XVIII LEGISLATURA
ATTI DI INDIRIZZO
Mozione:
La Camera,
premesso che:
negli ultimi anni, l'evolversi di un'economia sempre più interconnessa ha stimolato la crescita esponenziale di un mercato globalizzato, contribuendo a rendere l'Italia un Paese principalmente trasformatore, con la necessità di importare – soprattutto dall'Oriente – le materie prime da lavorare e che costituiscono una risorsa imprescindibile per le fabbriche e le aziende operanti nel Paese;
a seguito dell'avvento della pandemia COVID-19 e dell'arresto subito dall'intero pianeta, l'approvvigionamento di materie prime è divenuto sempre più complesso, e soprattutto oneroso, e la conseguenza è quella evidente dell'aumento dei prezzi dei prodotti finiti;
ciò interessa tutti i settori merceologici, ma in maniera ancora più diretta il settore agroalimentare, poiché le conseguenze di tale rincaro colpiscono direttamente, oltre alle imprese, i cittadini italiani, trattando il più delle volte prodotti di prima necessità;
nelle ultime settimane, a questa già complessa situazione, si è affiancato il dramma dello scoppio della guerra tra Ucraina e Russia che, oltre alla indicibile tragedia umanitaria, sta avendo strascichi commerciali ed economici sia diretti che indiretti, per la difficoltà di reperimento di alcune materie prime agricole provenienti da quei territori (per l'Italia soprattutto mais e grano tenero) o per l'incancrenirsi delle difficoltà di importazione da altri Paesi (vedi la situazione del grano duro importato dal Canada, il cui blocco commerciale ha già portato ad un rialzo massimo del prezzo del grano nel dicembre del 2021);
in relazione all'approvvigionamento di grano duro secondo Ismea l'instabilità del mercato deriva soprattutto dal vuoto d'offerta determinato dal calo della produzione mondiale, nel 2021, del 9,1 per cento rispetto al 2020 e dall'assottigliamento delle scorte globali (-24,5 per cento). All'origine della riduzione produttiva, è stato il crollo del 59,6 per cento dei raccolti in Canada, principale esportatore mondiale, a causa dell'eccezionale siccità che ha colpito una vasta area del Paese;
relativamente al mais, ad esempio, i listini hanno registrato una decisa tendenza al rialzo a partire da ottobre 2020, raggiungendo il picco nelle prime tre settimane di febbraio, con valori mai rilevati nelle fasi più acute delle crisi dei prezzi tra il 2007 e il 2008; si tratta di una situazione che suscita qualche preoccupazione vista la consistente riduzione della produzione interna di mais (-30 per cento negli ultimi 10 anni) e la ormai strutturale dipendenza delle imprese zootecniche dal prodotto di provenienza estera (tasso di autoapprovvigionamento italiano pari al 53 per cento contro il 79 per cento nel 2011);
tra gli effetti indiretti del conflitto russo-ucraino si segnala che dal 5 marzo 2022 l'Ungheria aveva deciso di bloccare le esportazioni dei cereali proprio per il timore del Governo locale che il conflitto tra Russia e Ucraina potesse causare carenze significative nell'approvvigionamento nazionale e una conseguente impennata dei prezzi a livello mondiale; ciò sarebbe gravissimo per il nostro Paese in quanto è un grande importatore di grano tenero, mais e semi di girasole proprio dall'Ungheria;
nel dettaglio tra i nostri fornitori, l'Ucraina, nel 2021, ha fornito il 3 per cento delle importazioni di frumento tenero e il 13 per cento di mais, mentre la quota dell'Ungheria è, rispettivamente, del 23 per cento e del 32 per cento;
a questa situazione di aggiunge, ad esempio, l'aumento del costo medio di produzione del latte, fra energia e spese fisse, che ha raggiunto i 46 centesimi al litro, un costo molto superiore rispetto al prezzo di 38 centesimi riconosciuto a una larga fascia di allevatori;
ad aumentare sono anche i costi dei mezzi agricoli, dei fitosanitari e dei fertilizzanti che arrivano anche a triplicare; a tal proposito, l'Ucraina ha bloccato le esportazioni di concimi e, dopo il blocco della Russia e della Bielorussia, il nostro Paese ha perso il 15 per cento delle importazioni totali di fertilizzante;
a ciò si somma una crisi energetica importante, che aggravata dalla pandemia prima e dalle conseguenze del conflitto oggi, sta evidenziando quanto sia necessario un maggiore e più importarne progresso dal punto di vista energetico, sia per ciò che concerne la vera e propria produzione, si vedano la necessità di diversificazione degli approvvigionamenti e la rimozione degli ostacoli per la realizzazione di impianti a fonti rinnovabili, sia per ciò che attiene all'acquisto dei componenti degli impianti, per i quali l'Italia è completamente dipendente dall'estero (Russia, Cina e altri Paesi);
tale pandemia energetica si sta riverberando su tutto il settore agroalimentare paralizzando la spinta verso il futuro, bloccando lo sviluppo e spesso paralizzando la produzione, in un'ottica in cui le spese sostenute da imprese ed aziende sono necessarie quasi esclusivamente per poter fronteggiare la normale produzione e non certo per implementarla;
le nostre imprese si trovano quindi ad affrontare esborsi cospicui per l'acquisto delle materie prime necessarie, aggravati dall'aumento del loro prezzo, del costo di produzione e dell'onerosità del loro trasporto (si veda anche il caro carburante, anche esso inasprito dal recente cambiamento della situazione geopolitica europea) e inoltre dai costi connessi alla transizione green, energetica e digitale attualmente in atto nel sistema produttivo italiano;
un tale contesto sta portando ad un rialzo, anche importante, dei prezzi dei prodotti finiti, spesso prodotti di prima necessità e ad un lento ma inesorabile rallentamento dei consumi che, in questa fase di ripresa economica post pandemica il nostro Paese non può permettersi;
in una fase particolare come quella che si sta vivendo si corre, inoltre, il rischio di speculazione sui prezzi e tutto ciò è sufficiente a delineare un quadro generale molto complesso che rende ancora più evidente – più di quanto già valutato nel pieno della pandemia da COVID-19 – quanto sia importante per il nostro Paese raggiungere una maggiore autonomia produttiva da un punto di vista agricolo ed agroalimentare;
in questo momento essere autonomi nella produzione agricola ed agroalimentare è fondamentale per garantire la sopravvivenza di un settore che si è rivelato fondamentale nel nostro Paese nei giorni più bui della pandemia, non facendo mai mancare, nonostante le difficoltà, i beni di prima necessità alle famiglie;
per avviare questo percorso di resilienza è necessario intervenire su molti aspetti dell'attuale politica agricola nazionale e delle restrizioni, spesso burocratiche, al fine di garantire nuovi orizzonti agli agricoltori;
alla luce di tutto quanto sopra esposto, è necessario garantire una sempre maggiore autonomia al nostro sistema produttivo agricolo ed alimentare sia in funzione della attuale emergenza sia in modo strutturale,
impegna il Governo:
1) ad adottare iniziative di competenza per avviare un percorso concreto di rivalutazione dell'impostazione della Politica agricola comune (Pac), tenendo conto dell'esigenza di orientare in maniera diversa e più efficace gli strumenti a disposizione per sostenere le produzioni più strategiche, in particolare:
a) posticipare l'entrata in vigore delle misure introdotte nella Pac volte a limitare la produzione e rivedere alcuni adempimenti previsti quali gli obblighi di semina, di rotazione delle colture e altro;
b) incrementare la percentuale dei pagamenti accoppiati per le produzioni più strategiche e per le quali l'Unione europea non è autosufficiente (proteine vegetali, cereali e altro);
c) consentire l'utilizzo a fini produttivi delle aree ecologiche oggi non coltivabili, delle superfici lasciate a riposo e di tutti i pascoli, anche se parzialmente occupati da vegetazione arbustiva spontanea;
d) introdurre un contributo per tutte le superfici agricole utilizzate, per ammortizzare l'incremento dei costi di produzione;
e) rimuovere il vincolo del non incremento della superficie irrigabile, per aumentare la produttività del settore agroalimentare;
2) ad adottare iniziative per prevedere misure di semplificazione dei pagamenti da parte di Agea, ad esempio permettendo la possibilità di ricevere l'erogazione di aiuti, benefici e contributi finanziari a carico delle risorse pubbliche rinviando l'adempimento delle disposizioni di cui ai commi 1-quater e 1-quinquies dell'articolo 78, del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27;
