulla cultura della detenzione. Abbiamo detto: “mai più violenza”. In quel carcere, ho incontrato diversi detenuti, abbiamo parlato delle loro condizioni, abbiamo fatto un lungo incontro con gli agenti della Polizia penitenziaria e ho ascoltato i loro racconti.
Credetemi, quei fatti di Santa Maria Capua Vetere sono stati una ferita e un'umiliazione oltre che per i detenuti, per tutti gli agenti. Uno di loro così testualmente mi diceva: “Io non sono un picchiatore (aveva il nodo alla gola); sono lo stesso padre amorevole che, ogni sera, torna in famiglia, ma ormai faccio fatica a farmi credere”.
A fronte dell'onda emotiva innescata dai fatti di Santa Maria, sono stati segnalati e registrati anche gravi episodi di intimidazione nei confronti della Polizia penitenziaria. Questo non può succedere, non deve succedere. L'ho detto a loro e l'ho ripetuto: devono essere fieri della loro divisa e devono portarla con dignità e onore (Applausi).
Quei fatti hanno sollevato un velo, hanno sollevato un velo sulle condizioni durissime delle carceri italiane, ripeto, di chi ci lavora e di chi è detenuto.
Il Governo ha visto, anche con la presenza, in prima persona, del Presidente del Consiglio e, in quell'occasione, lo stesso Presidente ha detto e ripetuto: “Il Governo ha visto, sa e non si dimenticherà” (Applausi).
PRESIDENTE. Deputato Giachetti, su cosa?
ROBERTO GIACHETTI (IV). Per un richiamo al Regolamento o sull'ordine dei lavori. Presidente, solo per avere una rassicurazione da parte sua. Comprensibilmente, per esigenze di sintesi, la Ministra ha annunciato che una serie di particolari decisioni, assunte dal DAP e dall'Amministrazione, non le avrebbe lette, ovviamente, perché c'era un'esigenza di sintesi e ha detto, se non ho capito male, che, comunque, sarebbero a nostra disposizione. La mia rassicurazione è che, per come conosco le cose, temo sia difficile che, domani, sul resoconto stenografico possano risultare questioni che non sono state formalmente lette. Penso, invece, che, proprio per l'importanza di questa relazione, bisognerebbe trovare una forma - al di là del fatto che queste note possano essere lette dai deputati in forma interna -, affinché rimangano agli atti della Camera. Non so quale possa essere la forma, Presidente, penso però che anche con riferimento alla parte che, per comprensibile esigenza di sintesi, non è stata letta, dovremmo trovare il modo che formalmente resti agli atti della Camera.
PRESIDENTE. Sì, la metteremo a disposizione di tutti i parlamentari, presso la segreteria del servizio, qui della Camera.
ROBERTO GIACHETTI (IV). Presidente, che rimanga a disposizione dei parlamentari è noto, ma, poiché ritengo che sia molto importante per l'importanza dell'oggetto che stiamo affrontando e per l'importanza delle parole della Ministra, ho detto che, anche per quella parte che non risulterà, ossia che è disponibile presso il segretariato per i deputati, si trovi la forma, perché rimanga agli atti del dibattito parlamentare.
PRESIDENTE. Deputato Colletti, prego, a che titolo?
ANDREA COLLETTI (MISTO-L'A.C'È). Sul Regolamento. Presidente, anche sulla base di ciò che ha detto il deputato Giachetti, i vari gruppi interverranno su ciò che ha riferito la Ministra Cartabia. Ora, se la Ministra Cartabia, per esigenze di brevità, non può riferire alcune cose, ma le deve allegare, i gruppi, non potendo leggere in anteprima ciò che ha scritto, hanno scritto gli uffici della Ministra Cartabia, non potranno intervenire su ciò che dovrebbe riferire. Auspico che la Presidenza, per dare significato a questa seduta, richieda una piena - come si usa dire adesso - disclosure sui fatti e, quindi, che l'intervento esponga tutti i fatti, così da fare intervenire i gruppi su tutto ciò che è a conoscenza del Ministro.
PRESIDENTE. Il Ministro chiaramente decide che tipo di relazione leggere; tuttavia, può chiaramente inviare tutto quanto agli atti, in modo che gli atti possano essere messi a disposizione ed entrare pienamente nel dibattito parlamentare di oggi. Ho capito la sua richiesta, Giachetti.
(Interventi)
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare il deputato Ferraresi. Ne ha facoltà.
VITTORIO FERRARESI (M5S). Grazie, Presidente. La ringrazio Ministra Cartabia per la sua relazione sui gravi fatti di Santa Maria Capua Vetere. Crediamo nell'importanza di un carcere che possa rieducare, di un carcere lontano da questi comportamenti inaccettabili per uno Stato di diritto che ledono la dignità delle persone, che violano i diritti umani, che infangano il Corpo di polizia penitenziaria. Immagini terrificanti. Crediamo nel valore e nella forza della denuncia. Denunciare è importante; occorre denunciare per interrompere le violenze, per ripristinare la fiducia nello Stato, per preservare il Corpo di polizia penitenziaria costituito in massima parte da donne e uomini che, ogni giorno, svolgono il loro delicato lavoro con serietà, abnegazione ed umanità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).Sì perché gli uomini e le donne della Polizia penitenziaria sono il volto dello Stato nella comunità carceraria; devono garantire la sicurezza, ma il loro dovere deve essere anche quello di un volto umano e mai un volto dell'abuso o del sopruso; per questo dobbiamo stare attenti a non cedere mai a facili generalizzazioni ma sicuramente fare in modo che queste violenze non possano trovare casa nelle nostre carceri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Possiamo senz'altro dire, invece, che, al contrario di altri casi, la giustizia ha reagito con una tempestiva apertura delle indagini dopo le denunce da parte della procura di Santa Maria Capua Vetere; indagine delicatissima che è andata avanti anche con discrezione fino all'uscita dei video delle misure cautelari proprio per evitare qualunque tipo di interferenza. E qui lo voglio ricordare: respingiamo al mittente ogni tipo di strumentalizzazione o falsità lanciata per fini politici al fine di colpire l'ex Ministro Bonafede. Ministro che si è mosso subito, chiedendo più volte all'autorità giudiziaria gli atti per aprire l'indagine interna in modo da assumere i conseguenti provvedimenti, ma ha rispettato il lavoro e l'indipendenza della magistratura, la quale ha deciso legittimamente di rifiutarne la trasmissione. Posizione che, tra l'altro, è stata mantenuta dall'autorità giudiziaria anche nei mesi di Governo Draghi fino all'uscita di video e misure cautelari ma, evidentemente, chi oggi attacca questo non lo ricorda.
Mi fa piacere oggi sentire, Ministro, dalle sue parole - e la ringrazio per questo - conferme di chiarezza su quanto accaduto. Perché io so cosa significa, Ministro, anche quando non ci sono i riflettori puntati. Il 19 maggio del 2016 entrai in un carcere - come ha giustamente ricordato lei - e trovai un detenuto con vestiti rotti, con sangue in cella, con lividi e cercai di denunciare l'accaduto, purtroppo nella totale indifferenza di giornali, partiti, associazioni o, quantomeno, nella totalità delle associazioni. Non ha fatto così clamore, ma i fatti rimangono, perché i fatti non sono solo quelli di Santa Maria Capua Vetere - come ha ricordato - ma sono fatti che, purtroppo, si verificano in tutto il Paese, come, purtroppo, si verificano le aggressioni al Corpo di polizia penitenziaria. Ricordo anche l'8 aprile del 2015, Ministra, quando, in conferenza stampa e in Aula, il MoVimento 5 Stelle cercò di migliorare la legge sulla tortura che, purtroppo, così com'era formulata alla Camera, avrebbe favorito i torturatori e non avrebbe difeso i torturati.
Grazie anche a quelle denunce, Ministra - ed eravamo i soli, insieme all'avvocato Fabio Anselmo, a sostenere queste modifiche a queste denunce - la legge sulla tortura venne modificata successivamente al Senato e fu approvata in via definitiva, ma ancora tanto deve essere fatto. Crediamo nell'importanza di costruire nuovi padiglioni carcerari per spazi più dignitosi per chi vive e lavora all'interno degli istituti, nell'ampliamento dei posti, nelle REMS, in modo che i detenuti con problemi psichiatrici possano essere seguiti adeguatamente, nell'assunzione di personale amministrativo per supportare l'opera rieducativa del personale di Polizia penitenziaria, nonché nella volontà di ristrutturare e rimodernare tutti i sistemi di controllo e sicurezza, anche al fine - come ha giustamente ricordato - di controllare quello che accade in carcere. Su questo, però, Ministra, la strada è già stata spianata dagli investimenti epocali urgenti fatti in questi anni. In mezzo, tra le parole e il cambiamento, ci sono i fatti concreti; lo sono il finanziamento di concorsi per il personale che si occupa di trattamento e gestione degli istituti penitenziari, tra i quali mediatori culturali, educatori, personale amministrativo, direttori, il cui concorso non veniva bandito da più di venti anni; il completo finanziamento della copertura dei vuoti di organico della Polizia penitenziaria; il finanziamento dell'edilizia penitenziaria per l'ampliamento delle strutture per oltre 5 mila posti per chi vive e lavora all'interno degli istituti; l'attivazione di più di 70 protocolli di pubblica utilità.
Per evitare la commissione di reati, però, il migliore investimento resta quello di perseguire interventi di prevenzione importanti come quelli in termini di cultura, di educazione, di lavoro e di giustizia sociale. La priorità deve essere quella di garantire l'investimento di risorse su programmi e misure di qualità con rigidi controlli e sistemi che possano veramente essere utili per chi vuole portare avanti un percorso educativo.
Su questi temi, Ministra, come abbiamo visto nelle tre leggi di bilancio scorso, troverà il pieno appoggio del MoVimento 5 Stelle. Non possiamo essere, invece, d'accordo su iniziative che non risolvono i problemi come allargare le misure alternative ulteriormente rispetto ad un sistema che ha già le maglie più che larghe. In questo modo, i problemi non vengono risolti, ma vengono semplicemente scaricati sulla società. Significherebbe dare un segnale di convenienza a chi delinque o a chi deve decidere se continuare una vita onesta o andare verso una vita fatta di illegalità, compresi gli stessi soggetti che si macchiano di violenza nei confronti dei detenuti.
Andiamo allora insieme a garantire investimenti, per misure alternative di qualità, in personale per il trattamento e l'informazione, in strutture adeguate e dignitose, in lavoro di pubblica utilità, l'unica vera strada per risocializzare e dare un'opportunità di vero cambiamento a persone che hanno sbagliato, come ci ricorda la nostra Costituzione.
In questa direzione, non solo i detenuti ma tutta la società potrà apprezzare questo percorso che mirerà ad avere persone che scelgono una strada diversa, perché lo Stato ha dato loro non la strada più facile ma il tempo e il modo di maturare un percorso serio di cambiamento che possa veramente garantire un futuro alle persone che lo intraprenderanno e, quindi, a tutta la collettività, come ci chiede la nostra Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Morrone. Ne ha facoltà.
JACOPO MORRONE (LEGA). Grazie, Presidente. Grazie Ministro. Non si può che apprezzare l'assunzione di responsabilità mostrata dal Ministro della Giustizia Marta Cartabia con la visita al carcere di Santa Maria Capua Vetere.
Condivido anche quanto dichiarato dal Guardasigilli alla stampa: bisogna rimuovere le cause profonde perché tutto ciò non si ripeta. Parliamo di una situazione nota che prende in esame tre temi principali. Il primo, il problema del sovraffollamento, che si potrebbe disinnescare con un piano per l'edilizia penitenziaria, ma anche con una lungimirante riorganizzazione e riattivazione di strutture esistenti. Il secondo, la questione del Corpo della polizia penitenziaria, forse il problema più urgente da risolvere in modo strutturale con una riforma ad hoc. Il terzo è l'urgenza di ripristinare le condizioni di sicurezza negli istituti penitenziari, superando la cosiddetta sorveglianza dinamica e il regime delle celle aperte.
Gli esiti di questo progetto, divenuto prassi, sono stati a dir poco pessimi quando si è trasformato in una politica di apertura senza regole delle varie sezioni, comprese, in diversi casi, quelle di alta sicurezza, con la conseguenza di consentire nei fatti ai detenuti di poter esercitare una sorta di controllo delle varie sezioni. Il tutto senza che i vertici del DAP ritenessero opportuno intervenire, nonostante i forti allarmi che arrivavano dalla Polizia penitenziaria; di qui l'aumento esponenziale delle aggressioni, delle violenze, delle minacce, degli oltraggi, delle colluttazioni, delle intimidazioni e di anche atti osceni.
In cella, Ministro, arrivano i cellulari ed i coltelli e sono aumentati i tentati suicidi nonché gli atti di autolesionismo. Parlo ora di quelle rivolte improvvise e violente dal 7 al 9 di marzo del 2020 che certamente furono sottostimate dal Governo e dal DAP: decine di istituti penitenziari furono messi a ferro e fuoco, migliaia di detenuti coinvolti, decine di milioni di euro di danni stimati, decine di agenti della Polizia penitenziaria feriti: un vero e proprio scenario di guerra. Allora si sarebbe dovuta bloccare la vigilanza dinamica e concedere temporaneamente più poteri decisionali ai comandanti di reparto, come chiesi io all'allora Ministro Bonafede. Si sarebbe dovuta dichiarare un'emergenza carceraria insieme all'emergenza sanitaria per bloccare sul nascere una possibile escalation delle rivolte strumentali, organizzate dalle mafie dall'esterno, ma non fu fatto, se non in modo marginale.
Se oggi, Ministro, considerasse opportuno ripristinare regole più rigorose, in particolare il regime di alta sicurezza, noi la sosterremo.
È in questo quadro che si deve porre, da un lato, l'inderogabile necessità di una riforma del Corpo e, dall'altro lato, il caso del carcere di Santa Maria Capua Vetere.
Sulla riforma strutturale del Corpo, la Lega ha presentato quattro proposte di legge; tra i tanti obiettivi, quello di ripristinare le condizioni minime di ordine e di sicurezza per la Polizia penitenziaria all'interno degli istituti penitenziari e quello di modificare la legge istitutiva della Polizia penitenziaria, nella parte in cui divide i compiti istituzionali nel Corpo, rendendo più efficiente il sistema. Tra le esigenze rappresentate dalla Polizia penitenziaria, ci sono l'equipaggiamento di dotazioni più moderne, come le bodycam e i taser e l'inserimento del ruolo dei medici e degli psicologi, anche con l'obiettivo di contrastare il tragico primato dei suicidi (ben 11 nel 2019 e 6 nella prima metà del 2020). C'è poi da risolvere la cronica scopertura degli organici; inoltre, bisogna prevedere soluzioni per detenuti con disturbi psichiatrici che non trovano posto nelle REMS, gravando, soprattutto, sulla Polizia penitenziaria per carenza di personale dedicato.
E un'ulteriore riflessione va fatta anche sulla norma relativa al reato di tortura, per definire modalità operative di intervento del personale, in modo da evitare che questo strumento sia usato impropriamente per intimidire e minacciare agenti che compiono il loro dovere. Teniamo saldo il principio che, chi commette un reato, deve essere sanzionato, ma non possiamo sottrarci all'obbligo di garantire alla Polizia penitenziaria l'appoggio e il pieno sostegno dello Stato. Veniamo ai fatti di Santa Maria Capua Vetere: in quest'Aula, non posso che stigmatizzare la gogna mediatica sollevata contro gli indagati, che è sfociata in accuse generalizzate nei confronti dell'intero Corpo. Noi siamo garantisti anche nei confronti dei presunti responsabili di questi atti e crediamo che avessero il diritto a non essere sbattuti in prima pagina con nomi e cognomi, rischiando possibili rappresaglie (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
C'è chi continua a marciare sulla strada della delegittimazione della Polizia penitenziaria, non capendo che potrebbero innescarsi fenomeni altrettanto gravi. Il primo è la demotivazione crescente degli operatori, come evidenziato da ogni sindacato di categoria; il secondo è un raccordo tra l'area dell'antagonismo e la criminalità organizzata. Abbiamo ascoltato il Ministro Cartabia, la giustizia farà il proprio corso. Contiamo che sia fatta piena luce, senza pregiudizi, e che riceva le giuste sanzioni solo chi si è macchiato effettivamente di gesti sconsiderati ed eccessivi. Non dimentichiamo, tuttavia, la situazione di quel carcere e gli eventi accaduti prima e dopo i fatti del dibattito, né possiamo dimenticare che l'episodio fu semplicemente liquidato dai vertici del Ministero e che lo stesso Ministro Bonafede, il 13 giugno, rilasciò una dichiarazione in cui parlava di strumentalizzazioni vergognose nei confronti di quanto accaduto. Consideriamo anche incredibile che, dopo le gravissime rivolte del marzo 2020, orchestrate quasi certamente dall'esterno, non ci siano stati, a quanto è dato sapere, accertamenti, indagini, punizioni esemplari nei confronti dei rivoltosi. Ricordiamo anche lo show a favore dei media quell'11 giugno 2020, davanti al carcere di Santa Maria Capua Vetere, con l'inusuale consegna di avvisi di garanzia agli indagati di fronte ai familiari dei detenuti. Quale ne fu la ragione, Ministro? Certamente, non quella di tutelare la privacy e i diritti degli indagati o la credibilità dell'intero Corpo. Non possiamo non considerare che il successivo 13 giugno avvennero nuovi gravissimi disordini e violenze da parte dei detenuti; eventi che sarebbe ingenuo ritenere estranei a una strategia preordinata.
Non sappiamo con certezza se gli operatori coinvolti nel caso siano responsabili tutti allo stesso modo dei fatti; quando verranno provate le accuse, sarà quello il momento delle sanzioni adeguate al ruolo svolto da ciascuno di essi. Sbaglia, invece, chiunque dia per scontato i fatti e le accuse per semplice pregiudizio ideologico; sbaglia chi delegittima la Polizia penitenziaria, puntando ad acquisire il consenso della parte più oltranzista della società. Crediamo che la situazione di questo carcere fosse, da tempo, esplosiva e sottovalutata da chi aveva il compito istituzionale di verificare e di controllare, soprattutto di ascoltare chi li metteva in guardia. Noi non abbiamo dubbi, Ministro, siamo sempre dalla parte della legge e dalla parte di chi tutela il Paese; certamente, non saremo mai dalla parte di chi li mette a rischio (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giorgis. Ne ha facoltà.
ANDREA GIORGIS (PD). Presidente, onorevoli colleghi, Ministra, le immagini raccolte dalle telecamere del carcere di Santa Maria Capua Vetere lasciano sgomenti. Le violenze e le umiliazioni rivelate smentiscono, in maniera drammatica, la ricostruzione che venne trasmessa al Ministero.
Non si trattò affatto di una doverosa azione di ripristino di legalità; si trattò, per riprendere le sue efficaci parole, Ministra Cartabia, di un'offesa e un oltraggio alla dignità delle persone e dei detenuti e a quella divisa che ogni uomo e ogni donna della Polizia penitenziaria deve portare con onore, per il difficile, fondamentale e delicato compito che è chiamato a svolgere. In quelle violenze, si è consumato un tradimento della Costituzione e dello Stato di diritto, e le omertà e i tentativi di depistaggio che successivamente parrebbero essere stati messi in atto rendono tali violenze ancora più gravi e inquietanti. Da quelle immagini e dalle violenze che esse descrivono, accanto alla necessità di fare, fino in fondo, chiarezza su chi le praticò, su chi le dispose e su chi le coprì, emerge l'urgenza di attuare e potenziare alcuni investimenti disposti nelle ultime leggi di bilancio. Penso, ad esempio, allo stanziamento di risorse per il cablaggio e la digitalizzazione degli istituti penitenziari, e, quindi, la predisposizione di un efficace e diffuso sistema di videosorveglianza. Penso agli stanziamenti per l'assunzione di personale amministrativo, di personale specificamente dedicato al trattamento e di personale degli uffici dell'esecuzione penale esterna, anche ampliando le piante organiche.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO (ore 9,55).
ANDREA GIORGIS (PD). E penso all'approvazione del piano quinquennale per le assunzioni di 1.935 unità di personale della Polizia penitenziaria, che si sommano a quelle previste nei precedenti piani di assunzioni straordinarie. Penso, inoltre, all'impegno, sul piano della formazione, per promuovere l'affermarsi, in tutti coloro che operano all'interno del carcere, di una specifica sensibilità e consapevolezza della particolare funzione a cui sono chiamati. Sia gli educatori sia il personale amministrativo sia la Polizia penitenziaria, infatti, devono acquisire, attraverso un'adeguata formazione, gli strumenti culturali e tecnico-operativi per cooperare tra loro e per assicurare ai detenuti non solo il pieno rispetto della dignità umana, ma l'opportunità di un trattamento capace di favorire il loro graduale reinserimento nel tessuto sociale.
Penso, altresì, all'attenzione che si è cercato di dedicare alle strutture materiali e all'architettura penitenziaria, anche attraverso la costituzione di un'apposita commissione che lei stessa ha prima ricordato, nella consapevolezza dell'importanza che hanno i luoghi e nella consapevolezza delle carenze che la gran parte degli edifici penitenziari presenta. Tutto ciò è importante e va concretizzato al più presto e ulteriormente rafforzato, così come alcune misure e progetti che sono stati sperimentati durante la pandemia per ridurre il sovraffollamento. Voglio, ad esempio, ricordare le misure volte a incrementare, da un lato, le licenze e i permessi straordinari per i detenuti in regime di semilibertà e per quelli ammessi al lavoro esterno e, dall'altro, l'esecuzione della pena detentiva fuori dal carcere, presso il domicilio per coloro che devono scontare una pena residua non superiore a 18 mesi, escludendo, ovviamente, i detenuti che sono stati condannati per i reati di maggiore gravità. E voglio ricordare i progetti predisposti dal Ministero e dalla Cassa delle ammende, per reperire, attraverso il coinvolgimento del Terzo settore, nuovi domicili ove rendere possibile l'esecuzione della pena fuori dal carcere anche a chi non dispone di un domicilio o di un domicilio idoneo.
Tutto ciò, come dicevo, è importante e va rafforzato, così come è importante fare chiarezza sulle dinamiche di ciascuna rivolta, sulle eventuali regie esterne e sulle morti che sono avvenute in diverse carceri, ma non è sufficiente. Le immagini raccolte dalle telecamere del carcere di Santa Maria Capua Vetere, insieme ai dati sul perdurante problema del sovraffollamento e sulla difficoltà di garantire un effettivo e diffuso accesso alle misure alternative, sollecitano una più generale e coraggiosa riflessione: insieme alla riforma del processo penale e dell'ordinamento giudiziario, è tempo di riaprire una riflessione politica e culturale sull'intero nostro sistema dell'esecuzione penale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e, quindi, sull'organizzazione del Corpo della Polizia penitenziaria e dei diversi reparti speciali, sulle difficili condizioni di lavoro degli agenti, sulla loro formazione, sulle loro modalità operative, sul come prevenire ogni eventuale condotta illecita, anche rendendo facilmente accertabile l'identità di chi l'ha posta in essere, pur senza compromettere le esigenze di sicurezza.
Al riguardo, l'ipotesi dell'introduzione di un numero identificativo la cui corrispondenza al nome è conosciuta solo dai dirigenti della Polizia e tale nome può essere scoperto soltanto su richiesta motivata di un magistrato è, ad esempio, un'ipotesi di cui si discute da tempo e che merita di essere presa in considerazione e approfondita.
Al tempo stesso, occorre tornare a riflettere sul ruolo e sulla funzione dei direttori del personale amministrativo, sulle condizioni di tutti coloro che operano all'interno e all'esterno delle carceri, per progettare e organizzare percorsi trattamentali. E, ovviamente, occorre riaprire una seria riflessione sulle condizioni e sui limiti della detenzione e sull'efficacia rieducativa delle attuali sanzioni, perché ne va della credibilità e dell'autorevolezza delle nostre istituzioni, e perché dare piena ed effettiva attuazione alla finalità rieducativa della pena, come espressamente prescrive la Costituzione, si traduce in un beneficio non solo per il condannato, ma per l'intera collettività.
Come dimostrano tutti gli studi condotti sul tema, i tassi di recidiva variano, e variano in maniera significativa a seconda che i condannati, per usare le parole del professor Glauco Giostra, abbiano subìto una pena ciecamente segregativa, orfana di ogni speranza o una pena, pur severa, ma non insensibile alla loro effettiva partecipazione a un progetto di riabilitazione che li abbia preparati a rientrare nella società civile, con l'intento e la capacità di viverci come avrebbero dovuto.
Quando lo Stato sa offrire una tale opportunità e il condannato sa meritarla, la collettività ne trae, infatti, un beneficio molto significativo: da un lato, perché recupera energie sociali, tornano in libertà soggetti in grado di svolgere un positivo ruolo nella collettività e, soprattutto, nelle loro famiglie, quasi sempre condannate, di riflesso, a condurre un'esistenza di precarietà economica e stigmatizzazione sociale; dall'altro, perché modulando gradualmente la pena - ho terminato, Presidente - in impegnative misure da eseguire in comunità, la società sarà esposta a un minor numero di crimini, anche con positivi ritorni di carattere materiale.
È, insomma, il tempo di riprendere in mano quell'ambizioso progetto avviato durante la scorsa legislatura con l'istituzione degli Stati generali dell'esecuzione penale e di immettere nelle arterie normative, per usare ancora le parole di Giostra, la linfa di un'idea di esecuzione della pena, in piena sintonia con quella prefigurata dalla nostra Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zanettin. Ne ha facoltà.
PIERANTONIO ZANETTIN (FI). La ringrazio, Presidente, per la parola. Onorevoli colleghi e colleghe, signora Ministra, Forza Italia approva, senza riserve, toni, contenuto e conclusioni della sua relazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
Quanto accaduto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere è una pagina vergognosa della nostra storia, che non trova giustificazioni e, come lei ha giustamente sottolineato, i responsabili dovranno essere individuati e puniti.
Cogliamo con piacere nelle sue parole, signora Ministra, soprattutto una sensibilità sul tema che appare in netta discontinuità rispetto al più recente passato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
Voglio ricordare che, dopo l'inchiesta pubblicata dal quotidiano Domani e la denuncia del Garante dei detenuti della Campania, chi parla è stato forse il primo a presentare, già il 30 settembre 2020, un atto di sindacato ispettivo sulla vicenda. A quella interpellanza, il Governo era venuto a rispondere qualche settimana dopo, per bocca del sottosegretario Giorgis, che è intervenuto poco fa, ma all'epoca aveva, di fatto, minimizzato l'accaduto.
Io do atto all'ex sottosegretario Giorgis - e gli fa onore - di aver operato, oggi, una distinzione rispetto alle parole che, proprio rispondendo al sottoscritto, aveva pronunciato nella risposta all'atto di sindacato ispettivo: non fu una doverosa azione di ripristino di legalità ed agibilità all'interno del reparto. Onorevole Giorgis, le do atto di avere rettificato, oggi, quella che, evidentemente, era un'indicazione che proveniva dagli uffici del Ministero, ma che, in quel caso, minimizzava l'accaduto.
Quello che apprezziamo oggi, in questo Ministro della Giustizia, rispetto al suo predecessore sul tema del carcere, è un cambiamento a 360 gradi per approccio e sensibilità. Cogliamo nelle sue parole che l'azione del Governo torna ad essere ispirata dallo spirito dell'articolo 27 della nostra Costituzione e non poteva che essere così, tenuto conto delle sue precedenti esperienze di giurista e presidente della Corte costituzionale.
Nei primi tre anni di questa legislatura nel settore della giustizia abbiamo vissuto, invece, un periodo di oscurantismo giuridico frutto di una concezione manettara e giacobina. Si è tentato di imporre sul piano politico e normativo una visione “carcerocentrica” e giustizialista. Lei, prima, signora Ministro, ha parlato di cause profonde di quanto è accaduto; io, molto modestamente, mi sento di suggerire che, proprio in quella visione “carcerocentrica” e giustizialista, forse, vanno rinvenute quelle cause oscure di quanto è accaduto.
In quest'Aula ho personalmente e severamente stigmatizzato il comportamento del suo predecessore che, in occasione del rientro in Italia di Cesare Battisti, non aveva esitato ad essere protagonista di un video, che ancora oggi non esito a definire raccapricciante, in cui l'estradato veniva esibito alla pubblica opinione come un trofeo di cui vantarsi; il tutto accompagnato da un sottofondo musicale di marcette trionfanti. Altri, nella stessa occasione e con altrettanta enfasi, sostenevano che, finalmente, Cesare Battisti sarebbe marcito in galera. Sembrava che il Paese, che aveva dato i natali a Cesare Beccaria e che veniva universalmente celebrato come la culla del diritto, avesse, tutto d'un tratto, smarrito i migliori valori della propria tradizione morale e giuridica, ottenebrato da una cultura autoritaria e giustizialista.
Fin dalla sua nomina, signora Ministra, i garantisti del nostro Paese, tra i quali, molto modestamente, mi annovero, hanno tirato un sospiro di sollievo: un raggio di luce e di speranza ha squarciato le tenebre nelle quali avevamo vissuto per tre anni. E lei, signora Ministra, non sta tradendo le nostre attese. Parlo non soltanto delle questioni che riguardano il carcere e l'espiazione delle pene, ma anche delle importanti riforme della giustizia che sono in itinere. Proprio in queste ore, sta entrando nel vivo la discussione, in Commissione giustizia, sulla riforma del processo penale e della prescrizione.
Con l'occasione, voglio riconoscerle l'impegno sincero per riportare il processo penale nell'alveo del principio costituzionale della ragionevole durata. Sappia che Forza Italia sarà sempre al suo fianco, pronta a dare il proprio contributo di cultura politica e giuridica, in contrapposizione a chi ancora, in queste ore, ostacola le riforme e difende il “fine processo mai” (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
Il Governo Draghi si pone in netta discontinuità con quello che lo ha preceduto. Lo ha fatto riscrivendo da cima a fondo un Recovery Plan anche sulla giustizia, finalmente in linea con le linee guida dell'Europa, lo ha fatto con una campagna vaccinale finalmente efficace, dopo le incertezze e le opacità di quella organizzata dal commissario Arcuri, lo stanno facendo i Ministri di Forza Italia nei rispettivi Dicasteri, le do atto che lo sta facendo anche lei nel settore della giustizia. Per questo, Forza Italia continuerà a sostenere con lealtà il vostro impegno, per un rilancio del Paese e per riforme ispirate ai principi fondanti della nostra Costituzione.
Grazie per il suo impegno e per la grande attenzione che ha riservato, anche oggi, per quanto riguarda il tema della giustizia e del carcere, ai valori della nostra Costituzione e all'articolo 27, in particolare. Grazie ancora, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Grazie a lei, onorevole Zanettin.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Varchi. Ne ha facoltà.
MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e colleghe, signor Ministro, io intervengo con un tono che è assolutamente consono al tema che stiamo trattando, che richiede approfondimento. Un approfondimento che, a mio avviso, mal si concilia con un sommario processo di piazza, senza contraddittorio, fatto ai danni degli agenti di Santa Maria Capua Vetere, che, certamente, sono chiamati - giustamente aggiungo - a rispondere dei fatti contestati nelle sedi opportune.
Noi siamo certi che a loro sarà garantito un processo equo, nei tempi ragionevoli e chiunque sarà ritenuto responsabile di fatti gravi, come quelli descritti, dovrà pagare.
Di fronte alle etichette di garantista o giustizialista, io amo definirmi garantista fino al terzo grado di giudizio e per la certezza della esecuzione della pena, dopo. È questo l'aspetto che, a mio avviso, richiede un approfondimento in questa sede, poiché la sua informativa spazia anche sugli aspetti che riguardano la vita all'interno degli istituti penitenziari italiani che io ho la fortuna di conoscere, prima che come parlamentare, in ragione della mia professione; ho conosciuto gli istituti penitenziari femminili e minorili, ovviamente quelli ordinari. Signor Ministro, lei ha usato una frase molto importante, quando ha parlato degli atti intimidatori che quotidianamente gli uomini e le donne che vestono la divisa della Polizia penitenziaria subiscono all'interno degli istituti italiani. Da ultimo, più che un atto intimidatorio, una vera e propria aggressione da parte di un boss mafioso, come Leoluca Bagarella (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che, nella giornata di ieri, si è sentito nella libertà di aggredire un agente della Polizia penitenziaria. Lei, signor Ministro, ha detto che devono essere fieri della divisa che indossano. Verissimo, non devono lasciarsi intimidire. Ma come si fa a chiedere questo ulteriore sforzo a questi uomini e a queste donne, a fronte di continue tensioni la cui causa principale o, comunque, concausa noi ascriviamo a quel meccanismo della vigilanza dinamica che tanta tensione ha creato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Come si fa ad essere fieri e a non lasciarsi intimidire a fronte di una perenne, cronica carenza di organico che affligge la Polizia penitenziaria? Vede, signor Ministro, io spero di averla a Palermo, a visitare un carcere, come quello dell'Ucciardone, per sentire dalle sue parole se è normale che in uno Stato, che si presume di diritto, siano costretti a lavorare e a raggiungere le garitte attraverso scale arrugginite, sotto il cocente sole palermitano, in assenza di qualsivoglia rimedio che garantisca una condizione normale. Credo che le strutture carcerarie italiane meritino una valutazione diffusa e approfondita. Per questo, non posso che stigmatizzare la volontà di questa maggioranza per non aver ancora fatto partire i lavori dell'apposito comitato che dovrebbe costituirsi in seno alla Commissione giustizia, del quale il mio partito mi ha chiesto di far parte. Sono certa che i parlamentari possano dare un contributo importante a questo approfondimento che, certamente, non può essere unidirezionale, un approfondimento che deve riguardare tutti gli aspetti della vita in carcere.
Sul sovraffollamento, come per ogni argomento relativo a questa pandemia, Fratelli d'Italia ha fatto i dovuti approfondimenti. Abbiamo rilevato, grazie ai dati diffusi, tanto dal Ministero della Giustizia, quanto da importanti associazioni che operano nel settore, il problema del sovraffollamento in termini di numeri. Il sovraffollamento pre-pandemia rassegnava una necessità di aumento di circa 15 mila posti. Secondo le stime di una associazione, l'associazione Antigone, la costruzione di 15 mila nuovi posti richiederebbe circa 375 milioni di euro, cifra che noi non vediamo nel PNRR. Gli 8 padiglioni dei quali lei ha parlato a stento potranno contenere, sempre secondo i dati diffusi, circa 1.000 detenuti. Quindi, il problema del sovraffollamento non si risolverà con l'edilizia penitenziaria in seno al PNRR e non vorremmo che la soluzione fosse un altro provvedimento “svuota carceri” al quale noi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) ci dichiariamo fermamente contrari. Sicuramente, ci vuole una visione a lungo termine, per risolvere il problema delle carceri italiane, ci vuole una visione a lungo termine che passi dall'implementazione dell'organico, ci vuole una visione a lungo termine che passi dagli strumenti per rendere effettivo il fine rieducativo della pena, che, a nostro avviso, non è ovviamente la vigilanza dinamica, ma è un impegno diverso dei detenuti. Ci vuole, in una sola parola, che lo Stato torni a fare lo Stato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Questo serve per risolvere il problema delle carceri.
Noi auspichiamo, quindi, che, a questa sua informativa, seguano provvedimenti immediati, fra tutti un importante turnover tra il personale della Polizia penitenziaria, affinché quel problema, che lei correttamente ha rilevato e che tutti i sindacati denunciano, dell'innalzamento dell'età media, venga presto risolto, anche perché la carenza d'organico chiede, spesso, a queste persone uno sforzo in più in termini di turni, l'uno dopo l'altro, e di permanenza oltre il monte ore previsto, con straordinari che, ahimè - è bene dirlo - spesso vengono pagati con grande ritardo. Se la motivazione di ciascun lavoratore va coltivata dallo Stato, sicuramente un turnover, nuove assunzioni e la possibilità per queste persone di svolgere al meglio un lavoro che, di per sé, è altamente usurante, e in queste condizioni, ovviamente, lo diviene ancora di più, è uno sforzo che, in questa fase, l'Italia deve fare.
Signor Ministro, Fratelli d'Italia - mi avvio, Presidente, alla conclusione -, come dicevo in questi pochi minuti, ha cercato di fare un approfondimento. Abbiamo provato, anche attraverso le nostre conoscenze, di capire quali siano i problemi. Continuiamo a ritenere necessario un intervento che non passi dalla strumentalizzazione al contrario di fatti come quello, gravissimo, di Santa Maria Capua Vetere, rispetto al quale noi attendiamo la pronuncia dell'autorità giudiziaria, ma che tenga conto della dignità degli uomini e delle donne della Polizia penitenziaria (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Annibali. Ne ha facoltà.
LUCIA ANNIBALI (IV). Grazie, signor Presidente. Ministra, la ringraziamo per aver accolto la richiesta di riferire in Aula sui fatti terribili avvenuti nella casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere. La sua è stata un'informativa molto dettagliata ed esaustiva. Le immagini delle violenze e umiliazioni perpetrate a danno di detenuti affidati alla custodia dello Stato - lei lo ha detto - hanno aperto una ferita profonda nel tessuto della nostra democrazia, che abbiamo il dovere di ricucire. Italia Viva la ringrazia anche per l'importante messaggio di attenzione dato alla comunità penitenziaria con la sua visita, insieme al Presidente del Consiglio, nel carcere sammaritano. Forse, questo gesto avrebbero dovuto farlo l'allora Ministro Bonafede e il Presidente Conte, più di un anno fa (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
Il Presidente Draghi è stato molto chiaro: non può esserci giustizia dove c'è abuso, non può esserci l'educazione dove c'è sopruso. È stato molto importante, per tutto il Paese, aver ascoltato parole così nette di condanna e di assunzione di responsabilità da parte delle istituzioni, affinché episodi simili non accadono mai più. Nessun antefatto può giustificare tante preordinate violenze. È necessario fare piena luce sulle responsabilità, a tutti i livelli. Sarebbe, tuttavia, sbagliato prendere spunto da questa terribile vicenda per una condanna generalizzata di tutto il Corpo della polizia penitenziaria, i cui componenti, a loro volta oggetto, in taluni casi, di violenze, in larga maggioranza operano e lavorano nel rispetto della legge, con spirito di sacrificio e in condizioni spesso difficilissime, ancor di più in una fase delicata, come quella pandemica. Solo cercando la verità su quanto accaduto, si esprime loro rispetto e gratitudine per ciò che fanno ogni giorno (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Noi riteniamo anche che l'accertamento della responsabilità debba essere fatto nel pieno rispetto della presunzione di non colpevolezza e dei diritti degli indagati. L'esposizione mediatica cui sono state sottoposte le persone sotto indagine va, dunque, stigmatizzata. Lei, Ministra, ci ha spiegato che sono state avviate indagini amministrative e approfondimenti necessari per accertare, parallelamente alle inchieste della magistratura, che cosa sia accaduto esattamente e per responsabilità di chi. Ci chiediamo, ancora una volta, perché la stessa cura e la stessa attenzione non siano state prestate al tempo dei fatti. La verità è che il Governo, oggi, ha preso, rispetto a questi fatti, sul carcere e più in generale, una posizione netta e senza ambiguità, registrando un'importante inversione di rotta rispetto al Governo precedente (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), perché le rivolte che, nel marzo del 2020, sconvolsero le prigioni italiane segnando il punto più nero della storia delle nostre carceri - 13 morti, lo ricordo - non sono state tragiche fatalità, bensì il risultato di una grave sottovalutazione di quello che stava accadendo e una inaccettabile improvvisazione nella sua gestione.
Le responsabilità politiche e amministrative furono evidenziate fin dalle prime rivolte, a partire da quella nel carcere di Salerno. Il nostro gruppo è intervenuto subito, indicando le responsabilità dell'ex capo del DAP, il dottor Basentini, denunciandone l'assenza nelle prime e cruciali giornate dopo le rivolte iniziali. Le sue dimissioni sono arrivate solo sull'onda di una campagna mediatica e non per senso di responsabilità dell'allora Guardasigilli. Al Ministro Bonafede abbiamo piuttosto riconosciuto una responsabilità politica per aver affidato un ruolo di grande delicatezza e responsabilità, come quello di capo del DAP, a una persona che non aveva la preparazione, la formazione e l'esperienza necessarie e i fatti lo hanno dimostrato (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
E, allora, quanto accaduto deve oggi costituire motivo di profonda riflessione politica e istituzionale verso l'intero pianeta carcere; occorre superare definitivamente quella cultura della giustizia, che ripone nella penalità e nel carcere una ridicola fiducia di sicurezza e redenzione, come qualcuno ha giustamente osservato commentando i fatti di Santa Maria Capua Vetere. Occorre far rivivere lo spirito della Costituzione, attraverso provvedimenti rispettosi della dignità e dei diritti fondamentali delle persone, realmente tesi a rendere il tempo trascorso in detenzione un momento di cambiamento. Questo consente di abbattere la recidiva e garantire realmente la sicurezza dei cittadini.
Per noi, quindi, prima che nuove carceri, serve un carcere nuovo. Occorre orientarsi verso il superamento dell'idea del carcere come unica ed effettiva risposta al reato: la certezza della pena - l'ha detto lei, Ministra - non è la certezza del carcere. In questo senso, allora, apprezziamo sia le sue parole sul tema, ma anche quegli emendamenti alla riforma penale, che dedicano uno spazio importante alle misure alternative al carcere.
Ricondurre la dimensione carceraria alla sua prospettiva costituzionale richiede anche che si ponga rimedio all'eccessivo ricorso alla custodia cautelare in carcere, cui si deve ricorrere soltanto nei casi previsti dalla legge (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
Bene anche le misure annunciate per ridare dignità a chi vive, ma anche a chi lavora e opera all'interno degli istituti di pena; le ricordiamo però, Ministra, che il 31 luglio scadono le misure straordinarie adottate in ambito penitenziario per far fronte alla pandemia: anche su questo, chiediamo la sua attenzione. Su un punto avrà certamente tutto il nostro sostegno: la riforma dell'ordinamento penitenziario e l'organizzazione del carcere che noi auspichiamo possono avvenire riprendendo gli stimoli e le riflessioni degli stati generali dell'esecuzione penale.
È chiaro che tutto quanto abbiamo detto sinora debba accompagnarsi ad un grande investimento culturale e progettuale per ridare alla pena uno scopo e una direzione. Oggi non possiamo più dire di non sapere che esistono forti criticità negli istituti di pena; dalla conoscenza di cosa accade in carcere e dal carcere come comunità, nella quale contano le condizioni di ogni singola persona, occorre ripartire per ridisegnare un sistema penitenziario che sia integrante della società, quello che ci chiede la Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Ettore. Ne ha facoltà.
FELICE MAURIZIO D'ETTORE (CI). Grazie, Presidente. Il grado di civiltà di uno Stato si misura dal grado di civiltà delle sue prigioni: al detenuto spettano gli stessi diritti delle persone libere, nella misura in cui l'esecuzione della pena e l'esercizio degli stessi diritti non si riveli incompatibile con le esigenze relative alle strette misure carcerarie. Quindi, la sfera giuridica del condannato è limitata - ma questi non perde i suoi diritti -, è limitata e condizionata e lo status del detenuto si deve rendere compatibile in modo ragionevole con la vita carceraria. Sono esclusi tutti i trattamenti che siano contrari al senso di umanità, e i livelli essenziali di cura e di assistenza sono mantenuti al carcerato come persona libera. Giustamente, lei, Ministro, nella premessa della nota informativa, ha fatto richiami precisi ai valori costituzionali e agli indirizzi politici di un'azione di Governo, che si ispira alla tavola dei valori costituzionali. Nella seconda parte, si è invece riferita a una nota metodologica e a prospettive di intervento più precise, ricordando quali sono le cause profonde e quali sono le soluzioni e le necessità di intervento, secondo un indirizzo politico, non tecnico, e questo dà ancora più forza alla sua informativa alle Camere (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).
Lei chiaramente, in questa premessa, fa un riferimento e dice che il carcere è specchio della vita, della nostra società, della vita sociale, è un pezzo della Repubblica - è un pezzo della Repubblica - e che la dignità della persona è pietra angolare della tavola dei valori costituzionali e lo è ovunque, anche nelle carceri. I valori della persona e la centralità della persona sono il motore costituzionale, ma anche legislativo del nostro ordinamento e questi suoi richiami, dopo qualche anno di mancanze in questo senso, danno anche a noi la forza di comprendere e capire le difficoltà della vicenda che stiamo esaminando.
Lei sicuramente si richiama, nella seconda parte, a tre elementi fondamentali d'intervento, a tre condizioni giuridiche e materiali su cui intervenire: le strutture carcerarie, il personale e la formazione, ripeto: la formazione. Lei ha messo l'accento, finalmente, sulla formazione, su ciò che è necessario, non solo in entrata, ma durante l'attività (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia), e diceva giustamente la collega di Fratelli d'Italia: “non facciamo strumentalizzazioni al contrario”, pur nell'importanza della valutazione di ciò che è avvenuto e nell'approfondimento di cause, che non riguardano solo Santa Maria Capua Vetere. E ci dà conforto anche il fatto che lei, Ministra, non solo abbia voluto mantenere la delega alla formazione, ma immediatamente si sia mossa per far fronte all'edilizia carceraria e agli interventi che sono di immediata esigenza e necessità. Ma un aspetto, in particolare, mi ha colpito dalla sua relazione, sempre nei confronti delle persone più deboli, sempre nei confronti della centralità della persona: il soggetto affetto da schizofrenia, da disturbo mentale, che è deceduto, è deceduto - diceva lei - non direttamente, per un rapporto di causalità diretta con le ferite, con i maltrattamenti, con le botte, che ha subito -, ma per i medicinali che ha dovuto prendere, associati ad altri medicinali (probabilmente è questa la causa della morte). Ma perché questo soggetto era in carcere con i disturbi mentali, perché? Perché spesso vengono applicate le misure cautelari in carcere? Perché viene tradotto in carcere un malato mentale con disturbi, o un infermo mentale, quando ci sono i giudici tutelari che dicono che quel soggetto è interdetto o ha problemi? Eppure, in carcere subisce le misure cautelari. I REMS, le residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza sono - lei lo sa bene, Ministro – pochissime, con pochissimi posti e allora molti soggetti, o subiscono le misure cautelari in carcere, oppure stanno fuori in libertà vigilata e vengono poi sottoposti, con prescrizione, a centri di salute mentale, che però non hanno la dotazione della Polizia penitenziaria e quindi si crea una situazione - poiché si tratta di soggetti che possono avere pericolosità sociale - pericolosa per ciò che può avvenire; anche questo è un tema su cui riflettere. Quale civiltà può avere un Paese se le misure cautelari vengono applicate a soggetti che hanno disturbi mentali (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia)? E questa persona – persona - si trovava in carcere, probabilmente, per una misura cautelare, perché non è possibile che vi si trovasse per altre ragioni, non credo stesse scontando una pena detentiva in virtù di una condanna e si trovasse in carcere per questo. Anche questo è un tema importante, un tema che si collega a tutto ciò che lei ha detto, e questo Governo lo sta affrontando; la vostra visita, con il presidente Draghi, è stata importante. A me qui non interessa fare distinzioni rispetto ad altri gruppi, per cercare polemica: su questi temi si cerca l'unità; non si fanno i distinguo e si piantano le bandierine (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia) e il Ministro e il Presidente Draghi questo hanno ricercato.
E non mi interessa, Ministro, fare solo complimenti al Governo - mi pare, ora, sia aduso fare quello -, perché riconosciamo ciò che è fatto bene, ma dobbiamo anche dire, e lei lo sa bene, che anche sul DAP bisogna intervenire. Lei dice, giustamente, che erano in corso le indagini e il DAP non poteva intervenire, se non successivamente alle attività processuali. Ci mancherebbe! Però, ci sono momenti nei quali bisogna avere un'attenzione preventiva, perché lo stato e la situazione, come lei giustamente li ha descritti, sono ben chiari. E, allora, è lì che bisogna intervenire e la burocrazia ministeriale deve capire che la forza dell'indirizzo politico del Governo, del Presidente Draghi e del Ministro devono essere applicati ed eseguiti. Grazie, signor Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Conte. Ne ha facoltà.
FEDERICO CONTE (LEU). Grazie, Presidente. Signora Ministro, ho molto apprezzato il suo intervento. I fatti di Santa Maria Capua Vetere, esposti in quella vivida crudezza delle immagini che tutti abbiamo visto, hanno provocato sdegno, indignazione e rabbia che ci fanno dire, oggi, che è giusto che chi ha sbagliato paghi e che sosteniamo e difendiamo l'azione della magistratura. Ma sarebbe rabbia vana, se la lasciassimo a un fatto di cronaca. Credo che siamo chiamati - sono d'accordo con lei - a svolgere una riflessione che affidi alla storia un ragionamento di prospettiva sulla funzione penitenziaria nel nostro Paese. Per fare questo, i fatti di Santa Maria vanno contestualizzati, anche dal punto di vista storico. Non sono fatti isolati: partono da Modena; a marzo e ad aprile, 27 istituti carcerari sono teatro di sommosse, di rivolte e di fatti di violenza. Avviene, cioè, quando la paura del COVID attraversa il Paese e attraversa anche la popolazione carceraria, che, evidentemente, si collega emotivamente a quella storia e a quella fase e si ribella (61.000 persone su 47.000 posti disponibili). A nome del mio gruppo, chiesi al Governo, in quel momento, un provvedimento di favore per liberare le carceri da un sovraffollamento che era anche ingiustificato: 9.000 persone che devono scontare una pena di 1 solo anno; 8.000 persone che devono scontare una pena tra 1 e 2 anni. Il Governo, preso da una preoccupazione rigorista nei confronti dell'opinione pubblica, non assecondò questa richiesta, determinando le condizioni perché la magistratura di sorveglianza, come spesso è avvenuto nella storia, svolgesse una funzione sostitutiva, con conseguenze negative e imprevedibili delle quali, per ironia e beffa della sorte, poi fu chiamato a rispondere ingiustamente lo stesso Governo. Ma era in quella condizione che si è determinata una sensibilità, un'indignazione e una rabbia dovute alla segregazione e alla mortificazione di quella popolazione carceraria e che hanno prodotto violenza e la violenza ha contaminato l'ambiente e ha coinvolto tutti gli attori di quel teatro: i detenuti e gli agenti di polizia penitenziaria, che, a un certo punto, non si sono distinti gli uni dagli altri.
Allora, se un'affermazione seria si può fare in quest'Aula, oggi, con senso di responsabilità, è che un responsabile lo abbiamo già, lo abbiamo già individuato, ed è lo Stato. Quello che è avvenuto è una responsabilità dello Stato: va detto con chiarezza, va assunta questa responsabilità. Infatti, che la condizione carceraria italiana sia inadeguata, ci viene segnalato da anni da tutti i soggetti nazionali e internazionali che si occupano di questa materia. Il Rapporto SPACE sulla popolazione carceraria per il 2020 del Consiglio d'Europa ci dice che abbiamo 120 detenuti per 100 posti disponibili. Da anni, l'associazione Antigone ci affida dati impressionanti, mi consenta, Ministra, di scorrerne rapidamente alcuni: nel 22,7 per cento degli istituti, non sono garantiti i 3 metri quadri minimi per persona; nel 27,5 per cento dei casi, non c'è l'acqua calda; nel 79,5 per cento, non c'è uno spazio di culto per i detenuti non cattolici; nel 25 per cento, non c'è un ministro di culto cattolico; nel 38,6 per cento degli istituti, non vi è una condizione di luce naturale dalle finestre (immaginiamo la condizione psicologica in cui si trovano a stare queste persone); nel 15,9 per cento delle sezioni visitate, non ci sono spazi per la socialità; in oltre la metà dei casi, non c'è l'accesso a Internet, nella stagione mondiale della connessione sui social.
Sono condizioni, queste, che hanno determinato lo sfondo criminogeno, le condizioni genetiche di quella esplosione di rabbia, di umiliazione e di frustrazione. È da qui che, secondo me, bisogna partire per attrezzare una proposta di prospettiva che sia completa e che abbia a che fare con il male, che non sia una cura astratta, ma che sia una cura in concreto.
Io penso che la sua visita a Santa Maria Capua Vetere non sia poi così distante, nella sua funzione, nelle sue ragioni e nella sua utilità, dalla sua visita presso la corte d'appello di Napoli, ahimè, la corte d'appello più lenta d'Italia, perché, con la riforma del processo penale, ha a che fare la questione dell'ordinamento penitenziario. Un processo penale più veloce e più agile non produce custodia cautelare inutile e molti detenuti sono lì a titolo provvisorio; produce giustizia più rapidamente e consente un'esecuzione più rapida della pena. E, allora, ben vengano i provvedimenti, che lei ha già messo in campo, per ridurre, in un Paese affetto da molti anni da una malattia che si chiama “panpenalismo”, le aree di penale rilevanza, con l'ampliamento della procedibilità a querela, con l'ampliamento dell'istituto della esclusione della punibilità per fatti di particolare tenuità, con la fortificazione dei riti alternativi.
Qui le chiedo, avendo già depositato emendamenti, di fare una riflessione su questo punto, quello dei riti alternativi. Credo che ci sia bisogno di maggiore coraggio per favorire queste vie di uscita dal processo penale, prima che si arrivi nel giudizio e, su questo, credo che dobbiamo fare uno sforzo ancora. Ma, soprattutto, ben vengano le misure da lei attrezzate: la proposta di aumentare la possibilità di pene sostitutive alle pene detentive brevi, perché è inutile che siano in carcere persone, spesso i meno abbienti e i meno capaci di difendersi, che sommano, cumulano condanne per fatti di minore gravità che diventano un lungo periodo di detenzione; bene, ovviamente, l'ampliamento della messa alla prova, che ci ha detto, nella sua applicazione pratica, che una persona, rispetto alla prospettiva di una condanna e messa davanti alla possibilità di un percorso risocializzante, sceglie quello in maniera proficua, ed è la prova, in concreto, sul campo giudiziario, dell'utilità di misure esterne di esecuzione della pena rispetto al carcere; meglio ancora la giustizia riparativa, che individua percorsi di mediazione tra la vittima e il reo, affidati a chi? A soggetti qualificati, formati, come lei dice. Dunque, la formazione come punto di partenza per un percorso nuovo.
