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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 30 marzo 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La III Commissione,

   premesso che:

    l'Italia è impegnata in vari fronti della cooperazione internazionale;

    la cooperazione internazionale ha carattere economico, sociale, culturale e umanitario;

    ai sensi della legge di bilancio e del «decreto missioni» allo stato attuale all'interrogante consta che le risorse, già approvate, ma ancora da assegnare siano circa 500.000.000 di euro;

    il Comitato congiunto per la deliberazione delle risorse da assegnare dovrebbe riunirsi nel mese di aprile 2020;

    la gravissima crisi sanitaria ed economica che ha colpito l'Italia impone di utilizzare ogni risorsa economica per curare le profonde ferite della nostra Nazione;

    in passato il Ministro pro tempore Tremonti tagliò decisamente i fondi della cooperazione per comprovate necessità economiche dell'Italia,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative per sospendere ogni contribuzione, donazione, credito d'aiuto e prestito ancora da erogare e già approvato nella legge di bilancio e nel «decreto missioni»;

   ad adottare iniziative per bloccare immediatamente i crediti d'aiuto del fondo rotativo gestito da Cassa depositi e prestiti per conto del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e a destinare l'equivalente, alle medesime condizioni, alle imprese italiane per fronteggiare l'emergenza economica costituita dal propagarsi del coronavirus.
(7-00437) «Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Osnato, Maschio, Lucaselli, Galantino, Zucconi, Montaruli, Deidda, Bignami, Varchi, Rotelli, Prisco, Ferro, Trancassini, Mantovani».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanze:


   La sottoscritta chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   sono decenni che il territorio di numerosi comuni abruzzesi registra una grave carenza idrica cui conseguono una serie di disagi che incidono direttamente sulla quotidianità dei cittadini che vi risiedono. Del tema, molto sentito, ne parlano altrettanti sindaci dei comuni del Vastese che evidenziano una vera e propria emergenza igienico-sanitaria, anche con diverse comunicazioni istituzionali, tra cui un'ultima lettera inviata a diverse autorità istituzionali, tra le quali il Presidente del Consiglio dei ministri Conte, e denunciano i gravi disagi creati dalle ripetute interruzioni della fornitura idrica del servizio gestito dalla Sasi;

   una situazione oramai intollerabile che è accresciuta in piena emergenza da diffusione del virus Covid-19 con i cittadini costretti a lavarsi con maggiore frequenza le mani per ridurre i rischi da contagio e con indici di crescita esponenziale in Abruzzo. In un contesto giornaliero in cui è necessario garantire l'igiene della persona e degli ambienti, tale diritto è seriamente messo a rischio dal fatto che nei comuni si arriva a ridurre l'erogazione dell'acqua anche a sole 11 ore su 24 al giorno;

   da quando è scoppiata l'emergenza Coronavirus, il consumo d'acqua è salito in percentuale fra il 20 e il 30 per cento. È come se fosse ogni giorno sabato o domenica. Da giorni, da quando la gente è in casa si sta assistendo a un sovraconsumo, considerando solo il fatto per esempio che si raccomanda di lavarsi spesso le mani e che comunque, stando sempre in casa, si utilizza ovviamente più acqua; sono decenni che non si fanno attività di manutenzione agli acquedotti della regione, tanto che si sarebbe accumulato un deficit infrastrutturale che meriterebbe interventi economici importanti. Servono nell'immediato, secondo la ricognizione fatta dalla Sasi, non meno di 25 milioni di euro per poter realizzare le opere necessarie a mettere in sicurezza ed evitare l'emergenza;

   l'articolo 1 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1° agosto 2019, Adozione del primo stralcio del Piano nazionale degli interventi nel settore idrico – sezione «acquedotti», al comma 1, è stato adottato il suddetto primo stralcio del Piano nazionale, composto da n. 26 interventi di cui all'allegato 1, per un importo complessivo di 80.000.000 di euro al fine di procedere celermente alla programmazione e alla realizzazione degli interventi necessari alla mitigazione dei danni connessi al fenomeno della siccità e per promuovere il potenziamento e l'adeguamento delle infrastrutture idriche, ai sensi dell'articolo 1, comma 516, della legge n. 205 del 2017;

   durante lo svolgimento dei lavori per l'approvazione della legge di bilancio 2020 è stato accolto il 23 dicembre 2019 l'ordine del giorno 9/2305/276 a prima firma dell'interpellante con cui si impegnava il Governo a valutare l'opportunità di adottare ulteriori iniziative normative volte a stanziare risorse a favore della regione Abruzzo per le opere di potenziamento e ammodernamento dell'Acquedotto del Verde e delle altre opere utili per l'intero sistema acquedottistico –:

   di quali elementi disponga il Governo in relazione alle esigenze idriche nei comuni di cui in premessa e se e quali iniziative di competenza intenda adottare, in collaborazione con gli enti locali, per fronteggiare quella che appare ormai una situazione di emergenza;

   se, al fine di garantire una preziosa risorsa quale l'acqua, non ritengano necessario adottare iniziative, per quanto di competenza, per programmare uno stanziamento urgente con lo scopo di realizzare un concreto intervento infrastrutturale per l'acquedotto in questione e per le altre interconnessioni acquedottistiche che lo richiedono.
(2-00687) «Grippa».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

   Confetra, l'associazione di categoria delle società del settore trasporti e logistica, ha lanciato un allarme per la situazione drammatica generata dall'emergenza sanitaria da coronavirus e dalle relative misure di contenimento adottate dal Governo che rischia di peggiorare giorno dopo giorno; le imprese del settore sono «vicine al collasso», con la merce che, nel solo porto di Genova, perde 100 mila euro al giorno per i rallentamenti nei controlli sanitari dell’import, che bloccano i container in banchina;

   la situazione drammatica non riguarda solo terminal portuali, ma anche magazzini, centri di distribuzione, autotrasportatori, spedizionieri, operatori del cargo ferroviario e del cargo aereo, con le aziende che stanno fronteggiando blocchi operativi e ostacoli amministrativi enormi;

   è la drammatica fotografia di una filiera, quella della logistica e dei trasporti, abbandonata a se stessa e a un passo dal crollo tecnico e le difficoltà, secondo alcuni esperti, potrebbero aggravarsi nei prossimi mesi con un effetto domino che rischia di provocare seri danni all'economia;

   ogni anello della catena, denunciano le associazioni di categoria, si muove in autonomia di fronte alle incertezze generate dall'epidemia e dalla psicosi: mancano un coordinamento centrale da parte del Governo e indicazioni omogenee per le strutture periferiche e concessionarie;

   come se non bastasse, molte aziende sono chiuse e non potranno ricevere le merci ordinate e partite dalla Cina o dal Sud America mesi fa: navi cariche di merci, prodotti, materie prime, destinate a imprese italiane, anche a quel 60 per cento di aziende la cui produzione industriale improvvisamente e momentaneamente è stata sospesa a seguito del decreto del Presidente del Consiglio del 22 marzo 2020;

   l'Italia movimenta 11 milioni di contenitori l'anno, 800 mila al mese, 200 mila a settimana e di questi, il 60 per cento rischia di non poter giungere a destinazione;

   tale situazione sta creando un enorme problema per i porti, che si ritrovano a dover gestire un'importante quantità di merce in stoccaggio fino a che non saranno riaperte le filiere industriali definite «non essenziali», anche al fine di evitare onerosi costi di stoccaggio in porto per le imprese riceventi e rischi di congestione nelle attività terminalistiche e di trasporto;

   il timore degli operatori, se non sarà trovata una soluzione immediata, è quello di non avere più spazi in porto e di paralizzare l'intera attività dello scalo –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per consentire l'apertura dei magazzini logistici delle imprese, sbloccando le merci in giacenza nei porti;

   se non si intenda istituire una regia centralizzata, un punto di raccordo nazionale, per ricondurre a omogeneità e coordinamento i tanti attori istituzionali che operano lungo la filiera del trasporto delle merci, così da avere disposizioni e comportamenti coerenti su tutta la rete, stradale e ferroviaria, e tutti i nodi, portuali e aeroportuali, nazionali.
(2-00690) «Lucaselli, Galantino, Ferro, Bignami, Prisco».

Interrogazioni a risposta orale:


   ASCARI, MARIANI, MARTINCIGLIO, NAPPI e BARBUTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da tempo, sono in circolazione sul mercato nei negozi ludici e store online, giochi da tavola e videogiochi che inneggiano alla criminalità organizzata di tipo mafioso;

   tra questi, a titolo esemplificativo si citano i prodotti «Mafia City», «Mafia Empire», «Mafioso: Giochi di Gangster», «Gioco della Mafia», «City Mafia Gods», «Mafia Families» e «Narcos: Cartel Wars»;

   in questi giochi, dai contenuti espliciti e violenti, i giocatori vestono il ruolo di sanguinari personaggi criminali che si sviluppano, a seconda del gioco, in scenari spesso sanguinari di supremazia mafiosa;

   questi giochi, dunque, sembrerebbero restituire ai giocatori, spesso giovani e giovanissimi, visioni distorte della mafia e del suo ruolo all'interno della società, con potenziali ripercussioni ancora del tutto da verificare nella vita reale;

   è evidente, dunque, il carattere diseducativo di questo tipo di prodotti che, banalizzando la gravità della criminalità organizzata e trasformando in oggetto ludico il metodo mafioso, rischiano di alimentare l'inconsapevolezza su questo fenomeno e incoraggiare eventuali comportamenti violenti e diffusi;

   collegato al diffondersi di questi giochi che potrebbero alimentare il concetto di mafia come positività e favorire il rischio di emulazione, potrebbe essere il diffondersi di pagine del social network Facebook in cui si inneggia a padrini mafiosi defunti, come denunciato da Adriana Colacicco, del Progetto di Vita, che ha documentato l'esistenza di pagine inneggianti a Matteo Messina Denaro e alla Sacra Corona Unita –:

   se il Governo sia a conoscenza dei gravi fatti sopra esposti e quali iniziative di competenza, anche normative, ritenga opportuno adottare affinché sia evitata la diffusione e la vendita sul libero mercato dei giochi e videogiochi di cui in premessa, disponendone anche l'immediato ritiro, in quanto gli stessi rischiano di incitare all'odio e alla violenza mafiosa e di alimentare comportamenti mafiosi e di sostegno alla criminalità organizzata;

   quali iniziative di competenza il Governo intenda intraprendere al fine di garantire che, anche nell'ambito dei social network, come ad esempio Facebook e non solo, sia attivata, d'intesa con le società che li gestiscono, un'attenta attività di controllo delle pagine social, al fine di rimuovere prontamente tutti i tipi di contenuti che inneggiano alla criminalità organizzata di tipo mafioso.
(3-01395)


   MONTARULI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in Piemonte, l'emergenza coronavirus sta raggiungendo dimensioni sempre più allarmanti, con Torino provincia più colpita d'Italia fuori dalla Lombardia;

   in queste settimane si sono moltiplicati gli appelli da parte delle associazioni degli operatori sanitari del Piemonte per un afflusso maggiore, e più rapido, di mascherine protettive, dispositivi di protezione individuali, camici, macchinari e strumentazione per far fronte all'emergenza;

   a quanto denunciato dal presidente della regione Piemonte Alberto Cirio, sarebbe già stato più volte sollecitato l'invio di materiale sanitario da Roma, senza però sortire l'esito sperato. Si registra una particolare carenza di mascherine, il cui fabbisogno settimanale per il solo sistema socio-sanitario è di 300 mila pezzi, e ventilatori, senza dei quali a detta del presidente Cirio la situazione in Piemonte potrebbe diventare drammatica con un aumento delle vittime;

   pur nella situazione emergenziale nazionale, di cui si comprende bene l'eccezionalità, appare necessario giudicare attentamente il fabbisogno delle singole realtà territoriali e cercare per quanto possibile di darvi risposte concrete e rapide;

   è stata svolta la gara Consip per la fornitura di materiale essenziale per il funzionamento degli ospedali per fronteggiare l'emergenza Coronavirus;

   il Governo ha specificato essere incombenza della Protezione civile la scelta delle aree nelle quali destinare prioritariamente la suddetta fornitura –:

   quali siano le ragioni dei ritardi nella fornitura dei materiali verso la regione Piemonte.
(3-01400)


   ZOFFILI, FORMENTINI, MOLINARI, BILLI, COMENCINI, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, GRIMOLDI, RIBOLLA, FERRARI, PRETTO, TOCCALINI, DE MARTINI, FOSCOLO, LAZZARINI, LOCATELLI, PANIZZUT, SUTTO, TIRAMANI e ZIELLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della difesa, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nel novembre del 2015 un noto programma scientifico televisivo della Rai, «Leonardo – Tg della scienza e dell'ambiente» ha trasmesso un servizio in cui si parlava di un coronavirus creato in laboratorio, prendendo lo spunto da un saggio apparso sulla rivista «Nature»;

   stando a quanto riportato, un gruppo di studiosi della Repubblica Popolare Cinese avrebbe innestato una proteina estratta dai pipistrelli nel virus della Sars ricavato dai topi, ottenendo un supervirus suscettibile di infettare con conseguenze letali anche le vie respiratorie dell'uomo;

   il servizio televisivo si concludeva precisando come la nuova proteina fosse rimasta confinata nei laboratori, chiedendosi tuttavia fino a che punto potesse spingersi la ricerca nel campo, richiamandone così indirettamente i rischi;

   secondo altri organi di stampa, inoltre, mentre gli Stati Uniti avrebbero a quel tempo bloccato i finanziamenti per l'attività di ricerca sulla Sars, la Repubblica Popolare Cinese le avrebbe proseguite;

   è noto inoltre il servizio Rai del 17 febbraio 2020, sullo stesso programma scientifico, in cui si ipotizza che il virus sia sfuggito dal laboratorio di Wuhan;

   queste notizie hanno creato grande e legittimo sconcerto nel nostro Paese, nel quale un virus strettamente imparentato con quello della Sars, il coronavirus Sars-CoV-2 che causa la Covid-19, ha già provocato migliaia di contagi e morti;

   successivamente, è stata diffusa con rapidità sul canale Rainews24 una smentita al riguardo dell'epidemiologo Professor Bucci;

   è noto che diverse grandi potenze hanno programmi attivi di ricerca bio-militare, ancorché ufficialmente a scopi puramente difensivi, costituendo la produzione, lo stoccaggio e l'impiego di armi biologiche e batteriologiche un illecito internazionale;

   per gli interroganti è, pertanto, oltremodo urgente e indifferibile un chiarimento al Paese in merito alla questione –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per verificare la veridicità dei fatti, con riguardo a quanto riportato nelle due edizioni del programma scientifico televisivo della Rai e all'intervista a RaiNews 24 richiamati in premessa, in particolare per quanto concerne la ricostruzione delle attività di bio-ricerca condotte in Cina sul virus della Sars e l'eventuale fondatezza delle connessioni con l'epidemia che dalla Repubblica Popolare Cinese si sta propagando in tutto il mondo.
(3-01402)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CENNI, DI GIORGI, CECCANTI, GRIBAUDO e QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno, al Ministro della salute, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   la continuità della filiera agricola e agroalimentare, anche con l'ausilio di tanti lavoratori immigrati rappresenta oggi, in piena pandemia, un elemento irrinunciabile per sostenere la corretta erogazione di alimenti e beni primari a tutta la popolazione;

   secondo l'Istat il lavoro irregolare in agricoltura, cui è associato il caporalato, ma che vede anche altre forme di irregolarità contrattuale e retributiva, ha registrato una crescita costante negli ultimi 10 anni. In questa fase, le situazioni di irregolarità e la presenza di braccianti immigrati residenti in contesti privi di sicurezza igienico-sanitaria restano purtroppo una realtà, nonostante il lavoro che in alcuni contesti le istituzioni hanno svolto per chiudere «ghetti» e campi per lo più controllati dalla criminalità organizzata, e l'emergenza Covid-19 aggrava pesantemente la situazione, come denunciato anche in questi giorni da sindacati e associazioni impegnate contro il caporalato;

   in tali contesti è completamente disattesa ogni prescrizione in termini di sicurezza e prevenzione del virus. Nei giorni scorsi, in provincia di Latina le forze dell'ordine hanno bloccato tre furgoni in cui viaggiavano due italiani e 25 braccianti di nazionalità bengalese, «incuranti – riporta la stampa – di qualsivoglia divieto o misura di contenimento del virus»;

   appare evidente come sussistano comunità di braccianti costrette non soltanto a lavorare senza alcuna precauzione per la salute, ma a vivere in luoghi fatiscenti, senza acqua corrente e con misure igienico-sanitarie inesistenti e che potrebbero divenire in breve tempo centri di contagio incontrollabili;

   tali situazioni sono state già denunciate da giorni da sindacati, associazioni agricole, umanitarie e del terzo settore e sarebbero presenti soprattutto nelle province del Lazio, della Puglia, della Calabria e della Campania; anche in zone colpite, come recentemente il comune di Fondi in provincia di Latina, da numerosi episodi di cittadini risultati positivi al coronavirus;

   gli ultimi sviluppi dell'emergenza sanitaria hanno inoltre rallentato l'attuazione delle misure messe in atto dal Governo per contrastare il caporalato e, in particolare, gli interventi previsti e le risorse stanziate dal recente piano triennale 2020-2022 approvato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Il piano fondato sui 4 assi prioritari (prevenzione; vigilanza e contrasto; protezione e assistenza per le vittime; reintegrazione socio-lavorativa) prevede anche azioni per dotare di alloggi dignitosi i lavoratori del settore;

   è stato inoltre evidenziato come le restrizioni messe in atto dai decreti per contrastare il coronavirus, che riguardano anche alcuni uffici pubblici e gli sportelli per l'immigrazione, possano creare lunghi ritardi per la concessione o il rinnovo dei permessi di soggiorno per i cittadini extracomunitari e costringere quindi molti braccianti a ricorrere al lavoro nero come unica opportunità di reddito e sopravvivenza;

   è altrettanto palese come i braccianti agricoli, in gran parte extracomunitari, rappresentino una forza lavoro indispensabile per poter garantire l'approvvigionamento di prodotti per l'intera filiera e la continuità della distribuzione di moltissimi alimenti nei punti vendita dell'intera nazione;

   è quindi necessario che il Governo intervenga per continuare a contrastare il caporalato e il lavoro nero in agricoltura, anche valutando la proroga automatica dei permessi di soggiorno per i braccianti regolari, soprattutto in questa fase, con misure efficaci e rapide, al fine di salvaguardare la salute dei lavoratori coinvolti e conseguentemente contenere i contagi e preservare la continuità della filiera produttiva –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere il Governo affinché le norme per salvaguardare la salute pubblica presenti nei decreti relativi al coronavirus vengano applicate anche a tutti i lavoratori della filiera agricola;

   quali iniziative urgenti intenda assumere il Governo per continuare, anche in questa fase di emergenza, a contrastare il caporalato e il lavoro nero in agricoltura, coerentemente con le finalità e le risorse del piano triennale riportato in premessa, e per prevedere la proroga dei permessi di soggiorno in scadenza dei lavoratori regolari;

   se il Governo intenda accelerare, per quanto di competenza, le iniziative mirate a garantire alloggi adeguati dal punto di vista igienico-sanitario ai lavoratori agricoli che risiedono attualmente in abitazioni fatiscenti, al fine di tutelare la salute degli individui e contrastare il contagio da coronavirus.
(5-03779)


   RIZZETTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   si apprende in un video a carattere scientifico del Tgr Leonardo, andato in onda il 16 novembre 2015, che «scienziati cinesi creano un super virus polmonare da pipistrelli e topi» a fini di ricerca scientifica;

  nel video in questione si mette in evidenza la pericolosità dell'esperimento, rispetto alla possibilità che possa sfuggire dal controllo dei laboratori e diffondersi;

  nello specifico, gli scienziati cinesi avrebbero innestato una proteina presa dai pipistrelli sul virus che provoca la Sars (polmonite acuta), ricavato da topi, ottenendo un «super virus», che si riteneva potesse colpire l'uomo;

  si evince, dunque, dal servizio scientifico che tale esperimento determinava una pericolosissima minaccia per la salute dell'uomo, poiché questa molecola, detta shco-14, permetteva al coronavirus di attaccarsi alle cellule respiratorie dell'uomo scatenando una sindrome;