3) a promuovere la diversificazione dei mercati di approvvigionamento delle materie prime agricole tra cui frumento tenero, mais, olio di girasole, ma anche dei concimi, sui quali il nostro Paese negli ultimi anni ha rafforzato la dipendenza dall'estero, ma anche, al contempo, ad adottare iniziative per prevedere la possibilità di uno stoccaggio agevolato per alcuni prodotti in relazione alle esportazioni;
4) ad adottare iniziative per prevedere immediati interventi in ambito nazionale a sostegno del settore agroalimentare, quali il potenziamento degli strumenti di ristrutturazione e rinegoziazione del debito bancario delle imprese agricole, anche attraverso una deroga alle norme sugli aiuti di Stato, la garanzia di una moratoria alle scadenze dei termini relativi all'indebitamento in essere con istituti di credito o altri operatori, l'adozione di misure per sostenere la domanda all'interno del mercato agroalimentare e il finanziamento di specifiche misure di sostegno alle filiere più esposte alla crisi (zootecnia, florovivaismo e altro), anche attraverso la sospensione degli oneri previdenziali a carico dei datori di lavoro;
5) a promuovere la ricerca di nuovi mercati per l'approvvigionamento di prodotti fertilizzanti utili alla concimazione e alla lavorazione del terreno da preparare alle semine;
6) ad avviare un confronto in ambito europeo finalizzato ad affrontare la creazione di un Energy Recovery Fund, finanziato dal debito pubblico europeo comune sul modello di quanto avvenuto per contrastare le drammatiche conseguenze di carattere economico e sociale derivanti dal diffondersi della pandemia da COVID-19;
7) a valutare la possibilità di adottare iniziative per calmierare ulteriormente il prezzo gasolio agricolo agevolato;
8) ad adottare iniziative per sviluppare e promuovere nuove tecnologie applicabili in agricoltura per il miglioramento genetico basate, ad esempio, su cisgenesi e genome editing, consentendo la ricerca in pieno campo a sostegno dello sviluppo futuro del settore agricolo e agroalimentare.
(1-00609) «Cillis, Gagnarli, Gallinella, Cadeddu, Cassese, Bilotti, L'Abbate, Maglione, Marzana, Alberto Manca, Parentela, Pignatone».
Risoluzione in Commissione:
Le Commissioni III e VII,
premesso che:
l'imponente offensiva militare sferrata dalla Federazione Russa nei confronti dell'Ucraina ha assunto subito una scala ampia e crescente con l'impiego delle forze terrestri unito ad attacchi aerei e lancio di missili sulle principali città;
purtroppo, come spesso accade in queste circostanze, la ferocia della guerra rischia di cancellare anche la storia del popolo ucraino, poiché, come ha dichiarato il Ministro ucraino alla cultura Oleksandr Tkachenko, «I missili e gli aerei russi stanno deliberatamente distruggendo i centri storici delle grandi città»;
questa sciagurata condotta è diventata di fatto una precisa e cinica strategia di guerra, per la quale è stato coniato, in occasione del recente conflitto nei territori dell'ex Jugoslavia, il termine «urbicidio», ossia una deliberata violenza nei confronti delle città, della loro cultura, del loro patrimonio storico artistico; un modo insomma per cancellare i valori identitari, sociali e culturali di un popolo;
nella notte tra il 27 e il 28 febbraio 2022 sono stati distrutti il memoriale dell'Olocausto di Babyn Yar, in cui trovano sepoltura 34 mila ebrei uccisi dai nazisti nel 1941, e il Museo di Storia Locale di Ivankiv, che ha causato la perdita di oltre venti opere della pittrice naïf Maria Prymachenko; successivamente i bombardamenti russi hanno distrutto l'università e l'Accademia di cultura di Kharkiv colpendo, tra le altre cose, la simbolica piazza delle Libertà da cui si accede al Yermilov Centre, il museo di arte contemporanea tra i più importanti della regione;
l'Ucraina conta ben sette siti riconosciuti patrimonio mondiale dall'Unesco: la Cattedrale e il Monastero di Santa Sofia, a Kiev, il centro storico di Leopoli (Lviv), l'Arco geodetico di Struve, la residenza dei metropoliti bucovini e dalmati a Černivci, l'antica città di Chersoneso Taurica, fondata nel V secolo a.C. sulle coste settentrionali del Mar Nero, a Sebastopoli, e le Tserkvas in legno, otto chiese sui Carpazi, le antiche faggete dei Carpazi;
i responsabili dei presidi culturali, insieme ai dipendenti museali e ai civili, stanno cercando in ogni modo di evitare la distruzione del proprio patrimonio storico e architettonico:
sono emblematiche le immagini di opere e monumenti avvolti da materiali protettivi ignifughi, lana di vetro, lamine speciali e sacchetti, come a L'viv (Leopoli), la cui piazza del mercato ospita le statue di Nettuno, Anfitrite, Artemide e Adone, personaggi della mitologia greco-romana e a Odessa, che ospita la celebre scalinata Potemkin e la statua del Duca di Richelieu;
in alcuni casi si è operato il trasferimento temporaneo dei beni culturali in luoghi più sicuri con il progressivo intensificarsi del conflitto, come la statua di legno del crocifisso, conservata nella Cattedrale armena di L'viv (Leopoli) e conservata all'interno di un bunker per assicurarne la conservazione; il Museo della Libertà di Kiev a fine febbraio, mentre crescevano le tensioni con la Russia, aveva richiesto l'autorizzazione formale per spostare all'estero il proprio patrimonio, ma in assenza un'approvazione tempestiva si è visto costretto a dover utilizzare i depositi all'interno della città, così come il Museo Nazionale di Storia dell'Ucraina di Kiev, che nell'arco di 12 ore ha trasferito tutta la sua collezione nei depositi cittadini;
in altre circostanze la scelta si è dovuta limitare all'implementazione dei sistemi di sicurezza, come ha fatto Olesia Ostrovska-Liuta, la direttrice generale del Mystetskyi Arsenal National Culture, Arts and Museum Complex di Kiev, che ha attivato il piano di massima sicurezza del museo;
la comunità artistica internazionale si è mobilitata in modo compatto per lanciare l'allarme, attraverso lettere aperte e altre iniziative finalizzate a sensibilizzare l'opinione pubblica mondiale; molti direttori e artisti hanno deciso di dimettersi dai propri incarichi, tra questi si segnalano: il curatore e gli artisti del Padiglione Russia, alle porte dell'inaugurazione della 59a Biennale di Venezia, Elena Kovalskaya, la direttrice del Vsevolod Meyerhold State Theater and Cultural Center di Mosca, Vladimir Opredelenov, vicedirettore del Museo Pushkinin, Simon Rees, direttore artistico della fiera d'arte Cosmoscow, Francesco Manacorda, direttore artistico della VAC Foundation dal 2017;
l'Unesco, l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura, si è immediatamente attivata, anche attraverso incontri con i funzionari dei musei ucraini per discutere della situazione e per esaminare l'impatto dei danni subiti finora in tutto il paese e valutare pericoli per il protrarsi del conflitto;
anche l'Icom (International Council of Museums), oltre ad esprimere la sua ferma condanna alla violazione dell'integrità territoriale e della sovranità dell'Ucraina da parte delle forze militari russe, ha espresso la propria preoccupazione per i rischi che corrono i professionisti dei musei e per le minacce al patrimonio culturale ucraino, che potrebbe essere trafugato e contrabbandato all'estero;
lo stesso Ministro Franceschini, in un recente comunicato, annunciato che nella prossima riunione del Consiglio d'Europa, l'Italia proporrà «un'iniziativa collettiva di sostegno alla cultura e agli artisti ucraini»,
impegnano il Governo:
a sostenere concretamente gli appelli dell'Unesco diretti alla salvaguardia del patrimonio culturale dell'Ucraina, un Paese ferito dalla guerra e che rischia di essere ferito in ciò che un popolo ha di più prezioso: la propria identità storica e culturale;
ad avviare, nell'ambito delle organizzazioni internazionali appositamente deputate, ogni iniziativa utile al fine di verificare che la condotta militare della Federazione Russa non integri una violazione del II Protocollo addizionale alla Convenzione dell'Aja del 1954 sulla protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato, nonché a promuovere ogni interlocuzione utile finalizzata a dissuadere eventuali ulteriori atti di danneggiamento del patrimonio culturale dell'Ucraina;
ad attivarsi in tutte le sedi competenti affinché vengano rispettate la Convenzione Unesco del 1970, concernente le misure da adottare per interdire e impedire l'illecita importazione, esportazione e trasferimento di proprietà dei beni culturali, e la Convenzione Unidroit del 1995, sugli oggetti culturali rubati o esportati illegalmente.
