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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 59 di martedì 9 ottobre 2018

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ETTORE ROSATO

La seduta comincia alle 11.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

MIRELLA LIUZZI, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 5 ottobre 2018.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Salutiamo anche gli studenti, e i loro insegnanti, dell'Istituto superiore “Edoardo Amaldi” di Roma. Benvenuti in Aula (Applausi).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Claudio Borghi, Caiata, Del Re, Gallo, Gebhard, Grimoldi, Lupi e Ribolla sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente settantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interrogazioni.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.

(Iniziative di competenza in ordine all'andamento della vicenda giudiziaria relativa all'incidente stradale verificatosi in Spagna nel marzo 2016, nel quale sono decedute sette studentesse italiane – n. 3-00218)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Ferri e Rotta n. 3-00218 (Vedi l'allegato A).

Il sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale, Riccardo Antonio Merlo, ha facoltà di rispondere.

RICARDO ANTONIO MERLO, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Presidente, la Farnesina, in stretto raccordo con il consolato generale a Barcellona e l'Ambasciata a Madrid, continua a seguire con la massima attenzione gli sviluppi giudiziari relativi al tragico incidente di Freginals, in Catalunya, del 20 marzo 2016, in cui hanno perso la vita sette studentesse italiane. Sin dalle primissime fasi del processo, il Governo ha ribadito alle autorità spagnole l'aspettativa che venissero chiarite le eventuali responsabilità, sia personali dell'autista sia della compagnia proprietaria del pullman.

A seguito della tragedia, venne disposta un'istruttoria penale radicata presso il Juzgado de instrucción di Amposta (il GIP), al fine di fare piena luce sull'accaduto. Tuttavia, già nel novembre 2016 il magistrato titolare del procedimento decise di archiviare la causa penale senza acquisire la deposizione dell'autista del mezzo incidentato. La decisione produsse sconcerto tra le famiglie delle vittime, che presentarono subito appello. Grazie anche ad una serie di iniziative coordinate volte a rappresentare al più alto livello la sensibilità che vi era al riguardo in Italia, anche il fiscal, che sarebbe il pubblico ministero, si attivò per sostenere l'istanza delle famiglie italiane. Si riuscì in tal modo ad ottenere la riapertura delle indagini.

Successivamente il 10 marzo 2017 si svolse una seduta dell'audiencia provincial di Tarragona (che sarebbe la corte d'appello), per esprimersi sul ricorso presentato dal legale dell'autista contro la riapertura dell'attività di istruttoria. Le conclusioni della corte, rese note il 19 aprile 2017, decretarono il proseguimento dell'istruttoria, mettendo fine ad ogni possibile ulteriore ricorso da parte dell'autista del pullman. La fase istruttoria si concluse però il 19 settembre 2017, con la decisione del giudice spagnolo di archiviare il caso, ritenendo non vi fossero elementi sufficienti per procedere in via penale. I legali delle famiglie presentarono quindi ricorso contro il decreto di archiviazione.

Appresa la notizia, l'Ambasciatore d'Italia a Madrid intervenne immediatamente sul capo di gabinetto e sul Ministro della giustizia spagnolo, e sul direttore generale per le relazioni con gli organi giudiziali, ribadendo la particolare attenzione con la quale il caso era seguito in Italia, ed esprimendo al contempo lo sconcerto con cui anche la nostra opinione pubblica aveva accolto la decisione di archiviazione dell'istruttoria. L'Ambasciatore ritenne inoltre opportuno indirizzare una lettera di disappunto direttamente al fiscal di Tarragona; analogo passo fu compiuto nei confronti del Ministro della giustizia spagnolo.

Lo scorso 19 gennaio il tribunale, in risposta ai ricorsi presentati da alcuni familiari delle vittime, ha tuttavia confermato l'archiviazione dell'istruttoria. Immediate le reazioni sia da parte del consolato a Barcellona che dell'Ambasciata a Madrid, ai più alti livelli politici e giudiziari. Lo scorso 11 aprile l'Ambasciatore ha compiuto un nuovo passo sul Ministro della giustizia spagnolo, ribadendo la viva aspettativa delle famiglie e delle istituzioni italiane affinché sia fatta piena luce sulla vicenda: sono state fornite ampie rassicurazioni sulla possibile ripresa del procedimento giudiziario, sottolineando che la corte di appello di Tarragona avrebbe riesaminato i ricorsi presentati dalle parti e rigettati dal tribunale.

Il ricorso contro l'ultima decisione di archiviazione è stato finalmente accolto dalla magistratura spagnola l'8 giugno, con viva soddisfazione da parte delle famiglie. Il procuratore spagnolo Vargas ha confermato il suo pieno sostegno alle famiglie delle vittime italiane, in virtù della presenza, a suo dire, di elementi sufficienti alla prosecuzione del procedimento. Secondo lo stesso procuratore, sarà ora necessario attendere l'avvio della fase intermedia, durante la quale si produrranno, dinanzi al tribunale, gli atti d'accusa e di difesa, che avverrà di fronte alla corte penale di Tarragona. Le famiglie hanno espresso la loro gratitudine per l'impegno profuso dalle istituzioni italiane e spagnole, per rendere giustizia alla memoria delle giovani connazionali.

In base alle informazioni ricevute dal Ministero della giustizia, non risulta la formulazione da parte dell'autorità giudiziaria italiana di una richiesta di perseguimento in Italia, e non emerge che la procura della Repubblica di Roma e/o l'autorità giudiziaria spagnola abbiano attivato le procedure di consultazione e di risoluzione del conflitto di giurisdizione. L'Ambasciata a Madrid e il consolato generale a Barcellona, in stretto raccordo con la Farnesina, continueranno in ogni caso a seguire da vicino gli sviluppi. L'obiettivo resta che tutto si svolga nel rispetto pieno della procedura vigente e senza ritardi ingiustificati.

PRESIDENTE. Il deputato Cosimo Maria Ferri ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

COSIMO MARIA FERRI (PD). Presidente, sia io che l'onorevole Alessia Rotta, che è qui presente, non siamo per niente soddisfatti di questa risposta, che ci lascia davvero senza parole, perché sono passati trentadue mesi dalla tragedia e le famiglie di queste vittime innocenti vogliono risposte, chiedono giustizia. Se leggiamo gli atti, c'è discrasia tra il rapporto ufficiale della polizia catalana e le testimonianze e le decisioni dei giudici spagnoli. Manca un'istruttoria completa, e si evidenzia dagli atti una responsabilità del conducente: vogliamo che sia accertata. Si è invece seguita solo la pista dell'impianto frenante del pullman. C'è il tema delle misure di sicurezza passive, degli standard del tratto autostradale, che non è stato affrontato, non si capisce come sia stato seguito. Quindi, noi, nel rispetto dell'autonomia della magistratura spagnola (perché c'è un tema anche di giurisdizione: è chiaro che la giurisdizione è della magistratura spagnola e non di quella italiana), chiediamo che vengano sviluppati questi profili. E quindi sulle misure di sicurezza passiva del tratto autostradale, il tema del guardrail, che risulta abbia ceduto e come un rasoio abbia tagliato il pullman, dove erano queste vittime innocenti. Chiediamo quindi celerità, chiarezza e risposte concrete.

