Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 17 giugno 2022

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    turismo e agricoltura costituiscono settori strategici e imprescindibili per l'economia della nostra Nazione, rappresentando complessivamente circa un terzo del prodotto interno lordo;

    nello specifico, il valore aggiunto generato dalle attività turistiche nel nostro Paese costituisce il tredici per cento del prodotto interno lordo e, come recentemente dichiarato anche dal Ministro del turismo, avrebbe le potenzialità di arrivare al venti per cento, mentre quello del settore agricolo rappresenta circa il quindici per cento;

    a oltre due anni dallo scoppio della pandemia molti fattori ancora ostacolano la reale ripresa di questi comparti e, con essi, di una parte importante dell'economia nazionale;

    tra questi, il problema più urgente, e comune ai due settori, è sicuramente quello della difficoltà nel reperimento della manodopera, soprattutto con riferimento ai profili operativi;

    con particolare riferimento alle imprese del comparto turistico, secondo i dati diffusi da Unioncamere, Federturismo e Anpal la mancanza di personale per i servizi di alloggio, ristorazione e accoglienza è stimata in circa duecentomila unità, a fronte di un fabbisogno di lavoratori tra maggio e luglio pari a 387.720 persone, che significa che le aziende del comparto riescono ad assumere poco più della metà del personale del quale avrebbero, invece, necessità;

    in particolare, come reso noto da Federturismo, le filiere del turismo più colpite sono l'ospitalità, la ristorazione, i parchi permanenti di divertimento, i bus turistici e linee di granturismo, gli impianti a fune, gli stabilimenti balneari, il settore termale, in ciascuna delle quali si registra una carenza di personale di migliaia di unità in una forbice percentuale generalmente compresa tra il dieci e il venti per cento;

    nel settore termale la carenza di personale sta, peraltro, ostacolando la fruizione del cosiddetto bonus terme, introdotto dopo la grave crisi patita dal settore nel corso della pandemia dal cd. decreto agosto e attualmente prorogato fino al prossimo 30 giugno;

    altrettanto allarmanti sono i dati relativi alla carenza di lavoratori stagionali nel comparto agricolo pari, secondo quanto dichiarato da Coldiretti, a circa centomila unità che sarebbero necessarie per garantire le campagne di raccolta estive; nella sola Regione Emilia-Romagna, secondo le stime della locale Confagricoltura, servirebbero cinque milioni di giornate lavorative per soddisfare il fabbisogno di manodopera nei frutteti;

    pur prescindendo dalle tradizionali criticità del lavoro stagionale, le carenze di personale rendicontate negli ultimi anni sono fortemente agevolate dall'istituzione del reddito di cittadinanza, che, nato «quale misura fondamentale di politica attiva del lavoro» per conseguire il dichiarato obiettivo di «incentivare l'assunzione di lavoratori giovani» si è rivelato disfunzionale rispetto all'obiettivo;

    con una incontrastata eterogenesi dei fini, la sua introduzione ha, infatti, determinato una malsana concorrenza tra reddito da lavoro, soprattutto a carattere temporaneo o interinale, e fruizione del sussidio, che dai dati Inps aggiornati al 2022 risulta che sia stato percepito, solo dall'inizio dell'anno, nella misura di almeno una mensilità pari a 585,99 euro in media, da oltre 3,2 milioni di persone;

    è di tutta evidenza che il reddito di cittadinanza non ha agevolato l'inserimento professionale dei disoccupati, ma piuttosto ha costituito un disincentivo all'assunzione, quantomeno quella regolare, come ad esempio è emerso anche dal servizio di Non è l'arena, andato in onda il 29 maggio 2022 su La7, nel quale due percettori del reddito hanno rifiutato un contratto di lavoro per conservare il sussidio promosso dal Movimento 5 Stelle, dichiarandosi favorevoli a lavorare in nero;

    come segnalato a più riprese anche dalle competenti associazioni di categoria, infatti, sono centinaia le testimonianze di imprenditori che si sono visti rifiutare delle proposte di assunzione proprio per non decadere dalla fruizione del reddito di cittadinanza;

    la decadenza dalla percezione del sussidio prevista in caso di mancata accettazione di un'offerta di lavoro congrua non costituisce, allo stato, un deterrente efficace, anche perché l'incontro tra domanda e offerta di lavoro avviene, in larga parte, nel mercato privato e al di fuori dell'intermediazione pubblica, e in questa chiave occorre che sia reso possibile per le aziende segnalare i percettori del beneficio che rifiutano un'offerta di lavoro congrua;

    oltre ad aver fallito come politica attiva del lavoro, l'erogazione del sussidio non ha rappresentato neanche la via per risolvere il problema dell'adeguatezza del reddito minimo, come pure si afferma nella «Relazione per paese 2022-Italia» della Commissione europea, nella quale si legge che «L'impatto in termini di riduzione della povertà delle prestazioni sociali (escluse le pensioni) registra uno dei valori più bassi dell'Unione europea (21 per cento rispetto alla media dell'Unione europea pari al 33,2 per cento)»; di fatto, per attribuire il beneficio anche a chi sarebbe perfettamente in grado di lavorare non sono stati, invece, aiutati davvero coloro che sono impossibilitati a farlo e che si ritrovano, di conseguenza, in uno stato di povertà;

    le difficoltà nel reperimento della manodopera rischiano di costituire un problema gravissimo per l'organizzazione della riapertura e potrebbero minare le aspettative di recupero delle aziende di questi due importanti settori, che, in assenza di misure adeguate e tempestive, rischiano di subire, dopo il danno della pandemia, anche quello di non poter agganciare al meglio il treno della ripresa a causa della indisponibilità di sufficienti maestranze;

    nella seduta del 15 giugno 2022 il Consiglio dei ministri ha adottato un pacchetto di misure «per la semplificazione delle procedure di ingresso dei lavoratori stranieri allo scopo di favorire, anche in relazione agli investimenti e agli obiettivi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, l'immissione di manodopera nei settori produttivi che hanno espresso il maggiore fabbisogno»;

    appare difficile comprendere le ragioni di tali misure laddove le stesse non siano subordinate alla previa verifica dell'impiego, nei citati settori produttivi, dei percettori del reddito di cittadinanza;

    alla questione della carenza di personale, che rende materialmente difficile la ripartenza di questi settori, si somma poi il problema dei rincari dell'energia, delle materie prime e di altri materiali assolutamente indispensabili per l'esercizio dell'attività d'impresa, come, ad esempio, i fertilizzanti in agricoltura, e, dall'altro lato, le difficoltà di approvvigionamento degli stessi beni;

    in particolare, il settore agro-alimentare è in sofferenza per il caro dei fertilizzanti, dei mangimi, dell'energia, delle terre rare e delle produzioni tecnologiche, nonché per l'aumento dei costi di trasporto e imballaggio e, in radice, per la scarsità di materie prime, resi più gravi dal crollo dei raccolti in Canada, primo Paese al mondo per produzione di grano tenero, e dall'invasione russa in Ucraina, che ha portato all'interruzione di tutti i canali di fornitura relativi all'area strategica del Mar Nero e al blocco temporaneo delle esportazioni di materie prime agricole dai due Paesi verso i mercati occidentali;

    in questo contesto di grave dipendenza alimentare ed energetica, variamente segnalato nel corso del 2021, era inevitabile che le variazioni di mercato avrebbero comportato rincari nella nostra Nazione, quantificabili, nel comparto mangimistico, nel 90 per cento; per l'orzo e la soia nel 40 e del 12 per cento; nel settore lattiero-caseario, nel 20 per cento; nel settore degli imballaggi e, più in generale, logistico, nel 30 per cento per il vetro, 15 per cento per il tetrapak, 35 per cento per le etichette, 45 per cento per il cartone, 60 per cento per i barattoli di banda stagnata, nel 70 per cento per la plastica. A questi aumenti devono aggiungersi quelli derivanti dal trasporto su gomma, superiori del 25 per cento, e dal trasporto marittimo, incrementati dal 400 al 1000 per cento;

    secondo il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'economia agraria l'attuale livello dei rincari e della conseguente speculazione va stimato in oltre 15.700 euro e sfiora i 47.000 euro per stalle da latte e i 99.000 euro per gli allevamenti di granivori, con un impatto che supera i 9 miliardi di euro; il danno economico che queste aziende nazionali stanno patendo, quindi, è serissimo: almeno una su dieci si dirige verso la cessazione dell'attività, considerato che solo il 10 per cento del prezzo del prodotto finale viene riconosciuto al produttore e che, in molti casi, sono addirittura costrette a lavorare in condizione di reddito negativo;

    oltre ad affossare le nostre imprese, questo aumento dei costi si converte in inflazione dei prodotti alimentari e grava, quindi, inesorabilmente sui consumatori finali, già vessati dalla dinamica di mancata crescita dei salari italiani a parità dei principali competitor europei;

    il rincaro di energia e materie prime pesano anche sul settore turistico-alberghiero, le cui potenzialità rischiano di uscire annichilite da costi sempre crescenti, sia fissi sia eventuali ma essenziali nell'attuale contesto di incontro della domanda e dell'offerta, nonché dalla decisione di mettere all'asta le concessioni demaniali per finalità turistico-ricreative;

    quanto ai costi fissi, solo parzialmente attenuati nel corso della pandemia da misure di sostegno, occorre tenere conto che per le imprese turistiche-alberghiere la questione dei rincari, specie energetici, ha un peso specifico maggiore, dal momento che di regola l'attività lavorativa a pieno regime non copre l'intero anno, ma solo alcuni periodi di esso;

    ai costi fissi si aggiungono quelli applicati dalle grandi online travel agencies (cosiddette «Ota») straniere, che oscillano tra il 12 e il 20 per cento della somma incassata come corrispettivo della fornitura del singolo servizio, che sono solo apparentemente costi facoltativi; infatti, in un sistema di offerta profondamente mutato, nel quale gli operatori tradizionali devono convivere con le piattaforme collaborative e i grandi player dell'intermediazione, è evidente che l'ospitalità sulle piattaforme del web è indispensabile e che, di conseguenza, l'eccessiva onerosità della commissione pagata, quando non osta all'accesso del piccolo imprenditore, sicuramente penalizza le strutture;

    drammatico per le imprese che gravitano nel settore e gestiscono in particolare stabilimenti balneari, porti turistici, alberghi e altri pubblici esercizi è stato anche l'impatto della decisione di arrestare al 31 dicembre 2023 l'efficacia delle concessioni demaniali per finalità turistico-ricreative attualmente in essere, in esito alla sentenza n. 18 del 2021 del Consiglio di Stato, che ha ritenuto gli atti di proroga rilasciati dall'amministrazione, finanche in seguito ad un giudicato favorevole, tamquam non essent, per asserito contrasto con norme europee direttamente applicabili della legge di bilancio per il 2019, che ne aveva disposto la prosecuzione fino al 2033;

    sull'errato presupposto interpretativo, in primo luogo, che questa concessione sia di servizi, anziché di beni e, in secondo luogo, che nel settore il numero delle autorizzazioni sia limitato dalla scarsità delle risorse, presupposto per l'applicazione della cosiddetta «direttiva Bolkestein», è stato operato un intervento di taglio lineare, assolutamente inadeguato e che sta comportando non solo il fallimento di migliaia di imprenditori, il cui affidamento sulla validità della norma statale doveva essere tutelato, ma anche l'abbandono e il degrado delle nostre coste;

    simili errori interpretativi sull'applicabilità dei principi espressi dalla «direttiva Bolkestein» coinvolgono anche altre due categorie fondamentali nel settore turistico vale dire gli esercenti la professione di guida e gli esercenti dei servizi di trasporto pubblico locale non di linea, testualmente esclusi, invece, dal campo di applicazione della direttiva dai considerando 17 e 21 nonché dall'articolo 2, paragrafo 2, lettera d), della medesima;

    ai problemi esposti e, in particolare, all'emergenza scaturita dalla carenza di personale deve essere data una soluzione in via immediata; infatti, come dichiarato proprio dal Ministro del turismo in occasione della presentazione della seconda edizione della ricerca «Comunicazione, media e turismo» appena un mese fa la domanda di servizi turistici è in crescita: «Per la prima volta dopo anni abbiamo un dato di riempimento delle strutture ricettive superiore di dieci punti percentuali rispetto alla Spagna che è il nostro concorrente più forte»; in particolare, «a maggio il Belpaese è al primo posto con il 32,5 per cento contro il 21,9 per cento della Spagna, mentre a giugno l'Italia è leader nell'andamento delle prenotazioni facendo meglio di Spagna, Francia e Grecia. Ottime premesse, ma l'industria turistica si scontra con il problema della carenza di personale, degli stagionali perché in vista dell'estate 2022 mancano 300-350 mila addetti»;

    le medesime considerazioni valgono per il comparto agricolo, che si trova in prossimità delle grandi campagne di raccolta e le cui inefficienze producono effetti preoccupanti proprio nel medio e nel lungo periodo, neutralizzando le prospettive di crescita del comparto e che rischiano di determinare la mancata commercializzazione dei nostri prodotti agricoli,

impegna il Governo:

1) al fine di garantire le condizioni per la ripresa e la crescita di questi fondamentali comparti dell'economia nazionale, ad assumere urgenti iniziative, anche di carattere normativo, volte a colmare le carenze di personale nel settore agro-alimentare e turistico-alberghiero, e, in tale ambito, a promuovere iniziative finalizzate:

  a) a prevedere che l'impiego dei percettori del reddito di cittadinanza secondo il meccanismo dei progetti utili alla collettività a titolarità dei comuni (cosiddetti «Puc») sia esteso anche alle attività svolte per garantire esigenze dirette e indirette dell'economia dei comuni e in favore delle imprese dei comparti di cui in premessa, ovvero che l'erogazione del reddito di cittadinanza sia sospesa fino alla totale copertura dei posti di lavoro vacanti nei comparti agricolo e turistico, destinando le risorse rivenienti da tale sospensione all'aumento delle pensioni sociali, degli assegni di invalidità e delle somme riconosciute a titolo di reddito di cittadinanza in favore dei soggetti che non possono lavorare;

  b) conseguentemente, in relazione a quanto previsto dalla lettera a), a sancire la decadenza dalla fruizione del reddito di cittadinanza per i soggetti che rifiutano di svolgere i progetti utili alla collettività a titolarità dei comuni ovvero non adempiano ad altre attività che devono svolgere a beneficio della collettività;

  c) sempre in funzione di quanto stabilito dalla lettera a), a stabilire la sospensione dal beneficio del reddito di cittadinanza nel caso in cui il percettore si renda irreperibile di fronte alla richiesta della competente amministrazione comunale della sua disponibilità a svolgere i progetti utili alla collettività a titolarità dei comuni;

  d) ad adottare le opportune modifiche normative volte a prevedere che, ai fini dell'erogazione del reddito di cittadinanza, rientrino nella nozione di offerta congrua le offerte di lavoro proposte ai beneficiari direttamente dai datori di lavoro privati, con particolare riferimento a quelli operanti nei settori di cui in premessa, e che la mancata accettazione dell'offerta debba essere comunicata dal datore di lavoro privato al centro per l'impiego competente per territorio ai fini della decadenza dal beneficio;

  e) a verificare quali misure siano state adottate dagli uffici di collocamento e dall'Inps in relazione alle politiche attive del lavoro, che dovrebbe rappresentare uno dei pilastri del reddito di cittadinanza, per colmare le carenze di personale nei settori economici di cui in premessa;

  f) a subordinare la determinazione del numero di lavoratori stranieri da includere nel prossimo «decreto flussi» per colmare le carenze di lavoratori nei già citati settori produttivi alla preventiva rigorosa verifica della possibilità di destinare alla medesima finalità i percettori del reddito di cittadinanza;

  g) a disporre la reintroduzione dei voucher per i lavoratori impiegati nel settore agricolo e nel settore turistico-alberghiero;

2) ad assumere iniziative per garantire alle filiere nazionali agro-alimentari un adeguato sostegno, in primo luogo attraverso la diversificazione delle fonti di approvvigionamento di materie prime agricole e dei prodotti indispensabili allo svolgimento dell'attività d'impresa, adottando, al contempo, tutte le misure necessarie per garantire la redditività dei produttori a fronte dei continui rincari di mercato;

3) ad assumere le necessarie iniziative presso i competenti tavoli europei, volte al contenimento dei costi dell'energia, delle materie prime e degli altri beni e prodotti indispensabili allo svolgimento dell'attività d'impresa, e al contrasto delle attività di speculazione in corso sui mercati delle materie prime agricole;

4) ad adottare iniziative per prevedere come parametri di accesso per le misure di sostegno a favore dei settori economici di cui in premessa colpiti dalle ripercussioni della guerra tra Russia e Ucraina la variazione dei costi fissi in relazione all'energy crunch e la corrispondente variazione di fatturato rispetto alla fase antecedente al conflitto o, se più favorevole al beneficiario, antecedente alla pandemia da COVID-19;

5) a elaborare e proporre nelle competenti sedi europee le modifiche al Piano nazionale di ripresa e resilienza, ai sensi dell'articolo 21 del regolamento (UE) n. 2021/241, volte a permettere una più efficiente allocazione delle risorse nei comparti del turismo e agroalimentare a fronte della crisi economica in atto;

6) a promuovere l'apertura dei necessari tavoli europei per rimodulare in modo organico le iniziative quali Next Generation EU, Green New Deal, REPowerEU e la politica agricola comune e, ove applicabile e necessario, la politica comune della pesca, nell'ottica dell'incentivo alla produzione nazionale di prodotti alimentari e dell'abbandono di strategie energetiche eccessivamente dannose per i comparti industriali europei del settore agroalimentare fronteggiando le gravi ripercussioni sulle fasce di popolazione meno abbienti conseguenti alla crisi internazionale di energia e materie prime;

7) ad adoperarsi in sede europea al fine di sostenere l'inapplicabilità della direttiva 2006/123/CE al settore delle concessioni demaniali marittime, fluviali e lacuali per finalità turistico-ricreative, rilevando altresì che, ex articolo 195 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in materia di turismo, l'Unione europea può limitarsi soltanto ad una politica di accompagnamento e richiedendo un trattamento equo e non discriminatorio rispetto ad altri Stati europei, come Spagna e Portogallo, che hanno prorogato le concessioni senza alcuna contestazione da parte dell'Unione europea;

8) ad assumere ogni iniziativa di competenza per escludere le guide turistiche dall'ambito di applicazione della «direttiva Bolkestein», a salvaguardia dell'interesse prevalente alla tutela del patrimonio artistico-culturale della Nazione e delle competenze professionali che vi operano, e per escludere gli operatori di trasporto pubblico locale non di linea, in considerazione dell'importante ruolo che essi svolgono nel comparto turistico, da forme di liberalizzazione già escluse dalla stessa normativa europea;

9) ad adottare le opportune iniziative, anche normative, per ridurre i costi fissi delle imprese che gravitano nel settore turistico-alberghiero nonché per promuovere la digitalizzazione dell'offerta turistica per chi ancora non riesce a essere visibile e accessibile in rete o trova eccessivamente onerose le commissioni pagate alle on-line travel agency (Ota) e per ridurle.
(1-00671) «Lollobrigida, Meloni, Albano, Bellucci, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, De Toma, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Foti, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Giovanni Russo, Rachele Silvestri, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Vinci, Zucconi».

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni VIII e IX,

   premesso che:

    la Commissione europea nel corso dell'anno precedente, ha confermato in diverse occasioni, come l'idrogeno verde può rappresentare la chiave per accompagnare l'Europa verso l'obiettivo delle emissioni zero entro il 2050, aggiungendo inoltre, che tale vettore energetico può costituire anche un sostegno prezioso, per accompagnare i Paesi dell'Unione fuori dalla crisi economica del COVID-19, attraverso un intenso programma di investimenti e la creazione di nuovi posti di lavoro;

    la stessa Commissione ha altresì indicato, all'interno di un documento programmatico, come i punti sull'idrogeno condivisi a livello comunitario, rappresentano dei traguardi ambiziosi a livello continentale, oltre che un ruolo trainante su scala globale in grado di assumere tale vettore, nel percorso verso la decarbonizzazione e la neutralità climatica per un'energia pulita;

    il nostro Paese in tale ambito, ha compreso la necessità d'integrare gli interventi in favore dell'idrogeno nei piani energetici e di sviluppo nazionale, utilizzando i finanziamenti per i progetti stabiliti, pari a 3,64 miliardi di euro dal Piano nazionale di ripresa e resilienza – PNRR, che puntano a sostenere l'industrializzazione delle tecnologie per la produzione e l'utilizzo dell'idrogeno, la creazione di un'infrastruttura dedicata per la mobilità e progetti di valli dell'idrogeno, in cui si esprime a livello locale il concetto di filiera e l'utilizzo di tale vettore energetico con le possibili sinergie;

    dal punto di vista ambientale l'Italia, in conformità con il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (contenuto all'interno della più ampia agenda ambientale dell'Unione europea e della strategia per l'idrogeno dell'Unione europea pubblicata lo scorso anno), nell'ambito della strategia a lungo termine per una completa decarbonizzazione nel 2050, ha sostenuto le politiche economicamente competitive, in grado di realizzare una riduzione netta delle emissioni di gas a effetto serra, in modo da rendere l'industria pesante neutra dal punto di vista climatico, ove non esistano possibilità di riduzione diretta delle emissioni;

    al riguardo, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici tenutasi a Glasgow lo scorso anno, che si è conclusa dopo due settimane di negoziati tra le parti, ha fatto registrare notevoli progressi, in relazione agli impegni intrapresi per aumentare i contributi finanziari, aiutare i Paesi in via di sviluppo e contrastare i cambiamenti climatici e la riduzione diretta delle emissioni, (sebbene sia stata condivisa la necessità di maggiori sforzi per raggiungere gli obiettivi di 1,5 gradi Celsius);

    in tale ambito, (come già suesposto) l'idrogeno assume un ruolo essenziale, come vettore energetico chiave ai fini della decarbonizzazione, ponendosi come opzione tecnologica sul mercato globale, nella consapevolezza di essere in grado di rivoluzionare il nostro sistema energetico, (basato ancora sui combustibili fossili) e ridurre le emissioni di gas serra almeno per il 50 per cento e verso il 55 per cento entro il 2030, in un modo sostenibile anche dal punto di vista degli oneri;

    le decisioni assunte in ambito europeo, verso una tabella di marcia per l'idrogeno pulito, le strategie adottate a livello continentale orientate ad investire sull'idrogeno per un'Europa climaticamente neutra verso l'integrazione del sistema energetico, rafforzano pertanto la convinzione di come sia necessario imprimere per il nostro Paese, ulteriori sforzi e accelerazioni, per definire un quadro regolatorio abilitante, da affiancare ai fondi messi a disposizione dal PNRR, in grado di consentire al sistema delle imprese che operano nel settore, di operare all'interno di un quadro strategico semplice e chiaro in cui muoversi e investire sulle progettualità legate alle innovazioni e alla ricerca e allo sviluppo;

   a tal fine, attraverso i fondi nazionali con programmi e progetti dedicati tramite le risorse previste dal PNRR e Mission Innovation (solo per citare un esempio) si ravvisa la necessità per l'Italia di definire il proprio ruolo e gli obiettivi intermedi da ricoprire nel panorama europeo e mondiale, nei riguardi del sistema delle imprese e degli operatori del settore operanti nel settore ambientale, delle reti di trasporto e della mobilità sostenibile, attivando uno specifico «tavolo sull'idrogeno», composto dai rappresentanti dei Ministeri della transizione ecologica e delle infrastrutture e della mobilità sostenibili e i principali stakeholder nazionali interessati allo sviluppo e alle applicazioni di tale vettore;

    in ambito trasportistico, l'utilizzo dell'idrogeno, se accompagnato a misure normative snelle e di facile impatto, rappresenta al riguardo, un'occasione unica per accelerare la transizione globale verso un'economia a basse emissioni di carbonio di CO2 nel settore, (garantendo importanti potenzialità per il sistema industriale italiano), sia per frenare la dipendenza dalle importazioni di petrolio e guidare il passaggio a fonti energetiche interne e rinnovabili, che per incentivare nuove forme di mobilità sostenibile nel territorio nazionale, nel quadro delle misure di riduzione delle emissioni indicate dalla Commissione europea all'interno del Green Deal europeo;

    nel settore del trasporto leggero, ma anche in quello pesante, lo sviluppo dell'idrogeno (come peraltro ribadito anche in sede comunitaria) può rappresentare una soluzione valida ed efficace, in quanto utilizzato come materia prima o fonte di energia nei processi industriali, (decarbonizzando settori in cui l'elettrificazione diretta non è tecnologicamente possibile o competitiva, nonché per lo stoccaggio di energia per bilanciare il sistema energetico, ove necessario), svolgendo così un ruolo significativo per una mobilità alternativa, competitiva e sostenibile; in questo quadro, i veicoli alimentati a idrogeno, possono costituire una valida alternativa per sostituire gli attuali veicoli a gasolio, in particolare per le lunghe percorrenze;

    in tale scenario, tale vettore energetico sta affrontando nel settore dei trasporti, una fase di transizione verso la decarbonizzazione molto delicata: da una parte, gli obiettivi imposti a livello europeo si scontrano infatti con una realtà industriale dei produttori di veicoli, dall'altra, le aziende della logistica devono fare i conti con un cambiamento di paradigma;

    al riguardo, si evidenzia che la logistica all'interno della componente trasporti rappresenta una parte economica e commerciale importante; si auspica che l'utilizzo di tale combustibile alternativo nelle sue diverse applicazioni possa contribuire notevolmente alla riduzione delle emissioni di CO2 totali del settore, garantendo brevi tempi di ricarica ed elevate autonomie di percorrenza;

    in tale contesto, gli ecosistemi quali porti, aeroporti e interporti rappresentano luoghi ideali di aggregazione della domanda di trasporto di merci e passeggeri, in cui sfruttare economie di scala e sinergie per sviluppare soluzioni economiche e produttive importanti per il sistema-Paese;

    l'idrogeno in qualità di fonte energetica pulita e rinnovabile, inserendosi all'interno del predetto scenario, può assumere una funzione primaria anche nel campo della logistica, offrendo una soluzione a zero emissioni e al contempo flessibile per le diverse tipologie di mobilità flotte di automobili e autobus, treni, camion, navi e veicoli per la movimentazione materiali, ma anche per la produzione di energia negli stessi poli logistici;

    al riguardo, gli interventi contenuti all'interno della legge 30 dicembre 2021, n. 234 – legge di bilancio 2022, attraverso l'istituzione di un fondo nello stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibile, per la strategia di mobilità sostenibile, le cui risorse (che ammontano complessivamente a 2 miliardi di euro per il periodo 2023-2034) saranno destinate, tra l'altro, per l'acquisto di treni a idrogeno sulle linee ferroviarie non elettrificate, confermano la volontà del Governo di proseguire la direzione di investire su tale vettore energetico, attraverso la decarbonizzazione del trasporto e lo sviluppo di una filiera territoriale dell'idrogeno, in grado di creare un alto valore aggiunto in termini ambientali, economici e sociali, facilitando al contempo la sua rapida introduzione sul mercato;

    così pure all'articolo 23 del decreto-legge n. 36 del 2022 mira a promuovere la produzione e l'impiego di idrogeno rinnovabile dando contestuale attuazione alla milestone prevista dalla misura M2C2, riforma 3.2 del Piano nazionale di ripresa e resilienza, la quale prevede, entro giugno 2022, l'adozione di norme di semplificazione fiscale per l'idrogeno verde. L'articolo prevede in particolare che il consumo di energia elettrica da fonti rinnovabili in impianti per la produzione di idrogeno verde, nei casi ivi specificati, non sia soggetto al pagamento degli oneri generali di sistema. Inoltre, l'idrogeno ottenuto con l'impiego di fonti rinnovabili non è ricompreso nel novero dei prodotti energetici che sono elencati nell'articolo 21 del testo unico di cui al decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504, in materia di accise e quindi non risulta, in linea generale, sottoposto ad accisa ai sensi del medesimo testo unico, se non direttamente utilizzato in motori termici come carburante;

    la realizzazione d'infrastrutture per gli impianti di rifornimento per il settore stradale, ferroviario e marittimo (la cui assenza costituisce un evidente gap con gli altri Paesi europei, quali Francia, Germania e Olanda, nel settore dei trasporti) considerate indispensabili, al fine di promuovere un'adeguata integrazione tra la tecnologia dell'idrogeno e le infrastrutture e i servizi di trasporto, accompagnate da un quadro regolatorio, volto alla tempestiva pianificazione sui tempi e i luoghi strategici in cui realizzare tali stazioni, rappresentano un'esigenza urgente e indifferibile, in grado di accelerare la svolta in campo energetico ambientale e nel settore dei trasporti (in coerenza con il decreto legislativo 16 dicembre 2016, n. 257, di recepimento della direttiva europea per lo sviluppo dell'infrastruttura per i combustibili alternativi (DAFI-2014/94/Ue), nonché con le risorse finanziarie previste), al fine di consolidare la posizione dell'Italia nel panorama in evoluzione in ambito europeo, per un'economia dell'idrogeno sostenibile e competitiva,

impegnano il Governo:

   a proseguire nella direzione intrapresa, in ambito nazionale ed europeo, finalizzata a sostenere la trasformazione energetica, l'uso delle fonti rinnovabili e dell'idrogeno verde, nel contesto industriale e dei trasporti;

   ad assumere iniziative, in particolare, per prevedere la promozione dell'idrogeno da fonti rinnovabili, cosiddetto verde, nel mix energetico nazionale e nei settori hard to abate, dove il vettore elettrico risulta di non facile applicazione, adottando a tal fine misure di semplificazione amministrativa per gli investimenti nella costruzione e nell'esercizio degli elettrolizzatori e degli impianti a fonti rinnovabili ad essi collegati;

   a definire, d'intesa con le regioni e le autonomie locali, un quadro d'interventi, finalizzato alla realizzazione d'infrastrutture di rifornimento, individuando le stazioni operative su scala nazionale, sia nell'ambito del trasporto su strada, che ferroviario e marittimo, in particolare all'interno degli hub portuali, al fine di promuovere la produzione di idrogeno e incentivare la domanda;

   ad assumere iniziative per introdurre un quadro regolatorio e autorizzativo per lo sviluppo dell'idrogeno verde, in favore del settore ambientale e dei trasporti, semplice e snello, di rapido impatto per gli operatori del settore, al fine di evitare lungaggini e complicazioni burocratiche, i cui effetti rallentano i progetti di investimento e ostacolano la crescita della domanda;

   a sostenere le imprese che operano nel settore dell'idrogeno e delle pile a combustibile, che investono nella mobilità sostenibile e nelle infrastrutture viarie, attraverso l'introduzione di nuove tecnologie pulite in grado di ridurre i livelli di emissioni climalteranti e inquinanti legate al trasporto;

   ad adottare iniziative per prevedere, nel corso della presente legislatura, ulteriori misure volte a potenziare il quadro degli interventi già previsti, volti all'incentivazione della mobilità sostenibile legata all'idrogeno, con progetti mirati a velocizzare l'aumento progressivo della mobilità a zero emissioni, nell'ambito del trasporto stradale sia leggero, che in particolare pesante su gomma, oltre che ferroviario, marittimo e della logistica in precedenza indicati;

   ad adottare iniziative volte ad introdurre misure agevolative, anche di natura fiscale, per gli investimenti in tecnologie ambientali pulite finalizzate alla riduzione dei gas serra e delle emissioni inquinanti e degli impianti nelle aree del Mezzogiorno, in favore delle imprese del settore dell'idrogeno, che promuovono le infrastrutture di trasporto stradale, in particolare quello pesante, ferroviario e portuale, secondo criteri di sostenibilità economica, allo scopo di favorire il benessere dei cittadini e la produttività dei territori, riducendo al contempo le emissioni;

   a promuovere interventi in favore degli operatori del settore marittimo e portuale, attraverso iniziative, anche tramite progetti pilota, finalizzate alla realizzazione di centri di produzione e di stazioni di rifornimento nelle aree portuali, in coerenza con gli obiettivi previsti dal programma europeo «Horizon 2020 Green Ports», per lo sviluppo di sistemi di distribuzione innovativi di ammoniaca verde per l'approvvigionamento di idrogeno, al fine di azzerare le emissioni di anidride carbonica;

   a stabilire un tavolo di confronto, promosso dai Ministeri della transizione ecologica e delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, con i principali operatori del settore e le associazioni interessate allo sviluppo e alle applicazioni di tale vettore nella mobilità, al fine di definire un programma di interventi, coinvolgendo tutta la filiera interessata, affinché lo sviluppo dell'idrogeno rappresenti un pilastro fondamentale, in grado di contribuire alla decarbonizzazione del settore dei trasporti e alla creazione di opportunità di crescita economica e tecnologica.
(7-00852) «Bruno Bossio, Pellicani».


