XVIII LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 571 di venerdì 24 settembre 2021
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI
La seduta comincia alle 9,30.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che non vi sono ulteriori deputati in missione a partire dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente 88, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.
PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 23 settembre 2021, il deputato Francesco Scoma, già iscritto al gruppo parlamentare Italia Viva, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Lega-Salvini Premier.
La presidenza di tale gruppo, con lettera pervenuta in pari data, ha comunicato di aver accolto la richiesta.
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Elio Vito. Ne ha facoltà.
ELIO VITO (FI). Grazie, Presidente. Per rappresentare una situazione di grave emergenza democratica che si sta verificando in queste ore. Il referendum sulla cannabis è l'unico per il quale non si è voluto concedere la proroga per il deposito delle firme al 30 ottobre: le firme quindi dovranno essere depositate entro il 30 settembre. La campagna di raccolta delle firme, come è noto, è stata uno straordinario successo - sono state raggiunte e superate le 500.000 firme in meno di una settimana - ma, nonostante queste firme siano certificate da una procedura dello Stato quale quella dello SPID, occorre comunque allegare i certificati di iscrizione nelle liste elettorali. Questi certificati, Presidente e rappresentanti del Governo, sono stati già richiesti dai promotori ai comuni, ma i comuni non li hanno ancora inviati. Cosa succederà adesso, se i comuni non invieranno tempestivamente e correttamente i certificati elettorali per consentire il deposito delle firme entro il 30 settembre? Su questo chiediamo un intervento urgente del Governo: non possono esistere referendum di serie A e referendum di serie B. Quelli di serie A sarebbero i referendum promossi dai grandi partiti e dalle regioni, per i quali si dispone di un tempo più congruo per depositare le firme e quelli di serie B sono quelli invece dei comitati dei cittadini e delle associazioni che hanno avuto un grande consenso popolare. Questo non è ammissibile e non è ammissibile che i ritardi della pubblica amministrazione e dei comuni ledano i diritti democratici dei cittadini che hanno sottoscritto il referendum. Questo, Presidente, non è possibile! Si consenta quindi il deposito delle richieste di referendum con i certificati allegati in tempo utile o, se i comuni non sono in grado di fare questo, si sposti anche per il referendum sulla cannabis il termine al 30 ottobre. Se non è questa una situazione di emergenza istituzionale e di emergenza democratica, tale da richiedere l'intervento del Governo con gli strumenti che la Costituzione gli concede in caso di necessità e urgenza, mi domando davvero e domando a lei, Presidente, dove altro si possa arrivare.
PRESIDENTE. È pleonastico che queste sue parole che comunque sono verbalizzate, saranno trasferite al Presidente della Camera. Il rappresentante del Governo comunque ci ascolta ed è ovviamente preposto ad indirizzare la sua missiva al Ministro Lamorgese.
Svolgimento di interpellanze urgenti.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.
(Iniziative di competenza volte a tutelare i diritti costituzionali dei cittadini in relazione all'utilizzo di impianti di videosorveglianza con sistema di riconoscimento facciale - n. 2-01330)
PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Sensi ed altri n. 2-01330 (Vedi l'allegato A).
Chiedo al deputato Sensi se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.
FILIPPO SENSI (PD). Grazie, Presidente. Signor sottosegretario, colleghi, da una inchiesta puntuale di Isaia Invernizzi del Il Post, il quotidiano online diretto da Luca Sofri - che immagino adesso avrà da obiettare su questa mia manchevole approssimativa definizione del suo giornale, come si dice a Roma “aridaje” - assieme ai miei colleghi interpellanti veniamo a sapere che il comune di Udine avrebbe deciso di installare o meglio di insistere nell'installazione di 67 nuove telecamere, in una zona che, evidentemente, l'amministrazione ritiene poco sicura - e forse, dovrebbe anche interrogarsi sul proprio operato e su questo trade-off, comunque su questo imbroglio ci torniamo tra breve - per il cospicuo costo per i contribuenti, fatemi fare un po' di retorica grassa sui danari, di quasi 700 mila euro.
A quanto leggiamo, le telecamere servirebbero - cito - a generare automaticamente allarmi e segnalare in tempo reale la presenza di eventuali individui segnalati, individui che vengono indicati esplicitamente come “sospetti”, lo dico tra virgolette, senza alcuna chiarezza sulle origini di tale sospetto, su quali basi, secondo quali procedure. Sospetti in quanto con precedenti giudiziari? Sospetti in base al colore della pelle, per l'acconciatura dei capelli o perché così si dice in città? O, magari, perché di una parte politica avversa a quella che amministra Udine? Quanto sospetto è questo sospetto?
Nessuna indicazione, poi, sulle tecnologie che consentirebbero di stoccare queste informazioni, sui database, sulle connessioni con altre banche dati: chi li gestirà, chi li tratta, come vengono utilizzati: niente! L'unica cosa che si capisce è la determinazione da parte dell'amministrazione di andare avanti con questo progetto, nonostante un provvedimento del Garante della privacy abbia dichiarato illegale l'utilizzo delle tecnologie di riconoscimento facciale attraverso i sistemi di videosorveglianza pubblici nel febbraio del 2020, a proposito di un analogo intento da parte del comune di Como.
Ancora una volta, all'epoca, un'inchiesta giornalistica di Laura Carrer, Riccardo Coluccini e Philip Di Salvo aveva messo in luce la volontà di mettere sotto videosorveglianza intelligente i propri cittadini da parte delle amministrazioni di Como; si mosse il Parlamento e il Garante si pronunciò in maniera chiara, inequivoca, con un provvedimento in vigore che, peraltro, poggia su una crescente consapevolezza, non solo in Italia - e lo vedremo -, sulla pericolosità delle tecnologie di riconoscimento facciale ed emotivo. Qui dovrei citare il lavoro di tante ONG, associazioni (penso a Privacy Network, ad esempio) sulla pesante violazione di privacy, di diritti, di libertà e di democrazia che il riconoscimento facciale determina, denunciando il rischio di una società della sorveglianza di massa che non può che essere un incubo antidemocratico.
Non è il solo provvedimento che il Garante ha preso all'indirizzo di queste tecnologie; penso, ad esempio, alla pesante sconfessione circa l'utilizzo del Sari Real Time da parte delle Forze di sicurezza, su cui abbiamo chiesto, come Partito Democratico, ulteriori chiarimenti al Viminale, a fronte di nuove inchieste giornalistiche che avanzano l'ipotesi che, nonostante il divieto posto dal Garante, molto fermo, questa tecnologia possa essere stata, comunque, usata dalle nostre Forze di sicurezza. E' una cosa gravissima che immaginiamo sia solo un'illazione da rispedire al mittente, opportunità che, dunque, vogliamo offrire per chiarezza e trasparenza al Ministero.
Una consapevolezza crescente, dunque, a fronte della dilagante diffusione dei sistemi di videosorveglianza nel nostro Paese, in base ad un trade-off che surroga la sicurezza dei cittadini con l'utilizzo dell'intelligenza artificiale sempre più dettagliata e precisa, sempre più occhiuta, almeno in teoria. Perché, poi, nella pratica, come dimostrano molti casi internazionali - vedi, ad esempio, l'utilizzo delle tecnologie di un'azienda come Clearview AI - sono tanti, troppi i buchi neri, le zone cieche di questo inquietante “panopticon”, del quale, finalmente, ci si comincia a chiedere: ne vale la pena? Chi controlla questi dati? Secondo quali regole e principi? E che fine fanno questi dati? In che misura sono più sicuro, se non sono più libero di camminare o muovermi o di non muovermi o non camminare grazie a un tracking costante, anonimo pervasivo dei miei comportamenti?
Il punto, sottosegretario, torno a Udine, ma sono anche altri comuni che starebbero provvedendo a rendere intelligenti le loro telecamere a strascico, penso a Torino, e non solo, a Monselice, tante realtà che pensano, evidentemente, di poter bypassare il pronunciamento del Garante della privacy e far finta di niente, in un vuoto normativo che non fa chiarezza circa le competenze e le responsabilità dei diversi soggetti istituzionali su questa materia. Intervistato dal Il Post, l'assessore alla sicurezza di Udine ha annunciato che i lavori di installazione inizieranno entro la fine dell'anno, che i dati serviranno per le indagini di polizia giudiziaria - boh - e per il controllo del territorio in tempo reale, anche durante le manifestazioni, augurandosi che - apro virgolette - “i problemi di autorizzazione legati alla privacy siano risolti presto” - chiudo virgolette -, come fosse un ingombro di cui doversi liberare, un impaccio. Tutto questo, in un contesto che restituisce ogni giorno di più, Presidente, crescenti perplessità e inquietudini verso l'applicazione dell'intelligenza artificiale nell'ambito dei sistemi di videosorveglianza.
Lo scorso 20 gennaio, ad esempio, il Parlamento europeo, con una risoluzione, ha invitato la Commissione a prendere in considerazione l'introduzione di una moratoria sull'utilizzo di tali sistemi da parte delle autorità dello Stato nei luoghi pubblici, aeroporti, ad esempio, e nei locali destinati all'istruzione, all'assistenza sanitaria, fin quando le norme tecniche non saranno considerate pienamente conformi ai diritti fondamentali; i risultati ottenuti non saranno privi di distorsioni e di discriminazioni e non vi saranno rigorose garanzie contro gli utilizzi impropri in grado di assicurare la necessità e la proporzionalità dell'utilizzo di tali tecnologie.
Parimenti i Garanti della privacy europei, l'EDPS (European data protection supervisor) e le EDPB (European Data Protection Board), in un parere congiunto del 18 giugno 2021 sulla proposta di regolamento della Commissione relativa, appunto, all'utilizzo dell'Artificial intelligence presentata ad aprile scorso, hanno ribadito la necessità di un divieto generale di qualsiasi uso dell'intelligenza artificiale per il riconoscimento automatico di caratteristiche umane in spazi accessibili al pubblico, come il riconoscimento di volti, andatura, impronte digitali, DNA, voce, sequenze di tasti e altri segnali biometrici o comportamentali.
La stessa Commissione europea, per l'appunto, ha presentato una comunicazione - lo scorso aprile dicevamo - che segna una stretta decisa nei confronti dell'utilizzo delle tecnologie di riconoscimento facciale, arrivando a prescriverne il divieto, eccettuati alcuni casi molto particolari ed emergenziali, come la ricerca di vittime di rapimenti, il contrasto all'attività terroristica o le indagini su criminali. Certo, non la pesca a strascico fatta vicino ad un parco o lungo viali frequentati da migliaia e migliaia di cittadini ignari.
