XVIII LEGISLATURA
ATTI DI INDIRIZZO
Risoluzioni in Commissione:
La III Commissione,
premesso che:
gli italiani che vivono e lavorano negli Stati Uniti versano in una condizione che desta particolare preoccupazione per via delle restrizioni all'ingresso sul territorio nazionale introdotte dal Governo statunitense;
smentendo nei fatti quanto diversamente anticipato nel corso di una conferenza stampa con il Cancelliere tedesco Merkel, l'amministrazione del Presidente Joe Biden ha recentemente annunciato l'intenzione di rinnovare il cosiddetto «Travel Ban»;
il Travel Ban è una misura introdotta nella fase più acuta della pandemia, nel marzo 2020, allo scopo di limitare i contagi quando ancora erano sconosciuti molti aspetti e dinamiche della diffusione del COVID-19;
ai sensi del Travel Ban, non possono fare ingresso negli Stati Uniti d'America le persone che hanno soggiornato in alcuni determinati Paesi nei 15 giorni precedenti;
la lista dei Paesi soggetti a restrizione è rimasta sostanzialmente immutata nel corso del tempo;
con il cambio al vertice della Presidenza federale, il «Travel Ban» è stato allentato prima della scadenza del mandato di Donald Trump e successivamente ripristinato da Joe Biden;
gli Usa hanno recentemente reso noto che non hanno alcuna intenzione di revocare le restrizioni all'accesso negli Stati Uniti per i cittadini provenienti dall'Area Schengen per il timore di un'impennata dei contagi dovuti alla cosiddetta «variante delta»;
le uniche persone autorizzate a entrare sul suolo degli Usa sono i cittadini americani e i detentori della Green Card. Restano esclusi tutti i possessori di visti lavorativi come molti lavoratori italiani ed europei, che si vedono negato il diritto di rimettere piede nella nazione in cui hanno famiglia, pagano le tasse, hanno investito capitali e aperto attività, considerando sullo stesso piano i vacanzieri e i «Visa holders»;
si tratta di studenti, ricercatori, medici, manager, investitori, imprenditori, impiegati e molti che, per urgenti motivi familiari, sono ritornati in Italia e non riescono più a varcare il confine degli Stati Uniti; queste persone vivono, oltre al danno economico per il mancato espletamento delle proprie attività professionali e lavorative, anche le sofferenze derivanti dalla separazione forzata dalle proprie famiglie negli Usa, con danni incalcolabili in termini affettivi;
ad essere colpiti dal Travel Ban vi sono anche i connazionali bloccati negli Usa che non possono ritornare in Italia per paura di non poter più rientrare negli Stati Uniti. Tra questi vi sono anche coloro a cui sono scaduti i visti e che aspettano da tempo il rinnovo presso l'ambasciata a Roma o nei consolati di Milano, Firenze e Napoli;
la scelta del Presidente Biden di mantenere il Travel Ban assume i connotati della beffa in quanto, dal 16 maggio 2021, le nazioni dall'Unione europea hanno aperto i confini comunitari ai turisti americani vaccinati o che presentano un tampone negativo;
appare del tutto evidente come la scelta del Presidente Biden di negare l'ingresso ai cittadini italiani ed europei non tenga minimamente conto del principio di reciprocità che, a giudizio dei firmatari del presente atto, dovrebbe regolare le relazioni tra partner in politica estera;
i cittadini italiani che vivono e lavorano negli Stati Uniti necessitano della vicinanza delle istituzioni italiane e meritano ogni sforzo utile a lenire le loro sofferenze, superando con la diplomazia le criticità che impediscono la libertà di movimento da e verso gli Usa,
impegna il Governo:
a convocare l'ambasciatore degli Stati Uniti in Italia per protestare formalmente contro le restrizioni del Travel Ban nei confronti dei cittadini italiani;
ad attivarsi presso il Governo americano, per individuare ogni opportuna soluzione al fine di consentire il regolare ritorno negli Usa dei cittadini italiani provvisti di permesso di soggiorno e la possibilità per gli italiani attualmente negli Usa di venire in Italia per le proprie esigenze ed avere la certezza di non subire restrizioni in vista del ritorno;
a promuovere protocolli di sicurezza per voli «Covid free» da e per gli Usa, senza necessità di svolgere periodi di quarantena all'arrivo;
ad attivarsi presso il Governo degli Stati Uniti per risolvere la questione dei rinnovi pendenti per i visti scaduti.
(7-00706) «Delmastro Delle Vedove, Fitzgerald Nissoli».
La XIII Commissione,
premesso che:
come emerso a mezzo stampa ed a seguito di numerose segnalazioni degli operatori di categoria, è stato effettuato uno studio circa la sostenibilità e la redditività degli allevamenti di razza piemontese, svolto su realtà produttive a ciclo chiuso, aperto in pianura ed aperto in collina;
a fronte di tutte le realtà esaminate ed analizzate, il 95 per cento degli allevamenti ha esposto numeri drammatici, a causa di una flessione dei prezzi dei bovini maschi del 25 per cento, perdurante da mesi e il sovrapposta alle numerose crisi di liquidità relativa alle naturali conseguenze della crisi da Covid-19;
secondo le evidenze raccolte, gli allevatori di razza piemontese sono tra i comparti relativamente in maggiore difficoltà;
ad aggravare la situazione si aggiunge l'orientamento di operatori commerciali che redigono disciplinari di produzione di forte interesse per i consumatori, ma di altrettanto forte impatto economico sui produttori, considerando che il loro rispetto comporta un onere aggiuntivo, di entità difficilmente sostenibile;
è evidente che, di fronte a difficoltà economiche e sostenibili di questo tipo, la filiera distributiva ha avviato un processo di transizione verso filiere di altra origine e di ben altra qualità, di provenienza tendenzialmente estera, in quanto trattasi di filiere ancora in grado di sopportare una riduzione dei margini operativi;
considerata la tradizione e la natura secolare della razza piemontese, nonché la sua vocazione prettamente territoriale, riconversioni industriali e produttive di qualsiasi tipo per le realtà sopramenzionate sono del tutto impensabili;
alla luce dell'incremento dei prezzi delle materie prime, financo nel contesto agroalimentare, la filiera zootecnica è vittima, in ogni sua parte, della recente spirale inflattiva che al momento ha colpito le filiere e l'indotto;
in tal senso, la produzione della razza piemontese, che rappresenta un fiore all'occhiello della produzione agroalimentare nazionale, non può essere abbandonata e lasciata a sé stessa alla luce delle difficoltà incontrate dal comparto medesimo nonché per il valore di eccellenza e qualità che questo rappresenta per la filiera agroalimentare nazionale italiana e per il made in Italy nel mondo,
impegna il Governo:
ad adottare iniziative per garantire la sovranità alimentare nazionale, disponendo le necessarie misure indennitarie a sostegno delle filiere produttive e degli allevamenti della razza piemontese sul territorio nazionale, nonché prevedendo misure indennitarie e di sostegno economico analoghe per gli altri allevamenti nazionali, alla luce delle recenti spirali inflattive che hanno colpito la mangimistica e le materie prime in agricoltura;
ad adottare tutte le iniziative necessarie, per quanto di competenza, per sostenere i comparti zootecnico e mangimistico, alla luce di quanto delineato in relazione alla spirale inflattiva legata alle materie prime alimentari, anche tramite misure di calmieramento;
a tutelare, in ogni caso, i comparti produttivi agroalimentari italiani e gli allevamenti nazionali, incluse le eccellenze come la razza piemontese, da imitazioni e produzioni equipollenti di origine straniera.
(7-00707) «Ciaburro, Vinci, Caretta».
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
a partire dalla seconda metà di marzo, grazie all'accelerazione impressa alla campagna vaccinale, si è osservata una costante diminuzione del numero dei contagi;
nelle ultime settimane, anche per la forte diffusività della variante delta, si osserva nei bollettini giornalieri della Protezione civile un significativo aumento del numero di contagi settimanali;
secondo i dati dell'istituto superiore della sanità, la stragrande maggioranza dei contagi riguarda soggetti non vaccinati, in quanto nelle persone che hanno completato il ciclo vaccinale si stima un forte effetto di riduzione del rischio di infezione rispetto ai non vaccinati (88 per cento per la diagnosi, 95 per cento per l'ospedalizzazione, 97 per cento per i ricoveri e 96 per cento per i decessi);
lo stesso Istituto ha evidenziato come l'eventualità che le vaccinazioni nella popolazione raggiungano alti livelli di copertura possa comportare il paradosso per cui il numero assoluto di infezioni, ospedalizzazioni e decessi può essere simile tra i vaccinati rispetto ai non vaccinati, in quanto il numero dei primi sarebbe, in relazione, nettamente superiore a quello dei secondi; in questi casi l'incidenza, però (intesa come il rapporto tra il numero dei casi e la popolazione), rimarrebbe circa dieci volte più bassa nei vaccinati rispetto ai non vaccinati: con l'aumentare della copertura vaccinale decresce il numero dei casi proprio per l'efficacia della vaccinazione e questo comporta che i pochi casi tra i vaccinati possano apparire proporzionalmente numerosi;
in gruppi di popolazione con una copertura vaccinale altissima, la maggior parte dei casi segnalati si potrebbe così verificare in soggetti vaccinati, ma solamente perché la numerosità della popolazione dei vaccinati è molto più elevata, in rapporto, rispetto a quella dei soggetti non vaccinati;
un simile paradosso è scientificamente noto e conosciuto e necessita di essere prontamente comunicato e pubblicizzato al fine di scongiurare inutili preoccupazioni o perdita di fiducia nei confronti della campagna vaccinale;
è indispensabile provvedere tempestivamente ad aggiornare i dati contenuti nei bollettini giornalieri della Protezione civile, al fine di evidenziare quanti contagi, ospedalizzazioni, ricoveri in terapia intensiva e decessi siano da riferire a soggetti non vaccinati e quanti di questi siano, invece, da riferire a soggetti vaccinati con una sola dose o che abbiano già completato l'intero ciclo vaccinale; includere nella comunicazione dei dati ufficiali sull'andamento dell'emergenza epidemiologica una specifica indicazione dell'incidenza, in proporzione, del virus sui soggetti vaccinati, e non, si rivela cruciale non solo per la comunità scientifica, ma anche per l'intera comunità nazionale, la cui incolumità e sicurezza sul piano sanitario non può essere messa a repentaglio da una facile strumentalizzazione dei dati che possa compromettere il buon esito della campagna di vaccinazione –:
quali iniziative il Governo intenda adottare per assicurare il pronto aggiornamento dei bollettini giornalieri della Protezione civile al fine di garantire una comunicazione dei dati relativi al numero di contagi, ospedalizzazioni, ricoveri in terapia intensiva e decessi disaggregata e distinta, con l'indicazione delle relative incidenze, in riferimento a soggetti vaccinati, vaccinati con una sola dose (ove non prevista come unica) e soggetti non vaccinati.
(2-01292) «Boschi, Marattin, Noja, Fregolent, Marco Di Maio, Gadda, Rosato, Nobili, Paita, Bendinelli, Annibali, Vitiello, Toccafondi, Ferri, Giachetti, Mor, Ungaro, Del Barba, Occhionero».
Interrogazione a risposta scritta:
DORI e FORNARO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:
da alcuni giorni violenti eventi atmosferici si stanno abbattendo sul Nord Italia;
una situazione assai grave si segnala nel comasco dove praticamente tutti i torrenti che scendono a picco dalle montagne sopra il lago si sono ingrossati a dismisura e sono esondati, invadendo le strade e provocando ingenti danni in quasi tutti i centri abitati;
la statale Regina, sulla sponda occidentale, risulta interrotta in più punti: tra Cernobbio e Moltrasio, a Laglio dove la furia dell'acqua ha divelto parte del lungolago, a Brienno, Argegno e Colonno. Sono stati riscontrati danni anche in Valle d'Intelvi, dove è stata interrotta la strada che da Argegno sale a Schignano. Smottamenti vi sono stati anche lungo la sponda orientale, a Lezzeno, dove alcune persone sono state evacuate in via precauzionale. Resta pesante la situazione a Blevio, subito dopo Como, dove resta interrotta la statale per Bellagio, il corso del torrente Breggia, che sfocia nel lago a Cernobbio, sta raggiungendo i livelli di guardia;
la situazione crea molta apprensione e la protezione civile e i vigili del fuoco stanno lavorando senza sosta come sempre in modo instancabile e generoso;
appare necessario che il Governo intervenga con aiuti immediati per mettere in sicurezza le zone colpite da questa emergenza, comprese le abitazioni, e per ripristinare la viabilità;
in provincia di Sondrio, il comune di Chiavenna ha diffuso una nota in cui si comunica che «la colata di detriti che ha interessato l'alveo del torrente Perandone tra le frazioni di San Carlo e Campedello ha determinato il danneggiamento del ponte della strada statale 37, che resta chiusa in entrambe le direzioni»;
sono stati registrati ingenti danni anche alle coltivazioni: dal monitoraggio di Coldiretti emerge che «in provincia di Lecco i campi di mais e ortaggi sono stati mitragliati dai chicchi dopo la tempesta di acqua, vento e ghiaccio». Sono anche in corso accertamenti sui tetti di stalle ed edifici dopo le forti raffiche di vento;
è stato colpito anche l'alto Mantovano, con danni a vigneti di Merlot, Cabernet e Chardonnay, ma anche a mais, kiwi e pomodori, flagellati dalla grandine. I comuni più colpiti sono stati Suzzara e Gonzaga dove si sono verificati gravi danni all'agricoltura;
è fondamentale attivare tutti gli strumenti normativi, nonché le risorse possibili per agevolare i numerosi interventi necessari per ripristinare la normalità nei tempi più brevi possibili a partire dalla constatazione, a parere degli interroganti, che vi siano tutte le condizioni affinché la regione Lombardia richieda al Governo lo stato d'emergenza al fine di fornire tutte le misure atte ad affrontare tale emergenza;
si sta assistendo sempre più frequentemente agli effetti del riscaldamento globale. Da anni vengono lanciati allarmi sui fenomeni atmosferici anomali, evidenziati anche dalla comunità scientifica, ma gli appelli sono rimasti inascoltati. Serve subito un cambio di rotta per prevenire con decisione questi eventi atmosferici devastanti, altrimenti il conto che verrà presentato rischia di essere ancora più salato non solo in termini di danni materiali –:
se il Governo, in attesa della formalizzazione della richiesta di stato di emergenza da parte della regione Lombardia, intenda aprire una interlocuzione immediata con la regione per avviare il ripristino delle zone colpite anche ai fini della deliberazione dello stato di emergenza di rilievo nazionale ai sensi dell'articolo 24, comma 1, del decreto legislativo n. 1 del 2018.
(4-09944)
AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Interrogazione a risposta in Commissione:
DELMASTRO DELLE VEDOVE, ROTELLI, GALANTINO, VARCHI, BUTTI e FITZGERALD NISSOLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
la condizione degli italiani che vivono e lavorano negli Stati Uniti sta assumendo una connotazione estremamente preoccupante;
è di recente annuncio l'intenzione del Presidente americano Joe Biden di rinnovare il cosiddetto «Travel Ban», introdotto nel marzo 2020, nella fase più acuta della pandemia, allo scopo di limitare i contagi;
secondo il Travel Ban, non si può fare ingresso negli Stati Uniti d'America se nei 15 giorni precedenti si è soggiornato in determinati Paesi;
da allora, nonostante il cambio al vertice della Presidenza dello Stato federale, il «Travel Ban» è stato allentato prima della scadenza del mandato presidenziale da Donald Trump e successivamente ripristinato da Joe Biden;
nei giorni scorsi, gli Usa hanno reso noto che non hanno intenzione di revocare le restrizioni all'accesso negli Stati Uniti per i cittadini provenienti dall'Area Schengen per il timore di un'impennata dei contagi dovuti alla cosiddetta «variante delta»;
le uniche persone autorizzate a entrare sul suolo degli Usa sono i cittadini americani e i detentori della Green Card. Restano esclusi tutti i possessori di visti lavorativi come molti lavoratori italiani ed europei, che si vedono negati il diritto di rimettere piede nella nazione in cui hanno famiglia, pagano le tasse, hanno investito capitali e aperto attività, considerando sullo stesso piano i vacanzieri e i «Visa holders»;
studenti, ricercatori, medici, manager, investitori, imprenditori, impiegati e molti altri che, per urgenti motivi familiari, sono ritornati in Italia e non riescono più a varcare il confine degli Stati Unti;
la scelta del Presidente Biden assume i toni della beffa in quanto, dal 16 maggio 2021, le nazioni dell'Unione europea hanno optato per l'apertura dei confini comunitari ai turisti americani vaccinati o che presentano un tampone negativo;
inoltre, ad essere colpiti dal Travel Ban vi sono anche quei connazionali bloccati negli Usa che non possono ritornare in Italia per paura di non poter più rientrare negli Stati Uniti. Tra queste vi sono persone a cui sono scaduti i visti e che aspettano da tempo il rinnovo presso l'Ambasciata a Roma o nei consolati di Milano, Firenze e Napoli;
appare del tutto evidente come la scelta del Presidente Biden di negare l'ingresso ai cittadini italiani ed europei non tenga minimamente conto di quel principio di reciprocità che, a giudizio degli interroganti, dovrebbe regolare le relazioni di politica estera;
occorre, quindi, una decisa protesta del Governo per porre fine alla separazione forzata degli italiani dalle proprie famiglie negli Usa;
quali iniziative abbia intrapreso o intenda intraprendere il Governo per chiedere reciprocità da parte degli Stati Uniti con riferimento alla libertà di viaggiare da e per gli Usa con particolare riferimento alle problematiche dei cittadini italiani indicate in premessa
(5-06514)
Interrogazioni a risposta scritta:
RIBOLLA, ZOFFILI, BILLI, CECCHETTI, COIN, COMENCINI, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, FORMENTINI, PICCHI e SNIDER. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
la polizia inglese ha affermato che, al termine della partita di calcio finale degli Europei a Londra, si sono verificate molte aggressioni ai danni dei tifosi italiani che festeggiavano la vittoria dell'Italia;
non sono stati attacchi di massa, ma sono stati tanti e soprattutto mirati: molti tifosi hanno riferito al giornale inglese «The Independent» che sono state indirizzate ingiurie a sfondo xenofobo contro i tifosi italiani presenti nello stadio di Wembley a Londra, dove si è giocata la finale;
la «Football Association» ha aperto un'indagine su questo caso e sul fatto che simili comportamenti siano stati tenuti dai tifosi inglesi anche durante la semifinale con la Danimarca;
la Uefa, dal canto suo, ha iniziato un procedimento disciplinare contro la «Football Association» che include un'indagine indipendente sull'invasione di campo, il lancio di oggetti, gli atti di disturbo durante l'esecuzione dell'inno nazionale italiano e sull'uso di fuochi d'artificio;
i dati della polizia mostrano come il numero degli incidenti relativi alla partita di calcio della finale degli Europei 2020 ammontino a 875 casi, con 246 arresti, più del doppio rispetto a qualsiasi altro torneo calcistico precedente;
un'altra indagine è stata aperta dalla «UK Football Policing Unit» (Ukfpu) per abusi razziali nei confronti dei giocatori stessi: i controlli avverranno anche tramite l'identificazione degli indiziati attraverso le piattaforme sui social network e gli eventuali fascicoli aperti saranno passati alle forze di polizia locale al fine di operare congiuntamente al Servizio della procura della Corona (Crown Prosecution Service) per perseguire gli eventuali reati contestati –:
quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare nei confronti del Governo britannico al fine di promuovere il riconoscimento del Daspo internazionale a eseguito di denuncia per i fatti incresciosi avvenuti contro i nostri connazionali richiamati in premessa.
