Camera dei deputati

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 30 marzo 2022

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    le piattaforme digitali che consentono la partecipazione degli utenti rappresentano una caratteristica distintiva dell'evoluzione della rete internet da una forma di connessione statica a un sistema dinamico, comunemente indicato come Web 2.0, nel quale gli strumenti informatici sono disegnati per incoraggiare la partecipazione attiva degli utilizzatori, che costituiscono essi stessi un valore aggiunto del servizio offerto;

    secondo l'indagine condotta annualmente da Eurostat, oltre la metà dei cittadini dell'Unione europea ha utilizzato nel 2020 social network, con un dato che cresce per i giovani con età compresa fra i 16 e i 24 anni all'87 per cento. In Italia, pur registrandosi un dato inferiore alla media dell'Unione europea, si riscontra l'utilizzo dei social network da parte del 48 per cento della popolazione e del 79 per cento dei giovani di età compresa fra i 16 e i 24 anni. Tanto il dato europeo, quanto quello italiano, fanno segnare una sensibile crescita rispetto all'anno precedente, quando l'utilizzo era stato del 54 per cento a livello europeo e del 42 per cento a livello nazionale, a testimonianza sia della crescente diffusione di questi strumenti tra la popolazione, sia di un loro ulteriore sviluppo nel periodo della pandemia di Covid-19;

    la diffusione è ancora superiore negli Stati Uniti, dove – secondo una ricerca condotta dal Pew Research Institute – il 72 per cento della popolazione dichiara di utilizzare i social media, con un dato che cresce all'84 per cento per i soggetti di età compresa tra 18 e 29 anni di età;

    peraltro, rilevazioni condotte a livello nazionale hanno fatto registrare, per il nostro Paese, dati superiori a quelli raccolti da Eurostat. In particolare, la società Audiweb ha rilevato che, nel corso dell'anno 2020, la digital audience totale su base mensile ha raggiunto il 73 per cento della popolazione dai 2 anni in su, con una media mensile di 43,5 milioni di utenti unici e una crescita del 4,6 per cento rispetto alla media mensile del 2019. La fruizione di internet nel giorno medio del 2020 ha visto un incremento generale del 3,3 per cento rispetto al giorno medio del 2019, con un maggiore uso del computer rispetto agli altri strumenti, con una dinamica che la società di rilevazione riconduce essenzialmente agli effetti della pandemia sulle abitudini e sugli stili di vita delle persone, anche in relazione allo svolgimento da remoto delle prestazioni lavorative e delle attività didattiche. In questo contesto, con riferimento all'utilizzo dei social network la ricerca registra la presenza di 38 milioni e 808 mila utenti, con un incremento del 4,7 per cento rispetto all'anno precedente;

    altri operatori privati stimano la presenza di 41 milioni di utenti di social network, con una crescita di utenti attivi del 5,7 per cento rispetto al 2020 e un utilizzo medio di questi strumenti di 1 ora e 52 minuti da parte degli utenti di età compresa tra i 16 e i 64 anni;

    l'ampio accesso della popolazione a reti di comunicazione e di connessione digitali si traduce nella presenza di operatori attivi a livello globale che operano attraverso piattaforme che mettono a disposizione contenuti prodotti da soggetti che accedono alle piattaforme stesse;

    in questo senso, in una prima fase, si faceva riferimento a user generated contents, ovvero contenuti generati dagli utenti, in un modello economico nel quale la sostenibilità sul piano finanziario era garantita essenzialmente da donazioni, pubblicità o dalle entrate derivanti da servizi a pagamento. Con lo sviluppo dei social network, sono invece stati sviluppati modelli di business volti a valorizzare sul piano economico l'utilizzo dei dati e dei contenuti prodotti dagli utenti, favorendo in questo modo la nascita e la crescita della figura dei creatori di contenuti professionali e il riconoscimento degli operatori più attivi: nel 2012, ad esempio, vengono introdotti dalla piattaforma YouTube i Creator Awards, con i quali vengono premiati i creatori che raggiungono determinate soglie di sottoscrittori dei propri canali;

    presso XI Commissione della Camera dei deputati, il 12 gennaio 2021, veniva discussa l'interrogazione a risposta immediata n. 5-05239, in cui si richiamava l'attenzione del Governo sull'opportunità di intraprendere iniziative per disciplinare questo tipo di attività, che presenta caratteristiche per molti versi uniche e si caratterizza per una marcata dipendenza funzionale ed economica da poche piattaforme di lavoro private che operano in regime di oligopolio. In quella sede, la rappresentante del Governo, nell'ipotizzare la possibilità di valutare la possibilità di estendere anche a tali categorie di lavoratori i principi e le tutele recentemente introdotte per i lavoratori dipendenti dalle piattaforme digitali adibiti alle consegne a domicilio, inquadrò la questione nell'ambito del più generale dibattito, promosso anche dall'Unione europea; relativo all'individuazione di risposte coordinate alle sfide giuridiche poste dai continui cambiamenti tecnologici nel mercato del lavoro;

    a seguito di tale seduta, la Commissione XI Lavoro avviava, con voto unanime, un'indagine conoscitiva volta ad approfondire le caratteristiche, l'inquadramento giuridico e le forme di tutela dei creatori di contenuti digitali che traggono parte o tutto il proprio reddito dalle attività svolte on line nell'ambito delle piattaforme di condivisione di contenuti. L'indagine conoscitiva si è conclusa il 9 marzo 2022 con l'approvazione di un documento conclusivo;

    a fronte di un quadro normativo che, specialmente a livello continentale, è in continua evoluzione, nel nostro Paese manca ancora una soddisfacente ricostruzione del fenomeno della creazione di contenuti digitali basata su dati amministrativi o statistici ufficiali;

    su un piano sistematico, la creazione di contenuti digitali rappresenta una delle tipologie di lavoro che può essere prestata tramite le piattaforme;

    dall'indagine è emerso che sono presenti importanti disequilibri nella creators' economy e che è necessario definire il quadro delle tutele dei creatori operanti anche nel nostro Paese; a titolo esemplificativo, al fine di preservare un contesto equo, è importante tutelare il diritto degli utenti di sollevare in modo rapido questioni relative all'eventuale comportamento sleale delle piattaforme e ottenere velocemente un riscontro risolutivo;

    nell'ambito dell'Unione europea, con riferimento proprio al settore dell'economia digitale, si registrano importanti interventi normativi, a partire dal regolamento (UE) 2019/1150, entrato in vigore intorno alla metà del 2020, che ha inteso assicurare una protezione uniforme degli utenti commerciali delle piattaforme elettroniche;

    ulteriori sviluppi si prospettano a seguito dell'adozione di un insieme di ulteriori proposte normative volte a disciplinare il mondo digitale, nell'ambito del quale si possono annoverare le proposte relative al Digital Service Act al Digital Market Act, nonché la recente proposta di direttiva dell'Unione europea relativa al miglioramento delle condizioni nel lavoro mediante piattaforme digitali; una novità di rilievo è rappresentata dalle disposizioni recentemente introdotte dall'articolo 27, comma 2-decies, del decreto-legge n. 152 del 2021, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 233 del 2021; con tale norma si è, infatti, previsto che sia oggetto delle comunicazioni obbligatorie da parte del datore di lavoro anche l'instaurazione di rapporti di lavoro intermediato da piattaforma digitale, comprese le attività di lavoro autonomo non esercitate abitualmente di cui all'articolo 67, comma 1, lettera l), del testo unico delle imposte sui redditi;

    già in data 21 dicembre 2021 l'Esecutivo accoglieva l'ordine del giorno n. 9/03354-A/101, nel quale si formulava un invito a valutare l'opportunità di avviare le opportune iniziative normative volte ad assicurare ai lavoratori autonomi, che svolgono attività di creazione di contenuti digitali, livelli minimi di tutela, comprendendo nell'ambito dei rapporti di lavoro intermediato da piattaforma digitale anche le prestazioni d'opera remunerate con le diverse modalità e il cui corrispettivo è comunque intermediato dalla piattaforma digitale;

    in data 23 giugno 2021, al fine di dare concreta attuazione sul piano nazionale alla regolamentazione comunitaria in materia di servizi digitali, la Commissione IX ha indicato l'Autorità per le garanzie delle telecomunicazioni quale organismo di diritto interno più idoneo a svolgere le funzioni di Digital Service coordinator, ma tale autorità non sembra avere competenze specifiche nell'ambito dei rapporti di lavoro;

    fondamentale è dunque, avviare le iniziative opportune al fine di assicurare una adeguata regolamentazione di tali nuove tipologie di lavoro e di garantire diritti e tutele a favore di coloro che, come lavoratori o subordinati svolgono la propria attività tramite le piattaforme,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative volte ad istituire un tavolo tecnico con la partecipazione delle società proprietarie delle piattaforme di social media e degli operatori del settore, al fine di definire iniziative volte a:

  a) consentire una migliore conoscenza delle caratteristiche dell'occupazione nell'ambito del settore della creazione di contenuti digitali;

  b) assicurare l'analisi ex-ante, il monitoraggio e la valutazione delle politiche legislative in materia di lavoro digitale e rapporti di lavoro tra creatori di contenuti digitali e piattaforme digitali;

  c) individuare tutele, nonché definire misure per la salvaguardia degli operatori specialmente nei casi in cui, a seguito di decisioni assunte unilateralmente dalla piattaforma, i creatori di contenuti subiscano un danno economico;

2) ad adottare iniziative per prevedere e attribuire alla categoria dei creatori di contenuti digitali un codice Ateco – anche di natura neutra – che identifichi in maniera precisa l'attività di creazione di contenuti digitali, distinguendo, al suo interno, i lavoratori a seconda della piattaforma in cui operano;

3) a promuovere, in sede europea, l'aggiornamento e la revisione del regolamento 1150/2019, ai sensi dell'articolo 18 dello stesso, in modo da coordinare in modo efficace le disposizioni in materia di equità e trasparenza per gli utenti commerciali dei servizi di intermediazione on line, con le disposizioni di regolazione dei mercati digitali, dei servizi digitali e del lavoro mediante piattaforma digitale;

4) sulla base della cornice uniforme europea, ad adottare le opportune iniziative normative al fine di introdurre uno statuto di tutele per i lavoratori del web che preveda l'aggiornamento del quadro giuridico nazionale esistente nonché il riconoscimento, in base all'articolo 35, primo comma della Costituzione, di diritti e tutele del rapporto di lavoro tra i creatori di contenuti digitali e le società proprietarie delle piattaforme digitali che tenga in considerazione tanto l'elemento della dipendenza funzionale dei lavoratori dalle piattaforme, quanto il significativo squilibrio che caratterizza i rapporti che vengono costituiti.
(1-00617) «Barzotti, Invidia, Ciprini, Segneri, Cominardi, Tripiedi, Cubeddu, Amitrano, Pallini, Davide Aiello, Tucci».


   La Camera,

   premesso che:

    la pandemia da COVID-19 ha creato gravi problemi sanitari, economici e sociali in tutto il mondo;

    questa emergenza sanitaria ha drammaticamente amplificato le fragilità del nostro Servizio sanitario nazionale, mettendolo a dura prova per carenza di strutture, di personale, per disomogeneità regionali;

    in quest'ultimo anno sono stati adottati numerosi provvedimenti per rafforzare la nostra sanità, specialmente all'interno dei reparti ospedalieri maggiormente coinvolti nell'emergenza, finalizzati ad implementare l'organico ed assumere tra personale sanitario, infermieristico e socio-sanitario, secondo quanto riferito dal ministero della salute, più di 36.000 unità;

    l'ultima legge di bilancio ha previsto fondi per investimenti in edilizia e attrezzature sanitarie, delineando un percorso di miglioramento non solo strutturale e nell'ambito della sicurezza ma anche impiantistico e di ammodernamento tecnologico;

    dopo un ampio ciclo di audizioni si è giunti ad individuare quali siano le necessità prioritarie da affrontare attraverso l'utilizzo dei fondi del Recovery fund, con i quali si auspica che si potranno finalmente apportare le giuste riforme sui punti deboli del nostro Ssn, emersi anche a seguito di questa pandemia;

    tra le linee d'intervento e i progetti in cui si articola la Missione 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), relativa alla salute, si evidenzia, in particolare il potenziamento della rete di assistenza territoriale, sanitaria e socio-sanitaria, quale elemento imprescindibile per garantire una risposta assistenziale appropriata ed efficace, in grado di demandare agli ospedali le attività di maggiore complessità, concentrando a livello territoriale le prestazioni meno complesse, attraverso lo sviluppo delle case di comunità, l'assistenza domiciliare integrata (Adi), la telemedicina, nonché implementando la presenza sul territorio degli ospedali di comunità;

    nel mese di febbraio 2022 il Ministro della salute ha trasmesso alla Conferenza Stato-regioni il documento, cosiddetto «DM71», recante gli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi delle strutture dedicate all'assistenza territoriale e al sistema di prevenzione in ambito sanitario, ambientale e climatico, standard che le regioni e province autonome saranno tenute a garantire, in coerenza con la Missione 6 del Pnrr, attraverso l'adozione di un provvedimento generale di programmazione dell'assistenza territoriale, analogamente a quanto avvenuto con il cosiddetto «DM 70» con riferimento alla assistenza ospedaliera;

    il 16 marzo 2022 la Conferenza Stato-regioni ha esaminato lo schema di decreto ministeriale cosiddetto «Dm 71» e, pur rinviando l'intesa sul provvedimento in attesa dell'esame da parte del Ministero dell'economia e delle finanze, ha posto alcune condizioni: progressività nell'attuazione in relazione anche alle risorse; un'adeguata implementazione e potenziamento del fabbisogno del personale e un'adeguata copertura finanziaria; costituzione di un Tavolo di lavoro per la determinazione delle risorse necessarie; riforma urgente ed indifferibile delle disposizioni in materia di medici di medicina generale e un aggiornamento del percorso formativo; assunzione di medici di comunità e delle cure primarie e di medici dei servizi territoriali da impiegare nelle case della comunità, a seguito di appositi corsi abilitanti organizzati a cura delle regioni; impiego di tutto il personale sanitario e amministrativo necessario e risorse correlate; adozione di un successivo provvedimento per ulteriori setting territoriali, quali salute mentale, dipendenze patologiche, neuropsichiatria infantile; secondo quanto si evince dalla bozza del «DM71», nell'ambito del distretto, quale un'articolazione organizzativo-funzionale dell'Azienda sanitaria locale (Asl) sul territorio di circa 100.000 abitanti, con variabilità secondo criteri di densità di popolazione e caratteristiche orografiche del territorio, la programmazione deve prevedere i seguenti standard:

     almeno 1 Casa della comunità hub ogni 40.000-50.000 abitanti;

     case della comunità spoke e ambulatori di medici di Medicina Generale (Mmg) e pediatri di libera scelta (Pls) tenendo conto delle caratteristiche orografiche e demografiche del territorio al fine di favorire la capillarità dei servizi e maggiore equità di accesso, in particolare nelle aree interne e rurali. Tutte le aggregazioni dei Mmg e Pls (Aft e Uccp) sono ricomprese nelle case della Comunità avendone in esse la sede fisica oppure a queste collegate funzionalmente;

     almeno 1 infermiere di famiglia o comunità ogni 2.000-3.000 abitanti. Tale standard è da intendersi come numero complessivo di infermieri di famiglia o comunità impiegati nei diversi setting assistenziali in cui l'assistenza territoriale si articola;

     almeno 1 unità di continuità assistenziale (1 medico e 1 infermiere) ogni 100.000 abitanti;

     1 centrale operativa territoriale ogni 100.000 abitanti o comunque a valenza distrettuale, qualora il distretto abbia un bacino di utenza maggiore;

     almeno 1 ospedale di comunità dotato di 20 posti letto ogni 50.000-100.000 abitanti;

    nell'ambito dell'anzidetto potenziamento dell'assistenza territoriale, quindi, le Case della comunità rappresentano, secondo quanto riportato nella bozza del «DM71», il modello organizzativo che rende concreta l'assistenza di prossimità e il luogo fisico al quale l'assistito può accedere per poter entrare in contatto con il sistema di assistenza sanitaria;

    la Casa della comunità promuove «un modello di intervento integrato e multidisciplinare, in qualità di sede privilegiata per la progettazione e l'erogazione di interventi sanitari. L'attività, infatti, deve essere organizzata in modo tale da permettere un'azione d'équipe tra medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, specialisti ambulatoriali interni – anche nelle loro forme organizzative – infermieri di famiglia o comunità, altri professionisti della salute disponibili a legislazione vigente nell'ambito delle aziende sanitarie, quali ad esempio psicologi, ostetrici, professionisti dell'area della prevenzione, della riabilitazione e tecnica, e assistenti sociali, anche al fine di consentire il coordinamento con i servizi sociali degli enti locali del bacino di riferimento»;

    trattandosi di una impostazione innovativa, come si evince dal Pnrr e dal documento «DM71», è necessario individuare un layout e indicatori utili a verificare se gli obiettivi previsti vengono raggiunti e in quale misura, non solo sotto l'aspetto della sostenibilità economica ma, soprattutto, dei risultati in termini di miglioramento dello stato di salute della comunità nonché della sua coesione sociale;

    con il rafforzamento dell'assistenza domiciliare integrata (Adi), quale servizio a valenza distrettuale, previsto anche nel DM71 secondo lo standard del 10 per cento della popolazione over 65 da prendere carico progressivamente, e finalizzato all'erogazione al domicilio di interventi caratterizzati da un livello di intensità e complessità assistenziale variabile nell'ambito di specifici percorsi di cura e di un piano personalizzato di assistenza, attraverso prestazioni professionali del personale sanitario e socio-sanitario oltre che mediante il potenziamento dei supporti tecnologici e digitali per una sanità che utilizzi la telemedicina per le cure a distanza, la presa in carico dovrà essere personalizzata e globale, nei confronti di ogni fragilità tale da consentire risposte adeguate attraverso la presenza di operatori che siano punto di riferimento certo nel tempo per i soggetti coinvolti l'affiancamento e sostegno dedicato a caregivers familiari e badanti;

    il rafforzamento delle cure intermedie è perseguito attraverso la realizzazione di ospedali di comunità, quali presìdi sanitari a lunga degenza con funzioni «intermedie» tra il domicilio e il ricovero ospedaliero, anche attraverso la riconversione o la riqualificazione di progetti e strutture già esistenti nonché la valorizzazione e il coinvolgimento delle strutture pubbliche e private convenzionate o convenzionabili con il Servizio sanitario nazionale;

    l'ammodernamento delle tecnologie ospedaliere, la digitalizzazione dei processi clinico-assistenziali, il completamento e la diffusione del fascicolo sanitario elettronico (Fse), saranno finalizzati a rafforzare ulteriormente anche l'assistenza territoriale;

    i problemi esistenti del nostro sistema sanitario sono riconducibili a: alto costo per prestazione con risorse economiche limitate; incremento costante delle richieste di intervento; strutture di ricovero non del tutto idonee (50 per cento degli ospedali hanno meno di 120 posti letto); vetustà del patrimonio edilizio e tecnologie disponibili obsolete; ricoveri non appropriati per degenze prolungate; pronto soccorso con eccesso di utenza e tempi di risposta inadeguati; livelli di sicurezza non sempre appropriati; tempi di attesa elevati per le prestazioni sanitarie; scarsità di personale in termini quali/quantitativi; sede di ricovero non appropriata; copertura completa in ricovero tipici su 5/6 giorni per 8-12 ore/die; bisogni dell'utenza variati e risposte non sempre personalizzate o non sufficientemente personalizzate; elevato livello di burocratizzazione con processi particolarmente complessi per esigenze amministrative; modello organizzativo e normativo ante riforma di cui alla legge n. 833 del 1978 con base organizzativa e gestionale derivata dai modelli mutualistici ante riforma;

    dinanzi alle suddette criticità si indicano, come elenco non esaustivo, anche tutti quegli elementi che potrebbero configurarsi come azioni qualificanti di politica sanitaria, adeguate al nostro sistema sociale ossia; alto livello di appropriatezza e di sicurezza; riduzione della frequenza delle patologie e della loro gravità; riduzione degli sprechi; riduzione delle degenze medie; qualità e tempestività della risposta; semplificazione clinica, organizzativa ed amministrativa; ottimizzazione del numero delle strutture e dei posti letto; costo moderato per prestazione; attività di servizio 7 giorni/7/h24; elevato utilizzo degli impianti tecnologici; remunerazione mista, per risultato, per prestazione, per quota capitaria e per servizio; risposte personalizzate; partecipazione e coinvolgimento attivo del cittadino; organizzazione di un servizio sanitario e socio sanitario integrato; migliore qualità di vita per il singolo e per la comunità; compatibilità economica con le risorse disponibili;

    nell'ambito di una riorganizzazione efficace del nostro sistema sanitario, buona parte delle azioni qualificanti su indicate potrebbero essere riconducibili all'attribuzione al medico di famiglia della responsabilità di analisi clinico-terapeutica e di valutazione clinica, in una visione olistica della persona, dei suoi bisogni sanitari, assistenziali e sociali e per un risultato di sintesi che non sia solo medico;

    il medico di famiglia, in tale ottica, si colloca al centro dalle attività territoriali, come filtro della domanda e come mantenimento dello stato di benessere o di selezione degli interventi per l'assistenza di pazienti acuti o cronici, nell'ambito di una struttura di servizi, una vera e propria Società sanitaria integrata di servizi (Ssis), che coincide nelle progettualità del Pnrr con una casa della comunità e che sia in grado di semplificare, in modo radicale, il sistema organizzativo sanitario territoriale e offrire adeguate risposte ai bisogni effettivi di assistenza territoriale al cittadino;

    la Ssis, quale idoneo modello di gestione della casa di comunità, governa le risorse economiche destinate alla assistenza della comunità, con un budget specifico e ben definito sulla base della popolazione assistita, dei servizi offerti e dei risultati attesi; si fa carico di tutte le esigenze preventive, cliniche, mediche, infermieristiche, riabilitative, amministrative, socio sanitarie del proprio gruppo di assistiti, sia gestendo direttamente i servizi, che acquistando risorse da altri erogatori di attività, specialistiche, sociali e altro, con un meccanismo assistenziale del prendersi cura della persona nella sua complessità e non soltanto nell'intervenire al momento del bisogno, e coordinando l'intervento nei confronti degli stessi, anche nei settori amministrativi, socio sanitari, e altro, nell'intero arco della giornata per tutta la settimana;

    la Ssis comprende dunque medici e pediatri di famiglia, specialisti delle diverse discipline con le relative tecnologie disponibili, infermieri, riabilitatori, amministrativi e assistenti sociali e segue tutte le diverse esigenze della comunità a cui deve prestare assistenza, avendo particolare attenzione alla valutazione e alla selezione nell'utilizzo delle risorse consumate (visite, farmaci, ricoveri, prestazioni varie) che alla verifica dei risultati ottenuti;

    questi modelli di gestione delle case di comunità dovranno avere a disposizione le tecnologie di base (Ecg-spirometro-pulsiossimetro-ecografo-punto prelievi e altro) per dare una risposta tempestiva e più coerente con le esigenze immediate dei propri assistiti e dovrebbero essere composti da almeno 10-15 medici che siano in grado di organizzare un servizio, anche su sedi decentrate, adeguato alle esigenze di una popolazione di almeno 25.000 abitanti, fermo restando che nei centri urbani le dimensioni potrebbero essere anche più importanti;

    in tale contesto è evidente come il sistema informativo, e in particolare il fascicolo sanitario elettronico, sia essenziale laddove puntualmente integrato da tutti i livelli sanitari ed assistenziali, compresi quelli privati, tenuto conto che con gli strumenti di elevata tecnologia, informatici e telematici, e con la telemedicina, molti dei processi amministrativi e assistenziali potranno essere superati o agevolati, facilitando il cittadino;

    per una organizzazione sanitaria che costa oltre 120-130 miliardi di euro all'anno, appare quasi stupefacente l'assenza di obiettivi di risultato di salute e, se da un lato il nostro sistema sanitario è dotato di strumenti di gestione, come ad esempio il monitoraggio dei livelli essenziali di assistenza, e di obiettivi prevalentemente quantitativi, dall'altro è incredibilmente privo di elementi di valutazione del risultato e di indicatori di salute;

    eppure indicare ad esempio, come obiettivo, la riduzione del 25 per cento dei pazienti affetti da diabete o colpiti da ictus, da patologie respiratorie o da tumori al polmone, avrebbe consentito, in questi anni, migliori e più concreti risultati economici e uno stato di salute della comunità mediamente migliore rispetto all'attuale, con migliori prospettive per il futuro;

    in tale ottica, dunque, la remunerazione dovrà modificarsi in modo significativo, così da consentire il raggiungimento del migliore risultato clinico possibile al costo più basso e per la medicina generale, al fianco della remunerazione in base alla quota capitaria, definita dal numero di pazienti al mese iscritti al medico, dovrebbe esserci anche la remunerazione per risultato clinico o di salute, così da attivare azioni virtuose e promozionali del risultato atteso;

    il sistema di remunerazione per risultato applicato alle prestazioni mediche o sanitarie, denominato pay-for-performance – P4P ha esperienze già realizzate in altri Paesi, come ad esempio in Germania, dove la sua attivazione ha prodotto risultati clinici significativi e una riduzione della spesa, diretta ed in prospettiva, molto significativa; ed anche in Italia, è stato sviluppato il progetto Take Care per la prevenzione primaria dei tumori nelle ASL di Bergamo e di Lodi;

    la pianificazione della sanità territoriale deve partire da un'analisi attenta dei bisogni che devono essere soddisfatti e le proposte del Pnrr devono garantire migliori servizi e maggiore efficacia, economicamente sostenibili nel tempo sia dal punto di vista strutturale che delle risorse umane; è necessario dunque rivedere la modalità di finanziamento delle attività e proporre, nel sistema, una retribuzione che non favorisca solo il riconoscimento delle prestazioni ma anche i risultati ottenuti;

    il sistema dei servizi territoriali ha uno scarso coordinamento e una forte dispersione, poiché sono mancati riferimenti organizzativi territoriali ed efficaci strumenti di gestione in cui prevenzione, educazione ed informazione sanitaria, riabilitazione ed autoaiuto non hanno avuto il necessario sviluppo e attenzione nel tempo;

    è necessaria un'organizzazione senza limitazioni funzionali e barriere fisiche, al fine di garantire una risposta pronta e precoce, in grado di migliorare e qualificare l'intervento e ridurre l'evoluzione e le conseguenze della patologia;

    l'organizzazione dei servizi territoriali, che oggi presenta innumerevoli vincoli formali e spesso non utili, deve consentire di facilitare una distribuzione più equa dei servizi e offrire l'opportunità a tutti i cittadini di accedere alle prestazioni in modo semplice e senza tempi di attesa inadeguati, con una appropriatezza elevata ed un'offerta che deve garantire un reale coordinamento ed una integrazione nelle indicazioni diagnostiche dei differenti indirizzi specialistici;

    la gestione dei malati deve essere in grado di operare in un ambiente integrato, con facilità di comunicazione e interazione per la valutazione dei bisogni assistenziali, naturalmente altamente informatizzato;

    è necessaria una struttura operativa organica e integrata che, grazie ad una responsabilità condivisa, potrà garantire una risposta complessiva e di qualità che dia soddisfazione alle necessità mediche e sociosanitarie grazie ad una maggiore sicurezza e appropriatezza clinica ed una qualificazione della attività con minori errori diagnostici e terapeutici;

    bisogna implementare un modello funzionale che garantisca un riconoscimento del risultato ottenuto (pay for result) e non solo il pagamento per prestazione, assicurando dunque un valore pregnante al risultato ottenuto;

    la prevenzione primaria può consentire di ottenere risultati significativi con una spesa decisamente modesta ma con un contributo al benessere generale molto elevato;

    una diversa organizzazione territoriale, che crei un filtro di alto livello e ad indirizzo preventivo, può ridurre in modo importante il fabbisogno sanitario per le patologie acute e cronico degenerative, attraverso la gestione precoce di molte patologie direttamente a domicilio;

    la presenza di medici di famiglia e di specialisti che lavorano e operano per risultato (e quindi tempestivamente quando necessario) e con tutte le tecnologie necessarie rendere la diagnostica territoriale tempestiva e qualificata;

    la gestione domiciliare, con un organico significativo, garantisce un'assistenza di alto livello sia per quanto riguarda le attività mediche che infermieristiche e riabilitative;

    l'erogazione di servizi ambulatoriali integrati comprensivi di servizi socio-sanitari può svolgersi nei medesimi ambienti, ovvero nelle case di comunità, attraverso il coordinamento con tutti gli operatori sanitari e amministrativi operanti nella struttura semplificando i percorsi sanitari ai cittadini;

    la rete telematica favorirà un utilizzo intensivo dei servizi presenti, una continuità assistenziale e una forte attenzione ai malati, a domicilio in particolare, con la creazione di reti di gestione ed ascolto delle esigenze che man mano verranno sviluppate;

    la telemedicina appare finalmente matura per garantire servizi di alto livello per diagnosi, terapia e follow up di pazienti cronici anche in condizioni di scompenso cronico, per mantenere in equilibrio il paziente, garantirgli una gestione domiciliare monitorata e un intervento tempestivo in caso di necessità;

    la sburocratizzazione dell'organizzazione consentirà di reinvestire fondi per prestazioni sanitarie carenti sul territorio come l'odontoiatria convenzionata, la cura della salute mentale e la riabilitazione,

impegna il Governo:

1) ad adottare le iniziative di competenza, anche normative, per assicurare che le case di comunità si avvalgano di modelli organizzativi e di gestione che rispondano alla logica come descritta in premessa, al fine di garantire l'effettiva integrazione e l'omogeneità nell'erogazione dei servizi, attuati come modello in vari distretti, valutabili nel tempo su tutto il territorio nazionale;

2) ad adottare le iniziative di competenza per recuperare e valorizzare il ruolo del medico di medicina generale e del pediatra di libera scelta nell'ambito della riorganizzazione territoriale, in quanto medici con assistiti in carico, assicurando agli stessi la centralità dell'assistenza territoriale, anche nell'ambito delle case della comunità, rafforzandone il ruolo in merito all'accoglienza, all'orientamento e alla valutazione dei bisogni;

3) ad adottare iniziative per favorire la gestione del servizio sanitario territoriale in convenzione da parte di aggregazioni tra medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, specialisti ambulatoriali, infermieri, assistenti sociali, fisioterapisti, medici di continuità assistenziale, collaboratori di studio, strutturati in una società di servizi integrati che operino per l'assistenza mediamente di una comunità di circa 20.000 abitanti, prevedendo che la popolazione sia gestita h24 per le necessità di primo livello e primo soccorso (codici bianchi o verdi) con la presa in carico del cittadino attraverso il medico di medicina generale che lo seguirà nel percorso assistenziale conservando il rapporto di fiducia medico-paziente;

4) ad adottare iniziative per introdurre meccanismi remunerativi innovativi, così da consentire il raggiungimento del migliore risultato clinico possibile al costo più basso, contemplando, al fianco della remunerazione in base alla quota capitaria, definita in relazione al numero di pazienti-mese in carico al medico, anche la remunerazione per risultato clinico o di salute, così da attivare azioni corresponsabili e virtuose in relazione al risultato atteso;

5) ad adottare iniziative normative per dare la possibilità alla società di servizi sociosanitari integrati (Sssi) di acquistare dalle Asl prestazioni da erogare per un anno, con valutazione finale e con responsabilità sia per i costi che per risultato;

6) a favorire, al fine di ovviare alla mancanza di personale medico di medicina generale all'interno delle aree carenti di tale figura, anche per i corsisti dell'ultimo anno, la possibilità di accedere alle graduatorie della medicina generale;

7) ad adottare le iniziative di competenza affinché sia attivato all'interno della casa di comunità, il piano operativo per il sostegno con una presa in carico multidisciplinare e multidimensionale dei soggetti più fragili, sia pazienti anziani che affetti da malattie invalidanti, inclusi i pazienti con malattie rare per una presa in carico globale e con assistenza domiciliare;

8) ad adottare iniziative normative che possano colmare le soluzioni organizzative per rendere attuativo un modello di sanità con valorizzazione economica delle predette professioni in modo che sia concorrenziale e vantaggioso lavorare presso queste strutture;

9) ad adottare iniziative per favorire economicamente i medici che svolgono a tempo pieno la loro attività presso la casa di comunità quale luogo di accesso unitario e integrato all'assistenza sanitaria e sociosanitaria;

10) ad adottare le iniziative di competenza per agevolare l'integrazione tra i servizi sanitari e socioassistenziali da parte dell'équipe multidisciplinare all'interno della casa di comunità, attraverso l'attivazione, per gli individui con condizione di fragilità o cronicità, degli interventi clinici e assistenziali di cui necessitano con controlli e valutazione costanti;

11) ad adottare iniziative per promuovere, con la popolazione a rischio, incontri di prevenzione in relazione all'evoluzione delle malattie croniche in modo da ridurre l'evoluzione verso la grave disabilità e il rischio di perdita dell'autonomia;

12) ad adottare iniziative per assicurare, al fine di ovviare alla carenza dei medici di medicina generale, l'accesso alla carriera di medico di medicina generale anche ai medici di comunità e delle cure primarie, anche a seguito dell'adeguamento dei percorsi formativi;

13) a valutare l'adozione di iniziative normative affinché il corso di medicina generale diventi un vero corso di specializzazione universitaria, equiparandola a tutte le altre specializzazioni;

14) ad adottare iniziative per prevedere che la riorganizzazione territoriale, come delineata nella bozza di decreto cosiddetto «DM71» sia sostenuta da un'adeguata implementazione e dal potenziamento del fabbisogno del personale sanitario e amministrativo, da un'idonea copertura finanziaria, da una riforma delle disposizioni in materia di medici di medicina generale nonché dall'implementazione di ulteriori setting territoriali, quali salute mentale, dipendenze patologiche, neuropsichiatria infantile e assistenza psicologica di base.
(1-00618) «Nappi, Villani, D'Arrando, Lorefice, Mammì, Marzana, Misiti, Penna, Provenza, Ruggiero, Sportiello».