Pochi giorni fa, l'ONU, tramite il suo Alto commissario per i diritti umani, nel presentare un nuovo studio sull'intelligenza artificiale, ha stigmatizzato l'impiego di queste tecnologie arrivando a dire che, in caso contrario, le conseguenze possono avere effetti negativi, persino catastrofici, se sono utilizzate senza sufficiente considerazione di come possano impattare sui diritti delle persone. A questo riguardo, Presidente, mi permetta di ricordarle che è all'esame della Camera dei deputati una proposta di legge che chiede proprio la sospensione dell'installazione e dell'utilizzo di impianti di videosorveglianza con sistemi di riconoscimento facciale, operanti attraverso l'uso di dati biometrici in luoghi pubblici o aperti al pubblico e che, in tutto il mondo, Stati Uniti, Canada, Gran Bretagna, Germania, ci sono provvedimenti e iniziative di vari Parlamenti per vietare, bandire o restringere sostanzialmente l'utilizzo di queste tecnologie, in linea, peraltro, con le indicazioni che vengono dalle stesse grandi aziende internazionali che, un tempo, ne facevano diffuso uso o commercio. Da tutte le parti, insomma, Presidente, si chiede a gran voce di procedere ad una moratoria, ad una riflessione ulteriore sulle perniciose conseguenze di questi software, la cui capacità di penetrazione e indagine diventa ogni giorno più millimetrica.
Mi consentirete una piccola digressione, ma credo c'entri con quello che stiamo dicendo. Un amico, di recente, ha partecipato alla maratona di Roma. Come spesso succede in queste circostanze, in queste manifestazioni, ci sono fotografi che poi ti danno la possibilità di avere la tua fotografia mentre corri, mentre l'atleta si cimenta sui chilometri del percorso. Per accedere a questo servizio, ad ogni maratoneta è stato richiesto un selfie, una foto, mandata la quale, gli atleti, che richiedevano le fotografie, si sono trovati in possesso di loro fotografie, scattate lungo tutto il percorso da fotografi, telecamere, macchine fotografiche, che riuscivano ad individuarli anche se erano puntini, pochi pixel su una fotografia: un orecchio, un sopracciglio, la forma dei capelli.
Cioè, non ti trovi più la tua foto trionfante mentre arrivi, in dirittura d'arrivo, ma te ne trovi 20, in gruppi di centinaia, di migliaia di persone, assolutamente indistinguibili. Questo per dire la capacità di penetrazione di queste tecnologie.
Vado verso la conclusione, Presidente, e le chiedo: è evidente un vuoto normativo e anche un rimpallo di responsabilità tra i vari livelli istituzionali su questo tema, ma è altrettanto evidente una chiara indicazione che oggi va verso la sospensione, il divieto e, comunque, una riflessione più complessiva nei confronti di una tecnologia che, utilizzata negli spazi pubblici, sembra essersi spinta davvero troppo in là, con una invasività, una pervasività tecnologica nei confronti dei cittadini, delle loro libertà e dei loro diritti che non ha precedenti e in una opacità circa il trattamento di questi dati che non può non inquietare ognuno di noi.
Per questo motivo, Presidente - e concludo -, a fronte della scriteriata determinazione da parte di alcuni comuni di procedere comunque, senza curarsi della patente illegalità dell'utilizzo di queste tecnologie, stante il pronunciamento del Garante della privacy, le chiediamo se anche il Governo qui presente, come noi, non ritenga urgente, anche alla luce di quanto si sta verificando, appunto, in altri comuni, adottare iniziative di competenza per quanto concerne l'installazione di sistemi di videosorveglianza con sistemi di riconoscimento facciale operanti attraverso l'uso di dati biometrici da parte degli enti territoriali - con riferimento a quanto denunciato per Udine - o se non ritenga opportuna, come noi auspichiamo, una moratoria, in attesa di una migliore definizione della normativa nazionale ed europea in materia a tutela dei diritti costituzionali dei cittadini. Occorre una parola chiara, insomma, perché, a Udine, così come a Como o in qualunque altra città intenzionata ad andare avanti in questa pericolosa china, non sia più possibile fare finta di niente e non fare i conti con il pericolo, l'illecito e l'abuso costituito da queste tecnologie.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Interno, Carlo Sibilia, ha facoltà di rispondere.
CARLO SIBILIA, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Grazie, Presidente. Gentili deputati, il deputato interrogante, ponendo l'attenzione su alcuni progetti recentemente approvati da alcune amministrazioni comunali - tra cui Torino, Como e Udine - per l'installazione di impianti di videosorveglianza con sistemi di riconoscimento facciale operanti attraverso l'uso di dati biometrici, chiede iniziative, nonché valutazioni, circa l'opportunità di una moratoria sull'utilizzo di tali sistemi nei luoghi pubblici, in attesa di una definizione della normativa nazionale ed europea in materia, a tutela dei diritti costituzionali dei cittadini.
In via preliminare ed introduttiva, sottolineo che con ogni evidenza la biometria e, più in generale, l'impiego crescente dell'intelligenza artificiale in tutti gli ambiti della vita sociale ed individuale ha un impatto profondo sulle società contemporanee. Questa situazione pone agli Stati inediti problemi etico-politici e complesse implicazioni di carattere giuridico, anche per l'inestricabile sovrapposizione tra ordinamenti diversi (nazionale, europeo, internazionale). È, infatti, evidente che in gioco non sono solo lo sviluppo e la competitività mondiale, ma anche e, soprattutto, la tenuta dei principi democratici. Di cui le strategie poste in essere dagli Stati e dalle organizzazioni internazionali, per guidare l'impatto delle tecnologie nel modo migliore, valorizzandone i benefici e minimizzandone i possibili rischi.
Tanto premesso in via generale, informo che il decreto-legge n. 14 del 2017, convertito, con modificazioni, nella legge n. 48 del 2017, individua, tra gli strumenti di prevenzione e di contrasto dei fenomeni di criminalità diffusa nell'ambito dei “patti per l'attuazione della sicurezza urbana”, sottoscritti tra il prefetto ed il sindaco, l'utilizzo dei sistemi di videosorveglianza urbani, che possono essere realizzati dagli enti locali, anche avvalendosi di risorse statali previste dalla stessa legge, in esito ad una specifica procedura concorsuale definita con apposito decreto interministeriale.
Al riguardo, preciso anche che, nelle “Linee generali delle politiche per la promozione della sicurezza integrata”, approvate in sede di Conferenza Unificata in data 24 gennaio 2018, sono forniti specifici indirizzi sul tema dei sistemi di sicurezza tecnologica finalizzati al controllo delle aree e delle attività soggette a rischio.
Inoltre, le successive “Linee guida per l'attuazione della sicurezza urbana”, adottate in data 26 luglio 2018, con accordo sancito in Conferenza Stato-città e autonomie locali, dedicano alla questione un apposito paragrafo, evidenziando che “la cooperazione tra forze di polizia e polizia locale trova nella gestione dei sistemi di videosorveglianza una delle attuazioni concrete e contribuisce ad innalzare le attuali aspettative in termini di sicurezza delle città”. Ricordo pure che la direttiva del Ministro dell'Interno del 2 marzo 2012 - che fa seguito alla circolare dell'8 febbraio 2005 “Sistemi di videosorveglianza” e alla circolare del 6 agosto 2010 “Sistemi di videosorveglianza” -, richiamata nelle “Linee generali”, definisce i profili amministrativi e tecnici, rimandando per ogni aspetto in materia al Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, presieduto dal prefetto, competente ad esprimere un preventivo parere sui progetti di videosorveglianza urbana presentati dai comuni.
È importante sottolineare che la direttiva in esame tiene conto del provvedimento generale del Garante per la protezione dei dati personali in materia di videosorveglianza dell'8 aprile 2010, che, ad oggi, resta il punto di riferimento in relazione agli importanti profili inerenti alla privacy.
Il Garante per la protezione dei dati personali, nel confermare il citato impianto normativo, ha chiarito che il ricorso a sistemi di riconoscimento facciale, se funzionale ad attività di prevenzione, indagine, accertamento e perseguimento di reati o esecuzione di sanzioni penali, nonché ad attività di salvaguardia e prevenzione di minacce alla sicurezza pubblica, rientra nella portata applicativa della direttiva (UE) 2016/680 del Parlamento europeo e del Consiglio del 27 aprile 2016, recepita dall'Italia con decreto legislativo n. 51 del 2018. Tale disciplina si applica anche al trattamento dei dati personali svolto da enti pubblici territoriali, a fini di tutela preventiva della sicurezza urbana, di cui all'articolo 4 del decreto-legge n. 14 del 2017, convertito, con modificazioni, nella legge n. 48 del 2017.
Tuttavia, il Garante ha altresì precisato che l'articolo 7 del citato decreto n. 51 del 2018 subordina l'ammissibilità del trattamento di particolari dati - e, cioè, i dati personali menzionati nell'articolo 9 del regolamento (UE) 2016/679, tra i quali figurano anche quelli biometrici - alla sussistenza di una specifica previsione normativa.
Ed in proposito il Garante ha ritenuto non sufficiente, a tali fini, la previsione di cui all'articolo 6, comma 7, del decreto-legge n. 11 del 2009, convertito, con modifiche, nella legge n. 38 del 2009, che, di per sé, si limita a consentire l'installazione di videocamere per fini di tutela della sicurezza urbana.
Di conseguenza, sulla scorta di tale ricostruzione del quadro normativo di settore e sulla base delle segnalazioni ricevute, il Garante ha aperto istruttorie nei confronti di alcuni comuni, tra i quali quelli citati dall'onorevole interrogante, in relazione ai progetti da essi avviati per l'installazione dei sistemi di videosorveglianza.
Passo, quindi, a illustrare, sulla base degli elementi forniti dai prefetti dei territori interessati, un punto di situazione riferito a ciascuno dei comuni richiamati dal deputato interrogante.
Per quanto riguarda il comune di Como, il progetto per l'implementazione di un sistema di videosorveglianza prevedeva la sostituzione degli impianti obsoleti e l'attivazione di 16 nuove videocamere dotate di tecnologia per il riconoscimento facciale. Con provvedimento del 26 febbraio 2020, ai sensi dell'articolo 37 del decreto legislativo del 18 maggio 2018, n. 51, il Garante per la protezione dei dati personali ha ingiunto al comune di Como di conformarsi, nel trattamento del dato biometrico operato dall'impianto in questione, a quanto prescritto dalla normativa in materia di protezione dei dati personali. In ottemperanza a tale prescrizione, il comune disabilitava la funzione sperimentale di riconoscimento facciale e il nuovo impianto opera ora in termini di mera videosorveglianza per finalità di sicurezza urbana.
Per quanto riguarda il progetto del comune di Udine, esso risulta in fase di aggiudicazione di appalto e, da interlocuzioni con il comune, è emerso che la funzione di riconoscimento facciale era stata solo ipotizzata in sede di valutazione del progetto, tanto che, nella relazione tecnica del progetto stesso, è specificato che la medesima funzione, pur essendo disponibile come funzionalità del software, non sarà avviata, se non a seguito di specifica autorizzazione da parte del Garante della privacy.
Con riferimento, invece, al comune di Torino, si evidenzia che il sistema di videosorveglianza è in fase progettuale e prevede la realizzazione di una videosorveglianza operante in tempo reale. Il progetto denominato “Argo”, ancora in fase di definizione e completamento, prevede una videosorveglianza diffusa per una sicurezza urbana integrata e allo stato non si serve di dati biometrici. Al riguardo, si sottolinea, altresì, che il comune di Torino ha richiesto l'attivazione della procedura di consultazione preventiva dell'Autorità garante per la protezione dei dati personali e che sono in corso le interlocuzioni in merito, al fine di ottenere indicazioni procedurali per il proseguimento della progettazione di dettaglio, nel pieno rispetto della normativa relativa alle trattazioni dei dati personali.
