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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Martedì 19 aprile 2022

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME: DDL N. 2681-A E ABB.

Ddl n. 2681-A e abb. – Deleghe al Governo per la riforma dell'ordinamento giudiziario e per l'adeguamento dell'ordinamento giudiziario militare, nonché disposizioni in materia ordinamentale, organizzativa e disciplinare, di eleggibilità e ricollocamento in ruolo dei magistrati e di costituzione e funzionamento del Consiglio superiore della magistratura

Tempo complessivo: 22 ore, di cui:

• discussione sulle linee generali: 10 ore;

• seguito dell'esame: 12 ore.

Discussione generale Seguito dell'esame
Relatori per la maggioranza 40 minuti
(complessivamente)
40 minuti
(complessivamente)
Relatore di minoranza 15 minuti 15 minuti
Governo 20 minuti 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 1 ora
Interventi a titolo personale 1 ora e 28 minuti 1 ora e 33 minuti
(con il limite massimo di 14 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 7 ore e 7 minuti 8 ore e 2 minuti
MoVimento 5 Stelle 48 minuti 1 ora e 19 minuti
Lega – Salvini premier 48 minuti 1 ora e 10 minuti
Partito Democratico 47 minuti 58 minuti
Forza Italia – Berlusconi presidente 47 minuti 52 minuti
Fratelli d'Italia 52 minuti 1 ora e 26 minuti
Italia Viva 46 minuti 34 minuti
Coraggio Italia 45 minuti 31 minuti
Liberi e Uguali 45 minuti 28 minuti
Misto: 49 minuti 44 minuti
  Alternativa 16 minuti 13 minuti
  Azione – +Europa – Radicali Italiani 6 minuti 5 minuti
  MAIE-PSI-Facciamo eco 6 minuti 5 minuti
  Centro Democratico 5 minuti 5 minuti
  Europa Verde – Verdi Europei 5 minuti 5 minuti
  Noi con l'Italia – USEI-Rinascimento ADC 4 minuti 4 minuti
  Manifesta, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea 4 minuti 4 minuti
  Minoranze Linguistiche 3 minuti 3 minuti

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli
nella seduta del 19 aprile 2022.

  Amitrano, Ascani, Baldelli, Barelli, Battelli, Bergamini, Boschi, Brescia, Brunetta, Butti, Cantalamessa, Cantini, Carfagna, Casa, Castelli, Cavandoli, Cirielli, Colletti, Colucci, Comaroli, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Dadone, Daga, De Maria, Delmastro Delle Vedove, Durigon, Fassino, Gregorio Fontana, Ilaria Fontana, Franceschini, Frusone, Gallinella, Garavaglia, Gava, Gebhard, Gerardi, Giachetti, Giorgetti, Gobbato, Grande, Grimoldi, Guerini, Invernizzi, Iovino, Lapia, Lollobrigida, Lorefice, Lorenzin, Losacco, Lupi, Macina, Maggioni, Magi, Mancini, Mandelli, Marattin, Marin, Migliore, Misiti, Molinari, Molteni, Morelli, Mulè, Mura, Nardi, Nesci, Orlando, Paita, Parolo, Perantoni, Picchi, Rampelli, Rizzo, Romaniello, Rosato, Rotta, Ruocco, Sasso, Scalfarotto, Schullian, Scoma, Serracchiani, Carlo Sibilia, Silli, Sisto, Sodano, Spadoni, Speranza, Suriano, Tabacci, Tasso, Tofalo, Vignaroli, Leda Volpi, Zanettin, Zoffili.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

  Amitrano, Ascani, Baldelli, Barelli, Battelli, Bergamini, Boschi, Brescia, Brunetta, Butti, Cantalamessa, Cantini, Carfagna, Casa, Castelli, Cavandoli, Cirielli, Colletti, Colucci, Comaroli, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Dadone, Daga, De Maria, Delmastro Delle Vedove, Durigon, Fassino, Gregorio Fontana, Ilaria Fontana, Franceschini, Frusone, Gallinella, Garavaglia, Gava, Gebhard, Gerardi, Giachetti, Giorgetti, Gobbato, Grande, Grimoldi, Guerini, Invernizzi, Iovino, Lapia, Lollobrigida, Lorefice, Lorenzin, Losacco, Lupi, Macina, Maggioni, Magi, Mancini, Mandelli, Marattin, Marin, Migliore, Misiti, Molinari, Molteni, Morelli, Mulè, Mura, Nardi, Nesci, Orlando, Paita, Parolo, Perantoni, Picchi, Rampelli, Rizzo, Romaniello, Rosato, Rotta, Ruocco, Sasso, Scalfarotto, Schullian, Scoma, Serracchiani, Carlo Sibilia, Silli, Sisto, Sodano, Spadoni, Speranza, Suriano, Tabacci, Tasso, Tateo, Tofalo, Vignaroli, Leda Volpi, Zanettin, Zoffili.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 14 aprile 2022 è stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di legge d'iniziativa del deputato:

   PATASSINI: «Istituzione di una zona economica speciale in alcune aree della regione Marche» (3559).

  Sarà stampata e distribuita.

Annunzio di proposte di legge
d'iniziativa regionale.

  In data 15 aprile 2022 è stata presentata alla Presidenza, ai sensi dell'articolo 121 della Costituzione, la seguente proposta di legge:

   PROPOSTA DI LEGGE D'INIZIATIVA DEL CONSIGLIO REGIONALE DELLA CALABRIA: «Modifiche al decreto legislativo 7 settembre 2012, n. 155, recante nuova organizzazione dei tribunali ordinari e degli uffici del pubblico ministero» (3560).

  Sarà stampata e distribuita.

Adesione di deputati a proposte di legge.

  La proposta di legge GRILLO ed altri: «Istituzione del servizio di medicina scolastica nelle scuole di ogni ordine e grado» (3185) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Perconti.

  La proposta di legge ANDREA ROMANO ed altri: «Disposizioni per la tutela del pluralismo nei servizi di media» (3211) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Topo.

  La proposta di legge CARNEVALI ed altri: «Disposizioni per il riconoscimento dell'apnea ostruttiva nel sonno come malattia cronica e invalidante nonché per la diagnosi e la cura di essa» (3219) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Topo.

  La proposta di legge CECCANTI ed altri: «Modifiche alla legge 25 maggio 1970, n. 352, in materia di anticipazione del controllo della Corte costituzionale sui referendum abrogativi dopo la raccolta di centomila firme» (3284) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Topo.

Assegnazione di un progetto di legge
a Commissione in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, il seguente progetto di legge è assegnato, in sede referente, alla sottoindicata Commissione permanente:

   II Commissione (Giustizia)

   CONSIGLIO REGIONALE DEL LAZIO: «Tutela delle relazioni affettive e della genitorialità delle persone ristrette» (3488) Parere delle Commissioni I, V, XII e Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Trasmissione dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere.

  Il Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere con lettera in data 15 aprile 2022, ha inviato – ai sensi dell'articolo 1, comma 1, lettera z) della legge 7 agosto 2018, n. 99 – la relazione sull'istituto di cui all'art. 4-bis dell'ordinamento penitenziario e le conseguenze derivanti dall'ordinanza della Corte costituzionale n. 97 del 2021.

  Il predetto documento sarà stampato e distribuito (Doc. XXIII, n. 21).

Trasmissione dal Presidente
del Consiglio dei ministri.

  Il Presidente del Consiglio dei ministri, con lettera in data 13 aprile 2022 ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 2-bis del decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77, la relazione sullo stato di avanzamento del processo di ricostruzione post-sismica nella regione Abruzzo, riferita agli anni 2019 e 2020 (Doc. XXXI, n. 2).

  Questa relazione è trasmessa alla VIII Commissione (Ambiente).

Trasmissione dal Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri per le politiche e gli affari europei.

  Il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri per le politiche e gli affari europei, con lettera in data 13 aprile 2022, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 14, comma 1, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, l'elenco delle procedure giurisdizionali e di precontenzioso con l'Unione europea, riferito al primo trimestre del 2022 (Doc. LXXIII-bis, n. 17).

  Questo documento è trasmesso a tutte le Commissioni permanenti e alla Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Trasmissione dalla Corte costituzionale.

  La Corte costituzionale, in data 14 aprile 2022, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 30, secondo comma, della legge 11 marzo 1953, n. 87, copia conforme dell'ordinanza n. 99 del 7-14 aprile 2022, con la quale la Corte stessa ha disposto la correzione di un errore materiale contenuto nella sentenza n. 63 dell'8 febbraio-10 marzo 2022 (Doc. VII, n. 839), già inviata, ai sensi dell'articolo 108, comma 1, del Regolamento, in data 11 marzo 2022, alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla II Commissione (Giustizia).

  Questa decisione è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla II Commissione (Giustizia).

Trasmissione dalla Corte dei conti.

  Il Presidente della Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato della Corte dei conti, con lettera pervenuta in data 14 aprile 2022, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 3, comma 6, della legge 14 gennaio 1994, n. 20, la deliberazione n. 7/2022 del 30 marzo-12 aprile 2022, con la quale la Sezione stessa ha approvato il rapporto concernente il Fondo nuove competenze.

  Questo documento è trasmesso alla V Commissione (Bilancio) e alla XI Commissione (Lavoro).

Trasmissione dal Ministero della difesa.

  Il Ministero della difesa ha trasmesso decreti ministeriali recanti variazioni di bilancio tra capitoli dello stato di previsione del medesimo Ministero, autorizzate, in data 12 aprile 2022, ai sensi dell'articolo 33, comma 4-quinquies, della legge 31 dicembre 2009, n. 196.

  Questi decreti sono trasmessi alla IV Commissione (Difesa) e alla V Commissione (Bilancio).

Trasmissione dal Ministro della salute.

  Il Ministro della salute, con lettera in data 13 aprile 2022, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 2, comma 5, del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 maggio 2020, n. 35:

   l'ordinanza 27 gennaio 2022, recante ulteriori misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19 e per la sperimentazione di «corridoi turistici Covid-free»;

   l'ordinanza 31 gennaio 2022, recante ulteriori misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19;

   l'ordinanza 8 febbraio 2022, recante ulteriori misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19 concernenti l'utilizzo dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie sull'intero territorio nazionale;

   l'ordinanza 22 febbraio 2022, recante nuove misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19;

   l'ordinanza 29 marzo 2022, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19.

  Queste ordinanze sono depositate presso il Servizio per i Testi normativi a disposizione degli onorevoli deputati.

Trasmissione dal Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri.

  Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 13 aprile 2022, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, commi 4 e 5, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, le seguenti relazioni concernenti progetti di atti dell'Unione europea, che sono trasmesse alle sottoindicate Commissioni:

   relazione in merito alla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa a norme comuni per i mercati interni del gas rinnovabile e del gas naturale e dell'idrogeno (COM(2021) 803 final), accompagnata dalla tabella di corrispondenza tra le disposizioni delle proposte e le norme nazionali vigenti – alla X Commissione (Attività produttive) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea);

   relazione in merito alla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sui mercati interni del gas rinnovabile e del gas naturale e dell'idrogeno (rifusione) (COM(2021) 804 final), accompagnata dalla tabella di corrispondenza tra le disposizioni della proposta e le norme nazionali vigenti – alla X Commissione (Attività produttive) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea);

   relazione in merito alla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 2010/40/UE sul quadro generale per la diffusione dei sistemi di trasporto intelligenti nel settore del trasporto stradale e nelle interfacce con altri modi di trasporto (COM(2021) 813 final) – alla IX Commissione (Trasporti) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea);

   relazione in merito alla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio riguardante norme armonizzate sull'accesso equo ai dati e sul loro utilizzo (normativa sui dati) (COM(2022) 68 final) – alla IX Commissione (Trasporti) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Annunzio di progetti
di atti dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 13 aprile 2022, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):

   Relazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e finanziario e al Comitato per l'occupazione – Relazione sullo strumento europeo di sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione nello stato di emergenza (SURE) a seguito della pandemia di COVID-19 a norma dell'articolo 14 del regolamento (UE) 2020/672 del Consiglio – SURE a 18 mesi: terza relazione semestrale (COM(2022) 128 final), che è assegnata in sede primaria alla XI Commissione (Lavoro);

   Proposta di regolamento del Consiglio recante modifica del regolamento (UE) 2022/109 che fissa, per il 2022, le possibilità di pesca per alcuni stock ittici e gruppi di stock ittici, applicabili nelle acque dell'Unione e, per i pescherecci dell'Unione, in determinate acque non dell'Unione (COM(2022) 165 final), che è assegnata in sede primaria alla XIII Commissione (Agricoltura).

  Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 14 aprile 2022, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, commi 1 e 2, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.

  Questi atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

  Con la predetta comunicazione, il Governo ha inoltre richiamato l'attenzione sulla proposta di regolamento del Consiglio recante modifica del regolamento (UE) 2022/109 che fissa, per il 2022, le possibilità di pesca per alcuni stock ittici e gruppi di stock ittici, applicabili nelle acque dell'Unione e, per i pescherecci dell'Unione, in determinate acque non dell'Unione (COM(2022) 165 final), già trasmessa dalla Commissione europea e assegnata alle competenti Commissioni, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento.

Comunicazione di nomine ministeriali.

  La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettere in data 15 aprile 2022, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 19, comma 9, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, le seguenti comunicazioni concernenti il conferimento, ai sensi del comma 4 del medesimo articolo 19, di incarichi di livello dirigenziale generale, che sono trasmesse alla I Commissione (Affari costituzionali), nonché alle sottoindicate Commissioni:

   alla IV Commissione (Difesa) la comunicazione concernente il seguente incarico nell'ambito del Ministero della difesa:

    al dottor Francesco Rammairone, l'incarico di vice capo di Gabinetto civile, nell'ambito degli uffici di diretta collaborazione del Ministro della difesa;

   alla V Commissione (Bilancio) la comunicazione concernente il seguente incarico nell'ambito del Ministero dell'economia e delle finanze:

    alla dottoressa Maria Brogna, l'incarico di direttore della Ragioneria territoriale dello Stato di Venezia, nell'ambito del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato.

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

MOZIONI CILLIS ED ALTRI N. 1-00609, INCERTI ED ALTRI N. 1-00627, MELONI ED ALTRI N. 1-00629, VIVIANI ED ALTRI N. 1-00630 E SPENA ED ALTRI N. 1-00631 CONCERNENTI INIZIATIVE A SOSTEGNO DEL SETTORE AGROALIMENTARE IN RELAZIONE ALLA CRISI UCRAINA

Mozioni

   La Camera,

   premesso che:

    negli ultimi anni, l'evolversi di un'economia sempre più interconnessa ha stimolato la crescita esponenziale di un mercato globalizzato, contribuendo a rendere l'Italia un Paese principalmente trasformatore, con la necessità di importare – soprattutto dall'Oriente – le materie prime da lavorare e che costituiscono una risorsa imprescindibile per le fabbriche e le aziende operanti nel Paese;

    a seguito dell'avvento della pandemia COVID-19 e dell'arresto subito dall'intero pianeta, l'approvvigionamento di materie prime è divenuto sempre più complesso, e soprattutto oneroso, e la conseguenza è quella evidente dell'aumento dei prezzi dei prodotti finiti;

    ciò interessa tutti i settori merceologici, ma in maniera ancora più diretta il settore agroalimentare, poiché le conseguenze di tale rincaro colpiscono direttamente, oltre alle imprese, i cittadini italiani, trattandosi il più delle volte di prodotti di prima necessità;

    nelle ultime settimane, a questa già complessa situazione si è affiancato il dramma dello scoppio della guerra tra Ucraina e Russia che, oltre all'indicibile tragedia umanitaria, sta avendo strascichi commerciali ed economici, sia diretti che indiretti, per la difficoltà di reperimento di alcune materie prime agricole provenienti da quei territori (per l'Italia, soprattutto, mais e grano tenero) o per l'incancrenirsi delle difficoltà di importazione da altri Paesi (si veda la situazione del grano duro importato dal Canada, il cui blocco commerciale ha già portato ad un rialzo massimo del prezzo del grano nel dicembre del 2021);

    in relazione all'approvvigionamento di grano duro, secondo Ismea l'instabilità del mercato deriva soprattutto dal vuoto d'offerta determinato dal calo della produzione mondiale, nel 2021, del 9,1 per cento rispetto al 2020 e dall'assottigliamento delle scorte globali (-24,5 per cento). All'origine della riduzione produttiva è stato il crollo del 59,6 per cento dei raccolti in Canada, principale esportatore mondiale, a causa dell'eccezionale siccità che ha colpito una vasta area del Paese;

    relativamente al mais, ad esempio, i listini hanno registrato una decisa tendenza al rialzo a partire da ottobre 2020, raggiungendo il picco nelle prime tre settimane di febbraio 2022, con valori mai rilevati nelle fasi più acute delle crisi dei prezzi tra il 2007 e il 2008; si tratta di una situazione che suscita qualche preoccupazione, vista la consistente riduzione della produzione interna di mais (-30 per cento negli ultimi 10 anni) e l'ormai strutturale dipendenza delle imprese zootecniche dal prodotto di provenienza estera (tasso di autoapprovvigionamento italiano pari al 53 per cento contro il 79 per cento nel 2011);

    tra gli effetti indiretti del conflitto russo-ucraino si segnala che dal 5 marzo 2022 l'Ungheria aveva deciso di bloccare le esportazioni dei cereali, proprio per il timore del Governo locale che il conflitto tra Russia e Ucraina potesse causare carenze significative nell'approvvigionamento nazionale e una conseguente impennata dei prezzi a livello mondiale; ciò sarebbe gravissimo per il nostro Paese in quanto è un grande importatore di grano tenero, mais e semi di girasole proprio dall'Ungheria;

    nel dettaglio tra i nostri fornitori, l'Ucraina, nel 2021, ha fornito il 3 per cento delle importazioni di frumento tenero e il 13 per cento di mais, mentre la quota dell'Ungheria è, rispettivamente, del 23 per cento e del 32 per cento;

    a questa situazione si aggiunge, ad esempio, l'aumento del costo medio di produzione del latte, fra energia e spese fisse, che ha raggiunto i 46 centesimi al litro, un costo molto superiore rispetto al prezzo di 38 centesimi riconosciuto a una larga fascia di allevatori;

    ad aumentare sono anche i costi dei mezzi agricoli, dei fitosanitari e dei fertilizzanti che arrivano anche a triplicare; a tal proposito, l'Ucraina ha bloccato le esportazioni di concimi e, dopo il blocco della Russia e della Bielorussia, il nostro Paese ha perso il 15 per cento delle importazioni totali di fertilizzante;

    a ciò si somma una crisi energetica importante, che, aggravata dalla pandemia prima e dalle conseguenze del conflitto oggi, sta evidenziando quanto sia necessario un maggiore e più importarne progresso dal punto di vista energetico, sia per ciò che concerne la vera e propria produzione (si vedano la necessità di diversificazione degli approvvigionamenti e la rimozione degli ostacoli per la realizzazione di impianti a fonti rinnovabili), sia per ciò che attiene all'acquisto dei componenti degli impianti, per i quali l'Italia è completamente dipendente dall'estero (Russia, Cina e altri Paesi);

    tale «pandemia energetica» si sta riverberando su tutto il settore agroalimentare, paralizzando la spinta verso il futuro, bloccando lo sviluppo e spesso paralizzando la produzione, in un'ottica in cui le spese sostenute da imprese e aziende sono necessarie quasi esclusivamente per poter fronteggiare la normale produzione e non certo per implementarla;

    le imprese italiane si trovano, quindi, ad affrontare esborsi cospicui per l'acquisto delle materie prime necessarie, aggravati dall'aumento del loro prezzo, del costo di produzione e dell'onerosità del loro trasporto (si veda anche il caro carburante, anche esso inasprito dal recente cambiamento della situazione geopolitica europea) e inoltre dai costi connessi alla transizione green, energetica e digitale attualmente in atto nel sistema produttivo italiano;

    un tale contesto sta portando ad un rialzo, anche importante, dei prezzi dei prodotti finiti, spesso prodotti di prima necessità, e ad un lento ma inesorabile rallentamento dei consumi che, in questa fase di ripresa economica post pandemica, il nostro Paese non può permettersi;

    in una fase particolare come quella che si sta vivendo si corre, inoltre, il rischio di speculazione sui prezzi e tutto ciò è sufficiente a delineare un quadro generale molto complesso che rende ancora più evidente – più di quanto già valutato nel pieno della pandemia da COVID-19 – quanto sia importante per il nostro Paese raggiungere una maggiore autonomia produttiva da un punto di vista agricolo ed agroalimentare;

    in questo momento essere autonomi nella produzione agricola e agroalimentare è fondamentale per garantire la sopravvivenza di un settore che si è rivelato fondamentale nel nostro Paese nei giorni più bui della pandemia, non facendo mai mancare, nonostante le difficoltà, i beni di prima necessità alle famiglie;

    per avviare questo percorso di resilienza è necessario intervenire su molti aspetti dell'attuale politica agricola nazionale e delle restrizioni, spesso burocratiche, al fine di garantire nuovi orizzonti agli agricoltori;

    alla luce di tutto quanto sopra esposto, è necessario garantire una sempre maggiore autonomia al sistema produttivo agricolo e alimentare italiano, sia in funzione dell'attuale emergenza sia in modo strutturale,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative di competenza per avviare un percorso concreto di rivalutazione dell'impostazione della politica agricola comune, tenendo conto dell'esigenza di orientare in maniera diversa e più efficace gli strumenti a disposizione per sostenere le produzioni più strategiche, in particolare:

  a) posticipare l'entrata in vigore delle misure introdotte nella politica agricola comune volte a limitare la produzione e rivedere alcuni adempimenti previsti, quali gli obblighi di semina, di rotazione delle colture e altro, nonché consentire l'utilizzo, a fini produttivi, delle aree ecologiche oggi non coltivabili, delle superfici lasciate a riposo e di tutti i pascoli, anche se parzialmente occupati da vegetazione arbustiva spontanea;

  b) incrementare la percentuale dei pagamenti accoppiati per le produzioni più strategiche e per le quali l'Unione europea non è autosufficiente (proteine vegetali, cereali e altro);

  c) introdurre un contributo per tutte le superfici agricole utilizzate, per ammortizzare l'incremento dei costi di produzione;

  d) rimuovere il vincolo del non incremento della superficie irrigabile, per aumentare la produttività del settore agroalimentare;

2) ad adottare iniziative per prevedere misure di semplificazione dei pagamenti da parte di Agea, ad esempio permettendo la possibilità di ricevere l'erogazione di aiuti, benefici e contributi finanziari a carico delle risorse pubbliche, rinviando l'adempimento delle disposizioni di cui ai commi 1-quater e 1-quinquies dell'articolo 78 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27;

3) a promuovere la diversificazione dei mercati di approvvigionamento delle materie prime agricole, tra cui frumento tenero, mais, olio di girasole, ma anche dei concimi, sui quali il nostro Paese negli ultimi anni ha rafforzato la dipendenza dall'estero, ma anche, al contempo, ad adottare iniziative per prevedere la possibilità di uno stoccaggio agevolato per alcuni prodotti in relazione alle esportazioni, nonché a promuovere lo sviluppo di nuove infrastrutture per lo stoccaggio;

4) ad adottare iniziative per prevedere immediati interventi in ambito nazionale a sostegno del settore agroalimentare, quali il potenziamento degli strumenti di ristrutturazione e rinegoziazione del debito bancario delle imprese agricole, anche attraverso una deroga alle norme sugli aiuti di Stato, la garanzia di una moratoria alle scadenze dei termini relativi all'indebitamento in essere con istituti di credito o altri operatori, l'adozione di misure per sostenere la domanda all'interno del mercato agroalimentare e il finanziamento di specifiche misure di sostegno alle filiere più esposte alla crisi (zootecnia, florovivaismo e altro), anche attraverso la sospensione degli oneri previdenziali a carico dei datori di lavoro;

5) a promuovere la ricerca di nuovi mercati per l'approvvigionamento di prodotti fertilizzanti utili alla concimazione e alla lavorazione del terreno da preparare alle semine;

6) ad avviare un confronto in ambito europeo finalizzato ad affrontare la creazione di un Energy Recovery fund, finanziato dal debito pubblico europeo comune sul modello di quanto avvenuto per contrastare le drammatiche conseguenze di carattere economico e sociale derivanti dal diffondersi della pandemia da COVID-19;

7) a valutare la possibilità di adottare iniziative per calmierare ulteriormente il prezzo gasolio agricolo agevolato;

8) ad adottare iniziative per sviluppare, promuovere ed incentivare tecnologie di coltivazione fuori suolo, nonché nuove tecnologie applicabili in agricoltura per il miglioramento genetico basate, ad esempio, su cisgenesi e genome editing, consentendo la ricerca in pieno campo a sostegno dello sviluppo futuro del settore agricolo e agroalimentare;

9) ad adottare iniziative volte a programmare, attraverso un accordo con tutti i Ministeri di competenza, nonché con i soggetti che operano nel settore della cooperazione allo sviluppo, un'organica iniziativa di sostegno alla ripresa e allo sviluppo del settore agricolo in Ucraina, in conseguenza delle distruzioni subite dall'aggressione bellica della Russia, attivando tutte le iniziative possibili, anche nell'ambito del sistema della cooperazione italiana, e avviando misure di sostegno atte a consentire la ripresa e la continuità della piena capacità di produzione agricola dell'Ucraina.
(1-00609) (Nuova formulazione) «Cillis, Gagnarli, Gallinella, Cadeddu, Cassese, Bilotti, L'Abbate, Maglione, Marzana, Alberto Manca, Parentela, Pignatone».


