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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 722 di venerdì 8 luglio 2022

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FEDERICA DAGA, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 109, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Elementi ed iniziative di competenza in merito al coinvolgimento di alunni della scuola elementare “Carella” di Canosa in un comizio elettorale - n. 2-01556)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Boschi ed altri n. 2-01556 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Ungaro se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmatario o se si riservi di intervenire in sede di replica.

MASSIMO UNGARO (IV). Grazie, Presidente. Sottosegretaria Sartore, durante l'ultima campagna elettorale, a Canosa, in provincia di Barletta-Andria-Trani, in Puglia, abbiamo visto una scolaresca partecipare ad un comizio elettorale, un comizio finale, dell'ex Premier Giuseppe Conte, in pieno orario scolastico. La scolaresca è stata portata lì da una loro professoressa, una maestra dell'Istituto Carella di Canosa, che ha portato l'istituto a partecipare a questo comizio politico, guarda caso, a favore di una lista del candidato Morra, in cui la maestra era anche candidata. Questi alunni, quindi, non soltanto hanno mancato alle loro lezioni, in pieno orario scolastico, ma hanno partecipato al comizio e sono anche saliti sul palco. Vorremmo chiedere al Governo se non intenda attuare un'ispezione al Ministero, una verifica ministeriale per accertare le responsabilità e far sì che questo non accada mai più.

PRESIDENTE. La Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze, Alessandra Sartore, ha facoltà di rispondere.

ALESSANDRA SARTORE, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie, Presidente. Onorevole Ungaro, in merito alla questione da lei rappresentata riferisco quanto esposto dal competente ufficio scolastico regionale per la Puglia.

Dalla relazione inviata dalla dirigente scolastica dell'Istituto comprensivo Carella, con nota protocollo 4328 del 6 luglio corrente mese, si apprende che la docente – alla quale si riferisce la vicenda oggetto della sua interpellanza -, insegnante di scuola dell'infanzia del citato istituto, presente nella lista elettorale del candidato a sindaco, il giorno del comizio era assente dal servizio per motivi personali.

Non corrisponde quindi al vero che la predetta docente avrebbe condotto gli alunni nella piazza dove si teneva il comizio dell'ex Presidente del Consiglio.

Nella stessa giornata, tre classi della scuola primaria hanno effettuato, nel corso della mattinata, un'uscita per attività connesse alla chiusura dell'anno scolastico, già precedentemente programmata (30 maggio) e per la quale i genitori degli alunni avevano sottoscritto l'autorizzazione.

Tanto premesso, dalla ricostruzione dei fatti risulta che, effettivamente, l'iniziativa suindicata prevedeva il passaggio degli alunni in zone adiacenti a quella dello svolgimento del comizio, ma non corrisponde al vero la presenza degli alunni sul palco.

Invero, i bambini si sarebbero riparati dalla pioggia improvvisa, salendo, solo per pochi minuti, sulla cassa armonica posta alle spalle del comizio, per essere accompagnati, successivamente, dalle rispettive docenti in corso San Sabino, dove hanno effettuato il lancio di palloncini, già da tempo organizzato, con messaggi di pace.

Inoltre, dal confronto tenutosi tra la dirigente scolastica e le docenti coinvolte, è emerso che queste ultime non erano a conoscenza dell'evento elettorale, il che esclude qualsiasi collegamento con l'uscita programmata.

Onorevole Ungaro, l'ufficio scolastico regionale ha concluso che quanto da lei segnalato è il frutto di casuali coincidenze, non essendo attribuibile alle docenti, indirettamente e involontariamente coinvolte, alcuna intenzione di far partecipare gli alunni a un comizio elettorale.

PRESIDENTE. Il deputato Ungaro ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interpellanza.

MASSIMO UNGARO (IV). Presidente, sono totalmente insoddisfatto della risposta del Governo. Credo sia una risposta che sfida le leggi della fisica, perché adesso dire che sia pura coincidenza questa serie di avvenimenti, uno dopo l'altro, è assolutamente incredibile, se non surreale. Questi bambini hanno mancato l'orario scolastico, guarda caso, lo stesso giorno, nella stessa piazza, salendo non sul palco, ma sulla cassa armonica, dietro il palco, lanciando i palloncini, esattamente lo stesso giorno in cui Giuseppe Conte stava facendo un comizio, guarda caso, per la stessa lista elettorale in cui era candidata la maestra. Quindi, questa risposta è totalmente ridicola, sono assolutamente insoddisfatto. Si tratta di una serie di coincidenze che sono assolutamente impossibili, lo sappiamo molto bene. Guarda caso, i bambini, tra l'altro alunni elementari della maestra, si trovavano proprio nella stessa piazza in cui si svolgeva il comizio della lista elettorale in cui la maestra era candidata. Non prendiamoci in giro! Questa risposta è assolutamente ridicola. Sarebbe stato molto più serio, da parte del Governo, dire che non c'erano elementi sufficienti per rispondere e prendere più tempo, perché non è assolutamente possibile che queste istanze insieme siano solo frutto di coincidenze. Questo è assolutamente impossibile. La verità è che qui c'è stata una strumentalizzazione bieca di bambini minorenni, di alunni di elementari, a fini politici, e nessuno si vuole assumere la propria responsabilità.

Allora, si dice che i genitori abbiano autorizzato l'uscita scolastica: bene, ma i genitori sapevano che i bambini sarebbero stati usati a fini politici, per il comizio? Mettiamo anche il caso che non siano saliti sul palco, ma che abbiano lanciato i palloncini mi sembra evidente – e la risposta del Governo lo conferma – e che i palloncini facessero parte anche dell'evento politico, del comizio. Quindi, parliamoci chiaro: i genitori non sono stati avvisati su come sarebbe stato usato il tempo degli alunni, dei loro figli, e, quindi, questa è una strumentalizzazione inaccettabile e la risposta è ridicola. Vorrei anche fare presente che, se il Ministero non intende fare ispezioni e verifiche su una vicenda assolutamente inaccettabile e seria come questa, noi continueremo a presentare atti di sindacato ispettivo, per chiedere che chi adotta questi comportamenti sia sanzionato adeguatamente.

(Iniziative volte all'istituzione di un fondo di previdenza complementare per il personale del comparto difesa e sicurezza - n. 2-01546)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Galantino ed altri n. 2-01546 (Vedi l'allegato A).

Il deputato Galantino ha già dichiarato di intervenire in sede di replica.

La sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali, Rossella Accoto, ha facoltà di rispondere.

ROSSELLA ACCOTO, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Grazie. Gli onorevoli interpellanti chiedono di sapere se e quali immediate iniziative di competenza il Governo intenda assumere per garantire una soluzione chiara e definitiva in tema di previdenza complementare del comparto sicurezza e difesa.

Ciò premesso, si riporta quanto riferito dalla competente Direzione generale del Ministero del Lavoro.

L'articolo 3, comma 2, del decreto legislativo n. 252 del 2005 disciplina le fonti istitutive delle forme pensionistiche complementari destinate ai pubblici dipendenti, stabilendo che “per il personale dipendente dalle amministrazioni pubbliche di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, le forme pensionistiche complementari possano essere istituite mediante i contratti collettivi di cui al titolo III del medesimo decreto legislativo”.

Per il personale dipendente, di cui all'articolo 3, comma 1, del sopra menzionato decreto legislativo, nel cui ambito rientrano anche le Forze di Polizia e le Forze armate, “le forme pensionistiche complementari possono essere istituite secondo le norme dei rispettivi ordinamenti, ovvero, in mancanza, mediante accordi tra i dipendenti stessi promossi da loro associazioni”. In particolare, per quanto concerne il personale delle Forze di Polizia e delle Forze armate, l'articolo 26, comma 20, della legge 23 dicembre 1998, n. 448, ha riservato espressamente alle procedure di negoziazione e concertazione previste dal decreto legislativo 12 maggio 1995, n. 195, “la disciplina del trattamento di fine rapporto ai sensi dell'articolo 2, commi da 5 a 8, della legge 8 agosto 1995, n. 335, e successive modificazioni, nonché l'istituzione di forme pensionistiche complementari”.

Le procedure di cui al decreto legislativo n. 195 del 1995 prevedono una concertazione tra varie amministrazioni e rappresentanti delle organizzazioni sindacali rappresentative sul piano nazionale, per quanto concerne le Forze di Polizia ad ordinamento civile, nonché tra le varie amministrazioni e i rappresentanti del Consiglio centrale di rappresentanza (CoCeR), per quanto concerne le Forze di Polizia ad ordinamento militare e le Forze armate, mentre l'iniziativa del procedimento per la concertazione spetta al Ministro per la Funzione pubblica. Dette procedure si concludono mediante l'emanazione di appositi decreti del Presidente della Repubblica.

Ciò premesso, la Commissione di vigilanza sui fondi pensione, in data 20 maggio ultimo scorso, ha trasmesso alla competente Direzione generale del Ministero del Lavoro un'informativa, con la quale ha rappresentato di essere venuto a conoscenza di un'iniziativa promossa dall'associazione “Verso Fondo PRE.SI.DI.-APS” e da alcune organizzazioni sindacali del comparto della sicurezza e della difesa, finalizzata alla costituzione, in forma di associazione, di un Fondo pensione complementare destinato al personale in regime di diritto pubblico non contrattualizzato, denominato “Fondo pensione previdenza, sicurezza e difesa” (in forma abbreviata Fondo pensione PreSiDi), alimentato, allo stato, dai contributi dei suoi lavoratori.

Al Fondo è dedicato un apposito sito web e, secondo le informazioni riportate nel sito, lo scorso 4 aprile, la predetta associazione, unitamente ad alcune delle organizzazioni sindacali operanti nel comparto sicurezza e difesa, ha sottoscritto, in attuazione del precedente accordo quadro stipulato a maggio 2021, l'atto costitutivo dell'associazione “Fondo Pensione previdenza, sicurezza e difesa”, nominando i componenti dei primi organi. All'atto costitutivo è allegato lo statuto del fondo pensione. Nello stesso sito è specificato che il Fondo non sarà operativo fino a quando non avrà ottenuto l'autorizzazione della Commissione di vigilanza sui fondi pensione.

La COVIP, nella predetta informativa, ha evidenziato che, allo stato attuale, non è stata ancora presentata dalla predetta associazione una specifica istanza di autorizzazione all'esercizio, come previsto dall'articolo 2 del “Regolamento sulle procedure”, adottato dalla Commissione il 19 maggio 2021.

