XVIII LEGISLATURA
ATTI DI INDIRIZZO
Mozioni:
La Camera,
premesso che:
il Governo del territorio rappresenta un tema urgente e ormai non rinviabile per un sano ed equilibrato sviluppo del nostro Paese. L'uso delle risorse naturali – a partiti dal suolo – è sempre più al centro delle attenzioni dell'opinione pubblica e della sensibilità dei cittadini e rappresenta per il sistema economico-imprenditoriale e per le amministrazioni pubbliche un fattore decisivo e prioritario per favorire la crescita sociale, civile e produttiva dell'intera nazione;
il contesto della pandemia ha fatto emergere, con maggiore evidenza, le criticità di interi territori di fronte alle grandi sfide poste dai cambiamenti climatici, dal dissesto idrogeologico, dall'inquinamento dell'aria, dell'acqua e del suolo, dal diffuso degrado del territorio, del paesaggio e dell'ecosistema;
con il termine rigenerazione urbana si fa riferimento, in particolare, ai programmi di recupero e riqualificazione del patrimonio immobiliare e degli spazi su scala urbana volti a garantire tra l'altro la qualità dell'abitare sia dal punto di vista ambientale sia sociale, anche con riferimento alle aree urbane e alle periferie più degradate. Si tratta di interventi che, rivolgendosi al patrimonio edilizio, intendono porre attenzione altresì al tema della salvaguardia del territorio, dell'ambiente e del paesaggio; le politiche per la rigenerazione urbana sono connesse anche con il terna della riduzione del consumo di suolo, poiché mirano a recuperare il patrimonio edilizio esistente;
con riferimento al quadro regolatorio in materia, per la complessità dell'argomento e per una serie di implicazioni politiche, storiche, culturali e istituzionali, la legislazione urbanistica italiana appare oggi caratterizzata da troppi elementi contraddittori, da un'eccessiva farraginosità e da incertezze di competenze e di attribuzioni. Anche per questo, negli ultimi anni, il governo del territorio ha progressivamente perduto solide basi legislative costringendo in molti casi la giustizia amministrativa nazionale – e talora europea – a intervenire per ricondurre in un campo di certezza normativa o addirittura di legittimità l'operato di numerose amministrazioni pubbliche e di operatori privati;
la legge fondamentale di livello nazionale di governo del territorio – la legge n. 1150 del 1942 – ha subito nel tempo, comprensibilmente, integrazioni e modifiche tese ad aggiornarne la funzionalità e l'efficacia in relazione ai mutamenti intervenuti in ragione dello sviluppo economico e sociale del Paese. Si tratta quindi di una legge molto datata che rispondeva ad una, logica edilizia di tipo «espansivo» – da inquadrare storicamente nei decenni della crescita edilizia – rispetto ad un quadro attuale che intende favorire invece l'obiettivo della tutela ambientale, della riduzione del consumo del suolo con approcci rigenerativi, del contrasto al degrado;
la fiscalità urbana rappresenta, poi, una chiave decisiva per favorire processi di rigenerazione urbana di «comparto» in grado di modificare sostanzialmente l'assetto dei tessuti urbani e favorire rinnovo edilizio, miglioramento delle reti dei servizi, sostenibilità. Anche in questo caso, la materia della contribuzione (regolata all'articolo 16 del Testo unico per l'edilizia, decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001) non risponde più né ad un equilibrato rapporto tra interessi pubblici e privati, né ad un principio di incentivazione degli interventi di rigenerazione, ma si caratterizza per essere un generico tributo che non distingue tra interventi espansivi con consumo di suolo e interventi di rigenerazione o ristrutturazione edilizia;
di primaria importanza risulta quindi la necessità di una profonda revisione ti tale normativa che, pur essendo stata per molti anni di grande modernità anche rispetto al panorama legislativo europeo, a distanza di oltre settanta anni essa fa oggi dell'Italia il fanalino di coda, tra i Paesi più avanzati, in questo campo;
il Parlamento – dopo i tentativi delle scorse legislature – nell'attuale legislatura sta nuovamente affrontando il tema di una legge sulla rigenerazione urbana, operando nella Commissione competente al Senato, di cui si auspica una rapida approvazione;
si rammenta, a tal proposito, che, con il decreto n. 441 del 2021, il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili ha istituito la Commissione per la riforma della normativa nazionale in materia di pianificazione del territorio standard urbanistici e in materia edilizia con compito di provvedere alla elaborazione di uno o più schemi di provvedimento finalizzati alla riforma organica dei principi della legislazione statale in materia di pianificazione del territorio e standard urbanistici, nonché al riordino e alla modifica delle disposizioni contenute nel Testo unico dell'edilizia;
gli interventi di rigenerazioni urbana costituiscono inoltre uno strumento molto importante anche per il raggiungimento degli obiettivi fissati dalle nuove norme europee in materia di efficienza energetica degli edifici e, in tale contesto, risultano fondamentali gli incentivi fiscali legati al «Superbonus 110 per cento» – che, consentendo anche alla fascia di reddito medio-bassa di vedere efficientata la propria abitazione, permettono una diffusa riqualificazione energetica del patrimonio edilizio del Paese;
si rileva, a tal proposito, che le disposizioni contenute nel decreto-legge 27 gennaio 2022, n. 4 cosiddetto sostegni-ter) sulla cessione dei crediti d'imposta da agevolazioni edilizie rischiano di avere effetti negativi sulla ripresa economica, l'attività di molte imprese e il sistema creditizio. La misura, che si inserisce nel solco delle previsioni del decreto-legge n. 157 del 2021 (cosiddetto) Decreto anti-frodi), in materia di contrasto alle frodi nel settore delle agevolazioni fiscali ed economiche, ha anche effetti retroattivi sui contratti già in essere e, dunque, potrebbe generare migliaia di contenziosi, bloccando interventi già avviati;
se l'obiettivo della norma – che è quello di evitare il meccanismo dello scambio di fatture per lavori mai eseguiti – è giusto, la soluzione individuata è suscettibile (come rilevato dalla nota di lettura 286 del Servizio del bilancio del Senato) di ridurre in modo significativo – per la sua portata rispetto alla disciplina previgente – le concrete possibilità di accesso al finanziamento degli interventi agevolati, attraverso lo strumento delle cessioni del credito; la qual cosa potrebbe dar luogo a ricadute in ordine all'entità degli investimenti futuri nel settore;
occorre pertanto individuare soluzioni idonee volte a scongiurare gli impatti negativi sul settore e sugli interventi da effettuare;
il tema della rigenerazione urbana è quindi emerso, in modo diretto, in numerosi interventi legislativi di recente approvazione in materia di edilizia e di governo del territorio di cui si citano, non in modo esaustivo, le leggi di bilancio 2019 (legge n. 145 del 2018), 2020 (legge n. 160 del 2019) e 2021 (legge n. 178 del 2020), e le misure contenute in diversi decreti-legge, volte al rinnovo e all'introduzione di agevolazioni fiscali a favore del patrimonio immobiliare privato, nonché alla riqualificazione urbana, nonché le recenti modifiche del Testo unico dell'edilizia (decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001);
la Missione 5 del Piano nazionale di ripresa e resilienza destina all'ambito della rigenerazione urbana euro 9,02 miliardi. Si rammenta che, secondo, quanto espressamente indicato nel Pnrr, il Piano mette a disposizione del Sud un complesso di risorse pari a non meno del 40 per cento delle risorse territorializzabili del Pnrr (pari a circa 82 miliardi, incluso il Fondo complementare), per le otto regioni del Mezzogiorno, a fronte – si sottolinea nel Piano – del 34 per cento previsto dalla attuale normativa vigente in favore del Sud per la ripartizione degli investimenti ordinari destinati su tutto il territorio nazionale. Il Piano prevede, infatti, in aggiunta alle risorse europee, ulteriori 30,6 miliardi di risorse nazionali che confluiscono in un apposito Fondo complementare al Pnrr;
l'articolo 1, commi 42 e successivi, della legge 27 dicembre 2019, n. 160 (legge di bilancio per il 2020), ha previsto, per ciascuno degli anni dal 2021 al 2034, l'assegnazione ai comuni di contributi per investimenti in progetti di rigenerazione urbana volti alla riduzione di fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale, nonché al miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale ed ambientale, nel limite complessivo di 150 milioni di euro per l'anno 2021, di 250 milioni di euro per l'anno 2022, di 550 milioni di euro per ciascuno degli anni 2023 e 2024 e di 700 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2025 al 2034;
il successivo comma 42-bis, introdotto dall'articolo 20 del decreto-legge 6 novembre 2021, n. 152, ha previsto l'integrazione delle predette risorse, relative agli anni dal 2021 al 2026, confluite nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza approvato con decisione del Consiglio ECOFIN del 13 luglio 2021, per un ammontare pari a 100 milioni di euro per l'anno 2022 e 200 milioni di euro per ciascuno degli anni 2023 e 2024;
la cornice giuridica di riferimento per l'erogazione dei contributi agli enti locali per investimenti in progetti di rigenerazione urbana ha trovato attuazione con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 21 gennaio 2021, adottato di concerto con i Ministri dell'economia e delle finanze, dell'interno e delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, a seguito di un'intesa acquisita in sede di Conferenza Stato-città e autonomie locali con l'Anci il 26 novembre 2020;
in quella sede – così ha riferito il Ministro dell'interno rispondendo ad un atto di sindacato ispettivo al Senato (interrogazione n. 3-03007) – si è convenuto sulla necessità di introdurre, tra i criteri per la selezione dei progetti, quello che fa riferimento all'indice di vulnerabilità sociale e materiale definito dall'Istat. Si tratta di un criterio che trova applicazione quando, l'entità delle richieste pervenute supera l'ammontare delle risorse finanziarie disponibili e che deriva dalla necessità di riconoscere una preferenza alle realtà locali più svantaggiate, in coerenza con la finalità dell'intervento legislativo. Pertanto, il decreto di individuazione dei comuni risultati beneficiari è frutto dei criteri concertati in vista della distribuzione delle risorse;
l'articolo 5, comma 2, di tale decreto stabilisce quindi che «qualora l'entità delle richieste pervenute superi l'ammontare delle risorse disponibili, l'attribuzione è effettuata, tenendo conto della quota riferita alla progettazione esecutiva e alle opere, a favore dei comuni che presentano un valore più elevato dell'indice di vulnerabilità sociale e materiale (IVSM)»;
il decreto del capo del Dipartimento per gli affari interni e territoriali del Ministero dell'interno 30 dicembre 2021 ha approvato l'elenco dei progetti ammissibili relativi alle istanze validamente trasmesse dai comuni, la graduatoria dei progetti ammissibili per un ammontare complessivo di 4.277.384.625,56 euro dei comuni con un Ivsm più elevato, e l'elenco dei progetti beneficiari per un ammontare di progetti finanziati pari a 3.399.271.176,95 euro;
numerosi comuni, a seguito della pubblicazione del decreto 30 dicembre 2021, hanno constatato il mancato mancato finanziamento dei progetti proposti, generando un diffuso e crescente malcontento tra i sindaci e le comunità locali a seguito della pubblicazione della graduatoria;
l'Anci, a seguito della pubblicazione del decreto 30 dicembre 2021, ha diramato un comunicato con il quale, senza mettere in dubbio l'efficacia di una misura che si è caratterizzata per modalità agevoli di assegnazione dei fondi, ha ribadito la necessità di integrare le risorse, disponibili con un ulteriore stanziamento di circa 900 milioni di euro, al fine di finanziare tutti i progetti risultati ammissibili;
il mancato finanziamento dei progetti di rigenerazione urbana risultati ammissibili precluderebbe la possibilità di realizzare opere rilevanti per lo sviluppo di interi territori, lasciando senza risposte le attese di tantissime comunità locali;
sempre in risposta al citato atto di sindacato ispettivo è stato rammentato che, «dopo un primo intervento già effettuato con il decreto-legge n. 152 del 2021, che ha implementato nel quadro delle risorse del PNRR i fondi disponibili integrandoli di 200 milioni di euro per gli esercizi finanziari 2023 e 2024, ulteriori interventi sono stati disposti con la legge di bilancio 2022 per corrispondere a queste esigenze di ampliamento della platea dei beneficiari. Si è stabilito che i fondi, integrati per il corrente esercizio di ulteriori 300 milioni, possono essere assegnati anche ai progetti presentati dai Comuni con popolazione inferiore a 15.000 abitanti che in forma associata superano detta soglia. Potranno concorrere a questo nuovo finanziamento anche quei Comuni che non sono risultati beneficiari del finanziamento proprio per insufficienza delle risorse. La legge di bilancio 2022 ha previsto che, a decorrere dal 2023, le Regioni potranno utilizzare le risorse già a esse assegnate per gli investimenti in tema di rigenerazione urbana, prevista dalla legge di bilancio 2019, proprio allo scopo di realizzare i progetti ricadenti nel proprio territorio ritenuti ammissibili. Tuttavia, ben consapevoli della delicatezza e della rilevanza della tematica e in coerenza con un apposito ordine del giorno approvato in sede di discussione della legge di bilancio 2022, assicuro che il Governo è impegnato nell'individuazione di ogni utile soluzione per andare incontro alle esigenze rappresentate in questa sede»;
facendo seguito a questo impegno, a seguito anche della preposta avanzata dalle regioni, dall'Anci e dall'Upi, il Governo avrebbe garantito ulteriori 905 milioni di euro; relativi al periodo 2022-2026, da destinare a rafforzare gli investimenti in progetti di rigenerazione urbana volti a ridurre le situazioni di emarginazione e degrado sociale già varati in attuazione del Pnrr;
lo stanziamento delle ulteriori risorse consentirà lo scorrimento delle graduatorie e la realizzazione della gran parte dei progetti già dichiarati ammissibili rispondendo alle esigenze di tutti i territori regionali,
impegna il Governo:
1) ad adottare, nel primo provvedimento utile, le idonee iniziative normative per garantire lo stanziamento degli ulteriori 905 milioni di euro necessari al fine di consentire il finanziamento dei progetti di rigenerazione urbana presentati dai comuni e dichiarati ammissibili ai sensi della normativa richiamata in premessa;
2) a verificare, ferma restando la necessità di dispiegare una quota consistente di risorse a beneficio dei comuni del Mezzogiorno, come espressamente previsto anche dal Pnrr, le forme più opportune ed efficaci per una modulazione ed utile coerenza e concordanza tra il criterio dell'Indice di vulnerabilità sociale e materiale e quello di una effettiva ed equilibrata ripartizione territoriale dei finanziamenti tra tutte le aree del Paese: Nord, Sud e Centro;
3) a prevedere, in vista della ripartizione di ulteriori futuri contributi, criteri che consentano la realizzazione equilibrata, dal punto di vista territoriale, del maggior numero possibile di progetti relativi alla rigenerazione urbana, previa attenta valutazione del merito dei progetti stessi, affinché il finanziamento pubblico sia diretto alla realizzazione di opere sostenibili per l'ambiente, l'ecosistema e la popolazione locale, e in linea con gli obiettivi di decarbonizzazione e di mobilità sostenibile;
4) a favorire ogni iniziativa utile, per quanto di competenza, per un rapido iter di nuove norme per la rigenerazione urbana – già avviato presso la competente commissione al Senato – per promuovere un ordinario sviluppo su scala nazionale di un'azione di rigenerazione urbana che persegua la coesione sociale, la tutela dell'ambiente e del paesaggio e la salvaguardia delle funzioni ecosistemiche del suolo;
5) ad assumere ogni utile iniziativa, in raccordo con le competenti Commissioni parlamentari, anche in vista della revisione organica del Testo unico dell'edilizia, ai fini di un adeguamento della normativa sulla contribuzione e sulla fiscalità urbana, tesa ad una maggiore tutela, dell'interesse pubblico, degli obiettivi di sostenibilità, di semplificazione per le imprese;
6) ad individuare procedimenti idonei, considerata l'importanza che in tema di interventi di rigenerazione urbana rivestono gli incentivi fiscali edilizi, affinché le giuste esigenze di efficace contrasto alle frodi non mettano a rischio gli interventi in corso o già programmati e la continuità degli investimenti nel settore.
(1-00576) «Morassut, Braga, Nardi, Rotta, Pezzopane, Buratti, Morgoni, Pellicani, Berlinghieri, Fiano, De Luca».
La Camera,
premesso che:
la rigenerazione urbana rappresenta la vera grande sfida per lo sviluppo ecosostenibile di tutto il territorio nazionale, con particolare riguardo alla riqualificazione del tessuto cittadino delle aree metropolitane, fortemente caratterizzato da periferie degradate, all'attivazione di processi di rinnovamento nelle città di media grandezza e alla rivitalizzazione dei piccoli e piccolissimi centri storici e borghi italiani;
oggi più che mai, si avverte l'urgenza di definire un perimetro entro cui ancorare interventi finalizzati al miglioramento delle condizioni abitative, sociali, culturali, economiche, paesaggistiche nel rispetto dei principi di sostenibilità ambientale e di partecipazione e in tale ottica il tema della rigenerazione urbana può rappresentare un'opportunità di rinascita e di ripresa dell'intero territorio nazionale, ma solo se orientata, attraverso puntuali finanziamenti e progetti tali da garantire l'attivazione di processi innovativi nella vita delle città e delle comunità;
rientra nella necessità di una riqualificazione delle aree urbane la salvaguardia e la tutela del carattere distintivo del «genio italiano», dell'architettura tradizionale, nella prospettiva della conservazione del patrimonio culturale tipico dell'identità italiana attraverso il ripensamento delle periferie dormitorio insediate con l'urbanistica moderna, oggi dissestate se non totalmente degradate, con progetti di rigenerazione organica o di sostituzione edilizia, con la reintroduzione dei concetti di città compatta e multifunzionale, organizzata intorno alle esigenze primarie della persona e della famiglia, a iniziare dalla possibilità di raggiungere a piedi i principali luoghi del proprio quartiere: servizi, scuole, commissariato di polizia o caserma carabinieri, municipio o uffici pubblici, chiesa e luoghi di culto, teatro, cinema, centro sportivo e altro;
le città, in particolare, dovranno essere i nuovi motori della strategia europea di sviluppo e dovranno essere in grado di supportare una crescita intelligente, grazie a investimenti più efficaci nell'istruzione, nella ricerca, nell'innovazione e nell'inclusione sociale; le aree urbane rivestono un ruolo centrale nell'ambito dei grandi temi della sostenibilità e devono essere percepite come insostituibili «acceleratori» nella crescita di una Nazione;
il processo di riqualificazione delle aree urbane ed extraurbane rientra in una tendenza culturale e politica consolidata in Europa e in Occidente, con l'introduzione di elementi fondamentali per realizzare la città sostenibile ed ecocompatibile, all'insegna della sicurezza sismica, del risparmio energetico, della bio architettura, della città compatta e multifunzionale, del ritorno alla bellezza e all'identità dei luoghi e degli stili, elementi che necessitano il superamento del concetto dirigista e obsoleto della zonizzazione;
in tale contesto, nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), il recupero e la rigenerazione di edifici e territori urbani, con particolare attenzione a periferie e aree interne del territorio italiano, vengono qualificati come obiettivi principali all'interno della Missione 5 «Inclusione e coesione», Componente 2 «Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore», Investimento 2.1 «Investimenti in progetti di rigenerazione urbana, volti a ridurre situazioni di emarginazione e degrado sociale», al fine di supportare l'inclusione soprattutto giovanile, nonché favorire la riduzione delle dilaganti forme di degrado; la fase operativa dei progetti legati al Piano nazionale di ripresa e resilienza sta iniziando a entrare nel vivo e uno dei primi settori a muoversi in questo senso è stato proprio quello delle infrastrutture e della mobilità sostenibili con il decreto del Ministero dell'interno adottato, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze e del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, il 30 dicembre 2021, recante «Contributi ai Comuni da destinare a investimenti in progetti di rigenerazione urbana anni 2021-2026», che ha stanziato risorse per 3,4 miliardi di euro nell'ambito del Pnrr e ha approvato gli elenchi dei comuni beneficiari dei contributi da destinare ad investimenti in progetti di rigenerazione urbana con l'obiettivo di ridurre fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale, nonché migliorare la qualità del decoro urbano e del tessuto sociale ed ambientale;
si tratta dei contributi previsti dall'articolo 1, commi 42 e seguenti, della legge 27 dicembre 2019, n. 160 e dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 21 gennaio 2021, confluiti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr);
ai sensi dell'articolo 1, comma 1 del sopracitato decreto; «È approvato l'elenco dei progetti ammissibili, relativi alle istanze validamente trasmesse dai Comuni ai sensi del DPCM 21 gennaio 2021 e del successivo Decreto del Ministero dell'interno del 2 aprile 2021»;
al successivo articolo 2, comma 1, si dispone: «È approvata la graduatoria dei progetti ammissibili (...) individuati in quelli che presentano il valore più elevato dell'indice di vulnerabilità sociale e materiale (IVSM), tenendo conto della quota riferita alla progettazione esecutiva e alle opere, in attuazione dell'art. 5 del DPCM del 21 gennaio 2021»;
il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 21 gennaio 2021, recante «Assegnazione ai comuni di contributi per investimenti in progetti di rigenerazione urbana, volti alla riduzione di fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale», disciplina le modalità con cui sarebbero stati erogati i fondi del bando, e all'articolo 5, comma 2, riporta: «Qualora l'entità delle richieste pervenute superi l'ammontare delle risorse disponibili, l'attribuzione è effettuata, tenendo conto della quota riferita alla progettazione esecutiva e alle opere, a favore dei comuni che presentano un valore più elevato dell'indice di vulnerabilità sociale e materiale (IVSM)»;
le richieste totali presentate sono per 2.418 progetti; la graduatoria stilata comprende 2.325 progetti ammissibili e, considerate le risorse stanziate, sono stati riconosciuti contributi a 483 comuni, per un totale di 1.784 opere;
su un totale di 7.904 comuni italiani, gli enti locali che hanno partecipato al bando sono 649, quelli che riceveranno il finanziamento sono 483;
i criteri di ripartizione delle risorse sono due, la distribuzione «almeno proporzionale alla popolazione residente» e il suddetto «Indice di vulnerabilità sociale e materiale», calcolato sulla base di sette indicatori; «incidenza percentuale delle famiglie monogenitoriali giovani (età del genitore inferiore ai 35 anni) o adulte (età del genitore compresa fra 35 e 64 anni) sul totale delle famiglie; incidenza percentuale delle famiglie con 6 e più componenti; incidenza percentuale della popolazione di età compresa fra 25 e 64 anni analfabeta e alfabeta senza titolo di studio; incidenza percentuale delle famiglie con potenziale disagio assistenziale, ad indicare la quota di famiglie composte solo da anziani (65 anni e oltre) con almeno un componente ultraottantenne; incidenza percentuale della popolazione in condizione di affollamento grave (...); incidenza percentuale di giovani (15-29 anni) fuori dal mercato del lavoro e dalla formazione scolastica; incidenza percentuale delle famiglie con potenziale disagio economico, ad indicare la quota di famiglie giovani o adulte con figli nei quali nessuno è occupato o percettore di pensione per precedente attività lavorativa» (fonte Istat),
impegna il Governo:
1) ad adottare iniziative per integrare le risorse disponibili per investimenti in progetti di rigenerazione urbana con l'obiettivo di finanziare tutti i progetti già ritenuti ammissibili, valutando anche la indispensabile necessità di destinare ulteriore risorse economiche a nuovi progetti di rigenerazione urbana, presentati a seguito dell'emissione di nuovi bandi;
2) a adottare iniziative per integrare i criteri di distribuzione «almeno proporzionale alla popolazione residente» e dell'indice di vulnerabilità sociale e materiale (Ivsm) per la ripartizione tra gli enti locali di ulteriori contributi previsti da successivi bandi che riguardano il Piano nazionale di ripresa e resilienza con criteri aggiuntivi, tra i quali – ad esempio –: vulnerabilità della sicurezza e situazione dell'ordine pubblico, diffusione della criminalità, liberazione delle coste e dei siti archeologici e monumentali da abusivismo (a partire dagli ecomostri), rimodulazione delle aree di pregio delle città con esplicito divieto di trasformazioni nelle zone vincolate e comunque di conclamato interesse storico, artistico e culturale, ad eccezione della rimozione di manufatti edilizi oggetto di degrado, abbandono e fatiscenza;
3) ad assumere iniziative di competenza per supportare, anche dal punto di vista tecnico, i comuni in modo da renderli idonei a intercettare le risorse economiche disponibili presentando progetti ammissibili.
(1-00577) «Lollobrigida, Meloni, Rampelli, Foti, Montaruli, Trancassini, Albano, Bellucci, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, De Toma, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Osnato, Prisco, Rizzetto, Rotelli, Giovanni Russo, Rachele Silvestri, Silvestroni, Varchi, Vinci, Zucconi».
La Camera,
premesso che:
la rigenerazione urbana rappresenta una straordinaria occasione per ripensare le aree urbane e rimettere al centro il benessere delle persone, e allo stesso tempo anche una grande opportunità di rilancio economico, sociale e culturale per l'intero Paese;
sotto questo aspetto è necessario continuare e rafforzare gli interventi normativi finalizzati ad una maggiore e indispensabile semplificazione procedurale per poter favorire realmente la riqualificazione e il riuso del patrimonio edilizio esistente, e contenere conseguentemente il consumo del suolo senza pervenire a blocchi, più o meno mascherati dell'attività edilizia, che rappresenta un comparto centrale per l'economia del nostro Paese;
va quindi avviato un piano di riqualificazione e rigenerazione urbana che consenta di adeguare il patrimonio edilizio a criteri estetici coerenti con le tipologie dei singoli territori, con le norme antisismiche e con le più moderne tecnologie di efficienza energetica. A tal fine, si ritiene altresì necessario armonizzare le leggi regionali oggi esistenti in Italia con un intervento articolato e strutturato da parte del legislatore centrale;
l'articolo 1, comma 42, della legge 27 dicembre 2019, n. 160 (legge di bilancio 2020), ha assegnato contributi per ciascuno degli anni dal 2021 al 2034, ai comuni per investimenti in progetti di rigenerazione urbana, volti alla riduzione di fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale, nonché al miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale ed ambientale. A tal fine sono state stanziate risorse nel limite di 150 milioni di euro per l'anno 2021, di 250 milioni di euro per l'anno 2022, di 550 milioni di euro per ciascuno degli anni 2023 e 2024 e di 700 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2025 al 2034;
il comma 43 del medesimo articolo 1 della legge n. 160 del 2019 ha quindi previsto l'emanazione di un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri per individuare i criteri e le modalità di ammissibilità delle istanze e di assegnazione dei contributi, ivi incluse le modalità di utilizzo dei ribassi d'asta, di monitoraggio, anche in termini di effettivo utilizzo delle risorse assegnate;
la normativa relativa all'erogazione dei contributi ai comuni per investimenti in progetti di rigenerazione urbana ha trovato quindi attuazione con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 21 gennaio 2021, a seguito dell'intesa acquisita in Conferenza Stato-città e autonomie locali il 26 novembre 2020. Si prevede che possano richiedere i suddetti contributi, i comuni con popolazione superiore ai 15 mila abitanti, non capoluogo di provincia, ed i comuni capoluogo di provincia o sede di città metropolitana che intendono realizzare interventi per la rigenerazione urbana volti alla riduzione di fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale, nonché al miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale ed ambientale, che non siano integralmente finanziati da altri soggetti pubblici e/o privati;
il citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 21 gennaio 2021, ha altresì definito i criteri e le modalità di ammissibilità delle istanze e di assegnazione del contributi per investimenti in progetti di rigenerazione urbana, di cui all'articolo 1, comma 42, della citata legge n. 160 del 2019. Qualora l'entità delle richieste pervenute superi l'ammontare delle risorse disponibili, si prevede che l'attribuzione venga effettuata, tenendo conto della quota riferita alla progettazione esecutiva e alle opere, a favore dei comuni che presentano un valore più elevato dell'indice di vulnerabilità sociale e materiale (Ivsm) come definito dall'Istat;
è stata subito evidente la necessità di prevedere una integrazione delle risorse vigenti al fine di poter erogare i previsti contributi in favore di tutti i progetti ritenuti ammissibili, in virtù del fatto che i progetti di rigenerazione urbana presentati per l'ammissione al finanziamento sono stati circa 2.400, per un totale di circa 650 comuni, appartenenti a tutte le aree geografiche del Paese;
sotto questo aspetto, l'articolo 20 del decreto-legge n. 152 del 2021, convertito dalla legge 29 dicembre 2021, n. 233, ha integrato le risorse di cui al comma 42, della legge n. 160 del 2019, confluite nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), per 100 milioni di euro per l'anno 2022 e 200 milioni di euro per ciascuno degli anni 2023 e 2024;
la suddetta linea di finanziamento è confluita nel Pnrr con l'utilizzo di una parte delle risorse attualmente stanziate a legislazione nazionale vigente per il periodo 2021-2026, pari a 2,8 miliardi di euro (le risorse complessive ammontano a 2,9 miliardi di euro), nonché con risorse aggiuntive per 500 milioni di euro, per un totale di 3.300 milioni di euro. Dette risorse, nell'ambito del Pnrr, sono confluite nella Missione 5: Inclusione e coesione; Componente C2: Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore; Investimento 2.1: Investimenti in progetti di rigenerazione urbana, volti a ridurre situazioni di emarginazione e degrado sociale (3,30 miliardi);
successivamente, con la legge n. 234 del 2021 (legge di bilancio 2022), sempre al fine di favorire gli investimenti in progetti di rigenerazione urbana volti alla riduzione di fenomeni di marginalizzazione e degrado ha assegnato ulteriori risorse per investimenti nel limite di 300 milioni di euro per l'anno 2022 a favore: a) dei «piccoli» comuni con popolazione inferiore ai 15 mila abitanti che, in forma associata, presentano una popolazione superiore a 15 mila abitanti, nel limite massimo di 5 milioni di euro; b) dei comuni più grandi sopra ai 15 mila abitanti che non beneficiano delle risorse previste dai citati commi 42-43 dell'articolo 1 della legge n. 160 del 2019;
la medesima legge di bilancio 2022 pone comunque un limite alle risorse attribuibili ai comuni sopra i 15 mila abitanti, precisando che agli stessi possono essere attribuiti contributi, a valere sui suddetti 300 milioni stanziati, nel limite massimo della differenza tra gli importi previsti dall'articolo 2, comma 2, del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 21 gennaio 2021, e le risorse attribuite dal predetto decreto del Ministero dell'interno del 30 dicembre 2021;
il decreto del Ministero dell'interno emanato il 30 dicembre 2021, in accordo con quanto previsto dall'articolo 5 del citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 21 gennaio 2021, ha provveduto a individuare i comuni beneficiari delle risorse previste dalla suddetta legge n. 160 del 2019 e ha determinato l'ammontare del contributo attribuito a ciascun comune;
la lista dei comuni beneficiari pubblicata ha evidenziato come la riserva territoriale del 40 per cento unitamente all'applicazione della priorità per i progetti dei comuni con indice di vulnerabilità sociale e materiale di Istat abbia escluso dal finanziamento la quasi totalità dei comuni del Nord dell'Italia che avessero presentato richieste e progetti di rigenerazione urbana, pur se ritenuti ammissibili;
le risorse complessivamente disponibili a legislazione vigente per il finanziamento di progetti di rigenerazione urbana proposti dagli enti locali, come integrate dal decreto-legge n. 152 del 2021, ammontano a 3,4 miliardi di euro; mentre le richieste di finanziamento di progetti, attualmente avanzati dagli enti locali ammontano ad un onere complessivo di 4,3 miliardi di euro;
le problematiche del degrado urbano e del recupero delle periferie costituiscono temi di grande rilievo, molto sentiti dalle amministrazioni locali, che come tali necessitano di interventi finalizzati al loro recupero, come sottolineato anche dalla lettera a firma del Presidente Anci del 17 dicembre 2021 rivolta ai Ministri Franco e Lamorgese che manifestava il disappunto dell'Associazione rispetto all'assenza allo stato di una soluzione positiva della questione posta più volte, in varie sedi, in ordine alla necessità di integrare la posta finanziaria disponibile consentendo il finanziamento di tutti i progetti in corso di ammissione;
il 30 dicembre 2021, in sede di approvazione alla Camera del disegno di bilancio 2022, il Governo ha accolto l'ordine dei giorno Pella 9/03424/093 con il quale si è chiesto un impegno del Governo a integrare ulteriormente le risorse destinate al finanziamento di progetti di rigenerazione urbana, al fine di ampliare i progetti ammessi al finanziamento e di garantire che la quota di risorse attribuita ad interventi riguardanti il sud Italia sia pari al cinquanta per cento di quelle complessive;
in data 3 gennaio 2022, in una lettera sottoscritta da tutti i Presidenti delle Anci regionali, rivolta ai Ministri competenti, è stata sottolineata la necessità di integrare le risorse disponibili con un ulteriore stanziamento di circa 900 milioni di euro al fine di finanziare tutti i progetti ammissibili, in quanto opere medie e rapidamente cantierabili per le quali i comuni hanno già investito energie e risorse per la progettazione, anche per contribuire al raggiungimento dei target di spesa del Pnrr, previsti in modo stringente dalla Commissione europea;
il 10 gennaio 2022, in una lettera sottoscritta dai Presidenti di Anci, Upi e Conferenza delle regioni, a nome di tutte le autonomie territoriali, è stata nuovamente manifestata l'esigenza di valutare la situazione determinatasi in seguito alla pubblicazione della graduatoria dei comuni beneficiari della misura Pnrr cosiddetta rigenerazione urbana che, all'esito di un'accurata e lunga istruttoria, rischia di non finanziare molti comuni medio-grandi concentrati in alcune regioni in particolare del centro-nord;
si tratta di interventi fortemente attesi dalle comunità locali delle diverse regioni e che rispondono a bisogni di trasformazione generalizzata del territorio urbano, necessari per favorire lo sviluppo socio-economico dei diversi territori regionali,
impegna il Governo:
1) ad assumere tutte le iniziative di competenza al fine di individuare e integrare le risorse necessarie, pari a circa ulteriori 900 milioni di euro, nella misura che garantiscano comunque al Mezzogiorno risorse pari ad almeno il 40 per cento delle risorse complessive (pari a 4,3 miliardi di euro) per assicurare il finanziamento di tutti i progetti che abbiano superato il vaglio di ammissibilità e le progettazioni pronte e rapidamente cantierabili in grado di imprimere un forte sviluppo alle economie locali di tutto il territorio nazionale e di rispondere alle reali esigenze dei territori;
2) ad adottare iniziative volte a migliorare la performance dell'indice di vulnerabilità sociale e materiale (Ivsm) per la ripartizione tra gli enti locali di eventuali nuovi bandi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, adeguando i parametri per una distribuzione equa delle risorse a disposizione, ferma restando la riserva territoriale di almeno il 40 per cento a favore del Mezzogiorno;
3) a potenziare le iniziative normative solo in parte già avviate, finalizzate ad una maggiore e indispensabile semplificazione procedurale per favorire realmente la riqualificazione e il riuso del patrimonio edilizio esistente, e contenere conseguentemente il consumo del suolo.