(7-00814) «Del Sesto, Di Stasio, Tuzi, Bella, Berti, Buffagni, Carbonaro, Casa, Cimino, Del Grosso, Emiliozzi, Fantinati, Grande, Iorio, Melicchio, Olgiati, Spadafora, Spadoni, Vacca, Valente».
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazioni a risposta scritta:
SODANO e MASSIMO ENRICO BARONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
dal 23 febbraio 2022, gli Stati membri dell'Unione europea hanno adottato delle misure sanzionatorie per rispondere all'aggressione militare russa ai danni dell'Ucraina;
il pacchetto di misure comprende restrizioni mirate, restrizioni alle relazioni economiche con le zone non controllate dal Governo delle regioni di Donetsk e Luhansk, e restrizioni finanziarie;
tra le sanzioni economiche vi è il divieto di effettuare operazioni con la banca centrale russa, il blocco dell'accesso al servizio Swift per sette banche russe, e il divieto di fornire banconote in euro anche alla Bielorussia;
queste sanzioni, oltre a colpire duramente gli oligarchi russi, stanno creando enormi disagi a centinaia di migliaia di ragazzi russi, per lo più studenti fuori sede, trasferiti in Italia ed in altri Paesi dell'Unione europea;
questi giovani si trovano in grande difficoltà; disconnessi da tutto, esclusi da qualsiasi sistema di pagamento, non possono farsi inviare del denaro dal loro Paese, né ritirare dagli sportelli bancomat perché, da un giorno ad un altro, i circuiti Visa e MasterCard hanno smesso di lavorare per le banche russe;
le sanzioni applicate alle banche comportano l'impossibilità di ritirare denaro contante necessario sia per mantenersi agli studi, che per ritornare nel proprio Paese;
per molti studenti è difficile trovare un lavoro a tempo pieno, perché sono impegnati a frequentare corsi e lezioni all'università;
non ultimo, lo spazio aereo tra Unione europea e Russia è completamente interdetto e le notizie che circolano quotidianamente alimentano sempre più la paura di far rientro nel proprio Paese, ed il terrore di poter rimanere bloccati lì senza avere alcuna possibilità di fuga verso gli altri Paesi europei;
le banche italiane rifiutano ai giovani di nazionalità russa di aprire, presso i loro istituti, nuovi conti correnti, ciò solo per motivi «politici»;
si sta quindi a poco a poco delineando una vera e propria discriminazione, in base alla nazionalità, in danno di tutti i ragazzi ed i giovani di nazionalità russa presenti in Italia ed in altri Paesi dell'Unione;
la comunità russa a Milano, per esempio, è scesa in piazza per esprimere fermamente la loro contrarietà alla guerra e a qualsiasi atto criminale riconducibile alle decisioni del Presidente Putin;
è di tutta evidenza l'impossibilità di far fronte ad una simile situazione che impedisce a giovani lavoratori e agli studenti di avere le risorse economiche necessarie per sostenersi in Italia –:
se il Governo non ritenga opportuno adottare iniziative affinché sia rivisto il meccanismo sanzionatorio, in specie per le sanzioni di carattere economico, e quali iniziative di competenza intenda adottare per consentire ai giovani russi di continuare la propria vita ed il proprio percorso di studi in Italia e negli Stati europei, accedendo liberamente ai propri conti corrente ed ai propri risparmi.
(4-11616)
RAMPELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
c'è attesa per il decreto che detterà il cronoprogramma per il ritorno, si spera, alla normalità, con la cessazione dello stato di emergenza il prossimo 31 marzo e il promesso allentamento delle misure di contenimento dei contagi, dopo oltre due anni di restrizioni e limitazioni alle principali libertà personali;
secondo quanto si apprende da fonti di stampa, dal 1° aprile non dovrebbe più essere necessaria la certificazione verde rafforzata per le attività all'aperto e per accedere agli spazi esterni del locale negli alberghi, mentre dovrebbe bastare la certificazione base sui mezzi pubblici;
da Pasqua, progressivamente, dovrebbero essere eliminati anche il distanziamento e le mascherine al chiuso, mentre dal 1° maggio la certificazione verde non sarà più necessaria anche per l'accesso ai luoghi al chiuso;
tra i diversi settori interessati dal graduale allentamento delle misure restrittive, non figurano, però, taxi e mezzi di trasporto non di linea, dove, come si sa, è «opportuno evitare che il passeggero occupi il posto disponibile vicino al conducente» e sui sedili posteriori, «al fine di rispettare le distanze di sicurezza, non potranno essere trasportati, distanziati il più possibile, più di due passeggeri, se non componenti dello stesso nucleo familiare»;
come denunciato da Loreno Bittarelli, Presidente dell'Unione Radiotaxi Italiani (URI), «il settore taxi, in crisi dall'inizio della pandemia ed ulteriormente colpito dall'attuale aumento del costo del carburante, ha necessità di riprendere, almeno, la possibilità di lavorare a pieno carico. L'attuale fase della pandemia, con il superamento delle precedenti misure già avviato in altri settori (turismo, viaggi, attività ricreative) non giustifica la perdurante esclusione del settore dei taxi dagli interventi di precedente ripristino operativo»;
secondo le associazioni di categoria, si stima una perdita di fatturato di 2,1 miliardi di euro nell'ultimo biennio e la recente crisi internazionale ha determinato un ulteriore periodo di incertezza economica, che ha reso ancora più problematica la ripresa –:
se e quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per includere anche i taxi tra i settori interessati dai prossimi allentamenti delle misure di contenimento dei contagi da COVID-19.