   La Camera,

   premesso che:

    a seguito della riforma della leva militare obbligatoria, con la legge 6 marzo 2001, n. 64, il legislatore ha istituito il Servizio civile nazionale, finalizzato a «concorrere, in alternativa al servizio militare obbligatorio, alla difesa della Patria con mezzi ed attività non militari», poi riformato con il decreto legislativo 6 marzo 2017, n. 40, e trasformato nel Servizio civile universale;

    la riforma del 2017, approvata a seguito di un ampio confronto con tutti gli attori coinvolti nell'organizzazione e nell'attuazione del servizio civile, rappresenta il raggiungimento di importanti obiettivi politici sia sul piano della partecipazione della società civile al processo normativo, sia nel raccordo dell'istituto con obiettivi e prospettive europee e sia, infine, nel prevederne l'universalità di accesso per tutti i giovani che volessero parteciparvi;

    ai sensi della sua legge istitutiva il servizio civile universale è «finalizzato, ai sensi degli articoli 52, primo comma e 11 della Costituzione, alla difesa non armata e non violenta della Patria, all'educazione, alla pace tra i popoli, nonché alla promozione dei valori fondativi della Repubblica, anche con riferimento agli articoli 2 e 4, secondo comma, della Costituzione»;

    gli ambiti in cui è possibile svolgere il servizio civile universale sono: a) assistenza; b) protezione civile; c) patrimonio ambientale e riqualificazione urbana; d) patrimonio storico, artistico e culturale; e) educazione e promozione culturale e dello sport; f) agricoltura in zona di montagna, agricoltura sociale e biodiversità; g) promozione della pace tra i popoli, della non violenza e della difesa non armata; promozione e tutela dei diritti umani; cooperazione allo sviluppo; promozione della cultura italiana all'estero e sostegno alle comunità di italiani all'estero;

    nel quadro delineato, il Servizio civile rappresenta, oggi più che mai, una reale e concreta occasione per i giovani di mettersi in gioco, di sperimentare le loro capacità, di mettere in pratica quanto hanno imparato a scuola, ma anche di fare un primo passo nel mondo del lavoro, che per alcuni è spesso inaccessibile, come certificano i dati: i centri di servizio per il volontariato solo nel 2020, nonostante le limitazioni imposte dall'emergenza pandemica, hanno incontrato oltre tremila giovani proprio in attività di orientamento e accompagnamento sul Servizio civile universale;

    tuttavia, circostanze recenti sembrano ostacolarne attuazione e sviluppo, con grave pregiudizio sia degli operatori volontari sia della comunità a favore della quale il servizio è prestato, segnalate, in particolare dal Forum del terzo settore, dalla Conferenza nazionale enti per il Servizio civile e dal Forum nazionale Servizio civile;

    le tre realtà hanno segnalato importanti criticità, quali la modifica della programmazione triennale, con la cancellazione di quelle annuali, l'assenza di un finanziamento triennale e l'apertura di un vuoto procedurale nel quale resta il solo Dipartimento per le politiche giovanili e il Servizio civile universale;

    peraltro, già nello scorso mese di dicembre, all'indomani della pubblicazione del decreto che ha individuato i programmi di intervento e i relativi progetti per il nuovo bando, le reti del terzo settore avevano lanciato l'allarme, evidenziando come a fronte di 76.639 posizioni valutate positivamente dal Dipartimento politiche giovanili e dal Servizio civile universale, risultassero stanziate risorse per appena 54.181 posizioni;

    numerose criticità sono state riscontrate anche in merito al ricorso ai residui finanziari del 2021 per ampliare i posti per i giovani, e sul tema della certificazione delle competenze acquisite, così come salgono vertiginosamente le segnalazioni di provvedimenti necessari all'operatività quotidiana delle organizzazioni e dei giovani, fermi da settimane;

    si è assistito altresì ad una sostanziale assenza della campagna informativa che il Dipartimento è tenuto a realizzare, lasciandone ai soli enti l'attuazione e mettendo così a rischio la presentazione della domanda da parte dei giovani;

    tra gli adempimenti affidati agli enti dalla norma vi, altresì, è la procedura di selezione dei giovani, attualmente equiparata ad un concorso pubblico, mediante valutazione dei titoli e un colloquio motivazionale;

    tale processo di selezione, che implica significative responsabilità e oneri per gli enti, rappresenta un passaggio importante del percorso, perché consente di valorizzare le motivazioni dei giovani ed inserirli nei percorsi più opportuni;

    risulta fondamentale, come ha poi disposto il Tar Lazio, che i tempi a disposizione degli enti per poter esperire la procedura di selezione dei candidati siano adeguati a garantire qualità e attenzione ai ragazzi, anche alla luce delle migliaia di richieste da valutare annualmente, oltre che per poter assicurare agli enti il rispetto degli adempimenti connessi ad una procedura concorsuale pubblica;

    ai sensi dell'articolo 40 del decreto-legge 6 novembre 2021, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 dicembre 2021, n. 233, contenente disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e per la prevenzione delle infiltrazioni mafiose, la programmazione del Servizio civile universale, necessaria alla individuazione dei fabbisogni del territorio attraverso una puntuale analisi del contesto nazionale e la pianificazione degli interventi necessari a soddisfarli, spetta allo Stato in virtù della finalità primaria della difesa della Patria propria dell'Istituto, e deve essere realizzata, in sinergia con le regioni, per piani triennali e non più annuali;

    a tale mutato orizzonte di programmazione triennale, per dare piena attuazione alla caratteristica di universalità definita dalla riforma, dovrebbe corrispondere una maggiore stabilità delle risorse e delle regole di funzionamento dell'intero sistema, in grado di garantire agli enti una migliore capacità di definizione dei progetti;

    il finanziamento del Fondo nazionale per il Servizio civile, di cui all'articolo 24 del decreto legislativo n. 40 del 2017, avviene quasi esclusivamente a valere sulle risorse pubbliche individuate annualmente in legge di bilancio, alle quali possono sommarsi eventuali fonti comunitarie, come nel caso della misura «garanzia giovani» e del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), e ciò ne determina una precarietà strutturale, che incide principalmente sulla sua identità di Istituto universale, al quale i giovani dovrebbero poter aspirare con certezza ogni anno, ma anche sugli investimenti dell'intero sistema di istituzioni ed enti a vario titolo coinvolti;

    il decreto legislativo n. 40 del 2017 ha altresì posto le basi per definire una prospettiva moderna e strutturale dell'Istituto di Servizio civile universale con l'obiettivo di farlo diventare uno dei pilastri su cui poggiare l'educazione e la crescita delle nuove generazioni, rendendoli cittadini più consapevoli e capaci di affrontare le sfide sociali e culturali in atto proprio grazie all'impegno all'interno della comunità presso gli enti del terzo settore o le istituzioni;

    la Consulta nazionale per il Servizio civile universale, istituita ai sensi dell'articolo 10 del decreto legislativo n. 40 del 2017, è l'organismo permanente di «consultazione, riferimento e confronto in ordine alle questioni concernenti il servizio civile universale», composto dagli enti e dai coordinamenti di enti maggiormente rappresentativi, dai rappresentanti delle regioni e dei comuni e dalla Rappresentanza nazionale degli operatori volontari;

    la Consulta ha sempre rappresentato per il Dipartimento, il Governo ed il Parlamento un riferimento imprescindibile per il confronto, l'attuazione e lo sviluppo del servizio civile, non ultimo nella fase di recente riforma, assicurando collaborazione e sostenibilità, organizzativa ed economica, agli obiettivi politici;

    la recente «Relazione sull'organizzazione, sulla gestione e sullo svolgimento del servizio civile nell'anno 2019» predisposta per il Parlamento dal dipartimento per le politiche giovanili e il servizio civile universale, evidenzia il corretto funzionamento dell'Istituto, rilevando, in un contesto che vede quotidianamente impegnati migliaia di enti e decine di migliaia di giovani, appena il due per cento di sanzioni applicate agli enti per irregolarità di gestione a valle delle ispezioni effettuate dal Dipartimento, e un solo contenzioso tra giovani e Dipartimento relativo alle attività di selezione svolte dagli enti su oltre centomila candidature, a testimonianza di un sistema che funziona correttamente ed efficacemente, sia in ordine all'attuazione dei progetti che al coinvolgimento dei giovani;

    l'ipotesi di un ulteriore intervento di revisione normativa proposto dalla Ministra Dadone ha destato non poca sorpresa tra le rappresentanze dei soggetti interessati, in quanto rischierebbe di rendere nuovamente indeterminato il contesto organizzativo in cui saranno chiamati ad operare gli enti ed i giovani, costringendo il sistema a recepire continue modifiche e ad agire esclusivamente sulla base di sperimentazioni, ovvero senza la necessaria stabilità e senza poter valutare, neanche nel breve periodo, l'impatto delle riforme appena introdotte;

    sul piano contenutistico, forte è la preoccupazione che il disegno di legge spinga verso una qualificazione del servizio civile sempre più orientato alle politiche attive del lavoro, travisando le finalità che la normativa attribuisce ad esso e con il rischio che obiettivi incoerenti con la natura del servizio civile e con le possibilità organizzative degli stessi enti promotori (no-profit e pubblici) disattendano le aspettative dei giovani e aumentino la disaffezione verso le istituzioni;

    l'adeguatezza e la costanza delle risorse di finanziamento del Fondo nazionale per il Servizio civile universale, così come la stabilità nel medio-lungo termine del quadro ordinamentale rappresentano il presupposto per un'efficace programmazione dell'attività degli enti iscritti all'Albo, nel pieno rispetto dello spirito collaborativo che ha ispirato la riforma del 2017;

    al riguardo, fondamentali per il conseguimento delle finalità del servizio civile sono lo strumento della programmazione e l'effettivo e costante confronto con la Consulta nazionale del Servizio civile universale, nel rispetto dei principi della partecipazione e leale collaborazione previsti dal nostro ordinamento,

impegna il Governo:

1) a ristabilire una doverosa ed efficace interlocuzione con le regioni e con gli enti del terzo settore, secondo quanto stabilito, tra gli altri, dagli articoli 7 e 8 del decreto legislativo 6 marzo 2017, n. 40, in relazione ad ogni questione concernente la predisposizione e l'attuazione dei programmi di intervento;

2) ad adottare iniziative per portare a piena attuazione la riforma introdotta dal decreto legislativo n. 40 del 2017, favorendo la stabilità del quadro normativo di riferimento;

3) ad adottare iniziative per prevedere lo stanziamento triennale di risorse strutturali per il Fondo nazionale per il Servizio civile universale istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, coerenti con la durata del documento di Piano triennale e tali da assicurare l'effettiva universalità degli accessi al servizio, e a ripristinare anche la programmazione annuale;

4) ad adottare iniziative per rafforzare il ruolo di consultazione, riferimento e confronto svolto dalla Consulta nazionale per il servizio civile, valorizzando il ruolo della collaborazione quale elemento imprescindibile per una piena e corretta attuazione del servizio civile, con particolare riguardo al Piano triennale di cui all'articolo 4, comma 1, del decreto legislativo 6 marzo 2017, n. 40;

5) ad adottare iniziative volte a definire lo status giuridico dell'operatore volontario durante il servizio all'estero, nonché, nel rispetto delle condizioni di tutela della sicurezza degli operatori volontari in zone a rischio, l'attuazione dei progetti all'estero del bando 2021;

6) ad adottare iniziative per garantire agli enti, sentita la Consulta nazionale, tempistiche congrue per la definizione del ciclo annuale della programmazione degli interventi, a cominciare dalla definizione e dal deposito dei programmi, e per esperire la delicata procedura di selezione dei volontari;

7) ad assumere iniziative, per quanto di competenza, volte a favorire un potenziamento del numero di operatori volontari da impiegare nei progetti in cui si articolano i programmi di intervento del Servizio civile universale, ai sensi dell'articolo 5 del decreto legislativo 6 marzo 2017, n. 40.
(1-00619) «Bellucci, Ferro, Gemmato, Prisco, Montaruli, Deidda, Galantino, Giovanni Russo, Delmastro Delle Vedove, Cirielli, Mantovani».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nel giugno del 2021 il Commissario straordinario per l'emergenza COVID-19 rilasciava un avviso a manifestare interesse per verificare l'interesse da parte di operatore economico ad acquisire, a titolo oneroso, 218.500.000 mascherine «di comunità» stoccate in magazzini Sda che comportavano costi di giacenza mensile pari a 313.000 euro/mese;

   tale avviso è andato deserto;

   il Commissario rilasciava un nuovo avviso per analoghi scopi ad ottobre 2021, andato nuovamente deserto;

   pertanto, la struttura commissariale decideva di non procedere a nessun ulteriore tentativo di cessione delle mascherine, attivando una procedura finalizzata alla cessione delle stesse per conseguire il loro smaltimento;

   la selezione dell'affidatario era stata anticipata da una consultazione preliminare di mercato rivolta a 4 operatori economici a cui è conseguita l'acquisizione, da parte della struttura commissariale, di numero 2 preventivi informali;

   tra i due preventivi si procedeva a selezionare, come operatore economico, la società A2A recycling srl affidando alla stessa il servizio di esecuzione di ritiro, trasporto, conferimento e smaltimento delle mascherine di comunità in questione per un importo massimo di euro 698.000 oltre iva;

   dall'impiego della terminologia tecnica impiegata è del tutto evidente come la procedura in questione sia qualificabile come un affidamento diretto mediato da più preventivi, procedura attivata in ragione della «somma urgenza» determinata dall'esborso mensile sopra richiamato;

   a seguito della pubblicazione di un servizio da parte del programma «le Iene» è emerso che esistono operatori che già oggi utilizzano dette mascherine come prodotti di riciclo da cui estraggono elementi utili alla realizzazione di beni commerciabili, i quali sarebbero stati interessati all'acquisto di dette mascherine di comunità;

   in tal senso non si comprende la ragione per la quale la struttura commissariale, a seguito del primo avviso, non abbia ritenuto di attivare la medesima procedura di cui all'articolo 2, comma 3, decreto-legge n. 76 del 2020 che avrebbe consentito l'individuazione di un soggetto a cui vendere le mascherine in questione, utilizzando proprio la somma urgenza. Neppure si comprende perché non abbia almeno utilizzato la procedura negoziata senza previa pubblicazione di un bando di gara, ai sensi dell'articolo 63, comma 2, lettera c) del decreto legislativo n. 50 del 2016 con invito a partecipare ad almeno 5 o.e. ai sensi del comma 6;

   analogamente appare distonico, rispetto alla necessaria omogeneità della procedura, il fatto che si sia proceduto all'affidamento del servizio di smaltimento, e che la scelta sia ricaduta su A2A recycling la quale si impegna a recuperare, a evidenti fini di impiego, i beni smaltiti, con ciò realizzando quell'obbiettivo di fatto perseguito con l'avviso a manifestare interesse, con l'unica differenza che se in questo il contraente privato avrebbe dovuto pagare alla stazione appaltante una somma per acquisire le mascherine, tramite l'affidamento compiuto dalla struttura commissariale, è la stessa che paga l'affidatario per prendere i beni in questione;

   tale scelta ha così comportato non solo un mancato introito stimabile in circa 1.000.000 euro, non solo ha determinato un esborso di 700.000 euro, ma ha comportato l'esborso di 2,5 milioni di euro per la giacenza delle mascherine che, dal 1° maggio 2021, erano di fatto fuori norma in ragione delle disposizioni di cui all'articolo 19, comma 1, decreto-legge n. 183 del 2020 –:

   per quale motivo il Commissario straordinario per l'emergenza COVID-19 abbia ritenuto di adottare la procedura di cui in premessa;

   per quale motivo il Commissario straordinario, benché la procedura fosse rivolta a individuare un operatore economico cui affidare il servizio di smaltimento delle «mascherine di comunità» abbia selezionato un soggetto che si è invece impegnato a recuperare componenti lignee, cartacea e plastiche dei beni smaltiti.
(4-11702)


   BIGNAMI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   al fine di sostenere l'attuazione del Piano di rientro dai disavanzi sanitari della regione Calabria, l'articolo 16-septies del decreto-legge 21 ottobre 2021, n. 146, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 dicembre 2021, n. 215, ha autorizzato, nell'ambito del finanziamento del Servizio sanitario nazionale, un contributo di solidarietà in favore della regione Calabria pari a euro 60 milioni per ciascuno degli anni 2024 e 2025, prorogando, di fatto, lo stanziamento speciale di euro 60 milioni annui già disposto per il triennio 2021-2023 dal decreto-legge 10 novembre 2020, n. 150, convertito con modificazioni dalla legge 30 dicembre 2020, n. 181;

   contestualmente al riconoscimento di tale contributo, la norma, al fine di assicurare al servizio sanitario della regione la liquidità necessaria al tempestivo pagamento dei debiti commerciali, ha escluso – fino al 31 dicembre 2025 – la possibilità di azioni esecutive nei confronti degli enti e delle aziende del servizio sanitario della regione Calabria;

   la norma, anche in questo caso, opera un differimento dei termini legislativi già previsti dal cosiddetto «Decreto-legge Rilancio» (decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito con modificazioni dalla legge 17 luglio 2020, n. 77), che aveva disposto, all'articolo 117, comma 4, la temporanea sospensione – fino al 31 dicembre 2020 – delle azioni esecutive nei confronti degli enti di tutto il Servizio sanitario nazionale, con riferimento al tempestivo pagamento dei debiti commerciali relativi a somministrazioni, forniture, appalti e a obbligazioni per prestazioni professionali;

   tale disposizione era inoltre già stata oggetto di proroga ai sensi dell'articolo 3, comma 8, del cosiddetto «Decreto-legge Milleproroghe» (decreto-legge 30 dicembre 2020, n. 183, convertito con modificazioni dalla legge 26 febbraio 2021, n. 21), che ne aveva esteso l'efficacia fino al 31 dicembre 2021, salvo poi essere dichiarata illegittima dalla sentenza n. 236/2021 della Corte Costituzionale, in quanto «sproporzionata e irragionevole», nonché lesiva del diritto di tutela giurisdizionale ex articolo 24 della Costituzione del principio di parità delle parti e di ragionevole durata del processo esecutivo;

   va considerato che l'articolo 16-septies ha riproposto una sospensione di durata quattro volte superiore a quella di 12 mesi, già ritenuta «sproporzionata e irragionevole» dalla Consulta, seppur limitatamente al servizio sanitario della regione Calabria;

   va tenuto conto inoltre del fatto che la norma salvaguarda l'efficacia della sospensione anche ove cessasse la gestione commissariale del Piano di rientro dai disavanzi sanitari della regione Calabria –:

   se il Governo intenda adottare iniziative al fine di garantire la tutela giurisdizionale, il principio di parità delle parti e la ragionevole durata del processo esecutivo in ordine a quanto esposto in premessa e alla luce di quanto contenuto nel dispositivo della sentenza della Corte costituzionale citata.
(4-11708)


   BENIGNI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la scorsa settimana, «Il Sole 24 Ore» ha riportato la notizia della possibile esclusione di imprese e persone giuridiche dall'accesso ai contributi statali per l'acquisto di vetture nuove;

   tale misura, se venisse confermata, costituirebbe un grave colpo al mercato dell'auto italiano, in cui il segmento costituito dalle vendite alle aziende rappresenta il 37,5 per cento del totale;

   è stato inoltre sottolineato che tale decisione, unitamente all'estensione della possibilità di circolare sul territorio italiano con auto dotata di targa estera, comporta il rischio di una notevole perdita di gettito per le casse dello Stato, atteso che i soggetti esclusi dalla possibilità di accedere ai contributi statali potrebbero trovare conveniente utilizzare veicoli acquistati all'estero, ricorrendo ad esempio a contratti di noleggio a lungo termine stipulati con soggetti stranieri. Il nuovo articolo 93-bis del codice della strada, al comma 1, consente infatti di iscrivere al Pubblico registro automobilistico documenti da cui risulti la disponibilità del veicolo concessa, per un periodo di tempo superiore a trenta giorni, dal proprietario straniero a persona fisica o giuridica residente o avente sede legale in Italia, con ciò ammettendo la possibilità di non provvedere alla immatricolazione del veicolo straniero entro i mesi previsti dal comma 1 della citata norma;

   il settore delle vendite di autoveicoli, peraltro, risente da molti anni in modo profondamente negativo dell'imposizione del cosiddetto «superbollo», l'addizionale erariale della tassa automobilistica prevista per i veicoli di potenza superiore a 185 kW;

   va inoltre considerata la necessità di sostenere la transizione verso un parco auto a ridotte o nulle emissioni, ad oggi rallentata in modo considerevole dal costo elevato dei veicoli alimentati, in tutto o in parte, ad elettricità;

   una recente ricerca condotta da «Areté» ha messo in evidenza come un italiano su due giudichi ancora troppo alto il prezzo di veicoli elettrici;

   in tale contesto, l'esclusione delle persone giuridiche dall'accesso ai contributi statali per l'acquisto di vetture nuove a basse emissioni appare con ogni evidenza inopportuna e dannosa –:

   se il Governo abbia effettivamente l'intenzione di escludere le imprese e persone giuridiche italiane dall'accesso ai contributi statali per l'acquisto di vetture nuove;

   se il Governo, a fronte della problematica descritta in premessa, relativa all'ampliata possibilità di circolare sul territorio italiano con veicoli muniti di targa straniera, non ritenga opportuno adottare iniziative per confermare ed implementare gli incentivi attualmente previsti per l'acquisto di vetture nuove, con particolare riferimento ai beneficiari che siano persona giuridiche o comunque titolari di impresa.
(4-11709)


   CIRIELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da organi di stampa la notizia secondo cui la regione Campania, attraverso Soresa, la centrale unica regionale per gli acquisti sanitari, avrebbe stipulato un contratto per l'acquisto di dosi del vaccino sputnik V;

   il Gam-COVID-Vac noto come «Sputnik» è un vaccino contro il SARS-Cov-2 realizzato e messo a punto dal Centro nazionale di epidemiologia e microbiologia Gamaleya in Russia. Tale vaccino non è stato approvato dall'agenzia europea per i medicinali essendo, ad oggi, ancora in fase di revisione ciclica da parte dell'Ema;

   in particolare le agenzie di stampa, e secondo quanto confermato anche dal presidente della regione Campania Vincenzo De Luca in una delle sue dirette social, riporterebbero la notizia secondo cui Soresa avrebbe concluso un contratto per l'acquisto di 500 mila dosi nelle prime due settimane dopo l'approvazione delle agenzie regolatrici e nei tre mesi successivi di 3 milioni di dosi con l'operatore economico «Human Vaccine», rappresentato legalmente dal fondo russo «Rdif Corporate Center Limited Liability Company»;

   i dettagli sull'accordo sottoscritto dalla regione Campania sono avvolti da una nube di mistero, contro ogni regola di trasparenza imposta dall'articolo 97 della Costituzione;

   infatti, risulta essere ancora ignoto chi avrebbe mediato per la regione Campania; si sarebbero fatti vari nomi tra cui l'ambasciatore italiano a Mosca Pasquale Terraciano che si è sempre detto estraneo alla vicenda dichiarando di non aver svolto nessun ruolo nella trattativa;

   è stato poi fatto il nome di Vincenzo Trani, presidente della camera di commercio Italia-Russia; si era poi detto di Vincenzo Schiavo presidente del Commerfin console onorario Russo a Napoli;

   ed infine, si è chiamato in causa l'ex presidente di Confindustria Caserta Antonio Crispino; un'imprenditore con interessi a Mosca che si era definito facilitatore, ma il suo coinvolgimento è stato smentito dal presidente della regione Campania, asserendo, questi, di essersi rivolto esclusivamente all'Ambasciata d'Italia a Mosca;

   altra incognita riguarda i costi per l'acquisto di tali dosi; fonti non ufficiali parlerebbero di una spesa di circa 3,5 milioni di euro;

   trattandosi di denaro pubblico, a parere dell'interrogante, è doveroso fare chiarezza per verificare eventuali sprechi dello stesso –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa, e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di verificare anche per il tramite dei servizi ispettivi di finanza pubblica, le criticità sopra rappresentate che potrebbero aver determinato sprechi di denaro pubblico e il mancato rispetto delle normative vigenti.
(4-11711)


   MOLLICONE e BELLUCCI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   cartelle cliniche con i dati sanitari dei pazienti, accordi commerciali per farmaci e strumentazione, ma soprattutto un patto di ferro per la realizzazione dello Sputnik, il vaccino anti-Covid russo: ci sarebbe tutto questo dietro l'avvertimento all'Italia di Paramonov, ex console russo a Milano, che ha minacciato «conseguenze irreversibili» se il nostro Paese aderirà al nuovo piano di sanzioni contro Mosca;

   era il 22 marzo 2020, quando all'aeroporto militare di Pratica di Mare, alle porte di Roma, atterrano tredici quadrireattori llyushin decollati da Mosca, per una missione frutto di un accordo tra l'allora presidente del Consiglio Conte e il presidente russo Putin;

   la missione russa in Italia, però, sembra avere poco a che fare con l'emergenza sanitaria, se è vero, come riportano fonti giornalistiche, che «gli “aiuti” sarebbero arrivati con una spedizione militare russa [...] con un security clearance (controllo doganale solo sulle merci)» e che «dentro gli aerei vi sarebbero stati 22 autocarri militari e 120 medici militari russi, specialisti nella guerra batteriologica [...] il capo della missione era Sergey Kikot»;

   il 5 marzo 2021 si tiene un incontro tra l'istituto Spallanzani, i rappresentanti del fondo russo Rdif e il centro di ricerca Gamalaeya che ha sviluppato il vaccino anti-Covid; subito dopo, l'assessore D'Amato chiede al Governo di valutare la produzione in Italia dello Sputnik nonché la possibilità «di opzionare già il vaccino per farsi trovare pronti dopo l'eventuale via libera dell'Agenzia europea del farmaco e di quella italiana»;

   a metà marzo 2021 inizia anche la fase avanzata di sperimentazione clinica del vaccino italiano Reithera che ha già ricevuto l'autorizzazione dell'Aifa ed è stato valutato positivamente dal Comitato etico dello Spallanzani, ma il 20 marzo 2021 viene inaspettatamente annunciato un primo accordo «per la collaborazione scientifica tra l'istituto Spallanzani di Roma e l'istituto Gamaleya di Mosca per valutare la copertura delle varianti di Sars-CoV-2 anche del vaccino Sputnik V»;

   nonostante Ema non abbia mai autorizzato lo Sputnik, tra le due strutture sanitarie ci sono stati numerosi scambi di dati «sensibili» relativi al Covid e nel gennaio 2022 lo Spallanzani ha reso nota la collaborazione con l'istituto Gamaleya di Mosca per realizzare uno studio comparativo sull'efficacia di Sputnik V contro la variante Omicron;

   i primi risultati, pubblicati su medRxiv dal team italo-russo, guidato dal direttore dello Spallanzani Vaia e da Gintsburg, direttore del Gamaleya, vengono presentati come migliori rispetto al vaccino di Pfizer/BioNTech; si tratta di affermazioni contestate da numerosi scienziati, i quali ritengono che un articolo pubblicato sulla rivista The Lancet per celebrare Sputnik V contenga incongruenze ed errori, tanto che, ad oggi, né la Food and Drug Admistration (Fda), né l'Ema lo hanno autorizzato;

   secondo quanto riportato sul quotidiano Repubblica, che smentirebbe quanto, invece, si legge nell'articolo su medRxiv, il progetto con lo Spallanzani è stato, peraltro, finanziato «interamente dall'Italia»;

   il 25 febbraio 2022, giorno seguente all'invasione russa dell'Ucraina, la regione Lazio ha interrotto ogni forma di collaborazione con il Gamaleya, mentre il vaccino Reithera, costato 8 milioni di euro di fondi pubblici, non ha mai completato la fase 3 della sperimentazione;

   il vaccino Reithera, che doveva rendere l'Italia indipendente nella lotta contro il Covid, non è mai andato oltre gli annunci della politica e dell'istituto Spallanzani –:

   se e quali immediate iniziative il Governo intenda assumere per fare piena chiarezza sulla grave vicenda di cui in premessa, con particolare riguardo alle ragioni alla base della scelta di abbandonare la sperimentazione del vaccino italiano Reithera per puntare sul vaccino russo Sputnik.
(4-11712)

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   il settore delle società a partecipazione pubblica rappresenta un settore sempre più rilevante dell'economia nazionale e, nel corso degli anni, è stato oggetto di profondi interventi di riordino e razionalizzazione da parte del legislatore, proprio per garantire trasparenza e ovviare alle incertezze che ne caratterizzavano l'operatività nel mercato;

   il sistema di monitoraggio delle società a partecipazione pubblica è oggi disciplinato dall'articolo 15 del decreto legislativo 18 agosto 2016, n. 175, il quale è stato attuato dalla direttiva 9 settembre 2019 del Ministero dell'economia e delle finanze, che prevede un sistema di contabilità atto a garantire il massimo grado di trasparenza, anche sul piano dell'attribuzione delle poste patrimoniali ed economiche direttamente imputabili ai singoli servizi e funzioni operativi, ivi inclusi quello del personale, delle risorse umane, della gestione della clientela e dei servizi ausiliari alle attività operative delle partecipate stesse;

   alcuni organi di stampa (si vedano, ad esempio, «la Repubblica» e il Fatto Quotidiano del 2 marzo 2022) riportano come l'ex Presidente del Consiglio dei ministri Massimo D'Alema lavori da anni come consulente con società internazionali, adoperandosi per supportare le attività di imprese italiane, svolgendo anche «una normale attività di consulenza con società e in collaborazione con Ernst&Young»;

   in un'intervista (si veda «la Repubblica» del 3 marzo 2022) D'Alema afferma di offrire servizi di consulenza strategica e «relazioni» per Ernst&Young Italia, «di cui [è] presidente dell'advisory board», con il precipuo obbiettivo di «sostenere anche le imprese italiane all'estero», confermando sia il fatto che importanti società partecipate italiane, come Fincantieri e Leonardo, fossero clienti della predetta società di consulenza, sia che egli interagisce normalmente con i vertici delle stesse;

   sempre in un'intervista, pubblicata dal Corriere della sera del 26 marzo 2022, l'ex Presidente del Consiglio dei ministri ribadisce il proprio impegno con la Ernst&Young nella «consulenza e assistenza a imprese italiane per investimenti all'estero, che a volte prevede l'avere rapporti con i Governi»;

   il settore delle società partecipate conta più di sei mila imprese, con circa novecento mila addetti, e annovera al suo interno società quotate di rilievo internazionale come Enel s.p.a. (a partecipazione pubblica per il 23,59 per cento), Eni s.p.a. (partecipata, complessivamente, al 39 per cento), Fincantieri s.p.a. (71,32 per cento), Leonardo s.p.a. (30,2 per cento). Poste italiane s.p.a. (64,26 per cento). Cassa depositi e prestiti (82,77 per cento), Sace e Invitalia;

   dette società rientrano tra le imprese di rilevante interesse nazionale, sia sul piano strategico che su quello occupazionale ed economico-produttivo, e operano quotidianamente interfacciandosi, sia direttamente che indirettamente, con colossi del settore, organismi internazionali e Governi di Paesi esteri, operando in mercati altamente competitivi e fortemente esposti a pressioni derivanti da interessi di natura complessa;

   dalle esternazioni di D'Alema sembrerebbe emergere un chiaro coinvolgimento della sua persona nelle attività di alcune delle società partecipate italiane di cui sopra, le quali compiano anche a più riprese nel portfolio della Ernst&Young, network mondiale dei servizi professionali e di consulenza, con cui l'ex Presidente del Consiglio dei ministri collabora da anni rivestendo il ruolo di presidente dell'advisory board, nonché in qualità di presidente della Fondazione Italianieuropei, che collabora con tale società di consulenza;

   rimane tutt'altro che chiaro, tuttavia, quale sia il tipo e il grado di coinvolgimento di D'Alema nelle operazioni delle principali partecipate italiane, che, appunto, interpretano un ruolo di primo piano per il perseguimento dell'interesse nazionale –:

   se negli ultimi cinque anni le società a partecipazione pubblica di cui in premessa – e segnatamente Eni, Enel, Leonardo, Fincantieri, Cassa depositi e prestiti, Sace, Invitalia e Poste italiane – abbiano attivato, a qualsiasi titolo, rapporti di consulenza, collaborazione, mediazione, intermediazione, promozione – comunque denominati – con la Ernst&Young e, nel caso, in quali occasioni e per quali importi;

   se in alcuno di questi rapporti sia stato previsto o risulti menzionato, sotto qualsiasi titolo o forma, l'ex Presidente del Consiglio dei ministri Massimo D'Alema;

   quale tipo di coinvolgimento sia stato previsto e se, anche indirettamente, si sia ricorsi alla sua persona per attività di mediazione, facilitazioni, consulenza o altre attività comunque denominate.
(2-01472) «Giachetti».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FRAGOMELI, BOCCIA, BURATTI, CIAGÀ, SANI e TOPO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi mesi il Governo è intervenuto più volte per ridurre la pressione per il «caro bollette» stanziando risorse per 1,2 miliardi (III trimestre 2021), 3,5 miliardi (IV trimestre 2021) e 5,5 miliardi (I trimestre 2022);

   seppure i provvedimenti in essere forniscono un sostegno considerevole alle famiglie e alle imprese che in questo particolare momento sostengono i costi della crisi energetica legata alla guerra in Ucraina, le citate misure tuttavia non intervengono su alcuni aspetti rilevanti tra cui gli oneri riconosciuti agli operatori del settore della distribuzione elettrica in relazione ad investimenti attuati dagli stessi per la manutenzione e lo sviluppo della rete;

   in particolare con la delibera 23 dicembre 2021 614/2021/R/com, l'Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente (Arera) ha fissato, per il periodo 2022-2027, i tassi di remunerazione del capitale investito rispettivamente al 5 per cento per la trasmissione dell'energia elettrica, al 5,2 per cento per la distribuzione e misura dell'energia elettrica, al 5,1 per cento per le reti di trasporto del gas e al 5,6 per cento per la distribuzione e misura del gas;

   i citati tassi appaiono, a giudizio degli interroganti, elevati, se confrontati con i tassi di accesso ai finanziamenti bancari per realizzare tali investimenti;

   sarebbe opportuno, in questa fase, riconsiderare questo spread che viene caricato sulle bollette allineando i tassi di remunerazione degli investimenti a quelli di mercato;

   le attuali disposizioni stabiliscono, inoltre, che per le cessioni di beni e le prestazioni di servizi rilevanti ai fini Iva – in questo caso l'energia elettrica – i relativi oneri tributari sono parte integrante della base imponibile da assoggettare ad imposta e pertanto le accise sulle materie prime sono comprese nell'imponibile Iva;

   considerato che sulle accise delle materie prime che concorrono a formare il costo della fornitura si applica l'Iva sembrerebbe opportuno, a parere degli interroganti, intervenire sulle disposizioni che prevedono l'applicazione dell'Iva sugli oneri tributari imputati in bolletta al fine di evitare una doppia tassazione –:

   quale sia l'orientamento del Ministro interrogato, in merito ai fatti esposti in premessa, e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare al fine di ridurre ulteriormente l'aggravio dell'onere dovuto all'aumento del costo della materia prima, anche valutando, in raccordo con l'Arera, l'opportunità di allineare i tassi di remunerazione degli investimenti ai valori di mercato e intervenendo al fine di evitare l'applicazione dell'Iva sugli oneri tributari.
(5-07808)