(1-00578) «Pella, D'Attis».
La Camera,
premesso che:
in data 30 dicembre 2021, con decreto del Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e del Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, sono stati individuati i comuni beneficiari dei contributi da destinare ad investimenti in progetti di rigenerazione urbana con l'obiettivo di ridurre fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale, nonché migliorare la qualità del decoro urbano e del tessuto sociale ed ambientale;
con il termine «rigenerazione urbana» si fa riferimento ai programmi di recupero e riqualificazione del patrimonio immobiliare e degli spazi, su scala urbana, volti a garantire, tra l'altro, la qualità dell'abitare, e ciò sia dal punto di vista ambientale, sia sociale, anche con riferimento alle aree urbane e alle periferie più degradate. Si tratta di interventi che intendono porre attenzione, altresì, al tema della salvaguardia di assetto del territorio, ambiente e paesaggio: le politiche per la rigenerazione urbana sono connesse anche con il tema della riduzione del consumo di suolo, poiché mirano a recuperare e restaurare il patrimonio edilizio esistente, regolando il ricorso al consumo di ulteriore suolo edificabile;
in tale direzione, l'impegno non può prescindere dal superamento dei divari territoriali, peraltro uno tra gli specifici obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), e richiamato, in specifico, nella gran parte delle Missioni;
è evidente che la rigenerazione urbana non possa prescindere dal garantire un seguito alle agevolazioni fiscali comprese nel cosiddetto «Superbonus» – volto ad un miglioramento dei problemi energetici, statici ed antisismici degli edifici – nonché l'accessibilità a tale misura, ferma restando la necessità di un rafforzamento dei controlli;
in linea con gli Obiettivi dell'Agenda Onu 2030 per lo sviluppo sostenibile, l'obiettivo della rigenerazione urbana consiste nel realizzare, fondamentalmente, città sostenibili e più a misura d'uomo; è evidente, dunque, la rilevanza del tema, peraltro anche oggetto di diverse proposte di legge depositate in Parlamento;
per gli anni 2021-2026, i contributi confluiti nell'ambito del piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), già ammontavano a euro 3,4 miliardi di euro. La procedura telematica, predisposta dal Dipartimento per gli affari interni e territoriali ha rilevato – a fine dicembre 2021 – la presentazione di 649 certificazioni per un totale di 2.418 progetti ed una richiesta di risorse pari ad euro 4.402.667.449,17. L'ammontare del contributo attribuito a ciascun ente è stato determinato a favore dei comuni che presentano un valore più elevato dell'indice di vulnerabilità sociale e materiale (Ivsm) come previsto dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 21 gennaio 2021;
il Governo, da ultimo, si è impegnato ad assicurare i fondi necessari a finanziare alcuni progetti rimasti, di fatto, esclusi dalla rigenerazione, seppur approvati e già cantierabili. Tali fondi sono stati reperiti e sono stati destinati, a tal fine, ulteriori 905 milioni di euro, per il periodo 2022-2026;
i finanziamenti dello Stato copriranno tutti i progetti locali per la riqualificazione di edifici e spazi pubblici che hanno superato l'esame ministeriale, e non si limiteranno ai 1.784 in 483 comuni, coperti dai 3,4 miliardi di euro, fin qui a disposizione, e distribuiti con il decreto interministeriale del 30 dicembre scorso;
la grande sfida per lo sviluppo ecosostenibile di tutto il Paese, oltre agli stanziamenti evidenziati può contare, altresì, sui 159 interventi del PINQuA (Programma innovativo nazionale per la qualità dell'abitare) per 2,82 miliardi di euro, su quelli che il Pnrr sta per finanziare attraverso i Piani urbani integrati da oltre 2,7 miliardi di euro per le città metropolitane e su quelli per 300 milioni di euro nei comuni sotto i 15.000 abitanti,
impegna il Governo:
1) ad adottare iniziative, con estrema urgenza, per:
a) introdurre, nel primo provvedimento utile, la norma relativa al nuovo stanziamento di 905 milioni di euro da destinare alla realizzazione dei progetti di rigenerazione urbana, presentati dalle amministrazioni comunali e dichiarati ammissibili;
b) assicurare le risorse previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza per le amministrazioni del Mezzogiorno, al fine della riduzione dei divari territoriali tra tutte le aree del Paese;
c) garantire che le condizioni di vulnerabilità sociale e materiale, rappresentate nel criterio dell'Ivsm, permangano come criterio qualificante, perché siano assegnate le risorse ai comuni per la rigenerazione urbana;
d) valorizzare gli interventi di rigenerazione urbana, in piena coerenza con gli obiettivi di sostenibilità ambientale, energetica e sociale del Piano nazionale di ripresa e resilienza, tenendo anche conto dei divari territoriali esistenti;
e) individuare puntuali interventi che garantiscano la continuità delle agevolazioni fiscali ricomprese nella misura del cosiddetto «Superbonus» – anche valutando una proroga per gli interventi riferiti alla edilizia residenziale pubblica – al fine di consentire agli operatori del settore di agire all'interno di un quadro normativo certo e consolidato dotato di margini operativi tali da rendere effettivo e non penalizzare il ricorso al meccanismo della cessione del credito, pur nella previsione di opportune misure di contrasto alle frodi, a tal fine rafforzando gli strumenti di controllo;
f) anche in considerazione della tempistica particolarmente stringente e delle scadenze imminenti, individuare modalità più snelle ed accessibili relativamente alle procedure da seguire per accedere ai suddetti finanziamenti.
(1-00579) «Baldino, Alemanno, Perconti, Orrico, Carabetta».
Risoluzione in Commissione:
La VII Commissione,
premesso che:
le vicende che hanno coinvolto i cittadini italiani residenti nei territori ceduti all'amministrazione Jugoslava sul finire del secondo conflitto mondiale ed immediatamente dopo sono state per troppo tempo tenute nascoste e relegate alla memoria familiare delle popolazioni coinvolte;
al dramma delle Foibe è stata, dunque, per troppo tempo negata la dignità di tragedia della storia recente del nostro Paese che invece purtroppo ha rappresentato;
con la legge 30 marzo 2004, n. 92, recante «Istituzione del “Giorno del ricordo” in memoria delle vittime delle foibe, dell'esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale e concessione di un riconoscimento ai congiunti degli infoibati», l'Italia ha riconosciuto formalmente la tragedia dell'esodo e delle foibe che viene quindi commemorata il 10 febbraio di ciascun anno;
malgrado questo riconoscimento formale ci sono ancora realtà associazionistiche che in maniera persistente arrivano a negare la tragedia dell'esodo dalle loro terre degli italiani istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della ancor più complessa vicenda del confine orientale e degli italiani vittime delle foibe;
i pochissimi testimoni diretti di quelle tragiche vicende sono sempre più anziani ed è forte il timore che con la loro morte nessuno sarà in grado di prendere il loro testimone e continuare a raccontare quanto accaduto;
è di fondamentale importanza capitalizzare le testimonianze dirette che i sopravvissuti possono ancora offrire all'intero Paese, affinché i giovani non dimentichino quei tristi fatti della storia del nostro Paese e si impegnino per non perpetrare mai più una simile barbarie;
numerose realtà associazionistiche, a mero titolo d'esempio l'Unione degli istriani, da oltre mezzo secolo rappresentano gli esuli italiani dall'Istria e ne difendono e tutelano i diritti, cercando con i pochi mezzi a propria disposizione di coinvolgere i cittadini e diffondere la conoscenza sulle tragedie dell'esodo e degli infoibamenti,
impegna il Governo
a farsi promotore, nelle competenti sedi, di iniziative affinché le istituzioni scolastiche di primo e secondo grado, in tutto il territorio nazionale, prevedano attività specifiche volte a promuovere presso gli alunni la conoscenza di questi fenomeni e, a tal fine, incentivino sia occasioni di confronto in cui sia prevista la partecipazione dei superstiti sia l'organizzazione di viaggi di studio nei luoghi di queste tragedie con incontri in loco a cura delle associazioni che rappresentano gli esuli italiani dall'Istria.
(7-00786) «Toccalini, Belotti, Basini, Colmellere, De Angelis, Mariani, Patelli, Racchella, Zicchieri».
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della transizione ecologica, per sapere – premesso che:
Crotone rientra nel Sin Crotone-Cassano-Cerchiara, di cui è prevista la bonifica, riconosciuta anche da una sentenza irrevocabile del Tribunale di Milano che ha condannato Eni al pagamento della somma di 70 milioni di euro, già versata al Ministero della transizione ecologica;
dal 28 giugno 2018, è scaduto il mandato del commissario straordinario, dottoressa Elisabetta Belli, ma non è stato ancora nominato il suo successore;
il ritardo, ormai inescusabile, aggrava i rischi per la popolazione, rendendo ormai improcrastinabile la sua nomina;
nel frattempo, Crotone continua ad essere terreno di nuove iniziative imprenditoriali, dalle quali non consegue alcun apprezzabile vantaggio economico per il territorio e la popolazione, che comportano gravi ricadute sotto il profilo ambientale mettendo a rischio la vocazione turistica del territorio;
infatti, recentemente la Regione Calabria ha autorizzato l'insediamento di un'altra mega discarica di rifiuti pericolosi in località Giammiglione, cui si è opposta fermamente l'amministrazione comunale di Crotone, essendovi già nel territorio l'unica discarica privata della Calabria (Columbra), che accoglie rifiuti speciali pericolosi e non, discarica che sebbene già satura, ha ricevuto ulteriori 120.000 tonnellate di scarti di lavorazione dei rifiuti solidi urbani provenienti da tutta la regione, autorizzati dell'ennesima ordinanza contigibile e urgente della Regione Calabria (n. 246 del 7 settembre 2019); a questi si aggiungono i rifiuti speciali pericolosi che pervengono in modo continuativo da tutto il Paese destinati al sito adiacente;
si apprende inoltre che la Ionio Fuel vorrebbe realizzare un deposito costiero di rigassificazione (Gnl), in area adiacente al sito Sin e in zona urbanizzata, nonché un impianto per la produzione di idrogeno blu e il più grande impianto eolico offshore al largo delle coste di Crotone, nell'area concessa alla Global Med per la prospezione e ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi;
a ciò si aggiungono analoghi progetti di impianti eolici offshore presentati dalla Minervia Vento e dalla Repower Renewable che, ad avviso degli interpellanti, mal si conciliano con quanto stabilito dalla risoluzione del Parlamento europeo P9_TA(2021)0338 del 7 luglio 2021 sull'impatto provocato sul settore della pesca dagli impianti eolici offshore e da altri sistemi energetici rinnovabili (2019/2158(INI)), avverso i quali si sono già opposti i consigli comunali di Crotone, Isola Capo Rizzuto, Cutro, la Commissione Straordinaria di Simeri Crichi, analogamente a quanto annunciato dalle Commissioni Ambiente e Territorio del comune di Catanzaro;
sebbene tali progetti siano in linea con la transizione ecologica, che è giusto che venga perseguita, non può essere ignorato quanto il territorio crotonese abbia già pagato in termine di inquinamento ambientale e paesaggistico, anche a causa dello smisurato numero di impianti eolici già funzionanti sulla terraferma e che vedono la Provincia di Crotone ai primi posti in Europa per numero di pale in esercizio, per la realizzazione dei quali vi sono state numerose indagini da parte della Procura distrettuale antimafia per l'«interessamento» della 'ndrangheta;
a questi si aggiungono i giacimenti di metano che da decenni Eni sfrutta davanti alla costa crotonese, con la presenza di quattro piattaforme e un centinaio di bocche di pozzo, con irrilevanti vantaggi economici per i residenti, trattandosi di estrazioni in mare, ma che, al contrario, limitano fortemente l'attività delle imprese di pesca e turistiche, che verrebbero ulteriormente compromesse dalla realizzazione dei citati impianti eolici offshore, altamente impattanti sull'ecosistema e il paesaggio;
la stessa Eni, nonostante con l'approvazione del Pob2 si fosse impegnata a trasportare fuori regione tutti i rifiuti della bonifica, pericolosi e anche radioattivi, ha richiesto alla regione Calabria la riapertura del PAUR, proponendo ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, non volendo più onorare detto impegno, prospettando, al contrario, di «tombarne» parte nel sito industriale, trasferendo il resto a distanza di pochi chilometri, nella citata discarica privata di Columbra, adiacente al quartiere periferico di Papanice, senza risolvere il problema dell'inquinamento ambientale e senza alcun vantaggio effettivo per il territorio;
da ultimo, è stato annunciato da parte di A2A l'acquisto del 100 per cento di TecnoA, società che si occupa del trattamento e smaltimento dei rifiuti industriali, autorizzata a trattare ben 300.000 tonnellate all'anno di rifiuti industriali, attraverso impianti di inertizzazione, di trattamento chimico-fisico per rifiuti liquidi, un termodistruttore ed un termovalorizzatore dedicato al recupero energetico dei rifiuti industriali;
in altre parole, il territorio di Crotone sembra destinato ad accogliere solo crescenti fonti di inquinamento;
queste problematiche sono già state sottoposte all'attenzione del Ministero della transizione ecologica con le interrogazioni a risposta scritta nn. 4-03254 del 05 luglio 2019, 4-03696 del 30 settembre 2019, 4-03985 del 31 ottobre 2019, sollecitate in data 05 maggio 2020 e con quella n. 4-05436 del 30 aprile 2020, nonché con le interpellanze nn. 2-00603 e 2-01231 del 25 maggio 2021, ad oggi rimaste senza risposta;
è pertanto necessario un intervento urgente del Governo attraverso l'immediata nomina del commissario straordinario, che consenta di pervenire a soluzioni concrete per i cittadini, continuamente esposti a rischi per la salute e senza alcuna prospettiva di sviluppo economico, in una provincia all'ultimo posto delle classifiche nazionali per prodotto interno lordo pro-capite e con un tasso di disoccupazione giovanile che supera il 50 per cento;
per l'incarico di commissario straordinario è necessario individuare una figura di alto profilo, competente sia dal punto di vista tecnico che organizzativo, anche al fine di impedire l'infiltrazione della criminalità organizzata, sicuramente interessata alla gestione delle ingenti somme che verranno spese nelle operazioni di bonifica –:
se il Governo sia a conoscenza della gravissima situazione di allarme ambientale in cui versa il Sin di Crotone e quali iniziative intenda adottare per colmare l'irragionevole ritardo accumulato nella nomina del commissario straordinario con il compito di accelerare, coordinare e promuovere la realizzazione degli interventi di bonifica e riparazione del danno ambientale e vigilare sulla gestione delle somme impiegate;
quali iniziative intenda adottare per salvaguardare il territorio della provincia di Crotone, che ha già pagato un prezzo altissimo dal punto di vista ambientale, rispetto ad ulteriori iniziative imprenditoriali contrastanti con la vocazione turistica e il pregio paesaggistico del territorio e che rischiano di aggravare una situazione ambientale già ampiamente compromessa dalle attività in essere.
(2-01418) «Barbuto, Grippa, Maraia, Daga, Deiana, D'Ippolito, Di Lauro, Federico, Micillo, Nappi, Terzoni, Traversi, Varrica, Villani, Vignaroli, Zolezzi, Aresta, Adelizzi, Davide Aiello, Del Monaco, Berti, Licatini, Gubitosa, Bruno, Buompane, Luciano Cantone, Carabetta, Chiazzese, Cimino, D'Uva».
Interrogazione a risposta orale:
DE MARIA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
il Fondo ordinario per gli enti e le istituzioni di ricerca (Foe) viene incrementato di 90 milioni di euro per ognuno degli anni 2022, 2023 e 2024 e di 100 milioni a decorrere dal 2025;
una quota dovrà essere sempre destinata alla promozione dello sviluppo professionale e alla stabilizzazione dei ricercatori;
in particolare, 40 milioni di euro a decorrere dal 2022 dovranno essere utilizzati per il passaggio di livello superiore dei ricercatori e tecnologi inquadrati al terzo livello (livello base);
tale passaggio è riservato solo agli enti di ricerca vigilati dal Ministero dell'università e della ricerca, escludendo altri che pur contribuiscono in modo decisivo alla diffusione e al prestigio della ricerca italiana;
molti enti non vigilati dal Ministero dell'università e della ricerca hanno affrontato questi anni di emergenza pandemica con particolare aggravio di competenze e riduzione di disponibilità finanziarie e di personale –:
quali iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda assumere in merito.
(3-02742)
Interrogazione a risposta in Commissione:
MORETTO e FREGOLENT. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:
appaiono perdurare le difficoltà del Consorzio Venezia Nuova (Cvn) che ha in corso una procedura concorsuale che ne limita fortemente la operatività;
tali difficoltà si sono riflesse sui lavori di realizzazione del Mose, che, da oltre un anno, risultano fermi, traducendosi in una situazione di preoccupante stallo, nonostante il Cipess nel giugno 2021 abbia stanziato 538,42 milioni di euro;
per scongiurare il fallimento del Cvn è necessario che questo presenti, entro la fine di febbraio 2022, l'accordo raggiunto con i creditori al Tribunale fallimentare di Venezia, senza il quale si innescherebbe un effetto a catena che pregiudicherebbe non solo la capacità delle aziende di restare sul mercato, ma lo stesso completamento delle opere di difesa di Venezia, nonostante le ingenti risorse già spese;
il Cvn ha presentato documentazione relativa alla rimodulazione delle tipologie e delle priorità di intervento per proseguire i lavori del Mose, sulla base del nuovo accordo intercorso tra il Provveditorato alle opere pubbliche e Cvn stesso (atto aggiuntivo n. 7), col quale si sarebbe dovuto dare nuovo impulso alle operazioni di realizzazione;
la sezione regionale di controllo della Corte dei conti del Veneto ha mosso diversi rilievi circa tale atto, motivo per cui il Provveditorato alle opere pubbliche ha riformulato il testo dello stesso e nuovamente sottoposto all'esame della magistratura contabile;
in questo momento, le posizioni apicali delle principali istituzioni statali che devono gestire le opere di salvaguardia della laguna sono assenti o commissariate: l'Autorità per la Laguna di Venezia istituita con l'articolo 95 del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104 è lungi dall'essere operativa; il Provveditorato delle opere pubbliche attende una guida definitiva, essendo da agosto 2021 retto da un incarico ad interim; il Concessionario di Stato Cvn è seguito da un «Commissario liquidatore»;
dal 27 novembre del 2019 il compito di «sovraintendere alle fasi di prosecuzione dei lavori volti al completamento del Mose» è affidato a un Commissario straordinario nominato dal Presidente del Consiglio dei ministri;
la completa realizzazione del Mose rappresenta una priorità per la salvaguardia della laguna di Venezia ed ogni ritardo – ulteriore rispetto a quelli già accumulati – mette a rischio risorse economiche, beni culturali di importanza universale, persone, luoghi e habitat, con possibili gravissime conseguenze, tanto sul piano culturale ed ambientale, che su quello economico e sociale –:
se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e, in particolare, come intenda superare l'assenza totale di una governance che, nonostante i commissariamenti, sta provocando lo stallo dei cantieri.
(5-07481)
Interrogazioni a risposta scritta:
FEDERICO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
è in corso di autorizzazione la realizzazione di un impianto eolico della potenza di 48,0 megawatt, composto da 12 aerogeneratori della potenza nominale di 4.0 megawatt e delle relative opere di connessione, da realizzarsi nel comune di San Martino in Pensilis (Campobasso) in località «Pontoni» e relative opere di connessione ricadenti nel Comune di San Martino in Pensilis (Campobasso) e Rotello (Campobasso), da parte della società WIND Energy San Martino S.r.l.;
la detta procedura è pendente avanti alla Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento per il coordinamento amministrativo – in ragione dei difformi pareri espressi dal Ministero della transizione ecologica e da quello della cultura;
la regione Molise non ha provveduto ad approvare nessun atto di attuazione del piano energetico regionale approvato nel lontano luglio del 2017, né tantomeno alcun atto di indirizzo utile a consentire una scelta guidata nell'individuazione delle aree idonee alla realizzazione di impianti da produzione di energia da fonti rinnovabili;
l'area interessata alla realizzazione del parco eolico è già interessata da un imponente insediamento e, pertanto, la realizzazione di quest'ultimo realizzerebbe un effetto cumulo devastante sotto il profilo ambientale, paesaggistico e produttivo;
infine, la stessa area è anche di particolare pregio per la produzione agricola –:
se il Presidente del Consiglio dei ministri sia a conoscenza della situazione così come descritta e se intenda considerare primariamente la peculiarità paesaggistiche, ambientali, nonché la salvaguardia e valorizzazione delle importanti produzioni agricole di altissima qualità presenti sul territorio, al fine di valutare di non concedere l'autorizzazione in questione.
(4-11271)
CARETTA e CIABURRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 21 gennaio 2022, disposto ai sensi del decreto-legge 7 gennaio 2022, n. 1, il Governo ha disposto un elenco di attività corrispondenti a esigenze essenziali e primarie per il soddisfacimento delle quali non è richiesto il possesso di una delle Certificazioni verdi COVID-19, cosiddetta Green Pass;
tale decreto-legge n. 1 del 2022 ha disposto l'obbligo del possesso del Green Pass per tutta una serie di attività, a partire dal 1° febbraio 2022, tra cui anche l'accesso agli uffici della pubblica amministrazione e delle Poste italiane;
come noto, l'accesso alle Poste è necessario, al netto di eventuali modalità di erogazione online, per il ritiro della pensione;
di fatto, senza Green Pass non è possibile ritirare la propria pensione, obbligando, nel caso di mancata vaccinazione, a sostenere il costo di un tampone antigenico, mediamente per il prezzo di 15 euro;
questa situazione ha portato alla necessità di dover pagare una somma fissa per poter esercitare un'attività di fatto essenziale, tenendo anche in considerazione come gli importi delle pensioni possano essere alle volte anche molto modesti e l'unica forma di sostegno nei confronti di spese fisse in continuo aumento come anche le utenze energetiche;
il ritiro della pensione era considerata un'attività essenziale nell'ambito delle misure di cosiddetto lockdown adottate tra marzo e maggio 2020 –:
se il Governo intenda spiegare le ragioni per le quali il ritiro della pensione non costituisce più attività essenziale nell'ambito delle nuove misure di contenimento pandemico adottate, anche alla luce dell'andamento dell'emergenza pandemica non paragonabile allo scenario di cui all'anno 2020;
se intenda disporre misure che agevolino e permettano in ogni caso il prelievo della pensione ai pensionati non in possesso di Green Pass.
(4-11277)
CIABURRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
in data 9 dicembre 2021 la Commissione speciale sulla lotta contro il cancro (Commissione Beca) del Parlamento europeo, istituita nel febbraio 2021 con mandato fino al 23 dicembre 2021 per redigere un rapporto che si presti a linea guida per un piano d'azione europeo contro i tumori, ha votato lo schema definitivo del proprio report integrato di relative proposte emendative;
il dossier definitivo, risultante dalla votazione del Beca, sarà calendarizzato all'attenzione dell'Assemblea plenaria del Parlamento europeo tra il mese di gennaio ed il mese di febbraio 2022;
l'articolato della relazione oggetto del voto finale del Beca, indica la raccomandazione di integrare l'etichettatura delle bevande alcoliche con chiara indicazione delle controindicazioni per la salute, come già in atto per le sigarette e gli altri prodotti a base di tabacco, nonché di incrementare le accise sulle bevande alcoliche;
tale orientamento sarebbe, inoltre, fortemente incoerente con il sostegno che sia a livello comunitario che nella medesima relazione è stato accordato alla dieta mediterranea, la quale, notoriamente, prevede anche l'abbinamento di un bicchiere di vino ai pasti;
è peraltro indiscutibile l'impegno, anche economico, messo in atto dalle aziende del settore nella promozione di consumi alcolici responsabili;
nell'anno 2021 il vino made in Italy ha conquistato il primato europeo per esportazioni e produzione, con oltre un milione e mezzo di addetti, un fatturato di 12 miliardi di euro ed un valore di esportazioni pari a 7 miliardi di euro, in continua e costante crescita sugli anni precedenti;
occorre evitare la criminalizzazione generica del vino come bevanda in grado di innescare danni per la salute pubblica e malattie come il cancro, considerate le innumerevoli evidenze scientifiche che attestano come gli antiossidanti assunti a seguito di un consumo responsabile di vino possano rinforzare le risposte del corpo umano;
le valutazioni sottese all'elaborazione di documenti di indirizzo quali quelli di cui sopra sono spesso basate sull'assunto che il consumo di alcool, a livello europeo, sia assimilabile alle abitudini di consumo tipiche del nord Europa e dei Paesi dell'est Europa, basate prevalentemente sul consumo di liquori e bevande ad elevata gradazione alcolica;
come emerso a mezzo stampa, in Francia è in corso d'opera una riclassificazione del sistema Nutriscore tale da identificare con la lettera F ed il bollino di colore nero, equivalente alla massima scala di pericolosità possibile, ben oltre il cibo «spazzatura» della più infima fattura, tutte le bevande che contengono una quantità anche minima di alcool;
il combinato disposto di questa modifica del Nutriscore e l'adozione delle indicazioni del Beca senza alcuna modifica in sede di Parlamento europeo rischia di pregiudicare in modo definitivo la tenuta del settore alcolico nazionale e, a cascata, europeo –:
se il Governo intenda operare in prima linea, presso tutti i tavoli europei di competenza, per scongiurare divieti e sanzioni a mezzo di atti normativi comunitari ai danni delle bevande alcoliche, con particolare riferimento a vino, birra e gli alcolici di produzione nazionale italiana;
se intenda adottare le iniziative di competenza per garantire la non applicazione di sistemi di etichettatura tali da bollare gli alcolici di produzione nazionale quali «pericolosi per la salute», sulla falsariga di quanto richiesto dalla relazione di cui in premessa e sulla scorta di quanto già in vigore per i prodotti a base di tabacco, nonché sulla scorta di quanto proposto in ottica di riforma del sistema Nutriscore;
se abbia intenzione di promuovere la bontà ed il ruolo del vino nella dieta mediterranea, richiedendo la redazione di uno studio scientifico che attesti in modo inequivocabile gli effetti positivi di un consumo responsabile di vino e birra per la salute.