   La Camera,

   premesso che:

    le conseguenze dirette e indirette della guerra tra Russia e Ucraina pongono al centro del dibattito la capacità del settore agroalimentare di affrontare efficacemente le dinamiche innestate dai rapidi e improvvisi mutamenti dei contesti economici e politici;

    i rincari record dei prezzi delle commodities agricole, in primis dei cereali, sono riconducibili, al pari di quanto è accaduto a tutte le materie prime, a un insieme di fattori di natura congiunturale, strutturale, geopolitica e anche speculativa. In questo scenario, l'Italia sconta una strutturale dipendenza delle forniture estere di frumento duro, tenero e mais, con un tasso di autoapprovvigionamento rispettivamente pari a circa il 60 per cento per il grano duro, il 35 per cento per il tenero e il 53 per cento per il mais, che espone particolarmente il nostro Paese alle turbolenze dei mercati internazionali;

    gli ultimi due anni, caratterizzati dai devastanti effetti sociali ed economici causati dalla pandemia da COVID-19, hanno rimesso al centro del dibattito politico la capacità di adattamento del nostro sistema agricolo e alimentare. Gli sforzi dei nostri produttori hanno costantemente assicurato cibo di qualità, a un prezzo equo, sulle tavole degli italiani, nonostante le enormi difficoltà legate all'emergenza sanitaria;

    l'invasione della Federazione russa ai danni dell'Ucraina ha bruscamente allontanato le previsioni di un graduale ritorno alla normalità e, sovrapponendosi al protrarsi degli effetti della pandemia, ha improvvisamente introdotto nuovi e ulteriori fattori di instabilità sociale ed economica. La crisi ha cancellato tutte le previsioni di un graduale ritorno alla normalità dopo la pandemia, introducendo nuovi elementi di instabilità economica e l'aumento generalizzato di tutte le materie prime e dell'energia. Oltre a mettere a rischio la sicurezza alimentare, sta progressivamente e rapidamente erodendo la redditività dell'attività economica su tutta la filiera produttiva ma, in particolare, dell'anello più debole minandone la sopravvivenza;

    le possibili limitazioni al commercio internazionale da parte di Paesi dell'area ex sovietica e di alcuni dei Paesi membri dell'Unione europea rischiano di compromettere il mercato degli approvvigionamenti europei provocando uno shock generalizzato di ampia portata. Per il settore agricolo, l'incertezza dello scenario geopolitico ha ulteriormente accresciuto la volatilità e anche la speculazione delle quotazioni internazionali dei cereali e dei semi oleosi. I prezzi di frumento e mais in Italia hanno raggiunto i livelli più elevati negli ultimi anni,

    il Crea ha stimato un impatto di oltre 15.700 euro di aumento medio dei costi delle imprese agricole; aumento dovuto al rincaro di fertilizzanti, mangimi, gasolio, sementi piantine, prodotti fitosanitari, antiparassitari e diserbanti, oltre ai maggiori costi per i noleggi passivi, conseguenza diretta dell'incremento dei costi dei carburanti;

    la Commissione europea ha attivato per la prima volta il suo fondo di riserva per la crisi, prevedendo un pacchetto da 500 milioni di euro, per sostenere direttamente gli agricoltori più colpiti dall'aumento dei costi di produzione e dalla chiusura dei mercati di esportazione;

    la bozza di atto delegato, resa disponibile dalla Commissione, prevede per l'Italia un'assegnazione di 48 milioni di euro che potranno essere integrati con un cofinanziamento fino a 96 milioni di euro, di cui il nostro Paese è chiamato a farsi carico con un ulteriore sforzo finanziario. Per l'Italia significherebbe disporre di uno stanziamento complessivo di 144 milioni di euro, che, secondo quanto riferito dal Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, dovrebbe essere destinato ai settori maggiormente in difficoltà, zootecnico e lattiero-caseario;

    le proposte della Commissione europea rappresentano un primo passo positivo anche se risulta necessario, come ha anticipato il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali Patuanelli il 29 marzo 2022 presso la Camera dei deputati durante l'informativa urgente, rivedere i Piani strategici nazionali previsti dalla nuova Pac alla luce delle mutate condizioni di mercato;

    il pacchetto di misure inserite nel decreto-legge 21 marzo 2022, n. 21, il cosiddetto «decreto crisi ucraina», costituisce una prima, concreta risposta, anche se non esaustiva, alle esigenze del settore;

    è necessario adottare misure immediate e urgenti lavorando ad un piano straordinario che consenta il miglior utilizzo degli strumenti a disposizione con la richiesta di risorse ulteriori per accrescere la nostra autonomia alimentare, diversificare i mercati di importazione, supportare il nostro export nell'individuazione di nuovi mercati, rafforzare i sistemi alimentari locali e di distretto. Occorre costruire un orizzonte strategico di medio periodo anche condizionando i principali strumenti che sostengono l'agricoltura e la pesca verso una maggiore buona produzione nazionale e verso il rafforzamento delle filiere, senza alcuna ambizione neo-protezionistica e autarchica ma anche senza smarrire gli obiettivi del Green Deal;

    la Fao ha allertato la comunità internazionale sulle conseguenze drammatiche che la guerra, con il conseguente blocco di grano destinato ai Paesi in via di sviluppo in aree come il Nord Africa, il Medioriente e l'Asia, può provocare in termini di sicurezza alimentare,

impegna il Governo:

1) con la dovuta attenzione ai temi ambientali, ad adottare iniziative di competenza per avviare una revisione e un aggiornamento della Pac 2022 e del Piano strategico nazionale 2023-2027 al fine di:

  a) incrementare la produttività agricole onde sopperire ai fabbisogni interni;

  b) prevedere forme di incentivo per le nuove messe a coltura;

  c) aumentare il plafond da destinare agli aiuti accoppiati da destinare alle colture proteiche, cereali e semi oleosi

  d) prevedere una deroga al 2023 di alcuni vincoli in modo da permettere di destinare tutte le superfici, a qualsiasi titolo ritirate dalla produzione, a colture proteiche, cereali o girasole.

2) ad adottare iniziative per assicurare una maggiore efficienza dei sistemi irrigui del nostro Paese, anche attraverso la realizzazione di piccole strutture di accumulo necessarie al sostegno della capacità produttiva delle aziende agricole che operano in condizioni climatiche difficili;

3) a prevedere iniziative volte a favorire una sana gestione finanziaria delle imprese agricole, della pesca e dell'acquacoltura attraverso una rinegoziazione e ristrutturazione dei mutui;

4) al fine di favorire il rilancio produttivo e occupazionale delle filiere agricole, della pesca e dell'acquacoltura, ad adottare iniziative per prorogare le agevolazioni contributive;

5) ad adottare iniziative di competenza per rafforzare i meccanismi di monitoraggio e controllo dei prezzi agroalimentari ai fini della immediata salvaguardia del potere d'acquisto delle famiglie, soprattutto in ordine ai consumi alimentari delle fasce di popolazione più deboli sul piano sociale ed economico;

6) ad adottare iniziative per sostenere la filiera della pesca e dell'acquacoltura a seguito dell'aumento dei costi del carburante e delle materie prime;

7) ad adottare iniziative volte a incentivare interventi per favorire l'ammodernamento, attraverso la combinazione di incentivi a fondo perduto e agevolazioni di carattere fiscale, la sostituzione e il rinnovo delle imbarcazioni adibite alla pesca e all'acquacoltura, agevolando il passaggio a motori tecnologicamente più avanzati che garantiscano un minor impatto ambientale e minori emissioni in atmosfera;

8) ad adottare iniziative per prevedere aiuti alle famiglie con redditi bassi per affrontare l'aumento dei prezzi dei prodotti alimentari attraverso la creazione di un Fondo alimentare per le famiglie che favorisca l'acquisto di beni alimentari essenziali;

9) ad adottare iniziative per sostenere le aziende agricole nella ricerca e nello sviluppo di strategie di diversificazione colturale orientate verso principi agro- ecologici;

10) ad adottare le iniziative di competenza per mettere a disposizione delle organizzazioni internazionali le risorse necessarie per fronteggiare l'emergenza alimentare nei Paesi in via di sviluppo.
(1-00627) «Incerti, Cenni, Avossa, Critelli, Cappellani, Frailis, Berlinghieri, Pagani, Ciampi, Morgoni».


   La Camera,

   premesso che:

    la globalizzazione economica, in particolar modo dal termine della guerra fredda in poi, ha portato ad una forte crescita dei livelli di interdipendenza dell'Italia dai mercati internazionali, in particolar modo per l'approvvigionamento di materie prime ad ogni livello, anche agricolo;

    una elevata dipendenza da fornitori stranieri per l'approvvigionamento di prodotti strategici come le materie prime solleva numerosi profili di rischio per la sicurezza nazionale nel momento in cui tali fornitori corrispondono a Paesi stranieri al di fuori dell'Unione europea e dunque dell'ambito applicativo delle garanzie di diritto dell'Unione;

    la pandemia da COVID-19 con le misure di restrizione e contenimento, in particolar modo in riferimento alla prima metà dell'anno 2020, nonché il conseguente arresto delle attività economiche e la successiva immediata ripresa hanno dato luogo ad una cosiddetta crisi di saturazione, con elevati livelli di inflazione, costanti rincari di materie prime ed energia, ed una perturbazione delle catene di rifornimento globali, con conseguente rincaro dei costi della logistica;

    come indicato già nella prima metà dell'anno 2021 dal FAO Food Price Index (FFPI), sono stati registrati incrementi dei prezzi delle principali materie prime in agricoltura per oltre dodici mesi consecutivi, anche in virtù dell'impatto che il mercato interno cinese, particolarmente attivo nell'acquisto di materie prime agricole, ha avuto sui mercati internazionali;

    il rincaro delle materie prime agricole e dei costi della logistica, congiuntamente alla recente spirale inflattiva ed all'erosione del potere di acquisto di cittadini ed imprese, ha riversato le sue conseguenze direttamente sui consumatori finali e sulle aziende della filiera, anche per quanto attiene all'acquisto di prodotti di prima necessità;

    lo scenario economico, già abbastanza preoccupante al termine del quarto trimestre del 2021, è stato successivamente aggravato dall'invasione dell'Ucraina ad opera della Federazione russa, che ha portato all'interruzione di tutti i canali di fornitura relativi all'area strategica del Mar Nero nonché al blocco temporaneo delle esportazioni di materie prime agricole da Russia e Ucraina verso i mercati occidentali, con conseguenti difficoltà nel reperimento di numerose materie prime che vanno dal mais al grano duro ai materiali chimici per la produzione di fertilizzanti, senza contare le ripercussioni sui costi dell'energia;

    sul punto, infatti, come riportato dal Centro di ricerca politiche e bioeconomia del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria (Crea), la Russia produce il 23 per cento del gas naturale mondiale e circa il 40 per cento del gas naturale dell'Unione europea proviene dalla Russia, che è anche un importante esportatore di petrolio, il cui prezzo (brent) è salito di oltre il 60 per cento dall'inizio del 2022, portando, tra rincaro di gas e petrolio, ad aggravare l'inflazione dei prodotti alimentari;

