XVIII LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 549 di mercoledì 28 luglio 2021
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO
La seduta comincia alle 9,30.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
ALESSANDRO AMITRANO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Ascari, Cantalamessa, Caso, Corda, Covolo, Daga, Marin, Migliore, Occhionero, Vinci e Viscomi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente 97, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,35).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Sospendo, pertanto, la seduta, che riprenderà alle ore 9,55.
La seduta, sospesa alle 9,35, è ripresa alle 9,55.
Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 14 giugno 2021, n. 82, recante disposizioni urgenti in materia di cybersicurezza, definizione dell'architettura nazionale di cybersicurezza e istituzione dell'Agenzia per la cybersicurezza nazionale (A.C. 3161-A).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 3161-A: Conversione in legge del decreto-legge 14 giugno 2021, n. 82, recante disposizioni urgenti in materia di cybersicurezza, definizione dell'architettura nazionale di cybersicurezza e istituzione dell'Agenzia per la cybersicurezza nazionale.
Ricordo che nella seduta di ieri si sono svolti gli interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno e il rappresentante del Governo ha espresso il parere.
(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 3161-A)
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3161-A/1 Prestipino, sul quale il rappresentante del Governo ha espresso parere favorevole con riformulazione. Chiedo alla presentatrice se accetti tale riformulazione: è accettata.
Sull'ordine del giorno n. 9/3161-A/2 Rosso c'è un parere favorevole con riformulazione: è accettata.
Sull'ordine del giorno n. 9/3161-A/3 Sozzani, il parere è favorevole.
Sull'ordine del giorno n. 9/3161-A/4 Colletti c'è un invito al ritiro. Chiede di porlo in votazione? Si.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3161-A/4 Colletti, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).
Sull'ordine del giorno n. 9/3161-A/5 Cabras c'è un invito al ritiro. Lo poniamo in votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3161-A/5 Cabras, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).
Sull'ordine del giorno n. 9/3161-A/6 Massimo Enrico Baroni c'è un invito al ritiro. Lo votiamo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3161-A/6 Massimo Enrico Baroni, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).
Sull'ordine del giorno n. 9/3161-A/7 Corda, il parere è favorevole con riformulazione. La accetta? No.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3161-A/7 Corda, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).
Sull'ordine del giorno n. 9/3161-A/8 Costanzo c'è un invito al ritiro. Lo poniamo in votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3161-A/8 Costanzo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).
Sull'ordine del giorno n. 9/3161-A/9 Mantovani, il parere è favorevole con riformulazione: è accettata.
Sull'ordine del giorno n. 9/3161-A/10 Capitanio, il parere è favorevole.
Sull'ordine del giorno n. 9/3161-A/11 Maniero c'è un invito al ritiro. Lo poniamo in votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3161-A/11 Maniero, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno 9/3161-A/12 Raduzzi, sul quale c'è un invito al ritiro, altrimenti il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3161-A/13 Paolo Nicolò Romano, sul quale c'è un invito al ritiro, altrimenti il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3161-A/14 Sapia, su cui c'è un invito al ritiro.
Ha chiesto di parlare il deputato Sapia. Ne ha facoltà.
FRANCESCO SAPIA (MISTO-L'A.C'È). Grazie, Presidente. Noi di L'Alternativa c'è con questo ordine del giorno al decreto 14 giugno 2021, n. 82, in materia di cybersicurezza, ci siamo resi conto di come l'articolo 12, comma 4, preveda che, in sede di prima applicazione delle disposizioni, il numero di posti previsti dalla dotazione organica dell'Agenzia è individuato nella misura complessiva di 300 unità - ripeto, Presidente, 300 unità - di cui fino a un massimo di 8 di livello dirigenziale generale, fino a un massimo di 24 di livello dirigenziale non generale e fino a un massimo di 268 unità di personale non dirigenziale. Abbiamo anche osservato come il comma 5 dello stesso articolo preveda che con decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, di concerto con il Ministro dell'Economia e delle finanze, la dotazione organica può essere rideterminata nei limiti delle risorse finanziarie destinate alle spese per il personale di cui all'articolo 18, comma e che dei provvedimenti adottati in materia di dotazione organica dell'Agenzia è data tempestiva e motivata comunicazione alle Commissioni parlamentari competenti e al Copasir, cioè il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. Io credo, Presidente, che le disposizioni dei 2 commi prevedano un eccessivo numero di personale e un'alea di indeterminatezza finanziaria, tant'è che si prevede la rideterminazione della stessa, a cui si aggiunge il continuo ricorso, nel decreto, a DPCM e a DM per la regolamentazione della funzione organizzativa dell'Agenzia e non, invece, per legge, atteso che nel nostro ordinamento la potestà legislativa è del Parlamento e non della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Quindi - lo ripeto, Presidente - la potestà è del Parlamento, cosa di cui, al momento, ci siamo alquanto dimenticati. Pertanto, anche se ha dato parere contrario - come i relatori su tutti gli emendamenti che abbiamo presentato ieri, volti a migliorare il decreto - intendevo impegnare il Governo perché in fase di conversione del decreto-legge il combinato disposto dei commi 4 e 5 dell'articolo 12 potrebbe consentire al Parlamento l'esercizio della funzione legislativa. Ripeto, Presidente Fico, anche il Governo dei migliori dovrebbe ridare la funzione legislativa al Parlamento, invece di ridurlo al rango notarile. Quindi, Presidente, bisogna consentire al Parlamento la sua funzione legislativa, oltre a quella di controllo, che al momento manca, Presidente.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3161-A/14 Sapia, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3161-A/15 Sodano, sul quale c'è un invito al ritiro, altrimenti il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3161-A/16 Spessotto, sul quale c'è un invito al ritiro, altrimenti il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).
Sull'ordine del giorno n. 9/3161-A/17 Testamento, il parere è favorevole con riformulazione, che non è accettata.
Passiamo, quindi, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3161-A/17 Testamento, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).
Sull'ordine del giorno n. 9/3161-A/18 Trano, c'è un invito al ritiro.
Ha chiesto di parlare il deputato Trano. Ne ha facoltà.
RAFFAELE TRANO (MISTO-L'A.C'È). Grazie, Presidente. L'ordine del giorno che ha ricevuto l'invito al ritiro in realtà parla del funzionamento di questa Agenzia per la cybersicurezza italiana e, come abbiamo provato a spiegare ieri a più riprese, questo ufficio sarà dotato di numerose articolazioni, numerosi dipartimenti per lo svolgimento delle proprie funzioni. In particolare, abbiamo questi 8 uffici di livello dirigenziale generale, ben 8 uffici; poi, per non farci mancare nulla, ne aggiungiamo altri 30, che sono articolazioni di livello dirigenziale non generale, sempre con la postilla e con il vincolo delle risorse disponibili; infine, si fa questo rinvio al regolamento che ne disciplinerà tutti gli aspetti.
Allora, mi domando: in un momento in cui il nostro Paese ha un indebitamento elevatissimo (siamo a oltre 200 miliardi di spesa pubblica, presa a deficit), in cui la crisi pandemica sta dispiegando i propri effetti con una marea di licenziamenti in tantissime società, tra cui Gkn, Maf, Whirlpool, dov'è la razionalizzazione di queste risorse?
Quando si tratta di creare nuove strutture, nuovi carrozzoni, il Parlamento è assolutamente d'accordo, purché ci sia una ripartizione equa tra le varie forze che compongono questa raffazzonata maggioranza per distribuire risorse, prebende e posti di lavoro.
Ieri, con i nostri emendamenti, abbiamo conteggiato oltre 300 posti di lavoro che sembra facciano il pari con il taglio dei parlamentari, come vi fosse un'equivalenza tra taglio dei parlamentari e posti disponibili da assumere. Però, come abbiamo appreso anche questa mattina, al peggio non c'è mai fine. Infatti, sui giornali nazionali abbiamo letto che anche il figlio di un potentissimo sottosegretario alla Presidenza del Consiglio è stato assunto in Leonardo e, precedentemente, che cosa aveva fatto? Aveva reintrodotto l'amatissimo Domenico Arcuri, con una consulenza da 4 milioni di euro. Tutto questo, alla luce del giorno e con il beneplacito anche di alcune forze che, nel 2018, si erano spese tantissimo contro queste porcate- Ma, a quanto pare, sembra che ormai ci sia questa “pax draghiana” e che sia giustificato qualsiasi tipo di intervento, anche assunzioni che vengono fatte così, d'emblée, senza alcuna giustificazione, senza alcuna motivazione, nelle partecipate dello Stato, che, se ci fosse ancora un po' di etica pubblica, creerebbe qualche imbarazzo e qualche problema.
Ma, ormai, si va spediti a colpi di ghigliottina in Commissione, si va spediti con fiducie già preordinate, si va spediti senza alcun dibattito, alcuna dialettica, alcun rispetto delle opposizioni e, quindi, questo è lo status di salute del nostro Parlamento che è una cosa, a mio avviso, molto, ma molto grave. Perché? Perché si dovrebbe fare ritorno ai principi di efficienza, di efficacia, di economicità che contraddistinguono la pubblica amministrazione, almeno quella sana, quella che, forse, un tempo esisteva, ed oggi, invece, si va speditamente verso l'implementazione di tante strutture, articolazioni; nel “Sostegni-bis” ne abbiamo contate oltre 10. Questo è quello che stiamo facendo. Stiamo costruendo carrozzoni che andranno avanti anche oltre il termine dell'utilizzo delle risorse del Recovery Fund.
L'ordine del giorno che mi ero impegnato a proporre valuta gli effetti applicativi delle disposizioni, al fine di adottare ulteriori iniziative normative volte ad introdurre il dimezzamento dell'articolazione e a procedere in una strutturazione dell'istituenda agenda più snella, efficiente, razionale e, soprattutto, di merito, quel merito di cui tanti politici si riempiono la bocca, ma che, poi, si dimenticano quando c'è da fare le assunzioni degli amici degli amici o, come ho citato prima, del potentissimo sottosegretario alla Presidenza del Consiglio.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3161-A/18 Trano, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).
Ordine del giorno n. 9/3161-A/19 Vallascas, favorevole con riformulazione: l'accetta?
Ha chiesto di parlare il deputato Vallascas. Ne ha facoltà.
ANDREA VALLASCAS (MISTO-L'A.C'È). Presidente, chiedo se sia possibile avere la rilettura della riformulazione.
PRESIDENTE. Prego, Ministro.
FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Sì, Presidente. Contrario al terzo e al quarto capoverso delle premesse e favorevole all'impegno, a condizione che sia riformulato come segue: “ad adottare le opportune iniziative in materia di pubblicità del regolamento di cui alle premesse”.
PRESIDENTE. Quindi, lo poniamo in votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3161-A/19 Vallascas, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).
Ordine del giorno n. 9/3161-A/20 Donina, parere favorevole con riformulazione: l'accetta? Perfetto.
Ordine del giorno n. 9/3161-A/21 Caretta, accolto come raccomandazione: l'accetta? Perfetto.
Ordine del giorno n. 9/3161-A/22 Ciaburro, parere favorevole.
Ordine del giorno n. 9/3161-A/23 Mollicone, parere favorevole con riformulazione: l'accetta? Va bene.
Ordine del giorno n. 9/3161-A/24 Butti, parere favorevole con riformulazione: l'accetta.
Ordine del giorno n. 9/3161-A/25 Prisco, parere favorevole con riformulazione.
Ordine del giorno n. 9/3161-A/26 Rotelli, parere favorevole con riformulazione: perfetto.
Ordine del giorno n. 9/3161-A/27 Maccanti, parere favorevole con riformulazione.
Ordine del giorno n. 9/3161-A/28 Silvestroni, parere favorevole con riformulazione: va bene.
Ordine del giorno n. 9/3161-A/29 Ferro, parere favorevole con riformulazione.
Ordine del giorno n. 9/3161-A/30 Zucconi, parere favorevole con riformulazione.
Ordine del giorno n. 9/3161-A/31 Grippa, parere favorevole con riformulazione.
Ordine del giorno n. 9/3161-A/32 Giarrizzo, parere favorevole con riformulazione.
Ordine del giorno n. 9/3161-A/33 Ruggiero, parere favorevole.
Ordine del giorno n. 9/3161-A/34 Zanichelli, parere favorevole con riformulazione.
Ordine del giorno n. 9/3161-A/35 Tofalo, parere favorevole con riformulazione.
Ordine del giorno n. 9/3161-A/36 Rizzo, accolto come raccomandazione: va bene.
Ordine del giorno n. 9/3161-A/37 Brescia, parere favorevole con riformulazione.
Ordine del giorno n. 9/3161-A/38 Corneli, parere favorevole con riformulazione.
Ordine del giorno n. 9/3161-A/39 Iovino, parere favorevole.
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3161-A/40 Forciniti.
Ha chiesto di parlare il deputato Forciniti. Ne ha facoltà.
FRANCESCO FORCINITI (MISTO-L'A.C'È). Grazie, a lei, Presidente. Questo ordine del giorno tratta un tema che, certamente, sta a cuore anche a lei, perché attiene alla centralità del Parlamento. Infatti, il Parlamento, per essere centrale, deve essere rappresentativo in ogni sua articolazione e, a maggior ragione, in quelle istituzioni che storicamente hanno sempre rivestito un ruolo di garanzia, anche come contrappeso rispetto allo strapotere di una maggioranza, nell'ambito proprio di un rapporto, di una dialettica fra maggioranza e opposizione e anche fra poteri dello Stato. Parliamo, quindi, del Copasir. Ovviamente, tutti ci rendiamo conto che, in questo momento, c'è un vulnus nel Copasir, perché si ritiene fondamentale che il Copasir sia vicino o, controllato o, comunque, che abbia una rappresentanza delle forze di opposizione, al punto che si ritiene, per prassi, che la presidenza del Copasir debba andare alle forze di opposizione (è stata fatta anche una meritoria battaglia parlamentare per riottenere un riequilibrio delle forze del Copasir); tuttavia, non possiamo negare il fatto che la norma sia scritta in maniera sicuramente migliorabile, perché, al momento, non è prevista una rappresentanza da parte dei componenti del gruppo Misto. E, almeno di non voler negare la realtà e di non volerci girare dall'altra parte, dobbiamo riconoscere che, oggi, il gruppo Misto, nelle dinamiche e nella dialettica politica, assume un ruolo sempre più importante, anche man mano che la legislatura va verso la sua naturale conclusione. Noi, con questo ordine del giorno, chiediamo semplicemente che il Copasir diventi più rappresentativo e che la norma sia scritta meglio, proprio per garantire anche che il Copasir, che, in questo momento, è composto da 10 parlamentari, diventi, invece, composto da 12 parlamentari e che, auspicabilmente, i due parlamentari in più siano scelti all'interno del gruppo Misto, che in questo momento di fatto non ha la possibilità di accedere al Copasir.
Questo comporta degli squilibri più generali anche a tutto l'assetto istituzionale del nostro Paese, perché, ovviamente, nel Copasir vengono trattate questioni molto delicate. È una questione, quindi, che riguarda tutti, senza colori o bandiere, senza che ci sia un interesse di parte perché in questo momento nel gruppo Misto ci siamo noi, ma, in futuro, potrebbe capitare anche a qualsiasi parlamentare democraticamente e legittimamente eletto di non poter avere la sua voce rappresentata all'interno del Copasir.
Quindi, credo che una riflessione su questo sia opportuna: l'approvazione di un ordine del giorno, che sappiamo essere sicuramente qualcosa di non decisivo e non vincolante, potrebbe essere il primo passo, il primo momento in cui il Parlamento comincia a prendere una posizione chiara su questo tema. Un Parlamento centrale è un Parlamento rappresentativo, un Parlamento che il più possibile riesce a fotografare la situazione del Paese in ogni sua articolazione, anche nelle Commissioni parlamentari bicamerali e in quelle di inchiesta. Ovviamente questo principio che dovrebbe ispirarci tutti nella nostra azione, quindi noi non chiediamo nulla di eversivo, nulla di particolarmente complicato, nulla che voglia scardinare l'impianto di questo decreto-legge. Semplicemente, occorre approfittare di questo momento in cui stiamo discutendo di cybersicurezza, quindi anche di sicurezza del nostro Paese, per fare una riflessione sul fatto che il Copasir debba essere rappresentativo anche delle forze più piccole, anche del gruppo Misto, a maggior ragione in un momento storico particolare, non convenzionale, in cui c'è una maggioranza inedita, forse la maggioranza più grande della storia repubblicana, sulla quale un Governo abbia mai potuto fare affidamento. Ancora più lampante, ancora più impellente dovrebbe essere, in tutti noi, una riflessione profonda sul ruolo dell'opposizione in una democrazia sana e, quindi anche su una composizione del Copasir più rispettosa e dignitosa rispetto ai diritti delle forze più piccole dell'opposizione che, in questo caso, si trovano all'interno del gruppo Misto.
Quindi, vorrei che qualcuno mi spiegasse anche perché si pensa che la normativa sul Copasir vada bene così com'è, perché se si sta bocciando questo ordine del giorno, implicitamente si sta dicendo che la norma sul Copasir, così come è scritta, è scritta bene e che, quindi, garantisce anche le minoranze, garantisce anche il gruppo Misto.
Io non penso che sia così, ma sono disposto anche a cambiare idea, se ci sarà qualcuno da parte della maggioranza a dirmi, a dirci perché, secondo lui, in questo momento, il Copasir va bene così come è. Non dimentichiamo che non più tardi di un paio di mesi fa…
PRESIDENTE. Grazie, deve concludere Forciniti.
FRANCESCO FORCINITI (MISTO-L'A.C'È). …si è sfiorato anche un incidente diplomatico nella maggioranza proprio per via del Copasir. Quindi, se riuscissimo ad articolare meglio questa norma, renderemmo un servizio alla nostra democrazia…
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3161-A/40 Forciniti, il Governo si rimette all'Aula.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).
Ordine del giorno n. 9/3161-A/41 Baratto, favorevole con riformulazione. Accetta.
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3161-A/42 Leda Volpi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.
ANDREA COLLETTI (MISTO-L'A.C'È). Presidente, anche questo ordine del giorno riguarda la composizione del Copasir. Sicuramente lei si ricorderà che è stato un argomento molto dibattuto, per molte settimane, in questa sede; per alcune settimane è stata fatta anche una forma di ostruzionismo in Aula, prima che l'ex presidente del Copasir decidesse di dimettersi; ma è molto dibattuto anche per le conseguenze che provoca questa legge. Considerato che, comunque, la nomina all'interno del Copasir è formalmente di sua spettanza, Presidente, anche lei dovrebbe verificare quanto questa norma in questo momento e, quindi, questa legge sia rispettata. Perché dovrebbe essere di suo interesse, Presidente Fico, che almeno un comitato, quale il Copasir, in cui sono rappresentati la Camera dei deputati e il Senato Repubblica, in cui si svolge un ruolo fondamentale per la sicurezza dello Stato, non abbia una rispondenza con l'attuale legge e, quindi, sia in quella sede formalmente illegittimo perché non rispetta la divisione tra maggioranza e opposizione prevista dallo stesso Copasir. Ebbene, questo la dovrebbe molto interessare in quanto rappresentante di questa istituzione, nonché importante carica dello Stato.
Perché qual è il problema? Il problema è duplice, Presidente. Da una parte nascono spesso nuovi gruppi parlamentari - ne abbiamo un esempio in questa Camera, in cui recentemente è nato un nuovo gruppo parlamentare - i quali, però, sulla base dell'attuale normativa, non possono essere rappresentati all'interno del Comitato, laddove si prevede, invece, che siano tutti rappresentati. Inoltre, abbiamo un Comitato che per nove decimi è espressione della maggioranza di Governo quando la stessa legge impone che la rappresentanza all'interno del Copasir sia paritaria, ovvero metà alla maggioranza di Governo e metà all'opposizione.
Questo semplicemente succede perché, come è giusto che sia, in Parlamento si possono formare nuove maggioranze. Siamo una Repubblica parlamentare ed è normale che sia così. Peccato però che, per quanto riguarda il Copasir, tale normativa non rispetti la mutevolezza del quadro parlamentare, che proviene dal dettato costituzionale… Presidente, sì mi sto rivolgendo a lei proprio per questo emendamento, perché riguarda ovviamente un suo potere, quello di nomina. Ebbene, Presidente Fico, noterà anche lei che se giustamente a livello costituzionale possono modificarsi le maggioranze parlamentari, dovrebbe essere naturale conseguenza che il Copasir, rispecchiando, seppure in forma paritaria, l'evolversi delle maggioranze nel Parlamento, debba altresì rispecchiarlo.
Quindi, ogni volta che vi sia un mutamento della maggioranza parlamentare e non solo del Governo, perché possono aversi mutamenti di Governo senza mutamenti di maggioranza parlamentare - come accadeva spesso durante le fasi del pentapartito - ebbene il Copasir dovrebbe mutare composizione. Quindi, Presidente, dovrebbe essere lei in prima persona a imporre il mutare dei componenti del Copasir, perché è sua spettanza e suo potere. Lei, Presidente Fico, insieme alla Presidente Casellati, dovrebbe perciò tentare di rispettare la legge, perché noi viviamo - come detto - in un momento in cui, ahimè, lo spirito di quella legge, ovvero la rappresentanza paritaria in seno al Copasir, non è rispettata.
Mi aspetto, quindi, che lei, magari anche in quest'Aula, possa intervenire per specificare quali ritiene siano i suoi poteri in merito al Copasir e anche un intervento della Presidente Casellati. Ricordo anche che il Governo si è rimesso all'Aula, quindi questa è una scelta in cui i deputati sono, altresì, liberi di poter votare come la loro coscienza impone (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Volpi. Ne ha facoltà.
RAFFAELE VOLPI (LEGA). Grazie Presidente. È due giorni che ascolto questa discussione sul Comitato, che ho avuto l'onore di presiedere. Vedete, ci sono sicuramente alcune situazioni che devono essere attualizzate. Io rifaccio qua la proposta che ho fatto quando ero Presidente, cioè che le forze politiche - non il Governo, collega, le forze politiche - trovino lo spazio per individuare un'attualizzazione della legge n. 124.
Se mi permette, Presidente, vorrei ricordare ai colleghi che io e il collega senatore Arrigoni ci siamo dimessi dal Copasir dicendo chiaramente che poteva essere un momento per ragionare sulla ricomposizione che fosse completamente legata a quello che dice la legge.
Non imputo, ovviamente, ai Presidenti delle Camere le loro scelte, sono libere, ma la sollecitazione parlamentare c'è e c'è anche per altri motivi (ne parlavo ieri con il Ministro). Mi farò delle domande e in questo caso mi darò delle risposte: in quello che stiamo votando ci sono modifiche, dirette o indirette, alla legge n. 124? La risposta è sì, perché allarghiamo, comunque modifichiamo il perimetro delle competenze del Comitato; perché viene cambiata la modalità di azione dell'autorità delegata che prima aveva semplicemente ed esclusivamente un rapporto con le agenzie o comunque con il sistema della sicurezza; è cambiato anche il momento storico e tecnologico da quando la legge è stata fatta. Quindi, lo dico a tutti i colleghi, sollecitando ulteriormente una riflessione, perché, collega Colletti e colleghi che sono intervenuti, la garanzia della presenza paritaria non è solo fatta per l'opposizione; è perché a tutti i colleghi si può almeno permettere di scegliere il presidente, perché noi, signori carissimi - e non ce l'ho con il collega di Fratelli d'Italia, assolutamente - ci siamo trovati a fare una votazione segreta con un unico candidato.
Allora, quando ci si riempie la bocca di democrazia, o la democrazia la si pensa applicata completamente o è una presa in giro di questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), questa è la realtà!
Quindi, a prescindere dai personali egoismi e dalle personali storie, forse, se questo Parlamento si prendesse in carico una revisione seria della legge n. 124, sarebbe cosa buona e giusta. Non penso che ciò passi con gli ordini del giorno, colleghi, ma credo che al riguardo una riflessione politica ci sia tutta (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3161-A/42 Leda Volpi, su cui il Governo si rimette all'Aula.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3161-A/43 Giuliodori, su cui il Governo si rimette all'Aula.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3161-A/44 Bruno Bossio su cui il parere è favorevole.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Mollicone. Ne ha facoltà.
FEDERICO MOLLICONE (FDI). Vorrei dire che, come Fratelli d'Italia, sottoscriviamo questo ordine del giorno che riguarda l'opportunità di procedere ad uno specifico atto normativo primario, a un testo unico, perché, come giustamente viene evidenziato e come il collega Butti poi evidenzierà anche nel nostro intervento in dichiarazione di voto, c'è una grande confusione normativa.
PRESIDENTE. Lo sottoscrive, però non può fare la dichiarazione di voto, perché non lo votiamo.
FEDERICO MOLLICONE (FDI). Ho concluso, solo per dire che lo sottoscriviamo per queste ragioni.
PRESIDENTE. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3161-A)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare il deputato Giuliodori. Ne ha facoltà.
PAOLO GIULIODORI (MISTO-L'A.C'È). Grazie, Presidente. Mi sento di dire che questo probabilmente sarà l'unico decreto accettabile del Governo Draghi; un decreto che sostanzialmente arriva già in ritardo, perché la direttiva europea che riguarda proprio la cybersicurezza ormai gira da vari anni.
È un decreto che comunque mette in ordine una serie di competenze e dà potere ad un'Agenzia, l'Agenzia nazionale per la cybersicurezza, su una serie di competenze, dalla verifica al controllo delle reti e delle nostre infrastrutture, che sono spesso il punto debole dove criminali, legati magari anche a Stati nazionali, possono penetrare e far danni in ambito civile, ma anche in ambito militare. Tra le altre competenze, rientra anche quella di redigere la strategia nazionale per la cybersicurezza, però, al riguardo, troviamo dei punti deboli. Purtroppo, è un decreto, per quanto accettabile, che contiene vari punti deboli: uno è proprio questo, ossia non vi sono termini, non vi sono scadenze, quindi, come dicevo all'inizio, siamo già in ritardo, il Governo ha fatto questo decreto in ritardo; eppure, non si prevedono termini.
Stiamo parlando di una delle competenze principali di questa Agenzia, ossia redigere la strategia nazionale per la cybersicurezza, che è un documento assolutamente fondamentale per capire dove e come intervenire, con quali risorse e via seguitando; eppure, non si prevede alcun tipo di termine o scadenza per questa strategia. Quindi, paradossalmente, l'Agenzia potrà impiegare alcuni anni per tirar fuori questa strategia nazionale e questo è un problema perché stiamo vedendo, anche negli ultimi mesi, come gli attacchi cibernetici si siano intensificati sia per quanto riguarda la microcriminalità sia per quanto riguarda gli attacchi veri e propri tra Stati.
È inutile dire che siamo soggetti quasi quotidianamente ad attacchi che possono arrecare danni seri non solo in ambito di impresa, ma anche in ambito sociale. Pensiamo, ad esempio, a cosa può accadere se si dovessero bloccare un ospedale oppure un impianto di purificazione dell'acqua, come è successo in America; quindi, sono temi molto delicati che riguardano direttamente la cittadinanza. Pertanto, trovo assurdo che non sia stato posto alcun tipo di termine o scadenza.
Un altro problema che contiene questo decreto è che, per quanto sia definito il ruolo dell'Agenzia, il ruolo del Nucleo, il ruolo del Comitato interministeriale, eccetera, vi sono problemi relativi al fatto che alcune questioni non sono ben definite e chiare e quindi ciò rimanda l'attuazione di questo decreto-legge a successivi decreti attuativi e regolamenti. Il che rende la questione un po' delicata, nel senso che il Parlamento non ha avuto minimamente il potere di controllare queste questioni, pertanto si rimanda ad atti governativi che potrebbero totalmente fraintendere il ruolo dell'Agenzia, quindi, in un certo senso, mistificare l'attività stessa dell'Agenzia.
Poi passiamo ad un'altra questione abbastanza importante, ossia quella del personale. All'Agenzia viene demandata una serie di competenze che sono varie ed assolutamente complicate, considerando anche il contesto complicato della cybersecurity e veramente difficile da trattare; è tutta una serie di competenze che necessita, ovviamente, di un discreto personale. Al riguardo, vi è una delle note dolenti perché, secondo L'Alternativa c'è, innanzitutto il personale di livello dirigenziale in termini di numeri è un po' troppo esagerato; secondo noi, sarebbe stato opportuno rivederlo al ribasso, però, tralasciando questo, c'è un problema di competenze. Si dice, per esempio, che una buona parte di questo personale può essere preso nelle pubbliche amministrazioni, quindi è già operante in altre pubbliche amministrazioni. Per quanto riguarda il Ministero dello Sviluppo economico, questo è sicuramente un bene, perché, all'interno, vi sono sicuramente figure già formate e già competenti in questo ambito; però non possiamo dire la stessa cosa per quanto riguarda altre pubbliche amministrazioni.
Infatti, le competenze di cybersicurezza all'interno della pubblica amministrazione italiana in generale sono molto basse; sono molto basse anche in relazione del fatto che i dipendenti della pubblica amministrazione italiana hanno un'età media tendenzialmente molto alta (parliamo di cinquant'anni circa o più); questo perché non sono stati assunti i giovani ed è stato fatto un taglio costante della spesa.
Nella totalità dei dipendenti, abbiamo una mancanza di circa 2-3 milioni di dipendenti pubblici e ne abbiamo pochissimi che sono giovani (solo due su cento sono giovani, contro una media europea di circa di 18-19 su cento). Questo - va da sé - porterà sicuramente poche competenze - mi immagino - all'interno dell'Agenzia stessa. Un'altra questione è anche il tipo di contratto di lavoro. Sicuramente è una questione positiva che venga inserito e garantito il contratto che viene riservato ai dipendenti della Banca d'Italia, che ha enormi tutele e diritti, e anche dal lato remunerativo è sicuramente tra i più alti d'Italia. Però questo è stato fatto proprio perché il mondo della cybersicurezza è un mondo dove c'è molta domanda e pochissima offerta, quindi, di conseguenza, gli stipendi schizzano in alto. Questo, più che altro, avviene ovviamente a livello europeo ed è questa la ragione per cui i nostri giovani se ne stanno andando; se ne stanno andando perché non trovano in Italia un terreno fertile sia sul lato privato, ma direi anche e soprattutto sul lato pubblico in quanto vengono costantemente osteggiati. Spesso, infatti, si devono scontrare con una classe dirigenziale per lo più vecchia, che tende a tutelare i propri poteri e ciò che hanno acquisito durante la vita e non lasciano spazio alle nostre forze e alle nostre menti giovani. Quindi, ci sarà sicuramente un problema di acquisizione di personale, perché, come dicevo, all'estero verranno pagati molto di più e avranno condizioni addirittura favorevoli rispetto a quelle di Banca d'Italia; quindi, questo sarà sicuramente un problema.
Per quanto il numero complessivo di personale potrebbe essere sufficiente, ma forse potrebbe essere addirittura rivisto al rialzo, si farà fatica sicuramente a trovare persone formate e giovani talentuosi, capaci di poter mettere al sicuro il nostro Paese.
Un'altra questione che andrebbe risolta e che si lega a quella del personale è quella della formazione. In ambito informatico solitamente si dice negli ambienti che il 90 per cento dei problemi sono generati dall'utente, sono causati dall'utente; non sono i sistemi che vanno in errore, ma spesso e volentieri è l'utente che non sa come utilizzare quei sistemi e fa degli errori, assolutamente banali; questo avviene soprattutto nel lato della cybersicurezza.
Abbiamo, per esempio, tutta la tematica dell'ingegneria sociale; si tratta semplicemente, non di bucare il sistema, ma di ingannare l'utente che sta usando quel sistema in modo da poter accedere a quel sistema. Questo, in un contesto come quello italiano delle PMI, porta a una naturale debolezza. Le PMI non sono formate; non sono nemmeno coscienti di che cos'è la cybersicurezza e di perché si devono proteggere; lo capiscono solo dopo, quando vengono attaccati e, magari, perdono il loro database e perdono migliaia e migliaia di euro di fatturato in pochi giorni (allora lì sì che si rendono conto quanto è importante la cybersecurity).
Concludendo, Presidente, ripeto che questo decreto è accettabile, probabilmente sarà l'unico accettabile di questo Governo Draghi. Abbiamo visto in Commissione il decreto sul PNRR, il “decreto Semplificazione” e abbiamo visto il “decreto Sostegni”, ma sono assolutamente insufficienti; arriverà adesso in Aula il decreto sul green pass e lì probabilmente ne vedremo delle belle. Detto questo non mi sento di non prendere la responsabilità e, quindi, dichiaro il voto favorevole di L'Alternativa c'è (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie Presidente. Signor Ministro, colleghi, credo che in premessa non si possa non rilevare che questo decreto “Disposizioni urgenti in materia di cybersicurezza e definizione dell'architettura nazionale di cybersicurezza e istituzione dell'Agenzia per la cybersicurezza nazionale” colmi un ritardo; un ritardo molto significativo e - mi sia consentito di aggiungere - assai preoccupante. A noi ha molto colpito l'audizione del sottosegretario Gabrielli, che ha evidenziato con grande trasparenza e anche con grande capacità di analisi i rischi reali e quotidiani che noi stiamo correndo, proprio in ragione di questo ritardo, proprio in ragione di una evoluzione complessiva di questa materia e di questi temi, che sta portando il tema della sicurezza cibernetica al centro dell'agenda di molti Paesi, per non dire di tutti i Paesi. D'altronde, noi stiamo vivendo - e per alcuni versi la pandemia credo che abbia aperto gli occhi a tutti - in una società estremamente fragile. La fragilità deriva dalla complessità e dalla quantità di informazioni e di dati che sono a nostra disposizione e che circolano. Gli esperti usano un parametro, che è quello del tempo di raddoppio. Tempo di raddoppio significa la quantità di informazioni che sono prodotte dall'intera umanità, rispetto a quello che è stato prodotto fino a una certa data. Per dirla in maniera più semplice, noi dal 1° gennaio al 31 dicembre 2021 produrremo una quantità di informazioni, pari a quella che era stata prodotta fino al 31 dicembre del 2020. Questo è già quindi un dato e una dimensione assolutamente straordinaria ma, secondo gli esperti, nel 2025 questo tempo di raddoppio sarà di 12 ore. Questo vuol dire che questa quantità di informazioni - e l'informazione può essere, ad esempio, semplicemente data dalle celle dei cellulari quando noi ci spostiamo - da questo punto di vista pone, quindi, un elemento di grande fragilità. D'altronde - altro particolare su cui credo valga la pena di riflettere - il cellulare è per la prima volta nella storia dell'umanità un dispositivo che è nelle mani di più di metà della popolazione mondiale (4,7 miliardi di cellulari sono oggi presenti su circa 7 miliardi di abitanti). Ebbene, nella storia, nessun altro dispositivo aveva raggiunto questi livelli di penetrazione e di diffusione. È questo un contesto, evidentemente, che ha elementi di positività, che ha permesso, per esempio, a intere popolazioni di avere accesso a quantità di informazioni un tempo assolutamente impensabili; anche nella nostra vita noi oggi abbiamo a disposizione un numero di informazioni straordinariamente superiore alle precedenti generazioni e, per di più, in maniera gratuita. Ebbene, la cybersicurezza è esattamente l'altra faccia della medaglia, perché è evidente che ci possono essere e ci sono strutture, intelligence e altri soggetti, che possono sfruttare questa massa di informazioni per scopi assolutamente differenti da quelli della divulgazione, ovvero i cosiddetti attacchi cibernetici, attacchi che possono venire sia in una logica di dimensione militare, ma è sempre più crescente una logica anche di tipo economico. Gli esperti ci dicono con chiarezza che le prossime guerre, in realtà, in termini di danni prodotti, oltre che sul campo, si produrranno proprio sul cloud; si produrranno nella capacità di inserirsi dentro i sistemi informatici di vari soggetti, per determinare blocchi e soprattutto furti e danni all'intero sistema.
