XVIII LEGISLATURA
ATTI DI INDIRIZZO
Risoluzioni in Commissione:
La VII Commissione,
premesso che:
il 4 agosto 2001, in località Foresta di Tora e Piccilli (Caserta), furono scoperte quelle che erano le più antiche orme fossili riferibili a esemplari del genere Homo e che sono ancora fra le più antiche in assoluto, essendo state datate radiometricamente a circa 350.000 anni fa;
l'annuncio dato dalla più prestigiosa rivista scientifica del mondo (Nature) il 13 marzo 2003 fece il giro del mondo e, in poche ore, schiere di giornalisti, reporter, network televisivi (fra cui BBC) e agenzie di stampa internazionali (fra cui Reuters) si sono alternate sul sito per carpirne e pubblicarne le preziosità;
nel corso delle diverse campagne di pulizia, che hanno avuto luogo dal 2005 al 2010 sotto il controllo della competente soprintendenza archeologica, numerose nuove scoperte hanno arricchito la già enorme dotazione scientifica del sito paleontologico cosiddetto delle «Ciampate del diavolo» («orme del diavolo»), aumentandone enormemente la preziosità ed alimentando una mole di pubblicazioni scientifiche nazionali e internazionali;
nel medesimo sito, infatti, sono stati scoperti, rilevati, studiati e pubblicati:
a) almeno 81 impronte di piedi umani nudi, alcune delle quali coordinate a formare delle piste lunghe svariati metri che mostrano schemi d'andatura di grande interesse biodinamico e icnologico e paleoantropologico;
b) il sentiero fossile umano più antico del mondo, con all'interno orme fossili umane e animali, anch'esso, al momento, un caso unico al mondo;
c) l'unica orma fossile di una mano umana finora conosciuta nel mondo di tale antichità e in un contesto non culturale;
d) le impronte di altre parti anatomiche (glutei, polpacci, caviglie, e altro), anch'esse uniche al mondo, fino ad oggi;
e) le impronte fossili di animali di 350.000 anni fa, fra cui orme di elefanti, orsi, ungulati e cavallini (le orme di elefanti sono le più antiche d'Italia e forse d'Europa);
f) manufatti litici ascrivibili a uomini preistorici del Paleolitico inferiore;
le ricerche, tutt'ora in corso, sono state condotte, nel corso di un ventennio, da un'équipe di ricercatori, al quale si sono aggiunti, nel corso degli anni, alcuni fra i più qualificati scienziati del pianeta, appartenenti a istituzioni di grande prestigio internazionale;
la più importante caratteristica del geosito, anch'essa un «unicum» mondiale, è l'ubicazione delle successioni di orme umane fossili su di una superficie fortemente e originariamente inclinata, di origine non eolica, che rende, di fatto, possibili una serie di studi di carattere anche comportamentale e strutturale, oltre che paleontologico, paleoantropologico e biomeccanico; una tale tipologia di studi non può essere condotta in nessun'altra parte del mondo, poiché non è finora noto un altro sito analogo;
la posizione, l'aspetto e le dimensioni delle orme, l'eccellente stato di conservazione di alcune di esse e gli schemi in cui esse sono coordinate stanno fornendo informazioni sempre più dettagliate sulla precisa identità di coloro che le lasciarono e che sono stati identificati preliminarmente con esemplari di Homo heidelbergensis, o di neandertaliani arcaici;
si intuisce, quindi, l'enorme potenziale culturale sia, per la sua ricchezza paleoantropologica data dalla possibilità di ricostruire un ambiente/habitat di 350.000 anni fa, sia per il suo enorme valore identitario, tenuto conto che le «Ciampate del diavolo» sono, al momento, indiscutibilmente, le orme fossili dei più antichi italiani;
l'impatto mediatico e scientifico del geosito è stato notevole; difatti, sono stati già realizzati documentari estesi e servizi televisivi trasmessi da tutte le maggiori emittenti del mondo e, in Italia, dalle reti televisive pubbliche nazionali, con partecipazione anche a programmi di divulgazione scientifica di alto «share»;
le orme fossili sono state presentate anche in importanti congressi internazionali e sul sito sono state anche organizzati ben due eventi e un «press-tour» nell'ambito della «Settimana del Pianeta Terra» (IV e V edizione), una delle più prestigiose rassegne naturalistiche d'Italia, promossa dalle Università di Pavia e di Urbino;
il sito paleontologico, infine, è l'unico ad essere inserito (per la Campania), insieme a quello del dinosauro di Pietraroja (Benevento), fra quelli considerati «di interesse» dalla Società paleontologica italiana;
tuttavia, le orme umane fossili e l'intero contesto icnologico sono a imminente rischio di distruzione per diverse cause: la natura stessa del materiale sul quale le impronte fossili sono impresse, gli agenti naturali e l'assoluta mancanza di un adeguato sistema sorveglianza del sito,
impegna il Governo:
a valutare l'opportunità di adottare iniziative di competenza volte a realizzare interventi di salvaguardia, conservazione e restauro della paleosuperficie del geosito;
a valutare l'opportunità di promuovere iniziative di valorizzazione dell'intero geosito per la ulteriore diffusione della sua conoscenza, anche attraverso l'organizzazione di specifici eventi culturali;
a valutare l'opportunità di individuare, nello stato di previsione del Ministero della cultura, apposite risorse per la realizzazione degli interventi di conservazione e restauro e delle iniziative di valorizzazione dell'intero sito paleontologico.
(7-00839) «Del Sesto».
L'XI Commissione,
premesso che:
la società Covisian è stata selezionata quale fornitore del servizio di gestione dell'assistenza clienti della compagnia aerea Ita Airways;
la medesima società, il 17 ottobre 2021, ha siglato con Ita un accordo preliminare che prevedeva un servizio iniziale di sei mesi e, successivamente, la sottoscrizione di un contratto triennale;
il 21 ottobre, presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Almaviva e Covisian con un accordo si sono impegnate a rispettare la clausola sociale in conformità al contratto collettivo del settore telecomunicazioni, per consentire a Covisian l'assunzione di 543 dipendenti di Almaviva, destinati a diverse commesse, tra cui quella di Ita;
tuttavia, il 17 febbraio 2022, Covisian ha fatto sapere di non voler più procedere alla firma dell'accordo definitivo con Ita e di volere venir meno anche agli obblighi sottoscritti presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali il 21 ottobre 2021. La società comunicava che si sarebbe impegnata ad erogare il servizio fino alla fine del mese di aprile 2022;
il 20 aprile 2022, presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, era stato convocato un incontro con i sindacati, i vertici di Ita, Covisian, Almaviva, il presidente della Regione Siciliana e il sindaco del comune di Palermo, per individuare delle soluzioni a sostegno dei dipendenti Covisian ed evitare licenziamenti, a fronte del ritiro della commessa da parte della compagnia aerea per i servizi di call center. Ma a tale tavolo di concertazione Ita non si è presentata. Un'assenza che è stata considerata grave e ingiustificabile, soprattutto considerando che si tratta di una società controllata al 100 per cento dallo Stato che, con la sua condotta, ha mostrato una palese chiusura al confronto per tutelare i livelli occupazionali, dopo il mancato rispetto della clausola sociale sottoscritta con l'accordo del 21 ottobre tra Covisian e Ita;
al riguardo, Ita ha giustificato la mancata presenza al tavolo ministeriale affermando di essere parte lesa, in conseguenza della decisione unilaterale di Covisian di non dare seguito al contratto di fornitura del call center. Pertanto, la compagnia aerea ha imputato ogni responsabilità della vertenza a Covisian che non ha rispettato né il contratto sottoscritto con Ita né l'intesa sulla clausola sociale relativa ai dipendenti Almaviva;
per far fronte all'emergenza determinata dalla condotta di Covisian, Ita ha creato un call center procedendo all'assunzione diretta di circa 150 persone, di cui il 50 per cento proveniente da Alitalia in amministrazione straordinaria e gli altri esterni. Pertanto, adesso resterebbero esclusi tutti i 543 lavoratori attuali, di cui 221 Covisian e i restanti di Almaviva;
si tratta di una vicenda inaccettabile di cui, tra condotte svolte in dispregio alle istituzioni e il mancato rispetto di accordi, stanno subendo le conseguenze decine di lavoratori con le loro famiglie a cui vanno, invece, tempestivamente riconosciute concrete tutele;
fatte salve le responsabilità di Covisian, da accertare nelle opportune sedi, è inammissibile che Ita quale azienda strategica e a totale controllo pubblico ritenga di poter agire, ad avviso del firmatario del presente atto, arbitrariamente, sottraendosi alle proprie responsabilità;
al riguardo, anche la posizione espressa dal presidente esecutivo, dottor Alfredo Altavilla, il 9 maggio in sede di audizione informale presso la Camera, non è stata rassicurante rispetto ad un cambio di rotta da parte della compagnia aerea. Lo stesso infatti non ha offerto alcuna soluzione a tutela dei 543 lavoratori, limitandosi ad ipotizzare l'assorbimento di poche decine di operatori da Covisian,
impegna il Governo
ad adottare tempestivamente ogni utile iniziativa di competenza a tutela dei 543 lavoratori coinvolti nella vertenza in questione per garantire agli stessi le dovute soluzioni occupazionali, indirizzando le società coinvolte ad assumere corrette relazioni istituzionali ed esigendo il rispetto degli impegni sottoscritti, ciò con particolare riferimento a Ita Airways, trattandosi di una società interamente controllata dallo Stato che, in tale qualità, deve conformarsi non solo ad obblighi di buona fede e correttezza ma altresì alla missione sociale che le è propria.
(7-00840) «Rizzetto».
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interpellanza:
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
l'Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro-Spallanzani è identificato quale polo nazionale contro il bioterrorismo e il trattamento delle malattie infettive e, secondo notizie di stampa, avrebbe accesso a ricerche condivise dai Paesi Nato sui sieri da utilizzare in caso di attacco con armi batteriologiche;
fin dall'inizio della pandemia da Covid-19, l'Istituto è stato un centro di riferimento per le strategie di contrasto alla diffusione del virus;
infatti, suoi rappresentanti sono stati inclusi dapprima nella «task-force coronavirus» creata presso l'ufficio di Gabinetto del Ministero della salute sin dal 22 gennaio 2020 e, successivamente, nel Cts istituito con decreto del capo dipartimento della Protezione civile n. 371 del 5 febbraio 2020;
il 30 gennaio 2020, presso l'Istituto sono stati ricoverati i due turisti cinesi che hanno rappresentato i primi due casi di COVID-19 accertati in Italia;
in data 2 febbraio 2020, l'Istituto ha annunciato che i propri virologi erano riusciti, tra i primi in Europa, ad isolare il virus responsabile dell'infezione di uno dei due turisti, di aver depositato la sequenza del virus isolato nel database GenBank e di aver intenzione di mettere tale isolato virale a disposizione della comunità scientifica internazionale;
nel comunicato stampa, l'Istituto ha evidenziato come, in tale fase iniziale della pandemia, disporre del nuovo virus rappresentava un passo fondamentale, tra l'altro, per «studiare i meccanismi della malattia per lo sviluppo di cure e la messa a punto del vaccino»;
recenti articoli di stampa affermano che, nel marzo 2020, l'Istituto Spallanzani avrebbe concluso un MTA (Material Transfer Agreement) per la cessione, a titolo gratuito, di un campione del ceppo virale isolato all'istituto Vector, ente la cui attività, strettamente controllata dal Governo russo, non attiene a ricerca scientifica di base, bensì applicata;
secondo tali articoli, la circostanza della cessione a Vector sarebbe stata confermata dall'allora direttrice del laboratorio di virologia presso l'Istituto Spallanzani e, tra le finalità della cessione dell'isolato virale, l'MTA richiamerebbe espressamente lo sviluppo di mezzi per la diagnosi, la prevenzione e il trattamento del Covid-19, allo scopo di «migliorare la sorveglianza e la risposta contro il COVID-19 nella Federazione Russa»;
se tali notizie fossero confermate, emergerebbe che l'accordo avrebbe avuto ad oggetto l'uso del ceppo virale anche per lo sviluppo di un vaccino, finalità tipica dei cosiddetti «industrial MTA», che normalmente prevedono il trasferimento di materiale biologico a fronte di significativi corrispettivi;
inoltre, la finalità della produzione di vaccini e terapie avrebbe riguardato il contrasto della pandemia nella sola Federazione russa, senza che alla controparte russa – a fronte della cessione del ceppo virale – fosse richiesto alcun tipo di controprestazione, economica o di altra natura, a favore dell'Italia;
pochi mesi dopo venivano sviluppati i vaccini EpiVacCorona e Sputnik V e, nell'agosto 2020, il Presidente della Federazione russa, Vladimir Putin, affermava come quest'ultima fosse «arrivata prima nella corsa al vaccino contro il Covid»;
secondo quanto riportato da organi di stampa, il Professor Vaia, direttore sanitario dell'Istituto Spallanzani – replicando ai dubbi suscitati dall'accordo concluso dall'ente stesso con Gamaleya, altro istituto russo – avrebbe affermato che «tutte le attività di ricerca di questo Istituto che implicano collaborazioni internazionali sono sempre state condotte informando le competenti autorità di Governo e in totale sintonia con le autorità di sicurezza nazionale» –:
se risulti se il Governo fosse a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative siano state intraprese al fine di salvaguardare il preminente interesse nazionale ad assicurare che i cittadini italiani potessero beneficiare in via prioritaria di farmaci e vaccini per il contrasto della pandemia da Sars-Cov-2, sviluppati a partire dal ceppo virale isolato dall'Istituto Spallanzani o da altre attività di ricerca svolte in Italia.
(2-01518) «Noja, Rosato, Fregolent, Baldini, Annibali, Toccafondi, Ferri, Occhionero, Del Barba».
Interrogazione a risposta orale:
DORI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 1 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 5 agosto 2021 individua il «Nuovo collegamento ferroviario stazione di Bergamo - Aeroporto Orio al serio» come opera da realizzare con la nomina di un commissario straordinario;
il successivo articolo 2 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri prevede la nomina della dott.ssa Vera Fiorani quale Commissaria straordinaria per la predetta opera;
la dottoressa Fiorani risulta essere l'amministratrice delegata e direttrice Generale di Rete Ferroviaria Italiana (RFI);
nelle premesse del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri è espressamente richiamata la legge n. 400 del 1988;
l'articolo 11 della legge n. 400 del 1988 contiene la disciplina generale della nomina dei Commissari straordinari del Governo;
il decreto legislativo n. 39 del 2013, al capo VI, reca le norme sulla «Incompatibilità tra incarichi nelle pubbliche amministrazioni e negli enti privati in controllo pubblico e cariche di componenti di organi di indirizzo politico»;
in particolare l'articolo 11 del decreto legislativo n. 39 del 2013, al comma 1, stabilisce: «Gli incarichi amministrativi di vertice nelle amministrazioni statali, regionali e locali e gli incarichi di amministratore di ente pubblico di livello nazionale, regionale e locale, sono incompatibili con la carica di Presidente del Consiglio dei ministri, Ministro, Vice Ministro, sottosegretario di Stato e commissario straordinario del Governo di cui all'articolo 11 della legge 23 agosto 1988, n. 400, o di parlamentare»;
ai sensi dell'articolo 1, comma 2, lettera l) del medesimo decreto legislativo, per incarichi di amministratore di enti pubblici e di enti privati in controllo pubblico si intendono «gli incarichi di Presidente con deleghe gestionali dirette, amministratore delegato e assimilabili, di altro organo di indirizzo delle attività dell'ente, comunque denominato, negli enti pubblici e negli enti di diritto privato in controllo pubblico»;
RFI è controllata totalmente dalla capogruppo Ferrovie dello Stato S.p.a., il cui capitale è di proprietà dell'azionista unico Ministero dell'economia e delle finanze;
RFI, come ha ribadito più volte l'Anac, ha natura di «organismo di diritto pubblico» perché soddisfa gli indici di identificazione dell'articolo 3, comma 1, lettera d, del decreto legislativo n. 50 del 2016;
il decreto-legge n. 32 del 2019 (cosiddetto Sbloccacantieri) all'articolo 4 prevede che con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri siano individuati gli interventi infrastrutturali per i quali si rende necessaria la nomina di Commissari straordinari;
l'articolo 4 del predetto decreto-legge, con riferimento alle modalità di nomina dei Commissari, precisa soltanto che siano «individuabili anche nell'ambito delle Società a controllo pubblico», non prevedendo dunque alcuna ulteriore previsione o deroga rispetto al regime delle incompatibilità dettato dal decreto legislativo n. 39 del 2013 che, pertanto, è applicabile anche alla nomina commissariale in oggetto;
a nulla rileva il fatto che nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di nomina, nelle premesse, si legga che «in ragione della necessità di agevolare le interlocuzioni con le stazioni appaltanti di ANAS e RFI, nonché con le amministrazioni pubbliche a diverso titolo coinvolte, si è ritenuto utile proporre nel citato elenco solo nominativi di alta professionalità tecnico-amministrativa anche già afferenti alle stesse strutture pubbliche», in quanto un «considerato» contenuto nelle premesse di un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri non può derogare, soprattutto implicitamente, una disposizione legislativa, qual è l'articolo 11 del decreto legislativo n. 39 del 2013;
con l'accettazione della nomina la commissaria straordinaria ha dichiarato l'insussistenza di cause di inconferibilità, incompatibilità o conflitti di interesse ad assumere l'incarico;
se il Governo intenda verificare per quanto di competenza, la sussistenza di una possibile incompatibilità tra la carica di Amministratore delegato di RFI e la qualifica di Commissario straordinario per il collegamento ferroviario Bergamo/Orio al Serio; quali iniziative il Governo intenda porre in essere qualora fosse accertata la predetta incompatibilità e quali siano gli effetti sull'atto di nomina e sugli atti compiuti nello svolgimento di tale incarico.
