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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 22 febbraio 2022

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La XIII Commissione,

   premesso che:

    il sistema agroalimentare italiano, che riunisce un insieme complesso di attività ed un numero elevato di soggetti economici afferenti al settore agricolo, con i suoi 5 miliardi di tonnellate l'anno di prodotti alimentari, di cui circa 2,4 miliardi di tonnellate di frutta e verdura, richiede energia in termini di combustibili fossili per i macchinari, di fitosanitari per il controllo delle patologie vegetali e di fertilizzanti per la crescita e lo sviluppo delle coltivazioni in pieno campo e in serra. Ulteriori richieste di energia sono dovute alla preparazione, alla distribuzione, alla logistica e alla conservazione degli alimenti di origine animale e vegetale;

    il balzo dei beni energetici che si sta registrando negli ultimi mesi si è trasferito a valanga sui bilanci delle imprese agricole strozzate dagli aumenti dei costi che colpiscono la filiera agroalimentare ridimensionando le previsioni di crescita del 2022. Nelle ultime settimane, in tutto il Paese, le associazioni agricole si sono mobilitate per rappresentare il rischio di scomparsa di intere filiere produttive;

    il problema degli aumenti dei costi di produzione avvolge, trasversalmente, tutti i comparti produttivi agricoli: la filiera impegnata per le operazioni colturali è costretta ad affrontare rincari dei prezzi fino al 50 per cento per il gasolio. L'impennata del costo del gas, utilizzato nel processo di produzione dei fertilizzanti, ha fatto schizzare verso l'alto i prezzi dei concimi, con l'urea passata da 350 euro a 850 euro a tonnellata (+143 per cento). L'aumento dei costi riguarda anche l'alimentazione del bestiame, il riscaldamento delle serre per fiori e ortaggi e il gasolio per le imbarcazioni, con oltre la metà dei costi che le aziende ittiche devono sostenere è rappresentata proprio dal carburante;

    il caro energia sta inoltre innescando un nuovo cortocircuito sul fronte delle materie prime nel settore agricolo nazionale, che ha già sperimentato i guasti della volatilità dei listini in un Paese come l'Italia che è fortemente deficitaria ed ha bisogno di un piano di potenziamento produttivo e di stoccaggio per le principali commodities, dal grano al mais fino all'atteso piano proteine nazionale per l'alimentazione degli animali in allevamento per recuperare competitività rispetto ai concorrenti stranieri;

    il caro energia sta mettendo in difficoltà le coltivazioni in serra. Frutta, verdura, ortaggi, fiori sono a rischio produzione per l'impatto che il rincaro dei costi di elettricità e gas stanno avendo sui conti economici delle aziende agricole. Sono circa 15-20 mila le aziende in crisi mentre altre hanno deciso di non rischiare, congelando gli investimenti o dimezzando la produzione per rendere sostenibile il proprio conto economico;

    il continuo e incontrollabile aumento delle materie prime e dell'energia investe anche la zootecnia registrando, ad oggi, dati allarmanti. Il consumo di energia rappresenta una voce sempre più rilevante del bilancio delle imprese zootecniche, che supera il 6 per cento del totale dei costi variabili di produzione. La spesa media annua aziendale per gli allevatori risulta pari a 17.487 euro, corrispondente a circa 141 euro per capo bovino all'anno;

    secondo i dati Ismea il costo di produzione del latte fresco è circa 45 centesimi al litro mentre il prezzo di vendita è circa 39 centesimi al litro. Un prezzo inadeguato per i produttori e gli allevatori del territorio, con il rischio della chiusura di molte aziende produttrici di latte fresco e con una forte incertezza sul futuro;

    la situazione di diffusa sofferenza dell'intero comparto zootecnico deve affrontare anche le emergenze derivanti dall'influenza aviaria e dalla peste suina;

    in un Paese come l'Italia, dove l'85 per cento delle merci per arrivare sugli scaffali viaggia su strada, l'aumento di benzina e gasolio ha un effetto valanga sulla spesa di consumatori e sui costi delle imprese. A subire gli effetti dei rincari è l'intera filiera agroalimentare, dai campi all'industria di trasformazione, fino alla conservazione e alla distribuzione. Su questo scenario pesa il deficit logistico italiano per la carenza di infrastrutture per il trasporto merci, che costa al nostro Paese oltre 13 miliardi di euro, con un gap che penalizza il sistema economico nazionale rispetto agli altri Paesi dell'Unione europea;

    in Italia il costo medio chilometrico per le merci del trasporto pesante è pari a 1,12 euro/chilometro, più alto di nazioni come la Francia (1,08 euro/chilometro) e la Germania (1,04 euro/chilometro), ma addirittura doppio se si considerano le realtà dell'Europa dell'Est come la Lettonia, la Romania o la Polonia;

    il caro carburanti sta riducendo quindi la competitività delle imprese Made in Italy sul mercato interno e sulle esportazioni, con pesanti effetti sulle opportunità di ripresa del sistema produttivo nazionale. Il comparto della pesca, già da tempo in sofferenza per varie problematiche, ha visto un aumento medio, in un anno, del +67 per cento del prezzo del gasolio. Con gli attuali ricavi, in assenza di adeguate ed urgenti misure per calmierare il costo del carburante, le imprese di pesca saranno costrette a lavorare in perdita se non addirittura a restare in banchina con gravi ripercussioni sulla filiera e sull'occupazione per un settore che ha già perso, negli ultimi 30 anni, oltre 1/3 delle imprese e 18.000 posti di lavoro, con un contestuale aumento delle importazioni dal 27 per cento al 33 per cento;

    il comparto agroalimentare, non potendosi sobbarcare l'intero costo della produzione, rischia di dover trasferire sui consumatori parte di questi aumenti con la conseguente diminuzione dei consumi;

    con i rincari di elettricità e gas, la promozione di rete energetiche alternative rappresenterebbe un contributo determinante alla transizione green, ma, anche per contrastare l'aumento dei costi per famiglie e imprese, servono una diversificazione nell'approvvigionamento energetico e un'accelerazione sulla transizione energetica. Obiettivi raggiungibili anche attraverso lo sviluppo di fonti energetiche rinnovabili;

    gli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) sono quelli di garantire circa 2,5 miliardi di metri cubi di biometano, che potrebbero dare un forte contributo ad una strategia nazionale di autoapprovvigionamento;

    con lo sviluppo del biometano agricolo Made in Italy sarà possibile immettere nella rete 6,5 miliardi di metri cubi di gas «verde» da qui al 2030 e arrivare a rappresentare il 10 per cento del fabbisogno della rete del gas nazionale, riducendo la dipendenza del Paese dall'estero e fermando i rincari che stanno mettendo in ginocchio le imprese;

    un aiuto importante potrebbe venire anche dal fotovoltaico pulito ed ecosostenibile per il quale sono tra l'altro previsti 1,5 miliardi di euro di fondi nell'ambito dello stesso Pnrr;

    l'accesso all'energia prodotta da fonti rinnovabili trova una perfetta integrazione e utilizzazione nei settori dell'agricoltura, dell'acquacoltura, negli impianti di trasformazione dei prodotti e l'energia può essere fonte di introiti supplementari se venduta sul territorio, soprattutto se favorisce lo sfruttamento delle risorse locali, dei residui di biomassa, della produzione e della trasformazione alimentare;

    l'aumento dell'uso delle fonti rinnovabili è allo stato iniziale nel settore agricolo, e, proprio per questo, il settore in questo campo si rivela ad elevato potenziale, a patto che si potenzino investimenti e ricerca, unitamente allo sviluppo di programmi di istruzione e di disseminazione di buone pratiche;

    l'economia circolare è un pilastro strategico nel percorso di decarbonizzazione delle nostre attività, e, per garantire un futuro di minori emissioni, occorre condividere le competenze nel settore dell'energia con tutti i principali attori dei sistemi economico e sociale, come il mondo agricolo;

    il Consiglio dei ministri del 18 febbraio 2022 ha approvato un decreto-legge che introduce misure urgenti per il contenimento dei costi dell'energia elettrica e del gas naturale, per lo sviluppo delle energie rinnovabili e per il rilancio delle politiche industriali;

    le misure ammontano a quasi 8 miliardi di euro, di cui circa 5,5 saranno destinati a fare fronte al caro energia e la restante parte, invece, sarà a sostegno delle filiere produttive che stanno soffrendo maggiormente in questa fase;

    il decreto include, inoltre, un programma di accelerazione sul fronte delle sorgenti rinnovabili, in particolare per il fotovoltaico, con un intervento di semplificazione per l'installazione sui tetti di edifici pubblici e privati e in aree agricole,

impegna il Governo:

   a valutare l'opportunità di:

    a) adottare iniziative per reperire ulteriori risorse per la riduzione del carico fiscale e «parafiscale» sui prodotti energetici in favore delle aziende agricole e dell'intero comparto agroalimentare;

    b) adottare iniziative, attraverso il coinvolgimento del sistema nazionale delle imprese agroalimentari, per facilitare e rafforzare l'approvvigionamento di materie prime nazionali di qualità;

    c) sbloccare, in tempi brevi, le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza che consentono di accelerare il piano di transizione ecologica e alleviare il peso del debito, introducendo premialità per rafforzare le filiere più in difficoltà, rendendo il settore agro-energetico un'opportunità di crescita e di sviluppo per tutte le imprese agricole;

    d) promuovere, attraverso la convocazione del tavolo di filiera lattiera-casearia, interventi strutturali affinché, nei contratti di fornitura fra le industrie di trasformazione e gli allevatori, siano concordati compensi equi fondamentali per assicurare la sostenibilità finanziaria degli allevamenti e per evitare il collasso del sistema latte nazionale.
(7-00797) «Incerti, Cenni, Avossa, Critelli, Cappellani, Frailis».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della salute, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro per gli affari regionali e le autonomie, per sapere – premesso che:

   le misure di contenimento della spesa dedicata ai costi del personale sanitario che, negli ultimi trent'anni, hanno interessato il Servizio sanitario nazionale, hanno ingenerato una grave carenza di professionisti nelle strutture del territorio regionale e nazionale e, secondo un'analisi della Fondazione Gimbe, almeno il 50 per cento dei tagli, è stato scaricato sul personale dipendente e, in particolar modo, si sarebbe compiuta una riduzione radicale dei medici e infermieri (circa 42.800 dipendenti a tempo indeterminato);

   l'Opi (Ordine professioni infermieristiche) denuncia una carenza di personale a livello nazionale e in Abruzzo di circa 1.700 figure professionali; deficit oramai cronico sia per il numero insufficiente annuale di posti disponibili nei corsi universitari, sia perché questa professione sarebbe poco attrattiva per i giovani;

   la legge n. 234 del 30 dicembre 2021 recante «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2022 e bilancio pluriennale per il triennio 2022-2024», ai commi 268 e 269 dell'articolo 1 dispone una procedura di stabilizzazione del personale sanitario precario, più precisamente il comma 268 dispone che: «Al fine di rafforzare strutturalmente i servizi sanitari regionali, anche per il recupero delle liste d'attesa e di consentire la valorizzazione della professionalità acquisita dal personale che ha prestato servizio anche durante l'emergenza da COVID-19, gli enti del Servizio sanitario nazionale...» possono procedere, a determinate condizioni, al reclutamento di personale sanitario; ed inoltre che i medesimi enti del Sistema sanitario nazionale, «a partire dal 1° luglio 2022 e fino al 31 dicembre 2023, possono assumere a tempo indeterminato, in coerenza con il piano triennale dei fabbisogni personale, il personale del ruolo sanitario e gli operatori socio-sanitari, anche qualora non più in servizio, che siano stati reclutati a tempo determinato con procedure concorsuali, ivi incluse le selezioni di cui all'articolo 2-ter del decreto-legge n. 18 del 17 marzo 2020, successivamente modificato e convertito dalla legge n. 27 del 24 aprile 2020 e che abbiano maturato alla data del 30 giugno 2022 alle dipendenze di un ente del Servizio sanitario nazionale, almeno diciotto mesi di servizio anche non continuativo e di cui almeno sei mesi nel periodo compreso tra il 31 gennaio 2020 ed il 30 giugno 2022»;

   le predette disposizioni prevedono altresì che i suddetti enti: «possono, anche al fine di reinternalizzare i servizi appaltati ed evitare differenze retributive a parità di prestazioni lavorative, in coerenza con il piano triennale dei fabbisogni di personale, avviare procedure selettive per il reclutamento del personale da impiegare per l'assolvimento delle funzioni reinternalizzate, prevedendo la valorizzazione, anche attraverso una riserva di posti non superiore al 50 per cento di quelli disponibili, del personale impiegato in mansioni sanitarie e socio-sanitarie corrispondenti nelle attività dei servizi esternalizzati che abbia garantito assistenza ai pazienti in tutto il periodo compreso tra il 31 gennaio 2020 e il 31 dicembre 2021 e con almeno tre anni di servizio»;

   la quarta ondata Covid, ancora una volta, ha travolto in pieno gli operatori sanitari: infermieri che da ormai due anni, incessantemente, con scarsi presidi, ferie sospese, spostamenti improvvisi di reparti, sovraccarico di lavoro, carenze di personale, si sacrificano per salvare le vite dei cittadini e, attraverso il loro lavoro, sostengono la ripresa economica del Paese e favoriscono la difesa delle libertà, senza nessun riconoscimento economico; con la carenza di infermieri, nella delicata situazione post Covid, si evidenzia una maggiore difficoltà sia nell'organizzazione e nella programmazione di ferie estive, e sia per qualità assistenziale e ritorno alla normalità;

   in questo periodo, tantissimi servizi, come le consulenze, le visite diagnostiche e altre attività di routine, hanno subìto una riduzione importante e le Asl garantiscono esclusivamente urgenze a livello specialistico; inoltre, risulta ancora più evidente la mancanza di personale che costringe gli infermieri a non poter garantire una turnazione adeguata per godere delle ferie da intendersi non come «vacanza» ma «meritato riposo» –:

   se il Governo intenda acquisire elementi per avere una situazione maggiormente dettagliata delle condizioni in cui si trova il personale citato nelle premesse e, sulla base di tali elementi, se non intenda porre in essere iniziative, per quanto di competenza, affinché si proceda in maniera più efficace alla stabilizzazione del personale del ruolo sanitario e gli operatori sociosanitari precari, ovvero adottare iniziative anche nell'ambito della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano al fine di trovare soluzioni utili per disegnare un reale piano di assunzioni e adeguare e uniformare gli stipendi del personale sanitario a quelli europei;

   se il Governo non intenda adottare le opportune iniziative, per quanto di competenza, allo scopo di individuare forme di incentivazione economica per il personale sanitario per una reale e meritoria valorizzazione salariale e professionale, nonché per dare impulso alla immediata attivazione della ricognizione propedeutica del personale precario dei vari ruoli sanitari e socio-sanitari in dotazione attualmente ed in aderenza al programma triennale del fabbisogno.
(2-01430) «Grippa, D'Arrando, Federico, Ianaro, Lorefice, Mammì, Misiti, Nappi, Penna, Provenza, Ruggiero, Sportiello, Villani».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale, per sapere – premesso che:

   la legge 30 dicembre 2020, n. 178, all'articolo 1, comma 341, come modificata dal decreto-legge n. 77 del 2021, ha istituito un fondo, la cui dotazione è determinata in 100.000 euro annui a decorrere dal 2021 ai sensi del successivo comma, da trasferire alla Presidenza del Consiglio dei ministri, destinato alla realizzazione di una piattaforma digitale per la raccolta delle firme degli elettori necessarie per i referendum previsti dagli articoli 75 e 138 della Costituzione, nonché per i progetti di legge previsti dall'articolo 71, secondo comma, della Costituzione;

   l'articolo 1, comma 343, della legge n. 178 del 2020 impegna la Presidenza del Consiglio dei ministri ad assicurare l'entrata in funzione della piattaforma sopracitata entro il 31 dicembre 2021, e, con proprio decreto adottato di concerto con il Ministro della giustizia, sentito il Garante per la protezione dei dati personali, a definirne caratteristiche tecniche, architettura generale, requisiti di sicurezza, modalità di funzionamento, modalità di accesso alla piattaforma, nonché le modalità con cui i promotori mettono a disposizione dell'Ufficio centrale per il referendum presso la Corte di cassazione, nella stessa data in cui effettuano il deposito di eventuali firme autografe raccolte per il medesimo referendum, le firme raccolte elettronicamente;

