XVIII LEGISLATURA
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale, il Ministro per la pubblica amministrazione, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro per le disabilità, per sapere – premesso che:
la normativa per l'accessibilità dei prodotti informatici, legge 9 gennaio 2004, n. 4, detta adempimenti per le pubbliche amministrazioni indicate al comma 1 dell'articolo 3 e per i soggetti di cui al comma 1-bis del medesimo articolo 3, diversi da quelli di cui al comma 1 e con fatturato medio nell'ultimo triennio superiore a 500 milioni di euro;
il comma 2 dell'articolo 4 della legge n. 4 del 2004, stabilisce che i contratti stipulati dai soggetti di cui all'articolo 3, commi 1 e 1-bis, per la realizzazione e la modifica di siti web e applicazioni mobili sono nulli in assenza di previsione del rispetto delle linee guida sull'accessibilità;
il comma 2-bis dell'articolo 4 della legge n. 4 del 2004, stabilisce per i soggetti privati un termine di adeguamento alle linee guida sull'accessibilità dei loro siti web e applicazioni mobili entro il 28 giugno 2022; il 13 aprile 2022 le Commissioni parlamentari competenti hanno espresso parere favorevole sullo schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva (UE)2019/882 con la condizione che il termine per l'adeguamento fosse fissato in sei mesi dall'emanazione delle linee guida;
con la determinazione n. 117/2022 del 26 aprile 2022 l'AgID adottava le linee guida per i soggetti di cui al comma 1-bis della legge n. 4 del 2004 e il regolamento di vigilanza e sanzionatorio;
tale determinazione richiama l'articolo 71 del Cad che prevede tra l'altro che l'AgID effettui una consultazione pubblica da svolgersi entro 30 giorni, sentito anche il Garante per la protezione dei dati personali. Tuttavia, dal testo della determinazione non si evince che tale attività sia stata svolta;
il comma 1 dell'articolo 11 della legge n. 4 del 2004 stabilisce poi che «L'AgID, sentite anche le associazioni maggiormente rappresentative delle persone con disabilità, (...) emana, (...) apposite linee guida», mentre dal testo della determinazione non si evince che tale attività sia stata svolta;
la determinazione non riporta alcuna informazione relativa alla consultazione pubblica e dei pareri obbligatori delle suddette linee guida che hanno un impatto sul mondo aziendale, nonché al parere del Gdpd, oltre a quello essenziale delle associazioni in rappresentanza delle persone con disabilità;
la determinazione è stata pubblicata il 2 maggio 2022 rendendo pertanto effettivi gli adempimenti normativi dal 3 maggio 2022, compreso quindi quanto previsto dal comma 2 dell'articolo 4 della legge n. 4 del 2004 inerente alla nullità dei contratti se non contemplano il rispetto delle, linee guida;
l'AgID ha dato notizia delle linee guida solo il 6 maggio 2022 evidenziando l'adempimento della dichiarazione di accessibilità che dovrà essere effettuato entro il 23 settembre di ogni anno;
l'adempimento di pubblicazione della dichiarazione al 23 settembre 2022 risulterebbe agli interpellanti in contrasto con il parere favorevole con condizione allo schema di decreto legislativo reso dalle Commissioni parlamentari, in quanto se si considera l'entrata in vigore delle linee guida (3 maggio 2022), gli adempimenti per i soggetti di cui all'articolo 3, comma 1-bis, della legge n. 4 2004, potrebbero essere effettuati entro il 3 novembre 2022;
in relazione al regolamento di vigilanza, premesso che la legge n. 4 del 2004, all'articolo n. 7, stabilisce una serie di attività, tra cui il monitoraggio di siti web e applicazioni mobili esclusivamente per le pubbliche amministrazioni e l'articolo 9 comma 1-bis, sancisce che «L'inosservanza delle disposizioni della presente legge da parte dei soggetti di cui all'articolo 3, comma 1-bis, è accertata e sanzionata dall'AgID, fermo restando il diritto del soggetto discriminato di agire ai sensi della legge 1° marzo 2006, n. 67», da una lettura dell'articolo 9 del regolamento emerge che AgID intende ricevere segnalazioni che «saranno tenute in considerazione ai fini della pianificazione periodica delle verifiche d'ufficio», relegando il diritto di segnalazione, accertamento e applicazione di sanzione stabilito dalla normativa vigente ad una raccolta di segnalazioni che saranno tenute in considerazione in attività di monitoraggio periodiche, tra l'altro non previste dalla normativa da cui deriva il suddetto regolamento;
si considera, quindi, una segnalazione alternativa ad un'azione giudiziaria, come, una mera pratica amministrativa da collegare ad una attività non ben specificata di «verifiche d'ufficio» di cui non esiste alcuna base normativa nella legge n. 4 del 2004 rendendo quindi, ad avviso degli interroganti, il regolamento «fuori legge»;
vi sono altri errori: nell'articolo 8 si richiama la «diffida ad adempiere di cui all'articolo 13», mentre tale tematica è trattata dall'articolo 14 («DIFFIDA»), anziché dall'articolo 13 che ha scopo totalmente opposto («ARCHIVIAZIONE»); all'articolo 15 (fase sanzionatoria – contestazione delle violazioni), si rimanda all'articolo 13 comma 4, (comma inesistente), anziché all'articolo 14, comma 4;
tali gravi fatti rischiano di divenire elementi dirimenti in sede di contenzioso promosso da parte dei soggetti chiamati al rispetto della normativa vigente e degli atti regolamentari derivati con un effetto dilatorio della piena realizzazione dei diritti di accessibilità delle persone con disabilità –:
se siano consapevoli dei fatti sopra esposti e quali iniziative urgenti intendano adottare per evitare danni alle imprese e garantire l'effettiva consultazione pubblica e delle associazioni di rappresentanza delle persone con disabilità, assicurando il rispetto del termine di sei mesi dall'emanazione delle linee guida di cui al parere parlamentare richiamato in premessa, garantendo ogni utile iniziativa a tutela del diritto delle persone con disabilità nella gestione tempestiva delle segnalazioni ed eliminando altresì le «verifiche d'ufficio» non previste dalla legge n. 4 del 2004 per i soggetti privati.
(2-01531) «De Toma, Lollobrigida, Butti».
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della transizione ecologica – per sapere – premesso che:
la scheda sintetica redatta dal Commissario straordinario per l'intervento di messa in sicurezza e gestione di rifiuti pericolosi e radioattivi siti nel deposito ex Cemerad del comune di Statte (TA), risalente al novembre 2020, riporta che, dei complessivi 16.747 fusti, 13.672 fusti sono stati rimossi;
a marzo 2020, il commissario in parola aveva segnalato alla Presidenza del Consiglio la mancanza di risorse per la rimozione dei restanti 3.075 fusti; tuttavia, la Presidenza del Consiglio non è intervenuta a seguito di tale segnalazione e, a fine 2020, è cessata la sorveglianza armata del sito;
in data 20 gennaio 2021, l'interrogazione a risposta in Commissione n. 5-05294 del primo firmatario del presente atto fa emergere le criticità che hanno comportato un aggravio dei tempi di lavorazione e dei costi dell'intervento;
in data 13 marzo 2021, per sopperire a quelle che gli interpellanti giudicano le inerzie di Palazzo Chigi, il Parlamento ha approvato, un impegno nell'ambito della mozione unitaria n. 1/00414 riguardante la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi) per il finanziamento della rimozione dei fusti e per la bonifica del deposito ex Cemerad, impegno già contenuto nella mozione abbinata 1/00441 del primo firmatario del presente atto;
in data 30 marzo 2021, la Commissione parlamentare d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati (cosiddette Ecomafie) ha approvato la «Relazione sulla gestione dei rifiuti radioattivi in Italia e sulle attività connesse», in cui viene aggiornata la situazione del deposito ex Cemerad e sottolineata la mancanza di fondi per il completamento delle operazioni;
in data 9 giugno 2021, a seguito di un'altra interrogazione n. 5-06189 del primo firmatario del presente atto sull'aggiornamento della situazione ex Cemerad, il Ministro della transizione ecologica ha assicurato il monitoraggio della vicenda;
nel corso dell'esame del decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 luglio 2021, n. 108 («decreto Semplificazioni»), è stato approvato un emendamento del primo firmatario del presente atto (37.023), che prevede che le risorse di un fondo già esistente presso il Ministero della transizione ecologica possano essere utilizzate anche per casi come quello del deposito ex Cemerad;
in seguito, nella legge 30 dicembre 2021, n. 234 (legge di bilancio 2022), all'articolo 1, comma 417, è stato previsto lo stanziamento di 8.800.000 milioni di euro per l'anno 2022, per la rimozione dei fusti del deposito ex Cemerad: tale cifra non sarebbe tuttavia sufficiente a coprire anche le spese per l'abbattimento del capannone, che è attualmente in condizioni molto precarie e picchettato;
in data 18 maggio 2022, si è svolta in Commissione «Ecomafie» l'audizione della Dottoressa Vera Corbelli, Commissario alle bonifiche per l'intervento di messa in sicurezza e gestione dei rifiuti pericolosi e radioattivi siti nel deposito ex Cemerad del comune di Statte (TA), che ha dichiarato che le suddette risorse sono contenute nel capitolo 750316 del Ministero della transizione ecologica, ma mancherebbe l'attivazione di un circuito finanziario da parte del Ministero dell'economia e delle finanze per poter usufruire di questi fondi, affermando infine che il Ministero dell'economia e delle finanze, assieme all'Agenzia per la coesione territoriale e al Ministero della transizione ecologica, sta cercando di risolvere il problema –:
se il Governo intenda fornire delucidazioni su quali siano le motivazioni per cui, ancora oggi, il citato commissario non possa usufruire dei fondi per la rimozione dei fusti dei rifiuti pericolosi e radioattivi siti nel deposito ex Cemerad del comune di Statte (TA), come intenda risolvere siffatto problema e se intenda fornire ulteriori chiarimenti sulla possibilità di nuovi stanziamenti di risorse finanziarie, affinché vi sia il rilascio incondizionato da ogni vincolo radiologico dell'area e di tutte le installazioni insistenti sulla stessa.
(2-01532) «Vianello, Schullian».
Interrogazione a risposta scritta:
SILLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
da recenti notizie di stampa si apprende di un episodio increscioso avvenuto nella serata del 20 maggio scorso, nei pressi della stazione Termini di Roma, dove un tassista avrebbe rifiutato di far salire a bordo del taxi il signor Aboukar Soumahoro, sindacalista ed attivista che da diverso tempo si occupa dei diritti dei braccianti, dello sfruttamento nelle filiere agricole e della lotta al caporalato;
a denunciare l'episodio, attraverso i suoi canali social, lo stesso Soumahoro, il quale ha dichiarato: «... ho notato che lo stesso autista faceva cenno con l'occhiolino e con la testa a dei turisti "bianchi" in fila alle mie spalle di prendere il suo taxi. Non potendo farli salire nel suo veicolo prima di me, mi ha chiesto dove andassi prima ancora di entrare nel suo taxi. Gli ho risposto dandogli l'indirizzo dove ero diretto. La sua reazione è stata un rifiuto categorico di farmi salire. Nel frattempo i turisti avevano preso un altro taxi dopo di lui» e ancora: «... alla mia richiesta di una spiegazione sul suo atteggiamento, mi ha risposto che aveva finito la corsa e che era diretto a casa sua». Poco dopo, però, prosegue il racconto del sindacalista, «... lo stesso autista faceva salire una signora "bianca" senza aver chiesto neppure dove andasse, come si era rivolto in modo irrispettoso a me. A quel punto gli ho chiesto spiegazioni dicendogli che il suo comportamento era da segnalare alle forze dell'ordine. La sua risposta è stata la seguente: "Puoi chiamare chi ti pare. Con me non viaggi"»;
la vicenda sopra descritta, se confermata, desta sconcerto in quanto risulterebbe evidente un movente di natura razzista –:
se il Governo ritenga opportuno, per quanto di competenza, avviare una verifica per appurare lo stato effettivo delle cose e quali iniziative di competenza intenda adottare in ordine all'applicazione di eventuali sanzioni circa la grave violazione del regolamento di servizio da parte del conducente del taxi.
(4-12243)
AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Interrogazioni a risposta immediata:
OLGIATI, DI STASIO, BERTI, BUFFAGNI, DEL GROSSO, EMILIOZZI, FANTINATI, GRANDE, SPADONI e VACCA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
la guerra di aggressione russa contro l'Ucraina sta avendo un impatto diretto sulla sicurezza alimentare globale e sull'accessibilità economica, con conseguenze drammatiche nei Paesi più dipendenti dalle importazioni di derrate ucraine e russe, in un contesto internazionale già fortemente colpito dalla pandemia;
Ucraina e Russia contribuiscono, insieme, al 30 per cento del mercato mondiale del grano, al 55 per cento di quello dell'olio di semi di girasole e sono importanti produttori di altri beni chiave per l'alimentazione mondiale. La Russia è, inoltre, uno dei principali esportatori mondiali di fertilizzanti;
in conseguenza di ciò, i prezzi del grano e di altri prodotti alimentari di base, già elevati a causa della pandemia, sono ai massimi storici. Il grano è l'alimento chiave per il 35 per cento della popolazione mondiale; 50 Paesi nel mondo dipendono per almeno il 30 per cento del loro fabbisogno dal grano ucraino e russo e ben 26 Paesi per più del 50 per cento;
il tema della sicurezza alimentare ha assunto pertanto un ruolo di assoluta priorità nell'agenda politica internazionale e necessita di una risposta da parte di tutta la comunità internazionale. Nei principali forum internazionali, a partire dal G7 e dalla FAO, la questione è stata tempestivamente affrontata, anche grazie all'iniziativa del nostro Paese;
servirebbe tuttavia un'azione immediata, coordinata dai vari attori internazionali per un cessate il fuoco e per sbloccare la situazione ad Odessa, il più grande e importante porto ucraino sul Mar Nero, nei cui silos si stima siano stipati milioni di tonnellate di grano e mais in attesa di essere spediti in tutto il mondo. Lo sblocco del porto di Odessa potrebbe dare un sollievo immediato a milioni di persone nel mondo;
in particolare è la regione del Mediterraneo ad essere esposta alla crisi, con due grandi Paesi fortemente colpiti: Libia ed Egitto. L'insicurezza alimentare potrebbe comportare gravi instabilità e conseguenti rischi alla sicurezza dell'Italia –:
quali iniziative siano state programmate o poste in essere dall'Italia per affrontare il problema della sicurezza alimentare, per sbloccare le tonnellate di grano, mais e altri cereali attraverso i porti ucraini, sviluppando iniziative proprie che coinvolgano i Paesi del suo vicinato, con i quali collaborare per fare fronte a questa drammatica emergenza.
(3-03001)
RUGGIERI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
nel febbraio 1998 iniziava l'incubo senza fine di Enrico Forti, meglio conosciuto come Chico Forti, accusato dell'omicidio di Dale Pike a Sewer Beach, a Miami. Il 15 giugno 2000 l'ex produttore televisivo e velista veniva condannato all'ergastolo. Forti si è sempre dichiarato innocente e numerosi indizi a suo carico si sono rivelati infondati. Secondo l'accusa, Chico Forti sarebbe stato complice di un complotto pianificato per eliminare la vittima. Tale tesi è stata fatta propria dalla corte, che ha condannato il nostro connazionale al carcere a vita senza alcuna possibilità di liberazione anticipata;
per sei volte in vent'anni, la famiglia e gli amici hanno cercato di far riaprire il «caso Forti» da una corte di appello. Tuttavia, tutte le richieste sono state respinte. Da un paio d'anni sono in corso iniziative per ottenere almeno il trasferimento in un carcere italiano;
il 23 dicembre 2020 il governatore della Florida, Ron De Santis, grazie anche all'interessamento del Ministro interrogato e del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, aveva firmato l'atto per il trasferimento di Chico Forti in Italia, in base alla Convenzione di Strasburgo del 1983. Tale procedura di estradizione, a causa di diversi «ostacoli burocratici», non si è ancora conclusa;
l'8 febbraio 2022 Chico Forti ha compiuto 63 anni, più di un terzo dei quali trascorsi in carcere in diverse prigioni americane, dove ha subito anche il regime carcerario duro, con l'accusa di un omicidio che ha sempre sostenuto di non avere commesso;
a quasi un anno e mezzo dalle dichiarazioni del Ministro interrogato, Forti è ancora negli Stati Uniti e gli ostacoli, che, a livello delle diverse amministrazioni statali e federali, ancora impediscono al nostro connazionale di tornare finalmente nel proprio Paese, non sono stati rimossi –:
quale sia il reale stato di avanzamento del procedimento che dovrebbe riportare in Italia il nostro connazionale detenuto in Florida e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato stia ponendo in essere per rimuovere gli ostacoli politici e/o burocratici, che ancora continuano ad impedire la conclusione della vicenda, e consentire di arrivare a un esito positivo dopo tutti questi anni di attesa.
(3-03002)
LOLLOBRIGIDA, MELONI, ALBANO, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DE TOMA, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, GIOVANNI RUSSO, RACHELE SILVESTRI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI, VINCI e ZUCCONI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
nelle scorse settimane il Presidente del MoVimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, ha dichiarato a più riprese la contrarietà del suo partito all'invio di armi all'Ucraina: «il MoVimento 5 Stelle si è dichiarato favorevole ad aiutare militarmente l'Ucraina sin dall'inizio, ma è stata una decisione molto sofferta (...) dopo tre invii di armi, l'Italia ha già dato il suo contributo. Ora deve impegnarsi per sforzi diplomatici più intensi, si deve evitare un'escalation militare»;
in tal senso il MoVimento 5 Stelle si è espresso anche nell'ambito dell'informativa urgente resa dal Presidente del Consiglio dei ministri giovedì 19 maggio 2022, nell'Aula della Camera dei deputati: «Dopo tre decreti sull'invio di mezzi e strumenti di difesa militare, riteniamo indispensabile, Presidente, un confronto politico per analizzare i risultati oggi raggiunti e disegnare in modo unitario un nuovo quadro di intervento»;
la linea di Governo stabilita a inizio marzo 2022 sulla guerra all'Ucraina prevedeva un sostegno politico, economico e militare alla difesa di Kiev e la risoluzione, a prima firma del capogruppo del MoVimento 5 Stelle alla Camera dei deputati Davide Crippa e sottoscritta da tutti i partiti, approvata il 1° marzo 2022 dall'Assemblea della Camera dei deputati, ha impegnato il Governo alla «cessione di apparati e strumenti militari che consentano all'Ucraina di esercitare il diritto alla legittima difesa e di proteggere la sua popolazione»;
in una recente intervista al quotidiano spagnolo El País il Presidente Conte ha smentito l'ipotesi di una diversità di vedute con il Ministro interrogato, anch'egli esponente di spicco del MoVimento 5 Stelle, affermando che «anche il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale sta lavorando in questa direzione ed è convinto degli sforzi diplomatici per arrivare a un cessate il fuoco»;
si ha necessità di conoscere quale sia la posizione del Ministro interrogato e, di conseguenza, dell'Italia sul piano internazionale –:
se il Ministro interrogato condivida la linea del leader del MoVimento 5 Stelle, al quale lui stesso appartiene e che in termini numerici rappresenta il primo gruppo della maggioranza che sostiene il Governo presieduto da Mario Draghi, oppure se intenda proseguire in continuità con quanto fatto fino a ora nel rispetto degli impegni assunti in sede parlamentare con l'approvazione della citata risoluzione, condividendo lealmente le posizioni assunte con gli alleati sulla fornitura di tutti gli strumenti utili militari e diplomatici necessari per ripristinare il diritto internazionale e contrastare l'ingiustificata invasione russa dell'Ucraina.
(3-03003)
CULTURA
Interrogazione a risposta scritta:
BIGNAMI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:
il decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 «Misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all'economia, nonché di politiche sociali connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19», convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, cosiddetto «Decreto Rilancio» ha disposto, all'articolo 183, comma 2, l'istituzione di un fondo a sostegno degli operatori dell'editoria musicale;
il decreto ministeriale del 19 ottobre 2021, rep. n. 369, recante «Riparto di quota parte del Fondo emergenze imprese e istituzioni culturali di cui all'articolo 183, comma 2, del decreto-legge n. 34 del 2020 per il sostegno dell'editoria musica» ha previsto i requisisti e le modalità di accesso ai contributi economici. Il citato decreto ministeriale ha altresì previsto la pubblicazione da parte della direzione generale spettacolo, di un apposito avviso contenente le modalità e le scadenze per la presentazione delle domande di contributo, nonché per le verifiche documentali e per l'assegnazione dei contributi;
l'importo complessivo reso disponibile per tali ristori è di 5 milioni di euro;
dopo le opportune verifiche sui requisiti da parte della direzione generale dello spettacolo, è stato pubblicato l'elenco dei beneficiari dei contributi economici. Sono state accettate le domande di 189 aziende aventi sede legale in Italia e che hanno registrato perdite di incasso a causa della pandemia;
le due principali associazioni di categoria del comparto degli editori musicali medio-piccoli, Anem (Associazione nazionale editori musicali) e Acep (Autori compositori editori produttori), hanno denunciato, in un comunicato congiunto, forti perplessità riguardo i criteri adottati per la ripartizione dei fondi stanziati dal Ministero;
in particolare, sul totale di 189 aziende editoriali ritenute idonee al contributo economico, quattro di esse, che sono multinazionali e loro controllate che a loro volta sono quattro aziende con sede legale in Italia, hanno beneficiato del 67 per cento dell'importo totale del ristoro, mentre alle restanti 181 aziende è rimasto il restante 33 per cento;
alla luce di quanto denunciato dalle associazioni di categoria, le aziende indipendenti italiane che hanno subìto gravi perdite, sono state svantaggiate nell'assegnazione degli aiuti economici, ciò comportando di fatto una disparità di trattamento e favorendo le grandi aziende multinazionali a scapito della stragrande maggioranza delle medio-piccole italiane –:
se non ritenga doverosa ed opportuna un'iniziativa a sostegno delle aziende medio-piccole e indipendenti operanti nel settore dell'editoria musicale;
se non ritenga di adottare iniziative per prevedere sostegni economici mirati in favore delle aziende medio-piccole indipendenti italiane, che hanno subìto forti perdite di fatturato a causa della situazione pandemica.
(4-12229)
DIFESA
Interrogazione a risposta scritta:
CIRIELLI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
la grave emergenza pandemica causata dalla diffusione del virus Sars-CoV- 2 ha evidenziato l'assoluta inadeguatezza del Servizio sanitario nazionale causata, in particolare, dai tagli delle risorse economiche destinate alla sanità pubblica e dal processo di privatizzazione effettuati nel corso degli ultimi anni;
nell'ambito dell'emergenza è stato necessario implementare l'organico sanitario ed in particolare potenziare le risorse umane a disposizione dei servizi sanitari delle Forze armate, chiamati in prima linea a fronteggiare la fase pandemica;
la sanità militare, infatti, secondo quanto previsto dal codice dell'ordinamento militare, ha il principale compito di assicurare l'assistenza sanitaria in operazioni anche oltre confine e di concorrere all'assistenza e al soccorso della collettività nazionale ed internazionale nei casi di calamità;
per tali motivi a partire dal decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, cosiddetto «Cura Italia» e dal decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, cosiddetto «Rilancio» e successivi, è stata prevista una procedura semplificata per l'arruolamento eccezionale e temporaneo di personale medico ed infermieristico dell'Esercito e delle Forze armate, in ferma prefissata della durata di un anno, a supporto del Ssn;
le ferme prefissate degli ufficiali medici e sottoufficiali infermieri così reclutati sono state da ultimo prorogate sino a giugno 2022 con la conseguenza che – al termine – gli stessi verranno congedati così come avviene per i volontari in ferma prefissata (VFP1 e VFP2). Ciò pone, ancora una volta, l'annoso problema del «precariato militare» e della mancata stabilizzazione del personale militare arruolato in ferma prefissata;
con la legge di bilancio n. 234 del 2021 si sono previste la proroga dei rapporti di lavoro flessibile e la stabilizzazione del personale sanitario assunto per fronteggiare i maggiori compiti connessi all'emergenza pandemica in virtù del fondamentale ruolo svolto negli ultimi due anni, senza tuttavia prevedere specifiche disposizioni in favore del personale sanitario militare arruolato per le medesime ragioni che, come noto, al pari degli altri, si è esposto coraggiosamente ai rischi derivanti dal virus per difendere gli interessi della Nazione in un momento di assoluto bisogno;
come ricordato anche dal Sindacato unitario lavoratori militari, il personale arruolato per far fronte alle carenze organiche interne e del Ssn, ha fornito un prezioso contributo per la gestione dell'emergenza pandemica nazionale ponendosi in prima linea a sostegno della popolazione civile, con ospedali da campo, con i Drive Throught, negli ospedali civili in supporto del Ssn, impegnandosi nelle procedure di vaccinazione in tutta Italia onde garantire una veloce ripresa della nostra Nazione;
il fondamentale ruolo svolto è stato riconosciuto da più parti e anche dal generale Francesco Paolo Figliuolo, ex commissario straordinario per l'emergenza da COVID-19, che nel corso della sua visita all'hub di Piacenza nel settembre del 2021 aveva elogiato gli operatori sanitari, affermando «avete lavorato insieme: sanitari, esercito e forze dell'ordine, ciascuno per le proprie competenze, da febbraio 2020 state svolgendo un lavoro incessante»;
per le ragioni esposte, a parere dell'interrogante, è imprescindibile adottare misure che prevedano non solo la proroga delle ferme degli ufficiali medici e dei sottoufficiali infermieri arruolati nel corso della pandemia ma procedere altresì alla loro stabilizzazione, al fine di valorizzare la professionalità acquisita e riconoscere la legittima dignità economica, oltre che professionale, a chi decide di servire la Patria;
l'organico in parola, inoltre, potrebbe continuare a rappresentare un valido ausilio per la sanità pubblica civile per supportare quei reparti d'emergenza che sono al collasso ed essere sempre immediatamente reperibili qualora dovessero verificarsi nuove emergenze anche connesse all'attuale conflitto Russia – Ucraina, senza la necessità di indire nuovi concorsi che comporterebbero un allungamento dei tempi di assunzione e un aggravio economico per la finanza pubblica –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali urgenti iniziative intenda adottare per avviare un percorso di stabilizzazione del personale sanitario militare assunto in ferma attiva di un anno nell'ambito dell'emergenza epidemiologica.