  è evidente che, oggi, nel mondo si è diffuso, a partire dalla Cina, il cosiddetto Covid-19 e che esso risulterebbe avere le medesime caratteristiche del «super virus» descritto nel servizio scientifico del 2015; emergono quindi secondo l'interrogante forti dubbi sul fatto che non si tratti della stessa molecola creata in laboratorio che sta provocando migliaia di morti soprattutto in Italia –:

  se e quali urgenti iniziative intendano assumere, per quanto di competenza, al fine di fare chiarezza in ordine ai fatti descritti in premessa e, soprattutto, in ordine al collegamento tra l'attuale e grave emergenza sanitaria da Covid-19 e il «super virus» creato in laboratorio dai cinesi.
(5-03785)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BARELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   si hanno esempi concreti di fondi che si ritirano da operazioni in corso in Italia anche già sottoscritte o in corso di formalizzazione con l'occasione della normativa emergenziale ma in realtà con obiettivi di speculazione a breve che, a variabili immutate e in mancanza di misure protettive, saranno agevolmente conseguibili;

   un esempio si trae dalla capitalizzazione di mercato (cosiddetto market cap) delle società strategiche quotate che, a seguito dei picchi violenti dei corsi, sono in taluni casi molto prossime al valore dei beni posseduti dalla società (cosiddetto hard asset value) e, in ogni caso, rendono particolarmente agevole e conveniente la scalata ostile;

   un altro esempio si trae dalla recente operazione di combinazione tra i gruppi Psa e Fca, che dimostra la forza attrattiva dei capitali esteri cui le imprese italiane non riescono a resistere, venendosi a trovare in condizioni di essere assorbite e gestite sotto il controllo di un amministratore delegato straniero con ogni conseguenza sulle scelte di subfornitori, filiera produttiva, aspetti occupazionali e di top management –:

   se il Governo – in considerazione della temporanea aggredibilità delle società quotate (e non) in Italia, anche in ragione del regime di prorogatio in cui si trovano i relativi consigli di amministrazione non rinnovati, che comporta l'adozione di sole misure di ordinaria amministrazione – non ritenga di adottare le iniziative di competenza per accelerare le nomine in scadenza nelle società a partecipazione pubblica e per definire adeguati strumenti «antiscalata» o «scaccia squali» per un congruo periodo di tempo a difesa del sistema produttivo del Paese.
(4-05021)


   BELLUCCI, DEIDDA, LUCASELLI, FERRO, PRISCO, MONTARULI, DONZELLI, MANTOVANI, OSNATO, RAMPELLI, GALANTINO, BUTTI, CIABURRO, ROTELLI, VARCHI, LUCA DE CARLO e MOLLICONE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali — Per sapere – premesso che:

   in questo periodo di forte preoccupazione e isolamento, una terribile notizia ha sconvolto la provincia di Venezia, dove un'infermiera del reparto dell'Ospedale di Jesolo con pazienti affetti da Covid-19 si è suicidata;

   la donna, il cui corpo è stato ritrovato nella foce del Piave, era febbricitante da giorni ed era stata sottoposta a tampone, ma non le era stato ancora comunicato l'esito;

   il direttore generale dell'Ulss4 la ricorda come «una persona dedita al lavoro, una risorsa insostituibile per i colleghi e per questa Azienda sanitaria»;

   anche una giovane infermiera del reparto di terapia intensiva all'Ospedale di Monza si è suicidata. La donna era stata assegnata a «uno dei maggiori fronti italiani della pandemia e ha deciso di togliersi la vita. Ciò che Daniela ha vissuto nell'ultimo periodo [...] si ipotizza che abbia pesantemente contribuito come la goccia che fa traboccare il vaso. Lo affermano anche i colleghi che le sono stati vicini nei momenti in cui, trovata positiva e messa in quarantena con sintomi, viveva un pesante stress per la paura di aver contagiato altri»;

   un omicidio-suicidio ha sconvolto anche Beinasco (Torino), dove un ex vigile urbano ha sterminato la famiglia e poi si è suicidato prima dell'arrivo dei carabinieri. All'origine del dramma ci sarebbe la preoccupazione, a fronte della diffusione del Coronavirus, di un padre nei confronti del figlio disoccupato e il timore che lo stesso non avrebbe più trovato lavoro e avrebbe avuto gravi difficoltà economiche dopo la morte di entrambi i genitori;

   tali episodi, purtroppo, sono solo alcuni tra quelli avvenuti dall'inizio dell'emergenza e rappresentano il possibile esito estremo al forte stress provocato da un cosiddetto evento paranormativo che le persone non erano certamente preparati ad affrontare;

   è la prima volta che ci si trova nella condizione di affrontare un'emergenza causata da un virus con eccezionale virulenza e rischio di morte e che richiede l'adozione di imponenti misure di carattere sanitario, economico, e di limitazioni della libertà personale, con pesanti conseguenze sull'economia nazionale, ma anche sulla vita sociale dei cittadini;

   la preoccupazione per la salute propria e delle persone care, l'incertezza del dopo emergenza e la lontananza forzata dai famigliari per proteggerli da eventuali trasmissioni del virus, i cambiamenti che riguardano il lavoro e le abitudini quotidiane, la sospensione della libertà personale stanno mettendo a dura prova l'equilibrio psicologico ed emotivo delle persone;

   in particolare, medici, infermieri ed operatori sanitari lavorano da settimane senza sosta, con ritmi incessanti, dettati da un'emergenza inaspettata di cui nessuno conosce la durata e l'evoluzione, assistendo a migliaia di pazienti deceduti e, altresì, a un numero significativo di contagi e morti tra i colleghi;

   è una pressione difficile da sostenere soprattutto per chi lavora in rianimazione e nelle terapie intensive, che richiede sforzi notevoli per gestire le emozioni ed elaborarle, cercando di prevenire disturbi psicologici ed emotivi;

   in questo momento così difficile, anche il personale sanitario ha bisogno di essere aiutato e supportato nella gestione dello stress, al fine di conservare l'energia fisica e psicologica; così come la popolazione e, in modo particolare, le persone più fragili, come gli anziani, i disabili, le persone con disturbi psichiatrici e dello spettro autistico necessitano di un adeguato supporto psicologico, al fine di poter trovare contenimento e superamento di difficoltà psicologiche, emotive e relazionali –:

   se e quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare il Governo per garantire supporto psicologico ai cittadini e, in particolare, al personale sanitario, affinché all'emergenza sanitaria ed economica non si aggiunga un'emergenza correlata al mantenimento dell'equilibrio psicologico, emotivo e relazionale.
(4-05022)


   BARELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   a seguito delle recenti crisi bancarie europee le normative comunitarie e di contabilità internazionale sono particolarmente stringenti sui requisiti di capitalizzazione delle banche. In particolare, norme molto severe si applicano in relazione al «deterioramento dei crediti»;

   in particolare, al capitolo 5 del Principio Ifrs 9 è prevista la correlazione tra le perdite rilevate o attese sul valore (fair value) dei crediti:

    «5.5.8. L'entità deve rilevare nell'utile (perdita) d'esercizio come utile o perdita per riduzione di valore l'importo delle perdite attese su crediti (o il ripristino) che è richiesto per rettificare il fondo a copertura perdite alla data di riferimento del bilancio all'importo che deve essere rilevato in conformità alle disposizioni del presente Principio.

    5.5.14. A ogni data di riferimento del bilancio, l'entità deve rilevare nell'utile (perdita) d'esercizio l'importo della variazione delle perdite attese lungo tutta la vita del credito come utile o perdita per riduzione di valore. L'entità deve rilevare le variazioni favorevoli delle perdite attese lungo tutta la vita del credito come utile per riduzione di valore, anche se le perdite attese su crediti lungo tutta la vita del credito sono inferiori all'importo delle perdite attese su crediti che sono state incluse nelle stime dei flussi finanziari al momento della rilevazione iniziale»;

   l'effetto dell'applicazione del Principio «a comparto produttivo fermo» per ragioni sanitarie e, pertanto, a «capacità reddituale minorata o azzerata», è che, nei libri delle banche, l'aumento delle perdite attese sui crediti al comparto produttivo comporterà una perdita di esercizio, un assorbimento di capitale e la conseguente difficoltà a erogare credito sia ai soggetti «deteriorati», sia ai soggetti con merito creditizio idoneo ma non finanziabili per mancanza di requisiti di capitale dell'intermediario finanziario;

   in condizioni di «normalità» la tematica è nota principalmente per l'impatto negativo sulla capacità di fornire credito delle banche «medio piccole» o in condizione di stress;

   in condizione di recessione la sensitività (-0,5, -1, -1.5, -2, e altro) induce a ritenere che il problema possa metastatizzarsi anche sui bilanci di banche grandi e in condizione di non-stress;

   la legge di bilancio 2019 ha introdotto la facoltà, in luogo dell'obbligo, per taluni soggetti non quotati, di applicare i principi contabili internazionali Ias/Ifrs (articolo 1, commi 1070-1071, della legge n. 145 del 2018). In particolare, il legislatore è intervenuto sul decreto legislativo n. 38 del 2005 (recante norme per l'esercizio delle opzioni previste dall'articolo 5 regolamento (CE) 1606/2002 in materia di principi contabili internazionali), inserendovi il nuovo articolo 2-bis;

   analogamente quindi si potrebbe intervenire per applicare una sospensione del Principio per un periodo pari, o congruamente commisurato, alla normativa emergenziale pregiudizievole delle attività produttive, sia per le società quotate che non quotate –:

   se il Governo non ritenga, dopo aver acquisito il parere di Banca d'Italia laddove ritenuto opportuno, di adottare le iniziative di competenza per l'immediata disapplicazione del Principio Ifrs 9, secondo le linee guida che peraltro, a quanto consta all'interrogante, già risulterebbero indicate dalla Banca centrale europea;

   se il Governo non ritenga, dopo aver acquisito il parere di Banca d'Italia laddove ritenuto opportuno, di adottare altre iniziative di competenza per la facilitazione dell'erogazione del credito mediante idonei meccanismi di controgaranzia dello Stato e di società a controllo statale.
(4-05023)


   CIABURRO, CARETTA e VARCHI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 22 marzo 2020, che ha introdotto ulteriori misure in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da Covid-19, applicabili sull'intero territorio nazionale, il Governo ha stabilito un elenco di attività essenziali che, proprio in virtù della natura strategica della loro produzione, non sono sottoposte a chiusura forzata così come predisposto dal predetto decreto del Presidente del Consiglio dei ministri;

   l'elenco delle attività essenziali è stato oggetto di revisione a seguito di un confronto con le principali sigle sindacali, quali Cgil, Cisl e Uil, portando a un accordo che ha comportato un elenco di attività essenziali più ristretto rispetto a quello emanato in data 22 marzo 2020;

   tra le attività escluse dal novero di quelle essenziali a seguito di questa modifica figura la produzione di gomma; così si è andata a forzare la chiusura di numerose aziende sul territorio, le quali saranno costrette a disfarsi di centinaia di migliaia di euro di materia prima, come ad esempio la mescola di gomma, prodotto che, per le sue caratteristiche, è utilizzabile fino ad un massimo di 10 giorni, in quanto questa non potrà essere più impiegata nei processi produttivi dell'impresa a causa della sopravvenuta e improvvisa chiusura delle attività produttive;

   il tavolo di confronto tra Governo e sigle sindacali per la revisione dell'allegato di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 22 marzo 2020 inerente alle attività essenziali e non essenziali è stato tenuto a porte chiuse, senza includere le associazioni di categoria quale, nel caso di specie, Assogomma;

   tale provvedimento di chiusura forzata di numerose attività produttive su tutto il territorio nazionale non ha preso in considerazione quei casi in cui gli impianti produttivi sono stati lasciati in funzione durante il fine settimana precedente l'entrata in vigore del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 22 marzo 2020, impedendo quindi ai responsabili della produzione di predisporre misure emergenziali per una chiusura improvvisa e urgente, con conseguenti danni per molte attività produttive su tutto il territorio nazionale-;

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda intraprendere per:

    a) predisporre un tavolo di lavoro con le categorie produttive e le associazioni di categoria per rivedere l'elenco delle attività essenziali di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 22 marzo 2020;

    b) indennizzare tutte le attività produttive che hanno subito danni come nel caso di cui in premessa;

    c) garantire misure a tutela dell'intero comparto produttivo del Paese a copertura del mancato guadagno procurato dalle nuove e più stringenti misure restrittive approvate dal Governo, anche in considerazione della perdita di quote di mercato a detrimento delle imprese nazionali, fattore che può causare una contrazione della capacità produttiva del tessuto industriale italiano irrecuperabile.
(4-05026)


   CUNIAL. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo l'Istituto superiore di sanità, su dati aggiornati al 20 marzo 2020, i pazienti morti con coronavirus che «presentavano zero patologie» sono 6. Nell'88 per cento dei casi è segnalata almeno una co-morbidità (patologie cardiovascolari, patologie respiratorie, diabete, deficit immunitari, patologie metaboliche, patologie oncologiche, obesità, patologie renali o altre patologie croniche). Questo induce a pensare, ad avviso dell'interrogante, che il coronavirus sia un co-fattore e quindi indicatore di altre criticità;

   secondo diversi pareri scientifici la maggior parte dei pazienti con coronavirus è deceduta perché l'infezione virale — al pari di qualsiasi altra infezione virale o batterica — ha portato a scompensare a livello cardio-respiratorio persone già ammalate e a rischio di morte in caso di scompenso. Il motivo per cui i pazienti con cardiopatia ischemica, ipertensiva e diabete mellito sono più a rischio è legato a un danno miocardico importante che si associa al danno dell'interstizio polmonare;

   anche l'abuso di farmaci (per inquinamento iatrogeno l'Italia è ai primi posti in Europa) può essere concausa di diverse patologie. Così come lo è la paura, incentivata, per esempio, da un bombardamento mediatico senza precedenti. Alti livelli di stress sono associati a un rischio di sviluppo della malattia 2-3 volte superiore rispetto alla presenza di bassi livelli di stress;

   diversi esponenti del mondo medico-scientifico si sono pronunciati sull'ipotesi di correlazione tra l'irradiazione del wireless mobile e il coronavirus. Tra questi Ronald Kostoff dichiara come sia ormai comprovato il fatto che il wireless abbassi le difese del sistema immunitario, esponendo le persone all'esposizione di virus e malattie. Il coronavirus non sarebbe altro che l'ennesima riprova della vulnerabilità di un organismo indebolito, anche e soprattutto dalla pericolosa sommatoria di 5G, 4G, 3G, 2G e Wi-Fi;

   uno studio di Seyhan afferma «le radiazioni a radiofrequenza modulate a impulsi a 900 MHz inducono stress ossidativo su cuore, polmone, testicolo e tessuti epatici»;

   il dottor Oliviero dichiara «il 5G ha influito notevolmente nell'abbassamento delle difese immunitarie in quelle particolari zone d'Italia dove è sorto il problema»;

   la dottoressa Havas afferma «l'esposizione all'elettrosmog danneggia il sistema immunitario. Se il tuo sistema immunitario è compromesso a causa dell'elettrosmog o di determinati farmaci che stai assumendo o perché sei anziano è probabile che tu abbia una risposta a CoVid-19»;

   il professor Johansson spiega: «i CEM possono agire attraverso l'inibizione della calcineurina (proteina che attiva le cellule del sistema immunitario) per sopprimere l'immunità, aumentando così il rischio di infezione opportunistica. Meccanismi d'azione plausibili»;

   Gunter Pauli ha dichiarato: «La scienza deve dimostrare e spiegare causa ed effetto. Tuttavia la scienza osserva innanzitutto le correlazioni: fenomeni apparentemente associati. Applichiamo la logica scientifica. Qual è stata la prima città al mondo coperta nel 5G? Wuhan! Qual è la prima regione europea del 5G? Nord Italia» –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per verificare quanto esposto, indagando se il virus possa essere un indicatore di altre criticità già denunciate dalla comunità scientifica e se la patologia possa essere sintomo di diverse concause;

   se non si reputi urgente adottare iniziative per l'istituzione di una commissione di verifica di scienziati indipendenti, al fine di valutare le connessioni tra coronavirus e vaccinazioni, coronavirus e 5G, nonché coronavirus e inquinamento;

   se e quali iniziative il Governo intenda adottare per avviare una campagna informativa sull'importanza della prevenzione, in termini di corretta alimentazione e benessere psico-fisico.
(4-05027)


   DEIDDA, TRANCASSINI, ROTELLI, GALANTINO, MONTARULI, OSNATO e PRISCO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'istruzione, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'11 marzo 2020 è stata disposta la chiusura di tutte le attività commerciali, fatte salve quelle espressamente individuate nell'elenco allegato al medesimo decreto;

   tali misure sono state confermate, da ultimo, per le predette attività commerciali, dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 22 marzo 2020, il quale ha previsto un'ulteriore restrizione per altre attività produttive, precedentemente non ricomprese tra quelle vietate dal citato decreto dell'11 marzo, con la previsione, parimenti, di un elenco di attività espressamente autorizzate, al fine di garantire i beni primari e i servizi essenziali;

   nel caso in cui un'attività sia compresa tra quelle espressamente autorizzate, la stessa potrà restare aperta e non risulta prevista, al riguardo, nessuna limitazione in ordine alla vendita di alcuni dei prodotti ordinariamente trattati dalla medesima attività;

   dunque, non essendo prevista la citata limitazione, deve ritenersi – a meno di chiarimenti ufficiali in senso contrario – che le predette attività possano continuare a vendere tutti i prodotti inclusi nel proprio, ordinario assortimento;

   recentemente, alcuni organi di stampa, hanno denunciato lo sbarramento di intere corsie dei supermercati della grande distribuzione: sbarramento che sarebbe conseguente all'impossibilità di proseguire con la vendita dei prodotti presenti nella specifica corsia, in quanto attinenti ad attività commerciali non espressamente autorizzate dai citati decreti del Presidente del Consiglio;

   trattasi, in particolare, delle corsie relative ai seguenti prodotti: pennarelli, quaderni, cancelleria, giochi per bambini, ma anche biancheria e prodotti per il giardinaggio;

   tale situazione è stata determinata dall'assoluta ambiguità del concetto di «bene di prima necessità» e appare assurdo che i suindicati articoli non siano ricompresi nella suddetta categoria, al contrario, invece, delle cartucce per le stampanti o degli accessori per pc, per i quali è consentita anche l'apertura degli appositi rivenditori;

   il divieto di vendita dei citati prodotti appare altresì incomprensibile se si considera che quantomeno il materiale di cancelleria risulta assolutamente necessario per garantire lo svolgimento sia delle attività scolastiche e/o universitarie a distanza sia delle mansioni svolte dai lavoratori autorizzati al «lavoro agile o a distanza» –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative intenda assumere al fine di consentire l'apertura delle citate corsie, precisando il contenuto dei divieti imposti con i citati decreti.
(4-05028)


   DEIDDA, BUTTI, FERRO, CARETTA, LUCASELLI, ROTELLI, CIABURRO, PRISCO e TRANCASSINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   i recenti provvedimenti governativi intervenuti, tutti recanti misure urgenti per evitare la diffusione del Covid-19, hanno previsto, fin da subito, in particolare a sostegno delle operazioni per il mantenimento dell'ordine pubblico, l'utilizzo, in aggiunta al personale delle forze di polizia, anche di quello delle Forze armate;

   il personale appartenente alle Forze armate, al pari di quello delle forze di polizia, impiegato nella gestione dell'emergenza in questione, si è da subito contraddistinto per l'eccellente professionalità, nonché per la grande umanità dimostrata nei confronti delle popolazioni residenti nelle aree particolarmente interessate dalla diffusione del fenomeno;

   le Forze armate italiane sono state impegnate, fin dai primi giorni, inizialmente per garantire il rientro dei connazionali da Wuhan, con i voli dell'Aeronautica militare, nonché, successivamente, per il rimpatrio degli italiani presenti sulla nave Diamond Princess nella baia di Fukuyama;

   il personale militare in questione, dunque, opera, al pari delle forze di polizia, in supporto alla popolazione, in attuazione delle direttive interministeriali, anche al fine di garantire un'efficace risposta al sistema Paese: ciò, peraltro, in aggiunta e unitamente, al personale già impiegato, da tempo, nella missione «strade sicure»;

   recentissimamente, da quel che risulta, il Ministero dell'interno avrebbe espresso il proprio parere contrario su una proposta di emendamento del Ministero della difesa finalizzato all'elevazione del monte ore di lavoro straordinario per il personale delle Forze armate, impegnato nel fronteggiare la crisi epidemiologica in atto;

   in particolare, il suddetto parere contrario sarebbe stato espresso per scongiurare un'equiparazione con il trattamento riservato alle forze di polizia, parimenti impegnato nella stessa emergenza: e ciò, nonostante le mansioni svolte e i compiti assegnati al personale delle Forze armate risultino assolutamente analoghi, se non identici, a quelli assegnati alle forze di polizia –:

   se siano a conoscenza dei fatti sopraesposti, quali siano le motivazioni del parere contrario del Ministero dell'interno e quali iniziative intendano assumere al fine di garantire l'aumento del monte ore del lavoro straordinario in favore del personale delle Forze armate, impegnato nell'emergenza sanitaria in atto.
(4-05033)


   FASANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   in data 25 marzo 2020 il governatore della Campania, Vincenzo De Luca ha reso pubblico il contenuto di una lettera indirizzata al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro per gli affari regionali e al Ministro per il Sud, per denunciare una scarsa attenzione da parte del Governo alla Campania in questa fase di emergenza Coronavirus. In particolare, nella lettera si fa presente che «dal punto di vista delle forniture essenziali per il funzionamento dei nostri ospedali, in queste settimane da Roma non è arrivato quasi nulla», che «il livello di sottovalutazione è gravissimo» e che «in queste condizioni ci avviamo verso una doppia tragedia», aggiungendo, infine, che si sarebbero contati i morti;

   la regione Campania è l'ultima regione d'Italia per numero di tamponi in proporzione alla popolazione;

   stando ai dati riportati dall'unità di crisi della regione Campania, in questa regione vengono effettuati mediamente 550 tamponi al giorno –:

   di quali elementi disponga il Governo circa il numero delle persone che, in Campania, ogni giorno fanno richiesta, attraverso il protocollo sanitario previsto per l'emergenza Coronavirus, di essere sottoposte a tampone laringo-faringeo per appurare se siano state contagiate dal Covid-19;

   di quali elementi disponga il Governo, per quanto di competenza, circa i motivi per cui in Campania vengano effettuati così pochi tamponi e se tale carenza dipenda da difficoltà nella fornitura dei necessari presidi sanitari da parte del Governo;

   se le preoccupazioni di cui in premessa — circa la mancata fornitura di presidi essenziali per il funzionamento degli ospedali campani, che hanno destato un allarme parossistico tra i cittadini — trovino riscontro oggettivo e, in tal caso, quali iniziative di competenza intenda assumere il Governo al riguardo;

   di quali elementi disponga il Governo, per quanto di competenza, circa i posti di terapia intensiva di cui era dotata la Campania prima della crisi sanitaria e in merito a quanti siano stati effettivamente attrezzati e siano operativi allo stato;

   quali iniziative urgentissime il Governo intenda assumere, per quanto di competenza, per tranquillizzare i cittadini della Campania, che in maniera encomiabile si stanno attenendo alla miriade di decreti regionali e nazionali che si sono susseguiti nell'ultimo mese, ma il cui atteggiamento civico e responsabile potrebbe essere sicuramente vanificato da questi ritardi e omissioni.
(4-05035)


   FRATE, ROSPI e VIZZINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   il propagarsi del coronavirus sta colpendo in modo drammatico tutto il nostro Paese. Stando al bollettino dell'unità di crisi della protezione civile regionale del 25 marzo 2020, in Campania i casi sono saliti a 1.309. Dall'inizio dell'epidemia si sono registrati 74 decessi legati al coronavirus e un incremento del numero di pazienti ricoverati in terapia intensiva;

   in questi giorni la regione Campania ha annunciato la costruzione di un nuovo ospedale modulare a Caserta per fare fronte al picco di contagi e dei relativi ricoveri. Il nuovo ospedale «da campo» sarà dotato di 24 posti letto in terapia intensiva, mentre un altro ospedale è in costruzione nel piazzale dell'Ospedale del Mare, a Napoli, e potrà ospitare 72 posti letto; i primi 24 dovrebbero essere pronti entro il 6 aprile; entro il 20 aprile dovrebbe raggiungere la capienza totale prefissata;

   è notizia certa che il Governo ha provveduto al trasferimento in Campania di 33.000 mascherine Ffp2 e 2.729 mascherine Ffp3. Una notizia che va accolta con piena soddisfazione. Tuttavia, la Campania necessita di un programma ben più ampio di trasferimenti di forniture essenziali per garantire il pieno funzionamento dei presidi ospedalieri e a beneficio del lavoro straordinario di tutto il personale sanitario. Lo sforzo da compiere deve essere, da un lato, il contenimento del virus al Nord, dall'altro impedirne l'esplosione al Sud –:

   quali iniziative si intendano adottare per potenziare i trasferimenti delle forniture essenziali in favore della regione Campania e, in generale, di tutte le regioni del Sud Italia.
(4-05037)


   LATTANZIO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'11 marzo 2020 riporta l'elenco delle attività che restano operative in tempo di crisi e che appartengono a quelle categorie considerate indispensabili e necessarie al soddisfacimento dei bisogni essenziali: alimentari, supermercati, farmacie, banche, poste, ma anche call center, corrieri, negozi di pc e di elettronica;

   tutto ciò che non è inserito nell'elenco presentato negli allegati viene in un certo qual modo considerato «superfluo», determinandone quindi la chiusura. Mentre, dunque, le edicole rimangono aperte — con un riferimento all'importanza della lettura dei giornali e dell'informazione — le librerie chiudono, arrestando conseguentemente tutta la filiera di riferimento. Se ne deduce, quindi, che i libri vengano considerati come un bene di lusso in questo periodo di crisi, un di più non necessario. Considerazione, questa, che non si addice a una realtà «avanzata», nella quale la lettura — non solo delle informazioni — diventa linfa vitale per lo sviluppo di senso critico e di pensiero più complesso — elemento quanto mai fondamentale in questo momento emergenziale;

   il Governo chiede agli italiani di rimanere a casa: permanenza che potrebbe incentivare esponenzialmente il consumo di «beni culturali», come appunto i libri. La quarantena si sarebbe potuta rivelare un fondamentale momento di avvicinamento degli italiani alla lettura, in risposta a una crisi del settore che si protrae da tempo;

   le misure adottate dal Governo sono state pensate come uno strumento necessario per limitare il contatto tra persone, gli assembramenti e le resse, ma — appunto — i dati sulla lettura nel nostro Paese non restituiscono l'immagine delle librerie come luoghi «particolarmente» frequentati e che — probabilmente — sarebbero stati posti decisamente più sicuri di un supermercato;

   alle considerazioni puramente culturali si affianca il più convincente dato economico. Le previsioni relative al comparto preoccupano il settore dell'editoria: a fine 2020 si stimano circa 18.600 pubblicazioni in meno, circa 39 milioni di copie in meno stampate e confezionate e 2.500 titoli in meno oggetto di traduzione. La crisi riguarda indistintamente sia imprese di piccole dimensioni che quelle più grandi: si fa riferimento al fatto che il campo dell'editoria è stato praticamente dimenticato dalle misure poste in essere per la salvaguardia del tessuto produttivo del Paese;

   le conseguenze potrebbero essere estremamente negative per il mondo della cultura, coinvolgendo autori, redattori, traduttori, nonché tutta la filiera dell'indotto, dalla grafica alla stampa finale: al 20 marzo 2020 si riporta che il 61 per cento degli operatori ha fatto ricorso — o ha intenzione di farlo — alla cassa integrazione –:

   se il Governo abbia intenzione di riconsiderare le librerie come presidi essenziali, adottando iniziative per inserirle nell'elenco delle attività che rimangono aperte;

   se il Governo intenda adottare iniziative per aggiungere, nell'ambito delle misure a sostegno delle attività produttive del Paese, anche espliciti riferimenti alle attività di vendita di libri nonché a tutta la filiera produttiva ad essa connessa.
(4-05038)


   LOLLOBRIGIDA, VARCHI e SILVESTRONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in un'Italia impegnata in una corsa contro il tempo per arginare la diffusione del contagio da coronavirus e in cui si chiedono sforzi straordinari ai cittadini, costretti a rimanere «blindati» nelle proprie abitazioni e mentre sta diventando sempre più indispensabile la necessità di aprire nuovi reparti di terapia intensiva per garantire il diritto alla salute di tutti, la regione Lazio starebbe pensando di investire risorse destinate a migliorare la vita dei detenuti delle R.e.m.s. di Subiaco e Palombara Sabina;

   in particolare, in una nota del 18 marzo 2020, prot. 409/90, il direttore del dipartimento di salute mentale e dipendenze patologiche dell'Asl Roma 5 chiede nuove risorse per le strutture dove i detenuti scontano la loro pena, in quanto è «indispensabile provvedere all'esecuzione di lavori di ammodernamento e miglioria delle strutture di Palombara. [...] Sarebbe anche auspicabile, al fine di decomprimere la pressione esercitata dagli uffici giudiziari che sollecitano nuovi ingressi in REMS, attualmente bloccati su Palombara Sabina per i succitati motivi, provvedere all'attivazione di uno spazio esterno recintato che possa permettere fruizione ora d'aria»;

   secondo il XV Rapporto sulle condizioni di detenzione dell'associazione Antigone, ad oggi sono 30 le Rems attive sul territorio nazionale, 5 di queste «private» convenzionate con le aziende sanitarie, che sostengono, anche con il sovvenzionamento statale, i costi di ricovero dei pazienti (sono le due piemontesi, a Bra e a San Maurizio Canavese, quella ligure di Genova Prà, la marchigiana Montegrimano e quella pugliese a Carovigno);

   gli internati effettivamente ricoverati in Rems sarebbero 629; in lista d'attesa ci sarebbero 603 persone, molte concentrate nelle regioni del Sud (114 solo in Sicilia, 67 in Calabria, 86 in Campania) –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per garantire la destinazione delle risorse statali a un potenziamento e adeguamento delle strutture sanitarie che insistono nei comuni interessati a tutela della salute pubblica;

   quali siano i dati relativi alle Rems e, in particolare, quanti detenuti vi siano attualmente ricoverati, quante risorse statali siano state stanziate per il loro sostegno e come siano state impiegate.
(4-05039)


   BIGNAMI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   è noto come, a causa dell'emergenza sanitaria relativa alla diffusione del coronavirus, nel nostro Paese sia diventato particolarmente difficoltoso l'approvvigionamento di dispositivi di protezione, come le mascherine, per medici, infermieri, operatori sanitari e per i cittadini stessi;

   è altrettanto nota la denuncia di diversi amministratori, a qualunque livello, circa l'assoluta inadeguatezza di centinaia di migliaia di mascherine inviate dalla Protezione civile. Il 15 marzo 2020 l'assessore della regione Lombardia, Giulio Gallera, mostrando alla stampa le suddette mascherine dichiarava: «Le mascherine che possono essere utilizzate dagli operatori sanitari sono mascherine o FFP2 o FFP3 oppure quelle chirurgiche. Ci hanno mandato delle mascherine che sono un fazzoletto o un foglio di carta igienica che viene unito. Inoltre non sono marchiate Ce e i nostri operatori ci hanno detto che non possono utilizzarle. Da Roma ci hanno detto che hanno solo queste, non vogliamo fare polemica però non sono sufficienti per la sicurezza degli operatori»;

   il 27 marzo 2020 il presidente della regione Campania, Vincenzo De Luca, denunciava pubblicamente la medesima questione, in relazione all'invio di 552mila mascherine fornite dalla Protezione civile alla Campania. «Per quel che mi riguarda – ha ironizzato De Luca – comunque, ho scoperto che queste mascherine hanno una grande efficacia per pulire gli occhiali. Per le lenti sono veramente un prodotto eccezionale, ma per gli ospedali… vi voglio bene, ma lasciamo perdere»;

   tali mascherine sono state inviate in tutta Italia a diversi amministratori;

   la questione, a parere dell'interrogante, appare davvero surreale e suona come una vera e propria presa in giro per medici, infermieri, operatori sanitari, che vivono in questo periodo in una vera e propria trincea, tanto più se si parla di dispositivi di protezione forniti ufficialmente dalla Protezione civile che dovrebbe controllare meticolosamente gli acquisti e il prodotto ricevuto e non limitarsi a comunicare che al momento quelle mascherine sono il solo prodotto disponibile –:

   per quale motivo alle amministrazioni regionali e di ogni altro livello continuino a essere fornite mascherine di nessuna utilità, evidentemente non adatte e verosimilmente nemmeno certificate;

   quanto siano costate le suddette mascherine, con riferimento particolare a quelle aspramente criticate dagli amministratori regionali;

   quali controlli effettuino o abbiano effettuato a monte la Protezione civile o le altre strutture competenti rispetto agli acquisti compiuti e al prodotto acquistato e se si sia provveduto alle eventuali segnalazioni del caso all'autorità giudiziaria;

   in che modo si intenda porre rimedio a questa vergognosa situazione.
(4-05040)


   CUNIAL. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la regione Lazio è in una fase di gestione straordinaria della sanità da 13 anni e attualmente non vi è atto formale di uscita dal commissariamento, nonostante gli annunci del 1° dicembre 2017 ad opera della Ministra pro tempore Lorenzin e del presidente Zingaretti e dell'assessore D'Amato, puntualmente ripetuti a ogni riunione semestrale del tavolo tecnico fra il 2018 e 2019;

   ad oggi, nonostante la Conferenza Stato-regioni abbia «ratificato» in data 20 gennaio 2020 l'uscita dal commissariamento, non esiste alcun atto formale del Consiglio dei ministri e del Ministero della salute che lo confermi;

   il conto consolidato della regione Lazio è l'unico in Italia a presentare un fondo di dotazione negativo per il quale non sono note le motivazioni;

   purtroppo, a parere dell'interrogante, non appaiono esistere le condizioni per l'uscita dal commissariamento per le seguenti motivazioni:

    spese eccessive giustificate, ad avviso dell'interrogante, da scelte tecnicamente discutibili (riconversione di case della salute, finanziamento per l'abbattimento delle liste di attesa, eccessive esternalizzazioni di servizi sanitari e non sanitari non giustificate da reali benefici economici, appalti affidati al criterio del massimo ribasso;

    mancanza di un reale sistema di contabilità analitica e di controllo di gestione che permetterebbe puntualmente di identificare sprechi e inefficienze;

    taglio dei servizi nelle province e chiusura di importanti strutture sanitarie;

   tali profili suscitano dubbi sul rispetto dei parametri per il rientro del deficit, anche a fronte della mancanza della possibilità di verificare gli adempimenti relativi ai livelli essenziali di assistenza (Lea) e le criticità esistenti per il 2020 nel Lazio;

   come effetto del commissariamento della sanità regionale, risulta emergere che sempre più cittadini debbano rinunciare alle cure o rivolgersi alla sanità privata, questo in particolare a causa del blocco del turn over con un sovraccarico insostenibile per il personale sanitario rimasto operativo. In particolare, a parere dell'interrogante non viene affrontata efficacemente la necessaria inversione di tendenza di tutte le spese in aumento, quali quelle del personale dipendente, dei servizi di consulenza, dei prodotti farmaceutici, delle prestazioni da privato e altri beni sanitari, nessuna Asl della regione Lazio pare in grado di rispettare il pareggio di bilancio e non vi sarebbe nessuna reale programmazione per una reinternalizzazione sostenibile dei servizi sanitari core per il sistema sanitario regionale esternalizzati e privatizzati. Un esempio su tutti il servizio di emergenza/assistenza gestito attualmente da Ares 118;

   attualmente, l'epidemia Covid-19 ha portato a livelli emergenziali le strutture della sanità lombarda e si presume che, nonostante le misure del decreto-legge 9 marzo 2020, n. 14, riguardante Disposizioni urgenti per il potenziamento del servizio sanitario nazionale in relazione all'emergenza Covid-19, anche le strutture della sanità nella regione Lazio potranno essere sottoposte a carichi di lavori straordinari –:

   se il Governo sia a conoscenza delle criticità relative ai bilanci e al rispetto dei livelli essenziali di assistenza nei servizi della sanità laziale e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda mettere in campo;

   se il Governo intenda chiarire quali strutture emergenziali verranno messe a disposizione nella regione Lazio per fronteggiare l'emergenza Covid-19;

   se il Governo non ritenga di dover adottare le iniziative di competenza per invertire la tendenza della gestione commissariale della regione Lazio in quest'ultimo decennio, sostituendo il presidente della regione nel ruolo di commissario ad acta, in quanto, ad avviso dell'interrogante, lo stesso ha privilegiato l'esternalizzazione dei servizi core del sistema sanitario regionale a privati, portando di fatto i cittadini laziali a dover rinunciare alle cure mediche o a doversi rivolgere all'assistenza privata;

  se il Governo non ritenga opportuno specificare quali iniziative intenda mettere in campo per tutelare gli operatori sanitari e i lavoratori del settore della pulizia negli ospedali e se gli stessi siano sufficientemente dotati di strumenti medicali e di dispositivi di protezione individuale.
(4-05041)


   LUCASELLI, VARCHI, FERRO e MOLLICONE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   l'Italia è stato uno dei primi Paesi a venire incontro alle esigenze delle strutture cinesi di Wuhan alla prima esplosione del virus Codiv-19 inviando mascherine e tute di protezione che si trovavano in Italia un mese fa;

   ora che l'emergenza è soprattutto italiana, la Cina ha messo a disposizione della Protezione civile e della Croce rossa ventilatori, respiratori, elettrocardiografi, decine di migliaia di mascherine e altri dispositivi sanitari: una spedizione concordata dal Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale con il suo omologo cinese e confermata dal commissario Angelo Borrelli che ha annunciato la disponibilità di un milione di mascherine che saranno acquistate dalla Protezione civile e distribuite alle strutture sanitarie regionali;

   in particolare, l'emergenza ora riguarda le mascherine in dotazione soprattutto a medici, infermieri e operatori sanitari impegnati in prima linea nella cura dei contagiati, senza le quali verrebbero meno le condizioni di sicurezza negli ospedali per poter continuare a operare;

   la linea di azione che sta portando avanti il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale prevede l'individuazione di una fornitura diretta e affidabile che garantisca l'arrivo di mascherine in Italia;

   secondo quanto si apprende da fonti di stampa, la Farnesina ha siglato un contratto con un'azienda cinese per la fornitura di 100 milioni di mascherine da destinare a medici e infermieri;

   si tratterebbe di una linea preferenziale accordata a un Paese in difficoltà, legittimo commercio internazionale necessitato da una situazione emergenziale;

   i mediatori italiani che si sono offerti come volontari per trovare forniture d'urgenza sul mercato cinese raccontano di trattative serrate e di un panorama nel quale fornitori affidabili si mescolano a speculatori pronti a guadagnare;

   parte della difficoltà consiste proprio nell'individuare quali sono i prezzi davvero competitivi: si calcola, ad esempio, che una mascherina per uso civile possa essere venduta a 10 yuan al pezzo, circa un euro e trenta centesimi, inclusa la commissione commerciale, mentre una mascherina destinata ai medici costi in media 20 yuan, circa due euro e sessanta;

   il costo di produzione di un prodotto del genere si aggira intorno ai 5 o 6 yuan al pezzo, ma il prezzo alla vendita può sensibilmente diminuire in caso di ordini più grossi, mentre molti fornitori cinesi sostengono che sarebbe entrata in vigore una direttiva del governo centrale volta a politicizzare l'intera questione: Pechino, in altri termini, acquisterebbe il materiale sanitario dai produttori o lo produrrebbe direttamente in fabbriche statali, per poi rivenderlo all'estero a prezzi calmierati e incassare cambiali diplomatiche in giro per il mondo;

   in un articolo pubblicato alla fine di febbraio da «Qiushi» («Cercare la verità»), la rivista che detta la linea ideologica del Partito comunista cinese, il cui autore è proprio il Ministro degli esteri di Pechino, si sottolineava la necessità di creare una «Via della Seta della Salute»;

   il Governo ha affidato al commissario straordinario il delicato compito di accentrare gli acquisti e gli approvvigionamenti per le aziende sanitarie locali, senza limiti e senza necessità di controlli burocratici, nell'ottica di intervenire con efficacia e rapidità, ma la trasparenza è un elemento che non può essere superato, soprattutto in una situazione di emergenza mondiale;

   si legge infatti, nel decreto cosiddetto «Cura-Italia» che «I contratti relativi all'acquisto dei beni» per fronteggiare il Covid-19 «nonché ogni altro atto negoziale» legato all'emergenza e «posto in essere dal Commissario» sono «sottratti al controllo della Corte dei Conti, fatti salvi gli obblighi di rendicontazione» –:

   quale sia il costo del materiale sanitario prodotto in Cina e se il Governo cinese, oltre al canale preferenziale, stia accordando all'Italia prezzi calmierati oppure se il nostro Paese sia esposto alle speculazioni commerciali.
(4-05047)


