OSSERVATORIO DI POLITICA INTERNAZIONALE: Mediterraneo allargato, Focus n.19, a cura dell'ISPI (Istituto per gli Studi di POlitica Internazionale, maggio 2022

3 giugno 2022

Nell'ambito dell'Osservatorio di Politica internazionale è stato pubblicato il Focus Mediterraneo allargato n.19, a cura dell'ISPI, maggio 2022

EXECUTIVE SUMMARY

Lo scoppio della guerra in Ucraina ha avuto importanti conseguenze per i paesi del Mediterraneo allargato. Dal punto di vista politico, il conflitto ha messo i governi della regione in una posizione di difficile equilibrio tra Stati Uniti ed Europa da una parte e Russia dall'altra, tanto che molti hanno deciso di non schierarsi per non compromettere i legami che negli anni hanno instaurato con Mosca. Tale scelta non ha giovato però alle relazioni che essi mantengono con l'Occidente. Il conflitto ha anche influenzato negativamente i negoziati sul nucleare iraniano, che hanno subito uno stallo.

Anche da un punto di vista economico la guerra ha avuto un evidente impatto sulla regione, specialmente in termini di sicurezza alimentare. Russia e Ucraina sono infatti tra i primi fornitori di cereali e altri beni alimentari per molti paesi del Mediterraneo allargato. Posti di fronte al blocco delle esportazioni ucraine e all'aumento dei prezzi delle materie prime a livello globale, stati come l'Egitto e la Tunisia stanno sperimentando difficoltà finanziarie di non poco conto. Questo sviluppo sta avendo conseguenze sociali drammatiche e ha già messo in discussione le premesse della ripresa postpandemica. A dispetto di ciò, però, l'aumento dei prezzi dell'energia ha giovato alle casse pubbliche dei paesi esportatori di idrocarburi, come l'Algeria e gli stati del Golfo.

Sul piano geopolitico, nell'ultimo trimestre si sono registrati ulteriori sviluppi nel processo di riconfigurazione delle alleanze e degli equilibri di potere nella regione. Un ruolo non marginale in tali dinamiche è giocato dalla Turchia, paese che ha recentemente avviato processi di normalizzazione diplomatica con diversi stati, tra cui Israele e Arabia Saudita. Timidi segnali di distensione si registrano anche nelle relazioni tra Arabia Saudita e Iran.

A livello interno, numerosi paesi della regione sono stati interessati da importanti sviluppi politici. In Iran, il governo Raisi ha dovuto affrontare una nuova ondata di proteste contro il carovita. In Iraq, all'instabilità cronica del paese si somma l'incapacità della classe politica di superare le proprie divisioni e trovare un accordo sull'elezione del presidente della Repubblica. Problemi di natura politica si registrano anche in Israele, dove il governo Bennett-Lapid si trova a dover affrontare contemporaneamente una crisi di coalizione e il riemergere di tensioni mai sopite con la comunità palestinese.

La situazione politica rimane volatile anche in alcuni paesi del Nord Africa. In Tunisia, il tentativo di riforma istituzionale e accentramento del potere portato avanti dal presidente Kaïs Saïed non è stato per ora in grado di dare risposta alle tensioni politiche e socioeconomiche che caratterizzano il paese. In Libia, dopo la designazione di Fathi Bashaga come primo ministro da parte della Camera dei Rappresentanti, il paese si trova nuovamente conteso, senza che una soluzione all'impasse politica sia in vista. I rapporti tra Algeria e Marocco rimangono tesi, con implicazioni anche sui rapporti che i due stati hanno con i paesi membri dell'Unione europea.

Per quanto riguarda i teatri di guerra regionali, si registra un calo della conflittualità in Yemen, dove a inizio aprile è stata raggiunta una tregua di due mesi fra tutte le parti in guerra. In Siria, dove il conflitto rimane ancora a bassa intensità, negli ultimi mesi si sono verificati ulteriori sviluppi nel processo di normalizzazione del regime di Bashar al-Assad a livello regionale. In entrambi i paesi la situazione umanitaria rimane critica, anche in conseguenza della spirale inflattiva globale provocata dalla guerra in Ucraina.       

Servizio Studi della Camera dei deputati

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