(4-09940)
CIPRINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
la recente legge 29 aprile 2021, n. 62 recante «Modifiche al titolo VI del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, in materia di personale assunto a contratto dalle rappresentanze diplomatiche, dagli uffici consolari e dagli istituti italiani di cultura», ha introdotto importanti novità in tema di diritti, garanzie e tutele dei dipendenti a contratto delle rappresentanze diplomatiche;
questo personale è preposto a ogni genere di attività che afferisce ai compiti istituzionali degli uffici diplomatico-consolari, alla sicurezza degli interessi nazionali e dei cittadini, alla proiezione dell'attività culturale all'estero, di quella commerciale, del diritto di voto da parte dei cittadini italiani all'estero, per giungere, da ultimo, anche a quella riguardante la politica d'immigrazione e di gestione delle frontiere;
l'articolo 157 del citato decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 1967, come novellato dalla legge n. 62 del 2021, ha fissato, l'altro, i parametri ai fini della determinazione della retribuzione annua base per i dipendenti impiegati a contratto a legge locale in servizio presso la rete estera del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale: essa è fissata «sulla base del costo della vita, delle retribuzioni, comprensive di tutti i benefici aggiuntivi, corrisposte nella stessa sede da organizzazioni internazionali, rappresentanze diplomatiche, uffici consolari e istituzioni culturali di altri Paesi, in primo luogo dell'Unione europea, nonché delle condizioni del mercato del lavoro locale, pubblico e privato, per mansioni lavorative assimilabili a quelle svolte dagli impiegati di cui al presente titolo»;
inoltre, viene previsto che «Si tiene altresì conto delle indicazioni fornite annualmente dalle organizzazioni sindacali, anche sulla scorta delle risultanze fornite dalle agenzie specializzate»;
tuttavia, secondo quanto si apprende dal comunicato stampa del 23 luglio 2021 del Coordinamento esteri del sindacato Confsal Unsa, il dato normativo sarebbe stato disatteso dall'Amministrazione: il sindacato, infatti, ha lamentato «il mancato coinvolgimento della nostra sigla sia nell'acquisizione dei dati a livello locale che nella definizione dei Paesi per cui vige priorità,» poiché le rappresentanze sindacali unitarie in loco e le segreterie centrali non sarebbero state coinvolte nel confronto e non sarebbe stata data loro la possibilità di visionare i dati raccolti;
anche sono il profilo dell'adeguamento dei livelli retributivi, il sindacato ha segnalato, inoltre, «le richieste di riadeguamento applicate in una sola sede estera anziché all'intero Paese di servizio, le esclusioni di Paesi per mere ragioni di opportunità finanziaria», poiché le risorse attualmente disponibili nel fondo per il riadeguamento non consentirebbero l'attuazione della revisione in Paesi dall'elevato numero di lavoratori a contratto;
la necessità di un adeguamento retributivo sarebbe particolarmente urgente, infatti, con riferimento alla situazione negli Usa e in Argentina, dove si attende da anni una revisione incrementale degli stipendi del personale a legge locale ivi operativo;
in materia di personale assunto a contratto dalle rappresentanze diplomatiche, dagli uffici consolari e dagli istituti, di cultura, l'articolo 14, comma 4-quinquies, del decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 162, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2020, n. 8, ha previsto un incremento dell'autorizzazione di spesa, originariamente disposta dalla legge di bilancio per il 2018, destinata all'adeguamento delle retribuzioni di detto personale –:
se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa;
quali iniziative intenda intraprendere il Ministro, per quanto di competenza, al fine di favorire la trasparenza e l'effettiva partecipazione delle organizzazioni sindacali alle procedure di determinazione e revisione delle retribuzioni degli stipendi del personale a legge locale;
a quanto ammontino le risorse del capitolo di spesa per il riadeguamento stipendiale degli impiegati a contratto a legge locale.
(4-09943)
DIFESA
Interrogazione a risposta orale:
BOND. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
in varie legislature, sono stati presentati progetti di legge per il riconoscimento di una promozione a titolo onorifico da concedere agli ufficiali in congedo assoluto provenienti sia dai regolari corsi allievi ufficiali di complemento sia agli ufficiali ed ai sottufficiali delle Forze armate e della Guardia di finanza provenienti dal servizio permanente e collocati in congedo assoluto;
con decreto legislativo 29 maggio 2017, n. 94, è stata introdotta nel codice dell'ordinamento militare la previsione, contenuta nell'articolo 1084-bis, ai sensi della quale, a decorrere dal 1° gennaio 2015 ai militari in servizio permanente è attribuita la promozione ad anzianità al grado superiore a decorrere dal primo giorno successivo alla cessazione del servizio;
la disposizione non produce effetti sul trattamento economico, previdenziale e pensionistico del personale interessato;
tale promozione a titolo onorifico tuttavia, non riguarda tutti coloro che sono stati collocati in congedo assoluto in data anteriore al 1° gennaio 201 –:
quali siano state le motivazioni dell'esclusione dal riconoscimento a danno dei militari andati in congedo prima del 1° gennaio 2015 e se non ritenga opportuno adottare iniziative per sanare questa disparità di trattamento ingiustificata, ove si consideri che non ha effetti di finanza pubblica.
(3-02438)
Interrogazione a risposta scritta:
BIGNAMI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
sul territorio nazionale sono presenti numerosi edifici che un tempo erano adibiti a caserme e ad officine militari. In molte città, vi sono intere ex aree militari dismesse, molte delle quali in totale stato di abbandono;
in particolare, nella città di Bologna, sono presenti numerose aree che un tempo erano destinate ad usi militari;
il comune di Bologna e il Ministero della difesa hanno sottoscritto, il 17 gennaio 2020, un protocollo per dare il via alla rigenerazione di vaste aree dismesse un tempo adibite ad uso militare. Il documento è stato firmato presso Palazzo d'Accursio, dal sindaco Virginio Merola e dal Ministro della difesa Lorenzo Guerini;
il «Protocollo per la razionalizzazione e la valorizzazione di immobili militari sul territorio del Comune di Bologna» riguardava alcune strutture, tra le quali la caserma «Stamoto». Il progetto si inseriva all'interno di una strategia di rigenerazione urbana. In sostanza, si dava avvio ad un rapporto di collaborazione istituzionale che poneva le condizioni necessarie per assicurare rapidità ed efficacia nel perseguimento di obiettivi strategici condivisi, tra i quali in particolare la riqualificazione urbanistica degli immobili militari siti sul territorio comunale;
gli esponenti dell'amministrazione comunale sostenevano che la collaborazione con il Ministero della difesa era volta alla valorizzazione delle aree e alla loro rigenerazione dentro a una logica di riqualificazione del territorio cittadino;
le aree individuate dal Protocollo entravano così nella programmazione urbanistica di Bologna;
con la firma del protocollo, con validità triennale, i contraenti intendevano avviare un processo di razionalizzazione, riqualificazione e valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico. Una importante parte del territorio urbano rientrava nella disponibilità del Comune di Bologna e veniva messo a disposizione dei cittadini;
a tutt'oggi non risulta che sia stata avviata nessuna attività di recupero e valorizzazione dell'intera area. Allo stato attuale, la ex caserma Stamoto è in totale stato di abbandono. In questi anni è diventata luogo di degrado, bivacco ed attività illegali;
i residenti si sono più volte mobilitati per denunciare lo stato di abbandono e degrado della struttura e delle zone limitrofe, chiedendo al Comune di intervenire ma senza ricevere risposta alcuna –:
se sia a conoscenza dello stato in cui versa l'ex caserma Stamoto;
se ritenga necessaria, un'iniziativa volta a chiarire quali siano gli obiettivi strategici di rigenerazione, razionalizzazione e valorizzazione perseguiti con la firma del Protocollo del 17 gennaio 2020;
se ritenga doverosa un'iniziativa volta ad assicurare il rispetto del già menzionato Protocollo ovvero, se ritenga opportuno ridefinire quanto precedentemente concordato con il Comune di Bologna.
(4-09933)
ECONOMIA E FINANZE
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro della cultura, per sapere – premesso che:
secondo Il Tempo, la società immobiliare Edizione Property, di proprietà dei Benetton, pochi mesi dopo la tragedia del ponte Morandi, avrebbe beneficiato di un redditizio affare per un immobile storico a Roma, in piazza Augusto Imperatore, affare autorizzato dal primo Governo Conte, con il benestare del Ministro Franceschini;
a dicembre 2018 EP ha acquistato dal Fip per un valore irrisorio di 150 milioni di euro l'enorme immobile di 22 mila metri quadrati, che si affaccia sull'Ara Pacis e il Mausoleo di Augusto;
nel luglio 2019, EP ha concesso l'immobile in locazione per dieci anni ad un canone di 15 milioni annui (rinnovabile per altri dieci) alla società Bulgari; nell'edificio un tempo di proprietà dello Stato, Bulgari aprirà nel 2022 un albergo di lusso e il contratto di locazione è particolare: prevede un «canone minimo garantito» annuale pari a 15 milioni più Iva «nel caso in cui il totale dei ricavi realizzato nei dodici mesi di competenza abbia ecceduto l'importo di euro 55 milioni» o un canone di 13.800.000 nel caso i guadagni siano uguali o inferiori a 55 milioni. Il contratto stabilisce, tuttavia, che per i primi trentasei mesi l'affitto sarà pari al 20 per cento dei ricavi, poi del 23 per cento e per l'anno successivo del 25 per cento «anche in considerazione della necessità per la conduttrice di sviluppare il proprio avviamento e dell'impegno dalla stessa assunto di farsi carico dei lavori della conduttrice»;
all'apparenza una vendita tra privati, ma il Fip è stato promosso dal Ministero dell'economia e delle finanze in attuazione della normativa relativa «alla valorizzazione e privatizzazione del patrimonio immobiliare pubblico»;
oltre all'equità del prezzo di vendita di un immobile con un valore stimato superiore a 187-210 milioni di euro, l'anomalia riguarda il doppio ruolo degli attori: tra i principali azionisti di Investire Sgr, alla quale il Demanio ha affidato la gestione dei beni Fip, figura anche Regia srl, controllata dai Benetton e che detiene il 20 per cento di EP, che, in sostanza, ha acquistato in parte da sé stessa il palazzo;
altra questione rilevante è che l'immobile è stato venduto già con le autorizzazioni per essere trasformato in albergo, se è vero, come è vero, che il cambio di destinazione d'uso era stato richiesto e autorizzato dal Comune di Roma nel 2017, quando il palazzo era ancora di proprietà pubblica; la domanda per chiedere il permesso di costruire per «la trasformazione in struttura turistica» è stata presentata il 14 novembre 2016; il Campidoglio ha dato il via libera con permesso n. 193/2017, previa autorizzazione della Soprintendenza speciale per il Colosseo e l'area archeologica centrale per l'esecuzione dei lavori di ristrutturazione per cambio di destinazione d'uso e le opere hanno avuto inizio il 28 febbraio 2018;
pur volendo ritenere l'operazione legittima, se nel luglio 2017 lo Stato possedeva un palazzo di straordinario valore economico ed architettonico nel cuore di Roma, completo di permessi per trasformarlo in albergo, non si comprende perché il Fondo che doveva gestirlo non lo ha messo a reddito concedendolo in affitto, invece di svenderlo al gruppo Benetton;
del palazzo facevano parte anche 4 immobili residenziali, di cui tre apportati al Fip, in violazione del decreto ministeriale 23 dicembre 2004 e del regolamento del Fondo Fip; l'unico immobile non ancora trasferito è stato apportato al Fondo I3 Inps, gestito da Invimit, nel giugno 2018;
l'appartamento è abitato dal 1967 da una persona che attualmente ha 92 anni, con invalidità al 100 per cento che oggi, dopo oltre 50 anni, sta per essere sfrattato, con manifesta compromissione del suo stato di salute, poiché, secondo certificazioni Asl, «deve assolutamente evitare stress psicofisici per elevato rischio di instabilizzazione emodinamica e morte improvvisa»;
il conduttore aveva e ha, ancora oggi, il diritto di opzione all'acquisto dell'immobile ai sensi dell'articolo 3, comma 3, del decreto-legge n. 351 del 2001, come riconosciuto dallo stesso INPS: «(..) il Fondo e per esso la Società di Gestione si impegnano ad applicare in sede di offerta in opzione agli aventi diritto lo sconto sul valore di mercato previsto dalle norme applicabili»; tutto ciò, però, a quanto consta agli interpellanti, è rimasto lettera morta, poiché, Invimit, invece di offrire in opzione al conduttore l'acquisto dell'immobile, ne ha disdettato il contratto;
del complesso immobiliare, inoltre, fanno parte locali commerciali, tra i quali sin dal 1948 lo storico ristorante Il Vero Alfredo, iscritto nell'Albo dei negozi storici di eccellenza del comune di Roma (delibera n. 10/2010), ai quali è stata negata la possibilità di esercitare il diritto di prelazione;
la cessione dell'immobile è, infatti, avvenuta mediante trattativa privata senza procedura pubblica di gara e, aspetto non meno importante, senza alcuna preventiva e obbligatoria informativa nei confronti dei titolari dei ristoranti, che avrebbero potuto partecipare alla gara pubblica per l'acquisto del complesso immobiliare, in violazione della disciplina dettata dai decreti del Ministero dell'economia e delle finanze del novembre 2002 e 2003 e degli articoli 3, 3-bis e 4 del decreto-legge n. 351 del 2001, del principio di trasparenza e del diritto di prelazione riconosciuto al conduttore di un immobile a destinazione commerciale (articolo 38 della legge n. 392 del 1978);
la famiglia Benetton, la stessa a cui il Governo Conte minacciava di revocare le concessioni autostradali, ha acquistato a una cifra irrisoria un palazzo storico con vista sul Mausoleo di Augusto con tanto di cambio di destinazione d'uso –:
di quali informazioni disponga il Governo per fare chiarezza sull'operazione immobiliare e se non ritenga necessario avviare un'ispezione anche in relazione a un eventuale danno erariale, perché se il patrimonio pubblico del Fip deve essere valorizzato, secondo gli interpellanti per lo Stato sarebbe stato più conveniente mettere a reddito l'immobile e affittarlo direttamente;
quali iniziative di competenza intenda assumere per impedire che un anziano invalido di 92 anni possa essere illegittimamente sfrattato;
come sia stato possibile il cambio di destinazione d'uso dell'immobile in un'area dove insistono vincoli archeologici e architettonici per consentire la realizzazione di un hotel di lusso, che ne ha, quindi, stravolto anche gli spazi interni;
come sia stato possibile realizzare l'operazione immobiliare senza indire una gara pubblica, con grave pregiudizio del diritto di prelazione e opzione previsti in capo ai titolari dei locali commerciali interessati, tra i quali lo storico ristorante Il Vero Alfredo;
per quali motivazioni il Mibact abbia rinunciato al diritto di prelazione.
(2-01293) «Rampelli, Bellucci, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Deidda, Delmastro Delle Vedove, De Toma, Donzelli, Ferro, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rizzetto, Rotelli, Rachele Silvestri, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Zucconi».
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
VI Commissione:
GIACOMONI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
per quanto risulta all'interrogante, molte direzioni regionali dell'Agenzia delle entrate, in questo momento, starebbero sistematicamente rigettando proposte di transazione fiscale obbiettivamente più convenienti dell'alternativa ipotesi fallimentare in piena disapplicazione delle prescrizioni e delle finalità della circolare 34/E dell'Agenzia delle entrate del 30 dicembre 2020;
detti rigetti, prevalentemente ancorati ad un giudizio negativo sulle condotte pregresse del contribuente e non — come invece dovrebbe essere — sulla maggior convenienza del fallimento, sono stati sinora prevalentemente corretti dai competenti tribunali, in applicazione dell'articolo 180, comma 4, della legge fallimentare (regio decreto n. 267 del 1942, come modificato dall'articolo 3, comma 1-bis, lettera a), del decreto-legge n. 125 del 2020), nonché della recente sentenza della Corte di cassazione a Sezioni Unite del marzo 2021 che ha riconosciuto al tribunale fallimenti il potere di annullarlo comunque considerare inefficace il voto degli enti pubblici se lesivo dell'interesse concorsuale;
inutile evidenziare che, in difetto di tale intervento, non solo si sarebbero prodotti notevolissimi danni erariali, con conseguenti evidenti responsabilità erariali dell'ente, ma soprattutto si sarebbero vanificate proprio le finalità che la richiamata circolare intende perseguire e che rispondono alla salvaguardia delle attività di impresa e dei connessi livelli occupazionali, in uno scenario di complessiva maggiore convenienza della proposta concordataria per il sistema Paese –:
se e quali iniziative di competenza saranno assunte per assicurare un'uniforme applicazione dell'articolo 182-ter della legge fallimentare e della circolare 34/E del 2020 dell'Agenzia delle entrate su tutto il territorio nazionale, al fine di evitare ulteriori rigetti di proposte di transazione fiscali più convenienti, per l'erario e per il Paese, rispetto all'alternativa fallimentare.