(3-02962)
Interrogazione a risposta in Commissione:
MURONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:
la Valle del Sacco è situata nel Lazio meridionale. Dagli anni '60 tale area è stata oggetto di una contaminazione da diverse fonti d'inquinamento, a causa della presenza di attività industriali situate nei pressi del fiume Sacco. Ad aggravare lo stato di salute dell'area è la presenza d'amianto nonché di rifiuti abbandonati;
in tale sito sono presenti oltre 200 aziende produttive, di cui un notevole numero rientrano nella Classe A delle fabbriche a rischio d'incidente rilevante ai sensi della Direttiva Seveso (CEE 501/82). Dal marzo 2005 è stato riconosciuto lo stato di emergenza ambientale per la valle del fiume Sacco in seguito al riscontro di livelli di beta-esaclorocicloesano (β-HCH) molte volte superiori ai limiti di legge;
pertanto, le analisi effettuate hanno accertato un inquinamento ambientale di ampia estensione legato alla contaminazione del fiume Sacco da discariche di rifiuti tossici di origine industriale a cui sono stati esposti gli animali di interesse zootecnico e la popolazione umana;
il 28 aprile 2022 il governatore della regione Lazio Zingaretti, nel corso dell'assemblea di Unindustria, ha reso pubblica la richiesta già avanzata di sospensione del decreto di perimetrazione del SIN «Bacino del fiume Sacco», di intesa con il Governo e con Ministro Cingolani, al fine di una sua ridefinizione al ribasso, con la promessa di autorizzazioni più veloci. Tale sospensione farebbe tornare sensibilmente indietro il processo di bonifica del terzo sito più inquinato d'Italia, poiché dopo un lungo lavoro l'area era stata già soggetta all'avvio del procedimento di nuova perimetrazione nel 2014 – ritardato dalla mancata firma del decreto fino al 2016 –, ed un nuovo iter oltre a rappresentare un grave errore porterebbe inevitabilmente ad una situazione di stallo, incapace di apportare i benefici attesi;
tale richiesta ha fatto seguito alla notizia di dismissione degli impianti della casa farmaceutica Catalent, la quale è stata prontamente usata come alibi per rilanciare intenzioni politico-economiche, di de-perimetrazione rispondenti già da tempo alle pressioni di natura industriale-speculativa;
si ricorda, inoltre, che la contaminazione endogena delle aree industriali, compresa l'area della Catalent – nota da anni e sancita in base al decreto legislativo n. 152 del 2006 –, non è riconducibile alla contaminazione delle aree ripariali e di quelle di esondazione;
il 7 marzo 2019, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Sergio Costa, e il presidente della regione Lazio, Nicola Zingaretti, siglavano un accordo di programma che prevedeva lo stanziamento di 53,6 milioni di euro per la bonifica e designava la regione Lazio come Responsabile Unico dell'Attuazione;
il 21 aprile 2021, il Ministro della transizione Ecologica, Roberto Cingolani, sottoscrive l'addendum all'accordo di programma tra Ministero e regione Lazio per la bonifica del SIN Bacino del Fiume Sacco. Tale atto modifica così il precedente accordo di marzo 2019, andando a rimodulare interventi e modalità di programmazione, aggiungendo anche risorse per interventi ulteriori rispetto a quelli già programmati;
a seguito della dichiarazione del Governatore Zingaretti, la sottosegretaria Maria Fontana ha successivamente smentito, precisando che per il Ministero non vi è in atto nessuna sospensiva, ribandendo invece come azione prioritaria quella di procedere rapidamente con gli interventi già programmati necessari alla bonifica dei territori contaminati –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di accelerare la realizzazione degli interventi già disposti secondo il cronoprogramma, nel rispetto del quadro normativo di riferimento e della Direttiva Seveso (CEE 501/82), escludendo l'avvio di un nuovo processo di riperimetrazione e la possibilità di anteporre le ragioni economiche alla tutela di un territorio a lungo martoriato.
(5-08085)
AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Interrogazioni a risposta scritta:
EHM, BENEDETTI, SARLI e SURIANO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
l'11 maggio, la giornalista e reporter di Al Jazeera, Shireen Abu Akleh – cittadina palestinese con passaporto americano – è rimasta uccisa da colpi di arma da fuoco durante scontri tra miliziani palestinesi ed esercito israeliano, a seguito di un raid per l'arresto di «sospetti terroristi», condotto dall'esercito israeliano nel campo profughi di Jenin in Cisgiordania. L'operazione ha altresì ferito alla schiena il collega della giornalista, Ali Sammoudi;
da una prima ricostruzione fornita dalla giornalista Shatsa Hanaysha, presente al fatto, parrebbe che, al momento dell'uccisione – nel campo di Jenin – fosse in atto un'incursione dell'esercito israeliano per l'arresto di un presunto militante armato del Jihad Islami, durante la quale sarebbero partiti spari contro i giornalisti;
secondo la ricostruzione della giornalista, la vittima indossava giubbotto antiproiettile, elmetto e pettorina di riconoscimento, sulla quale, era ben visibile la dicitura «PRESS», alle spalle dei due giornalisti vi era un muro, ed, inoltre, al momento dell'uccisione, non vi erano in corso conflitti a fuoco tra le due fazioni;
la testimonianza è resa attendibile da numerosi video sul ritrovamento del cadavere della giornalista;
da ciò, è facilmente deducibile che i colpi fossero voluti e non casuali;
la narrazione illustrata è stata ripresa anche dalla CNN, che, ricostruendo l'accaduto e acquisendo testimonianze, ha accertato che, al momento dell'uccisione non erano presenti militanti palestinesi; secondo «Reporter senza frontiere», è altamente probabile che, nel caso di specie, vi sia la violazione – da parte degli autori dell'omicidio – dei principi contenuti nella Convenzione di Ginevra e nella Risoluzione del Consiglio di sicurezza sulla protezione dei giornalisti n. 2222(2015), mentre le associazioni per la difesa della libertà di stampa chiedono un'indagine internazionale;
secondo i dati di tali organizzazioni, Shireen Abu Aqleh sarebbe la 26° giornalista uccisa in servizio nel 2022;
l'uccisione è avvenuta nella città simbolo della resistenza palestinese, dopo gli scontri del 2022;
a seguito di tali fatti, il Governo di Israele, nella persona del Ministro della difesa Benny Gantz, ha comunicato che da parte dell'esercito israeliano non vi sarebbero state azioni dirette verso la giornalista e ha informato di volere avviare un'indagine congiunta con il Governo palestinese;
tale Governo ha immediatamente rifiutato, facendo sapere che il caso sarà presto sottoposto alla Corte Penale Internazionale;
il fatto ha provocato l'indignazione del Dipartimento di Stato USA che lo ha definito «un affronto alla libera stampa mondiale», alla quale si è unita la condanna dell'Unione Europea, che in una nota ha ribadito che «è essenziale un'indagine approfondita e indipendente, idonea a chiarire quanto prima le circostanze, al fine di assicurare i responsabili alla giustizia»;
il Viceministro degli esteri del Governo italiano, Marina Sereni, ha espresso preoccupazione «per il rischio che il drammatico episodio possa alimentare le tensioni e le violenze nei territori palestinesi e in tutto il Medio Oriente», individuando, nel corso della riunione «Ad Hoc Liaison Committee for Palestine», quale unica soluzione per garantire sicurezza di quei territori, la separazione dei due popoli e dei due Stati;
quanto riportato trova fondamento nell'aperto risentimento proveniente da diversi attori internazionali del Sud del Mondo in occasione della guerra in Ucraina, sulla quale alcuni Stati occidentali avrebbero espresso forme di «indignazione selettiva» –:
quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere il Ministro interrogato, al fine di avviare immediatamente, in accordo con i Paesi dell'Unione europea e con le organizzazioni internazionali, un'indagine nelle competenti sedi internazionali, per ottenere verità, trasparenza e giustizia su quanto accaduto, per individuare i responsabili e per assicurare la libertà di stampa e l'incolumità dei giornalisti che operano nei territori di conflitto.
(4-12080)
DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
da articoli pubblicati sui siti online dei quotidiani «Corriere della Sera» e «Avvenire» dell'11 maggio 2022, si apprende dell'arresto del cardinale Joseph Zen, accusato dalle autorità cinese di «collusione con forze straniere» secondo quanto stabilito dalla «legge di sicurezza nazionale cinese», istituita nell'ottobre del 2021 e utilizzata come vera e propria arma di repressione nei confronti degli attivisti democratici di Hong Kong;
il cardinale, infatti, rappresenta una figura di spicco del movimento democratico in contrapposizione al governo comunista cinese e alle sue politiche antidemocratiche e repressive, figurando come garante del fondo «612 Humanitarian Relief», costituito al fine di sostenere gli attivisti che hanno preso parte alle manifestazioni del 2019 e successivamente disciolto nell'ottobre 2021 a causa delle politiche di repressione instaurate dal governo di Pechino;
ciononostante, le autorità comuniste cinesi hanno proseguito con l'arresto degli attivisti del movimento democratico di protesta, imprigionando, infine, lo stesso cardinale Zen al fine di interrogarlo. Da tempo, infatti, il porporato cinese risulta essere inviso al governo comunista anche per le sue posizioni fermamente contrarie alle ingerenze del Partito comunista sulle comunità religiose presenti in Cina, criticando apertamente la rimozione delle croci dalle chiese e per aver celebrato messa per i martiri di Tienanmen massacrati dall'esercito comunista nel 1989, noncurante delle ritorsioni che avrebbe potuto in tal modo subire. Inoltre, il cardinale Zen ha sempre difeso strenuamente lo statuto speciale della città di Hong Kong, base del principio «Un Paese due sistemi», in vigore dal 1997;
il cardinale Zen è la limpida rappresentazione degli ideali di libertà e democrazia su cui poggiano la cultura politica, giuridica e sociale dell'Italia, la quale non può e non deve rimanere indifferente di fronte alla loro violazione da parte del governo dittatoriale della Cina comunista, manifestando la propria posizione nettamente contraria alle politiche liberticide del governo di Xi Jinping –:
se il Governo intenda esprimere ferma condanna verso i numerosi e continui arresti degli attivisti di Hong Kong;
se il Governo intenda chiedere l'immediata scarcerazione del cardinale Joseph Zen;
se il Governo intenda contestare pubblicamente la «legge di sicurezza nazionale cinese» in quanto strumento lesivo delle libertà e dei diritti dei cittadini di Hong Kong.
(4-12081)
AFFARI REGIONALI E AUTONOMIE
Interrogazione a risposta in Commissione:
D'ETTORE. — Al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
il 2 febbraio 2018 l'Assemblea regionale della Calabria ha approvato la legge regionale n. 2 che, a seguito di due deliberazioni rispettivamente dei Consigli comunali di Rossano (n. 1 del 16 gennaio 2015) e di Corigliano (n. 3 del 1° febbraio 2016) ed un referendum obbligatorio consultivo (dove ha prevalso di gran lunga il «sì») nei due comuni svoltosi il 22 ottobre 2017, ha istituito, a decorrere dal 31 marzo 2018, il comune unico Corigliano-Rossano, derivante dalla fusione di Corigliano Calabro e Rossano;
con decreto prefettizio n. 23594 del 23 marzo 2018 è stato nominato, secondo quanto prevede la legge 7 aprile 2014, n. 56, il commissario per il nuovo comune Corigliano Rossano sino alle elezioni del sindaco e del consiglio del nuovo comune, che si sono svolte a maggio del 2019;
a distanza di due anni e nove mesi dall'insediamento dell'Amministrazione eletta del nuovo comune, l'Amministrazione stessa non ha ancora provveduto a dotarsi del nuovo statuto e quindi alla sua approvazione da parte del Consiglio comunale ai sensi dell'articolo 1, commi 116 e 117, legge n. 56 del 2014 (legge Delrio) al fine di adeguare il proprio ordinamento ai «principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza», nonché di assicurare adeguate forme di collegamento, di partecipazione e di decentramento dei servizi alle comunità di origine dei due comuni, attraverso l'istituzione di municipi che potrebbero essere dotati di organi eletti;
tutti i provvedimenti di giunta, compresi quelli riguardanti la «macchina amministrativa», sono stati adottati sulla base dello «Statuto e del regolamento di funzionamento del consiglio comunale del comune di maggiore dimensione demografica tra quelli estinti» (articolo 1, comma 124, lettera c) della legge 7 aprile 2014), con il rischio della loro delegittimazione se dovessero risultare «incompatibili» con i principi che accompagnano il processo di fusione;
all'Amministrazione comunale il Ministero dell'interno ha fatto pervenire, ad aprile scorso, una «nota di diffida» per il mancato «varo» dello Statuto mentre il nuovo comune si potrà fregiare, dal 15 aprile 2022, dell'onorificenza di città, titolo decretato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha accolto la proposta del Ministro dell'interno, uno dei momenti significativi del processo di fusione –:
quali iniziative, per quanto di competenza, i Ministri interrogati intendano adottare, con particolare riferimento alla nomina di un Commissario (di cui al comma 149 dell'articolo 1 della legge n. 56 del 2014) che, con i poteri sostitutivi, possa varare quanto previsto dalla vigente legislazione nazionale e regionale ed evitare che la reiterata inadempienza rischi di privare la comunità della prerogativa di esercitare la propria autonomia, oggi costituzionalmente garantita.
(5-08089)
DIFESA
Interrogazione a risposta in Commissione:
PINI, BOLDRINI, D'ELIA, BRUNO BOSSIO, CENNI, INCERTI, MURA, SCHIRÒ, POLLASTRINI, MORANI, GRIBAUDO, BRAGA, LORENZIN, LA MARCA, PRESTIPINO, BONOMO, CIAGÀ, DI GIORGI, MADIA, BERLINGHIERI, CANTINI, CIAMPI e QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
nei giorni 5, 6 7 e 8 maggio 2022 si è tenuta a Rimini la novantatreesima adunata degli alpini, organizzata come ogni anno dall'Associazione nazionale alpini e patrocinata, tra gli altri anche dal Ministero della difesa;
si stima che circa 400.000 persone abbiano partecipato alle celebrazioni durante l'arco dei quattro giorni;
durante le giornate dell'adunata sono state segnalate e raccolte dall'associazione Non una di Meno di Rimini decine e decine di denunce da parte di donne che sono state molestate verbalmente o fisicamente da uomini che indossavano il cappello che contraddistingue gli alpini e che sono facilmente identificabili come partecipanti all'adunata;
non è la prima volta che tali atteggiamenti sono stati segnalati durante le adunate nazionali degli alpini. Numerose testate giornalistiche hanno ricostruito le stesse molestie di massa anche durante, le adunate nazionali avvenute negli anni scorsi, come per esempio durante l'adunata di Trento del 2018;
l'Associazione nazionale alpini ha commentato mettendo prima in dubbio la veridicità delle denunce, «Non risulta nessuna denuncia alle forze dell'ordine», per poi aggiungere «quando si concentrano migliaia di persone per festeggiare è quasi fisiologico che possano verificarsi episodi di maleducazione»;
considerato che non si tratterebbe di episodi di maleducazione, ma di reati ascrivibili alle molestie, tanto più gravi in quanto compiuti da partecipanti e associati all'adunata nazionale di un corpo dell'esercito italiano;
considerato altresì che sono state depositate formali denunce alle autorità competenti e che ogni giorno emergono nuove testimonianze;
il Ministro interrogato ha dichiarato che «I comportamenti raccontati da alcune donne sono gravissimi. Episodi che certamente andranno accertati dagli organi competenti, ma che non possono e non devono essere sottovalutati» e «Episodi, voglio ribadirlo con forza, che sarebbero all'opposto dei valori degli Alpini e di una manifestazione che è celebrazione di solidarietà, principi, e bellissime tradizioni. È sbagliato fare generalizzazioni, ma allo stesso tempo non ci deve essere nessuna tolleranza: le molestie e le violenze non devono mai e in nessun caso trovare alcuna giustificazione e vanno condannate senza esitazioni» –:
quali iniziative intenda intraprendere il Ministro interrogato affinché questi episodi gravissimi non si ripetano anche in collaborazione con l'Associazione nazionale alpini;
quali iniziative il Ministero interrogato abbia intenzione di intraprendere per fare chiarezza e supportare le donne che sono state vittime delle molestie.