   FRAGOMELI, BOCCIA, BURATTI, CIAGÀ, DE MICHELI, SIANI e TOPO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   sull'applicazione dei cosiddetti bonus fiscali edilizi e, in particolare, del superbonus emergono problematiche applicative che necessitano di opportuni chiarimenti, al fine di fornire corrette indicazioni a tutti i soggetti coinvolti;

   in particolare, sarebbe opportuno chiarire:

    1) se la proroga al 31 dicembre 2025 per gli interventi di ristrutturazione a mezzo demolizione e ricostruzione disposta dall'articolo 1, comma 28, lettera e), della legge n. 234 del 2021, che ha modificato il comma 8-bis, dell'articolo 119, del decreto-legge n. 34 del 2020, si applica anche agli edifici condominiali, ante e post intervento, oggetto di «sisma bonus acquisti» di cui all'articolo 16, comma 1-septies del decreto-legge n. 63 del 2013;

    2) se i valori in tabella A, allegata al decreto del Ministero della transizione ecologica 14 febbraio 2022, recante i costi massimi specifici agevolabili, per alcune tipologie di beni, nell'ambito delle detrazioni fiscali per gli edifici, riportati al netto di Iva, prestazioni professionali, opere relative alla installazione e manodopera per la messa in opera dei beni, si intendono al netto anche dei costi delle opere provvisionali quali l'allestimento del cantiere e la messa in sicurezza in quanto ricomprese tra le opere di installazione e manodopera e se i citati costi accessori devono essere comunque esplicitati nel computo metrico ai fini dell'asseverazione specificando ad esempio quante uomo-ore sono necessarie per la posa in opera di serramenti, i trasporti e gli eventuali ponteggi;

    3) con circolare n. 30/E del 22 dicembre 2020, l'Amministrazione finanziaria ha chiarito che nel caso di sconto in fattura non si applica lo split payment alle cessioni di beni e prestazioni di servizi relative a interventi, tra cui quelli ammessi al superbonus, eseguiti da istituti autonomi di case popolari (Iacp); al fine di evitare la necessità di anticipazione del versamento Iva da parte dei soggetti passivi, sarebbe utile chiarire, in caso di sconto in fattura, l'esonero dall'applicazione anche del meccanismo del reverse charge per le operazioni di cui all'articolo 17, comma 6, lettera a-ter), del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972 che rientrano nell'ambito della disciplina del Superbonus rese nei confronti dei soggetti di cui all'articolo 119, comma 9, lettera c), del citato decreto-legge n. 34 del 2020;

    4) se, al fine di evitare il versamento Iva al fornitore, qualora si proceda con lo sconto in fattura, nel caso di applicazione del meccanismo Iva pro-rata, alla luce della risposta fornita dall'Amministrazione finanziaria con interpello n. 118 del 2022 che limita lo sconto in fattura al solo imponibile (essendo al momento di emissione della fattura il pro-rata provvisorio), sia possibile prevedere che la società possa dichiarare al fornitore la percentuale di detrazione Iva che è tenuta ad applicare in via provvisoria, così che il fornitore conceda lo sconto per l'importo dell'imponibile e dell'Iva indetraibile sulla base della dichiarazione ricevuta e la società possa pagare al fornitore soltanto l'Iva provvisoriamente detraibile, con l'eventuale successivo conguaglio, da parte della committente, in sede di dichiarazione dei redditi allorquando sarà determinata la misura definitiva del pro-rata di detrazione Iva;

    5) se nel caso di vendita di unità in condominio, nel corso di lavori condominiali, con bonus edilizio ordinario al 50 per cento, il nuovo acquirente goda della detrazione per le residue rate poste a carico della sua proprietà dallo stesso pagate;

    6) se il superbonus si applica anche sugli immobili cosiddetti fiscalizzati, già assoggettati all'Imu, nel caso i beneficiari abbiano provveduto al pagamento delle sanzioni di cui all'articolo 34, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001, alternative alla demolizione, quando questa non può avvenire senza pregiudicare la parte conforme dell'edificio –:

   se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, intendano fornire puntuali chiarimenti in merito ai punti rappresentati in premessa.
(5-07813)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   COLLETTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   dalla relazione del presidente della corte di appello dell'Aquila del 25 gennaio 2022 è emersa una situazione allarmante in merito alla carenza di personale amministrativo e di magistrati del tribunale di Teramo, che comporta la pendenza di due terzi dell'arretrato dei processi dell'intero distretto, il maggior numero di turn over di magistrati in uscita, il maggior numero di procedimenti iscritti da più di 10 anni, una tempistica media di definizione delle cause civili di circa 1.000 giorni;

   relativamente a questo ultimo dato, emerge che i tempi medi di definizione dello stesso distretto, nello specifico il tribunale di Chieti ed il tribunale di Pescara si attestano rispettivamente a 296 giorni e a 368 giorni;

   tale situazione è stata più volte denunciata anche dall'ordine degli avvocati di Teramo che ha evidenziato la cronica carenza di organico, un carico di lavoro individuale di ciascun magistrato superiore al 17 per cento della media distrettuale e strutture non adeguate;

   nell'ultimo anno, a seguito dell'incontro tra l'ordine degli avvocati di Teramo ed il Ministro della giustizia, sono stati assegnati al tribunale di Teramo 9 nuovi cancellieri (6 in tribunale e 3 in procura) ed un nuovo magistrato;

   pur con detta integrazione la situazione è critica, come evidenziato nella recente relazione del presidente della corte d'appello dell'Aquila –:

   se il Ministro della giustizia sia a conoscenza di elementi riguardanti i fatti esposti in premessa e/o di situazioni analoghe e se intenda promuovere iniziative di competenza in relazione a quanto evidenziato, nel pubblico interesse e nel rispetto dei principi costituzionali, e se intenda adottare, conseguentemente, le necessarie iniziative di competenza per porvi rimedio, come l'applicazione di nuovi magistrati presso il tribunale di Teramo.
(5-07811)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ASCARI e GRIPPA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da fonti di stampa dell'allarmante situazione di inadeguatezza organica presso il distretto di corte di appello e della procura generale di Bologna;

   allo stato attuale in corte di appello sono coperti soltanto 40 dei 50 posti previsti in pianta organica;

   nella procura generale sono presenti 5 magistrati degli undici previsti in pianta organica. Di questi, due (dottor Umberto Palma e il dottor Nicola Proto) sono impegnati nel procedimento per le stragi della stazione di Bologna, e la dottoressa Lucia Musti, che svolge le funzioni di procuratore generale, avvocato generale e sostituto procuratore generale, si occuperà a breve dell'appello del maxiprocesso di 'ndrangheta «Grimilde»;

   l'ufficio è costretto a ricorrere all'istituto dell'applicazione di sostituti procuratori della Repubblica, per garantire il funzionamento della giustizia e la celebrazione delle udienze;

   allo stato non risulta prevista alcuna pubblicazione per la copertura dei posti di sostituto procuratore generale;

   i concorsi per procuratore generale e avvocato generale sono stati banditi, ma per la copertura effettiva si prevede un lasso di tempo da 12 a 18 mesi;

   sarebbe auspicabile assicurare la copertura dell'ufficio di almeno 2/3 ulteriori sostituti procuratori generali, ma all'interrogante non risulta alcuna iniziativa in merito –:

   se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, sia a conoscenza dei fatti sopra esposti;

   se e quali iniziative, per quanto di competenza, ritenga opportuno adottare per fronteggiare l'allarmante situazione cronica sopra esposta sì da sopperire alla carenza di magistrati negli uffici giudiziari in questione.
(4-11706)


   GIACHETTI, BRUNO BOSSIO, MAGI, D'ETTORE, PETTARIN, VITIELLO, LACARRA, GAGLIARDI, PITTALIS, DEL BASSO DE CARO, SQUERI e PIZZETTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato da diversi media nazionali, in particolare da un articolo di Tiziana Maiolo, pubblicato il 24 marzo 2022 sul quotidiano Il Riformista, quattro pubblici ministeri della Procura della Repubblica di Catanzaro, Direzione distrettuale antimafia hanno firmato un ricorso contro l'ordinanza del tribunale delle libertà che aveva concesso il trasferimento agli arresti domiciliari dell'ex parlamentare Giancarlo Pittelli, detenuto fino a poche settimane fa nel carcere di massima sicurezza di Melfi;

   unitamente al ricorso i suddetti pubblici ministeri avrebbero depositato, in vista dell'udienza svoltasi il 22 marzo 2022, una serie di documenti tra i quali figurano articoli di giornali, alcuni video e alcuni atti parlamentari;

   nello specifico sarebbero state allegate un'interpellanza a firma dei deputati Magi, Giachetti e Bruno Bossio depositata lo scorso 14 febbraio 2022 e un'interrogazione presentata lo scorso 15 febbraio dalla senatrice Bonino e dal senatore Richetti. In entrambi gli atti si chiedeva al Ministro della giustizia, in base ad alcuni specifici elementi illustrati negli atti di sindacato ispettivo, se non ritenesse di dover verificare tramite i propri poteri ispettivi la sussistenza di una violazione dei diritti di difesa e una grave distorsione dei principi del giusto processo e della presunzione di non colpevolezza nel procedimento a carico di Pittelli;

   a parere degli interroganti, se le circostanze descritte corrispondessero al vero, si tratterebbe di una gravissima violazione delle legittime prerogative dei parlamentari espresse anche attraverso l'attività di sindacato ispettivo; inoltre, l'utilizzo di tali atti, di per sé insindacabili e parte integrante dei diritti e dei doveri di un parlamentare, all'interno di un procedimento, senza che abbiano alcuna attinenza con lo stesso, costituirebbe un precedente grave e inaccettabile sotto il profilo della separazione dei poteri dello Stato sancita dalla Costituzione –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non intenda acquisire ulteriori elementi sulla vicenda, per quanto di competenza, valutando la sussistenza dei presupposti per l'eventuale avvio di iniziative ispettive.
(4-11713)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FICARA, MARTINCIGLIO e GRIPPA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 12, comma 12.1 e 12.2, del contratto di servizio media e lunga percorrenza 2017-2026 con Trenitalia Spa, definiscono le modalità e le tempistiche dell'aggiornamento del Contratto per il periodo 2022-2026;

   il CdS 2017-2026 comprende il network degli Intercity (giorno e notte) che garantiscono i collegamenti di media/lunga percorrenza tra medi e grandi centri urbani e vede tra gli obiettivi principali il mantenimento di tutti collegamenti ferroviari precedentemente in essere con incremento di oltre 1,8 milioni di treni/Km, servizi aggiuntivi a bordo treno, rinnovo e sostituzione del vecchio materiale rotabile IC nel corso dei primi tre anni di validità del Cds;

   dai dati pubblicati a gennaio 2022 dall'Osservatorio sulle tendenze di mobilità durante l'emergenza sanitaria del COVID-19 emerge che il trasporto ferroviario ha subito nel 2020 un profondo calo che ha portato nel IV trimestre 2021 ad un rallentamento della sua ripresa. Tuttavia, a fronte di una riduzione dei servizi, il decreto-legge n. 34 del 2020 ha stabilito che non trovano applicazione le disposizioni che prevedono decurtazioni di corrispettivo o l'applicazione di sanzioni o penali in ragione delle minori corse effettuate o delle minori percorrenze realizzate a decorrere dal 23 febbraio 2020 e fino al 31 dicembre 2020 per i trasporti sottoposti a contratti di servizio pubblico di media e lunga percorrenza e a servizi interregionali indivisi;

   la risoluzione 8-00093 «Contratto di servizio tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e Trenitalia Spa» approvata dalla IX Commissione nel novembre 2020, che tra gli impegni sottolineava l'importanza di uno stretto monitoraggio da parte del Ministero sugli impegni assunti da Trenitalia nel contratto vigente, il potenziamento del sistema di monitoraggio del servizio, l'istituzione di un tavolo tecnico che coinvolgesse anche le associazioni nell'ambito della revisione;

   il decreto n. 475 del 2021 del Mims relativo al rinnovo del parco rotabile, assegna alla società Trenitalia 200 milioni di euro per l'acquisto di nuovi treni elettrici o a idrogeno, in sostituzione di mezzi obsoleti e inquinanti, per migliorare la qualità del servizio, ridurre l'impatto ambientale e l'inquinamento acustico. Trenitalia dovrà mettere a disposizione i treni bimodali entro il 31 dicembre 2024 e le carrozze per i servizi intercity notte entro il 30 giugno 2026;

   il miglioramento dei servizi ferroviari, specie nelle regioni del Sud, è fondamentale per contribuire alla transizione ecologica; tuttavia, il timore è che le somme stanziate possano essere perse, poiché, ad oggi, non risulta completato l'aggiornamento del contratto di servizio;

   nell'ottica di una maggiore e migliore offerta del servizio, adeguata alla domanda da parte degli utenti, sarebbe utile un monitoraggio sull'eventuale sovrapposizione con i collegamenti interregionali previsti dai contratti di servizio regionali e l'offerta dei servizi AV a mercato, oltre alla conoscenza dei tassi di riempimento dei collegamenti intercity attualmente previsti, dati più volte richiesti sia al Ministero che alla società, a cui ad oggi non è arrivato alcun riscontro –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative urgenti intenda porre in essere al fine di assicurare la piena operatività del contratto di servizio di cui in premessa, posto che, ad oggi, non risultano ottemperate le tempistiche previste dal cronoprogramma, con particolare riferimento alla definizione dei dati annuali a consuntivo, riferiti soprattutto agli investimenti per il materiale rotabile, al fine di evitare il rischio di perdere i finanziamenti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e di rendere pienamente operativa l'attività di vigilanza ministeriale anche nel periodo 2022-2026.
(5-07806)


   FICARA e MARTINCIGLIO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   nella seduta del 14 luglio 2021 della Commissione IX il Governo rispondeva all'interrogazione a risposta immediata n. 5-06401 dell'interrogante in merito alle iniziative da intraprendere al fine di garantire il diritto alla mobilità dei passeggeri e alla continuità territoriale nei collegamenti marittimi con le isole minori della Regione Siciliana;

   rispetto alle rotte gestite in base ad apposita convenzione statale del 2012, successivamente stipulata con nuovo esercente nel 2016, si rappresentava che la Regione Siciliana aveva comunicato al Ministero che, in base allo svolgimento dell'attività di vigilanza e all'esito di un'apposita attività istruttoria condotta con la società esercente al termine del primo quinquennio di vigenza della convenzione (2016-2021), stava predisponendo la necessaria documentazione per poter addivenire ad eventuali modifiche nei servizi così da renderli più efficienti ed idonei alle esigenze dell'utenza;

   le criticità sopra menzionate sono state oggetto di interrogazione a livello regionale, nella quale sono state evidenziate anche criticità sollevate dalle amministrazioni comunali di alcune delle isole minori in ordine al mancato rispetto degli orari delle tratte, nonché in ordine al nuovo assetto, a dir loro peggiorativo, in vigore dal 1° gennaio 2022, oltre che il mancato rispetto della Convenzione riguardo pulizie e condizioni igieniche, non adeguate agli standard normativi –:

   se, a distanza di otto mesi dal riscontro della regione, sia a conoscenza di iniziative messe in atto dalla stessa riguardo alle annunciate modifiche nei servizi e se esse assicurino un concreto miglioramento dell'offerta agli utenti, anche avuto riguardo al rispetto di tutte le condizioni della convenzione stipulata nel 2016 tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e la Società Navigazione Siciliana.
(5-07809)

INTERNO

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

I Commissione:


   CECCANTI e FRAGOMELI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'istituto di istruzione secondaria superiore «Alessandro Greppi» di Monticello Brianza, in provincia di Lecco, è da anni un riconosciuto esempio di eccellenza in ambito scolastico, sia a livello locale sia a livello nazionale, l'istituto Greppi rappresenta un vero e proprio unicum, sia per scelta e qualità dell'offerta formativa, sia per l'accessibilità a percorsi di studio riguardanti competenze trasversali rispetto ai normali piani scolastici, così come per la proficua interazione tra istituto e realtà produttive territoriali;

   i risultati raggiunti dall'istituto Greppi sono il frutto di un lavoro corale, innovativo per contenuti e metodologia, iniziato nei primissimi anni Novanta e portato avanti da diversi insegnanti oggi considerati il gruppo storico di docenti dell'istituto;

   a partire dall'agosto 2020, una serie di gravi accadimenti ha inciso sul lavoro di alcuni docenti e pregiudicato il benessere psico-fisico di almeno tre di loro, anche a causa di alcune minacce scritte e anonime da loro ricevute;

   in particolare, durante la riduzione delle attività e la ridotta presenza di personale docente, a causa dell'emergenza Covid che aveva determinato l'applicazione della didattica a distanza, è avvenuto il ritrovamento nei cassetti personali di due insegnanti di biglietti anonimi riportanti con linguaggio greve e offensivo accuse di incompetenza e volgari incitamenti a lasciare l'istituto;

   al ritrovamento dei biglietti anonimi è seguita, da parte dei destinatari delle minacce, la formale denuncia alle autorità preposte –:

   quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, intenda adottare perché sia fatta chiarezza, quanto prima, sulla vicenda delle minacce ricevute dai docenti e per prevenire in futuro il ripetersi di fatti analoghi.
(5-07800)


   DE CARLO e BALDINO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il perdurare da oltre un mese del conflitto Russo-Ucraino continua ad alimentare il flusso migratorio dei profughi, ovvero dei rifugiati che fuggono dai territori dell'Ucraina per raggiungere parenti, amici o semplicemente per mettersi in salvo dall'escalation del conflitto;

   secondo i dati dell'ufficio territoriale del Governo di Trieste, aggiornati al 25.3.2022, le presenze di cittadini ucraini in Friuli Venezia Giulia è di 3.144 persone, a fronte di 39.567 persone transitate e, considerato che, secondo quanto previsto dalle «Prime Informazioni utili per i profughi ucraini in Italia», pubblicate sul sito https://integrazionemigranti.gov.it. tra gli obblighi sanitari contenuti nella normativa anti COVID-19, è previsto che, fino al 31 marzo 2022, è necessario effettuare un test molecolare o antigenico per SARS-CoV-2 entro 48 ore dall'ingresso nel territorio nazionale e nei 5 giorni successivi al tampone e, successivamente, osservare il regime di auto-sorveglianza con obbligo di indossare la mascherina di tipo Ffp2;

   l'accoglienza di chi fugge da una guerra è certamente una priorità per la tutela dei profughi; appare pertanto necessario garantire anche la tutela sanitaria di chi arriva nel nostro Paese (35 per cento tasso di vaccinati in Ucraina) e, conseguentemente, garantire la tutela sanitaria dei cittadini, senza quindi dimenticare la situazione pandemica dovuta al COVID-19;

   per chi decide di rimanere in Friuli Venezia Giulia è stato allestito un hub dove recarsi entro 48 ore per sottoporsi al triage sanitario; pertanto è possibile una verifica sanitaria, mentre per tutti coloro che dichiarano di raggiungere altre destinazioni italiane appare più difficoltoso monitorare l'effettiva adozione delle misure sanitarie previste con possibili e prevedibili ricadute sulla condizione della diffusione pandemica;

   peraltro, il settore turistico da due anni soffre di una crisi profonda, ed è necessario scongiurare ogni possibile compromissione delle attività del settore in considerazione dell'approssimarsi della stagione estiva, anche evitando di peggiorare l'impennata di contagi, da settimane, purtroppo, in risalita in Italia –:

   se, per quanto di competenza, il Ministro interrogato non ritenga opportuno adottare le iniziative normative idonee a prevenire e contrastare la diffusione del COVID-19, prevedendo che i profughi provenienti dall'Ucraina siano sottoposti a test diagnostici, tamponi oro/rinofaringei antigenici e molecolari, a vaccini anti-Covid e ad altre vaccinazioni di routine, nel rispetto della dignità umana, provvedendo, altresì, al relativo monitoraggio e dotando le regioni interessate dall'accoglienza dei profughi delle risorse umane ed economiche necessarie.
(5-07801)


   GEBHARD, PAOLO NICOLÒ ROMANO e SIRAGUSA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da quanto risulta agli interroganti, sulla base di informazioni disponibili online sui siti delle varie pubbliche amministrazioni, che, secondo la legge n. 190 del 2012, sono obbligate alla pubblicazione degli acquisti relativi alla pubblica amministrazione, emerge che numerosi enti, fra cui agenzie di sicurezza italiane, polizia, carabinieri, Ministero dell'interno, giustizia, difesa, utilizzanti e acquisiscono il software antivirus Kaspersky, un'azienda russa con sede a Mosca, specializzata nella produzione di software progettati per la sicurezza informatica, fondata nel 1997 da Evgenij Kasperskij, ex-agente del Kgb, dove sembrerebbe abbia acquisito le sue competenze informatiche;

   la medesima azienda risulterebbe attiva in Italia con una propria filiale e una rete di propri distributori e rivenditori, con una offerta rivolta alle aziende, che plausibilmente potrebbe essere rivolta anche a quelle incluse nel «perimetro cibernetico» nazionale (infrastrutture strategiche e critiche) e alle pubbliche amministrazioni;

   tale software, prodotto in Russia, si collega ad internet ogni giorno per scaricare aggiornamenti, su cui non vi è alcuna possibilità di controllo preventivo, determinando quindi un possibile rischio per la cybersicurezza, in quanto se l'Fsb o militari russi volessero sottrarre dati o perpetrare azioni distruttive di sabotaggio informatico a danno degli enti pubblici e privati rientranti nel «perimetro cibernetico», laddove avessero il potere di coercizione legale o istituzionale nei confronti di Kaspersky Lab, potrebbero veicolare, inserendolo negli aggiornamenti, un potenziale codice con finalità malevole;

   per la suddetta situazione il Governo, con l'articolo 29 del decreto-legge 21 marzo 2022, n. 21, ha previsto che le amministrazioni procedano tempestivamente alla diversificazione dei prodotti in uso;

   il Sottosegretario di Stato alla Presidenza dei Consiglio dei ministri Franco Gabrielli, ha sostenuto apertamente e pubblicamente più volte la necessità di «sostituzione» di tali prodotti attraverso le seguenti esatte parole «... i nostri antivirus prodotti dai russi sono da cambiare per evitare che da strumento di protezione possano diventare strumento di attacco»;

   tuttavia, la normativa non risulta chiara e, quanto alle parole del Sottosegretario Gabrielli, sfruttando l'ambiguità del termine «diversificare» utilizzato nella norma, i produttori russi stanno sostenendo una imponente azione mediatica di contro-informazione (antagonista all'indirizzo normativo), sostenendo la tesi che non ci sia stata alcuna interdizione o un chiaro indirizzo di sostituzione –:

   se il Ministero dell'interno intenda continuare ad utilizzare il software proveniente dalla Federazione Russa in affiancamento ad altre soluzioni («tesi della diversificazione») oppure intenda procedere ad una sua sostituzione.
(5-07802)


   FRATE e FERRI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 6 ottobre 2021 il Ministero dell'interno ha adottato la circolare n. 6497, con cui sono state fornite agli ufficiali di stato civile dei comuni le linee condotta sulla trattazione delle domande di cittadinanza;

   in particolare, è stato prescritto di dare priorità alla trattazione delle domande di cittadinanza iure sanguinis nelle quali sia vantata una discendenza da avo non interessato dalla cosiddetta Grande naturalizzazione brasiliana del 1889 e di lasciare le domande alla trattazione in un momento successivo;

   la ragione dell'indicato congelamento delle domande di cittadinanza si radica su due sentenze della Corte di appello di Roma, con cui è stato affermato che «si desume inequivocabilmente l'accettazione tacita dell'avvenuto acquisto della cittadinanza brasiliana e soprattutto la contestuale rinuncia tacita a quella italiana alla luce del disposto dell'articolo 11 del codice civile del 1865»;

   tuttavia, la circolare in discorso non considera che i precedenti ivi citati della Corte di appello Roma esprimono un orientamento isolato, che si pone in evidente attrito con l'orientamento giurisprudenziale di merito, secondo cui l'articolo 11, comma 1, n. 2, del codice civile del 1865 deve essere interpretato nel senso che la perdita della cittadinanza italiana, per effetto dell'ottenimento della cittadinanza in Paese estero, postulava una chiara volontà di acquisto della cittadinanza straniera sulla base di una apposita manifestazione;

   in tal senso si è espressa, da ultimo, la Corte di appello di Roma, Sezione I civile, in data 8 ottobre 2021, che ha dichiaratamente inteso superare l'orientamento isolato espresso dalla sentenza n. 5171/2021 della medesima Corte – cui ha mostrato adesione la citata circolare – ponendosi in linea di continuità con l'orientamento giurisprudenziale consolidato espresso dalla Corte di cassazione sin dal 1907, a conferma di una anteriore pronuncia della Corte di appello di Potenza, e, più di recente, ribadito dalla Corte di cassazione con la sentenza n. 3175/2010;

   pertanto, ad avviso degli interroganti, la circolare n. 6497 merita un ripensamento, in quanto, sulla scorta della surriferita corretta ermeneusi dell'articolo 11, comma 1, n. 2 del codice civile del 1865, non può presumersi che i cittadini italiani interessati dalla naturalizzazione brasiliana abbiano automaticamente perso la cittadinanza italiana;

   dunque, non vi è alcuna ragione per pretermettere la sollecita trattazione delle domande di cittadinanza avanzate da discendenti interessati alla naturalizzazione brasiliana –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della problematica rappresentata e quali iniziative di competenza intenda adottare.
(5-07803)


   RAVETTO, IEZZI, BORDONALI, DI MURO, FOGLIANI, INVERNIZZI, STEFANI, TONELLI e ZIELLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'episodio accaduto nella notte tra sabato 5 e domenica 6 febbraio, a Milano, relativo all'aggressione e brutale violenza subita da studentessa fuori sede di 20 anni è la conferma di una vera e propria emergenza sicurezza in città ma anche nel Paese tutto;

   l'episodio è accaduto in viale Bligny, zona universitaria della Bocconi, dove la giovane era in attesa ad una fermata del tram, ad opera di un marocchino di 29 anni con precedenti penali;

   secondo la ricostruzione dei fatti, l'uomo avrebbe avvicinato la ragazza con la scusa di voler accendere una sigaretta, portandola poi in un vicolo dove avrebbe abusato di lei fino all'interruzione da parte di una coppia di trentenni che lo ha messo in fuga;

   grazie all'operato dei carabinieri della stazione Duomo, l'uomo è stato individuato e arrestato, risultando poi già schedato lo scorso ottobre e con precedenti per ricettazione;

   la gravità dell'episodio denuncia non soltanto un problema di sicurezza nel capoluogo lombardo, a giudizio degli interroganti evidentemente mal governato dall'attuale sindaco, ma anche la fallimentare politica dei porti aperti ad una incontrollata immigrazione clandestina;

   a parere degli interroganti è inaccettabile che il buonismo demagogico possa rovinare il futuro di giovani meritevoli e, più in generale, la vita di qualunque donna –:

   se e quali iniziative intenda urgentemente adottare per rafforzare le misure di sicurezza a Milano e, più in generale, per arginare gli arrivi via mare di immigrati clandestini, fenomeno che, con l'arrivo della bella stagione, rischia di toccare percentuali allarmanti.
(5-07804)


   PRISCO, MONTARULI e BELLUCCI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la guerra in Ucraina sta determinando un esodo e una emergenza umanitaria di portata tale da richiedere interventi urgenti per organizzare una accoglienza strutturata e in grado di far fronte nell'immediato alle esigenze di prima accoglienza e nei giorni a venire e a quelle che si determineranno quando i profughi dovranno necessariamente essere inseriti nel tessuto sociale del Paese con interventi mirati sia all'assistenza sanitaria che al sostegno economico che all'inserimento lavorativo degli adulti, ma soprattutto all'inserimento dei minori nel nostro sistema scolastico che va repentinamente pianificato, anche alla luce del permanere dell'emergenza sanitaria da COVID-19;

   quello dei minori è l'aspetto più delicato della drammatica fuga dall'Ucraina, perché molti sono i minori non accompagnati che stanno giungendo nel nostro Paese;

   è di pochi giorni fa l'appello lanciato dal presidente del Tribunale per i minorenni di Milano, che ha sottolineato l'importanza di segnalare tempestivamente la presenza di minori ucraini non accompagnati, perché è fondamentale che a ciascuno sia affidato un tutore legate per metterli al riparo dai rischi legati alla criminalità che avrebbe già preso di mira i minori per avviarli al mercato della prostituzione e della pedofilia, sarebbe necessario effettuare prontamente delle verifiche anche sui minori accompagnati per accertare la natura della relazione con l'adulto che li ha introdotti nel nostro Paese; l'appello è stato rilanciato a mezzo media anche dal Ministero dell'interno; è una emergenza nell'emergenza per la quale vanno predisposte azioni immediate e mirate anche mettendo in rete prefetture, questure, forze dell'ordine e tutti i soggetti che si stanno occupando dell'accoglienza;

   il sistema di coordinamento dell'emergenza adottato a livello nazionale e regionale non consente alle prefetture di fornire indicazioni univoche, disposizioni o protocolli per la gestione della situazione sia sul piano della sicurezza che su quello sanitario o organizzativo –:

   quale sia il piano predisposto dal Governo per l'accoglienza dei profughi, con riferimento alla collocazione dei minori non accompagnati e all'inserimento nel sistema scolastico dei minori che arrivano con le famiglie, se del caso individuando con chiarezza a livello periferico ruolo e funzioni delle prefetture, dotandole al contempo delle indispensabili risorse economiche e soprattutto di personale e quali siano le iniziative di competenza poste in essere per la pronta intercettazione di quelle reti criminali che avrebbero già preso di mira i minori per avviarli al mercato della prostituzione e della pedofilia.
(5-07805)

Interrogazione a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   dal 2017, il Dipartimento di pubblica sicurezza ha avviato un progetto di revisione dell'intero assetto ordinativo ed organizzativo delle articolazioni periferiche dell'Amministrazione della pubblica sicurezza, previsto dal decreto del Presidente della Repubblica del 22 marzo 2001, n. 208 «Regolamento per il riordino della struttura organizzativa delle articolazioni centrali e periferiche dell'Amministrazione della pubblica sicurezza, a norma dell'articolo 6 della legge 31 marzo 2000, n. 78»;

   l'esigenza di una rimodulazione di tali strutture è necessaria per l'oggettiva obsolescenza e la frammentazione del quadro normativo e regolatorio di riferimento: infatti, attualmente l'assetto delle articolazioni periferiche è disciplinato in molteplici atti, non coordinati, spesso risalenti nel tempo e dunque non coerenti con le mutate necessità di sicurezza pubblica e controllo del territorio;

   inoltre, l'esigenza di una rimodulazione delle strutture periferiche è diventata di primaria importanza a seguito della riduzione dell'organico della Polizia di Stato, operato dal decreto legislativo del 29 maggio 2017, n. 95;

   il 4 marzo 2022, con la nota n. 0001104, il Dipartimento di P.S. ha trasmesso, nell'ambito dell'informazione preventiva di cui all'articolo 25, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica n. 164 del 2002, la bozza del progetto di riorganizzazione delle articolazioni periferiche dell'Amministrazione della pubblica sicurezza;

   il progetto prevede una riduzione di personale per il Commissariato di Cesena, passando dalle attuali 84 unità a 76. Inoltre, per il Posto Polfer di Forlì, vengono previste 12 unità;

   la riduzione di personale del Commissariato di Cesena rappresenta, ad avviso dell'interrogante, una scelta errata, in quanto non tiene conto della peculiarità di una provincia in cui insistono due centri di primaria importanza, per l'appunto Cesena e Forlì, e che per questo nel tempo è stata suddivisa in una quasi simmetrica spartizione di competenze tra questura e commissariato;

   il territorio comunale di Cesena comprende circa 100.000 abitanti, a fronte di quelli presenti nell'intera provincia, ovvero circa 400.000, a ciò si aggiunga l'importanza che riveste la città nei mesi estivi. Il Commissariato di Cesena funge da importante punto di riferimento per il disbrigo delle pratiche amministrative di buona parte della provincia e della riviera; la divisione amministrativa annualmente rilascia mediamente circa 7.000 passaporti, 5.000 permessi di soggiorno e 1.000 licenze per armi; numeri che in taluni casi superano quelli della stessa questura;

   l'ufficio controllo del territorio necessita di un incremento di personale, soprattutto per quello che riguarda la sezione volanti, al fine di garantire costantemente la predisposizione di almeno due volanti per turno;

   per quanto attiene all'attività dell'Ufficio anticrimine, in relazione ai carichi di lavoro, per meglio comprendere quale sia l'effettiva suddivisione delle competenze tra questura e commissariato, si segnala che l'ufficio preposto alla trattazione dei «codici rossi» nel 2021 ha ricevuto e svolto più deleghe di indagine rispetto all'omologa sezione della squadra mobile;

   a tutto questo si aggiungono le difficoltà per la predisposizione di idonei rinforzi destinati ai posti di polizia estivi, avendo anche sempre presente la impossibilità della loro costituzione secondo quanto attualmente previsto;

   per quanto riguarda la previsione di 12 unità previste per il Posto Polfer di Forlì, bisogna considerare che il personale ha competenza a vigilare due scali, quello di Forlì e quello di Cesena. Con l'attuale organico, ma anche con quello previsto dalla bozza, risulterebbe impossibile lo svolgimento delle funzioni in entrambi gli scali. Si ricorda che spesso, le pattuglie dedite al controllo del territorio intervengono per problematiche normalmente di competenza della Polfer con evidente nocumento alla stessa attività di controllo del territorio –:

   se non si ritenga opportuno modificare la bozza del progetto di riorganizzazione delle articolazioni periferiche dell'Amministrazione della pubblica sicurezza, tenendo conto anche delle peculiarità e delle reali problematiche dei territori interessati.
(4-11707)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta orale:


   GRIBAUDO, LATTANZIO, MADIA e QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   i cosiddetti «contratti Covid» in essere sono circa 55 mila, per 1/3 personale docente e per i 2/3 personale Ata;

   i contratti Covid per i docenti sono stipulati dai dirigenti scolastici per ottenere incarichi temporanei finalizzati «al recupero degli apprendimenti»;

   i contratti Covid per il personale Ata sono stipulati dai dirigenti scolastici per ottenere posti aggiuntivi per affrontare il contesto epidemiologico;

   il personale impiegato nella scuola per far fronte alla pandemia ha accettato il rischio di lavorare in luoghi ad alto rischio di contagio, seppur per periodi determinati, garantendo la fruibilità del fondamentale diritto all'istruzione;

   il Ministero dell'istruzione, con la nota n. 373 del 24 marzo 2022 ha inviato agli uffici scolastici regionali (Usr) le indicazioni per la proroga dei contratti del cosiddetto organico Covid;

   la proroga dei contratti fino al termine delle lezioni rappresenta un importante atto che valorizza il lavoro di docenti e Ata;

   la modalità di pagamento per le supplenze brevi è lunga e articolata al punto da aver determinato enormi ritardi nel pagamento degli stipendi al cosiddetto personale Covid;

   attualmente, risulta un insufficiente stanziamento di fondi da parte del Ministero dell'istruzione che impedisce al Noipa di pagare i salari arretrati –:

   quale sia la tempistica ipotizzata per il saldo dei salari arretrati per i contratti del cosiddetto «organico Covid» nonché per le future retribuzioni per il personale assunto per svolgere mansioni legate alla pandemia;

   quali iniziative si intendano adottare per far sì che, in futuro, il pagamento delle cosiddette supplenze brevi non sia sottoposto ad un percorso di appostamento e verifica delle risorse così lungo.
(3-02860)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VIETINA e D'ETTORE. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   notizie di stampa recenti (www.ilfattoquotidiano.it del 22 e 29 marzo 2022 – www.orizzontescuola.it del 21 gennaio 2022) riportano all'attenzione una problematica che caratterizza l'attuale sistema di reclutamento dei docenti, per i quali è prevista una selezione basata su un sistema cosiddetto «a crocette» estremamente nozionistico, mnemonico e che rischia di penalizzare ed escludere risorse valide per il nostro Paese;

   ci si è trovati di fronte alla bocciatura della quasi totalità dei partecipanti per cui emergono dubbi rispetto alla validità e correttezza delle stesse, nonché riguardo alla formulazione dei test e alla modalità di presentazione, in un sistema di valutazione che appare insensato poiché non privilegia fattori importanti come la competenza e l'esperienza dei candidati, svilendone la professionalità e le capacità;

   hanno suscitato numerose proteste, anche in considerazione dell'elevata percentuale di respinti (il 90 per cento) le dichiarazioni del Ministro interrogato rese dopo il concorso per docenti delle scuole secondarie svoltosi il 28 marzo 2022 in diverse sedi sul territorio italiano: «È un concorso che noi abbiamo ereditato dal passato. Stiamo eseguendo impegni presi in precedenza, che varino onorati, con una modalità di organizzazione anche delle prove che si è dimostrata non adeguata» e ancora: «Questo era l'ultimo passaggio di una storia precedente che ha dimostrato tutti i limiti...», ribadendo la necessità di concorsi annuali;

   il 16 febbraio 2022, il Ministro interrogato, nell'esporre la sua Relazione sullo stato di attuazione del Pnrr, in audizione presso la Commissione Cultura della Camera dei deputati, ribadiva l'importanza di una riforma del sistema di reclutamento degli insegnanti, da realizzarsi entro giugno 2022, in conformità alle Linee guida della Commissione europea e al regolamento (UE) n. 241/2021 e che contribuirà ad inserire il sistema scolastico al centro della crescita del Paese, inserendolo pienamente in una dimensione europea;

   sarebbe opportuno, altresì, prevedere fin dall'inizio della carriera docente un percorso di formazione che, con criteri di selezione adeguati, valorizzi la figura dell'insegnante, le sue capacità comunicative e relazionali e la professionalità, elementi fondamentali nella scuola, luogo deputato alla formazione dei giovani studenti;

   sulla vicenda si sono espressi anche il Codacons e l'Associazione per i diritti civili che hanno annunciato una raccolta firme di adesione per un ricorso collettivo al Tar del Lazio diretto a tutelare i diritti di quanti hanno sostenuto l'esame, risultando bocciati a causa degli errori contenuti nelle domande a risposta multipla o per i quesiti assurdi non in linea con le finalità del concorso;

   le Linee guida adottate con la direttiva n. 3 del 2018 del Ministero per la semplificazione e la pubblica amministrazione si inseriscono nell'ambito di un più ampio e continuo intervento riformatore del legislatore, finalizzato ad aggiornare e migliorare la qualità, l'efficienza, la professionalità e le competenze del personale che opera presso le amministrazioni pubbliche, partendo da quei procedimenti pubblici che presidiano l'accesso, per concorso, all'impiego nelle pubbliche amministrazioni, attraverso l'introduzione di nuove pratiche e metodologie veramente idonee a reclutare i candidati migliori in relazione alle esigenze delle amministrazioni –:

   sulla base di quanto sopra esposto, quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda porre in essere al fine di realizzare concretamente quanto previsto dal Pnrr relativamente al piano di assunzione dei docenti, nell'ottica di un allineamento a livello europeo e per garantire la qualità dell'insegnamento in ogni ambito scolastico;

   se non ritenga opportuno adottare iniziative di competenza per l'annullamento d'ufficio delle prove svolte al fine di predisporre un nuovo e più equo sistema di valutazione nell'ambito del reclutamento dei docenti.
(5-07810)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CARELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il comma 103 dell'articolo 1 della legge 31 dicembre 2021, n. 234, stabilisce che «Al fine di garantire la tutela delle prestazioni previdenziali in favore dei giornalisti, con effetto dal 1° luglio 2022, la funzione previdenziale svolta dall'istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani “Giovanni Amendola” (Inpgi), ai sensi dell'articolo 1 della legge 20 dicembre 1951, n. 1564, in regime sostitutivo delle corrispondenti forme di previdenza obbligatoria, è trasferita, limitatamente alla gestione sostitutiva, all'istituto nazionale di previdenza sociale (Inps) che succede nei relativi rapporti attivi e passivi»;

   il comma 113 dell'articolo 1 della citata legge 234 del 2021 stabilisce che «Al fine di favorire una rapida ed efficace integrazione delle funzioni, è costituito un Comitato di integrazione composto dal direttore generale e da tre dirigenti dell'INPGI, in carica alla data del 31 dicembre 2021, nonché da quattro dirigenti incaricati di funzioni di livello dirigenziale generale dell'INPS, coordinati dal direttore generale dell'INPS, con il compito di pervenire all'unificazione delle procedure operative e correnti entro il 31 dicembre 2022» e che il Comitato esercita tali funzioni fino al 30 giugno 2022;

   la cosiddetta ex Fissa è una «prestazione previdenziale integrativa di natura contrattuale», come si legge nell'atto di nascita della Convenzione sull'ex fissa del 15 luglio 1985 firmato da Fieg, Fnsi e Intersind; nell'atto istitutivo del Fondo è stata creata una gestione speciale presso Inpgi, dove gli editori devono versare il contributo obbligatorio «con le stesse modalità previste per le assicurazioni sociali obbligatorie»;

   si stima che siano oltre 2.000 i giornalisti in attesa di ricevere questa prestazione, per un importo lordo vicino ai 140 milioni di euro, il cui pagamento consentirebbe allo Stato di incamerare imposte per circa 50 milioni; quantunque non iscritto alla Covip, all'epoca non esisteva, il Fondo Ex Fissa ha ricevuto riconoscimento ufficiale con l'articolo 59, comma 28, della legge n. 449 del 27 dicembre 1997 che lo ha definito: «Fondo integrativo di previdenza per i giornalisti professionisti»;

   il Fondo è citato in 15 relazioni della Corte dei Conti relative ai bilanci Inpgi dal 1996 al 2019, in cui è definito: «Fondo integrativo di previdenza dei giornalisti italiani» o «Fondo di previdenza integrativa dei giornalisti» oppure «Fondo contrattuale denominato Ex Fissa» o «Fondo integrativo contrattuale Ex Fissa»;

   il fondo «Ex Fissa» è stato considerato come fondo di previdenza e non retribuzione differita dalla sentenza della Corte di Cassazione n. 6137 del 9 marzo 2017;

   sulla base della Convenzione sull'«ex fissa» del 15 luglio 1985, è fatto obbligo ai datori di lavoro di versare al Fondo un contributo addizionale dell'1,50 per cento e tali somme continuano a affluire al Fondo speciale ex Fissa amministrato dall'Inpgi;

   le parti sociali avevano introdotto presso l'Inpgi dall'aprile 2009 un Fondo contrattuale addizionale (0,60 per cento della retribuzione imponibile, di cui 0,50 per cento a carico del datore di lavoro e 0,10 per cento a carico del giornalista dipendente) a contabilità separata, per «far fronte alle finalità sociali che le parti, nell'esercizio delle propria autonomia, valuteranno come meritevoli di tutela»;

   tale Fondo dovrebbe avere una dotazione attiva di circa 40 milioni di euro –:

   quale sia la situazione reale dei crediti maturati dai giornalisti aventi titolo a percepire la indennità cosiddetta ex Fissa, sia ante 2015 che dal 1° gennaio 2015, data di entrata in vigore dell'accordo del 24 giugno 2014 di gestione speciale;

   quali iniziative, per quanto di competenza, intendano adottare al fine di salvaguardare una forma di risparmio costituzionalmente garantita dei giornalisti in attività e in pensione beneficiari del Fondo integrativo «ex Fissa».
(5-07807)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BELLUCCI e MOLLICONE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   sono inquietanti le recenti indiscrezioni sulle presunte pressioni di Mosca sull'istituto Spallanzani, lo stesso che aveva rilanciato il vaccino russo Sputnik V con uno studio che ne dimostrava, a suo dire, l'efficacia;

   i dati pubblicati con un pre-print sono, però, stati smentiti dal mondo scientifico, come il genetista Gerdol: «Mi pare si sia un po' abusato dei dati sulla neutralizzazione ottenuti in vitro, traducendoli impropriamente in termini di efficacia vaccinale [...]»;

   anche lo scienziato Bucci si è esposto, smentendo lo studio dello Spallanzani: «È un vero peccato che, quando si parla di scienza, i dati presentati a sostegno dello Sputnik V, così come le metodologie e le conclusioni, non siano come al solito sufficienti a sostenere le affermazioni. È anche un peccato che sulla base di tali prove ingannevoli e controlli mancanti, la disinformazione si diffonda così facilmente; ricercatori e istituzioni scientifiche dovrebbero attenersi alla scienza, invece di intrattenere la stampa con nozioni sbagliate sulla base di un preprint come questo. Siamo ancora in attesa dei dati a supporto delle varie carte apparse su Lancet»;

   era febbraio 2021 quando l'assessore alla sanità della regione Lazio D'Amato rilanciava il vaccino russo e due settimane dopo, a certificarne la presunta validità, è arrivato il parere tecnico dello Spallanzani, pubblicato con la firma del direttore sanitario Vaia, anziché di quello scientifico, come solitamente avviene, a ciò fece seguito la firma, ad aprile 2021 di un Memorandum tra la regione Lazio e l'istituto Gamaleya di Mosca per la cooperazione in ambito scientifico sul vaccino Sputnik V: un'intesa che ha dato il via libera ad uno scambio di informazioni e materiali biologici e sarebbe dovuta servire a testare l'efficacia del vaccino russo sulle varianti;

   secondo i termini dell'accordo, i russi avrebbero condiviso con lo Spallanzani i sieri dei soggetti che hanno ricevuto Sputnik V in Russia e in cambio avrebbero avuto accesso all'ampia banca dati dell'istituto nazionale per le malattie infettive, la più importante dell'Unione europea per gli agenti virali perché conserva legalmente 120 ceppi virali di Sars-Cov-2;

   ad oggi, del memorandum non si è saputo più nulla e ad avere destato perplessità non sono solo i dati, ma anche il finanziamento: nel pre-print, infatti, viene riportato che lo studio sarebbe stato finanziato interamente dal fondo russo, mentre secondo il direttore Vaia è lo Spallanzani ad aver finanziato interamente il progetto, ma anche di questo, stranamente, non c'è traccia;

   ma vi è di più, come risulta delle recenti rivelazioni dell'immunologa Viola: «Quando sul vaccino Sputnik venne pubblicato il lavoro, [...] scrivemmo su “Lancet” un commento per dire che il vaccino effettivamente non funzionava. In quei giorni, a parte che il mio telefono cominciò a dare dei seri problemi, ricevetti una telefonata molto strana, di una persona che disse di essere del ministero degli Interni, della sicurezza, non ricordo. E mi disse che voleva informazioni: voleva sapere se io sapessi di più sul vaccino Sputnik. Una strana telefonata, mi chiedeva dati» o le indiscrezioni, riportate da fonti di stampa, in merito alla vicenda di un importante dirigente dello Spallanzani che «nel giugno 2020, due mesi prima che Putin annunciasse l'approvazione di Sputnik, viene avvicinato da funzionari di stato russi che gli offrono parecchi soldi (circa 250 mila euro) [...]» –:

   di quali informazioni disponga il Governo in merito ai gravi fatti di cui in premessa, con particolare riguardo allo studio dell'istituto Spallanzani, al suo finanziamento e al citato memorandum;

   per quali motivazioni l'istituto Spallanzani abbia abbandonato Reithera, un promettente vaccino italiano, annunciato un mese prima proprio all'Istituto, per abbracciare la sperimentazione di un vaccino russo.
(5-07812)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SERRITELLA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la malattia di Chagas o tripanosomiasi americana è una parassitosi originaria ed endemica in America Latina;

   è causata da cimici triatomine, che vivono nelle crepe dei muri e dei tetti delle case di terra e paglia delle zone rurali del Sud America, che si trasmette all'uomo principalmente per via vettoriale;

   con frequenza minore viene trasmessa per mezzo di altre vie, come le trasfusioni e la trasmissione materno-fetale in gravidanza, oltre che, più raramente, la donazione di organi;

   la prima fase acuta della malattia può spesso risultare asintomatica, come anche la fase latente successiva, che dura spesso anni e durante la quale la malattia resta silente;

   circa il 30 per cento delle persone infette sviluppa, però, in seguito complicazioni debilitanti che, in media, accorciano l'aspettativa di vita di un decennio;

   tra le manifestazioni più frequenti e clinicamente rilevanti ci sono la cardiopatia di Chagas e disfunzioni motorie del tratto gastrointestinale, segni della localizzazione del parassita rispettivamente a livello cardiaco e del tratto digestivo;

   la causa più comune di morte legata al Chagas negli adulti è lo scompenso cardiaco;

   è la terza malattia parassitaria più frequente al mondo;

   il Chagas è considerato una malattia tropicale dimenticata, necessitando di maggiori investimenti nella ricerca per lo sviluppo di nuovi e più efficaci strumenti diagnostici e terapeutici;

   la terapia è fondamentalmente farmacologica ed è efficace soprattutto se iniziata durante le prime settimane dall'infezione. Quando l'infezione diventa cronica, invece, i farmaci diminuiscono il rischio di morte;

   i farmaci utilizzati per uccidere il parassita sono due: il benznidazole e il nifurtimox. Tuttavia, la loro efficacia è limitata;

   al momento non esiste un vaccino contro la malattia;

   si stima che da sei a sette milioni di persone, per lo più situate in America Latina, siano portatrici del Trypanosoma cruzi, il parassita che causa la malattia di Chagas. Per qualche tempo il Chagas è stato confinato nelle aree rurali della regione delle Americhe, principalmente in America Latina, ma negli ultimi decenni, a causa degli spostamenti delle popolazioni si è diffuso in altri continenti;

   durante la 72a Assemblea dell'Organizzazione mondiale della sanità, tenutasi nel maggio 2019, la giornata del 14 aprile è stata dichiarata Giornata mondiale della malattia di Chagas (Gmmc). Gli esperti consultati dall'Organizzazione mondiale della sanità hanno studiato l'importanza e l'impatto delle giornate mondiali relative alla salute e hanno notato che esse generano una maggiore visibilità del problema in grado di influenzare la formulazione delle politiche di intervento, di sensibilizzare il pubblico e quindi rendere più efficaci gli sforzi della acquisizione di risorse umane, tecniche, economiche –:

   quale iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato stia intraprendendo al fine di incrementare gli investimenti nella ricerca per lo sviluppo di nuovi e più efficaci strumenti diagnostici e terapeutici per la malattia di Chagas.
(4-11703)


   FRATOIANNI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto emerso da un articolo del Secolo XIX pubblicato lunedì 28 marzo 2022 il reparto di psichiatria dell'ospedale Sant'Andrea de La Spezia è dotato di uno spazio esterno di pochi metri quadrati, adibito in una sorta di sala colloqui, la cui area è delimitata da una doppia grata di ferro, alta fino al primo piano dell'edificio, chiusa con dei lucchetti, tanto stretta da rendere difficile anche vedere distintamente il volto di chi si trova dalla parte opposta e che ricorda quella di un carcere;

   tale doppia grata serve appunto a separare i pazienti dai visitatori, rendendo così impossibile qualsiasi tipo di contatto fisico, alcuni familiari dei ricoverati hanno denunciato tale situazione e hanno paragonato quei pazienti a degli animali in gabbia;

   secondo la competente Asl territoriale, la doppia grata sarebbe stata fissata per motivi di sicurezza e per evitare che in reparto potessero entrare oggetti e sostanze potenzialmente pericolosi e permetterebbe il rispetto della distanza di sicurezza per il Covid, pazienti e familiari affermano al contrario che le grate sono state realizzate nel periodo antecedente al Covid;

   le immagini di questa sorta di «gabbia» dedicata agli incontri tra famiglie e pazienti ricoverati impressionano e lasciano sgomenti e dimostrano quanto l'ospedale Sant'Andrea di La Spezia sia evidentemente inadeguato ad ospitare certe tipologie di reparto costringendo i pazienti e le loro famiglie a vivere i colloqui in condizioni disumane;

   nella psichiatria italiana odierna non esiste una cultura del contenimento così concepita, superata e abolita da leggi e linee guida;

   proprio nell'agosto 2021 il Ministero della salute ha pubblicato delle linee guida molto nette in tema di rafforzamento dei dipartimenti di salute mentale e tra gli obiettivi fissati e i risultati da raggiungere vi è anche il superamento della contenzione meccanica in tutti i luoghi della salute mentale;

   a parere dell'interrogante occorre immediatamente rimuovere la doppia grata e dotare il reparto di un'area visite consona alle disposizioni di legge e permetta a famiglie, pazienti e operatori sanitari di vivere con serenità i momenti di incontro e di socialità, senza la presenza di grate e barriere esistendo metodi alternativi per garantire la sicurezza e il distanziamento senza mortificare i pazienti di psichiatria e le loro famiglie;

   secondo l'ex presidente della Società italiana psichiatria Luigi Ferrannini le immagini del reparto psichiatrico del Sant'Andrea di La Spezia ricordano quelle dei vecchi manicomi attivi prima dell'introduzione della legge Basaglia e la presenza delle sbarre che separano i pazienti dai loro familiari nei momenti di incontro creano seri problemi di comunicazione a discapito del necessario clima di contatto, supporto emotivo ed empatia e rendono impossibile sostenere un colloquio;

   la doppia grata, elemento di segregazione e contenzione, rappresenta un passo indietro nel lungo e faticoso percorso per restituire dignità e diritti alle persone che soffrono di disturbi mentali, pazienti di ogni età, soggetti fragili per i quali l'impedimento alla vicinanza e al contatto potrebbe anche ridurre gli effetti positivi dei trattamenti sanitari –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere il Ministro interrogato, anche promuovendo una verifica da parte del comando dei carabinieri per la tutela della salute, per accertare l'idoneità dei luoghi che ospitano il reparto di psichiatria dell'ospedale sant'Andrea di La Spezia, con particolare riguardo al cortile esterno destinato alle visite e alle doppie sbarre di contenzione che separano i pazienti dai loro familiari durante i colloqui, al fine di una loro rimozione.
(4-11710)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:


   BENEDETTI, EHM, SARLI e SURIANO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   recentemente l'azienda Valvitalia, che si occupa di progettazione, produzione e fornitura a livello globale di apparecchiature e componenti destinati all'industria dell'energia, ed è partecipata al 50 per cento da Cassa depositi e prestiti, ha annunciato il trasferimento delle produzioni dal sito di Due Carrare (Padova) a Rivanazzano Terme (Pavia);

   l'azienda ha prospettato agli 80 lavoratrici e lavoratori del sito di Due Carrare il mantenimento del posto di lavoro se disponibili anch'esse/i al trasferimento;

   è evidente, ad avviso degli interroganti, come tale proposta sia iniqua e coercitiva: trasferirsi in un'altra regione comporta una serie di difficoltà nel trasloco e nella gestione delle relazioni familiari e sociali e non è certo una scelta praticabile per tutte le lavoratrici e lavoratori dell'azienda, che chiedono infatti che si mantenga il sito produttivo di Due Carrare;

   va sottolineato che Valvitalia è tra i primi 5 produttori nel settore delle valvole a livello mondiale, con un fatturato di 196 milioni di euro nel 2020 e 10 stabilimenti con più di 1.000 lavoratori, soprattutto giovani;

   in particolare, il sito di Due Carrare è dotato di notevoli competenze e potenzialità di ulteriori futuri sviluppi nell'ambito di un piano di transizione ecologica delle produzioni;

   nonostante i tavoli istituzionali condotti sinora con la regione Veneto, i rappresentanti delle organizzazioni sindacali e l'amministrazione comunale, Valvitalia non solo non ha rivisto la decisione di trasferire lo stabilimento di Due Carrare, ma non si è nemmeno dichiarata disponibile a valutare l'attivazione degli ammortizzatori sociali –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritengano, in considerazione anche dell'eccellenza produttiva e dell'alto livello professionale presente nello stabilimento di Due Carrare, di adottare con urgenza iniziative per evitarne il dislocamento e per garantire il diritto al lavoro degli 80 lavoratrici e lavoratori, mettendo in campo tutti gli strumenti possibili, compresa l'acquisizione totale dell'azienda.
(4-11701)


   FURGIUELE. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la legge 27 dicembre 2017, n. 205, come successivamente modificata dalla legge 30 dicembre 2018, n. 145, in attuazione della decisione (UE) n. 2017/899 del 17 maggio 2017, del Parlamento europeo e del Consiglio, relativa all'uso della banda di frequenza 470-790 Mhz, nell'ambito della Unione europea, ha disciplinato e programmato un riassetto dell'intero sistema televisivo italiano, da completare entro il 30 giugno 2022 con la dismissione dei canali della cosiddetta «banda 700» e con il passaggio alle trasmissioni televisive digitali di seconda generazione mediante codifica Dvbt-2/Hevc;

   il Ministro dello sviluppo economico ha emanato il decreto 19 giugno 2019 e successiva modificazione e integrazione con il quale è stato definito il calendario nazionale che individua le scadenze per il rilascio delle frequenze nella banda a 700 MHz, ai fini dell'attuazione degli obiettivi della decisione (UE) 2017/899 del 17 maggio 2017;

   con delibera n. 39/19/CONS del 7 febbraio 2019 l'Autorità di garanzia per le comunicazioni ha approvato il «Piano Nazionale di Assegnazione delle Frequenze» da destinare al servizio televisivo digitale terrestre, e successive modificazioni ed integrazioni;

   il Ministero dello sviluppo economico, in attuazione dell'articolo 1, comma 1034, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, ha indetto una procedura per predisporre, per l'Area tecnica n. 16 – Calabria –, la graduatoria dei soggetti legittimamente abilitati quali fornitori di servizi di media audiovisivi in ambito locale che ne facciano richiesta;

   ai sensi dell'articolo 1, comma 1034, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, ai fini della formazione della graduatoria, il Ministero dello sviluppo economico ha determinato la posizione di ciascun marchio, applicando i criteri di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 146 del 2017;

   tra i criteri rientrava anche, ma non solamente, quello della media ponderata dell'indice di ascolto medio giornaliero basato sui dati dei due esercizi annuali precedenti e del numero dei contatti netti giornalieri mediati sui dati del biennio precedente, per marchio nella relativa regione rilevati dall'Auditel, nel biennio solare precedente alla presentazione della domanda, come individuata all'articolo 6, comma 1, lettera c), del decreto del Presidente della Repubblica n. 146 del 2017 e applicando i criteri di cui al comma 3 della tabella 1 e i punteggi indicati nella tabella 2 del medesimo decreto del Presidente della Repubblica n. 146 del 2017;

   il bando di gara per la formazione delle graduatorie dei fornitori di servizi di media audiovisivi in ambito locale, a cui assegnare la capacità trasmissiva delle reti di 1° e 2° livello dell'area tecnica n. 16 – Calabria, veniva infine pubblicato in data 23 luglio 2021 con la relativa graduatoria, nella quale l'emittente «L'altro Corriere» si trovava collocata al decimo posto;

   Il Ministero dello sviluppo economico, successivamente, ha indetto quindi, una procedura per l'attribuzione, ai soggetti utilmente collocati nella graduatoria di cui sopra della numerazione automatica dei canali della televisione digitale terrestre in relazione all'area tecnica n. 16 – Calabria;

   all'esito della procedura di valutazione effettuata dall'Amministrazione, l'emittente «L'altro Corriere» si collocava, inaspettatamente, all'undicesimo posto con punteggio totale pari a 47,06 punti e assegnazione del canale 75;

   per quanto consta all'interrogante, l'emittente sarebbe stata pretermessa rispetto ad altra concorrente di diversa regione, che totalizzava 79,26 punti ottenuti esclusivamente grazie ai dati Auditel, non disponendo di dipendenti su base regionale e senza aver sostenuto costi di investimento –:

   ai fini della corretta formazione della graduatoria, se il Ministro interrogato intenda verificare, per quanto di competenza, attraverso i dati di ascolto e le competenti strutture tecniche, la reale diffusione delle emittenti in gara e gli effettivi ascolti delle stesse.
(4-11704)


   FIORINI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   dopo quasi un anno dall'annuncio dell'arrivo di Silk-Faw a Reggio Emilia, la joint venture cinese-americana dell'hypercar – l'auto sportiva di lusso completamente elettrica – non ha ancora acquistato il terreno a Gavassa dove dovrebbe sorgere il complesso;

   il progetto prevede uno stabilimento produttivo, un centro ricerca e sviluppo e una pista per le prove;

   l'inizio dell'attività era fissato a metà 2022 per produrre la prima auto, la S9, già presentata a settembre 2021 a Milano e, successivamente, la Suv7 prevista per il 2023;

   inoltre, l'impegno prevede dai 1.500 ai 3.000 nuovi posti di lavoro e quasi un miliardo di investimenti sul territorio che dovrebbe comportare, probabilmente, l'aumento di competitività nel settore automotive emiliano. Nonostante ciò, vi è da segnalare che alcuni dei circa 60 dipendenti assunti finora, da quanto riportato dagli organi di stampa, si sarebbero licenziati;

   il piano, che è stato appoggiato dalle istituzioni locali, prevede anche un finanziamento di 4,5 milioni di euro pubblici assegnati a Silk-Faw, fondi elargiti secondo un bando della regione sull'attrattività degli investimenti dedicato in particolare all'assunzione di personale disabile o svantaggiato;

   nel 2018, l'azienda aveva investito in Byton Automobili, una start-up che però è fallita nel 2021, senza aver prodotto automobili e lasciando senza lavoro 1.500 dipendenti tra la Germania e gli Stati Uniti;

   il timore è che il progetto, ancora su carta e di cui manca il rogito del suolo, possa seguire le sorti di quello tedesco –:

   se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, abbiano adottato o intendano adottare iniziative per la risoluzione della problematica di cui in premessa;

   se e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano intraprendere per chiarire la fattibilità del progetto esposto in premessa e portarlo a compimento, al fine di tutelare il nostro know-how e la competitività del made in Italy, attesa la strategicità del piano industriale di cui in premessa che coinvolge l'intera Motor Valley.
(4-11705)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Parentela n. 4-11684, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 marzo 2022, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Viscomi, Bruno Bossio, Cannizzaro, Ferro, Torromino, Tucci, Orrico, Misiti, Scutellà, Melicchio, D'Ippolito, Barbuto.