(5-06519)
UNGARO e MORETTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
sulla base dell'articolo 112 del decreto legislativo 385 del 1993 i confidi cosiddetti, minori sono tenuti a iscriversi ad un elenco che viene tenuto da un Organismo appositamente costituito dall'articolo 112-bis del medesimo decreto legislativo;
tale Organismo ha il compito di gestire il suddetto elenco, determinare annualmente la misura dei contributi dovuti dagli iscritti e vigilare sul rispetto, da parte degli iscritti, della disciplina cui sono sottoposti;
con la comunicazione n. 6 del 28 giugno 2021 l'Organismo ha determinato l'importo dei contributi di iscrizione annuale al predetto elenco, che si compone di una quota fissa e una quota variabile a carico degli iscritti;
per l'anno 2021 tali contributi risultano considerevolmente aumentati rispetto al passato costituendo un costo rilevante per gli iscritti;
gli importi stabiliti dall'Organismo dei confidi minori appaiono agli interroganti sproporzionati rispetto ai compiti che la legge attribuisce all'Organismo stesso, la cui struttura in termini anche di numero di componenti risulta essere sovradimensionata;
i confidi minori risultano, peraltro, penalizzati rispetto a quelli sottoposti a normale vigilanza, in quanto questi ultimi, per l'iscrizione all'albo degli intermediari finanziari, non sopportano alcun costo;
alla luce di quanto esposto si ritiene necessario un intervento diretto a rivedere l'assetto organizzativo del predetto Organismo, anche al fine di valutare una più attenta razionalizzazione delle sue risorse che possa comportare una riduzione dei costi di gestione, così da non inficiare l'operato dei confidi minori attraverso l'imposizione di un esborso spropositato rispetto alla ragion d'essere del contributo stesso –:
quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di valutare, alla luce delle funzioni ad esso attribuite dalla legge, l'opportunità di rivedere l'attuale complessa struttura dell'Organismo di cui in premessa, la quale genera costi di mantenimento sproporzionati e insostenibili che vengono scaricati sui confidi minori attraverso l'incremento del contributo annuale dovuto dagli stessi.
(5-06520)
ZANICHELLI, MARTINCIGLIO e VIANELLO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
sul sito del Dipartimento del tesoro, risulta pubblicata la bozza del decreto ministeriale elaborata nel 2017, che ha definito le modalità, con cui i prestatori di servizi relativi all'utilizzo della valuta virtuale, avrebbero dovuto comunicare la propria operatività sul territorio italiano, sottoposta a consultazione per eventuali suggerimenti da parte dei soggetti interessati, con scadenza entro il 16 febbraio 2018;
al riguardo, gli interroganti rilevano che l'operatività della sezione speciale del Registro istituito presso l'Organismo agenti e mediatori (Oam) è impedita dalla mancata adozione del documento attuativo, il cui ritardo comporta un notevole grado di incertezza giuridica in relazione all'attività di prestazione dei servizi suddetti;
anche l'iscrizione presso gli uffici territoriali del Registro da parte delle imprese delle società operanti nell'ambito dell'attività di prestazione di servizi relativi all'utilizzo di valute virtuali è ostacolata attualmente dalla mancata adozione del regolamento attuativo sopra menzionato, con evidenti ricadute negative per l'intero «ecosistema» del settore;
in aggiunta, secondo quanto risulta dagli esiti della consultazione pubblica, l'impianto normativo risulterebbe eccessivamente oneroso, in quanto assoggetta agli obblighi previsti, oltre ai soggetti indicati nell'articolo 1, comma 2, lettera ff), del decreto legislativo n. 231 del 2007, come modificato dall'articolo 1, comma 1, lettera f), del decreto legislativo n. 125 del 2019, sia coloro che vendono beni e servizi, che «gli operatori commerciali che accettano valuta virtuale quale corrispettivo di qualsivoglia prestazione avente ad oggetto beni, servizi o altre utilità» (articolo 2, comma 2, dello schema in consultazione);
in relazione alle osservazioni riportate, gli interroganti evidenziano la necessità di chiarimenti riguardo all'inquadramento normativo nell'attività dei suesposti prestatori di servizi, considerato che l'introduzione delle misure previste all'interno del decreto ministeriale (peraltro in attesa di emanazione) rischia di determinare effetti penalizzanti nei confronti dei soggetti operanti nelle criptovalute e dell'intero comparto interessato, che può diventare un settore trainante in grado di contribuire al rilancio dell'economia e allo sviluppo del Paese –:
quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda intraprendere, al fine di una rapida emanazione del decreto ministeriale di cui in premessa, che definisca le modalità con cui i prestatori di servizi di valuta virtuale saranno tenuti a comunicare la propria operatività, considerando, al contempo, la soppressione della parte relativa all'articolo 2, comma 2, della bozza del decreto medesimo, in considerazione del mancato rispetto delle previsioni contenute nella fonte primaria.
(5-06521)
CENTEMERO, CANTALAMESSA, CAVANDOLI, COVOLO, GERARDI, GUSMEROLI, ALESSANDRO PAGANO, RIBOLLA e ZENNARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
le modalità d'affidamento in regime di house-providing da parte delle amministrazioni ad un soggetto giuridico terzo sono state a lungo ritraibili esclusivamente dalla giurisprudenza della Corte di giustizia dell'Unione europea;
in particolare, una significativa apertura c'è stata con la direttiva 2014/24/UE, la direttiva 2014/23/UE e la direttiva 2014/25/UE, che legittimano l'istituto anche in caso di partecipazione di capitali privati, a condizione che: i) sia «prescritta» da legge nazionale; ii) non sia in contrasto con gli obiettivi dei trattati; iii) non comporti, l'esercizio, da parte del privato, di un'influenza dominante sulla compagine societaria;
tuttavia, le disposizioni europee sono state recepite in Italia con alcune divergenze lessicali; ad esempio, mentre l'articolo 5 del codice dei contratti pubblici si riferisce a forme di partecipazione di capitali privati che siano «previste» dalla «legislazione nazionale», l'articolo 16 del Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica (Tusp) richiede che detta partecipazione sia «prescritta» da «norme di legge»;
il quadro normativo e giurisprudenziale testé delineato (oggetto anche di interpretazioni disomogenee da parte del Consiglio di Stato) necessita di un intervento legislativo; invero, molti soggetti aggiudicatari diretti di appalti o concessioni pubbliche perderebbero l'opportunità di approvvigionarsi di capitali terzi (non pubblici) per svolgere le funzioni fondamentali e servizi essenziali a favore della cittadinanza;
l'ingresso regolamentato di capitali privati nelle predette società in-house, soprattutto a livello locale, comporterebbe significativi benefici in termini di gestione aziendale e trasparenza, evitando il ricorso ad altre forme di trasferimento di risorse pubbliche;
nel rispetto della direttiva 2014/24/UE, il combinato disposto dei suindicati benefici potrebbe quindi essere efficacemente garantito attraverso la quotazione in borsa di una partecipazione di minoranza del capitale sociale delle cosiddette in-house, in quanto: 1) l'ente pubblico continuerebbe a detenere il loro controllo; 2) la normativa applicabile alle società quotate impedisce ad una minoranza eventuali poteri di veto sulla gestione sociale; 3) la quotazione in borsa (a) permetterebbe di accedere a ulteriori risorse economiche finalizzate a implementare lo sviluppo di servizi pubblici; (b) garantirebbe un assetto di governance trasparente; (c) assicurerebbe la parità di trattamento fra soggetti investitori –:
se e quali iniziative di carattere normativo il Governo intenda adottare per implementare la possibilità di ingresso di capitali privati nelle società in-house, con particolare riguardo ad una potenziale partecipazione dei privati, quale alternativa al trasferimento di risorse pubbliche e alla trasformazione in società miste, attraverso la quotazione di partecipazioni di minoranza sui mercati regolamentati dell'Unione europea.
(5-06522)
ALBANO, OSNATO e BIGNAMI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 6-bis del decreto-legge n. 23 del 2020 (cosiddetto «decreto Liquidità») prevede la possibilità, per le imprese operanti nei settori alberghiero e termale, di rivalutare gratuitamente ai fini sia civilistici che fiscali, i beni e le partecipazioni risultanti dal bilancio dell'esercizio in corso al 31 dicembre 2019;
la rivalutazione in commento compete alle società di capitali e agli enti commerciali residenti, operanti nel settore alberghiero e termale, che non adottano, per la redazione del bilancio, i principi contabili internazionali Ias/Ifrs;
la disposizione citata prevede che possano procedere alla suddetta rivalutazione anche società di persone commerciali, imprese individuali, enti non commerciali residenti e soggetti non residenti con stabile organizzazione in Italia;
pur essendo ancora possibile tale opzione, non è ancora intervenuto alcun chiarimento ufficiale da parte dell'amministrazione finanziaria con riferimento all'individuazione del «settore alberghiero e termale», cui fa riferimento il citato articolo 6-bis;
la disposizione in commento ha l'obiettivo di favorire il comparto ricettivo, che rappresenta uno tra i settori maggiormente colpiti dalla crisi economica conseguente alla pandemia da COVID-19;
secondo quanto previsto dal codice del turismo le quattro categorie principali di strutture turistiche ricettive sono: (i) le strutture ricettive alberghiere e para-alberghiere; (ii) le strutture ricettive extralberghiere; (iii) le strutture ricettive all'aperto e (iv) le strutture ricettive di mero supporto;
tra i soggetti operanti in detto comparto ricettivo rientrano, accomunati dalla stesse classificazione Ateco con divisione 55.00 («Alloggi»), anche le imprese operanti nel comparto del turismo ricettivo all'aria aperta (con codice Ateco 55.30 Aree di campeggio e aree attrezzate per camper e roulotte e codice Ateco 55.20.10 Villaggi turistici), le quali offrono ai turisti, in un'area recintata, alloggio in allestimenti mobili o in unità abitative o in posti acquei di ormeggio delimitati e altri servizi accessori per favorire il soggiorno, tra cui eventuali servizi di bar, ristorazione e bazar;
in risposta a una precedente interrogazione sulla questione, n. 5-05916 del 4 maggio 2021, il Governo aveva rappresentato la necessità di effettuare approfondimenti che permettessero di ricostruire la ratio legis del regime agevolativo di cui al citato articolo 6-bis del decreto-legge n. 23 del 2020, al fine di fornire i chiarimenti richiesti –:
se, nell'ambito soggettivo di applicazione della rivalutazione di cui al decreto «Liquidità», rientrino anche le strutture ricettive all'aria aperta che effettivamente operano in ambito alberghiero, svolgendo la propria attività con le modalità sopra descritte e aventi codice Ateco 53.00 e codice Ateco 55.20.10, e se possano rientrare, nell'ambito soggettivo di applicazione della disciplina in commento, tutte le strutture ricettive all'aria aperta che siano in grado di dimostrare in punto di fatto di esercitare tale attività, a prescindere dal predetto codice.
(5-06523)
FRAGOMELI, BURATTI e SIANI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
molti gruppi societari, spesso formati da imprese di piccole e medie dimensioni, prevedono una società immobiliare nella quale far confluire tutti i fabbricati e una o più società operative che svolgono l'attività negli immobili presi in locazione dalla società immobiliare pagando gli affitti; spesso a queste società immobiliari sono delegate anche le attività amministrative, di promozione e di marketing;
negli ultimi anni, a causa della crisi economica e della pandemia, le società operative hanno chiesto una significativa riduzione dei canoni di locazione alla immobiliare o addirittura non hanno pagato alcun canone; la contrazione delle entrate ha creato le condizioni per l'applicazione alle immobiliari della disciplina fiscale sulle società non operative (cosiddette «società di comodo»), introdotta dall'articolo 30 della legge n. 724 del 1994, la quale prevede vincoli molto stringenti per disincentivare la costituzione di società che, con finalità elusive, non svolgono una reale attività economica o commerciale, ma sono volte ad assoggettare i beni ad un regime d'impresa, anche se nella realtà permangono nella disponibilità dei soci o dei familiari;
pur condividendo le finalità generali della norma, nei casi in cui vi è una giustificazione economica dell'attività svolta, senza alcun fine elusivo, la disposizione appare essere troppo penalizzante anche considerando la situazione emergenziale dovuta alla pandemia;
per le società che rientrano nell'applicazione della citata normativa è infatti prevista: la presunzione di un reddito minimo parametrato ai valori nell'attivo dello stato patrimoniale rilevante per l'imposizione diretta e l'Irap; un limitato utilizzo dei crediti Iva; una maggiorazione del 10,5 per cento dell'aliquota Ires; un limitato utilizzo delle eventuali perdite degli esercizi precedenti;
il citato articolo 30, comma 1, prevede ai fini della verifica del test di operatività, l'applicazione del 6 per cento al valore delle immobilizzazioni costituite da beni immobili, condizione che, dato il contesto di profonda crisi, risulta difficilmente raggiungibile e molte imprese che non si sono potute adeguare sono state raggiunte da avvisi di accertamento; inoltre, il valore degli immobili ha subito una forte contrazione tale da determinare, in caso di vendita, significative perdite non sempre recuperabili –:
quali iniziative di competenza intenda adottare per salvaguardare quelle società, in particolare di piccole medie dimensioni, cui corrisponde una reale giustificazione economica, senza alcun fine elusivo, anche prevedendo una sospensione o un alleggerimento dell'applicazione della normativa sulle società di comodo per l'anno in corso in ragione della crisi economica dovuta alla pandemia.
(5-06524)
Interrogazione a risposta scritta:
FORNARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
come noto, il 1o novembre 2020 la Whirlpool Corporation ha cessato la produzione del sito di Napoli e il 14 luglio 2021, dopo un anno di trattative, scioperi e manifestazioni dei lavoratori, ovviamente preoccupati per il loro futuro, nel corso del tavolo convocato presso il Ministero dello sviluppo economico, la società ha confermato l'intenzione di avviare tempestivamente la procedura di licenziamento collettivo, decidendo di non accedere alle ulteriori 13 settimane di cassa integrazione previste senza contributo addizionale;
la Whirlpool ha deciso così di disattendere l'accordo condiviso il 29 giugno 2021 da Governo, sindacati e Confindustria, che impegna le aziende a esaurire tutti gli ammortizzatori sociali a disposizione prima di procedere alla risoluzione dei rapporti di lavoro;
il 24 luglio 2015 è stato firmato il primo accordo a Palazzo Chigi tra azienda, sindacati e Governo, dopo l'approvazione da parte dei lavoratori, in cui si escludevano esuberi strutturali e si prevedevano da parte della società 513 milioni di euro in investimenti nei successivi quattro anni;
il 25 ottobre 2018, presso il Ministero dello sviluppo economico, è stato firmato un secondo piano industriale per gli anni 2019-2021, in cui l'azienda si è impegnata a investire 250 milioni di euro, nei siti industriali presenti nel nostro Paese e il Governo si è impegnato, ad accompagnare, con lo strumento della cassa integrazione straordinaria fino al 31 dicembre 2020, il piano di sviluppo industriale di Whirlpool in Italia. In particolare, l'accordo del 2018 prevedeva per il sito di Napoli, di investire per il triennio 2019-2021 circa 17 milioni di euro tra prodotto, processo, ricerca e sviluppo, confermando l'intenzione di Whirlpool di mantenere una presenza di alta qualità a Napoli, a fronte dell'utilizzo di ammortizzatori sociali e di sovvenzioni da parte delle istituzioni;
sembrerebbe che in questi anni Whirlpool Corporation abbia ricevuto finanziamenti statali e prestiti a garanzia Sace, nonostante entrambi gli accordi sottoscritti con il Governo siano stati disattesi dall'azienda che, come detto, ha deciso di chiudere il sito di Napoli licenziando i 355 lavoratori –:
quali e quanti finanziamenti e prestiti a garanzia Sace siano stati concessi a Whirlpool Corporation dal 2015, anno del primo piano industriale sottoscritto da azienda, sindacati e Governo.
(4-09939)
GIUSTIZIA
Interrogazione a risposta in Commissione:
VARCHI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
come si apprende da fonti di stampa, l'istituto penitenziario Pietro Cerulli di Trapani verserebbe in una gravissima situazione di degrado e abbandono, tra protocolli sanitari non rispettati, servizi igienici fuori-uso e altri numerosi disservizi;
la denuncia è stata lanciata dal sindacato di Polizia penitenziaria Uilpa, che ha segnalato nuovamente la totale assenza di igiene e salubrità nei luoghi di lavoro all'interno della struttura penitenziaria: «Nella struttura penitenziaria vi è la totale assenza di igiene e salubrità nei luoghi di lavoro. La situazione è a dir poco mortificante per il personale di Polizia che opera nei reparti detentivi, anche in considerazione del periodo di grave emergenza sanitaria a causa del covid-19. È scandaloso che, a fronte di protocolli sanitari diramati dall'assessorato regionale alla Salute assistere alla totale assenza nell'applicazione degli stessi», con particolare riguardo «alla fatiscenza dei reparti detentivi rappresentata da una moltitudine di segnalazioni, rafforzate da relazioni di servizio dei lavoratori, che operano nelle trincee carcerarie in condizioni “disumane” per quanto riguarda la tutela della salute di cui al decreto legislativo 81/2008. Ad oggi, le segnalazioni, per quanto riguarda la richiesta di installazione di condizionatori nei posti di servizio attinenti la sicurezza, ha partorito solo l'acquisto di “miseri” ventilatori, che non hanno per niente migliorato la preoccupante situazione segnalata in ordine alle insopportabili temperature raggiunte nei posti di servizio, che certamente mettono a rischio la salute dei lavoratori»;
e non solo, tutti i servizi igienici di pertinenza del personale di polizia penitenziaria nei reparti detentivi sarebbero quasi completamente inagibili «costringendo i lavoratori ad usare arnesi rudimentali, tra cui bidoni», mentre «Il reparto Adriatico oramai è da ristrutturare, infatti oltre l'impianto idrico, di refrigerazione e di automatizzazione, anche il pavimento sta dando importanti segni di cedimento, con ovvi rischi per l'incolumità degli operatori»;
ancora più grave e intollerabile, se possibile, la circostanza che «la carenza di igiene e i guasti nei gabinetti non consente la pulizia degli ambienti di lavoro e che sono totalmente assenti le principali dotazioni per l'igiene personale e cioè: disinfettante gel, sapone, carta igienica, carta asciugamani. Tutto quanto segnalato viola clamorosamente non solo qualsiasi protocollo sanitario in tema di Prevenzione e contenimento del rischio da contagio da covid-19»;
tale situazione si aggiunge al già preoccupante clima di guerriglia registrato solo poche settimane fa, quando, proprio nel carcere di Trapani, 7 agenti di polizia penitenziaria sono stati feriti e minacciati di morte, nel corso di una rissa tra una mezza dozzina di detenuti –:
considerato la gravità dei fatti esposti in premessa, quali immediate iniziative di competenza intenda assumere il Governo per sanare l'intollerabile e più volte denunciata condizione di degrado e insalubrità degli ambienti all'interno dell'istituto penitenziario Pietro Cerulli di Trapani.