(4-11617)
CULTURA
Interrogazione a risposta orale:
ANGIOLA. — Al Ministro della cultura, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:
il progetto di valorizzazione della «Via Appia – Regina Viarum» ha preso spunto dal viaggio intrapreso dal giornalista Paolo Rumiz, conclusosi il 13 giugno 2015 dopo 611 chilometri, 29 giorni di cammino e circa un milione di passi;
si tratta di un tragitto di 609 chilometri circa (di cui 150 chilometri Lazio, 190 chilometri Campania, 83 chilometri Basilicata, 186 chilometri Puglia) che coinvolge 4 regioni, 11 province (Avellino, Bari, Benevento, Brindisi, Caserta, Foggia, Latina, Matera, Potenza, Roma e Taranto) e 87 comuni;
per il progetto di valorizzazione e messa a sistema del cammino lungo l'antico tracciato romano è stato stanziato un finanziamento di 20 milioni di euro sul Piano stralcio «Cultura e Turismo» Fsc 2014-2020 – delibera Cipe 3 del 1° maggio 2016 (ripartiti tra Mibact e regioni sulla base di un masterplan condiviso), dei quali: 1,1 milioni di euro per attività di progettazione e ricognizione lungo tutto il tracciato; 6,8 milioni di euro per attività di ricerca del tracciato mediante scavi archeologici e attività di tutela lungo la via Appia (eseguiti dalle 9 soprintendenze e 1 Parco archeologico Mibact ricadenti lungo il tracciato); 8,5 milioni di euro per attività di messa in sicurezza del tracciato al fine di renderlo percorribile; 2,1 milioni di euro per attività di promozione da svolgersi nelle 4 regioni, anche attraverso mostre dedicate all'antica strada, oltre alla pubblicazione monografica che raccolga tutti i dati noti; 1 milione di euro per la predisposizione dei necessari strumenti informatici (Hub, volo topografico, e altro); 500.0000 euro per attività di assistenza tecnico/amministrativa del progetto;
è seguita nel 2020 l'aggiudicazione del bando per l'elaborazione del progetto esecutivo;
nel contesto del potenziamento del piano grandi attrattori culturali in seno al Piano nazionale di ripartenza e resilienza, 105,9 milioni di euro sono stati destinati al Museo Nazionale Romano e al Parco archeologico dell'Appia antica;
il Ministero della cultura ha avviato il progetto di candidatura della Regina Viarum a patrimonio Unesco come heritage route, tipologia prevista dall'Unesco nelle Linee guida operative della «Convenzione per la protezione del Patrimonio culturale e naturale» del 1972, stanziando a tal fine 1,5 milioni di euro –:
quale sia nel dettaglio lo stato di avanzamento dei lavori di valorizzazione e messa in sicurezza della via Appia e quali i prossimi passaggi previsti per la sua candidatura a sito Unesco.
(3-02829)
ECONOMIA E FINANZE
Interrogazioni a risposta in Commissione:
DEL BARBA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:
tanto le norme relative alle detrazioni previste dall'articolo 119 e seguenti del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 (cosiddetto Superbonus) e tanto quelle relative alle detrazioni previste dall'articolo 14 del decreto-legge 4 giugno 2013, n. 63 (cosiddetto ecobonus), esplicitamente fanno riferimento ad interventi da effettuarsi su edifici «esistenti»;
tutte le circolari esplicative dell'Agenzia delle entrate a partire dalla n. 36/E del 31 maggio 2007, fino a quelle relative al superbonus 110 per cento, specificano che la definizione di «edificio esistente» rappresenta l'intenzione del legislatore di non finanziare interventi su nuove costruzioni, in quanto per esse, ai fini del rilascio dei prescritti permessi a costruire, sono già richieste ex lege i requisiti di efficienza energetica;
sempre facendo riferimento alle circolari interpretative dell'Agenzia delle entrate in merito all'esistenza dell'edificio, si sono introdotti alcuni elementi apparentemente ragionevoli, ma del tutto estranei alla norma, come, ad esempio, il pagamento dell'Imu;
risulta che nel corso degli anni, talvolta, sembrerebbe essersi abbandonato il riferimento alla norma del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, per affidarsi a queste prove di esistenza, quasi a voler sostituire il dettato normativo urbanistico con un concetto oggettivo differente e predefinito, come ad esempio quello del pagamento dell'Imu;
l'articolo 3, comma 1, lettera d), del decreto del Presidente della Repubblica definisce ristrutturazione edilizia anche quegli interventi di demolizione e ricostruzione volti a trasformare organismi edilizi esistenti mediante un insieme sistematico di opere che possono portare ad un organismo edilizio in tutto o in parte diverso dal precedente;
tuttavia, con riferimento agli immobili sottoposti a tutela ai sensi del codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, nonché, fatte salve le previsioni legislative e degli strumenti urbanistici, a quelli ubicati nelle zone omogenee A di cui al decreto del Ministro per i lavori pubblici 2 aprile 1968, n. 1444, o in zone a queste assimilabili in base alla normativa regionale e ai piani urbanistici comunali, nei centri e nuclei storici consolidati e negli ulteriori ambiti di particolare pregio storico e architettonico, gli interventi di demolizione e ricostruzione e gli interventi di ripristino di edifici crollati o demoliti costituiscono interventi di ristrutturazione edilizia soltanto ove mantenuti sagoma, prospetti, sedime e caratteristiche pianivolumetriche e tipologiche dell'edificio preesistente e non siano previsti incrementi di volumetria;
a puro titolo esemplificativo, in considerazione del fatto che a norma del codice dei beni culturali devono considerarsi zone vincolate dal punto di vista paesaggistico i territori alpini per la parte eccedente i 1.600 metri sul livello del mare, quelli appenninici per la parte eccedente i 1.200 metri sul livello del mare e quelle entro i 300 metri dalla costa, ove si procedesse a demolizione e ricostruzione di un immobile, in zona situata a meno di 300 metri dalla costa, con diverso sedime, ancorché minimo, tale intervento si qualificherebbe come nuova costruzione; sarebbe quindi necessario un titolo edilizio con conseguente impossibilità di accesso ai bonus edilizi, mentre, ove il medesimo intervento si realizzasse su un immobile situato a più di 300 metri dalla costa, lo stesso si qualificherebbe come intervento di ristrutturazione e quindi non vi sarebbe bisogno di titolo edilizio e nulla osterebbe alla fruizione dei medesimi bonus –:
se, nel caso in esame, debba essere considerato ai fini della definizione di «edificio esistente» il riferimento al titolo edilizio conseguito oppure se si ritenga che il concetto di edificio esistente sia mutato negli anni consolidandosi in requisiti oggettivi dell'edificio validi a prescindere dal titolo urbanistico conseguito, dando così modo, nell'esempio in esame, ad entrambe le fattispecie di accedere al beneficio.
(5-07735)
VILLAROSA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
la provincia di Messina, con oltre 620 mila abitanti dislocati in 108 comuni, presenta ben due istituti penitenziari, la procura generale della corte d'appello di Messina, la direzione distrettuale antimafia e uffici della procura presso i tribunali nelle città di Messina, Barcellona Pozzo di Gotto con la sede distaccata di Lipari e Patti;
il Comando provinciale della Guardia di finanza di Messina operativo in tutta la provincia è così articolato: un nucleo di polizia economico-finanziaria con circa 120 uomini, un «gruppo» che opera nella città di Messina con circa 100 uomini, una compagnia nella città di Taormina con circa 40 uomini, una compagnia nella città di Milazzo con circa 60 uomini, un'altra compagnia da poco elevata a tale rango nella città di Barcellona con circa 30 uomini e le tenenze di Lipari (15 uomini), S. Agata di Militello (25 uomini), Patti (25 uomini) e Capo D'Orlando (20 uomini);
la provincia di Messina, come certificato nella relazione semestrale della Dia è «crocevia di varie matrici criminali, in particolare “cosa nostra” palermitana e catanese con le loro peculiari caratteristiche, insieme all'indiscussa influenza delle cosche calabresi che hanno contribuito a creare una realtà piuttosto eterogenea.»;
nella parte settentrionale della provincia, la «mafia barcellonese» include i gruppi criminali operanti nei comuni di Barcellona Pozzo di Gotto, Mazzarrà Sant'Andrea, Milazzo e Terme Vigliatore, denominati: gruppo dei «barcellonesi», dei «Mazzarroti», di «Milazzo» e di «Terme Vigliatore»; nella «zona nebroidea», gravitante nel territorio dei Monti Nebrodi ove è istituito un parco regionale, sono attive le consorterie mafiose dei «tortoriciani» e dei «batanesi», costituiti questi ultimi da una vecchia scissione interna alla compagine di Tortorici (ME), a Cesarò (ME) operano i cosiddetti «brontesi»; la «fascia jonica», che va dalla periferia sud della città di Messina fino al confine con la provincia di Catania, è da sempre considerata dalle organizzazioni mafiose catanesi come propria zona di influenza, per lo più attraverso luogotenenti locali e infine nella città di Messina operano, con influenza su distinte aree rionali, diversi clan;
queste premesse chiariscono come la provincia di Messina debba possedere strutture, organigrammi e risorse umane adeguate per ogni reparto presente sul territorio affinché il Corpo della Guardia di Finanza di Messina possa svolgere il proprio compito;
a oggi la neo istituita compagnia di Barcellona Pozzo di Gotto si trova all'interno di un immobile vetusto e inadatto ad ospitare tutti gli agenti che a breve aumenteranno in numero a seguito dell'innalzamento del rango, la tenenza di Lipari invece presenta gravi inadeguatezze strutturali in quanto ospitata al primo piano di un edificio, con carenze anche di ambienti importanti e vitali per l'attività della stessa;
la Guardia di finanza, a causa della mancanza e/o fatiscenza di strutture alloggiative, si trova inoltre nella situazione di non poter ricevere assegnazioni di maggiori risorse umane direttamente dai corsi di formazione che sicuramente gioverebbero a tutto il servizio d'istituto –:
quali iniziative il Ministro interrogato, stia portando avanti per l'adeguamento delle strutture di cui in premessa affinché la Guardia di finanza di Messina possa vedere assicurato, in tutti i reparti dislocati in provincia, il rispetto degli standard nazionali e possa avere uomini e mezzi per rispondere correttamente alle particolari necessità del territorio.