Ma c'è una riflessione che va fatta, nuova e forte, sull'esecuzione esterna, sull'affidamento in prova. Anche questo, Ministra, è venuto meno nel discorso di riforma del nostro ordinamento penitenziario. Se non si ragiona su uno svuotamento delle carceri per riqualificare il patrimonio carcerario che abbiamo e renderlo a misura d'uomo, con spazi per la risocializzazione e con funzioni culturali adeguate, non raggiungeremo mai l'obiettivo. Voglio essere qui provocatorio: mentre ci apprestiamo a varare una riforma epocale, ragioniamo sul fatto di accompagnarla con un adeguato e misurato provvedimento di amnistia e indulto. Bisogna mettere un punto nella storia giudiziaria e carceraria di questo Paese, pacificare il rapporto tra politica, magistratura e società e lo si può fare, ripartendo con regole nuove, azzerando il contenzioso inutile, riducendo una popolazione carceraria che produce crimine. Il rigore e la certezza della pena non sono contraddittori e incompatibili con l'umanità della pena. L'umanità della pena la rende costituzionalmente orientata, ma, soprattutto, utile: produce il risultato della riqualificazione delle persone. Lo sbaglio sarebbe - e chiudo, Presidente - immaginare ancora, tenere nella mente ancora il carcere come un luogo di disumano confino (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Forciniti. Ne ha facoltà.
FRANCESCO FORCINITI (MISTO-L'A.C'È). Ministra Cartabia, nei due risicati minuti a mia disposizione, ovviamente, non potrò entrare nel dettaglio di quella che è stata la sua informativa, né potrò avere la pretesa di offrire riflessioni a quest'Aula, che possano minimamente essere ritenute esaustive. Per quanto ci riguarda, L'Alternativa c'è condanna i gravissimi fatti di Santa Maria Capua Vetere e pretende - non chiede - che chi ha commesso reati orribili indossando una divisa sia individuato, isolato e mai più messo nelle condizioni di indossare quella divisa. Mi riferisco a chi ha materialmente partecipato a quei pestaggi, ma anche a chi ha fatto da basista e a chi ha lavorato affinché questi fatti venissero insabbiati.
Poi, però, dobbiamo fare anche una riflessione più generale e chiederci su cosa bisogna investire per rendere più dignitosa la condizione dei detenuti e su cosa, invece, non bisogna investire. Bisogna investire in edilizia carceraria, perché, ad oggi, è lì, nelle nostre carceri, nel degrado, che si perde anche quell'obiettivo della rieducazione, della funzione rieducativa della pena. Bisogna investire in personale di Polizia penitenziaria e bisogna investire, più in generale, su tutto il comparto giustizia, che è stato smantellato negli ultimi anni, dopo tagli lineari che forse avevano proprio l'obiettivo di portarci a questo punto. Non bisogna, invece, investire sullo smantellamento in toto e sistematico del processo penale.
Non bisogna investire sull'utilizzo esasperato di misure alternative, anche in presenza di reati gravi e non bisogna investire sull'idea, molto berlusconiana, del potere legislativo che indica a quello giudiziario quali reati perseguire e quali reati, invece, non perseguire (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è). In una parola, non bisogna investire sulla “riforma Cartabia”, perché non pensi di poter risolvere la questione delle carceri italiane semplicemente mandando al macero centinaia di migliaia di processi penali, perché, se la sua idea è quella di riproporci un remake della stagione berlusconiana del “liberi tutti”, Ministra Cartabia, noi de L'Alternativa c'è, e anche tanti cittadini, dentro e fuori, queste Aule, non glielo permetteremo assolutamente (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sgarbi. Ne ha facoltà.
VITTORIO SGARBI (M-NCI-USEI-R-AC). Onorevole Presidente, onorevole Ministro, mi è sembrata di particolare intensità e di particolare intelligenza la posizione che ella ha assunto, con il Presidente del Consiglio, in questa sede e nella visita al carcere di Santa Maria Capua Vetere, ricordando che le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato, come indica la Costituzione.
Condivido pienamente le parole dell'onorevole Zanettin e mi sembra che ella abbia usato parole precise, che hanno il senso e la sostanza della loro verità e, cioè, la parola “umiliazione”, che vale non soltanto per chi è umiliato, ma anche per chi umilia. Pensare che un agente, con una formazione spesso violenta - perché è mancata la formazione cui ella si è riferita - e che vive in carcere con la possibilità di agire sul piano della improvvisazione e delle scelte personali, e non della formazione, fa qualcosa che è contro il senso dell'umanità. Da questo punto di vista, ciò che ha generato la sua visita e questo intervento è un pensiero di dolore per quello che noi non siamo in grado di fare, se non pensando, come pensa una parte politica, a sorvegliare e punire e non a rieducare e indirizzare le persone verso una vita nuova che il carcere dovrebbe aprire. Questo è il dato più profondo del suo intervento e anche, credo, il sentimento che esso determina nelle persone che hanno intelligenza e cuore.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Emanuela Rossini. Ne ha facoltà.
EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Ministra, la sua proposta di aumentare le pene alternative e di investire di più sul personale interno dei penitenziari va bene nella direzione di un carcere dove le persone escano migliori di come sono entrate; abbattere le recidive, dare così sicurezza vera al Paese, garantendo la dignità di chi vi lavora. I tempi, però, sono stretti e qui, Ministra, porto l'appello del mio territorio, il Trentino-Alto Adige, perché la situazione legata al personale… mi scusi, aspetto che…
PRESIDENTE. Onorevole Rossini, il Ministro la sta ascoltando, con l'attenzione che lei merita.
EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). …perché la situazione legata al personale, come è emersa da una richiesta che, purtroppo, non ha avuto ascolto, è critica. In un penitenziario medio-piccolo, come quello di Trento, una sottoalimentazione di 63 unità di Polizia penitenziaria, di 2 funzionari contabili, di 3 funzionari giuridico-pedagogici incide pesantemente, come anche il direttore, diviso su due penitenziari, Trento e Bolzano - come anche lei ha ricordato è una situazione molto diffusa nel nostro Paese - e che, da metà agosto, coprirà anche Belluno per una settimana, sostituendosi. Nel Triveneto, 16 penitenziari vedono 8 direttori che si sostituiscono e coprono 2 penitenziari a testa. Tutti sappiamo che la garanzia del bilanciamento importante tra le due anime del personale in un carcere, quello per la sicurezza e quello per il trattamento, sta proprio nella figura del direttore di istituto e, da 24 anni, mancano i concorsi. In questi giorni si stanno svolgendo le preselezioni per 45 posti da direttore penitenziario: l'auspicio è che venga aumentato il numero. Questo è l'appello che le porto e proviene direttamente dalla casa circondariale di Trento, dove, lei sa, rivolte e malesseri si sono già manifestati, anche di una certa gravità. Sarà mia cura inviarle, oggi stesso, un dettagliato quadro della situazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Magi. Ne ha facoltà.
RICCARDO MAGI (MISTO-A-+E-RI). Grazie, Presidente. Ministra, noi la ringraziamo per le sue parole che, come quelle del Presidente Draghi, sono state chiare ed inequivocabili e abbiamo fiducia nella sua azione di riforma anche in questo ambito. Nei due minuti che ho a disposizione non posso che indicare schematicamente due questioni.
La prima: la distinzione tra ambito politico-amministrativo e ambito giudiziario. Al di là delle richieste che vennero fatte all'autorità giudiziaria, di fornire gli atti dell'inchiesta, esistevano, all'interno del Ministero, la capacità e la volontà di fare chiarezza, per sapere, ad esempio, chi, perché e con quali modalità - la modalità verbale lei, oggi, ci ha detto - aveva disposto quella perquisizione straordinaria? Era necessario aspettare un giudice? Quando presentai quella interrogazione a cui anche lei ha fatto riferimento, non c'erano ancora i video di quei pestaggi, con la loro potenza, ma c'era, negli articoli di stampa, la descrizione di quei video. Non ci fu quella volontà di indagine all'interno del Ministero e all'interno del DAP.
La seconda questione: lei, Ministra, ha parlato di cause profonde. Allora, diciamoci che non si può parlare di carcere senza guardare chi e perché sta in carcere. Più di un terzo dei nuovi ingressi in carcere, ogni anno, avviene ed è dovuto per la violazione di una sola norma, per la violazione di un solo articolo di una norma: parliamo del testo unico sugli stupefacenti. È non più rinviabile aprire un dibattito su una riforma di quella legge. Il sovraffollamento carcerario, che vede in Italia più di un terzo dei detenuti per queste violazioni - il doppio della percentuale in Europa -, è dovuto principalmente a questo, a partire dai fatti di lieve entità, che, in 7 casi su 10, nel nostro Paese conducono al carcere. Questo è compito del Parlamento, prima di tutto, ma questo è anche un compito che il Parlamento può portare avanti, se anche nel Governo troverà un consenso e troverà una sponda.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tasso. Ne ha facoltà.
ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE-PSI). Grazie, Presidente. Ministro, io ho apprezzato quanto lei ci ha comunicato oggi e quanto ha detto durante la sua visita a Santa Maria Capua Vetere, unitamente al Presidente Draghi e lo condivido appieno. C'è bisogno di conoscere la verità, lo vogliamo tutti. I pestaggi, inumani, che abbiamo visto non hanno giustificazioni e non possono rimanere impuniti, quindi, totale convergenza con lei.
Allora, offro un ulteriore elemento di riflessione. Qualche giorno prima della visita che ha illustrato, nella casa circondariale di Foggia, 2 agenti di polizia penitenziaria sono riusciti a salvare la vita di un detenuto affetto da problemi psichiatrici, che, ricavando un cappio con degli asciugamani, tentava di togliersi la vita. Questo detenuto, poi, condotto nell'infermeria del penitenziario, in preda ad una crisi nervosa, ha distrutto alcune apparecchiature e alcuni oggetti di arredo.
Ministro, vede, io ho voluto ricordare anche questo accadimento, perché è doveroso perseguire uomini in divisa che si macchiano di gesti gravi e deprecabili ed è ugualmente necessario sottolineare l'abnegazione con cui la parte sana del Corpo di polizia penitenziaria, che è la grande maggioranza, assolve al proprio compito, un compito reso ancora più difficile - e lei lo ha ricordato - dal fatto che, oltre ai detenuti senza patologie, si debbano, poi, gestire detenuti con disturbi psichiatrici, senza l'adeguato supporto di figure mediche specialistiche. Quindi, parliamo di un Corpo che svolge un lavoro difficile, stressante, con orari improbi e che agisce con organico sottodimensionato rispetto alla reale esigenza carceraria. Ripeto, tutti elementi che lei ha evidenziato nel suo intervento. Lei lo ha anche ricordato poc'anzi, questo stato di cose è una sconfitta per tutti, sono pienamente d'accordo, ed è per questo che le auguro buon lavoro per porvi rimedio a 360 gradi.
PRESIDENTE. Do ora la parola alla Ministra Cartabia, a cui chiederei anche di precisare se ritiene di allegare al nostro verbale anche la documentazione a cui faceva riferimento il Presidente Giachetti nel suo intervento. Prego, Ministra.
MARTA CARTABIA, Ministra della Giustizia. Grazie, Presidente. Mi dispiace di aver creato un po' di suspense su ciò che non è stato letto. In realtà si trattava dei singoli provvedimenti che sono stati presi nei confronti delle varie persone in modo molto dettagliato e analitico. Non ho voluto appesantire voi che avete tanti impegni in base anche al tempo a disposizione. Naturalmente lo consegno alla Presidenza e considero che sia parte integrante del mio intervento. Se possibile, ne chiederei la pubblicazione in modo che, in totale trasparenza, sia accessibile a tutti in modo ufficiale.
PRESIDENTE. La Presidenza autorizza la pubblicazione. È così esaurita l'informativa urgente del Governo. Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 11 per il seguito del nostro lavoro.
La seduta, sospesa alle 10,50, è ripresa alle 11.
Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, recante governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza e prime misure di rafforzamento delle strutture amministrative e di accelerazione e snellimento delle procedure (A.C. 3146-A).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 3146-A: Conversione in legge del decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, recante governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza e prime misure di rafforzamento delle strutture amministrative e di accelerazione e snellimento delle procedure.
(Discussione sulle linee generali – A.C. 3146-A)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
I presidenti dei gruppi parlamentari MoVimento 5 stelle e Partito Democratico ne hanno chiesto l'ampliamento.
Le Commissioni I (Affari costituzionali) e VIII (Ambiente) si intendono autorizzate a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire la relatrice per la Commissione affari costituzionali, collega Calabria.
ANNAGRAZIA CALABRIA, Relatrice per la I Commissione. Grazie, Presidente Rosato. Il decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77 reca, in primo luogo, disposizioni in ordine all'organizzazione della gestione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, definendo i ruoli ricoperti dalle diverse amministrazioni coinvolte, nonché le modalità di monitoraggio del Piano e del dialogo con le autorità europee. La governance è incentrata sulla istituzione di una cabina di regia, presieduta dal Presidente del Consiglio dei Ministri, alla quale partecipano, di volta in volta, i Ministri e i sottosegretari competenti in ragione delle tematiche affrontate in ciascuna seduta.
Nella seconda parte del decreto sono previste, invece, misure di semplificazione che incidono in alcuni dei settori oggetto del PNRR, tra cui transizione ecologica, opere pubbliche e digitalizzazione al fine di favorirne la completa realizzazione.
Il testo è stato modificato e integrato nel corso dell'esame in sede referente.
Le previsioni introdotte all'articolo 1 del disegno di legge di conversione nel corso dell'esame in sede referente, in materia di monitoraggio parlamentare del PNRR e del Piano nazionale per gli investimenti complementari al PNRR, integrano quanto previsto nell'ambito del decreto-legge Semplificazioni, con particolare riguardo alle disposizioni dell'articolo 2 che dispongono la trasmissione al Parlamento, da parte della cabina di regia, di una relazione semestrale sullo stato di attuazione del PNRR.
In base alle previsioni aggiunte all'articolo 1, il Governo è tenuto, in particolare, a fornire alle Commissioni parlamentari competenti: le informazioni e i documenti utili per esercitare il controllo sull'attuazione del PNRR e del Piano nazionale per gli investimenti complementari al PNRR; tutti i dati, gli atti, le informazioni e i documenti necessari allo svolgimento dei loro compiti; i documenti riguardanti le materie di competenza delle medesime, inviati agli organi dell'Unione europea relativamente all'attuazione del PNRR.
Si prevede, quindi, che le Commissioni parlamentari competenti, sulla base delle informazioni ricevute e dell'attività istruttoria svolta, anche in forma congiunta, con le modalità definite dalle intese tra i Presidenti di Camera e Senato, monitorino lo stato di realizzazione del PNRR e i progressi compiuti nella sua attuazione, anche con riferimento alle singole misure, con particolare attenzione al rispetto e al raggiungimento degli obiettivi inerenti alle priorità trasversali del medesimo Piano.
Come già previsto dalla legge n. 196 del 2009, si prevede che i Presidenti delle Camere possano adottare intese volte a promuovere le attività delle Camere, anche in forma congiunta. La finalità è quella di favorire lo svolgimento congiunto dell'attività istruttoria utile al controllo parlamentare e di potenziare la capacità di approfondimento dei profili tecnici a supporto delle Commissioni parlamentari competenti.
La responsabilità di indirizzo del Piano è assegnata alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Viene istituita, quindi, una cabina di regia, presieduta dal Presidente del Consiglio, alla quale partecipano - come detto - di volta in volta i Ministri e i sottosegretari competenti in ragione alle tematiche affrontate in ciascuna seduta.
Partecipano il presidente della Conferenza delle regioni e province autonome quando le questioni concernono più regioni ovvero, come specificato nel corso dell'esame in sede referente, il presidente dell'ANCI e il presidente dell'UPI quando sono esaminate questioni di interesse locale; in tutti questi casi, partecipa, inoltre, il Ministro per gli Affari regionali e le autonomie, il quale può presiedere, su delega del Presidente del Consiglio. Tra i suoi compiti figura la trasmissione al Parlamento di una relazione sullo stato di attuazione del Piano con cadenza semestrale.
La cabina di regia trasmette, inoltre, anche su richiesta delle Commissioni parlamentari, ogni elemento utile a valutare lo stato di avanzamento degli interventi.
A supporto delle attività della cabina di regia è istituita una segreteria tecnica, la cui durata temporanea è superiore a quella del Governo che la istituisce e si protrae, quindi, fino al completamento del PNRR e entro il 31 dicembre del 2026.
Presso la Presidenza del Consiglio è istituita anche un'unità per la razionalizzazione e il miglioramento dell'efficacia della regolazione, con l'obiettivo di superare gli ostacoli normativi e regolamentari burocratici che possono rallentare l'attuazione del Piano.
È istituito, poi, un tavolo permanente per il partenariato economico, sociale e territoriale, composto da rappresentanti delle parti sociali, del Governo, delle regioni, degli enti locali, nonché di Roma capitale - come specificato in sede referente - e dei rispettivi organismi associativi, delle categorie produttive e sociali, del sistema dell'università e della ricerca scientifica e della società civile.
I componenti sono individuati sulla base della maggiore rappresentatività, della comprovata esperienza e competenza, e sui criteri oggettivi predefiniti, da individuare con decreto del Presidente del Consiglio che dispone l'istituzione del tavolo.
Il monitoraggio e la rendicontazione del Piano sono affidati poi al Servizio centrale per il PNRR.
Nel corso dell'esame in sede referente è stata inserita una disposizione, ai sensi della quale, nell'ambito di un protocollo di intesa nazionale tra i governi e le parti sociali più rappresentative, ciascuna amministrazione centrale, titolare di interventi previsti nel PNRR, prevede periodici tavoli di settore e territoriali, finalizzati e continui, sui progetti di investimento.
Sono previsti poi poteri sostitutivi, in caso di mancato rispetto da parte delle regioni, delle città metropolitane, delle province o dei comuni degli obblighi e impegni finalizzati all'attuazione del PNRR.
In caso di dissenso, diniego o opposizione proveniente da un organo statale, che può precludere la realizzazione di un intervento rientrante nel PNRR, la Segreteria tecnica propone al Presidente del Consiglio, entro i successivi cinque giorni, di sottoporre la questione all'esame del Consiglio dei Ministri per le conseguenti determinazioni.
Le misure e le procedure di accelerazione e semplificazione delineate nel decreto per l'efficace e tempestiva attuazione degli interventi trovano applicazione anche per gli investimenti finanziati con il Fondo complementare al PNRR, nonché gli investimenti contenuti nei contratti istituzionali di sviluppo. Questa è una modifica introdotta in sede referente.
All'articolo 8-bis si prevede il rafforzamento della rete governativa permanente per l'attuazione del programma di Governo, recentemente istituita con il compito di provvedere alla costante attuazione dei provvedimenti attuativi e al recupero dell'arretrato di quelli non adottati; stabilisce inoltre l'obbligo del Governo di trasmettere alle Camere le relazioni sullo stato di attuazione dei provvedimenti attuativi di secondo livello previsti in disposizioni legislative.
Agli articoli da 38 a 43 viene esaminata la parte che riguarda la transizione digitale. All'articolo 38 si interviene, in particolare, su alcuni aspetti della notifica digitale degli atti della pubblica amministrazione, prevedendo, tra l'altro, che il gestore della piattaforma per la notificazione digitale invii al destinatario della notifica - che abbia comunicato, oltre alla PEC o altro indirizzo digitale certificato, anche un indirizzo e-mail non certificato, un numero di telefono o altro recapito digitale non certificato - un avviso di cortesia in modalità informatiche.
Inoltre, prevede che la notifica sia inviata ai destinatari che non sono titolari di un indirizzo PEC mediante raccomandata con avviso di ricevimento in luogo della notificazione a mezzo posta. Le altre misure prevedono la possibilità, oltre che di eleggere, di modificare il proprio dominio digitale, l'attribuzione a tutti i cittadini del dominio digitale al momento di entrata in vigore dell'obbligo per la pubblica amministrazione di comunicare esclusivamente in via digitale.
Si favorisce l'utilizzo del dominio e delle identità digitali principalmente mediante l'introduzione del Sistema di gestione deleghe che consente a coloro che non possiedono un'identità digitale di delegare ad un altro soggetto l'accesso per proprio conto a servizi online. L'articolo 38-ter, inserito in sede referente, novella la norma che impone ai gestori di servizi di pubblica utilità e agli operatori di telefonia, di reti televisive e di comunicazioni elettroniche l'obbligo di trasmettere agli utenti le comunicazioni con cui si contestano gli eventuali mancati pagamenti di fatture e si comunica la sospensione delle forniture con adeguato preavviso, non inferiore a 40 giorni, tramite l'invio di una raccomandata con avviso di ricevimento.
L'articolo 39 prevede la semplificazione di dati pubblici. C'è poi l'individuazione di un termine da parte del Presidente del Consiglio dei Ministri o del Ministro delegato per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale, all'esito dei test e delle prove tecniche di corretto funzionamento della piattaforma digitale, a decorrere dal quale sorge l'obbligo per le pubbliche amministrazioni, i gestori di servizi e le società a controllo pubblico di accreditarsi alla predetta piattaforma e di rendere disponibili le proprie base dati.
All'articolo 39, inserito in sede referente, si fa salva la validità degli atti costitutivi, statuti e successive modificazioni delle start up innovative, costituite in forma di società a responsabilità limitata, redatte secondo le disposizioni dettate dal decreto del Ministro dello Sviluppo economico 17 febbraio 2016, ritenuto illegittimo dal Consiglio di Stato.
L'articolo 40, modificato nel corso dell'esame in sede referente, prevede alcune modifiche alle disposizioni normative concernenti, in particolare, i procedimenti autorizzatori relativi alle infrastrutture di comunicazione elettronica per impianti radioelettrici, di cui all'articolo 87 del codice delle comunicazioni elettroniche.
Un'ulteriore innovazione concerne la modalità di superamento del dissenso espresso da parte di un'amministrazione preposta alla tutela ambientale, paesaggistico-territoriale o dei beni culturali.
L'articolo 41 introduce un articolato procedimento sanzionatorio per le pubbliche amministrazioni per le violazioni degli obblighi in materia di transizione digitale. In primo luogo, le violazioni accertate rilevano ai fini della misurazione e della valutazione della performance individuale dei dirigenti responsabili e comportano responsabilità dirigenziale e disciplinare. Inoltre, all'accertamento delle violazioni consegue l'irrogazione di una sanzione amministrativa pecuniaria da 10 mila a 100 mila euro. In sede referente sono state aggiunte le seguenti ulteriori violazioni: la violazione dell'obbligo di consentire agli utenti di esprimere soddisfazione per i servizi in rete; la mancata comunicazione agli interessati delle modalità per esercitare in via telematica il diritto dei partecipanti al procedimento di prendere visione degli atti del procedimento e di presentare memorie scritte; la realizzazione del fascicolo informativo del procedimento senza garantire la possibilità di essere direttamente consultato dalle amministrazioni coinvolte; la mancata disponibilità di accesso ai documenti informatici conservati per legge dalle pubbliche amministrazioni per i quali cessa l'obbligo di conservazione a carico dei cittadini e delle imprese.
Per quanto riguarda il procedimento elettorale e referendario e misure di digitalizzazione legate ad esso, in sede referente sono state introdotte delle misure volte alla digitalizzazione in materia di procedimento elettorale. In particolare, il deposito del contrassegno da parte dei partiti politici che intendono presentare liste di candidati alle elezioni, che questo possa avvenire anche su supporto digitale; l'atto di designazione dei rappresentanti di lista, che può essere presentato anche mediante posta elettronica certificata; le autenticazioni degli atti di designazione dei rappresentanti di lista non sono necessarie quando gli atti di designazione siano firmati digitalmente o con altro tipo di firma elettronica qualificata; il certificato di iscrizione alle liste elettorali, necessario per la sottoscrizione a sostegno di liste di candidati, nonché di proposte di referendum e per iniziative legislative popolari, può essere richiesto in formato digitale tramite posta elettronica certificata; i rappresentanti legali dei partiti e dei movimenti politici e delle liste competitrici nelle elezioni amministrative in comuni con almeno 15 mila abitanti possono fare richiesta, anche tramite posta elettronica certificata, dei certificati penali rilasciati dai casellari giudiziali per i propri candidati, ai fini dell'ottemperanza per i partiti dell'obbligo di pubblicare sul sito Internet il curriculum vitae e il certificato del casellario giudiziario dei candidati; la sperimentazione del voto elettronico per gli elettori fuori sede, prevista dalla legge di bilancio 2020 per le elezioni politiche ed europee e per i referendum, che è estesa anche alle elezioni regionali e amministrative.
All'articolo 47 si prevede poi, allo scopo di perseguire finalità relative alle pari opportunità sia generazionali che di genere, di promuovere l'inclusione lavorativa delle persone disabili. All'articolo 47-ter, inserito in sede referente, si proroga dal 31 dicembre 2021 al 31 dicembre 2022 il termine a decorrere dal quale scatta l'obbligo per i titolari di concessioni, già in essere alla data di entrata in vigore del codice dei contratti pubblici, di affidare mediante procure e procedure ad evidenza pubblica una quota pari all'80 per cento dei contratti di lavori e servizi. All'articolo 48 si introducono misure di semplificazione in materia di affidamento dei contratti pubblici PNRR e PNC. All'articolo 50 ci sono delle disposizioni relative alla fase esecutiva dei contratti pubblici. Presidente, sto andando velocemente anche perché i tempi consentiti nella relazione illustrativa, se non mi sbaglio, sono di circa 20 minuti. Ci sono delle disposizioni, poi, all'articolo 53 e all'articolo 55, che riguardano norme di semplificazione degli acquisti di beni e servizi informatici. All'articolo 55 la messa in sicurezza degli edifici pubblici adibiti ad uso scolastico ed educativo, da realizzare nell'ambito del PNRR, e misure relative alla transizione digitale nelle scuole. All'articolo 55-ter in sede referente abbiamo introdotto di utilizzare la firma digitale per attestare la conformità della copia informatica dell'assegno all'originale cartaceo nel caso il girante per l'incasso sia stato delegato dalla banca negoziatrice a trarre copia per immagine dei titoli. Con riferimento alla ricerca, università e istituzioni, all'articolo 64 ci sono delle disposizioni che introducono delle novità in materia di attività e progetti di ricerca, per cui rimando alla relazione illustrativa, che comunque lascio agli atti per lettura integrale da parte di tutti i colleghi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire l'altro relatore, collega Morassut.
ROBERTO MORASSUT, Relatore per la VIII Commissione. Grazie, Presidente. Per questa seconda parte del decreto, che riguarda le semplificazioni ordinamentali legate alla transizione ecologica e alle procedure di modifica del codice dell'ambiente e per quello che riguarda le norme per la parte concernente le opere pubbliche per l'attuazione del PNRR, cercherò di seguire un filone sintetico visti i tempi ristretti, rimandando poi alla relazione e limitandomi alle cose essenziali presenti in queste due parti abbastanza importanti del decreto. Ovviamente, i colleghi potranno poi, dai materiali ufficiali, recuperare le informazioni più specifiche di dettaglio su parti che comunque sono importanti ma possono essere trascurate nella relazione introduttiva.
La parte che comprende gli articoli da 17 a 37 tratta prettamente tutte le norme in materia di transizione ecologica con modifiche importanti al codice dell'ambiente per quanto riguarda le autorizzazioni ambientali, in particolare VIA e VAS, e per quanto riguarda le procedure legate alle politiche per l'energia, per l'economia circolare e per l'incentivazione della realizzazione degli impianti per le fonti energetiche rinnovabili. Le disposizioni sono divise in due parti. Una prima parte comprende gli articoli da 17 a 29, nei quali si propongono due grandi obiettivi: da un lato, integrare la disciplina prevista per la valutazione ambientale dei progetti del piano nazionale integrato per l'energia e il clima (PNIEC), per ricomprendervi anche la valutazione dei progetti per l'attuazione del PNRR; dall'altro lato, operare un intervento di semplificazione sia sulla VIA (Valutazione impatto ambientale) sia sulla VAS (Valutazione ambientale strategica) che sono previste nella seconda parte del codice dell'ambiente.
L'articolo 17 amplia l'ambito di attività della Commissione tecnica PNIEC, che era stata istituita con il precedente “decreto Semplificazioni” n. 76 del 2020, anche alla valutazione della competenza statale dei progetti del PNRR. Quindi, avremo una Commissione PNIEC-PNRR che ovviamente si aggiunge alla tradizionale Commissione VIA insediata presso il Ministero dell'Ambiente. Quindi, sarà istituita questa Commissione tecnica PNRR-PNIEC la cui composizione è descritta nell'articolo, così come anche le modalità di composizione della Commissione, che consta di 40 membri reclutati, per così dire, attraverso un rapporto con i principali istituti di ricerca in materia ambientale, in particolare ISPRA, CNR e nell'ambito della pubblica amministrazione.
L'articolo 18 prevede che gli interventi necessari alla realizzazione dei progetti strategici per la transizione energetica del Paese inclusi nel PNRR e al raggiungimento degli obiettivi fissati nel PNIEC, come individuati dal codice dell'ambiente, e le opere connesse a tali interventi costituiscono interventi di pubblica utilità indifferibili ed urgenti. Questo è un passaggio molto importante perché il decreto ha un allegato nel quale vengono elencate sostanzialmente queste opere che, essendo inserite in una norma primaria, essendo nel decreto, sono norme che il Parlamento approva; e, quindi, hanno una propria portanza e rilevanza nel provvedimento.
Passo all'articolo 20 che mi pare molto importante mettere in luce. Esso interviene sulla disciplina per l'emanazione del provvedimento di VIA di competenza statale recata nei commi 2 e 2-bis dell'articolo 25 del codice. Le modifiche riguardano: il concerto del Ministero della Cultura, l'accelerazione della procedura attraverso la riduzione dei termini previsti, l'unificazione delle procedure previste nei casi di inutile decorso dei termini e per l'attivazione dei conseguenti poteri sostitutivi finalizzati all'adozione dei provvedimenti di VIA. Sostanzialmente, quindi, il procedimento di VIA ha una circolarità unitaria che incorpora anche i pareri e gli orientamenti del Ministero della Cultura e questo è un passaggio molto importante per quello che riguarda il rapporto tra procedure prettamente ambientali e quelle che invece emanano dal codice del paesaggio di competenza, in particolare sotto il profilo operativo, del Ministero della Cultura. L'articolo 21 dimezza i termini della fase di consultazione del pubblico per gli atti relativi ai progetti PNRR-PNIEC. L'articolo 22 modifica la disciplina relativa al rilascio del provvedimento unico ambientale (PUA). L'articolo 23 inserisce nel testo del codice dell'ambiente un nuovo articolo che contiene la disciplina della fase preliminare al procedimento per il rilascio del provvedimento autorizzatorio unico regionale (PAUR). Altre disposizioni di semplificazione ambientale riguardano tutti gli articoli successivi fino all'articolo 28.
L'articolo 29 di questa prima parte istituisce - questo è molto importante metterlo in luce - la Soprintendenza speciale per il PNRR, con l'obiettivo di assicurare la più efficace e tempestiva attuazione degli interventi recanti il medesimo Piano, definendone compiti, poteri e risorse umane e finanziarie. Quindi, sostanzialmente, come dicevo all'inizio, non solo si incorpora il procedimento di valutazione paesaggistica nell'ambito delle procedure con il provvedimento di autorizzazione unica nell'ambito della Commissione VIA, ma si istituisce anche una struttura presso il Ministero della Cultura che collabora e si occupa prevalentemente in maniera speciale dell'approvazione e dei progetti del PNRR.
La seconda parte di questo primo blocco di disposizioni, dagli articoli 17 a 37, tratta la parte delle fonti rinnovabili, in cui è incluso il famoso articolo 33, che è quello riguardante le procedure per l'ecobonus che sono state parte essenziale e importante anche del confronto nelle Commissioni competenti.
Gli articoli che compongono il capo VII - Disposizioni in materia di efficienza energetica - sono in gran parte destinati ad accompagnare alcuni interventi specificatamente elencati nel PNRR, in particolare i primi due della componente 2 - Transizione energetica e mobilità sostenibile - che si pongono questi obiettivi: uno, incremento della quota di energia prodotta da fonti di energia rinnovabile nel sistema, in linea con gli obiettivi europei e nazionali di decarbonizzazione che, come ricordo, sulla base delle decisioni delle massime istituzioni europee, pongono il target dell'abbattimento del 55 per cento delle emissioni entro il 2030 e quello strategico della neutralità climatica entro il 2050. Vale la pena di aggiungere l'informazione che, attualmente, la capacità di rilascio delle autorizzazioni in questa materia del nostro Paese è dieci volte inferiore alla necessaria media annuale per raggiungere questi obiettivi. Due, potenziamento e digitalizzazione delle infrastrutture di rete per accogliere l'aumento di produzione da FER (Fonti Energia Rinnovabile) e aumentarne la resilienza a fenomeni climatici estremi. Inoltre: promozione della produzione e distribuzione degli usi finali dell'idrogeno, in linea con le strategie comunitarie e nazionali; sviluppo del trasporto locale sostenibile non solo ai fini della decarbonizzazione, ma anche come leva di miglioramento complessivo della qualità della vita; sviluppo di una leadership internazionale industriale e di ricerca e sviluppo nelle principali filiere della transizione.
L'articolo 30 modifica la disciplina delle autorizzazioni per la realizzazione di impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili. In particolare, ai fini dell'autorizzazione unica per gli impianti di produzione di energia elettrica, alimentati da fonti rinnovabili, viene anche previsto che il Ministero della Cultura partecipi al procedimento unico nel caso di progetti aventi per oggetto impianti di produzione di energia rinnovabile (eolico e fotovoltaico), secondo quanto specificato in sede referente peraltro, comprese le opere connesse e le infrastrutture indispensabili alla costruzione e all'esercizio degli impianti stessi localizzati in aree sottoposte a tutela, anche in itinere, ai sensi del decreto legislativo n. 42 del 2004, nonché nelle aree contermini a quelle sottoposte a tutela.
Nei procedimenti di autorizzazione dei predetti impianti di localizzazione in aree contermini, il Ministero della Cultura si esprime, nell'ambito alla Conferenza dei servizi, con un parere obbligatorio e non vincolante. Questo è un passaggio importante: quindi, c'è una presenza del Ministero della Cultura anche per le aree contermini a quelle sottoposte a vincolo, che esprime comunque un parere che non è vincolante. Decorso, naturalmente, il termine per l'espressione del parere, l'amministrazione competente provvede, comunque, sulla domanda di autorizzazione. In tutti i casi, il rappresentante del Ministero della Cultura non può attivare i rimedi amministrativi previsti dalla normativa vigente.
L'articolo 31 contiene diverse disposizioni mirate ad incentivare lo sviluppo di produzione delle energie alternative al carbone e ai fossili, con vari commi di cui metto in luce soltanto alcuni. In particolare, il comma 2, a sua volta, aggiunge un comma all'articolo 6 del decreto legislativo n. 28 del 3 marzo 2011, prevedendo che, per la costruzione ed esercizio di impianti fotovoltaici di potenza sino a 20 megawatt (nel testo originario era 10 ed è stato portato a 20 in sede referente), localizzati in aree a destinazione industriale, produttiva o commerciale, si applica la procedura abilitativa semplificata. Sempre in sede referente, la portata della norma è stata poi estesa anche agli impianti ubicati in discariche o cave, ove sia stata completata l'attività di recupero e di ripristino ambientale.
In sede referente, sono state poi approvate, con tre commi aggiuntivi (2-bis, 2-ter e 2-quater), altre modifiche alla disciplina che consente l'installazione dei pannelli fotovoltaici solari e termici sul tetto degli edifici, senza la previa acquisizione di atti amministrativi di assenso.
Il comma 3 - specifico, riguarda la regione Sardegna - prevede che, entro 30 giorni, con un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta dei Ministeri competenti, Infrastrutture, Sviluppo economico e Transizione ecologica, siano individuate le opere e le infrastrutture necessarie per il phase out dell'utilizzo del carbone nell'isola.
Altri commi introducono, in particolare, un'eccezione al generale divieto per gli impianti solari fotovoltaici con moduli collocati a terra in aree agricole di accedere agli incentivi statali; in particolare, il divieto di accesso agli incentivi non si applica, a date condizioni specificate in sede referente, agli impianti agrovoltaici che adottino soluzioni integrative con monitoraggio verticale dei moduli.
Inoltre, il comma 7-bis, inserito anch'esso in sede referente, dispone che per la costruzione e l'esercizio di impianti fotovoltaici, nonché delle opere connesse indispensabili alla costruzione e all'esercizio di tali impianti all'interno delle aree dei siti di interesse nazionale, in aree interessate da impianti industriali per la produzione di energia da fonti convenzionali ovvero in aree classificate come industriali, le soglie per la verifica di assoggettabilità alla VIA si intendono elevate a 10 megawatt.
Ho citato questi articoli soltanto per mettere in luce un concetto, cioè che il nostro è un Paese con determinate caratteristiche territoriali per cui l'installazione di impianti per le rinnovabili deve tener conto della complessità di allocazione dei sedimi, gravati da vincoli, soggetti a rischi idrogeologici e collocati in zone di insediamento urbanistico; quindi, la selezione dei siti in cui si possono realizzare questi impianti appare particolarmente complessa e deve tener conto anche delle caratteristiche vocazioni agricole nel nostro Paese. Pertanto, questi commi cercano di sviluppare questa parte, offrendo un quadro più chiaro delle autorizzazioni e della possibilità di intervento per incentivare, tenendo conto dell'ordinamento e delle complessità suddette, l'intervento sulle rinnovabili.
L'articolo 32 modifica ed integra la disciplina dell'autorizzazione unica per gli impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, per introdurre altre semplificazioni per le opere di modifica che comportino un incremento contenuto della potenza, il repowering. Noi abbiamo una scorta di impianti importanti per le rinnovabili, ma ci dobbiamo porre anche il problema di semplificare le procedure per potenziarne la capacità di produzione energetica. L'articolo 32, quindi, interviene su questo: gli impianti fotovoltaici ed idroelettrici, in particolare, che non comportino variazioni delle dimensioni dell'area e delle opere connesse, sono qualificabili come modifiche non sostanziali e sottoposti alla comunicazione al comune, anche se consistenti nella modifica della soluzione tecnologica utilizzata e a prescindere dalla potenza elettrica risultante a seguito dell'intervento.
In sede referente, è stato poi introdotto l'articolo 32-bis, che reca modifiche alle linee guida per l'autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili, per assoggettare al regime dell'attività di edilizia libera gli impianti idroelettrici e geotermoelettrici aventi una capacità di generazione non superiore a 500 chilowatt di potenza di concessione.
Passiamo all'articolo 33, quello che riguarda il superbonus, su cui c'è stata una importante discussione nella Commissione e anche un confronto molto positivo e produttivo con il Governo, che ha portato ad un'integrazione con un emendamento che ha riformulato diversi emendamenti già presentati in fascicolo durante la fase preliminare della discussione. Anche per interventi volti all'eliminazione delle barriere architettoniche, eseguiti congiuntamente agli interventi antisismici, si estende, già nella proposta del decreto originaria, alle organizzazioni non lucrative di utilità sociale la possibilità di avvalersi dell'agevolazione fiscale per gli interventi realizzati su immobili rientranti nelle categorie catastali B1, B2 e D4 - ospedali, case di cura e conventi - e se ne determinano i limiti di spesa per le singole unità immobiliari. Inoltre, l'articolo chiarisce che tali interventi possono fruire della detrazione a condizione che i soggetti beneficiari svolgano attività di prestazione di servizi sociosanitari e assistenziali.
In sede referente, poi, l'articolo 33-bis ha aggiunto alcune norme che riconoscono la detrazione al 100 per cento per alcuni interventi di efficienza energetica e di misure antisismiche e, nello specifico, su alcuni requisiti tecnici che consentono l'accesso alle detrazioni previste sulle violazioni meramente formali riscontrate negli interventi effettuati, sulla tempistica relativa all'acquisto degli immobili. Un passaggio importante e delicato per le caratteristiche del nostro Paese.
Molti comuni non sempre prevedono o verificano una perfetta coincidenza tra gli immobili esistenti, le messe in opera e le autorizzazioni originariamente concesse che avrebbero potuto impedire il vigoroso avvio, diciamo, delle misure previste nella norma.
L'articolo 34 riguarda l'end of waste, cioè riguarda sostanzialmente quella parte del codice dell'ambiente che tratta la materia della cessazione della qualifica di rifiuto per quanto concerne una parte importante della azione sull'economia circolare. Per razionalizzare e semplificare l'iter procedurale, prevede che il rilascio dell'autorizzazione avvenga previo un parere obbligatorio e vincolante dell'ISPRA e dell'agenzia regionale di protezione ambientale territorialmente competente. Questo è un punto importante, che riguarda una norma transitoria, di fatto, in vista dell'emanazione dei “decreti end of waste” del Ministero dell'Ambiente che, peraltro, stanno andando avanti, che serve a velocizzare le procedure e a collegare meglio l'azione dello Stato centrale con quella delle regioni attraverso l'utilizzo del Sistema nazionale di protezione ambientale, in fase sia di verifica delle autorizzazioni sia di controllo.
L'articolo 35 dispone misure relative alla gestione dei rifiuti per quanto riguarda l'esclusione delle ceneri vulcaniche riutilizzate in sostituzione di materie prime.
Con l'articolo 36 entriamo nel campo della tutela del suolo dal rischio idraulico e del dissesto idrogeologico. L'articolo 36, già presente nel decreto, esclude dall'autorizzazione idraulica e dall'autorizzazione per il vincolo idrogeologico le attività di manutenzione straordinaria e ripristino delle opere di sistemazione idraulica forestale; quindi, velocizza opere piccole e medie di manutenzione dei bacini in aree soprattutto montane e collinari ad alto rischio idrogeologico e di frana.
In sede referente, è stato poi introdotto il più organico articolo 36-bis, che reca misure di semplificazione e accelerazione per il contrasto al dissesto idrogeologico e che, sostanzialmente, fotografa, raccoglie e dettaglia, nello specifico della materia, la filosofia complessiva del decreto in materia di poteri sostitutivi, di accelerazione di procedure per il rilascio delle autorizzazioni ambientali, in materia di abbreviazione dei tempi per gli espropri e, soprattutto, di rafforzamento delle unità tecniche presso le autorità regionali titolari degli interventi e presso le autorità di bacino distrettuale.
Passiamo, quindi, alla parte che riguarda le opere pubbliche e le infrastrutture, dall'articolo 44 all'articolo 53. L'articolo 44 dispone semplificazioni procedurali in materia di opere pubbliche di particolare complessità e di rilevante impatto. C'è un elenco di opere, in un allegato dell'articolo - che non leggo perché posso rimandare tranquillamente al testo -, che sono soggette alle procedure speciali previste dal provvedimento per quanto riguarda gli interventi sulle grandi infrastrutture nazionali. L'articolo 44, infatti, individua una procedura speciale, all'interno della quale il Consiglio superiore dei lavori pubblici assume un ruolo di particolare centralità e, al fine di garantire tempi certi di conclusione dei relativi procedimenti autorizzativi, si dispone una sensibile riduzione dei tempi per le espressioni, da parte dei soggetti coinvolti, dei diversi pareri previsti. A questo scopo, il Consiglio superiore dei lavori pubblici si dota di un comitato speciale. A questo scopo, l'articolo 46 regola meglio e semplifica le procedure per il dibattito pubblico e per il confronto territoriale sulle grandi opere.
Poi si passa a tutta la parte, dall'articolo 47 in poi, che regola le modifiche per i contratti pubblici, cioè per il codice degli appalti che, come sappiamo, sarà anche materia di un organico intervento, in legge delega, da parte del Governo, già nelle prossime settimane. Già in questo provvedimento, tuttavia, alcuni articoli intervengono in materia, in particolare per il PNRR. L'articolo 47 ha lo scopo di perseguire finalità relative alle pari opportunità, sia generazionali sia di genere, di promuovere l'inclusione lavorativa delle persone disabili, l'adempimento di specifici obblighi anche assunzionali, nonché l'eventuale assegnazione di un punteggio aggiuntivo all'offerente e al candidato che rispettino determinati requisiti nell'ambito delle procedure delle gare relative agli interventi e agli investimenti pubblici finanziati, in tutto o in parte, dal PNRR. Questa è una norma importante dal punto di vista dei riflessi sul mondo del lavoro.
L'articolo 47-ter in sede referente ha integrato, migliorato e specificato la norma, soprattutto per quanto riguarda i termini a decorrere dai quali scatta l'obbligo, per i titolari di concessioni già in essere alla data di entrata in vigore del codice dei contratti pubblici, di affidare, mediante procedure ad evidenza pubblica, una quota pari all'80 per cento dei contratti di lavori e servizi. Quindi, una proroga di un anno.
L'articolo 49 tratta, in particolare, la disciplina del subappalto, garantendo in particolare - va citato questo aspetto - le stesse modalità di trattamento dei lavoratori per le opere svolte in regime di subappalto, rispetto a quelle degli appaltatori principali.
PRESIDENTE. Onorevole Morassut, forse vuole consegnare il testo del suo intervento, avendo esaurito il suo tempo?
ROBERTO MORASSUT, Relatore per la VIII Commissione. Sì, Presidente. Conclusa questa parte, volevo arrivare all'articolo 54.
PRESIDENTE. Ha superato il tempo a sua disposizione.
ROBERTO MORASSUT, Relatore per la VIII Commissione. Benissimo, allora lasciamo agli atti il riferimento agli articoli restanti, che sono facilmente reperibili nella relazione e nei testi normativi allegati.
PRESIDENTE. Va bene. Allora autorizzo, sia lei, che l'onorevole Calabria, a consegnare il testo dei vostri interventi anche con la parte conclusiva.
Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, che si riserva di intervenire nel prosieguo della discussione.
È iscritta a parlare la collega Muroni. Ne ha facoltà.
ROSSELLA MURONI (MISTO-FE-FDV). Grazie, Presidente. Questo “DL Semplificazioni” ha il sapore delle occasioni mancate. Io non vi parlerò delle cose sbagliate - dal mio punto di vista, naturalmente - che ci sono dentro, però vorrei fare un ragionamento generale sulla cultura e sulla visione che si nasconde, a mio parere, dietro questo provvedimento, ossia l'idea che l'obiettivo è semplificare le grandi opere, anche quelle con impatti molto rilevanti, invece di riformare la pubblica amministrazione e tenere il sistema delle regole proprio su quelle opere che, dal punto di vista ambientale, sono sicuramente più impattanti.
Io ricordo che quest'anno sono passati vent'anni dal varo della “legge Obiettivo” e solo il 10 per cento delle opere previste dalla “legge Obiettivo” è stata realizzata, mentre una grande opera come la Torino-Milano-Napoli-Salerno non ha avuto bisogno di deroghe e di proroghe. Questa è la storia del nostro Paese, questo decreto va in continuità con una logica e una cultura che io ritengo continuino ad essere fallimentari, ma su cui questo Parlamento e i Governi si accaniscono.
Io non vi parlerò di quelli che definisco “orridi allegati”, degli allegati 1-bis e 4. Sull'allegato 1-bis ho provato ad intervenire per spiegare che le infrastrutture, che si riteneva di dover semplificare nelle procedure, non potevano essere quelle che andavano contro un principio cardine del Piano nazionale di ripresa e resilienza e della visione che si è data l'Europa, del do no significant harm: non potevamo facilitare le procedure per realizzare quegli impianti e quelle infrastrutture, che appunto non rispettano quel principio.
Sull'allegato 4, ci sono stati anche dei blitz per inserire opere che, con il PNRR, non c'entrano niente: penso alla vicenda, ormai ridicola, del Ponte sullo Stretto di Messina: fortunatamente, quell'emendamento non è stato votato, ma solo per mancanza di tempo, secondo me, non perché ci fosse su questo un minimo imbarazzo o la consapevolezza che questo provvedimento non c'entrava niente con un'opera che io ritengo assolutamente inutile e dannosa per questo Paese.
Un altro blitz si è provato a fare per elevare i limiti sull'inquinamento elettromagnetico. Ma come si fa a pensare che un “decreto Semplificazioni” possa, con un blitz emendativo, risolvere una questione di informazione, di diritto alla salute, di precauzione e di condivisione? Si salta tutto, si fa passare l'emendamento e si decide che, se non sappiamo garantire la salute dei cittadini rispetto all'inquinamento elettromagnetico, basta alzare i limiti. Credo che, a proposito di logiche, nel “decreto Semplificazioni” non si sia dato il meglio di noi. L'esperienza ci dice che, solo dimostrando l'utilità delle opere, facendo progetti di qualità, dialogando con territori e istituzioni e avendo massima cura della concorrenza e della trasparenza, si è arrivati a realizzare le opere che servono al nostro Paese e di cui ora - sono assolutamente d'accordo - noi abbiamo assolutamente bisogno. Credo che, nel “decreto Semplificazioni” questa consapevolezza non ci sia.
Vorrei cogliere questa occasione per tornare su un emendamento che ha fatto molta polemica in questi giorni, definito un affronto al Ministro della Transizione ecologica. Io ringrazio il collega Zolezzi, che ha fatto passare un emendamento, in cui semplicemente il Parlamento ristabilisce un ruolo che gli è proprio, quello delle Commissioni: le Commissioni riunite possono decidere di rimettere in discussione le opere che il Ministero ha individuato come prioritarie. Non è un'offesa per nessuno: ognuno svolge il proprio ruolo, previsto peraltro dalla Costituzione. Ieri, ho sentito che il Ministro Cingolani diceva che non era un problema di affronto, ma che, insomma, lui quell'emendamento non l'aveva mai visto e se ne poteva parlare: noi ne abbiamo parlato per settimane in Commissione, ma evidentemente c'è stato un problema di comunicazione. Ma quello che non mi convince dell'impostazione che il Ministero della Transizione ecologica e il Ministro Cingolani stanno dando a questa vicenda, che ci dovrebbe portare nel futuro, a rispondere agli obiettivi che ci siamo dati a livello comunitario - e che ritroviamo nel “DL Semplificazioni” -, è l'idea della paura. Guardate, la sfida del Fit for 55 è una sfida di coraggio, di visione, di prospettiva e noi non ci possiamo permettere un Ministero e un Ministro che hanno paura del cambiamento. Il Ministero, Ministro, deve guidare il cambiamento, deve portarci assolutamente e in maniera convinta verso quegli obiettivi, garantendo naturalmente quella che abbiamo chiamato la Just Transition, cioè il fatto che nessuno rimanga indietro. Ma il compito non è agitare la paura, il compito è assicurare quella transizione che garantisca, per esempio, alle imprese di riconvertirsi e di fare economia. Ma, per fare questo, c'è bisogno di conoscere i talenti di questo Paese ed è qui di nuovo che il “DL Semplificazioni” non risponde a questa conoscenza, perché noi, nel “decreto Semplificazioni”, ad esempio, trascuriamo delle cose in riferimento alle quali il nostro Paese davvero potrebbe essere competitivo a livello internazionale e a livello europeo; quelle andavano semplificate e ci tornerò più tardi. Ecco, la cultura della paura scatena la conservazione più nera, il primo e più potente partito in questo Paese: c'è chi parla di “Ministero della finzione ecologica”, io parlerei di “Ministero della conservazione ecologica” - tutto cambia, perché nulla cambi -, per cui anche nel “decreto Semplificazioni” si vede che, alla fine, questa energia di transizione, che è il gas, ci si vorrebbe tantissimo e potentemente ancorare a questa energia di transizione, ma se facciamo quel tipo di investimenti, con quei volumi e con quelle regole, vuol dire che, ancorati al gas, noi ci vogliamo rimanere per i prossimi trenta o quarant'anni. E - scusate - com'è compatibile questo con gli obiettivi che stiamo dicendo all'Unione europea di condividere? Ecco, la politica per me è scelta, è coraggio ed è proprio questo - come dicevo - che non mi convince nel “decreto Semplificazioni”, la mancanza di coraggio. Noi, sulle rinnovabili, abbiamo un obiettivo: 7 gigawatt all'anno; noi ne installiamo attualmente 0,8. Capite quanto siamo lontani dall'obiettivo che assolutamente dobbiamo realizzare? Sugli end of waste, sull'economia circolare, noi abbiamo competenze, brevetti, imprese, esperienze, ma perché non gli dobbiamo facilitare la vita? Perché continuiamo a produrre norme che si sovrappongono e che cambiano le regole? Ma quali dovrebbero essere gli imprenditori che sono in grado di stare dietro ad un sistema che cambia in continuazione e che non garantisce un quadro generale stabile di regole? Come si fa a fare impresa in questo Paese? Come fa la green economy a sopravvivere in questo Paese? Sulle rinnovabili, vorrei dire una cosa: del MiTE, del Ministero della Transizione ecologica ho detto, ma il problema delle rinnovabili in questo Paese - lo dico con grande rispetto - si chiama Ministero della Cultura; non si tutela il paesaggio, non si tutela l'ambiente dicendo “no” a qualsiasi cosa, dicendo “no” ad emendamenti di buon senso. Se noi dobbiamo raggiungere 7 gigawatt all'anno, bisogna che noi mettiamo i pannelli, in maniera compatibile e in modo che non siano visibili, su edifici non vincolati, ma anche nei centri, nei centri storici; non bisogna aver paura del cambiamento. Direi che, siccome le associazioni e i cittadini che si mobilitano sono sempre accusati di NIMBY, di non volere il cambiamento, qui siamo, signori, di fronte a un fenomeno di “NIMBY dei Ministeri” che sta andando completamente fuori controllo. Direi che qualcuno ci deve mettere mano per garantire che questo cambiamento non possa essere bloccato dai funzionari e da una cultura che pervade i Ministeri italiani. Del MiTE e del MiC ho detto. Peraltro, il MiC ha impedito anche interventi sul fronte dei servizi selvicolturali. Cioè, noi siamo un Paese a rischio idrogeologico, dove ci sono le frane, dove ci sono gli incendi, e dal Ministero della Cultura non ci si spiega perché non possiamo fare una cosa che semplifica la gestione forestale di questo Paese, come se al MiPAAF ci fossero dei pericolosi tagliatori di alberi che si aggirano e vogliono fare strage della nostra biodiversità. C'è qualcosa che non va!