(5-08078)
Interrogazione a risposta scritta:
TIMBRO e DE LORENZO. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
dal 5 all'8 maggio 2022 si è svolta a Rimini la 93ma adunata nazionale degli alpini indetta dall'Associazione nazionale alpini;
l'adunata annuale degli alpini rappresenta un momento significativo di coesione e vicinanza nei confronti di un Corpo militare tra i più popolari e radicati nel sentimento comune del popolo italiano;
avendo appreso, da numerosi resoconti stampa e da denunce circostanziate, che nel corso delle manifestazioni dell'adunata e in occasioni ad essa collegata, si sono verificati diversi e ripetuti episodi di aggressioni, violenze private, molestie, ai danni di donne, cittadine e lavoratrici, che si trovavano in locali di ristoro pubblici e nelle zone frequentate dagli alpini in seguito all'adunata;
i dirigenti dell'Ana hanno deplorato i gravi episodi di violenza e di sessismo con grave ritardo ed una palese ritrosia e solo perché incalzati dall'indignazione dell'opinione pubblica;
nella giornata del 10 maggio 2022 è stata formalizzata una denuncia da parte di una donna vittima di molestie e risulterebbe da organi di stampa che anche altre siano state presentate;
comunque molti altri episodi sono stati segnalati e devono essere considerati anche quando non abbiano preso la forma della querela, spesso, infatti, le donne non denunciano perché temono ritorsioni o di non essere credute;
è importante e fondamentale che le donne che hanno segnalato molestie e/o abusi abbiano il supporto delle istituzioni;
bene ha fatto il Ministro della difesa ad affermare che «i comportamenti raccontati da alcune donne sono gravissimi. Episodi che certamente andranno accertati dagli organi competenti, ma che non possono e non devono essere sottovalutati e che sarebbero all'opposto dei valori degli alpini e di una manifestazione che è celebrazione di solidarietà, principi e bellissime tradizioni. È sbagliato fare generalizzazioni, ma allo stesso tempo non ci deve essere nessuna tolleranza: le molestie e le violenze non devono mai e in nessun caso trovare alcuna giustificazione e vanno condannate senza esitazioni.» –:
quali iniziative i Ministri interrogati abbiano intrapreso, per quanto di competenza, per fare luce sugli episodi denunciati a Rimini nel corso della 93ma adunata degli alpini al fine di individuare i responsabili delle molestie;
se si intenda adottare iniziative affinché l'Ana emani nuove linee guida e comportamentali da adottare in occasione di tutte le prossime iniziative dell'Associazione a tutela non solo della pubblica incolumità ma anche del prestigio della organizzazione e dei propri associati in modo da evitare che tali deplorevoli episodi, già purtroppo segnalati in anni passati e rimasti in silenzio, possano ripetersi.
(4-12083)
ECONOMIA E FINANZE
Interrogazioni a risposta in Commissione:
CANCELLERI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
a partire dalla dichiarazione relativa al mese di gennaio 2022, l'ammontare dell'Iva in reverse charge relativa alle operazioni di importazioni effettuate in Francia e in generale, di uscita da un regime sospensivo, non avverranno più sulla dichiarazione doganale, ma saranno oggetto di autoliquidazione;
tale l'obbligo fiscale, che coinvolge tutti i soggetti passivi d'imposta registrati in quel Paese, comporta, quale conseguenza, una diversa modalità di dichiarazione e riscossione dell'imposta che si applica a tutte le operazioni, comprese (come suesposto) anche le importazioni, per le quali si ritiene che tale nuova applicazione dell'Iva possa agevolare le procedure aziendali, considerato che tale nuova procedura consente di evitare alle imprese possibili prefinanziamenti, peraltro spesso elevati e costosi, che si rendono necessari per gestire l'Iva all'importazione;
allo stato attuale, l'interrogante evidenzia corneale aziende che effettuano le importazioni in Italia, versino in anticipo la suddetta imposta allo spedizioniere doganale, il quale, per procedere allo sdoganamento, necessita dell'apertura di un conto corrente presso la dogana, che sarà impegnato per la somma corrispondente a all'Iva dovuta;
per l'apertura del conto corrente, l'interrogante rileva altresì che l'impresa necessita della cauzione in titoli di Stato o garantiti dallo Stato, fideiussione bancaria o assicurativa, i cui oneri e costi accessori risultano spesso elevati (si evidenza, inoltre che gli uffici territoriali della dogana, sono dotati di personale specializzato impegnato nella gestione di tali adempimenti relativi ai conti correnti e relative polizze fideiussorie);
in relazione alle suesposte osservazioni, a giudizio dell'interrogante, l'attuale disciplina normativa relativa alla gestione dell'Iva per le importazioni nel nostro Paese risulta pertanto evidentemente onerosa, sia per il sistema delle imprese che per la pubblica amministrazione, considerato che le disposizioni previste comportano una gestione contabile, amministrativa e burocratica sicuramente meno efficiente rispetto ai sistemi adottati in Francia, Olanda e altri Paesi dell'Unione europea;
al riguardo, l'interrogante rileva altresì come attualmente, il differente trattamento fiscale dell'Iva, in ordine alle tempistiche e ai costi per la sua riscossione, stia rendendo più vantaggioso per le aziende sdoganare nei Paesi nei quali è stata già applicata la suesposta gestione riformatrice dal punto di vista normativo; il relativo «storno di traffico» di merci, che non favorisce l'Italia verso altri Paesi dell'Unione europea, sta determinando perdite di competitività del nostro sistema logistico (con conseguenti impatti economici negativi in particolare sul piano occupazionale, oltre che per il gettito delle imposte non riscosse) a vantaggio degli altri Paesi membri dell'Unione europea –:
quali orientamenti, per quanto di competenza il Ministro interrogato intenda esprimere con riferimento a quanto esposto in premessa tenuto conto che la nuova disciplina sulle operazioni di pagamento dell'Iva per le importazioni, introdotta in Francia a partire dal 1° gennaio 2022, comporta effetti positivi e durevoli nei riguardi delle imprese transalpine e che gli oneri fiscali e gli adempimenti finanziari previsti rischiano conseguentemente di danneggiare i livelli di competitività e di crescita delle aziende italiane;
se non ritenga opportuno intraprendere adeguate iniziative di carattere normativo finalizzate a riconsiderare l'attuale disciplina fiscale italiana relativamente all'applicazione dell'Iva, per le operazioni di importazione, in coerenza con quanto previsto dalla legislazione francese, anche al fine di consentirne l'assolvimento per le importazioni di merce di valore inferiore a 150 euro, non sul territorio doganale, ma attraverso una diversa modalità di liquidazione mensile in favore dell'amministrazione fiscale, in conformità peraltro con quanto già previsto da altri Paesi europei.
(5-08079)
CAVANDOLI, CANTALAMESSA, CENTEMERO, COVOLO, GERARDI, GUSMEROLI, ALESSANDRO PAGANO, RIBOLLA, TARANTINO, TOMBOLATO e ZENNARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
per effetto della emergenza epidemiologica, il Governo è intervenuto a più riprese sulla sospensione dell'esecuzione degli sfratti di immobili ad uso abitativo e non abitativo; tuttavia, anche se la misura ha garantito il diritto di godimento della casa ai locatori, ha inevitabilmente rimesso ai proprietari degli immobili le consistenti conseguenze economiche;
è notizia dell'11 maggio 2022 (cfr. ParmaToday.it) che l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani ha disposto, tramite una direttiva trasmessa all'Italia il 9 maggio del 2022, la sospensione di uno sfratto nella città di Parma; in particolare, la petizione era stata presentata il 20 aprile 2022 dalla cittadina tramite la Rete diritti in casa con la quale si richiedeva la sospensione della procedura di sfratto in attesa della definizione di una soluzione abitativa adeguata per il nucleo famigliare. La questione è ora al vaglio del Tribunale di Parma, che dovrebbe recepire la direttiva, l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani ha riconosciuto, infatti, come nel caso della donna di Parma, che lo sfratto senza soluzioni alternative adeguate è da considerarsi meritevole di tutela;
è doveroso tutelare il diritto all'abitazione, ma anche il diritto di chi possiede un immobile: a seguito del blocco indiscriminato degli sfratti, infatti, a molti proprietari è stata preclusa la disponibilità degli stessi in difformità delle ordinanze di rilascio per morosità e finita locazione emesse anche dalle autorità giudiziarie; per di più, ai medesimi, tocca pagare le molte imposte reddituali e patrimoniali gravanti sulle loro legittime proprietà;
ad esempio, per il versamento dell'Imu, sarebbe paradossale che il pagamento avvenga da parte del proprietario – già gravato dal pagamento delle imposte sul canone non riscosso fino all'esecutività dello sfratto – e non già dall'inquilino moroso o inadempiente;
a parere degli interroganti, limitare quindi il più possibile eventuali aumenti delle imposte a carico dei cittadini, soprattutto dato l'attuale periodo storico segnato dai rincari su diverse materie prime ed energetici, è doveroso, oltreché necessario –:
se non intenda adottare opportune iniziative normative al fine di riconoscere l'applicabilità dell'esenzione Imu ai proprietari di immobili anche nel periodo intercorrente tra la convalida dello sfratto e l'esecuzione del medesimo.
(5-08080)
Interrogazione a risposta scritta:
GRIMALDI e DEL SESTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
dagli organi di stampa si apprende la notizia di un'inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia su presunti appalti truccati per i lavori di realizzazione del centro aerospaziale di Capua (Caserta), il Cira;
coinvolti nella vicenda il direttore amministratore ed un funzionario del centro, indagati dai carabinieri del nucleo operativo di Aversa insieme ad alcuni imprenditori, tra cui Sergio Orsi, già arrestato nel 2017, e Fabio Oreste Luongo, accusati di corruzione, turbata libertà degli incanti, aggravati dalla finalità di agevolare il clan dei Casalesi negli appalti del centro aerospaziale;
il gip di Napoli, Isabella Iaselli, nell'ordinanza di custodia cautelare emessa dopo l'indagine dei carabinieri sugli appalti pilotati al Cira di Capua, per un totale di 11 indagati, riferisce di come Luongo sia interno al gruppo Schiavone dei Casalesi e il tramite per la prosecuzione delle attività illecita di un altro imprenditore, Sergio Orsi, già condannato per i suoi legami con la cosca;
le aziende finite nel mirino dei pubblici ministeri sono la Coge Fid Srl e la Italiana multiservizi Srl, di sostanziale proprietà dei due imprenditori Orsi e Luongo;
altre persone fungevano da intermediari nell'organizzazione degli incontri durante i quali discutere le modalità con cui realizzare la turbativa della gara;
dalle intercettazioni e dagli appostamenti effettuati dai carabinieri negli ultimi mesi sono emersi gravi indizi di colpevolezza a testimonianza delle gravi condotte di corruzione di alcuni funzionari del Cira e degli imprenditori interessati all'aggiudicazione delle gare oggetto della turbativa;
secondo gli investigatori, le infiltrazioni del clan dei Casalesi nelle gare di appalto del centro aerospaziale di Capua dimostrano il nuovo volto assunto dalla criminalità organizzata, sempre più trasformata in un vero e proprio soggetto economico con le caratteristiche dell'imprenditorialità –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intendano adottare, anche promuovendo una verifica da parte dei servizi ispettivi di finanza pubblica, al fine di garantire il rispetto della trasparenza e la legalità delle procedure ad evidenza pubblica indette per l'affidamento dei servizi nel comune di Capua (Caserta).
(4-12069)
GIUSTIZIA
Interpellanza:
La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:
sono tante, troppe, le madri, vittime di violenza istituzionale, accomunate da due tragedie: aver denunciato i propri compagni per violenza domestica e, quasi come conseguenza di questo atto di coraggio, aver perso i propri figli, accusate proprio da quegli stessi compagni, spesso condannati in sede penale per maltrattamenti e abusi, di essere madri «alienanti», di allontanare da loro l'affetto di quei bimbi che hanno visto e sentito ogni sorta di violenza in famiglia; donne accusate della Sindrome di alienazione parentale, «bocciata» dalla comunità scientifica mondiale; eppure, troppo spesso utilizzata dalla psicologia forense nelle consulenze tecniche d'ufficio, sulle quali i giudici si basano, a volte ciecamente e inopinatamente, per decidere se togliere o meno un figlio a un genitore;
è emblematico, il caso di Laura R., il cui bimbo di 7 anni, affetto da epilessia congenita e da una grave cheratite oftalmica cronica, le è stato strappato via drammaticamente nel luglio dello scorso anno da dieci poliziotti (si parla anche di un'ambulanza, di vigili del fuoco e di fiamma ossidrica all'«occorrenza»), che hanno sfondato la porta della stanza in cui la mamma si era chiusa con il figlio e l'hanno immobilizzata sul letto, in esecuzione del provvedimento del Tribunale dei minori di Roma di sospensione della responsabilità genitoriale di padre e madre con il conseguente affidamento del bambino ad una casa famiglia;
la situazione precipita nel 2021, quando, a fronte dell'ultima recrudescenza dei contagi da COVID-19 e per le patologie del figlio, Laura chiede ai servizi sociali che i contatti con il padre, denunciato ripetutamente per violenza domestica, si svolgano «in condizioni di sicurezza e con tutte le cautele sanitarie»; tanto è bastato perché una relazione del Tribunale minorile di Roma accusasse la donna di enfatizzare la gravità della situazione del figlio solo per ostacolare gli incontri con il papà e perché il tribunale decidesse di toglierle il bimbo, riconoscendole il diritto di vederlo solo un'ora a settimana; la struttura in cui è ospitato il bambino non dispone di medici specializzati e nei collegamenti settimanali Laura nota, tra l'altro, la sua crescente sofferenza per il distacco, vede che ha lividi sul corpo, ha perso alcuni denti, tiene gli occhi socchiusi, ha difficoltà a respirare;
alle crescenti inquietudini di Laura, e alle sue continue richieste, in ottobre i servizi sociali sospendono del tutto gli incontri con il figlio, giustificando tale drastica, quanto insensata, scelta nel fatto che il bambino appare «infastidito e turbato dalla preoccupazione della madre, ha manifestato il rifiuto di incontrarla», come si legge nella relazione al tribunale dei minori, che, dal canto suo, «senza svolgere accertamenti», ha confermato apoditticamente la decisione delle assistenti sociali;
la falsità di tale relazione, però, viene presto certificata dalla consigliera laziale De Vito che, ricorrendo al diritto di ispezione previsto per legge, il 26 dicembre ha visitato la casa-famiglia, e incontrato Luca, nonostante i registri scolastici di quel giorno indicassero la presenza del bambino in classe e in tale occasione ha riscontrato, diversamente da quanto relazionato dai servizi sociali, che Luca «si disperava perché non gli facevano più vedere la mamma. Ci ha consegnato un disegno per lei, dicendoci che voleva solo tornare a casa»;
si legge nell'esposto che la consigliera ha presentato alla procura: «incomprensibile e incongruo apparirebbe il comportamento del Tutore, il quale, pur avendo rappresentato al Tribunale dei Minorenni la necessità di vietare i contatti tra il minore e la madre, [...] non sembrerebbe aver mai adeguatamente approfondito il tema direttamente con il bambino, né tantomeno lo abbia conosciuto e analizzato tra le mura domestiche a contatto con la madre»;
a gennaio il Tribunale dei minori segnala «la sostanziale stabilità» delle condizioni di Luca, contrariamente a quanto denunciato dai legali, secondo i quali una certificazione medica allegata a quell'atto indica una situazione gravissima: il bimbo da luglio ha perso circa 10 chili e la sua malattia agli occhi, «senza la dovuta terapia», è in netto peggioramento, tanto che a Luca resta ormai un «residuo minimo» di vista; ma, anche di fronte ad ogni evidenza e al drammatico peggioramento delle condizioni di salute del piccolo, ogni istanza della madre per riaverlo con se e garantirgli le cure dovute viene declinata categoricamente;
l'ultimo atto di questa drammatica storia risale al 28 aprile, quando il tutore di Luca invia ai suoi genitori una lettera per informarli «dell'intervenuto stato di cecità parziale» del bambino e Laura scopre anche che Luca si sposta su una carrozzina a rotelle, perché ha subito «lesioni ossee» muovendosi a tentoni e senza assistenza;
gli avvocati della donna hanno presentato denuncia per omessa tutela del minore nei confronti dei magistrati, delle Assistenti sociali del Municipio VII di Roma, del Sindaco Gualtieri, della funzionaria delegata alla tutela, Franca Cammisa e degli operatori della struttura in cui si trova il piccolo –:
considerata la gravità dei fatti esposti in premessa, se e quali immediate iniziative di competenza, anche di carattere ispettivo, il Governo intenda assumere a tutela della salute del minore e del suo superiore interesse a crescere in famiglia, salvo gravi casi di accertata impossibilità, e alla continuità degli affetti.
(2-01520) «Bellucci».
