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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 29 novembre 2021

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BOLOGNA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   come noto, il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) ha stanziato 15,63 miliardi di euro per la Missione salute; si tratta di fondi per investimenti, in particolare, volti all'ammodernamento tecnologico ospedaliero, al rafforzamento dell'assistenza sanitaria territoriale ed intermedia, al potenziamento della telemedicina e alla valorizzazione della ricerca biomedica;

   l'articolo 3 del decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, recante Governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza e prime misure di rafforzamento delle strutture amministrative e di accelerazione e snellimento delle procedure, nell'istituire gli enti di gestione del Pnrr, ha previsto il Tavolo permanente per il partenariato economico, sociale e territoriale, organo permanente che svolge funzioni consultive nei confronti della cabina di regia e del servizio centrale per il Pnrr nelle materie connesse all'attuazione del Piano stesso;

   nel corso della conversione parlamentare del decreto-legge, le Camere hanno integrato l'articolo 3 stabilendo che, per il tramite di un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, si sarebbero dovuti determinare i membri permanenti del Tavolo suddetto sulla base della maggiore rappresentatività, della comprovata esperienza e competenza e di criteri oggettivi e predefiniti da individuare, contestualmente, nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri;

   il Governo, dunque, è stato incaricato di individuare i criteri oggettivi necessari alla nomina dei partecipanti permanenti del Tavolo, che avrebbero dovuto essere scelti tra i rappresentanti delle parti sociali, delle categorie produttive e, delle organizzazioni della società civile;

   il 14 ottobre 2021, il Presidente del Consiglio dei ministri ha provveduto alla firma del suddetto decreto di istituzione del Tavolo con l'elenco dei membri nominati;

   dall'elenco pubblicato si rinviene l'assenza di rappresentanti del mondo della sanità e delle scienze della vita, nonostante l'ingente stanziamento economico previsto dal Pnrr in tale ambito e l'emergenza sanitaria ancora in atto –:

   in considerazione del fatto che tra i componenti del Tavolo permanente per il partenariato economico, sociale e territoriale sembrano mancare rappresentanti del mondo sanitario, se il Governo non intenda valutare la necessità di costituire un tavolo ad hoc relativo all'attuazione della Missione salute del Piano nazionale di ripresa e resilienza che coinvolga la filiera pubblica e privata della sanità, valutando altresì la possibilità di coinvolgere le Commissioni parlamentari competenti.
(5-07171)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta orale:


   DE MARIA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   le nuove evidenze processuali stanno avvicinando il pieno accertamento della verità sulla strage del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna;

   va assicurato il diritto alla giustizia per le vittime ed i familiari delle vittime di quel tragico atto di terrorismo neofascista, il più grave nella storia dell'Italia repubblicana;

   le istituzioni democratiche hanno il dovere di operare perché sia fatta piena luce sugli anni tragici della «strategia della tensione»;

   il presidente dell'Associazione dei familiari delle vittime della strage del 2 agosto ha rivolto pubblicamente un appello per rafforzare gli organici della corte d'appello di Bologna, sottolineando in particolare l'esigenza con riguardo alla magistratura inquirente, per permettere alla procura generale di portare a termine i processi in corso –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere in merito.
(3-02650)


   FRAGOMELI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   secondo le statistiche del Ministero della giustizia, il tribunale di Monza, in Lombardia, si colloca al 6° posto, su 140, tribunali totali, per bacino di utenza e per affari trattati, ma solo al 21° posto come organico di Magistrati; a fronte di una tale carenza del personale giudicante, quella del personale amministrativo assume connotati e conseguenze ancora più preoccupanti dal momento che, a fronte di un organico di 152 unità, solo 86 sono effettivamente operative e, di queste, 10 sono in condizioni di fragilità, con previsione di lavoro agile 5 giorni su cinque;

   a seguito di pensionamenti, applicazioni temporanee presso altri tribunali e mancate conferme di applicazione presso il tribunale di Monza, entro la fine di quest'anno, tali numeri andranno a ridursi ulteriormente e in maniera drastica;

   tale situazione, è evidente, rallenta drammaticamente l'attività ordinaria e rende di fatto impossibile assicurare una «risposta» ragionevolmente accettabile, in termini di tempo, ai cittadini ed alle aziende che si rivolgono al tribunale di Monza; ciò rappresenta, pertanto, non solo una lesione del diritto degli avvocati a svolgere dignitosamente e proficuamente la loro professione, ma ancor più e prima, una gravissima compromissione di quell'inviolabile protezione giuridica che la nostra Costituzione riserva ad ogni cittadino;

   a titolo esemplificativo, attualmente, occorrono almeno 8 mesi per poter prenotare la prima udienza in un procedimento di sfratto e altrettanti per poter prenotare l'udienza di un procedimento di pignoramento presso terzi; gli avvocati sono, di fatto, nell'impossibilità di accedere alle cancellerie per svolgere le attività necessarie alla tutela degli interessi dei clienti; i tempi per il rilascio di copie autentiche e/o di copie esecutive di decreti o sentenze, per l'accettazione degli atti e per la pubblicazione di provvedimenti emessi dal giudice, sono estremamente dilatati; le richieste via pec non ancora visionate o inevase sono al momento centinaia e sino a poco tempo fa, era necessario attendere tre mesi per ottenere l'autorizzazione alla cremazione di una salma;

   è evidente come condizioni di lavoro del genere risulterebbero inaccettabili ovunque e per qualunque organismo giurisdizionale e, a maggior ragione, per il sesto tribunale d'Italia, a servizio di un territorio, non solo tra i più popolosi d'Italia, ma tra i più strategici ed essenziali per il tessuto economico nazionale ed europeo;

   le innumerevoli istanze inviate, nel corso degli anni e per i canali ufficiali, da parte dell'ordine degli avvocati di Monza a tutte le Istituzioni apicali sono rimaste, purtroppo, prive, sino ad oggi, di qualsivoglia concreto riscontro –:

   se il ministro interrogato non intenda valutare l'opportunità ai mettere in atto iniziative di competenza tali da porre finalmente termine alla non più tollerabile cronica mancanza di personale del tribunale di Monza e ripristinare, in tal modo, i diritti di tutti quei cittadini che, rivolgendosi attualmente a tale tribunale, godono loro malgrado di una tutela monca e tardiva.
(3-02651)


   CAPITANIO, CAVANDOLI, CENTEMERO, ANDREA CRIPPA, GRIMOLDI e CECCHETTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'ordine professionale degli avvocati di Monza in una lettera pubblicata sulle pagine di MbNews e del Corriere della Sera del 21 giugno 2021, ai più alti vertici istituzionali, al Presidente del Consiglio dei ministri e alla Ministra della giustizia, ha denunciato la grave situazione del tribunale di Monza, sesto per importanza tra quelli nazionali, e a servizio di un territorio non solo tra i più popolosi, ma tra i più strategici ed essenziali per il tessuto economico italiano ed europeo;

   nella lettera si legge «il grido di allarme, ma anche e soprattutto il monito, rivolto ai Cittadini tutti, affinché siano consapevoli che i loro diritti al riconoscimento avanti al Tribunale di Monza varranno meno e godranno di una tutela monca e tardiva. Si esprime pertanto l'ennesima e non più procrastinabile richiesta di aiuto e sollecito intervento, posto che le innumerevoli analoghe istanze inviate, per i canali ufficiali, a tutte le Istituzioni apicali sono rimaste, purtroppo, prive, sino ad oggi, di qualsivoglia concreto riscontro»;

   secondo le statistiche del Ministero della giustizia, il tribunale di Monza si colloca al 6° posto, su 140, per bacino di utenza e per affari trattati, ma solo al 21° posto come organico di magistrati. A fronte di una tale carenza del personale giudicante, resa ancor più evidente dalla recente diaspora nel settore penale, quella del personale amministrativo assume connotati e conseguenze ben più gravi, posto che, a fronte di un organico di 152 unità, solo 86 sono effettivamente operative e, di queste, 10 in condizioni di fragilità, con previsione di lavoro agile 5 giorni su cinque. Con l'ulteriore prospettiva che, a seguito di pensionamenti, applicazioni temporanee presso altri tribunali, mancate conferme di applicazioni presso il tribunale di Monza, entro la fine dell'anno tali numeri andranno ulteriormente a ridursi in maniera drastica;

   questa situazione, ripetutamente segnalata da parte del presidente del tribunale e dal consiglio dell'ordine degli avvocati, rende di fatto impossibile, per tutti quanti operano nel campo della giustizia, assicurare una «risposta» ragionevolmente accettabile, in termini di tempo, ai cittadini ed alle aziende che si rivolgono a tale tribunale;

   dai dati citati nella lettera, risulta che occorrono almeno 8 mesi per poter prenotare la prima udienza in un procedimento di sfratto e altrettanti per poter prenotare l'udienza di un procedimento di pignoramento presso terzi; gli avvocati sono, di fatto, nell'impossibilità di accedere alle cancellerie per svolgere le attività necessarie alla tutela degli interessi dei clienti; tempi estremamente dilatati per il rilascio di copie autentiche e/o di copie esecutive di decreti o sentenze, per l'accettazione degli atti e per la pubblicazione di provvedimenti emessi dal giudice; centinaia di richieste via pec non aperte o inevase;

   con riferimento al funzionamento della Volontaria Giurisdizione, su cui grava la tutela dei diritti delle persone più fragili, si rileva che nonostante i lodevoli sforzi profusi dai giudici onorari, sino a poco tempo fa era necessario attendere tre mesi per ottenere l'autorizzazione alla cremazione di una salma; circostanza che ha indotto il consiglio dell'ordine a farsi carico del costo di una risorsa, da distaccare presso la suddetta cancelleria; occorre specificare che sulla situazione che si descrive, l'emergenza dovuta alla pandemia da COVID-19 ha certamente inciso, ma non può essere considerata la causa determinante –:

   quali urgenti iniziative di competenza si intendano adottare per risolvere le gravissime criticità esposte nelle premesse che rappresentano una gravissima compromissione di quell'inviolabile protezione giuridica che la nostra Costituzione riserva ad ogni cittadino.
(3-02652)


   FRASSINETTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   secondo le statistiche del Ministero della giustizia, il Tribunale di Monza si colloca al 6° posto, su 140, per bacino di utenza e per affari trattati, ma solo al 21° posto come organico di magistrati;

   permane una situazione di carenza del personale giudicante, resa ancor più evidente dalla recente diaspora nel settore penale, e del personale amministrativo, per il quale a fronte di un organico di 152 unità, solo 86 unità sono effettivamente operative e di queste 10 sono in condizioni di fragilità, con previsione di lavoro agile 5 giorni su cinque,

   a fine anno tali numeri andranno ulteriormente a ridursi in maniera drastica a seguito di pensionamenti, applicazioni temporanee presso altri tribunali, mancate conferme di applicazioni presso il tribunale di Monza;

   questa situazione è stata ripetutamente segnalata da parte sia del Presidente del Tribunale sia dal Consiglio dell'Ordine e che la stessa rende di fatto impossibile, per tutti quanti operano nel campo della giustizia, assicurare una «risposta» ragionevolmente accettabile, in termini di tempo, ai cittadini ed alle aziende che si rivolgono al Tribunale di Monza;

   occorrono almeno 8 mesi per poter prenotare la prima udienza in un procedimento di sfratto e altrettanti per poter prenotare l'udienza di un procedimento di pignoramento presso terzi;

   gli avvocati sono, di fatto, nell'impossibilità di accedere alle cancellerie per svolgere le attività necessarie alla tutela degli interessi dei clienti; restano tempi estremamente dilatati per il rilascio di copie autentiche e/o di copie esecutive di decreti o sentenze, per l'accettazione degli atti e per la pubblicazione di provvedimenti emessi dal giudice; giacciono centinaia di richieste via pec non aperte o inevase;

   anche il funzionamento della volontaria giurisdizione, su cui grava la tutela dei diritti delle persone più fragili, nonostante i lodevoli sforzi profusi dai giudici onorari, ha sensibili ritardi: tre mesi di attesa per ottenere l'autorizzazione alla cremazione di una salma; circostanza che ha indotto il Consiglio dell'Ordine di Monza a farsi carico del costo di una risorsa, da distaccare presso la suddetta cancelleria;

   l'attuale situazione non rappresenta solo una lesione del diritto degli avvocati a svolgere dignitosamente e proficuamente la loro professione, ma ancor più e prima, una gravissima compromissione di quell'inviolabile protezione giuridica che la nostra Costituzione riserva ad ogni cittadino –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda intraprendere per far fronte a questa situazione e, nello specifico, quali siano le tempistiche per l'impiego delle risorse del Recovery Fund e per le iniziative di riforma procedurale finalizzate a ridurre i tempi della giustizia, e se si stimi un impatto risolutivo per il tribunale di Monza.
(3-02653)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PRISCO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni del 15 e 16 novembre 2021 i penalisti perugini hanno protestato contro l'infelice logistica delle aule d'udienza del Tribunale penale di Perugia, raccogliendo anche il plauso del presidente nazionale della Camera penale;

   le ragioni poste a base della protesta sono altamente condivisibili e purtroppo riguardano anche altri fori. Dalle camere penali territoriali, continuano peraltro a pervenire numerose segnalazioni di inadeguatezze strutturali e/o organizzative che minano la dignità ed il decoro del processo e della funzione difensiva: aule sotto il piano stradale, finestre che non si possono aprire, scarso ricambio di aria, presenza di residui dell'antica lavorazione di carbone (per produrre energia elettrica) e di componenti chimiche delle batterie di accumulo, frequentemente allagato;

   le istituzioni locali si sono prontamente attivate per l'individuazione di soluzioni concrete e percorribili per il trasferimento delle aule d'udienza che giacciono nel seminterrato del Tribunale penale di Perugia, ma è chiaro ed evidente che servono interventi urgenti di recupero dei locali interessati dal degrado, al fine di consentirne una decorosa fruibilità in attesa che sia finalmente realizzata la cittadella giudiziaria –:

   quali siano i tempi previsti per il completamento dei lavori di realizzazione della Cittadella giudiziaria e quali attività di manutenzione siano previste nelle more.
(5-07161)