(5-06516)
INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI
Interrogazioni a risposta scritta:
PLANGGER, GEBHARD, EMANUELA ROSSINI e SCHULLIAN. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 136, comma 3, del nuovo codice della strada dispone: «non si procede alla conversione di patente di guida comunitaria derivante da patente rilasciata da Stati non appartenenti all'Unione europea o allo Stato economico europeo, con i quali lo Stato italiano non ha concluso accordi bilaterali»;
da tempo Italia e Canada hanno proceduto alla firma dell'Accordo quadro per il reciproco riconoscimento delle patenti di guida ai fini della conversione. Trattasi di un accordo-quadro tra due sistemi diversi, quello federale canadese e quello italiano, indispensabile per poter concludere gli accordi di dettaglio con le province e i territori canadesi, che hanno competenze esclusive in materia;
è un passo avanti importante e molto atteso per consentire, ai numerosi connazionali che vivono in Canada di ottenere la conversione della patente di guida e, reciprocamente, ai titolari di patente canadese di ottenere la conversione in Italia;
in Ontario è già consentito guidare con la patente italiana per tre mesi, successivamente è necessario munirsi di patente canadese. È possibile guidare, per un anno, con la patente internazionale rilasciata in Italia;
si verifica di frequente che, nei casi di conversione della patente italiana, le autorità locali richiedano ai titolari informazioni o attestati in merito. Il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili ha già evidenziato alcuni dettagli pratici: l'attestato rilasciato dalla Motorizzazione per essere valido in Canada dovrà essere legalizzato dalla prefettura competente e poi dall'ambasciata canadese in Italia;
la patente italiana, in scadenza o scaduta, non può essere rinnovata e deve necessariamente essere rimpiazzata da una nuova. Nel caso di patenti in prossimità di scadenza (4 mesi) o scadute da non più di 3 anni, il consolato può confermare la validità della patente rilasciando documento di convalida, che serve solo a mantenere la patente in vita, finché il titolare non si reca in Italia per procurarsene una nuova. Il servizio è riservato agli iscritti all'Aire e a coloro che possono comprovare la propria permanenza all'estero da almeno 6 mesi;
per la circolazione negli altri Paesi dell'Unione europea, le patenti di guida rilasciate in Italia, con scadenza compresa tra il 1° febbraio 2020 e il 31 maggio 2020, sono automaticamente prorogate di 13 mesi;
quelle con scadenza tra il 1° giugno 2020 e il 31 agosto 2020 sono automaticamente prorogate al 1° luglio 2021; quelle con scadenza tra il 1° settembre 2020 e il 30 giugno 2021 sono automaticamente prorogate di 10 mesi. Analoghe previsioni per la circolazione in Italia delle patenti rilasciate in un altro Stato membro dell'Unione europea o dello Spazio economico-europeo;
grande confusione si manifesta qualora cittadini canadesi, che abbiano già ottenuto la convalida della patente da uno Stato appartenente all'Unione europea, si trasferiscono in Italia, poiché a distanza di diversi anni, dall'accordo quadro, ancora non si è proceduto con la ratifica degli accordi bilaterali;
il ritardo nella ratifica degli accordi bilaterali con il Canada penalizza in maniera ingiustificata sia gli italiani che i canadesi; quest'ultimi se si trasferiscono in altri Paesi dell'Unione europea magari in Austria, Francia, Germania e altri, grazie agli accordi bilaterali possono convertire la loro patente; se poi si trasferiscono in Italia, magari per matrimonio, lavoro o studio, la precedente conversione nel nostro Paese non ha nessuna validità –:
quali iniziative urgenti i Ministri interrogati intendano adottare al fine di ovviare a questi disagi che colpiscono ingiustificatamente sia i cittadini italiani che canadesi, adoperandosi affinché nell'Unione europea anche le regole per la conversione delle patenti siano uniche e non lasciate alla potestà dei vari Stati.
(4-09936)
FERRAIOLI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:
in provincia di Salerno è, a tutti noto, il percorso autostradale, denominato Fondovalle del Calore, progettato e finanziato, nel 1998, dalla giunta della regione Campania e dal Ministero dell'economia e delle finanze, al precipuo scopo di collegare e raggiungere le aree interne del Cilento e della Valle del Sele;
la regione Campania, con delibera n. 2207 del 27 giugno 2003, affidava l'attuazione dell'opera, alla provincia di Salerno; i rilievi mossi dalla Soprintendenza, subito dopo l'espletamento delle procedure di gara e l'affidamento dei lavori programmati, davano vita a plurimi ricorsi presentati dal Ministero, innanzi al Tar di Salerno e al Consiglio di Stato;
il Consiglio di Stato, con sentenza n. 04479/2015, si esprimeva definitivamente sulle questioni proposte dalla Soprintendenza, respingendo e dichiarando inammissibili i ricorsi presentati; la regione Campania, dichiarava, con delibera n. 765 del 2016, che la strada Fondovalle del Calore era «opera di carattere strategico per la provincia di Salerno e per la stessa regione»;
la regione Campania, con delibera n. 765/2016, stanziava la somma di 9.000.000 euro per la realizzazione degli interventi ancora mancanti;
ad oggi, i suddetti lavori sono ancora sospesi –:
quali iniziative di competenza il Governo intenda finalmente intraprendere per la dovuta e veloce ripresa dei lavori di una infrastruttura, che fa da arteria di collegamento (essenziale per un tenore di vita moderno) tra gli Alburni, la Valle del Calore e la restante parte della ben vasta provincia di Salerno.
(4-09942)
RACITI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:
nel 1982 è stato approvato il progetto di variante alla strada statale 115 nel tratto Comiso-Vittoria, scaturito dalla rilevazione di un appesantimento del traffico all'uscita del comune di Vittoria, individuando la soluzione interamente nell'ambito territoriale di tale comune;
nel 2000, con nota del 2 maggio 2000 prot. 4610 dell'Anas e assunta al protocollo generale del comune di Comiso in data 5 maggio 2000 n. 15289, è stato deciso lo spostamento del tragitto della strada da realizzare, venendo a interessare anche il comune di Comiso;
successivamente, per quanto concerne lo svincolo «Comiso Ovest» della strada in argomento, il progetto presentato nel 2003 viene valutato dal consiglio comunale di Comiso sovradimensionato e sostituito con un progetto del 2004, venendo ad impegnare un'area di 80.000 metri quadrati invece che di 27.000 metri quadrati, quest'ultimo schema è stato riproposto nel nuovo progetto redatto nel 2020;
il progetto in questione è stato concepito originariamente in presenza di un quadro normativo meno sensibile alle esigenze di sostenibilità ambientale di quello attuale;
è in corso di realizzazione l'autostrada Siracusa-Gela;
è stata ridefinita l'ex strada provinciale 98;
la realizzazione del progetto in questione va ad impattare fortemente sulle attività produttive presenti lungo il tragitto della strada in questione e conduce all'abbattimento di diverse residenze private;
stando a quanto sopra riportato pare evidente che:
il progetto, ormai risalente a 38 anni fa è in via di totale superamento, sia per tensioni di traffico, sia sul piano del principio della tutela ambientale;
i vincoli posti già dal 2000 hanno danneggiato il possibile sviluppo di attività produttive, insistendo il progetto nell'unica porzione del territorio di Comiso ove risultava possibile un'ordinata e naturale espansione territoriale cittadina;
il nuovo tragitto dell'opera all'attenzione, avvenuto nel 2000, risulta contraddittorio rispetto alla giustificazione data con nota trasmessa dai progettisti che risulterebbe assunta, a quanto consta all'interrogante, al protocollo generale del comune di Comiso in data 19 dicembre 2000, con n. 41498, ricondotta alle modifiche subite dal territorio con nuovi insediamenti, dal momento che tale territorio era vincolato dall'epoca dalla definizione del citato progetto del 1982, a meno che non si siano voluti tutelare manufatti abusivi sorti nel frattempo (1982-2000);
la variazione del progetto del 2004 inerente lo svincolo «Comiso Ovest», che ha modificato la delibera assunta dal consiglio comunale di Comiso, comporta consumo di suolo e costi lievitati che non si giustificano; oltretutto, la riprogettazione del 2020, che conferma lo schema a semiquadrifoglio del 2004, non rispetta la norma del decreto ministeriale delle infrastrutture e dei trasporti del 19 aprile 2006, che prevede per tali svincoli l'intersezione «a raso» –:
se il Ministro interrogato non ritenga che il rapporto tra costi e benefici dell'opera in questione risulti squilibrato, comportando anche costi sociali e ambientali non indifferenti a fronte di una dubbia utilità, trovandosi in presenza di altre infrastrutture destinate ad assolvere al compito per cui l'opera era stata concepita un quarantennio fa;
se il Governo ritenga di dovere adottare iniziative, per quanto di competenza, in ordine al rispetto dei principi di tutela ambientale all'atto della realizzazione della strada, alla correttezza della nota del 2 maggio 2000, prot. 4610 dell'Anas e assunta al protocollo generale del comune di Comiso in data 5 maggio 2000 n. 15289, con la quale è stato modificato il tragitto dell'opera in questione e alla correttezza della variazione del progetto del 2004 e del 2020 rispetto allo «scherma adottato» riguardo allo svincolo «Comiso Ovest».
(4-09945)
FRANCESCO SILVESTRI, TUZI e SALAFIA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:
il consorzio Lago di Bracciano è un piccolo consorzio pubblico partecipato da città metropolitana di Roma (70 per cento), Anguillara (10 per cento), Bracciano (10 per cento) e Trevignano Romano (10 per cento) e si occupa della promozione e dello sviluppo di navigazione, pesca e turismo sul territorio del Lago di Bracciano. L'area, ricadente in zona Parco naturale di Bracciano e Martignano, è interdetta da qualsiasi forma di navigazione con motore a scoppio fatta eccezione per poche barche di pescatori e per la Motonave Sabazia II di proprietà ed in gestione al Consorzio;
il Consorzio svolge la sua attività di navigazione nel lago di Bracciano dal 1964, dapprima con una nave in legno, la Sabazia I, poi, a partire dal 1990, con la MN Sabazia II completamente realizzata in acciaio;
la Sabazia II è stata costruita nel 1987 dal Cantiere Conavi di Viareggio e il primo certificato di navigabilità fu rilasciato nel 1990 dalla regione Lazio su prima visita della Motorizzazione civile di Roma e, a partire da tale data, la motonave è stata iscritta nei registri della regione Lazio al n. LZ 2009;
la Motonave Sabazia II è iscritta, dal 6 giugno del 2000, nel Registro delle navi o galleggianti della Città metropolitana di Roma Capitale (già provincia di Roma), al n. RMNI 0001 e la città metropolitana di Roma Capitale provvede, da oltre venti anni, al rinnovo del Certificato di navigabilità, attraverso gli uffici del servizio «Trasporti, mobilità e infrastrutture»;
il servizio di navigazione è stato reso fino al 2020, prima della sospensione delle attività dovute al problema pandemico e non vi sono stati problemi di rinnovo di permessi e certificazioni;
nell'estate 2020, l'ufficio tecnico della Città metropolitane non concedeva il rinnovo della licenza con le consuete modalità ma chiedeva diversa procedura ovvero la certificazione di ente autorizzato (Rina, Mtc), tanto da determinare, sino al momento attuale, una sospensione delle attività di navigazione;
la legge 597 del 1997 prevede che fossero delegati alle regioni i compiti di programmazione in materia di servizi pubblici di trasporto di interesse regionale e locale ed attribuito alle stesse «il compito di definire, d'intesa con gli enti locali, il livello dei servizi minimi qualitativamente e quantitativamente sufficienti a soddisfare la domanda di mobilità dei cittadini (...)»;
nel Pnrr approvato dal Consiglio dei ministri, sono stati destinati complessivamente 59,47 miliardi di euro per la missione 2; rivoluzione verde e transizione ecologica. L'ambito 4, relativo allo sviluppo di un trasporto locale più sostenibile, reca complessivamente una previsione di spesa di 8.580 milioni di euro. Emerge dunque il ruolo centrale del Ministro delle infrastrutture e delle mobilità sostenibili nell'attuazione di progetti per il rilancio del Paese;
prima della pandemia, le modalità di certificazione per la navigazione (non marittima) venivano gestite direttamente da città metropolitana di Roma, ma, dal maggio 2020, invece veniva richiesta una diversa modalità di ottenimento della certificazione e, ad oggi, la metà della stagione turistico-balneare è ferma, con il conseguente grave danno per la mobilità sostenibile, nonché grave danno economico per i cittadini del territorio –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare per favorire un celere rilascio delle certificazioni per la navigazione interna nel territorio del Lago di Bracciano e in altre aree analoghe;
se, per quanto di competenza, intenda adottare iniziative volte a far chiarezza sulle competenze attribuite alle varie amministrazioni in materia, alla luce di quanto segnalato in premessa, al fine di rendere un migliore servizio alla collettività;
se, da ultimo, intenda adottare iniziative di competenza affinché una quota dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza già destinati al rinnovo delle flotte possa essere destinato prioritariamente al rinnovo di quei mezzi che operano in aree lacuali di particolare interesse ambientale, quali quelle del Parco naturale di Bracciano e Martignano.
(4-09946)
INTERNO
Interrogazioni a risposta orale:
ALESSANDRO PAGANO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:
è notizia rimbalzata anche sui social quella del sindaco del comune di Lizzano (TA), Antonietta D'Oria, che ha platealmente contestato i carabinieri perché, per motivi di sicurezza, stavano identificando alcuni suoi concittadini che protestavano contro dei fedeli che pregavano dentro la Chiesa «San Nicola»;
motivo della protesta era l'incontro di preghiera organizzato dal parroco del paese, Don Giuseppe Zito, il 14 luglio 2020 «un rosario per la famiglia, per difenderla dalle insidie che la minacciano, tra cui il disegno di legge "contro l'omotransfobia"»;
la prima cittadina scende in piazza per aggredire verbalmente i carabinieri, urlando loro di procedere piuttosto all'identificazione di coloro che stavano dentro la Chiesa a pregare piuttosto quelli che erano fuori;
la stessa prima cittadina ha anche fatto un post sulla sua pagina facebook per dichiarare che «da questa iniziativa prendiamo, fermamente, le distanze. Certo non sta a noi dire quello per cui si deve o non si deve pregare, ma anche in una visione estremamente laica quale è quella che connota la attuale Amministrazione Comunale, la chiesa è madre e nessuna madre pregherebbe mai contro i propri figli. Qualunque sia il loro, legittimo, orientamento sessuale. (...)»;
a parere dell'interrogante il comportamento della D'Oria è grave perché un primo cittadino mai deve attaccare le forze dell'ordine al servizio della comunità, a maggior ragione se ciò avviene nella volontà di inibire le opinioni di pacifici cittadini che pregavano all'interno della chiesa per le proprie opinioni personali;
va ricordato che, ai sensi dell'articolo 54 del Tuel, «il sindaco, quale ufficiale del Governo, sovrintende (...) alla vigilanza su tutto quanto possa interessare la sicurezza e l'ordine pubblico, informandone preventivamente il prefetto» e, sempre in virtù di tale titolo, «concorre ad assicurare anche la cooperazione della polizia locale con le Forze di polizia statali, nell'ambito delle direttive di coordinamento impartite dal Ministro dell'interno»;
alla luce di tali funzioni, appare all'interrogante ancor più improprio e censurabile il comportamento tenuto dalla sindaca; ad ogni modo, in presenza di situazioni di tal genere, v'è da chiedersi se non sarebbe quantomeno opportuno specificare ulteriormente in via normativa vincoli e competenze del sindaco, specie rispetto a situazioni che possono far emergere ulteriori criticità afferenti l'ordine pubblico e l'esercizio di diritti fondamentali dei cittadini –:
se non si intendano adottare iniziative di carattere normativo, alla luce della vicenda richiamata in premessa, volte a chiarire in maniera puntuale poteri e vincoli del sindaco nell'esercizio delle sue funzioni di ufficiale di Governo, con particolare riguardo a situazioni che possono incidere sull'ordine pubblico e sull'esercizio di diritti fondamentali dei cittadini.