Del MiTE e del MiC ho detto. Sul MEF taccio, anzi non taccio. Emendamenti assolutamente non onerosi bloccati senza nessuna spiegazione, senza nessuna spiegazione! I parlamentari non hanno avuto spiegazioni sul perché il MEF bloccasse delle cose di buon senso. Non solo, ma, come ha denunciato il collega Magi, in un'occasione, in ordine al registro digitale delle firme per il referendum, si è preso un emendamento, si è provato a bloccarlo fino alla fine e poi si è riformulato; un emendamento, in cui si diceva che ci si poteva dotare di firma elettronica per la raccolta delle firme del referendum, diventava solo per i disabili e con un sistema che prevedeva la spesa di 400.000 euro. Quindi, un emendamento di buonsenso e di civiltà tornava indietro, oneroso e discriminatorio. Lì ci siamo opposti e abbiamo fatto la nostra funzione di parlamentari. Il collega Magi ci ha spiegato e noi abbiamo votato l'emendamento così come era stato presentato. Questa è stata clamorosa, ma ce ne sono stati tantissimi di questi casi. Io ringrazio i relatori per il ruolo che hanno svolto, il ruolo della sottosegretaria. Io sono consapevole che grazie all'onorevole Morassut sono passati anche tanti emendamenti preziosi che aiuteranno la transizione in questo Paese. Però, si poteva fare veramente tanto, tanto di più. Io credo che questo “decreto Semplificazioni” denunci proprio una mancanza di visione. Guardate, ieri abbiamo approvato, tutti insieme, una norma sugli istituti tecnici. Questo Paese ha bisogno di collegare i fili, ha bisogno di riconoscere che devi occuparti di formazione professionale, di cultura, di nuove competenze, che la pubblica amministrazione va riformata non con le deroghe e le proroghe ma inserendo, per esempio, nuove competenze che mettano nelle condizioni la pubblica amministrazione, ma anche il MEF e anche il MiC, di capire che nel 2021, in piena crisi climatica, in piena crisi pandemica, le risposte non possono essere queste. Questo è un provvedimento che io ritengo più inutile che dannoso, lo dico sinceramente. Abbiamo provato tanto lavorandoci su. Io davvero vorrei ringraziare tutti i colleghi con cui qualcosa abbiamo portato a casa, ma io ritengo non abbastanza. C'è chi pensa che bisogna stare all'opposizione di questo Governo. Noi di Facciamo-Eco siamo un piccolo gruppo di persone libere, consapevoli delle proprie forze, ma convinte che le istanze che rappresentiamo qui dentro, così come altri, quali ecologia, cultura e innovazione, sarebbero ancora più deboli senza di noi. Dipende, come sempre, se vuoi essere il sintomo di un problema o vuoi aspirare a essere parte della cura; dipende se vuoi limitarti a fischiare l'arbitro o vuoi provare a giocare un pezzo della partita. C'è sempre tempo per uscire dal campo, ma non senza averci provato.
Giocare la partita con coraggio e consapevolezza dei propri talenti e delle proprie potenzialità: questo deve fare anche il nostro Paese in Europa, portando provvedimenti di accompagnamento al Piano nazionale di ripresa e resilienza all'altezza della sfida, capendo qual è l'obiettivo, qual è l'assoluta urgenza di accompagnare questo Paese verso il futuro, dimostrando di essere all'altezza dei tempi e della sfida, dei tempi del COVID e della sfida del climate change. Questo “DL Semplificazioni”, tornando in campo, mi sembra un pallone bucato, un'occasione mancata.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Vitiello. Ne ha facoltà.
CATELLO VITIELLO (IV). Grazie, Presidente. Onorevole sottosegretaria, onorevoli colleghi, il provvedimento oggi sottoposto a esame è il disegno di legge relativo alla conversione in legge del “decreto Semplificazioni”, emanato il 31 maggio 2021 dal Governo Draghi.
È opportuno rilevare, in via preliminare, come questo decreto rivesta particolare importanza rispetto alla delicata emergenza sociale, sanitaria, e soprattutto economica, che il nostro Paese si appresta ad affrontare. Infatti, il “decreto Semplificazioni” ha principalmente finalità attuative rispetto alle esigenze di semplificazione e di agevolazione della realizzazione dei traguardi e degli obiettivi stabiliti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, valutato positivamente dalla Commissione europea. Inoltre, esso costituisce un chiaro sistema di controllo volto ad assicurare che l'attuazione da parte delle amministrazioni centrali, regionali e locali delle misure incluse nel citato PNRR si realizzi in maniera efficace e tempestiva. Si tratta di un sistema a più livelli, in cui sono individuati gli organi deputati al monitoraggio e all'attuazione del Piano e le loro competenze, che definisce azioni pertinenti, definite in appositi atti giuridici, volte a rafforzare le capacità amministrative e a semplificare le procedure amministrative, perché, vedete colleghi e Presidente, non è un caso se il decreto in esame è denominato “decreto Semplificazioni”. Stasera, per una strana coincidenza, Alfonso Celotto, professore di diritto costituzionale dell'Università Roma Tre, che tutti conoscono in quest'Aula anche per le sue comparsate e per spiegare il diritto costituzionale in maniera semplificata ai cittadini, presenterà il suo ultimo libro, intitolato È nato prima l'uomo o la carta bollata?. Si tratta di un pamphlet in cui, in modo ironico, si narrano le disavventure di cittadini fagocitati dalla burocrazia italiana. Alla Rivoluzione francese, infatti, dobbiamo il modello di un'amministrazione fondata sul primato della legge, che ne definisce tempi, modi, forme e obiettivi, ma che, col passare del tempo, da garanzia, si è trasformata in un impedimento, rendendo cavilloso il rapporto fra cittadino e pubblica amministrazione. È evidente che questo stato delle cose risulta incompatibile con il momento storico che viviamo, un momento di emergenza vera, in cui i cittadini hanno bisogno di strumenti per contribuire, in modo rapido e semplice, alla ripartenza, quella ripartenza ben disciplinata dal Piano di cui sopra e in tal senso che si dirige questo “decreto Semplificazioni”.
In sede di conversione, davanti alle Commissioni affari costituzionali e ambiente il nostro obiettivo è stato quello di rendere più agevole il quadro normativo di riferimento dell'attuazione del decreto attraverso una serie di emendamenti di importanza strategica, che potranno avere un peso determinante rispetto agli interventi di semplificazione e di agevolazione previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. È stata prevista una semplificazione procedurale relativa al procedimento autorizzatorio per le varianti di progetti che rispettino il principio di non arrecare un danno significativo, che assurge a rango di principio guida di tutti gli interventi del Piano. Grande importanza è stata riconosciuta anche al settore dell'efficienza energetica e della transizione verde, in generale. Gli impianti di accumulo elettrochimico, connessi a impianti di produzione di energia elettrica e alimentati da fonti rinnovabili, sono stati qualificati come modifiche non sostanziali agli impianti e, di conseguenza, soggetti a una procedura autorizzativa semplificata, garantendo così un approccio neutrale, a parità di capacità del sistema di accumulo, in termini di tipologia di configurazione. Inoltre, è stato eliminato il limite dei 10 megawatt di potenza degli impianti fotovoltaici in zone a destinazione industriale, elevandolo contestualmente a 20 megawatt. Allo stesso modo, è stato previsto l'aumento della potenza degli impianti alimentati a biogas da 250 a 300 chilowatt. Riconoscendo l'importanza della filiera di produzione dei biogas ai fini della sostituzione dei combustibili e dei carburanti di origine fossile nonché la necessità di valorizzazione della stessa, abbiamo chiarito quali sottoprodotti possono essere utilizzati per la produzione di biocarburanti, in coerenza con le linee di indirizzo indicate nella direttiva europea RED II, al fine di superare i ritardi che si sono verificati nell'avvio di iniziative imprenditoriali afferenti al settore agroindustriale derivanti dalla difficoltà di individuare la corretta natura formale delle biomasse impiegabili negli impianti di produzione. In un periodo in cui è necessario rafforzare la tutela delle forme occupazionali, abbiamo ottenuto il riconoscimento, a partire dal 2022, della qualifica professionale di installatore e manutentore di caldaie, sistemi fotovoltaici e simili, fra quelle che possono essere inserite nelle visure camerali delle camere di commercio competenti per territorio al rilascio del suddetto titolo.
Ancora, è stata svolta e approvata l'attività di interpretazione del termine “rifiuto simile”: infatti, allineandoci a una direttiva europea del 2018, si considerano rifiuti urbani solo quelli prodotti dalle utenze domestiche, ai quali si aggiungono, solo ai fini del calcolo degli obiettivi di riciclo, quelli provenienti da altre fonti e che sono simili, per composizione, ai rifiuti domestici.
In materia, poi, di transizione digitale, si consente agli operatori l'accesso nei domicili privati degli utenti di servizi di comunicazione elettronica per svolgere interventi di adeguamento tecnologico della rete di accesso. Ancora, nell'ottica del miglioramento della connessione, si prevede l'installazione di reti e impianti di fibra ottica in infrastrutture specificatamente individuate dalle amministrazioni, nonché la realizzazione degli stessi sin dalla progettazione di nuovi edifici residenziali.
Inoltre, relativamente ai contratti pubblici, è stata riconosciuta alle stazioni appaltanti la possibilità di prevedere criteri premiali per le piccole e medie imprese ai fini della valutazione dell'offerta dei contratti pubblici.
Grande impegno, poi, è stato profuso dal gruppo parlamentare di Italia Viva sulle disposizioni relative al tema della detrazione fiscale per il cosiddetto superbonus 110 per cento. Difatti, sono state semplificate le norme che regolano gli interventi agevolati dal superbonus, in particolare con riferimento alle norme in materia di distanze e altezze a seguito di cappotto termico e cordolo sismico e a quelle relative alle violazioni formali, che non saranno più considerate come pregiudizievoli delle relative agevolazioni.
Inoltre, si prevede che, in caso di acquisto di immobili oggetto degli interventi previsti dal superbonus, il termine per il trasferimento della residenza ai fini del bonus prima casa sia di 30 mesi, anziché di 18. Analogo aumento è stato riconosciuto per il termine per l'alienazione dell'immobile demolito e ricostruito a seguito di evento sismico che abbia beneficiato delle relative agevolazioni fiscali ai fini della cedibilità delle detrazioni dell'acquirente. Infine, si prevede che, nelle comunicazioni asseverate di inizio dei lavori, le cosiddette CILA, relative a interventi di edilizia libera sia riportata unicamente la descrizione dell'intervento.
Il “decreto Semplificazioni” diventa, quindi, fondamentale per intervenire nei settori di maggiore impatto sulla vita del Paese, avendo come obiettivo, appunto, quello di semplificare e agevolare i passaggi burocratici che, per lungo tempo, hanno rallentato lo svolgimento delle procedure amministrative e, di conseguenza, la crescita del Paese. Un testo, per sua stessa natura, fortemente legato agli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che si propone di conseguire con efficacia e tempestività.
Il lavoro svolto dal nostro gruppo e della maggioranza di Governo è stato fondamentale per garantire ciò di cui l'Italia, oggi più che mai, ha bisogno: procedure snelle e immediate che, anche, grazie ai fondi del PNRR e ai Fondi complementari, consentano una rapida ripresa del Paese dalla crisi che sta attraversando; procedure semplificate che, sono sicuro, saranno necessarie ancora una volta usciti dall'attuale situazione di crisi, per rendere l'Italia un Paese tecnologico, ecologico e all'avanguardia. Il “decreto Semplificazioni” è, infatti, espressione concreta di queste necessità, motivo per il quale mi auguro che il presente disegno di legge trovi una rapida approvazione in quest'Aula e al Senato, per garantire ai cittadini, alle imprese, alle pubbliche amministrazioni e a tutti coloro che sono stati colpiti in qualsiasi forma dall'emergenza Coronavirus una nuova linfa vitale.
Questa nuova impostazione di pubblica amministrazione, snella, semplificata, efficiente non deve limitarsi alle misure previste per far fronte all'emergenza sanitaria, ma, al contrario, deve diventare un modello virtuoso per rendere finalmente snella la nostra burocrazia, per tornare ad essere garanzia e non impedimento, traducendosi in un incentivo agli investimenti e, complessivamente, in un miglioramento dei rapporti tra cittadino e pubblica amministrazione.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Ceccanti. Ne ha facoltà.
STEFANO CECCANTI (PD). Grazie, Presidente. Non è stato un lavoro facile per nessuno, come non lo è quando arrivano testi di decreti molto, molto lunghi. Per questo sarebbe sempre preferibile poter lavorare su testi più delimitati, quando è possibile, perché ne guadagna la serenità, la calma e la prevedibilità delle decisioni di ciascuno di noi, però, posto questo, io penso che dobbiamo dichiararci tutti ampiamente soddisfatti del lavoro svolto, nelle condizioni date.
Soprattutto, non si può dire che il ruolo del Parlamento è stato di mera ratifica perché si tratta della conversione di un decreto, lo dice già il primo indicatore quantitativo. Noi siamo partiti da 67 articoli e siamo arrivati a 120, quindi dobbiamo obiettivamente dire che il lavoro dei parlamentari c'è stato ed è stato molto importante. Ma, fin qui, l'indicatore quantitativo è sempre molto rozzo, per cui dobbiamo scendere agli aspetti qualitativi per accennare rapidamente ai più importanti.
Io penso che i due complessivamente più importanti e di sistema siano, anzitutto, l'intervento sull'articolo 1, non l'articolo 1 del decreto, ma l'articolo 1 del disegno di legge, con la norma di conversione. Lo dico anche ai fini di chi ci segue e cerca di consultare gli atti parlamentari: lo trovate alle pagine 44 e 45 del testo, trovate un arricchimento dell'articolo 1 per un emendamento molto ampio che è stato voluto, in origine, dal gruppo del PD, ma che ha trovato il consenso di tutti e che, in sostanza, struttura tre interventi di regia sul PNRR.
Anzitutto, costruisce una serie di obblighi per il Governo. Il Governo fornisce alle Commissioni parlamentari competenti le informazioni e i documenti utili per esercitare il controllo sul PNRR, ma gli fornisce anche i dati, gli atti le informazioni e i documenti necessari allo svolgimento dei compiti, anche al fine di prevenire, di rilevare e di correggere eventuali criticità sull'attuazione e, comunque, trasmette anche alle Commissioni parlamentari competenti gli atti inviati agli organi dell'Unione europea relativamente all'attuazione del PNRR. Dopodiché, passato questo primo pezzo in cui ci sono i vincoli per il Governo, c'è un secondo pezzo di autovincolo che ci siamo dati sul lavoro delle Commissioni parlamentari, con alcune norme che cercano di rendere il controllo più efficiente e trasparente. Infine, il terzo aspetto; si punta a una collaborazione molto stretta tra le due Camere, in modo tale che il lavoro, anche informativo, non veda dei doppioni, ma possa funzionare in modo sinergico.
Quindi, da questo primo articolo del disegno di legge si ricava un'idea importante di controllo parlamentare, non c'è un rapporto a somma zero tra il Parlamento e il Governo. Il Parlamento non ha chiesto di cogestire PNRR: il PNRR è gestito dalle autorità di Governo, ai vari livelli di Governo, ma serve che ci sia un Parlamento forte, interlocutore e controllore, perché dove c'è più trasparenza c'è anche più facilità nell'attuare questo Piano ambizioso; dove c'è, invece, oscurità, spesso a causa delle dinamiche autoreferenziali, le dinamiche si perdono, non si riesce a lavorare bene. Quindi, ognuno nel proprio ambito, Parlamento e Governo sono costruiti come organo che gestisce e controlla in maniera efficace.
Poi abbiamo anche alcune importanti correzioni all'articolo 2, che riguardano le modalità di funzionamento della cabina di regia, che derivano dal lavoro comune fatto con i colleghi del Comitato per la legislazione, nel parere unanime che abbiamo rilasciato.
Mi sembra, poi, importante sottolineare anche l'articolo 8-bis, che è stato introdotto e che fa seguito a un'iniziativa che mi ero assunto come presidente del Comitato per la legislazione, insieme al collega Brescia, in quanto presidente della Commissione affari costituzionali, per monitorare meglio l'attuazione di provvedimenti attuativi, che è un nodo classico che precede il problema del PNRR. Quanti decreti attuativi abbiamo visto annunciati in provvedimenti che, poi, non hanno visto la luce, di cui ci si è scordati semplicemente con un effetto annuncio. E, soprattutto, si introduce un obbligo di trasmissione alle Camere delle relazioni periodiche sullo stato di attuazione dei provvedimenti attuativi, su cui il Governo sta, comunque, già ben lavorando.
Questi sono i due passaggi chiave. Al di là dell'articolo 2, con le correzioni sulla cabina di regia, direi che l'articolo 1 del disegno di legge con il controllo parlamentare e l'articolo 8-bis sui decreti attuativi sono il contributo maggiore che abbiamo dato, come gruppi vari, non solo della maggioranza, ma anche con il contributo di alcuni colleghi dell'opposizione, che è stato significativo, per avere, nella gestione del PNRR, un equilibrio tra le istituzioni.
Molto spesso c'è, poi, il dubbio che il Parlamento, quando interviene ed emenda, complichi le cose, che sia solo il Governo che fa cose semplici e il Parlamento le complica. In questo caso sarebbe stato paradossale trattandosi di un decreto semplificazione. Ora, non che questo sospetto sia stato del tutto infondato per il passato, è accaduto, in passato, che molto spesso ci siano stati emendamenti incoerenti, e così via. Qui, però, se li andiamo a vedere, i principali interventi sono di semplificazione ulteriore. Faccio solo un breve elenco: l'articolo 24-bis, che assoggetta ad autorizzazione unica regionale interventi di costruzione e modifica di strutture ricettive, nonché le opere connesse alle infrastrutture indispensabili alle strutture stesse; l'articolo 31-bis, che prevede misure per agevolare il riconoscimento della qualifica di biocarburante avanzato per gli impianti di biogas nell'ambito della produzione di biometano; l'articolo 31-ter, che favorisce la promozione dell'economia circolare nella filiera del biogas; l'articolo 33-bis, che rivede la disciplina del superbonus, al fine di agevolarne la fruizione rendendo, ad esempio, non rilevanti le violazioni della disciplina meramente formali, come ha già detto prima il relatore Morassut. Di grande rilievo, infine, in termini di diritti politici, anche la modifica all'articolo 38-bis, su cui si è battuto, in particolare, il collega Magi, che consente di sottoscrivere i referendum popolari con firma elettronica qualificata, così come le altre misure che potenziano l'amministrazione digitale e tutto ciò che favorisce una fruizione, con strumenti moderni, di diritti politici, al di là di chi concretamente, poi, delle varie forze politiche e sociali se ne potrà servire; in un caso o in un altro, è una crescita complessiva per la nostra qualità civile e politica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Bond. Ne ha facoltà.
DARIO BOND (FI). Grazie, Presidente. Intanto, devo ringraziare la Commissione, che ha lavorato tanto - io non sono andato sempre - con tante giornate e con tanta buona volontà. È entrato un provvedimento che aveva una sua fisionomia, ne è uscito un altro, rafforzato su alcune parti e su altre, che dirò, un po' meno presente, un po' meno rafforzato e anche, soprattutto, un po' meno rispondente alla realtà. Però, il lavoro è stato fatto bene. Devo ringraziare anche il mio capogruppo in Commissione, l'onorevole Cortelazzo e i relatori Morassut e Calabria, sempre presenti, il presidente della Commissione ambiente e il responsabile del Governo.
All'inizio mi concentrerò su due parti: dissesto idrogeologico ed economia circolare delle foreste e fotovoltaico, agrovoltaico in generale. A questo provvedimento mi sono avvicinato soprattutto per la preoccupazione che ho avuto, specialmente in campo agricolo, nell'applicazione del fotovoltaico, chiamato agrovoltaico, ma dirò le mie ragioni in seguito. Inizio con una disamina molto semplice del provvedimento. Reputo che nessun intervento lo ha citato, però, la famosa cabina di regia - e guardo il responsabile del Governo- che è prevista dall'articolo 2 di questo provvedimento, è uno strumento molto importante. Il tavolo tecnico e la segreteria tecnica, che hanno sede presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, sono altrettanto importanti. Perché dico questo? Perché nell'applicazione e nella realizzazione dei punti che riguarderanno proprio la realizzazione del PNRR, noi avremo una serie di conflitti, di situazioni particolari, di ostacoli, ma anche di blocchi che provengono dal territorio, dalle regioni, dalle province e dagli enti locali, anche dai privati che, probabilmente, non riescono a dare delle interpretazioni; la cabina di regia, se fatta bene, assieme al tavolo tecnico e alla segreteria tecnica dovrebbe dare delle risposte ed interagire. Se non funziona quello strumento lì, noi il PNRR 2026 lo faremo a pezzettini, lo faremo in maniera scarsa, molto limitata. Se, invece, funziona quel cervello operativo, probabilmente riusciremo ad avere delle grandi soddisfazioni su tutti i territori
Attenzione, questo provvedimento è così importante che volutamente dimentica, per una serie di poteri e di rapporti di potere, i rapporti che ci sono tra Stato centrale ed enti locali in generale: regioni, province e comuni. Quindi, avere una sorta di collegamento ufficiale che ti trasmette una serie di input e anche di volontà dei Ministeri, soprattutto il Ministero per i Beni e le attività culturali in generale e le sovrintendenze, ti dà la possibilità di andare avanti, e probabilmente diventa poi più facile realizzare le questioni.
Un passaggio che vorrei citare è l'interpello ambientale. Ecco, l'interpello ambientale, secondo me, è un passaggio importante, perché finalmente si riesce a mettere attorno al tavolo tutta una serie di soggetti portatori di interessi pubblici e privati per dare una spiegazione del perché un determinato intervento può essere fatto, del perché un determinato intervento deve essere cambiato in una determinata maniera e perché ci sono delle modificazioni a quell'intervento.
Avere tutti i soggetti attorno a un tavolo e un parere unico ambientale importante fa stare in piedi l'intervento, ma, nello stesso tempo, dà anche una giustificazione al territorio.
Anche il passaggio successivo è importante. Entro nel merito delle questioni in generale. Abbiamo l'ex articolo 28 sulla VAS; anche qui è meritevole il fatto che non si trasferiscano più quintali di carta nell'autorizzazione, ma che ci sia un invio telematico di tutti gli incartamenti, anche quelli più articolati legati alla cartografia: significa risparmiare tempo, significa depositare documenti certi, significa non dimenticare nessun tipo di documento e significa non avere poi degli ostacoli o, magari, anche delle interrogazioni specifiche da parte dei richiedenti perché non si trova un determinato documento, che succede spessissimo.
Ecco, arrivo al primo punto di critica: ex articolo 29, soprintendenze speciali. La volontà del Governo, a mio avviso, è quella di dire: siccome le soprintendenze regionali hanno una carenza di personale e siccome le soprintendenze regionali sono subissate di lavoro, creiamo, per il PNRR e anche per altro, delle strutture ben articolate all'interno del Ministero che si chiamano soprintendenze speciali e che hanno, in qualche maniera, la capacità di sbloccare o di dare un parere unico o di imprimere una sorta di velocizzazione all'intervento, laddove ci si fermi proprio nelle competenze del Ministero della Cultura e, chiaramente, delle soprintendenze.
Non vorrei - perché la storia ce lo insegna - che la nascita di un ulteriore soggetto, che va ad articolare e ad analizzare un progetto e che, in teoria, va anche a sbloccarlo, diventasse l'ennesima soprintendenza che chiede informazioni, perché, altrimenti, diventa ancora più difficile realizzare un intervento. Spero di dare la lettura che questa soprintendenza speciale sia una sorta di jolly per sbloccare le questioni incagliate, lo spero.
C'è tutto su quell'articolo: c'è la remunerazione di chi sarà il capo di questa struttura, c'è anche la remunerazione degli incarichi che si devono dare, c'è anche il tipo di collaborazione che si dovrà manifestare tra soprintendenze regionali, quindi territoriali, e soprintendenze centrali. Anche questo è un punto importante, perché se funziona non abbiamo blocchi di tempo e periodi morti, se non funziona diventa una sorta di ulteriore peso nel procedimento amministrativo.
Arrivo a uno dei due temi per cui ho chiesto di intervenire, che è legato al raggiungimento degli obiettivi del 2030, ex articolo 31, per quanto riguarda la produzione di energie alternative. Allora, noi abbiamo 22 gigawatt di produzione, dobbiamo arrivare, nel 2030, a 52 gigawatt. Poi si aggiungono anche le riduzioni di anidride carbonica al 2030 e dovremmo arrivare teoricamente a 68,4 gigawatt, con un impiego oneroso di pannelli fotovoltaici, come diceva ieri un collega, per un costo di circa 70 miliardi per questi pannelli; e, quindi, argomentava una sorta di incameramento di questi soldi da parte di chi produce i pannelli fotovoltaici, nel caso specifico la Cina. Non entro nel merito di questo argomento, ma entro nel merito della questione del fotovoltaico.
Non entro nel merito della questione, toccata dal provvedimento, dell'eolico, e sarebbe anche qui da dirne parecchie, ma, entro nel merito del fotovoltaico. Attenzione, fare fotovoltaico sui tetti, sulle coperture di edifici dismessi, di edifici industriali abbandonati, di luoghi ormai privi di interesse, fare fotovoltaico su questi ambienti costa molto. Ecco perché questo provvedimento attua una sorta di intervento drastico, importantissimo dal punto di vista della semplificazione autorizzatoria. Però, si sa benissimo che costa tre volte di più che fare un fotovoltaico a terra. Ed ecco che nasce, proprio per il raggiungimento di questi obiettivi, la storia - uso un termine proprio particolare - dell'agrovoltaico. Nel testo si cita anche che ci sono delle sperimentazioni sull'agrovoltaico che hanno funzionato. In altre parole, ci sono sì delle sperimentazioni, ma sono sperimentazioni. Ma ci si basa così fortemente sull'agrovoltaico, che produca energia alternativa - sapendo benissimo che la realizzazione e l'applicazione dei pannelli su strutture già presenti, quindi capannoni in generale, è difficile - che si dà importanza a questo capitolo, lo si esplica in maniera molto dettagliata, e sempre si dice che l'obiettivo è non consumare suolo agricolo. E si dice pure, sul provvedimento, che l'agrovoltaico, fatto con queste nuove tecnologie, va ad assorbire il 2 per cento di territorio agricolo, anziché il 40 dei vecchi sistemi.
Tuttavia, mi ricordo, amici cari e caro Presidente, quando questo Parlamento, nel 2012, intervenne in maniera drastica per bloccare i campi di fotovoltaico agricoli disseminati soprattutto nel Centro Italia, ma anche al Nord. Si disse: questi campi fotovoltaici non devono più essere realizzati e togliamo subito l'incentivo GSE, di modo che perdano economicità.
So che seguiranno dei decreti attuativi, però la preghiera che faccio su questo argomento è che effettivamente non ci si basi su tre esperienze fatte in Italia di agrovoltaico verticale, ma che ci si basi effettivamente su qualcosa di reale, di sperimentato in maniera reale, perché se qualcuno mi dice che sotto il pannello solare si possono coltivare meloni, angurie, fragole, ortaggi vari, rispondo che non è assolutamente dimostrabile che questi prodotti da alimentazioni umane siano utilizzabili dall'umano senza avere effetti collaterali.
Allora, siccome uno dei perni di questo provvedimento è proprio questo, assieme al passaggio sull'economia circolare, che sfumerò solamente e sarò purtroppo critico, bisogna in qualche maniera - e mi appello al sottosegretario, che ha qualche responsabilità anche lui sul raggiungimento di questi obiettivi - che effettivamente, se ci sono dei decreti, siano scientificamente provati; che non siano decreti amministrativi, perché parte la speculazione immediatamente; qui veramente la speculazione parte nell'immediato.
Ci sono migliaia di ettari di risaie abbandonate che non aspettano altro che avere l'apposizione di pali verticali e con un certo orientamento verso Sud per prendere più sole possibile e magari, sotto, in maniera molto sportiva, fare delle coltivazioni che hanno una piccola ricaduta sul sistema economico dell'intervento.
Ecco, qui bisogna stare molto attenti, come bisogna stare molto attenti sull'articolo successivo che riguarda, e lo dico senza polemica, tutto il riadeguamento tecnologico degli impianti eolici, delle famose pale. La tecnologia, diciotto anni fa, era fatta in una certa maniera, con determinate tecnologie impattanti per il territorio; adesso è molto meno impattante e l'articolo lo dice. Però, anche qui, attenzione, bisogna vedere che tecnologia si applica e quale impatto ha questa tecnologia su questi impianti, perché è bello produrre energie alternative, ma poi lasciano il segno; anche sulle pale eoliche bisogna stare molto attenti, perché è una tecnologia in evoluzione, che è importante, ma tutta da verificare.
Passo agli articoli dal 30 in poi, l'articolo 36, l'articolo 35-bis per quanto riguarda il dissesto idrogeologico. Mi soffermo sui tre articoli che mi appartengono per la provenienza territoriale che ho, ma anche per la formazione culturale. Un articolo importante, e faccio i complimenti alla Commissione, è quello inserito per quanto riguarda l'utilizzo di tutta la filiera del legno. Lo sfumava prima nell'intervento di presentazione l'onorevole Morassut: introdurre il concetto di accordo di foresta è importantissimo. Lo traduco in una battuta di due minuti. Mi dica quando ho concluso il tempo, Presidente. Dire che i vari soggetti, pubblici o privati, possessori di quel bosco, possono trovare un accordo, attraverso stimoli amministrativi, economici, ambientali, e utilizzare quel legno significa tradurre il fatto che, con riferimento a moltissime foreste, i cui proprietari sono magari in Australia o persi nel mondo, si riesce ad utilizzarne ugualmente il legno o a fare ugualmente una strada di penetrazione, quindi ad essere economicamente validi senza danneggiare l'ambiente e senza avere problemi da parte di avvocati che, magari, scrivono dall'Australia o dall'America o da altri luoghi, dicendo: no, stai toccando un territorio, un terreno, che è di proprietà, confinante con un altro, con regole, magari è pubblico e non lo puoi fare. Ecco, questo accordo di foresta, di filiera permette l'utilizzo del legno, permette di avere l'utilizzo delle biomasse, permette l'utilizzo della foresta senza creare grandissimi intoppi, legati all'autorizzazione amministrativa per entrare nel bosco.
Mi rendo conto che sembra nulla, perché, quando siamo turisti, entriamo nel bosco di tutti, ma, quando entri nel bosco con un trattore o con una macchina importante, dal punto di vista forestale, o sei autorizzato o ti prendi una bella denuncia.
Poi vi sono gli altri due articoli, quelli legati ai lavori forestali di dissesto idrogeologico, che bypassano i regi decreti del 1931 e 1933, che permettono di fare interventi in tutti i luoghi senza l'autorizzazione idraulica. Quindi, è la classica manutenzione del territorio.
Quel tipo di intervento è importantissimo perché, attenzione, è vero che sono interventi di piccola entità (per importi intorno ai 50-60 mila euro), ma sono quelli che poi bloccano le frane: non avere l'autorizzazione ambientale e paesaggistica e procedere immediatamente significa chiaramente avere la possibilità di vedere il problema, intervenire e realizzare ciò che è necessario.
Vi è poi l'articolo 35-bis, introdotto dalla Commissione; al riguardo, faccio i complimenti perché è un articolo importantissimo, legato al dissesto idrogeologico, dove finalmente, in qualche maniera, si copia il meccanismo dell'intervento straordinario della Protezione civile. In che maniera? C'è una frana, c'è un evento importante dopo un grande acquazzone: perché aspettare tutta una serie di passaggi? Si nomina un commissario che ha poteri speciali su questo intervento; interviene, realizza l'intervento, appalta le opere, non si fa male, non si prende la denuncia e salva persone, salva territori, salva terreni agricoli e salva attività. Dovevamo farlo 20 anni fa! Chi ha presentato questo articolo lo ha copiato dal sistema della Protezione civile quando accadono situazioni di stato di emergenza eccezionali: il commissario alla Protezione civile interviene; attraverso il Governo, pone in essere un provvedimento di emergenza nazionale per il caso specifico; ha pieni poteri per sei, sette, otto o nove mesi, interviene, realizza e chiude. È questo che bisogna fare perché, laddove occorre salvare un territorio o bloccare una frana o salvare vite umane o i luoghi di produzione, bisogna essere superveloci.
Aggiungo un contributo: fino adesso ho analizzato vari aspetti. Su questo argomento potremmo ancora di più copiare quello che fa la Protezione civile negli stati di emergenza, realizzando operatività, micro operatività su specifici cantieri, “spacchettando” la problematica generale. Faccio un piccolo esempio: una grande frana, che presenta magari un fronte di tre chilometri, tocca diversi comuni. Ecco, noi potremmo “spacchettare” il problema e affrontarlo in micro sezioni per rendere più spedita l'operatività dei lavori.
Concludo con l'economia circolare. La collega Muroni che è intervenuta, di cui in parte condivido alcuni passaggi, ha detto che, sull'economia circolare, bisognava avere più coraggio, e ha ragione. Infatti, con un elevatissimo costo delle materie prime, di tutte le materie prime - come si sta verificando nel mondo da due anni a questa parte - dare libertà nell'utilizzo di tutto quello che il rifiuto significa vuol dire fare economia.
Perché dobbiamo creare ancora lacci e lacciuoli nella trasformazione di uno pneumatico per utilizzare le fibre di acciaio? Perché dobbiamo avere grandi problemi nella trasformazione e nell'utilizzo delle costosissime materie prime di una televisione? Dobbiamo avere tre autorizzazioni per metter mano ad una televisione, smontarla e tirar fuori sei, sette, dieci grammi di materiali preziosissimi. In giro lo fanno e qui non lo si fa; anzi, si rischia di essere visti come grandi speculatori e non va bene.
Qui, onestamente, bisognava avere più coraggio. Probabilmente, qualcuno ha tirato il freno a mano, ha avuto paura di tutta una serie di connessioni legate a mondi che non ci appartengono, perché, se vediamo del male nel bicchiere, chiaramente poi il bicchiere diventa maligno.
Dobbiamo essere positivi. L'economia circolare, colleghi, rappresenta una grande economia. Con riferimento a questo provvedimento, abbiamo basato tanto i nostri ragionamenti sulle energie rinnovabili ma non sull'economia circolare. Io invito il Governo a ritornare indietro su questi ragionamenti perché l'economia circolare, se fatta bene, copiando altri Paesi, ci porta una quantità di risorse e un minore inquinamento del territorio eccezionali.
Concludo con una grande soddisfazione: finalmente, qualcuno ha parlato di interramento dei cavi delle energie ad alto potenziale, quindi praticamente tutti gli interventi Terna. Finalmente, è entrato ufficialmente, anche dalla porta principale, con una bella soddisfazione, il fatto che l'interramento di cavi non debba sottostare ad alcun tipo di autorizzazione e ciò deve essere fatto perché migliora l'ambiente.
È un risultato, secondo me, importante ed è anche una soddisfazione personale. Infatti, l'onorevole Cortelazzo ed io abbiamo fatto delle battaglie in Commissione ambiente e, su qualche passaggio, abbiamo messo anche del nostro.
Vi ringrazio e scusatemi se il mio intervento è stato lungo, non è una mia caratteristica. Avevo diverse altre cose da dire ma le cose più importanti le ho dette; qualcuna me la sono dimenticata. Buon lavoro.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Mazzetti. Ne ha facoltà.
ERICA MAZZETTI (FI). Grazie, Presidente. Il “decreto semplificazioni” che ci troviamo a discutere è certamente uno dei provvedimenti più importanti e complessi che fino ad oggi, in questa legislatura, ci apprestiamo ad approvare. Un provvedimento necessario a favorire gli investimenti e a consentire la piena attuazione delle opere del PNRR attraverso l'individuazione di un insieme di norme finalizzate a semplificare ed agevolare gli obiettivi previsti dal PNRR e dal Piano nazionale integrato per l'energia ed il clima 2030.
Si tratta del primo provvedimento che crea le condizioni normative per l'attuazione del PNRR e per garantire la sua piena esecuzione. La sfida è spendere i 235 miliardi complessivi nei tempi assai stretti che ci impone l'Europa, progettare, iniziare e finire l'opera entro il 2026. Pertanto, era fondamentale cominciare ad occuparsi del nostro punto debole decennale, ossia la burocrazia, la troppa legificazione e la lentezza della macchina pubblica, che in Italia ha fatto diventare tutto più difficile. È evidente, quindi, quanto questo decreto sia decisivo per realizzare le opere del PNRR ma anche per un cambio culturale e strutturale del nostro sistema statale, fattore decisivo di competitività visto che, da un'analisi dell'ufficio studi Confcommercio, le inefficienze della pubblica amministrazione incidono in modo diretto sulla crescita dell'economia nazionale, con una perdita di circa 70 miliardi di PIL.
In questo contesto, la prima e più urgente riforma è quella della pubblica amministrazione, fin da subito al centro dell'azione di questo Governo, con evidente azione professionale del nostro Ministro Brunetta. Come ci ricordano i dati ufficiali, il tempo medio di realizzazione di una infrastruttura o opera pubblica di importo superiore ai 100 milioni è di circa 16 anni; per le opere fra i 50 ed i 100 milioni il tempo medio è di circa 12 anni; per quelle minori, fra i 5 e i 10 milioni, è in media di 7 anni. Oltre la metà sono tempi morti dovuti alla troppa ed inutile burocrazia. A tutto questo si aggiunga che, troppo spesso, lo Stato centrale non sa esattamente che fine faccia il 30 per cento degli investimenti che finanzia. Tutto questo perché gli enti locali e centrali non forniscono informazioni aggiornate. Dati preoccupanti, che per tutti gli italiani ormai da anni erano diventati la normalità. Sono l'angosciante fotografia di un Paese che, senza un cambiamento radicale, non potrà svilupparsi. Adesso, grazie alle imposizioni dell'Europa per accedere a finanziamenti del PNRR ed alla competitività e autorevolezza del Governo Draghi, di cui Forza Italia è orgogliosamente parte integrante, sono certa che possiamo tornare ad essere una grande Nazione.
Il Recovery Plan è forse la più grande sfida di modernizzazione che il nostro Paese si trova ad affrontare dal dopoguerra, di grande ricostruzione dopo una lunga crisi aggravata dopo questa terribile pandemia. Infatti, la crisi, come sappiamo, non è soltanto recente, per la pandemia, ma purtroppo nel nostro Paese viene da molto lontano. Rappresenta un'opportunità unica che non possiamo farci sfuggire. Velocizzazione degli investimenti, digitalizzazione della pubblica amministrazione, semplificazione della macchina burocratica, snellimento delle procedure e presto una riforma della giustizia garantista e liberale. Questo provvedimento introduce numerose norme finalizzate ad una maggiore semplificazione delle procedure, anche con tagli di modi e tempi ordinari necessari a velocizzare gli iter autorizzativi, a garantire tempi certi per la conclusione dei procedimenti stessi ed a restituire maggiore chiarezza alle imprese ed ai cittadini, con certezza dei tempi di risposta da parte della pubblica amministrazione.
Tra le misure introdotte dal “decreto semplificazioni” attuale, che ha l'obiettivo di velocizzare il Paese per consentire l'avvio e la conclusione, in tempi certi, delle opere finanziate dal PNRR e dal Fondo complementare, voglio metterne in evidenza alcune fondamentali, su cui Forza Italia ha insistito molto sia nella realizzazione del provvedimento sia anche e soprattutto in Commissione. Innanzitutto, la riduzione dei tempi per la valutazione di impatto ambientale dei progetti che rientrano nel PNRR e di quelli attuativi del Piano nazionale integrato per il clima e l'energia nonché le misure di semplificazione per il contrasto al dissesto idrogeologico del nostro territorio. Ricordo che in Commissione, grazie a un emendamento di Forza Italia, a prima firma Cannizzaro, relativo al dissenso idrogeologico in Calabria, abbiamo proceduto nel fare un emendamento con il quale si parlasse di tutto il territorio nazionale e si affrontasse, finalmente, questo tema dannoso e rischioso per tutte le cose e le persone del nostro territorio. Inoltre, ricordo le misure per accelerare la realizzazione degli investimenti pubblici, misure finalizzate a rafforzare la capacità amministrativa delle stazioni appaltanti, e la previsione dei poteri sostitutivi da parte dello Stato in caso di inadempimento di un soggetto attuatore di progetti o interventi del PNRR, laddove sia messo a rischio il conseguimento degli obiettivi del piano. Ricordo, altresì, il rafforzamento del silenzio-assenso e dei poteri sostitutivi in caso di inerzia per accelerare le procedure per imprese e cittadini - una grande conquista, questa - e la classificazione di interventi di pubblica utilità indifferibili ed urgenti per quelle opere infrastrutturali necessarie alla realizzazione di progetti per la transizione energetica del Paese. E, ancora, la revisione della disciplina per i provvedimenti di valutazione di impatto ambientale e le autorizzazioni ambientali. Si interviene, inoltre, sulla disciplina di autorizzazione unica per gli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, con semplificazioni significative delle autorizzazioni per i piccoli impianti, tra cui quelli idroelettrici, fotovoltaici, eolici e a biomasse di piccole e medie dimensioni. Inoltre, ricordo le procedure di bonifica dei siti contaminati, da troppo tempo ferme sul nostro territorio, e le iniziative per la diffusione delle comunicazioni digitali delle pubbliche amministrazioni, accedendo in modo trasparente ai dati ANAC ed a tutti quelli di organi di attestazione privati autorizzati; più veloci saranno le procedure autorizzative necessarie per consentire il completamento e la copertura su tutto il territorio nazionale, comprese le aree interne che sempre e troppo sono disagiate rispetto ai centri metropolitani. Importanti semplificazioni procedurali per quelle opere pubbliche indicate nel PNRR, fra cui l'introduzione del criterio di rotazione sulla base di indagini di mercato per l'individuazione degli operatori economici, così da dare l'opportunità a tutte le imprese, anche e soprattutto quelle piccole e micro, di eseguire le opere. Inoltre, ricordo la semplificazione e riduzione dei tempi per il recupero dei rifiuti non pericolosi provenienti dalle operazioni di demolizione e costruzione direttamente dentro il cantiere; questa è una cosa importante che riguarda anche l'economia circolare, ed è fondamentale che sia stata inserita proprio qui. E ancora, la semplificazione in materia di contratti pubblici. Infine, un'attenzione particolare e costruttiva è stata data all'articolo 33 del provvedimento, relativamente alle misure di ampliamento e semplificazione del superbonus del 110 per cento. Tutte le forze della maggioranza hanno voluto dare il proprio contributo costruttivo, rendendolo migliore e più accessibile soprattutto nelle procedure relative alla legittimità urbanistica degli immobili oggetto di interventi, in particolare per quelli antecedenti al 1967, in modo tale da poterli uniformare alla legge n. 47 del 1985 sul condono edilizio. Inoltre, per le opere soggette a comunicazione di inizio lavori, la cosiddetta CILA, si potrà procedere alla sola descrizione dell'intervento, senza allegare elaborati progettuali, per i lavori meramente impiantistici, escludendo naturalmente anche la necessità di presentare l'agibilità.
Poi ci sono tante misure per poter migliorarlo. Queste sono soltanto alcune delle più significative modifiche che, necessariamente, dovranno trovare spazio in ulteriori provvedimenti. Ci sono in Commissione, già incardinate, risoluzioni di più parti della maggioranza - fra cui una mia, una del MoVimento 5 Stelle ed altre - c'è la legge di bilancio e c'è un probabile, così pare, “decreto semplificazioni-bis” che dovrà trovare sicuramente spazio maggiore, come altri precedentemente nominati dai miei colleghi.
Poi, c'è anche il grosso problema che dobbiamo trovare un provvedimento che dia anche uno sfogo maggiore. Infatti, tutti sappiamo che, per realizzare le opere, oggi, è difficile reperire materiali edili da costruzione e operatori di settore, che scarseggiano veramente. Questo è un altro di quei tappi che si stanno creando nel settore dell'edilizia, ed è molto problematico. Dopo tanti anni, finalmente, con provvedimenti ad hoc fatti soprattutto negli ultimi periodi, dal Governo Draghi in poi, a questo settore, da troppo anni fermo, si danno incentivi fondamentali per lo sviluppo. Il Governo ha dato l'opportunità di lavorare in questo settore, in modo anche veloce, fluido e importante. Purtroppo, oggi ci troviamo di fronte a un grosso problema, che è quello della reperibilità dei materiali. Oggi, non ci sono materiali reperibili, ma è impossibile trovare anche un banale ponteggio, le mattonelle e i rivestimenti. C'è questa significativa problematica. Così come è difficilissimo trovare operatori di settore: non troviamo più un termotecnico, un ingegnere, ma anche coloro che devono svolgere la manodopera. Per cui, è fondamentale e necessario, nei prossimi provvedimenti riguardanti anche questo tema, prevedere una maggiore fluidità, per dare più ossigeno e più spazio per realizzare queste opere; se si crede veramente in questo – ed è fondamentale, perché da sempre l'edilizia è il volano dell'economia -, dobbiamo dare più tempo e più opportunità a tutti per realizzare.
Questi sono alcuni dei tanti elementi contenuti in questo corposo e fondamentale decreto, che cerca di intervenire sulla burocrazia e sui principali colli di bottiglia che limitano e frenano lo sviluppo e la competitività del nostro Paese. Ricordo il lavoro del Ministro Brunetta, con tutti i Ministeri collegati a questo provvedimento, per un testo base strutturato e complesso, che già aveva recepito buona parte delle sollecitazioni di Forza Italia, che ha fatto un grande lavoro politico, ma anche di collaborazione con tutte le categorie economiche che hanno partecipato a questo lavoro, incrementando i notevoli emendamenti che abbiamo presentato, discusso, migliorato e, in parte, approvato. È stato migliorato, sì, grazie a un gran lavoro fatto anche da tutte e due le Commissioni, I e VIII, da tutti noi membri con i relatori, l'onorevole Calabria e l'onorevole Morassut, che voglio ringraziare per il grande lavoro, e al lavoro imprescindibile e professionale del sottosegretario di Stato ai rapporti con il Parlamento, onorevole Deborah Bergamini, che ha consentito di fare un lavoro autentico e gestito in modo concreto fra i Ministeri e i membri della Commissione, il che non era semplice perché il provvedimento era corposo. Credo che con questo provvedimento, la strada sia stata istruita ed è quella giusta per ulteriori provvedimenti. Devo, tuttavia, essere sincera: mancano molte cose che da sempre Forza Italia ha puntato per lo sviluppo di questo Paese. Ne cito una che è di esempio per tante altre opere e che dovrà trovare spazio, in qualche modo, in questo PNRR - fra l'altro, c'è anche un ordine del giorno presentato a un provvedimento precedente, già approvato –, cioè la semplificazione per la realizzazione del Ponte di Messina. Non è un'opera necessaria solo ed esclusivamente per una regione - la Sicilia -, che è una regione importante, ma è fondamentale per il collegamento di tutta l'Italia al corridoio europeo. Questo è un punto che, come Forza Italia, porteremo avanti.
Necessariamente, dovevamo iniziare questo percorso; lo abbiamo fatto. Un percorso flessibile, come deve essere, di liberalizzazione e di collaborazione fra pubblico e privato, per una valutazione più competitiva, in Europa e nel mondo, con un cambio culturale e strutturale del sistema Paese che necessariamente deve avvenire.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Eva Lorenzoni. Ne ha facoltà.
EVA LORENZONI (LEGA). Grazie, Presidente. Nella giornata di oggi siamo chiamati ad esercitare la funzione che ci è propria in questa aula parlamentare, ovvero la potestà legislativa, che rappresenta cuore e architrave di uno Stato democratico. È per questo che nei Paesi civili essa è conferita ai rappresentanti eletti dal popolo sovrano. Mi sia, dunque, consentita questa premessa, che qualcuno, forse, giudicherà banale ma che, tenendo in considerazione anche il recente passato, non è affatto scontata. Durante tutta la prima fase della tremenda pandemia che ci ha colpiti, il Parlamento è stato ridotto a un palcoscenico, un simulacro, un oggetto di carattere meramente ornamentale, in altri termini, il passacarte di un Governo e di un Presidente del Consiglio, quello dei pieni poteri, abituato ad agire a colpi di DPCM, spesso col favore delle tenebre. Adesso, anche nel processo di conversione di questo decreto-legge, qualcosa è cambiato: il Parlamento si è riappropriato della sua funzione - e posso dire “finalmente” - e i risultati si vedono, dato che la dialettica tra le varie componenti di questa maggioranza, seppur non siano mancati i momenti di tensione, ha portato a frutti apprezzabili, ponendo in essere notevoli miglioramenti rispetto al testo originario. Certamente, questo è un segnale molto positivo, non soltanto per quanto concerne lo stato di salute della nostra democrazia, colpita anch'essa da una malattia virulenta quasi quanto la pandemia da Coronavirus, ma anche per l'altissima posta in gioco. Il DL sulla Governance del Piano nazionale di rilancio e resilienza e prime misure di rafforzamento delle strutture amministrative e di accelerazione e snellimento delle procedure, comunemente chiamato “Semplificazioni”, rappresenta il primo e vero grande banco di prova a cui siamo chiamati a rispondere per porre le basi della ripresa del Paese; una ripresa che deve necessariamente essere impetuosa, perché non è più il tempo delle mezze misure. L'ora delle chiacchiere per non cambiare nulla è passata da un pezzo. Qua non si può fallire: o si rivoluziona il Paese, partendo dalla macchina pubblica, oppure si condanna l'Italia al declino. E non possiamo fallire, non perché ce lo chiede l'Europa - questo è del tutto secondario -, non possiamo fallire perché ce lo chiedono gli italiani, ce lo chiedono le categorie produttive, ce lo chiedono i lavoratori, ce lo chiedono gli artigiani, i commercianti e gli agricoltori, ce lo chiedono i cittadini, gli stessi che ci hanno conferito, con il loro voto, quel potere legislativo cui facevo cenno poc'anzi e gli stessi cui dobbiamo rispondere, non soltanto nel giorno delle elezioni, bensì 365 giorni l'anno, e 366, se l'anno è bisestile. E non può esserci nessuna ripresa - e la resilienza sarà destinata a durare poco -, se non si avrà il coraggio di attuare le vere e necessarie semplificazioni; questo proprio perché siamo il Paese della burocrazia e la patria mondiale del “complicato”, ma “sviluppo” e “complicato” non vanno affatto d'accordo.
Per quanto attiene la Commissione di cui faccio parte, ovvero la Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici, posso dire che si sono ottenuti risultati rilevanti e vorrei brevemente elencarne alcuni. Anzitutto, le modifiche apportate al codice dell'Ambiente, in ordine alla semplificazione e all'accelerazione delle procedure di VIA e VAS, con particolare riferimento ai progetti del PNRR, che vengono valutati dalla stessa Commissione istituita dal precedente Governo per l'attuazione dei progetti del PNIEC, mai nominata. La valutazione di impatto ambientale, pur essendo una procedura importante, doveva essere necessariamente semplificata in un iter che, ad oggi, risulta troppo lungo e macchinoso e rischia di paralizzare anche la realizzazione delle infrastrutture e dei lavori essenziali per il rilancio del territorio.
Proprio a questo fine, ovvero accelerare ulteriormente i progetti più importanti, l'articolo 17 introduce un criterio di priorità da seguire nella valutazione dei progetti da parte di ambedue le commissioni VIA, assegnando precedenza ai progetti aventi un comprovato valore economico, superiore ai 5 milioni di euro, ovvero una ricaduta in termini di maggiore occupazione attesa. Anche per quanto riguarda la VIA di competenza regionale, si introduce una nuova disciplina della fase preliminare, finalizzata al rilascio del provvedimento autorizzatorio unico, e si definiscono le procedure da seguire in relazione al rilascio di titoli abilitativi necessari per la realizzazione e l'esercizio del progetto. Inoltre, vorrei sottolineare come, con un emendamento della Lega e di altri gruppi, è stato inserito l'articolo 24-bis, che prevede un'autorizzazione unica regionale semplificata per la realizzazione di interventi edilizi rilevanti nelle strutture ricettive, come interventi di modifica, potenziamento o rifacimento totale o parziale delle medesime strutture, nonché opere connesse a tali interventi e la realizzazione di infrastrutture indispensabili all'attività delle predette strutture. Altro tema fondamentale è quello dell'efficienza energetica: grazie all'azione della Lega, sono state introdotte ulteriori misure di semplificazione per impianti a biogas o biometano, anche con l'obiettivo di chiarire quali sottoprodotti possono essere utilizzati per la produzione di biocarburanti, in coerenza con le linee di indirizzo indicate nella direttiva RED II, con l'obiettivo di superare i ritardi che si sono verificati nell'avvio di iniziative imprenditoriali nel settore agroindustriale e per la difficoltà di individuare la corretta natura formale delle biomasse impiegabili negli impianti di produzione. Un altro emendamento della Lega ha poi armonizzato la procedura semplificata, già prevista per gli impianti fotovoltaici sopra gli edifici e i manufatti, all'installazione di piccoli impianti fotovoltaici su strutture e manufatti diversi dagli edifici o collocati a terra, in adiacenza al servizio di impianti tecnologici, quali, fra gli altri, le infrastrutture e le telecomunicazioni mobili, casistica quest'ultima esclusa, fino ad oggi, dal regime semplificato. E, ancora. Abbiamo voluto aggiungere l'articolo aggiuntivo 32-bis - proposta emendativa di Lega e Forza Italia -, che prevede una semplificazione dei procedimenti di autorizzazione per impianti idroelettrici di piccole dimensioni, al fine di favorire l'installazione di impianti su reti esistenti, quali acquedotti e reti irrigue. Sempre al medesimo articolo, si pone l'obiettivo di incentivare l'installazione delle infrastrutture di ricarica elettrica su suolo pubblico.
Una semplificazione notevole rappresenta la norma che stabilisce la fruizione del superbonus attraverso la sola comunicazione di inizio lavori asseverata, ai fini dell'attestazione degli estremi del titolo abilitativo, che ha previsto la costruzione dell'immobile, o del provvedimento che ne ha consentito la legittimazione, rendendo non più necessaria l'attestazione dello stato legittimo. Ciò rende maggiormente fruibile la detrazione d'imposta, anche in considerazione delle difficoltà riscontrate fino ad oggi dagli operatori del settore. Purtroppo, il decreto-legge non ha previsto risorse per la copertura di eventuali proroghe o norme di ampliamento della platea dei soggetti beneficiari, rimandando tale possibilità alla legge di bilancio per il 2022. Altro tema importante è quello della cessazione della qualifica di rifiuto, il cosiddetto end of waste: il Governo ha voluto razionalizzare e semplificare l'iter procedurale. Si tratta di una materia molto delicata, che richiede l'adozione, in tempi rapidissimi, di una serie di decreti ministeriali, la cui mancanza blocca i processi regionali di trasformazione dei rifiuti in materia riutilizzabile, applicazione concreta del concetto dell'economia circolare. Proprio in materia di rifiuti e riciclo, è stato approvato un importante emendamento, di cui sono stata prima firmataria, e che serve a chiarire, una volta per tutte, la nozione di “rifiuto simile”, che non deve corrispondere al concetto che tale rifiuto sia assimilato ex lege agli urbani, ai fini della gestione, bensì il rifiuto simile deve conservare la sua natura di rifiuto speciale, visto che la sua gestione non può essere affidata al produttore o agli operatori privati, al fine di non compromettere tutto il sistema di regole annesse - vedasi iscrizione all'albo e autorizzazione impianti -, con il rischio di apportare danni all'intero ciclo dei rifiuti recuperabili.
