XVIII LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 122 di giovedì 7 febbraio 2019
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO
La seduta comincia alle 10.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
ANNA RITA TATEO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 5 febbraio 2019.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Battelli, Benvenuto, Bitonci, Claudio Borghi, Brescia, Cancelleri, Castiello, Cirielli, Colletti, Colucci, Covolo, Davide Crippa, D'Inca', D'Uva, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Luigi Di Maio, Dieni, Durigon, Fioramonti, Gregorio Fontana, Frusone, Galli, Gallinella, Gallo, Garavaglia, Gava, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giorgetti, Giorgis, Guerini, Guidesi, Lollobrigida, Lorefice, Lorenzin, Losacco, Lupi, Manzato, Micillo, Molinari, Molteni, Morelli, Morrone, Occhionero, Picchi, Rixi, Saltamartini, Schullian, Sisto, Spadafora, Tofalo, Vignaroli, Villarosa, Raffaele Volpi, Zennaro e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente ottantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,07).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Seguito della discussione del disegno di legge: S. 989 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, recante disposizioni urgenti in materia di sostegno e semplificazione per le imprese e per la pubblica amministrazione (Approvato dal Senato) (A.C. 1550).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1550: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, recante disposizioni urgenti in materia di sostegno e semplificazione per le imprese e per la pubblica amministrazione.
Ricordo che nella seduta di ieri si è concluso l'esame degli ordini del giorno.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1550)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
TOMMASO FOTI (FDI). Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Deputato Foti su cosa? Siamo alle dichiarazioni di voto finale. Può intervenire se è pertinente, solo se è pertinente. E' pertinente alla questione di oggi o no? Allora, può intervenire dopo. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bruno Tabacci. Ne ha facoltà.
BRUNO TABACCI (MISTO-+E-CD). Signor Presidente, rappresentanti del Governo, non possiamo che esprimere una valutazione negativa su questo decreto-legge n. 135, che si richiama alla semplificazione, complicando invece il rapporto tra cittadini, imprese e pubblica amministrazione. Non è una questione formale rispetto ai requisiti di straordinaria necessità e urgenza richiesti dall'articolo 77 della Costituzione e neppure con riguardo alla palese contraddizione tra l'urgenza e l'unitarietà del contenuto del decreto. In realtà, si tratta di un provvedimento omnibus, che segnala la vera natura del cambiamento cui si ispira questo Governo, cambiamento in peggio, nei rapporti istituzionali Governo-Parlamento e per la tecnica legislativa, che si segnala per confusione e superficialità difficilmente eguagliabili. Alcune norme modificano in tutta evidenza disposizioni recentemente approvate con la legge di bilancio di fine d'anno, il che conferma la critica rivolta dalle opposizioni che si trattava di norme in larga misura sbagliate. Pensiamo, ad esempio, alla modifica della norma che estende l'intero pagamento dell'Ires alle imprese e agli enti del terzo settore. Avevate riconosciuto l'errore concettuale e vi eravate impegnati a correggerlo, invece non disponete l'abrogazione di una norma palesemente errata, quale quella introdotta dalla legge di bilancio che aumentava il prelievo fiscale a carico di questi enti, ma rinviate l'entrata in vigore.
PRESIDENTE. Per favore, colleghi.
BRUNO TABACCI (MISTO-+E-CD). Rinviate l'entrata in vigore al momento in cui prevedrete l'introduzione di nuove misure di favore per i medesimi enti. Un modo di procedere così confuso determinerà incertezze e conseguenti problemi applicativi. E, quanto all'applicazione immediata, per non farsi mancare nulla, è previsto il rinvio a provvedimenti attuativi in ben dodici commi. E poi che dire del mutamento delle regole in corsa per lo scorrimento della graduatoria degli idonei relativa al reclutamento di 893 allievi, agenti dalla Polizia di Stato?
Originariamente, si prevedeva il limite di trent'anni e il possesso della licenza media come titolo di studio, quindi se si introduce il limite di 26 anni di età e il possesso di un diploma di scuola media superiore, non c'è scorrimento degli idonei e si bruciano le aspirazioni di molti candidati che avevano conseguito l'idoneità: un pessimo esempio che mina la credibilità dello Stato. E invece di prevedere misure strutturali, in grado di ridurre i gravi ritardi nei pagamenti delle pubbliche amministrazioni, vi inventate una sezione speciale dedicata a interventi di garanzia in favore delle PMI, così, tanto per semplificare. È il vostro modo di procedere: complicate la vita dei cittadini, delle famiglie, delle imprese, ma la chiamate “semplificazione”, in linea con quel Ministro che ha fatto da battistrada: prometteva di semplificare, facendo un falò di leggi desuete, un gioco degli specchi, una finzione. Avreste potuto prevedere con questo decreto un intervento a favore del pluralismo dell'informazione, come presidio irrinunciabile dello Stato democratico, correggendo l'intenzione di una finta riforma del settore, che nasconde la scelta di colpire alcune testate. In particolare, il 21 maggio, viene meno il finanziamento di Radio Radicale, in esecuzione della convenzione in essere, decisione irresponsabile, che rischia di spegnere una voce che ha trasmesso tra la gente la qualità del lavoro istituzionale e del servizio della politica, una modalità alta di educazione civica e di difesa democratica.
Questo decreto è la sintesi delle vostre mancate promesse: il decreto “dignità”, che sembrava la somma di cose poco degne, il decreto “semplificazione”, che complica la vita dei cittadini, il decreto “sviluppo”, che ci porta alla recessione. Avevate promesso che il Paese sarebbe cresciuto dell'1,5, poi dell'1 per cento, ora siamo al fatto che l'Europa, e non solo l'Europa, stima uno sviluppo pari allo 0,2, quindi a zero, siamo in piena recessione, e dite che non c'è alcuna correzione da fare e ovviamente state sfidando coloro che ci hanno fatto credito, dando fiducia all'Italia e vi state nascondendo dietro il paravento dei precedenti Governi. Non so dire fino a quando potrà reggere questa commedia, ma è comunque giocata sulla pelle del Paese, purtroppo. Quel che è certo è che nella giostra del potere voi bruciate anche i principi nei quali dicevate di credere ed emerge la vostra vera natura, di casta arrogante e incompetente (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa-Centro Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Serse Soverini. Ne ha facoltà.
SERSE SOVERINI (MISTO-CP-A-PS-A). Grazie, Presidente. Noi siamo qui per rinnovare la nostra opposizione al decreto, ai contenuti di questo decreto, ma anche al metodo di procedere che questo Governo ha adottato fin dalla sua nascita. È stato detto dai miei colleghi in precedenza che questo è un decreto omnibus, un “milleproroghe”, un ammasso di tante cose e si accusa giustamente questo Governo di superficialità. Però io voglio far presente che la superficialità in politica è un danno, è un grave danno che stiamo facendo alla realtà di questo Paese. Siamo di fronte a una proposta culturale populista, che vuole dare un volto solo a questo Paese, un volto inventato dalla comunicazione dei partiti che oggi sono al Governo, ma che non rispecchia la complessità della realtà in cui viviamo. Noi abbiamo denunciato questa pratica con il decreto “dignità”, abbiamo denunciato questo atteggiamento e questo approccio culturale al Paese con il decreto su Genova, dentro il quale è stato passato di tutto, e fra l'altro anche contenuti vergognosi e su questo ultimo provvedimento denunciamo lo stesso atteggiamento, cioè viene rappresentato un volto del Paese che non corrisponde alla realtà. Quando si parla, per esempio, del problema della moratoria sulle trivelle nella mia regione, che è un tema molto importante e molto caldo, che riguarda la sicurezza dei cittadini, che riguarda i posti di lavoro di parecchie persone, specie nel ravennate, si porta avanti una moratoria, dichiarando che poi sarà elaborato un piano di transizione a posteriori, tra un anno, un anno e mezzo. Bene, a casa mia, in Emilia Romagna, prima si fa un piano di transizione e poi, eventualmente, si decide una moratoria. Noi non possiamo continuare a procedere in questo modo, noi procediamo nel modo inverso agli interessi del Paese.
Ora, un piano di transizione significa mettere le mani nelle cose, conoscere la materia di cui ci si occupa. Io ho poca speranza che questo Governo possa entrare in profondità su un argomento del genere o entrare in profondità su diversi argomenti, così come abbiamo fatto col decreto dignità; ci siamo occupati di lavoro con un approccio ideologico e adesso ne stiamo pagando le conseguenze, con la crescita delle partite IVA - e questa la chiamate occupazione - fasulle. Il caso dell'Emilia Romagna è un caso emblematico, non sapete dare sviluppo agli interessi del Paese, ma fate politiche che si fermano ai titoli, all'indice.
Ieri abbiamo discusso di un tema importante, che è stato qui ripreso, che erano i finanziamenti all'editoria, sul quale c'è un approccio in parte giustificato, in parte ideologico. Si possono spendere dei soldi per l'editoria quando si tratta di dare un volto al Paese, fatto di multiculturalità, di diverse voci che possono esprimere opinioni; si può finanziare un Paese, si possono finanziare le tante voci di questo Paese che contribuiscono a dare un volto alla democrazia. Vi siete focalizzati, ieri ci siamo tutti focalizzati su Radio Radicale, sulla quale si fanno risparmi di soldi, si invoca la buona gestione del danaro nel campo dell'editoria, mentre non smentite le voci che state moltiplicando le direzioni all'interno della Radio RAI, per dare posti, per dare altri posti da direttore, per moltiplicare le persone a voi vicine. Allora, qual è il criterio che guida il provvedimento sull'editoria? Quali sono i principi che lo guidano? E anche qui, di nuovo, una volta che si entra sulla materia: non ci siete, non ci siete, state dando un volto a questo Paese che non esiste, non è la società reale.
Noi continuiamo a procedere con prestiti ponte su Alitalia e poi continuiamo a procedere con provvedimenti che vanno a umiliare il volto del terzo settore in questo Paese, vogliamo tassare il terzo settore. Noi siamo il Paese col più alto numero di volontari d'Europa, il nord Italia rappresenta un bacino di volontariato che è un esempio a livello europeo, e su questo, con un procedere a stop and go, “ti tasso e non ti tasso”, continuiamo a insinuare nella pubblica opinione il fatto che questo settore sia mal gestito, che paghi poche tasse, che sarebbe meglio fare giustizia, tassarli un po' di più. E allora così, avanti, procediamo con semplificazione, con eccesso di semplificazione populista, questa è la verità, perché è vero che la semplificazione è la matrice della cultura populista.
Allora noi votiamo “no”, votiamo “no” per dare voce a questo Paese, alle persone che non sentono, che non vedono politiche che entrano nel merito del loro futuro. Stiamo depositando atti, leggi, che a breve, brevissimo, porteranno un duro conto salato per gli italiani. Votiamo “no” in anticipo, per dare volto a un Paese reale, che chiede che ci si occupi dei problemi veri e che si smetta di andare avanti con percorsi demagogici e assolutamente infondati (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tondo. Ne ha facoltà.
RENZO TONDO (MISTO-NCI-USEI). Sono stati ampiamente sviluppati gli argomenti di metodo per i quali ci appare evidente che stiamo per votare un bluff. Il titolo trionfale recita: Disposizioni urgenti in materia di sostegno e semplificazione per le imprese e per la pubblica amministrazione. Purtroppo non è così, magari fosse così, c'è ben poco di urgente, molto di tappabuchi, poco di semplificatorio, molto di arruffato in questo vostro disegno di legge. Per non dire dello sberleffo fatto al Parlamento con la richiesta del voto di fiducia, e qui ci siamo già divertiti nei giorni scorsi a ricordare le affermazioni dei leader del Cinquestelle negli anni scorsi, quando il voto di fiducia veniva posto da qualcun'altro.
Di fatto, come ricordava un attimo fa Tabacci, siamo di fronte a un omnibus in cui si è infilato un po' di tutto, dagli idrocarburi alle carceri, dagli ordini forensi all'etichettatura del burro, all'Alitalia. Di fatto, usate la decretazione d'urgenza per recuperare alcuni vostri errori. Ricordo a chi mi ascolta che, per esempio, all'articolo 9-bis, al comma 1, ponete rimedio a un errore da voi fatto nella manovra di bilancio n. 145 del 2018, il bilancio che avete fatto voi. Un insieme di norme eterogenee, che mettono in difficoltà parecchi settori, faccio alcuni esempi: i lavoratori del settore noleggio auto con conducente, all'articolo 10-bis, oppure l'articolo 3, dove si prevede il divieto di spettacolo senza certificato di agibilità. Ovviamente in questo Paese si va sempre da un estremo all'altro, per cui dopo le vicende delle discoteche, adesso si proibisce anche di esibire il piccolo cantante nella sagra paesana, vorrei vedere gli amici della Lega, che organizzano le sagre paesane al nord, come fanno a giustificare questa mancanza di disponibilità per far suonare un fisarmonicista qualsiasi alla loro festa (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI).
Ma, al di là di queste amenità, se poi entriamo nel merito dei provvedimenti più politicamente significativi, che sono quelli che ci interessano, basta limitarci ad alcuni per giustificare il voto contrario del gruppo Noi con l'Italia-USEI. Il capolavoro fortemente ideologico è l'articolo 11, dove vi inventate il PiTESAI, il Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee, che altro non è che una formula per mettere in crisi il settore strategico della ricerca idrocarburi, bloccando la ricerca, fermando tutto quanto sta decollando e dimenticando che l'Adriatico ospita oggi una quarantina di piattaforme per l'estrazione di gas metano e dà lavoro a circa 10 mila occupati, compreso l'indotto. Con questa scelta con cui bloccate - perché poi bloccate per un anno e mezzo, ma poi, tra un anno e mezzo, quando il PiTESAI non ci sarà o non ci sarete più voi, bisognerà rinviare di qualche bel periodo e, quindi, andremo ancora più avanti - saremo sempre più dipendenti dal gas estero e questo, in questi tempi, non è certamente una bella notizia.
Ricordava chi mi ha preceduto, poi, il tema degli agenti di polizia, dove si cambiano in corso d'opera le carte in tavola, ma la cosa più grave è che facciamo perdere fiducia nelle istituzioni a tanti giovani che si vedono vanificati nei loro sforzi, nei loro meriti, nel loro impegno.
E c'è, infine, un'altra amenità - lo ricordava, anche questo, Tabacci un attimo fa - il Fondo di garanzia per la piccola e media impresa, dove siamo al paradosso: la pubblica amministrazione che deve pagare le imprese che hanno prestato servizio e lavorato, appunto, per la pubblica amministrazione, anziché presentarsi e incassare i soldi, devono svolgere un percorso burocratico per cui chi le deve pagare, cioè la Pubblica Amministrazione, garantisce in banca che verrà pagato, cioè una follia dal punto di vista economico-finanziario, perché il pagatore dovrebbe pagare. Forse sarebbe stato meglio far sì che un po' di soldi del reddito di cittadinanza fossero stati destinati alle piccole imprese che aspettano i soldi dallo Stato e non da altre imprese e che, forse, vincolandole a qualche assunzione, avrebbero garantito qualche posto di lavoro in più.
Certo, e concludo, avete recuperato il vulnus dell'IRES ai no profit; ricordo la battaglia fatta dal mio capogruppo Lupi in merito a questo, avete accolto una delle tante considerazioni positive che abbiamo fatto, solo questa, ma ciò evidentemente, per le ragioni che ho detto, non è una condizione sufficiente per il nostro voto, men che negativo. Siamo in piena contraddizione, sta scoppiando una contraddizione forte tra la maggioranza di Governo, affrettatevi a definire la situazione perché così stiamo portando il Paese alla recessione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fassina. Ne ha facoltà.
STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, Presidente. Ci troviamo di fronte all'ennesimo atto in cui a questa Camera è impedito di poter discutere adeguatamente il merito del provvedimento che si va ad approvare, di poterlo emendare. Sta diventando una prassi legislativa, quella di estromettere entrambe o una delle Camere dal processo legislativo. E allora, Presidente, vorrei rivolgermi non solo formalmente a lei, seguendo quelli che sono i canoni della nostra discussione per parlare alla maggioranza.
Vorrei rivolgermi anche sostanzialmente a lei, in quanto garante di un corretto procedimento legislativo, perché abbiamo di fronte dei passaggi legislativi importanti e quello che è avvenuto, ancora una volta, dopo la sessione di bilancio, su questo decreto temo che si ripeterà su altri interventi legislativi importanti: il cosiddetto “decretone”, quello che è in questi giorni in discussione al Senato, che prevede l'intervento sul cosiddetto reddito di cittadinanza e quota 100, e un altro provvedimento di cui dirò, che è connesso anche con il testo che stiamo valutando in queste ore e, cioè, la legge sull'autonomia differenziata delle regioni.
Ma voglio venire al merito, rispetto al quale non abbiamo potuto esercitare alcuna funzione. Torno sui punti principali, tutti non ho modo di affrontarli. Torno sulla norma che interviene in via retroattiva e colpisce pesantemente quegli idonei per l'assunzione in Polizia, che si vedono, da un giorno all'altro, cambiare il quadro di riferimento rispetto al quale avevano fatto il concorso e avevano raggiunto l'idoneità. Ieri sera ne abbiamo parlato, alla fine è stata data una riformulazione assolutamente irrilevante, inefficace su questo punto: giustamente, non abbiamo accettato e abbiamo votato a favore di quell'ordine del giorno che, poi, non è passato.