   BIGNAMI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   da fonti stampa si apprende che alcuni operatori sanitari dell'ospedale bolognese Sant'Orsola hanno segnalato la non adeguatezza delle mascherine consegnate al personale del nosocomio;

   nello specifico, ai sanitari che operano nell'area critica, avrebbero consegnato mascherine del tipo Ffp2, cioè le protezioni a uso edilizio, che si indossano per non inalare polvere;

   la non adeguatezza dei dispositivi di protezione è stata segnalata da più parti, su tutto il territorio nazionale, anche da diversi amministratori di livello regionale e locale –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se si intendano avviare le verifiche di competenza;

   se si intendano acquisire elementi conoscitivi, per quanto di competenza, al fine di appurare quale sia il soggetto che ha rifornito l'ospedale Sant'Orsola di mascherine del tipo Ffp2 e come ciò sia potuto accadere;

   quali iniziative urgenti siano state adottate o si intendano adottare per risolvere tempestivamente il problema di cui in premessa.
(4-05050)


   DEIDDA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'11 marzo 2020 è stata disposta la chiusura di tutte le attività commerciali, fatte salve quelle espressamente individuate nell'elenco allegato al medesimo decreto;

   tali misure sono state confermate, da ultimo, per le predette attività commerciali, dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 22 marzo 2020, al fine di garantire i beni primari e i servizi essenziali;

   i suddetti provvedimenti hanno inteso consentire, primariamente, la vendita al dettaglio dei cosiddetti beni primari, tra i quali devono necessariamente essere ricompresi i prodotti ortofrutticoli: e ciò, al fine di garantire il normale approvvigionamento alimentare della popolazione;

   in particolare, è stato previsto – anche avuto riguardo alle attività di ristorazione, allo stato, obbligatoriamente sospese – che i commercianti possano svolgere la propria attività anche eseguendo consegne a domicilio, ovviamente, con l'adozione delle necessarie misure di sicurezza;

   tra le attività consentite, da quel che risulta, non appare che sia stata inclusa anche quella contraddistinta con il codice Ateco 47.81.01: vale a dire, il commercio al dettaglio ambulante di prodotti ortofrutticoli;

   tale esclusione, qualora confermata, appare assolutamente in contrasto con le finalità dei provvedimenti normativi suindicati, oltre che evidentemente lesiva del principio di uguaglianza di cui all'articolo 3 della Costituzione: infatti, tale tipologia di commercio si vedrebbe ingiustamente esclusa dal poter consegnare a domicilio i propri prodotti, per il solo fatto di non essere titolare di un'attività di commercio al dettaglio stabile;

   appare evidente che i commercianti ambulanti – adottando le necessarie misure di sicurezza – svolgerebbero la stessa identica attività a domicilio che, allo stato, risulta consentita anche al commercio cosiddetto stabile;

   appare necessario, per un verso, chiarire se i commercianti ambulanti di prodotti ortofrutticoli siano legittimati ad effettuare consegne a domicilio e, per un altro verso, in caso contrario, intervenire al fine di consentire lo svolgimento di tale attività, pur con l'adozione delle necessarie misure di sicurezza –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e, in particolare, se, allo stato, i commercianti ambulanti di prodotti ortofrutticoli siano legittimati a svolgere la relativa attività, limitatamente alle consegne a domicilio, e, in caso contrario, quali iniziative si intendano assumere al fine di consentire lo svolgimento di tale attività, pur con l'adozione delle necessarie misure di sicurezza.
(4-05051)


   LEGNAIOLI e BELOTTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza coronavirus, che tante vittime sta mietendo purtroppo in Italia, ha senza dubbio tra gli operatori sanitari e medici, i volontari, le forze dell'ordine e la protezione civile, i principali baluardi contro la diffusione;

   fin dall'inizio della pandemia, infatti, sono numerosi gli episodi, raccontati anche a mezzo stampa, di chi ha rischiato la propria vita nell'espletamento del proprio dovere per salvare vite altrui;

   organi di stampa nazionali e locali toscani di questi giorni riportano la notizia secondo la quale la regione Toscana avrebbe approvato una delibera nella quale, tra le altre, si definiscono anche i «criteri per la distribuzione e la rendicontazione delle mascherine protettive» e su questo punto che si stanno scatenando forti polemiche;

   se, infatti, fino ad oggi gli operatori sanitari toscani potevano godere dei dispositivi di massima protezione, nell'allegato all'ordinanza la regione garantisce mascherine Ffp3 «solo nelle terapie intensive», mentre le mascherine CE, Ffp1 e Ffp2 «devono essere distribuite solo nei reparti Covid, pronto soccorso e laboratori»;

   ciò significa che i reparti non Covid degli ospedali toscani – dove spesso si annida il contagio – non saranno più dotati delle mascherine che proteggono dal virus e lo stesso vale per molti operatori del 118 che sono i più esposti per trasportare i pazienti dalle case agli ospedali;

   alcune sigle sindacali del mondo sanitario toscano hanno presentato, sulla scia di altre iniziative simili in tutta Italia, un esposto alla procura di Firenze –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per un maggiore raccordo con la regione Toscana, alla luce di quanto esposto in premessa.
(4-05052)


   POTENTI, ANDREUZZA, BINELLI, DARA e PETTAZZI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la crisi economico finanziaria per pandemia mondiale dovuta al virus Covid-19 ha generato effetti sui mercati delle materie prime inimmaginabili per il tempo di pace. Il riferimento è a uno dei prodotti di riferimento delle cosiddette «commodity», il petrolio;

   a causa del blocco dei consumi e delle restrizioni alla circolazione dei privati, il prezzo di riferimento Brent espresso in dollari è rapidamente crollato in poco più di un mese dai 60 ai 20 dollari al barile, con segnali preoccupanti per la tenuta mondiale delle imprese del settore concentrate in Usa, Russia e Arabia Saudita, i maggiori estrattori mondiali;

   ogni Paese del mondo ha una propria scorta, le cosiddette riserve, che vengono immagazzinate per fare fronte a situazioni di emergenza: il primo detentore al mondo di riserva sono gli Usa, seguiti da Cina e Giappone, Corea del sud e Spagna;

   all'interno della Unione europea, Francia, Germania e Italia hanno un accordo di condivisione delle scorte strategiche, che permette loro di acquistare petrolio gli uni dagli altri in caso di emergenza. Inoltre, secondo quanto convenuto con l'Unione europea, il nostro Paese deve mantenere un livello minimo di scorte corrispondenti a 90 giorni di consumo interno;

   in virtù di dinamiche che tengono conto di previsioni a breve e lungo periodo, la maggior parte dei Paesi industrializzati del mondo, ad eccezione degli Stati Uniti, sono impegnati a mantenere o a incrementare le proprie riserve strategiche di petrolio. Il caso americano è spinto dalla consapevolezza di aver quasi raggiunto un'indipendenza energetica che, secondo la Eia (Energy Information Administration), arriverà entro il 2026;

   l'attuale prezzo del petrolio consiglierebbe di provvedere a incrementare le riserve nazionali, sfruttando la particolare contingenza, consentendo un forte risparmio e potendo in questo modo contenere agevolazioni alle imprese sull'acquisto di carburanti per almeno un anno dalla fine della pandemia ed evitando i concreti effetti inflazionistici derivanti da una probabile rapida ripresa post-pandemia dei Paesi più industrializzati –:

   quale sia l'attuale misura delle riserve nazionali di petrolio; se e quali iniziative intenda assumere il Governo al riguardo, nell'attuale fase economica e in vista di creare condizioni di favore per le imprese, compresa l'utilizzazione di riserve aggiuntive che potrebbero essere facilmente aggregate, sfruttando la caduta del prezzo del petrolio.
(4-05053)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta orale:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi giorni si è verificato un grave caso di mancanza di solidarietà nell'Unione europea nell'emergenza coronavirus, da parte della Repubblica Ceca ai danni dell'Italia;

   le autorità locali hanno sequestrato, secondo alcune fonti di stampa arbitrariamente, un enorme carico di 110 mila mascherine e migliaia di respiratori, che la Repubblica popolare cinese aveva spedito verso il nostro Paese;

   solo dopo alcuni giorni, in virtù di alcune inchieste giornalistiche da parte dell'opposizione ceca, la situazione si è sbloccata e le autorità ceche si sono impegnate a restituire il materiale medico inviato da Pechino e destinato a Roma;

   un'inchiesta è in corso di svolgimento in Repubblica Ceca;

   della vicenda sono state date versioni contrastanti che non si sa se siano corroborate o meno dai fatti. Alcuni hanno parlato di un carico che si è cercato di rivendere per fini speculativi in Repubblica ceca. Altri parlano di un sequestro arbitrario da parte delle autorità di Praga;

   inoltre, non è chiaro se il materiale proveniente dalla Cina sia stato donato dal Governo cinese alla Repubblica italiana, ovvero se sia stato acquistato dalla Repubblica italiana, ovvero se sia stato inviato dalla Cina a uso e consumo della comunità cinese in Italia;

   a seguito di tali fatti, la sede diplomatica a Praga ha dichiarato che «il ministro degli Affari Esteri della Repubblica ceca, Tomas Petricek, ha comunicato all'ambasciatore Nisio che, in attesa che si concluda l'inchiesta della polizia ceca sul furto del materiale sanitario avvenuto a Lovosice, la Repubblica ceca invierà al più presto all'Italia 110 mila mascherine dalle proprie scorte, in numero pari a quelle che avrebbero dovuto raggiungere il nostro Paese e che invece sono state trafugate e sequestrate dalle autorità ceche»;

   inoltre, ha aggiunto «Il carico partirà entro 48 ore» e ancora «A fronte dell'urgenza di forniture mediche il governo ceco, in stretta collaborazione con l'ambasciata d'Italia a Praga, ha deciso di inviare subito il carico destinato al nostro Paese senza attendere la conclusione dell'inchiesta tuttora in corso, e focalizzata a scoprire come l'ingente refurtiva sia stata trafugata e dove. La complessità del caso, che si dirama su altri Paesi, richiederebbe altri giorni, ma la situazione in Italia non consente attese». Il comunicato annuncia poi «sull'argomento il ministro Tomas Petricek sta scrivendo una lettera personale al titolare degli Esteri in Italia Di Maio»;

   secondo la lunghissima inchiesta dei giornalisti di Aktuálne.cz, dietro al carico c'è Zhou Lingjian, «che guida la più grande associazione di cinesi espatriati in Repubblica Ceca, gestisce il giornale online ceco in lingua cinese Prague Chinese Times ed è direttamente collegato al governo di Pechino, e ha perfino accompagnato il presidente Milos Zeman in Cina. Secondo l'inchiesta di Aktuálne.cz, è stato lui a portare in Repubblica ceca i dispositivi di protezione confiscati». Tuttavia, «680.000 mascherine chirurgiche e 28.000 respiratori sono finiti nelle mani di una società ceca che ha cercato di venderne una parte al ministero della Salute a un prezzo raddoppiato». C'è molta confusione sull'obiettivo reale di questo carico: vendita o donazione? Secondo Lukáš Valášek di Aktuálne, l'imprenditore cinese Zhou Lingjian avrebbe fatto da importatore per del materiale che poi – d'accordo o meno, non è ancora chiarito – sarebbe stato messo sul mercato (a prezzo maggiorato) da un intermediario, e non donato. Una possibile truffa sulla quale le autorità di Praga stanno investigando –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare per chiarire come siano andati i fatti di cui in premessa; quali siano gli intendimenti del Governo in merito al comportamento della Repubblica Ceca;

   se sia giunta la lettera inviata sull'argomento dal Ministro Tomas Petricek e quali ne siano i contenuti.
(3-01397)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE, GALANTINO, ROTELLI, MONTARULI, BIGNAMI, OSNATO, VARCHI, DONZELLI, MANTOVANI, LUCASELLI, BUTTI, ZUCCONI, MASCHIO, PRISCO, DEIDDA e FERRO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'Italia è impegnata in vari fronti della cooperazione internazionale;

   la cooperazione internazionale ha carattere economico, sociale, culturale e umanitario;

   ai sensi della legge di bilancio e del «decreto missioni», allo stato attuale agli interroganti consta che le risorse ancora da assegnare siano circa 500.000.000 di euro;

   il Comitato congiunto per la deliberazione delle risorse da assegnare dovrebbe riunirsi nel mese di aprile 2020;

   la gravissima crisi sanitaria ed economica che ha colpito l'Italia consiglierebbe di utilizzare ogni risorsa economica per curare le profonde ferite della nostra Nazione;

   in passato il Ministro pro tempore Tremonti tagliò decisamente i fondi della cooperazione per comprovate necessità economiche dell'Italia –:

   quale sia l'entità esatta delle contribuzioni, delle donazioni, dei crediti d'aiuto e dei prestiti ancora da erogare e già approvati nella legge di bilancio e nel «decreto missioni»;

   se non ritengano opportuno adottare le iniziative di competenza volte ad azzerare i fondi della cooperazione per investire ogni risorsa nel fronteggiare l'emergenza economica e sanitaria costituita dal propagarsi del coronavirus.
(5-03782)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE, ROTELLI, PRISCO, DONZELLI, MANTOVANI, LUCA DE CARLO, TRANCASSINI, MONTARULI, BIGNAMI, BUTTI, VARCHI e LUCASELLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in data 15 marzo 2020 il giornale El Mundo riportava la notizia che l'Italia ha erogato 21 milioni di euro alla Bolivia per combattere il propagarsi del coronavirus;

   medesima notizia è stata riportata dal sito liberoreporter, AbiBolivia ha riportato la medesima notizia;

   Posdata ITV riporta la notizia che Angelo Benincasa, direttore della sede estera dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, ha destinato 21 milioni di euro alla Bolivia per la lotta al coronavirus;

   Pagina Siete riporta che l'Italia coopera con la Bolivia con 21 milioni di euro per combattere il coronavirus;

   un servizio di Postdata riporta testualmente che «l'Italia coopererà con il nostro Paese per la lotta al coronavirus con 21 milioni di euro», dedicando poi un'intervista al direttore Angelo Benincasa;

   Libero Reporter riporta la seguente frase virgolettata del direttore Angelo Benincasa: «l'Italia è dalla parte dei boliviani, questo aiuto è a favore della salute pubblica boliviana, infatti sarà destinato in gran parte ad affrontare il coronavirus»;

   questa erogazione fa seguito a quella, già denunciata dal primo firmatario del presente atto, a favore della Tunisia per 50 milioni a favore delle imprese tunisine per fronteggiare l'emergenza economica costituita dal coronavirus;

   i casi accertati in Bolivia di contagiati dal coronavirus sono di qualche decina di unità alla data odierna e senza vittime –:

   per quali motivi il Governo, in un momento di emergenza nazionale, abbia deciso di destinare 21 milioni di euro alla Bolivia per l'emergenza coronavirus;

   se il Governo non ritenga prioritario destinare ogni risorsa economica alla emergenza nazionale.
(5-03783)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, OSNATO, MONTARULI, DEIDDA, GALANTINO, LUCA DE CARLO, ROTELLI, VARCHI, PRISCO, MANTOVANI, BIGNAMI, FERRO, TRANCASSINI, BUTTI, LUCASELLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in data 18 marzo 2020 la Tunisia ha sospeso i collegamenti con l'Italia per via dell'emergenza coronavirus, ritenendola epicentro e focolaio del virus;

   in data 26 marzo 2020 il sito facebook ufficiale dell'ambasciata d'Italia a Tunisi ha, per tutta risposta, dato notizia del contributo di 50 milioni di euro dell'Italia alla Tunisia, per il tramite di Cassa depositi e prestiti, per affrontare l'emergenza coronavirus;

   per ironia della sorte i 50 milioni di euro che l'Italia ha regalato alla Tunisia tramite Cassa depositi e prestiti costituiscono una misura di sostegno per le imprese tunisine;

   sembra all'interrogante paradossale che, dopo che la Tunisia ha deciso di sospendere i collegamenti con l'Italia perché «appestata», sia proprio l'Italia a contribuire in relazione all'emergenza coronavirus della Tunisia; ancor più paradossale appare la destinazione specifica del fondo a favore delle imprese tunisine, mentre in Italia proprio le misure di sostegno alle imprese rappresentano la parte più debole dei provvedimenti assunti per affrontare l'emergenza anche economica del coronavirus;

   in ogni caso, appare quantomeno opinabile che, mentre il sistema delle imprese italiane rischia il collasso e richiede a gran voce maggiore attenzione, il Governo si impegni a favore delle imprese tunisine –:

   quali siano i motivi che hanno indotto il Governo ad assumere questa decisione che appare all'interrogante decisamente infausta e contraria all'interesse nazionale;

   se il Governo non ritenga prioritario destinare ogni risorsa economica alle aziende italiane prima che a quelle tunisine.
(5-03788)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE, DEIDDA, GALANTINO, BIGNAMI, VARCHI, BUTTI, LUCASELLI, MONTARULI, FERRO, LUCA DE CARLO, OSNATO, TRANCASSINI, DONZELLI, MANTOVANI e ROTELLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in data 26 marzo 2020 il sito facebook ufficiale della ambasciata d'Italia a Tunisi ha dato notizia del contributo di 50 milioni di euro dell'Italia alla Tunisia, per il tramite di Cassa depositi e prestiti, per affrontare l'emergenza coronavirus;

   i 50 milioni di euro che l'Italia ha destinato alla Tunisia, tramite Cassa depositi e prestiti, costituiscono una misura di sostegno per le imprese tunisine;

   l'interrogante, sempre in data 26 marzo 2020, ha presentato un'altra interrogazione in cui rimarcava il carattere paradossale del provvedimento, atteso che le misure di sostegno alle imprese italiane rappresentano la parte più debole dei provvedimenti assunti per affrontare l'emergenza anche economica del coronavirus;

  successivamente alla presentazione di tale interrogazione la predetta notizia è stata rimossa dal sito facebook dell'ambasciata d'Italia a Tunisi;

   l'interrogante, dubitando del fatto che la notizia sarebbe rimasta nella pagina dell'ambasciata d'Italia a Tunisi, aveva fatto tempestivamente screenshot;

   il testo dell'annuncio era il seguente: «Italia e Tunisia continuano a cooperare per superare questo difficile momento insieme. L'Italia, tramite Cassa Depositi e Prestiti, ha versato 50 milioni di euro (circa 157 milioni di dinari) a titolo di credito d'aiuto alla Banca Centrale tunisina. Questa somma è destinata a sostenere le imprese tunisine e potrà essere utilizzata per rispondere all'impatto socioeconomico del coronavirus in Tunisia, supportando le misure messe in campo dal Governo tunisino. È un primo passo, mano nella mano, per far fronte al COVID19» –:

   quali siano i motivi che hanno indotto l'ambasciata d'Italia a Tunisi a rimuovere il post dalla pagina ufficiale di facebook;

   se il Ministro interrogato fosse a conoscenza di tale iniziativa;

   se la rimozione sia stata una scelta autonoma o se la decisione di rimuovere il post sia stata assunta su indicazione del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e, in tale ultimo caso, chi abbia dato l'indicazione e per quale motivo.
(5-03789)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE, DEIDDA, GALANTINO, DONZELLI, MONTARULI, BIGNAMI, VARCHI, PRISCO, MANTOVANI, FERRO, LUCASELLI e ROTELLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in data 23 marzo 2020 sul profilo twitter della ambasciata d'Italia in Somalia veniva annunciata la donazione di 200.000 euro a favore di Ong per l'emergenza coronavirus in Somalia; testualmente il profilo twitter dell'ambasciata italiana recita: «Italy supports Somalia's response against COVID-19 with a contribution of more than 200k ti @WHOSomalia for the establishment of a diagnostic lab. In these very difficult times we must be united against the common threat.»;

   dopo la notizia della erogazione di 50 milioni di euro alla Tunisia e per le aziende tunisine per fronteggiare l'emergenza economica del coronavirus e dell'erogazione di 21 milioni di euro alla Bolivia per contrastare l'emergenza sanitaria, fonti ufficiali riportano la donazione di 200.000 euro alla Somalia;

   per ora, a differenza di quanto accaduto misteriosamente con il profilo dell'ambasciata d'Italia a Tunisi, il post non è ancora stato rimosso;

   in ogni caso, anche al fine di evitare inutili corse alla rimozione da parte di solerti funzionari l'interrogante ha fatto screenshot anche di questo tweet –:

   per quali motivi il Governo, in un momento di emergenza nazionale, abbia deciso di destinare 200.000 euro alla Somalia per l'emergenza coronavirus;

   se il Governo non ritenga prioritario destinare ogni risorsa economica alla emergenza nazionale;

   quale sia l'esatta somma erogata, da quali capitoli e a favore di quale beneficiario.
(5-03790)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE, FERRO, MONTARULI, LUCASELLI, TRANCASSINI, ROTELLI, DEIDDA, GALANTINO e PRISCO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'Italia è impegnata su vari fronti della cooperazione internazionale;

   la cooperazione internazionale ha carattere economico, sociale, culturale e umanitario –:

   quale sia l'entità delle erogazioni e dei prestiti, effettuati, promessi e/o concordati, dall'Italia a favore di nazioni terze e/o di persone giuridiche operanti nella cooperazione internazionale a far data da gennaio 2020 e sino alla data odierna;

   quali siano i singoli beneficiari, siano essi Stati o persone giuridiche diverse, delle predette erogazioni e/o prestiti e/o donazioni, sempre in relazione al predetto arco temporale;

   quali siano le singole motivazioni dei predetti prestiti, erogazioni e/o donazioni, accordati, promessi e/o erogati, nel predetto arco temporale.
(4-05043)