(5-07736)
GIUSTIZIA
Interpellanza:
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:
l'Ordine degli Avvocati di Asti ha avviato da tempo un confronto con il presidente del Tribunale allo scopo di suggerire soluzioni organizzative che, ferme le esigenze di tutela della salute, consentissero l'efficace esercizio dell'attività giudiziaria, chiedendo un aggiornamento del provvedimento organizzativo 8.5.2020, adottato durante la pandemia e tuttora vigente, che vieta lo svolgimento di qualsiasi udienza negli uffici dei singoli giudici, così relegando le udienze in sole 9 aule – lasciandone inutilizzate circa 25 – con conseguente grave rallentamento dei tempi processuali; il provvedimento inoltre contingentava gli accessi alle cancellerie con obbligo di appuntamento e tempi di attesa spesso lunghi;
le sollecitazioni dell'Ordine sono cadute nel vuoto; al contrario il presidente del Tribunale di Asti ha adottato l'ordine di servizio n. 92/2021 del 7 dicembre 2021, con il quale ha disposto che la cancelleria del Tribunale civile «Contenzioso e separazioni e divorzi» sia aperta solo due ore al giorno, dalle 9 alle 11, vietando al di fuori di tale orario anche le telefonate o gli adempimenti urgenti o in scadenza, per i quali occorre chiedere l'autorizzazione all'accesso o alla telefonata scrivendo a un apposito indirizzo p.e.c.. È stato in tal modo, e senza termine finale di efficacia, modificato il precedente orario, articolato in quattro ore, di cui la quarta ora riservata alle urgenze;
il Consiglio dell'Ordine forense di Asti, con delibera del 9 dicembre 2021, richiamando la norma in vigore, che fissa l'orario minino inderogabile di apertura in 4 ore dall'articolo 51 del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90, invitava il presidente a revocare il provvedimento in autotutela e proclamava lo stato di emergenza;
il presidente del Tribunale di Asti, con nota del 27 dicembre 2021 indirizzata al Presidente della Corte d'Appello di Torino e per conoscenza, al Consiglio dell'ordine degli avvocati di Asti, ha risposto confermando l'ordine di servizio contestato e motivandolo con esigenze di riorganizzazione interna (trasferimento di un'unità dalla cancelleria all'ufficio di segreteria del presidente);
l'Ordine degli Avvocati di Asti ha quindi proposto ricorso avanti al Tar del Piemonte chiedendo l'annullamento dell'atto impugnato e, in via incidentale, l'immediata sospensione dell'efficacia. Il Tar all'esito della camera di consiglio dell'11 febbraio 2022 ha emesso ordinanza del seguente tenore: «Ritenuto che il ricorso appare fondato, in relazione alla dedotta violazione dell'articolo 162 della legge n. 1196 del 1960; richiamato il recente e condivisibile orientamento della giurisprudenza, secondo il quale: "Stante l'inequivoco tenore letterale della predetta norma, ai capi degli uffici giudiziari spetta il potere regolamentare di stabilire l'orario di apertura al pubblico delle cancellerie e segreterie, ma sempre nell'osservanza del limite della durata dell'orario di apertura di cinque ore giornaliere, come previsto dal citato articolo 162. Quella testé riportata è una norma tassativa (...). In altri termini, la previsione legislativa in rassegna ha un contenuto assolutamente vincolante, tale da non lasciare alcun margine di discrezionalità in ordine ad una opzione di durata oraria giornaliera di apertura al pubblico degli uffici giudiziari diversa da quella fissata direttamente ed inequivocabilmente dal legislatore nazionale" (Cons. Stato, sez. IV, n. 798 del 2014); ritenuto che l'interesse azionato dall'Ordine ricorrente può trovare tutela soltanto attraverso la sollecita trattazione del merito, ha fissato per la trattazione del merito l'udienza pubblica al 7 luglio 2022»;
tale decisione, come ha precisato il difensore dell'Ordine, professor avvocato Paolo Scaparone «è un tipico provvedimento cautelare di accoglimento, che presuppone la fondatezza del ricorso, disposta ai sensi dell'articolo 55 comma 10 del codice del processo amministrativo. La domanda cautelare è stata accolta: la misura cautelare favorevole non è la sospensione degli effetti del provvedimento, ma la rapida fissazione dell'udienza di merito. È questa una forma di tutela cautelare introdotta dal codice del processo amministrativo cui il Giudice amministrativo può ricorrere anche in casi come questo caratterizzato da contenzioso fra enti istituzionali e che può risultare utile a non accentuare il conflitto»;
su|periodico online Lavocediasti.it del 14 febbraio 2022 e sull'edizione torinese del quotidiano La Repubblica del 16 febbraio 2022 il presidente del Tribunale di Asti ha dichiarato che «Il TAR non ha annullato nessun provvedimento» e ha rinviato a un'udienza di merito che si terrà il 7 luglio, evidenziando, in sostanza che, il provvedimento resta valido sino ad allora. Quindi, secondo il presidente del tribunale, con l'udienza di venerdì scorso «Il Tar non ha accolto, direi anzi che ha respinto la richiesta d'urgenza di sospendere il mio provvedimento»;
rimane dunque in vigore un provvedimento che fissa un orario di apertura di un importante servizio pubblico dimezzato rispetto al minimo di legge, nonostante il Tar abbia già sostanzialmente rilevato la illegittimità, sia pure con un provvedimento cautelare, del provvedimento che lo dispone, e nonostante il recente reclutamento di numerosi addetti all'ufficio per il processo, che hanno anche funzioni di supporto all'attività di cancelleria –:
se sia a conoscenza dei fatti descritti e quali eventuali iniziative di competenza, anche di carattere ispettivo, intenda adottare in relazione agli stessi.
(2-01457) «Costa».
INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI
Interpellanza:
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
l'articolo 7 del codice della strada ha di fatto lasciato alla discrezionalità dei comuni il tema dei parcheggi a pagamento, consentendo la proliferazione delle strisce blu;
il pagamento viene effettuato tramite parcometri, alcuni dei quali richiedono l'inserimento del numero di targa per rilasciare il tagliando da esporre sull'auto –:
se l'utente che abbia pagato la sosta riportando in maniera errata i dati della targa sia comunque passibile di sanzione;
se il Governo non intenda adottare iniziative di competenza per regolare il sistema sanzionatorio relativo alla sosta a pagamento, prevedendo sanzioni proporzionali all'infrazione commessa e commisurate alla durata temporale della stessa infrazione.