Interrogazioni a risposta scritta:
DELMASTRO DELLE VEDOVE e PRISCO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
continuano a perdurare, se non a peggiorare, le criticità legate alla gestione delle carceri italiane a discapito dei membri della polizia penitenziaria;
nel carcere di Orvieto, infatti, pur di coprire i turni lavorativi, non verrà data la possibilità, agli agenti ivi impiegati, di poter usufruire delle ferie estive, a causa della grave carenza di organico di cui l'istituto soffre. Una carenza che persiste oramai da anni, alla quale si è sovente ovviato tramite svariate ore di straordinario richieste agli agenti;
trattasi di un'ulteriore umiliazione nei confronti del personale penitenziario che, nonostante le pessime condizioni lavorative in cui operano, talvolta anche in età avanzata, continuano a svolgere le proprie funzioni con senso delle istituzioni, lontani dai riflettori dell'opinione pubblica;
negare loro il periodo di meritato riposo rappresenta una palese e deplorevole violazione, oltre che delle previsioni contrattuali, del diritto costituzionalmente garantito di poter usufruire delle ferie, dimostrando, in tal modo, profonda ingratitudine dopo aver mantenuto, con efficienza e dedizione, il servizio nel periodo più acuto della crisi pandemica, la quale ha ulteriormente peggiorato la già problematica situazione delle carceri italiane. Giova ricordare, inoltre, che questi agenti hanno accumulato diversi anni di ferie senza averne potuto godere per esigenze di servizio. Queste mancanze dell'amministrazione penitenziaria gravano pesantemente sulle loro relazioni familiari e sulla loro condizione di salute fisica e mentale;
è necessario, come ribadito dall'interrogante in numerosi atti di sindacato ispettivo, porre rimedio alla situazione tragica in cui versano le patrie galere, restituendo la dovuta dignità ai membri del Corpo di polizia penitenziaria, stremati dal mantenimento del servizio in condizioni che, oltre ad essere in contrasto con qualsiasi principio posto alla base dei diritti dei lavoratori, rasentano oramai il disumano –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti espressi in premessa;
quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato al fine di porre rimedio alla criticità espressa in premessa.
(4-12067)
CAPARVI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
il 9 maggio 2022 le sigle sindacali SAPPE, OSAPP, USPP, CGIL-FP, unitamente, hanno denunciato nuovamente la grave carenza di personale nel carcere di Orvieto, denuncia rimasta negli anni completamente inascoltata, che ha portato ad una situazione di grave criticità la gestione della struttura penitenziaria;
solo ieri nella struttura penitenziaria di Orvieto si è avuta l'ennesima giornata di ordinaria follia, con alcuni agenti di polizia penitenziaria che sono stati feriti a causa di una aggressione da parte di un detenuto, tanto che gli agenti sono dovuti ricorrere alle cure dei sanitari;
ancora oggi gli agenti della penitenziaria, a differenza delle altre Forze dell'Ordine, non sono dotati di taser, la particolare pistola ad impulsi elettrici, che in alcuni casi può essere uno strumento utile per contenere le azioni scomposte e particolarmente aggressive dei detenuti;
il personale non più giovanissimo del carcere di Orvieto auspica che presto si arrivi ad un turn over, ad un ricambio generazionale, in un lavoro che, come riportano le notizie di cronaca, è sempre più usurante;
in conseguenza della carenza di personale il 2 maggio 2022 l'amministrazione penitenziaria di Orvieto ha negato ai propri dipendenti del carcere la possibilità di usufruire delle ferie maturate negli anni dal mese di maggio 2022 in poi;
gli agenti della polizia penitenziaria nel carcere di Orvieto, anche a seguito della pandemia, sono stati sottoposti a turni massacranti e sempre per esigenze di servizio non hanno goduto delle ferie maturate;
la determinazione dell'amministrazione penitenziaria avviene in pieno disprezzo del diritto costituzionalmente garantito ai lavoratori di usufruire delle ferie, così come previsto dall'articolo 36 della Costituzione –:
quali iniziative di competenza il Ministro interrogato ritenga opportuno adottare affinché il diritto costituzionale per i lavoratori di godere delle ferie maturate sia garantito anche agli agenti della polizia penitenziaria del carcere di Orvieto.
(4-12072)
CIRIELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
si apprende da organi di stampa dell'ennesimo episodio violento avvenuto all'interno del carcere romano di «Regina Coeli» in danno di un detenuto italiano aggredito da altri due ristretti di origine slava che lo avrebbero sequestrato, violentato dopo averlo legato con una corda ad una sedia e minacciato con un coltello rudimentale;
la vittima è stata accompagnata in ospedale dove i medici avrebbero confermato le violenze subite e per le quali la Procura di Roma ha aperto un fascicolo per i reati di sequestro di persona e violenza sessuale;
quanto avvenuto si inserisce in una serie di gravi episodi di violenza che ormai da anni avvengono all'interno delle carceri italiane in danno non solo di altri detenuti ma anche e soprattutto del personale della polizia penitenziaria e da sempre denunciati da parte dei sindacati di rappresentanza;
l'episodio in parola, unitamente a tanti altri che si sono verificati, costituisce la diretta conseguenza dell'allentamento della sicurezza all'interno dei penitenziari a causa non solo della grave carenza di organico ma altresì dell'introduzione della vigilanza dinamica, dell'assenza di strumentazione idonea per la tutela degli agenti di polizia penitenziaria e del sovraffollamento degli istituti di pena, problematiche segnalate dall'interrogante con numerosi atti di sindacato ispettivo;
la vigilanza dinamica implica l'apertura delle stanze di detenzione per le ore giornaliere con la chiusura durante le ore, notturne ed in occasione della «conta» numerica dei detenuti, consentendo ai detenuti medesimi una certa libertà di spostamenti all'interno della sezione o tra diverse sezioni senza che vi sia bisogno della scorta degli agenti;
la sorveglianza dinamica, così come è stata concepita, implica un numero minore di unità del personale di polizia penitenziaria, a discapito, quindi, di un efficace sistema di tutela e sicurezza dei detenuti internati per reati lievi e del personale in servizio, non essendo il sistema stesso più in grado di fronteggiare i pericoli derivanti dal sovraffollamento a causa delle limitate risorse;
con particolare riferimento al carcere di Regina coeli, il segretario generale del SAPPe Donato Capece, denuncia la grave carenza di organico specificando: «A Regina Coeli si contano 143 unità in meno: la vigilanza può essere garantita con un poliziotto ogni 10 detenuti. La media che registriamo da due anni a questa parte è molto più bassa, disponiamo di un agente ogni 70 carcerati»;
inoltre, il Sindacato di polizia penitenziaria (SPP) lancia un allarme sugli abusi sessuali, all'interno delle carceri di cui solo l'1 per cento viene effettivamente denunciato, mentre la maggior parte dei casi sarebbe sottaciuto dalla vittima, probabilmente per vergogna e per timore di più gravi ripercussioni nei propri confronti. La regione che sembra avere il numero più alto di violenze è la Campania con venti casi formalmente denunciati all'anno, seguita dalla Sicilia con quattordici violenze;
gli organi di stampa riportano quotidianamente gravi episodi di violenze all'interno degli istituti, a conferma della totale inefficacia delle misure adottate negli ultimi anni destinate maggiormente a favorire l'apertura delle carceri e a concedere sempre più benefici ai rei, piuttosto che a garantire la sicurezza intramuraria, in particolare per il personale penitenziario;
così in data 29 aprile 2022 nel carcere di Trani un giovane avrebbe aggredito un agente della polizia penitenziaria, il 23 aprile 2022 un detenuto del carcere di San Cataldo a Caltanissetta, uscito dalla cella per una notifica, avrebbe colpito con un pugno al volto l'agente che lo stava scortando procurandogli la frattura del setto nasale, ed ancora il 13 e 14 aprile 2022 a Taranto si sarebbero verificati diversi atti di aggressione da parte di detenuti nei confronti degli agenti per futili motivi;
alla luce dei ripetuti episodi di violenza si rende urgente adottare provvedimenti volti a rafforzare la sicurezza all'interno degli istituti, in particolare rimodulando la sorveglianza dinamica, aumentando l'organico di polizia penitenziaria anche attingendo dalle graduatorie in corso di validità dei concorsi già espletati, dotando il personale di idonei strumenti di protezione come il taser, prevedendo sistemi di videosorveglianza adeguati, disponendo la costruzione di nuove carceri e, infine anche adottando una efficace gestione dei flussi migratori atteso che molti stranieri irregolari contribuiscono al sovraffollamento carcerario –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare al fine di garantire una maggiore sicurezza intramuraria per il personale penitenziario e per i detenuti ed evitare il ripetersi di fatti come quelli descritti in premessa o ancor più gravi; se, non intenda adoperarsi sul piano internazionale, anche mediante accordi bilaterali, affinché gli immigrati condannati scontino le relative pene nella Nazione di provenienza.
(4-12074)
ZIELLO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
si apprende da fonti di stampa che nei giorni scorsi il Tribunale di Pisa ha pronunciato una sentenza di condanna a scontare 3 anni e 4 mesi di reclusione nei confronti di Mohamed Ali Aoinui, ventiseienne di nazionalità tunisina, per il reato di spaccio e resistenza a pubblico ufficiale;
l'uomo era stato arrestato nel dicembre del 2021, dopo che era stato sorpreso da agenti della polizia municipale mentre, vestito con una pettorina da rider a bordo di un monopattino, si recava da un cliente per consegnargli dosi di cocaina;
aveva inoltre cercato la fuga, sbarazzandosi di alcune dosi di droga e, una volta preso, aveva avuto una colluttazione con gli agenti di polizia municipale, sferrando un pugno in faccia a un commissario;
l'arresto era scattato per spaccio, lesioni personali, resistenza e violenza a pubblico ufficiale;
nel corso del blitz la polizia aveva arrestato un connazionale del ventiseienne, trovato in un appartamento con 30 dosi di cocaina, bilancini di precisione, sostanza da taglio e 17.000 euro in contanti;
sempre dalla stampa si apprende che l'uomo era già stato arrestato altre cinque volte nell'arco del 2021;
in particolare ad agosto 2021 aveva patteggiato un anno di condanna per spaccio ed era sottoposto alla misura cautelare del divieto di dimora nella regione;
dopo la lettura della sentenza l'uomo è tornato in libertà;
la notizia è stata ripresa dalla stampa che non ha mancato di enfatizzare la contraddittorietà tra la liberazione di una persona e i sei arresti da questa collezionati in breve tempo;
a parere dell'interrogante una sentenza di questo tenore, ancorché corretta dal punto di vista normativo, non può che trasmettere l'immagine di un sistema giustizia inefficiente, che non è in grado di punire nemmeno i criminali abituali, ma anzi rischia di incentivare comportamenti recidivi –:
se il Ministro, nell'ambito delle proprie competenze, intenda assumere iniziative normative per garantire che i criminali abituali siano sottoposti a un'adeguata pena detentiva al fine di evitare quantomeno la commissione di nuovi reati.
(4-12076)
INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI
Interrogazione a risposta in Commissione:
BARBUTO, GRIPPA e VILLANI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:
alla fine degli anni '80 ebbero inizio i lavori per la realizzazione della «Strada del Medio Savuto», altrimenti detta «Catanzaro-Cosenza» o forse meglio, per come è stata ribattezzata, «La strada che non c'è», atteso che la stessa è rimasta incompiuta;
la «Strada del Medio Savuto», progettata per collegare il raccordo autostradale del Medio Savuto (SS 616) e la strada dei Due Mari (SS 280), attraversando l'entroterra e, quindi, i territori delle ex comunità montane del Savuto e di quella dei monti Reventino-Tiriolo-Mancuso, ha uno sviluppo di circa 30 chilometri ed è destinata a costituire l'infrastruttura viaria più importante della Calabria centrale, risolutiva per lo sviluppo delle zone interne del Reventino, altrimenti destinate allo spopolamento;
della predetta arteria, che avrebbe dovuto collegare le province di Catanzaro e Cosenza, togliendo dall'isolamento più di venti comuni, collegandoli alle vie di comunicazioni più importanti e strategiche della regione (a nord l'autostrada A2 e a sud la S.S. 280 dei Due Mari) sono stati aperti al traffico solamente 4 chilometri;
attualmente sono in corso i lavori nel tratto che va da Coraci (tra Pedivigliano e, Colosimi) a Decollatura, ente appaltante la provincia di Catanzaro, mentre per il rimanente tracciato da Decollatura alla S.S. 280 dei Due Mari non c'è ancora nulla di definito;
tutt'ora gli oltre venti comuni che dovrebbero essere attraversati dalla strada del Medio Savuto sono raggiunti da infrastrutture viarie risalenti all'epoca borbonica, come la SS 19, ormai obsoleta, inadeguata, piena di divieti, strettoie e dai tempi di percorrenza lunghissimi;
dall'inizio del 2019 la competenza sulla «Strada del Medio Savuto» è passata all'ANAS;
da oltre 10 anni si costituito il Comitato «La Strada Che Non C'è», che incessantemente cerca di tener alta l'attenzione su questa incompiuta e che nei giorni scorsi si è rivolto al Premier Draghi per chiedere che l'opera, attesa da decenni, venga inserita tra quelle da finanziare;
in risposta all'appello del comitato, il Presidente Draghi, ricevuta la segnalazione, ha comunicato di aver interessato il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili per ogni utile approfondimento di competenza –:
quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato perché vengano reperiti i fondi necessari all'ultimazione della «Strada del Medio Savuto» nel più breve tempo possibile.
(5-08083)
Interrogazione a risposta scritta:
CARDINALE. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:
la compagnia Danish Air Transport è l'unica azienda di trasporti aerei che oggi collega la regione Sicilia alle isole di Pantelleria e Lampedusa, al fine di assicurare il regime della «continuità territoriale» ai sensi del decreto ministeriale n. 550 del 28 novembre 2017 (Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 299 del 23 dicembre 2017);
proprio nel rispetto di tale principio, la stessa compagnia si è aggiudicata la gara europea – che garantisce con finanziamenti statali e regionali la «continuità territoriale» – per il triennio 2019-2021 e, con l'emergenza COVID-19, aveva ottenuto una proroga che scadrà il 30 giugno 2022;
si tratta di un bando di circa 14 milioni di euro l'anno, finanziato per due terzi dal Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili e, per un terzo, dalla stessa Regione Siciliana;
nonostante l'imminente scadenza dell'attuale gestione e la richiesta da parte della compagnia aerea di una somma per adeguamento carburante pari a 650 mila di euro, il nuovo bando triennale sembrerebbe essere ancora in fase di messa a punto da parte del Ministero competente e, per la nuova aggiudicazione, si potrebbe dover attendere sino al prossimo settembre. Per vedere operativi i voli del vincitore bisognerà aspettare inoltre, secondo le stime dell'Ente nazionale aviazione civile, il 1° novembre;
ben si comprendono i timori dei cittadini, delle istituzioni locali e di tutto il comparto turistico, in particolar modo quello di prossimità per le due isole sempre più interessate negli ultimi anni da arrivi e presenze di turisti siciliani, poiché con l'inizio imminente della stagione estiva la mancanza di questi importanti collegamenti potrebbe causare gravi danni a tutto il comparto del settore della ricettività;
sarebbe dunque auspicabile assumere ogni iniziativa, utile ed immediata, al fine di concedere una proroga all'attuale compagnia secondo le modalità previste dalla normativa in tema di appalti pubblici, al fine di garantire al contempo la stesura e l'approvazione finale del nuovo bando, senza il rischio che le due isole di Lampedusa e Pantelleria si ritrovino dal prossimo luglio prive di collegamenti aerei con la Regione Siciliana –:
quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere, nell'immediato, al fine di risolvere la problematica descritta in premessa, garantendo la massima tutela a tutto il comparto turistico delle isole di Lampedusa e Pantelleria e tutelando altresì il diritto alla continuità territoriale.