    Russia e Ucraina rappresentano oltre il 30 per cento del commercio mondiale di frumento e orzo, il 17 per cento del mais e oltre il 50 per cento dell'olio di girasole, prodotti essenziali sia per la trasformazione alimentare che per la mangimistica che per la produzione di beni di prima necessità come pane o pasta;

    in tal senso, l'Italia importa, tra le altre, il 64 per cento del grano tenero per il pane e i biscotti, il 44 per cento di grano duro per la pasta ed il 47 per cento di mais, al punto che i rincari di tali materie incide di per sé sul 10 per cento del prezzo del prodotto finale sul consumatore, con ulteriori rincari dovuti al costo dell'energia (essenziale per alimentare i processi di trasformazione della materia prima agricola) ed al maggiore costo di trasporti, imballaggi e carburate;

    secondo le elaborazioni del Crea, la variazione percentuale dei costi legati a componenti come fertilizzanti e gasolio ha superato rispettivamente il 170 per cento ed il 129 per cento, ha portato complessivamente ad un rincaro annuale dei costi correnti per le aziende agricole stimato di oltre 15.700 euro, valore che arriva a sfiorare i 99.000 euro nelle aziende che allevano granivori;

    come indicato dall'Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (Ismea) pesa su questo scenario, relativamente all'approvvigionamento della materia grano duro, il crollo dei raccolti nel primo Paese mondiale per produzione di grano duro, il Canada, pari al 59,6 per cento dovuto, tra le altre alla forte siccità che ha colpito il Paese, portando ad un vuoto di offerta che ha impattato in modo rilevanti sia sui mercati internazionali (con un declino delle scorte globali di oltre il 24 per cento) che sulla tenuta dell'industria molitoria;

    in relazione al mais, di cui l'Ucraina è quarto esportatore mondiale, detenendo il 15 per cento delle forniture globali, nel febbraio 2022 Ismea ha registrato un valore di picco storico, con la quotazione di 283,10 euro per tonnellata (+27 per cento su febbraio 2021), sollevando numerose preoccupazioni sul fronte interno sia per il calo della produzione nazionale di mais di circa il 30 per cento negli ultimi 10 anni, sia perché la quota di autoproduzione nazionale è attualmente in grado di coprire il solo 53 per cento della domanda interna, lasciando il restante 47 per cento totalmente in mano alle importazioni straniere, con particolare sensibilità alle oscillazioni di mercato e conseguenti rincari a cascata per le aziende agricole, ed in modo particolare il comparto mangimistico;

    per il grano tenero, il mercato è fortemente influenzato dalle esportazioni di Russia e Ucraina che, insieme, esprimono oltre il 30 per cento delle esportazioni globali, portando a oscillazioni di mercato molto marcate, con il raggiungimento del picco di 325,63 euro a tonnellata nel dicembre 2021 (valore più, alto dal 1993) e, nel mese di febbraio, il valore di 312,98 euro a tonnellata, comunque estremamente elevato;

    per quanto attiene al grano tenero, l'Italia ne importa circa il 60 per cento per uso interno di prima e seconda trasformazione, esponendo l'industria molitoria ad una estrema vulnerabilità, nonostante le importazioni italiane provengano principalmente da Paesi dell'Unione europea;

    è in questo caso fondamentale il raggiungimento di strategie condivise in sede europea per garantire la sicurezza dell'approvvigionamento alimentare a tutti i Paesi membri, considerando anche la forte attività di approvvigionamento di grano da parte della Repubblica popolare cinese;

    l'inflazione alimentare ha colpito anche il settore lattiero-caseario, con un incremento dei costi di produzione di almeno il 20 per cento e conseguente rincaro per i consumatori del 30 per cento anche per via del costo medio del latte pari a 48 centesimi al litro (secondo rilevazioni di aprile 2022) e per la riduzione del numero di capi utilizzati dai produttori, necessario per contenere i costi;

    i rincari, avendo colpito a tutto tondo, anche per ragioni esterne rispetto al conflitto tra Ucraina e Russia, anche le quotazioni delle terre rare e delle produzioni tecnologiche, hanno portato ad un rincaro dei mezzi agricoli e dei prodotti ad alto livello di tecnologia, sempre più necessari per le aziende agricole;

    la Russia è il primo esportatore al mondo di fertilizzanti, detenendo oltre il 13 per cento della loro produzione mondiale, con il costo del nitrato di ammonio passato da 250 euro a 675 euro a tonnellata, dell'urea da 350 euro a 875 euro a tonnellata (con picchi di oltre 1000 euro/t), il perfosfato minerale da 170 euro a 350 euro a tonnellata e concimi a contenuto di potassio da 450 a 850 euro a tonnellata, costringendo almeno il 30 per cento delle imprese agricole a ridurre i raccolti;

    il rincaro dei costi energetici ha portato alla riduzione degli output delle industrie produttrici di fertilizzanti in Europa, portando anche ad una prospettiva di effettiva scarsità dei fertilizzanti stessi;

    l'Italia è il secondo fornitore di prodotti agroalimentari dell'Ucraina, con una quota rilevante di esportazioni di tabacco e prodotti ad alto valore aggiunto come vino, caffè, pasta;

    tale scenario, unito al rincaro dei costi dell'energia, porta ad un generale aggravio dei costi di produzione industriale a qualsiasi livello, con particolare incidenza per l'industria agroalimentare a qualsiasi livello, con costi di utenze energetiche superiori anche del 1.500 per cento rispetto a febbraio 2020;

    nonostante le prime avvisaglie della crisi corrente fossero state sollevate ed evidenziate a più riprese nel corso del 2021, la mancata adozione di misure sistemiche a livello italiano ed europeo ha portato il sistema-Paese Italia in una situazione di enorme vulnerabilità, sia per quanto riguarda la produzione agroalimentare che l'approvvigionamento di componentistica per i macchinari industriali che per il procacciamento di materie prime agricole;

    altri Paesi europei hanno adottato, sia in sede di piano di rilancio nazionale post-pandemico, che in risposta all'attuale contingenza internazionale, strategie di rilancio delle produzioni strategiche nazionali in agricoltura, con particolare attenzione alla creazione di catene di fornitura strategiche, diversificate e con una importante quota di autoapprovvigionamento;

    ciò rende improcrastinabile l'esigenza di raggiungere una piena sovranità alimentare con la creazione di filiere nazionali che riducano la vulnerabilità del sistema industriale agroalimentare italiano dalle oscillazioni e speculazioni di mercato, in modo da garantire anche una piena sicurezza alimentare in termini di approvvigionamento nazionale e fornitura di prodotti di qualità ai cittadini italiani, considerando anche il ruolo di presidio ricoperto dal comparto agricolo nel corso della pandemia da COVID-19;

    la crisi pandemica da COVID-19, il rincaro di energia e materie prime, la contrazione della domanda di prodotti e la riduzione del potere di acquisto hanno incrementato i costi sostenuti dalle imprese nel procacciarsi i materiali da trasformare, i costi sostenuti per alimentare i processi produttivi, nonché quelli di produzione finale e trasporto, con conseguenti rincari in capo ai consumatori ed un minore guadagno per tutti;

    le politiche di transizione energetica verde sostenute a livello nazionale ed europeo hanno reso Italia ed Unione europea particolarmente fragili di fronte all'attuale scenario internazionale, creando ulteriori costi in capo a imprese e cittadini, dando luogo ad un rischio di stagflazione per tutta l'economia europea, la quale porterebbe al tracollo del secondo blocco economico mondiale;

    in tal senso, il piano REPowerEU, presentato dalla Commissione europea per prevedere una maggiore indipendenza energetica europea da fornitori quali la Federazione russa, necessita di essere integrato, così come il Piano nazionale di ripresa e resilienza e, a livello europeo, il piano Next Generation EU, in quanto l'attuale contingenza economica è estremamente aggravata, a tutti i livelli, rispetto alle premesse iniziali di elaborazione dei piani;

    numerose iniziative del Pnrr, in tutti i livelli, rischiano di essere di fatto sterilizzate dal fenomeno dell'energy crunch;

    come indicato anche nel Documento di economia e finanza (Def 2022), la guerra tra Russia e Ucraina ha un fortissimo peso sulla crescita, rendendo incerti gli scenari per il 2022, con conseguenti ripercussioni anche sul 2023;

    a livello internazionale la Cina sta stoccando materia prima industriale ed agricola, arrivando oggi a detenere l'82 per cento delle scorte mondiali di rame, il 69 per cento di quelle di mais, il 49 per cento di quelle di frumento, il 45 per cento di quelle di fagioli di soia, il 26 per cento di quelle di petrolio;

    l'attuale crisi energetica e alimentare ha ripercussioni sistemiche anche sugli scenari internazionali di prossimità rispetto all'Italia, in quanto dalle esportazioni alimentari di Russia e Ucraina dipendono Paesi come Egitto, Nigeria, Tunisia, Mali ed in generale tutta l'area africana;

    in tal senso l'interruzione delle forniture di prodotti alimentari nonché il rincaro di materie prime agricole possono portare sia a nuove ondate migratorie dovute alla mancanza di derrate alimentari nel continente africano sia ad una maggiore influenza nell'area da parte della Cina, che già sta imponendosi come sostituto di Russia e Ucraina per il rifornimento di materie prime in agricoltura, come da ultimo attestato da un accordo stipulato con l'Algeria per la produzione di fertilizzanti;

    la crisi dell'approvvigionamento alimentare interviene quindi in ottica interna nazionale, europea, ma anche internazionale e strategica, aprendo nuovi spiragli di rischio ed opportunità per l'Italia e l'Unione europea;

    l'aumento dei prezzi, ad ogni livello, ha un impatto particolarmente marcato sui ceti meno abbienti, in particolar modo famiglie e cosiddetto working poor, anche alla luce della dinamica di mancata crescita dei salari italiani a parità dei principali competitor europei, come Francia e Germania;

    il rilancio della produzione agricola nazionale può partire unicamente dall'adozione di una strategia di politica agricola di ampio respiro e lungo periodo, anche operando sullo stravolgimento dei paradigmi finora adottati,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per sostenere le filiere nazionali aumentando l'autoapprovvigionamento, attraverso una strategia di tutela del reddito degli agricoltori italiani, e per diversificare le fonti di approvvigionamento di materie prime agricole, con riferimento a grano duro, tenero, mais, fertilizzanti e a tutte le materie prime dove sia presente una sostanziale quota di importazioni, operando altresì per incrementare lo stoccaggio di materie prime;

2) ad adottare le necessarie iniziative di competenza presso i competenti tavoli europei per riorganizzare gli obiettivi programmatici della Politica agricola comune (Pac) sulla base del nuovo scenario internazionale, con la finalità di sostenere la creazione di filiere agricole strategiche nazionali e garantire approvvigionamento e sovranità alimentare a livello italiano ed europeo;

3) ad arrestare l'entrata in vigore delle misure contenute nella Pac con effetti riduttivi e distorsivi nei confronti delle produzioni agricole nazionali, con riferimento anche agli obblighi di semina, rotazione delle colture o messa a riposo dei terreni;

4) ad adottare iniziative per consentire l'utilizzo delle aree ecologiche ad oggi non coltivate, nonché delle superfici coltivabili lasciate a riposo o ad altra destinazione agroalimentare, ove compatibile, con la finalità di rilanciare le produzioni agroalimentari nazionali;

5) ad adottare iniziative per riformare gli strumenti di finanza agevolata a sostegno del settore agroalimentare, in riferimento sia alla ristrutturazione e rinegoziazione delle esposizioni bancarie delle imprese agricole, sia in riferimento alla concessione di credito, anche con garanzie statali e lunghi periodi di ammortamento, necessari per il lancio di nuove attività agricole ed il risanamento di stazioni di particolare esposizione ed insolvenza di attività agricole già esistenti, nonché per il sostegno dei costi legati all'approvvigionamento energetico, di macchinari e di materie prime per l'attività delle aziende agroalimentari;

6) ad adottare iniziative per calmierare, nel breve periodo, il costo dei carburanti utilizzati dalle imprese agricole e dalle filiere agroalimentari per tutti i processi di lavorazione agricola almeno per l'anno 2022 o anche successivamente qualora perdurino gli aumenti del costo del gasolio agricolo, valutando anche la revisione del regime di sussidi ambientalmente dannosi (Sad) per ridurre ulteriormente gli oneri sui carburanti usati dalle filiere;

7) ad adottare iniziative per rimuovere i vincoli di origine normativa e burocratica che rallentino la produttività delle aziende agroalimentari, erogando contributi per stimolare le produzioni agricole più strategiche e da cui si registra una maggiore dipendenza dalle importazioni straniere;

8) ad adottare iniziative per riformare in ottica di semplificazione, le modalità di erogazione dei pagamenti da parte dell'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea) anche prevedendo deroghe e rinvii rispetto ad oneri di controllo propedeutici alle erogazioni stesse;

9) a promuovere in sede comunitaria una strategia finalizzata alla creazione, ove possibile, di una filiera di lavorazione, produzione e distribuzione dei fertilizzanti nell'Unione europea e nei Paesi membri, nonché ad adottare iniziative per diversificare le fonti di approvvigionamento di prodotti fertilizzanti in modo tale da ridurre l'esposizione nazionale italiana da fornitori extra-europei;

10) a promuovere l'apertura dei necessari tavoli europei per rimodulare in modo organico le iniziative quali Next Generation EU, Green New Deal, REPowerEU e la Politica agricola Comune e, ove applicabile e necessario, la Politica comune della pesca, nell'ottica dell'incentivo alla produzione nazionale di prodotti alimentari e dell'abbandono di strategie energetiche eccessivamente dannose per i comparti industriali europei del settore agroalimentare fronteggiando le gravi ripercussioni sulle fasce di popolazione meno abbienti conseguenti alla crisi internazionale di energia e materie prime;

11) a programmare, per quanto di competenza, in sede nazionale ed europea, iniziative di politica estera tali da scongiurare l'estensione dell'influenza cinese nel continente africano in conseguenza della sopravvenuta crisi alimentare e operare, anche con accordi di natura economico-politica, per sostituire, ove possibile, il ruolo della Federazione russa nelle catene di approvvigionamento alimentare nelle aree di interesse strategico nazionale.
(1-00629) «Meloni, Lollobrigida, Caretta, Ciaburro, Albano, Bellucci, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Cirielli, De Toma, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Foti, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Giovanni Russo, Rachele Silvestri, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Vinci, Zucconi».