(3-02435)
PAPIRO, PENNA, NAPPI e MARTINCIGLIO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:
il 30 giugno, tra Lampedusa e l'isolotto di Lampione, una barca con a bordo dei migranti, quando ormai era in vista della costa e i soccorsi della Guardia costiera già arrivati, si è ribaltata trascinando tutti in mare; sono morte annegate 7 donne, una delle quali incinta, e i loro cadaveri sono stati subito recuperati; in 46 si sono salvati grazie a una corsa contro il tempo dei soccorritori che si sono gettati in mare per agguantarli uno per uno, quando era ancora notte;
secondo il racconto dei sopravvissuti, all'appello mancavano una decina di persone che per tre giorni sono state cercate in mare da motovedette e mezzi aerei;
la Procura di Agrigento, che ha aperto un fascicolo per naufragio e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, ha chiesto e ottenuto che la Guardia costiera mettesse in mare un robot subacqueo per cercare quella barca e i cadaveri;
l'8 luglio 2021 il relitto è stato localizzato – a 90 metri di profondità – dal robot sottomarino (Rov) in dotazione della nave Dattilo della Guardia costiera, rinvenendo i cadaveri dei 9 dispersi del naufragio del 30 giugno 2021; un corpo era adagiato all'interno dello scafo, mentre gli altri otto erano sul fondale adiacente;
da una notizia Ansa del 22 luglio 2021, si apprende che le operazioni di recupero dei corpi dei migranti che hanno perso la vita, e che erano stati appunto localizzati, non sono andate avanti per l'assenza dei finanziamenti necessari, che dovrebbero essere stanziati dal Governo, il quale dovrebbe anche dare l'autorizzazione al recupero dei corpi –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza della vicenda esposta in premessa e quali urgenti iniziative di competenza intendano adottare al fine di dare degna sepoltura alle donne e agli uomini tristemente coinvolti in questa drammatica vicenda;
se i Ministri interrogati intendano illustrare quali iniziative di competenza siano state assunte per consentire il recupero delle salme e quali motivazioni non abbiano consentito il tempestivo intervento di recupero.
(3-02436)
Interrogazione a risposta in Commissione:
CIAMPI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
negli ultimi due anni Pisa ha registrato una crescita notevole di episodi di violenza e microcriminalità diffusa;
invece di promuovere politiche per migliorare la vivibilità dei quartieri incentivando presìdi sociali, culturali e commerciali, oltre ad un concreto coordinamento e dialogo con le istituzioni che operano sul territorio, le scelte di sindaco e giunta, ad avviso dell'interrogante improntate esclusivamente alla repressione con continue ordinanze restrittive (l'ultima che impone addirittura il divieto di asporto dopo le 17,00), non solo non hanno promosso alcun miglioramento, ma addirittura hanno peggiorato la situazione;
da notizie a mezzo stampa il comune di Pisa avrebbe deciso di appaltare il controllo della pubblica sicurezza di alcune zone del territorio ad una società di guardie giurate;
già due anni fa la stessa amministrazione del comune di Pisa, a seguito di una circolare del Ministero dell'interno del 16 dicembre 2019, aveva dovuto ritirare un bando similare che assegnava ad istituti di vigilanza privata attività di controllo del territorio e che prevedeva una spesa per i contribuenti di 40 mila euro per un solo mese di servizio, con una tariffa oraria di oltre 150 euro;
la circolare sopra-citata aveva infatti sollevato dubbi sulla legittimità del conferimento ad istituti di vigilanza privata di compiti che potessero assumere i contorni di una vera e propria attività di controllo del territorio, in quanto quest'ultima costituisce una modalità di estrinsecazione della funzione di prevenzione generale dei reati, demandata in via esclusiva all'amministrazione della pubblica sicurezza e, per essa, sul territorio, alle autorità provinciali di pubblica sicurezza ed alle forze di polizia;
appare quindi oggi incomprensibile, in relazione a quanto appena esposto, che il comune di Pisa possa aver assegnato nuovamente un bando per il controllo del territorio ad una società esterna di guardie giurate, utilizzando a tal fine ingenti risorse pubbliche –:
se i fatti riportati in premessa corrispondano al vero e, in caso affermativo, quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere al fine di garantire l'applicazione uniforme della citata circolare del Ministero dell'interno su tutto il territorio nazionale.
(5-06517)
Interrogazioni a risposta scritta:
CARETTA e CIABURRO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
come noto, il Presidente della Tunisia, Kais Saied, ha destituito il Primo Ministro Hichem Mechichi, nonché i suoi Ministri della giustizia e della difesa, e sospeso il Parlamento tunisino in seguito ad alcuni contrasti con le componenti politiche maggiormente islamiste del Paese e vicine ad organizzazioni come i Fratelli Musulmani;
se la situazione dovesse deflagrare in un confronto intestino, non è improbabile che possano ripetersi episodi analoghi a quelli legati alle cosiddette Primavere arabe del 2010-2011;
considerato che, secondo i dati del Viminale, la quota maggioritaria di immigrati sbarcati sulle coste italiane è costituita proprio da tunisini (il 21 per cento da inizio 2021), la crisi tunisina rischia di avere drammatiche ripercussioni sui flussi migratori nel Mediterraneo, anche considerata la recente pressione a cui è stato sottoposto il porto di Lampedusa;
l'intensità degli sbarchi di immigrati presso il porto di Lampedusa ha raggiunto livelli insostenibili, con oltre 1.400 persone sbarcate in tre giorni; il decoro e la sicurezza dell'area, nonché le condizioni igienico-sanitarie dell'hotspot stesso sono ormai fuori controllo;
considerato l'episodio verificatosi al centro di accoglienza di Pozzallo il 18 luglio 2021, dove alcuni immigrati avrebbero dato fuoco alle dotazioni della struttura per innescare un incendio e fuggire, è stato evidenziato come la maggior parte dei disordini nelle strutture derivi proprio dagli immigrati di nazionalità tunisina –:
di quali elementi dispongano i Ministri interrogati in relazione ai fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intendano predisporre per:
a) ridurre gli sbarchi di immigrati irregolari provenienti dai Paesi dell'area nordafricana, ed in particolare dal Maghreb in Italia;
b) contenere le ripercussioni a cascata dei recenti disordini politici interni in Tunisia rispetto ad eventuali intensificazioni dei flussi migratori verso l'Italia.
(4-09934)
CIABURRO, CARETTA e VINCI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:
l'attuale quadro economico, connotato da un clima di grande incertezza per il comparto dell'edilizia, sia a causa delle complessità e lungaggini burocratiche annesse al cosiddetto Superbonus 110 per cento, che a causa della recente spirale inflattiva che ha colpito le materie prime in edilizia, rende letteralmente impossibile e fumoso l'effettivo accesso e godimento del predetto incentivo;
tra le criticità segnalate dai maggiori esponenti del mondo produttivo figurano notevoli complessità legate alla applicabilità dell'incentivo nei condomini, dove l'arco temporale necessario per deliberare, progettare, affidare lavori e aprire i cantieri, è difficilmente compatibile con la ridotta durata del «Superbonus», anche considerato il rallentamento dei cantieri collegato a problemi di approvvigionamento di materie prime, disponibilità di ponteggi e manodopera ed eventuali condizioni climatiche;
vi sono tuttora forti difficoltà ad accedere ai documenti per la conformità edilizia, in quanto in molti comuni l'attesa per l'ottenimento dei documenti ha una durata stimata in mesi, sia a causa della mancanza di personale per numerose amministrazioni comunali, sia per la tardiva e mancata attuazione delle apposite disposizioni derogatorie previste nella legge di bilancio 2021;
il ridotto margine temporale per l'esecuzione dei lavori rischia di andare a scapito della qualità dei medesimi; si pensi, ad esempio, che durante la fase di realizzazione della coibentazione in facciata, l'installazione dell'isolante, di spessore elevato, prevede che lo stesso rimanga privo di protezioni, creando, in caso di incendio, e nel caso di materiale combustibile, un rischio per gli occupanti dell'edificio medesimo;
anche al termine dei lavori di riqualificazione energetica, l'intervento finale potrebbe avere incrementato i rischi di incendio rispetto allo stato precedente, nel caso di interventi eseguiti utilizzando materiali combustibili sulle facciate, in quanto in caso di incendio il materiale isolante combustibile favorirà la propagazione dell'incendio incrementando il rischio per la sicurezza degli occupanti;
in tal senso, il Comitato centrale tecnico scientifico del Corpo nazionale dei vigili del fuoco ha adottato la regola tecnica verticale «Chiusure d'ambito» che, per la prima volta in Italia, disciplina il comportamento al fuoco delle facciate e delle coperture degli edifici;
tale testo ha destato tuttavia molteplici perplessità, poiché, diversamente da analoghe regolamentazioni europee, non ha recepito le indicazioni tecniche apprese dai tragici incendi avvenuti negli ultimi anni e proprio in virtù della attuale validità di schemi di incentivi come il «Superbonus 110 per cento», è cruciale che nei lavori di ristrutturazione sia affidato un ruolo di primo piano anche al tema della sicurezza antincendio, per evitare che si ripetano anche in Italia tragici incendi; il testo è al momento in attesa di notifica alle autorità della Commissione europea, per poi ricevere un'approvazione definitiva –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intendano predisporre per una pronta revisione generale della regola tecnica verticale di cui in premessa, prevedendo una piena attuazione delle disposizioni di sicurezza già contenute nel decreto legislativo 10 giugno 2020, n. 48, attuativo della direttiva (UE) 2018/844 del Parlamento europeo e del Consiglio, ed in particolar modo della disposizione che prevede l'individuazione di requisiti per la riduzione del rischio incendio, aggiuntivi rispetto a quelli obbligatori, ai fini dell'accesso agli incentivi, stimolando in ogni caso l'adozione di tecniche e materiali maggiormente sicuri rispetto all'attuale prassi di mercato, anche tramite concertazione con le organizzazioni di categoria più rappresentative del settore.
(4-09935)
GIANNONE e D'ATTIS. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
come ogni estate il territorio salentino è stretto dalla morsa degli incendi, aggravati dal prolungato periodo di siccità e dall'ondata di calore che ha interessato in queste settimane tutta la Penisola;
numerosi roghi, per la quasi totalità di origine dolosa, stanno mettendo a dura prova i vigili del fuoco: a Lecce il comando ha registrato il maggior numero in Italia di interventi antincendi boschivi, entrando così nella classifica dei primi cinque Paesi in Europa per numero di interventi. Nel solo mese di giugno ci sono stati oltre mille interventi dei vigili del fuoco, dall'inizio dell'anno 2.500. Nei giorni scorsi, per cercare di fronteggiare i roghi nella provincia leccese, è stato chiesto il supporto dei comandi di Brindisi e Taranto;
le cause sono legate alle alte temperature, alla siccità e all'incuria in cui enti territoriali o di gestione e privati cittadini lasciano i campi o gli spazi comuni. Alle stoppie e all'erba secca si aggiungono decine di migliaia di alberi secchi di ulivo, uccisi dalla Xylella;
«Il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco – scrivono dal Conapo – ha posto in stato di pre-allerta, per la situazione del Salento, le sezioni operative di colonna mobile delle Regioni Abruzzo e Marche». Dispositivi che vengono attivati in situazioni emergenziali come terremoti o alluvioni. Il sindacato sottolinea anche un altro aspetto, ricordando che a causa di chi appicca incendi si danneggiano non solo flora, fauna e tessuto produttivo: «Questa stagione – spiega il Conapo – vede già tre vittime a causa di incendi a Castri, Taurisano e Surbo»;
la regione Puglia, denuncia ancora il sindacato, non è riuscita a dare al proprio dispositivo anti incendi boschivi quanto avrebbe potuto, anticipando l'impiego di risorse a sua disposizione. «Il dispositivo di soccorso del comando di Lecce è platealmente sottodimensionato e afflitto da carenze, vetustà e inadeguatezza dei mezzi». Da anni il Conapo fa presente che in estate il comando di Lecce, a causa sia degli incendi che del flusso turistico, deve modificare di fatto il quadro delle esigenze di soccorso rispetto al resto dell'anno;
«Due soli operatori addetti alla ricezione delle chiamate e un responsabile di sala operativa non hanno possibilità di reggere l'impatto di migliaia di chiamate di soccorso al giorno, con punte di oltre cento richieste che rimangono inevase. È inoltre necessario provvedere con immediatezza a dotare il comando di Lecce di automezzi adeguati»;
la legge n. 353 del 2000, legge quadro in materia di prevenzione e lotta agli incendi, obbliga infatti tutti i comuni a censire i terreni percorsi dal fuoco, predisponendo un apposito catasto, in modo da applicare con esattezza i vincoli previsti;
nel territorio salentino, esclusi alcuni piccoli comuni, i dati relativi al catasto delle aree percorse dal fuoco, non vengono aggiornati; il comune di Lecce, a quanto risulta all'interrogante, pubblica, come ultimo aggiornamento, dati del 2017 –:
se il Ministro interrogato, alla luce di quanto esposto, non ritenga di dover intraprendere iniziative di competenza, anche normative, per avviare con urgenza un percorso di prevenzione incendi nelle aree più a rischio, prevedendo misure di supporto ai comuni per tali adempimenti, come la messa a disposizione di automezzi e personale.
(4-09941)
ISTRUZIONE
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
VII Commissione:
DI GIORGI, PRESTIPINO, PICCOLI NARDELLI, LATTANZIO, ORFINI, NITTI, ROSSI, CIAMPI e QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:
le istituzioni scolastiche e l'Amministrazione, nelle sue articolazioni centrali e periferiche, sono già impegnate per garantire il corretto avvio dell'anno scolastico;
negli ultimi due anni la complessa organizzazione ordinaria ha dovuto coniugarsi con il compito straordinario di affrontare una situazione sconosciuta e di risolvere le difficoltà generate dall'emergenza sanitaria da Sars-CoV-2:
in vista dell'avvio del prossimo anno scolastico 2021/22, è necessario avviare una programmazione di interventi che garantiscano la didattica in presenza e, al tempo stesso, tengano in particolare considerazione alcuni obiettivi che questi mesi di emergenza hanno reso ulteriormente prioritari quali il contrasto alla diseguaglianza attraverso una scuola inclusiva che permetta lo sviluppo pieno delle potenzialità di ciascuno, la ricostruzione di ambienti di apprendimento che accompagnino gli studenti nel reinserimento in contesti a cui sentano di appartenere e in cui ricostruire la trama di relazioni che hanno lasciato prima del COVID-19;
la comunità scientifica internazionale ritiene imprescindibile l'adozione di protocolli di prevenzione, protezione e un monitoraggio continuo dello stato della pandemia, in particolare nelle scuole, attraverso controlli frequenti e sanificazione degli ambienti scolastici, oltreché attraverso l'istallazione di termoscanner e di sistemi per la ventilazione per il ricambio d'aria;
in tali studi si indicano quali metodi di verifica e controllo molto efficaci i test salivari per i bambini della fascia di età 0-6 e la distribuzione di mascherine non chirurgiche, ma del tipo ffp2, considerate maggiormente protettive, per i ragazzi della fascia 6-18;
la vaccinazione del personale scolastico appare come elemento non più procrastinabile per rendere sempre più sicuro l'ambiente scolastico, anche in risposta alle sollecitazioni sempre più pressanti delle famiglie –:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda avviare, per quanto di competenza, al fine di adottare protocolli di prevenzione, protezione e controlli frequenti — anche in relazione all'eventuale obbligo vaccinale per il personale docente — finalizzati a garantire l'avvio in sicurezza del prossimo anno scolastico in presenza per tutti gli alunni delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado.
(5-06532)
BELOTTI, BASINI, COLMELLERE, DE ANGELIS, MARIANI, MATURI, PATELLI, RACCHELLA, TOCCALINI e ZICCHIERI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:
con circolare 1107/2021, il Ministero interrogato ha diramato alle scuole informazioni circa l'avvio dell'anno scolastico 2021/22, sottolineando la necessità di estendere la copertura vaccinale nelle scuole, nell'ottica imprescindibile di «realizzare le condizioni atte ad assicurare la didattica in presenza»;
moltissimi genitori sono preoccupati perché temono di essere costretti a vaccinare i propri figli per garantire loro il diritto all'istruzione, come già impropriamente paventato dal «Convitto Nazionale Vittorio Emanuele II» di Napoli che, con circolare 0016682 del 22 luglio 2021 informa che dal 1o settembre 2021 l'Istituto richiederà l'attestazione di avvenuta vaccinazione al personale scolastico e agli allievi;
i ragazzi sono meno suscettibili degli adulti all'infezione e alla trasmissione, quindi vaccinarli, farebbe un beneficio marginale nel ridurre il rischio per gli altri, ma alcuni adolescenti vaccinati contro il coronavirus hanno manifestato miocardite e pericardite inducendo i Centers for Disease Control and Prevention degli Usa a dichiarare che c'è una «probabile associazione» tra i vaccini Pfizer e Moderna e i casi riscontrati nei ragazzi;
la pronunzia della Corte costituzionale del 30 luglio 1990 ha dichiarato incostituzionale la legge n. 51 del 1966 sull'obbligatorietà della vaccinazione anti-poliomelitica, nella parte in cui non prevede un'equa indennità in caso di danno derivante da contagio o da altra malattia causalmente riconducibile alla vaccinazione e la precedente decisione n. 88 del 1979 aveva affermato che l'articolo 32 della Costituzione tutela la salute come interesse della collettività, ma anche come diritto primario assoluto del singolo;
con sentenza n. 307 del 1990 si rileva che «Un trattamento sanitario può essere imposto solo se non incida negativamente sullo stato di salute di colui che vi è assoggettato, salvo che per le sole conseguenze che, per la loro temporaneità e scarsa entità, appaiano normali di ogni intervento sanitario, e pertanto tollerabili», ma, ad oggi, non è disponibile letteratura scientifica sulle conseguenze che i vaccini possono provocare sull'organismo di una «persona sana» nel medio e lungo periodo;
la risoluzione 2361 del Consiglio d'Europa del 28 gennaio 2021 sollecita gli Stati membri e l'Unione europea ad «assicurarsi che i cittadini siano informati che la vaccinazione non è obbligatoria e che nessuno subisca pressioni politiche, sociali o di altro tipo per vaccinarsi» e ad «assicurarsi che nessuno sia vittima di discriminazione per non essere vaccinato, a causa del rischio potenziale per la salute o per non voler essere vaccinato» –:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare, per quanto di competenza, per assicurare l'avvio dell'anno scolastico in presenza e in sicurezza, tutelando pienamente non soltanto il diritto allo studio, ma anche il diritto alla salute e il diritto alla privacy degli studenti e del personale scolastico.