In conclusione, secondo quanto riferito dalla COVIP, allo stato, non è valutabile l'effettiva sussistenza dei presupposti per l'istituzione di detta forma pensionistica.

Infine, relativamente al contenzioso in essere, tanto il Ministero dell'Interno che quello della Difesa hanno rappresentato che, allo stato, si registra un copioso contenzioso volto all'accertamento dell'obbligo delle amministrazioni intimate ad istituire la pensione complementare e del diritto al mantenimento del più favorevole sistema retributivo, in luogo del sistema misto/contributivo, nelle more dell'avvio della previdenza complementare, salvo risarcimento del danno. In tali giudizi, le domande dei soggetti interessati sono sempre state disattese.

La sentenza richiamata nell'atto parlamentare (Corte dei conti n. 207/2020, sezione Puglia) è stata riformata in appello con la decisione della Sezione Terza giurisdizionale centrale di appello n. 73 del 2021, con la quale è stato dichiarato il difetto di giurisdizione dell'adita Corte dei conti in favore del giudice amministrativo.

Peraltro si evidenziano numerose decisioni del giudice amministrativo, che confermano la mancanza di una responsabilità dell'amministrazione.

La recente sentenza n. 2593/2022 del Consiglio di Stato ha ribadito che “il sistema della previdenza complementare è stato integralmente rimesso alle procedure di negoziazione e di concertazione, con la conseguenza che le amministrazioni (…) non hanno alcun autonomo obbligo a provvedere, non potendo unilateralmente disciplinare la materia né, peraltro, sono previsti i termini nei quali debba essere data attuazione alla previdenza complementare, con conseguente infondatezza della domanda per l'accertamento dell'obbligo di provvedere e, di conseguenza, della domanda risarcitoria (…) rimanendo l'intera disciplina attribuita all'attività negoziale nell'ambito della rappresentanza sindacale”.

Illustrato il quadro giuridico e giurisprudenziale di riferimento, si sottolinea che la legge di bilancio per l'anno 2022 ha previsto (articolo 1, commi 95, 96 e 97) l'istituzione di un Fondo (con una dotazione di 20 milioni di euro per l'anno 2022, 40 milioni di euro per l'anno 2023, 60 milioni di euro a decorrere dall'anno 2024). Tali risorse sono destinate all'adozione di provvedimenti nominativi volti alla progressiva perequazione del regime previdenziale del personale delle Forze di Polizia, delle Forze armate e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, attraverso misure compensative - per il personale in servizio il giorno precedente la data di entrata in vigore dei citati provvedimenti normativi - e integrative nelle forme pensionistiche complementari, per il personale immesso in ruolo a decorrere dalla data di entrata in vigore dei richiamati provvedimenti.

Al comma 97 è disposto, in particolare, che le risorse stanziate siano utilizzate garantendo che almeno il 50 per cento sia destinato alle finalità di cui alle misure integrative delle forme pensionistiche complementari.

Infine, secondo quanto riferito dagli uffici del Ministero della Difesa, nel solco di tale previsione normativa, entrata in vigore il giorno 1° gennaio 2022, sono state avviate interlocuzioni a livello tecnico, al fine di individuare una piattaforma condivisa a livello di comparto.

PRESIDENTE. Il deputato Galantino ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

DAVIDE GALANTINO (FDI). Grazie, Presidente. Sottosegretaria Accoto, buongiorno, la questione che stiamo affrontando oggi è un argomento complesso, che si protrae da ormai 27 anni, quindi dall'entrata in vigore di una legge del 1995 che ha totalmente riformato il sistema pensionistico obbligatorio e complementare, la norma con la quale si è dato avvio al graduale passaggio dal sistema previdenziale del retributivo a quello contributivo, ma, ad oggi, la previdenza complementare nel comparto sicurezza e difesa rappresenta ancora uno dei tanti nodi irrisolti.

Fratelli d'Italia ha presentato una risoluzione e, poi, ancora, una proposta di legge, a mia prima firma, per risolvere una questione che sta diventando sempre più complessa, come ha detto anche lei, e sono tanti quelli che non hanno certezza di una pensione dignitosa. Pensiamo a tutti coloro che sono stati assunti o arruolati dopo il 1° gennaio del 1996, ai quali viene imposto un calcolo del proprio assegno pensionistico esclusivamente sulla contribuzione versata. Il lavoratore accantona circa il 33 per cento del proprio stipendio, in parte a carico del lavoratore e, in parte, a carico dello Stato, e, al momento del pensionamento, al montante contributivo accumulato viene applicato un coefficiente di conversione legato all'età del pensionamento. Significa che, nel comparto, ci sarà chi prenderà una pensione stimata del 50/55 per cento dell'ultimo stipendio percepito in servizio. Il costo della vita aumenta ogni giorno, sempre di più e, più avanti, ci saranno persone che prenderanno la metà del proprio stipendio.

Nei prossimi anni, i ruoli più esposti saranno, realisticamente: il ruolo di truppa, il ruolo di sergente, il ruolo di maresciallo, avendo loro il trattamento economico più penalizzante.

L'impoverimento economico ricadrà socialmente sulle famiglie di ciascun militare, che, ormai sessantenne, dopo quarant'anni di servizio attivo dedicato alla difesa della Patria, invece di badare a se stesso e ai propri cari, sarà inevitabilmente costretto ad arrotondare, con lavori estemporanei. Le lacrime dell'allora Ministro Elsa Fornero, certamente sincere - qui nessuno vuole dubitarne - hanno espresso, già allora, plasticamente, il sacrificio a cui tutti gli italiani sarebbero andati incontro, perché già oggi coloro che godono del diritto alla pensione per limiti contributivi in regime di calcolo misto stanno toccando per primi il taglio netto del 25-30 per cento in meno sull'assegno di pensione, rispetto all'ultimo stipendio goduto in servizio. Consideriamo, però, che abbiamo ancora 15-20 anni davanti che ci separano dai primi che andranno in quiescenza con il metodo di calcolo contributivo puro.

È vero che la politica ormai è diventata una rincorsa all'emergenza, una storiella da raccontare per farsi votare alle prossime elezioni, ma la politica vera, quella con la “P” maiuscola, non pensa alla prossima campagna elettorale: la politica seria guarda a lungo termine e noi dobbiamo assicurarci che i giovani di oggi stiano bene domani. Sicuramente gioveranno a molti le partecipazioni a numerose missioni internazionali di pace in terre straniere, che permetteranno loro di aumentare il proprio montante contributivo; ma molti saranno obbligati, anche in tarda età, a doversi sacrificare per poter avere una vita dignitosa, e questo non è ammissibile. Infatti, purtroppo, nonostante la lungimiranza riformatrice che ha regolato l'accesso alla previdenza complementare tra questi fondi collettivi chiusi di categoria, ancora oggi, per il personale del comparto Difesa, tale opportunità resta solo una chimera, tant'è che diversi militari hanno sottoscritto la previdenza complementare attraverso fondi aperti, gestiti da organismi bancari, società di risparmio, soggetti quindi a più alto rischio, rispetto ai fondi collettivi di categoria regolati sulla base di una convenzione a cui gli operatori del settore devono assolutamente attenersi.

Tornando all'interpellanza, si è sicuramente provveduto all'istituzione di differenti fondi pensione per il settore privato e pubblico privatizzato, ma altrettanto non è stato fatto per il personale appartenente alle Forze armate e di Polizia, i cui rapporti di lavoro, sulla scorta del decreto legislativo n. 165 del 2001, rimangono regolati dai rispettivi ordinamenti e, per questo motivo, continuano a subire una disparità di trattamento, del tutto ingiustificata. L'ispirazione di questa interpellanza nasce proprio da uno dei tanti ricorsi presentati, in particolare da un dipendente dell'Aeronautica militare, in servizio attivo dal 21 maggio 1989, che ha fatto ricorso contro l'INPS per chiedere l'accertamento del diritto di vedersi calcolare il trattamento pensionistico secondo il sistema retributivo, che, di fatto, è cessato di esistere dal 1° gennaio 1996, avanzando anche richiesta di risarcimento dei danni per il mancato avvio delle procedure di negoziazione e concertazione del trattamento di fine rapporto e della conseguente istituzione della previdenza complementare. Ci sono state sentenze che hanno condannato i ricorrenti a pagare fino a 20.000 euro di risarcimento, per aver azzardato a pensare di vedersi riconoscere un proprio diritto. Sottosegretario, lei immagini di finire la sua esperienza di Governo e di avere messo due soldi da parte; poi arriva lo Stato e le chiede di restituire quei soldi indietro, qualcosa che le spettava di diritto, per legge. È intervenuta anche la Corte dei conti, che ha riconosciuto come il problema in argomento, a distanza di oltre vent'anni, non è stato ancora risolto. Sotto il profilo sostanziale, la Corte dei conti non ha riconosciuto il diritto di ottenere il trattamento pensionistico retributivo, ma ha riconosciuto un danno derivante dalla mancata attivazione della previdenza complementare, che si configura come un danno futuro. In sostanza, il personale militare che, alla data del 31 dicembre 1995 ha maturato un'anzianità contributiva non superiore a 18 anni, può vedersi risarcito il danno derivante dalla mancata attivazione della previdenza complementare. Pur avendo la Corte di cassazione dichiarato l'incompetenza del giudice della Corte dei conti in materia di previdenza complementare e al di là di questo rimbalzo di responsabilità, l'orientamento giurisprudenziale è concorde nel riconoscimento di un diritto incontestabile in capo a tali lavoratori.

Noi di Fratelli d'Italia abbiamo interpellato con urgenza il Governo e ringrazio il presidente del gruppo, Lollobrigida, per la sottoscrizione a questa interpellanza, oltre, naturalmente, il collega Prisco, della I Commissione, e il collega Deidda, della IV Commissione (Difesa). L'abbiamo presentata nella speranza di ottenere, finalmente, quelle risposte esaustive, che in tanti stanno aspettando. Abbiamo interpellato il Governo, perché è inammissibile che, dopo una vita di lavoro, quando finalmente si dovrebbe pensare al riposo, agli affetti personali e ai propri nipoti, quando magari non hai più nemmeno la forza di lottare, lo Stato ti liquidi con una pensione da fame o, in alcuni casi come quello citato, ti prenda per la giacchetta e ti chieda dei soldi indietro che magari non possiedi. Allora, dopo una vita di lavoro al servizio della Patria, dopo che hai rischiato anche la vita per essa, considerato che non sei un nullatenente, ma una persona che ha fatto magari rinunce per mettere due soldi da parte, lo Stato ti richiama all'ordine e ti dice che tu, in un modo o nell'altro, devi restituire dei soldi. Questo accade in un Paese dove, chi, invece, non ha nulla da perdere, è libero di delinquere, è libero di rubare, di spacciare, di vivere di espedienti, senza che alcuno gli venga a chiedere conto. Chiedetevi un po' quanti soldi del reddito di cittadinanza indebitamente percepito sono tornati nelle tasche dello Stato italiano.