Ecco perché noi crediamo e siamo convinti che l'Agenzia per la cybersicurezza nazionale sia una risposta corretta, che sta dentro il solco delle iniziative legislative prese in questi anni. È evidente che occorre darle una sua dimensione il prima possibile di tipo organizzativo, che occorre anche provare a inserirla all'interno delle Agenzie già esistenti e - per dirla con estrema chiarezza - è del tutto evidente che esiste una criticità, cioè la definizione dei confini con l'operatività delle strutture di intelligence perché, nella cybersicurezza, evidentemente c'è anche la sicurezza nazionale e la sicurezza nazionale ha un contorno molto ampio.
Quindi, da questo punto di vista, noi riteniamo che questo decreto andasse fatto; è stato anche migliorato, grazie all'azione del Parlamento. Occorre che il Parlamento non sia completamente esautorato da un'attività di controllo perché è evidente la delicatezza degli interventi in questo contesto, così come evidentemente ci sono i confini della privacy, da un lato, e soprattutto della garanzia della sicurezza dei dati, che vanno assolutamente tutelati nell'interesse generale.
È quindi, con queste motivazioni, che il gruppo di Liberi e Uguali voterà convintamente a favore di questo provvedimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Biancofiore. Ne ha facoltà.
MICHAELA BIANCOFIORE (CI). Grazie, Presidente. Io vorrei innanzitutto dire che mi ha molto sorpreso che ieri il Parlamento sia stato, come dire, inchiodato - seppure ovviamente io sia una fervente sostenitrice della democrazia e, tanto più, ovviamente dell'opposizione e quindi delle libere voci - su una materia del genere, che necessita assolutamente di essere viceversa velocizzata e spieghiamo perché.
Presidente e onorevoli colleghi, l'Italia è quarta tra i Paesi EMEA (Europe, Middle East and Africa), colpiti nell'ultimo anno, dopo Francia, Germania e Inghilterra, dai cosiddetti ransomware, cioè dai virus malware ideati per bloccare l'accesso dei dispositivi che infettano, col fine di chiedere per lo più dei riscatti economici. Parliamo di un'escalation pari al più 422 per cento di attacchi hacker, ribadisco: più 422 per cento di attacchi hacker. Ultimo esempio quello del tool Pegasus, balzato alle cronache perché sembrerebbe aver coinvolto oltre 50.000 telefonini in tutto il mondo, compresi quelli del Presidente francese Macron e della Cancelliera tedesca Angela Merkel. Un attacco informatico globale gigantesco, che avrebbe permesso a Governi e ad organizzazioni filopolitiche di spiare 24 ore su 24 gli smartphone di personaggi influenti in ogni ambito di rilievo, a cominciare - si dice - da quello del patron di Amazon, Jeff Bezos, che gli è costato - sembra - addirittura il divorzio. Ai pirati del web dobbiamo anche il prolificare di virus che affliggono un settore già troppo afflitto, come tutti sappiamo, per esempio il turismo, infettando i sistemi di chiusura delle stanze di albergo, arrestando così addirittura i turisti ai domiciliari, se non si pagano cifre astronomiche con criptovalute che, il più delle volte, non sono intercettabili. Alla luce di questi fatti di cronaca e analisi, non è un caso se recentemente il sottosegretario con delega ai Servizi, Franco Gabrielli, si sia spinto a dire una verità lapalissiana, ovvero che la sicurezza cibernetica è un disastro, con particolare riferimento purtroppo al nostro Paese. E su questo problema, in relazione al Piano nazionale di ripresa e resilienza, si è mossa anche ovviamente l'Europa che, attraverso l'Alto rappresentante dell'UE, Josep Borrell, ha presentato nel marzo scorso la strategia per costruire una ragnatela di centri operativi di sicurezza in tutta l'Unione Europea, per anticipare e monitorare gli attacchi informatici, ovvero per proteggere i cittadini e le imprese dell'Unione, creando un cyberspazio sicuro e libero. La cybersicurezza è evidentemente essenziale, secondo la Commissione, per costruire un'Europa digitale, verde e resiliente: si legge nelle conclusioni, che indicano il raggiungimento di un'autonomia strategica nell'area della cybersecurity, con l'obiettivo di rafforzare le leadership dell'Europa nel campo digitale.
L'Italia però è più indietro dei principali partner europei: “Stiamo arrivando un po' tardi sull'argomento” - ha ammesso appunto il sottosegretario Gabrielli in audizione - “se consideriamo che, in Germania, l'Agenzia della cybersecurity ha visto le sue origini nel 1991 e oggi dispone di circa 1.200 persone, mentre la Francia ha un'Agenzia che è operativa dal 2009 e ha oltre 1.000 dipendenti”. Il nostro Paese - è emerso da ogni analisi, purtroppo - è, ancora una volta, in ritardo su tutta la materia digitale ed informatica, fondamentale per la competitività del sistema Paese. Il Ministro delegato Colao, Ministro per l'Innovazione tecnologica e la transizione digitale, ha parlato di fortissime criticità, soprattutto per quanto attiene al profilo pubblico e sarebbe forse il caso, per una volta nel nostro Paese, di individuare le responsabilità di queste mancanze che flagellano la competitività del nostro Paese. Basti pensare che, ancora oggi - e lo abbiamo visto in questi due tragici anni caratterizzati dalla pandemia da SARS-CoV-2 - è stato impossibile per molti bambini, per esempio, seguire le elezioni in DAD per mancata copertura, nel 2020-2021, di Internet nei loro territori di appartenenza.
Questa lunga premessa era necessaria per sottolineare l'importanza fondamentale della nascita dell'Agenzia nazionale per la cybersicurezza e il perché del voto convintamente favorevole di Coraggio Italia al decreto-legge n. 82 del 2021. Il ricorso alla decretazione d'urgenza è infatti, in questo caso, quanto mai giustificato dall'imminente necessità di dotare il Paese di una struttura di eccellenza e all'avanguardia di cybersicurezza in tempi rapidi rispetto a quello che abbiamo visto essere lo standard italiano.
Il decreto-legge affronta poi anche il tema fondamentale dello sviluppo di competenze nazionali, sia in termini di aziende, che in termini di persone. La creazione di competenze ormai è un punto fondamentale e non procrastinabile, che dovrebbe essere affrontato con il Ministero dell'Istruzione, magari creando un istituto superiore ad hoc. A fronte del moltiplicarsi di fondi pubblici per startup e digitale, è paradossale però che sia, per lo più, impossibile trovare personale competente in materia di sviluppo informatico e - figuriamoci - in materia di sicurezza cibernetica dal punto di vista tecnico: 300 dipendenti - colleghi de L'Alternativa c'è - sono addirittura pochi, il problema sarà reperire i dipendenti necessari (parlo con cognizione di causa, anche per esperienza personale). La carenza di competenze in materia informatica è un problema più serio, che ostacola le piccole e medie imprese prive di tecnici in grado di guidare l'azienda in modo serio e professionale verso la transizione alla sicurezza, oltre che al digitale. Inoltre, un altro problema al quale il Parlamento e il Governo dovrebbero far fronte, è quello dell'improvvisazione, altro male del nostro Paese: il mondo informatico è caratterizzato da una miriade di sedicenti competenti senza alcuna preparazione certificata, che partecipano all'inaffidabilità del sistema e ai bug di sicurezza. In definitiva, non esiste un'Italia digitalizzata senza la sicurezza e non esiste una transizione al digitale senza sicurezza. Ecco perché necessita, più che mai, di professionisti della cybersecurity perché una digitalizzazione non sicura rende tutti esposti ad apocalittiche intrusioni, come quella recente sui dati SARS-CoV-2: sabotaggi, ransomware, con rapimento e riscatto delle macchine e dei dati, come vi ho detto precedentemente.
Dunque, Presidente e onorevoli colleghi, è evidente che questo Parlamento e questo Governo devono fare ancora molto per promuovere le competenze tecnologiche per la sicurezza e per la diffusione tra i giovani della passione per questa professionalità, che ha caratteristiche divertenti ed interessanti e che può essere un volano per lo sviluppo di migliaia di posti di lavoro, per promuovere il satwork e per evitare la fuga dei nostri migliori cervelli all'estero.
Il decreto-legge che stiamo approvando trova infine l'appoggio di Coraggio Italia perché risponde anche all'esigenza di non stravolgere la legge n. 124 del 2017, la legge che ha riformato la struttura e l'organizzazione dei servizi segreti italiani e del segreto di Stato in Italia. Viceversa, le iniziative dello scorso Governo - poi dallo stesso, in verità, fatte tramontare - avevano mandato in fibrillazione il comparto della nostra intelligence che - mi preme qui ribadire - è di riconosciuta eccellenza internazionale e, per la sua natura di infrastruttura fondamentale dello Stato, non va mai trascinata nelle diatribe della partigianeria politica. Parlo del caos sull'introduzione della manovra di bilancio dell'Istituto italiano di cybersicurezza, ovvero di una fondazione pubblica-privata che, secondo il Governo “Conte-bis”, avrebbe dovuto gestire i fondi della Next Generation EU. L'AISI e l'AISE, le nostre agenzie di intelligence, potevano essere distratte dal loro lavoro per preoccuparsi che dietro alla fondazione dell'istituto si potesse creare una terza struttura con competenze e prerogative proprie, che avrebbe creato solo confusione. Il decreto-legge attuale, invece, risponde, dunque, alle preoccupazioni anche della nostra intelligence e alla necessità di estrapolare dalle agenzie la cybersecurity e la cyber-resilienza, lasciando ai Servizi le operazioni cyber vere e proprie e ai Ministeri dell'Interno e della Giustizia la cyberinvestigation, cioè la persecuzione dei crimini cibernetici, che, come abbiamo visto, si moltiplicano.
Concludo, Presidente, con le parole parafrasate del sottosegretario Gabrielli: non possiamo più permetterci di perdere tempo su una tematica che deve viaggiare alla velocità della luce e che non può più viaggiare alle tempistiche a cui siamo abituati. Abbandoniamo la forma mentis italiana e sintonizziamoci col futuro, che già è presente, di molte nazioni che al momento non ci comprendono (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Paita. Ne ha facoltà.
RAFFAELLA PAITA (IV). Signor Presidente, onorevoli colleghi, Governo, oggi siamo chiamati a votare il disegno di legge di conversione del decreto-legge in materia di cybersicurezza, che definisce l'architettura nazionale della cybersicurezza e anche il lavoro dell'Agenzia. È un provvedimento che è stato affrontato e analizzato dalle Commissioni I (Affari costituzionali) e IX (Trasporti), che voglio ringraziare per l'approfondito lavoro e per il dibattito che c'è stato in Commissione (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
Credo che sia necessario dirci con grande chiarezza qual è la posta in gioco: il tema della cybersicurezza è uno dei più importanti temi che ci troviamo ad affrontare in un'ottica di progettazione di futuro; è una delle sfide più grandi e, se vogliamo dire, anche più complesse che devono affrontare le società nel mondo. Ho già detto nel corso della relazione che si prevede, da qui a 10 anni, che i dispositivi interconnessi siano circa un trilione. Questo numero dovrebbe in qualche modo farci riflettere sull'importanza e rischio, e anche sulla vulnerabilità del sistema informatico, il quale risulta esposto alle minacce più diversificate, da quelle che attengono all'ambito tradizionale della sicurezza, come per esempio la criminalità organizzata o il terrorismo, fino ai tentativi di minare l'interesse nazionale. Il dominio digitale sarà, quindi, sempre di più uno degli elementi centrali, forse il più nevralgico, in cui si misurerà anche la competizione tra gli Stati.
Sempre nel corso della relazione, ho citato alcuni episodi che danno il senso della gravità degli episodi che si sono verificati anche di recente, attacchi veri e propri: ho citato il caso della primavera, che ha riguardato proprio i comuni italiani che sono stati posti sotto attacco da gruppi stranieri che hanno hackerato i dati e hanno offerto di restituirli solo dopo il pagamento di una somma di riscatto; ho citato l'esempio della Colonial Pipeline, cioè dell'oleodotto che è stato attaccato negli Stati Uniti. Quindi, stiamo parlando di servizi fondamentali per i cittadini.
Ci sono, però, anche tanti altri esempi che drammaticamente risultano essere preoccupanti: pirateria informatica che ha hackerato sistemi di controllo nel mondo industriale, mi riferisco a casi eclatanti anche nel campo delle acciaierie; aggressioni che sono in atto sul sistema della navigazione, penso al colosso Merck. Ricordiamoci che noi siamo in un Paese in cui c'è il transito di tanta parte delle merci mondiali. Mi riferisco ai casi che hanno riguardato l'IMO, l'Organizzazione marittima internazionale.
Insomma, si tratta di infiltrazioni internazionali o di danneggiamento da parte di terzi in settori tecnologici, che dimostrano certamente la vulnerabilità e anche la difficoltà dei dipendenti e delle loro mansioni, messe fortemente a rischio. È ovvio che ciò significhi anche enormi costi provocati dalla criminalità informatica: costi legali, costi normativi, costi informatici. Il perimetro del rischio è molto, molto chiaro. Il sistema riguarda tutte le realtà informatiche del Paese, sia quelle pubbliche, che quelle private, a prescindere dalla loro natura giuridica. Penso a settori nevralgici, come quello della sanità, o al comparto dell'approvvigionamento delle acque, oppure al sistema dei rifiuti. Insomma, le nostre città, dobbiamo dircelo con grande chiarezza, possono essere a rischio, nel loro funzionamento quotidiano, nella possibilità di conservare in modo molto sicuro i loro dati sensibili. E qui sta il tema che stiamo affrontando oggi: far crescere una radicata e consapevole cultura della cybersicurezza, che deve essere diffusa sia tra le pubbliche amministrazioni, sia nel tessuto economico privato, che, a causa del nanismo delle nostre imprese, spesso risulta in difficoltà, perché recenti analisi ci dicono che le piccole e medie imprese italiane sono in difficoltà a mettere in sicurezza i loro sistemi, sono troppo pochi gli investimenti, sono troppo poche le competenze interne utilizzabili per il rafforzamento del sistema. E allora serve un cambio di mentalità, ma anche un robusto investimento economico, per aiutare le nostre aziende. Ed è una risposta che, in quota parte, noi troviamo anche all'interno del PNRR che ha voluto il Governo Draghi.
È una fotografia, ripeto, che non deve crearci eccessivi allarmismi, ma che ci deve invitare ad agire. E sono state le parole del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Franco Gabrielli, a darci la preoccupazione che noi dobbiamo avere di fronte per poter essere operativi, innanzitutto perché lui ci ha ricordato che in Germania, per esempio, lo diceva anche la collega che mi ha preceduto, un'Agenzia sulla cybersicurezza è nata nel 1991 e dispone di circa 1200 unità, che in Francia una dotazione attuale in termini di dipendenti risulta essere intorno ai 1000 dipendenti; noi solo nel 2012 abbiamo avuto contezza dell'opportunità di riconnettere tutto questo all'ambito di un unico soggetto e nel 2017, poi, sulla base degli obblighi derivanti dalla direttiva cosiddetta NIS, nel comparto dell'intelligence.
Ora, è chiaro che il lavoro del DIS è stato indubbiamente importante e ha consentito sia di innalzare il livello di attenzione dei diversi soggetti pubblici e privati, sia di delineare le linee di indirizzo ulteriori e innovative. È tuttavia chiaro che la collocazione della materia all'interno del DIS non è completamente funzionale, visto che il tema della cybersecurity travalica i confini della cyber intelligence, coprendo anche ambiti che sono ovviamente propri di una cooperazione pubblico-privata, come cercavo appunto di dire.
L'architettura che è stata individuata è un'architettura, tutto sommato, snella, funzionale, agile, ed è un'architettura che ha un vertice, la Presidenza del Consiglio dei Ministri, ma ha anche - nell'ambito della discussione che abbiamo affrontato, credo bene, con rigore, con una grande volontà di collaborazione - rafforzato il sistema di controllo delle Commissioni competenti sulla base di alcune sollecitazioni, lo dico con grande onestà, da parte di tutte le forze politiche, fatemi dire, anche e soprattutto da parte della forza politica che rappresento, Italia Viva. Quindi, un rafforzamento del ruolo delle Commissioni, un rafforzamento del ruolo del Copasir, e poi un'organizzazione che è intervenuta rafforzando anche gli ambiti in cui il Parlamento ha chiesto che l'Agenzia preveda nuove iniziative per valorizzare, per esempio, il tema della crittografia, come elemento relativo alla cybersicurezza, dei servizi cloud, del partenariato pubblico-privato, della costituzione di aree di sviluppo e di innovazione finalizzate, per esempio, alla formazione e al reclutamento di personale in settori avanzati dello sviluppo della cybersicurezza; insomma, attività che ci consentano di rafforzare complessivamente il sistema e che dovranno tenere monitorato costantemente il funzionamento dell'Agenzia nel prossimo futuro.
Presidente, mi avvio alle conclusioni ribadendo alcuni concetti espressi dal Ministro Colao, sempre in riferimento ai rischi di sicurezza che può correre certamente il nostro Paese per quanto riguarda il server della pubblica amministrazione. L'inadeguatezza del nostro sistema rende necessario un intervento sul cloud, lo dicevo prima, e forti investimenti, che sono, come sottolineavo, anche previsti dal PNRR. Si profila, per dirla con le parole del Ministro Colao, l'idea di uno Stato allenatore, che mette risorse e competenze, e rinnova dove è monopolista. La sfida che oggi ci accingiamo ad affrontare è portare la connettività dappertutto e la conseguente sicurezza nei dati.
Se ci pensiamo bene, questo è il tema delle società moderne. Rete e informatizzazione aprono nuove prospettive di crescita sia sul piano occupazionale sia su quello dei servizi ai cittadini ma aprono anche nuove forme di democrazia e, nell'aprire nuove opportunità, stravolgono anche le forme del lavoro, dell'organizzazione della vita quotidiana e del concetto di sicurezza. È una grande rivoluzione a cui lo Stato deve far corrispondere una lungimirante visione e programmazione. La considero la sfida dei riformisti: non chiudersi a riccio, con lo sguardo rivolto al passato, ma osare e credere nel futuro, cambiando la società e lavorando per renderla più sicura (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Oggi stiamo facendo un passo in avanti in questa direzione e, se è vero che abbiamo accumulato ritardo, è vero anche che la compattezza delle forze politiche, la leale collaborazione delle opposizioni, che voglio riconoscere, e la guida salda del Governo ci fanno ben sperare per il futuro del Paese. Quindi, iniziamo un lavoro interessante e continuiamo, con il Parlamento, a fare in modo di monitorare lo stato di avanzamento dell'Agenzia e il suo funzionamento. Annuncio, pertanto, il voto favorevole di Italia Viva (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Butti. Ne ha facoltà.
ALESSIO BUTTI (FDI). Grazie, Presidente. Io penso non sia opportuno dedicare l'intera dichiarazione di voto di Fratelli d'Italia su un provvedimento così importante alle dichiarazioni, che abbiamo ascoltato, dell'apprezzato collega Volpi, ex presidente del Copasir. Però, io penso che qualche precisazione sia d'obbligo, sennò vuol dire che abbiamo smarrito l'orientamento su un tema di questa natura. Allora, il Copasir, a differenza del Copaco, si occupa non solo di intelligence ma anche e soprattutto di sicurezza nazionale, tanto che anche questo decreto-legge, non appena licenziato dal Governo, è stato sottoposto per le verifiche del caso proprio al Copasir. La cybersecurity è nell'ambito della legge n. 124 del 2007 che, non a caso, è la legge di riforma complessiva e, ovviamente, si occupa di intelligence ma, ancora meglio, si occupa di sicurezza nazionale. E ancora: in base a questo, proprio con la presidenza del collega Volpi, il Copasir ha elaborato, peraltro, dei documenti apprezzabili e molto apprezzati relativamente alle connessioni tra il 5G e le telecomunicazioni. Si è spinto oltre, andando a elaborare documenti anche per quanto riguarda la questione del sistema finanziario e bancario. Quindi, vuol dire che l'approccio, nella peggiore delle ipotesi, è un approccio non organico ma, di più, è quasi olistico, a 360 gradi, come è giusto che sia. Poi, l'ultimo appunto: se il Governo attribuisce a un unico sottosegretario sia la delega per quanto riguarda l'Agenzia sia la delega dell'intelligence, a maggior ragione è sciocco ed è banale sottrarre competenze e prerogative proprio al Copasir in questo momento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) anche se è cambiato il presidente.
Ora, venendo a noi e alla dichiarazione di voto del gruppo di Fratelli d'Italia, è ovvio che il tema della sicurezza cibernetica è ormai imprescindibile, soprattutto per quanto concerne l'attuazione del PNRR, che mette a disposizione risorse ingenti. Ma, allora, sorge spontanea già una prima domanda: come mai si è ravvisato solo ora il requisito di necessità e urgenza per approcciare al tema, dopo 3 anni di legislatura? Come mai oggi tutto il Parlamento ravvisa la necessità di intervenire in materia di cybersecurity? Del resto, da molto tempo - l'abbiamo fatto col collega Mollicone e con gli altri colleghi della Commissione trasporti - Fratelli d'Italia mette in guardia tutta la politica rispetto alla vulnerabilità non solo di un sistema ma anche dei dispositivi e questa vulnerabilità è direttamente proporzionale all'evoluzione tecnologica che è in atto e in corso, e lo abbiamo dimostrato e spiegato in tutte le sedi istituzionali opportune. Quindi, vuol dire che nei primi 3 anni di questa legislatura il Governo, nella migliore delle ipotesi, ha dormito o i Governi hanno dormito; eppure hacker, spie e malintenzionati certamente non hanno dato tregua. Pensate che addirittura la stampa ci ha reso edotti rispetto a un atto di spionaggio nei confronti di Romano Prodi e, a parte la noia incredibile a cui sarà stato sottoposto chiunque abbia ascoltato Romano Prodi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), il problema c'è, il problema è evidentemente serio. Allora, l'istituzione di un'Agenzia dedicata alla cybersicurezza, come ho detto, è, sì, incredibilmente tardiva ma è anche altrettanto opportuna, soprattutto per intestare a un unico soggetto deleghe e competenze che erano distribuite nel mondo delle varie Agenzie e dei vari Ministeri. Dunque, proprio perché noi riteniamo che la materia sia estremamente vasta, come ho detto prima relativamente all'intervento del presidente Volpi l'approccio deve essere olistico, a 360 gradi, completo e, per fare questo, bisogna partire da un quadro strategico. Su queste cose il quadro strategico, però, deve essere ovviamente condiviso e soprattutto deve essere chiaro, perché deve valutare tutte le attività che l'Agenzia dovrà mettere in essere e che sono necessarie per difendere non solo le nostre reti, come abbiamo detto, vulnerabili, non solo i sistemi informativi ma anche i sistemi informatici. È per questo che noi ci stiamo affidando a un'Agenzia, è per questo che non siamo contrari pregiudizialmente all'istituzione di questa Agenzia. È un'agenzia che, a parte le funzioni di cyberintelligence, perché quelle, ovviamente, sono competenza di organismi per l'informazione e per la sicurezza, a parte le questioni relative alla repressione e alla prevenzione, che sono, ovviamente, questioni delle Forze di Polizia, e a parte la cyberdefence che, ovviamente, è una competenza del Ministero della Difesa, tutto il resto - e non è poco; la materia è estremamente vasta - ricade proprio nelle competenze dell'Agenzia e, a maggior ragione, il Parlamento pretende il controllo di quello che accade in quella Agenzia.
Qui esprimiamo un rammarico perché, mentre la riforma del 2007, la famosa legge n. 124 che ho citato poco fa, aveva conferito al sistema una caratteristica, direi, di coesione, di organicità, qui, invece, nel caso della cyberdefence si rischia un doppione, con buona pace della più volte citata intelligence sharing. Poi, vi è il fatto che le Commissioni competenti hanno deciso di liquidare un tema di questa natura praticamente in un'ora - adesso non vedo il presidente Brescia – e, se non ci fossero stati puntuali interventi ad argomentare e a circostanziare gli emendamenti presentati dal gruppo di Fratelli d'Italia, per cui ringrazio il collega Mollicone, e i colleghi Prisco, Silvestroni e Rotelli, probabilmente ve la sareste cavata addirittura in pochi minuti, in una decina di minuti, che per un provvedimento in tal guisa è francamente un po' poco. Vi hanno impegnato di più, come al solito, i cosiddetti “fuori onda”, cioè le intemperanze di qualche soggetto prestigioso della maggioranza ad personam. Le intemperanze erano ad personam, perché hanno tentato in tutti i modi di limitare le prerogative non solo del Copasir ma anche del neopresidente del Copasir.
A noi, a Fratelli d'Italia, la riforma interessa, l'Agenzia interessa, indipendentemente da chi sia il Presidente del Consiglio dei Ministri (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) che sovraintende a tutte le agenzie e agli apparati di sicurezza e indipendentemente da chi è o da chi sarà il presidente pro tempore del Copasir.
Noi abbiamo contribuito al miglioramento di questo provvedimento, ad esempio chiedendo l'istituzione di un ufficio di raccordo tra le amministrazioni, tra i Ministeri facenti parte del Comitato interministeriale per la cybersicurezza, ovviamente un ufficio direttamente alle dipendenze dell'Agenzia, proprio per facilitare l'approccio a una materia tecnica, che, per certi versi, è inedita anche per i tecnici e per i funzionari delle amministrazioni. C'è stato chiesto di ritirare l'emendamento e abbiamo presentato un ordine del giorno che, seppur riformulato, è stato accettato.
Abbiamo proposto di allineare periodicamente il Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica con il Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica e con il più volte citato CIC sulla materia della tutela della sicurezza nazionale dello spazio cibernetico, perché è fondamentale che tutti gli organismi in campo, tutti gli stakeholder dialoghino, abbiano una osmosi informativa, che è estremamente importante ed essenziale in questi temi. Abbiamo anche proposto un coordinamento per la cyberspace operation, ovviamente per i casi di crisi di natura cibernetica, perché, in questo testo, non si parla di cyberspace operation. Sto andando alla conclusione, Presidente.
Abbiamo chiesto anche un'attenzione per la cultura della sicurezza cibernetica attraverso percorsi scolastici, financo universitari, per la formazione di coloro i quali si dovranno occupare di questa particolare materia. Abbiamo proposto una serie di altri emendamenti, che non vi sto a citare, anche perché il tempo è tiranno.
Concludo, dicendo, Presidente, se, anziché per decreto, si fosse proceduto con legge ordinaria, così come accadde, ad esempio nel 2007, per la legge di riforma n. 124, probabilmente noi, oggi, avremmo a disposizione una mole di documenti che ci garantirebbe una visione un pochino più prospettica, un quadro un pochino più interessante anche per il futuro. Dicono che ci sia stata l'urgenza, Presidente, l'urgenza, certamente, dovuta al PNRR: può essere. Però ricordo a me stesso e all'Aula che, perché questo provvedimento diventi attuativo, occorrono ben otto provvedimenti attuativi. Quindi, tutta questa fretta non c'era, avreste potuto consentire al Parlamento di approfondire meglio la situazione. Il nostro voto sarà di astensione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rosso. Ne ha facoltà.
ROBERTO ROSSO (FI). Grazie, Presidente. La sicurezza cibernetica costituisce un tema strategico per la vita di un Paese moderno, ma, al tempo stesso, non è percepita come tale dalla maggioranza dell'opinione pubblica e dei media. Sfogliando le rassegne stampa degli ultimi dieci giorni ci si accorge che, mentre le Commissioni affari costituzionali e telecomunicazioni della Camera stavano lavorando su questo decreto, l'opinione pubblica e, di conseguenza, il dibattito politico si occupavano di altro.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANDREA MANDELLI (ore 11,30)
ROBERTO ROSSO (FI). Tutti temi di rilievo, sui quali è doveroso concentrare l'attenzione, ma anche la sicurezza cibernetica dovrebbe essere all'attenzione delle cronache: un tema strategico, che investe a trecentosessanta gradi la vita di un Paese e quella delle persone che lo abitano. Grazie, quindi, al Governo, che si è occupato di questo tema che riguarda la sicurezza del nostro futuro.
In primo piano, c'è sicuramente la difesa e la sicurezza nazionale, anche sotto il profilo strettamente bellico, ma la sicurezza cibernetica pervade e influenza anche lo sviluppo economico, la privacy di milioni di persone, la sanità, la mobilità e molto altro ancora. Il dominio cibernetico costituisce uno spazio privilegiato per attività ostili di diversa matrice, condotte in danno di target nazionali tanto pubblici quanto privati, con diverso livello di strutturazione, a partire dal singolo individuo fino ad arrivare alla più complessa organizzazione istituzionale o aziendale, la cui esposizione alla minaccia è riconducibile alla crescente pervasività degli strumenti di comunicazione elettronica e di digitalizzazione delle informazioni e dei processi.
La continua evoluzione del dominio cibernetico, quindi, nell'ampliare la superficie di attacco, ha parallelamente comportato una pronunciata diversificazione ed un affinamento dei vettori della minaccia. Tattiche, tecniche e procedure si sono caratterizzate, infatti, per diversi livelli di capacità offensiva: dalla negazione di servizio alla violazione di sistemi ICT, attraverso operazioni spesso silenti, finalizzate a compromettere risorse, di cui assumere il controllo, così da acquisire i dati in esse contenuti. Pensiamo, ad esempio, a ransomware, un tipo di malware che limita l'accesso al dispositivo che infetta, richiedendo un riscatto da pagare per rimuovere la limitazione. Negli ultimi anni ha colpito non solo privati, ma anche aziende pubbliche e private, bloccandone completamente l'attività tanto che l'Italia, nel 2020, è stato il quarto Paese più colpito al mondo. Recentemente, si è verificato quello che è stato definito il più grande attacco ransomware della storia che, partendo dalla società Kaseya, si è diffuso ad un milione di PC. Ricorderete certamente WannaCry: nel 2017 mise in ginocchio anche ospedali e colpì database sanitari. Se si fosse diffuso adesso, in epoca pandemica, sarebbe stato un disastro. Ecco perché Forza Italia chiede al Governo e alla nuova Agenzia un intervento deciso su questa materia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
Parallelamente, ha assunto rilievo crescente il cyberterrorismo, con implementazione di webstrategies per mantenere una certa visibilità funzionale a proseguire sul piano virtuale l'opera di proselitismo, radicalizzazione e reclutamento di nuove leve. Lo strumento cibernetico è destinato a diventare sempre di più un agevolatore di attività di influenza, realizzate attraverso la manipolazione e la diffusione mirata di informazioni preventivamente acquisite attraverso manovre intrusive nel cyberspazio, così da orientare le opinioni pubbliche, fomentare le tensioni socioeconomiche, accrescere l'instabilità politica dei Paesi dell'area occidentale, soprattutto, all'atto dell'adozione di decisioni strategiche ritenute dall'attore ostile sfavorevoli ai propri interessi.
Dunque, bene ha fatto il Governo ad intervenire su tale materia con uno specifico decreto-legge, da un lato, per istituire un apposito organismo, l'Agenzia, che svolgerà il ruolo di Autorità nazionale per la cybersicurezza al fine di assicurare un'azione unitaria e coordinata in tale settore, dall'altro, per proseguire e completare la strada intrapresa con il cosiddetto Perimetro di sicurezza cibernetica, altro aspetto importante di questo decreto e che costituisce un ulteriore tassello nell'attuazione del PNRR. Infatti, la cybersecurity è uno dei sette investimenti della digitalizzazione della pubblica amministrazione. All'investimento volto alla creazione e al rafforzamento delle infrastrutture legate alla protezione cibernetica del Paese sono destinati circa 620 milioni di euro, di cui 241 per la creazione di un'infrastruttura per la cybersicurezza, 231 per il rafforzamento delle principali strutture operative del Perimetro di sicurezza nazionale e 15 milioni per il rafforzamento delle capacità nazionali di difesa.
Quando ci si deve confrontare con fenomeni come quello della sicurezza cibernetica, che possono produrre situazioni di potenziale crisi in un periodo di tempo molto ristretto, è inevitabile disporre di catene decisionali agili, in grado di mettere in campo risposte altrettanto veloci. In questo senso, condividiamo l'idea di una sorta di razionalizzazione di poteri nella persona del Capo del Governo o dell'autorità da questi delegata.
L'azione di Forza Italia per migliorare il provvedimento si è tradotta in un numero limitato e mirato di emendamenti che abbiamo presentato in Commissione. In questo senso, non possiamo che rallegrarci dell'approvazione di tre nostre proposte emendative che, su tre aspetti specifici della futura attività dell'Agenzia, mirano a valorizzare le competenze e le esperienze già presenti in seno al Ministero della Difesa in materia di formazione, ricerca in ambito militare e in materia di partecipazione a progetti internazionali riguardanti la NATO e l'Agenzia europea per la difesa.
In due di questi tre casi, anche grazie al prezioso apporto fornitoci dai nostri colleghi della Commissione difesa, abbiamo ritenuto di dover adeguatamente valorizzare l'eccellente know-how già presente presso il Ministero della Difesa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), mentre, nel caso della formazione nella materia cyber, abbiamo ritenuto di ricomprendere, oltre ovviamente la difesa, anche le altre strutture già attive in tal senso.