(4-11279)
CIABURRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:
come noto, è in corso un superciclo delle materie prime, anche a causa di variabili geopolitiche legate alle tensioni internazionali sul confine tra Ucraina e Federazione russa;
tale congiuntura ha portato ad un rincaro delle materie prime e dei costi dell'energia, con rincari a cascata per tutti i settori dell'economia, congestionamento della logistica ed elevata crescita dell'inflazione, tale da erodere le prospettive di crescita successive al critico biennio 2020-2021;
secondo le stime più recenti da parte delle associazioni di categoria, il costo dell'energia per le imprese è passato dagli 8 miliardi di euro del 2019 ai 38 miliardi di euro nel 2022, con un aumento generalizzato del 375 per cento, rendendo di fatto insufficienti le cifre stanziate dal Governo per arginare il rincaro stesso, costringendo, come già di fatto avviene, cittadini e imprese a chiedere la rateizzazione delle proprie utenze;
ne consegue che numerose attività hanno dovuto chiudere più o meno temporaneamente per poter ridurre le perdite, mentre altre hanno dovuto, ove possibile, licenziare il personale per far fronte ai costi sopravvenuti;
il prezzo del gasolio, al litro, è aumentato in un anno da 1,35 euro a 1,65 euro al litro (+22,3 per cento), come stimato dalla Cgia di Mestre; il costo del pieno per un mezzo pesante da 11 tonnellate è cresciuto di circa 150 euro; ciò significa circa 8.600 euro in un anno in più di solo costo del carburante, con relativo impatto sulle imprese, con ripercussioni finali sui consumatori;
i rincari delle utenze, invece, a inizio gennaio 2022, si sono attestati genericamente sul 42 per cento per il gas e il 55 per cento per l'elettricità, con forti ripercussioni su tutto il comparto agricolo, e, in modo particolare, il comparto florovivaistico, che tuttora vive grandi difficoltà dovute alla crisi del settore fieristico nella prima fase della pandemia da Covid-19;
i rincari hanno infatti colpito anche materiali come la plastica, portando al rincaro dei portavasi (+25 per cento) e del terriccio (+10 per cento), delle piante da ricoltivare (+12 per cento), dei concimi per le orticole solubili (+30 per cento) e granulari (+80 per cento);
il blocco della logistica rende inoltre difficile e inutilmente oneroso movimentare le merci all'estero, bloccando la capacità di proiezione e vendita dell'intero comparto florovivaistico in tutta Europa, danneggiando un comparto di assoluta eccellenza –:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per contenere in modo sistemico il rincaro dei costi energetici e di materie prime, nonché per sostenere il comparto florovivaistico, in particolar modo a fronte delle enormi difficoltà logistiche di cui in premessa.
(4-11280)
SAPIA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
dal 2010 la Calabria è commissariata dal Governo per l'attuazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario regionale;
di recente, il presidente della regione Calabria, onorevole Roberto Occhiuto, è stato nominato commissario del Governo ad acta;
in un articolo pubblicato il 4 febbraio 2022 dalla testata on line Il Fatto di Calabria e intitolato «Interventi in lista d'attesa, all'Annunziata l'ombra dei “furbetti” che scalano posti pagando le visite...», si legge che il commissario dell'azienda ospedaliera di Cosenza ha istituito, mediante propria delibera del 3 febbraio 2022, una «commissione d'indagine interna sulle attività di libera professione intramuraria e sulle attività di ricovero ordinario a danno dei pazienti inseriti nelle liste d'attesa»;
ivi si aggiunge che sono 4 i componenti della commissione d'indagine interna, senza vincoli di conflitto d'interessi, con il compito di «verificare nel più breve tempo possibile» «il rispetto delle priorità di assegnazione degli interventi nelle liste d'attesa», «di individuare gli eventuali dirigenti responsabili», «analizzare le criticità relative al funzionamento delle sale operatorie a seguito del regolamento Coperbusso», «revisionare le liste d'attesa informatizzate del triennio 2019-2021» e «revisionare procedure in essere per Alpi (regolamenti, commissioni)»;
l'articolo suddetto avanza l'ipotesi che tale commissione sia conseguenza di un comportamento illecito, finanche diventato prassi, che «potrebbe essersi mascherato furbescamente dietro il diretto e rapido “accompagnamento” in sala operatoria per via di visita privata o di consulenza cosiddetta "intramuraria"», ammonendo che «poi è difficile dimostrare se una urgenza che ha “pagato” una visita privata (effettuata in studio o in ospedale) è poi effettivamente più urgente delle altre», sul presupposto, dato come notizia, «che per alcuni si sarebbero aperte le sale operatorie e per altri, ovviamente, no»;
in quanto alle liste d'attesa aumentate a causa della pandemia da Covid-19, sul giornale Il Fatto Quotidiano del 23 gennaio 2022 si riassume, alle pagine 6 e 7, che, nel 2020, in Italia le prestazioni non erogate hanno raggiunto la cifra record di 6 miliardi di euro, in quanto a valore economico;
ivi si aggiunge che, per consentirne il recupero, il Governo ha stanziato in tutto un miliardo di euro, a fronte di una richiesta del doppio da parte delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano, che entro il 31 gennaio dovevano trasmettere a Roma i piani per utilizzare queste risorse, comunque insufficienti a tutelare i pazienti non Covid, dunque ordinari, in attesa di ricevere visite ed interventi chirurgici –:
di quali informazioni disponga il Ministro della salute in relazione alla commissione d'indagine interna istituita, secondo quanto riassunto in premessa, dal commissario straordinario dell'azienda ospedaliera di Cosenza;
quali regioni e province autonome abbiano presentato nei termini i piani per l'utilizzo delle risorse stanziate, al fine di recuperare le prestazioni sanitarie non erogate di cui in premessa e quanti siano i fondi disponibili per ciascuna regione e provincia autonoma;
se il Governo non intenda valutare di adottare le iniziative di competenza per prevedere uno scostamento di bilancio per aumentare le risorse predette al fine di tutelare pienamente il diritto alla salute dei pazienti ordinari, anche per scongiurare che eventuali cronicizzazioni possano aumentare i costi dell'assistenza sanitaria nelle singole regioni e province autonome;
se il Ministro della salute non intenda tempestivamente adottare, e all'occorrenza quali, iniziative di competenza al fine di controllare che il recupero delle prestazioni sanitarie non erogate a causa della pandemia segua effettivi criteri di tutela della salute in relazione alle condizioni dei pazienti, anche per scongiurare che il sistema delle visite intra moenia possa determinare disparità a svantaggio dei cittadini meno abbienti.
(4-11282)
CIABURRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:
come noto, l'articolo 14 del decreto-legge 24 giugno 2016, n. 113, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2016, n. 160, dispone misure di intervento per gli enti locali in crisi finanziaria;
nel dettaglio, il citato articolo 14, al comma 1, prevede la possibilità di erogare un'anticipazione di liquidità per il pagamento dei debiti alle amministrazioni comunali o provinciali che abbiano deliberato la condizione di dissesto finanziario ed abbiano aderito alla procedura semplificata di cui all'articolo 258 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, cosiddetto Testo unico degli enti locali (Tuel);
come previsto dal citato articolo 14, comma 1, tale anticipazione di liquidità è ripartita, e dunque la sua allocazione stabilita, in base a una quota pro capite determinata tenendo conto della popolazione residente, calcolata alla fine del penultimo anno precedente alla dichiarazione di dissesto secondo i dati forniti dall'Istat;
l'allocazione e distribuzione delle risorse sulla base della popolazione censita è un criterio di fatto standardizzato non solo nelle disposizioni di accesso ad anticipazioni di liquidità per sostenere i debiti conseguiti, ma anche e più in generale alla distribuzione e allocazione delle risorse di vari fondi a beneficio dei comuni stessi, con la conseguenza che vengono inevitabilmente privilegiati i comuni con più elevato numero di abitanti rispetto a quelli più piccoli, a prescindere da altre caratteristiche quali presenza di seconde case, estensione territoriale o frazioni servite;
nel caso dei piccoli comuni, in particolar modo di quelli a vocazione turistica, le risorse allocate con questa modalità sono destinate ad essere del tutto insufficienti, in quanto spesso i servizi offerti fanno riferimento ad un numero di persone ben superiore ai residenti, nonché alle seconde case, a destinazione turistica, e alla dimensione logistica sul territorio;
considerando le ulteriori esigenze di liquidità ed i maggiori costi ed oneri gestionali sopravvenuti in capo alle amministrazioni comunali a seguito della pandemia da Covid-19, le risorse allocate sulla base del criterio delle residenze non corrispondono ad uno scenario reale ed effettivo totalmente differente –:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per elaborare nuovi criteri di allocazione delle risorse tali da fornire ai piccoli comuni, con particolare considerazione di quelli a vocazione turistica, allocazioni finanziarie di entità tale da poter effettivamente erogare servizi e garantire miglioramenti della qualità della vita nel territorio, andando ad annoverare e riconoscere anche i criteri e le specificità delineati in premessa.
(4-11284)
CARETTA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
come già evidenziato con ordine del giorno in Assemblea n. 9/02203/029 del 30 ottobre 2019 e con atto di sindacato ispettivo n. 4-10632 dell'8 novembre 2021, il distretto del vetro di Murano vive in una condizione di perenne e crescente fragilità;
nato già nel I secolo dopo Cristo, e poi ufficialmente istituito nel 1291 con ordinanza della Serenissima Repubblica di Venezia, l'intero comparto, ad oggi, vede in funzione, delle venti vetrerie di Murano (corrispondenti a 60 fornaci), solamente due, non solo per via delle crescenti difficoltà economiche legate alla crisi economica da Covid-19, ma anche per via dell'impennata dei costi di materie prime ed utenze energetiche;
le utenze del gas sono recentemente aumentate di oltre il 500 per cento, per un comparto che consuma otto milioni di metri cubi di gas l'anno e che è passato da una spesa di 2 milioni di euro annui a 8 milioni di euro in pochissimi mesi;
tale consumo di gas a destinazione industriale è infatti necessario per tenere costantemente alimentati ed in funzione in qualsiasi momento del giorno e della notte i forni;
a fronte di un rincaro dei costi di utenze energetiche e materie prime ormai annunciato mesi fa e dai tratti permanenti, anziché transitori, le misure sinora adottate restano parziali ed insufficienti a rispondere ad un rincaro diffuso dei costi fissi, tale da pregiudicare l'esistenza della produzione millenaria del vetro di Murano;
in tal senso, occorre ricordare come la produzione vetraria veneziana, negli anni, sia stata messa a dura difficoltà dalla concorrenza sleale delle produzioni cinesi, che sempre più a macchia d'olio si sono diffuse nel veneziano spacciandosi come vetri muranesi;
gli indici economici e le analisi emerse anche a mezzo stampa lasciano intendere come l'attuale situazione di tensione dal lato delle materie prime sia destinata a perdurare almeno fino alla metà dell'anno 2022, con potenziali ripercussioni sino al 2023;
in assenza di ulteriori interventi, la produzione vetraria muranese è destinata a scomparire –:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti, per quale motivo non sia ancora intervenuto a tutela del comparto del vetro muranese e se non intenda predisporre, con massima urgenza, iniziative per garantire la sopravvivenza e la sostenibilità economica del comparto produttivo del vetro di Murano.
(4-11285)
FRATOIANNI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
nei giorni scorsi il segretario nazionale della Flc Cgil Francesco Sinopoli ha denunciato l'inopportuna anticipazione dei dati dell'Istat da parte del Ministro per la pubblica amministrazione Renato Brunetta;
sabato 29 gennaio 2022, con una nota stampa, il Ministro Brunetta ha infatti comunicato i dati della stima preliminare del Pil del 2021, annunciando che la crescita, presumibilmente, sarebbe stata del +6,5 per cento, definendolo un risultato strepitoso e aggiungendo che il quarto trimestre, su base congiunturale, dovrebbe segnare un +0,6 per cento rispetto al trimestre precedente;
tali dati sono stati comunicati dall'Istat effettivamente solo lunedì 31 gennaio 2022, due giorni dopo le esternazioni del Ministro;
a memoria dell'interrogante non sembra sia mai accaduto prima che un membro del Consiglio dei ministri anticipasse l'Istituto nazionale di statistica, con una precisione tale che potrebbe far sorgere il dubbio di una ingerenza gravissima rispetto all'autonomia e all'indipendenza che lo statuto dell'Istat e l'ordinamento prevedono;
appare opportuno ricordare che l'autonomia e l'indipendenza del massimo produttore di statistiche ufficiali del Paese sono valori da promuovere e difendere costantemente e con fermezza e l'anticipazione diffusa a mezzo stampa dal Ministro per la pubblica amministrazione due giorni prima dell'uscita dei relativi dati Istat appare all'interrogante un episodio molto grave e si spera isolato –:
se non intenda invitare i Membri del Governo ad astenersi in futuro da anticipazioni a mezzo stampa di dati di competenza dell'Istat al fine di non minare in alcun modo l'indipendenza dell'Istituto nazionale di statistica.
(4-11288)
BELLUCCI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le disabilità, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:
la discriminazione nei confronti di persone con disabilità è un comportamento da condannare, sempre e comunque, ma se a perpetrare tale comportamento è un'istituzione pubblica la vicenda riveste i contorni di un'azione ancora più grave;
ha dell'incredibile la vergognosa vicenda, riportata anche da fonti di stampa, del piccolo comune di Troia, nel foggiano, che resiste a ordinanze ministeriali e decreti giudiziari pur di non installare una tettoia che ripari dal maltempo chi transita sulla rampa di 20 metri all'entrata dell'istituto scolastico Virgilio-Salandra, agevolando l'ingresso di una studentessa con mobilità ridotta, costretta a spostarsi su sedia a rotelle;
nell'ottobre 2018, i genitori della ragazza, che aveva da poco iniziato a frequentare la scuola media, inoltravano formale richiesta al comune pugliese di realizzare una pensilina antipioggia e antivento con annesso parcheggio riservato alle persone con disabilità, anch'esso coperto, per superare le difficoltà delle indispensabili manovre di ingresso e uscita da scuola della propria figlia durante le giornate piovose e ventose che, in una cittadina collinare, come quella di Troia, sono frequenti e abbondanti, lamentando, peraltro, altre carenze in materia di abbattimento delle barriere architettoniche, dalla mancanza di un ascensore che consentisse di collegare i vari piani della scuola all'assenza di bagni per disabili;
come denunciato da Luciano, il padre della ragazza, «Dall'inizio della prima media di mia figlia ho dovuto reiterare per iscritto a mezzo PEC più volte queste mie richieste al Comune di Troia il quale non mi ha mai mandato risposta» e così questo genitore ha continuato la sua battaglia di civiltà, scrivendo al prefetto di Foggia, al Garante dei diritti delle persone con disabilità di Bari, all'istituto scolastico Virgilio-Salandra, all'ufficio regionale del Miur e al Ministro per le politiche sociali che ha anche inviato una doppia nota al comune, invitandolo all'adempimento della loro richiesta per consentire una piena accessibilità in base ai loro bisogni;
nonostante ciò e nonostante la stessa magistratura abbia accertato la violazione di un diritto universalmente riconosciuto, ossia il diritto all'inclusione scolastica, ad oggi, il comune risulta ancora inadempiente, insistendo in un inspiegabile e inaccettabile atteggiamento discriminatorio;
il 30 luglio 2021, infatti, il tribunale di Foggia ha emesso un'ordinanza che condanna il comune di Troia, nella persona del sindaco pro tempore, alla realizzazione del parcheggio raccordato alla rampa, entrambi necessariamente coperti da un'opportuna pensilina antipioggia ed antivento oltre alla condanna per discriminazione indiretta ai danni della ragazza, riconoscendole un risarcimento di 4.500 euro;
anziché adoperarsi per provvedere immediatamente a realizzare la copertura e il parcheggio idoneo, il sindaco ha deciso persino di ricorrere in appello;
secondo papà Luciano, la cosa «più grave che emerge da questa storia triste è che una famiglia con un minore disabile, già con tutta una serie di criticità da affrontare ogni giorno, per vedere riconosciuti i propri diritti ha dovuto penare per tre anni. Ad oggi nostra figlia frequenta le superiori ma ancora il sindaco si sta accanendo non solo contro i suoi diritti conclamati, ma anche contro quelli di altri ragazzi con disabilità come lei che decidessero di iscriversi presso l'istituto» –:
considerata la gravità dei fatti esposti in premessa, di quali informazioni disponga il Governo in merito alla vicenda e quali immediate iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere per porre fine ad un inspiegabile, quanto inaccettabile, atteggiamento discriminatorio di un rappresentante delle istituzioni pubbliche nei confronti di un cittadino e delle sue legittime pretese, riconosciute anche in sede giudiziaria, al fine di tutelare il fondamentale diritto all'inclusione scolastica.
(4-11290)
SAPIA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
in data 8 febbraio 2022, alle pagine 6 e 7 del giornale Il Fatto Quotidiano è riportata un'intervista di Peter D'Angelo e Maddalena Oliva, intitolata «Ecco perché sui vaccini chiediamo i dati grezzi», al ricercatore indipendente Peter Doshi, noto, assieme al collega Tom Jefferson, per avere fatto declassare a semplice farmaco complementare il vaccino Tamiflu, già comprato per miliardi di dollari e centinaia di milioni di dosi dai numerosi governi statali, che la Roche, l'azienda produttrice, aveva dichiarato efficace per contrastare la H1N1, detta anche «febbre suina», dopo una battaglia per la trasparenza durata anni;
è lo stesso Doshi, assieme al British Medical Journal, a firmare oggi un appello affinché vengano resi pubblici i dati grezzi sui vaccini e sui farmaci anti Covid;
«i dati grezzi – spiega l'intervistato – sono i dati originali e dettagliati raccolti nel corso delle sperimentazioni cliniche e poi riportati, in forma più raffinata, nelle pubblicazioni e nei comunicati stampa delle case farmaceutiche»;
Doshi aggiunge che, «nel caso dei vaccini e dei farmaci anti-Covid, tutto ciò che sappiamo viene attualmente solo da ricerche finanziate dalle stesse aziende produttrici, finalizzate all'autorizzazione delle agenzie regolatorie»;
«sono dati – osserva il ricercatore – che condizionano le nostre scelte di politiche sanitarie», sicché «non possiamo basarci solo sulla fiducia»;
secondo Doshi, i dati grezzi più importanti da conoscere ora sono «quelli relativi agli studi randomizzati in cui un gruppo di volontari vaccinati viene confrontato col gruppo di controllo, che riceve invece un placebo secondo il metodo doppio cieco»;
avere questi dati, precisa Doshi, «servirebbe conoscere quali e quante segnalazioni di eventi avversi gravi abbiamo avuto durante gli studi»;
il ricercatore rimarca che la trasparenza è un problema, sostenendo che «in un mondo normale, che si muove secondo logiche razionali, le evidenze andrebbero analizzate – e rilevate – da chi non ha alcun interesse finanziario nelle sperimentazioni»;
«avere i dati grezzi – continua il ricercatore – dovrebbe essere una preoccupazione di tutti, anche del Ministero della salute», «ma la maggior parte dei governi si affida ai “grandi” enti regolatori come Fda o Ema»;
riguardo alla richiesta di Pfizer di avere l'approvazione per il vaccino pediatrico sotto i 5 anni, Doshi sostiene che «un vaccino dovrebbe essere approvato solo dopo test a lungo termine, per poter essere sicuri dei benefici e soprattutto dei rischi, specie per una popolazione come i bambini»;
riguardo all'efficacia della cosiddetta «terza dose», sulla quale egli si è sempre mostrato cauto, Doshi afferma che «se i ricercatori si fossero impegnati fin dall'inizio a richiedere e analizzare in modo critico i dati dei trial, avremmo avuto un dibattito sulle prestazioni che un “buon” vaccino dovrebbe fornire»;
sul pass vaccinale, Doshi ritiene che la variante Omicron abbia «squarciato il mondo a una velocità incredibile, sollevando dubbi legittimi sull'efficacia e il senso dei pass vaccinali»;
circa l'immunità di gregge, il ricercatore chiarisce che «va intesa in modo diverso rispetto a quella per una malattia come la polio», ipotizzando che in «futuro ci saranno nuove ondate di Sars-CoV-2, ce lo insegna la storia dei virus respiratori endemici, tipo raffreddore o influenza»;
Doshi conclude l'intervista con una riflessione sul dibattito scientifico sulla pandemia, affermando: «È tragico quello che è successo. È come se fossimo in guerra. E il dibattito è stato dipinto come una minaccia allo sforzo bellico. Ci viene detto che dobbiamo “seguire la scienza”, ma questo tipo di argomentazione promuove una visione non veritiera della scienza» –:
se il Governo non intenda assumere iniziative di competenza in modo che l'Ema renda disponibili i dati grezzi sugli studi concernenti i vaccini anti-Covid finora utilizzati.
(4-11291)
ENRICO BORGHI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:
in data 18 novembre 2015 la conferenza dei sindaci della provincia del Verbano Cusio Ossola ha approvato il protocollo d'intesa per la realizzazione del «Nuovo Ospedale unico dell'Azienda sanitaria locale VCO»;
in data 23 novembre 2015 la regione Piemonte con deliberazione della giunta regionale n. 61-2494 ha approvato il protocollo d'intesa dei cui sopra, sottoscritto il giorno successivo con i sindaci del territorio interessato;
in data 12 aprile 2017 la regione Piemonte con deliberazione della giunta regionale n. 1-4881 ha approvato lo studio di fattibilità per l'acquisizione di finanziamenti pubblici per la costruzione del nuovo ospedale del Verbano Cusio Ossola;
in data 22 dicembre 2017 il Cipe ha approvato uno stanziamento di 60 milioni di euro come co-finanziamento pubblico per la costruzione di detto ospedale;
in data 8 maggio 2018 il consiglio regionale del Piemonte ha approvato lo stanziamento complessivo di 178 milioni di euro per la costruzione del nuovo ospedale unico del Verbano Cusio Ossola, da realizzarsi in località Ornavasso;
in data 12 settembre 2019, con nota protocollata al Ministero della salute al n. 9234/2019, la regione Piemonte ha confermato le proposte progettuali in essere in materia di edilizia sanitaria al fine dell'inserimento negli atti governativi successivi;
in data 31 ottobre 2021 codesto Ministero ha pubblicato sul sito opencoesione.gov.it la scheda relativa al «Nuovo Ospedale unico del Verbano Cusio Ossola» (CUP F23D1900008006) nella quale si conferma lo stanziamento di 60 milioni di euro a carico del Fondo per lo sviluppo e la coesione per la predetta operata a beneficio dell'azienda sanitaria locale n. 14 di Omegna (Vb) – settore strategico Fsc Infrastrutture, Asse tematico Fsc Infrastrutture pubbliche, didattiche/universitarie, sociali e sanitarie, cui sommare la somma di 16 milioni di euro a carico della regione Piemonte (per un totale di 76 milioni di euro di costo pubblico monitorato), indicando in 73.128.150 euro le ulteriori risorse garantite da privati (che risulta essere l'Inail come da decisione della regione Piemonte in data 24 dicembre 2018);
nella predetta scheda nel capitolo relativo allo stato di avanzamento del progetto (definito «in corso») si stabilisce che l'inizio previsto per l'opera risulta essere il 9 gennaio 2022, e la fine prevista il 3 marzo 2025, mentre, in realtà, l'inizio effettivo del progetto risulta essere definito «non disponibile», così come la fine effettiva;
allo stato non risulta da parte dell'Asl 14 di Omegna (Verbaro Cusio Ossola) e della regione Piemonte l'attivazione delle opere in questione –:
quali informazioni siano pervenute al Governo da parte dei soggetti beneficiari in ordine al mancato rispetto dei termini previsti dal finanziamento, e se vi siano rischi connessi ad una possibile revoca di tali finanziamenti in relazione al comportamento assunto dai soggetti beneficiari di un così congruo e rilevante stanziamento pubblico.
(4-11292)
DIFESA
Interrogazione a risposta in Commissione:
MARCO DI MAIO. — Al Ministro della difesa, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:
il monastero di Santa Maria della Ripa di Forlì, edificato a partire dal 1479, rappresenta uno degli esempi più eclatanti dell'architettura e dell'arte rinascimentale della città;
nonostante l'antico fascino artistico rimasto immutato, il complesso di via della Ripa, di proprietà del Demanio e utilizzato come caserma e sede militare e amministrativa fino al 1995, versa da tempo in stato di abbandono. Sono proprio degli ultimi giorni le notizie del crollo del tetto di un edificio posto all'interno del perimetro che ospita l'ex chiesa e il monastero;
negli anni, cittadini, professionisti e numerose realtà associative hanno evidenziato la precarietà dello stato in cui versava, anche proponendo progetti di recupero e valorizzazione. Tali progetti non sono stati, però, oggetto di interesse da parte degli organi competenti;
riconoscendo la sempre più stringente urgenza di un progetto di tutela, salvaguardia e riqualificazione dell'importante sito culturale anche a seguito degli ultimi eventi, si sono registrati numerosi appelli da parte dei cittadini affinché i fondi derivanti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza vengano utilizzati anche in favore di questo patrimonio culturale italiano –:
se il Governo non ritenga opportuno valutare la possibilità di cedere la proprietà del bene al comune di Forlì per valutare varie ipotesi di intervento sul bene ai fini della riqualificazione, del restauro, della tutela, della salvaguardia e della valorizzazione dello stesso, anche attraverso il coinvolgimento della comunità patrimoniale del territorio, così dando seguito all'indirizzo della «Convenzione quadro del Consiglio d'Europa sul valore del patrimonio culturale per la società», fatta a Faro nel 2005 e ratificata dall'Italia con la legge n. 133 del 2020.
(5-07479)
DISABILITÀ
Interrogazioni a risposta immediata:
MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CARRARA, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, DURIGON, FANTUZ, FERRARI, FIORINI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GASTALDI, GERARDI, GERMANÀ, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, LUCENTINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MARIANI, MATURI, MICHELI, MINARDO, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLIN, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RAVETTO, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SCOMA, SNIDER, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZANELLA, ZENNARO, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:
con la legge 22 dicembre 2021, n. 227, approvata all'unanimità da entrambi i rami del Parlamento, il Governo è stato delegato ad adottare uno o più decreti legislativi per la revisione e il riordino delle norme vigenti in materia di disabilità, in conformità alle disposizioni della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, alla Strategia per i diritti delle persone con disabilità 2021-2030 e alla risoluzione del Parlamento europeo del 7 ottobre 2021 sulla protezione delle persone con disabilità;
la legge sopra citata prevede una serie di importanti misure e interventi che interessano, in particolare e tra l'altro: la «definizione della condizione di disabilità», la revisione dei suoi «processi valutativi di base», la «valutazione multidimensionale», la «realizzazione del progetto di vita individuale, personalizzato e partecipato», nonché la «riqualificazione dei servizi pubblici in materia di inclusione e accessibilità»;
le disposizioni della legge delega declinano finalmente in principi e criteri direttivi le istanze avanzate, da molti anni, dalle persone con disabilità, dalle rispettive famiglie e dalle associazioni rappresentative della loro condizione. Si propone, quindi, di adottare una nuova definizione di disabilità, di riunificare gli organismi e le procedure esistenti, di superare i «rimpalli» delle competenze e di rafforzare il collegamento tra la parte sanitaria e quella socioassistenziale, anche attraverso la valorizzazione delle sinergie tra pubblico e terzo settore, promuovendo un cambiamento radicale di prospettiva che veda finalmente i servizi, le prestazioni e le istituzioni ruotare attorno alla persona con disabilità e non viceversa;
nei giorni in cui ricorrono le celebrazioni per il trentennale della legge n. 104 del 1992, le associazioni più rappresentative del mondo della disabilità hanno rimarcato l'importanza strategica di questa riforma per lo sviluppo di una società veramente inclusiva, obiettivo imprescindibile per la crescita del Paese, come ribadito anche nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza –:
se e quali aggiornamenti intenda fornire in merito all'iter attuativo della legge 22 dicembre 2021, n. 227, recante «delega al Governo in materia di disabilità», e all'adozione dei relativi decreti legislativi che ad essa dovranno dare seguito e sostanza.
(3-02751)
BOLOGNA. — Al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:
in Italia si stimano circa 7 milioni di caregiver familiari, quasi sempre donne, madri, figlie, sorelle che assistono persone con disabilità. Il lavoro di cura informale non produce reddito ed è oneroso perché il 66 per cento dei caregiver familiari lasciano il lavoro per accudire il loro congiunto e spesso non sono formati per un'attività che comunque richiede delle competenze specifiche;
l'articolo 1, comma 254, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, istituisce, presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, il Fondo per il sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare, con dotazione iniziale di 20 milioni di euro per ciascuno degli anni 2018, 2019 e 2020;
l'articolo 1 della legge 30 dicembre 2018, n. 145, prevede un incremento di 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2019, 2020 e 2021; il decreto-legge 12 luglio 2018, n. 86, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 agosto 2018, n. 97, attribuisce al Ministro delegato per la famiglia e le disabilità la competenza di definire criteri e modalità di utilizzo del fondo;
l'articolo 1, comma 334, della legge 30 dicembre 2020, n. 178, ha previsto la costituzione del Fondo per gli interventi legislativi di valorizzazione dell'attività di cura non professionale del caregiver, per la copertura finanziaria di interventi legislativi che valorizzino l'importanza, sociale ed economica, dell'attività di cura non professionale, con una dotazione nel triennio di programmazione 2021-2023 pari a 30 milioni di euro annui;
il Piano nazionale di ripresa e resilienza, nella missione 6, mira a potenziare i servizi domiciliari affinché la casa diventi il primo luogo di cura quando possibile; per questo è necessario fornire servizi professionali di qualità che sostengano e affianchino il sistema di cura informale. Per la formazione del caregiver familiare sarebbe necessario vincolare una quota di finanziamento destinato alle regioni per interventi di sostegno del caregiver familiare di persone in condizione di disabilità –:
quali iniziative di competenza intenda assumere al fine del riconoscimento sociale ed economico del caregiver familiare, in particolare valutando la possibilità di allocare parte delle risorse dedicate ai caregiver a sostegno di percorsi di formazione permanente, atteso che una corretta formazione appare necessaria per l'idonea gestione dei sintomi della disabilità, coadiuvando e rafforzando l'operato dei professionisti sul territorio.