   La Camera,

   premesso che:

    negli ultimi mesi la situazione dell'agricoltura italiana, impegnata in una fase di delicata ripresa dopo la crisi dovuta alla pandemia, si è ulteriormente aggravata a causa dell'impennata dei prezzi dell'energia e per il conflitto Russia-Ucraina, che stanno comportando il rincaro delle materie prime essenziali per i processi produttivi della filiera agroalimentare;

    il conflitto si è inserito in un momento in cui il mercato delle commodities era già turbolento e sta rendendo l'Italia vulnerabile sotto il profilo della dipendenza dall'estero per gli approvvigionamenti, in particolare, dei principali cereali quali mais, grano, soia e girasole;

    l'Ucraina è il quarto produttore al mondo di cereali e importante fornitore per il nostro Paese di mais, soia e grano, materie prime fondamentali soprattutto per il settore della zootecnia, in quanto il mais è presente nell'alimentazione di bovini da latte, da carni, suini e pollame da carne e ovaiole; un blocco delle importazioni di queste commodities ha un impatto dannoso per le produzioni agroalimentari, quali pasta, salumi, formaggi, carne e latte;

    la crisi ucraina e i suoi contraccolpi globali hanno messo in evidenza quanto l'Italia non sia autosufficiente su alcuni fronti; il nostro Paese produce appena il 36 per cento del grano tenero che le serve, il 53 per cento del mais, il 51 per cento della carne bovina, il 56 per cento del grano duro per la pasta, il 73 per cento dell'orzo, il 63 per cento della carne di maiale e i salumi, il 49 per cento della carne di capra e pecora mentre per latte e formaggi si arriva all'84 per cento di autoapprovvigionamento;

    l'Ucraina, insieme alla Russia, controlla circa il 28 per cento degli scambi di grano con oltre 55 milioni di tonnellate movimentate, per il 16 per cento sugli scambi di mais (30 milioni di tonnellate) per l'alimentazione degli animali negli allevamenti e per il 65 per cento sugli scambi di olio di girasole (10 milioni di tonnellate) per la produzione di conserve, salse, maionese, condimenti spalmabili da parte dell'industria alimentare;

    il mais è la componente principale dell'alimentazione degli animali negli allevamenti e l'Italia è costretta a importare oltre la metà del fabbisogno (53 per cento) a seguito della riduzione di quasi 1/3 della produzione interna negli ultimi 10 anni a causa delle speculazioni a danno degli agricoltori e dei bassi compensi riconosciuti agli agricoltori, portando alla scomparsa di 1 campo di grano su 5 con la perdita di quasi mezzo milione di ettari coltivati;

    secondo le regole della Pac le aziende agricole di dimensioni superiori a 10 ettari dovrebbero lasciare obbligatoriamente a riposo, ogni anno, una quota pari al 5 per cento della superficie aziendale;

    la Commissione europea, per fronteggiare all'allarme forniture dovuto alla crisi per la guerra in Ucraina, ha previsto una deroga temporanea al tasso minimo di terreni a riposo – misura che rientra in un piano anti-crisi per l'agricoltura – per la messa in coltivazione di 4 milioni di ettari di terreni inutilizzati nella Unione europea per consentirne la coltivazione e aumentare la produzione di cereali e colture proteiche per scopi alimentari e mangimi, al fine di ridurre la dipendenza dalle importazioni, che stanno mettendo in difficoltà la capacità di approvvigionamento in Italia e nell'Unione europea;

    questa deroga permetterà all'Italia di sbloccare circa 200 mila ettari di terreni incolti necessari per ridurre la dipendenza dall'estero; tra le regioni più interessate ci sono la Campania con 10.500 ettari, la Lombardia con 11 mila, il Veneto con 12.300 ettari, il Piemonte con 17.544 e l'Emilia-Romagna con 20.200;

    relativamente alla questione dei terreni incolti, che potrebbero essere utilizzati per aumentare l'autosufficienza del nostro Paese, esiste il problema della ricomposizione fondiaria che riveste una particolare rilevanza, specialmente nelle zone montane, a causa dei gravi limiti strutturali presenti nel comparto agricolo dovuti ai fenomeni di polverizzazione accompagnati da quelli di frammentazione e dispersione fondiaria delle aziende agricole, organizzate in genere su più corpi fondiari, spesso distanti fra di loro, riferibili ad un unico proprietario e intervallati da terreni appartenenti ad altri;

    la frammentazione fondiaria, inoltre, porta ad avere delle zone rurali abbandonate, perché la coltivazione o il mantenimento dei fondi risulta difficile e non redditizio ed anche a causa delle ridotte dimensioni dei lotti che si configurano spesso come delle strisce di terreno lunghe e strette, caratteristiche dell'assetto montano e che mal si prestano alle lavorazioni agrarie; la frammentazione della proprietà fondiaria è un fattore negativo che incide fortemente sui costi di produzione delle colture ed è una grossa limitazione alla manutenzione dei terreni montani;

    alle conseguenze del conflitto Russia-Ucraina si è andata a sommare la situazione derivata dall'aumento dei costi energetici, che introduce nuovi e ulteriori fattori di instabilità sociale ed economica per l'agricoltura italiana;

    le aziende agricole segnalano quotidianamente una crescita esponenziale dei costi legati all'energia elettrica e al gas, ma anche un aumento dei prezzi di carburanti, fertilizzanti, mangimi, prodotti fitosanitari, antiparassitari, diserbanti, macchinari e sementi;

    l'innalzamento dei costi energetici si riflette, con rincari a catena, anche sui prezzi degli imballaggi, sulla plastica, sul vetro, sulla carta per le etichette dei prodotti, sulle confezioni di latte, sulle bottiglie per l'olio, sui succhi e passate ed anche sui trasporti;

    l'aumento dei costi di produzione ricade inevitabilmente sui prezzi al consumo dei prodotti primari, che vanno a gravare sui consumatori finali; l'aumento del prezzo finale non arriva al produttore iniziale, ma viene assorbito dalla grande distribuzione e dalla trasformazione; il settore agricolo, infatti, è quello che più di ogni altro non riesce nemmeno ad avere un vantaggio da un eventuale rialzo dei prezzi al consumo, perché l'aumento può causare, tra l'altro, una contrazione del consumo del prodotto stesso, con un conseguente effetto nullo lungo la filiera produttiva;

    il primo problema dell'agricoltura italiana, quindi, è il reddito delle aziende agricole; i rincari stanno colpendo la redditività delle imprese dell'intera filiera agroalimentare. Si stima un aumento medio di 1/3 dei costi di produzione dell'agricoltura a livello nazionale per un esborso di circa 8 miliardi di euro su base annua rispetto al precedente anno;

    se un'azienda agricola ha un reddito adeguato, ha le risorse necessarie per sostituire le trattrici, investire in stalle più moderne, investire nell'agricoltura di precisione, e, quindi, in maggiore sostenibilità ambientale allo stesso tempo e riduzione degli input, che sono un costo produttivo;

    i costi aziendali, oramai, sono fuori controllo, riducono fortemente il profitto degli agricoltori portandolo a livelli al di sotto della sostenibilità economica, considerato che il 30 per cento delle aziende agricole ha un bilancio in negativo. Il Crea ha stimato che un'impresa agricola su dieci non riesce a far fronte alle spese, con un impatto di 15.700 euro di aumento medio dei costi annui;

    il prezzo del gasolio ad uso agricolo e per la pesca, sta toccando sempre più livelli preoccupanti andando ad appesantire ulteriormente il bilancio delle aziende agricole e ittiche che rischiano di uscire dal mercato; essendo il gasolio agricolo imprescindibile per le attività agricole, silvicolturali, di allevamento e ittiche, questo rincaro sta mettendo in ginocchio le attività che utilizzano macchinari e mezzi;

    il caro carburanti contribuisce a ridurre la competitività delle imprese made in Italy sul mercato interno e sulle esportazioni con il rischio di perdere quote di mercato, soprattutto nell'ambito della competizione internazionale;

    il settore ittico, già provato duramente dagli effetti della pandemia, si trova oggi a dover fare i conti con questo nuovo ostacolo, l'aumento del gasolio agricolo; la voce «carburante», che prima incideva per il 40 per cento, ora supera il 70 per cento; in media, un pieno di gasolio di un peschereccio è passato da circa 700 euro a oltre 1.300, a fronte di entrate economiche sempre più esigue; con i costi superiori ai ricavi si va incontro ad un danno irrecuperabile per il settore ittico, con 8 imprese su 10 che rischiano la chiusura della loro attività;

    per le operazioni colturali gli agricoltori sono stati costretti ad affrontare rincari dei prezzi fino al 50 per cento per il gasolio necessario per le attività che comprendono l'estirpatura, la rullatura, la semina e la concimazione; l'impennata del costo del gas, utilizzato nel processo di produzione dei fertilizzanti, ha rialzato anche i prezzi dei concimi (+143 per cento);

    i rincari energetici e la guerra in Ucraina stanno colpendo anche le coltivazioni in serra di frutta, verdura, ortaggi e fiori e hanno fatto aumentare del 51 per cento il costo della produzione di frutta in Italia, che arriva addirittura al 67 per cento per la produzione ortofloricola; si tratta di una situazione preoccupante per il settore ortofrutticolo nazionale, che garantisce 440.000 posti di lavoro, pari al 40 per cento del totale in agricoltura, con un fatturato di 15 miliardi di euro all'anno, pari al 25 per cento della produzione agricola totale;

    gli agricoltori si trovano costretti a cambiare le abitudini consolidate nelle produzioni, come quella di tornare, temporaneamente, a dedicarsi a semine diverse, pur di spegnere le serre e tamponare così le cifre mostruose degli aumenti;

    nel settore del florovivaismo quest'anno produrre fiori costa agli agricoltori italiani il 30 per cento in più, con i vivai che sono oggi costretti a produrre praticamente in perdita; il settore del florovivaismo è un settore cardine per l'economia agricola nazionale che vale oltre 2,57 miliardi di euro, generati da 27.000 aziende florovivaistiche attive in Italia, con un indotto complessivo di 200.000 occupati;

    l'emergenza energetica si riversa non solo sui costi di riscaldamento delle serre ma anche su carburanti per la movimentazione dei macchinari, sui costi delle materie prime, fertilizzanti, vasi e cartoni. Nelle serre si spende dal 50 per cento in più, per il gasolio e l'elettricità, al 400 per cento in più per concimi e metano, mentre i prezzi degli imballaggi in plastica sono triplicati;

    i rincari non hanno risparmiato neanche chi da anni ha convertito i propri sistemi di riscaldamento da gasolio a fonti green, ovvero a biomassa, dovuto ai costi di approvvigionamento qualora le materie prime non siano locali;

    nonostante molte delle nostre aziende agricole stiano avviando un percorso «green» di sviluppo sostenibile, investendo nella produzione di energia da fonti rinnovabili, da sole però non riescono a soddisfare il fabbisogno energetico ed il ricorso al mercato è ancora indispensabile per garantire la continuità dell'attività agricola. L'agrovoltaico, sul quale c'è una destinazione nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) di 1,5 miliardi di euro, sarà un grande supporto alle aziende agricole per abbassare i costi dell'energia. Per le aziende agricole va anche valorizzato l'utilizzo di centrali a biomasse, soprattutto per quei tipi di aziende che hanno molti residui verdi di lavorazione, basti pensare al florovivaismo e non soltanto;