Interrogazione a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante è venuto direttamente a conoscenza di un episodio che lede la dignità di lavoratore dei giudici onorari e che ne mette a rischio la sicurezza nei luoghi di lavoro;

   un giudice onorario impiegato presso la sezione stranieri del giudice di pace di Roma, trovatosi nella circostanza di dover svolgere le udienze «in presenza» presso il Centro di permanenza per il rimpatrio di Ponte Galeria, ha inoltrato al dirigente competente della questura di Roma una richiesta di accesso agli atti ai sensi della legge n. 241 del 1990, per conoscere ed estrarre una copia del Documento unico di valutazione dei rischi (Duvri);

   il giudice ha rilevato come per il tribunale di Roma valga il protocollo di sicurezza anticontagio COVID del 2 maggio 2020, volto a contenere la diffusione del rischio biologico nelle aule e tra gli operatori della giustizia e a garantire lo svolgimento in sicurezza delle udienze;

   il giudice, non essendo a conoscenza del protocollo anticontagio adottato nei locali adibiti ad aula presso il Centro di Ponte Galeria, ha ritenuto necessario conoscere lo stato dell'arte al fine di assicurarsi che lo svolgimento delle udienze avvenisse senza pregiudizi per la salute;

   la questura di Roma ha negato l'accesso agli atti con la motivazione che la lex specialis in materia di sicurezza sul lavoro deroga la legge sul procedimento amministrativo ed individua espressamente il Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza come soggetto preposto a chiedere e ricevere copia del Duvri;

   stante l'inerzia del Governo, anche davanti alla procedura d'infrazione avviata dall'Unione europea, i magistrati onorari ancora non si vedono riconosciuti la qualifica di lavoratore accertata con sentenza relativa alla causa UX contro Italia della Corte di giustizia dell'Unione europea;

   pertanto, i magistrati onorari risultano essere senza rappresentatività in materia di sicurezza sul lavoro, non essendovi alcun rappresentante dei lavoratori per la sicurezza delegato agli adempimenti di legge nell'ambito della sicurezza del lavoro dei giudici di pace;

   poiché dal lassismo del Governo derivano seri rischi in materia di sicurezza del lavoro, data l'ineluttabile necessità di applicare il diritto europeo sul territorio nazionale, occorre immediatamente riconoscere nell'ordinamento interno la qualifica di lavoratore ai giudici onorari e consentire loro di avere tutte le garanzie previste dalla legge in materia di sicurezza sul lavoro –:

   quali siano le intenzioni del Governo per porre rimedio alla problematica indicata in premessa e quali iniziative intenda adottare, eventualmente anche normative, per dotare i magistrati onorari di tutte le garanzie previste dalla legge sulla sicurezza dei lavoratori.
(4-10830)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazione a risposta scritta:


   DEIDDA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   la strada statale 126 «Sud Occidentale» rappresenta, come indicato dal piano provinciale delle infrastrutture del Sulcis (2012), l'itinerario principale che percorre in senso longitudinale quasi tutta la provincia di Carbonia-Iglesias, partendo dall'estremo nord (comune di Fluminimaggiore) fino ad arrivare a Sant'Antioco;

   è un percorso particolarmente trafficato, sia nel periodo invernale che in quello estivo, e rappresenta una infrastruttura fondamentale per la mobilità del sud ovest della Sardegna, senza considerare il traffico per le mete turistiche e quello per il settore industriale;

   i recenti fenomeni temporaleschi hanno aggravato la condizione, già di per sé oramai compromessa in molte sue zone, del manto stradale;

   infatti, alcuni cedimenti sono notevoli e pertanto insidiosi per auto e moto e, come riportano il quotidiano l'Unione Sarda e altri periodici locali: «Sulla trafficata rotonda della statale 126 in prossimità di Is Maccionis, tratto finale del Passante Ovest, si sono create autentiche voragini che hanno costretto gli operai comunali a cementare provvisoriamente le buche su cui già molte auto erano finite con possibili danni a pneumatici e parti strutturali»;

   l'Anas, nel recente passato, ha investito in diversi progetti sulla strada statale 126, ma occorrono, evidentemente, ulteriori investimenti per la sicurezza e il recupero del manto stradale, come denunciato da articoli di stampa o come emerge da colloqui dell'interrogante, per esempio, con i sindaci dei comuni di S.Antioco e San Giovanni Suergiu;

   anche per quanto riguarda i territori del sud ovest della Sardegna non vi sono alternative alla mobilità automobilistica –:

   se sia a conoscenza di quanto sopra esposto e quali opportune iniziative di competenza siano previste e/o si intendano adottare, al fine di garantire maggiore sicurezza stradale nel sud-ovest della Sardegna, in particolare nel Sulcis-iglesiente.
(4-10826)

INNOVAZIONE TECNOLOGICA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IX Commissione:


   CAPITANIO. — Al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale. — Per sapere – premesso che:

   pagoPA è il sistema nazionale dei pagamenti elettronici deputato a gestire tutti gli incassi della pubblica amministrazione, che permette a cittadini e imprese di scegliere come pagare imposte, tributi e servizi pubblici, sia online sia sul territorio;

   in un biennio la società è cresciuta fino a gestire molte delle infrastrutture digitali a disposizione del settore pubblico;

   la piattaforma dei pagamenti elettronici pagoPA, presa in carico dalla società nel 2019, oggi gestisce in media di circa 500 mila transazioni al giorno e per la fine del 2021 si stimano un totale di circa 180 milioni di transazioni, per un controvalore economico che supera i 34 miliardi di euro;

   ad oggi, circa 36 milioni di persone e quasi 2 milioni di imprese hanno effettuato almeno un pagamento verso lo Stato gestito tramite pagoPA e ogni mese circa 300 mila carte di credito/debito vengono salvate nel wallet della piattaforma;

   tra gli asset fondamentali per la digitalizzazione del Paese vi è la piattaforma Centro Stella dei pagamenti elettronici, sviluppata come valore aggiunto della piattaforma pagoPA e integrata all'App IO. Collegandosi a tutti gli Acquirer italiani ed esteri operanti in Italia, il Centro Stella copre la quasi totalità degli oltre 3 milioni di Pos presenti sul territorio nazionale –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare per sfruttare tutte le potenzialità tecnologiche della piattaforma al fine di una evoluzione dell'infrastruttura, a partire dalla possibilità di gestione dei bonus fiscali.
(5-07167)


   SILVESTRONI, ROTELLI, MOLLICONE e BUTTI. — Al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale. — Per sapere – premesso che:

   secondo l'indice Desi di quest'anno, l'Italia si colloca al 23° posto in termini di connettività tra gli Stati membri dell'Unione europea mentre lo scorso anno eravamo al 17s;

   il 61 per cento delle famiglie è abbonato alla banda larga fissa, un dato inferiore alla media dell'Unione europea (77 per cento);

   il Piano di intervento «Italia a 1 Giga» è il primo dei piani di intervento pubblico previsti nella Strategia italiana per la Banda Ultra Larga – Verso la Gigabit Society, approvata dal Comitato interministeriale per la transizione digitale (CiTD) il 25 maggio 2021, in attuazione del Piano nazionale di ripresa resilienza;

   dal 6 agosto al 15 settembre 2021 il Piano è stato posto in consultazione pubblica;

   nel corso della consultazione pubblica è emerso il tema dell'utilizzo delle eventuali risorse residue;

   i collegamenti internet a banda ultralarga costituiscono il presupposto per l'esercizio di diritti essenziali, costituzionalmente garantiti, come i diritti allo studio e al lavoro;

   la domanda di connettività deve andare di pari passo con la costruzione delle infrastrutture –:

   quali iniziative intenda adottare per garantire il miglior utilizzo delle risorse dei piani di intervento, al fine di evitare lo spreco di risorse pubbliche e massimizzare il loro impatto in termini di diffusione della banda larga e se non ritenga, a tal fine, di adottare iniziative per incentivare la domanda di connettività, come i «voucher».
(5-07168)


   LIUZZI, SCAGLIUSI, BARBUTO, LUCIANO CANTONE, CARINELLI, DE LORENZIS, FICARA, GRIPPA, MARINO, RAFFA, SERRITELLA e TRAVERSI. — Al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale. — Per sapere – premesso che:

   la rivoluzione digitale rappresenta un'enorme occasione per aumentare la produttività, l'innovazione e l'occupazione, garantire un accesso più ampio all'istruzione e alla cultura e colmare i divari territoriali;

   all'interno dell'obiettivo M1c1: Digitalizzazione, Innovazione e Sicurezza nella (Psn) è presente come primo punto, la possibilità di migrazione verso il «Polo Strategico Nazionale» delle amministrazioni centrali e locali, creando un'infrastruttura nazionale e supportando le amministrazioni nel percorso di trasformazione digitale;

   il Psn non è un obbligo per la pubblica amministrazione, ma un'opzione, per offrire alle amministrazioni che non hanno competenze interne per realizzare un'infrastruttura cloud all'avanguardia oppure migrare sul cloud «public» di uno tra gli operatori di mercato precedentemente certificati;

   nel mese di giugno 2021 il Ministro interrogato ha dichiarato alla stampa che la procedura volta a designare il gestore del Polo strategico che, tra le altre cose, dovrà gestire e proteggere i dati di 200 amministrazioni, utilizzando i 900 milioni di euro all'uopo destinati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, sarebbe partita a luglio 2021 e che si sarebbe trattato di un partenariato pubblico-privato;

   la scadenza suddetta è stata abbondantemente superata senza che l'obiettivo proposto venisse raggiunto, così nel mese di settembre 2021 lo stesso Ministro ha ricalibrato il cronoprogramma parlando genericamente della fine del 2021 per la conclusione della procedura di gara e auspicando l'aggiudicazione «il più presto possibile nel 2022»;

   va considerato che, nel frattempo, Cassa depositi e prestiti (attraverso la controllata Cdp Equity), Leonardo, Sogei e Tim hanno presentato congiuntamente, in qualità di soggetto promotore, al Ministero per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale una proposta di partenariato pubblico-privato e che tale cordata ha presentato il progetto a fine settembre 2021;

   va considerato inoltre che uno dei soggetti presenti nel raggruppamento suddetto si trova in una difficile situazione gestionale –:

   se tali discrasie temporali non suggeriscano che sarebbe stata maggiormente appropriata una procedura di gara di tipo aperto piuttosto che la procedura adottata, che rischia di non far rispettare le milestone europee e dunque di far perdere le risorse dedicate dal Pnrr.
(5-07169)