Infine, per quanto riguarda la proposta di legge A.C. 3009 menzionata nell'interpellanza, la posizione del Garante - sulla base di quanto disposto dal già citato regolamento (UE) 2016/679, dalla direttiva (UE) 2016/680, dall'articolo 52 della Carta dei diritti fondamentali dell'UE ed in linea con quanto stabilito dal Consiglio d'Europa - è orientata nel senso di ritenere di estrema delicatezza l'utilizzo di tecnologie di riconoscimento facciale per finalità di prevenzione e repressione dei reati. La normativa in materia di privacy stabilisce, infatti, rigorose cautele per i trattamenti di dati biometrici e per particolari categorie di dati, i quali devono trovare giustificazione in una adeguata base normativa.
In conclusione, fermi i risultati delle verifiche svolte ai fini della presente interpellanza, lo sforzo del Governo, rispetto alla complessa governance del sistema e al rischio di pervasività dei nuovi strumenti di controllo, è volto a definire, in un contesto di necessaria coerenza con i corrispondenti sviluppi regolativi sul piano sovrannazionale, regole capaci di coniugare livelli crescenti di benessere, resi possibili dalla tecnologia, con i princìpi basilari e i diritti fondamentali di libertà di una società aperta.
PRESIDENTE. Il deputato Filippo Sensi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.
FILIPPO SENSI (PD). Grazie, Presidente. Intendo ringraziare, per il suo tramite, il sottosegretario per il lavoro e per la ricognizione fatta sui singoli comuni e sui singoli casi. Devo dire che il caso principale, sul quale interrogavamo il Governo, era ovviamente quello di Udine, ma mi sembra di capire - se posso, quindi esprimo anche una parziale soddisfazione per le risposte ricevute - che l'idea di fondo sia: sono progetti, sono delle ipotesi, e comunque tutte queste ipotesi o sono state vagliate e verificate, o lo dovranno essere con i livelli istituzionali superiori nazionali; ragion per cui, allo stato, al momento, qualsiasi annuncio, qualsiasi tentativo di dire ‘adesso introdurremo il riconoscimento facciale', si scontra con una serie di vagli e di controlli che ne renderanno, in qualche modo, difficile, articolata e complessa l'attuazione.
D'altra parte, sulla questione dell'imbroglio istituzionale, rivengo anche a quanto ha detto il sottosegretario, cioè a quanto è stato provvisto da parte del Ministero dell'Interno, la facoltà data ai singoli comuni e alle singole amministrazioni di potersi dotare di sistemi di videosorveglianza.
Ora, Presidente, io non mi faccio portatore di una posizione luddista nei confronti dei sistemi di videosorveglianza, cioè qui non si tratta di dire ‘fermiamo il mondo, vogliamo scendere', per carità. Però ci troviamo di fronte a un salto di paradigma dato dalle tecnologie, dallo straordinario sviluppo di queste tecnologie. E ovviamente, quando i fatti cambiano, diceva Keynes, cambiano anche le opinioni. Non si può essere frizzati in uno still life per cui una volta che questo è stato detto, non cambia. Cambiano le condizioni di ingaggio di base. Quindi non si tratta di tornare indietro, si tratta di riportare queste potenzialità dentro a una sfera di diritto e di responsabilità, dentro a un ambito molto delicato. Ho molto apprezzato il termine della delicatezza, citato dal sottosegretario. Abbiamo imparato con il tempo, man mano che è cresciuta la nostra consapevolezza, a valorizzare e tenere caro e prioritario questo aspetto. Si dirà: ormai i buoi sono scappati, è troppo tardi, ognuno di noi ha ceduto troppi dati, aziende, telefonino, le solite cose che si dicono, insomma è tardi.
Io penso che non sia mai tardi per il diritto, perché il diritto è rispetto reciproco ed è senso del limite. E se una o due generazioni, la mia, quella dei miei figli, sono ormai perdute dal punto di vista della cessione di dati, ammettiamolo, non sta scritto da nessuna parte che le prossime generazioni non si possano e non si debbano mettere al riparo dal rischio di una situazione orwelliana. Si dirà: ma tanto verrà fatto comunque, la spinta tecnologica è troppo forte. Ma è esattamente questo il motivo per il quale siamo qui. E fintanto che ci saranno ONG, associazioni di cittadini, gruppi di pressione e di difesa dei diritti, fintanto che ci saranno un Parlamento e la democrazia rappresentativa, fintanto che ci saranno autorità terze, si proverà a falsificare questa inesorabile tendenza. Non è affatto vero che le cose non possono cambiare in meglio su questo punto e lo dimostrano tutte le prese di posizione che ho richiamato e che il sottosegretario conosce e ha dato mostra di conoscere molto bene.
Il punto su Udine, ma più in generale sulle città e qui volevo entrare un po' in questo gliommero, queste città che fanno mostra di voler andare avanti comunque, consentendo alle telecamere già in essere e a quelle che si annunciano, magari a fini elettorali, per restituire al cittadino un illusorio profumo di sicurezza, di deterrenza, laddove magari potrebbe essere più sensato accendere la luce di un lampione o far passare una pattuglia. Il punto, dicevo, riguarda l'illegittimità di questa forzatura, l'illiceità di un provvedimento che contravviene il chiaro giudizio dell'Authority e tutta la normativa richiamata dal sottosegretario, l'illegalità di pacca, mi si consenta, sovranista, che dice in soldoni: noi siamo per la sicurezza dei nostri cittadini, a fronte di quegli altri - non si sa bene chi - che costituiscono una minaccia e un pericolo - gli altri - e quindi andiamo avanti, ce ne freghiamo, e quelli che parlano di privacy o di diritti di libertà o democrazia, o hanno qualcosa da nascondere, questa è una famosa frase, o se ne fregano se a qualcuno dei nostri viene fatto del male.
Questo è il ragionamento di queste amministrazioni tecnicamente fuorilegge, cioè l'idea di una società del controllo, di un Panopticon. Ma, signor Presidente, un Panopticon è un carcere, non è una società. Se lei va al carcere di Santo Stefano, nell'isola di Santo Stefano, a Ventotene, dove erano rinchiusi gli uomini che hanno fatto l'Europa, con una garitta a fare da perno di una ruota di celle tutte visibili 24 ore su 24, le si farà immediatamente chiaro per quale motivo l'Europa sia stata sognata lì, come uno spazio di libertà. E cosa vogliamo fare delle nostre città, che sono la luce e la vita di questo Paese, la sua forza: spazi di sorveglianza, celle all'aperto, una scia di rumore bianco? Una società della sorveglianza non è più una società, perché una società si fonda sulla fiducia. Ma che razza di argomento è: ‘cosa hai da nascondere?', come ha richiamato anche in quella intervista al Post quell'assessore. I cittadini non hanno da nascondere se vogliono passeggiare o fermarsi o correre o andare a comprare delle mele, perché questo è esattamente il loro spazio di libertà e la libertà riguarda, ormai, anche la nostra identità digitale. E se tu, amministrazione comunale, ti prendi la mia identità, io devo essere messo in condizione di sapere cosa ne fai, di questi dati, chi li tratta, se restano a te o meno, se finiscono nelle mani di un'azienda, e se italiana o estera, e in quali banche dati finiscono quei dati, e quanto verranno tenuti lì, a disposizione di chi, e che incroci consentono, e se “matchano” con altre banche dati e con i miei social, con la mia impronta, con i miei dati medici, con le foto fatte in vacanza. Fiducia significa futuro e non un eterno presente.
Per questo, Presidente, io credo che ci sia bisogno di un'assunzione di responsabilità in più da parte di tutti. Il Governo lo ha detto in maniera molto limpida, credo che tocchi anche al Parlamento, di non schierarsi dietro ai livelli istituzionali di competenza: tocca a me, tocca a te, arrivo fino a qui, però le linee guida, però eccetera eccetera. Insomma, non ci schermiamo dietro a questo per dire a un comune, a una amministrazione: ‘ehi, stai sbagliando, non funziona così, se è una cosa illegale non si fa'.
Non è tollerabile questo abusivismo della sorveglianza in assenza di una normativa strutturata, che sta arrivando, anche per quello che sta succedendo in Europa; tra l'altro, in Italia possiamo anticipare questa tendenza, muovendoci lungo le direttrici del resto del mondo. Non c'è uno sciovinismo, da parte degli interpellanti, contro il riconoscimento facciale, c'è una presa di coscienza internazionale sui nodi etici, giuridici, politici, sociali, personali. Non dobbiamo per forza spingerci dove possiamo, o meglio, dove possono le tecnologie. E questo mi aspetto che il nostro Stato, questo Parlamento - sì, questo Parlamento anche - sia in grado di opporre a chi ci vuole spacciare il controllo per sicurezza, la sorveglianza per legalità, l'abuso per ragion di Stato, un trade-off tra libertà e sicurezza, che noi riteniamo essere un falso bivio, perché senza libertà, semplicemente, non esiste sicurezza.
(Iniziative normative volte a tutelare le famiglie assegnatarie di alloggi di edilizia residenziale convenzionata ed agevolata, alla luce delle criticità emerse nell'ambito della vicenda giudiziaria riguardante la società Iacp Futura di Pagani, in Campania - n. 2-01332)
PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Fassina e Fornaro n. 2.01332 (Vedi l'allegato A).
Chiedo al deputato Fassina se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.
STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, Presidente. Torno su un tema molto rilevante, sul quale siamo intervenuti alla Camera dei deputati con un emendamento al disegno di legge di bilancio dello scorso anno. Il tema: gli immobili realizzati in regime di edilizia residenziale pubblica convenzionata e agevolata. Già il 14 maggio scorso, sempre cortesemente alla presenza del sottosegretario Sisto, sono intervenuto con un'interpellanza urgente per chiedere chiarimenti su alcuni aspetti dei commi 376, 377, 378 e 379 della legge di bilancio. In quel caso il chiarimento riguardava le comunicazioni previste da quelle norme. Purtroppo dobbiamo tornare su quelle norme perché ci sono tribunali, e il caso in oggetto relativo al comune di Pagani è tra questi, che definiscono interpretazioni a nostro avviso radicalmente contraddittorie con le norme che sono state introdotte.
Quelle norme - lo chiarisco perché non è facilmente comprensibile per chi non si è occupato della materia - prevedono che, nel momento in cui partono delle azioni esecutive per la messa all'asta di immobili realizzati attraverso il contributo regionale e i contributi comunali - quindi edilizia residenziale pubblica agevolata e convenzionata, perché le aziende, le società, le cooperative che li hanno costruiti sono fallite e non sono in condizioni di ripagare le banche che hanno acceso i mutui e si trovano scoperte - quelle procedure esecutive poi vanno a ricadere sulle famiglie che hanno acquistato, hanno sacrificato i risparmi di una vita, e si trovano, per responsabilità assolutamente non loro, ma molto spesso di sistemi fraudolenti, perché è ricorrente questo tipo di fallimenti, a dover far fronte a quei fallimenti con un patrimonio che dovrebbe essere loro e, invece, è attribuito alla cooperativa e viene sottratto ai legittimi proprietari, sostanzialmente proprietari, per essere utilizzato dalle banche a compensazione del credito concesso.