    si sta avviando il processo di transizione ecologica chiedendo alle nostre aziende agricole di fare degli sforzi, soprattutto economici, per affrontare questo passaggio, ma alla luce dei nuovi sviluppi internazionali, come il conflitto russo ucraino, serve a questo punto un'azione graduale che accompagni le nostre aziende agricole in questo passaggio e non scelte che adesso apparirebbero drastiche e che potrebbero causare loro un ulteriore appesantimento grave;

    anche la filiera lattiero-casearia, una tra le filiere fondamentali dei nostri sistemi produttivi primari, è in forte preoccupazione per la tenuta delle sue aziende perché sconta una situazione macroeconomica relativa ad un aumento dei costi di produzione fuori controllo, causato dal continuo ed inarrestabile aumento delle materie prime per l'alimentazione degli animali, dell'energia elettrica, del gasolio agricolo, dovuti sia alla crisi ucraina che all'inadeguatezza del prezzo del latte alla stalla che, pur in presenza di un aumento intorno al 10 per cento, non riesce a compensare i crescenti costi di produzione;

    sommando l'aumento del costo alimentare a quello energetico oggi produrre 1 litro di latte vaccino costa quasi 8/10 centesimi in più rispetto ad un anno fa, arrivando a 48/50 centesimi il litro, con grandi differenze su base regionale, mentre il prezzo conferito agli allevatori è di 41 centesimi;

    alla fine dello scorso anno è stato avviato un tavolo di filiera, esteso a tutti gli attori della filiera, con lo scopo di avere un'ampia condivisione delle tematiche di filiera e per una migliore remunerazione del prezzo del latte. I risultati raggiunti dal tavolo, però, di fatto, sono stati azzerati dall'aumento dei costi di produzione (mangimi e costi energetici);

    il decreto-legge n. 21 del 2022, cosiddetto «decreto crisi ucraina», ha adottato alcune misure volte a sostenere gli agricoltori e pescatori italiani, tra le quali la previsione di un credito d'imposta del 20 per cento della spesa per l'acquisto di gasolio sostenuta dalle imprese agricole e della pesca e dell'acquacoltura per l'acquisto del carburante effettivamente utilizzato nel primo trimestre solare dell'anno 2022, e la rinegoziazione e ristrutturazione dei mutui agrari che prevede che le imprese agricole, della pesca e dell'acquacoltura potranno rinegoziare e ristrutturare i finanziamenti in essere e allungare fino a 25 anni il relativo periodo residuo di rimborso;

    queste misure sono importanti e sono di sostegno al settore dell'agricoltura e della pesca, ma per risollevarne le sorti sono necessarie, non solo misure emergenziali, ma misure strutturali di medio e soprattutto lungo periodo che permettano un rilancio duraturo dell'agricoltura e della pesca e che possano metterlo in condizione di affrontare le sfide future che si porranno davanti a fronte di un panorama europeo e internazionale che sta inevitabilmente mutando;

    la Politica agricola comune (Pac) 2021-2027, che già prima sembrava difficile da attuare, e che secondo diversi studi metteva a rischio l'approvvigionamento di cibo nell'Unione europea, alla luce dell'attuale nuovo quadro appare deficitaria e incapace di dare le risposte necessarie all'agricoltura ad affrontare le nuove esigenze sopravvenute;

    la Commissione europea ha inviato all'Italia le sue osservazioni, di carattere generale e puntuale, sul Piano strategico nazionale (Psn) ritenendolo insufficiente, con elementi mancanti, incompleti o incoerenti chiedendo dibatto al nostro Paese una drastica correzione di rotta per l'attuazione della Pac post 2022; il Psn aveva previsto come utilizzare i 35,7 miliardi di euro messi a disposizioni del nostro Paese per i prossimi 5 anni in merito al nuovo regime dei pagamenti diretti, agli interventi settoriali e per le politiche di sviluppo rurale,

impegna il Governo:

1) ad adottare ulteriori iniziative urgenti e di medio e lungo periodo, di sostegno al reddito per gli operatori dei settori agricolo, forestale, della pesca e dell'acquacoltura, al fine di compensare l'aumento dei costi fissi, sostenuti dalle imprese, causato dall'aumento dei costi energetici e da quelli derivanti dal conflitto Russia-Ucraina, che sta minando la competitività del made in Italy mettendo a rischio la tenuta di uno dei comparti strategici per l'economia italiana, che va dai campi all'industria di trasformazione, fino alla conservazione e alla distribuzione;

2) ad assumere iniziative per attuare un incisivo intervento che favorisca la ricomposizione dei fondi agricoli e il riordino delle proprietà polverizzate, al fine di superare l'annosa questione della frammentazione e della polverizzazione fondiaria, prevedendo una revisione dell'attuale normativa che preveda, tra le altre cose, una procedura semplificata in caso di eventuali comproprietari non più rintracciabili, residenti in altri Stati o impossibilitati a partecipare all'atto di compravendita di fondi agricoli ubicati in territori agroforestali montani, in modo da sostenere gli interventi volti a integrare, ove possibile, le superfici e a contribuire alla rettificazione dei confini dei fondi agricoli;

3) a predisporre una strategia per monitorare l'andamento dei prezzi delle materie prime e di quelli energetici e per garantire la trasparenza del mercato, al fine di arginare fenomeni speculativi che destabilizzano il mercato e generano un disequilibrio nella remunerazione dei fattori produttivi a danno della competitività delle filiere agricole, della pesca e dell'acquacoltura, e a monitorare la composizione e l'andamento dei prezzi dei prodotti agroalimentari, affinché i rincari non ricadano sui consumatori finali;

4) ad adottare iniziative volte ad evitare che i rincari del gasolio agricolo blocchino i settori agricolo, della pesca e dell'acquacoltura, fondamentali per l'economia nazionale;

5) ad adottare nel medio e lungo periodo iniziative volte a tutelare la redditività delle aziende agricole, in particolare per il comparto lattiero-caseario, partendo dall'attuazione completa degli accordi conclusi al Tavolo nazionale sulla filiera;

6) ad adottare iniziative per prevedere un Piano che permetta, alla luce della deroga da parte della Commissione europea sui terreni a riposo, un aumento della produzione nazionale di mais e grano che porterebbe ad una drastica riduzione della dipendenza del nostro Paese dalle importazioni, nonché per stimolare la stipula di contratti di filiera per la coltivazione del grano e del mais che riconoscano un prezzo equo di acquisto basato sugli effettivi costi sostenuti dalle imprese agricole;

7) ad adottare iniziative per favorire l'utilizzo delle biomasse come fonte energetica rinnovabile utilizzando a tale fine gli scarti delle lavorazioni della filiera agricola, forestale e del legno, consentendo l'installazione di nuovi impianti a biomasse al servizio delle aziende agricole e forestali, anche al fine di garantire la resilienza e lo sviluppo delle aree rurali e di montagna;

8) ad avviare un dialogo, in vista della revisione del Piano strategico nazionale, e alla luce delle osservazioni della Commissione europea, con tutti i soggetti interessati per un confronto costruttivo per far sì che la nuova versione del suddetto Piano strategico nazionale della Pac recepisca al meglio le osservazioni della Commissione europea e risponda anche alle esigenze attuali del mondo agricolo, in difficoltà per il rincaro energetico e delle materie prime.
(1-00630) «Viviani, Molinari, Bubisutti, Gastaldi, Germanà, Golinelli, Liuni, Lolini, Loss, Manzato».


   La Camera,

   premesso che:

    il settore agricolo e quello agroalimentare stanno vivendo un periodo di crisi senza precedenti. Dopo la pandemia e le restrizioni che hanno rallentato la produzione e gli scambi commerciali, è arrivata la drammatica guerra in Ucraina che, oltre alle perdite umane, ha portato all'aumento esponenziale dei costi energetici e delle materie prime, come sementi e mangimi. Secondo i primi dati, la situazione attuale, vede bilanci in rosso per oltre il 30 per cento delle aziende, con ripercussioni sui prezzi che hanno interessato sia la produzione che l'intera filiera, trasferendosi dai terreni agli scaffali dei punti vendita;

    la guerra produrrà effetti a catena che avranno un impatto significativo anche sull'agricoltura italiana. Russia e Ucraina rappresentano insieme oltre il 30 per cento del commercio mondiale di frumento e orzo, il 17 per cento del mais e il 50 per cento dell'olio di girasole. Anche un'importante quota di soia non ogm, fondamentale per la produzione di mangimi, proviene dai due Paesi. Il commercio di questi prodotti è stato sostanzialmente congelato a causa del conflitto che, inoltre, impedisce agli agricoltori ucraini di procedere con le semine primaverili di queste coltivazioni, con evidenti conseguenze negative anche a medio e lungo termine per le imprese agricole dell'Unione europea, ed italiane in particolare;

    l'industria molitoria italiana è fortemente dipendente dalle importazioni per l'approvvigionamento del grano, in particolare quello tenero, pari al 60 per cento del fabbisogno interno. Esso viene importato in quota minoritaria da Ucraina e Russia, ma in abbondanza dall'Ungheria, i cui tentativi di sospendere le esportazioni sono stati fermati dalla Commissione europea. Per realizzare l'obiettivo è stato molto importante il dialogo del Presidente del Consiglio italiano con quello ungherese, che ha sbloccato la situazione e ripristinato il libero commercio tra i Paesi dell'Unione europea;

    in particolare per il grano duro, sin dal 2021 si è determinata una riduzione della disponibilità e un aumento dei prezzi. Ciò è accaduto perché fra giugno e luglio dello scorso anno il Canada è stato colpito da un'ondata di caldo eccezionale e la siccità conseguente ha causato la drastica riduzione della produzione, quindi delle esportazioni, facendo aumentare i prezzi di vendita in tutto il mondo;

    si consideri che da alcuni anni si assiste a livello globale, ed in particolare in Italia, ad alte temperature fuori stagione e alla riduzione delle precipitazioni. Fatti che alimentano la siccità e rendono complessa l'attività agricola. Per questo bisogna essere consapevoli che i fenomeni di siccità saranno sempre più frequenti nel nostro Paese, adottando di conseguenza tutte le soluzioni utili a preservare l'acqua, in particolare migliorando la gestione delle risorse idriche per aumentarne l'efficienza d'uso in agricoltura, limitarne gli sprechi e razionalizzare il funzionamento dei comprensori irrigui;

    la guerra sta incidendo ulteriormente sull'aumento dei costi sostenuti dalle aziende agricole italiane per la produzione alimentare. In Italia si utilizzano annualmente 2,5 milioni di tonnellate di fertilizzanti, molti dei quali erano importati da Ucraina e Russia, il principale produttore mondiale;

    uno studio del Crea dal titolo «Guerra in Ucraina: gli effetti sui costi e sui risultati economici delle aziende agricole italiane» – ha stimato che il comparto dei seminativi, in particolare la cerealicoltura, ha subito gli aumenti maggiori, compresi tra il 65 per cento e il 70 per cento, seguono poi le imprese di bovini da latte che hanno registrato incrementi dei costi pari al 57 per cento. Aumenti importanti hanno interessato anche le colture arboree agrarie e la zootecnia estensiva;

    settori fortemente danneggiati sono quelli dell'alimentazione zootecnica e quelli basati sull'utilizzo di frumento tenero. I prezzi dei prodotti agricoli hanno registrato aumenti insostenibili per le filiere produttive, pari al 32,9 per cento per il grano tenero, del 41 per cento per il mais, del 39,8 per cento per sorgo e orzo e dell'11,3 per cento per la soia. La carenza di mais rischia di mandare in rovina gli allevatori italiani, prova ne sia che le macellazioni stanno aumentando in modo drammatico. Quindi appare indispensabile dare aiuti alle aziende per sostenere gli aumenti dei prezzi dei mangimi;

    si stima che ogni agenda agricola perderà in media 15.700 euro e dovrà fare i conti con aumenti dei costi pari al 54 per cento. Gli effetti potrebbero essere molto gravi e portare al fallimento alcune di esse. Rischiano in particolare, come detto, quelle di allevamento di animali che si nutrono di mais o altri cereali;

    per il futuro appare necessario attuare anche politiche tendenti alla diversificazione dei mercati di approvvigionamento, cercando ulteriori sinergie con i sistemi produttivi agricoli dei Paesi dell'Unione europea per raggiungere l'autosufficienza alimentare;