   seppure l'articolo 1, al comma 344, della legge n. 178 del 2020, abbia stabilito grazie all'approvazione di un emendamento a prima firma dell'interpellante che, a decorrere dal 1° luglio 2021 e fino alla data di operatività della piattaforma di cui al comma 341, le firme degli elettori necessarie per i referendum di cui agli articoli 75 e 138 della Costituzione, nonché per i progetti di legge di cui all'articolo 71, secondo comma, della Costituzione, possano essere raccolte anche mediante documento informatico, sottoscritto con firma elettronica qualificata, è utile segnalare che tale procedimento transitorio, di cui al comma 344, non può essere ritenuto pienamente alternativo a quello che avrebbe dovuto già essere garantito ai sensi del comma 343, anche soltanto poiché, in attesa che la piattaforma sia disponibile, gli ingenti costi derivanti dai contratti con le società che gestiscono le raccolte firme sono a carico dei promotori;

   il 29 novembre 2019 il Comitato dei diritti umani delle Nazioni Unite, nel caso Staderini and De Lucia versus Italy (Comm. 2656/2015), ha già dichiarato che l'Italia ha agito in violazione del Patto sui diritti civili e politici, riscontrando una violazione dell'articolo 25, congiuntamente all'articolo 2 dello stesso, ritenendo violati i diritti dei ricorrenti di partecipare alla vita politica del Paese, attraverso i referendum e le leggi di iniziativa popolare, per via di irragionevoli ostacoli. Tra questi, il Comitato ha annoverato la presenza, di cui alla legge n. 352 del 1970, della previsione dell'obbligo per i promotori di fare autenticare le sottoscrizione da un pubblico ufficiale presente al momento della sottoscrizione, senza però garantire loro la disponibilità di quegli stessi pubblici ufficiali, le inadempienze di molti comuni circa gli obblighi degli stessi in relazione alla raccolta e autenticazione delle firme, nonché l'assenza di un'adeguata pubblica informazione sulla campagna referendaria;

   il Comitato dei diritti umani delle Nazioni Unite aveva individuato nella fine di maggio 2020 il termine per l'Italia entro cui prendere misure per evitare il ripetersi di violazioni simili;

   anche nell'ambito delle campagne di raccolta firme relative alle proposte di referendum depositate presso l'Ufficio Centrale della Corte di cassazione nel 2021, i promotori hanno lamentato ritardi e inadempienze dei comuni, i quali, in taluni casi, non hanno provveduto a fornire i certificati di iscrizione nelle liste elettorali dei firmatari delle proposte di referendum entro i termini di cui all'articolo 38-bis, comma 3, del decreto-legge n. 77 del 2021; in tale contesto, sarà particolarmente importante l'integrazione tra la piattaforma di cui all'articolo 1, comma 341, della legge n. 178 del 2020 con la piattaforma dell'Anagrafe nazionale della popolazione residente, che renderebbe non più necessaria la fase di verifica di iscrizione nelle liste elettorali, da parte dei comuni, dei sottoscrittori dei referendum, i cui elenchi sono inviati dal comitato promotore;

   come riportato dalla lettera del 24 gennaio 2022 a prima firma di Mario Staderini indirizzata ai destinatari presente interpellanza, desta preoccupazione quanto riferito dal Governo nella memoria depositata al Comitato diritti umani dell'Onu sul caso Staderini/De Lucia versus Italy, dove si descrivono caratteristiche che avrà la piattaforma; in tale sede si afferma che la piattaforma pubblica non sarà universale, limitando l'accesso solo a cittadini che hanno identità digitale (Spid), che sono, ad oggi, 27 milioni su 50 milioni circa di cittadini maggiorenni, tra cui anche gli stranieri residenti ed altri soggetti che non possono firmare referendum; paradossalmente, questo costituirebbe un passo indietro rispetto alle piattaforme privatamente organizzate dai promotori, cui possono accedere anche coloro che non hanno una identità digitale, pagando un costo per un servizio di identificazione tramite operatore (TrustPro); inoltre, da quanto scritto nella memoria del Governo, la piattaforma pubblica limiterebbe irragionevolmente l'accesso ai soli possessori di identità digitale anche solo per conoscere l'elenco dei referendum su cui sono in corso le campagne della raccolta firme;

   non sono note, infine, le altre caratteristiche su cui sarà progettata la piattaforma del Governo, che saranno fondamentali per assicurare il pieno esercizio del diritto a promuovere referendum, considerato che quando entrerà in funzione saranno vietate le raccolte su piattaforme private –:

   quali siano le ragioni della mancata adozione del decreto di cui all'articolo 1, comma 343, entro il termine stabilito del 31 gennaio 2021 ed entro quale data sarà adottato e conseguentemente messa online la piattaforma;

   entro quando avverrà l'integrazione della piattaforma di cui all'articolo 1, comma 341, della legge n. 178 del 2020 con l'Anagrafe nazionale della popolazione residente;

   se la piattaforma avrà caratteristiche di universalità di accesso;

   se consentirà ai sottoscrittori di un referendum di dare il consenso al trattamento dei dati personali da parte dei comitati promotori e di effettuare donazioni agli stessi per le spese complessive della campagna, caratteristica oggi possibile nelle piattaforme private;

   se saranno presentabili proposte «a pacchetto», ovvero più iniziative referendarie riconducibili a una proposta sistematica in un determinato settore o ad una unitarietà di indirizzo politico;

   se si intenda avviare un confronto con esperti sul tema, inclusi i firmatari della lettera citata in premessa.
(2-01431) «Magi, Schullian».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MONTARULI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   la Tav, Torino-Lione, è opera essenziale per lo sviluppo del territorio piemontese e dell'Italia tutta e, al momento, sono state stanziate le risorse per la sola fase di progettazione;

   non sono stati ancora stanziati i fondi necessari alla realizzazione dell'opera stimabili in circa 1,7 miliardi di euro e, in assenza di tale stanziamento, il comitato interministeriale per la programmazione economica non potrebbe conseguentemente approvare il progetto con preclusione per l'Italia di accedere alla parte di cofinanziamento europeo;

   peraltro, il progetto in questione non è previsto nella programmazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e sarebbe in corso di predisposizione il contratto di programma tra Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili e Rfi valido fino al 2026;

   va rilevato che, se in tale contratto di programma non saranno stanziate le risorse necessarie da utilizzare fin dal 2024, non sarà possibile appaltare i rispettivi lavori;

   in generale, a fronte della rilevanza strategica dell'opera, è necessario stanziare congrue risorse per procedere con il completamento dell'infrastruttura;

   l'incertezza rispetto alle reali volontà del Governo e alla disponibilità dei fondi non solo compromette l'opera, ma rischia di rafforzare le frange più estreme del movimento «No Tav», per le quali l'infrastruttura non deve essere realizzata, e che ancora è protagonista di azioni volte a osteggiare ogni intervento prolungando sul territorio una tensione che poteva essere risolta da tempo –:

   se e con quali risorse e tempistiche il Governo intenda provvedere alla copertura finanziaria delle opere necessarie al completamento dell'infrastruttura.
(5-07572)


   SANI, FIANO, CANTINI, CENNI, CIAMPI, DI GIORGI e SENSI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   si apprende dai media che il gruppo di maggioranza Patto per il futuro del consiglio comunale di Orbetello (in provincia di Grosseto) presenterà una mozione per intitolare l'ex parco dell'idroscalo a Italo Balbo «aviatore in riconoscimento alle imprese di volo che hanno reso famoso Orbetello nel mondo» tra cui nel 1933 la trasvolata dalla cittadina toscana agli Stati Uniti;

   tale atto di indirizzo, sempre secondo la stampa, sarà presentato in accordo col sindaco della cittadina lagunare Andrea Casamenti il quale, già in passato, si è reso disponibile ad accogliere una raccolta di firme promossa con il medesimo obiettivo. Risulta, quindi, probabile che tale indicazione toponomastica potrebbe andare a buon fine;

   è noto che Italo Balbo fu un grande aviatore. Ma è altrettanto noto anche che Italo Balbo fu uno degli ispiratori e capi dello squadrismo fascista nella pianura padana. A capo della squadra fascista «Celibano» fu lui a condurre le incursioni delle camicie nere contro le leghe, i municipi, le camere del lavoro, i democratici di Goro, Mesola, Copparo, Massafiscaglia, di Poggiorenatico (Ferrara). Tra il 24 e il 25 marzo 1921, alla testa di 4.000 squadristi, guidò l'assalto a Portomaggiore (Ferrara), occupandolo. Comandò la spedizione punitiva a Ravenna. Nell'estate del 1922 tentò inutilmente di vincere la battaglia contro gli antifascisti di Parma. Furono sempre le squadre fasciste di Balbo a partecipare a spedizioni punitive a Venezia, Bologna, Milano. Fu inoltre Italo Balbo uno dei quadrumviri della marcia su Roma, che portò l'Italia al regime fascista;

   l'intitolazione a Italo Balbo di vie e strade sul territorio nazionale è da anni al centro di polemiche;

   appare palese per l'interrogante che non si possa scindere la responsabilità politica e storica dall'impresa eroica della trasvolata, giustificando la retorica che il fascismo ha fatto anche cose buone;

   la Costituzione della Repubblica italiana, fondata sui valori della Resistenza al nazifascismo, permette la libera espressione del pensiero anche ai nostalgici del ventennio fascista, ma tale libertà trova un limite nelle norme poste a fondamento del divieto della ricostituzione del disciolto partito fascista e dell'apologia del fascismo;

   il reato di apologia del fascismo, di cui all'articolo 4 della legge n. 645 del 1952, è posto a tutela dell'integrità dell'ordinamento democratico e costituzionale;

   l'articolo 1 della legge 23 giugno 1927, n. 1188, dispone che l'attribuzione della denominazione a nuove strade e piazze pubbliche da parte dei comuni sia subordinata all'autorizzazione del prefetto quale rappresentante del Governo nell'ambito della provincia –:

   se il Governo non ritenga opportuno prendere una posizione univoca sulla tematica esposta in premessa ed, in particolare, se l'intitolazione della toponomastica stradale ad esponenti di primo piano del fascismo, e nel caso specifico ad Italo Balbo, non rappresenti una palese violazione dell'articolo 4 della legge n. 645 del 1952, e se non ritenga di darne, tra l'altro, opportuna e tempestiva comunicazione alla prefettura di Grosseto.
(5-07590)

Interrogazioni a risposta scritta:


   LICATINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di ottobre 2021, come noto, è intervenuta la terza sentenza di condanna della Corte di giustizia dell'Unione europea per violazione della direttiva 91/271/CEE da parte del nostro Paese che è venuto meno agli obblighi ad esso incombenti in forza degli articoli da 3 a 5 e 10, riguardanti le norme sulla raccolta, il trattamento e lo scarico delle acque reflue urbane e avente ad oggetto oltre seicento agglomerati;

   la sentenza è il risultato di un deferimento della Commissione europea, che nel 2014 aveva aperto una procedura di infrazione contro l'Italia;

   si tratta della prima condanna per inadempimento nell'ambito di questa specifica procedura, pertanto, finora, non si prevedono né multe né altre sanzioni: infatti, già nel 2018, l'Italia ha subìto una pesante condanna, riferita alla procedura di infrazione del 2004, che prevede il pagamento di una sanzione pecuniaria pari a 25 milioni di euro una tantum e di ulteriori 30 milioni di euro per ogni semestre trascorso senza aver provveduto all'adeguamento degli impianti e a ripristinare una situazione di conformità alle norme;

   a questa multa si aggiungerebbe, pertanto, la sanzione correlata alla condanna del 6 ottobre 2021;

   l'articolo 4-septies del decreto-legge n. 32 del 2019, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 giugno 2019, n. 55, cosiddetto Sblocca-cantieri, prevede «disposizioni in materia di accelerazione degli interventi di adeguamento dei sistemi di collettamento, fognatura e depurazione anche al fine di evitare l'aggravamento delle procedure di infrazione in corso»;

   il comma 4 del predetto articolo dispone che con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, previa intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, sono individuati gli interventi, tra quelli per cui non risulti già intervenuta l'aggiudicazione provvisoria dei lavori, per i quali il Commissario straordinario unico di cui all'articolo 2, comma 1, del decreto-legge 29 dicembre 2016, n. 243, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2017, n. 18, assume il compito di soggetto attuatore;

   la succitata norma prosegue, prevedendo che con il medesimo decreto si stabiliranno la durata e gli obiettivi di ciascun incarico del Commissario, nonché la dotazione finanziaria necessaria;

   l'esigenza di prevenire ulteriori e gravose condanne a sanzioni pecuniarie, in aggiunta a quelle che già il nostro Paese è costretto a pagare, unitamente al dovere di tutelare l'ambiente, impongono la celere adozione del suddetto decreto del Presidente del Consiglio dei ministri corredato dalla necessaria dotazione finanziaria;

   potrebbe essere considerata l'ipotesi, in sede di adozione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri nelle more di reperire la totalità della dotazione finanziaria necessaria, di prevedere, quanto meno, un'aliquota che permetta alla struttura commissariale l'avvio delle attività di progettazione, che, in molti casi, risulta assente, evitando in tal modo, l'aggravamento della situazione già abbastanza compromessa –:

   se, alla luce delle predette considerazioni, il Governo intenda adottare, e in quali tempi, il decreto previsto dalla summenzionata legge 14 giugno 2019 n. 55 e quali ulteriori iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, per scongiurare il rischio di ulteriori, pesanti sanzioni a carico del nostro Paese, anche prevedendo la possibilità di stanziare un'aliquota in favore della struttura commissariale per avviare almeno la progettazione degli interventi per gli agglomerati in procedura di infrazione.
(4-11420)


   LONGO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del turismo, al Ministro per le politiche giovanili, al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   l'Associazione italiana alberghi per la gioventù è ente storico e patrimonio del Paese ed è stata costituita con l'intervento, tra gli altri, dei rappresentanti del Ministero dell'interno, del commissario straordinario dell'Ente nazionale industrie turistiche, della direzione generale del turismo, del commissario nazionale della gioventù italiana, con un apporto economico iniziale da parte dello Stato, come fondo di dotazione;

   l'Associazione è ente morale, a seguito del decreto del Presidente della Repubblica 1° giugno 1948, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri e del Ministro per gli affari esteri e della cooperazione internazionale, nonché è riconosciuta quale ente assistenziale a carattere nazionale con decreto del Ministro dell'interno 6 novembre 1959, n. 10.18404/12000°40; infine, con il decreto-legge n. 97 del 1995, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 203 del 1995, è stato riconosciuto definitivamente ente culturale;

   inoltre, l'associazione è inclusa tra le «organizzazioni non governative» segnalate dall'Onu tra gli enti di sviluppo sociale;

   l'Italia, anche grazie ad Aig, è da sempre Paese membro qualificato della International Youth Hostel Federation, di cui fanno parte oltre 80 nazioni;

   l'Associazione si è sempre occupata di agevolare la promozione della cultura italiana, dei siti paesaggistici, culturali e dei siti riconosciuti patrimonio dell'Unesco, anche attraverso la medesima rete della International Youth Hostel Federation;

   il Governo, a più riprese, ha confermato di essere a conoscenza della situazione in cui versa l'Associazione italiana alberghi per la gioventù (Aig);

   il Ministro del turismo, rispondendo a diversi atti di sindacato ispettivo, tra cui l'interrogazione n. 4-09762 ha ribadito che intende «individuare ogni ulteriore soluzione utile a livello normativo, che consenta di affrontare la difficile situazione in cui versa l'associazione, tutelarne il patrimonio e il livello occupazionale, per evitarne la chiusura definitiva e salvaguardarne le descritte attività che, per il settore del turismo, assumono particolare rilievo»;

   da ultimo, il Ministro delle politiche giovanili, rispondendo all'interrogazione n. 4-09793, ha sottolineato di aver espresso parere favorevole alle norme presentate, con una riformulazione tesa ad un maggiore coinvolgimento del Dipartimento per le politiche giovanili ed il Servizio civile universale;

   analoghe risposte sono state date dal Governo, intervenendo in Aula alla Camera, in risposta all'interpellanza n. 2-01285 e all'interrogazione n. 3-02654;

   la Camera ha accolto l'ordine del giorno 9/2305/99;

   tutte le forze politiche, sia alla Camera che al Senato, a più riprese, hanno presentato analogo emendamento che non ha tuttavia trovato spazio in conversione dei decreti emergenziali, nonostante i pareri favorevoli del Ministero del turismo e del Ministro delle politiche giovanili;

   il perdurare della situazione rischia di compromettere, irrimediabilmente, il patrimonio materiale e immateriale;

   la gravissima crisi economica che ha colpito l'Italia a causa del COVID-19 rende necessario adottare misure e strumenti di sostegno al turismo e in particolare delle categorie più svantaggiate, tra cui rientrano quelle giovanili e quelli a basso reddito –:

   se e quali iniziative tempestive il Governo ritenga di adottare per tutelare il marchio storico, il patrimonio mobiliare e immobiliare, i servizi di utilità sociale dell'ente ed il relativo livello occupazionale.
(4-11422)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   FERRO, CIRIELLI, GIOVANNI RUSSO, DEIDDA e GALANTINO. — Al Ministro della difesa, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   la notizia dell'arrivo di 213 container della «SRA» di Polla che sbarcheranno tra poche ore nel porto di Salerno è destinata ad assumere una portata di interesse nazionale;

   la regione Campania, il 15 febbraio 2022, ha approvato lo schema di accordo con la provincia di Salerno e l'ente d'ambito territoriale sul rimpatrio dei rifiuti stoccati illegalmente in Tunisia e, secondo quanto hanno fatto sapere da Palazzo Santa Lucia, «L'accordo prevede che i containers saranno prelevati dal porto di Salerno e trasportati nell'area militare di Persano, ove saranno stoccati per un periodo strettamente necessario alle operazioni di analisi, in vista del loro trasferimento presso impianti di trattamento finale fuori regione»;

   numerose, però, sono le perplessità su tale operazione, i cui contorni rimangono ancora opachi, così come appare difficile credere che i rifiuti tunisini saranno stoccati a Persano per un periodo limitato, come, purtroppo, hanno ampiamente dimostrato le esperienze pregresse e la storia di questa terra tanto meravigliosa, quanto martoriata;

   lo stesso primo cittadino di Serre, contrariato per tale scelta, ha attaccato l'amministrazione regionale: «Si tratta di una vera e propria azione di scorrettezza istituzionale poiché questa decisione è stata assunta all'insaputa del comune. Io l'ho saputo leggendo il giornale. Siamo stufi di questa arroganza che le varie amministrazioni regionali hanno dimostrato nei confronti del comune di Serre che ha già pagato in tema di rifiuti; ci opporremo con tutte le nostre forze. Siamo pronti anche ad andare in tribunale. Se ne devono andare: basta rifiuti a Serre e nella Piana del Sele»;

   non è accettabile che, in una riserva naturale o anche solo a ridosso della stessa, vengano fatti stazionare rifiuti di qualsiasi genere; senza considerare che Serre ha già «servito» l'intera regione con la discarica di Macchia Soprana e con lo stoccaggio di ecoballe a Persano, pagando un prezzo elevatissimo con la presenza concentrata di discariche;