Ci sono altri punti importanti sui quali le soluzioni non vengono neanche avviate. Nella normativa si prevede un tavolo per il debito degli enti locali: un capitolo fondamentale che potrebbe, in un quadro di rinegoziazione dei mutui tra gli enti locali e Cassa depositi e prestiti, determinare un sollievo per migliaia di enti locali, che avrebbero così una qualche disponibilità di risorse per poter fare quegli investimenti decisivi nella fase che stiamo affrontando.
Sul capitolo trivellazioni è intervenuta la mia collega in modo molto efficace, la mia collega Muroni, quindi non voglio insistere. Sul punto sul quale avete dovuto fare retromarcia e, cioè, l'eliminazione dell'agevolazione fiscale per il no profit, avete recuperato raccogliendo - come ha spiegato bene ieri il capogruppo Fornaro - le proposte e l'offensiva politica dell'opposizione, ma lasciate un margine di incertezza molto preoccupante per un mondo che svolge funzioni decisive, perché il ripristino dell'agevolazione è subordinato, è condizionato, ha come limite l'arrivo, non si sa bene quando, non si sa bene in che forma, di una rivisitazione normativa che rischia di riportare indietro le lancette dell'orologio che sono state, invece, ora riallineate. Poi - ed è il punto sul quale voglio concentrarmi per arrivare alla conclusione -, c'è questo articolo, l'11-quater, che è stato sostanzialmente sottovalutato, ma che invece è un articolo importante. In quell'articolo - la Lega, ahimè, al di là della pretesa di proporsi come partito nazionale, continua ad essere la Lega Nord - si prevede la cessione a titolo gratuito delle centrali idroelettriche dallo Stato alle regioni. Centrali idroelettriche, costruite con i contributi di tutti i cittadini italiani, vengono cedute alle regioni a titolo gratuito. Questo, ovviamente, data la collocazione delle centrali idroelettriche, determina effetti asimmetrici sul territorio nazionale, con una evidente penalizzazione delle regioni meridionali.
Questo articolo, che è stato introdotto in modo molto abile da parte della Lega Nord, ripeto, è l'indicatore di quello che è in corso di definizione sul terreno della cosiddetta autonomia differenziata. Qui si sono portati avanti, per via di legge ordinaria, gli obiettivi dell'autonomia differenziata.
Presidente, la prego di ascoltare, lei deve garantire a questo ramo del Parlamento la possibilità di discutere su provvedimenti che hanno portata costituzionale. Il 15 febbraio è stata annunciata la firma di provvedimenti legislativi che, se venissero attuati, com'è previsto nella pre-intesa definita dal Governo precedente con i presidenti di Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna, determinerebbero la fine sostanziale dell'unità nazionale. Allora, noi le chiediamo formalmente di fare in modo che quei testi possano arrivare in questa Camera prima che vengano sottoscritti, perché la procedura parlamentare prevede un “sì” o un “no” senza possibilità di emendamenti. Presidente, siamo di fronte a dei passaggi cruciali che riguardano davvero la tenuta del Paese, è fondamentale che il Parlamento intervenga, ed è fondamentale - su questo voglio chiudere - che il Parlamento ripristini le condizioni minimali del pluralismo informativo. Ieri sera in tanti, anche nostri colleghi, lo hanno detto, la collega Boldrini è intervenuta su questo: i tagli alle risorse per l'editoria fanno pendant con la marginalizzazione del ruolo del Parlamento. Abbiamo bisogno di ripristinare quelle dotazioni di risorse, abbiamo bisogno di ripristinarle in particolare per Radio Radicale, che ha la mannaia dei sei mesi di quest'anno entro i quali esaurisce il finanziamento.
Abbiamo bisogno di fare degli interventi che non sono di una parte politica rispetto all'altra, ma che sono fondamentali per garantire quelle condizioni minimali di funzionamento della nostra democrazia sul versante delle funzioni del Parlamento. Perché, Presidente, sarebbe inaccettabile se qui arrivasse, a due settimane, a una settimana dalla scadenza, il decreto con il reddito di cittadinanza e “quota 100” e questa Camera, per l'ennesima volta, dopo non aver potuto discutere e intervenire sulla legge di bilancio, dopo essere stata marginalizzata su questo decreto, venisse marginalizzata anche su quell'atto, che è l'atto più qualificante della fase legislativa che stiamo attraversando.
Quindi, le chiedo attenzione a questi passaggi e le chiedo, infine, attenzione a fare in modo che venga ripristinato quel minimo di pluralismo informativo che il finanziamento all'editoria consentiva, in particolare, a Radio Radicale. Per tutte le ragioni che ho provato a motivare, Liberi e Uguali voterà “no” al disegno di legge di conversione del decreto (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Silvestroni. Ne ha facoltà.
MARCO SILVESTRONI (FDI). Grazie, Presidente. Rappresentanti del Governo, colleghi, noi di Fratelli d'Italia avremmo voluto avere il sacrosanto diritto di difendere il buonsenso di tanti emendamenti che abbiamo presentato, ma ci corre l'obbligo di opporci alla folle strategia dell'immobilismo e del blocco delle infrastrutture. Perché semplificazione deve essere portatrice di effetti concreti che questo decreto non ha e, diciamolo, alla faccia della sburocratizzazione, qui addirittura si aggiungono nuovi cavilli normativi o, meglio, burocratici.
Vedete - e lo dico a lei, Presidente, per rivolgermi ai banchi del MoVimento 5 Stelle o, quantomeno, della maggioranza -, non si può risolvere tutto dicendo “no”: no TAV, no grandi opere, no olimpiadi, no trivelle. Dire “no” non è fare delle scelte, ma è l'esatto opposto. Governare è affrontare i problemi e, quindi, non è come la follia che è stata inserita dall'articolo 11, comma 6, del decreto-legge semplificazione che prevede l'interruzione di tutte le attività di prospezione e ricerca in corso di esecuzione - sto parlando delle cosiddette trivelle -, quindi una interruzione che comporta un danno complessivo di circa 500 milioni di euro. Faccio presente, Governo, che in una situazione alquanto simile a quella prospettata dal decreto in esame - parlo della zona del Ravennate - nel 2015, il settore ha perso, tra diretto e indotto, circa 5 mila posti di lavoro relativamente all'abbandono di tre società. Tra l'altro, si è anche a conoscenza che altri Paesi adriatici, come la Croazia, il Montenegro, la Grecia, stanno facendo ponti d'oro alle nostre imprese nazionali, già operanti nel settore, per poter sviluppare la loro attività di ricerca al di fuori della zona marina di competenza italiana, ovviamente stiamo parlando dell'Adriatico e quindi nelle dirette vicinanze delle trivelle che verranno sospese: oltre al danno, anche la beffa. Questa è una situazione che incrementerà - parlo solo per la parte dell'Emilia Romagna - la platea di coloro che poi potranno chiedere il reddito di cittadinanza e servirà solo a far piombare nello sconforto tanti lavoratori del settore energetico: si parla di nuovi 10 mila disoccupati.
Vedete, la nazione, la patria riparte con un taglio netto delle tasse e un taglio netto della burocrazia che il decreto semplificazione, in realtà, non sta portando. Noi di Fratelli d'Italia chiediamo da sempre di abolire la fatturazione elettronica, soprattutto per i piccoli commercianti; abbiamo chiesto l'abolizione dello spesometro e del redditometro e degli studi di settore; chiediamo di far ripartire i lavori e l'economia bloccata anche a causa di una burocrazia che non si cancella con gli slogan che, ahimè, sentiremo anche nelle dichiarazioni che verranno fatte dalla maggioranza nelle quali si parla probabilmente di un libro dei sogni ma che non rappresenta il vero contenuto del decreto semplificazione, perché semplificazione non può che essere sinonimo di modernità. Se il Governo avesse voluto parlare di semplificazione non doveva portare in Aula un groviglio normativo, ma avrebbe dovuto parlare soprattutto di imprese in difficoltà e di un'Italia in recessione tecnica (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ora la mia domanda sembrerà retorica: ma veramente, Presidente, credete che sia stato un bene per la patria, per la nazione mettere, ancora una volta, la fiducia ed evitare per l'ennesima volta il confronto, bocciando tutti gli emendamenti che erano un contributo migliorativo su temi che stanno distruggendo il tessuto produttivo della nazione? C'era la possibilità, Presidente, di rimediare al disastro come quello prodotto dalla fatturazione elettronica; c'era la possibilità di semplificare ed aiutare il Paese inserendo la flat tax incrementale. Voglio ricordare, a me stesso e a tutti, che la flat tax incrementale è una proposta di Giorgia Meloni di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) che era stata inserita nel bilancio e che è stata bocciata. Questa è semplificazione! C'era la possibilità di rimediare al disastroso decreto “dignità” e rivedere la questione voucher per tanti settori produttivi, anche per i servizi domestici e per l'assistenza agli anziani. C'era la possibilità di rimediare ai danni che lo Stato ha fatto e sta facendo a molte aziende non pagandogli le fatture. Di burocrazia in Italia si può anche morire; purtroppo, non è solo una battuta. Il decreto-legge che porta il nome “semplificazione” doveva dare speranza a tanti imprenditori e a tutti gli italiani, dimostrando che era finita l'era delle scartoffie, dei timbri, delle inutili certificazioni, delle settantuno autorizzazioni e dei quasi 14 mila euro per aprire un'attività.
Se, davvero, con il decreto “semplificazione”, si voleva portare il cambiamento, questa era l'occasione e allora doveva finire l'era delle tasse anticipate e, ripeto ancora, andava inserita eventualmente la flat tax incrementale. Ma invece restano ancora impantanate le imprese in difficoltà e i comuni, così come i concorsi degli agenti di Polizia. Da questa situazione che va avanti da decenni se ne poteva uscire con il coraggio e con il confronto. Il fatto che ogni volta la Camera debba fare da passacarte, Presidente, non è più giustificabile. Mi pare, Presidente, che da quella Presidenza ci si occupi di tutto ma non di difendere il ruolo del Parlamento e delle sue prerogative e ci dispiace non per noi ma per il popolo italiano, che qui rappresentiamo, perché, Presidente, il dibattito, le proposte, il confronto servono a migliorare un provvedimento, non sono ostacoli alla democrazia, ma opportunità. La presunzione che avete di fare sempre tutto bene, non è la strada; avevate fatto tutto bene, il dibattito non serviva neanche per la legge di bilancio perché la legge era perfetta così, avete detto. Era così perfetta che adesso il Governo deve rifare i conti e sono passati solo trenta giorni da quella blindatura che però non ha blindato l'Italia dalla recessione.
Noi di Fratelli d'Italia, tra l'altro, il 12 dicembre, eravamo qui fuori, a Montecitorio, a ribadire con gli imprenditori che la fatturazione elettronica era un problema che li costringeva a chiudere e che quei 2 miliardi di evasione fiscale che vi facevano tornare i conti non si recuperavano con le serrande chiuse. Ma il confronto purtroppo per voi non serviva e non serviva quindi che vi dicessimo che in dieci anni sono scomparse 165.000 botteghe artigiane (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Inoltre, c'è il disastro dello scorrimento delle graduatorie degli agenti di Polizia, a cui avevo accennato prima, con il quale è previsto il limite dei ventisei anni, che non era previsto, tra l'altro, dal bando e che farà scoppiare centinaia di ricorsi. Questo per voi significa semplificazione? Il limite bloccherà le graduatorie e, quindi, alla faccia della sburocratizzazione. La vicenda del concorso della Polizia è una pazzia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! È una discriminazione sulla quale spero che proprio la Lega e il Ministro dell'Interno facciano una seria riflessione che porti a un ripensamento. Ma andiamo oltre il decreto e facciamo cose utili: semplifichiamo veramente la vita degli imprenditori e dei cittadini che chiedono servizi; semplifichiamo la vita…
PRESIDENTE. La prego di concludere.
MARCO SILVESTRONI (FDI). Concludo. Semplifichiamo la vita ai comuni che devono dare i servizi. Abroghiamo, quindi, da domani la fatturazione elettronica o comunque limitiamo l'obbligo per quelle di importo complessivo superiore a 10.000 euro; aboliamo veramente lo spesometro, il redditometro e gli studi di settore; aboliamo il tetto all'uso del contante; introduciamo l'utilizzo dei voucher senza limite alcuno nei settori dell'agricoltura, del turismo e in quello ricettivo, oltre all'ampliamento della possibilità di fare ricorso ad essi in tutti gli altri settori; reintroduciamo la flat tax proposta da Giorgia Meloni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Tali provvedimenti, al di là degli annunci e delle parole roboanti, farebbero la differenza ed eliminerebbero la burocrazia e fornirebbero un concreto aiuto alla pubblica amministrazione, ai cittadini e soprattutto agli imprenditori. Concludo, il decreto-legge era l'occasione migliore per sburocratizzare effettivamente il Paese ma le norme inopinatamente aggiunte ne hanno in molti casi ucciso lo spirito che ha determinato la nostra astensione. Noi siamo sempre qui, però, dalla stessa parte, dalla parte di coloro che tifano Italia, Presidente, e se il decreto, pur imperfetto, è comunque un inizio per cominciare a lavorare, per semplificare la vita agli italiani liberandoli dalla burocrazia, noi di Fratelli dell'Italia, allora vi vogliamo dare una sorta di fiducia e ci asterremo sul decreto-legge “semplificazione” (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mandelli. Ne ha facoltà.
ANDREA MANDELLI (FI). Grazie, Presidente. Rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, tre riflessioni preliminari. La prima: un'occasione persa, quella di oggi, in quest'Aula. Tutti, nei talk show, nei nostri incontri politici, lamentiamo uno Stato cattivo, severo, matrigna, che lascia poco spazio. Ci lamentiamo dell'eccessivo carico burocratico, e avevamo un'occasione, in questi sessanta giorni, per fare qualcosa, non l'abbiamo fatto: una grande occasione persa. Seconda riflessione: il bicameralismo è sparito. Oramai un ramo del Parlamento si occupa del provvedimento, l'altro ramo non può far altro che accontentarsi di fare poche chiacchiere in Commissione. Come per la legge di bilancio, questa maggioranza ha mostrato incertezza nella conduzione dei lavori parlamentari. Qui non avevate neanche l'alibi di Bruxelles, avevate solo tante piccole questioni interne. Abbiamo assistito per settimane alla dialettica tra i due partiti di maggioranza, invece che alla normale dialettica tra maggioranza e opposizione. Il Senato ha atteso che voi scioglieste i nodi che vi dividevano, poi avete mandato il provvedimento alla Camera e noi, per non aprire nessun vaso di Pandora, ci accontentiamo della richiesta di qualche ordine del giorno.
Decretazione d'urgenza e richiesta di fiducia: terza riflessione. Oramai siete assolutamente allineati come i Governi del non cambiamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Fate le stesse cose, non cambiate nessuna linea di tendenza, la decretazione d'urgenza è il solo metodo, il solo collante che avete per rimanere uniti. Se non ci fosse il voto di fiducia e la dichiarazione d'urgenza, sareste completamente privi di attività politica. Le vostre palesi divisioni all'interno della maggioranza stanno creando tensioni e sempre più difficoltà nell'avanzamento dei provvedimenti, e ce ne rendiamo conto.
Veniamo al provvedimento. Di semplificazione ce n'è ben poca: dodici articoli originari, lievitati via via, mano a mano, a ventotto, dimagriti poi in Senato, ma, nonostante il taglio della Presidenza del Senato, la pluralità delle materie rimaste nel provvedimento rende a dir poco evidente il mancato rispetto del requisito dell'omogeneità. Il testo contiene disposizioni che non appaiono riconducibili alle già ampie finalità del provvedimento, il titolo è evidente: misure di semplificazione in materia di imprese e lavoro, superamento delle criticità riscontrate nella realtà sociale quali il sovraffollamento delle strutture carcerarie, la carenza di medici di medicina generale, quelle di modernizzare dell'azione pubblica, informatizzare i rapporti tra cittadini, imprese e amministrazioni pubbliche. Poi, all'interno del provvedimento, oltre a ulteriori disposizioni che hanno fatto lievitare il testo, come dicevo prima, sono confluite anche le misure sugli autoservizi pubblici e quelle indifferibili per il rinnovo del consiglio degli ordini forensi: una macedonia veramente indigeribile. Ma la cosa più grave, quella su cui penso tutti dobbiamo fare una riflessione, è che avete modificato disposizioni da poco entrate in vigore, creando ulteriore caos normativo, dovuto a un approccio superficiale, frettoloso, con il quale evidentemente sono state approvate solo poco tempo fa norme del tutto sbagliate. Il dramma è che le stesse misure che state correggendo ora dovranno essere inevitabilmente a loro volta corrette, perché le avete scritte veramente male (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Mi riferisco in primis alla modifica della norma che estende il pagamento dell'IRES agli enti del Terzo settore, una disposizione che definirei scellerata e che avete inserito nella legge di bilancio. Il gruppo di Forza Italia era intervenuto vigorosamente, sia durante la discussione del disegno di legge di bilancio 2019 sia attraverso la presentazione, già lo scorso 29 dicembre, alla Camera, di una proposta di legge a prima firma del nostro presidente, Gelmini, sottoscritta da tutti i capigruppo di opposizione, nonché attraverso la presentazione di un question time e atti di sindacato ispettivo in Commissione Finanze volti a sollevare questa questione. Per fortuna la maggioranza al Senato, con un contributo di tutte le forze politiche, in particolare quelle di opposizione, di Forza Italia in primis, ha deciso di ripristinare l'IRES agevolata al Terzo settore, ma, colpo di scena, invece di ammettere di aver sbagliato, cosa che può succedere, che può essere anche compresa, e quindi prevedere la semplice abrogazione della norma con un tratto di penna, cosa molto semplice, avete cercato di introdurre un sistema difficile, tortuoso, complicato, che non sarà assolutamente chiarificatore della norma e che metterà questi enti, che fanno del bene a tutti gli italiani, in una difficoltà enorme; ve ne dovete assumere ancora una volta la responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Per quanto riguarda la fattura elettronica - tanti sono stati gli interventi in quest'Aula e voglio tornarci sopra anch'io -, tutti, dai professionisti che sono in contatto con queste realtà, ai piccoli commercianti, si lamentano tutti i giorni di questo provvedimento. A tale riguardo, Forza Italia aveva proposto emendamenti volti proprio a semplificare le procedure previste, con l'intento solo di venire incontro alle difficoltà evidenziate dagli operatori del settore. Stiamo parlando di semplificazioni, quindi facevamo il nostro lavoro. L'obiettivo era quello di minimizzare l'impatto delle norme introdotte in tema di fatturazione per tutti coloro che svolgono attività produttiva e che, nonostante tutte le difficoltà che con i provvedimenti noi stiamo pensando, continuano a pagare le tasse. Non l'abbiamo fatto.