(2-01456) «Baldelli».
Interrogazioni a risposta scritta:
PAOLIN. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:
il quotidiano Il Sole 24 ore del 13 febbraio 2022, dava grande enfasi al «Rapporto Cresme» secondo il quale, nel 2021, erano stati aggiudicati contratti di appalto per opere pubbliche pari a 41,3 miliardi di euro, opere che avrebbero contribuito al rilancio del sistema Paese;
tuttavia, le dichiarazioni allarmanti di taluni esponenti istituzionali del Veneto destano qualche preoccupazione. Il presidente dell'Anci del Veneto, nonché sindaco di Treviso, Mario Conte, ad esempio ha esternato sul rischio che gran parte degli investimenti degli enti locali, finanziati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza – PNRR (solo in provincia di Treviso con il Piano nazionale di ripresa e resilienza sono stai finanziati 40 milioni di euro di opere) vadano persi e non realizzati, perché le imprese sono in difficoltà nel partecipare alle gare pubbliche, a causa della difficoltà del reperimento del materiale edile e dei continui rincari del materiale stesso, ma anche per l'impossibilità di garantire che le opere vengano terminate entro il 2026, clausola inderogabile per ottenere il finanziamento tramite il Piano nazionale di ripresa e resilienza;
dello stesso parere è anche Paolo De Cian, presidente degli edili bellunesi di Confindustria Belluno Dolomiti, che in una intervista sul Gazzettino del 13 marzo 2022, ha dichiarato: «Come associazione di categoria abbiamo sollecitato tutti i livelli, regionali e nazionali» e in una nota il presidente prevede, anche lui, possibili esiti negativi per le opere destinate alle Olimpiadi: «Senza misure nuove e urgenti è evidente che questa situazione inciderà su tutti i lavori in essere o programmati, dal Piano nazionale di ripresa e resilienza alle prossime Olimpiadi, passando per i lavori del 110 per cento e le ristrutturazioni in genere, che registrano uno squilibrio quotidiano nei conti, mettendone in forse la sostenibilità e fattibilità»;
sempre nello stesso articolo si legge anche una dichiarazione rilasciata nei giorni precedenti dal presidente di Autovie, Maurizio Paniz: «I cantieri rischiano seriamente di rallentare e questo può succedere perché vanno deserti tutti gli appalti». La crisi nelle forniture dei materiali scoppiata con il COVID-19, si è aggravata con il conflitto in Ucraina proprio mentre l'economia (e anche i cantieri) è in fase di ripartenza: «il problema – per Paniz – non riguarda soltanto la crisi dell'acciaio, ma l'aumento di tutte le materie prime legate al mondo dell'edilizia»;
infine, si menziona la dichiarazione rilasciata il 14 marzo 2022 al Gazzettino di Treviso dal presidente della Confartigianato Trevigiana Gianmaria Modolo: «Il 30 per cento dei cantieri è già fermo e se la situazione non migliora la percentuale è destinata a crescere»;
si sottolinea, altresì, come in occasione di un recente incontro anche il segretario generale della Filca Cisl di Belluno-Treviso, Marco Potente, abbia espresso preoccupazione per una situazione che, se non governata, rischia di avere pesanti ripercussioni anche nei confronti dei lavoratori le cui aziende, già oggi, in alcuni casi, sono in concordato, o peggio, rischiano il fallimento –:
se e quali iniziative urgenti s'intendano intraprendere al fine di calmierare sia il prezzo delle materie per l'edilizia che del carburante;
se e con quali iniziative s'intendano sostenere le imprese edili già aggiudicatarie di appalti che, a causa degli aumenti spropositati dei costi del materiale, rischiano di non essere in grado di rispettare gli impegni assunti;
se ed in che termini s'intendano garantire le ultimazioni dei lavori diretti ed indiretti già assegnati relativi alle prossime Olimpiadi e Paraolimpiadi invernali di Milano - Cortina 2026.
(4-11618)
LAPIA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:
a seguito dello scoppio del conflitto in Ucraina, tra le cui conseguenze vi sono le sanzioni adottate dall'Unione europea nei confronti della Russia in risposta all'invasione militare, continua l'aumento indiscriminato dei prezzi delle materie prime, in particolare dei materiali impiegati per il settore edile, ed inizia a porsi un serio problema di approvvigionamento;
a quanto sopra si aggiunge la pacifica e legittima protesta portata avanti dalle aziende di autotrasporto che, a causa del vertiginoso aumento del costo dei carburanti, rischiano di non poter più onorare gli impegni assunti con i committenti;
l'allarme è stato lanciato dall'associazione nazionale costruttori edili (Ance), ed anche dalla delegazione sarda della stessa associazione, poiché nelle isole maggiori la problematica risulta essere ancor più grave a causa dell'oramai insostenibile costo dei carburanti. Si tratta di una preoccupazione che sta interessando sempre più settori del sistema economico regionale, e che è stata ribadita anche dall'Anci Sardegna con una missiva inviata giovedì 17 marzo 2022 al Presidente del Consiglio Mario Draghi e al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili;
per quanto concerne il settore edile basti pensare che l'aumento del prezzo della maggior parte delle materie prime impiegate, in soli dieci giorni, viene stimato attorno al 35/40 per cento, rendendo di fatto inadeguato il sistema delle compensazioni messo in atto dal Governo per fronteggiare l'aumento dei costi delle stesse materie, in quanto molto spesso i ristori giungono a distanza di molto tempo dopo che le imprese hanno già sostenuto i costi di produzione previsti;
ad oggi risultano irreperibili – sempre secondo l'Ance Sardegna – materiali come il bitume, l'acciaio, l'alluminio e molti altri ancora. Laddove si riescano a reperire tali materiali, i costi risultano esorbitanti, spingendo le imprese a sospendere i cantieri già aperti e a non cantierizzare nuove opere. A peggiorare ulteriormente le cose vi è l'eccessivo rialzo di gas e carburante che sta mettendo in ulteriore difficoltà i trasporti e la gestione delle consegne;
la situazione risulta essere fuori controllo, perché scarseggiano i materiali e molti impianti di produzione stanno chiudendo, spingendo le imprese ad accedere alla misura della cassa integrazione per molti lavoratori. Occorrono dunque provvedimenti urgenti per calmierare i prezzi e compensare i maggiori costi sostenuti dalle imprese, poiché le conseguenze potrebbero abbattersi anche sulla realizzazione delle opere previste dal piano nazionale di ripresa e resilienza;
interventi urgenti devono altresì essere adottati per ridurre drasticamente il costo del carburante e sostenere le imprese di autotrasporto, che diversamente si vedranno costrette a risolvere i contratti con i committenti, con la consequenziale perdita di produttività e di posti di lavoro –:
quali iniziative il Governo intenda adottare per fronteggiare il continuo aumento dei prezzi dei materiali utili al settore edile e altresì dei carburanti, tutelando sia le imprese che i lavoratori, preservando i cantieri già in essere, garantendo la realizzazione delle nuove opere e andando incontro anche alle richieste alla base dello sciopero indetto dagli autotrasportatori.