Ringrazio il Ministro D'Incà, che si è adoperato affinché il Governo recepisse le nostre proposte e, nel caso dell'emendamento sul ruolo della Difesa in merito alla ricerca, si è rimesso alla Commissione, dando ai deputati la possibilità di esprimersi liberamente sul tema.
Un altro aspetto che abbiamo condiviso, anche se sicuramente secondario, è il passaggio sugli emolumenti che dovranno essere assicurati al futuro personale dell'Agenzia. Dopo tanti anni di una certa tendenza, in cui ogni aspetto legato agli emolumenti nel settore pubblico è stato contrastato a prescindere da alcuna valutazione in merito alla funzione che si doveva svolgere, finalmente questo decreto e questo Governo hanno squarciato un velo di ipocrisia, avendo il coraggio di dire le cose come stanno (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Lo ha fatto inserendo in un norma un riferimento estremamente visibile che riguarda l'equiparazione del trattamento economico del personale dell'Agenzia a quello previsto dalla Banca d'Italia e specificando nella relazione introduttiva che un simile trattamento economico è indispensabile per trovare personale adeguato a svolgere funzioni tanto specialistiche, nonché per fare in modo - e non è secondario questo - che il personale possa rimanere per un lungo periodo nell'organico dell'Agenzia, senza risentire della concorrenza del mercato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Molto positivo, infine, è che alcune delle modifiche approvate abbiano previsto un opportuno e maggiore coinvolgimento parlamentare. Credo che l'esame in Commissione, con il contributo di tutte le forze politiche, sia servito a migliorare ulteriormente il provvedimento, pur lasciandone ovviamente intatto il nucleo fondamentale. Conscio che l'Agenzia per la cybersecurity contribuirà a rendere l'Italia un Paese autonomo e sovrano da un punto di vista tecnologico e informatico in grado di rispondere tempestivamente ad attacchi cyber, proteggendo il nostro Paese, i nostri cittadini e le nostre aziende, annuncio il voto favorevole da parte del gruppo Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pagani. Ne ha facoltà.
ALBERTO PAGANI (PD). Grazie, Presidente. Il provvedimento che ci accingiamo a votare è il compimento di un processo di definizione e di ricomposizione di funzioni e compiti attinenti al settore della cybersicurezza, che sono in parte già stati individuati ed adottati da provvedimenti precedenti, in parte nuovi, e che sono, ad oggi, scomposti e distribuiti tra diversi enti, diversi Ministeri, e che verranno domani ricomposti e attribuiti ad un'unica Agenzia alle dirette dipendenze del Capo del Governo. Questo è sicuramente un risultato importante, ma, onestamente - come hanno fatto i colleghi che mi hanno preceduto - dobbiamo ammettere che è anche un risultato un po' tardivo, visto il tempo, il modo e le risorse con il quale altri Paesi si sono attrezzati per affrontare i rischi e le minacce cyber; parlo di altri Paesi che hanno la dimensione e il rango del nostro. È questo ritardo che giustifica la decretazione d'urgenza, perché non è il tema della protezione cyber un tema che riguarda il futuro, ma che riguarda il presente. Le tecnologie digitali hanno già cambiato e stanno continuando a cambiare la nostra vita, la nostra quotidianità; basta pensare a come 10 anni fa la presenza delle tecnologie digitali nella nostra quotidianità era diversa da quello che è oggi per capire quello che sarà domani con l'introduzione del 5G, con l'aumento della capacità dell'intelligenza artificiale, delle nuove macchine che applicano il calcolo quantistico, dei milioni di dispositivi di oggetti della vita quotidiana che saranno connessi in rete, in quella che viene chiamata Internet delle cose. Si disegna un futuro che i sociologi chiamano età ibrida, nel quale il rapporto tra l'uomo e la macchina è completamente diverso dal passato, offre nuove grandi opportunità per la vita di tutti noi, ma produce anche enormi fragilità e rischi. È per questo che la minaccia cyber è uno dei principali rischi per la sicurezza nazionale. Sono esposte al rischio le infrastrutture critiche che regolano e fanno funzionare correttamente la nostra vita quotidiana. Basta pensare alle infrastrutture della produzione e della distribuzione, del trasporto, dell'energia; alle infrastrutture relative alle telecomunicazioni, alle connessioni di tutto; alle infrastrutture dei trasporti della logistica (porti, aeroporti, rete ferroviaria, rete autostradale e stradale); alle infrastrutture finanziarie. Un attacco cyber mirato ed efficace ad uno o più di queste infrastrutture può realmente mettere in ginocchio un Paese, quanto può un attacco vero e proprio di guerra. È per questa ragione che la stessa NATO prevede la possibilità di appellarsi e di attivare l'articolo 5, che è quello che comporta la difesa collettiva a fronte di un attacco cyber, parlando di guerra cyber, che spesso è sempre più intrecciata a una guerra economica nella quale è più difficile distinguere chi è amico e chi non lo è, chi è dalla tua parte e chi sta dalla parte avversa. Minacciato è anche il know how, sono i segreti industriali, i dati dei cittadini e i dati delle imprese. Lo ha detto con un'espressione molto sintetica e molto efficace l'allora direttore dell'NSA, cioè l'Agenzia americana che si occupa anche della protezione delle comunicazioni governative, che ha parlato del più grande trasferimento di ricchezza nella storia dell'umanità. Allora, è compito dello Stato proteggere i dati, non solo quelli della pubblica amministrazione, ma i dati dei cittadini e delle imprese; questo perché il dato dei cittadini è sì un bene dei cittadini e un bene privato, ma, nella complessità, è anche un patrimonio pubblico, è la ricchezza del Paese. I dati sono conservati in data center e il traffico va da un data center ad un altro data center. La vulnerabilità del dato sta sia nella fase di stoccaggio, che nel trasporto e nella applicazione del dato stesso, per cui il primo punto è di assicurarsi che sia protetto il luogo dove sono custoditi i nostri dati; questi sono sempre più custoditi in cloud, che sono servizi forniti da provider privati, cioè da aziende che, come tutte le aziende, possono andare in disgrazia e portare i nostri dati con sé nella disgrazia. Allora, è compito dello Stato garantire con un cloud nazionale l'integrità, la possibilità di avere nel tempo conservati i dati, la possibilità di poterli utilizzare e copiare con sicurezza, la possibilità di renderli accessibili e leggibili anche in un futuro, anche fra 10, 20 anni, quando magari i protocolli saranno diversi, ma il dato deve rimanere disponibile e non andare perso. Questa è una parte della protezione dei dati; poi c'è la protezione dei dati della pubblica amministrazione. Dopo le dichiarazioni chiarissime e molto oneste del Ministro Colao sulla capacità di difesa della nostra amministrazione, che è stata rappresentata sostanzialmente come un colabrodo, è tempo di pensare anche ad una intranet chiusa, cioè una rete chiusa della pubblica amministrazione per proteggerla meglio, a cominciare, perlomeno, dai Ministeri del CISR (Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica), che sono quelli che maneggiano i dati più delicati. È tempo di pensare ad una difesa proattiva, perché in questo campo non esiste la sola resistenza e resilienza: non c'è capacità di resistenza e resilienza se non c'è anche capacità di attacco; non esiste lo scudo se non c'è anche la spada, e per potersi dotare anche della spada il compito di questa Agenzia sarà quello di aiutare e sostenere, attraverso modalità di acquisizione che sono paragonabili a quelle del procurement militare, se vogliamo fare un buon lavoro, le aziende nazionali che possono sviluppare le tecnologie proprie nazionali. Sono le cosiddette armi cyber, che servono soprattutto per lo sviluppo delle componente di cyber intelligence, che garantisce una capacità di deterrenza. Tale deterrenza, in questo campo, avrà nel futuro la stessa funzione e la stessa importanza che aveva la deterrenza nucleare nel secolo scorso, ai tempi della guerra fredda: attrezzarsi in questo campo vuol dire garantire il rango del Paese.
Poi bisogna riflettere sulla connettività, cioè sul controllo delle rotte dei dati, che sono oggi e domani potere geopolitico, perché la proprietà delle cosiddette backbone, cioè della struttura basilare delle reti, deve rimanere sotto un controllo pubblico, diretto e indiretto. Bisogna fare attenzione a quelli che sono i landing point, cioè i punti di atterraggio dei cavi sottomarini, in particolare quelli afferenti ai consorzi a cui partecipa Telecom Italia Sparkle.
Insomma di lavoro da fare ce n'è tantissimo. C'è un'enorme piano di lavoro da sviluppare per recuperare il ritardo tecnico e, credo sia più importante, quello culturale che c'è su questo fronte. L'approvazione di oggi da parte del Parlamento non è quindi la conclusione di un lavoro, ma è l'inizio di un lavoro che bisognerà fare ed è solo la cornice normativa.
I risultati non si fanno con la legge; i risultati li garantiranno, come sempre, le donne e gli uomini che si applicheranno in questo lavoro, ai quali dobbiamo augurare buon lavoro. Lavoro che sarà possibile anche grazie alle premesse che oggi andiamo a costruire con il quadro normativo, ed è per questa ragione che annuncio il voto favorevole del Partito Democratico al provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Capitanio. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO CAPITANIO (LEGA). Presidente, onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, in questo momento il nostro Paese e tanti altri si trovano ad affrontare due conflitti, la pandemia e i cyber attacchi. La seconda guerra è meno conosciuta, eppure le minacce informatiche si fanno sempre più numerose e diversificate e l'Italia è tra i Paesi più colpiti al mondo. Dal 2019 al 2020, come ci hanno restituito le audizioni in Commissione, sono aumentati del 246 per cento gli attacchi alle nostre infrastrutture critiche. Come ha registrato un recente studio dell'Università di Torino, il 24 per cento degli ospedali italiani ha subito attacchi cyber. Il processo di transizione digitale e il massiccio aumento nel traffico della rete dopo la prima ondata del COVID ha costretto a casa milioni di persone e lavoratori nel mondo, portando con sé inevitabilmente un'esplosione degli attacchi informatici.
Secondo le stime di Positive Technologies, nel 2020 il numero di minacce informatiche è cresciuto del 51 per cento a livello globale. La cybersicurezza è diventata una priorità assoluta per la Nazione, le istituzioni, le aziende e i privati, un comparto che interessa tutti e tutto, dalle strutture governative alle pubbliche amministrazioni, dalle piccole e medie imprese ai singoli cittadini.
Germania e Francia - l'Italia certo è in ritardo - hanno già all'attivo da diversi anni una struttura consolidata che opera a pieno regime per difendere i rispettivi Paesi dalle minacce cibernetiche, e quindi, sotto il profilo tecnico, la nascita anche in Italia di un'Agenzia di cybersicurezza è da accogliere con favore.
Da una parte vi era - riconosciuta da tutti - l'urgenza di liberare questo provvedimento, dall'altra parte, non lo neghiamo, sarebbe stato utile un maggiore spazio di confronto, perché stiamo comunque parlando di un tema complesso, cruciale e di un'Agenzia dotata inizialmente di 300 dipendenti che, entro il 2027, potrebbero arrivare addirittura a 800.
Per questo in Commissione abbiamo chiesto e ottenuto un maggior coinvolgimento del Parlamento attraverso le Commissioni competenti, ma un aspetto fondamentale è che la celerità con cui di necessità abbiamo dovuto affrontare questo percorso legislativo non dovrà essere mai interpretata come una rinuncia del Parlamento ad esercitare una rigorosa funzione di controllo nei confronti del comparto dell'intelligence.
Una delle criticità che abbiamo cercato di correggere all'interno del provvedimento era l'iniziale ambiguità dei confini e delle competenze di un'Agenzia pensata come tecnica, ma che rischiava di sovrapporsi ad altre strutture militari o di sicurezza che già oggi lavorano per la protezione da questo tipo di attacchi e che continueranno ad avere piena autonomia in campi come il cybercrime e la cyber difesa. Anzi, i diversi emendamenti, sostenuti trasversalmente dalle forze di maggioranza, hanno valorizzato le best practice già esistenti, a partire da quelle messe in campo dalla nostra Difesa, che avrà un ruolo centrale nell'ambito della creazione della futura Cyber Defence Academy, che punta a formare esperti di altissimo livello.
Rispetto all'intervento del collega Butti e in riferimento anche alle precisazioni del collega Volpi, non si è trattato di togliere competenze a qualcuno, ma, al contrario, di valorizzare le competenze esistenti senza improvvisare nuovi e contingenti personalismi che poi in alcuni casi possono anche rischiare di essere pericolosi.
Infatti, non solo la Lega ha avuto la sensazione che alcuni emendamento fossero tesi a valorizzare non tanto il ruolo complessivo del Copasir, che difenderemo sempre, ma casomai a valorizzare e a attualizzare l'attuale guida del Comitato di sicurezza, e questo ovviamente ha trovato le nostre giuste sottolineature.
La brusca ed emergenziale adozione del lavoro da remoto ha fatto salire ai primi posti la priorità di investimento delle aziende, anche piccole, in cybersecurity. Ora, con una tarda, ma preziosa consapevolezza, si deve compiere un cambio di paradigma storico nella sicurezza aziendale che necessita di soluzioni facilmente fruibili, adatte a contesti ibridi e multicloud e in grado di abilitare non solo le nuove funzionalità di protezione, ma anche le tante opportunità legate ad una fruizione dei dati più corretta e più sicura.
Sul tema delle competenze digitali è importante e necessario un allineamento tra settore pubblico e quello privato delle piccole e medie imprese.
Investire sulle competenze digitali permette, da un lato, di proteggere da attacchi informatici i sistemi pubblici, e così vigilare sull'erogazione di servizi fondamentali per i cittadini, ma anche di creare un nuovo indotto economico che può facilitare la nascita e lo sviluppo di imprese del settore, che possano garantire anche la crescita di una nuova autonomia dell'Italia nel settore della sicurezza informatica; anche nella valorizzazione della start up abbiamo proposto e fatto approvare emendamenti ed ordini del giorno. È compito dello Stato proteggere sia le infrastrutture che i dati dei cittadini e delle imprese, nel quadro di un nuovo equilibrio geopolitico in cui purtroppo l'innovazione tecnologica, volenti o nolenti, è più importante della potenza militare ed economica.
Assistiamo alla nascita di un nuovo equilibrio geopolitico in cui il ruolo di uno Stato nella competizione globale è definito più dal livello di innovazione tecnologica che dalla potenza militare ed economica in quanto tali, perché queste ultime due variabili ormai dipendono dalla prima.
La potenza della minaccia asimmetrica si esprime soprattutto nella possibilità di rivolgersi a obiettivi di natura civile piuttosto che militare in un'inedita dimensione duale, senza rispetto alcuno per la tutela e la conservazione delle regole del diritto umano. Questa mutazione della minaccia impone l'evoluzione dei concetti di difesa e sicurezza nazionale, e quindi la trasformazione sia dello strumento militare che di tutti gli altri dispositivi preposti alla protezione del Paese. Lo scenario è chiaro, i traguardi da raggiungere per garantirci più sicurezza sono altrettanto chiari; sugli strumenti, in questo caso la nascita di un'Agenzia, la Lega ancora una volta ha dimostrato senso di responsabilità, capacità di ascolto e, per certi versi, anche una paziente disponibilità a venire incontro alle richieste del Governo. Lo ha detto in modo autorevole il collega Volpi: fermiamoci per una riflessione trasparente sulla legge n. 124. La Lega non si è sottratta dal mandare, senza forzature, chiare indicazioni politiche in seno a un provvedimento tecnico; siamo certi che saranno tenute in debita considerazione.
Per il resto, sui temi della sicurezza il voto della Lega è e sarà sempre favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tofalo. Ne ha facoltà.
ANGELO TOFALO (M5S). Grazie, Presidente. Ci accingiamo a votare questo dispositivo normativo sui temi della cybersicurezza, che è sicuramente un passo in avanti per il sistema Paese, ma, come ha detto qualche collega che mi ha preceduto, un passo forse un po' tardivo. Se andiamo a leggere definizioni della nostra società degli ultimi anni da parte di analisti e filosofi, troviamo sicuramente più significative definizioni come la “società del rischio” di Ulrich Beck, la “società liquida” di Bauman. Volessimo chiedere oggi una definizione ai maggiori analisti, forse tutti concorderemmo nel dire che questa è e sarà sempre di più una società digitale, in cui le nostre attività sociali, culturali, formative, divulgative - anche questa crisi pandemica che stiamo affrontando ne è un acceleratore - le nostre attività, le sue attività istituzionali, Presidente, le attività politiche - lo dico anche con un velo di tristezza - si svolgono a discapito di un dibattito reale in Parlamento; spesso si perde più tempo a cinguettare o fare post e battaglie politiche nel dominio cibernetico.
Questo però fa capire quanto la superficie di vulnerabilità sia cresciuta e quanto questa materia sia davvero importante e fondamentale.
Mi consenta di ringraziare il presidente Brescia, la presidente Paita e il Ministro per i Rapporti con il Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), per un lavoro massiccio, notevole, fatto in Commissione, che ha sicuramente messo una pezza - dico così - e limitato un po' un errore iniziale, una non condivisione da parte dell'Esecutivo, ex ante produzione di questa bozza.
Visto che qualcuno parlava, in tempi anche piuttosto recenti, di una gestione opaca da parte dell'intelligence dei servizi, bisogna prendere atto che su questa materia c'è stata sempre una larghissima condivisione, negli ultimi dieci anni, ed è quello che io proverò a tracciare, visto che c'ero nel corso di tutti e dieci gli anni. Anche addirittura una norma di recente, nel precedente Governo, ha visto cambiare addirittura la legge n. 124 e ha visto la concertazione del Presidente Conte con l'allora equilibrato, eccellente, presidente Volpi del Copasir, in una totale trasparenza. Quello che è mancato forse in questo decreto è stata una concertazione ex ante; è stata solo in itinere e – vedremo, speriamo - ex post, una bozza che è caduta sulla testa, forse anche per colpa di un dibattito - l'abbiamo anche ascoltato oggi - sulla presidenza del Copasir, che ha visto calare dall'alto una bozza, prima alla precedente composizione, oggi allo stimato presidente Urso, che ha generato non pochi attriti e non poche polemiche anche all'interno della Commissione. E devo dire che qui è stato fatto un lavoro veramente importante.
Però, oggi, va fatta un'operazione di verità, perché spesso si confondono le tipologie di agenzie, si confondono le competenze, si confondono le fondazioni. Allora, diciamo che il tutto parte con il Governo “Berlusconi 4”, quando inizia un'interlocuzione importante - all'epoca era il dottor Gianni Letta - con l'Europa, che ci diceva di spingere su questa materia della cybersicurezza. Arriviamo al 2012, con il “decreto Monti”, che va a definire la prima architettura della sicurezza cibernetica, all'interno dell'alveo più ampio della sicurezza nazionale. Lì ricorderete che l'NSC (Nucleo di sicurezza cibernetica) era in capo all'ufficio del consigliere militare del Presidente del Consiglio. Arrivando più avanti, ai giorni nostri, era il 2016, e la direttiva UE “NIS” (Network and information security) - che poi viene recepita in Italia nel 2018 - chiedeva a tutti i Paesi sovrani dell'Unione europea di rafforzarsi e di andare a creare dei requisiti minimi di sicurezza, in materia appunto di sicurezza cibernetica, per i fornitori di servizi essenziali. Pensate agli Stati Uniti, che sono un modello vincente; la Food and drug administration - e qui mi appello al sempre attento Ministro Speranza - obbliga addirittura a requisiti di sicurezza cibernetica i dispositivi medico-sanitari che intervengono sulla vita degli esseri umani. Questa è una riflessione che dobbiamo fare sicuramente anche noi. Era il 2016, attenzione, era il Governo Renzi, e viene concepita la fondazione, che l'Europa ci chiedeva per avere un interlocutore unico con l'Europa. Era il 2016 e, al netto di quelle che poi erano le solite critiche politiche, sicuramente quel modello era troppo sbilanciato verso il mondo dei privati, a discapito forse di un po' di trasparenza. Ricorderete tutte le polemiche su Carrai, eccetera, e questo modello non riuscì nemmeno a partire. Successivamente, dopo un'ampia discussione riservata con i gruppi parlamentari, arriviamo al 2017, al “decreto Gentiloni”, concordato ex ante con le forze politiche di maggioranza e di opposizione; dato che il sogno di tutti - della prima norma dei servizi, la legge n. 801 del 1977, e poi della legge n. 124 del 2007 - era quello di arrivare un giorno a un servizio unico, comunque a un'Agenzia - parliamo di una fetta del tutto, che facesse anche cyberintelligence - si decide di porre sotto il DIS e di gravare quest'ultimo di un ulteriore compito, non solo per coordinare le agenzie in materia di cyberintelligence, ma per coordinare tutta la pubblica amministrazione italiana in materia di cybersicurezza. E lì fu una scelta condivisa. Quello che è successo oggi, invece, è stato anche uno strappo dell'ufficio del DIS, che coordina le due Agenzie, che attualmente fanno la stessa cosa, perché, come saprete, il dominio cibernetico non è suddivisibile in interno e esterno, in AISI e AISE. Quindi, questo sicuramente - e mi collego alle riflessioni di vari colleghi, anche dell'ultimo che mi ha preceduto, della Lega - dovrà essere frutto di riflessioni future per la modifica della legge n. 124. Era - ripeto - il 2017, era il Governo Gentiloni, e veniva riproposta la fondazione, un modello migliorato rispetto a quello Renzi, ma anche lì, devo dire, con grande onestà intellettuale, proprio i componenti del Partito Democratico all'interno del Copasir sollevarono critiche costruttive, per cui il modello metteva allo stesso tavolo l'intelligence, il mondo accademico che fa ricerca e sviluppo e i privati che potevano investire. Infatti, l'obiettivo - e questo, purtroppo, non va a fare questa Agenzia - è anche quello di produrre tecnologia sovrana. Se noi, come Paese, non produciamo tecnologia sovrana - e su questo dovremmo spingere tutti insieme -, saremo sempre, in una guerra geopolitica globale, sottoposti agli altri. Anche quel modello fu bocciato perché metteva come prime, come soci fondatori, i privati. Ci sono osservazioni in sede riservata al Copasir – e invito i colleghi a leggerle – ed evidentemente il Presidente Conte le avrà lette e consultate. Quel modello, che viene riproposto ultimamente come fondazione - quindi le migliorie del modello Renzi e del modello Gentiloni - addirittura mette nei soci fondatori, pur mantenendo una partnership forte pubblico-privata, i Ministri pro tempore e il Presidente del Consiglio, a seconda dell'alternanza del Governo. Su questa storia il senatore Renzi ha raccontato tante cose. Io credo che, quando si tratta questa materia, bisogna mettersi i guanti, perché poi i danni che si fanno all'intelligence, a uomini e donne dell'intelligence, sono danni che si fanno al Paese. Qui è chi di spada vuole ferire, poi di spada rischia di perire. Veniamo al famoso episodio anche dell'autogrill. Lo dico con grande onestà intellettuale: se fosse accaduto negli Stati Uniti a Obama, nessuno se ne sarebbe accorto; qui nell'Italietta da bar e da tifo, invece, succedono cose strane. Però, questo, Presidente, lo voglio mettere agli atti e lo dico a lei: una riflessione su un provvedimento interno, a mio giudizio, totalmente illegittimo, che va a violare i principi costituzionali - parlo degli incontri tra uomini della pubblica amministrazione e politici; non mi interessa di loro, ma io rivendico – rivendico -, da parlamentare del Parlamento sovrano ed eletto del popolo, la mia totale autonomia e le mie garanzie costituzionali, di poter incontrare chiunque. Questo io lo dico a lei e anche di riferirlo al Presidente Draghi e, secondo me, tale questione non gli è stata nemmeno sottoposta, perché ha un grande rispetto per il Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Ciò detto, Presidente - e mi avvio a conclusione -, io credo che su queste materie noi, come Italia, dovremmo un po' alzare il livello e crescere, nel senso che dovremmo creare – ecco, qui ci vuole un perimetro di sicurezza nazionale cibernetica - un perimetro di interesse nazionale, dove i partiti si fermano nelle polemiche e lavorano insieme, perché la sicurezza nazionale è un tema di tutti. Lo dico sempre, a partire da me e dal MoVimento 5 Stelle, quando si parla di sicurezza nazionale, i simboli dei partiti devono andare indietro. Qui voglio lasciare, in conclusione, questa riflessione ai colleghi: la vera sfida sul dominio cibernetico. Noi ci troveremo, in questo scenario attuale, a combattere una guerra economico-finanziaria, ma ancor di più un'altra guerra, che ancora non si racconta, Presidente. Su questo punto ci tengo tantissimo; in questa partita geopolitica che vede polarizzati due mondi, un blocco occidentale, guidato dagli Stati Uniti, e un blocco orientale, guidato dalla Cina, in questa forte competizione, noi possiamo essere forti, per non essere schiacciati sui tavoli internazionali. Ed è quello che stiamo facendo ed è anche il passo in avanti dell'Agenzia, come interlocutore unico. Il prossimo lavoro dovrà essere quello di armonizzare le varie normative dei vari Paesi europei. Ma la vera sfida, che noi stiamo già affrontando - forse qualcuno non se ne è accorto, e torno alla mia introduzione, ovvero al modello di società digitale - è il futuro modello di democrazia che noi vogliamo far vincere e vogliamo far affermare nell'attuale e sempre più forte società digitale. Se capiamo questo - le nostre alleanze, la NATO e l'Alleanza atlantica sono chiare - e se non vogliamo essere schiacciati in questa polarizzazione, dobbiamo rafforzarci sui tavoli europei e decidere insieme che modello di società democratica noi vogliamo.
Ovviamente, il voto del MoVimento 5 Stelle è favorevolissimo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Coordinamento formale - A.C. 3161-A)
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
(Così rimane stabilito).
(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3161-A)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 3161-A: “Conversione in legge del decreto-legge 14 giugno 2021, n. 82, recante disposizioni urgenti in materia di cybersicurezza, definizione dell'architettura nazionale di cybersicurezza e istituzione dell'Agenzia per la cybersicurezza nazionale”.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 18).
Seguito della discussione del disegno di legge: S. 2267 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 giugno 2021, n. 79, recante misure urgenti in materia di assegno temporaneo per figli minori (Approvato dal Senato) (A.C. 3201) (ore 12,05).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3201: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 giugno 2021, n. 79, recante misure urgenti in materia di assegno temporaneo per figli minori.
Ricordo che nella seduta del 26 luglio si è conclusa la discussione generale e la relatrice e il rappresentante del Governo sono intervenuti in sede di replica.
(Esame dell'articolo unico - A.C. 3201)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e degli emendamenti riferiti agli articoli del decreto-legge.
Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri, che sono in distribuzione (Vedi l'allegato A).
Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice a esprimere il parere.
LISA NOJA, Relatrice. Grazie Presidente, se è d'accordo, esprimo il parere su tutti gli emendamenti.
PRESIDENTE. Come vuole, onorevole Noja.
LISA NOJA (IV). Relatrice. Signor Presidente, emendamenti 1.2, 1.3 e 1.4 Bellucci, 2.2 Ferro, 2.9 Bellucci, 2.1 Varchi, articolo aggiuntivo 2.01 Bellucci, emendamenti 3.20, 3.3 e 4.1 Bellucci, invito al ritiro o parere contrario.
PRESIDENTE. Signora Ministra?
ELENA BONETTI, Ministra per le Pari opportunità e la famiglia. Parere conforme a quanto espresso dalla relatrice.
PRESIDENTE. Grazie, signora Ministra.
Passiamo all'emendamento 1.2 Bellucci.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Bellucci, ne ha facoltà.
MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie Presidente, dirò sin dall'inizio che abbiamo presentato un numero di emendamenti limitato, proprio per far sì che potessero essere ascoltati e ci fosse da parte del Governo e della maggioranza una riflessione, e non essere tacciati, così facendo, in alcun modo, di ostruzionismo fine a se stesso.
Per questo, presenterò questo primo emendamento e poi quelli successivi, cercando di far comprendere al Governo e alla maggioranza che questo provvedimento, che arriva in Aula, riguarda l'assegno temporaneo per i figli, cioè una misura immaginata, da una parte, per sostenere la natalità, e, dall'altra, per dare una risposta a quello che è stato un fallimento in termini di attesa dell'introduzione dell'assegno universale per i figli a carico, a partire dal 1° luglio del 2021.
Questo emendamento vuole restituire maggiore rispetto ad un requisito importante, quello del permesso di soggiorno almeno di un anno per motivi di lavoro o di ricerca, in luogo dei sei mesi, come prevede la conversione del decreto-legge in esame. Crediamo che, a fronte di risorse limitate e, quindi, anche di contingentamenti nel riconoscimento dell'assegno temporaneo, che sono stati operati, quelle risorse debbano essere utilizzate nel migliore dei modi, ma dando riconoscimento anche a chi si trova in Italia per un tempo ragionevolmente stabile e di investimento. Non crediamo, quindi, che i sei mesi siano una quantificazione temporale che offra questo investimento in termini di stabilità. Quindi, sì all'assegno ma non all'assegno riconosciuto a chi rimane in Italia soltanto per sei mesi per motivi di lavoro, piuttosto che di ricerca. Si tratta, dunque, di un emendamento di buon senso, in linea con quanto ci siamo detti in tante altre fasi dell'esame sull'assegno universale, che, quindi, noi ripresentiamo e proponiamo all'attenzione del Governo e della maggioranza, nell'ambito dell'assegno temporaneo oggi all'esame dell'Aula.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.2. Bellucci, con parere contrario della Commissione e del Governo
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).
Passiamo ora all'emendamento 1.3 Bellucci.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Bellucci. Ne ha facoltà.
MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie Presidente, con questo emendamento abbiamo colto una sottolineatura che è stata fatta anche dal Comitato per la legislazione; mi riferisco al fatto che una parte delle previsioni del decreto-legge in esame è assolutamente vaga e poco chiara. Questo è il dubbio che veniva sollevato dal Comitato per la legislazione. Quella parte riguarda la mancanza del riferimento ai figli conviventi. Attualmente, il disegno di legge di conversione del decreto-legge prevede che l'assegno temporaneo venga riconosciuto ai genitori, ma non viene esplicitato “per i figli conviventi”; ciò significa che possono essere genitori, sì, residenti e domiciliati in Italia, ma che, in realtà, hanno i figli in un'altra Nazione, in un altro contesto, in un altro luogo.
Lo stesso Comitato per la legislazione vi chiedeva di porre limite a questa confusione e di andare a definire meglio, precisando che i figli devono essere conviventi; anche qui, si tratta di offrire un supporto economico per favorire la natalità, ma di chi si trova in Italia. In coerenza con l'emendamento precedente, quindi, vi chiediamo di apportare modifiche per dare il riconoscimento di questo strumento che favorisce la natalità e la famiglia a chi si trova in Italia stabilmente, sia genitori sia figli, e di immaginare, quindi, due anni continuativi della presenza in Italia e anche di un contratto di lavoro a tempo determinato o indeterminato. Infatti, anche in questo caso, avete inserito una previsione che sancisce che i due anni non siano continuativi e, inevitabilmente, questa risorsa economica viene riconosciuta a persone che non si trovano stabilmente in Italia, e sono di passaggio; quindi, inevitabilmente, questo tipo di riconoscimento economico non favorisce la natalità nella nostra Nazione in maniera stabile e coerente.
Allora, a fronte di questa nostra proposta, vi chiediamo di prenderla in considerazione e di poterci riflettere, perché la visione che voi avete di supporto della famiglia e della natalità in Italia, evidentemente, è fallace e ha importanti buchi per quanto riguarda la mancanza di continuità della presenza in Italia per lavoro oppure per residenza nonché della previsione della “non convivenza” dei figli in Italia. Quindi, pongo la proposta all'attenzione del Governo e la maggioranza e ne chiedo, ovviamente, la votazione in senso favorevole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.
ANDREA COLLETTI (MISTO-L'A.C'È). Presidente, L'Alternativa c'è ha votato a favore del precedente emendamento e voterà a favore anche di questo, ma è necessario che almeno una spiegazione a questa maggioranza, il Governo, magari anche il relatore e il presidente della Commissione affari sociali la possa dare in quest'Aula, almeno per comprendere quale siano le motivazioni delle loro posizioni contrarie. Quindi, mi aspetto che almeno qualcuno possa intervenire a difendere questa normativa; anche solo un intervento a difesa non sarebbe male, perché in quest'Aula deve esserci comunque un contraddittorio tra le diverse rappresentanze parlamentari. Senza contraddittorio, essere presenti qui non è molto utile.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.3 Bellucci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.4 Bellucci.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Bellucci. Ne ha facoltà.
MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Allora, anche in questo emendamento abbiamo sollevato una criticità; l'abbiamo proposta in moltissime fasi dell'esame del Family Act e anche dell'assegno universale. La criticità riguarda segnatamente la previsione dell'ISEE come indice, in funzione del quale, stabilire il riconoscimento dell'assegno temporaneo oggi e, molto presumibilmente - dato come si muovono la maggioranza e il Governo - anche, poi, dell'assegno universale. Vi abbiamo cercato di spiegare, anche in discussione generale, perché l'ISEE è un indice iniquo; quindi, inevitabilmente, essendo iniquo, non offre i giusti supporti ai genitori, nonché alle famiglie più bisognose e meritevoli di questo tipo di supporto. Ve lo abbiamo spiegato - fra l'altro, è una critica mossa dai più, quindi dalle associazioni di rappresentanza delle famiglie, dei genitori e dagli operatori del settore - perché l'ISEE è uno strumento che ha diverse problematiche. Una in particolare è quella di riconoscere la prima casa come un bene di lusso, come una ricchezza, quindi prevedendo il suo conteggio con una franchigia troppo bassa, poco più di 50.000 euro del valore dell'appartamento. Evidentemente, un appartamento anche di pochi metri quadri (di 50, 60 o 70 metri quadri), in una città come Roma ha un costo ben maggiore, di tre o quattro volte, rispetto a quei 50.000 euro di soglia immaginata. Questo è il primo vizio, la prima criticità. Poi, insieme a questo, vi è il fatto che l'ISEE non prenda in considerazione il reddito netto, bensì il reddito comprensivo delle imposte, della tassazione, che evidentemente non sono economie a disposizione per la famiglia, a disposizione dei figli a carico. A questi aspetti critici si aggiunge la questione dolente che non vede nell'ISEE riconosciuto il reddito familiare, cioè i carichi familiari, quindi come la famiglia ovviamente debba sopportare più spese e, per questo, debba esserci un indice che riconosca dignità alla famiglia come valore e come strumento per poter poi promuovere anche l'individuazione di un indice più equo. Allora, in questo caso, vi sottolineiamo anche che la strada che state percorrendo, in cui riconoscete l'assegno unico e la sua quantificazione in base all'ISEE, è una strada sbagliata, errata, che non dà risposta al bisogno dei genitori, dei futuri genitori e delle famiglie ad essere sostenuti; quindi, per questo, vi chiediamo di sostituirlo. Questo è un emendamento - ce ne saranno altri e mi permetto di illustrarlo in questo momento, anche nelle previsioni successive - che riguarda quindi una proposta, quella di prendere in considerazione il reddito familiare, il fattore famiglia e degli indici di equivalenza che riconoscano maggiore dignità al numero di familiari che sono conviventi. Soltanto in questo modo si può realmente sostenere la famiglia e la natalità, e scongiurare la possibilità, che abbiamo visto attraverso delle simulazioni, di non riconoscere una quantificazione economica dignitosa - o superiore a quella attuale per chi riceve gli assegni familiari e i diversi bonus - perché il rischio è che l'assegno temporaneo e l'assegno universale dopo, se si ricalcheranno sempre le stesse strade, sia un riconoscimento economico identico o appena poco - qualche decina di euro - più alto. Quindi, rimetto a voi il voto rispetto a questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.4 Bellucci, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.2 Ferro, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.9 Bellucci.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Bellucci. Ne ha facoltà.
MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Ministro Bonetti, con questo emendamento, noi abbiamo proposto un innalzamento della soglia. Attualmente, l'assegno temporaneo viene riconosciuto fino a un ISEE pari a 50.000 euro. Prima di tutto, nasce la nostra inevitabile perplessità: in più occasioni, avete parlato di assegno universale, ma l'espressione “assegno universale” implica che si tratti di un assegno per tutti, una misura per tutti, per sostenere la natalità; tuttavia, dal momento che viene immaginata una soglia - pari fra l'altro a 50.000 euro, quindi una soglia certamente non alta -, tale assegno non è universale e neanche questo assegno temporaneo è universale. Crediamo fermamente che ogni famiglia abbia il diritto ad essere sostenuta nel proprio desiderio di avere figli, perché i figli sono un bene della Nazione. Certamente, crediamo che l'aiuto debba essere proporzionale in base al proprio reddito - quindi chi ha meno reddito prende di più, chi ha più reddito prende di meno -, ma tutti dovrebbero avere un riconoscimento. Purtroppo, così non è e quindi nell'assegno temporaneo ovviamente non c'è alcun tipo di universalità, ma c'è questa soglia che crediamo sia troppo bassa per poter vedere un riconoscimento per le famiglie che hanno bisogno di un aiuto, di poter essere sostenute nel fare famiglia. Allora, vi abbiamo chiesto di innalzare quella soglia: non vi abbiamo chiesto di estenderla a tutti a prescindere dal reddito; non vi abbiamo neanche chiesto di mettere un ISEE pari a 100.000 euro. Semplicemente, vi abbiamo chiesto di innalzarlo di 10.000 euro per arrivare a 60.000 - quindi, fino a 60.000 euro di ISEE - riconoscendo anche a chi ha 60.000 euro di ISEE lo stesso supporto economico di chi ha 50.000 euro di ISEE.
Fra l'altro, si tratta di un riconoscimento economico - dobbiamo sottolinearlo - particolarmente basso, perché si tratta di 30 euro fino a due figli.
Quindi chiediamo almeno un'attestazione simbolica del fatto che in questa fase di assegno temporaneo lo Stato c'è, le istituzioni ci sono e riconoscono, anche se con quello che potremmo definire un obolo, il diritto di tutti di fare figli e anche di essere sostenuti. Anche qui, quindi, non vi abbiamo di certo messo in difficoltà rispetto all'individuazione di altre risorse economiche; abbiamo voluto, però, sottolinearvi e, quindi, mettervi nella condizione di fare i conti con una soglia limite che è veramente troppo bassa. Quindi, chiedo a voi di poter riflettere su questa previsione, oggi e anche in futuro, perché ci auguriamo che questa temporaneità sia tale e che, quindi, la scadenza del 31 dicembre venga rispettata e poi non ci siano proroghe, come, purtroppo, spesso accade. E allora questo a memoria, oggi, per l'assegno temporaneo, ma anche per le decisioni che dovrete prendere in futuro con l'assegno universale: la soglia non può essere così bassa.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.9 Bellucci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Approfitto per richiamare i colleghi sull'utilizzo della mascherina in maniera corretta: naso e bocca. Vedo che il mio invito è stato apprezzato.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1 Varchi, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2.01 Bellucci, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).
Passiamo all'emendamento 3.20 Bellucci.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Bellucci. Ne ha facoltà.
MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Arriviamo a questo emendamento, che rileva una previsione particolarmente iniqua. Provo a cogliere l'attenzione dei colleghi e a spiegarla. È iniqua perché? Perché, mentre per chi riceve il reddito di cittadinanza il riconoscimento dell'assegno temporaneo è d'ufficio, automatico, il che significa che non bisogna presentare domanda, per chi non prende il reddito di cittadinanza, invece, la domanda deve essere fatta. E quindi già c'è uno sbilanciamento: c'è chi ha un percorso in discesa più facile e chi, invece, ha un percorso più irto, in salita; e quelli che hanno un percorso più irto sono le persone che non hanno il reddito di cittadinanza. Ma non basta: per le persone che non hanno il reddito di cittadinanza, viene prevista una scadenza coincidente con il…
PRESIDENTE. Mi perdoni, onorevole Bellucci. Onorevole D'Ettore, si metta la mascherina, mi raccomando, perché l'avevo già richiamata una volta, grazie. Prego, onorevole Bellucci, mi scusi, ma…
MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Di niente, si figuri, Presidente.
Per chi non percepisce il reddito di cittadinanza, viene introdotta una scadenza per la presentazione della domanda coincidente con il 30 settembre, che ha come conseguenza il fatto che, se non si presenta la domanda entro il 30 settembre, si perde il diritto alle mensilità precedenti. Quindi, un taglione: io non soltanto, se non ho il reddito di cittadinanza, devo fare la domanda, ma anche, oltretutto, perdo il diritto ad avere la mensilità di luglio, la mensilità di agosto e anche quella di settembre, se io non faccio la domanda entro il 30 settembre. È una previsione che rasenta il diabolico, perché sembra che voi vogliate configurare famiglie di serie A e famiglie di serie B (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), genitori di serie A e genitori di serie B, i figli degli eletti e i figli degli ultimi. E quegli ultimi sono le persone che ogni giorno si alzano e vanno a lavorare per far vivere la propria famiglia e loro stessi! È una cosa vergognosa. Sembra che voi ce l'abbiate con le persone che ogni giorno lavorano e cercano di costruire il proprio futuro e il futuro di questa Italia con sacrifici e dedizione. Io mi chiedo chi vi abbia consigliato rispetto a questa previsione, del limite del 30 settembre. Se quelle famiglie hanno diritto, hanno diritto e basta (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), indipendentemente da quando presenteranno la domanda, fino all'ultimo giorno, fino al 31 dicembre del 2021(Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Questo è uno Stato giusto. L'altro, quello che voi andate a descrivere, è uno Stato che si sbriga quando deve mettere le mani nelle tasche degli italiani e, invece, va assolutamente a rilento, mette mille limiti e mille scadenze quando deve dare ai suoi cittadini, agli italiani e alle famiglie, le economie per poter mantenere i propri figli.
Non smetterò mai di dirvelo: la mia preoccupazione è che questa previsione voi l'abbiate non solo pensata, ma poi anche introdotta e scritta. E un'altra preoccupazione è che questa modalità, questa previsione, possa rimanere anche dopo, successivamente, con l'assegno universale, se ci sarà, dopo il 31 dicembre 2021. Questo non è uno Stato capace di guardare i propri figli, di comprenderne le necessità e di aiutarli. Ci sono persone, soprattutto in questa fase di pandemia, che hanno vitale bisogno di queste risorse economiche, e voi non è giusto che le tradiate così.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sapia. Ne ha facoltà.
FRANCESCO SAPIA (MISTO-L'A.C'È). Grazie, Presidente. Soltanto per poter sottoscrivere l'emendamento della collega Bellucci di Fratelli d'Italia.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.20 Bellucci, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).
Passiamo ora all'emendamento 3.3 Bellucci.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Bellucci. Ne ha facoltà.
MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Purtroppo, ho constatato la contrarietà all'annullamento di quel limite rispetto al riconoscimento di tutte le mensilità pregresse, a fronte di una domanda proposta, secondo il Governo e la maggioranza, a questo punto, in maniera tardiva; in modo ovviamente del tutto discrezionale, viene sancita questa troppo non tempestività a presentazione.
A questo punto, nell'emendamento 3.3 noi chiediamo di porre allo stesso livello, sullo stesso piano, chi prende il reddito di cittadinanza e chi non prende il reddito di cittadinanza, cioè di restituire un equilibrio. Se l'assegno temporaneo deve essere riconosciuto previa presentazione di una domanda, allora la presentazione della domanda deve essere per tutti, perché è o per tutti, oppure per nessuno.
Questo è uno Stato equo, che riconosce tutti sulla base anche di modalità uguali per tutti. Noi chiediamo, con questo emendamento, che anche per chi riceve il reddito di cittadinanza venga previsto il riconoscimento dell'assegno temporaneo per i figli sulla base di una richiesta, cioè che sulla base della presentazione della stessa richiesta che viene fatta da chi non percepisce il reddito di cittadinanza deve essere poi riconosciuto anche l'assegno temporaneo. Rimettiamo, con questo emendamento, ordine, rimettiamo, ovviamente, i cittadini sullo stesso piano, facciamo sì che si operi non in 2 modi diversi e, quindi, discriminatori, ma che ci sia la stessa previsione sia per i genitori che hanno il reddito di cittadinanza sia per i genitori che non hanno il reddito di cittadinanza. Se la domanda si deve fare, la fanno tutti; altrimenti, ovviamente, dovrebbe essere tolta per tutti e, quindi, essere riconosciuto l'assegno temporaneo automaticamente. Fra l'altro, sappiamo, insomma, che la domanda ha un suo margine di complessità e noi temiamo che la previsione diseguale tra percettori di reddito di cittadinanza e percettori che lavorano, invece, e non hanno il reddito di cittadinanza possa poi portare le istituzioni a non prendersi maggiormente cura di come va spiegata la presentazione della domanda. Allora, riteniamo che in questa conversione, quindi, ci sia un problema, anche in questo caso, di iniquità, di discriminazione, di diversi, oppure, potremmo dire, di più uguali tra gli eguali, e sembrerebbe che i più uguali tra gli uguali siano di nuovo i percettori del reddito di cittadinanza, fra l'altro rispetto a uno strumento che ha sancito il proprio fallimento, totale, in riferimento all'avvio al lavoro e, quindi, alla possibilità poi di trovare un lavoro per queste persone. È diventato, drammaticamente, soltanto una misura di contrasto alla povertà, ma non era questo il pensiero che l'aveva mosso e ciò che era stato, comunque, proposto dalle forze di maggioranza che l'avevano supportato e introdotto. Quindi, non si può pensare di andare avanti con la promozione di uno strumento che diventa anche uno strumento di privilegio, addirittura immaginando che chi prende il reddito di cittadinanza non fa domanda e ha la compatibilità fra il reddito di cittadinanza e l'assegno temporaneo.
Quindi, vi chiediamo di rimettere ordine, di inserire la domanda per tutti e, quindi, speriamo che possiate votare a favore su questo emendamento o, almeno, che ne possiate fare tesoro nelle previsioni future, dopo il 31 dicembre 2021.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.3 Bellucci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.1 Bellucci.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Bellucci. Ne ha facoltà.
MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. È l'ultimo emendamento e poi abbiamo chiuso con gli emendamenti proposti da Fratelli d'Italia, devo dire proposti in solitudine, nel senso che siamo stati soltanto noi ad aver avuto l'iniziativa di contribuire al miglioramento della conversione di questo decreto-legge. Da una parte, ovviamente, siamo soddisfatti del lavoro che abbiamo fatto e delle proposte formulate, dall'altra dispiaciuti, perché sembrano non essere state accolte nella loro totalità. Magari ci smentirete con l'ultimo emendamento, che vuole ridare equità sempre allo strumento dell'assegno temporaneo. Ossia, nell'ultimo emendamento viene previsto che ci sia una soglia del beneficio attribuito a chi ha il reddito di cittadinanza, perché l'assegno temporaneo è compatibile con il reddito di cittadinanza, ma non c'è una soglia limite. Questo fa sì, attraverso delle simulazioni che abbiamo fatto, che si possa arrivare a veder percepiti 19.000 euro l'anno, aggiungendo il reddito cittadinanza all'assegno temporaneo. Voi capite bene che questo è quanto viene riconosciuto anche a una persona che vive del proprio lavoro, a un impiegato, in una maniera che noi riteniamo discriminatoria, perché non mettere una soglia significa riconoscere maggiori economie ad alcuni e non a tutti e, quindi, restringere, come abbiamo detto, anche la platea dei beneficiari.
Per questo vi chiediamo di introdurre quella soglia e di inserire che il cumulo tra il reddito di cittadinanza e l'assegno temporaneo non superi i 15.000 euro annui. Ci sembra una cifra congrua e, quindi, una soglia doverosa da dover introdurre.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.1 Bellucci, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).
Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3201)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).
Avverto che è in distribuzione la nuova formulazione dell'ordine del giorno n. 9/3201/1 Ravetto.
Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo a esprimere il parere.
ELENA BONETTI, Ministra per le Pari opportunità e la famiglia. Sull'ordine del giorno n. 9/3201/1 (Nuova formulazione) Ravetto, parere favorevole, però con una riformulazione che chiediamo: “(…) a prevedere in sede di attuazione (…) un criterio di progressività dell'assegno unico universale fortemente attenuato, che non penalizzi il secondo percettore di reddito nel computo dell'ISEE”. Ordine del giorno n. 9/3201/2 Palmieri, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/3201/3 Caretta, parere contrario, perché impegna a una modifica del provvedimento in corso di approvazione. Ordine del giorno n. 9/3201/4 Ciaburro, parere contrario, con la stessa motivazione. Ordini del giorno nn. 9/3201/5 Cirielli e 9/3201/6 Ruffino, parere favorevole.
Ordine del giorno n. 9/3201/7 Bond, favorevole con una riformulazione: “(…) impegna il Governo a valutare l'opportunità di prevedere specifiche misure (…)”. Ordini del giorno nn. 9/3201/8 Martinciglio, 9/3201/9 Amitrano, 9/3201/10 Ruggiero, 9/3201/11 Ianaro, 9/3201/12 Grippa, 9/3201/13 Invidia e 9/3201/14 Aiello, parere favorevole.
PRESIDENTE. C'è, poi, un ordine del giorno dell'onorevole Bellucci, che è arrivato proprio in corso. Ordine del giorno n. 9/3201/15 Bellucci?
ELENA BONETTI, Ministra per le Pari opportunità e la famiglia. Parere favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Onorevole Ravetto, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/3201/1?
LAURA RAVETTO (LEGA). Accetto la riformazione, perché so che il Ministro ha compreso. Lo scopo di questo ordine del giorno è slegarlo da criteri che possano penalizzare le donne, per esempio, quello del reddito più basso. Quindi, che sia comparato, slegandolo da queste distorsioni e anche, magari, dall'ISEE, in futuro.
PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/3201/2 Palmieri, parere favorevole.
Sull'ordine del giorno n. 9/3201/3 Caretta il parere del Governo è contrario.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3201/3 Caretta, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).
Ordine del giorno n. 9/3201/4 Ciaburro, parere contrario.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3201/4 Ciaburro, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).
Ordini del giorno n. 9/3201/5 Cirielli e n. 9/3201/6 Ruffino, favorevoli.
Ordine del giorno n. 9/3201/7 Bond: onorevole Bond, accetta la riformulazione? Sì.
Ordini del giorno n. 9/3201/8 Martinciglio, n. 9/3201/9 Amitrano, n. 9/3201/10 Ruggiero, n. 9/3201/11 Ianaro, n. 9/3201/12 Grippa, n. 9/3201/13 Invidia, n. 9/3201/14 Davide Aiello e n. 9/3201/15 Bellucci, favorevoli.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
Dovremmo ora passare alle dichiarazioni di voto finale sul decreto-legge; poiché, tuttavia, il calendario dei lavori dell'Assemblea prevede che la seduta antimeridiana dell'Assemblea termini alle 13,30 e il tempo necessario per il loro svolgimento non consentirebbe di concludere i lavori entro tale ora, voglio capire se c'è la possibilità di fare delle dichiarazioni di voto più compresse, oppure se decidete…c'è un'obiezione di Italia Viva. Va bene, nessun problema.
Sospendiamo quindi la seduta, che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata, poi, alle 16, riprenderemo l'esame del provvedimento. La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 12,50, è ripresa alle 15.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dell'Economia e delle finanze, la Ministra dell'Interno, il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali.
Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva.
(Iniziative per il sostegno economico delle famiglie e delle imprese recentemente colpite dall'emergenza incendi in Sardegna - n. 3-02426)
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno, Cappellacci ed altri n. 3-02426 (Vedi l'allegato A).
Il deputato Cappellacci ha facoltà di illustrare la sua interrogazione, per un minuto.
UGO CAPPELLACCI (FI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, se fosse un film, si potrebbe intitolare “L'inferno in Paradiso”, perché la Sardegna è un paradiso in terra e si è improvvisamente trovata avvolta dalle fiamme, dalle tenebre, come se ci si trovasse dentro un girone dantesco. Decine di migliaia di ettari divorati dal fuoco: boschi millenari, macchia mediterranea, aziende, con coltivazioni e bestiame, case, 1.500 sfollati.
È vitale dichiarare subito lo stato di emergenza, perché questa è un'emergenza nazionale, bonificare le zone colpite e assicurare assistenza alle popolazioni, ma, poi, soprattutto, sostegni alle famiglie e alle aziende. È di vitale importanza prevedere un'erogazione di aiuti adeguata a un'emergenza - voglio sottolinearlo ancora - nazionale, che avviene, purtroppo, in un contesto che è già pesantemente penalizzato dagli effetti economici della pandemia.
Accanto alle misure di sostegno, occorre prevedere anche una sospensione degli adempimenti e dei versamenti tributari, nonché delle misure straordinarie per il patrimonio ambientale, per rimediare ai danni subiti dagli immobili.
Alla luce della gravissima situazione determinata dagli incendi, chiedo quali iniziative di competenza intenda assumere con urgenza al fine di affrontare l'emergenza per quanto riguarda i danni economici occorsi, sostenendo famiglie, imprese e territori.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Daniele Franco, ha facoltà di rispondere.
DANIELE FRANCO, Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie, Presidente. Vorrei innanzitutto esprimere la massima solidarietà e la vicinanza del Governo nei confronti di tutti coloro che stanno subendo le ripercussioni degli incendi in Sardegna.
Il Governo, in particolare attraverso la Protezione civile e la regione autonoma, è impegnato per affrontare l'emergenza nel modo più tempestivo ed efficace possibile. Rivolgo alle donne e agli uomini impegnati nella gestione dell'emergenza un ringraziamento per quanto stanno facendo.
Al momento, la priorità è quella di porre in essere tutte le iniziative necessarie per assicurare la sicurezza della popolazione e dei suoi beni e per limitare i danni al territorio. La Protezione civile è anche impegnata nella valutazione dei danni e sono in corso interlocuzioni con la regione Sardegna, anche al fine di valutare l'adozione di misure emergenziali di ripristino, che saranno definite nei prossimi giorni.
Una volta acquisiti i dati e le informazioni necessari, secondo la prassi consolidata in presenza di emergenze di rilievo nazionale, al fine di fornire assistenza immediata alla popolazione e risposte di pronto intervento, la Protezione civile valuta se ricorrano i presupposti dello stato di emergenza, che deve essere dichiarato dal Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, formulata anche su richiesta del presidente della regione.
La delibera di dichiarazione dello stato di emergenza può disporre lo stanziamento di risorse a valere sul Fondo emergenze nazionali per i primi interventi emergenziali relativi all'assistenza alla popolazione e al ripristino della funzionalità dei servizi pubblici e delle infrastrutture strategiche. Con successiva delibera possono essere assegnate ulteriori risorse, per fornire immediato sostegno al tessuto economico e sociale.
La delibera di dichiarazione dello stato d'emergenza definisce anche il perimetro delle aree interessate. A tale ricognizione può far seguito una sospensione degli adempimenti tributari per i comuni interessati dallo stato di emergenza. Nella fase immediatamente successiva, il Governo può approvare, con un provvedimento di legge, ulteriori misure di sostegno per la popolazione colpita, per il riavvio delle attività economiche e per il ripristino del territorio.
Il Governo è in costante contatto con la Protezione civile per definire tutti gli interventi necessari. Vorrei ribadire che è, e sarà, massimo l'impegno a fornire tutto il sostegno necessario alle aree colpite, anche con eventuali norme e relativa copertura finanziaria.
PRESIDENTE. Il deputato Cappellacci ha facoltà di replicare, per due minuti.
UGO CAPPELLACCI (FI). Grazie. Signor Ministro, la ringrazio per la risposta e spero di poter esprimere presto soddisfazione anche per il mantenimento degli impegni che, dalle sue parole, si possono evincere. Chi le parla è figlio della terra di Sardegna, proviene da quei luoghi e ha ancora negli occhi, nella mente e nel cuore l'orrore di quelle immagini, l'orrore che porta a una ferita profonda: siamo feriti nella nostra dignità, siamo feriti nel nostro orgoglio. E non è la ferita di un singolo, è la ferita di un popolo, mi creda, un popolo che vuole avere tutte le possibilità per risollevarsi e per ripartire, e che chiede, in questo senso, aiuto a tutti i fratelli italiani.
Desidero anche io ringraziare tutti coloro i quali si sono adoperati per questa emergenza, a iniziare dai miei colleghi deputati, ma per arrivare a cittadini, associazioni, tantissime persone che si sono attivate con iniziative che vanno al di là della solidarietà di circostanza. Ringrazio tutti coloro i quali si sono prodigati nell'immediatezza sul fronte del fuoco e dell'assistenza alle popolazioni: il Corpo forestale della Sardegna, i Vigili del fuoco, la Protezione civile, operatori dell'agenzia Forestas, Barracelli, Polizia, Carabinieri, volontari, tutti. Abbiamo il dovere di agire con estrema urgenza, perché le azioni da compiere e le cose da fare sono molte e complesse. E lei, signor Ministro, ha fatto riferimento a queste attività.
Ovviamente, lei risponde per quanto di competenza, però io voglio richiamare tutte le questioni, perché voglio rappresentare la situazione in tutta la sua drammaticità ed è quindi necessario che il lavoro sia un lavoro corale, di tutto l'Esecutivo e di tutto il Parlamento.
Signor Ministro, la Sardegna soffre un divario derivante dalla sua condizione geografica, dalla carenza di infrastrutture, da scelte di sviluppo sbagliate, che risalgono ai tempi della Prima Repubblica. La nostra forza, la nostra speranza è tutta in un patrimonio di ambiente, di paesaggio, di cultura e di settori tradizionali dell'economia. Gli incendi hanno incenerito interi territori e rischiano di bruciare anche le speranze.
Per questo motivo le chiedo, con il cuore, a nome di tutta la popolazione sarda: rimbocchiamoci le maniche insieme, per restituire un presente e un futuro ad un popolo che oggi soffre e chiede aiuto, che si piega davanti alla cattiva sorte come le canne al vento di Grazia Deledda, ma per poi rialzarsi più forte di prima (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
(Iniziative per un'adeguata assegnazione dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza e del Fondo complementare a favore del Mezzogiorno e per il riequilibrio territoriale di risorse umane e strumentali - n. 3-02427)
PRESIDENTE. Passiamo alla successiva interrogazione. Preciso che i firmatari dell'interrogazione in oggetto sono i deputati Fassina, Conte, De Lorenzo, Palazzotto, Stumpo e Timbro.
Il deputato Conte ha facoltà di illustrare l'interrogazione Fassina ed altri n. 3-02427 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario, per un minuto.
FEDERICO CONTE (LEU). Grazie, Presidente. Signor Ministro, a pagina 37 del PNRR, il Governo assunse l'impegno, davanti al Paese, di destinare il 40 per cento dei fondi agli investimenti per il Mezzogiorno, 82 miliardi. A guardare e a scrutinare, invece, le linee di intervento, le linee di investimento, si arriva a calcolarne non più di 22, il 10 per cento. Poi ci sono delle poste eventuali. Questo ha destato preoccupazione. Il Governo se ne è fatto carico con un emendamento al “decreto Semplificazioni” (articolo 6-bis), in cui ha ribadito fortemente questo impegno. Oggi le chiediamo di darci indicazioni più chiare su quali saranno gli indirizzi strategici delle linee di investimento, cioè quale sarà la base programmatica e quali saranno le procedure, anche di governance, visto lo stato deficitario della rete amministrativa e territoriale regionale e comunale del Sud Italia.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Daniele Franco, ha facoltà di rispondere.
DANIELE FRANCO, Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie, Presidente. In relazione al quesito posto, premetto che con il PNRR si intende imprimere una spinta al processo di convergenza delle regioni meridionali verso il resto del Paese. Tale obiettivo è perseguito con interventi di ampia portata finanziaria, che coinvolgono tutti i settori economici e i servizi pubblici più importanti.
Il Governo, utilizzando criteri prudenziali, stima che al Sud saranno destinati oltre 80 miliardi di euro, che costituiscono oltre il 40 per cento delle risorse ripartibili su base territoriale, attivate con il PNRR e con il Piano complementare.
La stima, come dicevo, è conservativa: oltre ai circa 33 miliardi con progettualità già destinate al Sud, per le altre risorse, sulle quali è stato necessario adottare un criterio di ripartizione territoriale, alle regioni del Mezzogiorno sono state applicate soglie minime prudenziali, tenendo conto della tipologia di iniziativa (bando, avviso pubblico o progetto) e dei destinatari finali dell'investimento (comuni, imprese e privati). A titolo d'esempio, per gli investimenti destinati ai comuni o a iniziative riconducibili a singoli individui, si è utilizzato il criterio della popolazione; per gli interventi destinati alle imprese in base al settore si è tenuto conto dell'indice Istat dell'incidenza delle imprese attive nel Meridione.
Inoltre, è importante rammentare che la destinazione delle risorse al Sud è stata rafforzata da un vincolo normativo. Il Governo ha accolto con estremo favore l'emendamento al “decreto Semplificazioni”, che impegna l'amministrazione titolare degli interventi a destinare, in sede di definizione delle procedure attuative, almeno il 40 per cento delle risorse territorializzabili alle aree del Mezzogiorno.
L'impegno finanziario per il Sud non si ferma al PNRR. Sull'ammontare complessivo di 80 miliardi dei Fondi strutturali europei del ciclo 2021-2027, disponibili per l'Italia, comprensivi del cofinanziamento nazionale, circa 53 miliardi sono destinati alle regioni del Mezzogiorno. Sul totale di 13 miliardi e mezzo assegnati all'Italia dall'iniziativa REACT-EU, 8,4 miliardi sono destinati al Sud. Con riferimento al bilancio nazionale, su un totale di circa 43 miliardi, ancora disponibili, del Fondo sviluppo e coesione per il ciclo 2021-2027, circa 35 andranno alle aree del Mezzogiorno. Da ultimo, su una spesa di 10,4 miliardi destinati agli ultimi interventi disposti per l'Alta velocità ferroviaria, 9,4 sono stanziati per la realizzazione della tratta Salerno-Reggio Calabria.
Il pieno successo nell'utilizzo di queste considerevoli risorse sarà raggiunto se tutte le strutture pubbliche nazionali e locali saranno in grado di dare seguito ai progetti loro affidati nei termini e nei tempi stabiliti. Il Governo è impegnato a rafforzare la capacità amministrativa e tecnica di tutte le strutture che si occuperanno della gestione delle risorse e della realizzazione degli interventi.
PRESIDENTE. Il deputato Fassina ha facoltà di replicare, per due minuti.
STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, Presidente. Ringrazio il Ministro Franco per le informazioni che ci ha fornito. Indubbiamente, come ha rilevato il mio collega e come lei ha confermato, l'emendamento che il Governo ha promosso sul “decreto Semplificazioni” ha specificato una modalità per quanto riguarda le amministrazioni che attuano i programmi sul 40 per cento.
Dopodiché, Ministro, con grande franchezza, quel 40 per cento è una media totale, noi abbiamo bisogno di essere un po' più articolati. Come lei sa, ne abbiamo parlato anche in sede di discussione delle linee guida del PNRR; alcuni di noi hanno insistito e poi il Parlamento, nel documento che ha accompagnato il PNRR, ha inserito, tra le riforme strutturali, i livelli essenziali delle prestazioni. Quel 40 per cento medio totale, ovviamente, è un vincolo minimo importante, ma non può essere il driver delle policy ai fini del riequilibrio territoriale, che poi vuol dire riequilibrio di diritti individuali fondamentali. Mi sarei aspettato, nella sua risposta, un riferimento allo stato di avanzamento della definizione dei livelli essenziali delle prestazioni, perché quel 40 per cento medio può essere troppo poco, ad esempio, sul versante degli asili nido, mentre per altri campi, purtroppo limitati, potrebbe essere addirittura eccessivo. Quindi, i punti sono: primo, i meccanismi di valutazione non solo ex post ma in itinere, perché poi c'è bisogno di interventi correttivi; secondo, la definizione - insisto - tra le riforme strutturali dei livelli essenziali delle prestazioni; terzo, le risorse umane e strumentali per i comuni del Mezzogiorno, altrimenti le disuguaglianze territoriali aumenteranno.
(Iniziative di competenza, anche di carattere normativo, volte ad assicurare un efficace sistema di tracciabilità delle armi, in particolare attraverso l'attivazione di un'anagrafe digitale aggiornata in tempo reale - n. 3-02428)
PRESIDENTE. La deputata Tripodi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Baldino ed altri n. 3-02428 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria, per un minuto.
ELISA TRIPODI (M5S). Grazie, Presidente. Un mese e mezzo fa circa, nel comune di Ardea, si è consumata una tragedia che ha sconvolto l'intera comunità e dove hanno perso la vita due bambini e un uomo. Da quanto si è appreso, l'uomo che ha sparato aveva in dotazione una Beretta che apparteneva al padre, un ex vigilantes defunto lo scorso autunno. Dalla morte del padre, quindi, non c'è stata nessuna denuncia dell'arma e questo drammatico evento ci ha portato a fare una serie di riflessioni. Una di queste sicuramente è la questione che riguarda la tracciabilità delle armi. Noi siamo convinti della necessità di attuare immediatamente la normativa che riguarda questa materia di cui, appunto, da tempo si aspetta l'attuazione.
Con questa interrogazione intendiamo chiedere alla Ministra in quali tempi intenda adottare iniziative per tracciare gli armamenti mediante l'attivazione di un'anagrafe digitale aggiornata in tempo reale e con un sistema di allerta informatico in grado di segnalare scadenze ed eventuali anomalie.
PRESIDENTE. La Ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese, ha facoltà di rispondere.
LUCIANA LAMORGESE, Ministra dell'Interno. Signor, Presidente. Onorevoli deputati. L'onorevole interrogante, traendo spunto da alcuni fatti di cronaca, pone l'attenzione sul regime normativo concernente la detenzione delle armi.
Vorrei innanzitutto precisare che il numero delle licenze di porto d'armi per uso sportivo è rimasto, negli ultimi 3 anni, sostanzialmente stabile con una tendenza verso un leggero decremento pari a -0,45 per cento e le autorità provinciali di pubblica sicurezza, prefetti e questori esercitano un costante controllo sui soggetti che detengono le armi, o sono titolari di licenza e ne autorizzano il porto, anche valutando, sulla base delle segnalazioni degli organi di Polizia, circostanze e comportamenti sintomatici della non totale affidabilità dell'interessato quanto alla capacità di fare un uso corretto delle armi.
Per offrire una dimensione dell'impegno profuso, ricordo che nel 2020 le prefetture hanno adottato 6.729 divieti di detenzione delle armi, ai sensi dell'articolo 39, del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza e sono state 337 le confische irrogate nei riguardi di soggetti che, a seguito del divieto, non avevano alienato le armi nel termine di legge.
Va detto che le informative fornite dagli organi di polizia e dai prefetti per l'esercizio del potere di divieto valorizzano anche le risultanze del CED Interforze, il quale è attualmente dotato di applicativi che individuano i soggetti che hanno presentato denuncia di detenzione delle armi, rappresentando un prezioso ausilio nei controlli affidati ai prefetti. Resta sicuramente una priorità realizzare una piattaforma digitale che consenta di seguire l'intero ciclo di vita di ogni arma, dal momento della sua fabbricazione o immissione nel mercato nazionale fino alla sua distruzione, venendo a ricomprendere anche i dati relativi alle transazioni effettuate tra operatori economici del settore. A questo più specifico obiettivo mira l'articolo 11 del decreto legislativo n. 104 del 2018 che ha previsto l'istituzione di un sistema informatico di tracciamento delle armi e delle munizioni presso il Dipartimento della pubblica sicurezza.
Il regolamento attuativo è stato già condiviso sul piano tecnico tra tutte le Forze di polizia ed è stato oggetto anche di un confronto con gli operatori economici di settore. Il relativo iter di adozione si concluderà, al più presto, con l'acquisizione dei prescritti concerti ministeriali. Certamente la realizzazione di un sistema interamente digitale di tracciamento delle armi rappresenterà un significativo salto di qualità riguardo alle esigenze di superare i trasferimenti di dati che avvengono ancora in modalità cartacea e di evitare dispersioni informative, migliorando la capacità di prevenzione di fatti delittuosi commessi con l'uso delle armi.
PRESIDENTE. La deputata vittoria Baldino ha facoltà di replicare, per due minuti.
VITTORIA BALDINO (M5S). La ringrazio signora Ministra per la risposta. Noi vogliamo ribadire l'urgenza di intervenire per dotarci, al più presto, di sistemi di tracciamento digitalizzati - come lei ha correttamente detto - ed efficienti, in grado di fornire tutti i dati sulle licenze attualmente in essere, su eventuali variazioni intercorse e sulle licenze ritirate. Inoltre, bisogna attrezzarsi per attivare una sinergia, anche con il Ministero della Salute, per tracciare quei soggetti detentori di armi che hanno poi, in seguito, sviluppato disturbi di tipo psichico: tema già posto dal MoVimento 5 Stelle con un ordine del giorno del senatore Ferrara, che è stato accolto dal Governo. Ministra, noi la invitiamo a prendere in considerazione la nostra proposta anche perché sono pervenuti dati significativi allarmanti: c'è stato un incremento significativo delle domande di licenza che coincide con l'anno della pandemia, anno in cui moltissimi cittadini hanno affrontato momenti difficili, a volte con ripercussioni evidenti anche sullo stato di salute mentale. Alla luce degli ultimi fatti di cronaca - che, probabilmente, non si sarebbero verificati, mi riferisco ad Ardea, se fosse esistito un sistema adeguato di tracciamento - non possiamo, però, permetterci che passi un messaggio, ossia che possedere più armi equivalga ad avere più sicurezza. Questo è un messaggio sbagliato.