   Le Commissioni XII e XIV,

   premesso che:

    la politica dell'Unione europea in materia di salute, in conformità con quanto prescritto dall'articolo 168 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea e ad integrazione e completamento delle politiche nazionali, intende tutelare e migliorare la salute, garantire la parità di accesso a un'assistenza sanitaria moderna ed efficiente per tutti i cittadini europei e coordinare le gravi minacce sanitarie che coinvolgono più di un Paese dell'Unione europea;

    la pandemia di COVID-19 ha dimostrato l'importanza del coordinamento tra i Paesi europei per proteggere la salute delle persone e migliorare la preparazione in vista di nuove minacce per la salute a carattere transfrontaliero. La Commissione europea ha raccolto tale sfida e nella Comunicazione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni dell'11 novembre 2020, ha presentato i primi elementi costitutivi di una Unione europea della salute, adempiendo all'obbligo di garantire elevati livelli di protezione della salute umana, come sancito nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea;

    l'obiettivo è quello di rafforzare la cooperazione tra i Paesi membri nel settore salute con azioni efficaci che mirino a rendere i sistemi sanitari europei resilienti e preparati ad affrontare le sfide crescenti: a fronte dell'esperienza della pandemia da COVID-19 che ha messo a dura prova i sistemi sanitari degli Stati membri e che ha evidenziato criticità nelle catene di approvvigionamento mondiale oltre che europeo, la Commissione europea ha quindi invitato al rafforzamento delle strutture e dei meccanismi esistenti per migliorare la protezione, la prevenzione, la preparazione e la risposta, a livello dell'Unione europea, ai rischi per la salute umana, raccomandando altresì l'istituzione di un quadro rafforzato per la cooperazione transfrontaliera contro tutte le minacce sanitarie, al fine di proteggere meglio le vite umane, nonché un rafforzamento del ruolo dell'Unione nel coordinamento e nella cooperazione sia tra gli Stati membri sia a livello internazionale per migliorare la sicurezza sanitaria;

    elemento chiave nella costruzione di un'Unione europea della salute è la nuova Strategia farmaceutica per l'Europa, adottata dalla Commissione europea il 25 novembre 2020, allo scopo di promuovere l'accesso dei pazienti a medicinali innovativi e a prezzi accessibili, di sostenere la competitività e la capacità innovativa dell'industria farmaceutica europea e di sviluppare un'autonomia strategica aperta, garantendo robuste catene di approvvigionamento, affrontando nel contempo le carenze del mercato, per consentire all'Europa di soddisfare le sue esigenze, anche in tempi di crisi. Nell'ambito della strategia farmaceutica per l'Europa, e sulla base degli insegnamenti tratti dalla pandemia di COVID-19, la Commissione ha previsto di valutare e rivedere la legislazione generale dell'Unione europea sui medicinali per uso umano, al fine di garantire un sistema normativo a prova di crisi e adeguato alle esigenze future, nel 2022;

    il 20 dicembre 2021, il Consiglio ha quindi raggiunto un accordo politico sul regolamento che permette di attivare contromisure mediche urgenti e mirate tramite la nuova Autorità europea per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie (Hera) in caso di nuove crisi sanitarie nell'Unione europea. Le misure previste sono volte, in particolare, ad agevolare l'acquisto di medicinali, vaccini e materie prime, ad attivare finanziamenti di emergenza e a consentire il monitoraggio degli impianti produttivi in caso di nuove crisi sanitarie. Il 10 febbraio 2022, Hera che dovrebbe diventare pienamente operativa nel corso di quest'anno, ha presentato il suo primo piano di lavoro per il 2022, con una dotazione di 1,3 miliardi di euro;

    nel quadro della costruzione dell'Unione europea della salute, la Commissione europea ha quindi proposto, per il periodo 2021-2027, il programma «EU4Health», entrato in vigore il 26 marzo 2021. Con una dotazione pari a 5,1 miliardi di euro, si tratta del più ampio programma d'azione mai realizzato dall'Unione europea in ambito sanitario in termini di risorse finanziarie, volto a garantire un livello elevato di protezione della salute umana in tutte le politiche e le attività dell'Unione, in linea con l'approccio «One Health», sostenendo la lotta contro le minacce sanitarie a carattere transfrontaliero e potenziando la preparazione e la capacità dell'Unione di rispondere efficacemente alle crisi sanitarie future;

    anche la Conferenza sul futuro dell'Europa, lanciata il 9 maggio 2021 per sensibilizzare i cittadini e creare un forum per rispondere alle loro preoccupazioni e priorità, ha costituito una piattaforma ottimale per rilanciare il dibattito sulla futura evoluzione del ruolo dell'Unione europea nel campo della salute, per promuoverlo efficacemente e per renderlo all'altezza delle loro aspettative nei confronti dell'Unione;

    secondo un'indagine condotta dal Parlamento europeo nella seconda metà del 2020, i cittadini europei hanno espresso l'aspettativa di un ruolo più attivo dell'Unione europea nel tutelare la loro salute, in particolare per quanto riguarda la protezione dalle minacce sanitarie che oltrepassano i confini nazionali, ponendo la salute pubblica in cima alla lista delle priorità;

    il 4 maggio 2022, il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione sul seguito da dare alle conclusioni della Conferenza sul futuro dell'Europa, nella quale ricorda la capacità dimostrata dall'Unione europea nell'agire e nel promuovere soluzioni innovative e comuni anche nel settore della salute, in risposta alla pandemia, evidenziando la necessità che tali azioni positive debbano essere trasformate in un nuovo quadro istituzionale e politico permanente. Si ritiene, inoltre, che le conclusioni suddette esigano una modifica dei Trattati e che una maggiore integrazione politica, nonché un'autentica democrazia, possano essere conseguite conferendo un diritto di iniziativa legislativa al Parlamento europeo e abolendo l'unanimità in seno al Consiglio;

    dopo un anno di discussione e collaborazione tra cittadini e istituzioni, il 9 maggio 2022 in occasione della Giornata dell'Europa, la Conferenza sul futuro dell'Europa ha concluso i suoi lavori e i presidenti del Parlamento europeo, della Commissione e del Consiglio hanno ricevuto la relazione finale con le 49 proposte di riforma dell'Unione europea ed oltre 320 misure destinate alle istituzioni in nove ambiti tematici, tra i quali la salute;

    tra le proposte elaborate figura l'azione volta a rafforzare la resilienza e la qualità dei nostri sistemi sanitari, in particolare attraverso la creazione di uno spazio europeo dei dati sanitari, il consolidamento dell'autonomia strategica a livello dell'Unione europea con la conseguente riduzione della dipendenza da Paesi terzi per quanto concerne i medicinali (in particolare riguardo ai principi attivi) e i dispositivi medici (comprese le materie prime);

    in particolare, proprio lo spazio europeo dei dati sanitari (Ehds) rappresenta uno frumento fondamentale verso un'Unione sanitaria europea, fornendo ai cittadini la possibilità di controllare e utilizzare i propri dati sanitari in tutta Europa, promuovendo un mercato unico dei servizi e dei prodotti digitali in campo sanitario;

    con l'obiettivo di stabilire un diritto alla salute e assicurare a tutti i cittadini europei l'accesso universale e paritario a un'assistenza sanitaria a prezzi accessibili, preventiva, terapeutica e di qualità, la relazione suggerisce inoltre la definizione di norme sanitarie minime comuni a livello dell'Unione europea che contemplino anche la prevenzione, l'accessibilità e la prossimità delle cure, tenendo pienamente conto del principio di sussidiarietà e del ruolo chiave degli attori locali, regionali e nazionali in materia di salute e garantendo la capacità di agire a livello dell'Unione europea quando il diritto alla salute viene affrontato in maniera più efficace a tale livello. Si prevedono, inoltre, un processo decisionale più rapido e solido sui temi chiave, migliorando la governance europea per lo sviluppo dell'Unione europea della salute, e l'inclusione della salute e dell'assistenza sanitaria tra le competenze condivise tra l'Unione europea e gli Stati membri modificando l'articolo 4 del Tfue;

    con la Dichiarazione di Versailles, resa in occasione della riunione informale del 10 e dell'11 marzo 2022 i Capi di Stato e di Governo dei Paesi membri dell'Unione europea hanno riaffermato il loro sostegno all'innovazione e ad una produzione europea sostenibile di medicinali a prezzi accessibili, all'accelerazione della registrazione dei fornitori europei, al finanziamento della ricerca e dello sviluppo, al potenziamento della capacità di produzione di prodotti critici per rispondere alle crisi sanitarie, anche tramite l'Hera e all'affermazione dell'Europa quale leader nel campo dei biofarmaci;

    il 19 maggio 2022 in una dichiarazione congiunta resa in occasione della riunione ministeriale dello sviluppo e della salute del G7, i commissari europei Kyriakides e Urpilainen hanno annunciato l'avvio dei lavori su una nuova strategia globale dell'Unione europea in materia di salute. Vi si afferma la necessità, in seguito agli sviluppi degli ultimi anni, compresa la crisi conseguente alla pandemia da COVID-19, di migliorare i sistemi sanitari per prevenire e rispondere in modo più efficace alle minacce per la salute globale, nonché per affrontare le malattie infettive e trasmissibili, ridurre le disuguaglianze e proseguire lungo la strada della copertura sanitaria universale, attraverso solide partnership sanitarie strategiche con altre regioni del mondo e in un'ottica One Health,

impegnano il Governo:

   ad assumere un ruolo strategico nei tavoli istituzionali europei nell'ambito di un dialogo costruttivo con la Commissione europea e gli Stati membri finalizzato alla revisione delle politiche sanitarie, di governance e di programmazione sanitaria dell'Unione europea;

   nel quadro della costruzione dell'Unione europea della salute, ad avanzare e sostenere la proposta, in seno alle competenti sedi decisionali europee, di creare un quadro istituzionale e politico permanente per l'adozione di misure comuni e coordinate di sanità pubblica, condivise a livello europeo, ivi inclusa la possibilità di avviare una procedura di revisione ordinaria dei Trattati attuali ai sensi dell'articolo 48 del Trattato sull'Unione europea per un'Unione della salute più solida e rafforzata;

   a sostenere altresì la necessità di dare piena attuazione e rapida operatività al piano di lavoro della nuova Autorità europea per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie (Hera), al fine di rafforzare, con misure e programmi concreti, la capacità di preparazione e di risposta all'interno dell'Unione europea di affrontare le vulnerabilità e le dipendenze strategiche e di contribuire a consolidare l'architettura globale per le emergenze sanitarie;

   a promuovere l'attuazione delle proposte emerse dalla Conferenza sul futuro dell'Europa nel settore della salute, informando costantemente il Parlamento sulle iniziative che si intenderanno adottare e garantendo un'interlocuzione maggiore con le Commissioni parlamentari competenti;

   a sostenere la proposta di aggiornamento della strategia globale dell'Unione europea in materia di salute, risalente al 2010, e ad incentivare una maggiore cooperazione per la realizzazione di una European strategy for global health, compresa la proposta di creazione di uno spazio europeo dei dati sanitari, per garantire un elevato livello di protezione della salute nell'Unione europea.
(7-00855) «Ianaro, De Luca, Carnevali, Lorenzin, Siani, Pini, Rizzo Nervo, Sensi».


   L'VIII Commissione,

   premesso che:

    l'organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) ha classificato l'Italia come un Paese soggetto a stress idrico medio-alto;

    gran parte degli impatti dei cambiamenti climatici sono riconducibili ad alterazioni del ciclo idrologico dovute principalmente all'aumento delle temperature, alla riduzione della copertura nevosa e all'alta variabilità stagionale delle precipitazioni. Questi fenomeni sono ulteriormente aggravati, nelle aree urbane, dalla diffusa impermeabilizzazione dei suoli che ne mina le capacità di regolazione dei deflussi idrici;

    tali alterazioni avranno conseguenze sulla sicurezza idrica fondamentale per le popolazioni, per la competitività delle imprese e per la tutela dell'ambiente naturale e della biodiversità;

    sempre più spesso si verificano, in varie zone d'Italia, situazioni anomale connesse all'alternarsi di eventi meteorologici estremi di grande intensità e violenza con periodi di forte siccità. Tali eventi, legati ai mutamenti climatici in corso, sollecitano politiche più efficaci sia sul fronte della mitigazione dei processi in atto, sia sul fronte dell'adattamento agli stessi;

    in particolare, da diversi mesi la situazione nel nord Italia è drammatica. Il 10 giugno 2022 si è svolta una seduta straordinaria dell'Osservatorio permanente sulle crisi idriche, convocata dall'Autorità distrettuale del fiume Po che ha unito tutte le regioni del distretto, Protezione civile del distretto, MiTE, Ispra e i portatori di interesse pubblici e privati per fare il punto sullo stato idrologico dell'area padana;

    dalla seduta è emerso il persistere di un contesto ancora estremamente difficile che vede un progressivo deficit di risorsa disponibile per tutti gli usi. E allo scenario molto critico si aggiunge la previsione di mancanza di piogge e il persistere di alte temperature sopra la media;

    dalla nota informativa pubblicata sul sito dell'Autorità di bacino distrettuale del fiume Po si legge che: «Il quadro complessivo proiettato – che registra la peggior crisi da 70 anni ad oggi – è rappresentato da un insieme di indicatori idro-meteo-climatici tutti con il segno meno e con un fabbisogno per gli usi civili, irrigui e ambientali assolutamente più alto in questa stagione all'approssimarsi dei mesi estivi. La neve sulle Alpi è totalmente esaurita in Piemonte e Lombardia; i laghi, a partire dal Lago Maggiore, sono ai minimi storici del periodo (eccetto il Garda); la temperatura è più alta fino a due gradi sopra la media; la produzione di energie elettrica è in stallo; le colture, nonostante l'avvio tardivo di 15 giorni della pratica dell'irrigazione (esempio in Lombardia), sono tutt'ora in sofferenza; così come si accentua, con inevitabili danni ambientali a biodiversità e habitat, la risalita del cuneo salino a oltre 10 km dalla Costa Adriatica e con un utilizzo all'80% a 15 km dal mare»;

    in particolare, la risalita del cuneo salino causato dall'erosione costiera e accentuato dalla siccità, con conseguente riduzione dell'apporto idrico, o da errate opere di drenaggio che riducono l'apporto di materia naturale dei fiumi, entrando nell'entroterra mette a rischio migliaia di ettari e le aziende agricole che operano sul territorio verso la costa (soprattutto sul delta del Po), a causa della presenza di maggiori valori di salinità sia nelle acque necessarie per l'irrigazione, sia in quelle di falda altrettanto importanti;

    la situazione generale – si legge sempre nel bollettino – non regala facili ottimismi per i prossimi mesi in cui si prospetta una scarsità persistente della risorsa e una mancanza di precipitazioni corredata da alte temperature. Per ora il grado di severità della siccità nel distretto è grave o estremamente grave con colorazione arancione in assenza di precipitazioni;

    per una gestione resiliente di questa crisi idrica straordinaria, nel corso di tale seduta è stato convenuto che il comparto idroelettrico, indipendentemente dalle concessioni legislative, ha dato disponibilità a sostenere il settore primario dell'agricoltura in caso di manifesta necessità produttiva; i Grandi laghi confermano la possibilità di scendere sotto i livelli minimi di invaso per contribuire ad alimentare con continuità e per quanto possibile i corsi d'acqua di valle sia per finalità irrigue che per il mantenimento dell'habitat e della biodiversità e, nell'ottica della massima trasparenza e per una condivisione unitaria delle scelte strategiche di adattamento al clima e alla situazione idrologica contingente, ogni quantitativo percentuale così come ogni decisione territoriale con potenziali effetti sulla risorsa sarà condivisa prontamente tra tutti i partner e utilizzatori;

    alcune regioni, hanno già adottato provvedimenti, in particolare, Lombardia, Emilia-Romagna e Piemonte, applicando anticipatamente, in talune aree, il cosiddetto Deflusso minimo vitale (Dmv) estivo che consentirà di prelevare e accumulare più acqua in caso di precipitazioni;

    secondo gli ultimi dati pubblicati nel rapporto statistico Gse 2020 «Energia da fonti rinnovabili in Italia», nel nostro Paese ci sono 4.503 impianti idroelettrici per una potenza di 19.106 MW, pari al 34 per cento del totale di energia prodotta da fonti rinnovabili. La mancanza di acqua influisce direttamente anche sulla produzione di energia di queste centrali: alcune sono ferme, altre hanno limitato la produzione rispetto alla potenza totale. Gli operatori che sono riusciti a mantenere almeno in parte la produzione temono l'aggravarsi degli effetti della siccità nei mesi estivi;

    la grave siccità tocca da vicino anche le esigenze delle centrali termoelettriche. Terna, nel corso della riunione del 10 giugno 2022 «in prospettiva delle prossime settimane» ha attestato «la progressiva scarsità di risorsa utile per il raffreddamento adeguato delle centrali elettriche». La situazione per ora sarebbe ancora sotto controllo ma ovviamente potrebbe destare allarme in assenza di adeguate precipitazioni nel prossimo futuro;

    d'altronde, è la stessa Strategia italiana di lungo termine sulla riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra di gennaio 2021, a dire che gli impatti sulle disponibilità idriche dovute ai cambiamenti climatici potrebbero creare anche ulteriori problemi sui prelievi fluviali, relativamente al mantenimento dei flussi minimi vitali a cui è legato il raffreddamento degli impianti termoelettrici; occorre quindi evitare un conflitto fra la richiesta idrica per il raffreddamento delle centrali termoelettriche e per le centrali idroelettriche, l'agricoltura affetta da una durissima siccità e gli approvvigionamenti per uso domestico;

    è quindi evidente come risulti strategico realizzare infrastrutture di accumulo idrico durante gli eventi meteorologici estremi, sia come protezione del territorio a valle, sia come riserva per i lunghi periodi di siccità attesi al fine di supplire, almeno in parte, alla mancanza futura dell'apporto dovuto allo scioglimento dei ghiacciai. I bacini di accumulo potrebbero produrre anche un aumento delle potenzialità di produzione idroelettrica, tanto più importanti in questo momento di crisi energetica legata alla guerra in Ucraina e in vista della necessaria decarbonizzazione;

    sempre nella Strategia Italiana di lungo termine sulla riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra vengono indicate, fra le azioni di adattamento l'incremento della connettività delle infrastrutture idriche; l'aumento della capacità di ritenzione ed accumulo attraverso la realizzazione di laghetti, piccoli invasi e vasche, al fine di ridurre la pressione sulle falde sotterranee; il risanamento del sistema fluviale, assicurando la funzionalità idraulica, capace di espletare le necessarie caratteristiche funzioni e quelle ecosistemiche; il miglioramento della capacità previsionale per anticipare la disponibilità naturale della risorsa e ottimizzare il volume immagazzinato; i piani di gestione della siccità; la costruzione del bilancio idrico alla scala del Paese;

    la situazione va quindi affrontata non soltanto con aiuti immediati per contrastare l'emergenza, ma con misure strutturali per migliorare l'efficacia della gestione, conservazione e distribuzione delle risorse idriche;

    strettamente connesso con gli eventi climatici estremi è il tema del dissesto idrogeologico a causa del quale complessivamente il 93,9 per cento dei comuni italiani è a rischio per frane, alluvioni e/o erosione costiera e le regioni con i valori più elevati di popolazione a rischio sono Emilia-Romagna, Toscana, Campania, Veneto, Lombardia, e Liguria;

    nella legislatura in corso, l'articolo 36-ter del decreto-legge n. 77 del 2021 ha introdotto importanti novità in materia di dissesto idrogeologico. La norma prevede, tra l'altro, l'introduzione della denominazione di commissari di Governo per il contrasto al dissesto idrogeologico per i commissari aventi competenze in materia di contrasto al dissesto idrogeologico, disciplinati da diverse normative, attribuendo ad essi la competenza degli interventi in tale ambito, indipendentemente dalla fonte di finanziamento. Viene inoltre previsto che gli interventi di prevenzione, mitigazione e contrasto al dissesto idrogeologico – ivi compresi quelli finanziabili tra le linee di azione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) – siano qualificati come opere di preminente interesse nazionale, aventi carattere prioritario;

    resta però ancora indispensabile potenziare e rendere più efficienti gli enti preposti alla prevenzione del rischio idrogeologico, aumentarne la capacità tecnica e progettuale, favorire una capacità di spesa superiore alla attuale media annua;

    è inoltre urgente e necessario programmare un importante piano di investimenti per ridurre i rischi legati al continuo manifestarsi di fenomeni climatici estremi ed in particolare a carattere siccitoso, puntando anche all'efficientamento e alla messa in sicurezza delle reti idriche e alla realizzazione di nuovi invasi;

    in tal senso il PNRR può rappresentare un'importante opportunità per affrontare in maniera strutturale il problema delle emergenze climatiche connesse ai cambiamenti climatici, contribuendo contestualmente al rilancio dell'economia del Paese, grazie all'apertura di numerosi cantieri sull'intero territorio nazionale;

    occorre pertanto adottare iniziative urgenti, sia di breve, sia di lungo periodo, per far fronte, in collaborazione con le regioni più coinvolte, alla grave siccità che sta colpendo le zone del nord-Italia, con gravi ripercussioni sulla produzione di energia idroelettrica, sul comparto agricolo, e che sta provocando finanche un'emergenza idropotabile in alcuni aree,

impegna il Governo:

   a valutare l'opportunità di deliberare lo stato di emergenza per siccità nelle regioni interessate, al fine di definire una gestione efficace della crisi idrica a livello sovraregionale e per attivare misure di sostegno per i settori maggiormente colpiti, in particolare per il settore agricolo e della produzione di energia idroelettrica;

   ad adottare iniziative di competenza per scongiurare un potenziale conflitto fra la richiesta idrica per il raffreddamento delle centrali termoelettriche e per il funzionamento delle centrali idroelettriche, l'agricoltura colpita da una durissima siccità e gli approvvigionamenti per uso domestico;

   ad adottare iniziative urgenti per la realizzazione di infrastrutture di accumulo idrico durante gli eventi meteorologici estremi e per il recupero di acque piovane a fini di usi industriali, irrigui e domestici, adottando contestualmente un'adeguata politica degli invasi per raccogliere e immagazzinare la risorsa;

   adottare iniziative volte, in particolare, ad evitare gli sprechi sia dal punto di vista delle dispersioni della rete, sia in relazione all'uso della risorsa idrica;

   ad adottare iniziative idonee, anche nel contesto del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), per ridurre l'impermeabilizzazione dei suoli nelle aree urbane e quindi ripristinare le capacità di drenaggio delle acque, evitando che vengano disperse nella fognatura;

   ad adottare iniziative idonee, anche nel contesto del Piano nazionale di ripresa e resilienza, per favorire la rinaturalizzazione dei corsi d'acqua e ripristinarne le capacità di contenimento in caso di eventi meteorologici estremi (forti precipitazioni e alluvioni);

   ad adottare le iniziative di competenza per potenziare e rendere più efficienti gli enti preposti alla prevenzione del rischio idrogeologico, aumentarne la capacità tecnica e progettuale e favorire una capacità di spesa superiore all'attuale media annua;

   a dare pronta e piena attuazione, per quanto di competenza, alle misure di semplificazione e accelerazione per il contrasto del dissesto idrogeologico introdotte dall'articolo 36-ter del decreto-legge n. 77 del 2021;

   a promuovere interventi, non soltanto nei momenti di emergenza dovuti alla siccità, ma mirati sul medio e lungo periodo, che migliorino l'approvvigionamento idrico con particolare riferimento all'incremento della connettività delle infrastrutture idriche, al risanamento del sistema fluviale, assicurando la funzionalità idraulica, in modo che sia capace di espletare le necessarie caratteristiche funzioni e quelle ecosistemiche, e al miglioramento della capacità previsionale per anticipare la disponibilità naturale della risorsa e ottimizzare il volume immagazzinato.
(7-00853) «Pellicani, Braga, Rotta, Morassut, Buratti, Ciagà, Morgoni, Pezzopane».