(5-06533)
FRASSINETTI, BUCALO e MOLLICONE. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:
la figura del direttore dei servizi generali e amministrativi (Dsga) rappresenta un perno fondamentale nel funzionamento amministrativo e gestionale delle scuole pubbliche italiane, con compiti e funzioni che, nelle altre amministrazioni, raramente sono ravvedibili in capo a figure non dirigenziali;
nell'ultimo decennio, le segreterie scolastiche hanno visto un crescente aggravio di compiti al pari delle altre amministrazioni pubbliche ma, al contrario di queste ultime, non hanno in organico uffici retti da titolare di profilo dirigenziale, con compiti specialistici, ma uno solo apicale di natura non dirigenziale, il Dsga, al quale si richiedono conoscenze specialistiche le più disparate e capacità manageriali, pur non essendo lo stesso un vero e proprio dirigente;
nelle ultime sequenze contrattuali centrali, sia di comparto che integrative, la figura del Dsga è quella che meno di tutte ha visto riconoscimenti di natura economica;
la situazione emergenziale causata da COVID-19 ha comportato per i Dsga notevole aggravio di responsabilità e lavoro, senza alcun riconoscimento economico;
la legge di stabilità 2012 ha previsto che, a decorrere dall'anno scolastico 2012/2013, nelle istituzioni scolastiche dimensionate, dove non può essere assegnato in via esclusiva un posto di Dsga, è riconosciuta un'indennità mensile avente carattere di spesa fissa mensile; ma, sul bilancio dello Stato, non sono stati stanziati i fondi necessari a coprire tali compensi e i Dsga che operano su due scuole, non vedono quindi remunerata tale doppia funzione;
numerosi, quindi, sono i Dsga che si rivolgono al giudice del lavoro, con aggravio di spese per l'erario pubblico in seguito a sentenza di riconoscimento dell'indennità;
nel Contratto collettivo nazionale di lavoro Istruzione ricerca e università 2018 esiste una figura con compiti e responsabilità del tutto allineate con quelle del Dsga, il direttore amministrativo degli Afam, che ha diverso e superiore profilo giuridico ed economico;
è necessario cogliere le opportunità derivanti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e prendere misure per rafforzare le strutture amministrative scolastiche, considerando anche gli ulteriori adempimenti che conseguiranno all'attuazione del Piano stesso –:
quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato per valorizzare la figura del direttore dei Sga delle scuole pubbliche e per risolvere le questioni che la riguardano, e in particolare quella della progressione giuridica ed economica, quella della separazione della gestione didattica dalla gestione amministrativa e quella della mancata liquidazione delle spettanze per i Dsga che operano su due scuole di cui una sottodimensionata o che sono titolari di reggenza in scuole normodimensionate.
(5-06534)
APREA e NEVI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:
nel 2019 si sono concluse le procedure del concorso per dirigente scolastico, bandito con decreto del direttore generale n. 1259 del 2017: la conseguente procedura di reclutamento, secondo gli interroganti, è stata caratterizzata da incongruenze e distorsioni, soprattutto in Campania;
la legge n. 107 del 2015 ha previsto il conferimento dei posti di dirigente scolastico attingendo alla graduatoria ad esaurimento del concorso 2011, in misura non superiore al 20 per cento dei posti vacanti e disponibili eppure, nel 2019 e nel 2020, in Campania, i posti sono stati assegnati esclusivamente agli idonei del concorso 2011;
ai vincitori del concorso 2017, ad oggi, sono stati assegnati 2 posti a settembre 2020, in quanto la graduatoria del 2011 risultava esaurita;
la vicenda Campania ha causato un effetto domino sull'attribuzione delle sedi per i vincitori del concorso 2017 che si sono visti assegnare sedi lontane dai luoghi di residenza;
nell'assegnazione delle cattedre non si è tenuto conto delle tutele previste dalla legge n. 104 del 1992, così che dirigenti scolastici con disabilità, o con familiari con disabilità, sono stati costretti a scegliere tra il trasferimento e il depennamento dalla graduatoria nazionale di merito;
nel 2019 e nel 2020, è stato disposto il depennamento dalla graduatoria di merito di coloro che non hanno accettato la sede assegnata, pur avendo questi espresso motivazioni mediante diffida agli USR di destinazione che non hanno chiarito quali criteri abbiano determinato il depennamento, considerato che tali presupposti non sono indicati dalla norma;
nella tornata di assunzioni del 2019, i posti che si sono liberati in Puglia e Calabria, in seguito alla comunicazione di motivi ostativi all'accettazione delle sedi assegnate, sono stati assegnati mediante scorrimento delle graduatorie, anziché effettuare una procedura di interpello per verificare l'interesse verso quelle sedi da parte dei vincitori residenti in quelle regioni e destinati a regioni settentrionali, con la conseguenza che ai vincitori con minor punteggio, nella medesima tornata di assunzioni, sono state assegnate sedi sottratte alle scelte dei vincitori con maggior punteggio;
i vincitori depennati sono a tutt'oggi presenti nella graduatoria nazionale di merito e, ad agosto 2020, la piattaforma Polis per la scelta della regione di immissione in ruolo è stata aperta anche ai vincitori depennati nel 2019 –:
se il Ministro interrogato sia al corrente dei fatti e se non ritenga di dover adottare iniziative di competenza nel merito della vicenda al fine di verificare la correttezza delle procedure adottate dagli uffici scolastici regionali per l'assegnazione dei posti.
(5-06535)
CARBONARO, CASA, BELLA, CIMINO, DEL SESTO, IORIO, MELICCHIO, SPADAFORA, TUZI, VACCA e VALENTE. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:
l'anno scolastico 2021/2022 si caratterizza per essere il terzo anno in epoca COVID-19 e molte sono ancora le perplessità e le preoccupazioni circa il corretto e ordinato avvio dell'anno scolastico, in particolare dal punto di vista della sicurezza sanitaria e della garanzia dello svolgimento della didattica in presenza;
la letteratura scientifica sul tema è univoca e ritiene che sia ormai divenuto imprescindibile riaprire la scuola in presenza, in sicurezza e pronta a colmare i deficit cognitivi, relazionali, motivazionali ed emotivi. Non si può certo evitare di riconoscere che già la scuola faticava prima della pandemia e della didattica a distanza, ma sicuramente il momento emergenziale ha evidenziato tutte le criticità e le fragilità del sistema amplificandole;
i risultati dei test Invalsi drammaticamente lo confermano e sottolineano quanto già sapevamo dai test degli anni precedenti: esistono profonde diseguaglianze di opportunità dello sviluppo di capacità conoscenze e competenze non solo infraregionali, ma tra classi sociali e certo il problema ormai atavico e mai risolto del sovraffollamento delle classi contribuisce non poco ad accentuare le differenze –:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda porre ulteriormente in essere al fine di garantire, per quanto di competenza, la didattica in presenza su tutto il territorio nazionale e se non ritenga necessario attivare interlocuzioni con il Ministero della salute al fine di promuovere l'uso dei test salivari all'interno dell'intera comunità scolastica, oltre che per rivedere le procedure di quarantena, che sembrano ormai da aggiornare.
(5-06536)
TOCCAFONDI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:
l'abilitazione all'insegnamento, riguarda decine e decine di migliaia di docenti precari che, da anni, vorrebbero conseguire il titolo;
sono moltissimi i docenti senza abilitazione che insegnano in scuole statali e non statali e questa situazione rappresenta un'anomalia che non sempre dipende dagli insegnanti, ma dal Ministero dell'istruzione che, dal novembre 2018, abbandonato il percorso FIT (Formazione iniziale e tirocinio), non ha previsto percorsi formativi alternativi, di fatto rendendo impossibile un percorso formativo abilitante;
l'ultimo percorso abilitante è stato attuato nel 2014 e a tal merito con il cosiddetto «decreto scuola», approvato dal Consiglio dei ministri il 10 ottobre 2019, era stato individuato un percorso che prevedeva un concorso straordinario abilitante, che potesse consentire a tanti insegnanti di raggiungere l'abilitazione all'insegnamento, consentendo loro di avere una formazione approfondita e certificata per partecipare a concorsi;
il suddetto percorso formativo avrebbe inoltre garantito a molti docenti di insegnare nelle scuole paritarie non statali appunto al fine di ottenere, dagli uffici scolastici del Ministero, la «parità scolastica» tra i requisiti che garantiscono l'assunzione di insegnanti abilitati all'insegnamento;
il Ministero, in data 21 aprile 2020, ha bandito il concorso straordinario abilitante e il cosiddetto «decreto Sostegni» ha stabilito che dovrà svolgersi entro il 15 dicembre 2021, Tale concorso tuttavia non riguarda i docenti senza abilitazione che insegnano nelle scuole paritarie, le quali rischiano di avere un numero di insegnanti non abilitati maggiore di quelli con abilitazione; si tratta di una situazione non più sostenibile;
in attesa di un'opportuna revisione del percorso formativo e abilitante che chiederà riforme adeguate, ma anche tempo per la sua messa a regime, non è più procrastinabile la necessità del concorso abilitante così come previsto dal cosiddetto «decreto scuola» del 2019 –:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare, e con quali tempistiche, volte ad assicurare ai docenti senza abilitazione, che lavorano nelle scuole paritarie la possibilità di partecipare al concorso abilitante, così come previsto dal cosiddetto «decreto scuola» del 2019.
(5-06537)
Interrogazione a risposta in Commissione:
CANCELLERI, NAPPI e VILLANI. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
l'anno scolastico 2020/2021 sarà segnato da numerose incognite dovute ad un contesto epidemiologico in continua evoluzione, nonostante l'accelerazione della campagna vaccinale;
in tale contesto, in cui tutta la comunità scolastica è stata chiamata a svolgere con dedizione e spirito di servizio il proprio ruolo, vi è una categoria, spesso dimenticata, la cui attività è fondamentale per il buon andamento delle istituzioni scolastiche: quella dei direttori dei servizi generali e amministrativi (Dsga);
questi validissimi professionisti ricoprono un ruolo di primaria importanza nella scuola, essendo l'organo di vertice amministrativo-contabile, di vitale importanza in questi ultimi anni in cui gli adempimenti burocratici a carico delle istituzioni scolastiche sono aumentati vertiginosamente;
il 20 maggio 2021 è stato siglato il «Patto per la scuola al centro del Paese», tra il Ministro dell'istruzione e le parti sociali, che prevede «efficaci politiche salariali per la valorizzazione del personale dirigente, docente e Ata, con il prossimo rinnovo del contratto, tramite le risorse di cui al “Patto per l'innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale”» e nel quale si sottolinea che «La valorizzazione delle persone è la leva fondamentale e necessaria per condividere la visione di unità del Paese e per accrescere il ruolo della scuola quale catalizzatore di idee, visioni, progetti e innovazione»;
il citato «Patto per l'innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale» prevede che, attraverso i Contratti collettivi nazionali del lavoro 2019-2021, si procederà alla rivisitazione degli ordinamenti professionali del personale, ricorrendo a risorse aggiuntive, con la legge di bilancio per il 2022 e adeguando la disciplina contrattuale ai fabbisogni di nuove professionalità e competenze, ed evidenzia la necessità di valorizzare specifiche professionalità non dirigenziali dotate di competenze e conoscenze specialistiche, in grado di assumere specifiche responsabilità organizzative e professionali;
successivamente, si è tenuta una conferenza, organizzata dall'Associazione nazionale quadri delle amministrazioni pubbliche (Anquap) sindacato di categoria dei Dsga a cui hanno partecipato diversi deputati e senatori, di maggioranza e opposizione, il Sottosegretario all'istruzione, onorevole Sasso, il presidente dell'Associazione nazionale dirigenti pubblici e alte professionalità della scuola (Anp) e il presidente dell'Agenzia per la rappresentanza nazionale delle pubbliche amministrazioni (Aran), quest'ultima chiamata a ricoprire un ruolo da protagonista nella sessione del rinnovo dei Contratti collettivi nazionali del lavoro attualmente in corso;
durante la conferenza è emerso che vi sono 2.333 posti di Dsga vacanti su un organico complessivo di 8.016 unità; numeri che rendono urgente e improrogabile autorizzare le immissioni in ruolo di tutti i Dsga vincitori dell'ultimo concorso e bandirne uno nuovo, oltre a rendere impellente l'emanazione dei decreti attuativi di cui all'articolo 32-ter del decreto-legge n. 104 del 2020;
è emerso con chiarezza che è necessario valorizzare le competenze professionali della nostra pubblica amministrazione, anche nell'istruzione; e, per far ciò, è necessario introdurre la figura del quadro come livello contrattuale autonomo e separato, di cui dovranno far parte anche i Dsga: su tale linea si è espresso nel corso della conferenza anche lo stesso presidente dell'Aran;
il sottosegretario Sasso ha dichiarato che avrebbe rimandato a ulteriore sessione la discussione delle richieste specifiche avanzate da Anquap;
appare del tutto assurdo che, a fronte del ruolo di assoluta responsabilità che ricoprono i Dsga secondo solo a quello dei dirigenti scolastici, vi sia un divario economico così elevato rispetto ad altre figure similari, anche all'interno dello stesso comparto, come i direttori Afam;
il 14 luglio 2021 il Governo ha accolto l'ordine del giorno 9/03132-AR/032, il quale esponeva le criticità di cui sopra –:
se, nell'ambito dell'attività di negoziazione contrattuale, il Governo intenda sostenere un'adeguata valorizzazione economica dei Dsga, valutando l'incremento dell'indennità di direzione e dello stipendio tabellare, nonché eventuali ulteriori compensi, e istituendo il livello contrattuale separato dei quadri, tenuto conto anche dell'accoglimento da parte del Governo dell'ordine del giorno 9/03132-AR/032.
(5-06539)
Interrogazione a risposta scritta:
POTENTI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:
la stampa di lunedì 26 luglio 2021, in particolare il quotidiano «Il Tirreno», pubblica una intervista del giornalista Bonuccelli, il quale riporta le affermazioni del senatore Riccardo Nencini. Questo ultimo, nell'esternare sue personali preoccupazioni per la situazione della pandemia, fornisce anticipazioni su un prossimo colloquio con il Ministro all'istruzione Bianchi circa misure di allontanamento mediante sospensione dal servizio per dipendenti del settore scolastico non immunizzati;
il parlamentare, presidente della commissione cultura del Senato, afferma, inoltre, che in base «alle conoscenze attuali, che ci trasmettono i virologi, sappiamo che l'unico modo per difenderci dal Covid-19, ed in particolare, dalla variante Delta, è di essere protetti con due dosi». Conclude poi affermando che, dietro consiglio del giuslavorista Pietro Ichino, vi siano possibilità giuridiche di allontanare con sospensione dal servizio coloro i quali, tra i 220.000, tra insegnanti, personale scolastico in genere, non volessero sottoporsi a vaccino;
se quanto descritto in premessa corrisponda alla posizione del Ministro interrogato;
se e quali iniziative intenda adottare per garantire la ripresa dell'anno scolastico in presenza.
(4-09937)
SALUTE
Interrogazione a risposta in Commissione:
GALLINELLA. — Al Ministro della salute, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:
la categoria dei massofisioterapisti, che oggi registra in Italia oltre 10.000 addetti, è stata istituita nel 1971 con la legge n. 403 e soppressa dal comma 542 della legge n. 145 del 30 dicembre 2018 con conseguente impossibilità, a decorrere dal 10 gennaio 2019, di poter istituire nuovi corsi di formazione dedicati;
in attuazione della legge «Lorenzin» (legge n. 3 del 2018) di riforma degli ordini professionali e della legge n. 145 del 2018 è stato emanato il decreto del Ministero della salute del 9 agosto 2019, con cui sono stati istituiti elenchi speciali ad esaurimento per 18 attività professionali; all'articolo 5 si definisce quello dei massofisioterapisti – prevedendo l'iscrizione obbligatoria come conditio per poter svolgere e continuare a svolgere la propria attività professionale;
sono stati previsti, inoltre, un termine perentorio di iscrizione fissato al 31 dicembre 2019 e la condizione necessaria che i professionisti avessero svolto le attività professionali «per un periodo minimo di trentasei mesi, anche non continuativi, negli ultimi dieci anni alla data di entrata in vigore della legge n. 145 del 2018» e fino al 31 dicembre 2018;
quanto su esposto determina un'impossibilità oggettiva, oltre il termine del 31 dicembre 2019, di poter continuare a svolgere l'attività professionale o di poter maturare il requisito per potersi iscrivere negli elenchi speciali ad esaurimento ad una serie di soggetti quali:
coloro che non iscritti seppur in possesso dei requisiti al 31 dicembre 2018;
coloro che hanno lavorato con discontinuità nel periodo di riferimento;
coloro che, pur avendo conseguito il titolo abilitante, non rispettano i requisiti previsti al decreto ministeriale n. 9 del 2019;
coloro che erano studenti nel 2018;
gli studenti che stanno attualmente svolgendo i corsi di formazione presso le scuole parificate, comportando, di fatto, la verosimile perdita di posti di lavoro a circa la metà della categoria;
tutto ciò premesso, si vuole evidenziare che, nella regione Umbria, nel 2021, sono ancora attivi i corsi di massofisioterapia, nella provincia di Perugia, con importanti costi a carico degli studenti, e che la regione è ancora autorizzata a rilasciare i relativi diplomi abilitativi a professionisti che, però, non potranno iscriversi al relativo elenco speciale poiché fuori tempo limite –:
stante la contraddittorietà delle situazioni esposte, se il Governo sia a conoscenza della situazione esposta in premessa e se intenda chiarire, per quanto di competenza, quale sia il fondamento normativo che consente alla regione Umbria – e forse anche ad altre regioni italiane – di continuare a svolgere i corsi per ottenere l'abilitazione come massofisioterapisti, alla luce del fatto che tale professione è ad esaurimento e la possibilità di iscriversi negli elenchi speciali si è esaurita nell'anno 2019.
