OSSERVATORIO DI POLITICA INTERNAZIONALE, Focus Flussi migratori n. 43, a cura del Centro Studi di Politica Internazionale (CeSPI), febbraio 2022

23 febbraio 2022

Nell'ambito dell'Osservatorio di politica internazionale è stato pubblicato il seguente studio: Focus Flussi migratori n. 43, a cura del Centro Studi di Politica internazionale, 23 febbraio 2022

Abstract

 

La pandemia da COVID-19 ha avuto effetti diretti e indiretti sui migranti internazionali che, spesso, sono tra le categorie più vulnerabili nei Paesi di origine (da cui i richiedenti asilo fuggono), transito e destinazione (non solo i rifugiati, ma anche chi si trova in condizioni di irregolarità, e i migranti regolari per motivi di lavoro). Un effetto evidente è quello dovuto a misure di restrizioni di viaggio, come la sospensione dei viaggi aerei e la chiusura delle frontiere, che hanno rappresentato un fenomeno senza precedenti in un quadro di globalizzazione. La prima sezione del focus approfondisce la situazione attuale, in particolare nell'ultimo quadrimestre del 2021, constatando come si combinino oggi due fattori distinti che rendono la mobilità internazionale molto più difficile: la nazionalità (come nel passato, maggiori difficoltà si frappongono a chi intende partire da un Paese in via di sviluppo) e lo status di vaccinato anti SARS-CoV-2/COVID. 

L'analisi dei dati disponibili permette di incrociare le informazioni e confrontare le restrizioni che subiscono diverse persone interessate a viaggiare nel mondo. Nonostante le forti limitazioni non si sono interrotti i tentativi di attraversamento del Mar Mediterraneo che, anche nell'ultimo quadrimestre del 2021, risulta essere la regione col triste primato di maggior numero di morti durante la migrazione internazionale, come rivelano le più recenti stime.

La seconda sezione presenta alcuni dati pubblicati recentemente dall'OCSE che permettono di cogliere gli effetti della pandemia da COVID-19 sulle migrazioni permanenti verso i Paesi OCSE. In termini generali trova una conferma significativa quel che era ben prevedibile, ovvero il brusco calo del flusso annuale di migranti permanenti nel 2020, con una diminuzione del 25% rispetto al 2019 che, in termini di soli nuovi ingressi, si stima sia del 40-50%. È poi possibile scendere a un livello di maggiore dettaglio e confrontare l'impatto della pandemia in termini di riduzione dell'afflusso di immigrati permanenti nei diversi Paesi OCSE, in termini sia assoluti che percentuali rispetto all'anno precedente.

Gli Stati Uniti si confermano primo Paese d'immigrazione permanente dell'OCSE, con 576.000 nuovi immigrati legali permanenti registrati: tuttavia il dato corrisponde a un calo del 44,1% rispetto al 2019 ed è il livello più basso del millennio. Il calo dei nuovi ingressi di migranti permanenti nei Paesi OCSE ha comportato una modificazione nella composizione del profilo di migranti all'interno di questa macro-categoria: i migranti che si spostano principalmente per motivi familiari costituivano il gruppo più grande dei flussi migratori permanenti nell'area OCSE, arrivando a rappresentare in alcuni Paesi fino a tre quarti degli afflussi annuali e mediamente nell'area OCSE il 36% nel 2019; è stata questa categoria di migrazioni permanenti quella più colpita dalla pandemia, registrando il calo annuale maggiore, con una diminuzione – secondo le stime preliminari – del 37,6% rispetto al 2019. 

I flussi all'interno delle zone di libera circolazione, a cominciare da quella europea, sono diminuiti, ma molto meno rispetto alle migrazioni familiari. Anche la componente di migrazioni per motivi di lavoro verso i Paesi OCSE ha registrato un calo, ma molto minore di quelli familiari. Una componente tradizionalmente minoritaria che, al pari delle migrazioni familiari, è stata particolarmente colpita dalle misure di chiusura delle frontiere per contrastare il diffondersi della pandemia da COVID-19 è risultata quella umanitaria. 

La terza sezione del focus si concentra sulla crisi migratoria al confine fra Bielorussia ed Unione europea. Nell'estate del 2021 è esplosa una crisi politica internazionale che ha coinvolto Polonia e Lituania che hanno accusato il governo bielorusso di incoraggiare i migranti e richiedenti asilo provenienti da Siria e Afghanistan, ma anche da Paesi africani come Repubblica Democratica del Congo e Camerun, ad attraversare i confini dell'Unione Europea. I Paesi dell'UE hanno eretto recinzioni, incrementato le pattuglie di confine, proceduto a respingimenti e limitato l'accesso alle organizzazioni indipendenti di assistenza umanitaria. A farne le spese, vittime di violenze su entrambi i lati del confine, intrappolati in condizioni disumane, sono stati migranti e richiedenti asilo: alcuni sono morti, altri sono stati rimpatriati dalla Bielorussia in Iraq e Siria. Sono qui approfondite le reazioni internazionali e gli sviluppi della crisi, come pure i dati relativi alla grave crisi umanitaria.

Servizio Studi della Camera dei deputati

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