   La VIII Commissione,

   premesso che:

    il Po, con i suoi 652 chilometri di lunghezza, è il più lungo fiume interamente compreso nel territorio italiano, quello con il bacino idrografico più esteso – circa 71 mila chilometri quadrati – nonché quello con la massima portata alla foce. È, inoltre, il quinto fiume europeo per portata media, dopo il Danubio, il Reno, il Rodano ed il Nipro;

    nonostante la sua importanza, il Po – che percorre cinque regioni e ben tredici province – da decenni non è oggetto di un'attività, necessaria, continuativa e costante di pulizia e manutenzione, soprattutto nel tratto «Ponti di Moncalieri-Diga dei Murazzi»;

    conseguenze di una simile trascuratezza sono molteplici: formazione di uno spesso strato di limo al di sopra del naturale strato di ghiaia; formazione di alghe e piante nel fondo limaccioso, che bloccano la corrente e tutto ciò che, naturalmente, scenderebbe a valle; proliferazione di uno stato algale, che può, a sua volta, generare uno strato di humus superficiale e, dunque, provocare lo sviluppo di batteri; perdurante siccità e scarso apporto di acqua;

    a ciò si aggiunga che al taglio delle sole alghe superficiali cui si è provveduto non ha fatto seguito il prelievo del tagliato, abbandonato alla scarsa corrente del fiume, con conseguente formazione di isole vaganti, che andranno inevitabilmente ad ammassarsi sulla Diga Michelotti. Inoltre, con l'aumentare della temperatura delle acque potrebbe aumentare il rischio di formazione di metano sul fondo, con stacco delle muffe naturali il che, a sua volta, porterebbe un aggravio dello stato del fiume;

    quanto descritto costituisce, in primo luogo, un evidente ostacolo ad ogni tipo di attività di navigazione sul fiume, contribuendo altresì a rendere l'ambiente fluviale di per sé inquinato, instabile e molto pericoloso dal punto di vista delle piene. In proposito, bisogna ricordare che il Po, da sempre, è soggetto a costanti alternanze tra piene e periodi di siccità, e la sistematica mancanza di pulizia dell'alveo del fiume accentua enormemente i danni all'ecosistema sia in caso di piene che in caso di siccità;

    date queste condizioni, appare evidente la necessità di procedere all'attuazione di un improcrastinabile piano di manutenzione, costante, delle acque fluviali. Nello specifico, bisognerebbe estirpare radicalmente tutta la vegetazione instabilmente radicata sul limo; per fare ciò occorrerebbe avvalersi di battelli «pellicani», ossia mezzi capaci di estirpare tutta la vegetazione lasciando, tuttavia, intatto il fondo. Occorrerebbe, poi, dragare lo stato di limo per restituire al fiume il suo normale letto di ghiaia;

    ad aggravare ulteriormente la situazione e complicare una sua celere risoluzione, contribuisce la sovrapposizione di competenze amministrative. Infatti, ai sensi della vigente normativa, la competenza sulla gestione del Po, nel tratto che attraversa la città di Torino, è aggrovigliata e poco chiara: l'alveo del Po cittadino fa parte del Demanio dello Stato, e le relative competenze sono ripartite, ex lege, tra enti sovra-comunali, quali l'Agenzia interregionale per il fiume Po (Aipo) e la regione Piemonte;

    per parte sua, il Comune di Torino, tramite il Servizio ponti, vie d'acqua ed infrastrutture, ha rilevato di avere la competenza esclusivamente per salvaguardare le infrastrutture cittadine. Sul punto, in occasione dell'alluvione del 2016, l'assessora alla viabilità trasporti e infrastrutture, mobilità sostenibile, Maria Lapietra, aveva affermato che «per quanto è di competenza del Servizio Ponti Vie d'Acqua e infrastrutture al momento non si ravvisano criticità significative in tal senso (...) per quanto riguarda le sponde danneggiate in conseguenza dell'alluvione del novembre 2016 per un importo stimato di 14 milioni di euro è stata trasmessa alla Regione Piemonte la documentazione prevista al fine di ottenere un eventuale riconoscimento di finanziamenti dello Stato per la calamità naturale»;

    in una propria Relazione tecnica, il cui esito concreto tuttavia non è dato conoscere, la stessa città di Torino ha rilevato che lo stato di fatto dei luoghi, in buona sostanza, non è quello che dovrebbe essere. Inoltre, esisterebbe altresì un «Piano di tutela delle Acque» della regione Piemonte – aggiornato al novembre 2021 – che non comprenderebbe nei propri obiettivi di azione il tratto del Po che attraversa il capoluogo piemontese;

    in una recente delibera del 21 dicembre 2021 concernente il Piano nazionale di ripresa e resilienza, la giunta comunale torinese ha parlato, in maniera del tutto generica, di «ripristino della navigazione fluviale sul fiume Po», senza accennare alla necessità – vieppiù evidente – di porre in essere una costante opera di manutenzione del fondale;

    anche la regione Piemonte ha approvato, nel 2021, un apposito provvedimento che prevede, dopo anni, un «intervento di estrazione ed asportazione da realizzarsi mediante rilascio di concessione». In proposito, sarebbe peraltro da verificare la percorribilità di questa soluzione, stabilendo se il limo da togliere abbia un valore tale da giustificare un intervento estrattivo da parte di terzi privati;

    alla luce di tutto ciò, stupisce altresì che non sia stato formato un apposito tavolo per garantire un efficace coordinamento tra gli enti coinvolti nella gestione del Po, al fine di intervenire in modo urgente ed evitare ulteriori alterazioni dell'equilibrio dell'ecosistema del fiume Po a Torino;

    il fiume è sporco, l'acqua non scorre più – poiché bloccata da alghe e piante varie con radici sul limo – il fondale basso impedisce qualsivoglia ipotesi di ripristino della navigazione turistica e rende significativamente difficoltose le attività sportive remiere,

impegna il Governo

ad adottare tutte le iniziative di competenza, attivandosi nelle preposte sedi istituzionali di coordinamento con gli enti locali coinvolti, per garantire l'effettuazione di opere di pulizia e riqualificazione ambientale del fiume Po, valutando altresì l'opportunità di nominare un apposito commissario straordinario nonché di destinare alle predette opere appositi fondi.
(7-00854) «Ruffino».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, il Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale, per sapere – premesso che:

   nello svolgimento delle attività investigative penali e di prevenzione finalizzate all'aggressione dei patrimoni illeciti, il Dipartimento della pubblica sicurezza si avvale di specifiche banche dati gestite da enti pubblici e privati, per acquisire informazioni economiche e patrimoniali dei soggetti indagati;

   la modalità di accesso ai dati da parte del Dipartimento della pubblica sicurezza sono diversificate e possono avvenire attraverso canali differenti;

   alcune di queste banche dati, infatti, sono accessibili direttamente dal Sistema informativo interforze, come per esempio nel caso dell'Anagrafe tributaria, di Net-Inps, Aci e Mctc info web;

   altre, invece, sono consultabili tramite portali dedicati e fruibili in forza di convenzioni stipulate con gli enti detentori, come nel caso di Sister, Argo, Anagrafe rapporti finanziari e altri;

   purtroppo, attualmente, soltanto alcune delle banche dati in argomento consentono l'accesso diretto alle informazioni attraverso servizi in cooperazione applicativa, cosiddetta web-service, che garantiscono uno scambio diretto e sicuro di dati;

   nella maggior parte dei casi, invece, in assenza di servizi in cooperazione applicativa, l'accesso alle informazioni avviene con modalità tradizionali, che comportano l'acquisizione manuale dei dati utili allo svolgimento delle indagini patrimoniali penali e di prevenzione dei reati, con gravi ripercussioni sulla durata e le qualità di quest'ultime, nonché sulla possibilità di gestire e analizzare in modo efficace e correlato le risultanze delle interrogazioni;

   al fine di superare le menzionate criticità, sarebbe, dunque, auspicabile che tutti gli enti interessati condividessero i dati con le medesime logiche di accesso e consultazione attraverso web-service dedicati, nel rispetto delle prescrizioni normative in materia di trattamento dei dati personali e delle indicazioni del Garante per la protezione dei dati personali –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare per migliorare e rendere più efficiente l'interscambio delle menzionate informazioni, nell'ottica di garantire la progressiva interoperabilità tra le diverse banche dati in argomento, e se, anche alla luce della prevista missione sulla digitalizzazione stabilita nel quadro del Piano nazionale di ripresa e resilienza, non ritenga opportuno inserire tali iniziative tra quelle finanziabili in questo quadro, dotando la pubblica amministrazione di strumenti analoghi a quelli utilizzati nel circuito bancario e finanziario.
(2-01543) «Lattanzio, Viscomi, Soverini, Nitti, Bruno Bossio, Siani, Pezzopane, Serracchiani, Lorenzin, Ciampi, Gribaudo, Verini, Madia, Cenni, De Luca, Carnevali, Piccoli Nardelli, Pollastrini, Fiano, Sensi, Nardi, Morassut, Topo, Incerti, De Menech, Pellicani, Ciagà, Gavino Manca, Pagani, Losacco, Berlinghieri, Zan, Schirò, Navarra, Sani, Critelli».

Interrogazioni a risposta orale:


   CABRAS, MASSIMO ENRICO BARONI, SPESSOTTO, SAPIA, VALLASCAS, RADUZZI, COLLETTI e CORDA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il Corriere della Sera ha pubblicato in data 5 giugno 2022 un articolo ad avviso degli interroganti fortemente lesivo dal titolo «Influencer e opinionisti. Ecco i putiniani d'Italia», corredato da foto segnaletiche, su giornalisti, accademici, liberi professionisti e politici che secondo il giornale sarebbero inseriti in un rapporto riguardante la sicurezza nazionale;

   il presidente del Copasir in un'intervista a La Repubblica ha confermato l'esistenza del rapporto classificato, argomentando che a suo avviso la macchina di disinformazione russa sarebbe attiva da almeno 10 anni nel nostro Paese;

   il sottosegretario Gabrielli ha poi divulgato il dossier dal titolo «Hybrid Bulletin. Speciale disinformazione nel conflitto russo-ucraino, 15 aprile-15 maggio», il quale sarebbe stato elaborato dal Dis, in collaborazione con Aise, Aisi, Maeci, Ministero dell'interno, Ministero della difesa e Ufficio del Consigliere militare;

   nel rapporto ci sarebbero solo 2 dei 9 nomi che il Corriere avrebbe associato al report dei servizi segreti e non vi si trova traccia delle motivazioni alla base della raccolta di informazioni;

   lo stesso sottosegretario avrebbe ammesso l'esistenza di altri 3 precedenti rapporti ad oggi ancora secretati;

   le autrici dell'articolo del Corriere, Guerzoni e Sarzanini, avrebbero confermato di aver ricavato tutti i nomi dai 4 rapporti prodotti dalla nostra intelligence;

   nell'articolo viene riportato il nome dell'ex presidente della Commissione affari esteri, sen. Petrocelli, e, se la notizia venisse confermata sarebbe particolarmente allarmante che un parlamentare sia oggetto dell'attività di controllo;

   a memoria storica, tale lista di proscrizione non trova precedenti nella nostra storia e rischia di rappresentare una delle pagine più buie della Repubblica per come finora l'abbiamo conosciuta;

   la lista, ad avviso degli interroganti, viola apertamente l'articolo 21 della Costituzione ed appare una deviazione dal corretto uso dei servizi segreti, i quali di fatto utilizzano i propri poteri per indagare su cittadini che hanno liberamente espresso le proprie opinioni. Una dinamica che ricorda il Maccartismo degli Stati Uniti negli anni '50 e che l'Italia ha sempre etichettato in maniera negativa, nel pieno rispetto dei principi fondanti della nostra storia repubblicana;

   il «reato» commesso da coloro che sarebbero stati definiti «putiniani d'Italia» sarebbe quello di voler dare una visione oggettiva degli episodi che stanno caratterizzando la guerra in Ucraina, errori che tutte le parti in causa stanno commettendo;

   a fronte di un particolare accanimento nei confronti di coloro che sono ritenuti influenzabili da una potenza straniera come la Federazione russa, non si fanno le opportune analisi delle notizie in arrivo dal fronte ucraino, spesso manipolate per influenzare anche la nostra politica, come ammesso pubblicamente dal commissario dei diritti umani dell'Ucraina, Lyudmyla Denisova;

   lo stesso «Corriere della Sera» in un articolo dell'8 giugno 2022 avrebbe pubblicato sondaggi Ipsos, i quali evidenziano che sono oltre 4 rispondenti su 10 a giudicare i media italiani come troppo sbilanciati nei confronti dell'Ucraina e solo un quarto giudica oggettiva la nostra informazione –:

   quale sia la posizione del Governo su un episodio che, ad avviso degli interroganti, sospende la libertà di espressione nel nostro Paese;

   con quale mandato parti del Governo stiano raccogliendo informazioni su cittadini italiani e quali siano le finalità delle sue indagini;

   come sia possibile che una testata giornalistica sia in possesso di un documento definito «classificato» dal Governo e di chi sarebbe la responsabilità di una simile fuga di notizie atta a screditare una pacifica e democratica opposizione.
(3-03027)


   ROMANIELLO, DORI, PAOLO NICOLÒ ROMANO, SIRAGUSA e MENGA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 68 del 22 maggio 2015 ha recepito la direttiva 2008/99/CE sulla tutela ambientale prevedendo l'inserimento di nuovi delitti, l'inasprimento delle sanzioni, l'introduzione del ravvedimento operoso e il raddoppio dei termini di prescrizione per i nuovi delitti, quali il disastro ambientale, inquinamento ambientale, traffico e abbandono di materiali ad alta radioattività, impedimento del controllo ambientale, omessa bonifica, ecomafia e abusivismo edilizio;

   grazie a questo intervento normativo in Italia i reati ambientali hanno trovato ampio riconoscimento; quello che viene invece definito «ecocidio», benché ampiamente teorizzato a livello internazionale, non ha ancora trovato una cornice giuridica, né in ambito comunitario né nazionale;

   il 20 maggio 2021, il Parlamento europeo, nella sua risoluzione sulla responsabilità delle imprese per i danni ambientali, ha preso atto del crescente impegno degli Stati membri a lavorare per il riconoscimento dell'ecocidio a livello nazionale e internazionale e ha chiesto di studiare la rilevanza dell'ecocidio per il diritto e la diplomazia dell'Unione europea; il 22 marzo anche il Comitato economico e sociale europeo ha chiesto l'introduzione nel diritto comunitario del reato (parere NAT/853);

   a giugno 2021, la Stop Ecocide Foundation ha elaborato una definizione giuridica di «ecocidio» affinché la fattispecie venga aggiunta ai crimini di cui si occupa la Corte penale internazionale (ICC) dell'Aja. Il presupposto per realizzare tale obiettivo sarebbe una modifica dello Statuto di Roma, il trattato che ha istituito la Corte penale internazionale e che stabilisce su quali crimini il tribunale si possa esprimere;

   secondo la definizione data da «Stop Ecocide Foundation» l'ecocidio «indica atti illegali o sconsiderati compiuti con la consapevolezza di una significativa probabilità che tali atti causino danni all'ambiente gravi e diffusi o di lungo termine»;

   il 15 dicembre 2021, adempiendo all'impegno assunto nel Green Deal europeo, la Commissione europea ha adottato una proposta di nuova direttiva, sostitutiva della precedente direttiva 2008/99/CE, e una Comunicazione di accompagnamento;

   la proposta ha l'obiettivo di rendere più efficace la protezione dell'ambiente obbligando gli Stati membri ad adottare misure e sanzioni di diritto penale, anche al fine di rendere più efficaci le indagini e i procedimenti penali pertinenti, ad esempio, fornendo sostegno a ispettori, polizia, pubblici ministeri e giudici attraverso la formazione, gli strumenti investigativi, il coordinamento e la cooperazione, nonché una migliore raccolta di dati e statistiche;

   la Commissione propone che ogni Stato membro elabori strategie nazionali che garantiscano un approccio coerente a tutti i livelli di applicazione e la disponibilità delle risorse necessarie;

   la proposta di direttiva contribuirà, inoltre, a conseguire gli obiettivi del Piano di azione «Inquinamento zero», al Piano di azione per l'economia circolare e della strategia sulla biodiversità al 2030;

   l'Italia, che è risultata tra i Paesi dell'Unione all'avanguardia nel riconoscimento dei reati ambientali e per il loro contrasto, può assumere un ruolo guida nell'Unione europea nella promozione di questa legislazione cruciale –:

   se il Governo intenda, nell'ambito della discussione sulla revisione della direttiva dell'Unione europea sui reati ambientali, in seno al Consiglio dell'Unione europea, esprimersi favorevolmente al riconoscimento del cosiddetto «ecocidio» nell'ambito del diritto dell'Unione europea e alla conseguente necessaria modifica dello Statuto di Roma istitutivo della Corte penale internazionale, affinché l'ecocidio possa rientrare nei crimini di competenza della Corte penale internazionale (ICC) dell'Aja.
(3-03028)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   ZANELLA, BILLI, CECCHETTI, CENTEMERO, TOCCALINI, IEZZI, FRASSINI, LUCCHINI, PAOLIN. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   l'Italia è uno dei Paesi membri dell'Unione europea con il maggior numero di brevetti registrati, e appare possibile che una delle sedi del tribunale europeo unificato dei brevetti venga ospitata nel nostro Paese;

   in Italia sono iscritte a ruolo ogni anno circa 500 cause di brevetti, di cui 224 solo a Milano e di queste 200 di brevetti europei. Quanto, al deposito dei brevetti, la Lombardia risulta essere la prima regione con oltre 1.400 domande di brevetto allo European patent office all'anno;

   in una lettera aperta al Sole 24 Ore del 26 novembre 2021, il Ministro Di Maio, nel ricordare il valore del Made in Italy, ha purtroppo dimenticato di sottolineare che nessuna strategia di promozione delle nostre eccellenze nazionali possa prescindere da chiare azioni di contrasto alla pirateria e alla contraffazione contro i beni protetti dalla proprietà intellettuale;

   al momento, a Milano, è fissata la sede di via San Barnaba, già adibita ad ospitare gli uffici della sezione locale del Tribunale unificato dei brevetti (Tub), in esecuzione dell'accordo transnazionale ratificato e reso esecutivo, ai sensi della legge 3 novembre 2016, n. 214;

   Milano è oggi una delle città europee più innovative: delle 4.456 richieste di brevetto presentate dall'Italia presso lo European patent office nel 2019, il 21 per cento proviene da Milano, e si arriva al 34 per cento, considerando l'intera Lombardia, la quale ha registrato in questo campo un tasso di crescita del 20 per cento rispetto al 2014, risultato che supera quello della Baviera;

   a Milano hanno sede 4.700 multinazionali estere, ben un terzo di quelle presenti in Italia, che occupano 501.000 dipendenti e generano 236 miliardi di euro di fatturato;

   il Governo italiano in data 10 settembre 2021 ha ufficialmente candidato la città di Milano ad ospitare la terza sede del Tribunale unificato dei brevetti –:

   quali iniziative il Governo stia adottando per perorare tale candidatura e come proseguano i negoziati europei, anche alla luce delle recenti sentenze della Corte costituzionale tedesca sulla legge nazionale di ratifica dell'accordo che istituisce il Tribunale unificato dei brevetti.
(5-08257)


   MAMMÌ. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la Presidenza del Consiglio dei ministri-dipartimento per la protezione civile, con ordinanza n. 665 del 22 aprile 2020, ritenendo necessario dover garantire un maggiore supporto al Sistema sanitario per l'attuazione delle misure di contenimento e contrasto dell'emergenza epidemiologica COVID-19, ha istituito una unità socio sanitaria composta da circa 1.500 operatori socio sanitari (Oss) da porre a disposizione delle regioni interessate per prestare il loro contributo per le esigenze degli istituti penitenziari e delle residenze sanitarie assistenziali per anziani e per disabili;

   nel corso dell'emergenza sanitaria gli Oss impiegati nelle menzionate strutture, con competenza e impegno, hanno instancabilmente assicurato la loro assistenza in condizioni avverse e, molte volte, con turnazioni ed impegni orari massacranti a fronte, tuttavia, di alcuna certezza sul proprio futuro lavorativo, considerato che, il loro impiego, se è pur vero che è stato previsto per far fronte alla fase pandemica sviluppatasi, li ha visti impegnati in maniera non strutturale, ma attraverso il loro utilizzo con l'impiego a termine prorogato di semestre in semestre, fino al termine ultimo del 31 maggio 2022, allorquando i contratti non sono stati più prorogati;

   da molte regioni stanno pervenendo richieste di proroga dei contratti per questi operatori, la cui insostituibile funzione ed utilità è stata posta in chiara evidenza durante la pandemia; la stessa Federazione nazionale delle professioni socio-sanitarie (Migep) in data 7 giugno 2022, ha rivolto un appello alle istituzioni per invocare la proroga dei contratti degli Oss assunti nelle carceri durante la pandemia;

   l'improrogabilità dei contratti in parola, determinerebbe anche la perdita dell'occupazione di molte figure altamente professionalizzate, pronte ad operare in qualunque emergenza, ragione per la quale si chiede al Governo di esaminare la possibilità di rendere strutturale l'utilizzo di tali professionisti, assicurando stabilità di impiego e continuità temporale del loro utilizzo. La misura in questione, prevedendo in maniera innovativa l'introduzione della figura degli Oss nelle strutture penitenziarie, ove prima erano del tutto assenti, ha permesso di dispensare cure mediche, in periodo emergenziale, in favore di una categoria di soggetti fragili quali i detenuti, in ambienti di lavoro complessi, fungendo anche da sostegno alle figure professionali degli infermieri, chiamati spesso a prestare le funzioni proprie di Oss con il loro conseguente demansionamento;

   pertanto, la presenza stabile degli Oss all'interno degli istituti penitenziari potrebbe contribuire anche a definire un positivo riassetto organizzativo dell'area e dei servizi sanitari proprio all'interno di queste strutture;

   condividendo l'esigenza di preservare la presenza degli Oss nelle carceri per concorrere a migliorare l'assistenza ai detenuti, nonché la necessità di regolarizzarne la posizione lavorativa, si ritiene indispensabile disporre il prolungamento dei contratti fino al 31 dicembre 2022 dei 1.500 Oss assunti ai sensi della su richiamata ordinanza, auspicando la possibilità di stabilizzarli a pari diritti degli altri operatori socio-sanitari che operano in altri servizi, data anche l'assenza di una graduatoria a cui attingere, riconoscendo loro tutti i diritti di legge maturati in questi due anni di attività, in modo da consentire ai medesimi di continuare a svolgere le proprie competenze nel sistema sanitario delle carceri –:

   se il Governo non ritenga necessario adottare le iniziative di competenza, anche di carattere normativo e in raccordo con le regioni, affinché, considerato il particolare contributo offerto dagli operatori socio sanitari nel corso dell'emergenza sanitaria da COVID-19 all'interno delle aree sanitarie delle strutture carcerarie e nelle residenze sanitarie assistenziali, sia garantita la loro stabile occupazione presso le medesime strutture.
(5-08265)

Interrogazione a risposta scritta:


   DEIDDA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   in data 13 maggio 2022 Confartigianato Imprese Sardegna ha annunciato a mezzo stampa di aver scritto al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro e al Viceministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili con riferimento al caro carburante e alla conseguente crisi del settore dell'autotrasporto;

   nella comunicazione Confartigianato Trasporti lamenta, testualmente «Sono, infatti, passati 85 giorni dal decreto che, oltre a stanziare il mezzo miliardo di euro che ora non si trova, tagliava di 25 centesimi il costo del carburante e approvava una lunga serie di norme per il trasporto merci che avrebbero garantito maggiori condizioni di equilibrio all'interno del settore»;

   anche «Unatras» ha condiviso la protesta chiedendo i motivi dei ritardi dell'attuazione di quanto previsto dai decreti, ossia il credito d'imposta del 28 per cento previsto nel «decreto-legge aiuti» relativo all'acquisto di gasolio per i mezzi più sostenibili ambientalmente ed i crediti d'imposta previsti nel «decreto-legge energia» relativamente al costo di acquisto dell'addittivo «AD Blue» e del gas naturale liquefatto, per i quali sono in attesa dell'istituzione dei codici tributo da parte dell'Agenzia delle entrate e delle relative procedure operative;

   non è da oggi che le suddette associazioni di categoria sollecitano interventi, anche attraverso manifestazioni o iniziative motivate dallo stato di crisi e che per la natura stessa del settore danneggiano altre imprese, visto il blocco delle merci;

   è auspicabile una chiara e trasparente risposta da parte delle istituzioni alle legittime richieste delle associazioni di categoria non solo per evitare l'aggravarsi della crisi con ulteriori iniziative di protesta, ma anche per la tutela e la credibilità delle istituzioni agli occhi di tutti i cittadini;

   le imprese sarde, comprese e specialmente quelle dell'autotrasporto, devono sommare ai costi del caro carburante, i costi dell'insularità, quantificati da una studio dell'istituto «Bruno Leoni» in 5.700 euro pro capite rispetto a un collega e cittadino residente nel continente –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto sopra esposto circa lo stato d'attuazione delle disposizioni dei decreti citati nei documenti di Confartigianato imprese-trasporti e se intenda convocare urgentemente un tavolo tecnico, come richiesto, al fine di chiarire i motivi dei ritardi, dando l'attuazione ai provvedimenti già approvati nelle scorse settimane.
(4-12363)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   SCHIRÒ. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   le persistenti problematiche che si evidenziano nell'offerta di servizi consolari rappresentano in modo sempre più evidente serie remore per il «Sistema Italia» nel suo sforzo di rilancio in ambito globale, con particolare riferimento all'efficienza e alla puntualità dei servizi resi ai cittadini italiani all'estero, in costante crescita, e alle imprese impegnate in progetti di internazionalizzazione;

   la limitata capacità di risposta dell'amministrazione alla domanda estera dipende, oltre che dalla crescita esponenziale della presenza di cittadini italiani in oltre duecento Paesi e dallo sviluppo delle esperienze di internazionalizzazione delle aziende, dalla deprivazione di personale nelle qualifiche funzionali che si è avuta a seguito del decennale blocco del turnover, nonché dall'insufficiente numero di assunzioni del personale a contratto locale, avente una funzione insostituibile nell'operatività delle strutture e nei collegamenti con le realtà locali; a tali situazioni è da aggiungere anche la lenta e complessa diffusione dei sistemi elettronici applicati all'amministrazione estera;

   l'interrogante si è ripetutamente fatta interprete del profondo disagio esistente su queste questioni nelle comunità italiane all'estero: sollecitando il Governo a fronteggiare con mezzi straordinari e adeguati le disfunzioni indotte dalla pandemia (interpellanza urgente svoltasi il 4 settembre 2020); cofirmando una risoluzione sul sistema dei servizi consolari in Commissione affari esteri e comunitari, approvata a larghissima maggioranza il 16 dicembre 2021, con la quale si è impegnato il Governo a un intervento di emergenza volto a riassorbire gli arretrati accumulati e a realizzare un programma pluriennale di riorganizzazione della rete estera incentrato soprattutto sull'integrazione di nuovo personale, in organico e a contratto, e sulla più incisiva applicazione di sistemi informatici; presentando un ordine del giorno il 23 luglio 2021, accolto dal Governo, nel quale, per alleggerire il lavoro nei consolati e accelerare i tempi divenuti ormai insostenibili, si chiedeva che i comuni fossero autorizzati alla emissione della carta di identità elettronica (CIE) anche agli iscritti nei propri elenchi Aire;

   le problematiche accennate continuano ad essere motivo di continue proteste e sollecitazioni da parte di singoli cittadini e di soggetti associativi, come dimostra la recente petizione popolare lanciata in Svizzera, mirante a richiedere un incremento delle attività itineranti dei consolati, soprattutto a beneficio dell'utenza più distante e anziana, e della presenza di personale a contratto;

   gli ultimi anni, grazie anche alle costanti sollecitazioni dei rappresentanti della circoscrizione estero, la politica per il personale ha conosciuto finalmente un'inversione del trend, consentendo di immettere alcune centinaia di figure nei ruoli del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e di colmare alcuni vuoti, spostando allo stesso tempo il limite del contingente del personale a contratto assumibile sulle 3.100 unità, ma queste pur apprezzabili misure sono riuscite a stento a bilanciare il numero dei pensionamenti, senza reintegrare in modo significativo le lacune strutturali della decennale stasi nelle assunzioni –:

   se il Governo non ritenga di adottare fin dall'immediato iniziative coerenti volte a:

    a) prevedere nel prossimo disegno di legge di bilancio per il 2023 e per il triennio '23-'25 risorse adeguate ad assicurare un numero di assunzioni di personale delle aree funzionali e di personale a contratto sufficiente ad avviare una significativa reintegrazione del personale mancante nelle strutture consolari;

    b) a definire una disposizione che autorizzi i comuni a rilasciare agli iscritti Aire che ne facciano richiesta la Cie, anche in funzione dell'acquisizione dello Spid;

    c) estendere e semplificare l'utilizzazione dei sistemi elettronici adottati per l'accesso ai servizi, in modo da renderli più accessibili ed efficaci, con particolare riferimento alle procedure per la richiesta dello Spid, finora appesantite da notevoli complicazioni, anche in vista della scadenza del 1° gennaio 2023, data dalla quale il sistema Spid dovrebbe essere generalizzato.
(5-08262)


   BOLDRINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 22 ottobre 2021 il Ministro della difesa israeliano, Benny Gantz, designava sei Organizzazioni non governative palestinesi come «organizzazioni terroristiche» ai sensi della legge nazionale antiterrorismo del 2016, con l'accusa di sottrazione indebita dei fondi destinati al finanziamento di progetti umanitari e di collaborazione «sotto copertura» con il Fronte popolare di liberazione della Palestina;

   si tratta di organizzazioni riconosciute per il loro impegno a difesa dei diritti umani, della promozione dei diritti delle donne e dei minori e per la tutela dei prigionieri politici, che collaborano da anni con l'Onu, con la Corte penale internazionale e con diversi Paesi dell'Unione europea e non solo, tra cui l'Italia;

   la Viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Marina Sereni, nel rispondere a un'interrogazione parlamentare del novembre 2021, ha sostenuto che la decisione del Governo israeliano suscita preoccupazione in quanto queste Organizzazioni non governative «oltre a svolgere una fondamentale opera nei Territori Palestinesi, intrattengono fruttuosi rapporti con le nostre organizzazioni della società civile e con altri Paesi donatori per l'attuazione di importanti progetti di cooperazione»;

   organizzazioni per la difesa dei diritti umani, come Amnesty International e Human Rights Watch, diversi Governi (francese, britannico, italiano, irlandese, statunitense), insieme all'Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune dell'Unione europea e all'Alta Commissaria per i diritti umani delle Nazioni Unite, Michelle Bachelet, hanno subito criticato la decisione del Governo israeliano, sostenendo, fra l'altro, che non forniva prove sufficienti a sostegno di un'accusa così grave come quella di terrorismo;

   il 3 marzo 2022, l'Alta Commissaria Bachelet è tornata sull'argomento dichiarando: «Queste designazioni erano basate su accuse vaghe e non comprovate ed esorto quindi il Governo israeliano a revocare la designazione di terroriste contro le organizzazioni umanitarie palestinesi»;

   il Governo irlandese e quello norvegese hanno condiviso la richiesta di revoca della decisione avanzata dalla Commissaria Bachelet;

   il 4 maggio 2022 la Ministra belga dello sviluppo Meryame Kitir ha dichiarato che «il nostro supporto alla società civile palestinese continuerà»;

   il Governo olandese, il 19 maggio 2022, ha dichiarato di non avere visto «nessuna prova della designazione da parte di Israele delle sei Ong come terroriste e di conseguenza non esiste alcuna ragione per rivedere la sua politica nei loro confronti»;

   il quotidiano israeliano «Haaretz», riferendo di dichiarazioni di diplomatici europei, il 9 giugno 2022 ha scritto che «l'Ufficio Antifrode della Commissione europea non aprirà un'indagine sui gruppi palestinesi che Israele ha dichiarato organizzazioni terroristiche, perché non sono state fornite ai Paesi europei prove sufficienti»;

   queste gravi accuse, ancorché non provate, hanno provocato, per alcune di queste Organizzazioni non governative, non solo un danno reputazionale ma anche la sospensione di finanziamenti per progetti di cooperazione in corso da parte della Commissione europea e di alcuni Paesi donatori, determinando una drastica riduzione della loro attività;

   nella risposta all'interrogazione sopra richiamata, la Viceministra Sereni ricordava fra l'altro che «due organizzazioni tra quelle designate collaborano attualmente come partner di organizzazioni italiane in progetti finanziati tramite i bandi ordinari gestiti dall'Agenzia italiana per la Cooperazione allo sviluppo, pur non ricevendo direttamente finanziamenti dalla Cooperazione italiana» –:

   se, a seguito della dichiarazione del Ministro Gantz, si siano verificate difficoltà nell'attuazione di progetti di cooperazione che vedono la collaborazione tra alcune di quelle ong palestinesi e loro partner italiani;

   se intenda adottare iniziative nei rapporti bilaterali e nelle sedi europee e internazionali affinché da parte della Commissione europea e dei Paesi donatori riprenda il normale flusso di finanziamento di progetti qualora ancora interrotto, e affinché il Governo israeliano revochi nei confronti delle sei Organizzazioni non governative palestinesi la designazione di terroriste a sostegno della quale non sono state fornite prove adeguate alla gravità dell'accusa.
(5-08267)

Interrogazione a risposta scritta:


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   circa 35 famiglie italiane sono alle prese con il blocco delle adozioni in Cina, da oltre due anni. Alcune di esse sono state, già dal 2020, abbinate, ai fini dell'adozione internazionale, a bambini in Cina, ma, purtroppo la pandemia ha impedito il loro viaggio verso la Cina e dunque il concludersi della procedura adottiva;

   le procedure adottive di cui sopra avrebbero dovuto concludersi nel mese di giugno dello stesso 2020, ma, con l'inizio della pandemia, le istituzioni cinesi, hanno interrotto tutte le comunicazioni istituzionali. Difatti, nel gennaio 2020 è stato firmato il primo documento che impegnava i genitori italiani ad adottare e i due Stati a cooperare affinché l'adozione andasse a buon fine. A marzo sarebbe dovuto arrivare un altro documento, la cosiddetta «pergamena rossa» che consente alle coppie di fare i documenti necessari ai visti per entrare nel Paese. Con la pandemia non è arrivato nulla, tutto si è bloccato fino ad oggi. Il Commissario straordinario per il COVID-19, Figliuolo, aveva anche dato la priorità alle coppie adottive perché fossero vaccinate tra fine aprile e inizio giugno per poter partire, ma la Cina – a quanto ha riferito alle famiglie la Commissione adozioni internazionali – si è trincerata dietro la preoccupazione per la salute dei bambini, temendo che in Italia non siano sicuri;

   nel frattempo 3 coppie hanno ricevuto, da parte del Governo cinese, la revoca degli abbinamenti, con motivazioni non molto chiare, che hanno minato completamente l'equilibrio delle coppie, tanto da generare per alcuni, l'abbandono dell'iter e per altri un sostegno psicologico e farmacologico per gestire il «trauma da stress prolungato». Inoltre, la preoccupazione è aggravata dalla consapevolezza che per aprire un'altra pratica di adozione in un altro Paese, occorre considerare:

    a) che la normativa italiana prevede la rinuncia di quella in corso e questo già provoca un dolore;

    b) la paura che i bambini, che nel frattempo sono cresciuti, perdano per sempre l'opportunità di essere accolti in una famiglia e diventare finalmente figli;

    c) non è prevista alcuna precedenza sulle liste di attesa per cui i tempi potrebbero essere ancora molto lunghi;

    d) non meno importante è l'investimento economico e personale che le famiglie dovrebbero sopportare da sole ancora una volta –:

   quale sia lo stato della trattativa con la Repubblica cinese in merito alle adozioni già avviate prima della pandemia e quali iniziative possano essere intraprese per dare una risposta, ed eventualmente conciliare una proposta alternativa, a queste famiglie in attesa da oltre due anni.
(4-12390)

AFFARI REGIONALI E AUTONOMIE

Interrogazione a risposta scritta:


   SCANU. — Al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Ministro del turismo, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la regione Lazio ha approvato la legge regionale 24 maggio 2022, n. 8, pubblicata sul Bur n. 45 del 26 maggio 2022 rubricata «Modifiche alla legge regionale 6 agosto 2007, n. 13 (Organizzazione del sistema turistico laziale)»;

   l'articolo 4, comma 1, lettera h) della predetta legge ha introdotto per Roma Capitale la potestà di individuare criteri specifici in riferimento a determinati ambiti territoriali per lo svolgimento di attività di natura non imprenditoriale di locazione di immobili ad uso residenziale per fini turistici;

   la norma in questione, costituisce, ad avviso dell'interrogante, una grave infrazione a livello costituzionale in violazione dei criteri di gerarchi a competenza ed in spregio di fondamentali princìpi costituzionali;

   l'articolo 117, secondo comma secondo, lettera l) della Costituzione italiana attribuisce unicamente allo Stato la disciplina dei contratti di locazione attraverso quanto stabilito dal Codice civile;

   nessuna regione ha il potere di prevedere ulteriori «criteri specifici» per il contratto di locazione, ulteriori rispetto a quelli già previsti appunto dal codice civile;

   la disciplina normativa sulle locazioni brevi risulta esclusivamente di competenza statale, come anche sottolineato dalla Corte costituzionale nella sentenza n. 84 del 2019;

   la competenza esclusiva statale in materia di ordinamento civile si pone come limite al legislatore regionale e questo limite è fondato sull'esigenza di garantire l'uniformità di trattamento sul territorio nazionale;

   paradossalmente le pretese finalità pubbliche indicate dalla legge regionale in parola («Ai fini della salvaguardia ambientale e paesaggistica e del patrimonio storico, artistico, archeologico e monumentale, nonché della sostenibilità ambientale, infrastrutturale, logistica, della mobilità e della vivibilità necessaria alla fruizione dei luoghi da parte della collettività») conducono all'eccedenza del mezzo rispetto al fine, ad avviso dell'interrogante, con conseguente violazione dell'articolo 3 della Costituzione, andando a compromettere il principio di eguaglianza;

   in particolare, poi, la citata «salvaguardia ambientale e paesaggistica e del patrimonio storico, artistico, archeologico e monumentale» è ricompreso, anche questa, tra le materie di esclusiva competenza dello Stato;

   la regione Lazio si è quindi resa responsabile di aver creato un caso unico in Italia per il quale al comune di Roma si consente di derogare al codice civile peraltro con finalità discriminatorie;

   i locatori turistici della città di Roma sarebbero sottoposti ad una disparità di condizioni rispetto a quelli operanti sul resto del territorio nazionale, senza che emergano differenze sostanziali tra gli uni e gli altri idonee a giustificare tale regime differenziato;

   qui si assiste ad una legge regionale che attribuisce ad un comune facoltà di deroga alle legge dello Stato;

   la legge in questione va poi, secondo l'interrogante, maniera del tutto irrazionale, a porre dei limiti solamente alle attività di natura non imprenditoriale di locazione;

   si tratta in ogni caso di una norma che contrasta con il mercato delle locazioni e rappresenta un danno per l'economia andando a pregiudicare la possibilità per i privati di poter locare il proprio immobile in una città che del turismo fa la sua bandiera da sempre;

   l'Unione europea, in particolare la Commissione europea, sta proprio in questi mesi formulando una proposta, sugli affitti brevi, in seguito ad una grande fase di consultazione degli stakeholder;

   la legge della regione Lazio andrebbe a confliggere anche con la normativa europea nel settore –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda mettere in campo, in ordine alla questione e se ritenga opportuno e necessario promuovere la questione di legittimità costituzionale dinanzi alla Corte costituzionale, ai sensi dell'articolo 127 della Costituzione, in relazione alla legge regionale 24 maggio 2022, n. 8, approvata dalla regione Lazio per i gravi motivi sin ora esposti.
(4-12388)

CULTURA

Interrogazioni a risposta scritta:


   POTENTI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il 21 giugno 2022 si celebra in tutto il mondo la festa della musica, nata nel 1982 grazie all'iniziativa del Ministero della cultura francese. Dopo il suo lancio, il successo è sempre cresciuto sino a sbarcare nel 1995 in Italia e dal 2016 il Ministero della cultura promuove la festa della musica su tutto il territorio nazionale dal 2016 attraverso l'Associazione italiana per la promozione della festa della musica (Aipfm);

   in tema di musica, ricorre il 55° anniversario dalla morte del cantautore Luigi Tenco, la cui morte a soli 28 anni funestò la 17ma edizione del Festival di San Remo, ove il 26 gennaio egli si esibì per l'ultima volta, con la sua «ciao amore ciao». I nastri delle performance, come riportato dal «Il Corriere della Sera» del 22 gennaio 2022, andarono perduti rimanendo solo alcune fotografie e la registrazione filmata delle prove;

   la vicenda della morte del cantautore, pur archiviata come suicidio, è stata funestata dai dubbi che hanno continuato a tenere banco per molti anni ed almeno sino al 2013, ed ancor oggi c'è chi lavora per la possibile riapertura del caso;

   Tenco è considerato uno degli esponenti della cosiddetta scuola genovese ed uno dei più importanti cantautori italiani per la rottura con la musica tradizione e la necessità di trattare tematiche all'epoca di avanguardia –:

   se e quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere per salvaguardare e valorizzare la storia della musica e dei cantautori italiani tra i quali, Luigi Tenco;

   se e di quali notizie disponga circa il possibile reperimento e la conservazione di nastri e delle registrazioni delle performance del cantautore Luigi Tenco, anche alla luce di una possibile loro pubblicazione.
(4-12367)


   FRASSINETTI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di giugno 2020 la Direzione generale educazione, ricerca e istituti culturali del Ministero della cultura è stata trasferita nei locali di via Milano n. 76, nella sede che ospita anche l'istituto centrale per la patologia del libro, da essa dipendente, e la Giunta centrale per gli studi storici, da essa vigilata;

   per l'adeguamento della sede alle esigenze della Direzione generale sono stati spesi circa tre milioni di euro;

   improvvisamente, in data 17 gennaio 2022, il segretario generale del Ministero ha comunicato alla Direzione generale educazione, ricerca e istituti culturali l'ordine di trasferirsi dalla citata sede nei locali del complesso di San Francesco a Ripa, attualmente in fase di ristrutturazione, nell'unico piano in cui tali lavori sono ultimati, posto tra due piani ancora cantieri;

   in data 4 febbraio 2022, il segretario generale ha inteso giustificare il trasferimento con la «provvisorietà della soluzione logistica di destinazione della DGERIC nel complesso di via Milano», e in ragione della pianta organica dell'Icpal, che risulterebbe «potenzialmente ampia»;

   con il paventato trasferimento, la Direzione generale in questione si troverebbe nell'impossibilità di assicurare la cura dei procedimenti amministrativi pendenti, per la maggior parte aventi ad oggetto la concessione di contributi ad istituti culturali del Terzo settore, la cui istruttoria si svolge in larga parte in via telematica grazie a server collocati nella sede di via Milano e il cui trasferimento richiederebbe necessariamente una interruzione delle attività;

   nella, nuova sede, inoltre, si perderebbe la necessaria vicinanza con gli uffici, dipendenti dalla Direzione generale, quale l'istituto centrale per la patologia del libro, e gli enti da questa vigilati, quali la Giunta centrale storica e l'istituto per la storia antica; sarebbero, altresì, a rischio le centinaia di volumi delle edizioni nazionali di grande pregio e di altri volumi finanziati con le risorse della Direzione generale, vista la mancanza, nella nuova sede, di una biblioteca;

   dai rilievi effettuati dai tecnici del Ministero della cultura risulta che gli spazi di San Francesco a Ripa siano equivalenti per superficie a quelli a disposizione della direzione generale educazione ricerca e istituti culturali presso il complesso di via Milano, e, quindi, il trasferimento non comporterebbe un vantaggio per la Direzione in termini di spazi –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritenga di riconsiderare l'ipotesi del trasferimento della citata direzione generale;

   se e quale sia il progetto strategico di utilizzazione di tutti gli spazi ministeriale e quale sia la destinazione dell'intero complesso di San Francesco a Ripa.
(4-12371)

DIFESA

Interrogazione a risposta orale:


   LABRIOLA. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   venerdì 10 giugno 2022 l'account twitter «Shipyard2» ha riportato la notizia – poi ripresa da diversi siti specializzati e dalle agenzie di stampa – della presenza dell'incrociatore russo «Varyak» accompagnato dal cacciatorpediniere «Ammiraglio Tributs», nel Mar Ionio, in un tratto tra il Peloponneso, la Sicilia e la Puglia;

   il Varyag è un incrociatore di classe Slava, la stessa del Moskva, l'incrociatore missilistico russo affondato ad aprile dalle forze ucraine al largo di Odessa, e nei mesi scorsi, secondo quanto riportato dalla stampa, sarebbe stato dispiegato al largo della Siria;

   fonti qualificate citate dall'agenzia di stampa Ansa hanno spiegato che l'incrociatore si trovava nel pomeriggio del 10 giugno nel mare Jonio ad oltre 300 miglia dalle coste pugliesi, in navigazione verso sud-est, direzione Creta, dopo essersi portato nei giorni precedenti fino a circa 150 miglia di distanza dalle acque italiane;

   la manovra farebbe parte di azioni di tipo dimostrativo che stanno diventando sempre più frequenti, frutto della posizione aggressiva di Mosca che si manifesta anche nel Mediterraneo, nel cosiddetto fianco Sud dell'Alleanza Atlantica. In particolare, le stesse fonti citate, inquadrano l'operazione russa come una manovra di disturbo legata alla presenza nella stessa area della portaerei americana «Harry Truman»;

   negli ultimi mesi sarebbero diciotto le navi da guerra della federazione russa nel Mediterraneo, alle quali si aggiungerebbero due sommergibili con capacità missilistiche strategiche –:

   quali iniziative di controllo e deterrenza stia ponendo in essere il Ministro della difesa, con particolare riferimento a quelle messe in campo dalla Marina militare e dall'Aeronautica militare, in stretto collegamento con la Nato, per monitorare una situazione che, visto il contesto internazionale, richiede la massima attenzione.
(3-03025)

Interrogazione a risposta scritta:


   MARIA TRIPODI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   la Cassa di previdenza delle Forze armate è stata istituita dal decreto del Presidente della Repubblica 4 dicembre 2009, n. 211, le cui norme sono ora inglobate nel Testo unico delle disposizioni regolamentari in materia di ordinamento militare, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 90, e deriva dal riordino e accorpamento delle preesistenti Casse militari di Forza armata;

   la Cassa di previdenza delle Forze armate è sottoposta alla vigilanza del Ministro della difesa. La contribuzione non è facoltativa ed è a totale carico del personale militare iscritto per obbligo di legge;

   l'ente gestisce i fondi previdenziali nel rispetto delle norme istitutive delle casse militari, ora confluite nel Codice dell'ordinamento militare (Com) approvato con decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, e secondo criteri ispirati a principi di uniformità gestionale, fatti salvi il vigente regime previdenziale e creditizio che regola i singoli istituti, alla salvaguardia dei diritti maturati dagli iscritti, nonché alla separazione e l'autonomia patrimoniale e contabile di ciascun Fondo;

   per quanto concerne i sottufficiali delle tre Forze armate (Esercito, Aeronautica e Marina) in servizio permanente, nonché gli appuntati e i carabinieri iscritti da almeno sei anni alla predetta Cassa di previdenza, compete, ai sensi dell'articolo 1914 del Codice dell'ordinamento militare, l'indennità supplementare in virtù dei prelievi obbligatori che il citato personale militare ha subito con tale corresponsione all'atto dell'accesso alla pensione con almeno sei anni di contribuzione;

   il legislatore, al successivo articolo 1919 del Codice dell'ordinamento militare, ha stabilito che l'indennità supplementare è anche dovuta ai soli sottufficiali della Marina militare e dell'Aeronautica militare iscritti da almeno sei anni al pertinente fondo, i quali sono:

    a) trasferiti nei ruoli dei dipendenti civili dell'amministrazione dello Stato, con decorrenza dalla nomina a dipendente civile del ruolo;

    b) nominati ufficiali o sottufficiali in servizio permanente effettivo, con decorrenza dalla nomina a ufficiali o sottufficiale in servizio permanente effettivo;

   il comma 2 del citato articolo 1919 del Codice dell'ordinamento militare stabilisce che l'indennità supplementare sia corrisposta anche prima dei sei anni di iscrizione, ma solo al personale dei sottufficiali della Marina militare e dell'Aeronautica militare, escludendo, ad avviso dell'interrogante illogicamente, da tale previsione il resto del personale che contribuisce alla Cassa di previdenza e nello specifico i sottufficiali dell'Esercito e dell'Arma dei carabinieri;

   con delibera n. 11/XII del 6 dicembre 2018 il Consiglio centrale di rappresentanza militare interforze ha chiesto al Capo di Stato Maggiore della Difesa di sollecitare un intervento legislativo retroattivo, atti a sanare la illogica e gravosa sperequazione creatasi;

   a seguito dell'approvazione della citata delibera è stata autorizzata l'istituzione di un tavolo tecnico con le preposte articolazioni, il cui risultato è stato inoltrato al dicastero della difesa per i successivi adempimenti;

   questa sperequazione tra il personale della Marina militare e Aeronautica militare e il personale dell'Esercito italiano e dei carabinieri, che contribuiscono allo stesso modo alla Cassa, ha creato una diversità di trattamento già oggetto di diversi contenziosi –:

   quanto personale dell'Esercito italiano e dell'Arma dei carabinieri avrebbe potuto accedere alle misure di cui all'articolo 1919, commi 1 e 2, del Codice dell'ordinamento militare, se non vi fossero le limitazioni ivi previste che hanno generato la sperequazione illustrata in premessa e quali iniziative si intendano porre in essere per risolvere la problematica esposta.
(4-12372)

DISABILITÀ

Interrogazione a risposta scritta:


   DIENI e APRILE. — Al Ministro per le disabilità, al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   secondo fonti stampa la 36enne I.S. di Taurianova (RC), malata di sclerosi laterale amiotrofica (Sla), non riceve assegno mensile destinato alle persone con la sua patologia né le viene garantita assistenza domiciliare;

   la Sla è una malattia neurodegenerativa, non esiste una terapia specifica e nel giro di 2-4 anni conduce al decesso per insufficienza respiratoria;

   è evidente l'utilità del Fondo per le non autosufficienze (Fna) in quanto destinato alla realizzazione delle prestazioni, interventi e servizi assistenziali necessari;

   il Fna è istituito ai sensi della legge finanziaria n. 296 del 2006 «al fine di garantire l'attuazione dei livelli essenziali delle prestazioni assistenziali da garantire su tutto il territorio nazionale con riguardo alle persone non autosufficienti» con una dotazione di 100 milioni di euro nel 2006, aumentati a 300 milioni nel 2008;

   dal suo avvio, non sono stati più modificati i criteri di riparto delle risorse finanziare tra le regioni – il 60 per cento è attribuito in base alla popolazione residente, per regione, d'età pari o superiore a 75 anni; il restante 40 per cento utilizzando i criteri del riparto del Fondo nazionale per le politiche sociali di cui all'articolo 20, comma 8, della legge 8 novembre 2000, n. 328;

   dopo 10 anni il Fna è stato definito in maniera più strutturata. A partire dal decreto ministeriale 26 settembre 2016, con cui è attribuito un quantitativo di risorse più elevato pari a 400 milioni di euro;

   l'articolo 3, comma 2, del suddetto decreto ministeriale fornisce una descrizione dettagliata della condizione di «disabilità gravissima» che si manifesta quando si verifica una delle seguenti condizioni: compromissione motoria da patologia neurologica o muscolare oppure persone la cui vita dipende, qualunque sia la grave patologia da cui sono affette, da assistenza continuativa e monitoraggio nelle 24 ore, sette giorni su sette;

   l'articolo 3, comma 1, del suddetto decreto ministeriale stabilisce che una quota non inferiore al 40 per cento – aumentata al 50 per cento nel 2017 – sia a favore di persone in condizione di «disabilità gravissima», incluse le persone affette da Sla, e che il restante 60 per cento sia destinato ai «disabili gravi»;

   secondo i dati in possesso dell'Aisla Calabria – Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica – nella regione le persone con la Sla, dal 2016 ad oggi, hanno percepito solo 2 annualità (2014-2015) di Fna per quel che concerne la suddetta quota esclusiva per le «disabilità gravissime» pari al 40 per cento;

   ai sensi della deliberazione n. 364 del 2016 della Giunta regionale Calabria, la quota del 40 per cento del Fna è destinata alle aziende sanitarie provinciali (Asp). Ai comuni capofila degli ambiti territoriali sociali spetta la restante quota del 60 per cento di cui non vi è traccia;

   nella suddetta regione non esiste un percorso diagnostico terapeutico assistenziale specifico di patologia, fondamentale per garantire la continuità ospedale/territorio, l'appropriatezza dei percorsi di presa in carico e per misurare l'efficacia dell'assistenza rivolta alle persone con Sla;

   dal 2011 esiste un fondo di 124.600 euro per la formazione di assistenti familiari per i nuclei affetti da Sla, accreditato all'Asp di Catanzaro nella sua qualità di capofila con decreto n. 2420 del 7 marzo 2017, che, a quanto risulta all'interrogante, è inutilizzato;

   ai sensi dell'articolo 3, comma 1, dell'ultimo Piano nazionale per le non autosufficienze (2019-2021) le regioni si impegnano a rendicontare al Ministero gli interventi programmati, ma nel caso della Calabria gli esiti di tale monitoraggio non si conoscono;

   la pagina dedicata ad una panoramica delle misure per la disabilità del Ministero competente risulta all'interrogante non funzionante –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto descritto e quali iniziative intendano adottare per favorire realmente una razionalizzazione e semplificazione del quadro normativo ed economico funzionale a rispondere ad una «disabilità gravissima».
(4-12386)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MARCO DI MAIO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   in Italia, sono numerose le imprese che, per installare un impianto fotovoltaico, si sono avvalse dei benefici economici riconosciuti dalla legge 23 dicembre 2000, n. 388 (cosiddetto «Tremonti Ambiente»), che consentiva di detassare una parte di utile legato all'investimento, e del contributo erogato dal Gestore dei servizi energetici (di seguito, Gse) in base al III conto energia come tariffa incentivante su ogni kilowattora prodotto;

   con nota del 22 novembre 2017, pubblicata dal Gse sul proprio sito internet, si prevede il divieto di cumulare gli incentivi in conto energia, che corrispondono ad agevolazioni di natura non tributaria, con le agevolazioni fiscali della «Tremonti Ambiente»;

   tale nota viene, successivamente, ritenuta illegittima con le sentenze nn. 6784 e 6785 del 29 maggio 2019 emesse dal Tar Lazio. Di conseguenza, veniva emanato il decreto-legge 26 ottobre 2019, n. 124 il quale prevede che in caso di cumulo degli incentivi alla produzione di energia elettrica da impianti fotovoltaici III, IV e V conto energia con la detassazione per investimenti «Tremonti Ambiente» il mantenimento del diritto a beneficiare delle tariffe incentivanti Gse è subordinato alla restituzione del beneficio «Tremonti Ambiente»;

   a tal fine, l'Agenzia delle entrate emette il provvedimento 6 marzo 2020 n. 114266 con cui si consente ad ogni beneficiario delle due agevolazioni di rinunciare al «Tremonti Ambiente» e restituire la somma corrispondente ricevuta. Il primo termine di restituzione, fissato al 30 giugno 2020, è prorogato per effetto dei provvedimenti adottati durante la pandemia al 31 dicembre 2020;

   il termine prorogato è oggetto di richiesta, avanzata al Governo da parte delle associazioni dei consumatori e produttori di energie rinnovabili a gennaio 2021, di ulteriore proroga o di sospensione, così da attendere l'esito dei giudizi in contenzioso, evitare ripercussioni legali ed economiche e non accentuare le già vistose difficoltà legate all'emergenza sanitaria. Tale richiesta è, però, rigettata;

   ne consegue che, a dicembre 2021, il Gse emette e notifica alle imprese produttrici di energie rinnovabili, già impegnate ad arginare il calo dei fatturati e la crisi dei crediti, provvedimenti di revoca con richiesta di restituzione dei contributi percepiti e dei contributi futuri;

   in alcuni casi, la somma richiesta è stata pari a circa un milione di euro: somma che, considerate le enormi difficoltà del periodo storico che stiamo attraversando, mette in forte difficoltà le imprese italiane. Inoltre, nessuna comunicazione circa la possibilità di revoca è stata recapitata ai soggetti interessati, che avrebbero certamente potuto provvedere, con minori difficoltà, a restituire la somma pari al solo contributo precedentemente ottenuto –:

   se il Governo non ritenga di adottare iniziative per prevedere una riapertura dei termini per consentire a tutte le imprese produttrici di energie rinnovabili operanti sul territorio italiano e destinatarie dei provvedimenti citati di opzionare i contributi «Tremonti Ambiente» e GSE, così da consentire allo Stato di incassare nuove somme e di giungere alla cessazione dei contenziosi in essere.
(5-08260)


   LUCASELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il cosiddetto Superbonus 110 per cento è l'agevolazione fiscale disciplinata dall'articolo 119 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77 (decreto Rilancio), che riconosce una detrazione fiscale, appunto, del 110 per cento delle spese sostenute a partire dal 1° luglio 2020 per la realizzazione di specifici interventi finalizzati all'efficienza energetica e al consolidamento statico o alla riduzione del rischio sismico degli edifici; tra gli interventi agevolati rientra anche l'installazione di impianti fotovoltaici e delle infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici negli edifici;

   tale agevolazione si affianca alle detrazioni, già in vigore da molti anni, spettanti per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici («ecobonus») e per quelli di recupero del patrimonio edilizio, inclusi quelli antisismici («sismabonus»), attualmente disciplinate, rispettivamente, dagli articoli 14 e 16 del decreto-legge 4 giugno 2013, n. 63, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2013, n. 90;

   il successivo decreto-legge 1° marzo 2022, n. 17, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 aprile 2022, n. 34, ha previsto la quarta cessione del credito da effettuarsi esclusivamente a favore dei soggetti con i quali le banche abbiano stipulato un contratto di conto corrente, senza facoltà di ulteriore cessione;

   il Governo è recentemente intervenuto con il decreto Aiuti che porta in dote la sedicesima modifica che riguarda a vario titolo il quadro normativo di riferimento per il superbonus 110 per cento è il meccanismo di cessione del credito, dando la possibilità alle banche, sin da subito, di cedere il credito a soggetti privati ma limitatamente a quelli individuati all'articolo 6, comma 2-quinquies, del decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58;

   i soggetti sono individuati con regolamento della Consob che disciplina anche i criteri di identificazione dei soggetti privati che su richiesta possono essere trattati come clienti professionali e la relativa procedura di richiesta;

   l'introduzione della possibilità di una quarta cessione del credito, oltre allo sconto in fattura, avrebbe dovuto sbloccare la situazione di «stallo» rispetto agli acquisti dei crediti da parte delle banche, ma, di fatto, le imprese che hanno applicato lo sconto in fattura ai propri clienti, facendo affidamento sulla successiva cessione a terzi, si trovano da una parte un cassetto fiscale pieno di crediti e, dall'altra, una carenza di liquidità, perché il meccanismo del sistema finanziario è a tutt'oggi completamente paralizzato;

   le piccole e medie imprese, con l'applicazione dello sconto in fattura, anticipano ai committenti i benefìci fiscali per conto dello Stato, ed è inaccettabile che alle stesse imprese improvvisamente non gli sia più riconosciuta la possibilità di cedere i crediti generati, esponendole di fatto a gravissimi rischi di liquidità –:

   alla luce di questa intollerabile situazione di incertezza, se e quali iniziative correttive il Ministro interrogato stia valutando, al fine di riattivare il mercato dei crediti d'imposta, intervenendo sul superamento dei limiti del sistema finanziario.
(5-08261)

Interrogazione a risposta scritta:


   SPESSOTTO, MASSIMO ENRICO BARONI e LEDA VOLPI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   Ita Airways è una compagnia totalmente pubblica, in cui l'attuale Governo ha investito fin qui circa 3,5 miliardi di euro;

   il 23 maggio 2022 si è chiusa la fase di presentazione delle offerte di acquisizione della parte maggioritaria di Ita Airways: le offerte presentate sono due: Msc-Lufthansa e fondo Certares collegato con Delta e Air France-Kim. La prima ha come player primario una società leader nel trasporto marittimo. La seconda, tra le collegate, vanta la partecipazione al 9 per cento in Air France del Gruppo Cga-Cgm, anche questi leader mondiali del trasporto marittimo;

   la cordata che avrà presentato l'offerta che verrà giudicata migliore, acquisirà l'80 per cento di Ita, mentre al Ministero dell'economia e delle finanze dovrebbe rimanere il 20 per cento;

   la quota di controllo dovrà essere ceduta entro il mese di giugno e la vendita definitiva perfezionata entro il 2022;

   da fonti di stampa si apprende anche che la cordata MSC-Lufthansa avrebbe già chiesto al Ministero dell'economia e delle finanze di cedere totalmente la sua partecipazione nel giro di massimo 3-4 anni;

   gli advisor che valuteranno e consiglieranno il Ministero sull'offerta migliore sono Equita Group, per la parte finanziaria, e Gianni & Origoni, per gli aspetti legali;

   Equita Group, secondo quanto rivela il Fatto quotidiano del 29 maggio 2022, è una banca d'investimento che svolge consulenze sugli acquisti di azioni quotate ed ha avuto tra gli azionisti «di peso» il dottor Alessandro Profumo;

   Alessandro Profumo è stato nominato dal Governo Gentiloni, il 15 maggio 2017, amministratore delegato di Leonardo, azienda pubblica italiana attiva nei settori della difesa, dell'aerospazio e della sicurezza. Profumo è stato presidente di Equita Group dal settembre 2015 – con una quota azionaria (27 per cento) – e una volta nominato amministratore delegato di Leonardo, per evitare conflitti d'interessi, ha notevolmente ridotto la sua partecipazione azionaria. Profumo, nel frattempo, ha anche lasciato la presidenza di Equita Group;

   Alessandro Profumo non è più nel cda di Equita Group, e formalmente non influenza la società, ma i manager guidati dall'Amministratore delegato Andrea Vismara – legati da un patto di sindacato – sono gli stessi con i quali l'ex banchiere ha condiviso l'acquisizione nel 2015 dal fondo americano JcFlowers;

   in Ita-Airways il piano messo a punto dal presidente esecutivo, Alfredo Altavilla, pare più consono alla proposta Msc-Lufthansa e notizie di stampa, esplicitamente, riferiscono che il Governo preferirebbe la cordata con il vettore tedesco (La Repubblica 26 gennaio 2022 e 29 maggio 2022 – Corriere della Sera 8 marzo 2022 – Milano Finanza 24 maggio 2022). Lo stesso Altavilla ha definito «profittevole» l'offerta di Msc-Lufthansa;

   è notorio che il presidente Altavilla, sostenuto dal Governo, preferisca Msc-Lufthansa, e su questa linea sarebbe anche l'amministratore delegato di Ita-Airways, Fabio Lazzerini, nominato dall'ex Ministro delle infrastrutture e dei trasporti del Pd, Paola De Micheli, appoggiato dal Ministro Pd Dario Franceschini (Il Sole 24 Ore del 18 giugno 2020) e sarebbero favorevoli a Msc-Lufthansa anche i Ministri Pd Giovannini e Franco;

   Msc Group è uno dei principali clienti del colosso pubblico della cantieristica per navi, Fincantieri, di cui il Ministero del tesoro e delle finanze ha il 30,2 per cento, così come lo stesso Ministero, attraverso Cdp industria, controlla il 71,2 per cento del gruppo triestino presieduto da Alessandro Profumo –:

   se non si intraveda un possibile conflitto d'interesse nei ruoli di Alessandro Profumo, attuale amministratore delegato di un'importante azienda di Stato, Leonardo, che è anche socio ed è stato presidente della società advisor del Governo per la vendita di una società pubblica come Ita-Airways;

   quali elementi intenda fornire circa i criteri utilizzati per valutare le offerte fin qui pervenute;

   se non ritenga che la partecipazione, in entrambe le cordate, di leader mondiali nel trasporto marittimo, possa costituire un rischio di costituzione di oligopoli nel settore della logistica e dei trasporti.
(4-12381)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   FURGIUELE. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con ordinanza del Capo dipartimento della Protezione civile n. 665 del 22 aprile 2020 è stata istituita una Unità sociosanitaria per l'attuazione delle misure di contrasto e contenimento dell'emergenza epidemiologica da COVID-19;

   in particolare, l'ordinanza sopra citata ha previsto il reclutamento nell'ambito dell'Unità stessa di 1.500 operatori sociosanitari di cui 500 sono stati destinati presso le residenze sanitarie assistenziali per anziani e persone con disabilità e 1.000 presso gli istituti penitenziari individuati dal Ministero della giustizia;

   gli operatori sociosanitari reclutati ai sensi dell'ordinanza in esame hanno garantito un contributo fondamentale nelle carceri e nelle Rsa, lavorando con grandi capacità, senza limitazione oraria, nelle fasi più dure e drammatiche della pandemia, in un momento nel quale i vaccini e la protezione da questi offerta non erano peraltro ancora disponibili;

   con ordinanza del Capo dipartimento della Protezione civile n. 892 del 16 maggio 2022 le regioni sono state autorizzate, fino al 31 maggio 2022, alla «prosecuzione dell'avvalimento degli operatori sociosanitari reclutati con l'ordinanza n. 665 del 2020 per le finalità di impiego ivi previste»;

   a partire dal 1° giugno 2022, con lo spirare del termine stabilito dalla succitata ordinanza, i 1.500 operatori sociosanitari facenti parte dell'Unità sono stati improvvisamente lasciati a casa, senza il riconoscimento di alcun diritto, neppure dal punto di vista dell'anzianità di servizio e/o contributiva. Il tutto, peraltro, in contrasto con quanto previsto dall'articolo 1, comma 4, dell'ordinanza n. 665 del 2020, ai sensi del quale l'attività da questi prestata avrebbe dovuto essere considerata «servizio utile a tutti gli effetti»;

   a quanto consta, le regioni avrebbero richiesto la proroga per questi operatori, anche a fronte della carenza di personale che si riscontra in ambito sanitario e sociosanitario, ma i Ministri interrogati non risultano, almeno per il momento, aver intrapreso iniziative in tal senso;

   il giorno 28 giugno 2022 una delegazione degli operatori sociosanitari si riunirà a Roma per far valere i propri diritti e ricercare una soluzione ad un problema che rischia di rimanere irrisolto sulla pelle di 1.500 famiglie –:

   se e quali iniziative intendano adottare al fine di promuovere, di concerto con le regioni, il prolungamento dei contratti degli operatori sociosanitari di cui in premessa, la previsione di un percorso di stabilizzazione degli stessi e il riconoscimento pieno dei loro diritti e delle loro posizioni.
(3-03030)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nel corso della trasmissione di Radio Radicale, «Radio Carcere», la dottoressa Marina Picardi, giudice presso il tribunale di sorveglianza di Napoli, ha affermato che solo a Napoli i condannati «liberi sospesi» sono almeno 14.000;

   i «liberi sospesi» sono persone condannate a pene detentive inferiori ai 4 anni (o 6 se tossicodipendenti), che hanno ottenuto dalla procura la «sospensione» dell'esecuzione della pena. Queste persone rimangono anche per anni in attesa di una pronuncia da parte del giudice di sorveglianza chiamato a decidere se affidarle ai servizi sociali oppure se mandarle in carcere; in un articolo pubblicato sul Riformista del 25 febbraio 2022, a firma Valentina Manchisi, si riporta un'affermazione dell'ex deputata Rita Bernardini – che da anni si occupa della questione – secondo la quale in tutta Italia i «liberi sospesi» sarebbero almeno 80 mila;

   ad avviso dell'interrogante, a causa dell'inefficienza dello Stato – in questo caso della magistratura di sorveglianza, sempre più in sofferenza per la carenza degli organici sia dei giudici che del personale amministrativo – l'esecuzione della pena che si verifica a troppi anni di distanza dal fatto-reato e dalla sentenza, contravviene ai princìpi costituzionali di risocializzazione tanto più quando si traduce nella restrizione in un carcere;

   la questione dei «liberi sospesi» è stata posta alla Corte europea dei diritti dell'uomo con il ricorso n. 54859/20 - Valorio c. Italia, curato dall'avvocato Marina Silvia Mori; il ricorso ha superato il filtro ed è stato portato all'attenzione della Corte;

   come si può evincere dall'ordinanza del tribunale di sorveglianza di Milano, che ha accolto in data 10 febbraio 2022 l'istanza di affidamento in prova del condannato Valorio, i fatti reato sono stati commessi tra il 2010 e il 2011, mentre la sentenza di condanna è divenuta definitiva il 20 aprile 2015; l'affidamento in prova giunge pertanto a 12 anni dal fatto reato e a 7 dalla condanna definitiva;

   alla Corte europea sono state sottoposte le violazioni degli articoli 8 paragrafo 2 della Convenzione (diritto al rispetto della vita privata e familiare) e 2 paragrafo 3 del Protocollo n. 4 aggiuntivo alla Convenzione (libertà di circolazione) sotto il duplice profilo: a) della sussistenza di un'ingerenza statale nell'esercizio del diritto priva – per il decorso del tempo – della connotazione di necessità per ragioni di pubblica sicurezza, difesa dell'ordine e prevenzione dei reati e b) per l'impossibilità di fare valutare al giudice interno la persistenza dell'interesse dello Stato a fare eseguire il residuo di pena, che rileva anche ai sensi della violazione dell'articolo 6, paragrafo 1, come possibilità di accedere a un tribunale –:

   se sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa;

   quali dimensioni assuma il fenomeno dei condannati «liberi sospesi» presso ogni tribunale di sorveglianza;

   se il Ministro abbia commissionato studi per conoscere la durata delle pendenze del fenomeno dei «liberi sospesi» presso ogni tribunale di sorveglianza;

   quali iniziative di competenza, anche normative, intenda adottare per risolvere le violazioni di diritto, anche alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali legate al fenomeno del ritardo nell'esecuzione delle sentenze dei «liberi sospesi».
(5-08258)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nella giornata dell'8 giugno, all'interno del carcere valdostano di Brissogne, si è consumata l'ennesima aggressione personale ai danni dei membri della Polizia penitenziaria;

   nel corso della mattinata, un detenuto di origine straniera, armato di una caffettiera, ha aggredito il sovrintendente e un agente, rendendo necessario accompagnare le due vittime nel vicino nosocomio di Aosta Umberto Parini per le opportune cure mediche;

   con una violenza inaudita, il detenuto ha colpito in pieno volto il Sovrintendente, causandogli una ferita dichiarata guaribile entro 21 giorni salvo complicazioni, mentre l'agente ha riportato numerose contusioni guaribili in 10 giorni;

   il caos vigente all'interno del carcere di Aosta persiste oramai da anni, nonostante le molteplici segnalazioni effettuate dalle sigle sindacali della Polizia penitenziaria alle quali, tuttavia, non è pervenuta alcuna risposta;

   da oltre sei anni, infatti, il penitenziario valdostano è privo di un direttore e di comandante titolare, rendendo ciò l'istituto, di fatto, completamente abbandonato a se stesso;

   quello delle aggressioni ai danni degli agenti di Polizia penitenziaria è un fatto in costante aumento, così come testimoniato dalle sempre più frequenti notizie di cronaca e così come costantemente denunciato dall'interrogante;

   l'ingiustificabile inazione e i continui silenzi dello Stato, pronto a intervenire quasi esclusivamente a favore dei detenuti, come con il recente stanziamento di 28 milioni di euro per la costruzione di «casette per l'amore» per i reclusi incarcerati per reati di stampo mafioso, o come le frequenti leggi «svuotacarceri» per tentare vanamente di risolvere il sovraffollamento degli istituti, sanciscono unicamente quella che l'interrogante giudica la sua completa e ingiustificabile resa a discapito dei nostri uomini e donne in divisa –:

   quali iniziative intenda adottare il Governo al fine di risolvere le criticità all'interno del carcere di Aosta;

   se il Governo intenda adottare le iniziative di competenza per nominare repentinamente un direttore e un comandante titolare nel carcere di Aosta.
(4-12364)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   presso la Procura della Repubblica di Biella, nonché presso il suo Tribunale, si registra una carenza di organico sia di magistrati che di personale di cancelleria tale da compromettere la solerte evasione delle domande di giustizia dei cittadini;

   nella Procura anzidetta, infatti, il procuratore è coadiuvato da due soli sostituti, a cui si sommano le recenti dimissioni di 2 vice procuratori ordinari a seguito della loro nomina a direttori amministrativi;

   tale criticità comporta inevitabilmente l'impossibilità di poter far fronte in modo adeguato alla totalità dei procedimenti in corso, rendendo improcrastinabile la necessità di procedere con nuove nomine di magistrati e di sostituti procuratori, così come richiesto anche dall'Ordine degli Avvocati di Biella tramite una segnalazione indirizzata agli uffici preposti;

   per quel che concerne il tribunale biellese, la critica carenza di personale di cancelleria, 21 unità effettive rispetto alle 38 predisposte dalla pianta organica del Ministero, ha aumentato considerevolmente il carico di lavoro del personale effettivo, il quale si ritrova sovente a doversi occupare di mansioni di cui sconosce la modalità di esercizio, ponendo lo stesso in una condizione lavorativa al limite dello stress lavorativo pur di tentare di garantire in modo efficiente lo svolgimento delle mansioni del proprio ufficio;

   con le attività che continuano ad accumularsi, infatti, risulta impossibile fronteggiare le plurime esigenze, traducendo la situazione sopra rappresentata in una sorta di giustizia negata di fatto per il cittadino;

   l'adeguamento del numero del personale della Procura della Repubblica e del tribunale biellesi è ormai indifferibile –:

   quali iniziative intenda adottare il Governo, per quanto di competenza, al fine di ovviare alle criticità esposte in premessa.
(4-12365)


   TATEO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'esito della visita istituzionale dell'interrogante, nell'istituto carcerario di Bari, nei giorni scorsi, certifica eloquentemente la necessità di più agenti di polizia penitenziaria e strutture dove poter gestire adeguatamente anche i detenuti con patologie;

   si tratta di un carcere a vocazione sanitaria, il cui centro clinico diagnostico riveste un ruolo centrale in fatto di cure e prestazioni a livello regionale, il quale però sconta l'impossibilità di far fronte a tutte le richieste interne al carcere, dovendo ricorrere spesso all'ausilio dei presidi ospedalieri esterni, allungando anche irragionevolmente i tempi di attesa delle prestazioni sanitarie in favore delle persone detenute, anche in considerazione del preoccupante dato dei detenuti psichiatrici, ben 150, di cui 40 sono in gravi condizioni;

   con la struttura sanitaria Sai, l'Istituto barese è diventato un ospedale, raggruppando detenuti di grosso calibro criminale appartenenti alla criminalità organizzata di tutte le regioni italiane, creando nei reparti detentivi problemi di sicurezza, poiché gli stessi non vengono ricoverati presso il Sai ma assegnati ai reparti dell'Istituto, poiché il dipartimento vi assegna i predetti con la dicitura annessi al Sai. La struttura sanitaria non riesce a far fronte compiutamente alle esigenze specifiche di settore e, quotidianamente, produce ricoveri esterni e decine di visite ambulatoriali nelle strutture sanitarie esterne, svuotando il carcere dei pochi agenti rimasti in servizio, tenuto conto della gravissima carenza d'organico;

   inoltre, ulteriore questione riguarda la ristrutturazione della caserma della polizia penitenziaria. Il Ministero della giustizia, con un intervento sul proprio sito istituzionale, rende noto che sono 58 gli interventi di edilizia giudiziaria e penitenziaria finanziati con i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza e del Piano nazionale complementare, per un importo complessivo di 540 milioni di euro;

   si stanno predisponendo interventi di edilizia, curati dell'Ufficio VII e dal provveditorato delle opere pubbliche, per il miglioramento degli edifici adibiti a caserme per personale di polizia penitenziaria, ma, negli interventi suddetti, non risulta che il Ministero della giustizia abbia stanziato fondi per l'intervento di ristrutturazione della caserma della polizia penitenziaria di Bari, che è fatiscente;

   risulta che il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria stia, comunque, rivalutando alcune delle sedi per evitare di incidere su istituti già sovraffollati o evitare di sottrarre alla struttura, con la nuova edificazione, «spazi trattamentali»;

   il garante regionale dei detenuti afferma in relazione al carcere di Bari che «il carcere sconta tutto l'anno la sua totale inadeguatezza strutturale, è fatiscente e vecchio, non si capisce come mai tutti i piani triennali dei lavori non riescono a convogliare risorse sufficienti per gli interventi migliorativi. Alcuni lavori sono stati effettuati, in particolare nella sezione 3 e 4 dell'alta sicurezza, ma le altre sezioni, quelle di media sicurezza, si trovano a fare i conti con problemi strutturali importanti che richiederebbero un'urgente e costosa manutenzione» –:

   se il Governo ritenga opportuna una celere rivalutazione degli interventi di ristrutturazione, finalizzata all'inclusione del carcere di Bari e della caserma della polizia penitenziaria, e fornire elementi in merito alle tempistiche di attuazione di un eventuale progetto di ristrutturazione, in quanto l'edificio attuale presenta problemi strutturali e risulta fatiscente e non adeguato a garantire standard sostenibili di vivibilità per i detenuti e di operatività per gli agenti di polizia;

   se il Governo intenda adottare, per quanto di competenza, iniziative concrete volte a garantire la salute dei detenuti, dotando urgentemente l'ospedale San Paolo di quanto necessario alla gestione dei detenuti con patologie.
(4-12380)


   SPESSOTTO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 9 maggio 2019, secondo fonti stampa, vi è stato un colloquio tra l'allora procuratore della Repubblica di Roma, dottor Giuseppe Pignatone e l'avvocato Luca Palamara, allora presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati;

   quest'ultimo era sottoposto a sorveglianza in un'indagine della Procura della Repubblica di Perugia e aveva, a sua insaputa, un captatore informatico – cosiddetto «trojan» – installato nel suo cellulare;

   l'intercettazione del colloquio tra Pignatone e Palamara, però, non sarebbe avvenuta perché, come ha spiegato il procuratore capo della Procura di Perugia, dottor Raffaele Cantone, in particolare davanti alla Prima commissione del Consiglio superiore della magistratura, il 22 marzo 2021: «il trojan non ha affatto registrato l'incontro, perché non era, come si è più volte già spiegato in tutte le sedi, programmato in quell'orario per la registrazione»;

   Cantone aggiunse che l'intercettazione tra Pignatone e Palamara «non fu programmata perché si trattava di un incontro conviviale con le rispettive mogli. In quei contesti Palamara non si lasciava mai andare in confidenze, quindi sarebbe stato inutile»;

   il verbale di quella audizione al Csm riporta le domande del dottor Nino Di Matteo e le risposte del procuratore Raffaele Cantone. «In alcuni articoli – domanda Di Matteo – comunque si fa riferimento ad un incontro, ad una cena, del 9 maggio, alla quale assieme al dottor Palamara avrebbe partecipato il procuratore di Roma, in quel momento da poco in pensione, il dottor Pignatone e altri magistrati. Su questo lei è in grado di spiegarci se era stato programmato l'utilizzo del Trojan e quindi la registrazione anche per quelle ore in cui poi avvenne l'incontro?». Rispose Cantone: «Non era stato programmato... sono in grado di dirle che il Trojan ha funzionato fino alle 16:53 di quella giornata». E ancora Di Matteo: «Ed era stato programmato che funzionasse più a lungo o no?». «Fino alle 18:00», replicò Cantone;

   la versione del dottor Cantone sarebbe smentita dalla relazione della società Rcs di Milano che è fornitrice della strumentazione per le intercettazioni utilizzate. Il quotidiano Il Riformista, in data 9 giugno 2022, riferisce che la programmazione effettuata l'8 maggio 2019 dal maresciallo del Gico Roberto D'Acunto, contrariamente a quanto sostenuto dal dottor Cantone, prevedeva la registrare per il 9 maggio 2019 dalle 6 pomeridiane alle 11:59:59, cioè fino a mezzanotte. «Tale programmazione, però – riporta sempre il quotidiano Il Riformista – venne annullata dal maresciallo Orrea la mattina del 9 maggio 2019» –:

   se siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   se non si intenda valutare se sussistano i presupposti per promuovere iniziative ispettive presso gli uffici giudiziari di cui in premessa.
(4-12385)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazione a risposta orale:


   LOMBARDO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   la stagione estiva alle porte e le temperature sopra la media degli ultimi giorni lasciano presagire l'ennesima emergenza idrica che nei prossimi mesi metterà a rischio soprattutto l'agricoltura siciliana: dalla provincia di Trapani arriva il grido d'allarme delle associazioni di categoria e degli agricoltori proprietari dei fondi che ricadono nel comprensorio della diga Trinità, bacino artificiale situato nel territorio di Castelvetrano che alimenta i tantissimi vigneti della zona;

   da diverse settimane le paratoie della diga sono aperte causando la fuoriuscita continua di una enorme volume di preziosa acqua che si riversa in mare: qualora tale situazione non venga arrestata, la diga – che ha una capacità massima di 18 milioni di litri – disporrà in breve di appena 3 milioni di metri cubi d'acqua, con ricadute negative sull'irrigazione estiva;

   la diga Trinità a regime potrebbe servire circa 6.000 ettari di vigneti il cui fabbisogno annuo è di circa 6 milioni di metri cubi; un'annata siccitosa rischia di far perdere gran parte della produzione del territorio servito dalla diga che si attesta su quasi 600.000 quintali di uva con un valore, medio di 40 euro a quintale. Il danno economico sarebbe potenzialmente pari a 24 milioni di euro per la sola provincia di Trapani e perdere anche solo una parte percentuale significa un mancato ricavo per milioni di euro con la conseguente rovina di centinaia di famiglie;

   nelle more di acquisire da parte dell'assessorato regionale all'energia ulteriori verifiche tecniche, il Ministero ha provveduto ad abbassare ulteriormente la quota d'invaso portando a circa 3 milioni il volume disponibile per l'irrigazione: standard di molto al di sotto delle esigenze consortili;

   in questi mesi sarebbe stato necessario aprire le condotte per svolgere la ordinaria manutenzione degli impianti che, a causa dell'intreccio di competenze fra enti diversi, il più delle volte si trasforma in immobilismo;

   è essenziale rivedere la gestione delle acque siciliane già da tempo fortemente critica – con la presenza di molte dighe non ancora collaudate o incompiute, reti di distribuzione colabrodo e furti d'acqua a causa della scarsa sicurezza – e avviare un intervento ministeriale di riprogrammazione che consenta di gestire in modo adeguato il bene più prezioso che abbiamo –:

   quali elementi il Governo intenda fornire sui fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda avviare per pervenire a un'adeguata soluzione delle criticità richiamate e migliorare la gestione delle acque, scongiurando una crisi irreversibile per i tanti produttori agricoli in Sicilia.
(3-03026)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   ERMELLINO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   la mobilità può essere considerata anche come un servizio inclusivo per tutte quelle classi di utenti fragili in virtù delle varie tipologie di disabilità di cui sono affetti, motorie e sensoriali in particolare;

   su territorio nazionale si contano decine di associazioni e organizzazioni le cui attività mirano alla promozione di una mobilità universale, ossia inclusiva, accessibile e sostenibile;

   alcune tra queste operano in particolare nell'ambito della mobilità ciclistica inclusiva fornendo a enti, imprese, associazioni, organizzazioni, famiglie e comunità mezzi e bike speciali per il trasporto e la mobilità di persone con disabilità;

   il codice della strada (decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, e successive modificazioni) prevede, al comma 4 dell'articolo 68, l'emanazione di un decreto del Ministro interrogato con cui vengono stabilite le caratteristiche costruttive, funzionali nonché le modalità di omologazione dei velocipedi a più ruote simmetriche che consentono il trasporto di altre persone oltre il conducente;

   al comma 7 del suddetto articolo è previsto che chiunque circoli con un velocipede a più ruote simmetriche per il trasporto di altre persone oltre il conducente di tipi non omologato è soggetto a una sanzione amministrativa;

   il decreto attuativo di cui all'articolo 68, comma 4, del codice della strada non è stato mai emanato;

   in virtù di tale gap normativo le cosiddette bike speciali, rientranti per lo più nella categoria dei tricicli per trasporto persone di cui al comma 4 dell'articolo 68 del codice della strada, potrebbero subire un rallentamento o peggio un arresto nel loro percorso di promozione, noleggio e vendita, quindi di utilizzo, da parte della categorie di utenti interessate alla fruizione di una mobilità inclusiva;

   da ciò che risulta all'interrogante, è già accaduto che alcuni enti territoriali, a livello comunale e provinciale, abbiano sollevato dubbi legati alla libera circolazione delle summenzionate bike speciali, proprio a fronte della mancanza di chiarezza normativa in ordine alla loro omologazione;

   capita poi che alcune amministrazioni, per consentire l'attività di noleggio con conducente di tali veicoli in sede di ricezione della Scia per l'esercizio di detta attività, ritengano sufficiente la sola dichiarazione di conformità rilasciata dal costruttore –:

   se sia corretto ritenere che i velocipedi a più ruote simmetriche possano circolare anche con noleggio con conducente senza omologazione e sulla base del solo certificato di conformità rilasciato dal produttore.
(5-08255)


   ALBERTO MANCA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   da diverse fonti stampa si apprende che due delle principali compagnie di navigazione passeggeri nazionali Tirrenia e Moby hanno vietato l'imbarco di animali — a eccezione di quelli da compagnia — nelle navi in partenza e in arrivo dalla Sardegna;

   la decisione, presa a seguito di alcuni incidenti avvenuti in passato, rischia però di mettere ulteriormente in crisi alcuni dei principali comparti produttivi della Sardegna, quali quello ippico o quello zootecnico, già duramente provato dalle emergenze affrontate negli ultimi mesi dalla pandemia COVID-19, al conflitto russo-ucraino;

