XVIII LEGISLATURA
COMUNICAZIONI
Missioni valevoli nella seduta del 9 ottobre 2018.
Battelli, Benvenuto, Billi, Bonafede, Claudio Borghi, Boschi, Brescia, Buffagni, Caiata, Cardinale, Carfagna, Castelli, Castiello, Ciprini, Cirielli, Colucci, Comaroli, Cominardi, D'Incà, D'Uva, Sabrina De Carlo, Del Re, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Durigon, Fantinati, Ferraresi, Fidanza, Fioramonti, Gregorio Fontana, Lorenzo Fontana, Fraccaro, Fugatti, Galli, Gallinella, Gallo, Garavaglia, Gava, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giorgetti, Grande, Grillo, Grimoldi, Guerini, Guidesi, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Lupi, Maniero, Manzato, Micillo, Molteni, Morelli, Morrone, Orlando, Picchi, Rampelli, Ribolla, Rixi, Rosato, Ruocco, Scerra, Carlo Sibilia, Spadafora, Tofalo, Vacca, Valbusa, Valente, Villarosa, Raffaele Volpi.
Annunzio di proposte di legge.
In data 8 ottobre 2018 è stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di legge d'iniziativa del deputato:
ZANETTIN: «Introduzione degli articoli 5-novies e 5-decies del decreto-legge 28 giugno 1990, n. 167, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 1990, n. 227, concernenti la regolarizzazione delle attività detenute all'estero nei casi di successione nonché la riapertura dei termini per la collaborazione volontaria, nonché destinazione delle maggiori entrate al Fondo per la riduzione della pressione fiscale» (1248).
Sarà stampata e distribuita.
Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.
A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:
IX Commissione (Trasporti):
BUTTI ed altri: «Disposizioni per il completamento del processo di regionalizzazione della gestione dei servizi pubblici di navigazione nei laghi Maggiore, di Garda e di Como» (650) Parere delle Commissioni I, III, V, VI, VIII e XIV.
XII Commissione (Affari sociali):
FRASSINETTI ed altri: «Divieto dell'impiego e della detenzione di esche e bocconi avvelenati per l'uccisione di animali, nonché disposizioni concernenti lo svolgimento delle attività di disinfestazione» (703) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VIII, X, XIII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento) e XIV.
Trasmissione dal Ministro dell'economia e delle finanze.
Il Ministro dell'economia e delle finanze, con lettera in data 5 ottobre 2018, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6 della legge 25 luglio 2000, n. 209, la relazione sullo stato di attuazione della medesima legge n. 209 del 2000, recante misure per la riduzione del debito estero dei Paesi a più basso reddito e maggiormente indebitati, aggiornata al 30 giugno 2018 (Doc. CLXXXIII, n. 1).
Questa relazione è trasmessa alla III Commissione (Affari esteri).
Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.
La Commissione europea, in data 8 ottobre 2018, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).
Proposte di decisione del Consiglio relative rispettivamente alla firma, a nome dell'Unione, nonché alla conclusione dell'accordo di partenariato per una pesca sostenibile tra l'Unione europea e il Regno del Marocco, del relativo protocollo di attuazione e di uno scambio di lettere che accompagna l'accordo (COM(2018) 677 final e COM(2018) 678 final), corredate dai rispettivi allegati (COM(2018) 677 final – Annex e COM(2018) 678 final – Annexes 1 to 2), che sono assegnate in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
Proposta di regolamento del Consiglio relativo alla ripartizione delle possibilità di pesca a norma dell'accordo di partenariato per una pesca sostenibile tra l'Unione europea e il Regno del Marocco e del relativo protocollo di attuazione (COM(2018) 679 final), che è assegnata in sede primaria alla XIII Commissione (Agricoltura).
La Commissione europea, in data 8 ottobre 2018, ha trasmesso un nuovo testo degli allegati della proposta del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alla guardia di frontiera e costiera europea e che abroga l'azione comune n. 98/700/GAI del Consiglio, il regolamento (UE) n. 1052/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio e il regolamento (UE) 2016/1624 del Parlamento europeo e del Consiglio (COM(2018) 631 final/2 – Annexes 1 to 6), che sostituisce il documento COM(2018) 631 final – Annexes 1 to 6, già assegnato, in data 2 ottobre 2018, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alla I Commissione (Affari costituzionali), con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).
Atti di controllo e di indirizzo.
Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.