(4-12235)
ECONOMIA E FINANZE
Interrogazioni a risposta scritta:
BIGNAMI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:
il decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 luglio 2021, n. 108, recante governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza e prime misure di rafforzamento delle strutture amministrative e di accelerazione e snellimento delle procedure, ha apportato significative modifiche all'articolo 31 della legge 23 dicembre 1998, n. 448, volte a disciplinare la trasformazione del diritto di superficie in diritto di proprietà sulle aree comprese nei piani di edilizia agevolata e convenzionata;
in particolare, l'articolo 22-bis «Ulteriori disposizioni finalizzate ad accelerare le procedure amministrative per la cessione di aree nelle quali sono stati edificati alloggi di edilizia residenziale pubblica», modifica sostanzialmente la citata legge del 1998, riformando sia le modalità procedurali che le modalità di calcolo del corrispettivo per la trasformazione del diritto di superficie in proprietà;
è previsto che l'assegnatario dell'alloggio possa dare avvio alla procedura tecnico-amministrativa, presentando una apposita istanza di trasformazione del diritto di superficie in proprietà, trascorsi cinque anni dalla data di prima assegnazione dell'unità abitativa, indipendentemente dalla data di stipulazione della relativa convenzione. In capo al comune incombe l'obbligo di definire la procedura entro novanta giorni dalla presentazione dell'istanza;
inoltre, è stato rimodulato il parametro di calcolo del corrispettivo delle aree cedute in proprietà. Quest'ultimo è determinato dal comune, su parere del proprio ufficio tecnico, in misura pari al 60 per cento della media del valore venale del bene e del reddito dominicale rivalutato al netto degli oneri di concessione del diritto di superficie, rivalutati sulla base della variazione, accertata dall'Istat, dell'indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati verificatasi tra il mese in cui sono stati versati i suddetti oneri e quello in cui è stipulato l'atto di cessione delle aree. Il costo dell'area deve rispettare l'ulteriore limite massimo di 5.000 euro per singola unità abitativa e relative pertinenze avente superficie residenziale catastale fino a 125 metri quadri, di 10.000 euro per singola unità abitativa e relative pertinenze avente superficie residenziale catastale maggiore di 125 metri quadri, indipendentemente dall'anno di stipula della relativa convenzione;
il consiglio comunale delibera altresì i criteri, le modalità e le condizioni per la concessione di dilazioni di pagamento del corrispettivo di trasformazione;
la trasformazione del diritto di superficie in diritto di proprietà è stipulata con atto pubblico o con scrittura privata autenticata, soggetti a trascrizione;
il decreto-legge 21 marzo 2022, n. 21, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 maggio 2022, n. 51, recante misure urgenti per contrastare gli effetti economici e umanitari della crisi Ucraina, ha ulteriormente modificato la materia. In particolare, sono stati eliminati i limiti massimi di cinquemila e diecimila euro fissati dalla legge 29 luglio 2021, n. 108. Viene abrogata la precedente normativa che prevedeva agevolazioni economiche per la trasformazione del diritto di superficie in diritto di proprietà delle aree comprese nei piani di edilizia agevolata e convenzionata;
tale modifica desta notevoli preoccupazioni nei comuni, in riferimento alle istanze di trasformazione del diritto di superficie in proprietà, presentate dai cittadini prima dell'entrata in vigore della legge 20 maggio 2022, n. 51 –:
se il Governo non ritenga doverosa un'iniziativa chiarificatrice per i comuni rispetto all'applicazione della normativa per le istanze presentate prima del 20 maggio 2022 e non ancora definite;
se il Governo non ritenga opportuno adottare iniziative per prevedere un periodo transitorio che permetta di concludere la procedura dei novanta giorni per le istanze presentate prima dell'entrata in vigore della legge 20 maggio 2022, n. 51, in modo da non creare una disparità di trattamento tra i cittadini richiedenti.
(4-12232)
ANGIOLA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:
Enel S.p.A. è una multinazionale dell'energia quotata nell'indice Ftse Mib della Borsa di Milano, nonché uno dei maggiori operatori globali, di cui lo Stato italiano – per il tramite del Ministero dell'economia e delle finanze – rimane il principale azionista con il 23,6 per cento del capitale sociale al 31 dicembre 2020;
il titolo ha avuto fino al 2020 un'ottima performance in Borsa, trainata soprattutto dall'accresciuto interesse degli investitori per i grandi piani di investimento nel settore delle rinnovabili e, quindi, della sostenibilità;
se, però, si dà uno sguardo più approfondito alle relazioni finanziarie del gruppo e ai risultati operativi si evince un quadro decisamente meno entusiasmante, con l'Ebitda (margine operativo lordo) che dal 2014 al 2021 è cresciuto del 24 per cento (da 15,5 a circa 19,2 miliardi di euro), a fronte però di una crescita dell'indebitamento netto nello stesso periodo di riferimento del 39 per cento (da 37,4 a circa 52 miliardi di euro) per finanziare gli investimenti nella transizione energetica (senza considerare l'utilizzo di finanziamenti cosiddetti «ibridi»);
in buona sostanza, in otto esercizi il rapporto «debito finanziario netto/Ebitda» è cresciuto di quasi 3 volte e, tenuto conto delle prefigurazioni contenute nel piano strategico 2022-2024, ci si avvicina a valori che segnalano situazioni di maggiore stress finanziario nel medio termine;
inoltre, analizzando la prima relazione trimestrale 2022, si evince una crescita del debito netto di 7,1 miliardi di euro in un solo trimestre a fronte di una crescita dell'Ebitda di appena 300 milioni di euro, di cui circa 240 milioni di euro dovuti ad una plusvalenza contabile della partecipazione in Ufinet, società di installazione fibra ottica in America Latina;
il mercato, purtroppo, sta iniziando a riconoscere questo maggiore rischio finanziario nel medio termine, tant'è che il titolo ha fatto registrare -21 per cento nel corso del 2021, e un ulteriore -18 per cento in questi primi mesi del 2022, con l'agenzia di rating Fitch che ha finito per declassare il titolo da A- a BBB+ ad inizio febbraio 2022, a causa della maggiore leva finanziaria;
nonostante circa il 70 per cento dell'Ebitda sia stato generato tra Italia (45 per cento includendo la plusvalenza di Open Fiber S.p.A.) e Spagna (25 per cento) principalmente su attività in concessione, se si guarda al piano strategico 2022-2024, si evince come in Italia si preveda di installare appena 1GW totale di fonti rinnovabili, a fronte di circa 4GW nella penisola iberica, 5,5GW in America Latina e oltre 6,5GW in Nord America;
sono dati che, da un lato, stonano fortemente con gli obiettivi del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (Pniec) di installazione di nuovi 70-75GW da fonti rinnovabili entro il 2030 e, dall'altro, evidenziano come il debito del gruppo abbia finanziato investimenti all'estero dai ritorni piuttosto bassi e non in grado di contribuire alla costruzione di margini tali da assicurare un ritorno adeguato del nuovo debito –:
come il Ministero dell'economia e delle finanze, principale azionista del gruppo, giudichi la strategia industriale di Enel e la sostenibilità dei suoi conti;
se si intenda allineare, la strategia industriale di Enel agli obiettivi di installazione di fonti rinnovabili previste dal Pniec aumentando quindi l'impegno e gli investimenti in Italia, soprattutto in considerazione dell'attuale periodo di grande difficoltà energetica, anche alla luce dei recenti provvedimenti governativi in favore dello snellimento delle procedure autorizzative per gli impianti rinnovabili.
(4-12242)
GIUSTIZIA
Interrogazioni a risposta scritta:
CIRIELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
dal 2017 l'ex sindaco di Riace, Domenico Lucano, è stato indagato e processato per accertare la conformità della gestione dei fondi ottenuti per l'accoglienza dei migranti;
nel settembre 2021, il tribunale di Locri ha condannato Lucano a tredici anni di reclusione per gravi reati, tra cui truffa, peculato, falso ideologico, abuso d'ufficio, concussione e associazione a delinquere poiché, secondo quando ritenuto dall'organo giudicante, avrebbe «strumentalizzato il sistema dell'accoglienza a beneficio della sua immagine politica» e il «metodo Riace» formalmente ispirato a princìpi solidaristici, di fatto, costituiva un'organizzazione che rispettava regole precise, gestita dal primo cittadino «per poter conseguire illeciti profitti, attraverso i sofisticati meccanismi, collaudati negli anni e che ciascuno eseguiva fornendogli in cambio sostegno elettorale»;
da recenti organi di stampa si apprende dei rapporti tra Lucano e taluni magistrati, tra cui Emilio Sirianni, giudice del lavoro alla Corte d'appello di Catanzaro nonché esponente di spicco di Magistratura Democratica (Md), Roberto Lucisano, presidente della Corte di appello di Reggio Calabria e Olga Tarzia, presidente della II Sezione penale della Corte di appello di Reggio Calabria, anch'essa di Md che tratterà il processo di secondo grado dell'ex sindaco;
in particolare, sono state pubblicate le intercettazioni tra Lucano e Sirianni in cui emergerebbe non solo l'interesse di Md a stringere «un cordone sanitario» in favore dell'innocenza del primo cittadino, ma anche affermazioni denigratorie, riferite da Sirianni, nei confronti di giornalisti ritenuti di destra, dell'allora Ministro dell'interno, Marco Minniti, e del Procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri, accusato di essere fascista per non essersi schierato in favore di Lucano; Sirianni avrebbe anche fornito informazioni ricevute da Roberto Lucisano sulle indagini della procura di Locri ed indicazioni su come affrontare il processo. Il comportamento di Sirianni – che consapevolmente frequenta e dialoga con una persona sottoposta a procedimento penale – non verrà censurato dalla sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura ritenendo che le sue affermazioni contro altri magistrati e politici non avessero generato un discredito per la magistratura;
circostanza ancora più grave, tra le intercettazioni pubblicate si rinviene un'affermazione di Sirianni che a giudizio dell'interrogante, evidenzierebbe l'assenza dell'indipendenza e dell'autonomia di una parte della magistratura in violazione dei princìpi costituzionali. Lo stesso, infatti, affermerebbe che «Magistratura Democratica è nata con un cultura della corporazione, dicendo: noi non siamo imparziali, o meglio noi non siamo indifferenti, noi siamo di parte [...]». Orbene anche queste affermazioni che sembrerebbero violare i doveri del magistrato e costituire illeciti disciplinari non sono state severamente censurate dal CSM;
un'ulteriore circostanza riportata dagli organi di stampa è quella dell'amicizia di Lucano con Olga Tarzia chiamata a giudicare il secondo grado e che già nel corso del procedimento avrebbe manifestato all'ex sindaco il pieno supporto morale;
ad avviso dell'interrogante, quanto sopra paleserebbe un evidente conflitto di interesse e la non imparzialità dell'organo giudicante che dovrebbero condurre il magistrato de quo ad astenersi dalla trattazione della causa di secondo grado al fine di non incorrere nell'illecito disciplinare di cui all'articolo 2, comma 1, lettera c) del decreto legislativo n. 109 del 2006 che sanziona la consapevole inosservanza dell'obbligo di astensione;
i princìpi della terzietà e dell'imparzialità del giudice rappresentano un corollario fondamentale del giusto processo sancito sia dall'articolo 111 della Carta costituzionale sia dall'articolo 6, paragrafo 1, della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo delle libertà fondamentali, ratificata ai sensi della legge 4 agosto 1955, n. 848;
il codice di rito penale prevede specifiche ipotesi di incompatibilità del giudice e casi determinati in cui lo stesso ha il dovere di astenersi dalla sua funzione quando, tra l'altro, egli possa avere l'interesse nel procedimento o se abbia manifestato il proprio parere sull'oggetto del processo fuori dall'esercizio delle sue funzioni –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e di quali elementi disponga in ordine a quanto segnalato, in particolare se sia a conoscenza di una dichiarazione di astensione da parte della dottoressa Olga Tarzia per il processo in appello nei confronti di Domenico Lucano e, in caso contrario, se intenda avvalersi della facoltà di cui all'articolo 14, comma 2 del decreto legislativo 23 febbraio 2006, n. 109.
(4-12249)
LOLLOBRIGIDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, VARCHI, MASCHIO e VINCI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
il Tribunale di Roma versa ormai da anni in uno stato di gravissima sofferenza a causa dell'inadeguatezza della dotazione organica;
a tal proposito, lo scorso 30 maggio 2022, il Presidente del Tribunale Ordinario di Roma ha inviato una lettera al Presidente del Consiglio dell'Ordine degli avvocati di Roma (numero di protocollo 10102) con la quale, facendo seguito a quanto già precedentemente indicato al Ministero della giustizia, ha segnalato la complessità delle problematiche che affliggono il Tribunale di Roma;
nella lettera, il Presidente dottor Roberto Reali ha specificato che su un totale di 373 posti previsti in organico per i magistrati togati ne sono presenti solo 322, di cui 5 magistrati prossimi alla quiescenza e 11 in procinto di essere trasferiti;
con riferimento ai giudici onorari la carenza di organico è se possibile ancor più elevata. Infatti, a fronte di una previsione di 197 giudici, ne sono presenti a mala pena 102;
per quanto riguarda il personale amministrativo del Tribunale, la scopertura è pari a 403 unità su un totale di 1.205 posti previsti in organico, cui si vanno a sommare 87 unità tra comandi e distacchi, applicati e fuori ruolo, ottenendo così un totale di 490 unità non presenti. Dal computo tuttavia devono essere sottratte 15 unità che provengono da altri uffici giudiziari e 3 posti in esubero;
ancor più critico lo stato dell'organico dei giudici onorari assegnati all'ufficio del Giudice di pace in cui, rispetto alla previsione di 210 unità, sono in servizio solo 62 giudici. Con riferimento al personale amministrativo dello stesso ufficio invece, su un organico di 128 persone sono presenti 87 unità distribuite tra i vari livelli, in particolare nella qualifica dei direttori amministrativi e dei cancellieri;
è di tutta evidenza la necessità di personale amministrativo per garantire un adeguato funzionamento della macchina giudiziaria. Nello specifico, per rafforzare l'ufficio del processo e superare le disparità tra tribunali, il Pnrr ha stanziato 2.342,1 milioni di euro per sostenere gli interventi di riforma della giustizia attraverso l'investimento in capitale umano –:
quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intenda porre in essere per garantire la tempestiva copertura dei posti di magistrati e personale amministrativo in servizio presso il Tribunale Ordinario di Roma e dei giudici onorari assegnati all'Ufficio del Giudice di pace, al fine di sanare la situazione di sofferenza descritta in premessa.
(4-12252)
INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI
Interrogazioni a risposta in Commissione:
BARBUTO e GRIPPA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:
come ben noto la Calabria sconta un gap infrastrutturale tra il versante tirrenico, ove è presente una linea ferroviaria a doppio binario elettrificato e quello ionico, ove insiste una linea ad unico binario, la cui elettrificazione parte da Sibari;
al contrario della linea tirrenica, percorsa da innumerevoli treni ad alta velocità e Intercity, l'unico treno ad alta velocità Frecciargento che percorre la linea jonica è il Sibari-Bolzano, con partenza da quel centro alle ore 06:27;
pertanto, gli utenti di tutta la fascia jonica calabrese, a partire da quelli della provincia di Crotone, sono costretti a raggiungere la stazione di Sibari alle prime luci dell'alba a bordo di treno regionale, il 5646, che fa servizio di navetta e dovrebbe assicurare la prosecuzione del viaggio;
tuttavia, è già accaduto diverse volte che il treno regionale accumuli notevole ritardo e al suo arrivo alla stazione di Sibari, il Frecciargento diretto a Bolzano sia già partito, lasciando i viaggiatori nel limbo, atteso che non esistono altri collegamenti veloci con la Capitale e il resto del nord Italia;
di recente si è verificato l'ennesimo episodio come riportato dalla stampa del 20 maggio 2022 con grave disagio, come è facilmente intuibile, per i viaggiatori;
infatti, quando si verificano i suddetti disservizi, ovvero che il treno regionale accumuli ritardo e non rispetti gli orari per assicurare la coincidenza con il Frecciargento, nonostante l'elevato costo del biglietto pagato, i viaggiatori sono costretti ad attendere un altro treno regionale che li trasporta dapprima a Castiglione Cosentino, dove a loro volta debbono prendere un altro treno che li porta a Paola, da dove possono finalmente proseguire il loro viaggio;
in tali occasioni, come inevitabile conseguenza, si verifica che, all'arrivo a destinazione di questi sfortunati viaggiatori, tutti i loro impegni siano ormai sfumati e debbano essere riprogrammati, con aggravio di tempo e costi aggiuntivi per vitto e alloggio;
analoghi disservizi si registrano anche allorquando il Frecciargento Bolzano-Sibari giunge a destinazione alle ore 22:31, dal momento che, in caso di ritardo di quest'ultimo, le navette partono senza assicurare la coincidenza per la prosecuzione del viaggio;
è necessario non solo potenziare i collegamenti ad alta velocità sul versante jonico calabrese, ma anche assicurare che i treni regionali, al contrario di quanto accade oggi, viaggino in orario e rispettino le coincidenze con gli altri treni –:
se il Ministro interessato sia a conoscenza dei disagi che i viaggiatori della fascia jonica calabrese sono costretti a patire per i suddetti disservizi e quali iniziative di competenza intenda adottare perché i collegamenti da e per quella zona siano potenziati e vengano rispettate le coincidenze con i treni da e per il Centro/nord Italia.
(5-08189)
DE GIROLAMO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:
la strada statale 67 tosco-romagnola (SS67) costituisce una delle arterie più rilevanti di collegamento tra Toscana ed Emilia-Romagna;
nel corso degli anni, diversi sono stati i tentativi di predisporre un adeguato piano di ammodernamento di quest'arteria strategica soprattutto sul versante romagnolo, senza tuttavia riuscire ad ottenere un'adeguata manutenzione ordinaria, se non qualche intervento di asfaltatura o altri emergenziali a fronte del verificarsi di frane o smottamenti;
a tutt'oggi il manto stradale presenta numerose buche e deformazioni in diversi tratti, nessun marciapiede o, laddove presente, le dimensioni inadeguate costituiscono al contrario un serio pericolo per la viabilità e per la sicurezza stradale, soprattutto in caso di maltempo;
un intervento deciso di ammodernamento della SS67 nel tratto che va da Forlì al Passo del Muraglione è necessario per fluidificare la viabilità delle vallate, ridurre il rischio stradale e dare un sostegno concreto allo sviluppo dei comuni attraversati da quest'arteria, in quanto l'unica che consente di raggiungerli con una certa rapidità;
sulla base di queste e altre ragioni, è sorto un apposito Comitato civico trasversalmente sostenuto per sensibilizzare l'opinione pubblica e le istituzioni, considerando che il tema dell'ammodernamento della SS67 e, in particolare, del tratto appenninico romagnolo, costituisce ormai da vent'anni occasione di dibattito e confronto pubblico;
l'ammodernamento della SS67 interessa in particolare le imprese locali, per le quali occorre garantire un sistema viario sicuro, che consenta il transito anche dei mezzi pesanti necessari per l'approvvigionamento delle materie prime e per la consegna delle commesse, al fine di evitare l'isolamento di alcune zone più interne e arretrate, scongiurando il progressivo spopolamento dell'appennino tosco-romagnolo;
garantire la manutenzione ordinaria e l'adeguamento del tracciato esistente, con interventi di ripristino del manto stradale, degli scoli laterali e della segnaletica orizzontale e verticale, ad avviso dell'interrogante deve rappresentare una priorità per Anas a cui spetta la gestione della rete viaria di interesse nazionale;
l'ammodernamento delle strade rientra altresì tra le finalità del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) avendo proprio tra i suoi obiettivi quello di colmare il divario infrastrutturale tra le aree urbane e le aree interne e rurali del in merito all'ammodernamento del tratto che va da Forlì al Passo del Muraglione, la società Anas ha comunicato di aver avviato gli studi preliminari necessari per la realizzazione degli interventi più idonei per fluidificare la viabilità delle vallate e dare un sostegno allo sviluppo dei comuni attraversati da questa arteria;
non si comprende, tuttavia, quale sia il cronoprogramma per arrivare ad una stipula di convenzione sul modello di quella che interessa l'ammodernamento del tratto stradale tra Forlì e Ravenna, per il quale Anas ha invece già avviato la redazione del progetto di fattibilità tecnico economica –:
quali iniziative di competenza, anche di carattere finanziario, intenda adottare per assicurare il miglioramento della viabilità della strada statale 67, in particolare nel tratto appenninico da Forlì al Passo del Muraglione, considerata la pericolosità di questo tratto stradale, al fine di individuare una soluzione alla situazione esposta in premessa e garantire la sicurezza stradale ed il transito dei mezzi pesanti, e se non ritenga opportuno favorire, per il tramite di Anas, la convocazione di un tavolo di confronto pubblico che coinvolga il Comitato civico, le istituzioni locali, regionali e nazionali.
(5-08191)
CARABETTA e SERRITELLA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:
con l'ordinanza n. 2 del 5 maggio 2022 il commissario straordinario del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili ha autorizzato Rfi a sviluppare il progetto definitivo della nuova linea «Avigliana-Orbassano», e degli interventi di adeguamento, conseguenti e coerenti con l'assetto della nuova linea, dello scalo di Orbassano, ottemperando alle prescrizioni indicate sul progetto preliminare dalle amministrazioni che si sono pronunciate sullo stesso e tenendo anche conto delle risultanze delle attività già condotte da Rfi e definite e convenute in sede di Osservatorio per l'asse ferroviario Torino Lione;
con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 22 febbraio 2022, recante nomina del cons. Calogero Mauceri a Presidente dell'Osservatorio per la realizzazione dell'asse ferroviario Torino-Lione, sono state ripristinate le regolari condizioni di piena operatività di tale struttura;
numerose preoccupazioni si sono espresse da tempo in merito ai rischi per l'ambiente connessi alla realizzazione dell'opera, tra gli altri per lo spreco di risorse idriche, per l'impatto sull'emissione di gas serra, per la possibile insorgenza di problemi amiantiferi e, in generale, collegati ad agenti inquinanti liberati dagli scavi;
altrettanti elementi di inquietudine sono emersi da più di un decennio in relazione al concreto rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata nella catena di appalti connessi all'opera, al punto tale da ispirare contromisure di specifica prevenzione anche al massimo livello preposto, quale il protocollo d'intesa tra Telt e Guardia di finanza dello scorso mese di settembre –:
se il Ministro interrogato intenda adoperarsi affinché, nell'ambito dell'Osservatorio, siano istituiti tre tavoli di lavoro che coinvolgano esperti e rappresentanti dei territori e delle popolazioni rispettivamente sui seguenti temi: legalità, trasparenza, misure anticorruzione e antimafia legate alle attività di realizzazione dell'opera; sostenibilità ambientale dei cantieri; monitoraggio e informazione sull'avanzamento delle attività nei cantieri.
(5-08193)
Interrogazioni a risposta scritta:
UBALDO PAGANO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:
in data 26 maggio 2022, Rfi-Rete ferroviaria italiana ha diramato un comunicato col quale si dava notizia dell'avvio dei cantieri per la realizzazione di interventi di manutenzione straordinaria sulla linea Battipaglia-Potenza-Metaponto-Taranto;
gli interventi previsti, del costo complessivo di 97 milioni di euro, riguardano il completamento e l'attivazione del nuovo Piano regolatore generale (Prg) nelle stazioni di Baragiano e Bella Muro, nonché la manutenzione straordinaria alle opere d'arte presenti lungo le tratte Grassano-Salandra, Salandra-Ferrandina e fra Vaglio e Brindisi di Montagna;
come si legge nello stesso comunicato, i cantieri «saranno operativi dal 12 giugno all'8 agosto per l'upgrade prestazionale della linea. Per consentire i lavori la circolazione ferroviaria sarà interrotta tra Potenza ed Eboli e Potenza e Metaponto»;
i suddetti interventi, dunque, causeranno modifiche alla circolazione dei treni, regionali e della lunga percorrenza, con soppressioni, limitazioni, variazioni di percorso e autobus sostitutivi;
con la sospensione della coppia di Frecciarossa che collega Taranto a Roma, per gli utenti sarà impossibile raggiungere direttamente la Capitale da Taranto, giacché le uniche alternative residue consisterebbero nel passaggio attraverso la linea Adriatica (con un significativo aumento dei tempi di percorrenza) ovvero mediante l'intercity fino a Battipaglia, che comunque comporta un viaggio su gomma della durata di tre ore circa;
è incomprensibile, nell'opinione dell'interrogante, la decisione che ha portato Rfi a programmare i citati lavori durante la stagione estiva, ossia il periodo di maggiore affluenza e utilizzo dei Frecciarossa da e per Taranto –:
se intenda, per quanto di competenza, fornire informazioni circa la decisione di programmare i lavori richiamati in premessa durante la stagione estiva;
se intenda, per quanto di competenza, valutare l'opportunità di adottare iniziative per posporre l'avvio dei cantieri al termine della stagione estiva.
(4-12228)
SODANO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:
i lavori di ammodernamento e messa in sicurezza della strada statale n. 189 che collega Palermo e Agrigento sono iniziati nel 2013 e non sono mai terminati, creando frequenti disagi, penalizzando tutti gli automobilisti che la percorrono quotidianamente e isolando di fatto il territorio della provincia di Agrigento;
da quasi dieci anni si attende un termine per la conclusione dei lavori, scaduti oramai nel lontano 2016. Semafori, deviazioni, rallentamenti, quel tratto di strada che da Agrigento conduce a Palermo, per traffico e condizioni disastrate dei tracciati, scoraggia la sua percorrenza e comporta di fatto una progressiva perdita di investimenti e flussi turistici per Agrigento rispetto a ogni altra provincia in Sicilia;
le alternative viarie, peraltro, sono pesantemente deficitarie e arretrate e non sono sostitutive di una strada che taglia verticalmente l'isola e che ha consentito in passato di raggiungere Palermo in tempi ragionevoli;
la regione è stata a più riprese chiamata a far luce sulle cause di tali ritardi e sulla esigenza di comunicare i tempi necessari per la prosecuzione e il completamento delle opere già appaltate, eventualmente anche con nuovi investimenti che ripristinino la viabilità della zona;
con l'arrivo dei temporali o in presenza di precipitazioni abbondanti, la circolazione nel Palermitano va completamente in tilt per il rischio allagamenti e smottamenti: strade chiuse per allagamento, in particolare le strade statali 121 (la Palermo-Agrigento), in territorio di Roccapalumba al chilometro 196,300, e la statale 189 dal chilometro 0 al chilometro 6, in prossimità del bivio Manganaro;
i ritardi inconcepibili nella realizzazione di quest'opera comportano l'isolamento di cittadini e aziende, rallentano la circolazione di merci e persone da e per Palermo, compromettono lo sviluppo di progetti, impediscono una programmazione strategica, e stroncano sul nascere iniziative d'impresa, ostacolando il comparto turistico;
appare all'interrogante inaccettabile che per raggiungere una meta turistica, quale la Valle dei Templi di Agrigento, si debba affrontare un viaggio assurdo che mortifica le aspirazioni di migliaia di visitatori che vorrebbero raggiungerla in auto o in bus attraverso l'asse viario più breve;
peraltro, l'ecatombe di vittime di incidenti stradali, registratasi negli ultimi anni sulle strade siciliane, non può essere più derubricata a mera casualità, ma piuttosto richiede una riflessione più attenta ed urgente sulle condizioni di sicurezza dell'arteria stradale, garantendo la manutenzione ordinaria e straordinaria delle carreggiate, la cui precarietà mette quotidianamente a rischio la vita degli automobilisti, specie in condizioni meteorologiche avverse, come in inverno;
secondo il rapporto dell'Osservatorio Asaps, l'associazione sostenitori della polizia stradale, ad esempio, la Sicilia è in testa alla classifica nazionale per numero di incidenti stradali mortali registrando, nei primi 6 mesi del 2021, più di 197 vittime a livello nazionale;
si tratta di un'opera pubblica, la cui realizzazione e messa in sicurezza è necessaria per migliaia di persone che l'attraversano ogni giorno, e un piano di messa in sicurezza del territorio è uno degli aspetti principali su cui bisogna intervenire –:
se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative intenda assumere per accertare, le cause dei ritardi e conoscere i tempi certi della consegna dei lavori, facendo sì che Anas si adoperi per la celere conclusione degli interventi e per l'adozione di un piano straordinario di messa in sicurezza e ammodernamento di un'infrastruttura imprescindibile per tutti i siciliani.