   NOBILI. — Al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale. — Per sapere – premesso che:

   il Governo italiano, sotto il positivo e decisivo impulso del Ministro interrogato si è data una strategia molto significativa per la transizione digitale;

   tale piano è ambizioso perché si è scelto di anticipare al 2026 gli obiettivi che la bussola digitale europea stabiliva al 2030, costruendo così una perfetta coerenza con il percorso di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e garantendo alla totalità delle famiglie la connessione ad 1 gb al secondo;

   nonostante i ritardi strutturali fotografati dall'indice Desi che colloca l'Italia al ventesimo posto su ventisette Paesi membri, è risultata molto positiva la sua scelta di partire da un monitoraggio dell'esistente per meglio strutturare gli investimenti e indirizzare le risorse pubbliche, evitando duplicazioni;

   coerentemente con questo impegno, il Comitato interministeriale per la transizione digitale ha dato mandato ad Infratel di realizzare queste mappature e, da quanto risulta, ad agosto 2021 Infratel ha consegnato la mappatura sulle reti fisse e nel mese di novembre 2021 la mappatura per le reti mobili;

   risulta pertanto chiaro il quadro dell'infrastrutturazione digitale del nostro Paese –:

   se il Ministro interrogato intenda fornire il quadro dettagliato emerso dalle mappature, se tale stato dell'arte sia in linea con le sue previsioni e, infine, come tale esito condizionerà la prosecuzione del Tavolo tecnico sul piano della transizione digitale.
(5-07170)

INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:


   ASCARI, SARLI e BERTI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il 7 dicembre 2020 i carabinieri hanno effettuato una vasta operazione, denominata «Accoglienza», nelle province di Massa-Carrara e Lucca nell'ambito di un'indagine anticorruzione, coordinata dalla procura di Massa;

   i reati contestati, a vario titolo, sono corruzione e traffico di influenze illecite e coinvolgono funzionari pubblici, di enti locali e gestori di una cooperativa;

   sono stati sottoposti agli arresti domiciliari: Filippo Abramo Bellesi, sindaco di Villafranca in Lunigiana; Paola Giusti, responsabile del Centro affidi dei servizi sociali per il comune di Massa; Rosanna Vallelonga, responsabile della commissione multidisciplinare Asl distretto della Lunigiana, nonché direttore della Società della salute della Lunigiana; Mauro Marcelli, all'epoca dei fatti responsabile dell'ufficio Suap unificato per i comuni della Lunigiana; Rosa Russo, all'epoca dei fatti giudice onorario presso il tribunale per i minori di Firenze; Marino Petracci, consigliere comunale di Montignoso; Alessio Zoppi, Enrico Benassi e Tamara Pucciarelli, gestori della cooperativa Serinper che gestisce strutture protette per l'accoglienza di minori e nuclei familiari disagiati;

   secondo gli inquirenti, i soggetti coinvolti avrebbero lucrato con la gestione di strutture protette per minori e case di accoglienza per famiglie disagiate, creando un «sistema corruttivo», posto in essere dai dirigenti della cooperativa Serinper, basato «sulla metodica assunzione di parenti e amici di funzionari pubblici, tra cui quelli addetti al controllo del settore, e di coloro che, per qualche ragione, erano reputati “utili alla causa”»;

   questo sistema corruttivo ha permesso ai dirigenti della Serinper di ottenere «innumerevoli vantaggi, quali l'accumulo di ingenti profitti economici massimizzati dall'inserimento di utenti all'interno delle strutture in numero notevolmente superiore a quello consentito per legge, e dalla sistematica elusione dell'osservanza degli obblighi contrattuali stipulati con i vari enti della pubblica amministrazione», in particolare, i ricavi della cooperativa sono aumentati di 13 volte, passando dai 200 mila euro del 2011 a 2,74 milioni di euro del 2017;

   sono emerse «gravissime violazioni degli standard minimi richiesti», quali la somministrazione di cibo di scarsa qualità e in quantità insufficienti, la mancanza di condizioni igienico-sanitarie adeguate e di personale qualificato;

   i minori venivano fatti dormire in giacigli di fortuna ed erano vessati con continue minacce e sottoposti a manovre di costrizione fisica;

   dalle denunce da parte di alcuni ex dipendenti, emerge un quadro agghiacciante: «Un bimbo era stato imbottito di calmanti perché non desse più problemi. A Natale? Poverini, si erano vestiti bene, pensavano di fare festa: nel piatto del cenone però hanno trovato soltanto insalata e un surgelato»; «I vicini delle strutture di Aulla non hanno mai visto i bimbi fuori a giocare. [...] il frigorifero era quasi sempre vuoto, facevano la spesa una volta la settimana e molte volte capitava che i bimbi dovessero dividersi i pasti. Mi ricordo un adolescente particolarmente agitato: lo hanno imbottito di tranquillanti perché si calmasse e non desse più problemi»;

   i fatti finora descritti, se confermati, dipingono un sistema vergognoso e inaccettabile di diffusa corruzione a danno di una categoria particolarmente fragile che, invece, avrebbe diritto a maggiori tutele da parte dello Stato –:

   quali iniziative intendano adottare i Ministri interrogati, per quanto di competenza, al fine di quanto esposto in premessa, inclusa la possibilità di attivare servizi ispettivi presso le strutture coinvolte, nonché un'istruttoria ai fini dell'eventuale adozione di iniziative di cui al comma 1, lettera a), dell'articolo 141 del testo unico enti locali, in relazione agli enti locali coinvolti.
(4-10828)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   LUCCHINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nel 2018, l'articolo 1, comma 419, della legge 30 dicembre 2018, n. 145 (Legge di Bilancio 2019) ha previsto che l'Inail «è autorizzato a valutare, in via eccezionale, nell'ambito del piano triennale degli investimenti 2019-2021, (...) la realizzazione di investimenti immobiliari nel settore termale e alberghiero-termale, con esclusivo riferimento alle aree che presentano significative condizioni di crisi economico industriale» e che «i territori termali nei quali possono essere effettuati i citati interventi sono individuati nell'ambito dell'accordo di cui all'articolo 4, comma 4, della legge 24 ottobre 2000, n. 323»;

   successivamente, la Conferenza delle regioni e delle province autonome ha promosso una serie di incontri tra il gruppo tecnico «Assistenza territoriale» della Commissione Salute e Federterme/Confindustria, per dare attuazione alle disposizioni sopra richiamate;

   il tavolo così istituito, nelle riunioni del 21 ottobre 2019, del 24 novembre 2020 e del 30 giugno 2021 ha individuato i territori termali in condizioni di crisi economico-industriale, ai sensi della suddetta norma, che di seguito si riportano:

    anno 2019: per il Nord, la provincia di Bologna (Area Alto Reno); per il Centro, la provincia di Pescara; per il Sud, la provincia di Napoli;

    anno 2020: per il Nord, l'area del Bacino Euganeo nella provincia di Padova; per il Centro, il comune di Manciano, nella provincia di Grosseto; per il Sud, i comuni di Acireale, nella provincia di Catania, e Sciacca, nella provincia di Agrigento;

    anno 2021: per il Nord, il comune di Salice Terme, nella provincia di Pavia e il comune di Recoaro Terme, nella provincia di Vicenza; per il Centro, l'area della provincia di Pesaro-Urbino; per il Sud, il comune di Santa Cesarea Terme, nella provincia di Lecce ed i comuni di Rapolla e Latronico, nella provincia di Potenza;

   le risultanze emerse sono state prontamente trasmesse all'Inail il quale ha preso contatto con le strutture termali indicate, avviando un'istruttoria finalizzata a verificare l'effettiva capacità operativa delle stesse e l'idoneità di massima a soddisfare le esigenze dell'Istituto, nonché le prospettive di sviluppo e la conseguente capacità potenziale di resa dell'investimento;

   nonostante siano ormai decorsi circa tre anni dall'entrata in vigore della citata norma che consente all'Inail di realizzare investimenti nel settore termale e alberghiero-termale, l'Istituto non ha completato alcuna delle istruttorie avviate e dunque la norma non è, ad oggi, ancora operativa. L'ingresso dell'Inail nel settore termale come investitore favorirebbe un impulso determinante alla ripresa del comparto, consolidandone il ruolo nell'ambito della filiera della riabilitazione (anche post COVID) e consentendo, nel contempo, all'Istituto, di soddisfare, a basso costo, una consistente quota della specifica domanda proveniente dai suoi assicurati –:

   se e quali iniziative il Governo abbia predisposto o intenda predisporre per verificare il motivo dei ritardi nell'attuazione del Programma e per promuovere la piena applicazione della norma di cui all'articolo 1, comma 419, della legge 30 dicembre 2018, n. 145, eventualmente anche prevedendo l'estensione della sua efficacia al triennio 2022-2024, dando attuazione così, alla volontà del legislatore di favorire il rilancio del settore termale e, nel contempo, di offrire all'Inail uno strumento ulteriore e a basso costo per soddisfare le esigenze riabilitative dei suoi assicurati.
(4-10829)

PARI OPPORTUNITÀ E FAMIGLIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GRIPPA, NAPPI, MANZO, RAFFA, VILLANI e BARBUTO. — Al Ministro per le pari opportunità e la famiglia, al Ministro per le politiche giovanili, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), nello scorso anno, ha adottato l'undicesima revisione della classificazione statistica internazionale delle malattie e dei problemi sanitari connessi (ICD-11), che entrerà in vigore il 1° gennaio 2022; sempre molto attenta alle evoluzioni delle nostre abitudini, l'Oms ha voluto introdurre il Gaming disorder nell'ICD-11 all'interno della sezione relativa ai disturbi del comportamento legati alle dipendenze, riconoscendolo, quindi, come una vera e propria malattia;

   non si vuole assolutamente demonizzare il mondo dei giochi o dell'informatica, ma si crede che sia da sviluppare, nel promuovere il loro utilizzo, anche un'educazione in grado di riuscire a governare eventuali forme di esagerazione o, nelle ipotesi peggiori, gravi forme di dipendenza;

   la dipendenza dal gioco attraverso dispositivi elettronici non è un fenomeno recente; è sufficiente ricordare gli storici «Campo minato» e «Solitario» che, per un periodo a cavallo degli anni '90, rappresentarono per alcune aziende un problema di produttività, in quanto i lavoratori passavano gran parte del tempo a giocare;

   con il progresso tecnologico (hardware e software) e la pervasività del web si potrebbe ipotizzare, senza temere di essere smentiti, che sia stato fornito un contribuito esponenziale ad allargare il fenomeno grazie allo sviluppo di giochi interattivi e multiplayer anche online e giochi di ruolo sempre più accattivanti e realistici che in alcune occasioni attirano i fruitori all'interno di un mondo fittizio, tralasciando i problemi e le necessità della vita reale, e soprattutto le capacità per superarle;

   dati statistici riportano che circa il 55 per cento dei ragazzi e il 20 per cento delle ragazze, già sotto i 15 anni, passano una media di due ore al giorno davanti alla console, giocando sui cellulari, con i tablet e con il pc;

   a parere dell'interrogante, a partire dalla primordiale cellula della società e grazie alla rete istituzionale di tutti gli organi coinvolti dal fenomeno, è opportuna una forte attenzione al fenomeno anche in modo proattivo e propositivo nel fornire eventuali soluzioni e nell'effettuare una comparazione della casistica –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto in premessa, di quali dati siano in possesso e se non intendano, per quanto di competenza, fornire un quadro aggiornato relativo al fenomeno;

   quali iniziative ritengano necessario adottare, per quanto di competenza, al fine di fornire una maggiore educazione all'uso dei giochi digitali e consapevolezza dei rischi che un uso eccessivo comporta e come intendano in tale percorso promuovere iniziative concrete da parte degli attori coinvolti.
(5-07162)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BOLOGNA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la salute e la prevenzione primaria sono fondamentali per i cittadini e, nel momento storico che stiamo vivendo, la pandemia ha fatto emergere l'importanza di incentivare un'educazione delle persone improntata al self-care;

   in un'ottica di riorganizzazione della sanità, il rafforzamento del concetto di self-care implica la ristrutturazione della medicina territoriale al fine di rendere i sistemi sanitari più sostenibili e prossimi e di consentire ai cittadini di essere empowered nella gestione e presa in carico del proprio stato di salute a partire dalla prevenzione; in merito, il Piano nazionale delle cronicità parla di empowerment del paziente inteso come abilità a «fare fronte» alla nuova dimensione imposta dalla cronicità e sviluppo della capacità di autogestione (self-care) e, progressivamente, di una vera e propria autogestione della patologia (self-care management);

   lo studio The Health-Economic Benefits of Self-care in Europe, realizzato dalla Società Vintura in collaborazione con GSK Consumer Healthcare, ha evidenziato che l'80 per cento dei cittadini europei si sente responsabile per la propria salute ed è disposto a prendersene cura in autonomia; il 47 per cento possiede un'alfabetizzazione sanitaria inadeguata o insufficiente; solo 2 europei su 10 si sentono «molto fiduciosi» nella gestione della propria salute e il 48 per cento ricorre effettivamente al self-care;

   il suddetto studio indica, inoltre, che circa l'80 per cento della spesa sanitaria europea è destinata ogni anno alla gestione delle malattie croniche, mentre solo il 3 per cento alla prevenzione; in Italia, in cui la spesa sanitaria è stata di 115,4 miliardi di euro nel 2019, questa percentuale sale al 3,7 per cento;

   posizionato tra prevenzione e trattamento, il self-care può essere un pilastro importante dell'assistenza sanitaria ed è necessario un rapporto di dialogo tra il sanitario, a partire dal medico di medicina generale, e il cittadino per un'adeguata informazione; inoltre, occorre rafforzare la connessione anche mediante strumenti di teleconsulto tra medici di medicina generale e farmacisti in modo da accrescere le opportunità di agevolare il supporto al cittadino;