(5-06538)
Interrogazioni a risposta scritta:
MAGI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
l'Italia è tra i Paesi europei a più rapida crescita della domanda di cannabis ad uso medico. Secondo l'International Narcotics Control Board (Incb), il fabbisogno nazionale di cannabis per usi terapeutici e di ricerca è passato dai 40 chilogrammi del 2013 ai 2.900 chilogrammi del 2021;
attualmente il sistema di approvvigionamento italiano di cannabis terapeutica si avvale dell'importazione dai Paesi Bassi sulla base di un accordo esclusivo tra i Ministeri della salute italiano olandese dal 2006, che rappresenta il principale canale di approvvigionamento, e della produzione presso lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze (Scfm) dal 2015;
nel 2020, a fronte di una stima riportata all'Incb di 1.950 chilogrammi di fabbisogno, il totale complessivo di distribuzione ammonta a 1.122 (chilogrammi) circa, con un differenziale di 828 chilogrammi;
il carattere esclusivo dell'accordo tra il Ministero della salute italiano e quello olandese del 2006, il cui testo non è pubblico, trovava fondamento nel fatto che all'epoca l'Olanda era l'unico Paese produttore ed esportatore di cannabis;
negli ultimi mesi Ministero della salute olandese ha svolto una indagine sulla linearità ed efficienza delle competenze ed attività dell'ufficio centrale della cannabis (Omc). Ad oggi la cannabis terapeutica prodotta in Olanda da una singola azienda viene comperata dall'Omc e rivenduta tramite accordi bilaterali a Paesi terzi, come nel caso italiano. Il Ministero della salute olandese afferma nell'analisi pubblicata recentemente, di voler superare questo sistema monopolistico e adottare un sistema di accreditamento per la importazione ed esportazione di cannabis terapeutica da aziende differenziate;
anche in Italia il testo unico in materia di stupefacenti, decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, all'articolo 17 prevede la facoltà da parte del Ministero della salute di rilasciare autorizzazioni per l'importazione/esportazione, produzione e distribuzione di sostanze stupefacenti, tra cui la cannabis –:
se il Ministro sia conoscenza delle decisioni che il Ministero della salute olandese sta valutando e del probabile conseguente annullamento dell'accordo sull'importazione;
se intenda autorizzare, come previsto dal testo unico, ulteriori imprese all'importazione/esportazione di cannabis terapeutica, al fine di superare i rischi relativi alla dipendenza da un fornitore principale, garantire la sicurezza nell'approvvigionamento, incrementare la gamma di prodotti presenti sul mercato e rispondere alle esigenze dei pazienti e degli operatori coinvolti nel sistema.
(4-09938)
TESTAMENTO. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
da un articolo di stampa locale (Primo Numero 22 luglio 2021) si apprende dell'acquisizione del 90 per cento delle azioni della Gemelli Molise s.p.a. da parte della SanStefar Molise srl, società di proprietà della Europe Adriatic Health Service srl (Eahs), che, attualmente, gestisce due centri ambulatoriali di riabilitazione in territorio molisano accreditati col Sistema sanitario nazionale per l'erogazione di prestazioni di riabilitazione;
l'acquisizione di cui sopra, se confermata, appare quantomeno discutibile a fronte delle finalità originarie e della natura pubblica dei finanziamenti che portarono alla nascita della Gemelli Molise s.p.a.. Un'operazione con cui, di fatto, si riduce la salute dei cittadini da diritto costituzionalmente garantito a merce in balia del mercato e delle speculazioni finanziarie. Una prospettiva molto lontana dalle parole con cui Papa Wojtyla il 19 marzo 1995, giorno dell'inaugurazione, indicava il Gemelli Molise s.p.a. come una struttura esclusivamente al servizio dell'uomo e del malato;
finora il Gemelli Molise s.p.a. è stato un ospedale ad alta specializzazione, convenzionato con il Sistema sanitario nazionale e dotato di 130 posti letto, sede di insegnamento universitario e centro di ricerca sottoposto alla direzione e coordinamento della Fondazione policlinico universitario Agostino Gemelli Irccs. Inoltre, da molti anni, è tra le cliniche private convenzionate che, assieme a l'Irccs Neuromed di Pozzilli, di proprietà della famiglia del parlamentare europeo Aldo Patriciello, ha ottenuto maggiori vantaggi dai piani di rientro dal disavanzo sanitario: più attività cliniche, posti letto e il riconoscimento di tetti di spesa oltre il budget consentito, come documentato nei verbali dei tavoli tecnici interministeriali;
l'acquisizione di Gemelli Molise S.p.A. da parte di un gruppo privato costituisce sicuramente un elemento di ulteriore indebolimento della sanità pubblica molisana in un quadro già critico che ha visto in 12 anni di commissariamento la cessione di servizi e reparti essenziali a strutture private accreditate, il non rispetto dei Livelli essenziali di assistenza (Lea), oltre a una notevole confusione in merito ai programmi operativi. A tal proposito, quello per il 2019-2021 non ha mai visto la luce gli atti adottati in questi anni sono direttamente riconducibili al programma operativo 2015-2018 contenuto in quell'articolo 34-bis del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50 dichiarato costituzionalmente illegittimo dalla Consulta con sentenza n. 116 del 2020, mentre quello 2022-2024, che sarà sicuramente condizionato dall'operazione richiamata dovrebbe essere adottato dalla struttura commissariale e approvato dai tavoli tecnici interministeriali entro la fine dell'anno;
prendendo nella dovuta considerazione le originarie finalità e la natura pubblica dei finanziamenti con i quali Gemelli Molise s.p.a. è stata costituita, si ritiene sia maggiormente auspicabile, in un'ottica di rilancio della sanità pubblica regionale, anche dal punto di vista della cronica carenza di personale, un ruolo di primo piano della regione Molise nelle operazioni di acquisizione della struttura –:
di quali informazioni i Ministri interrogati siano in possesso in relazione all'iter di vendita della Gemelli Molise s.p.a.;
di quali elementi disponga il Governo circa le motivazioni per le quali si sia deciso di non prendere neanche minimamente in considerazione l'ipotesi di acquisizione di Gemelli Molise s.p.a. da parte di un soggetto pubblico come la regione Molise;
a fronte di quanto riportato in premessa e in linea con le indicazioni dei tavoli tecnici ministeriali, quali decisioni intenda adottare la commissaria ad acta per l'attuazione del piano di rientro dal disavanzo, nell'ambito del Programma operativo 2022-2024, per garantire in maniera uniforme, su tutto il territorio regionale, l'erogazione dei Livelli essenziali di assistenza (Lea), soprattutto in merito alla riorganizzazione della rete ospedaliera, territoriale, dell'emergenza-urgenza e delle patologie tempo-dipendenti.
(4-09947)
SVILUPPO ECONOMICO
Interrogazioni a risposta orale:
FURGIUELE. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
dal 19 maggio 2021 è possibile presentare domanda di agevolazione e incentivo «ON – Oltre Nuove imprese a tasso zero», mediante presentazione delle domande di finanziamento allo sportello sul sito di Invitalia;
ON è l'incentivo promosso dal Ministero dello sviluppo economico che sostiene le micro e piccole imprese composte in prevalenza o totalmente da giovani tra i 18 e i 35 anni oppure da donne di tutte le età. Vengono finanziate le imprese con progetti di investimento che puntano a realizzare nuove iniziative o ampliare, diversificare o trasformare attività esistenti nei settori manifatturiero, servizi, commercio e turismo. Un incentivo che in questa fase pandemica e di ripresa è ancora più determinante. Con la circolare n. 117378 dell'8 aprile 2021 sono stati introdotti i criteri utili a definire modalità, forme e termini di presentazione delle domande, oltre che ammissibilità ed erogazione dei fondi;
la circolare richiamata, alla lettera f) punto 4.2 dell'articolo 4 «Soggetti beneficiari», specifica che per poter accedere ai benefici le imprese devono: «non avere i propri legali rappresentanti o amministratori condannati, con sentenza definitiva o decreto penale di condanna divenuto irrevocabile o sentenza di applicazione della pena su richiesta ai sensi dell'articolo 444 del codice di procedura penale, per i reati che costituiscono motivo di esclusione di un operatore economico dalla partecipazione a una procedura di appalto o concessione ai sensi della normativa in materia di contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture vigente alla data di presentazione della domanda di agevolazione». Nonostante si parli chiaramente di sentenze definitive o altri provvedimenti giuridicamente assimilabili, tra gli allegati da inoltrare alla presentazione della domanda si evidenziano delle discrepanze e incongruenze;
nello specifico, l'Allegato 2 «Società costituite – Assenza di precedenti», presente sul sito Invitalia, riporta la seguente dicitura: «che non sussistono nei propri confronti rinvii a giudizio [...]». L'allegato è una dichiarazione sostitutiva dell'atto di notorietà ai sensi degli articoli 46 e 47 del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000 n. 445, da cui emergono evidenti criticità. Infatti, secondo l'interrogante, non solo è in contrasto con la lettera f) della suddetta circolare, ma anche con i principi costituzionali che nel nostro ordinamento prevedono la presunzione di innocenza. Mantenere una tale dicitura rischia di tenere fuori da questo importante beneficio donne e giovani, che pur in pendenza di giudizio penale, risultano al momento della domanda pienamente innocenti;
si tratta di una clausola ostativa eccessivamente gravosa, sulla quale è necessario intervenire –:
se e quali iniziative Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda intraprendere al fine di eliminare la dicitura richiamata in premessa, con lo scopo di rendere l'intera procedura di accesso alle agevolazioni per l'imprenditoria giovanile e femminile conforme alle norme costituzionali e in materia di libera impresa.
(3-02437)
CAPPELLACCI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
il decreto del Ministro dello sviluppo economico del 19 giugno 2019 ha definito il calendario nazionale che individua le scadenze della tabella di marcia ai fini dell'attuazione degli obiettivi della decisione (UE) 2017/899, ai sensi dell'articolo 1, comma 1032, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, come modificato dall'articolo 1, comma 1106, della legge 30 dicembre 2018, n. 145;
in particolare, tale decreto ha indicato 4 aree geografiche, con al loro interno 4 aree ristrette per il rilascio dei CH 50 – 53, nonché le corrispondenti fasi temporali per le operazioni tecniche nel periodo transitorio individuato dal gennaio 2020 al giugno 2022. Il decreto ha altresì disposto la tempistica e le modalità della dismissione della codifica DVBT/MPEG2 in favore della codifica DVBT-2/HEVC previa fase transitoria MPEG-4 su standard DVBT a partire dal mese di settembre 2021 per alcune aree e l'attivazione finale dello standard DVBT-2 a livello nazionale entro giugno 2022;
tuttavia, la situazione di emergenza causata dalla pandemia del COVID-19 ha determinato un rallentamento nella distribuzione degli apparecchi televisivi adeguati ai nuovi standard;
alla luce di tale condizione, il Ministero dello sviluppo economico ha espresso la volontà di rivedere le scadenze della tabella di marcia indicata nel decreto del 19 giugno 2019 e ha formulato un'ipotesi che, mentre dispone una proroga per le altre aree, anticiperebbe la calendarizzazione della sola Sardegna agli ultimi mesi del 2021 in luogo della data originariamente prevista quale termine ultimo il 31 marzo 2022;
occorre, invece, tenere conto che se le ragioni legate alla distribuzione dei nuovi apparecchi di ricezione sono valide per le regioni delle aree 2, 3 e 4 e per le altre dell'area 1, permangono anche e soprattutto per la Sardegna la quale attraversa, inoltre, un complesso momento di difficoltà economica. L'anticipo delle scadenze rischia, pertanto, di aggravare le difficoltà economiche delle emittenti locali dell'isola che subirebbero un incremento improvviso dei costi non pianificato, derivante dal fatto di non poter utilizzare già dalla fine dell'anno e non da marzo le proprie apparecchiature per le trasmissioni. Inoltre, l'improvviso e accelerato cambiamento della codifica trasmissiva danneggerebbe gli utenti finali ovvero i cittadini sardi che, rispetto ai connazionali di altre parti d'Italia, dovrebbero provvedere alla sostituzione degli apparati televisivi non idonei alla ricezione con conseguente diminuzione degli ascolti e degli introiti pubblicitari per le stesse emittenti televisive locali;
anche una delle principali associazioni di categoria Aeranti Corallo in data 27 luglio 2021 ha espresso al Ministero dello sviluppo economico la necessità di fissare la transizione in tutte le 19 aree tecniche, compresa la Sardegna, previste dal Piano nazionale di assegnazione delle frequenze (Pnaf) dal 1° aprile 2022 per essere completate a giugno 2022 e senza passaggi intermedi all'MPEG 4 di cui invece all'anticipo della roadmap di novembre 2021 per la Sardegna –:
se, alla luce delle considerazioni sopra esposte e della grave crisi economica che incide anche sul settore delle emittenti televisive, non ritenga opportuno mantenere, per quanto riguarda la Sardegna, le scadenze indicate nel decreto del Ministro dello sviluppo economico del 19 giugno 2019.
(3-02439)
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
X Commissione:
ALEMANNO, SUT, CARABETTA, CHIAZZESE, FRACCARO, GIARRIZZO, MASI, ORRICO, PALMISANO, PERCONTI e SCANU. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
il settore dei locali da ballo – 3.000 imprese e 150.000 addetti – è l'unico che non ha visto ancora fissata una data per la riapertura;
prolungati periodi di chiusura comportano per le imprese non solo una perdita di fatturato, ma anche il rischio di uscire dal mercato e quindi l'impossibilità poi di recuperare non solo in termini economici, ma anche di competitività;
l'articolo 2 del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73, ha istituito un Fondo per il sostegno delle attività economiche rimaste chiuse per un lungo periodo, fissato dapprima a quattro mesi e poi ridotto a 100 giorni, con una dote complessiva iniziale di 100 milioni di euro per il 2021 che è stata incrementata con ulteriori 40 milioni di euro, permettendo un ampliamento della platea dei beneficiari;
il citato decreto-legge n. 73 del 2021 demanda ad un decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, che deve essere adottato entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore del provvedimento, il compito di individuare i soggetti beneficiari, l'ammontare dell'aiuto e le modalità di erogazione della misura tali da garantire il pagamento entro i successivi trenta giorni;
nei lunghi diciassette mesi di inattività, le associazioni di categoria delle discoteche hanno sempre dimostrato la massima disponibilità all'ipotesi loro prospettata di riaprire con il Green Pass ed in base a ben definiti protocolli di sicurezza differenziati tra attività all'aperto e quelle al chiuso;
il decreto-legge 23 luglio 2021, n. 105, che ha reso obbligatorio l'utilizzo del Green Pass a partire dal 6 agosto 2021 per l'ingresso in molte attività, ha anche stabilito che le discoteche non potranno riaprire nemmeno con la certificazione verde prevedendo, altresì, all'articolo 11 che una quota di 20 milioni di euro del Fondo, di cui all'articolo 2 del decreto «Sostegni-bis», vada alle imprese che continueranno a rimanere chiuse;
si tratta di una cifra che appare assolutamente insufficiente di fronte alla consistenza economica del settore delle discoteche;
le modalità attuative del citato articolo 11 sono, «in quanto compatibili», le medesime di quelle previste dall'articolo 2 del decreto-legge n. 73 del 2021 –:
quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare al fine di evitare che si creino incomprensibili e dannosi ritardi nell'erogazione delle citate risorse, con particolare riferimento al settore dei locali da ballo.
(5-06526)
VALLASCAS e COSTANZO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
Dentix è una catena spagnola di cure odontoiatriche, con 57 centri in 12 regioni italiane e 400 dipendenti;
come riportato dal Corriere della sera in data 9 luglio 2020, le sedi italiane della catena non hanno più riaperto dopo il lockdown di marzo/aprile 2020, lasciando senza stipendio i dipendenti e senza cure i propri clienti, compresi quelli che avevano già pagato, facendo «sparire» circa 20 milioni di euro;
il quotidiano La Nuova Periferia, in data 23 giugno 2020, sottolinea che la vicenda ha avuto ripercussioni anche nella città di Settimo Torinese, dove Dentix ha una sede in Via Italia 29;
vittime della chiusura del centro Dentix di Settimo Torinese, come denunciato anche da una trasmissione di «Rete4» sono state decine di ignari clienti del centro, che, come scrive La Nuova Periferia, «si presentavano per un lavoro dentistico» e agli stessi «veniva offerto un finanziamento che nella maggior parte dei casi avrebbe dovuto coprire il 100 per cento dell'importo», salvo poi, con l'arrivo del Covid e la chiusura dei centri «vedersi richieste, dalle banche che avevano finanziato legittimamente le somme pattuite, le rate del finanziamento» anche a fronte di cure mai prestate;
molte associazioni di categoria e studi legali del territorio si sono occupati della vicenda; come evidenziato dall'avvocato Pino Velardo su La Nuova Periferia, i clienti di Dentix «hanno sottoscritto un finanziamento per sostenere le spese per cure dentarie preventivate da Dentix che non sono mai state eseguite, e ora si trovano a dover pagare le rate senza aver ricevuto alcuna prestazione sanitaria o avendola ricevuta in maniera parziale o inadeguata»;
la società aveva chiesto al tribunale di Milano un concordato preventivo in continuità, in base al quale aveva tempo fino al 23 novembre 2020 per presentare un piano di ristrutturazione del suo debito. Ma ciò non è avvenuto, e quindi il tribunale di Milano ha dichiarato il suo fallimento –:
quali iniziative di competenza intenda assumere in merito alla crisi della società Dentix, tutelando i clienti danneggiati, nonché gli utenti e i dipendenti.
(5-06527)
BENAMATI, BONOMO, GAVINO MANCA, SOVERINI e ZARDINI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
sono sempre più numerose le realtà, e le aziende del settore automotive, interessate da crisi economiche e problemi finanziari legati sia al calo della produzione nazionale ed internazionale, conseguente alla pandemia da Covid-19, sia all'aumento dei costi di produzione causati dalla penuria di intermedi e di materie prime, che annunciano ristrutturazioni, chiusure, licenziamenti;
i casi Gkn, Timken e Gianetti Ruote, così come i possibili tagli annunciati da Stellantis indicano purtroppo l'accelerazione del processo di cambiamento radicale e di transizione tecnologica che, se non accompagnato adeguatamente, rischia di destrutturare e rendere marginale un settore fondamentale per il sistema Paese, visto che l'automotive, inteso come industria, commercio, distribuzione carburanti, è uno dei principali settori dell'economia nazionale, con 350 miliardi di euro di fatturato, pari al 20 per cento del Prodotto interno lordo nazionale e 1.25 milioni di lavoratori;
inoltre, è forte la preoccupazione per gli effetti che potranno derivare dal documento «Fit to 55» illustrato dalla presidente della Commissione europea, con l'obbligo di produrre auto a zero emissioni a partire dal 2035: considerando la peculiarità della struttura del settore automotive, in assenza di un processo graduale che governi il cambio di modello industriale, l'Italia rischia la crisi di intere filiere produttive, facendo pagare ai lavoratori il costo sociale dei processi di cambiamento in atto;
la notizia che Stellantis realizzerà a Termoli una «Gigafactory», all'interno di un piano di investimenti di circa 30 miliardi di euro in 5 anni è un buon punto di partenza per il settore ma insufficiente per frenare in tempi brevi il calo della produzione nazionale e dell'indotto;
nel Pnrr, pur essendo presenti interventi e investimenti per la «mobilità sostenibile», è purtroppo assente un piano di filiera organico per l'automotive;
misure specifiche di sostegno alla domanda per il settore sono state sino ad ora introdotte dal Parlamento attraverso la politica di incentivi per l'acquisto di auto ecologiche a basso impatto ambientale;
il 23 giugno 2023 si è tenuto presso il Ministero dello sviluppo economico il tavolo sull'automotive ma si rilevano ancora l'assenza di una strategia che consenta all'Italia di vincere la sfida in un settore industriale che con il motore a combustione ci ha visto finora protagonisti per know-how, capacità industriale e brevetti –:
quale iniziative concrete e coerenti intenda mettere in atto il Governo per sostenere il settore automotive in Italia e per sostenere la transizione tecnologica.