  L'interrogazione a risposta orale Martinciglio e altri n. 3-02846, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 marzo 2022, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata D'Orso.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Fragomeli n. 5-07662 dell'8 marzo 2022;

   interrogazione a risposta scritta Liuni n. 4-11538 del 9 marzo 2022;

   interrogazione a risposta orale Ravetto n. 3-02849 del 28 marzo 2022;

   interrogazione a risposta immediata in Commissione Fragomeli n. 5-07774 del 28 marzo 2022.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA


   PIERA AIELLO. — Al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nel Tigray (Etiopia) è in corso dal novembre 2020 una guerra che ha assunto le connotazioni di genocidio, in cui la comunità tigrina, oltre agli eritrei rifugiati, è sottoposta a violazioni dei diritti umani di ogni tipo;

   il conflitto in Etiopia è tale da poter coinvolgere l'intero Corno d'Africa, area importante per il nostro Paese, e Paesi come Sudan ed Egitto, con i quali le tensioni sono aumentate a causa della costruzione della diga di Gerd (Grand Ethiopian Renaissance Dam);

   nel rapporto di agosto 2021, Amnesty scrive che «Lo stupro e altre forme di violenza sessuale sono stati usati come armi di guerra per infliggere danni fisici e psicologici alle donne e alle ragazze del Tigray...»;

   l'Alto Commissario Onu per i rifugiati, Filippo Grandi, ha pubblicato una dichiarazione sulla situazione dei rifugiati eritrei nella regione del Tigray divenuti ulteriori vittime delle parti del conflitto;

   l'Alta commissaria delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet ha dichiarato che «i casi documentati di abusi comprendono molteplici accuse di violazioni dei diritti umani, inclusi attacchi a civili, esecuzioni extragiudiziali, torture e sparizioni forzate»;

   gli Usa hanno annunciato un nuovo regime di sanzioni contro l'Etiopia a causa del perdurante conflitto nella regione del Tigray e il presidente Joe Biden il 17 settembre 2021 ha firmato un ordine esecutivo che autorizza dure misure punitive contro gli autori di crimini nella guerra civile etiope;

   un recente rapporto di Human Rights Watch ha condannato le violenze, gli stupri, le uccisioni e le detenzioni arbitrarie contro i rifugiati nel Nord dell'Etiopia, i crimini attuati dai combattenti del Tplf e le risposte dell'esercito federale e dei suoi alleati;

   l'Unione europea in una nota interna informa che ogni offensiva militare in Tigray, Amhara, Afar e Oromia, non inizierà prima della fine della stagione delle piogge, agli inizi di ottobre 2021, e sarà un bagno di sangue;

   in data 10 aprile 2019 il Ministro della difesa pro tempore Elisabetta Trenta ha firmata ad Addis Abeba con la sua omologa l'Accordo tra il Governo e il Governo della Repubblica democratica federale di Etiopia sulla cooperazione nel settore della difesa;

   l'accordo intende fornire una cornice giuridica idonea all'avvio di forme strutturate di cooperazione bilaterale tra le Forze armate dei due Stati; con precisione gli articoli 3 e 4 dell'accordo enumerano le materie della cooperazione e le modalità della stessa;

   in data 26 giugno 2019 il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge di ratifica ed esecuzione dell'accordo di cooperazione militare sottoposto poi a Camera e Senato, l'accordo è stato ratificato con legge 17 luglio 2020, n. 90;

   l'entrata in vigore dell'accordo consente al Ministero della Difesa, d'intesa con il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, di svolgere attività di supporto in favore del Governo etiope, che potrebbe comportare l'eventuale acquisizione da parte dello stesso di materiali per la difesa prodotti dall'industria nazionale –:

   se sia stato implementato l'accordo fornendo armi all'esercito etiope;

   se si intendano condannare apertamente le azioni di violazione dei diritti umani e crimini contro l'umanità perpetrate dall'esercito etiope e dai loro alleati in Tigray;

   se si intenda dare un chiaro segnale politico, sospendendo la validità dell'accordo sulla cooperazione nel settore della difesa tra Italia ed Etiopia (come proposto in un articolo dalla stessa professoressa Trenta);

   se si intenda proporre un'attività di mediazione italiana, considerando le ottime relazioni che sono state premessa per la stipula dell'accordo in questione.
(4-10383)

  Risposta. — L'impegno italiano nel Corno d'Africa è tradizionalmente diretto sia a contrastare la diffusa e radicata instabilità, sia a creare partnership con i governi locali, garantendo nel contempo stabilità e sostenibilità politica ed economica.
  In questo contesto, è stato sottoscritto, il 10 aprile 2019, come da Lei ricordato, un accordo nello specifico settore, il cui relativo
iter parlamentare di ratifica è stato già completato da entrambe le parti, a conferma della comune volontà di rafforzare la cooperazione bilaterale.
  Con la firma dell'accordo, la difesa italiana ha avviato con l'Etiopia un progetto di cooperazione, in particolare nel settore tecnico operativo e formativo, con l'obiettivo di contribuire allo sviluppo delle capacità nei settori difesa e sicurezza, al fine di dotare la controparte degli strumenti istituzionali necessari a fronteggiare l'azione jihadista e le altre sfide alla sicurezza alle quali è costantemente sollecitata.
  Quanto al contenuto, l'accordo prevede forme di collaborazione nel campo dei materiali per la difesa, riferite in particolare al settore dei prodotti e della politica di approvvigionamento, della ricerca, dello sviluppo dei prodotti e degli equipaggiamenti militari.
  Alla luce del degenerare della situazione nel Tigray, rappresento che il Dicastero ha cessato ogni tipo di attività prevista dall'accordo di cooperazione.
  In questo delicato contesto, il Maeci continua a seguire gli sviluppi della crisi con massima attenzione ed estrema preoccupazione, nel solco del tradizionale impegno italiano in Etiopia e nell'intera regione del Corno d'Africa, richiamato in premessa.
  In merito, rappresento che il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al deflagrare del conflitto, ha dato parere negativo alle richieste di autorizzazione pervenute all'autorità nazionale Uama – Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento – riguardanti l'esportazione di qualsiasi armamento o materiale «
dual use» verso l'Etiopia, non potendo escludere il rischio di un impiego nel contesto delle ostilità in corso.
  È stato inoltre avviato uno stretto coordinamento con i
partner internazionali, primi fra tutti l'Unione europea e gli Stati Uniti, per intensificare le pressioni diplomatiche su tutti gli attori coinvolti, al fine di pervenire a una risoluzione negoziale della crisi.
  In questo quadro, in linea con le posizioni dell'Unione europea, l'Italia sostiene convintamente la piena e immediata cessazione delle ostilità ed il ritiro totale delle truppe eritree dal suolo etiopico, nonché il pieno, sicuro e incondizionato accesso umanitario alle regioni più colpite dal conflitto, il rispetto del diritto internazionale umanitario, la conclusione di indagini trasparenti e indipendenti sulle gravi violazioni e abusi dei diritti umani e, non ultimo, l'avvio urgente di un processo di dialogo nazionale, effettivo e inclusivo.
  Tali aspettative sono state riaffermate alle autorità etiopi in tutte le occasioni di interlocuzione politica con Addis Abeba, da ultimo lo scorso 8 ottobre, durante il colloquio bilaterale che il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha avuto con il presidente della commissione dell'Unione africana, Moussa Faki Mahamat, a margine della terza conferenza Italia-Africa.
  Per quanto attiene al delicato tema dei diritti umani, il nostro Paese ha sostenuto fin dall'inizio l'indagine congiunta della commissione etiope e dell'alto commissariato ONU – avviata nel mese di maggio 2021, che ha portato all'istituzione di una commissione internazionale indipendente d'indagine in ambito Consiglio diritti umani ONU – così come la missione d'inchiesta sul Tigray della Commissione africana sui diritti dell'uomo e dei popoli, che opera nel contesto dell'Unione africana.
  Inoltre, l'Italia ha ribadito l'appello al pieno rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario sia nell'ambito del Consiglio diritti umani delle Nazioni Unite, sostenendo, in particolare, una risoluzione di condanna delle gravi violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario in Tigray, sia, a titolo nazionale, in occasione del dialogo interattivo, con l'alta commissaria Bachelet, sulla situazione dei diritti umani in Tigray.
  Infine, sempre in seno al Consiglio diritti umani delle Nazioni Unite, l'Italia ha aderito unitamente agli altri Paesi dell'Unione europea (ad eccezione della sola Ungheria), al
joint statement promosso dal Regno Unito in risposta alla decisione del Governo federale etiope di espellere i funzionari ONU, riaffermando il sostegno alle agenzie delle Nazioni Unite e al loro personale, e chiedendo al Governo etiope di ritirare immediatamente la propria decisione e di consentire nuovamente l'accesso al Paese per proseguire le attività di supporto, senza ulteriori impedimenti.
Il Ministro della difesa: Lorenzo Guerini.


   BIGNAMI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto ministeriale del 29 ottobre del 2019 è stato indetto il concorso, per esami, di 310 posti di magistrato ordinario;

   a seguito di rinvii dovuti alla situazione pandemica che si sta vivendo da più di un anno, il decreto ministeriale del 25 maggio 2021 ha stabilito il diario delle prove scritte, che si terranno il 15 e il 16 luglio 2021, in sei sedi individuate nel già menzionato decreto;

   il decreto ministeriale del 29 aprile 2021 esplica le modalità operative del concorso. In particolare, precisa che i candidati, nel momento dell'accesso alle aree concorsuali per la consegna dei codici, devono esibire un referto relativo ad un test antigenico rapido o molecolare, effettuato presso una struttura pubblica o privata accreditata/autorizzata, in data non antecedente a 48 ore; allo stesso modo anche nei giorni fissati per lo svolgimento delle prove scritte. Quest'ultima non nell'ipotesi in cui la consegna del materiale sia avvenuta il giorno antecedente alle prove;

   l'articolo 3 del decreto ministeriale sopracitato, elenca le cause di esclusione dal concorso, tra le quali vi è ricompresa la non esibizione dei referti dell'esito del test antigenico e, ovviamente, anche la positività allo stesso;

   il numero degli aspiranti magistrati è di notevoli proporzioni, anche perché il concorso in questione era molto atteso. Molti candidati si sposteranno travalicando i confini regionali, per raggiungere la sede concorsuale di destinazione, sostenendo notevoli costi anche per il pernottamento. A detti costi vanno aggiunti quelli che dovranno sostenere i concorsisti per l'espletamento dei test antigenici rapidi o molecolari;

   la partecipazione al concorso comporta oneri non indifferenti;

   considerato che la positività al Covid-19 comporta l'esclusione dalle prove concorsuali, si fa presente anche la non sicura attendibilità scientifica dei test rapidi, che spesso hanno dato luogo al fenomeno cosiddetto dei falsi positivi. Questa ultima condizione inciderebbe sulla vita personale e professionale di molti candidati che, è giusto ricordare, hanno sacrificato risorse umane ed economiche per la riuscita del concorso;

   il Tar del Lazio, Sez. III-bis con ordinanza del 27 gennaio 2021 nel procedimento n. 11275/20 Reg. Ric., ha ordinato, accogliendo l'istanza cautelare, con riferimento al concorso straordinario per la scuola indetto con d.d. n. 510/2020, l'effettuazione di prove suppletive per i candidati sottoposti a misure sanitarie per l'emergenza Covid-19;

   con avviso del 9 giugno 2021 il Ministero della giustizia preannuncia l'esonero dal tampone molecolare/antigenico per i candidati vaccinati, nonostante le linee guida Aifa al 27 maggio 2021 prevedano la possibilità di diffondere il contagio anche delle persone vaccinate e prescrivano, anche per le persone vaccinate, di «continuare ad adottare le misure di protezione anti Covid-19» –:

   se ritenga doveroso prevedere la possibilità per gli aspiranti magistrati che dovessero risultare esclusi perché positivi al test antigenico/molecolare di sostenere prove suppletive, onde evitare ingiuste discriminazioni, predisponendo un calendario alternativo per tutti quei candidati che potrebbero risultare positivi ai test antigenici;

   se ritenga doveroso un intervento volto ad assicurare i test antigenici, rapidi o molecolari, senza costi per i candidati, ovvero ad assicurarli con costi inferiori rispetto ai prezzi di mercato;

   se non ritenga opportuno adottare iniziative volte a installare strutture mobili all'ingresso delle sedi individuate per le prove concorsuali, per effettuare i test antigenici;

   se ritenga necessario adottare iniziative con riferimento a quella che appare all'interrogante un'ingiusta discriminazione nei confronti dei candidati non vaccinati, secondo quanto rappresentato in premessa, a fronte della inesistenza di ragioni ed evidenze scientifiche per il diverso trattamento favorevole previsto per i candidati vaccinati.
(4-09555)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, l'interrogante – dopo avere premesso che la positività al COVID-19, accertata con un test antigenico rapido o molecolare effettuato presso una struttura pubblica o privata accreditata/autorizzata, ovvero la mancata esibizione dell'esito del test comportano in forza delle disposizioni del decreto del Ministro della giustizia del 29 aprile 2021 (articolo 3) l'esclusione dalle prove del concorso per 310 posti di magistrato ordinario indetto con il decreto ministeriale del 29 ottobre 2019 – domanda alla Ministra della giustizia «...se ritenga doveroso prevedere la possibilità per gli aspiranti magistrati che dovessero risultare esclusi perché positivi al test antigenico/molecolare di sostenere prove suppletive..., predisponendo un calendario alternativo per tutti quei candidati che potrebbero risultare positivi ai test antigenici...».
  Al riguardo deve essere innanzitutto posto in risalto che lo svolgimento delle procedure relative al concorso per magistrato ordinario bandito con il decreto ministeriale del 29 ottobre 2019 è stato più volte rinviato a causa della emergenza pandemica da COVID-19 scoppiata nel corso del mese di febbraio dell'anno 2020. Tuttavia, in considerazione degli sforzi e dei sacrifici personali ed economici affrontati da coloro che vogliono cimentarsi nelle prove concorsuali di accesso alla professione di magistrato, questo Dicastero ha cercato di coniugare le esigenze dei candidati con la realtà pandemica e il mutamento della qualità e modalità di vita che ha caratterizzato quest'ultimo anno. Pertanto con l'articolo 11 del decreto-legge 1o aprile 2021 n. 44
(Misure urgenti per il contenimento dell'epidemia da COVID-19 e in materia di vaccinazioni anti SARS-CoV-2) sono state dettate le «Misure urgenti per lo svolgimento delle prove scritte del concorso per magistrato ordinario indetto con il decreto del Ministro della giustizia in data 29 ottobre 2019». Tale norma, infatti, consente lo svolgimento delle prove scritte del concorso per magistrato ordinario – in deroga alle disposizioni vigenti che regolano lo svolgimento delle procedure concorsuali – durante l'epidemia da COVID-19, prevedendo l'emanazione entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore del decreto-legge di un decreto del Ministro della giustizia volto a regolare le modalità operative nonché le condizioni di accesso ai locali di svolgimento delle prove concorsuali. È stato così adottato il decreto ministeriale del 29 aprile 2021 con il quale, previa interlocuzione con il comitato tecnico-scientifico previsto dall'articolo 2 comma primo dell'ordinanza del capo del dipartimento della protezione civile n. 630 del 3 febbraio 2020 – comitato che ha reso il previsto parere in data 23 aprile 2021 –, sono state dettate le modalità attuative del concorso indetto con il decreto ministeriale del 29 ottobre 2019. Il suddetto decreto ministeriale del 29 aprile 2021 è stato pubblicato sul sito internet del Ministero della giustizia il 28 maggio 2021 contestualmente alla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del nuovo diario delle prove scritte, con il quale sono stati fissati i giorni dal 12 luglio al 14 luglio per la consegna dei codici e i giorni del 15 luglio e del 16 luglio per lo svolgimento delle due prove scritte. Infatti, ai sensi del citato articolo 11 del decreto-legge n. 44 del 2021, le prove scritte si sono articolate con la redazione di sintetici elaborati teorici su due delle tre materie individuate dall'articolo 1 comma terzo del decreto legislativo n. 160 del 2006 (diritto civile, diritto penale e diritto amministrativo), da individuarsi dalla commissione mediante sorteggio effettuato la mattina del giorno fissato per ciascuna delle due prove. Il tempo concesso ai candidati per la consegna degli elaborati è stato ridotto da 8 ore a 4 ore e saranno dichiarati idonei i candidati che ottengano una valutazione complessiva nelle due prove scritte non inferiore a 96 punti, fermi i restanti criteri indicati dal decreto legislativo n. 160 del 2006. Va altresì sottolineato che nel decreto ministeriale del 29 aprile 2021 si è precisato che le prove scritte del concorso sarebbero state espletate in sei sedi, che sono state individuate nei plessi fieristici delle città di Bari, Bologna, Milano, Rimini, Roma e Torino. Sempre sul sito del Ministero della giustizia sin dall'inizio del mese di luglio dell'anno 2021 è stato pubblicato un abstract con le indicazioni delle modalità operative del concorso. Ha operato per diverse settimane un gruppo di lavoro interdipartimentale coordinato dal capo del dipartimento dell'organizzazione giudiziaria, del personale e dei servizi, di supporto alle attività della direzione generale dei magistrati, onde assicurare la risoluzione di ogni criticità che si sarebbe potuta manifestare nella organizzazione locale del concorso; i componenti di tale gruppo di lavoro sono stati poi inviati in missione nelle varie sedi concorsuali per assicurare un preciso allineamento delle procedure, rendendole omogenee e uguali in tutte le sedi. Con particolare riferimento alla gestione delle misure di sicurezza anti COVID-19, come da indicazioni del comitato tecnico-scientifico il decreto ministeriale del 29 aprile 2021 ha previsto l'esibizione del certificato di avvenuta vaccinazione o l'esito del tampone negativo al COVID-19 effettuato nelle 48 ore precedenti. È stata prevista anche la presentazione di una autocertificazione negativa su sintomi e quarantena, ai sensi dell'articolo 2 n. 6 del decreto ministeriale del 29 aprile 2021 che stabilisce «...ciascun candidato, in occasione di ogni accesso presso l'area concorsuale, consegna al personale addetto una autodichiarazione ai sensi degli articoli 46 e 47 del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000 n. 445, riguardante l'assenza di sintomi influenzali in atto, la mancata conoscenza di essere positivo al COVID-19 e la circostanza di non essere attualmente sottoposto alla misura della quarantena o dell'isolamento domiciliare fiduciario e/o al divieto di allontanamento dalla propria dimora/abitazione come misure di prevenzione della diffusione del contagio da COVID-19 e di non essere stato a contatto con persone positive al COVID-19 nei quattordici giorni precedenti...». È stato altresì previsto che fossero esentati dall'obbligo di presentazione della predetta autocertificazione esclusivamente i candidati che avessero esibito una certificazione di somministrazione di una dose di vaccino avvenuta almeno quindici giorni prima rispetto alla data di accesso all'area concorsuale ovvero una certificazione di avvenuto completamento dell'intero processo di vaccinazione o di avvenuta guarigione dal COVID-19. Per quanto specificamente concerne i timori avanzati nell'atto di sindacato ispettivo in esame in merito alla ipotizzata esclusione dalla partecipazione al concorso di candidati positivi al test antigenico giova evidenziare che: i candidati che avevano presentato domanda sono stati 13.281; si sono presentati alla consegna dei codici 5.827 candidati; nessuno di costoro, all'atto dell'accesso ai siti concorsuali, aveva temperatura corporea alterata o è risultato positivo al COVID-19 e quindi nessuno è stato escluso. Nelle sedi concorsuali sono state predisposte, in una zona immediatamente limitrofa, strutture mobili dedicate sia al Triage sia alla effettuazione di tamponi gratuiti. Il 15 luglio 2021, data della prima prova scritta e precisamente la prova di diritto civile – materia sorteggiata la mattina stessa –, 5.600 candidati hanno consegnato l'elaborato e nessuno è stato espulso per irregolarità della temperatura o delle certificazioni anti COVID-19 richieste. Il 16 luglio 2021, data della seconda prova scritta e precisamente la prova di diritto penale – materia sorteggiata la mattina stessa –, 3.797 candidati hanno consegnato l'elaborato e nessuno è stato espulso per irregolarità della temperatura o delle certificazioni anti COVID-19 richieste.
La Ministra della giustizia: Marta Cartabia.


   CIABURRO e DEIDDA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in data 3 dicembre 2021 Davide Giri, trentenne di origini piemontesi e studente di ingegneria alla Columbia University di New York, è stato brutalmente assassinato a coltellate da Vincent Pinkney, pregiudicato, più volte arrestato per aggressioni ed altri reati violenti, già appartenente ad alcune organizzazioni della malavita organizzata americana;

   dopo aver assassinato lo studente italiano, Pinkney avrebbe aggredito un altro ragazzo, Roberto Malaspina, altro dottorando italiano, ventisettenne, fortunatamente sopravvissuto all'aggressione; l'aggressore, venticinquenne, di origini afroamericane, dal 2012 ad oggi è stato arrestato almeno 11 volte per rapine ed altri reati e, a fronte di una recente condanna a 4 anni per aggressione, avrebbe compiuto il massacro in condizioni di libertà vigilata;

   secondo i primi rilievi, l'omicidio sarebbe connotato da una matrice di odio razziale, figlia di un clima di costante tensione e violenza che negli ultimi mesi ha trovato sempre maggiore diffusione negli Stati Uniti d'America;

   nonostante una iniziale copertura dell'episodio a mezzo stampa, le principali testate di informazione americane hanno derubricato l'episodio alla cronaca locale;

   anche in Italia, a livello nazionale, l'episodio ha destato relativo scalpore e suscitato una copertura mediatica contenuta;

   l'episodio desta numerose preoccupazioni e perplessità sia per la matrice di odio razziale nei confronti delle persone cosiddette «bianche», sia per la leggerezza con cui è stata considerata dal mondo mediatico che dal rischio che l'assassino non veda corrispondersi una pena adeguata al crimine commesso, dati i precedenti –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere per:

    a) monitorare gli sviluppi degli eventi e per sensibilizzare, per quanto possibile, le autorità americane circa la necessità che sia perseguito e sanzionato adeguatamente un delitto di siffatta gravità;

    b) adottare tutte le misure idonee a prevenire e scongiurare il verificarsi di crimini di odio nei confronti di cittadini italiani;

    c) potenziare le strutture diplomatiche esistenti, in modo da garantire la sicurezza degli italiani all'estero.
(4-10924)

  Risposta. — Onorevole Deputata Ciaburro, rispondo alla Sua interrogazione n. 4-10924.
  La sera del 2 dicembre 2021 il connazionale Davide Giri, nato ad Alba il 10 dicembre 1990, è stato accoltellato a New York, dove studiava per conseguire un dottorato di ricerca presso la Columbia University. Il ragazzo è stato raggiunto da un colpo all'addome mentre faceva rientro a casa.
  Il Consolato generale a New York, interessato dal fratello del connazionale, ha tempestivamente fornito l'assistenza necessaria ai familiari di Davide, giunti a New York per porgere l'ultimo saluto al giovane, seguirne la cremazione e riportarne le ceneri in Italia.
  La sede ha anche immediatamente preso contatti con le autorità di polizia statunitensi, le quali hanno informato che il presunto omicida, tale Vincent Pinkney, è stato subito tratto in arresto dalla polizia di New York ed è ora destinatario di formale atto d'accusa depositato dalla giuria popolare di New York con diversi capi d'imputazione, tra cui omicidio intenzionale relativo al caso del connazionale Davide Giri.
  Il signor Pinkney avrebbe dovuto essere formalmente citato in giudizio lo scorso 13 gennaio; tuttavia l'udienza presso la Corte Suprema di New York è stata rinviata al 2 febbraio per motivi riconducibili alla pandemia in corso.
  La sede consolare ha informato dei fatti sopra descritti la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma, che procede ora ai sensi dell'articolo 575 del codice penale.
  Il Consolato generale di prima classe a New York non è direttamente coinvolto dalla nota carenza di personale che caratterizza gran parte della nostra rete consolare. Ciò in quanto è una delle sedi con maggiore dotazione di organico, tenuto conto che vi prestano al momento servizio, oltre al Console generale, 3 funzionari diplomatici, 13 dipendenti di ruolo delle aree funzionali e 16 dipendenti a contratto locale.
  Grazie ai concorsi e alle prossime assunzioni di personale, il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale continuerà a compiere ogni sforzo per garantire i migliori servizi consolari in favore dei nostri connazionali all'estero. Il Consolato generale a New York, in stretto coordinamento con la Farnesina, proseguirà il dialogo costante con le autorità di polizia statunitensi, al fine di mantenere alta l'attenzione sulla tragica vicenda che ha coinvolto Davide Giri e sollecitare la rapida conclusione delle indagini.
  

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Benedetto Della Vedova.


   CIABURRO e PRISCO. — Al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 6 novembre 2021, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 dicembre 2021, n. 233, dispone, come noto, una serie di misure a sostegno del settore turistico nazionale;

   in particolare, l'articolo 1 del testo in questione prevede l'istituzione di un credito d'imposta e di un contributo a fondo perduto per il miglioramento della qualità dell'offerta ricettiva, agevolazioni genericamente riconoscibili a imprese alberghiere, agriturismi, strutture ricettive all'aria aperta ed imprese del comparto turistico ricreativo, fieristico e congressuale;

   l'articolo 3 del citato decreto-legge n. 152 del 2021 stabilisce la modalità di attuazione della linea progettuale «Fondo rotativo imprese (FRI) per il sostegno alle imprese e gli investimenti di sviluppo», misura M1C3 – 25, intervento 4.2.5, nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), concedendo contributi a sostegno di interventi di riqualificazione energetica, sostenibilità ambientale ed innovazione digitale di importo non inferiore a 500.000,00 euro e non superiore a 10 milioni di euro, da realizzare entro il 31 dicembre 2025;

   come previsto dalla normativa, gli incentivi spettano anche alle imprese titolari del diritto di proprietà delle strutture immobiliari in cui è esercitata una delle attività imprenditoriali;

   non è chiaro se, sulla scorta di quanto sin qui delineato, gli incentivi spettino anche alle cosiddette «Case per ferie», le quali costituiscono il caposaldo del turismo sociale nazionale –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e se intenda chiarire se gli incentivi al turismo di cui in premessa e di cui al decreto-legge n. 152 del 2021 spettino anche alle «case per ferie».
(4-11090)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame l'interrogante chiede di chiarire se gli incentivi di cui ai commi 1 (contributo in forma di credito d'imposta, fino all'80 per cento delle spese sostenute per interventi di varia natura legati all'efficientamento energetico e alla ristrutturazione edilizia) e 2 (contributo a fondo perduto non superiore al 50 per cento delle spese sostenute per gli stessi interventi, realizzati a decorrere dalla data di entrata in vigore del decreto e fino al 31 dicembre 2024) dell'articolo 1 del decreto-legge 6 novembre 2021, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 dicembre 2021, n. 233, siano applicabili anche alle cosiddette «case per ferie».
  Al riguardo, va considerato che gli incentivi indicati sono riconosciuti alle imprese alberghiere alle imprese che esercitano attività agrituristica, alle imprese che gestiscono strutture ricettive all'aria aperta, alle imprese del comparto turistico, ricreativo, fieristico e congressuale, ivi compresi gli stabilimenti balneari, i complessi termali, i porti turistici, i parchi tematici, acquatici e faunistici.
  Le case per ferie possono ritenersi incluse tra le strutture ricettive extralberghiere in quanto generalmente attrezzate per il soggiorno di persone o gruppi e gestite da enti, associazioni, imprese o altre organizzazioni, pubblici e privati, operanti statutariamente senza scopo di lucro per il conseguimento di finalità sociali, culturali, assistenziali, religiose o sportive, per il soggiorno dei propri dipendenti, assistiti e loro familiari, degli associati e dei soggetti destinatari dell'attività associativa con relativi accompagnatori.
  Tuttavia, il richiamato comma 4 dell'articolo 1 del citato decreto-legge 6 novembre 2021 n. 152, ammette ai descritti benefìci solo gli operatori economici che svolgano la propria attività in forma imprenditoriale e, quindi, è diretto alle attività economiche organizzate, esercitate in via abituale e professionale dall'imprenditore, dirette alla produzione e allo scambio di beni e servizi (secondo la definizione di cui all'articolo 2082 del codice civile), finalizzate al conseguimento di un profitto utile.
  Ne consegue che le «case per ferie» possono essere ammesse ai benefìci in questione se ricorrono i presupposti e le condizioni previsti dalla normativa di riferimento.
  Tuttavia, condividendo quanto evidenziato dall'interrogante in merito all'innegabile importanza di tali strutture ricettive, espressione del turismo sociale – finalizzato a rendere accessibile ad una gran parte di persone, anche alle classi sociali più svantaggiate, la pratica turistica – questo Ministero limitatamente alle proprie competenze, è disponibile a valutare, con le altre amministrazioni competenti, ogni possibile proposta di valorizzazione delle «case per ferie».
  

Il Ministro del turismo: Massimo Garavaglia.


   CIMINO. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   il Ministero dell'istruzione, Ufficio scolastico regionale per la Sicilia, Ufficio IX – Ambito territoriale di Trapani, con nota n. 10527 del 20 settembre 2021, chiarisce, a seguito di numerose richieste pervenute dalle istituzioni scolastiche, che la materia del servizio di assistenza igienico-personale per gli studenti con disabilità, nella regione Sicilia, è per legge di esclusiva competenza della regione, del comune e/o delle province (ora consorzi comunali);

   a seguito della nota di cui sopra e di numerose segnalazioni pervenute dal Sindacato generale di base della regione Sicilia, ad oggi, non risultano notizie confortanti nel territorio trapanese, dove il Libero Consorzio riattiva in misura minima i servizi di assistenza igienico-personale per gli studenti con disabilità, solo per 2 allievi su circa 180 aventi diritto, ed il comune di Trapani risulta del tutto assente, con grave ulteriore danno per famiglie e ragazzi –:

   se siano a conoscenza di quanto sopra esposto;

   se e quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, in raccordo con gli enti territoriali di riferimento, per evitare il perdurare di una situazione insostenibile sia per gli studenti disabili, a cui viene di fatto negato il diritto allo studio, sia per le famiglie di questi studenti, che appaiono abbandonate dalle istituzioni locali.
(4-10437)

  Risposta. — In ordine all'assistenza igienico personale per gli alunni con disabilità, è importante distinguere tra assistenza di base, di competenza dello Stato, e assistenza specialistica, che spetta agli enti locali.
  Con riferimento alla prima, l'articolo 13 del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 66, afferente alla formazione in servizio del personale della scuola, infatti, stabilisce che all'interno del Piano triennale dell'offerta formativa, nell'ambito delle risorse disponibili, vengono previste le attività formative per il personale ATA volte a sviluppare, in coerenza con i profili professionali, le competenze sugli aspetti organizzativi, educativo relazionali e sull'assistenza di base, in relazione all'inclusione scolastica.
  Nello svolgimento di tale attività, inoltre, su incarico del dirigente scolastico, il collaboratore scolastico può assumere compiti di particolare responsabilità.
  Vista l'importanza di garantire la migliore qualità dell'assistenza agli alunni con disabilità, l'Ufficio scolastico regionale per la Sicilia, con circolare del settembre scorso, ha organizzato un percorso formativo di 60 ore, da svolgersi entro il 15 novembre 2021, per l'assistenza di base agli alunni con disabilità, rivolto ai collaboratori scolastici di ruolo e non di ruolo, in servizio presso istituzioni scolastiche della Sicilia, al fine di potenziare le competenze professionali contemplate dalla Tabella A del Ccnl Comparto scuola.
  Per quanto attiene, invece, al servizio di assistenza specialistica, l'articolo 139 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, stabilisce che lo stesso rientra nella competenza dei comuni e delle città metropolitane e dei liberi consorzi di comuni in relazione, rispettivamente, alle scuole primarie e secondarie di primo grado e alle scuole secondarie di secondo grado.
  Conseguentemente, le risorse professionali da destinare all'assistenza specialistica di tipo igienico personale sono attribuite dagli enti locali, sulla base delle richieste complessive formulate dai dirigenti scolastici, nel rispetto del principio di accomodamento ragionevole, volta a garantire l'uguale godimento dei diritti e delle libertà fondamentali da parte delle persone con disabilità, come previsto dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità del 2006.
  Con specifico riguardo alla Regione Sicilia, secondo quanto rappresentato dall'Ufficio scolastico regionale tale obbligo trova il proprio fondamento in numerose norme regionali, succedutesi nel tempo e tutt'ora vigenti.
  Da ultimo la legge regionale 20 giugno 2019, n. 10, all'articolo 16, prevede che la Regione Sicilia, collaborando con gli altri enti coinvolti, assicuri la «fornitura di specifici ed adeguati servizi di trasporto, di materiale didattico e strumentale, nonché dei servizi di assistenza specialistica previsti dalla legge n. 104 del 1992 e di assistenza igienico-personale, così come previsto dalla legge regionale 5 novembre 2004 n. 15 e dall'articolo 6 della legge regionale 5 dicembre 2016 n. 24 e successive modifiche ed integrazioni».
  Alla luce del quadro normativo sopra delineato, appare evidente che la gestione degli assistenti igienico-personali spetti agli enti locali e alla Regione Sicilia.
  La conferma di quanto esposto, del resto, si rinviene nel fatto che l'attività degli assistenti igienico-personali è stata disciplinata dalla deliberazione della Giunta regionale n. 323 del 23 luglio 2020.
  In particolare, tale deliberazione, nonché le successive note dell'Assessorato regionale della famiglia, delle politiche sociali e del lavoro hanno previsto la possibilità, per le scuole, di richiedere all'ente locale interventi di natura aggiuntiva, migliorativa e integrativa, attraverso la figura dell'assistente igienico-personale.
  La competenza regionale in materia si evince, inoltre, dallo specifico stanziamento di 5 milioni di euro per gli alunni della scuola secondaria di secondo grado, previsto dalla legge regionale n. 9 del 15 aprile 2021, per l'applicazione della quale è stato emanato dall'Assessorato della famiglia, delle politiche sociali e del lavoro il decreto di impegno n. 874 del 13 maggio 2021.
  Gli obblighi che scaturiscono dall'attuale assetto normativo sono stati ribaditi anche a livello giurisprudenziale. Diverse pronunce del tribunale amministrativo regionale, infatti, non solo hanno riconosciuto la competenza dei comuni in materia di attività assistenziale in favore dei soggetti con disabilità, ma hanno posto chiaramente a carico degli stessi il cogente obbligo di fornire l'assistenza igienico-personale agli alunni con handicap fisici o sensoriali della scuola primaria e secondaria di primo grado. Per quanto attiene alla scuola secondaria di secondo grado, tale obbligo è rimesso al libero consorzio di comuni, nell'ambito territoriale della scuola di riferimento, in conformità a quanto previsto dalla sentenza del Tar Sicilia Palermo n. 2809 del 2 dicembre 2015.
  

Il Ministro dell'istruzione: Patrizio Bianchi.