INTERROGAZIONI
Iniziative di competenza in ordine all'andamento della vicenda giudiziaria relativa all'incidente stradale verificatosi in Spagna nel marzo 2016, nel quale sono decedute sette studentesse italiane – 3-00218
A)
FERRI e ROTTA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
il 20 marzo 2016, lungo l'autostrada AP-7, nei pressi di Freginals, un autobus diretto da Valencia a Barcellona, con a bordo studenti appartenenti al progetto Erasmus, veniva coinvolto in un gravissimo incidente. Dei 57 giovani a bordo, risultavano essere 13 le studentesse decedute, tra le quali 7 italiane: Francesca Bonello, Lucrezia Borghi, Valentina Gallo, Elena Maestrini, Serena Saracino, Elisa Scarascia Mugnozza, Elisa Valent;
nel registro degli indagati, per omicidio colposo plurimo, veniva iscritto dalla magistratura spagnola un solo nome: Santiago Rodrigues Jiménez, il conducente sessantaduenne del mezzo coinvolto;
dal rapporto della polizia regionale dei Mossos d'Esquadra emergeva che la causa più probabile dell'incidente fosse da ritenersi un colpo di sonno dell'autista: come scritto dalla stampa spagnola, l'uomo avrebbe ammesso ai soccorritori di essersi addormentato;
altre indagini da parte delle forze dell'ordine evidenziavano come dalla scatola nera dell'autobus risultasse, nell'ora e mezza di viaggio, un numero eccessivo di «decelerazioni significative»: ben 77, mentre gli altri bus facenti parte della comitiva non ne effettuarono più di 12. Nelle testimonianze dei passeggeri sopravvissuti emergevano, inoltre, numerose attestazioni di un comportamento imprudente alla guida da parte dell'autista (mancato rispetto della distanza di sicurezza, frenate improvvise, uscita dai bordi della carreggiata);
per ben due volte la magistratura spagnola ha archiviato il caso, non reputando sufficienti tutti gli elementi già citati. Il giudice per le indagini preliminari ha sostenuto che l'autista non avesse «alcuna responsabilità così grave da essere punita penalmente», di fatto lasciando senza colpevoli una tragedia di portata europea;
i genitori delle ragazze italiane, dopo la tragedia, hanno vissuto la disperazione di non avere risposte, ma non si sono mai rassegnati e hanno condotto un'estenuante battaglia legale, promuovendo un'azione congiunta nei confronti della giustizia spagnola affinché il caso venisse riaperto;
il 15 giugno 2018 è giunta la notizia della riapertura del caso, ma ai magistrati occorreranno altri mesi, fino ad un massimo di diciotto, per capire i fatti e acquisire documenti: solo alla fine potranno decidere se dare avvio al processo o procedere nuovamente con l'archiviazione;
occorre sostenere e dare risposte alle famiglie delle giovani vittime, impegnate da più di due anni in una logorante battaglia giudiziaria. È altresì fondamentale garantire un senso di sicurezza e tutela a tutti i giovani italiani che ogni anno decidono di studiare all'estero –:
se il Governo ritenga di dover acquisire le necessarie informazioni e adottare le opportune iniziative al fine di vigilare sull'andamento di questa tragica vicenda legale, alla luce delle criticità emerse nelle prime fasi dell'indagine e dell'esigenza di garantire lo svolgimento di un giusto processo. (3-00218)
Elementi e iniziative in relazione alla decisione adottata a Monfalcone (Gorizia) relativa alla fissazione di un tetto massimo per la presenza di alunni stranieri nella scuola dell'infanzia – 3-00081; 3-00220
B)
RIZZO NERVO, BRUNO BOSSIO, CARLA CANTONE, D'ALESSANDRO, DI GIORGI, MARCO DI MAIO, MORETTO, SCALFAROTTO, SCHIRÒ, SIANI, VISCOMI, ENRICO BORGHI e QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per la famiglia e le disabilità. — Per sapere – premesso che:
gli organi di informazione danno notizia, che ha avuto ampia eco non solo a livello locale ma anche nazionale, che il comune di Monfalcone ha sottoscritto con due istituti scolastici comprensivi una convenzione che fisserebbe un tetto massimo, pari al 45 per cento, per la presenza di stranieri in classe;
in base a questo accordo «le parti convengono di accettare per l'anno scolastico 2018/2019 l'applicazione della percentuale di alunni stranieri fino al 45 per cento, allo scopo di dare risposte ai bisogni dei bambini e delle famiglie e nel rispetto dei criteri di precedenza che gli istituti comprensivi stabiliranno»;
nel documento, inoltre, si cita tra gli obiettivi quello di «incentivare le iscrizioni a Monfalcone, in particolare da parte delle famiglie italofone residenti»;
tale «patto», secondo il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, sarebbe stato firmato dall'ufficio scolastico regionale e provinciale, che a fronte delle liste d'attesa avrebbe inviato quattro insegnanti in più per formare due nuove sezioni;