(4-12233)
LOMBARDO e CIRIELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:
a partire dal 1° luglio 2022 gli scali siciliani di Palermo, Trapani e Catania non saranno più collegati ai piccoli aeroporti di Lampedusa e Pantelleria: ciò perché il prossimo 30 giugno scade la proroga di un anno concessa alla Danish AirTransport - (Dat) per la gestione delle rotte in regime di «continuità territoriale», sostenuta da finanziamenti statali e regionali. La compagnia aerea danese aggiudicataria della gara europea per il triennio 2019-2021 aveva già ottenuto la proroga a causa dell'emergenza epidemiologica;
il nuovo bando triennale è ancora in fase di elaborazione da parte degli uffici ministeriali e la nuova aggiudicazione arriverà non prima di settembre: di conseguenza, i voli torneranno operativi sulle tratte in parola non prima del mese di novembre;
alle difficoltà legate all'iter di rinnovo della proroga — concessa esclusivamente nel caso in cui l'invito a manifestare interesse rivolto a tutte le compagnie aeree per la gestione provvisoria delle tratte sia andato deserto — si aggiunge anche la richiesta della Dat di un adeguamento pari a 650 migliaia di euro per far fronte al caro carburante e poter continuare a volare fino ad ottobre;
da recenti articoli di stampa si apprende che il governo regionale abbia già stanziato la somma richiesta dalla Dat nell'ultima legge finanziaria, la cui pubblicazione è ormai imminente e che l'assessore regionale alle infrastrutture e alla mobilità sia a conoscenza del fatto che Enac abbia già autorizzato la proroga alla compagnia aerea danese –:
quali chiarimenti il Governo, per quanto di sua competenza, intenda fornire sui fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda avviare nell'immediato al fine di ripristinare il collegamento aereo fra la Sicilia e le isole di Pantelleria e Lampedusa in vista della stagione estiva.
(4-12234)
LACARRA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:
in data 25 gennaio 2022, Anas ha diramato un comunicato col quale dava notizia dell'avvio dei lavori di sostituzione delle barriere di sicurezza lungo la strada statale 16 «Adriatica», tra il chilometro 828,900 ed il chilometro 832,200, ossia nella tratta Mola-Polignano-Monopoli;
nella medesima comunicazione, Anas avvertiva che l'esecuzione degli interventi avrebbe comportato un restringimento della carreggiata con chiusura della corsia di sorpasso, in entrambe le direzioni, con conseguente determinazione del limite massimo della velocità 50 chilometri orari;
inoltre, nella stessa occasione si comunicava la data di giovedì 17 marzo 2022 quale termine previsto per il completamento di detti lavori;
in data 7 aprile 2022, Anas ha riaggiornato il termine previsto per la fine dei lavori, prorogandolo a venerdì 13 maggio 2022;
a oggi i cantieri sono ancora attivi e nel suddetto tratto di strada permane il restringimento della carreggiata a una corsia per senso di marcia. Ciò causa, soprattutto nel fine settimana, forti disagi congestioni del flusso di traffico con la formazione di lunghe code sulla strada statale 16;
vanno considerati la prossimità della stagione estiva e l'atteso aumento dei flussi di traffico –:
se intenda, per quanto di competenza, fornire informazioni circa i forti ritardi nel completamento dei lavori rispetto al termine inizialmente previsto;
se e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere affinché si evitino ulteriori episodi di forte congestionamento del traffico sulla strada statale 16 e se non ritenga profittevole, anche per motivi di sicurezza, sospendere i lavori per la stagione estiva e riaprire le corsie tuttora chiuse.
(4-12236)
INNOVAZIONE TECNOLOGICA
Interrogazione a risposta immediata:
BOCCIA, DE LUCA, BERLINGHIERI, LORENZIN e FIANO. — Al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale. — Per sapere – premesso che:
la Strategia italiana per la banda ultralarga «Verso la gigabit society» definisce le azioni necessarie al raggiungimento degli obiettivi di trasformazione digitale indicati dalla Commissione europea nel 2016 e nel 2021;
la governance è coordinata dal Comitato interministeriale per la transizione digitale, presieduto dal Ministro interrogato;
l'attuazione di tale Strategia è largamente affidata al Piano nazionale di ripresa e resilienza, che assegna 6,7 miliardi di euro per la realizzazione dell'Investimento 3 «Reti ultraveloci (banda ultra-larga e 5G)» e prevede una milestone al 30 giugno 2022 con la notifica dell'aggiudicazione di tutti gli appalti;
l'investimento si articola in cinque differenti piani ai quali è stata data attuazione tramite sette bandi di gara: 1) Collegamento isole minori (45,6 milioni di euro); 2) Italia 1 giga (3,7 miliardi di euro); 3) Italia 1 giga Trento e Bolzano (65 milioni di euro); 4) Scuola connessa (184 milioni di euro); 5) Sanità connessa (387 milioni di euro); 6) Italia 5G copertura (970 milioni di euro); 7) Italia 5G backhauling (950 milioni di euro);
tutti i bandi sono stati pubblicati, con esiti differenti: infatti, mentre quattro di essi sono ancora in corso, oppure si è giunti solo all'aggiudicazione provvisoria (Scuola connessa, Sanità connessa, Italia 1 giga, Piano 5G backhauling), gli altri tre (Isole minori, Piano 5G copertura e Italia 1 giga Trento e Bolzano), per un importo complessivo di oltre 1 miliardo di euro (17 per cento del totale) sono inizialmente andati deserti, per problemi connessi alla configurazione del piano stesso definita dal Dipartimento per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale;
successivamente, Isole minori e Italia 1 giga Trento e Bolzano sono stati ripubblicati dopo la modifica del piano iniziale, per il Piano 5G copertura si è in attesa di determinazioni del Dipartimento per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale, mentre per il bando Isole minori è stata effettuata un'aggiudicazione provvisoria per 45,6 milioni di euro (meno dell'1 per cento del totale) –:
come il Ministro interrogato intenda assicurare il rispetto della data del 30 giugno 2022 per l'aggiudicazione definitiva di tutti gli appalti, necessario per accedere alle risorse del Recovery and resilience facility, alla luce dell'attuale stato di avanzamento dei piani.
(3-02999)
INTERNO
Interrogazione a risposta orale:
LOLLOBRIGIDA, GIOVANNI RUSSO, DONZELLI e DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
ha dell'incredibile quanto accaduto ad Alfonso Oliva, consigliere comunale di minoranza di Aversa (CE), querelato dalla società concessionaria aggiudicataria dell'attività di riscossione coattiva delle entrate tributarie e patrimoniali comunali, SO.GE.R.T. spa, per danno di immagine, con contestuale richiesta di risarcimento per 50 mila euro, per avere semplicemente denunciato illegittimità della riscossione dei tributi e il mancato rispetto contratto;
nell'esercizio delle proprie funzioni politiche di controllo e indirizzo, lo scorso 9 marzo 2022, Oliva inviava all'Autorità nazionale anti corruzione (ANAC), alla Procura della Repubblica presso la Corte dei Conti di Napoli, alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli Nord e alla Dirigente f.f. dell'area Finanziaria e Tributi del comune di Aversa un esposto per denunciare la prolungata inottemperanza al contratto di concessione della riscossione dei tributi comunali da parte della società concessionaria, SO.GE.R.T. spa;
nell'esposto Oliva denunciava, infatti, che, diversamente da quanto riportato espressamente dall'articolo 7 del capitolato d'oneri e dall'articolo 9 del contratto stipulato il 25 febbraio 2021 tra l'ente e la concessionaria, secondo il quale «tutti i pagamenti, relativamente alle somme poste in riscossione da parte della Ditta aggiudicatrice, eseguiti dai soggetti debitori e/o contribuenti, dovranno affluire su specifici conti correnti postali, intestati all'ente. All'atto dell'aggiudicazione l'Ente dovrà aver già provveduto all'apertura dei conti corrente postali intestati all'Ente stesso e dedicati alla riscossione ordinaria e alla riscossione coattiva delle entrate affidata alla Ditta aggiudicatrice. Competono all'Ente sia le spese del conto sia gli interessi [...]», SO.GE.R.T. spa illegittimamente intimava ai cittadini di accreditare le somme oggetto dei propri atti sul proprio conto corrente;
a fronte del citato esposto, la Procura di Napoli Nord apriva un fascicolo affidando alla Guardia di finanza di Aversa il compito di dare seguito all'esposto, reperendo ulteriori informazioni circa l'illegittimità denunciata;
anche la dirigente dell'area finanziaria del comune di Aversa, con nota del 22 marzo 2022, confermava che la SO.GE.R.T. incassava da agosto 2021 le somme sui propri conti correnti, nonostante «immediatamente dopo la stipula del contratto con la Sogert s.p.a. sono stati comunicati i conti correnti dell'Ente ove far confluire le somme derivanti dal recupero coattivo», tanto da aver provveduto lo scorso 3 marzo ad intimare alla concessionaria di «attenersi pedissequamente a tutte le disposizioni contrattuali comprese quelle relative agli incassi»;
la querela sporta dalla SO.GE.R.T. spa assume i contorni di un'iniziativa diretta a censurare i legittimi e doverosi rilievi mossi da un consigliere comunale nel pieno esercizio del proprio mandato politico e, se tollerata, rischia di scoraggiare futuri e doverosi rilievi di legalità, iniziative dovute che contribuiscono alla tutela dell'equilibrio democratico –:
di quali informazioni disponga il Governo in merito e quali iniziative di competenza intenda assumere al riguardo.
(3-03008)
Interrogazione a risposta in Commissione:
QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
il 19 maggio 2022, le case di tre persone facente parte del movimento Fridays For the future Italia sono state perquisite da sei militari ciascuna alle ore 6.30;
la perquisizione è avvenuta data l'accusa di imbrattamento e sabotaggio di videocamere. Il fatto contestato ha avuto luogo il 19 marzo 2022. L'imbrattamento consiste nelle scritte «Il gas fossile uccide» e «Basta affari con i dittatori» sui palazzi di Centrex Italia S.p.A. e Weedoo S.p.A. a Milano;
Centrex Italia S.p.A. è controllata da Gazprom Export, sussidiaria della compagnia statale russa Gazprom, ed è altresì azionista di maggioranza di Centrex Italia S.p.A. Entrambi le società commercializzano il gas russo di Gazprom in Italia;
sono stati sequestrati i telefoni delle tre persone, oltre a libri, vestiti e volantini. Ad una delle tre è stato ordinato di spogliarsi e accovacciarsi durante la perquisizione –:
quali iniziative, per quanto di competenza, intendano intraprendere in ordine alla verifica dei comportamenti tenuti dalle forze dell'ordine nel corso dell'operazione citata in premessa, anche al fine di scongiurare per il futuro simili episodi.
(5-08194)
Interrogazioni a risposta scritta:
PALAZZOTTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
all'interno dell'hotspot di Lampedusa, gestito dal mese di marzo di quest'anno dalla cooperativa Badia Grande di Trapani, esisterebbero seri problemi di gestione;
l'hotspot si trova in una condizione di sovraffollamento inaccettabile che costringe gli ospiti a vivere in condizioni disumane, ma il disagio è manifestato anche dai dipendenti della cooperativa che non riceverebbero regolarmente lo stipendio e sarebbero costretti a continui cambi di mansioni durante l'orario di lavoro, passando dalla pulizia dei bagni alla raccolta dei rifiuti, alla distribuzione dei pasti in mensa, anche in assenza delle certificazioni necessarie per svolgere tale mansione;
prima dell'arrivo di questa cooperativa il centro di Lampedusa era gestito da non meno di cinque persone per ogni turno di lavoro che lavoravano nei diversi padiglioni, mentre oggi ce ne sarebbero soltanto due per turno in una struttura che attualmente conta circa mille ospiti a fronte di una capienza massima nettamente inferiore;
all'interno del padiglione dove prima alloggiavano soltanto donne e bambini adesso è consentito dormire anche agli uomini, mariti delle donne ospitate, determinando così una situazione di promiscuità che può creare disagio alle ospiti, ai bambini e ai dipendenti;
anche il vestiario verrebbe consegnato ai migranti dopo diverse ore o addirittura giorni e non al loro arrivo, lasciando che gli stessi continuino ad indossare i medesimi abiti utilizzati per giorni a bordo dei barconi durante la traversata;
all'interno dell'hotspot stazionerebbero ovunque sacchi della spazzatura, cestini traboccanti accanto ai materassi gettati per terra su cui molti migranti sono costretti a dormire, vestiti appesi ad asciugare perché i cambi sono insufficienti;
anche il cibo sarebbe poco e a volte di cattiva qualità e ciò può generare piccole proteste;
la cooperativa Badia Grande è accusata dalla procura di Bari di aver frodato lo Stato garantendo un'assistenza medica assai più scarsa di quanto previsto dall'appalto di gestione del Cpr di Bari, sulla quale gli investigatori segnalavano come «La precarietà dei servizi essenziali erogati avesse contribuito a creare le condizioni di esasperazione da cui sono scaturiti proteste e incendi»;
a tal proposito, occorre segnalare come incendi e rivolte si siano verificati in più di uno dei centri che Badia Grande ha gestito, dal Cara di Mineo al Cpr di Milo;
alla luce di queste testimonianze occorre un immediato intervento del Ministero dell'interno per verificare le condizioni in cui versa il centro di accoglienza di Lampedusa, il pieno rispetto del contratto d'appalto e le modalità di gestione da parte della cooperativa Badia Grande di Trapani con particolare riguardo circa l'adeguatezza dei livelli di assistenza ai migranti e dei servizi a loro garantiti, il rispetto delle condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori del centro;
sulla gestione dei centri di accoglienza, che deve sempre essere adeguata e trasparente, non possono esistere zone d'ombra e qualora vengano riscontrate anomalie o inadempimenti da parte dei gestori occorre procedere con la revoca immediata degli affidamenti, perché non può essere consentito lucrare sulla dignità delle persone migranti e dei dipendenti –:
quali iniziative intenda assumere per affrontare e superare l'attuale condizione di sovraffollamento all'interno dell'hotspot di Lampedusa, assicurando un immediato ritorno a condizioni di normalità;
quali iniziative di competenza, anche di natura ispettiva, intenda adottare per accertare se quanto denunciato in premessa circa la gestione dell'hotspot di Lampedusa da parte della cooperativa Badia Grande di Trapani corrisponda al vero e, in caso affermativo, se non intenda attivare tutte le procedure necessarie alla revoca dell'affidamento della gestione del centro alla stessa cooperativa.
(4-12230)
FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
le navi quarantena sono state istituite con decreto del Capo del Dipartimento della Protezione civile il 12 aprile 2020 per accogliere in sicurezza, durante l'emergenza sanitaria, i migranti soccorsi in mare;
il 31 marzo 2022 è terminato lo stato di emergenza sanitaria da Covid-19, ma le navi quarantena sono ancora in attività;
all'interrogante non risultano atti normativi che prorogano l'utilizzo di queste unità navali, né avvisi di gara per noleggi successivi al 31 marzo 2022;
quella che doveva essere una soluzione transitoria ed eccezionale legata allo stato di emergenza sanitaria si sta trasformando in una soluzione strutturale che vede l'utilizzo delle navi come hotspot galleggianti, configurando ad avviso dell'interrogante una violazione delle norme nazionali ed internazionali sui rifugiati e richiedenti asilo e una illegittima privazione della libertà personale, come ha autorevolmente sostenuto anche il Garante per le persone private delle libertà;
la legittimità dell'utilizzo delle navi quarantena appariva già dubbia sin dal loro iniziale utilizzo, ma la fine dello stato di emergenza ha fatto perdere qualsiasi fondamento legale a questa limitazione di diritti e della libertà personale nei confronti di alcune categorie di persone, i cittadini stranieri che arrivano in una determinata regione d'Italia, la Sicilia;
almeno tre cittadini stranieri hanno perso la vita sulle navi quarantena: Bilal, 22enne tunisino, si è suicidato a maggio 2020 lanciandosi dalla Moby Zaza; due minori, Abdallah Said e Abou Diakite sono morti in ospedale dopo lo sbarco d'urgenza;
su questi due decessi è in corso una inchiesta giudiziaria anche per accertare eventuali nessi tra i decessi e le condizioni di permanenza a bordo;
già a dicembre 2020 oltre 150 associazioni italiane e straniere avevano sottoscritto un appello al Governo affinché si concludesse l'esperienza delle navi quarantena utilizzate per i migranti, poiché «Le unità navali sembrano essere utilizzate come "hotspot galleggianti" per operare la selezione arbitraria e preventiva tra richiedenti asilo e migranti economici e come Cpr nel predisporre rimpatri»;
le navi quarantena, che hanno rilevanti costi di noleggio per lo Stato, vanno dismesse e i finanziamenti previsti vanno reinvestiti nell'adeguamento dei centri di accoglienza a terra;
a parere dell'interrogante le navi quarantena non hanno più motivo di esistere e rappresentano, più che uno strumento di prevenzione sanitaria, un approccio errato al fenomeno migratorio che continua ad essere gestito in modo burocratico come se fosse un'emergenza costante, determinando così l'accentuarsi di fenomeni discriminatori –:
quali iniziative immediate intenda assumere affinché si ponga fine ad un modello di gestione della quarantena basato sull'utilizzo delle navi e, con le risorse rinvenienti dai costi di noleggio, si migliori e rafforzi il sistema di accoglienza, e vi sia il pieno rispetto della sicurezza, della salute e dei diritti di tutte le persone coinvolte, senza alcun tipo di discriminazione.
(4-12238)
GRIMOLDI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
in questi ultimi mesi alcuni residenti della periferia di Monza hanno presentato appelli e segnalazioni al comune per chiedere la riqualificazione delle loro zone;
alcune di queste zone periferiche appaiono in una situazione precaria, dal punto di vista sia della sicurezza che del degrado; i problemi sono ascrivibili soprattutto alle attività di spaccio e di prostituzione, gestite da cittadini extracomunitari irregolari, ma anche al continuo sversamento illecito di rifiuti, soprattutto nelle ore notturne nei pressi di viale Enrico Fermi; nella stessa zona, che manca di adeguata illuminazione pubblica, recentemente si è verificato anche un incendio in un magazzino — utilizzato per attività di produzione abusiva — che ha messo a repentaglio l'incolumità delle persone;
nonostante gli sforzi delle forze dell'ordine — solo nei giorni scorsi, a esempio, i carabinieri hanno arrestato due magrebini per spaccio — i controlli appaiono ancora insufficienti per assicurare il livello di ordine pubblico idoneo a evitare il compimento di questi micro-reati;
la giunta comunale, dal canto suo, sta provvedendo a stanziare contributi per la riqualificazione, ma senza un intervento coordinato del Ministero dell'interno, che assicuri più controlli e più personale nella periferia, la situazione è difficilmente risolvibile –:
quali iniziative intenda adottare per assicurare un maggior presidio e monitoraggio da parte delle forze dell'ordine nelle periferie di Monza, eventualmente anche prevedendo un rafforzamento dell'organico del personale.
(4-12239)
MONTARULI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
da mesi in alcune aree della circoscrizione cinque di Torino si stanno verificando innumerevoli furti ai danni principalmente delle attività commerciali soprattutto durante le ore notturne;
si tratterebbe di vere e proprie «spaccate» che per la loro frequenza, costanza e insistenza su uno specifico tratto del territorio destano preoccupazione alla interrogante nonché ai titolari delle attività commerciali già fortemente provati dalla particolare congiuntura economica e dalla generale condizione della periferia torinese;
in particolare, nelle ultime settimane risultano alla interrogante essere state colpite diverse attività tutte insistenti in via chiesa della salute e vie limitrofe;
addirittura risulta alla interrogante che alcune di queste spaccate siano avvenute in una sola notte come quella che ha riguardato il minimarket, una cartoleria, una ditta di traslochi di via chiesa della salute, oltre che un negozio di acconciature in via Coppino;
alcune delle suddette attività, inoltre, sarebbero state colpite più volte nel giro di poche settimane;
come si evince, le attività colpite insistono quasi tutte nella stessa via e nelle aree immediatamente limitrofe;
a questi fatti si aggiungono scippi e borseggi, sempre più frequenti nell'area del mercato rionale di Borgo Vittoria ma anche sulle linee Gtt che servono il quartiere e nei pressi di alcuni supermercati;
l'ondata di spaccate nella suddetta zona si sarebbe verificata anche un anno fa, denunciata dalle associazioni commercianti di riferimento. Tra le varie criticità emerse sarebbero stati denunciati problemi di ordine pubblico rimasti irrisolti, come l'occupazione dell'ex circolo Ettore Valli di via Stradella, lo spaccio nel parcheggio antistante l'asl di via del Ridotto oltre che nei giardini di via Giachino;
una maggiore attenzione alle attività economiche della zona nelle ore notturne, non lasciandole sole di fronte alle crescenti e numerose attività criminali a loro danno, risulta a maggior ragione auspicabile e strategica, fungendo le stesse attività da presidio di legalità nelle ore diurne –:
quali urgenti iniziative di competenza si intendano adottare al fine di attuare azioni deterrenti e di contrasto alle numerose azioni criminali che ormai costantemente avvengono ai danni delle attività commerciali della zona che insiste intorno a via chiesa della salute a Torino.
(4-12241)
SARLI, BENEDETTI, EHM e SURIANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
in data 29 aprile 2022 a Milano, diverse sigle del neofascismo milanese hanno organizzato una manifestazione per ricordare Sergio Ramelli, Enrico Pedenovi e Carlo Borsani;
il primo fu militante del Fronte della Gioventù (organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano) ucciso nel 1975 a seguito di un'aggressione da parte di militanti di gruppi politici avversari;
il secondo fu un esponente missino ucciso nel 1976 da un commando terroristico;
il terzo fu un gerarca fascista, giustiziato il 29 aprile 1945 dai partigiani, collaboratore dei nazisti e sostenitore del «Manifesto sulla razza» e di un manifesto che approvava l'esecuzione dei quindici partigiani in Piazzale Loreto il 10 agosto 1944;
analoga manifestazione si è tenuta a Como il 30 aprile 2022;
per diffondere l'evento, è stato utilizzato un manifesto, non firmato, recante i simboli del gladio e dell'alloro, con insegne e fregi dell'esercito di Salò, in particolare della Guardia Nazionale Repubblicana e dei cosiddetti «Arditi», al tempo impegnati in «azioni di anti-guerriglia anti partigiana»;
alcune organizzazioni promotrici, come Lealtà Azione, sono conosciute per il loro profilo nazifascista, con numerosi dirigenti e militanti già condannati non solo per apologia del fascismo, ma anche per reati di violenza ed estorsione aggravati, taluni, da associazione mafiosa;
altre organizzazioni, come Casa Pound, hanno visto loro esponenti essere ripetutamente condannati per aggressioni nei confronti di avversari politici;
i dirigenti di Forza Nuova sono stati processati per gravi episodi di squadrismo quali l'assalto, il 9 ottobre 2021, alla sede nazionale della Cgil a Roma;
negli anni passati, le manifestazioni promosse nelle date di cui sopra sono state accompagnate da saluti romani collettivi, con la sfilata di militanti in tenuta militaresca, con tamburi e fiaccole che evocavano le scenografie delle manifestazioni del Nazismo, suscitando allarme nella popolazione dei quartieri coinvolti;
nel 2019, l'evento è stato caratterizzato da scontri con le forze dell'ordine, con alcuni dei promotori che sono stati condannati dal Tribunale di Milano per apologia del fascismo;
tuttavia, la questura e la prefettura hanno concesso tale raduno a soli pochi giorni dal 25 aprile, e hanno autorizzato un corteo per le vie di Città Studi, con partenza da Piazzale Gorini;
in data 8 maggio 2022, si è tenuta a Dongo – Provincia di Como – la commemorazione dei gerarchi fascisti fucilati il 28 aprile 1945 in tale località, accompagnata, anche in quest'occasione, dal repertorio,di saluti romani con il rito del «presente», contornato da labari e bandiere del disciolto partito fascista e della Repubblica Sociale Italiana, con un intento apologetico inequivocabile;
tali manifestazioni, autorizzate, rischiano di mettere in pericolo la sicurezza della popolazione, se degenerano in atti di violenza, offendono la memoria e la tradizione di città simbolo della Resistenza italiana come Milano, e costituiscono un pessimo messaggio educativo per le giovani generazioni;
tali atti non hanno nulla a che vedere con il diritto di libertà di espressione, e si configurano come una palese violazione della XII disposizione transitoria della Costituzione, attuata dalla legge cosiddetta Scelba e dalla legge Mancino n. 205 del 1993 –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di tali eventi;
quali siano state le motivazioni che hanno spinto in sostanza ad autorizzare tali manifestazioni;
quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere il Ministro interrogato, al fine di impedire che vengano concesse in futuro tali autorizzazioni;
quali misure, per quanto di competenza, intenda adottare il Ministro interrogato al fine di evitare che tali raduni sfocino in atti di violenza.
(4-12245)
ISTRUZIONE
Interrogazioni a risposta scritta:
FORNARO, FIANO e PICCOLI NARDELLI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:
molti organi di stampa hanno riportato la segnalazione che il professore Alessandro Vaccarelli, docente di pedagogia dell'Università dell'Aquila, ha fatto con un post sul suo profilo Facebook;
il docente ha segnalato, con tanto di corredo fotografico ma senza dare indicazioni precise su dove fosse accaduto, che nelle tracce per la prova orale per il concorso a cattedra per la scuola secondaria, per le materie di italiano, storia e geografia, la commissione concorsuale ha predisposto la seguente traccia per il candidato: «L'aspirante docente improvvisi una lezione sulla razza europea»;
appare sconcertante come si possa pensare di articolare una lezione su una fantomatica razza europea, del tutto inesistente, così come è privo di ogni valore scientifico il concetto di razza riferito agli esseri umani;
è inoltre inaccettabile che una commissione chiamata a selezionare le persone che sono destinate a insegnare e trasmettere conoscenze ai giovani usi un termine che rimanda ai periodi più bui della nostra storia e alle peggiori ideologie –:
se sia a conoscenza dell'accaduto e come intenda intervenire, anche attraverso una attività ispettiva, per avere i necessari chiarimenti su questa vicenda che desta preoccupazione.