Questo caso di Pagani è davvero singolare; ora non voglio utilizzare altre parole, però il giudice rigetta l'istanza presentata dal comune di Pagani sulla base del fatto che le norme approvate a dicembre scorso non avrebbero valore retroattivo e dovrebbero applicarsi soltanto alle procedure esecutive avviate successivamente alla data di pubblicazione della legge. È una ricostruzione davvero singolare perché quelle norme sono invece chiarissime, perché qua non è stata innovata la disciplina sanzionatoria; è stato soltanto previsto un obbligo di comunicazione della procedura esecutiva in corso da parte dei proponenti il procedimento, quindi molto spesso si tratta degli istituti di credito, ai soggetti pubblici direttamente interessati. Questo al fine di tutelare un interesse pubblico, i contributi previsti dalle regioni o i diritti di superficie da parte dei comuni. Per essere più chiaro, vorrei rileggere, non a beneficio del sottosegretario - che ovviamente lo conosce - ma per dare un minimo di coerenza all'esposizione che sto facendo, il comma 377, nel quale è scritto: ‘nel caso in cui l'esecuzione sia già iniziata, il giudice dell'esecuzione procede alla sospensione del procedimento esecutivo'. Quindi la norma è chiarissima, non c'è nessuna retroattività; ed è chiarissima nell'indicare che si applica anche alle procedure esecutive in corso.
Chiudo, Presidente, il quesito che proponiamo ai Ministeri interrogati, cioè delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili e della Giustizia, è: di fronte a iniziative interpretative che mi permetto di dire piuttosto fantasiose, se non ritengano necessario al più presto intervenire con un atto amministrativo interpretativo che possa mettere fine a questo calvario al quale sottoponiamo, vi assicuro, migliaia di famiglie che perdono la casa di abitazione che hanno comprato con i risparmi di una vita e che è stata realizzata attraverso il concorso di risorse pubbliche.
Qui faccio un appello, questa è la seconda interpellanza, spero anche ultima. Chiedo al sottosegretario se non ritenga necessario fare una circolare interpretativa o se ravvisi l'esigenza, eventualmente, di un ulteriore intervento normativo; però chiedo davvero lumi, perché sono sicuro che il Governo condivide la finalità del provvedimento, e faccio appello al Governo affinché ci aiuti a definire una normativa primaria e secondaria che consenta di evitare iniziative come quella che abbiamo visto e che ha coinvolto il comune di Pagani e decine e decine di famiglie di quel territorio.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la Giustizia, Francesco Paolo Sisto, ha facoltà di rispondere.
FRANCESCO PAOLO SISTO, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. Ringrazio l'interpellante, a cui do atto di grande attenzione sui problemi del territorio, traslandoli in modo assolutamente inappuntabile nell'attività di interpellanza. Ricordava bene, ovviamente, Stefano Fassina: il 14 maggio ci siamo già occupati, è capitato che io stesso fossi l'incaricato della risposta di questo stesso problema. Con l'atto di sindacato ispettivo gli interpellanti fanno riferimento ad una controversia giudiziaria instaurata dinanzi al tribunale di Nocera Inferiore e vertente in materia di applicazione delle disposizioni di cui all'articolo 1, commi 376, 377, 378 e 379 della legge n. 178 del 2020 (legge di stabilità/finanziaria 2021). In particolare, nell'ambito di tale controversia il giudice dell'esecuzione sarebbe stato investito dell'istanza di sospensione formulata, ai sensi delle norme citate, dal comune di Pagani in qualità di terzo proprietario degli alloggi oggetto di espropriazione immobiliare realizzati dal debitore esecutato, la società a responsabilità limitata IACP Futura, ora fallita, in regime di edilizia convenzionata e agevolata. Segnatamente, il comune avrebbe chiesto la sospensione della procedura esecutiva per espropriazione immobiliare attivata dalla Banca nazionale del lavoro nei riguardi della Srl IACP Futura in forza del contratto di mutuo fondiario stipulato con la seconda e corredato da ipoteca iscritta a carico degli immobili acquisiti in superficie dalla mutuataria.
Gli interpellanti riepilogano le principali fasi e gli sviluppi del processo attivato innanzi al giudice dell'esecuzione e commentano le ragioni del provvedimento di diniego della sospensiva pronunciato dal giudicante; sostengono che il giudice dell'esecuzione avrebbe dovuto piuttosto sospendere la procedura esecutiva in corso, ai sensi dell'articolo 1, comma 377, della legge n. 178 citata, secondo cui - leggo anch'io una norma, mi perdonerà il collega Fassina - “(…) nel caso in cui l'esecuzione sia già iniziata, il giudice dell'esecuzione procede alla sospensione del procedimento esecutivo nelle modalità di cui al comma 376 per consentire ai soggetti di cui al citato comma 376 di intervenire nella relativa procedura al fine di tutelare la finalità sociale degli immobili e sospendere la vendita degli stessi (…)”, per dare modo al comune di Pagani di “(…) recuperare il costo di espropriazione e alla regione di recuperare i finanziamenti per la realizzazione (…)” dell'intervento di edilizia convenzionata.
A dire degli interpellanti, il giudice dell'esecuzione avrebbe dovuto sospendere - io sottolineo questi passaggi, perché le critiche sono essenzialmente rivolte ai provvedimenti del giudice dell'esecuzione e dato che, già in qualche modo, mette un pochino in difficoltà il Ministero sul fatto di dover intervenire su provvedimenti di natura giurisdizionale – “(…) al fine di verificare la rispondenza del contratto di mutuo fondiario ai criteri di cui all'articolo 44 della legge 457/1978 e l'inserimento dell'istituto nell'elenco delle banche convenzionate presso il Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili (…)”; ciò in quanto, in tal caso, il giudice dell'esecuzione avrebbe verificato che “(…) la BNL non ha mai stipulato una convenzione con il citato Ministero al fine di esercitare il credito fondiario di tipo pubblico (…)” e che “(…) il mutuo azionato dall'istituto di credito non risponde ai criteri di cui all'articolo 44 della legge – citata - n. 457/1978, non ricorrendo i presupposti per ritenere operante la garanzia dello Stato (…)”.
Paventando che le famiglie legittimamente residenti negli immobili costruiti dalla IACP Futura siano trattati alla stregua di “occupanti abusivi” e che corrano il rischio di dover riacquistare l'immobile detenuto, mediante partecipazione all'asta, gli interpellanti chiedono al Ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili nonché alla Ministra della Giustizia “(…) se è a conoscenza dei fatti citati in premessa o di casi similari che si stanno verificando nel territorio nazionale; se non intenda adottare iniziative di competenza, di carattere normativo, a salvaguardia di migliaia di famiglie assegnatarie di alloggi di edilizia convenzionata e agevolata che hanno diritto alle sospensioni, come evidenziato in premessa (…)”.
Deve essere posto innanzitutto in evidenza che il provvedimento emesso il 5 giugno del 2020 dal giudice dell'esecuzione del tribunale di Nocera Inferiore non fa riferimento alle disposizioni di cui all'articolo 1, commi 376, 377, 378 e 379, della legge n. 178 del 2020, ma si sofferma su tutt'altre questioni giuridiche e processuali.
Si rappresenta - l'avevamo già detto, per la verità, e mi corregga sempre il collega Fassina, nella precedente risposta all'interpellanza urgente n. 2-01218, avente contenuto pressoché identico all'atto di sindacato ispettivo in esame – che, ai sensi dell'articolo 1, comma 376, della legge n. 178/2020, “(…) le procedure esecutive aventi ad oggetto immobili realizzati in regime di edilizia residenziale pubblica convenzionata e agevolata che sono stati finanziati in tutto o in parte con risorse pubbliche sono nulle se il creditore procedente non ne ha dato previa formale comunicazione, tramite posta elettronica certificata, agli uffici competenti del comune dove sono ubicati gli immobili e all'ente erogatore del finanziamento territorialmente competente”. Vado velocemente, perché il collega Fassina conosce bene la materia. “La nullità è rilevabile d'ufficio, su iniziativa delle parti, degli organi vigilanti avvisati ovvero dell'inquilino detentore, prenotatario o socio della società soggetta alla procedura esecutiva (…)”. A norma dell'articolo 1, comma 377, della legge n. 178 del 2020 “(…) nel caso in cui l'esecuzione sia già iniziata, il giudice dell'esecuzione procede alla sospensione del procedimento esecutivo nelle modalità di cui al comma 376 per consentire ai soggetti di cui al citato comma 376 - l'abbiamo già letto - di intervenire nella relativa procedura, al fine di tutelare la finalità sociale degli immobili e sospendere la vendita degli stessi (…)”.
Secondo l'articolo 1, comma 378 “(…), se la procedura ha avuto inizio su istanza dell'istituto di credito presso il quale è stato acceso il mutuo fondiario, il giudice verifica d'ufficio la rispondenza del contratto di mutuo stipulato ai criteri di cui all'articolo 44 della legge 5 agosto 1978 n. 457 e l'inserimento dell'ente creditore nell'elenco delle banche convenzionate presso il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti. La mancanza di uno solo dei due requisiti citati determina l'immediata improcedibilità della procedura esecutiva ovvero della procedura concorsuale avviata (…)”.
Infine, secondo l'articolo 1, comma 379, “(…) in relazione agli immobili di cui ai commi da 376 a 378, qualora vi siano pendenti procedure concorsuali, il giudice competente sospende il relativo procedimento al fine di procedere alle verifiche definite dai medesimi commi da 376 a 378 (…)”.
Tanto premesso, è evidente che questo Dicastero non può interloquire in relazione al merito e alle ragioni dei provvedimenti adottati dall'autorità giudiziaria - lo anticipavo - nell'esercizio delle funzioni giurisdizionali. Deve essere, comunque, evidenziato che l'istanza di sospensione proposta dello stesso ente locale concedente il diritto di superficie, ai fini della realizzazione dell'intervento di edilizia convenzionata e agevolata, fornisce concreta e inoppugnabile dimostrazione della sua partecipazione alla procedura espropriativa ed è di per sé idonea a soddisfare le precondizioni di procedibilità delle espropriazioni immobiliari introdotte dai commi 376 e 377 dell'articolo 1, più volte citato. A ciò si aggiunga che nel corso della prima metà dell'anno 2021 il comune di Pagani avanzava una ulteriore istanza di sospensione, invocando, questa volta, l'applicazione dell'articolo 1, commi 376, 377 e 378, della ormai notissima legge n. 178 del 2020. Dalla premessa in fatto dell'ordinanza emessa in data 7 settembre 2021 dal tribunale di Nocera Inferiore si apprendeva che tale organo giurisdizionale dichiarava inammissibile il reclamo proposto dal comune di Pagani, trovandosi al cospetto di un provvedimento impugnabile solo mediante l'articolo 617 del codice di rito civile: opposizione agli atti esecutivi.