la conseguenza di questo «patto» è che a settembre 2018 circa 60 alunni rischiano di essere esclusi dai percorsi formativi; sarà, quindi, impedito loro di fatto di conoscere coetanei di altre origini e avranno problemi di lingua e di inserimento nella comunità cittadina, mentre per le scuole materne di Monfalcone si aprirebbe un problema di insegnanti in esubero;
si tratta di un grave pregiudizio per i bambini e le loro famiglie che non può essere risolto con la mera previsione di «esportare» gli alunni in eccesso con uno scuolabus che li accompagni eventualmente presso altri comuni, né con la costituzione, a carico di Fincantieri, di classi specificamente dedicate, come pretenderebbe il sindaco di Monfalcone;
l'incidenza degli stranieri sul totale della popolazione nel comune di Monfalcone (Gorizia) è di poco superiore al 20 per cento e il comune è al 45o posto su 7978 comuni per percentuale di stranieri sul totale della popolazione;
per regolamentare la presenza di stranieri in una classe, una circolare ministeriale del 2010 stabiliva un tetto del 30 per cento, cui i singoli uffici scolastici regionali, d'intesa con gli enti territoriali, possono però derogare, sia in aumento che in diminuzione;
il problema della formazione di classi di soli stranieri o a larghissima presenza di stranieri è presente in varie località del nostro Paese ed è soggetto a valutazioni diverse in relazione alla capacità di fornire agli scolari tutti gli strumenti utili all'integrazione socio-linguistica;
tese ad evitare le cosiddette classi-ghetto, le quote possono avere un'utilità indicativa se hanno un carattere propositivo e se comunque, nell'ambito dell'autonomia della comunità scolastica, si presta alla dovuta attenzione ai percorsi di integrazione e non di esclusione;
appare, pertanto, necessario affrontare in modo organico un fenomeno che tocca in modo particolare alcune località ad alta densità d'immigrazione, soprattutto regolare e stanziale, al fine di prevenire frizioni e incomprensioni e favorire l'integrazione di alunni e famiglie, senza pregiudizio per lo svolgimento del cursus formativo degli alunni a tutti gli effetti italiani e italofoni –:
se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative intenda assumere, in conformità agli articoli 2 e 3 della Costituzione, affinché sia assicurato a tutti i bambini il diritto allo studio e alla formazione, sia evitato il trauma di una discriminazione precoce e, al contrario, sia offerta l'opportunità di un'armoniosa e progressiva integrazione. (3-00081)
QUARTAPELLE PROCOPIO, ASCANI e POLLASTRINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
come riportato dai numerosi organi di stampa, il sindaco del comune di Monfalcone, in provincia di Gorizia, ha siglato un atto che riguarda i due istituti comprensivi «E. Giacich» e «G. Randaccio», per fissare un tetto massimo del 45 per cento alla presenza di alunni stranieri per ogni classe della scuola dell'infanzia;
la ratio del provvedimento indicata nel protocollo sarebbe di «incentivare le iscrizioni a Monfalcone, in particolare da parte delle famiglie italofone residenti»;
il protocollo produrrebbe effetto immediato su circa sessanta alunni che si vedrebbero esclusi dalla possibilità di frequentare gli istituti sopra menzionati;
l'iniziativa è stata lodata dal Ministro dell'interno, Matteo Salvini, e dal presidente della regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, mentre, secondo quanto riportato dai media, il Ministro interrogato si sarebbe attivato per «evitare episodi del genere» e per difendere il principio d'inclusione nelle scuole;
la Costituzione della Repubblica italiana impone a tutte le istituzioni nazionali e locali di rispettare il principio di non discriminazione e nel nostro Paese la condizione giuridica dello straniero residente è protetta dalla previsione di una riserva rafforzata di legge; il trattamento giuridico a cui viene sottoposto lo straniero non può essere sottoposto all'arbitrio della pubblica amministrazione, ma deve essere stabilito dalla legge, che non può, comunque, essere meno favorevole di quanto previsto dalle norme di diritto internazionale;
la Flc-Cgil ha presentato presso la procura di Gorizia un esposto, annunciando che lo stesso sarà trasmesso anche al Ministro interrogato e all'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza –:
quali urgenti iniziative di competenza si intendano assumere per pervenire alla revoca del protocollo di cui in premessa;
come si intenda assicurare che tutte le istituzioni difendano e promuovano politiche per il diritto allo studio di tutti i bambini, nel rispetto dei principi costituzionali. (3-00220)