(4-12075)
INNOVAZIONE TECNOLOGICA
Interrogazione a risposta in Commissione:
LIUZZI, SERRITELLA, GRIPPA, BALDINO, SCAGLIUSI, ZANICHELLI, FICARA, ORRICO e CARABETTA. — Al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale. — Per sapere – premesso che:
il piano «Italia 5G» è una delle iniziative previste nella «Strategia italiana per la Banda Ultra Larga» in attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, con il fine di soddisfare pienamente il fabbisogno di connettività mobile e di fornire servizi mobili innovativi e ad elevate prestazioni. Il piano ha infatti l'obiettivo di incentivare la diffusione di reti mobili 5G in grado di assicurare un significativo salto di qualità della connettività radiomobile mediante rilegamenti in fibra ottica e la densificazione delle infrastrutture di rete, al fine di garantire la velocità ad almeno 150 Mbit/s in downlink e 30 Mbit/s in uplink, in aree in cui non è presente, né lo sarà nei prossimi cinque anni, alcuna rete idonea a fornire connettività a 30 Mbit/s in tipiche condizioni di punta del traffico;
nell'ambito del complessivo stanziamento del Piano nazionale di ripresa e resilienza destinato al raggiungimento degli obiettivi della strategia, pari a circa 6,7 miliardi di euro, sono stati allocati 2,02 miliardi di euro per il piano «Italia 5G» finalizzati a rilegare in fibra ottica più di 10.000 siti radiomobili esistenti e a realizzare nuovi siti radiomobili 5G in più di 2.000 aree del Paese. Il primo bando prevedeva incentivi sugli investimenti per la realizzazione di rilegamenti in fibra ottica di siti radiomobili esistenti, il secondo incentivava la realizzazione di nuove infrastrutture di rete mobili (fibra, infrastrutture e componenti elettroniche) con velocità di trasmissione di almeno 150 Mbit/s in downlink e 30 Mbit/s in uplink. Entrambi i bandi precedevano un sostegno pubblico fino al 90 per cento del costo degli stessi;
il secondo bando faceva riferimento ad aree a «fallimento di mercato», che da mappatura effettuata da Infratel, riguardava il 15 per cento del territorio nazionale, dunque aree molto periferiche del Paese. L'intento del Governo era quello di integrare le reti degli operatori privati con le infrastrutture necessarie a garantire un significativo salto di qualità entro il 2026 coprendo tali aree;
il suddetto Bando 5G con dotazione finanziaria di 974.016.970 euro, diviso in sei lotti territoriali, risulta scaduto il 9 maggio 2022 non ricevendo alcuna partecipazione da parte di operatori di mercato;
tale disinteresse sottolinea come il bando non fosse economicamente attrattivo per gli operatori, nonostante il cospicuo finanziamento pubblico, dimostrando come evidentemente mancanza di manodopera e simulazioni negative del piano economico dell'operazione non permettessero di recuperare nemmeno il 10 per cento dei costi;
va considerato che il mancato tempestivo raggiungimento degli obiettivi previsti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza comporta ai sensi dell'articolo 24 del Regolamento (UE) 2021/241 del Parlamento europeo e del Consiglio del 12 febbraio 2021 che istituisce il dispositivo per la ripresa e la resilienza, il disimpegno da parte della Commissione europea del relativo contributo finanziario, determinando la riduzione o revoca delle risorse relative agli investimenti previsti nel medesimo Piano nazionale di ripresa e resilienza –:
come e se il Ministro interrogato intenda ricollocare le risorse relative al bando 5G delle aree a fallimento di mercato oggetto della presente interrogazione.
(5-08077)
INTERNO
Interrogazioni a risposta in Commissione:
LUCIANO CANTONE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
di recente a Catania si sono verificati diversi episodi di turbativa dell'ordine pubblico che stanno destando numerose preoccupazioni per la sicurezza della collettività;
infatti, come riportato dalla stampa on line un ragazzo è stato aggredito nella serata del 29 Aprile 2022 presso il Lungomare di Ognina da due scooteristi mentre percorreva la pista ciclabile con un monopattino;
si apprende inoltre che degli agenti della polizia municipale in servizio con la pattuglia sono stati vilipesi durante il servizio serale presso il Lungomare di Ognina, da dei ragazzi in scooter;
ancora, si apprende, che tre ragazzi hanno offeso, simulando l'atto sessuale e con delle frasi turpi, due turiste straniere in visita alla Porta Ferdinandea di piazza Palestro a Catania, e dell'accaduto i protagonisti hanno inoltre realizzato un video che è stato caricato su Tik Tok e fatto girare sul social network;
i cittadini sui social hanno manifestato sdegno per gli avvenimenti però purtroppo sono sempre più preoccupanti gli episodi di bullismo e devianza giovanile, di povertà educativa in città;
i fatti riportanti rendono necessario mettere in campo degli interventi urgenti per prevenire e combattere tali fenomeni soprattutto in vista della stagione estiva e delle aperture dovute all'allentamento delle misure restrittive del COVID-19, non si possono tollerare azioni del genere che offendono la reputazione della città e mettono a rischio l'incolumità della popolazione e dei visitatori;
gli accadimenti riportati dai giornali e diffusi sui social sono fatti di violenza che suscitano un grave allarme sociale e creano problemi di ordine pubblico determinando attraverso tali intimidazioni tanta insicurezza;
se il Ministro interrogato si a conoscenza dei fatti accaduti a Catania;
quali iniziative di competenza intenda intraprendere per arginare il fenomeno;
se non intenda adottare iniziative di competenza al fine di predisporre un tavolo inter-istituzionale per mettere in campo interventi su diversi fronti, dai servizi sociali, per combattere il malessere e la povertà sociale aumentate anche quale conseguenza della pandemia, al contrasto alla criminalità e alla rieducazione e al reinserimento nella comunità;
se non si intenda avviare, per quanto di competenza, progetti per la prevenzione e il contrasto al disagio, alla devianza minorile, alle povertà educative con il coinvolgimento di minori, delle loro famiglie e dell'intera comunità territoriale con particolare attenzione ai minori non inseriti nelle strutture sociali territoriali;
se non ritenga opportuno ampliare il contingente di pubblica sicurezza mediante l'invio di forze di polizia sul territorio.
(5-08076)
COSTANZO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
come riportato da Repubblica Torino in data 10 maggio 2022 Luca Cellamare, segretario provinciale del sindacato Cosap, è stato accusato di aver svolto «un intervento a tratti irrispettoso verso la polizia e i suoi vertici» durante una manifestazione no Green Pass organizzata da Italexit a gennaio a Milano;
nei confronti di Cellamare è stato aperto un procedimento disciplinare dal consiglio di disciplina, che dovrà valutare se con le sue parole pronunciate durante la manifestazione di Milano il poliziotto abbia «denigrato l'amministrazione e i suo appartenenti». La partecipazione di Cellamare e i contenuti del suo discorso erano già stati segnalati in una nota della Digos di Milano nel gennaio scorso;
Cellamare era già stato sospeso dal servizio quando ha preso parte al comizio;
secondo quanto riportato da Repubblica Cellamare avrebbe detto al comizio «Abbiamo preso più acqua noi sotto la pioggia che i nostri vertici sotto la doccia. Mentre nei palazzi si rimpinguavano le scorte di mascherine noi eravamo quelli che allo sbaraglio tenevamo l'ordine nel Paese, chi aveva responsabilità e ruoli di comando si nascondeva dietro scudi penali come un ladro. In cambio adesso veniamo sospesi perché tacciati di essere contagiati, pensano di convincerci con questi meccanismi ignobili, ma non hanno capito niente. Non ci piegheremo mai. Non saremo quelli che vanno nei bar a controllare se l'impiegato che mangia un panino seduto sia in possesso di un ridicolo Qr code» –:
se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritenga eccessiva, per quanto di competenza, l'apertura di un procedimento disciplinare nei confronti di Luca Cellamare.
(5-08088)
Interrogazioni a risposta scritta:
LICATINI e DAVIDE AIELLO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
in occasione del quarantesimo anniversario dall'emanazione della legge n. 646 del 1982 cosiddetto Rognoni-La Torre, con la quale si è introdotto nell'ordinamento italiano il reato di associazione di tipo mafioso e, per la prima volta, la confisca dei beni la cui provenienza non sia lecita, si può effettuare un bilancio e una valutazione degli strumenti in relazione agli obiettivi raggiunti;
l'articolo 48 comma 3 del decreto legislativo n. 159 del 2011, cosiddetto codice Antimafia, dispone nelle lettere a), b), c), c-bis) e d) che i beni immobili confiscati possono essere utilizzati per varie finalità e, in particolari, possono essere trasferiti per scopi istituzionali o sociali ovvero economici «con vincolo di reimpiego dei proventi per finalità sociali, in via prioritaria, al patrimonio indisponibile del comune ove l'immobile è sito, ovvero al patrimonio indisponibile della provincia, della città metropolitana o della regione»; inoltre, «gli enti territoriali anche consorziandosi o attraverso associazioni, possono amministrare direttamente il bene o, sulla base di apposita convenzione, assegnarlo in concessione, a titolo gratuito e nel rispetto dei principi di trasparenza, adeguata pubblicità e parità di trattamento, a comunità, anche giovanili, ad enti, ad associazioni maggiormente rappresentative degli enti locali, ad organizzazioni di volontariato»;
troppi beni non hanno ancora un'assegnazione sociale; tanta incertezza sussiste anche in merito alla quantificazione del loro valore; poche sono invece le aziende attive (solo 145) rispetto alle 2.245 che attualmente risultano affidate direttamente o indirettamente in gestione allo Stato;
il riutilizzo sociale di questi beni e le esperienze ivi svolte costituiscono degli importanti strumenti per effettuare quel trapasso di conoscenze e di storia in grado di resistere nel tempo e tramandarsi di generazione in generazione;
attuare una più celere assegnazione a scopi sociali significherebbe non solo rivalutare un bene e consegnarlo ad attività culturali e sociali di notevole rilevanza, ma anche far percepire alla cittadinanza che un luogo utilizzato come simbolo di potere dalla criminalità per scopi illeciti e spesso brutali, può essere ad essa sottratto ed essere riutilizzato proprio dai cittadini stessi;
a Bagheria (Palermo) sono tantissimi i beni confiscati, tra cui quello appartenuto al boss mafioso Giuseppe Greco, detto «Scarpuzzedda», sito sul litorale Mongerbino e confiscato a fine anni '80: una struttura di notevoli dimensioni che intorno al 2016-2017 era stata occupata abusivamente da circa 8 famiglie. Dal 2018, a seguito dello sgombero, è inutilizzata;
questa struttura, insieme a molte altre, potrebbe destinarsi a tantissime iniziative: ad esempio, ospitare famiglie meno agiate per trascorrervi brevi periodi ricreativi durante l'estate, oppure come luogo per svolgervi attività estive con i bambini. Esistono molte opzioni rispetto all'abbandono;
inoltre, con il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) sono stati messi a disposizione circa 300 milioni di euro la valorizzazione dei beni confiscati alle mafie, risorse importanti per restituirli alla comunità in condizioni tali da poterne già usufruire;
il Fondo unico giustizia, avente l'obiettivo di accentrare la gestione delle risorse sequestrate e realizzarne un'anagrafe informatizzata, comprende tra le altre cose risorse liquide o liquidabili confiscate alla mafia, che potrebbero essere destinate agli enti gestori per rendere funzionanti ed efficienti tali beni;
la confisca e l'affidamento del bene confiscato agli enti devono essere accompagnati da una necessaria ed efficiente gestione dello stesso, con la realizzazione di attività che incidano positivamente nella società civile ed economica, valorizzandone l'operato con una collaborazione e un sostegno costante –:
se, alla luce di tali considerazioni, i Ministeri interrogati intendano assumere iniziative volte a predisporre un censimento di tutti i beni confiscati presenti sul territorio, con una piattaforma che coinvolga gli enti gestori, soprattutto territoriali, nonché a monitorare, attraverso strutture idonee, il sistema che conduce all'assegnazione dei beni per scopi sociali e attivarsi ove ciò non sia compiuto, nonché a verificare e ampliare il corretto utilizzo del Fondo unico giustizia.
(4-12073)
CECCHETTI, ZOFFILI, BELOTTI, BIANCHI, BONIARDI, BORDONALI, CAPITANIO, CENTEMERO, COLLA, COMAROLI, ANDREA CRIPPA, DARA, DONINA, FERRARI, FORMENTINI, FRASSINI, GALLI, GOBBATO, GRIMOLDI, IEZZI, INVERNIZZI, EVA LORENZONI, LUCCHINI, MAGGIONI, MICHELI, PAROLO, RAVETTO, RIBOLLA, SNIDER, TARANTINO, TOCCALINI, RAFFAELE VOLPI e ZANELLA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
da alcune settimane si assiste ad una recrudescenza di episodi di violenza politica a Como, a Lodi, e a Monza;
a Monza praticamente in ogni quartiere sono stati danneggiati o strappati i manifesti elettorali della Lega;
a Como, nel quartiere Sagnino, sono stati vandalizzati i cartelli che spiegavano le attività compiute dal movimento politico per il rilancio del turismo;
a Lodi, prima sono stati danneggiati dei manifesti pubblicitari del candidato sindaco Sara Casanova, successivamente sono stati strappati anche i cartelloni dove la politica appare con l'assessore regionale della Lega Pietro Foroni, ed ora sono altresì comparse sugli stessi scritte minacciose indirizzate sempre al sindaco Sara Casanova e all'assessore Pietro Foroni;
staccare, strappare o vandalizzare manifesti elettorali è un illecito, come prevede l'articolo 8 della legge n. 212 del 1956 («Norme sulla propaganda elettorale»), che prevede una sanzione amministrativa pecuniaria da 103 a 1.032 euro;
all'autorità di pubblica sicurezza compete la cura dell'osservanza delle leggi e dei regolamenti ai sensi dell'articolo 1 del regio decreto 18 giugno 1931, n. 773;
a parere degli interroganti la qualità della democrazia si misura anche con il rispetto verso l'avversario e con la liberalità e pluralismo delle idee;
punire i responsabili di tali gesti non basta, serve arrivare ad una nuova cultura politica, che si fondi sul rispetto delle idee –:
quali iniziative di competenza intenda adottare il Ministro interrogato per prevenire, prima ancora che reprimere, questi comportamenti criminosi, particolarmente odiosi perché volti a intimidire e, pertanto, a impedire il diritto alla libera manifestazione del pensiero.
(4-12077)
TONELLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
il 4 ottobre 2019 all'interno della questura a Trieste Alejandro Augusto Stephan Meran, sottratta l'arma di servizio ad uno degli agenti che lo scortavano, uccise barbaramente a colpi di pistola due giovani poliziotti, Matteo Demenego e Pierluigi Rotta, ferendone altri otto durante il tentativo di fuga;
fortunatamente l'uomo, ritenuto altamente pericoloso e ancora armato, fu poi immobilizzato poco dopo l'uscita dal palazzo grazie all'immediato intervento di altri agenti, ma le immagini della drammatica sparatoria e poi della fuga misero sotto shock l'intero Paese;
il 6 maggio 2022, in corte di assise di Trieste si è celebrato il processo a carico di Alejandro Augusto Stephan Meran, accusato del duplice omicidio, il quale è stato assolto per aver commesso il fatto in stato di non imputabilità «per vizio totale di mente»;
per effetto dell'assoluzione, come anche denunciato dal padre dell'agente Matteo Demenego, le famiglie dei due giovani agenti caduti in servizio e brutalmente uccisi a sangue freddo saranno costrette a pagare tutte le spese processuali per un valore di circa 35 mila euro ciascuna, senza alcun rimborso o risarcimento da parte dello Stato;
dopo l'assoluzione, di per sé già dolosa per i familiari delle vittime e tutti i rappresentanti delle forze dell'ordine che quotidianamente svolgono il proprio dovere a rischio della propria vita, la notizia delle spese processuali a totale carico delle famiglie delle due agenti uccisi in servizio ha legittimamente provocato enorme rabbia e sdegno anche tra l'opinione pubblica;
la pubblica accusa ha, infatti, accolto l'esito della seconda perizia psichiatrica che ha rovesciato le sorti del processo salvando Meran da un ergastolo sicuro per il duplice omicidio dei due poliziotti e per il ferimento di altri otto loro colleghi;
questa sentenza mette in luce ancora una volta un grande problema, ossia come a fronte di un fatto omicidiario di inaudita violenza le famiglie delle vittime, in particolare delle forze dell'ordine maggiormente esposte in ragione del servizio reso alla comunità, non trovano alcun tipo di tutela né di risarcimenti né di spese processuali –:
se i Ministri interrogati non ritengano opportuno valutare l'adozione di iniziative di competenza al fine di sollevare le famiglie degli agenti uccisi dal pagamento delle spese processuali, attivandosi affinché lo Stato se ne faccia carico;
quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, intendano attivare al fine di prevedere adeguate forme di risarcimento e di rimborso delle spese legali a favore dei familiari degli agenti di polizia vittime di reati violenti durante il servizio anche nei procedimenti che si concludono con l'assoluzione del reo per ragioni di non imputabilità.