    per affrontare la situazione di crisi, con la decisione di esecuzione (UE) 2022/484 della Commissione del 23 marzo 2022, l'Unione europea ha temporaneamente superato gli obblighi di «inverdimento» posti in capo alle aziende agricole. In Italia, con il decreto del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali dell'8 aprile 2022, n. 163483, sono state recepite le deroghe in materia di gestione dei terreni a riposo che interessano sia quelli dichiarati per soddisfare il requisito della diversificazione colturale, sia quelli utilizzati come aree di interesse ecologico, consentendo la messa a coltura anche dei terreni attualmente non coltivati;

    ciò significa che sarà possibile aumentare le superfici coltivabili. In Italia si potranno aggiungere circa 200.000 ettari. Questi terreni potranno quindi essere utilizzati per il pascolo, la fienagione o la coltivazione, distogliendoli dal riposo obbligatorio e dalla rotazione delle colture, aumentando la disponibilità dei principali prodotti utilizzati nell'alimentazione degli animali. Data l'importanza della misura assunta, se ne propone la proroga sino alla fine del 2023;

    appare inoltre necessario adeguare i Piani strategici nazionali alle nuove condizioni di mercato venutasi a creare, chiedendo la sospensione dell'entrata in vigore dei nuovi regolamenti Pac alla fine del 2023;

    ulteriori garanzie strutturali per un incremento della capacità produttiva si dovrebbero proporre in sede di Unione europea, dove sono stati già stanziati 500 milioni di euro di fondi prendendoli dalle riserve di crisi della Pac e prevedendo la possibilità di cofinanziamento degli Stati membri fino ad un massimo del 200 per cento. Per l'Italia si tratta di un'assegnazione pari a 48 milioni di euro, che potranno essere integrati con un cofinanziamento statale di 96 milioni di euro;

    delle proroghe appaiono utili per superare la fase recessiva, come quelle riguardanti il regime di aiuti di Stato per la crisi da COVID-19, in scadenza a fine giugno;

    in particolare, per frumento e mais si dovrebbe prevedere lo sviluppo delle tecniche di agricoltura conservativa, necessarie per la promozione e lo sviluppo di tecniche sostenibili dal punto di vista ambientale, economico e sociale. Questa tecnica tutela l'ambiente e la redditività dell'impresa agricola. Nel rispetto dell'ecosistema, incrementa la produzione mediante un uso ottimale delle risorse, riducendo il degrado del terreno attraverso la gestione integrata del suolo, dell'acqua e delle risorse biologiche. L'agricoltura conservativa si basa, infatti, sui principi di riduzione delle lavorazioni, di copertura costante del terreno e di diversificazione colturale;

    appare poi necessario ricorrere alle nuove tecnologie genetiche dedicate alle piante per aumentarne, in sicurezza, la produttività. Ci si riferisce, in particolare, alle Tea – tecnologie di evoluzione assistita – che riproducono i risultati dell'evoluzione biologica naturale per migliorare la resistenza delle piante alle malattie e i parassiti e ne aumentano la produttività velocizzando i processi che avvengono comunque in modo naturale. L'Unione europea le ha inserite tra gli strumenti per raggiungere gli obiettivi del Green deal entro il 2030, ma necessitano di un chiaro e certo quadro normativo di riferimento. Il loro sviluppo tuttavia è ostacolato dalla legislazione europea sugli organismi geneticamente modificati (direttiva 2001/18/CE sugli Ogm. Nell'aprile 2021 la Dg agricoltura della Commissione europea, ha pubblicato uno studio sulle new genomic techniques (che comprendono le Tea, nel quale si evidenzia che l'attuale legislazione deve essere adattata alle conoscenze scientifiche e tecnologiche sviluppate negli ultimi anni, prendendo una posizione netta sulla distinzione tra Ogm e nuove biotecnologie;

    la transizione energetica, destinata sia a contrastare il cambiamento climatico che ad affrancare dalla eccessiva dipendenza dalle fonti energetiche fossili, pone di fronte al bisogno di elettrificare i consumi utilizzando suolo agricolo anche per la realizzazione di impianti fotovoltaici a terra. I provvedimenti sin qui adottati a livello nazionale, in attesa dell'individuazione delle aree idonee da parte delle regioni ai sensi dell'articolo 20 del decreto legislativo n. 199 del 2021, di fatto trasformano tutte le aree agricole, tranne quelle vincolate o quelle già dichiarate non idonee, in «aree idonee», per le quali il provvedimento in esame semplifica fortemente i procedimenti autorizzatori;

    per l'individuazione delle aree idonee all'installazione di impianti a fonte rinnovabile l'articolo 20, comma 3, del decreto legislativo n. 199 del 2021 cosiddetto Red II, prevede che occorre tener conto tra l'altro, delle «esigenze di tutela delle aree agricole, ... verificando l'idoneità di aree non utilizzabili per altri scopi, ivi incluse le superfici agricole non utilizzabili». Il successivo comma 5 prevede la «minimizzazione degli impatti sull'ambiente e sul territorio»;

    il fotovoltaico industriale deve affrontare seriamente il problema del consumo di suolo agricolo. A titolo di esempio, sulla base delle richieste di autorizzazione presentate ai rispettivi uffici regionali 70 chilometri quadrati della provincia di Viterbo e 166 chilometri quadrati della Puglia, due aree notoriamente ubertose, sono oggetto di richieste per l'installazione di impianti fotovoltaici a terra;

    per sostenere le imprese esercenti attività agricola e della pesca è necessario prevedere la proroga, almeno sino al secondo semestre del 2022, del contributo previsto sotto forma di credito di imposta, pari al 20 per cento della spesa sostenuta per l'acquisto di gasolio e benzina necessari per la trazione dei mezzi utilizzati;

    per rilanciare gli investimenti nel settore agroalimentare al fine di realizzare programmi d'investimento integrati a carattere interprofessionale aventi rilevanza nazionale, è necessario incrementare il ricorso a contratti di filiera e di distretto;

    al fine di prevenire la scarsità di prodotti è necessario prevedere una maggiore diversificazione delle importazioni nonché promuovere l'incremento delle capacità di stoccaggio sia a livello nazionale che europeo;

    gli effetti della crisi agricola si riflettono a livello globale: il commercio bloccato e prezzi alimentari alle stelle colpiscono in particolare dal Medio Oriente all'Africa. Almeno 26 Stati dipendono per oltre il 50 per cento dalle importazioni di grano da Russia e Ucraina. Ci sono Paesi, quali Egitto e Tunisia, nelle aree urbane nell'Africa Subsahariana, dal Senegal all'Eritrea, dove si arriva a importare fino al 90 per cento del cibo che si consuma e dove i costi per l'alimentazione delle famiglie già superano il 50 per cento del reddito familiare. Oltre agli inevitabili riflessi sui flussi migratori, giova ricordare che la scintilla delle rivolte del 2011, note come «primavera araba», fu l'aumento del prezzo del pane,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative nelle competenti sedi dell'Unione europea per pervenire:

  a) all'incremento dell'ammontare dei fondi destinati all'agricoltura mediante l'adozione di un Recovery Plan alimentare per aumentare la produzione, ampliando gli aiuti concessi agli agricoltori;

  b) alla proroga delle regole che attualmente consentono l'uso di quote aggiuntive di terreno agricolo per far fronte alle carenze di produzione del Paese;

  c) all'adozione di un Piano strategico per l'autosufficienza alimentare;

  d) all'adeguamento del Piano strategico nazionale alle nuove condizioni di mercato venutesi a creare, chiedendo la sospensione dell'entrata in vigore dei nuovi regolamenti Pac alla fine del 2023 o comunque proponendo un aumento dei fondi destinati agli aiuti accoppiati necessari per garantire una maggiore produzione delle materie prime di cui siamo carenti;

  e) alla sollecita adozione di misure che consentano il pieno sviluppo delle Tea (tecnologie di evoluzione assistita), favorendone altresì lo sviluppo in ambito nazionale, anche con il coinvolgimento degli istituti di ricerca nazionali e delle istituzioni universitarie;

  f) a una riflessione approfondita per adottare le misure necessarie a limitare la volatilità dei prezzi, fenomeno particolarmente presente nei mercati agricoli, mediante l'adozione di forme di stoccaggio comune delle materie prime agricole, per disporre di adeguate riserve necessarie per fronteggiare casi di scarsità improvvisa di prodotti;

2) ad adottare iniziative per prevedere incentivi destinati a infrastrutture per lo stoccaggio di frumento a livello di azienda agricola, al fine di rendere maggiormente fluido e sicuro il mercato;

3) ad adottare iniziative per sostenere le filiere più strategiche, in particolare quelle cerealicole, proteiche e oleaginose, favorendo progetti che prevedano forme di maggiore integrazione tra agricoltura e industria di trasformazione;

4) ad adottare iniziative per garantire contributi per l'acquisto di fertilizzanti e di mangimi mediante un credito d'imposta;

5) ad adottare iniziative per prevedere la proroga oltre il primo trimestre 2022 del contributo previsto sotto forma di credito di imposta, pari al 20 per cento della spesa sostenuta per l'acquisto di gasolio e benzina necessari per la trazione dei mezzi utilizzati;

6) ad adottare iniziative per prevedere sostegni per lo sviluppo delle tecniche di agricoltura conservativa;

7) ad adottare iniziative per incentivare ulteriormente il ricorso a contratti di filiera e di distretto;

8) ad adottare idonee iniziative per ripristinare il credito d'imposta per beni strumentali «Transizione 4.0» nelle forme e nei modi adottati per l'anno 2021, pari al 50 per cento, destinato agli investimenti in ricerca e sviluppo, in transizione ecologica, in innovazione tecnologica 4.0 e in altre attività finalizzate alla realizzazione di prodotti o processi di produzione nuovi o sostanzialmente migliorativi per il raggiungimento degli obiettivi di transizione ecologica o di innovazione digitale 4.0 nel settore primario, poiché si è dimostrato lo strumento più efficace per l'utilizzo immediato degli incentivi rispetto a forme alternative di sostegni e sovvenzioni pubbliche;

9) ad adottare iniziative volte a garantire il rispetto dei contenuti dell'articolo 20 del decreto legislativo n. 199 del 2021, nonché dei contenuti dell'allegato 3 annesso al decreto del Ministro dello sviluppo economico 10 settembre 2010, in materia di individuazione delle «aree idonee» all'installazione di impianti di produzione energetica da fonte rinnovabile, al fine di preservare i terreni agricoli migliori, anche con riferimento ai requisiti di fertilità, irrigabilità, attualità di coltura, destinando alla produzione energetica i terreni agricoli marginali o inutilizzati in quanto non idonei all'attività agricola;

10) ad adottare iniziative di competenza finalizzate al miglioramento della gestione delle risorse idriche, utilizzando sistemi per aumentare l'efficienza d'uso dell'acqua in agricoltura, limitare gli sprechi e razionalizzarne l'impiego, mediante un programma organico destinato ai comprensori irrigui per la migliore irrigazione delle campagne, lo sviluppo dell'agricoltura, la tutela dell'ambiente e del paesaggio;

11) ad adottare le iniziative di competenza finalizzate a garantire una maggiore formazione destinata ai giovani agricoltori e l'aggiornamento costante dei lavoratori attivi, relativamente all'utilizzo dei mezzi strumentali necessari all'agricoltura 4.0, per garantire l'impiego ottimale dei moderni mezzi agromeccanici, tecnologicamente avanzati, necessari per lo sviluppo dell'agricoltura e il contenimento del consumo di suolo, nel rispetto degli ecosistemi, incrementando la produttività agricola.
(1-00631) «Spena, Nevi, Anna Lisa Baroni, Caon, D'Attis, Bond, Sandra Savino, Paolo Russo».