C'è poi il tema delle università, di queste gite organizzate dalle università nel programma Erasmus; oggi qui abbiamo anche un istituto, signor Presidente, che lei ha voluto salutare, di tanti ragazzi: noi ci crediamo nell'Erasmus, ma vogliamo che le università, quando organizzano queste gite, si preoccupino anche di garantire gli standard di sicurezza e, quindi, di organizzare secondo standard che siano ritenuti idonei.

Quindi, è una risposta che non ci soddisfa, non capiamo quali possano essere i tempi, quali siano gli sviluppi, e oggi siamo qui, con Alessia Rotta, per dare voce ai familiari, al dolore di questi familiari; nessuno potrà mai sollevare da questo dolore i familiari, ma essi desiderano avere una risposta di giustizia, desiderano capire quali siano state le cause e accertare una responsabilità.

Il sottosegretario prima diceva che è stata fatta un'archiviazione perché non è stato ascoltato il responsabile dell'automezzo, e quindi il conducente. Vogliamo che siano accertate tutte le responsabilità e tutti questi filoni che non risultano sviluppati, quando dagli atti ci sono elementi certi che vanno in quella direzione.

Chiediamo, quindi, che il Governo, come hanno fatto i Governi precedenti, Renzi e Gentiloni, insista su questi filoni e chieda al Governo spagnolo di sollecitare, nel rispetto dell'autonomia della magistratura; però, che si dia una risposta a tanti familiari che oggi si vedono senza i loro figli e figlie morti così tragicamente per cause che ancora non sono note, ma che dagli atti risultano i motivi e il perché.

E, allora, penso che sia giusto che un Governo dia ai propri connazionali quella giustizia che possa chiarire almeno i fatti e che possa anche far capire all'università che organizza il progetto Erasmus e alle autorità anche giudiziarie l'importanza della celerità delle indagini, della verità processuale.

Vogliamo che sia una verità processuale che coincida con la verità sostanziale. Per questo, insieme ad Alessia Rotta, ci batteremo fino in fondo, fino a che questa verità non emergerà chiaramente, e chiediamo al Governo più attenzione, più convinzione.

Quindi, questa risposta che ci ha dato oggi il sottosegretario Merlo - mi dispiace dirlo - non ci lascia per niente soddisfatti, non aggiunge nulla di quanto sanno i familiari delle vittime. Penso che l'obiettivo di questa interrogazione sia quello di sapere di più, di capire, e non sentire e ascoltare una cronistoria di fatti che conosciamo già, quando la riapertura delle indagini è stato un motivo e una spinta dei Governi Renzi e Gentiloni, che hanno insistito su questo binario. Quindi, chiediamo davvero al Governo di non sottovalutare e di dare quelle risposte che questi familiari attendono.

(Elementi e iniziative in relazione alla decisione adottata a Monfalcone (Gorizia) relativa alla fissazione di un tetto massimo per la presenza di alunni stranieri nella scuola dell'infanzia - nn. 3-00081, 3-00220, 3-00221 e 3-00222)

PRESIDENTE. Passiamo alle interrogazioni Rizzo Nervo ed altri n. 3-00081, Quartapelle Procopio ed altri n. 3-00220, Fratoianni e Fornaro n. 3-00221 e Fornaro 3-00222 (Vedi l'allegato A).

Avverto che, in data odierna, su richiesta dei presentatori, le interrogazioni Fratoianni e Fornaro n. 3-00221 e Fornaro 3-00222 sono state trasformate in interrogazioni in risposta scritta.

Le restanti interrogazioni, vertendo sullo stesso argomento, verranno svolte congiuntamente.

Il sottosegretario di Stato per l'Istruzione l'università e la ricerca, Salvatore Giuliano, ha facoltà di rispondere.

SALVATORE GIULIANO, Sottosegretario di Stato per l'Istruzione l'università e la ricerca. Grazie, signor Presidente, Onorevole Quartapelle, come già dichiarato in risposta ad una interrogazione resa nella seduta dello scorso mercoledì 3 ottobre 2018, in Senato, presso la VII Commissione istruzione, relativa alla medesima problematica, ribadisco che negli ultimi anni, come è noto, si è riscontrato un incremento significativo del numero di bambini stranieri presenti nelle scuole del monfalconese, dove ad oggi la percentuale di nati da famiglie non italofone è giunta al 52 per cento.

Questo fenomeno è legato alla crescente presenza di lavoratori che vengono impiegati da Fincantieri nella costruzione di navi. Costoro, con le loro famiglie, permangono a Monfalcone per il periodo di costruzione delle navi; dopodiché, alcuni rientrano nel Paese di provenienza, altri trovano impiego e restano in Italia.

La presenza di bambini non italofoni nelle scuole di Monfalcone, al volgere dell'anno scolastico 2016-2017, in alcune sezioni dei due istituti comprensivi si è attestata intorno all'81 per cento, raggiungendo in alcuni casi la percentuale del 97.

Tale squilibrio era dovuto anche al fatto che alcuni bambini italiani frequentavano la scuola dell'infanzia paritaria Santa Maria Immacolata. Questo istituto è stato poi chiuso, allungando, per il corrente anno scolastico, la lista di attesa per le sezioni di scuola dell'infanzia di ulteriori 56 bimbi, peraltro prevalentemente italofoni.

La situazione si rivelava, quindi, molto complessa: da una parte, infatti, emergeva la giusta attesa delle famiglie di tutti i bambini, italiani e stranieri, presenti sul territorio del comune di Monfalcone, di far frequentare ai propri figli la scuola dell'infanzia; dall'altra, la necessità di comporre classi quanto più possibile equilibrate dal punto di vista della composizione culturale, per assicurare un processo di integrazione efficace.

A questo riguardo, al termine dell'anno scolastico 2016-2017, al fine di individuare le più opportune soluzioni, è stata auspicata la nascita di un tavolo tecnico, composto dai rappresentanti dell'amministrazione scolastica territoriale, dai dirigenti scolastici dei due istituti comprensivi, dall'amministrazione comunale di Monfalcone e dall'amministrazione scolastica territoriale, in particolare dell'ambito territoriale di Gorizia.

Il tavolo ha finalizzato il suo intervento alla individuazione delle strategie per il riequilibrio della situazione e ha ritenuto opportuno prevedere sezioni di scuola dell'infanzia il più possibile bilanciate, in conformità con quanto disposto dal DPR n. 394 del 1999.