Basti pensare ai casi di femminicidio, ai casi di omicidio e suicidio tra le mura domestiche e, dunque, i recenti fatti, non solo di Ardea, ma anche di Taranto e di Voghera, ci dicono che la paura e le tensioni sociali possono spingere chiunque a uscire di casa e sparare in pubblica piazza. Questo non ce lo possiamo permettere; deve essere lo Stato, devono essere le istituzioni a garantire la sicurezza dei cittadini e, insieme, anche la trasparenza di questi dati. Quindi, ci ricordiamo - utilizzando questo spazio - che avere più armi e raggiungere una maggiore facilità di ottenere queste armi non equivale assolutamente a una maggiore sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
(Iniziative di competenza volte a limitare gli effetti maggiormente penalizzanti derivanti dalle sanzioni amministrative previste dall'articolo 75 del Testo unico sugli stupefacenti in relazione all'uso personale - n. 3-02429)
PRESIDENTE. Il deputato Magi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02429 (Vedi l'allegato A), per un minuto.
RICCARDO MAGI (MISTO-A-+E-RI). Grazie Presidente. Pongo al Governo il tema della detenzione di sostanze stupefacenti per uso personale, che nel nostro ordinamento non ha rilevanza penale, ma può essere sanzionato, appunto, con sanzioni molto pesanti, che vanno dalla sospensione della patente e del passaporto, fino al divieto di conseguirli. I dati raccolti dal XII Libro bianco sulle droghe ci parla di una media di 40 mila segnalazioni l'anno, che portano a una media di 15 mila sanzioni comminate; il 75 per cento di queste riguardano il consumo di cannabis e persone molto giovani o giovanissime, ma, soprattutto, si registra una totale discrezionalità delle prefetture nell'intervenire sia su base territoriale, con grandi differenze da provincia a provincia, sia con applicazioni di sanzioni al buio, cioè senza avere effettuato neanche il colloquio, che sarebbe pure possibile effettuare, con la persona interessata. Insomma sanzioni che risultano avere un senso meramente afflittivo nei confronti di persone che non hanno commesso reati o che, comunque, non hanno leso altri cittadini. Siamo a chiedere, quindi, se il Ministro, nelle more di una revisione più organica della normativa sugli stupefacenti, non intenda impartire alle prefetture indicazioni in modo da agire riducendo gli effetti afflittivi sui cittadini.
PRESIDENTE. La Ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese, ha facoltà di rispondere.
LUCIANA LAMORGESE, Ministra dell'Interno. L'onorevole interrogante pone l'attenzione sul funzionamento del sistema sanzionatorio amministrativo previsto dal DPR n. 309 del 1990, che è il testo unico in materia di sostanze stupefacenti e psicotrope, lamentando un eccesso degli strumenti sanzionatori rispetto a quelli di natura preventiva.
Ricordo, preliminarmente, che l'attività in materia è affidata ai nuclei operativi e tossicodipendenze (NOT) presso le prefetture, nel cui ambito operano, oltre al personale amministrativo, esperti con la qualifica di assistenti sociali. Le persone segnalate al NOT per uso personale di sostanze stupefacenti vengono convocate per un colloquio con le assistenti sociali, nel quale sono fornite informazioni sul procedimento e sulle conseguenze amministrative a cui va incontro il soggetto segnalato, secondo un approccio orientato alla tutela del soggetto fragile. Durante il colloquio viene valutata la possibilità di seguire un programma terapeutico educativo, informativo, o socio-riabilitativo in collaborazione con i servizi territoriali competenti. Va ricordato che il procedimento amministrativo a cura del prefetto, pur caratterizzato da discrezionalità, è strettamente ancorato ad una valutazione dei presupposti rilevanti, affinché l'eventuale applicazione della misura sia adeguata e calibrata al caso specifico e rispondente al primario interesse pubblico.
A seguito dell'emergenza sanitaria in atto, nel corso del 2020 le attività riferite ai colloqui sono state per lo più sospese e rinviate, sebbene si sia proceduto allo svolgimento del colloquio per un numero di casi comunque significativo, pari al 47 per cento delle segnalazioni. Sotto il profilo numerico e guardando i dati aggregati a livello nazionale, nel 2020 i nuclei hanno sostenuto oltre 15 mila colloqui, il 68 per cento dei quali si è concluso con l'invito formale del prefetto all'interessato a non fare più uso di sostanze stupefacenti, essendo previsto tale esito per i casi di particolare tenuità o di prima segnalazione. Nel 31 per cento dei casi sono state emesse sanzioni amministrative di durata variabile in base alla sostanza stupefacente o all'esistenza di precedenti segnalazioni; nell'1 per cento dei casi si è proceduto con l'invito ad effettuare un programma terapeutico e socio-riabilitativo presso i servizi socio assistenziali.
Vorrei precisare, infine, che sono in atto specifiche iniziative per garantire l'integrazione di personale specializzato presso i NOT mediante apposite intese con le aziende sanitarie locali per l'impiego di assistenti sociali.
PRESIDENTE. Il deputato Magi ha facoltà di replicare, per due minuti.
RICCARDO MAGI (MISTO-A-+E-RI). Grazie, Presidente. Ringrazio la Ministra, ma vorrei porre innanzitutto una questione di carattere politico generale: qual è il senso di queste misure? Lo dico a lei, ma potrei dirlo ai Ministri dell'Interno e ai Governi che si sono succeduti negli ultimi 30 anni, da quando è in vigore la legge. Più di un milione e 300 mila cittadini, nel nostro Paese, hanno subito questo tipo di sanzioni, che, non essendo di carattere penale, dovrebbero avere lo scopo di prevenire, e quindi evitare che il consumo aumenti. Contemporaneamente, però, noi abbiamo avuto un mercato che si è ampliato e oggi è stimato, dall'Istat, di circa 8 milioni di consumatori, di cui 6 milioni per quanto riguarda la cannabis. Quindi, continuano a sfuggire incredibilmente il senso e l'efficacia di queste misure, che non funzionano come strumento di prevenzione, di dissuasione dal consumo. Sono meramente afflittive e molte volte hanno un impatto devastante sulla vita dei più giovani; tutt'altro che un aiuto all'inclusione, che un aiuto al superamento di eventuali problematiche.
Infine, rispetto ai dati che lei ci ha detto, non tornano, Ministra, e avremo modo di approfondirli ancora. Nel 2020 solamente 94 sono state le indicazioni di un percorso terapeutico rispetto a decine di migliaia di segnalazioni; quindi è evidente che ormai queste sanzioni vengono comminate in maniera burocratica e automatica, non ci si interroga più né sul senso né sul risultato che queste hanno. Mi faccia dire, in conclusione, che noi siamo qui ancora, nel nostro Paese, a parlare di come sanzionare consumatori, meri consumatori di sostanze stupefacenti, il 75 per cento dei quali di cannabis, mentre negli Stati Uniti questo è un mercato che si è aperto e ha prodotto, negli ultimi 2 anni, più di 300 mila posti di lavoro legali. C'è qualcosa che non va nel modo in cui noi affrontiamo un grande fenomeno sociale che Oltreoceano viene visto come un'opportunità di lavoro e di rilancio dell'economia e da noi come qualcosa da sanzionare in via amministrativa, quando non penale.
(Iniziative a fronte della recrudescenza di violenze e disordini connessi ai lavori per l'Alta velocità nella Val di Susa - n. 3-02430)
PRESIDENTE. Il deputato Nobili ha facoltà di illustrare l'interrogazione Fregolent ed altri n. 3-02430 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.
LUCIANO NOBILI (IV). Grazie, Presidente. Ministra, come sa, nelle ultime settimane, in Val di Susa c'è stata una forte recrudescenza di episodi di violenza, con un ritorno di attacchi notturni ai lavoratori e alle Forze dell'ordine riguardo alle manifestazioni dei cosiddetti no-TAV. Lanci di petardi, fuochi d'artificio, sassi, tentativi di recidere le reti di protezione del cantiere: tutte occasioni che mettono a repentaglio sia il lavoro di tanti che svolgono la propria attività in quel cantiere, delle persone che, 24 ore su 24, ne garantiscono la sicurezza, mettono a repentaglio i tempi di realizzazione di un'opera strategica per il nostro Paese e anche gli investimenti che tutta la comunità nazionale e l'Europa sta facendo per poterla realizzare.
In questo senso, le chiedo quali iniziative il Governo intenda assumere di fronte a questo riacutizzarsi di scontri, di attacchi e di violenze verso il cantiere e verso chi ci lavora e anche se, nelle iniziative che il Governo intende assumere, non vi siano, e non sarebbe opportuno anche includere, le aree della realizzazione del tunnel di base e quella di realizzazione delle interferenze nelle aree e nei siti di interesse strategico nazionale, al fine di consentire rapidamente il prosieguo dei lavori e tutelare meglio chi ci lavora e chi garantisce la sicurezza.
PRESIDENTE. La Ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese, ha facoltà di rispondere.
LUCIANA LAMORGESE, Ministra dell'Interno. L'onorevole interrogante fa riferimento ai recenti episodi di protesta del movimento no-TAV in Val di Susa, chiedendo iniziative a garanzia della realizzazione della linea ferroviaria Torino-Lione e dei profili di sicurezza pubblica connessi a tale opera strategica.
In effetti, sin dal suo insediamento nel 2011 il cantiere di Chiomonte è stato oggetto di ricorrenti iniziative di contestazione, nonché di frequenti azioni di disturbo promosse dal movimento antagonista locale, in alcuni casi sfociate in episodi delittuosi in danno delle strutture del sito. Nell'intento di assicurare la tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica, come anche la protezione delle maestranze impegnate nei lavori, il prefetto di Torino ha fatto sistematico ricorso ad ordinanze adottate ai sensi dell'articolo 2 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, contenenti interdizioni al passaggio in alcune aree intorno al cantiere. Più specificamente, sul piano dei dispositivi di controllo e vigilanza delle aree di cantiere di Chiomonte attualmente la questura di Torino dispone di un rinforzo continuativo di 180 unità giornaliere dei reparti inquadrati. Al dispositivo concorrono anche 266 militari delle Forze armate dell'operazione “Strade sicure”.
Presso il sito di San Didero, invece, è operativo un rinforzo continuativo assicurato tramite l'impiego di 120 unità delle Forze di Polizia; alle attività di vigilanza si affianca anche un contingente di 50 militari dell'operazione “Strade sicure”.
Desidero precisare che tale imponente dispositivo di sicurezza viene ulteriormente rafforzato in occasione di specifiche iniziative di protesta. Per fornire un ulteriore dato significativo dell'impegno profuso, dal 1° al 27 luglio corrente sono state assegnate complessivamente alla sede di Torino per queste esigenze 9.356 unità di rinforzo. Segnalo che in relazione ai più recenti episodi di contestazione violenta, nel corso dei quali si sono verificati danneggiamenti a strutture di cantiere o lanci di pietre, artifici pirotecnici e altro all'indirizzo delle Forze di Polizia, sono in corso degli approfondimenti investigativi per addivenire all'identificazione dei responsabili.
Rappresento anche che dall'inizio dell'anno le Forze di Polizia hanno deferito all'autorità giudiziaria 63 attivisti per illeciti commessi in occasione delle proteste no-TAV. Le iniziative di contestazione sono pertanto seguite con la massima attenzione e con un notevole dispiegamento di operatori di Polizia anche con riguardo ai territori di quei comuni per ora non ricompresi nel perimetro delle aree dichiarate di interesse strategico nazionale ai sensi dell'articolo 19 della legge n. 183 del 2011.
PRESIDENTE. La deputata Fregolent ha facoltà di replicare.
SILVIA FREGOLENT (IV). Grazie, signora Ministro. Accolgo la chiusura della risposta che lei ci ha dato come una prospettiva, quella di includere le nuove aree in una zona più sicura, perché è abbastanza incredibile come, ad esempio, il cantiere di Saint Martin La Porte, dove lei sicuramente sarà stata, in Francia, prevede un solo vigilantes all'inizio del tunnel dei lavori e noi abbiamo dovuto fare questo dispiego di forze. Tra l'altro, a pochi metri di distanza dal tunnel di base è stato inaugurato non molto tempo fa un tunnel autostradale senza alcuna contestazione. Quindi si vede che proprio c'è un'allergia al tunnel ferroviario più che a quello autostradale. In questi mesi e in queste settimane purtroppo il cantiere è stato oggetto di attacchi, come ella ha ricordato, in particolare in questo periodo, quando c'è questo campeggio internazionale che nulla ha a che vedere con gli antagonisti locali, ma richiama gli antagonisti di tutta Europa, e lo sport nazionale di questa settimana è quasi sempre andare contro la Polizia e contro i lavoratori. Noi di Italia Viva, quindi, la ringraziamo per la sua risposta e diamo la solidarietà alla Polizia e ai lavoratori tutti che in questa settimana si vedono oggetto di lanci di fuochi d'artificio e petardi, che non è mai piacevole in generale, in particolare quando si fa il proprio dovere a beneficio di una nazione che invece ha bisogno di trasporti veloci e di alta tecnologia (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
(Iniziative volte a contrastare gli sbarchi di migranti, anche al fine del contenimento del contagio da COVID-19 - n. 3-02431)
PRESIDENTE. La deputata Ravetto ha facoltà di illustrare l'interrogazione Molinari ed altri n. 3-02431 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.
LAURA RAVETTO (LEGA). Ministro, stando al cruscotto statistico del Ministero dell'Interno, dati aggiornati al 26 luglio 2021, la comparazione dei migranti sbarcati negli anni 2019, 2020 e 2021 mostra che gli arrivi dell'ultimo anno sono sensibilmente aumentati: segnatamente, nel 2021 27.469 migranti a fronte dei 12.071 del 2020 e dei soli 3.600 del 2019. Pochi giorni fa sono approdati a Lampedusa 215 migranti, ricordiamo che solo tra il 21 e il 24 luglio avevamo già 1.400 migranti sbarcati a Lampedusa. A Milo, a Trapani, sono sbarcati pochi giorni fa 250 migranti e poi si è accertato che molti di essi avevano dei precedenti penali o addirittura a carico già l'espulsione. Ma è la variante delta, che ci preoccupa, Ministro, perché, in un approdo del 15 giugno scorso, dieci migranti provenienti dal Bangladesh sono risultati positivi all'incrocio tra l'indiana e l'inglese e, dei 300 migranti sbarcati a Lampedusa e poi trasferiti a Taranto, oltre 30 minorenni erano risultati positivi, contagiando anche - lei lo sa -…
PRESIDENTE. Concluda.
LAURA RAVETTO (LEGA). …due poliziotti e facendone mettere in quarantena altri dieci. Ministro, noi siamo a chiederle come potrà conciliare la sicurezza dei cittadini italiani, i sacrifici delle comunità dei cittadini italiani, la sicurezza delle Forze dell'ordine e la sicurezza sanitaria del Paese con una politica dei porti aperti e dei ponti d'oro alle ONG (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. La Ministra dell'interno Lamorgese ha facoltà di rispondere.
LUCIANA LAMORGESE, Ministra dell'Interno. Preciso che, dall'inizio della pandemia, tutti i migranti giunti sul territorio nazionale, prima del loro inserimento nel circuito dell'accoglienza, sono sottoposti a rigidi protocolli sanitari, finalizzati al contenimento del contagio. Tali protocolli prevedono l'effettuazione di un tampone all'atto dell'identificazione del fotosegnalamento, lo svolgimento del periodo di quarantena a bordo di navi appositamente noleggiate, nonché, all'esito della quarantena, un ulteriore tampone di controllo prima dell'avvio del migrante nelle strutture di accoglienza o nei centri per il rimpatrio.
Nelle navi quarantena, sulle quali opera, in virtù di un'apposita convenzione, personale della Croce rossa, destinato a ospitare nuclei familiari e stranieri adulti, è garantita sulle navi la separazione dei migranti risultati positivi al COVID, da quelli il cui tampone ha dato invece esito negativo. I minori stranieri non accompagnati trascorrono invece il periodo di quarantena su apposite strutture individuate sul territorio. È rilevante rammentare come, grazie ad uno specifico accordo di collaborazione con Save the Children, venga loro assicurata un'adeguata assistenza e protezione, in conformità alle misure prescritte per i soggetti vulnerabili.
Questa occasione mi consente anche di precisare come l'attività di sorveglianza sanitaria sui migranti venga svolta sulla base delle misure prescritte dal protocollo operativo per la gestione dei migranti in arrivo via mare, predisposto dalle competenti articolazioni del Ministero della Salute, nonché sulla base delle indicazioni che lo stesso Dicastero ha diramato per il tramite dell'Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e per il contrasto delle malattie della povertà.
È importante sottolineare come, per tutti i migranti risultati positivi al COVID, le prefetture adottino d'intesa con le ASL le misure necessarie in ottemperanza alle vigenti disposizioni normative.
Con riguardo poi ai due poliziotti del XV reparto mobile di Taranto risultati positivi al COVID-19, a cui fanno riferimento gli interroganti, dall'esito effettuato dall'ufficio sanitario provinciale di quel reparto è emerso che, allo stato degli atti, non risulta possibile determinare alcuna correlazione tra la presenza di ospiti positivi e i contagi registrati. In particolare, dalle relazioni prodotte dai dipendenti e degli approfondimenti effettuati, non risulta che i due operatori abbiano avuto contatti diretti o occasionali con alcuni dei migranti ospiti nel centro della città pugliese. Quanto agli altri 10 operatori di polizia - sempre citati dall'interrogante - al termine della quarantena sono stati sottoposti a tampone, che ha dato esito negativo. Ritengo opportuno precisare che il personale che svolge attività di vigilanza, oltre a essere posizionato ad adeguata distanza dalla zona residenziale che accoglie i migranti, è munito di dispositivi di protezione individuale da indossare in caso di necessità, come da disposizioni della direzione centrale di sanità. Nella piena consapevolezza che le misure anti-COVID debbano rivolgersi anche al contenimento del rischio nei centri di accoglienza destinati ai migranti, ma anche presso le strutture territoriali, sono state realizzati con rapide procedure appositi locali destinati agli stranieri risultati positivi durante la permanenza. Infine, per rafforzare la capacità di risposta rispetto ai rischi pandemici, ho istituito nel mese di settembre 2020 una task force interministeriale con il compito di individuare particolari criticità igienico-sanitarie nelle dieci strutture di accoglienza ubicate in Sicilia. All'esito dei diversi sopralluoghi effettuati, sono state adottate tutte le misure e gli interventi del caso, anche con la collaborazione dei prefetti territorialmente competenti.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato Ziello, per due minuti.
EDOARDO ZIELLO (LEGA). Grazie Presidente. Ministro l'abbiamo sentita parlare di protocolli sanitari, navi quarantena e task force ministeriali, per l'esattezza 27.469 immigrati sbarcati quest'anno.
La domanda che mi pongo, da semplice cittadino, è: quanto ci costano queste strutture? Non sarebbe meglio, forse, prevenire il fenomeno migratorio che lei, signor Ministro, sta facendo tornare ad essere un'emergenza per il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), visto che già dobbiamo fronteggiare l'emergenza da COVID-19, ?
Le avevamo posto una domanda molto chiara e diretta, cioè in quale modo lei intenda affrontare questa emergenza dal punto di vista degli strumenti che offre il Ministero dell'Interno. Non abbiamo avuto alcuna risposta, Ministro, e questo ci dispiace. Sembra quasi che viva su un altro pianeta. La Tunisia sta vivendo una situazione di tensione quasi fuori controllo: di questi 27.000 immigrati - le do questo dato dal suo cruscotto, che proviene dal Ministero dell'Interno - 5.000 provengono esattamente dalla Tunisia. Che cosa sta facendo, Ministro? Dobbiamo aumentare ancora le navi quarantena, per aumentare ancora il fenomeno migratorio? Ci sono i sindaci delle città, da quelle più grandi a quelle più piccole, che chiedono un suo aiuto costantemente sulla stampa e, invece, lei continua ad utilizzare le nostre grandi Forze dell'ordine, a cui noi dobbiamo sostanzialmente fare un grandissimo plauso per il grande lavoro, per controllare gli italiani, anche negli orari più disparati, addirittura negli orari dell'aperitivo. Continua imperterrita nella logica delle restrizioni e delle limitazioni ma per gli immigrati che arrivano dall'altra parte del mondo tutto è permesso, massima libertà, porti aperti, mentre per gli italiani limitazioni e controlli. Mi sembra una logica - e chiudo, Presidente - del controsenso, un po' come quella di tenere chiuse le discoteche, creando la proliferazione di rave party abusivi e di discoteche all'aperto nelle nostre città. Signor Ministro, al posto di ascoltare le ONG, le do un consiglio: ascolti di più i sindaci, anche direttamente, non soltanto utilizzando i canali del Ministero; esiste anche l'ANCI (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
(Misure in ordine al contrasto dei flussi migratori irregolari nel periodo estivo, con particolare riferimento ad iniziative di competenza volte a bloccare le partenze verso le coste italiane - n. 3-02432)
PRESIDENTE. Il deputato Giovanni Russo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lollobrigida ed altri n. 3-02432 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario, per un minuto.
GIOVANNI RUSSO (FDI). Presidente, i dati della Guardia costiera evidenziano che, nel 2016, a fronte di oltre 181.000 partenze di immigranti registrate, si sono avute più di 4.000 morti nel Mediterraneo centrale mentre, nel 2021, le partenze sono state circa 18.000 e i morti in mare 675. Quindi, il dato totale delle morti in mare diminuisce al diminuire delle partenze. Questi numeri ci fanno riflettere sulla disumanità dell'apertura dei confini. Dal momento che più cresce la possibilità di nuovi arrivi più aumenta la percentuale del numero dei morti, è quanto mai urgente bloccare le partenze. In vista della stagione estiva e delle condizioni meteo favorevoli agli sbarchi, si arriverà, purtroppo, ad un ulteriore aumento di partenze e, di conseguenza, di morti in mare. È evidente che la situazione rischia di implodere in un'emergenza sanitaria e sociale senza precedenti, soprattutto in un momento in cui il Governo continua a chiedere agli italiani di mantenere comportamenti prudenti. È inaccettabile, infatti, che, a fronte dei sacrifici chiesti agli italiani tra restrizioni e limitazione della libertà, non si fermino le partenze e, quindi, gli sbarchi illegali sulle nostre coste. Pertanto, chiedo in che modo si intendano gestire i flussi migratori, soprattutto in vista dell'arrivo della stagione estiva, e se non si ritenga, come noi auspichiamo da tempo, di bloccare le partenze verso le nostre coste (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. La Ministra dell'Interno, Lamorgese, ha facoltà di rispondere.
LUCIANA LAMORGESE, Ministra dell'Interno. Con riferimento agli aspetti sanitari, di cui mi chiedono chiarimenti, mi sia consentito di rinviare a quanto appena illustrato circa l'articolato ventaglio di misure di assistenza e sorveglianza sanitaria disposto all'arrivo dei migranti, nelle strutture di accoglienza.
Circa le misure volte alla prevenzione delle partenze, è noto come l'Italia sia fortemente impegnata, sia in ambito europeo sia in sede bilaterale, per sollecitare iniziative politiche efficaci e sostenibili, in grado di incidere in modo sostanziale sulle dinamiche migratorie. Come ho più volte riferito in Parlamento, il nostro Paese ha fortemente manifestato le proprie perplessità sulle proposte europee attualmente in discussione, in vista del nuovo Patto su migrazione e asilo. Il punto nodale è rappresentato dal giusto bilanciamento, lungi ancora dall'essere raggiunto…
PRESIDENTE. Colleghi, per favore.
LUCIANA LAMORGESE, Ministra dell'Interno. …tra i principi e gli strumenti della responsabilità e quelli della solidarietà. Sono state comunque più volte avviate interlocuzioni, anche con l'appoggio e il coinvolgimento dei competenti commissari europei, con i Paesi del Nord Africa, da cui provengono i flussi migratori che interessano il Mediterraneo centrale. Mi riferisco alle visite effettuate in Libia, Tunisia, Algeria e, più di recente, in Marocco. In tali occasioni è stata svolta un'importante opera di sensibilizzazione nei confronti delle massime autorità di Governo di quei Paesi, affinché, anche da parte loro, sia svolta un'azione di contenimento delle partenze, incoraggiando, al contrario, la migrazione regolare nonché l'arrivo, attraverso corridoi umanitari, di migranti vulnerabili.
Anche recentemente, i colloqui con le autorità tunisine hanno consentito di delineare forme di collaborazione più incisive, ricomprendendo anche lo scambio informativo diretto e dedicato con gli organismi di quel Paese deputati al contrasto dell'immigrazione clandestina, per l'allertamento precoce delle partenze. Tuttavia, è evidente come gli ultimi accadimenti che hanno interessato la Tunisia e la grave crisi politica che sta attraversando quel Paese dimostrino l'estrema fragilità degli assetti istituzionali nordafricani e, quindi, l'oggettiva difficoltà di porre a regime misure efficaci di contenimento che possono essere perseguite solo con il consenso politico e la piena collaborazione tecnica di quei contesti. Assicuro che, nonostante l'attuale scenario, sto mantenendo diretti contatti con le autorità tunisine per l'attività di prevenzione e contrasto dei flussi migratori irregolari.
PRESIDENTE. Il deputato Delmastro Delle Vedove ha facoltà di replicare, per due minuti.
ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Grazie Presidente. Siamo assolutamente insoddisfatti di una risposta grigia, burocratica, la risposta di chi sa che deve schivare il nocciolo della questione posta perché, diversamente, dovrebbe ammettere un clamoroso fallimento. Lei è il Ministro che, ancora un mese fa, tuonava in televisione: parlare di emergenza sbarchi mi pare esagerato. E, allora, si incaricherà Fratelli d'Italia di raccontare l'emergenza sbarchi, qui, a lei, oggi: al 28 luglio del 2019, 3.600 sbarchi; poi è arrivata lei e le prime performance si vedevano già a luglio 2020, con 12.999 sbarchi. Il lavoro non era ancora fatto, lo ha completato quest'anno: al 28 luglio, 27.474 sbarchi. Per colpa sua, gli sbarchi sono quasi decuplicati! E lei è il Ministro che, oggi, ci racconta che ha interlocuzioni, talmente vaporose, impercettibili e insignificanti che non ci dice neanche quali siano e con quali Paesi. Però, ci dice: “state tranquilli, ho interlocuzioni”. Lei è il medesimo Ministro che, quando doveva, a suo modo di giudicare, blindare gli italiani nelle case, schierava 70 mila agenti e i droni e mostrava il pugno di ferro. Avremmo preferito il pugno di ferro verso i migranti e le interlocuzioni con gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Ma ancora: lei sa, o dovrebbe sapere, che, nei prossimi mesi, son previsti 65.000 sbarchi e che la crisi tunisina ce lo testimonia ancora di più; e non ci ha detto nulla! Quest'estate dovevate regalarci il boom economico, lei per il momento ci regala il boom dello sbarco dei migranti, regalando all'Italia la prospettiva, non di un campo per il turismo europeo, ma di un campo profughi dell'Africa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Le aggiungo una cosa: il tema che lei ha schivato è che ormai è certo statisticamente che più partenze significano più morti! Voi avete la responsabilità politica e morale, se non fermate le partenze, di continuare a lasciare una lunga scia di sangue nel nostro Mediterraneo e sarà una responsabilità che noi ci incaricheremo di ricordarvi sempre, perché voi continuate ad essere duri con gli italiani e morbidi, troppo morbidi con gli immigrati (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!
(Iniziative in merito alle procedure di internalizzazione del personale impiegato nel servizio del contact center nazionale Inps, con particolare riferimento all'applicazione della relativa clausola sociale - n. 3-02433)
PRESIDENTE. Il deputato Lacarra ha facoltà di illustrare l'interrogazione Pezzopane ed altri n. n. 3-02433 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario, per un minuto.
MARCO LACARRA (PD). Grazie Presidente. Illustre Ministro, grazie a una norma approvata da questo Parlamento nel 2019, l'articolo 5-bis del decreto-legge n. 101 del 2019, i lavoratori del contact center nazionale dell'Inps, finalmente, possono andare incontro a un processo di internalizzazione attraverso una nuova società in house già il prossimo dicembre. Una legge del 2016 impone che, nel cambio di committente tra soggetti privati, la società subentrante applichi la cosiddetta clausola sociale call center (articolo 1, comma 10, della legge n. 11 del 2016).
Si tratta di una norma giusta, che garantisce la continuità lavorativa e consente a chi subentra di contare sull'esperienza maturata sul campo dai lavoratori. Purtroppo, però, l'internalizzazione di cui discutiamo oggi, non utilizza la clausola sociale, ma si fonda su altri criteri, tra cui la selezione pubblica di titoli: un grave errore, sia perché farebbe perdere agli oltre 3 mila lavoratori in questione il diritto maturato all'assunzione diretta, sia perché permetterebbe a un ente pubblico di sfuggire, incomprensibilmente, all'applicazione di disposizioni di legge che, invece, i privati sono costretti ad osservare.
Per queste ragioni, le chiediamo quali urgenti iniziative intenda adottare, al fine di assicurare la massima vigilanza sulle procedure di internalizzazione di questo personale, per garantire l'integrale applicazione della clausola sociale call center da parte dell'INPS e il rispetto dei diritti maturati.
PRESIDENTE. Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.
ANDREA ORLANDO, Ministro del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie, Presidente. L'articolo 5-bis del decreto-legge n. 101 del 2019 ha previsto l'affidamento alla società INPS servizi SpA, interamente partecipata dall'INPS, delle attività di contact center multicanale verso l'utenza, nel rispetto delle disposizioni nazionali ed europee, in materia di affidamento in house, alla scadenza naturale dei contratti in essere nell'ambito delle stesse attività. Tale affidamento tiene conto della necessità di internalizzare i servizi informativi, promuovendo la continuità della loro erogazione, tutelando la stabilità occupazionale del personale ad esso adibito, tenuto conto dell'esigenza di valorizzarne le competenze. Ai fini dell'espletamento delle attività in questione, è data facoltà a INPS Servizi SpA di provvedere alla selezione del proprio personale, anche valorizzando le esperienze simili maturate nell'ambito dell'erogazione dei servizi di call center.
Sulla tutela dei lavoratori occupati nell'attività di cui all'appalto in scadenza, circa 3 mila operatori, è stata manifestata la massima attenzione da parte dei sindacati e del Parlamento, i quali auspicano che sia garantita continuità lavorativa alle persone coinvolte, tenendo conto della competenza acquisita e del servizio svolto da questi lavoratori, particolarmente intenso e prezioso nei mesi più duri della pandemia. Il Ministero del Lavoro, nel corso dell'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 77 del 2021, si era dichiarato favorevole a individuare soluzioni di carattere normativo che potessero consentire, in via eccezionale, modalità semplificate e risolutive per la procedura di internalizzazione. Sebbene la proposta normativa non sia stata approvata, è stato poi accolto favorevolmente l'ordine del giorno volto ad assicurare la massima vigilanza del Governo, nell'ambito delle proprie competenze sulle procedure di internalizzazione del personale impiegato nel servizio contact center nazionale INPS, nonché integrale applicazione della cosiddetta clausola sociale call center da parte dell'INPS.
Il Ministero del Lavoro, nel solco dell'impegno assunto, sta seguendo il confronto in atto e continuerà a monitorare attentamente l'esito del percorso avviato, affinché le procedure di internalizzazione possano garantire la massima tutela dei lavoratori coinvolti, soprattutto con riferimento al mantenimento dei livelli occupazionali e delle condizioni contrattuali. L'obiettivo dell'internalizzazione deve essere, infatti, quello di valorizzare la stabilità dell'impiego dei lavoratori, migliorando, contemporaneamente, la strutturazione e la resa del servizio. Al contempo, il Ministero del Lavoro continuerà l'interlocuzione costante con il Dipartimento della funzione pubblica, al fine di individuare soluzioni condivise a tutela dei lavoratori interessati.
PRESIDENTE. La deputata Pezzopane ha facoltà di replicare, per due minuti.
STEFANIA PEZZOPANE (PD). Grazie, Presidente. Signor Ministro, noi la ringraziamo per le parole che oggi ha pronunciato in quest'Aula: ci rassicurano sul suo compito, sulla sua funzione di vigilanza, sul suo impulso. Così come diceva il collega Lacarra, nell'introdurre l'interrogazione presentata, noi riteniamo che si debba applicare la clausola sociale insieme alla norma prevista dalla legge di bilancio del 2019; il combinato disposto di queste due normative fa sì che venga garantita la piena occupazione e che venga raggiunto l'obiettivo di valorizzare il personale. Sono oltre 3 mila i lavoratori; solo 500 nella mia città, L'Aquila, ma poi sono a Roma, Lecce, Marcianise, Rende, Ivrea, Olbia, Bari, Aprilia, Terni, in Sicilia: sono distribuiti in tante parti d'Italia, hanno competenze.
Abbiamo l'occasione unica, storica, di introdurre, attraverso una norma specifica, questo personale all'interno di una società in house specificamente predisposta. L'emendamento presentato al decreto-legge n. 77 del 2021 andava nella direzione di semplificare le procedure. Accogliamo positivamente, signor Ministro, quello che lei ha detto e soprattutto il suo parere favorevole su quell'emendamento e ci auguriamo che, nell'interlocuzione tra i Ministeri, si convinca il Ministero della Funzione pubblica a procedere secondo quanto indicavamo nell'emendamento, ovvero in via prioritaria, all'assunzione di questo personale, senza dover fare le selezioni.
PRESIDENTE. Concluda.
STEFANIA PEZZOPANE (PD). Su questo continueremo il nostro impegno e la nostra battaglia, in accordo con le organizzazioni sindacali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
(Iniziative di competenza volte a tutelare i livelli occupazionali presso lo stabilimento Gkn di Campi Bisenzio (Firenze) - n. 3-02434)
PRESIDENTE. Il deputato Mugnai ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02434 (Vedi l'allegato A), per un minuto.