Il dissesto idrogeologico, poi, rappresenta un altro tema affrontato, di primaria importanza, specie in un Paese come il nostro che, per la sua conformazione geografica, necessita di interventi costanti, ma che non possono essere imposti dall'alto. La Lega ha voluto quindi, con un emendamento, che il ruolo delle regioni fosse garantito. La modifica prevede che gli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico, quindi, e i rispettivi cronoprogrammi, siano individuati con decreto del Ministro della Transizione ecologica, previa intesa con il presidente di ciascuna regione territorialmente competente.
Non posso non esimermi dall'esprimere soddisfazione per l'approvazione dei nostri emendamenti al “decreto Semplificazioni”, che prevedono interventi periodici di manutenzione per i bacini dei fiumi, per facilitare il deflusso delle acque e il dragaggio degli stessi e per garantire maggiore sicurezza, un altro tema importante per la Lega, che finalmente diventerà una norma di Stato.
Da ultimo, ma non certo per importanza, c'è tutto il tema dei lavori pubblici: velocizzare le procedure per la realizzazione delle opere è un imperativo e, in questo senso, il provvedimento che discutiamo quest'oggi ha portato miglioramenti, introducendo nuove regole semplificate per appalti e subappalti, con particolare riferimento al lavoro delle donne e dei giovani. L'articolo 44, infatti, dispone semplificazioni procedurali in materia di opere pubbliche di particolare complessità o di rilevante impatto, la cui realizzazione dovrà rispettare una tempistica particolarmente stringente.
Tra gli emendamenti approvati e presentati dal nostro gruppo, si segnala la modifica della tempistica stabilita per l'espressione del parere del Comitato speciale, da 30 a 45 giorni dalla ricezione del progetto di fattibilità tecnica ed economica, la possibilità di ritenere validi i pareri del Consiglio superiore dei lavori pubblici, ove già espressi alla data dell'emanazione del decreto-legge, anche se espressi sul progetto definitivo, e l'accelerazione degli interventi relativi ai sistemi di trasporto pubblico locale ad impianti fissi, ove il parere del CSLP è richiesto, con riguardo ad interventi il cui valore della componente opere civili è pari o superiore a 100 milioni di euro.
Vorrei porre, inoltre, l'accento sull'approvazione di un nostro emendamento, che prevede l'eliminazione di una serie di rigidità normative che impediscono il recupero degli immobili storici. Il fine è quello di favorire il riutilizzo, a fini abitativi e commerciali, per esempio, di annessi rustici, barchesse di ville o mezzanini e piani terra dei palazzi dei centri urbani.
Avviandomi verso la conclusione, posso dire che sono molti gli emendamenti positivi presenti nel testo giunto in Aula - questo non lo possiamo negare -, avremmo comunque voluto inserirne molti altri ancora e non consideriamo, di certo, la partita chiusa. Resta, come punto fermo, quanto dicevo all'inizio del mio intervento: questo Paese ha bisogno di semplificazione, così come gli esseri viventi necessitano di ossigeno. Non dobbiamo dunque commettere il tremendo errore di credere che, una volta approvato questo decreto, il lavoro sia finito, perché la verità è che siamo solo all'inizio di un lavoro immane, di dimensioni colossali, che va oltre il Piano di ripresa, un lavoro che ha come traguardo finale una semplificazione a 360 gradi della vita dei cittadini, passando dal fisco alla giustizia, ma soprattutto al funzionamento della cosa pubblica, a tutti i livelli. Liberare questo Paese della piaga di una burocrazia tentacolare è l'unica strada percorribile, se vogliamo che l'Italia abbia un futuro, in Occidente e in Europa. Prenderne coscienza, una volta per tutte, abbandonando certi interessi di bottega, è il primo passo verso la direzione giusta (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Come concordato, quindi, sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15, con il question time e alle 16, con la discussione generale.
La seduta, sospesa alle 12,55, è ripresa alle 15.
PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, la Ministra della Giustizia, il Ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili e la Ministra per le Pari opportunità e la famiglia.
Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.
(Iniziative volte ad assicurare la continuità produttiva dello stabilimento Gkn di Campi Bisenzio (Firenze) e a salvaguardare i relativi livelli occupazionali – n. 3-02411)
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Sensi ed altri n. 3-02411 (Vedi l'allegato A). Il deputato Sensi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione, per un minuto.
FILIPPO SENSI (PD). Grazie, Presidente. Onorevole Ministro, stiamo ai fatti stretti. Gkn, multinazionale della componentistica auto acquisita da un fondo finanziario, licenzia circa 450 dipendenti allo stabilimento di Campi Bisenzio con una mail. Da domani “ciao”. Loro dicono: “È il mercato”. Il sindacato risponde: “Volete andarvene dove più vi conviene”. In Toscana, per la storia industriale della Toscana, un precedente che brucia, una “fiammata”, come si dice in dialetto. Tavolo al MiSE e la proprietà, diciamo così, conferma: chiusura, si tratta solo di definire il quanto per i lavoratori messi in mezzo alla strada (strano concetto di automotive). Altri stabilimenti Gkn in Italia pare addirittura investano, a Campi non più. Ero in Santa Croce l'altro giorno; una manifestazione poderosa e dura. Non tirava un buon clima, Ministro. Se li conosco, quelle lavoratrici e quei lavoratori resteranno lì. Sarà una lunga guerra e non una battaglia. Come intende attivarsi concretamente il Governo, recita la nostra interrogazione, per assicurare la continuità produttiva dello stabilimento di Campi e salvaguardarne l'occupazione? In altre parole, Ministro, come ne usciamo? Perché dobbiamo uscirne (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D'Incà, ha facoltà di rispondere.
FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, colleghi deputati, rispondo agli onorevoli interroganti sulla base degli elementi forniti dal Ministro dello Sviluppo economico impossibilitato a partecipare alla seduta odierna. Come è noto, la Gkn di Campi Bisenzio, stabilimento di eccellenza che opera nel campo dell'automotive con circa 422 dipendenti, lo scorso 9 luglio ha comunicato ai propri lavoratori di aver avviato la procedura di licenziamento collettivo e di voler cessare l'attività dello stabilimento in questione. Tale vicenda è stata seguita negli anni passati direttamente dalla regione Toscana, che, con numerosi incontri al tavolo regionale, ha cercato di allentare le tensioni già sorte, al fine di mantenere i livelli occupazionali e l'attività produttiva. Conseguentemente, considerata la volontà della Gkn di cessare l'attività dello stabilimento e di procedere al licenziamento di tutto il personale, il 15 luglio 2021 il Ministro dello Sviluppo economico ha convocato un nuovo incontro del tavolo presso la prefettura di Firenze. Nel corso dell'incontro il rappresentante della Gkn ha manifestato la disponibilità aziendale a voler raggiungere un accordo nel corso dei 75 giorni di durata della procedura di licenziamento, al fine di mitigare l'impatto sociale di tale scelta. Ha specificato altresì che la decisione di cessare l'attività produttiva è stata maturata alla luce della profonda trasformazione che sta attraversando il settore di riferimento. La Vice Ministra dello Sviluppo economico con delega alle crisi aziendali, Alessandra Todde, che presiedeva la riunione, ha evidenziato che la società ha avviato la ristrutturazione aziendale in modo unilaterale. Per tale ragione, anche alla luce delle richieste delle organizzazioni sindacali, ha invitato i rappresentanti aziendali a condividere il percorso di ristrutturazione con le istituzioni e con le parti sociali, al fine di addivenire a una soluzione idonea a salvaguardare i lavoratori coinvolti. Pertanto, posso confermare che si sta lavorando in tale direzione.
In conclusione, si ribadisce che il contrasto alle delocalizzazioni rappresenta una questione importante per il Governo. Infatti, sono state già previste apposite sanzioni per le aziende che delocalizzano qualora abbiano usufruito dei finanziamenti pubblici e adottate misure per difendere i marchi storici operanti nel nostro Paese. Inoltre, si stanno individuando tutte le possibili soluzioni per creare le condizioni per rendere meno oneroso lo svolgimento dell'attività d'impresa in Italia rispetto a quanto avviene in altri Paesi, attraverso la previsione di un quadro omogeneo di interventi normativi volti a difendere il tessuto produttivo italiano e ad attrarre gli investimenti.
PRESIDENTE. La deputata Susanna Cenni ha facoltà di replicare.
SUSANNA CENNI (PD). Grazie Presidente. Grazie, Ministro, anche se avremmo avuto piacere di avere qui il Ministro Giorgetti. Io la ringrazio per la risposta. Noi eravamo in quella piazza con i lavoratori lunedì mattina. Era una piazza importante con una grande presenza istituzionale, a partire dal sindaco di Campi, Emiliano Fossi. Dai lavoratori sono arrivati messaggi molto chiari: rabbia tanta, dignità moltissima e tanta, tanta determinazione, ma anche fiducia nelle istituzioni democratiche che erano presenti. Noi oggi, Ministro, non la possiamo tradire quella fiducia. Tocca a noi, al Governo, quota parte, e, ovviamente, al Parlamento, perché la storia di questa azienda o, meglio, di questo fondo che detiene la Gkn ci racconta di un processo di finanziarizzazione dell'economia reale assolutamente distruttivo che non produce niente: né posti di lavoro, né futuro, nulla; solo utili da investire nel prossimo segmento remunerativo. È vero, c'è un tema automotive che non riguarda solo questa realtà, ma la storia qui è un'altra: è la storia di un fondo che mobilita i suoi titoli, guadagnando 25 milioni in poco più di un mese, una cifra molto superiore al costo di un anno intero delle retribuzioni dei 422 lavoratori.
Allora, penso che un Paese civile, che sta scommettendo sulla sua ripartenza con risorse così poderose e così importanti, non possa accettare tutto questo; dobbiamo pretendere che, a quel tavolo, come lei diceva, i vertici dell'azienda si presentino, dialoghino con le istituzioni e con le rappresentanze. Però, come Partito Democratico, chiediamo anche altro al Governo: chiediamo al Governo, al Presidente Draghi di intervenire sulle norme, a partire da quei 75 giorni, che sono veramente pochi, ma anche aprendo una discussione in Europa sul tema delocalizzazione multinazionali. Anche sulla tassazione dei giganti del web questa partita sembrava impossibile, ma ce l'abbiamo fatta, quindi io credo che dobbiamo provarci. So bene che è complesso - ho finito, Presidente -, però lo dobbiamo ai tanti lavoratori oggetto di questa stagione di cannibalismo finanziario, lo dobbiamo alla Next Generation del nostro Paese, perché una parte di quella Next Generation è data dai figli di questi lavoratori e lavoratrici (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
(Dati ed effetti relativi all'introduzione di meccanismi di improcedibilità nell'ambito del processo penale, con particolare riferimento alla durata massima del giudizio di impugnazione presso le corti d'appello – n. 3-02412)
PRESIDENTE. Il deputato Forciniti ha facoltà di illustrare l'interrogazione Colletti n. 3-02412 (Vedi l'allegato A), che ha sottoscritto in data odierna.
FRANCESCO FORCINITI (MISTO-L'A.C'È). Ministra Cartabia, la geniale idea del suo Governo e, in particolare del suo Ministero, di sostituire la prescrizione con l'improcedibilità - che, in pratica, equivale a dire che, se non è zuppa, è pan bagnato - rischierà di mandare al macero circa 150 mila processi all'anno nei prossimi anni nel nostro Paese. Prevedere che un giudizio venga dichiarato improcedibile dopo due anni e un giorno in corte d'appello e, addirittura, dopo solo un anno e un giorno in Corte di cassazione significa - e non lo dico io, ma lo dicono operatori autorevoli del settore che stanno prendendo posizione in queste settimane - stabilire in partenza che la maggior parte dei processi penali in questo Paese nascerà già morta. Allora, noi siamo qui a chiederle, Ministra, se avete, come Governo, minimamente contezza - a naso, mi sembra di capire di “no” - del danno che vi apprestate ad arrecare allo Stato di diritto e a tutto il sistema Paese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è).
PRESIDENTE. La Ministra della Giustizia, Marta Cartabia, ha facoltà di rispondere.
MARTA CARTABIA, Ministra della Giustizia. Grazie. Voi richiamate l'attenzione su un problema che, evidentemente, è all'attenzione di tutti in questo momento e di cui il Governo ha piena consapevolezza. Faceva riferimento nella domanda scritta anche, in particolare, alla situazione del Sud. Ieri ero a Napoli, che è una delle situazioni più difficili, e ho sentito dalla viva voce del procuratore generale della corte d'appello ciò che solo in parte emerge dai dati: la durata dei processi d'appello è di 2.031 giorni (circa cinque anni), il tempo medio di trasmissione dei fascicoli dal primo grado alla corte d'appello, finito il primo grado alla corte d'appello, è di circa due anni e, soprattutto, ci sono 57 mila pendenze, a quanto mi ha riferito il vertice degli uffici giudiziari con già oggi altrettante prescrizioni, prescrizioni che accadono, solo nel distretto di Napoli, non per effetto della riforma approvata dal Consiglio dei Ministri, ma per una situazione di gravità estrema, che reca una violazione tanto alla capacità dello Stato di assicurare giustizia, quanto ai diritti delle vittime e degli imputati. Nella stessa giornata di ieri, Napoli, università: il rettore appena nominato riferisce che un docente di quell'università è risultato assolto da qualche giorno dopo un processo durato venti anni. Ora, chiedeva questo docente di svolgere almeno una lezione per poter recuperare la sua dignità e la sua reputazione di uomo e di professore. Invero, nel Sud, ci sono anche situazioni molto virtuose: Palermo, che non ha meno difficoltà di Napoli, funziona con ritmi ben diversi.
Ora, è proprio per questi problemi, onorevole, che già drammaticamente esistono nel nostro Paese, che occorre mettere mano alla riforma e ai progetti complessivi a cui stiamo lavorando.
La riforma non è solo quella della prescrizione, è la riforma dell'intero processo penale e si inserisce in un quadro di investimenti importanti sulle risorse umane, concorsi di magistratura, concorsi di amministratori cancellieri, l'istituzione dell'ufficio del processo, che è una struttura che alleggerisce enormemente il lavoro dei giudici; 16.500 sono le persone che entreranno.
Ma, soprattutto, vorrei usare l'ultimo frammento di tempo per chiarire un punto importante. Spesso si è detto, in questi giorni, che i procedimenti di mafia e terrorismo andranno in fumo: non è così, perché i procedimenti che sono puniti con l'ergastolo - e, spesso, lo sono quelli per mafia - non sono soggetti ai termini dell'improcedibilità e per i reati più gravi si prevede, in ogni caso, una possibilità di proroga.
Infine, da ultimo, la riforma prevede un ingresso graduale; c'è una norma transitoria per consentire agli uffici che sono in maggiore difficoltà di attrezzarsi, di adeguarsi e di sfruttare le occasioni degli investimenti e anche della digitalizzazione per poter essere al passo con i tempi. Per tutto questo, il Governo è consapevole di quello che fa, è il primo a non volere ciò che voi paventate e che nessuno vuole che accada in questo Paese, ma vuole affrontare il tema della durata dei processi, che è gravissimo.
PRESIDENTE. Il deputato Colletti ha facoltà di replicare, per due minuti.
ANDREA COLLETTI (MISTO-L'A.C'È). Ministra Cartabia, che il Governo abbia piena consapevolezza di ciò che sta facendo rende il tutto ancora più pericoloso perché, in realtà, allora il vostro è un comportamento di natura dolosa, non è un comportamento di natura colposa. In realtà, le prescrizioni che stanno scontando le corti di appello, così come i tribunali, sono causate dalla famigerata “legge ex Cirielli”, quella votata durante il Governo Berlusconi, per salvarlo da molti processi. Ma la verità è che questa legge, con gli emendamenti approvati dal Consiglio dei Ministri all'unanimità dei partiti governativi, è molto peggiorativa rispetto alla famigerata “legge Cirielli”, e questo ce l'hanno detto molti auditi in Commissione, ce lo hanno detto molti procuratori, ce l'ha detto Gratteri, ce l'ha detto Scarpinato, ce l'ha detto De Raho e potremmo continuare all'infinito. E non è neanche vero, come dice lei, che questa riforma non si applica ai reati di mafia, basta guardare il 416-bis, per cui alla maggior parte dei reati sarà applicata questa riforma, perché nel 416-bis non c'è l'ergastolo: al primo comma non c'è l'ergastolo, al secondo comma non ce l'ergastolo e uguale per le organizzazioni terroristiche (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è).
In realtà, Ministra, noi siamo al 21 luglio, sono passati due giorni dalle celebrazioni dell'anniversario della strage di via D'Amelio: noi, in realtà, anzi, voi, in realtà, con questa riforma mandate non al macero solo i procedimenti penali, ma state dicendo a tutti i magistrati antimafia che lo Stato non è dalla loro parte, che lo Stato, in realtà, quello stesso Stato, i servizi deviati che hanno ucciso Falcone e Borsellino non sono dalla loro parte, bensì fanno gli interessi della mafia e di questo vi dovreste solo vergognare (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è - I deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è espongono cartelli recanti le scritte: “No alla riforma Cartabia!” e “Fuori la mafia dallo Stato! No alla riforma Cartabia”).
PRESIDENTE. Colleghi, vi chiedo di togliere i cartelli. Invito gli assistenti parlamentari ad intervenire (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito della Presidente).
(Elementi e iniziative di competenza in relazione all'ispezione disposta presso la procura di Trapani a seguito di intercettazioni telefoniche riguardanti giornalisti, magistrati e avvocati impegnati in inchieste relative al fenomeno migratorio – n. 3-02413)
PRESIDENTE. Il deputato Palazzotto ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02413 (Vedi l'allegato A) per un minuto.
ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Signora Presidente, signora Ministra, abbiamo appreso da diversi media che negli atti dell'inchiesta sulle organizzazioni non governative condotta dalla procura di Trapani risulterebbero centinaia di pagine di trascrizioni di intercettazioni telefoniche riguardanti giornalisti che da anni lavorano sulla rotta migratoria libica e di avvocati impegnati in processi che avevano a oggetto proprio reati connessi al fenomeno migratorio. Nelle trascrizioni sarebbero riportati nomi di fonti, contatti, rapporti personali e, persino, colloqui con avvocati, in violazione del segreto professionale e del diritto di difesa. Analoga vicenda si sarebbe verificata nel procedimento condotto dalla procura di Locri nei confronti dell'ex sindaco Mimmo Lucano. Nell'ambito delle indagini, sarebbero stati intercettati numerosi giornalisti, magistrati e avvocati, trascrivendo le loro conversazioni. Sappiamo che è stata disposta un'ispezione, dal suo Ministero, presso la procura di Trapani.
Siamo qui a chiedere se l'ispezione si sia conclusa, quale ne sia l'esito e quali iniziative la Ministra interrogata intenda adottare in considerazione della rilevanza dei fatti elencati in premessa e con riguardo al pregiudizio dei diritti costituzionalmente garantiti, come quello della libertà di stampa e il diritto alla difesa, che fatti di questo tipo comporterebbero.
PRESIDENTE. La Ministra della Giustizia, Marta Cartabia, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
MARTA CARTABIA, Ministra della Giustizia. Grazie, Presidente. Grazie, onorevole. In attesa che vengano resi ostensibili gli esiti della ispezione disposta e voluta dal Ministero, posso anticipare che, allo stato attuale, non emergono profili di rilievo disciplinare o violazioni della normativa processuale in tema di intercettazioni da parte della procura della Repubblica presso il tribunale di Trapani. Ciò perché la legge processuale vigente, quando si procede per alcuni reati come quelli che vengono contestati, consente di intercettare anche persone non indagate quando ciò è necessario per acquisire elementi di prova.
Nella vicenda specifica, la giornalista Porsia è stata intercettata tra il mese di luglio e quello di dicembre 2017, con autorizzazione del GIP di Trapani. Non sono risultate intercettazioni disposte nei confronti di altri giornalisti. La giornalista era intercettata in quanto persona imbarcata su una delle navi oggetto di investigazioni. All'esito delle indagini preliminari, gli organi inquirenti hanno ritenuto irrilevante il materiale raccolto, perciò la procura di Napoli ha sottolineato che nessun tipo di uso processuale verrà fatto del materiale raccolto tramite l'attività di intercettazione ed è già stata richiesta la fissazione dell'udienza stralcio, volta all'eliminazione delle intercettazioni irrilevanti.
Va, inoltre, evidenziato che è stata effettuata un'intercettazione casuale di taluni dialoghi tra la giornalista e alcuni avvocati e che, comunque, nessuno dei colloqui oggetto di captazione elettronica era inerente ad un mandato difensivo conferito dalla giornalista verso la persona intercettata. In ogni caso, nessun uso processuale di tali colloqui è stato fatto o verrà fatto dalla procura di Trapani. La normativa vigente ci porta a concludere che le attività di intercettazione non sono state illegittime, posto che non è necessario che la persona intercettata rivesta la qualifica di indagato, ma occorre l'esistenza di gravi o sufficienti indizi di reato e l'assoluta indispensabilità dell'attività di intercettazione ai fini della prosecuzione delle indagini.
Lei menzionava anche il caso del sindaco Mimmo Lucano, sindaco pro tempore del comune di Riace. In questo caso deve essere osservato che, tra i soggetti intercettati in via diretta, non ci sono mai stati giornalisti, avvocati, magistrati o politici, ma soltanto è accaduto di intercettarli in via indiretta e, nella quasi totalità delle intercettazioni, la Polizia giudiziaria e l'autorità giudiziaria le hanno ritenute prive di interesse investigative, perciò avranno il destino simile a quello che ho indicato prima per la giornalista, riguardo alla procura di Trapani.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato Erasmo Palazzotto.
ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Signora Ministra, quello che emerge chiaramente da questa vicenda credo sia un abuso degli strumenti di indagine, al fine di giustificare un teorema inquisitorio, che si è rivelato, in troppe occasioni, privo di fondamento. Lo dico con rispetto, nel senso che il tema non riguarda l'utilizzo legale o meno dello strumento delle intercettazioni, ma le trascrizioni di quelle intercettazioni e l'utilizzo che spesso se ne fa, compresa la pubblicazione che avviene sui quotidiani, spesso è stato uno degli elementi che si è utilizzato, in qualche modo, per riconoscere quello che, a mio avviso, è oggi un atteggiamento persecutorio che da una parte della magistratura avviene nei confronti delle ONG e, più in generale, della solidarietà. Lo dimostrano la mole delle inchieste che sono state aperte, spesso dalle stesse procure e concluse senza alcuna conseguenza dal punto di vista processuale. Sono venti le indagini che sono state aperte, negli ultimi anni, nei confronti delle ONG, nessuna delle quali si è conclusa con una condanna e la quasi totalità delle quali si è conclusa con un'archiviazione prima del processo.
Si ha la sensazione che la finalità di queste indagini, quindi, anche dell'abuso di questi strumenti, abbia più la funzione di alimentare un clima di criminalizzazione del soccorso in mare; nel caso di specie, lo dico con molto rammarico, vi è anche la sensazione che la finalità della trascrizione delle suddette intercettazioni di una serie di soggetti, proprio perché, come dice lei, sono evidentemente non rilevanti ai fini del processo, abbia anche lo scopo intimidatorio nei confronti di chi si occupa di questo tema. È chiaro che, se tutti i giornalisti, o quasi, finiscono nelle trascrizioni, anche intercettati indirettamente, è come dire meglio non occuparsi di questi temi e non raccontare che cosa succede. Penso sia giusto che, laddove ci sia anche un dubbio, la giustizia faccia luce. Proprio per questo c'è bisogno che la credibilità del sistema giudiziario sia fondata sul rispetto dei diritti individuali e sul non abusare delle prerogative che gli sono riconosciute. È per questo che oggi, chi ha grande rispetto della magistratura, del suo lavoro, chi pensa che le sentenze non si commentano…
PRESIDENTE. Concluda.
ERASMO PALAZZOTTO (LEU). … oggi è qui ad esprimere una grande preoccupazione per questa situazione che si sta generando nel nostro Paese.
(Problematiche relative all'affidamento in concessione delle attività di gestione della A21 Torino-Alessandria-Piacenza e di altre tratte autostradali in Piemonte – n. 3-02414)
PRESIDENTE. La deputata Elena Maccanti ha facoltà di illustrare l'interrogazione Molinari ed altri n. 3-02414 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.
ELENA MACCANTI (LEGA). Grazie, Presidente. Signor Ministro, oggi richiamiamo forte la sua attenzione su quella che è già stata definita una delle più discusse e controverse gare da quando è stato privatizzato il sistema autostradale, quella per l'affidamento in concessione delle tratte che comprendono, tra l'altro, la Torino-Piacenza e la tangenziale torinese. Richiamiamo la sua attenzione perché l'esclusione, per una interpretazione restrittiva della norma, dell'offerta economicamente e tecnicamente più vantaggiosa potrebbe comportare un danno erariale per lo Stato, che è stato stimato in oltre un miliardo di euro. Risorse importanti, signor Ministro, che, invece, potrebbero essere destinate a nuove infrastrutture come, ad esempio, il completamento della tangenziale di Torino, di cui da troppi anni si attende la realizzazione. Allora, le chiediamo se non ritenga opportuno annullare la gara, indire una nuova procedura, perseguendo l'interesse pubblico ed evitando qualunque ipotesi di danno erariale, consapevoli tutti che questa vicenda è già all'attenzione della Corte dei conti.
PRESIDENTE. Il Ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
ENRICO GIOVANNINI, Ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili. Grazie, Presidente. In data 23 settembre 2019 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il bando di gara per l'affidamento in concessione delle attività di gestione delle tratte autostradali A21 e A5, la bretella di collegamento A4/A5 e il sistema autostradale torinese, essendo scadute le relative concessioni. Nella fase di prequalifica, la commissione di gara comunicava che il raggruppamento temporaneo di imprese con capofila Salt non era stato ammesso alle fasi successive della procedura di gara per carenza dei requisiti dell'esecutore in capo alla mandataria. Al fine di non interrompere la procedura di gara, il responsabile del procedimento ammetteva detto raggruppamento con riserva alle fasi successive della gara. Nella seduta pubblica del 16 ottobre 2020 la commissione di gara formulava proposta di aggiudicazione in favore del raggruppamento con capofila Salt. Conseguentemente, con decreto n. 841 del 26 novembre 2020, il raggruppamento è stato dichiarato aggiudicatario con riserva in pendenza del giudizio dinanzi al TAR del Lazio presentato dal raggruppamento di imprese concorrenti. Il TAR Lazio, prima con sentenza n. 620 del 15 gennaio 2021, e il Consiglio di Stato poi, con sentenza n. 3134 del 15 aprile 2021, hanno respinto il ricorso proposto dalla capofila Salt, confermando l'assenza dei requisiti stabiliti dal bando di gara.
Il Ministero, valutata l'insussistenza dei presupposti indicati dall'articolo 21-nonies della legge n. 241 del 1990 per un annullamento in autotutela della procedura, ha, quindi, verificato l'unica offerta validamente formulata e giuridicamente esistente, ovvero quella del Consorzio Stabile SIS, la quale si è rivelata, comunque, conveniente per l'amministrazione, recando un miglioramento di tutti i parametri di riferimento posti a base della gara: riduzione della durata della concessione, riduzione della tariffa annua di competenza del concessionario, riduzione del tasso di remunerazione per il concessionario, maggiore riconoscimento di oneri integrativi di competenza del concedente, maggiore riconoscimento di un corrispettivo a fronte e in favore del concedente. Con decreto n. 288 del 10 giugno 2021 la competente direzione del Ministero ha annullato il citato decreto n. 841 del 26 novembre e ha aggiudicato la concessione in favore del Consorzio Stabile SIS. Concludo evidenziando che il contratto di concessione verrà sottoscritto all'esito del parere rilasciato dai servizi della Commissione europea, ai sensi dell'articolo 7-nonies, direttiva 1999/62/CE.
PRESIDENTE. Il deputato Rixi ha facoltà di replicare.
EDOARDO RIXI (LEGA). Ministro, sono intanto a ribadire il fatto che sarebbe opportuno che ci fosse sempre più di un partecipante a una gara nel momento delle aggiudicazioni, e, soprattutto quando vengono esclusi degli altri, il tema di procedere con l'unica offerta, diciamo così, che legittimamente va avanti, diventa un problema. Sul tema, poi, della Commissione europea vedremo cosa dirà l'Europa, però questo è un tema che riguarda in specifico questa situazione, ma sul sistema autostradale si stanno creando problemi sia sul rapporto, ad esempio, di Strada dei Parchi con ANAS sia anche sul tema A10, nonostante la cessione di AspI a CDP e sul rischio di un blocco totale del Nordovest. Quindi, chiedo al Governo di mettere in campo un tavolo per coordinare le concessioni autostradali e capire cosa sta succedendo nel nostro sistema autostradale prima di arrivare al collasso nei prossimi mesi. La situazione credo sia gravissima, è sotto gli occhi di tutti. Oggi noi potevamo presentare anche altri question time, forse anche motivati dalle reazioni delle ultime ore, dopo la decisione di AspI di chiudere i tratti di accesso al porto di Genova durante il periodo estivo, però è evidente che qualcosa non sta funzionando nel sistema delle concessioni autostradali. Quindi chiedo di fare una profonda riflessione e di aprire un tavolo su cui porre delle riforme, perché quello che è successo al ponte Morandi a Genova purtroppo sembra non abbia ancora fatto capire al Paese la gravità della situazione che abbiamo nel nostro sistema infrastrutturale. Lo dico da genovese e mi si stringe il cuore, però vedere l'operazione CDP fatta solo da un punto di vista finanziario è un tema che non mi piace e non mi assicura che un domani l'autostrada verrà gestita in maniera migliore rispetto al passato.
(Iniziative di competenza per agevolare la ripresa delle attività didattiche in presenza attraverso il potenziamento del trasporto pubblico – n. 3-02415)
PRESIDENTE. La deputata Grippa ha facoltà di illustrare l'interrogazione Scagliusi ed altri n. 3-02415 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.
CARMELA GRIPPA (M5S). Grazie, Presidente. Gentile Ministro, il trasporto pubblico locale rappresenta uno dei settori maggiormente coinvolti durante la gestione dell'emergenza. Diciamo che nei precedenti Governi sono stati diversi i fondi stanziati sia per compensare la perdita del settore sia per l'implementazione di servizi aggiuntivi. Parliamo di 500 milioni per l'anno 2020, ulteriormente aumentati di 400 milioni, e per ultimo, in legge di bilancio, sono stati istituiti altri 150 milioni. Da indiscrezioni giornalistiche si preannuncia la possibilità di prolungare lo stato di emergenza oltre il 31 luglio e inoltre l'utilizzo del green pass anche per il trasporto pubblico locale. Alla luce di queste indiscrezioni, pertanto, le chiediamo quali siano le iniziative che intende adottare al fine di agevolare la ripresa delle attività didattiche in presenza e in che modo intenda agevolare e potenziare il trasporto pubblico scolastico in vista del nuovo anno scolastico. Durante l'audizione stamattina del Ministro Bianchi, e vado a concludere, in Commissione infanzia e adolescenza lo stesso Ministro ha dichiarato che l'anno scolastico che verrà sarà in presenza; pertanto, se non è prevista una differenziazione degli orari in ingresso e in uscita proprio per scongiurare gli assembramenti che si sono verificati durante quest'anno.
PRESIDENTE. Il Ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, ha facoltà di rispondere.
ENRICO GIOVANNINI, Ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili. Il Governo sta lavorando da alcuni mesi alla riapertura dell'anno scolastico e delle attività economiche dopo la pausa estiva.
I provvedimenti sono in fase di preparazione, e, dunque, nei prossimi giorni avremo interazioni anche con la Conferenza Stato-regioni per definire i provvedimenti. Ricordo che, nel passato, sono state stanziate, dall'inizio della pandemia e fino a oggi, risorse pari a 2,74 miliardi di euro per sostenere un'efficace programmazione del sistema di trasporti pubblici locali e regionali; dette risorse sono destinate, sia alla compensazione dei minori ricavi tariffari, sia, nella misura di circa 453 milioni, come concordato in sede di Conferenza unificata, al finanziamento dei servizi aggiuntivi di trasporto pubblico. Attualmente, sono stati ripartiti circa 258 milioni di euro per i servizi di trasporto pubblico aggiuntivi e, alla prossima riunione della Conferenza unificata, verrà sottoposto, ai fini dell'acquisizione dell'intesa, il decreto interministeriale di riparto dell'ulteriore somma di 195 milioni.
Detto importo consentirà di riconoscere un'anticipazione in relazione ai servizi aggiuntivi da rendere entro il 31 dicembre 2021. Al contempo, è in corso l'attività istruttoria finalizzata al riparto dei 450 milioni di euro citati, contenuti nel decreto-legge n. 73 del 2021, da utilizzare parimenti per i servizi aggiuntivi di trasporto pubblico locale, da rendere operativi entro il 31 dicembre 2021. Ancora, con specifico riguardo al trasporto scolastico dedicato, è stato istituito presso il Ministero un fondo di 150 milioni di euro per l'anno 2021 a favore delle amministrazioni comunali, il cui riparto è previsto rapidamente attraverso un decreto interministeriale il cui iter è in via di definizione. Vorrei, infine, ricordare che ulteriori iniziative sono state avviate per prevenire possibili criticità. In primo luogo, sono stati stanziati 50 milioni di euro destinati alle imprese e alle pubbliche amministrazioni con almeno 100 addetti, nonché agli istituti scolastici di ogni ordine e grado che provvedono, previa nomina del mobility manager, a predisporre, entro il 31 agosto 2021, un piano degli spostamenti casa-lavoro del proprio personale ovvero degli spostamenti casa-scuola-casa in grado di contribuire a ridurre la pressione sulle ore di punta. È pienamente operativa, secondo punto, per il tramite dell'Osservatorio sulle politiche del TPL, una procedura informatizzata di monitoraggio quindicinale dei servizi aggiuntivi programmati e resi in ambito regionale. Infine, sono state stipulate dal Ministero due convenzioni con l'Istituto italiano di tecnologia e con l'INAIL per studiare e sperimentare i separatori da impiegare rispettivamente su treni e bus extraurbani. Lo studio e la sperimentazione sono già stati completati, mentre sono ancora in corso quelli relativi ai bus extraurbani.
PRESIDENTE. Il deputato Emanuele Scagliusi ha facoltà di replicare.
EMANUELE SCAGLIUSI (M5S). Ringrazio il Ministro per la risposta. Come lei ha ricordato, sia con il lavoro parlamentare che con il lavoro degli ultimi Governi sono state stanziate, da inizio pandemia, risorse ingenti, 2,74 miliardi. Sono stati attivati una serie di tavoli presso le prefetture per il coordinamento a livello regionale e comunale del trasporto locale, coinvolgendo anche le istituzioni scolastiche; tavoli che, apprendo dalla sua risposta, continuano il loro lavoro, che forse dovrebbe essere intensificato, in vista della riapertura di settembre. Siamo in una fase meno acuta dell'emergenza, che ci permette, anche con l'esperienza che abbiamo avuto lo scorso anno, di poter prevedere le criticità legate al trasporto scolastico e pianificare, già adesso, soluzioni efficienti per gestire la riapertura di settembre. A differenza di quello che si sta ipotizzando per i grandi eventi, gli stadi o i teatri, difficilmente per il trasporto scolastico potrà essere utilizzato il green pass. Quindi, è necessario arrivare preparati ad inizio anno, intensificando i lavori dei prefetti nel coordinare il lavoro di regioni, enti locali e comuni. A questo fine, abbiamo richiesto di fare, in Commissione trasporti, qui, alla Camera, un ciclo di audizioni, sentendo la Conferenza delle regioni, l'Associazione dei comuni, tutte le associazioni di categoria, per capire cosa non ha funzionato in precedenza e come migliorare da questo punto di vista, anche a supporto del lavoro che lei sta svolgendo al Ministero e a supporto di tutto il Governo. Nello specifico, bisogna capire, rispetto a tutti i fondi che abbiamo stanziato, se e come sono stati utilizzati dalle varie amministrazioni locali; vigilare su questo aspetto è molto importante. Concludo. Bisogna lavorare per garantire, a settembre, una ripresa della didattica in presenza, un efficientamento del trasporto scolastico e un diritto allo studio di tutti i nostri ragazze e ragazzi. Quindi, da questo punto di vista, come gruppo del MoVimento 5 Stelle, siamo a supporto del Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
(Iniziative di competenza volte a promuovere il ricorso ad interventi di riqualificazione edilizia e rigenerazione urbana – n. 3-02416)
PRESIDENTE. Il deputato Alessandro Cattaneo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02416 (Vedi l'allegato A).
ALESSANDRO CATTANEO (FI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, in questa fase di post pandemia, una delle nostre maggiori preoccupazioni è quella di accompagnare lo sviluppo economico del Paese. All'interno del quadro di sviluppo economico, per noi ha sempre rivestito grande importanza il settore della casa, dell'edilizia, dell'immobiliare e l'utilizzo della leva fiscale. Molto si è parlato del superbonus 110 per cento. Noi, oggi, vogliamo chiederle, rispetto a questa misura, come verrà prorogata, e anche certezze sulle altre detrazioni di cui meno si parla, ma che sono altrettanto apprezzate da cittadini e operatori di mercato: intendo il sismabonus, che permette una detrazione dell'85 per cento, l'ecobonus, con una detrazione del 65 per cento, il bonus ristrutturazioni, con una detrazione del 50 per cento, e il bonus facciate, con una detrazione del 90 per cento. Noi abbiamo già chiesto nel DL “Semplificazioni” di prorogare tutte queste detrazioni, ma ci è stato detto che sarà competenza di successive iniziative di Governo. Quindi, chiediamo a lei certezze, perché sono provvedimenti giusti e importanti.
PRESIDENTE. Il Ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, ha facoltà di rispondere.
ENRICO GIOVANNINI, Ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili. Grazie, Presidente. Le detrazioni fiscali per gli interventi di ristrutturazione edilizia, indubbiamente, rappresentano uno degli strumenti attraverso cui si intende favorire la realizzazione degli investimenti diretti al miglioramento strutturale e all'efficientamento energetico del patrimonio edilizio. In base alle stime elaborate dal CRESME, gli incentivi fiscali per il recupero edilizio e la riqualificazione energetica hanno interessato, dal 1998 al 2020, oltre 21 milioni di interventi, con l'attivazione di investimenti pari a oltre 346 miliardi di euro. Il dato a consuntivo per il 2019 indica un volume di investimenti pari a 28,7 miliardi di euro veicolati dagli incentivi fiscali per il recupero edilizio, la riqualificazione energetica, la riduzione del rischio sismico e la riqualificazione delle facciate. Nel biennio 2018-2019 sono stati portati in detrazione, per il recupero edilizio, svolto negli anni 2017-2018, 12,7 miliardi di euro contro gli 11,3 miliardi di euro del biennio 2016-2017, mentre, per quanto riguarda la riqualificazione energetica, sono stati portati in detrazione 3,2 miliardi di euro, contro i circa 2,8 del biennio precedente. Dal punto di vista dell'impatto sull'occupazione, le stime degli investimenti attivati hanno generato un assorbimento cumulato di 2,5 milioni di occupati diretti, in termini di media annua parliamo di circa 255 mila occupati. L'articolo 119 del decreto-legge n. 34 del 2020 ha introdotto una detrazione pari al 110 per cento delle spese relative a specifici interventi di efficienza energetica e di misure antisismiche sugli edifici. Nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza, il superbonus rappresenta una delle principali proposte progettuali finalizzate a incrementare il livello di efficienza energetica degli edifici, la maggior parte dei quali è stata costruita prima degli anni Settanta del secolo scorso. L'ammontare complessivo delle risorse previste, tra PNRR e Fondo complementare, è di oltre 18 miliardi di euro e la misura è finanziata fino alla fine del 2022 con una estensione a giugno 2023 per le case popolari. Come evidenziato dal Ministro dell'Economia e delle finanze, rispondendo in quest'Aula il 26 maggio ultimo scorso ad analoga interrogazione, il Governo si è impegnato a inserire nel disegno di bilancio per il 2022 una proroga dell'ecobonus per il 2023, tenendo conto dei dati relativi alla sua applicazione nel 2021.
Naturalmente, in quella sede analizzeremo anche la possibilità di prorogare o di modificare i bonus esistenti che l'onorevole interrogante ha citato.
PRESIDENTE. Il deputato Alessandro Cattaneo ha facoltà di replicare.
ALESSANDRO CATTANEO (FI). Signor Ministro, grazie per l'ampia risposta avvalorata dai numeri che danno l'idea, come meglio non si possa fare, di quanto queste iniziative funzionino. Noi da liberali convinti siamo contenti che, ancora una volta, l'utilizzo della leva fiscale funzioni e che nell'ambito del comparto edilizio funzioni in particolare in modo molto utile e positivo. E allora, se proroga dovrà essere, facciamolo subito, facciamolo immediatamente, perché l'incertezza frena la crescita. I cittadini, se non sanno che sono certi di poter contare sulla proroga, non avviano più nuove pratiche, gli imprenditori hanno molte incertezze e le banche non danno più i prestiti. Quindi, un circolo che abbiamo innescato in maniera virtuosa rischia viceversa di diventare vizioso.
Lei ha citato anche i temi fiscali più nel complesso, saremo chiamati a un'ampia riforma fiscale. Ebbene, ricordo le parole del Premier Draghi che ha detto che questo è il momento di dare e non di prendere, questo è il momento di accompagnare la crescita e non di ridistribuire la ricchezza. Su questi presupposti noi abbiamo anche dato un indirizzo rispetto alla riforma fiscale.
Ancora, noi vigileremo e saremo proattivi affinché queste iniziative possano essere prorogate il prima possibile, accanto al lavoro che continuiamo a fare su tutto ciò che interessa il comparto della costruzione immobiliare. Ricordo le nostre battaglie a favore di un codice appalti più snello, di una sburocratizzazione complessiva e ringrazio il lavoro che il Ministro Brunetta ha fatto per il provvedimento che, nelle prossime ore, andrà in Aula. E, ancora, la legge sulla rigenerazione urbana, che è al Senato, e che così com'è non ci piace. Ricordo lo scempio della zona A, il disastro fatto, per esempio, per la città di Roma. Ecco, noi invece lavoriamo perché l'economia sia fatta dai protagonisti dell'impresa e il settore costruzioni può essere da traino, ma solo con un fisco amico e con un'apertura vera al mercato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
(Strategia nazionale per la parità di genere 2021-2026 in relazione alle previsioni del Piano nazionale di ripresa e resilienza - n. 3-02417)
PRESIDENTE. La deputata Giuseppina Occhionero ha facoltà di illustrare l'interrogazione Gadda ed altri n. 3-02417 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.
GIUSEPPINA OCCHIONERO (IV). Grazie, Presidente e Governo. La parità di genere è sicuramente una questione di giustizia sociale e di civiltà. La compiuta uguaglianza di genere, la piena emancipazione delle donne rappresentano uno dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile. L'Unione europea ha intrapreso una strategia per il prossimo quinquennio 2020-2025, però ahimè l'Italia registra un grave arretramento. Grazie all'impegno del Governo Draghi e alle sue azioni concrete, Ministra Bonetti, l'Italia ha deciso di intraprendere una strategia nazionale proprio per dare un approccio più trasversale e strutturato a queste tematiche e anche per risalire l'indice e la classifica dell'indice dell'uguaglianza di genere che ci vede agli ultimi posti. Le chiediamo, dunque, quali siano le linee specifiche della strategia nazionale e quando la stessa vedrà l'approdo definitivo.
PRESIDENTE. La Ministra per le Pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti, ha facoltà di rispondere.
ELENA BONETTI, Ministra per le Pari opportunità e la famiglia. Grazie, Presidente. Per la prima volta l'Italia, in pieno accordo con le linee guida europee, ha deciso di redigere una strategia nazionale per sistematizzare un approccio trasversale integrato volto alla promozione delle pari opportunità e della parità di genere. La strategia si fonda su alcuni assi prioritari che definiscono indicazioni di direzionalità e, da una lettura dello stato attuale del Paese, ponendo passo dopo passo obiettivi specifici, si inserisce come strategia di riferimento per l'attuazione del PNRR e sarà dunque utile e importante come slancio e inquadramento di sistema, ma anche di verifica e monitoraggio dello stesso piano che si pone obiettivi molto significativi in tema di parità. Per l'adozione della strategia il Dipartimento per le pari opportunità ha attivato un percorso ampio e partecipato che ha consentito di acquisire e integrare, valorizzandoli, i contributi di idee delle amministrazioni centrali, delle regioni, degli enti territoriali, così come delle parti sociali e delle principali realtà associative attive nella promozione della parità di genere.
La strategia nazionale si articola in cinque assi prioritari di intervento - lavoro, reddito, competenze, tempo, potere - che provo brevemente a riassumere nelle linee principali: creare un mondo del lavoro più equo in termini di pari opportunità di carriera, competitività e flessibilità; sostenere l'incremento dell'occupazione femminile; ridurre i differenziali retributivi di genere; promuovere una condizione di indipendenza economica; assicurare uguali opportunità nello sviluppo delle capacità e nell'applicazione dei talenti individuali in tutte le discipline del sapere e, in particolare, in quelle matematiche e tecnico-scientifiche; promuovere la condivisione paritaria delle attività di cura e di assistenza dei figli, dei genitori e degli anziani tra uomini e donne, e assicurare assistenza della prima infanzia di qualità; infine, sostenere un'equa distribuzione di genere nei ruoli apicali e di leadership economica, politica, sociale e culturale, in termini sia di rappresentanza sia di responsabilità, e coltivare la formazione e lo sviluppo di un ampio bacino di talenti, con eguale rappresentazioni di genere.
Partendo dalle priorità strategiche, viene definito un insieme di indicatori volti a misurare i principali effetti e aspetti del fenomeno della disparità di genere. Per tali indicatori, oltre al valore attuale, viene identificato anche un valore target ovvero l'obiettivo specifico e misurabile da raggiungere; entrambi gli strumenti sono volti a guidare l'azione di Governo e a monitorare in ultima istanza l'efficacia di tutte le iniziative. L'iter per l'adozione della strategia prevede un'informativa alla Conferenza unificata e una al Consiglio dei Ministri, che prevedo possano essere svolte entro l'estate. Questo lavoro, insieme con la riforma del Family Act, prossima alla sua approvazione, in prima lettura, in questa Camera, ci metterà nelle condizioni di agire concretamente per riformare in modo strutturale il sistema di welfare e di investimenti, per consentire finalmente alle donne di perseguire gli stessi obiettivi degli uomini, in una dinamica di equa competizione ed eguali responsabilità e di riconoscimento.
PRESIDENTE. La deputata Maria Chiara Gadda ha facoltà di replicare.
MARIA CHIARA GADDA (IV). Grazie, Presidente. Finalmente, Ministra, grazie a lei si inizia in questo Paese a programmare e a mettere risorse vere sulla famiglia e sulle pari opportunità e, soprattutto, a misurare l'impatto di queste politiche. I numeri impietosi che riguardano la presenza delle donne e dei giovani nel mondo del lavoro ma anche i numeri rispetto alla natalità dicono chiaro che le politiche frammentate di questi anni non sono state sufficienti. La Strategia nazionale sulle pari opportunità insieme al Family Act sono il quadro su cui innestare i 7 miliardi del Piano nazionale di ripresa e resilienza e i 2 miliardi e mezzo, di cui 700 milioni sono già disponibili per i comuni, per asili nido, scuole per l'infanzia e centri polifunzionali per le famiglie. La parità passa sicuramente dal sostegno economico e, dal 1° luglio, ci sono 2 milioni di famiglie in più che non avevano mai percepito prima alcun assegno e che, con l'assegno unico universale, riceveranno invece un assegno, per ogni figlio, da 130 a 177 euro mensili. La parità passa poi anche dalla concretezza della vita quotidiana, che il Family Act coglie in pieno rispetto alla riforma necessaria e urgente dei congedi parentali, che abbiamo visto durante la pandemia, ma soprattutto dal riconoscimento dei servizi per la riconciliazione dei tempi legati alla vita privata e al lavoro. Gli asili nido, in questo Paese, in alcune aree di questo Paese, semplicemente non ci sono. Poi, si dà dignità, nel Family Act e nei provvedimenti legati alla strategia nazionale, al lavoro di cura ma, soprattutto, si inizia a parlare - questo credo anche grazie a molti emendamenti presentati da Italia Viva - del tema della detraibilità delle spese legate al lavoro domestico, perché non se ne è mai parlato in questo Paese. Inoltre, deve essere riconosciuto alle donne il ruolo prioritario nel mondo del lavoro e la strada maestra non può che essere la decontribuzione. Il Family Act è un indirizzo all'interno di una strategia ben precisa che, sì, consentirà di guardare come, nel tempo, queste misure saranno attuate per incontrare la competitività del Paese, i bisogni delle persone, ma anche i loro sogni (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
(Iniziative volte a promuovere la parità di genere in tutti i contesti sociali – n. 3-02418)
PRESIDENTE. La deputata Bologna ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02418 (Vedi l'allegato A).
FABIOLA BOLOGNA (CI). Grazie, Presidente. Gentile Ministro, i dati sulla parità tra donne e uomini nell'Unione europea ci dicono che nessuno Stato membro ha raggiunto la piena parità di genere. La presidente von der Leyen durante il Women Rome Summit ha affermato che abbiamo bisogno delle migliori idee a livello politico per dare le giuste opportunità a tutte le donne. in Italia, le politiche per le pari opportunità si sono arricchite nel tempo di norme per promuovere una piena attuazione del principio di uguaglianza. Tuttavia, ancora oggi il tasso di occupazione femminile è limitato come limitato è l'accesso ai ruoli apicali e gli stereotipi di genere sono molto radicati nel nostro Paese. Secondo una recente indagine, lo stereotipo che il ruolo primario della donna sia occuparsi della cura della casa e della famiglia è condiviso dal 53 per cento delle donne e dal 44 per cento degli uomini.
Quindi, chiediamo quali strategie il Ministro intenda attuare per raggiungere la parità di genere, promuovendo un cambiamento culturale nella famiglia, nella scuola, nei luoghi di lavoro e nella società, valorizzando il merito per la crescita di cittadine e cittadini consapevoli in tutti i contesti sociali.
PRESIDENTE. La Ministra per le Pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti, ha facoltà di rispondere.
ELENA BONETTI, Ministra per le Pari opportunità e la famiglia. Grazie, Presidente. È vero, profonde disuguaglianze ancora attraversano la quotidianità di vita delle donne, a partire dal godimento dei loro diritti. Il primo fondamentale passo da compiere è quello della rimozione delle disuguaglianze, così fortemente radicate nelle famiglie, portando a compimento la parità nella condivisione delle attività di cura e assistenza. Sento fortemente la responsabilità di questo compito. Il Family Act e l'approvazione dell'assegno unico universale, con l'entrata in vigore dell'assegno ponte già a partire da questo mese, credo possano ben rappresentare la declinazione di questo impegno. Il Family Act, che è riforma di accompagnamento del PNRR, promuove strutturalmente la parità nelle famiglie, investe su di esse, sull'educazione, sul lavoro femminile, sul protagonismo e sull'autonomia dei giovani. L'obiettivo è un Paese in cui le donne e gli uomini, le ragazze e i ragazzi, in tutta la loro diversità, siano liberi di perseguire le loro scelte di vita, abbiano pari opportunità di realizzarsi e possano in egual misura partecipare e guidare la nostra società. Lo svantaggio femminile, in Italia, si manifesta in varie dimensioni: il tasso di occupazione, soprattutto nel Sud del Paese, il gap retributivo, la forte incidenza del lavoro informale tra le donne, il maggior ricorso al lavoro part-time, spesso non volontario, e le disparità di genere nelle posizioni manageriali. La parità di genere va quindi realizzata contestualmente in diversi ambiti della vita economica e sociale, dall'occupazione alla remunerazione, all'istruzione, al bilanciamento tra impegni familiari e lavorativi fino a toccare il tema, purtroppo ancora radicato, della violenza di genere. Ho fortemente voluto che la parità di genere fosse assunta come criterio di valutazione di tutti i progetti del PNRR e che tutto il Piano si caratterizzasse per una strategia integrata di riforme, istruzione e investimenti in infrastrutture sociali e servizi di supporto, per una piena parità di accesso economica e sociale delle donne. Nel PNRR ci sono 7 miliardi di investimento diretti per la promozione dell'uguaglianza di genere, che funzioneranno da leva per consentire alle donne un accesso a tutte le risorse stanziate, parimenti agli uomini. Abbiamo già introdotto, nei primi decreti ora in conversione, condizionalità e premialità per concorsi e appalti pubblici, al fine di promuovere l'imprenditoria giovanile, la parità di genere e l'assunzione di giovani e donne. Sono quindi già molti gli interventi messi in campo ma è fondamentale che si attuino nell'ambito di una visione strategica. Ho quindi deciso di dotare il Paese di una Strategia nazionale per la parità di genere che si inserisce nel solco tracciato dalla strategia dell'Unione europea. L'obiettivo da perseguire, nel periodo 2021-2026, è quello di guadagnare almeno cinque punti nella classifica del gender equality index nei prossimi cinque anni, per raggiungere un posizionamento migliore, rispetto alla media europea, entro il 2026, con l'obiettivo di rientrare tra i primi dieci Paesi a livello europeo.
PRESIDENTE. La deputata Fabiola Bologna ha facoltà di replicare.