La dimensione strutturale del fenomeno relativo alla presenza degli alunni stranieri nella scuola italiana è stata colta dal MIUR già da molti anni, come dimostrano i documenti concernenti l'educazione interculturale mediante i quali il Ministero ha provveduto a condividere opportuni inquadramenti pedagogici e didattici, nonché a diramare specifiche indicazioni operative.

Basti ricordare tra tali documenti i più recenti. Mi riferisco, in particolare, alle linee guida per l'accoglienza e l'integrazione degli alunni stranieri, febbraio 2014, e al documento Diversi da chi?, dieci raccomandazioni e proposte del settembre 2015, a cura dell'Osservatorio nazionale per l'integrazione degli alunni stranieri e per l'intercultura.

Nelle summenzionate linee guida, che sul punto riprendono la circolare ministeriale n. 2 del 2010, sono esplicitate le ragioni per cui di norma le istituzioni scolastiche devono rispettare il tetto del 30 per cento di alunni non italiani nelle classi.

Dal canto suo, il Ministero ha dedicato massima attenzione al caso, garantendo l'istituzione di due ulteriori sezioni di scuola dell'infanzia, così da assicurare l'accoglienza al più ampio numero di bambini.

Inoltre, poiché i comuni limitrofi non risentono di analogo trend demografico, il comune di Monfalcone ha coadiuvato le famiglie dei minori in lista di attesa, garantendo loro il servizio scuolabus in tutti i casi in cui fossero stati disponibili ad iscrivere i propri figli nelle scuole dell'infanzia dei comuni del circondario. L'istituzione delle due nuove sezioni ha consentito, dunque, il quasi completo assorbimento delle liste di attesa che, a causa della chiusura della scuola paritaria, si era incrementata.

Si tratta di sezioni composte da italiani e stranieri. Dei rimanenti bambini, meno di quindici frequentano la scuola dell'infanzia di comuni limitrofi, Staranzano e Ronchi, comuni che distano circa 4 chilometri da Monfalcone, mentre i bambini che non frequentano la scuola dell'infanzia e sono attualmente in lista d'attesa risultano essere circa venti. Questi bambini verosimilmente verranno riassorbiti in corso d'anno con lo scorrimento delle liste d'attesa.

Tuttavia, questo Ministero intende tener conto del fatto che, sul territorio nazionale, esistono specificità locali con particolare concentrazione di alunni stranieri, meno frequenti alla data di emanazione della circolare ministeriale n. 2 del 2010, le quali richiedono un approfondimento relativamente alle modalità di intervento didattico e pedagogico nelle aree ad alta incidenza di alunni stranieri, data la peculiarità delle comunità di persone straniere coinvolte e le varie caratteristiche locali.

A questo riguardo, il Ministero provvederà a sottoporre all'Osservatorio nazionale per l'integrazione degli alunni stranieri e per l'intercultura queste situazioni, al fine di individuare le migliori modalità di sostegno e di intervento.

PRESIDENTE. La deputata Quartapelle Procopio ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alle interrogazioni.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). Ringrazio il sottosegretario della risposta con la quale chiaramente il Governo ha smentito le azioni assolutamente anticostituzionali e contro i diritti dei bambini della sindaca della Lega di Monfalcone, che, appunto, arbitrariamente e contrariamente a tutte le leggi vigenti in Italia e le convenzioni di cui il nostro Paese è firmatario, aveva messo un tetto assurdo sulla frequentazione dei bambini della scuola elementare di Monfalcone.

Ringrazio per la risposta, che contiene alcuni elementi sicuramente interessanti: il fatto che il Ministero si stia ponendo il tema di come favorire un'integrazione efficace attraverso le scuole ci sembra un elemento sicuramente interessante, in linea con quanto dice la Costituzione, perché l'articolo 34 della Costituzione dice che “la scuola è aperta a tutti”, punto; non dice “a tutti i figli di italiani”, ma dice “a tutti”, a tutti i bambini presenti sul territorio nazionale. Quindi, prendiamo atto del fatto che il Ministero abbia al centro delle proprie azioni questo articolo della Costituzione e che vuole smentire tutti coloro che, magari con un po' di faciloneria e con un po' di voglia di fare propaganda, hanno intenzione invece di dare dei messaggi diversi. Attendiamo però delle risposte, e seguiremo con attenzione l'evoluzione dell'anno scolastico. Come diceva il sottosegretario, quest'anno venti bambini non hanno avuto la possibilità di frequentare la scuola materna a Monfalcone, e quindici la frequentano in comuni limitrofi, quindi l'azione della sindaca leghista ha avuto delle conseguenze su dei bambini, e questo ci sembra assolutamente importante per continuare a tenere monitorata questa situazione. Trentacinque bambini, per propaganda, stanno, alcuni non frequentando la scuola materna, altri frequentando la scuola materna lontani da casa, con ovviamente tutte le conseguenze di difficoltà nella socializzazione, nel frequentare i compagni, nel creare quei legami che per i bambini sono importantissimi, ma che anche per le loro famiglie e per l'integrazione sono assolutamente chiave.

Continueremo a monitorare la situazione, speriamo che il Ministero possa, con l'apertura del tavolo tecnico e con lo scorrimento delle graduatorie, dare una risposta a un diritto che è scritto nella nostra Costituzione. Prendiamo nota anche del fatto che il Ministero ha intenzione di approfondire come favorire l'integrazione attraverso le scuole e tenendo conto del fatto che appunto le circolari ministeriali sono di qualche anno fa e la situazione dell'integrazione sta effettivamente molto cambiando. Ci auguriamo che, data la maggioranza che è oggi al Governo, questo aggiornamento venga fatto tenendo conto dei diritti dei bambini universalmente riconosciuti, di quello che è scritto nella nostra Costituzione, del buonsenso che dovrebbe davvero cercare di orientare l'attività delle nostre scuole e di tutti coloro che si prodigano per l'integrazione. Ci auguriamo che il Governo non si faccia portavoce di azioni di propaganda sul tema dell'immigrazione che hanno come oggetto i bambini, davvero sarebbe una cosa imperdonabile. Ad alcuni Ministri di questo Governo piace fare la faccia cattiva sul tema dell'immigrazione, speriamo che non succeda sulla pelle dei bambini. Lo abbiamo già visto con la nave “Diciotti” e in altre situazioni, quanto sia facile fare propaganda anche utilizzando dei minori; ci auguriamo che sul tema delle scuole si voglia tenere lontano questa brutta faccia della politica e cercare invece di fare un servizio tenendo al centro il principale interesse del minore, che credo sia al centro delle preoccupazioni di tutto l'arco parlamentare.