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   l'epidemia di Covid-19, sviluppatasi nel tardo 2019 nella provincia cinese di Hubei e poi diffusasi in gran parte degli Stati, può causare, specie nella popolazione più anziana e/o con patologie pregresse, una grave polmonite virale primaria con conseguente necessità di ventilazione artificiale e cure intensive;

   la grande facilità di trasmissione dell'agente patogeno, oltre alla sua virulenza, può determinare una rapida crescita del numero degli infetti, con conseguente superamento della capacità di cura dei sistemi sanitari nazionali, specie ove questi non siano sufficientemente capillari o attrezzati; Lo sforzo dei sistemi sanitari e delle protezioni civili è dunque duplice: da un lato, la fornitura di dispositivi di protezione individuale per lo staff medico e per la popolazione, oltre alle necessarie attività di test sulla popolazione per identificare e isolare i casi positivi e, dall'altro lato, un forte impegno ospedaliero per il trattamento dei pazienti affetti da sintomatologie più gravi;

   stando ai conteggi ufficiali dei casi confermati al 23 marzo 2020, la Repubblica Islamica dell'Iran è il sesto Stato più colpito al mondo, con 21.638 casi confermati e 1685 decessi, sebbene anche il capo del consiglio medico dell'Iran, Mohammad Reza Zafarghandi, abbia dichiarato che i casi reali sono realisticamente superiori a quelli confermati;

  oltre alle difficoltà di contenimento del contagio, l'Iran soffre anche di una grave carenza di materiali sanitari, come testimoniato dalla lista di materiali sanitari urgentemente necessari pubblicata da Mohammad Javad Zarif, Ministro degli affari esteri dell'Iran il 12 marzo 2020; tale carenza è stata supplita parzialmente da alcuni trasferimenti aerei di materiali sanitari da parte di Emirati Arabi Uniti, Kuwait e Qatar negli scorsi giorni;

   il Ministro Javad Zarif ha anche comunicato che la Banca centrale dell'Iran ha richiesto un finanziamento dal Fondo monetario internazionale tramite Rapid Financial Instrument, del valore stimato di 5 miliardi di dollari, al fine di combattere l'epidemia;

   il Presidente Hassan Rouhani ha inoltre lamentato che le difficoltà dell'Iran nel contenere il contagio sono in parte state causate dalle sanzioni economiche imposte dagli Stati Uniti d'America sull'Iran, nonostante formalmente le forniture medico-sanitare non facciano parte dell'elenco dei beni sanzionati –:

   se il Ministro interrogato intenda attivarsi, in sede bilaterale e/o multilaterale, affinché all'Iran sia garantito pieno accesso alle risorse e ai materiali sanitari necessari a combattere l'epidemia da Covid-19.
(4-05045)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:


   UNGARO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   come riportato dal quotidiano la Repubblica il 12 febbraio 2020, è intenzione dell'amministrazione comunale di Nardò (LE) di costruire un idroporto presso la località di Santa Maria al Bagno per collegare con idrovolanti le località di Santa Maria al Bagno, Taranto e Gallipoli con le isole greche;

   si evince dalla stampa nazionale e locale, così come dalle proteste di liberi cittadini, che il centro servizi del terminal passeggeri del citato costruendo idroscalo occuperà parte del Giardino della memoria e dell'accoglienza, un luogo in ricordo dei sopravvissuti dell'olocausto. Nardò e parte della sua marina hanno accolto gli ebrei dopo la liberazione dai campi di concentramento. In questo territorio nel 1944 era stato allestito un centro di accoglienza per la riabilitazione dei rifugiati gestito dall'Unrra, l'agenzia delle Nazioni Unite. Per anni migliaia di ebrei hanno trovato accoglienza in questa parte del Salento. In ricordo di questo momento della storia è stato creato un giardino;

   il Giardino della memoria e dell'accoglienza di Nardò fu realizzato grazie alla donazione di circa 300 piantine da parte di Pierluigi Congedo. La casa del suo bisnonno ha ospitato e salvato numerosi ebrei subito dopo la seconda guerra mondiale;

   la città di Nardò nel 2005 ha ottenuto la medaglia d'oro conferita dell'allora Presidente Carlo Azeglio Ciampi come riconoscimento a una comunità che si è distinta per l'accoglienza. Nel 2011 il giardino fu distrutto da un atto vandalico, ma in due giorni fu risistemato grazie all'intervento di Congedo e di altri volontari –:

   se il Governo, alla luce di quanto esposto in premessa, intenda verificare, per quanto di competenza, se il costruendo idroscalo sia compatibile con gli esistenti vincoli paesaggistici e costieri, tenendo conto che esso comporterebbe la cancellazione di una memoria storica condivisa come quella rappresentata dal Giardino della memoria e dell'accoglienza di Nardò.
(4-05048)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ERMELLINO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   dalla lettura del verbale prot. 289 id. 424, redatto dal comandante della compagnia dei carabinieri di Rimini, cap. Sabato Landi, e controfirmato dal sostituto procuratore, dottor Di Camillo della procura militare della Repubblica presso il tribunale militare di Verona, si apprende che in data 5 aprile 2019 il maresciallo maggiore Arnaldi Antonio, addetto alla stazione carabinieri Rimini Porto, rimane coinvolto in una colluttazione a seguito di un diverbio con il luogotenente C.S. Carmine De Chiara, comandante della stazione carabinieri Rimini Porto;

   in data 29 maggio 2019, in base alla proposta di trasferimento n. 25/7 gennaio 2019 del 26 aprile 2019 del comando provinciale di Rimini nei confronti del M.M. Arnaldi, il medesimo viene raggiunto da un atto di trasferimento d'autorità firmato dal Gen. B. Claudio Domizi, comandante legione carabinieri Emilia-Romagna, presso il Norm della compagnia di Cervia-Milano Marittima;

   al contempo, l'interrogante rileva da evidenza documentale che il secondo protagonista della vicenda in questione, ossia il luogotenente C.S. De Chiara, abbia chiesto in data 8 aprile 2019 istanza di conferimento con il comandante della legione carabinieri Emilia-Romagna, «avendo saputo informalmente di poter essere trasferito provvisoriamente»;

   a quanto consta all'interrogante in data 6 agosto 2019, il suddetto M.M. Arnaldi prende visione del documento caratteristico numero d'ordine 64 datato 10 giugno 2019, emesso dal comando compagnia carabinieri di Rimini, a firma del relativo comandante Cap. Landi in qualità di revisore e compilato dal Lgt. C.S. De Chiara, nel quale si valuta e qualifica il M.M. Arnaldi come «inferiore alla media»;

   in data 3 agosto 2019 viene notificato dall'ufficiale di polizia giudiziaria sottotenente Racchini, comandante in SV. del Nucleo operativo e radiomobile, al M.M. Arnaldi l'avviso di conclusione delle indagini preliminari, per cui l'Arnaldi risulta indagato per il reato di insubordinazione con violenza (articolo 186 C.p.m.p.) per i fatti commessi in Rimini il 5 aprile 2019;

   a parere dell'interrogante, date queste prime premesse, emergerebbe un probabile conflitto d'interessi intercorrente tra il compilatore del documento caratteristico sopracitato, il Lgt. C.S. De Chiara, coinvolto nella colluttazione insieme al M.M. Arnaldi, in qualità di valutato con qualifica di «inferiore alla media»;

   secondo l'articolo 6-bis della legge n. 241 del 1990 «Il responsabile del procedimento e i titolari degli uffici competenti ad adottare i pareri, le valutazioni tecniche, gli atti endoprocedimentali e il provvedimento finale devono astenersi in caso di conflitto di interessi, segnalando ogni situazione di conflitto, anche potenziale»;

   secondo la circolare della direzione generale per il personale militare del Ministero della difesa, avente come oggetto «Dispensa del servizio permanente per scarso rendimento», il giudizio di «inferiore alla media», se reiterato, può condurre al licenziamento del militare investito di tale qualifica; inoltre, tale giudizio può interdirlo dalla corresponsione dell'indennità F.e.S.i.;

   in data 30 ottobre 2019, il comando interregionale carabinieri «Vittorio Veneto» sospende le valutazioni disciplinari del M.M. Arnaldi stante «la necessità che l'accertamento sia compiuto prioritariamente in sede giudiziaria, assicurando così anche una terzietà di giudizio, tenuto conto anche delle versioni contrastanti della dinamica» –:

   di quali elementi disponga in relazione alla vicenda di cui in premessa e se e quali iniziative di competenza si intendano adottare per garantire, nel caso di specie, la correttezza e l'imparzialità della valutazione caratteristica in armonia con i principi costituzionali e con la normativa in materia di lavoro;

   se il Ministro interrogato, alla luce dei fatti di cui in premessa, non ritenga di adottare iniziative volte a modificare il codice dell'ordinamento militare.
(5-03780)

Interrogazione a risposta scritta:


   BATTILOCCHIO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante ha appreso dalla stampa estera e nazionale che una struttura logistico-sanitaria militare della Nato è partita il 19 marzo 2020 dalla base Nato di Taranto alla volta del Lussemburgo. Si tratta di un complesso di circa 50 container comprendente tende, docce, bagni campali e generatori con capacità ricettiva di 300 posti letto. Il Lussemburgo ha organizzato, con la compagnia Cargolux, un ponte aereo sull'aeroporto civile di Bari per il trasporto rapido dei materiali, mentre ha affiancato al personale Nato di Taranto una cospicua forza lavoro con personale civile lussemburghese per l'allestimento nei pressi del Centro ospedaliero lussemburghese (Chl);

   il Lussemburgo non versa in stato emergenziale, al contrario dell'Italia la cui situazione è tristemente nota;

   i vertici militari che fanno riferimento al Ministro interrogato, ad avviso dell'interrogante, non potevano non essere a conoscenza della disponibilità sul suolo italiano di detti preziosi assetti Nato –:

   come mai non si sia pensato di chiedere la disponibilità di tali importanti capacità Nato, alla luce del fatto che vi sono una pluralità di spese sostenute per far fronte all'emergenza Covid-19, come nel caso della regione Lombardia, che ha dovuto prendere in affitto strutture private come alberghi e spazi commerciali per poter porre persone in quarantena;

   se il Ministro interrogato sia stato messo a conoscenza della situazione e abbia dato disposizioni ai vertici militari su come procedere;

   se non ritenga opportuno, dopo aver accertato le dinamiche di dettaglio, porre in essere iniziative volte a verificare perché in ambito Nato, Alleanza nella quale il contributo militare italiano è tra i più alti in termini assoluti, la questione italiana non sia stata presa in considerazione, nonostante gli assetti fossero già prontamente disponibili sul suolo italiano.
(4-05032)

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro per il sud e la coesione territoriale, per sapere – premesso che:

   la Commissione europea ha elaborato una serie di iniziative per contrastare gli effetti del Covid-19 («Coordinated economic response to the COVID-19 Outbreak») e, oltre ad allargare le maglie sugli aiuti di Stato (comunicazione n. 1863, «quadro temporaneo sugli Aiuti di Stato, per consentire agli Stati membri di sostenere maggiormente l'economia durante l'epidemia di COVID-19»), ha proposto la rimodulazione della spesa dei fondi dell'Unione europea, adesso approvata dal Parlamento europeo nel contesto di un'ampia iniziativa («Coronavirus response investment initiative»);

   a queste misure, si aggiungono quelle intraprese dalla Bei, con il programma di acquisto di titoli per far fronte all'emergenza pandemia («Pandemic Emergency Purchase Programme»), mediante il quale gli acquisti dei titoli di Stato e privato saranno operati in misura «necessaria e proporzionata» allo scopo di raggiungere gli «obiettivi del mandato»: raggiungimento di una crescita dei prezzi vicina ma inferiore al 2 per cento annuo e la stabilità del sistema finanziario dell'eurozona nel suo complesso, la disponibilità di credito per l'economia reale e in ultima analisi la difesa dell'euro;

   pare, ormai, imprescindibile l'adozione della scelta dell'emissione dei «bond europei per la ripresa» (European Recovery bond) e, in tal senso, l'Europa deve dimostrare di restare fedele ai suoi fondamenti superando egoismi ed anacronistici rigorismi;

   diversi programmi operativi regionali e nazionali prevedono la possibilità di utilizzare le risorse europee per sostenere le imprese in difficoltà, con strumenti di garanzia per garantire liquidità e con il finanziamento degli ammortizzatori sociali, come era accaduto dopo la crisi del 2011;

   al fine di indirizzare rapidamente 37 miliardi di euro di investimenti pubblici europei verso gli interventi necessari ad affrontare le conseguenze della crisi del coronavirus, la Commissione ha proposto, trovando l'ampia condivisione del Parlamento europeo (1 solo voto contrario), di rinunciare quest'anno all'obbligo di chiedere il rimborso dei prefinanziamenti che non sono stati spesi a titolo del Fesr, del Fse, del Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (Feamp) e del Fondo di coesione (Fc) fino alla chiusura del programma;

   ne discende che gli Stati membri sono tenuti a utilizzare gli importi non recuperati nel 2020 per accelerare gli investimenti relativi all'epidemia di Covid-19 nell'ambito del Fesr, del Fse, del Fc e del Feamp. In considerazione dei tassi medi di cofinanziamento in tutti gli Stati membri, questi 8 miliardi di euro potranno sbloccare circa 29 miliardi di euro di finanziamenti strutturali in tutta l'Unione europea e consentirne l'uso;

   la lettera dei Commissari europei Elisa Ferreira e Nicolas Schmit al Governo italiano del 18 marzo 2020 ha confermato questa opportunità in favore di sanità, lavoro e sostegno alle imprese dei settori più colpiti, a partire dal turismo;

   il primo miliardo di euro potrà derivare dalla decisione della Commissione di lasciare a disposizione degli Stati membri maggiore liquidità attraverso una maggiore flessibilità nel meccanismo dei prefinanziamenti. Nel frattempo si sta aprendo la più consistente partita delle risorse non ancora impegnate della programmazione 20142020, ovvero quasi 25 miliardi (pari al 46 per cento di 54 miliardi totali, secondo l'ultimo monitoraggio Igrue-Ministero dell'economia e delle finanze);

   il punto cruciale di questa riforma dei fondi strutturali europei indotta dalla crisi pandemica è che le risorse sono assegnate in prevalenza alle regioni del Mezzogiorno, com'è nella logica e nelle finalità della politica di coesione, mentre in questo momento l'emergenza sanitaria e quella socio-economica dispiegano i propri drammatici effetti su gran parte del territorio nazionale;

   le risorse del Fesr, le risorse del Fse e i fondi destinati all'agricoltura e alla pesca, oltre che quelle di programmi complementari e del Fondo sviluppo e coesione, pur in questa tremenda congiuntura sanitaria, sociale ed economica debbono mantenere la loro allocazione regionale e la funzione addizionale rispetto a misure straordinarie che lo Stato è chiamato a finanziare con la fiscalità generale, spingendo auspicabilmente il finanziamento in deficit sino a 100 miliardi di euro;

   occorre scongiurare quel che è avvenuto sino ad adesso e che la stessa Commissione europea, addirittura, ha dovuto contestare formalmente al Governo nell'ottobre 2019;

   i fondi europei destinati al Sud, in spregio alle previsioni dei regolamenti europei, sostituiscono l'intervento ordinario dello Stato, ad avviso degli interpellanti in violazione del «Principio di addizionalità» sancito dai regolamenti dell'Unione europea, in base al quale i fondi europei debbono addizionarsi e non aggiungersi agli interventi ordinari degli Stati per realizzare il superamento del divario, ancora molto grave, che spacca il Paese;

   la riprogrammazione dei fondi europei e di coesione deve adesso contrastare gli effetti economici della pandemia e, nel contempo, assicurare l'addizionalità e in nessun modo sostituire l'intervento che va assicurato dallo Stato su tutto il territorio nazionale;

   se appare impensabile che tali risorse possano finanziarie iniziative al di fuori dei territori alle quali sono state assegnate, non lo è meno – ma su questo occorre invece far chiarezza da parte del Governo – che la riprogrammazione dei fondi europei e di coesione non potrà essere utilizzata per finanziarie, nei territori meridionali, gli interventi di contrasto agli effetti economici della pandemia, ai quali potranno soltanto aggiungersi per rafforzare la spinta nelle aree economicamente e socialmente più deboli;

   si tratta di regioni, già attraversate da un'immigrazione «di ritorno» di decine di migliaia di operai e studenti che, come ricordato nell'allarme lanciato dai giovani imprenditori siciliani di Confindustria, erano in recessione già prima dell'irrompere del Covid-19, e che vivranno, al termine della pandemia, mesi, se non anni, durissimi prima di incrociare la ripresa;

   è indubitabile che la crisi economica del Sud ha e avrà effetti più pervasivi e durevoli, proprio per l'intrinseca debolezza del tessuto socio-economico meridionale, sicché occorrerà adottare non solo misure per riprendere a fornire sostegno alle imprese, ma soprattutto iniziative di sostegno ai consumi e di assistenza alimentare –:

   se il Governo intenda precisare, dunque fugando ogni dubbio, se nella riprogrammazione dei fondi europei e di coesione per far fronte agli effetti dell'emergenza pandemica saranno pienamente rispettati:

    a) l'allocazione delle attuali dotazioni finanziarie e la loro destinazione regionale;

    b) il principio di addizionalità delle risorse europee e di coesione rispetto agli interventi ordinari e straordinari finanziati con la fiscalità generale.
(2-00686) «Bartolozzi, Gelmini, Prestigiacomo, Siracusano».