(4-12244)
LOMBARDO e CARELLI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:
l'anticipo della finestra temporale di aggiornamento delle graduatorie provinciali per le supplenze (Gps) (15-31 maggio 2022) ha arrecato grave danno a molti docenti, precari e di ruolo: emerge una situazione di iniquità per chi si è iscritto al VI ciclo dei corsi di specializzazione sul sostegno – con importanti oneri economici e, talvolta, licenziandosi dal proprio posto di lavoro o scegliendo incarichi part-time per portare a termine i tirocini – consapevole che tale sacrificio gli avrebbe garantito l'accesso in prima fascia sostegno e a 9 punti aggiuntivi, preziosissimi in vista delle annunciate assunzioni da Gps su tutte le altre classi di concorso;
appare quanto mai ingiusto che il corso di specializzazione in parola – al quale si accede superando una procedura selettiva e che prevede la frequenza obbligatoria, il sostenimento di 21 esami, 175 ore di tirocinio nelle istituzioni scolastiche e una discussione finale e che, proprio per il suo elevato livello di specializzazione, costituisce titolo di accesso alla I fascia delle relative Gps – possa essere considerato alla stregua di una qualsiasi certificazione linguistica o informatica;
allo stato attuale nessun docente potrà usufruire di tali punti, con il conseguente grave danno per chi ha scelto di affrontare una seconda specializzazione anche per migliorare la propria posizione, in vista delle prossime assunzioni;
quali chiarimenti il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda fornire sui fatti esposti in premessa e, considerato l'anticipo della finestra di aggiornamento e la straordinaria concomitanza delle assunzioni da Gps, se ritenga opportuno avviare iniziative volte a rendere valutabile con riserva il titolo di sostegno acquisito con il VI ciclo quale ulteriore titolo, in via eccezionale, consentendone l'inserimento allo scioglimento della riserva.
(4-12250)
LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:
l'articolo 88, comma 1, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, ha istituito presso l'Anpal il «Fondo Nuove competenze», un fondo pubblico inizialmente ideato per contrastare gli effetti economici dell'epidemia da Covid-19, che permette alle imprese di adeguare le competenze dei lavoratori, destinando parte dell'orario di lavoro alla formazione, grazie ai contributi dello Stato e del Fondo sociale europeo-Pon Spao - (gestito da Anpal);
numerose imprese, a distanza di quasi un anno dalla presentazione della domanda, pur essendosi organizzate per l'erogazione della formazione ai propri dipendenti non possono avvalersi del Fondo nuove competenze a causa dell'impossibilità di sostituire i dipendenti destinatari della formazione in quanto quelli indicati al momento della presentazione della domanda non sono più alle loro dipendenze (si pensi al turn-over nel settore del turismo e del commercio che giunge a quote del 50 per cento);
infine, in merito al nuovo bando, previsto ai sensi dell'articolo 11-ter del decreto-legge n. 146 del 2021, a oggi non è ancora stato definito il testo del decreto interministeriale di attuazione, che avrebbe dovuto essere pubblicato «entro 60 giorni dall'entrata in vigore della legge di conversione del decreto», ossia entro 60 giorni dall'entrata in vigore della legge 17 dicembre 2021 n. 215, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 301 del 20 dicembre 2021;
il ritardo nella pubblicazione del nuovo bando provoca un generalizzato clima di sfiducia da parte delle imprese interessate che, con il passare dei mesi, perdono progressivamente interesse ad aderire al Fondo nuove competenze, pur avendo già sottoscritto i relativi accordi sindacali ed avendo investito nei relativi progetti formativi;
tale incresciosa situazione va a scapito sia dell'accrescimento delle competenze dei dipendenti, che non riceveranno più la formazione oggetto dei progetti, sia delle aziende che hanno fatto affidamento e investito sul Fondo nuove competenze, evitando di ricorrere agli ammortizzatori sociali ovvero a riduzioni del personale, ma che oggi, a fronte della situazione di stallo creatasi, intendono rivedere i loro piani e procedere alla riduzione del personale, con potenziale coinvolgimento di migliaia di risorse i cui licenziamenti impatterebbero sulla collettività –:
quali iniziative il Governo intenda assumere, per quanto di competenza, al fine di risolvere i gravi disagi segnalati in premessa, anche in merito all'impossibilità di sostituire i dipendenti che ormai non sono più in organico, per esempio permettendo di sostituirli con nuovi dipendenti nel rispetto dei valori numerici ed economici indicati nell'elenco nominativo del personale allegato al progetto di formazione depositato unitamente alla domanda.
(2-01530) «Colucci, Schullian».
Interrogazione a risposta in Commissione:
DURIGON, CAFFARATTO, CAPARVI, GIACCONE, LEGNAIOLI, MINARDO, MOSCHIONI, MURELLI e PAROLO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
l'Inps, nelle scorse settimane, ha proceduto alla notifica di migliaia di ordinanze e ingiunzioni, come tali immediatamente esecutive, in applicazione dell'articolo 3, comma 6, del decreto legislativo 15 gennaio 2016, n. 8;
l'Istituto, con la circolare n. 32 del 25 febbraio 2022, è tornato sulla materia sanzionatoria correlata alla depenalizzazione di alcune ipotesi di reato, in materia di lavoro e previdenza obbligatoria, e alla conseguente trasformazione dei comportamenti prima aventi rilevanza penale in meri illeciti amministrativi (decreto legislativo 15 gennaio 2016, n. 8); in specie la nota Inps si sofferma sulla fattispecie dell'omesso versamento delle ritenute previdenziali effettuate dal datore di lavoro;
le nuove regole sanzionatorie hanno «sostituito» il reato con due fattispecie sanzionatorie in rapporto con l'importo dell'omissione; in sostanza, con la introdotta depenalizzazione parziale del reato la sanzione penale della reclusione (fino a tre anni, congiunta alla multa fino a 1.032 euro) si applica alle omissioni di versamenti di ritenute se superiori a 10.000 euro annui, se la ritenuta omessa è viceversa inferiore ai 10.000 euro annulla norma prevede la sanzione amministrativa da 10.000 euro a 50.000 euro;
nel periodo di massima recrudescenza della pandemia, le piccole e micro imprese si sono trovate nella situazione di dover ottemperare agli obblighi contributivi in un contesto caratterizzato dalla repentina modificazione della normativa di riferimento, aggravata dalla necessità di attendere — in taluni casi per intere settimane — le disposizioni applicative e le circolari dell'istituto;
la confusione generata ha portato moltissimi datori di lavoro a commettere, inconsapevolmente, errori materiali concernenti il conteggio e il versamento delle trattenute, il più delle volte relativamente a somme risibili o comunque non superiori a 5.000 euro annui;
al fine di sostenere economicamente i datori di lavoro privati occorre prevedere una disposizione in materia di omesso versamento delle ritenute previdenziali e assistenziali connesso all'emergenza epidemiologica da Covid-19 –:
se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative di carattere normativo, volte a stabilire che, qualora l'omissione non sia superiore a 5.000 euro annui, la sanzione amministrativa pecuniaria non possa essere superiore al triplo dell'importo omesso.
(5-08192)
Interrogazioni a risposta scritta:
SURIANO, BENEDETTI, EHM e SARLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:
il gruppo Sea (Società per azioni esercizi aeroportuali S.p.A.) gestisce il sistema aeroportuale milanese in virtù di una convenzione, di durata quarantennale, sottoscritta nel 2001 con Enac;
Sea gestisce gli aeroporti di Milano Malpensa 1 e 2 e di Milano Linate, garantendo tutti i servizi e le attività connesse, quali l'approdo e la partenza degli aeromobili, la sicurezza aeroportuale, le prestazioni di handling per merci e passeggeri, lo sviluppo dei servizi commerciali;
si tratta di una società di capitali di tipo misto, di cui l'ente pubblico detiene una quota di partecipazione e conta, complessivamente, 2.847 lavoratori;
il 54,81 per cento del capitale sociale è di proprietà del comune di Milano, il 36,39 per cento del fondo 2i Aeroporti S.p.A., l'8,62 per cento del fondo F2i SGR S.p.A., lo 0,18 per cento di altri soggetti;
il 22 luglio 2016, Sea e OO.SS/RSU hanno stipulato un «Verbale di Accordo Quadro di Progetto» per interventi di efficientamento finalizzati al recupero di produttività;
tra questi, una procedura di licenziamento collettivo ex legge n. 223 del 1991, per un massimo di 235 lavoratori, rivolta a personale in possesso dei requisiti di legge per il trattamento pensionistico entro il 31 agosto 2023 attribuendo a Sea la facoltà di recesso entro il 31 gennaio 2023;
nel 2020, al manifestarsi delle conseguenze della pandemia da SARS-Cov-2, Sea e OO.SS/RSU hanno sottoscritto un verbale di accordo per l'attivazione della cassa integrazione guadagni straordinaria per crisi aziendale, dovuta a evento improvviso ed imprevisto ex articolo 2, comma 3, del decreto ministeriale 94033 del 2016, fino al 15 marzo 2021;
tra il 2020 e il 2021, la persistente crisi del comparto del trasporto aereo ha comportato una drastica riduzione dei volumi operativi di Sea (-73 per cento nel 2020, -85 per cento a febbraio 2021);
a fronte di ciò, Sea ha predisposto un piano emergenziale, di concerto con tutte le organizzazioni sindacali per traghettare l'azienda e i suoi dipendenti fuori dalla crisi economica;
il piano ha previsto, per il triennio 2022-2025, la sottoscrizione di un accordo sindacale per l'attivazione della legge n. 223 del 1991 (licenziamento collettivo) per un numero complessivo di 550 lavoratori, avviati al prepensionamento, più ulteriori 30 (volontari, attraverso l'incentivazione all'esodo), prevedendo un reintegro di lavoratori con rapporto di un nuovo assunto ogni quattro licenziati;
il consiglio di amministrazione di Sea, in seguito, ha votato l'esternalizzazione del servizio Ict (Sistemi informativi) nei due scali, coinvolgendo in tale processo 60 lavoratori sui 100 complessivi impiegati in tale servizio;
la motivazione addotta dall'azienda e la marginalità di tale attività, non valutata core business;
tra le attività del servizio Ict, vi sono le trasmissioni telefoniche e telematiche tra soggetti quali Vigili del fuoco, torre di controllo, Polizia, sala crisi, Guardia di finanza, e la gestione di dati sensibili degli utenti;
tutte le organizzazioni sindacali (Cgil-Cisl-Uil-Ugl-Usb-Flai-Adl-Cub) sono contrarie a tale scelta per diverse motivazioni, quali la prospettiva di una costante riduzione del perimetro aziendale, erodendo così posti di lavoro stabili a beneficio dei soli azionisti e dirigenti, il conseguente precariato nel comparto aeroportuale, con rischi per la sicurezza dell'utenza, data la centralità delle attività dei sistemi informativi;
Sea è giuridicamente responsabile della conduzione e della manutenzione degli impianti dei due aeroporti, in un'ottica di costante salvaguardia degli standard di sicurezza contenuti nelle normative Enac –:
quali iniziative, per quanto di competenza, intendano assumere i Ministri interrogati al fine di verificare se le decisioni riguardanti le attività esternalizzate siano state condivise da Enac e di evitare che un'infrastruttura strategica come quella gestita da Sea venga utilizzata per far cassa a danno dei lavoratori e dell'utenza.
(4-12246)
LOLLOBRIGIDA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
risulta all'interrogante che il Presidente dell'Inps, Pasquale Tridico, abbia fatto convocare per il 23 maggio 2022 una riunione avente ad oggetto «Liberi professionisti iscritti a Cassa professionale gestione separata»;
la riunione segue un precedente incontro vertente sulla proposta di legge, a prima firma dell'onorevole Serracchiani, capogruppo alla Camera del Partito democratico, recante «Modifica all'articolo 18 del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, in materia di obbligo contributivo dei liberi professionisti appartenenti a categorie dotate di una propria cassa di previdenza»;
alla riunione risulterebbero essere stati invitati l'onorevole Serracchiani e l'onorevole Viscomi, secondo sottoscrittore della citata proposta di legge, i presidenti delle maggiori casse di previdenza, e per l'istituto, oltre al presidente, la vicepresidente, Maria Luisa Gnecchi, e uno dei componenti il consiglio di amministrazione;
appare quantomeno irrituale che il Presidente dell'Inps convochi una riunione alla quale partecipano esponenti di un unico partito politico e solo alcuni componenti del CdA dell'istituto, escludendo deliberatamente gli altri –:
di quali elementi disponga circa l'iniziativa descritta in premessa e se non ritenga di adottare iniziative di competenza in merito.
(4-12248)
DAVIDE AIELLO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
nella regione Sicilia sono sempre più numerose le strutture private accreditate con il Servizio sanitario regionale come Residenza sanitaria assistenziale (R.S.A);
anche a seguito delle diverse notizie di cronaca riguardanti abusi sugli ospiti delle RSA, negli ultimi giorni del 2021 è stato approvato l'accordo Stato-regioni in base al quale si impone l'obbligatorietà della videosorveglianza all'interno delle stesse;
come riportato da recenti notizie di stampa, lavoratori della Sereni Orizzonti, l'istituto geriatrico siciliano di via Messina Marine di Palermo, hanno denunciato carichi di lavoro troppo pesanti all'interno dell'istituto in parola: si parla di un solo operatore socio-sanitario per reparto, composto in media da 18 degenti, e di due infermieri per cinque reparti, con circa 87 degenti in totale presenti nella struttura;
i dipendenti della casa di riposo di Sant'Angelo di Licata in Provincia di Agrigento, secondo le notizie di febbraio 2022, da dieci mesi non ricevevano il pagamento dello stipendio, pur continuando a prestare servizio per assistere i malati e gli anziani;
una situazione analoga si è verificata anche nella casa di riposo RSA Bonifato di Alcamo (Trapani). Invero, si apprendeva dalla stampa, come infermieri e personale della struttura fossero senza stipendio da 10 mesi (a settembre 2019), nonostante la cooperativa che si occupa della gestione dell'istituto ricevesse regolari fondi pubblici dall'ASP Trapani;
le residenze sanitarie assistenziali (RSA) e i presìdi residenziali sociosanitari e socioassistenziali per persone anziane sono stati colpiti duramente dall'emergenza sanitaria legata alla diffusione del COVID-19 sin dalla sua prima apparizione in Italia nel febbraio 2020;
in tali strutture, nei mesi successivi, è stato registrato un numero altissimo di decessi da COVID-19 e molto pesante è stato l'impatto della pandemia sui diritti alla vita privata e familiare degli ospiti delle strutture che sono sopravvissuti;
la tutela delle persone fragili che si trovano all'interno di queste strutture può avvenire solo colmando il divario contrattuale che sussiste tra la sanità privata e quella pubblica, anche rivedendo i requisisti organizzativi e assistenziali della sanità privata, affinché, al medesimo lavoro svolto in un contesto sanitario pubblico o privato, il salario, i diritti e le tutele siano le stesse;
le gravi problematiche gestionali delle RSA, in particolare nella regione Sicilia, si ripercuotono sulla qualità della vita degli ospiti e degli operatori –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto in premessa;
se e quali iniziative urgenti ritengano opportuno assumere, per quanto di competenza, con riferimento ai diritti dei lavoratori delle citate strutture e alle conseguenti ripercussioni sotto il profilo della tutela del diritto alla salute degli ospiti, anche al fine di evitare che episodi di tale gravità abbiano a ripetersi;
quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, intendano adottare per rafforzare, d'intesa con le regioni, il monitoraggio costante delle RSA in relazione alle condizioni delle infrastrutture e alla qualità dei servizi forniti, anche potenziando la dotazione di personale e i meccanismi di vigilanza, al fine di garantire l'implementazione degli standard previsti;
se e con quali strumenti intendano favorire la valorizzazione economica e la formazione del personale attivo in tali strutture, che consenta la migliore opera di assistenza sul piano professionale e in termini di empatia e dignità della persona anziana.
(4-12251)
POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI
Interrogazioni a risposta scritta:
ALBANO e LOLLOBRIGIDA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:
il comparto della pesca italiano si trova ad affrontare una profonda crisi di settore legata al forte rincaro dei costi di produzione che non rendono più economicamente sostenibile l'attività; il carburante ha raggiunto un costo elevatissimo tale da rendere impossibile armare le barche ed uscire, pena una perdita economica quotidiana; il prodotto estero, anche a causa del fatto che la quantità del pescato italiano continua a diminuire, copre ormai oltre l'80 per cento del pesce consumato in Italia: «Se non si agisce in fretta per arginare questa moria di operatori del settore, tra quindici anni la pesca italiana non esisterà più e saremo l'unico Paese al mondo circondato dal mare senza un'industria ittica» è la dichiarazione del presidente di Impresapesca;
il prezzo del gasolio per gli operatori marittimi è triplicato in un anno passando da 0,40 euro/litro alle attuali 1,20 euro/litro, il che ha costretto gli operatori, nel migliore dei casi, per continuare l'attività e assicurare un lavoro ai dipendenti ed il pescato fresco italiano alle famiglie, a lavorare in perdita o a tagliare le uscite, o peggio a disarmare le imbarcazioni e licenziare il personale, non essendo più in grado di sostenere i costi;
già nel mese di marzo 2022 i pescherecci italiani hanno sospeso le uscite in mare, per circa una settimana, a seguito di una decisione dall'associazione produttori pesca presa in un'assemblea avvenuta a Civitanova Marche con la presenza dell'80 per cento delle marinerie italiane; all'esito di una risposta del Governo ritenuta non soddisfacente a causa dell'esiguità della misura proposta, peraltro non ancora formalizzata, e di una situazione ulteriormente aggravatasi, in questi giorni sono in atto proteste e fermo imbarcazioni in tutti i porti d'Italia;
a quanto risulta dalla documentazione raccolta il costo del carburante da pesca nella vicina Francia è pari ad 0,85 euro/litro, a cui è necessario togliere 15 centesimi pagati direttamente dallo Stato alla pompa, più 20 centesimi recuperabili sugli oneri sociali, per cui si arriva al costo di 0,50 euro/litro, risultando così esso decisamente competitivo e sostenibile per le imprese della pesca francesi, a fronte di qualsiasi verifica per quelle italiane;
inoltre, il comparto della pesca è stato negli ultimi anni fortemente già provato dal caro gasolio, dalla pandemia, così come dalla recente decisione dell'Unione europea del Cgpm (Consiglio generale della pesca nel Mediterraneo) che ha ridotto le uscite in mare a 120-130 giorni;
onde evitare un nuovo blocco della pesca italiana e l'assenza sui mercati di prodotto ittico nazionale fresco, si ritiene necessario agire con urgenza con interventi necessari non solo per affrontare il presente ma anche per scongiurare la chiusura di molte attività –:
quali iniziative urgenti il Governo intenda intraprendere per abbattere il costo del gasolio e consentire agli operatori del settore di lavorare ed assicurare pesce fresco italiano di qualità al mercato interno, e quali valide e urgenti iniziative intenda adottare per sostenere il comparto della pesca nazionale, a rischio di default e chiusura.
(4-12237)
SARLI, EHM e SURIANO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
nelle campagne di Ugento, nella provincia di Lecce, come riporta un articolo del 20 maggio 2022 del giornale on line LeccePrima, si è sviluppato un incendio che ha distrutto circa 240 monconi di olivi infetti dalla Xylella fastidiosa. Nel primo pomeriggio, gli incendi sono ripresi sia nella zona di Ugento, sia in altre aree vicine, colpendo ancora decine di olivi rinsecchiti. I vigili del fuoco sono intervenuti ripetutamente, peraltro con scarsità di uomini e mezzi;
un altro vasto incendio si è verificato il 26 maggio 2022 nell'agro di Soleto, sempre in Salento, a farne le spese sono stati soprattutto alberi di olivo che sono arsi a centinaia, trasformati in enormi torce scoppiettanti;
gli incendi sono la conseguenza dello stato di abbandono in cui versano le campagne in Salento a causa della Xylella, che non è un problema solo dell'agricoltura, perché enorme è il danno arrecato dalla malattia al paesaggio e al patrimonio culturale del Salento. Sono innumerevoli le ripercussioni gravissime su tutta l'economia salentina, dall'agricoltura al turismo, fino agli investimenti per l'indotto commerciale e artigianale legato al settore agroalimentare e alla ricettività;
il decreto ministeriale del 5 ottobre 2018 del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, concernente le misure di emergenza per la prevenzione, il controllo e l'eradicazione di Xylella fastidiosa prevede che nella zona infetta (compresa la provincia di Lecce) gli interventi obbligatori di estirpazione delle piante infette devono essere affiancati da interventi obbligatori, al contenimento delle popolazioni di insetti vettori, responsabili della diffusione naturale di Xylella fastidiosa;
il programma di sviluppo rurale nazionale 2014-2022 prevede investimenti in infrastrutture irrigue e afferma che l'eccessivo emungimento e abbassamento del livello delle falde, soprattutto lungo le fasce costiere, a cui si è accompagnato il progressivo peggioramento qualitativo delle risorse idriche sotterranee, è provocato da una fase di ricarica della falda meno efficiente. In questi casi l'intrusione dell'acqua di mare può impedire nel tempo lo sfruttamento delle falde ai fini irrigui. In caso di uso di acque saline in agricoltura si può verificare una progressiva salinizzazione dei suoli irrigati. In alcune aree (ad esempio in Puglia) la scarsa presenza di corpi idrici superficiali e la concomitante ricchezza della circolazione idrica sotterranea possono determinare una condizione di eccessivo prelievo da che, in alcuni casi, si sviluppa in forme illecite e abusive –:
se sia a conoscenza di quanti roghi di oliveti, in stato di abbandono, si siano verificati nella provincia di Lecce;
se non ritenga che gli ettari di oliveto, ormai improduttivi da anni a causa dei ritardi negli espianti e reimpianti, abbiano aggravato la situazione degli incendi;
se non intenda anche acquisendo elementi presso la regione Puglia per verificare quali siano i motivi ostativi all'estirpazione delle piante infette e dei loro monconi;
se non intenda intraprendere tutte le iniziative di competenza, anche di tipo normativo, per intervenire presso l'Unione europea per richiedere ulteriori misure per la prevenzione della Xylella fastidiosa, per gli espianti delle piante danneggiate e per i reimpianti, al fine di ricostruire il patrimonio produttivo oleario e quello paesaggistico, a cominciare dalla silvicoltura;
se non intenda, in coordinamento con la Regione Puglia, prevedere misure di sostegno allo sviluppo di nuove coltivazioni sostitutive dell'olivo e per un pieno recupero produttivo dei terreni;
se non ritenga di adottare iniziative di competenza per stabilire, in coordinamento con la regione Puglia, misure per l'incremento di sistemi d'irrigazione,anche valutando d'incentivare la costruzione d'impianti di desalinizzazione per la produzione di acqua dolce a sostegno dell'agricoltura e della silvicoltura.
(4-12247)
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
Interrogazione a risposta immediata:
D'ETTORE. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. – Per sapere – premesso che:
la minaccia di un attacco hacker ai sistemi informatici istituzionali italiani era stata preannunciata da parte del sedicente gruppo «filo putiniano» Killnet e si sarebbe dovuta concretizzare alle 5 del mattino del 30 maggio 2022;
l'evoluzione delle aggressioni sono il risultato di una trasformazione di queste ultime da «impeditive» a «intrusive», mirando non più soltanto a paralizzare i siti informatici ma a impossessarsi di dati;
l'attacco previsto non era finalizzato soltanto a bloccare le reti internet dei Ministeri dell'interno, della difesa, degli affari esteri e della cooperazione internazionale, della cultura e del Consiglio superiore della magistratura, ma anche a sottrarre informazioni sensibili;
la procura di Roma ha affidato l'indagine relativa al preannunciato attacco al Dipartimento antiterrorismo, considerando la guerra in Ucraina che ha portato la Russia a dichiarare l'Italia Paese ostile;
come confermato anche dal generale Rapetto, ex comandante del Nucleo speciale frodi telematiche, il fatto che l'attacco hacker non si sia verificato non significa che l'Italia è stata capace di difendersi, visto che i cybercriminali si inseriscono in un sistema informatico senza palesarsi, aggredendolo quando incontrano debolezze come la vulnerabilità del nostro Paese;
i danni che può ricevere il nostro Paese sono stati già evidenziati dagli attacchi verificatisi ai danni delle aziende sanitarie: con la sottrazione delle informazioni sanitarie dei singoli individui, ad esempio, le banche, qualora ne venissero in possesso, avrebbero più parametri per la concessione dei mutui e la solvibilità del richiedente a scapito di quest'ultimo;
il direttore dell'Agenzia per la cybersicurezza nazionale, Roberto Baldoni, ha invitato le aziende e le istituzioni ad elevare le difese telematiche, senza tuttavia fornire una strategia di difesa;
il piano strategico del Governo Draghi copre fino al 2026 e quello precedente del 2017, che prevedeva per lo meno misure di potenziamento dell'architettura nazionale cibernetica, è stato in gran parte disatteso;
ci si rivolge al Ministro per la pubblica amministrazione in quanto svolge un ruolo centrale nell'ambito della Presidenza del Consiglio dei ministri per quanto riguarda i temi generali della pubblica amministrazione e può fungere da catalizzatore per i profili che riguardano in particolar modo la formazione del personale, affinché sia in grado di affrontare le sfide derivanti dai rischi informatici –:
quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare per consentire l'incremento di strumenti di difesa più efficaci per far fronte al pericolo di attacchi hacker, al fine di scongiurare il pericolo di una paralisi informatica e della sottrazione di dati sensibili per quanto riguarda le pubbliche amministrazioni.
(3-03000)
SALUTE
Interrogazione a risposta in Commissione:
MUGNAI, D'ETTORE e RIPANI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
il 19 novembre del 2008, il chirurgo Paolo Macchiarini in conferenza stampa annuncia di aver realizzato a Barcellona il primo trapianto di trachea al mondo; l'intervento, descritto sulla rivista scientifica Lancet, era basato sull'utilizzo delle cellule staminali;
a partire dal 2009 Macchiarini, su proposta dell'allora assessore per il diritto alla salute della Toscana Enrico Rossi inizia la collaborazione con l'ospedale Careggi di Firenze per «chiamata diretta e per chiara fama» in base alla legge n. 1 del 2009;
nel periodo 2009-2012 Macchiarini, utilizzando trachee artificiali, esegue cinque trapianti, autorizzati dal comitato etico dell'ospedale di Careggi come cure compassionevoli; delle cinque sperimentazioni previste sembra ne sia stata fatta solo una;
il 27 settembre 2012 Macchiarini viene arrestato con una serie di accuse, tra cui, secondo il Corriere Fiorentino, tentata truffa e tentata concussione; secondo il gip, Alessandro Moneti, Macchiarini svolse «attività professionale avendo in grande e prevalente considerazione il proprio portafoglio piuttosto che la deontologia professionale»;
Enrico Rossi – allora presidente della Toscana – commenta i fatti: «Macchiarini è indubbiamente un grande chirurgo. Poche settimane fa sulla stampa internazionale il suo nome veniva indicato come un punto di riferimento imprescindibile della chirurgia d'avanguardia. Mi auguro che possa riprendere quanto prima la sua attività professionale preziosa e per certi versi indispensabile per molti pazienti della Toscana e dell'Italia. Se Macchiarini ha commesso errori o reati è giusto che ne risponda e che paghi davanti alla legge come deve accadere per tutti i cittadini, ma questo non mette in discussione la sua attività di ricercatore e di chirurgo la cui valutazione compete esclusivamente alla comunità scientifica»;
il 12 maggio 2015 il gup di Firenze rinvia a giudizio Macchiarini e cinque collaboratori sulla base di ipotesi di reato quali peculato, abuso d'ufficio e falso;
nel febbraio 2016, considerato che nel 2009 proprio Rossi offrì a Macchiarini di lavorare in Toscana, i gruppi di opposizione in Consiglio Regionale presentano tre interrogazioni, tra cui una dell'allora consigliere regionale Stefano Mugnai – a cui il Governatore risponde, tra l'altro «Secondo i dati Agenas, da quando il medico ha assunto la direzione dell'area chirurgica, fino al 2012, il tasso di mortalità in Toscana si è ridotto e siamo rientrati nelle medie nazionali.»;
secondo un'indagine dell'illustre Karolinska Institutet di Stoccolma del 2016 Macchiarini mentì o falsificò informazioni pubblicate sulle riviste scientifiche e ha «omesso alcuni dati e ne ha anche creati o falsificati altri riguardo le condizioni mediche dei pazienti dopo le operazioni»;
il 17 gennaio 2021, a «TGR Toscana», dopo l'assoluzione in Cassazione dall'imputazione di falso, Macchiarini dichiara: «Ripenso “al maledetto invito” di un politico che ha tanto promesso ma che poi, nei fatti, mi ha abbandonato ed ha un nome: Enrico Rossi»;
il 25 maggio 2022 il Corriere Fiorentino riporta notizia della richiesta di condanna per cinque anni di carcere della procura di Solna, Svezia, nel processo per lesioni aggravate nei confronti di tre pazienti, poi deceduti, operati da Macchiarini presso il Karolinska Hospital con una procedura — il trapianto di trachea artificiale — secondo i pm «non autorizzata e neppure parte di una sperimentazione ufficiale.» –:
se disponga di elementi, per quanto di competenza, in ordine al motivo per cui al Macchiarini, per operare in un ospedale pubblico quale il «Careggi», non sia stato richiesto di documentare, con sperimentazione, i trapianti eseguiti in precedenza, alle condizioni dei pazienti operati in Italia e all'esito dei trapianti, mai reso noto, nonché ai compensi erogati dal Careggi e dalla regione Toscana a Macchiarini; in particolare, se tali enti abbiano erogato risorse a titolo di risarcimento a pazienti operati dal chirurgo e ai loro familiari.