STEFANO MUGNAI (CI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, il 9 luglio scorso, il fondo finanziario Melrose, con sede a Londra, ha inviato 422 e-mail ad altrettanti lavoratori della Gkn di Campi Bisenzio, in provincia di Firenze, e ha, con un semplice click, con un'azione semplicissima, di fatto, destabilizzato la vita di 422 dei lavoratori, perché quelle e-mail erano altrettanti licenziamenti da un'azienda, che peraltro non era in crisi; è un'azienda che storicamente produce componentistica per la trasmissione e i clienti principali sono FCA, ma anche altre importantissime case automobilistiche. Con tale semplice azione, di fatto, ha messo in mezzo alla strada 422 famiglie e destabilizzato anche una parte importante di un tessuto economico, già provato peraltro da crisi simili: cito brevissimamente il caso della Bekaert, a pochi chilometri di distanza, una vicenda del tutto simile, non hanno licenziato attraverso una e-mail, ma insomma non è che poi ci sia molta differenza.
So che lei è già intervenuto su questo tema, ma credo che la battaglia sarà molto lunga ed è necessario farla tutti insieme ed è importante sapere da un Ministro che ha la delega e la competenza su una materia così importante quali sono le azioni che il Governo intende intraprendere per salvaguardare i livelli occupazionali alla Gkn.
PRESIDENTE. Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.
ANDREA ORLANDO, Ministro del Lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, l'onorevole interrogante richiama l'attenzione sulla vicenda che riguarda la procedura di licenziamento collettivo per 422 lavoratori, avviata il 9 luglio scorso dalla Gkn di Firenze, società - come è stato ricordato - controllata dal fondo inglese Melrose. Si tratta di una decisione unilaterale, rispetto alla quale non risulta essere stato svolto un adeguato confronto preventivo con tutte le parti coinvolte. Peraltro, la società non ha tenuto conto dell'intesa sottoscritta dal Governo e dalle parti sociali lo scorso 29 giugno, che raccomandava alle imprese di utilizzare gli ammortizzatori sociali, prima di procedere ai licenziamenti.
Il 19 luglio scorso è stato tenuto un tavolo presso la prefettura di Firenze, convocato dal Ministero dello Sviluppo economico, nel corso del quale la società ha manifestato la disponibilità a raggiungere un accordo al fine di mitigare l'impatto sociale della decisione di cessare l'attività, decisione, a detta dell'azienda, maturata alla luce della profonda trasformazione che sta attraversando il settore dell'automotive. Proprio in riferimento alle criticità di settori come quello in oggetto, o ad esempio del trasporto aereo, ho personalmente chiesto al Ministro dello Sviluppo economico l'attivazione di specifici tavoli. All'esito dell'incontro, la società è stata invitata a condividere il percorso di ristrutturazione con le organizzazioni sindacali e con le istituzioni, al fine di individuare adeguati strumenti di tutela del reddito dei lavoratori. Il Governo sta lavorando in questa direzione, anche in considerazione degli ulteriori strumenti di integrazione salariale previsti dal decreto-legge Sostegni-bis. Assicuro, pertanto, l'impegno del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali a proseguire nella ricerca di una soluzione che salvaguardi la continuità produttiva del sito e a garantire la tutela dei lavoratori.
Tale episodio si aggiunge al novero delle recenti procedure di licenziamento annunciate da varie multinazionali, che incide pesantemente sul destino di centinaia di lavoratori e che rischia di riverberarsi sul tessuto produttivo e sociale circostante, producendo fenomeni di desertificazione industriale. Certamente è necessario che vi siano misure di contrasto più efficaci - e su questo siamo al lavoro con il Ministero dello Sviluppo economico -, anche con la revisione dell'attuale impianto normativo, che purtroppo non ha prodotto i risultati sperati.
Sono convinto che sia altresì necessario costruire strategie di lungo periodo che, in sintonia anche con le grandi Missioni del PNRR, possano promuovere progetti di reindustrializzazione e di riqualificazione industriale, soprattutto nei settori più strategici e nelle filiere produttive nazionali, rendendo più attrattivi gli investimenti nel nostro Paese.
PRESIDENTE. Il deputato Mugnai ha facoltà di replicare, per due minuti.
STEFANO MUGNAI (CI). Grazie, Ministro. Nella sua risposta, vedo elementi di speranza, ma anche elementi di criticità, perché è chiaro che la mia iniziativa, la mia interrogazione è soprattutto finalizzata a cercare il massimo impegno da parte del Governo per far sì che quei 422 lavoratori non vengano lasciati soli, però la partita è più ampia: è di una grandezza superiore rispetto alla singola vicenda.
Siamo tutti consapevoli che stiamo vivendo uno snodo della storia - politica, civile, ma anche economica del nostro Paese e di tutto l'Occidente - ed io sono fra quelli che guardano con grande ottimismo ai prossimi mesi e ai prossimi anni; sono convinto che questo Paese andrà ad incrociare una crescita importante, però è evidente che lo farà cambiando equilibri, anche economici, ed è fondamentale, dal mio punto di vista, affrontare questa magnifica avventura dei prossimi anni, cercando di far sì che coloro che, in queste trasformazioni, rischiano di pagare il prezzo più alto non vengano lasciati da soli.
Noi abbiamo tutti insieme il dovere di fare in modo che ciò che è avvenuto alla Bekaert prima e ciò che è avvenuto e sta avvenendo alla Gkn adesso e ciò che sta avvenendo in tante altre realtà industriali a livello nazionale non diventino un precedente e quindi credo sia fondamentale che il Governo e la maggioranza che lo sostiene studino le misure, anche legislative, necessarie per far sì che queste modalità non avvengano. Vi è poi anche la difficoltà - e so che, come Governo, l'avete già affrontata - in crisi di questo tipo, come quella della Gkn, a trovare un interlocutore perché intorno al tavolo siedono persone - sono delegati - che semplicemente ascoltano e dicono: “al massimo io riferisco”.
Diventa difficile anche per un Governo nazionale poter affrontare in maniera efficace crisi aziendali con questi strumenti. Quindi, è necessario, mentre stiamo organizzando un futuro di crescita per il Paese, anche organizzarsi con strumenti normativi per far sì che altri episodi come quello della Gkn non avvengano. Nel frattempo il Governo deve profondere il massimo sforzo per dare garanzia a quei lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 16,10.
La seduta, sospesa alle 16,05, è ripresa alle 16,20.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Ascari, Battelli, Enrico Borghi, Brescia, Casa, Maurizio Cattoi, Cavandoli, Colletti, Covolo, Davide Crippa, D'Incà, Delmastro Delle Vedove, Dieni, Fassino, Giachetti, Marattin, Marin, Mulè, Occhiuto, Paita, Perantoni, Andrea Romano, Stumpo, Vito e Raffaele Volpi sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente 102, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Colletti. Ne ha facoltà.
ANDREA COLLETTI (MISTO-L'A.C'È). Grazie, Presidente. È arrivata una nota stampa che ho appena letto, con la quale si dava atto che era intenzione del Ministro dell'Economia e delle finanze Franco di chiamare il dottor Profumo, per quanto riguarda, ovviamente, la società partecipata Leonardo SpA e, sempre da note stampa, è emerso come Leonardo abbia di recente assunto il figlio di un sottosegretario dell'attuale Governo Draghi. Parliamo del sottosegretario Tabacci, il cui figlio è stato assunto dal 1° luglio 2021 presso Leonardo. Appare palese una sorta di conflitto di interessi: una società partecipata dello Stato dà un incarico e dà un lavoro al figlio del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri che dovrebbe controllare la stessa partecipata dello Stato.
Ebbene, Presidente, sia il Ministro sia Profumo dovrebbero riferire a quest'Aula e nelle Commissioni competenti come si sia arrivati a questa scelta e, soprattutto, Presidente, Leonardo ormai sta diventando un “assumificio” in cui si innestano gli appetiti di tutti i partiti. Recentemente, è stato piazzato all'interno di una nuova fondazione, la fondazione “Med-Or”, il deputato Minniti, anzi l'ex deputato Minniti, per una somma annuale rilevante: si parla di oltre 250 mila euro; sempre in una fondazione di Leonardo SpA è stato piazzato l'ex deputato ed ex Presidente della Camera Luciano Violante, che lavora per la fondazione “Civiltà delle macchine”.
PRESIDENTE. Chiedo scusa, deputato Colletti, qui il punto…
ANDREA COLLETTI (MISTO-L'A.C'È). Per tutti questi motivi, Presidente, è pressoché necessario che il Ministero vigilante su Leonardo, visto che il MEF dovrebbe vigilare sulle proprie partecipate, riferisca in merito, perché le casse dello Stato, ma, soprattutto, le casse di una società quotata in Borsa non possono essere dissanguate, dovendo pagare figli e amici di politici e figli e amici di coloro che governano attualmente questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è).
PRESIDENTE. Quindi, l'oggetto del suo intervento sull'ordine dei lavori è, in buona sostanza, una richiesta al Governo, al Ministro dell'Economia e delle finanze, di venire a riferire in Aula, giusto?
Ha chiesto di parlare il deputato Sapia. Sempre sull'ordine dei lavori o su cosa, chiedo scusa?
FRANCESCO SAPIA (MISTO-L'A.C'È). Grazie, Presidente. Sull'ordine dei lavori in merito alla scadenza del DL n. 105 del 2021, concernente misure urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID ed altro.
Io credo, Presidente, che la scadenza degli emendamenti fissata per martedì 3 agosto alle ore 12 sia un tempo molto limitato, considerato anche il fatto che la fase dibattimentale non avverrà prima della prima settimana di settembre, per, poi, far arrivare in Aula il provvedimento nella seconda settimana di settembre. Io credo, Presidente, che un argomento come il green pass, meriti più tempo per…
PRESIDENTE. Deputato Sapia, chiedo scusa, questa pertinentissima osservazione, in realtà, dovrebbe essere indirizzata verso la Commissione o l'ufficio di presidenza della Commissione, non è l'Aula titolata ad intervenire sull'organizzazione dei lavori della Commissione. Quindi, le sue rimostranze dovrebbe cortesemente rivolgerle verso l'organismo competente, che è, appunto, l'ufficio di presidenza della Commissione.
Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 3201.
PRESIDENTE. Riprendiamo, dunque, il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3201: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 giugno 2021, n. 79, recante misure urgenti in materia di assegno temporaneo per figli minori.
Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è concluso l'esame degli emendamenti e degli ordini del giorno. Passiamo, dunque, al voto finale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Colletti per un richiamo al Regolamento? Su quale articolo?
ANDREA COLLETTI (MISTO-L'A.C'È). Articolo 8 e seguenti, Presidente. Va bene?
PRESIDENTE. Diciamo che va bene. Dipende da come lo illustra.
ANDREA COLLETTI (MISTO-L'A.C'È). Certamente, Presidente. Lei, Presidente, come riferisce l'articolo 8, rappresenta la Camera e assicura il buon andamento dei suoi lavori. Ebbene, se lei avesse assicurato un buon andamento dei lavori, non sarei intervenuto sul Regolamento in questa sede e, quindi, già di per sé si giustifica la mia richiesta di intervenire sul Regolamento.
Presidente, da sempre, o almeno dal 2013 - quindi, vi è una prassi costante – possiamo dire che in quest'Aula si esprimono opinioni verso il Presidente - che, ovviamente, rappresenta questa istituzione, rappresenta la Camera e, quindi, anche le Commissioni al suo interno e globalmente - e ci si rivolge al Presidente qualora i lavori di Commissione non siano coerenti con i lavori di quest'Aula.
Quindi, mi sembra pretestuoso aver interrotto il collega Sapia che giustamente, come rappresentante di una componente di un gruppo di opposizione, intendeva fare riferimento a un provvedimento importante come il cosiddetto green pass, o certificazione verde, che coinvolge degli interessi costituzionali molto rilevanti. Pertanto, le chiederei di permettere al mio collega Sapia di concludere.
PRESIDENTE. Molto bene. Mi dispiace di non essere stato compreso. Cercherò di essere più preciso. Intanto, il collega Sapia, ha chiesto la parola sull'ordine dei lavori, mentre tecnicamente, se proprio vogliamo essere puntuali, per sollevare il problema che ha sollevato prima Sapia e poi di seguito lei, avrebbe dovuto fare un richiamo al Regolamento. Infatti, il richiamo all'ordine dei lavori prevede una proposta di mutamento dell'ordine dei lavori, come dice la parola stessa, da parte dell'Assemblea, ovviamente, mentre questa è una questione che riguarda il lavoro della Commissione. Quindi, mi attengo - e richiamo - alle motivazioni date poco fa.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3201)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale. Ha chiesto di parlare il deputato Andrea Cecconi. Ne ha facoltà.
ANDREA CECCONI (MISTO-FE-FDV). Grazie, Presidente. Solo qualche breve minuto per ribadire e per sottolineare quanto questo provvedimento fosse atteso dai cittadini e dalle associazioni che rappresentano i cittadini e le famiglie. Sono qui da qualche anno, in questa istituzione, e di assegno unico se ne è sentito parlare più di una volta. Anche la Ministra presente ha passato più Governi in attesa di veder approvato questo provvedimento.
La nota sostanziale col voto di oggi è che finalmente in questo Paese tutti i figli, a prescindere che i genitori siano dipendenti pubblici o privati, che siano liberi professionisti, che siano italiani o non italiani, vengono riconosciuti dallo Stato come un elemento indispensabile della società, come elemento del futuro del nostro Paese.
Quindi, lo Stato si impegna con un provvedimento ponte, in attesa di vedere quale sarà la risultanza della legge delega, che sarà approvata, spero in breve tempo, in quest'Aula e al Senato e, poi, con la legge di bilancio, che ci auguriamo vada a sistemare e a omogeneizzare tutto quello che deve essere l'assegno unico universale nel nostro Paese.
Da oggi possiamo dire che l'Italia è uno di quei Paesi che riconosce nella natalità, nei giovani, nell'aiuto ai giovani genitori, alle giovani madri e ai giovani padri, un sostegno per la prole e per il futuro del nostro Paese.
Presidente, non era una cosa affatto scontata; noi siamo consapevoli che l'impegno economico che il Governo e il Paese mette nei propri giovani con questo provvedimento e con i provvedimenti futuri, è molto serio, molto importante, ma ciò non toglie che era indispensabile.
Si poteva fare forse meglio? Certamente. Si potevano dare più soldi? Sicuramente. Anche nel dibattito in Aula, che c'è stato nelle ore mattutine, è chiaro ed evidente che si poteva fare di più; si potevano dare più soldi, si poteva forse essere più equi e noi ci auguriamo che in futuro questa misura - come ho detto nella legge di bilancio del prossimo anno - possa vedere un compimento più totalizzante, più comprensivo di tutte le voci che vengono anche dal Paese. Però è un grande passo su cui io credo che tutti, alla fine, anche quelli che hanno sollevato qualche perplessità, riconoscano che il lavoro che è stato fatto è un buon lavoro, un lavoro che, perlomeno, sta andando nella direzione giusta. Un'altra cosa che da lungo tempo è in discussione in questo Parlamento, rispetto alla società civile e alle associazioni, è quello del sostegno alla natalità e, soprattutto, di come noi riusciamo o meno a coniugare la vita lavorativa, soprattutto delle donne, con l'impegno di avere una famiglia e di avere dei figli. Chiaramente, non si fa tutto e solo con l'assegno unico, non si fa soltanto con l'elargizione economica di un benefit in favore dei giovani e dei bambini; si fa, come sappiamo, anche con la flessibilità del lavoro, con gli asili nido, con tutta un'altra serie di misure di sostegno della natalità, che esistono anche in altri Paesi e che - io mi auguro - la Ministra qui presente e il Governo Draghi, visto che anche nel discorso di insediamento ciò è stato ampiamente ribadito e sottolineato, si impegnerà nel prossimo futuro a implementare. Il PNRR prevede soldi e fondi per gli asili nido, l'assegno unico in questa norma di oggi, con la legge delega e con la legge di bilancio, si impegna a dare un'attuazione duratura e impegnativa negli anni e nel tempo. Quindi, io voglio semplicemente sottolineare che questo non è un punto d'arrivo, ma è un punto di inizio per rinnovare finalmente la politica sociale dei minori nel nostro Paese. Oggi è una bella giornata. Credo che dovremmo essere orgogliosi in questo Parlamento di approvare questa misura, soprattutto nei confronti di tutti quei genitori e di quei bambini che, fino a ieri, non ricevevano nessun tipo di aiuto dallo Stato semplicemente perché non erano dipendenti pubblici; questa era una grossa discriminazione che oggi noi andiamo a colmare.
Ringrazio la Ministra per il lavoro che è stato fatto, perché sono un po' di anni ormai che questo è il suo punto fermo, sia nel periodo del precedente Governo che in questo. Il lavoro è stato svolto principalmente su questo punto, su questo aspetto, quindi è un ottimo risultato che il Ministro ha ottenuto; è un ottimo risultato che sta ottenendo anche il Parlamento ed è un ottimo risultato per il Paese che noi voteremo convintamente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata De Lorenzo. Ne ha facoltà.
RINA DE LORENZO (LEU). Grazie, Presidente. Il provvedimento che ci apprestiamo a votare reca una serie di norme transitorie, in attesa della disciplina di delega contenuta nella legge n. 46 sull'assegno unico universale. Si tratta di una misura ponte volta a riordinare e potenziare le misure a sostegno dei figli a carico attraverso l'istituzione dell'assegno unico universale. È una riforma assolutamente importante per quei nuclei familiari che non rientrano nell'ambito di applicazione ordinaria dell'istituto dell'assegno per il nucleo familiare. È un provvedimento temporaneo e transitorio ma, al tempo stesso, un segnale chiaro verso un nuovo modello di welfare. È, infatti, previsto il riconoscimento dell'assegno in presenza di determinate condizioni reddituali, di figli minorenni inabili, in favore dei lavoratori iscritti alla gestione separata INPS e dei titolari di trattamento pensionistico derivante dalla suddette attività lavorative. È un traguardo atteso da decenni, soprattutto perché garantisce un sostegno ai lavoratori autonomi incapienti finora esclusi dagli assegni familiari. Si tratta di un provvedimento che voteremo con convinzione perché rappresenta una misura indispensabile nell'ambito del nostro sistema di welfare; una nuova misura di sostegno per le famiglie, capace di armonizzare gli interventi già approvati in legge di bilancio, con cui è stato istituito il Fondo per l'assegno universale. Prende così forma una nuova idea di Paese, che assume un impegno concreto verso le famiglie; un pilastro di un nuovo modello di welfare universalistico che include categorie di lavoratori che, diversamente, sarebbero state escluse. All'interno del vasto panorama del welfare sono proprio le politiche familiari quelle che necessitano di particolare spazio di attenzione, intese non già come politiche assistenziali ma, al contrario, come promozionali del benessere della famiglia e di tutti i suoi componenti, laddove nella famiglia vengono riposte aspettative di solidarietà che vedono in primis le donne prendersi cura della casa, dei figli, dei genitori anziani, delle persone con disabilità.
Certamente l'assegno unico non risolve il tema dell'occupazione femminile e dell'emancipazione delle donne, ma è un tassello importante di una nuova strategia che va messa in campo, di cui il Paese ha drammaticamente bisogno. Non potrà esserci, infatti, nessuna chance di invertire il trend del costante declino demografico senza che le coppie abbiano la certezza di un sostegno stabile e duraturo negli anni, su cui costruire un futuro. In questo momento storico così drammatico, ma carico di una spinta innovativa, un welfare amico della famiglia può favorire il contrasto della denatalità in un'ottica di family mainstreaming che metta a sistema le politiche familiari e, più in generale, quelle sociali. Dobbiamo dunque evitare che la famiglia si ritrovi a camminare da sola, velocizzando e modellando l'azione politica, cosicché sia possibile una cooperazione ed una integrazione tra le due forze, che non possono essere contrapposte ma alleate. Per queste ragioni voteremo a favore del provvedimento, impegnandoci a migliorare il percorso di strutturazione dell'assegno unico, su cui edificare l'intera misura a partire dal prossimo anno (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Vietina. Ne ha facoltà.
SIMONA VIETINA (CI). Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, il provvedimento in esame è volto a introdurre misure immediatamente efficaci, transitorie, a sostegno della genitorialità, nelle more dell'attuazione della legge 1° aprile 2021, n. 46; misure urgenti a beneficio di circa 1,8 milioni di famiglie, con circa 2,7 milioni di figli minori. Un provvedimento che, seppur migliorabile, va a porre al centro dell'azione politica la famiglia, riconoscendone indirettamente la centralità nell'impianto sociale. La famiglia che ha necessità di essere sostenuta e tutelata sotto tutti i punti di vista, tanto più adesso che la situazione pandemica, che ci vede travolti da oltre un anno e mezzo, ha acutizzato ed evidenziato la necessità da parte del Governo e delle istituzioni di attivarsi in ogni modo possibile e sotto ogni fronte percorribile per aiutare l'economia italiana e sostenere le nostre famiglie, devastate dall'incertezza sul futuro e in difficoltà nel fronteggiare dignitosamente la quotidianità.
In quest'ottica affrontiamo oggi un provvedimento, fortemente voluto dal Governo per far partire immediatamente un sostegno economico per i figli a carico dei lavoratori autonomi e inoccupati, dando così una risposta veloce ai cittadini che sono provati e sfiduciati dopo l'emergenza pandemica.
Le misure adottate, ripeto, di efficacia immediata e durata transitoria, sono dirette a fornire concreto sostegno alla genitorialità e a favore della natalità in un Paese dove la denatalità sta assumendo dimensioni preoccupanti e tali che la politica tutta ha il dovere di capirne le origini e mettere in campo ogni azione possibile a sostegno della natalità. Questo è un passo importante, ma sarà necessario fare di più anche sull'ampliamento dei servizi rivolti all'infanzia e delle agevolazioni al loro accesso, e fare di più anche nel garantire stabilità lavorativa (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia), che è una condizione indispensabile per permettere alle giovani coppie di progettare una vita da genitori.
Il provvedimento introduce il cosiddetto “assegno ponte” per le famiglie che non godono dei requisiti per ottenere gli assegni familiari e prevede una maggiorazione degli stessi per chi ne è già titolare.
È opportuno ricordare che il sostegno alla famiglia è la base fondamentale delle prestazioni previdenziali e gli assegni familiari trovano validi presupposti nella nostra stessa Costituzione, che all'articolo 31 tutela la famiglia quale società naturale, prevedendo che la Repubblica debba agevolare con misure economiche ed altre provvidenze la formazione della famiglia, e all'articolo 36 enuncia il principio in base al quale il lavoratore ha diritto ad una retribuzione in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla propria famiglia un'esistenza libera e dignitosa.
Appare evidente la volontà dei nostri padri costituenti di sorreggere la famiglia nella sua interezza e globalità. Ecco, a questo è rivolto il provvedimento ed è proprio questo uno dei motivi che fa propendere Coraggio Italia per un positivo accoglimento della proposta in esame (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia); proposta che finalmente tiene in considerazione anche i lavoratori autonomi o gli inoccupati, esclusi dalla titolarità di benefici, pur avendo figli minori a carico.
Il Governo utilizza lo strumento del decreto-legge data la straordinarietà e l'urgenza della questione da fronteggiare, ma lo stesso deve collocarsi all'interno di una nuova mission che abbia un'ampia visione di investimento nelle nuove generazioni.
Coraggio Italia è sempre schierato al fianco della famiglia, del sostegno alla genitorialità e del contrasto alla denatalità, e sosterrà questa iniziativa, nonostante l'evidenza di alcune criticità che non possiamo non segnalare affinché si comprenda dove è necessario agire celermente, affiancando adeguate rivisitazioni.
È questo il caso del riferimento all'ISEE, che non fotografa le reali necessità, le effettive difficoltà dei cittadini; soprattutto in questo momento di crisi è un riferimento che va a penalizzare chi, magari con enormi sacrifici, ha acquistato una casa oppure ha risparmiato privandosi di tutto, spesso per garantirsi semplicemente un'adeguata assistenza durante gli ultimi anni di vita. Tra l'altro, risparmi già ampiamente tassati.
Ecco perché, a nostro avviso, la misura avrebbe dovuto rapportarsi al reddito netto e non all'ISEE, e auspichiamo correttivi che vadano anche a considerare che difficilmente l'assegno unico potrà coprire le detrazioni che sostituirà; e il calcolo in base all'ISEE potrebbe svantaggiare proprio le famiglie con più figli, invertendo così la sua funzione reale.
Un'ulteriore attenzione, che auspichiamo venga posta da interventi puntuali e successivi, riguarda la condizione che vede corrispondere a redditi medio-bassi un assegno di poche decine di euro, assolutamente insufficiente a incoraggiare la genitorialità, e, di contro, casi in cui con redditi molto bassi o di fronte a percettori di reddito di cittadinanza si vedrebbero erogare assegni cospicui, che, sommati al reddito di cittadinanza, potrebbero arrivare a raggiungere cifre mensili maggiori dello stipendio di un operaio. Questo sarebbe assolutamente un disincentivo alla condizione lavorativa.
Infine, credo che chi ha diritto all'assegno dovrebbe riceverlo immediatamente accreditato sul conto, senza fare domande che alcuni in questo momento devono fare ed altri invece non devono fare, ed è questo che noi chiediamo in un'ottica di semplificazione reale della pubblica amministrazione.
Coraggio Italia auspica che le risorse stanziate siano commisurate a rappresentare un effettivo aiuto alle famiglie che si trovano in una grave crisi e meritano maggiore e concreto riguardo, giacché svolgono un ruolo fondamentale nella nostra società.
Sottolineo ancora ed infine che in Italia il tasso di natalità è il più basso rispetto al contesto europeo, dove pure è in calo, e il serio problema si ricollega a diversi fattori, compresi la capacità di investire nelle giovani generazioni, le condizioni di vita delle famiglie con figli e servizi a loro dedicati, le condizioni lavorative e retributive dei nostri giovani, fattori sui quali abbiamo il dovere di lavorare e intervenire in modo serio e incisivo, per favorire veramente le nascite e supportare veramente la genitorialità (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).
Coraggio Italia sostiene questo Governo, anche se non ne fa parte, e voterà a favore di questo provvedimento, ma lo farà data la particolarità del momento e considerata la necessità di restituire fiducia ai nuclei familiari dopo la pandemia. Auspica tuttavia che vi siano iniziative di maggior peso a sostegno della famiglia e della natalità, che vi siano i correttivi indicati, ma che vi sia anche un cambio di visione, che preveda interventi specifici in un contesto di puntuale programmazione e non limitata soltanto a fronteggiare situazioni urgenti e contingenti, e provvedimenti strutturati che tengano concretamente famiglie e genitorialità nella considerazione dovuta e meritata.
Coraggio Italia è convinto che la ripartenza debba passare dal sostegno alle famiglie, ma un sostegno reale e concreto, e dalla valutazione e valorizzazione delle loro potenzialità (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Maria Elena Boschi. Ne ha facoltà.
MARIA ELENA BOSCHI (IV). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il merito del provvedimento che ci accingiamo ad approvare sull'assegno unico universale è noto a tutti ed ha avuto un consenso ampio, anzi quasi l'unanimità. Io credo che tutti dobbiamo rallegrarci dell'intesa, del lavoro che abbiamo svolto insieme su questo provvedimento, nonostante un clima politico e un dibattito spesso acceso, a volte addirittura aspro.
Credo che sia importante, in modo particolare in un momento di ripartenza dopo la pandemia, avere dei momenti di unità vera, sostanziale non formale, come quella di oggi. Forse, nel caso specifico del provvedimento che stiamo discutendo, questa unità assume un valore doppio, perché stiamo parlando di quello che abbiamo di più caro: i nostri figli, la nuova generazione, il futuro del nostro Paese. Ci auguriamo che nell'affrontare questi temi si riescano sempre a creare terreni comuni per una mediazione alta, come abbiamo fatto anche in questo caso.
Noi pensiamo ovviamente che questo provvedimento faccia fare un passo in avanti al Paese e per questo vogliamo ringraziare il Governo per la sua sensibilità e, in modo particolare, la Ministra Bonetti per il lavoro tenace che ha svolto in questi mesi (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
Vorremmo sottolineare alcuni profili, proprio perché pensiamo che questa unità che ritroviamo oggi sia un elemento positivo di cui fare tesoro, perché, ad essere onesti, in questa legislatura, spesso anche in quest'Aula, ci siamo divisi sui temi legati ai figli, sui temi legati ai nostri ragazzi, in modo a volte anche eccessivo. Ricordo il clima avvelenato su Bibbiano, ricordo l'incapacità di trovare delle risposte adeguate sulla scuola, se è vero che, dopo aver comprato migliaia di banchi a rotelle, oggi i nostri ragazzi sono ultimi in Europa per giorni di scuola in presenza.
Allora, cerchiamo di fare tesoro di un provvedimento che, invece, oggi ci consente di guardare in modo positivo ai figli e al futuro. Si stanziano risorse, risorse vere, con questo provvedimento e noi sappiamo quanto ce ne sia bisogno, soprattutto in un momento di crisi e di ripartenza. C'è bisogno di un'iniezione di liquidità, ma c'è bisogno anche che i soldi siano spesi e, per essere spesi, c'è bisogno anche di un clima di fiducia. Per questo è stato così importante l'avvento del Governo Draghi, perché ha riportato fiducia immediatamente da parte dei mercati internazionali verso il nostro Paese, ma soprattutto fiducia da parte dei cittadini italiani verso il futuro dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
Abbiamo bisogno di fiducia, perché non è semplicemente uno stato psicologico, ma è la condizione per uscire dalla crisi economica. Sicuramente la pandemia la sconfiggeremo con i vaccini, con l'immunità di gregge, con i monoclonali, però è fondamentale anche che si riporti la fiducia. Per questo dobbiamo dire grazie al Governo Draghi, che ha riportato solidità, stabilità, fiducia.
Spesso, noi sentiamo parlare di crisi democratica. A noi sta a cuore e pensiamo che sia prioritaria, invece, la crisi demografica. Una crisi demografica che, purtroppo, negli ultimi lustri, ha portato sostanzialmente a dimezzare la natalità, nel nostro Paese. Sappiamo benissimo che non è un problema solo dell'Italia, ma riguarda tutta l'Europa; ma, purtroppo, in Italia e in Germania questo problema è più grave che altrove, la crisi è più forte. Per questo è importante il provvedimento di oggi, non perché pensiamo che sia la soluzione di tutti i problemi. Certo, nessuno si immagina che, mettendo un po' di risorse in più in tasca alle famiglie, si facciano più figli, ma è un risultato importante, perché va nella giusta direzione, dà un segnale, dice che la natalità, i figli e le famiglie sono la priorità (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Questo è l'aspetto fondamentale.
In questi giorni, abbiamo visto molti imprenditori americani privati, da Musk a Bezos, lanciare la sfida allo spazio, con imprese bellissime. Eppure, non dobbiamo sottovalutare chi ci mette in guardia, chi ci dice di prestare attenzione, perché, se puntiamo allo spazio e al cielo, forse rischiamo di perdere la Terra, di non affrontare la sfida della sostenibilità e dei cambiamenti climatici. Noi non vorremmo che fosse la stessa cosa rispetto alle risorse importanti che sono state stanziate col Next Generation EU. Noi sappiamo che è un programma ambizioso, pensato per le prossime generazioni, ma, se non facciamo figli, non ci sarà una next generation che potrà cogliere i frutti del lavoro e dell'impegno nostro di oggi.
Poi, nell'affrontare questo provvedimento, vorrei anche in qualche modo sottolineare come questo avvenga anche in un clima politico complicato. In questa legislatura abbiamo visto alternarsi 3 Governi, con 3 coalizioni diverse, dal Governo giallo-verde (Lega e MoVimento 5 Stelle), al Governo giallo-rosso (in cui noi e PD ci siamo sostituiti alla Lega), all'attuale Governo di unità nazionale. Noi crediamo che serva una riforma delle istituzioni, perché dobbiamo ricollegare il voto dei cittadini alle elezioni con il Governo, con la scelta di un programma chiaro, con una scelta e un'indicazione diretta, altrimenti non riusciremo mai a superare la distanza e lo scollamento che spesso viene avvertito dai cittadini rispetto alle istituzioni e rispetto alla politica. Noi su questo ci sentiamo la coscienza a posto, perché ci abbiamo provato. Abbiamo provato ad affrontare una riforma che andasse in quella direzione e che, in modo molto semplice, garantisse, a chi vinceva, di governare e, a chi perdeva, di controllare. Fintanto, però, che non arriveremo lì - perché ovviamente insisteremo e pensiamo che quelle riforme siano ancora necessarie -, dobbiamo cercare almeno di mantenere un legame tra gli impegni che assumiamo in campagna elettorale e quello che facciamo in Parlamento.
È quello che stiamo facendo anche con l'assegno unico universale, perché molti di noi nel 2018 si sono candidati in una coalizione guidata dal Presidente Renzi, che aveva nel suo programma, come uno dei punti prioritari, proprio l'assegno unico universale (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Oggi realizziamo e manteniamo quell'impegno, ma l'assegno unico universale è inserito in un quadro più ampio, che è quello del Family Act, che nasce alla stazione Leopolda. Per chi, come me, è anche in qualche modo affezionato a quel laboratorio di idee, a quel cantiere di proposte, è ancora una volta la cifra del modo di lavorare: si elaborano proposte che poi diventano leggi, si parte da quel laboratorio di idee per arrivare in Gazzetta Ufficiale. È anche un'idea di come, in qualche modo, il fare politica, per noi, non sia semplicemente cercare consenso immediato, e magari fugace, sui social, ma sia il lavoro faticoso e concreto, che serve per approvare le leggi e per dare risposte ai cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
Noi non possiamo dire che esiste una Patria, se non ci sono dei padri capaci di costruire il futuro. Non esiste una Patria, se non ci sono madri colonne della Repubblica. E non esiste una Patria, se non ci sono figli. Per questo è importante cercare di individuare misure che vadano in quella direzione e che possano sostenerci. Da questo passa anche l'identità di Italia Viva, di un gruppo che non vive nella malinconia del passato o in un presentismo senza storia, ma che cerca di generare e immaginare il futuro. Lo vediamo anche nel lavoro che sta facendo Oltreoceano l'amministrazione Biden, che, in queste settimane, ha rilanciato su tre pilastri: un piano infrastrutturale strategico per la crescita del Paese, l'Americans with Disabilities Act (ADA) che riprende anche alcune delle leggi che sono state approvate nella scorsa legislatura, a cominciare “dal dopo di noi”, il Child Tax Credit, che è stato rafforzato proprio nei giorni scorsi, che va nella direzione del sostegno alle famiglie. Quello che appare sempre più evidente è la discontinuità, la distanza tra l'Amministrazione Biden e l'Amministrazione Trump, di come i riformisti possano distinguersi dai sovranisti per il lavoro concreto, quotidiano. I sovranisti sono molto bravi nello scrivere post sui social che ottengono tanti like. I riformisti sono bravi a scrivere leggi che ottengono i voti per passare (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). I sovranisti parlano, i riformisti fanno.
