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Resoconti delle Giunte e Commissioni

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CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 14 aprile 2021
567.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Ambiente, territorio e lavori pubblici (VIII)
ALLEGATO
Pag. 158

ALLEGATO 1

5-05755 Pezzopane: Tempi per l'autorizzazione VIA relativa alla realizzazione del progetto «Ponte sull'Adda» nell'ambito della riqualificazione della ex SS415 Paullese.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con riferimento alle questioni poste dagli Onn.li interroganti va in primo luogo confermata l'indubbia rilevanza dell'intervento viario in questione, la cui rilevanza strategica per il territorio è ben nota al Ministero che rappresento.
  Per quanto riguarda gli adempimenti amministrativi in corso (e, in particolare il procedimento di Verifica di Ottemperanza ai sensi dell'articolo 185, commi 4 e 5, decreto legislativo n. 163/2006) evidenzio che la Provincia di Cremona, in qualità di Soggetto proponente, ha richiesto nel febbraio 2020 una sospensione dei termini istruttori del procedimento «[...] considerata la necessità di produrre ulteriori approfondimenti e integrazioni dell'elaborato presentato per la verifica di ottemperanza alle prescrizioni del C.I.P.E. nonché considerato che sono tutt'ora in corso le istruttorie per l'acquisizione dei pareri di AIPO, Autorità di Bacino e del Parco Adda Sud […]».
  Il Ministero ha concesso, quindi, la richiesta proroga di 60 giorni, fissando al 25 aprile 2020 il termine per la consegna della documentazione integrativa volontaria.
  Il soggetto proponente ha quindi trasmesso nel luglio 2020 la documentazione richiesta ai fini del riavvio del procedimento di Verifica di Ottemperanza.
  Si sono quindi succedute interlocuzioni con il Ministero per i beni e le attività culturali e il turismo, che ha richiesto elementi integrativi per gli aspetti di propria competenza.
  Posso quindi assicurare che l'istruttoria sugli interventi indicati dagli Onn.li interroganti è in via di conclusione e che la procedura sarà posta in esame ed approvazione a breve.

Pag. 159

ALLEGATO 2

5-05756 Cortelazzo: Incuria nella gestione del patrimonio boschivo del comune di San Lorenzo da parte dell'Ente parco nazionale dell'Aspromonte.

TESTO DELLA RISPOSTA

  I quesiti posti dagli Onn.li interroganti mi consentono di svolgere alcune considerazioni preliminari sul delicato tema della prevenzione e del contrasto agli incendi boschivi.
  Al riguardo, osservo in via preliminare che il Ministero della transizione ecologica ha diretta competenza in materia di incendi per quanto riguarda i piani anti-incendi boschivi delle aree protette statali (Parchi Nazionali e Riserve Naturali Statali), in attuazione dell'articolo 8, comma 2, della legge n. 353 del 2000.
  Le aree protette statali sono, infatti, dotate di un proprio piano anti-incendi pluriennale (da rinnovare ogni 5 anni) che viene aggiornato con una relazione annuale da parte degli Enti gestori.
  Per quanto concerne, invece, la «lotta attiva» (o spegnimento degli incendi boschivi) su tutto il territorio nazionale, anche all'interno delle suddette aree protette statali, occorre segnalare che la vigente normativa di settore attribuisce alle Regioni le attività di previsione, di prevenzione e di lotta attiva contro gli incendi boschivi con mezzi da terra e aerei, con l'obbligo di dotarsi di un Piano regionale per il contrasto agli incendi boschivi, da revisionare annualmente.
  Le attività di prevenzione diretta e lotta agli incendi boschivi sono coordinate, pertanto, direttamente dalle Regioni mediante un'organizzazione articolata e complessa, che coinvolge vari soggetti.
  Com'è noto, inoltre, attualmente i compiti prima attribuiti al disciolto Corpo Forestale dello Stato in tema di contrasto attivo agli incendi di bosco sono stati riallocati in capo al Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, in base al decreto legislativo n. 177 del 2016, che, a titolo esemplificativo, di concerto con l'Amministrazione regionale, ha il compito di gestire i mezzi aerei della flotta nazionale allocati presso il COAU (Centro Operativo Aereo Unificato, afferente al Dipartimento della protezione Civile), con proprio idoneo personale, adeguatamente formato.
  Con particolare riguardo alle questioni poste dagli Onn.li interroganti, osservo che il Parco Nazionale dell'Aspromonte è dotato di un piano anti-incendi pluriennale che viene rinnovato sistematicamente ogni cinque anni, consultando il CUFA dell'Arma dei Carabinieri e il Corpo Nazionale dei VVFF e di intesa con la Regione territorialmente competente.
  Allo stato attuale, il vigente piano anti-incendi, con validità 2018-2022, è stato adottato dal Ministero che rappresento con DM n. 205 del 9 luglio 2019. Tale piano consente di programmare e attivare annualmente le attività AIB ritenute le più appropriate per il territorio del parco.
  Per gli aspetti di gestione forestale, il Regolamento del Parco Nazionale dell'Aspromonte, approvato con Decreto n. 378 del 7 dicembre 2016 dal Ministero dell'ambiente, disciplina in generale l'esercizio delle attività consentite entro il territorio del Parco Nazionale dell'Aspromonte, inclusa la difesa dagli incendi boschivi.
  In particolare, gli allegati al regolamento contengono i criteri per la gestione forestale sostenibile per le zone «B», «C» e «D» del Parco, che l'Ente è preposto a fare rispettare, con l'ausilio del pertinente Reparto Carabinieri Forestali.
  Anche la relazione del piano anti-pluriennale e i relativi aggiornamenti annuali possono prevedere interventi di gestione forestale sostenibile a tutela nel territorio del Parco Nazionale. Pag. 160
  Considerati i temi posti dagli Onn.li interroganti, il Ministero che rappresento provvederà ad interessare l'Ente parco ed il Reparto del Comando unità forestali ambientali e agroalimentari (CUFA) al fine di ricevere, nel più breve tempo possibile, le opportune informazioni sulla problematica in questione.