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   l'articolo 68 del decreto-legge «Cura Italia» sospende i termini, scadenti nel periodo dall'8 marzo al 31 maggio 2020, per il versamento di somme derivanti da cartelle di pagamento e da accertamenti esecutivi, esecutivi doganali, ingiunzioni fiscali degli enti territoriali e da accertamenti esecutivi degli enti locali;

   la norma differisce al 31 maggio 2020 il termine per il pagamento delle rate relative alle definizioni agevolate e al saldo e stralcio dei debiti tributari e il termine per le comunicazioni di inesigibilità poste a carico degli agenti della riscossione;

   il comma 1 sospende, con riferimento alle entrate tributarie e non tributarie, i termini dei versamenti, scadenti nel periodo dall'8 marzo al 31 maggio 2020, derivanti da cartelle di pagamento emesse dagli agenti della riscossione, nonché dagli avvisi di accertamento esecutivo fiscale e contributivo;

   i versamenti oggetto di sospensione devono essere effettuati, in unica soluzione, entro il mese successivo al termine del periodo di sospensione;

   si applicano le disposizioni di cui all'articolo 12 del decreto legislativo n. 159 del 2015 relative alla sospensione dei termini per eventi eccezionali;

   giusto il predetto rinvio, dunque, anche in questa ipotesi le disposizioni in materia di sospensione dei termini di versamento dei tributi, dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi per l'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni e le malattie professionali, a favore dei soggetti interessati da eventi eccezionali, comportano altresì, per un corrispondente periodo di tempo, relativamente alle stesse entrate, la sospensione dei termini previsti per gli adempimenti anche processuali, nonché la sospensione dei termini di prescrizione e decadenza in materia di liquidazione, controllo, accertamento, contenzioso e riscossione a favore degli enti impositori, degli enti previdenziali e assistenziali e degli agenti della riscossione, in deroga alle disposizioni dell'articolo 3, comma 3, della legge n. 212 del 2000. Salvo diverse disposizioni, i versamenti sospesi sono effettuati entro il mese successivo al termine del periodo di sospensione;

   l'agente della riscossione non procede alla notifica delle cartelle di pagamento durante il periodo di sospensione;

   il comma 2 prevede che la sospensione dei versamenti si applichi anche: agli accertamenti esecutivi doganali, alle ingiunzioni fiscali emesse dagli enti territoriali, agli accertamenti esecutivi degli enti locali introdotti dalla legge di bilancio 2020;

   la legge di bilancio 2020 (commi 784 e seguenti) ha riformato la riscossione degli enti locali, con particolare riferimento agli strumenti per l'esercizio della potestà impositiva, fermo restando l'attuale assetto dei soggetti abilitati alla riscossione delle entrate locali;

   è stato introdotto anche per gli enti locali l'istituto dell'accertamento esecutivo, sulla falsariga di quanto già previsto per le entrate erariali (cosiddetto ruolo), che consente di emettere un unico atto di accertamento avente i requisiti del titolo esecutivo e opera, a partire dal 1° gennaio 2020, con riferimento ai rapporti pendenti a tale data;

   il comma 3 differisce al 31 maggio 2020 il termine, originariamente fissato al 28 febbraio 2020, per il versamento di alcune rate;

   il comma 4, in considerazione della sospensione della riscossione fino al 31 maggio 2020 disciplinata ai commi 1 e 2 della norma in esame, posticipa il termine per le comunicazioni di inesigibilità relative alle quote affidate agli agenti della riscossione nell'anno 2018, nell'anno 2019 e nell'anno 2020;

   esse sono presentate, rispettivamente, entro il 31 dicembre 2023, entro il 31 dicembre 2024 ed entro il 31 dicembre 2025, in deroga all'articolo 19, comma 1, del decreto legislativo n. 112 del 1999;

   la circolare n. 6/2020 emessa dall'Agenzia delle entrate il 23 marzo 2020 in materia di sospensione dei termini e accertamento con adesione esclude che il termine di 20 giorni di cui all'articolo 8 del decreto legislativo n. 218 del 1997 per perfezionare, tramite il pagamento, la procedura di adesione, sia soggetto a sospensione;

   i contribuenti che abbiano sottoscritto nei primissimi giorni di marzo 2020 l'atto di accertamento con adesione sono obbligati a versare quanto dovuto, pena il mancato perfezionamento della procedura deflattiva;

   la predetta circolare, dunque, parrebbe restringere il campo di applicazione dell'articolo 68 del decreto-legge n. 18 del 2020 ai soli avvisi di accertamento esecutivi già affidati all'agente della riscossione. La sospensione del termine per i versamenti derivanti dagli avvisi previsti dall'articolo 29 del decreto-legge n. 78 del 2010 cui fa riferimento l'articolo 68 andrebbe riferita solo ai termini per il versamento degli importi degli avvisi di accertamento esecutivo dovuti successivamente all'affidamento in carico all'agente della riscossione degli importi non pagati ai sensi della lettera b) dell'articolo 29 del decreto-legge n. 78 del 2010. Per gli avvisi di accertamento notificati e il cui termine di pagamento non sia ancora scaduto, troverebbe invece applicazione secondo l'Agenzia la sola sospensione prevista dall'articolo 83, comma 2, dello stesso decreto-legge che sospende dal 9 marzo al 15 aprile 2020 i termini per la proposizione del ricorso –:

   se il Ministro interpellato intenda, anche con riguardo a tali versamenti, adottare iniziative per accordare un rinvio del termine di versamento per il perfezionamento della procedura, in ragione dell'emergenza in corso.
(2-00685) «Bartolozzi».

Interrogazione a risposta orale:


   SILVESTRONI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nel dramma che sta vivendo la Nazione, tentando di difendersi da un virus implacabile, è sempre più evidente che il Governo necessita di strategie economiche d'urgenza e di un piano straordinario post emergenza;

   gli sforzi per contenere la diffusione del virus hanno portato a un crollo nella domanda di voli come non si è mai visto in passato;

   da agenzie stampa si apprende che la Qantas, la più grande compagnia aerea australiana, ha annunciato la sospensione a partire dalla fine di marzo di tutti i suoi voli internazionali a causa della pandemia da coronavirus, dopo che l'altra compagnia del Paese, la Virgin, aveva preso una simile decisione;

   l'Enav, sembra opportuno sottolinearlo, al trasporto aereo lega tutto il suo business che nel 2019 è stato molto positivo, tanto da indurre legittimamente il consiglio di amministrazione dell'azienda a deliberare una generosa proposta di dividendo ai suoi azionisti, tenendo conto che per il 53 per cento le azioni sono detenute dal Ministero dell'economia e delle finanze;

   quello raggiunto da Enav è un risultato di tutto rispetto che porta la cedola quest'anno ad aumentare di 0,20 euro per azione e si tratterebbe di un aumento del 4,8 per cento;

   le previsioni del mercato azionario richiederebbero prudenza, soprattutto se le azioni sono detenute dal Ministero dell'economia e delle finanze –:

   se il Governo sia a conoscenza delle iniziative del consiglio di amministrazione di Enav richiamate in premessa; se il Governo intenda adottare iniziative finalizzate a garantire la tutela dei livelli occupazionali di Enav; se il Governo abbia considerato l'adozione di iniziative per un'operazione di buy-back da parte di Cassa depositi e prestiti che riacquisti il 47 per cento delle azioni di Enav.
(3-01398)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   UNGARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   l'Istituto italiano di tecnologia (IIT) è una fondazione avente le finalità di promuovere lo sviluppo tecnologico del Paese e l'alta formazione tecnologica, favorendo così lo sviluppo del sistema produttivo nazionale. In base al vigente piano scientifico la fondazione svolge le proprie attività su quattro aree scientifiche: robotica, nanomateriali, tecnologie per le scienze della vita (LifeTech), scienze computazionali;

   la citata fondazione è stata costituita con il decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, avente le finalità di promuovere lo sviluppo tecnologico del Paese e l'alta formazione tecnologica, favorendo così lo sviluppo del sistema produttivo nazionale;

   i commi dal 590 al 594 dell'articolo 1 della legge di bilancio per il 2020 (legge n. 160 del 27 dicembre 2019) così stabiliscono:

    il comma 590 individua il perimetro di applicabilità delle previsioni contenute nei citati commi e nello specifico si riferisce anche agli enti e alle amministrazioni comprese nel cosiddetto «Elenco Istat» (tra cui IIT);

    il comma 591 dispone che gli enti di cui al comma 590, a decorrere dall'anno 2020, non possano sostenere spese per l'acquisto di beni e servizi per un importo superiore al valore medio sostenuto per le medesime finalità nel triennio 2016-2017-2018, come da relativo bilancio deliberato;

    il comma 592 stabilisce dettagliatamente le modalità di definizione della spesa per acquisto di beni e servizi, citando le voci B6), B7) e B8) del conto economico del bilancio di esercizio secondo gli schemi previsti dal decreto ministeriale 27 marzo 2013 (materiali di consumo, servizi e godimento beni di terzi);

    il comma 593 stabilisce che, fermo restando l'equilibrio di bilancio di cui al comma 591, le spese di cui sopra possano essere incrementate se e solo se si ha un corrispondente aumento di ricavi rispetto a quelli del solo 2018 (solo ricavi in conto esercizio e non in conto capitale), con un criterio quindi asimmetrico rispetto al valore dei costi di riferimento;

   infine, il comma 610 dell'articolo 1 della stessa legge dispone che le amministrazioni pubbliche e le società inserite nel conto economico consolidato della pubblica amministrazione assicurino, per il triennio 2020-2022, un risparmio di spesa annuale pari al 10 per cento della spesa annuale media per la gestione corrente del settore informatico sostenuta nel biennio 2016-2017;

   de facto una lettura rigida della normativa compromette gravemente la capacità dell'Istituto italiano di tecnologia di operare e di perseguire gli obiettivi ad esso assegnati;

   in particolare, i suddetti commi andrebbero a limitare la possibilità per la fondazione IIT di finanziare le borse di dottorato con le università, le borse di post dottorato, le convenzioni di collaborazione scientifica Le tipologie di spesa qui citate sono classificate come servizi e quindi rientrano nelle riduzioni indicate da commi di cui sopra, a detrimento della produzione scientifica e producendo una riduzione significativa nel numero dei ricercatori e nei servizi a loro disposizione, tra cui primariamente le risorse informatiche;

   si deve evidenziare che, nel corso degli anni, l'Istituto ha costantemente attuato una gestione economica e finanziaria in equilibrio che ha consentito uno sviluppo costante dell'IIT –:

   se il Governo intenda adottare iniziative normative affinché si consideri il carattere scientifico e peculiare dell'Istituto italiano di tecnologia e, conseguentemente, esso venga escluso dall'ambito di applicazione delle disposizioni di cui in premessa, trattandosi di una fondazione di ricerca di eccellenza e non di una società o di un'amministrazione pubblica come da legge istitutiva.
(5-03786)

Interrogazioni a risposta scritta:


   D'ETTORE, D'ATTIS, MUGNAI, CANNIZZARO, VERSACE e SISTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 54 del decreto-legge n. 18 del 2020 (cosiddetto decreto-legge Cura Italia) prevede a partire dal 17 marzo 2020, giorno di entrata in vigore del decreto, e per la durata di 9 mesi:

    a) l'ammissione al fondo cosiddetti «mutui prima casa» anche per i lavoratori autonomi e liberi professionisti che autocertifichino di aver perso più del 33 per cento di fatturato dell'ultimo trimestre 2019, a causa dell'emergenza coronavirus;

    b) l'accesso al fondo senza presentazione dell'Isee;

    c) il pagamento, da parte del fondo, degli interessi compensativi nella misura del 50 per cento degli interessi maturati sul debito residuo durante il periodo di sospensione. Tale pagamento può essere richiesto dal mutuatario in caso di mutui, erogati da intermediari bancari/finanziari. La richiesta va presentata dal mutuatario all'intermediario;

   il decreto-legge cosiddetto «Cura Italia» dispone, altresì, che il Ministro dell'economia e delle finanze possa adottare, attraverso un decreto non regolamentare, talune particolari disposizioni di attuazione dell'articolo 54 citato;

   infine, è prevista l'assegnazione al fondo di 400 milioni di euro per l'anno 2020;

   sia il decreto-legge n. 9 del 2020, sia il decreto-legge n. 18 del 2020 hanno esteso l'accesso al fondo per la cassa integrazione e il lavoro autonomo;

   anche in questi due casi il modulo dovrà essere aggiornato da un decreto ministeriale ad oggi non ancora emanato;

   per quanto risulta agli interroganti, solo alcuni istituti bancari si sono attivati per far fronte a questo vuoto normativo che getta nello sconforto migliaia di famiglie, ma dovrebbe essere il Ministero dell'economia e delle finanze a intervenire, con la massima sollecitudine, secondo quanto previsto dal decreto-legge «Cura Italia»;

   in ogni caso l'intervento del Ministero con un provvedimento attuativo si rivela del tutto indispensabile anche per chiarire alle banche e ai clienti ogni aspetto di natura esecutiva e procedurale –:

   quali iniziative urgenti intenda assumere il Governo, alla luce di quanto descritto in premessa, anche al fine di procedere all'immediata emanazione del decreto ministeriale attuativo dell'articolo 54, comma 3, del decreto-legge «Cura Italia».
(4-05030)


   DEIDDA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   gli articoli 27 e seguenti del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, hanno previsto l'erogazione, in favore di diverse categorie professionali, senza adeguata distinzione, del pagamento di un contributo determinato nell'importo assolutamente esiguo, pari a euro 600;

   tale contributo è stato riconosciuto, dunque, anche in favore degli agenti di viaggio, la cui attività, in tempi ordinari, produce il 13 per cento del prodotto interno lordo nazionale, contribuendo, altresì, alla promozione delle bellezze del nostro Paese, con importanti ricadute sull'intero tessuto economico nazionale, a vantaggio delle compagnie aeree e navali, delle strutture alberghiere, nonché delle locali aziende di trasporto privato;

   il citato contributo appare, in generale, assolutamente insufficiente e ciò, a maggior ragione nel settore in questione, nel quale i costi fissi mensili di un'agenzia di viaggio, con un unico dipendente, possono essere determinati in un importo almeno dieci volte superiore a quello suindicato;

   gli operatori del settore, pur in presenza della nota emergenza epidemiologica, non hanno mai interrotto i loro servizi, adoperandosi per il rientro dei loro clienti, nostri connazionali, da tutte le parti del mondo, assolvendo così anche a una funzione sociale;

   a differenza delle altre tipologie di imprenditori, per la citata categoria non sarà sufficiente la riapertura delle attività, considerata la possibile, grave crisi economica che colpirà gran parte delle famiglie italiane, al termine del presente periodo emergenziale, nonché le incalcolabili ripercussioni che il blocco dei trasporti determinerà in danno alle compagnie aeree e di navigazione, con contrazione delle tratte e, quindi, dei posti messi a disposizione dell'utenza: cosa che, per quanto concerne la regione Sardegna non farà altro che accentuare la condizione di insularità, isolando ulteriormente l'isola dal resto del Paese;

   oltre agli evidenti rischi per il futuro incerto del settore, con il blocco improvviso della mobilità delle persone e con l'obbligo di rimborso o di emissione di voucher, gli agenti in questione hanno perduto il lavoro svolto negli ultimi sei mesi di attività;

   la citata categoria, oltre al mancato guadagno per almeno un anno, dovrà far fronte, verosimilmente, alle seguenti, ulteriori criticità: a) difficoltà a mantenere gli attuali livelli occupazionali, con conseguenti costi aggiuntivi a carico dello Stato; b) perdite dirette, a causa dei pagamenti già eseguiti in favore di alcune compagnie aeree, che non intendono concedere alcun rimborso; c) scarsa liquidità, a causa dei pagamenti intervenuti in favore di strutture italiane e/o straniere che non intendono, parimenti, garantire alcun rimborso; d) ulteriori costi per il ricorso all'assistenza di un legale, al fine di consentire il recupero dei suindicati, anticipati pagamenti;

   per fronteggiare la crisi del settore in questione appare necessario, anzitutto, equiparare gli interventi in favore dei datori di lavoro a quelli adottati in favore dei dipendenti, con misure dirette al sostegno del reddito, per almeno sei mesi;

   al fine di superare gli effetti sfavorevoli conseguenti al perdurare dell'emergenza sanitaria, in questione, scongiurando la chiusura di molteplici attività, appare, altresì, necessario prevedere iniziative economiche straordinarie, garantendo, tra l'altro: a) liquidità immediata, se del caso, con la concessione di prestiti a tasso zero, garantiti dalla regione o dallo Stato, da restituire nei successivi 24 mesi, a decorrere dal terzo mese successivo a quello di erogazione; b) sospensione, per i prossimi dodici mesi, dei mutui, dei prestiti e dei leasing attualmente in essere, sia relativamente alla quota capitale che a quella degli interessi; c) estensione temporale di alcune delle altre misure attualmente previste dal decreto-legge in questione, in particolare avuto riguardo alla sospensione del pagamento dei contributi, delle imposte, nonché dei crediti d'imposta –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali ulteriori iniziative intenda assumere al fine di sostenere, con misure economiche adeguate, gli operatori economici del settore in questione.
(4-05031)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta orale:


   ASCARI, MARIANI, MARTINCIGLIO, NAPPI e BARBUTO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute, al Ministro dell'interno — Per sapere – premesso che:

   l'8 marzo 2020 è scoppiata una rivolta all'interno del carcere di Modena, a seguito della quale 9 detenuti sono deceduti e altri sono ricoverati in ospedale, alcuni in gravi condizioni, mentre la struttura ha subito notevoli danni che la renderebbero del tutto inagibile;

   numerosi agenti di polizia penitenziaria e personale sanitario risultano feriti; secondo prime informazioni, i decessi sarebbero, almeno in parte, riconducibili a overdose di farmaci: alcuni detenuti avrebbero assaltato l'infermeria e preso dosi di metadone e altri farmaci;

   la rivolta sarebbe scoppiata per protestare contro le misure restrittive sui colloqui di detenuti e internati con i familiari e le terze persone, disposte nell'ambito delle misure di contrasto all'emergenza coronavirus;

   la «Nota 26 febbraio 2020 — Indicazioni specifiche per la prevenzione del contagio da coronavirus» del Ministero della giustizia ha disposto di «sostituire i colloqui con familiari o terze persone, diverse dai difensori, con i colloqui a distanza mediante le apparecchiature in dotazione agli istituti penitenziari (Skype) e con la corrispondenza telefonica, che potrà essere autorizzata oltre i limiti»;

   successivamente a quanto verificatosi all'interno della casa circondariale di Modena, nelle carceri di tutta Italia si sono registrati episodi di rivolta tra i detenuti, per manifestare contro le suddette restrizioni;

   le restrizioni dovute al diffondersi del Covid-19 di cui sopra potrebbero essere state utilizzate strumentalmente per avanzare richieste pretestuose o, come avvenuto in alcune carceri italiane, tentare evasioni, riuscite come nel caso del carcere di Foggia;

   immediatamente dopo che la rivolta è stata sedata, decine di detenuti sono stati trasferiti in altre carceri italiane; tuttavia, sembrerebbe che i trasferimenti siano stati interrotti, in quanto un detenuto è risultato positivo al Covid-19 e vi era il rischio di diffusione del virus presso altri istituti penitenziari;

   potenzialmente, tutti i detenuti del carcere di Modena, gli agenti della polizia penitenziaria, il restante personale del carcere ma anche tutti i soggetti terzi che sono entrati nella struttura potrebbero essere stati contagiati con un serio rischio di propagazione del virus;

   secondo il sindacato di polizia penitenziaria Sappe, non si ravvisa «alcuna condizione in grado di assicurare efficienza, funzionalità e salubrità in nessuno dei reparti detentivi, con un circolo di polveri sottili e con il personale che lavora con riscaldamenti fuori uso e, per giunta, senza avere una sufficiente dotazione di DPI (mancano, al momento, le mascherine FFP2)»;

   come richiesto dal sindacato medesimo, se fosse confermato che la struttura è inagibile, si renderebbero necessari la chiusura della struttura modenese e l'inizio, nel più breve tempo possibile, di lavori per garantire la funzionalità di almeno uno dei due plessi del carcere –:

   a quanto ammontino i danni riportati nella struttura del carcere di Modena, se la stessa risulti agibile e pienamente funzionante ovvero se si intenda procedere alla chiusura totale o parziale della struttura medesima;

   se si intendano avviare, nel più breve tempo possibile, lavori per ripristinare la funzionalità della casa circondariale di Modena;

   se si intenda confermare il trasferimento dei restanti detenuti ancora presenti all'interno del carcere e provvedere, anche in collaborazione con associazioni locali, a garantire la continuità dei progetti di lavoro dei detenuti che erano in situazione di semi-libertà;

   se si intendano assicurare al personale delle carceri italiane adeguati dispositivi di protezione individuale, incluse mascherine Ffp2, quantomeno con riguardo alle strutture penitenziarie ove sono stati riscontrati soggetti positivi al Covid-19, e contestualmente avviare le procedure per sottoporre a tampone il personale che potrebbe essere venuto a contatto con tali soggetti;

   quali ulteriori iniziative si intendano assumere per rendere effettivi i colloqui a distanza e prevenire casi di rivolta e tentate evasioni;

   se le misure già adottate siano state realmente applicate nelle carceri interessate dai provvedimenti restrittivi.
(3-01394)


   ASCARI, MARIANI, MARTINCIGLIO, NAPPI, BARBUTO e VILLANI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel carcere dell'Ucciardone di Palermo, come in altri istituti penitenziari italiani, in questi giorni si sono registrate rivolte da parte dei detenuti, apparentemente motivate dalle restrizioni dovute al contenimento del Covid-19;

   una volta sedata la rivolta, gli agenti della polizia penitenziaria hanno effettuato dei controlli nella struttura e hanno rinvenuto dieci piccoli cellulari nascosti dentro alcune celle;

   a seguito del ritrovamento sono state avviate indagini per accertare come i telefonini, alcuni dei quali possono connettersi ad internet, siano entrati nel penitenziario;

   secondo quanto dichiarato dalla direttrice del carcere dottoressa Giovanna Re, «Stiamo cercando di verificare come siano stati portati all'interno. In alcune zone del penitenziario le mura sono più basse e forse è anche possibile lanciare questi piccoli oggetti dall'esterno. Stiamo valutando ogni possibilità. Al momento, dopo le proteste di questi giorni, la situazione è tornata calma. Potenzieremo i colloqui telefonici e con Skype. Al momento la struttura carceraria è protetta e così deve restare. Sarebbe difficile convivere con l'infezione all'interno del penitenziario. Per questo sono stati ridotti i colloqui»;

   precedentemente, nell'aprile del 2019, all'interno del magazzino dell'ottava sezione del medesimo carcere, che allora era organizzata in regime aperto, vennero trovati 100 grammi di hashish già divisi in dosi e un micro-telefonino avvolto nel cellophane e nascosto dietro un congelatore –:

   se si intenda verificare, anche per il tramite di ispettori ministeriali, per quali ragioni sia stato possibile introdurre telefoni cellulari all'interno del carcere dell'Ucciardone di Palermo e se si intendano avviare controlli approfonditi all'interno di tutta la struttura carceraria per accertarsi che non vi siano ulteriori telefoni cellulari nella libera disponibilità dei detenuti o altri strumenti che consentano la libera comunicazione con l'esterno del carcere.
(3-01396)