(Iniziative volte a garantire al distretto della corte d'appello di Venezia dotazioni organiche in linea con la media nazionale - n. 3-00116)

PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione all'ordine del giorno Zanettin n. 3-00116 (Vedi l'allegato A). Il sottosegretario di Stato, Jacopo Morrone, ha facoltà di rispondere.

JACOPO MORRONE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Signor Presidente, onorevoli deputati, con l'atto di sindacato ispettivo in discussione l'onorevole interrogante, prendendo le mosse da un recente studio della Confartigianato Veneto sullo stato della giustizia del distretto della corte d'appello di Venezia e le relative ricadute economiche sul tessuto produttivo, chiede di conoscere quali iniziative intenda assumere il Ministro della Giustizia per assicurare al citato distretto giudiziario una dotazione di personale di magistratura e amministrativo in linea con gli altri distretti del Paese. Ebbene, con specifico riguardo al personale di magistratura, occorre preliminarmente premettere in via generale che il Ministero, proprio nel recepire l'esigenza più volte manifestata dai responsabili degli uffici e dal Consiglio supremo della magistratura all'esito della riforma delle circoscrizioni giudiziarie realizzata nel 2012 con DM 1° dicembre 2016, ha provveduto alla rideterminazione delle piante organiche degli uffici giudicanti e requirenti di primo grado.

La ridefinizione dei fabbisogni degli uffici è stata effettuata come previsto dal citato decreto, sulla base di specifici parametri statistici integrati da indicatori qualificativi della domanda di giustizia, quali il numero di imprese presenti sul territorio e la loro concentrazione nel circondario, l'incidenza della criminalità organizzata, l'accessibilità del servizio giustizia per i cittadini, e dunque nella piena consapevolezza delle esigenze dei diversi contesti di riferimento. Va peraltro considerato come nella direzione auspicata dall'onorevole interrogante l'intervento di revisione delle piante organiche del personale di magistratura non rappresenti una cristallizzazione definitiva delle scelte adottate, bensì un dinamico ripensamento dei modelli organizzativi e di funzionamento degli uffici da sottoporre a periodica verifica operativa, nonché, ove necessario, ad opportuni interventi integrativi e correttivi.

Ciò premesso, giova rappresentare che per effetto del citato DM 1° dicembre 2016, in conformità del parere espresso al riguardo dal Consiglio supremo della magistratura nella seduta del 23 novembre 2016, gli uffici del distretto di Venezia hanno beneficiato di un incremento delle relative piante organiche pari a 40 unità, di cui 29 per gli uffici giudicanti ed 11 per gli uffici requirenti. In proposito merita segnalare come l'intervento di rafforzamento degli organici di maggior consistenza adottato a livello distrettuale abbia riguardato proprio gli uffici veneti, ai quali è stato assegnato oltre il 22 per cento delle risorse complessive, pari a 177 unità, considerando il successivo decreto integrativo del 24 gennaio 2017. Tanto rappresentato per gli uffici giudiziari di primo grado, con il successivo DM del 2 agosto 2017 si è invece provveduto alla rideterminazione delle piante organiche degli uffici giudicanti e requirenti di secondo grado, attribuendo, su 50 posti complessivamente assegnati, un aumento di 5 posti di consigliere della Corte di appello di Venezia, incremento condiviso dal Consiglio superiore della magistratura nel relativo parere espresso nella seduta del 21 giugno 2017. Per le Corti di appello occorre poi aggiungere che con il decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69, convertito con modificazioni dalla legge 9 agosto 2013, n. 98, è stata introdotta la nuova figura ad esaurimento del giudice ausiliario, istituita con la specifica finalità di agevolare la definizione dei procedimenti civili pendenti presso gli uffici giudicanti di secondo grado, la cui dotazione organica è stata fissata in complessive 400 unità. In attuazione di tale previsione è stato quindi emanato il DM 5 maggio 2014, che, provvedendo all'istituzione di tale nuova figura di magistrato onorario giudicante nella pianta organica delle Corti d'appello, ha attribuito alla sede di Venezia 22 dei 400 posti disponibili.

Per completezza, va segnalato che la formazione delle tabelle di organizzazione degli uffici giudiziari e, quindi, l'attribuzione delle risorse organiche magistratuali ai diversi settori della giurisdizione non è definita attraverso il decreto ministeriale di determinazione delle piante organiche che fissa le risorse complessivamente attribuite al presidio giudiziario, ma è stabilita attraverso un separato provvedimento, di natura tabellare appunto, sulla scorta delle determinazioni assunte dal Consiglio superiore della magistratura e dai capi degli uffici. Sul versante invece delle dedotte carenze di personale amministrativo presso gli uffici veneti, tema anch'esso sollevato dall'onorevole interrogante, va rilevato che, a fronte di una dotazione organica dell'intero distretto di Venezia pari a 1.909 unità, risultano coperti 1.491,5 posti, con una percentuale di scopertura del 21,87 per cento. Tale valore percentuale è effettivamente superiore al dato relativo alla scopertura media nazionale, pari attualmente al 20,62 per cento, ma va tuttavia segnalato l'evidente miglioramento della situazione del distretto in esame rispetto allo scorso anno. Infatti, a fronte di un organico di 1.803 unità complessive, al 31 dicembre 2017 erano coperti 1.367,5 posti, con una percentuale di scopertura del 24,15 per cento. Ed ancora merita rilevare come, dal 2014 ad oggi, nel distretto di Venezia siano state realizzate 234 assunzioni su 343 posti messi a disposizione, e segnatamente: 37 posti attraverso la mobilità volontaria, 12 per mobilità obbligatoria, 14 mediante scorrimento di graduatorie, 12 con altre modalità assunzionali, ben 159 nel profilo di assistente giudiziario tra vincitori ed idonei del concorso ad 800 posti bandito nel 2016 e conclusosi nell'anno successivo.

Merita poi segnalare che, proprio nel mese in corso, assumeranno servizio quattro funzionari giudiziari per scorrimento graduatorie, e 29 assistenti giudiziari idonei del concorso sopracitato.

Per effetto di tale procedura concorsuale, 188 assunzioni hanno riguardato il distretto in esame e, ancora, giova aggiungere che, proprio al fine di consentire la prosecuzione delle procedure assunzionali già avviate con il DM del 14 febbraio 2018, l'amministrazione ha ampliato la dotazione organica del profilo di assistente giudiziario di 750 unità complessive, di cui 106 destinate all'incremento delle piante organiche del distretto di Venezia. Sul versante delle posizioni dirigenziali, a fronte delle quindici posizioni previste nel distretto, ne sono coperte rispettivamente 10 con incarico di titolarità e 2 con conferimento di reggenza, ma, a breve si procederà alla pubblicazione di un interpello, nel quale saranno incluse tutte le posizioni vacanti. Va poi ricordato che, per effetto della procedura di riqualificazione del personale in servizio, cancellieri e ufficiali giudiziari, di cui ai bandi del 19 settembre 2016, i vincitori in servizio negli uffici del distretto di Venezia sono stati 43. La procedura di scorrimento della graduatoria dei cancellieri per la riqualificazione nel profilo di funzionario giudiziario per ulteriori dipendenti ha interessato il medesimo distretto con due unità e, nel mese in corso, altri due dipendenti beneficeranno di tale procedura.