   è necessario investire in un'alfabetizzazione sanitaria fin dall'infanzia per una cultura della prevenzione e del benessere con beneficio per la sostenibilità del sistema sanitario nazionale;

   il Piano nazionale di ripresa e resilienza, nella sua Missione 6, si pone l'obiettivo di riqualificare e potenziare il Servizio sanitario nazionale al fine di definire un nuovo assetto che rafforzi la prevenzione in ambito sanitario;

   inoltre, la recente dichiarazione, che ha chiuso il G20 Salute tenutosi a Roma a settembre 2021, ha citato espressamente, tra gli obiettivi, l'innovazione tecnologica e l'alfabetizzazione sanitaria, insieme alla promozione di uno stile di vita corretto e una forte attenzione alla prevenzione –:

   se il Ministro interrogato, nell'ambito dell'aggiornamento del Piano nazionale delle cronicità, intenda attribuire un ruolo al self-care e all'alfabetizzazione sanitaria, esplicitando gli obiettivi da perseguire per promuovere e ampliare l'alfabetizzazione sanitaria dei cittadini in tutte le fasi della vita e l'automedicazione responsabile, al fine di favorire l'adozione di comportamenti virtuosi in ottica di mantenimento della salute e di prevenzione.
(5-07163)

Interrogazione a risposta scritta:


   FORNARO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   27 associazioni aderenti alla «Rete Più 194 Voci» e Laiga (libera associazione italiana ginecologi per l'applicazione della legge n. 194 del 1978) hanno presentato una diffida alla regione Piemonte perché non applicherebbe non solo la legge n. 194 del 1978 ma neppure l'aggiornamento delle linee di indirizzo sulla interruzione volontaria di gravidanza emanate dal Ministero della salute, sulla base delle indicazioni del Consiglio superiore di sanità e dell'Agenzia italiana del farmaco, il 12 agosto 2020, che prevedono il ricorso all'interruzione volontaria di gravidanza con metodo farmacologico fino a 63 giorni pari a 9 settimane compiute di età gestazionale in day hospital o presso strutture ambulatoriali/consultori pubblici adeguatamente attrezzati, funzionalmente collegati all'ospedale ed autorizzati dalla regione, come in uso nella gran parte degli altri Paesi europei – riconoscendo l'autodeterminazione delle donne e favorendo un risparmio per il Sistema sanitario pubblico. «La Regione Piemonte – scrivono nella nota indirizzata ai mezzi di informazione – non solo non si è ancora adeguata alle nuove Linee di indirizzo delle autorità sanitarie nazionali, ma ne ostacola, di fatto, l'applicazione e, in caso di interruzione di gravidanza con metodo farmacologico, continua a richiedere il ricovero sino a tre giorni»;

   nella scorsa legislatura il consiglio regionale aveva approvato una delibera (Dcr 300 - 27935 «Indirizzi e criteri per garantire l'effettivo accesso alle procedure per l'interruzione della gravidanza ai sensi dell'articolo 9, comma 4, della legge 22 maggio 1978, n. 194», approvata il 3 luglio 2018) che impegnava l'amministrazione regionale a individuare la percentuale di obiettori di coscienza presso le strutture sanitarie regionali e la loro distribuzione, che le aziende sanitarie locali, nelle zone con una concentrazione di obiettori di coscienza superiore al 50 per cento, dovessero ricorrere a procedure di mobilità del personale e, se ciò non fosse stato sufficiente, che potessero bandire concorsi riservati a medici specialisti che pratichino Ivg. Quell'atto, inoltre, indicava che tutte le prestazioni e le attività erogate nei consultori familiari non potessero essere soggette a obiezione di coscienza e che l'accesso ai consultori è libero, diretto e gratuito e prevedeva l'erogazione gratuita dei diversi metodi contraccettivi;

   anche quella delibera appare largamente disattesa da parte dell'attuale giunta regionale piemontese, anche in considerazione del fatto che dal 1° ottobre 2021 non è più possibile usufruire delle visite ginecologiche sia di prevenzione che di cura da parte del consultorio famigliare di Casale senza impegnativa del medico curante e senza pagamento del ticket, a causa di una determina dirigenziale della regione resa operativa dall'Asl;

   a giudizio dell'interrogante appare inaccettabile l'azione della giunta regionale del Piemonte che frappone ostacoli all'applicazione di una legge dello Stato, negando l'esercizio di un diritto delle donne e mettendone in pericolo la salute –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere affinché trovino piena ed effettiva applicazione sull'intero territorio nazionale la legge n. 194 del 1978 e le Linee di indirizzo sulla interruzione volontaria di gravidanza emanate dal Ministero della salute, alla luce in particolare delle criticità evidenziate in premessa.
(4-10831)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PRISCO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 18-quater del decreto-legge n. 8 del 9 febbraio 2017 ha istituito il credito d'imposta per tutte le imprese che effettuano investimenti in impianti, macchinari ed attrezzature nuove per le imprese localizzate nei territori del Centro Italia colpiti dal sisma 2016;

   il 6 aprile 2018 la Commissione europea ha approvato il Regime di Aiuto e, a settembre 2019, è stato possibile inoltrare le richieste del credito commisurato alle dimensioni dell'impresa: 45 per cento per le piccole imprese, 35 per cento per le medie imprese, 25 per cento per le grandi imprese, relativamente agli investimenti effettuati tra il 6 aprile 2018 e il 31 dicembre 2019. La legge di bilancio 2019 ha prorogato il credito d'imposta fino al 31 dicembre 2020;

   la legge di conversione (legge n. 106 del 23 luglio 2021) del cosiddetto decreto «Sostegni bis» ha prorogato al 31 dicembre 2021 il credito di imposta per le imprese che intendono investire nelle aree del cratere sismico del centro Italia;

   l'operatività della misura, però, è subordinata all'autorizzazione della Commissione europea, concessa il 6 aprile 2018 ma scaduta il 31 dicembre 2020. Per la concreta attuazione del provvedimento, dunque, si deve attendere la proroga da parte della stessa Commissione. Trattandosi di aiuto di Stato, l'autorizzazione in proroga da parte dell'Unione europea costituisce condizione essenziale per poter fruire della misura. È infatti prevista la presentazione di una domanda specifica all'Agenzia delle entrate da parte delle imprese che intendono investire nelle zone colpite dal terremoto, domanda che potrà essere accolta solo a seguito dell'autorizzazione. Diventa dunque fondamentale, data la prossimità della scadenza, conoscere lo stato e i tempi del rilascio dell'autorizzazione da parte della Commissione europea e prevedere anche la proroga dell'agevolazione al 31 dicembre 2022, in coerenza con le analoghe misure previste a sostegno del Mezzogiorno, con la possibilità di effettuare le domande per gli investimenti effettuati dal 1° gennaio 2021 fino al 31 dicembre 2022;

   le imprese interessate dall'agevolazione sono, infatti, piombate nella più totale incertezza poiché, da una parte, l'aumento del costo delle materie prime e dei semilavorati rende incerte le date di consegna di attrezzature, macchinari e impianti, mentre, dall'altra, per essere ammessi al godimento del credito d'imposta, l'investimento deve essere realizzato, e quindi saldato, entro il 31 dicembre 2021 –:

   in che data sia stata formalizzata la richiesta di autorizzazione in proroga alla Commissione europea per la misura del credito d'imposta, e se non intenda adottare ulteriori iniziative di competenza per la proroga dell'agevolazione al 31 dicembre 2022, in coerenza con le analoghe misure previste a sostegno del Mezzogiorno, con la possibilità di effettuare le domande per gli investimenti effettuati dal 1° gennaio 2021 fino al 31 dicembre 2022.
(5-07172)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

X Commissione:


   SUT, ALEMANNO, CARABETTA, CHIAZZESE, FRACCARO, GIARRIZZO, MASI, ORRICO, PALMISANO, PERCONTI e SCANU. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, commi da 80 a 82, della legge 4 agosto 2017, n. 124 (cosiddetta legge concorrenza), ha previsto, inter alia, l'introduzione di specifici strumenti a tutela dei clienti finali di energia elettrica, tra cui l'istituzione, di un elenco recante la lista dei soggetti abilitati alla vendita di energia elettrica (cosiddetto «elenco venditori»);

   le citate disposizioni sono state, successivamente, integrate e modificate dall'articolo 12 del decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 162, convertito dalla legge 28 febbraio 2020, n. 8, che, oltre a modificare il comma 81, ha introdotto il comma 81-bis, con il quale si è prevista la disciplina, mediante il medesimo decreto ministeriale che fissa i criteri e i requisiti tecnici, finanziari e di onorabilità delle imprese di vendita, di un procedimento speciale, nel rispetto dei principi di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 241, per l'eventuale esclusione motivata degli iscritti dall'Elenco che tenga conto anche delle violazioni e delle condotte irregolari poste in essere nell'esercizio dell'attività, accertate e sanzionate dalle Autorità competenti;

   la ratio alla base dell'elenco è duplice: da un lato, introdurre uno specifico titolo abilitante dei soggetti che svolgono l'attività di vendita, in assenza del quale, quindi, l'operatore si trova a operare in modo illegittimo; d'altro, individuare una serie di criteri e di requisiti tecnici, finanziari e di onorabilità che le imprese devono soddisfare per poter essere iscritte e mantenute iscritte al suddetto elenco e poter quindi gestire il rapporto contrattuale con i clienti finali;

   si tratta, pertanto, di uno strumento fondamentale per ovviare alle conseguenze di un mercato energetico poco trasparente e a tutela dei consumatori, sovente vittime inconsapevoli di informazioni false e fuorvianti, come ad esempio sulla data di cessazione del regime di maggior tutela, fornite da venditori senza scrupoli per fare incetta di nuovi clienti –:

   quali siano le tempistiche per l'emanazione del decreto di cui in premessa, cruciale per qualificare i soggetti abilitati alla vendita di energia elettrica, soprattutto in ragione dei particolari interessi di rilevanza pubblica connessi all'esigenza di tutela dei clienti finali.
(5-07164)