(4-11621)
RIPANI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:
la tratta ferroviaria che collega Genova con Roma ha visto nelle ultime settimane una netta contrazione del numero dei treni Freccia Bianca, creando notevoli disagi per i pendolari di numerose città lungo la dorsale tirrenica, tra cui i capoluoghi di provincia Grosseto, La Spezia, Massa Pisa e Livorno;
nello specifico risultano ancora soppressi i seguenti Freccia Bianca provenienti da Genova e diretti a Roma che fermano nel capoluogo maremmano:
8601, in partenza da Grosseto alle 08.24 con arrivo a Roma Termini alle 10.03;
8616, in partenza da Grosseto alle 15.24 con arrivo a Roma Termini alle 17.03;
8626, in partenza da Roma Termini alle 16.57 con arrivo a Grosseto alle 18.36;
le corse sono presenti ufficialmente nell'orario Trenitalia ma non risultano acquistabili, in quanto compare la dicitura «posti esauriti»;
la circostanza è stata denunciata e duramente commentata sulla stampa locale dal presidente di Cna Grosseto e Cciaa Maremma e Tirreno, Riccardo Breda, e dal Comitato pendolari di Grosseto. La provincia di Grosseto sconta un pesante gap infrastrutturale, su rotaia e su strada, che frena colpevolmente le opportunità di sviluppo economico del territorio. Il potenziamento della linea ferroviaria costiera, annunciato a più riprese da Trenitalia, non si è mai concretizzato e gli utenti lamentano, di contro, quotidiani disservizi, ritardi e guasti dei treni più vetusti. In aggiunta, la Regione Toscana non ha presentato alcun progetto per il potenziamento della linea tirrenica attraverso l'utilizzo dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) preferendo altre tratte toscane –:
quali siano le reali motivazioni della cancellazione dei collegamenti;
se intenda fornire rassicurazioni sul ripristino dei collegamenti cancellati, considerando inoltre che sulla costa sta per iniziare la stagione turistica;
se sia in programma lo smantellamento dell'attuale linea Genova-Roma e la deviazione dei Freccia Bianca sull'alta velocità Roma-Firenze-Pisa, escludendo così i capoluoghi di provincia Grosseto e Livorno;
se il Governo non ritenga opportuno attivare con urgenza un tavolo tra il Mit, la Regione Toscana, i sindaci e le associazioni di categoria per concertare le opportune iniziative propedeutiche al potenziamento della viabilità ferroviaria tirrenica.
(4-11624)
INTERNO
Interrogazione a risposta scritta:
MAGI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
molti istituti di vigilanza privata sono ad oggi multinazionali altamente tecnologiche che svolgono servizio di sola telesorveglianza e televigilanza delle telecamere installate e operano attraverso centrali operative, come dichiarato nella licenza che li abilita al servizio;
in suddette centrali operative il personale assunto deve rispondere alla qualifica di guardia particolare giurata (G.p.g.) di Classe B, di cui all'articolo 2, comma 2, lettera a) del decreto del Ministro dell'interno 1° dicembre 2010, n. 269, adibita alla «ricezione e gestione di segnali provenienti da sistemi di televigilanza e telesorveglianza»;
le Gpg di classe B spesso sono adibite al solo monitoraggio dei segnali di allarme, ciononostante sono tenute ad essere armate, per una definizione restrittiva di alcune questure sul territorio nazionale, a norma degli articoli 249-256-bis del regolamento per l'esecuzione del Tulps di cui al regio decreto 6 maggio 1940, n. 635;
il porto d'armi previsto dall'articolo n. 42 del Tulps, nel caso delle G.p.g., è strettamente connesso alla «difesa personale», è necessario mentre esse sono adibite alla protezione dei beni loro affidati, non anche dopo e oltre l'orario di lavoro. Inoltre, il luogo di lavoro in cui esercitano l'attività, in questo caso la centrale operativa, non rappresenta un luogo da proteggere, né tanto meno un obiettivo «sensibile» per le organizzazioni criminali;
al punto 2d dell'allegato D del citato decreto ministeriale n. 269 del 2010 si stabilisce tra l'altro che «il personale preposto alla Centrale Operativa deve essere comunque in possesso del decreto di nomina a guardia giurata e indossare l'uniforme» ma nulla si impone in merito all'eventuale obbligo di servizio armato da parte di tale personale; le suddette centrali operative degli istituti di vigilanza, rientrano inoltre nella definizione di luogo di lavoro di cui all'articolo 62 del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81;
pertanto, l'imposizione del porto d'armi a carico del personale che di fatto svolge attività strettamente d'ufficio appare non proporzionata e soprattutto suscettibile di esporre a gravi rischi per la sicurezza, anzitutto i lavoratori interessati, oltre che quelli adibiti ad altre mansioni che operano nella stessa struttura –:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali urgenti iniziative di competenza, anche di tipo normativo, intenda assumere al fine di prevedere espressamente che le guardie giurate non abbiano l'obbligo di portare sul luogo di lavoro armi da fuoco ove queste ultime non siano né funzionali, né necessarie per espletare le attività richieste.
(4-11620)
POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI
Interrogazione a risposta scritta:
CARETTA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
come indicato a mezzo stampa e dalle associazioni di categoria, gli aiuti a favore delle filiere zootecniche in crisi sono in attesa di erogazione da parte di Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura) da agosto 2021 sulla base di fondi stanziati nel 2020;
nel territorio Veneto, il rincaro di energia e materiali, aggravato dalla crisi militare, che vede coinvolte Ucraina e Russia, sta portando le imprese a lavorare in costante perdita;
le 2.900 aziende del comparto lattiero-caseario veneto e le 6.000 attività zootecniche hanno un fatturato di circa 865 milioni di euro, valore messo totalmente a repentaglio e a rischio di perdite dalla mancata erogazione di fondi che esistono proprio per poter essere impiegati in situazioni emergenziali;
non si comprendono le ragioni di tale ritardo né la particolare letargia dietro l'erogazione delle risorse medesime –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, se intenda spiegare le ragioni della mancata erogazione delle risorse da parte di Agea e quali iniziative intenda adottare per garantire il tempestivo sblocco delle risorse stanziate a favore del comparto zootecnico e lattiero caseario.
(4-11622)
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
Interrogazione a risposta scritta:
BRUNO BOSSIO, MURA, CARLA CANTONE, VISCOMI, GRIBAUDO, LACARRA e LEPRI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
come noto, il congedo di paternità è stato introdotto nel nostro ordinamento in via sperimentale e in favore dei soli lavoratori del settore privato dall'articolo 4, comma 24, lettera a), della legge 28 giugno 2012, n. 92, e, originariamente, prevedeva una sola giornata di astensione obbligatoria e ulteriori due giornate facoltative, da usufruire facoltativamente e in alternativa alla madre lavoratrice;
ai sensi dell'articolo 1, comma 7, della citata legge n. 92 del 2012, le disposizioni della medesima legge, «per quanto da esse non espressamente previsto, costituiscono principi e criteri per la regolazione dei rapporti di lavoro dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni»;
con il successivo comma 8 si è disposto che «Al fine dell'applicazione del comma 7, il Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, sentite le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative dei dipendenti delle amministrazioni pubbliche, individua e definisce, anche mediante iniziative normative, gli ambiti, le modalità e i tempi di armonizzazione della disciplina relativa ai dipendenti delle amministrazioni pubbliche»;
grazie ad una costante azione di mobilitazione e sensibilizzazione portata avanti da tante realtà sociali e politiche, nel corso degli anni, le giornate sono via via aumentate e, allo stato attuale, il congedo obbligatorio per il padre è riconosciuto, in maniera strutturale, per un numero di 10 giorni, dall'articolo 1, comma 134, della legge 30 dicembre 2021, n. 234;
a tutt'oggi, tuttavia, i lavoratori delle pubbliche amministrazioni non possono beneficare di tale congedo, in quanto non risulta ancora adottato il citato provvedimento attuativo da parte del Ministro per la pubblica amministrazione;
è di tutta evidenza la grave sperequazione che si protrae ormai da troppo tempo nei confronti dei lavoratori pubblici a seguito della mancata emanazione delle disposizioni estensive; sperequazione che, inoltre, potrebbe innescare un vasto e deflagrante contenzioso giurisdizionale-:
quali urgenti iniziative intenda adottare al fine di porre rimedio alla ingiustificata esclusione dei lavoratori pubblici dalla possibilità di fruire del congedo di paternità obbligatorio, adottando i relativi provvedimenti attuativi previsti dal citato articolo 1, comma 8, della legge n. 92 del 2012.