Secondo quanto evidenziato anche nella nota estesa in data 23 settembre 2021 dall'ufficio legislativo del Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, con riguardo al caso in cui la procedura esecutiva abbia avuto inizio su istanza dell'istituto di credito presso il quale è stato acceso il mutuo fondiario, la disciplina prevede che il giudice debba verificare, sia la rispondenza del contratto di mutuo stipulato ai criteri previsti per gli immobili siti in piani di zona, ai sensi dell'articolo 44 della legge n. 457 del 1978, sia l'inserimento dell'ente creditore nell'elenco delle banche convenzionate presso il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti. In attuazione di quanto previsto dal citato articolo 44, comma 3, della legge n. 457 del 1978, è stato adottato dall'allora Ministro del Tesoro, del bilancio e della programmazione economica, il DM 23 aprile 1988, così titolato: “Dati relativi ai mutui edilizi fruenti della garanzia dello Stato da comunicare al Ministero del Tesoro da parte delle banche”. Si rileva, inoltre, che i criteri di cui all'articolo 44 della legge n. 457 del 1978, richiamati dall'articolo 1, comma 378, della legge di bilancio 2021, debbano essere più propriamente intesi come condizioni e presupposti contemplati dal citato articolo 44, anche ai fini del riconoscimento della garanzia dello Stato per il rimborso integrale del capitale, degli interessi e degli oneri accessori.
Quanto all'elenco delle banche convenzionate presso il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, richiamato dal medesimo comma 378, deve ulteriormente sottolinearsi che, ai fini della concessione di mutui beneficianti della garanzia dello Stato, non è stata mai prevista alcuna forma di convenzionamento tra il Ministero delle Infrastrutture e gli istituti di credito. Pertanto, la ricostruzione giuridica secondo la quale l'articolo 44 imporrebbe la stipula di mutui esclusivamente con istituti di credito convenzionati con il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti deve, più correttamente, essere riferita: alla circostanza che l'articolo 6 rubricato “Contributi di edilizia agevolata”, della legge n. 179 del 17 febbraio 1992, prevede, al comma 9, che “I rapporti fra gli istituti e le sezioni di credito fondiario edilizio e le regioni sono regolati da apposita convenzione stipulata sulla base di una convenzione tipo approvata dal Ministro del Tesoro di concerto col Ministro dei Lavori pubblici, Presidente del CER, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge.”; all'esistenza di convenzioni fra istituti di credito e regioni conforme allo schema tipo approvato con decreto dell'8 marzo 1994, adottato dall'allora Ministro del Tesoro di concerto con il Ministro dei Lavori pubblici. La locuzione “elenco delle banche convenzionate presso il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti” deve conseguentemente essere intesa come esistenza di una convenzione tra l'istituto di credito procedente e le regioni interessate conforme alle indicazioni contenute nella predetta convenzione tipo e costituenti il presupposto per l'azionabilità della garanzia pubblica.
Da ultimo, si osserva che laddove l'articolo 1, comma 378, della legge di bilancio del 2021 dovesse essere inteso come integrativo delle previsioni di legge disciplinanti la materia dei contributi pubblici relativi all'edilizia agevolata, imponendo, quindi, un obbligo di convenzionamento del tipo di quello descritto dagli interpellanti, lo stesso - ecco un'altra valutazione di tipo ancora squisitamente giuridico -, in applicazione delle previsioni di cui all'articolo 11 delle preleggi, dovrebbe essere necessariamente riferito ai contratti di mutuo stipulati successivamente all'entrata in vigore della legge di bilancio 2021, con conseguente impossibilità, alla luce degli articoli 3, 24, 41 e 47 della Costituzione e della necessità di un'interpretazione costituzionalmente orientata della disposizione in commento, di un'applicazione di tipo retroattivo: quindi, la impossibilità di un'applicazione di tipo retroattivo incidente sulle procedure esecutive azionate in forza di contratti, come in questo caso, stipulati prima del 31 dicembre 2020.
PRESIDENTE. Il deputato Stefano Fassina ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.
STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, Presidente. Ringrazio anche il sottosegretario Sisto per l'ampia risposta alla nostra interpellanza.
Mi pare che la parte più significativa della sua risposta sia relativa al punto che avevamo sollevato nella scorsa interpellanza ossia a quello che si riferisce al registro degli istituti di credito presso il Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili. In quell'occasione, aveva esattamente espresso la questione, le parole e il testo che ora ci ha ribadito, ossia che, probabilmente, avrebbe dovuto far parte della normativa di riferimento per l'intervento del tribunale di Nocera Inferiore. Infatti, in quell'atto del tribunale, evidentemente senza la conoscenza di questo punto già esplicitato nell'interpellanza del 14 maggio scorso, si richiama l'inesistenza di quel registro, a motivo di rigetto del ricorso del comune di Pagani. Tuttavia, in questa sede - ed è per questo che non posso dirmi soddisfatto, mi dispiace -, noi abbiamo posto un'altra questione, quella della retroattività, perché, tra le ragioni fondamentali con le quali il tribunale motiva il rigetto del reclamo depositato dal comune di Pagani, c'è la presunta retroattività delle norme, mentre le norme si applicano ai procedimenti in corso, procedimenti che, fino, da ultimo, all'ordinanza del 29 marzo 2021, hanno avuto ad oggetto gli atti del comune di Pagani. È evidente che, in questa sede, sarebbe un'aberrazione istituzionale, se chiedessimo al Governo di intervenire su singoli atti giurisprudenziali, ma ovviamente non era questo il quesito posto. Noi abbiamo posto l'esigenza di una circolare interpretativa che chiarisse quello che già dovrebbe essere chiaro nella norma e cioè il fatto che prevedere come condizione per andare avanti nei procedimenti le comunicazioni non è un intervento retroattivo, ma deve essere inteso come intervento nelle procedure in corso.
Quindi, non possiamo essere soddisfatti, perché siamo di fronte ad atti giurisprudenziali che negano il contenuto della normativa, quindi, l'esigenza di chiarimenti rimane. È evidente, infatti, che, nonostante la chiarezza delle norme, vi sono ancora queste interpretazioni piuttosto fantasiose; quindi, nessun intervento sul procedimento specifico, ma un intervento di ulteriore chiarimento, perché, altrimenti, quelle norme vengono sostanzialmente negate e si alimenta questa macchina giudiziaria che potrebbe essere dedicata ad altro. Infatti, è evidente che i ricorrenti non si fermeranno e andranno avanti. Poiché al sottosegretario Sisto, più che a me, sta a cuore la semplificazione e l'efficienza della macchina giudiziaria, anche se ad una lettura formale dei testi può sembrare superfluo, faccio un appello, affinché si intervenga con un atto interpretativo, perché vi sono troppe situazioni nelle quali le interpretazioni fantasiose proliferano e negano il diritto alla giustizia, nonché l'interesse pubblico, contenuto negli interventi che sono stati previsti.
(Iniziative per la riapertura delle discoteche e delle sale da ballo in relazione all'evoluzione del quadro epidemiologico del COVID-19 - n. 2-01331)
PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Alemanno ed altri n. 2-01331 (Vedi l'allegato A).
Chiedo alla deputata Elisa Tripodi se intenda illustrare la sua interpellanza di cui è cofirmataria o se si riservi di intervenire in sede di replica.
ELISA TRIPODI (M5S). Presidente, con questa interpellanza, poniamo all'attenzione del Governo un tema che si può anche riassumere con una domanda che, giustamente, in questi giorni e in queste settimane, viene posta più volte e che riguarda la riapertura delle sale da ballo e delle discoteche.
Lo scorso 16 settembre, in occasione del monitoraggio settimanale da parte della cabina di regia dell'Istituto Superiore di Sanità, è stata confermata la frenata dell'epidemia da COVID-19 nel nostro Paese. È stato registrato, infatti, un calo dei principali indicatori con l'Rt nazionale che da 0,92 è sceso a 0,85, dell'incidenza settimanale dei casi ogni 100 mila abitanti, che da 60 si è assestata a 54; nella settimana dell'8-14 settembre, è diminuito il numero di nuovi casi non associati a catene di trasmissione. La percentuale dei casi rilevati attraverso l'attività di tracciamento dei contatti è rimasta stabile al 33 per cento; è aumentata la percentuale dei casi rilevati attraverso la comparsa di sintomi, da 46 per cento contro il 43 per cento. Infine, il 21 per cento dei casi è stato diagnosticato attraverso attività di screening, dato in diminuzione rispetto alla settimana precedente.
Quindi, anche sulla base dei dati sopracitati, il Governo ha deciso di imprimere una svolta decisiva alla campagna vaccinale, con l'utilizzo dello strumento del green pass, con la finalità, dichiarata espressamente in più occasioni, di portare a compimento, in breve tempo, il processo, attivato lo scorso aprile, di riapertura di tutte le attività economiche e produttive. Sono state al centro del confronto di cabina di regia anche le discoteche e le sale da ballo, l'unico settore per il quale ancora non è stata fissata una data certa per la ripartenza, la quale però sembra che sarà valutata nella cabina di regia del prossimo 1° ottobre.
Attualmente, il settore beneficia delle risorse stanziate per il Fondo per il sostegno alle attività economiche chiuse, istituito ai sensi dell'articolo 2 del “decreto-legge Sostegni”, con una dotazione di 140 milioni di euro per l'anno 2021; successivamente, il decreto-legge n. 105 del 2021 ha disposto che una quota, pari a 20 milioni di euro del citato Fondo per il sostegno alle attività economiche chiuse, sia destinata, in via prioritaria, alle attività che, alla data del 23 luglio 2021, risultano chiuse in conseguenza delle misure di prevenzione alla diffusione dell'epidemia da COVID-19, adottate ai sensi degli articoli 1 e 2 del decreto-legge n. 19 del 2020.
Lo scorso 1° settembre, con decreto interministeriale, il Ministro dello Sviluppo economico ha attivato il citato fondo da 140 milioni di euro e le discoteche e le sale da ballo sono alcune delle attività che potranno richiedere i contributi a fondo perduto fino ad un massimo di 25 mila euro per ciascun soggetto beneficiario, a cui è destinata una quota pari a 20 milioni di euro del Fondo istituito dal Ministero. L'attivazione del citato Fondo per il sostegno alle attività economiche chiuse è stata definita doverosa dallo stesso Governo per il tramite del Ministro in indirizzo, il quale, specificando che si tratta di un primo passo per sostenere il settore, non ha escluso la possibilità di un rifinanziamento dello strumento agevolativo.
Il settore delle discoteche e delle sale da ballo ha affrontato e sta affrontando gravissime difficoltà a seguito della crisi pandemica e delle chiusure disposte per contrastare la diffusione del virus e si è visto negare la riapertura, nonostante abbia sempre dimostrato la massima e fattiva disponibilità all'ipotesi, adesso prospettata in più riprese, di riaprire con il green pass ed in base a ben definiti protocolli di sicurezza differenziati tra attività all'aperto e quelle al chiuso.
La scorsa estate, gli operatori hanno segnalato il dilagare nel settore di situazioni di non tracciabilità e di abusivismo. Le perdite economiche subite dal settore, come ben si può immaginare, sono ingenti, dopo ben due anni di sospensione delle attività ed è, quindi, essenziale, oltre che implementare con tempestività e decisioni i necessari strumenti di compensazione, mettere in atto, nel contempo, gli interventi, affinché sia garantita l'apertura in sicurezza al più presto. Quindi, nel confermare la notizia relativa alla preannunciata valutazione sulla riapertura delle discoteche e delle sale da ballo in sede di cabina di regia il prossimo 1° ottobre e la conseguente ripresa delle relative attività nel prossimo autunno, intendiamo chiedere al Governo quali tempestive iniziative di competenza intenda assumere per garantire una data certa per la ripresa delle citate attività.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato, Francesco Paolo Sisto, ha facoltà di rispondere.