   è di questi giorni la notizia del rinvio a giudizio dei 18 imputati, accusati a vario titolo di associazione per delinquere aggravata, finalizzata al traffico illecito di rifiuti ecotossici, speciali e pericolosi, con la costituzione e gestione di svariate discariche abusive nella Piana del Sele, nell'ambito dell'operazione «Gold Business» condotta dai militari della Compagnia di Eboli, culminata il 22 febbraio 2021 con 14 arresti;

   è parimenti inaccettabile che questi rifiuti vengano stoccati a ridosso di una meravigliosa oasi naturale e, per giunta, in un'area dell'Esercito, mortificando il personale e il ruolo istituzionale che questo ricopre: dovrebbe essere interesse pubblico preservare le aree demaniali militari e non violarle, trasformandole in discariche;

   le istituzioni locali stanno, peraltro, facendo uno sforzo enorme per rilanciare la vocazione agricola e turistica del territorio lungo il corso del Sele e tale ultima scelta della regione Campania va nella direzione diametralmente opposta, nel silenzio assordante delle istituzioni nazionali –:

   di quali informazioni il Governo disponga in merito ai gravi fatti esposti in premessa e quali immediate iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere al riguardo, anche al fine di preservare l'area demaniale militare di Persano e tutto il territorio della Piana del Sele.
(4-11421)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata:


   FASSINA, FORNARO, CONTE, PALAZZOTTO e TIMBRO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 77 del 2021 (cosiddetto decreto Governance), stabilisce, tra l'altro, che le amministrazioni centrali titolari di interventi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e dal Fondo complementare assicurino che, in sede di definizione delle procedure di attuazione degli interventi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, almeno il 40 per cento delle risorse allocabili territorialmente, anche attraverso bandi, indipendentemente dalla fonte finanziaria di provenienza, sia destinato alle regioni del Mezzogiorno;

   si tratta di un impegno imponente, considerate le croniche difficoltà di larga parte degli enti territoriali del Sud nella gestione degli investimenti pubblici;

   la sfida si scontra con un'impoverita capacità amministrativa degli enti territoriali in generale e delle amministrazioni del Mezzogiorno in particolare, a causa del prolungato blocco del turn over e della riduzione dei trasferimenti;

   un'analisi dell'Ufficio parlamentare di bilancio segnala che, nell'ultimo ventennio, i dipendenti negli enti territoriali del Sud sono diminuiti del 28 per cento, molto più della media nazionale: fatto 100 il rapporto medio in Italia tra dipendenti degli enti territoriali e popolazione residente, la Puglia è a 64 e 85 per la Campania; inoltre, nelle pubbliche amministrazioni del Mezzogiorno, soltanto 1/5 del personale ha meno di 50 anni e nella stessa misura è laureato;

   al fine di scongiurare il rischio di incompleto utilizzo delle risorse previste nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, sono apprezzabili le azioni di rafforzamento della capacità amministrativa in termini di assistenza tecnica e supporto operativo all'attuazione dei progetti, assicurate da società a prevalente partecipazione pubblica, così come le disposizioni dirette a dotare e/o a rafforzare le strutture amministrative dei comuni e delle regioni, ma appare, altresì, necessario che le strutture amministrative centrali preposte al coordinamento operativo, monitoraggio, rendicontazione e controllo del Piano nazionale di ripresa e resilienza si dotino e prevedano strutture in grado di intervenire tempestivamente nei casi in cui si manifestassero problemi e ritardi nelle complessive attività per l'attuazione degli interventi –:

   quali urgenti iniziative, in particolare di carattere normativo, anche a fini sostitutivi, il Ministro interrogato, nell'ambito delle competenze direttamente attribuite e a quelle previste per il «Servizio centrale per il Piano nazionale di ripresa e resilienza», intenda adottare per intervenire tempestivamente nei casi in cui si manifestassero problemi e ritardi negli enti territoriali del Mezzogiorno al fine di garantire l'effettiva destinazione e il pieno ed efficiente utilizzo delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza e del Fondo complementare.
(3-02772)


   MARATTIN, UNGARO, DEL BARBA, MARCO DI MAIO, FREGOLENT, OCCHIONERO e VITIELLO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il Meccanismo europeo di stabilità (Mes) è un'organizzazione istituita nel 2012 per fornire assistenza finanziaria ai Paesi dell'eurozona che si trovano in gravi difficoltà finanziarie o ne sono minacciati;

   il capitale del Meccanismo europeo di stabilità, sottoscritto dagli Stati, ammonta a circa 704 miliardi di euro e l'Italia, con 125,3 miliardi, rappresenta il terzo Paese maggiormente impegnato nel finanziamento di tale strumento di stabilità;

   l'accesso all'assistenza finanziaria del Meccanismo europeo di stabilità avviene previa domanda da parte di uno Stato aderente, sulla base delle condizioni e dei programmi di aggiustamento macroeconomico stabiliti in apposito memorandum;

   nel dicembre 2017 la Commissione europea ha presentato una proposta di regolamento per trasformare il Meccanismo europeo di stabilità in un Fondo monetario europeo (Fme), con l'obiettivo di ancorare saldamente struttura finanziaria e istituzionale di tale strumento nell'ambito dell'ordinamento giuridico dell'Unione europea;

   a seguito di intense interlocuzioni fra gli Stati membri in sede di Eurogruppo, prima, e di Vertice euro, poi, tale soluzione è stata abbandonata in favore di una mera revisione del Trattato istitutivo del Meccanismo europeo di stabilità, che riguarda, fra le altre cose, il sostegno al sistema bancario, la modifica della sua governance, le clausole di azione collettiva, le linee di credito precauzionali ed altro;

   la finalizzazione della riforma del Meccanismo europeo di stabilità è stata prevista per il primo trimestre 2020, con riserva della conclusione delle procedure di ratifica nazionali, ma l'intero processo ha subito una battuta d'arresto a causa dello scoppio della pandemia e del conseguente «approntamento» del Meccanismo europeo di stabilità in versione sanitaria;

   nella seduta dell'11 dicembre 2019 la Camera, a seguito delle comunicazioni dell'allora Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 12 e 13 dicembre, ha approvato una risoluzione in cui si impegnava il Governo a escludere meccanismi che implichino una ristrutturazione automatica del debito pubblico, nonché ad assicurare il coinvolgimento del Parlamento in tutte le fasi del negoziato (sostanzialmente in questo senso si è espresso anche il Senato);

   la ratifica delle modifiche del Trattato che regola il Meccanismo europeo di stabilità erano attese dall'Unione europea entro il 2021 e il nostro Paese si trova ad essere l'unico dopo la Germania, che attende la pronuncia della Corte costituzionale al riguardo, a non aver votato per confermarle –:

   quale sia la posizione del Governo riguardo alle modifiche di cui in premessa e in quali tempi preveda di presentare il disegno di legge di ratifica alle Camere per la sua definitiva approvazione.
(3-02773)


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ALBANO, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DE TOMA, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, GIOVANNI RUSSO, RACHELE SILVESTRI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI, VINCI e ZUCCONI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la Banca centrale europea ha inviato alla Banca Monte dei Paschi di Siena la decisione finale riguardante i requisiti patrimoniali da soddisfare a partire dal 1° marzo 2022. Secondo detta decisione il gruppo Monte dei Paschi di Siena – a livello consolidato – deve rispettare un requisito patrimoniale Srep complessivo (Total Srep capital requirement – Tscr) del 10,75 per cento;

   il 7 febbraio 2022 il consiglio di amministrazione di Monte dei Paschi di Siena ha deliberato di ritirare le deleghe dell'amministratore delegato, Guido Bastianini, nominando al suo posto Luigi Lovaglio, con una carriera tutta interna a Unicredit, di cui ha guidato la controllata polacca Bank Pekao, per poi approdare alla testa del Creval;

   quest'anno Monte dei Paschi di Siena dovrà ricorrere al mercato per chiedere altri 2,5 miliardi di euro, che consentirà poi allo Stato di uscire dalla banca, in cui al momento è primo azionista con il 64 per cento. Va qui rilevato che la proroga richiesta dallo Stato per uscire dalla banca è stata accordata fino a novembre 2022 e ciò mentre Monte dei Paschi di Siena sta negoziando con l'Unione europea l'approvazione del suo piano industriale;

   il conto preciso del disastro targato Monte dei Paschi di Siena si potrà fare solo alla fine, se e quando dovesse chiudersi la trattativa tra l'azionista di riferimento, il Ministero dell'economia e delle finanze, e UniCredit. Ma già oggi si può prevedere che il costo dell'ultimo decennio di storia del Monte dei Paschi di Siena arrivi a sfiorare i 30 miliardi di euro, tra aumenti di capitale (bruciati) e contributi pubblici iniettati (in emergenza) –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo alla luce della situazione sopra rappresentata, tenuto conto che appare indispensabile conoscere le strategie del principale azionista di Monte dei Paschi di Siena in un momento così delicato ed importante per il futuro della stessa.
(3-02774)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


   MARTINCIGLIO, ALEMANNO, CANCELLERI, CASO, CURRÒ, GRIMALDI, GABRIELE LORENZONI, MIGLIORINO, RUOCCO, SCERRA, TROIANO, ZANICHELLI, TERZONI e SUT. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il sottosegretario per l'economia e le finanze delegato, rispondendo ad un'interrogazione presentata dagli interroganti in relazione alle frodi nella cessione dei crediti d'imposta relativi al superbonus del 110 per cento, ha evidenziato come sia stato l'uso distorto del meccanismo di cessione del credito a rendere possibili le frodi, indipendentemente dal tipo di intervento al quale il credito si riferisce, aggiungendo inoltre che, dallo scorso mese di novembre ad oggi, si è registrato un calo del numero di frodi, imputabile al monitoraggio delle operazioni di cessione introdotte con il decreto-legge n. 157 del 2021;

   lo stesso sottosegretario ha altresì evidenziato che i controlli effettuati sulle cessioni dei crediti afferenti ai bonus edilizi hanno permesso di rilevare frodi di vasta portata e che il meccanismo delle cessioni multiple e ripetute ha innescato «caroselli» di compravendite strumentali, da un lato, a schermare l'origine dei crediti e, dall'altro, a rendere più difficoltoso l'accertamento dell'esistenza degli stessi;

   al riguardo, gli interroganti evidenziano come, dalle suesposte dichiarazioni, emerga un quadro complessivamente favorevole e condivisibile in relazione agli incentivi fiscali contenuti nella disciplina dell'opzione per la cessione dei crediti d'imposta di cui agli articoli 121 e 122 del decreto «Rilancio» del 2020, considerato sia il successo in termini di crescita economica e occupazionale, che le percentuali di frodi, la cui sussistenza è minima;

   gli interroganti rilevano a tal fine che, le recenti disposizioni di contrasto alle frodi in tema di cessione di bonus fiscali, indicate nell'articolo 28 del decreto-legge n. 4 del 2022 (Sostegni-ter), che hanno escluso la facoltà di successiva cessione dei crediti fiscali, hanno tuttavia frenato le attività economiche delle ristrutturazioni nel settore dell'edilizia, determinando incertezza e preoccupazione per l'intero comparto con inevitabili ripercussioni negative anche sul versante occupazionale;

   a tal fine, in relazione alle conseguenze venutesi a determinare per effetto delle recenti modifiche normative in materia, a giudizio degli interroganti, risulta urgente e necessario rivedere i termini di scadenza attualmente previsti al prossimo giugno e consentire un periodo di tempo di proroga per i beneficiari, al fine di usufruire con maggiore precisione, delle misure d'incentivo allo scopo previste –:

   quali orientamenti il Ministro interrogato intenda esprimere con riferimento a quanto esposto in premessa e se non convenga sia necessario adottare iniziative per una proroga delle suddette misure al fine di consentire il completamento dei lavori oggetto delle agevolazioni di cui al «superbonus 110 per cento».
(5-07574)


   OSNATO, ALBANO e BIGNAMI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la Banca del Sud S.p.a. è un istituto bancario meridionale nato a Napoli nell'anno 2007 con l'obiettivo di raccogliere i risparmi delle imprese e delle famiglie e reinvestirli in loco;

   l'attività del comitato raccoglie circa 18 milioni di euro di capitale sociale suddiviso tra istituzioni, imprenditori locali e del basso Lazio;

   l'istituto di credito che era stato costituito per essere la «Banca» del territorio e per il territorio, attualmente conta 4 filiali tra Napoli, Caserta, Avellino e Salerno, oltre alla direzione commerciale e alla direzione generale;

   la banca del Sud ha attraversato, nel corso degli anni diverse crisi da quella finanziaria degli anni 2007/2008, a quella dell'emergenza pandemica da COVID-19, conseguentemente alla quale e al termine del primo lockdown dell'anno 2020, più precisamente a luglio 2020, è iniziata la quarta ispezione da parte della Banca d'Italia che è culminata con il commissariamento avvenuto a giugno 2021 e cioè a soli 40 giorni dall'insediamento del nuovo consiglio di amministrazione;

   il commissariamento sta portando a una soluzione che smembrerà la banca, con la cessione delle filiali a un istituto bancario non locale e la licenza ad un fondo milanese, portando via dal territorio una realtà vicina alle imprese e alle famiglie locali, con evidenti ricadute negative sul piano occupazionale e, più in particolare, sul personale attualmente in servizio;

   l'epilogo che si sta prefigurando è uno dei peggiori che si potesse prevedere nella misura in cui l'istituto di credito, sul piano gestionale e programmatico, è in uno stato di stasi, il personale è demotivato e i soci sarebbero in aperta conflittualità tra di loro;

   appare necessario un celere intervento delle istituzioni governative, al fine di preservare l'esistenza dell'istituto bancario in parola, e, in particolar modo, la matrice territoriale e la sua mission che è sempre stata quella di supportare l'economia di un territorio chiaramente svantaggiato sotto ogni profilo;

   occorre altresì preservare il livello occupazionale è rilanciare l'attività creditizia attraverso una prospettiva gestionale che si prefigga obiettivi più ampi e diversificati senza tradire gli originari scopi dell'istituto creditizio in parola –:

   quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare per preservare l'esistenza dell'istituto di credito in questione e tutelarne la vocazione territoriale, oltre che i livelli occupazionali, rilanciando e ampliandone il core business.
(5-07575)