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   è balzata alle cronache la notizia della diffusione di un video, pubblicato sulla pagina social «Milano bella da dio», riproducente una allarmante aggressione perpetrata ai danni di una ragazza di 19 anni nella notte di Capodanno in Piazza Duomo a Milano;

   dalla videoregistrazione in parola si rileverebbe una giovane donna che indossava un giubbino rosso mentre veniva aggredita da un gruppo di ragazzi che la palpeggiavano e la molestavano anche sessualmente;

   il video pubblicato sui social sarebbe stato acquisito dagli uomini della squadra mobile di Milano, che attraverso l'analisi delle immagini, in aggiunta a quelle delle tante telecamere pubbliche che monitorano la piazza, sono all'opera per l'identificazione degli autori dell'aggressione;

   il vile episodio appena sopra esposto non sembrerebbe isolato ed, infatti, si colloca in una lunga sequela di similari aggressioni perpetrate la sera di capodanno ai danni di altre giovani donne;

   la facilità delle aggressioni e la spregiudicatezza degli autori dei delitti in parola rendono la misura esatta di quale sia, da un lato, il senso di impunità diffuso e, dall'altro, la concreta sicurezza delle nostre città, compromessa dalle illogiche ed assurde politiche governative che impegnano oltremodo le nostre forze dell'ordine nei controlli afferenti i notori provvedimenti liberticidi, senza, di contro, essere state previste nuove assunzioni;

   da quanto riportato dagli organi di stampa gli autori delle aggressioni sarebbero sia stranieri, sia italiani di origine nordafricana (di seconda generazione);

   al di là degli accertamenti di competenza dell'autorità giudiziaria, appare doveroso quanto urgente che il Governo, individuati gli autori dei vili crimini in parola, si assicuri che vengano adottati tutti i provvedimenti amministrativi del caso e, sussistendone i presupposti di legge, evidentemente anche quelli di espulsione dal territorio nazionale;

   il tenore dei fatti sopra esposti, che purtroppo si verificano costantemente come riportato sovente da organi di stampa, dovrebbe indurre le forze di maggioranza ad intervenire sul piano normativo rivedendo sia le politiche di concessione della cittadinanza italiana, sia quelle di espulsione, che risultano, secondo l'interrogante, fin troppo buoniste e troppo lascive –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza, anche normative, intenda adottare al fine prevedere per gli autori di indicibili misfatti come quelli sopra esposti, la procedura di espulsione dal territorio nazionale;

   se il Ministro intenda adottare iniziative di carattere normativo al fine di prevedere la revoca della cittadinanza per coloro che non l'abbiano acquisita per ius sanguinis laddove si rendano autori di reati odiosi come quelli sopra esposti.
(4-11100)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato in esame si rappresenta quanto segue.
  Preliminarmente si evidenzia che conformemente alle determinazioni governative dettate dall'emergenza pandemica in atto, nella città di Milano non sono state organizzate iniziative pubbliche per i festeggiamenti connessi al primo giorno dell'anno.
  Cionondimeno, erano stati disposti servizi di ordine e sicurezza pubblica in varie zone del capoluogo, ove negli anni passati le manifestazioni avevano assunto consistenza di aggressioni, risse, imbrattamenti ed incendi. In particolare, venivano presidiate con l'impiego di 11 aliquote dei rinforzi ministeriali le aree ritenute maggiormente a rischio, e segnatamente: piazza Duomo-piazza Castello, piazza Duca d'Aosta, quartiere San Siro, l'area della struttura carceraria di Milano San Vittore e le zone limitrofe a via Gola-Navigli. Il numero più consistente di risorse veniva concentrato presso piazza Duomo, dato il peculiare richiamo di quell'area ove effettivamente, fin dalle prime ore della sera del 31 dicembre scorso, confluivano migliaia di persone con il chiaro intento di trattenervisi per festeggiare, pur in assenza di un riferimento preciso e di forme organizzate di intrattenimento.
  Nella crescente concentrazione di presenze si registravano gruppi di giovani di origine nord-africana che iniziavano a determinare situazioni di potenziale criticità.
  Pertanto, il personale operante procedeva ad allontanare gli intervenuti dalla parte centrale della piazza (il cosiddetto sagrato basso) la quale, in ragione dell'ampia estensione, sarebbe stata difficilmente controllabile in caso di ulteriore saturazione degli spazi.
  Alle ore 21.50, considerata la delicatezza della situazione, si disponeva la concentrazione di tutte le risorse disponibili proprio presso piazza Duomo, distogliendole dalle aree urbane che, pur continuando ad essere presidiate dal personale ordinariamente addetto al controllo del territorio, registravano minori problematiche.
  La strategia operata dalle forze dell'ordine consentiva di mantenere completamente sgombera la parte centrale della piazza, capillarmente perimetrata dal personale operante che concentrava la propria attenzione sulle persone (circa 4.000) che permanevano lungo i camminamenti limitrofi.
  È in questo frangente che alcuni agenti intervenivano nell'area in parola a seguito di aggressione ai danni di una ragazza: la vittima, una diciannovenne italiana, riferiva che, mentre si trovava
in loco in compagnia di un'amica, veniva circondata da una trentina di ragazzi, poi spintonata, fino a strapparle alcuni vestiti e palpeggiarla nelle parti intime. L'intervento delle forze dell'ordine determinava la fuga degli aggressori, che si dileguavano in più direzioni.
  Dalle attività di indagine immediatamente attivate dalla squadra mobile emergeva un episodio analogo ai danni di un'altra ragazza italiana, anch'essa di 19 anni, presente in piazza Duomo insieme a tre amiche. Anche tali aggressioni venivano interrotte grazie all'intervento della forza pubblica in servizio
in loco.
  Gli ulteriori accertamenti di polizia consentivano di verificare la contestualità nella medesima notte di capodanno di ulteriori analoghi episodi di aggressione e violenza, e specificatamente altre 5 aggressioni ai fini di rapina e violenza sessuale, commesse ai danni di undici ragazze.
  Venivano quindi immediatamente avviate analisi delle fonti aperte e dei
social network per risalire ai potenziali utilizzatori dei profili segnalati dalle vittime, procedendo altresì all'acquisizione delle immagini registrate dalle telecamere di videosorveglianza pubbliche e private presenti presso le aree interessate. Venivano anche acquisiti i filmati apparsi sugli organi di stampa, autoprodotti con i cellulari che riprendevano, seppur confusamente, stralci degli episodi sopra descritti.
  In esito a tali accertamenti sono state eseguite diciotto perquisizioni domiciliari e personali a Milano, Torino e Bergamo, emesse dalla Procura della Repubblica presso tribunale di Milano e dalla procura della Repubblica presso il tribunale per i minorenni di Milano per i reati di violenza sessuale di gruppo, rapina e lesioni. Tra i 18 destinatari della misura di perquisizione figurano 15 maggiorenni e 3 minorenni: 5 sono cittadini italiani e di famiglia italiana, tutti residenti in provincia di Torino; 5 sono cittadini italiani di seconda generazione, anch'essi dimoranti nel torinese; 8 sono cittadini egiziani, tra i quali 4 irregolari gravitanti sul territorio metropolitano di Milano.
  Al termine di tale attività investigativa, il pubblico ministero ha operato un fermo nei confronti di due soggetti, un cittadino italiano di origine nordafricana ed un egiziano, ritenuti responsabili del delitto di violenza sessuale.
  Nei confronti degli stessi, il questore di Milano ha adottato il provvedimento rispettivamente del foglio di via obbligatorio e dell'avviso orale.
  Un altro cittadino egiziano, inizialmente irreperibile e successivamente rintracciato, è stato trattenuto presso il locale Cpr, in attesa di espulsione.
  Va sottolineato come le violenze sopra sinteticamente descritte possano essere ricondotte al fenomeno della
Taharrush Jama'i, pratica di assalto di origine egiziana, operata ai danni di donne di tutte le età, attraverso un vero e proprio assedio organizzato con tre accerchiamenti concentrici di gruppi di uomini, tra i quali alcuni preposti a prestare falsamente soccorso alla vittima, così ulteriormente destabilizzandola. Di fatto le tecniche adoperate hanno fatto sì che, nel generale contesto di confusione, si rendesse incomprensibile dall'esterno quanto di fatto stava accadendo. I giornalisti ivi presenti, così come numerosi astanti e le stesse persone che hanno realizzato i video, hanno infatti dichiarato di non essersi accorti nell'immediatezza, delle violenze che si stavano consumando in quei momenti.
  Il problema della violenza di genere, per contrastare il quale si stanno rafforzando a livello locale prassi operative di prevenzione d'intesa con le amministrazioni locali, le Asl, gli uffici scolastici provinciali, i centri antiviolenza e le associazioni, in attuazione dei protocolli sottoscritti a livello nazionale, evidentemente si intreccia con quello del contrasto all'immigrazione irregolare e alla necessità di un'efficace integrazione degli stranieri regolarmente presenti sul territorio nazionale.
  Per quanto concerne i numeri delle forze dell'ordine disponibili si rappresenta che dal 1° gennaio 2021 al 18 gennaio 2022, per le esigenze di ordine e sicurezza pubblica nella provincia di Milano sono state assegnate alla locale questura complessivamente 90.272 unità di rinforzo delle forze mobili di Polizia (di cui 56.084 della Polizia di Stato, 28.871 dei Carabinieri e 5.317 della GdF), a supporto del dispositivi pianificati dall'autorità provinciale di Polizia di Stato in occasione dello svolgimento di manifestazioni pubbliche, incontri di calcio, servizi continuativi di vigilanza al C.p.r. nonché per il potenziamento del dispositivo straordinario di controllo del territorio in funzione preventiva antiterrorismo.
  In particolare, per le giornate del 31 dicembre 2021 e 1° gennaio 2022 sono state assegnate alla questura rispettivamente 204 unità e 184 unità dei reparti inquadrati.
  Inoltre, nell'ambito del complessivo contingente di 6.753 militari dell'operazione «Strade sicure», 611 militari sono a disposizione del Prefetto di Milano per il concorso nei servizi di vigilanza a siti ed obiettivi sensibili.
  Da ultimo, con riferimento alla possibilità di revocare la cittadinanza per gli autori degli episodi sopra delineati richiamata dall'interrogante, si specifica che la revoca della cittadinanza italiana è stata introdotta nel nostro ordinamento dall'articolo 14, comma 1, lettera
d), del decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113, convertito, con modificazioni, dalla legge 1° dicembre 2018, n. 132, seguendo l'esempio di altri Paesi europei che hanno previsto tale possibilità come misura per fronteggiare il terrorismo internazionale, soprattutto con riguardo al cosiddetti foreign fighters.
  In particolare, tale disposizione, da ritenere di stretta interpretazione in base all'ordinamento costituzionale e agli obblighi internazionali assunti dall'Italia, presuppone che il soggetto interessato abbia acquisito la cittadinanza per matrimonio, per naturalizzazione o per elezione al diciottesimo anno di età e sia stato successivamente condannato in via definitiva per reati commessi per finalità di terrorismo o di eversione dell'ordine costituzionale.
  In ogni caso, si assicura che continuerà costante l'impegno, come dimostrato nell'ultima legge di bilancio, per garantire alle forze di polizia risorse e mezzi adeguati alla prevenzione e al controllo del territorio; ciò al fine di salvaguardare la sicurezza delle nostre città, contrastando l'immigrazione clandestina ed investendo nell'integrazione in modo da evitare che possano ripetersi analoghi gravissimi fatti.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Nicola Molteni.


   DE CARLO, SUT e VIANELLO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la Flextronics, azienda statunitense con sede a Trieste di produzione elettronica di supporto al comparto dell'elettronica e delle telecomunicazioni, a causa della pandemia da Covid-19, ha visto acuire nell'ultimo anno una crisi senza precedenti con un'iniziale mancato approvvigionamento proveniente da Wuhan, epicentro del focolaio di Coronavirus;

   lo scorso anno, nel mese di marzo, con un iniziale periodo di 13 settimane venne pattuito per gli operai della fabbrica, circa 485, il sostegno alla cassa integrazione;

   nel mese di novembre 2020 con una lettera inviata dai sindacati triestini al Ministero dello sviluppo economico si chiedeva un incontro di verifica e aggiornamento per la situazione della fabbrica;

   considerato che di fatto l'incontro venne concesso ma, nella pratica, non fu mai organizzato a causa della crisi di Governo. A tal proposito, le sigle sindacali Fim, Fiom, Uilm e Usb hanno richiesto al prefetto di Trieste Valerio Valenti di intercedere, demandando un nuovo incontro e un maggiore coinvolgimento da parte del Governo poiché sembrerebbe che il calo del lavoro abbia raggiunto, nel 2021, picchi del 15 per cento a cui l'azienda parrebbe fare fronte, trasferendo una buona parte di attività presso lo stabilimento romeno di Timisoara;

   il problema occupazionale parrebbe al momento essere arginato dalla «Cassa Covid» e dal blocco dei licenziamenti –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e se ritenga la Flex ancora strategica a livello multinazionale e se intenda prevedere tavoli di confronto con i sindacati e se vi siano progetti di riconversione della fabbrica.
(4-08930)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, sentita anche la Direzione generale competente del Ministero dello sviluppo economico, si rappresenta quanto segue.
  Il Ministero dello sviluppo economico, su richiesta delle organizzazioni sindacali, ha provveduto ad aprire un tavolo di confronto dedicato alla crisi relativa alla Flex, convocando un incontro in data 22 giugno 2021.
  In tale occasione, l'Azienda ha evidenziato la situazione di grande incertezza del mercato caratterizzata soprattutto dalla difficoltà di reperimento delle materie prime provenienti dall'Asia.
  L'Azienda ha altresì reso noto che stava ricercando nuovi clienti, oltre alla fidelizzazione dello storico cliente Nokia, e che ciò ha portato all'acquisizione di quattro nuovi clienti che hanno permesso di intensificare la presenza aziendale in altri settori industriali come, ad esempio, la robotica e la componentistica.
  Ha precisato, infine, che il sito di Trieste rappresenta la base produttiva di tutte le tecnologie per favorire l'ottimizzazione di tutti i processi produttivi.
  Successivamente, in un ulteriore incontro in video conferenza, in data 25 novembre 2021, il rappresentante della società ha ribadito il perdurare della situazione di grande incertezza del mercato caratterizzata soprattutto dalla difficoltà di approvvigionamento di materie prime registrata anche su scala mondiale.
  Tale situazione ha determinato dei ritardi nella consegna della merce, in particolar modo, dei dispositivi semi-conduttori e dei circuiti integrati che vengono usati, in misura massiva, su tutte le lavorazioni realizzate a Trieste. Di conseguenza, i nuovi progetti, compreso lo sviluppo della nuova famiglia di prodotto cosiddetta «quinta generazione», hanno registrato dei ritardi che hanno reso necessario il ricorso alla cassa integrazione, almeno fino al primo semestre 2022.
  L'azienda ha reso noto che vi è una serie di contatti in corso, due dei quali sono in fase finale di formalizzazione di accordi che prevederebbero l'ingresso di nuove commesse con un orizzonte produttivo a medio termine.
  La società, ha affermato che, nonostante sia avvantaggiata dall'appartenenza ad un grande gruppo solido, allo stato attuale, data la situazione di incertezza del mercato, non riesce ad avere visibilità sull'approvvigionamento delle materie prime. Tuttavia persiste la volontà dell'azienda, anche grazie a possibili strumenti istituzionali, di riprendere l'attività a pieno regime al più presto possibile.
  Per quanto di competenza, è stato comunicato che il tavolo sarà riconvocato per aggiornamenti ed è stato richiesto ai rappresentanti della società di coinvolgere il gruppo di appartenenza per poter illustrare le strategie industriali future, evidenziando la piena disponibilità a fornire il proprio supporto al piano industriale dell'azienda e mettendo a disposizione tutti gli strumenti disponibili.
  Circa il paventato trasferimento di gran parte della produzione presso lo stabilimento romeno di Timisoara, si vuole evidenziare che il Governo sentendo la necessità di prevedere misure volte a impegnare imprese, parti sociali e istituzioni nella ricerca di soluzioni efficaci per la valorizzazione e la tutela del tessuto occupazionale e produttivo italiano, ha previsto un'apposita procedura per le imprese che intendano chiudere l'attività. Tali disposizioni sono contenute nella legge di bilancio per il 2022 (legge 30 dicembre 2021, n. 234), ai commi 224-236.
  In particolare, al fine di garantire la salvaguardia del tessuto occupazionale e produttivo, il datore di lavoro che intenda procedere alla chiusura di una sede, di uno stabilimento, di una filiale, o di un ufficio o reparto autonomo situato nel territorio nazionale, con cessazione definitiva della relativa attività e con licenziamento di un numero di lavoratori non inferiore a 50, è tenuto a dare comunicazione per iscritto dell'intenzione di procedere alla chiusura alle rappresentanze sindacali aziendali o alla rappresentanza sindacale unitaria nonché alle sedi territoriali delle associazioni sindacali di categoria comparativamente più rappresentative sul piano nazionale e, contestualmente, alle regioni interessate, al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, al Ministero dello sviluppo economico e all'Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (Anpal), almeno novanta giorni prima dell'avvio della procedura, indicando altresì le ragioni economiche, finanziarie, tecniche o organizzative della chiusura, il numero e i profili professionali del personale occupato e il termine entro cui quest'ultima è prevista.
  Entro sessanta giorni dalla comunicazione di cui al citato comma 224, il datore di lavoro deve elaborare un piano per limitare le ricadute occupazionali ed economiche derivanti dalla chiusura e presentarlo alle rappresentanze sindacali e contestualmente alle regioni interessate, al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, al Ministero dello sviluppo economico e all'Anpal.
  Prima della conclusione dell'esame del piano e della sua eventuale sottoscrizione il datore di lavoro non può avviare la procedura di licenziamento collettivo di cui alla legge 23 luglio 1991, n. 223 né può intimare licenziamenti per giustificato motivo oggettivo.
  In mancanza di presentazione del piano, della sua mancata sottoscrizione ovvero dell'inadempimento degli impegni assunti, il datore di lavoro è tenuto a pagare una serie di sanzioni (comma 235).
  In conclusione, si assicura il massimo impegno del Ministero dello sviluppo economico a continuare a seguire costantemente l'evoluzione della situazione concernente la Flex di Trieste, al fine di garantire la continuità della produzione e la tenuta dei livelli occupazionali.

La Viceministra dello sviluppo economico: Alessandra Todde.


   DEIDDA. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   l'istituto scolastico comprensivo di Nurri, oltreché gli istituti presenti nel comune di Nurri, comprende anche quelli dei comuni di Esterzili, Orroli, Sadali, Seulo e Villanova Tulo: comuni tra i quali, nonostante in termini chilometrici possano essere considerati relativamente vicini, i tempi di percorrenza effettiva risultano piuttosto lunghi;

   i suindicati problemi sono aggravati nel periodo invernale, a causa di infrastrutture stradali di non agevole percorribilità, anche a causa del formarsi del ghiaccio e va considerato anche che la limitata connessione internet determina l'insorgere di ulteriori difficoltà in termini di contatto e comunicazione tra le varie sedi;

   recentemente, il dirigente scolastico è stato collocato in quiescenza, con conseguente vacanza della sede: fatto tempestivamente segnalato dagli amministratori locali dei comuni interessati affinché i competenti organi ministeriali potessero procedere all'immediata copertura, mediante la nomina di un nuovo dirigenza, anche al fine di evitare qualsiasi ipotesi di reggenza;

   in particolare, il sindaco del comune di Nurri, con nota in data 25 agosto 2021, ha ribadito sia al Ministro dell'istruzione, che al dottor Feliziani, direttore dell'ufficio scolastico regionale della Sardegna, la necessità dell'assegnazione di un dirigente scolastico di ruolo, anche in ragione della complessa gestione dell'istituto scolastico in esame, nonché a causa della carenza di personale assegnato al medesimo;

   appare ingiusto che i comuni suindicati, già gravemente interessati dai problemi legati allo spopolamento ed al taglio dei servizi pubblici – tra i quali, a mero titolo esemplificativo e non esaustivo, si rileva l'assenza totale o parziale del medico di famiglia e/o della guardia medica, la chiusura totale o parziale degli uffici dell'Agenzia dell'entrate, dell'Inps o postali – debbano altresì essere privati della piena funzionalità dei vari plessi dell'istituto scolastico in questione –:

   se sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative intenda assumere al fine di garantire la nomina del dirigente scolastico di ruolo all'istituto comprensivo di Nurri, e più in generale un adeguato livello di personale nel territorio della regione Sardegna.
(4-10148)

  Risposta. — L'Ufficio scolastico regionale per la Sardegna, corrispondendo alla richiesta di fornire elementi al Ministero dell'istruzione, ha comunicato di aver proceduto ad emanare – previa informativa sindacale – la circolare prot. n. 11028 del 15 giugno 2021 nella quale si teneva conto della situazione dell'istituto comprensivo di Nurri e della quiescenza del dirigente scolastico a partire dal 1° settembre 2021.
  A seguito delle operazioni di scelta effettuate dai dirigenti scolastici in servizio nella regione Sardegna, rese note con il decreto del dirigente generale n. 12767 del 6 luglio 2021, l'istituto comprensivo di Nurri è risultato una delle trentasette istituzioni scolastiche disponibili per le immissioni in ruolo dei dirigenti scolastici per l'anno scolastico 2021/2022.
  Conseguentemente, l'Ufficio scolastico regionale al fine di procedere all'immissione in ruolo dei ventidue dirigenti scolastici assegnati alla regione Sardegna ha pubblicato, a seguito dell'informativa sindacale, i criteri per la scelta della sede, con l'avviso prot. n. 15425 del 13 agosto 2021.
  In applicazione di tali criteri, sono rimaste prive di dirigente scolastico titolare, e necessariamente assegnate ad un dirigente reggente per l'anno scolastico 2021/2022, non solo l'istituto di Nurri – che non era privo di dirigente titolare nell'anno scolastico 2020/2021 – ma anche altre sedici istituzioni scolastiche.
  A seguito delle rinunce di vincitori e dell'esecuzione di provvedimenti cautelari, lo stesso Ufficio scolastico regionale ha proceduto ad immettere in ruolo altri due dirigenti scolastici i quali – nel rispetto dei criteri di cui al richiamato avviso – hanno scelto, tra le diciassette sedi rimaste prive di titolare, l'istituto di Senorbì e l'istituto «Baudi di Vesme» di Iglesias.
  L'Ufficio scolastico regionale, nel ribadire la correttezza del suo operato ha precisato che, all'atto delle immissioni in ruolo dei dirigenti scolastici per l'anno scolastico 2022/2023, l'istituto di Nurri potrebbe essere una delle istituzioni sede di titolarità per i neo immessi in ruolo, in quanto privo di dirigente titolare nei corrente anno scolastico.
  

Il Ministro dell'istruzione: Patrizio Bianchi.


   DORI. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   lunedì 25 ottobre 2021 all'istituto scolastico paritario aeronautico-navale «Antonio Locatelli» di Bergamo, il preside Giuseppe Di Giminiani, in occasione del suo compleanno, al termine di un saluto ai maturandi nel cortile dell'istituto, è stato acclamato coralmente dagli studenti al ripetuto grido di «duce, duce, duce» accompagnato dal battito di mani, al quale egli ha risposto con un gesto interpretabile come un saluto romano;

   la vicenda è stata resa nota dal giornale online Wired che ha anche pubblicato il filmato girato con uno smartphone;

   la triste esibizione ha avuto largo eco negli ambienti scolastici bergamaschi e mercoledì 27 ottobre 2021 il collettivo Bergamo Antifascista ha protestato fuori dall'istituto Aeronautico Navale, annunciando ulteriori manifestazioni;

   come riportato da vari organi di stampa, lo stesso preside, nell'ottobre 2015, nella mensa della scuola aeronautica, davanti a tutti, avrebbe versato della Coca-Cola in testa a tre studenti, per poi cospargerli di schiuma da barba. Dopo la denuncia di un genitore, il tribunale di Bergamo ha prima respinto il patteggiamento a un mese, poi ha accolto l'accordo tra accusa e difesa per una condanna a 4 mesi di reclusione, con pena sospesa, per abuso dei mezzi di correzione, delitto punito dall'articolo 571 del codice penale;

   in un'intervista al Corriere Bergamo, a commento dell'episodio del 25 ottobre 2021, il preside Di Giminiani ha commentato la vicenda affermando «...qualcuno di loro ha iniziato a salutarmi in quel modo, per gioco» e poi «...è un modo per scherzare e giocare. Anzi, io su questa polemica querelo tutti» –:

   quali urgenti verifiche, per quanto di competenza, i Ministri interrogati intendano avviare al fine di fare chiarezza sull'episodio di cui in premessa e quali iniziative di competenza conseguenti intendano assumere, considerato che si tratta di un grave episodio consumato in un ambiente scolastico ove, invece, devono essere promossi i valori della Costituzione e dell'antifascismo che stanno a fondamento della nostra Repubblica.
(4-10578)

  Risposta. — In merito alla questione in esame occorre innanzitutto premettere che negli istituti paritari, come nel caso de quo, non opera la figura del dirigente scolastico. Si acquisisce tale qualifica a seguito del superamento di un concorso selettivo di formazione bandito dal Ministero dell'istruzione e ciò permette di svolgere le proprie funzioni nelle istituzioni scolastiche statali, come disposto e regolato dall'articolo 25 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165.
  Diversamente, sulla scorta del decreto ministeriale n. 83 del 2008, per gli istituti paritari è prevista la figura del coordinatore didattico, incaricato del coordinamento delle attività educative e didattiche.
  Tale doverosa precisazione è necessaria per inquadrare il perimetro di azione del Ministero dell'istruzione che ha potere disciplinare sui dirigenti scolastici ma non sui coordinatori didattici che operano negli istituti paritari.

  Quanto alle circostanze denunciate dall'interrogante posso rassicurare sul fatto che l'Ufficio scolastico regionale per la Lombardia, nel perimetro delle competenze attribuite dal decreto ministeriale n. 916 del 18 dicembre 2014, ha già disposto un accertamento ispettivo urgente presso l'istituto paritario «Antonio Locatelli» di Bergamo, al fine di acquisire ogni utile elemento di valutazione in relazione ai fatti e al ruolo ricoperto dal coordinatore didattico in argomento nell'organigramma dell'istituto paritario e all'effettiva presenza dei requisiti per il mantenimento della parità scolastica, con particolare riguardo al rispetto dei principi costituzionali, secondo quanto previsto dall'articolo 1, commi 3 e 4, della legge del 10 marzo 2000, n. 62.
  A quanto precedentemente riferito aggiungo inoltre che, con nota del 13 dicembre 2021, la Prefettura di Bergamo ha comunicato al Ministero dell'interno che il coordinatore didattico in argomento, in data 18 ottobre 2021, ha formalmente inoltrato, al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, le proprie dimissioni volontarie per recesso dal rapporto di lavoro.

Il Ministro dell'istruzione: Patrizio Bianchi.


   FICARA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   da aprile 2016, a causa del furto di cavi di rame che hanno compromesso l'illuminazione e la funzionalità delle gallerie, è interdetto il traffico all'interno delle gallerie autostradali del tratto Catania-Siracusa a tutti i mezzi che trasportano merci pericolose. La circolazione è, da allora, deviata sulla strada statale 114 sia in direzione Catania che Siracusa, impegnando tutto il tratto di Agnone Bagni e la cinta stradale augustana a partire dal bivio «Villasmundo Nord» sino al bivio «zona industriale/porto commerciale» passando dalle porte di Augusta;

   in particolare, la zona balneare di Agnone Bagni, piena di accessi stradali che determinano un continuo intersecarsi di traiettorie veicolari, risulta interessata dalla totalità del passaggio di tutte le merci pericolose della Sicilia Orientale dirette verso Siracusa, considerato anche che il tratto in questione serve il polo petrolchimico di Priolo-Augusta-Siracusa e il porto di Augusta. Una situazione paradossale che si mantiene ancora oggi, dopo in cinque anni, tenuto conto che l'autostrada è stata aperta al traffico solo nel 2009;

   il perdurare di questa situazione comporta, anzitutto, minor sicurezza, in quanto il tratto di Agnone della vecchia strada statale 114 è troppo spesso interessato, soprattutto nel periodo estivo, da gravi incidenti, oltre a determinare maggior inquinamento ambientale a causa del maggior consumo di carburante. Vale la pena sottolineare anche che il protrarsi di questa incresciosa situazione determina un aggravio di costi notevole per tutto il settore della logistica, derivati dalla mancata fruizione dell'autostrada: tempi di percorrenza aumentati in maniera notevole e un inevitabile deterioramento delle infrastrutture locali non idonee al transito di mezzi pesanti, con conseguente danno per il tessuto socio economico locale;

   situazione analoga si è verificata per il transito lungo le autostrade A-18 Messina-Catania e A-20 Messina-Palermo, gestite in concessione dal Consorzio autostrade siciliane (AS). Quest'ultimo però, essendo scaduto il termine per l'adeguamento delle gallerie agli standard delle reti Ten-T, nell'aprile delle merci pericolose previo obbligo di comunicazione al Cas almeno 24 ore prima del transito. Da qui il paradosso che le classi Adr non possono, ad oggi, transitare in una autostrada di costruzione moderna come la Catania-Siracusa ma possono farlo lungo la A/18 e A/20, realizzate diversi decenni fa –:

   se sia a conoscenza di quanto sopra esposto e se non intenda adottare iniziative per verificare quali siano le problematiche sottese alla mancata riapertura del tratto in questione, al fine di ripristinare la circolazione dei mezzi pesanti in tutta sicurezza nel tratto de quo.
(4-11182)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo parlamentare in esame l'interrogante chiede la verifica degli impianti delle gallerie lungo l'autostrada Catania-Siracusa, al fine di ripristinare la circolazione dei mezzi pesanti che trasportano merci pericolose.
  Al riguardo, sulla base degli elementi forniti dalla società Anas, si rappresenta quanto segue.
  In via generale, Anas esegue procedure standardizzate di controllo su tutte le opere d'arte, che prevedono quattro ispezioni ricorrenti trimestrali e un'ispezione più approfondita una volta all'anno, ai sensi delle vigenti norme nazionali; sulla base di questo processo continuo di ispezioni e controlli, viene elaborato il piano degli interventi di manutenzione.
  A seguito dei numerosi furti di componenti impiantistici avvenuti nelle gallerie in argomento, la società ha aggiornato l'analisi di rischio per meglio individuare le misure atte ad incrementare la sicurezza. In esito a tali verifiche, è stata emanata apposita ordinanza, la quale impone il limite di velocità a 80 km/h, il divieto di sorpasso e il divieto di transito ai veicoli che trasportano merci pericolose.
  Durante le operazioni di ripristino degli impianti manomessi, Anas ha registrato una certa instabilità del sistema elettronico che, in via precauzionale, non consente di eliminare le limitazioni vigenti sul tratto autostradale.
  La società Anas ha già avviato la progettazione degli interventi di potenziamento e adeguamento alla più recente normativa degli impianti in galleria, la cui ultimazione è prevista entro marzo 2022.
  I relativi lavori verranno avviati tramite accordo quadro nel corso del primo semestre del corrente anno con una durata stimata di circa 270 giorni e per un investimento di circa 2,4 milioni di euro. Tali lavori consentiranno la revoca dell'ordinanza ed il ripristino del transito ai mezzi adibiti al trasporto di merci pericolose.

Il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili: Enrico Giovannini.


   FORMENTINI, BILLI, CECCHETTI, COIN, COMENCINI, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, PICCHI, RIBOLLA, SNIDER e ZOFFILI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   tra il 2017 e il 2018 Paolo Gentiloni, allora a capo del Governo italiano, ed Emmanuel Macron, Presidente della Repubblica francese, annunciarono l'apertura di tavoli di lavoro per definire il cosiddetto «Trattato del Quirinale»;

   il documento avrebbe dovuto sancire la «cooperazione rafforzata» italo-francese su un ampio ventaglio di temi: dalla crescita all'occupazione, dalla politica migratoria all'ambiente, dalla formazione alla difesa comune europea;

   la firma di tale accordo, prevista tra settembre e ottobre del 2018, saltò a causa del cambio di governo intervenuto in Italia;

   l'iter del «trattato del Quirinale» sembrava completamente fermo fino al 2 luglio 2021 quando, secondo quanto riportato da fonti di stampa, in occasione della visita di Stato del Presidente della Repubblica italiano al Presidente francese è riaffiorata la volontà di pervenire alla sua firma;

   con l'accordo di Caen il 21 marzo 2015 l'allora Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Paolo Gentiloni, aveva sottoscritto un'intesa relativa alla definizione dei confini marittimi, rideterminando le linee di demarcazione tra le acque territoriali italiane e francesi e le zone sotto giurisdizione nazionale oltre i confini territoriali. L'accordo tra i due Paesi non è peraltro mai entrato in vigore poiché non è stato ratificato dal Parlamento italiano;

   l'accordo prevedeva che l'Italia avrebbe ceduto alla Francia ampie porzioni di mare – oggi definite come acque internazionali nel mar Ligure e nel tratto compreso tra la Sardegna settentrionale e l'arcipelago toscano – circostanza che avrebbe comportato l'assegnazione alla Francia dell'esclusiva economica su diverse zone marine particolarmente ricche di fauna ittica anche pregiata, oggi attraversate da numerosi pescherecci italiani, nonché sedi di possibili riserve di gas e di petrolio;

   il Parlamento ha recentemente approvato una legge che permetterà all'Italia di dichiarare la propria Zona economica esclusiva –:

   se il Governo intenda chiarire quali siano le disposizioni previste dal cosiddetto «Trattato del Quirinale» in corso di negoziazione e se non ritenga opportuno fornire elementi tempestivamente circa i suoi contenuti;

   se il «Trattato del Quirinale» contempli disposizioni suscettibili di incidere sulla delimitazione delle aree marittime di giurisdizione francesi ed italiane, prevista dall'Accordo di Caen, consentendo la trasformazione, in zona economica esclusiva della Francia, di zone marittime oggi definite come acque internazionali e fondamentali per l'economia delle aree interessate.
(4-09913)

  Risposta. — Il Trattato per una cooperazione bilaterale rafforzata («Trattato del Quirinale») è stato firmato il 26 novembre 2021 dal Presidente del Consiglio Draghi e dal Presidente della Repubblica francese Macron, alla presenza per parte italiana del Presidente della Repubblica Mattarella, nonché dei Ministri Di Maio, Lamorgese, Guerini, Franco e Giorgetti.
  L'iniziativa di avviare un negoziato su tale accordo era stata evocata nel gennaio 2018 durante un incontro a Roma tra l'allora Presidente del Consiglio Gentiloni e il Presidente francese Macron. Dopo aver lasciato l'incarico di Governo, il Presidente Gentiloni non ha svolto alcun ruolo nel negoziato.
  La conclusione del Trattato non è giunta certo come una sorpresa, né per il Parlamento italiano né per l'opinione pubblica nazionale. Il rilancio dell'iniziativa era stato pubblicamente annunciato dopo il Vertice Italia-Francia di Napoli del febbraio 2020 e reiterato in occasione della visita di Stato del Presidente della Repubblica in Francia nel luglio 2021.
  Il Trattato è stato negoziato dal Governo nella sua funzione esecutiva, in un quadro di necessaria confidenzialità. Tutte le Amministrazioni italiane competenti per le materie inserite nell'Accordo sono state coinvolte nella redazione del testo e nei negoziati con la Francia. Il risultato raggiunto è frutto di un'azione corale dell'Esecutivo.
  L'obiettivo di rafforzare il rapporto bilaterale con la Francia era stato chiaramente esposto dal Presidente Draghi nel suo discorso programmatico davanti al Parlamento, in cui aveva sottolineato come «proprio la pandemia avesse rivelato la necessità di perseguire uno scambio più intenso con i
partner con i quali la nostra economia è più integrata». «Per l'Italia – cito sempre il Presidente del Consiglio nel suo intervento programmatico – ciò comporterà la necessità di meglio strutturare e rafforzare il rapporto strategico e imprescindibile con Francia e Germania».
  Il Trattato del Quirinale dota le relazioni tra Roma e Parigi di una più solida cornice istituzionale e imprime un salto di qualità a un rapporto bilaterale strategico.
  Esso individua alcune priorità d'azione condivise è soprattutto stabilisce e imposta un metodo di lavoro basato su consultazioni rafforzate a ogni livello, che permetteranno uno scambio approfondito tra i due Paesi sulle questioni di interesse comune.
  L'individuazione di iniziative specifiche, sempre sulla base della valutazione congiunta delle due Parti, verrà demandata a un programma di lavoro da aggiornare periodicamente nei vertici tra Italia e Francia. Un approccio di questo tipo garantirà la più corretta e bilanciata evoluzione delle priorità che Roma e Parigi vorranno identificare.
  Preciso che nessuna disposizione del Trattato incide sulla delimitazione delle aree marittime di giurisdizione francesi e italiane, dal momento che tale materia non ha costituito oggetto dell'Accordo.
  Il 9 dicembre 2021 il Ministro Di Maio, nell'audizione davanti alle Commissioni esteri riunite di Senato e Camera, ha illustrato nel dettaglio il contenuto del Trattato del Quirinale. Il successivo 23 dicembre 2021 il relativo disegno di legge di ratifica è stato presentato dal Governo al Parlamento.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Benedetto Della Vedova.