Tanto rappresentato, preme rassicurare l'onorevole interrogante che uno degli obiettivi cardine di questo Ministero sarà quello di rendere l'amministrazione della giustizia un servizio efficiente e capace di produrre decisioni in tempi congrui e ragionevoli, così da non trasformare lo svolgimento del processo in una pena senza fine o in una richiesta di giustizia costantemente denegata. In tale direzione, un'attenzione particolare sarà riservata alle politiche del personale che dovranno tendere al completamento delle piante organiche del personale dell'amministrazione giudiziaria e di magistratura, tramite lo scorrimento delle graduatorie e nuovi concorsi di carattere straordinario, anche in aggiunta alle facoltà assunzionali previste.

Al contempo, sarà dato impulso alle riqualificazioni, agli interpelli, alle progressioni economiche e alla formazione. Nell'ambito di tali misure saranno tenute in debita considerazione le esigenze degli uffici del distretto della Corte d'appello di Venezia.

PRESIDENTE. Il deputato Zanettin ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto o meno per la risposta alla sua interrogazione.

PIERANTONIO ZANETTIN (FI). Grazie, Presidente. Ringrazio il sottosegretario della risposta, ma mi dichiaro non soddisfatto di quello che mi è stato detto. Sicuramente la Corte d'appello di Venezia ha beneficiato di aumenti di organico negli ultimi anni, nel corso dell'ultima legislatura, ma, ciò nonostante, i problemi sono rimasti gli stessi.

Intanto partiamo da un dato di premessa: storicamente, la Corte d'appello di Venezia è quella che ha il più basso rapporto fra abitanti e magistrati addetti. Questo è un dato storico; nonostante gli interventi che sono stati citati poco fa dal sottosegretario, questo dato, assolutamente inadeguato e scadente, rimane; cioè, nonostante gli incrementi di magistrati che sono stati attuati, ancora oggi, la Corte di appello di Venezia è quella che ha il più basso rapporto fra magistrati addetti e abitanti. Peraltro, la Corte d'appello di Venezia e il territorio veneto non meritano questo trattamento; ricordiamo che il Veneto è, insieme alla Lombardia, il motore economico del Paese e, secondo quello studio di Confartigianato, che ha citato anche il sottosegretario, quelle inefficienze e quei ritardi della giustizia costano il 2-3 per cento del PIL. Noi veneti, ma tutti i cittadini del Nord-Est e anche gli emiliani, credo, siamo molto attenti al PIL e, quindi, a noi, quei 2 o 3 punti di PIL, che perdiamo per effetto delle inefficienze della giustizia, interessano molto.

Per fare un confronto, perché anche il sottosegretario si renda conto di qual è la situazione, io le cito dei dati aggiornati al luglio scorso, per dire che quanto è stato fatto finora non basta. Un consigliere della Corte di appello di Venezia ha in carico, mediamente, 528 fascicoli pendenti; facciamo dei confronti: un consigliere della Corte di appello di Milano ne ha 165 e un consigliere della Corte di appello di Torino ne ha 319. Io non so come si possa giustificare questa disparità tra Corti d'appello limitrofe di dimensioni analoghe. Peraltro, i dati statistici del Ministero dicono che la produttività media dei magistrati veneti è tra per le più alte d'Italia.

La scopertura del personale amministrativo è assai elevata; l'ha riconosciuto il sottosegretario. A me i dati aggiornati al 20 luglio 2018 dicevano che la scopertura è al 23 per cento. E, ricordiamolo bene, il problema del personale amministrativo è un problema forse ancora più importante rispetto a quello dei magistrati, perché il tema vero che oggi noi riscontriamo nei tribunali è che, spesso, ci sono i magistrati che scrivono le sentenze, ma poi non c'è il cancelliere che è in grado di scaricarle e pubblicarle. Allora, per questo, dico che non sono affatto contento e soddisfatto della risposta che ci è stata data dal sottosegretario, oggi. Tempi medi e lunghi non possono essere accettati.

Vede, sottosegretario, il Veneto è per sua natura una regione di eccellenza, anche i più recenti studi dicono che la nostra sanità è la migliore d'Italia nel rapporto costi-benefici, siamo la prima regione turistica d'Italia e le nostre imprese valgono da sole il 13,7 per cento dell'export nazionale. Io provengo dalla provincia di Vicenza che è la prima provincia italiana per exportpro capite, ogni cittadino di Vicenza esporta 22 mila euro. Quindi, il Veneto è una regione che reclama una giustizia efficiente, per chi è abituato dall'amministrazione regionale e dagli enti locali a una amministrazione efficiente sa che, anche da una giustizia efficiente, dipende la prosperità economica.

La revisione degli organici dei magistrati può essere disposta con procedure celeri, per il personale amministrativo è stato espletato, l'anno scorso, un concorso, al quale lei faceva cenno, con una graduatoria aperta, al quale si può attingere in tempi ancor più rapidi; dipende solo dalla volontà politica. Le anticipo che, per parte nostra, nel corso della manovra di bilancio, che è in itinere, noi presenteremo degli emendamenti tesi a destinare risorse aggiuntive al personale della giustizia, magari riducendo i capitoli per i sussidi a chi non lavora o lavora in nero.

(Elementi e iniziative di competenza in ordine all'incendio sviluppatosi presso la sede del giudice di pace a Bari, in viale Europa, nella notte tra il 23 e il 24 marzo 2018 – n. 3-00001)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la Giustizia, Jacopo Morrone, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Losacco n. 3-00001 (Vedi l'allegato A).

JACOPO MORRONE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Signor Presidente, onorevoli deputati, l'incendio a cui l'interrogante si riferisce si è verificato in un locale seminterrato adibito ad archivio, all'interno di una palazzina dove sono ubicati gli uffici del giudice di pace di Bari, dov'era stato custodito, oltre al materiale giudiziario del locale tribunale, della procura della Repubblica presso la Corte d'appello e del tribunale di sorveglianza, anche materiale elettorale. In particolare, nei predetti locali erano custodite le schede elettorali relative alle elezioni politiche del 4 marzo 2018 e quelle amministrative del 2017; schede che sono andate parzialmente distrutte. Le fiamme, domate prontamente dai vigili del fuoco, hanno provocato, inoltre, l'annerimento delle pareti del corridoio e il danneggiamento delle tubazioni della rete fognaria.

