OSSERVATORIO DI POLITICA INTERNAZIONALE, Approfondimenti n. 157, "Il quadro del commercio mondiale nel 2020", aprile 2020 (ISPI)
22 aprile 2020
Nell'ambito dell'Osservatorio di politica internazionale, è stato pubblicato l'Approfondimento numero 157: Il quadro del commercio mondiale nel 2020, aprile 2020, a cura dell'ISPI - Istituto per gli Studi di Politica Studi Internazionale.
EXECUTIVE SUMMARY
Il ruolo dell'Organizzazione mondiale del commercio (World Trade Organization - WTO) è sostanzialmente quello di governare il sistema del commercio mondiale. Un'economia mondiale aperta richiede un sistema di regole di base per gli operatori economici e i governi per consentire ai mercati internazionali di funzionare correttamente e poter vendere e acquistare prodotti attraverso i confini nazionali. Il WTO è dunque prima di tutto un meccanismo per coordinare le politiche commerciali nazionali, e per la riduzione dell'incertezza. Il coordinamento delle politiche commerciali dei paesi avviene prima di tutto grazie al ruolo del WTO come forum di negoziazione. Una ulteriore funzione del WTO è quella di aiutare a risolvere le controversie che possono nascere tra i paesi, dal momento che le relazioni commerciali spesso implicano interessi contrastanti, sebbene avvengano a vantaggio di tutte le parti coinvolte. Il sistema degli accordi del WTO e l'insieme di regole che li costituisce si basano su alcuni principi generali: non discriminazione, liberalizzazione graduale degli scambi, trasparenza e prevedibilità.
Il commercio internazionale attualmente presenta però caratteristiche molto diverse da quando questo sistema di regole è stato originariamente creato. Le politiche commerciali tradizionali considerate nel sistema WTO riguardano oramai solo una parte del valore dei flussi commerciali internazionali, e politiche che venivano normalmente considerate "interne" (per esempio regolamentazioni e definizione degli standard, oppure politiche sulla concorrenza) hanno invece un impatto elevato sulla penetrabilità dei mercati dei vari paesi. Inoltre, il numero di paesi attivi e rilevanti negli scambi mondiali è cresciuto nel tempo. Sebbene questo sia uno sviluppo positivo, anche perché ha molto allargato il mercato mondiale, trovare una posizione di compromesso nei negoziati multilaterali, che sia accettabile non da pochi grandi attori ma da molti paesi di diversa dimensione e grado di sviluppo, è ovviamente più difficile. L'urgenza di un aggiornamento delle regole che tenga conto dei molti cambiamenti è sempre più avvertita, e molti membri del WTO, anche se convinti dell'importanza di questa organizzazione, sottolineano i limiti del suo attuale funzionamento.
Le difficoltà in seno al WTO hanno aumentato gli incentivi per i paesi a negoziare accordi commerciali preferenziali (Preferential Trade Agreements, PTA), e il numero di PTA è aumentato costantemente dall'inizio del nuovo millennio. Gli accordi preferenziali non sono però un'alternativa alla negoziazione multilaterale per varie ragioni. La proliferazione di accordi preferenziali e regionali rischia di frammentare le regole che si applicano agli scambi tra paesi e di aumentare l'incertezza per le imprese, con un grado crescente di complessità degli assetti giuridici e istituzionali. Questo problema si applica in particolare agli scambi che avvengono all'interno delle cosiddette catene globali del valore.
D'altra parte, gli accordi preferenziali recenti sono particolarmente articolati, in quanto trattano tematiche più ampie, numerose e complesse di quelle affrontate (e forse affrontabili) a livello multilaterale, e permettono di raggiungere un grado di integrazione tra paesi più profondo. L'ampiezza è un tratto distintivo degli accordi di nuova generazione, i quali, oltre a ridurre o eliminare le barriere tariffarie, si concentrano con sempre maggiore enfasi su questioni di tipo non tariffario come i regolamenti, gli standard, le procedure, la concorrenza, la proprietà intellettuale.
Rispetto ad altri, l'Unione europea (UE) si distingue per il numero e l'ampiezza degli accordi raggiunti. Il commercio internazionale con paesi non membri è una responsabilità esclusiva dell'UE. Ciò significa che sono le istituzioni dell'UE (in primis, la Commissione europea e il Parlamento europeo) che adottano normative in materia commerciale, negoziano e concludono accordi commerciali internazionali. In seguito alla comunicazione "Europa Globale" del 2006, la Commissione europea ha manifestato l'intenzione di negoziare vari accordi commerciali di ampia portata. Più recentemente, nel 2015, l'UE ha annunciato la nuova strategia europea sul commercio e gli investimenti, denominata "Trade for All". Nell'ambito di questa nuova strategia, la politica commerciale dell'UE pone una sempre maggiore attenzione non solo alle questioni tariffarie, ma anche agli aspetti riguardanti la gestione del processo di globalizzazione in senso ampio. Tra gli accordi europei cosiddetti di nuova generazione entrati in vigore di recente sono particolarmente rilevanti per la loro portata quelli con la Corea del Sud, il Canada e il Giappone. Gli effetti al momento registrati per tutti questi accordi sono stati positivi per il commercio europeo.
Nell'ambito del commercio mondiale, l'UE si è sempre dichiarata per una globalizzazione "giusta". Questo significa che, in linea con gli stessi principi che regolano il mercato unico europeo, per l'UE l'integrazione economica non può che essere disciplinata per garantire alcuni principi di equità e correttezza. Nell'attuale situazione di incertezza sulle regole degli scambi mondiali causata anche dalla guerra commerciale, è importante la presa di posizione dell'UE in questo senso.
Per quanto riguarda l'Italia, il commercio internazionale ha sempre avuto un ruolo fondamentale per l'economia, sia dal lato delle esportazioni, che hanno fatto da traino al sistema produttivo in molte occasioni anche recenti, sia dal lato delle importazioni, indispensabili in un'economia priva di materie prime e con poche risorse energetiche come la nostra, che deve quindi rimanere aperta. È dunque interesse dell'Italia insistere per il mantenimento dell'apertura in modo corretto dei mercati mondiali, per il ripristino delle regole sugli scambi internazionali siglate nell'ambito del WTO, e per l'aggiornamento di queste regole. Queste richieste è opportuno che avvengano tramite l'UE come fronte unito di tutti i paesi europei per avere una maggiore influenza, dato il peso economico congiunto molto rilevante sui mercati mondiali. E queste esigenze sono ancora più importanti nella fase di profonda incertezza che attraversa l'economia mondiale nella prima parte del 2020 a causa della pandemia provocata dal coronavirus. Come si è visto anche in passato, la chiusura dei mercati e la mancata concertazione tra paesi può solo inasprire gli effetti negativi di uno shock avverso.
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