   ZANETTIN. — Al Ministro della giustizia. – Per sapere – premesso che:

   il 28 marzo 2020 un violentissimo incendio si è propagato nel palazzo di giustizia di Milano. È stata completamente distrutta la cancelleria centrale dell'ufficio gip (il centro motore del settore penale), parte del tribunale di sorveglianza, alcuni uffici della direzione distrettuale antimafia. Tre piani sono stati dichiarati inagibili;

   grazie al cielo l'incendio è divampato all'alba quando gli uffici erano chiusi, altrimenti sarebbe stata una strage;

   per tornare alla normalità, hanno fatto sapere i capi degli uffici giudiziari milanesi, serviranno mesi. Prima bisognerà trovare il modo di recuperare le migliaia di atti andati persi con il fuoco. Si ricorda che nel procedimento di sorveglianza il fascicolo è solo cartolare, non essendo previsto quello telematico;

   in attesa che venga stabilita l'esatta dinamica, gli inquirenti hanno comunque già escluso la pista dolosa, ipotizzando un sovraccarico del server che avrebbe creato il cortocircuito incendiario e un malfunzionamento dell'impianto antincendio;

   il 4 febbraio 2020, durante l'inaugurazione dell'anno giudiziario, la presidente della Corte d'appello di Milano, Marina Tavassi, si scagliò contro il Ministero della giustizia, competente per la manutenzione degli uffici giudiziari, sottolineando «i gravissimi ritardi con il quale risponde alle richieste formulate» di intervento. L'affermazione venne ripresa dal quotidiano Il Dubbio;

   in particolare, la presidente Tavassi, evidenziò come l'impianto antincendio del Palazzo di giustizia milanese fosse «non funzionale e con necessità di integrale ristrutturazione» –:

   quali iniziative di competenza in questi mesi il Ministro interrogato abbia assunto per mettere in sicurezza il tribunale di Milano.
(3-01399)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BENDINELLI, MORETTO e ANNIBALI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nel carcere di Montorio (Vr) sembra gravissima la situazione del contagio da coronavirus;

   risultano oltre una decina gli agenti penitenziari positivi e altrettanti in quarantena;

   la situazione di Verona è sicuramente straordinaria rispetto alle altre situazioni e merita una particolare attenzione, visto il propagarsi del virus tra il personale penitenziario;

   il personale è estremamente preoccupato per il propagarsi del virus, soprattutto perché, al momento attuale, sembrerebbe che l'amministrazione non abbia attivato sistemi di protezione per evitare che il contagio si espanda;

   si è di fronte a un autentico focolaio di contagio che come tale va affrontato con misure straordinarie;

   l'Sos lanciato dal Sindacato di polizia penitenziaria non è stato raccolto –:

   quali siano i numeri effettivi del contagio tra gli agenti penitenziari e tra i detenuti;

   se il materiale distribuito sia in quantità e di qualità adatti allo scopo;

   quali iniziative si intendano adottare per evitare il rischio di minimizzare situazioni come questa anche in altre carceri e per ovviare a una gestione inappropriata e pericolosa della sanità nelle carceri per i dipendenti e per i detenuti.
(4-05025)


   UNGARO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'Italia è interessata dal mese di gennaio 2020 da una severa epidemia da Covid-19, altrimenti conosciuto come «nuovo coronavirus». Si tratta di un'infezione caratterizzata da una morbilità molto elevata e da esiti anche molto gravi, diffusasi a inizio marzo 2020 a tutto il territorio nazionale;

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 8 marzo 2020, anche per tutelare la popolazione carceraria dai rischi di contagio in una condizione di restrizione della libertà e di difficile accesso alle cure, ha previsto la sospensione delle visite dei familiari ai detenuti a causa della già menzionata emergenza coronavirus, così come per evitare il panico sulle future condizioni di salute dei soggetti reclusi;

   non appena appresa la notizia all'interno degli istituti penitenziari del Paese si è assistito a una serie prolungata di proteste, scontri, incendi, devastazioni di arredi, celle e ambulatori interni, blocchi stradali, evasioni e detenuti in protesta sui tetti e le inferriate delle case circondariali. Il bilancio delle proteste registra, secondo quanto si apprende dai maggiori quotidiani nazionali, 12 morti, di cui nove per overdose da metadone, mentre a Foggia sono stati nuovamente arrestati undici dei trentaquattro evasi;

   la protesta pare avere perfino un'intollerabile «regia» nazionale criminale;

   secondo il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria del Ministero della giustizia al 29 febbraio 2020 i detenuti negli istituti di pena nazionali sono 61.230 a fronte di una capienza massima totale fissata in 50.931 posti, le donne sono 2.702, mentre gli stranieri sono 19.899. I dati confermano la ridotta capacità del sistema carcerario nazionale e la difficoltà nell'assicurare condizioni dignitose a chi oggi si trova dietro le sbarre –:

   se il Ministro interrogato intenda chiarire, alla luce dei fatti esposti in premessa, quali iniziative ritenga di adottare per ridurre l'evidente sovraffollamento delle carceri italiane.
(4-05046)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta scritta:


   BATTILOCCHIO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 25 marzo 2020 l'interrogante ha appreso dal comunicato stampa rilasciato dall'amministrazione comunale di Civitavecchia e dalla stampa nazionale, tra cui le testate «il Corriere della Sera» e «il Messaggero», che il porto di Civitavecchia continua a essere utilizzato in questo periodo emergenziale come punto di attracco e sbarco per navi da crociera nazionali e tratte passeggeri internazionali;

   continua a essere in servizio la tratta passeggeri Barcellona-Civitavecchia, linea che unisce le due nazioni con più contagi in Europa, il cui attracco avviene alle 19:30 circa nei giorni prestabiliti, orario in cui non sono disponibili treni di collegamento dalla stazione di Civitavecchia per via delle restrizioni precedentemente stabilite dal Governo;

   il 26 marzo 2020 l'amministrazione comunale, con le autorità competenti, ha provveduto a evitare l'ingresso nella città di Civitavecchia dei passeggeri sbarcati dalla Costa Victoria;

   la città di Civitavecchia denota già la presenza di casi positivi al nuovo coronavirus – Covid-19 –:

   se la prosecuzione di tali collegamenti marittimi non costituisca un pericolo per la diffusione del contagio del virus, aggravando ulteriormente la situazione sanitaria territoriale;

   se non si ritenga opportuno adottare iniziative per bloccare tutte le linee turistiche e le tratte passeggeri nazionali e internazionali, a eccezione delle linee mercantili e dei collegamenti marittimi per i lavoratori occupati in attività strettamente necessarie e/o strategiche.
(4-05024)

INTERNO

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro della salute per sapere – premesso che:

   l'Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione (Asgi) ha inviato delle lettere a tutte le Asl nei cui territori hanno sede i Centri di permanenza per i rimpatri (Cpr) al fine di sollecitare con urgenza una valutazione, alla luce dell'attuale situazione di diffusione dell'epidemia da Covid-19, sull'idoneità delle strutture con riferimento al rispetto delle misure per il contenimento del contagio e di quelle volte a monitorare lo stato di salute delle persone trattenute e del personale impiegato all'interno delle stesse;

   già il 13 marzo 2020 le associazioni del settore avevano chiesto di bloccare gli ingressi nei Cpr. Desta infatti preoccupazione la condizione di queste strutture, dove un numero elevato di persone vive in condizioni di promiscuità e dove non è facilmente ipotizzabile l'applicazione delle misure previste dalle disposizioni governative;

   la circolare del Ministero dell'interno emanata finalmente il 26 marzo 2020 e indirizzata ai prefetti di Bari, Brindisi, Caltanissetta, Gorizia, Nuoro, Potenza, Roma e Torino, evidenzia l'importanza di effettuare un costante monitoraggio delle condizioni di salute delle persone trattenute, al fine di individuare eventuali sintomatologie da Covid-19 e interessare le competenti autorità sanitarie; afferma inoltre la necessità di assicurare ai trattenuti una idonea dotazione di materiale per la cura dell'igiene, di informare sugli accorgimenti da adottare e di garantire la pulizia degli ambienti; «nell'eventualità di nuovi ingressi», rileva l'importanza di verificare se, come previsto dal vigente regolamento unico recante criteri per l'organizzazione dei Cpr, sia stata effettuata la visita medica preliminare ed esclusa la sussistenza di sintomatologie da Covid-19. Si afferma che, «compatibilmente con le attuali disponibilità di posti», è opportuno collocare i soggetti in alloggi separati per almeno 14 giorni; nella circolare si ricorda inoltre la nota del 10 marzo 2020 n. 5897, la quale prevede di mantenere per i colloqui con esterni una distanza di almeno 2 metri e, «ove possibile», rilevare la temperatura dei visitatori. Si chiede inoltre di garantire che, fermo restando il divieto di detenere telefoni cellulari, i trattenuti possano mantenere contatti telefonici con i congiunti;

   il 25 marzo 2020, la sindaca di Gradisca Linda Tomasinsig con un post su facebook ha affermato di essere venuta a conoscenza da una fonte non ufficiale di un caso di contagio al Cpr di Gradisca; si tratterebbe di un detenuto, arrivato al Cpr il 19 marzo dalla Lombardia, il quale, a quanto riferito dal prefetto, è stato posto in isolamento fin dall'arrivo in struttura;

   la sindaca afferma che fin dall'inizio dell'emergenza ha chiesto alla prefettura notizie in merito alla gestione della situazione presso le due strutture governative (Cara e Cpr) e che le è stata inviata in data 18 marzo 2020, per il tramite della prefettura, una nota dell'ente gestore Edeco in merito alle azioni di contrasto alla diffusione del coronavirus presso il Cpr di Gradisca; sulle azioni di contrasto messe in campo al Cara le è stata fornita informazione verbale. Come si legge nel post, «ancora una volta ciò che ruota attorno all'istituzione CPR è mantenuto riservato e fuori dal controllo pubblico»;

   la pagina facebook «No Cpr e no frontiere – FVG» in un post facebook del 27 marzo 2020 afferma che è in atto dal 26 marzo uno sciopero della fame nel Cpr di Gradisca. I detenuti infatti sono venuti a sapere del caso di coronavirus all'interno; molti sostengono di aver sentito dal personale che le persone infette sono due e che uno di loro è rimasto assieme agli altri fino al giorno prima. Gli stessi dicono di non aver ricevuto alcun tipo di protezione;

   i detenuti hanno poi inviato un video (pubblicato nello stesso post) che mostra un detenuto in probabile crisi respiratoria o epilettica portato via da personale dotato di protezioni contro il virus, mentre intorno le persone detenute ne sono prive. Si tratterebbe di un ragazzo arrivato il giorno precedente e rinchiuso in una cella da solo –:

   se il Governo abbia effettuato una valutazione circa l'idoneità della strutture dei Centri di permanenza per i rimpatri (Cpr) a garantire il rispetto delle misure e delle regole stabilite dal Governo per prevenire e contenere la diffusione del Covid-19 e quali iniziative siano state predisposte in concreto in ciascuna struttura per accertare lo stato di salute delle persone che hanno fatto ingresso nel Centro successivamente alla dichiarazione dello stato d'emergenza e per monitorare costantemente la situazione sanitaria delle persone trattenute;

   poiché non vi è più alcuna prospettiva ragionevole che l'allontanamento possa essere eseguito, se il Governo stia valutando di adottare iniziative per l'immediata sospensione di ogni nuovo ingresso nei Centri di permanenza per i rimpatri e negli hotspot e l'attivazione, anche nei confronti dei soggetti già trattenuti, delle misure alternative al trattenimento di cui all'articolo 14, comma 1-bis, Testo unico di cui al decreto legislativo n. 286 del 1998, oppure per prevedere che il trattenimento non sia prorogato o sia disposto un mero ordine di allontanamento da parte del questore ai sensi dell'articolo 14, comma 5-bis, citato decreto legislativo.
(2-00689) «Magi».

Interrogazione a risposta orale:


   MONTARULI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto segnalato dai mezzi di informazione, e comunicato all'interrogante da alcuni residenti, sul territorio del comune di Alpignano (Torino) si sarebbe venuta a creare una situazione di tensione conseguente al rilevamento di un caso di positività al Covid-19 all'interno di un hotel che ospita richiedenti asilo;

   tale hotel, Hotel Parlapa di via Fornace, 49 - Alpignano, ospita attualmente circa 250 migranti, prevalentemente nigeriani, gambiani e senegalesi, mostratisi in questi giorni insofferenti di fronte alle misure contenute nei decreti anti-Covid-19 firmati dal Presidente del Consiglio dei ministri;

   alcuni di loro, denunciando un pericolo di contagio all'interno della struttura, avrebbero già più volte tentato di scavalcare le recinzioni della struttura per poi circolare liberamente nelle vie del comune;

   a quanto si apprende dai mezzi di informazione, l'ospite risultato positivo sarebbe già stato posto in isolamento e non si segnalerebbero casi per cui sia necessario un ricovero nelle strutture ospedaliere;

   il rispetto delle disposizioni anti-coronavirus è un imperativo fondamentale per la lotta al virus e per la tutela della salute pubblica, oltre che un dovere morale per chiunque sia giunto nel nostro Paese con richiesta di accoglienza –:

   quali iniziative di competenza siano state adottate per isolare i facinorosi e garantire il rispetto delle norme a tutela della salute pubblica.
(3-01403)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   UNGARO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   secondo i più recenti dati della Fondazione Migrantes e dell'Istat su un totale di oltre 60 milioni di cittadini residenti in Italia, l'8,8 per cento è residente all'estero. In termini assoluti, gli iscritti all'Anagrafe italiani residenti all'estero sono nel 2020 oltre 5.200.000;

   lo svolgimento della campagna elettorale per l'elezione dei senatori e dei deputati nella circoscrizione estero è regolato da apposite forme di collaborazione che lo Stato italiano conclude, ove possibile, con gli Stati nel cui territorio risiedono gli elettori di cittadinanza italiana. I partiti, i gruppi politici e i candidati devono osservare le leggi sulla campagna elettorale vigenti nel territorio italiano sulla base di tali forme di collaborazione (legge n. 459 del 2001, articolo 17, commi 1 e 2). Di più, la concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo predispone specifiche trasmissioni informative e tribune elettorali per i cittadini che votano nella circoscrizione estero;

   secondo quanto stabilito dalla legge n. 212 del 1956 è permessa e sempre più diffusa, oltre ai tradizionali mezzi di comunicazione rappresentati da radio/tv/giornali, la propaganda elettorale tramite chiamate telefoniche preregistrate, email, telefax whatsapp, mms o sms. Secondo una parte della prassi sin qui consolidata, chi utilizza queste modalità di comunicazione per la propaganda elettorale ha l'obbligo di acquisire il consenso preventivo e informato degli abbonati a servizi di comunicazione elettronica o di telefonia mobile e gli utilizzatori di schede di traffico prepagato;

   il Garante per la protezione dei dati personali ha fornito indicazioni sulle modalità con cui partiti, organismi politici, comitati promotori e sostenitori e singoli candidati possono utilizzare, rispettando i diritti e le libertà fondamentali degli interessati, dati personali dei cittadini per iniziative di propaganda elettorale. Inoltre, per finalità di propaganda elettorale, i partiti e i singoli candidati possono trattare dati personali estratti da «fonti pubbliche» senza richiedere il consenso degli interessati. In particolare, possono essere utilizzati i dati estratti da: liste elettorali detenute presso i comuni; elenco degli elettori italiani che votano all'estero per le elezioni del Parlamento europeo; liste aggiunte dei cittadini elettori di uno Stato membro dell'Unione europea residenti in Italia e che intendano ivi esercitare il diritto di voto alle elezioni del Parlamento europeo; elenco provvisorio dei cittadini italiani residenti all'estero aventi diritto al voto e quelli aventi diritto al voto per l'elezione del Comitato degli italiani all'estero. I partiti sono anche esonerati dall'obbligo di rendere l'informativa preventiva (ai sensi dell'articolo 13 del decreto legislativo n. 196 del 2003) sul trattamento dei dati personali estratti da tali elenchi durante il periodo a partire dal 60° giorno antecedente la data del voto, fino al 60° giorno successivo;

   favorire l'invio telematico di messaggi di propaganda elettorale, oltre a consentire risparmi di materiale cartaceo, permette notevoli risparmi economici e, conseguentemente, rafforza il principio democratico della contendibilità delle cariche elettive per i minori costi delle campagne elettorali –:

   se i Ministri interrogati, alla luce di quanto esposto in premessa, non intendano predisporre le più utili iniziative normative per modificare la disciplina in vigore e aggiornare gli elenchi dei cittadini italiani residenti all'estero aventi diritto al voto e quelli aventi diritto al voto per l'elezione del Comitato degli italiani all'estero, associando a ciascun elettore iscritto all'Aire anche l'indicazione dell'indirizzo di posta elettronica personale.
(5-03787)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FOTI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 23 febbraio 2020 nel comune di Salsomaggiore Terme (Parma) hanno avuto luogo due manifestazioni: la partenza della 23esima edizione della Verdi Marathon (cui risultavano iscritti circa 2000 atleti, molti dei quali provenienti da altre province che hanno soggiornato negli alberghi dal giorno precedente) e il Carnevale in piazza Berzieri;

   in quella data erano già ben note le vicende che interessavano il comune di Codogno (Lodi) e, in particolare, le circostanze (una maratona) in cui il cosiddetto «paziente uno» poteva avere trasmesso anche ad altri partecipanti il cosiddetto «coronavirus»;

   risulta da notizie di stampa che per l'effettuazione di entrambi gli eventi (la maratona ha attraversato alcuni comuni della provincia di Parma) fosse stato espresso l'assenso da parte del prefetto di Parma, oltre che del sindaco di Salsomaggiore;

   nell'area della provincia di Parma in questione si registra oggi un numero rilevante di persone affette da coronavirus, la qual cosa parrebbe confermare una sottovalutazione iniziale della sua possibile diffusione sul territorio dovuta ad assembramenti o iniziative quali quelle di cui sopra, invece e per contro autorizzate –:

   se i fatti siano noti ai Ministri interrogati, per quali ragioni il prefetto di Parma abbia dato l'assenso allo svolgimento degli eventi e quali eventuali iniziative di competenza si intendano assumere al riguardo.
(4-05036)


   POTENTI, ANDREUZZA, BINELLI, DARA e PETTAZZI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il ruolo di mediazione sociale dei prefetti è il meno noto dei compiti istituzionali di queste figure pubbliche. Alla luce del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 22 marzo 2020 è diventata una funzione vitale per molte aziende. Sono i prefetti, infatti, i soggetti cui è stato rimesso il gravoso compito di salvare imprese, cittadini e territorio da un'epidemia in grado di mettere in ginocchio l'economia;

   è infatti il prefetto che ha il compito di esaminare le migliaia di «comunicazioni» delle aziende che intendono continuare la loro attività a fronte di una loro ritenuta indispensabilità produttiva, per il rapporto di filiera con industrie strategiche. Provincia per provincia, il prefetto è quindi deputato all'esame delle centinaia, addirittura migliaia per le province più grandi, di comunicazioni pervenute con la decisione di dare l’«ok» o meno alla prosecuzione dell'attività;

   dalle prime informazioni che sono state diffuse pare che le prefetture siano in una situazione gravissima, e stiano facendo ogni sforzo possibile per esaminare tutte le migliaia di domande pervenute;

   la sola prefettura di Livorno, ad esempio, ne contava alla data del 28 marzo 2020 ben 1.500, determinando questa situazione il rischio, in assenza di una indispensabile attività di monitoraggio da parte del Ministero, di discrasie valutative per medesimi tipi di attività da prefettura a prefettura, con aumento di contenzioso che parrebbe opportuno prevenire –:

   se e quali siano i dati in possesso del Ministro interrogato circa le domande delle aziende pervenute alle prefetture italiane alla data odierna; se e quale controllo eserciti il Ministero dell'interno sullo screening delle domande; se vi sia intenzione di adottare correttivi straordinari rispetto a valutazioni di chiusura di aziende che sia opportuno riconsiderare.
(4-05042)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

   la sicurezza nei luoghi di lavoro è un problema molto serio per il nostro Paese tanto che è riconosciuto ai più alti livelli istituzionali che si tratti di una «priorità sociale», con i suoi più di 1.000 morti l'anno (1.218 accertati nel 2018, fonte Inail) e quasi 645 mila incidenti denunciati;

   si tratta di un problema fortemente accentuato dalla diffusione del coronavirus, tanto che in un accordo con il Governo, il 14 marzo 2020, sindacati e imprese hanno firmato un protocollo per tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori dal possibile contagio e garantire la salubrità dell'ambiente di lavoro;

   sulla base di quell'accordo le imprese si sono impegnate ad adottare nei luoghi di lavoro tutte le misure necessarie non solo per garantire la sicurezza dei loro dipendenti, ma contribuire anche al contenimento della diffusione della pandemia;

   non appena le condizioni minime sanitarie lo permetteranno, conformemente alle norme che saranno via via decise dal Governo e dal Parlamento, sarà necessario riavviare tutte le attività imprenditoriali, attraverso un percorso graduale e controllato, per garantire requisiti massimi di sicurezza per i lavoratori;

   da tempo i sindacati denunciano una carenza di personale impegnato nei controlli, in particolare personale amministrativo e ispettori tecnici, questi ultimi necessari per tornare a svolgere appieno la vigilanza in materia di salute e sicurezza sul lavoro, nonché mancanza di strumenti e di risorse –:

   quali iniziative intenda assumere per potenziare il personale impiegato nei controlli in modo da assicurare, soprattutto in questa fase di emergenza e poi nella fase di riavvio di tutte le attività, il rispetto delle normative già esistenti e di quelle messe in atto per l'emergenza Covid-19, anche al fine di integrarlo con l'istituzione di un tavolo nazionale per la sicurezza sul lavoro, quale riferimento di tavoli provinciali e territoriali, composto da rappresentanti di imprese, sindacati e Inail, per l'individuazione dei percorsi e delle azioni da assumere per la sicurezza dei lavoratori in relazione all'epidemia da coronavirus.
(2-00688) «De Maria, Soverini, Serracchiani, Enrico Borghi».

