OSSERVATORIO DI POLITICA INTERNAZIONALE,Agenda del G20 su sviluppo sostenibile e green economy, Nota n.101, a cura del CeSPI, settembre 2022

6 ottobre 2022

Nell'ambito dell'Osservatorio di Politica Internazionale è stata pubblicata la Nota n. 101, Agenda del G20 su sviluppo sostenibile e green economy, a cura del CeSPI, settembre 2022

Abstract

Un'economia verde (Green Economy) è un'economia a basse emissioni di diossido di carbonio, efficiente sotto il profilo delle risorse e socialmente inclusiva. In un'economia verde, la crescita dell'occupazione e del reddito è trainata da investimenti pubblici e privati in attività economiche, infrastrutture e beni che consentono una riduzione delle emissioni di diossido di carbonio e dell'inquinamento, una maggiore efficienza energetica e delle risorse e la prevenzione della perdita di biodiversità e di servizi ecosistemici. Conseguentemente un'economia verde significa investimenti in energie da fonti rinnovabili, come per esempio il solare, l'eolico onshore e offshore, l'idrogeno.

Il concetto di economia verde non sostituisce lo sviluppo sostenibile; è parte integrante dei Sustainable Development Goals (SDG) e crea una nuova attenzione per l'economia, gli investimenti, le infrastrutture, l'occupazione e i risultati sociali e ambientali. Un'economia verde è fortemente interconnessa, in particolare, con l'SDG 13 (Azione per il clima) in nome del quale gli Stati dovrebbero integrare misure di protezione dell'ambiente nelle proprie politiche nazionali. Perciò, è molto importante un'azione collettiva per affrontare le sfide ambientali e i cambiamenti climatici, promuovendo la transizione verso sistemi energetici più puliti, in piena coerenza con gli SDG.

La presidenza di turno indonesiana del G20, si considera il rappresentante dei PVS e, quindi, ha cercato di dare grande attenzione nell'agenda ai temi degli SDG e della Green Economy. Più nel dettaglio, le priorità più specifiche del Gruppo di lavoro sullo sviluppo ne sono una concreta dimostrazione – al di là del fatto che gli SDG attraversino di fatto i diversi ambiti di interesse dei tanti Gruppi di lavoro che approfondiscono i tanti contenuti in agenda, al fine di alimentare e orientare il lavoro di sintesi svolto dalle riunioni ministeriali, a loro volta serbatoio di proposte e iniziative di cui farà sintesi il Vertice conclusivo dei Capi di Stato e di Governo –. Al riguardo, una rassegna dei punti dell'agenda al centro della ministeriale Sviluppo offre la misura dell'attenzione prestata e dei tanti argomenti e temi di discussione sollevati.

Come contributi concreti all'agenda, tuttavia, la riunione ministeriale ha prodotto soltanto due documenti finali: la "Tabella di marcia del G20 per una ripresa e una resilienza più forti nei Paesi in via di sviluppo, compresi i Paesi meno sviluppati (LDC) e i piccoli Stati insulari in via di sviluppo (SIDS)" e i "Principi del G20 per l'aumento dei finanziamenti misti

(blended) nei PVS e nei piccoli Stati insulari in via di sviluppo". Oltre a questi due documenti, la riunione ministeriale si è conclusa con la presentazione di un riassunto della presidenza sul multilateralismo per gli SDG, che ha evidenziato le sfide globali dello sviluppo e la necessità di rinvigorire il multilateralismo per il raggiungimento degli SDG. Sullo sfondo delle preoccupanti e crescenti tensioni geopolitiche, il fatto che la riunione non sia riuscita a produrre sul multilateralismo – presupposto per iniziative concrete del G20 – altro che un "riassunto della presidenza", non fa ben sperare per la prospettiva di un consenso al vertice finale dei leader del G20 che si terrà il 15 e 16 novembre. Si tratta di un riassunto che reitera impegni da assumere, senza però essere un documento di accordo sottoscritto da tutte le parti. Può essere inteso come una dimostrazione dell'impasse in cui si trova il Gruppo, lacerato da divisioni politiche muro contro muro al suo interno tra Occidente e Russia come mai in precedenza.

Allo stesso modo, l'agenda sulla Green Economy trattata in particolare dalla riunione dei Ministri dell'Ambiente e del Clima, preceduta da quelle dei due Gruppi di lavoro del G20 sulle questioni ambientali e climatiche e dal loro lavoro congiunto, al pari di quanto avvenuto per la riunione ministeriale sull'energia, si è tradotta in impegni non vincolanti. Come per altre riunioni ministeriali del G20, le delegazioni al negoziato non sono riuscite a raggiungere un consenso sull'inclusione di una "condanna esplicita dell'invasione dell'Ucraina da parte della Russia", sostenuta dall'Occidente a fronte di una posizione neutrale sul conflitto armato da parte di alcuni Paesi emergenti (a cominciare dalla Cina) e della opposizione netta della Russia. Se l'invasione russa dell'Ucraina ha avuto come effetto secondario la destabilizzazione dell'approvvigionamento energetico, la tendenza strutturale a voler differire impegni ambiziosi e vincolanti, a cominciare da quelli finanziari, finisce con il far prevalere gli effetti negativi di crisi impreviste (come la pandemia o la guerra in Ucraina) o di lungo periodo (i cambiamenti climatici) che indeboliscono la resilienza dei sistemi socio-economici e ambientali e i progressi sul fronte degli SDG e la Green Economy

Servizio Studi della Camera dei deputati

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