Allora, oltre a una risoluzione presentata, oltre a una proposta di legge, oltre ai vari annunci fatti anche da esponenti di maggioranza, facciamo davvero qualcosa per coloro che ogni giorno ci difendono, spesso al costo della vita, spesso lontano da casa. Facciamo qualcosa per coloro che, nel peggiore dei casi, tornano in Patria avvolti nel tricolore (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Iniziative volte al contrasto delle discriminazioni legate all'orientamento sessuale e all'identità di genere nei luoghi di lavoro, anche alla luce della tragica vicenda di un'insegnante della provincia di Belluno - n. 2-01555)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Barzotti ed altri n. 2-01555 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Barzotti se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. La illustra collega? Prego.

VALENTINA BARZOTTI (M5S). Sì, la illustro, grazie, Presidente. La storia di Cloe Bianco, l'insegnante transgender che si è tolta la vita l'11 giugno, in provincia di Belluno, è una vicenda estremamente dolorosa, che considero una ferita per lo Stato di diritto.

Richiamo le parole disponibili sul blog, dove lei ha lasciato questo messaggio: “Oggi la mia libera morte, così termina tutto ciò che mi riguarda”. È la frase lasciata lì, una frase che anela la libertà, la libertà individuale che evidentemente non è stata trovata da Cloe in questa vita, perché lo Stato italiano non è stato in grado di garantirla.

Ora, non voglio entrare nella dinamica scolastica, perché sono in corso accertamenti e, quindi, non vi entrerò. Vale però la pena - e dobbiamo - fare qualche considerazione sullo stato delle discriminazioni nei luoghi di lavoro, anche per motivi sessuali e di identità di genere. Dico ciò perché è stato pubblicato un rapporto Istat-UNAR 2020-2021, che presenta dati davvero agghiaccianti, che riguardano il mondo del lavoro, in cui una persona su tre, tra omosessuali e bisessuali, è stata discriminata sul posto di lavoro. In complesso, il 26 per cento delle persone occupate o ex occupate dichiara che essere omosessuale o bisessuale ha rappresentato uno svantaggio, nel corso della propria vita lavorativa, in almeno uno dei tre ambiti considerati: carriera e crescita professionale, riconoscimento e apprezzamento, reddito e retribuzione. Il 32,2 per cento afferma che sia capitato che un collega, una persona di grado superiore o inferiore, un cliente o un'altra persona dell'ambiente lavorativo abbia rivelato ad altri il suo orientamento sessuale, senza aver ricevuto il proprio consenso. Sempre secondo il medesimo report, il fenomeno più diffuso, tra dipendenti o ex dipendenti che hanno vissuto un clima ostile a lavoro, riguarda più spesso l'essere stati calunniati, derisi e aver subito scherzi pesanti (46,5 per cento), l'essere stati umiliati o presi a parolacce (43,9 per cento). L'episodio maggiormente segnalato è l'aver ricevuto offese, incluse appunto quelle di tipo sessuale (45,6 per cento). Inoltre, il 23,1 per cento delle persone omosessuali o bisessuali (circa una persona su quattro) dichiara di essere stato minacciato in forma verbale o scritta e il 5,3 per cento di avere subito un'aggressione fisica, con incidenze più alte tra gli uomini.

Per questo motivo, oltre a interrogarmi io, personalmente, su tutto quello che sto portando avanti per contrastare questo tipo di fenomeni sui luoghi di lavoro, voglio chiedere al Ministro e al Ministero - in questo caso rappresentato dalla sottosegretaria Accoto, che ringrazio per essere qui - quali azioni intenda adottare per contrastare l'omolesbotransfobia nei luoghi di lavoro e per promuovere reali forme di inclusione sociale all'interno dei luoghi lavorativi.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali, Rossella Accoto, ha facoltà di rispondere.

ROSSELLA ACCOTO, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Con il presente atto parlamentare, gli onorevoli interroganti richiamano l'attenzione del Governo sulla grave problematica della discriminazione sul luogo di lavoro, con particolare riferimento alla discriminazione fondata sull'identità di genere.

Il Governo è impegnato nell'attuazione di misure e strumenti atti a contrastare ogni tipo di violenza o molestia sul lavoro, nonché ogni discriminazione basata sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere.

Il 29 ottobre del 2021, l'Italia ha completato il processo di ratifica della Convenzione OIL (Organizzazione Internazionale del Lavoro) del 2019 sulla violenza e le molestie nel mondo del lavoro (n. 190), diventando il nono Paese al mondo e il secondo in Europa a ratificare il trattato internazionale.

La Convenzione n. 190 dell'OIL è uno strumento importante che rappresenta la prima norma internazionale per prevenire e contrastare la violenza e le molestie nel mondo del lavoro. Unitamente alla sua raccomandazione, la n. 206, essa fornisce un quadro organico di intervento e un'opportunità unica per definire un futuro del lavoro basato sulla dignità e il rispetto e garantire il diritto di tutte e di tutti a un mondo del lavoro libero da violenza e molestie.

La Convenzione detta la prima definizione riconosciuta a livello internazionale di violenza e molestie legate al lavoro, includendo la violenza e le molestie basate sul genere. Tale definizione si riferisce a un insieme di pratiche e di comportamenti inaccettabili che si prefiggano, causino o possano comportare un danno fisico, psicologico, sessuale o economico. La definizione si estende a tutti i lavoratori e le lavoratrici, includendo tirocinanti, apprendisti e apprendiste, gli individui che svolgono il ruolo o l'attività di imprenditore o imprenditrice nel settore pubblico o privato, in imprese nel settore formale e informale e in zone rurali e urbane.

La Convenzione richiede agli Stati membri di adottare, in consultazione con le organizzazioni imprenditoriali e sindacali, un approccio inclusivo e sensibile al genere per prevenire e contrastare la violenza e le molestie, attraverso azioni di prevenzione, protezione e applicazione delle norme, oltre a interventi di assistenza, informazione e formazione.

La Convenzione rappresenta un importante passo in avanti per un mondo del lavoro sano e sicuro, inclusivo, libero da violenza e molestie per tutti coloro che, in qualsiasi modo, vi operano e, in particolare, per i soggetti più vulnerabili. Questo anche in una chiave di genere, per consentire a tutti indistintamente di contribuire allo sviluppo delle nostre società.

Il Ministero del Lavoro, dunque, sta promuovendo interventi in questa direzione, sostenendo, altresì, i disegni di legge d'iniziativa parlamentare sul contrasto alle molestie sul lavoro. Al riguardo, segnalo che, il 30 marzo ultimo scorso, si è svolto l'evento annuale del PON Inclusione; l'evento è stato l'occasione per parlare del cambiamento in atto sul fronte dell'inclusione sociale, considerando il tema delle differenze come un valore da preservare. In quell'occasione è stato sottolineato come parità, inclusione e valorizzazione delle differenze siano princìpi trasversali, che guidano non solo la realizzazione del PON Inclusione, ma anche diverse politiche messe in campo dal Ministero.

Nell'ambito della programmazione comunitaria 2014-2020, il PON Inclusione, cofinanziato dal Fondo sociale europeo, propone misure e servizi innovativi contro la povertà e la marginalità sociale. L'Autorità di gestione del PON Inclusione è la direzione generale competente del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali. Il PON Inclusione sostiene e favorisce interventi sociali e la non discriminazione nei luoghi di lavoro; l'UNAR, col supporto del PON Inclusione, sta sviluppando azioni a sostegno dell'obiettivo denominato “Incremento dell'occupabilità e della partecipazione al mercato del lavoro delle persone maggiormente vulnerabili”, anche in attuazione di quanto previsto nella Strategia internazionale della LGBT.

Gli interventi riguardano, in particolare: il progetto “Discriminazioni lavorative nei confronti delle persone LGBT e le diversity policies attuate presso le imprese”, finanziato dal PON Inclusione FSE, nell'ambito del quale l'UNAR ha condotto due importanti indagini in collaborazione con l'Istat; le “Azioni e linee guida per contrastare la discriminazione sul lavoro, nei confronti delle persone gay, lesbiche, bisessuali, transessuali e intersex”: l'obiettivo della pubblicazione è di fornire un contributo alla prevenzione e al contrasto delle discriminazioni nei luoghi di lavoro nei confronti delle persone LGBT, grazie a un utile strumento di supporto alle aziende, messo a disposizione dall'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani; l'“Accompagnamento all'autoimprenditorialità o alla creazione di nuove imprese, rivolto alle persone transgender in condizioni di fragilità e vulnerabilità”. A tal fine, sono state realizzate azioni pilota volte alla sperimentazione di iniziative a sostegno dell'imprenditorialità e dello startup di impresa per le categoria a rischio di discriminazione. Altre azioni saranno realizzate attraverso l'erogazione di incentivi economici, atti a rimuovere le cause materiali della discriminazione nell'accesso al lavoro.

Infine, voglio evidenziare l'impegno della consigliera nazionale di parità nel segnalare le discriminazioni sul lavoro di cui venga a conoscenza anche indirettamente, originate dalla violazione dei diritti della comunità LGBT, al competente Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, con il quale ha stipulato, già nel 2010, un apposito accordo di collaborazione. Ricordo, altresì, che la consigliera ha attivamente contribuito alla definizione della Strategia nazionale LGBT.

Nonostante innegabili progressi e un quadro normativo molto più garantista rispetto al passato, è necessario implementare le azioni pubbliche per il contrasto a quei comportamenti violenti e discriminatori che ledono la dignità della persona e ostacolano il reclutamento e la promozione del candidato più qualificato per un lavoro.