Pag. 161

ALLEGATO 3

5-05757 Silvestri: Iniziative per la tutela dell'ambiente propedeutiche all'adozione del PiTESAI.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con riferimento alle questioni poste, si osserva che, ai fini dell'adozione del Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (PiTESAI), il cui termine ultimo è previsto per il 30 settembre 2021, il Ministero della transizione ecologica, in qualità di autorità procedente/proponente, ha trasmesso il 2 marzo 2021 il Rapporto preliminare ambientale ai soggetti competenti in materia ambientale. È stata quindi avviata la procedura di VAS, attualmente in fase di scoping, con un tempo di 60 giorni per la presentazione di eventuali contributi.
  Nelle more dell'adozione del PITESAI, quale strumento di pianificazione generale delle attività minerarie sul territorio nazionale, volto ad individuare le aree dove sarà possibile svolgere o continuare a svolgere le attività di ricerca, prospezione e coltivazione degli idrocarburi in modo sostenibile, a partire dal 2019 il Ministero dello sviluppo economico (in seguito: MiTE), su propria indicazione o su iniziativa dei concessionari, ha provveduto ad autorizzare una complessiva riduzione e razionalizzazione delle aree interessate dalle attività in materia di idrocarburi.
  Tale attività ha avuto l'effetto di restituire al territorio gran parte delle aree impegnate da vincoli minerari, nelle quali sono stati già chiusi e smantellati, ove presenti, i relativi impianti.
  Solo nel mese di dicembre 2019 sono stati emanati 45 Decreti ministeriali di riduzione di area, per altrettante concessioni, di cui 44 in terraferma e una a mare, a seguito dei quali vi è stata una riduzione complessiva del 26,6 per cento delle aree in terraferma complessivamente interessate dalle attività di coltivazione, concentrate soprattutto nelle Regioni Emilia-Romagna, Marche, Basilicata e Puglia.
  Si è passati così da una superficie totale coperta da concessioni di coltivazione di 8.112,34 km2 al 13 febbraio 2019, ad una di 5.717,71 km2 al 31 dicembre 2020, con una riduzione di 2.394,63 km2 e quindi del -29,5 per cento.
  Per le concessioni vigenti in mare un'analoga significativa riduzione di superficie è stata già avviata e sono in corso di elaborazione unificazioni e riperimetrazioni di aree delle concessioni da effettuare contestualmente alla proroga, senza consentire nuove attività, che appena perfezionate con i relativi DM di proroga potrebbero comportare una riduzione pari a circa il 24 per cento sul totale delle superfici delle concessioni in mare.
  Sono, infine, oggetto di costante monitoraggio le attività di decommissioning legate a titoli minerari cessati o in fase finale di produttività, sia in terraferma e sia in mare.
  A tal proposito, constatata l'eccessiva lunghezza dei termini dell'iter di dismissione delle piattaforme, così come attualmente previsto dal D.M. 15 febbraio 2019, il Ministero della transizione ecologica ha allo studio proposte di modifica, per ridimensionare i tempi del processo di decommissioning a quanto strettamente necessario per la predisposizione delle relative istanze di dismissione e/o riutilizzo, in armonia con quanto indicato nello schema di rapporto preliminare ambientale sul PITESAI in corso di consultazione.