Iniziative volte a garantire al distretto della corte di appello di Venezia dotazioni organiche in linea con la media nazionale – 3-00116
C)
ZANETTIN. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
nei giorni scorsi è stato presentato uno studio di Confartigianato Veneto sullo stato della giustizia nel distretto di corte d'appello di Venezia, caratterizzato, come noto a tutti, da un tessuto industriale assai vivace;
i dati sono allarmanti;
nonostante l'aumento tabellare degli organici avvenuto negli ultimi anni, il distretto di corte di appello di Venezia mantiene un gap significativo per carenza di magistrati, rispetto alla media nazionale;
il numero di abitanti per ogni giudice ordinario, o onorario, che si occupa di civile, effettivamente in servizio, è di 20.707;
tale dato è superiore del 31,6 per cento rispetto alla media nazionale, con la punta del tribunale di Treviso che ha un rapporto di 24.610 abitanti per ogni giudice (+56,4 per cento rispetto al dato nazionale);
per quanto riguarda invece la corte di appello di Venezia, il numero di consiglieri assegnati, pari a 51, è assolutamente inadeguato, rispetto alle dotazioni medie di magistrati assegnati alle altre corti di appello del Paese;
se si considerano le cause pendenti nel 2017, pari a 26.971 affari, l'organico dei consiglieri, rispetto alla media nazionale, dovrebbe essere addirittura aumentato di 20 unità;
per fare un confronto, ogni consigliere della corte di appello di Venezia ha in carico, mediamente, 528 fascicoli pendenti, contro i 165 di un consigliere della corte di appello di Milano ed i 319 di un consigliere della corte di appello di Torino;
è una disparità assolutamente ingiustificata ed inaccettabile;
peraltro, i dati statistici del Ministero della giustizia dicono che la produttività individuale dei magistrati veneti è tra le più alte in Italia;
note dolentissime giungono anche riguardo il personale amministrativo;
nel distretto di corte di appello di Venezia si registra, al 20 luglio 2018, una scopertura complessiva di 244 unità, corrispondente al 23 per cento del totale;
le inefficienze in campo giudiziario creano un danno enorme, che si stima pari a circa il 2-3 per cento del prodotto interno lordo;
vi è, quindi, la necessità di operare una nuova revisione degli organici, ma anche un reclutamento straordinario di nuovi magistrati, perché altrimenti i bandi andranno deserti –:
quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere per consentire al distretto della corte di appello di Venezia di ottenere dotazioni di personale amministrativo, quantomeno in linea con gli altri distretti del Paese e per garantire la sua piena funzionalità.
(3-00116)
Elementi e iniziative di competenza in ordine all'incendio sviluppatosi presso la sede del giudice di pace a Bari, in viale Europa, nella notte tra il 23 e il 24 marzo 2018 – 3-00001
D)
LOSACCO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
nella notte tra il 23 e il 24 marzo 2018 si è sviluppato un incendio presso la sede del giudice di pace ubicata in Viale Europa a Bari;
nell'incendio sarebbero andate distrutte schede elettorali delle ultime consultazioni politiche del 4 marzo 2018 e delle amministrative di alcuni comuni che si sono svolte nel 2017;
sono in corso indagini, ma, come riportano gli organi di informazione, si ipotizza l'origine dolosa dell'incendio;
si tratta di un episodio grave ed inquietante anche in riferimento ai documenti custoditi e andati distrutti nell'incendio –:
se i dispositivi di sicurezza rispondessero a criteri di adeguatezza, considerata l'importanza dell'ufficio in questione e quali iniziative, per quanto di competenza, si intendano attivare per appurare le cause del gravissimo atto riportato in premessa. (3-00001)
Iniziative di competenza in relazione alle cosiddette operazioni «Poseidone» e «Poseidone 2» riguardanti l'iscrizione d'ufficio alla gestione separata dell'INPS di migliaia di professionisti – 3-00219
E)
COLLETTI, BUSINAROLO, DADONE, D'ORSO e PERANTONI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
la gestione separata è una forma previdenziale residuale, introdotta dalla legge n. 335 del 1995 di riforma del sistema pensionistico per dare copertura previdenziale ai lavoratori autonomi e alle categorie di professionisti privi di un proprio ordine/albo professionale e di una cassa di appartenenza;