Il Ministero del Lavoro è particolarmente impegnato su tali fronti, anche perché il fenomeno non può essere considerato solo un fenomeno ambientale, legato al luogo fisico del lavoro, ma è connesso con le condizioni di lavoro e con il rapporto di lavoro, che vede alcuni soggetti, proprio in ragione della loro identità e delle loro scelte, in condizioni di particolare asimmetria e vulnerabilità.

Ribadisco, pertanto, la continuità dell'impegno del Ministero che rappresento nel rafforzamento degli strumenti per l'emersione dei fenomeni discriminatori fondati sull'identità di genere, per la tutela delle vittime e per il coordinamento delle iniziative istituzionali volte alla diffusione della cultura, del rispetto, dell'inclusione e dell'uguaglianza.

PRESIDENTE. La deputata Barzotti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

VALENTINA BARZOTTI (M5S). Grazie, Presidente. Sì, mi dichiaro pienamente soddisfatta della risposta che ci ha fornito la sottosegretaria. Sicuramente, il report che la sottosegretaria ha citato, che poi è quello da cui ho estrapolato le informazioni su cui si è basata l'interpellanza, ha fornito uno scenario veramente inquietante, però, è sicuramente ottimo che si facciano questo tipo di sondaggi e indagini, in modo che si possa poi vedere effettivamente il problema e azionare una serie di iniziative di sensibilizzazione e di formazione. Quel report, secondo me, dà una serie di informazioni, ma, sul lato dell'inclusione trans, sostanzialmente, è abbastanza generico, perché ancora non ci sono sufficienti dati. Tuttavia, abbiamo un riferimento abbastanza esplicativo, perché si fa riferimento al 91,1 per cento delle persone che ritengono che le persone trans siano molto o abbastanza discriminate. E la quota di quelli che hanno indicato “molto discriminati” è più che doppia rispetto a quella riferita alla diffusione della discriminazione nei confronti delle persone omosessuali.

Mi fa piacere che la sottosegretaria abbia parlato di uno dei problemi principali che riguarda le persone trans, che è quello dell'ingresso nel mondo lavorativo; in fase di colloquio, avvengono le principali forme di discriminazione, poi, nel corso del rapporto di lavoro, invece, abbiamo forme di mobbing e, quindi, giustamente è stata richiamata la Convenzione n. 190 dell'ILO e forme di discriminazione sia verticale che orizzontale, quindi, sia da parte dei colleghi sia da parte del datore di lavoro.

Per quanto riguarda le azioni che sono in corso, nell'ambito di quel report si fa riferimento ad azioni di tipo normativo e ad azioni di tipo formativo, quindi, di sensibilizzazione perché, se è vero che il fenomeno della discriminazione non può essere circoscritto nell'ambiente di lavoro, è pure vero che, nell'ambiente di lavoro, si deve intervenire sul tipo di cultura aziendale dell'inclusione. Si devono predisporre corsi di formazione che permettano al personale che si occupa di risorse umane di intervenire in fase di valorizzazione delle differenze, in modo che le persone possano limitare il loro livello di stress nell'esercizio del lavoro, per non sentirsi valorizzate o sentirsi costrette, consentendo appunto, una formazione adeguata a valorizzare la risorsa in tutte le sue competenze. Questo è un aspetto sicuramente da considerare e che rientra nel benessere aziendale, inteso nel concetto più ampio.

Per quanto riguarda, invece, gli interventi normativi, ricordo che in questo Parlamento stiamo portando avanti il lavoro sulla proposta De Lorenzo sulla prevenzione e il contrasto del mobbing in ambito lavorativo e dello straining, il cui iter auspico possa arrivare a conclusione nel più breve tempo possibile; bene che sia stato richiamato anche questo tipo di proposta.

Un'altra questione, che penso possa essere molto utile nell'ambito della prevenzione relativamente al contrasto delle discriminazioni sui luoghi di lavoro, è l'attuazione rapida della normativa europea sul whistleblower. In Italia noi abbiamo già una normativa, abbiamo anche l'aggiornamento che deve però essere attuato quanto prima.

La vicenda di Cloe Bianco, lo ribadisco, mina le basi della libertà, dei diritti costituzionali e ci fa tornare all'anno zero. Nessuno deve sentirsi “sbagliato”, soprattutto nel luogo in cui lavora, perché il lavoro è il presupposto per una piena integrazione sociale e sul lavoro non può esserci spazio per alcun tipo di discriminazione. Quindi, bene la risposta, auspico maggiore attenzione, un'attenzione sempre alta su questo tema che riguarda i diritti umani.

Chiudo ricordando l'articolo 3 della nostra Costituzione che penso sia sempre un faro, che noi dobbiamo attuare non soltanto a livello normativo, ma anche di fatto, agendo con un cambiamento culturale del nostro Paese. Tale articolo recita: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. É il compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

In conclusione, ringrazio la sottosegretaria per la sua disponibilità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Iniziative urgenti volte a garantire un'effettiva partecipazione delle associazioni rappresentative delle persone con disabilità e delle imprese nell'ambito dell'attuazione della normativa per l'accessibilità dei prodotti informatici - n. 2-01531)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente De Toma ed altri n. 2-01531 (Vedi l'allegato A). Chiedo al deputato De Toma se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

MASSIMILIANO DE TOMA (FDI). Grazie Presidente, signor sottosegretario, buongiorno innanzitutto, il tema dell'accessibilità dei servizi digitali è importante per garantire l'inclusione di tutti i cittadini all'uso delle tecnologie informatiche, lo è a maggior ragione per i cittadini con disabilità o con disturbi specifici dell'apprendimento. Come è noto, in Italia la legge 9 gennaio 2004, n. 4, stabilisce degli adempimenti per le Pubbliche Amministrazioni e per gli altri soggetti con fatturato medio nell'ultimo triennio superiore a 500 milioni di euro, ovvero a quelle grandi aziende che commercializzano prodotti o erogano servizi nel web o tramite applicazioni mobili. La suddetta normativa, tra l'altro, stabilisce l'obbligo per i soggetti menzionati di offrire prodotti ICT accessibili. In particolare l'obbligo di accessibilità dei prodotti e dei servizi pervade il mercato sino a determinare, se non si ottempera alla normativa, la nullità dei contratti. Con modifica normativa di fine anno il Governo propose, forse in maniera un po' troppo affrettata dimostrando di non conoscere il complesso mercato dei prodotti e dei servizi erogati tramite web e le dinamiche che lo reggono, che le aziende, in particolare quelle delle dimensioni sopra richiamate, dovessero rendere conformi tutti i loro servizi entro il 28 giugno 2022 (articolo 4, comma 2-bis della legge 9 gennaio 2004, n. 4), con il rischio, in caso di mancato adeguamento, di un procedimento amministrativo che potrebbe determinare una sanzione sino al 5 per cento del fatturato. Una sanzione da primato, purtroppo, che supera perfino quella attualmente legata alla normativa sulla privacy, che può arrivare al massimo al 4 per cento.

In data 13 aprile 2022, in sede di discussione, in sede consultiva per il parere del Governo relativo allo schema di decreto legislativo di recepimento del cosiddetto Accessibiltiy Act, le Commissioni riunite IX e X, hanno fornito parere favorevole all'atto governativo a condizione della modifica del suddetto termine del 28 giugno 2022, estendendo a sei mesi dalla data di pubblicazione delle linee guida da parte dall'AgID, che non erano ancora state pubblicate alla data della discussione parlamentare. Solo in data 26 aprile 2022, l'Agenzia per l'Italia digitale ha adottato con la determinazione n. 117/2022 le linee guida sull'accessibilità degli strumenti informatici per le grandi aziende, pubblicando in data 2 maggio 2022 e rendendole operative quindi dal 3 maggio 2022 lasciando, quindi, poco più di un mese alle grandi aziende per aggiornare tutti i loro prodotti, fatto questo assolutamente impossibile. Ora prendiamo atto che questa interpellanza si svolge con parecchio ritardo rispetto a quando è stata presentata per motivi legati alle sospensioni dei lavori parlamentari in occasione delle consultazioni amministrative e dei relativi ballottaggi. Il ritardo però, fortunatamente, ha dato modo al Ministro per le Disabilità, replicando a un question time in quest'Aula il 28 giugno scorso che, lo ricordo, era anche la data ultima sopra richiamata per le aziende di adeguarsi, pena sanzioni, di rassicurare l'Assemblea che il decreto legislativo di recepimento con le modifiche richieste da questo Parlamento sarebbe stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 30 giugno, cosa che è avvenuta. È stato invero pubblicato il decreto legislativo n. 82 del 27 maggio 2022, ma nella Gazzetta Ufficiale n. 152 del 1° luglio scorso, smentendo così le parole del Ministro per le Disabilità. Il Governo ha ritardato ben tre giorni nel pubblicare il decreto con probabili effetti legati alla sua entrata effettiva, entrata in vigore per i destinatari, i cui effetti sono ancora da valutare e di cui dovrete purtroppo assumervi ogni responsabilità, il Ministro per le Disabilità in primis. Non è la prima volta che i decreti del Ministro per le Disabilità ritardano, quindi non me ne voglia il Ministro competente, nulla di personale visto che, come è noto, siamo o dovremmo essere in una stessa coalizione di centrodestra, anche se loro fanno ancora parte di un Governo sbagliato che, a nostro avviso ma non solo, sta danneggiando il Paese. Mi corre, quindi, l'obbligo di richiamare formalmente il Ministro per le Disabilità al rispetto delle scadenze e delle previsioni imposte dalla legge del Parlamento alle quali il Governo deve tassativamente conformarsi.

Il decreto legislativo pubblicato interviene anche in adeguamento di quella data del 28 giugno 2022 e, all'articolo 25, comma 4, dispone: all'articolo 4 della legge 9 gennaio 2004, n. 4, il comma 2-bis è sostituito dal seguente comma 2-bis: i siti web e le applicazioni mobili realizzati dai soggetti erogatori di cui all'articolo 3, comma 1-bis, sono adeguati alle disposizioni della presente legge in materia di rispetto dei requisiti di accessibilità entro il 5 novembre 2022. Si dà così certezza ad uno dei rilievi contenuti nel parere parlamentare che chiedeva più tempo per le imprese. Questa modifica, sebbene il decreto pubblicato è il n. 82 del 27 maggio 2022 - come lei mi insegna - entra in vigore quindici giorni dopo la sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale ovvero il 16 luglio 2022, pertanto giunge ben oltre la scadenza del 28 giugno 2022 e che solo al 16 luglio, entrata in vigore del decreto, aggiornerà la previgente disposizione, il che crea un buco di ben 17 giorni, dal 28 giugno al 15 luglio compreso, che espone le aziende che non si sono adeguate entro il 28 giugno scorso a rischio di pesantissime sanzioni. La chiamiamo distrazione, sciatteria legislativa, distrazione da campagna elettorale? Decidete voi.