   VIANELLO, MURONI, SIRAGUSA e VALLASCAS. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   le norme europee sulla tassonomia dell'Unione europea saranno fondamentali per gli investimenti pubblici e privati dei prossimi anni e influenzeranno lo sviluppo delle produzioni energetiche e delle infrastrutture energetiche ad esse correlate;

   l'articolo del Fatto Quotidiano dell'11 novembre 2021 (intitolato «Cop26, Germania Spagna e altri 5 paesi dicono no al nucleare nella tassonomia Ue. L'Italia resta alla finestra e non partecipa») evidenzia che un gruppo di Paesi (Francia, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Finlandia, Ungheria, Polonia, Slovacchia, Slovenia e Romania) avrebbero chiesto (con lettera del 12 ottobre 2021) alla Commissione europea di «riconoscere l'energia nucleare come fonte di energia a basse emissioni»;

   per contro, nel corso di una conferenza stampa svoltasi in occasione della Cop 26, altri Stati (Germania, Austria, Lussemburgo, Portogallo, Danimarca, Irlanda e Spagna) avrebbero sottoscritto «una dichiarazione contro l'inserimento del nucleare nella tassonomia Ue»;

   inoltre, s'ipotizza che la mancata partecipazione dell'Italia alla conferenza stampa sarebbe dipesa da un accordo con la Francia, teso «a consentire al nucleare di essere considerato un investimento sostenibile, in cambio dell'inserimento del gas»;

   tale accordo comporterebbe il dirottamento dei «finanziamenti destinati alla transizione ecologica verso l'industria nucleare dei francesi e al mantenimento dell'industria del gas italiana», favorendo quelle che il Ministro dell'ambiente tedesco Svenja Schulze definisce «tecnologie troppo rischiose, lente e non sostenibili», colpevoli anche di distogliere «fondi dalle energie rinnovabili, come eolico e solare»;

   quanto precede attesta un favor della Repubblica Italiana verso fonti di energia costose e dannose ed incompatibili con gli obiettivi della transizione ecologica, senza trascurare l'illegittimità di un'eventuale rinuclearizzazione del nostro Paese che contrasterebbe con gli esisti dei due referendum del 1987 e del 2011 (inderogabili in forza del divieto ex articolo 75 della Costituzione di ripristino delle norme abrogate da un'iniziativa referendaria; confronta Corte Costituzionale 17 luglio 2012 n. 199);

   in conclusione, l'Italia, secondo gli interroganti, non si sarebbe dovuta astenere dal prendere parte alla citata presa di posizione dei Paesi avversi all'inclusione dell'energia nucleare nella tassonomia –:

   quale sarà la posizione che lo Stato italiano intende assumere rispetto all'imminente decisione della Commissione europea in merito all'inserimento del gas e dell'energia nucleare nella tassonomia verde europea.
(5-07165)


   BENAMATI, BONOMO, GAVINO MANCA, SOVERINI e ZARDINI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   gli esiti delle procedure di asta da ultimo tenute evidenziano chiaramente che l'installazione di impianti a fonte rinnovabili è bloccata dalle procedure autorizzative;

   con l'articolo 31, comma 6, del decreto-legge n. 77 del 2021 e l'articolo 17-undecies, comma 1, del decreto-legge n. 80 del 2021, è stata individuata come soluzione a tale blocco la centralizzazione delle procedure di valutazione di impatto ambientale degli impianti fotovoltaici a fonte rinnovabile sopra i 10 megawatt che sono state devolute, dal 31 luglio 2021 alla competenza del Ministero della transizione ecologica, con la costituzione di una commissione speciale;

   non sono previste misure transitorie che permettano agli operatori di poter scegliere fra la procedura a competenza regionale e quella a competenza nazionale sino all'insediamento della nuova commissione speciale per le procedure di valutazione di impatto ambientale (Via);

   nel mese di ottobre 2021 risulta sia arrivata agli operatori che hanno avviato procedure al Ministero della transizione ecologica di Via per impianti fotovoltaici di potenza superiore a 10 megawatt dopo il 31 luglio 2021, una comunicazione concernente tale istanza che prevedeva il riavvio e la prosecuzione dell'iter istruttorio solo dopo l'insediamento della Commissione tecnica Pnrr-Pniec e comunque entro sei mesi;

   nella sostanza si è dunque prevista una sospensione di 9 mesi sulle procedure di autorizzazione;

   l'innalzamento dei prezzi dell'energia può essere contrastato anche attraverso l'installazione di nuovi impianti a fonte rinnovabile, ma è chiaro che i costi per i cittadini e le imprese, derivanti da un posticipo di nove mesi dell'entrata in esercizio dei nuovi impianti a fonte rinnovabile che possono immettere energia a prezzi di gran lunga inferiore a quelli di mercato possono risultare molto elevati con il risultato di continuare ad aumentare il gap competitivo delle nostre imprese con quelle di altri Paesi;

   secondo quanto annunciato dal Ministro interrogato in audizione nel mese di maggio 2021, bisogna abbassare la produzione di gas serra molto più velocemente per raggiungere i target prefissati e, determinante, in questo senso, è raggiungere il 70/72 per cento di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili al 2030 con una media annua di circa 8GW/anno (attualmente siamo a 0,8 GW anno) –:

   quali iniziative si intendano adottare per rimediare alla situazione sopraesposta e ridurre i prezzi dell'energia anche attraverso una celere installazione di nuovi impianti a fonte rinnovabile.
(5-07166)

TURISMO

Interrogazione a risposta orale:


   FREGOLENT. — Al Ministro del turismo, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per le politiche giovanili. — Per sapere – premesso che:

   l'Associazione italiana alberghi per la gioventù (Aig), ente storico e patrimonio del Paese, è stata istituita nel 1945 con la diretta partecipazione dei rappresentanti di ministeri e Governo, con decreto di Alcide De Gasperi;

   l'associazione è ente morale a seguito del decreto del Presidente della Repubblica 1° giugno 1948, nonché riconosciuta quale ente assistenziale a carattere nazionale con decreto del Ministro dell'interno 6 novembre 1959, n. 10.18404/12000°40; infine, con il decreto-legge n. 97 del 1995, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 203 del 1995, è stata riconosciuta definitivamente ente culturale;

   inoltre, è inclusa tra le «organizzazioni non governative» segnalate dall'Onu tra gli enti di sviluppo sociale;

   l'Italia, anche grazie ad Aig, è da sempre Paese membro qualificato della International youth hostel federation, di cui fanno parte 80 nazioni;

   dal 1° luglio 2019 l'Aig si trova in procedura fallimentare (n. 492/2019), avviata dal tribunale fallimentare di Roma;

   il 26 giugno 2019 il tribunale fallimentare di Roma ha respinto la domanda di un'omologa di concordato in continuità avviata con ricorso ai sensi dell'articolo 161 della legge fallimentare, di cui al regio decreto n. 267 del 1942, e depositata in data 30 giugno 2017, nonostante l'approvazione del piano dalla maggioranza dei creditori, pronunciatisi a favore di Aig e della sua solvibilità, oltre che a favore della concreta possibilità di un suo pronto rilancio e sviluppo;

   a quanto consta all'interrogante l'ente si è opposto alla procedura fallimentare e, ad oggi, si è in attesa di una risolutiva e definitiva via d'uscita;

   dopo quasi 75 anni di ininterrotta e preziosa attività al servizio del turismo giovanile, scolastico e sociale, l'Aig rischia quindi la definitiva chiusura;

   si aggiunga, peraltro, che la procedura fallimentare potrebbe determinare il licenziamento del personale diretto e indiretto, oltre 200 persone con relative famiglie. Occorre, inoltre, evidenziare le pesanti ricadute per l'indotto dovute alla subitanea messa in vendita dell'ingente patrimonio immobiliare dell'ente, nonché alla dismissione del suo importante «brand» nazionale ed internazionale –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali siano, per quanto di competenza, i suoi orientamenti in merito;

   se non ritenga opportuno adoperarsi, per quanto di competenza, al fine di salvaguardare i posti di lavoro e le funzioni di un ente la cui rete di strutture, distribuzione e radicamento in ogni regione italiana svolgono un prezioso ruolo sociale ed educativo, oltre ad essere opportunità di conoscenza del nostro Paese, garantendone anche crescita e coesione sociale.
(3-02654)

Interrogazione a risposta scritta:


   DE CARLO e SUT. — Al Ministro del turismo, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dal mese di marzo del 2020 l'Italia intera sta vivendo una situazione complessa dovuta alla pandemia da COVID-19 che ha creato difficoltà sanitarie, economiche e, di conseguenza, sociali a 360 gradi;

   la stagione turistica invernale del 2020 ha visto, ironia della sorte, copiose cadute di neve a fronte di una chiusura totale degli impianti di risalita con la conseguente crisi generale di tutto l'indotto collegato ovvero di attività ricettive, ristoranti, caffè e negozi in genere;

   in Friuli Venezia Giulia, nelle località sciistiche storiche sono in aumento le prenotazioni per la stagione a fronte di un aumento dei contagi e di probabili e possibili limitazioni alle attività consentite ai non vaccinati;

   tale incremento di richieste di soggiorno montano per la stagione invernale ha visto un incremento soprattutto da Paesi esteri, quali la Polonia e l'Ungheria, che a loro volta stanno soffrendo una situazione di disagio dovuta alla pandemia;

   negli ultimi tempi si è assistito ad un radicale cambiamento del modus di andare in vacanza; anche in montagna la permanenza risulta più breve;

   un eventuale cambio di colore comporterebbe inevitabili modifiche accessorie, considerato che in zona bianca si applica la direttiva nazionale;

   anche se vi è stato il «decreto Ristori», quest'ultimo non ha alleviato le difficoltà delle attività ricettive sul territorio:

   appare quanto mai necessario creare le basi e garantire una ripartenza alle attività, che da troppo tempo soffrono chiusure a macchia e l'emanazione di regolamenti ad hoc;

   appare palese come mala tempora currunt, ma il Governo ed il Parlamento, con l'approvazione del Pnrr, hanno già ipotizzato e promosso una ripartenza dell'economia in tutti i settori;

   è necessario garantire il recupero dell'economia della montagna e della partecipazione dell'utenza in sicurezza e senza limitazioni aggiuntive, visto anche l'aggravarsi della situazione e considerato il nascere di nuove restrizioni nei Paesi confinanti quali l'Austria, in lockdown, e la Slovenia, entrambi con un aumento non sottovalutabile di casi ed entrambi interconnessi alla Regione Friuli Venezia Giulia anche nell'incrocio delle piste da sci e dei percorsi dedicati agli sport invernali –:

   quali iniziative intenda adottare il Governo al fine di garantire la riapertura degli impianti sciistici in sicurezza e la fruizione da parte dell'utenza tutta, tutelando quella locale e prevedendo misure accessorie per quella proveniente da altri Paesi.
(4-10827)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta Maggioni e altri n. 4-10633, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 novembre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Cattaneo.

Pubblicazione di un testo riformulato e cambio di presentatore.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Mugnai n. 1-00211, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 196 del 25 giugno 2021, che deve intendersi presentata dall'onorevole Bologna, già firmataria della stessa.

   La Camera,

   premesso che:

    l'Organizzazione mondiale della sanità ha definito le malattie reumatologiche come la prima causa di dolore e di disabilità in Europa, sottolineando come queste, da sole, rappresentino la metà delle patologie croniche ad alto potenziale di disabilità che colpiscono la popolazione di tutte le età maggiormente tra i 35/40 anni e in pazienti di età superiore ai 65 anni;

    molte delle malattie reumatologiche sono particolarmente gravi e presentano un carattere sistemico, coinvolgendo più organi e apparati vitali. Si tratta, nello specifico, delle malattie reumatiche infiammatorie croniche e autoimmuni e che riguardano, generalmente, gli individui più giovani nelle fasi più produttive della vita;

    in Italia, circa il 10 per cento della popolazione è affetto da malattie reumatologiche e la spesa per queste malattie è stimata in circa 5 miliardi di euro l'anno, di cui una parte consistente – circa i due terzi – è riferita a costi indiretti legati a perdita di produttività dei lavoratori affetti;

    un progetto chiamato Fit For Work Italia, realizzato dalla Società italiana di reumatologia, ha evidenziato che le persone affette dalle patologie reumatologiche sono ad alto rischio di invalidità e sono spesso costrette ad abbandonare il lavoro. Un censimento dell'associazione Amrer onlus del 2015 e dati Istat, in riferimento al medesimo anno, evidenziano che le malattie reumatiche rappresentano la seconda causa di invalidità in Italia, pari al 27 per cento delle pensioni di invalidità erogate;

    la diffusione del virus COVID-19 e la portata della pandemia, soprattutto in termini di conseguenze sulla tenuta del servizio sanitario nazionale, hanno aggravato notevolmente la condizione dei pazienti reumatologici. Oltre alle mancate diagnosi, si rileva una crescita sensibile dei numeri delle liste di attesa e la sospensione delle terapie da parte di pazienti che non hanno effettuato le visite presso i centri erogatori delle terapie;

    la prima indagine dell'Osservatorio nazionale dell'associazione persone con patologie reumatologiche e rare (Apmarr) ha rivelato come una persona con patologia reumatologica su due, nell'ultimo anno, non sia mai riuscita ad usufruire dei servizi di assistenza a cura sul territorio, mentre 7 persone su 10 non siano mai state contattate dal medico di medicina generale e dallo specialista per poter effettuare una visita di controllo;

    la pandemia ha reso necessaria una riflessione su un nuovo modo di concepire il rapporto medico-paziente, che parte dal rafforzamento della medicina territoriale e che utilizza lo strumento della telemedicina all'interno dei percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali per superare le difficoltà legate ad una ridotta mobilità da parte dei pazienti, anche a causa della circolazione del virus;