(5-08195)
Interrogazione a risposta scritta:
FRASSINETTI. — Al Ministro della salute, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
l'ampia zona a nord della città di Roma è stata per diversi anni – in particolare dal 2018 al 2021 – colpita da furti/rapimenti di cavalli – oltre che di bestiame vario – che si sono verificati in particolare nelle aree di Bracciano, Ladispoli, Vigna di Valle, Manziana, Campagnano, Anguillara;
si tratta di una attività criminosa organizzata sul territorio che è stata condotta per anni con le medesime analoghe modalità e riguarda un territorio specifico con determinate caratteristiche;
tali cavalli non risultano in alcun modo reinseriti nel circuito sportivo né si tratta di cavalli che possano essere reinseriti nel circuito sportivo clandestino (corse illegali) e pertanto è plausibile che ai furti sia connessa la macellazione clandestina e/o illegale dei cavalli;
si tratta di reati gravissimi perché con il furto si sottraggono a famiglie e bambini, anche disabili, i loro compagni di sport e di terapia creando sofferenze inaudite; con la macellazione clandestina e/o illegale si commette maltrattamento e animalicidio; con l'immissione nel circuito alimentare delle carni di animali medicati e trattati si commette un grave attentato alla salute pubblica; con il commercio clandestino di tali carni e con la gestione criminosa dei documenti e dei microchip degli animali si commettono evasione fiscale, truffa, ricettazione;
le suddette attività criminose alimentano la zoomafia, come indicato anche dall'Osservatorio specifico in materia;
a fronte dei suddetti fatti vi è stato un ampio coinvolgimento dei media e dell'opinione pubblica ed, in particolare, delle centinaia di migliaia di persone che a vario titolo praticano attività sportiva equestre;
l'Arma dei carabinieri, attraverso i competenti Comandi, ha istituito una task force coordinata dalla Compagnia carabinieri di Bracciano per indagare e fermare tali atti criminosi;
le indagini e le intercettazione svolte per oltre un anno hanno prodotto materiale ed evidenze importanti sia sui furti che hanno gravato sulla regione che sui processi di macellazione clandestina che coinvolgono la regione stessa ma si muovono poi sul territorio;
tutto questo importante materiale è all'attenzione della procura della Repubblica di Civitavecchia –:
di quali elementi disponga il Governo in relazione a quanto esposto in premessa e quali importanti iniziative di competenza intenda urgentemente intraprendere per il supporto alle attività di contrasto di questi reati.
(4-12231)
SVILUPPO ECONOMICO
Interrogazione a risposta scritta:
BIGNAMI e DONZELLI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
il decreto-legge 21 marzo 2022, n. 21, «Misure urgenti per contrastare gli effetti economici e umanitari della crisi ucraina», convertito, con modificazioni, dalla legge 20 maggio 2022, n. 51, in vigore da martedì 22 marzo, interviene per calmierare gli effetti derivanti dall'eccezionale incremento dei prezzi dei prodotti energetici. Il decreto prevede la riduzione delle accise sulla benzina e sul gasolio impiegato come carburante per autotrazione, con conseguente riduzione del prezzo di benzina e gasolio di 25 centesimi di euro al litro per un periodo di 30 giorni dalla data di entrata in vigore del provvedimento;
le aliquote dell'accisa sono rideterminate per la benzina nella misura di 478,40 euro per mille litri a fronte dei 728,40 precedenti, invece per il gasolio usato come carburante nella misura di 367,40 euro per mille litri, a fronte dei 617,40 precedenti. Subito dopo l'entrata in vigore del provvedimento si è notata la diminuzione del prezzo dei carburanti al dettaglio, ma lo sconto al distributore finora risulta inferiore rispetto a quello promesso dal Governo;
in sostanza, il problema riguarda i carburanti ad accisa assolta ed immagazzinati precedentemente in depositi ed impianti, in quanto hanno subito una svalutazione rispetto al prezzo di carico, comportando perdite economiche per gli operatori del settore distributivo;
simili preoccupazioni sono state esposte anche da alcune associazioni di categoria che hanno scritto una missiva al Governo, esortando quest'ultimo a fornire chiare indicazioni affinché le imprese escano indenni dall'ingente perdita inventariale. Inoltre, sempre nella menzionata missiva, si chiede al Governo di identificare immediatamente meccanismi compensativi a favore della distribuzione di carburanti ad accisa già assolta, per evitare che il taglio di accisa danneggi il settore distributivo in misura che non è possibile in alcun modo sostenere –:
se il Governo non ritenga idonea un'iniziativa che risponda alle esigenze del sistema distributivo;
se il Governo ritenga opportuna un'iniziativa che introduca dei meccanismi compensativi riguardanti i carburanti ad accisa già assolta, affinché si evitino ulteriori danni e perdite economiche per i gestori di impianti di carburante;
se il Governo non ritenga doveroso adottare iniziative per stabilire un ristoro per le imprese operanti nel sistema distributivo dei carburanti, riguardanti le somme in precedenza versate a titolo di imposta e non incassate per effetto del taglio delle accise, ovvero un credito d'imposta riguardante la merce acquistata precedentemente all'entrata in vigore del decreto di cui in premessa.
(4-12240)
TRANSIZIONE ECOLOGICA
Interrogazioni a risposta immediata:
VIANELLO. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:
la relazione di Arera prot. n. 483/2021/I/efr del 9 novembre 2021 (intitolata «Stato di utilizzo e di integrazione degli impianti di produzione alimentati dalle fonti rinnovabili e di generazione distribuita») evidenzia (con riferimento al 2020) che l'energia elettrica non prodotta da impianti eolici a cause delle limitazioni di Terna (espressa dall'indice Mpe corrispondente alla «mancata produzione eolica») sarebbe stimata in 822 gigawattora, con un aumento rispetto all'anno 2019 (con Mpe di 696 gigawattora);
tale incremento si sarebbe verificato a marzo e aprile 2020, a causa di una contrazione della domanda nel corso del lockdown, e l'energia non sarebbe stata trasformata e stoccata al fine di non sovraccaricare il sistema;
stante quanto precede, l'interrogante ritiene che siano fondamentali lo stoccaggio (per garantire lo sfruttamento dell'energia rinnovabile prodotta nei momenti di assenza di sole e vento) e il potenziamento della rete elettrica nazionale (per evitare congestioni di rete e garantire la stabilità durante i picchi di domanda e produzione di energia);
la validità delle sopra indicate linee d'intervento risulta confermata dai dati del Ministero della transizione ecologica secondo cui i progetti di impianti di energia da eolico o fotovoltaico (in esame o autorizzati nel 2021) riguardano principalmente il Sud (per una potenza complessiva pari al 66,41 per cento, contro il 26,28 per cento nelle Isole ed il 6,55 per cento al Centro-Nord);
inoltre, fino al 7 dicembre 2021, sempre il Ministero della transizione ecologica segnala che il 47,77 per cento della potenza eolica prevista è in Puglia (con 1.065 aerogeneratori), il 13,92 per cento in Basilicata (con 365 aerogeneratori), l'11,7 per cento in Sicilia (con 308 aerogeneratori) e il 9,25 per cento in Sardegna (con 250 aerogeneratori);
in Puglia alla data citata erano in valutazione 51 impianti fotovoltaici, mentre se ne registrano 10 in Basilicata, 9 in Sicilia e 7 in Sardegna –:
se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda intraprendere, al fine di favorire l'ammodernamento e il potenziamento dell'attuale rete elettrica nazionale, al triplice fine di consentire lo stoccaggio di energia elettrica, di scongiurare le congestioni di rete che impediscono di sfruttare la totale capacità delle fonti rinnovabili e, quindi, di utilizzare l'enorme mole di mancata produzione eolica (Mpe).
(3-03004)
ZIELLO, MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CARRARA, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, DURIGON, FANTUZ, FERRARI, FIORINI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GASTALDI, GERARDI, GERMANÀ, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, LUCENTINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MARIANI, MATURI, MICHELI, MINARDO, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLIN, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RAVETTO, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SCOMA, SNIDER, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZANELLA, ZENNARO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:
anticipazioni di stampa riportano l'imminente emanazione da parte del Ministero della transizione ecologica del cosiddetto decreto Fer2, già atteso dal 2018, che dovrebbe regolare gli incentivi per la realizzazione di impianti ad energie alternative, in particolare geotermici, a biomassa, a biogas, solare termodinamico ed eolico offshore, anche in attuazione del decreto legislativo n. 199 del 2021 di recepimento della direttiva cosiddetta Red II;
si tratta di un provvedimento coerente con quanto già stabilito sia a livello europeo che nazionale, con il Piano nazionale di ripresa e resilienza e il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima, e importantissimo per un comparto produttivo sostenibile, da cui dipendono l'economia e la tutela ambientale di interi territori e il futuro di migliaia di addetti al lavoro;
la Strategia energetica nazionale, adottata dal Governo, considera lo sviluppo delle fonti rinnovabili come funzionale non solo alla riduzione dell'anidride carbonica, nell'ottica della completa decarbonizzazione del sistema energetico al 2050, ma anche al contenimento della dipendenza energetica, prefissando l'obiettivo al 2030 del 30 per cento di consumi da rinnovabili rispetto ai consumi complessivi;
in diverse occasioni l'Unione europea ha sottolineato l'importanza delle energie rinnovabili, invitando i Paesi membri ad aumentare la quota di energia da fonti pulite;
la geotermia italiana, a esempio, è considerata, a livello internazionale, una best practice per quanto concerne gli aspetti ambientali e la tecnologia del processo;
in Toscana si è sviluppato uno dei più grandi complessi geotermici del mondo, con trentacinque impianti con una potenza nominale totale installata di circa 915,5 di megawatt: le taglie degli impianti variano da 1 megawatt dell'impianto binario collocato presso la centrale di Bagnore 3 ai 120 megawatt della centrale di Vallesecolo e coprono il 30 per cento del fabbisogno elettrico della Toscana, pari ai consumi di oltre 2 milioni di famiglie;
in particolare, in Toscana la geotermia permette un risparmio di oltre 1 milione e 400 mila tonnellate equivalente di petrolio e di 4,1 milioni di tonnellate di emissioni di anidride carbonica e garantisce 650 occupati diretti e circa 2 mila nell'indotto;
il ritardo dell'emanazione del decreto Fer2 contenente gli incentivi per la geotermia, unito all'imminente scadenza delle concessioni in essere, fissata al 2024, stanno determinando un quadro di incertezza dannoso per gli investimenti degli operatori in ambito geotermico –:
quali siano i tempi effettivi di emanazione del decreto Fer2 per incentivare l'energia derivante dalle fonti rinnovabili, come contributo alla transizione ecologica del Paese, e garantire lo sviluppo del comparto geotermico della Toscana.
(3-03005)
FASSINA, FORNARO e TIMBRO. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:
il perdurare del conflitto in Ucraina ha, tra le altre conseguenze, quello della prosecuzione e dell'acuirsi della crisi energetica, già in corso prima del conflitto, con un costante notevole aumento dei costi diretti ed indiretti per famiglie e imprese; l'aumento dei costi energetici è la principale causa della forte spinta inflativa, nonché della sensibile diminuzione delle aspettative di crescita;
il faticoso e parziale compromesso raggiunto in sede di Consiglio europeo straordinario sull'embargo delle importazioni del petrolio russo ha spinto il prezzo del greggio al limite dei 120 dollari a barile, mentre il prezzo del gas prosegue la sua costante crescita;
sulla proposta italiana e di altri Paesi dell'Unione europea all'introduzione di un tetto al prezzo del gas non appaiano passi avanti significativi; il Consiglio europeo straordinario sembra orientato, come riportato dai media anche sulla base delle affermazioni di alcuni commissari europei, di rinviare alla Commissione europea l'esame del tema;
il Ministro interrogato e il Presidente del Consiglio dei ministri hanno più volte ribadito in ogni sede e occasione che l'introduzione di un tetto al prezzo del gas è una misura indispensabile al fine di contenere e limitare i costi energetici e le loro conseguenze su famiglie e imprese;
le misure sino ad ora adottate dal Governo, che appaiono già oggi insufficienti a rappresentare un'adeguata risposta alla dimensione delle sofferenze e degli insostenibili effetti dei costi energetici, rischiano di non poter essere proseguite per i vincoli di finanza pubblica ampliati anche dall'aumento dei tassi di interesse annunciato ed attuato dalla Banca centrale europea e, quindi, appaiono ancora più necessari interventi strutturali;
la Spagna e il Portogallo hanno concordato con la Commissione europea l'introduzione, attraverso un meccanismo temporaneo, di un tetto massimo al prezzo del gas;
in attesa delle decisioni che saranno assunte in sede europea, di cui ad oggi non sono prevedibili i tempi e gli esiti, è necessario valutare da parte del Governo l'introduzione anche in Italia di un meccanismo temporaneo che determini un tetto massimo al prezzo del gas nel nostro Paese –:
se il Governo, in attesa delle eventuali decisioni che saranno assunte in sede europea, intenda proporre l'introduzione anche in Italia, come già fatto da Spagna e Portogallo, di un'urgente misura transitoria diretta a determinare un tetto massimo del prezzo del gas.
(3-03006)
GADDA, FREGOLENT, UNGARO, MARCO DI MAIO, OCCHIONERO e VITIELLO. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:
la peste suina africana è una malattia virale che colpisce cinghiali e suini, la cui diffusione crea pesanti ripercussioni economiche, con il blocco delle esportazioni, la soppressione dei capi di allevamento nelle aree identificate in area infetta e la limitazione di attività turistiche e ricettive;
attualmente sono 114 i comuni liguri e piemontesi in area infetta a cui si aggiungono le aree di buffer di contenimento esterno; sono, inoltre, stati confermati 12 casi infetti anche nel nuovo focolaio di Roma;
durante la manifestazione promossa dalla Coldiretti venerdì 27 maggio 2022, per rappresentare la preoccupazione degli agricoltori e degli allevatori a fronte del progressivo avanzare della peste suina africana, il Presidente Prandini ha dato lettura di una nota di risposta della competente direzione del Ministero della transizione ecologica circa la richiesta di intervento immediato di contenimento della popolazione dei cinghiali, in cui si evidenzia come la problematica inerente alla proliferazione della specie sia ritenuta nota e le misure finora adottate sufficienti;
nelle aree interessate, come evidenziato dal commissario straordinario per la peste suina africana nel corso dell'audizione in Commissione agricoltura alla Camera dei deputati del 25 maggio 2022, sono già stati soppressi oltre 13 mila suini dall'allevamento; il commissario ha, altresì, confermato il nesso tra proliferazione incontrollata della specie cinghiale selvatico — che da alcune stime potrebbe avere raggiunto già i due milioni di esemplari — e progressione della malattia e richiesto risorse e strumenti straordinari, anche normativi, per fare fronte ad un'epidemia che rischia di azzerare l'intera filiera suinicola italiana;
la diffusione incontrollata della specie cinghiale è, altresì, causa di incidenti mortali sulle strade e determina consistenti danni alle produzioni agricole, con una perdita stimata di circa 1.000.000 di euro e interruzione della produzione su oltre 200.000 ettari –:
se non ritenga necessario, alla luce di quanto esposto, provvedere all'aggiornamento delle banche dati per valutare l'effettiva consistenza numerica dei cinghiali selvatici ormai diffusi anche nelle aree urbane e promuovere, di concerto con gli altri Ministeri competenti, le regioni e il commissario appositamente nominato, misure straordinarie di contenimento e abbattimento, anche ricorrendo alla modifica dei calendari venatori, alla modifica dell'articolo 19 della legge n. 157 del 1992 in presenza di situazioni straordinarie come quella attuale, escludendo, nelle stesse situazioni denunciate, interventi straordinari di contenimento che vadano oltre gli abbattimenti selettivi, così da procedere con maggiore rapidità ed efficacia su richiesta del commissario straordinario o delle competenti amministrazioni pubbliche nazionali e regionali.
(3-03007)
Interrogazione a risposta in Commissione:
TERZONI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:
il 5 aprile 2022 la Commissione europea ha pubblicato il documento COM(2022)150 final (di seguito: nuovo regolamento) relativo alla «Proposta di Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio sui gas fluorurati a effetto serra», che modifica la direttiva (UE) 2019/1937 e che abroga il regolamento (UE) n. 517/2014;
gli Stati membri sono tenuti ad esprimere il proprio parere al nuovo regolamento, nei tempi e modalità previsti dalle procedure europee. La prima fase di consultazione è fissata al 6 giugno;
il nuovo regolamento propone di modificare l'Allegato IV dell'attuale regolamento, introducendo a partire dal 2025 nuovi divieti all'immissione sul mercato di prodotti utilizzanti gas fluorurati con valori di Gwp superiori a 150; nel bando di tali prodotti rientra la gran parte delle pompe di calore per riscaldamento, raffrescamento e produzione di acqua calda sanitaria attualmente immesse sul mercato;
il nuovo regolamento propone, altresì, di modificare l'Allegato VII dell'attuale regolamento, accelerandone ed incrementando il programma di riduzione progressiva dei gas fluorurati, già prevista dallo stesso fino al 2030. La riduzione proposta è tale da mettere in difficoltà la semplice attività di manutenzione dei prodotti già installati;
l'industria delle pompe di calore e la filiera commerciale hanno definito piani di sviluppo tecnologico e politiche commerciali con orizzonte temporale al 2030 che si basano sull'attuale Regolamento; modifiche repentine e sostanziali dello stesso, in presenza di un'insufficiente disponibilità di alternative tecnologiche, di una legislazione limitante e discordante porterebbero a problemi di conformità e disponibilità dei prodotti, ad un sensibile incremento dei costi, oltre che ad applicazioni non ottimizzate;
ad oggi i soli refrigeranti a basso Gwp utilizzabili sulle pompe di calore, in alternativa ai gas fluorurati, sono il propano (R290, fluido naturale di infiammabilità elevata, classe A3) e gli Hfo (fluidi sintetici di leggera infiammabilità, classe A2L). Tuttavia, nelle attività soggette al codice di prevenzione incendi, l'utilizzo di refrigeranti A3 non è ammesso, rendendo impossibile l'adozione di sistemi di climatizzazione in numerose tipologie di edifici. Di contro, i refrigeranti Hfo potrebbero in futuro rientrare all'interno delle sostanze Pfas, già oggetto di studio per possibili divieti di commercializzazione. Di conseguenza, le restrizioni previste dal nuovo regolamento rischierebbero di spingere in questi anni l'industria a investimenti importanti su tali refrigeranti a basso Gwp, per poi trovarsi con limitazioni al loro utilizzo nel breve periodo;
il valore di Gwp pari a 150 proposto come limite al 2025 per molte tecnologie a pompa di calore non è in linea con l'altrettanto importante iniziativa europea sulla tassonomia (regolamento delegato (Ue) 2021/2139), per la quale il principale gas refrigerante al momento utilizzato dalle pompe di calore (R32) è considerato uno dei criteri per definire quali apparecchiature siano in grado di contribuire ad una sostanziale mitigazione dei cambiamenti climatici;
l'Unione europea ha posto le pompe di calore tra le tecnologie strategiche per il conseguimento degli obiettivi di decarbonizzazione del settore residenziale al 2030 e 2050 (pacchetto «Fit-for-55») e per la progressiva indipendenza dai combustibili fossili («REPowerEU», 30 milioni pompe installate entro il 2030); il nuovo regolamento rischia di bloccarne lo sviluppo tecnologico e commerciale, a discapito degli obiettivi europei sopra indicati -:
se e quale posizione presso le sedi europee il Governo intenda assumere per fare in modo che lo sviluppo delle pompe di calore non risulti danneggiato e che lo stesso contribuisca al perseguimento dei principali obiettivi europei e nazionali di decarbonizzazione ed indipendenza dai combustibili fossili;
se intenda adottare iniziative per mettere in campo finanziamenti, sia nazionali sia tramite richieste in sede europea, per la ricerca e lo sviluppo di nuove tecnologie e nuovi gas per contribuire in modo tempestivo ad una soluzione alternativa.
(5-08190)
Apposizione di firme ad interrogazioni.
L'interrogazione a risposta in commissione Grippa e Barbuto n. 5-07534, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 febbraio 2022, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Invidia.
L'interrogazione a risposta immediata in commissione Fragomeli e Pezzopane n. 5-08181, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 maggio 2022, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Topo.
INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA
CARETTA, GALANTINO, ALBANO, RACHELE SILVESTRI, SILVESTRONI, VINCI, CIABURRO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
nel 2013 la Croazia ha richiesto il riconoscimento a livello europeo della menzione tradizionale «Prošek» (traduzione in croato del termine «Prosecco»), da abbinare alla denominazione di vino bianco locale, la Commissione presieduta allora da Barroso rifiutò il riconoscimento in quanto avrebbe costituito una rievocazione, potenzialmente fraudolenta, del Prosecco italiano;
sono in corso, al momento, negoziati riguardo alle esportazioni di prodotti, tra cui anche prodotti a marchio di tutela, in Australia, Nuova Zelanda e Cile, i cui Governi si sono fortemente opposti alla protezione completa del Prosecco, anche per via della forte diffusione di prodotti similari nelle aree di pertinenza;
la rinnovata richiesta della Croazia di riconoscere il «Prošek», qualora venisse approvata, ma anche solo legittimata, costituirebbe un grave attacco ai meccanismi di protezione e garanzia dei marchi di tutela delle produzioni geografiche europee, che non solo indebolirebbero la posizione negoziale europea in sede di trattative inerenti ad accordi di scambio, ma andrebbero a potenziare il fenomeno dell'Italian Sounding, per il quale il falso Made in Italy alimentare vale 100 miliardi di euro di danni all'economia nazionale, in quanto due prodotti su tre che richiamano l'Italia, in realtà non sono, di origine italiana;
il regolamento Ue sull'organizzazione dei mercati agricoli, cosiddetti Regolamento Ocm, stabilisce che le denominazioni di origine e indicazioni geografiche devono essere tutelate da ogni abuso, imitazione o evocazione, inclusa la traduzione in un'altra lingua, come il caso sin qui delineato –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intenda assumere per tutelare in modo permanente la denominazione del «Prosecco» e scongiurare ulteriori attacchi all'integrità dei marchi di tutela nazionali.
(4-09746)
CARETTA, CIABURRO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
come noto, nel 2013, la Croazia ha richiesto il riconoscimento a livello europeo della menzione tradizionale «Prošek» (traduzione in croato del termine «Prosecco»), da abbinare alla denominazione di vino bianco locale, la allora Commissione europea presentata da Barroso rifiutò il riconoscimento in quanto avrebbe costituito una rievocazione, potenzialmente fraudolenta, del Prosecco italiano;
la rinnovata richiesta di riconoscimento avanzata dalla Croazia ha trovato l'approvazione della Commissione europea, come confermato dal Commissario all'agricoltura della Commissione Von Der Leyen, Janusz Wojciechowski, in una cui nota ha specificato che la richiesta di ottenere il riconoscimento della denominazione Prošek è «conforme ai requisiti di ammissione e di validità»;
dal momento della pubblicazione della nota in Gazzetta ufficiale dell'Unione europea, è previsto un periodo di 60 giorni nei quali altri Paesi membri, tra cui l'Italia, possono inviare ricorsi, obiezioni e osservazioni;
qualora la decisione della Commissione europea trovasse conferma, costituirebbe un grave attacco ai meccanismi di protezione e garanzia dei marchi di tutela delle produzioni geografiche europee, che non solo indebolirebbero la posizione negoziale europea in sede di trattative inerenti ad accordi di scambio, ma andrebbero a potenziare il fenomeno dell'Italian Sounding, per il quale il falso Made in Italy alimentare vale 100 miliardi di euro di danni all'economia nazionale, in quanto due prodotti su tre che richiamano l'Italia in realtà non sono di origine italiana;
le tre denominazioni d'origine del Prosecco producono, ogni anno, più di 600 milioni di bottiglie; da solo, il consorzio della Doc il più grande, con 500 milioni di bottiglie prodotte l'anno, ha un giro d'affari di 2.4 miliardi di euro, il 78 per cento dei quali incassati all'estero;
l'export di Prosecco, nel primo semestre del 2021, è cresciuto del 35 per cento con forti incrementi negli Stati Uniti (+48 per cento, primo acquirente di prosecco, Germania (+37 per cento), Francia (+32 per cento) e Russia (+115 per cento);
la Corte di giustizia dell'Unione europea, con sentenza n. C-783/19, nata su ricorso del Comité Interprofessionnel du Vin de Champagne (CIVC), del 9 settembre 2021, ha dichiarato illegittimo l'utilizzo di nomi che rievocano in modo strumentale ed ingannevole prodotti a denominazione d'origine riconosciuti e tutelati dall'Unione;
tale sentenza è nata ed ha trovato applicazione nel caso di specie di una rievocazione dello Champagne in una catena di bar spagnola dal nome «Champanillo»;
qualora il punto politico ed il punto di diritto di cui alla sopracitata sentenza non trovassero applicazione nel caso del Prošek, si costituirebbe un grave danno nei confronti di un'eccellenza italiana come quella del Prosecco, nonché un vero e proprio doppiopesismo;
la richiesta di denominazione del Prošek croato, nonostante non sia di riconoscimento Doc, ma di Stg (Specialità tradizionale garantita), rischia, in ogni caso, di creare enorme confusione tra i consumatori stranieri, soprattutto extra-europei; infatti, nonostante il vino in questione sia un vino fermo, il disciplinare di denominazione protetta del Prosecco prevede anch'esso una versione ferma della bevanda –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intenda assumere per tutelare in modo permanente la denominazione del «Prosecco», alla luce di quanto portato avanti dalle Autorità croate ed in seguito alla manifesta intenzione della Commissione europea di approvare la richiesta di riconoscimento croata.