Ma torniamo alla data, che il giorno 16 luglio sarà cambiata in 5 novembre 2022, dando così sei mesi in più alle aziende per adeguarsi come richiesto dal parere parlamentare. Sa il Ministro per le Disabilità da dove deriva quella data, oggi risultata persino sbagliata? La ricordo io, dalla determinazione n. 117 del 2022; si tratta delle linee guida sull'accessibilità degli strumenti informatici per le grandi aziende che, pubblicate in data 2 maggio 2022 ed operative dal 3 maggio 2022, fa sì che i sei mesi terminano proprio il 5 novembre. Sarebbe dovuto essere il 4, ma siete stati di manica larga.

Ciò che però non torna - ed è motivo di questa interpellanza al Governo - e che, ai sensi dell'articolo 11 della legge n. 4 del 2004, avrebbero dovuto essere obbligatoriamente audite le associazioni maggiormente rappresentative delle persone con disabilità, nonché quelle del settore industriale coinvolto e, tra gli altri soggetti istituzionali, il Garante per la protezione dei dati personali. Inoltre, le linee guida, essendo emesse ai sensi dell'articolo 71 del Codice dell'amministrazione digitale, avrebbero dovuto essere oggetto di consultazione pubblica. Ora, va da sé che il mancato rispetto della legge in materia di consultazione pubblica - che non è una mera facoltà ma una disposizione vincolante, è un fatto grave che non può e non deve dare spazio a giustificazioni di sorta - richiederebbe l'annullamento di quelle linee guida, la loro riproposizione per la dovuta attività di consultazione pubblica e, dunque, l'adeguamento del termine del 5 novembre 2022, facendo decorrere effettivamente i sei mesi dalla pubblicazione delle nuove linee guida, emanate nella regolarità formale degli atti e delle procedure. Pertanto, essendo stata volontà di questo Parlamento chiedere una proroga di sei mesi dalla data di pubblicazione delle linee guida, sarà necessario modificare nuovamente l'articolo 4, comma 2-bis, della legge 9 gennaio 2004, n. 4, sostituendo il termine 5 novembre 2022 con le parole “sei mesi dalla data di pubblicazione delle linee guida, di cui all'articolo 11 (…)”. Se il Ministro per le Disabilità voleva complicare la vita delle imprese e allontanare nel tempo l'effettività del diritto dell'accessibilità dei prodotti da parte delle persone con disabilità ha fatto un capolavoro. Il Governo potrà dire che l'obiettivo è centrato. Inoltre, mi sia consentito, anche a beneficio di questo ramo del Parlamento, precisare che il rispetto delle regole e delle procedure di consultazione pubblica è uno degli elementi dell'esercizio democratico e che non è ammissibile, come hanno fatto rilevare i sindacati dei militari (SiULM, Scudo, SiAM, SILMA, AssoMil e SILMM), legittimamente autorizzati ad operare dal Ministro della Difesa, che tanto il Ministero quanto la IV Commissione dell'altro ramo del Parlamento abbiano voluto liquidare il mancato coinvolgimento delle forze sindacali come una semplice dimenticanza. Questo per scongiurare che mi si risponda a questa interpellanza, dicendo che ci si è dimenticati oppure che non vi era il tempo di ascoltare tutte le rappresentanze delle imprese e delle persone con disabilità: rispondere in tal guisa a questa interpellanza, che fa di questo aspetto uno dei suoi punti cruciali, sarebbe un fatto gravissimo che, se accadesse, mi vedrebbe costretto a chiamare il Presidente del Consiglio dei Ministri in quest'Aula a rendere conto di una violazione di legge da parte di un suo Ministro, che, di fatto, si è verificata. Nella determinazione n. 117, che pure cita entrambi i riferimenti normativi appena richiamati, non vi è alcuna indicazione delle attività obbligatorie per legge, rendendo, quindi, il processo di pubblicazione non conforme alle normative vigenti.

L'AgID ha dato pubblicamente notizia dell'avvenuta pubblicazione delle linee guida solo in data 6 maggio 2022, tre giorni dopo l'effettiva entrata in vigore e ben dieci giorni dopo la firma dell'atto, in cui evidenzia che, tra l'altro, è disponibile anche il modello di dichiarazione di accessibilità per siti web e applicazioni mobili, che dovrà essere rilasciato e aggiornato entro il 23 settembre di ogni anno ed in cui non si fa alcuna menzione della possibilità di segnalare, da parte degli utenti, problematiche di accessibilità inserendo, quindi, un adempimento che andrebbe in contrasto temporale con la proroga richiesta dalle Commissioni della Camera. Un'altra criticità, oggetto di richiesta di delucidazione al Governo, è la procedura di vigilanza e sanzionatoria, prevista dal regolamento pubblicato nella medesima data dall'AgID. Premesso che l'articolo 9, comma 1-bis, sancisce che “l'inosservanza delle disposizioni della presente legge da parte dei soggetti di cui all'articolo 3, comma 1-bis, è accertata e sanzionata dall'AgID, fermo restando il diritto del soggetto discriminato di agire ai sensi della legge 1° marzo 2006, n. 67”, si apprende da una lettura dell'articolo 9 del regolamento stesso che l'AgID intende ricevere segnalazioni che “saranno tenute in considerazione ai fini della pianificazione periodica delle verifiche d'ufficio”, relegando, quindi, il diritto di segnalazione, accertamento e applicazione di una sanzione, sancito dalla normativa vigente, ad una raccolta di segnalazioni che saranno tenute in considerazione in attività di monitoraggio periodiche, tra l'altro non previste dalla normativa, da cui deriva il suddetto regolamento.

In relazione al punto precedente, è particolarmente grave considerare una segnalazione alternativa ad un'azione giudiziaria come una mera pratica amministrativa, da collegare ad un'attività non ben specificata di verifiche d'ufficio, senza, tra l'altro, definire gli ambiti temporali di intervento, e di cui, come detto in precedenza, non esiste alcuna delega legislativa all'interno della legge 9 gennaio del 2004, n. 4, rendendo, quindi, il regolamento, di fatto, “fuori legge”.

In relazione al regolamento di vigilanza, con la nostra interpellanza, oltre ad esprimere disappunto e sconcerto per tanta sciatteria regolamentare e, in generale, di coordinamento funzionale tra i Ministeri destinatari dell'atto parlamentare, abbiamo voluto segnalare che, tra l'altro, si evincono errori di correlazione, come ad esempio, all'articolo 8, in cui si richiama la “diffida ad adempiere di cui all'articolo 13”, mentre tale tematica è trattata dall'articolo 14 (Diffida), anziché dall'articolo 13 che ha scopo totalmente opposto (Archiviazione). La medesima problematica si riscontra all'articolo 15 (fase sanzionatoria-contestazione delle violazioni), in cui si rimanda all'articolo 13, comma 4 (comma 4 inesistente), anziché all'articolo 14, comma 4. Ci auguriamo quindi che gli errori siano stati corretti.

In ogni caso, tali gravi fatti rischiano di essere elementi dirimenti in sede di contenzioso eventualmente promosso contro lo Stato da parte dei soggetti chiamati al rispetto della normativa vigente sopra richiamata e degli atti regolamentari derivati, tanto più che l'incertezza normativa e regolamentare, determinata per effetto di quanto sopra esposto, recherebbe con sé un ulteriore e drammatico effetto dilatorio della piena realizzazione dei diritti delle persone con disabilità in merito all'accessibilità, diritto questo, peraltro, discendente da atti internazionali, il cui rispetto è un obbligo per la Repubblica italiana che li ha ratificati con legge. Signor Presidente, mi riferisco ovviamente alla Convenzione delle Nazioni Unite per i diritti delle persone con disabilità, così altri atti, aventi carattere vincolante per i Paesi membri, lo sono anche per il nostro Paese: mi riferisco alla strategia europea 2021-2030, sempre sui diritti delle persone con disabilità.

Concludo l'illustrazione di questa interpellanza, ricordando cosa abbiamo chiesto al Presidente del Consiglio dei Ministri e ai Ministri interroganti come gruppo di Fratelli d'Italia: se siano consapevoli, ciascuno nell'ambito delle proprie competenze e prerogative, dei fatti esposti e del fatto che ad un importante adempimento, con impatti economici e organizzativi rilevanti, causa di potenziali nullità contrattuali, già in essere dalla data del 3 maggio 2022, sia stata data visibilità pressoché nulla, con potenziali danni economici di notevole portata, sia per le aziende destinatarie, sia per i loro fornitori di servizi, con blocco delle attività di innovazione digitale.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato, Daniela Nesci, ha facoltà di rispondere.

DALILA NESCI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Grazie, Presidente e onorevole De Toma. Gli interpellanti hanno chiesto chiarimenti in merito al ruolo e alle attività espletate da AgID nel dare attuazione alle previsioni della legge 9 gennaio 2004, n 4, come novellata dal decreto-legge n. 76 del 2020, nella parte in cui ha esteso la disciplina di garanzia per l'accesso dei disabili a siti web e servizi digitali, ampliando la platea dei soggetti tenuti a garantire tale accesso oltre che a quelli pubblici in senso stretto, anche ai privati con un fatturato medio, negli ultimi tre anni di attività, di importo superiore a 500 milioni di euro (per effetto dell'articolo 3, comma 1-bis, della medesima legge n. 4 del 2004).