La procura della Repubblica di Bari ha immediatamente sottoposto a sequestro l'intera area adibita ad archivio, per consentire lo svolgimento dell'indagine relativa all'accertamento delle cause, indagini che sono, allo stato, ancora in corso e ovviamente coperte da segreto istruttorio. Per quanto concerne i dispositivi di sicurezza a presidio dello stabile, informo che i competenti uffici del Ministero della giustizia hanno riferito che si era provveduto, nel mese di settembre 2016, a ripristinare un sistema di allarme sonoro che si attiva in caso di tentativo di effrazione del cancello principale, delle porte e delle numerose finestre attraverso cui si accede all'ufficio del giudice di pace. Contestualmente, erano state rese operative 12 telecamere a circuito chiuso che registrano ininterrottamente e custodiscono le immagini di coloro che transitano attraverso tutti gli accessi ed era stata disposta la chiusura, a fine giornata lavorativa, dall'interno, con appositi chiavistelli, di tutte le porte tagliafuoco che collegano il perimetro dell'ufficio con i vani scala delle proprietà immobiliari adiacenti.

A partire dal mese di gennaio 2017, era stato, inoltre, attivato il collegamento dell'impianto di allarme con la centrale operativa dei carabinieri, tramite commutatore telefonico; mentre, nel settembre dello stesso anno, nell'ambito di iniziative a carattere manutentivo, era stato rinforzato il cancello di ingresso degli uffici stessi. Dal mese di giugno 2017, era stato, inoltre, appaltato un servizio di vigilanza attiva, mediante guardia giurata armata che presidia l'accesso della sede del giudice di pace nei giorni e negli orari di lavoro.

Ancora, con particolare riferimento alle dotazioni di sicurezza dell'immobile, va precisato che il Ministero della Giustizia ha provveduto ad assicurare agli uffici giudiziari di Bari sia il servizio di manutenzione ordinaria degli impianti antincendio sia il servizio di vigilanza privata armata, garantendo, altresì, il servizio di portierato, grazie all'utilizzo di tre dipendenti comunali che prestano la loro opera in virtù di apposita convenzione.

Per quanto riguarda, invece, le misure di competenza del Ministero dell'Interno, faccio presente che gli uffici giudiziari interessati dall'incendio rientrano tra gli obiettivi sensibili sottoposti a costante servizio di vigilanza generica radiocollegata da parte delle forze dell'ordine, che si articola in frequenti passaggi e soste, specie nelle ore notturne, nel quadro del piano coordinato di controllo del territorio.

Peraltro, a seguito dell'episodio, faccio presente che, in sede di Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, si è proceduto, per la specifica circostanza, ad una significativa intensificazione delle misure di vigilanza già in atto.

Ciò premesso, sebbene la natura dolosa dell'incendio sia da considerarsi probabile, è necessario ed opportuno attendere le conclusioni delle indagini in corso.

Posso assicurare, comunque, che il Governo continuerà a dedicare la massima attenzione alla questione e, più in generale, ad assicurare agli uffici giudiziari la tutela e la protezione di cui necessitano, garantendo ogni più scrupolosa pianificazione ed attuazione delle misure di sicurezza.

PRESIDENTE. Il deputato Alberto Losacco ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

ALBERTO LOSACCO (PD). Grazie, Presidente. Io ringrazio il sottosegretario per la risposta e anche per aver dato così tanti dettagli sulle misure di sicurezza presenti in quei locali. Purtroppo, però, persiste la chiara sensazione che vi sia una sottovalutazione della situazione degli uffici giudiziari di Bari e di certo mi auguro che il Governo non continui a ripetere la filastrocca che le responsabilità sono di altri. Questo è un alibi che in Puglia e a Bari, su vicende che riguardano la giustizia, non può essere più utilizzato, dopo quello che è stato combinato sul decreto per il tribunale.

Il Governo, sul tribunale di Bari, ci aveva messo la faccia e abbiamo, purtroppo, visto il risultato. Abbiamo visto anche la pantomima di Salvini sul rafforzamento delle forze di polizia a Bari, che, con un magnifico gioco delle tre carte, sono arrivate solo perché sono state sottratte alla vicina Bitonto, che le aveva ricevute pochi mesi prima, perché lì è in corso una guerra tra clan che ha portato anche all'assassinio della povera signora Tarantino.

È evidente che la compagine di Governo è ancora in modalità campagna elettorale ed è altrettanto evidente che questo manda in corto la gestione di dossier delicati in una terra complessa come quella del Sud, della Puglia e del barese, in particolare.

Ci sono questioni che non possono essere derubricate, ci sono delle assunzioni di responsabilità che devono essere assunte e non può diventare una materia di competizione tra forze politiche e tanto meno tra forze politiche che sostengono lo stesso Governo.

Non servono le passeggiate di Salvini e i santini di San Nicola, non servono decreti che poi si esauriscono in un nulla di fatto, come quello sul tribunale, non servono informative come quelle di questa mattina; serve che ci sia un'assunzione di responsabilità chiara da parte di chi governa.

Noi riteniamo che a Bari le strutture di amministrazione della giustizia, la coerenza e la definizione delle scelte devono dare l'idea di uno Stato che c'è ed è presente, non possono dare un'idea sistematica di incertezza e precarietà, perché questo rende meno autorevole l'amministrazione della giustizia e il Ministro, purtroppo, in qualche modo, se ne sta rendendo responsabile.

Dai magistrati agli avvocati, su questo, si viaggia all'unisono, Si chiede un segnale forte, un lavoro sinergico, concertato, che porti risposte. Di questo va dato atto al sindaco di Bari, che si è fatto parte attiva, anche in maniera forte, per ricercare una soluzione o, quanto meno, per far sì che si arrivi, a Bari, ad un tavolo sull'amministrazione della giustizia.

È la terra di Puglia e di Bari che chiede che vengano affrontati temi di sicurezza, di rafforzamento dei presidi, che venga restituita alla città una sede per l'amministrazione della giustizia, che vengano rafforzati gli organici della polizia penitenziaria e che in maniera definitiva arrivino risposte adeguate.

Fino ad ora, registriamo un preoccupante silenzio e una evasività che non fanno presagire nulla di buono e che, anzi, ci consegnano la consapevolezza che questo va unicamente a vantaggio delle forze criminali che sono in fase di forte riorganizzazione in quei territori.

Questo incendio negli uffici del giudice di pace è, quindi, solo un tassello di questo quadro preoccupante e non può, quindi, essere una risposta burocratica a consentirci di dichiararci soddisfatti.