(3-02752)
ECONOMIA E FINANZE
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
VI Commissione:
MARTINO, D'ATTIS, PORCHIETTO, GIACOMETTO, CATTANEO e CAON. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 26 del decreto-legge del 27 gennaio 2022 modifica la disciplina dello sconto in fattura e della cessione dei crediti d'imposta in materia edilizia ed energetica, escludendo la facoltà di successiva cessione da parte dei primi cessionari, salvo una deroga entro il 16 febbraio per i crediti già ceduti. Sono nulle le cessioni concluse in violazione della norma;
già in precedenza si era intervenuti rafforzando i controlli con il decreto-legge n. 157 del 2021 e con la legge di bilancio 2022. L'Agenzia delle entrate ha individuato cessioni fraudolente per oltre 4 miliardi di euro, perpetrate secondo uno schema di cessioni ripetute e incrociate che impediscono di risalire all'originario cedente;
le nuove limitazioni cancellano di fatto l'intero mercato secondario mettendo gli operatori di fronte a scelte complesse. Sono a rischio di sopravvivenza degli accordi in essere tra committenti, fornitori, operatori di mercato e banche cessionarie;
per quanto riguarda le committenze, i forfettari non possono scalare il bonus all'Irpef, mentre per i soggetti con bassi redditi, che si era inteso sostenere con la legge di bilancio, al di là della necessità di pagare tutto in anticipo, è forte il rischio di incapienza fiscale nei 4 o 5 anni previsti per il recupero del credito d'imposta;
gli istituti di credito, a cominciare dai più piccoli, non potendo ulteriormente cedere stanno bloccando gli acquisti, per non ritrovarsi con crediti non sfruttabili. Analogamente hanno agito nei primi giorni di febbraio Cassa depositi e prestiti e Poste;
il «Superbonus 110 per cento» è stato l'elemento decisivo per la crescita del prodotto interno lordo nel 2021. L'Enea nel report mensile di fine gennaio ha stimato detrazioni maturate per i lavori conclusi pari a 14 miliardi di euro e detrazioni previste a fine lavori per 20,1 miliardi di euro;
il blocco delle cessioni produrrà perdite di gettito, in quanto nella stima degli effetti finanziari associati ai bonus sono state contabilizzate maggiori entrate a titolo di Iva, Irpef/Ires ed Irap, correlate ai maggiori investimenti;
le associazioni edilizie hanno fatto presente che la disposizione avrà un impatto pesantissimo sui lavori in corso, con il rischio di creare migliaia di contenziosi e di bloccare interventi già avviati –:
quali iniziative urgenti di competenza si intendano adottare in relazione alla situazione esposta in premessa, e in particolare se non ritenga opportuno favorire una più agevole fruizione dei benefici fiscali, rafforzando il ruolo di controllo svolto dagli istituti di credito e prorogando i termini previsti.
(5-07464)
CANCELLERI, MARTINCIGLIO, ALEMANNO, CASO, CURRÒ, GRIMALDI, GABRIELE LORENZONI, MIGLIORINO, SCERRA, TROIANO e ZANICHELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 76 del decreto-legge n. 73 del 25 maggio 2021 convertito, con modificazioni, dalla legge 23 luglio 2021, n. 106, cosiddetto «decreto Sostegni-bis», ha previsto che l'esercizio delle funzioni di riscossione nella Regione Siciliana sia affidato, a partire dal 1° ottobre 2021, all'Agenzia delle entrate e svolto dall'Agenzia delle entrate-Riscossione, al fine di uniformare le modalità di riscossione per la medesima regione, unica rimasta a gestione autonoma, rispetto al resto d'Italia;
tale misura ha consentito la possibilità per i contribuenti con i carichi di ruolo iscritti negli ambiti provinciali della medesima regione, di consultare direttamente dal proprio pc, tablet e smartphone il portale dell'ente, al fine di richiedere informazioni, assistenza e l'utilizzo dei servizi on-line;
tra i servizi telematici previsti figurano, la rateizzazione delle somme dovute all'Agenzia delle entrate e la sospensione degli importi indicati in una cartella o in ogni altro atto notificato dall'Agente di riscossione;
la prima prestazione, ai sensi dell'articolo 19 del decreto del Presidente della Repubblica n. 602 dei 1973, è concessa dall'Agente di riscossione, per i soggetti che fanno richiesta, per un importo inferiore ai 60 mila euro, tramite apposito servizio denominato «Rateizza debito» presente nell'area riservata; la seconda prestazione, invece, introdotta con la legge 24 dicembre 2012, n. 228 – legge di stabilità 2013, attraverso il servizio «Sospendi la Riscossione», consente di sospendere le procedure di riscossione, se si ritiene che la richiesta di pagamento presente nella cartella o nell'avviso, non sia dovuta;
gli interroganti, al riguardo, evidenziano come attualmente i suesposti servizi telematici on-line, per ottenere la rateizzazione e la sospensione delle somme dovute all'Agenzia delle entrate, non risultino tuttavia ancora disponibili per i contribuenti con i carichi di ruolo iscritti negli ambiti provinciali della regione Sicilia, come si evince dal sito istituzionale dell'Agenzia delle entrate-Riscossione, le cui prestazioni risulterebbero invece di rilevante utilità per i contribuenti e le aziende siciliane che stanno affrontando ancora le numerose difficoltà sociali ed economiche derivanti dall'emergenza pandemica causata dal virus Covid-19 –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se, al riguardo, non ritenga opportuno intraprendere iniziative di competenza nei confronti dell'Agenzia delle entrate-Riscossione, al fine di provvedere alla soluzione, in tempi rapidi, del mancato servizio offerto ai contribuenti siciliani, particolarmente desiderato dalla comunità isolana.
(5-07465)
ALBANO, OSNATO e BIGNAMI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
il decreto-legge 27 gennaio 2022, n. 4, cosiddetto decreto sostegni-ter, è intervenuto sulla cessione dei crediti prevedendo limitazioni che impattano in modo considerevole sul superbonus 110 per cento e su altri incentivi fiscali;
tale decreto ha infatti previsto che nell'ambito dei bonus fiscali non sarà possibile cedere più volte i crediti fiscali relativi alle detrazioni edilizie di cui all'articolo 121 del decreto-legge n. 34 del 2020 né quelli relativi ai bonus anti-Covid di cui all'articolo 122 del medesimo decreto; in sostanza, si prevede che il credito sia cedibile una sola volta «senza facoltà di successiva cessione»; per i crediti già oggetto di cessione al 7 febbraio 2022 sarà possibile una sola ulteriore cessione, mentre la violazione delle nuove norme determinerà la nullità della cessione del credito;
l'ulteriore modifica normativa di uno strumento così importante per la rigenerazione dei centri urbani e per la messa in sicurezza e riqualificazione del patrimonio immobiliare come il «Superbonus 110 per cento», intervenuta in corso d'opera, ha messo in seria difficoltà cittadini ed imprese che avevano programmato o posto in essere i lavori sulla base della normativa vigente, ed ha causato il blocco di numerosi cantieri;
se, da un lato, appare condivisibile l'esigenza di prevedere maggiori controlli per contrastare le frodi nel settore delle agevolazioni economiche, l'intervento tuttavia non può risolversi in sanzione preventiva verso tutti gli operatori del settore e, quindi, in una modifica che rallenterà lo sviluppo di uno dei più importanti incentivi per la ripresa della nostra Nazione; nella prospettiva di un diffuso e condiviso piano di transizione ecologica, efficientamento energetico e riqualificazione urbanistica e territoriale, e vista la necessità di superare la crisi economica in atto, si ritiene fondamentale semplificare le misure e sburocratizzare le pratiche amministrative, evitando interventi limitativi della ripresa economica in un momento così delicato –:
quali siano gli orientamenti del Ministro interrogato in relazione alla problematica espressa in premessa e quali urgenti e necessarie iniziative, per quanto di competenza, si intenda intraprendere al fine di consentire il più ampio e agevole utilizzo degli incentivi fiscali indicati.
(5-07466)
VILLAROSA e SANGREGORIO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
come riportato dall'Ansa gli ultimi dati dell'Enea confermano che al 31 gennaio il totale degli investimenti ammessi alla detrazione del «Super Ecobonus 110 per cento» ha raggiunto i 18,3 miliardi di euro, in crescita rispetto ai 16,2 miliardi al 31 dicembre (+12,9 per cento). L'investimento medio per i condomini è stato di 539.049 euro, per gli edifici unifamiliari 109.353 e 96.226 per le unità indipendenti;
la cessione limitata del credito d'imposta comporta il blocco del lavori con conseguenze gravi per le imprese del settore;
il presidente di Sicindustria, Gregory Bongiorno, dichiara all'Ansa «la limitazione alla cessione del credito d'imposta ad una sola volta “determina” conseguenze disastrose per un settore che, dopo anni di crisi profonda, aveva finalmente ripreso fiato. “Infatti” le cessioni del credito d'imposta potranno essere effettuate unicamente da banche di grandi dimensioni con capienza fiscale adeguata, venendosi così a creare una pericolosa concentrazione del mercato con un inevitabile allungamento dei tempi di istruttoria e di erogazione, se non addirittura un aumento del costi delle operazioni di cessione»;
sono già moltissime le imprese italiane che per via dei numerosi interventi normativi del Governo adottati negli ultimi due mesi hanno subito rallentamenti, ritardi o blocchi nelle liquidazioni dei crediti vantati dovuti principalmente all'incertezza normativa degli intermediari finanziari, come ad esempio Poste Italiane S.p.a., che ha bloccato inspiegabilmente la liquidazione di crediti vantati dalle imprese per diversi mesi, o come Cassa depositi e prestiti che pare avrebbe deciso di non effettuare più operazioni di cessione, mettendone così in serio pericolo la stabilità finanziaria delle aziende –:
quali iniziative intenda adottare per evitare il blocco della cessione del credito d'imposta che comporterebbe il fallimento di numerose imprese.
(5-07467)
FRAGOMELI, CENNI, BURATTI, SANI, CECCANTI e CIAMPI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
si apprende da notizie stampa della imminente chiusura dell'agenzia della Cassa di Risparmio di Volterra nella frazione di Ponteginori (frazione del comune di Montecatini Val di Cecina, in provincia di Pisa);
tale chiusura ha subito suscitato dure prese di posizione – tra le istituzioni, i sindacati, la popolazione e il tessuto economico ed imprenditoriale locale – sulla repentina scomparsa «di un servizio bancario storico e indispensabile sui nostro territorio»;
la filiale di Ponteginori viene utilizzata da molti cittadini: commercianti, imprese, aziende agricole, non solo di Ponteginori, ma di un territorio molto vasto, ricadente anche fuori dal confine comunale;
tale chiusura segue la recente cessazione di due sportelli bancomat del medesimo istituto bancario nel centro storico di Volterra e l'annuncio di ulteriori riduzioni in comuni limitrofi;
i sindaci coinvolti dei comuni di Montecatini Val di Cecina, Volterra, Castel nuovo Vai di Cecina, Guardisatallo, Pomarance, Monteverdi Marittimo, Riparbella, hanno inviato nei giorni scorsi una lettera al management della banca; ribadendone la vocazione e la funzione territoriale capillare e chiedendo, nel rispetto delle scelte industriali della Cassa di risparmio, un ripensamento «sulla ristrutturazione tanto radicale della rete degli sportelli»;
appare evidente che tali filiali svolgano un servizio fondamentale, soprattutto sociale ed economico, per tutta la popolazione e soprattutto per coloro i quali non hanno la possibilità di spostarsi nei centri abitati maggiori e anche per quelle categorie di persone (specialmente anziani) che hanno ancora bisogno di un rapporto «personale con la banca», avendo limiti oggettivi a utilizzare con continuità ed efficacia i servizi di home banking;
è quindi altrettanto necessario, in questo contesto, individuare una soluzione concertata che tenga insieme il diritto di un'impresa privata di decidere il proprio piano industriale e le necessità sociali ed economiche della comunità e della clientela storica di riferimento;
la situazione economica della Cassa di risparmio, nonostante la crisi pandemica, sembra registrare comunque segnali positivi con la raccolta diretta e indiretta in costante, forte crescita secondo quanto riportato in un comunicato ufficiale dell'azienda –:
quali iniziative intenda adottare per salvaguardare le esigenze delle comunità citate in premessa, interessate dalle chiusure degli sportelli bancari, anche assumendo, per quanto di competenza, iniziative utili a far sì che la riorganizzazione delle filiali e degli Atm prevista dal nuovo piano industriale non penalizzi le necessità sociali ed economiche della comunità e della clientela storica di riferimento.
(5-07468)
BARATTO e GAGLIARDI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 5, comma 3, del decreto-legge n. 109 del 2018 (cosiddetto decreto Genova) ha disposto lo stanziamento per il 2008 di 20 milioni di euro, con l'intento di dare ristoro economico agli autotrasportatori che percorrevano abitualmente, per motivi di lavoro, il ponte Morandi;
il contributo era finalizzato al sostegno dei maggiori costi provocati dalla caduta del ponte, sia come conseguenza della necessità di percorrere, nel periodo di interruzione della viabilità, più strada rispetto a quella ordinaria, sia per le difficoltà logistiche incontrate all'ingresso e all'uscita delle aree urbane e portuali del capoluogo ligure;
poiché il citato articolo 5 non specificava la qualifica del contributo, i beneficiari, per chiarire la natura contabile e fiscale di tali provvidenze, hanno richiesto l'interpretazione dell'Agenzia delle entrate che, rispondendo l'11 febbraio 2021 all'interpello n. 98, ha chiarito come i ristori spettanti agli autotrasportatori per il crollo del ponte Morandi concorrano alla determinazione della base imponibile dei beneficiari, in mancanza di espressa disposizione normativa che escluda la rilevanza, ai fini delle imposte sui redditi, di tali contributi pubblici;
l'interpretazione dell'Agenzia, tuttavia, pare non collimare con la volontà del legislatore che, nel quadro normativo del decreto Genova, all'articolo 3, comma 2, ha previsto per i soggetti privati, proprietari o titolari di diritti di godimento o residenti o domiciliati o che hanno sede o unità locali in immobili che abbiano subìto danni direttamente conseguenti all'evento, verificati con perizia asseverata, i contributi, gli indennizzi e i risarcimenti connessi al crollo, di qualsiasi natura e indipendentemente dalle modalità di fruizione e contabilizzazione, non concorrano alla formazione del reddito imponibile ai fini delle imposte sui redditi e dell'imposta regionale sulle attività produttive per le persone fisiche e giuridiche;
tale impostazione, per quanto non attenga specificamente agli aiuti concessi agli autotrasportatori, palesa la volontà del legislatore di non considerare, in linea generale, i ristori per i danni connessi alla caduta del ponte Morandi come produttivi di reddito e quindi imponibili –:
quali iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere per evitare che gli aiuti concessi agli autotrasportatori per il crollo del ponte Morandi concorrano alla determinazione della base imponibile, in considerazione del grave pregiudizio subìto e delle finalità perseguite dal legislatore con il decreto n. 109 del 2018.
(5-07469)
UNGARO e ROSATO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 1 del decreto-legge n. 59 del 2016, convertito dalla legge n. 119 del 2016, ha introdotto una nuova forma di pegno mobiliare non possessorio utilizzabile da tutti gli imprenditori a iscritti al Registro delle imprese, a garanzia di crediti concessi a loro o a soggetti terzi, presenti o futuri;
il pegno costituisce, infatti, una forma indiretta di approvvigionamento finanziario. Attraverso questa operazione il debitore o un terzo per lui, dà un bene mobile, una universalità di mobili, crediti e altri diritti aventi per oggetto beni mobili a garanzia di una obbligazione;
tuttavia, il pegno «ordinario» prevede la consegna del bene al credito o in alternativa di un documento che attesti la piena disponibilità. In alcune filiere commerciali questa attuazione è difficile, basti pensare al settore agricolo dove il bene (esempio il grano) rimane in azienda per lunghi periodi di lavorazione;
in alcuni settori sono stati trovati degli escamotage: ad esempio la legge n. 401 del 1985 ha previsto per gli operatori qualificati, quali produttori del prosciutto a denominazione di origine tutelata, di apporre sugli stessi, a cura del creditore pignoratizio, in qualunque fase della lavorazione, uno speciale contrassegno indelebile;
la legge n. 122 del 2001 è venuta incontro al settore dei prodotti lattiero caseari a lunga conservazione a denominazione di origine. Con decreto del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali del 26 luglio 2016, è stato disciplinato il pegno rotativo, limitatamente al parmigiano reggiano, al grana padano, al pecorino romano;
in questo modo l'impresa può concedere in pegno una materia prima e procedere alla sua ordinaria lavorazione per ottenere un prodotto finito, senza dover subire lo spossessamento ad origine del bene stesso;
a distanza di oltre 3 anni dalla sua introduzione, tuttavia, il pegno mobiliare non possessorio, non ha ancora trovato applicazione in quanto non è ancora stato costituito il registro informatizzato, previsto dall'articolo 1, comma 4, decreto-legge n. 59 del 2016, da tenersi a cura dell'Agenzia delle entrate;
questo tipo di strumento permetterebbe la creazione di importante liquidità per le imprese contro-garantita proprio dagli stessi beni attraverso operazioni di destocking di magazzino –:
se il Ministro sia a conoscenza delle problematiche evidenziate in premessa e quali siano le iniziative adottate o da adottarsi per assicurare la costituzione del registro informatizzato previsto dall'articolo 1, comma 4, del decreto-legge n. 59 del 2016.
(5-07470)
RIBOLLA, CANTALAMESSA, CAVANDOLI, CENTEMERO, COVOLO, GERARDI, GUSMEROLI, ALESSANDRO PAGANO e ZENNARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 1 della legge n. 234 del 2021 (legge di bilancio 2022), comma 28, ha apportato modifiche all'articolo 119 del decreto-legge n. 34 del 2020, definendo, tra l'altro, il nuovo orizzonte temporale delle agevolazioni per il «Superbonus 110 per cento»;
in particolare, il comma 4 dell'articolo 119 del decreto-legge n. 34 del 2020, così come novellato, recita: «per gli interventi di cui ai commi da 1-bis a 1-septies dell'articolo 16 del decreto-legge 4 giugno 2013, n. 63 l'aliquota delle detrazioni spettanti è elevata al 110 per cento per le spese sostenute dal 1° luglio 2020 al 30 giugno 2022»: inoltre, i commi 3-bis e 8-bis dello stesso articolo 119 del decreto-legge n. 34 del 2020, nel disporre le varie proroghe per il «Superbonus 110 per cento» fanno riferimento unicamente al soggetto committente degli interventi: ne consegue, almeno fino a ulteriori chiarimenti ufficiali, che le proroghe non sono applicabili al «Sismabonus acquisti», nei quale il fruitore del bonus fiscale non è il soggetto che esegue i lavori ma l'acquirente dell'immobile;
il «Superbonus» per le unità immobiliari (cosiddette «unifamiliari») è stato prorogato fino al 31 dicembre 2022, sempre che al 30 giugno sia stato raggiunto uno stato di avanzamento delle opere realizzate di almeno il 30 per cento; tuttavia, si fa presente che il «Sismabonus acquisti» ha proprie caratteristiche di regime applicativo, differenti rispetto al «Sismabonus» ordinario, poiché ha delle deroghe su alcuni adempimenti e regole specifiche che caratterizzano l'agevolazione per la riduzione del rischio sismico;
sebbene con interpello n. 53/2022 l'Agenzia delle entrate abbia chiarito che le due distinte tipologie di interventi (di «efficientamento energetico» e «riduzione del rischio sismico») richiedano differenti competenze tecniche ai fini dell'asseverazione dell'efficacia degli stessi, nonché del rispetto dei requisiti tecnici e della congruità delle spese, resta tuttavia in dubbio, alla scadenza del 30 giugno 2022, quali saranno il regime da applicare – agevolato, ovvero ordinario – e la percentuale di detrazione ad essa riferita, e quindi necessita chiarire se nella proroga delle agevolazioni del 110 per cento è ricompreso il cosiddetto «Super-Sismabonus acquisti» –:
quali iniziative di competenza intenda adottare in riferimento a quanto esposto in premessa al fine di fare chiarezza sulle modalità applicative degli interventi agevolabili previsti dalla normativa vigente.
(5-07471)
Interrogazione a risposta scritta:
BIGNAMI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
l'Agenzia della entrate ha introdotto il canale di assistenza Civis mediante il quale è possibile effettuare le seguenti operazioni: chiedere assistenza su comunicazioni e irregolarità, avvisi telematici e cartelle di pagamento emesse a seguito del controllo automatizzato delle dichiarazioni, richiedere la modifica della delega di pagamento F24, trasmettere la documentazione chiesta dall'ufficio a seguito del controllo formale delle dichiarazioni previste dall'articolo 36-ter del decreto del Presidente della Repubblica n. 600 del 1973, inviare la documentazione in risposta alla comunicazione dell'Agenzia delle entrate, finalizzata a promuovere l'adempimento spontaneo agli obblighi tributari;
stante la molteplicità di servizi fiscali telematici offerti dal portale Civis dell'Agenzia delle entrate e le relative tempistiche temporali che sussistono per adempiere agli obblighi tributari, per i contribuenti e gli intermediari è di fondamentale importanza che vi sia un corretto funzionamento di tale servizio telematico onde evitare che disservizi possano arrecare disagi agli utenti sotto differenti aspetti fiscali ed amministrativi;
dalle segnalazioni pervenute da parte degli intermediari (commercialisti), recentemente sarebbero emersi disservizi e disagi con il portale Civis dell'Agenzia delle entrate;
da settembre a dicembre 2021 l'Agenzia delle entrate ha fatto recapitare agli intermediari numerose comunicazioni di irregolarità in merito alle pratiche fiscali;
conseguentemente, l'Agenzia indica agli intermediari di rivolgersi al servizio telematico Civis per chiedere assistenza in merito alle comunicazioni concernenti situazioni fiscali con irregolarità tributarie. Tuttavia, nel caso in cui la richiesta venga rigettata dal servizio telematico medesimo, quest'ultimo indicherebbe di rivolgersi agli uffici competenti che, oltretutto, non darebbero appuntamenti agli intermediari, ma solo ai privati cittadini, per chiarire e sgravare le irregolarità fiscali comunicate dalla Agenzia delle entrate;
precisamente, talvolta, il sistema telematico Civis fornisce come riscontro alle pratiche inevase la seguente indicazione «occorre rivolgersi all'ufficio territoriale» (con sopracitate difficoltà nel prendere gli appuntamenti) e tale criticità procedurale può determinare la chiusura di pratiche oltre i termini previsti dalle normative con rischi, per i contribuenti, di ricevere cartelle esattoriali;
le criticità che stanno riscontrando gli intermediari con il portale telematico Civis non vertono solamente sulle difficoltà relative alle procedure per chiedere assistenza sulle comunicazioni di irregolarità ricevute dall'Agenzia delle entrate, ma anche su notevoli ritardi nel fornire riscontro ad altre pratiche di natura fiscale; a quanto consta all'interrogante se un addetto ai lavori chiede chiarimenti, viene dirottato telefonicamente a un funzionario sovente irreperibile –:
se ed entro quali termini intenda porre in essere iniziative di competenza volte a risolvere le criticità del servizio telematico Civis dell'Agenzia delle entrate;
se fosse a conoscenza di tali disservizi del servizio telematico Civis e, in caso di risposta affermativa, per quale motivo non siano state assunte misure per rendere il servizio efficiente e funzionante;
se abbia posto in essere modalità di monitoraggio sul funzionamento del portale telematico Civis.
(4-11286)
GIUSTIZIA
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:
il Consiglio dei ministri ha approvato il 3 dicembre il disegno di legge per la prevenzione e il contrasto del fenomeno della violenza nei confronti delle donne e della violenza domestica;
purtroppo, la piaga dei femminicidi continua a popolare la cronaca del nostro Paese: secondo il report periodico elaborato dal Servizio analisi criminale della direzione centrale della polizia criminale del Ministero dell'interno, nel periodo che va dal 1° gennaio al 14 novembre 2021,sono stati registrati 252 omicidi, con 103 vittime donne, di cui 87 uccise in ambito familiare/affettivo;
analizzando i reati del periodo sopra indicato, rispetto a quello analogo dello scorso anno, si nota un lieve decremento (-2 per cento) nell'andamento generale degli eventi, con le vittime di genere femminile che invece mostrano un leggero aumento (+3 per cento);
sull'evoluzione del fenomeno criminale della «violenza di genere» si è espresso recentemente il Primo Presidente della Corte di cassazione, in occasione della inaugurazione dell'anno giudiziario 2021; nella Relazione che fa il punto sullo stato della giustizia nell'anno 2020, il Presidente Pietro Curzio ha rilevato, infatti, come gli uffici giudiziari di merito segnalino «l'accresciuta consapevolezza da parte dei cittadini e delle istituzioni del fenomeno della violenza ai danni delle donne in ambito familiare o domestico e nella società»;
se, per un verso, non si segnalano particolari disfunzioni derivanti dall'entrata in vigore delle nuove disposizioni in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere introdotte dalla recente legge n. 69 del 2019 (cosiddetto Codice Rosso), dall'altro lato, si registra un incremento dei reati spia, quali i maltrattamenti in famiglia, lo stalking e le altre violenze ai danni delle donne;
le nuove norme introdotte dal citato disegno di legge introdotte spaziano sugli ambiti della sicurezza, della protezione, della prevenzione e del sostegno anche economico alle vittime: il testo prevede una maggiore tutela alle donne che denunciano, insieme ad un rafforzamento degli interventi cautelari sugli uomini maltrattanti, come ad esempio il braccialetto elettronico;
nello specifico, si introduce una stretta sull'uso di questo dispositivo per chi minaccia o maltratta, quale strumento di tutela: l'articolo 3 stabilisce l'applicazione della misura cautelare in carcere «nel caso di manomissione dei mezzi elettronici e degli strumenti tecnici di controllo disposti con la misura degli arresti domiciliari o con le misure di cui agli articoli 282-bis (obbligo di allontanamento dalla casa familiare) o 282-ter (divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa)»;
inoltre, si stabilisce che, nel disporre la misura coercitiva dell'allontanamento dalla casa familiare con il braccialetto elettronico, «il giudice preveda altresì l'applicazione, anche congiunta, di una misura più grave qualora l'imputato neghi il consenso all'adozione delle citate modalità di controllo»;
è opportuno rilevare come il dispositivo in questione, nato come misura alternativa alla detenzione per assicurare una vigilanza in tempo reale degli indagati o detenuti scarcerati, è stato introdotto in Italia (in ritardo rispetto agli altri Paesi) nel 2001, ma in questi venti anni il suo utilizzo si è rivelato un fallimento, tra costi elevati, pochissime attivazioni e problemi di collaudo: basti pensare che fino al 2011 i braccialetti elettronici attivati erano stati solo 14, per una spesa complessiva di 81,3 milioni di euro, come emerge dalla relazione della Corte dei conti;
in presenza di reati di violenza di genere, l'applicazione del cosiddetto braccialetto elettronico unitamente alla misura coercitiva richiesta (ritenuta adeguata e proporzionata) appare indispensabile per garantire l'incolumità della persona offesa: la natura abituale del reato, la conseguente presenza di un alto tasso di recidiva, la notoria escalation delle condotte verso forme di violenze fisiche sempre più estese e gravi, le esigenze cautelari finalizzate ad evitare la commissione di delitti della stessa specie (e/o di violenza alla persona), non consentono oggettivamente di fare affidamento sulla capacità di autocontrollo dell'indagato/imputato;
già da più di un anno, in Francia è entrato in vigore il braccialetto contro le violenze coniugali: in grado di geolocalizzare un consorte o un ex consorte violento, lancerà un allarme in caso di avvicinamento alla sua vittima, sarà poi il giudice a determinare il perimetro in cui si può muovere il sorvegliato intorno alla vittima, con la possibilità per il marito o il compagno che rimane d'accordo sul provvedimento di vedere ridotta la pena;
questo braccialetto permette alla vittima di agire in ogni momento, senza la necessità di avere un telefono a disposizione e senza perdere tempo prezioso nel fare una chiamata alla centrale di polizia;
in data 24 novembre 2020, il Ministero della giustizia ha pubblicato un primo bilancio (Il Rapporto: un anno di «Codice Rosso») della legge n. 69 del 2019, ad un anno dalla sua entrata in vigore, al fine di fornire un primo dato di conoscenza relativo all'applicazione della disciplina sia con riferimento ai nuovi reati introdotti, sia con riguardo ai corrispondenti elementi processuali di rilievo in termini di denunce, pendenze e condanne, anche per procedere ad ogni eventuale iniziativa di perfezionamento o intervento;
alla base della ricerca ministeriale vi era la volontà di realizzare una verifica sull'efficacia delle riforme, al fine di procedere ad ogni eventuale iniziativa di perfezionamento, nonché l'obiettivo di condividere i risultati statistici e perseguire un livello di maggiore consapevolezza degli operatori, mediante la diffusione delle buone pratiche;
ad oggi non risulta che il Ministero della giustizia abbia effettuato l'aggiornamento dei suddetti dati, con relativa pubblicazione dei risultati –:
se il Ministro non intenda provvedere, ed in quali tempi, all'aggiornamento del rapporto sul «Codice Rosso»;
se non intenda, in primis, verificare, presso il Ministero dell'interno, la disponibilità dei dispositivi suddetti, anche al fine di adottare rapide e opportune iniziative finalizzate ad un uso effettivo e potenziato degli stessi per la prevenzione ed il contrasto ai delitti di genere;
se intenda inviare al Ministero dell'interno, al fine di informarlo delle peculiari esigenze e necessità del Ministero della giustizia per il prossimo bando di gara, una richiesta di acquisto di braccialetti elettronici per lo specifico utilizzo di prevenzione e contrasto dei delitti di genere, in modo da poter disporne attivamente.
(2-01417) «Ferraresi, Saitta, Bonafede, Ascari, Cataldi, Di Sarno, D'Orso, Giuliano, Perantoni, Salafia, Sarti, Scutellà».
Interrogazione a risposta in Commissione:
DE MARIA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
in occasione della apertura dell'anno giudiziario, il presidente della corte di appello di Bologna Oliviero Drigani ha sollevato il tema di rilevanti carenze di organico in Emilia Romagna;
tali carenze sarebbero anche una delle ragioni che hanno portato al rinvio del processo di secondo grado di Gilberto Cavallini per la strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980. Una scelta che l'Associazione familiari delle vittime ha giustamente fortemente criticato –:
quali iniziative, per quanto di competenza, si intendano assumere in merito.