   CENTEMERO, CAPITANIO, CANTALAMESSA, CAVANDOLI, COVOLO, GERARDI, GUSMEROLI, ALESSANDRO PAGANO, RIBOLLA e ZENNARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la redazione di un «pezzo» giornalistico effettuata da un giornalista non dipendente, inquadrata come cessione di diritto d'autore, ai sensi dell'articolo 53, comma 2, lettera b), del decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986 è stata oggetto, dal 2019 ad oggi, di numerose contestazioni da parte dell'Agenzia delle entrate di Milano, che – con atti di accertamento – ha provveduto a riqualificare tali compensi «da compensi per diritti d'autore» a «compensi di natura professionale» e come tali assoggettati a tassazione intera;

   il diritto d'autore è disciplinato dagli articoli 2575 e seguenti del codice civile e dalla legge n. 633 del 1941, ai sensi dei quali nella categoria delle opere dell'ingegno che appartengono alla letteratura rientrano le prestazioni giornalistiche consistenti nella redazione di un articolo o di un servizio giornalistico;

   ai sensi del citato articolo 53, comma 2, lettera b), del decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986, sono redditi di lavoro i redditi derivanti dell'utilizzazione economica da parte dell'autore o inventore di opere di ingegno e sono soggetti ad una tassazione agevolata, beneficiando, ai sensi del successivo articolo 54, comma 8, di una riduzione del 25 per cento a titolo di deduzione forfettaria delle spese, ovvero del 40 per cento se i relativi compensi sono percepiti da soggetti di età inferiore a 35 anni;

   in merito, il Ministero dell'economia e delle finanze, con la circolare n. 108 del 1996, nell'affrontare il caso «compensi pagati agli autori di articoli da parte di giornali e riviste», si pronunciava a favore del ricorso al diritto d'autore, riconoscendo nella parte «creativa» di tale attività la sussistenza del diritto d'autore;

   secondo il Ministero, infatti, nella «redazione di articoli occorre distinguere l'ipotesi in cui viene ceduta un'opera dell'ingegno (...) da quella (...) ad esempio, (...) dei correttori di bozze o delle persone che si limitano a fornire alla redazione del giornale notizie utili per la redazione dell'articolo. (...)»; nella prima ipotesi trattasi di diritto d'autore, mentre nella seconda di prestazioni Co.Co.Co.;

   per gli interroganti, le contestazioni dell'Agenzia delle entrate rappresentano un tentativo di abrogazione del beneficio fiscale oggi esistente a favore di una categoria peraltro colpita da una crisi senza precedenti, e dunque indotta a prestazioni saltuarie o comunque precarie, sempre più circoscritte esattamente alla creazione di testi d'ingegno –:

   se e quali iniziative di competenza intenda adottare per non aggravare ulteriormente le condizioni di sopravvivenza professionale dei giornalisti e risolvere le connesse criticità applicative di cui in premessa.
(5-07576)


   SANGREGORIO e SODANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   moltissime imprese si sono rivolte a Poste italiane s.p.a., quale intermediario nel meccanismo dello «sconto in fattura» ai sensi dell'articolo 121 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, per cedere all'ente i crediti acquisiti mediante le pratiche di ristrutturazione legate al «Superbonus 110 per cento»;

   la cessione viene effettuata attraverso un'apposita piattaforma telematica realizzata dall'Agenzia delle entrate, mediante la quale l'impresa propone la cessione al cessionario – Poste italiane in questo caso – il quale deve formalmente accettarla o respingerla entro 20 giorni lavorativi;

   caricate online, sull'apposito portale, le pratiche di «Superbonus 110 per cento» risultano essere in lavorazione, nonostante i giorni trascorsi dalla presentazione della domanda vadano ben oltre quelli previsti da procedura;

   in alcuni casi, le imprese lamentano un ingiustificato ritardo di Poste italiane s.p.a. nell'evadere le pratiche di cessione del credito, in altri invero la totale assenza di comunicazione sia in un senso che nell'altro;

   questa inerzia del cessionario comporta per l'impresa cedente un doppio danno, sia per l'impossibilità di disporre in alcun modo dei propri crediti, sia per il concreto rischio di ritrovarsi in carenza di liquidità, avendo già programmato di incassare in un determinato lasso di tempo;

   peraltro, lo stesso call center di Poste italiane s.p.a. non riesce a fornire risposte adeguate ed esaustive in merito, e questa situazione genera tensioni ed incertezze per le imprese che non riescono ad interagire con la società;

   recentemente Poste italiane avrebbe giustificato il ritardo con l'esigenza di disporre ulteriori controlli sulle cessioni effettuate, applicando retroattivamente un nuovo termine di 60 giorni lavorativi e non più di 20;

   mancano, allo stato attuale, comunicazioni ufficiali, chiarezza e trasparenza nei confronti di moltissime imprese che si ritrovano con milioni di euro bloccati in questo limbo burocratico –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere affinché Poste italiane s.p.a. giustifichi i suddetti ritardi e rispetti i termini contrattuali, accettando o rifiutando le cessioni dei crediti.
(5-07577)


   FRAGOMELI, UBALDO PAGANO, BOCCIA, BURATTI, CIAGÀ, SANI e TOPO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 182, comma 1, del decreto-legge n. 34 del 2020, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, ha istituito un fondo, successivamente integrato dall'articolo 1, comma 603, della legge 30 dicembre 2020, n. 178 e dall'articolo 7, comma 1, del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 luglio 2021, n. 106, con una dotazione complessiva di 270 milioni di euro destinato al ristoro delle perdite subite da agenzie di viaggio, tour operator, guide turistiche e accompagnatori turistici, ad imprese di trasporto turistico mediante bus scoperti, ad imprese turistico-ricettive nonché ad agenzie di animazione per feste e villaggi turistici;

   in particolare l'articolo 7-bis del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 luglio 2021, n. 106, ha inserito, tra i beneficiari del citato fondo anche le agenzie di animazione per feste e villaggi turistici;

   con decreto del Ministro del turismo del 24 agosto 2021 sono state disposte le modalità applicative concernenti la ripartizione ed assegnazione delle risorse stanziate, prevedendo una dotazione di 10 milioni di euro a favore delle agenzie di animazione per feste e villaggi turistici;

   l'articolo 4 dell'avviso pubblico di cui al decreto del Ministro del turismo del 30 settembre 2021, adottato ai sensi dell'articolo 9 del citato decreto ministeriale, dispone che l'erogazione del contributo ai beneficiari è effettuata subordinatamente alla verifica della regolarità contributiva dell'impresa e alla verifica degli inadempimenti ai sensi dell'articolo 48-bis del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602, secondo le disposizioni vigenti;

   l'articolo 1, comma 653, della legge 30 dicembre 2021, n. 234, dispone che l'obbligo per le pubbliche amministrazioni di verificare preventivamente, per pagamenti di importi superiore a 5 mila euro, se il beneficiario è inadempiente ai versamenti derivanti dalla notifica di una o più cartelle di pagamento, non si applica per l'erogazione da parte dell'Agenzia delle entrate di contributi a fondo perduto;

   sfugge la logica per cui solo alcuni contributi, erogati per finalità emergenziali, come quelli di cui al bando del Ministero del turismo, debbano essere sottoposti alla verifica degli adempimenti contributivi e fiscali –:

   se intenda intraprendere le necessarie iniziative di competenza per garantire omogeneità di trattamento nell'applicazione delle disposizioni di cui all'articolo 1, comma 653, della legge 30 dicembre 2021, n. 234, anche con riguardo al richiamato bando.
(5-07578)


   UNGARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   ai sensi degli articoli 2364 comma 2, 2364-bis, comma 2, e 2370, comma 1, del codice civile l'assemblea ordinaria delle società deve essere convocata almeno una volta l'anno, entro il termine stabilito dallo statuto e comunque non superiore a centoventi giorni dalla chiusura dell'esercizio sociale e che possono intervenire all'assemblea gli azionisti cui spetta il diritto di voto;

   il decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, recante misure di potenziamento del Servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19, prevede, all'articolo 106, comma 4, rubricato «norme in materia di svolgimento delle assemblee di società ed enti» che le società con azioni quotate possono designare, per le assemblee ordinarie o straordinarie, il rappresentante previsto dall'articolo 135-undecies del decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, anche ove lo statuto disponga diversamente e che le medesime società possono, altresì, prevedere, nell'avviso di convocazione, che l'intervento in assemblea si svolga esclusivamente tramite il rappresentante designato ai sensi dell'articolo 135-undecies del decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58;

   il decreto-legge 30 dicembre 2021, n. 228, recante disposizioni urgenti in materia di termini legislativi, all'articolo 3, proroga il termine della disposizione sopra citata, relativo allo svolgimento delle assemblee di società ed enti, al 31 luglio 2022;

   la partecipazione alle assemblee rappresenta un momento fondamentale del processo economico e finanziario di una società, in cui piccoli e grandi investitori possono esercitare democraticamente i propri diritti;

   la sospensione delle assemblee «a porte aperte», nel rispetto della normativa vigente, è apparsa una misura senz'altro necessaria, proporzionata ed adeguata in periodo di piena pandemia, in cui tutto il sistema economico e sociale ha subito restrizioni e limitazioni per ridurre la diffusione dei contagi;

   in una fase in cui, contrariamente ai primi mesi dello scoppio pandemico, tutte le attività sono consentite, seppur con le dovute cautele e certificazioni, appare, oggi, irragionevole il protrarsi delle assemblee «a porte chiuse», negando, in particolare ai piccoli investitori, un indispensabile esercizio di democrazia, soprattutto in ragione del fatto che, negli ultimi due anni, i principali gruppi industriali e finanziari italiani – ad eccezione di Generali nel 2021 – non hanno permesso agli azionisti nemmeno di connettersi online per assistere agli incontri –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare per consentire la partecipazione in presenza degli azionisti alle assemblee delle società quotate al fine di esercitare i propri diritti statutari.
(5-07579)


   CATTANEO, MARTINO, SQUERI, GIACOMETTO e PORCHIETTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con proprio Prot. n. 228725/2021 del 7 settembre 2021, il direttore dell'Agenzia delle entrate ha comunicato che i termini per adeguare i registratori telematici alla versione software XML 7.0 sarebbero decorsi dal 1° gennaio 2022. Fino a quella data sarebbero stati accettati gli invii con i files XML versione 6.0. Successivamente tale termine è stato spostato al 1° febbraio 2022;

   al 19 gennaio 2022 su un totale di dispositivi di trasmissione corrispettivi telematici all'Agenzia pari a 1.548.215 in servizio, 153.183 ancora dovevano installare l'aggiornamento. Nel mese precedente circa 88.000 operatori si sono adeguati al nuovo standard;

   dal 1° febbraio i file nella versione 6.0 vengono con conseguente mancata trasmissione;

   per la mancata o non tempestiva memorizzazione o trasmissione la sanzione è pari, per ciascuna operazione, al 90 per cento dell'imposta corrispondente all'importo. Si prevede anche l'applicazione della sanzione amministrativa fino a 4.000 euro per l'omessa installazione degli apparecchi per l'emissione dello scontrino fiscale (articolo 11 del decreto legislativo n. 471 del 1997);

   inoltre, se non constano omesse annotazioni, la mancata tempestiva richiesta di intervento per la manutenzione o l'omessa verificazione periodica degli stessi strumenti nei termini legislativamente previsti è punita con sanzione amministrativa da 250 a 2.000 euro;

   a causa del protrarsi della situazione emergenziale da COVID-19 si sono determinati notevoli ritardi e ripercussioni anche sugli adeguamenti informatici in vari settori produttivi ancora in sofferenza tra cui il settore del commercio;

   l'omessa applicazione di sanzioni non può essere considerata produttrice di maggiori oneri, altrimenti non si sarebbe potuto, con mero provvedimento direttore dell'Agenzia delle entrate posporre l'operatività della norma –:

   se il Ministro non ritenga opportuno adottare iniziative per provvedere a una ulteriore proroga per l'adeguamento degli strumenti tecnologici per la memorizzazione elettronica e la trasmissione telematica dei dati dei corrispettivi giornalieri da parte dei soggetti di cui all'articolo 2, comma 1 del decreto legislativo n. 127/201, limitatamente all'installazione della versione aggiornata del software XML 7.0, consentendo la prosecuzione dell'invio dei dati dei corrispettivi con il software XML 6.0 e sospendendo l'applicabilità delle sanzioni, limitatamente a quelle derivanti dal mancato adeguamento del software.
(5-07580)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazione a risposta orale:


   D'UVA, PAPIRO e LICATINI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   notizie di stampa di questi giorni riferiscono in merito a un'indagine in corso sui vertici dell'Azienda siciliana trasporti, società interamente partecipata dalla Regione Siciliana che svolge il servizio di trasporto pubblico locale, sia a livello urbano che interurbano. Sembra che alcuni elementi acquisiti hanno consentito di ipotizzare una gestione societaria superficiale e privatistica da parte dei vertici aziendali, che avrebbero violato le norme di trasparenza pubblica e colluso con i referenti di alcune imprese, turbando diverse procedure di appalto. Inoltre, dagli atti emergerebbero condotte corruttive nei confronti dello stesso direttore generale dell'azienda in questione, il quale avrebbe conferito illecitamente l'incarico di revisore contabile ad un professionista, il quale, in cambio, avrebbe omesso la rilevazione di irregolarità contabili in grado di inficiare l'attendibilità dei bilanci della società pubblica, in cambio di favori a titolo personale;

   la Guardia di finanza di Palermo coinvolta nell'indagine, avrebbe già eseguito misure cautelari nei confronti di nove persone, ma sembra che gli indagati in totale ammonterebbero a 16, accusati dei reati di corruzione per atto contrario ai doveri d'ufficio, turbata libertà degli incanti, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, falsità ideologica in atto pubblico, frode nelle pubbliche forniture e truffa aggravata ai danni dello Stato;

   il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) ha destinato complessivi 62 miliardi di euro per interventi sulle infrastrutture, sulla mobilità e sulla logistica. Una cifra che fa emergere il ruolo centrale del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili (Mims) nell'attuazione di progetti determinanti per il rilancio del Paese, basato sulla sostenibilità economica, sociale e ambientale;

   il 56 per cento delle risorse (34,7 miliardi di euro) è destinato a interventi nel Mezzogiorno e riguarda progetti che, oltre all'estensione dell'alta velocità ferroviaria e al potenziamento delle reti regionali ferroviarie, mirano anche al miglioramento della mobilità cittadina. Sono previsti infatti investimenti per il rinnovo di autobus, a minor emissioni, miglioramento della viabilità delle aree interne, digitalizzazione per la sicurezza di strade;

   i progetti finanziati dal Pnrr a livello regionale coinvolgeranno necessariamente aziende di trasporto partecipate dalle regioni che si troveranno a gestire gare di appalto per acquisti finalizzati al miglioramento dei servizi cittadini –:

   se il Ministro interrogato, al fine di assicurare l'utilizzo proficuo e regolare delle risorse afferenti al Piano nazionale di ripresa e resilienza, non valuti di intraprendere iniziative di competenza, tese a promuovere una maggiore vigilanza da parte delle regioni sulle aziende di trasporto partecipate che inevitabilmente saranno coinvolte nel circuito degli investimenti approvati.
(3-02770)

INNOVAZIONE TECNOLOGICA

Interrogazioni a risposta immediata:


   MOLINARI, CAPITANIO, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CARRARA, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, DURIGON, FANTUZ, FERRARI, FIORINI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GASTALDI, GERARDI, GERMANÀ, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, LUCENTINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MARIANI, MATURI, MICHELI, MINARDO, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLIN, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RAVETTO, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SCOMA, SNIDER, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZANELLA, ZENNARO, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale. — Per sapere – premesso che:

   in Italia ci sono milioni di cittadini che hanno diritto ad avere un certificato di esenzione vaccinale per motivi di salute;

   secondo l'Osservatorio malattie rare «rientrano tra questi un milione e mezzo di italiani affetti da una malattia autoimmune o autoinfiammatoria e i 5 milioni che hanno un sistema immunitario più fragile, molti dei quali non hanno ancora potuto sottoporsi alla vaccinazione, vista la necessità di non sovrapporsi al trattamento farmacologico e alle terapie in atto per tenere sotto controllo la propria patologia»;

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 4 febbraio 2022 ha stabilito le modalità con cui ottenere il certificato digitale di esenzione da vaccino COVID-19;

   all'articolo 3 si dispone che il medico emetta la certificazione esclusivamente digitale identificata con un codice univoco (Cuev) e provvedendo all'inserimento delle informazioni nella piattaforma nazionale Dcg;

   i cittadini che sono già in possesso di una certificazione cartacea devono chiedere al proprio medico la conversione digitale del certificato recandosi fisicamente presso il suo ambulatorio; trascorsi 20 giorni dall'entrata in vigore del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, la certificazione non sarà più valida e occorrerà richiederne un'altra, sottoponendosi a una ulteriore visita medica;

   ad avviso degli interroganti questa procedura è estremamente burocratica e onerosa e non risulta in linea con il decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, e la legge 12 novembre 2011, n. 183, che, sulla base del principio della «decertificazione», stabilisce come le amministrazioni pubbliche e i gestori di servizi pubblici non possano richiedere informazioni già in possesso di un'altra amministrazione;

   a quanto risulta agli interroganti sono stati rilevati moltissimi casi di medici non ancora informati e quindi impreparati a supportare i propri assistiti per la digitalizzazione del certificato;

   anche la trasmissione Striscia la notizia ha certificato le difficoltà riscontrate dai cittadini in possesso di regolare certificato di esenzione nell'accedere a servizi essenziali quali comuni, uffici postali, banche, luoghi di ristorazione;

   si fatica a comprendere la ratio che prevede che «ai sensi del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 4 febbraio 2022 le certificazioni di esenzione dalla vaccinazione anti COVID-19 (...) avranno validità sul solo territorio nazionale», elemento che di fatto discrimina i cittadini esentati rispetto a quanti in possesso di green pass –:

   se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato abbia già adottato o intenda adottare con urgenza affinché la conversione in digitale del certificato di esenzione vaccinale avvenga d'ufficio con la trasmissione automatica del certificato digitale via sms, mail o app IO.
(3-02778)