E poi vi è la norma che modifica i requisiti previsti per il bando di concorso per quanto riguarda lo scorrimento della graduatoria degli idonei per il reclutamento di 893 agenti di Polizia, che è anche questo è un tema su cui siamo tornati più volte. La norma approvata dal Senato autorizza l'assunzione di 1.851 nuovi agenti che non abbiano compiuto i 26 anni di età e che siano in possesso di un diploma di scuola superiore. Diversamente, il bando di concorso originario prevedeva la partecipazione al concorso per coloro che non avessero superato il trentesimo anno e fossero in possesso della licenza media. Sostanzialmente abbiamo creato una norma che darà adito a un sacco di ricorsi, quindi, invece che semplificare, invece che dare uomini alle forze dell'ordine, invece che dare sicurezza al Paese, noi ci stiamo incartando una via chiara e scelta, non si sa per quale ragione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). È inaccettabile la modifica delle regole in itinere, soprattutto quando quest'ultime penalizzeranno giovani meritevoli che hanno già acquisito l'idoneità e da molto tempo aspettano con fiducia di entrare in servizio.
Avete prorogato il termine per la restituzione del finanziamento a titolo oneroso concesso ad Alitalia, però non ci avete detto e non ci avete fatto capire se esista una pianificazione, una strategia per il trasporto aereo. Non si sa, abbiamo fatto un provvedimento tampone. Apprezziamo sicuramente lo sforzo per il piccolo Fondo per le PMI creditrici nei confronti dello Stato, ma anziché prevedere l'istituzione nell'ambito del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese di una sezione speciale dedicata a interventi di garanzia a favore delle PMI che vantano crediti nei confronti del pubblica amministrazione - un titolo complicatissimo -, non sarebbe stato meglio risolvere il problema alla radice? Non sarebbe stato meglio prevedere misure volte a ridurre i ritardi di pagamenti della pubblica amministrazione? Non sarebbe stato più facile (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? No, no, è molto più facile scrivere titoli roboanti.
A questo punto, non riesco neanche a capire perché in questo Fondo non entrano i liberi professionisti. Abbiamo fatto numerosi emendamenti, come Forza Italia, ma dei liberi professionisti non c'è, ancora una volta, nessuna traccia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
Abbiamo sicuramente apprezzato gli aiuti ai familiari delle vittime di Rigopiano, abbiamo sicuramente apprezzato la norma sull'etichettatura, con la quale si indica finalmente l'origine dei prodotti, però, pur considerando positiva l'indicazione del luogo d'origine, ricordo ai colleghi della Lega che nel programma del centrodestra si prevedeva di rendere individuabili i prodotti che vengono importati dall'estero, ma questo credo sia un fatto di cui ci siamo dimenticati lungo la strada.
Giusta l'eliminazione del Sistri, perché non ha funzionato, è solo burocrazia, ben venga. Un altro tema importante è il settore dell'edilizia, che non ha trovato l'attenzione di questo provvedimento: no alla cancellazione dello split payment, assenza totale di provvedimenti che possano semplificare la materia edilizia, anche in materia di concessioni edilizie. In un settore così in crisi come questo, dare un segnale di semplificazione sarebbe stato veramente importante, non l'abbiamo fatto. Togliere tutta una serie di incombenze dalla pubblica amministrazione per trasferirle magari ai liberi professionisti sarebbe stato un segnale di cambiamento, un segnale che avrebbe anche rimesso in moto l'economia del Paese, non l'abbiamo fatto. Avete annunciato una provvedimento ad hoc sulla materia, speriamo lo facciate, e speriamo davvero che questa volta possiamo cercare di darvi una mano per limitare i danni che state facendo al Paese.
In materia di start up e PMI innovative abbiamo presentato un emendamento che prevedeva l'istituzione di un fondo per gli incubatori universitari a valere sul fondo che avete fatto per il reddito di cittadinanza, non l'abbiamo fatto. Avremmo così creato, sì, posti di lavoro, dando una mano alle università italiane.
Concludendo, Forza Italia ha ben chiaro quanto sia indispensabile semplificare per rendere la vita più facile ai cittadini e alle imprese; in questo senso abbiamo tentato di emendare questo provvedimento. Voi, invece, perseverate nella via della campagna elettorale permanente, che si accontenta di slogan e di titoli, niente di più (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
Sarebbe stato logico approvare un decreto-legge focalizzato solo sulle urgenze, lasciando, invece, a un disegno di più ampio respiro la materia delle semplificazioni e dando spazio alle opposizioni, ma anche alla maggioranza, per cercare di risolvere i problemi del Paese.
Anche in questo provvedimento, seppure con alcuni elementi di positività, manca totalmente una visione di crescita e di sviluppo, in perfetta continuità con la legge di bilancio che ha ulteriormente palesato le diverse concezioni dello sviluppo che esistono tra Lega e MoVimento 5 Stelle.
Il Paese reale, il mondo che produce, la gente fuori di qui vi sta guardando via via sempre con più diffidenza, dovete averlo chiaro in testa.
Proprio alla luce dei recenti dati sul PIL e sulle stime della crescita, notevolmente ridimensionate rispetto alle illusioni, oramai, del Governo, ci saremmo aspettati molto di più, molto di più per le imprese, molto di più per lo sviluppo economico, molto di più per questo Paese. Siamo, come ho detto all'inizio, di fronte all'ennesima occasione persa, ed è per questo che noi voteremo contro questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Moretto. Ne ha facoltà.
SARA MORETTO (PD). Presidente, onorevoli colleghi, eccoci ancora una volta a misurare il cambiamento messo in atto da questo Governo: un decreto omnibus imposto al Parlamento con il voto di fiducia, un cambiamento che rispecchia la peggiore tradizione della Prima Repubblica.
Ma, d'altronde, non è possibile che questo Governo faccia diversamente: quando ciò che lo guida nelle decisioni è nient'altro che la ricerca di un compromesso che consenta a due partiti, che hanno condotto campagne elettorali da avversari, di stare insieme, non può che uscirne qualcosa di assolutamente mediocre. Quando, poi, si ha paura del confronto, si ha paura di perdere il potere conquistato, allora si chiede la fiducia.
Questo provvedimento è la sintesi esatta di questi due principi ovvi e inconfutabili.
Un decreto annunciato come un provvedimento rivoluzionario, capace di snellire la burocrazia, vero e sentito problema di cui soffre il nostro Paese, in verità è un insieme confuso e raffazzonato di norme che intervengono in maniera marginale e irrisoria rispetto ai problemi di cui parlavo prima.
Sarà anche questa volta colpa di qualcun altro se tra gli annunci e la realtà continua ad esserci un vero abisso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? La verità, però, è sotto gli occhi di tutti, ci sono misure microsettoriali e mancate risposte di un Governo che è sordo alle richieste del Paese reale, mentre mezzo Governo, che non è ovviamente qui presente in Aula perché sta scorrazzando per l'Abruzzo a fini elettorali, si è però dimenticato degli abruzzesi quando ha avuto occasione di farlo in questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), allargando il sostegno alle vittime di Rigopiano anche alle altre vittime abruzzesi. È un Governo sordo…
PRESIDENTE. Il Governo è rappresentato in Aula, però.
SARA MORETTO (PD). Certo, certo, parlo di tutto quello che manca e che è a scorrazzare in Abruzzo. Su Alitalia, poi, si proroga il prestito ponte e la gestione commissariale, ma non c'è nessuna strategia industriale per il futuro della compagnia, mentre leggiamo sui giornali le più diverse ipotesi.
Le misure, poi, in materia di NCC, assunte ideologicamente senza avere ascoltato la categoria, mettono a rischio un settore che conta 80 mila imprese e circa 200 mila addetti. Quali risposte, quindi, a un mondo produttivo italiano?
Il cambiamento, poi, in corsa, delle regole di scorrimento delle graduatorie per l'assunzione di personale della Polizia di Stato calpesta i diritti di tanti ragazzi che aspirano a servire il Paese. Ci chiediamo se, quando Salvini parla di grandi misure per la sicurezza, intenda anche questo, intenda lo schiaffo in faccia a coloro che la sicurezza la possono garantire sul serio.
E poi, infine, per le piccole e medie imprese italiane in questo decreto, come nell'ultima legge di bilancio, restano solo le briciole. Non possiamo accontentarci di un sottotitolo, di una sezione speciale in un fondo di garanzia nel quale non viene stanziato un euro in più. Non prendeteci in giro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
Nessun sostegno vero, nessun incoraggiamento ad assunzioni e investimenti, nessuna riduzione del carico fiscale. Il peso della burocrazia, dopo questo decreto, sarà esattamente lo stesso. Siccome gli imprenditori italiani non si accorgeranno nemmeno di questo super decreto, sarebbe stato molto più onesto da parte del Governo limitarsi a fare un decreto d'urgenza per l'unica vera urgenza contenuta in questo decreto, ovvero la correzione dei madornali errori commessi qui, solo qualche settimana fa, in sede di manovra economica. Mi riferisco, ovviamente, in primis al fatto che il Governo, che oggi esalta la scelta di avere riportato l'IRES agevolata alle imprese del mondo del Terzo settore, qualche settimana prima - lo stesso Governo - aveva deciso di raddoppiarla. Siamo in un periodo di vera schizofrenia! Mentre il Paese è in recessione, questo Governo si permette ancora di giocare con le parole.
Dobbiamo prendere atto, Presidente, che gli unici due Ministeri che funzionano sono il Ministero della propaganda e il Ministero della paura: con il primo si trovano nomi accattivanti per provvedimenti vuoti, con il secondo si individua un nemico per distrarre i cittadini, e in particolar modo gli elettori di questa maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), dal continuo stallo in cui si costringe il Paese.
Con questo decreto si introducono micro misure puntuali e chiaramente indirizzate, ma di vere semplificazioni neppure l'ombra. Come il decreto dignità non ha abolito la povertà o eliminato il precariato, come il decreto sicurezza non ha reso le nostre città più sicure, nemmeno questo decreto semplificazioni renderà la vita più facile a imprese e famiglie italiane.
L'unica vera buona scelta di questo Governo è stata quella con cui ha individuato l'agenzia pubblicitaria che inventa i titoli di questi provvedimenti vuoti e controversi, questa è stata davvero l'unica buona scelta di questo Governo.
Presidente, nella mia regione, il Veneto, che ha dato ampio mandato a Lega e 5 Stelle, l'insofferenza verso le non scelte che bloccano lo sviluppo è crescente, la delusione rispetto alle grandi aspettative è evidente.
Come in Veneto, anche nel resto del Paese il credito di questo Governo è a termine. Nella fusione a freddo tra due partiti troppe promesse sono state tradite, troppo forte è la ricerca individuale di consenso, troppa competizione vi impedisce di pensare prima al Paese e poi ai sondaggi.
Per tutti questi motivi, annuncio che il Partito Democratico ritiene questo provvedimento assolutamente insufficiente al cambiamento e allo sviluppo del Paese, e per questo annuncio il voto contrario del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pettazzi. Ne ha facoltà. Colleghi, per favore, un po' di silenzio.
LINO PETTAZZI (LEGA). Signor Presidente, onorevoli colleghi, una delle priorità di Governo e Parlamento, sin dall'inizio della legislatura, è quella di riavviare l'economia italiana, e, per fare questo, occorre riprogrammare le politiche pubbliche, ripartendo dalla centralità dell'impresa e creando le condizioni per valorizzare le capacità produttive del nostro Paese, così da rilanciare crescita e occupazione.
Dobbiamo rimuovere quegli ostacoli che nel corso degli anni hanno reso sempre più difficile l'esercizio dell'attività di impresa in Italia, tra cui in primis la complessità delle procedure, l'incertezza sui tempi dei procedimenti amministrativi e il livello inadeguato di informatizzazione del settore pubblico.
Per far questo, il provvedimento in esame contiene delle misure di semplificazione molto attese da svariati settori produttivi.
Penso, ad esempio, all'abrogazione dell'obbligo della modalità telematica per la tenuta del libro unico del lavoro oppure all'eliminazione di alcuni adempimenti formali a carico di produttori e confezionatori di burro, dei grossisti delle sostanze zuccherine, degli esercenti attività di tintolavanderia, dei produttori di sfarinati e paste alimentari destinate all'esportazione.
Ma, soprattutto, penso alla nuova normativa sull'etichettatura degli alimenti, attesa dal 96 per cento degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), come riportato dalle statistiche delle associazioni di categoria, che rappresenta un fondamentale traguardo delle politiche per la tutela del consumatore.
Si tratta di una battaglia storica della Lega, il coronamento di circa dieci anni di lavoro e di tentativi che, purtroppo, non avevano trovato risposte nei Governi del PD (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). La norma, introdotta con un nostro emendamento al Senato, favorisce sia il comparto dell'agricoltura che i cittadini consumatori; finalmente arriva più trasparenza sulle etichette dei prodotti alimentari e sulle tavole degli italiani; non compreremo più il pomodoro cinese camuffato con la scritta “prodotto in Italia”. D'ora in poi i consumatori potranno decidere in piena libertà grazie a un provvedimento di buonsenso che li tutela e che garantisce la dignità economica del made in Italy (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!
Un'altra importante modifica introdotta al Senato riguarda alcune agevolazioni e procedure semplificate per le imprese operanti sia nelle zone economiche speciali che nelle zone logistiche semplificate e con l'articolo 5 del testo in esame si introducono norme di semplificazione e accelerazione delle procedure negli appalti pubblici sotto soglia comunitaria, con particolare riferimento alla materia dei motivi di esclusione. Nell'ambito del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese si propone, poi, l'inserimento di una sezione speciale dedicata a interventi di garanzia in favore di quelle realtà produttive che non riescono a restituire le rate di finanziamenti già contratti, ma sono al contempo creditrici delle pubbliche amministrazioni. Questo provvedimento mira, finalmente, ad evitare che il ritardo dei pagamenti da parte degli enti pubblici possa compromettere la liquidità delle piccole e medie imprese, circostanza, questa, che in passato ha spesso portato anche alla chiusura di numerose imprese con gravi danni sotto il profilo sia produttivo che occupazionale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Abbiamo anche corretto la norma della legge di bilancio 2019 sulla tassazione del terzo settore, accogliendo le istanze delle parti e le proposte formulate dalle associazioni di categoria. In particolare, abbiamo sostenuto la necessaria distinzione tra quegli enti no profit che realmente offrono un servizio ai cittadini e che per questo devono poter usufruire di agevolazioni fiscali e quelli con altre finalità. Riteniamo ancora indispensabile una riforma del sistema delle agevolazioni, che non possono più essere concesse a pioggia e in modo indiscriminato, ma devono essere indirizzate a quelle realtà che, in concreto, perseguono il benessere sociale. Su questo siamo certi dell'impegno del Governo e della necessità di istituire al più presto il registro nazionale del terzo settore.
Sono state, poi, modificate le procedure civilistiche di esecuzione forzata previste dal codice, al fine di agevolare l'accesso all'istituto della conversione del pignoramento e, soprattutto, al fine di garantire al debitore e ai suoi familiari il diritto di abitare l'immobile pignorato, fino alla definitiva espropriazione immobiliare. Questo per consentire anche a tali soggetti in difficoltà di cercare una soluzione vivibile nelle more della procedura.