    il rafforzamento della medicina territoriale, attraverso una riforma complessiva legata alla creazione delle case di comunità e degli ospedali di comunità, è parte integrante della missione 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza che include, altresì, anche il rafforzamento della digitalizzazione (telemedicina, fascicolo sanitario elettronico);

    nell'ultimo ventennio, l'introduzione di nuovi farmaci biologici nell'area reumatologica ha modificato drasticamente la storia naturale di molte gravi patologie, consentendo di ottenere la remissione stabile e prolungata di molte malattie, prima tra tutte l'artrite reumatoide;

    tali farmaci hanno determinato un netto miglioramento della qualità di vita dei pazienti da un punto di vista sociale e lavorativo, contribuendo, sul piano economico, ad un'importante riduzione dei costi indiretti legati alla disabilità (Anis A., Rheumatology 2009);

    la perdita della copertura brevettuale dei farmaci biologici ha permesso l'ingresso nel mercato dei farmaci cosiddetti «biosimilari », medicinali simili per qualità, sicurezza ed efficacia ai farmaci biologici originatori, che possono essere prodotti secondo procedure e normative espresse da specifiche linee guida europee e commercializzati a prezzi inferiori rispetto ai prodotti originatori;

    il legislatore ha stabilito che un farmaco biosimilare può essere utilizzato nel rispetto di tre principi fondamentali: autonomia prescrittiva del medico, diritto alla continuità terapeutica dei pazienti già in trattamento, non sostituibilità automatica tra farmaco originator e farmaco biosimilare;

    la legge di bilancio per il 2017 (legge 11 dicembre 2016, n. 232) stabilisce, infatti, all'articolo 1, comma 407, che: «non è consentita la sostituibilità automatica tra farmaco biologico di riferimento ed un suo biosimilare, né tra biosimilari»; pertanto, è compito del medico specialista la decisione di proporre il passaggio da biologico a biosimilare e di fornire al paziente le adeguate e complete informazioni che gli consentano di condividere tale scelta ed approvarla, anche al fine di ribadire quel «contratto terapeutico» posto alla base di una corretta aderenza e persistenza alle terapie e dell'eliminazione di una delle principali fonti di inefficienza della spesa farmaceutica;

    a tale riguardo, anche l'Agenzia italiana del farmaco ha precisato, nel secondo position paper del marzo 2018, che la scelta del trattamento rimane una decisione clinica affidata esclusivamente al medico prescrittore;

    negli ultimi anni, inoltre, diverse sentenze della giustizia amministrativa hanno consolidato i principi previsti nell'utilizzo dei farmaci biosimilari; da ultimo, la sentenza n. 400 del 2019 del tribunale amministrativo regionale della Toscana ha ribadito che il principio dell'autonomia decisionale del medico non può in alcun modo essere limitata, né direttamente, né indirettamente;

    ciononostante, giungono sempre più frequentemente da diverse regioni italiane, tra cui Piemonte, Sardegna, Sicilia e Toscana, segnalazioni di difficoltà nel proseguire la terapia attualmente in corso con farmaco biologico ed il tentativo di sostituirlo in maniera automatica con il relativo biosimilare;

    su altro versante, la pandemia da COVID-19, che da due anni imperversa nel mondo, ha fatto emergere la necessità di garantire continuità assistenziale ai malati affetti da patologie croniche come quelle reumatologiche attraverso l'intelligenza artificiale e la telemedicina sia nelle situazioni emergenziali, che nelle ipotesi di pazienti collocati in territori disagiati. I malati reumatologici hanno, infatti, avuto, in tutto questo periodo, difficoltà di accesso ai centri specialistici e ritardi nelle diagnosi e nelle cure, come dimostrato da una recente ricerca realizzata dalle associazioni di pazienti Anmar e Apmarr in collaborazione con il Centro di telemedicina dell'Istituto superiore di sanità e confermato dal XVIII Rapporto nazionale di Cittadinanzattiva sulle politiche della cronicità;

    la diagnosi precoce delle patologie reumatologiche, effettuata anche attraverso il medico di medicina generale ed il pediatra di libera scelta, consente al malato un trattamento precoce e una più alta probabilità di remissione della malattia;

    i pazienti reumatici sono spesso affetti da altre comorbilità ed è pertanto necessario investire in strumenti digitali che garantiscano assistenza multidisciplinare e interoperabilità dei sistemi informatici;

    emerge la necessità di garantire un'assistenza omogenea su tutto il territorio nazionale per evitare che al disagio della malattia si aggiunga la difficoltà dello spostamento per ottenere le terapie farmacologiche indicate dal medico ed il cui approvvigionamento, in alcuni territori, non viene assicurato per ragioni finanziarie che contrastano con la tutela della salute del paziente reumatico;

    è necessario garantire a medici e pazienti, attraverso rappresentanze qualificate, società scientifiche in ambito reumatologico e associazioni dei pazienti organizzate, la partecipazione ai processi decisionali della politica sanitaria inerenti ai percorsi e alle terapie farmacologiche per la cura delle patologie reumatologiche;

    a tale ultimo scopo, risulta fondamentale implementare i tavoli di discussione regionali sulle patologie reumatologiche e la creazione, a livello nazionale, di un tavolo di lavoro che comprenda tutte le parti interessate e che orienti la politica ad interventi, anche legislativi, per soddisfare tutte le esigenze ed i bisogni di cura al fine di realizzare in concreto la migliore presa in carico e gestione del paziente;

    occorre cogliere la grande opportunità rappresentata dall'arrivo di finanziamenti per la sanità italiana attraverso il Piano nazionale di ripresa e resilienza, finanziamenti che si otterranno solo attraverso l'attuazione di un piano di recupero e ammodernamento del sistema, avviando una riflessione condivisa con tutti gli attori del settore per discutere delle azioni da intraprendere e per delineare le linee di indirizzo per un nuovo modello di gestione della cronicità;

    occorre attivare percorsi diagnostico-terapeutici-assistenziali che rappresentino, mediante l'adattamento alle linee guida internazionali, uno strumento di orientamento della pratica clinica, coinvolgendo e integrando tutte le parti interessate al processo, primi tra tutti i malati reumatologici, lo specialista reumatologo, il medico di medicina generale e il farmacista territoriale. Tale intervento mira a conseguire un progressivo passaggio da una gestione per specialità a una gestione per processi, indispensabile per superare la variabilità di presa in carico nei diversi territori, mantenendo i percorsi più appropriati e virtuosi, e da una medicina di attesa a una medicina di iniziativa, attuabile con un potenziamento del personale sanitario specializzato con il supporto della telemedicina e della digitalizzazione, con il monitoraggio dei dati clinici, radiologici e di laboratorio relativi al paziente, che tenga conto anche delle complicazioni e delle comorbilità,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per sviluppare progetti innovativi nell'ambito della ricerca scientifica, della formazione e dell'assistenza sanitaria in campo reumatologico;

2) ad adottare iniziative di competenza che incentivino l'utilizzo della telemedicina e dell'intelligenza artificiale in campo reumatologico, sfruttando le opportunità offerte dai finanziamenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza, a garanzia della continuità assistenziale sia in periodi emergenziali come quello attuale, sia in territori poco accessibili, favorendo la creazione e lo sviluppo di un'assistenza sanitaria multi-professionale e multi-specialistica, coadiuvata da sistemi digitali interoperabili per assicurare cure adeguate anche in caso di comorbilità;

3) a prevedere specifiche linee di indirizzo nazionali, previa intesa con la Conferenza Stato–regioni, volte ad incentivare iniziative per la prevenzione, la diagnosi precoce e l'assistenza, favorendo la creazione, su base regionale, delle reti assistenziali nel cui ambito poter rendere operativi specifici percorsi diagnostico-terapeutico-assistenziali (Pdta) per specifiche malattie o gruppi di esse;

4) ad adottare iniziative per prevedere la possibilità di un'implementazione dell'utilizzo del fascicolo sanitario elettronico, contenente la storia clinica dei pazienti, rendendo disponibili informazioni e documenti prodotti dal sistema sanitario al fine di rendere più efficiente l'erogazione dei servizi sanitari e la continuità di cura, garantendo l'accesso in sicurezza del medico ai dati del paziente ed evitando duplicazioni di esami;

5) a identificare, attraverso l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, specifici indicatori di performance e risultato volti a valutare lo stadio di implementazione e realizzazione degli obiettivi di salute per patologia nell'ambito del rinnovo del piano nazionale delle cronicità;

6) a promuovere presso il Ministero della salute un tavolo sulle patologie reumatologiche, coinvolgendo le principali società scientifiche ed associazioni di pazienti (Amrer, Anmar, Apmarr), al fine di esaminare lo stato dell'arte e di fornire linee di indirizzo volte al miglioramento della presa in carico complessiva del paziente reumatologico;

7) ad adottare iniziative in favore della formazione continua e informazione dei medici, in particolare dei medici di medicina generale e pediatri di libera scelta, che sono il primo filtro per i pazienti, e dei medici Inps che si occupano degli accertamenti degli stati invalidanti, per garantire nuove conoscenze e competenze nell'approccio alla patologia reumatologica;

8) ad adottare iniziative per garantire l'appropriatezza nell'utilizzo dei farmaci biotecnologici, sia originator che biosimilari e innovativi, per consentire la sostenibilità del sistema sanitario;

9) ad adottare iniziative, per quanto di competenza, per assicurare quanto previsto all'articolo 1, comma 407, della legge 11 dicembre 2016, n. 232 (legge di bilancio per il 2017), per mantenere in equilibrio la razionalizzazione di spesa per il servizio sanitario nazionale con la garanzia a fornire un'ampia disponibilità di terapie, tutelando il diritto alla continuità terapeutica per i pazienti e alla non sostituibilità automatica del farmaco di riferimento con il suo biosimilare né tra biosimilari, monitorando, altresì, in collaborazione con le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, affinché tali principi siano applicati in modo conforme su tutto il territorio nazionale, per evitare disomogeneità nell'accesso alle cure con farmaci biologici ed innovativi;

10) ad adottare iniziative di competenza per favorire l'istituzione di tavoli in tutte le regioni, con la partecipazione dei portatori d'interesse sulle patologie reumatologiche, comprese le associazioni dei pazienti, attraverso cui elaborare indicazioni e raccomandazioni condivise che generino, da un lato, appropriatezza di gestione della presa in carico e delle risorse e, dall'altro, sicurezza delle cure e pieno soddisfacimento dei bisogni dei malati reumatici;

11) ad adottare linee guida e protocolli specifici, con la partecipazione delle parti sociali e datoriali, al fine di investire sulla salute nei luoghi di lavoro e di indirizzare i datori di lavoro, pubblici e privati, in favore di un equilibrato contemperamento tra le esigenze di salute dei lavoratori con malattie croniche, quali quelle reumatologiche, e il conseguimento degli obiettivi aziendali, valorizzando il potenziale delle persone con malattia cronica e un'occupazione maggiormente sostenibile.
(1-00211) (Nuova formulazione) «Bologna, Carnevali, Boldi, Mugnai, Marin, Baldini, Baratto, Berardini, Biancofiore, Carelli, Dall'Osso, De Girolamo, D'Ettore, Gagliardi, Napoli, Parisse, Pedrazzini, Pettarin, Ripani, Rizzone, Silli, Vietina, Carrara, De Filippo, Siani».

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Vianello n. 1-00545, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 595 del 15 novembre 2021.