Interrogazione a risposta scritta:


   CIABURRO, GALANTINO e CARETTA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con decreto-legge del 17 marzo 2020, n. 18, cosiddetto «Cura Italia», il Governo ha introdotto alcune misure atte a potenziare il sistema sanitario nazionale e a sostegno della liquidità dei cittadini nel limite di spesa di 25 miliardi di euro;

   tra le misure previste in questo decreto, si annovera l'erogazione di un indennizzo di 600 euro una tantum per il mese di marzo 2020, indirizzato prevalentemente alla platea di lavoratori tra cui autonomi e partite Iva, le cui modalità di erogazione devono essere stabilite con apposita disciplina di dettaglio; come evidenziato da alcune categorie professionali, tra i requisiti per l'ottenimento del predetto indennizzo figurerebbe la regolarità dei pagamenti dei contributi previdenziali relativi all'anno 2019, anche nella forma di cartelle esattoriali o rateizzazioni, che molti professionisti non sono in grado di pagare a causa delle difficoltà economiche riscontrate, soprattutto nei mesi di gennaio e febbraio, periodo di prima emergenza della pandemia da Covid-19 - :

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intendano intraprendere per:

    a) garantire a tutti i cittadini, tra cui anche i casi citati in premessa, di usufruire della misura minima di indennizzo a sostegno della liquidità pari a 600 euro come stabilito dal decreto «Cura Italia»;

    b) coinvolgere tutte le associazioni di categoria per predisporre un intervento proattivo di alleggerimento di oneri fiscali e burocratici a tutela di lavoratori autonomi, partite Iva e imprese.
(4-05054)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:


   VIVIANI, PATASSINI, BUBISUTTI, GASTALDI, GOLINELLI, LIUNI, LOLINI, LOSS e MANZATO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

  il settore della pesca impiega circa 30.000 persone e dà vita a un sistema come quello della trasformazione del pesce che fattura 2,2 miliardi di euro. L'Italia ha circa il 14 per cento della flotta europea, con 12.700 imbarcazioni, un volume di cattura di 212.730 tonnellate, il 4.35 per cento del totale catture europee, forza lavoro di 29.000 unità con un fatturato di 220 milioni circa pari all'8 per cento del fatturato europeo;

  l'emergenza coronavirus sta paralizzando quasi totalmente il settore della pesca; infatti, tutti i mercati ittici e l'80 per cento delle pescherie sono chiusi per motivi di sicurezza e tutela della salute vista l'emergenza;

  dallo strascico alla piccola pesca, con questa emergenza, sono molti i pescherecci italiani che si sono fermati o hanno ridotto notevolmente la loro attività, a causa dei prezzi bassi al mercato, la forte riduzione della domanda nei canali della distribuzione tradizionale (mercati rionali, pescherie) e il quasi totale invenduto, dovuto al crollo della domanda;

  si sono fermate anche le imbarcazioni che proprio in questo periodo avrebbero dovuto iniziare la loro stagione, ma hanno deciso di non armare le barche, non potendo garantire la distanza necessaria tra l'equipaggio e non avendo, una volta giunti a terra, garanzia di vendita del loro pescato;

  inoltre, i pescherecci sono oggettivamente impossibilitati, anche su imbarcazioni di grandi dimensioni che necessitano di molto personale, a mantenere la distanza interpersonale di un metro e il personale imbarcato è costretto a convivere in luoghi promiscui;

  la liquidazione dei premi di fermo biologico, a valere su risorse Feamp misura «fermo temporaneo», sta avvenendo con quasi 2 anni di ritardo; infatti, al momento ancora non è finita la liquidazione dei premi alle imprese dell'anno relativo al fermo 2017;

  le imprese di pesca sono già in difficoltà, obbligate a causa di questa emergenza coronavirus a chissà quanti mesi di «stop»; se poi a questo si uniscono i ritardi nell'erogazione delle indennità, il quadro si aggrava ulteriormente;

  molte aziende puntano sulla liquidazione del premio per far fronte al pagamento dei lavori di bordo effettuati nell'anno precedente e per il pagamento del gasolio che permette di lavorare;

  per poter dare ossigeno a un comparto che sta soffrendo, sarebbe, quindi, quanto mai necessario e urgente accelerare i pagamenti che potrebbero essere un sollievo importante per molte imprese di pesca, in particolare quelle più grandi e strutturate, con più dipendenti,

  inoltre, orientativamente a fine luglio inizierà il periodo di fermo biologico della pesca ovvero la sospensione dell'attività di pesca in determinate aree effettuato per tutelare il patrimonio ittico dei mari, favorendo la riproduzione naturale delle specie più pescate;

  quando l'emergenza sarà rientrata le imbarcazioni nel periodo tra luglio e ottobre non potranno comunque ritornare a lavorare a causa del fermo biologico il che comporterebbe per le marinerie italiane un ulteriore fermo, a danno anche dei consumatori che non potranno vedere sulle loro tavole ancora per qualche altro mese i prodotti ittici che garantiscono l'eccellenza del made in Italy;

  sarebbe quindi importante prevedere di anticipare, in accordo con le regioni e per Gsa, come minimo al mese di aprile, il fermo di pesca biologico così da farlo coincidere con questo fermo «straordinario», affinché, alla fine dell'emergenza, i pescherecci possano ritornare a lavorare tranquillamente e il cittadino possa consumare in tutta sicurezza il pesce fresco italiano –:

  quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda adottare per garantire alle imprese della pesca a strascico il pagamento degli arretrati del fermo pesca;

  se intenda considerare l'adozione di iniziative per anticipare il fermo biologico temporaneo per risarcire i pescatori dei mancati guadagni dovuti allo «stop» imprevisto determinato dall'emergenza coronavirus.
(4-05049)

SALUTE

Interrogazione a risposta orale:


   ZANETTIN. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   è pubblicata nella edizione del 29 marzo 2020 de Il Messaggero una interessante analisi sulla crisi da Coronavirus di Luca Ricolfi che, nei fatti, si risolve in un documentato j'accuse nei confronti della gestione del Governo e della stessa Oms, dopo la dichiarazione di emergenza del 31 gennaio 2020;

   ormai l'esperienza acquisita dimostra che la possibilità di scongiurare l'allargamento del contagio è affidata alla identificazione mediante tampone dei soggetti positivi, sintomatici, ma anche degli asintomatici, che pure diffondono il virus;

   secondo il quotidiano Repubblica il 25 marzo 2020 è stato il giorno in cui in Italia sono stati fatti più tamponi da inizio epidemia: 27.500; ma sono troppo pochi;

   tutte le regioni lamentano che questo numero di esami non basta per identificare i soggetti positivi; il professor Andrea Crisanti, ordinario di microbiologia all'Università di Padova, ha condotto un fondamentale studio epidemiologico sul comune di Vò Euganeo e ha dimostrato che tra il 50 e il 75 per cento dei soggetti positivi erano asintomatici;

   ben 81 sindaci della città metropolitana di Milano hanno scritto una lettera alla regione Lombardia, dopo aver parlato con i medici di base, e denunciano come «l'epidemia sia più diffusa di quello che appare dai dati ufficiali. Il numero di contagiati, che comprende i molti cittadini a casa con sintomi, che non ricorrono alle cure ospedaliere né vengono sottoposti a tampone, è dunque molto più alto». Viene, giustamente preso a modello il Veneto, che al 27 marzo 2020 è arrivato a effettuare 84.000 tamponi, con una media regionale di positivi pari al 9,6 per cento;

   si tratta di un record mondiale in rapporto al numero degli abitanti. Degli 84 mila, 27.436 sono quelli effettuati sul personale sanitario;

   ormai nell'intero Paese si registrano difficoltà sempre maggiori a trovare i tamponi e anche i reattivi per il laboratorio;

   secondo Repubblica i fornitori internazionali hanno fatto sapere che dall'Inghilterra è arrivato un super ordine da 67 milioni di sterline e che per questo ora non possono dare i più di 5 mila tamponi al giorno, che evidentemente non sono sufficienti al fabbisogno;

   nel frattempo consta all'interrogante che giacciano da settimane, senza risposta, presso il Ministero della salute, richieste di multinazionali, che già operano per i Governi statunitense e israeliano per la validazione dei kit di diagnostica;

   il sito del Ministero della salute, sotto la rubrica domande frequenti, riporta ancora il seguente paragrafo: «1. È necessario eseguire il tampone per la ricerca del SARS-CoV-2 nei soggetti asintomatici? No, secondo le indicazioni del Consiglio Superiore della Sanità, sulla base delle evidenze scientifiche finora disponibili, non è raccomandata l'esecuzione del tampone ai casi asintomatici» –:

   per quale motivo, a fronte delle ormai accertate evidenze epidemiologiche, il sito del Ministero della salute, sotto la rubrica domande frequenti, continui a pubblicare l'indicazione di cui sopra;

   in che tempi il Ministero della salute intenda concludere l'esame delle richieste di validazione dei kit per la diagnosi del coronavirus attualmente in attesa di autorizzazione.
(3-01401)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GEMMATO. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto si evince da fonti di stampa, sembrerebbe che la Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri abbia lamentato la mancanza, nei recenti decreti predisposti dal Governo per contrastare la malattia Covid-19, di misure volte ad aumentare i contratti di formazione per medici specializzandi e le borse per la medicina generale;

   secondo quanto affermato agli organi di stampa, infatti, pare che la mancanza di medici specializzati e già pronti e abilitati a gestire situazioni di emergenza (come quella in corso determinata da epidemia da Covid-19) sia determinata dal mancato stanziamento, nel corso del tempo, di risorse destinate ad aumentare i predetti contratti, così da consentire al maggior numero possibile di laureati in medicina e chirurgia di iniziare il percorso formativo e da incrementare il numero finale di medici specializzati disponibili a entrare in servizio;

   pare che il Governo, nonostante ritenga importante lo stanziamento di risorse volte a incrementare le borse di studio per le specializzazioni mediche al fine di porre rimedio a quello che comunemente viene indicato come «imbuto formativo», non abbia ritenuto necessario e urgente disporre tale misura nell'ambito dei decreti elaborati per il contrasto dell'emergenza connessa al Covid-19 –:

   se il Governo non intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, volte allo stanziamento di risorse finalizzate a incrementare i contratti di formazione specialistica per i medici neolaureati, al fine di consentire al maggior numero possibile di laureati in medicina e chirurgia di iniziare il percorso formativo e, nel più breve tempo possibile, di rendersi disponibili a entrare in servizio presso le strutture sanitarie pubbliche con una preparazione e una esperienza adeguata a curare i pazienti anche in situazioni di emergenza.
(5-03784)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato da Il Messaggero, sarebbero oltre 5.000 gli operatori sanitari italiani contagiati da Coronavirus, con il numero dei medici morti che è salito a 29;

   tale dato sarebbe contenuto in una lettera inviata dal sindacato Anaao-Assomed al presidente dell'Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro, in cui viene richiesto di intervenire immediatamente per garantire gli strumenti di protezione individuale;

   la lettera, firmata dal segretario nazionale del sindacato Carlo Palermo e dal segretario del Piemonte Chiara Rivetti, ricorda che proprio ieri altri due chirurghi sono stati sottoposti a intubazione a Torino;

   dal sindacato si chiede un segnale forte da parte dello Stato, attraverso indennizzi alle famiglie di medici e infermieri deceduti a causa dell'attività svolta a tutela della salute pubblica. L'articolo riporta che si stanno valutando richieste di risarcimento danni da parte di alcuni eredi;

   appare, quindi, profilarsi una possibile serie di contenziosi da parte delle famiglie delle vittime degli operatori sanitari deceduti a causa del Covid-19 finalizzati a ottenere un risarcimento –:

   quali siano gli intendimenti del Governo in merito alla risarcibilità delle famiglie degli operatori deceduti nell'ambito della propria attività professionale di contrasto al Coronavirus.
(4-05029)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della salute, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   in un articolo pubblicato sul quotidiano La Stampa di Torino, il sindacato Nursind lamenta che agli infermieri e agli operatori sociosanitari dell'Asl To4 non verranno riconosciute le indennità da malattie infettive;

   l'azienda sanitaria ha sotto la propria giurisdizione gli ospedali del Canavese, da Ivrea a Chivasso, del Ciriacese e Valli di Lanzo, oltre a Venaria;

   il segretario del Sindacato ha reso noto che, con una prima nota inviata il 23 marzo 2020, l'azienda comunicava che, al personale infermieristico e di supporto che lavorano nei reparti Covid-19, sarebbe stata erogata l'indennità, ma, successivamente, con un'altra nota è stata temporaneamente sospesa; una decisione che ha gettato nello sconforto il personale sanitario, che in questo momento avrebbe invece bisogno di sentire riconosciuto il proprio sacrificio;

   secondo quanto dichiarato dal sindacato, ci sarebbero a disposizione dei residui degli anni precedenti che potrebbero essere utilizzati per pagare i salti di riposo che il personale sta effettuando, remunerare il disagio o garantire comunque incentivi, ma ad oggi non si hanno risposte;

   il sindacato racconta di lavoratori che garantiscono il servizio senza poter sempre avere garanzia di un pasto e che si vedono decurtare ugualmente mezz'ora di pausa;

   il sindacato lamenta che non vi sarebbero nemmeno garanzie sul pagamento dello straordinario che i dipendenti stanno effettuando e a quei pochi fortunati che riescono a effettuare una doccia prima di fare ritorno al domicilio non si sa se potrà essere riconosciuto l'orario in eccedenza;

   al fine di rendere il giusto merito e le giuste spettanze a coloro che lavorano allo stremo delle forze fisiche e psicologiche, che da giorni stanno erogando assistenza in condizioni estremamente impegnative, appare necessario fare chiarezza sul riconoscimento delle indennità per le attività con le malattie infettive –:

   quali iniziative intenda adottare il Governo, per quanto di competenza, al fine di destinare maggiori risorse alle regioni per il riconoscimento delle spettanze indicate in premessa, a cominciare dal personale dell'Asl TO4.
(4-05034)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:


   POTENTI, SALTAMARTINI, ANDREUZZA, BINELLI, DARA e PETTAZZI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la società Terna ha osservato una caduta della domanda elettrica in corrispondenza dei due decreti di clausura sanitaria, cioè l'11 marzo e, settimane dopo, fra il 24 e il 25 marzo 2020 con la fermata di molte fabbriche. Si tratta di una perdita secca del 20 per cento dei consumi, un calo che viene definito come «una discesa graduale durata quattro settimane nella quale tra l'altro a un calo sensibile della domanda industriale e commerciale, si è affiancata una crescita della domanda di energia elettrica a livello residenziale»;

   invece, il consumo industriale di gas, meno sensibile ai fattori climatici e sensibilissimo agli andamenti economici, è in continua riduzione e al momento si attesta a circa il 30 per cento in meno rispetto a febbraio 2020. Con i consumi, crollano anche i listini. Alla borsa elettrica del Gestore dei mercati energetici le forniture sono state fissate a prezzi stracciati;

   la situazione ha infatti immediate ricadute sui prezzi dell'energia: per la corrente consegnata attorno alle 14 di domenica 29 marzo 2020 il listino è precipitato sotto i 20 euro per mille chilowattora, un prezzo che lascia sbigottite le società elettriche: «è meno della metà dei miei costi di produzione», commenta un produttore elettrico che preferisce non essere nominato;

   questo fenomeno sta determinando lo spegnimento di molte centrali elettriche e da parte di più commentatori ed esperti del settore si rappresenta un rischio di debolezza del sistema elettrico, esposto alle fonti rinnovabili che sono suscettibili all'incostanza di vento e nuvole –:

   di quali informazioni disponga il Ministro interrogato e quali concreti rischi stia correndo il Paese a fronte dell'interruzione di produzione da parte delle grandi centrali e del permanere di fluttuazioni al ribasso del costo dell'energia.
(4-05044)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CASA e MELICCHIO. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza sanitaria legata alla diffusione del Covid-19 ha determinato la necessità di chiudere le istituzioni scolastiche e le università su tutto il territorio italiano, permettendo lo svolgimento delle attività soltanto attraverso la didattica a distanza, come disposto già dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 4 marzo 2020 (Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da Covid-19, applicabili sull'intero territorio nazionale), all'articolo 1, comma 1, lettere h), e i);

   il IV ciclo di specializzazione Tfa per il sostegno si sarebbe dovuto concludere entro il 31 marzo 2020. Con decreto ministeriale n. 176 dell'11 marzo 2020, tale termine è stato prorogato a maggio 2020. Tuttavia, la presente emergenza sanitaria potrebbe comportare un'ulteriore proroga della sospensione delle attività, non permettendo, per le università che non le hanno ancora terminate, la conclusione dei laboratori e/o delle T.i.c., in quanto l'allegato C del decreto ministeriale 30 settembre 2011, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale n. 78 del 2012, vieta la modalità online dei laboratori e delle T.i.c., né lo svolgimento del colloquio finale previsto all'allegato C del citato decreto;

   inoltre, per i corsisti si rilevano difficoltà nella consegna dei moduli di conclusione del tirocinio diretto e indiretto previsto all'allegato B del decreto ministeriale 30 settembre 2011. Tale documentazione deve, infatti, essere firmata dal tutor e consegnata in originale alle segreterie delle università. Operazione che risulta impossibile a seguito dei divieti di spostamento dovuti all'emergenza sanitaria;

   un ulteriore rinvio delle lezioni e delle prove finali rischierebbe di allungare i tempi per il conseguimento del titolo di specializzazione dei corsisti e, di conseguenza, comporterebbe delle notevoli difficoltà nell'avvio dell'anno scolastico 2020/2021. Appare pertanto opportuno considerare la possibilità di svolgimento online dei suddetti colloqui finali, al fine di permettere ai corsisti di completare il percorso di specializzazione –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per permettere il regolare svolgimento delle lezioni e dei colloqui finali per l'acquisizione del titolo di specializzazione anche attraverso piattaforme online;

   se intenda adottare iniziative volte a prevedere che i corsisti consegnino alle università una dichiarazione sostitutiva di certificazione ai sensi dell'articolo 46 del decreto del Presidente della Repubblica n. 445 del 2000, producendo gli originali a conclusione dell'emergenza sanitaria.
(5-03781)

ERRATA CORRIGE

  Interrogazione a risposta scritta Mammì n. 4-04979 pubblicata nell’Allegato B ai resoconti della seduta n. 319 del 25 marzo 2020. Alla pagina 11568, seconda colonna, alla riga ventisettesima, deve leggersi: «legge 9 marzo 2020, n. 14, si ritiene che le» e alla pagina 11569, prima colonna, dalla riga decima alla riga undicesima, deve leggersi: «base alle disposizioni di cui al recente decreto-legge 9 marzo 2020, n. 14», e non come stampato.