(5-07461)
INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI
Interrogazione a risposta orale:
LOMBARDO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:
da recenti articoli di stampa si apprende del possibile taglio, nella misura del 20 per cento, del budget Anas da utilizzare per la manutenzione ordinaria di strade e autostrade: in particolare, la riduzione delle somme interesserebbe gli interventi di emergenza, i servizi invernali di sgombero neve e quelli di taglio erba, il mantenimento degli impianti di illuminazione di autostrade e strade statali, nonché il ripristino delle barriere incidentate e della manutenzione della segnaletica orizzontale e verticale;
come sottolineato in una nota dai sindacati di categoria siciliani, l'immediata conseguenza del taglio del budget – associato alla cronica carenza di personale – sarà la drastica riduzione dei servizi fondamentali che garantiscono l'efficienza di tutta la rete e la percorrenza in piena sicurezza delle infrastrutture stradali a gestione Anas; ciò avrà conseguenze sui cittadini per i quali strade e autostrade sono le uniche vie di collegamento sul territorio regionale, ma anche sui pochi lavoratori che saranno sottoposti a ulteriori gravose responsabilità e ai connessi rischi di natura penale a causa delle carenze manutentive della rete stradale in gestione;
è fondamentale scongiurare il taglio delle somme previste a budget per la manutenzione ordinaria, tenuto conto degli innumerevoli crolli e cedimenti causati da eventi alluvionali, ormai sempre più frequenti, che in Sicilia hanno di recente interessato ponti e strade che garantiscono il collegamento sul territorio;
il sistema manutentivo, soprattutto in alcune regioni come la Sicilia, per essere efficiente e adeguato necessita di essere incrementato e non privato delle somme ad esso necessarie –:
quali chiarimenti il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda fornire sui fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda promuovere per scongiurare il taglio del budget Anas per la manutenzione ordinaria di strade e autostrade.
(3-02741)
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
IX Commissione:
GARIGLIO e PEZZOPANE. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:
con l'articolo 73-ter, commi 3 e 4, del decreto «Sostegni bis» (decreto-legge n. 73 del 2021, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 luglio 2021, n. 106), l'attuale maggioranza, grazie all'approvazione di un subemendamento del Pd a prima firma Melilli (subemendamento 0.68.032.8 nuova formulazione), ha già assegnato 40 milioni di euro per studi di fattibilità e progettazione dei collegamenti ferroviari tra Roma e i capoluoghi di provincia delle zone colpite dal sisma del 2016;
in particolare, il comma 3 del citato articolo prevede l'assegnazione di 40 milioni di euro a favore di Rete Ferroviaria Italiana (Rfi) per la progettazione anche esecutiva di interventi per il miglioramento dei collegamenti tra Roma e le aree dell'Appennino soggette agli eventi sismici a far data dal 24 agosto 2016 anche attraverso la revisione o l'aggiornamento di progetti esistenti già esaminati dal Cipe o presenti nel contratto di programma Rfi nonché per la redazione di studi di fattibilità finalizzati a migliorare il collegamento tra i capoluoghi di provincia dell'Italia centrale ricompresi nel cratere sismico e Roma;
lo studio di fattibilità riguardante i territori di Abruzzo, Lazio. Marche, Umbria (Miglioramento dei collegamenti tra i capoluoghi dell'Italia centrale compresi nel cratere sismico e Roma) è stato inserito nella Tabella III.1.2. del Documento strategico della mobilità ferroviaria di passeggeri e merci, così pure è in corso lo studio di fattibilità della linea Roma-Pescara (tratta Roma-Tagliacozzo, Avezzano-Sulmona, Scafa-Pratola Peligna) e della linea L'Aquila-Tagliacozzo;
uscire dall'isolamento infrastrutturale è un tema strategico per il territorio abruzzese ed in particolare per le aree interne della regione, soprattutto per quanto riguarda i collegamenti ferroviari –:
quali iniziative di competenza intenda adottare per far uscire dall'isolamento infrastrutturale, in particolare ferroviario, la città de L'Aquila e, in generale il territorio interno, e se intenda attivare un tavolo di confronto sul progetto di collegamento ferroviario Roma-L'Aquila, al fine di delineare una strategia per un collegamento veloce tra le due città.
(5-07472)
ROSSO, PORCHIETTO e PENTANGELO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 6 del decreto-legge 10 settembre 2021, n. 121 ha disposto, a decorrere dal 1° gennaio 2022 il trasferimento all'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali (Ansfisa) delle funzioni esercitate dagli uffici speciali trasporti a impianti fissi (Ustif) del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, nonché il trasferimento presso la medesima Agenzia del personale Ustif;
un accordo sindacale ha previsto per il personale Ustif che andrà in quiescenza nel corso dell'anno 2022 la possibilità di optare a favore della permanenza presso il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili;
come comunicato con lettera del 30 dicembre 2021 da parte del direttore dell'ufficio Ustif di Torino, si è avvalsa di tale facoltà l'intera forza di lavoro tecnica di tale ufficio paralizzandone la possibilità di erogare i servizi previsti per assenza di ingegneri; nel frattempo l'Ansfisa inoltrava alla associazioni di categoria nazionali (Anef, Acif, Anitif e Federfuni Italia) comunicazione a firma del direttore dell'Agenzia, Domenico De Bartolomeo, attraverso la quale informava che nelle more di una riorganizzazione funzionale del settore, i gestori degli impianti potranno continuare a fare riferimento agli ex uffici Ustif competenti territorialmente;
ciò parrebbe non essere avvenuto per l'ufficio Ustif di Torino, il cui personale non ha ricevuto alcun incarico e pertanto le operazioni necessarie per permettere ad alcuni impianti di risalita di proseguire l'attività non sono state svolte;
il fermo dell'attività tecnica dell'ufficio Ustif di Torino ha imposto, come riportato da notizie di stampa, il blocco dal 5 febbraio della seggiovia quadriposto Jouvenceaux-Sarnas-Sportinia che collega la frazione di Jouvenceaux al cuore delle piste di Sauze d'Oulx e della Vialattea;
per lo stesso motivo sono stati costretti, o saranno costretti fra pochi giorni al blocco, altri impianti sciistici della regione Piemonte, come quelli di Limone Piemonte e Macugnana;
tale disfunzione burocratica, verificandosi nel pieno della stagione sciistica, sta provocando un grave danno al turismo della montagna, già messo a dura prova da circa un biennio di pandemia, non solo della regione Piemonte, ma anche di altre regioni, quali Veneto e Lombardia –:
quali iniziative urgenti intenda assumere il Governo per porre rimedio alle criticità che stanno bloccando gli impianti sciistici specificamente citati in premessa, nonché per garantire l'erogazione, da parte di Ansfisa, di tutti i servizi già di competenza dell'Ustif.
(5-07473)
MACCANTI, DONINA, RIXI, CAPITANIO, FOGLIANI, FURGIUELE, GIACOMETTI, TOMBOLATO, ZANELLA e ZORDAN. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:
il decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti 19 maggio 2017, recante «Recepimento della direttiva 2014/45/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 3 aprile 2014 relativa ai controlli tecnici periodici dei veicoli a motore e dei loro rimorchi e recante abrogazione della direttiva 2009/40/CE», individua le modalità di effettuazione dei controlli tecnici periodici dei veicoli circolanti sulle strade pubbliche, prevedendo, all'articolo 13, disposizioni specifiche in merito all'attività svolta dagli ispettori, ai requisiti minimi di competenza e formazione dei medesimi ispettori, nonché al rilascio della relativa certificazione;
la revisione periodica è finalizzata ad accertare il possesso, da parte dei veicoli a motore, dei requisiti di sicurezza, silenziosità e rispetto dei limiti ambientali, necessari al regolare fluire della circolazione stradale; è un sistema complesso che per funzionare esige capillarità, prossimità e speditezza nello svolgimento del servizio;
con questa ragione si spiega l'oculata scelta delle istituzioni di demandare la revisione di alcune categorie di veicoli a motore ai centri di controllo privati, sollevando il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili di una significativa mole di pratiche, con un evidente vantaggio per la pubblica amministrazione;
tuttavia, il quadro normativo di settore attraversa oggi un'incontrovertibile fase di disorientamento, che penalizza le imprese operanti nel pieno rispetto delle regole;
oltre alla necessità di risolvere le problematiche organizzative legate agli uffici territoriali della Motorizzazione, che determinano una preoccupante dilatazione dei tempi nell'esercizio delle revisioni di propria attribuzione, occorre riordinare una disciplina che vede operare insieme diversi soggetti: la Motorizzazione, le officine che operano ai sensi della legge 1° dicembre 1986, n. 870, i nuovi centri di controllo privati adibiti alle revisioni dei mezzi pesanti ai sensi del decreto ministeriale n. 446 del 2021;
il decreto ministeriale 11 dicembre 2019 ha istituito il Registro unico degli ispettori (Rui), ossia un elenco informatico contenente tutte le figure abilitate al controllo dei veicoli da parte della Motorizzazione con appositi provvedimenti, che permetterà almeno le seguenti funzioni: identificazione dell'ispettore anche in forma digitale, controllo della rispondenza dei veicoli controllati all'autorizzazione ricevuta, monitoraggio delle attività di formazione obbligatorie, archivio delle annotazioni disciplinari e delle sanzioni –:
se intenda fornire informazioni circa finalità e stato di attuazione del registro unico citato in premessa nonché sulle ulteriori iniziative di competenza che intenda adottare per favorire il riordino della disciplina delle revisioni e dell'attività svolta dagli ispettori.
(5-07474)
SCAGLIUSI, BARBUTO, LUCIANO CANTONE, CARINELLI, DE LORENZIS, FICARA, GRIPPA, LIUZZI, RAFFA, SERRITELLA e TRAVERSI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:
all'esito degli studi condotti dall'Inail nello studio - Gli infortuni mortali in agricoltura del 2018 - riguardo alle modalità dei casi d'infortunio mortale, i trattori sono risultati tra le macchine da lavoro che maggiormente causano incidenti gravi e mortali sul posto di lavoro e non, superando il numero di «morti bianche» registrate in altri settori tradizionalmente più a rischio, quali il settore edile e quello della cantieristica;
a seguito della modifica dell'articolo 111 del codice della strada, operata con decreto-legge n. 179 del 2021, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 221 del 17 dicembre 2012 e successivamente con il decreto interministeriale del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali del 20 maggio 2015, è stata normata in Italia la revisione dei mezzi agricoli e macchine operatrici;
i succitati interventi normativi, tuttavia, non sono stati seguiti dall'emanazione del necessario decreto attuativo, previsto dall'articolo 3, comma 5, del decreto interministeriale su citato, finalizzato ad una esatta definizione tecnica ed attuazione in merito alla revisione e alla tutela dei lavoratori del settore nonché effettiva messa a norma dei trattori ex decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81;
l'emanazione del decreto è stata più volte rinviata, e da ultimo prevista per il 30 giugno 2021;
gli operatori del settore hanno ampiamente sollecitato, attraverso numerosi appelli e istanze, un intervento effettivo e immediato, anche alla luce della tempistica per l'adeguamento delle officine e degli operatori, considerando che occorrerebbero corsi di formazione degli addetti e i riconoscimenti pubblici per le relative revisioni;
la sicurezza sul posto di lavoro è un diritto del lavoratore, oltre che un interesse per la Nazione, che va a sommarsi alla tutela imprescindibile da assicurare ai cittadini che percorrono le strade del nostro Paese su cui quegli stessi mezzi non revisionati continuato a transitare;
l'assenza di un intervento normativo di attuazione espone il nostro Paese a possibili procedure di infrazione per inosservanza della direttiva 2014/45/CE (recepita in Italia con decreto 19 maggio 2017) –:
quando il Ministro interrogato intenda emanare il decreto attuativo sulla revisione dei mezzi agricoli e delle macchine di cui all'articolo 3, comma 5, del decreto interministeriale di cui in premessa.
(5-07475)
ROTELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:
il comma 1 dell'articolo 61 del nuovo codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, stabilisce che la larghezza massima dei veicoli, compresi i rimorchi, non può essere superiore a 2,55 metri;
il recente decreto-legge 10 settembre 2021, n. 121, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 novembre 2021, n. 156, all'articolo 1, comma 1, lettera d-sexies), novella il nuovo codice della strada, stabilendo che «I veicoli in dotazione alla Protezione civile nazionale, alla protezione civile della Regione Valle d'Aosta e delle Province autonome di Trento e di Bolzano, agli enti locali e agli enti del Terzo settore, comunque immatricolati, utilizzati per fini istituzionali e servizi di pubblica utilità, possono essere dotati di rimorchio destinato al trasporto di cose, di larghezza massima superiore alla larghezza del veicolo trainante, fermi restando i limiti di cui agli articoli 61 e 62»;
tali disposizioni normative, tuttavia, se da un lato hanno riconosciuto la possibilità di derogare alle norme in materia di larghezza dei rimorchi nei confronti di talune categorie di veicoli comunque immatricolati, dall'altro lato non riconoscono tale possibilità alle stesse categorie di veicoli laddove utilizzati per l'espletamento di attività altrettanto importanti, come ad esempio quelle legate ai cantieri edili, arrecando conseguentemente un danno rispetto al pieno e totale svolgimento delle attività lavorative in questione;
peraltro, la normativa europea in materia di rimorchi, dettata dal regolamento (UE) 2018/858 del Parlamento europeo e del Consiglio del 30 maggio 2018, relativo all'omologazione e alla vigilanza del mercato dei veicoli a motore e dei loro rimorchi, nonché dei sistemi, dei componenti e delle entità tecniche indipendenti destinati a tali veicoli, che modifica i regolamenti (CE) n. 715/2007 e (CE) n. 595/2009 e abroga la direttiva 2007/46/CE, nulla specifica con riferimento alle limitazioni in larghezza dei rimorchi –:
quali iniziative intenda adottare per aggiornare le disposizioni in materia di rimorchi al fine di renderle meno stringenti ovvero per definire un perimetro più ampio con riferimento alle eccezioni già previste dalla normativa vigente in relazione alla maggiore larghezza dei rimorchi rispetto al veicolo trainante.
(5-07476)
Interrogazione a risposta in Commissione:
LACARRA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:
negli anni, la Cgil insieme alla categoria dei trasporti, la Filt, ha chiesto a Trenitalia sia investimenti negli impianti di manutenzione, sia formazione per i lavoratori in modo da non farsi trovare impreparati all'arrivo dei nuovi materiali rotabili e alle nuove frontiere della tecnologia, creando così le condizioni per una maggiore internalizzazione delle lavorazioni core;
dal 2017, il mancato turn over in ambito manutenzione in seno a Trenitalia ha provocato una riduzione significativa di risorse e una sempre maggiore esternalizzazione delle attività di Trenitalia, con conseguente ridimensionamento degli impianti di manutenzione della Puglia Imc Bari e Imc Surbo per la direzione media lunga percorrenza Intercity e Imc Foggia e Imc Taranto per la direzione passeggeri regionale, officina manutenzione ciclica Foggia);
con nota del 2 febbraio 2021 le organizzazioni sindacali regionali hanno richiesto a Trenitalia le motivazioni del mancato avvio degli investimenti previsti da Piano industriale 2017/2026 dell'ex amministratore delegato di Fsi Renato Mazzoncini e dal successivo Piano industriale 2019-2023 del successore Gianfranco Battisti;
nel frattempo il nuovo management della direzione Alta velocità di Trenitalia ha deciso lo scalettamento (cambio materiale dei treni) da Intercity ad Alta velocità con l'offerta di dicembre 2021, creando ripercussioni sugli asset equipaggi e manutenzione, e generando, peraltro, degli aumenti delle tariffe per gli utenti a parità di prestazioni e di velocità del mezzo;
il suddetto cambio materiali ha creato le condizioni per una chiusura di fatto dell'Imc Bari per azzeramento delle attività di manutenzione, con la perdita di circa 60 posti di lavoro tra diretti e indiretti, il ridimensionamento delle attività dell'Imc Lecce rispetto ad attività che si spostano verso impianti del Nord Italia, con la possibile conseguenza di mettere a rischio ulteriori 180 posti di lavoro ivi impiegati;
nell'opinione dell'interrogante, le risorse per infrastrutture del Piano nazionale di ripresa e resilienza di cui l'80 per cento allocate al Sud e con target ben definiti sulla mobilità sostenibile, non possono e non devono coprire il fabbisogno di opere già approvate e finanziate da altre misure (vedi l'Alta capacità Bari Napoli) ma creare nuove opere a sostegno del trasporto ferroviario, delle interconnessioni e dell'intermodalità;
Ferrovie del Sud Est e servizi automobilistici rappresenta, ad oggi, la più grande ferrovia d'Italia oggetto di concessione, nonché modello di sistema di trasporto integrato ferro-gomma, fondamentale per garantire interconnessione con tutto il Salento e le aree interne, che costituiscono mete turistiche per eccellenza della regione Puglia –:
se e quale ruolo si intenda riservare a Ferrovie del Sud Est nel nuovo Piano industriale di Ferrovie dello Stato Italiane;
se e quali progetti futuri di Fsi siano destinati a valorizzare ed efficientare il sistema di mobilità pugliese, e, in particolar modo, le linee ferroviarie esistenti, al fine di incrementare le presenze turistiche nel territorio regionale ed elevare gli standard di trasporto.
(5-07480)
Interrogazioni a risposta scritta:
INVIDIA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:
i territori alpini ed appenninici del Paese, ma anche quelli costieri, sono generalmente esposti a rischio di movimenti franosi, a causa della natura delle rocce e della pendenza, che possono conferire al versante una certa instabilità;
le cause che predispongono e determinano questi processi di destabilizzazione sono molteplici, complesse e spesso combinate tra loro. Oltre alla quantità d'acqua, oppure di neve caduta, anche il disboscamento e gli incendi sono causa di frane; nei pendii boscati, infatti, le radici degli alberi consolidano il terreno e assorbono l'acqua in eccesso;
nel corso degli anni si sono registrate diversi frane a ridosso della rete ferroviaria gestita da Rfi e che interessa l'alto Varesotto;
in particolare, all'altezza della stazione di Pino-Tronzano in direzione Gallarate e nella tratta ferroviaria Mascagno-Luino si sono registrate frane che interessano un tratto di montagna di roccia a falde friabile con vegetazione irregolare e non curata e che corre, per buona parte, in parallelo con la strada statale 394. In questo tratto la rete di contenimento (guardamassi), sembra essere piuttosto datata e non più controllata;
lo stesso scenario si ripete per altre tratte, Luino-Portovaltravaglia-Laveno-Mombello-Sangiano dove sono oltremodo presenti diverse falde acquifere, che portano terriccio e fango, allagando, come già accaduto, farete ferroviaria;
le caratteristiche climatiche e la distribuzione annuale delle precipitazioni contribuiscono ad aumentare la vulnerabilità del territorio e la gravità delle conseguenze di una frana dipende solo in parte dalle sue dimensioni; in aree poco popolate il crollo di un intero versante può avvenire senza testimoni, mentre un piccolo smottamento in una zona urbanizzata può provocare centinaia di vittime –:
se il Ministro interrogato intenda adottare tutte le opportune iniziative di competenza, volte a verificare le condizioni di manutenzione della rete ferroviaria da parte dell'azienda Rfi, nonché a svolgere ulteriori approfondimenti sulle circostanze rappresentate in premessa, al fine di definire interventi appropriati e tempestivi per scongiurare possibili incidenti dovuti a cause naturali, in cui però l'errore umano può giocare un ruolo determinante.
(4-11268)
MARCO DI MAIO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:
la strada statale 3-bis Tiberina collega Terni a Ravenna e rappresenta un tratto nevralgico di collegamento tra l'Emilia-Romagna e la Toscana, oltre ad essere la più lunga strada statale italiana con una lunghezza di ben 250 chilometri;
la gestione della superstrada è interamente in carico all'Anas. A seguito del sequestro preventivo del viadotto Puleto ordinato dalla Procura della Repubblica di Arezzo a causa di criticità strutturali, la stessa Anas, il 16 gennaio 2019, ha disposto la chiusura del tratto compreso tra gli svincoli di Canili e Valsavignone in entrambe le direzioni, per un totale di cinque chilometri;
questo ha comportato ingenti danni e disagi non solo a un'importante arteria nazionale, ma soprattutto ai territori coinvolti e alle migliaia di automobilisti che giornalmente attraversavano la superstrada;
i sindaci dei comuni su cui insiste il tratto di strada considerato, supportati dalla Regione Emilia-Romagna, hanno più volte richiamato l'attenzione dei soggetti ministeriali interessati, ma nulla di concreto è stato fatto al fine di individuare una soluzione al tema della chiusura del ponte Puleto e della viabilità alternativa e la questione è rimasta irrisolta –:
quali iniziative intenda adottare al fine di individuare una soluzione alla situazione esposta in premessa e se non ritenga di dover adottare iniziative per stanziare risorse sufficienti per la progettazione e la realizzazione delle opere necessarie alla riapertura della ex 3-bis Tiberina.
(4-11273)
DARA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:
con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 21 novembre 2019 recante «Revisione delle reti stradali relative alle Regioni Emilia-Romagna, Lombardia, Toscana e Veneto» la strada provinciale 343 Asolana è passata alla competenza di Anas;
la manutenzione e la gestione dei gravi problemi di sicurezza che da tempo attendono un massiccio intervento sui 21 chilometri e 246 metri della strada Asolana che attraversano il Mantovano dai confini con Brescia fino a quelli con Cremona sono passate alla competenza dello Stato;
nello specifico, nel tratto della ex strada statale 343 Asolana, tra Asola (MN) e Acquafredda (BS), continuano a verificarsi a cadenza regolare gravissimi incidenti anche mortali e ancora non esiste un progetto esecutivo per allargare la carreggiata;
una tale situazione nei ritardi delle istruttorie burocratiche legate al passaggio di proprietà delle ex strade statali dalle province ad Anas porta l'estrema urgenza di provvedere alla messa in sicurezza dei circa 10 chilometri di strada da Asola ad Acquafredda, per una percorrenza di circa 7,2 chilometri in provincia di Mantova e circa 3 chilometri in provincia di Brescia;
la riqualificazione dell'Asolana è una questione aperta sin dal 2008, anno in cui la Provincia di Mantova la inserì nel piano triennale delle opere pubbliche senza poi effettivamente aprire il cantiere;
da allora l'intervento di messa in sicurezza dell'Asolana è stato più volte sollecitato anche dai comuni interessati senza mai sbloccare però la situazione;
nel 2017, infatti, i comuni di Asola, Casalmoro e Provincia commissionarono anche uno studio di fattibilità per rendere sicura la strada con un importo dei lavori poco inferiore ai 7 milioni di euro, ma ad oggi ancora non si ha notizia sull'apertura dei cantieri e durata dei lavori;
non è assolutamente immaginabile attendere ulteriore tempo per inserire nei capitoli di manutenzione straordinaria di Anas la tratta in questione visti i frequenti incidenti stradali ed un trasporto pesante in continua crescita che quotidianamente passa sulla strada Asolana –:
se il Ministro interrogato intenda fornire informazioni certe in merito alla messa in sicurezza della strada Asolana e alle tempistiche previste da Anas per un intervento risolutivo per l'avvio dei lavori.
(4-11274)
TESTAMENTO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:
della «Variante di Venafro – Nunziata lunga», conosciuta anche come Bretella di Ceppagna, si inizia a parlare negli anni '80. Nel 1987 la variante viene inserita tra gli interventi di I fascia nel piano decennale dell'Anas, che considerò la realizzazione del nuovo tratto viario come «necessaria alla luce dell'alta densità di traffico e dell'elevato numero di incidenti» che si verificavano sulla strada statale 85 ricadente nel Comune di Venafro e corrispondente all'attuale via Colonia Giulia. Il progetto, avrebbe dovuto portare fuori da Venafro il traffico per Roma e Napoli, ma finora è stata realizzata solo la parte destinata al traffico da e per Napoli, inaugurata nel 2008 e costata 78 milioni di euro, mentre per la parte riguardante Roma, Anas aveva dichiarato l'intento di appaltare i lavori entro la fine del 2009, non appena il Comune di Venafro avesse terminato la progettazione;
in relazione a questa seconda parte del progetto, il Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe) con delibera 9 maggio 2003, n. 17, recante «Ripartizione delle risorse per interventi nelle aree sottosviluppate triennio 2003-2005» assegnava nel maggio 2003 al comune di Venafro un finanziamento di 350 mila euro e, contestualmente, il progetto veniva inserito nella programmazione Anas 2007-2011. Al 31 dicembre 2011, dopo varie proroghe, il Comune di Venafro non riusciva a presentare il progetto, per il quale aveva anche firmato un'apposita convenzione con Anas e il finanziamento concesso veniva revocato. Nel 2013 la nuova amministrazione comunale riesce a riaprire la procedura, a stipulare una nuova convenzione con Anas, a chiudere l'iter del progetto e a consegnarlo alla regione Molise. La regione, completata la fase della progettazione, accreditava al comune di Venafro un finanziamento di circa 350 mila euro per le spese tecniche. Tuttavia, i lavori non vengono mai appaltati, neanche col sistema dell'appalto integrato, e nel 2016, nonostante la sua definitiva approvazione (e la quasi esecutività) il progetto viene accantonato dalla regione Molise, che decide di puntare su altre soluzioni, di più lunga e difficile realizzazione, perché caratterizzate finora dalla sola presenza di generici studi di fattibilità, nessun progetto esecutivo e stanziamenti di risorse solo annunciati;
del progetto della bretella di Ceppagna si è parlato anche nel corso di un incontro al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare tenutosi il 9 maggio 2019 sul tema della riduzione dell'inquinamento atmosferico nella Piana di Venafro. In quell'occasione si manifestò la necessità di sostenere il progetto della cosiddetta «bretella», perché consentirebbe in tempi brevi di risolvere o, perlomeno, ridurre il rischio di incidenti, di danni al patrimonio abitativo, nonché il livello di inquinamento acustico e atmosferico, almeno per la parte prodotta dal traffico veicolare;
il progetto era stato anche inizialmente inserito nel 2016 nel Piano regionale integrato per la qualità dell'aria (Priamo Molise) tra i «settori di intervento e linee di azione» indicati da Arpa Molise per mitigare gli effetti dell'inquinamento ambientale nella città di Venafro, a seguito delle procedure di infrazione europea n. 2014/2147 e n. 2015/2043 avviate nei confronti dello Stato italiano per non aver garantito il rispetto dei valori limite di Pm 10 e No2 in varie aree del territorio nazionale, ma nell'ultima versione dello stesso piano, approvata nel dicembre 2019, il progetto non è stato più inserito –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali utili iniziative intenda adottare per l'avvio di un tavolo istituzionale con regione Molise e Anas, al fine di reperire le risorse finanziarie necessarie a far ripartire l'iter per la progettazione esecutiva e la realizzazione dell'opera.
(4-11283)
INTERNO
Interrogazione a risposta orale:
CABRAS, VALLASCAS, SAPIA, SPESSOTTO e CORDA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
in data 20 gennaio 2022 l'emittente locale di Brescia «TT Teletutto» ha trasmesso alcune dichiarazioni rilasciate dalla dottoressa Maria Rosaria Laganà, neoprefetto di Brescia, a margine del suo insediamento, con le quali la rappresentante del Governo nel territorio, riferendosi – come parrebbe – ad alcuni articoli apparsi sul «Giornale di Brescia», relativi a un gruppo locale del movimento politico «Ancora Italia», ha esplicitamente evocato il terrorismo;
le dichiarazioni del prefetto sono state riportate anche dallo stesso «Giornale di Brescia» del 21 gennaio 2022: «Le pagine del giornale danno un quadro preoccupante che sarà ovviamente oggetto di approfondimento nelle sedi appropriate. Però richiamo all'attenzione tutti coloro che sono contrari all'utilizzo del vaccino: possono anche legittimamente protestare, ma utilizzando forme avulse da rimandi a condotte che possono essere ben definite di terrorismo»;
le dichiarazioni del prefetto Laganà sembravano riferirsi ad alcuni articoli giornalistici, pubblicati nei giorni precedenti, nei quali si rivelava l'intenzione del gruppo locale di «Ancora Italia» di organizzare una manifestazione contro il green pass attraverso l'occupazione del Palazzo della Loggia, sede del comune di Brescia;
il «Giornale di Brescia» del 20 gennaio 2022, infatti, titolava in prima pagina «Il piano segreto del gruppo No vax» e anticipava «progetti choc» riguardo la suddetta manifestazione;
tuttavia, in contraddizione con i titoli allarmistici, il testo degli stessi articoli riportava più volte una verità diversa nella quale, invece, le reali intenzioni degli organizzatori erano quelle di «un gesto non violento ma dimostrativo», «un proposito “dimostrativo e simbolico” (senza intenti violenti) per contrastare il sindaco Emilio Del Bono»;
è fonte di particolare preoccupazione per il libero esercizio democratico delle libertà e dei diritti politici il fatto che il prefetto Laganà, rappresentante del Governo sul territorio e massima autorità provinciale di pubblica sicurezza, evochi il pericolo terrorismo in merito agli intenti di una pacifica e non violenta azione dimostrativa organizzata da un movimento politico;
nel nostro ordinamento l'unica definizione di «terrorismo» è fornita dall'articolo 270-sexies del codice penale che delinea il perimetro delle condotte con finalità di terrorismo: «Sono considerate con finalità di terrorismo le condotte che, per la loro natura o contesto, possono arrecare grave danno ad un Paese o ad un'organizzazione internazionale e sono compiute allo scopo di intimidire la popolazione o costringere i poteri pubblici o un'organizzazione internazionale a compiere o astenersi dal compiere un qualsiasi atto o destabilizzare o distruggere le strutture politiche fondamentali, costituzionali, economiche e sociali di un Paese o di un'organizzazione internazionale [...]»;
è del tutto evidente che una pacifica manifestazione nell'esercizio delle libertà democratiche non può essere nemmeno lontanamente associata a una condotta criminale con finalità di terrorismo;
equiparare un atto pacifico di espressione politica a una condotta terroristica non trova alcun fondamento nel nostro ordinamento ed è in aperto contrasto con i valori e i princìpi democratici della Costituzione repubblicana;
inoltre, desta particolare perplessità la leggerezza con la quale il prefetto Laganà abbia proferito tali gravissime affermazioni sulla sola base – sembrerebbe – di alcuni titoli di giornale che, come sopra evidenziato, erano tra l'altro in aperta contraddizione con il testo degli articoli medesimi –:
se il Ministro interrogato sia informato dei fatti esposti in premessa e, in particolare, delle gravi affermazioni del prefetto di Brescia, dottoressa Maria Rosaria Laganà;
se il Ministro interrogato ritenga opportuno che un prefetto possa evocare il terrorismo riferendosi a manifestazioni pacifiche e non violente;
se il Ministro interrogato non ritenga anomalo che un prefetto possa rilasciare dichiarazioni di una tale gravità sulla sola base di titoli giornalistici, e quali eventuali iniziative di competenza intenda adottare al riguardo.