(4-10236)
Risposta. — Nel mese di giugno la Commissione UE ha posto all'attenzione degli Stati membri un documento di lavoro relativo alla pubblicazione, nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea, della domanda di protezione della menzione tradizionale «Prošek» nel settore vitivinicolo, presentata nel dicembre 2013 dalla Croazia ai sensi dell'articolo 113 del Regolamento (UE) n. 1308/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio.
Sin da subito, nel corso del comitato di gestione europeo del 29 giugno, abbiamo espresso la netta contrarietà alla proposta, in quanto non solo la traduzione di detta menzione corrisponde al nome della DOC «Prosecco» e delle DOCG «Conegliano Valdobbiadene – Prosecco» e «Colli Asolani – Prosecco», protette come DOP e come tali iscritte nel relativo registro della Commissione UE; ma anche perché l'eventuale autorizzazione all'uso del Prosek croato avrebbe creato un pericoloso precedente di istituzionalizzazione dell'italian sounding e messo seriamente a rischio l'intero sistema delle denominazioni protette in ambito unionale. Ciò non di meno, la Commissione UE ha ritenuto che sussistessero le condizioni per l'avvio del procedimento di registrazione procedendo alla pubblicazione della domanda in data 22 settembre 2021.
Pur mantenendo altissima l'attenzione sulla vicenda, ci tengo comunque a rassicurarvi sul fatto che ad oggi non è stata presa ancora una decisione sulla registrazione del Prosek in quanto l'iter procedimentale è ancora nella sua fase istruttoria: la Commissione, infatti, pur avendo dato il via libera al procedimento non è ancora entrata nel merito della domanda e lo farà soltanto nelle successive fasi di verifica e valutazione.
Lo stesso Commissario Ue all'agricoltura Janusz Wojciechowski, chiamato in causa dal sottoscritto e dai rappresentanti delle regioni nel corso del recente G20 agricolo, nell'asserire che la questione del Prosecco è molto specifica e che le obiezioni dell'Italia saranno prese in seria considerazione, ha dichiarato che la questione non è conclusa.
Come previsto dall'articolo 98 del Regolamento, entro il termine del 22 novembre 2021 abbiamo presentato opposizione formale alla domanda croata: opposizioni sono state presentate anche dalle regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia, dai tre consorzi interessati e da due organizzazioni rappresentative degli interessi delle imprese agricole interessate.
Al riguardo abbiamo istituito un tavolo tecnico, coinvolgendo anche le regioni, le organizzazioni della filiera vitivinicola e i consorzi di tutela interessati che ha lavorato intensamente giungendo a elaborare una forte posizione giuridica di contenuto condiviso pur nella differenziazione delle singole posizioni subiettive.
Ci sono molti argomenti a sostegno delle nostre ragioni, che mi fanno essere fiducioso sul lieto fine della vicenda.
Rilevo infatti che un eventuale riconoscimento di detta menzione tradizionale si pone in contrasto con l'articolo 33, paragrafo 2, del Regolamento UE n. 33/2019, che ammette la coesistenza con le DOP e IGP soltanto per le menzioni protette anteriormente al 1° agosto 2009. A tal riguardo, ricordo che già dai negoziati per l'adesione della Repubblica di Croazia all'Unione europea era stata avanzata dal medesimo Paese una tale richiesta e che, su opposizione dell'Italia, tale richiesta venne respinta: infatti, la MT Prosek non venne iscritta nel registro della Commissione UE (e-Bacchus) e la stessa Croazia fu costretta a registrare quel prodotto utilizzando altre denominazioni d'origine (Dalmatinska Zagora; Sjeverna Dalmacija; Sredna i Južna Dalmacija e Dingač).
Ci siamo appellati, inoltre, alla massima espressa dalla Corte di giustizia nella recentissima sentenza del 9 settembre 2021, nella causa C-783/19 «Comitè Interprofesional du Vin de Champagne contro GB» (nota anche come «sentenza Champanillo»), la quale ha chiarito il concetto di «evocazione» al fine di impedire l'utilizzo improprio di menzioni già tutelate.
Non v'è chi non veda come il termine «Prosek», per la sua affinità fonetica e visiva, evochi nella mente del consumatore medio europeo proprio il Prosecco italiano e pertanto ritengo che non ci siano le condizioni giuridiche affinché esso possa essere registrato; se ciò avvenisse, infatti, verrebbe palesemente smentito un'autorevole principio giuridico affermato dalla Corte di giustizia europea, peraltro recentissimamente.
Abbiamo anche rilevato che, coerentemente con l'orientamento dei giudici della Corte unionale, il ritardo di ben otto anni nella pubblicazione della domanda è contrario ai principi di ragionevole durata del procedimento e di tutela dell'affidamento propri dell'ordinamento comunitario.
Agli inizi di dicembre una delegazione ministeriale è stata da noi inviata presso gli uffici della Commissione per ribadire con forza la bontà delle nostre argomentazioni storiche e giuridiche.
Abbiamo appreso che solo nei giorni scorsi la Commissione europea ha trasmesso la nostra opposizione alle autorità croate. All'esito della eventuale replica croata abbiamo già chiesto la facoltà di svolgere ulteriori argomentazioni a sostegno delle nostre tesi.
Non credo serva sottolineare quanto sia grande, forte e importante la produzione di Prosecco per il nostro sistema agroalimentare. Il Prosecco – che ha anche ottenuto il massimo riconoscimento di Patrimonio dell'umanità da parte dell'Unesco – è la prima DOP vitivinicola italiana in termini di valore alla produzione ed è cinque volte più grande della seconda DOP vitivinicola.
È evidente, quindi, che c'è un settore che vive con il Prosecco e che rappresenta il nostro Paese nel mondo grazie ad una importante quota di esportazione. Pertanto, metteremo in campo tutte le nostre forze e le nostre energie per bloccare questa potenziale, errata e assurda decisione, che mortifica la storia e l'identità dei nostri territori.
Il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali: Stefano Patuanelli.
DALL'OSSO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
il principio di autodeterminazione è norma di diritto internazionale generale, che sancisce l'obbligo per la comunità degli Stati di consentire ad un popolo che intenda rendersi indipendente, di determinare il proprio destino e di scegliere il proprio regime politico;
lo Stato italiano, con l'entrata in vigore della legge n. 881 del 1977, ha ratificato il Patto internazionale sui diritti civili e politici sottoscritto dall'Onu nel 1966, al cui articolo 1 si sancisce che tutti i popoli hanno il diritto di autodeterminazione, decidono liberamente del loro statuto politico e perseguono liberamente il loro sviluppo economico, sociale e culturale;
gli Stati sottoscrittori del summenzionato Patto debbono promuovere l'attuazione del diritto di autodeterminazione dei popoli, in conformità alle disposizioni dello Statuto delle Nazioni Unite;
detto statuto, al paragrafo 2 dell'articolo 1, specifica che tra i fini delle Nazioni Unite vi è quello di sviluppare tra gli Stati relazioni amichevoli fondate sul rispetto dei principi dell'eguaglianza dei diritti e dell'autodecisione dei popoli;
inoltre, all'articolo 55, sancisce che i rapporti pacifici ed amichevoli tra le Nazioni devono basarsi sul rispetto dell'uguaglianza dei diritti o dell'autodecisione dei popoli;
ciò significa che, se ad un popolo viene ostacolato detto diritto, quest'ultimo è legittimato a chiedere il pacifico intervento della comunità internazionale, che ha il dovere di ascoltare;
nel contesto geopolitico internazionale emerge, tra l'altro, la posizione della Repubblica di Abcasia, proclamatasi indipendente dal 23 luglio 1992 e successivamente riconosciuta da alcuni Paesi della comunità internazionale, tra cui la Russia;
l'Abcasia è una delle due regioni del Caucaso, proclamatesi indipendenti all'esito della guerra del 2008, dalle antiche tradizioni, il cui popolo ha subito negli anni varie persecuzioni;
sin dai tempi dell'impero romano, allorquando importanti erano gli scambi culturali e commerciali con le città italiane di Genova e Venezia, molteplici sono state le occasioni di incontro tra i cittadini abcasi ed il nostro Paese, sempre improntati a reciproco rispetto;
il popolo abcaso, protagonista di una storia millenaria di identità e tradizioni fortemente radicate, all'esito di una sofferta fase storica divisa tra transizione post-sovietica e dominio georgiano, ha democraticamente e liberamente deciso, trent'anni fa, di proclamare la sua indipendenza;
con il crollo dell'Unione sovietica, il popolo abcaso ha deciso, nel 1991, in linea con ciò che avrebbe dovuto rappresentare un passaggio democratico e fisiologico, di proclamare la sua indipendenza, con ciò determinando l'immediata reazione della Georgia e l'inizio di un conflitto protrattosi sino al 1994 e conclusosi con la proclamazione della nuova Costituzione della Repubblica dell'Abcasia;
detto evento, ha dato inizio per il popolo abcaso ad un lungo e sofferto percorso, pacifico e silenzioso, diretto ad ottenere il riconoscimento del suo status di Repubblica, che sino ad oggi ha dovuto cedere il passo di fronte ad un silenzio e ad una indifferenza ampiamente diffusi tra gli Stati della comunità internazionale;
la Repubblica di Abcasia, ad oggi, rappresenta di certo una realtà con straordinario potenziale, economico e geopolitico, che dovrebbe incontrare ampia solidarietà internazionale e nuove occasioni di partnership, a supporto di un'area strategicamente rilevante;
detto limitato riconoscimento, ad oggi continua peraltro a condizionare fortemente per i cittadini dell'Abcasia il diritto di muoversi liberamente nel mondo, non essendo dotati di un proprio passaporto –:
se il Governo sia a conoscenza di quanto riferito in premessa;
se intenda adottare le iniziative più opportune a sostegno del diritto di autodeterminarsi del popolo abcasico e dei diritti umani fondamentali di ogni cittadino che in quel territorio risiede;
se il Governo intenda adottare ogni iniziativa utile a favorire il pacifico dialogo tra tutti i protagonisti della vicenda del popolo abcasico ed il superamento dell'attuale situazione di incertezza geopolitica in quel territorio.
(4-11391)
Risposta. — Sin dal deflagrare del conflitto tra Georgia e Federazione Russa nel 2008 e la successiva creazione di entità de facto nelle regioni georgiane di Abkhazia e Sud Ossezia, il Governo italiano – in stretto coordinamento con i partner europei e i suoi alleati NATO – ha sempre sostenuto e continua a sostenere l'integrità territoriale e la piena sovranità della Georgia entro i suoi confini internazionalmente riconosciuti.
Di conseguenza, il Governo italiano non riconosce le autorità de facto che esercitano il controllo sulle regioni georgiane dell'Abkhazia e dell'Ossezia del Sud e al contempo sostiene ogni sforzo negoziale per giungere a una soluzione pacifica, condivisa e sostenibile del conflitto, nel rispetto dei suddetti princìpi e in particolare nella cornice delle Discussioni internazionali di Ginevra, cui l'Italia partecipa come membro dell'Unione europea. Unione co-presiede, insieme alle Nazioni Unite e all'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE), le Discussioni internazionali di Ginevra.
Riteniamo particolarmente importanti e degni di sostegno gli sforzi tuttora in corso per favorire misure di ricostruzione della fiducia (confidence-building measures), in particolare, le discussioni in seno ai meccanismi di prevenzione e risposta degli incidenti (Incident Prevention and Response Mechanisms) per favorire un confronto costruttivo volto a evitare incidenti ed eventuali ricadute sulla popolazione civile.
Continuiamo, inoltre, a incoraggiare ogni iniziativa del Governo georgiano e di tutte le parti per ridurre le tensioni, promuovere il dialogo e la tutela della popolazione civile da entrambi i lati della linea di confine amministrativa, sostenendo lo spirito costruttivo del piano di pace delle autorità georgiane denominato «A step to a better future». Con lo stesso obiettivo, il Governo italiano ha assicurato contributi finanziari a iniziative dell'OSCE finalizzate a favorire il dialogo e la collaborazione tra le comunità divise.
Riteniamo, pertanto, che occorra proseguire lungo tale percorso incentrato su misure che aiutino a ricostruire fiducia reciproca e dialogo, e fondato su un approccio inclusivo da parte delle autorità georgiane per porre fine a un conflitto dalle profonde e drammatiche conseguenze in termini di vite umane, di impatto sulla popolazione locale e di instabilità in una regione cruciale e complessa come quella caucasica.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Manlio Di Stefano.
DE LUCA. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:
con deliberazione della giunta regionale n. 444 del 1° luglio 2018, la regione Campania ha dato attuazione alle linee guida di indirizzo del Ministero per la semplificazione e la pubblica amministrazione, prevedendo l'avvio di un corso-concorso a cura della Commissione interministeriale Ripam;
nel luglio del 2019 si è avviata la procedura concorsuale per l'assunzione di 2243 figure professionali da inserire negli enti locali cui hanno partecipato ben 304 mila candidati, dei quali solo 1878 hanno superato la prova preselettiva e la prima prova scritta;
la formula utilizzata rappresenta una novità nel panorama dei concorsi pubblici e prevede un corso-concorso che, da un lato fornisce un'importante preparazione teorico-pratica, dall'altro un supporto lavorativo agli enti pubblici ospitanti, senza però garantire alcuna assunzione al termine del lunghissimo percorso;
diverse criticità hanno dilatato i tempi previsti, dunque, la proiezione temporale riguardo allo svolgimento del concorso è stata disattesa dall'attuale previsione assunzionale;
coloro che sono risultati idonei alla prova preselettiva e alla prima prova scritta del concorso saranno impegnati fino alla fine di maggio 2021 in un percorso formativo molto impegnativo, suddiviso in training on the job presso gli enti locali e di formazione on line;
la pandemia ha inevitabilmente rallentato o addirittura bloccato le varie attività della pubblica amministrazione tra cui anche i concorsi pubblici, creando ulteriori criticità ai comuni, considerate le già esigue unità di personale in servizio;
i comuni interessati dalla procedura e che hanno aderito al «Piano per il Lavoro» sono ad oggi ben 127, tutti con noti problemi di organico, acuiti ulteriormente per effetto dei pensionamenti anticipati dovuti alla riforma «Quota 100»;
la grave carenza di personale, quale problema comune a tutte le amministrazioni aderenti al suddetto piano per il lavoro, ha imposto a diversi enti di richiedere alla regione Campania e alla commissione interministeriale Ripam di definire in tempi certi la conclusione dell'iter concorsuale tenuto conto del protocollo di svolgimento dei concorsi pubblici del 3 febbraio 2021 della Presidenza del Consiglio dei ministri, che limita la presenza a 30 candidati per lo svolgimento in presenza delle successive prove selettive;
alcuni enti hanno già approvato delibere di giunta comunale, trasmesse alla regione Campania ed al Formez, chiedendo una semplificazione delle procedure concorsuali e una certezza nei tempi di assunzione al fine di inserire in organico i borsisti che di fatto stanno già operando come veri e propri lavoratori nei settori di competenza;
sia il decreto-legge n. 34 del 2020 che il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 3 novembre 2020 hanno introdotto modalità semplificate per lo svolgimento dei concorsi, prevedendo la possibilità di rideterminare le prove delle procedure già in itinere per la formazione specialistica;
in questo particolare momento di enorme difficoltà per il Paese, dovuto all'emergenza epidemiologica da COVID-19, anche diversi interventi governativi sono andati nella direzione della semplificazione delle procedure concorsuali e delle «assunzioni emergenziali» di personale nelle pubbliche amministrazioni –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto sopra esposto e intendano individuare, per quanto di competenza, tempi certi e celeri per la definizione della procedura concorsuale al fine della effettiva assunzione del personale già formato presso gli enti aderenti al «Piano per il lavoro» con la regione Campania e se intendano adottare iniziative affinché la Commissione interministeriale Ripam adotti soluzioni idonee alla semplificazione delle due ultime prove previste.
(4-11547)
Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame si chiedono al Governo informazioni circa lo svolgimento della procedura comparativa prevista per il concorso unico territoriale della regione Campania e, nello specifico, si chiede al Governo di individuare «tempi certi e celeri per la definizione della procedura concorsuale al fine della effettiva assunzione del personale già formato presso gli enti aderenti al “Piano per il lavoro” con la regione Campania».
Per rispondere al quesito formulato dall'interrogante, può essere utile ripercorrere brevemente le più recenti novità normative in materia di concorsi pubblici, che hanno perseguito proprio la finalità di «sbloccare» le procedure rallentate dalla pandemia e velocizzare in generale – aumentandone al contempo l'efficacia – i lavori di valutazione dei candidati.
In proposito, l'articolo 10, comma 5, del decreto-legge 1° aprile 2021, n. 44, convertito con modificazioni dalla legge 21 maggio 2021, n. 69, ha disposto che, «per le procedure concorsuali in corso di svolgimento o i cui bandi sono pubblicati alla data di entrata in vigore del presente decreto, volte all'assunzione di personale con qualifica non dirigenziale, che prevedono tra le fasi selettive un corso di formazione, si applicano le disposizioni di cui al comma 3». Ciò vuol dire che «le amministrazioni [...] possono [...] prevedere l'espletamento di una sola prova scritta» anche nel caso in cui il bando originario contempli un'ulteriore prova a seguito del corso di formazione.
Le norme qui citate hanno attribuito quindi alle pubbliche amministrazioni – durante il periodo emergenziale – la facoltà di non ricorrere alla prova orale sia per i corsi-concorsi che per i concorsi per il personale non dirigenziale. Da ciò si evince come tali disposizioni siano state rese applicabili anche alla procedura descritta dall'interrogante.
Grazie a questa forte semplificazione, è stata pubblicata in data 4 agosto 2021 la graduatoria finale di merito per ogni singolo profilo e, in data 3 settembre 2021, sono stati pubblicati gli avvisi per la scelta della sede per i candidati vincitori per 14 profili concorsuali totali. Al termine della procedura, con avviso pubblicato il 6 ottobre 2021, sono state comunicate ai vincitori le sedi (link http://riqualificazione.formez.it/content/concorso-corso-ripam-campania-assegnazione-sedi-profili-cfccam-e-vgdcam).
In conclusione, si ritiene che il Governo abbia adottato tutte le misure necessarie per sbloccare i concorsi pubblici in generale e, soprattutto, per riavviare la procedura invocata dell'interrogante.
L'azione del Governo è stata tempestiva ed efficace: attualmente i concorsi procedono con tempi serrati ed il «Piano per il lavoro nelle pubbliche amministrazioni della Campania» ha dato i suoi primi frutti.
Il Ministro per la pubblica amministrazione: Renato Brunetta.
DIENI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
la legge n. 160 del 27 dicembre 2019, all'articolo 1, comma 143, ha previsto che «Al fine di perseguire la progressiva armonizzazione dei trattamenti economici accessori del personale appartenente alle aree professionali e del personale dirigenziale dei Ministeri, è istituito nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze un fondo da ripartire, con dotazione pari a 80 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2021»;
nel contempo, come indicato dal sindacato Usb PI Ministeri, è utile richiamare l'attenzione sul fatto che non risulta essere stato dato seguito, a quanto la stessa norma prevede ossia che «le risorse del fondo sono destinate, nella misura del 90 per cento, alla graduale armonizzazione delle indennità di amministrazione del personale appartenente alle aree professionali dei Ministeri al fine di ridurne il differenziale e, per la restante parte, all'armonizzazione dei fondi per la retribuzione di posizione e di risultato delle medesime amministrazioni»;
negli anni, infatti, la differenza tra le retribuzioni di figure che ricoprono identiche posizioni funzionali in differenti dicasteri si è andata allargando senza una reale giustificazione legata alle mansioni svolte;
la norma prevede che «con uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro per la pubblica amministrazione e del Ministro dell'economia e delle finanze, si provvede alla ripartizione delle risorse del fondo tra le amministrazioni di cui al primo periodo per il finanziamento del trattamento accessorio di ciascuna di esse, tenendo conto anche del differenziale dei trattamenti di cui al precedente periodo e, in deroga all'articolo 45 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, alla conseguente rideterminazione delle relative indennità di amministrazione»;
nonostante la pubblica amministrazione debba informarsi a criteri di efficienza, ad oggi i suddetti decreti non sono ancora emanati, non risultando nota alcuna ragione che giustifichi questa dilazione nell'attuazione della norma –:
quali iniziative di competenza si intendano adottare per la rapida emanazione dei decreti attuativi delle disposizioni previste all'articolo 1 comma 143, della legge 27 dicembre 2019, n. 160 e quali siano le tempistiche previste per la firma degli stessi.
(4-10246)
Risposta. — Con l'interrogazione in oggetto, l'interrogante chiede di sapere quali iniziative il Governo intenda adottare per la rapida attuazione delle disposizioni previste all'articolo 1 comma 143, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, le quali mirano ad armonizzare il trattamento economico del personale afferenti alle aree professionali dei ministeri.
Per rispondere al quesito formulato con l'atto di sindacato ispettivo in esame, è utile ripercorrere brevemente la normativa di riferimento ed i suoi tratti essenziali.
L'articolo 1, comma 143, della legge 27 dicembre 2019, n. 160 (manovra 2020), istituito un fondo da 80 milioni di euro all'anno a decorrere dal 2021 al fine di perseguire la progressiva armonizzazione dei trattamenti economici accessori del personale appartenente alle aree professionali e del personale dirigenziale dei ministeri.
La norma dispone, inoltre, che a decorrere dall'anno 2020, il fondo possa essere alimentato con le eventuali somme, da accertarsi con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, che si rendono disponibili a seguito del rinnovo dei contratti del pubblico impiego precedenti al triennio contrattuale 2019-2021, ai sensi dell'articolo 48, comma 1, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165.
Le risorse del fondo sono destinate, nella misura del 90 per cento, alla graduale armonizzazione delle indennità di amministrazione del personale appartenente alle aree professionali dei ministeri al fine di ridurne il differenziale e, per la restante parte, all'armonizzazione dei fondi per la retribuzione di posizione e di risultato delle medesime amministrazioni.
Il riparto delle risorse del fondo tra le amministrazioni avviene con uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro per la pubblica amministrazione e del Ministro dell'economia e delle finanze, tenendo conto anche del differenziale dei trattamenti e, in deroga all'articolo 45 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, alla conseguente rideterminazione delle relative indennità di amministrazione.
A decorrere dall'anno 2020, il fondo può essere alimentato con le eventuali somme, da accertarsi con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, che si rendono disponibili a seguito del rinnovo dei contratti del pubblico impiego precedenti al triennio contrattuale 2019-2021, ai sensi dell'articolo 48, comma 1, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165.
Chiarito il quadro normativo di riferimento, è possibile rispondere nel merito agli interrogativi sollevati dall'interrogante.
Nel condividere l'impulso dell'interrogante sulla tempestiva adozione dei decreti attuativi di disposizioni legislative, comunico che il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che provvede al riparto delle risorse è stato adottato in data 13 dicembre 2021 ed in corso di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
A seguito della ricognizione delle risorse disponibili, avviata con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze dell'11 novembre 2021, registrazione n. 1572, è stata accertata la disponibilità di 90 milioni di euro del fondo da ripartire per l'attuazione dei contratti del personale a seguito del rinnovo dei contratti del pubblico impiego precedenti al triennio contrattuale 2019-2021, ai sensi dell'articolo 48, comma 1, del decreto legislativo 30 marzo 2001.
Tale somma è stata poi riassegnata con decreto del Ragioniere generale dello Stato n. 295092 del 6 dicembre 2021, con il quale è stata riassegnata la somma pari a 90 milioni di euro, per l'anno 2021, al Fondo di cui all'articolo 1, comma 143, della legge 27 dicembre 2019, n. 160.
Alla progressiva armonizzazione dei trattamenti economici accessori del personale appartenente alle aree professionali e del personale dirigenziale dei Ministeri vengono dunque destinati 90 milioni di euro per l'anno 2020 e 170 milioni di euro a decorrere dall'anno 2021, con un complessivo più che raddoppiamento delle risorse previste dalla legge di bilancio 2020.
Di questi 81 milioni per l'anno 2020 e complessivi 153 milioni di euro a decorrere dall'anno 2021 saranno destinati alla rideterminazione delle indennità di amministrazione, mentre 9 milioni per l'anno 2020 e complessivi 17 milioni di euro a decorrere dall'anno 2021 incrementeranno la retribuzione di posizione e di risultato del personale dirigenziale in servizio presso i ministeri.
Si allega per completezza alla risposta all'interrogazione il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri comprensivo delle tabelle di dettaglio che indicano rispettivamente gli incrementi degli importi annui lordo dipendente delle indennità di amministrazione spettanti al personale delle aree professionali in servizio presso i Ministeri (tabella 1 e 2) e gli incrementi dei Fondi (lordo amministrazione) per il finanziamento della retribuzione di posizione e di risultato spettante al personale dirigenziale di livello non generale in servizio presso i Ministeri (tabella 3, 4, 5 e 6) (disponibili presso il Servizio Assemblea).
L'impegno sull'incremento delle risorse per il trattamento accessorio riguarderà anche gli altri dipendenti pubblici, anche nel quadro delineato dall'articolo 3, comma 2, del decreto-legge 9 giugno 2021, n. 80, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2021, n. 113.
Tale articolo ha previsto infatti che i limiti di spesa relativi al trattamento economico accessorio di cui all'articolo 23, comma 2, del decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 75, compatibilmente con il raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica, possono essere superati, secondo criteri e modalità da definire nell'ambito dei contratti collettivi nazionali di lavoro e nei limiti delle risorse finanziarie destinate a tale finalità.
In proposito, la legge di bilancio 2022 (legge 30 dicembre 2021, n. 234) all'articolo 1, commi 604-606 ha stanziato 200 milioni di euro all'anno dal 2022 per l'incremento dei trattamenti accessori del personale dipendente dalle amministrazioni pubbliche.
Esso avverrà per i dipendenti statali con modalità e criteri stabiliti dalla contrattazione collettiva nazionale relativa al triennio 2019-2021 o dai provvedimenti di determinazione o autorizzazione dei medesimi trattamenti, di una misura percentuale del monte salari 2018 da determinare al lordo degli oneri contributivi ai fini previdenziali e dell'imposta regionale sulle attività produttive.
Per le restanti amministrazioni le risorse potranno essere incrementate, a valere sui propri bilanci, con la medesima percentuale e i medesimi criteri previsti per il personale delle amministrazioni dello Stato, secondo gli indirizzi impartiti dai rispettivi comitati di settore ai sensi dell'articolo 47, comma 2, del predetto decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165.
L'incremento riguarderà per 89,4 milioni annui il personale scolastico docente e per 110,6 milioni di euro di euro annui i dipendenti statali diversi dal suddetto personale scolastico.
Una quota dei 110,6 milioni annui, pari a 52,18 milioni, andrà al personale delle Forze armate e delle Forze di polizia secondo il seguente riparto: Forze armate 15,67 milioni, Polizia di Stato 11,72 milioni, Arma dei Carabinieri 13,16 milioni, Guardia di finanza 7,27 milioni.