   La Camera,

   premesso che:

    la Commissione europea ha definito uno specifico sistema di classificazione volto a identificare le attività economiche sostenibili dal punto di vista ambientale, quale importante fattore abilitante per supportare gli investimenti sostenibili e per adottare le indicazioni del Green Deal europeo;

    il regolamento (UE) 2020/852 relativo all'istituzione di un quadro che favorisce gli investimenti sostenibili (il «regolamento tassonomia dell'Unione europea») è entrato in vigore il 12 luglio 2020. A norma di tale regolamento il Parlamento europeo e il Consiglio hanno conferito alla Commissione europea il mandato di fornire, mediante atti delegati, i criteri di vaglio tecnico per determinare se un'attività economica contribuisce in modo sostanziale agli obiettivi ambientali. Tali criteri aiuteranno le imprese, gli investitori e i partecipanti ai mercati finanziari a stabilire adeguatamente quali attività possono essere considerate ecosostenibili. La tassonomia europea definisce sei obiettivi ambientali per identificare le attività economiche sostenibili dal punto di vista ambientale:

     1) mitigazione dei cambiamenti climatici;

     2) adattamento ai cambiamenti climatici;

     3) uso sostenibile e protezione delle acque e delle risorse marine;

     4) transizione verso un'economia circolare;

     5) prevenzione e riduzione dell'inquinamento;

     6) protezione e ripristino della biodiversità e degli ecosistemi.

    il regolamento della tassonomia introduce un sistema di etichettatura per gli investimenti che indicherà dove indirizzare diverse centinaia di miliardi di euro alle attività produttive che ottengono l'etichetta «sostenibile» per tutte o parte delle loro attività. Pertanto, un'attività economica è definita sostenibile dal punto di vista ambientale se: contribuisce in modo sostanziale al raggiungimento di uno o più dei sei obiettivi ambientali; non arreca un danno significativo a nessuno degli obiettivi ambientali (Do No Significant Harm – Dnsh); è svolta nel rispetto delle garanzie minime di salvaguardia;

    la Commissione europea in data 20 aprile 2021 ha presentato una prima serie di regole di attuazione nell'ambito della tassonomia della finanza sostenibile dell'Unione europea, specificando i criteri tecnici dettagliati che le aziende devono rispettare per avere un marchio di investimento «verde» in Europa;

    l'ambito di applicazione dell'atto delegato relativo agli aspetti climatici della tassonomia dell'Unione europea include già circa il 40 per cento delle imprese quotate in borsa, appartenenti a settori che sono responsabili di quasi l'80 per cento delle emissioni dirette di gas serra in Europa; altre attività saranno aggiunte in futuro. Grazie a tale ambito di applicazione la tassonomia dell'Unione europea può aumentare in modo significativo il potenziale offerto dal finanziamento verde per sostenere la transizione, in particolare per i settori ad alta intensità di carbonio, che richiedono cambiamenti urgenti. Per il momento non sono inclusi due punti controversi, ossia gas e nucleare;

    sul sito del quotidiano on line dell'A.g.i. è stato pubblicato in data 23 ottobre 2021 un articolo dal titolo «L'Ue fa i conti con la crisi energetica. Von der Leyen: Il nucleare ci serve», contenente l'allarme lanciato dalla Presidente della Commissione Europea (Sig.ra Ursula Von Der Leyen) circa il fatto che l'Unione europea sarebbe «chiamata a fare i conti con la crisi energetica immediata, con i prezzi alle stelle, ma anche con l'imponente sfida della transizione ecologica. E su questo dovrà scegliere quali fonti valorizzare, quali salvare e quali abbandonare nella prossima fase di transizione. E lo farà entro dicembre»;

    sempre l'articolo in menzione evidenzia che il Presidente del Consiglio Mario Draghi avrebbe ammesso che «alcuni Paesi chiedono di inserirlo tra le fonti di energia non inquinanti», senza (però) assumere una posizione definita e dimostrando (al contrario) ambiguità (attestata dalla seguente dichiarazione: «La Commissione procederà a una proposta a dicembre. Ci sono posizioni molto divisive in Consiglio. Vedremo quale nucleare e poi in ogni caso ci vuole moltissimo tempo»);

    in data 29 marzo 2021 è stata diffusa la relazione del Joint Research Council (JRC), organismo scientifico consultivo della Commissione europea, che ha concluso che, non vi è evidenza scientifica alcuna che il nucleare possa recare maggior danno rispetto alle altre fonti già definite sostenibili;

    in data 12 ottobre 2021, a seguito della relazione JRC, la Francia, la Bulgaria, la Croazia, la Repubblica Ceca, la Finlandia, l'Ungheria, la Polonia, la Slovacchia, la Slovenia e la Romania hanno manifestato il proprio orientamento con una lettera con cui è stato chiesto alla Commissione europea di riconoscere l'energia nucleare come fonte di energia a basse emissioni;

    in data 2 luglio 2021 la Commissione europea ha reso nota la Scheer Review, ossia un rapporto del Comitato scientifico su Salute Ambiente e rischi emergenti che contesta fortemente il rapporto del JRC. Lo Scheer Report è categorico: il rapporto JRC è incompleto, come sui rifiuti (le scorie radioattive) o le emissioni radioattive, ricorda che il 55 per cento dei gas radioattivi del ciclo di vita dell'uranio vengono emessi nella fase estrattiva, oppure sui rischi, dove mancano le quantificazioni. Il Comitato fa inoltre notare che il Joint Research Center della Commissione europea usa l'espressione, far meno danni, e non far danni significativi, (do not significant harm). Si lascia intendere che la differenza linguistica consentirebbe nel rapporto JRC di collocare il nucleare in una classifica tra oggetti disomogenei, e in questo senso secondo JRC il nucleare, poiché emetterebbe meno CO2, provocherebbe meno danni rispetto agli impianti a carbone;

    nel luglio 2021 è stata resa nota la lettera inviata da 5 Paesi europei, Germania, Austria, Spagna, Danimarca, Lussemburgo, alla Commissione europea proponendo di escludere il nucleare dalla classificazione verde della tassonomia al fine di non favorirlo in aiuti e corsie preferenziali nel Green Deal europeo, di transizione e contrasto ai cambiamenti climatici;

    la lettera dei Ministri dei 5 Paesi afferma che il nucleare non è neutrale rispetto alla protezione dell'ambiente e della biodiversità (ossia è in contrasto con il sesto obiettivo della tassonomia) perché, per esempio, finora nel pianeta non c'è un solo deposito permanente e definitivo delle scorie, i rischi di incidente sono elevati, e si citano Fukushima e Chernobyl. Anche se non produce direttamente CO2, il nucleare non rispetterebbe il principio di innocuità, cioè non far danni significativi (do not significant harm) mentre si naviga verso la strategia a zero emissioni;

    da fonti stampa del Fatto Quotidiano del 11 novembre 2021 dal titolo Cop26, Germania Spagna e altri 5 Paesi dicono no al nucleare nella tassonomia Ue. L'Italia resta alla finestra e non partecipa, si apprende che ai 5 Paesi contrari all'inserimento del nucleare in tassonomia verde – Germania, Austria, Spagna, Danimarca, Lussemburgo – si sono aggiunti altri Paesi – Spagna e Irlanda – e lo hanno manifestato in occasione di una conferenza stampa in ambito Cop26 durante la quale i suddetti Paesi hanno preso una posizione netta, sottoscrivendo una dichiarazione contro inserimento del nucleare nella tassonomia Ue. L'Italia non ha partecipato e non ha aderito a tale iniziativa. Inoltre, l'articolo sopra indicato contiene dichiarazioni in cui si afferma che l'astensione dell'Italia dipenderebbe dall'esistenza di un accordo tra Francia ed Italia teso «a consentire al nucleare di essere considerato un investimento sostenibile, in cambio dell'inserimento del gas»;

    qualora l'esistenza di tale accordo fosse confermata, ad avviso dei firmatari del seguente atto di indirizzo, non si potrebbe non condividere la considerazione dello stesso come scellerato, in quanto si produrrebbe la conseguenza del dirottamento dei «finanziamenti destinati alla transizione ecologica verso l'industria nucleare dei francesi e al mantenimento dell'industria del gas italiana», favorendo quindi il proliferare di quelle che il Ministro dell'ambiente tedesco Svenja Schulze definisce «tecnologie troppo rischiose, lente e non sostenibili» che distoglierebbero «fondi dalle energie rinnovabili, come eolico e solare»;

    la Francia ha nuovamente annunciato la costruzione di nuovi reattori nucleari Epr. Giova ricordare come, sistematicamente, in relazione agli annunci e ai presunti costi legati agli investimenti in energia atomica dichiarati dai proponenti, i risultati sono stati sempre disattesi: ad esempio nel 2008 c'erano due soli Epr in costruzione, uno in Finlandia a Olkiluoto e uno in Francia a Flamanville. In Finlandia l'azienda proprietaria della tecnologia e impegnata nella costruzione, Areva, è fallita mentre il costo stimato è lievitato circa 4 volte rispetto al costo di progetto e la nuova previsione di terminare la realizzazione non potrà essere prima del 2024. In Francia a Flamanville, cantiere gestito da Edf, i costi di costruzione sono lievitati fino a 19 miliardi di euro, tenendo conto anche dei costi finanziari come valutati dalla Corte Des Compts nel 2020, e anche questa è ancora in costruzione. Negli Usa a distanza di vent'anni dal «rinascimento nucleare» lanciato da George W. Bush nel 2001, nessun reattore di generazione III+ è entrato in funzione e dei quattro reattori AP1000 in costruzione, due sono stati cancellati e due proseguono a costi esorbitanti: dai circa 9 miliardi di dollari iniziali si è già passati a una stima di 27 miliardi di dollari. L'azienda proprietaria della tecnologia, la nippo-americana Toshiba-Westinghouse, è fallita nel 2017;

    in Italia la produzione di energia nucleare è stata oggetto di ben due referendum abrogativi. A tale scopo, si evidenzia che il referendum abrogativo è considerato un «atto-fonte dell'ordinamento dello stesso rango della legge ordinaria» (Corte costituzionale 3 febbraio 1987 n. 29) e il suo esito è rinforzato dal divieto (ricavato dall'articolo 75 della Costituzione) di ripristino delle norme abrogate a seguito di un'iniziativa referendaria (Corte costituzionale 17 luglio 2012 n. 199). Ciò vale anche per i referendum del 1987 e del 2011 che hanno decretato (con forza di legge rinforzata) la fine della produzione e dello sfruttamento dell'energia nucleare in Italia mentre permangono gli studi e le procedure sul decommissioning e sulla ricerca in tale settore;

    nonostante i risultati referendari, il Ministro della transizione ecologica Cingolani ha concesso il patrocinio del proprio Ministero all'evento «Stand Up for Nuclear» (programmato in nove città italiane dal 24 settembre 2021 al 9 ottobre 2021), consistente in una serie di incontri finalizzati a sostenere e promuovere il ricorso al nucleare come fonte energetica;

    sul decommissioning vale la pena ricordare che dopo 34 anni dallo spegnimento dei reattori italiani il problema dei rifiuti radioattivi prodotti dalle centrali nucleari e dagli altri siti nucleari ad esse correlate non sono stati ancora risolti e attualmente i rifiuti radioattivi sono in parte all'estero per essere riprocessati per poi tornare in Italia e in parte sono dislocati in 19 siti temporanei sul territorio nazionale. I sopra citati 19 siti non hanno le caratteristiche tecniche per stoccare definitivamente in sicurezza rifiuti radioattivi;

    occorre mettere in evidenza che sul territorio nazionale ci sono anche elementi di combustibile radioattivo di fattura extranazionale. In particolare, nell'impianto Itrec (Impianto di trattamento e rifabbricazione elementi di combustibile) che si trova all'interno del Centro ricerche Enea Trisaia di Rotondella (Matera) tra il 1968 e il 1970 sono stati trasferiti 84 elementi di combustibile irraggiato uranio-torio, 20 dei quali sono stati ritrattati, provenienti dal reattore sperimentale Elk River (Minnesota). L'obiettivo era condurre ricerche sui processi di ritrattamento e rifabbricazione del ciclo uranio-torio per verificare l'eventuale convenienza tecnico-economica rispetto al ciclo del combustibile uranio-plutonio normalmente impiegato. Tale sperimentazioni si sono rivelate un insuccesso ed inoltre toccherà all'Italia smaltire definitivamente tali rifiuti radioattivi – stoccandoli provvisoriamente nel Csa-Complesso stoccaggio ad alta attività del deposito nazionale – sempre che non ritornino, previo accordo tra le parti, negli Usa;

    pertanto, si è in attesa della costruzione del deposito nazionale per stoccare definitivamente i rifiuti radioattivi a bassa attività e, temporaneamente, quelli a media e alta attività. Tuttavia, il sito non è stato ancora individuato ed attualmente è in corso il Seminario per la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi);