   BRUNO BOSSIO, SOVERINI, GARIGLIO, CANTINI, CASU, DEL BASSO DE CARO, PIZZETTI, ANDREA ROMANO, LORENZIN, BERLINGHIERI e FIANO. — Al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale. — Per sapere – premesso che:

   PagoPA, la piattaforma nazionale dei pagamenti verso la pubblica amministrazione, ha concluso il 2021 con 180 milioni di transazioni gestite; l'incremento annuo registrato dalle transazioni passate per la piattaforma è del +75 per cento;

   l'App IO consente ai cittadini di interagire in modo semplice e sicuro con i servizi pubblici, direttamente dallo smartphone. In poco più di un anno e mezzo ha raggiunto 25 milioni di download e, attualmente, vede oltre 6.500 enti a bordo, che hanno messo on line a disposizione della cittadinanza quasi 77 mila servizi;

   il Centro Stella dei pagamenti elettronici, connesso all'App IO, consente di erogare servizi di pagamento elettronico, copre circa 3 milioni di pos presenti sul territorio nazionale e gestisce oltre 4 milioni di transazioni al giorno;

   le piattaforme in carico alla società PagoPA sono tra di loro integrate e permettono alle persone di eseguire pagamenti verso la pubblica amministrazione e, allo Stato, di gestire le erogazioni di benefici rivolti a cittadini;

   con un emendamento del gruppo Partito democratico, nell'ambito della conversione in legge del decreto-legge per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, si è permessa la realizzazione di un sistema digitale semplificato per l'erogazione e la gestione di programmi di welfare, che prevedano bonus per l'acquisto di beni e servizi;

   in questi anni si è assistito ad un proliferare di differenti canali e di diverse modalità per riconoscere i bonus, con effetti di inefficienza;

   ogni volta un comune o un'amministrazione centrale è costretta a costruire un meccanismo specifico di erogazione e le persone sono obbligate a districarsi tra diverse modalità, spesso farraginose, per accedere ad un diritto;

   l'obiettivo è mettere a disposizione delle amministrazioni e dei cittadini, attraverso questo nuovo sistema, la possibilità di utilizzare una piattaforma digitale che permetta in modo semplice di erogare ed accedere a programmi di welfare. Le pubbliche amministrazioni potranno scegliere di ricorrere a tale piattaforma, i cittadini potranno beneficiare dei bonus direttamente al momento dell'acquisto del bene o del servizio. Tutto ciò semplicemente pagando con strumenti elettronici e vedendosi rimborsato l'equivalente del beneficio a cui hanno diritto –:

   alla luce dei fatti esposti, se sia in grado di indicare tempi certi entro i quali sarà sviluppata la piattaforma digitale per l'erogazione di benefici economici pubblici, considerato che il nuovo sistema permetterebbe di assorbire l'attuale complessità, rendendo possibile un'erogazione dei servizi pubblici semplice, diretta, inclusiva con vantaggi per tutti gli attori coinvolti.
(3-02779)

INTERNO

Interrogazione a risposta immediata:


   RUFFINO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   i vigili del fuoco volontari hanno compiti identici al personale di ruolo del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, pur non configurandosi come rapporto di impiego ma esclusivamente di servizio con il Dipartimento dei vigili del fuoco che si concretizza con l'attività di soccorso o di formazione ed addestramento, come indicato dal decreto legislativo n. 139 del 2006, nonché dal decreto del Presidente della Repubblica n. 76 del 2004;

   per tali periodi, al personale volontario viene riconosciuto il trattamento economico identico al personale permanente e pertanto assoggettato alla contribuzione obbligatoria da parte dell'ente previdenziale;

   al personale volontario vengono applicati i limiti di età, previsti per il personale di ruolo, per il collocamento a riposo secondo quanto previsto dall'articolo 12, comma 1, del decreto legislativo n. 139 del 2006;

   tuttavia, non viene estesa ai vigili del fuoco volontari la cosiddetta «finestra mobile», istituto previdenziale applicato invece alla componente permanente, penalizzando l'aspetto organizzativo dei distaccamenti, che si privano anticipatamente di risorse ricche di esperienza e maggiormente utili per il dispositivo di emergenza;

   la finestra mobile è da considerarsi una caratteristica previdenziale che sposta il pagamento della rata pensionistica di dodici mesi rispetto al limite anagrafico di collocamento a riposo; non risultano tuttavia chiari i motivi per cui alla componente volontaria non sia esteso tale istituto, rilevato che anche i contributi versati all'ente previdenziale dal Ministero per gli interventi del personale volontario generano una prestazione pensionistica –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda adottare per promuovere l'estensione per il personale volontario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco della misura della finestra mobile, prevista per il personale di ruolo, che consentirebbe di mantenere, per un limitato periodo, personale altamente qualificato ed importante per il servizio volontario.
(3-02771)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:


   RIZZETTO e DONZELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   i lavoratori e le lavoratrici di Verti Assicurazioni spa di Cologno Monzese (Milano), compagnia assicurativa del Gruppo Mapfre, stanno attraversando un momento drammatico a seguito della dichiarazione di 325 esuberi, su un totale di 600 dipendenti, per procedere ad un piano di dismissione dell'intera struttura di contact center e back office – le cui relative attività verrebbero esternalizzate – nonché ad una considerevole riduzione di tutti i reparti;

   solo per un modesto numero di questi lavoratori l'azienda ha proposto la ricollocazione verso gestori esterni, ma a condizioni contrattuali peggiorative e con una riduzione dell'orario di lavoro;

   a quanto è dato sapere, la proprietà aziendale già in passato ha portato avanti condotte che si sono rivelate dannose per i lavoratori. Al riguardo, nel 2016 per attuare un piano aziendale ha indotto alle dimissioni quasi 200 persone;

   i dipendenti coinvolti, tra i quali molte donne, vivono questa fase con grande angoscia, poiché si tratta di persone con una età media di 50 anni che lavorano per Verti Assicurazioni anche da più di 20 anni e che difficilmente riusciranno a ricollocarsi qualora dovessero perdere la loro occupazione;

   dunque, dal 3 febbraio 2022 i lavoratori sono in presidio per protestare contro la decisione dell'azienda, a difesa dei loro posti di lavoro. Gli stessi hanno dichiarato la ferma intenzione di non firmare accordi che perseguano il modello riorganizzativo a cui vuole tendere l'azienda, la quale, pur non essendo in stato di crisi, intende stare sul mercato e competere con meno vincoli e costi del lavoro, senza alcuna considerazione anche rispetto alle ovvie difficoltà dell'attuale periodo pandemico a cui sono ulteriormente esposti i lavoratori in questione;

   ad oggi le trattative tra la proprietà e le parti sociali non hanno portato ad alcuna soluzione a salvaguardia dei livelli occupazionali –:

   se e quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare a tutela dei lavoratori e delle lavoratrici di Verti Assicurazioni spa.
(5-07583)


   COSTANZO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   come riportato dal sito Gli Stati Generali in data 15 febbraio 2022, dopo che per mesi i giornali avevano annunciato che le assunzioni di ispettori del lavoro in arrivo sarebbero state 2.000, quelle previste dal bando pubblicato venerdì 11 febbraio in Gazzetta Ufficiale sono invece solo 1.249;

   il bando per le assunzioni di ispettori del lavoro richiede come requisiti il possesso di diplomi di laurea generici e il raggiungimento di un punteggio minimo di 21/30, da ottenere rispondendo a 25 quesiti disciplinari e a «sette quesiti situazionali»: una scelta quanto meno insolita;

   come evidenziato da Gli Stati Generali, un laureato con diploma triennale in lettere antiche, nei pochi mesi tra la pubblicazione di un bando e la prova scritta, dovrebbe apprendere i «rudimenti» di materie come chimica, scienza delle costruzioni, elettromeccanica, diritto del lavoro;

   questo approccio inedito è tanto meno comprensibile dal momento che la recente legge n. 215 del 2021 sembrerebbe parificare le competenze degli ispettori dell'Ispettorato nazionale del lavoro (Inl) e dei loro omologhi delle Asl, stabilendo che la vigilanza sull'applicazione della legislazione in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro non sarà più solo competenza dell'Asl, ma anche dell'Ispettorato nazionale del lavoro;

   l'Aniv (Associazione nazionale ispettori di vigilanza), in una lettera del 25 gennaio 2022 indirizzata a Inl, Inps e Inail, sottolinea «che i controlli in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro possono essere esercitati solamente da personale tecnico con preparazione specifica a livello universitario»;

   la scelta del Governo di richiedere solo una laurea generica per accedere al concorso si aggiunge ad una situazione già precaria, perché nei ranghi dell'Inl il personale con adeguate competenze tecniche è sempre più ridotto-:

   se non si ritenga opportuno, per garantire effettivamente la sicurezza dei luoghi di lavoro, rivedere il bando di concorso, prevedendo come requisito una specifica preparazione a livello universitario, ovvero una conoscenza adeguata del mondo del lavoro e dei settori in cui si rilevano le maggiori criticità.
(5-07584)


   ZANGRILLO, D'ATTIS e POLVERINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   con l'atto di sindacato ispettivo n. 5-06882 gli interroganti, in merito al trattamento di integrazione salariale straordinario riconosciuto ai lavoratori dell'unità produttiva di Brindisi della Distressed Companies Management (Dcm) avevano chiesto se il Governo intendesse prevedere una proroga rispetto al termine attualmente previsto dal decreto direttoriale n. 104839 e procedere al rifinanziamento delle risorse a tal fine necessarie;

   nel rispondere all'atto sopracitato il Governo aveva ipotizzato che ulteriori rifinanziamenti della misura in questione avrebbero potuto sicuramente essere valutati nel corso dell'esame della legge di bilancio per l'anno 2022;

   l'ipotesi prospettata non si è purtroppo verificata in occasione della legge di bilancio, né in occasione dei successivi provvedimenti legislativi adottati;

   il trattamento di integrazione salariale attualmente in essere terminerà il 26 aprile 2022;

   riconoscere la possibilità di una proroga di 12 mesi ai trattamenti di integrazione salariale concessi per cessazione, in scadenza nel periodo dal 1° gennaio al 31 dicembre 2022, limitatamente ai casi in cui le attività necessarie al processo di cessazione dell'attività aziendale avviata e/o alla salvaguardia dell'occupazione abbiano incontrato fasi di particolare complessità, produrrebbe un onere finanziario di circa 20,6 milioni di euro per l'anno 2022 e 24,6 milioni di euro per l'anno 2023 –:

   se il Governo intenda adottare iniziative per prorogare il periodo di accesso alla cassa integrazione straordinaria rispetto al termine attualmente previsto dal decreto direttoriale n. 104839 e procedere al rifinanziamento delle risorse a tal fine necessarie.
(5-07585)


   INVIDIA e SEGNERI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   dal 15 febbraio 2022 è diventato obbligatorio il controllo del green pass dei lavoratori, anche se è stato consegnato al datore di lavoro, per verificare «la perdurante validità della certificazione»;

   si prescrive, inoltre, l'obbligo di formazione specifica per gli incaricati al controllo in particolare in tema di super green pass, ovvero la certificazione che indica l'avvenuta vaccinazione (per i lavoratori obbligati) o la guarigione dal COVID-19;

   con messaggio 4529/2021, è stato specificato che:

    a) il controllo del Green pass standard esclude i lavoratori non presenti in azienda;

    b) la verifica del Super green pass, cioè dell'avvenuta vaccinazione può essere effettuata anche in caso di assenza dal luogo di lavoro;

   paradossalmente, le suddette misure hanno favorito la creazione di una nuova fattispecie di assenza ingiustificata ex lege non disciplinata da alcun contratto collettivo nazionale di lavoro che incide significativamente sulla vita dei lavoratori, ovvero sulla busta paga mensile, cui saranno sottratti i giorni di assenza, ma anche su tutte le indennità legate alle mansioni del lavoratore (i.e. indennità di cassa, di rischio o di lavoro disagiato), sui buoni pasto, sui premi di produttività, sulla tredicesima, sul trattamento di fine rapporto, sull'ammontare dei contributi previdenziali e assistenziali;

   alla fine dell'emergenza sanitaria, vigente fino al 31 marzo, le limitazioni che il Super green pass comporta, diventeranno difficilmente giustificabili;

   indipendentemente dalla vigenza dello stato d'emergenza, il Tribunale del Lazio ha emesso due decreti monocratici d'urgenza, con i quali, accogliendo le motivazioni di due lavoratori over 50, non vaccinati che hanno fatto ricorso contro la sospensione dello stipendio, ha rilevato «profili di illegittimità costituzionale della normativa concernente l'obbligo, per determinate categorie di personale in regime d'impiego di diritto pubblico, di certificazione vaccinale ai fini dell'ammissione allo svolgimento della prestazione lavorativa» -:

   se il Governo non ritenga opportuno, anche alla luce della curva discendente dei contagi da COVID-19, stabilire il piano e la tempistica per la rimodulazione della misura relativa all'utilizzo del green pass e del super green pass sul luogo di lavoro.
(5-07586)


   LACARRA e VISCOMI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   sono le 39 vertenze già aperte nell'area metropolitana di Bari, che mettono a rischio ben 3.000 posti di lavoro in un'area come quella della Puglia che registra già 50 mila disoccupati, nonostante vi sia stato un aumento del prodotto interno lordo pari al 6,4 per cento;

   tra le imprese coinvolte risultano gruppi come la Bosch che ha annunciato settecento esuberi entro cinque anni su un organico di 1.700 dipendenti, o la Brsi con 78 licenziamenti, la Ex Osram-Baritech con 150 lavoratori o la Hotel Palace con 88 licenziamenti;

   una situazione che ha spinto i sindacati, Cgil, Cisl e Uil a convocare nei giorni scorsi una mobilitazione in piazza della Libertà a Bari, per lanciare l'allarme sulla crisi occupazionale e del lavoro a Bari;

   in particolare, le organizzazioni sindacali hanno denunciato: «Qualcosa non torna, se all'aumento della produttività corrisponde un calo dell'occupazione, un aumento dei contratti precari, della cassa integrazione e del lavoro nero»;

   anche alla luce di tali drammatici scenari, appare necessario capire come verranno gestite le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), affinché si incanalino verso investimenti duraturi, efficaci e strategici che possano dare più occupazione nei territori che maggiormente soffrono di problemi strutturali che ne pregiudicano lo sviluppo e la prospettiva di una buona occupazione-:

   quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere al fine di individuare le più opportune misure di gestione degli effetti occupazionali delle crisi che stanno colpendo l'area industriale di Bari.
(5-07587)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GIACCONE, BILLI e SNIDER. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   l'operazione di riordino ad opera del decreto legislativo 29 dicembre 2021, n. 230, recante «istituzione dell'assegno unico e universale per i figli a carico», adottato in attuazione della legge delega 1° aprile 2021, n. 46, sta allarmando diversi impiegati del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale residenti all'estero;

   con l'entrata in vigore del suddetto decreto legislativo, attualmente prevista per il 1° marzo 2022, l'assegno unico e universale si sostituirà ai benefici previsti dalla normativa vigente per i genitori lavoratori, tra i quali le detrazioni per i figli a carico e l'assegno per il nucleo familiare;

   con il passaggio dalle vecchie alle nuove disposizioni, mal coordinate tra loro, tali lavoratori rischiano infatti di perdere sia le predette agevolazioni in fase di abrogazione definitiva – che gli stessi percepiscono ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18 – sia l'assegno unico e universale, essendo l'erogazione di quest'ultimo vincolata, in base agli stessi requisiti stabiliti dalla legge delega, al parametro della residenza sul territorio italiano e della cittadinanza;

   a quanto si apprende, la stessa Farnesina è preoccupata dagli eventuali contenziosi che potrebbero sorgere in questa situazione, giacché gli impiegati si vedono ledere diritti acquisiti nel contratto di lavoro che hanno firmato;

   le detrazioni per carichi di famiglia rappresentano una misura importante per le famiglie degli impiegati del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, e ciò sia da un punto di vista prettamente economico, impattando sensibilmente sullo stipendio netto, sia sotto il profilo della realizzazione degli obiettivi di sostegno della genitorialità che la legge delega si propone di conseguire; ad esempio, un impiegato che prende 900 euro al mese riceve 130 euro di detrazioni;

   la nuova misura entra in vigore a brevissimo (1° marzo 2022), impattando pesantemente sull'ammontare dello stipendio netto dei dipendenti-:

   se sia possibile conoscere il numero dei soggetti interessati dalle abrogazioni di cui sopra, di quale nazionalità siano ed in quali Paesi si trovino e quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare con urgenza per risolvere la criticità esposta in premessa.
(5-07573)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XIII Commissione:


   GOLINELLI, VIVIANI, BUBISUTTI, GASTALDI, GERMANÀ, LIUNI, LOLINI, LOSS, MANZATO e TARANTINO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   dal 2004 hanno avuto ampia diffusione, soprattutto in Lombardia, le polizze agevolate da contributi pubblici, per i costi di rimozione e distruzione delle carcasse, per i rischi climatici incombenti sulle strutture e per i rischi relativi alla propagazione delle epizoozie;

   la stipula di polizze agevolate per il comparto zootecnico ha avuto una costante e marcata crescita nel corso degli anni, portando enormi benefici alla collettività e riducendo sensibilmente la pratica dell'interramento dei capi e/o altre pratiche non consentite;

   fino al 2014, stante una liquidazione tempestiva dei contributi, si è registrato un forte interesse sia da parte dei Consorzi Difesa, che anticipano agli agricoltori il contributo sullo smaltimento delle carcasse (pari al 50 per cento della spesa assicurativa), che delle aziende che pagano interamente il costo relativo alle epizoozie (dal 2018 è pari al 70 per cento della spesa assicurativa);

   a partire dal 2015, a seguito dell'introduzione di un nuovo sistema di gestione informatica, gestito da Agea, si è di fatto interrotto questo virtuoso automatismo nel pagamento dei contributi, generando delle problematiche che, se non risolte rapidamente, possono arrestare questo importante strumento a supporto delle aziende agricole;

   se non si sblocca rapidamente l'erogazione dei contributi, le aziende dovranno farsi carico sia dei contributi non incassati, sia dei contributi anticipati dai Consorzi di Difesa che, in caso di mancato recupero degli stessi, a fronte delle crescenti difficoltà dovute alle continue richieste di proroga agli istituti di credito nonché interessi passivi fuori controllo, dovranno necessariamente recuperarli dagli associati;

   il sistema informatico di regolamentazione dei contributi evidenzia un elevato numero di anomalie legate ai problemi sincronizzazione Bdr-Bdn, ogni anno circa un 30 per cento degli allevamenti assicurati è in anomalia; in assenza di interventi, si potrebbe verificare una consistente riduzione dei contributi sia ai Consorzi di Difesa che alle aziende, con pesanti ricadute;

   circa la metà degli allevatori non percepisce aiuti dal 2015 e gli agenti di assicurazione ed i Condifesa segnalano una sfiducia verso il sistema, con un numero crescente di allevatori che non rinnova le coperture assicurative per il comparto zootecnico-:

   se intenda adottare iniziative finalizzate alla semplificazione delle procedure che portino ad una rapida e piena erogazione dei contributi pregressi, considerato che la loro mancata erogazione si ripercuoterà pesantemente sulle aziende agricole e anche sul sistema bancario che, a fronte delle continue rassicurazioni in merito all'imminente pagamento dei contributi pregressi, continua a finanziare le polizze, ma inizia a mostrare i primi rifiuti di finanziamento.
(5-07581)


   FRAILIS, INCERTI, MURA e GAVINO MANCA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   in Sardegna il rincaro generalizzato delle materie prime e dei costi energetici sta mettendo in ginocchio tutto il comparto ovi-caprino che ha già subito un calo dei guadagni dovuto alle calamità naturali del 2021 e che deve fare i conti anche con i ritardi nei pagamenti dei premi;

   gli allevatori sardi, mobilitati da settimane, chiedono alle istituzioni interventi immediati in grado di garantire il giusto prezzo del mercato e di salvaguardare tutto il comparto produttivo composto da 12.200 aziende dedite all'allevamento ovi-caprino che producono circa 300.000.000 di litri annui, che rappresentano il 10 per cento di quello raccolto a livello europeo;

   la questione dell'aumento incontrollato e repentino dei costi aziendali non riguarda solo il comparto dell'agro-zootecnica, ma impatta negativamente anche sui suinicoltori e sui produttori ortofrutticoli;

   davanti a una crisi che supera i nostri confini e si abbatte con conseguenze ancor più devastanti sulle aree economicamente e geograficamente svantaggiate, serve un piano straordinario di intervento a sostegno del sistema agricolo sardo-:

   quali iniziative intenda intraprendere per ridurre l'impatto dei rincari sui costi di produzione e per preservare e sostenere il comparto agropastorale e l'agricoltura isolana.
(5-07582)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

I Commissione:


   ALAIMO, BALDINO, FRANCESCO SILVESTRI, ELISA TRIPODI, BRESCIA, MAURIZIO CATTOI, DE CARLO, CORNELI, DIENI, AZZOLINA, GIORDANO e D'ORSO. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   la realizzazione degli obiettivi di crescita digitale, di modernizzazione della pubblica amministrazione e di rafforzamento della capacità amministrativa del settore pubblico sono considerate una priorità per il rilancio del sistema Paese da parte del PNRR;

   in relazione agli obiettivi fissati nel PNRR relativi all'assunzione di nuovi profili tecnici per il potenziamento del personale delle regioni e degli enti locali, dall'ultimo monitoraggio dell'attuazione del PNRR risulta che:

    con riferimento al bando per l'assunzione dei 2.800 tecnici per rafforzare le amministrazioni pubbliche del Sud, la procedura di selezione non ha consentito di coprire interamente i posti messi a concorso e ad oggi non risulta ancora pubblicato sul sito di Formez PA l'elenco dei vincitori con relativa amministrazione assegnata;

    il 15 ottobre 2021 è stato pubblicato un altro bando per il reclutamento a tempo determinato di 2.022 unità di personale destinato alle regioni del Sud ma questa seconda procedura di reclutamento è attualmente in corso considerato che non è stata ancora espletata la prova preselettiva scritta;

    il 30 novembre 2021 sono stati pubblicati sul Portale del Reclutamento «inPA» gli avvisi per l'assunzione di circa 1.000 professionisti a supporto tecnico delle amministrazioni locali nella realizzazione delle riforme di semplificazione dei procedimenti e nella gestione delle nuove procedure ma non si hanno aggiornamenti circa il conferimento definitivo degli incarichi;

   l'ormai cronica carenza di organico negli enti locali potrebbe compromettere la realizzazione degli obiettivi e dei progetti del PNRR. Questa situazione è presente in particolar modo nelle amministrazioni comunali e regionali dei Sud, dove gli enti si trovino in assoluta carenza di organico di figure professionali, cosiddetti «infungibili», indispensabili per l'attuazione non solo degli obiettivi previsti dal Recovery Fund ma anche per assolvere ai servizi pubblici essenziali verso i cittadini secondo adeguati livelli quantitativi e qualitativi, la cui mancanza rischia di bloccare il corretto funzionamento della macchina amministrativa-:

   quale sia lo stato di avanzamento delle procedure di reclutamento relative all'assunzione di 2.022 unità di personale destinato alle regioni del Sud, di 1.000 esperti da impiegare per tre anni a supporto delle amministrazioni locali nella gestione delle procedure complesse legate all'attuazione del PNRR e di 802 candidati vincitori del concorso 2.800 tecnici specificando quando questi ultimi siano stati assunti e presso quali amministrazioni regionali.
(5-07588)


   PRISCO e MONTARULI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   a seguito degli interventi legati all'erogazione del cosiddetto Superbonus 110 per cento per interventi di efficienza energetica o interventi antisismici e per assicurare una risposta efficace e tempestiva in ordine alla gestione dei procedimenti connessi, è stata consentita ai comuni l'assunzione di personale a tempo determinato e parziale, per la durata massima di un anno non rinnovabile, da impiegare ai fini del potenziamento degli uffici preposti ai suddetti adempimenti (articolo 1, comma 69, della legge 30 dicembre 2020, n. 178);

   se da un lato, i termini per l'accesso ai citati incentivi sono stati prorogati al 2023 con l'ultima legge di bilancio, non altrettanto è stato previsto per i rapporti di lavoro a tempo determinato per il potenziamento degli uffici preposti alla gestione delle istanze legate al «Superbonus 110 per cento», con la conseguenza, prevedibile, che allo scadere dei contratti in essere le unità operative dei comuni che si occupano della gestione delle pratiche dell'agevolazione fiscale si troveranno in grave difficoltà per l'espletamento delle istruttorie tecnico-amministrative e di conseguenza per il rilascio dei titoli abilitativi;

   un ulteriore rischio correlato è la possibilità che i comuni possano essere chiamati in causa per il mancato accesso ai benefìci fiscali, con pretese risarcitorie non determinabili ex ante ma, data la natura delle attività, presumibilmente ingenti;

   è di tutta evidenza la necessità di preservare gli effetti dei contratti di lavoro, a tempo parziale e determinato, già in essere, con salvaguardia delle professionalità acquisite e prosecuzione dell'attività amministrativa senza soluzione di continuità, in sintonia con la proroga dei benefici fiscali erogati dal Governo -:

   se non ritenga opportuno, per quanto di competenza, adottare iniziative volte a consentire ai comuni di rinnovare i contratti di lavoro di cui all'articolo 1, comma 69, della legge 30 dicembre 2020, n. 178, per tutta la durata degli incentivi di cui all'articolo 119 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77.
(5-07589)

SALUTE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   l'ospedale di Lipari è l'unico presidio sanitario delle Isole Eolie, preposto alla cura e all'assistenza di circa 20 mila eoliani;

   oggi, questo ospedale si avvia alla chiusura a causa della drammatica situazione in cui versa per la carenza di medici, per la chiusura del punto nascite, della camera iperbarica e della sala operatoria che funziona solo alla presenza, non sempre assicurata, degli anestesisti. I cittadini eoliani in gravi condizioni di salute (o le donne prossime al parto) vengono infatti trasportati in altre strutture sanitarie siciliane mediante elicotteri. Questi trasbordi di emergenza ovviamente hanno un costo esorbitante che si aggira intorno ai 7-10.000 euro a tratta a carico dello Stato;

   tali criticità sono state da mesi denunciate dai vari comitati cittadini che hanno intrapreso molte iniziative per sensibilizzare al problema le autorità preposte all'organizzazione e al buon funzionamento del servizio sanitario pubblico si tratta di iniziative che, tuttavia, sino ad oggi, non hanno portato a nessun risultato tangibile. Purtroppo neanche il coinvolgimento di membri del Governo, quali, uno dei sottosegretari alla salute che ha incontrato nel dicembre 2021 il consiglio comunale, il sindaco e i comitati cittadini ha condotto, nonostante le promesse di interessamento, a un miglioramento della situazione;

   il diritto alla salute è un principio costituzionalmente garantito a tutti e, con decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502 (articolo 1, comma 7), è stata sancita l'individuazione dei livelli essenziali di assistenza, aggiornati con l'ultimo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 gennaio 2017;

   i trasporti in emergenza con i veicoli aerei presso le strutture ospedaliere della terra ferma comporta, come sopra indicato, una cifra complessiva molto più alta rispetto al costo relativo a una gestione di un piccolo ospedale funzionante sull'isola-:

   se il Ministro interpellato non valuti l'opportunità, vista la critica situazione illustrata in premessa, di adottare iniziative, per quanto di competenza, per assicurare i livelli essenziali di assistenza ai cittadini eoliani, a questo punto fortemente compromessi, ed eventualmente drenare risorse finanziarie, quali anche quelle previste nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, per promuovere adeguati servizi sanitari presso queste isole, iniziando proprio dalla riqualificazione di questo fondamentale presidio ospedaliero in Lipari.
(2-01433) «D'Uva».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XII Commissione:


   LAPIA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo le stime dell'Osservatorio dei conti pubblici italiani, con oltre 1.400 abitanti per medico di base, l'Italia soffre ad oggi di una preoccupante carenza di assistenza primaria nel territorio, in maniera maggiore rispetto ai più avanzati Paesi europei;

   nei prossimi 7 anni il numero di medici di base che andrà in pensione eccederà quello in entrata. Basti pensare che, tra il 2022 ed il 2028, le stime prevedono una perdita tra i 9.200 e i 12.400 medici di base in tutte le regioni: se le previsioni dovessero essere confermate, considerato che la situazione risulta essersi aggravata negli ultimi anni, il nostro Paese rischierebbe di non essere più in grado di assicurare l'assistenza primaria sanitaria a tutti i cittadini;

   nonostante il Ministro interrogato, nell'ambito delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), abbia previsto l'aumento delle borse di studio per la specializzazione in medicina generale di ben 900 unità, potrebbe non bastare a risolvere la situazione descritta in premessa;

   ci sono regioni in cui il divario tra medici in uscita ed in entrata, previsto per i prossimi anni, risulta davvero notevole: basti pensare che nella sola Sardegna, una delle regioni a soffrire maggiormente il peso della carenza dei medici di base con interi territori letteralmente privati dell'assistenza primaria e con molti cittadini costretti a rinunciare all'assistenza ovvero a dover percorrere molti chilometri verso i comuni maggiori dell'isola, per i prossimi 7 anni è previsto il pensionamento di 719 medici di base contro l'ingresso di appena 70 medici. Una differenza di ben 649 medici che non fa sperare per il futuro dell'assistenza primaria nell'isola;

   al fine di risolvere la problematica sarebbe auspicabile, oltre all'aumento delle borse di studio con la speranza che diventi sempre più consistente, porre in essere misure che mirino ad invertire la tendenza: si pensi, ad esempio, alla previsione di maggiori incentivi economici adeguati per quelle figure che decidano di operare nelle cosiddette zone disagiate, avvero alla possibilità di estendere l'operatività dei punti di guardia medica, in termini di ore, laddove manchi il medico di base, come anche alla possibilità di aumentare i massimali per il numero di assistiti per ogni medico-:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda porre in essere, nell'immediato, al fine di frenare questa grave emergenza, con particolare attenzione a quelle regioni ove si assiste ad un progressivo smantellamento dell'assistenza sanitaria di base.
(5-07591)


   TIRAMANI, BOLDI, DE MARTINI, FOSCOLO, LAZZARINI, PANIZZUT, PAOLIN, SUTTO e ZANELLA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il settore dei dispositivi medici, in Italia, è composto da oltre 4.000 imprese, impiega 94.000 addetti e genera un mercato di oltre 16,5 miliardi di euro, costituendo una parte importante del tessuto imprenditoriale italiano. Il comparto dei dispositivi medici rappresenta, inoltre, uno dei settori con maggiori potenzialità di sviluppo e può svolgere un ruolo strategico nella crescita del prodotto interno lordo, dell'occupazione e dell'innovazione;

   nell'anno 2011, l'articolo 17 del decreto-legge n. 98 del 2011 ha stabilito che la spesa per i dispositivi medici sostenuta dal Servizio sanitario nazionale dovesse essere fissata entro un tetto massimo, fissato al 5,2 per cento. Successivamente, i tetti furono abbassati, dapprima con il decreto-legge n. 95 del 2012, che rideterminò la percentuale al 4,8 per cento, poi con la legge di bilancio 2013, che la modificò al 4,4 per cento. È stato, poi, l'articolo 9-ter del decreto-legge n. 78 del 2015 che ha posto, per la prima volta, una parte dello sforamento del tetto a carico delle aziende private;

   nello specifico, questo sarebbe accaduto nella misura del 40 per cento nel 2015, del 45 per cento nel 2016, e del 50 per cento da 2017;

   nonostante le suddette disposizioni risultino, ad oggi, inapplicate, le aziende devono tenere conto di esse ogni anno, da un punto di vista fiscale e contabile, a discapito di investimenti in occupazione, ricerca e innovazione;

   l'incertezza determinata dal quadro normativo ha portato le imprese dei dispositivi medici ad accantonare in bilancio circa 1 miliardo di euro, solamente nel triennio 2015-2017. L'impatto sul livello degli investimenti in R&S è evidente: da circa 1.200 milioni di euro nel 2014 a 850 milioni di euro nel 2019. Anche la qualità degli investimenti ha subito un contraccolpo. Di media, dal 2015 le sperimentazioni cliniche si sono ridotte del 9 per cento;

   di recente, il legislatore è intervenuto con l'articolo 1, comma 287, della legge 30 dicembre 2021, n. 234, escludendo, per gli anni 2020 e 2021, un elenco di dispositivi medici utilizzati nelle azioni di contenimento della pandemia dal meccanismo del cosiddetto payback. Tale intervento, sebbene positivo, non risolve tuttavia le criticità strutturali del sistema di cui si è dato conto –:

   se non ritenga che il meccanismo del payback sui dispositivi medici rappresenti una minaccia per gli investimenti e l'efficienza dei servizi sanitari che richieda l'adozione di iniziative normative e adeguati correttivi, anche in sede di attuazione della legge di delegazione europea 2019-2020.
(5-07592)