FRANCESCO PAOLO SISTO, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. Rispondo con particolare piacere all'interpellanza della collega Tripodi, su un tema che sta a cuore ovviamente a tutti. La tematica sollevata dagli interpellanti è di grande rilievo ed attualità. Come sottolineato in altre sedi, il Governo è consapevole delle gravissime difficoltà che il settore delle discoteche e delle sale da ballo sta affrontando a seguito della crisi pandemica e delle chiusure disposte per contrastare la diffusione del virus. Invero, per reagire alla situazione di crisi dell'intero sistema produttivo nazionale, è stato seguito un approccio articolato - com'è noto - su più fronti: l'accelerazione del piano delle vaccinazioni, l'estensione del green pass, nonché la previsione di misure di ristoro e sostegno per le attività maggiormente colpite.
Per quanto di competenza del Ministero dello Sviluppo economico, ed in particolare per quello che concerne le misure di ristoro e sostegno alle imprese maggiormente colpite dal periodo di lockdown connesso alla pandemia, oltre alle misure del “decreto Ristori” e del “decreto Sostegni”, è giusto ricordare altresì il Fondo per il sostegno delle attività economiche chiuse, istituito nello stato di previsione del Ministero dello Sviluppo economico dall'articolo 2 del “decreto Sostegni-bis” (decreto-legge n. 73 del 2021, convertito con modificazioni dalla legge n. 106 del 2021), con una dotazione di 140 milioni di euro per l'anno 2021.
Vorrei richiamare, sostituendo il collega Pichetto Fratin, inoltre, ulteriori misure di ristoro che interessano i settori maggiormente colpiti dalle chiusure. Faccio riferimento, ad esempio, ai contributi per il settore del wedding e dell'intrattenimento, di cui all'articolo 1-ter, introdotto dal “decreto Sostegni-bis”, con legge di conversione n. 106 del 2021: si tratta di contributi a fondo perduto per un importo complessivo di 60 milioni di euro per l'anno 2021, 10 milioni dei quali sono destinati alle imprese operanti nel settore diverso dal wedding dell'intrattenimento e dell'organizzazione di feste e cerimonie.
Inoltre, si richiamano in questa sede le numerose misure fiscali e tributarie pensate per contrastare gli effetti socio-economici negativi, derivanti dal perdurare dell'emergenza epidemiologica. A titolo esemplificativo e non esaustivo, ricordo il differimento del periodo di sospensione dei termini di versamento derivanti dalle cartelle di pagamento, nonché dagli avvisi esecutivi previsti dalla legge, relativi a entrate tributarie e non, la rimodulazione del pagamento dei debiti, l'annullamento automatico di tutti i debiti di importo residuo fino a 5.000 euro, risultanti dai singoli carichi affidati agli agenti di riscossione dal 2000 al 2010, nonché ricompresi in precedenti definizioni agevolate, se relative a persone fisiche o giuridiche che hanno percepito, nell'anno di imposta 2019 ovvero nel periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2019, un reddito imponibile fino a 30.000 euro.
Come sottolineano gli interpellanti, attualmente l'obiettivo è quello di uscire dallo stato di emergenza e di giungere alla piena riapertura di tutte le attività economiche e produttive su tutto il territorio nazionale. Come già avvenuto per le riaperture disposte in precedenza, anche le disposizioni normative per la riapertura delle attività in parola non possono prescindere dalla valutazione del Comitato tecnico-scientifico, del commissario straordinario e del Ministero della Salute.
Al riguardo, il Ministero della Salute, sentito sul punto, rappresenta quanto segue. Al 15 settembre 2021 - dice il Ministero della Salute – (periodo di riferimento 6/9/2021-12/9/2021) è stata confermata la diminuzione dell'incidenza settimanale a livello nazionale: 54 per 100.000 abitanti, contro 64 per 100.000 abitanti (30/8/2021-5/9/2021), dati flusso ISS (Istituto superiore di sanità). L'incidenza rimane al di sopra della soglia settimanale di 50 casi ogni 100.000 abitanti, che potrebbe consentire il controllo della trasmissione basata sul contenimento, ovvero sull'identificazione dei casi e sul tracciamento dei loro contatti. Dal 25 agosto al 7 settembre, l'Rt medio, calcolato sui casi sintomatici, è stato pari allo 0,85 (range 0,83-0,95), al di sotto della soglia epidemica ed in diminuzione rispetto alla settimana precedente. Si osserva una diminuzione anche degli indici di trasmissibilità, basato sui casi con ricovero ospedaliero, con Rt pari allo 0,86 (range 0,82-0,90) al 7 settembre 2021, contro un Rt pari a 0,90, cioè di quattro centesimi di punto superiore al 31 agosto 2021. L'elevata proporzione di soggetti giovani e asintomatici evidenziata dai dati epidemiologici pubblicati dall'Istituto superiore di sanità - cito il sito https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/sars-cov-2-sorveglianzadati - va considerata nella lettura di queste stime di trasmissibilità. Per dettagli sulle modalità di calcolo e di interpretazione dell'Rt riportato, si rimanda all'approfondimento disponibile sul sito dell'Istituto superiore di sanità. Il tasso di occupazione in terapia intensiva è in lieve diminuzione, al 6,1 per cento (rilevazione giornaliera del Ministero della Salute), con il numero di persone ricoverate in lieve diminuzione, da 563 a 554 in una settimana, fino al 14 settembre. Il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale diminuisce leggermente al 7,2 per cento. Il numero di persone ricoverate in queste aree è in lieve diminuzione: da 4.307 (7 settembre) a 4.165 (14 settembre). Nessuna regione presenta un rischio epidemico alto. Quattro regioni risultano classificate a rischio moderato, secondo il DM del 30 aprile 2020. Le restanti 17 regioni risultano classificate a rischio basso. Solo una regione riporta un'allerta di resilienza. Nessuna riporta molteplici allerte di resilienza. In diminuzione è il numero di nuovi casi non associati a catene di trasmissione (10.655 contro 13.546 della settimana precedente). La percentuale dei casi rilevati attraverso l'attività di tracciamento dei contatti resta stabile, pari al 33 per cento, e aumenta la percentuale dei casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (il 46 contro 43 per cento). Infine, il 21 per cento è stato diagnosticato attraverso attività di screening, dato in diminuzione rispetto alla settimana precedente. La circolazione della variante Delta è largamente prevalente in Italia. Questa variante è dominante nell'UE ed è associata ad un aumento del numero di nuovi casi di infezione anche in Paesi con alta copertura vaccinale. Una più elevata copertura vaccinale ed il completamento dei cicli di vaccinazione rappresentano gli strumenti principali per prevenire ulteriori recrudescenze ed episodi di aumentata circolazione del virus, sostenute da varianti emergenti con maggiore trasmissibilità. È opportuno continuare a garantire un capillare tracciamento, anche attraverso la collaborazione attiva dei cittadini, per realizzare il contenimento dei casi, mantenere elevata l'attenzione ed applicare e rispettare misure e comportamenti raccomandati per limitare l'ulteriore aumento della circolazione virale. Il CTS, il 25 giugno 2021, ha fornito indicazioni rispetto alla possibile ripresa delle attività nel comparto discoteca e locali di pubblico spettacolo, avvalendosi di due documenti trasmessi dal Ministero dello Sviluppo economico, contenenti linee guida e protocolli predisposti da alcune associazioni di categoria, nonché di una richiesta di realizzazione di un “test scientifico pilota”, finalizzato alla raccolta e successiva analisi di dati tecnico-scientifici necessari per programmare la riapertura delle attività di intrattenimento danzante in piena sicurezza, da tenersi in un locale sito in Gallipoli. All'esito di approfondita discussione, il CTS, all'unanimità, ha osservato quanto segue: “Il quadro epidemiologico fosse caratterizzato da una circolazione contenuta del virus SARS-CoV-2 nel territorio nazionale, ma allo stesso tempo, stesse emergendo progressivamente la variante Delta che, secondo ECDC, era destinata a diventare dominante nei Paesi europei nei mesi estivi” (parliamo di una indicazione del 25 giugno 2021). “Quest'ultima variante è caratterizzata da una capacità di trasmissione significativamente più alta (circa il 60 per cento) rispetto alla variante Alfa e richiede, per ottenere un'efficace protezione, il completamento dell'intero ciclo vaccinale; le attività di comparto discoteche siano note essere tra quelle a maggior rischio di trasmissione di SARS-CoV-2 e come anche nel passato recente sia stata confermata questa connotazione di rischio; gli utenti di queste tipologie di attività in larga parte appartengono alle fasce di età più giovani, che sono tra quelle con le coperture vaccinali più basse. Inoltre i soggetti giovani, in ragione della loro attività sociale, sono intrinsecamente maggiormente in grado di diffondere la variante Delta caratterizzata da maggior capacità infettante rispetto alle varianti attualmente in circolazione”. In questo contesto, pertanto, l'apertura delle discoteche può essere considerata esclusivamente nelle zone bianche, laddove i protocolli prevedano che: 1) le attività siano limitate ai contesti che possono garantire lo svolgimento esclusivamente all'aperto; 2) l'ingresso sia limitato ai possessori di un certificato verde valido, che non può essere sostituito da autocertificazione; 3) l'afflusso non deve superare il 50 per cento della capienza massima, ivi incluso il personale di servizio e dipendente; 4) chiunque abbia una temperatura superiore ai 37 gradi e mezzo o sintomatologia compatibile con il COVID deve evitare di accedere; 5) sia garantita la tracciabilità degli utenti presenti, 6) l'utenza sia resa consapevole che tali attività sono tra quelli a maggior rischio di trasmissione del virus e che è pertanto necessario adottare comportamenti responsabili e tali da ridurre il rischio di trasmissione; 7) le eventuali attività di ristorazione e bar siano soggette alle regole già vigenti.
Il CTS ha raccomandato, infine, che l'autorità sanitaria locale e le altre istituzioni coinvolte nei controlli di sicurezza siano interessate nella validazione e nel rigoroso rispetto dei protocolli di prevenzione igienico-sanitari a garanzia del massimo ottemperamento delle misure di sicurezza stesse. Il Ministero della Salute, infine, conferma che tutte le misure adottate sono soggette a continua revisione in base alle nuove evidenze scientifiche e all'evoluzione epidemiologica. Tutto ciò premesso, si concorda sull'urgenza del tema sollevato. A tal fine, si condivide la necessità che, in base alle nuove evidenze scientifiche e alla situazione epidemiologica aggiornata, nei prossimi giorni venga richiesto un nuovo parere al Comitato tecnico-scientifico con l'obiettivo di giungere alla riapertura, ovviamente in massima sicurezza, di tutte le attività, incluse le discoteche e le sale da ballo.
PRESIDENTE. La deputata Elisa Tripodi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.