    i rifiuti radioattivi a media e alta attività che verranno stoccati temporaneamente in una zona all'interno del deposito nazionale (unità CSA- Complesso stoccaggio ad alta attività) verranno poi trasferiti in un deposito geologico. In considerazione degli elevati costi di realizzazione di un deposito di quest'ultimo tipo, alcuni Paesi europei, tra cui l'Italia, con quantità limitate di rifiuti a media e alta attività stanno valutando l'opportunità di costruire uno o più depositi di profondità condivisi, possibilità contemplata dalla direttiva 2011/70/EURATOM. L'attività di sviluppo di accordi internazionali per la realizzazione di un deposito geologico condiviso è in capo al Governo, supportato da Enea, che partecipa ad un gruppo di lavoro internazionale ad hoc denominato Erdo. In merito vale la pena evidenziare che il deposito geologico condiviso è solo una possibilità, ma attualmente manca una reale pianificazione e gli sforzi in tal senso ad oggi sono insufficienti, in quanto si basano sull'adesione ad un programma non vincolante e attualmente rimasto solo teorico; pertanto, per l'Italia non vi è ancora soluzione per lo stoccaggio dei rifiuti a media e alta attività che sono a tutt'oggi un problema irrisolto per il nostro Paese;

    confrontando i costi di gestione dei rifiuti pericolosi e quelli dei rifiuti radioattivi si può notare che mentre i primi hanno un costo di gestione di massimo alcune centinaia di euro a tonnellata (ad esempio per rifiuti contenenti amianto il costo è intorno ai 250 euro a tonnellata), i secondi hanno un costo complessivo di gestione di alcune decine di migliaia di euro a tonnellata, tipicamente nel range tra 25 mila euro per i rifiuti a bassa attività e i 50 mila euro a tonnellata per rifiuti di media attività. Per il deposito nazionale italiano si stima un costo di conferimento pari a circa 16 mila euro a tonnellata per lo smaltimento dei rifiuti nel deposito di superficie. Va evidenziato che a livello internazionale i costi di smaltimento in depositi geologici, intermedi o profondi, sono in un range tra 12 e 15 volte maggiori del costo di smaltimento in un deposito di superficie. I costi del decommissioning italiano sono attualmente scaricati sulle bollette elettriche alla voce A2RIM e rappresentano il 6 per cento degli «oneri di sistema» che incidono circa il 23 per cento della spesa di energia elettrica di una famiglia tipo;

    per quanto riguarda la ricerca e lo sviluppo per l'energia, secondo i dati del «Rapporto annuale per l'energia elettrica» del Ministero della transizione ecologica, nel 2018 la spesa per ricerca nell'efficienza energetica è diminuita al 57 per cento, mentre nel 2016 era al 58 per cento, ma è quadruplicata rispetto al 2007. L'efficienza energetica assieme alle fonti rinnovabili e alle tecnologie per la conversione, la trasmissione, la distribuzione e lo stoccaggio di energia elettrica rappresentano il 76 per cento della ricerca energetica italiana, mentre il peso della ricerca sulle fonti fossili è circa del 12 per cento, mentre sul nucleare è circa del 7 per cento. Quindi, contrariamente a quanto si possa pensare, l'Italia non ha mai abbandonato la ricerca sul nucleare;

    in riferimento alla ricerca si segnala le numerose attività di Enea e Leonardo sul campo. Ad esempio, Leonardo attraverso la sua controllata Vitrociset, si è aggiudicata la gara indetta da Iter «Organizzazione per lo sviluppo delle infrastrutture diagnostiche del reattore e i relativi servizi di ingegneria». «ENEA-Fusione» partecipa alla realizzazione di Iter attraverso l'Agenzia europea Fusion For Energy (F4E). Iter è un progetto che si propone di realizzare un reattore a fusione nucleare di tipo sperimentale di 500 Megawatt di potenza. Unione europea, Giappone, Federazione Russa, Stati Uniti, Cina, Corea del Sud e India hanno siglato ufficialmente l'accordo per la realizzazione di Iter il 28 giugno 2005 a Mosca. La costruzione è cominciata nel 2007 nel sito europeo di Cadarache nel sud della Francia e sarebbe dovuto terminare nel 2016, ma ad oggi le stime sono state riviste e l'avvio delle prime attività del reattore sperimentale Iter è stimato, secondo i proponenti, non prima del 2025 e il raggiungimento della piena capacità si pensa, nella più ottimistica delle ipotesi, sia ottenibile dopo il 2035, sempre che non vi siano ulteriori complicazioni o ritardi. Il costo per la ricerca e costruzione di questo impianto prototipo – che ancora non è stato realizzato – era originariamente stimato per 11 miliardi di dollari, ma già nel 2017 aveva superato i 20 miliardi di dollari;

    nel 2002 è stato costituito il Gif (Generation IV International Forum) su iniziativa degli Usa e con la partecipazione di diversi Paesi, dal 2007 anche dell'Italia, per lo sviluppo di sei sistemi nucleari di IV generazione che potessero essere progettati, sperimentati e realizzati a livello di prototipo entro il 2030. Tuttavia, anche in questo caso, le date e i costi stimati sono stati abbondantemente superati e per alcune di queste tecnologie non è stata ancora fornita alcuna scadenza realizzativa. Inoltre, nulla è dato sapere sugli impatti ambientali e sul ciclo di vita di questi impianti che sembrano non avere mai una fine per essere realizzati bensì di sicuro un esorbitante costo a carico degli Stati;

    in merito ai costi per la produzione di energia elettrica, secondo lo studio «World Nuclear Industry Status Report 2020» (Wnisr) – un rapporto annuale prodotto da un gruppo di esperti internazionali indipendenti – produrre 1 chilowattora (kWh) di elettricità con il fotovoltaico nel 2020 è costato in media nel mondo 3,7 centesimi di dollaro, con l'eolico 4,0 centesimi di dollaro, con il gas è costato 5,9 centesimi di dollaro, con il carbone 11,2 centesimi di dollaro e con il nucleare 16,3 centesimi di dollaro. Secondo il dossier «Renewable power generation costs 2020» – che prende in esame solo fonti rinnovabili – il costo per kWh dell'elettricità prodotta dal fotovoltaico è di 5,7 centesimi di dollaro, mentre per quella prodotta dall'energia eolica è di 3,9 centesimi di dollaro; quindi studi recenti, anche se diversi, hanno stime simili. Tuttavia, occorrono delle precisazioni: gli studi in merito al costo per chilowattora sono molteplici e in quelli più recenti sono più favorevoli alle rinnovabili, mentre in quelli più datati (dal 2002 ai 2014) i costi sono difformi rispetto ai recenti, probabilmente perché con l'andar del tempo le rinnovabili hanno ottenuto maggior diffusione e incentivi, mentre i costi stimati per fossili e nucleare erano completamente esenti da esternalità legate all'intero ciclo di vita delle centrali o alla tassazione. Inoltre, se sulle rinnovabili il costo a chilowattora dipende dalla disponibilità del vento e dell'irraggiamento del sole – caratteristiche di cui l'Italia ha in abbondanza in molte zone del Paese e per cui potrebbe persino essere più contenuto – i costi sul nucleare non tengono in considerazione i corretti costi di smaltimento delle scorie radioattive che, come visto in precedenza, hanno un impatto economico estremamente significativo mentre per il gas, carbone e il nucleare non sono sempre stimati in modo corretto i «costi esterni», ossia gli impatti ambientali e sulla salute che queste produzioni energetiche creano in modo da quantificare il «costo sociale» che quindi presumibilmente potrebbe essere più elevato;

    la valorizzazione di fonti energetiche, come il nucleare ed il gas, costituisce il fondamento della tesi ritardista che propugna la necessità di rallentare la transizione ecologica, al fine di spalmare nel tempo gli enormi costi ad essa connessi (come quelli relativi agli investimenti necessari a sviluppare la capacità produttiva delle energie rinnovabili) ed evitare stress eccessivi del nostro sistema industriale e tensioni sociali insostenibili (cfr. l'articolo su Diario europeo del 24 ottobre 2021 dal titolo «Altro che bagno di sangue. Per stabilizzare i mercati serve la transizione ecologica»);

    sennonché è convinzione molto radicata e difficilmente contestabile che la transizione ecologica non debba essere rallentata (con la riduzione degli investimenti nelle energie fossili in funzione della decarbonizzazione, accompagnata però da un'evidente timidezza verso le rinnovabili che crea un'eccessiva dipendenza dalle fonti di energia intermedie come il gas ed il nucleare), ma (al contrario) accelerata con politiche di stimolo degli investimenti (pubblici e privati) di lungo periodo necessari ad aumentare l'offerta di energia pulita (cfr. il già citato articolo su Diario europeo del 24 ottobre 2021 dal titolo «Altro che bagno di sangue. Per stabilizzare i mercati serve la transizione ecologica»);

    il nucleare (come anche il gas) non è, quindi, la soluzione al problema della crisi energetica, suggerendo (pertanto) tale assunto alla Commissione europea ed ai Governi nazionali l'opportunità (se non la necessità) di rivolgere i propri sforzi e la propria attenzione verso l'accelerazione di una transizione ecologica fondata sullo sfruttamento delle energie pulite;

    sul sito change.org è stata lanciata una petizione promossa da Osservatorio per la transizione ecologica-Pnrr e firmata da diverse migliaia di cittadini che rivolgendosi al Presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi, al Ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani, al Ministro degli esteri Luigi Di Maio, chiede al Governo italiano di impegnarsi a bloccare il tentativo in sede europea di equiparare il nucleare alle energie rinnovabili, se necessario ricorrendo al veto dell'Italia;

    in conclusione, appare politicamente inappropriato che il Governo (impersonato dalle componenti apicali sopra individuate) possa manifestare interesse o propugnare la possibilità che possa sia reintrodotto un qualcosa che (come lo sfruttamento dell'energia nucleare) il nostro ordinamento ha bandito ovvero che si faccia promotore di inserire il gas, una fonte fossile fortemente climalterante, nella tassonomia,

impegna il Governo:

1) a non intraprendere iniziative tese a consentire nuovamente lo sfruttamento e l'impiego dell'energia nucleare in Italia, in ossequio alla volontà popolare espressa all'esito dei referendum del 1987 e del 2011;

2) a manifestare il proprio convinto dissenso nei confronti dell'inserimento dell'energia nucleare e del gas nella tassonomia verde dell'Unione europea;

3) ad adottare iniziative concrete affinché in ambito europeo vi sia una pianificazione certa per l'individuazione del sito che ospiterà il deposito geologico necessario per stoccare i rifiuti radioattivi ad alta attività non oltre il 2027 o comunque prima della realizzazione del deposito nazionale;

4) ad adottare iniziative per incrementare i finanziamenti per la ricerca scientifica in materia di efficienza energetica, di fonti rinnovabili, di trasmissione, distribuzione e stoccaggio dell'energia elettrica, facendo in modo che (entro il 2023) il 95 per cento dei fondi disponibili destinati alla ricerca in ambito energetico sia destinato alla ricerca nei campi sopra elencati, che siano azzerati inoltre i fondi per la ricerca sulle fonti fossili e in fine che ogni conseguente onere destinato alla ricerca e finanziato dalle bollette elettriche sia riversato sulla fiscalità generale e non pesi sul costo delle bollette elettriche;

5) ad aprire un confronto con gli Usa affinché si stabilisca che gli 84 elementi di combustibile irraggiato uranio-torio, 20 dei quali sono stati ritrattati, provenienti dalla centrale nucleare americana di Elk River, presenti presso l'Itrec di Rotondella, tornino negli Usa.
(1-00545) «Vianello, Piera Aiello, Ehm, Menga, Raduzzi, Sarli, Siragusa, Sodano, Suriano, Villarosa, Muroni, Fioramonti, Lombardo, Trizzino, Romaniello, Vallascas, De Giorgi, Termini, Cecconi, Testamento».

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Maria Tripodi n. 5-07071 del 15 novembre 2021.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:

   interrogazione a risposta scritta Fregolent n. 4-07247 del 26 ottobre 2020 in interrogazione a risposta orale n. 3-02654;

   interrogazione a risposta orale Ascari e altri n. 3-01981 del 27 dicembre 2020 in interrogazione a risposta scritta n. 4-10828;

   interrogazione a risposta scritta Capitanio e altri n. 4-09679 del 30 giugno 2021 in interrogazione a risposta orale n. 3-02652;

   interrogazione a risposta scritta Frassinetti n. 4-09689 del 2 luglio 2021 in interrogazione a risposta orale n. 3-02653;

   interrogazione a risposta in Commissione Fragomeli n. 5-06446 del 16 luglio 2021 in interrogazione a risposta orale n. 3-02651;

   interrogazione a risposta in Commissione De Maria n. 5-06496 del 23 luglio 2021 in interrogazione a risposta orale n. 3-02650.