FABIOLA BOLOGNA (CI). Grazie, Presidente. Ringrazio il Ministro Bonetti per la risposta. Sottolineo che, per superare gli stereotipi del ruolo della donna e dell'uomo nella nostra società e per garantire un cambiamento culturale su questo tema, dobbiamo partire dalla scuola, costruendo un'alleanza educativa tra scuola e famiglia con un ruolo di reciproca collaborazione. Solo attraverso l'acquisizione della consapevolezza di pregiudizi e stereotipi, ancora fortemente radicati nella nostra società, la scuola insieme alla famiglia possono fornire strumenti ed esempi per superarli, proponendo interventi di formazione e sensibilizzazione. Nel mondo del lavoro, garantire le pari opportunità vuol dire valorizzare il talento e le competenze necessarie per il progresso scientifico ed economico. Ci sono alcune professioni attinenti alle materie STEM, come quella medica e sanitaria, dove la parità di presenza femminile e maschile è già realtà. Ciò che discrimina le donne rispetto agli uomini è il raggiungimento, però, di posizioni apicali direzionali e di ruoli di management a parità di competenze, per una selezione legata ancora a retaggi culturali anacronistici e per una carenza di politiche che si traducano in condizioni paritetiche nella vita reale e che, ancora oggi, costringono le donne a scegliere la famiglia, rinunciando a progressioni di carriera, o a rinunciare a una famiglia, per la carriera.
Segnalo anche che il nostro Paese mostra una mancanza di visione nella promozione dello smart working che, per alcune tipologie di lavoro, è una modalità in grado di ridurre le differenze di ruolo tra uomini e donne all'interno della famiglia, migliorando la produttività, il benessere individuale e il bilanciamento tra vita lavorativa e vita personale. Per noi di Coraggio Italia è fondamentale creare il terreno normativo e culturale per garantire le stesse opportunità alle donne e agli uomini in base alle competenze e al merito. Bisogna realizzare le condizioni per una reale conciliazione tra lavoro e vita privata, integrare la dimensione di genere nella progettazione di politiche rilevanti per rendere la parità tra persone, anche quelle con disabilità, una realtà, in modo che tutti i cittadini e le cittadine possano realizzarsi nella vita personale e lavorativa, a vantaggio di tutta la società.
(Iniziative di competenza volte a tutelare l'occupazione femminile nell'attuale contesto pandemico – n. 3-02419)
PRESIDENTE. La deputata Rachele Silvestri ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lollobrigida ed altri n. 3-02419 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.
RACHELE SILVESTRI (FDI). Grazie, Presidente. Ministro, secondo il recente rapporto Istat sull'andamento del mercato del lavoro nel 2020, le categorie più penalizzate dall'emergenza sanitaria sono state quelle già in precedenza caratterizzate da situazioni di svantaggio: i giovani tra i 15 e i 34 anni, i residenti nel Mezzogiorno e le donne. Le donne, durante questa pandemia, hanno dovuto far fronte alla maggior parte degli impegni familiari, alla chiusura delle scuole, alla gestione della didattica a distanza dei propri figli e, per questo, molte di loro hanno subito non poche penalizzazioni in ambito lavorativo. Molte sono state costrette a lasciare il lavoro per dedicarsi alla famiglia, vista l'assenza di efficaci e reali strumenti di welfare. Attualmente, non si sono adottate misure concrete per garantire lo svolgimento in presenza delle lezioni scolastiche, nel caso di una nuova ondata in autunno, e tutto questo comporterebbe ricadute negative sulle madri lavoratrici. È per questo che chiediamo a lei, Ministro, quali iniziative intenda assumere nei prossimi mesi affinché alle donne, anche in situazioni di emergenza, sia garantita la possibilità di lavorare senza dover far fronte, a proprie spese, all'inadeguatezza del sistema italiano di fronte alla pandemia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. La Ministra per le Pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti, ha facoltà di rispondere.
ELENA BONETTI, Ministra per le Pari opportunità e la famiglia. Grazie, Presidente. Ringrazio gli onorevoli interroganti per riportare in evidenza in quest'Aula il prezzo altissimo imposto dalla pandemia alle donne, che si sono ritrovate esposte su molteplici fronti, economico, familiare e sanitario. Abbiamo messo in campo misure straordinarie per sostenere le famiglie nei compiti di cura: il diritto allo smart working per entrambi i genitori, i congedi parentali straordinari, il bonus babysitter, ma è indubbio che il possibile protrarsi di misure di contenimento della diffusione del virus comporterebbe un fortissimo aumento del carico di cura per le famiglie, che potrebbe gravare in particolare sulle donne. Per questa ragione, per evitare la necessità di ulteriori pesanti misure di contenimento del virus, dobbiamo continuare convintamente nella campagna di vaccinazione. Il forte impulso dato alla campagna, ci ha consentito di raggiungere il 51 per cento della popolazione vaccinata e un calo drastico dei ricoveri e dei decessi legati al COVID. È però ora indispensabile il raggiungimento dell'immunità di gregge, con la vaccinazione dell'80 per cento della popolazione di età superiore ai 12 anni, per poter affrontare con fiducia la riapertura delle scuole e la ripresa di tutte le attività lavorative. Dobbiamo sentirci tutti coinvolti nell'impegno di chiamare i cittadini alla grande responsabilità, che hanno già dimostrato nei lunghi periodi di lockdown, nella scelta di vaccinarsi, unica via che può impedire il ritorno alle limitazioni e alle chiusure. Non si tratta di operare, tuttavia, per ritornare alla situazione precedente, perché la pandemia ha acuito il male insito in un sistema che si è dimostrato inadeguato e la disparità di genere nel settore occupazionale rappresentava un'alta criticità già prima dell'emergenza sanitaria. Intendiamo dunque intervenire per promuovere la piena parità dei diritti e delle responsabilità tra uomini e donne, invertendo la rotta delle politiche italiane del welfare e del lavoro, incapaci di consentire la conciliazione tra i tempi di vita e di lavoro, nella prospettiva di una piena condivisione.
La grande occasione offerta dalle risorse messe a disposizione del Next Generation EU deve essere affrontata con una compiuta visione strategica. La riforma delle politiche familiari, il Family Act, e la strategia nazionale della parità di genere sono entrambe assunte come assi strategici del PNRR. L'avvenuta entrata in vigore, nel corso di questo mese, dell'assegno ponte per i figli minorenni, in attesa dell'avvio definitivo dell'assegno unico universale previsto per il prossimo gennaio, e l'approvazione di tutto il Family Act rappresentano la concretezza della volontà del Governo di modificare profondamente l'impianto del sistema, in favore di un maggior sostegno alle famiglie, come leva per consentire una redistribuzione dei carichi di cura e la liberazione del potenziale femminile. I cinque pilastri del Family Act - assegno unico universale, sostegno alle spese educative, riforma dei congedi parentali, incentivi al lavoro femminile e sostegno ai giovani - si uniranno a quanto già messo in campo: decontribuzione per l'assunzione delle donne, investimento sull'imprenditorialità femminile, creazione e investimento del Fondo asili nido e scuole dell'infanzia, sostegno economico ai comuni per i centri estivi e i progetti innovativi di educazione non formale e naturalmente il forte investimento del PNRR sulla parità di genere, con interventi specifici e obiettivi trasversali a tutto il Piano. Vogliamo dare al nostro Paese, alle famiglie e alle donne una nuova condizione di vita, in linea con le migliori esperienze europee.
PRESIDENTE. La deputata Augusta Montaruli ha facoltà di replicare.
AUGUSTA MONTARULI (FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, la informo che la campagna vaccinale è già in corso e, mentre la campagna vaccinale è in corso, comunque il vostro Governo non sa dare alla popolazione femminile delle risposte certe sui dati occupazionali. Infatti, l'elencazione che lei ha fatto, che è certamente un'elencazione corretta, non è tuttavia esaustiva per rispondere ai dati allarmanti, che purtroppo abbiamo dovuto leggere in tema di perdite di posti di lavoro e di possibilità di incremento di carriera di tantissime donne italiane. Donne che sono state penalizzate due volte: dal punto di vista del percorso lavorativo e, anche, dall'altra parte, dal punto di vista della gestione della famiglia, laddove la didattica a distanza ha completamente fallito e così anche la finta ripartenza della scuola.
Ora, il mese di settembre si avvicina: sulla scuola non abbiamo nessuna notizia certa e nessuna soluzione certa da parte del Governo e, allo stesso tempo, in ambito lavorativo, l'unica vostra soluzione è quella del green pass, che - mi permetta - non pone soltanto una questione di limitazione della vita sociale, ma riguarda la concezione di vedere in bar, in ristoranti, in teatri, in palestre, in luoghi in cui si svolgono eventi, non un vezzo, ma posti di lavoro, in cui infatti molte donne sono occupate.
Che cosa succederà lo sapremo probabilmente nei prossimi giorni, quando vi deciderete a risolvere i vostri dubbi e a riunirvi in Consiglio dei Ministri, ma sta di fatto che da casa tantissime donne vi guardano con delusione, perché certamente in questi mesi di pandemia, sono state lasciate sicuramente sole (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 16,10. La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 16,05, è ripresa alle 16,15.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Colucci e Corda sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente 96, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza, che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 3146-A.
(Ripresa discussione sulle linea generali – A.C. 3146-A)
PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 3146-A. È iscritta a parlare la deputata Giulia Grillo che, se non presente in Aula, si intende vi abbia rinunciato. È iscritta a parlare la deputata Rachele Silvestri. Ne ha facoltà.
RACHELE SILVESTRI (FDI). Grazie, Presidente. Colleghi, questo è un decreto-legge che ha al proprio interno temi molto articolati e anche molto divisivi, ma da cui dipende la possibilità di attuare effettivamente il Piano nazionale di ripresa e resilienza secondo gli impegni che l'Italia ha assunto nei confronti dell'Unione europea, un piano importante che, però, se venisse ben gestito potrebbe consentire finalmente di mettere in atto quelle riforme non più rinviabili, ponendo così le basi per la costruzione di un sistema economico nuovo, fondato su una nuova visione. I temi che tocca tale decreto sono importantissimi, tra cui l'incentivazione di progetti finalizzati allo sviluppo sostenibile, ma anche la semplificazione di alcune procedure burocratiche complesse, come, ad esempio, la VIA e la VAS, procedure che, ad oggi, risultano essere uno dei più grandi freni agli investimenti pubblici infrastrutturali.
Il gruppo di Fratelli d'Italia ha portato avanti anche su questo provvedimento un'opposizione costruttiva, presentando proposte concrete e di buonsenso, non volte a fare ostruzionismo fine a se stesso, ma finalizzate al miglioramento del decreto in questione al fine di recepire le tante richieste giunte dai vari portatori di interesse, dall'ANCI a Confindustria, dal mondo agricolo ma anche dalle associazioni ambientaliste. Tante le proposte da noi presentate, molte suggerite dalle regioni e dai comuni, proposte anche di buonsenso, come quelle riferite al miglioramento di questo provvedimento al fine di coordinare, nel migliore dei modi, gli investimenti del PNRR, del Fondo complementare e dei fondi strutturali e di investimento europei.
A tal fine, un'altra proposta importante che il gruppo di Fratelli d'Italia ha tentato di portare avanti è quella riferita alla possibilità di semplificare le procedure per la realizzazione delle opere previste dal decreto del MIT indispensabili al fine di garantire la sostenibilità delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026 e dei XX Giochi del Mediterraneo 2026, e questo per evitare di arrivare impreparati. Importanti proposte sono state presentate nell'ambito del fotovoltaico, come, per esempio, quella che rende da non vincolante a vincolante il parere del Ministero della Cultura nei procedimenti di autorizzazione di impianti di produzione di energia elettrica localizzati in aree sottoposte a tutela paesaggistica nell'ambito della semplificazione per gli impianti di accumulo fotovoltaici e dell'individuazione ex ante delle aree non idonee da definirsi su base nazionale. Il tema delle rinnovabili è stato portato avanti con forza dal gruppo di Fratelli d'Italia e ha visto un forte impegno da parte nostra, con la presentazione di decine di emendamenti, tutti volti alla semplificazione delle procedure.
La parte importante di questo decreto - ma soprattutto atteso dalla gran parte del Paese - riguarda l'articolo 33, il superbonus. Noi di Fratelli d'Italia ci aspettavamo un confronto importante in Commissione, vista l'importanza della misura, confronto che, purtroppo, non c'è stato. Vorrei soffermarmi sul superbonus, forse l'elemento che più fa capire quel che è diventato il “DL Semplificazioni”. L'idea di rimettere in moto il settore delle costruzioni, con l'accoppiata degli appalti pubblici per le nuove infrastrutture e l'aumento delle detrazioni per le ristrutturazioni degli edifici residenziali per migliorare il risparmio energetico e la sicurezza sismica delle abitazioni, era stata accolta positivamente da tutti noi e dall'opinione pubblica. Oltre a ciò, cioè all'esigenza di modernizzare le infrastrutture e di migliorare la qualità ambientale degli edifici, i comparti dell'edilizia hanno generato storicamente un importante effetto di trascinamento positivo sul complesso delle attività economiche.
Tuttavia, sin dal primo decreto del Governo “Conte 2”, che ha varato il superbonus che introduceva le detrazioni del 110 per cento per le spese relative alle ristrutturazioni degli edifici residenziali finalizzate a migliorare il risparmio energetico e la tenuta sismica, numerosi esperti del settore avevano messo in evidenza la mole delle incongruità del provvedimento, destinata a compromettere gli obiettivi enunciati. Il primo ostacolo è stato, senza ombra di dubbio, la burocrazia, con l'abnorme mole di obblighi a carico dei committenti e dei professionisti, con la necessità di asseverare e certificare le prestazioni da parte di professionisti prima, durante e dopo i lavori previsti. La pur positiva decisione di poter cedere alle banche il credito d'imposta in cambio dell'anticipo dei pagamenti e del trattenimento di una quota pari al 10 per cento dei benefici ha comportato, in parallelo, un'ulteriore produzione di documenti, finalizzati a mettere in sicurezza gli istituti di credito da eventuali inadempienze. Se dobbiamo, poi, enunciare altre criticità, possiamo sottolineare come una misura così forte non sia stata monitorata adeguatamente per alcuni aspetti, come quello relativo all'aumento dei prezzi di alcuni materiali edili oppure le tempistiche troppo ridotte per le scadenze e le proroghe, che mai arrivano, se non all'ultimo momento.
Sul “decreto Semplificazioni”, anche su questo tema, si poteva osare di più. Fratelli d'Italia è riuscita a far approvare misure importanti, come la deroga ad alcune norme sulle distanze minime per la realizzazione del cappotto termico e del cordolo sismico o quelle riferite alla semplificazione dei procedimenti autorizzativi.
Molto altro troviamo all'interno di questo provvedimento che il gruppo di Fratelli d'Italia è riuscito ad apportare come modifica, come l'emendamento del collega De Toma all'articolo 66, modifiche che vanno incontro alle richieste di alcune associazioni che si occupano di disabilità e riguardanti l'utilizzo della Disability Card. Il testo originale della norma proposta dal Governo prevedeva di consentire l'accesso ai dati della persona con disabilità detenuti dall'INPS ai soggetti erogatori di beni o servizi in favore delle persone disabili. Con il termine “soggetti” la norma era troppo generica. L'emendamento del collega De Toma, al fine di tutelare al massimo le persone con disabilità, delimita il perimetro dei soggetti, individuando nelle pubbliche amministrazioni, negli enti territoriali e nelle associazioni di tutela delle persone con disabilità maggiormente rappresentative e capillarmente diffuse a livello territoriale coloro che possono avere accesso ai dati dell'INPS e solo su richiesta dell'interessato. Altro importante obiettivo sul tema della disabilità è stato raggiunto con l'emendamento della collega Bellucci, che va a integrare l'articolo 47, includendo nel concetto ampio di pari opportunità una delle categorie oggi più discriminate nel mercato del lavoro: le persone con disabilità. Poi, l'emendamento del collega Prisco nell'ambito della Protezione civile, e potrei continuare. Un grande lavoro svolto. Ma si poteva fare di più? Sì, assolutamente sì! Come ho spiegato, il gruppo di Fratelli d'Italia ha contribuito molto a migliorare il “decreto Semplificazioni” in maniera costruttiva e lo continueremo a fare nei prossimi provvedimenti con le nostre proposte, continuando a lavorare sempre per il bene dei cittadini e del nostro bellissimo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Alessia Rotta. Ne ha facoltà.
ALESSIA ROTTA (PD). Presidente, grazie. Una premessa: questo decreto è stato reso necessario perché il nostro Paese, l'Italia, è riuscito ad avere oltre 300 miliardi dal cosiddetto PNRR o Recovery Plan o Next Generation EU; ma per spendere queste importanti risorse, che, sicuramente, sono un traguardo, un importante cambio di prospettiva per il nostro Paese e anche un riconoscimento da parte dell'Europa di un contributo alle Nazioni che escono da un anno e mezzo di pandemia, era necessario poter spendere questi soldi, superando le criticità purtroppo ataviche del nostro Paese. Però, per farlo bisognava conciliare, con equilibrio, la rapidità con cui si interviene con la tutela del territorio, cioè, fare un'operazione che garantisse le tutele dei lavoratori e il rispetto della legalità. Alcuni numeri, però, li voglio ricordare per fare una fotografia del nostro Paese, quella dalla quale venivamo e che, molto spesso, passa sotto il cappello indistinto della burocrazia. Continuare in questo modo non avrebbe avuto senso e non avrebbe portato a risultati. Invece, si è intervenuto chirurgicamente e, quindi, voglio ricordare questi dati. Per la valutazione di impatto ambientale nel nostro Paese c'erano 360 giorni: oggi sono 175. Ma vale la pena ricordare che, nel nostro Paese, in Italia, in media, per le opere pubbliche, per le grandi opere pubbliche, i tempi di approvazione potevano arrivare a 16 anni. Voglio ricordare anche che, dai dati per l'impiantistica dei rifiuti, dal 2012 al 2020, con investimenti molto, molto importanti (oltre 155 miliardi per 1.841 infrastrutture), sono state spese veramente poche risorse rispetto a queste, perché, per fare gli impianti, anche in questo settore, ci vogliono 4,7 anni di media e il 60 per cento di questo tempo è speso in attività di progettazione. Sono troppe, nel nostro Paese, le stazioni appaltanti - fino a 30.000 - e poco qualificate. Parliamo, in questo tempo, delle energie e della necessità di convertire il nostro sistema in energia rinnovabile. Ecco, per un impianto di energia rinnovabile nel nostro Paese, fino ad oggi, ci volevano dai 4 ai 6 anni. È evidente che così il motore si sarebbe inceppato e noi non possiamo permettercelo. Non possiamo permettercelo, perché il climate change non aspetta.
È sotto gli occhi di tutti quello che succede a livello di cambiamenti climatici per cui bisogna mettere mano a questo rapidamente, allo stesso tempo conciliando una transizione giusta, equa, che rispetti le persone, che non lasci indietro nessuno e che, soprattutto, tuteli il nostro territorio. Questo provvedimento, pertanto, è un motore per spendere bene le risorse in tanti campi; un intervento ampio che riguarda appalti, il settore dell'ambiente, delle energie, le procedure partecipative e autorizzative. Devo dire che il lavoro fatto dalle 2 Commissioni e dal Parlamento è stato importante; un lavoro di riequilibrio e di aggiustamento in un'operazione già chirurgica messa a fuoco dal Governo. È importante ricordare che, su 900 interventi emendativi proposti da questo Parlamento, 280 sono passati; significa che c'è stato un grande lavoro di cui voglio dare conto per sommi capi, in particolare soffermandomi su alcuni aspetti che necessitavano del nostro intervento. Voglio proprio partire dal dissesto idrogeologico. I soldi non mancano nel nostro Paese, come, purtroppo, non mancano i fenomeni che si ripetono ogni fine estate e ogni autunno. La congiuntura di quello che è accaduto durante le ore in cui veniva esaminato il provvedimento proprio nelle Commissioni, quello che è accaduto in nord Europa, ci ha convinto ancora di più di quanto fossimo già convinti, tanto che, per molto tempo, in Commissione ambiente abbiamo lavorato ad una serie di audizioni sul dissesto idrogeologico. Ci sono 10 miliardi di risorse disponibili da qui al 2026. In questo momento, non era possibile spendere e, quindi, per migliorare le prestazioni della macchina operativa per la prevenzione e per consolidarne il funzionamento, ci saranno commissari straordinari, che potranno ridurre della metà i termini per gli espropri. Era necessario intervenire; lo abbiamo fatto e diciamo che, anche in questo, abbiamo trovato la convergenza tra le forze politiche. Quindi, migliorare la quantità e la qualità di risorse tecniche e professionali che possano operare e dare una mano in quei momenti di emergenza, che, purtroppo, non sono isolati, prima di arrivare, speriamo un domani non troppo lontano, nella prevenzione, non solo nel recupero dei guasti fatti. Voglio soffermarmi anche sulle modifiche importanti fatte all'articolo 33, in particolare in tema di super e sisma bonus, il cosiddetto 110, che, anche, in questo caso, il Parlamento ha saputo modificare e rendere più agevole. Io penso che le leggi siano passibili di modifica, anche nelle migliori intenzioni, come è stato riguardo a strumenti molto giusti sotto molti profili, non solo ambientale, ma anche lavorativo e di ripresa di un settore in grande difficoltà, come il 110; ascoltare e far ritornare nel Parlamento le tante istanze della messa alla prova delle nostre leggi sia precipuo compito del Parlamento, perché i parlamentari sono qui proprio ad ascoltare quelle istanze e a quelle istanze sono state date le risposte. Quindi, da oggi, con quelle modifiche apportate nelle molte ore di lavoro delle Commissioni, è chiaro che, per procedere, basterà una semplice CILA, c'è una comunicazione di inizio lavori, e non più la SCIA, necessaria quando l'intervento riguardi elementi strutturali. Quindi, non ci saranno più possibili interpretazioni discrezionali; da oggi, sarà anche ufficiale che non ci sarà più l'obbligo della dichiarazione di conformità urbanistica, sia in caso di superbonus 110, sia in caso di sisma bonus; modifiche, appunto, non di dettaglio, oltre a tante altre che qui non mi dilungo a ricordare. Voglio ricordare anche che c'è un'intermittenza su quanti sono i territori del nostro Paese abbandonati o meno attenzionati; parliamo, giustamente, molto delle città del nostro Paese, ma noi vogliamo ricordare e dare voce - e questo ha fatto il Parlamento - anche alle aree montane e alle aree interne. Noi non le dimentichiamo; quindi, abbiamo salvato quei 4,6 miliardi di euro, già previsti in legge di bilancio, che si potranno spendere in 5 anni. Saranno risorse che hanno quella destinazione, quella di non lasciare indietro nessuno, tanto meno adesso, che c'è bisogno che ognuno partecipi ad un percorso che sarà lungo, ma che può cambiare il nostro Paese. Voglio anche ricordare che, in questo concorso di forze sul cambiamento che apporta il Green Deal, con la partecipazione di tutti, come abbiamo voluto e come, in parte, è già scritto e previsto nel PNRR e nel testo presentato dal Governo, non sia secondario il tema della governance.
Una governance - lo ha ricordato anche stamani il mio collega Ceccanti - che noi abbiamo previsto partecipata non solo dal Parlamento, ma anche da tutte le forze del Paese. Io credo che, quindi, sia stato importante e non solo simbolico, anche prevedere, nelle strutture di governance menzionate in questo decreto, l'introduzione della parità di genere. Infatti, non basta dire che le donne, nella pandemia, sono state quelle che sono state più colpite e che si sono messe anche più al servizio, se poi ce ne dimentichiamo nei momenti decisionali; non è un fatto solo simbolico, questo.
Posso convenire moltissimo con quello che ha detto il collega Bond questa mattina, soprattutto sull'agrivoltaico; io credo che noi dobbiamo andare avanti a passi spediti, però con la giusta cautela, che non significa perdere tempo, ma anche non perdere il nostro paesaggio. Quindi, sarà nostra cura, oltre agli interventi parzialmente mitigativi apportati in sede emendativa, essere molto chiari sulle zone prioritarie dove noi investiremo sulle energie alternative. Perché se è chiaro che il passo deve essere molto veloce e rapido, è chiaro che ci sono tanti luoghi da recuperare, come è previsto dal decreto: parlo di zone bonificate, parlo di zone e di aree industriali. È chiaro che è più semplice mettere pannelli fotovoltaici nel settore agricolo, ma è chiaro anche che questo può prestarsi a speculazioni, che noi non accettiamo e pensiamo che, invece, facciano parte del proprium del nostro Paese. Pertanto, saremo molto attenti e arriverà tra qualche tempo nella applicazione della RED II, quindi, in tale sede speriamo di poter intervenire garantendo esattamente un equilibrio che per noi è importante.
Credo, quindi, che, con l'approvazione di questo decreto, noi segniamo un deciso passo avanti, fatto di tre pilastri. Il primo è essere riusciti ad ottenere le risorse che il Paese merita per fare questi grandi passi. Il secondo sono le regole di semplificazione, o meglio di accelerazione ,con una governance precisa. Il terzo pilastro è il reclutamento, perché non ci sarà crescita nel nostro Paese, se tutti gli attori saranno coinvolti, se non cambieranno i rapporti tra istituzioni, tra istituzioni e privati e non ci sarà il coinvolgimento attivo dei cittadini, penso alle comunità di energie rinnovabili in questo caso, se non ci sarà anche una crescita e una capacità prestazionale migliorativa della pubblica amministrazione.
Quindi, credo che questo decreto abbia centrato e possa centrare gli obiettivi - naturalmente è un working in progress il nostro -, in una accelerazione, con un pilota automatico messo dal nostro Paese. È importante ricordare che la nascita di questo Governo, sostenuto da forze trasversali e anche molto distanti, ha esattamente questo obiettivo: fare di questo Paese un Paese diverso, un Paese in grado di competere, in grado di salvaguardarsi e di proteggersi dal punto di vista climatico-ambientale, e non solo.
Pertanto, voglio ringraziare, in conclusione, i relatori, l'onorevole Calabria e l'onorevole Morassut, la sottosegretaria Bergamini e la sottosegretaria Fontana, per averci aiutato nei nostri lavori e, quindi, arrivare all'approvazione di questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire la deputata Patrizia Terzoni. Ne ha facoltà.
PATRIZIA TERZONI (M5S). Grazie, Presidente. Il “decreto Semplificazioni 2” è un decreto molto particolare, che ha portato a vivere in Commissione anche momenti particolari, con riguardo a due emendamenti, di cui uno a prima firma Zolezzi, del MoVimento 5 Stelle, che ha ribaltato il parere contrario del Governo e in cui la maggioranza parlamentare si è, invece, espressa positivamente. Questo è stato visto come un attacco del Parlamento al Governo e, in particolare, verso il Ministero della Transizione ecologica. In realtà, non è così. La realtà è che il Parlamento ha messo in campo il suo potere legislativo per migliorare il “decreto Semplificazioni”, soprattutto perché il Parlamento e noi del MoVimento 5 Stelle teniamo all'argomento, teniamo alla vera transizione ecologica senza indugio: no a fonti fossili, sì a fonti rinnovabili, sì a efficienza energetica, sì a economia circolare, sì a tutela dell'ambiente. Non c'è tempo da perdere, perché i risultati della transizione ecologica non riguardano solo le future generazioni, ma riguardano anche questa generazione e questa epoca, i segnali sono ben chiari ed evidenti. La Siberia che va in fiamme, la California dove 50 contee su 58 sono in emergenza idrica, la Germania ed il Belgio che contano le vittime e gli ingenti danni per un'alluvione. I cambiamenti climatici sono già in corso, i disastri ambientali si verificano tuttora e sono in continuo aumento, è proprio di ora la notizia del disastro in Cina.
Si deve agire subito, a livello globale e, nel nostro piccolo, anche a livello nazionale. Domani inizia il G20: faccio un “in bocca al lupo” alla delegazione italiana, di cui fa parte anche la sottosegretaria del MoVimento 5 Stelle al Ministero della Transazione ecologica, Ilaria Fontana. È una delle occasioni per iniziare ad agire a livello globale, è la prima volta che al G20, che ricordo in questa edizione essere sotto la presidenza italiana, si mettono in connessione le questioni energetiche con le questioni climatiche. Un nesso, un concetto, un principio imprescindibile per raggiungere al più presto la neutralità climatica.
Il “decreto Semplificazioni” solo in parte agisce su questi concetti. Ci sono diverse misure che non ci piacciono, lo dico sinceramente, prima tra tutte il via libera nel bruciare i rifiuti negli inceneritori e in altri tipi di impianti. Si dovrebbe puntare, come dicono anche le direttive europee, a ridurre, riciclare e riutilizzare i rifiuti, e lo Stato dovrebbe investire in queste misure, non nell'incenerimento. Ciononostante, in Commissione abbiamo provato a raddrizzare la barra per rimetterci sulla via della vera transizione ecologica, e in parte ci siamo riusciti, in parte no. Per i “no” sottolineo la nostra proposta di introdurre la moratoria per lo stop alle nuove trivellazioni in attesa dell'approvazione del PiTESAI, il cosiddetto Piano nazionale per l'individuazione delle aree idonee. Purtroppo la proposta è stata bocciata ed è stata votata solo dal MoVimento 5 Stelle, ma voglio vedere il lato positivo e propositivo, che il MoVimento 5 Stelle cerca sempre di portare in tutti i tavoli ed in tutte le sedi. Quindi, concentrerò il mio intervento su ciò che abbiamo migliorato.
Finalmente, grazie al MoVimento 5 Stelle, grazie a un emendamento della collega Paola Deiana, si parla di dragaggi sostenibili nei porti e nei bacini idrici, con una seria programmazione, con uno sguardo alle nuove tecnologie e ai nuovi studi per una maggiore tutela ambientale, e, ove possibile, ad un riutilizzo dei sedimenti non contaminati. Le attività di dragaggio nelle infrastrutture portuali del territorio nazionale e nelle acque marino-costiere sono interventi urgenti e da portare avanti. Con il nostro emendamento viene dato il via libera al Piano nazionale dei dragaggi sostenibili, al fine di consentire lo sviluppo dell'accessibilità marittima e della resilienza delle infrastrutture portuali ai cambiamenti climatici e alla manutenzione degli invasi dei bacini idrici.
Sempre grazie a un nostro emendamento, della collega Mirella Liuzzi, si fa un passo deciso verso la transizione energetica; un emendamento che consentirà di fissare piccoli impianti fotovoltaici anche su strutture diverse dagli edifici o collocati a terra. Ciò consente di armonizzare la procedura semplificata già prevista per gli impianti fotovoltaici su edifici e manufatti anche per l'installazione di piccoli impianti fotovoltaici di potenza non superiore a 20 kilowatt picco. In questo modo, potranno essere collocati su strutture e manufatti diversi dagli edifici o posti a terra in adiacenza, a servizio di impianti tecnologici, come, ad esempio, le infrastrutture di telecomunicazioni mobili, finora escluse dalla casistica. Questo significa che potremo utilizzare anche aree già occupate da altri impianti tecnologici, per alimentarli con energia pulita.
Abbiamo posto anche un freno all'eolico selvaggio, con un emendamento a prima firma del collega Maraia. Non è stato semplice far comprendere le ragioni di chi vive tra le torri eoliche, che con questo decreto potranno più che raddoppiare la loro altezza, senza bisogno di particolari autorizzazioni. Siamo a favore delle rinnovabili, ma nel rispetto delle persone, del paesaggio e dei beni architettonici e culturali presenti. Quindi, abbiamo introdotto la necessità di rispettare la distanza dalle abitazioni e dai centri abitati e andiamo anche a disciplinare lo smaltimento degli impianti eolici dismessi, sventando così il rischio di una gestione del loro fine vita che danneggi ecosistemi e territorio.
Inoltre, sono salve le bonifiche su terreni agricoli, il collega Giovanni Vianello si è battuto molto per portare a casa questo risultato. Siamo riusciti a evitare che l'articolo 37 del “decreto Semplificazioni” aumentasse i limiti per bonificare i terreni agricoli. Infatti questa proposta fa sì che, ai fini della bonifica, i terreni agricoli non siano paragonati a terreni industriali o a giardini pubblici; previsione che, stando al testo originario del decreto, avrebbe tollerato soglie di inquinanti in alcuni casi anche cento volte più elevate, come su diossina e benzopirene, inquinanti cancerogeni. La norma originaria del decreto avrebbe sabotato le bonifiche in aree agricole inquinate, come a Taranto, dove da 10 anni vige un divieto di pascolo nel raggio di 20 chilometri dal polo industriale; fortunatamente siamo riusciti ad evitare questa prospettiva inquietante. E ancora, sempre con un “ok” a un nostro emendamento, finalmente ci sono tempi certi per adempiere a bonifiche in danno.
UISignifica che, qualora i soggetti responsabili della contaminazione non provvedano direttamente loro ovvero non siano individuabili o non provvedano né il proprietario del sito né altri soggetti interessati, la bonifica è realizzata d'ufficio dal comune territorialmente competente; ove questo non provveda, dalla regione. Questa norma ha un immenso valore potenziale nella tutela del diritto alla salute e alla difesa dell'ambiente, nonché nel rispetto dei siti inquinati, ma oggi trova raramente applicazione poiché manca un termine entro cui gli enti locali devono procedere.
Il nostro emendamento, approvato in Commissione, introduce un termine di 90 giorni dall'inadempimento dei soggetti responsabili; una volta trascorso, saranno comune e regione a dover provvedere alla bonifica.
Con questo intervento normativo assicuriamo un rapido e certo ripristino dei siti inquinati nel rispetto del principio per cui chi inquina paga, poiché i fondi utilizzati per porre in essere la bonifica saranno comunque recuperati agendo contro i privati responsabili.
L'ultima modifica che abbiamo introdotto e con la quale vado alla conclusione del mio intervento riguarda un emendamento approvato, a mia prima firma e del collega Luca Sut, che riguarda il superbonus 110 per cento.
Dopo il grande lavoro di messa a punto degli emendamenti e un serrato confronto con il Governo siamo riusciti a inserire nel “decreto Semplificazioni” un primo importante pacchetto di facilitazioni e sburocratizzazioni tramite una riformulazione dei relatori al nostro emendamento, che prevedeva di certo molte più misure atte a semplificare il superbonus, ma diamo atto al Governo di avere, almeno in parte, accolto diverse delle nostre richieste.
Siamo intervenuti, ad esempio, sulle eventuali irregolarità emerse da controlli ex post. La nostra proposta accolta prevede che le violazioni formali non inficino tutto il superbonus, ma pesino limitatamente all'irregolarità riscontrata in caso di violazioni; e poi il beneficio decade solo in relazione alla parte contestata e non sul complesso dell'agevolazione.
Un'altra novità è la deroga alla normativa sulle distanze minime con edifici di altre proprietà. Non si computa, quindi, nella misura delle distanze lo spazio occupato dal cappotto termico o dal cordolo antisismico.
Di rilievo anche i chiarimenti sulla necessità della CILA per inizio lavori e sulla necessità delle dichiarazioni di uniformità urbanistica sia per l'efficientamento sia per il Sisma bonus. Introdotta anche la nostra norma che allunga i tempi per il cambio di residenza per i cittadini che acquistano un'abitazione sulla quale sono in programma lavori agevolati con il superbonus: per consentire tempi più congrui ai lavori, il cambio di residenza per usufruire dell'agevolazione per la prima casa può avvenire entro trenta mesi, anziché i 18 precedentemente fissati. Esteso a 30 mesi anche il termine per poter usufruire del cosiddetto super Sisma bonus acquisti delle case antisismiche, edifici in zone sismiche 1, 2 e 3, oggetto di demolizione e ricostruzione e poi rivenduti dalle imprese di costruzione o ristrutturazione immobiliare.
Sempre nell'ottica del dare certezze e facilitare il miglioramento delle performance, la semplificazione sullo stato legittimo fatta nel “decreto Semplificazioni” viene poi estesa anche alle parti strutturali e ai prospetti.
Infine, si corregge una stortura creata dal testo del “decreto Semplificazioni”. Infatti gli interventi di edilizia libera, come ad esempio l'installazione di caldaie e finestre, tornano ad essere tali, purché nella SCIA ci sia una semplice descrizione dell'intervento. Questi primi importanti risultati, realizzati grazie al costante ascolto degli addetti ai lavori, consentiranno al superbonus di funzionare meglio, ma noi continueremo a lavorare per potenziare il quadro semplificativo e di armonizzazione complessiva, oltre che per estendere la durata almeno fino a fine 2023 a tutti gli edifici e l'applicabilità ad altre tipologie di edifici.
A proposito del superbonus vorrei dire ancora una cosa: per noi è la misura simbolo della transizione, e non a caso. Per qualche strana ragione abbiamo poca paura dei disastri climatici, nonostante quello che abbiamo visto in Germania e in Centro Europa pochi giorni fa, mentre sembriamo averne molta di più della transizione ecologica, probabilmente perché non ne riusciamo a visualizzare i contenuti concreti e le conseguenze positive.
Allora guardiamo al superbonus: aiuta le famiglie e l'ambiente, migliora le città, fa crescere imprese e lavoro, rimette in moto l'economia e l'investimento dello Stato rientra ampiamente. Se adottiamo lo stesso metodo per le auto, per l'energia, per la rivoluzione dell'economia circolare, non c'è nulla da temere; anzi, si può guardare con fiducia al futuro, nonostante le difficoltà, mentre dobbiamo preoccuparci se non riusciamo in tempi brevi a ritrovare un equilibrio tra le attività umane e la tenuta degli ecosistemi, tra salute dell'economia e salute della natura, che è anche la nostra salute.
Concludo, Presidente, con un concetto, un principio su cui noi del MoVimento 5 Stelle ci basiamo per portare avanti le nostre proposte: una rivoluzione gentile verso la sostenibilità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Ferro. Ne ha facoltà.
WANDA FERRO (FDI). Grazie, Presidente. Rispetto al decreto che stiamo discutendo e che si esplicita in due parti sostanziali, abbiamo presentato come Fratelli d'Italia tanti emendamenti, alcuni accolti, altri respinti al mittente. Certamente, non possiamo ritenerci totalmente soddisfatti, certi che si poteva fare di più e che si poteva sicuramente fare di meglio.
Un ringraziamento va alla I e alla VIII Commissione, ai colleghi che sono stati puntuali in ogni occasione, soprattutto nel riuscire a mettere in campo le tante battaglie che da sempre, anche nel recente passato, nel precedente decreto, abbiamo condotto e che in parte sono state accolte.
Questo provvedimento, complessivamente, riguarda ovviamente soltanto le opere del PNRR e quindi non vede una sostanziale normativa che possa fuoriuscire, soprattutto per quanto riguarda la materia degli appalti, in modo definitivo e in modo certamente da chiarire quali siano le regole del gioco. Ed è chiaro che non possiamo pensare che i contenuti di questo decreto non coincidano molte volte con una forma di scorciatoie che sono state utilizzate dal Governo e che per qualche tempo abbiamo voluto sottolineare e alcune volte anche denunciare.
Avremmo gradito scelte coraggiose, scelte chiare, avremmo voluto misure di semplificazione realmente più foriere di effetti concreti e duraturi per il futuro. Una piccola rivoluzione che in qualche modo fosse al passo con i tempi, al passo con un grande Paese come la nostra Nazione; un Paese antico, dalle radici profonde, ma un Paese altrettanto vecchio per quanto riguarda le infrastrutture. Infrastrutture che necessitano di un rinnovamento che non può essere più rinviabile, ma di un rinnovamento integrale, con riferimento ovviamente sia alle infrastrutture che riguardano la gomma e il ferro sia alle infrastrutture marittime.
Questo decreto ha rischiato, inoltre, di dividere ancora una volta il Paese in due parti, e lo ha fatto ovviamente attraverso quell'Italia che corre veloce e quell'altra lasciata indietro, anche per un gap storico che tutti conosciamo.
Ci è voluto un emendamento del Governo, a seguito delle numerose interrogazioni presentate ai Ministri competenti, in ordine a quella parte da blindare, il famoso 40 per cento dato al Sud, rispetto a quello che noi come Fratelli d'Italia abbiamo sempre ritenuto di dover invece chiedere, ossia un 50 per cento che vedesse una giusta perequazione negli investimenti, considerato inoltre che le risorse del PNRR sono state abbondanti non soltanto credo per la bravura del Presidente Draghi, ma certamente per tutti quei parametri del Mezzogiorno d'Italia che ahimè costituiscono un gap importante. E ci è voluto proprio un capitolo ad hoc, un emendamento ad hoc per poter blindare queste risorse.
È di poco fa una lettera molto bella, che troverete su testate anche a voi molto gradite, del vescovo, che io conosco personalmente, don Mimmo Battaglia, il vescovo di Napoli che viene dal profondo Sud, da una cittadina del Catanzarese, un paesino che si chiama Satriano; un prete di strada che, prima di arrivare ad essere vescovo di Napoli, è stato vescovo nella terra dei fuochi. E credo che l'appello che da uomo del Sud fa anche rispetto al PNRR dovrebbe essere per tutti un monito e soprattutto un momento di riflessione.
All'interno di questo “decreto Semplificazioni” tanti sono gli spunti per i quali ovviamente abbiamo gradito alcune scelte, a partire anche da scelte che avevamo proposto per altri decreti. Io parto, per quanto riguarda il discorso della trasparenza, da tutto ciò che riguardava le future competizioni amministrative sulle famose liste degli impresentabili. Fratelli d'Italia – lo voglio ricordare - aveva presentato al “decreto Elezioni” un emendamento e poi un ordine del giorno, entrambi ammissibili, e il sottosegretario Scalfarotto ci ha rimandato in Commissione antimafia, cosa che ovviamente è stata fatta.
Oggi devo dire, dopo quella bocciatura, che tale proposta si trova all'interno del decreto “Semplificazioni”, quindi ringrazio anche i colleghi che hanno voluto fare una marcia indietro rispetto all'esigenza per i partiti di avere strumenti importanti che diano tempi giusti, ma soprattutto maggiori salvaguardie rispetto ad eventuali candidature di impresentabili.
Il sistema degli appalti da troppi anni è malato: da troppi anni c'era l'esigenza di cambiare le regole e quindi di premiare quelle aziende che mostrano di essere sane, garantendo trasparenza e meritocrazia. Dove c'è chiarezza, lo sappiamo tutti, non si annida certamente il malaffare e quindi un primo passo è stato fatto per quanto riguarda il massimo ribasso.
Bisogna mettere in campo tutti quegli strumenti che più volte ognuno di noi ha richiamato in quest'Aula e fuori da quest'Aula, anche per rilanciare, sostenere e accompagnare quel mondo imprenditoriale che rappresenta un'importante forza lavoro nel nostro Paese.
Sempre all'interno di questo “decreto Semplificazioni” sono tante le cose che abbiamo anche denunciato. Pensiamo anche a questa cabina di regia che si affiancherebbe, all'interno del Consiglio dei ministri, per valutare più opere e più procedure e, nello stesso tempo, vede anche un ampliamento con fondi di bilancio - credo per le annualità 2021 e 2022 - non di poco conto; nello stesso tempo, però, questa cabina di regia non decade nella stessa fase rispetto alla scadenza di chi l'ha nominata e riteniamo, anche da questo punto di vista, che forse sia stata elusa la normativa che prevede invece la decadenza in contemporanea.
Parto anche dal presupposto che ovviamente sia giusto ascoltare le associazioni di categoria e tutte le parti in causa ma, se parliamo di semplificazioni, molte di queste forme di commissariamenti ci danno l'idea che, piuttosto che semplificare, rendano meno agevole il percorso per molti aspetti.
Vi sono disposizioni che riguardano lo snellimento - è stato detto anche da tanti colleghi che mi hanno preceduto - e la riduzione dei tempi per quanto riguarda le fonti rinnovabili, però vi è anche una preoccupazione. Infatti, all'epoca del PNRR, considerate le poche ore che abbiamo avuto per esaminarlo, abbiamo sollevato la questione dei tempi, per esempio, per avere le autorizzazioni VIA; ciò comporta, per le imprese che vogliono investire, non solo costi ma tanta burocrazia che scoraggia qualunque investitore; nello stesso tempo, vi è quella procedura che vede una riduzione delle giornate previste, ma, nel piano integrato dell'energia e del clima, ci sembra la risposta di una maggioranza che forse non condivide la visione del Ministro Cingolani che vorrebbe far saltare, se ogni volta bisogna passare dalle Commissioni competenti, le quali, raggiungendo la quota dei due terzi, potrebbero mettere sicuramente in crisi questo Piano nazionale integrato per l'energia e per il clima.
Abbiamo parlato di fonti rinnovabili, abbiamo sicuramente apprezzato quello che più volte è stato anche richiesto rispetto al superbonus, che significa anche poter investire rispetto a parti comuni e soprattutto alle parti condominiali per gli immobili plurifamiliari.
Abbiamo apprezzato tutto ciò che è transizione digitale ma abbiamo detto che la transizione digitale è un binomio imprescindibile con tutto ciò che riguarda l'energia rinnovabile. Se vogliamo parlare di energia rinnovabile, se vogliamo parlare di futuro, se vogliamo lasciare soprattutto alle future generazioni tutto quello che probabilmente ad oggi nessuno gli ha lasciato, affiancare i due percorsi e non scinderli in momenti diversi sarebbe stata secondo noi una importante conquista.
A questo si aggiunge la parte che riguarda la riforma del codice degli appalti, di cui abbiamo parlato rispetto alle deroghe del decreto che già aveva visto qualche cambiamento nel 2020, in particolare la consegna dei lavori entro sei mesi dall'aggiudicazione o ancora la possibilità di affidare l'appalto integrato di progettazione definitiva e realizzazione dei lavori. C'è una buona parte che riguarda l'inclusione delle donne in molte attività, ma a nostro avviso le percentuali non sono sufficienti, anche perché quello vissuto dalle donne per quanto riguarda la parte lavorativa durante la pandemia è stato un momento di grande disagio. Forse, una delle categorie maggiormente colpite. È quindi importante l'approvazione - e di questo voglio ringraziare la collega Bellucci - che ha visto anche un emendamento, che è stato incluso, per quanto riguarda le pari opportunità delle categorie oggi più discriminate nel mercato del lavoro, per quanto riguarda i ragazzi e le persone con disabilità.
Abbiamo apprezzato e abbiamo messo del nostro per quanto riguarda l'ANAC e, quindi, tutto ciò che dovrebbe riguardare la piattaforma informatica, per la quale chi andrà a dialogare per eventuali appalti potrà avere anche quel criterio e quella visione di trasparenza attraverso i mezzi del terzo millennio che andavano messi in campo già da tempo. A questo si aggiunge anche la capacità di rafforzamento amministrativo. Ho visto - in question time, credo - qualche collega che chiedeva notizie su tutto ciò che si vuole fare per chi gestisce le autostrade. Noi abbiamo vissuto, nei recenti mesi, più volte un dibattito che ha riguardato Genova, ma non soltanto, e ha visto la gestione di molti privati che non sono stati parte attiva nella manutenzione e nei controlli. Queste cose sono state inserite. Nello stesso tempo, ci interessa molto la parte dei subappalti che dovranno essere, per quanto riguarda la trasparenza, anche collegati alle white list ma soprattutto anche alla possibilità di essere creditori, qualora fossero ritenuti inadempienti verso il committente. Credo che questo abbia rappresentato un passo in avanti che, rispetto alla decretazione, parla, ancora una volta, di un momento particolare di questo Paese, di opere che sono state individuate, che riguardano il PNRR, il quale dovrà essere realizzato in tempi molto brevi. Invece, avremmo potuto già renderlo utile anche per altre opere.
A questo si aggiungono, secondo me, tante perplessità che dobbiamo mettere in campo. Sembra quasi una rivoluzione affermare che viene esautorato il Parlamento - lo dobbiamo chiarire - da parte del Presidente Draghi. Sono stati tanti gli editorialisti che, in queste ultime settimane, si sono posti tante domande rispetto a ciò che è accaduto nel passato. Penso al massimo ribasso ma anche a quella procedura che è stata inserita e poi tolta: parliamo dell'appalto integrato. Diciamo che, dopo gli anni 93-94, fu tolta, poi reinserita e poi tolta di nuovo; vi è quasi l'idea che si facciano sempre le stesse cose, a fasi alterne, in base a chi governa.
È chiaro che questo strumento che è stato messo in piedi - lo dobbiamo chiarire - attribuisce super poteri al Governo che, per cinque o sei anni, al di là di chi sarà la futura maggioranza o opposizione, avrà già deciso le linee portanti non soltanto nella realizzazione delle opere ma soprattutto nella gestione delle opere strategiche che sono state individuate. Nello stesso tempo, credo che un po' tutti vogliano uscire vincitori rispetto a quanto si è fatto.
Le regioni coinvolte, anche se molte sui territori sono governate da partiti oggi parte della stessa maggioranza, hanno protestato su alcuni termini molto chiari, che non sono quelli per i quali gli enti locali e le regioni sono stati messi nelle condizioni di poter agire sulle opere di propria competenza, ma rispetto al fatto di poter commissariare, eventualmente, se vi sono ritardi o momenti di fermo. I commissariamenti non sono mai, per quanto siano stati importanti in fasi di grandi emergenze, come il caso di Genova, che più volte citiamo…Però, in fondo, è un modo di dire: se non ci sono super poteri e super commissari, questo è un Paese che non ha le eccellenze e le brillanti energie per poter realizzare le opere. Da questo punto di vista lo reputo, in fondo, una forma di fallimento sul quale tutti dovremmo riflettere perché tutti abbiamo amministrato, almeno buona parte delle persone che sono qui dentro.
Se gli enti vengono dotati degli strumenti che spesso non hanno, sono in grado di poter portare a termine, con la sana politica e con la sana amministrazione, le opere in realizzazione. Quando io parlavo, prima, di alcuni di alcune scorciatoie, pensavo un po' a quella classe dirigente politica che, in questo momento, nell'ottica di questo piano semplificazioni, dovrebbe essere esautorata perché vista, da chi governa il Paese, come quel collo di bottiglia che le ha rese, attraverso una burocrazia farraginosa, difficilmente realizzabili. Allora, mi chiedo: se quella burocrazia è la stessa che ha scritto il “decreto Semplificazioni”, qualcuno ci dovrebbe spiegare perché questa volta dovrebbe andare a buon fine, soprattutto pensando, per esempio, che le stazioni uniche appaltanti sono le stesse e che gli interlocutori, in molti casi, dove ne hanno competenza, non sono cambiati. Allora, parto dal presupposto che l'impegno che abbiamo messo, ancora una volta, è stato l'impegno di un partito che non voleva fare ostruzionismo, di un partito che, certamente, all'interno di quest'Aula, ha portato le proprie idee, ha portato la volontà di dare un contributo fattivo, fatto di esperienza ma soprattutto fatto di quello che troppo spesso sentiamo e diciamo nei nostri interventi, il famoso buonsenso. Mi facevo una domanda: probabilmente, a parti invertite, se quello che è stato fatto dal Governo Draghi fosse stato fatto da questa parte politica non l'avrebbero chiamato corpo di Stato ma, magari, colpo di Stato. Questo lo voglio sottolineare senza alcuna strumentalizzazione, ma è un accentramento di potere importante, molto forte, che noi dobbiamo sottolineare affinché il Paese sappia e abbia anche memoria di cosa si è tentato di fare. Dico che è importante, quando si mettono in campo questi strumenti, poter essere parte di un percorso comune che vede delle ragioni importanti, che vede ragioni rispetto a quello che noi vogliamo da questo Paese, che vogliamo per le nostre imprese, che vogliamo per la nostra Nazione dove, troppe volte, c'è stato uno scarico di responsabilità. Questo scarico di responsabilità oggi la politica non potrà farlo perché ha messo in campo gruppi di lavoro, perché ha messo in campo cabine di regia, perché ha messo in campo commissariamenti.
Auguro, come Fratelli d'Italia, a coloro che saranno gli interlocutori privilegiati - penso agli enti locali - che possano usufruire di queste nuove regole, che possano, attraverso il giusto riconoscimento di alcune opere, far sentire la loro voce. Lo dico da donna del Sud perché credo che a quel Sud bisogna comunque riconoscere una forma di disattenzione, molte volte, di promesse fatte e spesso mancate, di denunce che in questi giorni sono state molto forti. Abbiamo apprezzato l'emendamento per quanto riguarda il dissesto idrogeologico ma riteniamo che sia troppo poco rispetto ai problemi che questo Paese ha sullo stesso dissesto. Abbiamo più volte sottolineato le necessità di un Sud che, se riparte, e lo si mette in condizione di partire, aiuterà il Paese tutto.
Voglio chiudere proprio con una parte di questa lettera, che potete leggere sulle prime pagine di tutti gli online, del Vescovo di Napoli. Egli dice, parlando del Sud e facendolo da uomo del Sud che conosce i problemi: ho visto e vedo le ingiustizie inflittegli anche da chi, a causa di un antico e reiterato preconcetto, considera il Sud come una zavorra e mai come una risorsa, credendo di poter agganciare il treno dell'Europa abbandonando sul binario morto la parte del Paese che, in più di mezzo secolo, gli ha offerto non soltanto le braccia per le industrie ma anche le intelligenze. In qualche modo, ha mostrato braccia forti, ma non sono più le braccia forti da mettere in campo, speriamo che possano essere, da oggi in poi, anche le intelligenze e che siano quelle intelligenze che vedono non l'arroganza ma la volontà di rendere semplice e non di complicare. Come diceva Confucio, troppe volte, quando si vuole semplificare, si finisce per complicare. Noi ci auguriamo che il nostro impegno, come Fratelli d'Italia, che porrà sempre e comunque attenzione su tutto quello che non condividiamo e che intendiamo denunciare, possa essere per voi un motivo di riflessione e - perché no - qualche volta anche di ripensamento. Ma spesso - devo dire - la voglia di vincere sui numeri e sulla forza supera la ragione.
Chiudo, ringraziando i relatori. Lo faccio perché ho avuto modo con qualcuno di rapportarmi su alcuni emendamenti e lo faccio attraverso un ringraziamento che va ai colleghi delle Commissioni. Ho avuto modo anche di parlare e di sostenere che, se realmente questo Parlamento vuole riavere dignità, non deve finire sempre con decretazioni ma deve mettere in piedi qualcosa che lasci veramente nella storia un importante Paese come il nostro, che possa essere, non una semplificazione, ma la volontà di un grande Paese che sappia mettere tutti nelle condizioni di scendere in campo. Date loro la possibilità e gli italiani lo faranno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Alberto Zolezzi. Ne ha facoltà.