Sempre in un'ottica di solidarietà abbiamo voluto ricordare i familiari delle vittime e i superstiti del disastro avvenuto all'hotel Rigopiano, il 18 gennaio 2017 (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). A loro, oltre alla nostra costante vicinanza, vanno speciali erogazioni e si riconosce formalmente lo status di orfano a tutti coloro che in quella tragedia hanno perso i genitori o devono accudirli a seguito di una conseguente invalidità permanente. Da primo cittadino giudico positivamente anche le misure introdotte in materia di Agenda digitale e in particolare quelle che attribuiscono alla Presidenza del Consiglio le funzioni di indirizzo, coordinamento e supporto tecnico delle pubbliche amministrazioni, al fine di rendere più capillare la diffusione del sistema di pagamento elettronico attraverso la piattaforma tecnologica per l'interconnessione e l'interoperabilità tra le pubbliche amministrazioni e i prestatori di servizi a pagamento. Altrettanto efficaci risultano le disposizioni che mirano a semplificare le procedure e il rilascio di autorizzazioni per l'installazione di reti di comunicazione elettronica a banda ultralarga, in quanto consentiranno di accelerare il processo di ammodernamento e digitalizzazione del nostro Paese.
Vi è anche un capitolo importante che riguarda i noleggi con conducente, dei quali nessuna forza politica negli anni passati si è voluta occupare; si tratta di misure transitorie, in attesa dell'adozione di una disciplina più strutturata che regoli una volta per tutte il trasporto di persone mediante servizi pubblici non di linea, senza penalizzare nessuno.
E, ancora, certamente è significativa la misura con cui si autorizzano le assunzioni di allievi della polizia di Stato, mediante scorrimento di graduatoria e nuove risorse per il personale civile del Ministero dell'Interno. Dopo anni di blocco del turnover è fondamentale poter fare affidamento su nuovi esponenti delle forze dell'ordine, che già da tempo hanno superato il concorso e sono in attesa di un lavoro, e, al contempo, potenziare la struttura ministeriale che tra le sue numerosissime competenze annovera quella che per noi è una priorità del Paese, la pubblica sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Vi è un'altra misura fortemente voluta dalla Lega, la modifica della disciplina relativa alle concessioni di grandi derivazioni idroelettriche. Si tratta di norme che incidono sull'assegnazione delle concessioni di grandi derivazioni d'acqua per uso idroelettrico, disponendo la regionalizzazione delle proprietà delle opere idroelettriche alla scadenza delle concessioni e nei casi di decadenza o rinuncia alle stesse. Vengono, altresì, prolungati fino a quarant'anni i termini di durata delle nuove concessioni e si prevede che, ove le regioni non ritengano sussistere un prevalente interesse pubblico a un diverso uso delle acque, incompatibile con il mantenimento dell'uso a fine idroelettrico, possono assegnare le concessioni, previa verifica di requisiti di capacità tecnica, finanziaria e organizzativa, a operatori economici individuati attraverso l'espletamento di gare con procedura ad evidenza pubblica.
Nel corso degli interventi di questi tre giorni, molti hanno ricordato l'iter di approvazione del provvedimento al Senato, affermando che è stato trasformato in una sorta di decreto-legge omnibus, recante al proprio interno disposizioni non pienamente omogenee e coerenti. Nessun collega dell'opposizione ha, però, avuto l'onestà intellettuale di riconoscere quanto il decreto-legge in esame offra già molte risposte alle centinaia di migliaia di istanze che, quotidianamente, arrivano alle nostre caselle di posta elettronica. Si tratta di istanze di cittadini delle più diverse categorie e provenienze geografiche, portatori di interessi differenti, ma tutti profondamente vessati dalla burocrazia e da procedure amministrative troppo complesse per chi, come me, che faccio impresa da trent'anni, e per chi, al di fuori di queste mura, ancora crede e scommette nella libera impresa, nelle libere professioni e nella crescita di questo Paese.
Ci crediamo anche noi e per questo al Senato abbiamo avanzato e sostenuto con forza le nostre proposte, quelle che riteniamo indispensabili per far funzionare meglio la pubblica amministrazione e semplificare quanto più possibile gli adempimenti a carico delle realtà produttive. Noi siamo tuttavia convinti che la scelta di limitare fortemente l'attività legislativa nell'altro ramo del Parlamento sia stata sbagliata e sorge inevitabilmente il dubbio che questo genere di trattamento venga riservato solo a questa maggioranza. D'altronde mi risulta, andando indietro di pochi anni, che la riforma degli enti locali, proposta con il decreto n. 78 del 2015…
PRESIDENTE. Colleghi, per favore!
LINO PETTAZZI (LEGA). …convertito con la legge n. 125 del 2015, sia stata approvata con un voto di fiducia, tanto alla Camera quanto al Senato, e, precisamente, con un maxiemendamento che sostituiva interamente il testo, trasformandolo in un decreto omnibus.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
LINO PETTAZZI (LEGA). Si partì dalla riforma degli enti locali e si arrivò a toccare la sanità pubblica. In particolare, in quella sede fu approvata la cosiddetta spending review sanitaria, tagliando 2,4 miliardi - cosa che ha generato la chiusura di molti reparti ospedalieri e, in altri casi, ha fatto pure arrivare le formiche - che nella passata legislatura sono stati spesi non si sa per quali misure, addirittura più importanti della salute degli italiani. Quello che è certo è che non sono stati risparmiati per i successivi bilanci.
C'è però un'altra cosa che ho riscontrato sempre in quel cosiddetto decreto omnibus, che si chiamava originariamente “nuova riforma degli enti locali”, passò anche la soluzione ponte per i dirigenti dell'Agenzia delle entrate e dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli…
PRESIDENTE. Deputato, deve concludere.
LINO PETTAZZI (LEGA). Mi sono quindi detto che, evidentemente, quando al Governo ci sono gli altri, sui criteri di omogeneità si può chiudere un occhio o due, mentre, oggi, che siamo noi al Governo, questa elasticità procedurale non opera più. Fortunatamente gli elettori comprendono quanto accade e per questo, nonostante tutte le critiche che ci vengono mosse dall'opposizione, continuano a premiarci con il loro sostegno e ci chiedono di rimanere maggioranza di governo ancora a lungo.
Concludo dicendo che, nonostante il tormentato iter di questo decreto, siamo convinti che le misure in esso contenute siano importanti in un'ottica di sostegno e di semplificazione per le imprese e rappresentino un importante passo verso la sburocratizzazione e il rilancio del Paese.
PRESIDENTE. Deve concludere.
LINO PETTAZZI (LEGA). Ho finito, Presidente. Occorre fare di più e lo sappiamo, soprattutto per rendere più agevole il dialogo tra le realtà produttive e le pubbliche amministrazioni. Questo per noi è solo l'inizio e in quest'Aula continueremo a portare avanti tutte le nostre proposte per porre rimedio ai danni che la disattenzione e la miopia politica, di chi ci ha preceduti, ha provocato nel Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marco Rizzone. Ne ha facoltà.
MARCO RIZZONE (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, con questo decreto guardiamo al futuro e introduciamo una serie di semplificazioni che finalmente danno una mano concreta a coloro che questo futuro lo creano, e mi riferisco alle imprese. Parlando di futuro possiamo dire che oggi è un giorno storico perché concetti come blockchain e smart contract entrano per la prima volta in un ordinamento giuridico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Probabilmente molti di voi non sanno neppure cosa queste parole realmente significhino (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico), ma vedrete che nei prossimi anni trasformeranno non solo i rapporti giuridici ma anche le nostre vite e lo faranno in maniera rivoluzionaria (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Presto arriverà il giorno in cui, con gioia di molti, grazie a questi strumenti non sarà più necessario, ad esempio, ricorrere al notaio per comprare o vendere casa. Finora, di fronte a un mondo in rapida evoluzione, la vecchia politica è rimasta lì, ferma al palo, ferma a guardare, ancorata agli schemi del passato, incapace di comprendere il cambiamento in atto, incapace di capire le esigenze del presente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Noi, signori, siamo diversi e una visione chiara del futuro ce l'abbiamo. Con questo decreto orgogliosamente guardiamo avanti e recuperiamo il rapporto tra cittadini, imprese e Stato e poniamo le basi per far ripartire l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Partiamo dall'economia. Se vogliamo favorire la crescita dobbiamo semplificare la vita a chi fa impresa, a chi scommette quotidianamente, oltre che su se stesso, anche sul nostro Paese. Noi nel programma di Governo abbiamo detto: “Meno tasse”. Ma sapete qual è una delle tasse più odiose che abbiamo in Italia? Si chiama burocrazia. La burocrazia è una tassa occulta, è una tassa che, secondo le stime dell'Istat, ci costa 31 miliardi di euro ogni anno. Sì, avete capito bene: 31 miliardi di euro ogni anno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Del resto, pensate a quanto tempo sprechiamo tra certificati, formulari, bolli, moduli e pratiche varie. È ora di dire “basta”: basta con questa burocrazia! Con questo provvedimento facciamo una cosa ben precisa: dichiariamo guerra alla burocrazia.
PRESIDENTE. Colleghi, per favore.
MARCO RIZZONE (M5S). Diciamo “basta” a uno Stato debole con i forti e forte con i deboli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); uno Stato che da un lato impone scadenze improrogabili ma dall'altro, come pubblica amministrazione, paga con un ritardo enorme. E sapete cosa significa questa cosa, lo sapete? Significa che tante imprese creditrici dello Stato, che già sono oppresse da mille scartoffie e procedure fini a se stesse, alla fine non riescono neanche a pagare i loro debiti e sono costrette a chiudere. È il caso emblematico di Sergio Bramini, un cittadino, un imprenditore che abbiamo voluto coinvolgere per trovare una soluzione a questo problema, un problema che molti imprenditori, ahimè, conoscono bene (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Lo Stato si pone finalmente dalla parte delle imprese, dalla parte di quegli imprenditori che si mettono in gioco e che rischiano anche la casa pur di portare avanti la loro attività, italiani che dobbiamo ringraziare perché, nonostante le incertezze, perseverano e trainano avanti l'economia del Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Ma andiamo a vedere un po' nel dettaglio cosa facciamo. Punto n. 1: istituiamo una sezione speciale del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese destinato proprio a chi non riesce a restituire alle banche i finanziamenti che ha ricevuto. Ma perché? Perché sono i ritardi della pubblica amministrazione a non dargli la liquidità. Stiamo parlando di un'allocazione di 50 milioni di euro. Punto n. 2: modifichiamo le regole del pignoramento e agevoliamo il più possibile il debitore nel conservare il bene che gli hanno pignorato. Punto n. 3: cancelliamo l'inutile libro unico del lavoro, riscuotendo, peraltro, i complimenti e l'apprezzamento anche dell'ordine dei consulenti del lavoro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Andiamo avanti. Punto n. 4: il Sistri, il sistema di tracciabilità dei rifiuti speciali, ha miseramente fallito ancora prima di entrare effettivamente a regime, uno spreco, signori, da 140 milioni di euro, 140 milioni di euro dal 2010 a oggi. Sia chiaro: proteggere l'ambiente rimane una priorità assoluta.
PRESIDENTE. Colleghi, per favore.
MARCO RIZZONE (M5S). La vera sfida dei prossimi anni sarà informatizzare il ciclo dei rifiuti senza che però ciò diventi un fardello per le imprese. Punto n. 5: semplifichiamo il codice degli appalti, lo allineiamo alle direttive europee e lo rendiamo più rigoroso contro gli illeciti. Le regole estremamente complicate, anche per lavori di piccola entità, hanno spinto finora molti funzionari pubblici nel dubbio a non procedere per non sbagliare, ma non è possibile che si debba aspettare un anno per riparare 100 metri di marciapiede o per fare una fognatura (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). L'Italia ha un grande bisogno di far ripartire le opere pubbliche. I lavori pubblici già finanziati devono essere avviati e conclusi quanto prima, sia per migliorare la qualità della vita dei cittadini sia per far ripartire l'economia reale e creare posti di lavoro. E a chi si preoccupa della corruzione ricordo che abbiamo approvato la “legge spazza corrotti”, la legge anticorruzione più severa che l'Italia abbia mai avuto che, tra le altre cose, prevede il Daspo per i corrotti e l'agente infiltrato. Malavitosi, siete avvisati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!
Rimanendo in tema di edilizia in tema di giustizia, il decreto interviene anche per risolvere il problema drammatico del sovraffollamento delle carceri. Diamo competenze dirette al Ministero della Giustizia per stimolare la costruzione di nuove carceri e la manutenzione di quelle esistenti. Questo significa dare maggiore dignità ai carcerati e agli agenti di Polizia penitenziaria. E andiamo avanti. Ancora agevoliamo i pagamenti dei privati alla pubblica amministrazione attraverso una piattaforma digitale chiamata “PagoPA”, velocizziamo i pagamenti nei confronti delle piccole e medie imprese che per legge dovranno avvenire entro 60 giorni, alleggeriamo la burocrazia per le startup, le PMI…
PRESIDENTE. Colleghi, per favore. Colleghi!
MARCO RIZZONE (M5S). …e gli imprenditori agricoli, favoriamo la diffusione della banda ultralarga e dimezziamo, all'interno delle zone economiche speciali, le ZES, i termini per le autorizzazioni, le licenze, i permessi, le concessioni e i nullaosta. Inoltre, andiamo a ridurre i tempi delle valutazioni di impatto ambientale e creiamo aree doganali franche per le merci in regime di esenzione IVA. Ma fermiamoci un attimo e torniamo di nuovo alla nostra visione di futuro. Signori, oltre alla crescita economica fondamentale, ambiente e salute rimangono le nostre stelle polari, senza ombra di dubbio. Siamo il MoVimento 5 Stelle e questi sono i nostri valori fondanti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quando parliamo di salute dobbiamo parlare di alimentazione sana, che significa alimentazione basata su prodotti di qualità, prodotti genuini di cui possiamo e vogliamo conoscere la provenienza (Commenti del deputato Fiano).
PRESIDENTE. Deputato Fiano!
MARCO RIZZONE (M5S). Fino a oggi avevamo un'etichettatura che permetteva che un pomodoro cinese, una volta trasformato in Italia, diventasse un pomodoro prodotto in Italia. Un bluff! Con queste norme, che abbiamo introdotto, ciò non sarà più possibile e dovrà essere specificato il luogo di provenienza degli ingredienti.
Sotto il profilo ambientale riteniamo strategico che l'Italia punti a uscire finalmente dall'economia del carbone e superi le fonti energetiche fossili inquinanti. Ma è una transizione graduale, organizzata e condivisa con comuni e regioni. Noi vogliamo una politica energetica basata su fonti pulite e rinnovabili che tra l'altro - e non so se lo sapete - generano molti più posti di lavoro. Già con questo provvedimento definiamo una strategia per il settore idroelettrico. Poi, in maniera razionale e graduale, senza mettere in difficoltà l'industria e i lavoratori, prevediamo di definire in tempi rapidi un piano per la transizione energetica sostenibile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Nel frattempo - e veniamo alle trivelle - a scopo precauzionale sospendiamo tutti i permessi di prospezione e ricerca di idrocarburi, fermi restando i diritti di coltivazione dei giacimenti già in concessione fino a scadenza. Ma sapete quanto hanno reso finora allo Stato tutti questi diritti di estrazione concessi alle compagnie petrolifere? Lo sapete? Meno di 2 milioni di euro all'anno, meno di 2 milioni di euro all'anno e questo per un'area di 30 mila chilometri quadrati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), vale a dire una volta e mezza la Lombardia. Sono praticamente regalati! È ora anche qui di dire “basta”. Dunque, aumentiamo i canoni annuali di ben 25 volte generando, peraltro, un extra gettito pari a 35 milioni di euro per lo Stato. Concludiamo con Alitalia, un caso che ci trasciniamo da anni, da molti visto come un pozzo senza fondo, un'azienda che fu spolpata dall'intervento dei famosi capitani coraggiosi, una cordata di “prenditori”, una cordata a cui Berlusconi, nel 2008, promise la privatizzazione dei profitti lasciando allo Stato le perdite (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Molti di loro più che intorno a un tavolo di un consiglio d'amministrazione avrebbero dovuto incontrarsi in un'aula di un tribunale, e parlo di Ligresti, Riva, Caltagirone e tanti altri.
E, sempre parlando di nomi famosi, come dimenticare l'era di Montezemolo, durante la quale Alitalia perdeva ben un milione e mezzo al giorno? Un milione e mezzo al giorno! Ma, allora, mi chiedo: chi sarebbero gli incompetenti? Chi sarebbero gli incompetenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia)?
Oggi, dopo il commissariamento, Alitalia ha finalmente una possibilità concreta…
PRESIDENTE. Colleghi!
MARCO RIZZONE…di essere rilanciata ed, essendo a un passo dal trovare un partner industriale, prorogare il prestito ponte di sei mesi è una scelta pienamente sensata (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
In definitiva, con questo provvedimento, andiamo a risolvere una montagna di problemi creati ed ereditati dai Governi precedenti e cominciamo a togliere di mezzo un bel po' di burocrazia inutile e dannosa. È così che, secondo noi, si migliora il rapporto tra Stato, imprese e cittadini. È un altro passo (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)…
PRESIDENTE. Per favore!
MARCO RIZZONE…che facciamo oggi per rendere l'Italia un Paese più moderno, un Paese che si avvii alla crescita. E con questo dichiaro il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle alla conversione del decreto in legge (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier – Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fatuzzo. Ne ha facoltà.
CARLO FATUZZO (FI). Signor Presidente, dopo gli applausi dei 5 Stelle ai 5 Stelle, devo parlare di questo decreto che stiamo per votare, il decreto semplificazioni, pubblica amministrazione; è vero, amico Lupi?