ELISA TRIPODI (M5S). Sì, io ringrazio il sottosegretario per la risposta. Dalle sue parole si può intravedere una piccola luce di speranza per tutte queste attività. Le attività delle sale da ballo e delle discoteche - come ho già ricordato durante l'illustrazione dell'interpellanza - sono tra i settori maggiormente penalizzati dalla pandemia. Letteralmente, queste attività sono ora in ginocchio; possiamo anche parlare di numeri, perché attorno a queste 2.500 imprese ruotano tantissime famiglie, tantissimi lavoratori, giovani lavoratori. Ne possiamo contare almeno 150 mila, tra dipendenti e stagionali; mi riferisco anche al comparto dello spettacolo, se ci mettiamo dentro anche i deejay e chi fa intrattenimento.
Parliamo di un fatturato complessivo che, nel 2019, è stato di 5 miliardi. Devo ricordare che, comunque, il MoVimento 5 Stelle, nel corso di tutta la pandemia, ha ascoltato le grida d'aiuto provenienti dagli esercenti delle sale da ballo e delle discoteche. La collega Alemanno si è fatta portavoce di queste grida d'aiuto e ha proposto emendamenti e ordini del giorno che sono stati accolti dal Governo; gli emendamenti prevedevano strumenti anche in base alla situazione epidemiologica che si stava prospettando nei giorni e nelle settimane in cui sono stati proposti questi emendamenti. Quindi, parliamo anche di ristori per queste attività, il MoVimento 5 Stelle si è fatto portavoce ed è stato primo firmatario anche di questo fondo da 140 milioni di euro.
Vorrei ricordare che il Governo ha accolto anche l'ordine del giorno, sempre a firma della collega Alemanno, su un rifinanziamento di questo fondo, anche perché i 25 mila euro previsti per ciascun operatore delle sale da ballo e delle discoteche sono ancora insufficienti per fornire una base adeguata di coperture che possa scongiurare la chiusura definitiva di questa attività. Noi avevamo chiesto la riapertura in sicurezza di queste attività dopo che il 25 giugno - come ha ricordato anche il sottosegretario - il CTS aveva individuato i protocolli necessari per ripartire. Ad oggi, vista anche la situazione epidemiologica e come procede la campagna vaccinale, non si può ignorare quello a cui questa estate abbiamo assistito, ovvero situazioni di illegalità e di abusivismo irrispettose, nei confronti non solo dei proprietari di queste attività che sono rimaste chiuse, ma anche di uno Stato di diritto come il nostro. Riaprire, quindi, per noi è necessario anche per evitare questi episodi di illegalità. La campagna vaccinale sta proseguendo bene, quindi, ci sono tutte le condizioni per mettersi ad un tavolo, come ha ricordato anche il sottosegretario - il Governo è ben disposto e si vede che ha a cuore questa situazione - e adottare le linee guida sulle riaperture di queste attività che rischiano la chiusura definitiva e, ancora peggio, di finire nella mani della malavita.
Vorrei ricordare anche che il 21 settembre il sottosegretario Costa aveva riferito che queste imprese saranno oggetto di valutazione sulle riaperture il 30 settembre e, anche ieri, c'è stato un incontro tra i rappresentanti delle associazioni di categoria e il sottosegretario Sileri, che ha dato la disponibilità a discutere sulla riapertura dei locali da ballo e dalle discoteche.
Voglio ricordare anche che, in questi giorni, in queste settimane, ci sono state dichiarazioni da parte dei membri del Governo che andavano verso questa dichiarazione. Quindi, ora mi fanno ben sperare le parole del sottosegretario Sisto e spero che dalle parole si possa passare ai fatti, perché tutte le famiglie che vivono di queste attività hanno bisogno di risposte. Non sono sufficienti i soli ristori per sopravvivere; queste persone hanno bisogno di riaprire la propria attività, naturalmente adottando tutte le misure di sicurezza per contrastare l'emergenza da contagio del Coronavirus. Tuttavia, bisogna ripartire, dare una data certa, assicurando tutti i protocolli di sicurezza, mettendosi ad un tavolo con loro e facendo in modo che, finalmente, possano ritrovare anche loro un po' di serenità.
(Iniziative di competenza per potenziare le attività di prevenzione e contrasto degli incendi boschivi in Sicilia e per assicurare un sostegno economico alle famiglie e alle imprese danneggiate - n. 2-01304)
PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Cappellani ed altri n. 2-01304 (Vedi l'allegato A).
Chiedo al deputato Santi Cappellani se intenda illustrare la sua interpellanza.
SANTI CAPPELLANI (PD). Grazie Presidente. Quest'estate in Sicilia, per l'ennesimo anno consecutivo, ci siamo ritrovati ad affrontare una emergenza incendi che, con il passare degli anni, purtroppo, si sta configurando non come un'emergenza, bensì come una vera e propria catastrofe sistemica. Ogni anno, rappresentante del Governo, la situazione peggiora e la gravità della situazione è percepita a ogni livello, anche dai cittadini. Voglio qui citare la raccolta di firme promossa dall'associazione “Salviamo i Boschi” che, nel giro di pochi giorni, ha raccolto migliaia di adesioni. Nelle Raccomandazioni per il 2021, rivolte a regioni e province autonome, dettate dal Presidente del Consiglio dei Ministri, per un più efficace contrasto agli incendi boschivi, di interfaccia e ai rischi conseguenti, è stata sottolineata l'importanza di un impegno crescente sul piano delle attività di previsione, prevenzione, pianificazione e lotta attiva contro gli incendi boschivi. Per quanto riguarda le attività di previsione e prevenzione, regioni e province autonome sono chiamate a incentivare l'utilizzo delle informazioni disponibili presso i centri funzionali decentrati e a favorire, se non ancora prevista, la produzione di un bollettino incendi, così da rafforzare le attività di ricognizione, sorveglianza, avvistamento e allarme, oltre a quelle di spegnimento degli incendi boschivi e di protezione civile ai vari livelli territoriali. Per quanto riguarda l'attività di pianificazione, le amministrazioni regionali e delle province autonome sono chiamate a provvedere alla revisione annuale del Piano regionale per la programmazione delle attività di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi e, assieme alle prefetture, sono invitate a sostenere i sindaci nell'attività di predisposizione e di aggiornamento di piani comunali e intercomunali di protezione civile e a favorire specifiche intese volte a garantire un'efficace cooperazione in caso di eventi particolarmente intensi o nei periodi di maggiore rischio.
Rispetto alla lotta attiva contro gli incendi boschivi, infine, regioni e province autonome sono tenute a modulare le forze di terra e quelle aeree in base alle esigenze del territorio e sono, inoltre, chiamate a formare gli operatori AIB e a garantire un numero adeguato di direttori delle operazioni di spegnimento.
Nel corso di una recente conferenza stampa sulla situazione incendi, il capo Dipartimento della protezione civile, Fabrizio Curcio, ha comunicato che, nel corso del 2021, ben il 35 per cento delle richieste di intervento di concorso aereo per lo spegnimento di roghi è arrivato solo dalla Sicilia. Le competenze in materia di incendi boschivi prevedono che la lotta attiva - intendendosi non solo lo spegnimento ma anche la sorveglianza e l'avvistamento - sia di competenza delle regioni mentre spetta allo Stato il coordinamento del soccorso aereo quando le regioni non riescono con i propri mezzi a intervenire.
L'intera Sicilia - come detto . questa estate è stata interessata da incendi devastanti; in particolare, nel catanese, si sono registrati anche un incendio lungo i versanti ai margini della strada statale 417 e focolai nella fascia jonica, tra San Francesco La Rena e Vaccarizzo; lo stabilimento balneare “Le capannine” è andato distrutto e sono state evacuate 200 persone via mare. La zona maggiormente colpita è stata, poi, quella tra Fossa Creta, via Palermo e l'Asse dei Servizi, dove diverse famiglie sono state costrette ad abbandonare le case, di cui una sessantina risultano distrutte o gravemente danneggiate. Nel palermitano è stato, poi, colpito al cuore il parco delle Madonie, uno dei geositi tra i più preziosi dell'isola, con le fiamme che hanno distrutto centinaia di ettari di verde da Polizzi Generosa a Collesano, da Petralia Soprana a Castelbuono e poi ancora Castronovo di Sicilia, Sclafani Bagni, Casteldaccia, Palazzo Adriano, Monreale, Trappeto, Borgetto e Partinico, fino a devastare, a Piana degli Albanesi, Portella della Ginestra, luogo simbolo della lotta dei lavoratori. Le fiamme hanno devastato anche il territorio trapanese, colpendo in modo grave il bosco Scorace e località San Matteo della bellissima Erice, Valderice, Pizzolungo, Alcamo e Marsala nonché le province di Agrigento, Caltanissetta, Enna, Siracusa e Messina.
A seguito delle richieste avanzate dalla regione siciliana, il Presidente del Consiglio ha firmato, in data 1° agosto 2021, un DPCM con la dichiarazione dello stato di mobilitazione nazionale del sistema di Protezione civile e il Dipartimento ha coordinato l'invio di volontari, delle organizzazioni nazionali e delle colonne mobili regionali, che hanno opererato a supporto delle attività di spegnimento dei roghi.
Si tratta di episodi che si ripetono periodicamente negli anni e, pertanto, occorrerebbe verificare se le disposizioni contenute nel Piano regionale per la programmazione delle attività di previsione, prevenzione e lotta attiva per la difesa della vegetazione contro gli incendi siano effettivamente osservate.
Gli ultimi devastanti incendi hanno causato un'emergenza ambientale, economica ma anche sociale, considerato l'alto numero di famiglie che ha dovuto abbandonare la propria casa.
Chiedo, quindi, se si intenda adottare, per quanto di competenza e di concerto con la regione, data la ciclica frequenza con cui avvengono tali eventi, ogni iniziativa utile per potenziare le attività di controllo del territorio e per rafforzare gli strumenti per prevenire e gestire gli incendi boschivi, anche con riferimento alla disponibilità di mezzi e risorse umane, e se si intenda assumere iniziative per assicurare un sostegno economico alle famiglie e alle imprese che hanno subito danni da tali ultimi devastanti incendi, che hanno interessato in particolare la zona del catanese.
PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato, Dalila Nesci, ha facoltà di rispondere.
DALILA NESCI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Grazie, Presidente. Con riferimento alle questioni poste dagli interroganti per quanto riguarda gli incendi boschivi verificatisi sul proprio territorio, la regione Sicilia ha comunicato che i dati registrati da inizio anno presentano un carattere di eccezionalità a causa delle particolari condizioni meteo che hanno favorito la possibilità di innesco e sviluppo di eventi incendiari. Il lungo permanere di temperature superiori alla media stagionale, anche di 10 gradi centigradi tra luglio e agosto, unitamente a forti venti di scirocco ha, infatti, innalzato il fattore di rischio incendi; basti considerare che, tra il 29 luglio e il 12 agosto, si è verificata una media giornaliera di circa 100 eventi incendiari. È evidente che l'eccezionalità degli eventi verificatisi richieda una risposta altrettanto eccezionale da parte dei diversi livelli di governo coinvolti.
Le linee di indirizzo del Piano regionale antincendio prevedono al riguardo il riefficientamento del parco automezzi, non più rispondente alle attuali necessità operative, mentre è in fase di predisposizione, da parte del Dipartimento della protezione civile regionale, un nuovo bando di gara per la fornitura di mezzi ed attrezzature antincendio, secondo le previsioni dello stesso Piano. La regione ha inoltre precisato che per la corrente campagna antincendi boschivi sono stati stanziati 73,12 milioni di euro.