Giova segnalare da subito che la misura di agevolazione e garanzia a favore dei soggetti con disabilità ha anticipato in sede nazionale le disposizioni approvate in sede europea per effetto della direttiva UE 2019/882 del Parlamento europeo e del Consiglio del 17 aprile 2019 sui requisiti di accessibilità dei prodotti e dei servizi che di recente sta concludendo il suo iter di recepimento interno e a giorni vedrà la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Bisogna, quindi, distinguere il piano dell'attuazione interna del decreto-legge n. 76 del 2020, a cui AgID ha provveduto con linee guida di mero adeguamento ed estensione dell'ambito soggettivo di applicazione delle regole già vigenti da tempo (senza quindi apportare modifiche né aggiornamenti tecnici rispetto alle linee guida già in vigore per i soggetti pubblici sin dal 2019 e adottate nel rispetto dei passaggi procedimentali previsti dalla normativa sopra richiamata), dal piano, distinto, del decreto legislativo di recepimento della direttiva UE 2019/882 del Parlamento europeo e del Consiglio del 17 aprile 2019 sui requisiti di accessibilità dei prodotti e dei servizi, rispetto al quale è imminente la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

Rispetto a tali previsioni di recepimento, che rappresentano un forte pacchetto di innovazioni in materia, AgID procederà a una rielaborazione delle linee guida, nel rispetto delle procedure previste dalla legge e quindi, naturalmente, previa ampia consultazione con tutti i soggetti coinvolti. Naturalmente, tale distinzione di disciplina e di piani produce i suoi effetti anche rispetto alla questione dei termini per la presentazione della dichiarazione di accessibilità e per l'adeguamento dei siti web e delle applicazioni mobili. Rispetto all'attuale previsione del 23 settembre 2022, prevista dalle linee guida emanate a legislazione vigente, siamo in attesa a giorni della pubblicazione del decreto legislativo di recepimento della direttiva europea che - in espressa osservanza della condizione posta dalla competente Commissione parlamentare nel parere espresso in sede di esame dello schema di decreto legislativo di cui sopra - recherà un termine diverso e più congruo, al quale, ovviamente, sia gli operatori sia l'AgID non potranno che attenersi. La stessa AgID, peraltro, ha rappresentato che, all'atto dell'entrata in vigore del suddetto decreto legislativo - in cui è stata recepita la condizione della Commissione parlamentare con lo spostamento del termine al 5 novembre 2022 - procederà alla rimodulazione dei termini e all'adeguamento delle linee guida. Con riferimento alla questione relativa alle attività di monitoraggio, accertamento e sanzionatorie svolte da AgID in materia, si segnala che l'articolo 9, comma 1-bis, della legge n. 4 del 2004, attribuisce ad AgID tali poteri, ivi comprese le funzioni istruttorie necessarie al loro esercizio. Nell'ambito di tali poteri - anche per rispondere ad esigenze di ordinata programmazione e venire incontro alle esigenze degli operatori - AgID ha previsto una pianificazione periodica delle verifiche di ufficio, nell'ambito della quale far confluire, evidentemente, le segnalazioni ricevute e non archiviate, perché irricevibili o manifestamente infondate. Si tratta, quindi, di modalità organizzative e procedimentali che AgID ha legittimamente assunto per l'ordinato esercizio di poteri espressamente previsti dalla legge. Con riferimento all'ultima questione posta dagli interpellanti, relativa ad alcuni refusi rinvenuti nel testo del regolamento sulla vigilanza, infine, l'AgID ha rappresentato di avere già provveduto alle relative correzioni, con pubblicazione sul proprio sito istituzionale in data 3 giugno 2022.

PRESIDENTE. Il deputato De Toma ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

MASSIMILIANO DE TOMA (FDI). Grazie, Presidente. Mi dispiace e, quindi, mi rivolgo, per tramite della sottosegretaria, al Ministro per le Disabilità, che dovrebbe rispondere; quindi la non presenza provoca il disagio di dover rispondere a qualcosa che già ho sentito il 28 giugno ultimo scorso. Prendo atto delle nuove linee guida, va benissimo, ma il tema rimane sempre quello. Vede, sottosegretario, nei tempi di illustrazione mi sono permesso di inserire un po' già le risposte, perché ci sono degli errori, errori grossolani, io li ho definiti sciatteria ma, in realtà, stiamo parlando di aziende che in questo momento non rientrano ancora, per il fatto della pubblicazione in Gazzetta, in quelle che per loro potrebbero essere sanzioni forti e importanti. Comprendo che siamo in un periodo in cui corriamo dietro a qualsiasi decreto che arriva o siamo in difficoltà per tante attività però, purtroppo, là fuori c'è un mondo che viaggia in un'altra maniera e queste difficoltà non sono accettabili - secondo noi, secondo me – per errori che sono sostanziali, formali ma, soprattutto, anche dettati da una incapacità di leggere esattamente ciò che è scritto. Ho citato alcuni errori formali proprio perché sono state fatte frettolosamente. Le linee guida sono importanti, ma se devono essere inserite, mi permetto di segnalare che, a questo punto, cambia la data, perché le date devono essere importanti per le aziende, per gli operatori, per chi ne deve usufruire perché, altrimenti, ricominciamo il discorso dall'inizio, l'errore continua a esserci. Non possiamo continuare a ripetere gli stessi errori, non potete voi continuare a ripetere questi errori perché, da parte mia, ci sarà solo la segnalazione e il continuo controllo. In conclusione, non mi ritengo soddisfatto, fondamentalmente perché avrei veramente avuto il piacere di una risposta concreta oggi per quello che riguarda le date; per quello che è l'impegno mi posso ritenere parzialmente soddisfatto, auspicando che questo avvenga nel più breve tempo possibile (Applausi del deputato Galantino).

(Iniziative per il contrasto agli effetti dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi alpini, anche mediante sistemi di monitoraggio dei rischi e di allerta, nonché tempi di adozione di un piano di intervento a tutela dei contesti ambientali più fragili - n. 2-01554)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Federico ed altri n. 2-01554 (Vedi l'allegato A). Chiedo al deputato Zolezzi se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmatario o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ALBERTO ZOLEZZI (M5S). Grazie, Presidente. Ringrazio la sottosegretaria del Ministero della Transizione ecologica, Ilaria Fontana, qui presente. Parliamo oggi di un fatto decisamente drammatico. Nella mattinata del 3 di luglio, sulle Dolomiti, è crollata un'intera porzione del ghiacciaio della Marmolada; il crollo è costato la vita, con un bilancio purtroppo non ancora definitivo, a 10 persone, continuano le ricerche per eventuali ulteriori dispersi. È stata una vera e propria valanga di ghiaccio e di roccia: le dimensioni sono state stimate in quelle di un grattacielo di 70 piani, lungo 100 metri. Questa valanga si è staccata dalla calotta, dalla sommità del ghiacciaio sul versante di Punta Rocca e ha sfiorato anche rifugio “Capanna”. Questa porzione di ghiacciaio è definita “seracco”: seracco è una parola che deriva da sérac che, in francese, vuol dire formaggio fresco, tipo la ricotta, che ricordava la disposizione, il colore e la consistenza degli ammassi glaciali come erano storicamente; purtroppo oggi questo termine si fa fatica ad utilizzarlo per come appaiono, appunto, gli ammassi glaciali. Si sta cercando di ricostruire le cause di questo distacco. Di sicuro gli esperti parlano di condizione climatica e atmosferica di totale disequilibrio, dopo un inverno con scarsissime precipitazioni; in primavera, ci sono state temperature decisamente al di sopra della norma, tanto che, addirittura, si era arrivati a temperature estreme negli ultimi giorni. Nel corso dei mesi si è formata una grande quantità di acqua liquida alla base del ghiacciaio che, poi, ha favorito, in qualche modo, il distacco e il cedimento del seracco. Si era arrivati, nei giorni scorsi, a 10,7 gradi come temperatura massima sul ghiacciaio, una temperatura assolutamente senza precedenti. Questo distacco, però, non risente tanto delle temperature giornaliere degli ultimi giorni, quanto di una condizione decisamente prolungata: sono necessarie condizioni sfavorevoli per tempi lunghi, una situazione persistente. Questi ultimi due mesi hanno visto temperature più calde persino rispetto a quelle del 2003, che è considerato un annus horribilis per le temperature estive. L'isoterma zero sul ghiacciaio della Marmolada, ormai, è al di sopra della vetta più alta che è a 3.300 metri: quindi, più o meno, bisogna arrivare a 4.300 metri per trovare l'isoterma zero, abbiamo dei ghiacciai che non hanno neanche zero gradi sulla propria superficie. La perdita di massa del ghiacciaio della Marmolada è di circa il 30 per cento dal 2004 al 2014 e lo studio internazionale del CNR-Ismar del 2019 stima che questo ghiacciaio sia destinato a sparire tra 25-30 anni. Questa fusione dei ghiacciai è significativa su tutto l'arco alpino e i tassi di assottigliamento sono doppi rispetto alla media globale. C'è un'accelerazione dei cambiamenti climatici e un progressivo deterioramento dell'ambiente. Sono necessari interventi urgenti volti a migliorare la protezione degli ecosistemi. Gli studi e le analisi più recenti, oltre all'aspetto ambientale climatologico, impongono maggiore cautela nel definire anche i protocolli di sicurezza e le abitudini che riguardano la sicurezza in montagna. Queste condizioni meteorologiche anomale, purtroppo, iniziano a diventare la normalità, per cui, anche per la sicurezza, bisogna fare qualcosa di diverso.

Luca Mercalli, presidente della Società meteorologica italiana, in un recente articolo, narra di essere stato presso il ghiacciaio Ciardoney, nel Parco nazionale Gran Paradiso, per misurare, a fine primavera, il livello di neve presente, perché quello è il momento in cui c'è più neve. Di solito c'è una coltre, tra i due e i sei metri; in realtà, questa volta, ha trovato solamente pietre, pietre tra i cespugli. In pratica, un mese e mezzo prima della norma, si era già sciolta tutta la neve presente. Abbiamo sentito e abbiamo parlato molte volte in quest'Aula di queste temperature anomale. Persino ad Aosta ci son stati 37,2 gradi alla metà di giugno e sul Monte Bianco si è arrivati a oltre 10 gradi, in Sardegna a 41 gradi, muovendosi in Spagna, 43 gradi. Sono temperature assolutamente anomale e ne risente non solo l'ambito di vita umana, ma anche l'acqua del mare. L'acqua del Mediterraneo è 5 gradi centigradi più calda della normalità, con grave squilibrio degli ambienti marini. Poi ogni, tanto ci sono eventi meteorologici anomali, grandinate, con grandine importante, anomala anch'essa, e questi eventi meteo anomali, però, non contribuiscono neanche a portare acqua nei fiumi. Il Po non si è quasi accorto di queste grandinate degli ultimi giorni e la portata è ancora a 200 metri cubi al secondo a Ferrara, un quinto della portata storica. Ferrara e Milano sono città che attingono l'acqua dal Po anche a scopo idropotabile.