(Iniziative di competenza in relazione alle cosiddette operazioni «Poseidone» e «Poseidone 2» riguardanti l'iscrizione d'ufficio alla gestione separata dell'INPS di migliaia di professionisti – n. 3-00219)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali, Claudio Durigon, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Colletti ed altri n. 3-00219 (Vedi l'allegato A).

CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Ringrazio il signor Presidente e gli onorevoli colleghi.

La legge di riforma del sistema pensionistico obbligatorio e complementare (legge 8 agosto 1995, n. 335 - cosiddetta riforma Dini) - stante l'esistenza, da un lato, degli enti pubblici di previdenza obbligatoria e, dall'altro, degli enti privati di previdenza obbligatoria dei liberi professionisti - sulla base del principio guida secondo cui ogni attività lavorativa debba essere coperta da contributi previdenziali, ha previsto la possibilità di costituire ulteriori enti privati di previdenza obbligatori per i liberi professionisti tenuti all'iscrizione presso albi o elenchi e sprovvisti di un ente previdenziale di categoria.

La medesima legge ha, altresì, istituito, con decorrenza 1° gennaio 1996, un'apposita gestione separata presso l'INPS, con funzione residuale, finalizzata ad estendere l'assicurazione generale obbligatoria IVS (Invalidità, Vecchiaia, Superstiti) a quei soggetti che esercitano per professione abituale, ancorché non esclusiva, attività di lavoro autonomo, nonché ai titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, e agli incaricati alla vendita a domicilio.

Essendo controversa la platea dei soggetti obbligati all'iscrizione presso la suddetta gestione, il legislatore ha fornito un'interpretazione autentica con efficacia retroattiva della norma istitutiva (articolo 2, comma 26, legge n. 335/1995), precisando (articolo 18, comma 12, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito con modificazioni dalla legge 15 luglio 2011, n. 111) che sono tenuti all'iscrizione presso la gestione separata esclusivamente i soggetti che svolgono attività il cui servizio non sia subordinato all'iscrizione ad appositi albi professionali, ovvero attività non soggette al versamento contributivo agli enti privati di previdenza obbligatoria, in base ai rispettivi statuti e ordinamenti.

La materia dell'iscrivibilità è stata, come già detto, da sempre controversa, essendo tra l'altro dibattuto, con riferimento all'attività libero professionale, se l'iscrizione alla gestione separata INPS sia dovuta anche nel caso in cui il libero professionista, iscritto soltanto all'albo professionale e non anche alla correlata Cassa, abbia versato la contribuzione integrativa al proprio ente, e non anche la contribuzione soggettiva.

Con l'operazione denominata Poseidone, l'INPS, ritenendo che il contributo integrativo versato dal libero professionista alla Cassa di appartenenza non assicuri una posizione previdenziale utile ai fini pensionistici, nel corso del 2009 ha proceduto (con decorrenza 1° gennaio 2007) ad iscrivere d'ufficio alla gestione separata i soggetti con redditi professionali non assoggettati al prelievo del contributo soggettivo presso gli enti previdenziali di riferimento.

Per quanto riguarda, in particolare, gli avvocati, la condizione di non contestuale iscrizione alla Cassa forense ha dato luogo ad un nutrito contenzioso con l'INPS a seguito dell'iscrizione d'ufficio alla gestione separata dei professionisti: con annualità di versamento del contributo integrativo precedenti al 21 agosto 2014, data di entrata in vigore del regolamento di attuazione della legge che ha disciplinato l'ordinamento della professione forense (Regolamento di attuazione dell'articolo 21, commi 8 e 9, legge 31 dicembre 2012, n. 247). Tale norma ha, infatti, stabilito che “l'iscrizione agli albi comporta la contestuale iscrizione alla Cassa nazionale di previdenza e assistenza forense” con conseguente versamento del contributo soggettivo; che per tali annualità, non hanno versato il contributo soggettivo alla Cassa forense in quanto iscritti solo all'albo professionale e non alla Cassa, sulla base delle previsioni ordinamentali vigenti presso la medesima; che, per le medesime annualità, non hanno effettuato il versamento contributivo previdenziale alla gestione separata INPS (le aliquote di computo per l'anno 2009 erano pari al 25 per cento e al 17 per cento, rispettivamente, per i soggetti non iscritti ad altra gestione pensionistica obbligatoria e per tutti i rimanenti iscritti).

Recenti sentenze delle corti di merito (corte d'appello di Palermo, n. 614/2018, n. 617/2018 e n. 627/2018) hanno dichiarato la soccombenza dell'INPS, ritenendo che i ricorrenti non siano obbligati all'iscrizione presso la gestione separata e disponendo, conseguentemente, la nullità dell'iscrizione d'ufficio.

Il nostro Governo, ritenendo fondate le ragioni dei citati professionisti, al fine di garantire un'azione efficace e uniforme su tutto il territorio nazionale, ha provveduto ad invitare l'INPS “a valutare l'opportunità di agire in autotutela, annullando le suddette iscrizioni d'ufficio, ad eccezione di quelle relative ai professionisti che abbiano comunque ritenuto di versare alla gestione separata dell'Istituto, senza adire le vie legali, per vedersi riconosciuta un'anzianità contributiva utile ai fini pensionistici, per annualità altrimenti non coperte da contribuzione a tal fine”.

PRESIDENTE. Il deputato Colletti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto o meno della risposta alla sua interrogazione.

ANDREA COLLETTI (M5S). Sì, Presidente, io sono diciamo parzialmente soddisfatto, perché il Ministero ha agito correttamente chiedendo all'INPS, in via di autotutela, di andare contro i propri intendimenti, nella previsione di eseguire queste procedure coattive nei confronti dei liberi professionisti. Il vero problema, infatti, è l'INPS stesso che, a quanto pare, nonostante la richiesta del Ministero del Lavoro, nonostante le sentenze, sembra voglia continuare in questo contenzioso di tipo previdenziale contro una miriade di professionisti, ma parliamo in particolare di giovani professionisti o professionisti che non avevano un reddito talmente alto da poter accedere direttamente a cassa forense, per esempio per gli avvocati, o alle altre casse previdenziali. Ricordo che il limite era di 10 mila euro per quanto riguarda cassa forense, quindi parliamo proprio dei professionisti più deboli, quelli che sono più sul mercato e che sentono maggiormente la crisi. Ora, il problema è capire l'INPS cosa voglia fare e, anzi, visto che ultimamente sta soccombendo, l'INPS, nei confronti di questi liberi professionisti, qualora non voglia recedere dal proprio comportamento, io invito il Ministero del Lavoro, oltre che a fare queste comunicazioni per la tutela dell'INPS stesso, a provvedere ad inviare un esposto alla Corte dei conti, così da far capire all'INPS che deve rispettare la legge, che deve rispettare l'interpretazione autentica del Parlamento e che deve rispettare soprattutto tutti i liberi professionisti.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Signor Presidente, questa mattina, accendendo la televisione alle 6,30, e ascoltando le notizie provenienti dall'estero, ho sentito che vi è una manifestazione di sciopero dei lavoratori in Francia contro il rinvio, ulteriore, di un anno della pensione relativamente ai lavoratori francesi. Questa notizia naturalmente mi ha sconcertato, desidero esprimere la solidarietà, credo di tutti i colleghi presenti, e in particolare la mia personale e del Partito Pensionati, nei confronti dei lavoratori francesi i quali si vedono privare di un diritto dopo aver contrattato con il loro Stato; è un vizio un po' diffuso dappertutto quello che sarebbe dovuta essere la pensione quando, quanto e se. Mi auguro che si faccia marcia indietro in tutte queste situazioni, in tutto il mondo, e non solo in Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Spadoni. Ne ha facoltà.