(5-06528)
DE TOMA, ZUCCONI e CAIATA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
la conversione del decreto-legge n. 73 del 25 maggio 2021, nonostante gli impegni presi dal Governo con l'approvazione di diversi ordini del giorno, non ha modificato l'articolo 8 contenente «Misure urgenti per il settore tessile e della moda»;
impedendo, di fatto, ai negozi di moda, abbigliamento, calzature, pelletteria ed accessori, l'estensione del credito d'imposta del 30 per cento sulle rimanenze di magazzino ex articolo 48-bis del decreto-legge 19 maggio 2020 n. 34, convertito dalla legge n. 77 del 17 luglio 2020, che prevede come beneficiari i soggetti esercenti attività d'impresa operanti nell'industria tessile e della moda, della produzione calzaturiera e della pelletteria;
la distribuzione commerciale ha subito la chiusura forzata per decreto all'interno delle cosiddette zone rosse, anche per 138 giorni, dovendo rinunciare al 35 per cento della propria capacità lavorativa, a fronte anche della concorrenza sleale dei sempre aperti «colossi del web» che hanno potuto avvantaggiarsi di una rendita di posizione e smaltire anche le scorte della produzione;
i negozi sono stati costretti a ricorrere ad impegnative politiche di pricing per attrarre i consumatori con sconti, promozioni e saldi in modo da limitare il problema delle rimanenze di magazzino;
l'articolo 15, comma 3, del decreto legislativo 114 del 1998 prevede che i prodotti di moda siano suscettibili a notevole deprezzamento se non venduti entro la stagione e tali iniziative tuttavia, seppure hanno limitato le perdite di fatturato, sono andate a detrimento delle marginalità di sussistenza e degli utili di queste attività, senza peraltro risolvere il problema delle eccedenze di magazzino che impattano quasi esclusivamente sul retail;
sarebbe opportuno, in una logica di equità ed uniformità, prevedere esplicitamente che il beneficio del credito d'imposta di cui all'articolo 48-bis del cosiddetto decreto-legge Rilancio sia fruibile da parte di tutte le imprese operanti nell'ambito dei settori economici e della filiera di riferimento –:
quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere per rilanciare il settore della moda compresa la filiera della distribuzione commerciale.
(5-06529)
BARELLI, SQUERI, POLIDORI, PORCHIETTO e TORROMINO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) (pagine 75-77) prevede la presentazione per i prossimi anni di una legge annuale sulla concorrenza;
il tema dell'innovazione e competitività nel sistema produttivo, accompagnato da un trasversale intento di digitalizzazione delle attività produttive (e della pubblica amministrazione) è oggetto di analisi, nell'ambito della seconda componente della Missione 1, nella quale l'Asse 2 prevede di «migliorare il contesto imprenditoriale e la concorrenza»;
per l'iter delle leggi sulla concorrenza, il Pnrr prevede una durata di 18 mesi. Per la legge sulla concorrenza 2021 si prevede una approvazione al dicembre 2022. Poiché nella primavera 2023 sono previste le elezioni politiche, ogni ritardo nella sua presentazione rischia di bloccarne l'approvazione per decadenza della legislatura;
dalla stampa si apprende che tale provvedimento, previsto all'ordine del giorno del Consiglio dei ministri del 29 luglio 2021, slitterà alla ripresa post estiva, derogando dal cronoprogramma previsto;
l'istruttoria su diverse norme risulterebbe indietro, nonostante l'individuazione delle riforme da attuare sia chiaramente dettagliata nel PNRR;
sarebbero numerosi i temi non ancora definiti, tra i quali la soluzione del caso Bolkestein-concessioni balneari, la concorrenza nei servizi pubblici locali, le concessioni idroelettriche e del gas, la liberalizzazione del mercato dell'energia, le autostrade e il 5G;
se l'approvazione entro il termine della legislatura della prima delle leggi sulla concorrenza previste dal Pnrr appare complessa, addirittura difficilissima appare l'approvazione della legge sulla concorrenza del 2022. Si tratta di provvedimenti fondamentali per la piena attuazione del Piano di ripresa e resilienza –:
quali intendimenti abbia il Ministro interrogato, per quanto di competenza, in merito alla necessità di pervenire entro tempi ragionevoli e certi all'approvazione delle leggi annuali sulla concorrenza 2021 e 2022.
(5-06530)
MORETTO e FERRI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
lo stabilimento Sanac di Massa, operativo a partire dal 1972 all'interno del polo industriale di Massa-Carrara, è una delle quattro unità produttive del Gruppo Sanac s.p.a., unitamente alla sede di Gattinara (VC), Grogastu, (CA), e Vado Ligure (SV); nel 1995 è entrato nel gruppo Riva in concomitanza con l'acquisto della società Ilva s.p.a. di cui Sanac faceva parte;
lo stabilimento di Massa è attivo nella produzione e nell'assistenza tecnica di refrattari per il sistema di spillaggio cosiddetto «a cassetto» per siviera, un sistema brevettato e completamente progettato nello stesso stabilimento di Massa; è un'azienda da sempre all'avanguardia nei processi produttivi e una tra le realtà più solide del polo industriale della provincia e a livello nazionale;
attualmente, risultano occupati nello stabilimento 124 operai, di cui 9 con contratti a termine in data 31 dicembre 2018. Inoltre, all'interno del sito produttivo lavorano diverse società che impiegano circa 100 operai;
l'azienda, entrata in amministrazione straordinaria dal marzo 2015, in quanto controllata da Ilva s.p.a., ha subito un considerevole calo di ordini in ragione delle questioni giudiziarie che hanno coinvolto l'impianto di Taranto e delle difficoltà finanziarie del Gruppo Riva;
nel 2016 si apriva la procedura per il trasferimento degli asset aziendali di Ilva s.p.a. attraverso un bando internazionale. Il 5 giugno 2017 fa cordata AM Investco Italy, una joint venture formata dal gruppo Marcegaglia (15 per cento) e da Arcelor Mittal (85 per cento) si aggiudicava la gara;
il 5 settembre 2018 presso il Ministero dello sviluppo economico veniva siglato l'accordo con Arcelor Mittal per la cessione di Ilva s.p.a.;
tuttavia, tale iniziativa imprenditoriale non ha avuto alcuno sviluppo concreto né, per altro verso, sembrano ipotizzabili possibili esiti soddisfacenti, neppure in un arco temporale di medio periodo, per cui, allo stato, lo stabilimento Sanac di Massa versa in una situazione di stallo, con ciò che ne consegue in termini di incertezza sotto il profilo delle prospettive produttive ed occupazionali;
per superare con immediatezza l'attuale situazione di stallo, l'unica soluzione concretamente percorribile appare costituita da un diretto intervento della mano pubblica, finalizzato ad impartire una linea di rilancio del sito produttivo di Massa;
ciò potrebbe concretamente avvenire replicando il modello di intervento prefigurato rispetto alla situazione di Ilva s.p.a. –:
se il Ministro interrogato sia in grado di fornire chiarimenti sul futuro industriale di Sanac e quali iniziative di competenza intenda adottare al riguardo.
(5-06531)
Interrogazione a risposta in Commissione:
VERINI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
Acciai Speciali Terni risulta essere il più importante e qualificato produttore italiano di acciai inossidabili e speciali e uno dei maggiori d'Europa, occupando oltre quattromila risorse umane tra addetti diretti, indiretti e indotto, con un fatturato pari ad un quinto del fatturato industriale dell'intera regione Umbria;
nelle scorse settimane si è aperta la procedura di vendita dell'azienda e, attualmente, risultano in campo quattro dichiarazioni d'interesse per l'acquisto da parte di grandi gruppi industriali (quelle che risultano sono Arvedi, Marcegaglia, la coreana Posco e la cinese Baosteel) non associate a pubbliche proposte di piani industriali o condizioni di vendita, rispetto alle quali sia i sindacati che la comunità ternana risultano non avere informazioni e altri elementi;
un eventuale spacchettamento del Gruppo potrebbe comportare il ridimensionamento dell'attività industriale, dal momento che il volume produttivo ottimale per l'efficienza aziendale, capace di garantire il funzionamento di due forni di fusione e il conseguente mantenimento dei livelli occupazionali, non può scendere sotto il milione di tonnellate annue;
Acciai Speciali Terni ha già avviato una serie di investimenti che la pongono perfettamente in linea con gli obiettivi green previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e dal (Recovery and resilience facility), quali la bonifica e il riambientamento delle discariche, il recupero delle scorie, il recupero del calore ad uso civile e la produzione di idrogeno;
il commissario europeo alla concorrenza Margrethe Vestager, in una recente audizione, ha escluso qualunque tipo di intervento attivo della Commissione in caso di vendita diretta a privati, precisando però l'intenzione di vigilare affinché la cessione garantisca la capacità competitiva globale dell'azienda;
il soggetto industriale acquirente dovrà essere in grado, dunque, di garantire una continuità della capacità competitiva globale di Ast, sia in termini di investimenti tecnologici e ambientali, che in termini di proiezione commerciale globale;
ciò risulta essere ancora di più fondamentale, in ragione della particolare situazione economica e sociale di questo territorio, dove sono aperte da tempo alcune vertenze che riguardano il futuro di attività produttive del polo chimico (Treofan) e delle acque minerali (Sangemini), in una regione colpita dal terremoto 2016 con le relative conseguenze economiche e sociali: un territorio nel quale sono ancora aperte grandi ferite occupazionali come quella della ex-Merloni nell'area della fascia appenninica, che si aggiungono ai pesanti contraccolpi che la pandemia e le sue conseguenze hanno arrecato anche all'economia umbra, ed a settori trainanti come quelli della piccola e media impresa industriale, artigianale e del commercio, del turismo, della cultura e dello spettacolo –:
quali siano le informazioni nella disponibilità del Governo in merito alle condizioni di vendita e ai piani industriali presentati dai possibili acquirenti in fase di manifestazione di interesse;
quali iniziative intenda adottare il Governo, avvalendosi degli strumenti a sua disposizione per assicurare la salvaguardia del patrimonio industriale di Acciai Speciali Terni, tenuto conto del rilievo economico e occupazionale che ricopre per la regione Umbria e per l'intero panorama nazionale.
(5-06518)
TRANSIZIONE ECOLOGICA
Interrogazioni a risposta in Commissione:
FICARA e SCAGLIUSI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:
il decreto-legge 1° ottobre 2007, n. 159, convertito con modificazioni, dalla legge n. 222 del 29 novembre 2007 recante Interventi urgenti in materia economico-finanziaria, per lo sviluppo e l'equità sociale, all'articolo 26, comma 4-septies, prevedeva che, con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro dell'ambiente e della tutela del mare, d'intesa con la regione e sentiti gli enti locali interessati, fosse istituito tra gli altri, il Parco nazionale degli Iblei;
ad oggi, a distanza di 14 anni, tra rimpalli di competenze, criticità e polemiche legate al processo di concertazione e partecipazione attiva fra le istituzioni coinvolte, l'iter istitutivo del suddetto Parco è ancora fermo al progetto inviato a dicembre 2020 al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, non ancora finalizzato e approvato;
le lungaggini di questi anni hanno portato alla perdita di finanziamenti statali ed europei che avrebbero favorito la promozione e lo sviluppo dei territori interessati dalla perimetrazione del suddetto parco;
in questi giorni incendi devastanti stanno distruggendo ettari di boschi e di macchia mediterranea dove insiste un immenso patrimonio paesaggistico, storico-etnoantropologico scrigno di una delle più grandi biodiversità d'Europa, i S.i.c. (Siti d'importanza comunitaria) degli Iblei. Tra questi, sono andati distrutti anche la Riserva naturale orientata Cavagrande del Cassibile e Pantalica, due tra i siti più belli del costituendo Parco nazionale degli Iblei;
l'istituzione del Parco permetterebbe una maggior salvaguardia e controllo del territorio e dei beni ambientali e culturali che vi insistono e di godere anche dei vantaggi economici che inevitabilmente ne deriverebbero –:
quali siano gli ulteriori adempimenti necessari e quali i tempi previsti per sbloccare la vicenda e porre finalmente termine all'iter istitutivo del Parco nazionale degli Iblei.
(5-06515)
MURONI, CECCONI, FUSACCHIA, FIORAMONTI e LOMBARDO. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro della cultura, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
in Italia trovare una spiaggia libera è sempre più difficile. Oltre il 50 per cento delle aree costiere sabbiose, infatti, è sottratto alla libera e gratuita fruizione. A pesare su questo è l'aumento esponenziale in tutte le regioni delle concessioni balneari che nel 2021 arrivano a quota 12.166 (contro le 10.812 degli ultimi dati del Demanio relativi al 2018) registrando un incremento del +12,5 per cento;
è quanto racconta e denuncia Legambiente con il suo nuovo «Rapporto Spiagge 2021 presentato a Lecce nel corso nella prima Conferenza nazionale dei Paesaggi Costieri dal titolo “Coste in movimento”»;
a pesare sulle poche spiagge italiane, però, è anche il problema dell'erosione costiera che riguarda circa il 46 per cento delle coste sabbiose e che si sta accentuando a causa della crisi climatica. Tra il 1970 ed il 2020 i chilometri di costa in erosione sono triplicati in Italia, comportando la scomparsa di almeno 40 milioni di metri quadrati di spiagge;
solo come esempio esplicativo, la costa della Puglia si sviluppa per 995 chilometri, di cui 370 di costa bassa e 533 di costa alta (Dati Tntec – Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare 2018). L'evoluzione del litorale è stata fortemente influenzata sin dagli anni '50 del secolo scorso sia dalla rimozione della duna costiera, sia dalla costruzione di importanti opere a mare. Passando in tal modo dai soli 40 km di costa sabbiosa in arretramento a ben 195 chilometri di spiagge in erosione, pari al 65 per cento delle coste basse pugliesi;
non c'è solo l'erosione delle coste a far diminuire il numero delle spiagge libere. A tal proposito, si evidenzia un fatto che sta accadendo sul tratto di costa tra due piccoli villaggi turistici Monticelli e Diana Marina;
una società «agricola» ha acquistato il terreno tra questi luoghi, i cui confini demaniali, anche a causa dell'erosione delle rocce, cadono sia nel mare che nella parte avanzata della scogliera, di fatto impossessandosi di un tratto di costa che dovrebbe essere demaniale. Questo terreno, uno dei pochi rimasti incontaminati e liberi, una piccola area di alto pregio naturalistico, sta per essere cancellata grazie a un progetto che prevede un resort con uso esclusivo della costa;
quest'area, visibile dalla strada, presenta tra le altre sue caratteristiche naturali, un antico sentiero, segnalato sulle mappe storiche, detto strada del Procaccia o del Cavallaro. Si tratta del sentiero che univa le torri di avvistamento della costa adriatiche e che oggi lega tra loro le calette e le spiagge e fa parte della Via Francigena, strada famosa e utilizzata, da turisti e non, per passeggiate, attività di trekking e passeggiate a cavallo;
su questo sentiero, nei mesi scorsi, sono stati sversati cumuli di terra, con quello che agli interroganti appare il chiaro intento di coprirlo e occultarlo, che ancora non sono stati rimossi. Così, con la cancellazione di questo sentiero e l'arretramento della costa, dovuta all'erosione del mare, diventerà impossibile per i cittadini raggiungere tre calette che, nonostante il demanio, risulteranno di fatto privatizzate. Inoltre, da maggio sono stati posti 12 cartelli di divieto di accesso e proprietà privata, lungo il sentiero e sulla costa tra la macchia mediterranea e a ridosso del mare. Il Forum dei Cittadini di Ostuni ha più volte denunciato questa vicenda senza mai avere risposte –:
se siano a conoscenza di quanto riportato in premessa e, nel caso, se non ritengano urgente adottare iniziative al fine di avviare una seria politica contro l'erosione delle coste italiane e, al tempo stesso, quali iniziative di competenza si intendano intraprendere per evitare che un tratto di costa pugliese, tra Monticelli e Diana Marina, sia di fatto precluso alla libera fruizione.
(5-06525)
Apposizione di firme a risoluzioni.
La risoluzione in Commissione Grande e altri n. 7-00664, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 maggio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Quartapelle Procopio.
La risoluzione in Commissione Fassino n. 7-00688, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 giugno 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Quartapelle Procopio.
La risoluzione in Commissione Ehm e altri n. 7-00696, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 luglio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Borghese, Suriano, Sangregorio, Tondo, Fitzgerald Nissoli, Fusacchia, Di Stasio.
Apposizione di una firma ad una interrogazione.
L'interrogazione a risposta in Commissione Caparvi n. 5-06447, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 luglio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Giaccone.
Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.
Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Nevi n. 5-06454 del 20 luglio 2021.
ERRATA CORRIGE
Interrogazione a risposta immediata in Assemblea Fassina n. 3-02427 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 548 del 27 luglio 2021. Alla pagina 21211, prima colonna, dalla riga quarantaquattresima alla riga quarantacinquesima, deve leggersi: «FASSINA, CONTE, DE LORENZO, PALAZZOTTO, STUMPO e TIMBRO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. – Per sapere – premesso che:» e non come stampato.