La somma sarà destinata, in via prioritaria, all'incremento delle risorse finanziarie legate agli istituti contrattuali aventi natura di trattamento economico accessorio del personale non dirigente delle Forze di polizia e delle Forze armate, introdotti a decorrere dal triennio contrattuale 2019-2021 e, in subordine, all'incremento delle risorse per la corresponsione delle ore di lavoro straordinario. Si prevede infine che le risorse residue andranno a incrementare le disponibilità dei fondi per l'efficienza dei servizi istituzionali.
Per concludere, ringrazio l'interrogante per aver contribuito a dare impulso alla citata normativa in tema di armonizzazione del trattamento economico per il personale in servizio presso i ministeri. Il Governo si è impegnato a dare pronta attuazione a quanto previsto dalla legge. Le risorse stanziate dovrebbero contribuire a correggere le sperequazioni attualmente presenti nei trattamenti economici del personale ministeriale.
Il complesso delle disposizioni legislative e attuative fin qui richiamate valorizza il lavoro del personale delle amministrazioni pubbliche, incentivando la produttività e l'efficienza.
Il Ministro per la pubblica amministrazione: Renato Brunetta.
EHM, SURIANO e SARLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
a seguito delle numerose segnalazioni pervenute da parte di lavoratori e delle lavoratrici di origine senegalese con cittadinanza italiana, parrebbe che gli uffici consolari dell'ambasciata italiana a Dakar presentino attualmente numerosi disservizi ai danni dell'utenza;
a tale fine, si ricorda che gli uffici consolari delle ambasciate italiane svolgono servizi ritenuti essenziali per la cittadinanza, tra i quali il rilascio di documenti amministrativi, previdenziali, di anagrafe civile e documenti di riconoscimento;
ribadito il ruolo centrale degli uffici citati, parrebbe, nella fattispecie, che gli uffici dell'ambasciata d'Italia a Dakar risultino contattabili esclusivamente online il solo giorno del venerdì dalle ore 15,00 alle ore 16,00 con possibilità di collegamento da remoto non superiore ai 4 minuti per utenza, diversamente dagli uffici delle altre ambasciate europee a Dakar la cui accessibilità, per gli utenti, risulta essere confermata nei giorni feriali dal lunedì al venerdì. Parrebbe inoltre che il servizio di prenotazione sarebbe in gestione della società privata Vfs global;
va tenuto conto dell'impossibilità e dei ritardi, segnalati da molti utenti, nella consegna della necessaria documentazione, che avrebbe peraltro un limite di produzione di 4 documenti per ciascuna prenotazione. Tale circostanza incide negativamente sui nuclei famigliari e, in particolare sulle famiglie numerose;
l'obbligo e l'attesa delle prenotazioni on line per le richieste di appuntamento potrebbero compromettere il rinnovo urgente di documenti essenziali, così come segnalato da alcuni cittadini, nel caso di minori iscritti alla scuola dell'obbligo in Italia con passaporto scaduto, che, stando alle attese degli uffici, non potrebbero rientrare regolarmente a scuola –:
se sia a conoscenza dei fatti esposti e se abbia ricevuto segnalazioni nel merito e quali iniziative intenda intraprendere con il fine di rimediare ai gravi disservizi denunciati dai cittadini italiani.
(4-11202)
Risposta. — La cancelleria consolare dell'ambasciata d'Italia a Dakar ha un'utenza vasta e complessa. Essa presta servizi ai connazionali residenti (circa 3.500), ai richiedenti visto provenienti da sei Paesi (Senegal, Gambia, Guinea Bissati e Capo Verde, ma anche Guinea Conakry e Mali dove sono presenti nostre rappresentanze diplomatiche), alla comunità di senegalesi residente in Italia (circa 127.000) e, in misura crescente, alle decine di migliaia di cittadini italiani afro-discendenti residenti in Italia.
A partire dal 2015, in particolare, oltre 23.000 persone di origine senegalese che vivono in Italia hanno acquisito la cittadinanza italiana: ciascuno di loro sta cercando di far arrivare nel nostro Paese figli e consorti, nonché di ottenere per loro la cittadinanza italiana. L'ambasciata a Dakar è particolarmente impegnata a consentire loro di usufruire dei servizi sociali forniti dalle nostre amministrazioni locali (iscrizione a scuola, domanda per case popolari, assegni familiari, eccetera).
Va tenuto anche presente che Senegal, Cambia, Guinea Bissau, Guinea Conakry e Mali non aderiscono alla Convenzione dell'Aja del 1986 sull'apostille. Ciò comporta la necessità di legalizzare per via diplomatica migliaia di documenti emessi dalle autorità locali.
La cancelleria consolare dell'ambasciata d'Italia a Dakar ha, inoltre, la responsabilità di diversi consolati onorari situati nei Paesi di accreditamento, con carichi di lavoro nell'ordine di 10.000 pratiche di visto in epoca pre-Covid (quasi 6.000 lo scorso anno) e circa 10.000 atti di legalizzazione, scesi a 8.000 nel 2020 e a 8.016 nel 2021. La rilevanza di tale attività è testimoniata dall'ammontare delle percezioni consolari, con profili contabili per le entrate dello Stato da registrare in tre diverse valute.
L'elevato rischio di contraffazione dei documenti e la pressione migratoria irregolare in questa regione dell'Africa sub-sahariana impongono di vigilare con estrema attenzione sulla trattazione delle singole richieste. È necessario, inoltre, affrontare importanti difficoltà ambientali dovute al diffuso analfabetismo e alla scarsa conoscenza del francese da parte di molti richiedenti.
Come diverse altre sedi, l'ambasciata si avvale di un fornitore di servizi in esternalizzazione per la prenotazione di appuntamenti relativi a legalizzazioni e visti. Tale attività è al momento affidata alla società VFS Global, selezionata ad esito di procedura ad evidenza pubblica. Preciso che in occasione di ogni singolo appuntamento, per non danneggiare i nuclei familiari numerosi, non è stabilito alcun limite alle domande di visto presentabili mentre è possibile chiedere la legalizzazione di un numero massimo di 3 certificati.
L'attuale arretrato nella trattazione delle legalizzazioni è dovuto all'elevata domanda, sensibilmente maggiore rispetto alle risorse di personale disponibili, e alle conseguenze dell'emergenza pandemica tuttora in corso.
Nel 2021 l'ambasciata a Dakar è stata temporaneamente chiusa più volte per casi di positività al COVID-19 tra gli impiegati. Il regime di lavoro alternato tra presenza e lavoro da remoto ha da un lato consentito di mantenere un adeguato servizio a favore della collettività in continuo aumento, dall'altro ha inevitabilmente limitato la capacità della sede di evadere tempestivamente le pratiche.
La cancelleria consolare dell'ambasciata a Dakar tratta quotidianamente casi urgenti ed è aperta ogni giorno in orario di ufficio (09:00 - 17:00), oltre a essere raggiungibile per telefono e via email Dopo l'orario d'ufficio è attivo il cellulare di emergenza. L'intervallo temporale «dalle 15 alle 16 del venerdì» non corrisponde all'orario di apertura ma si riferisce alla fascia oraria indicata dalla VFS Global per prendere gli appuntamenti on-line riguardanti visti e legalizzazioni.
Per fronteggiare la situazione sopra descritta sono state adottate puntuali misure di carattere organizzativo, tanto sul piano interno che esterno. Il fornitore esterno di servizi ha ricevuto specifica indicazione di limitare a una sola prenotazione da parte di un nome utente, un indirizzo email e un indirizzo IP, per contrastare il fenomeno delle prenotazioni «multiple» da parte di un unico soggetto, molto spesso oggetto di mercimonio fraudolento. Sono stati inoltre pubblicati avvisi sui social media e sui sito istituzionale, a fini di trasparenza e informazione al pubblico, per limitare il numero delle mail che pervengono nelle caselle di posta elettronica dell'ambasciata a cui è necessario rispondere.
Nelle more del rafforzamento dell'organico, al quale la Farnesina sta lavorando, i dipendenti dell'ambasciata continuano ad assicurare il loro impegno nell'erogare – con la massima tempestività consentita – i servizi consolari ai nostri connazionali e ai cittadini stranieri.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Benedetto Della Vedova.
FRATOIANNI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:
in occasione del Giorno del ricordo, la commemorazione dei massacri delle foibe e dell'esodo dall'Istria, il Ministero dell'istruzione ha pubblicato una circolare in cui veniva fatto un parallelo esplicito tra il genocidio degli ebrei e le uccisioni lungo il confine orientale italiano, comparazione respinta dalla quasi totalità degli storici e dalla comunità ebraica;
la circolare per le scuole era firmata dal capo dipartimento Stefano Versari e lo stesso Ministro interrogato ha dovuto ammettere e correggere l'errore, smentendo l'interpretazione del dirigente del Ministero, sottolineando come «ogni dramma ha la sua unicità, va ricordato nella sua specificità e non va confrontato con altri, con il rischio di generare altro dolore»;
accostare la Shoah, sei milioni di ebrei indifesi eliminati in maniera scientifica, l'antisemitismo, compreso quello italiano, diventato ragione di Stato, con una vicenda storica molto più complessa come le Foibe, figlia di un conflitto in corso, dove anche le aggressioni del regime fascista ebbero delle loro responsabilità, è da considerarsi secondo l'interrogante aberrante e inaccettabile;
come ha sostenuto l'Anpi, la Shoah ha una sua unicità per il coinvolgimento della popolazione tedesca nel suo complesso, fu uno sterminio pianificato su una popolazione inerme e senza colpa e il rischio è che venga banalizzata, accostandola ad altri fenomeni che, seppur tragici, sono il prodotto della guerra scatenata dai nazifascisti;
a parere dell'interrogante si è trattato di un'operazione cinica e strumentale che nulla ha a che vedere con il rispetto del dolore e con la verità storica e se la circolare diffusa dal Ministero dell'istruzione è davvero sconcertante come conferma anche l'Unione delle comunità ebraiche e se davvero il Ministero dell'istruzione ha diffuso un paragone così storicamente inaccettabile, tanto da indurre lo stesso Ministro interrogato a smentirlo a seguito delle proteste, ad avviso dell'interrogante, stante le mancate dimissioni volontarie da parte del dirigente, il Ministro interrogato dovrebbe attivare le procedure previste dal Testo unico sul pubblico impiego in materia di responsabilità dirigenziale affinché lo stesso dirigente venga sollevato dall'incarico di capo dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione presso il Ministero dell'istruzione –:
se il Ministro interrogato non intenda valutare l'opportunità di contestare, secondo il contratto nazionale di riferimento, al capo dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione presso il Ministero dell'istruzione, autore della circolare richiamata in premessa, il suo operato, valutando successivamente di adottare le iniziative di competenza, ai fini dell'attivazione delle procedure previste dal Testo unico sul pubblico impiego in materia di responsabilità dirigenziale, affinché lo stesso sia sollevato dall'attuale incarico.
(4-11403)
Risposta. — In occasione della celebrazione del «Giorno del Ricordo», il Capo dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione, con la propria nota dell'8 febbraio 2022, ha invitato il mondo della scuola ad affrontare la ricorrenza di una delle tragedie italiane ed europee avvenute nella prima metà del Novecento in maniera non rituale e acritica.
Vengo immediatamente al cuore della questione: nella citata nota non si stabiliva il parallelo storico tra lo sterminio nazi-fascista degli ebrei e i tragici episodi di repressione avvenuti nelle terre giuliano-dalmate. Al contrario, la nota riflette quanto da me dichiarato e apprezzato dalla Comunità ebraica italiana, ovvero, che ogni dramma ha la sua unicità e che, per questo motivo, deve essere ricordato nella sua specificità.
In conclusione, per le ragioni che ho esposto, ringrazio il Capo dipartimento Versari, la cui alta professionalità è testimoniata dai ruoli ricoperti all'interno del Ministero dell'istruzione nel corso della sua carriera e con Governi di diverso orientamento, per la costante e qualificata opera di servizio alla scuola italiana.
Mi consenta di ringraziarLa perché l'interrogazione in esame mi ha offerto l'opportunità di ribadire che il Ministero dell'istruzione ha sempre promosso iniziative volte alla sensibilizzazione dei nostri ragazze e ragazzi rispetto a giornate commemorative fondamentali per conservare e rinnovare la memoria di questa e di altre complesse e dolorose vicende della storia, nonché per sollecitare riflessioni profonde sui valori fondanti della nostra Costituzione.
Il Ministro dell'istruzione: Patrizio Bianchi.
GAVINO MANCA, FRAILIS, MURA e LOTTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
nei giorni scorsi l'organo di stampa locale della città di Sassari riportava la cancellazione del progetto di riqualificazione dell'ex carcere di San Sebastiano;
a quanto riportato dall'organo di stampa i tecnici del Ministero hanno rilevato problemi insormontabili per il trasferimento degli uffici giudiziari tra le mura dell'ex carcere. Di conseguenza i 12 milioni di euro di finanziamento destinati in precedenza pare siano stati allocati diversamente;
nel lontano 2014 fu firmato un protocollo d'intesa tra i Ministeri della giustizia, dei beni e delle attività culturali e del turismo, il provveditorato delle opere pubbliche, il comune e il consiglio forense;
nel febbraio 2016 fu dato il via libera all'opera e ad agosto 2018 vi fu la sottoscrizione dell'accordo di programma tra comune, l'agenzia del demanio e i vari Ministeri coinvolti con l'assegnazione dei fondi sopra citati;
la riqualificazione dell'ex carcere, oltre ad essere stato un preciso impegno assunto dal Ministero della giustizia con la città di Sassari, sarebbe un'opera strategica per un definitivo rilancio del tessuto socio-economico della città –:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa;
se il Ministro intenda convocare un tavolo di confronto con le altre istituzioni interessate nazionali e soprattutto locali –:
se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative volte a trovare le soluzioni adeguate per confermare la destinazione dei fondi e delle risorse, già stanziati, per la riqualificazione del carcere.
(4-11321)
Risposta. — In ordine all'atto di sindacato ispettivo in esame mi pregio riferire quanto segue.
Il più recente accordo di programma per la riqualificazione e riconversione dell'ex carcere San Sebastiano a nuovo polo giudiziario di Sassari risale al 2018.
Ivi era previsto che l'Agenzia del demanio si impegnava a finanziare la somma di 13.800.000,00 euro, svolgendo il ruolo di stazione appaltante, occupandosi delle attività propedeutiche alla realizzazione dell'opera, mentre il Ministero della giustizia si impegnava a rappresentare le esigenze degli uffici giudiziari in termini di fabbisogno e a reperire ulteriore eventuali, somme necessarie alla realizzazione dell'opera in questione.
A seguito di attività di bonifica dell'area eseguite dall'Agenzia del demanio, l'Amministrazione della giustizia, in data 14 dicembre 2020, richiedeva lo stato di avanzamento rispetto al cronoprogramma inserito nell'accordo.
L'Agenzia del demanio, il successivo 18 dicembre 2020 comunicava che «Il finanziamento che l'Agenzia aveva previsto a seguito della sottoscrizione dell'Accordo di Programma è stato successivamente recuperato per essere destinato ad interventi di rifunzionalizzazione di immobili idonei alla riallocazione delle Amministrazioni dello Stato ubicate in immobili a suo tempo conferiti ai Fondi FIP e Patrimonio 1».
Pertanto, a seguito del definanziamento su indicato, sono venute meno le indicazioni dell'Accordo di programma sottoscritto il 3 agosto 2018 dal comune di Sassari, dalla regione Sardegna, dall'Agenzia del demanio, dal Ministero della giustizia, dal Ministero beni culturali.
Conseguentemente, per tutte le locazioni passive in essere, a mezzo della preposta articolazione ministeriale, veniva avviata precipua attività finalizzate a verificare la sussistenza delle condizioni per eliminarle o quantomeno per ridurle.
Di recente (14 gennaio 2020), l'Agenzia del demanio-direzione regionale Sardegna, tenendo conto del rinnovato interesse alla riqualificazione del cespite in oggetto, manifestato in sede di Conferenza permanente del 28 gennaio 2022, ha ribadito la necessità di ottenere il finanziamento necessario per eseguire l'intervento.
L'importo occorrente è stato stimato in 22 milioni di euro e il Demanio ha previsto la realizzazione per lotti funzionali.
Pertanto, il Dicastero della giustizia, a mezzo della preposta articolazione è in procinto di organizzare una riunione per verificare tempistica e fonti di finanziamento dell'ipotizzato intervento di ristrutturazione dell'ex carcere San Sebastiano.
La Ministra della giustizia: Marta Cartabia.
MICELI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:
l'Agenzia della coesione territoriale ha bandito il «Concorso pubblico per il reclutamento a tempo determinato di 2.800 unità di personale non dirigenziale di Area III - F1 o categorie equiparate nelle amministrazioni pubbliche con ruolo di coordinamento nazionale nell'ambito degli interventi previsti dalla politica di coesione dell'Unione europea e nazionale per i cicli di programmazione 2014-2020 e 2021-2027, nelle autorità di gestione, negli organismi intermedi e nei soggetti beneficiari delle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia» (cosiddetto Concorso Sud), pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 4° Serie Speciale Concorsi ed esami n. 27 del 6 aprile 2021, con procedure improntate a princìpi di digitalizzazione, trasparenza e celerità e la cui prova preselettiva si è svolta mediante la valutazione dei titoli di studio e di servizio posseduti dai candidati;
a fronte della candidatura di oltre 80.000 (ottantamila) persone, da pochi giorni risultano pubblicate sulla piattaforma online «Step One» di Formez Pa, graduatorie che ammettono definitivamente alla successiva prova scritta soltanto 8.582 candidati per ciascuno dei cinque profili messi a bando (esperto amministrativo giuridico; esperto in gestione, rendicontazione e controllo; esperto tecnico; esperto in progettazione e animazione territoriale; analista informatico);
tale numero di ammessi è pari al triplo dei posti messi a bando e più 182 candidati risultano ammessi ex aequo (24,1 per cento residenti in Sicilia, 19 per cento in Campania, 16,6 per cento in Calabria, 13,7 per cento in Puglia e 57 unità residenti all'estero);
per il concorso è stata prevista una procedura semplificata e velocizzata («fast track») che dovrebbe consentire l'assunzione dei vincitori entro luglio 2021 e, per tale ragione, è previsto che la prova scritta – un test di 40 domande con risposta a scelta multipla da risolvere in 60 minuti in modalità digitale e distinta per ogni profilo – si svolga dal 9 all'11 giugno 2021 presso sei sedi individuate nelle regioni interessate;
da quanto si apprende dagli organi di stampa, diversi dei candidati esclusi avrebbero lamentato presunte irregolarità formali e procedurali del processo di verifica dei titoli, selezione e pubblicazione delle graduatorie che potrebbero dar luogo a eventuali ricorsi;
tali pendenze comportano un rischio concreto di ritardo nello svolgimento dell'iter concorsuale, se non di invalidamento ex post, qualora le lamentate anomalie, dopo il completo esperimento delle selezioni, dovessero risultare effettivamente esistenti;
il preminente interesse alla massima trasparenza e regolarità nelle procedure di selezione, obbliga a fare immediata chiarezza sullo stato della procedura concorsuale, anche prima dell'intervento della magistratura amministrativa, e ciò a tutela tanto del buon andamento della pubblica amministrazione, quanto delle migliaia di persone che vi stanno partecipando quali candidate –:
di quali elementi informativi dispongano i Ministri interrogati in relazione ai fatti esposti in premessa e quali eventuali iniziative di competenza intendano intraprendere per impedire quei danni che si determinerebbero al buon andamento della pubblica amministrazione e ai partecipanti al concorso in caso di eventuale sospensione, interruzione e/o annullamento della procedura concorsuale citata.
(4-11548)
Risposta. — L'interrogante, dopo aver brevemente riportato la notizia di «presunte irregolarità formali e procedurali del processo di verifica dei titoli, selezione e pubblicazione delle graduatorie» che avrebbero inficiato il «Concorso Sud», chiede al Governo di chiarire «di quali elementi informativi dispongano i Ministri interrogati in relazione ai fatti esposti in premessa e quali eventuali iniziative di competenza intendano intraprendere per impedire quei danni che si determinerebbero al buon andamento della pubblica amministrazione e ai partecipanti al concorso in caso di eventuale sospensione, interruzione e/o annullamento della procedura concorsuale citata».
Per rispondere a tale quesito è utile ripercorrere brevemente la genesi e la storia del concorso in questione. Tale procedura è stata infatti indetta in attuazione dell'articolo 1, commi da 179 a 183, legge 30 dicembre 2020, n. 178 (legge di bilancio 2021) e, quindi, costituisce un lascito del precedente esecutivo.
A seguito dell'insediamento del nuovo governo, la disciplina dei concorsi pubblici è stata radicalmente riformata. Nello specifico l'articolo 10, comma 4, del decreto-legge 1° aprile 2021, n. 44 ha indicato le modalità semplificate di svolgimento del «Concorso Sud», volto – com'è noto – alla selezione di 2.800 tecnici da assegnare alle regioni che necessitano di un rafforzamento della capacità amministrativa per le politiche di coesione.
Tale procedura si articolava, oltre che in una prova scritta, anche in una fase di valutazione dei titoli e dell'esperienza professionale dei candidati al concorso. Detta valutazione aveva una doppia valenza: la prima – prettamente attinente al merito valutabile in sede concorsuale – si estrinsecava nell'assegnazione di un punteggio che concorreva alla formazione di quello finale. La seconda valenza, con profilo non selettivo o valutativo, si esplicava ai soli fini della semplificazione delle procedure concorsuali con effetti, sul piano organizzativo.
In ossequio alla procedura descritta nel bando di concorso, dopo la valutazione dei titoli e delle esperienze professionali dichiarate dai candidati, nei giorni 9, 10 e 11 giugno 2021 si è svolta la prima sessione delle prove scritte, distinte per i profili del bando, cui sono stati ammessi i candidati pari al triplo dei posti messi a concorso.
Con riferimento a questa fase della procedura concorsuale alla data del 14 luglio 2021 risultavano pervenute due istanze individuali finalizzate alla rivalutazione del punteggio assegnato ai titoli e alle esperienze professionali, con richiesta di ammissione con riserva alla prima sessione delle prove scritte.
Gli istanti sono stati ammessi con riserva alle prove, il cui esito, tuttavia, non è stato positivo, in quanto entrambi non hanno conseguito il punteggio minimo di 21/30 previsto dall'articolo 7 del bando di concorso, con evidente sopravvenienza della carenza di interesse ad una eventuale decisione nel merito.
Successivamente allo svolgimento di dette prove scritte e sulla scorta del dato dell'affluenza alle medesime, nonché in relazione alla copertura del fabbisogno di personale necessario all'attuazione dei progetti di competenza delle amministrazioni titolari di interventi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, di cui all'articolo 1, comma 14, del decreto-legge 9 giugno 2021, n. 80, in corso di conversione, con decreto dipartimentale dell'11 giugno 2021, è stato modificato il bando del concorso pubblico in parola.
In forza del provvedimento di modifica del bando, tutti i candidati iscritti al concorso sono stati ammessi allo svolgimento della prova scritta relativa al profilo per il quale avevano presentato domanda, a prescindere dal punteggio conseguito nella valutazione per titoli.
Tale operazione, che non ha compromesso le aspettative di nessuno dei candidati, è apparsa come la più idonea a garantire, con tempestività, che fosse tutelato il prevalente interesse pubblico delle amministrazioni coinvolte a coprire le 2.800 posizioni lavorative messe a concorso.
Conseguentemente, nei giorni dal 22 al 29 giugno 2021 si sono svolte le ulteriori prove scritte, distinte per i cinque profili del bando di concorso.
Avverso questa ulteriore fase della procedura concorsuale, alla data del 14 luglio 2021 sono stati proposti tre ricorsi collettivi, per un totale di centoventisei ricorrenti, finalizzati a ottenere l'annullamento, previa adozione di misure cautelari, del provvedimento di modifica dell'11 giugno 2021 sopra descritto. Tali gravami miravano a garantire la posizione «preferenziale» di coloro i quali erano stati ammessi alla prima sessione delle prove scritte, avendo superato la valutazione per titoli.
Occorre precisare che il provvedimento dell'11 giugno 2021 non ha apportato alcuna modifica ai criteri selettivi che, in ossequio ai principi costituzionali, sono sempre rimasti legati al merito.
Tanto precisato, si rappresenta che centoventuno dei centoventisei ricorrenti non hanno partecipato alla prova scritta o non l'hanno superata, con conseguente sopravvenienza della carenza di interesse ad ottenere una decisione nel merito. Dei cinque ricorrenti per i quali permaneva un interesse, uno ha peraltro rinunciato al ricorso.
Orbene, il Tar Lazio, nella sede di Roma, con l'ordinanza n. 3833 del 30 giugno 2021, ha chiarito che «nella scelta dell'Amministrazione non sembra ravvisabile alcun profilo anti-meritocratico, stante il mantenimento di entrambi i criteri selettivi così come originariamente concepiti (punteggio per i titoli; superamento della prova scritta a risposta multipla) e corrisponde all'evidente interesse pubblico di evitare, per quanto possibile, che posti messi a bando vadano dispersi, con dispersione di risorse pubbliche».
A ogni modo, a riprova della legittimità della procedura comparativa e della speditezza del modello «fast track», si segnala che a fine luglio 2021 si è concluso il concorso in questione e sono state pubblicate le graduatorie di merito per ciascun profilo professionale richiesto, attualmente consultabili al link http://riqualificazione.formez.it/content/concorso-pubblico-reclutamento-2800-tecnici-tempo-determinato-regioni-sud-graduatorie.
In aggiunta, è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale – IV serie speciale Concorsi ed esami – n. 82 del 15 ottobre 2021 il bando di concorso pubblico per il reclutamento a tempo determinato di 2.022 unità di personale non dirigenziale di Area III-FI o categorie equiparate nelle amministrazioni pubbliche con ruolo di coordinamento nazionale nell'ambito degli interventi previsti dalla politica di coesione dell'Unione europea e nazionale per i cicli di programmazione 2014-2020 e 2021-2027, nelle autorità di gestione, negli organismi intermedi e nei soggetti beneficiari delle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia.
Il 1° febbraio 2022 è stato pubblicato l'avviso per l'individuazione dei componenti delle commissioni esaminatrici, che sono in corso di nomina; è stato dato mandato a Formez PA di organizzare la prova scritta nel mese di marzo 2022.
I candidati del precedente concorso che non siano riusciti a posizionarsi utilmente in graduatoria potranno eventualmente avere nuove chance di buona riuscita nella nuova procedura appena bandita. In questo modo, le legittime aspirazioni dei cittadini interessati a lavorare nelle pubbliche amministrazioni per il rilancio del Paese potranno essere adeguatamente soddisfatte.
Per concludere, quindi, nessuna irregolarità è stata riscontrata nella procedura in questione. Al contrario, il concorso si è svolto celermente e ha permesso la selezione in modo rapido di personale ad alta qualificazione, da assegnare alle regioni più in difficoltà. Peraltro, la legittimità dell'azione amministrativa è stata affermata anche dal giudice amministrativo nella citata pronuncia.
Il Ministro per la pubblica amministrazione: Renato Brunetta.