nel 2011, al fine di recuperare oltre 6 milioni di euro di contributi sommersi, l'Inps, di concerto con l'Agenzia delle entrate, ha avviato un'operazione denominata «Poseidone», iscrivendo d'ufficio alla gestione separata oltre 800 mila professionisti prevalentemente giovani – ingegneri, architetti, dottori commercialisti, ragionieri, geometri, medici, soci amministratori di società semplici e avvocati – già iscritti nei rispettivi albi dotati di proprie casse previdenziali, inviando loro centinaia di migliaia di raccomandate con richieste di pagamento per somme non versate negli anni 2005-2006, molte delle quali già prescritte;
a tutela dei propri diritti, i professionisti destinatari di queste intimazioni di pagamento hanno agito giudizialmente, instaurando giudizi di opposizione che nella maggior parte dei casi si sono conclusi con la soccombenza dell'Inps (si pensi alla pronuncia della Corte di cassazione che, a favore dei 22.000 soci amministratori di società semplici, ha dichiarato illegittima l'operazione «Poseidone»);
a ciò si aggiunga che nel 2012, risultando poco chiari l'oggetto specifico del protocollo con l'Agenzia delle entrate, che, in caso di estrazione e uso della documentazione fiscale, avrebbe costituito una violazione della privacy, e considerato il grave ritardo, al limite della prescrizione, nella riscossione dei presunti crediti, anche il Governo pro tempore prendeva posizione chiedendo all'Istituto di bloccare l'operazione;
tra giugno-luglio 2015, nonostante il consolidato orientamento giurisprudenziale sfavorevole e la richiesta governativa, l'Inps riprendeva l'operazione («Poseidone2»), inviando sempre a professionisti già iscritti ai propri albi professionali e alle rispettive casse previdenziali ulteriori avvisi di pagamento di importo variabile (da 2.500/3.000 a 30.000 euro), nonché preavvisi di fermo amministrativo sugli autoveicoli, e irrogando sanzioni pari a quasi il 100 per cento dell'importo richiesto, in tal modo garantendo una sostanziosa iniezione di liquidità ai suo bilancio ordinario;
tra i destinatari figuravano anche quegli avvocati che, nelle more, avevano ottenuto giudizialmente la cancellazione (operata, ab origine, d'ufficio dall'Inps) dalla gestione separata, nonché quelli che avevano effettuato i versamenti contributivi all'ente previdenziale d'appartenenza. Sul punto, infatti, si rileva che ciò si è verificato anche prima della legge di riforma professionale n. 247 del 2012 che ha previsto l'esclusività del rapporto con l'ente di previdenza ed assistenza di riferimento, sicché la corresponsione all'Inps dei contributi richiesti per tutto il periodo precedente l'entrata il 2012 non consentirebbe comunque agli avvocati di continuare nell'eventuale «rapporto previdenziale» essendo questa opzione direttamente preclusa dal legislatore – la legge imponeva l'iscrizione d'ufficio alla Cassa forense contestualmente alla notizia della iscrizione all'albo professionale e indipendentemente dal pagamento di qualsiasi contributo (si confronti il decreto interministeriale del 28 settembre 1995);
questa condotta, divenuta oggetto anche di denunce-querele presso le procure territorialmente competenti e di esposti collettivi (per danno erariale) presso le Corti dei conti di Puglia, Campania, Calabria, Sicilia, Toscana, Abruzzo, Lazio e Lombardia parrebbe aver trasformato la natura «residuale previdenziale» della gestione separata in una gestione «sanzionatoria» nei confronti di quei professionisti che, attenendosi alle norme stabilite dai propri enti previdenziali privati di categoria, non hanno alcun obbligo di iscrizione alla gestione separata Inps;
la relazione al disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 98 del 2011, relativamente all'articolo 18, precisa che «sono soggetti all'iscrizione presso la gestione separata Inps coloro che svolgono attività il cui esercizio non è subordinato all'iscrizione ad appositi albi o elenchi, salva diversa previsione legislativa»;
a giudizio degli interroganti, dunque, l'Inps, seguitando (sia a gennaio 2017, che a gennaio 2018) ad emettere, in violazione dell'articolo 24, comma 3, del decreto legislativo n. 46 del 1999, gli avvisi di addebito ed intimando il pagamento di somme già decretate come non dovute da sentenze, da sospensive o comunque non recuperabili per via di giudizi ancora in corso, sta agendo in modo arbitrario e illegittimo, «abusando» della sua posizione e cagionando, oltre che un danno economico dovuto allo spreco di denaro pubblico impiegato per l'invio delle raccomandate e per sostenere i costi della difesa in giudizio, anche un danno all'immagine della pubblica amministrazione –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione dei professionisti coinvolti nelle operazioni «Poseidone» e «Poseidone 2»;
quali iniziative, anche di tipo normativo, intenda assumere per impedire le attuali azioni dell'Inps. (3-00219)