Semplicità: mi è venuto in mente un brano musicale dei famosi Matia Bazar, cantato da Antonella Ruggiero, che faceva proprio “semplicità”, ma, Vice Ministro Galli – Galli da Tradate, che è una bellissima cittadina della Lombardia – non riesco a trovare la semplicità che cerco da tanto tempo, da quando sono in Parlamento, quella di chi desidera andare in pensione, va alla previdenza sociale a chiedere: “Quanto prenderò di pensione? perché mi debbo licenziare per poter avere la pensione” e gli viene risposto: “Guardi, lei si licenzi e poi lo vedrà da sé, quando arriverà la prima rata della pensione”. Ma è mai possibile che non si riesce a realizzare questa cosa, così semplice, che chi chiede la pensione prima di licenziarsi, conosca quanto è la misura della pensione che andrà a riscuotere? Altrimenti come diavolo fa? Viva i pensionati. Pensionati, all'attacco (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1550)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1550:
S. 989 - " Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, recante disposizioni urgenti in materia di sostegno e semplificazione per le imprese e per la pubblica amministrazione " (Approvato dal Senato).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 1) (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle
e Lega- Salvini Premier).
Informativa urgente del Governo sui dati ISTAT relativi al prodotto interno lordo nel quarto trimestre 2018 (ore 11,30).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo sui dati ISTAT relativi al prodotto interno lordo nel quarto trimestre 2018.
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per dieci minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.
(Intervento del Ministro dell'Economia e delle finanze)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro dell'Economia e delle finanze, Giovanni Tria.
GIOVANNI TRIA, Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie, signor Presidente. Signor Presidente, onorevoli deputate e deputati, vi ringrazio per avermi invitato a svolgere questa informativa sulla congiuntura economica e le prospettive di crescita del Paese.
Con la pubblicazione della stima preliminare dei conti trimestrali per il quarto trimestre del 2018 l'ISTAT ha reso noto che il PIL reale è diminuito dello 0,22 per cento nei confronti del trimestre precedente. Facendo seguito alla marginale flessione registrata nel terzo trimestre, il nuovo dato, che - sottolineo - è una stima preliminare, segnala una fase di cosiddetta recessione tecnica. La flessione cumulata, registrata nella seconda metà del 2018 è comunque limitata a 0,36 punti percentuali, per cui possiamo, per ora, parlare di una battuta d'arresto, più che di una vera recessione.
Alla politica economica e all'azione di governo spetta il compito di creare le migliori condizioni per limitare la contrazione dell'attività economica e, nella misura in cui l'evoluzione del quadro internazionale lo consentirà, riprendere il sentiero di crescita già nei prossimi trimestri. Come argomenterò, abbiamo a disposizione diversi strumenti di politica economica per alimentare un riavvio della crescita.
Entrando nello specifico degli ultimi dati sul PIL trimestrale, non si dispone ancora delle informazioni di dettaglio circa l'andamento registrato dalle singole componenti della domanda e dell'offerta. Dalle indicazioni preliminari fornite dall'ISTAT si evince che la flessione registrata nel quarto trimestre deriva da una contrazione della domanda interna mentre quella estera netta dovrebbe aver fornito un contributo lievemente positivo. Il che non vuol dire che le esportazioni abbiano giocato un ruolo trainante, ma semplicemente che hanno avuto una dinamica migliore delle importazioni.
Dal lato dell'offerta, la sostanziale tenuta del valore aggiunto dei servizi non è bastata a compensare il calo registrato dall'industria e dall'agricoltura. Il protrarsi della fase di contrazione del ciclo economico anche nell'ultimo trimestre dell'anno era atteso, in quanto anticipato dai principali indicatori congiunturali. In particolare, il risultato della produzione industriale nel mese di novembre era stato deludente e attendiamo la pubblicazione, domani, del dato di dicembre per formulare un giudizio più completo.
Dalle indagini congiunturali degli ultimi mesi emerge una crescente difficoltà delle imprese a mantenere i precedenti livelli di produzione a causa del consistente calo degli ordinativi, soprattutto esteri. Ciò è coerente con un contesto macro economico meno favorevole, penalizzato da un rallentamento degli scambi commerciali e internazionali che risentono di tensioni geopolitiche commerciali. A fine 2018, la crescita del commercio mondiale era stimata poco sopra il 3 per cento, quasi la metà rispetto al picco toccato a fine 2017.
Come accennavo poc'anzi, anche il modesto contributo positivo alla crescita, che si stima abbiano fornito le esportazioni nette in chiusura di anno, potrebbe essere, in realtà, determinato più da una flessione delle importazioni, causata da una domanda interna più contenuta che da un recupero delle esportazioni.
La disputa in ambito commerciale tra Stati Uniti e Cina ha rallentato i flussi commerciali, principalmente attraverso l'innesco di una crisi di fiducia degli operatori sul mercato prima ancora che mediante un concreto innalzamento dei costi legato agli incrementi tariffari. Questi ultimi, infatti, sono risultati inferiori a quanto minacciato dalle parti in causa.
Da queste due grandi economie discendono, inoltre, alcuni possibili fattori di rischio per l'economia globale, anche prescindendo dai loro rapporti bilaterali. Gli Stati Uniti, negli ultimi due anni, hanno beneficiato degli effetti di un forte stimolo fiscale, avviatosi peraltro in una fase matura del ciclo espansivo. Tuttavia, in chiusura dello scorso anno si sono manifestati i primi segnali di affievolimento, prefigurando il rischio, per ora solo il rischio, che il 2019 sia un anno di minore crescita.
Per quanto riguarda la Cina, la crescita risultava in rallentamento già a partire dalla seconda metà del 2018 e le indagini sul clima di fiducia delle imprese ne indicano una sostanziale debolezza anche in apertura d'anno.
La frenata della domanda internazionale è legata in parte anche alle tensioni finanziarie che hanno colpito diverse economie emergenti, tra cui la Turchia, che nel corso del 2018 hanno evidenziato una decelerazione della crescita contestualmente a un rilevante deprezzamento dei rispettivi tassi di cambio. Le economie dell'area euro si sono, quindi, ritrovate esposte non solo al calo dell'import di questi Paesi, ma anche alla perdita di competitività nei loro confronti, il che potrebbe avere penalizzato la capacità di esportare anche verso le altre economie avanzate.
Non ultimo, soprattutto a livello europeo, l'incertezza è stata alimentata dal rischio di uscita disordinata del Regno Unito dall'Unione europea, con tutte le conseguenti ripercussioni non solo per l'economia britannica, ma anche per il commercio e le relazioni economiche con l'Europa.
Dall'analisi dell'andamento del settore manufatturiero, emerge poi chiaramente il ruolo esercitato dall'industria tedesca, della cui brusca frenata la produzione italiana ha fortemente risentito negli ultimi mesi dell'anno. Le due economie sono strettamente interconnesse all'interno delle filiere industriali e la manifattura tedesca è uno dei principali mercati di sbocco della produzione nazionale. Il tema Germania è, infatti, strettamente legato a quello dell'industria automobilistica, importante di per sé a livello italiano, non solo in termini di produzione di veicoli, ma anche in termini di componentistica, settore altamente integrato con le grandi aziende dell'auto tedesche. La nuova normativa comunitaria antinquinamento ha condizionato il volume di produzione del settore auto dal terzo trimestre in poi, ma soprattutto ha pesato l'indecisione che la transizione verso veicoli meno inquinanti ha generato fra i consumatori. Un semplice dato illustra le attuali condizioni del mercato: a gennaio le registrazioni di auto nuove in Italia sono diminuite del 7,6 per cento rispetto allo stesso mese del 2018 e, per la prima volta da lungo tempo, i veicoli a benzina hanno sopravanzato quelli diesel, mentre le vendite di veicoli a propulsione ibrida ed elettrica, pur presentando una quota ancora limitata del mercato, hanno registrato elevati tassi di crescita. La transizione verso veicoli meno inquinanti è un fenomeno positivo, ma essa deve essere ordinata e prevedibile. Si deve anche prestare grande attenzione al lato dell'offerta, ovvero al ruolo del nostro Paese come centro di produzione di mezzi di trasporto di nuova generazione.
L'insieme dei fattori che ho sin qui elencato ha prodotto ripercussioni negative su tutti i Paesi dell'area dell'euro e, in particolar modo, su quelli, tra cui l'Italia, maggiormente orientati alle esportazioni di beni manifatturieri. D'altro canto, la crescita italiana negli anni recenti è dipesa maggiormente dall'industria, dalle esportazioni e dal recupero della produzione di auto. Avendo questi fattori perso slancio, la bassa crescita della domanda interna e dei servizi non ha fornito un sostegno alternativo.
A livello dell'area dell'euro, il 2018 si è chiuso segnando una crescita in netta decelerazione rispetto alla prima metà del 2018. Tuttavia, escludendo l'Italia, la crescita congiunturale del PIL dell'Eurozona è risultata pari allo 0,2 per cento nel terzo trimestre e allo 0,3 nel quarto. Sebbene l'industria tedesca sia tecnicamente in recessione, per l'area euro si tratta, quindi, di crescita lenta, non di stagnazione o recessione.
Le ragioni del divario di crescita tra resto d'Europa e Italia risiedono in fattori di lungo termine. Ricordo che nell'ultimo decennio questo divario è stato costantemente intorno all'1 per cento. Tale divario si conferma, purtroppo, anche nell'attuale fase di rallentamento dell'economia dell'Eurozona, determinando la recessione tecnica registrata per l'Italia, per la seconda metà del 2018, in corrispondenza del rallentamento europeo.
A questo risultato ha contribuito, inoltre, un peggioramento complessivo delle aspettative degli operatori, che, preoccupati dalla crescente prevalenza dei rischi al ribasso per le prospettive di crescita internazionale, hanno adottato una strategia fortemente attendista, rinviando decisioni di investimento e produzione. Ha influito, certamente, a determinare questo contesto attendista, l'incertezza determinata dal lungo processo negoziale con la Commissione europea, che ha accompagnato la definizione della legge di bilancio approvata a fine dicembre.
Inevitabilmente, il risultato negativo del quarto trimestre il 2018 si estende all'anno in corso, portando in eredità un trascinamento statistico pari a meno 0,2 punti percentuali, del quale si dovrà tener conto ai fini dell'aggiornamento delle previsioni di crescita per quest'anno. Tuttavia, secondo le ultime stime, la flessione in atto potrebbe attenuarsi già a partire dal trimestre in corso e vi è la possibilità che la variazione del PIL torni in territorio positivo.
Le misure prese dal Governo e le riforme in corso di ratifica parlamentare entreranno in vigore nel secondo trimestre e saranno pienamente operative a partire dalla seconda metà dell'anno.
Colgo l'occasione per commentare anche la nuova previsione annunciata oggi dalla Commissione europea - dovrebbe essere rilasciata forse a momenti o appena rilasciata -, la quale ha rivisto la crescita del PIL reale dell'Italia per il 2019 dall'1,2 per cento della previsione autunnale pubblicata in novembre, allo 0,2 per cento nell'odierno aggiornamento invernale, tagliando anche la previsione per l'area euro dall'1,9 per cento all'1,3 per cento, fatto questo che conferma la sottovalutazione persistente della necessità, a livello europeo, di una politica di maggior sostegno alla crescita.
La revisione operata dalla Commissione sulla crescita del PIL reale dell'Italia per l'anno in corso è spiegata principalmente dall'effetto di trascinamento sul dato 2019 delle stime ISTAT per la seconda metà del 2018, che hanno sorpreso tutti i previsori al ribasso. Secondo nostri calcoli, basati sulle pubblicazioni della Commissione, il taglio della previsione dall'1,2 allo 0,2 per cento è spiegato per 0,6 punti percentuali dai dati peggiori del previsto per la seconda metà del 2018 e per solo 0,4 punti da una valutazione meno ottimistica riguardo al profilo trimestrale della crescita nel 2019.
Si conferma, quindi, che la Commissione è solo lievemente meno ottimista sulla crescita futura che ha soprattutto preso atto dell'inatteso peggioramento del ciclo economico sul finale del 2018.
Guardando ora alle prospettive, mi sento di affermare che i fattori negativi che hanno determinato la crescita negativa degli ultimi trimestri non appaiono destinati a perdurare. Le condizioni macroeconomiche di fondo restano buone e ritengo esistano le premesse per una graduale ripartenza della crescita economica nel corso del 2019.
In prospettiva, le proiezioni sul commercio internazionale, ancorché riviste al ribasso nel corso degli ultimi mesi, confermano il perdurare, in ogni caso, di una fase di espansione. Il prezzo del petrolio si mantiene stabile su livelli favorevoli, mentre il tasso di cambio dell'euro, dopo gli ultimi annunci della Federal Reserve americana e della Banca centrale europea in direzione di una gestione prudente della politica monetaria, ha registrato il tasso di cambio dell'euro solo un lieve apprezzamento. Non si prevede un ulteriore rallentamento o rischi di recessione nell'Eurozona.
In questa prospettiva, permane la possibilità di una ripresa anche del nostro manufatturiero. Negli ultimi anni, l'industria italiana è stata al passo con gli altri Paesi dell'Eurozona in ragione di un recupero di competitività. Le dinamiche salariali italiane nei confronti dei principali partner commerciali e, in particolare, della Germania sono risultate coerenti con un tale andamento.
Un ulteriore dato confortante riguarda il mercato del lavoro. Pur permanendo squilibri e un elevato tasso disoccupazione, nella media del 2018, l'occupazione è cresciuta dello 0,9 per cento, sostanzialmente in linea con l'espansione dell'economia, mentre, in media, il tasso di disoccupazione si è ridotto al 10,6 per cento dall'11,3 per cento del 2017.
Ci aspettiamo, inoltre, l'effetto positivo del diradarsi delle incertezze circa gli obiettivi di bilancio. Su questo fronte, rispetto ai dubbi sollevati da più parti, non vedo oggi emergere la necessità di adottare manovre correttive per garantire il perseguimento degli obiettivi di indebitamento fissati a fine anno.
In primo luogo, laddove il rallentamento del ciclo economico dovesse portare a una crescita del PIL inferiore a quella ipotizzata in dicembre, non si manifesterebbe la necessità di una manovra correttiva. Infatti, un'eventuale – e, sottolineo, eventuale - sforamento dell'obiettivo di deficit, se dovuto a un peggioramento del ciclo, causa un allargamento del cosiddetto output gap e non impatta, dunque, il saldo strutturale variabile su cui verte l'osservanza delle regole di bilancio e l'accordo con la Commissione europea. Un aggiustamento prociclico non è connaturato alle regole comuni europee. Se così non fosse, gli Stati membri la cui economia rallenta o entra in recessione si vedrebbero costretti ad adottare politiche restrittive, accentuando il peggioramento delle condizioni economiche.
In secondo luogo, ricordo che le previsioni di finanza pubblica del Governo sono state costruite prendendo a riferimento l'andamento delle variabili macroeconomiche dello scenario tendenziale ovvero quello delineato sulla base della legislazione vigente prima dell'adozione della legge di bilancio 2019. In base a tale scenario tendenziale, la crescita del PIL per il 2019 era stimata, nel momento in cui sono state fatte effettuate le stime, allo 0,6 per cento in termini reali e 2,2 per cento in termini nominali, sostanzialmente in linea con le previsioni di consenso aggiornate a gennaio, che erano intorno allo 0,5 per cento per il PIL reale, anche se alcuni previsori si sono recentemente spostati ulteriormente verso il basso.
Va, inoltre, evidenziato che, nelle ultime settimane, i rendimenti sui titoli pubblici sono diminuiti in confronto ai mesi autunnali, sia perché lo spread si è ridotto sia a causa di una discesa dei tassi europei in relazione al peggioramento degli indicatori ciclici. Il consolidarsi di questa tendenza consentirebbe di recuperare spazi fiscali attraverso una revisione al ribasso degli oneri per il servizio del debito.
La turbolenza manifestatasi nella seconda metà del 2018 è stata anche frutto di fraintendimenti circa le intenzioni di questo Governo in tema di appartenenza all'Unione europea che hanno portato ad atteggiamenti di alcuni operatori che prescindevano da una valutazione concreta dei fondamentali del nostro Paese e della oggettiva sostenibilità del suo debito pubblico. Questi fraintendimenti sono oggi superati.
L'esito della recente emissione dei BTP a quindici anni dovrebbe offrire forti elementi di rassicurazione circa l'effettiva valutazione dei mercati sulla sostenibilità dei conti pubblici italiani e sulla tenuta della nostra economia. Il collocamento di 10 miliardi di euro a fronte di ordini superiori ai 35,5 miliardi su una scadenza così lunga indica che gli investitori hanno risposto positivamente alle ultime decisioni del Governo e che il costo di rifinanziamento per l'anno in corso dovrebbe confermarsi a livelli pienamente gestibili, anche perché siamo fiduciosi che lo spread possa continuare a ridursi nel contesto di condizioni di mercato più distese.
RENATO BRUNETTA (FI). Siamo quasi a 300!
GIOVANNI TRIA, Ministro dell'Economia e delle finanze. Anche le ultime aste di BOT a sei mesi…
PRESIDENTE. Deputato Brunetta… Prego, Ministro, vada avanti.