Per questo, nell'annunciare ovviamente il voto favorevole di Italia Viva su questo provvedimento, diciamo che, oggi, siamo orgogliosi, come Italia Viva, di questo provvedimento, del lavoro fatto dalla Ministra e dal Governo e del lavoro di tutti noi, che ci consente di avere, da oggi, un'Italia che guarda di più al domani (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Bellucci. Ne ha facoltà.
MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Ministro Bonetti, siamo arrivati alla dichiarazione di voto finale e dobbiamo dire che siamo estremamente dispiaciuti, come Fratelli d'Italia, perché l'assegno temporaneo, purtroppo, mi dispiace smentire la collega che mi ha preceduto, di Italia Viva, in realtà, dimostra il tradimento delle promesse fatte e degli impegni assunti. E questo va detto, perché, se non si parte da questa constatazione, reale, tutto il resto è un piano inclinato di bugie e di falsità. E allora, perché è il tradimento delle promesse fatte? Perché, Ministra Bonetti, lei sa che, proprio un anno fa, il 21 luglio 2020, in quest'Aula, noi, tutti insieme, approvavamo una delega al Governo per introdurre, dal 1° luglio 2021, l'assegno unico universale. Ebbene, il 1° luglio è passato, l'assegno unico universale non è stato introdotto, e noi, oggi, ci troviamo a discutere della conversione di un decreto-legge che introduce un assegno temporaneo. È qui la prima promessa non mantenuta.
La seconda promessa non mantenuta è che quest'assegno non è assolutamente equo e non è assolutamente per tutti. Questo assegno, nelle sue previsioni e nelle sue regole, pecca di iniquità e di discriminazione. Come Fratelli d'Italia, un anno fa, non abbiamo fatto mancare il nostro voto a favore, perché l'abbiamo detto sin dall'inizio, sin da quando il nostro Premier Giorgia Meloni si è presentata agli italiani nelle elezioni politiche: il primo punto del nostro programma era la natalità, è la natalità, e per questo abbiamo votato sempre a favore. Infatti, si tratta di un'emergenza sociale, ma anche economica, perché, in dodici anni, sono diminuite le nascite del 30 per cento, perché, anche lo scorso anno, si è registrato il record di mancate nascite dall'Unità d'Italia, perché, lo scorso anno, abbiamo toccato il record di morti dal secondo dopoguerra, perché, in termini di numero di residenti, lo scorso anno, sono sparite 383 mila persone, cioè è come se fosse sparita la città di Firenze. E, allora, ne va dell'esistenza stessa degli italiani, della nostra Nazione, financo anche dell'Europa, che, comunque, si distingue sempre per livelli minimi di natalità rispetto agli altri continenti del mondo. E, allora, certo che questa è una priorità, è la priorità delle priorità, perché senza figli, non c'è futuro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Per questo, vi abbiamo sostenuto e accompagnato in questo provvedimento ad ogni piè sospinto, con proposte nel merito giuste e correttive delle regole che stavate introducendo. Ci abbiamo sperato nel passaggio al Senato e anche in quello alla Camera, nonostante ci troviamo in una monocameralismo perfetto, per cui il secondo passaggio è del tutto inutile. Abbiamo sperato che i nostri consigli fossero accolti, tra cui quello di intervenire su un indicatore economico per stabilire l'assegno unico che non fosse l'ISEE, che, a detta di tutti e dimostrato negli anni, è uno strumento iniquo che fa diventare benestante chi benestante non è, che considera la prima casa come se fosse un bene di lusso, che fa riferimento al reddito lordo comprensivo di imposte e tasse e non a reddito netto e al reddito familiare!
Ci abbiamo provato a criticare, a fare proposte a dirvi qual era, secondo noi, la strada che dovevate intraprendere per considerare la famiglia un valore da supportare. Ci abbiamo provato, anche nel tentativo di farvi superare quell'orrore discriminante che prevede una corsia di emergenza per il riconoscimento dell'assegno temporaneo a chi percepisce il reddito di cittadinanza. Invece, è una strada irta in salita per chi non lo percepisce, per chi vive del proprio lavoro, della propria fatica, della capacità di inventare, ogni giorno, il modo per portare avanti la propria esistenza e quella dei propri figli. Anche in questo caso, non avete accolto le nostre proposte; è rimasta quella previsione che chi ha reddito di cittadinanza riceve l'assegno unico temporaneo d'ufficio, quindi, di default, e, invece, chi lavora e non ha il reddito di cittadinanza deve presentare una domanda. Non solo. Se supera la scadenza del 30 settembre, addirittura, perde anche tutte le mensilità precedenti. È un orrore questa previsione. Abbiamo cercato di spiegarvelo in modo pacato, nei lavori di Commissione e anche in Aula: lì vi è un vizio ideologico e c'è anche il tentativo di mantenere unita una maggioranza traballante che tratta i provvedimenti e gli interventi normativi come se fossero un modo per mettersi una stelletta e guardare ad una parte del proprio elettorato, discriminando tutti gli altri. E, allora, non possiamo non pensare che quelle buone proposte emendative, che alcuni colleghi, sono certa, condividevano, in realtà, sono state sacrificate sull'altare della gestione del potere e dell'alleanza di Governo per far contenti alcuni che volevano che i percettori del reddito di cittadinanza venissero privilegiati. E questi “alcuni”, mi dispiace dirlo, inevitabilmente sono i rappresentanti del MoVimento 5 Stelle.
Anche in questo caso, non abbiamo avuto la possibilità di vedere un Governo e una maggioranza che ponevano il superiore interesse dei figli sopra ogni cosa, sopra le contrapposizioni di parte, sopra partiti che, in realtà, si differenziano per quasi tutto, e porre in essere leggi giuste che vedono la famiglia come un valore condiviso, non una questione di parte o di partito.
È in ragione di queste motivazioni che le devo dire, Ministro Bonetti, che, come Fratelli d'Italia, di certo, non possiamo votare a favore di questo provvedimento. Lo dico subito: non voteremo mai contro un provvedimento che assegna risorse economiche per favorire la natalità; nel contempo, non possiamo votare a favore di una misura di riconoscimento dell'assegno temporaneo che abbia al suo interno vizi strutturali, che discrimini e soprattutto abbia la capacità di far diventare iniquo un assegno che doveva invece legittimare la possibilità per tutti di essere sostenuti nel desiderio di fare figli e di fare famiglia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Per questo, come Fratelli d'Italia, ci asterremo perché auspichiamo che possiate riflettere sugli sbagli compiuti in ordine a questo assegno temporaneo, che ne possiate fare tesoro e che, nel prossimo anno, nel 2022, non ci sia la proroga dello stesso, bensì un reale assegno unico universale, giusto, esatto per tutti, per tutte le famiglie, che possa vedere quindi al centro della politica, del Parlamento e del Governo sempre e comunque il superiore interesse dei figli: i figli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Antonio Palmieri. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALMIERI (FI). Grazie, Presidente Rampelli. Ministra Bonetti, annuncio subito il voto favorevole di Forza Italia e aggiungo solamente tre brevissime considerazioni. La prima: noi vogliamo l'assegno unico, quello vero, quello totale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Lo abbiamo voluto quando eravamo all'opposizione, lo vogliamo naturalmente, con maggior forza, adesso che siamo in maggioranza e sappiamo che lo vuole anche lei naturalmente, che lo vuole anche il resto della maggioranza, ma aggiungo anche l'opposizione. Tra il dire e il fare, però, c'è di mezzo la legge di bilancio. Allora, il nostro auspicio - forte dell'impegno della Ministra Bonetti e delle parole impegnativissime, superlativo assoluto, del Presidente Draghi, che più volte si è espresso in questi termini, additando la lotta alla denatalità come un obiettivo fondamentale del suo e del nostro Governo - è che la legge di bilancio consenta finalmente dal 1° gennaio di partire con l'assegno vero, che non sia - come tutti auspichiamo - una misura di natura assistenziale. Le ricordo l'editoriale del 1° luglio, su Avvenire, del professor Rosina, che auspicava proprio che l'assegno, quello vero, quello definitivo, non fosse una misura di natura assistenziale, ma veramente di natura universale.
La seconda considerazione, come ha già detto prima l'onorevole Boschi: è evidente che né questo provvedimento, né l'assegno unico, quello vero, nessuno di questi due provvedimenti sconfiggerà la denatalità. Serve tutto il resto e credo che la settimana prossima approveremo la legge delega, il cosiddetto Family Act, che contiene una serie di misure sulle quali abbiamo lavorato e vogliamo continuare a lavorare in sede di decreti attuativi per predisporre le condizioni di natura economica e sociale che sostengono veramente la famiglia, ma serve - e lo dico da deputato della Commissione cultura - anche un'azione culturale che probabilmente non spetta a noi, ma probabilmente, anzi sicuramente, spetta alle agenzie educative del nostro Paese e spetta anche a chi rappresenta il nostro Paese (mi riferisco naturalmente ai mass media). Ma un'azione culturale è importante perché la denatalità non è cominciata ora, è iniziata a partire da metà degli anni Settanta e ora ne vediamo compiutamente i frutti negativi.
Terzo e ultimo aspetto: il Governo ha saggiamente approvato un nostro ordine del giorno che invita a mettere in funzione il prima possibile una campagna informativa. Nei primi tre giorni, dall'1 al 4 luglio, si erano iscritte per avere l'assegno più di 90.000 persone, a metà luglio questo numero era solamente raddoppiato. Rispetto ai 6 milioni di potenziali utenti di questo assegno temporaneo è evidente - ed oserei dire impellente - il fatto che si debba comunicare loro, in primo luogo, che l'assegno c'è ed è a loro disposizione, in secondo luogo, che è facile ottenerlo, perché, è vero, la collega Bellucci ricordava la tagliola - per così dire - della scadenza del 30 settembre per chi non percepisce il reddito di cittadinanza, ma a maggior ragione questa scadenza impone di comunicare a tambur battente per il mese di agosto e per il mese di settembre, con tutte le possibilità a nostra disposizione e a vostra disposizione, come Governo, che c'è questa possibilità, altrimenti i 3 miliardi resteranno in gran parte non spesi.
Presidente Rampelli, avrei finito se lei non ha niente in contrario, ma siccome, in fondo, anche questa nostra Assemblea, la Camera dei Deputati, è una grande famiglia, vorrei chiudere facendo gli auguri di compleanno alla Vicepresidente Spadoni ed al Vicepresidente Rosato perché, per chi non lo sapesse, compiono gli anni oggi (Applausi).
E non mi sfugge, Presidente Rampelli, che lei compie gli anni il 2 agosto, quindi, naturalmente, facciamo gli auguri a lei in anticipo. Questo per dire che, all'interno di questa nostra famiglia, è doveroso continuare con provvedimenti che vadano nella direzione del sostegno alle altre famiglie, quelle che sono fuori di qui, alle mamme e ai papà che sono nelle condizioni di poter generare figli. Questo credo che sia il miglior auspicio con il quale ci possiamo salutare, per quanto mi riguarda, confermando il voto favorevole di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Grazie, deputato Palmieri. Ha chiesto di parlare il deputato Lepri. Ne ha facoltà.
STEFANO LEPRI (PD). Grazie, Presidente, onorevoli colleghi e signora Ministra. Ci accingiamo oggi ad approvare il decreto ponte per l'assegno unico universale, a traguardare quindi questa fase transitoria andando verso la misura a regime, che partirà il 1° gennaio. L'intervento, certo, è transitorio, come i colleghi prima di me hanno opportunamente ricordato, eppure è già concreto, perché noi vediamo in questi giorni centinaia di migliaia - probabilmente arriveremo a un milione e mezzo - di lavoratori autonomi e liberi professionisti che, per la prima volta, avranno un assegno familiare temporaneo. A regime ci saranno almeno 750.000 incapienti che beneficeranno di questo assegno temporaneo e ci saranno - perché sarà un meccanismo automatico - 5 milioni di lavoratori dipendenti oggi in Italia che, dal prossimo mese, da fine mese, avranno l'integrazione dell'assegno familiare. Quindi, tante famiglie, tanti papà e tante mamme che, almeno per questo aspetto, di fronte a tante fatiche, potranno gioire almeno un po'; ce lo dicono le associazioni familiari, ringraziando la politica e stimolandola, al contempo, perché ricevono la sorpresa della gioia di tanti genitori. Quindi, oggi, possiamo dire “finalmente”: finalmente perché la misura è per tutti, non solo per alcuni; perché la misura è semplice (la stanno ricevendo gli italiani sul loro conto corrente, facendo una semplicissima domanda all'INPS); perché è robusta (metteremo a regime 6 miliardi in più per volontà del Parlamento, 3 miliardi nel 2021); perché è continua (e lo si capirà nei prossimi mesi quando qualcuno – ahimè - perderà il posto di lavoro, ma avrà comunque l'assegno unico per i figli); infine, è equa, perché cominciamo a dire che anche le famiglie numerose hanno il diritto, più degli altri, di essere sostenute. Infatti, i figli valgono lo stesso e, dal terzo figlio, sono maggiormente aiutati; c'è poi un'attenzione speciale verso le famiglie povere, riconoscendo anche importi significativi. Si tratta - lo abbiamo detto - di un decreto ponte, che ha scontato probabilmente l'urgenza di essere approvato, vista la corsa che abbiamo fatto tutti, anche per mille ostacoli intervenuti in questi mesi. Ci sono state importanti correzioni al Senato. Penso alla precisazione secondo la quale gli importi sono temporanei, esattamente per evitare che si ingeneri una aspettativa che poi rischia di essere delusa, quando definiremo in modo chiaro gli importi a regime. Penso al fatto che si sia previsto di corrispondere l'assegno temporaneo in pari misura ai due genitori, esattamente perché vogliamo garantire le pari opportunità e le pari responsabilità, così come peraltro previsto nella delega. Restano, invero, alcuni limiti in questo decreto ponte, che facciamo passare proprio perché temporaneo; potevano forse essere considerati, ma tant'è. Penso che forse sarebbe stato meglio mantenere i criteri di accesso per gli stranieri. Oggi, inoltre, abbiamo alcuni problemi: ad esempio, gli italiani che tornano in Italia dopo aver avuto residenza nel nostro Paese per più di 2 anni rischiano di non avere l'assegno (meno male che è temporaneo). Forse il criterio di concessione della misura per il terzo figlio poteva essere previsto in coerenza con la delega. Bene, invece, molte altre scelte che il Governo ha fatto: penso, per tutti, alla questione dell'incrocio e della somma, ovvero della compatibilità - che non è cumulabilità - tra l'assegno unico e la quota figli per il reddito di cittadinanza (la scelta e l'equilibrio sono stati opportunamente trovati).
Torniamo allora - e mi avvio verso la conclusione - all'obiettivo vero, cioè traguardare la misura, ora temporanea, per farla divenire definitiva. Noi sappiamo che avremo mesi importanti. Ci attendiamo dal Governo quanto prima le proposte con i decreti legislativi, in modo che le Commissioni possano discuterne. C'è la necessità di un metodo condiviso. I tecnici sono importanti, soprattutto quando si faranno le simulazioni - che si stanno già facendo - per individuare l'equilibrio tra gli importi e le compatibilità economiche, ma la politica serve ancora; serve ancora perché le scelte che abbiamo condiviso tutti insieme in questo Parlamento devono essere rispettate anche dalle scelte più tecniche. C'è, poi, del merito che dobbiamo considerare e su cui dobbiamo ragionare in questi mesi. Oggi la curva degli importi che vengono riconosciuti è, per opinione di molti - non solo parlamentari ma anche moltissimi studiosi - eccessivamente selettiva. Noi rischiamo di aver introdotto il principio dell'universalismo e poi, nei fatti, di disapplicarlo se continuassimo con questa scelta, che oggi, appunto, è temporanea e che noi riteniamo non possa essere definitiva. Occorre trovare una via di mezzo, insomma, tra l'eccessiva selettività oggi prevista e il modello teorico, quello a cui vorremmo giungere, il modello tedesco, dove quasi tutti i genitori hanno lo stesso importo, laddove la progressività si applica - il principio vale da noi e anche in Germania - con le imposte dirette alle persone fisiche (con l'IRPEF nel nostro caso) e non si dovrebbe applicare, se non in maniera relativa, con l'assegno unico. Il secondo rischio - lo voglio ricordare e alcuni colleghi lo hanno già avanzato - è quello di riconoscere importi eccessivi, pur essendo importanti soprattutto per le famiglie povere, che se cumulati, in modo particolare con la quota adulti del reddito di cittadinanza, finirebbero per generare importi verosimilmente troppo generosi e, quindi, potrebbero portarci incontro alla cosiddetta “Trappola della povertà”.
Concludo, allora. La riforma è stata parlamentare. Lo hanno ricordato i colleghi e, probabilmente, è stata la riforma più importante, senza nulla togliere alle tante altre che questa legislatura finora ha voluto approvare, e lo ha fatto d'iniziativa parlamentare. Io qui voglio ricordare orgogliosamente l'impegno del nostro gruppo, del nostro partito, che ha voluto stendere materialmente la proposta di legge e che l'ha voluta, attraverso il nostro capogruppo, imporre nell'agenda parlamentare per poterla approvare rapidamente. È una riforma epocale, come ha ricordato il Premier Draghi, perché diventerà una colonna, al pari di altre grandi riforme come il Servizio sanitario nazionale, di questo sistema di protezione sociale che oggi sicuramente cominciamo a rafforzare con questo primo provvedimento transitorio. Pensiamo solo al fatto che l'INPS erogherà, a regime, oltre 20 miliardi di assegno unico ed è a tutti gli effetti la misura più importante tra le tante misure che l'istituto erogherà.
Siamo dunque - e concludo davvero - vicini alla meta, ma l'ultima tappa, guardate, è davvero fondamentale. I decreti legislativi e ministeriali non sono scontati e, quindi, occorre un grande lavoro corale del Governo, in primo luogo del Ministro, che ringraziamo, del Parlamento e anche degli altri Ministri, perché non c'è solo la Ministra Bonetti delegata a questa importante riforma. Quindi, facciamo tutti in modo che la riforma dell'assegno unico universale possa essere davvero all'altezza delle attese degli italiani. Per queste ragioni, annuncio il voto favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mauro Sutto. Ne ha facoltà.
MAURO SUTTO (LEGA). Grazie, Presidente. Ministro Bonetti, colleghi, la denatalità è un problema reale che ha assunto dimensioni tali da richiedere una risposta tempestiva da parte del Governo. La Lega è convinta che l'azione politica debba essere orientata a contrastare i fattori scatenanti. Il superamento dell'inverno demografico è una questione di rilevanza nazionale prioritaria, soprattutto anche per le gravi conseguenze del COVID sulla natalità. Quindi, concentriamoci sulle politiche collettive e sui comportamenti individuali per ridurre i pericoli del COVID-19 e accrescere l'aspettativa di vita degli italiani e dei cittadini, anche con innovative politiche sociali.
Esiste in vari Paesi, compresa l'Italia, un diffuso allarme sulla crescente denatalità, ovvero sul decremento del numero medio annuale delle nascite, ed è qui che bisogna lavorare in un tempo rapido. Le politiche sociali devono essere alla base dell'agenda del Governo del Paese proprio per aiutare le famiglie italiane a crearsi una famiglia, ma con un futuro ben distinto e concreto.
Presidente, credo di esprimere un concetto comune a molti: essere genitore vuol dire veder crescere il proprio figlio, dove, però, l'Italia gioca un ruolo fondamentale puntando sulle famiglie. Per questa ragione gli interventi del Governo sono finalmente diretti a incentivare la natalità con un sostegno economico a tutte le famiglie.
Oggi, dunque, stiamo parlando di un provvedimento che serve a colmare una fase transitoria, che va dal 1° luglio al 31 dicembre di quest'anno, con l'introduzione di un assegno ponte per le famiglie che non rientrano nell'ambito di applicazione dell'assegno per il nucleo familiare. Questo a fronte della misura, che andremo poi ad approvare, che invece vuole istituire, con delega al Governo, un assegno unico universale, che andrà a realizzarsi a partire dal prossimo anno e per quelli a venire. Si tratta, quindi, di un provvedimento temporaneo rispetto a una riforma molto più complessiva. Però, già in questo provvedimento si vedono i criteri di assegnazione e le risorse messe a disposizione ed è su questo che vogliamo puntare la nostra attenzione.
La Lega chiede una garanzia, ossia che quando si parla di riordinare e semplificare ci sia un effettivo potenziamento delle risorse messe a disposizione e della loro efficacia.
Per quanto riguarda l'ISEE, ricordo all'Aula che avremmo preferito che non ci fosse stata questa distinzione, appunto perché, essendo una misura che differisce dal sostegno al reddito, avrebbe dovuto essere garantita a tutti senza distinzione. A sostegno di questa tesi cito una ricerca dell'Associazione nazionale famiglie numerose che dice chiaramente che il meccanismo dell'ISEE va cambiato perché svantaggia le famiglie con più figli, dal bonus bebè fino all'assegno al nucleo familiare. L'assegno unico per figlio diventerà effettivo, come dicevo prima, dal 2022 e sarà uno strumento universale che sostituirà tutti gli altri, comprese le detrazioni e gli stessi assegni familiari. La stima, tuttavia, è che per finanziare lo strumento e renderlo vantaggioso per tutti i nuclei familiari occorrerà uno stanziamento superiore a quello ora disponibile. Sarà uno strumento onnicomprensivo per il sostegno della famiglia con figli, in sostituzione delle misure frammentate oggi vigenti.
Il provvedimento introduce misure immediatamente efficaci volte a sostenere la genitorialità e, al contempo, si potenziano i vigenti assegni per il nucleo familiare. La platea di beneficiari del nuovo assegno è molto ampia: si stimano circa 1,8 milioni di famiglie, nelle quali sono presenti circa 2,7 milioni di figli minori.
Entriamo nel merito del provvedimento. A decorrere dal 1° luglio di quest'anno e fino al 31 dicembre ai nuclei familiari che non abbiano diritto all'assegno per il nucleo familiare è riconosciuto un assegno temporaneo su base mensile, a condizione che al momento della presentazione della domanda e per tutta la durata del beneficio siano in possesso di alcuni requisiti: essere cittadini italiani, essere soggetti al pagamento dell'imposta sul reddito in Italia, domiciliati e residenti in Italia ed essere residenti in Italia da almeno 2 anni, anche non continuativi.
Per quanto concerne la condizione economica, il nucleo familiare del richiedente deve essere in possesso di una dichiarazione ISEE. L'assegno a favore dei soggetti, di cui all'articolo 1, è determinato tramite una tabella. Gli importi variano e, se c'è un figlio con disabilità, viene aumentato di 50 euro. Il beneficio precedente è riconosciuto direttamente dall'INPS tramite una domanda, in modalità telematica; l'erogazione dell'assegno avviene mediante accredito IBAN e l'assegno non concorre alla formazione del reddito. Si stabilisce la compatibilità dell'assegno con il reddito di cittadinanza e con la fruizione di eventuali altre misure in denaro a favore dei figli a carico erogate dalle regioni, dalle province autonome di Trento e di Bolzano e dagli enti locali.
Con riferimento agli importi mensili in vigore superiori a zero e percepiti dagli aventi diritto relativi all'assegno per il nucleo familiare si è riconosciuta una maggiorazione per i nuclei familiari fino a 2 figli, di euro 37 e mezzo per ciascun figlio, e per i nuclei familiari composti da almeno 3 figli, di 55 euro per ciascun figlio.
Vengono anche finanziati i CAF; lo stanziamento è dettato dall'esigenza di far fronte all'aumento futuro delle dichiarazioni per il calcolo ISEE.
Vi sono, poi, disposizioni in materia di monitoraggio dei limiti relativi alla spesa e ai trattamenti di integrazione salariale, in particolare quelli relativi al finanziamento delle casse integrazioni con causale COVID-19 previste dal decreto-legge stesso. Viene attribuito l'importo di 707,4 milioni di euro per l'anno 2021 senza l'adozione di uno specifico decreto del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali di concerto con il Ministero dell'Economia e delle finanze, previsto originariamente; la norma prevede una comunicazione da parte dell'INPS ai Ministeri vigilanti del raggiungimento, in via prospettica, del limite di spesa previsto a seguito dei monitoraggi effettuati e rimodulato con effetto immediato, senza l'adozione di uno specifico decreto ministeriale, come importo destinato a finanziare la cassa integrazione salariale operai agricoli. L'INPS è poi autorizzato ad ampliare il plafond di autorizzazione delle domande relative alla causale COVID-19 della cassa integrazione ordinaria in deroga e dell'assegno ordinario, individuando la quota delle ore autorizzabili per l'anno 2021 sulla base delle risultanze del monitoraggio al 31 maggio dello stesso anno.
La Lega ribadisce, con forza, il concetto della difesa della famiglia e si batterà sempre affinché vengano riconosciuti i valori fondamentali.
Vado alla conclusione, Presidente. Le misure contenute nel provvedimento che andremo a votare tra poco, su cui dichiaro il voto favorevole del gruppo della Lega, servono a rafforzare concretamente le politiche familiari, pensandole sempre e comunque come un investimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Celeste D'Arrando. Ne ha facoltà.
CELESTE D'ARRANDO (M5S). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, io intanto ringrazio il Governo perché, quando sento parlare di tradimento, io credo che il “tradimento” siano altre azioni che sono state messe in campo negli anni.
Invece, questo provvedimento che stiamo per approvare in quest'Aula, alla Camera dei deputati, dopo una lettura al Senato, nasce proprio dall'esigenza di coprire quel periodo che intercorre tra il 1° luglio, data prevista di entrata in vigore dell'assegno unico universale, e il 31 dicembre, per colmare appunto questo periodo e quel lasso di tempo in cui, in alternativa, non ci sarebbe stato nulla, neanche l'assegno temporaneo. E credo che ciò debba essere detto, a tutte le famiglie, a tutti i cittadini e cittadine: questo Governo, in questo caso e in questo ambito, ha voluto agire proprio perché ci siamo resi conto, anche nella discussione intercorsa nelle Commissioni Affari Sociali e Sanità, che la necessità era dare una risposta immediata e concreta alle famiglie che, in un anno e mezzo di pandemia, hanno ancor di più vissuto un periodo di fragilità e di difficoltà economica.
Poi, un'altra cosa, secondo me, fondamentale è che l'assegno unico temporaneo è una misura che va a collocarsi in un disegno molto più ampio di un mero assegno, che è un aiuto economico. Bisogna collocare questa misura in un disegno appunto più ampio, che è rappresentato da diversi provvedimenti che auspichiamo - e auspico personalmente - vengano approvati nei prossimi mesi come, ad esempio, il Family Act o come il budget di salute, perché quando vogliamo aiutare concretamente le famiglie e contrastare veramente la denatalità, dobbiamo pensare i motivi per i quali non si fanno figli in Italia, e i motivi non sono solo puramente economici, ma di natura sociale, di natura economica, di natura anche lavorativa.
Quando troviamo molto spesso donne che devono decidere tra carriera e famiglia, quando non abbiamo la possibilità di avere servizi educativi, tipo asili nido, e i servizi a supporto, appunto, della genitorialità, è ovvio che una mamma, un papà, o futuri genitori una domanda in più se la pongono, proprio perché vorrebbero crescere i propri figli le proprie figlie in maniera dignitosa, quello che spesso in Italia manca. E poi parliamo di un intervento che va a coprire un periodo che sarebbe stato vuoto, dove non ci sarebbe stato nulla, che riguarda, come già detto precedentemente, circa 1,8 milioni di famiglie, nelle quali sono presenti circa 2,7 milioni di figli minori, che non avrebbero avuto nulla. Da più parti si critica la compatibilità della misura, - non solo, tra l'altro, con il reddito di cittadinanza, al netto di quelle che possono essere le posizioni di ognuno all'interno di quest'Aula – ma si consideri che tale misura è anche compatibile con tutte le altre prestazioni a favore dei figli a carico erogate dalle regioni, o province autonome e dagli enti locali; questo proprio perché l'intento del Governo - che, come Commissione, abbiamo anche sostenuto - era quello di non andare a creare ulteriori criticità a metà di un anno che era già iniziato, dal punto vista fiscale, e per agevolare effettivamente l'accessibilità e l'accesso all'assegno unico universale; modificare ulteriormente questo decreto avrebbe significato andare a creare confusione e caos nella pubblica amministrazione che, invece di agevolare la prestazione, l'avrebbe contrastata e non avrebbe svolto la sua funzione.
Si sostiene anche che chi ha il reddito di cittadinanza avrebbe una corsia preferenziale; no, semplicemente si sfruttano i dati che si hanno già, in modo tale da non appesantire la struttura dell'INPS, che già in questo anno e mezzo ha dovuto affrontare, con diversi sostegni e con diversi supporti, le famiglie e i cittadini italiani. Quindi, tante volte bisogna anche dire le cose come stanno e non strumentalizzare necessariamente anche azioni che sono volte veramente a tutelare e a garantire i diritti dei cittadini e delle cittadine italiani e, soprattutto, delle famiglie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Inoltre, un'altra cosa che secondo me è importante è che se fosse stato così difficile l'accesso per fare la domanda sull'assegno unico temporaneo, non ci sarebbero state ben 75 mila domande dopo nemmeno 2 giorni, e, a distanza di qualche giorno, proprio nelle Commissioni Affari Sociali e Igiene e sanità, la nostra Ministra Bonetti ci aveva comunicato che le domande erano già 150 mila. Quindi, questo significa che ogni tanto, in Italia, fortunatamente qualcosa funziona e l'INPS, insieme a un accesso facilitato, per consentire effettivamente l'erogazione dell'assegno unico temporaneo, ha fatto sì che molte famiglie, molti bambini, molti figli possano ricevere questo sostegno già dal 1° luglio.
Vi è un altro elemento che, secondo me, non è da sottovalutare: quando si parla di aiuto e di sostegno alle famiglie bisogna anche dire che la maggioranza dei figli minori vive in famiglie che hanno un livello ISEE di 10 mila euro. Ora, se io ho la percentuale più alta di figli minori con un ISEE di 10 mila euro, io ho interesse che vengano aiutate soprattutto quelle persone, perché la povertà all'interno delle famiglie italiane, tra l'altro non solo con problemi economici, ma anche con problemi di altro genere, serve anche a ripristinare la coesione sociale, a lavorare per un welfare, a far sì che quelle persone, quelle famiglie che oggi vivono in povertà possano avere un respiro di sollievo; questo è il compito che ha la politica italiana e questo che è il compito che io sento, come portavoce, all'interno delle istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Chiedo scusa per l'affanno, ma, per ovvie motivazioni, con la mascherina diventa anche un po' difficile parlare.
Inoltre, io credo che i dati che ci ha fornito la Ministra, ma che noi abbiamo tutti i giorni sotto gli occhi, ci forniscono una fotografia chiara di quello che la società sta vivendo; e abbiamo anche un altro dovere, quello di costruire un nuovo welfare, una rete sociale, sociosanitaria che aiuti le famiglie, con strumenti concreti, non solo con i soldi, ma proprio con strumenti, per capire effettivamente come far fronte alle esigenze di tutti i giorni. Molte famiglie si trovano in difficoltà perché non sanno come accedere ad alcuni servizi, gli enti locali, molto spesso, non hanno le risorse economiche per dare aiuto alle famiglie. E, allora, con il Family Act e con tutti i provvedimenti che stiamo portando avanti questo è il nostro compito e vorrei che l'unità che abbiamo avuto nell'approvare tante proposte di legge, come l'assegno unico universale, ci fosse anche in questi casi, perché non è il caso, ogni volta, credo, di strumentalizzare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Vado alla conclusione, Presidente. Io credo che ci sia anche un'altra necessità: andare ad investire in tutte quelle figure professionali - faccio l'esempio degli assistenti sociali, che è uno dei grandi temi, ma non solo -, far sì di avere tutte quelle figure professionali che possono essere veramente di supporto e far sì che le famiglie si sentano supportate, ascoltate e valorizzate. E ciò con questo voto in Aula, ovviamente con il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle, che non ha bisogno di mettersi stellette, perché lavora tutti i giorni in Commissione e lavora tutti i giorni per il welfare e per il benessere dei cittadini e lo fa in maniera dignitosa, con lavoro e con dedizione. Quindi non è per avere una stelletta qui sul petto, non ne abbiamo bisogno: votiamo favorevole perché crediamo che questa sia la misura necessaria per i nostri cittadini e per le nostre cittadine (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per un breve ringraziamento la relatrice, deputata Lisa Noja. Ne ha facoltà.
LISA NOJA, Relatrice. Grazie, Presidente. Ci tenevo solo a ringraziare i commissari di tutti i gruppi parlamentari e la Ministra Bonetti per il clima costruttivo con cui si sono svolti i nostri lavori nell'esame di questo provvedimento, così come ci tenevo a ringraziare gli uffici dei Ministeri e delle Commissioni competenti, in particolare della XII Commissione, a partire dalla dottoressa Tripaldi, che, come sempre, hanno dimostrato disponibilità, professionalità e dedizione, che vanno ben oltre quello che è richiesto dalle loro funzioni (Applausi).
(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3201)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3201: S. 2267 - "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 giugno 2021, n. 79, recante misure urgenti in materia di assegno temporaneo per figli minori" (Approvato dal Senato).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 31) (Applausi).
Sui lavori dell'Assemblea.
PRESIDENTE. Avverto che, secondo le intese intercorse tra i gruppi, la discussione della relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità nei confronti dell'ex deputata Monica Faenzi (Doc. IV-ter, n. 3-A) è rinviata ad altra data.
Dovremmo ora passare al seguito dell'esame delle proposte di legge in materia di pari opportunità tra uomo e donna in ambito lavorativo; poiché tuttavia la Commissione bilancio non ha ancora espresso il parere di competenza, esso è rinviato alla giornata di domani.
Ha chiesto di parlare il deputato Colletti. Ne ha facoltà.
ANDREA COLLETTI (MISTO-L'A.C'È). Sì, Presidente, avevo chiesto di parlare in precedenza. Vede, Presidente, oggi nell'ordine del giorno era previsto il voto sulla richiesta di insindacabilità della ex deputata Faenzi. È una richiesta proveniente da un tribunale e io ritengo che sia necessario che quest'Aula, visto che le tempistiche ci sono - richiederà solo venti minuti -, possa conseguire ad esprimere un voto su tale richiesta. C'è un procedimento civile che è stato sospeso e, visto che è intenzione del Governo accelerare i procedimenti civili e anche, evidentemente, di questa Camera, ritengo che, proprio per questo, dobbiamo assolutamente procedere con il voto sull'insindacabilità in questo momento.