ALBERTO ZOLEZZI (M5S). Grazie, Presidente. I 209 miliardi del PNRR solo un grande risultato governativo. Non sarebbe facile per nessuno realizzare questi investimenti e queste opere. Questo decreto è un tentativo di realizzarle. Però, credo che debba continuare la riflessione sul come e anche sull'esistente: ci si è trovati, anche in poco tempo, a dover decidere come accelerare determinate opere e determinate procedure, ma bisogna partire dall'esistente. Secondo il CRESME, in Italia gli investimenti nella pubblica amministrazione sono aumentati del 16 per cento, dal 2018 al 2020, e si è arrivati a oltre 44 miliardi l'anno, segno di un sistema più veloce ed efficace. Per quanto riguarda le infrastrutture di trasporto, per i bandi superiori a 50 milioni di euro le aggiudicazioni sono passate, dai 16 mesi del 2011, ai 6 mesi nel 2020. Perciò, deve essere valutato se è possibile velocizzare ulteriormente queste procedure perché bisogna anche mantenere qualità e controlli. Dalle audizioni svolte per questo decreto, anche da parte del mondo dell'impresa è emersa perplessità rispetto a dei tempi ancora più compressi come, per esempio, quelli per le valutazioni ambientali. Si può anche dubitare che la riduzione della trasparenza e la mancata pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dei documenti autorizzativi possa davvero velocizzare le procedure; rischia, invece, di aumentare i contenziosi, i sospetti e i ricorsi e rischia di ridurre l'accettabilità sociale, che è quella che poi rallenta le opere, quelle davvero utili. L'esistente è la commissione VIA-VAS, insediatasi nel maggio del 2020: ha processato, in un anno, ben 700 istruttorie, ne ha terminate 350, con un ritmo di circa 4 volte superiore alla commissione precedente. Per cui, si può anche dubitare che serva un'altra commissione parallela. Si può dubitare ma è bene che sia stato approvato l'emendamento 17.71, come riformulato, che porta ad un coordinamento fra le attività delle eventuali due nuove commissioni, fatto salvo che questa nuova commissione non esiste ancora e vedremo che tempi ci saranno per costituirla. Questo emendamento porta anche a un'eventuale presidenza unificata delle due commissioni, per evitare modalità difformi di valutazione e ulteriori contenziosi, per esempio, da parte di imprese che chiederanno di essere valutate alla stessa maniera, non in maniera più veloce o più lenta. Con l'approvazione dell'emendamento 17.88 si è reso possibile per il Parlamento intervenire sulle opere inserite in questo allegato 1-bis: grazie a una maggioranza qualificata dei due terzi, la Commissione competente potrà chiedere di rivederle, anche perché siamo tutti in movimento e può succedere che i tempi siano maturi per cambiare e che alcune opere non siano più prioritarie; quindi è necessario che i rappresentanti dei cittadini possano esprimersi anche su eventuali modifiche.
Con l'articolo 25, con gli emendamenti, si è chiarito che non è il proponente a decidere quale sia la sua autorità competente.
Con l'articolo 34 si è modificata la normativa sul riciclo dei rifiuti, il famoso end of waste. In questo caso, purtroppo, è stato bocciato l'emendamento del MoVimento 5 Stelle che voleva sopprimere queste modifiche. Su questa normativa si era già lavorato con il “decreto Crisi aziendali” del 2019 e si sono viste, negli ultimi 12 mesi, ben 335 richieste di riciclo caso per caso. Questo nuovo testo, invece, tende a limitare l'operatività dei controlli ex post eseguiti a campione da ISPRA che, dopo aver redatto una relazione, non ha più, in apparenza, strumenti chiari di revoca di autorizzazioni carenti, né può, ISPRA, imporre il rispetto di eventuali prescrizioni per evitare eventuali casi di falso riciclo. Nell'audizione in Commissione d'inchiesta ecomafie, del 14 luglio 2021, Legambiente ha riferito di ben 55 milioni di tonnellate di rifiuti sequestrate per gestione illecita o falso riciclo negli ultimi 17 anni, oltre 3 milioni di tonnellate all'anno, con costi importanti per bonifiche o gestione di emergenze. La trasformazione di un rifiuto in materia non può essere valutata in via preliminare e magari solo in via documentale, per cui ci sarà da monitorare per bene questa modifica normativa. Sarà importante che il MiTE prosegua con l'emanazione dei 19 decreti ministeriali per flussi di rifiuti, abbozzati già dal Ministro Costa, per limitare sempre di più il ricorso alle autorizzazioni caso per caso. Sotto il Ministro Costa 4 importanti decreti sono stati perfezionati (prodotti assorbenti per la persona, carta e cartone, pneumatici e spazzamento stradale).
All'articolo 35 viene affrontato il tema dei rifiuti trasformati in combustibili solidi secondari (CSS), consentendo, con autorizzazioni semplificate - è questa la cosa grave -, a impianti già autorizzati al recupero dei rifiuti R1, o a impianti di combustione a ciclo combinato di combustibili fossili o di altro genere - di intraprendere la combustione di questi rifiuti. Purtroppo, non è passato l'emendamento del MoVimento 5 Stelle che intendeva sopprimere questa norma. Secondo i dati del catasto nazionale rifiuti, gli impianti autorizzati R1 sono 441 in Italia, 117 oggi non bruciano rifiuti o CSS, gli impianti a ciclo combinato sono circa 55, per cui in Italia ben 172 impianti potrebbero iniziare a bruciare rifiuti, con l'autorizzazione semplificata, cioè senza neppure un meccanismo di prescrizione e di controllo dell'adempimento alla stessa, senza valutare gli aspetti relativi alla qualità dell'aria del territorio interessato dalla combustione. È un aspetto che viene preso in considerazione in fase di autorizzazione della costruzione, quindi, se un impianto non prevedeva combustione, si potrebbe configurare un vizio procedurale, senza valutare gli aspetti gestionali territoriali, come ad esempio la percentuale di raccolta differenziata o di riciclo, rischiando di rallentare il processo virtuoso in corso da anni in Italia. In particolare, si segnala che, dal 2017 al 2019, in Italia la raccolta differenziata è passata dal 55 al 61 per cento e l'incenerimento dei rifiuti è passato da 9,9 milioni di tonnellate a 9,4 e il numero degli inceneritori è sceso dell'11 per cento in soli due anni (da 437 a 385). Questi sono grandi risultati ottenuti nei primi due Governi del MoVimento 5 Stelle. È stato possibile ridurre i rifiuti bruciati, nonostante l'aumento del PIL, fino al 2019, sono state approvate norme e si vedono i risultati - vedi riciclo - e si deve proseguire così verso rifiuti zero e verso il dimezzamento delle tariffe per la gestione dei rifiuti. È vero che rimane la clausola di salvaguardia, la possibilità per l'autorità competente di bloccare la richiesta di autorizzazione semplificata, avviando il percorso di autorizzazione ordinaria. Proporrò, in un ordine del giorno, di fare sì che l'autorità competente sia supportata dal Ministero e che si valutino eventuali danni alla salute e all'ambiente derivanti da queste autorizzazioni semplificate. L'Italia, appunto, sta incrementando la raccolta differenziata.
Il “decreto Prodotti assorbenti per la persona” riguarda il 30 per cento del rifiuto urbano residuo che finisce in discarica, nelle aree più virtuose.
Sono decreti importantissimi, ma devono vedere uno sviluppo industriale; i rifiuti organici rappresentano il 40 per cento del volume dei rifiuti totali urbani, ma oltre il 60 per cento dei costi di gestione. Roma ha già autorizzato due impianti di compostaggio industriale. Il PNRR potrà finanziare impianti di trattamento meccanico avanzato e aeraulici; si potrà aumentare ulteriormente la capacità residua dei 350 inceneritori – o coinceneritori - oggi esistenti; questa capacità è di circa 5 milioni di tonnellate per il 2020; i cementifici hanno una capacità residua di 450 mila tonnellate di rifiuti, ossia sono già autorizzati, per cui io faccio fatica a spiegarmi perché bisogna introdurre un'autorizzazione semplificata.
Ricordiamo che poi c'è un percorso verso la tariffa puntuale che, nelle realtà in cui è già applicata, riduce del 10 per cento il rifiuto urbano residui. Ci sono i livelli minimi tecnici e contrattuali di gestione ambientale appena impostati da ARERA e il Piano nazionale gestione rifiuti che potrà, per esempio, dividere l'Italia nelle 5 circoscrizioni elettorali europee e chiudere il ciclo dei rifiuti all'interno di una di queste aree, apparentemente senza la necessità di costruire nuovi impianti complessi, senza far viaggiare i rifiuti per 1 miliardo e 200 milioni di chilometri, come stima Ecocerved. La combustione dei rifiuti nei cementifici è correlata, in letteratura scientifica, a emissioni molto più elevate rispetto alla combustione dei rifiuti in classici inceneritori e, oltretutto, i cementifici che bruciano rifiuti finora sono soggetti a monitoraggio e prescrizione, per limitare i danni alla salute e all'ambiente. Nell'articolo di Genon e Brizio si vede che il trasferimento del mercurio dal combustibile alle emissioni gassose è 10 volte maggiore nei cementifici rispetto agli inceneritori; per quanto riguarda il cadmio, 3,7 volte maggiore, il piombo, 203 volte maggiore, nel caso dei cementifici, gli ossidi di azoto aumentano di 4-6 volte e aumentano anche le diossine, per cui è chiaro che dobbiamo cercare di stare molto attenti a questa autorizzazione; è una cosa davvero pericolosa, ma bisogna monitorare che ci sia comunque un potere, da parte dell'autorità competente, di bloccare e di valutare appunto specifiche situazioni. In un ordine del giorno chiedo appunto questo, che le autorità siano supportate, valutando altri aspetti locali.
Sempre all'articolo 35, siamo riusciti a migliorare la normativa relativa alle bonifiche, evitando che non si bonificasse e si riportassero a valori precedenti alle attività inquinanti i suoli.
All'articolo 37, la proposta emendativa 37.022 ha escluso la possibilità di utilizzare fanghi di depurazione per i gessi di defecazione e i carbonati di defecazione, con correttivi compresi nel “decreto Fertilizzanti”, n. 75 del 2010, il decreto di Galan; resta la possibilità di utilizzarli nei gessi di defecazione da fanghi e in un prossimo provvedimento proveremo a raggiungere anche questo risultato, per garantire tracciabilità a tutti i fanghi di depurazione che, se compostati per qualche settimana, possono garantire apporto di nutrienti ai suoli, mentre dopo mezz'ora di trattamento con ossido di calcio e acido solforico spesso i gessi ottenuti non sono stabili e causano molestie d'origine e sofferenze nella popolazione, per non parlare dei danni a falde e prodotti agricoli, che ora non possono essere venduti per oltre 3 mila ettari, vedi l'indagine WTE sui gessi tossici; è un primo passo contro questo decreto del 2010, presa in giro, per definire come fertilizzante un rifiuto, per spandere 30-60 tonnellate per ettaro, invece che 2,5 tonnellate per i fanghi di depurazione ben trattati, che fanno parte della vera economia circolare. Definire fertilizzante il gesso di defecazione da fanghi è una bestemmia semantica e, purtroppo, la si vuole ripetere anche per altri rifiuti o sottoprodotti critici. Io sono seduto qui, nel posto della compianta collega Iolanda Nanni, che tanto si è battuta per il tema dei fanghi; oggi è un primo risultato dell'attività che aveva iniziato lei, per proteggere i cittadini della provincia di Pavia e di tutte le regioni dove avvengono questi spandimenti.
Leggendo questo decreto mi sono venute in mente le Erinni, perché io noto qualche strano rischio di lotta in famiglia: il MATTM ha fatto alcune cose e adesso il MiTE ne fa altre; il Parlamento e il Governo che spingono per opere che non sono così utili, perché il PNRR deve rispettare clausole europee, per cui non si devono fare danni, però qui si parla di incenerimento di rifiuti, si parla di stoccaggio di anidride carbonica di CCS e allora si rischia davvero di fare una guerra tra persone. Questo dobbiamo assolutamente evitarlo perché se si inizia così poi è chiaro che le opere non andranno avanti, l'ambiente non viene tutelato e questa valutazione di modificare anche le opere deve essere fatta, nel senso che all'energia i dati di Terna devono essere messi in discussione, perché solo così posso capire se davvero mi servono tutti questi gigawatt di gas, tutti questi gigawatt anche delle stesse rinnovabili. Per cui, continuiamo a collaborare e confrontarci, cerchiamo di risolvere le criticità operativamente, perché bruciare rifiuti di sicuro non ci porta al 2050 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche - A.C. 3146-A)
PRESIDENTE. Mi risulta che i relatori Calabria e Morassut non siano intenzionati a replicare. Chiedo alla sottosegretaria Bergamini se sia intenzionata a replicare. No? Sospendiamo, a questo punto, l'esame del provvedimento fino alle ore 19,30, in attesa dell'espressione del parere sul testo del provvedimento da parte della Commissione bilancio. La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 17,25, è ripresa alle 19,38.
PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge di conversione n. 3146-A.
Ha chiesto di parlare il vicepresidente della Commissione bilancio, deputato Lovecchio. Ne ha facoltà.
GIORGIO LOVECCHIO , Vicepresidente della V Commissione. Grazie, Presidente. Vorrei richiedere uno spostamento dei lavori dell'Aula di un'altra ora, in quanto siamo in attesa dei pareri della Ragioneria dello Stato.
PRESIDENTE. Quindi alle 20,45?
GIORGIO LOVECCHIO , Vicepresidente della V Commissione. No, alle 20,30.
PRESIDENTE. D'accordo.
Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Lollobrigida. Ne ha facoltà.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Grazie, Presidente. Credo sia una barzelletta questo modo di operare del Governo rispetto alle procedure previste dalla nostra Costituzione, dalle nostre leggi e dai nostri Regolamenti, per quanto attiene allo sviluppo del sistema democratico.
Vi è un abuso della decretazione d'urgenza, anche quando non vi è ragione; vi è un modo di operare non rispettoso del Parlamento. Credo che ci sia anche di più: c'è anche un modo di operare di alcune forze politiche che si assumono la responsabilità di quanto sta avvenendo. Lo dico perché, nell'ultima discussione, nell'ultima assemblea di quest'Aula, nella fase di illustrazione e di approvazione degli ordini del giorno sul decreto precedente, avevamo denunciato questo abuso palese (lo avevamo fatto prima nella Conferenza dei presidenti di gruppo), segnalando che le ragioni per le quali si arriva a porre la fiducia in quest'Aula devono essere motivate dal Governo, forti di un tentativo di ostruzionismo da parte delle opposizioni che pure vede in questo Parlamento alcune soluzioni che vengono definite, per semplificarle, “tagliola”, qualora ci fossero.
Ma qui siamo arrivati al paradosso che, anche in assenza di un lavoro di ostruzionismo, pur legittimo, delle opposizioni, la maggioranza di Governo pone puntualmente la fiducia; il Governo presenta tardi i decreti e permette solo ad un ramo del Parlamento - come se si fosse attuata una riforma costituzionale che in questa Nazione non c'è stata - di discutere e di approfondire temi di interesse degli italiani. Allora, anche su questo decreto, sul “decreto Semplificazioni”, ci abbiamo provato e ringrazio anche la sottosegretaria Bergamini per il confronto che vi è stato con lei e con alcuni colleghi di maggioranza su temi specifici nell'interesse della Nazione: senza alcuna velleità ostruzionistica, Fratelli d'Italia, unico gruppo di opposizione formalmente presente in Parlamento, pensando che la volta scorsa il 90 per cento dei parlamentari si fosse spaventato dalla mole dei suoi emendamenti e vi fosse stato, per questo, il ricorso allo strumento della fiducia, ha presentato 15 emendamenti (l'altra volta erano 20, questa volta 15). Ha presentato a quest'Aula 15 emendamenti per poter approfondire i temi - come il collega Baldelli l'altra volta affermava - cercando, con le rispettive argomentazioni, di sostenere l'una o l'altra tesi, anche rapidamente.
Pertanto, faccio una provocazione in quest'Aula. Mi si dice che il Governo porrà la questione di fiducia e, addirittura, oggi è arrivata, con disprezzo per la Conferenza dei presidenti di gruppo, la comunicazione che, domani, è posta all'ordine del giorno, alle 14,30, l'approvazione del bilancio della Camera. Il Governo non ha ancora posto la fiducia e non si sa se domani saremo impegnati - perché magari questa battaglia in difesa del dibattito parlamentare avrà senso e quindi si ragionerà, magari anche per quello che sto per dire, di questo decreto - e quindi il bilancio non si potrà approvare domani, ma successivamente al decreto. È un'informazione sbagliata che arriva ai parlamentari oggi. Poi, magari, faremo la Conferenza dei presidenti di gruppo e verrà confermata, ma la Conferenza dei presidenti di gruppo serve a stabilire quello che avverrà domani. Non ci sono preveggenze in quest'ottica e non le ho trovate nel Regolamento.
Allora, mi è stato detto: quando finiremo di discutere, se mettiamo la fiducia, il “decreto Semplificazioni”? Se poniamo la fiducia alle 20,30, domani alle 20,30 voteremo. Io vi dico che, per quanto riguarda l'opposizione, possiamo concludere alle 20,15 di domani ed approvare il provvedimento entro le 20,15 di domani, purché si permetta a quest'Aula di sopravvivere nell'essenza, che è quella di guadagnarsi fino in fondo lo stipendio che ci danno i cittadini, applicando le nostre leggi, i nostri Regolamenti e difendendo la Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Questa presunzione di tenere in piedi un Governo che non va d'accordo su niente, che si scontra su tutto, che trova l'unica ragione per stare insieme nella perenne mediazione al ribasso, nella divisione degli spazi e nella divisione delle poltrone non può prevedere una dinamica costituzionale in cui maggioranza e opposizione non sono qui, dentro al Parlamento, ma sono nell'alveo della maggioranza stessa e si agisce quindi nel disprezzo delle regole che ci siamo dati.
È un precedente grave. Per questo ho scritto al Presidente della Camera Fico e rinnovo, per suo tramite, l'invito a rispondere a questa nostra istanza: l'abuso, da parte del Governo, del meccanismo della fiducia - e ho chiamato in causa i miei colleghi, i presidenti dei gruppi, perché anche loro non tacciano rispetto a questo meccanismo - sia e diventi un argomento sul quale poter serenamente dibattere per arrivare magari ad evitare che, alle 20,30, si ponga la fiducia! Invece, si permetta a quest'Aula di approfondire i temi, con l'impegno, confermato pubblicamente, di Fratelli d'Italia a non produrre alcuna azione ostruzionistica e ad andare incontro - la tempistica è l'unica forma che giustifica la fiducia - alla scadenza predetta per permettere ai nostri colleghi dell'altra Camera, in virtù del diritto costituzionale insito nel bicameralismo, di entrare nei termini del provvedimento, ben sapendo che l'altra Camera, il Senato, ha un Regolamento che impedisce l'ostruzionismo.
Non c'è una sola giustificazione al mondo per agire così e preghiamo la Presidenza di difendere l'istituzione che rappresenta, invece di pensare a chi ha lanciato estintori addosso ai nostri Carabinieri (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento il collega Fiano. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO (PD). Presidente, il collega Lollobrigida ha toccato vari aspetti. Sulla posizione della fiducia è solo il Governo che può rispondere; è una prerogativa del Governo.
Per quanto riguarda la comunicazione che abbiamo gentilmente ricevuto dagli uffici sulla votazione del bilancio della Camera domani alle 14,30, ritengo che il collega Lollobrigida abbia ragione; a prescindere dal fatto che sia possibile tecnicamente quella votazione, perché riguarda gli interna corporis, anche durante le 24 ore di sospensione del resto dei lavori, che devono intercorrere tra la posizione della questione di fiducia e il voto, personalmente penso che abbia ragione il presidente Lollobrigida e su questa decisione debba decidere la Conferenza dei capigruppo che sarà ovviamente convocata, qualora venisse posta la fiducia.
Non abbiamo partecipato a tale decisione - ci è solo stata comunicata - ma considero giusto riportarci al Regolamento, per cui anche se riguarda questioni relative agli interna corporis la decisione in merito a ciò, se farlo e quando farlo, spetta comunque alla Conferenza dei capigruppo. L'atteggiamento poi dell'opposizione in relazione alla decisione relativa alla posizione o meno della fiducia non è una questione che mi riguarda: l'opposizione è certamente legittimata a giudicare del comportamento del Governo. Quindi, suggerisco alla Presidente - se le fosse possibile - di trasmettere questo rilievo al Presidente della Camera affinché, nel caso in cui venga posta la fiducia questa sera nella Conferenza dei capigruppo, che si svolgerà immediatamente dopo, si decida insieme sulla votazione del bilancio della Camera.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Ziello, sempre sullo stesso argomento. Ne ha facoltà.
EDOARDO ZIELLO (LEGA). Grazie, Presidente. Per quanto concerne la questione di fiducia, chiaramente è il Governo - come ha ricordato anche il collega Fiano - a valutarne la necessità, visto che - come ha anche ricordato il presidente Lollobrigida - si tratta di un decreto in prossimità di scadenza.
Per quanto concerne invece la decisione relativa alla programmazione del bilancio interno della Camera, anche se è un atto interna corporis, chiaramente sarebbe stato meglio renderlo oggetto di una decisione della Conferenza dei capigruppo piuttosto che ricorrere ad altri strumenti che ovviamente sono stati utilizzati per celerità e anche per economia dei lavori.
Quindi, non dobbiamo sicuramente prendercela con gli uffici ma è una decisione che proviene dalla Presidenza della Camera e che sicuramente sarà oggetto di una riflessione nella Conferenza dei capigruppo che verrà convocata nel caso in cui dovesse essere posta la questione di fiducia.
PRESIDENTE. Come dicevo, alcuni gruppi quest'oggi hanno chiesto se, in caso di posizione della questione di fiducia, si potesse procedere con l'esame del bilancio della Camera. Come hanno ricordato anche i colleghi Fiano e Ziello, è ovviamente possibile perché stiamo parlando di interna corporis; quindi, è possibile.
Domani all'ordine del giorno è comunque previsto il bilancio della Camera. È chiaro che l'amministrazione in questo caso ha dato indicazioni di orario, partendo sempre dal presupposto che queste ultime verranno poi valutate nell'eventuale Conferenza dei presidenti di gruppo nel momento in cui eventualmente verrà posta la fiducia (Vive e reiterate proteste del deputato Lollobrigida). Collega, collega! Io le sto dicendo, collega, che c'è stata un'indicazione di orario. È ovvio che questo verrà deciso nella Conferenza dei presidenti di gruppo.
Sospendo a questo punto la seduta che riprenderà alle ore 20,30. La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 19,50, è ripresa alle 20,30.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che non vi sono ulteriori deputati in missione alla ripresa notturna della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente 96, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 3146-A.
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il vicepresidente Lovecchio. Prego, ne ha facoltà.
GIORGIO LOVECCHIO , Vicepresidente della V Commissione. Grazie, Presidente. Intervengo per richiedere un ulteriore spostamento della ripresa dell'Aula alle 21,40 in quanto il parere che è arrivato dalla Ragioneria è abbastanza corposo, così da permettere agli uffici di redigere un testo congruo per la Commissione bilancio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Lollobrigida. Ne ha facoltà.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Presidente, faccio appello a lei perché questa vicenda abbia modo di esplicitarsi nelle prossime ore in modo che abbia anche un senso, anche per rispetto dei colleghi.
In quest'Aula il gruppo di Fratelli d'Italia è presente come al solito in maniera massiccia, in attesa di capire, da parte della maggioranza, quale sia l'evoluzione.
Credo che potremmo proporre al Presidente Fico - quindi rivolgo a lei tale appello - una riunione urgente dei capigruppo che chiarisca quali debbano essere le dinamiche che vedranno svilupparsi i lavori d'Aula nelle prossime ore, per rispetto - ripeto - di una tempistica che non può essere quella dell'attesa perenne.
Lo dico sia per i colleghi di opposizione ma anche, immagino, per i colleghi di maggioranza che vedono continui rinvii anche con motivazioni che il relatore non ci fa comprendere fino in fondo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Grazie, riferirò al Presidente la sua richiesta.
Sospendo a questo punto la seduta che riprenderà alle ore 21,40. La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 20,33, è ripresa alle 21,40.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO
PRESIDENTE. La seduta è ripresa.
Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, la deputata Manzo. Ne ha facoltà.
TERESA MANZO (M5S). Presidente, grazie. Chiedo di rinviare i lavori dell'Aula alle 22,10 in quanto, in Commissione bilancio, stiamo ancora dando il parere su questo provvedimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Colletti. Ne ha facoltà.
ANDREA COLLETTI (MISTO-L'A.C'È). Presidente, in quest'Aula sta avvenendo una pantomima. Il Presidente Brescia e le Commissioni di riferimento hanno tagliato la discussione sugli emendamenti, non permettendo alle opposizioni di lavorare e di votare i propri emendamenti. Passiamo le ore in quest'Aula, aspettando pareri, che non arrivano, da parte della Ragioneria generale dello Stato. In realtà, il Governo sta facendo di tutto per non far lavorare questo Parlamento per poi - lo sappiamo tutti - mettere la fiducia e non far discutere questo Parlamento, non fargli votare le proposte emendative che saranno presentate.
Presidente, lei ci parla, oggi, della centralità di questo Parlamento; ma che centralità ha questo Parlamento? Presidente, il Parlamento in questa legislatura è diventato essenzialmente il maggiordomo e il servo di questo Governo, cosa che nella Costituzione italiana non è scritta. Quindi, mi rimetto a lei, Presidente, perché essere Presidente della Camera è un onore ma, soprattutto, un onere, quello di difendere davvero, non a parole, la centralità di questo Parlamento. Andare avanti in questo modo non è sostenibile, perché questo Parlamento non è messo in condizione di lavorare e lavorare, in questo Parlamento, non significa votare la fiducia e, successivamente, votare il provvedimento ma significa analizzare, articolo per articolo, emendamento per emendamento questi decreti-legge.
Già si fanno troppi decreti-legge, con i quali si modificano essenzialmente norme di natura ambientale, sugli appalti e sui subappalti, norme fondamentali che vanno ad impattare su molte imprese, piccole e medie, e sulla stessa concorrenza; e su questo il Parlamento - ahimè - rimane silente, aspettando il Governo.
Io mi aspetto da lei una parola nei confronti anche del Governo stesso. Faccia sentire a tutti che il Parlamento esiste e serve a qualcosa, perché, se non serve, non c'è problema. Come proponeva Brunetta dieci anni fa, facciamolo fare ai presidenti di ogni gruppo parlamentare; e i parlamentari, con i loro soldi, se ne vanno in vacanza perché, tanto, che ci stiamo a fare qui? Per votare solo la fiducia o i provvedimenti, senza poter discutere? Su questo, Presidente, davvero mi rimetto a lei. Si prenda in carico questo ruolo, che è un ruolo fondamentale.
PRESIDENTE. La seduta è sospesa fino alle 22,15 (Commenti) e la capigruppo si svolgerà al termine dell'Aula.
La seduta, sospesa alle 21,50, è ripresa alle 22,15.
PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Ha chiesto di parlare il vicepresidente della Commissione bilancio, deputato Lovecchio. Ne ha facoltà.
GIORGIO LOVECCHIO, Vicepresidente della V Commissione. Grazie, Presidente. Per rinviare a domani i lavori dell'Aula in quanto in Commissione dobbiamo avere una discussione più serena sul provvedimento (Commenti).
PRESIDENTE. A che ora?
GIORGIO LOVECCHIO, Vicepresidente della V Commissione. Domani alle 9 va bene.
PRESIDENTE. L'Aula?
GIORGIO LOVECCHIO, Vice presidente della V Commissione. Sì, l'Aula.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lollobrigida. Ne ha facoltà.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Presidente, scusi, vorrei che il rappresentante della Commissione bilancio specificasse meglio, perché il termine serenità non è un termine appropriato per il rinvio dell'Aula. Vorrei capire che cosa intenda per lavorare più sereni e, quindi, che entrasse nel dettaglio della materia e dell'argomento.
PRESIDENTE. Prego, vicepresidente Lovecchio.
GIORGIO LOVECCHIO, Vicepresidente della V Commissione. Per rispondere all'onorevole Lollobrigida, per dare la possibilità alle opposizioni di discutere gli emendamenti e di entrare nel merito delle questioni. Solo questo.
PRESIDENTE. Prego, deputato Lollobrigida.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Quindi, il rinvio è dovuto alla possibilità per l'opposizione di discutere i propri emendamenti? Questa è la ragione del rinvio?
PRESIDENTE. Qui stiamo parlando dei pareri della Commissione bilancio.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Sì, sì, sul parere della Commissione bilancio. Noi accogliamo positivamente questo fatto. Però, Presidente, vorrei cogliere l'occasione di ringraziarla, ovviamente, per la presenza in Aula e, visto che domani mattina svolgeremo una riunione dei presidenti di gruppo - immagino precedentemente alla riapertura dell'Aula - penso si possa confermare questa sua indicazione per poter discutere serenamente della vicenda che abbiamo avuto modo di sottolineare a lei, anche per iscritto, nella giornata di oggi, cioè l'abuso dello strumento della fiducia utilizzato dal Governo e le dinamiche di Aula.
Colgo l'occasione, proprio perché è stato riconosciuto il diritto dell'opposizione di poter ragionare in maniera più serena e più approfondita dei temi in Commissione, per chiedere che lo si possa fare anche in quest'Aula, a fronte del fatto che, attualmente, su questo decreto l'opposizione ha presentato, in Aula, emendamenti nel numero di 15. Credo che il numero di 15 emendamenti possa prevedere, da parte del Governo, la possibilità di discutere con serenità. Qualora, però, il Governo ritenesse che 15 emendamenti sono uno strumento ostruzionistico, io do anche la disponibilità a ritirarne il numero che si riterrà opportuno, lasciandone 1 - o 2? Scegliete voi il numero - purché si comprenda fino in fondo che l'impossibilità di discutere con la dialettica propria della Camera e, di conseguenza, del Senato, utilizzando lo strumento della fiducia, contrae il tempo di una discussione ampia e serena come quella che veniva richiamata anche da partiti di maggioranza. Quindi, io invito lei a farsi portavoce dell'istanza dell'opposizione - ma credo che sia condivisibile anche dai colleghi di maggioranza - di poter riportare un dibattito all'interno di un sistema bicamerale compiuto, che questa nostra istituzione parlamentare prevede e poter, quindi, utilizzare gli strumenti propri per portare a casa un provvedimento, anche in tempi più ragionevoli di quelli che prenderebbe il meccanismo di fiducia. Noi abbiamo garantito anche, per quanto ci riguarda e quanto ci compete, che, qualora la discussione fosse sul termine orario, siamo pronti addirittura a chiudere prima del tempo limite della fiducia; se domani mattina non viene posta la fiducia, per noi si può chiudere anche la sera; visto che parliamo credibilmente una fiducia posta nella mattinata di domani, per noi si può chiudere il provvedimento anche domani sera; non c'è un problema, non c'è stato un confronto aspro tra maggioranza e opposizione su questo tema, purché si permetta all'Aula di discutere. Sfuggire a questa dialettica vorremmo non fosse giustificato dalla scadenza - perché così si chiude prima, non dopo, quindi si manda prima al Senato non dopo -, ma solo da problemi della maggioranza al suo interno, che credo diventi imbarazzante che contraggano i tempi di discussione dell'Aula, penalizzando ovviamente anche le forze di opposizione, che non hanno, nell'ambito della maggioranza e nell'ambito del Governo, possibilità di parola (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Credo che, in maniera trasparente, la proposta che ha testé fatto il collega Lollobrigida - parlo ovviamente per noi, ma credo che debba e possa coinvolgere tutti i capigruppo di maggioranza - debba essere valutata con serenità. Ovviamente, questo comporterebbe, per quel che riguarda la maggioranza, il ritiro di tutti gli emendamenti presentati per l'Aula e poi bisognerebbe capire, sempre in maniera trasparente, se la componente politica de L'Alternativa c'è è disponibile a una gestione che consenta il percorso che ha disegnato il collega Lollobrigida. Io credo che ogni gruppo debba fare le sue valutazioni, però mi sento di dire pubblicamente che è un'ipotesi di lavoro che deve essere valutata (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Colletti. Ne ha facoltà.
ANDREA COLLETTI (MISTO-L'A.C'È). Io vorrei capire quali dovrebbero essere gli intendimenti di una componente di opposizione. Arrendersi? Dire: fate quello che volete con i decreti-legge? Fate i decreti-legge, non votate gli emendamenti, perché neanche vi metteremo la fiducia? Cosa vogliamo dare di più a questo Governo Draghi, che già ha tutto il potere in mano, perché ovviamente i partiti che appoggiano il Governo Draghi sono totalmente deboli e succubi del Governo Draghi per la troppa paura di mettersi contro questo Governo? Allora, davvero lo dicevo prima, aboliamolo questo Parlamento: ci telefoniamo, ci diciamo, ognuno per ogni gruppo parlamentare: siamo favorevoli o contrari e ce ne andiamo a casa, se è questo l'obiettivo. L'obiettivo dovrebbe essere, in questo Parlamento, un pochino più alto; magari di migliorare il decreto, la legge di conversione, magari di fare politica, non di fare solo dichiarazioni di voto, che non servono a nulla. Siamo qui per rappresentare la Nazione, la rappresentiamo anche volendo migliorare questo decreto; se qualcuno può ritenerlo migliorabile, perché, dalla nostra ottica, questo decreto è addirittura, dal punto di vista ambientale, peggio dello “Sblocca Italia”, fatto nella scorsa legislatura, su cui il MoVimento 5 Stelle ha fatto una lunga opposizione. Quindi, davvero vorrei capire meglio, da parte del collega Fornaro, quale sia la posizione per non far fare il voto di fiducia al Governo. Qual è? Rinunciare a tutto? Rinunciare al ruolo di questo Parlamento? Io davvero vorrei comprendere; non io, ma il ruolo in sé di questo Parlamento; servirebbe davvero quasi uno studio, con costituzionalisti, per comprendere a che serve questo Parlamento in questo Governo: serve a qualcosa oppure serviamo come feticcio per far capire e far vedere che esiste un Parlamento?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fiano. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO (PD). Grazie, Presidente. Ma non ho completamente capito l'intervento del collega Colletti, sarà un mio limite (Commenti del deputato Colletti)…
PRESIDENTE. Deputato Colletti, faccia finire… no, non c'è niente da ridere. Prego.
EMANUELE FIANO (PD). Mi pare che il presidente Lollobrigida, a nome di una delle opposizioni, la più consistente, abbia proposto al Governo - perché non lo può proporre ai gruppi parlamentari, lo può proporre solo al Governo che ha il potere di porre la fiducia, a questo incaricato dal Consiglio dei Ministri - di ridurre al minimo la propria attività emendativa al fine di proporre una discussione senza voto di fiducia, stabilendo, nella riunione dei capigruppo che lei vorrà convocare, Presidente, orari prestabiliti di conclusione dei lavori; anche il presidente Fornaro mi pare abbia detto che questa è una soluzione di cui sicuramente parlare. Anche noi pensiamo che sia giusto parlare di questa proposta. Certo che se, però, ci sono altre opposizioni che, invece, legittimamente - ci mancherebbe altro - mantengono la volontà di esercitare un'attività emendativa che porti il Governo, comunque, a porre il voto di fiducia, la proposta che ha fatto il presidente Lollobrigida, evidentemente, sarà più difficile da raccogliere. Però, io penso che non sia neanche questa la sede in cui discuterne, Presidente. Quindi, è evidente che la riunione dei capigruppo che lei vorrà convocare sarà molto utile e urgente per decidere. Certamente, una cosa è sicura: se il collega Colletti - questo l'ho capito - dice giustamente che l'attività parlamentare può servire per modificare i testi, che derivano dall'attività di lavoro di Commissione, con la posizione del voto di fiducia questi non cambiano; se per caso ci fossero le condizioni per un comportamento diverso, secondo me questa è un'occasione che deve invitare tutti a una riflessione. Se però, poi, la proposta del presidente Lollobrigida, rispetto ad altre opposizioni, cade nel vuoto, sarà difficile poter accondiscendere.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rospi, sempre sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.
GIANLUCA ROSPI (CI). Grazie, Presidente. Anche noi solo per dire, come gruppo Coraggio Italia, che la proposta dell'onorevole Lollobrigida ci sembra una proposta accoglibile, soprattutto perché va nella dialettica di una discussione democratica su un provvedimento importante, ossia semplificare tutto l'iter di gestione, approvazione e velocizzazione di tutti i progetti che rientrano nel PNRR. Quindi, inviterei anche io ad una riflessione tutti i colleghi, perché secondo me è giusto. Anche perché il collega Lollobrigida ha detto che sarebbe anche disposto a ridurre il numero degli emendamenti e a impegnarsi a concludere, entro la giornata di domani, la discussione del provvedimento. Quindi, mi sembra utile e saggio prendere una decisione tutti insieme, che vada nell'ottica non di porre la fiducia a questo provvedimento ma di ampliare la discussione a tutto il Parlamento e, quindi, portare a termine la discussione entro la giornata di domani.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ungaro. Ne ha facoltà.
MASSIMO UNGARO (IV). Noi riteniamo la proposta di Fratelli d'Italia ragionevole e costruttiva, se si arriva a tempi certi per la conclusione dell'esame del decreto e se si focalizza l'attenzione su pochi emendamenti, su questioni che sono care ed importanti per l'Italia. Al collega Colletti voglio solo dire che, se questo accordo non verrà accolto e ci sarà la posizione della fiducia, non ci sarà neanche l'opportunità, per voi di L'Alternativa c'è, di mettere l'attenzione su quelle 3, 4 o 5 tematiche a cui tenete molto. Quindi, credo che sia qualcosa di interessante anche per il vostro gruppo. Comunque noi ci esprimiamo a favore della proposta.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO (LEU). Concordo con il collega Fiano che non è questo, a questo punto, il luogo; però, visto che il collega Colletti mi ha fatto una domanda, provavo a rispondergli. Colletti, io credo di avere molti difetti, ma nessuno in quest'Aula può dire che abbia mai mancato di rispetto nei confronti delle opposizioni, quando sono stato all'opposizione io e viceversa. Magari mi sono espresso male ma è l'esatto contrario di quello che tu hai interpretato. Il capogruppo dell'unico gruppo formalmente all'opposizione dice, sostanzialmente: se il problema è di tempistica, noi siamo disponibili a una gestione del dibattito in Aula, con gli emendamenti, che consenta anche di arrivare prima della posizione del voto di fiducia. Allo stesso modo, voi legittimamente - però, se mi ascolti, se no… - potete rispondere che a questo ragionamento non ci state perché ritenete di svolgerne un altro. Dopodiché, è evidente - e qui ti invito a riflettere questa notte: non voglio una risposta adesso - che con la posizione della questione di fiducia sostanzialmente a voi rimane lo spazio di una dichiarazione di voto sulla fiducia e una dichiarazione di voto sul provvedimento. Se, invece, c'è uno spazio sugli emendamenti, concordando anche voi un'ipotesi di chiusura avrete molte più possibilità - come è giusto che sia - di esprimere i vostri orientamenti, le vostre critiche, le vostre opposizioni. È chiaro che i gruppi di maggioranza devono farsi carico, a quel punto, di un accordo che è quello di compromesso a cui si è arrivati in Commissione, e deve valere per tutti. È l'esatto contrario, se mi permette, cioè la seconda ipotesi valorizza, da questo punto di vista, la possibilità per le opposizioni di avere uno spazio in cui esprimere le proprie posizioni; da sempre, la posizione del voto di fiducia è l'esatto contrario.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Valentini. Ne ha facoltà.
VALENTINO VALENTINI (FI). Grazie, Presidente. Anche noi, dinnanzi a questa proposta, riteniamo che non sia questo il momento né, forse, il contesto migliore per prendere una decisione. Riflettiamoci. Domani avremo tempo nella capigruppo, eventualmente, di approfondire la proposta che è stata fatta e, riflettendoci sopra questa notte, forse domani prenderemo una decisione che adesso mi pare essere in ogni caso estemporanea, fuori tempo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Schullian. Ne ha facoltà.
MANFRED SCHULLIAN (MISTO-MIN.LING.). Vorrei soltanto far presente che il gruppo Misto è composto anche da colleghe e colleghi non associati alle componenti, di cui io non posso garantire alcunché.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Federico. Ne ha facoltà.
ANTONIO FEDERICO (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo semplicemente per ribadire un concetto che è stato detto già da altri colleghi, cioè che la sede più opportuna per raggiungere una conclusione è sicuramente un'altra. Sicuramente la proposta del presidente Lollobrigida è interessante e può essere valutata, però ci sono anche altre possibilità. Cerchiamo di metterle tutte quante sul tavolo, di capire insieme, nella sede più opportuna, qual è il modo per lavorare al meglio e chiudiamo il provvedimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Menga. Ne ha facoltà.
ROSA MENGA (MISTO). Presidente, intervengo chiedendo anche a lei conforto nel ragionamento che sto per fare, essendo lei ben più esperto di me in materia e nell'ambito delle procedure regolamentari. Probabilmente, mi sfugge un passaggio che è il seguente: la Commissione bilancio è ancora convocata per esprimere un parere, dunque in sede consultiva, prima di poter licenziare il testo e metterlo a disposizione dell'Aula; è però notizia di stamattina che in realtà il testo necessita di alcune correzioni, non meramente formali, peraltro. Quindi, lo attendiamo con ansia in Aula e speriamo anche che la Commissione bilancio possa svolgere serenamente i propri lavori, ben sapendo però - a meno che lei o il Governo in questo non vogliate smentirmi - che il testo tornerà in Commissione referente per le modifiche e che a quel punto tanto i gruppi di maggioranza quanto quelli di opposizione avranno – me lo auguro, a meno che non vogliano esserci ulteriori tagliole - tempo e spazio per la presentazione e la discussione dei subemendamenti agli emendamenti che saranno presentati al testo. Pertanto, stiamo ragionando della posizione della fiducia, dando per scontato che questo ulteriore passaggio in Commissione referente non avvenga, tra l'altro, consultando colleghi di componenti parlamentari all'opposizione che però non siedono neanche nella capigruppo e nell'Ufficio di Presidenza e che, quindi, formalmente non hanno diritto ad esprimersi sull'andamento dei lavori, quando invece sarebbe dirimente capire se il Governo - qui rappresentato nella persona del Ministro D'Incà - intenda o meno raccogliere l'invito proveniente da Fratelli d'Italia a ragionare di non porre la fiducia. Ed è anche paradossale che sia un gruppo d'opposizione a richiederlo e che soltanto pochi gruppi di maggioranza si siano associati a questa richiesta, quando ciò eviterebbe il prolungarsi dei lavori e quindi accelererebbe l'approvazione da parte di questo ramo del Parlamento del decreto.
Infatti, sempre che non voglia correggermi sul ragionamento che sto per formulare, in realtà, con la posizione della questione di fiducia, come ben sappiamo, decorrerebbero 24 ore mentre, raccolta la disponibilità dei gruppi d'opposizione a non fare ostruzionismo e, addirittura, a ritirare alcuni dei pochi emendamenti presentati, il testo potrebbe essere licenziato da questo ramo del Parlamento la sera stessa. Dunque, chiedo, per suo tramite al Ministro, di esprimersi per capire se questo può essere un corretto andamento dei lavori che garantisca sia alle opposizioni di poter discutere il testo, che non è stato sufficientemente discusso, com'è di tutta evidenza, sia alla maggioranza di licenziarlo in tempi congrui.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Colletti. Ne ha facoltà.
ANDREA COLLETTI (MISTO-L'A.C'È). Presidente, solo per chiarire: tutto quello che è successo oggi è per colpa del Governo e della Ragioneria generale dello Stato, giacché evidentemente i diversi organi non si sono ritrovati sugli emendamenti approvati in Commissione. Che ora, in questa sede, come giustamente diceva la collega Menga, si debba disquisire su quello che succederà, qualora venisse approvato il parere della Commissione bilancio e qualora venisse approvato da parte dell'Aula, con voto procedurale, il rinvio in Commissione di questo decreto, mi sembra un po' pretestuoso. A questo punto, dovrebbe essere normale svolgere questa discussione nelle sedi appropriate ovvero a seguito della discussione in Commissione bilancio e dell'espressione e pubblicazione del parere in Commissione bilancio e, successivamente, magari in quest'Aula quando e solo se si deciderà per un eventuale rinvio in Commissione di questo disegno di legge di conversione.
PRESIDENTE. Grazie degli interventi, è tutto chiaro. Avverto che domani, alle 9, è convocata la Conferenza dei presidenti di gruppo e a seguire, alle 9,40 il seguito della discussione del disegno di legge di conversione n. 3146-A.
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Giovedì 22 luglio 2021 - Ore 9,40:
1. Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, recante governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza e prime misure di rafforzamento delle strutture amministrative e di accelerazione e snellimento delle procedure. (C. 3146-A)
Relatori: CALABRIA, per la I Commissione; MORASSUT, per la VIII Commissione.
2. Assegnazione a Commissione in sede legislativa delle proposte di legge nn. 802, 925, 1129, 2159, 2239, 2270 e 2570 .
3. Seguito della discussione congiunta dei documenti:
Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2020. (Doc. VIII, n. 7)
Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2021. (Doc. VIII, n. 8)
La seduta termina alle 22,40.
TESTO DEPOSITATO DALLA MINISTRA DELLA GIUSTIZIA DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: (INFORMATIVA URGENTE DEL GOVERNO SUI GRAVI FATTI OCCORSI NELLA CASA CIRCONDARIALE DI SANTA MARIA CAPUA VETERE)
MARTA CARTABIA, Ministra della Giustizia. (Testo depositato in sede di informativa urgente del Governo sui gravi fatti occorsi nella casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere). Signor Presidente della Camera, Onorevoli Deputati, vi ringrazio di aver sollecitato il mio intervento in Aula sui gravissimi fatti di Santa Maria Capua Vetere: in questo modo, mi è data la possibilità di condividere con tutto il Parlamento una ricostruzione dell'accaduto, ma anche qualche riflessione e, soprattutto, mi è data la possibilità di condividere alcune linee di intervento che stanno maturando al Ministero, per agire sulle cause profonde che hanno permesso – o almeno non hanno impedito – fatti così gravi.
È nostro dovere riflettere sulla contingenza – e sulle cause profonde - che hanno portato un anno fa ad un uso così smisurato e insensato della forza nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Il 21 luglio di 20 anni fa, a Genova, durante i giorni del G8, succedevano fatti di una violenza altrettanto inaudita.
Fatti di questa portata richiedono una risposta immediata da parte dell'autorità giudiziaria, che sta lavorando per far luce fino in fondo su quanto accaduto il 6 aprile del 2020 e per accertare tutte le responsabilità penali di coloro che sono stati coinvolti.
Ma fatti di questa portata sono spie di qualcosa che non va: dobbiamo indagare e intervenire con azioni di lungo periodo, perché non accada mai più.
Come già ho avuto modo di dire nel corso della visita, che ho svolto con il Presidente del Consiglio, la scorsa settimana quei gravissimi fatti - oltre a sollecitare la nostra più ferma condanna – reclamano un'indagine profonda, perché si conosca quanto successo in tutti gli istituti penitenziari nell'ultimo drammatico anno, dove la pandemia ha esasperato condizioni già difficili per il sovraffollamento, per la fatiscenza delle strutture, per la carenza del personale e tanto altro.
Occorre guardare in faccia tutti i problemi, spesso cronici, dei nostri istituti penitenziari, affinché non si ripetano atti di violenza né contro i detenuti, né contro gli agenti della polizia penitenziaria, tutto il personale. Il carcere è lo specchio della nostra società. Ed è un pezzo di Repubblica, che non possiamo rimuovere dallo sguardo e dalle coscienze.
Le violenze e le umiliazioni inflitte ai detenuti a SMCV recano una ferita gravissima alla dignità della persona, pietra angolare della nostra convivenza civile, come chiede la Costituzione, nata dalla storia di un popolo che ha conosciuto il disprezzo del valore della persona e si pone a scudo e difesa di tutti, specie di chi si trova in posizione di maggiore vulnerabilità. Anche l'uso della forza, l'uso della forza da parte di chi legittimamente lo detiene, sia sempre strumento di difesa, di difesa dei più deboli. Mai aggressione, mai violenza, mai sopruso. E mai sproporzionato.
Partiamo dai fatti accaduti, ormai direi noti a tutto il Paese, anche grazie al meritorio lavoro della stampa.
In relazione alla perquisizione straordinaria effettuata il 6 aprile dello scorso anno e che ha riguardato quasi tutte le sezioni del reparto “Nilo” del carcere “Francesco Uccella”, sono ora indagati a vario titolo dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere appartenenti al corpo di polizia penitenziaria e all'amministrazione penitenziaria. Le accuse sono delitti di concorso in torture pluriaggravate, maltrattamenti pluriaggravati, lesioni personali pluriaggravate, falso in atto pubblico aggravato, calunnia, favoreggiamento, frode processuale e depistaggio.
Tutti i delitti risultavano aggravati dalla minorata difesa, dall'aver agito per motivi abietti o futili, con crudeltà, con abuso di poteri e violazione dei doveri inerenti alla funzione pubblica, con l'uso di armi, e dall'aver concorso nei delitti un numero di persone superiore alle cinque unità.
Notizie di stampa già dall'autunno dell'anno scorso riferivano di violenze e di indagini in atto all'interno di quell'istituto. E su questa vicenda, c'era già stata all'epoca un'interrogazione parlamentare. Su mia domanda, dall'Amministrazione penitenziaria mi hanno spiegato che più volte era stata chiesto all'autorità giudiziaria un riscontro a queste notizie, per poter effettuare anche proprie valutazioni, anche a fini disciplinari. Ma come ha spiegato nelle ultime settimane la stessa autorità giudiziaria procedente, le sollecitazioni del DAP non hanno mai ricevuto risposta per motivi di segreto investigativo. È per questo che- come spiegherò più avanti – tutte le iniziative prese dal Ministero sono successive al momento in cui l'autorità giudiziaria ha ritenuto di trasmetterci tutti gli atti ostensibili.
Ma torniamo ai fatti.
Abbiamo visto tutti quelle immagini: violenze su un detenuto in ginocchio; colpi ad un altro in carrozzella; più agenti armati, che si scagliavano contro singoli detenuti. Il tutto sotto la videocamera ben visibile che ha ripreso l'accaduto. Stando alle immagini non vi era alcuna una sommossa in atto. Non si trattava di una reazione necessitata da una situazione di rivolta. Si è trattato di violenza a freddo.
Quando ho avuto piena contezza della gravità delle contestazioni mosse e quando ho visto quelle immagini, ho parlato di “una ferita e un tradimento della Costituzione e della divisa”. Perché ad essere colpite sono certamente anzitutto le vittime, i detenuti. Ma a uscirne ferita è anche la polizia penitenziaria, come ho potuto constatare anche dalle testimonianze raccolte durante la visita a SMCV.
Naturalmente prima di esprimere un giudizio definitivo occorre attendere tutte le verifiche da parte dell'autorità giudiziaria, che – ad esempio – solo per citare un elemento- ha ritenuto di annullare una misura cautelare emessa nei confronti di una persona, che era stata raggiunta da restrizioni per errore.
Secondo quanto emerge dagli atti giudiziari, la perquisizione straordinaria del 6 aprile sarebbe stata disposta al di fuori dei casi consentiti dalla legge, eseguita senza alcun provvedimento del Direttore del Carcere di Santa Maria Capua Vetere – unico titolare del relativo potere – e senza rispettare le forme e la motivazione imposte dalla legge.
Secondo il giudice, dunque, alla base della perquisizione straordinaria vi sarebbe stato «un provvedimento dispositivo orale – cito dall'ordinanza - emanato a scopo dimostrativo, preventivo e satisfattivo, finalizzato a recuperare il controllo del carcere e appagare presunte aspettative del personale di Polizia Penitenziaria”. Il giorno prima c'era stata una rivolta in carcere. Nella sua ordinanza, il gip riporta alcune intercettazioni (“Era il minimo segnale per riprendersi l'istituto”) e ritiene che di fatto quella perquisizione non avesse “alcuna intenzione di ricercare strumenti atti all'offesa ovvero altri oggetti non detenibili, ma, per la quasi totalità dei casi – leggo testualmente dal provvedimento - mera copertura fittizia per la consumazione di condotte violente, contrarie alla dignità ed al pudore delle persone recluse».
Contestazioni di una gravità inaudita, a cui si sommano ipotesi di falso.
Un riferimento particolare merita il caso di Lamine Hakimi, affetto da schizofrenia morto il 4 maggio nella sezione Danubio del carcere. Il gip scrive che “le consulenze mediche non consentono di affermare che il decesso sia da ascrivere alle ferite riportate il 6 aprile, ma siano da ricondurre all'assunzione di medicinali che, combinandosi con i farmaci assunti dal detenuto in ragione della terapia a lui prescritta ha comportato un arresto cardiaco.
1) In relazione alle contestazioni elevate, il competente Ufficio della Direzione Generale del Personale e delle Risorse del Ministero ha proceduto all'esame delle posizioni degli operatori penitenziari a vario titolo coinvolti nel procedimento penale.
Le unità di personale raggiunte complessivamente da misure interdittive sono state n. 52. Tra queste vi sono due unità di Polizia Penitenziaria cessate dal servizio per le quali non sono stati quindi adottati provvedimenti amministrativi.
Per le altre restanti 50 persone – tra cui il Provveditore Regionale – sono state emesse misure interdittive con la seguente ripartizione: n. 7 misure cautelari applicative della custodia in carcere; n. 17 misure cautelari applicative degli arresti domiciliari; n. 3 misure cautelari coercitive dell'obbligo di dimora nel comune di residenza nei confronti di tre poliziotti tutti in servizio presso l'istituto sammaritano; n. 23 misure cautelari interdittive della sospensione dall'esercizio del pubblico ufficio ricoperto per un periodo variabile dai 5 ai 9 mesi.
Tutte le unità sopra indicate sono state immediatamente sospese dal servizio. Le 3 unità sottoposte all'obbligo di dimora sono state sospese in via cautelare secondo la legislazione vigente (art. 7 comma 2 del d.lgs. 449/92).
Tra questi provvedimenti va ricompreso il provvedimento di sospensione dall'esercizio del pubblico ufficio rivestito per la durata di mesi otto, per i delitti di favoreggiamento, depistaggio e falso ideologico aggravato, a mia firma, adottato nei confronti del dirigente generale Antonio Fullone, Provveditore regionale per la Campania, (ai sensi e per gli effetti di cui agli artt. 91, comma 1 e 123 comma 1 del T.U. 10 gennaio 1957 n. 3).