GIOVANNI TRIA, Ministro dell'Economia e delle finanze. Anche le ultime aste di BOT a sei mesi hanno prodotto risultati incoraggianti, chiudendo l'offerta con un rendimento medio negativo del meno 0,025 per cento. Cinque mesi fa, lo stesso tipo di asta aveva registrato un rendimento medio dello 0,44 per cento.
Ma, soprattutto, mi aspetto che le misure di politica economica e sociale che dispiegheranno il loro progressivo effetto nel corso dell'anno consentiranno, già quando aggiorneremo la previsione macroeconomica ufficiale per il DEF, nella seconda metà di marzo, di formulare una previsione più rosea di quella oggi prevalente. Non è, quindi, tempo di pensare a ipotetiche manovre correttive, quanto quello di concentrarsi sul dare piena attuazione agli interventi di politica economica finanziati dalla legge di bilancio.
Con il nuovo decreto-legge approvato lo scorso 28 gennaio per l'introduzione del reddito di cittadinanza e l'intervento sulle pensioni, puntiamo a rafforzare la fiducia delle famiglie e a dare sostegno alle fasce più deboli della popolazione, convinti che questo avrà anche effetti positivi sulla domanda interna, aumentando il reddito disponibile delle famiglie, così come con la politica fiscale contribuiremo a dare sostegno ad un'ampia platea di imprese, soprattutto piccole. Soprattutto, affinché la crescita economica riprenda vigore, dobbiamo spingere senza esitazione gli investimenti pubblici e privati. Questa politica rappresenta il centro della politica economica a sostegno della crescita del Governo.
Con la legge di bilancio abbiamo introdotto misure organizzative e finanziarie per far ripartire gli investimenti pubblici come volano di crescita e traino degli investimenti privati, agendo sulle loro prospettive di rendimento.
MARIASTELLA GELMINI (FI). Ma quali investimenti?
PRESIDENTE. Per favore! Deputata Gelmini, ci sarà l'opportunità dopo di fare l'intervento del suo gruppo e farete ogni critica che vorrete, ma non in questo momento. Grazie. Ministro, vada avanti.
GIOVANNI TRIA, Ministro dell'Economia e delle finanze. È ora, quindi, tempo di agire e, soprattutto, di fare in modo che non permangano incertezze sul fatto che l'Italia promuove e incoraggia gli investimenti e lo sviluppo delle infrastrutture (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente). Sono convinto…
PRESIDENTE. Deputati! Deputati!
DAVIDE GARIGLIO (PD). Ma scusi, Presidente!
PRESIDENTE. No, mi scusi lei. Ha l'opportunità di intervenire dopo con il suo gruppo, non in questo momento. Il Ministro deve poter parlare e terminare tutto quello che vuole dire. Dopo ci saranno gli interventi. Andiamo avanti. Prego, Ministro (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente).
MARIASTELLA GELMINI (FI). No TAV, ma quali investimenti?
PRESIDENTE. Deputata Gelmini! Deputata Gelmini, dobbiamo far concludere il Ministro. Dobbiamo, perché questo non è rispettoso nei confronti del Ministro, che è qui e sta facendo la sua relazione.
Dopo avete i vostri interventi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier - Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico), dopo potrete intervenire sia di qua sia di là, sia di qua sia di là.
Possiamo andare avanti, grazie, grazie (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Colleghi di Forza Italia, Brunetta…
GIOVANNI TRIA, Ministro dell'Economia e delle finanze. Ripeto: è ora, quindi, tempo di agire e soprattutto di fare in modo che non permangano incertezze sul fatto che l'Italia promuove e incoraggia gli investimenti e lo sviluppo delle infrastrutture (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente)…
PRESIDENTE. Colleghi, colleghi… deve poter terminare il Ministro: non è un atteggiamento questo. Ministro, prego. Prego.
GIOVANNI TRIA, Ministro dell'Economia e delle finanze. Sono convinto che l'economia italiana abbia oggi tutte le possibilità non solo di continuare a crescere ma di chiudere rapidamente il gap di crescita con il resto dell'Eurozona. Questo è lo spazio in cui operare, ma a questo fine è necessario costruire fiducia e sicurezza senza le quali non ci sono manovre di bilancio che tengano: fiducia nelle nostre possibilità e, a questo fine, credo che debba lavorare tutto il Paese nell'interesse del Paese. Ciò significa dire ai cittadini che rimangono indietro che saranno aiutati. Ma significa anche dire agli imprenditori, agli investitori, italiani e stranieri, disposti a scommettere sulle opportunità che offre il nostro Paese e sulla sua solida base industriale e soprattutto agli investitori a lungo termine disposti ad investire nel campo delle infrastrutture materiali e immateriali e dell'innovazione tecnologica nel nostro Paese, che i patti verranno rispettati, che le norme non verranno cambiate con effetti retroattivi. L'economia ha bisogno di certezze e garanzie soprattutto in un mondo globalizzato in cui le incertezze sono dominanti. Dare certezza agli investitori non significa quindi solamente offrire un quadro normativo e regolatorio stabile e prevedibile ma anche seguire un processo decisionale rispettoso degli impegni presi che rifugge da scelte episodiche e sappia tener fede agli accordi contrattuali. Dare segnali contrastanti…
RENATO BRUNETTA (FI). Come sulla TAV?
PRESIDENTE. Deputato Brunetta!
GIOVANNI TRIA, Ministro dell'Economia e delle finanze. Dare segnali…
PRESIDENTE. Dopo lei è iscritto tra i deputati che prenderanno la parola, quindi dopo potrà intervenire (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente – Commenti del deputato Brunetta)…
GIOVANNI TRIA, Ministro dell'Economia e delle finanze. Ma stai zitto, per la miseria (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente)!
PRESIDENTE. Brunetta, primo (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente - Scambio di apostrofi tra i deputati del gruppo Partito Democratico e i deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)…
Ministro… Ministro… Ministro… Ministro, la parola la do e la levo io. Lei non può dire “stia zitto” a un deputato (Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente)…
ENRICO BORGHI (PD). Stiamo scherzando? Come ti permetti!
PRESIDENTE. Borghi, deputato Borghi (Il deputato Enrico Borghi si avvicina ai banchi del Governo)… Borghi (Commenti)! Colleghi del MoVimento, deputato Borghi… deputato Borghi, De Lorenzis, per favore…per favore, colleghi della Lega…colleghi… colleghi del PD (Commenti)...
In quest'Aula, su qualsiasi questione, Ministro, mi rivolgo io ai deputati: non si può in alcun modo dire a un deputato di stare zitto. Lo dico io, se il deputato interrompe il suo discorso, e nessun altro.
Ministro, andiamo avanti (Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico – Una voce: “Chieda scusa!”).
GIOVANNI TRIA, Ministro dell'Economia e delle finanze. Chiedo volentieri scusa al deputato…
ENRICO BORGHI (PD). Ai deputati!
GIOVANNI TRIA, Ministro dell'Economia e delle finanze. Mi rivolgevo solo a un deputato (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente) e chiedo permesso (Commenti del deputato Borghi)…
PRESIDENTE. Deputati, colleghi del PD. Onorevole Borghi, questo è un primo richiamo formale (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Borghi così non va… così non va! Per favore, per favore…
GIOVANNI TRIA, Ministro dell'Economia e delle finanze. Chiedo permesso, Presidente, di ripetere l'ultima frase per consentire di comprendere il filo del mio discorso.
PRESIDENTE. Prego, Ministro, vada avanti.
GIOVANNI TRIA, Ministro dell'Economia e delle finanze. Dare certezza agli investitori non significa quindi - sto ripetendo - solamente offrire un quadro normativo e regolatorio stabile e prevedibile, ma anche seguire un processo decisionale rispettoso degli impegni presi che rifugge da scelte episodiche e sappia tener fede agli accordi contrattuali. Dare segnali contrastanti sarebbe un danno enorme per i cittadini e le imprese, per le finanze pubbliche e per le generazioni future. Sappiamo tutti che, come per gli individui, anche per un Paese perdere la fiducia è facile; ricostruirla richiede tempo. È a questo fine che è necessario scommettere sulla rapida apertura e riapertura dei cantieri, dando un segnale concreto e chiaro (Applausi polemici dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente - Deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente si alzano in piedi)…
PRESIDENTE. Deputati... deputati... colleghi di Forza Italia, colleghi del PD… dobbiamo lo stesso andare avanti… Siamo sempre a chiedere al Parlamento giustamente la propria centralità, le informazioni che i Ministri devono dare in quest'Aula, quindi rispettiamo le informazioni che i Ministri danno per ascoltarle e poi rispondere (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente). Ministro, prego… Ministro, prego… D'Ettore, per favore…
GIOVANNI TRIA, Ministro dell'Economia e delle finanze. Chi investe, produce e crea lavoro nel nostro Paese deve poter contare su un quadro normativo e istituzionale stabile e il Governo è impegnato fortemente a perseguire lo sviluppo sostenibile a livello ambientale e sociale. Dobbiamo dare un segnale concreto e chiaro nella direzione dello sviluppo. Non dobbiamo quindi subire passivamente l'arretramento della crescita ma lavorare con impegno e serietà a creare le condizioni per un'immediata ripartenza. Vi ringrazio per avermi ascoltato (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier - Deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier si alzano in piedi).
(Interventi)
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare il deputato Raduzzi. Ne ha facoltà.
RAPHAEL RADUZZI (M5S). Grazie, Presidente. Colleghi, membri del Governo, grazie Ministro, mi ricollego alle sue parole e cercherò di fare alcune considerazioni. Nell'ultimo trimestre il PIL è diminuito dello 0,2 per cento dopo un rallentamento, nel terzo trimestre, dello 0,1. Ora sarebbe facile ma sarebbe anche corretto dire che questi dati si riferiscono alla manovra sul 2018 voluta, scritta e implementata dallo scorso Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e sarebbe anche corretto ricordare il fatto che l'Italia in buona sostanza è l'unico Paese a non essere mai uscito dalla recessione. Siamo ancora sotto i livelli pre-crisi di 4 punti percentuali di PIL e torneremo forse ai livelli di reddito pro-capite del 2007 nel 2021 e 2022: sono dati drammatici (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ritengo sia importante ricordare a quest'Aula altri motivi forse anche più gravi di tale rallentamento. Ci avete sostanzialmente legato ad un modello di politica economica mercantilista e interamente basato sull'export e questo ha effetti importanti: quando il mondo rallenta, l'Italia crolla.
La Germania ha perso lo 0,2 per cento del PIL nel terzo trimestre e, mentre stiamo ancora aspettando i dati sul quarto trimestre, sappiamo già che i dati sugli ordinativi, sul fatturato, sulla produzione industriale sono davvero deludenti, se non catastrofici (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ricordo ancora che il Paese che ha subito il maggior taglio delle stime di crescita da parte del Fondo Monetario, un'istituzione che effettivamente, dopo quanto successo in Grecia sembra aver (Commenti del deputato D'Ettore)…
PRESIDENTE. D'Ettore!
FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Davo un consiglio per leggere il foglio giusto.
PRESIDENTE. D'Ettore, faccia poco lo spiritoso!
RAPHAEL RADUZZI (M5S). Il Fondo Monetario ha tagliato di 0,6 punti percentuali proprio le stime di crescita per la Germania nel 2019. Cerco anche di anticipare alcune critiche che verranno forse dai colleghi dell'opposizione, rifacendomi a quanto diceva lei, signor Ministro. Si direbbe che il problema non è legato al rallentamento dell'economia globale perché la bilancia commerciale è ancora in positivo: beh, noi sappiamo che nell'ultimo trimestre il PIL è calato di poco più di 1 miliardo, ma nel solo mese di dicembre, e solamente con riferimento ai Paesi della zona extra-UE, il saldo commerciale è calato di 2 miliardi. Questi sono dati che devono veramente far riflettere, devono far riflettere su un modello economico fallimentare e interamente basato sulla deflazione salariale. Vorrei ricordarvelo, forse alcuni cercano di rimuoverlo dalla memoria collettiva, ma Monti si vantava alla CNN di aver distrutto domanda interna tramite il consolidamento fiscale, dichiarazioni che fanno il paio con quelle attuali sul reddito di cittadinanza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Si è detto che chi lavora otto ore al giorno prenderà molto meno di chi avrà il reddito di cittadinanza e questo sarebbe contro la cultura del lavoro. Cultura del lavoro? Se qualcuno lavora per otto ore al giorno e guadagna meno di 780 euro al mese, a casa mia si chiama sfruttamento (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier)! Questa è cultura dello schiavismo, non del lavoro! Questo è un modello di politica economica non solo fallimentare dal punto di vista economico, ma anche politico. Ovviamente, vi ha relegato all'opposizione, probabilmente per sempre, ma ha anche acuito le tensioni con i Paesi nostri amici: il deficit commerciale con gli Stati Uniti è di oltre 100 miliardi, e le vediamo le tensioni politiche; con la Gran Bretagna l'Unione europea ha un surplus commerciale di 60 miliardi, questo è un dato da tenere in considerazione, quando si parla di Brexit. Noi abbiamo finalmente cambiato la politica economica con una manovra espansiva (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Cosa sarebbe successo con un deficit all'1,6 per cento, magari con l'incremento dell'IVA, come è già successo nel 2013 con il Governo Letta (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier)? Ve lo ricordate? Li abbiamo visti gli effetti dell'austerità in recessione: è aumentato il debito pubblico di tredici punti col Governo Monti, sostenuto da voi, cari colleghi (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier). I numeri sono importanti, allora cerco di darne qualcuno in più: il 50 per cento delle famiglie non riesce ad arrivare alla fine del mese ed è costretto ad utilizzare i propri risparmi; il 25 per cento delle famiglie ha difficoltà a far fronte alle spese mediche; il 28,5 per cento ha problemi a pagare la rata del mutuo; il 13 per cento è dovuto tornare dai propri genitori per risparmiare; abbiamo oltre 5 milioni di individui sotto la soglia di povertà assoluta. Numeri da terzo mondo (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier)! Tra qualche mese non tutti i problemi dell'Italia saranno risolti, ma avremo fatto grandi passi in avanti verso l'equità sociale e per il benessere del popolo italiano (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ribolla. Ne ha facoltà.
ALBERTO RIBOLLA (LEGA). Signor Ministro, onorevoli colleghi, gli ultimi dati relativi alla lieve decrescita del PIL del quarto trimestre del 2018, in flessione dello 0,1 per cento rispetto al trimestre precedente, come sempre agitano troppo gli animi dell'opposizione, dentro e fuori quest'Aula, in maniera eccessivamente allarmista. Vorrei subito ricordare che, come anche ha rilevato il Financial Times, il rallentamento ha interessato l'intera zona economica europea, in particolare la Germania, che secondo i dati dell'Ufficio federale di statistica ha registrato per la prima volta dal 2015 una decrescita suscettibile di contagio per i Paesi vicini, e sappiamo bene quanto la nostra industria dipenda da quella tedesca. La domanda estera ha inoltre risentito del rallentamento del commercio mondiale connesso alle tensioni USA e Cina. Tale stato di cose è il risultato di un'onda lunga partita quasi un anno fa, con il progressivo deteriorarsi del clima di fiducia da parte delle imprese in tutta l'Eurozona. È importante in questa sede ricordare come le misure previste dall'ultima legge di bilancio non abbiano ancora pienamente dispiegato i loro effetti (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)…
PRESIDENTE. Colleghi, per favore.
ALBERTO RIBOLLA (LEGA). E tra qualche mese gli osservatori economici nazionali ed internazionali si ritroveranno a dover rivedere in positivo le stime di crescita del Paese. Nella legge di bilancio, infatti, sono previste importantissime misure che rilanceranno gli investimenti privati e pubblici; il primo passo verso la detassazione prevista dal programma di questo Governo, che porterà a breve i suoi frutti in termini di crescita. Per le imprese, non soltanto sono state confermate le detrazioni fiscali per le ristrutturazioni, ma è stato fatto un taglio di oltre il 30 per cento ai premi e contributi per l'assicurazione INAIL, un taglio all'Ires sugli utili reinvestiti e per effettuare assunzioni a tempo indeterminato, il raddoppio della deducibilità IMU sui capannoni industriali. Ed ancora, la mini flat tax per le partite IVA, per gli artigiani e i professionisti e la cedolare secca per gli affitti dei negozi commerciali per tutelare il commercio di vicinato. Da professionista, da commercialista, ho potuto constatare direttamente come le imprese stiano riprendendo fiducia nel mercato, soprattutto le piccole imprese, le partite IVA, i professionisti, categorie dimenticate dai precedenti Governi a guida PD (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle). Milioni di persone a cui questo Governo, la Lega, in pochi mesi ha invece dato risposte concrete (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Colleghi, senza commentare, per favore!