(4-12082)
ISTRUZIONE
Interrogazione a risposta scritta:
FRATOIANNI. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:
a seguito di una denuncia dell'Arcigay locale ad una studentessa lesbica del Convitto statale Cicognini di Prato era stata negata da parte della scuola la possibilità di invitare al ballo di fine anno una ragazza perché, a detta della dirigente scolastica, la «tradizione» vorrebbe che l'accompagnatore debba essere dell'altro sesso;
la dirigente scolastica aveva anche fatto appello ad una delibera del consiglio di amministrazione, di nomina ministeriale, del 2016 e della mancanza dei tempi tecnici per modificarla, rinviando la questione dell'ammissione di coppie omosessuali al ballo di fine anno all'anno prossimo;
il ballo delle debuttanti è una festa organizzata dalla scuola e il protocollo prevedeva che tutte le ragazze che frequentano la quinta abbiano la possibilità di parteciparvi e che queste vengano accompagnate da un ragazzo il quale deve essere anch'egli un iscritto al Cicognini;
dopo che la vicenda denunciata dall'Arcigay di Prato è diventata di dominio pubblico e ha suscitato numerose polemiche e proteste, anche da parte della comunità scolastica, secondo fonti di stampa sabato 7 maggio 2022 il Ministero dell'istruzione ha contattato la scuola e immediatamente dopo è stato convocato il consiglio d'amministrazione per ridiscutere il regolamento, arrivando infine alla decisione di ammettere anche le coppie gay, aprendo finalmente la partecipazione al ballo già da quest'anno «a tutte le coppie liberamente formate»;
la modifica del regolamento effettuata solo a seguito dell'intervento del Ministero dell'istruzione dimostra come fossero inconsistenti le difficoltà inizialmente addotte dalla dirigente scolastica del Convitto statale Cicognini;
la scuola deve sempre essere luogo di inclusione e mai di discriminazione e quanto accaduto al Cicognini di Prato dimostra come spesso l'eccesso di burocrazia rischia di diventare la cifra dominante della vita scolastica a discapito dei diritti di uguaglianza e ai principi di non discriminazione delle studentesse e degli studenti;
dato anche l'impegno del Ministero dell'istruzione nella promozione di iniziative rivolte al contrasto all'omofobia e a ogni stereotipo, a parere dell'interrogante, sarebbe stato assurdo che un'istituzione educativa statale continuasse a mantenere in vita pratiche e comportamenti che creano discriminazioni all'interno della comunità scolastica;
sul sito del Ministero dell'istruzione, alla pagina «Istituzioni educative» si legge che «i convitti nazionali e gli educandati statali concorrono al perseguimento degli obiettivi generali del sistema formativo italiano sia con l'offerta formativa qualificata delle scuole interne sia con lo sviluppo delle strutture residenziali e semiresidenziali. In questo modo rispondono alla nuova cultura delle pari opportunità, forniscono supporto agli scambi di studenti in ambito comunitario e vengono incontro alle mutate richieste dell'utenza»;
a parere dell'interrogante, il divieto imposto alla studentessa del Cicognini di Prato di poter essere accompagnata al ballo delle debuttanti da una persona dello stesso sesso e l'esistenza di una delibera del consiglio di amministrazione che imponeva che l'accompagnatore al ballo dovesse essere dell'altro sesso negando quindi l'accesso al ballo alle coppie omosessuali si poneva in contrasto con le finalità educative sopra richiamate –:
quali siano gli orientamenti del Governo circa i fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere anche al fine di rafforzare le politiche di contrasto all'omofobia negli istituti scolastici e per evitare il ripetersi di episodi analoghi.
(4-12071)
LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interpellanza:
Il sottoscritto chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
secondo quanto riportato nel sito istituzionale «Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali svolge attività di vigilanza sulla previdenza obbligatoria gestita dagli enti previdenziali di diritto privato (associazioni e fondazioni)»;
l'ambito nel quale verrebbe esercitata l'attività di vigilanza apparirebbe particolarmente ampio sotto molteplici profili, da quello giuridico-amministrativo, alla vigilanza tecnico-finanziaria, agli indirizzi organizzativi e di funzionamento, ai procedimenti finalizzati al commissariamento, a quelli relativi a controlli su investimenti, operazioni finanziarie e patrimonio;
per quanto concerne quest'ultimo aspetto, il Ministero «Verifica, inoltre, la sostenibilità e adeguatezza delle prestazioni previdenziali, interagendo con COVIP nel controllo sulle politiche di investimento e sulla composizione del patrimonio degli enti»:
a sua volta la Covip (Commissione di vigilanza sui fondi pensione), istituita nel 1993 quale autorità preposta alla vigilanza delle forme di pensionistiche complementari, esercita un'ampia gamma di attività di vigilanza, così come indicato dal decreto legislativo 5 dicembre 2005, n. 252, a cui, a partire dal 2011, si sono aggiunte quelle relative agli investimenti delle risorse finanziarie e sulla composizione del patrimonio degli enti di previdenza;
nonostante il quadro normativo sulla disciplina delle forme pensionistiche complementari appaia ben definito, anche con particolare riguardo all'esercizio delle funzioni di vigilanza, alcune inchieste della magistratura e di alcune testate giornalistiche avrebbero rivelato un uso, non solo disinvolto delle risorse gestite, ma per molti profili anche illecito;
il Sole 24 ore del 7 luglio 2014 ha sostenuto che «le casse privatizzate, in ragione della loro autonomia, hanno adottato criteri di gestione e di prestazione differenti. In taluni casi dietro la difesa dell'autonomia e della propria specificità si sono nascoste operazioni discutibili, attualmente oggetto di numerose inchieste giudiziarie da parte della magistratura» aggiungendo che «l'assenza di controlli da parte dei ministeri vigilanti in passato ha derogato alle best practices nazionali (per quanto riguarda i fondi pensione) e internazionali nella gestione dei contributi dei lavoratori»;
nel 2012 la procura di Roma aveva avviato, dopo un esposto-denuncia di cinque ordini dei medici, un'inchiesta sull'Enpam per una presunta perdita potenziale di 400 milioni da ricondurre a investimenti in obbligazioni strutturate sottoscritte tra il 2004 e il 2006; il procedimento si è concluso nel 2018 perché la procura ha ritenuto «non doversi "procedere" per il reato di truffa in quanto estinto per prescrizione», senza giungere quindi a un chiarimento in merito ai presunti illeciti finanziari contestati;
anche alcune inchieste giornalistiche si sarebbero dedicate alla gestione degli enti previdenziali privati;
il 2 giugno del 2014, la trasmissione giornalistica Report di Rai 3, ha mandato in onda l'inchiesta «Cassa continua» dedicata alle casse previdenziali che, si sostiene nella presentazione della puntata «tutte assieme, rappresentano un patrimonio immenso; oltre 61 miliardi di euro. In mano hanno il futuro dei lavoratori, che sono i loro creditori, i loro unici stakeholders»;
dall'inchiesta emergerebbe che «in un intreccio clamoroso tra finanza, immobiliare, sindacati, politica e strutture offshore, succede che le Casse si rendono protagoniste di operazioni spregiudicate e dannose, e magari si mettono a disposizione del predone di turno. Rischiano perdite devastanti nella finanza strutturata e contraddicono la natura pubblica della loro attività»;
il servizio cita in particolare alcune casse previdenziali, come l'Enpam, Enasarco e l'Enpap, ma inchieste giudiziarie avrebbero riguardato altri enti previdenziali privati, come l'Inpgi (Istituto nazione di previdenza dei giornalisti);
le inchieste giornalistiche di questi anni hanno messo in luce, più in generale, aspetti controversi sotto diversi profili che rischiano di avere comunque ripercussioni sui lavoratori;
il settimanale l'Espresso del 18 febbraio 2022 ha sostenuto che «c'è una battaglia che si combatte a suon di carte bollate, di tribunali e di inchieste della magistratura che riguarda Enasarco, l'ente previdenziale che gestisce le 330 mila pensioni degli agenti di commercio e ha un patrimonio immobiliare smisurato che accende gli appetiti di molti [...] una diligence importante per sviluppare investimenti e creare dividendi» una battaglia, però, che secondo il giornale «mette a rischio le pensioni di agenti di commercio»;
la vigilanza sugli enti previdenziali privati acquista una grande rilevanza, non solo in merito alla salvaguardia delle pensioni degli iscritti alla singola cassa, ma anche per le conseguenze che ne possono derivare al sistema previdenziale nel suo complesso;
il Foglio del 4 novembre 2021 ha commentato il passaggio dell'Inpgi 1 all'Inps sostenendo che «l'Inpgi è fallita e scarica sull'Inps il suo carico miliardario di debiti futuri» –:
quali iniziative il Governo intenda adottare, per quanto di competenza, anche di natura normativa, per rafforzare i sistemi di vigilanza e controllo sugli enti previdenziali privati al fine di evitare che i patrimoni finanziari degli enti siano esposti a ingenti perdite con gravi ripercussioni su lavoratori e pensionati;
se il Governo non ritenga opportuno verificare se vi siano criticità nelle attività di vigilanza e controllo e, nel caso, quali siano i motivi.
(2-01516) «Vallascas».
Interrogazione a risposta in Commissione:
COMAROLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
la misura del reddito di cittadinanza è stata introdotta dal decreto-legge n. 4 2019 quale strumento di contrasto alla povertà; i dati dei percettori del reddito di cittadinanza, le difficoltà nel reperire manodopera occasionale e i continui casi di cronaca «sui furbetti del reddito», tuttavia, confermano il fallimento della misura che, si ricorda, è concessa per un periodo massimo di 18 mesi, trascorsi i quali può essere rinnovato previa sospensione per un mese;
a denunciare la difficoltà di reperire manodopera in ambito turistico-ricettivo sono stati gli operatori del settore, che lamentano la mancanza di circa 250 mila unità da confermare che tra le cause vi è anche il reddito di cittadinanza è stato lo stesso Ministro del turismo, Massimo Garavaglia, che in sede di risposta ad una interrogazione in Assemblea ha affermato «la necessità di rivedere, rimodulare, la disciplina del reddito di cittadinanza in modo da agevolare l'effettivo reinserimento dei disoccupati nel mondo del lavoro piuttosto che fornire loro una fonte di reddito non finalizzata a questo scopo»;
l'entità dell'impegno finanziario dello Stato rende evidente come il legislatore abbia dovuto sacrificare gran parte delle risorse da dedicare alla propria politica economica annuale (per un valore di circa il 40 per cento del totale) al fine di finanziare il reddito di cittadinanza;
un simile impegno – e i conseguenti sacrifici – impongono la massima attenzione in ordine all'erogazione del reddito di cittadinanza garantendone la massima operatività nell'ambito della legalità ed evitando situazioni che possano acuire la tensione sociale fra i contribuenti che finanziano, sia pure indirettamente la misura, e i loro percettori;
l'ultima indagine, in ordine temporale, condotta dal Comando interregionale «Podgora» e dai Nuclei ispettorato del lavoro dell'Arma, e che include la finestra che va da gennaio 2021 a febbraio 2022, ha fatto emergere ben 955 persone che hanno percepito illecitamente il reddito di cittadinanza. I soggetti sono stati principalmente identificati nel Lazio, in Toscana, in Umbria, nelle Marche e in Sardegna;
secondo le indagini dei carabinieri, circa il 10 per cento delle 9.575 persone controllate in tutto il Centro Italia percepiva indebitamente il reddito di cittadinanza. A contare più illeciti è stato il Lazio, dove su 2.504 persone controllate ne sono state denunciate 543 (per un totale di 3 milioni di truffa ai danni dell'Inps). In Toscana, su 1.810 persone controllate sono stati denunciati 153 soggetti (per una truffa totale da 637 mila euro). Nelle Marche, su 1.447 persone controllate sono state 67 quelle denunciate, con 450 mila euro di euro percepiti illecitamente. In Sardegna, su 3.260 persone controllate sono stati denunciati in 163, con circa 865 mila euro sottratti all'Inps. In Umbria, invece, sono state controllate 554 persone, delle quali 29 sono state denunciate (per un totale di 180 mila euro finiti nelle tasche dei «furbetti»);
con l'ultima legge di bilancio si è intervenuti nel tentativo di rimediare alle storture che il reddito di cittadinanza provoca al mercato del lavoro, prevedendo una stretta sull'eventuale rifiuto di un'offerta di lavoro congrua, ovvero un décalage mensile di 5 euro per ciascun mese a partire dal mese successivo a quello in cui si è rifiutata l'offerta e la revoca del sussidio al secondo rifiuto, invece che al terzo, come inizialmente previsto dal decreto-legge n. 4 del 2019 –:
quale sia il numero dei percettori del reddito di cittadinanza che abbia perso il diritto al beneficio a seguito di rifiuto di un'offerta di lavoro congrua;
quale sia l'attuale numero di percettori del reddito di cittadinanza e quanti – dall'entrata in vigore della misura ad oggi – abbiano trovato un'occupazione;
a quanti, trascorsi i 18 mesi, il reddito di cittadinanza non sia stato rinnovato.
(5-08081)
Interrogazioni a risposta scritta:
CARELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
al fine di contrastare gli effetti economici dell'epidemia causata dal COVID-19 e, in particolare, considerati l'articolo 88, comma 1 del decreto-legge n. 34 del 2020, l'articolo 4 del decreto-legge n. 104 del 2020 e il decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze del 9 ottobre 2020, Anpal (Agenzia nazionale politiche attive lavoro) ha emanato pubblico avviso per rendere note le modalità per l'accesso al Fondo nuove competenze;
l'obiettivo del Fondo è consentire ai lavoratori di adattare le loro competenze ai cambiamenti nella carriera professionale; ma la vera novità è che la formazione viene accompagnata da una rimodulazione dell'orario di lavoro a parità di retribuzione per tutti i lavoratori interessati allo sviluppo del proprio capitale umano;
grazie alla stretta collaborazione tra imprese e sindacati, che devono sottoscrivere uno specifico accordo, il Fondo finanzia una sorta di reddito per il lavoratore in formazione a carico del Fondo sociale europeo, attraverso il Piano operativo nazionale sistemi di politiche attive dell'occupazione (Pon Spao), e delle regioni, attraverso i Piani operativi regionali (Por) e i fondi interprofessionali;
stante l'importanza di tale Fondo e dell'opportunità che esso rappresenta per le imprese e per i lavoratori, non si comprendono le ragioni del ritardo circa la comunicazione di ammissione a istruttoria e valutazione delle istanze di finanziamento presentate entro il 30 giugno 2021, secondo quanto previsto dal decreto del commissario straordinario Anpal n. 27 del 1° febbraio 2022, e le ragioni del ritardo nell'erogazione dei saldi per le imprese ammesse al finanziamento che hanno regolarmente trasmesso il rendiconto dell'attività già dai mesi di giugno-luglio 2021;
ad oggi, infatti, quasi la totalità delle imprese che hanno presentato istanza nel mese di maggio 2021 sono in attesa di risposta, così come sono in attesa anche le imprese che hanno presentato richiesta di saldo –:
quando le suddette imprese riceveranno risposta circa l'approvazione della domanda e le richieste di saldo dei pagamenti, ormai giacenti da circa un anno, e quali iniziative i Ministri interrogati intendano intraprendere al fine di snellire la burocrazia e consentire a tale strumento di essere davvero funzionale allo scopo per il quale è stato istituito.
(4-12070)
ROTTA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:
un gruppo di lavoratrici e lavoratori di Fondazione Arena di Verona ha redatto un documento, inviato alle istituzioni competenti, per testimoniare la realtà che, secondo loro avviso, si sta illegittimamente svolgendo all'interno dell'azienda, a discapito dei numerosi dipendenti, aggiunti e della finanza pubblica;
nel documento si denuncia il fatto che dal 2016, a molti lavoratori aggiunti del Festival lirico, è stato chiesto di firmare un accordo «tombale» di rinuncia a tutti i diritti connessi alla stabilità, pena la loro non assunzione con contratto a termine. La Fondazione, per evitare la propria condanna in giudizio, si obbligò a reintegrare i lavoratori che non avevano firmato l'accordo e avevano promosso la causa presso il giudice del lavoro ed a liquidare agli stessi un indennizzo, oltre a riconoscere agli stessi l'anzianità di servizio e le retribuzioni non percepite;
prima dell'inaugurazione del Festival 2021, di nuovo, la Direzione ha ripetuto lo stesso trattamento nei confronti dei lavoratori che superavano i 24 mesi di contratti. Fu mandata, dai sindacati, la diffida per violazione dell'articolo 1 del contratto collettivo nazionale di lavoro (Ccnl), e molti si rivolsero ancora ad un avvocato. I lavoratori che non accettarono di firmare l'accordo tombale, pur essendo presenti nelle graduatorie e titolari del diritto di precedenza nelle assunzioni, non vennero chiamati al lavoro. Anche in questo caso il giudice condannava il Teatro al reintegro in graduatoria e al risarcimento del danno;
a dicembre 2021, in occasione del debutto di un'opera in coproduzione tra Fondazione Arena di Verona, il Lithuanian National Opera and Ballet Theatre e l'Opera House di Muscat, i tecnici e le masse artistiche sono stati improvvisamente contattati da una cooperativa per lo spettacolo, per un contratto con compenso soggetto a ritenuta di acconto, senza il versamento dei contributi obbligatori Ex Enpals. Nonostante molti abbiano rifiutato l'offerta e denunciato il fatto presso l'Ispettorato del lavoro ed i sindacati, la Fondazione non è tornata sui suoi passi e il tour è andato avanti;
in queste ultime settimane Fondazione Arena di Verona ripropone di non voler chiamare i lavoratori che hanno proposto causa in Tribunale o che non hanno firmato l'accordo «tombale». L'aggravante è che in questo momento ai lavoratori «bloccati», non è stato presentato nemmeno l'accordo «tombale», ma sono stati completamente cancellati. Inoltre, recentemente. Fondazione Arena di Verona propone, durante un incontro con Rsu e sindacati e successivamente in una causa al Tribunale di Verona, che venga accertata l'inesistenza del diritto di precedenza come sancito dall'articolo 1 del Ccnl e articolo 24, comma 3, del decreto legislativo n. 81 del 2015 sui lavoratori stagionali –:
se non ritengano urgente mettere in campo efficaci politiche di controllo e di contrasto alle pratiche di illegittima interposizione e intermediazione di manodopera nel mondo del lavoro dello spettacolo per evitare azioni illegittime e garantire il rispetto del Contratto nazionale del lavoro e del diritto di precedenza di cui all'articolo 24, comma 3 del decreto legislativo n. 81 del 2015 sui lavoratori stagionali;
in che modo intendano vigilare, per quanto di competenza, affinché la Fondazione Arena di Verona rispetti le sentenze dei giudici in relazione ai lavoratori stagionali ed eviti di proporre contratti «tombali» o privi della copertura contributiva, andando a scardinare i diritti fondamentali dei sempre più numerosi lavoratori precari.