(3-02743)
Interrogazioni a risposta scritta:
DORI, SIRAGUSA e PAOLO NICOLÒ ROMANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
il 21 gennaio 2021 Lorenzo Parelli, studente dell'istituto Salesiano Bearzi di Udine, ha perso la vita, a soli diciotto anni, in un incidente verificatosi nello stabilimento della Burimec S.p.a. di Lauzacco (Udine), durante l'ultimo giorno di uno stage per l'alternanza scuola-lavoro;
il giovane sarebbe stato colpito da una sbarra di acciaio di circa 150 chilogrammi, staccatasi dal macchinario utilizzato per assemblare un'impalcatura d'acciaio di 15 metri;
la tragedia ha anche messo nuovamente in luce i problemi connessi al sistema dell'alternanza scuola-lavoro, risvegliando il dibattito pubblico sull'argomento;
la notizia ha scosso e al tempo stesso unito gli studenti di tutta Italia, che hanno organizzato in varie piazze di città italiane manifestazioni pacifiche in ricordo di Parelli;
durante le manifestazioni svolte in particolare a Torino, in Piazza Albarello, a Roma, in Piazza della Rotonda, a Milano e a Napoli si sarebbero verificate tensioni con cariche e manganellate da parte delle forze dell'Ordine nei confronti dei ragazzi, alcuni dei quali sono risultati feriti;
le immagini delle cariche della polizia hanno scosso l'opinione pubblica, minando la stessa fiducia che i cittadini possono riporre nei confronti di chi deve garantire e non minacciare l'integrità fisica dei manifestanti;
i fatti, come descritti anche dagli organi stampa e da alcuni manifestanti, risultano gravi e allarmanti –:
quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda porre in essere per accertare i fatti accaduti durante le manifestazioni studentesche, per accertare con urgenza e immediatezza i fatti e le relative eventuali responsabilità e per impedire che possano verificarsi nuovamente episodi simili.
(4-11272)
ELISA TRIPODI, CORNELI, ALAIMO e DE CARLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
in data 28 gennaio 2022, in diverse piazze d'Italia migliaia studenti si sono ritrovati per manifestare contro le modalità di attuazione dell'alternanza scuola-lavoro in memoria di Lorenzo Parelli, studente di 18 anni, schiacciato da una trave d'acciaio il 21 gennaio 2022, mentre lavorava gratis alla carpenteria metallica Burimec di Lauzacco, in provincia di Udine, nel corso di uno stage nell'ambito del progetto di alternanza scuola-lavoro;
da fonti di stampa, emergerebbe che gli stessi studenti, molti dei quali minorenni, avrebbero manifestato in modo pacifico senza usare violenza nei confronti delle Forze dell'ordine che avrebbero, invece, reagito prendendo, inspiegabilmente, a manganellate decine di studenti inermi e indifesi;
da alcuni video che hanno ripreso le manifestazioni, emergerebbe come, a Torino, la Polizia avrebbe attaccato con ben quattro cariche gli studenti in Piazza Arbarello; in particolare, sarebbero stati ripresi ragazzi che cercavano di parlare con i poliziotti chiedendo le ragioni di tanta violenza e qualche altro ragazzo che faceva pressione sugli scudi per avanzare e la polizia che colpiva in testa e sul corpo giovani indifesi, alcuni con le mani alzate, altri di spalle;
analoghi episodi si sarebbero verificati anche a Napoli e Roma, mentre a Milano sarebbero stati picchiati ragazzi che avrebbero voluto raggiungere la sede di Assolombarda per deporre una simbolica trave d'acciaio in cartapesta insanguinata; il bilancio di tale manifestazione è stato di una ventina di ragazzi feriti, alcuni dei quali portati via in ambulanza sanguinante, altri in stato di shock con traumi alla testa e al corpo, tra cui una studentessa dell'istituto Gioberti, che, dopo essere svenuta per terra dopo le manganellate, ha presentato una frattura all'anca;
alla luce dei fatti esposti, risulta necessario e doveroso che il Governo intervenga in maniera incisiva e rapida al fine di accertare ogni ed eventuale responsabilità delle forze dell'ordine in questa drammatica vicenda; le cariche indiscriminate della polizia contro gli studenti, che manifestavano pacificamente in tante città italiane, esprimendo le loro emozioni, dal cordoglio alla rabbia, e soprattutto per comunicare il dissenso per le modalità di attuazione dell'alternanza scuola-lavoro, non possono passare sotto silenzio –:
se e quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda adottare al fine di accertare le eventuali responsabilità delle forze di polizia rispetto a fatti in premessa esposti che, se corrispondenti a verità, risulterebbero di una gravità assoluta e, pertanto, inaccettabili.
(4-11276)
ISTRUZIONE
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, il Ministro per le pari opportunità e la famiglia, per sapere – premesso che:
l'Ufficio scolastico regionale della Calabria ha avviato un'ispezione nel liceo scientifico del polo scolastico «Valentini-Majorana» di Castrolibero (Cosenza) in relazione alla situazione che si sta registrando nell'istituto dopo che gli studenti, che stanno occupando la scuola, hanno riferito di presunte molestie sessuali ai danni di alcune studentesse da parte di un professore;
si apprende a mezzo stampa che una ragazza avrebbe presentato denuncia ai carabinieri raccontando di essere stata vittima di molestie a sfondo sessuale da parte di un insegnante quando era al primo anno di scuola;
al centro della vicenda ci sarebbero molteplici dichiarazioni che gli studenti avrebbero rilasciato pubblicamente, ed in particolare «attenzioni» e «richieste di foto particolari» da parte del docente alla ragazza, oggi maggiorenne, per ottenere la sufficienza nella propria materia;
come emerso dalle testimonianze di circa una decina di ragazze i docenti coinvolti sarebbero almeno tre, perciò pare che i contorni della vicenda siano più ampi;
sono state, inoltre, sottolineate presunte sottovalutazioni della suddetta vicenda, nonostante siano state manifestate proteste e disagi dalle ragazze e dai loro familiari;
come riportato anche da Repubblica, all'istituto sono attesi gli ispettori del Ministero dell'istruzione e che il Ministro Bianchi ha chiesto una relazione alla dirigente scolastica, Iolanda Maletta, sui fatti accaduti;
oltre allo sgomento, per i contorni di una storia di prevaricazioni e violenze, emerge la determinazione di questi giovani, che hanno ritrovato nel loro essere comunità, la forza e il coraggio di unirsi, denunciare ed alzare un prezioso cordone di protezione;
la storia ha scosso anche l'opinione pubblica, la Conferenza delle donne democratiche calabrese ha annunciato che farà tutto affinché nulla sia insabbiato e ognuno si assuma la propria responsabilità per restituire a questi studenti la serenità per rientrare in classe e vivere con libertà la loro giovinezza –:
quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, il Governo intenda assumere al fine di verificare quanto accaduto, così che le autorità competenti, a partire dall'Ufficio scolastico regionale, attivino tutti gli strumenti a loro disposizione, atti a porre fine ad una situazione che con il passare dei giorni sta diventando sempre più difficile e tale da mettere seriamente in discussione i diritti fondamentali di ragazze e ragazzi in un momento tanto delicato della loro formazione umana e civile;
quali iniziative il Governo intenda assumere affinché la scuola sia luogo di educazione al rispetto e presidio di prevenzione della violenza di genere.
(2-01419) «D'Elia, Bruno Bossio, Serracchiani, Avossa, Boldrini, Berlinghieri, Bonomo, Braga, Campana, Cantini, Carla Cantone, Carnevali, Cenni, Ciagà, Ciampi, De Micheli, Di Giorgi, Gribaudo, Incerti, La Marca, Lorenzin, Madia, Morani, Mura, Nardi, Pezzopane, Piccoli Nardelli, Pini, Pollastrini, Prestipino, Quartapelle Procopio, Rotta, Schirò».
LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interrogazione a risposta in Commissione:
RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
i lavoratori e le lavoratrici di Verti Assicurazioni spa di Cologno Monzese (Milano), compagnia assicurativa del Gruppo Mapfre, stanno attraversando un momento drammatico a seguito della dichiarazione di 325 esuberi, su un totale di 600 dipendenti, per procedere ad un piano di dismissione dell'intera struttura di contact center e back office – le cui relative attività verrebbero esternalizzate – nonché ad una considerevole riduzione di tutti i reparti;
solo per un modesto numero di questi lavoratori l'azienda ha proposto la ricollocazione verso gestori esterni, ma a condizioni contrattuali peggiorative e con una riduzione dell'orario di lavoro;
la proprietà aziendale già in passato ha portato avanti condotte che si sono rivelate dannose per i lavoratori. Al riguardo, nel 2016 per attuare un piano aziendale ha indotto alle dimissioni quasi 200 persone;
i dipendenti coinvolti vivono questa fase con grande angoscia, poiché si tratta di persone con una età media di 50 anni che lavorano per Verti Assicurazioni anche da più di 20 anni e che difficilmente riusciranno a ricollocarsi qualora dovessero perdere la loro occupazione;
dunque, dal 3 febbraio 2022 i lavoratori sono in presidio per protestare contro la decisione della proprietà aziendale, a difesa dei loro posti di lavoro. Gli stessi hanno dichiarato la ferma intenzione di non firmare accordi che perseguano il modello riorganizzativo a cui vuole tendere l'azienda, la quale, pur non essendo in stato di crisi, intende stare sul mercato e competere con meno vincoli e costi del lavoro, senza alcuna considerazione anche rispetto alle ovvie difficoltà dell'attuale periodo pandemico a cui sono ulteriormente esposti i lavoratori in questione –:
se e quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare a tutela dei lavoratori e a salvaguardia dei livelli occupazionali di Verti Assicurazioni spa.
(5-07462)
Interrogazione a risposta scritta:
EHM, ROMANIELLO, MASSIMO ENRICO BARONI, SARLI e SURIANO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:
in base alla sentenza n. 152 del 20 luglio 2020 della Corte Costituzionale è stato imposto l'incremento pensionistico per invalidi civili totali in richiamo ai principi costituzionali di cui all'articolo 38 e alle Convenzioni Onu sui diritti delle persone con disabilità;
da notizie apprese a mezzo stampa, a partire dal 27 gennaio 2022, la Federazione italiana per il superamento dell'Handicap Fish ha denunciato di avere ricevuto centinaia di segnalazioni da parte di famiglie composte da persone con disabilità che, a seguito del calcolo Isee, non avrebbero più diritto al reddito di cittadinanza, decurtato o nei casi peggiori azzerato dal calcolo;
il 20 gennaio 2022 la Federazione italiana Fish denunciò che, a richiesta di calcola Isee, molte famiglie videro conteggiare nella voce «reddito» anche l'aumento legato alla pensione di invalidità. Tale circostanza, largamente contestata, non era da ritenersi in linea con la legge n. 89 del 2016;
ad oggi, a seguito dell'aumento delle pensioni di invalidità, molte famiglie, come citato, si sarebbero viste decurtare o azzerare dall'Inps il reddito di cittadinanza;
va considerato inoltre che, il presidente della Fish, Vincenzo Falabella, intervenendo nel merito della questione, ha richiesto un intervento legislativo urgente a modifica dei parametri utili per poter usufruire del Reddito di cittadinanza, rimarcando che l'aumento delle pensioni di invalidità è stato deciso dalla sentenza n. 152 del 2020 e che, in termini di giustizia ed equità sociale, gli aumenti delle pensioni di invalidità non dovrebbero quindi essere conteggiati nel cumulo del reddito familiare –:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative intenda intraprendere per il riassetto del quadro reddituale dei nuclei familiari composti da persone affette da disabilità civili totali;
se abbia intenzione di accogliere l'interpello del presidente Fish e dunque di adottare iniziative per eliminare la decurtazione del Reddito di cittadinanza per persone con disabilità civile totale.
(4-11287)
POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, per sapere – premesso che:
in data 21 gennaio 2021 l'Eipli (Ente per lo sviluppo dell'irrigazione e la trasformazione fondiaria in Puglia, Lucania e Irpinia) ha deciso di procedere all'apertura dello scarico di fondo della diga denominata Basentello in località Serra del Corvo, al confine tra la regione Basilicata e la Puglia, invaso che serve le aree ricadenti nel comprensorio del Consorzio di bonifica Bradano-Metaponto;
la diga del Basentello, ad oggi, a causa evidentemente delle scarse precipitazioni meteorologiche, presenta livelli di invasamento inferiori rispetto a quelli dell'anno scorso;
l'Eipli ha avviato lo svuotamento dell'invaso su disposizione della direzione generale per le dighe per la necessità di mettere in campo delle opere di miglioramento idraulico al fine di mantenerne livelli accettabili;
l'invaso non dovrebbe essere completamente svuotato ma portato alla quota di circa 259 metri sul livello del mare, rispetto ad una quota massima raggiungibile consentita di circa 271 metri, al fine di garantire gli standard di sicurezza della diga nel caso del verificarsi di eventi straordinari quali un terremoto;
ovviamente, sul fondo della diga, sono presenti quantitativi di melma e di sedimenti di cui non si può avere contezza; pertanto, ai fini del calcolo del volume di acqua invasata idonea agli scopi irrigui non è possibile avere delle stime certe;
nel momento in cui si procede all'apertura dello scarico di fondo dell'invaso potrebbe esserci il rischio concreto che gran parte della melma depositata sul fondo vada a finire nel fiume Bradano, e da questi nell'invaso di S. Giuliano (area Sic e Zps) che si trova a valle e che già di suo presenta problemi di interrimento;
i volumi di acqua dell'invaso del Basentello non possono essere ripristinati rapidamente, ma solo, attraverso un ciclo pluriennale;
è bene ricordare che l'invaso serve un'area geografica molto ampia, da sempre dedita all'agricoltura con colture di pregio e di alto valore aggiunto che potrebbero essere messe seriamente a rischio per le prossime stagioni; per questi motivi risultano giustificate le preoccupazioni delle numerose aziende agricole di quei territori;
le sopra esposte problematiche accomunano tutti gli impianti grandi e piccoli presenti sul territorio lucano;
e se a questo si aggiunge la mancata realizzazione dei lavoratori di manutenzione straordinaria, la diminuzione delle precipitazioni degli ultimi anni, la mancanza di autorizzazione «per motivi di sicurezza» a contenere il massimo della capienza possibile per la maggior parte degli invasi: ecco venire alla luce tutte le difficoltà e le incongruenze del sistema di «accumulo» regionale –:
se al Ministro interpellato risulti che siano state avviate tutte le procedure idonee al fine di valutare quali iniziative tecnico-scientifiche porre in essere per la salvaguardia dei livelli idrici ad uso irriguo della diga del Basentello e delle altre dighe presenti sul territorio della regione Basilicata.
(2-01420) «Cillis, Bilotti, Cassese, Gallinella, Maglione, Marzana, Pignatone, Faro, Gallo, Manzo, Torto, Currò, Gabriele Lorenzoni, Migliorino, Zanichelli, Ficara, Cadeddu, Gagnarli, L'Abbate, Alberto Manca, Parentela, Flati, Lovecchio, Misiti, Caso, Scerra, Grimaldi, Martinciglio, Troiano, Donno».
SALUTE
Interpellanza:
Le sottoscritte chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
il decreto legislativo 4 marzo 2014, n. 26, recante attuazione della direttiva 2010/63/UE sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici, disciplina l'impiego di animali per fini scientifici e prevede come principi prioritari l'adozione di procedure finalizzate a ridurre progressivamente l'uso degli stessi nella sperimentazione, sino a sostituirli completamente, e prevede altresì la limitazione o eliminazione della loro sofferenza, laddove impiegati nelle procedure;
in data 7 giugno 2019 è stato istituito, presso il Ministero della salute, il gruppo di lavoro per la promozione di metodi alternativi all'impiego di animali per fini scientifici, ai sensi dell'articolo 37 del decreto legislativo 4 marzo 2014 n. 26;
inoltre, l'articolo 33 della legge n. 238 del 2021, Legge europea 2019-2020, recante disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea, propone alcune modifiche al decreto legislativo 4 marzo 2014 n. 26 orientate a garantire maggiori tutele per gli animali; tuttavia, non è stato ancora raggiunto un adeguato livello di protezione;
infatti, l'articolo 4, comma 6, del decreto-legge 30 dicembre 2021, n. 228, dispone, tra l'altro, una ulteriore proroga al 30 giugno 2022 dell'entrata in vigore di alcuni divieti e condizioni, posti a salvaguardia della salute animale, in materia di autorizzazione delle procedure relative a xenotrapianti e alle ricerche sulle sostanze d'abuso sugli animali a fini scientifici;
altresì, ad oggi, non si hanno notizie circa l'operatività del tavolo di lavoro per la promozione di metodi alternativi all'impiego di animali per fini scientifici di cui all'articolo 37 del decreto legislativo 4 marzo 2014 n. 26;
la tematica è di indiscussa rilevanza perché coinvolge, da un lato, il diritto alla ricerca e, dall'altro, il benessere degli animali, portando con sé un peso mediatico ed etico significativo –:
come siano stati impiegati i fondi previsti dall'articolo 41, comma 2, lettera b), del decreto legislativo n. 26 del 2014, (52.500 euro l'anno) e i fondi di cui alla lettera c-bis), del medesimo comma (2.000.000 euro per ciascuno degli anni del triennio 2020-2022); quali siano i destinatari, quali siano i progetti e i risultati conseguiti per lo sviluppo e la convalida dei metodi alternativi;
se si preveda di adoperarsi per un progressivo e sostanziale incremento di fondi dedicati allo sviluppo di nuovi approcci metodologici (Inam) per la ricerca senza uso di animali e per la pianificazione di una strategia di transizione verso nuovi approcci metodologici (Nam);
se alla quantificazione di risorse dedicate per tale ambito sia affiancata una corrispondente definizione degli obiettivi;
se siano in atto iniziative di competenza per promuovere lo sviluppo di corsi Ecm per ricercatori e docenti in medicina e studi di convalida di metodi alternativi che non prevedano l'impiego di animali per fini scientifici, anche con il coinvolgimento dell'Istituto superiore di sanità, del Consiglio superiore di sanità e del gruppo di lavoro costituito presso il Ministero della salute ai sensi dell'articolo 37 del decreto legislativo 4 marzo 2014, n. 26;
quale sia lo stato attuale degli studi realizzati dal gruppo di lavoro istituito presso il Ministero della salute per la promozione di metodi alternativi all'impiego di animali per fini scientifici ai sensi dell'articolo 37 del decreto legislativo 4 marzo 2014, n. 26, e quali iniziative si intendano assumere per garantire l'operatività del tavolo di lavoro;
quali iniziative si intendano adottare per rendere effettiva l'applicazione dell'articolo 5, comma 2, lettere d) ed e), del decreto legislativo n. 26 del 2014 e per non disporre ulteriori proroghe per l'applicazione dei divieti e delle condizioni in materia di autorizzazione delle procedure relative a xenotrapianti e alle ricerche sulle sostanze d'abuso sugli animali a fini scientifici.
(2-01421) «Flati, Papiro».
Interrogazione a risposta orale:
ELVIRA SAVINO e SQUERI. — Al Ministro della salute, al Ministro del turismo, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
colpito dalle restrizioni di questi mesi con le quali sono stati vietati gli spostamenti per i Paesi, di cui all'elenco E dell'allegato 20 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 2 marzo 2021, che comprende talune mete privilegiate dagli italiani), il settore del turismo vive una nuova crisi;
come ha chiarito Daniele Cavazza, responsabile settore turismo di Confesercenti, tale divieto c'è solamente per chi proviene dall'Italia, per esempio, chi si reca a Francoforte o in Francia può poi raggiungere destinazioni come Cuba, Tunisia e altri Paesi;
ad aggravare la situazione vi è stata la decisione delle autorità sanitarie italiane circa l'obbligo, fortunatamente scaduto il 31 gennaio 2022, di richiedere a quanti arrivano in Italia dall'estero di esibire il tampone molecolare eseguito 48 ore prima o 24 ore prima se antigenico, pure se si è muniti di Green pass. Dal 1° febbraio 2022 sono entrate in vigore le nuove norme sul green pass rafforzato nelle quali si prevede che la validità della certificazione verde passa da nove a sei mesi. Questo rischia di penalizzare ancor di più il turismo italiano, in quanto perde i viaggiatori stranieri provenienti da Paesi in cui il green pass ha validità di 9 mesi;
il Consiglio agli affari generali dell'Unione europea ha sollecitato, in tutti gli Stati membri, la validità unica del Green pass a nove mesi e l'abrogazione di tamponi o quarantene per i viaggiatori vaccinati con tre dosi, guariti o con test negativo;
Graziano Debellini, presidente di TH Group, leader nella ricettività leisure/montagna, ha lanciato un appello affinché si arrivi il più presto possibile ad uno stop alle restrizioni. «Oggi – ha dichiarato – servono Green pass illimitati, con la medesima validità per tutti»;
secondo il recente report di World Travel & Tourism Council le prenotazioni di viaggi intra-europei per il periodo pasquale di quest'anno sono aumentate in media del 250 per cento rispetto al 2021, ma non in Italia. Ci sono stati problemi per la stagione invernale, ma si cominciano ad intravedere criticità anche per la prossima stagione estiva –:
se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, non ritengano opportuno adottare iniziative per allentare le misure restrittive che stanno penalizzando l'intera filiera del turismo italiano;
se intendano adottare iniziative per accogliere quanto raccomandato in sede europea, al fine di garantire sia ai passeggeri che alle imprese un quadro europeo stabile e coerente per riprendere a viaggiare e prepararsi in sicurezza alla primavera.
(3-02740)
Interrogazione a risposta in Commissione:
BOLOGNA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
la legge, recante Disposizioni in materiale di morte volontaria medicalmente assistita, è ancora in corso di esame alla Camera dei deputati;
come noto, la stessa Corte costituzionale, nella sentenza n. 242 del 2019, ha precisato che occorre evitare che l'ordinamento presenti zone franche immuni dal sindacato di legittimità costituzionale, specie negli ambiti in cui è più impellente l'esigenza di assicurare una tutela effettiva dei diritti fondamentali, primo tra tutti il diritto alla vita; pertanto, è necessario ribadire che la sede di naturale discussione e decisione su tematiche così delicate e complesse è il Parlamento, organo democratico e rappresentativo della sovranità popolare;
si apprende che nello schema di decreto attuativo che sarà sottoposto alla Conferenza Stato-regioni, di modifica della disciplina dei Comitati etici territoriali per la sperimentazione clinica, a firma del Ministro della salute e riferito alla legge 3 gennaio 2018, n. 3 (cosiddetta legge Lorenzin), è previsto che gli stessi Comitati rilascino il parere qualora sia richiesta la morte medicalmente assistita;
tale previsione risulta all'interrogante impropria e contraria al dettato costituzionale sotto quattro profili;
in primo luogo, viene stravolta la funzione dei Comitati etici, il cui assetto può essere modificato solo per legge, visto che proprio una disposizione legislativa (l'articolo 2, comma 10, della legge 3 gennaio 2018, n. 3) attribuisce loro competenza esclusivamente «per la valutazione delle sperimentazioni cliniche sui dispositivi medici e sui medicinali» e non più per altre residue ed eventuali funzioni;
in secondo luogo, sul piano tecnico, un decreto ministeriale è un atto amministrativo dell'esecutivo che, in alcun modo, può avere ad oggetto tematiche eticamente e giuridicamente complesse su cui in Parlamento è in corso la discussione; così procedendo, si violerebbe il principio di separazione dei poteri e le garanzie costituzionali, con un intervento – peraltro non richiesto – che si propone (ex articolo 1, comma 3, ove si legge «in relazione ai casi riguardanti richieste di suicidio medicalmente assistito»), discrezionalmente, di dare attuazione a quanto previsto dalla Consulta nella sentenza n. 242 del 2019, occasione in cui è stata ribadita l'esclusiva competenza parlamentare sul tema;
in terzo luogo, oltre a rappresentare un tentativo di dare attuazione alla sentenza n. 242 del 2019, nel decreto ministeriale è proposta un'interpretazione di quest'ultima a giudizio dell'interrogante del tutto discrezionale, posto che la discussione parlamentare è ancora in corso;
da ultimo, nel testo unico sulla morte volontaria medicalmente assistita, si fa riferimento ad un Comitato di valutazione proprio per delineare la differenza e la specificità di un comitato che si dovrà occupare, eventualmente ed esclusivamente, di un profilo procedurale che nulla ha a che fare con la ricerca;
ancora una volta, è necessario ricordare i limiti di competenza di ciascun organo costituzionale, specie se si tratta dei limiti che l'Esecutivo ha verso il Parlamento –:
sulla base delle osservazioni esposte, se non intenda eliminare il riferimento presente nello schema di decreto attuativo, al comma 3 dell'articolo 1, recante la modifica della disciplina dei Comitati etici territoriali per la sperimentazione clinica, ai sensi della legge 3 gennaio 2018, n. 3, riconducendo i comitati etici territoriali alla loro specifica competenza nel campo della ricerca.
(5-07463)
Interrogazioni a risposta scritta:
MISITI e VILLANI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
il sistema dei Diagnosis Related Groups (Raggruppamenti omogenei di diagnosi), di seguito Drg, deriva dalla ricerca sulla funzione di produzione delle strutture ospedaliere iniziata nel 1967 dal gruppo dell'università di Yale (Stati Uniti), coordinato da Robert Fetter;
la ricerca avrebbe tentato di capire se fosse possibile ipotizzare una funzione di produzione capace di determinare o misurare il risultato dell'attività di cura all'interno di una struttura ospedaliera, in base a determinate caratteristiche cliniche ed assistenziali dei pazienti. Tali elementi conoscitivi avrebbero permesso di sviluppare e affinare programmi di verifica sull'utilizzo delle risorse (utilization review) e di gestione della qualità dell'assistenza (quality assurance) a supporto delle attività di analisi e valutazione della performance operativa degli ospedali;
l'idea iniziale di Fetter sarebbe stata quella di identificare il prodotto dell'ospedale in termini di classi o categorie di pazienti omogenei quanto a caratteristiche cliniche ed assistenziali, e quindi anche rispetto al profilo di trattamento atteso, riconoscendo, così, il ruolo fondamentale che la tipologia di casi trattati da una struttura, avrebbe sul consumo di risorse e, quindi, sui costi;
il modello proposto ipotizzerebbe una organizzazione dell'ospedale «a matrice», con due funzioni di produzione separate, la conversione dei fattori produttivi in prodotti intermedi quali pasti, analisi di laboratorio, diagnostica per immagini, medicazioni, interventi chirurgici e l'utilizzo dell'insieme di beni e servizi ritenuti appropriati dai professionisti per la diagnosi ed il trattamento di specifiche tipologie di pazienti;
il decreto del Ministero della salute 18 ottobre 2012, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 23 del 28 gennaio 2013, fissa le tariffe per la remunerazione, tra l'altro, delle prestazioni di assistenza ospedaliera per acuti;
i Drg rappresentano, dunque, lo strumento di classificazione del prodotto finale dell'ospedale e sono stati sviluppati in funzione delle seguenti caratteristiche principali:
la classificazione copre la globalità della casistica ospedaliera acuta (esaustività);
la definizione delle categorie è basata su informazioni cliniche e demografiche raccolte sistematicamente per ogni episodio di ricovero attraverso la scheda di dimissione ospedaliera;
ogni soggetto è attribuito, in base alle informazioni sulle diagnosi, sugli eventuali interventi chirurgici e procedure diagnostiche o terapeutiche eseguiti, sull'età e sulla modalità di dimissione, ad una sola categoria (mutua esclusività);
il numero complessivo delle categorie è limitato;
i profili di carico assistenziale e di consumo di risorse intra-categoria sono simili (classificazione iso-risorse), ma rimane una variabilità interna residua;
le tipologie di pazienti sono simili dal punto di vista clinico (significatività clinica);
tali caratteristiche rendono il sistema di classificazione Drg particolarmente idoneo per essere utilizzato come riferimento ai fini della remunerazione dell'attività ospedaliera per acuti, per specificare le prestazioni di ricovero alle quali attribuire tariffe predeterminate specifiche;
le tariffe hanno carattere di remunerazione omnicomprensiva del profilo di trattamento mediamente associato alla corrispondente categoria di ricoveri e possono riflettere politiche di programmazione sanitaria mirate ad incentivare le modalità terapeutiche e/o organizzative ritenute più efficaci e più appropriate e a disincentivare quelle ritenute inappropriate;
l'Oms ha classificato il virus Sars-CoV-2 come un ceppo virale della specie Coronavirus correlato alla Sars facente parte del genere Betacoronavirus sottogenere Sarbecovirus;
in tutti questi mesi dallo scoppio della pandemia, medici e sanitari di tutta Italia sono stati impegnati in prima linea, notte e giorno, nel cercare di salvare più vite umane –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei Drg adottati al fine della remunerazione dei sanitari impegnati nell'attività ospedaliera da gennaio 2020 per le prestazioni di ricovero causate dalla diffusione del virus Sars-CoV-2;
quali Drg siano stati verificati e ritenuti corretti dagli uffici preposti del Ministero.