ALBERTO RIBOLLA (LEGA). Sugli investimenti sono stati stanziati ulteriori 100 miliardi, che sommati alle risorse esistenti fanno una somma di 250 miliardi da qui al 2032. Sono state liberate risorse per i comuni, per le province e per le regioni, per la messa in sicurezza di scuole, ponti, strade e ospedali, investimenti che faranno crescere il Paese. È stato previsto un innalzamento della soglia, da 40.000 a 150.000 euro, per l'affidamento diretto dei lavori pubblici, per velocizzare le procedure, e un miliardo per lo sblocco dell'avanzo di amministrazione dei comuni per gli investimenti pubblici. Misure, queste, che non ci fanno temere la piccola flessione dell'ultimo trimestre, tanto più che, ricordo, non erano ancora entrate in vigore le misure economiche previste dalla nostra manovra. Si tratta quindi di effetti finanziari derivanti dalle scelte dei Governi precedenti. I dati su cui questo Governo dovrà rendere conto saranno infatti quelli del primo trimestre del 2019, e su questo siamo ottimisti, tenuto conto che già i dati dell'aumento dell'occupazione nel mese di dicembre (58,8 per cento) ci confortano, essendo questo il dato più alto prima della crisi, quando l'occupazione si attestava al 58,9. Quindi, il mondo produttivo, gli imprenditori, sono fiduciosi, hanno fiducia nelle misure economiche e di semplificazione attuate da questo Governo e in quelle previste negli ultimi provvedimenti economici, legge di bilancio in primis (Commenti della deputata Morani).
PRESIDENTE. Deputata Morani!
ALBERTO RIBOLLA (LEGA). Vi ricordo inoltre che già un'analoga polemica si era aperta a dicembre, in occasione della pubblicazione dei dati relativi alla pressione fiscale derivante dalle misure della manovra di bilancio, e ancor prima, in occasione della NADEF 2018. Nel primo caso, secondo le stime di consuntivo diffuse dall'Istat, la pressione fiscale si riduceva al 42,2 per cento, mentre al netto delle misure degli 80 euro era stimata al 41,6 per cento. Dalla Nota, invece, risultava evidente come la pressione fiscale a legislazione vigente, nel 2018, fosse destinata a ridursi al 41,9 per cento, più bassa di tre decimi di punto percentuale rispetto all'anno precedente. Bisogna infatti tenere conto della metodologia usata nel calcolo delle stime, e questo non vale soltanto per la pressione fiscale, su cui il conteggio meno degli 80 euro sposta l'asticella della misura della pressione fiscale stessa, ma anche per gli effetti contabili legati all'attuazione delle misure previste.
Infatti, con la legge di bilancio non si tenne conto dell'anno necessario alle misure lì previste per registrarne gli aspetti positivi, ma lo stesso Ufficio parlamentare di bilancio ha certificato che dai dati dei prospetti finanziari si registrerà una detassazione di ben 457 milioni di euro nel 2020 e di 1,7 miliardi nel 2021, con un impatto di beneficio sulle imprese e sui lavoratori autonomi pari al 18,1 per cento grazie all'estensione del regime forfettario e del 15,2 per cento grazie all'imposta sostitutiva. Evidentemente, lo abbiamo visto anche stamattina, con le urla dei colleghi dell'opposizione nei confronti del Ministro Tria, senza alcun rispetto, alle opposizioni brucia il fatto che questo Governo, in così poco tempo, sia riuscito non soltanto ad aumentare i propri consensi in misura così straordinaria, ma a mettere in campo già alcune delle più importanti misure del programma e ad avere il coraggio di alzare la voce in Europa su temi delicati quali migranti e rispetto dei vincoli di bilancio (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Questi sono i fatti! Dopo anni di crisi, disoccupazione alle stelle, specie quella giovanile, e riverenza, questo Governo sta veramente cercando di cambiare il volto del Paese con delle misure di grande portata economica ed etica, perché, in soli pochi mesi di Governo, abbiamo permesso a centinaia di migliaia di persone di accedere alla pensione, centinaia di migliaia di persone a cui il diritto di godersi il meritato riposo era stato sottratto in virtù di un'esigenza di rilevanza esclusivamente economica. Un Paese in cui le imprese e le famiglie erano assistite solo da inconsistenti misure temporanee, buone più a fare spot pubblicitari che a politiche economiche e sociali degne di essere chiamate tali, con un aumento senza precedenti della povertà e imprenditori falliti, di saracinesche abbassate. E non c'eravamo noi al Governo, c'era il PD per sette anni (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Se, da anni, ormai abbiamo inaugurato questo nuovo metodo di misurazione delle buone politiche con i numeri, allora, onorevoli colleghi, i numeri devono essere utilizzati in maniera razionale; e quindi, se volete attaccarci per la flessione dello 0,1 per cento del PIL, bene, noi possiamo anche incassare, perché, da Governo affidabile, ci prendiamo la responsabilità dell'andamento economico del Paese nel periodo della nostra amministrazione, ma voi, da politici altrettanto responsabili, mi auguro, dovreste riconoscere che il numero di dicembre non può essere assolutamente imputato alle nostre scelte economiche (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico), alla nostra manovra, perché razionalmente è impossibile imputarla a misure non ancora entrate in vigore (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). È troppo semplice prendere i numeri avulsi dal contesto ed utilizzarli a proprio piacimento, ed è per questo motivo che la parte razionale della politica del Paese non si farà intimidire da così futili strumentalizzazioni. Siamo consapevoli degli effetti positivi delle misure introdotte dal Governo, misure che porteranno alla ripresa del Paese, che dovrà essere valutata soltanto con i numeri e con i tempi giusti. Per concludere, il gruppo della Lega esprime, quindi, piena fiducia all'operato del Ministro e di questo Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle – Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marattin. Ne ha facoltà.
LUIGI MARATTIN (PD). Grazie, Presidente. Signor Ministro, lei ha compiuto una relazione accademica, e non lo dico con il disprezzo che i suoi colleghi di Governo e di maggioranza userebbero nel pronunciare questo termine. Ha fatto una relazione anche un po' strana, ha elencato, fra le cause del rallentamento internazionale, quindi anche italiano, la crisi dell'industria dell'auto, e ci avete fatto approvare un mese fa una legge di bilancio che mette le tasse sulle auto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ma lasciamo stare. Non ci ha detto, però, in quanti metri di acqua stiamo nuotando e come esattamente lei e il suo Presidente del Consiglio intendete portarci fuori da queste secche.
Voi siete venuti in Parlamento, non molto tempo fa, con il Ministro Savona, o ex Ministro Savona, a dire che nel 2019 il PIL poteva crescere e sarebbe cresciuto del 3 per cento annuo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Poi vi hanno consigliato maggior prudenza e avete fatto una legge di bilancio con un più 1,5 all'anno. Poi avete visto che questa stima era il triplo di quella di tutto il mondo e siete scesi all'1 per cento annuo. Adesso, invece, facciamo i conti con un 2019 che ha già un meno 0,2 sulle spalle. Ma lei non ci ha detto, signor Ministro, come fate a mantenere una stima di crescita dell'1 per cento partendo con un elefante sulle spalle di meno 0,2 per cento, per raggiungere il quale sarebbero necessari nei prossimi tre trimestri di quest'anno tassi di crescita che la nostra economia non vede dall'ultimo trimestre del 1988; è l'unico modo affinché i documenti che lei ha portato in questo Parlamento abbiano ancora valenza pratica per cittadini e imprese.
Ora ci dite: “non c'è problema, ce la faremo, ce la faremo con le misure contenute in legge di bilancio”, che, è vero, non sono ancora entrate in vigore, o meglio, non nell'orizzonte di tempo su cui hanno registrato la recessione. Allora, signor Ministro, le chiedo: ma lei ha mai visto un Paese che cresce, tanto più a livelli come quelli che non si vedono da trent'anni, innalzando la pressione fiscale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Perché la legge di bilancio – ce lo ha confermato il collega Ribolla –, quando si leggono cose scritte bisognerebbe avere la cortesia di farsele pure spiegare, perché se vi leggete le cose che ha detto il collega Ribolla, vi conferma, qualora ce ne fosse necessità, quello che sta scritto sul sito del MEF, che, dopo cinque anni in cui la pressione fiscale in questo Paese è diminuita, grazie alle vostre misure risale dello 0,4 per cento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), e sono tutte tasse sulle imprese! Avete anche detto la balla che erano sulle banche, sulle assicurazioni, sui ricchi: sono tasse sulle imprese. Lei ha mai visto un Paese che cresce innalzando le tasse sulle imprese? Lei ha mai visto, signor Ministro, un Paese che cresce diminuendo di un miliardo e 63 milioni gli investimenti pubblici nel 2019 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), come fa la vostra legge di bilancio? È venuto qui, prima, a dirci che gli investimenti pubblici aumenteranno, ma, secondo la vostra previsione, aumenteranno nel 2020 e nel 2021, che sono pure gli anni in cui avete messo 13 miliardi di clausole di salvaguardia in più rispetto a quello che vi eravate trovati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Lei ha mai visto, signor Ministro, un Paese che cresce avvelenando i pozzi della finanza pubblica, mettendo 50 miliardi di clausole di salvaguardia ai vostri successori? Lei ha mai visto, signor Ministro, un Paese che cresce, tanto più ai tassi che ora sarebbero necessari, prepensionando un po' di proprio elettorato nel Nord, mandando in pensione la gente prima, indipendentemente da che lavoro fa, se si spacca la schiena in fabbrica o se pensa in un ufficio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Signor Ministro, lei ha mai visto un Paese che cresce ridimensionando l'unico strumento di sostegno alle imprese che ha funzionato in questi anni, che è Industria 4.0, che ha permesso, in questo Paese, sotto i nostri Governi, un incremento degli investimenti totali del 10 per cento in tre anni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? È da quando ci siete voi che li state riducendo!
Ma non bisogna aspettare il fallimento delle misure previste in legge di bilancio per testimoniare il vostro fallimento, è qui che i colleghi che mi hanno preceduto nei loro discorsi, mi sto trattenendo molto… Da quando siete entrati in carica, il 1° giugno, in questo Paese, ad oggi, ci sono 123 mila posti di lavoro a tempo indeterminato in meno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), non in più, come raccontate sui social network! Da quando siete entrati in carica, in questo Paese ci sono 84 mila precari in più, non in meno, come raccontate con la vostra macchina di propaganda (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Da quando siete entrati in carica, ci sono 77 miliardi di investimenti esteri in meno in questo Paese, non in più, come raccontate nella vostra propaganda (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
Vi siete fatti belli ieri, e lo fate ogni tre mesi, due mesi, non lo so, dicendo che restituite due lire oltre a quelle che donate ai vostri padroni della Casaleggio Associati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), ma non ci venite a dire che, da quando siete in carica, state bruciando miliardi di interessi passivi! Signor Ministro, l'asta a cui faceva riferimento nel suo discorso, quella di ieri, rispetto a quella di prima che venivate voi a fare queste genialate ci è costata 1,3 miliardi in più, non in meno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! È stata aggiudicata a un tasso dell'1 per cento in più, che significa soldi dei cittadini che se ne vanno. Perché non dite questo, che risparmierete pure qualche milione, ma bruciate miliardi di interessi passivi in più degli italiani? Avete insultato chiunque vi ricordasse i dati, chiunque cercasse di svegliarvi da questo sogno, o forse incubo.
Bankitalia doveva candidarsi alle elezioni, il Fondo monetario internazionale sono affamatori di popolo, l'ISTAT falsifica i dati, l'Ufficio parlamentare di bilancio è fatto da gente colpevole, perché dentro c'è una che ha lavorato con Cottarelli - un professionista che è stato costretto l'altra sera a umiliarsi di fronte a una scappata di casa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Che non aveva idea di quello che stava dicendo -, chiunque cercasse di dire: portate avanti quello che volete, ma non rendete, questo, un Paese in cui non c'è più fiducia verso la realtà, i numeri, le istituzioni indipendenti; non lo fate, perché questo è il danno più grande che potete lasciare quando ve ne andrete.
Noi vi avevamo fatto proposte concrete, vi interessa la lotta alla povertà? Prendete lo strumento che già c'è; che abbiamo introdotto tardi? È vero; lo abbiamo introdotto forse con troppe risorse? È vero, ma insieme mettiamo più risorse su quello strumento, cambiategli nome, se necessario, perché voi solo così ragionate, con i nomi, con gli slogan, con le bandierine, chiamatelo reddito di cittadinanza, ma non buttate tutto a mare - è uno strumento che già c'è! - per fare la vostra propaganda (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
Vi abbiamo detto: continuiamo a ridurre le tasse in questo Paese, non ad aumentarle, come avete fatto. Vi abbiamo detto: facciamo qualcosa per il lavoro dipendente, che è la vera spina dorsale di questo Paese assieme alle imprese; vi abbiamo proposto una riforma degli assegni per i figli a carico, non è giusto che i figli di un barbiere valgano meno dei figli di un dipendente pubblico, riformiamo il sistema, rimettiamo 10 miliardi in tasca ai cittadini italiani; ci avete detto di “no”, ci avete detto che voi dovevate rispettare il vostro contratto e chiunque vi riportasse alla realtà era uno al soldo della finanza internazionale.
Signor Ministro, questo Governo è fatto da gente che non crede che lo sbarco sulla Luna sia mai avvenuto, è fatto da gente che crede che il PIL cresca con i condizionatori, è fatto da gente che crede sia possibile costruire ponti con sopra ristoranti e parchi per bambini, è fatto da gente che dichiara di essersi formata una cultura economico-finanziaria, secondo quanto riportava un quotidiano, guardando i documentari sui rettiliani, questa specie aliena che avrebbe preso il controllo dei centri di potere economici e finanziari, è fatta da gente che tutti i giorni nelle nostre Commissioni entra e, a nome del Governo, a nome del popolo italiano, prende la parola in economia, senza avere la più pallida idea di quello che sta dicendo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente), perché quello che state facendo è legittimare un pluridecennale cammino di deterioramento con cui questo Paese forma, seleziona e ricambia classe dirigente, state ricambiando classe dirigente senza averla formata e senza averla selezionata, ed è questa la colpa che la storia vi darà di più.
Lei, signor Ministro, però, è il peggiore di tutti questi; lei è una persona seria, lei non è accomunabile alle fattispecie che ho citato prima, ma lei porta una responsabilità peggiore; da responsabile della guida dei conti pubblici di questo Paese, si è prestato a tutto questo, solo la sua coscienza le può dire perché lo ha fatto, se per l'ebbrezza della notorietà o per qualche altro motivo, ma lei si è prestato a tutto questo ed è il maggiore responsabile di tutto questo.
Io avrei voluto finire il mio intervento dicendo che ci state portando allo sfascio, ma noi, il Partito Democratico e le opposizioni non ve lo permetteremo (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Ho cambiato la fine del mio discorso: non saremo noi, un partito politico, questo o quell'altro, a non permettervi di sfasciare il nostro Paese, sarà l'Italia, nella sua interezza, che non vi permetterà di continuare a sfasciare il Paese come state facendo! Questa è la promessa che le facciamo oggi, signor Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Brunetta. Ne ha facoltà.
RENATO BRUNETTA (FI). Signor Presidente, signor Ministro, caro Giovanni, penso che sia necessaria un'operazione verità e parto da pochissimi fatti: l'Italia, con lo 0,2 per cento di crescita prevista dalla Commissione europea per il 2019, è l'ultima in Europa, l'Italia ultima in Europa.
La causa, dice la Commissione europea, è un rallentamento peggiore del previsto nel 2018, dovuto a un'incertezza della policy globale, ma soprattutto della policy domestica e a una prospettiva di investimenti molto meno favorevole di quanto ci si aspettasse e di quanto fosse necessario. La crescita, si fa per dire, è soggetta all'alta incertezza che ha condizionato la politica economica del nostro Paese e questa incertezza, signor Ministro, ha deteriorato il sentiment delle famiglie e delle imprese, incertezza. L'incertezza è un costo e l'incertezza è il prodotto di questo Governo, del suo Governo, del tuo Governo, caro Ministro.
Dice l'Europa che il rischio della recessione è prolungato; non esattamente quello che lei, signor Ministro, ci ha detto. Il rischio recessione è prolungato. Signor Ministro, abbiamo il dovere di un'operazione verità. Basta mettere la testa sotto la sabbia, basta con la irresponsabile fuga dalla realtà. Come è possibile che ad opera di due Vicepresidenti del Consiglio si mettano in discussione i dati dell'ISTAT, definendo l'ISTAT come un ente che tarocca i dati? Che dati ci hai dato tu, oggi, signor Ministro? I dati dell'ISTAT. Ci hai dato dati taroccati, come ha detto Salvini? Questa è l'operazione verità che ti chiedo, signor Ministro.
Basta farci del male; l'Italia, con questo Governo, si sta facendo del male, con la propaganda e con le banali illusioni, con la negazione della realtà, delle statistiche, con la negazione delle istituzioni internazionali, del “dello spread me ne frego”, dell'ISTAT abbiamo già detto, del Fondo monetario internazionale affamatore di popoli, detto, l'altro giorno, dal Vicepresidente Di Maio.
Vedi, e lo sai come me, signor Ministro, i costi della perdita di credibilità per il nostro Paese sono enormi, enormi; questo Paese non è più credibile e non tanto perché vuole realizzare delle folli politiche economiche, ma perché nega la realtà. Quando Di Maio è uscito dal balcone col 2,4, 2,4, 2,4, era fuori come un balcone, era fuori dalla realtà (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico)! E questo, come sai benissimo, Ministro, è un costo; la perdita di credibilità e di reputazione è un costo spaventoso.