   FRATOIANNI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 16 marzo 2021 una delegazione della Rsu Filctem-Cgil della GSK Vaccini, insieme al segretario generale della Camera del lavoro di Siena ha incontrato il prefetto di Siena per illustrare le potenzialità industriali nel campo dei vaccini che lo stabilimento di Rosia potrebbe mettere in campo al servizio della lotta contro il Covid-19;

   la delegazione sindacale ha consegnato al prefetto una relazione sull'azienda dalla quale emerge come Gsk sia completamente esclusa dalla produzione primaria, seppur dotata dei bioreattori necessari alla produzione del bulk, oltre che dalla produzione secondaria in conto terzi del vaccino contro il Covid-19, cioè infialamento, confezionamento e distribuzione;

   da quanto si apprende il Governo starebbe individuando una serie di aziende che potrebbero produrre il vaccino anti Covid-19 anche per conto di terzi e Gsk secondo la Filctem-Cgil, avrebbe tutte queste potenzialità per farlo;

   il tema dell'aumento della produzione di vaccini anti Covid-19, come si è dimostrato è centrale nel garantire una vaccinazione di massa e la realtà di Siena, per storia, capacità delle maestranze e patrimonio tecnologico del sito produttivo, a parere dell'interrogante, non può essere esclusa;

   da un comunicato stampa della Filctem-Cgil si apprende, inoltre, che tutti i piani produttivi delineati a fine 2020 dalla Gsk sono saltati, visto che del miliardo di dosi di adiuvante che dovevano essere prodotto, forse nel 2021 ne rimarranno 100-150 milioni con un calo di circa il 90 per cento;

   a ciò si aggiunge la preoccupante flessione di richiesta dei vaccini contro le meningiti sui quali da tempo Gsk ha concentrato le proprie capacità produttive, tanto che al momento gli impianti sono sottoutilizzati e il personale, quando non invitato a fruire di periodi feriali, viene spostato da un reparto all'altro, situazione che desta preoccupazione sul futuro occupazionale dei siti senesi rispetto ad eventuali ricadute occupazionali che questa situazione potrebbe generare;

   Gsk si presenta tra le big pharma come la numero uno nel ramo dei vaccini, ma in questa pandemia sembra essersi fatta trovare assolutamente impreparata e non all'altezza della sfida;

   a parere dell'interrogante, oggi più che mai è necessaria la volontà politica di favorire accordi industriali tra aziende farmaceutiche utili a sconfiggere il Covid-19 e le sue varianti, cosa che sarà possibile solo con la somministrazione dei vaccini a tutta la popolazione mondiale;

   Gsk Vaccini, con sede in Toscana, a Siena e Rosia ha un potenziale industriale straordinario nel campo dei vaccini e, nonostante ciò, ad oggi, tale potenziale non viene messo al servizio della lotta contro il Covid-19;

   la carenza di dosi per garantire una vaccinazione di massa in tempi ragionevolmente brevi, unita ai problemi che alcune aziende produttrici hanno recentemente evidenziato, si veda AstraZeneca, deve spingere il Governo italiano ad attivare il prima possibile tutte quelle aziende, come Gsk, che da subito potrebbero produrre i tanto attesi flaconi di vaccino;

   cedere le licenze per la produzione in conto terzi è una strada da percorrere subito, perché non si può lucrare sulla salute e si ha il dovere di salvare quanto più vite umane possibili;

   infine, l'emergenza sanitaria ancora in corso ha evidenziato come la capacità di produrre vaccini sia considerata strategica da tutti gli esperti per affrontare in futuro nuove possibili pandemie e tale necessità è emersa dal dibattito nel mondo scientifico ma anche economico, nonché in ambito parlamentare –:

   se il Governo non intenda aprire un tavolo interministeriale affinché si verifichi la possibilità di coinvolgere Gsk nella produzione di vaccini anti-Covid, avendo la stessa, anche a giudizio dei sindacati, tutte le potenzialità per farlo e investendo così in un asset strategico per l'industria italiana del futuro.
(4-08712)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, sentita anche la direzione generale competente del Ministero dello sviluppo economico, si rappresenta quanto segue.
  L'interrogante fa riferimento alla produzione nazionale di vaccini contro il virus Sars-Cov-2 e chiede l'apertura di un tavolo interministeriale, nonché la possibilità di coinvolgere Gsk nella produzione dei vaccini.
  
In primis, si sottolinea che la crisi pandemica ha fatto emergere una carenza strategica in termini di produzione di vaccini. Si tratta, infatti, di un settore in cui si richiedono ingenti investimenti in termini di ricerca, con una resa nel lungo termine altamente incerta e non necessariamente redditizia. Anche per questo motivo, oggi è necessario l'intervento dello Stato, sia con un ruolo propulsivo, sia in termini economici, per creare le condizioni ambientali favorevoli al ripristino di un'industria nazionale nel settore. Si tratta di un processo a lungo termine.
  Da un punto di vista normativo, si ricorda che questo Governo è intervenuto
in primis con l'articolo 20 «Vaccini e farmaci» del decreto-legge 22 marzo 2021, n. 41 («decreto sostegni»), convertito con modificazioni dalla legge 21 maggio 2021, n. 69, concede agevolazioni finanziarie a sostegno degli investimenti privati al fine di favorire il potenziamento della ricerca e la riconversione industriale del settore biofarmaceutico verso la produzione di nuovi farmaci e vaccini per fronteggiare in ambito nazionale le patologie infettive emergenti, oltre a quelle più diffuse, anche attraverso la realizzazione di poli di alta specializzazione. Le agevolazioni sono concesse anche per la realizzazione di interventi complementari e funzionali agli investimenti in parola (comma 7).
  Per consentire la tempestiva attuazione di tali disposizioni, il decreto sostegni, all'articolo 20, comma 8, prevede l'applicazione dell'articolo 43 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con modificazioni dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, e suoi provvedimenti attuativi già adottato, che hanno introdotto nell'ordinamento lo strumento del contratto di sviluppo e incrementa di 200 milioni di euro per l'anno 2021 il relativo fondo (articolo 20, comma 9).
  Con decreto del Ministro dello sviluppo economico del 5 marzo 2021 sono stati definiti i criteri di utilizzo delle risorse assegnate ai contratti di sviluppo, prevedendo, in particolare, l'incremento della dotazione riservata al settore biomedicale e della telemedicina, per un importo pari a 150 milioni di euro.
  Inoltre, sul tema in argomento, rileva richiamare anche l'articolo 31 «Disposizioni in materia di ricerca e sviluppo di vaccini e farmaci» del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73 («decreto sostegni
bis»), convertito con modificazioni dalla legge 23 luglio 2021, n. 106, il quale riconosce, alle imprese che effettuano attività di ricerca e sviluppo per farmaci nuovi, inclusi i vaccini, un credito d'imposta nella misura del 20 per cento dei costi sostenuti dal 1° giugno 2021 al 31 dicembre 2030 e che, al comma 7, lettera b), ha disposto nuove assegnazioni, nel limite massimo di 400 milioni di euro, in favore del «Fondo per il trasferimento tecnologico» di cui all'articolo 42, comma 1, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, e successive modificazioni e integrazioni, da destinare alla promozione della ricerca e alla riconversione industriale del settore biomedicale. La copertura finanziaria della predetta nuova assegnazione è stata individuata, dal medesimo articolo 31, nelle somme già destinate allo strumento agevolativo dei contratti di sviluppo e giacenti nel conto corrente di tesoreria intestato al Fondo di cui all'articolo 43, comma 3, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, nel limite di 400 milioni di euro e comunque nel limite delle risorse disponibili, da riassegnare al pertinente capitolo di spesa di cui al richiamato «Fondo per il trasferimento tecnologico».
  Per quello che attiene all'utilizzo delle risorse sopra citate, si rappresenta che sono in corso di valutazione iniziative proposte da diversi operatori del settore biofarmaceutico. Le iniziative propongono diverse tipologie di interventi: sviluppo e produzione di vaccini, sviluppo e produzione di anticorpi monoclonali, produzione di prodotti biomedicali, produzione di mascherine, laboratorio di
test.
  Il soggetto gestore Invitalia ha avviato contatti con numerose altre imprese interessate alla presentazione di istanze di contribuzione per la realizzazione di investimenti nel settore di interesse, che potrebbero determinare, nel breve periodo, ulteriori importanti fabbisogni finanziari.
  Relativamente alla richiesta avanzata dall'interrogante la direzione generale competente ha riferito che, ad oggi, non risulta che la società Gsk abbia presentato istanza per la sottoscrizione di un accordo, né per la stipula di un contratto di sviluppo con Invitalia.
  Infine, si segnala che si è ritenuto necessario operare anche sul fronte del trasferimento tecnologico, favorendo
partnership tra imprese farmaceutiche italiane e imprese estere detentrici dei brevetti, valutando la possibilità di costituire in Italia dei poli produttivi.
  In questa prospettiva, è stato aperto e sta operando, presso il Ministero dello sviluppo economico, il tavolo sulla produzione dei vaccini anti Covid in Italia. Obiettivo del Governo è quello di avviare la produzione in Italia di
bulk e del relativo infialamento. Durante gli incontri del Tavolo è stata resa nota la disponibilità di imprese italiane che hanno già dichiarato di essere pronte a produrre direttamente o conto terzi.
  I partecipanti al tavolo hanno auspicato un'accelerazione da parte della commissione europea nella direzione del trasferimento tecnologico da parte dei gruppi che hanno i vaccini approvati.
  In questa direzione va l'incontro tra il Ministro dello sviluppo economico e il commissario europeo al mercato interno e capo della
task force dell'Unione europea per i vaccini, che ha avuto luogo nel mese di luglio scorso. Nel corso dell'incontro, il commissario ha illustrato i progressi del piano vaccinale europeo e la prospettiva di produzione all'interno dell'Unione europea. Il Ministro dello sviluppo economico ha confermato l'impegno italiano ad aumentare la capacità produttiva del Paese, attraverso accordi con l'industria farmaceutica e lo sviluppo di nuovi vaccini.
  In conclusione, si conferma l'impegno del Governo a sostenere la ricerca. Richiamando le parole del Ministro, si ritiene che l'Italia possa diventare un punto di riferimento fondamentale per la tecnologia anche nel campo farmaceutico per l'area europea e mediterranea. In tale percorso, è necessario anche semplificare il quadro normativo e regolatorio dell'industria farmaceutica nel suo complesso ed è necessario portare a termine il trasferimento tecnologico sopra richiamato.

Il Viceministro dello sviluppo economico: Gilberto Pichetto Fratin.


   FRATOIANNI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la Flex di Trieste, già Telettra e poi Alcatel Lucent, sin dal 1970 è uno stabilimento all'avanguardia nella costruzione, collaudo e riparazione di apparati per le telecomunicazioni ed in particolare, negli ultimi anni, apparati per telecomunicazioni in fibra ottica, tecnologia indispensabile per la creazione della cosiddetta autostrada digitale, ritenuta essenziale per lo sviluppo del nostro Paese;

   le capacità e la grande professionalità dei 580 lavoratori attualmente impiegati nel sito (quasi un centinaio dei quali precari in «staff leasing»), in gran parte provenienti dall'università e dagli istituti tecnici di Trieste, rischia di essere perduta per il lento ma inesorabile trasferimento della produzione dallo stabilimento di Trieste a quelli presenti in Romania;

   l'improvvisa emergenza sanitaria mondiale e la susseguente crisi di approvvigionamento di materiali di alta tecnologia, il ricorso alla cassa «Cigo-Covid» e, non ultima, la pressione del pressoché unico cliente Nokia per un abbassamento dei costi sembrano aver convinto definitivamente la proprietà della Flex a procedere con la delocalizzazione della produzione;

   l'unico presidio di interesse per l'azienda che resterebbe a Trieste, sarebbe quello legato alla logistica che però richiede grandi spazi e poca manodopera. Si prospetta una drastica riduzione di personale che investirà il secondo stabilimento industriale per numero di addetti della città di Trieste;

   oltre ai lavoratori interessati, la crisi della Flex investirà l'intero tessuto economico del territorio, determinando anche una grave perdita di patrimonio tecnico e conoscitivo, da sempre fiore all'occhiello dell'azienda e dell'intera città;

   il «Piano Nazionale di ripresa e resilienza» (Pnrr), e i finanziamenti europei «Next Generation» destinati all'Italia, di cui uno dei capitoli principali riguarda la costruzione e l'ammodernamento delle infrastrutture di telecomunicazione e digitalizzazione del nostro Paese e della pubblica amministrazione, potrebbe rappresentare una occasione importantissima di rilancio dello stabilimento di Trieste che ha tutte le potenzialità di partecipare strategicamente alla realizzazione del progetto di implementazione delle reti di telecomunicazione ad altissima capacità con una produzione Made in Italy;

   a parere dell'interrogante sarebbe incomprensibile e ingiustificabile subire una perdita occupazionale in un settore così strettamente legato ai programmi del Governo per lo sviluppo del nostro Paese e in un momento in cui ingenti fondi dovrebbero essere indirizzati proprio nella digitalizzazione;

   la direzione aziendale negli ultimi incontri ha dichiarato che il 15-20 per cento dell'attuale forza lavoro impiegato è in esubero rispetto ai carichi produttivi attuali e solo grazie al ricorso alla «cassa covid» è stato possibile mantenere l'attuale livello occupazionale nella speranza di una ripresa del mercato globale attualmente in crisi;

   a rischiare il posto di lavoro, in questa fase, sarebbero un centinaio di lavoratori e lavoratrici, un numero che quasi coincide con i lavoratori somministrati –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere il Ministro interrogato, a partire dalla convocazione di un tavolo nazionale che coinvolga l'azienda Flex, gli enti locali e le organizzazioni sindacali, affinché la proprietà Flex interrompa il processo di delocalizzazione in atto verso la Romania e torni ad investire in un piano di rilancio per lo stabilimento di Trieste, anche sulla base delle prospettivi legate agli investimenti previsti dal Pnrr nel settore, che sia in grado di garantire l'intera forza lavoro attualmente in essere, evitando così che siano i lavoratori e le lavoratrici triestini a pagare a caro prezzo il dumping fiscale e salariale determinato da politiche di delocalizzazione verso Paesi dove il costo del lavoro è minore, così come inferiori sono i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici.
(4-09381)


   FRATOIANNI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   i circa 580 lavoratori e lavoratrici della Flex di Trieste (tra i quali sono presenti in organico diversi lavoratori interinali, spesso con anzianità superiore ai 10 anni) da mesi sono impegnati in una vertenza per impedire alla proprietà di procedere con la delocalizzazione della produzione verso gli stabilimenti presenti in Romania decisa, a detta dell'azienda, a causa dell'improvvisa emergenza sanitaria mondiale e della susseguente crisi di approvvigionamento di materiali di alta tecnologia nonché per la pressione del pressoché unico cliente Nokia per un abbassamento dei costi;

   il fatturato dello stabilimento infatti deriva per l'85 per cento da Nokia e il restante da lavorazioni di altri clienti e tale sbilanciamento espone il fianco a tutti i rischi connessi da una gestione dei flussi così dipendente da Nokia. Il restante 15 per cento del fatturato è dato da altri cliente minori;

   alla Flex di Trieste si prospetta una drastica riduzione di personale che investirà il secondo stabilimento industriale per numero di addetti della città di Trieste;

   già a maggio del 2021 l'interrogante aveva presentato l'interrogazione a risposta scritta n. 4-09381 con la quale si sottolineava la necessità che la proprietà Flex interrompesse il processo di delocalizzazione in atto verso la Romania e tornasse a investire in un piano di rilancio per lo stabilimento di Trieste, anche sulla base delle prospettive legate agli investimenti previsti dal Piano nazionale ripresa e resilienza (Pnrr) nel settore delle telecomunicazioni e della digitalizzazione;

   in questi mesi si sono aggiunti alcuni elementi che hanno aumentato la preoccupazione dei lavoratori e delle lavoratrici, a partire dagli esuberi del 25 per cento del personale (150 persone circa) già dichiarati in sede aziendale e che non sembrano lasciare spazi a positive prospettive;

   la prossima scadenza degli ammortizzatori sociali, utilizzati dall'azienda in larga misura, potrebbe infine far precipitare la situazione dal momento che l'utilizzo della cassa integrazione ha permesso la «tenuta» dell'azienda;

   vi è da sottolineare che a tale situazione di incertezza e precarietà per i lavoratori e le lavoratrici Flex fa da contraltare la dichiarazione dell'azienda di un bilancio in attivo e migliore rispetto agli ultimi 3 anni e del pagamento di un premio di risultato e di una serie di premi «ad personam» distribuiti a una parte del personale dipendente, nonostante il confronto sindacale per il contratto integrativo di 2° livello risulti bloccato, perché, a detta aziendale, non ci sono le condizioni economiche per discutere;

   a parere dell'interrogante sarebbe incomprensibile e ingiustificabile subire una perdita occupazionale in un settore così strettamente legato ai programmi del Governo per lo sviluppo del nostro Paese e in un momento in cui ingenti risorse dovrebbero essere indirizzate proprio nella digitalizzazione –:

   quali iniziative urgenti di competenza intendano assumere i Ministri interrogati affinché, attraverso un monitoraggio costante della vertenza in sede di tavolo di confronto ministeriale, possano essere concretamente sostenute le prospettive industriali del sito, così da garantire gli attuali livelli occupazionali.
(4-10649)

  Risposta. — A riguardo, sentita la Direzione generale competente del Ministero dello sviluppo economico, si rappresenta quanto segue.
  Con l'atto in esame l'interrogante chiedeva l'apertura di un «tavolo di confronto» per lo stabilimento della Flextronics di Trieste di proprietà della multinazionale statunitense delle telecomunicazioni Flex Ltd, specializzata in materiali elettronici. A preoccupare l'interrogante era, infatti, il rischio di esuberi che sembra essere determinato dal minor carico di lavoro e dalla delocalizzazione della produzione a Timisoara in Romania.
  Ebbene, il Ministero dello sviluppo economico, in data 22 giugno 2021, su richiesta delle organizzazioni sindacali ha provveduto ad aprire un tavolo di confronto dedicato convocando un incontro.
  In tale occasione, l'Azienda ha evidenziato la situazione di grande incertezza del mercato caratterizzata soprattutto dalla difficoltà di reperimento delle materie prime provenienti dall'Asia.
  Ha altresì reso noto che stava lavorando alla ricerca di nuovi clienti, oltre alla fidelizzazione dello storico cliente Nokia, ciò aveva portato all'acquisizione di quattro nuovi clienti ed a intensificare la presenza aziendale in altri settori industriali come, la robotica e la componentistica.
  Ha, infine, precisato che il sito di Trieste rappresenta la base produttiva di tutte le tecnologie per favorire l'ottimizzazione di tutti i processi produttivi.
  Successivamente, in data 25 novembre 2021, il rappresentante della società ha ribadito il perdurare della situazione di grande incertezza del mercato caratterizzata soprattutto dalla difficoltà di approvvigionamento di materie prime che si sta registrando anche su scala mondiale.
  Tale situazione ha determinato dei ritardi nella consegna della merce, in particolar modo, dei dispositivi semiconduttori e dei circuiti integrati che vengono usati, in misura massiva, su tutte le lavorazioni realizzate a Trieste. Di conseguenza, i nuovi progetti, compreso lo sviluppo della nuova famiglia di prodotto cosiddetta «quinta generazione», hanno registrato dei ritardi che hanno reso necessario il ricorso alla cassa integrazione, almeno fino al primo semestre 2022.
  L'azienda ha reso noto che vi è una serie di contatti in corso, due dei quali sono in fase finale di formalizzazione di accordi che prevederebbero l'ingresso di nuove commesse con un orizzonte produttivo a medio termine.
  La società, ha affermato che, nonostante sia avvantaggiata dall'appartenenza ad un grande gruppo solido, allo stato attuale, data la situazione di incertezza del mercato, non riesce ad avere visibilità sull'approvvigionamento delle materie prime. Tuttavia persiste la volontà dell'azienda, anche grazie a possibili strumenti istituzionali, di riprendere l'attività a pieno regime al più presto possibile.
  Per quanto di competenza, è stato comunicato che il tavolo sarà riconvocato per aggiornamenti ed è stato richiesto ai rappresentanti della società di coinvolgere il gruppo di appartenenza per poter illustrare le strategie industriali future, evidenziando la piena disponibilità a fornire il proprio supporto al piano industriale dell'azienda e mettendo a disposizione tutti gli strumenti disponibili.
  Circa le politiche di delocalizzazione citate dall'interrogante, il Governo in considerazione della necessità di prevedere misure di natura incentivante volte a impegnare imprese, parti sociali e istituzioni nella ricerca di soluzioni efficaci per la valorizzazione e la tutela del tessuto occupazionale e produttivo del territorio interessato, ha previsto nella legge di bilancio per il 2022 (legge 30 dicembre 2021, n. 234), ai commi 224-236, un'apposita procedura per le imprese che intendano chiudere l'attività.
  In particolare, al fine di garantire la salvaguardia del tessuto occupazionale e produttivo, il datore di lavoro che intenda procedere alla chiusura di una sede, di uno stabilimento, di una filiale, o di un ufficio o reparto autonomo situato nel territorio nazionale, con cessazione definitiva della relativa attività e con licenziamento di un numero di lavoratori non inferiore a 50, è tenuto a dare comunicazione per iscritto dell'intenzione di procedere alla chiusura alle rappresentanze sindacali aziendali o alla rappresentanza sindacale unitaria nonché alle sedi territoriali delle associazioni sindacali di categoria comparativamente più rappresentative sul piano nazionale e, contestualmente, alle regioni interessate, al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, al Ministero dello sviluppo economico e all'Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (Anpal), almeno novanta giorni prima dell'avvio della procedura, indicando altresì le ragioni economiche, finanziarie, tecniche o organizzative della chiusura, il numero e i profili professionali del personale occupato e il termine entro cui quest'ultima è prevista.
  Entro sessanta giorni dalla comunicazione di cui al citato comma 224, il datore di lavoro deve elaborare un piano per limitare le ricadute occupazionali ed economiche derivanti dalla chiusura e presentarlo alle rappresentanze sindacali e contestualmente alle regioni interessate, al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, al Ministero dello sviluppo economico e all'Anpal.
  Prima della conclusione dell'esame del piano e della sua eventuale sottoscrizione il datore di lavoro non può avviare la procedura di licenziamento collettivo di cui alla legge 23 luglio 1991, n. 223, né intimare licenziamenti per giustificato motivo oggettivo.
  In mancanza di presentazione del piano, della sua mancata sottoscrizione ovvero dell'inadempimento degli impegni assunti, il datore di lavoro è tenuto a pagare una serie di sanzioni (comma 235).
  In conclusione, si assicura il massimo impegno del Ministero dello sviluppo economico, in sinergia con le altre amministrazioni direttamente coinvolte, ad evitare fenomeni di delocalizzazione e a continuare a seguire costantemente l'evoluzione della situazione concernente la Flex di Trieste, al fine di garantire la continuità della produzione e la tenuta dei livelli occupazionali.

La Viceministra dello sviluppo economico: Alessandra Todde.


   FRATOIANNI. — Al Ministro della difesa, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   da un articolo pubblicato su il Manifesto del 16 novembre 2021 si apprende che, nei giorni scorsi, si è tenuta sulle Alpi Carniche l'esercitazione Frozen Arrow 2021;

   comunità locali e sindaci sono insorti contro un'esercitazione che, per sette giorni quasi consecutivi, dalle ore 8 alle ore 23, senza interruzioni, ha causato rombi assordanti con tremori continui delle strutture abitative;

   qualche giorno fa è anche apparso sul profilo Instagram dell'Esercito italiano un breve video con la colonna sonora dei Jefferson Airplane e le immagini dei cannoni e dei mortai eretti al cielo che sparano a tempo di musica;

   Frozen Arrow 2021 è una esercitazione congiunta tra alpini e artiglieria sul poligono «volante» del monte Bivera, in Friuli, in piena Zona speciale di conservazione per la protezione di habitat e specie animali e vegetali significative a livello europeo. Alla manovra, che si è conclusa il 12 novembre 2021, hanno partecipato anche due Eurofighter del 51° Stormo di Istrana, che hanno simulato il supporto di bombardamento aereo guidato da terra;

   l'esistenza del poligono del monte Bivera, che negli ultimi anni viene utilizzato sia in primavera che in autunno, è oggetto di un'accesa contestazione delle comunità locali che dura da decenni: negli anni Ottanta venne bloccata l'ipotesi di un suo utilizzo permanente grazie alle mobilitazioni degli abitanti di Sauris;

   a dicembre 2020 l'istanza rivolta al Ministero della difesa che chiedeva la fine o comunque lo spostamento dell'area delle manovre militari, firmata dai sindaci di Sauris, Forni di Sotto, Prato Carnico, Socchieve e Ampezzo, non ha avuto alcun seguito, né risposta;

   a parere dell'interrogante continuare con queste simulazioni di guerra significa condannare quel territorio a ingenti danni ambientali contro una natura altrimenti incontaminata, danni alla fauna e al comparto economico-turistico; le suddette simulazioni rappresentano un elemento di destabilizzazione per le popolazioni locali e i turisti costretti a subire il rimbombo ininterrotto di esplosioni che raggiungono le abitazioni e le strutture ricettive turistiche, che, unitamente agli spostati d'aria, generano un forte disagio e una sensazione di inquietudine;

   appare all'interrogante anacronistico continuare ad effettuare tali esercitazioni che causano danni all'ambiente in un momento in cui invece andrebbe incentivato il turismo –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intendano assumere i Ministri interrogati affinché, promuovendo una interlocuzione con i sindaci, le popolazioni direttamente coinvolte dalle esercitazioni sopra richiamate e lo Stato Maggiore dell'Esercito, si possa valutare la cessazione o quantomeno una significativa riduzione delle esercitazioni militari nella zona del monte Bivera, sulle Alpi Carniche, in piena Zona speciale di conservazione per la protezione di habitat e specie animali e vegetali significative a livello europeo.
(4-10743)

  Risposta. — In merito ai quesiti posti con l'atto di sindacato ispettivo in esame va preliminarmente evidenziato che l'Esercitazione «Frozen Arrow 2021» è stata condotta nel pieno rispetto di quanto approvato nell'ambito della riunione del Comitato misto paritetico (Co.Mi.Pa.) «Friuli Venezia Giulia» del 27 maggio 2021, che ha deliberato, all'unanimità, l'impiego del poligono di Monte Bivera per 10 giornate nel secondo semestre dell'anno.
  Nell'arco di tale periodo, preme precisare che la fase «
live» dell'Esercitazione ha interessato le sole giornate dell'8, del 9 e del 10 novembre 2021; rappresento, inoltre, che l'impiego del sito dalle ore 08.00 alle ore 23.00, menzionato nell'atto, è conforme a quanto previsto dal disciplinare d'uso dell'area.
  In merita agli aspetti relativi all'ambiente, il comando militare esercito «Friuli Venezia Giulia», nel novembre 2020, a premessa del rinnovo del citato disciplinare, ha presentato istanza di verifica di significatività dell'incidenza ambientale al competente Servizio Biodiversità della Regione, che, con decreto n. 9700/Agfor del 17 dicembre 2020, ha stabilito che il disciplinare d'uso del poligono del Monte Bivera può essere attuato, non determinando effetti significativi sul sito – tenuto conto degli obiettivi di conservazione del medesimo.
  Tanto chiarito sotto l'aspetto della conformità delle attività svolte alle procedure vigenti in materia, va soggiunto che, in relazione alle esigenze addestrative delle forze armate – fondamentali, nella considerazione della varietà di contesti nei quali esse sono sempre più frequentemente chiamate ad operare – il poligono, per caratteristiche morfologiche e presenza di siti limitrofi idonei a fornire supporto logistico alle unità esercitate, è da considerarsi una risorsa ineludibile, avuto riguardo al fatto che nel nord est del Paese non insistono aree di pari caratteristiche per l'addestramento delle unità. Per questo motivo, l'area viene mediamente impiegata per la totalità delle 20 giornate a fuoco annue –10 a semestre – previste dal disciplinare d'uso in vigore.
  Infine, con riguardo ad ogni eventuale futura questione inerente al poligono in parola e, in generale, all'armonizzazione dei piani di riassetto territoriale con le esigenze dello strumento militare, vale la previsione del decreto legislativo n. 66 del 2010 «codice dell'ordinamento militare» che, all'articolo 322, individua nei comitati misti paritetici le sedi naturali per le tematiche di riferimento.
  

Il Ministro della difesa: Lorenzo Guerini.


   FRATOIANNI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   sabato 6 novembre 2021, una delegazione di soci italiani dell'Asgi (Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione) si è recata ad Idomeni in Grecia al confine con la Macedonia del Nord nell'ambito di un sopralluogo tecnico-giuridico finalizzato a raccogliere informazioni sui sistemi nazionali d'asilo e sul ruolo dei vari attori interni e internazionali coinvolti nella gestione del fenomeno migratorio e, più in generale, a contestualizzare il ruolo dei singoli Paesi nelle dinamiche migratorie che interessano i Balcani Occidentali, con una specifica attenzione alle aree di frontiera;

   la delegazione aveva fatto ingresso nel territorio greco attraverso il valico di Evzoni e si era sottoposta ai controlli di frontiera esibendo su richiesta tutti i documenti necessari;

   dopo un breve giro di perlustrazione nei pressi dei binari, nelle immediate vicinanze della stazione ferroviaria di Idomeni, mentre faceva ritorno verso la stazione, la delegazione veniva raggiunta da un agente di Frontex che chiedeva l'esibizione dei documenti e i motivi della visita in quel luogo;

   immediatamente sopraggiungeva un agente di polizia greca il quale, con tono che alla delegazione è apparso alterato e intimidatorio chiedeva conto della presenza, rimproverando il gruppo di aver fatto ingresso illegalmente in Grecia tramite la frontiera macedone senza tenere in considerazione le spiegazioni della delegazione nel rappresentare le modalità legali di ingresso nel territorio greco;

   nel giro di pochi istanti comparivano numerosi altri agenti che accerchiavano la delegazione;

   il gruppo, privato dei documenti di identità tenuti in possesso dalle autorità di polizia, veniva costretto a salire su una camionetta blindata senza che fosse fornita alcuna informazione;

   al termine delle operazioni di controllo effettuate presso l'ufficio di polizia di zona, la delegazione veniva condotta al valico di frontiera di Evzoni affinché facesse ritorno in territorio macedone;

   la procedura di accompagnamento alla frontiera veniva effettuata senza che fosse fornita alcuna motivazione sul fermo condotto, sulla temporanea privazione della libertà e sull'accompagnamento coatto alla frontiera e con procedure del tutto informali senza alcun tipo di provvedimento consegnato agli interessati;

   a parere dell'interrogante il trattamento subito dalla delegazione dell'Asgi, in completa violazione anche del principio di libera circolazione, è esemplificativo delle prassi illegittime che caratterizzano i luoghi di frontiera e della tendenza repressiva delle autorità non solo nei confronti dei migranti ma anche di tutti coloro che agiscono in difesa dei loro diritti e delle norme e delle convenzioni internazionali;

   a parere dell'interrogante l'accompagnamento coatto di cittadini europei da uno Stato dell'Unione europea ad un Paese terzo e le procedure informali utilizzate, nonché la privazione della libertà di movimento, presentano dei profili di illegittimità nel comportamento tenuto dalle forze di polizia di uno Stato membro della stessa Unione;

   un ulteriore elemento di gravità è rappresentato dal fatto che quanto messo in atto in danno di cittadini dell'Unione europea da parte della polizia greca sia avvenuto alla presenza e in collaborazione di agenti della Guardia di frontiera e costiera europea (Agenzia Frontex) –:

   se il Governo non intenda adottare tutte le iniziative di competenza più opportune per chiedere alle competenti autorità greche chiarimenti in ordine a quanto accaduto in merito al fermo con le modalità esposte in premessa, senza alcun intervento dell'autorità giudiziaria, senza garantire assistenza legale, senza segnalazione all'autorità consolare italiana affinché potesse esercitare la doverosa protezione diplomatica nei confronti di propri connazionali, e infine all'allontanamento coatto di cittadini dell'Unione europea in uno Stato terzo.
(4-10845)

  Risposta. — La Farnesina e l'Ambasciata ad Atene sono venute a conoscenza dei fatti esposti nell'atto di sindacato ispettivo in esame di una lettera del 29 novembre 2021 ricevuta dall'Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione (Asgi).
  La nostra rappresentanza diplomatica ad Atene ha immediatamente contattato le Autorità greche per avere chiarimenti sull'accaduto. Secondo gli elementi forniti da queste ultime, il 6 novembre scorso quattro rappresentanti dell'associazione Asgi sono stati fermati da una pattuglia congiunta di funzionari di polizia greca e di Frontex in un'area ad accesso limitato, vicino al confine con la Repubblica della Macedonia del nord. Dopo averli trasferiti alla stazione di polizia più vicina, la polizia greca avrebbe effettuato le verifiche documentali previste dall'ordinamento interno (a sua volta conforme alla normativa europea), per accertare che i soggetti fermati non avessero posto in essere alcuna condotta illecita.
  Al termine dei controlli di rito non sarebbero emersi elementi di rilievo e, pertanto, non sarebbe stato emanato alcun provvedimento limitativo della libertà di circolazione dei quattro soci Asgi. Interrogati sulle proprie intenzioni, i soggetti interessati avrebbero dichiarato di voler fare rientro al loro hotel nella città di Gevgelijia, nella Repubblica della Macedonia del nord. Una pattuglia congiunta di funzionari di Polizia e di Frontex avrebbe quindi scortato i quattro soci Asgi verso il valico di frontiera, secondo le procedure previste dall'ordinamento greco.
  Circa la mancata tempestiva segnalazione del fermo all'autorità consolare italiana, la Farnesina, per il tramite dell'Ambasciata ad Atene, ha immediatamente provveduto a rimarcare l'accaduto e a sensibilizzare le autorità locali al rispetto degli obblighi previsti dalla «Convenzione di Vienna sulle relazioni consolari», volti ad agevolare l'esercizio delle funzioni consolari di protezione dei cittadini, con particolare riguardo al l'obbligo di «informare, senza indugio l'interessato dei suoi diritti» e, a domanda dell'interessato, di «avvertire senza indugio il posto consolare dello Stato d'invio».