(4-11278)
FRATOIANNI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
il tema del numero delle terapie intensive disponibili in Friuli Venezia Giulia è stato già oggetto di due interrogazioni parlamentari a firma dell'interrogante, l'atto 4-08882 dell'aprile del 2021 e l'atto 4-10151 del settembre 2021, presentate a seguito delle denunce e proteste delle associazioni professionali sanitarie del Friuli Venezia Giulia per lo stato della sanità in quella regione di fronte alla sfida Covid; gli ispettori inviati dal Ministero della salute in Friuli Venezia Giulia in estrema sintesi hanno evidenziato un problema tecnico sul conteggio dei posti letto, confermando indirettamente le denunce dei medici sulle lacune nel sistema sanitario regionale e le inefficienze della regione che era arrivata perfino a fornire un numero di letti di terapia intensiva non del tutto veritiero;
il rischio però che i contagi in Friuli Venezia Giulia siano saliti pericolosamente anche perché non c'erano sufficienti posti letto in terapia intensiva è concreto così come appare, anche da recenti inchieste giornalistiche, che i 140 posti letto annunciati dall'amministrazione regionale e indicati come esistenti, non siano mai stati attivati;
da quanto si apprende, infatti, sarebbero stati attivati in due anni soltanto 5 nuovi posti letto tra terapie intensive e semi-intensive, nonostante i fondi ricevuti dalla regione e che servivano ad aprirne ben 140;
le continue denunce dei medici raccontano una realtà diametralmente opposta a quella illustrata dalla giunta regionale del Friuli Venezia Giulia e la situazione si fa ogni giorno più preoccupante, con ospedali, medici e operatori sanitari in forte sofferenza;
lo stesso presidente degli anestesisti Aaroi-Emac da mesi denuncia la grave situazione delle terapie intensive in regione, mentre il rappresentante sindacale dei dirigenti medici ospedalieri Anaao Assomed del Friuli Venezia Giulia, insieme allo Snami, sostiene che, con l'arrivo dell'emergenza sanitaria da Covid 19, non si riesce ad assicurare ai cittadini l'erogazione dei Lea, i Dipartimenti di prevenzione in questi due anni non sono stati in grado di svolgere le funzioni di tracciamento e di controllo delle infezioni a causa della mancanza di risorse in termini di personale;
secondo Anaao Assomed gli ospedali soffrono una intollerabile pressione nei reparti di pronto soccorso, terapia intensiva e semintensiva, malattie infettive, pneomologie, medicina interna e la sospensione delle attività di diagnostica e terapia hanno fatto esplodere le liste di attesa accumulando migliaia di prestazioni ospedaliere da evadere;
in questo quadro sanitario il personale è stremato da condizioni di lavoro inaccettabili e nonostante ciò, a parere dell'interrogante, i lavoratori della sanità sono riusciti, malgrado enormi difficoltà e sotto organico, a dare risposte importanti ai cittadini del Friuli Venezia Giulia;
a parere dell'interrogante, il Ministro interrogato dovrebbe seriamente valutare l'opportunità di prevedere una nuova ispezione ministeriale per verificare se quanto promosso dal Ministero della salute con gli esiti della prima ispezione sia stato effettivamente realizzato e in caso di accertata mancanza di iniziativa da parte della regione Friuli Venezia Giulia, prevedere il commissariamento della sanità regionale –:
se il Ministro interrogato, verificato lo stato di attuazione delle urgenti azioni di risoluzione delle criticità rilevate a seguito dell'attività ispettiva, nonché lo stato di avanzamento dei lavori per la creazione di nuovi posti letto nei presidi ospedalieri del Friuli Venezia Giulia, qualora si riscontrasse una mancata realizzazione degli impegni assunti, intenda valutare di adottare le iniziative di competenza per il commissariamento della gestione della sanità regionale del Friuli Venezia Giulia.
(4-11289)
SUD E COESIONE TERRITORIALE
Interrogazioni a risposta immediata:
SIRACUSANO, PRESTIGIACOMO e CANNIZZARO. — Al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:
il decreto-legge n. 44 del 2021 ha introdotto, grazie ad un'importante iniziativa del Ministro interrogato, disposizioni finalizzate al risanamento e alla riqualificazione urbana e ambientale delle aree ove insistono le baraccopoli della città di Messina, nonché ad assicurare gli investimenti necessari per il ricollocamento abitativo delle persone residenti;
con la richiamata disposizione, al fine di attuare con urgenza i necessari interventi di risanamento, è stata introdotta la figura del commissario straordinario, dotato di una struttura di supporto. Per i predetti interventi è stata autorizzata la spesa di 100 milioni di euro, mediante corrispondente riduzione del Fondo per lo sviluppo e la coesione, periodo di programmazione 2021-2027;
con decreto del Presidente della Repubblica dell'11 giugno 2021, il prefetto di Messina, Cosima Di Stani, è stato nominato commissario straordinario del Governo per la demolizione, la rimozione, lo smaltimento e il conferimento in discarica dei materiali di risulta, il risanamento, la bonifica e la riqualificazione urbana e ambientale, nonché per il ricollocamento abitativo delle persone ivi residenti;
l'attuale emergenza epidemiologica ha aggravato la situazione di degrado di quell'area, in ragione dei concreti rischi per la salute dei suoi abitanti; si tratta di circa 8.000 persone che vivono, appunto, in condizioni fortemente precarie e senza i minimi requisiti igienico-sanitari –:
se intenda chiarire quali siano i termini di avanzamento degli interventi, con particolare riguardo alle attività sino ad oggi realizzate.
(3-02749)
D'ALESSANDRO, OCCHIONERO, MIGLIORE, FREGOLENT, UNGARO, MARCO DI MAIO e VITIELLO. — Al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:
il decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, cosiddetto Governance Pnrr, prevede all'articolo 2, comma 6-bis, che «almeno il 40 per cento» delle risorse allocabili territorialmente, anche attraverso bandi, indipendentemente dalla fonte finanziaria di provenienza, sia destinato alle regioni del Mezzogiorno. La norma assegna, inoltre, al Dipartimento per le politiche di coesione il compito di sottoporre gli eventuali casi di scostamento alla cabina di regia, che è tenuta ad adottare le occorrenti misure correttive e compensative, nell'ambito dei suoi poteri di «indirizzo, impulso e coordinamento generale» sull'attuazione degli interventi del Piano;
in realtà sono di questi giorni, come riportato anche da qualificate fonti stampa, alcune polemiche riferite proprio al rispetto della clausola del 40 per cento da parte delle amministrazioni titolari degli interventi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, quali, da ultimo, il bando del Ministero dell'università e della ricerca che avrebbe ridotto la quota di finanziamento per le regioni del Mezzogiorno. A ciò si aggiungono le valutazioni, a suo tempo elaborate dall'Ufficio parlamentare di bilancio, in merito al bando da 2,4 miliardi di euro per gli asili nido, i cui criteri avrebbero penalizzato regioni del Sud quali la Campania e la Sicilia;
risulta complicato, inoltre, svolgere un'efficace azione di monitoraggio di tipo preventivo spesso per la mancanza di adeguata evidenza, da parte delle amministrazioni titolari degli interventi, della definizione dei criteri utilizzati per l'allocazione delle risorse ai singoli progetti –:
se vi siano delle disposizioni normative e procedurali, o siano previste specifiche linee guida, oltre a quelle già indicate in premessa, per rendere davvero efficace l'attività di monitoraggio prevista dal decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, «Governance Pnrr», anche per quanto concerne la fase preventiva all'elaborazione e alla predisposizione dei bandi.
(3-02750)
SVILUPPO ECONOMICO
Interrogazioni a risposta immediata:
PALAZZOTTO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
dal 31 dicembre 2021 non sono stati rinnovati i 425 contratti dei lavoratori in somministrazione che, tramite Adecco, prestavano la propria attività da circa 3 anni in Poste italiane;
da quanto si apprende Poste italiane continua a mettere in discussione, a giudizio dell'interrogante senza alcuna giustificazione, gli impegni già assunti al Ministero dello sviluppo economico circa la continuità occupazionale di questi lavoratori e con un atteggiamento giudicato incomprensibile non si è presentata all'incontro del 30 novembre 2021 con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali per la «procedura di raffreddamento» a seguito della proclamazione dello stato di agitazione da parte dei lavoratori;
la condizione di precarietà lavorativa nella quale versano i 425 lavoratori somministrati in missione in Poste italiane a parere dell'interrogante non è più accettabile e il Ministro interrogato deve farsi garante degli impegni sottoscritti chiamando Poste italiane alle proprie responsabilità verso i lavoratori, le lavoratrici e le loro famiglie, anche per evitare che si affermi un modello di precarietà generale nella più grande azienda di Stato nel nostro Paese;
il 19 gennaio 2022, dopo il presidio dei 425 lavoratori somministrati, il Governo si è impegnato ad aprire un tavolo di crisi entro metà febbraio 2022, tavolo sollecitato dalle organizzazioni sindacali il 4 febbraio 2022 con l'invio di una lettera al Ministero dello sviluppo economico;
con il perdurare della pandemia e dell'emergenza sanitaria che sta moltiplicando gli effetti di una crisi economica e sociale che era già presente nel nostro Paese ben prima dell'avvento del COVID, è compito prioritario del Governo compiere ogni sforzo per tutelare e salvaguardare l'occupazione nel nostro Paese, a partire dalle aziende controllate e partecipate dallo Stato che hanno il dovere sociale di anteporre il benessere pubblico, il diritto al lavoro, il sostegno alle famiglie a logiche di profitto e non è, quindi, ammissibile che le aziende di Stato siano le prime ad abbandonare lavoratrici e lavoratori, scaricando su di loro i costi di piani industriali in cui il profitto viene garantito dal ribasso sui diritti dei lavoratori –:
se il Governo, confermando l'impegno ad aprire urgentemente un tavolo di crisi, non intenda richiamare Poste italiane, azienda di Stato, al rispetto degli impegni presi e ad assicurare il mantenimento della continuità lavorativa di tutto il perimetro occupazionale esistente all'epoca del verbale sottoscritto al Ministero dello sviluppo economico nell'ottobre 2020 e alla condivisione di eventuali ulteriori percorsi occupazionali, al fine di garantire continuità occupazionale a tutti i 425 lavoratori e lavoratrici in somministrazione che hanno prestato servizio nel corso del 2021.
(3-02744)
ANDREA ROMANO, NARDI, BENAMATI, BURATTI, CANTINI, CECCANTI, CENNI, CIAMPI, DI GIORGI, LOTTI, ROTTA, SANI, SENSI, BERLINGHIERI, LORENZIN e FIANO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
il futuro dell'impianto Eni di Stagno (Livorno) desta fortissime preoccupazioni negli oltre mille lavoratori diretti e dell'indotto, nelle associazioni sindacali e nelle amministrazioni locali dei comuni della costa livornese per il sommarsi dell'assenza di impegni chiari di parte aziendale circa le prospettive di investimento, della comunicazione relativa alla chiusura a fine 2022 della linea di produzione di carburanti, del mancato coinvolgimento dello stesso impianto nei piani di transizione energetica ricompresi nel Piano nazionale di ripresa e resilienza;
in conseguenza di questo scenario di incertezza e dell'annunciata riduzione della produzione, alcune aziende dell'indotto hanno già avviato procedure di licenziamento;
il 5 agosto 2021 i sindaci dei comuni di Livorno, Rosignano Marittimo e Collesalvetti hanno scritto al Ministro interrogato sollecitando la convocazione urgente del comitato esecutivo dell'accordo di programma per il rilancio competitivo dell'area costiera livornese, sottolineando che tale comitato non si riunisce da oltre diciotto mesi, che la pandemia ha duramente colpito un territorio già riconosciuto come area di crisi industriale complessa, che esistono «forti elementi di incertezza sulle prospettive della raffineria Eni che devono trovare risposte, garantendo un futuro di lungo periodo di questo insediamento»; tale lettera non ha finora avuto alcuna risposta da parte del Ministro interrogato;
il 10 dicembre 2021 il presidente della regione Toscana Giani ha scritto al Ministro interrogato e in copia al Viceministro Todde, «sollecitando la convocazione di un tavolo presso il Ministero dello sviluppo economico per discutere la situazione della raffineria Eni di Livorno»;
il 6 ottobre 2021 il Viceministro dello sviluppo economico Pichetto Fratin, rispondendo ad un'interrogazione in X Commissione (attività produttive, commercio e turismo) della Camera dei deputati presentata dal Partito democratico, ha affermato che «il Governo intende rispondere positivamente alla richiesta di un tavolo di confronto con Eni per condividere una strategia sul futuro dell'impianto»; ad oggi, trascorsi oltre quattro mesi dall'impegno formale assunto dal Governo, non si ha notizia di alcuna conseguente iniziativa del Ministero dello sviluppo economico –:
alla luce dei fatti esposti in premessa, quali iniziative concrete e urgenti il Governo intenda assumere per dar seguito all'impegno già preso in Commissione e, dunque, per convocare un tavolo tra Eni, enti locali e associazioni sindacali che abbia al centro la condivisione di una strategia industriale relativa all'impianto Eni di Stagno capace di dare certezze sugli investimenti e, quindi, sui livelli occupazionali della raffineria, la cui centralità per il territorio livornese e per l'intera costa toscana è imprescindibile da decenni.
(3-02745)
DAVIDE CRIPPA, SUT, ALEMANNO, CARABETTA, CHIAZZESE, FRACCARO, GIARRIZZO, MASI, ORRICO, PALMISANO e PERCONTI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
alla crisi sanitaria e a quella economica, conseguita all'emergenza epidemiologica da COVID-19, si è aggiunta l'impennata dei prezzi dell'energia e del gas con pesanti ripercussioni sulle imprese, oramai in forte difficoltà nel mantenere la propria capacità produttiva e nel far fronte al pagamento delle spese relative alle utenze;
nel comunicato dell'8 gennaio 2022, la Cgia ha segnalato che, rispetto al 2019, l'extra costo stimato che le imprese italiane sosterranno nel 2022, a causa solo dell'aumento del prezzo delle tariffe elettriche, ammonta a quasi 36 miliardi di euro;
tale evoluzione dello scenario energetico, secondo i calcoli effettuati dal Centro studi di Confindustria, comporta per la manifattura italiana un incremento di costi per la fornitura di energia che passano dagli 8 miliardi di euro circa nel 2019 ad oltre 20 miliardi di euro nel 2021 e ad oltre 37 miliardi di euro nel 2022, ovvero un costo complessivo del 350 per cento nel 2021 e del 650 per cento rispetto ai costi del 2020;
dal bilancio realizzato da Unioncamere-Bmti sull'evoluzione delle tariffe pagate nell'ultimo anno dalle piccole e medie imprese italiane del 13 gennaio 2022 emerge, inoltre, che a pesare sugli aumenti è il forte rincaro delle quotazioni internazionali del gas naturale, a causa degli squilibri nel mercato tra l'aumento della domanda mondiale di gas e le rigidità dell'offerta. Seppur in calo rispetto ai picchi di dicembre 2021, le quotazioni del gas naturale al Ttf, il mercato olandese di riferimento per l'Europa, si sono attestate a fine gennaio 2022 sugli 85 euro per megawatt, di fatto quadruplicate rispetto ad un anno fa;
il sostegno ai settori previsto dal recente decreto-legge 27 gennaio 2022, n. 4 (cosiddetto sostegni-ter), non pare suscettibile di garantire in via strutturale e permanente una soluzione alle criticità sopra menzionate e relative ai rincari dei costi dell'energia per le categorie produttive, gravemente colpite dalla cosiddetta pandemia energetica –:
quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare per sostenere le piccole e medie imprese, la cui capacità produttiva è fortemente penalizzata dall'impennata dei prezzi dell'elettricità e del gas, e se il Governo intenda, a tal fine, valutare l'opportunità di presentare al Parlamento una relazione ai sensi dell'articolo 6 della legge 24 dicembre 2012, n. 243, sullo scostamento dal percorso di rientro all'obiettivo di medio termine, al fine di proseguire nel percorso di mitigazione degli effetti negativi citati in premessa, anche prevedendo nuovi stanziamenti a favore delle imprese.
(3-02746)
ANGIOLA e COSTA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
la crescita dei prezzi dell'energia sta raggiungendo picchi insostenibili; il Consiglio europeo attesta un aumento del prezzo del gas del 170 per cento nella seconda metà del 2021 e l'Arera ha comunicato aumenti record del +55 per cento per l'elettricità e del +41,8 per cento per il gas nelle tariffe del mercato tutelato nel primo trimestre 2022;
le imprese italiane, in particolare le medio-piccole, sono da decenni penalizzate da un costo dell'energia maggiore rispetto ai nostri vicini dell'Eurozona; Confartigianato, ad agosto 2021, segnala che le utenze non domestiche che consumano fino a 20 megawatt (l'87,8 per cento dei punti di prelievo) pagano il prezzo più alto dell'elettricità nell'Unione europea, superiore del 18,1 per cento rispetto alla media; dal 2008 al 2020 il maggiore costo dell'elettricità pagato dalle imprese italiane rispetto all'Unione europea si attesta su una media del 25,5 per cento;
l'aumento del costo dell'energia è una delle cause che ha determinato la crescita dell'inflazione; Eurostat stima un aumento dei prezzi al consumo a gennaio del 5,1 per cento. Tuttavia questo aumento dei prezzi – di per sé dannoso per i cittadini – è molto inferiore all'aumento del costo dell'energia e sta mettendo in difficoltà le imprese, che non possono compensare l'aumento dei costi di produzione con un aumento proporzionale dei prezzi, costringendole in alcuni casi alla drammatica scelta di non produrre, ritenendolo più conveniente;
il Governo ha posto in essere diverse misure di brevissimo periodo – peraltro in linea con quello che Azione propone da settimane – come l'utilizzo dei proventi degli Ets per ridurre gli oneri generali di sistema per le famiglie e le imprese e la tassazione di parte degli extra-profitti per contenere l'aumento delle bollette. Tuttavia, molte di queste misure hanno un orizzonte temporale limitato al primo trimestre del 2022 e non è prevista la messa a disposizione, per le imprese gasivore, di una parte delle scorte strategiche di gas a prezzi calmierati, che l'interrogante ritiene necessaria per contenere l'aumento del prezzo medio annuale per queste imprese;
non sono infine previste azioni di lungo periodo, che non riguardano solo il Ministero dello sviluppo economico, come l'aumento strutturale della produzione nazionale di gas, la riforma del prezzo delle energie rinnovabili e quella delle aliquote delle royalty –:
quali iniziative di competenza, anche di carattere strutturale, intenda adottare a partire da aprile 2022 per consentire alle imprese, in particolare quelle gasivore, la pianificazione necessaria per uscire da questa grave crisi e continuare – o ricominciare – a produrre senza che questo determini perdite finanziarie.
(3-02747)
Interrogazioni a risposta in Commissione:
L'ABBATE. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
a causa della pandemia, le oltre 25.000 strutture agrituristiche presenti in Italia hanno registrato un dimezzamento del fatturato (-49 per cento), sceso a 802 milioni di euro. Il 2021, infatti, si è chiuso con quasi 1 milione di arrivi in meno sul 2019 pre-pandemia, dopo che il 2020 ha fatto registrare appena 2,2 milioni di arrivi (-41,3 per cento sul 2019), il numero più basso dal 2010;
tra i ristori pensati per il comparto vi è quello previsto dall'articolo 3, comma 2, del decreto-legge cosiddetto «Sostegni-ter», con cui vengono destinati 40 milioni di euro ai settori del wedding, dell'intrattenimento, della ristorazione ed altri comparti danneggiati dalla pandemia per un contributo a fondo perduto. La disposizione modifica l'articolo 1-ter del decreto-legge n. 73 del 2021 (il cosiddetto decreto Sostegni-bis) introducendo il comma 2-bis;
la condizione di accesso al beneficio è l'esercizio di una delle attività, individuate dalla norma con specifici codici Ateco, che risulti prevalente dalla dichiarazione di inizio-variazione di attività prevista dall'articolo 35 del decreto del Presidente della Repubblica n. 635 del 1972;
potenziali beneficiarie della misura sono, dunque, anche le imprese agrituristiche di ristorazione (Codice Ateco 561012) ma che, per loro natura (articolo 2135, comma 3, del codice civile), sono un'attività non prevalente bensì strumentale e complementare, nonché perfettamente integrata con l'azienda agricola principale, come da circolare 44/E/2002 dell'Agenzia delle entrate;
anche l'articolo 1-ter del decreto-legge n. 73 del 2021 (il cosiddetto decreto Sostegni-bis) ha previsto un contributo a favore dei settori del wedding, dell'intrattenimento e della ristorazione per il 2021, rimettendo criteri e modalità di applicazione ad un decreto interministeriale del Ministero dello sviluppo economico-Ministero dell'economia e delle finanze, la cui firma è stata annunciata il 4 gennaio 2022 e che è ora verosimilmente all'esame della Corte dei conti per la registrazione;
una situazione analoga si è verificata con il contributo alla filiera della ristorazione di cui all'articolo 58 del decreto-legge n. 104 del 2020, dove la problematica della «non prevalenza» dell'agriturismo fu risolta con una modifica normativa operata con l'articolo 31-decies del decreto-legge n. 137 del 2020, che ha, appunto, eliminato la condizione di prevalenza per le attività agrituristiche –:
se per i contributi previsti dal Ministero dello sviluppo economico, esposti in premessa, destinati al sostegno dei settori del wedding, dell'intrattenimento, della ristorazione e degli altri comparti colpiti dalla pandemia, sia stata contemplata la natura intrinsecamente non prevalente dell'attività agrituristica affinché le imprese di cui in premessa possano accedere a questi contributi come sembra emergere dalla volontà del legislatore.
(5-07477)
RIZZETTO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
le agevolazioni fiscali introdotte con i bonus edilizi, in particolare, con il cosiddetto Superbonus 110 per cento sono utili a sostenere la riqualificazione del patrimonio immobiliare e la ripresa delle attività economiche legate all'edilizia. Tuttavia, proprio nel settore edilizio sono emerse delle gravi criticità anche connesse all'introduzione degli incentivi in questione;
è stato registrato un aumento anomalo delle attività edili con la forte preoccupazione, segnalata dall'Associazione nazionale costruttori edili (Ance), dell'ingresso nel comparto di soggetti che non hanno mezzi adeguati, preparazione e capacità produttiva;
nel secondo semestre del 2021, sono nate 11.563 imprese che operano nei settori dell'edilizia privata, in particolare nella costruzione di edifici residenziali e non residenziali (codice Ateco 41) e nei lavori di finitura e in quelli specializzati come impiantistica elettrica e idraulica (codice Ateco 43). Si tratta di un aumento del 50 per cento superiore a quello, anche in crescita, che si era registrato nel secondo semestre del 2020;
è emersa una scarsa strutturazione delle nuove imprese poiché il 35 per cento di queste vede la partecipazione di soggetti con codice fiscale straniero, segno che una quota consistente di manodopera straniera operante nel settore si è messa in proprio. Solo il 39 per cento degli imprenditori che hanno costituito nuove imprese ha un'altra attività edilizia; inoltre, solo il 25 per cento è rappresentato da società di capitali, mentre la restante parte ha una forma imprenditoriale meno organizzata;
l'associazione Ance segnala che questo fenomeno è dovuto anche alla mancanza di una previsione normativa che vincoli la possibilità di diventare costruttore, nel settore privato, al possesso di attestati di qualifica per garantire la formazione e le competenze necessarie per entrare in attività;
si tratta di un unicum che non vale per gli altri comparti;
si tratta di una situazione paradossale che ha delle ripercussioni anche sulla sicurezza del lavoro, considerando che l'aumento di costruttori privi di esperienza, know-how e un'idonea organizzazione aziendale non garantisce il rispetto nelle norme in materia, comprese quelle sulla sicurezza. Difatti, negli ultimi mesi, la cronaca attesta un aumento di gravi incidenti, con particolare riferimento al settore edilizio –:
se e quali iniziative i Ministri interrogati intendano assumere, per quanto di competenza, anche normative, per escludere che l'apertura di attività nel settore edilizio avvenga in mancanza di un'attestata formazione specifica come richiesto dall'Ance;
se e quali specifiche iniziative intendano adottare, per quanto di competenza, per contrastare gli incidenti sul lavoro nel comparto edilizio, che negli ultimi mesi sono aumentati anche a causa delle criticità esposte in premessa.
(5-07478)
Interrogazioni a risposta scritta:
LIUZZI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
nel dicembre 2021 Coopbox, storica cooperativa di packaging del Gruppo Ccpl, viene venduta al principale competitor del settore, il gruppo Happy con sede a Cremona e proprietaria di diversi stabilimenti con sede in Italia ed all'estero;
il gruppo Happy, rilevando le quote del gruppo Ccpl, ha inglobato i 130 lavoratori di Coopbox di Bibbiano e altri 40 colleghi localizzati nello stabilimento a Ferrandina, in Basilicata;
l'azienda, che in Italia è composta da 2 stabilimenti, Ferrandina (MT) e Bibbiano (RE), nel 2019 ne aveva chiusi tre all'estero, i due più grandi in Spagna e l'altro in Francia;
il gruppo Happy, appena concluso l'acquisto dell'azienda Coopbox, ha sin da subito evidenziato la volontà di spostare la produzione negli altri stabilimenti acquisiti nel nord Italia, volontà comunicata anche ai sindacati Cgil-Cisl-Uil di Matera il 31 gennaio 2022 in un incontro con il rappresentante aziendale della Coopbox di Ferrandina (MT);
il 9 febbraio 2022 risulta convocato in Regione Basilicata presso il dipartimento attività produttive, un tavolo di confronto tra sindacati e gruppo Happy;
l'azienda Coopbox di Ferrandina è situata all'interno del territorio della Valbasento, rientrante nella Zes jonica. All'interno della Zes le aziende beneficiano di importanti vantaggi fiscali che consentano lo sviluppo delle imprese già operanti, nonché l'insediamento di nuove imprese in dette aree –:
quali iniziative intenda adottare il Ministro, per quanto di competenza, per ricercare soluzioni finalizzate al ritiro della decisione di chiusura del suddetto sito produttivo e al rilancio dello stesso.
(4-11270)
LOSS, CAPITANIO, BINELLI, VANESSA CATTOI e SUTTO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
a seguito dell'emergenza sanitaria COVID-19 la riduzione degli orari di apertura degli uffici postali nella provincia di Trento ha causato gravi problemi all'utenza. Passato il periodo più delicato, differentemente da quanto auspicato, gli uffici hanno continuato a lavorare ad orario ridotto, sia nelle zone periferiche della provincia, sia nel capoluogo, dove oggi si verifica la paradossale situazione di avere, in orario pomeridiano, un unico ufficio postale aperto per oltre 120 mila cittadini. Ad aggravare la situazione vi è anche il fatto della scarsa diffusione degli sportelli automatici Postamat;
gli orari di molti uffici postali del Trentino erano stati modificati con l'obiettivo dichiarato di «ritornare all'apertura sei giorni su sette». Nella pratica, però, oggi è molto difficile trovare uffici che siano tornati a questo orario ed altrettanto difficile è individuare sportelli con apertura pomeridiana. Per i cittadini è difficile semplicemente capire quale sia il giorno di apertura, visto che molti uffici sono aperti a giorni alterni. Si tratta evidentemente di una organizzazione definita a livello centrale, che non tiene conto delle caratteristiche territoriali ed orografiche del territorio trentino, che porta al peggioramento generale del servizio e genera disorientamento;
i servizi di prossimità, quali uffici postali, rappresentano un aspetto fondamentale per la qualità della vita nelle comunità locali, poiché svolgono anche una funzione di presidio;
i contenuti del servizio postale universale sono definiti a livello europeo dalla direttiva 97/67/UE del 15 dicembre 1997 (cosiddetta «prima direttiva postale»), come successivamente modificata dalle direttive 2002/39/UE del 10 giugno 2002 (cosiddetta «seconda direttiva postale») e 2008/6/UE del 20 febbraio 2008 (cosiddetta «terza direttiva postale»). La direttiva stabilisce che il servizio universale corrisponde ad un'offerta di servizi postali di qualità determinata, forniti permanentemente in tutti i punti del territorio a prezzi accessibili a tutti gli utenti. Il servizio postale universale deve essere assicurato per almeno cinque giorni a settimana e garantire almeno una raccolta e una distribuzione al domicilio degli utenti degli invii postali;
fornitore del servizio universale è riconosciuta ex lege la società Poste italiane Spa per un periodo di quindici anni a decorrere dalla data di entrata in vigore del decreto legislativo n. 58 del 2011 (e quindi fino al 30 aprile 2026);
il servizio postale universale è affidato a Poste Italiane Spa fino al 30 aprile 2026, sulla base del contratto di programma 2020-2024 firmato il 30 dicembre 2019 che «regola i rapporti tra lo Stato e la società per la fornitura del servizio postale universale, Poste Italiane Spa, nel perseguimento di obiettivi di coesione sociale ed economica, che prevedono la fornitura di servizi utili al cittadino, alle imprese e alle pubbliche amministrazioni mediante l'utilizzo della rete postale della Società»;
a fronte del contributo che la società riceve per l'onere pubblico, pari a 262,4 milioni di euro all'anno, non sembra corrispondere un servizio di qualità, nonostante sulla «Carta dei servizi postali», pubblicata il 10 ottobre 2017, si legga che «grazie alla presenza capillare su tutto il territorio nazionale, ai forti investimenti in ambito tecnologico e al patrimonio di conoscenze rappresentato dai suoi oltre 140 mila dipendenti, Poste Italiane ha assunto un ruolo centrale nel processo di crescita e azione del Paese» –:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere, per quanto di competenza, affinché l'azienda proceda a rivedere il piano di riorganizzazione territoriale e in particolare affinché venga disposta nel più breve tempo possibile l'immediata riapertura degli uffici postali di Trento e della sua provincia.