   BELLUCCI, GEMMATO e FERRO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con un comunicato congiunto, oltre 70 associazioni hanno duramente commentato la bozza di decreto ministeriale che dovrebbe istituire i Comitati etici, in sostituzione dei circa 90 comitati territoriali, ai quali spetterebbe, peraltro, il compito di emanare i pareri nei casi di eutanasia negli ospedali;

   come si legge nella nota, «Nella gara a chi taglia per primo il traguardo di procurare la morte, [...] irrompe il Ministro della salute, con la bozza di decreto resa nota ieri, che sarà sottoposta alla Conferenza Stato-regioni, di modifica della disciplina dei Comitati etici territoriali»;

   secondo la condivisibile analisi delle associazioni, «in un settore – quello, appunto, dei Comitati etici – finora dominato dal caos normativo, [...] il Ministro della salute pretende che un atto amministrativo, [...] salti a piè pari il Parlamento e dia (non chiesta, né dovuta) attuazione alla sentenza della Corte costituzionale n. 242 del 2019, [...] “in relazione ai casi riguardanti richieste di suicidio medicalmente assistito”»;

   in questo senso, l'intervento del Ministro appare «grave perché: si sovrappone a una competenza che, come è scritto nella sentenza citata oltre che nella stessa Costituzione, la Consulta affida esclusivamente al Parlamento (e non potrebbe essere diversamente); fornisce della sentenza una interpretazione sulla quale la discussione alla Camera è appena iniziata, [...]; stravolge la funzione dei Comitati etici, il cui assetto può essere modificato solo per legge, visto che proprio una legge – la n. 3 del 2018, all'articolo 2, comma 10 – attribuisce loro competenza esclusivamente “per la valutazione delle sperimentazioni cliniche sui dispositivi medici e sui medicinali” e non più per altre residue ed eventuali funzioni»;

   la recente sentenza della Corte costituzionale, nel dichiarare la parziale illegittimità costituzionale dell'articolo 580 del codice penale, ha reso quello delle cure palliative un passaggio pregiudiziale per qualsiasi trattamento di fine vita: risulta assolutamente contraddittorio parlare di libertà di scelta in mancanza di vere alternative di scelta offerte ai malati che non hanno altra possibilità se non la tentazione di porre fine alle proprie sofferenze, non solo per la gravità delle condizioni fisiche in cui versano, ma anche per l'indifferenza di un sistema che li tratta come malati di serie B –:

   se il Governo non ritenga di dover rivedere integralmente la bozza di decreto di cui in premessa al fine di garantire, nel rispetto del principio di indisponibilità della vita umana, la piena attuazione alla sentenza della Corte costituzionale n. 242 del 2019 in materia di valorizzazione e diffusione della terapia del dolore e delle cure palliative.
(5-07593)


   BOLOGNA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 175 del 2021 «Disposizioni per la cura delle malattie rare e per il sostegno della ricerca e della produzione dei farmaci orfani» è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 27 novembre 2021; dall'entrata in vigore della legge n. 175 del 2024 decorrono i termini entro i quali produrre i cinque atti necessari alla sua piena attuazione. Due sono i decreti: entro 2 mesi deve essere istituito il Comitato nazionale per le malattie rare con decreto del Ministro della salute; entro 3 mesi deve essere istituito il Fondo di solidarietà per le persone affette da malattie rare con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con Ministero della salute e del Ministro dell'economia e delle finanze;

   vi sono poi due accordi in sede di Conferenza Stato-regioni: uno è quello relativo all'approvazione del Secondo piano nazionale malattie rare e riordino della rete, che deve essere adottato, in sede di prima attuazione, entro tre mesi; con un secondo accordo di competenza della Conferenza Stato-regioni, dovranno essere definite le modalità per assicurare un'adeguata informazione dei professionisti sanitari, dei pazienti e delle famiglie, da adottarsi entro 3 mesi; entro 6 mesi bisogna redigere un regolamento del Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell'università e ricerca, per stabilire i criteri e le modalità di attuazione per gli incentivi fiscali in favore dei soggetti, pubblici o privati, che si occupano di ricerca finalizzata allo sviluppo di protocolli terapeutici sulle malattie rare o nella produzione dei farmaci orfani;

   il 28 febbraio 2022 si celebra la giornata mondiale delle malattie rare e si intende dare come istituzioni delle risposte ai bisogni dei pazienti e delle loro famiglie –:

   quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per l'emanazione, in tempi brevi, degli atti per la piena attuazione della legge n. 175 del 2021 e per dare impulso agli accordi e ai provvedimenti da assumere nei tempi prescritti per rendere operative le disposizioni previste dalla legge, affinché le persone con malattia rara e le loro famiglie possano vedere i risultati di questo percorso normativo realizzarsi nella loro vita quotidiana e affinché gli enti di ricerca sulle malattie rare possano accedere agli incentivi fiscali.
(5-07594)


   NOJA e FERRI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 8, comma 1, del decreto legislativo n. 502 del 1992, dispone che «Il rapporto tra il Servizio sanitario nazionale, i medici di medicina generale ed i pediatri di libera scelta è disciplinato da apposite convenzioni di durata triennale conformi agli accordi collettivi nazionali stipulati, ai sensi dell'articolo 4, comma 9, della legge 30 dicembre 1991, n. 412, con le organizzazioni sindacali di categoria maggiormente rappresentative in campo nazionale»;

   in data 20 gennaio 2005 è stato stipulato l'Accordo collettivo nazionale per la disciplina dei rapporti con i medici di medicina generale, che regolamenta il rapporto di lavoro autonomo convenzionato per l'esercizio delle attività professionali, tra i medici di medicina generale e le Aziende sanitarie locali, per lo svolgimento, nell'ambito del Servizio sanitario nazionale, dei compiti nei settori, tra l'altro, dell'emergenza sanitaria territoriale (articolo 13);

   la maggior parte dei medici del settore dell'Emergenza sanitaria territoriale non risulta assunta come dirigente medico dalle aziende sanitarie locali, in quanto riceve un inquadramento quale «medico convenzionato a tempo indeterminato»;

   ciò determina una disciplina del rapporto economico-giuridico facente capo ai medici convenzionati a tempo indeterminato complessivamente peggiorativa rispetto ai dirigenti medici, tra cui il mancato riconoscimento del trattamento di fine rapporto, un'aliquota contributiva del 24 per cento piuttosto che del 34 per cento, l'impossibilità di fruire dei benefici previsti dalla legge n. 104 del 1992;

   ciò nonostante, nel rapporto giuridico che lega i medici convenzionati alle aziende sanitarie, sussistono tutti gli indici che connotano lo svolgimento di un rapporto di lavoro subordinato: ad esempio, i turni di lavoro sono stabiliti dai dirigenti aziendali, è previsto un controllo delle ore di prestazione erogate e, laddove richiesto, l'intervento di emergenza medica è retribuito con compensi fissi parametrati al numero di ore lavorate;

   inoltre, quanto alle assenze da lavoro, è prescritto l'invio di certificato medico per malattia ed è altresì prevista l'approvazione dei giorni di ferie da parte dell'Azienda sanitaria –:

   se il Governo sia a conoscenza della questione esposta e se intenda promuovere adeguate iniziative di competenza – e quali – volte all'inquadramento dei medici convenzionati a tempo indeterminato nel ruolo sanitario della dirigenza medica, in modo da allineare l'assetto giuridico alla situazione di fatto in cui essi operano.
(5-07595)


   SIANI, QUARTAPELLE PROCOPIO, CARNEVALI, DE FILIPPO, RIZZO NERVO e PINI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   gli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs), in cui coesistono la ricerca sanitaria e l'assistenza, rappresentano un modello di eccellenza anche nel panorama internazionale;

   gli Irccs perseguono finalità di ricerca nel campo biomedico e, al contempo, in quello della organizzazione e gestione dei servizi sanitari effettuando anche prestazioni di ricovero e cura di alta specialità; il quadro normativo degli Irccs, costituito dal decreto legislativo n. 288 del 2003, dispone che, a differenza degli altri centri di ricerca e delle università, essi rispondano per le loro attività di ricerca al Ministero della salute, mentre per le attività di assistenza sanitaria siano soggetti anche alle competenze delle regioni;

   come noto, l'attuale regime giuridico «ibrido» ha da sempre comportato diverse criticità gestionali dovute, in primo luogo, al fatto che le regioni gestiscono l'ambito dell'assistenza e predispongono le assunzioni, mentre il Ministero della salute finanzia la ricerca annualmente in base alla produzione scientifica dell'anno precedente; la conseguenza di tale soluzione è stato il protrarsi, anche per decenni, del precariato di ricercatori che pure vantano produttività scientifica conclamata, impiegati con contratti atipici (borse di studio, contratti di collaborazione coordinata e continuative, collaborazioni professionali e partite Iva);

   ai primi di febbraio 2022 il Consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge delega di riforma dei 52 Ircss italiani che fanno ricerca;

   nell'ambito della «Missione 6 - Salute» del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) è prevista, entro il 2022, l'entrata in vigore di un decreto legislativo per il riordino della rete degli Irccs al fine di rafforzare e migliorare il rapporto fra ricerca, innovazione e cure sanitarie;

   sempre nell'attuazione di tale Missione è auspicabile la creazione di Irccs pediatrici anche nel Mezzogiorno che, con lo scambio di competenze specialistiche, riduca anche la migrazione sanitaria della popolazione pediatrica;

   attualmente, il personale degli Irccs ha un contratto a tempo determinato di 5 anni del Contratto collettivo nazionale di lavoro Sanità nel ruolo della ricerca, la cosiddetta piramide della ricerca; una situazione di precarietà che permane nonostante la stabilizzazione del personale a tempo determinato per la lotta al COVID-19, circa 50 mila sanitari fra medici ed infermieri –:

   quali iniziative di carattere normativo si intendano adottare, al fine di individuare una soluzione strutturale per il definitivo superamento del precariato del personale degli Irccs.
(5-07596)

SUD E COESIONE TERRITORIALE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per il sud e la coesione territoriale, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

   l'agevolazione contributiva per l'occupazione in aree svantaggiate – cosiddetto «Decontribuzione Sud» – è stata introdotta dall'articolo 27 del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104 (cosiddetto decreto Agosto) che prevedeva – per il periodo dal 1° ottobre 2020 al 31 dicembre 2020 – un esonero contributivo parziale, pari al 30 per cento dei contributi dovuti, a favore dei datori di lavoro del settore privato – con esclusione del settore agricolo e dei contratti di lavoro domestico – operanti nelle regioni che, con riferimento al 2018, presentano un prodotto interno lordo pro capite non superiore al 90 per cento di quello medio dei 27 Paesi attualmente facenti parte dell'Unione europea e un tasso di occupazione inferiore alla media nazionale;

   le regioni che rientrano nel beneficio, in base al richiamo dell'articolo 27, comma 1, del cosiddetto decreto Agosto, sono l'Abruzzo, la Basilicata, la Calabria, la Campania, il Molise, la Puglia, la Sardegna, la Sicilia;

   l'obiettivo della misura «Decontribuzione Sud» è quello di è tutelare i livelli occupazionali, riducendo gli effetti negativi determinati dall'epidemia COVID-19 sul lavoro dipendente, soprattutto in aree già caratterizzate da situazioni di disagio socio-economico;

   la legge di bilancio 2021 (legge 30 dicembre 2020, n. 178) ha quindi esteso l'esonero contributivo fino al 31 dicembre 2029, con graduale riduzione nel tempo del beneficio, che resta invariato fino al 2025 per poi passare dal 30 per cento al 20 per cento e 10 per cento tra il 2026 e il 2029;

   nello specifico, l'esonero è pari al: 30 per cento della contribuzione previdenziale a carico del datore di lavoro, con esclusione dei premi e contributi dovuti all'Inail fino al 31 dicembre 2025; 20 per cento della contribuzione previdenziale a carico del datore di lavoro, con esclusione dei premi e contributi dovuti all'Inail, per gli anni 2026 e 2027; 10 per cento della contribuzione previdenziale a carico del datore di lavoro, con esclusione dei premi e contributi dovuti all'Inail, per gli anni 2028 e 2029;

   ai sensi dell'articolo 108, paragrafo 3, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (Tfue) la Commissione europea, con Decisione C(2021)1220 final del 18 febbraio 2021, ha autorizzato il suddetto sgravio fino al 31 dicembre 2021, prorogandone in seguito l'applicabilità fino al 30 giugno 2022 (decisione C(2022) 171 final dell'11 gennaio 2022), termine finale di operatività del Quadro temporaneo aiuti di Stato (Temporary Framework);

   l'Inps ha quindi rinviato l'emanazione delle istruzioni per la gestione degli adempimenti previdenziali connessi all'agevolazione contributiva relative al periodo 1° gennaio 2022-31 dicembre 2029 all'esito del procedimento di autorizzazione della Commissione europea, ai sensi dell'articolo 108, paragrafo 3, del Tfue;

   la decontribuzione al Sud rappresenta una delle misure principali messe in campo dal Governo per prevenire un possibile ampliamento del divario territoriale Nord-Sud in seguito alla crisi economico-sanitaria, al fine di contenere gli effetti negativi sull'occupazione della crisi economica, in quelle aree del Paese caratterizzate da un tessuto socio-economico più fragile –:

   se il Governo possa fornire dati aggiornati in merito allo stato delle nuove assunzione dei settori imprenditoriali che maggiormente hanno beneficiato, grazie alla «Decontribuzione Sud», delle agevolazioni contributive nel 2021;

   se e quali ulteriori iniziative di competenza il Governo intenda promuovere per assicurare la prosecuzione dei benefici derivanti dall'applicazione dell'esonero contributivo anche nel medio periodo, in un'ottica di sostegno strutturale al rilancio dell'occupazione nel Mezzogiorno, in particolare di quella giovanile e femminile, per le imprese che investono e investiranno nel Sud Italia, nel rispetto dei limiti e delle condizioni di cui al Temporary Framework.
(2-01429) «Galizia, Businarolo, Ianaro, Grillo, Papiro, Ricciardi, Amitrano, Barbuto, Bella, Cancelleri, Carbonaro, Carinelli, Cillis, Ciprini, Cominardi, Cubeddu, D'Arrando, De Lorenzis, Del Sesto, Frusone, Giarrizzo, Invidia, Iorio, Iovino, Mammì, Melicchio, Pallini, Palmisano, Penna, Roberto Rossini».