A seguire, il competente Ufficio della Direzione Generale del Personale e delle Risorse ha anche avviato un'attenta analisi delle singole posizioni degli operatori penitenziari che, pur non essendo stati destinatari di misure interdittive, dovevano ritenersi indiziati dei delitti descritti nell'ordinanza. Tale analisi si è resa necessaria per comprendere se e a che titolo il personale indagato fosse coinvolto negli atti penalmente rilevanti sopra menzionati: all'esito di tale compiuta indagine sono stati emanati altri 23 provvedimenti di sospensione cautelare facoltativa, (ex art. 7 comma 2 del d.lgs. 449/92), nei confronti di personale di Polizia Penitenziaria.
A ciò si aggiungevano i due provvedimenti di sospensione nei confronti del direttore reggente pro tempore di Santa Maria Capua Vetere e del vice-direttore. La direttrice dell'istituto non era presente il giorno dei fatti e non è indagata.
Successivamente, con ordinanza n. 4193/2020 R.G.I.P. emessa il 7 luglio 2021 dall'Ufficio G.I.P. presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, è stata revocata la misura cautelare degli arresti domiciliari disposta a carico di uno degli appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria in servizio presso l'istituto sammaritano. La revoca è dovuto a un errore di identificazione dell'indagato. Pertanto, l'amministrazione a sua volta ha provveduto a revocare il precedente provvedimento di sospensione obbligatoria dal servizio, (ex art. 7, comma 1, del d.lgs. 449/92, con conseguente reintegra in servizio. Dall'ordinanza di scarcerazione è emersa la partecipazione attiva agli eventi di un'altra unità di Polizia Penitenziaria che, pertanto, è stata sospesa dal servizio in via cautelativa ex art 7 comma 2 del d.lgs. 449/92.
Nei confronti di altro appartenente al Corpo di polizia penitenziaria, il Tribunale del Riesame di Napoli, con ordinanza del 15 luglio 2021 (R.I.M.C. 2757/2021), annullava la precedente ordinanza del GIP del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere n. 253/2020 che imponeva la misura personale cautelare coercitiva e ne caducava gli effetti. Quanto alla posizione di quest'ultimo indagato, il competente Ufficio della Direzione Generale del Personale e delle Risorse valuterà l'adozione dei provvedimenti amministrativi di competenza all'esito dell'acquisizione delle motivazioni poste a base del provvedimento di accoglimento dell'istanza di riesame.
Pertanto, allo stato, il totale complessivo delle unità di personale dell'Amministrazione sospese a vario titolo è pari a n. 75. Rimangono altri indagati, per i quali il Gip ha specificato che non v'è certezza della loro presenza. Per questo ha respinto la richiesta di misura cautelare. Su questi ultimi, attendiamo gli sviluppi dell'indagine, prima di altre valutazioni.
2) In ordine alla posizione dei detenuti coinvolti dai gravi fatti di Santa Maria Capua Vetere, il Provveditorato regionale per la Campania già in data 08.04.2020 disponeva il trasferimento, per motivi di sicurezza, di n. 7 detenuti, di cui uno extra-distretto su indicazione della Direzione generale detenuti e trattamento ed altri sei intra-distretto. Altri quattro detenuti venivano trasferiti, sempre per motivi di sicurezza, presso sedi extra campane.
Infine, la competente Direzione Generale dei detenuti e del trattamento, con provvedimento n. 24536 del 28 giugno 2021 su richiesta della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, disponeva il trasferimento immediato di 42 detenuti “vittime dei pestaggi” (n. 40 Media Sicurezza e n. 2 Alta Sicurezza) in istituti extra-distretto. Un trasferimento che nasce anche su richiesta specifica della Procura.
L'iniziale richiesta di trasferimento immediato riguardava 44 detenuti: tuttavia, un detenuto era stato già precedentemente trasferito presso la Casa Circondariale di Frosinone con provvedimento del 09.04.21, mentre un altro, non risultava presente nel sistema SIAP/AFIS. Di tale ultima “assenza” dal sistema informatico veniva informata la Procura procedente.
Davanti alle contestazioni mosse dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere a personale della polizia penitenziaria e davanti allo shock che in tutto il mondo hanno provocato le immagini di quei fatti di un anno fa, il giorno stesso in cui ho visto i video ho voluto immediatamente convocare al Ministero una riunione straordinaria, con i due sottosegretari, con i vertici del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, con il garante nazionale delle persone private della libertà. Era chiaro infatti che non ci si potesse fermare alla condanna dei fatti. E di sicuro non era e non è questa la mia intenzione.
Era altrettanto chiaro come fosse un'urgenza ricostruire la catena delle informazioni, che si sono succedute; ma anche allargare la prospettiva, per una ricognizione accurata di quanto successo non solo in quel carcere, ma in tutti gli istituti penitenziari nell'ultimo anno. Notizie e denunce, che richiedono seri approfondimenti, arrivano in vario modo anche da altre strutture.
Contemporaneamente, è stato per me prioritario passare ad individuare le cause profonde di quello che evidentemente non ha funzionato. Perché se sono successi fatti come quelli di cui oggi parliamo in quest'aula è perché tante, troppe cose non hanno funzionato. E questa è una sconfitta di tutti noi, per riprendere le parole del presidente Draghi. Al di là delle specifiche responsabilità penali, che sono sempre personali e che non possono e non devono mai ricadere su altri.
Nei giorni successivi ho convocato una riunione con i rappresentanti sindacali dell'amministrazione penitenziaria e ho voluto confrontarmi con tutti i provveditori.
Occorre far luce su quanto accaduto nelle carceri italiane nell'ultimo anno, a cominciare dalle rivolte dei detenuti e dalle conseguenti azioni poste in essere dagli operatori penitenziari. Per questo, è stata costituita una commissione ispettiva interna. Chi è in un carcere è nelle mani dello Stato. E dai rappresentanti di quello Stato deve sapere di poter essere trattato nel rispetto di tutte le garanzie.
La Commissione ispettiva visiterà tutti gli istituti penitenziari interessati dalle manifestazioni di protesta o da denunce o segnalazioni inerenti ai gravi eventi occorsi nel marzo del 2020. Il suo mandato consiste nell'approfondire la dinamica dei fatti, al fine di accertare la legittimità e la correttezza di ogni iniziativa adottata. L'amministrazione penitenziaria deve essere capace di indagare al suo interno. Deve capire ed essere essa stessa in grado di portare alla luce eventuali violazioni. I fatti di Santa Maria Capua Vetere, emersi solo a seguito degli atti dell'autorità giudiziaria denotano che questa capacità di indagine interna è mancata almeno in questa occasione.
Occorre indagare sugli episodi critici, ma occorre anche andare alla ricerca delle cause più profonde di quanto accaduto e creare le condizioni materiali e normative per evitare ogni ulteriore nuova violenza.
Il confronto con la polizia penitenziaria, il personale, i provveditori, il Garante, e la stessa visita in loco già ci stanno offrendo alcuni elementi di riflessione.
È stato ad esempio segnalato come tra il personale chiamato ad intervenire a Santa Maria Capua Vetere ci fossero anche agenti che da diversi anni svolgevano altro genere di incarico; è stato da più parte ricordata anche l'età avanzata di alcuni, e più in generale è stata segnalato un innalzamento dell'età media del corpo della polizia penitenziaria, che non ha un adeguato turn over. Tutti gli interlocutori hanno poi richiamato anche la fortissima tensione che in quei mesi di pandemia si viveva in tutti gli istituti penitenziari: un'indagine che voglia cogliere le cause profonde di quanto successo non può non tener conto anche di questi spunti.
Se vogliamo allora farci carico fino in fondo dei mali del carcere, perché non si ripetano mai più episodi di violenza, occorre preparare una strategia che operi su più livelli ed in particolare agendo sulle strutture materiali, sul personale e sulla sua formazione. Sarebbe molto più semplice per tutti parlare genericamente di “mele marce” e andare avanti. Se le responsabilità penali – torno a ripetere – sono sempre e solo individuali e non possono ricadere su nessun altro – men che meno sull'intero corpo dell'amministrazione penitenziaria – le responsabilità “politiche” dell'accaduto risiedono anche nella disattenzione con cui per anni si è lasciato che peggiorassero le condizioni di chi si trova in carcere e di chi in carcere ogni giorno lavora.
Anzitutto le strutture materiali. Costituiscono con ogni evidenza una dimensione essenziale, perché vivere in un ambiente degradato di sicuro non aiuta nell'impegnativo percorso di risocializzazione dei detenuti e d'altro canto rende ancor più gravoso il lavoro di chi ogni mattina supera i cancelli delle carceri italiane per svolgere un servizio delicatissimo, prezioso e difficile. A Santa Maria Capua Vetere manca l'acqua corrente. Il sovraffollamento complica ancor di più la quotidianità. Questi dati non sono giustificazione o attenuante a quanto commesso. Ma sono dati che fanno riflettere. Sono problemi da risolvere.
Per quanto riguarda l'edilizia, nell'ambito dei fondi complementari al PNRR, è stata prevista la realizzazione di 8 nuovi padiglioni. Tra gli istituti sui quali dovranno insistere le nuove costruzioni, c'è anche Santa Maria Capua Vetere, insieme a Rovigo; Vigevano, Viterbo, Civitavecchia, Perugia, Ferrara e Reggio Calabria.
L'intervento di ampliamento nel caso di Santa Maria Capua Vetere, studiato come gli altri dalla commissione sull'architettura penitenziaria, è previsto in un'area verde non attrezzata e fino ad ora non utilizzata. È un ampliamento che riguarda tanto i posti disponibili – le camere – quanto gli spazi trattamentali: questo è un aspetto su cui abbiamo corretto precedenti progetti. Nuove carceri, nuovi spazi - che ci saranno, voglio dire anche a chi li invoca - non può significare solo posti letto.
Più in generale, per il triennio 2021-2023, abbiamo già previsto circa 381 milioni per le ristrutturazioni e l'ampliamento degli spazi. Si tratta di fondi ordinari, a cui contiamo di aggiungere anche 8,5 milioni che risultano iscritti nello stato di previsione del Ministero delle infrastrutture per quest'anno, quasi altrettanti per l'anno 2022 e circa 20,5 per l'anno 2023.
Queste strutture – come ho già avuto modo di dire – andranno ora anche dotate di una capillare videosorveglianza, a garanzia di tutti. E nella riunione con i provveditori degli istituti regionali, è stato toccato anche il tema del codice identificativo per gli agenti. Tema sui sto facendo una riflessione.
Per offrire risposte immediate ed indifferibili alle domande che la vita di tutti i giorni all'interno dei 190 istituti penitenziari reclama, occorre inoltre rimediare alla grave diminuzione del personale che si è verificata nel corso degli anni, provvedendo immediatamente a nuove assunzioni e, possibilmente, ad incrementare l'organico della polizia penitenziaria, senza dimenticare gli educatori e tutto il personale dell'esecuzione penale esterna. Le scoperture di personale sono significative per tutte le categorie, ma, viste le cifre, per la Polizia penitenziaria, i concorsi in atto e quelli già programmati non saranno sufficienti nemmeno a coprire il turnover.
A breve, per il personale della Polizia Penitenziaria si concluderà il 178° corso di formazione, per 938 allievi agenti, vincitori del concorso. Sono terminate le visite mediche e attitudinali per 650 allievi agenti assunti. Sono poi in atto le prove di efficienza fisica per 976 allievi agenti, dopo il concorso pubblico. Nell'arco del quinquennio 2021 – 2025, oltre il turnover, è altresì autorizzata l'assunzione straordinaria di complessive 2804 unità. Sono poi stati banditi molteplici concorsi interni straordinari per titoli, per un totale di 3 692 posti. Per i funzionari mediatori culturali, si stanno correggendo gli elaborati dei 139 candidati che hanno partecipato alle prove scritte dell'ultimo concorso. Tra gli altri- e non li cito tutti – voglio solo ricordare il concorso per 45 posti di dirigenti di istituto penitenziario: dal 13 luglio è iniziata la prova preselettiva.
Questa vicenda di Santa Maria Capua Vetere ha confermato poi con la sua drammaticità l'importanza della formazione, che fin dal mio insediamento – nei primi colloqui con i vertici DAP e con il garante – ho segnalato come priorità.
Formazione per tutto il personale e, in particolare, per quello della Polizia penitenziaria, che svolge un compito complesso e delicatissimo. Ma voglio dire esplicitamente che è il corpo stesso della Polizia penitenziaria il primo a sollecitare un'adeguata e più costante formazione. Formazione significa preparazione per una gestione corretta di situazioni complesse, ma formazione significa anche scatto culturale verso la piena consapevolezza dell'autentico e delicato compito affidato al Corpo della Polizia Penitenziaria.
Chi è intervenuto quel 6 aprile 2020 aveva ricevuto una formazione adeguata? La formazione è un aspetto decisivo e per questo ho deciso sin dall'inizio del mio ministero di occuparmene in prima persona, senza delegarla ai sottosegretari.
La Polizia penitenziaria infatti, oltre all'esercizio della tradizionale funzione della vigilanza e della custodia, raccoglie anche il compito di accompagnare il detenuto nel percorso rieducativo, come vuole la nostra Costituzione. Il lavoro in carcere non può essere lasciato all'improvvisazione o alle doti personali. Occorre professionalità e per acquisirla è necessario investire molto sulla formazione permanente.
Per questa ragione, sono in procinto di istituire un gruppo di lavoro impegnato, secondo un approccio multidisciplinare, ad elaborare un modello di formazione innovativo e moderno, che privilegi un percorso capace di trovare una sintesi equilibrata ed efficace tra le conoscenze teorico-pratiche indispensabili per un consapevole e corretto svolgimento dei compiti istituzionali propri di ciascun ruolo e la preparazione tecnico-operativa. Solo così riusciremo davvero a realizzare quanto scandito a Santa Maria Capua Vetere. Mai più violenza.
In quel carcere, ho incontrato diversi detenuti. Ho chiesto loro le condizioni della loro detenzione; ho potuto personalmente visitare anche il reparto dove si sono consumati i fatti di cui abbiamo parlato. Ho fatto tesoro di quanto anche gli agenti della polizia penitenziaria mi hanno raccontato. Uno soprattutto mi ha colpito: mi ha ripetuto più volte che lui non è un “picchiatore” (ha usato proprio questa parola), ma lo stesso padre amorevole che ogni sera torna in famiglia, anche se faceva fatica a farsi credere. A fronte dell'onda emotiva innescata dai fatti di Santa Maria, sono stati registrati anche gravi episodi di intimidazioni nei confronti di agenti della Polizia penitenziaria. Questo non può e non deve mai succedere.
Proprio a tutela del fondamentale lavoro che svolgono, bisogna fare luce fino in fondo e a tutti i livelli su cosa sia successo a Santa Maria Capua Vetere, ma anche in tutte le carceri italiane, in questo drammatico anno di pandemia, rivolte, tensioni.
I fatti di Santa Maria Capua Vetere hanno sollevato un velo sulle durissime condizioni delle carceri italiane. Il Governo ha visto, anche con la visita in prima persona del Presidente del Consiglio, i problemi del carcere e non vuole dimenticare.
TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: ANNAGRAZIA CALABRIA E ROBERTO MORASSUT (A.C. 3146-A)
ANNAGRAZIA CALABRIA, Relatrice per la I Commissione. (Relazione – A.C. 3146-A). Il decreto-legge 31 maggio 2021 n. 77 (c.d. decreto Semplificazioni) reca, in primo luogo, disposizioni in ordine all'organizzazione della gestione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, definendo i ruoli ricoperti dalle diverse amministrazioni coinvolte nonché le modalità di monitoraggio del Piano e del dialogo con le autorità europee. La governance è incentrata sulla istituzione di una Cabina di regia, presieduta dal Presidente del Consiglio dei ministri, alla quale partecipano di volta in volta i Ministri e i Sottosegretari competenti in ragione delle tematiche affrontate in ciascuna seduta.
Nella seconda parte del decreto sono previste misure di semplificazione che incidono in alcuni dei settori oggetto del PNRR (tra cui la transizione ecologica, le opere pubbliche, la digitalizzazione) al fine di favorirne la completa realizzazione.
Il testo è stato modificato ed integrato nel corso dell'esame in sede referente, svolto dalle Commissioni riunite I e VIII della Camera, che si è concluso il 20 luglio 2021.
Monitoraggio parlamentare sull'attuazione del PNRR e del Piano complementare (art. 1 del disegno di legge di conversione).
Le previsioni introdotte all'articolo 1 del disegno di legge di conversione, nel corso dell'esame in sede referente, in materia di monitoraggio parlamentare del PNRR e del Piano nazionale per gli investimenti complementari al PNRR integrano quanto previsto nell'ambito del decreto-legge semplificazioni, con particolare riguardo alle disposizioni dell'articolo 2, che dispongono la trasmissione al Parlamento, da parte della Cabina di regia, di una relazione semestrale sullo stato di attuazione del PNRR.
In base alle previsioni aggiunte all'articolo 1 del disegno di legge di conversione, il Governo è tenuto in particolare a fornire alle Commissioni parlamentari competenti:
- le informazioni e i documenti utili per esercitare il controllo sull'attuazione del PNRR e del Piano nazionale per gli investimenti complementari al PNRR;
- tutti i dati, gli atti, le informazioni e i documenti necessari allo svolgimento dei loro compiti;
- i documenti, riguardanti le materie di competenza delle medesime, inviati agli organi dell'Unione europea relativamente all'attuazione del PNRR.
Si prevede quindi che le Commissioni parlamentari competenti, sulla base delle informazioni ricevute e dell'attività istruttoria svolta, anche in forma congiunta, con le modalità definite dalle intese tra i Presidenti della Camera e del Senato, monitorano lo stato di realizzazione del PNRR e i progressi compiuti nella sua attuazione, anche con riferimento alle singole misure, con particolare attenzione al rispetto e al raggiungimento degli obiettivi inerenti alle priorità trasversali del medesimo Piano, quali il clima, il digitale, la riduzione dei divari territoriali, la parità di genere e i giovani. Possono quindi formulare osservazioni ed esprimere valutazioni utili ai fini della migliore attuazione del PNRR nei tempi previsti (co. 1-quinquies).
Come già stabilito dalla legge n. 196 del 2009 per l'esame di documenti di finanza pubblica, si prevede che i Presidenti delle Camere possano adottare intese volte a promuovere le attività delle Camere, anche in forma congiunta, nonché, come disposto dall'articolo 4 della suddetta legge n. 196, come modificato dalla legge n. 39 del 2011 l'integrazione delle attività svolte dalle rispettive strutture di supporto tecnico.
Finalità è quella di favorire lo svolgimento congiunto dell'attività istruttoria utile al controllo parlamentare e di potenziare la capacità di approfondimento dei profili tecnici a supporto delle Commissioni parlamentari competenti.
Si prevede infine che le Camere possano stipulare con il Ministero dell'economia e delle finanze una convenzione per disciplinare le modalità di fruizione dei dati di monitoraggio rilevati dal Sistema informativo unitario «ReGiS».
La Governance del PNRR (artt. 1-16).
La prima parte del decreto-legge del 31 maggio 2021, n. 77 ha definito, con un'articolazione a più livelli, la governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).
La responsabilità di indirizzo del Piano è assegnata alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Viene istituita una Cabina di regia, presieduta dal Presidente del Consiglio dei ministri, alla quale partecipano di volta in volta i Ministri e i Sottosegretari competenti in ragione delle tematiche affrontate in ciascuna seduta.
La Cabina di regia esercita poteri di indirizzo, impulso e coordinamento generale sull'attuazione degli interventi del PNRR.
Partecipano il Presidente della Conferenza delle regioni e province autonome, quando le questioni concernano più Regioni ovvero - come specificato nel corso dell'esame in sede referente - il Presidente dell'ANCI e il Presidente dell'UPI quando sono esaminate questioni di interesse locale.
In tutti i suddetti casi, partecipa inoltre il Ministro per gli affari regionali e le autonomie, il quale può presiedere, su delega del Presidente del Consiglio dei ministri.
Possono essere inoltre invitati, a seconda della tematica affrontata, i rappresentanti dei soggetti attuatori e dei rispettivi organismi associativi e i referenti o rappresentanti del partenariato economico e sociale.
Tra i suoi compiti figura la trasmissione al Parlamento di una relazione sullo stato attuazione del Piano, con cadenza semestrale. La Cabina di regia trasmette inoltre, anche su richiesta delle Commissioni parlamentari, ogni elemento utile a valutare lo stato di avanzamento degli interventi, il loro impatto e l'efficacia rispetto agli obiettivi perseguiti, con particolare riguardo - come specificato nel corso dell'esame in sede referente - alle politiche di sostegno per l'occupazione e per l'integrazione socio-economica dei giovani, alla parità di genere e alla partecipazione delle donne al mercato del lavoro.
L'azione della Cabina di regia non fa venir meno le funzioni di indirizzo e coordinamento in capo ai due Comitati interministeriali - per la transizione digitale e per la transizione ecologica - i quali svolgono, sull'attuazione degli interventi del PNRR, nelle materie di rispettiva competenza, le funzioni di indirizzo, impulso e coordinamento tecnico, tenendo informata la Cabina di regia che ha la facoltà di partecipare attraverso un delegato.
A supporto delle attività della Cabina di regia è istituita una Segreteria tecnica, la cui durata temporanea è superiore a quella del Governo che la istituisce e si protrae fino al completamento del PNRR entro il 31 dicembre 2026.
La Cabina di Regia, affiancata dalla Segreteria tecnica, assicura relazioni periodiche al Parlamento e alla Conferenza Unificata, e aggiorna periodicamente il Consiglio dei Ministri.
Presso la Presidenza del consiglio, inoltre, è istituita un'Unità per la razionalizzazione e il miglioramento dell'efficacia della regolazione, con l'obiettivo di superare gli ostacoli normativi, regolamentari e burocratici che possono rallentare l'attuazione del Piano.
È istituito, poi, un Tavolo permanente per il partenariato economico, sociale e territoriale composto da rappresentanti delle parti sociali, del Governo, delle Regioni, degli enti locali nonché di Roma capitale come specificato in sede referente e dei rispettivi organismi associativi, delle categorie produttive e sociali, del sistema dell'università e della ricerca scientifica e della società civile. Partecipano inoltre rappresentanti delle organizzazioni della cittadinanza attiva, come aggiunto nel corso dell'esame in sede referente.
I componenti sono individuati sulla base della maggiore rappresentatività, della comprovata esperienza e competenza e di criteri oggettivi e predefiniti da individuare con il DPCM che dispone l'istituzione del Tavolo, come specificato nell'iter parlamentare.
Il Tavolo svolge una funzione consultiva nelle materie connesse all'attuazione del PNRR e può segnalare alla Cabina di regia ogni profilo ritenuto rilevante per la realizzazione del PNRR, anche per favorire il superamento di circostanze ostative e agevolare l'efficace e celere attuazione degli interventi.
Il monitoraggio e la rendicontazione del Piano sono affidati al Servizio centrale per il PNRR, istituito presso il Ministero dell'economia e delle finanze, che rappresenta il punto di contatto nazionale con la Commissione europea per l'attuazione del Piano. Il Servizio centrale per il PNRR è responsabile della gestione del Fondo di Rotazione del Next Generation EU-Italia e dei connessi flussi finanziari, nonché della gestione del sistema di monitoraggio sull'attuazione delle riforme e degli investimenti del PNRR, assicurando il necessario supporto tecnico alle amministrazioni centrali titolari di interventi previsti nel PNRR. Ogni Amministrazione centrale titolare di interventi previsti dal PNRR individua (o costituisce ex novo) una struttura di coordinamento che agisce come punto di contatto con il Servizio centrale per il PNRR. Presso la Ragioneria dello Stato è inoltre istituito un ufficio dirigenziale con funzioni di audit del PNRR e di monitoraggio anticorruzione.
Nel corso dell'esame in sede referente, è stata inserita una disposizione, ai sensi del quale, nell'ambito di un protocollo d'intesa nazionale tra il governo e le parti sociali più rappresentative, ciascuna amministrazione centrale titolare di interventi previsti nel PNRR prevede periodici Tavoli di settore e territoriali finalizzati e continui sui progetti di investimento.
Alla realizzazione operativa degli interventi previsti dal PNRR provvedono i singoli soggetti attuatori: le Amministrazioni centrali, le Regioni e le Province autonome e gli enti locali, sulla base delle specifiche competenze istituzionali o della diversa titolarità degli interventi definita nel PNRR.
In sede referente, sono state introdotte talune disposizioni volte ad agevolare e accelerare l'assunzione di personale da parte del Ministero del Turismo e dell'ENIT, con particolare riguardo alle attività strettamente connesse al coordinamento delle attività di gestione nonché al monitoraggio, rendicontazione e controllo degli interventi previsti nel PNRR.
Sono previsti poteri sostitutivi in caso di mancato rispetto da parte delle Regioni, delle Città metropolitane, delle Province o dei Comuni degli obblighi e impegni finalizzati all'attuazione del PNRR. Nel caso in cui sia a rischio il conseguimento degli obiettivi intermedi e finali del PNRR, il Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta della Cabina di regia o del Ministro competente, assegna al soggetto attuatore interessato un termine non superiore a 30 giorni per provvedere.
In caso di perdurante inerzia, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri o del Ministro, sentito il soggetto attuatore, il Consiglio dei ministri individua l'amministrazione, l'ente, l'organo o l'ufficio, o i commissari ad acta, ai quali attribuisce, in via sostitutiva, il potere di adottare gli atti o provvedimenti necessari, oppure di provvedere all'esecuzione ai progetti.
In caso di dissenso, diniego o opposizione proveniente da un organo statale che può precludere la realizzazione di un intervento rientrante nel PNRR, la Segreteria tecnica - se un meccanismo di superamento del dissenso non sia già previsto dalle vigenti disposizioni - propone al Presidente del Consiglio dei ministri, entro i successivi 5 giorni, di sottoporre la questione all'esame del Consiglio dei ministri per le conseguenti determinazioni.
Se il dissenso, il diniego o l'opposizione provengono da un organo della Regione o di un ente locale, la Segreteria tecnica può proporre al Presidente del Consiglio dei ministri o al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, entro i successivi 5 giorni, di sottoporre la questione alla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano per concordare le iniziative da assumere, che devono essere definite entro il termine di 15 giorni dalla data di convocazione della Conferenza. Al termine dei 15 giorni, in mancanza di soluzioni condivise che consentano la rapida realizzazione dell'opera, il Presidente del Consiglio dei ministri, oppure il Ministro per gli affari regionali e le autonomie nei casi opportuni, propone al Consiglio dei ministri le iniziative necessarie ai fini dell'esercizio dei poteri sostitutivi.
Le misure e le procedure di accelerazione e semplificazione delineate nel decreto per l'efficace e tempestiva attuazione degli interventi trovano applicazione anche per gli investimenti finanziati con il Fondo complementare al PNRR (di cui al D.L. 59/2021) nonché (a seguito di una modifica introdotta in sede referente) anche agli investimenti contenuti nei Contratti Istituzionali di Sviluppo.
Con una modifica introdotta in sede referente, si dispone che le amministrazioni pubbliche che dispongono di archivi contenenti dati e informazioni che siano utili ai fini della produzione delle basi di dati sono tenute a consentire all'ISTAT di accedere a tali archivi e alle informazioni individuali ivi contenute. All'ISTAT spetta la produzione delle informazioni statistiche necessarie, mediante l'utilizzo e l'integrazione di informazioni provenienti da archivi amministrativi e dati da indagine, al fine di soddisfare le esigenze informative relative sia alla fase pandemica sia a quella successiva.
Misure per rafforzare l'attuazione del programma di Governo (artt. 8-bis e 66-bis).
L'articolo 8-bis, introdotto in sede referente, prevede il rafforzamento della Rete governativa permanente dell'attuazione del programma di Governo, che è stata recentemente istituita con il compito di provvedere alla costante attuazione dei provvedimenti attuativi e al recupero dell'arretrato di quelli non adottati. Stabilisce inoltre l'obbligo del Governo di trasmettere alle Camere le relazioni sullo stato di attuazione dei provvedimenti attuativi di secondo livello previsti in disposizioni legislative, che in attuazione delle funzioni di monitoraggio e verifica, sono periodicamente curate dall'Ufficio per il programma di Governo cura per il Presidente del Consiglio.
Contestualmente, è stata inserita in sede referente un'ulteriore disposizione che reca alcune modificazioni e abrogazioni di disposizioni normative, accomunate dalla finalità di consentire una più rapida attuazione normativa mediante eliminazione dei provvedimenti di secondo grado ivi previsti (articolo 66-bis).
Transizione digitale (artt. 38-43).
Il Titolo II del D.L. 77/2021 reca disposizioni di semplificazione in materia di digitalizzazione.
Si ricorda che la Digitalizzazione della pubblica amministrazione costituisce il primo asse della componente 1 "Digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella PA" compresa nella Missione 1 "Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo" del PNRR e rappresenta, al contempo, uno dei temi trasversali del Piano. Per la digitalizzazione della PA si prevedono sette interventi e tre riforme recanti risorse pari complessivamente a 6,146 miliardi di euro.
Ulteriori risorse, pari a 1,4 miliardi di euro, sono rese disponibili dalla programmazione nazionale aggiuntiva ad opera del decreto-legge 59/2021 riguardante il Fondo complementare al PNRR (art, 1, comma 2, lett. a), nn. 1 e 2 e lett. f), n. 1). Delle tre riforme previste qui rileva la terza: Introduzione linee guida "cloud first" e “interoperabilità” (M1C1 R.1.3).
L'articolo 38 interviene in primo luogo (comma 1) su alcuni aspetti della notifica digitale degli atti della pubblica amministrazione, prevedendo tra l'altro che il gestore della Piattaforma per la notificazione digitale invii al destinatario della notifica - che abbia comunicato, oltre alla PEC o altro indirizzo digitale certificato, anche un indirizzo e-mail non certificato, un numero di telefono o altro recapito digitale non certificato - un avviso di cortesia in modalità informatiche, oltre all'avviso di avvenuta ricezione. Inoltre, prevede che ai destinatari che non sono titolari di un indirizzo PEC o di altro servizio elettronico di recapito certificato qualificato, la notifica sia inviata mediante raccomandata con avviso di ricevimento in luogo della notificazione a mezzo posta. In caso di irreperibilità assoluta si introduce la possibilità di individuare un recapito alternativo per l'invio della notifica per raccomandata.
Un secondo gruppo di disposizioni (commi 2 e 3) è finalizzato a favorire l'utilizzo del domicilio e delle identità digitali principalmente mediante l'introduzione del Sistema di gestione deleghe (SGD) che consente a coloro che non possiedono una identità digitale di delegare ad un altro soggetto l'accesso per proprio conto a servizi on-line.
Le altre misure prevedono:
• la possibilità, oltre che di eleggere, di modificare il proprio domicilio digitale;
• l'attribuzione a tutti i cittadini del domicilio digitale al momento di entrata in vigore dell'obbligo per le PA di comunicare esclusivamente in via digitale;
• la possibilità di utilizzare il contrassegno a stampa (o timbro digitale) per la sottoscrizione della copia analogica del documento digitale nelle comunicazioni con i soggetti che non hanno accesso al domicilio digitale;
• l'attribuzione alle copie analogiche con l'indicazione a mezzo stampa del responsabile in sostituzione della firma autografa degli stessi effetti di legge della sottoscrizione autografa del pubblico ufficiale;
• la possibilità a regime di eleggere un domicilio digitale speciale per determinati atti, procedimenti o affari;
• l'attribuzione all'AgID del compito di provvedere non solo al trasferimento dei domicili digitali delle persone fisiche contenuti nell'indice dei domicili digitali nell'Anagrafe nazionale della popolazione residente (ANPR), ma anche al loro costante aggiornamento.
L'articolo 38-ter, inserito in sede referente, novella la norma che impone ai gestori di servizi di pubblica utilità e agli operatori di telefonia, di reti televisive e di comunicazioni elettroniche l'obbligo di trasmettere agli utenti le comunicazioni con cui si contestano gli eventuali mancati pagamenti di fatture e si comunica la sospensione delle forniture, con un adeguato preavviso, non inferiore a 40 giorni, tramite l'invio di una raccomandata con avviso di ricevimento. Oltre a tale mezzo, viene ora specificato che l'invio può avvenire tramite posta elettronica certificata al domicilio digitale del destinatario, ai sensi di quanto previsto dal Codice dell'amministrazione digitale.
L'articolo 39, recante semplificazione di dati pubblici, al comma 1, introduce misure di semplificazione relative all'Anagrafe nazionale della popolazione residente (ANPR), tra cui quelle relative ai seguenti ambiti:
• attribuzione all'ANPR del compito di garantire ai comuni i servizi necessari all'utilizzo dell'Archivio nazionale informatizzato dei registri di stato civile;
• integrazione delle liste elettorali nell'ANPR;
• esenzione dell'imposta di bollo e dei diritti di segreteria per i certificati anagrafici rilasciati in modalità telematica limitatamente per il 2021;
• utilizzo della Piattaforma Digitale Nazionale Dati (PDND) quale ulteriore modalità di fruizione dei dati anagrafici da parte dei soggetti che ne hanno diritto.
Il comma 2 reca misure per semplificare i meccanismi di condivisione dei dati e di interoperabilità tra le amministrazioni mediante:
• l'eliminazione degli accordi quadro quale modalità attraverso la quale le pubbliche amministrazioni detentrici di dati ne assicurano la fruizione da parte dei soggetti che hanno diritto ad accedervi;
• l'individuazione nella Piattaforma digitale nazionale dati (PDND) dello strumento per attuare il principio dell'interoperabilità dei dati delle PA;
• l'estensione dell'ambito di operatività della PDND (in precedenza circoscritta a ISEE, ANPR, banche dati dell'Agenzie delle entrate) alle seguenti banche dati:
- Anagrafe nazionale degli abilitati alla guida;
- Sistema informativo dell'indicatore della situazione economica equivalente (ISEE);
- Anagrafe nazionale dei numeri civici e strade urbane (ANNCSU);
- Indice nazionale dei domicili digitali delle persone fisiche, dei professionisti e degli altri enti di diritto privato, non tenuti all'iscrizione in albi, elenchi o registri professionali o nel registro delle imprese.
• l'individuazione di un termine da parte del Presidente del Consiglio dei ministri o del Ministro delegato per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale, all'esito dei test e delle prove tecniche di corretto funzionamento della predetta piattaforma, a decorrere dal quale sorge l'obbligo per le pubbliche amministrazioni, i gestori di servizi pubblici e le società a controllo pubblico di accreditarsi alla PDND e rendere disponibili le proprie base dati.
Infine, con una disposizione introdotta in sede referente, si rinvia ad un DPCM per l'individuazione degli adempimenti degli enti locali concernenti la comunicazione di informazioni che si intendono assolti a seguito dell'invio dei bilanci alla banca dati delle amministrazioni pubbliche.
L'articolo 39-septies, inserito in sede referente, fa salva la validità degli atti costitutivi, statuti e successive modificazioni dello start-up innovative costituite in forma di società a responsabilità limitata, redatte secondo le disposizioni dettate dal decreto del Ministro dello sviluppo economico 17 febbraio 2016, ritenuto illegittimo dal Consiglio di Stato. La clausola di salvaguardia riguarda gli atti depositati presso l'ufficio del registro delle imprese alla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto. Il comma 2, per le modifiche successive ai medesimi atti, in assenza di una disciplina sull'uso di strumenti e processi digitali nel diritto societario, prevede il ricorso alla figura professionale del notaio, in base alle norme del codice civile.
L'articolo 40, come modificato nel corso dell'esame in sede referente, prevede alcune modifiche alle disposizioni normative concernenti in particolare i procedimenti autorizzatori relativi alle infrastrutture di comunicazione elettronica per impianti radioelettrici di cui all'articolo 87 del Codice delle comunicazioni elettroniche (comma 2) e quelli concernenti la disciplina delle opere civili, degli scavi e dell'occupazione di suolo pubblico necessari per l'installazione di infrastrutture di comunicazione elettronica, di cui all'articolo 88 decreto legislativo n. 259 del 2003 (comma 3). Tra i vari interventi di modifica delle due disposizioni si prevede - non più in termini meramente facoltativi - la convocazione della conferenza di servizi nei casi in cui siano necessari pronunciamenti di più amministrazioni per l'autorizzazione dell'intervento, la riduzione dei tempi di convocazione della stessa e il dimezzamento dei relativi termini normativi di svolgimento. Una ulteriore innovazione concerne la modalità di superamento del dissenso espresso da parte di un'Amministrazione preposta alla tutela ambientale, paesaggistico-territoriale o dei beni culturali: si prevede in questo caso che l'interessato possa rivolgersi al responsabile del procedimento perché, entro un termine pari alla metà di quello originariamente previsto (quindi in questo caso 45 giorni), concluda il procedimento attraverso le strutture competenti o con la nomina di un commissario, senza più la necessità di una delibera del Consiglio dei Ministri ai fini del superamento del dissenso.
Viene inoltre ridotto (da 6 mesi a 90 giorni) il termine di cui all'articolo 86 del Codice delle comunicazioni elettroniche, per la conclusione dei procedimenti in materia di installazione di reti di comunicazione elettronica (comma 1).
Alcune modifiche nel corso dell'esame in sede referente hanno precisato l'ambito applicativo delle citate disposizioni.
Il comma 4 introduce una deroga temporanea (fino al 2026) alle procedure per la posa in opera di infrastrutture a banda ultra larga con la metodologia della micro trincea prevedendosi una ulteriore semplificazione con particolare riferimento all'esclusione delle autorizzazioni paesaggistiche e da parte delle soprintendenze competenti per la tutela dei beni culturali.
Il comma 5 prevede (anche in tal caso fino al 2026) ulteriori semplificazioni per l'installazione di apparati con tecnologia UMTS, sue evoluzioni o altre tecnologie su infrastrutture per impianti radioelettrici preesistenti o di modifica delle caratteristiche trasmissive, e nel caso di modifiche delle caratteristiche degli impianti già provvisti di titolo abilitativo, ivi incluse le modifiche relative al profilo radioelettrico, nonché, a seguito di una modifica introdotta nel corso dell'esame in sede referente, per gli interventi in aree vincolate esclusi dall'autorizzazione paesaggistica e concernenti l'installazione o modifica di impianti delle reti di comunicazione elettronica o di impianti radioelettrici, da eseguire su edifici e tralicci preesistenti, caratterizzate da impatto ridotto.
In sede referente è stata introdotta una disposizione volta a semplificare gli interventi di adeguamento tecnologico della rete di accesso degli operatori di comunicazione elettronica, volti al miglioramento della connessione e dell'efficienza energetica (comma 2-bis).
L'articolo 40-bis, inserito in sede referente, prevede che, nell'ambito delle convenzioni accessorie al rilascio dei permessi di costruire, concernenti la realizzazione di nuovi edifici residenziali, le amministrazioni competenti individuino in termini preferenziali, tra le opere da realizzare a scomputo degli oneri di urbanizzazione primaria, ai sensi dell'articolo 16, comma 2, secondo periodo del DPR n. 380 del 2001, quelle necessarie ad assicurare il collegamento in fibra ottica tra l'edificio e il nodo di connessione più vicino.
L'articolo 41 introduce un articolato procedimento sanzionatorio per le pubbliche amministrazioni per le violazioni degli obblighi in materia di transizione digitale.
In primo luogo, le violazioni, accertate dall'AgID, rilevano ai fini della misurazione e della valutazione della performance individuale dei dirigenti responsabili e comportano responsabilità dirigenziale e disciplinare.
Inoltre, all'accertamento delle violazioni consegue l'irrogazione da parte dell'AgID di una sanzione amministrativa pecuniaria da 10 mila a 100 mila euro per:
• mancata ottemperanza alla richiesta di dati, documenti o informazioni o trasmissione di informazioni o dati parziali o non veritieri;
• violazione dell'obbligo di accettare i pagamenti spettanti attraverso sistemi di pagamento elettronico;
• mancata disponibilità di dati in formato elettronico entro la data stabilita dal Presidente del Consiglio;
• l'inadempimento dell'obbligo di rendere disponibili e accessibili le proprie basi dati;
• violazione dell'obbligo di utilizzare esclusivamente identità digitali per l'identificazione degli utenti dei servizi on-line;
• violazione dell'obbligo di rendere disponibili i propri servizi in rete;
• non ottemperanza al rispetto delle regole in materia di livelli minimi di sicurezza, capacità elaborativa, risparmio energetico e affidabilità delle infrastrutture digitali e in materia di caratteristiche di qualità, di sicurezza, di performance e scalabilità, interoperabilità, portabilità dei servizi cloud.
In sede referente sono state aggiunte le seguenti ulteriori violazioni (sottoposte alla medesima sanzione pecuniaria):
• violazione dell'obbligo di consentire agli utenti di esprimere soddisfazione per i servizi in rete;
• mancata comunicazione agli interessati delle modalità per esercitare in via telematica il diritto dei partecipanti al procedimento di prendere visione degli atti del procedimento e di presentare memorie scritte e documenti;
• realizzazione del fascicolo informatico del procedimento senza garantire la possibilità di essere direttamente consultato dalle amministrazioni coinvolte;
• mancata disponibilità di accesso ai documenti informatici conservati per legge dalle PA per i quali cessa l'obbligo di conservazione a carico di cittadini e imprese.
In terzo luogo, si prevede l'intervento sostitutivo del Governo nei confronti dell'amministrazione inadempiente con la nomina di un commissario ad acta.
Infine, si attribuisce all'AgID il compito di individuare i termini e le modalità con cui le amministrazioni centrali e locali devono effettuare le migrazioni dei Centri per l'elaborazione delle informazioni (CED) e i relativi sistemi informatici verso le strutture previste che garantiscono i necessari requisiti di sicurezza e affidabilità.
L'articolo 42 reca alcune disposizioni attuative in materia di certificazioni verdi COVID-19, con riferimento alla Piattaforma nazionale-DGC (digital green certificate) - relativa all'emissione e alla validazione delle medesime certificazioni - e all'accesso da parte dell'interessato alla certificazione.
L'articolo 43, come modificato in sede referente, introduce alcune disposizioni volte a favorire la trasformazione digitale della rete stradale nazionale, le sperimentazioni su strada pubblica di sistemi di guida automatica e connessa e l'istituzione di un Osservatorio tecnico di supporto per le Smart Road e per i veicoli e mezzi innovativi di trasporto su strada a guida connessa e automatica.
Procedimento elettorale e referendario e misure di digitalizzazione.
In sede referente sono state introdotte misure volte alla digitalizzazione in materia di procedimento elettorale preparatorio prevedendo in particolare che:
• il deposito del contrassegno da parte dei partiti politici che intendono presentare liste di candidati alle elezioni possa avvenire anche su supporto digitale;
• l'atto di designazione dei rappresentanti della lista può essere presentato anche mediante posta elettronica certificata; inoltre viene anticipato al giovedì precedente la votazione (in luogo del venerdì precedente la votazione, come previsto a legislazione vigente) il termine per la presentazione del suddetto atto di designazione, sia di persona, sia tramite PEC;
• le autenticazioni degli atti di designazioni dei rappresentanti di lista non sono necessarie quando gli atti di designazione siano firmati digitalmente o con altro tipo di firma elettronica qualificata dai delegati dalle persone autorizzate dagli stessi delegati con atto firmato digitalmente, a condizione che tali documenti siano trasmessi tramite posta elettronica certificata;
• il certificato di iscrizione alle liste elettorali, necessario per la sottoscrizione a sostegno di liste di candidati per le elezioni politiche, europee ed amministrative, nonché di proposte di referendum e per iniziative legislative popolari può essere richiesto in formato digitale tramite posta elettronica certificata;
• i rappresentanti legali dei partiti e dei movimenti politici e delle liste competitrici in elezioni amministrative in comuni con almeno 15.000 abitanti possono fare richiesta anche tramite posta elettronica certificata dei certificati penali rilasciati dai casellari giudiziali per i propri candidati, ai fini dell'ottemperanza per i partiti dell'obbligo di pubblicare sul sito internet il curriculum vitae e il certificato del casellario giudiziale dei candidati;
• è prevista la pubblicazione tempestiva sul sito internet istituzionale dell'ordine dei nominativi degli avvocati iscritti all'albo che abbiano comunicato la loro disponibilità all'ordine di appartenenza ad eseguire le autenticazioni delle sottoscrizioni elettorali;
• la sperimentazione del voto elettronico per gli elettori fuori sede prevista dalla legge di bilancio 2020 per le elezioni politiche ed europeo e per i referendum è estesa anche alle elezioni regionali e amministrative.
Inoltre, viene soppressa la previsione secondo la quale i consiglieri provinciali, i consiglieri metropolitani e i consiglieri comunali sono tenuti alle autenticazioni delle sottoscrizioni elettorali solo se hanno comunicato la propria disponibilità.
Infine, si prevede che i partiti possono trasmettere alla Commissione antimafia istituita per la XVIII legislatura le liste delle candidature "provvisorie" alle elezioni entro 75 giorni dalla convocazione dei comizi elettorali, per la verifica della sussistenza di eventuali condizioni ostative alla candidatura ai sensi del Codice di regolamentazione sulla formazione delle liste elettorali.
È stata inoltre introdotta una nuova disciplina per la sottoscrizione elettronica per i referendum e per le proposte di legge di iniziativa popolare che integra in particolare le previsioni della legge di bilancio 2021 (art. 1, commi 341-343) che ha disposto l'istituzione di una piattaforma per la raccolta delle firme digitali.
Con una norma transitoria si prevede che a decorrere dal 1° luglio 2021 e fino alla data di operatività della piattaforma le firme necessarie per uno dei referendum di cui agli articoli 75, 132 e 138 della Costituzione nonché per la proposta dei progetti di legge possono essere raccolte anche mediante documento informatico, sottoscritto con firma elettronica qualificata.
Per quanto riguarda le modifiche a regime, si estende l'ambito di applicazione della piattaforma che - a seguito delle modifiche - riguarda la raccolta delle firme degli elettori da effettuare anche mediante SPID e sistemi analoghi per uno dei referendum previsti dagli articoli 75 (abrogativo), 132 (variazioni territoriali) e 138 (modifiche costituzionali) della Costituzione e per la proposta dei progetti di legge di iniziativa popolare (articolo 71 della Costituzione).
La procedura prevede che la piattaforma per la raccolta delle firme digitali sia tenuta a mettere a disposizione del sottoscrittore le specifiche indicazioni previste dalla legge; la piattaforma acquisisce quindi i dati del sottoscrittore. Una volta acquisita la proposta la piattaforma le attribuisce data certa mediante uno strumento di validazione temporale elettronica qualificata. Entro due giorni la piattaforma deve rendere disponibile alla sottoscrizione la proposta di referendum.
Ad un decreto del Presidente del Consiglio, da adottare di concerto con il Ministro della giustizia, sentito il Garante per la protezione dei dati personali, è demandata in particolare la definizione delle caratteristiche tecniche, l'architettura generale, i requisiti di sicurezza, le modalità di funzionamento della piattaforma e di operatività per i promotori, i casi di malfunzionamento e di suo superamento. All'Ufficio centrale per il referendum compete la verifica della validità delle firme raccolte elettronicamente secondo le modalità che saranno definite dal DPCM.
Infine, si prevede che i certificati elettorali rilasciati mediante PEC o un servizio elettronico di recapito certificato qualificato, possono essere depositati, unitamente alla richiesta di referendum e al messaggio a cui sono acclusi, come duplicato informatico o come copia analogica di documento informatico se dotati del contrassegno a stampa.
Viene disposta, inoltre, la proroga di un mese dei termini di legge per il deposito delle firme e dei certificati necessari per le richieste di referendum abrogativo annunciate in Gazzetta ufficiale entro il 15 giugno 2021.
Per le richieste annunciate entro tale data, vengono differiti di un mese anche i seguenti termini:
• deposito delle richieste (ossia delle firme), dal 30 settembre al 30 ottobre (art. 32 L. 352/1970);
• fissazione da parte della Corte costituzionale della data di deliberazione in camera di consiglio della ammissibilità della richiesta di referendum dal 20 gennaio al 20 febbraio (art. 33, 1° comma, L. 352/1970);
• pubblicazione della sentenza della Corte costituzionale sulla ammissibilità entro il 10 marzo anziché entro il 10 febbraio (art. 33, 4° comma, L. 352/1970).
Infine, un'altra disposizione introdotta in sede referente prevede che le richieste di occupazione del suolo pubblico per attività politiche devono pervenire almeno 10 giorni prima della data prevista per lo svolgimento della manifestazione, fatti salvi termini più brevi eventualmente previsti dai regolamenti comunali.
Comunicazioni di trattamenti sanitari obbligatori all'autorità di pubblica sicurezza (art. 39-quater).
L'articolo 39-quater detta alcune disposizioni in tema di comunicazione alle Forze di polizia dell'adozione nei confronti di determinati soggetti di misure o trattamenti sanitari obbligatori connessi a patologie che possono determinare il venir meno dell'idoneità all'acquisizione ed alla detenzione di armi, munizioni e materie esplodenti, ed al rilascio di qualsiasi licenza di porto d'armi.
Contratti pubblici (artt. 47-56 e art. 47-quater).
L'art. 47 prevede, allo scopo di perseguire finalità relative alle pari opportunità, sia generazionali che di genere, e di promuovere l'inclusione lavorativa delle persone disabili, l'adempimento di specifici obblighi, anche assunzionali, nonché l'eventuale assegnazione di un punteggio aggiuntivo all'offerente o al candidato che rispetti determinati requisiti, nell'ambito delle procedure di gara relative agli investimenti pubblici finanziati, in tutto o in parte, con le risorse del PNRR e del PNC (Piano nazionale per gli investimenti complementari al PNRR, di cui all'art. 1 del D.L. 59/2021). In particolare, a carico delle aziende con specifiche dotazioni di organico sono previsti relazioni o rapporti sulla situazione del personale maschile e femminile, l'adempimento di quanto disposto dalla normativa vigente in materia di collocamento obbligatorio e degli obblighi assunzionali, con priorità per giovani, donne e soggetti con disabilità, e altre misure premiali previste nei bandi pubblici.
L'art. 47-ter, inserito in sede referente, proroga dal 31 dicembre 2021 al 31 dicembre 2022 il termine a decorrere dal quale scatta l'obbligo, per i titolari di concessioni, già in essere alla data di entrata in vigore del Codice dei contratti pubblici (cioè alla data del 19 aprile 2016), di affidare, mediante procedure ad evidenza pubblica, una quota pari all'80% dei contratti di lavori e servizi.
L'art. 47-quater, inserito in sede referente, prevede misure premiali di tutela della concorrenza nei contratti pubblici, a favore delle piccole e medie imprese (PMI), relativi agli investimenti previsti nel PNRR e nel Piano nazionale complementare (PNC).
L'art. 48 introduce misure di semplificazioni in materia di affidamento dei contratti pubblici PNRR e PNC, in relazione alle procedure afferenti agli investimenti pubblici finanziati, in tutto o in parte, con le risorse previste dal PNRR e dal PNC e dai programmi cofinanziati dai fondi strutturali dell'UE. Nello specifico, si prevede l'utilizzazione, secondo determinate condizioni, della procedura negoziata senza previa pubblicazione di un bando di gara, l'assegnazione di un punteggio premiale per l'uso nella progettazione dei metodi e strumenti elettronici specifici, l'espressione del parere del Consiglio Superiore dei lavori pubblici esclusivamente sui progetti di fattibilità tecnica ed economica di lavori pubblici di competenza statale, o comunque finanziati per almeno il 50 per cento dallo Stato, di importo pari o superiore ai 100 milioni di euro.
L'art. 50 reca disposizioni relative alla fase esecutiva dei contratti pubblici, finalizzate a garantire il rispetto dei tempi di attuazione degli investimenti del PNRR, del PNC e dei programmi cofinanziati dai fondi strutturali dell'UE. Viene inoltre introdotto un "premio di accelerazione" per i casi di anticipata ultimazione dei lavori ed è contestualmente innalzato l'importo delle penali per il ritardato adempimento.
L'art. 53 reca norme di semplificazione degli acquisti di beni e servizi informatici strumentali alla realizzazione del PNRR. Nello specifico, si prevede il ricorso all'affidamento diretto per i contratti sottosoglia comunitaria, ammettendo comunque il ricorso a tale procedura quando, in base a determinate condizioni, non sia possibile ricorrere ad altra procedura di affidamento.
L'art. 55 prevede misure di semplificazione per gli interventi di nuova costruzione, riqualificazione e messa in sicurezza degli edifici pubblici adibiti ad uso scolastico ed educativo da realizzare nell'ambito del PNRR e misure relative alla transizione digitale delle scuole, al contrasto alla dispersione scolastica e alla formazione del personale scolastico da realizzare nell'ambito del PNRR (comma 1, lett. b).
Semplificazioni in materia di assegni (art. 55-ter).
L'articolo 55-ter, inserito in sede referente, reca disposizioni sulla circolazione degli assegni mediante copia informatica. In particolare, si consente di utilizzare la firma digitale per attestare la conformità della copia informatica dell'assegno all'originale cartaceo, nel caso il girante per l'incasso sia stato delegato dalla banca negoziatrice a trarre copia per immagine dei titoli ad essa girati.
Parità di genere negli organismi istituiti dal decreto (art. 47-bis).
Oltre alle disposizioni di cui all'art. 47 finalizzate a promuovere la parità di genere nei contratti pubblici PNRR e PNC, l'articolo 47-bis, inserito in sede referente, introduce l'obbligo di definire nel rispetto del principio di parità di genere la composizione degli organismi pubblici istituiti dal decreto-legge in esame, nonché delle relative strutture amministrative di supporto. L'obbligo non trova applicazione per quegli organismi che siano composti esclusivamente da membri del Governo e da titolari di altre cariche istituzionali.
Investimenti nel Mezzogiorno (artt. 57-60).
L'articolo 60 rafforza il ruolo dell'Agenzia per la coesione territoriale ai fini dell'esercizio del potere sostitutivo in caso di inadempienze o ritardi, da parte delle amministrazioni pubbliche responsabili dell'attuazione dei fondi strutturali, che determinino rischi di definanziamento.
Inoltre, è stata aggiunta in sede referente una previsione (all'articolo 2) in base alla quale le amministrazioni centrali titolari di interventi previsti dal PNRR assicurano che, in sede di definizione delle procedure di attuazione degli interventi del PNRR, almeno il 40 per cento delle risorse allocabili territorialmente, anche attraverso bandi, indipendentemente dalla fonte finanziaria di provenienza, sia destinato alle regioni del Mezzogiorno, salve le specifiche allocazioni territoriali già previste nel PNRR.