(4-12079)
SALUTE
Interrogazione a risposta in Commissione:
D'ARRANDO, GRIPPA, FARO, VILLANI, SERRITELLA, CANCELLERI e SEGNERI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
i LEA (livelli essenziali di assistenza) sono le prestazioni e i servizi che il Servizio sanitario nazionale (SSN) è tenuto a fornire a tutti i cittadini, gratuitamente o dietro pagamento di una quota di partecipazione (ticket);
il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017, definisce i nuovi LEA e sostituisce integralmente il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 29 novembre 2001, che definiva per la prima volta i LEA;
con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017 sono dunque definite le attività, i servizi e le prestazioni garantite ai cittadini con le risorse pubbliche messe a disposizione del Servizio sanitario nazionale; inoltre esso ridefinisce e aggiorna gli elenchi delle malattie rare e delle malattie croniche e invalidanti che danno diritto all'esenzione dal ticket;
ad oggi, il suddetto aggiornamento a distanza di 5 anni non è ancora attuato in attesa dell'approvazione in sede di Conferenza Stato-regioni del cosiddetto Nomenclatore tariffario;
nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017 sono individuati 3 macro livelli: il livello inerente la «Prevenzione collettiva e sanità pubblica», che comprende la «sorveglianza e prevenzione delle malattie croniche, inclusi la promozione di stili di vita sani ed i programmi organizzati di screening; sorveglianza e prevenzione nutrizionale»; il livello «Assistenza distrettuale» che comprende a titolo d'esempio l'assistenza integrativa, l'assistenza sociosanitaria domiciliare e territoriale e l'assistenza sociosanitaria residenziale e semiresidenziale; il livello «Assistenza ospedaliera» che comprende anche riabilitazione e lungodegenza post acuzie;
per garantire l'aggiornamento continuo, sistematico, su regole chiare e criteri scientificamente validi dei Livelli essenziali di assistenza, è stata istituita la Commissione nazionale per l'aggiornamento dei LEA e la promozione dell'appropriatezza nel Servizio sanitario nazionale;
inoltre è stato istituito, presso il Ministero, il Comitato permanente per la verifica dell'erogazione dei Livelli essenziali di assistenza (Comitato LEA), cui è affidato il compito di verificare l'erogazione dei LEA in condizioni di appropriatezza e di efficienza nell'utilizzo delle risorse, nonché la congruità tra le prestazioni da erogare e le risorse messe a disposizione dal Servizio sanitario nazionale;
la legge di bilancio 2022, articolo 1, commi da 687 a 689, prevede che, nell'ambito dell'aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza sanitaria, si provveda a individuare la specifica area dei disturbi della nutrizione e dell'alimentazione (DNA), le cui prestazioni sono inserite attualmente nell'area della salute mentale;
inoltre, è istituito presso il Ministero della salute il Fondo per il contrasto dei disturbi della nutrizione e dell'alimentazione, con dotazione di 15 milioni di euro per l'anno 2022 e di 10 milioni di euro per l'anno 2023;
al Fondo citato, di cui al comma 688 della legge di bilancio 2022, accedono tutte le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, in deroga alle disposizioni legislative che stabiliscono per le autonomie speciali il concorso regionale e provinciale al finanziamento sanitario corrente, sulla base delle quote d'accesso al fabbisogno sanitario indistinto corrente rilevate per l'anno 2021; la ripartizione complessiva del Fondo è definita sulla base di apposita intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano da adottare entro il 31 gennaio 2022 –:
se il Ministro interrogato intenda fornire elementi in merito al riparto delle risorse del Fondo per il contrasto dei disturbi della nutrizione e dell'alimentazione e se gli organi preposti stiano già lavorando sull'aggiornamento dei LEA così come previsto dalle norme citate in premessa.
(5-08084)
Interrogazioni a risposta scritta:
SARLI e EHM. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
il pronto soccorso dell'ospedale Cardarelli di Napoli, come riportato da numerosi giornali, è stato interessato nei primi giorni di maggio 2022 da un sovraffollamento di pazienti che ha determinato la presenza di numerose barelle, messe una di fianco all'altra, senza alcun distanziamento, nell'area dell'emergenza sanitaria dell'ospedale;
i pazienti sono stati costretti a restare anche una settimana su una barella prima che venissero effettuati gli esami diagnostici e il trasferimento in reparto;
molti pazienti arrivano al pronto soccorso con mezzi propri e non prelevati con mezzi del 118 e molti non sono reali o gravi emergenze;
venticinque medici su quarantatré dell'area dell'emergenza del Cardarelli hanno annunciato le dimissioni perché ritengono di non essere più in grado di svolgere adeguatamente il proprio lavoro, minacciando le dimissioni a seguito della gravissima condizione lavorativa del pronto soccorso e per l'impossibilità di garantire l'assistenza e la cura ai pazienti. Situazione che risulta essere ben precedente agli episodi resi noti attraverso i video circolati nelle scorse settimane;
i venticinque medici del Cardarelli hanno denunciato, inoltre, che gli standard per il personale sono costantemente disattesi, i turni, ad esempio, sono compilati senza alcun criterio logico e gravemente carenti con un'organizzazione del lavoro del tutto approssimativa;
ad oggi non sono presenti dipartimenti dell'emergenza/urgenza nei policlinici universitari. Nella città di Napoli, che conta un milione di abitanti, alcuni pronto soccorso sono sotto organico. All'ospedale San Giovanni Bosco il pronto soccorso non apre perché mancano i medici. L'Asl Napoli 1 Centro lo scorso marzo bandì nuovo concorso per 50 assunzioni in medicina d'urgenza, ove vi furono due candidature;
il comparto nazionale della medicina d'accettazione e d'urgenza e dell'emergenza sanitaria territoriale è particolarmente in crisi; i bandi di concorso vanno deserti per gli incarichi in pronto soccorso in molti ospedali italiani, tanto che in molte regioni sempre maggiore è il ricorso all'esternalizzazione del servizio a cooperative per garantire la copertura dei turni di pronto soccorso;
risulta essere grave la condizione del 118 nel quale si registrano carenze croniche di organico che rischiano di far saltare diverse postazioni medicalizzate territoriali del 118 in molte regioni. Il rapporto di lavoro del settore dell'emergenza sanitaria territoriale rientra nell'ambito della medicina convenzionata –:
se non ritenga, in raccordo con la regione Campania, in riferimento a quanto sopra descritto, di adottare tutte le iniziative di competenza affinché siano garantiti i livelli essenziali di assistenza ai cittadini di Napoli e della Campania;
quali iniziative intenda intraprendere, per quanto di competenza e in raccordo con la regione Campania, per appurare se le condizioni di sovraffollamento del pronto soccorso del Cardarelli rispettino gli standard professionali minimi affinché medici e personale sanitario possano esercitare il proprio lavoro;
se non ritenga di adottare tutte le iniziative di competenza, compresa quelle di tipo normativo, affinché anche i policlinici universitari siano dotati di pronto soccorso o, in generale, di aumentare le disponibilità di pronto soccorso degli ospedali napoletani e campani;
quali iniziative intenda adottare per potenziare la rete della medicina territoriale in modo da evitare il sovraffollamento dei reparti di pronto soccorso ospedalieri;
se non intenda valutare di adottare ulteriori iniziative per rafforzare la medicina del territorio, a partire dalle risorse messe a disposizione dal Piano nazionale di ripresa e resilienza;
quali iniziative intenda assumere per destinare ulteriori risorse nazionali per il personale della medicina d'accettazione e d'urgenza e dell'emergenza sanitaria territoriale e se non intenda valutare iniziative di carattere normativo volte a determinare il transito del personale del 118 dal rapporto convenzionale al rapporto di lavoro dipendente con il Servizio sanitario nazionale.
(4-12068)
PENNA, VILLANI e NAPPI. — Al Ministro della salute, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:
in questi mesi si è acceso un forte dibattito relativo all'incremento degli impianti di inceneritori con recupero di energia. Detto incremento verrebbe permesso, in particolare, dal Programma nazionale di gestione dei rifiuti, ad oggi in sede di valutazione di impatto strategico al Ministero della transizione ecologica;
ferme restando le perplessità relative a tale tipologia di gestione del rifiuto, apertamente in contrasto con le politiche comunitarie, permangono forti perplessità anche in materia di salute pubblica;
secondo uno studio Ispra, citato da numerose testate giornalistiche, gli inceneritori e le emissioni dagli stessi generate non comporterebbero un pericolo alla salute pubblica;
di segno opposto, l'Autorità per la sicurezza alimentare europea (Efsa) che nel 2018, ribaltando un suo precedente orientamento ha pubblicato uno studio secondo cui le emissioni provenienti dall'incenerimento dei rifiuti sono da considerarsi dannose per la salute umana. Nello studio si legge che: «le diossine e i bifenili policlorurati (PCB) sono sostanze chimiche tossiche che persistono nell'ambiente e si accumulano nella catena alimentare». Ed ancora «è stato dimostrato che l'esposizione a lungo termine a queste sostanze causa una serie di effetti nocivi sul sistema nervoso, immunitario ed endocrino, e compromette la funzione riproduttiva. Possono anche provocare il cancro». Inoltre, l'Efsa ha confermato le conclusioni di valutazioni precedenti secondo cui l'esposizione alimentare a diossine e Pcb (policlorobifenili) diossina-simili (inquinanti ambientali presenti a bassi livelli in alimenti e mangimi) costituisce un problema per la salute. Secondo lo studio i dati pervenuti da Paesi europei indicano un superamento del nuovo livello Efsa di assunzione tollerabile in tutte le fasce d'età. Le esposizioni medie ed elevate sono state rilevate rispettivamente fino a cinque e quindici volte superiori al limite stabilito come dose massima giornaliera (Dst) in soggetti adolescenti, adulti e anziani. Nei bambini fino a dieci anni di età si è visto un superamento della Dst, il cui superamento porterebbe ad ipospadia in fase di crescita e diminuita fertilità;
non è chiaro quindi come l'Ispra possa concludere in maniera del tutto opposta, dichiarando la non pericolosità per la salute umana delle emissioni prodotte dagli inceneritori –:
tenuto conto che per un soggetto di 60 chilogrammi (donne ed adolescenti) la dose massima giornaliera sarebbe di 15 picogrammi e che un inceneritore con o senza recupero energetico può emettere per ogni metro cubo di fumi 100 picogrammi, quali iniziative di competenza abbia intrapreso il Governo e quali prescrizioni siano state date per gli impianti già in esercizio e se abbia disposto verifiche in merito, anche alla luce del rinnovato slancio, non condivisibile, del nostro Paese verso detta tipologia di gestione del rifiuto, posto che detti studi appaiono fondamentali per le decisioni di ricorrere a questa forma di smaltimento rispetto al recupero di materia;
se il Governo intenda disporre un'indagine epidemiologica, per il tramite dell'Istituto superiore della sanità, sulla popolazione residente nelle zone limitrofe agli impianti di incenerimento, con o senza recupero di energia, ad oggi presenti nel nostro Paese e sulla concentrazione ematica della popolazione esposta alle emissioni di tali impianti, al fine di poter valutare gli impatti negativi sulla salute e, nel caso di superamento dei Dst nella popolazione esposta, quali iniziative di competenza intenda intraprendere.
(4-12078)
SVILUPPO ECONOMICO
Interpellanza:
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale, per sapere – premesso che:
il decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 183, all'articolo 2, commi 1 e 3, dispone che l'atto costitutivo delle società a responsabilità limitata e delle società a responsabilità limitata semplificata aventi sede in Italia e con capitale versato mediante conferimenti in denaro «possono essere ricevuti dal notaio per atto pubblico informatico anche utilizzando modelli uniformi adottati con decreto del Ministro dello sviluppo economico entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto» e che, in caso di utilizzo di tali modelli uniformi, «il compenso per l'attività notarile è determinato in misura non superiore a quello previsto dalla Tabella C)-Notai del decreto del Ministro della giustizia 20 luglio 2012, n. 140, ridotto alla metà»;
il termine sopra indicato è spirato il 12 febbraio 2022 e, a quanto risulta da un articolo di R. Ricciardi su Repubblica del 9 maggio 2022, questo ritardo sta determinando un significativo aumento dell'onere per la costituzione delle società: «Da noi in media costa circa 3 mila euro e 10 giorni di lavoro, mentre nel Regno Unito bastano 12 pound e qualche ora, in Francia 100 euro e 24 ore», sicché «oggi costituire online una startup costa 10 volte più rispetto a quando era in vigore la vecchia procedura»;
le start-up innovative fino al marzo 2021 avevano potuto redigere l'atto costitutivo tramite piattaforma digitale e senza costi, attraverso il modello uniforme di atto costitutivo/statuto per start-up innovative in forma di società a responsabilità limitata, emanato in base all'articolo 4, comma 10-bis, del decreto-legge 24 gennaio 2015, n. 3, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2015, n. 33, il cui utilizzo decadde per effetto della sentenza n. 02643/2021 del Consiglio di Stato riguardante il decreto 17 febbraio 2016 del Ministero dello sviluppo economico, con motivazioni non legate a difetti del modello stesso, ma all'indebita esclusione da parte del decreto ministeriale della modalità alternativa di costituzione delle start-up innovative attraverso il tradizionale atto pubblico, prevista dalla norma primaria;
tale modello di statuto riscosse apprezzamento tra gli operatori del settore non solo per l'abbattimento dei costi, ma anche per la sua versatilità e l'ampiezza delle situazioni che era in grado di accogliere;
«con la procedura in vigore fino alla sentenza del Consiglio di Stato – prosegue l'articolo –, a una startup bastavano 200 euro per registrarsi. Ora, a una Srl ordinaria servono circa 1.500 euro di notaio e 600 di imposte, per una startup innovativa circa 2.000 di notaio e 200 di imposte. E la procedura online non ha abbattuto questi costi, mentre i modelli standard come quelli già approvati dal 2016 consentirebbero un risparmio di un migliaio di euro»;
se i modelli ritardassero o se risultassero più limitanti del precedente, non preservando la ratio del decreto-legge 24 gennaio 2015, n. 3, la previsione di cui all'articolo 2 del decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 183, di fatto non sarebbe utilizzabile da moltissime società, vanificando gli effetti sperati di semplificazione e riduzione dei costi di costituzione;
risulta all'interpellante che non abbiano avuto riscontro i tentativi di contattare il Ministero dello sviluppo economico da parte di associazioni di categoria e privati, al fine di fornire all'amministrazione elementi per tenere conto, nella stesura del nuovo modello di atto costitutivo e statuto, delle esigenze degli imprenditori e in particolare modo degli imprenditori di aziende innovative e tecnologiche, mentre l'articolo citato conferma che questa interlocuzione ha avuto luogo con i rappresentanti del Notariato;
la legge 22 aprile 2021, n. 53, in attuazione della quale fu adottato il decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 183, all'articolo 1 richiama il Governo al rispetto de «i principi e i criteri direttivi di cui agli articoli 31 e 32 della legge 24 dicembre 2012, n. 234», tra i quali quello che «gli atti di recepimento di direttive dell'Unione europea non possono prevedere l'introduzione o il mantenimento di livelli di regolazione superiori a quelli minimi richiesti dalle direttive stesse», specificando che tra questi vi sono «l'introduzione o il mantenimento di requisiti, standard, obblighi e oneri non strettamente necessari per l'attuazione delle direttive» e «l'introduzione o il mantenimento di sanzioni, procedure o meccanismi operativi più gravosi o complessi di quelli strettamente necessari per l'attuazione delle direttive» –:
in quali tempi ritenga il Governo di poter emanare il decreto richiamato in premessa;
se il Governo, nella redazione dei modelli in parola, intenda aver cura che essi consentano alla platea delle start-up innovative di ridurre l'assai accresciuta onerosità sopraggiunta e presentino le caratteristiche, menzionate in premessa, di agilità e versatilità proprie del precedente modello e già apprezzate dagli operatori e se, a tale fine, intenda coinvolgere anche associazioni od operatori delle aziende innovative e tecnologiche nel confronto di merito utile a predisporre modelli capaci di realizzare tali fini.
(2-01517) «Carabetta».