   è necessario che il trasporto degli animali da e per la Sardegna sia garantito in sicurezza e avvenga nella piena tutela del loro benessere e che non sia certamente bloccato, con tutte le conseguenze che ciò comporterebbe –:

   se il Governo intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, affinché sulle navi da e per la regione Sardegna sia garantito in sicurezza il trasporto degli animali da allevamento o destinati al comparto ippico, al fine di tutelare due dei settori produttivi principali della regione, già duramente colpiti dalle emergenze che l'agricoltura ha affrontato e sta ancora affrontando.
(5-08263)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GENTILE. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   la strada statale 18 Tirrenia Inferiore è una delle principali arterie di collegamento del sud d'Italia: essa collega, infatti, la città di Napoli con la città di Reggio Calabria;

   nonostante l'importanza che riveste, il collegamento si trova in condizioni di trascuratezza: infatti, la vegetazione sita all'interno dei terreni confinanti con la strada è incolta, il manto stradale è caratterizzato da numerose buche e la segnaletica stradale risulta insufficiente e scarsamente visibile;

   tali condizioni, ancor più evidenti nel tratto della costa tirrenica cosentina Tortora-Amantea, determinano difficoltà nella viabilità, con gravi rischi per la sicurezza e l'incolumità degli utenti della strada in questione –:

   se sia informato dei pericoli sussistenti sul tratto di strada indicato in premessa;

   quali iniziative intenda adottare per garantire la manutenzione ordinaria e straordinaria della strada statale 18 Tirrenia Inferiore, vista anche la sua permanente centralità nei collegamenti del sud d'Italia.
(4-12366)


   ROTONDI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   come riportato anche da recenti notizie di stampa i termini di legge per la validità degli espropri delle aree su cui dovrebbe essere realizzata l'autostrada Roma-Latina sono ormai molto prossimi alla scadenza;

   risultano altresì in scadenza anche i termini previsti per l'effettuazione della valutazione di impatto ambientale relativa alla suddetta opera –:

   se il Governo sia informato di quanto riportato in premessa e se intenda adottare iniziative finalizzate a garantire la realizzazione dell'autostrada Roma-Latina, opera essenziale per la rottura dell'isolamento di questa importante area geografica del Lazio.
(4-12369)


   SPESSOTTO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il 30 aprile 2022 il volo Ita Airways ITY609 da New York a Roma ha registrato una prolungata assenza di comunicazioni tra l'aereo e gli enti di controllo francesi per non meglio specificate ragioni. Le cronache hanno riportato, quale causa, un non meglio specificato presunto addormentamento del comandante e del primo ufficiale, comandante che è stato immediatamente licenziato dall'azienda;

   il quotidiano Il Domani del 4 giugno 2022 svelerebbe dettagliate circostanze su tutta l'operazione di decollo della new-Co AZ, sulle modalità di acquisizione delle certificazioni necessarie da parte di Enac, sulle modalità di addestramento del personale, di selezione, di valutazione dello stesso e, non ultimo, della sua gestione, evidenziando carenze aziendali strutturali che ricadono sul lavoro dei dipendenti e del personale di volo;

   il giornalista Daniele Martini citando un rapporto «confidenziale» redatto da Ita Airways e consegnato all'Enac, al fine di chiarire le cause della perdita prolungata di comunicazioni tra la condotta del volo in questione e le torri di controllo francesi, riporta che la stessa aerolinea italiana avrebbe, in buona sostanza, ammesso le proprie responsabilità, sostenendo che le ragioni alla base degli accadimenti è la «scarsa esperienza/esposizione all'ambiente operativo sui voli di lungo raggio del comandante», salvo poi decidere di licenziarlo;

   il 5 giugno 2022, in un'intervista a La Repubblica on line, il presidente di Enac, Pierluigi Di Palma, commentando il caso disse: «sul piano umano, sono addolorato per il dramma di questo comandante che perde il lavoro. La sua condotta a bordo, che Ita considera scorretta, poteva essere sanzionata in maniera più lieve, senza arrivare al licenziamento»;

   il 30 maggio 2022 il quotidiano Il Domani aveva scritto che a imporre il licenziamento esemplare sono stati il presidente di Ita, Altavilla, e l'amministratore delegato Lazzerini, e che «l'intransigenza è figlia della coda di paglia dell'azienda proprio sul tema della sicurezza»;

   la ricostruzione di quanto accaduto al volo Ita Airways in questione non è chiara. Emergono «esenzioni» da parte di Enac di cui il vettore avrebbe beneficiato. Ita Airways, a esempio, avrebbe contravvenuto alle regole esistenti, non sottoponendo tutti i piloti assunti ai test psicologici, i cosiddetti Minnesota test –:

   se i Ministri siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali elementi intendano fornire in merito a quanto realmente accaduto il 30 aprile 2020 riguardo al volo Ita Airways ITY609 da New York a Roma;

   se corrisponda al vero che Enac abbia facilitato Ita Airways attraverso «esenzioni» alle regole esistenti – sulla congruità delle certificazioni ottenute – sia prima del suo avvio che successivamente alla data del decollo della compagnia aerea;

   se corrisponda al vero che a metà 2022 i naviganti di Ita Airways avrebbero dovuto essere 2.627 e invece gli assunti sarebbero circa la metà, appena sufficienti per assicurare i turni per 45 aerei e non per i 54 in servizio, con la conseguenza di turni di lavoro massacranti e mancati riposi.
(4-12373)

INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GEMMATO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto si evince da fonti di stampa, sembrerebbe che il Presidente della regione Puglia, riferendosi al comune di Foggia recentemente sciolto per infiltrazioni della criminalità organizzata, abbia proposto di istituire «...un organismo istituzionale e speciale che si affianchi al commissario per sostenerlo in tutte quelle attività che hanno inevitabilmente una natura politica e difficilmente possono essere gestite da un commissario...». Il Presidente avrebbe poi affermato che «...la regione costituirà una unità operativa che affianchi il commissario e che consenta, al commissario di esercitare le sue funzioni...»;

   ricorrendo i presupposti dell'articolo 141, comma 1, lettera b), n. 2, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, con decreto del Presidente della Repubblica 3 giugno 2021 è stato sciolto il consiglio comunale di Foggia per dimissioni del sindaco e nominato un commissario straordinario;

   successivamente, ricorrendo i presupposti dell'articolo 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, con decreto del Presidente della Repubblica 6 agosto 2021 è stato disposto l'affidamento della gestione del comune di Foggia ad una commissione straordinaria posto che all'esito di approfonditi accertamenti sono emerse forme di ingerenza della criminalità organizzata che hanno esposto l'amministrazione a pressanti condizionamenti, compromettendo il buon andamento e l'imparzialità dell'attività comunale;

   l'articolo 2 del predetto decreto del Presidente della Repubblica dispone quanto segue: «La commissione straordinaria per la gestione dell'ente esercita, fino all'insediamento degli organi ordinari a norma di legge, le attribuzioni spettanti al consiglio comunale, alla giunta ed al sindaco nonché ogni altro potere ed incarico connesso alle medesime cariche.»;

   fonti di stampa riferiscono che «...lo stesso Commissario sostiene l'iniziativa ritenendola uno stimolo che intende segnalare un affiancamento alle attività degli enti locali da parte della regione...»;

   appare evidente, ma in questo caso utile evidenziare, che in forza dei citati decreti sono conferiti ai commissari tutti i poteri spettanti al consiglio comunale, alla giunta ed al sindaco e, pertanto, non sembrano rilevarsi motivazioni sottese alla seppur solo proposta di istituzione del citato organismo regionale da parte del Presidente della regione Puglia;

   non si rinvengono, altresì, elementi utili a poter configurare quali possano essere le citate «attività di natura politica che difficilmente possono essere gestite da un commissario» –:

   se le notizie di stampa citate in premessa corrispondano al vero;

   di quali notizie disponga in merito alla sussistenza dell'organismo istituzionale citato in premessa nonché degli atti della regione Puglia che lo istituiscono e, ove esistenti, quali siano le funzioni attribuite al predetto organismo;

   se la commissione straordinaria necessiti dell'attività di collaborazione di un organismo regionale così come descritto dal Presidente della regione Puglia per svolgere «attività di natura politica che difficilmente possono essere gestite da un commissario»;

   quali siano le citate «attività di natura politica che difficilmente possono essere gestite da un commissario» e che non rientrerebbero tra le attività di gestione attuabili ai sensi dei disposti del decreto del Presidente della Repubblica 6 agosto 2021 e che, pertanto, non potrebbero essere svolte senza la collaborazione del presunto costituendo organismo della regione Puglia;

   se corrispondano al vero le notizie di stampa che riferiscono che uno dei commissari straordinari abbia sostenuto «l'iniziativa ritenendola uno stimolo che intende segnalare un affiancamento alle attività degli enti locali da parte della regione».
(5-08259)


   BUTTI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   i Signor Nicolosi Ivano Nunzio (residente in Cesena (FC)) ha un figlio minore nato dal matrimonio con la Signora Sabatucci Marzia (residente in San Benedetto del Tronto) e i diritti di visita sono stati regolati da sentenza del tribunale di Forlì;

   entrambi sono poliziotti, il Signor Nicolosi in servizio presso la Polstrada di Forlì A14 e la Signora Sabatucci presso il commissariato di San Benedetto del Tronto;

   il Signor Nicolosi ha contratto il virus COVID-19 e trascorso il periodo di positività in quarantena si è successivamente negativizzato;

   in occasione dell'esercizio del diritto di visita la ex moglie poneva quale condicio sine qua non l'esibizione del certificato di guarigione da COVID-19, pretendendo, altresì, che il certificato medesimo venisse esibito presso il commissariato di San Benedetto del Tronto;

   la ex moglie imponeva, inoltre, che lo stesso prelievo del figlio minore avvenisse presso il suddetto Commissariato presso il quale ella riveste la qualifica di assistente capo coordinatore;

   al rifiuto esternato dal Signor Nicolosi alla ex moglie seguiva una telefonata da parte del Commissario Luzi Daniele – vice dirigente dell'ufficio Comm. San Benedetto del Tronto – il quale esortava telefonicamente il Sig. Nicolosi a presentarsi presso il commissariato per esibire il certificato e prelevare il minore;

   nessuna statuizione in sentenza impone che il bambino venga prelevato presso il commissariato per di più dietro esibizione del certificato di guarigione da COVID-19;

   nessuna disposizione normativa impone l'esibizione del green pass per esercitare il diritto di visita ovvero il prelievo del figlio minore presso un commissariato;

   il Nicolosi esplicitava al commissario Luzi il suo disappunto e poco dopo giungeva sul posto una pattuglia inviata – a quanto si legge nella relazione di servizio redatta dagli stessi agenti di P.G. intervenuti sul posto – dal dirigente del commissariato;

   a parere dell'interrogante, è abnorme la subordinazione dell'esercizio del diritto di visita – come statuito in sentenza – di un genitore all'esibizione presso un commissariato del green pass nonché l'imposizione del prelievo dello stesso minore presso un commissariato;

   si ritiene necessario un chiarimento in ordine alle modalità e procedure da seguire in siffatte circostanze anche al fine di avere procedure omogenee su tutto il territorio nazionale –:

   se non si ritenga di inviare presso il commissariato di San Benedetto del Tronto ispettori al fine di verificare ed accertare il reale andamento dei fatti così come succedutisi e il pieno rispetto della normativa vigente;

   se il Governo non intenda adottare iniziative normative per risolvere definitamente a livello nazionale le problematiche involgenti la procedura da applicare nei casi di esercizio del diritto di visita con genitori risultati positivi al COVID-19 poi negativizzatisi.
(5-08266)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BERTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Ponsacco, sito in Provincia di Pisa, è un comune di 15.623 abitanti che occupa una superficie di 20,90 chilometri quadrati;

   successivamente agli sgomberi dei campi nomadi abusivi ubicati a Pisa (quartiere Oratoio), sgombero avvenuto nel 2017, e Navacchio, sgombero avvenuto nel 2018, nel comune di Ponsacco sono state trasferite centinaia di persone, di etnia rom, in prevalenza ricollocate in via Rospicciano in un edificio conosciuto come il «palazzo rosa», costruito dalla Società Futura Immobiliare oramai fallita. Attualmente nello stabile risiedono una quarantina di famiglie;

   nel corso degli anni, anche in conseguenza dei continui trasferimenti di nuovi nuclei famigliari, si è venuto a creare un vero e proprio ghetto in una zona ubicata a pochi passi dal centro cittadino;

   negli anni recenti è stata più volte segnalata la condizione di totale abbandono e degrado in cui versa l'edificio di via Rospicciano. Nell'agosto 2019 durante un intervento di pulizia negli scantinati dell'edificio, trasformatisi in una vera e propria discarica a cielo aperto, sono stati rinvenuti rifiuti quali copertoni di auto, carcasse di auto e pezzi di motore, divani, elettrodomestici rotti, scatoloni, coperte, tastiere e pezzi di computer;

   numerosi, negli ultimi anni, sono stati gli episodi di aggressioni, minacce, intimidazioni, risse, episodi di bullismo, corse clandestine di auto nel centro cittadino che hanno originato una situazione di crescente insicurezza;

   in data 12 settembre 2019 il quotidiano locale Il Tirreno riportava un episodio di aggressione avvenuto ai danni di un minore da parte di alcuni ragazzi sia minorenni che maggiorenni. In data 21 luglio 2021, sempre il quotidiano locale Il Tirreno, riportava la notizia dell'aggressione, ai danni del titolare di un night club e alla moglie da parte di alcuni residenti nel palazzo di via Rospicciano. In data 17 dicembre 2021, la testata Qui News Valdera riportava la notizia di un'aggressione, da parte di tre minorenni, avvenuta a bordo di uno scuolabus ai danni di un tredicenne accusato di aver difeso una coetanea vittima di molestie da parte degli stessi aggressori. In data 12 giugno 2022, il quotidiano locale La Nazione riportava la notizia del verificarsi di corse clandestine di automobili sia di giorno che, soprattutto, durante le ore notturne nelle vie adiacenti al centro cittadino;

   nel febbraio 2022 si è costituito il comitato «Ponsacco Pacificata» il cui scopo è quello di attivarsi per ottenere, nell'ambito della città di Ponsacco, una situazione di serena e pacifica convivenza. Il Comitato ha raccolto, nei primi mesi del 2022, 1.077 firme a sostegno di una petizione finalizzata a richiedere il ricollocamento dei nomadi attualmente residenti in via Rospicciano secondo i parametri del modello toscano di accoglienza diffusa. In data 16 maggio 2022 il suddetto Comitato ha inviato, per mezzo Pec, una comunicazione al prefetto di Pisa invitandolo ad attuare i provvedimenti opportuni per fronteggiare le problematiche evidenziate;

   nel giugno 2022, in seguito a un sopralluogo dei vigili del fuoco nell'edificio di via Rospicciano, sarebbero stati riscontrati, a quanto consta all'interrogante, numerosi elementi di pericolo (porte del vano ascensore sempre aperte, presenza di quadri elettrici sprovvisti delle necessarie protezioni, ingente quantitativo di bombole gpl abbandonate nel vano scale e presenza di vetri rotti e pericolanti) –:

   di quali elementi disponga, la Ministra interrogata in relazione ai fatti esposti in premessa;

   se e quali iniziative di propria competenza la Ministra interrogata intenda intraprendere, anche di concerto con le autorità locali, per assicurare il rispetto della legalità nel comune di Ponsacco e per evitare il protrarsi di una situazione che ha reso insostenibile la vita degli abitanti del piccolo comune toscano.
(4-12374)


   LOLLOBRIGIDA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in questi giorni si sta giungendo all'identificazione dei giovani coinvolti nelle violenze che nel giorno della festa della Repubblica, il 2 giugno 2022, hanno interessato l'area tra Castelnuovo e Peschiera del Garda;

   secondo le prime ricostruzioni, tutto ha avuto inizio con l'invito lanciato mediante un video diffuso sui social, intitolato «L'Africa a Peschiera del Garda», a recarsi su una spiaggia tra Castelnuovo e Peschiera per un raduno di musica trap, in seguito al quale circa duemila giovani hanno invaso il lido e la cittadina rendendosi protagonisti di furti e risse, e, infine, di lanci di sassi e altri oggetti contro gli agenti di polizia intervenuti;

   questi disordini sono poi proseguiti, in particolare, sul treno regionale diretto da Peschiera a Milano, dove alcune ragazze minorenni hanno subito molestie sessuali da parte di un branco di una trentina di adolescenti, in prevalenza nordafricani, che le hanno palpeggiate e ingiuriate;

   i fatti di Peschiera non sono un caso isolato: simili molestie collettive si sono verificate nella notte di Capodanno a Milano, quando le violenze di branco sono culminate nelle aggressioni sessuali in Piazza Duomo;

   mentre le istituzioni rimangono indifferenti, la nostra Nazione è abbandonata a insicurezza e degrado, che producono danni sia alla società che all'economia, rendendola meno attraente per i turisti –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere per scongiurare il ripetersi di episodi quali quelli descritti in premessa e per garantire l'ordine pubblico e la sicurezza dei territori e di tutti i cittadini.
(4-12376)


   GIARRIZZO e ALAIMO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi anni il territorio del comune di Leonforte (Enna) è stato scenario di alcuni atti di particolare violenza e d'intimidazioni e attentati alla pubblica e privata incolumità, già oggetto di attenzione da parte della Commissione parlamentare antimafia;

   tra tutti, preme ricordarsi, in particolare, l'attentato incendiario occorso nella notte tra l'11 e il 12 ottobre 2019 commesso ai danni del vicesindaco, Nino Ginardi, un giovane amministratore a cui è stata conferita dal sindaco una delega speciale alla legalità;

   nonostante la rilevanza e l'urgenza degli argomenti in questione riguardanti il comune di Leonforte, a oggi la situazione non risulta essere mutata e, in tale contesto, si riscontra ancora un clima di crescente tensione nel quale è costretto a operare, non senza difficoltà, chi amministra la cosa pubblica nella località ennese;

   specifiche segnalazioni sono recentemente giunte all'interrogante in merito alla carenza strutturale e logistica che vivrebbe il commissariato di pubblica sicurezza di Leonforte;

   nello specifico, l'organico del commissariato non sarebbe sufficiente per far fronte al ripetersi di gravi fatti di sicurezza e ordine pubblico e la sede medesima del commissariato verserebbe in pessime condizioni strutturali;

   quest'ultima circostanza è stata recentemente constatata personalmente dagli interroganti in occasione di una visita istituzionale, il 6 maggio, della sede del commissariato di Leonforte;

   a tal proposito, si segnala che, tutt'oggi, risulterebbe inevasa da parte del Ministero la manifestazione di disponibilità del Comune di Leonforte di mettere a disposizione, in comodato d'uso gratuito, dei nuovi locali di proprietà comunale per il trasferimento del commissariato di P.S. di Leonforte, consentendo così l'attivazione di una nuova sede più funzionale alle esigenze logistiche e di sicurezza del territorio;

   a fronte delle circostanze evidenziate si ritiene debbano essere adottate efficaci azioni volte al rafforzamento delle misure di sicurezza e di controllo del territorio a Leonforte e l'intervento del Ministero dell'interno, al fine di poter ultimare nel più breve tempo possibile la procedura di attivazione della nuova sede del locale commissariato di Polizia di Stato –:

   se e quali iniziative il Ministro intenda intraprendere per rafforzare le misure di sicurezza e di controllo del territorio nel comune di Leonforte con il dispiegamento di ulteriori risorse umane e logistiche;

   se e quali opportune iniziative siano state intraprese per il completamento delle procedere volte al trasferimento del commissariato di pubblica sicurezza di Leonforte nei nuovi locali già individuati dal comune.
(4-12377)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nella giornata del 15 giugno 2022, il Consiglio dei ministri ha approvato una serie di misure per semplificare l'accesso di lavoratori stranieri tramite il «decreto flussi»;

   come si legge nel comunicato stampa del Governo, l'intenzione dei Ministri interrogati sarebbe quella di dare sostegno ai settori produttivi maggiormente bisognosi di manodopera, anche in relazione agli investimenti e obiettivi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, tramite l'impiego di lavoratori stranieri;

   con l'aumento esponenziale dei flussi migratori (22.178 i clandestini sbarcati sulle nostre coste dall'inizio di quest'anno secondo i dati del Ministero dell'interno, numero di molto superiore ai relativi periodi degli anni precedenti), l'unico intervento proposto dal Ministro dell'interno è aumentare il numero di permessi di soggiorno rispetto ai 69.700 già previsti con il «decreto flussi» varato a dicembre, ponendo in essere il concreto rischio di esacerbare ulteriormente le già numerose criticità legate all'immigrazione clandestina;

   ancora una volta, il Governo ha preferito misure che favoriscono il fenomeno invece di predisporre una strategia efficace al fine di porre fine alla tratta di esseri umani nel Mediterraneo;

   solamente nella notte del 15 giugno 2022, sulle coste di Lampedusa sono avvenuti 12 sbarchi, facendo approdare 481 clandestini. Con questi numeri, in forte aumento anche a causa della crisi alimentare scaturita dalla guerra in Ucraina, con la quale si sono interrotte le catene di approvvigionamento di mais e grano di cui molti Paesi africani sono fortemente dipendenti, è logico prevedere, nei prossimi mesi, un numero ancora maggiore di profughi che tentano di entrare nel nostro Paese. Le problematiche legate alla loro accoglienza, a parere dell'interrogante, non possono essere risolte con l'aumento degli ingressi regolari ma, piuttosto, mediante l'adozione di misure più incisive volte al contrasto dell'immigrazione clandestina;

   la vicenda anzidetta assume contorni ancora più surreali, dal momento che il Governo intende impiegare questi immigrati per soddisfare le richieste di manodopera dei diversi settori in crisi. Giova ricordare che il tasso di disoccupazione italiano si aggira intorno al 9.8 per cento e circa 3,5 milioni di percettori del reddito di cittadinanza sono privi di lavoro, con centinaia di migliaia di persone che non si sono mai nemmeno presentate nei centri per l'impiego. Sono innumerevoli i casi di contratti di lavoro non accettati, come a Napoli, dove sono stati rifiutati ben 10 mila posti di lavoro, lasciando così vacanti il 90 per cento dei posti effettivi;

   inoltre, a parere dell'interrogante, inutili appaiono le dichiarazioni del Ministro Garavaglia in relazione agli effetti perversi del reddito di cittadinanza e della «Naspi» sulle carenze di circa 300.000 addetti nel turismo, laddove, solamente il giorno prima, nel Consiglio dei ministri in cui siede, è stato deciso di rispondere con maggiore immigrazione a tale criticità;

   la proposta partorita recentemente dal Consiglio dei ministri, quindi, sembra raffigurare piuttosto quella che l'interrogante giudica la duplice resa incondizionata del Ministro dell'interno Lamorgese nei confronti dell'immigrazione clandestina e del Ministro del lavoro e delle politiche sociali Orlando verso il completo fallimento del reddito di cittadinanza;

   un intervento correttivo sul reddito di cittadinanza e sui centri per l'impiego, al fine di impiegare immediatamente i percettori dello stesso per risolvere le problematiche occupazionali, di richiesta di manodopera dei settori in crisi nonché al fine di salvaguardare la stagione turistica italiana, appare essere una soluzione più adeguata rispetto al ricorso a lavoratori stranieri mediante un nuovo «decreto flussi» –:

   quali siano le motivazioni poste alla base della scelta del Governo di varare nuove disposizioni sui flussi migratori, invece di adottare iniziative per prevedere disposizioni correttive del reddito di cittadinanza, al fine di impiegare i percettori dello stesso e i cittadini disoccupati nei settori produttivi e turistici in cerca di manodopera.
(4-12384)


   ROMANIELLO, DORI, PAOLO NICOLÒ ROMANO, MENGA e SIRAGUSA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il pomeriggio del 15 giugno 2022 un vasto incendio scoppiato nell'impianto di trattamento dei rifiuti della Società E. Giovi, posta sotto amministrazione controllata dall'autorità giudiziaria, all'interno degli stabilimenti di Malagrotta, zona della Valle Galeria a sud-ovest della Capitale, ha generato la dispersione di una densa nube nera in una vastissima area di Roma e del litorale, provocando la diffusione di pulviscolo ed odore acre nell'atmosfera;

   l'Arpa Lazio avrebbe reso noto che, a seguito dell'incendio divampato negli impianti di Malagrotta e la successiva nube di fumo che si è sviluppata, di essersi recata immediatamente nell'area colpita installando dei campionatori per verificare eventuali effetti sulla qualità dell'aria;

   seppure in assenza di riscontri ancora certi sul tipo di materiale bruciato nell'incendio, si teme l'emissione di diossina nell'aria causata dalla combustione di materiali plastici, con gravissimi conseguenti danni alle vie respiratorie, ma anche ai terreni di colture e allevamenti della zona;

   con una ordinanza del 16 giugno il sindaco di Roma Capitale ha disposto per un periodo non superiore a 48 ore, in virtù del principio di precauzione, per un raggio di 6 chilometri dal luogo dell'incendio dell'impianto la sospensione delle attività scolastiche e dei centri estivi, pubblici e privati, il divieto di consumo degli alimenti d'origine animale e vegetale prodotti nell'area individuata, il divieto di pascolo e razzolamento degli animali da cortile e il divieto di utilizzo dei foraggi e cereali destinati agli animali, raccolti nell'area individuata;

   l'articolo 26-bis del decreto-legge n. 113 del 2018, convertito dalla legge n. 132 del 2018, ha introdotto importanti obblighi in capo ai gestori degli impianti di stoccaggio e trattamento di rifiuti in ordine sia alla predisposizione del piano d'emergenza interno (Pei), sia alle informazioni necessarie da trasmettere ai prefetti territorialmente competenti per l'elaborazione del piano di emergenza esterna (Pee);

   il Pei ha lo scopo di: a) controllare e circoscrivere gli incidenti in modo da minimizzarne gli effetti e limitarne i danni per la salute umana, per l'ambiente e i beni; b) mettere in atto le misure necessarie per proteggere la salute umana e l'ambiente dalle conseguenze d'incidenti rilevanti; c) informare adeguatamente i lavoratori, i servizi di emergenza e le autorità locali competenti; d) provvedere al ripristino e al disinquinamento dell'ambiente dopo un incidente rilevante;

   con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 27 luglio 2021, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 7 ottobre 2021, sono entrate in vigore le «Linee guida per la predisposizione del piano di emergenza esterna e per la relativa informazione della popolazione per gli impianti di stoccaggio e trattamento dei rifiuti», ex articolo 26-bis, comma 9, del decreto legislativo n. 113 del 2018, convertito, con modificazioni, dalla legge 1° dicembre 2018, n. 132;

   il Pee, di competenza del prefetto, è predisposto sulla base delle informazioni fornite dal gestore dell'impianto medesimo e sulla base di linee guida emanate dal Presidente del Consiglio dei ministri, al fine di limitare gli effetti dannosi derivanti da incidenti rilevanti –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti e delle circostanze esposte in premessa e se non ritengano di attenzionare urgentemente tutti gli organi territoriali preposti, anche al fine di scongiurare, in considerazione della stagione estiva, altri eventuali incendi nei depositi di rifiuti;

   se risulta che per l'impianto di Malagrotta oggetto dell'incendio siano stati predisposti il Piano di emergenza interno e il Piano di emergenza esterna, quale siano allo stato le risultanze dei monitoraggi ambientali effettuati, le caratteristiche ed i possibili effetti della dispersione degli inquinanti e le immediate azioni assunte a tutela degli effetti acuti sulla popolazione esposta.
(4-12387)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ERMELLINO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   con apposito avviso pubblico il Ministero dell'istruzione ha pubblicato sul proprio sito le notizie relative alla presentazione delle istanze per partecipare alle commissioni giudicatrici del concorso ordinario della scuola secondaria, secondo quanto previsto nel decreto dipartimentale n. 23 del 5 gennaio 2022;

   i requisiti dei presidenti e dei commissari sono altresì stati stabiliti dal regolamento del concorso, ossia dagli articoli 12, 13, 14, 15, 16, 17, nonché all'articolo 19, comma 2, del decreto ministeriale n. 326 del 2021;

   quindi, secondo le modalità e nel rispetto dei requisiti definiti agli articoli 12, 13, 14, 15, 16, 17, nonché all'articolo 19, comma 2, del decreto ministeriale n. 326 del 2021 e secondo quanto previsto all'articolo 2 del decreto dipartimentale n. 23 del 2022, le commissioni giudicatrici sono nominate con decreti dei dirigenti preposti ai competenti Usr;

   i candidati a componente delle commissioni giudicatrici avevano l'obbligo di presentare domanda online tramite una piattaforma entro le ore 23.59 del 7 febbraio 2022;

   in data 9 marzo 2022, sul sito dell'Ufficio Scolastico Regionale (Usr) Puglia è stato pubblicato l'elenco nominativo degli aspiranti alla nomina di componenti delle Commissioni giudicatrici;