Il Dipartimento per le politiche di coesione della Presidenza del Consiglio dei ministri, attraverso i dati rilevati dal sistema di monitoraggio attivato dal Servizio centrale per il PNRR (di cui all'articolo 6) verifica il rispetto del predetto obiettivo e, laddove necessario, sottopone gli eventuali casi di scostamento alla Cabina di regia, che adotta le occorrenti misure correttive e propone eventuali misure compensative.
Ricerca, università, istituzioni AFAM (artt. 64 e 64-bis).
L'articolo 64 reca, anzitutto, disposizioni in materia di ricerca, università, istituzioni AFAM.
In particolare, i commi da 1 a 6 introducono varie novità in materia di attività e progetti di ricerca, con particolare riferimento all'assetto delle competenze. Nello specifico: si modificano le procedure di valutazione dei progetti di ricerca finanziati a carico del Fondo per gli investimenti nella ricerca scientifica e tecnologica (FIRST); si istituisce il Comitato nazionale per la valutazione della ricerca (CNVR), in sostituzione del Comitato nazionale dei garanti per la ricerca (CNGR); si modificano le competenze dell'Agenzia nazionale per la ricerca, in particolare sopprimendo quelle relative alla valutazione dell'impatto dell'attività di ricerca; si incrementano di 5 mln per il 2021 e di 20 mln annui a decorrere dal 2022 le risorse del Fondo per la valutazione e la valorizzazione dei progetti di ricerca.
Il comma 7 autorizza la spesa di 12 mln per il 2021 da assegnare alle istituzioni dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica (AFAM) a titolo di cofinanziamento di interventi di investimento finalizzati alla rigenerazione delle periferie urbane disagiate attraverso la realizzazione di nuove sedi, ovvero finalizzati alla tutela di strutture di particolare rilievo storico ed architettonico delle medesime istituzioni.
Il comma 8 innalza (dal 50) al 75% del costo totale la quota massima di cofinanziamento dello Stato per la realizzazione di interventi per alloggi e residenze per studenti universitari e delle istituzioni AFAM, di cui alla L. 338/2000. Ai relativi oneri si fa fronte con le risorse del PNRR.
Inoltre, i commi da 6-bis a 6-sexies, introdotti durante l'esame in sede referente, autorizzano assunzioni nell'ambito del Ministero dell'università e della ricerca e prevedono incrementi della dotazione organica, al contempo autorizzando assunzioni, nell'ambito del Ministero dell'istruzione.
A sua volta, il co. 6-septies, introdotto durante l'esame in sede referente, assegna un contributo di 250.000 euro per il 2021 alla Fondazione "I Lincei per la scuola".
L'articolo 64-bis, introdotto durante l'esame in sede referente, introduce ulteriori, varie, disposizioni concernenti le istituzioni AFAM. In particolare, i commi 2 e 10 riguardano i titoli di studio rilasciati da tali istituzioni e vertono, essenzialmente, in materia di equipollenze degli stessi. Il comma 6 anticipa all'a.a. 2021/2022 l'applicabilità delle disposizioni inerenti alla procedura per l'approvazione della dotazione organica del personale, recate dal regolamento emanato con DPR 143/2019.
I commi 3, 4, 5 e 9 riguardano il reclutamento del personale, con riferimento, in particolare, all'autorizzazione all'assunzione, alle modalità di reclutamento di personale amministrativo a tempo indeterminato nei profili di collaboratore e di elevata professionalità EP/1 ed EP/2, al reclutamento di docenti per gli insegnamenti tecnici di restauro nelle Accademie di belle arti accreditate, ai soggetti che possono essere inseriti nelle ultime graduatorie nazionali.
Il comma 7 disciplina a livello legislativo la possibilità di autorizzare l'istituzione di corsi di studio delle istituzioni AFAM statali in sedi decentrate, mentre il comma 7 prevede che gli organi necessari delle istituzioni AFAM possono essere rimossi, con conseguente commissariamento.
ROBERTO MORASSUT, Relatore per la VIII Commissione. (Relazione – A.C. 3146-A). Valutazione ambientale - VIA e VAS (artt. 17-29).
Le disposizioni recate dagli articoli 17-29 si propongono principalmente due grandi obiettivi:
- integrare la disciplina prevista per la valutazione ambientale dei progetti del Piano Nazionale Integrato per l'Energia e il Clima (PNIEC) al fine di ricomprendervi anche la valutazione dei progetti per l'attuazione del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza);
- operare un intervento di semplificazione sulla disciplina di VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) e VAS (Valutazione Ambientale Strategica) prevista dalla parte seconda del Codice dell'ambiente (D.Lgs. 152/2006).
Entrando nel merito, l'art. 17 amplia l'ambito di attività della Commissione Tecnica PNIEC anche alla valutazione ambientale di competenza statale dei progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), assumendo così la nuova denominazione di "Commissione Tecnica PNRR-PNIEC".
L'art. 18 prevede che gli interventi necessari alla realizzazione dei progetti strategici per la transizione energetica del Paese inclusi nel PNRR e al raggiungimento degli obiettivi fissati nel PNIEC, come individuati nell'allegato I-bis del D.lgs. 152/2006, e le opere connesse a tali interventi costituiscono interventi di pubblica utilità, indifferibili e urgenti.
L'art. 18-bis, introdotto in sede referente, prevede che, per le opere del citato Allegato I-bis, nei procedimenti disciplinati dal D.P.R. 327/2001 (testo unico in materia di espropriazione per pubblica utilità), le regioni sono tenute ad esprimere l'intesa entro 30 giorni dalla positiva conclusione della Conferenza dei servizi, al fine di consentire all'Autorità competente il rilascio del provvedimento finale.
L'art. 19 modifica e integra i termini relativi al procedimento di verifica di assoggettabilità a VIA e alla consultazione preventiva, precisando inoltre che la disciplina della consultazione preventiva si applica anche ai progetti esaminati dalla Commissione tecnica PNRR-PNIEC.
L'art. 20 interviene sulla disciplina per l'emanazione del provvedimento di VIA di competenza statale recata dai commi 2 e 2-bis dell'art. 25 del Codice (concernenti, rispettivamente, i progetti non inclusi nel PNRR-PNIEC e quelli invece inclusi). Le modifiche riguardano, in estrema sintesi: il concerto del Ministero della cultura; l'accelerazione della procedura attraverso la riduzione dei termini previsti; l'unificazione delle procedure previste nei casi di inutile decorso dei termini e per l'attivazione dei conseguenti poteri sostitutivi finalizzati all'adozione del provvedimento di VIA; l'introduzione dell'automatico rimborso al proponente del 50% dei diritti di istruttoria qualora non siano rispettati i termini per la conclusione del procedimento di VIA relativo ai progetti PNRR-PNIEC.
L'art. 21 reca disposizioni finalizzate a modificare i termini per la verifica dell'istanza di VIA e per l'eventuale richiesta di documentazione integrativa e a precisare che tali termini sono perentori. Sono inoltre dimezzati i termini della fase di consultazione del pubblico limitatamente ai soli procedimenti di VIA relativi ai progetti PNRR-PNIEC.
L'art. 22 modifica la disciplina relativa al rilascio del provvedimento unico ambientale (PUA) – previsto nel caso di procedimenti di VIA di competenza statale - al fine di delimitarne l'ambito e di modificare il termine per la pubblicazione dell'avviso al pubblico e la collocazione temporale della conferenza di servizi decisoria finalizzata all'emissione del PUA medesimo.
L'art. 23 inserisce nel testo del Codice dell'ambiente (D.Lgs. 152/2006) un nuovo articolo 26-bis che contiene la disciplina della fase preliminare “mediante una conferenza dei servizi preliminare “al procedimento per il rilascio del PAUR (provvedimento autorizzatorio unico regionale).
L'art. 24 reca una serie di modifiche alla disciplina del procedimento per il rilascio del PAUR. Le modifiche sono principalmente finalizzate a fornire precisazioni riguardo alle procedure da seguire in relazione al rilascio di titoli abilitativi necessari per la realizzazione e l'esercizio del progetto, nonché in relazione ad eventuali varianti urbanistiche.
L'art. 25 reca disposizioni integrative del Codice dell'ambiente finalizzate all'individuazione dell'autorità competente nel caso di opere o interventi caratterizzati da più elementi progettuali corrispondenti a diverse tipologie rientranti in parte nella competenza statale e in parte in quella regionale, nonché di prevedere il rilascio della VIA nell'ambito del procedimento autorizzatorio per i progetti che devono essere autorizzati dal MiTE.
L'art. 26 modifica la disciplina relativa agli osservatori ambientali che il MiTE può istituire a supporto dell'attività di monitoraggio delle condizioni ambientali recate dal provvedimento di VIA.
L'art. 27 introduce, nel testo del Codice dell'ambiente, il nuovo articolo 3-septies che disciplina l'interpello in materia ambientale, vale a dire la presentazione al MiTE di istanze di ordine generale sull'applicazione della normativa statale in materia ambientale.
L'art. 28 modifica in più punti la disciplina del procedimento di valutazione ambientale strategica (VAS) contenuta negli articoli 11-18 del Codice dell'ambiente.
L'art. 29 istituisce la Soprintendenza speciale per il PNRR con l'obiettivo di assicurare la più efficace e tempestiva attuazione degli interventi recati nel medesimo piano, definendone compiti, poteri e risorse umane e finanziarie.
Fonti rinnovabili (artt. 30-33-ter).
Gli articoli che compongono il Capo VII (Disposizioni in materia di efficienza energetica) sono in gran parte destinati ad accompagnare alcuni interventi specificamente elencati nel PNRR, in particolare i primi due della Componente 2 ("Transizione energetica e mobilità sostenibile"), che si pone i seguenti obiettivi generali:
incremento della quota di energia prodotta da fonti di energia rinnovabile (FER) nel sistema, in linea con gli obiettivi europei e nazionali di decarbonizzazione;
potenziamento e digitalizzazione delle infrastrutture di rete per accogliere l'aumento di produzione da FER e aumentarne la resilienza a fenomeni climatici estremi;
promozione della produzione, distribuzione e degli usi finali dell'idrogeno, in linea con le strategie comunitarie e nazionali;
sviluppo di un trasporto locale più sostenibile, non solo ai fini della decarbonizzazione ma anche come leva di miglioramento complessivo della qualità della vita (riduzione inquinamento dell'aria e acustico, diminuzione congestioni e integrazione di nuovi servizi);
sviluppo di una leadership internazionale industriale e di ricerca e sviluppo nelle principali filiere della transizione.
Nel dettaglio, l'articolo 30 modifica la disciplina delle autorizzazioni per la realizzazione di impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili localizzati in aree contermini, ossia confinanti con aree tutelate dalla normativa paesaggistica.
In particolare “ai fini dell'autorizzazione unica per gli impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili - viene previsto che il Ministero della cultura partecipi al procedimento unico, nel caso di progetti aventi ad oggetto impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, comprese - secondo quanto specificato in sede referente “le opere connesse e le infrastrutture indispensabili alla costruzione e all'esercizio degli stessi impianti, localizzati in aree sottoposte a tutela, anche in itinere, ai sensi del decreto legislativo n. 42/2004 (Codice dei beni culturali), nonché nelle aree contermini a quelle sottoposte a tutela ai sensi del medesimo decreto legislativo.
Nei procedimenti di autorizzazione dei predetti impianti localizzati in aree contermini, il Ministero della cultura si esprime nell'ambito della Conferenza di servizi con parere obbligatorio non vincolante. Decorso inutilmente il termine per l'espressione del parere, l'amministrazione competente provvede comunque sulla domanda di autorizzazione. In tutti i casi, il rappresentante del Ministero della cultura non può attivare i rimedi amministrativi, previsti dalla normativa vigente (art. 14-quinquies della legge n. 241/1990) avverso la determinazione di conclusione della Conferenza.
L'articolo 31 contiene disposizioni varie, volte a incentivare lo sviluppo di produzioni energetiche alternative al carbone.
Il comma 1, aggiunge due commi all'articolo 1 del D.L. 7 febbraio 2002, n. 7:
la lettera a), esclude dalla necessità della valutazione di impatto ambientale gli impianti di accumulo elettrochimico (batterie) di tipo "stand-alone" (destinati al mero accumulo o al consumo locale);
la lettera b), prevede che in caso di mancata definizione dell'intesa con la regione o le regioni interessate per il rilascio dell'autorizzazione unica, il comitato interistituzionale può provvedere entro i novanta giorni successivi alla conclusione dell'istruttoria.
In sede referente è stata poi apportata una modifica ad una lettera del citato articolo 1 del decreto-legge n. 7 del 2002, volta ad equiparare agli impianti esistenti gli impianti autorizzati ma non in esercizio ai fini della applicabilità della procedura di autorizzazione semplificata.
Il comma 2, a sua volta, aggiunge un comma all'articolo 6 del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, prevedendo che per la costruzione ed esercizio di impianti fotovoltaici di potenza sino a 20 MW (10 nel testo originario) localizzati in area a destinazione industriale, produttiva o commerciale si applica la procedura abilitativa semplificata.
In sede referente, la portata della norma è stata estesa anche agli impianti ubicati in discariche o cave, ove sia stata completata l'attività di recupero e di ripristino ambientale.
In sede referente sono state approvate, con i commi 2-bis, 2-ter e 2-quater, delle modifiche alla disciplina che consente l'installazione di pannelli fotovoltaici solari e termici sul tetto degli edifici senza la previa acquisizione di atti amministrativi di assenso.
Il comma 3 riguarda la regione Sardegna e prevede che entro trenta giorni, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro della transizione ecologica, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico e il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, siano individuate le opere e le infrastrutture necessarie al phase out dell'utilizzo del carbone nell'Isola.
Il comma 4, infine, modifica l'articolo 60, comma 1, del decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, per chiarire che le infrastrutture di rete che si intendono autorizzate non sono quelle per cui è stata individuata la competenza della Commissione PNIEC, ma quelle che hanno superato il vaglio di tale Commissione.
Il comma 5, introduce una eccezione al generale divieto, per gli impianti solari fotovoltaici con moduli collocati a terra in aree agricole, di accedere agli incentivi statali. In particolare, il divieto di accesso agli incentivi non si applica “a date condizioni specificate in sede referente - agli impianti agrovoltaici che adottino soluzioni integrative con montaggio verticale dei moduli.
Il comma 6 reca una modifica all'Allegato 2, alla Parte seconda, del decreto legislativo n. 152 del 2006, volta a esplicitare “ai fini della valutazione di impatto ambientale “la competenza statale per gli impianti fotovoltaici per la produzione di energia elettrica con potenza complessiva superiore a 10 MW.
Il comma 7 eleva da 20 a 50 kW la soglia di potenza degli impianti a energia solare fotovoltaica oltre la quale si applica l'autorizzazione unica.
Con una modifica alla Tabella A allegata al decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387, richiamata dal comma 7 in esame, in sede referente, è stato approvato l'innalzamento da 250 a 300 kW della soglia per l'installazione con mera denuncia di inizio attività di impianti per la produzione di energia derivante da gas di discarica, gas residuati dai processi di depurazione e biogas.
Il comma 7-bis, inserito in sede referente, dispone che per la costruzione e l'esercizio di impianti fotovoltaici – nonché delle opere connesse indispensabili alla costruzione e all'esercizio di tali impianti - all'interno delle aree dei siti di interesse nazionale, in aree interessate da impianti industriali per la produzione di energia da fonti convenzionali ovvero in aree classificate come industriali, le soglie per la verifica di assoggettabilità alla valutazione di impatto ambientale si intendono elevate a 10 MW.
L'articolo 31-bis, introdotto in sede referente, contiene disposizioni volte a riconoscere la qualifica di biocarburante avanzato ai sottoprodotti utilizzati come materie prime per l'alimentazione degli impianti di biogas utilizzati al fine di produrre biometano (attraverso la purificazione del biogas).
L'articolo 31-ter, introdotto dalle Commissioni riunite, modifica il comma 954 dell'articolo 1 della legge n. 145 del 2018 (legge di bilancio per il 2019), il quale ha riaperto la possibilità di accesso agli incentivi del D.M. 23 giugno 2016 per gli impianti a biogas con potenza elettrica non superiore a 300 kW, facenti parte del ciclo produttivo di una impresa agricola, di allevamento, realizzati da imprenditori agricoli anche in forma consortile e la cui alimentazione deriva per almeno l'80 per cento da reflui e materie derivanti dalle aziende agricole realizzatrici e per il restante 20 per cento da loro colture di secondo raccolto. L'articolo aggiuntivo in esame modifica queste condizioni, specificando che le materie devono derivare "prevalentemente" dalle aziende agricole realizzatrici "nel rispetto del principio di connessione ai sensi dell'articolo 2135 del codice civile".
L'articolo 31-quater, inserito in sede referente, integra la definizione di impianti alimentati da fonti rinnovabili programmabili, inserendovi la specificazione per cui sono tali gli impianti alimentati dalle biomasse e dalla fonte idraulica, anche tramite impianti di accumulo idroelettrico attraverso pompaggio puro, ad esclusione, per quest'ultima fonte, degli impianti ad acqua fluente, nonché gli impianti ibridi (lettera a)).
In secondo luogo, specifica che per gli impianti di accumulo idroelettrico attraverso pompaggio puro il rilascio dell'autorizzazione spetta al MITE, sentito il MIMS e d'intesa con la regione interessata. Si richiama espressamente la vigente disciplina relativa al procedimento di rilascio dell'autorizzazione unica.
L'articolo 31-quinquies, inserito in sede referente, integra la disciplina delle competenze dell'Organismo centrale di stoccaggio italiano (OCSIT), previste nell'articolo 7 del decreto legislativo n. 249/2012, disponendo che, con uno o più decreti del Ministro della transizione ecologica può essere conferita all'OCSIT la facoltà di chiedere ai soggetti obbligati al versamento dei contributi di funzionamento dell'Organismo una garanzia a copertura del mancato versamento del contributo dovuto; può essere delegata all'OCSIT l'autorizzazione alla tenuta delle scorte all'estero e per l'estero (da parte degli operatori economici obbligati alla tenuta di tali scorte); possono essere apportate modifiche all'elenco dei prodotti costituenti le scorte specifiche e al loro livello e la stipulazione di opzioni contrattuali di acquisto di prodotto dell'OCSIT per la detenzione di scorte petrolifere.
L'articolo 32 modifica ed integra la disciplina dell'autorizzazione unica per gli impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, al fine di introdurvi talune semplificazioni per le opere di modifica che comportano un incremento contenuto della potenza (repowering).
In particolare, dispone che gli interventi da realizzare sugli impianti fotovoltaici ed idroelettrici che non comportano variazioni delle dimensioni, dell'area e delle opere connesse, sono qualificabili come modifiche non sostanziali e sottoposte a comunicazione al Comune anche se consistenti nella modifica della soluzione tecnologica utilizzata, a prescindere dalla potenza elettrica risultante a seguito dell'intervento.
Vengono ugualmente assoggettate alla comunicazione al Comune gli interventi sui progetti e sugli impianti eolici, precedentemente non disciplinati per questo aspetto, nonché sulle relative opere connesse, che, a prescindere dalla potenza nominale risultante dalle modifiche, sono realizzati nello stesso sito dell'impianto eolico e che comportano una riduzione minima del numero degli aerogeneratori rispetto a quelli già esistenti o autorizzati.
Sono fissate specifiche prescrizioni per le dimensioni dei nuovi aerogeneratori. Tali prescrizioni sono state oggetto di modifiche in sede referente. Viene fissando un criterio di proporzionalità con tra i nuovi aerogeneratori e quelli esistenti (o autorizzati) e comunque si prevede che l'altezza dei nuovi impianti non possa essere superiore al doppio dell'aerogeneratore già esistente, in caso di aerogeneratori di maggiori dimensioni (il cui diametro originario già superava i 70 metri). Quest'ultimo inciso è stato introdotto in Commissioni riunite. Per gli aerogeneratori di minori dimensioni, l'altezza massima non potrà essere superiore a due volte e mezzo quelli originari. Anche tale previsione è stata inserita dalle Commissioni.
In sede referente è stato infine introdotto il comma 1-bis, il quale include tra gli interventi sugli impianti eolici sottoposti alla procedura semplificata della "dichiarazione di inizio lavori asseverata" quelli che comportino una riduzione di superficie o di volumi, anche quando non vi sia sostituzione di aerogeneratori.
L'articolo 32-bis, inserito in sede referente, modifica le linee guida per l'autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili per assoggettare al regime dell'attività ad edilizia libera gli impianti idroelettrici e geotermoelettrici aventi una capacità di generazione non superiore a 500 kW di potenza di concessione. Viene quindi sostituito l'attuale requisito della compatibilità con il regime di scambio sul posto. Il regime dell'attività ad edilizia libera prevede la realizzazione dei suddetti impianti previa comunicazione, anche per via telematica, dell'inizio dei lavori (CIL) da parte dell'interessato all'amministrazione comunale. In base alla normativa vigente, per l'applicazione del regime testé indicato, si richiede che gli impianti siano altresì realizzati in edifici esistenti sempre che non alterino i volumi e le superfici, non comportino modifiche delle destinazioni di uso, non riguardino le parti strutturali dell'edificio, non comportino aumento del numero delle unità immobiliari e non implichino incremento dei parametri urbanistici.
L'articolo 32-ter, inserito dalle Commissioni riunite, interviene sulla disciplina per la realizzazione di punti e stazioni di ricarica di veicoli elettrici contenuta nell'articolo 57 del decreto semplificazioni (D.L. 76/2020 - L. 120/2020), disponendo che l'installazione delle infrastrutture di ricarica dei veicoli elettrici ad accesso pubblico non soggetta al rilascio del permesso di costruire ed è considerata attività di edilizia libera (lettera a)). L'articolo in questione introduce inoltre una norma, secondo cui, ai fini della semplificazione dei procedimenti, il soggetto che effettua l'installazione delle infrastrutture per il servizio di ricarica dei veicoli elettrici su suolo pubblico presenta l'istanza all'ente proprietario della strada per la manomissione e l'occupazione del suolo pubblico per l'infrastruttura di ricarica e per le relative opere di connessione alla rete di distribuzione concordate con il concessionario del servizio di distribuzione dell'energia elettrica competente. Si prevede anche che le procedure sono soggette all'obbligo di richiesta semplificata e l'ente che effettua la valutazione, come previsto dall'articolo 14-bis della L. 241/1990, rilascia un provvedimento di autorizzazione alla costruzione e all'occupazione del suolo pubblico per le infrastrutture di ricarica che ha una durata minima di dieci anni e un provvedimento di durata illimitata, intestato al gestore della rete, per le relative opere di connessione (lettera b)).
L'articolo 32-quater, inserito in sede referente, dispone che, a decorrere dal 1° gennaio 2022, i titoli di qualificazione degli installatori di impianti a fonti rinnovabili siano inseriti nella visura camerale delle imprese dalle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura competenti per territorio, che li ricevono dai soggetti che li rilasciano.
L'articolo, a tal fine, sostituisce il comma 7 dell'articolo 15, comma 7 del decreto legislativo n. 28/2011. Tale norma attualmente dispone che i titoli di qualificazione siano resi accessibili al pubblico per via informatica, a cura del soggetto che li rilascia.
L'articolo 33-bis, inserito in sede referente, introduce poi un procedimento semplificato per l'installazione delle infrastrutture per il servizio di ricarica su suolo pubblico. A tal fine, nell'ottica della semplificazione dei procedimenti, il soggetto che effettua tale installazione presenta l'istanza all'Ente proprietario della strada per la manomissione e l'occupazione del suolo pubblico per l'infrastruttura di ricarica unitamente a quella per gli impianti elettrici necessari alla connessione alla rete di distribuzione concordati con il concessionario del servizio di distribuzione della rete elettrica competente. Trova applicazione la disciplina relativa alla Conferenza semplificata, al termine della quale l'ente adotta entro e non oltre 30 giorni l'autorizzazione alla costruzione e all'occupazione del suolo pubblico per le infrastrutture di ricarica con una durata minima di 10 anni nonché un provvedimento di durata illimitata intestato al gestore di rete per l'impianto di connessione.
L'articolo 33-ter, inserito in Commissioni riunite, dispone, infine, che, su proposta dell'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (ARERA), con decreto dei Ministri dell'economia e delle finanze e della transizione ecologica, siano rideterminate le modalità di riscossione degli oneri generali di sistema, prevedendo che - anche avvalendosi di un soggetto terzo che possegga caratteristiche di terzietà e indipendenza - le partite finanziarie relative agli oneri, possano essere destinati alla Cassa per i servizi energetici e ambientali (CSEA) senza entrare nella disponibilità dei venditori.
Economia circolare e governo del territorio (artt. 33-37 e artt. 6-bis, 14-bis, 24-bis, 33-bis, 36-bis, 64-ter e 64-quater).
L'art. 33 riconosce la detrazione al 110 per cento (Superbonus) anche per gli interventi volti alla eliminazione delle barriere architettoniche, aventi ad oggetto ascensori e montacarichi, eseguiti congiuntamente ad interventi antisismici. Si estende altresì alle organizzazioni non lucrative di utilità sociale la possibilità di avvalersi dell'agevolazione fiscale per gli interventi realizzati su immobili rientranti nelle categorie catastali B/1, B/2 e D/4 (ad esempio: ospedali, case di cura e conventi) e ne determina il limite di spesa per le singole unità immobiliari. La disposizione chiarisce che tali interventi possono fruire della detrazione a condizione che i soggetti beneficiari svolgano attività di prestazione di servizi socio-sanitari e assistenziali e i cui membri del consiglio di amministrazione non percepiscano alcun compenso o indennità di carica. Si semplifica la disciplina per fruire del Superbonus stabilendo che attraverso una comunicazione di inizio lavori asseverata (CILA), è possibile attestare gli estremi del titolo abilitativo che ha previsto la costruzione dell'immobile o del provvedimento che ne ha consentito la legittimazione (rendendo non più necessaria l'attestazione dello stato legittimo).
L'art. 33-bis, inserito in sede referente, modifica in più punti la disciplina del cd. Superbonus (articolo 119 del D.L. 34/2020) che riconosce una detrazione al 100 per cento, per alcuni interventi di efficienza energetica e di misure antisismiche. Nello specifico, la norma interviene su alcuni requisiti tecnici che consento l'accesso alle detrazioni previste, sulle violazioni meramente formali riscontrate negli interventi effettuati, sulla tempistica relativa all'acquisto di immobili sottoposti ad interventi rientranti nel superbonus, sull'applicazione del sisma bonus per le spese sostenute dagli acquirenti delle cd. case antisismiche, nonché sulla disciplina della comunicazione di inizio lavori asseverata-CILA.
L'art. 34 novella l'articolo 184-ter del Codice dell'ambiente in materia di cessazione della qualifica di rifiuto (cd. End of waste) al fine di razionalizzare e semplificare l'iter procedurale, prevedendo che il rilascio dell'autorizzazione avvenga previo parere obbligatorio e vincolante dell'Ispra o dell'Agenzia regionale di protezione ambientale territorialmente competente. La novella, con una modifica introdotta in sede referente, chiarisce che i rifiuti indifferenziati e da raccolta differenziata provenienti da altre fonti che sono simili per natura e composizione ai rifiuti domestici, sono considerati rifiuti urbani solo a fini statistici.
L'art. 35 dispone misure relative alla gestione dei rifiuti, al fine di: escludere le ceneri vulcaniche riutilizzate in sostituzione di materie prime, a determinate condizioni, dall'ambito di applicazione della disciplina sulla gestione dei rifiuti; dettare specifiche diposizioni sul trattamento dei rifiuti da articoli pirotecnici; introdurre alcune norme di semplificazione in tema di gestione e tracciabilità dei rifiuti; modificare la disciplina sulle funzioni di verifica e controllo sulla gestione dei rifiuti poste in capo al Ministero della transizione ecologica e sulle comunicazioni alla Commissione europea; introdurre disposizioni sull'esercizio delle operazioni di preparazione per il riutilizzo di prodotti o componenti di prodotti diventati rifiuti;dettare disposizioni concernenti la sostituzione di combustibili tradizionali con CSS-combustibile (combustibile solido prodotto da rifiuti che non sia più qualificabile come rifiuto); disporre - a seguito di modifiche approvate in sede referente - misure in materia di pulizia manutentiva di reti fognarie e semplificazioni in materia di impianti mobili di smaltimento; prevedere - con una norma inserita in sede referente - che gli operatori economici, in forma individuale o collettiva, adottino sistemi di restituzione con cauzione nonché sistemi per il riutilizzo degli imballaggi applicabili agli imballaggi in plastica, in vetro e in metallo utilizzati per acqua e per altre bevande; innalzare - come stabilito con una modifica in sede referente - la quota che le amministrazioni statali, regionali, degli enti locali e i gestori di servizi pubblici e di servizi di pubblica utilità, pubblici e privati, devono riservare all'acquisto di pneumatici ricostruiti per i ricambi per le relative flotte di autovetture.
L'art. 36 esclude dall'autorizzazione idraulica e dall'autorizzazione per il vincolo idrogeologico le attività di manutenzione straordinaria e ripristino delle opere di sistemazione idraulica forestale in aree montane e collinari ad alto rischio idrogeologico e di frana ed esenta dall'autorizzazione paesaggistica gli interventi di manutenzione e ripristino delle opere di sistemazione idraulica forestale in aree montane e collinari ad alto rischio idrogeologico e di frana, che non alterino lo stato dei luoghi e siano condotti secondo i criteri e le metodologie dell'ingegneria naturalistica, da attuare nei boschi e nelle foreste aventi le caratteristiche previste dalla normativa in materia di beni culturali e del paesaggio.
L'art. 36 assoggetta, inoltre, al procedimento di autorizzazione paesaggistica semplificata, anche se interessano aree vincolate ai sensi della vigente normativa concernente gli immobili e le aree di notevole interesse pubblico e nel rispetto di quanto previsto dal piano forestale di indirizzo territoriale e dai piani di gestione forestale o strumenti equivalenti, ove adottati, i seguenti interventi ed opere di lieve entità : interventi selvicolturali di prevenzione dei rischi secondo un piano di tagli dettagliato; ricostituzione e restauro di aree forestali degradate o colpite da eventi climatici estremi attraverso interventi di riforestazione e sistemazione idraulica; interventi di miglioramento delle caratteristiche di resistenza e resilienza ai cambiamenti climatici dei boschi.
L'articolo 36-bis, introdotto in sede referente, reca misure di semplificazione e accelerazione per il contrasto al dissesto idrogeologico. La norma, prevede, tra l'altro, che gli interventi di prevenzione, mitigazione e contrasto al dissesto idrogeologico - ivi compresi quelli finanziabili tra le linee di azione del PNRR - siano qualificati come opere di preminente interesse nazionale, aventi carattere prioritario.
Un altro articolo aggiuntivo all'art. 36, introdotto in sede referente, stabilisce un incremento pari a complessivi 80 milioni di euro, per il biennio 2021-2022, per l'adozione di misure di prevenzione e mitigazione del rischio idrogeologico e idraulico in Calabria.
L'art. 37 reca misure di semplificazione per la riconversione dei siti industriali, al fine di accelerare le procedure di bonifica dei siti contaminati e la riconversione di siti industriali da poter destinare alla realizzazione dei progetti individuati nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, in un'ottica di economia circolare e finanziabili con gli ulteriori strumenti di finanziamento europei.
L'art. 6-bis, introdotto in sede referente, istituisce il Piano nazionale dei dragaggi sostenibili, al fine di consentire lo sviluppo dell'accessibilità marittima e della resilienza delle infrastrutture portuali ai cambiamenti climatici e la manutenzione degli invasi e dei bacini idrici.
L'art. 14-bis, introdotto in sede referente, al fine di garantire l'attuazione coordinata e unitaria degli interventi per la ricostruzione e il rilancio dei territori interessati dagli eventi sismici del 2009 e del 2016, prevede, per gli investimenti previsti per tali territori dal Piano nazionale per gli investimenti complementari al PNRR, l'integrazione della cabina di coordinamento della ricostruzione (comma 1). Viene inoltre previsto che, entro il 30 settembre 2021, la cabina di coordinamento individua i programmi unitari di intervento nei territori in questione, per la cui attuazione sono adottati i provvedimenti commissariali (comma 2).
L'art. 24-bis, introdotto in sede referente, prevede e disciplina il rilascio di un'autorizzazione unica, da parte della regione o della provincia autonoma competente, per gli interventi di costruzione e modifica di strutture ricettive, nonché per le opere connesse e le infrastrutture indispensabili all'attività delle strutture stesse.
L'art. 64-ter, introdotto in sede referente, al fine di agevolare la programmazione degli interventi del PNRR nelle aree protette, prevede che la durata in carica del presidente e del consiglio direttivo di ciascun ente parco nazionale, ove il rispettivo mandato non risulti scaduto alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto-legge, prorogata fino alla scadenza dell'organo nominato in data più recente.
L'art. 64-quater, introdotto in sede referente, consente agli enti di gestione delle aree naturali protette di regolamentare l'accesso a specifiche aree o strutture in cui sia necessario il contingentamento dei visitatori, affidando il servizio di fruizione di tali aree o strutture a soggetti in possesso di adeguata formazione e prevedendo la corresponsione di un contributo all'ente di gestione da parte dei visitatori.
Procedura speciale per alcuni progetti PNRR (artt. 44-46).
L'art. 44 dispone semplificazioni procedurali in materia di opere pubbliche di particolare complessità o di rilevante impatto (presenti nell'Allegato IV del decreto-legge in esame), la cui realizzazione dovrà rispettare una tempistica particolarmente stringente. Si tratta in particolare delle seguenti opere: 1) Realizzazione asse ferroviario Palermo-Catania-Messina; 2) Potenziamento linea ferroviaria Verona-Brennero; 3) Realizzazione della linea ferroviaria Salerno-Reggio Calabria; 4) Realizzazione della linea ferroviaria Battipaglia-Potenza-Taranto; 5) Realizzazione della linea ferroviaria Roma-Pescara; 6) Potenziamento della linea ferroviaria Orte-Falconara; 7) Realizzazione delle opere di derivazione della Diga di Campolattaro (Campania); 8) Messa in sicurezza e ammodernamento del sistema idrico del Peschiera (Lazio); 9) Interventi di potenziamento delle infrastrutture del Porto di Trieste (progetto Adriagateway); 10) Realizzazione della Diga foranea di Genova. A tale fine l'art. 44 individua una procedura speciale all'interno della quale il Consiglio superiore dei lavori pubblici assume un ruolo di particolare centralità e, al fine di garantire tempi certi di conclusione dei relativi procedimenti autorizzativi, si dispone una sensibile riduzione dei tempi per l'espressione, da parte dei soggetti coinvolti, dei diversi pareri previsti. Nel corso dell'esame in sede referente sono state inoltre inserite alcune disposizioni in materia di concessioni autostradali.
L'art. 45 prevede l'istituzione, fino al 31 dicembre 2026, presso il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, di un Comitato speciale competente per l'espressione dei pareri in relazione agli interventi indicati nell'Allegato IV del presente decreto-legge.
L'art. 46 introduce una serie di modifiche all'attuale disciplina normativa del dibattito pubblico, contenuta nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 76 del 2018. In particolare, viene prevista l'emanazione di un decreto ministeriale che individui, in relazione agli interventi di cui all'articolo 44, nonché a quelli finanziati in tutto o in parte con le risorse del PNRR e del PNC (Piano nazionale per gli investimenti complementari al PNRR, di cui all'art. 1 del D.L. 59/2021), soglie dimensionali delle opere da sottoporre obbligatoriamente a dibattito pubblico inferiori a quelle previste dall'Allegato 1 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 maggio 2018, n. 76. In relazione agli interventi di cui all'Allegato IV al presente decreto, il dibattito pubblico ha una durata massima di trenta giorni e tutti i termini previsti dal citato decreto n. 76 del 2018 sono ridotti della metà.
Contratti pubblici (artt. 47-56 e art. 47-quater).
L'art. 47 prevede, allo scopo di perseguire finalità relative alle pari opportunità, sia generazionali che di genere, e di promuovere l'inclusione lavorativa delle persone disabili, l'adempimento di specifici obblighi, anche assunzionali, nonché l'eventuale assegnazione di un punteggio aggiuntivo all'offerente o al candidato che rispetti determinati requisiti, nell'ambito delle procedure di gara relative agli investimenti pubblici finanziati, in tutto o in parte, con le risorse del PNRR e del PNC (Piano nazionale per gli investimenti complementari al PNRR, di cui all'art. 1 del D.L. 59/2021). In particolare, a carico delle aziende con specifiche dotazioni di organico sono previsti relazioni o rapporti sulla situazione del personale maschile e femminile, l'adempimento di quanto disposto dalla normativa vigente in materia di collocamento obbligatorio e degli obblighi assunzionali, con priorità per giovani, donne e soggetti con disabilità, e altre misure premiali previste nei bandi pubblici.
L'art. 47-ter, inserito in sede referente, proroga dal 31 dicembre 2021 al 31 dicembre 2022 il termine a decorrere dal quale scatta l'obbligo, per i titolari di concessioni, già in essere alla data di entrata in vigore del Codice dei contratti pubblici (cioè¨ alla data del 19 aprile 2016), di affidare, mediante procedure ad evidenza pubblica, una quota pari all'80% dei contratti di lavori e servizi.
L'art. 47-quater, inserito in sede referente, prevede misure premiali di tutela della concorrenza nei contratti pubblici, a favore delle piccole e medie imprese (PMI), relativi agli investimenti previsti nel PNRR e nel Piano nazionale complementare (PNC).
L'art. 48 introduce misure di semplificazioni in materia di affidamento dei contratti pubblici PNRR e PNC, in relazione alle procedure afferenti agli investimenti pubblici finanziati, in tutto o in parte, con le risorse previste dal PNRR e dal PNC e dai programmi cofinanziati dai fondi strutturali dell'UE. Nello specifico, si prevede l'utilizzazione, secondo determinate condizioni, della procedura negoziata senza previa pubblicazione di un bando di gara, l'assegnazione di un punteggio premiale per l'uso nella progettazione dei metodi e strumenti elettronici specifici, l'espressione del parere del Consiglio Superiore dei lavori pubblici esclusivamente sui progetti di fattibilità tecnica ed economica di lavori pubblici di competenza statale, o comunque finanziati per almeno il 50 per cento dallo Stato, di importo pari o superiore ai 100 milioni di euro.
L'art. 49 introduce modifiche alla disciplina del subappalto, suddivise tra modifiche di immediata vigenza e modifiche con efficacia differita a decorrere dal 1° novembre 2021. In particolare, con immediata vigenza dalla data di entrata in vigore del presente decreto-legge e fino al 31 ottobre 2021, in deroga all'art. 105, commi 2 e 5, del Codice dei contratti pubblici, il subappalto non può superare la quota del 50 per cento dell'importo complessivo del contratto (si sopprime, conseguentemente, l'art. 1, comma 18, primo periodo, del D.L. n. 32/2018, cd. decreto sblocca cantieri, il quale, fino al 30 giugno 2021, aveva fissato al 40 per cento detto limite). Sono inoltre introdotte una serie di novelle all'art. 105 del Codice destinate, invece, ad entrare in vigore dal 1° novembre 2021, tra cui, l'eliminazione per il subappalto del limite del 30 per cento dell'importo per le cd. opere super specialistiche; l'affidamento alle stazioni appaltanti del compito di indicare nei documenti di gara, previa adeguata motivazione, le prestazioni o lavorazioni oggetto del contratto di appalto da eseguire a cura dell'aggiudicatario; il riferimento - in conseguenza di una modifica apportata in sede referente - direttamente al subappaltatore dell'obbligo di attestare il possesso dei requisiti speciali di qualificazione previsti dal Codice in relazione alla prestazione subappaltata; e l'introduzione della responsabilità solidale del contraente principale e del subappaltatore nei confronti della stazione appaltante, in relazione alle prestazioni oggetto del contratto di subappalto.
L'art. 50 reca disposizioni relative alla fase esecutiva dei contratti pubblici, finalizzate a garantire il rispetto dei tempi di attuazione degli investimenti del PNRR, del PNC e dei programmi cofinanziati dai fondi strutturali dell'UE. Viene inoltre introdotto un "premio di accelerazione" per i casi di anticipata ultimazione dei lavori ed è contestualmente innalzato l'importo delle penali per il ritardato adempimento.
L'art. 51 interviene su diverse disposizioni del precedente "decreto semplificazioni" (D.L. 76/2020), relative, in particolare, all'affidamento diretto o comunque semplificato di appalti pubblici al di sotto di determinati importi di valore (cd. sottosoglia), alle verifiche antimafia, e in materia di sospensione dell'esecuzione dell'opera pubblica, prorogando tali procedure fino al 30 giugno 2023, e stabilendo, tra l'altro, l'affidamento diretto per lavori di importo inferiore a 150.000 euro e per servizi e forniture, ivi compresi i servizi di ingegneria e architettura e l'attività di progettazione, di importo inferiore a 139.000 euro.
L'art. 52 reca, tra le altre disposizioni, misure per la riduzione delle stazioni appaltanti per le procedure afferenti alle opere PNRR e PNC, e proroga fino all'anno 2023 l'efficacia di diverse norme contenute nell'art. 1 del D.L. 32/2019 riguardanti (tra l'altro) la sospensione del divieto di "appalto integrato" e la sospensione dell'obbligo di indicazione della terna di subappaltatori. Si prevede, inoltre, l'eliminazione della presentazione da parte del Governo della relazione al Parlamento sugli effetti delle sospensioni sperimentali di norme del Codice previste dall'art. 1 del D.L. 32/2019 per gli anni 2019 e 2020. Nel corso dell'esame in sede referente è stata introdotta una modifica all'art. 4 del D.L 32/2019, volta a differire dal 30 giugno 2021 al 31 dicembre 2021 il termine per l'adozione dei decreti del Presidente del Consiglio dei ministri per l'individuazione di ulteriori interventi per i quali disporre la nomina di Commissari straordinari. Con l'introduzione in sede referente del comma 1-bis, si prevede che, in caso di comprovate necessità correlate alla funzionalità delle Forze armate, anche connesse all'emergenza sanitaria, le misure di semplificazione procedurale di cui all'art. 44 del presente decreto si applicano a determinate opere destinate alla difesa nazionale.
L'art. 53 reca norme di semplificazione degli acquisti di beni e servizi informatici strumentali alla realizzazione del PNRR. Nello specifico, si prevede il ricorso all'affidamento diretto per i contratti sottosoglia comunitaria, ammettendo comunque il ricorso a tale procedura quando, in base a determinate condizioni, non sia possibile ricorrere ad altra procedura di affidamento.
L'art. 54 dispone che si applichi agli interventi di ricostruzione relativi al sisma del 2009 in Abruzzo la disciplina sull'anagrafe antimafia degli esecutori, prevista per gli interventi di ricostruzione relativi al sisma che ha interessato le regioni dell'Italia centrale nel 2016.
L'art. 55 prevede misure di semplificazione per gli interventi di nuova costruzione, riqualificazione e messa in sicurezza degli edifici pubblici adibiti ad uso scolastico ed educativo da realizzare nell'ambito del PNRR e misure relative alla transizione digitale delle scuole, al contrasto alla dispersione scolastica e alla formazione del personale scolastico da realizzare nell'ambito del PNRR (comma 1, lett. b).
L'art. 56 concerne l'attuazione dei programmi di competenza del Ministero della salute ricompresi nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNNR), in tema di edilizia sanitaria.
Semplificazioni in materia di assegni (art. 55-ter).
L'articolo 55-ter, inserito in sede referente, reca disposizioni sulla circolazione degli assegni mediante copia informatica. In particolare, si consente di utilizzare la firma digitale per attestare la conformità della copia informatica dell'assegno all'originale cartaceo, nel caso il girante per l'incasso sia stato delegato dalla banca negoziatrice a trarre copia per immagine dei titoli ad essa girati.
Parità di genere negli organismi istituiti dal decreto (art. 47-bis).
Oltre alle disposizioni di cui all'art. 47 finalizzate a promuovere la parità di genere nei contratti pubblici PNRR e PNC, l'articolo 47-bis, inserito in sede referente, introduce l'obbligo di definire nel rispetto del principio di parità di genere la composizione degli organismi pubblici istituiti dal decreto-legge in esame, nonché delle relative strutture amministrative di supporto. L'obbligo non trova applicazione per quegli organismi che siano composti esclusivamente da membri del Governo e da titolari di altre cariche istituzionali.
Investimenti nel Mezzogiorno (artt. 57-60).
Gli articoli contenuti nel Titolo V sono volti alla semplificazione delle norme in materia di investimenti ed interventi nel Mezzogiorno.
In particolare, l'articolo 57 modifica alcune procedure sul funzionamento e la governance delle Zone economiche speciali (ZES), relative a: la composizione del Comitato di indirizzo, la procedura di nomina dei Commissari straordinari per le ZES, cui viene conferita anche la funzione di stazione appaltante; il supporto amministrativo alla loro attività anche attraverso l'Agenzia per la Coesione e l'introduzione dell'autorizzazione unica in ottica di semplificazione; l'incremento del limite al credito d'imposta per gli investimenti nelle ZES, esteso all'acquisto di immobili strumentali agli investimenti.
L'articolo 58 interviene sul procedimento di attuazione della Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI), prevedendo che all'attuazione degli interventi si provveda mediante nuove modalità che saranno individuate da una apposita delibera del Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (CIPESS), anziché mediante lo strumento dell'Accordo di programma quadro, come ora previsto dalla normativa previgente, in ragione dell'eccessiva complessità della procedura per la sottoscrizione degli Accordi, che rallenta l'attuazione della SNAI.
L'articolo 59 interviene sulla disciplina vigente in materia di perequazione infrastrutturale (articolo 22 della legge n. 42 del 2009) prorogando (dal 30 giugno) al 31 dicembre 2021 il termine entro cui deve essere effettuata la ricognizione delle dotazioni infrastrutturali esistenti nel Paese ed entro cui sono definiti gli standard di riferimento per la perequazione infrastrutturale in termini di servizi minimi.
L'articolo 60 rafforza il ruolo dell'Agenzia per la coesione territoriale ai fini dell'esercizio del potere sostitutivo in caso di inadempienze o ritardi, da parte delle amministrazioni pubbliche responsabili dell'attuazione dei fondi strutturali, che determinino rischi di definanziamento.
Inoltre, è stata aggiunta in sede referente una previsione (all'articolo 2) in base alla quale le amministrazioni centrali titolari di interventi previsti dal PNRR assicurano che, in sede di definizione delle procedure di attuazione degli interventi del PNRR, almeno il 40 per cento delle risorse allocabili territorialmente, anche attraverso bandi, indipendentemente dalla fonte finanziaria di provenienza, sia destinato alle regioni del Mezzogiorno, salve le specifiche allocazioni territoriali già previste nel PNRR.
Il Dipartimento per le politiche di coesione della Presidenza del Consiglio dei ministri, attraverso i dati rilevati dal sistema di monitoraggio attivato dal Servizio centrale per il PNRR (di cui all'articolo 6) verifica il rispetto del predetto obiettivo e, laddove necessario, sottopone gli eventuali casi di scostamento alla Cabina di regia, che adotta le occorrenti misure correttive e propone eventuali misure compensative.
Modifiche alla legge generale sul procedimento amministrativo (artt. 61-63).
Il Titolo VI del decreto legge in esame, che introduce alcune modifiche alla legge 7 agosto 1990 n. 241, che reca le norme generali sul procedimento amministrativo.
L'articolo 61 introduce alcune modifiche in materia di poteri sostitutivi attivabili in caso di inerzia dell'amministrazione a provvedere (art. 2, l. proc.). Con una prima modifica, si prevede che il potere sostitutivo può essere attribuito non solo ad una figura apicale, ma anche ad un'unità organizzativa. In secondo luogo, si introduce la possibilità che l'attivazione del potere sostitutivo possa avvenire anche d'ufficio, oltre che su istanza del privato.
L'articolo 62 introduce, nei casi di formazione del silenzio assenso (art. 20 l. proc.), l'obbligo per l'amministrazione di rilasciare in via telematica, su richiesta del privato, un'attestazione dell'intervenuto accoglimento della domanda entro dieci giorni dalla richiesta. Decorso inutilmente il termine, l'attestazione dell'amministrazione può essere sostituita da una autodichiarazione del privato.
L'articolo 63 riduce da diciotto a dodici mesi il termine entro il quale le pubbliche amministrazioni possono procedere all'annullamento di ufficio dei provvedimenti amministrativi di autorizzazione o di attribuzione di vantaggi economici (art. 21-nonies l. proc.).
Ricerca, università, istituzioni AFAM (artt. 64 e 64-bis).
L'articolo 64 reca, anzitutto, disposizioni in materia di ricerca, università, istituzioni AFAM.
In particolare, i commi da 1 a 6 introducono varie novità in materia di attività e progetti di ricerca, con particolare riferimento all'assetto delle competenze. Nello specifico: si modificano le procedure di valutazione dei progetti di ricerca finanziati a carico del Fondo per gli investimenti nella ricerca scientifica e tecnologica (FIRST); si istituisce il Comitato nazionale per la valutazione della ricerca (CNVR), in sostituzione del Comitato nazionale dei garanti per la ricerca (CNGR); si modificano le competenze dell'Agenzia nazionale per la ricerca, in particolare sopprimendo quelle relative alla valutazione dell'impatto dell'attività di ricerca; si incrementano di 5 mln per il 2021 e di 20 mln annui a decorrere dal 2022 le risorse del Fondo per la valutazione e la valorizzazione dei progetti di ricerca.
Il comma 7 autorizza la spesa di 12 mln per il 2021 da assegnare alle istituzioni dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica (AFAM) a titolo di cofinanziamento di interventi di investimento finalizzati alla rigenerazione delle periferie urbane disagiate attraverso la realizzazione di nuove sedi, ovvero finalizzati alla tutela di strutture di particolare rilievo storico ed architettonico delle medesime istituzioni.
Il comma 8 innalza (dal 50) al 75% del costo totale la quota massima di cofinanziamento dello Stato per la realizzazione di interventi per alloggi e residenze per studenti universitari e delle istituzioni AFAM, di cui alla L. 338/2000. Ai relativi oneri si fa fronte con le risorse del PNRR.
Inoltre, i commi da 6-bis a 6-sexies, introdotti durante l'esame in sede referente, autorizzano assunzioni nell'ambito del Ministero dell'università e della ricerca e prevedono incrementi della dotazione organica, al contempo autorizzando assunzioni, nell'ambito del Ministero dell'istruzione.
A sua volta, il co. 6-septies, introdotto durante l'esame in sede referente, assegna un contributo di 250.000 euro per il 2021 alla Fondazione "I Lincei per la scuola".
L'articolo 64-bis, introdotto durante l'esame in sede referente, introduce ulteriori, varie, disposizioni concernenti le istituzioni AFAM. In particolare, i commi 2 e 10 riguardano i titoli di studio rilasciati da tali istituzioni e vertono, essenzialmente, in materia di equipollenze degli stessi. Il comma 6 anticipa all'a.a. 2021/2022 l'applicabilità delle disposizioni inerenti alla procedura per l'approvazione della dotazione organica del personale, recate dal regolamento emanato con DPR 143/2019.
I commi 3, 4, 5 e 9 riguardano il reclutamento del personale, con riferimento, in particolare, all'autorizzazione all'assunzione, alle modalità di reclutamento di personale amministrativo a tempo indeterminato nei profili di collaboratore e di elevata professionalità EP/1 ed EP/2, al reclutamento di docenti per gli insegnamenti tecnici di restauro nelle Accademie di belle arti accreditate, ai soggetti che possono essere inseriti nelle ultime graduatorie nazionali.
Il comma 7 disciplina a livello legislativo la possibilità di autorizzare l'istituzione di corsi di studio delle istituzioni AFAM statali in sedi decentrate, mentre il comma 7 prevede che gli organi necessari delle istituzioni AFAM possono essere rimossi, con conseguente commissariamento.
Sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali ed autostradali (art. 65).
L'articolo 65 prevede alcune modifiche all'articolo 12 del decreto-legge n. 109 del 2018 con l'obiettivo di definire meglio le competenze e le attività dell'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali (ANSFISA), eliminando possibili profili di interferenza o sovrapposizioni con le attività svolte dagli enti gestori o concessionari, dal Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili, in qualità di concedente, nonché dalla Commissione permanente per le gallerie, istituita presso il Consiglio superiore dei lavori pubblici.
Disposizioni in materia di politiche sociali (art. 66).
L'articolo 66, comma 1, proroga al 31 maggio 2022 (precedentemente 31 maggio 2021) il termine entro il quale gli enti del Terzo settore possono modificare i propri statuti con le modalità e le maggioranze previste per le deliberazioni dell'assemblea ordinaria, al fine di adeguarli alle nuove disposizioni introdotte dal Codice del terzo settore.
Il comma 2 dell'articolo 66 integra la disciplina in materia di "Carta europea della disabilità in Italia". Le nuove disposizioni sono intese a circoscrivere l'ambito delle informazioni, relative al soggetto titolare della Carta, accessibili, per i soggetti erogatori di beni o servizi, tramite la Carta medesima.
I commi 1-bis e 1-ter dell'articolo 66, inseriti in sede referente, estendono agli enti religiosi civilmente riconosciuti l'applicazione della disciplina recata dal Codice del Terzo settore, oltre che per il ramo dedicato allo svolgimento delle attività d'interesse generale anche per la parte di realizzazione delle eventuali attività diverse. Inoltre prevedono che i beni che compongono il patrimonio destinato del ramo Ente terzo settore o Impresa sociale dell'ente religioso siano indicati nel regolamento, anche con atto distinto ad esso allegato
Licenza obbligatoria medicinali (art. 56-quater).
L'articolo 56-quater, inserito in sede referente, novella il codice della proprietà industriale (di cui al D.Lgs. 10 febbraio 2005, n. 30), introducendo, per i casi di dichiarazione di stato di emergenza nazionale motivato da ragioni sanitarie, una fattispecie di concessione di licenze obbligatorie per l'uso non esclusivo di brevetti rilevanti a fini di produzione di medicinali o di dispositivi medici. La licenza obbligatoria è concessa, a determinate condizioni e con alcuni vincoli, con decreto ministeriale ed ha validità limitata al perdurare del periodo emergenziale o fino ad un massimo di dodici mesi dalla cessazione dello stesso stato di emergenza.