MOZIONI BIANCOFIORE ED ALTRI N. 1-00557 E MARIA TRIPODI ED ALTRI N. 1-00626 CONCERNENTI INIZIATIVE NORMATIVE VOLTE AL RIPRISTINO DELLA FESTIVITÀ NAZIONALE DEL 4 NOVEMBRE PER LA CELEBRAZIONE DELLA GIORNATA DELL'UNITÀ NAZIONALE E DELLE FORZE ARMATE

Mozioni

   La Camera,

   premesso che:

    il 4 novembre è la giornata dedicata all'Unità nazionale e alle Forze armate, istituita per commemorare la fine della prima guerra mondiale nel nostro Paese e per celebrare il principio dell'Unità della Repubblica, sancito dalla Costituzione;

    il 4 novembre del 1918 entrò in vigore l'armistizio di Villa Giusti, che consentì agli italiani di rientrare nei territori di Trento e Trieste e di portare a compimento il processo di unificazione nazionale avviato in epoca risorgimentale; nella medesima giornata del 1921, per onorare i sacrifici dei soldati caduti in difesa della patria, ebbe luogo la tumulazione del Milite Ignoto nel Sacello dell'Altare della Patria a Roma – giornate che hanno forgiato il percorso democratico dell'umanità, crinali cronologici tra passato e futuro del nostro Paese;

    l'epica vittoria nel primo conflitto mondiale ha cementato una nazione che per secoli era stata divisa e frammentata al suo interno, con diverse realtà territoriali e spesso lacerata da interessi locali. Quelli del 1915-1918 furono gli anni in cui gli italiani scoprirono finalmente cosa fosse l'identità di un popolo, la Patria, anni durante i quali per la prima volta ci trovammo uniti, da Nord a Sud, a combattere per una nazione, finalmente unita e coesa intorno a un unico ideale;

    per conseguire quella vittoria, la nostra Patria ha versato un enorme tributo, con 650 mila morti tra i militari, oltre ai mutilati e ai civili, migliaia di giovani, morti sul campo di battaglia, che non ebbero la fortuna, in quanto non riconosciuti, di avere una tomba sulla quale poterli piangere. Cento anni fa veniva tumulata la salma del Milite Ignoto a Roma, rappresentante di tutti quei giovani: il feretro partì da Aquileia il 28 ottobre del 1921, arrivò a Roma il 4 novembre, attraversando cinque regioni, decine di stazioni a passo lento, per dare modo a tutta la popolazione di rendere omaggio, non solo a quel milite ignoto, ma a tutti coloro che sacrificarono la propria vita combattendo per la libertà;

    tra i nostri valorosi soldati che morirono sul Carso e sul Monte Grappa, figurano personaggi eroici, come Enrico Toti, che morì lanciando contro il nemico la stampella su cui si reggeva, o l'ufficiale della Marina militare Nazario Sauro, ucciso perché si rifiutò di essere suddito dell'allora impero austro-ungarico, o ancora Cesare Battisti, mandato a morte dagli austriaci;

    per molti decenni la ricorrenza del 4 novembre – istituita all'indomani della vittoria di Vittorio Veneto del 1918 – è stata celebrata come Festa nazionale, una giornata che univa tutto il popolo italiano, che, in quella precisa circostanza, ricordava e celebrava la vittoria nella prima guerra mondiale e il raggiungimento dell'Unità nazionale del nostro Paese, attraverso la quale l'Italia ha preso coscienza del proprio «io nazionale» e gli italiani, ben oltre cinquant'anni dopo l'Unità d'Italia, sono diventati un corpo unico, quello che normalmente si traduce nel concetto di nazione e che in America, non a caso, si consolida nel motto latino «e pluribus unum»;

    ci sono date nella storia del mondo che hanno segnato per sempre l'umanità, ricordarle e celebrarle solennemente è un obbligo innanzitutto morale, in quanto testimoniano l'evoluzione dell'uomo, la ricerca costante di un miglioramento, l'anelito insopprimibile alla libertà, per un futuro libero dall'oppressore straniero, la tensione verso ideali e valori superiori, che travalicano l'esistenza degli individui e la vita stessa;

    la ricorrenza del 4 novembre non richiama alla memoria, dunque, soltanto rilevanti fatti storici; ricordare e celebrare – coinvolgendo l'intero popolo italiano e non solo le istituzioni – comporta anche la necessità di riconnettere quelle imprese epiche, che riuscirono per la prima volta a unire il nostro Paese dopo la prima guerra mondiale, ai valori fondanti del nostro Paese e ancora attuali: il valore dell'Unità nazionale e il contributo imprescindibile della difesa per riaffermare pace, stabilità e sicurezza; nel ricordare tutte le vittime che hanno combattuto per conquistare la libertà e la pace, si celebrano anche le nostre Forze armate, impegnate a garantire soprattutto la pace nei tanti teatri nel mondo, nell'ambito delle numerose missioni all'estero, per ricostruire le condizioni di vita di milioni di persone in aree contrassegnate da guerre e conflitti;

    in tale direzione rileverebbe anche accorpare nella festa del 4 novembre la ricorrenza del 12 novembre, Giornata del ricordo dei Caduti militari e civili nelle missioni internazionali per la pace, intestato al più grave degli attentati contro le Forze armate italiane impegnate nella missione militare denominata «Operazione Antica Babilonia», con la strage del 12 novembre 2003, che provocò 28 morti (di cui 19 italiani) nella città di Nassiriya durante la guerra in Iraq. L'Italia, con la partecipazione a tale missione, che ha avuto inizio il 15 luglio 2003, ha fornito proprie unità militari sotto la guida inglese; un'operazione che aveva importanti finalità di peacekeeping, per il mantenimento della pace, per contribuire alla rinascita dell'Iraq e favorire la sicurezza del popolo iracheno e lo sviluppo della nazione;

    la Festa nazionale del 4 novembre è stata soppressa, semplicemente per recuperare una giornata lavorativa – ai sensi dell'articolo 1 della legge 5 marzo 1997, n. 54 – scelta che appare inappropriata e non condivisibile. Al pari delle altre ex festività soppresse (San Giuseppe, Ascensione, Corpus Domini), anche per il 4 novembre, lo Stato, gli enti pubblici e i privati datori di lavoro sono tenuti a corrispondere ai lavoratori dipendenti la normale retribuzione globale giornaliera, compreso ogni elemento accessorio, con il mantenimento dei diritti sia per quanto riguarda la retribuzione che per congedi e permessi;

    in un momento storico come quello che si sta vivendo, non solo in Italia, ma nel continente europeo e a livello globale, contrassegnato da una crisi pandemica che impatta pesantemente sia a livello sanitario che a livello socio-economico, i cittadini chiedono riferimenti forti, radici, reintegro di valori culturali universali, capaci di difendere le conquiste di libertà e democrazia e quindi ridare un senso di appartenenza comune; in tale direzione non si può non farsi carico del forte significato simbolico che gli eventi del 4 novembre rappresentano, con la necessità, dunque, di restituire a tale ricorrenza la valenza di giorno solenne di Festa nazionale che veda la partecipazione e la presa di coscienza dei cittadini italiani,

impegna il Governo

1) ad adottare iniziative normative volte a ripristinare la festività nazionale del 4 novembre per la celebrazione della Giornata dell'Unità nazionale e delle Forze armate, al fine di riconoscere in modo solenne il principio dell'Unità della Repubblica e la memoria dei nostri connazionali sacrificatisi per la Patria, portando a compimento i valori del nostro Risorgimento, e di rendere, nella medesima giornata, un ringraziamento solenne ai caduti delle nostre Forze armate, in particolare durante la strage di Nassiriya del 2003, durante operazioni militari atte a garantire il mantenimento della stabilità e della pace a livello internazionale.
(1-00557) «Biancofiore, Marin, Baldini, Baratto, Berardini, Bologna, Carelli, Dall'Osso, De Girolamo, Della Frera, D'Ettore, Gagliardi, Mugnai, Napoli, Parisse, Pedrazzini, Ripani, Pettarin, Rizzone, Rospi, Ruffino, Sibilia, Silli, Vietina».


   La Camera,

   premesso che:

    il 4 novembre 1918 entrò in vigore l'Armistizio di Villa Giusti sottoscritto a Padova il giorno precedente, dall'Italia e dall'Impero austro-ungarico. Tale accordo è l'atto che determinò la cessazione dello stato di belligeranza e consentì agli italiani di rientrare nei territori di Trento e Trieste, portando a compimento il processo di unificazione nazionale iniziato in epoca risorgimentale;

    la celebrazione dell'evento avvenne per la prima volta il 4 novembre 1921 presso il Sacello dell'Altare della Patria, a Roma, per onorare il sacrificio dei soldati caduti in difesa della patria e il 23 ottobre dell'anno successivo, con il regio decreto n. 1354, il medesimo giorno divenne festa nazionale;

    fino al 1976 il 4 novembre, Giorno dell'Unità nazionale e Giornata delle Forze armate, era un giorno festivo a tutti gli effetti. L'anno successivo, in pieno clima di austerity, la legge 5 marzo 1977, n. 54, stabilì che cessavano di essere considerate festive agli effetti civili diverse festività religiose e che la celebrazione della Festa nazionale della Repubblica e quella della Festa dell'Unità nazionale avrebbero avuto luogo, rispettivamente, nella prima domenica di giugno e nella prima domenica di novembre. Cessavano pertanto di essere considerati festivi i giorni 2 giugno e 4 novembre;

    il decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 1985, n. 792, per quanto riguarda le festività religiose, ha ripristinato le festività dell'Epifania, il 6 gennaio, e quella dei Santi Pietro e Paolo, il 29 giugno, soltanto per il comune di Roma in quanto festa del Patrono della città, dando attuazione all'intesa tra la Repubblica italiana e la Santa Sede ai sensi dell'art. 6 dell'accordo, con protocollo addizionale, firmato a Roma il 18 febbraio 1984 e ratificato con legge 25 marzo 1985, n. 121;

    la legge 20 novembre 2000, n. 336, invece, ha stabilito che «a decorrere dal 2001 la celebrazione della Festa nazionale della Repubblica ha nuovamente luogo il 2 giugno di ciascun anno, che pertanto viene ripristinato come giorno festivo»;

    la reintrodurre della Festa della Repubblica fu frutto anche dell'impegno dell'allora Capo dello Stato, Carlo Azeglio Ciampi, volto a sensibilizzare l'opinione pubblica sul valore delle ricorrenze e ricucire quel distacco verso quell'idea di patria che unisce anche attraverso simboli e occasioni;

    il 4 novembre 2021 si sono tenute le celebrazioni del centenario della traslazione del Milite Ignoto all'Altare della Patria, che hanno visto il culmine il 29 ottobre 2021 con la partenza dalla stazione di Cervignano Aquileia di un treno storico, il «Treno della memoria», che ha ripercorso le tappe che, nel 1919, portarono il feretro scelto da Maria Bergamas di Gradisca d'Isonzo, una madre che aveva perso il figlio in guerra, a Roma, prima presso la Basilica di Santa Maria degli Angeli in piazza dell'Esedra e poi, il 4 novembre, alla definitiva sistemazione all'Altare della Patria, ad imperitura memoria dell'eroismo e dell'abnegazione del soldato italiano;

    la traslazione del Milite Ignoto rappresentò una delle poche manifestazioni collettive a cui gli italiani presero parte sotto la stessa bandiera, sentendosi un popolo unico e unito nel dolore provato per la ferita ancora aperta causata della perdita di migliaia di uomini morti al fronte durante la Grande Guerra;

    la legge di bilancio per il 2022, al fine di favorire la conoscenza degli eventi che portarono la salma del Milite ignoto a Roma e di preservarne la memoria in favore delle future generazioni, ha autorizzato, con un apposito stanziamento, la prosecuzione, per quest'anno, del viaggio del «Treno della memoria» attraverso un itinerario che raggiunga almeno tutti i capoluoghi di regione e le maggiori città italiane non coinvolte nel percorso storico del 1921 e che simboleggi l'Unità nazionale;

    le mutate circostanze odierne spingono a riconsiderare la scelta fatta nel 1977, ripristinando la festa nazionale del 4 novembre, al fine di commemorare i nostri caduti di tutte le guerre. Si tratta di una scelta volta a ricostituire il valore storico, politico e sociale di uno dei momenti più importanti della storia del nostro Paese e a riconoscere rispetto e gratitudine ai nostri caduti e sostenere le donne e gli uomini che hanno combattuto al servizio dell'Italia;

    ripristinare la festa del 4 novembre significa onorare degnamente tutti i nostri militari impegnati in Italia e nell'ambito delle missioni internazionali a salvaguardia della pace e a difesa dei diritti umani e a sostegno dei più deboli; significa anche valorizzare la professionalità, l'abnegazione, il senso di solidarietà e di umanità con cui donne uomini delle nostre Forze Armate assolvono ai loro doveri nel rispetto del giuramento di fedeltà alla Repubblica e ai valori della Costituzione,

impegna il Governo:

1) ad adottare tutte le iniziative di competenza per dare concreta attuazione a quanto previsto dal comma 908 dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2021, n. 234;

2) ad adottare iniziative normative volte a ripristinare la festività nazionale del 4 novembre per la celebrazione della Giornata dell'Unità nazionale e delle Forze armate.
(1-00626) «Maria Tripodi, Perego Di Cremnago, D'Attis, Pittalis».