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Benedetto Della Vedova.


   GRILLO, DEL SESTO e CASA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   notizie stampa degli scorsi mesi hanno riportato l'intenzione del Ministero dello sviluppo economico di avviare importanti progetti per la produzione nazionale di vaccini anti Covid;

   così come riportato sull'articolo de «Il Sole 24 ore» del 4 marzo 2021 dal titolo «Vaccini, Giorgetti: 400-500 milioni per polo nazionale vaccini, fiducia per produzione italiana ed europea», il Ministro interrogato affermava la necessità di importanti risorse per accompagnare sia il progetto di polo nazionale, sia quelle aziende che accompagneranno la strategia italiana ed europea di risposta ai vaccini;

   si rileva, inoltre, che all'articolo 20, commi da 7 a 10, del cosiddetto «Decreto sostegni», è previsto uno stanziamento di 200 milioni di euro, per il 2021, per il riconoscimento – mediante l'istituto del contratto di sviluppo – di agevolazioni finanziarie relative ad investimenti privati concernenti la ricerca e produzione di nuovi farmaci e vaccini inerenti al contrasto, nel territorio nazionale, di patologie infettive emergenti, nonché di quelle più diffuse, anche attraverso la realizzazione di poli di alta specializzazione e forme di riconversione industriale;

   tali agevolazioni sono previste anche per la realizzazione di interventi complementari e funzionali ai suddetti investimenti –:

   se i finanziamenti messi a disposizione per tali importanti finalità siano stati utilizzati e in quali interventi siano stati investiti.
(4-10734)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, sentita la direzione generale competente del Ministero dello sviluppo economico, si rappresenta quanto segue.
  Le interroganti fanno riferimento alla produzione nazionale di vaccini contro il virus Sars-Cov-2 e chiedono se e per quali interventi siano state utilizzate le agevolazioni finanziarie relative ad investimenti privati concernenti la ricerca e produzione di nuovi farmaci e vaccini.
  
In primis, si sottolinea che la crisi pandemica ha fatto emergere una carenza strategica in termini di produzione di vaccini. Si tratta, infatti, di un settore in cui si richiedono ingenti investimenti in termini di ricerca, con una resa nel lungo termine altamente incerta e non necessariamente redditizia. Anche per questo motivo, oggi è necessario l'intervento dello Stato, sia con un ruolo propulsivo, sia in termini economici, per creare le condizioni ambientali favorevoli al ripristino di un'industria nazionale nel settore. Si tratta di un processo a lungo termine.
  Da un punto di vista normativo, si ricorda che questo Governo è intervenuto
in primis con l'articolo 20 «Vaccini e farmaci» del decreto-legge 22 marzo 2021, n. 41 («Decreto Sostegni»), convertito con modificazioni dalla legge 21 maggio 2021, n. 69, concede agevolazioni finanziarie a sostegno degli investimenti privati al fine di favorire il potenziamento della ricerca e la riconversione industriale del settore biofarmaceutico verso la produzione di nuovi farmaci e vaccini per fronteggiare in ambito nazionale le patologie infettive emergenti, oltre a quelle più diffuse, anche attraverso la realizzazione di poli di alta specializzazione. Le agevolazioni sono concesse anche per la realizzazione di interventi complementari e funzionali agli investimenti in parola (comma 7).
  Per consentire la tempestiva attuazione di tali disposizioni, il Decreto Sostegni, all'articolo 20, comma 8, prevede l'applicazione dell'articolo 43 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con modificazioni dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, e suoi provvedimenti attuativi già adottato, che hanno introdotto nell'ordinamento lo strumento del contratto di sviluppo e incrementa di 200 milioni di euro per l'anno 2021 il relativo Fondo (articolo 20, comma 9).
  Con decreto del Ministro dello sviluppo economico del 5 marzo 2021 sono stati definiti i criteri di utilizzo delle risorse assegnate ai contratti di sviluppo, prevedendo, in particolare, l'incremento della dotazione riservata al settore biomedicale e della telemedicina, per un importo pari a 150 milioni di euro.
  Inoltre, sul tema in argomento, rileva richiamare anche l'articolo 31 «Disposizioni in materia di ricerca e sviluppo di vaccini e farmaci» del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73 («Decreto Sostegni
bis»), convertito con modificazioni dalla legge 23 luglio 2021, n. 106, il quale riconosce, alle imprese che effettuano attività di ricerca e sviluppo per farmaci nuovi, inclusi i vaccini, un credito d'imposta nella misura del 20 per cento dei costi sostenuti dal 1° giugno 2021 al 31 dicembre 2030 e che, al comma 7, lettera b), ha disposto nuove assegnazioni, nel limite massimo di 400 milioni di euro, in favore del «Fondo per il trasferimento tecnologico» di cui all'articolo 42, comma 1, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, e successive modificazioni e integrazioni, da destinare alla promozione della ricerca e alla riconversione industriale del settore biomedicale. La copertura finanziaria della predetta nuova assegnazione è stata individuata, dal medesimo articolo 31, nelle somme già destinate allo strumento agevolativo dei contratti di sviluppo e giacenti nel conto corrente di tesoreria intestato al Fondo di cui all'articolo 43, comma 3, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, nel limite di 400 milioni di euro e comunque nel limite delle risorse disponibili, da riassegnare al pertinente capitolo di spesa di cui al richiamato «Fondo per il trasferimento tecnologico».
  Fin qui, il quadro delle risorse stanziate per la realizzazione degli interventi in parola. Per quello che attiene, invece, alla richiesta di informazioni avanzata dalle interroganti sull'utilizzo delle risorse sopra richiamate, si rappresenta che sono in corso di valutazione iniziative proposte da diversi operatori del settore biofarmaceutico.
  Le iniziative propongono diverse tipologie di interventi: sviluppo e produzione di vaccini, sviluppo e produzione di anticorpi monoclonali, produzione di prodotti biomedicali, produzione di mascherine, laboratorio di
test.
  Inoltre, il soggetto gestore Invitalia ha avviato contatti con numerose altre imprese interessate alla presentazione di istanze di contribuzione per la realizzazione di investimenti nel settore di interesse, che potrebbero determinare, nel breve periodo, ulteriori importanti fabbisogni finanziari.
  In questa prospettiva, è stato aperto e sta operando, presso il Ministero dello sviluppo economico, il tavolo sulla produzione dei vaccini anti Covid in Italia. Obiettivo del Governo è quello di avviare la produzione in Italia di
bulk e del relativo infialamento. Durante gli incontri del tavolo è stata resa nota la disponibilità di imprese italiane che hanno già dichiarato di essere pronte a produrre direttamente o conto terzi.
  I partecipanti al tavolo hanno auspicato un'accelerazione da parte della Commissione europea nella direzione del trasferimento tecnologico da parte dei gruppi che hanno i vaccini approvati.
  In questa direzione va l'incontro tra il Ministro dello sviluppo economico e il Commissario europeo al mercato interno e capo della
task force dell'Unione Europea per i vaccini, che ha avuto luogo nel mese di luglio scorso. Nel corso dell'incontro, il Commissario ha illustrato i progressi del piano vaccinale europeo e la prospettiva di produzione all'interno dell'Unione. Il Ministro dello sviluppo economico ha confermato l'impegno italiano ad aumentare la capacità produttiva del Paese, attraverso accordi con l'industria farmaceutica e lo sviluppo di nuovi vaccini.
  In conclusione, si conferma l'impegno del Governo a sostenere la ricerca. Richiamando le parole del Ministro, si ritiene che l'Italia possa diventare un punto di riferimento fondamentale per la tecnologia anche nel campo farmaceutico per l'area europea e mediterranea. In tale percorso, è necessario anche semplificare il quadro normativo e regolatorio dell'industria farmaceutica nel suo complesso ed è necessario portare a termine il trasferimento tecnologico sopra richiamato.

Il Viceministro dello sviluppo economico: Gilberto Pichetto Fratin.


   QUARTAPELLE PROCOPIO, FIANO, POLLASTRINI e MAURI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   in alcuni nidi e scuole dell'infanzia di Milano, a causa di assenze del personale scolastico, non è possibile garantire il servizio in orario pieno. Come emerge a mezzo stampa, ci sono nidi e scuole dell'infanzia dove sono stati fatti solo 14 giorni di orario completo dall'inizio dell'anno. Tutto questo ha conseguenze negative sulla continuità dell'esperienza educativa dei bambini e delle bambine, generando anche grandi difficoltà di organizzazione e conciliazione da parte dei genitori;

   la situazione è particolarmente critica quest'anno, perché al normale turnover del personale si aggiunge la necessità di rispettare le normative anti-Covid che permettono di erogare il servizio in sicurezza ma rendono l'organizzazione del lavoro poco flessibile in caso di assenze del personale. Inoltre, sono aumentante le assenze del personale a causa delle quarantene. Infine, per gestire il servizio di doposcuola seguendo le normative anti-covid, il Comune di Milano ha bandito concorsi a tempo determinato e indeterminato, e ha chiamato il personale dalle graduatorie, che però ora sono esaurite;

   il problema si determina quindi non per carenza di risorse economiche ma per carenza di candidati idonei per partecipare alla selezione. Per facilitare l'assunzione di personale durante l'emergenza da Covid-19, le graduatorie approvate negli anni dal 2012 al 2017 sono state prorogate fino al 30 settembre 2022, limitatamente alle graduatorie comunali dei personale scolastico, educativo e ausiliario destinato ai servizi educativi è scolastici gestiti direttamente dai comuni (articolo 5-bis del decreto-legge n. 183 del 2020). Andrebbe però considerato che i titoli di studio per l'accesso a concorsi per educatori di scuola dell'infanzia come previsto dai decreti ministeriali nn. 249 del 2010 e 81 del 2013, limitano il numero di giovani che possono partecipare ai concorsi in un momento in cui anche lo Stato sta facendo assunzioni –:

   se, per fare fronte alle esigenze straordinarie dovute all'emergenza da Covid-19, si intendano adottare iniziative per estendere temporaneamente ad altri titoli di studio l'accesso ai concorsi per il personale delle scuole di infanzia;

   se i comuni possano attivare le chiamate con la messa a disposizione; se le graduatorie 2012-2017 saranno prorogate anche per l'anno educativo 2022/23.
(4-11149)

  Risposta. — Condivido l'importanza del problema posto dall'interrogante. L'emergenza epidemiologica, da COVID-19 ha indubbiamente aggravato e affaticato l'organizzazione del sistema educativo e scolastico.
  Inoltre, la necessità di garantire un'erogazione efficiente dei servizi per l'infanzia è uno dei temi più importanti e sentiti da questo Ministero. Per questo motivo, abbiamo profuso grande attenzione e particolare impegno per la definizione della misura di investimento «Asili nido, e scuole dell'infamia» finanziata nel Piano nazionale di ripresa e resilienza con 4,6 miliardi di euro.
  Ciò premesso, al fine di rispondere compiutamente all'interrogazione è fondamentale precisare che la gestione dei nidi d'infanzia e delle scuole dell'infanzia del comune di Milano rientra nella competenza della Direzione educazione-Area servizi all'infanzia dell'amministrazione comunale di Milano, che in materia svolge compiti di programmazione, coordinamento e gestione delle attività educative, didattiche, pedagogiche per la fascia zero-sei anni, nonché di reclutamento del personale.
  Per quanto concerne i titoli necessari per l'accesso alla professione nei servizi all'infanzia giova ricordare che il profilo di educatore dei servizi per l'infanzia è disciplinato dall'articolo 14, comma 3, del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 65, il quale prevede che «continuano ad avere validità per l'accesso ai posti di educatore dei servizi per l'infanzia i titoli conseguiti nell'ambito delle specifiche normative regionali ove non corrispondenti a quelli di cui al periodo precedente, conseguiti entro la data di entrata in vigore del presente decreto».
  Il successivo decreto ministeriale 9 maggio 2018, n. 378, in attuazione del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 65, ha definito contenuti e modalità della formazione universitaria richiesta per l'accesso alla professione di educatore nei servizi per l'infanzia zero-tre anni, per la quale, a partire dal 2019/2020, è richiesto il possesso della laurea in Scienze dell'educazione (L19) con indirizzo specifico per educatori dei servizi educativi per l'infanzia e della laurea in Scienze della formazione primaria, integrata da un corso di specializzazione per complessivi 60 crediti formativi universitari.
  Nondimeno, restano validi anche i titoli conseguiti prima dell'attivazione dei percorsi previsti dal richiamato decreto ministeriale n. 378 del 2018 da parte delle università: la laurea in Scienze dell'educazione (senza ulteriori specificazioni) e laurea in Scienze della formazione primaria senza il corso di specializzazione.
  Inoltre, è importante ricordare che sono, altresì, validi i titoli previsti dalla normativa regionale per l'accesso al profilo di educatore nei servizi per l'infanzia zero-tre anni, se conseguiti entro il 31 maggio 2017.
  Per quanto attiene ai docenti della scuola dell'infanzia, la legge 10 marzo 2000, n. 62, all'articolo 1, comma 5, lettera
g), prescrive fra i requisiti per il riconoscimento della parità scolastica che il «personale docente sia fornito di abilitazione», condizione che presuppone il titolo di accesso per l'insegnamento.
  Riguardo a quest'ultimo requisito, nella scuola dell'infanzia paritaria, i titoli di studio validi per esercitare l'insegnamento sono:

   1) diploma di laurea in Scienze della formazione primaria - indirizzo scuola dell'infanzia;

   2) diploma di abilitazione all'insegnamento nelle scuole di grado preparatorio;

   3) diploma professionale di «Tecnico dei servizi sociali» (già diploma di Assistente di comunità infantili);

   4) diploma quadriennale di istituto magistrale;

   5) diploma di liceo ad indirizzo pedagogico sociale.

  Posso assicurare all'interrogante che il Ministero è ben consapevole della necessità di incrementare il personale per escludere carenze e disfunzioni in un servizio così delicato.
  Per questo motivo, dallo scorso anno, l'inserimento nelle graduatorie provinciali per le supplenze di istituto è stato consentito anche agli studenti di Scienze della formazione primaria iscritti agli ultimi anni di corso. Infatti, l'ordinanza ministeriale 10 luglio 2020, n. 60, prevede che le graduatorie provinciali per le supplenze relative ai posti comuni per la scuola dell'infanzia e primaria sono suddivise in fasce così determinate:

   la prima fascia è costituita dagli aspiranti in possesso del titolo di abilitazione;

   la seconda fascia è costituita dagli studenti che, nell'anno accademico 2019/2020, risultano iscritti al terzo, quarto o al quinto anno del corso di laurea in Scienze della Formazione primaria, avendo assolto rispettivamente, almeno 150, 200 e 250 CFU entro il termine di presentazione dell'istanza.

  Inoltre, proprio al fine di intervenire nella questione posta dell'interrogante, per le scuole dell'infanzia comunali sono state consentite deroghe che hanno permesso di utilizzare gli educatori della fascia 0-3 presenti nelle loro graduatorie del personale.
  A ciò si aggiunga che la modalità di reclutamento attraverso la cosiddetta «messa a disposizione» (MAD) è prevista non solo per gli istituti scolastici pubblici, ma anche per quelle paritari.
  Ringrazio l'interrogante per il quesito posto e per l'attenzione che dedica ad un tema centrale per il Ministero e per il cambiamento della società che tanto attendiamo e desideriamo. Convinto di tale importanza, infatti, il Ministero ha denominato il Piano nazionale di ripresa e resilienza Istruzione: «Futura, la scuola per l'Italia di domani».

Il Ministro dell'istruzione: Patrizio Bianchi.


   SIRAGUSA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 2 dicembre 2021 il Senato ha disposto la decadenza del senatore Adriano Cario nella Circoscrizione Estero-ripartizione America meridionale, la cui elezione era stata contestata per via di presunte schede irregolari;

   come si evince dalla relazione sul caso (Doc III, N. 5), le perizie calligrafiche confermerebbero «l'assenza di mani differenti per ogni scheda bensì la presenza di gruppi di schede riconducibili a una stessa mano», inoltre «La terza perizia ha accertato che per la sezione n. 991 su un campione di 50 schede, tutte risultavano con certezza contraffatte perché compilate con la stessa mano e per talune schede sono state rilevate “tracce verosimilmente attribuibili al ricalco originato dalla sovrapposizione di una o più schede nel vergare il nominativo CARIO”»;

   nella memoria, il senatore Cario rileva come «la scelta del legislatore di consentire il voto per corrispondenza comporta necessariamente una deroga al principio di segretezza e personalità del voto, analogamente a quanto avviene per il voto assistito e per il voto a domicilio»;

   la polemica scaturita da questa vicenda è d'altra parte solo l'ultima di una lunga serie. In questi anni si è stati purtroppo costretti ad assistere a svariati scandali e controversie, così come a numerose inchieste e indagini, aventi per oggetto le – ormai ben note – problematicità e irregolarità concernenti il voto degli italiani all'estero;

   la giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari del Senato nella relazione sottolinea, «la necessità che tale normativa sia profondamente riformata al fine di garantire la segretezza, l'effettività e l'assoluta regolarità del voto». Anche la giunta delle elezioni della Camera, riunita in data 4 agosto 2020, ha concordato sulla necessità di una riforma del voto degli italiani all'estero evidenziando come «potrebbe essere utile modificare la legge nel senso di invertire il cosiddetto diritto di opzione: chi vuole votare per corrispondenza, dovrebbe scegliere quest'opzione. Tale proposta è stata avanzata, come altre recepite dalla giunta, dalla presidente dell'Ufficio centrale circoscrizionale per la circoscrizione Estero in sede di audizione, svoltasi il 4 ottobre 2018»;

   nonostante questo stato di emergenza continuo, il legislatore non parrebbe ancora convinto della necessità di riformare, con urgenza, le modalità con le quali la vasta comunità dei nostri connazionali nel mondo esprime il proprio voto. Ma non solo: è parere dell'interrogante che si debba intervenire anche sulla normativa regolante l'acquisizione della cittadinanza, agendo in particolare sul discusso e discutibile istituto dello ius sanguinis senza limiti generazionali; «Ormai l'Italia viene letteralmente presa in giro anche in America Latina: giorni fa un giornalista argentino, parlando dello scandalo delle cittadinanze facili, ebbe a dire che per diventare italiani vale anche la parentela con Giulio Cesare»;

   nel 2020 il numero di italiani regolarmente iscritti all'Anagrafe degli Italiani residenti all'estero Aire ha raggiunto i 5.486.081; di questi, solo il 51,2 per cento risulta essere iscritto all'Aire per espatrio;

   il sottosegretario Ricardo Antonio Merlo, rispondendo nell'agosto del 2018 a un'interrogazione presentata alla Camera, in commissione III (interrogazione n. 5-00305), rivelò che il Governo intendeva «avviare i lavori per una modifica della normativa che disciplina il voto degli italiani all'estero»;

   l'anno venturo i cittadini saranno probabilmente chiamati a esprimere il proprio voto su vari quesiti referendari. Inoltre, entro il 2023 si terranno le prossime elezioni politiche –:

   se il Governo non intenda adottare iniziative normative volte a modificare urgentemente l'attuale disciplina sulle modalità di voto degli italiani residenti all'estero introducendo il cosiddetto sistema di opzione inversa e disponendo l'invio del certificato elettorale, separato da quello della scheda elettorale.
(4-10988)

  Risposta. — La legge n. 459 del 2001 riconosce ai cittadini italiani residenti all'estero il diritto di voto per corrispondenza. Tale diritto è esercitabile nella circoscrizione Estero per le elezioni politiche generali e per le consultazioni referendarie ai sensi degli articoli n. 75 e n. 138 della Costituzione. Inoltre possono votare per corrispondenza anche gli elettori temporaneamente all'estero per motivi di lavoro, studio e cure mediche, ai sensi dell'articolo n. 4-bis della legge sopracitata.
  A favore del mantenimento del sistema attuale si sono finora schierati coloro che attribuiscono al meccanismo dell'opzione inversa (sperimentato ad esempio in occasione del rinnovo dei Com.It.Es.) la responsabilità di una partecipazione molto bassa degli elettori al voto.
  A favore dell'introduzione dell'opzione inversa sono invece coloro che ritengono che, individuando fin da subito una platea di aventi diritto effettivamente motivati a esprimere il proprio voto, si potrebbero ridurre alcune criticità implicite nel voto per corrispondenza.
  Considerato che il corpo elettorale degli italiani residenti all'estero è in costante aumento (2.359.807 erano i cittadini iscritti all'Aire nell'anno 2003 contro i 4.537.308 del 2020, pari a +92 per cento), dal punto di vista finanziario l'opzione inversa permetterebbe, in primo luogo, di contenere notevolmente gli ingenti costi dell'attuale sistema, stimati in circa 30 milioni di euro per ogni tornata elettorale. Attraverso l'opzione inversa, inoltre, si ridurrebbe il carico di lavoro della rete consolare derivante da invio, successiva ricezione e spedizione in Italia di milioni di plichi, favorendo la regolare erogazione degli ordinari servizi consolari a favore dei connazionali all'estero.
  L'efficacia dell'eventuale introduzione dell'opzione inversa, in termini di regolarità del procedimento elettorale all'estero, verrebbe sicuramente accresciuta dall'introduzione del voto elettronico. La recente sperimentazione, condotta in occasione delle elezioni dei Com.It.Es del 3 dicembre 2021 su un numero limitato di elettori (i residenti in 9 sedi diplomatico-consolari), sembrerebbe in prima approssimazione aver fornito esiti incoraggianti quanto al rispetto dei parametri di sicurezza informatica del voto, oltre che per segretezza e anonimato, garantiti con le tecnologie disponibili e in rispondenza alle linee guida per il voto digitale adottate con il decreto del Ministero dell'interno del 9 luglio 2021.
  Con riguardo, invece, all'ipotesi di introdurre un doppio e separato invio di certificato e scheda elettorale, si osserva che una disposizione in tal senso aggraverebbe le procedure elettorali, il cui calendario è già molto fitto e con scadenze serrate da rispettare. Ciò, tenuto anche conto delle distanze e delle diverse condizioni politico-sociali dei vari Paesi coinvolti nell'esercizio del voto all'estero.
  Una delle principali difficoltà del voto per corrispondenza riguarda, infatti, proprio la mancata consegna del plico agli interessati nei tempi previsti dalla normativa, spesso per motivi legati al malfunzionamento e alle inefficienze dei sistemi postali locali. Il duplice e separato invio del materiale elettorale potrebbe ostacolare il rispetto della tempistica prevista per legge, mettendo a rischio la regolarità del voto, senza un significativo miglioramento del livello di segretezza.
  Anche secondo quanto condiviso dal Ministero dell'interno, la possibilità di modificare il sistema di voto per i residenti all'estero subordinando l'ammissione dell'elettore al voto per corrispondenza ad una sua esplicita e formale manifestazione di volontà è una questione che implica valutazioni essenzialmente politiche e, quindi, di competenza parlamentare. I disegni di legge al momento presentati in Parlamento sul tema appaiono lo strumento più adatto per proseguire la discussione sull'argomento, in merito al quale il Governo sarà sempre pronto a collaborare.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Benedetto Della Vedova.


   UNGARO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo di «La Verità» dell'8 dicembre 2'21 a firma di Alessandro Da Rold, riporta che è stato indetto nel luglio del 2020 dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale un bando di gara pubblico, da 39 milioni di euro, aperto dall'istituto per il commercio estero (Ice);

   la società dal nome Pomilio Blumm è risultata vincitrice del bando con il progetto che è stato chiamato Italy is simply extraordinary, sintetizzato in «be.IT», con il compito di promuovere il made in Italy nel mondo;

   a detta di alcuni partecipanti, Pomilio Blumm ha presentato un'offerta con il 56 per cento di ribasso, di gran lunga superiore ai limiti consentiti dal bando stesso e, secondo le rimostranze legali di due candidati, la procedura si sarebbe conclusa in modo del tutto irrituale, che comprende non solo l'eccesso di ribasso, ma anche svariati errori tecnici senza che l'Anac (Autorità nazionale anticorruzione) abbia eccepito nulla;

   la società Pomilio Blumm ha partecipato alla gara con Triboo, una società quotata in Borsa specializzata nell'e-commerce, che vede come amministratore delegato il dottor Riccardo Monti che, oltre a essere finito in alcune inchieste durante la pandemia per gli appalti sulle mascherine dell'ex commissario Domenico Arcuri è stato presidente dello stesso Ice dal 2012 al 2016 –:

   quali chiarimenti intenda fornire il Ministro interrogato in relazione ai fatti riportati dall'articolo sopracitato a firma di Da Rold e, ove essi trovino riscontro, quali iniziative intenda adottare in ordine al progetto officialbe.it promosso dalla Società Pomilio Blumm.
(4-11025)

  Risposta. — La campagna BeIT è un'attività strategica per la promozione del made in Italy nel mondo e dell'intero Sistema Paese. Il primo decreto «Cura Italia» (decreto-legge il 18 del 17 marzo 2020, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 27 del 24 aprile 2020) ha previsto la realizzazione di una campagna straordinaria di comunicazione a sostegno dell'export e dell'internazionalizzazione del sistema produttivo italiano (made in Italy). Un bando comunitario è stato quindi indetto dall'Agenzia ICE (stazione appaltante), su delega del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale.
  Il carattere innovativo della gara ha reso necessario prevedere l'organizzazione di una consultazione del mercato, iniziata il 3 giugno 2020 e terminata il 29 luglio. Si è trattato di un grande sforzo di trasparenza ed efficienza, con il coinvolgimento di oltre 600 partecipanti realizzatosi attraverso 8 ore di incontri pubblici
on line, 140 domande e risposte, 35 contributi scritti. Il 3 agosto 2020 è stato pubblicato l'avviso di gara, con l'invito a partecipare a una procedura ristretta. A questa hanno aderito quattordici raggruppamenti temporanei di imprese (RTI) cui è stato trasmesso il disciplinare della gara con l'invito a trasmettere delle proposte vincolanti. Ne sono pervenute dieci. La fase di valutazione delle proposte tecniche ed economiche si è conclusa il 20 marzo 2021 e la gara è stata successivamente aggiudicata a un RTI composto da: Pomilio Blumm Srl (mandatario), Triboo Digital Srl, TMediaHouse, Srl e LVenture Group Spa.
  Dopo la firma del contratto fra stazione appaltante e soggetto attuatore – avvenuto ad agosto 2021 dopo il rigetto dell'istanza di sospensiva al Tar Lazio – l'avvio della fase
teaser della campagna è avvenuto il 24 ottobre 2021 e la presentazione ai giornalisti il 29 novembre. Da allora, in base all'ultimo monitoraggio dati comunicato dal RTI esecutore:

   le «impression» totali della campagna (intese come il numero di visualizzazioni di un contenuto effettuato da uno stesso utente) hanno raggiunto la cifra di quasi 2 miliardi nei 26 Paesi oggetto della campagna;

   l'indicatore con valenza qualitativa che esprime in percentuale quanti, tra gli utenti che hanno visualizzato una «impression», poi approfondiscono l'annuncio accedendo mediante un click a contenuti ulteriori, ha raggiunto su ogni canale 1'11,75 per cento mentre l'indicatore medio per Paese è pari all'8,96 per cento; le pagine digitali create per la campagna (communication hub), 39 in 19 lingue diverse, sono state visualizzate oltre 42 milioni di volte, registrando inoltre 5,5 milioni di sessioni avviate (utenti che hanno fatto accesso al sito più volte);

   sull'account Facebook della campagna si registrano oltre 74 mila followers mentre su quello Instagram quasi 12 mila;

   il video spot della campagna è stato visualizzato solo sul canale Youtube oltre 7 milioni di volte.

  Fatta questa, premessa su obiettivi e primi risultati della campagna BeIT, in merito a quanto sollevato nell'interrogazione occorre anzitutto precisare che l'offerta proposta dal raggruppamento aggiudicatario non risulta anomala rispetto a quanto previsto dalla legge.
  Il bando, infatti, precisava che «il prezzo non è il solo criterio di aggiudicazione», basando l'aggiudicazione sulla valutazione sia di un'offerta tecnica (con soglia di sbarramento d'accesso) sia di un'offerta economica, nella quale andava indicato il ribasso rispetto alla base d'asta. Il ribasso – che non prevedeva un tetto massimo – non andava calcolato sull'intero ammontare della base d'asta ma esclusivamente su una cifra di 5 milioni di euro, allocata a copertura dei costi per lo sviluppo dell'idea creativa e della sua produzione.
  L'intera procedura di gara intendeva, quindi, premiare le offerte qualitativamente migliori. Sono risultate ammesse alla valutazione dell'offerta economica solo i raggruppamenti con le offerte tecniche che hanno conseguito una valutazione superiore a una prefissata soglia di sbarramento molto alta (65/85). Su 10 partecipanti alla gara, solo 4 raggruppamenti temporanei di imprese hanno superato tale soglia.
  Il Tar del Lazio, dopo aver negato la tutela cautelare all'unico ricorso giurisdizionale presentato contro gli esiti della procedura (ordinanza n. 04318/2021 pubblicata il 5 agosto 2021), ha respinto anche le richieste di merito ivi contenute (sentenza n. 0053/2022 pubblicata il 4 gennaio 2022), dichiarando il ricorso inammissibile e infondato e confermando definitivamente la piena legittimità della procedura e la correttezza delle scelte dalla stazione appaltante.
  Nel provvedimento giurisdizionale di gennaio, il Tar del Lazio ha dichiarato espressamente che «la Commissione ha proceduto correttamente all'assegnazione dei punteggi sulla base dei criteri tecnici definiti nella legge di gara e dei dati forniti dai concorrenti».
  A dimostrazione dell'atteggiamento responsabile e trasparente con cui è stata gestita la gara, l'Autorità nazionale anticorruzione (Anac), cui l'ICE-Agenzia aveva chiesto un parere di precontenzioso prima di approvare la graduatoria finale dei partecipanti, aveva già dichiarato legittimi, con delibera n. 402 del 26 maggio 2021, gli atti e la procedura espletata.
  Il parere Anac di maggio e la sentenza del Tar di gennaio dimostrano che le supposte irregolarità menzionate nell'interrogazione non corrispondono alla realtà dei fatti.
  Il dottor Riccardo Maria Monti, attualmente Presidente del Consiglio di amministrazione di Triboo Spa, ha concluso il proprio rapporto di lavoro con ICE il primo giugno 2016, oltre quattro anni prima dell'indizione della gara in oggetto e quindi fuori dall'arco temporale di tre anni previsto dal decreto legislativo n. 165 2001 (articolo 53, comma 16-
ter, cosiddetto divieto di «pantouflage»). Con delibera n. 712 del 7 agosto 2020, Anac aveva già analizzato la posizione del dottor Monti in rapporto all'incarico in Triboo Spa: rilevando che «non sussiste il presupposto applicativo previsto dall'articolo 53 comma 16-ter decreto legislativo n. 165 del 2001 costituito dall'aver esercitato poteri autoritativi nella società Triboo Spa nei tre anni antecedenti la cessazione dell'incarico di Presidente dell'Agenzia ICE», atteso che la carica di Presidente del Consiglio di amministrazione in ICE-Agenzia ha funzioni di rappresentanza istituzionale mentre i poteri gestori e di rappresentanza legale sono in capo al direttore generale.
  

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Manlio Di Stefano.


   ZOFFILI, BILLI, CECCHETTI, COIN, COMENCINI, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, FORMENTINI, RIBOLLA e SNIDER. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   un giovane ricercatore italiano, Davide Giri, è stato barbaramente assassinato a New York giovedì 2 dicembre 2021 sera, mentre rientrava alla Columbia University;

   responsabile dell'omicidio è risultato essere il 25enne Vincent Pinkney, afroamericano di Harlem, pregiudicato più volte arrestato per crimini violenti e a piede libero, malgrado la propria appartenenza ad una fra le bande più aggressive newyorkesi;

   Pinkney ha già beneficiato in passato di importanti sconti di pena –:

   quali iniziative il Governo italiano intenda assumere per sensibilizzare le autorità e l'opinione pubblica americane sull'accaduto e circa, la necessità che un crimine di tale gravità e brutalità sia perseguito e sanzionato adeguatamente.
(4-10908)

  Risposta. — La sera del 2 dicembre 2021 il connazionale Davide Giri, nato ad Alba il 10 dicembre 1990, è stato accoltellato a New York, dove studiava per conseguire un dottorato di ricerca presso la Columbia University. Il ragazzo è stato raggiunto da un colpo all'addome mentre faceva rientro a casa.
  Il Consolato generale a New York, interessato dal fratello del connazionale, ha tempestivamente fornito l'assistenza necessaria ai familiari di Davide, giunti a New York per porgere l'ultimo saluto al giovane, seguirne la cremazione e riportarne le ceneri in Italia.
  La sede ha anche immediatamente preso contatti con le autorità di polizia statunitensi, le quali hanno informato che il presunto omicida, tale Vincent Pinkney, è stato subito tratto in arresto dalla polizia di New York ed è ora destinatario di formale atto d'accusa depositato dalla Giuria popolare di New York con diversi capi d'imputazione, tra cui omicidio intenzionale relativo al caso del connazionale Davide Giri.
  Il signor Pinkney avrebbe dovuto essere formalmente citato in giudizio il 13 gennaio 2022; tuttavia l'udienza presso la Corte Suprema di New York è stata rinviata al 2 febbraio per motivi riconducibili alla pandemia in corso.
  La sede consolare ha informato dei fatti sopra descritti la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma, che procede ora ai sensi dell'articolo 575 del codice penale.
  Il Consolato generale a New York, in stretto coordinamento con la Farnesina, proseguirà il dialogo costante con le autorità di polizia statunitensi, al fine di mantenere alta l'attenzione sulla tragica vicenda che ha coinvolto Davide Giri e sollecitare la rapida conclusione delle indagini.
  

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Benedetto Della Vedova.