MARIA EDERA SPADONI (M5S). Grazie, Presidente. Nei giorni scorsi, Victoria Marinova, giornalista bulgara, è stata violentata, soffocata ed è stata anche brutalmente uccisa. Victoria era madre di una bambina. Negli ultimi dodici mesi, questo è il terzo caso di giornalisti che sono stati ammazzati in Unione Europea; ricordo Daphne Caruana Galizia, blogger e giornalista d'inchiesta, che stava facendo proprio delle indagini sui paradisi fiscali e sulla corruzione a Malta, è stata ammazzata il 16 ottobre 2017 e, inoltre, Ján Kuciak, giornalista slovacco, che è stato ammazzato a febbraio di quest'anno e stava facendo indagini sui legami tra politica e ‘ndrangheta. Ora, la libertà di informazione evidentemente è una problematica che riguarda tutta l'Europa, anche perché gli omicidi di Victoria, di Ján e di Daphne lo testimoniano. La settimana scorsa c'è stato proprio un convegno, anche qui alla Camera, dove si è parlato proprio di giornalismo d'inchiesta e in Italia, ad oggi, sono diciotto i giornalisti costretti a vivere sotto scorta.

Segnalo che la Federazione internazionale dei giornalisti ha proposto una nuova Convenzione alle Nazioni Unite, volta a dare maggiore protezione ai giornalisti. Di fronte a questa ondata di violenza e minacce, la Convenzione istituirebbe, per la prima volta, norme vincolanti per creare garanzie specifiche per i professionisti dei media. Il nuovo strumento fornirebbe, inoltre, un'utile codificazione di tutte le norme applicabili, riunendo disposizioni in materia di diritti umani e di diritto umanitario. Spero vivamente che l'Italia possa accogliere questa richiesta di firma e possa, eventualmente nei prossimi mesi, firmare proprio questa Convenzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Inca'. Ne ha facoltà.

FEDERICO D'INCA' (M5S). Presidente, colleghi, chiedo la vostra attenzione per ricordare, in quest'Aula, quello che successe la notte del 9 ottobre 1963. Cinquantacinque anni fa, alle 22,39, un'enorme frana staccatasi dal monte Toc cadde nel bacino idroelettrico artificiale del torrente Vajont, la caduta sollevò un'onda che provocò la morte di quasi 2 mila persone, tra le quali 487 bambini. La diga, a quel tempo la più alta del mondo, sopportò il violento impatto e oggi ci ricorda l'immane tragedia. Il mio pensiero oggi va alle vittime, in particolare ai tanti bambini portati via dall'onda assassina.

Invito a visitare i luoghi del Vajont, per conoscere la storia della tragedia dalle parole di chi l'ha vissuta. Voglio ringraziare i superstiti che, in questi anni, hanno condiviso con me il ricordo doloroso di quella terribile notte, che sconvolse per sempre le nostre comunità, segnando un prima e un dopo Vajont, e tutte le associazioni impegnate sul territorio a coltivare la memoria della tragedia, la più grande della storia contemporanea del nostro Paese; voglio ringraziarli per il loro impegno nel tramandare la memoria alle tantissime persone che giungono in questi luoghi per conoscerne la storia.

Il Vajont ha unito, e unirà per sempre, il Veneto e il Friuli-Venezia Giulia in un abbraccio di dolore, ma ciò che unisce ancor di più queste comunità, riunite oggi in silenzio per commemorare le vittime, è la volontà di non dimenticare. Uniamoci al loro dolore con una promessa, non solo l'impegno a non dimenticare, ma a fare memoria di quanto successo affinché non possa mai più accadere. Dedichiamo il nostro impegno, come cittadini, e in virtù della carica che ricopriamo, ai giovani, a cui dobbiamo consegnare l'eredità di questa tragedia. Abbiamo bisogno di memoria per costruire il nostro futuro.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole D'Incà, per questo ricordo, a cui la Presidenza naturalmente si unisce, riprendendo le sue parole e le sue considerazioni, molto sagge.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Trizzino. Ne ha facoltà.

GIORGIO TRIZZINO (M5S). La ringrazio, Presidente. Volevo ricordare che è morto venerdì il professor Franco Pannuti, bolognese, oncologo, fondatore dell'ANT, che è l'Associazione nazionale tumori. Aveva 86 anni e si era laureato a Bologna, nel 1957, in medicina, e aveva ottenuto la cattedra universitaria all'Alma Mater, in oncologia. È stato primario della divisione di oncologia del Policlinico Sant'Orsola Malpighi dal febbraio 1972 al luglio del 1997 ed era membro dell'Accademia delle Scienze di New York.

Ma cosa ha fatto il professore Pannuti? Ha fondato, appunto, l'ANT, trasformata in associazione ANT Italia, che si occupava e si occupa dell'assistenza medico-specialista domiciliare nei confronti dei malati terminali. Ha sempre sostenuto il principio che il malato debba essere seguito fino all'ultimo istante della propria vita, il malato che equivale all'uomo; è un atto assolutamente spontaneo che dovrebbe, ciascuno di noi, avere, soprattutto chi è medico e che si occupa di sanità.

Oggi l'ANT è una delle più grandi realtà di no profit che opera in Italia, ne esistono tante altre molto importanti, che reggono il sistema delle cure palliative domiciliari e residenziali. Il professor Pannuti, insieme al professor Ventafridda, è uno dei fondatori del movimento delle cure palliative nel nostro Paese e credo che, proprio per questo, è doveroso ricordarlo come una, appunto, delle persone più importanti. Così vorrei concludere, con una sua frase che dà, appunto, il senso, grazie a lui, visionario, di una sanità a misura d'uomo, dove anche gli ultimi, i malati, potessero avere una dignità e non fossero mai lasciati soli, fino all'ultimo istante. Grazie, professore Pannuti.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 10 ottobre 2018 - Ore 15:

1. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

La seduta termina alle 12.