OSSERVATORIO DI POLITICA INTERNAZIONALE, Mediterraneo Allargato n. 17, a cura dell'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI), settembre 2021
24 settembre 2021
Nellambito dell'Osservatorio di politica internazionale è stato pubblicato il Focus Mediterraneo allargato n. 17, settembre 2021, a cura dell'Istituto per gli Studi di Politica internazionale.
In linea con gli sviluppi del trimestre precedente, negli ultimi mesi l'area del Mediterraneo allargato ha continuato a registrare alcuni timidi segnali in ambito diplomatico, un fatto che indica come la regione stia andando incontro a una ridefinizione dei propri equilibri regionali. Dopo la distensione dei rapporti tra Qatar, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, la Turchia ha imboccato la strada del dialogo con il Cairo, Riyadh e Abu Dhabi. Alcuni contatti a livello di governo con l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti seguono un tentativo di normalizzazione dei rapporti col governo del presidente al-Sisi, sancito da un primo incontro svoltosi a maggio tra il viceministro degli Esteri turco e la sua controparte egiziana. In questo contesto in via di ridefinizione si segnala anche il ruolo dell'Iraq, paese sempre più interessato al rafforzamento della stabilità regionale, nonché promotore dei colloqui bilaterali tra Iran e Arabia Saudita iniziati a inizio aprile. A dispetto di tali segnali positivi, l'ultimo periodo è stato interessato dal deterioramento dei rapporti bilaterali tra Algeria e Marocco, culminato nel reciproco ritiro degli ambasciatori a fine agosto. Rimane accesa anche la disputa che vede opposti l'Egitto e il Sudan all'Etiopia, il cui governo si è mostrato riluttante a scendere a patti riguardo al progetto di costruzione della diga sul Nilo Azzurro.
Gli ultimi mesi sono stati caratterizzati da importanti eventi politici nel Nord Africa. Se in Algeria le elezioni di giugno hanno riconfermato il generale assetto dell'Assemblea nazionale, in Marocco il voto di inizio settembre ha portato alla sconfitta delle forze di governo, sancendo il rinnovamento del panorama politico nazionale. Altrettanto rilevante è l'evoluzione della situazione politica in Tunisia, dove a seguito di numerose manifestazioni di piazza, il presidente Saied ha rimosso il primo ministro e sospeso il lavoro del parlamento. Il contesto politico rimane incerto anche in Libia, nonostante si stia avvicinando la data annunciata per le prossime elezioni (24 dicembre). Alle criticità dovute alla presenza di mercenari e unità armate straniere si sommano la generale precarietà del processo di pace e le rivalità che continuano a caratterizzare le istituzioni libiche.
Per quanto riguarda i teatri di guerra regionali, si registra un drastico aumento della violenza in Siria, specificatamente nella regione meridionale di Daraa e in quella nord-occidentale di Idlib. In questo panorama di rinnovata conflittualità, il prezzo più alto continua a essere pagato dai civili. In Yemen le possibilità di una soluzione diplomatica del conflitto rimangono remote. I combattimenti proseguono specialmente a Marib, il governatorato centrale che ospita un milione di sfollati interni e che è ormai divenuto l'epicentro del conflitto.
Il ritiro americano dall'Afghanistan ha avuto ripercussioni nelle relazioni interne ed esterne di molti paesi della regione. La caduta di Kabul potrebbe avere dirette conseguenze per l'Iran, paese che da decenni ospita una larga comunità afghana e che rischia di essere investito da nuovi flussi di rifugiati. L'evoluzione repentina della situazione afghana riguarda anche paesi interessati a estendere le proprie sfere di influenza, come Turchia, Qatar ed Emirati Arabi Uniti. Inoltre, la proclamazione dell'Emirato islamico afghano rischia di ispirare gruppi militanti di stampo jihadista nel Mediterraneo allargato, così come nel resto del globo.
La situazione pandemica rimane preoccupante in molti stati della regione dove la campagna vaccinale procede a rilento. In controtendenza Israele, dove è stata aperta la fase per la terza dose, seguite dalle monarchie del Golfo, Turchia e Marocco. Anche in questi paesi, però, la diffusione della variante delta e gli effetti economici della pandemia rimangono motivo di preoccupazione.
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