Uno studio del dell'Eurac di Bolzano Bias adjustment and downscaling of snow cover fraction projections from regional climate models using remote sensing for the European Alps pubblicato su Hydrology and Earth System Sciences rivela che, a fine secolo, senza politiche climatiche, a 2.500 metri si perderebbero due mesi e mezzo di copertura nevosa, con evidenti impatti sia ambientali sia sulla biodiversità, ma anche sull'economia, sul turismo invernale, su tutti gli ecosistemi e su tutti i regimi fluviali, con quello che ne consegue in termini di possibilità produttive. Il Consiglio dei Ministri ha decretato lo stato d'emergenza per le prime cinque regioni, negli scorsi giorni (Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte, Friuli Venezia Giulia e Veneto), con 36 milioni di euro stanziati.

Ricordo che ci sono ghiacciai monitorati con laser scanning, addirittura il seracco di Punta San Matteo dell'Ortles-Cevedale, dal 2003. Il ghiacciaio della Marmolada non era tra questi, non era sorvegliato speciale poiché nessun indizio morfologico lo faceva ricadere nelle categorie degli apparati a rischio. Nessuna autorità avrebbe potuto proibire quell'itinerario alpinistico soltanto perché faceva caldo. Le chiusure vengono predisposte delle autorità solo se esistono indizi scientifici. Per cui traiamone, in qualche modo, una lezione: il progredire del riscaldamento globale, con condizioni inedite per l'alta montagna, trasforma anche i ghiacciai ritenuti stabili in nuove zone a rischio.

Chiedo pertanto quali iniziative il Governo intenda adottare per contrastare l'impatto del cambiamento climatico sugli ecosistemi e sugli ambienti alpini, valutando altresì di predisporre o sviluppare sistemi di monitoraggio e indici di alert ad hoc, anche al fine di garantire la sicurezza degli alpinisti e degli escursionisti. Chiediamo anche in che tempi il Governo intenda adottare un Piano di adattamento ai cambiamenti climatici, che consenta di intervenire tempestivamente e prioritariamente nei contesti ambientali più fragili e più esposti agli effetti dei cambiamenti climatici (Applausi del deputato Federico).

PRESIDENTE. La Sottosegretaria di Stato per la Transizione ecologica, Ilaria Fontana, ha facoltà di rispondere.

ILARIA FONTANA, Sottosegretaria di Stato per la Transizione ecologica. Grazie, Presidente. Prima di iniziare nel rispondere nel merito dell'interpellanza, consentitemi il mio più profondo cordoglio per le vittime e la vicinanza ai feriti e un ringraziamento a tutti i soccorritori.

Da informativa del commissariato del Governo per la provincia di Trento, si rende noto che, nel pomeriggio dello scorso lunedì 4 luglio, poco dopo le 13, sul ghiacciaio del gruppo montuoso della Marmolada, sopra il rifugio Capanna, a una quota di circa 3.000 metri, un cospicuo seracco di ghiaccio si è improvvisamente staccato dalla cima e ha travolto due cordate di alpinisti, i quali si trovavano lungo l'itinerario di salita, per raggiungere la vetta. Si specifica che, considerata l'attuale situazione climatica, lo stesso Consiglio dei Ministri ha deliberato, il medesimo giorno, la dichiarazione dello stato di emergenza, in relazione alla situazione di deficit idrico in atto nei territori delle regioni e delle province autonome ricadenti nei bacini distrettuali del Po e delle Alpi Orientali. Nelle ultime settimane, tale situazione, causata da un prolungato periodo di assenza di precipitazioni ad alte temperature fuori media, ha visto, in maniera analoga, registrarsi temperature altrettanto elevate nel ghiacciaio della Marmolada, arrivate a circa 10 gradi, in vetta, come ricordava anche l'interpellante. Tale situazione ha verosimilmente accelerato lo scioglimento del ghiacciaio che sta alla base e regge pinnacoli (o seracchi), la cui tenuta risulta imprevedibile, in quanto soggetta a meccanismi naturali che regolano in profondità il movimento del ghiacciaio. Inoltre, secondo quanto comunicato dalla Società meteorologica alpino-adriatica, il ghiacciaio ha subito un processo di destabilizzazione alla base, a causa delle ingenti disponibilità di acqua di fusione, a seguito di settimane di temperature appunto estremamente elevate e superiori alla media. Così come rappresentato dall'interpellante, questi effetti di lungo termine sono riconducibili anche al cambiamento climatico, nonché alle anomalie termiche che hanno caratterizzato gli ultimi mesi.

In relazione alle iniziative finalizzate a garantire la sicurezza degli alpinisti e degli escursionisti, così come auspicato, e a sviluppare sistemi di monitoraggio e di indici di alert appositi, si evidenzia che la Protezione civile della provincia autonoma di Trento e Meteo Trentino, a partire dal 5 luglio, hanno proceduto a installare sulla Marmolada tre diversi radar, per misurare gli spostamenti e realizzare mappe di deformazione del ghiaccio. In particolare, si tratta di due interferometri radar e di un radar doppler, i quali consentiranno di tenere sotto controllo la parte più alta del ghiacciaio e delle rocce circostanti, in modo da garantire la sicurezza degli operatori che tuttora sono impegnati nelle critiche attività di soccorso e di ricerca. Infine, secondo quanto riferito dal commissariato del Governo per la provincia di Trento, attraverso la personalità che è attualmente alla guida del gruppo di lavoro di coordinamento dei soccorsi, i due radar interferometri sono già operativi dalla sera del 5 luglio e, al momento, non hanno registrato ulteriori movimenti. Il radar doppler, invece, è operativo dalla mattina del 6 luglio ed è preposto alla rilevazione dei movimenti rapidi e improvvisi che non hanno precursori.

Riguardo al richiesto piano di adattamento ai cambiamenti climatici per un più tempestivo intervento nei contesti più fragili, attesa l'assoluta imprevedibilità del tragico evento calamitoso da cui origina la presente interpellanza, si segnala che nella Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici del 2015, che ha delineato un quadro degli impatti dei cambiamenti climatici sulle risorse, sui processi naturali e sui sistemi socioeconomici del territorio italiano ed ha elaborato una visione nazionale dei possibili percorsi da intraprendere per farvi fronte, è stata evidenziata l'area alpina e appenninica, considerata come caso speciale al quale porre particolare attenzione.

In attuazione della Strategia è stata avviata l'elaborazione del Piano nazionale di adattamento, con l'obiettivo di rendere il quadro di riferimento nazionale sull'adattamento funzionale alla progettazione di azioni concrete sul territorio e di fornire un indirizzo per l'integrazione della tematica negli strumenti di pianificazione esistenti. Nel 2018 è stato avviato il dialogo con la Conferenza Stato-regioni ai fini dell'acquisizione dell'accordo sui contenuti del Piano, propedeutico alla definitiva approvazione, a seguito del quale l'allora Ministro dell'Ambiente ha ritenuto di avviare un processo partecipativo strutturato, quale quello incluso nel procedimento di VAS. Attualmente sono in corso le attività per la predisposizione della proposta di Piano e del rapporto ambientale. Di conseguenza, le tempistiche per l'adozione del Piano nazionale di adattamento sono dettate da quelle previste dalla normativa relativa al procedimento di VAS.

Si fa presente, inoltre, che il Ministero della Transizione ecologica sta procedendo all'istituzione di un gruppo di lavoro tecnico, al fine di accelerare l'attività per la predisposizione della proposta di piano, che tenga conto sia delle osservazioni pervenute anche da parte delle amministrazioni, regionali e locali, in fase di scoping sia dei contributi che saranno acquisiti attraverso la condivisione del documento e momenti di confronto istituzionale, previsti nei prossimi mesi. In questo quadro organizzativo, particolare attenzione sarà riservata alla valutazione degli impatti dei cambiamenti climatici sul territorio italiano e, in particolare, sui sistemi più vulnerabili, che saranno utili per lo sviluppo di sistemi di monitoraggio nell'ambito delle più ampie azioni di sistema mirate alla difesa dal rischio climatico.

In maniera parallela, nel giugno 2021, è stato pubblicato a cura del SNPA, il “Rapporto sugli indicatori di impatto dei cambiamenti climatici”, risultato di un lungo e complesso lavoro, coordinato da ISPRA, con il supporto di tutte le agenzie regionali del Sistema nazionale per la protezione dell'ambiente e di primari istituti di ricerca, che costituisce il percorso verso la costruzione di un quadro conoscitivo oggettivo, attendibile e sistematico a supporto della definizione, pianificazione e implementazione delle politiche di adattamento climatico in Italia.

Per quanto concerne l'ambiente alpino, emerge la presenza di evidenti tendenze alla deglaciazione; difatti, a causa dell'effetto combinato delle elevate temperature estive e della riduzione delle precipitazioni invernali, si registra una perdita costante di massa, cui si aggiunge una chiara tendenza al degrado del permafrost. I territori specifici che sono stati oggetto di indagine sono Valle d'Aosta, Lombardia e Piemonte.

Per ultimo, vorrei ricordare che una grandissima fetta del Piano nazionale di ripresa e resilienza è legata proprio alla Missione relativa alla transizione ecologica; quindi, tutti questi elementi che abbiamo evidenziato sono parte della soluzione.

PRESIDENTE. Il deputato Federico ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

ANTONIO FEDERICO (M5S). Grazie, Presidente. Voglio anch'io esprimere il mio personale cordoglio e quello del gruppo del MoVimento 5 Stelle per le ormai undici vittime della tragedia della Marmolada, la vicinanza alle famiglie e ai feriti e, soprattutto, un grazie ai soccorritori che, in queste ore, sono ancora impegnati in quei luoghi.

Ho avuto l'opportunità e la fortuna, in questi anni in Parlamento, di rappresentare l'Italia nella delegazione della Conferenza delle Parti, ovvero l'insieme di tutti i Paesi delle Nazioni Unite che annualmente si incontrano per definire strategie di adattamento e mitigazione ai cambiamenti climatici. Sono stato in Polonia, a Katowice, e sono stato a Madrid. La COP24 si è svolta a Katowice, perché la Polonia è uno dei centri nevralgici del carbone in Europa, quindi, uno dei simboli del lavoro che bisogna fare come comunità internazionale per sostituire questo genere di produzione di energia e, quindi, avviare una vera decarbonizzazione.