   successivamente, e con gli appositi provvedimenti a firma del direttore generale dell'Usr Puglia, vengono costituite le seguenti Commissioni di valutazione del concorso ordinario, per titoli ed esami, finalizzato al reclutamento del personale docente per i posti comuni e di sostegno della scuola secondaria di primo e secondo grado, per le classi di concorso B003 – laboratorio di fisica, A030 – musica nella scuola secondaria di I grado, A022 – italiano, storia, geografia nella scuola secondaria di I grado, A012 discipline letterarie negli istituti di istruzione secondaria di II grado e A049 – scienze motorie e sportive nella scuola secondaria di I grado;

   in particolare, nell'ambito del provvedimento relativo alla classe di concorso A030 – musica nella scuola secondaria di I grado – si nota che il presidente, i due componenti, il maestro aggregato di lingua inglese e il segretario provengono tutti dalla medesima struttura scolastica;

   a parere dell'interrogante potrebbe altresì essersi delineata una scelta non omogenea e quindi non equilibrata dei membri delle commissioni giudicatrici, in quanto dall'analisi dei provvedimenti di nomina si nota una evidente propensione solo verso alcune province della regione –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritenga di verificare con urgenza quali siano stati i criteri applicati dall'Usr Puglia per la scelta delle commissioni giudicatrici, a fronte della non omogeneità territoriale riscontrata.
(5-08254)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   da un articolo pubblicato online il 15 giugno 2022 su ilmanifesto.it si apprende che una delle 50 domande presenti nella prova scritta del concorso ordinario per gli insegnanti per la classe di concorso A18 filosofia e scienze umane nelle scuole superiori riportava una scorretta interpretazione della teoria dello psicologo e docente universitario Howard Gardner;

   la domanda infatti si riferiva alla definizione di intelligenza secondo Howard Gardner, il quale ha teorizzato come l'essere umano non sia dotato di una sola intelligenza, misurabile e verificabile ma, invece, è l'insieme di «intelligenze multiple» in diversi ambiti: logico-matematico, linguistico, spaziale, musicale, cinestetico o procedurale, interpersonale e intrapersonale;

   la sua teoria, esposta per la prima volta nell'opera «formae mentis. Saggio sulla pluralità dell'intelligenza» del 1983, ha rappresentato una rivoluzione in ambito pedagogico e della psicologia dello sviluppo ed è alla base di tutti i corsi di laurea che affrontano queste discipline in ambito accademico;

   un gruppo di concorsisti, che nel mese di maggio hanno affrontato la prima prova scritta del suddetto concorso, previsto nel 2020 e rimandato a causa COVID, hanno indicato la risposta che secondo il Ministero non era corretta e sono stati esclusi dalla prova orale;

   appresa la loro esclusione hanno deciso di segnalare l'incongruenza tra la domanda e le quattro possibili risposte direttamente all'accademico statunitense Howard Gardner il quale, lo scorso 3 giugno, ha deciso di scrivere direttamente al Ministero dell'istruzione italiano, riportando la traccia del quesito e commentando come la domanda non fosse formulata in modo appropriato e nessuna delle alternative proposte fosse corretta;

   il professor Howard Gardner ha chiesto quindi al Ministero di ritirare la domanda o di riformularla;

   da quanto riportato da ilmanifesto.it la mail, datata 3 giugno, non avrebbe ricevuto ancora risposta;

   purtroppo occorre segnalare come il Ministero dell'istruzione non sia nuovo a errori simili e in questi mesi diverse prove svolte per diversi classi di concorso e di ordine di scuola riportavano errori simili, riconosciuti dalle commissioni d'esame solo a fronte di ricorsi legali messi in atto da diversi candidati che hanno portato a un ricalcolo della votazione;

   il giusto riconoscimento dell'errore ha comportato a una revisione dei numeri degli aspiranti docenti permettendo quindi a chi aveva sbagliato una risposta, riconosciuta dallo stesso Ministero come scorretta, a essere reintegrato nel percorso concorsuale;

   a parere dell'interrogante, tali grossolani errori non dovrebbero mai accadere e comunque, anche in tale circostanza il Ministero dell'istruzione dovrebbe riconoscere immediatamente l'errore e senza la necessità che venga intrapresa un'azione legale da parte dei concorsisti vista l'autorevolezza della comunicazione del professor Gardner rispetto alla corretta interpretazione della sua teoria, ricalcolando così i risultati del concorso che permetterebbe a numerosi candidati di essere riammessi alla prova orale –:

   se il Ministro interrogato non intenda assumere ogni iniziativa urgente di propria competenza affinché il Ministero dell'istruzione provveda a riconoscere immediatamente l'errore di interpretazione contenuto nella domanda presente nella prova scritta del suddetto concorso relativa alla teoria del professor Gardner, procedendo a una rivalutazione delle prove che consentirebbe ai candidati che non hanno superato la prova scritta a causa della domanda ritenuta errata anche dallo stesso autore della teoria, di poter essere reintegrati nel percorso concorsuale senza dover adire alle vie legali;

   quali iniziative intenda assumere affinché errori di tal genere non abbiano più a ripetersi.
(4-12375)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   a seguito dei nubifragi che hanno interessato la città di Biella nel 2021, l'istituto di Istruzione Superiore «Quintino Sella» ha subito un grave allagamento, il quale ha evidenziato la presenza di amianto nella pavimentazione, determinando l'urgenza di provvedere ai lavori di rimozione del materiale nocivo e di predisporre, per l'anno accademico 2021/2022, l'utilizzo di sedi terze al fine di garantire il normale proseguimento delle attività scolastiche, con i conseguenti disagi annessi per i circa 1.050 studenti, per i professori e per il restante personale scolastico;

   ai fondi necessari per i lavori, a cui ha provveduto la Provincia di Biella con un anticipo di 1.300.000 euro, si sono sommate spese ulteriori quali: 240.000 euro per l'adeguamento della sede provvisoria, 90.000 per i costi di locazione degli spazi didattici, 90.000 per i rimborsi spese comodati, 100.000 per le spese di riscaldamento ed energetiche e 130.000 euro per i costi di traslochi e pulizie, raggiungendo così la ragguardevole somma di 1.950.000 euro a carico della Provincia;

   nel giorno del 16 settembre 2021, la Provincia ha richiesto un contributo finanziario straordinario al Ministero dell'istruzione il quale, tramite proprio decreto n. 293 del 1° ottobre 2021, ha assegnato alla stessa un contributo di 1.580.000 euro per i lavori e per le spese di locazione;

   nel tentare di avere ulteriori notizie circa il decreto sopracitato, la Provincia di Biella ha inoltrato una richiesta di accesso agli atti, venendo a conoscenza del fatto che il provvedimento in questione non risulta ancora registrato dalla Corte dei conti e dall'ufficio centrale del bilancio, venendo così a mancare la conseguente pubblicazione;

   frattanto, l'Ufficio edilizia scolastica del Ministero, diretto allora dalla dottoressa Simona Montesarchio, ha reiterato il decreto di ottobre 2021 con un nuovo decreto, il decreto ministeriale n. 37 del 18 febbraio 2022;

   successivamente, la dottoressa Montesarchio, divenuta Capo dell'Unità di missione per l'attuazione del PNRR presso il Ministero dell'istruzione, è stata sostituita dalla dottoressa Gianna Barbieri e, alla richiesta di delucidazioni da parte della Corte dei conti, non è stato possibile rispondere in quanto la dottoressa Barbieri non poteva riferire per conto della direttrice precedente;

   la nuova direttrice, sentita dalla Provincia, ha affermato che a suo giudizio i rilievi della Corte dei conti non possono portare ad una registrazione dei precedenti decreti, rendendosi necessaria l'emanazione di un nuovo decreto dotato di adeguata copertura finanziaria;

   tale situazione rischia di pregiudicare la tempestività dell'effettivo stanziamento dei fondi con grave danno per la Provincia di Biella;

   la vicenda assume contorni ancor più gravi se si tiene conto del fatto che i fondi anticipati dalla stessa sono necessari per altri interventi che il territorio attende da tempo;

   la Provincia di Biella aveva fatto legittimamente affidamento sullo stanziamento e sulla tempestiva messa a disposizione dei fondi e, ad oggi, il bilancio stesso della Provincia rischia di rimanere ingessato per via della loro tardiva erogazione;

   se quest'ultima non fosse riuscita ad anticipare le risorse necessarie, infatti, a distanza di un anno dagli accadimenti vi sarebbe ancora una scuola da bonificare, con studenti e professori privi delle aule in cui poter fare lezione, il tutto nonostante il riconoscimento dell'urgenza di un intervento da parte del Ministero –:

   quali iniziative intenda adottare il Governo al fine di erogare le risorse assegnate ma non devolute alla Provincia di Biella.
(4-12378)


   VITO. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   la tragica scomparsa di Cloe Bianco, che ha recentemente posto termine alla sua esistenza, una esistenza gravemente segnata da discriminazioni ed esclusioni, pone ancora una volta il tema del rispetto, della non discriminazione, della non esclusione delle persone per il sesso, il genere, l'orientamento sessuale, l'identità di genere. Un rispetto che le istituzioni devono tutelare e contribuire a diffondere nella società;

   Cloe Bianco, invece, è stata vittima di intollerabile discriminazione, di veri e propri atteggiamenti transfobici, che portarono persino alla sua sospensione dall'attività di insegnamento;

   dopo il tragico gesto di Cloe Bianco sarebbe stato necessario, doveroso, che l'assessore Elena Donazzan, tra i protagonisti dell'episodio dell'allontanamento dall'insegnamento di Cloe Bianco, esprimesse, per il ruolo e le responsabilità pubbliche che ricopre, un gesto, un segno, una parola di scuse, di condoglianze, di commozione. Questo gesto, queste parole sono invece mancate;

  ad avviso dell'interrogante, questo silenzio pare incompatibile con i valori e i compiti che devono sempre avere i rappresentanti delle istituzioni e pare opportuno all'interrogante medesimo che si dimetta o si sostituisca l'assessore Elena Donazzan –:

  quali siano le valutazioni di competenza dei ministri interrogati sui fatti esposti in premessa.
(4-12392)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BELLUCCI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il drammatico epilogo della vicenda della piccola Elena è una tragedia che, come sempre accade in questi casi, rappresenta l'ultimo atto di una serie di comportamenti di incuria e maltrattamenti che i minori vivono o, comunque, di segnali di disagio sociale che la collettività non riesce a cogliere;

   il corpicino della piccola Elena, la bambina di cinque anni della quale era stato denunciato il rapimento a Tremestieri Etneo, in provincia di Catania, è stato ritrovato in un terreno poco distante dall'abitazione della madre ed è stata proprio la donna a indicare ai carabinieri il luogo in cui era stato sepolto, dopo aver confessato il delitto;

   in una nota trasmessa dalla procura di Catania si parla di un «triste quadro familiare» con «due ex conviventi che, a prescindere dalla gestione apparentemente serena della figlia Elena, avevano allacciato nuovi legami e non apparivano rispettosi l'un l'altro»;

   sempre più famiglie percepite come «normali» nascondono, invece, un baratro di solitudine di cui ci si rende conto solo dopo, quando i loro volti e i loro nomi diventano i protagonisti delle cronache giudiziarie dei nostri quotidiani;

   secondo i dati forniti all'Huffington Post dall'Istat tra 2006 e 2017 in Italia sono stati uccisi 34 neonati, vittime di «infanticidio», mentre nelle stime del Ministero dell'interno si legge che dal 2017 al 2018 gli omicidi volontari di cui sono stati vittime minori sono 36; dal rapporto Eures, primo studio sul «figlicidio» pubblicato dall'istituto di ricerca nell'ottobre 2015, emergevano altri dati rilevanti: tra 2000 e 2014 sono stati 379 i figli uccisi da un genitore naturale o acquisito;

   aggregando i dati, quindi, dal 2000 al 2017 in Italia 447 bambini sono morti per mano dei genitori o familiari e i dati più recenti, seppure non ancora aggiornati, parlano di quasi 500 bambini uccisi da una mamma o un papà;

   benché ad oggi il quadro della tragica vicenda non si ancora chiaro, quanto accaduto deve obbligare le istituzioni ad affrontare il tema di una seria riforma dei servizi sociali, puntando sul potenziamento degli organici negli enti locali mediante figure specializzate, quali assistenti sociali e psicologi, adeguatamente e costantemente formate;

   l'Italia conta 1 assistente sociale ogni 15.000 abitanti, contro una media europea di 1 su 5.000, e 1 psicologo ogni 12.000 abitanti rispetto a una media europea di 1 su 5.000: numeri che ben rappresentano l'emergenza che si deve affrontare;

   anche la società italiana di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza (sinpia) ha lanciato l'allarme: negli ultimi 10 anni si è osservato il raddoppio dei pazienti, a parità di personale, e senza comunque riuscire a garantire le risposte adeguate; già prima della pandemia solo 60 su 200 bambini e ragazzi con disturbo neuropsichico riuscivano ad accedere ad un servizio territoriale di Npia, 30 su 200 riuscivano ad avere risposte terapeutico-riabilitative appropriate e solo 1 su 5 riusciva ad essere ricoverato in un reparto di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza;

   la difesa dei più fragili non si fa con lo smantellamento dello stato sociale, ma con il suo potenziamento, coinvolgendo anche le scuole di ogni ordine e grado e i servizi educativi; un approccio doveroso, in linea con i migliori standard europei, ma che non trova lo spazio che merita neppure all'interno del PNRR;

   non può esserci priorità maggiore per le istituzioni che proteggere il diritto alla vita dei più piccoli –:

   se e quali immediate iniziative di competenza il Governo intenda assumere per prevedere una puntuale opera di monitoraggio, prevenzione e trattamento delle condizioni di disagio, come quelle in cui è vissuta la piccola Elena, anche attraverso una seria riforma dei servizi sociali.
(5-08264)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VALLASCAS. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riferiscono numerosi organi di stampa, la prolungata siccità e il caldo eccessivo registrati nel corso dell'anno sono destinati a incidere negativamente sulle produzioni di grano e cereali del Paese, in un contesto in cui si sta già riscontrando la scarsità del prodotto per effetto della contrazione delle importazioni – fenomeno accentuato dalla guerra tra Ucraina e Russia, i principali esportatori al mondo – con il conseguente aumento del prezzo a livello mondiale;

   il quotidiano la Repubblica del 31 maggio 2022 ha riferito che «Nell'anno della grande crisi alimentare, con il grano bloccato nei porti dell'Ucraina per la guerra, la produzione italiana segna il passo, a causa della siccità»;

   secondo alcune stime di Cai (Consorzi Agrari d'Italia), Sis (Società Italiana Sementi) e Ibf Servizi «per via del caldo torrido anticipato e della prolungata assenza di piogge, la produzione italiana di grano potrebbe scendere quest'anno dal 10 al 30 per cento, a seconda della zona. Con un danno ulteriore per gli agricoltori dovuto al fatto che i prezzi dovrebbero attestarsi in linea con le medie del periodo, nonostante i costi di produzione più che raddoppiati rispetto al 2021 per via del caro-petrolio e dell'inflazione in generale»;

   gli effetti negativi della siccità aumentano man mano che ci si sposta dalle regioni del Nord verso quelle del Sud e quelle insulari;

   il quotidiano segnala che «in Emilia-Romagna e Veneto le prime previsioni parlano di un calo intorno al 10 per cento, mentre per le regioni centrali la diminuzione potrebbe attestarsi intorno al 15-20 per cento. La forbice si allarga al Sud con una un calo tra il 15 e il 30 per cento, soprattutto nelle Isole»;

   a questo proposito, è il caso di osservare che la Sardegna, secondo lo Spi (Standardized Precipitation Index), ai primi di aprile mostrava «un indice negativo superiore a -2 sui tre mesi, cioè “siccità estrema”»;

   le previsioni sulla contrazione delle produzioni sono state confermate dalla Coldiretti, secondo cui «Per effetto della riduzione delle rese a causa dei cambiamenti climatici complessivamente [...] il raccolto dovrebbe attestarsi attorno ai 6,5 miliardi di chili a livello nazionale su una superficie totale di 1,71 milioni di ettari coltivati fra grano duro per la pasta (1,21 milioni di ettari) e grano tenero per pane e biscotti (oltre mezzo milione di ettari)»;

   si stima che il rincaro delle materie prime agricole e dei costi energetici avrà un impatto sui consumatori con i prezzi «che dal grano al pane aumentano da 6 a 12 volte»;

   a incidere sulla contrazione della produzione nazionale, secondo quando riferiscono le associazioni di categoria, contribuirebbero la riduzione delle superfici agricole coltivate e la progressiva dipendenza del Paese dalle importazioni, fenomeno accentuato dalla bassa redditività spesso garantita ai coltivatori italiani, circostanza che ha portato anche al progressivo abbandono della coltivazioni dei grani antichi con gravi ripercussioni sulla salvaguardia della biodiversità e delle filiere di qualità;

   questa situazione, aggravata dalla siccità, rischia di compromettere soprattutto alcune filiere di produzioni di eccellenza, tra cui la pasta, visto che l'Italia è tra i maggiori produttori ed esportatori al mondo –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare, per quanto di competenza, anche di natura normativa, non solo per contenere gli effetti dei cambiamenti climatici sulle produzioni agricole, anche attraverso la sperimentazione di tecniche di coltivazione innovative, ma soprattutto sia per favorire l'estensione delle superfici delle coltivazioni di grano che valorizzare le produzioni di grani antichi, al fine di garantire la sicurezza alimentare del Paese, ridurre la dipendenza dalle importazioni dei principali prodotti agricoli e salvaguardare le filiere agroalimentari italiane di qualità.
(5-08256)

Interrogazione a risposta scritta:


   CARETTA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   come noto, la legge 30 dicembre 2021, n. 234, cosiddetta legge di bilancio 2022, ha istituito, all'articolo 1, commi 868 e 869, due Fondi denominati rispettivamente «Fondo di parte corrente per il sostegno delle eccellenze della gastronomia e dell'agroalimentare italiano», con dotazione di 6 milioni di euro per l'anno 2022 e 14 milioni di euro per l'anno 2023, e «Fondo di parte capitale per il sostegno delle eccellenze della gastronomia e dell'agroalimentare italiano» con dotazione di 25 milioni di euro per l'anno 2022 e 31 milioni di euro per l'anno 2023, presso il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali;

   la suddetta disposizione reca inoltre una puntuale descrizione della finalità dei citati fondi, volti, tra le altre cose, anche a promuovere e sostenere le eccellenze della ristorazione e della pasticceria italiana nonché a valorizzare il patrimonio agroalimentare ed enogastronomico italiano, anche mediante interventi finalizzati ad incentivare la valorizzazione dei prodotti a denominazione d'origine e indicazione geografica, delle eccellenze agroalimentari italiane nonché degli investimenti in macchinari professionali e altri beni strumentali durevoli;

   la definizione dei criteri e delle modalità di impiego dei fondi è stata rimandata a uno o più decreti attuativi del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali da emanare, secondo quanto previsto dalla legge stessa, entro il termine di 120 giorni dall'entrata in vigore del provvedimento;

   stante l'entrata in vigore della legge di bilancio 2022 con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale n. 310 del 31 dicembre 2021, il termine per l'emanazione dei decreti attuativi risulta essere il 30 aprile 2022, termine ormai scaduto da lungo tempo e senza che il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali abbia reso fruibile la normativa sottesa a tale scadenza –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per provvedere all'emanazione dei decreti attuativi dell'articolo 1, commi 868 e 869, della citata legge n. 234 del 2021, in modo da rendere operativi i fondi citati in premessa.
(4-12368)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta orale:


   DORI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 5 aprile 2022 l'interrogante depositava l'interrogazione a risposta orale n. 3-02870 indirizzata al Ministro della giustizia ponendo la questione delle scoperture nei Tribunali italiani delle figure professionali di direttore e cancelliere esperto, chiedendo nello specifico lo scorrimento delle relative graduatorie approvate e ancora aperte;

   il 14 giugno 2022 il Governo, in risposta alla predetta interrogazione, alla Camera dei deputati affermava che «con nota formale inoltrata al Dipartimento della Funzione Pubblica che anticipa la programmazione triennale dei fabbisogni 2022-2024, di identico contenuto, si è provveduto a richiedere di procedere, per l'anno in corso, alla assunzione di tutti gli idonei vincitori presenti ancora nelle succitate graduatorie (345 idonei per il concorso di direttore e 686 idonei per il concorso di cancelliere esperto), a fronte di una pari scopertura nel profilo di direttore, nonché a parziale copertura delle vacanze nel profilo di cancelliere esperto – pari a 1.074 unità»;

   considerate le oggettive gravi scoperture, confermate dallo stesso Ministero, risulta indispensabile che si pongano immediatamente in essere tutti gli atti necessari per giungere alle annunciate assunzioni –:

   con quali tempistiche si intenda formalizzare l'assunzione di tutti gli idonei vincitori presenti ancora nelle graduatorie per direttore e cancelliere esperto, come richiesto dal Ministero della giustizia.
(3-03029)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   SODANO, TRANO, MASSIMO ENRICO BARONI, SAPIA e EHM. — Al Ministro della salute, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   secondo una recente nota diffusa dall'Ufficio di stato civile del Comune di Montallegro alla ProLoco del Comune stesso, il tasso di mortalità conseguente all'insorgere di neoplasie o gravi patologie tumorali dal 2000 al 2020 sarebbe cresciuto notevolmente, passando da n. 14 morti per cause tumorali registrate nell'anno 2000, a n. 252 decessi per cause tumorali nell'anno 2020;

   il crescente numero di ammalati, oltre che di morti, sembrerebbe essere collegato alla presenza della discarica in Contrada Matarana, a Siculiana per l'esattezza, che già nel 2018 era stata oggetto di chiusura e di attenzione da parte della Procura di Agrigento per contestate gravi irregolarità amministrative e violazioni sanitarie, fino ad ipotizzare rischi di contaminazione per l'ambiente, le acque sottostanti i terreni e per la salute di tutti i cittadini, in un'area già fortemente inquinata e contaminata;

   per le suesposte ragioni, i cittadini della provincia di Agrigento, le associazioni ambientali e l'amministrazione civica del Comune di Montallegro si oppongono fermamente alla realizzazione di un nuovo impianto in contrada «Ferrara» per il trattamento e il recupero di frazione organica da raccolta differenziata, a pochi chilometri dal centro abitato, che danneggerebbe gravemente sia l'economia locale che il turismo estivo, oltre a rappresentare una preoccupante fonte di inquinamento, di danno ambientale e per la salute degli abitanti del posto;

   di recente, il Comune di Montallegro (Agrigento) ha presentato ricorso al Tar di Palermo avverso i provvedimenti autorizzativi, rilasciati dalla Regione Siciliana, per la realizzazione di un impianto integrato per il trattamento e recupero di Frazione organica da raccolta differenziata (Ford), censurando il mancato rispetto della distanza minima di 3 chilometri dal centro abitato per la localizzazione dell'impianto;

   con ordinanza n. 285 del 2022, il Tar di Palermo ha rigettato la domanda cautelare proposta dal Comune di Montallegro, ritenendo allo stato attuale non sussistenti il pericolo grave ed irreparabile in capo agli interessi tutelati dell'ente ricorrente;

   stando alle ultime notizie diffuse da uno studio pubblicato sull'International Journal of Epidemiology, sembrerebbe che vivere vicino a una discarica aumenti di gran lunga il rischio di ammalarsi di cancro ai polmoni, come dimostrato da un monitoraggio eseguito sulle condizioni di salute di un campione di oltre 200.000 persone residenti in prossimità di nove discariche, dal 1996 al 2008;

   lo studio conferma che vivere a meno di 5 chilometri da un impianto di trattamento dei rifiuti aumenta il rischio di cancro ai polmoni del 34 per cento, mentre il rischio di ricovero in ospedale per malattie respiratorie sale del 5 per cento. I più colpiti, ovviamente, sono i bambini;

   i responsabili di questo aumento potrebbero essere proprio gli inquinanti atmosferici emessi dai depositi di rifiuti urbani, ad esempio il solfuro di idrogeno o comunque l'esposizione a gas irritanti e ai contaminanti di tipo organico emessi dalla discarica;

   vanno dunque considerate tali evidenze scientifiche, e quanto confermato anche dalla verifica eseguita dal Genio Civile di Agrigento –:

   se il Ministro interrogato, alla luce dei fatti di cui in premessa, non ritenga opportuno, per quanto di competenza, approfondire le cause dell'aumento del numero di decessi per malattie tumorali registrate negli ultimi anni, a conferma della relazione esistente tra la presenza di un impianto integrato per il trattamento e recupero di frazione organica da raccolta differenziata, a pochi chilometri dal centro abitato, e l'insorgere di neoplasie o gravi patologie tumorali;

   se, constatata la correlazione tra l'insorgere della patologia e la presenza di inquinanti atmosferici emessi dai depositi di rifiuti urbani, come solfuro di idrogeno o gas irritanti, non ritenga opportuno adottare ogni iniziativa di competenza per individuare una soluzione alternativa alla realizzazione di una nuova discarica in prossimità del Comune di Montallegro.
(4-12379)


   SARLI, EHM e SPESSOTTO. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   dal giornale on line Iacchite del 3 marzo 2022 si apprende la notizia in merito all'eventuale ruolo che avrebbe avuto il gruppo imprenditoriale iGreco nel far chiudere l'ospedale civile di Cariati allo scopo di avere il monopolio della sanità e aggiudicarsi la realizzazione dell'ospedale di Rende;

   a partire dal 3 marzo 2022 sono stati, poi, pubblicati dalla testata giornalistica Iacchite una serie di articoli riguardanti eventi che coinvolgerebbero esponenti politici, rappresentanti della magistratura e componenti delle forze dell'ordine;

   un articolo del Sole 24 Ore del 1° aprile 2022 descrive la situazione della sanità in Calabria e in particolare scrive che dopo un periodo buio che ha lasciato solo macerie il disavanzo è di 130 milioni di euro, la rete ospedaliera è talmente fragile, per posti letto e organizzazione, da spingere la Calabria più volte, durante le fasi acute della pandemia, in zona rossa;

   la migrazione sanitaria verso il Nord ha svuotato le casse regionali per quasi 300 milioni, i livelli essenziali di assistenza sono sotto la soglia, con un punteggio di 125 su un minimo di 160, e i calabresi sono stati colpiti da un forte aumento delle aliquote fiscali, senza ricevere in cambio servizi adeguati;

   sono stati smantellati ospedali e presidi territoriali e due aziende sanitarie provinciali (Reggio Calabria e Catanzaro) sciolte per infiltrazioni mafiose, senza bilanci, per cui spesso risulta impossibile ricostruirne la contabilità;

   la sanità regionale è da 12 anni commissariata e gestita dal Governo –:

   quali ulteriori iniziative, per il tramite del commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari, il Governo intenda intraprendere per assicurare l'erogazione dei livelli essenziali di assistenza ai cittadini calabresi a garanzia del diritto alla salute dei cittadini calabresi;

   se il Governo non intenda assumere iniziative di competenza, in coordinamento con la regione Calabria, per verificare lo stato delle rete ospedaliera della regione e individuare, eventualmente, misure idonee per il suo rilancio;

   se il Governo intenda intraprendere tutte le iniziative di competenza per verificare le dinamiche che hanno portato alla chiusura dell'ospedale civile di Cariati e se vi sia stato il pieno rispetto della normativa vigente.
(4-12382)


   SARLI, EHM, TRIZZINO, CECCONI e MAGI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il giornale Il Resto del Carlino il 27 maggio 2022 scrive del caso di Fabio Ridolfi, il 46enne di Fermignano immobilizzato da 18 anni a letto a causa di una tetraparesi;

   Fabio Ridolfi aveva diffidato l'Asur (Azienda sanitaria unica regionale) Marche a effettuare in tempi brevissimi le dovute verifiche sul farmaco da utilizzare per attuare la procedura di morte medicalmente assistita, dopo il parere favorevole del comitato etico della regione Marche;

   un documento pubblico, del 7 giugno 2022, della Federazione di Pesaro e Urbino e del Comitato regionale del Partito della Rifondazione Comunista sostiene che l'Asur Marche avrebbe dovuto dare a Fabio Ridolfi delle precise indicazioni per poter accedere al percorso della morte medicalmente assistita e, in particolare, quale farmaco scegliere e con quali modalità utilizzarlo;

   il 13 giugno 2022 si apprende, da notizie stampa, che Fabio Ridolfi è deceduto dopo aver iniziato la sedazione profonda per essere aiutato a morire, in sostituzione della morte medicalmente assistita;

   la sedazione profonda era stata scelta da Fabio Ridolfi, perché non era riuscito ad avere accesso alla morte medicalmente assistita pur avendo i requisiti previsti dalla sentenza della Corte costituzionale n. 242 del 2019 e riconosciuti dal Comitato etico regione Marche, che ha espresso il parere solo dopo numerose sollecitazioni –:

   se sia a conoscenza di quali siano le cause per cui l'Asur Marche non abbia comunicato a Fabio Ridolfi il nome del farmaco e le modalità di applicazione per la morte medicalmente assistita;

   se non ritenga, in assenza di una legge che definisca le procedure della morte medicalmente assistita in Italia, di adottare ogni iniziativa di competenza, per fornire indicazioni circa la procedura di applicazione di quanto stabilito dalla Corte costituzionale, al fine del riconoscimento di fondamentali diritti dei cittadini;

   se non intenda intraprendere tutte le iniziative di competenza affinché siano osservate le indicazioni dei comitati etici per quanto riguarda pareri favorevoli per l'accesso all'aiuto al suicidio medicalmente assistito, al fine di non prolungare le sofferenze delle persone che sono in condizioni per richiedere la morte medicalmente assistita;