Riguardo alle iniziative intraprese, invece, a livello nazionale, con il decreto-legge n. 120 approvato il 2 settembre scorso, si è inteso individuare le misure più urgenti finalizzate ad ottimizzare la capacità operativa connessa alle azioni di previsione, prevenzione e lotta attiva contro tali fenomeni. In sede di predisposizione del decreto-legge in questione, specifica attenzione è stata posta al tema dei cosiddetti incendi di interfaccia, posta dagli onorevoli interpellanti. Ai sensi del decreto-legge, il Dipartimento della protezione civile provvederà, con cadenza triennale, alla ricognizione delle tecnologie, anche satellitari, idonee all'integrazione dei sistemi previsionali, di sorveglianza e rilevamento, finalizzate a migliorare gli strumenti di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi. Per il puntuale svolgimento delle misure da adottare, il Dipartimento della protezione civile si avvarrà di un apposito comitato tecnico, istituito con decreto del capo del Dipartimento della protezione civile stessa. In particolare, il Dipartimento provvede alla rimodulazione del dispiegamento dei mezzi aerei della flotta statale, mentre le regioni, il Corpo nazionale dei vigili del fuoco e il Comando unità forestali, ambientali dell'Arma dei carabinieri possono rimodulare il dispiegamento dei mezzi terrestri, oltre a prevedere la idonea formazione del personale.
Con apposito DPCM, da adottare di concerto con i Ministri competenti, previa intesa in seno alla Conferenza unificata, sarà approvato il Piano nazionale per l'aggiornamento tecnologico e accrescimento delle capacità operative, con validità triennale, alla cui realizzazione si provvede nell'ambito delle risorse finanziarie disponibili.
Nell'ambito della Strategia per lo sviluppo delle aree interne, è stato previsto lo stanziamento di 100 milioni di euro, nel triennio 2021-2023 in favore degli enti territoriali impegnati nella lotta attiva agli incendi boschivi. Tali stanziamenti consentiranno di dare concreta attuazione a quanto previsto dai piani antincendi boschivi approvati dalle regioni, in particolare per contrastare l'abbandono di attività di cura del bosco, prevedere postazioni di atterraggio dei mezzi di soccorso, realizzare infrastrutture adeguate, predisporre vie di accesso e tracciati spartifuoco, oltre a manutenere le aree periurbane.
Il medesimo decreto inasprisce, poi, le sanzioni sia amministrative sia penali, con l'obiettivo di colpire gli illeciti e favorire le indagini finalizzate al risarcimento dei danni causati dall'evento.
Si rappresenta, in ultimo, che i piani operativi nazionali approvati nell'ambito della programmazione dei fondi strutturali 2021-2027, finalizzati alla sicurezza dei territori, tengono conto dell'esigenza di dotare il Corpo nazionale dei vigili del fuoco e le Forze dell'ordine impegnate nella prevenzione e nello spegnimento degli incendi boschivi di dispositivi di videosorveglianza utili alla rilevazione dei focolai.
Infine, l'articolo 8 del decreto-legge stabilisce che il Ministero della Transizione ecologica, in accordo con le amministrazioni interessate, valuterà di destinare ulteriori fondi del PNRR per favorire le azioni di contrasto all'emergenza incendi, compresi gli interventi di ripristino territoriale, in aggiunta a quelli già destinati alla realizzazione di un sistema avanzato e integrato di monitoraggio del territorio.
PRESIDENTE. Il deputato Santi Cappellani facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.
SANTI CAPPELLANI (PD). Grazie, Presidente. Ci tengo a ringraziare il Governo, il Ministro e la sottosegretaria, sia per la risposta, sia per tutte le azioni che sono state messe già in atto durante il momento di crisi, e anche per gli impegni adesso assunti. Ovviamente mi ritengo più che soddisfatto di quanto fatto, purtuttavia non posso nascondere una certa preoccupazione per le comunicazioni che provengono dalla regione. Che la regione, infatti, porti a scusa della palese inefficienza nel contrasto e nella prevenzione degli incendi, un meteo eccezionale, suona come una scusa anche ingenua. Purtroppo la situazione incendi, come sappiamo, in Sicilia si ripete ogni anno e quindi non è un'eccezionalità. E anche il termine ‘eccezionale' riferito al meteo suona abbastanza inopportuno. Mi vedo costretto a ricordare che questo Governo ha istituito un Ministero dedicato alla transizione ecologica proprio per far fronte a un'emergenza climatica, che, già da diversi anni, non è per niente eccezionale, ma è sistemica. Quindi, credo sia opportuno ricordare o far presente al presidente della regione Sicilia che siamo in emergenza climatica e non di fronte a un meteo eccezionale. Date le risposte che provengono dalla regione, prego e invito il Governo, oltre agli stanziamenti economici, per i quali da siciliano ringrazio, a mettere in essere tutte quelle attività di controllo e monitoraggio delle iniziative della regione Sicilia, che sono prerogativa del Governo nazionale.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.
Interventi di fine seduta.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pino Cabras. Ne ha facoltà, per 1 minuto e 30.
PINO CABRAS (MISTO-L'A.C'È). Grazie, Presidente. In realtà parlo sull'ordine dei lavori, perché voglio chiamare il Governo a intervenire su un fatto molto grave, che è accaduto ieri in Sardegna, ad Alghero: l'arresto dell'ex Presidente della Generalitat de Catalunya, Carles Puigdemont. È un fatto molto grave, che si inserisce in una serie di fatti gravi nella gestione da parte del tribunale costituzionale spagnolo di un evento, cioè la spinta per l'autodeterminazione della Catalogna, che non può essere derubricato a un fatto di ordine pubblico o a una questione da risolvere penalmente, perché c'è una persecuzione giudiziaria - io la chiamo così - nei confronti di personalità politiche democratiche, interamente e convintamente democratiche, che hanno usato sempre la non violenza come metodo e hanno agito all'interno di prerogative costituzionali, che hanno spinto a rafforzare nel tempo l'autonomia e, in prospettiva, anche l'indipendenza della Catalogna, in un contesto europeo che contempla queste spinte, come abbiamo visto nel caso del referendum per la Scozia. Invece in Spagna c'è una chiusura molto rigida che viene assecondata, devo dire, anche da una parte della politica europea.
Ed è un fatto molto preoccupante che l'Italia si presti, in questo momento, a diventare braccio armato all'interno di una contesa che merita, invece, il massimo rispetto per la spinta democratica. Puigdemont è un protagonista della democrazia europea, si può non essere d'accordo con le sue attività, si può analizzare dal punto di vista della Costituzione spagnola, che pone dei limiti rispetto a certe azioni, ma le condanne a 9 anni di certi suoi compagni di battaglia che hanno ragionato nell'ambito della democrazia e adesso questo arresto di un eurodeputato, vorrei ricordare, cioè di una figura che ha avuto una grande e forte legittimazione democratica, si pone come una questione che interroga profondamente l'Italia, perché ci sono rapporti molto stretti con il mondo della Catalogna, con il mondo iberico, c'è un qualcosa che adesso riguarda il nostro sistema giudiziario. Io spero che il Governo riferisca quanto prima su qualcosa che può determinare dei problemi molto seri di degenerazione di una battaglia che può mantenersi, invece, in un ambito democratico e pienamente democratico.
Io credo che Puigdemont debba essere una persona libera, un rappresentante del popolo, rappresentante che ha passato per vie assolutamente pulite il suo sforzo di rappresentanza, e credo che si debba fare il possibile per garantirgli la libertà e la piena espressione essendo un esempio e un precedente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Raffaele Trano. Ne ha facoltà.
RAFFAELE TRANO (MISTO-L'A.C'È). Presidente, ormai noi parlamentari siamo diventati degli inutili passacarte, ormai ci ritroviamo soltanto qui a convertire i decreti e niente più. Quei pochi strumenti che noi abbiamo a disposizione io non mi arrendo a utilizzarli e per questo chiedo di sollecitare due interrogazioni parlamentari, che ho presentato ben 10 mesi fa: la n. 4-08031, presentata il 15 gennaio di quest'anno, e sollecito anche la n. 4-09413 del 27 maggio, che tra l'altro è stata sottoscritta da ben 28 colleghi di questa Camera.
Che cosa dice questa interrogazione? Parla di una svendita che è stata fatta di un piazzale dell'ex stazione ferroviaria di Gaeta, che rappresenta un' inquietante operazione a favore di un privato, con un conseguente depauperamento del patrimonio pubblico, portata avanti dal Consorzio industriale del sud pontino, con un silenzio che sembra tanto un silenzio complice dello stesso comune di Gaeta. Parliamo di un immobile, un fabbricato con una annessa attività commerciale e 3 mila metri quadri di parcheggio svenduti a 400 mila euro: un'operazione davvero molto favorevole per chi se l'è comprata, un privato che ha costituito qualche mese prima questa società per acquisire questo immenso patrimonio strategico.
Concludo, Presidente, dicendo che un'operazione del genere desterebbe scalpore anche se fosse avvenuta in Centrafrica o in Sudamerica, ma è inaccettabile che avvenga in Italia! Quindi il Ministro dell'Interno e il Ministro dell'Economia vengano in Aula a rispondere su questa operazione, che è un'operazione incredibile, assurda e priva di qualsiasi logica.
Quindi, Presidente, per il suo tramite, porti questo sollecito ai Ministri interrogati, perché davvero vogliamo sapere, io e altri 28 colleghi, che fine ha fatto questa interrogazione.
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Martedì 5 ottobre 2021 - Ore 10:
1. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 17 agosto 2021, n. 117, recante disposizioni urgenti concernenti modalità operative precauzionali e di sicurezza per la raccolta del voto nelle consultazioni elettorali dell'anno 2021.
(C. 3269)
Relatore: CECCANTI.
(ore 15,30)
2. Seguito della discussione delle mozioni Rampelli ed altri n. 1-00491, Pentangelo ed altri n. 1-00512, Molinari ed altri n. 1-00514, Gariglio, Luciano Cantone, Fassina ed altri n. 1-00515, Nobili e Fregolent n. 1-00516, Mugnai ed altri n. 1-00517 e Serracchiani, Davide Crippa, Molinari, Fornaro, Valentini e Boschi n. 1-00519 concernenti iniziative volte al rilancio di Alitalia e al mantenimento della continuità operativa e degli attuali livelli occupazionali della compagnia di bandiera .
3. Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 17 agosto 2021, n. 117, recante disposizioni urgenti concernenti modalità operative precauzionali e di sicurezza per la raccolta del voto nelle consultazioni elettorali dell'anno 2021.
(C. 3269)
Relatore: CECCANTI.
4. Discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento civile nei confronti di Pietro Tidei (deputato all'epoca dei fatti). (Doc. IV-ter, n. 7-A)
Relatore: PITTALIS.
5. Discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento civile nei confronti di Monica Faenzi (deputata all'epoca dei fatti). (Doc. IV-ter, n. 3-A)
Relatrice: PINI.
La seduta termina alle 11,20.