(4-11275)
FRATOIANNI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
la multinazionale Pfizer nei giorni scorsi ha annunciato 130 esuberi nello stabilimento di Catania per i dipendenti a tempo indeterminato e ha comunicato che a fine febbraio 2022 non verrà rinnovato il contratto a 50 dipendenti di Ramstad, che lavorano per Pfizer, prevedendo il congelamento di altre 60 posizioni in attesa che arrivi un nuovo macchinario che, però, avrà bisogno della metà di addetti;
lo stabilimento Pfizer di Catania occupa 800 dipendenti nel diretto e altri 200 nell'indotto ed è specializzato nella produzione di antibiotici parenterali di prima linea per uso ospedaliero, penicillinici e non penicillinici;
secondo alcune indiscrezioni riportate dagli organi di stampa, Pfizer potrebbe proporre ai sindacati la possibilità del trasferimento volontario dei 130 dipendenti considerati in esubero, ad Ascoli Piceno dove da alcuni giorni è iniziato il confezionamento della pillola Paxlovid, l'antivirale contro il Covid-19;
secondo le Rappresentanze sindacali unitarie (Rsu) dell'azienda lo stabilimento di Catania in passato produceva pillole, pomate e ogni tipo di farmaco e, negli anni, si è assistito ad una progressiva riduzione della produzione;
gli investimenti aziendali non riguardano nuove linee produttive, ma sono limitati all'adeguamento strutturale e alla messa in regola con i nuovi standard per produrre antibiotici iniettabili e i 26 milioni di euro di investimenti in tre anni comunicati alle organizzazioni sindacali sono sufficienti soltanto per la manutenzione degli impianti;
a parere dell'interrogante, Pfizer, depotenziando lo stabilimento di Catania si priverebbe di personale altamente qualificato con professionalità di indiscussa competenza e, invece di immaginare un rilancio dello stabilimento, rinuncia ad investire su impianti strategici;
l'annuncio degli esuberi giunge mentre il gruppo sta registrando miliardi di euro di ricavi e utili grazie al vaccino contro il Covid-19, sviluppato insieme alla tedesca BioNtech, farmaco per cui le società hanno ricevuto, in varia forma, sostanziosi aiuti pubblici;
proprio grazie alla vendita di vaccini Pfizer nei primi 9 mesi del 2021 ha registrato ricavi per 57 miliardi di dollari (50 miliardi di euro), il 91 per cento in più dello stesso periodo del 2020;
gli introiti da vaccini sono saliti in un anno da 4,5 a quasi 29 miliardi di dollari e nell'ultimo anno il valore della società in borsa è cresciuto del 51 per cento raggiungendo i 295 miliardi di dollari;
a parere dell'interrogante nonostante i miliardi di euro guadagnati da Pfizer durante la pandemia, la multinazionale sceglie di impoverire famiglie e cittadini in Sicilia, sferrando l'ennesimo colpo al cuore industriale del nostro Paese secondo quella nota logica che prevede la privatizzazione dei profitti e la socializzazione delle perdite –:
se non intendano adottare immediatamente iniziative di competenza, a partire dalla convocazione di un tavolo nazionale congiunto sulla vertenza che riguarda gli annunciati licenziamenti alla Pfizer di Catania, al fine di scongiurare sia un ridimensionamento aziendale che aggraverebbe gli effetti di una crisi economica e sociale già pesantemente presente nel territorio che l'adozione di provvedimenti aziendali quali i licenziamenti o le soluzioni di mobilità che sarebbero troppo onerose per i dipendenti e per le loro famiglie.
(4-11281)
TRANSIZIONE ECOLOGICA
Interrogazione a risposta immediata:
LOLLOBRIGIDA, MELONI, ALBANO, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DE TOMA, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, GIOVANNI RUSSO, RACHELE SILVESTRI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI, VINCI e ZUCCONI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:
tutti i quotidiani di oggi, 8 febbraio 2022, hanno riportato le dichiarazioni rese dal Ministro interrogato, in occasione del suo intervento alla terza tappa a Genova di «Italia domani: dialoghi sul Piano nazionale di ripresa e resilienza»;
secondo il Ministro interrogato, i rincari del prezzo dell'energia che stanno colpendo famiglie e imprese impediranno, di fatto, la transizione verso forme produttive ecologicamente più sostenibili, perché «l'aumento del costo dell'energia rischia di avere un costo totale l'anno prossimo superiore all'intero pacchetto del Piano nazionale di ripresa e resilienza»;
con riferimento all'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, inoltre, l'impiego dei fondi sta segnando gravi ritardi per quanto riguarda gli obiettivi da realizzare e proprio i Ministeri più coinvolti sembrano non riuscire a gestire né la mole dei finanziamenti, né tantomeno il connesso impegno amministrativo e burocratico, oltre a subire le ricadute degli aumenti dei costi delle materie prime;
in questo quadro desta allarme anche quanto emerso a dicembre 2021 rispetto alle risorse del Fondo di sviluppo e coesione del periodo 2014-2020, che, a fronte di una disponibilità di 47,5 miliardi di euro programmati, ne ha visti impegnare poco più di 11 e pagati appena 4,2, fermandosi a una percentuale di spesa inferiore addirittura al 10 per cento –:
quali iniziative il Governo intenda assumere per contrastare gli aumenti del prezzo dell'energia e al fine di garantire la realizzazione degli obiettivi fissati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, nel rispetto dei tempi previsti, e un'ottimale allocazione delle relative risorse.
(3-02748)
Interrogazione a risposta scritta:
BUSINAROLO. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:
con interrogazione a risposta scritta n. E-004695/2021 alla Commissione europea veniva evidenziata la questione ambientale concernente l'azienda Bonollo S.p.a. di Conselve (Padova), circa una presunta violazione delle norme di riferimento europee sulla qualità dell'aria, dopo denunce di emissioni inquinanti, atmosferiche ed acustiche, ritenute pericolose per la salute e a cui il Commissario europeo per l'ambiente e gli oceani Virginijus Sinkeviciusa, il 14 dicembre 2021, rispondeva chiarendo che la distilleria Bonollo S.p.a. sia situata all'interno della zona di qualità dell'aria (IT513);
per la Commissione europea tale zona avrebbe superato, secondo le relazioni presentate dal Governo italiano per il 2020, il valore limite giornaliero fissato per il particolato;
il 17 maggio 2018 la Commissione deferiva l'Italia alla Corte di giustizia dell'Unione europea per il superamento dei valori dei limiti del particolato e la zona di qualità dell'aria IT513, in cui insiste la Bonollo, rientra nel suddetto procedimento di infrazione;
la Commissione evidenziava che, secondo recenti relazioni delle autorità italiane, l'Italia non riferisce di alcuna distilleria a Conselve che raggiunga le soglie di capacità di cui all'allegato I della direttiva IED, per cui sembrerebbe che l'impianto non rientri nell'ambito di applicazione della direttiva IED;
secondo la deliberazione della giunta regionale del Veneto n. 1855 del 29 dicembre 2020 concernente la «Zonizzazione Veneto 2020», ai sensi del decreto legislativo n. 155 del 2010 (allegato B) emerge una revisione e classificazione del territorio regionale approvata con deliberazione della giunta regionale n. 2130 del 23 ottobre 2020, la deliberazione n. 121/CR del 17 novembre 2020, in ottemperanza alle indicazioni sullo scambio di dati e metadati a livello comunitario secondo cui la zona IT513 Pianura e Capoluogo Bassa Pianura assume il nuovo codice IT0522 Pianura. Nella risposta all'interrogazione a quanto risulta all'interrogante il dato fornito si riferirebbe al 2013, ignorando una situazione aggiornata;
nella deliberazione della giunta regionale n. 238 del 2 marzo 2021 la regione continua a riferirsi al vecchio schema di suddivisione, nonostante la nota del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, con protocollo regionale n. 532548, in cui si comunica che la Commissione europea ha chiesto alla Rappresentanza permanente d'Italia presso l'Unione europea la trasmissione entro due mesi dalla sentenza:
di una copia dei provvedimenti adottati dalle autorità competenti in ottemperanza alla pronuncia della Corte di giustizia dell'Unione europea del 10 novembre 2020 o, relativamente ai provvedimenti non ancora adottati, un piano di azione dettagliato, con le principali scadenze intermedie;
di qualsiasi informazione rilevante in merito a ciascuna delle zone incluse nella sentenza, con prove documentali, una relazione secondo il modello indicato dal Ministero per consentire di accertare l'effettivo adempimento della sentenza della Corte e valutare la possibilità di un altro ricorso per l'applicazione delle sanzioni pecuniarie (stimate in circa 400-600 milioni di euro);
la Commissione europea riferisce di non disporre di elementi necessari per stabilire la necessità di una valutazione ambientale o di una valutazione ambientale integrata, mentre tale scelta spetta alle autorità nazionali –:
di quali elementi disponga il Ministro interrogato sul caso succitato, con riferimento ai dati delle relazioni presentate dal Governo italiano nel 2020 alla Commissione europea, di cui in premessa, sul superamento della zona IT513, su cui insisterebbe la distilleria, del limite giornaliero per il particolato e se la documentazione in questione sia aggiornata;
se l'impianto della Bonollo rientri, secondo la nuova suddivisione, nell'ambito di applicazione della direttiva IED e se ritenga, per quanto di competenza, che la sua attività debba dipendere da una autorizzazione ambientale integrata o se basti il regime semplificato dell'autorizzazione unica ambientale.
(4-11269)
Apposizione di una firma ad una mozione.
La mozione Foti e altri n. 1-00562, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 dicembre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bignami.
Apposizione di una firma ad una risoluzione.
La risoluzione in Commissione Siani e altri n. 7-00783, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 4 febbraio 2022, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Lorenzin.
Apposizione di firme ad interrogazioni.
L'interrogazione a risposta scritta Caretta n. 4-11207, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 4 febbraio 2022, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Ciaburro.
L'interrogazione a risposta scritta Caretta n. 4-11208, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 4 febbraio 2022, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Ciaburro.
Pubblicazione di un testo riformulato.
Si pubblica il testo riformulato dell'interrogazione a risposta in Commissione Vianello n. 5-07447, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 633 del 4 febbraio 2022.
VIANELLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:
con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'8 luglio 2014, la dottoressa Vera Corbelli è stata nominata commissario straordinario per gli interventi urgenti di bonifica, di ambientalizzazione e di riqualificazione dell'area di Taranto. Detto incarico è stato confermato fino al 7 luglio 2019 e, infine, prorogato per un anno con decorrenza dall'8 luglio 2019;
successivamente, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 2 ottobre 2020, il summenzionato incarico è stato conferito dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, per un anno al dottor Demetrio Martino (prefetto di Taranto in carica pro tempore) e al momento non risultano all'interrogante nuovi decreti di nomina emanati dal Governo;
in data 29 marzo 2020, da un articolo di stampa del Corriere di Taranto dal titolo «Il mondo scientifico difende la Corbelli dalla politica», si evince che gli interessi della Regione Puglia e del Comune di Taranto sulle bonifiche in capo alla Corbelli hanno creato i presupposti per un suo allontanamento, cosa poi avvenuta realmente nel Governo Conte II con la nomina a Ministro di Francesco Boccia (dello stesso partito degli amministratori della Regione e del Comune di Taranto) e soprattutto con la nomina a sottosegretario pro tempore con delega al CIS di Mario Turco, definito «battitore libero all'interno del Movimento 5 Stelle: basti notare come poco dopo l'elezione, non è più comparso nelle iniziative dei senatori e parlamentari ionici eletti nel 2018 tra le fila del M5S»;
nel corso del periodo successivo alla nomina del dottor Demetrio Martino, l'attività di bonifica della «area di crisi ambientale» ha subito un sostanziale arresto. La scelta del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte (adottata con il contributo dell'ex Sottosegretario Mario Turco) di sostituire la dottoressa Vera Corbelli (geologa esperta e competente come facilmente apprezzabile dal suo curriculum vitae e dalle reiterate conferme nella citata posizione funzionale dal 2014 al 2019), designando al suo posto il dottor Demetrio Martino che presenta un notevole curriculum vitae da cui (però) emerge una formazione giuridico-amministrativa;
appare chiaro che, per quanto apprezzabile e di sicuro spessore tecnico e professionale, il dottor Demetrio Martino non possa essere considerato un esperto di bonifiche così complesse come quelle previste per le zone sopra menzionate;
inoltre, non si deve sottovalutare la difficoltà di conciliare l'incarico in menzione con l'ufficio prefettizio svolto in una realtà articolata come quella tarantina che ha già numerose vertenze di competenza statale da affrontare;
sfortunatamente, la situazione non è migliorata con l'avvento del Presidente del Consiglio Mario Draghi e del Ministro Roberto Cingolani che, nella vicenda in esame, si sono distinti per quella che l'interrogante giudica la loro colposa inerzia (non avendo provveduto dal 2 ottobre 2021 alla nomina di un nuovo commissario straordinario);
in conclusione, si deve urgentemente provvedere alla copertura del ruolo commissariale oggi vacante, con la designazione di un tecnico esperto in bonifiche e dell'assetto idrogeologico che conosca e possa valutare nel merito i numerosi studi della dottoressa Vera Corbelli (il cui lavoro ha portato alla luce molte caratteristiche territoriali e idrogeologiche sulle quali effettuare le bonifiche che impongono conoscenza, massima attenzione e competenza) considerando tra l'altro la destinazione, previa bonifica, del Mar Piccolo come Area marina protetta ai sensi della legge n. 394 del 1991 e l'importante presenza di numerose attività di mitilicoltura –:
quale sia lo stato di bonifica delle aree di cui in premessa e quando il Governo intenda provvedere alla nomina di un nuovo commissario straordinario per gli interventi urgenti di bonifica, di ambientalizzazione e di riqualificazione dell'area di Taranto, considerate l'estrema urgenza dell'incombenza in menzione e la necessità di scegliere una figura professionale tecnicamente adeguata a ricoprire il conferendo incarico.
(5-07447)
Pubblicazione di un testo ulteriormente riformulato.
Si pubblica il testo riformulato della mozione Foti n. 1-00562, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 613 del 13 dicembre 2021.
La Camera,
premesso che:
dal 1° al 13 novembre 2021 a Glasgow si è svolta la Cop26 sul clima, sede deputata a effettuare una revisione degli impegni per realizzare riduzioni quantificabili delle emissioni di gas a effetto serra previsti dagli Accordi sul clima adottati nell'ambito della Conferenza Cop21 tenutasi a Parigi dal 30 novembre al 12 dicembre 2015;
i negoziati hanno portato all'adozione del Glasgow climate pact, che ha fissato, tra gli altri, l'obiettivo minimo di decarbonizzazione per tutti gli Stati firmatari: un taglio del 45 per cento delle emissioni di anidride carbonica al 2030 rispetto al 2010, che dovrebbero poi arrivare a zero intorno al 2050;
tra gli obiettivi della Cop26 di Glasgow figurava anche il rafforzamento della collaborazione tra i Governi, le imprese e la società civile per un più efficace raggiungimento degli obiettivi, sancendo il ruolo importante svolto dalle realtà produttive e dai siti industriali in tali processi, e i risvolti sulle medesime imprese sia in termini di produzione che di occupazione, soprattutto nei settori in cui appare più difficile abbattere le emissioni di anidride carbonica e per le imprese operanti in settori ad alta densità energetica;
in ambito europeo il 14 luglio 2021 la Commissione europea ha adottato un pacchetto di proposte legislative che definiscono come si intende raggiungere la neutralità climatica nell'Unione europea entro il 2050, compreso l'obiettivo intermedio di riduzione netta di almeno il 55 per cento delle emissioni di gas serra entro il 2030, denominato Fit for 55 per cent, che intende rivedere diversi atti legislativi dell'Unione europea sul clima, il regolamento sulla condivisione degli sforzi, la legislazione sui trasporti e l'uso del suolo, definendo in termini reali i modi in cui la Commissione intende raggiungere gli obiettivi climatici dell'Unione europea nell'ambito del Green Deal europeo;
nel mese di giugno 2021, con l'approvazione del regolamento (UE) 2021/1056 del Parlamento europeo e del Consiglio, è stato, altresì, istituito a livello europeo il «Fondo per una transizione giusta», al fine di fornire sostegno alle persone, alle economie e all'ambiente dei territori che fanno fronte a gravi sfide socioeconomiche derivanti dal processo di transizione verso gli obiettivi 2030 dell'Unione per l'energia e il clima e verso un'economia climaticamente neutra dell'Unione entro il 2050;
tuttavia, e la Commissione europea non lo dovrebbe affatto sottovalutare, è l'Europa ad essere colpita, in questo momento, dalla crisi energetica a causa della scarsità di metano, con un'esplosione vera e propria dei suoi prezzi. Una crisi assolutamente non di breve periodo, per ragioni di domanda (per l'incremento dovuto alla ripresa economica, alla fame di gas in Asia, alla ridotta disponibilità di risorse rinnovabili quali la bassa ventosità) e di offerta (per aver evidenziato l'incapacità di soddisfare interamente la domanda nelle attuali condizioni). Al riguardo, è fortemente ipotizzabile che il mondo abbia assoluta necessità del gas naturale, se non altro perché se la Cina vorrà interrompere il trend di crescita delle sue emissioni nel 2030 dovrà necessariamente raggiungere un picco nei suoi consumi di carbone nel giro di pochi anni, sostituendolo quasi interamente con il gas naturale, la qual cosa porterà la domanda di gas della Cina da qui a metà secolo ad aumentare di un quantitativo pari all'intero consumo attuale dell'intera Europa;
non di meno, il nucleare inteso come sviluppo della nuova tecnologia di fusione è tornato al centro del dibattito energetico, essendo ritenuta la ricerca in corso in detto ambito non la soluzione ma certamente una parte della soluzione alla lotta ai cambiamenti climatici;
a livello nazionale, il più ampio stanziamento di risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza è previsto per la missione «Rivoluzione verde e transizione ecologica», alla quale sarà destinato circa il 30 per cento dell'ammontare complessivo del Piano, pari a 69,93 miliardi di euro, per «intensificare l'impegno dell'Italia in linea con gli obiettivi del Green Deal sui temi legati all'efficienza energetica e riqualificazione degli edifici, mobilità sostenibile, potenziando le infrastrutture e le ciclovie e rinnovando in modo deciso il parco circolante del trasporto pubblico locale, per incrementare la quota di energia prodotta da rinnovabili e stimolare la filiera industriale, inclusa quella dell'idrogeno, e digitalizzare le infrastrutture di rete»;
il Piano per la transizione ecologica, inoltre, individua otto obiettivi principali delle politiche ambientali dell'Italia: decarbonizzazione, mobilità sostenibile, miglioramento della qualità dell'aria, contrasto al consumo di suolo e al dissesto idrogeologico, risorse idriche e relative infrastrutture, biodiversità, tutela del mare, promozione dell'economia circolare;
la Conferenza unificata, nella seduta del 2 dicembre 2021, ha espresso parere negativo sulla proposta del citato Piano per la transizione ecologica. In particolare, la Conferenza ha evidenziato il permanere delle condizioni preclusive all'espressione di un parere positivo, quali:
a) il mancato coinvolgimento delle regioni, non essendo stati convocati incontri tecnici bilaterali specifici;
b) un ruolo importante da attribuire alle autonomie locali nella definizione della governance del Piano;
c) la mancata esplicitazione della gerarchizzazione e dei rapporti tra il Piano di transizione ecologica, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, la programmazione 2021/2027 e gli obiettivi della Strategia di sviluppo sostenibile;
d) la mancata chiarezza sull'assoggettabilità a valutazione ambientale strategica, il mancato accoglimento di molte osservazioni tecniche delle regioni e della pubblica amministrazione (in particolare in tema di qualità dell'aria);
nonostante l'adozione negli ultimi anni di diverse disposizioni in materia di lotta al cambiamento climatico, tra le quali figurano anche la creazione del Fondo per la transizione energetica nel settore industriale e del Fondo per la riconversione occupazionale nei territori in cui sono ubicate centrali a carbone, appaiono del tutto insufficienti gli strumenti prospettati a sostegno della svolta green delle aziende e dei conseguenti riflessi sul mercato occupazionale;
scorrendo gli interventi realizzati sin qui, o quantomeno studiati fin qui, si nota il mancato coinvolgimento del mondo dell'industria e delle imprese nella definizione delle politiche per il raggiungimento degli obiettivi, assenza che, peraltro, fa sospettare un atteggiamento di accondiscendenza nei confronti dell'Europa che non tenga conto delle specificità produttive nazionali;
in questo senso è già stato segnalato da diverse organizzazioni di categoria come alcune scelte di politica ambientale a livello europeo rischiano di provocare impatti molto pesanti sulle imprese manifatturiere italiane, soprattutto se non si dovessero tenere nel debito conto le differenze tra le economie dei singoli Stati dell'Unione europea;
la Vice presidente di Confindustria per l'ambiente, la sostenibilità e la cultura ha, di recente, sottolineato come «porre gli stessi obiettivi a tutti potrebbe generare degli effetti distorsivi tra gli stessi Stati dell'Unione (...) se si applicano gli obiettivi di decarbonizzazione in maniera uniforme e indistinta alle economie di Paesi che hanno diversi tassi di industria manifatturiera, si rischia di premiare in maniera del tutto irragionevole quelle a più basso tasso di manifattura e al contempo di penalizzare in modo altrettanto irragionevole quelle che, come la nostra, hanno invece una grande concentrazione di manifattura di livello eccellente»;
non solo, ma la crisi energetica sta spingendo l'Italia sull'orlo di un lockdown produttivo e industriale. Intere filiere, a partire da quelle legate alla manifattura, rischiano di collassare sotto il macigno degli aumenti in bolletta, con ricadute occupazionali ed economiche potenzialmente devastanti. A parere dei firmatari del presente atto di indirizzo a questo scenario non corrisponde – allo stato – una strategia di medio e lungo periodo da parte del Governo: su una partita così cruciale, che si gioca anche sul fronte geopolitico europeo e mondiale, non si registra infatti né una visione, né un piano di intervento;
appare del tutto evidente che il raggiungimento degli obiettivi dettati dall'Unione europea, finalizzati ad accelerare la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra nei prossimi decenni, non deve comportare un'ulteriore penalizzazione dell'economia nazionale, ma – per contro – favorire la ripartenza e il rilancio della competitività nel contesto mondiale ed europeo;
la promozione, lo sviluppo e l'impiego delle diverse tecnologie necessarie per dare attuazione alla politica strategica dell'Unione europea per la decarbonizzazione non possono prescindere da un'attenta e circostanziata analisi degli impatti (ambientali, economici, sociali e geopolitici) conseguenti la disponibilità, l'approvvigionamento, i costi e la dipendenza estera dei metalli, dei minerali critici e delle terre rare, indispensabili nella transizione fondata sull'elettrificazione spinta dei consumi e sull'impiego di impianti di produzione elettrica da fonti rinnovabili (quali fotovoltaico ed eolico);
particolare attenzione dovrebbe, quindi, non solo essere prestata alle problematiche concernenti l'approvvigionamento delle materie critiche necessarie a garantire la continuità del processo di transizione ecologica, ma anche estesa al gas e alle altre fossili importate;
se è vero che la promozione delle fonti di energie rinnovabili è uno degli obiettivi prioritari dell'Unione europea, altrettanto vero è che in Italia l'affrettata e disordinata installazione di impianti destinati a tale finalità ha, in alcuni casi, determinato effetti diversi, per non dire opposti, a quelli auspicati. Nei fatti, la duplicazione, rispetto a quelli attivi nel 2009, degli impianti destinati alla produzione di elettricità da pannelli fotovoltaici non sempre risulta bilanciata con l'interesse a garantire un'adeguata tutela ambientale e paesaggistica, volta a preservare il suolo agricolo, risorsa limitata e non rinnovabile. Occorre inoltre considerare che, in ambito agricolo, una transizione ecologica netta, sprovvista delle necessarie misure di accompagnamento e di agevolazione, è destinata a pregiudicare la tenuta economica di un comparto che si è mostrato particolarmente resiliente nell'ambito della recente crisi da COVID-19 e protagonista della transizione verde;
la recente nota del Cite (Comitato interministeriale per la transizione ecologica), con la quale viene fissato per il 2035 l'anno di cessazione della produzione di auto con motore a combustione, risulta fortemente criticata dall'Associazione nazionale filiera industria automobilistica (Anfia) e dai sindacati, che denunciano il gravissimo pericolo della perdita di oltre settantamila posti di lavoro nel comparto in questione a causa di un'accelerazione troppo spinta verso l'elettrificazione; a tacere del fatto di dovere rinunciare a uno dei fiori all'occhiello dell'industria italiana, la filiera del powertrain endotermico;
lo sviluppo di tecnologie innovative sarà determinante per il completo abbattimento delle emissioni di processi industriali e prodotti, nonché lo strumento per una transizione energetica votata al successo. In tale prospettiva la fusione a confinamento magnetico assume un ruolo di rilievo nella ricerca tecnologica finalizzata al processo di decarbonizzazione, in quanto consentirà di potere disporre di grandi quantità di energia pulita, sicura, virtualmente inesauribile e senza la produzione di gas serra;
in tale contesto va evidenziato anche l'investimento, da parte dell'Italia, di 10 miliardi di euro per la messa in funzione di 5 gigawatt di elettrolizzatori, entro il 2030, anno in cui il 2 per cento della domanda energetica nazionale dovrebbe essere coperta dall'«idrogeno pulito»;
la necessità di rivedere i nostri processi produttivi non può dunque prescindere dalla tutela dell'ambiente e dalla salvaguardia dei livelli occupazionali;
non risulta inoltre in linea con i fini di tutela ambientale l'annunciata predisposizione di una direttiva europea che, con il pretesto di contenere le emissioni ed il contenuto energetico, vieterebbe dall'anno 2027 la compravendita e l'affitto di abitazioni aventi una classificazione energetica sotto la classe E, con successivo passaggio alla classe D e poi alla C (la compravendita sarebbe prevista come possibile solo dall'impegno tassativo da parte del compratore di effettuare entro tre anni i lavori necessari a raggiungere la classe richiesta), atteso che i costi aggiuntivi che si verrebbero a determinare finirebbero per favorire grandi gruppi finanziari – specialmente stranieri – tra i pochi in grado di potere acquistare centinaia di immobili, assumendosi l'onere di sostenere le spese necessarie nei tre anni per il raggiungimento della classe pretesa;
quanto al tema del «consumo di suolo» l'esame ad oggi effettuato in sede parlamentare, con riferimento in particolare alla rigenerazione urbana, risulta ispirato ad una filosofia legislativa volta a privilegiare l'adozione di regole vecchie ed obsolete non funzionali alla trasformazione delle città, eludendo, in particolare, la questione centrale del recupero dei centri storici, atteso che, al di là degli edifici che godono di tutele particolari, è importante potere intervenire senza ulteriori vincoli sugli edifici ricadenti in tali ambiti ma privi di pregio o addirittura degradati e pericolanti, certamente privi di significativi elementi volti a contenere il consumo energetico,
impegna il Governo:
1) a predisporre e sottoporre al Parlamento un piano di medio-lungo periodo volto ad individuare le azioni più opportune per efficacemente contrastare la crisi energetica in atto;
2) a promuovere l'adozione di urgenti iniziative a livello europeo al fine di tutelare le economie dei Paesi membri messe in situazione di gravi difficoltà dagli aumenti dei costi dei metalli, dei minerali critici e delle terre rare di cui in premessa, introducendo dazi di civiltà a carico di quei Paesi che, non rispettando limiti e fini della transizione ecologica, operano sul mercato in spregio agli stessi, con gravi conseguenze sia sulla salute delle persone sia sull'ambiente;
3) a valutare con razionale attenzione, senza quindi condizionamenti di natura ideologica, la proposta – se e in quanto formalizzata – di inserire il gas naturale nella tassonomia dell'Unione europea che definisce le regole per la finanza cosiddetta sostenibile, e ciò al fine di evitare che aprioristiche valutazioni finiscano per impattare negativamente proprio sulla transizione energetica che si vorrebbe implementare;
4) ad assumere con la massima urgenza ogni utile iniziativa volta a sottoporre alla Conferenza unificata un testo del Piano per la transizione ecologica che, prevedendo con chiarezza il coinvolgimento nell'attuazione dello stesso di regioni ed enti locali ed accogliendo le richieste allo stato formulate, consenta alla stessa di pronunciarsi favorevolmente al riguardo;
5) ad adottare iniziative per definire obiettivi e percorsi chiari per sostenere le aziende nella programmazione dei percorsi di decarbonizzazione delle stesse e a stanziare adeguate risorse economiche per gli investimenti in tal senso;
6) nella trasposizione delle normative europee in materia di lotta al cambiamento climatico, ad adottare iniziative per tutelare le specificità imprenditoriali, produttive e di conformazione del territorio della nostra Nazione;
7) in questo ambito, a sostenere la nostra industria manifatturiera, definendo percorsi di transizione attraverso scelte che possano orientare e accelerare l'evoluzione dei processi industriali in senso ecosostenibile, considerando in particolare la criticità costituita dal settore tessile che rappresenta nel mondo la seconda causa inquinante dopo il petrolio;
8) a sostenere efficacemente le strategie aziendali di adeguamento ai più elevati parametri ambientali nell'ambito di investimenti in tecnologie e impianti che riducano le emissioni, nonché i consumi energetici e di materie prime;
9) ad orientare gli strumenti e le risorse previsti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza e, più in generale, le risorse pubbliche nazionali ed europee, per creare sviluppo e innovazione industriale in Italia, sostenendo la riconversione di produzioni che avrebbero altrimenti un impatto negativo dal processo di transizione;
10) a perseguire gli obiettivi di decarbonizzazione promuovendo il rafforzamento delle filiere per la produzione di tecnologie innovative e ad alta efficienza nel settore delle rinnovabili, dell'efficienza energetica e della mobilità sostenibile, favorendo gli investimenti sul territorio nazionale;
11) ad assumere opportune iniziative di carattere normativo volte a definire un «consumo di suolo positivo» se destinato a riqualificare aree urbanisticamente compromesse e «negativo» se orientato per fini speculativi verso il consumo di zone agricole e aree pregiate, anche mantenendo un bilancio netto di suolo pari a zero fra superfici impermeabilizzate e de-impermeabilizzate, come più volte richiesto dall'Unione europea;
12) al fine di realizzare una vera indipendenza energetica dell'Italia da altri Stati, a sostenere con forza, anche attraverso la specifica destinazione dei fondi a disposizione o che saranno disponibili, studi, ricerche e progetti volti a giungere il prima possibile all'obiettivo dell'utilizzo del «nucleare da fusione», proseguendo ed incentivando nel contempo ogni utile attività ed impegno a favore dell'«idrogeno pulito»;
13) ad assumere, per quanto di competenza, ogni opportuna iniziativa volta a garantire un equilibrato inserimento paesaggistico, rispettoso dell'articolo 9 della Costituzione, degli impianti fotovoltaici ed eolici, la cui collocazione dovrà privilegiare l'uso di aree industriali, zone urbanizzate, aree compromesse, e comunque mediante l'adozione di specifiche iniziative che ne definiscano più restrittivamente limiti dimensionali e localizzativi;
14) a mantenere l'attuale regime di incentivi e sussidi destinati ai carburanti utilizzati in agricoltura, favorendo al tempo stesso, anche con ulteriori risorse economiche, il ricambio del parco macchine nel settore, così che migliore risulti l'impatto sull'ambiente;
15) a concorrere ad elaborare un piano di politica industriale con una road map italiana per la transizione produttiva nella mobilità sostenibile, come risultano avere fatto altri Stati.
(1-00562) (Ulteriore nuova formulazione) «Foti, Lollobrigida, Rampelli, Butti, Rachele Silvestri, Ferro, Zucconi, Galantino, Mantovani, Caiata, De Toma, Trancassini, Deidda, Gemmato, Maschio, Osnato, Prisco, Caretta, Ciaburro, Bignami».
Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.
I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta in Commissione Cenni n. 5-07152 del 25 novembre 2021;
interrogazione a risposta in Commissione Pezzopane n. 5-07323 dell'11 gennaio 2022;
interrogazione a risposta scritta Cancelleri n. 4-11167 del 25 gennaio 2022.