TUZI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
nel 2003 sono state istituite dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca le università telematiche; ad oggi quelle riconosciute sono 11 (la fonte è il sito del Ministero dell'università e della ricerca);
in data 14 ottobre 2021 è stato emanato il decreto ministeriale n. 1154, con il quale, relativamente ai corsi di studio con modalità di erogazione prevalentemente o integralmente a distanza, vengono previsti requisiti minimi di docenza relativi alla numerosità standard di iscritti: 7 docenti, di cui almeno 3 a tempo indeterminato per le lauree triennali; 5 docenti, di cui almeno 2 a tempo indeterminato per le lauree magistrali e 12 docenti, di cui almeno 5 a tempo indeterminato per le lauree magistrali a ciclo unico di 5 anni;
in caso di superamento delle soglie di numerosità standard, i numeri relativi ai requisiti minimi di docenza ed il numero dei tutor di riferimento vengono incrementati in misura proporzionale al superamento di tali soglie;
le università telematiche, utilizzano piattaforme di e-learning e hanno un'impostazione di insegnamento differente dalle università statali basata su registrazione e caricamento della lezione sulla piattaforma dell'università, in modo che gli studenti possano visionarla anche in un momento successivo e per più volte;
per tali università, l'aumento di docenti potrebbe non apportare un miglioramento qualitativo del corso di studi, bensì aggravarli di ulteriori costi, non giustificati in ragione della loro struttura e organizzazione, con conseguente peggioramento dei servizi offerti agli studenti –:
se il Ministro sia a conoscenza del danno che potrebbero subire, in applicazione del decreto suddetto, le università telematiche a fronte della loro diversa organizzazione e della diversa natura rispetto alle università tradizionali;
quali iniziative di competenza intenda porre in essere per disciplinare in modo specifico tali realtà ed esigenze.
(4-10834)
Risposta. — Con l'interrogazione in esame si chiedono chiarimenti in ordine all'applicazione alle università telematiche dei nuovi requisiti minimi di docenza, quali previsti dal decreto ministeriale n. 1154 del 14 ottobre 2021.
Come già questo Dicastero ha avuto modo di illustrare – in risposta all'atto ispettivo n. 5-07193 – nella seduta di Question Time tenutasi il 2 dicembre 2021 presso la VII Commissione della Camera dei deputati, occorre premettere, in merito alla questione delineata dall'interrogante, che il decreto ministeriale n. 1154 del 2021 è stato adottato, su proposta dell'ANVUR, al fine di apportare i necessari adeguamenti alle nuove Linee generali di indirizzo della programmazione triennale 2021/2023 di cui al decreto ministeriale 25 marzo 2021, n. 289.
Il provvedimento, pertanto, è finalizzato ad assicurare ed incrementare la qualità dell'offerta formativa di tutte le università, ivi incluse quelle telematiche, a garanzia di un elevato livello dei servizi erogati dagli atenei agli studenti. Come misura strumentale all'attuazione di tale obiettivo comune, si è scelto di porre nuovi e più elevati requisiti minimi di docenza per l'accreditamento dei nuovi corsi di studio, anche al fine di contenere l'espansione incontrollata dei corsi privi di condizioni minime di sostenibilità e qualità di docenza strutturata.
Fermo restando ciò, nel rivolgersi a tutte le istituzioni universitarie che rilasciano titoli aventi valore legale, il citato decreto n. 1154 del 2021 ha ragionevolmente e adeguatamente tenuto conto delle peculiari modalità di erogazione dei corsi – prevalentemente od integralmente a distanza – da parte delle università telematiche.
Non a caso, infatti, per l'accreditamento dei corsi svolti prevalentemente od integralmente da remoto, è stato previsto un numero di docenti — e, di conseguenza, di professori a tempo indeterminato — significativamente inferiore rispetto a quello richiesto per i corsi erogati in modalità convenzionale o mista.
Così, ad esempio, ai fini dell'accreditamento di una laurea con modalità a distanza, sono richiesti 7 docenti a fronte dei 9 previsti per i corsi erogati in modalità convenzionale o mista, di cui 3 professori a tempo indeterminato anziché 5.
A queste premesse si aggiunga che, allo scopo di garantire l'applicazione flessibile delle nuove disposizioni in materia di requisiti minimi, anche le università telematiche potranno beneficiare della possibilità, normativamente prevista, per cui i docenti a contratto possono contribuire ai requisiti di docenza nel limite di 1/3 del totale dei docenti di riferimento.
Da ultimo, si fa comunque presente che, a garanzia della stabilità degli atenei, il decreto non impone il raggiungimento dei requisiti minimi entro un breve termine di natura perentoria ma prevede, di fatto, un congruo periodo di adeguamento alle nuove disposizioni: nell'ipotesi, infatti, in cui non vengano soddisfatti i nuovi requisiti minimi di docenza, il decreto ministeriale n. 1154 del 2021, all'articolo 10, comma 2, accorda a tutti gli atenei la possibilità di sottoscrivere piani di raggiungimento dei medesimi requisiti per un numero di anni più ampio rispetto a quello normalmente previsto, pari, cioè, alla durata normale del corso, incrementato di due anni.
Per tutte queste ragioni, si ritiene che l'applicazione delle nuove disposizioni in materia di requisiti minimi di docenza, quali riformati dal decreto ministeriale n. 1154 del 2021, sia in grado di perseguire il prioritario obiettivo di incrementare la qualità dell'offerta formativa a beneficio di tutti gli studenti, pur considerando le specificità delle università telematiche per le quali sono infatti previsti requisiti minimi di docenza inferiori rispetto a quelli stabiliti per le università che erogano i corsi in modalità convenzionale o mista.
Si soggiunge che il decreto ministeriale n. 1154 suddetto è stato oggetto di sette ricorsi al TAR Lazio nonché, più recentemente, di due ricorsi straordinari al Presidente della Repubblica, tutti presentati da Università telematiche. In particolare, il TAR Lazio, con ordinanze cautelari pubblicate l'11 e il 12 gennaio 2022, al fine di «addivenire alla celere definizione del giudizio, anche al fine di dare certezza all'assetto dettato dalla contestata disciplina di riferimento, coinvolgente plurime posizioni», ha fissato udienza pubblica di discussione di merito delle cause al 27 aprile 2022.
In tale contesto si è inserita la costituzione da parte della scrivente, con decreto prot. 249 in data 23 febbraio 2022, di un tavolo tecnico con i rappresentanti delle Università telematiche, e con la partecipazione dell'ANVUR e del CUN, finalizzato al confronto sulle tematiche di specifico interesse, e che si è insediato l'11 marzo scorso.
La Ministra dell'università e della ricerca: Maria Cristina Messa.
UNGARO e MIGLIORE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
l'articolo di «Italiannetwork» del 2 febbraio 2022 riporta che, durante i lavori della plenaria del Consiglio generale degli italiani all'estero (Cgie), nel nuovo criterio delle assegnazioni sulla distribuzione del numero dei consiglieri assegnati ai singoli Paesi, è emersa la carenza rappresentativa nel Consiglio in alcune aree del mondo;
l'articolo 13 della legge 6 novembre 1989, n. 368 concernente l'istituzione del Consiglio generale degli italiani all'estero prevede l'elezione diretta dei consiglieri del Cgie da parte dei componenti dei Comites nel mondo, con il fine di rappresentare le istanze delle comunità italiane all'estero presso le nostre istituzioni e facilitare la partecipazione attiva alla vita politica nel Paese;
a seguito della scadenza del mandato dell'attuale consiliatura, la Dgit (Direzione generale per gli italiani all'estero e le politiche migratorie) ha previsto il rinnovo del Consiglio nel periodo tra il 3 al 23 aprile 2022 per la convocazione delle assemblee paese per il rinnovo del Cgie. Circa duemila «grandi elettori» all'estero comprendenti i consiglieri dei Comites e i membri delle associazioni, saranno chiamati ad eleggere 43 consiglieri, suddivisi per Paese in base al numero di cittadini iscritti all'Aire e che, insieme ai 20 di nomina governativa, dovranno comporre il nuovo Consiglio generale degli italiani all'estero;
nella nuova tabella delle rappresentanze predisposta dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale non si prevede l'introduzione dei consiglieri Cgie delegati per l'Africa, per l'Asia orientale e per l'America centrale, escludendo così la rappresentanza e la partecipazione politica attiva presso le nostre istituzioni da parte dei concittadini italiani residenti nei Paesi sopracitati;
l'interpretazione del servizio dell'ufficio giuridico, del contenzioso e dei trattati internazionali desume che, fino al momento dell'insediamento del nuovo Consiglio generale, l'attuale Cgie debba limitarsi a svolgere l'ordinaria amministrazione e non dovrebbe quindi attingere a parte dei fondi assegnati al capitolo 3131 della Tabella VI del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale per evitare contenziosi col nuovo Cgie, al contrario di come è avvenuto al termine della scorsa consiliatura, quando la funzionalità del Cgie si era esaurita con l'ultima data utile delle assemblee Paese convocate –:
quali iniziative di competenza intenda adottare il Ministro interrogato, affinché vengano assegnati, prevedendo anche come ipotesi la nomina governativa, un consigliere Cgie delegato rispettivamente presso Africa, Asia orientale e America centrale, con il fine di garantire la rappresentanza e la partecipazione attiva alla vita politica nel nostro Paese da parte delle collettività italiane nelle aree interessate;
quali iniziative intenda adottare il Governo affinché il Consiglio generale degli italiani all'estero attualmente in carica possa usufruire dei fondi previsti, come successo in passato, fino al rinnovo del medesimo Consiglio generale degli italiani all'estero previsto in data 23 aprile 2022.
(4-11353)
Risposta. — La legge n. 368 del 1989 all'articolo 4, comma 1, così come modificato dalla legge n. 89 del 2014, stabilisce che il Consiglio generale degli italiani all'estero (CGIE), in via di rinnovo, sia composto da 63 membri, 43 dei quali territoriali e 20 di nomina governativa.
I 143 seggi territoriali saranno ripartiti, ai sensi dell'articolo 17 comma 2 della sopra citata legge, tra i Paesi in cui sono presenti le maggiori collettività italiane, in proporzione al numero di cittadini italiani residenti al 31 dicembre 2021, «sulla base dei quozienti interi e dei più alti resti».
Tenendo conto dei dati forniti dal Ministero dell'interno relativi alla popolazione iscritta all'anagrafe italiana dei residenti all'estero (Aire) al 31 dicembre 2021, la Farnesina ha determinato le seguenti assegnazioni: Argentina, 7 seggi; Germania, 6 seggi; Svizzera, 5 seggi; Francia, 4 seggi; Brasile, 4 seggi; Regno Unito, 3 seggi; Stati Uniti, 2 seggi; Belgio, 2 seggi; Spagna, 2 seggi; Australia, 1 seggio; Canada, 1 seggio; Austria, 1 seggio; Venezuela, 1 seggio; Uruguay, 1 seggio; Cile, 1 seggio; Paesi Bassi, 1 seggio; Perù, 1 seggio.
La distribuzione dei seggi sopra riportata è indicata in un decreto del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale del 28 gennaio 2022, in attesa di perfezionamento tramite visto della Corte dei conti e dell'Ufficio centrale di bilancio.
A livello complessivo il numero dei membri territoriali europei rimane invariato rispetto alla precedente compagine, stabilita nel 2015. A livello continentale, invece, l'Africa perde il suo seggio territoriale (quello che nella precedente tornata elettorale era stato assegnato al Sud Africa) a favore della ripartizione America del Sud dove il Brasile, rispetto al 2015, passa da 3 a 4 seggi da esprimere.
È intenzione della Farnesina verificare la possibilità di compensare le variazioni risultanti dall'applicazione del criterio di ripartizione dei 43 seggi territoriali in sede di scelta dei 20 nuovi membri di nomina governativa.
L'articolo 4 della legge n. 368 del 1989, al comma 5 indica gli enti che dovranno designare tali membri, i quali saranno poi nominati con decreto cumulativo della Presidenza del Consiglio dei ministri.
Ove pervengano candidati provenienti da Africa, Asia orientale e America centrale, la Farnesina potrebbe indirizzare la propria scelta sulle aree geografiche non già incluse tra quelle che esprimeranno membri territoriali in seno al rinnovato CGIE.
Per quanto attiene la permanenza in carica e le funzioni del CGIE uscente, la legge 368 del 1989 all'articolo 5, comma 1, recita: «I membri del CGIE rimangono in carica per una durata equivalente a quella prevista per i membri dei Comitati degli Italiani all'estero (Comites)». Al tempo stesso l'articolo 10, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 29 dicembre 2003, n. 395, dispone che «il Comitato resta in carica fino alla prima riunione del successivo, limitandosi – dopo la scadenza del quinquennio – al compimento degli atti urgenti e improrogabili».
Dal combinato disposto delle due norme sopra indicate, si dedurrebbe che l'attuale CGIE possa essere chiamato a garantire esclusivamente lo svolgimento di quei compiti istituzionali che presentino il carattere dell'urgenza e della non prorogabilità, trattandosi di un organo non più nel pieno delle proprie funzioni, in attesa della elezione dei nuovi membri.
E ciò, anche per preservare lo stanziamento di bilancio destinato al CGIE (capitolo n. 3131) nella sua integrità, e prevenire eventuali contenziosi che potrebbero essere avviati dai nuovi membri dell'organismo, oltre che eventuali profili di danno erariale, in caso di indebito impiego dello stanziamento previsto per il funzionamento della nuova compagine.
L'attuale CGIE potrebbe comunque riunirsi in videoconferenza – anche in considerazione della situazione pandemica tuttora in atto corso – senza oneri aggiuntivi per la finanza pubblica e garantendo, allo stesso tempo, l'approvazione di eventuali deliberazioni che integrino effettivamente i requisiti della necessità e urgenza, come previsto dalla legge.
La Farnesina ha chiesto all'avvocatura Generale dello Stato un parere sulla ultravigenza del CGIE, sul regime di prorogatio applicabile, sull'utilizzo dei fondi del capitolo n. 3131 e sui termini di decadenza degli attuali Consiglieri del CGIE. Si tratta di una richiesta di cui il Segretario Generale del CGIE Michele Schiavone è stato tempestivamente informato.
Successivamente, il CGIE ha fatto pervenire alla Farnesina un parere redatto dall'avvocato Francesco Rossi. Questo è stato subito trasmesso all'Avvocatura generale dello Stato, a integrazione della richiesta di parere formulata dalla Farnesina, e a completamento dell'istruttoria. Anche di tale invio è stata data tempestiva notizia al Segretario Generale del CGIE.
Il 10 marzo 2022, la Farnesina ha ricevuto il parere dell'Avvocatura generale dello Stato, del cui contenuto il Segretario Generale del CGIE è stato già informato. Il parere conferma l'impostazione della Farnesina.
In particolare, l'Avvocatura generale dello Stato ha chiarito che «l'articolo 10, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 29 dicembre 2003, n. 395, contiene due prescrizioni: l'una riferita alla durata in carica dell'organo e l'altra riferita alle funzioni esercitabili. Con riguardo alla durata dell'organo, si prevede che – dopo la scadenza del quinquennio – esso resti comunque in carica fino alla prima riunione del Comitato neoeletto. (...) Pertanto, trattandosi di disposizione concernente la durata in carica dei membri dei Comitati, essa si estende anche ai componenti del Consiglio, in virtù di quanto espressamente previsto dall'articolo 5, comma 1, della legge n. 368 del 1989». Per quanto attiene invece le funzioni esercitabili dal CGIE in regime di prorogatio, l'Avvocatura ritiene che «in assenza di una disposizione “speciale”, torna ad applicarsi la disciplina “generale” prevista dal decreto-legge n. 293 del 1994, che – in riferimento alle attività che possono essere compiute dagli organi in regime di prorogatio – consente, a pena di nullità, il compimento dei soli atti di seguito indicati:
a) gli atti di ordinaria amministrazione;
b) gli atti urgenti e indifferibili, con indicazione specifica dei motivi di urgenza e indifferibilità».
L'Avvocatura conclude «quindi, che – dopo la scadenza del quinquennio decorrente dalla data dell'insediamento dei suoi membri e fino alla prima riunione del consiglio neoeletto – l'organo in questione entri in regime di prorogatio e possa compiere pertanto soltanto gli atti che appartengono alle tipologie indicate sub a) e sub b)».
Sempre secondo il parere dell'Avvocatura generale dello Stato, in regime di prorogatio, il Consiglio Generale uscente potrà allora:
a) «disporre dei fondi relativi all'esercizio finanziario 2022, ma soltanto nei casi in cui i suddetti fondi siano volti a finanziare attività rientranti nell'ordinaria amministrazione oppure siano preordinati al compimento di atti – anche eccedenti l'ordinaria amministrazione – che siano urgenti e indifferibili. In tal caso, peraltro, sarà onere del Consiglio motivare l'impegno delle suddette risorse finanziarie con l'indicazione specifica dei motivi di urgenza e indifferibilità connessi all'impiego delle medesime»;
b) «osservare l'articolo 1 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 18 ottobre 2020, il quale – al fine di contenere il contagio da COVID-19 – prevede espressamente che, nell'ambito delle pubbliche amministrazioni, le riunioni si svolgono in modalità a distanza, salvo la sussistenza di motivate ragioni. Pertanto, salvo il caso in cui non ricorrano siffatte ragioni (che dovranno essere debitamente motivate), le suddette riunioni dovranno svolgersi in videoconferenza»;
c) «esprimere i pareri obbligatori del Consiglio su specifiche proposte del Governo, riguardanti le comunità italiane all'estero e che rientrino nella categoria degli atti urgenti e indifferibili, dato che tale parere deve essere espresso entro la prima riunione successiva alla richiesta e che, in mancanza, si procede prescindendo da esso (articolo 3, comma 5, della legge n. 368 del 1989)»;
d) essere informato, anche in qualità di Consiglio uscente, «su tutti gli aspetti concernenti le politiche che interessano le comunità italiane all'estero dato che tale attività informativa non implica, da parte del Consiglio, il compimento di atti che esorbitino da quelli consentiti agli organi in regime di prorogatio».
Alla luce di quanto sopra, il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ritiene di aver compiuto tutti i passi atti a chiarire lo status attuale del Consiglio Generale degli Italiani all'estero, inclusa la possibilità di utilizzo dei fondi a esso destinati in questa fase di prorogatio.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Benedetto Della Vedova.
VALLASCAS. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale — Per sapere – premesso che:
numerosi organi di stampa hanno raccontato la vicenda drammatica di Nader Moursy cittadino egiziano residente in Italia (nel comune di Gallicano nel Lazio), detenuto in Oman dal 2017, «senza una ragione specifica né alcuna giustificazione»;
l'uomo è un manager d'azienda con permesso illimitato di soggiorno in Italia, è sposato con un'italiana con cui ha avuto una figlia, è laureato in economia e lavora da tantissimi anni nel campo dell'ingegneria civile;
il caso sta suscitando particolare allarme, perché sembrerebbe, dagli appelli della famiglia, dai resoconti di stampa e dagli osservatori internazionali, che nella vicenda siano venuti meno gli elementari diritti di libertà, considerato che la vicenda giudiziaria non è del tutto chiara e che il fermo dell'uomo apparirebbe del tutto arbitrario;
il quotidiano Avvenire del 18 febbraio 2021 dà conto dell'appello della figlia di, Moursy, secondo la quale il padre «è in ostaggio in Oman da quasi quattro anni»;
il quotidiano, tra l'altro, ricostruisce la vicenda, ricordando che l'uomo è «egiziano per nascita e cittadinanza, italiano d'adozione, Paese dove ha vissuto regolarmente per decenni» sino a quando non «si è trasferito con la famiglia in Oman per lavorare con una ditta italiana. Per anni, tutto è andato bene»;
improvvisamente, secondo il quotidiano, «è cominciato l'incubo»; secondo quanto sostengono i familiari, l'azienda per cui lavorava, per non riconoscergli una commissione di 850 mila dollari per un progetto andato a buon fine, gli avrebbe sottratto i documenti, compreso il passaporto «e lo ha ricattato, intimandogli di rinunciare alla commissione per riavere i suoi documenti»;
il primo fermo risalirebbe al mese di gennaio del 2017, quando Nader Moursy sarebbe stato arrestato con l'accusa di mala gestione dell'azienda italiana, accusa dalla quale sarebbe stato prosciolto;
nonostante la disavventura, il manager sarebbe stato coinvolto nel progetto di rilancio di un'azienda locale in difficoltà che farebbe capo allo sceicco Nasser Bin Mohammed Al Hashar, progetto che lo avrebbe portato nuovamente in Italia dove, come sostiene il Sole24Ore del 4 aprile 2017, lo sceicco avrebbe manifestato l'intenzione di investire in alcuni progetti nel porto di Piombino;
al rientro in Oman, all'uomo, secondo quando hanno denunciato la moglie e la figlia, sarebbe stato confiscato ancora una volta il passaporto, mentre nel mese di settembre sarebbe stato fermato dalla polizia e messo in isolamento (senza alcun contatto con la moglie, la figlia e il suo avvocato) con l'accusa di non aver pagato una rata dell'auto, poi decaduta;
l'Osservatorio diritti, il 20 novembre 2020, avrebbe sostenuto che l'uomo sarebbe al centro di una «complessa spy-story internazionale dove i diritti civili sono stati cancellati»;
a questo proposito, il rapporto 2021 della Ong Human rights watch sui diritti umani nel mondo osserva che l'Oman continua a essere dominato da autoritarismo e limitazioni alle libertà e riferisce che i lavoratori spesso sono sottoposti a sfruttamento, sono vittime di abusi fisici e sessuali e i loro passaporti vengono di frequente confiscati dai datori di lavoro –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della vicenda di Nader Moursy e se non ritenga opportuno, per quanto di competenza, promuovere iniziative, anche d'intesa con l'ambasciata d'Egitto, volte ad acquisire informazioni su status giuridico e condizioni di salute dell'uomo e a favorire un chiarimento della vicenda, al fine di giungere quanto prima alla liberazione del manager per consentirgli di fare rientro presso la famiglia in Italia.
(4-11200)
Risposta. — Il cittadino egiziano Nadir Abdul Maguid Moursi, nato al Cairo il 19 maggio 1962, pur essendo sposato con una cittadina italiana (Antonella Parolari), possiede la sola cittadinanza egiziana. L'ambasciata d'Italia a Mascate non è, pertanto, competente per la sua protezione consolare e può seguire solo indirettamente – seppure con grande attenzione – la vicenda giudiziaria che lo vede coinvolto.
Secondo quanto riferito con nota verbale dalle autorità omanite a seguito di apposita richiesta della nostra rappresentanza diplomatica a Mascate, il signor Moursi è stato condannato nel 2017 a due anni di detenzione a seguito di una presunta malversazione di fondi dell'azienda italiana Maire Tecnimont, di cui era stato rappresentante in Oman fino a novembre 2016. La pena è stata scontata nel carcere di Samail tra il 2017 e il 2019. Parallelamente, nel 2018, è stata emessa una seconda condanna nei suoi confronti per l'emissione di un assegno a vuoto. Nell'ottobre 2020, infine, il cittadino egiziano è stato condannato per truffe a un anno di detenzione e al pagamento di una multa. Attualmente è detenuto presso il carcere di Samail.
L'ambasciata d'Italia, informata della detenzione dalla moglie, ha in più occasioni portato la vicenda all'attenzione dell'ambasciata d'Egitto in Oman, responsabile in via principale della protezione consolare del signor Moursi. Solo le autorità egiziane sono, infatti, titolate a interloquire direttamente con la controparte omanita a tutela del proprio connazionale e a effettuare visite consolari in carcere per accertarne le condizioni di salute.
Secondo quanto riferito dalla famiglia, la pena detentiva del signor Moursi verrebbe di volta in volta prolungata di ulteriori due mesi, di fatto impedendo al detenuto di estinguere il proprio debito con la giustizia o tentare una mediazione con la società creditrice. I rinnovi del periodo di detenzione avverrebbero, inoltre, senza il coinvolgimento dei Legali di parte, i quali riceverebbero la notizia del prolungamento della carcerazione solo a provvedimento già emanato.
Nel luglio 2021 la nostra ambasciata ha chiesto alla rappresentanza egiziana di trasmettere alle autorità omanite una richiesta di grazia, che però non è stata accolta. In questa e in altre occasioni l'ambasciata italiana ha sollecitato visite consolari per accertare le reali condizioni di salute del signor Moursi e ha suggerito ai colleghi egiziani l'opportunità di valutare il coinvolgimento di altri possibili legali, di cui ha fornito un elenco.
Parallelamente, l'ambasciata italiana ha continuato a interessare del caso le autorità omanite, chiedendo – alla luce della nazionalità italiana della famiglia del signor Moursi – di ricevere informazioni circa il suo stato di salute e le ragioni della detenzione. Più precisamente, abbiamo investito della vicenda i vertici del Ministero degli esteri omanita, incluso il Ministro degli esteri, Badr al Busaidi. Nel dicembre 2020 l'ambasciatore d'Italia ha espresso l'auspicio di continuare a essere aggiornato circa le condizioni legali e di salute dell'interessato, pur non trattandosi di un nostro connazionale, in occasione di un incontro con il Ministro omanita, il quale ha assicurato la massima comprensione e disponibilità, ma non ha nascosto la difficoltà di intervenire in presenza di una sentenza di condanna passata in giudicato.
La medesima attenzione sul caso è stata assicurata da Roma, dove il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha regolarmente fornito assistenza alla signora Parolari e alla figlia Yasmin, ricevute, nell'aprile 2021, dalla direzione generale per gli italiani all'estero. L'ambasciata d'Italia a Mascate è stata di recente informata dalla signora Parolari del possibile rilascio del coniuge, inizialmente programmato per il 24 febbraio 2022, poi però rinviato. In vista della auspicata fine della detenzione e nello spirito di facilitare quanto più possibile le connazionali a riunirsi con il signor Moursi in Italia, la Sede aveva già predisposto la documentazione necessaria all'emissione del visto di reingresso in Italia.
Tuttavia il signor Moursi è stato trattenuto in carcere, apparentemente a causa del contenzioso civile ancora pendente.
Secondo alcune indicazioni raccolte informalmente dall'ambasciata presso le autorità penitenziarie, al momento sarebbe previsto per il cittadino egiziano un ulteriore periodo di detenzione, variabile tra i due e i sei mesi, prima di poter essere eventualmente rilasciato.
Su tali aspetti la nostra ambasciata ha richiesto a quella egiziana maggiori dettagli, inclusi i passi che le autorità del Cairo intendono compiere per assicurare un'adeguata assistenza consolare e legale al signor Moursi. Ha inoltre illustrato le azioni di sostegno che potrebbe concretamente fornire per consentire al signor Moursi di concludere la sua vicenda giudiziaria. Analoga richiesta di chiarimenti è stata sottoposta alle autorità omanite.
L'ambasciata d'Egitto in Oman ha da ultimo informato la signora Parolari e la figlia Yasmin che avrebbe rivolto al Ministero degli esteri omanita una richiesta urgente di chiarimenti sulle ragioni della prolungata detenzione del loro familiare.
La Farnesina e la nostra ambasciata a Mascate continueranno a seguire il caso con grande attenzione, fornendo la necessaria assistenza alle due connazionali affinché il signor Moursi possa fare rientro in Italia non appena verrà rilasciato, si auspica il prima possibile.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Benedetto Della Vedova.