(4-11619)
SALUTE
Interrogazione a risposta orale:
LOMBARDO e SCANU. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
la legge di bilancio prevede all'articolo 1, comma 268, la proroga dei rapporti di lavoro flessibile e la stabilizzazione del personale del ruolo sanitario assunto per l'emergenza epidemiologica; al fine di rafforzare i servizi sanitari regionali e consentire la valorizzazione della professionalità acquisita dal personale che ha prestato servizio anche durante l'emergenza;
gli enti del Servizio sanitario nazionale, nei limiti di spesa consentiti per il personale degli stessi enti, verificata l'impossibilità di utilizzare personale già in servizio, nonché di ricorrere agli idonei collocati in graduatorie concorsuali in vigore, possono avvalersi, anche nell'anno 2022, delle misure previste dall'articolo 2-bis, comma 1, lettera a), del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27, limitatamente ai medici specializzandi iscritti all'ultimo e al penultimo anno di corso delle scuole di specializzazione, anche ove non collocati nelle graduatorie di cui all'articolo 1, comma 547, della legge 30 dicembre 2018, n. 145, e dall'articolo 2-ter, commi 1 e 5, del medesimo decreto-legge, anche mediante proroga, non oltre il 31 dicembre 2022, degli incarichi conferiti ai sensi delle stesse disposizioni;
la disposizione disciplina, inoltre, il percorso di stabilizzazione presso gli enti del servizio sanitario nazionale per il personale del ruolo sanitario e gli operatori socio-sanitari reclutati a tempo determinato con procedure concorsuali, ivi incluse le selezioni previste dalla legislazione emergenziale di cui all'articolo 2-ter del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27, e che abbiano maturato al 30 giugno 2022 alle dipendenze di un ente del servizio sanitario nazionale almeno 18 mesi di servizio, anche non continuativi, di cui almeno 6 mesi nel periodo emergenziale intercorrente tra il 31 gennaio 2020 e il 30 giugno 2022, secondo criteri di priorità definiti da ciascuna regione;
resta escluso dal sopra detto percorso di stabilizzazione degli enti del servizio sanitario nazionale il personale del ruolo amministrativo, tecnico e informatico reclutato a tempo determinato ai sensi del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27 –:
se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative normative per includere nel percorso di stabilizzazione presso gli enti del servizio sanitario nazionale il personale amministrativo, tecnico e informatico reclutato nell'ambito dell'emergenza pandemica ai sensi del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27.
(3-02828)
Interrogazione a risposta scritta:
SCANU. — Al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
in Sardegna il servizio di soccorso delle ambulanze del 118 viene gestita sulla base di una convenzione per regolare i rapporti per le attività di soccorso territoriale di base tra le associazioni di volontariato e le cooperative sociali onlus da una parte e le Aziende sanitarie locali (Asl) territorialmente competenti dall'altra;
questo tipo di gestione è stata perfezionata con la deliberazione della giunta regionale Sardegna n. 41/18 del 17 ottobre 2007 e successivamente modificata e consolidata da successivi provvedimenti quali la deliberazione di giunta n. 44/4 del 4 novembre 2011 fino alle legge regionale 17 novembre 2014, n. 23, con la quale è stata istituita l'azienda regionale di emergenza e urgenza della Sardegna (Areus), alla quale sono stati attribuiti i compiti relativi all'emergenza-urgenza svolti dalle centrali operative 118 presso le Asl;
nel 2017 è stata varata la riforma del terzo settore con il decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, (codice del terzo settore) che, agli articoli 55 e seguenti, disciplina i rapporti degli enti del terzo settore (Ets) con le pubbliche amministrazioni;
con specifico riferimento ai servizi di trasporto sanitario di emergenza e urgenza, il codice del terzo settore precisa che questi possono essere, in via prioritaria, oggetto di affidamento in convenzione alle organizzazioni di volontariato, iscritte da almeno sei mesi nel registro unico nazionale del terzo settore;
i soccorritori delle associazioni di volontariato e delle cooperative coordinati dall'Areus sono sottoposti anche a causa dell'epidemia da COVID-19 a turni massacranti che li tengono impegnati anche 24 ore di fila, poiché a conclusione dell'uscita i mezzi impiegati devono essere adeguatamente disinfettati e sanificati prima di poter essere riutilizzati: tutto questo a fronte di un'indennità insufficiente all'attività prestata;
l'Areu Lombardia, ad esempio, prevede una tariffa oraria onnicomprensiva di 53 euro a fronte dei 13/18 euro rimborsati ormai da anni dall'Areus Sardegna;
la convenzione-tipo vigente in Sardegna prevede un rimborso mensile per il servizio reso che non tiene conto di tutte le reali esigenze necessarie per il corretto espletamento del servizio stesso, per far fronte alle quali gli enti convenzionati vanno incontro a un disavanzo mensile di circa 5.000/7.000 euro;
il sistema di soccorso territoriale di base del 118, che garantisce circa l'80 per cento di tutti gli interventi di emergenza urgenza, sta rischiando il collasso se non verranno intraprese immediatamente le azioni necessarie per proteggere gli operatori e i pazienti dal rischio infettivo e per garantire la continuità del servizio –:
quali urgenti iniziative il Governo intenda adottare, per quanto di competenza e in raccordo con la regione, per addivenire all'adeguamento dell'attuale convenzione tipo alla riforma del terzo settore e la rimeditazione complessiva del sistema di emergenza-urgenza in Sardegna.
(4-11623)
SUD E COESIONE TERRITORIALE
Interrogazione a risposta in Commissione:
GIARRIZZO, ALAIMO, MANZO e VILLANI. — Al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:
la Strategia nazionale per le aree interne (Snai) costituisce una delle linee strategiche di intervento dei Fondi strutturali europei definite nell'ambito dell'accordo di partenariato, e rappresenta un'azione diretta al sostegno della competitività territoriale sostenibile, al fine di contrastare, nel medio periodo, il declino demografico che caratterizza talune aree del Paese, definite come quelle aree più lontane dai poli di servizio essenziale primario e avanzato;
la Snai, in questi anni, ha contribuito, grazie all'impiego non solo di risorse europee ma anche di fondi nazionali, allo sviluppo economico e sociale di particolari macro aree del Paese che, benché ricche di risorse ambientali e culturali, dal secondo dopoguerra in poi sono state soggette ad un progressivo spopolamento, con conseguente riduzione dell'occupazione e dell'offerta di servizi, nonché aumento dei costi sociali a livello sia locale che nazionale causati da fenomeni quali il dissesto idro-geologico o il degrado del patrimonio culturale e paesaggistico;
il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) prevede, tra le misure di competenza del Ministro per il Sud e la coesione territoriale, la destinazione di 500 milioni di euro per il «Potenziamento dei servizi e infrastrutture sociali di comunità», i cui destinatari sono gli enti territoriali delle aree interne;
la linea di intervento prevede complessivamente 725 milioni di euro, essendovi inclusi anche 225 milioni già ripartiti tra i Comuni del Mezzogiorno con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 17 luglio 2020;
trattasi di rilevanti risorse, fondamentali per agevolare, in questi territori, l'erogazione di una serie di servizi rientranti nell'ampio concetto di «infrastrutture sociali»;
è previsto il termine del 31 dicembre 2022 per l'aggiudicazione, quale obbligazione giuridicamente vincolante idonea a evitare il definanziamento -:
quali iniziative intenda adottare, e con quali modalità operative, per attuare in modo efficace e tempestivo la citata misura del Piano nazionale di ripresa e resilienza, specificando altresì quali siano i comuni interessati, tenuto conto dei tempi strettissimi posti dal piano.
(5-07737)
Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.
Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Bruno Bossio n. 5-07646 del 3 marzo 2022.