Pag. 162

ALLEGATO 4

5-05758 Maraia: Iniziative per la messa in esercizio del sistema di depurazione dei comuni di Nardò e Porto Cesareo (LE).

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con riferimento alle questioni poste dagli Onn.li interroganti va premesso che, come segnalato, la Corte di giustizia ha adottato nei confronti dell'Italia una sentenza di condanna – con irrogazione di sanzioni pecuniarie – per la violazione della normativa UE in tema di sistemi di raccolta e trattamento delle acque reflue nel Comune di Porto Cesareo.
  Si osserva al riguardo che, proprio al fine di superare le criticità contestate in sede europea, l'agglomerato di Porto Cesareo è attualmente interessato da 4 interventi la cui conclusione condurrà, entro il dicembre del 2023, all'adeguamento dello stesso ai requisiti della Direttiva 91/271/CEE sul trattamento delle acque reflue.
  Lo stato di attuazione degli interventi, di cui l'Acquedotto Pugliese è il Soggetto attuatore, risulta il seguente:

   per quanto riguarda il progetto per le opere di normalizzazione della fognatura nera e adeguamento dell'impianto di depurazione di Nardò e costruzione del collettore emissario i lavori sono stati completati a luglio 2019;

   per quanto riguarda il completamento della rete fognaria e idrica al servizio dell'area urbana di Porto Cesareo e della località La Strea (codice P9110), anche in questo caso i lavori sono stati completati a luglio 2019;

   per ciò che concerne l'adeguamento dell'impianto depurativo di Porto Cesareo i lavori sono attualmente in corso. Si osserva al riguardo che in data 20 febbraio 2020 l'intervento è stato appaltato e, a causa delle impreviste circostanze in ordine all'evoluzione dell'emergenza COVID-19, la consegna dei lavori è stata effettuata solo in data 25 maggio 2020.1 lavori sono comunque attualmente in corso;

   per quanto riguarda, infine, il completamento rete idrica e fognaria dell'abitato di Porto Cesareo, segnalo che è in corso l'iter autorizzativo sul progetto definitivo.

  Rappresento, inoltre, che la mancata realizzazione della condotta sottomarina, già finanziata a valere sulle risorse del POR FESR 2007/2013, è conseguente alla variazione, nel Piano di Tutela delle Acque (deliberata dalla Regione nel dicembre 2017), del recapito finale degli impianti di depurazione degli agglomerati di Nardò e di Porto Cesareo, avvenuta a seguito delle forti opposizioni manifestate dal territorio e dallo stesso Comune di Nardò, il quale si è opposto alla soluzione per cui la condotta sottomarina recante i reflui provenienti dall'impianto di depurazione di Porto cesareo transitasse nel tratto di costa di fronte il Comune di Nardò.
  Pertanto, il recapito finale di entrambi gli impianti di depurazione a servizio degli agglomerati di Porto Cesareo e Nardò, già individuato nel Mar Ionio con condotta sottomarina, è stato modificato attraverso la soluzione del riuso / suolo / mare in battigia (previa depurazione con eco-filtri e riuso in agricoltura di parte dei reflui).
  L'adozione di questa nuova modalità di scarico dei depuratori ha inevitabilmente comportato la necessità di richiedere una deroga da parte del Ministero della Transizione Ecologica (già Ministero dell'Ambiente) per lo scarico su suolo con distanza dal mare inferiore ai valori stabiliti dal decreto legislativo n. 152 del 2006, deroga che non è stata al momento concessa e per la quale non sono state ancora individuate, allo stato, idonee soluzioni tecniche.
  Nelle more della definizione della concessione della deroga da parte del Ministero, Pag. 163 ovvero di una diversa soluzione condivisa con la struttura ministeriale e quella del Commissario straordinario unico di cui al decreto-legge n. 243/2016, dopo il completamento dei lavori di potenziamento dell'impianto di depurazione di Porto Cesareo – finalizzati ad incrementare la potenzialità di trattamento dell'impianto a 31.200 AE (abitanti equivalenti) – e relativo collaudo tecnico-amministrativo, la Regione potrà valutare la possibilità di rilasciare un'autorizzazione provvisoria allo scarico ex articolo 124 del Cod. ambiente. Ciò sarà possibile a condizione che la Giunta Regionale approvi un piano di azione che preveda la possibilità di scaricare i reflui depurati dall'impianto di Porto Cesareo, insieme a quelli provenienti dal depuratore di Nardò, nell'attuale punto di scarico già utilizzato da quest'ultimo (attraverso la richiamata soluzione del mare in battigia, previa depurazione con eco-filtri e riuso in agricoltura di parte dei reflui).