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:


   DE LUCA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   Logista Italia S.p.a., società del gruppo spagnolo leader nella distribuzione di prodotti e servizi per i rivenditori di prossimità in Europa meridionale e principale distributore dei tabacchi in Italia, il 3 febbraio 2022 ha annunciato improvvisamente la chiusura del sito di smistamento di Maddaloni (CE) prevista per il prossimo ottobre, e la dislocazione delle attività presso quello di Anagni (FR), senza tuttavia presentare né piani industriali, né garanzie occupazionali per i 108 lavoratori, diretti e indiretti, ivi impiegati;

   la chiusura dello stabilimento di Maddaloni segue quella del sito di Bologna, avvenuta la scorsa estate e nota per essere stata comunicata ai dipendenti all'ultimo momento via Whatsapp, nonostante la stessa società avesse affermato, a dicembre 2020, di non aver intenzione di chiudere alcun sito di deposito in Italia;

   tale chiusura è stata successivamente motivata da Logista Italia (che ad oggi ha quattro siti produttivi in Italia – Tortona, Anagni, Maddaloni e Catania – e circa 600 addetti) con la necessità di incrementare i profitti a fronte di minori guadagni, sebbene la società non abbia registrato alcun calo di fatturato o difficoltà economiche, bensì un incremento degli utili, negli ultimi tre anni, chiudendo il periodo 2021/2022 con un valore Ebit consolidato (misura del risultato operativo prima della deduzione degli oneri finanziari e delle imposte) di oltre 97 milioni di euro, anche grazie al sacrificio dei lavoratori che si sono prestati a turni straordinari per garantire, anche durante l'emergenza sanitaria, un approvvigionamento costante di sigarette (anche elettroniche) in tutto il Centro Sud;

   la decisione della società parte del gruppo spagnolo, la quale opera con autorizzazione dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli di Stato, in un settore peraltro a rischio di contraffazione e contrabbando e della relativa perdita di gettito fiscale, appare inserita in un'operazione di progressiva dismissione dei siti produttivi italiani, priva di un chiaro disegno industriale e di misure di salvaguardia occupazionale, effettive e sostenibili per i lavoratori;

   la chiusura dello stabilimento di Maddaloni, che invece potrebbe essere implementato come piattaforma logistica nell'ambito dell'area interportuale di Maddaloni-Marcianise, rischia inoltre di minare ulteriormente un territorio già soggetto al declino del tessuto produttivo e a gravi problematiche occupazionali, in un periodo ancora segnato dalla crisi pandemica;

   il giorno 11 febbraio 2022 si è tenuto, in regione Campania, il tavolo convocato sulla vertenza in questione, cui hanno partecipato rappresentanti delle istituzioni, dei sindacati e della Logista Italia, a conclusione del quale la società ha reso noto che comunicherà le sue intenzioni nella successiva riunione, convocata per il 22 febbraio 2022, mentre i sindacati hanno ribadito la richiesta della revoca, o quantomeno della sospensione, della decisione di chiudere il sito di Maddaloni;

   con un comunicato unitario del 16 febbraio 2022, i sindacati Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti hanno annunciato lo sciopero in tutti e quattro i siti produttivi della Logista Italia per il 21 febbraio 2022 e un presidio a Roma presso la sede del Ministero dello sviluppo economico, contro la chiusura e a sostegno dei lavoratori –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda porre in essere, in considerazione della rilevanza strategica della succitata attività, svolta nel monopolio statale dei tabacchi, e in particolare se intenda attivare in tempi rapidi un tavolo istituzionale, con tutti i soggetti interessati, al fine di salvaguardare la permanenza del sito produttivo di Maddaloni e i lavoratori ivi impiegati, in ogni caso adottando le iniziative di competenze affinché Logista Italia quantomeno presenti in tempi rapidi un piano industriale che garantisca gli attuali livelli occupazionali.
(3-02769)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della transizione ecologica, per sapere – premesso che:

   l'Agenzia di tutela della salute (Ats) di Milano, nel marzo 2019, ha prodotto uno studio sulla «Valutazione dello stato di salute della popolazione residente nell'area intorno all'inceneritore Silla 2», il termovalorizzatore di A2A, situato nella zona nord-ovest di Milano in grado di trattare oltre 500.000 tonnellate di rifiuti;

   tale impianto presenta caratteristiche comuni a numerosi impianti nazionali di combustione di rifiuti e a ciclo combinato e rappresenta un caso emblematico in ordine ai sistemi di valutazione delle emissioni e del reale impatto ambientale;

   lo studio ha preso in considerazione le emissioni nell'anno solare 2015, caratterizzato da una minore percentuale di semi-ore in stato di fermo e da un maggiore ammontare di rifiuti bruciati. I valori del sistema di monitoraggio in continuo delle emissioni (Sme) validano i dati soltanto in condizioni di regime stazionario, non acquisendo le concentrazioni in regime transitorio che, sebbene coinvolgano poche ore di esercizio, possono risultare, in base al tipo di inquinante considerato, da uno a tre ordini di grandezza superiori alle concentrazioni in regime stazionario (si vedano al proposito gli articoli di J. Obaid e altri, 2017, M. Tejima e altri 2007). Pertanto, contrariamente a quanto acquisito nello studio di Ats, è probabile che nel 2015 l'inceneritore considerato abbia disperso meno inquinanti in ragione del verificarsi di un minor numero di regimi transitori;

   gli impianti con un sistema di campionamento in continuo dei microinquinanti organici, quali diossine e i Pcb (Uni CEN/TS 1948-5:2015), hanno come limite il funzionamento soltanto in condizioni transitorie di regime minimo che sono proprio quelle di massima emissione, laddove una valutazione estesa a tutte le condizioni impiantistiche consentirebbe di ottenere il reale impatto ambientale e stabilire eventuali correzioni costruttive e di gestione;

   anche in merito alla ricaduta al suolo degli inquinanti, si riscontra l'assenza della determinazione dell'altezza effettiva del camino. Inoltre, al fine di calcolare la ricaduta al suolo, nelle tabelle non viene mai riportata l'umidità assoluta media, nonostante tale parametro sia importante al fine di stabilire l'entalpia e la densità dei fumi e quindi calcolare l'altezza apparente delle ciminiere. Al fine di ottenere quella che si definisce come altezza effettiva della sorgente, l'innalzamento del pennacchio va sommato all'altezza di progetto dal suolo della sorgente. L'umidità assoluta nei fumi di un inceneritore mediamente è superiore al 10 per cento e questo dato fa sì che la capacità termica dei fumi si innalzi in modo rilevante, così come il pennacchio, e debba essere tenuto in considerazione per avere un corretto modello diffusionale;

   dal documento sopra citato si evince la presenza di 3 camini con 2,2 metri di diametro, per una superficie totale di 11.398 metri quadrati. Moltiplicando questa superficie per la velocità media dei fumi di 13,24 metri al secondo si calcola una portata di 150,909 metri cubi al secondo e 543.283 metri cubi all'ora. Normalizzando la velocità a 20 gradi centigradi, la portata diventa di 583.084 metri cubi all'ora, laddove lo studio riporta un valore pari a 107.714 metri cubi all'ora che non corrisponde neanche alla portata di un singolo camino (pari a 194.714 metri cubi all'ora). Il calcolo corretto dell'emissione dei camini al fine dello sviluppo del metodo di dispersione degli inquinanti è fondamentale per ottenere un corretto modello di ricaduta al suolo degli inquinanti;

   vanno, inoltre, svolte considerazioni sulla ricaduta al suolo del Pts che andrebbe eseguita in funzione della distribuzione dimensionale del particolato. Infatti, il particolato fine ed ultrafine si comporta alla stregua del gas, mentre il particolato sopra 1 μm ha ricadute in funzione della caratterizzazione dei fumi. Il modello applicato dovrebbe essere corretto solo se si indica un intervallo di distribuzione dimensionale abbastanza ristretto (ad esempio, ricaduta al suolo per la frazione PM10-9 μm e via di seguito per i singoli intervalli dimensionali);

   con riguardo agli Idrocarburi policiclici aromatici (Ipa) si rileva che artefatti dovuti a degradazioni ossidative possono compromettere il campionamento degli Ipa e dare luogo ad una sottostima. Pertanto, il metodo di riferimento e la specifica tecnica suggeriscono di includere nel sistema di campionamento un denuder (sistema diffusivo catalitico), che funzioni da sistema di abbattimento per l'ozono troposferico (scrubber) prima che entri in contatto con il Pm raccolto sul filtro. D'altro canto, in Italia, nel recepimento delle procedure europee è stata pubblicata la metodica per il campionamento e la determinazione degli Ipa (decreto ministeriale 5 maggio 2015) dove non viene menzionato l'impiego di un sistema per la riduzione dell'ozono durante le fasi di campionamento, sebbene venga riportato, nelle note, che l'impatto negativo dell'ozono, in presenza e assenza di luce solare, è stato sufficientemente provato in ambienti artificiali, quantunque le stime quantitative siano assai dubbie e incerte nell'applicazione di «fattori di correzione» per atmosfere reali. Tali profili erano stati già riportati nel 2009, in uno studio di E. Menichini e altri, nel quale è stato rilevato che la perdita di benzo(a)pirene durante il campionamento è tipicamente dal 20 al 55 per cento e che, in alcune condizioni di concentrazioni elevate di ozono, si può arrivare ad una sottostima del 100 per cento -:

   se il Ministro interpellato intenda adottare iniziative volte a disporre la valutazione delle emissioni in tutte le condizioni di esercizio, transitori compresi, per valutare il reale impatto ambientale degli impianti di combustione di rifiuti e a ciclo combinato;

   se intenda adottare iniziative volte a disporre la valutazione della ricaduta al suolo degli inquinanti tramite dati sulla reale altezza del camino, sull'umidità e la densità dei fumi nei medesimi impianti;

   se intenda promuovere, per quanto di competenza, una revisione dei calcoli della portata e la dispersione dell'inceneritore «Silla 2» e in altri impianti analoghi;

   se intenda promuovere, per quanto di competenza, una revisione dei metodi di calcolo della ricaduta del Pts in funzione della distribuzione dimensionale del particolato negli impianti di combustione di rifiuti e a ciclo combinato;

   se intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, al fine di favorire l'inclusione, nel sistema di campionamento degli Ipa, di un sistema diffusivo catalitico per ridurre possibili sottostime, riferibili in particolare all'ozono, nei medesimi impianti.
(2-01432) «Zolezzi, Villani, Nappi, Di Lauro, Olgiati, Zanichelli, Federico, Daga, Deiana, D'Ippolito, Maraia, Micillo, Terzoni, Traversi, Varrica, Vignaroli, Alemanno».

Interrogazioni a risposta immediata:


   VIANELLO. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   un articolo pubblicato su Il Fatto Quotidiano del 18 febbraio 2022 mette in evidenza che Eni avrebbe comunicato i risultati preliminari di bilancio del 2021 con gli utili più alti dal 2012 (pari a 4,7 miliardi di euro), mentre Edison avrebbe prodotto nel corso del medesimo anno un utile che sfiorerebbe il miliardo di euro (con un incremento del 45 per cento rispetto al 2020);

   sempre Il Fatto Quotidiano (in un articolo del 12 febbraio 2022) imputa tale situazione ai contratti a lungo termine della russa Gazprom che, secondo le dichiarazioni rese dal Presidente Putin, venderebbe il gas alle società italiane ad un prezzo di favore, consentendo a queste ultime di beneficiare di grandi profitti derivanti dalla differenza tra il prezzo di acquisto (praticato da Mosca) ed il maggior prezzo in fase di vendita;

   a fronte di tale situazione, il Governo italiano punterebbe al raddoppio della produzione da 3 a 6 miliardi di metri cubi di gas attraverso un aumento delle concessioni e delle coltivazioni di gas metano, con un consumo annuo che si aggira annualmente sui 76 miliardi di standard metri cubi e di 45 miliardi di metri cubi di riserve accertate;

   tale soluzione è stata criticata sia per il forte impatto ambientale sia perché l'aumento della produzione domestica italiana, così esigua rispetto al mercato di riferimento, non produrrebbe immediati e verificabili vantaggi in termini di riduzione del costo delle bollette –:

   se il Ministro interrogato intenda fornire chiarimenti circa i tempi e le modalità della diminuzione dei costi delle bollette a seguito dell'iniziativa espressa in premessa.
(3-02775)


   FEDERICO, SUT, DAGA, DEIANA, D'IPPOLITO, DI LAURO, MARAIA, MICILLO, TERZONI, TRAVERSI, VARRICA, VIGNAROLI, ZOLEZZI, ALEMANNO, CARABETTA, CHIAZZESE, FRACCARO, GIARRIZZO, MASI, ORRICO, PALMISANO e PERCONTI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   venerdì 18 febbraio 2022 il Consiglio dei ministri ha approvato il cosiddetto «decreto energia» che stanzia nuove risorse per contenere l'aumento del prezzo dell'energia per famiglie e piccole e medie imprese;

   tra le misure contenute nel provvedimento si prevede l'ulteriore approvvigionamento di gas naturale dai giacimenti nazionali, ricadenti sulla terraferma e nel mare territoriale, previa manifestazione di interesse ad aderire alle procedure da parte dei titolari di concessioni di coltivazione che ricadano «in tutto o in parte» in aree considerate idonee nell'ambito del Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee;

   come noto il Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (Pitesai), la cui approvazione è stata resa nota in Gazzetta ufficiale l'11 febbraio 2022, definisce le aree che costituiscono l'ambito territoriale di riferimento all'interno del quale, in base ai criteri di sostenibilità ambientale, sociale ed economica descritti nel medesimo piano, sono individuate le aree idonee e non per lo svolgimento e la prosecuzione delle attività di ricerca e di estrazione di idrocarburi;

   la definizione delle aree potenzialmente idonee per la presentazione di nuove istanze di permessi di prospezione e di ricerca scaturisce, in particolare, dall'applicazione dei vincoli assoluti (relativi ai divieti già in essere) e dei vincoli aggiuntivi di esclusione (relativi alla salvaguardia, tutela e valorizzazione del patrimonio ambientale, culturale, territoriale ed economico presente), per i quali trova applicazione anche il cosiddetto «criterio di divieto delle attività per prevalenza delle finalità coinvolte e degli obiettivi da conseguire»;

   nel corso dell'audizione del 21 febbraio 2022, davanti alle Commissioni riunite ambiente, attività produttive e agricoltura della Camera dei deputati, il Ministro interrogato ha confermato che è possibile ottimizzare e pertanto incrementare la produzione dei giacimenti nazionali di gas esistenti di ulteriori 2,2 miliardi di metri cubi l'anno, soprattutto dall'area di Cassiopea, del Canale di Sicilia, delle Marche e del ravennate, per arrivare a un portafoglio di circa 5 miliardi di metri cubi –:

   se il Ministro interrogato possa confermare che l'incremento dell'estrazione nazionale di metano, stimato in circa 2,2 miliardi di metri cubi l'anno aggiuntivi, sia in linea con l'attuale impostazione del Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee, appena approvato, e, in particolare, con il rispetto dei vincoli di esclusione delle aree potenzialmente non idonee per la prosecuzione delle attività di estrazione di gas di cui in premessa, nonché con gli indirizzi e le linee guida del Ministero dello sviluppo economico del 2014 (in corso di aggiornamento) per il monitoraggio della sismicità.
(3-02776)


   PORCHIETTO, D'ATTIS e GIACOMETTO. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   secondo il Registro italiano dighe, le grandi dighe (invasi di 1.000.000 metri cubi, altezza oltre 15 metri) sono 532 diffuse soprattutto sull'arco Alpino e nelle Isole. Di queste 497 sono in attività e sono date in concessione soprattutto per la produzione di energia idroelettrica (306), cui seguono gli usi irriguo potabile e industriale. Il settore dà lavoro a oltre 15 mila operatori in possesso di un'elevata specializzazione;

   la fonte idraulica ha prodotto nel 2020 46,7 Twh pari al 40,2 per cento del totale della produzione da fonte rinnovabile (Gse – rapporto 2020). Alcuni studi sostengono che con interventi di sistemazione degli invasi e ammodernamento delle turbine si potrebbe avere un incremento di produzione fino a 25 Twh al 2030, contribuendo significativamente al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione fissati per quella data. Diversamente da eolico e fotovoltaico l'idroelettrico è programmabile;

   negli ultimi anni, lo stratificarsi di previsioni normative non coerenti ha ingenerato incertezza nel settore, bloccando i necessari investimenti. L'attuale normativa, oltre alla regionalizzazione, prevede la messa a gara delle concessioni con accesso di operatori stranieri. Viceversa, dopo l'annullamento dell'Unione europea di tutte le procedure di infrazione in materia di concessioni nel settore idroelettrico, negli altri Paesi dell'Unione si registrano situazioni in cui le concessioni non hanno scadenza o comunque sono assegnate con procedure non competitive;

   nella recente relazione sulla sicurezza energetica il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir) ha criticato il disegno di legge sulla concorrenza, all'esame del Senato della Repubblica, per aver aperto le gare per le concessioni idroelettriche a «operatori esteri ma in un regime di non reciprocità poiché gli altri Paesi europei applicano un regime protezionistico»;

   il Piano energia clima, pur prevedendo che in sede di rinnovo delle concessioni si privilegerà la riqualificazione degli impianti idroelettrici, stabilisce tra gli obiettivi al 2030 del settore elettrico una crescita contenuta della potenza idroelettrica (49,3 Twh, pagina 56 e 57 del piano);

   né il recepimento della direttiva «Red II» ((UE) 2018/2001), né il Piano per la transizione ecologica appaiono tenere sufficientemente conto delle specificità e delle potenzialità del settore idroelettrico nazionale. Secondo gli operatori del settore, la sola proroga delle attuali concessioni per almeno 10 anni potrebbe attivare investimenti per 8 miliardi di euro –:

   quali ulteriori iniziative intenda adottare per sviluppare le potenzialità del settore idroelettrico nazionale, tutelandone la strategicità in termini di sicurezza energetica.
(3-02777)

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta scritta Cunial n. 4-07537 del 17 novembre 2020;

   interpellanza Zolezzi n. 2-01299 del 3 agosto 2021;

   interrogazione a risposta scritta Golinelli n. 4-11006 del 22 dicembre 2021;

   interrogazione a risposta in Commissione Ruffino n. 5-07321 del 10 gennaio 2022;

   interrogazione a risposta in Commissione Quartapelle Procopio n. 5-07362 del 14 gennaio 2022;

   interrogazione a risposta orale Cattaneo n. 3-02737 del 4 febbraio 2022;

   interrogazione a risposta scritta Bellucci n. 4-11248 del 4 febbraio 2022.