Oltre ciò, chiedo un'inversione dell'ordine dei lavori, poiché nell'ordine del giorno vi è compresa la mozione a prima firma del collega Cabras, su cui è stata già fatta una discussione generale, che già da un mese e mezzo è stata posticipata e chiedo che venga messa ai voti oggi pomeriggio; eventualmente, anche appena dopo la votazione o le poche votazioni sulla proposta di legge in materia di equo compenso di Fratelli d'Italia.
PRESIDENTE. Diciamo che la sua richiesta di inversione la tratteremo al momento in cui verrà chiamata la proposta di legge che lei citava. Stiamo prendendo le misure, perché, come avete potuto constatare, ci sono stati accordi estemporanei, diciamo così, anzi in presa diretta, tra i gruppi.
Seguito della discussione della proposta di legge: Meloni ed altri: “Disposizioni in materia di equo compenso delle prestazioni professionali” (A.C. 3179-A) e delle abbinate proposte di legge: Meloni ed altri; Mandelli ed altri; Morrone ed altri; Bitonci ed altri; Di Sarno ed altri (A.C. 301-1979-2192-2741-3058).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 3179-A: “Disposizioni in materia di equo compenso delle prestazioni professionali” e delle abbinate proposte di legge nn. 301-1979-2192-2741-3058.
Ricordo che, nella seduta dell'8 luglio, si è conclusa la discussione generale e la relatrice e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.
Ha chiesto di parlare nuovamente il deputato Colletti, penso per formalizzare la sua richiesta. Ne ha facoltà.
ANDREA COLLETTI (MISTO-L'A.C'È). Presidente, avevo già richiesto l'inversione e, quindi, è conseguenza di ciò, visto anche il mio intervento soprattutto e non solo sulla mozione Assange, ma anche sulla insindacabilità della ex deputata Faenzi, che questa Camera proceda al voto.
PRESIDENTE. Allora, lei lo vuole fare subito questo voto eventuale - sempre se lo richiede - sull'inversione, oppure lo vuole fare dopo l'equo compenso? Perché dalla prima dichiarazione che lei ha svolto sembrava che attendesse, comunque, che ci fosse l'incardinamento, anzi la prosecuzione della discussione sulla equo compenso. Se lo può chiarire per cortesia.
ANDREA COLLETTI (MISTO-L'A.C'È). Sono qui per questo, ai suoi servigi. Presidente, in realtà non volevo far perdere troppo tempo all'Aula e per questo avevo, in una medesima dichiarazione, inserito 2 questioni. Una riguardava la cosiddetta mozione Assange e l'altra riguardava la insindacabilità richiesta dalla ex deputata Faenzi in un procedimento civile, per cui questa Camera dovrebbe esprimere un parere. Quindi, le questioni nello stesso discorso erano due. Cercavo di racchiuderle in un unico discorso per venirvi incontro; vi chiedo scusa, non ci sono riuscito. Ad ogni modo, è ovvio che se faccio questa richiesta è perché la formalizzo, altrimenti non l'avrei neanche posta. Faccio presente, altresì, di aver richiesto la parola ancor prima del suo intervento in quest'Aula, successivamente al voto che abbiamo espresso sul decreto di conversione.
PRESIDENTE. Quindi, dal momento che la questione dell'insindacabilità è archiviata, rimane in vita la mozione Assange: quindi lei chiede l'inversione all'ordine dei lavori e chiede la votazione su questa sua proposta di inversione, per anticipare la mozione Assange, rispetto al punto richiamato? Non è chiaro; chiedo scusa, ma l'insindacabilità è archiviata.
ANDREA COLLETTI (MISTO-L'A.C'È). Presidente le faccio, altresì, presente che il mio intervento era precedente, come potrebbero anche testimoniare i commessi al suo fianco, alla sua archiviazione per così dire; chiamiamola archiviazione, per così dire.
PRESIDENTE. In ogni caso è rinviata.
ANDREA COLLETTI (MISTO-L'A.C'È). Appunto. Ancor prima di disporre questo rinvio, che è effettuato motu proprio, ma anche ascoltando ciò che hanno riferito i capigruppo di quasi tutte le forze politiche di questa Assise, le facevo presente che era necessario, nell'ottica di collaborazione e cooperazione di questo consesso con il sistema giustizia e in specie con il tribunale civile, di dover arrivare a un voto; questo voto avrebbe richiesto esclusivamente un quarto d'ora, forse 20 minuti; oltretutto, noi stiamo perdendo ancora più tempo con questi miei continui interventi.
PRESIDENTE. Deputato Colletti, noi andiamo avanti perché ancora non sono riuscito a capire se lei vuole che la mozione Assange venga anticipata e pretende un voto su questo o no. Questa è la quarta volta che lei parla, ma non si è capito: sì o no? È inutile che torna nuovamente sull'insindacabilità; l'insindacabilità ormai è stata rinviata.
ANDREA COLLETTI (MISTO-L'A.C'È). Presidente, visto che - ahimè - non comprende non per colpa sua, sicuramente per colpa mia, a questo punto direi che possiamo procedere al voto dell'inversione eventualmente successivamente ai primi voti sulla proposta di legge sull'equo compenso: va bene così?
PRESIDENTE. Facciamo immediatamente il voto sull'inversione che lei richiede. C'è qualcuno che intende parlare contro questa proposta? C'è qualcuno che parla a favore? Immagino che possiamo procedere al voto. Ha chiesto di parlare il deputato Colletti. Ne ha facoltà.
ANDREA COLLETTI (MISTO-L'A.C'È). Presidente, pensavo in realtà di essere stato chiaro da ultimo.
Per arrivare a far votare quest'Aula sulla proposta di legge di Fratelli d'Italia, che è necessaria poiché è una proposta di legge dell'opposizione, le avevo chiesto di poter disporre la votazione successivamente alla proposta di legge sull'equo compenso, cioè di porre in votazione l'inversione dell'ordine dei lavori successivamente alla votazione dell'equo compenso in quest'Aula.
VITTORIO SGARBI (M-NCI-USEI-R-AC). Presidente!
PRESIDENTE. Deputato Sgarbi su cosa, chiedo scusa. Abbiamo detto che lo facciamo dopo. Questo tipo di dibattito è successivo alla discussione della proposta di legge sull'equo compenso.
(Esame degli articoli – A.C. 3179-A e abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge e degli emendamenti presentati. Le Commissioni affari costituzionali e bilancio hanno espresso i prescritti pareri, che sono in distribuzione. In particolare, tale ultimo parere reca quattro condizioni, volte a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione, che saranno poste in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento.
(Esame dell'articolo 1 - A.C. 3179-A e abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 32).
(Esame dell'articolo 2 - A.C. 3179-A e abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.
INGRID BISA, Relatrice. Chiedo l'accantonamento dell'articolo 2, perché il Comitato dei nove non si è ancora riunito e non ha ancora finito di dare i pareri.
PRESIDENTE. Temo a questo punto, che sia necessario, se non ci sono obiezioni, sospendere per 5 minuti la seduta, perché non c'è linearità, trasparenza e chiarezza nelle fasi che dobbiamo affrontare.
La seduta è sospesa per 5 minuti.
La seduta, sospesa alle 17,55, è ripresa alle 18.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il presidente della Commissione, onorevole Perantoni. Ne ha facoltà.
MARIO PERANTONI, Presidente della II Commissione. Grazie, Presidente. In considerazione dell'accantonamento dell'articolo 2, e, quindi, della necessità di dover poi proseguire coerentemente con l'esame del provvedimento, chiedo che lo stesso venga rinviato a domani, anche per poter consentire la convocazione del Comitato dei nove.
PRESIDENTE. Se non ci sono obiezioni, così si intende stabilito.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Colletti. Su questo?
Allora, passiamo alla richiesta di inversione, che avevamo parcheggiato, che è stata avanzata da…
ROBERTO GIACHETTI (IV). Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI (IV). Presidente, lei, prima che iniziasse tutto questo dibattito, ci ha comunicato che c'era un accordo tra i gruppi per rinviare la seduta, una volta esaminato la proposta di legge in materia di equo compenso. Dopo questo, è intervenuto il collega Colletti, che ha chiesto un'inversione dell'ordine del giorno.
Ora, Presidente, penso che cronologicamente dobbiamo prima procedere a verificare se c'è il rinvio della seduta e poi, eventualmente, se non si decide di rinviare la seduta, dobbiamo procedere al voto sull'inversione. Se non sbaglio, quando la Presidenza fa una comunicazione, assume l'orientamento della maggioranza dei gruppi – presumo - nel senso che non credo se lo sia inventato lei, scendendo in Aula, ossia che bisogna rinviare la seduta. Quindi, se la prima comunicazione è stata quella che ci ha fatto, penso che proceduralmente il primo voto che dobbiamo fare è su quello; poi, eventualmente, si fa sull'inversione dell'ordine del giorno.
PRESIDENTE. La comunicazione che lei ha ascoltato era sul rinvio del testo unificato delle proposte di legge sulla parità salariale, che veniva prima della proposta di legge sull'equo compenso. Quindi, penso che ci sia solo un piccolo difetto di comunicazione: era il provvedimento sulla parità salariale ad essere rinviato.
ROBERTO GIACHETTI (IV). Può darsi che abbia capito male io, però lei - non ha letto uno speech - ha detto che, dopo, si sarebbe rinviata la seduta. La sua proposta era di superare quella parte e poi di rinviare la seduta e non passare agli altri argomenti; quindi, la sua comunicazione viene prima della richiesta. Poi, Presidente, può fare come le pare, se vuole mettere ai voti l'inversione dell'ordine del giorno, però cronologicamente, a mio avviso….
PRESIDENTE. La ringrazio, avevo già precisato quale era la filosofia, ma anche la dichiarazione, che conta molto più dello spirito. In ogni caso, andrei avanti e darei la parola al deputato Cabras, che l'aveva richiesta.
PINO CABRAS (MISTO-L'A.C'È). Mi pare che il Presidente abbia chiarito abbastanza bene il fatto che la frase incidentale sull'accordo fra i gruppi non riguardava questo punto, tant'è vero che c'era una situazione un po' controversa su cui c'era una richiesta di chiarimento sull'inversione dell'ordine dei lavori. Quindi, mi pare che ci siano le condizioni per chiedere che si voti sull'inversione dell'ordine dei lavori e, in particolare, sulla mozione Assange, che è stata rinviata in tante occasioni.
PRESIDENTE. E' quello che stavamo per fare. Lei sta facendo un intervento a favore della richiesta di inversione, giusto?
PINO CABRAS (MISTO-L'A.C'È). Esatto.
PRESIDENTE. Perfetto. C'è qualcuno che parla contro questa richiesta di inversione? Deputato Cabras, le restituisco la parola, però dobbiamo cercare di essere un po' più concentrati. Prego, prosegua il suo intervento.
PINO CABRAS (MISTO-L'A.C'È). La questione è stata a lungo rinviata, ci sono stati numerosi rinvii, anche in occasioni in cui la Camera non era particolarmente impegnata nei lavori d'Aula; mi pare che i tempi siano maturi. Siamo nelle condizioni per poter prendere una decisione su un tema che è sentito dall'opinione pubblica, che ha un riscontro anche nell'attenzione da parte del Parlamento. Quindi, è l'occasione che non ha ostacoli giuridici di sorta: è il momento giusto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la richiesta di inversione dell'ordine del giorno, nel senso di passare direttamente alla mozione Cabras ed altri n. 1-00456 concernente iniziative in relazione al caso di Julian Assange.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge per 316 voti di differenza.
Avverto che, secondo le intese intercorse tra tutti i gruppi, l'esame di tutti gli altri punti all'ordine del giorno della seduta odierna si intendono rinviati ad altra data.
Approvazione in Commissione.
PRESIDENTE. Comunico che, nella seduta del 28 luglio 2021, la XII Commissione permanente (Affari sociali) ha approvato, in sede legislativa, la seguente proposta di legge:
S. 1441 - Gallinella e Gagnarli; Minardo; Mulè ed altri; Rizzetto ed altri; Misiti ed altri; Frassinetti ed altri; Leda Volpi; Rizzo Nervo ed altri: “Disposizioni in materia di utilizzo dei defibrillatori semiautomatici e automatici” (Approvata, in un testo unificato, dalla Camera e modificata dalla XII Commissione permanente del Senato) (181-1034-1188-1593-1710-1749-1836-1839-B).
Annunzio di una questione pregiudiziale.
PRESIDENTE. Avverto che è stata presentata la questione pregiudiziale n. 1 Lollobrigida ed altri, riferita al disegno di legge n. 3223 di conversione del decreto-legge recante misure urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19 e per l'esercizio in sicurezza di attività sociali ed economiche, che sarà esaminata e posta in votazione nella seduta di domani, giovedì 29 luglio 2021, dopo il seguito dell'esame del conto consuntivo e del bilancio della Camera.
Interventi di fine seduta.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Scanu. Ne ha facoltà, per due minuti.
LUCIA SCANU (M5S). Grazie Presidente. Intervengo per portare in quest'Aula il grido di dolore dei miei concittadini. In Sardegna, in particolar modo nella provincia di Oristano, assistiamo ad una vera e propria catastrofe ambientale. Colleghi, nonostante noi sardi, purtroppo, siamo abituati agli incendi estivi, questo non ha precedenti. Questo incendio è di proporzioni enormi. Migliaia di operatori di Vigili del fuoco, Protezione civile, Forze dell'ordine, forestali, Forestas, barracelli, Croce rossa e centinaia di volontari si sono rimboccati le maniche per cercare disperatamente di mettere in sicurezza tutti. Parliamo di un'apocalisse di fiamme che ha devastato finora circa 20 mila ettari. Ripeto: 20 mila ettari.
Come ho potuto vedere con i miei occhi durante i sopralluoghi, i roghi hanno causato la distruzione di tantissime aziende, spazzato via case, costretto ad evacuare più di 1.500 persone; centinaia gli animali morti, luoghi unici per storia e caratteristiche naturali cancellati, cancellati per sempre.
La grande catena di solidarietà è stata immediata, ma, Presidente, penso che questa non debba sostituirsi al supporto del Governo e mi associo alla richiesta dei colleghi già intervenuti. Chiedo che il Governo ci spieghi quali sono gli strumenti, quali sono i mezzi per risolvere questa situazione drammatica. Abbiamo bisogno di ristori, abbiamo bisogno di un serio piano di prevenzione regionale. Abbiamo bisogno di un aumento dell'organico dei vari corpi, ma soprattutto abbiamo bisogno del sostegno dello Stato oggi, perché domani sarà troppo tardi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ascari. Ne ha facoltà, per un minuto e mezzo
STEFANIA ASCARI (M5S). Grazie Presidente. Alla Ferrari, come alla Menù di Medolla, stessa storia, stessi metodi. Sempre più aziende, nella mia regione l'Emilia Romagna, si servono di cooperative, rinunciando ad assumere direttamente gran parte dei lavoratori. Un sottobosco lavorativo, quello delle cooperative, dove la scarsità di tutele va a braccetto con la vulnerabilità a cui si espongono i lavoratori.
Dopo nove giorni di sciopero davanti ai cancelli, l'azienda Menù ha ritirato i licenziamenti di quattro lavoratori, effettuati dalla nuova ditta appaltatrice, la C&P Srl, con la motivazione - stando a quanto riferiscono i lavoratori - di “avere partecipato a uno sciopero”, pur essendo questa motivazione illecita e in violazione della stessa Costituzione. In casa Ferrari stessa storia: i lavoratori della cooperativa Prestigio, che per la Ferrari si occupa di logistica, denunciano di percepire stipendi ridotti, subire violazioni dei protocolli anti-COVID e pagamenti grigi in busta paga. Inoltre, hanno ricevuto una lettera che li esorta a non partecipare all'assemblea sindacale, pena sanzioni disciplinari. L'azienda è parte terza, parte estranea, fanno sapere da Maranello. Ed è vero, perché, invece di assumerli direttamente, la Ferrari può legalmente servirsi di una cooperativa, proprio come fa la Menù. Questo però non è giusto. Se si vuole tutelare i lavoratori, tutti i lavoratori, anche quelli più fragili ed esposti, le regole vanno cambiate.
Concludo, Presidente. Io ho depositato una proposta di legge in materia e spero che la Commissione lavoro faccia alla svelta il suo lavoro sul testo: non c'è tempo da perdere. Se di ripartenza si deve trattare, che sia una ripartenza con regole nuove, che tutelino finalmente gli operai (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Potenti. Ne ha facoltà.
MANFREDI POTENTI (LEGA). La ringrazio, signor Presidente Domani sarà una giornata molto importante per tanti lavoratori. Il Ministro Giorgetti ha convocato al Mise un tavolo per riunire le parti sindacali e la parte proprietaria dell'acciaieria ex Lucchini di Piombino. Finalmente, forse, domani sapremo quali saranno i destini di questa grande area, che dal 2014 vede interrotta la produzione di acciaio (il 24 aprile 2014 l'altoforno si spense). Ebbene, domani, insieme al Ministro, ci saranno anche le istituzioni del territorio e noi siamo fiduciosi che in tale sede sarà finalmente riscattato il gravissimo periodo di incertezza, che da anni vede centinaia di lavoratori costretti in cassa integrazione. La Toscana ha ben 785 aziende, che sono gestite da multinazionali e questa di Piombino è una di quelle. Noi vorremmo vedere sul nostro territorio imprenditori finalmente accorti, finalmente decisi ad investire per la produzione nazionale. Quello dell'acciaio è un asset strategico per il nostro Paese e siamo fiduciosi che domani, finalmente, avremo delle parole chiare per capire il destino dell'acciaieria di Piombino (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Billi. Ne ha facoltà.
SIMONE BILLI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, ho poco tempo e sarò breve. Partirà dal 6 agosto l'obbligo del green pass in Italia nei luoghi affollati; eventi sportivi, fiere, congressi, musei, parchi divertimento, centri termali, teatri, cinema, concerti, bar e ristoranti al chiuso e, forse, anche sui mezzi pubblici. Presidente, ad oggi, sono circa 350 mila gli italiani regolarmente residenti nel Regno Unito, più altrettanti non regolarmente iscritti all'AIRE. I certificati vaccinali rilasciati nel Regno Unito - e con questo intendo quelli inglesi, del Galles, della Scozia e del Nord dell'Irlanda - non sono ancora riconosciuti in Italia. Pertanto, gli italiani vaccinati nel Regno Unito, che vogliano tornare a trovare la propria famiglia in Italia, sono soggetti alle limitazioni sanitarie anti-COVID (l'isolamento, il tampone e così via). Presidente, l'ingresso in Italia con certificato vaccinale è già consentito senza limitazioni a chi proviene dagli Stati Uniti, dal Canada e dal Giappone. Addirittura, Francia e Germania riconoscono i vaccini degli italiani nel Regno Unito. Inoltre, i vaccini utilizzati nel Regno Unito sono AstraZeneca e Pfizer, approvati entrambi sia dall'EMA sia dall'Aifa. Pertanto, Presidente e cari colleghi, sollecito il Governo ad eliminare le limitazioni sanitarie anti-COVID per le persone provenienti e vaccinate dal Regno Unito e dagli altri Paesi extraeuropei che utilizzano vaccini approvati. Grazie mille (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Zolezzi. Ne ha facoltà, per un minuto e mezzo.
ALBERTO ZOLEZZI (M5S). Abbiamo appreso della morte del dottor Giuseppe De Donno. Ho avuto l'onore di lavorare al suo fianco per 7 anni, nel servizio di assistenza domiciliare respiratoria dell'ospedale di Mantova. Si praticava la ventilazione meccanica non invasiva, che ha evitato tante intubazioni. Era la stessa finalità, prima della pandemia, di quella che poi è stata la terapia del plasma, per cui è stato anche audito qui in Parlamento, dimostrando dedizione al lavoro, passione e volontà del curare, di prendersi cura.
I motivi del suo gesto non li conosciamo e mi risulta sia stata anche aperta un'inchiesta, ma non si può tacere sulla stanchezza, sullo stress psicofisico di tutti gli operatori sanitari italiani, che, senza alcun obbligo, sono stati a lavoro per settimane, mesi, senza riposare. In quel reparto di pneumologia a Mantova, anche prima della pandemia, capitava di essere un terzo, o meno, anche metà rispetto all'organico medico previsto. Bastavano tre giorni di aria inquinata per riempire il reparto e, in pandemia, è stato molto peggio.
Il Governo deve supportare sempre di più la sanità pubblica e la ricerca per le cure domiciliari. De Donno non si è risparmiato, come tanti eroi: 359 medici, decine di operatori sanitari, eroi e vittime della pandemia. A nome del MoVimento 5 Stelle, voglio rivolgere la più sincera e commossa vicinanza ai figli Edoardo e Martina, alla moglie Laura, alla comunità dell'ospedale di Mantova e del paese di Curtatone, così colpite. Stringiamoci tutti, in particolare, alla sua famiglia (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Dara. Ne ha facoltà, per un minuto e mezzo.
ANDREA DARA (LEGA). Grazie, Presidente, anch'io, come il collega Zolezzi, vorrei intervenire sull'amara scomparsa dell'amico De Donno. Purtroppo, 24 ore fa, questo medico - un medico generoso, brillante e coraggioso, residente nella mia provincia - ha deciso volontariamente, purtroppo, di lasciare questo mondo. Un medico pieno di umanità, un medico che, più di un anno fa, nei momenti più difficili della pandemia, quando nessuno sapeva come agire contro questo maledetto virus, insieme al suo staff, si è speso per salvare tante vite umane. Le ha salvate, utilizzando il plasma, quel plasma dei donatori che, ancora oggi, viene raccolto e utilizzato, perché è la prima risposta rispetto agli anticorpi monoclonali.
Ricordo ancora il primo giorno in cui lo incontrai: era aprile 2020. Mi colpì molto la chiarezza e la determinazione. Mi disse, testuali parole: “Per il vaccino ci vorrà ancora un anno; la cura del plasma non è la soluzione del problema, ma è l'unica arma che abbiamo al momento per tentare di salvare più vite umane possibili”. E aggiunse: “non riusciamo a far passare il messaggio; dobbiamo farlo sapere alle istituzioni nazionali”. E lì mi convinse e, a fine aprile, portai qui, alla Camera dei deputati, l'argomento con i primi atti di sindacato ispettivo. Da quel momento, bene o male, se ne cominciò a parlare. Nel maggio 2020, anche il Quirinale intervenne in modo positivo sul tema, chiedendo all'ospedale di Mantova di poter curare un paziente di Bergamo, per fortuna con esito positivo. Venne anche invitato qui, nelle Commissioni di Camera e Senato. Tanti colleghi qui presenti in Aula cominciarono ad interessarsi al tema, ma, purtroppo, le evoluzioni mediatiche dei mesi successivi non furono certamente delle migliori. Alcuni giornalisti, virologi e politici, in quel periodo, lo derisero, lo umiliarono, lo attaccarono in continuazione, semplicemente perché voleva portare avanti una battaglia che lui riteneva quella giusta.
Purtroppo, l'ultima volta che lo vidi mi preannunciò la scelta di dimettersi da primario ed intraprendere la strada di medico di base, una scelta che lo rendeva più tranquillo. Mai ci saremmo aspettati che intraprendesse questo gesto. Buon viaggio, Giuseppe De Donno (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato De Maria. Ne ha facoltà, per due minuti.
ANDREA DE MARIA (PD). Grazie, Presidente, è di oggi una notizia che ritengo molto importante, che credo giusto condividere anche in quest'Aula, cioè il riconoscimento, da parte dell'UNESCO, dei portici di Bologna come patrimonio dell'umanità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), un riconoscimento a cui, da Bologna, stavamo lavorando da anni, un riconoscimento certamente motivato. Parliamo di una eccellenza dal punto di vista architettonico, storico, urbanistico, anche di idea di comunità. Il comune di Bologna, nel motivare la richiesta all'UNESCO, ha parlato di un esempio di uno stile di vita urbana sostenibile, in cui gli spazi religiosi e civici e le abitazioni di tutte le classi sociali sono perfettamente integrati. Un esempio davvero straordinario di congiunzione fra lo spazio pubblico e quello privato. E credo, in questo, dica anche tanto della storia e dell'identità di Bologna. 62 chilometri di portici in tutto il territorio urbano; 42 chilometri nel centro storico. Riconoscimento dell'UNESCO: certamente, ha guardato a realtà con una lunga storia, come il Portico dei Servi, come il Portico di San Luca, che è il più lungo del mondo, ma dentro quel riconoscimento c'è anche, ad esempio, il Treno della Barca, una realizzazione urbanistica che è avvenuta in un'altra fase storica, che è stata appunto dentro l'idea di mantenere una continuità, anche dal punto di vista delle scelte urbanistiche, con un elemento così importante della storia e dell'identità di Bologna.
Si tratta di un successo importante dell'amministrazione comunale bolognese e anche di un'eredità che ci lascia il Sindaco Merola alla fine del suo mandato, che con lui ha lavorato a questo importante obiettivo. Credo sia un risultato davvero importante non solo per Bologna, ma anche per il Paese, dovuto all'impegno del Governo, del Ministro della Cultura, Dario Franceschini; davvero, credo che all'amministrazione comunale di Bologna e al Ministero della cultura debba andare il nostro ringraziamento per un risultato che certamente dà prestigio, ci inorgoglisce, come bolognesi, ma che ha un grandissimo valore per tutto il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ungaro. Ne ha facoltà per due minuti.
MASSIMO UNGARO (IV). Grazie Presidente, oggi il Regno Unito ha rimosso la quarantena per tutti gli arrivi nel Regno Unito dagli Stati europei, inclusa l'Italia. Chiedo, allora, al nostro Governo di applicare reciprocità e di rimuovere la quarantena alle persone vaccinate che arrivano nel nostro Paese dal Regno Unito e da altri Paesi. Infatti, è importante rendersi conto che isolare le persone vaccinate è una misura che non aiuta molto la sicurezza, ma incide molto pesantemente sulle persone, soprattutto sulle famiglie. Inoltre, chiedo che l'Italia riconosca i certificati vaccinali emessi da Paesi che usano gli stessi vaccini autorizzati dall'EMA, Regno Unito in primis ma anche da altri Paesi che usano i vaccini autorizzati dall'EMA, come Pfizer o AstraZeneca. Infine, molto bene rendere il green pass obbligatorio, ma non dimentichiamoci i cittadini AIRE: ci sono 90 mila cittadini AIRE, temporaneamente in Italia, che sono stati vaccinati nel nostro Paese ma che, tutt'ora, a un mese dall'introduzione del green pass, non riescono a scaricarlo. Quindi. chiedo al Governo di agire su questa faccenda.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Cantone. Ne ha facoltà. per due minuti.
CARLA CANTONE (PD). Grazie. Cinque giorni fa ci ha lasciato l'onorevole Santino Picchetti, una persona che ha dedicato la sua vita alla difesa dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici. È stato un sindacalista fiero del suo impegno, orgoglioso di essere un sindacalista di sinistra. È stato protagonista delle lotte dei metalmeccanici romani prima e poi di tutti i lavoratori e le lavoratrici del Lazio, come segretario generale della CGIL. Picchetti era un leader amato e stimato per le sue qualità umane e i suoi valori basati su libertà e democrazia, che portò con coerenza e con orgoglio nell'Aula della Camera dei deputati quando diventò parlamentare, prima del PCI e poi del PDS. Si iscrisse al PCI nel 1945 e subito è diventato responsabile dei giovani comunisti romani. Visse in prima persona le lotte operaie degli anni sessanta e settanta e affrontò con competenza e coraggio le grandi crisi industriali degli anni settanta. Santino Picchetti affrontò il periodo più drammatico e più buio della nostra Repubblica, soprattutto a Roma, di cui era segretario della Camera del lavoro; Roma fu teatro di scontri pesanti e lui si batté, in difesa della democrazia e della Costituzione, contro ogni tipo di violenza e terrorismo; era all'università con Luciano Lama quando sono successi i fatti che tutti conosciamo. Lo ricordiamo così, per come è lui, da sindacalista prima e parlamentare poi, ha sempre lottato contro ogni forma di ingiustizia, contro chi calpestava i valori democratici della libertà, della dignità e della giustizia sociale e, quindi, della nostra bella Costituzione, che lui amava tanto e di cui parlava sempre nelle assemblee con i lavoratori e le lavoratrici. Egli ha portato questo suo pensiero, per dieci anni, in quest'aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Giovedì 29 luglio 2021 - Ore 9,30:
1. Seguito della discussione congiunta dei documenti:
Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2020. (Doc. VIII, n. 7)
Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2021. (Doc. VIII, n. 8)
2. Esame e votazione della questione pregiudiziale riferita al disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 23 luglio 2021, n. 105, recante misure urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19 e per l'esercizio in sicurezza di attività sociali ed economiche. (C. 3223)
3. Seguito della discussione della proposta di legge:
MELONI ed altri: Disposizioni in materia di equo compenso delle prestazioni professionali. (C. 3179-A)
e delle abbinate proposte di legge: MELONI ed altri; MANDELLI ed altri; MORRONE ed altri; BITONCI ed altri; DI SARNO ed altri.
(C. 301-1979-2192-2741-3058)
Relatrice: BISA.
4. Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
CIPRINI ed altri; GRIBAUDO ed altri; BOLDRINI ed altri; BENEDETTI ed altri; GELMINI ed altri; VIZZINI ed altri; D'INIZIATIVA DEL CONSIGLIO NAZIONALE DELL'ECONOMIA E DEL LAVORO; CARFAGNA ed altri; FUSACCHIA ed altri; CARFAGNA: Modifiche al codice di cui al decreto legislativo 11 aprile 2006, n. 198, e altre disposizioni in materia di pari opportunità tra uomo e donna in ambito lavorativo. (C. 522-615-1320-1345-1675-1732-1925-2338-2424-2454-A)
Relatrice: GRIBAUDO.
La seduta termina alle 18,25.
SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA
Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):
nelle votazioni dalla n. 1 alla n. 9 e nella votazione n. 23 il deputato Fassino ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 6 la deputata Madia ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 20 la deputata Corneli ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;
nella votazione n. 29 la deputata Lorefice ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;
nella votazione n. 32 il deputato Prisco ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nominale | Ddl 3161-A - odg n. 4 | 311 | 285 | 26 | 143 | 1 | 284 | 85 | Resp. |
2 | Nominale | odg 9/3161-A/5 | 324 | 298 | 26 | 150 | 6 | 292 | 84 | Resp. |
3 | Nominale | odg 9/3161-A/6 | 336 | 332 | 4 | 167 | 32 | 300 | 84 | Resp. |
4 | Nominale | odg 9/3161-A/7 | 339 | 311 | 28 | 156 | 9 | 302 | 84 | Resp. |
5 | Nominale | odg 9/3161-A/8 | 341 | 314 | 27 | 158 | 9 | 305 | 84 | Resp. |
6 | Nominale | odg 9/3161-A/11 | 353 | 325 | 28 | 163 | 11 | 314 | 84 | Resp. |
7 | Nominale | odg 9/3161-A/12 | 357 | 329 | 28 | 165 | 13 | 316 | 83 | Resp. |
8 | Nominale | odg 9/3161-A/13 | 362 | 360 | 2 | 181 | 39 | 321 | 83 | Resp. |
9 | Nominale | odg 9/3161-A/14 | 372 | 343 | 29 | 172 | 13 | 330 | 83 | Resp. |
10 | Nominale | odg 9/3161-A/15 | 370 | 368 | 2 | 185 | 13 | 355 | 82 | Resp. |
11 | Nominale | odg 9/3161-A/16 | 378 | 376 | 2 | 189 | 13 | 363 | 82 | Resp. |
12 | Nominale | odg 9/3161-A/17 | 375 | 346 | 29 | 174 | 13 | 333 | 82 | Resp. |
13 | Nominale | odg 9/3161-A/18 | 388 | 358 | 30 | 180 | 15 | 343 | 82 | Resp. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nominale | odg 9/3161-A/19 | 391 | 362 | 29 | 182 | 15 | 347 | 82 | Resp. |
15 | Nominale | odg 9/3161-A/40 | 410 | 378 | 32 | 190 | 21 | 357 | 82 | Resp. |
16 | Nominale | odg 9/3161-A/42 | 410 | 375 | 35 | 188 | 22 | 353 | 82 | Resp. |
17 | Nominale | odg 9/3161-A/43 | 408 | 374 | 34 | 188 | 20 | 354 | 82 | Resp. |
18 | Nominale | Ddl 3161-A - voto finale | 424 | 389 | 35 | 195 | 388 | 1 | 77 | Appr. |
19 | Nominale | Ddl 3201 - em. 1.2 | 413 | 408 | 5 | 205 | 44 | 364 | 77 | Resp. |
20 | Nominale | em. 1.3 | 410 | 405 | 5 | 203 | 45 | 360 | 77 | Resp. |
21 | Nominale | em. 1.4 | 416 | 394 | 22 | 198 | 34 | 360 | 77 | Resp. |
22 | Nominale | em. 2.2 | 418 | 412 | 6 | 207 | 43 | 369 | 77 | Resp. |
23 | Nominale | em. 2.9 | 416 | 411 | 5 | 206 | 46 | 365 | 77 | Resp. |
24 | Nominale | em. 2.1 | 418 | 413 | 5 | 207 | 43 | 370 | 77 | Resp. |
25 | Nominale | art. agg. 2.01 | 419 | 414 | 5 | 208 | 46 | 368 | 77 | Resp. |
26 | Nominale | em. 3.20 | 408 | 401 | 7 | 201 | 44 | 357 | 77 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 32) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
27 | Nominale | em. 3.3 | 415 | 403 | 12 | 202 | 34 | 369 | 77 | Resp. |
28 | Nominale | em. 4.1 | 417 | 407 | 10 | 204 | 32 | 375 | 77 | Resp. |
29 | Nominale | odg 9/3201/3 | 400 | 399 | 1 | 200 | 41 | 358 | 77 | Resp. |
30 | Nominale | odg 9/3201/4 | 404 | 391 | 13 | 196 | 30 | 361 | 77 | Resp. |
31 | Nominale | Ddl 3201 - voto finale | 422 | 393 | 29 | 197 | 392 | 1 | 83 | Appr. |
32 | Nominale | Pdl 3179-A e abb. - articolo 1 | 417 | 416 | 1 | 209 | 416 | 0 | 84 | Appr. |