Pag. 164

ALLEGATO 5

5-05759 Lucchini: Iniziative e obiettivi per la promozione del riciclo e riutilizzo della plastica, anche a seguito dell'anomalo aumento del prezzo dei polimeri.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con riferimento alle questioni poste, appare innanzitutto opportuno distinguere tra i rifiuti da imballaggi in plastica dai beni in polietilene, i primi gestiti nell'ambito del sistema CONAI (e in particolare dal Consorzio COREPLA e dai sistemi autonomi CONIP, ALIPLAST e CORIPET), gli altri gestiti dal Consorzio POLIECO e dal sistema alternativo Consorzio ECOPOLIETILENE.
  In particolare, per quel che riguarda i rifiuti da imballaggi in plastica, dal Programma di prevenzione e di gestione degli imballaggi e dei rifiuti da imballaggio, presentato dal CONAI si evince che, nel 2019, sono stati immessi al consumo 2,315 Milioni di ton. di imballaggi in plastica e ne sono stati avviati al riciclo 1,054 Milioni di ton., pari al 45,5 per cento sull'immesso.
  Dal Rapporto Rifiuti ed. 2020 di ISPRA emerge che i rifiuti in plastica raccolti in modo differenziato sono pari a 1.528,1 Milioni di ton., di cui il 94 per cento è costituito da imballaggi.
  Quanto ai rifiuti da beni in polietilene, dalla relazione sulla gestione prodotta dal Consorzio POLIECO, che riporta uno studio della Plastic Consult si evince che nel 2019 sono stati immessi al consumo 780.000 ton. di beni in polietilene, di cui sono state raccolte 363.000 ton. in modo differenziato.
  Da queste ultime sono state ottenute 311.800 ton di prodotto riciclato, quindi polietilene rigenerato in uscita dagli impianti di riciclo come nuova materia, pari ad un tasso di riciclo del 39,97 per cento sull'immesso al consumo.
  Il Ministero che rappresento sta comunque implementando le azioni volte a migliorare il sistema di raccolta dei rifiuti da imballaggi in plastica e da beni in polietilene. In particolare, sono in previsione alcune modifiche normative atte ad accrescere i livelli di qualità della gestione di tali rifiuti.
  Fondamentale poi è recuperare il ritardo impiantistico per aumentare sempre più le percentuali di riciclaggio della plastica anche per il pieno conseguimento degli obiettivi del pacchetto economia circolare dell'Unione europea.
  Infine, per quel che riguarda la crescita dei prezzi degli imballaggi in plastica – le cui cause dipendono da complessi fattori internazionali – si osserva che il prezzo dei materiali è strettamente connesso al reperimento delle materie prime e ai processi di produzione industriale, su cui il Ministero non esercita competenze dirette, a meno che si tratti di materiali recuperati da processi di «economia circolare», il cui costo rappresenta una «misura di sostenibilità ambientale».
  Ove l'aumento sia dovuto anche all'incremento del contributo ambientale determinato dai produttori, il Ministero della transizione ecologica – pur non intervenendo sulla sua quantificazione, nel caso degli imballaggi determinata da CONAI e dai relativi consorzi di filiera – esercita l'azione di vigilanza circa la corretta determinazione dello stesso contributo, in applicazione ai criteri definiti dalla norma di settore, nonché sul corretto impiego delle risorse da esso derivanti.
  In ogni caso posso segnalare che sono allo studio misure volte ad incentivare i processi di recupero di materia anche ricorrendo a forme di tassazione agevolata.