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere per evitare che episodi simili a quelli che hanno interessato Fabio Ridolfi si possano ripetere in Italia.
(4-12383)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:


   ALAIMO, GIARRIZZO, MARTINCIGLIO e PIGNATONE. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il Fondo a sostegno dell'impresa femminile è stato istituito dall'articolo 1, comma 97, della legge 30 dicembre 2020, n. 178 (recante «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2021 e bilancio pluriennale per il triennio 2021-2023»), con una dotazione di 40 milioni di euro, al fine di promuovere e sostenere l'avvio e il rafforzamento dell'imprenditoria femminile, la diffusione dei valori dell'imprenditorialità e del lavoro tra la popolazione femminile e di massimizzare il contributo quantitativo e qualitativo delle donne allo sviluppo economico e sociale del Paese;

   la misura dispone di una donazione finanziaria complessiva pari a circa 200 milioni di euro, di cui 160 milioni di euro di risorse Piano nazionale di ripresa e resilienza e 40 milioni di euro stanziati dalla legge di bilancio 2021;

   il Fondo è volto a sostenere le imprese femminili di qualsiasi dimensione, con sede legale e/o operativa ubicata su tutto il territorio nazionale, già costituite o di nuova costituzione, attraverso la concessione di agevolazioni nell'ambito di una delle due seguenti linee di azione: incentivi per la nascita e lo sviluppo delle imprese femminili, incentivi per lo sviluppo e il consolidamento delle imprese femminili;

   l'articolo 14 del decreto interministeriale 30 settembre 2021, in merito alla procedura di accesso alle agevolazioni del Fondo, ha previsto che le stesse sono concesse tramite una procedura valutativa a sportello, con presentazione delle domande esclusivamente per via elettronica utilizzando la procedura informatica messa a disposizione in un'apposita sezione del sito internet di Invitalia;

   in base all'avviso pubblicato sul sito di Invitalia, le nuove imprese, costituite da meno di 12 mesi, potevano procedere alla presentazione della domanda a partire dalle ore 10,00 alle ore 17,00 del 19 maggio 2022 mentre le imprese avviate, costituite da oltre 12 mesi, potranno presentare la domanda di agevolazione a partire dalle ore 10,00 del 7 giugno 2022;

   con avviso del 19 maggio 2022 del direttore generale del Ministero dello sviluppo economico, a seguito dell'esaurimento delle risorse, è stata disposta, a partire dal 20 maggio 2022, la chiusura dello sportello per la presentazione delle domande relativamente alle agevolazioni per la nascita delle imprese femminili di cui al Capo II del decreto interministeriale 30 settembre 2021;

   secondo i dati forniti da Invitalia, in un solo giorno sono state presente 4.985 domande e le risorse a disposizione sono andate immediatamente esaurite;

   in base ad un report aggiornato al 19 maggio 2022 del Ministero dello sviluppo economico, con riferimento alla linea di intervento di cui al Capo II del decreto interministeriale 30 settembre 2021, risulterebbe tuttavia nel complesso un forte/sbilanciamento nella distribuzione geografica delle domande inserite a sistema tra le regioni del Nord e del Sud Italia –:

   se e quali iniziative intenda adottare per far fronte allo sbilanciamento nella distribuzione geografica delle domande presentate in relazione alla citata linea di intervento di cui al Capo II del decreto interministeriale 30 settembre 2021, in particolare al fine di consentire equità distributiva nell'allocazione delle relative risorse finanziarie all'uopo messe a disposizione ed un maggiore accesso alle richieste di finanziamento da parte di altre imprenditrici del Sud Italia.
(4-12362)


   TONELLI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   a seguito dell'emergenza sanitaria COVID-19 la riduzione degli orari di apertura degli uffici postali ha causato gravi problemi all'utenza. Passato il periodo più delicato, differentemente da quanto auspicato, il personale all'interno delle Poste Italiane di Castel Guelfo di Bologna, dacché caratterizzato da sempre dalla presenza di almeno due addetti, è passato a un solo addetto, il quale si deve occupare di ogni aspetto concernente il servizio;

   il calo di personale ha suscitato notevoli malumori nei cittadini per via dei tempi di attesa notevolmente dilatati, e inaccettabili, e per via degli errori umani, che purtroppo è naturale che vengano commessi quanto vi è una sola persona che deve assolvere a tutti i compiti e dunque sovraccaricata dagli stessi, quando di norma tutte le funzioni del servizio vengono per lo meno divise tra il personale, cosicché da rendere più gestibile il lavoro per chi lo pratica e per il cliente;

   si tratta evidentemente di una organizzazione definita a livello centrale, che non tiene conto delle caratteristiche territoriali ed orografiche del territorio trentino, che porta al peggioramento generale del servizio e genera disorientamento;

   i servizi di prossimità, quali uffici postali, rappresentano un aspetto fondamentale per la qualità della vita nelle comunità locali, poiché svolgono anche una funzione di presidio;

   i contenuti del servizio postale universale sono definiti a livello europeo dalla direttiva 97/67/UE del 15 dicembre 1997 (cosiddetta «prima direttiva postale»), come successivamente modificata dalle direttive 2002/39/UE del 10 giugno 2002 (cosiddetta «seconda direttiva postale») e 2008/6/UE del 20 febbraio 2008 (cosiddetta «terza direttiva postale»). La direttiva stabilisce che il servizio universale corrisponde a un'offerta di servizi postali di qualità determinata forniti permanentemente in tutti i punti del territorio a prezzi accessibili a tutti gli utenti. Il servizio postale universale deve essere assicurato per almeno cinque giorni a settimana e garantire almeno una raccolta e una distribuzione al domicilio degli utenti degli invii postali;

   fornitore del servizio universale è riconosciuta ex lege la società Poste italiane Spa per un periodo di quindici anni a decorrere dalla data di entrata in vigore del decreto legislativo n. 58 del 2011 (e quindi fino al 30 aprile 2026);

   il servizio postale universale è affidato a Poste Italiane s.p.a. fino al 30 aprile 2026, sulla base del contratto di programma 2020-2024 firmato il 30 dicembre 2019 che «regola i rapporti tra lo Stato e la società per la fornitura del servizio postale universale, Poste Italiane S.p.A., nel perseguimento di obiettivi di coesione sociale ed economica, che prevedono la fornitura di servizi utili al cittadino, alle imprese e alle pubbliche amministrazioni mediante l'utilizzo della rete postale della Società»;

   a fronte del contributo che la società riceve per l'onere pubblico, pari a 262,4 milioni di euro all'anno, non sembra corrispondere un servizio di qualità, nonostante sulla «Carta dei servizi postali», pubblicata il 10 ottobre 2017, si legga che «grazie alla presenza capillare su tutto il territorio nazionale, ai forti investimenti in ambito tecnologico e al patrimonio di conoscenze rappresentato dai suoi oltre 140 mila dipendenti, Poste Italiane ha assunto un ruolo centrale nel processo di crescita e modernizzazione del Paese» –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere, per quanto di competenza, affinché l'azienda riveda il piano di riorganizzazione territoriale e sia assicurato nel più breve tempo possibile un servizio adeguato ai cittadini guelfesi.
(4-12370)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazioni a risposta scritta:


   DEIANA. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il 16 luglio 2020 è stato siglato un Protocollo d'intesa tra il Ministero della difesa, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e l'Agenzia del demanio per la valorizzazione e razionalizzazione di immobili militari siti sull'intero territorio nazionale, con particolare riferimento alle aree naturali protette, e la contestuale riqualificazione del tessuto urbano;

   il Protocollo prevede l'istituzione di un tavolo di lavoro interistituzionale e di specifici protocolli d'intesa per concretizzare le conseguenti attività attuative, con il coinvolgimento, laddove necessario, degli enti locali, degli enti di gestione dei parchi e delle aree protette e di eventuali ulteriori enti pubblici;

   l'Ente Parco naturale regionale di Porto Conte, da tempo, ha formulato diverse istanze per un progetto di collaborazione con i competenti uffici del Ministero della difesa – Marina militare per l'utilizzo (anche con la formula della concessione di uso duale), in coerenza con le finalità istituzionali delle competenti amministrazioni, di porzioni del compendio immobiliare del Faro di Capo Caccia, situato nell'omonimo promontorio di Capo Caccia, a circa 25 chilometri a ovest di Alghero, sulla costa nord occidentale della Sardegna, all'interno dei confini del Parco naturale regionale di Porto Conte e dell'Area marina protetta di Capo Caccia-Isola Piana;

   il 22 ottobre 2020 il direttore dell'Ente di gestione del Parco di Porto Conte e Area marina protetta di Capo Caccia-Isola Piana dottor Mariano Mariani, ha presentato una formale richiesta al Ministero della difesa, all'allora Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e all'Agenzia del demanio, per l'istituzione di un tavolo tecnico con l'obiettivo di sviluppare e condividere le progettualità di valorizzazione del Faro di Caccia. Richiesta che, però, non ha ancora ricevuta alcun riscontro;

   alla luce di ciò, ad aprile 2021, l'interrogante ha presentato una risoluzione per l'attivazione di uno specifico protocollo d'intesa tra il Ministero della difesa, il Ministero della transizione ecologica, l'Agenzia del demanio, il Parco naturale regionale di Porto Conte e gli enti territoriali di riferimento finalizzato alla valorizzazione del compendio immobiliare del Faro di Capo Caccia mediante un progetto di riqualificazione e tutela –:

   se i Ministri interrogati intendano adoperarsi al fine di istituire, come previsto dal Protocollo citato in premessa, un apposito tavolo tecnico e avviare in questo modo una collaborazione con l'Ente di gestione del Parco di Porto Conte e Area marina protetta di Capo Caccia-Isola Piana.
(4-12389)


   VIVIANI, ZOFFILI, BUBISUTTI, GASTALDI, LIUNI, LOSS e ROMANÒ. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il «pescaturismo» è l'attività integrativa alla piccola pesca artigianale, come disciplinata dal decreto ministeriale 13 aprile 1999, n. 293, che definisce le modalità per gli operatori del settore di ospitare a bordo delle proprie imbarcazioni un certo numero di persone, diverse dall'equipaggio, per lo svolgimento di attività turistico-ricreative;

   la «piccola pesca artigianale» è la pesca artigianale esercitata a scopo professionale per mezzo di imbarcazioni aventi lunghezza fuori tutto inferiore a 12 metri tra le perpendicolari e comunque di stazza non superiore alle 10 TSL e/o 15 GT, esercitata con attrezzi da posta, ferrettara, palangari, lenze e arpioni, come previsto dal decreto ministeriale 14 settembre 1999 e compatibilmente a quanto disposto dal regolamento (CE) n. 1967/2006 del Consiglio del 21 dicembre 2006, relativo alle misure di gestione della pesca nel Mar Mediterraneo;

   il disciplinare integrativo al regolamento di esecuzione ed organizzazione dell'area marina protetta «isola dell'Asinara» per l'anno 2022, approvato con deliberazione del commissario straordinario n. 13 del 1° aprile 2022 e nulla osta del Ministero della transizione ecologica protocollo n. 710 del 14 marzo 2022, stabilisce la normativa di dettaglio e le condizioni di esercizio delle attività consentite e rimanda a decisioni all'Ente Parco Nazionale. Il suddetto disciplinare ha validità per l'anno 2022, e viene adottato ed aggiornato annualmente, anche in esecuzione del criterio metodologico della gestione dinamica ed adattativa delle aree marine protette;

   l'accesso al territorio del Parco nazionale dell'Asinara è consentito solo negli approdi del molo di Fornelli, del molo di Cala Reale e del molo di Cala d'Oliva, salvo specifiche autorizzazioni dell'ente gestore;

   il disciplinare, all'articolo 9 «Attività di pescaturismo», prevede specifiche indicazioni per l'attività di pescaturismo ed in particolare, stabilisce al comma 2 che nell'arco di tempo che va dal 1° luglio 2022 al 20 agosto 2022 le unità da pesca autorizzate a svolgere attività di pesca-turismo potranno pescare nel perimetro dell'Area marina protetta, mentre al comma 3 stabilisce che «Non è consentito in contemporanea l'attività di pesca professionale»;

   nel disciplinare integrativo del 2021, invece, sempre all'articolo 9, riguardante l'attività di Pesca turismo, non veniva stabilito né un arco temporale entro il quale era consentita l'attività di pescaturismo né, tanto meno, il divieto dell'attività di pesca professionale in contemporanea con il pescaturismo nel medesimo lasso di tempo;

   gli interroganti, quindi, non comprendono le motivazioni per le quali l'Ente parco nazionale dell'Asinara, nel 2021 abbia consentito alla pesca professionale di poter continuare a svolgere la propria attività, mentre nel 2022 tale possibilità viene negata –:

   se sia a conoscenza delle motivazioni, ovvero del criterio metodologico della gestione dinamica e adattativa delle Aree marine protette, per le quali l'Ente parco nazionale dell'Asinara non abbia concesso, per il 2022, la possibilità di effettuare la pesca professionale nel periodo dal 1° luglio al 20 agosto 2022 in contemporanea con le attività di pesca-turismo e su quali elementi sia stato dato, da parte del Ministero, il nulla osta al disciplinare dell'Ente Parco che di fatto vieta la pesca professionale.
(4-12391)

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della risoluzione in Commissione Quartapelle Procopio n. 7-00850, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 707 del 14 giugno 2022.

   Le Commissioni III e X,

   premesso che:

    la sicurezza e la diversificazione degli approvvigionamenti di gas hanno assunto importanza se possibile ancora più strategica in relazione alla guerra in Ucraina e per ovviare alla pandemia energetica a cui si assiste da mesi, nei giorni scorsi il Governo italiano ha avviato interlocuzioni con diversi Stati, al fine di stipulare nuovi accordi e renderci maggiormente indipendenti dal gas russo;

    all'interno di una strategia finalizzata alla sicurezza, economicità e sostenibilità degli approvvigionamenti energetici in generale, il ruolo del gas riveste un'importanza fondamentale nella fase attuale di transizione verso la decarbonizzazione: l'emancipazione dalle fonti fossili e la diversificazione dell'approvvigionamento del gas vanno fatte tenendo presente lo scenario geopolitico attuale e cercando di immaginarne uno futuro. In questo caso, la scelta tecnologica può e deve essere un fattore di aiuto;

    il gas, con una quota prossima al 40 per cento, costituisce la principale fonte primaria del paniere energetico nazionale e la sua valenza è accentuata dal fatto che le centrali alimentate a metano rappresentano circa la metà della produzione elettrica italiana. Nella prospettiva della progressiva decarbonizzazione e in linea con le previsioni del Piano nazionale integrato energia e clima, la rilevanza del gas appare destinata a perdurare, fino almeno al prossimo decennio, quale complemento delle rinnovabili discontinue (eolico e fotovoltaico) nella fase di transizione;

    attualmente il gas arriva in Italia in due modi: tramite gasdotti o grazie alle navi. Attraverso il Transmed, una struttura lunga 2.000 chilometri, il gas parte dall'Algeria, attraversa anche la Tunisia e giunge all'impianto siciliano di Mazara del Vallo. Dalla Libia, invece, il gas arriva attraverso i 520 chilometri di tubature di Greenstream all'impianto di Gela. Per far arrivare il gas dall'Azerbaijan all'Italia sono necessari tre gasdotti. Il Scp (South Caucasus Pipeline), lungo 692 chilometri collega Baku, la capitale azera, con la Turchia. Il Tanap (Trans Anatolian Pipeline) trasporta il gas per 1.840 chilometri portandolo in Grecia. Da lì partono gli 878 chilometri del Tap (Trans Adriatic Pipeline) che trasportano il gas fino alla Puglia. Dal Nord Europa il gas percorre i 293 chilometri del Transitgas e si collega alla rete nazionale in Piemonte, in particolare a Passo Gries;

    per quanto riguarda il trasporto via mare, il gas viene raffreddato (a -162 gradi) in modo da diventare Gnl (gas naturale liquefatto) che può essere stoccato e trasportato con apposite navi. Per essere utilizzato, però, va rigassificato. In Italia esistono attualmente tre impianti: a Panigaglia (vicino La Spezia), a Livorno e a Rovigo;

    la strutturale ed elevata dipendenza dalle importazioni di gas, (la produzione nazionale non arriva a soddisfare nemmeno il 5 per cento del consumo) rappresenta dunque un elemento di significativa criticità per la sicurezza dell'approvvigionamento nazionale, la cui affidabilità risulta garantita, tuttavia, da un'ampia e diversificata capacità di importazione e da una dotazione di infrastrutture di stoccaggio in grado di compensare la stagionalità della domanda, nonché eventuali problemi di funzionamento di un gasdotto o di un terminale di rigassificazione;

    secondo alcune stime nella sola regione del Mediterraneo orientale sono stoccati sotto il fondo marino circa 3,5 mila miliardi di metri cubi di gas naturale, l'equivalente delle riserve dell'intero continente europeo, che sono rimasti fin qui inutilizzati a causa di limiti tecnologici, unitamente a fattori economici e geo-politici;

    proprio per cercare di sfruttare parte di tali risorse, è stato pensato il progetto EastMed-Poseidon (Poseidon è il nome del tratto tra Italia e Grecia), la costruzione di un gasdotto, del costo di oltre sei miliardi di euro, lungo più di duemila chilometri, con un tratto sottomarino tra i più estesi al mondo (1.300 chilometri), con lo scopo di portare in Europa 15-20 miliardi di metri cubi di gas naturale l'anno dai giacimenti al largo di Israele e di Cipro, via Grecia, favorendo la diversificazione energetica e riducendo così la dipendenza dalla Russia;

    nell'ambito dell'apertura del cosiddetto «Corridoio Sud», identificato nella «Comunicazione sulle priorità per le infrastrutture energetiche per il 2020 e oltre» dell'Unione europea (adottata il 17 novembre 2010), i Governi precedenti hanno approvato il progetto di realizzazione del terminal del gasdotto «IGI-Poseidon (Itgi)» da effettuarsi in Puglia: il tratto italiano del gasdotto è stato autorizzato il 2 maggio del 2011 con decreto del Ministro dello sviluppo economico, allora competente in materia, previa pronuncia di compatibilità ambientale positiva del 2 agosto 2010. Attualmente, tale tratto italiano non è stato realizzato e, con decreto del 26 marzo 2021, è stata disposta la proroga del termine per l'avvio dei lavori al 1° ottobre 2023. Sul progetto inoltre, è ancora in corso una seconda fase di studi relativa alle attività ingegneristiche, di indagine marina, autorizzative e regolatorio-commerciali, necessarie per l'avvio della fase realizzativa dell'opera vera e propria. La conclusione di questa fase di studio è prevista per la fine del 2022 ed è finalizzata, appunto, a verificare la fattibilità tecnica, economica e commerciale dell'iniziativa;

    l'obiettivo di questo progetto considerato prioritario dalla Unione europea, come dichiarato nella suddetta comunicazione, era di creare le infrastrutture necessarie (come del resto il progetto Tap) per permettere al gas proveniente da una qualsiasi fonte di essere acquistato e venduto ovunque nell'Unione europea, a prescindere dalle frontiere nazionali, al fine di garantire la sicurezza degli approvvigionamenti;

    lo sviluppo del progetto EastMed è stato trasversalmente sostenuto dalla Unione europea e dai Paesi coinvolti dall'opera (Israele, Cipro e Grecia), tant'è che è stato inserito nella quinta lista dei progetti di interesse comune (PCI), una scelta ribadita a inizio 2022 dal Parlamento europeo e dovrebbe ricevere finanziamenti pubblici europei e privati anche se occorre verificare la struttura economica dell'investimento e la relativa fattibilità;

    nel 2021 è stato rafforzato l'East Mediterranean Gas Forum-Emgf, principale iniziativa multilaterale della regione in ambito energetico, con l'adesione della Francia in qualità di membro e di Stati Uniti, Unione europea e Banca mondiale come osservatori, che vanno ad aggiungersi ai Paesi fondatori, ovvero Cipro, Grecia, Egitto, Giordania, Israele e Autorità nazionale palestinese, oltre che Italia. Tali iniziative trovano però l'opposizione della Turchia che, dal canto suo, ambisce a diventare il principale hub di passaggio di gas verso il territorio europeo. Al riguardo, Ankara ha contestato i criteri di ripartizione delle Zee tra i Paesi rivieraschi, denunciando l'inadeguatezza del principio che estende anche alle isole i diritti di sfruttamento delle risorse presenti nelle piattaforme;

    l'intelligence italiana, nell'ultima relazione annuale del Dipartimento per le informazioni della sicurezza, evidenzia che il quadrante del Mediterraneo orientale può essere strategico ricordando proprio la partecipazione italiana all'East Mediterranean Gas-Forum, ma che esiste anche una incognita ben identificata, il ruolo della Turchia, che «dal canto suo ambisce a diventare il principale hub di passaggio di gas verso il territorio europeo» e «contesta i criteri di ripartizione delle Zee tra i Paesi rivieraschi», a partire da Grecia e Cipro;

    i nuovi equilibri energetici e geopolitici che prima la pandemia, poi la poderosa spinta inflattiva dei costi delle materie prime ed energetiche ed infine la guerra in Ucraina stanno tracciando, pongono una serie di interrogativi sulle scelte fatte finora e soprattutto su quelle da fare: da una parte, infatti, l'attuale livello di prezzi del gas, unitamente alla necessità di ridimensionare se non annullare la dipendenza dagli approvvigionamenti dalla Russia, riportano in vita l'opportunità e la fattibilità del progetto Eastmed, che, a regime, sarebbe un elemento stabilizzatore sia dell'approvvigionamento energetico sia della sicurezza nel Mediterraneo. C'è da chiedersi però se lo stesso risultato possa essere ottenuto prima, con costi analoghi se non ridotti, e, soprattutto, se si possa fare con una o più soluzioni che aumentino il potenziale di diversificazione dei soggetti fornitori insieme alla sostenibilità economica ed alla sicurezza degli approvvigionamenti, riservando all'Italia il ruolo di hub energetico del Mediterraneo da e verso l'Europa;

    i principali elementi di criticità finora emersi sul progetto Eastmed riguardano la sua sostenibilità economica, visto che un investimento per un gasdotto come questo ha tempi di rientro di almeno 40 anni, mentre entro il 2050 è previsto che non si dovrà più usare gas naturale fossile in Europa. Anche dal punto di vista tecnico, lavorare su un tratto così lungo e affrontando profondità che arrivano a superare i 3 chilometri rende il progetto costoso e complicato da realizzare. Così come complicato dal punto di vista tecnologico è pensare di veicolarci, dopo averlo utilizzato per il trasporto del gas, miscele con biometano e idrogeno. E infine, bisogna considerare il fatto che 1.900 chilometri di gasdotto di cui 1.400 in mare sono comunque a rischio di attentati e incidenti e la vicinanza della Turchia, in conflitto perenne con la Grecia su Cipro e sul controllo delle acque dell'area, è un elemento di potenziale rischio e pericolo, alla luce di come potrebbe evolvere (in negativo), la situazione geopolitica dell'area in futuro;

    inoltre, c'è da rilevare che negli ultimi anni abbiamo assistito ad un cambiamento del mercato del gas, con l'aumento di interesse verso i terminali che ne consentano la liquefazione ed i rigassificatori: il gas è diventato un mercato sempre più liquido dove le opportunità di commercializzazione cambiano di momento in momento, a seconda dei Paesi che offrono e dei Paesi che chiedono. Il mercato del Gnl è inoltre più diversificato, flessibile e più sicuro rispetto ai gasdotti, e vede Usa e Australia come principali fornitori mondiali. C'è inoltre da rilevare come finora sia stato possibile scongiurare il rischio di cartelli come fa l'Opec per il petrolio;

    alla luce di quanto esposto finora sarebbe auspicabile avere il maggior numero possibile di alternative per arrivare alla sicurezza ed alla indipendenza energetica in Italia e in Europa;

    il Governo giustamente ha già intrapreso molteplici iniziative, fra cui l'incremento dei volumi di importazione tramite gasdotti che hanno il punto di approdo nelle regioni meridionale, e in questo scenario il progetto EastMed si porrebbe in linea con la strategia di diversificazione delle rotte del gas, con la azione di rafforzamento verso i Paesi già fornitori, come Algeria e Libia, e con l'ipotesi di fare dell'Italia un vero hub europeo dell'energia, valorizzando il bacino mediterraneo e, in particolare, la sua sponda meridionale: nell'ambito delle diverse valutazioni condotte per incrementare la sicurezza degli approvvigionamenti nazionali va quindi certamente presa in considerazione anche l'eventuale realizzazione dell'interconnessione EastMed-Poseidon. La strategia messa in campo finora dal Governo prevede il rafforzamento delle acquisizioni da Paesi affidabili, l'incremento di alcuni miliardi di metri cubi la produzione nazionale, il raddoppio della Tap e, appunto, l'implementazione dei nostri sistemi di rigassificazione: queste misure, in meno di tre anni, potrebbero portare ad una situazione nella quale l'Algeria con 30 mld/mc, la Libia con 10, la Tap con 10 (che potrebbe salire a 20 nello stesso periodo di tempo), i rigassificatori con 40 (esistenti 16 e nuovi 24), la produzione nazionale con 5 vedrebbero l'Italia in grado di sviluppare una capacità complessiva di 95 miliardi l'anno, potendone esportare circa 20 miliardi da sud verso nord, prevedendo consumi nazionali intorno ai 75 miliardi. Questo darebbe l'opportunità di rifornire anche i mercati europei attraverso i gasdotti, a Passo Gries, che già opera in controflusso, e a Tarvisio, quando non sarà più occupato dal gas russo;

    per quanto riguarda l'Italia quindi vi sono possibili soluzioni alternative in tempi più brevi e più economiche e sostenibili rispetto alla costruzione delle infrastrutture per un gasdotto delle caratteristiche di Eastmed: una possibile alternativa potrebbe essere, invece della costruzione del gasdotto, l'aumento della capacità di liquefazione attuale attraverso il potenziamento degli impianti già esistenti ovvero con la costruzione di un hub di liquefazione nell'area (costa di Israele), più veloce da costruire e con meno implicazioni tecniche e geopolitiche per realizzarlo, così come, in un'ottica di rendere la nostra penisola un hub energetico, realizzare più interconnessioni tra Italia ed Africa con lo scopo di favorire la produzione e il trasferimento di energia elettrica prodotta dalle fonti rinnovabili e facilitare lo sviluppo dei mercati energetici regionali,

impegnano il Governo:

   a valutare l'opportunità di promuovere un'azione politica con i Paesi dell'area del vicino levante (Egitto, Israele, Libano, Cipro) per un'azione di sfruttamento delle previste riserve di gas dell'area, condizione prima e necessaria per la realizzazione e lo sfruttamento congiunto di, una grande infrastruttura come Eastmed;

   a valutare, con i Paesi interessati, come questa infrastruttura si colleghi ai loro piani nazionali di sfruttamento delle risorse, potenziali ma non ancora disponibili, in modo da rendere certa la disponibilità di flussi di gas a monte della realizzazione della opera;

   a valutare come la realizzazione di Eastmed, nei tempi di costruzione e di ammortamento dell'investimento, possa integrarsi nel piano italiano di diversificazione delle fonti di approvvigionamento del gas (con specifico riferimento al superamento della elevata dipendenza dalle forniture dalla Federazione russa), alla luce delle tempistiche previste a livello europeo per la transizione ecologica e il superamento dell'uso fonti fossili.
(7-00850) «Quartapelle Procopio, Benamati, Bonomo, D'Elia, Gavino Manca, Soverini, Zardini».

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo (ex articolo 134, comma 2 del Regolamento).

  I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:

   interrogazione a risposta scritta Ermellino n. 4-11756 del 5 aprile 2022 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-08254;

   interrogazione a risposta scritta Ermellino n. 4-11802 dell'11 aprile 2022 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-08255;

   interrogazione a risposta scritta Giachetti n. 4-11807 dell'11 aprile 2022 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-08258.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta orale Zanella e altri n. 3-02665 del 30 novembre 2021 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-08257.