Madrid fu scelta in corsa, perché, inizialmente, la COP25 avrebbe dovuto tenersi a Santiago del Cile, ma proprio in quelle settimane - stiamo parlando della fine del 2019 - era scoppiata una serie di manifestazioni enorme nella capitale cilena, dovuta al fatto che quel Paese, che usciva dagli anni della dittatura di Pinochet, aveva avuto un boom economico clamoroso, ma non gestito, non controllato; ciò aveva creato una grandissima contrapposizione e differenziazione nella distribuzione di questo sviluppo economico tra le fasce della popolazione, creando grandissime distanze; questi sono contraccolpi che si verificano, perché, oltre a quelli climatici, ci sono anche contraccolpi sociali che, però, non fanno parte del dibattito di oggi.

Ebbene, durante quelle esperienze presso la COP ho avuto la possibilità di ascoltare la testimonianza di alcuni dei rappresentanti provenienti da piccole isole di arcipelaghi che sono presenti all'interno dell'Oceano Pacifico, che venivano a rappresentare la loro situazione drammatica, e che dicevano: noi siamo una piccola comunità, di 10, 15, 20 mila abitanti, pescatori, non abbiamo alcun tipo di industria pesante, non abbiamo aeroporti, grandi navi, non abbiamo nulla che impatti negativamente sulle emissioni di gas serra e, quindi, sui cambiamenti climatici, eppure siamo i primi a subirne le conseguenze, perché le nostre isole stanno scomparendo, la nostra attività prevalente, la pesca, ne sta risentendo tantissimo e ormai siamo costretti ad abbandonare le nostre isole. Ecco, questa immagine così forte, sembrava così lontana, sembravano temi così lontani che non avrebbero mai potuto toccarci e, quindi, davano il “la” anche a certi negazionismi di casa nostra, anche ad un certo benaltrismo, del tipo: “no, ma il cambiamento climatico, in realtà, tocca altri, a noi non tocca, che ce ne frega”. Quello che è successo in questi giorni ci fa capire che il cambiamento climatico tocca tutto il mondo, tocca tutti e siamo tutti colpevoli, siamo tutti coinvolti, non possiamo girarci dall'altra parte. Il collega Zolezzi, prima, ha detto che si è staccato un pezzo di ghiaccio e roccia paragonabile a un grattacielo di 70 piani, lungo 100 metri; questa non è una cosa che si stacca perché da un giorno all'altro la temperatura sale, fa caldo e, allora, si stacca una cosa del genere; una cosa del genere si stacca se, per anni, le temperature sono più alte della media, se ci si ritrova che l'isoterma a zero gradi, ovvero quando l'acqua è ghiaccio, è a mille metri sopra la vetta della Marmolada e, quindi, si ha una condizione geotermica completamente diversa da quelle che garantivano il fatto che il ghiacciaio della Marmolada potesse rimanere così come l'abbiamo sempre visto e conosciuto tutti. A fianco a questo grave problema della siccità e del riscaldamento globale, c'è anche un continuo susseguirsi di eventi estremi che, comunque, raggiungono il nostro Paese. Proprio ieri sera, doveva esserci un grande evento alle porte di Bologna, c'era il concerto degli Iron Maiden, e 30 mila persone sono state evacuate, perché, all'improvviso, c'è stata un'allerta della Protezione civile che ha detto che quell'evento andava annullato, perché c'era una bufera di acqua e vento che stava mettendo a serio rischio l'incolumità dei partecipanti.

Questo ci deve far capire che non si tratta di eventi isolati, ma che fanno parte tutti di un cambiamento che sta arrivando anche in Europa, anche nel nostro Paese, e non possiamo continuare a girarci dall'altra parte.

Aggiungo un altro passaggio. L'IPCC, che è il gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico, continua a ripetere questa cosa ormai da anni: noi, di questo passo, e sempre prima, arriveremo ad avere un aumento della temperatura media della Terra, superiore di 1,5 gradi centigradi rispetto a quella che era la temperatura media globale prima della rivoluzione industriale; questo era un limite target che ci siamo dati come comunità internazionale, un impegno sulla mitigazione e l'adattamento ai cambiamenti climatici che, come comunità internazionale, abbiamo preso. Noi Italia stiamo provando a fare la nostra parte, l'Europa prova a fare la propria parte, ma io, testimone della COP24 e della COP25, posso dire che, all'epoca, gli Stati Uniti, la Russia e la Cina non erano presenti e sono i più grandi “impattatori”, in questo senso, sulla produzione di gas serra. Questi gas serra da cosa derivano? Derivano dalla combustione di carbone, di gas, di petrolio, dalla deforestazione, ma anche dagli allevamenti intensivi. È tutto l'insieme di queste cose che porta alla produzione umana di gas serra e che tende ad aumentare la temperatura media globale, con tutto quello che ne consegue in termini dei cambiamenti climatici che stiamo vivendo.

L'80 per cento circa della produzione di CO2 e di gas a effetto serra deriva dalla produzione energetica; di questo 80 per cento, circa un terzo è destinato al trasporto, ma una buona fetta serve per riscaldare le nostre case; è più la produzione di CO2 che deriva dalle nostre case che non dall'industria e questo è un altro aspetto che va tenuto in considerazione, una strategia che un Paese come l'Italia deve portare avanti. Questa non è retorica, non è voler sempre parlare della stessa cosa, ma quando, come Governo, come gruppo parlamentare, anche, spingiamo su iniziative come il superbonus o i bonus edilizi, significa investire sulla casa per riqualificarla, perché l'unico modo per riuscire a contrastare questi cambiamenti in maniera evidente, in maniera veloce e anche diffusa, in modo che ognuno di noi si possa sentire responsabile di questo percorso, è ridurre i consumi energetici, efficientare i nostri consumi e, magari, utilizzare fonti rinnovabili per produrre quella parte di energia necessaria.

Ebbene, tutto questo è previsto all'interno di iniziative come il superbonus 110 per cento; perciò, insistiamo su queste cose, non c'è solo il discorso del rilancio del settore dell'edilizia, dei posti di lavoro, ma c'è anche un aspetto energetico e di impatto sull'ambiente che è molto importante.

Per questo, colgo favorevolmente le indicazioni del sottosegretario Fontana sia per quanto riguarda il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, sia per quanto riguarda il report dell'ISPRA, ma anche le misure presenti all'interno del PNRR, misure e missioni che sono completamente dedicate a questo, in barba a chi pensa che dobbiamo cambiare la strategia del PNRR perché non dobbiamo seguire Greta Thunberg. No, questo è quello che ci chiedono le future generazioni, lo abbiamo scritto anche nella Costituzione; questo è quello che ci chiede il mondo oggi. È vero, ci sono le guerre, ci sono problemi incredibili che stiamo provando anche a risolvere come, ad esempio, il caro bollette, con le conseguenti difficoltà che i cittadini incontrano ogni giorno, ma il cambiamento climatico continua andare avanti, non si è fermato, nemmeno davanti alla guerra, anzi probabilmente è anche peggiorato.

In conclusione, ringrazio il sottosegretario, andiamo avanti lungo la strada tracciata e in bocca al lupo a tutti noi.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Modifica nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che il presidente del gruppo parlamentare Misto, con lettera in data 7 luglio 2022, ha reso noto che il deputato Fabio Berardini è stato nominato vicepresidente del gruppo, in rappresentanza della componente politica “Coraggio Italia”.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 11 luglio 2022 - Ore 12,30:

1. Seguito della discussione del disegno di legge (per lo svolgimento delle dichiarazioni di voto finale e, alle ore 14, della votazione finale):

Conversione in legge del decreto-legge 17 maggio 2022, n. 50, recante misure urgenti in materia di politiche energetiche nazionali, produttività delle imprese e attrazione degli investimenti, nonché in materia di politiche sociali e di crisi ucraina. (C. 3614-A​)

Relatori: UBALDO PAGANO, per la V Commissione; CATTANEO, per la VI Commissione.

2. Seguito della discussione della proposta di legge:

GELMINI, APREA; INVIDIA; BUCALO, FRASSINETTI; TOCCAFONDI; COLMELLERE, TOCCALINI, CAPARVI; SOVERINI, DI GIORGI, PICCOLI NARDELLI, ROSSI, PRESTIPINO, LATTANZIO, NITTI, ORFINI, CIAMPI, CARNEVALI: Istituzione del Sistema terziario di istruzione tecnologica superiore (Approvata, in un testo unificato, dalla Camera e modificata dal Senato).

(C. 544​-2387​-2692​-2868​-2946​-3014-B​)

Relatrice: CASA.

3. Discussione sulle linee generali del testo unificato delle proposte di legge:

COMAROLI ed altri; ELVIRA SAVINO; SERRACCHIANI ed altri; RIZZETTO ed altri; SEGNERI ed altri: Disposizioni concernenti la conservazione del posto di lavoro e i permessi retribuiti per esami e cure mediche in favore dei lavoratori affetti da malattie oncologiche, invalidanti e croniche. (C. 2098​-2247​-2392​-2478​-2540-A​)

Relatore: GIACCONE.

4. Discussione sulle linee generali della proposta di inchiesta parlamentare:

FORNARO ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sull'uso dell'amianto e sulla bonifica dei siti contaminati. (Doc XXII, n. 63-A)

Relatore: STUMPO.

5. Discussione sulle linee generali della mozione Comaroli ed altri n. 1-00681 concernente iniziative a sostegno delle residenze sanitarie assistenziali e delle case di riposo, con particolare riferimento all'aumento dei costi dell'energia e alla carenza di personale infermieristico .

6. Discussione sulle linee generali delle mozioni Daga ed altri n. 1-00675, Federico ed altri n. 1-00679 e Nevi ed altri n. 1-00680 concernenti iniziative volte al contrasto della siccità e ad un efficiente utilizzo delle risorse idriche .

7. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:

S. 2318 - Delega al Governo e altre disposizioni in materia di spettacolo (Approvato dal Senato). (C. 3625​)

e delle abbinate proposte di legge: MOLLICONE ed altri; GRIBAUDO ed altri; RACCHELLA ed altri. (C. 1985​-2658​-2885​)

Relatori: CARBONARO (per la VII Commissione) e GRIBAUDO (per la XI Commissione), per la maggioranza; MOLLICONE (per la VII Commissione), di minoranza.

La seduta termina alle 11.