Interrogazioni a risposta in Commissione:
CASSESE. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
la legge 9 luglio 1990, n. 188, recante «Tutela della ceramica artistica e tradizionale e della ceramica di qualità», norma l'istituzione e i compiti del Consiglio nazionale ceramico (Cnc), la sua composizione ed il suo regolamento;
il Cnc, nominato con decreto del Ministero dello sviluppo economico, dura in carica 5 anni e ha il compito di tutelare e la ceramica artistica e tradizionale, valorizzandone il patrimonio storico e culturale tradizionale nonché i modelli e i decori tipici, e la ceramica di qualità;
la legge in parola affida a tale organo molteplici compiti, il cui espletamento risulta essenziale per il settore della ceramica artistica e tradizionale e della ceramica di qualità, tra cui: l'individuazione, previa consultazione con le regioni e con gli enti interessati, delle zone del territorio nazionale nelle quali è in atto una affermata produzione di ceramica artistica e tradizionale; la definizione e l'approvazione del disciplinare di produzione della ceramica artistica e tradizionale di ciascuna zona individuata indicando il comune presso il quale avrà sede il Comitato di disciplinare; la definizione e approvazione del disciplinare di produzione della ceramica di qualità; la designazione dei suoi rappresentanti nei Comitati di disciplinare; le variazioni e gli aggiornamenti dei disciplinari di produzione; la collaborazione alle iniziative di studio e di promozione dirette a conseguire la valorizzazione delle produzioni tutelate; in particolare, la promozione dell'istituzione di una Esposizione internazionale dell'arte ceramica italiana, con manifestazioni divulgative, culturali e di commercializzazione da tenersi alternativamente in una località ceramica del Mezzogiorno e in una dell'Italia centro-settentrionale;
tale organismo, che per un lungo periodo è stato vacante anche a causa di ritardi nelle nomine dei suoi componenti da parte delle istituzioni preposte, finalmente è stato ricostituito con decreto ministeriale 13 ottobre 2021;
da quanto risulta all'interrogante, il suddetto organismo, dal suo insediamento ad oggi non pare essersi ancora riunito;
il settore della ceramica artistica e tradizionale e della ceramica di qualità del nostro Paese attraversa un periodo di grave crisi, aggravatosi prima a causa delle conseguenze della pandemia da COVID-19 e poi della guerra in Ucraina che ha provocato l'aumento esponenziale dei costi energetici e la difficoltà nell'approvvigionamento di materie prime importate dall'area direttamente coinvolta nel conflitto in corso;
il suddetto settore, oggi più che mai, necessita non solo di interventi di sostegno da parte del Governo, ma anche della concreta operatività del Cnc, che dovrà altresì provvedere alla valutazione dei progetti destinati al sostegno e alla valorizzazione dell'attività nel settore della ceramica artistica e tradizionale e della ceramica di qualità, come disposto dall'articolo 1, comma 701, della legge 30 dicembre 2021, n. 234, recante il «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2022 e bilancio pluriennale per il triennio 2022-2024» pubblicata in Gazzetta Ufficiale n. 310 del 31 dicembre 2021 –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non ritenga di mettere in atto ogni utile iniziativa di competenza al fine di favorire l'operatività del Consiglio nazionale ceramico.
(5-08086)
CASSESE. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
la legge 30 dicembre 2021, n. 234, recante il «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2022 e bilancio pluriennale per il triennio 2022-2024» pubblicata in Gazzetta Ufficiale n. 310 del 31 dicembre 2021, all'articolo 1, comma 701, stabilisce che al fine di promuovere la tutela e la conservazione delle caratteristiche tecniche e produttive delle produzioni ceramiche, è disposto il rifinanziamento della legge 9 luglio 1990, n. 188, nel limite di spesa di 5 milioni di euro per l'anno 2022, finalizzato all'elaborazione e alla realizzazione di progetti destinati al sostegno e alla valorizzazione dell'attività nel settore della ceramica artistica e tradizionale e della ceramica di qualità;
il terzo periodo dell'articolo 1, comma 701, della citata legge 30 dicembre 2021, n. 234, prevede che, con decreto del Ministro dello sviluppo economico, da adottare entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge, sentiti il Ministro della cultura, il Ministro del turismo e il Ministro dell'istruzione, sono individuati i criteri, le finalità e le modalità di riparto, di monitoraggio, di rendicontazione e di verifica delle risorse;
il comparto della ceramica artistica e tradizionale e della ceramica di qualità del nostro Paese attraversa da anni una grave crisi, che si è aggravata a causa delle conseguenze della Pandemia da COVID-19 e che, nell'attuale congiuntura internazionale segnata dal conflitto bellico in Ucraina, vede un ulteriore peggioramento sia per i rincari energetici, sia per le difficoltà di approvvigionamento di alcune materie prime, essenziali al settore, esportate prevalentemente dal Donbass;
un ritardo nella emanazione del decreto rischia di compromettere la possibilità per il settore della ceramica artistica e tradizionale e della ceramica di qualità di beneficiare di quanto disposto dalla legge in parola, anche in considerazione del fatto che le risorse stanziate devono essere impiegate nell'anno in corso –:
quali siano i tempi di emanazione del decreto ministeriale di cui in premessa relativo all'individuazione dei criteri, delle finalità e delle modalità di riparto, di monitoraggio, di rendicontazione e di verifica delle risorse che la legge 30 dicembre 2021, n. 234 destina al sostegno e alla valorizzazione dell'attività nel settore della ceramica artistica e tradizionale e della ceramica di qualità.
(5-08087)
SERRACCHIANI e MURA. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
Flex Ltd è una società statunitense che produce accessori e componentistica elettrica ed elettronica per conto terzi, e nel 2015 ha comprato da Alcatel-Lucent lo stabilimento di produzione di Trieste, dove sono occupati circa 600 lavoratori (460 diretti e 85 interinali);
a seguito di interventi istituzionali che hanno visto il concorso della regione Friuli Venezia Giulia e del Governo nazionale, a partire dal 2017 fino alla fine del 2018, è stato possibile superare situazioni di stasi o crisi potenzialmente gravi e consolidare le condizioni occupazionali dei lavoratori;
una temuta delocalizzazione in Romania era stata evitata all'inizio del 2018, quando Flex ha aperto al rinnovo dell'accordo triennale da sottoscrivere al Ministero dello sviluppo economico nel corso dello stesso anno;
a seguito dell'entrata in vigore del decreto-legge del 12 luglio 2018, n. 87, era stata aperta nel mese di settembre 2018 una vertenza al Ministero dello sviluppo economico in relazione al problema del rinnovo dei contratti di lavoro a tempo determinato in scadenza di lavoratori interinali, conclusa con un tavolo di crisi il 24 ottobre 2018 che aveva scongiurato la scadenza del contratto per 100 interinali;
già a settembre 2019 si susseguivano voci di delocalizzazione, con il trasloco di due linee produttive in Romania e la conseguente perdita di 100 posti di lavoro, a causa di una flessione di mercato pari al 10 per cento e dovuta alle difficoltà dei principali clienti. L'azienda aveva inoltre comunicato che non avrebbe rinnovato il contratto a 23 dipendenti interinali, in scadenza alla fine del mese di settembre 2019;
con l'avvento dell'emergenza pandemica da COVID nel marzo 2020 l'azienda aveva pattuito 13 settimane di Cassa Covid per gli operai impiegati, poi prorogate fino alla fine dell'anno. In aggiunta, i vertici aziendali avevano già prospettato circa 150 esuberi;
da inizio aprile 2022 l'impresa era in cassa integrazione ordinaria con il 350 per cento dei dipendenti;
riporta una nota dell'Agenzia di stampa della Regione Friuli Venezia Giulia, del 13 aprile, che «la dirigenza della Flex, dopo aver evidenziato criticità, quali la mancanza di materie prime, la crisi in Ucraina dovuta al conflitto (con la chiusura di uno stabilimento) e l'emergenza Covid a Shanghai, ha ribadito la primaria strategicità dello stabilimento triestino in un'ottica di buone prospettive per il lungo periodo»;
nella giornata dell'11 maggio 2022, i sindacati, appresa la notizia, hanno riferito agli organi di stampa che si è tenuta a Roma una riunione tra i rappresentanti della Flex e i funzionari del Ministero dello sviluppo economico, con la presenza della regione Friuli Venezia Giulia, nella quale la Flex avrebbe annunciato maxi esuberi, quantificati in circa 200 esuberi diretti e 80 interinali –:
se siano a conoscenza e possano confermare la volontà espressa dal management di trasferire gran parte della produzione in Romania;
se risulti che Flex abbia fruito di contributi pubblici, accordi con enti pubblici o comunque di facilitazioni e sostegni finalizzati all'implementazione delle capacità produttive dello stabilimento di Trieste o al mantenimento e alla stabilizzazione degli assetti occupazionali;
se siano a conoscenza della qualità del rapporto di fornitura con Nokia e con Enel, quali driver intesi a reperire nuova clientela, e se tale ricerca sia stata esperita dal management di Flex;
se condividano l'estrema urgenza di convocare a Roma, presso il tavolo ministeriale, le parti datoriali e sindacali di Flex, nonché i soggetti istituzionali competenti territorialmente, con il dichiarato fine di salvaguardare ogni singolo posto di lavoro e scongiurare la delocalizzazione della Flex in Romania.
(5-08090)
TRANSIZIONE ECOLOGICA
Interpellanza:
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della transizione ecologica, per sapere – premesso che:
nel Comune di Magliano Romano è attiva una discarica per rifiuti inerti, impianto autorizzato dalla regione Lazio con determinazione n. A6938/2013 su istanza della Idea 4;
la stessa società nel 2014, dopo aver ottenuto l'autorizzazione per la gestione della discarica per rifiuti inerti, ha proposto istanza di valutazione di impatto ambientale (Via) per un progetto di «riclassificazione» finalizzato al passaggio di categoria da discarica per rifiuti inerti a discarica per rifiuti non pericolosi;
il procedimento di Via, dopo due conferenze di servizi è rimasto in quiescenza sino a febbraio 2021, quando la regione Lazio ha convocato una terza seduta di conferenza di servizi, a seguito della quale, ha chiesto prima la produzione di integrazioni progettuali al proponente (dopo 7 anni dalla presentazione dell'istanza) e poi ha richiesto direttamente alle amministrazioni competenti il rilascio dei pareri di propria spettanza, senza riconvocare alcuna conferenza di servizi;
il procedimento si è, pertanto, concluso con il rilascio del parere positivo di compatibilità ambientale, nonostante i pareri contrari resi dal Comune di Magliano Romano e dall'autorità sanitaria territoriale (Ausl) in considerazione della vicinanza dell'impianto al centro abitato (700 metri dalla discarica, meno di 900 metri dalla scuola materna, elementare e media ed appena 500 metri dai pozzi comunali di captazione dell'acquedotto pubblico);
la stessa Città metropolitana di Roma Capitale nel proprio parere evidenziava la necessità di tenere prioritariamente in considerazione la distanza dal centro abitato e l'accettabilità locale di un tale impianto, posto che, nell'apposita carta dei vincoli, l'area in questione risulta soggetta a fattori escludenti di tutela integrale;
la regione Lazio, nonostante in un primo tempo avesse chiarito che «l'impianto in progetto deve essere considerato “nuovo impianto” in quanto riguarda la realizzazione di una discarica di rifiuti, non pericolosi, categoria progettuale distinta dalla discarica per rifiuti inerti attualmente autorizzata sul medesimo sito» (nota prot. int. n. 489071/2021), ha successivamente deciso di trattare l'istanza come una semplice variante della discarica di inerti esistente, ad avviso dell'interpellante disapplicando integralmente i criteri di localizzazione previsti dal Piano di gestione dei rifiuti per la realizzazione di discariche di rifiuti non pericolosi ed eludendo le distanze minime che dovrebbero essere garantite dai centri abitati e, in generale, dai luoghi sensibili (in particolare scuole e impianti sportivi);
la pronuncia favorevole è stata assunta sul presupposto, a giudizio dell'interpellante privo di riscontri normativi, che una discarica di inerti è già idonea ad ospitare i rifiuti speciali non pericolosi; valutazioni che si pongono in evidente contrasto con quanto previsto dalla direttiva 1999/31/CEE e dalla decisione 19 dicembre 2002;
a seguito dell'istruttoria svolta, contraddicendo di fatto se stessa, ha ritenuto che: «È emerso che una significativa e mirata riduzione dei codici in ingresso, con particolare, ma non esclusivo riferimento ai codici della famiglia 16 e della famiglia 20, riconduce certamente e pienamente il progetto nell'alveo di una variante sostanziale»;
conducendo alle estreme conseguenze tale impostazione, una discarica di inerti potrebbe accogliere anche rifiuti non pericolosi semplicemente ampliando la tipologia di codici autorizzabili, senza più prendere in considerazione le distanze dai centri abitati, anche qualora i nuovi rifiuti «non pericolosi» fossero in grado di generare emissioni e altri fastidi prima non riscontrabili;
a parere dell'interrogante, la trasformazione di una esistente discarica di rifiuti inerti in una discarica di rifiuti non pericolosi, nella quale smaltire i rifiuti del trattamento dei rifiuti urbani, non può essere dispensata dal rispetto dei criteri di localizzazione fissati dal Piano di gestione dei rifiuti per le nuove discariche di rifiuti non pericolosi, consentendone la localizzazione in vicinanza dei centri abitati, di fonti idriche destinate all'uso umano e di attività (numerose aziende agricole biologiche che operano a ridosso della discarica) che sarebbero sensibilmente pregiudicate da una modificazione peggiorativa del contesto ambientale;
il provvedimento di Via adottato a febbraio, per stessa ammissione della Regione, risulterebbe dettato, secondo una nota regionale del novembre 2021, dall'esigenza di «scongiurare possibili procedure di infrazione comunitaria» (procedura EU Pilot 2019/9541); l'impianto di Magliano, infatti, «risulta inserito nell'elenco delle istanze in corso di istruttoria che l'amministrazione regionale ha debitamente relazionato alla Struttura di Missione per le Procedura di Infrazione, proprio con l'obiettivo di assicurare il progressivo soddisfacimento dei fabbisogni residui su scala regionale»;
l'intera attività di pianificazione e regolazione del ciclo dei rifiuti urbani da parte della regione Lazio è risultata disfunzionale, tanto che la stessa Regione è la seconda maggiore esportatrice di rifiuti (dopo la Campania); risulta commissariata a seguito di varie sentenze ineseguite del giudice amministrativo e l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha avviato una procedura cautelare a causa delle gravi distorsioni riscontrate nel settore del trattamento e dello smaltimento in discarica dei rifiuti urbani, che pure dovrebbe essere interamente controllato e regolato dalla Regione –:
considerata la gravità dei fatti esposti in premessa, se e quali immediate iniziative di competenza il Governo intenda assumere per chiarire ogni aspetto della vicenda, e accertare che non sussistano profili di violazione delle norme regionali, nazionali ed eurounitarie in materia di attività di trattamento dei rifiuti urbani e realizzazione di discariche per rifiuti non pericolosi.
(2-01519) «Rampelli».
Interrogazione a risposta in Commissione:
LICATINI. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
sono numerosi i passi avanti compiuti in tema di economia circolare, anche attraverso la spinta attuata dall'Unione europea con il cosiddetto pacchetto normativo composto dalle direttive del 2018 e recepite nel 2020 dal nostro ordinamento;
in tema di smaltimento rifiuti, il decreto legislativo n. 152 del 2006, il nostro Codice in materia ambientale, all'articolo 182-ter, rubricato «rifiuti organici», prevede che la raccolta separata dei rifiuti organici deve essere effettuata con contenitori a svuotamento riutilizzabili o con sacchetti compostabili certificati a norma UNI EN 13432-2002; all'articolo 226-bis si pone il divieto di commercializzare borse in plastica in materiale leggero o non rispondenti a determinate caratteristiche e, al fine di ridurne l'utilizzo, già dal primo gennaio 2021 possono essere commercializzate esclusivamente le borse biodegradabili e compostabili e con un contenuto minimo di materia prima rinnovabile non inferiore al 60 per cento;
per quanto riguarda la raccolta differenziata dei rifiuti organici questa dovrà essere fatta esclusivamente tramite sacchetti in materiale biodegradabile e compostabile;
dal Rapporto Rifiuti Urbani Ispra 2021 e secondo i dati forniti dall'Associazione italiana delle bioplastiche e dei materiali biodegradabili e compostabili i quantitativi di manufatti in polimeri compostabili prodotti nel 2020 ammontano a quasi 111 mila tonnellate, con un aumento del 9,6 per cento rispetto al 2019, correlabile alla commercializzazione di borse biodegradabili e compostabili come imballaggio per alimenti sfusi;
tuttavia, si deve considerare che una volta acquistata la merce, per lo più ortofrutticola, viene apposto lo scontrino adesivo nel sacchetto biodegradabile, composto da materiale non riciclabile e, inoltre, non facilmente rimovibile, che vanifica del tutto il fine della normativa;
si tratta, infatti di materiale indifferenziato che non può essere riciclato proprio per i componenti che costituiscono la carta termica, in grado di resistere al tempo; ciò si pone in contrasto con la finalità dell'utilizzo dei sacchetti contenenti prodotti ortofrutticoli, idonei ad essere smaltiti, invece, nella frazione organica;
la crescita della raccolta differenziata della frazione umida rappresenta, indubbiamente, uno stimolo all'utilizzo delle borse compostabili che risultano idonee al riciclaggio dei rifiuti organici; è necessario, però, evitare quelle pratiche che di fatto vanificano i risultati, come l'apposizione sul sacchetto biodegradabile dello scontrino adesivo non riciclabile –:
se, alla luce di tali considerazioni, i Ministri interrogati intendano assumere iniziative al fine di prevedere, per l'acquisto di merce ortofrutticola sfusa o per sacchetti biodegradabili contenenti prodotti alimentari, scontrini adesivi a loro volta biodegradabili e compostabili.
(5-08082)