L'Europa e il Fondo monetario ci dicono anche un'altra cosa, che si sta aprendo un rischio di contagio che, finora, non c'era stato, che era caratteristico del 2011 e che, adesso, invece, rischia di colpire non solo l'Italia, ma l'intera Eurozona. Perché, vedi, signor Ministro, dopo questi dati, quelli dell'ISTAT, quelli della Commissione europea, ci saranno gli outlook delle agenzie di rating, che rivedranno al ribasso le loro previsioni, e ci saranno, sempre da parte delle agenzie di rating, i downgrade legati agli outlook per quanto riguarda il nostro debito sovrano e, come ben sai, basta una tacca o due tacche e noi saremo considerati spazzatura e, con questa definizione, ci sarà la fuga degli investitori.
Non so se hai potuto guardare i dati dei mercati di questi ultimi minuti e di queste ultime mezz'ore: lo spread è in risalita verso quota 300, i rendimenti dei decennali sono verso il 3 per cento e la Borsa è in rosso. Operazione verità ti dicevo, signor Ministro. L'hai detto forse non credendoci, ma il reddito di cittadinanza e “quota 100” sono un imbroglio: sono un imbroglio recessivo, sono un imbroglio che, a detta di tutti gli analisti e della Commissione europea, non produrrà nessun effetto di crescita e nessun effetto sul reddito, anzi inquinerà il mercato del lavoro producendo lavoro nero e producendo spiazzamento e disaffezione.
E poi, signor Ministro, no-TAV. Hai detto verso la fine del tuo discorso delle infrastrutture. Ebbene, forse tu sai che è in corso un dibattito quasi mortale per il tuo Governo su sì-TAV e no-TAV. Si sta giocando la vita, la sopravvivenza del Governo su questo punto, ma sono 6-7 mesi che tutti i cantieri sono bloccati attorno a questo dibattito e che le infrastrutture non sono ripartite e queste sono uno degli elementi che appesantiscono e che limitano le potenzialità di crescita del nostro Paese. Che fai, signor Ministro, se prevarrà, come penso e come temo, la linea no-TAV? Che fai: ti dimetti? Siccome hai perfettamente ragione nel dire che le infrastrutture, lo sblocco delle infrastrutture e, quindi, la TAV e tutte le infrastrutture del Paese, sono l'unica speranza di crescita per questo Paese, che cosa fai? Se passerà, come pare, il no-TAV sulla base di una fasulla analisi costi-benefici, cosa farai? Ti dimetti?
Reddito di cittadinanza. Ci saranno 6 mila navigator, 6 mila disoccupati per trovare lavoro a milioni di disoccupati (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Ma ti rendi conto che è una barzelletta? Ma ti rendi conto che è un imbroglio? Ma ti rendi conto che verranno dati gli assegni del reddito di cittadinanza senza alcuna condizionalità, perché la nostra burocrazia è incapace di predisporre qualsiasi condizionalità? Ma ti rendi conto che i centri per l'impiego non hanno la disponibilità dei posti di lavoro vacanti perché non c'è nessuna norma che obbliga le imprese a indicare ai centri per l'impiego i posti di lavoro vacanti? Ma le sai come me queste cose, signor Ministro. E, allora, perché fai finta di crederci? E mentre tutto questo succede e mentre il Governo è una maionese impazzita, in Europa stanno decidendo senza di noi, contro di noi, come sulle banche, come sul piano Schäuble, che vorrà mettere un tetto ai titoli di Stato posseduti dalle banche e con questo portandoci al collasso, sia sul mercato finanziario sia sulle banche. Ma questo Governo è assente e messo in un angolo dalle sue stesse follie. Per questo dico che siete un Governo di ladri di futuro, un Governo di ladri di futuro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!
E, caro Ministro, forse hai sbagliato Governo, forse hai sbagliato Governo. Non penso che tu creda alle cose che hai detto sul reddito di cittadinanza e “quota 100” e se credi veramente agli investimenti e alle infrastrutture come chiave per invertire la recessione metti le tue dimissioni sul tavolo: o si fa la TAV o ripartono le infrastrutture o si dimette il Ministro dell'Economia e delle finanze (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Non è possibile passare sopra una contraddizione di questo tipo…
PRESIDENTE. Concluda.
RENATO BRUNETTA (FI). …che distrugge la nostra credibilità e la nostra reputazione a livello internazionale. Si chiama “imbroglio”, si chiama “non credibilità”, si chiama “azzardo morale” e quando un Paese o un Governo è affetto da azzardo morale nessuno vuole più investire in quel Paese e nessuno crede più nel suo Ministro dell'Economia e delle finanze (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Crosetto. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO (FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, siamo qui oggi per discutere e approfondire un fatto negativo non per il vostro Governo o per il vostro Paese ma per il nostro Paese, cioè le previsioni che oggi fa l'Europa sulla nostra crescita, e siamo qui a constatare, come rappresentanti dell'opposizione, il fatto che poco più di un mese fa noi stessi, in Commissione e in Aula, abbiamo cercato di spiegare più volte al Governo che la situazione non era quella che dipingeva questa legge di bilancio, che la situazione era peggiore e che questa situazione sarebbe stata peggiorata ulteriormente dagli interventi previsti in legge di bilancio. L'abbiamo fatto ognuno a modo suo: chi con calma maggiore o minore, ma abbiamo provato a dirlo più volte e c'è sempre stata negata questa eventualità. Si diceva che il Paese sarebbe cresciuto, che sarebbe cresciuto in misura superiore all'1,5 per cento, anzi, avevate voluto essere prudenti nell'indicare quella crescita, così come io oggi posso dire tranquillamente, dopo questa previsione, che probabilmente lo 0,2 diventerà meno 0,2 perché non si sono ancora dipanati nel Paese gli effetti della manovra.
Comunque, c'è qualcosa che va al di là della manovra. Io vorrei riprendere e citare le sue parole, perché lei ha citato il mio pensiero con precisione, signor Ministro. Io prendo le ultime due pagine del suo intervento: È, ora, quindi, tempo di agire e soprattutto di fare in modo che non permangano incertezze sul fatto che l'Italia promuove e incoraggia gli investimenti e lo sviluppo delle infrastrutture (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Partito Democratico). Avrebbe potuto dirlo Renato Brunetta, avrebbe potuto dirlo Marattin, avrebbe potuto dirlo chiunque in quest'Aula e non, invece, un rappresentante di quel Governo che sta bloccando tutte le infrastrutture in Italia e le sta almeno rimettendo tutte in discussione. Tuttavia, lei è andato avanti dicendo: Sono convinto che l'economia italiana abbia oggi tutte le possibilità non solo di continuare a crescere ma di chiudere rapidamente il gap di crescita. Lo penso anch'io, ma a questo fine - cito sempre lei - è necessario costruire fiducia e sicurezza, senza le quali non ci sono manovre di bilancio che tengano.
Dunque, fiducia e sicurezza. Però, la costruzione di fiducia di un Paese è una cosa complessiva e non si ottiene solo con l'approvazione di una legge di bilancio o di una legge di quelle che utilizziamo ogni giorno per conservare il consenso interno. Lo si fa con il complesso di atteggiamento del Governo all'interno e all'esterno del Paese. La fiducia è quella, come richiamava Brunetta, degli investitori internazionali che, se decidono di investire in un Paese, guardano come funziona il mercato del lavoro, il mercato fiscale, il mercato burocratico e qual è la tassazione. Insomma, guardano complessivamente al Paese e guardano al rapporto di quel Paese con gli altri Paesi. Noi pensiamo di affrontare il tema dell'impresa e della crescita non occupandoci, come ricordava prima Renato perfettamente, di cosa sta cambiando nella normativa bancaria europea (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente)? Una normativa che l'Europa sta nuovamente costruendo per mettere in difficoltà un Paese, il nostro, perché il giorno che verrà posto il limite alle banche di detenere titoli di Stato noi saremo in ginocchio. Glielo scrivo adesso, glielo spiego adesso, perché voglio che rimanga a verbale in quest'Aula! È adesso che definiamo le condizioni della nostra possibilità di crescita attraverso un settore bancario che rimanga in questo Paese. Chi se ne sta occupando? Villarosa è uscito. Mi auguro se ne stia occupando qualcuno di noi.
Chi si sta occupando dell'asse industriale franco-tedesco, che è una nuova conventio ad excludendum (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente) e che ha una portata industriale gravissima potenziale su di noi, se non viene circoscritto? Perché amministrare un Paese non significa solo venire in Parlamento o solo fare show in cui si annunciano provvedimenti, ma significa rapportarsi con il mondo. E allora voglio ricordare a noi che, cosa ben più grave dello 0,2 di crescita, è il fatto che noi ormai siamo distanti, come PIL pro capite, dagli Stati Uniti, tanto quanto lo siamo dalla Nigeria.
Lo ripeto: la distanza tra il nostro PIL pro capite e il PIL pro capite degli Stati Uniti è uguale a quella che abbiamo dalla Nigeria. Noi non siamo più un Paese ricco e stiamo diventando sempre di più un Paese povero, perché non cresciamo più, perché non produciamo più e mi dispiace che il collega Raduzzi non abbia capito che noi siamo legati, nella nostra possibilità di crescita, alle esportazioni, perché non abbiamo risorse naturali. E, se un Paese non ha risorse naturali, crea ricchezza, comprandole da fuori e trasformandole e aggiungendo alle cose che compra da fuori qualcosa di diverso che gli consente di vendere anche all'esterno. Certo che è importante la domanda interna, certo che sono importanti i salari, certo che vanno diminuite le disuguaglianze, certo che le persone non possono morire di fame o avere stipendi da fame, ma dove la creo la ricchezza per fare redistribuzione, se non producendo, se non investendo, se non attirando da fuori gli investimenti (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente)? Ma chi viene a investire in un Paese che un giorno chiude l'Ilva, un giorno autorizza le trivellazioni e il giorno dopo le blocca, un giorno fa partire un cantiere e il giorno dopo lo blocca? I problemi non li accollo tutti a questo Governo - Dio me ne scampi - ma si può pensare di essere presi per seri quando si vogliono impedire le trivellazioni in Adriatico per l'Italia e, a due chilometri, ci sono quelle croate (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente)? Quelle non distruggono il mare? Si può pensare di affrontare il problema della fuga delle nostre aziende, senza porre in Europa - lo dico a persone che dovrebbero avere la mia stessa idea di Europa - il tema che non ci può essere un Lussemburgo o un'Irlanda che hanno un reddito pro capite di 100.000 euro l'uno e di 90.000 euro l'altro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e ce l'hanno perché hanno una legislazione fiscale che fa concorrenza spietata, più delle Cayman, ai Paesi che, come loro, fanno parte dell'Europa?
Allora, si affronta complessivamente il tema. Poi c'è il reddito di cittadinanza, poi c'è quota 100, ci sono anche queste manovre, ma se noi non affrontiamo complessivamente il tema - ci ostiniamo a dirlo e come Fratelli d'Italia l'abbiamo detto in tutta la finanziaria - complessivamente dai problemi del Paese non usciremo mai, signor Ministro. Io non sono felice perché l'UE ha abbassato le previsioni di crescita perché ha ragione Renato, questo a cascata sarà dannoso; il danno non è oggi, il danno è quello che da domani inizieranno a fare le solite agenzie di rating per cui ho la stessa simpatia che avete voi, ma lo faranno. E qualcuno, cui non frega niente di noi, degli sforzi che facciamo, del nostro futuro, si limiterà a leggere i dati dirà: “Abbiamo un po' meno fiducia nel Paese, quindi ci facciamo pagare un po' di più i soldi”. Quindi noi pagheremo più interessi. Non lo faranno con cattiveria e lo faranno magari annoiati; gli interessa venire ogni tanto qui e fare qualche vacanza o comprarsi qualche azienda spezzatino, di quelle che noi non siamo più in grado di mantenere, ma sarà questo il loro approccio. Quindi, io non sono felice di quello che succede, non sono felice di quello che succederà, ma non possiamo accettare che il Governo venga e si difenda dicendo: “Tranquilli, non è successo niente. Tranquilli: ci penserà il reddito di cittadinanza a sistemare tutto” (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente). Non è così; magari fosse così. Poi vediamo che c'è una maturazione: oggi ho letto che la Lega ha preso la nostra proposta - giace qui a mia firma -, quella sulla flat tax sui redditi incrementali (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), almeno per incentivare qualcuno a dichiararli o a farli, ma - ha ragione lei perché guardi io sottoscrivo la parte finale del suo intervento, che sarà la Bibbia di quello che io penso - è la certezza nei tempi che manca a questo Paese. Lei sa benissimo che le vicende Ilva - non do la colpa a nessuno - hanno dato l'immagine di un Paese nel quale un imprenditore - senza saper né leggere né scrivere - può andare in galera, perdere tutto l'investimento e gli può essere strappata un'azienda; lei sa gli effetti che ha determinato la nostra magistratura con interventi a gamba tesa, lei sa gli effetti che provoca la politica quando mette in discussione le imprese fatte.
Guardi, lungi da me difendere i concessionari autostradali, con cui ho avuto dispute, prima che nascesse ancora il MoVimento 5 Stelle e Grillo scendesse in piazza, con quelli forti, quando erano forti e uno si portava le ferite, ma se il giorno in cui crolla un ponte, prima di accertare la responsabilità, io dico che faccio saltare tutte le concessioni, che messaggio lancio a quelli che vogliono investire nelle infrastrutture di un Paese? Se un Paese non ha la capacità di discernimento, anche di fronte a fatti gravi, non ha la capacità di interpretare e di dividere il bene dal male (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente) e di sapere che io non posso portare avanti infrastrutture, se non metto assieme al capitale pubblico molto spesso anche quello privato? Allora, signor Ministro, lei oggi è venuto a difendere in modo asettico e distaccato un problema che si è creato per il nostro Paese. Noi le ribadiamo quello che abbiamo detto più volte in finanziaria: noi vogliamo il futuro di questo Paese. Si affronta in mille modi, non solo con la Finanziaria, ma si affronta con l'atteggiamento complessivo del Governo. Noi stiamo perdendo autorevolezza e credibilità nazionale ed internazionale (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente). E la cosa non mi fa piacere: o la recuperiamo o la mancanza di credibilità farà danni su ognuno di noi, al di là delle volontà e al di là di quello che ci meritiamo. Riprendiamo - come ci invita lei a fare - in mano le redini di questo Paese; facciamolo con l'autorevolezza e facciamolo collaborando intanto con chi in quest'Aula - e vale per tutti i partiti qua presenti - ha voglia di collaborare per far crescere il Paese e non per fare opposizione (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente, colleghe e colleghi, signor Ministro. Le diamo atto di un discorso intellettualmente onesto, però credo che in questa sede occorra cercare di andare anche nella direzione di dire al Paese parole di verità, parole di verità che non ho sentito negli interventi - mi perdoneranno - dei colleghi di maggioranza.
Allora, partiamo da un dato, che è quello che ci fornisce l'ultima nota dell'Ufficio parlamentare di bilancio, che dice che, a partire dall'estate, è in atto un peggioramento sia della domanda interna, sia delle vendite estere ed è vero - come lei ha ricordato - che noi paghiamo un ritardo strutturale, un divario tra il nostro Paese e il resto d'Europa, sia quando siamo in una fase espansiva di crescita, sia - come testimoniano i dati di lungo periodo - quando siamo in fase invece di rallentamento. Le cause sono, in parte, derivanti dalle politiche di austerity che hanno caratterizzato questi ultimi anni, ma i ritardi sono anche riconducibili a limiti strutturali del nostro Paese, che arrivano da lontano. Un sistema industriale che, salvo poche eccezioni, è un sistema industriale costruito su piccole e medie imprese, che fanno fatica a competere sui mercati internazionali, quando non ci sia il necessario sforzo in direzione dell'innovazione. Quindi, va dato atto di una grande capacità di adattamento del nostro sistema industriale verso la competizione internazionale, ma al tempo stesso ci sono e continuano a esserci limiti strutturali. C'è anche un rallentamento degli scambi mondiali - lei lo ha ricordato - però dobbiamo iniziare anche a dire su questo chi sono i responsabili, chi ha scelto la strada delle politiche dei dazi, chi - parafrasando una cosa che sentiamo spesso, con “prima gli italiani” - ha iniziato a dire: “prima gli americani”. Trump, che è stato indicato da molti in quest'Aula come l'esempio da seguire, in realtà è uno degli elementi che in questo momento causa un rallentamento degli scambi mondiali, così come un clima in cui ognuno sembra più guardare a casa propria e non in una dimensione più ampia.
E noi che, come è stato ricordato, siamo un Paese privo o comunque con poche risorse naturali, evidentemente paghiamo di più questo rallentamento degli scambi internazionali.
Ma c'è un punto, signor Ministro, su cui noi abbiamo un'opinione assolutamente differente: questa recessione andava contrastata, che questa recessione sarebbe arrivata lo si sapeva, lo ha detto anche lei, ma quello che imputiamo a questo Governo, ad oggi, è di non aver fatto nulla o poco per contrastarla. La avevamo messa in guardia, lei lo ricorderà, in occasione del DEF, in occasione della nota di aggiornamento al DEF e anche sulla legge di bilancio: occorreva e occorre un piano di investimenti pubblici straordinario nella direzione della manutenzione di un territorio fragile come il nostro, un grande piano, che noi abbiamo chiamato di green new deal, per sostenere l'economia verde circolare e per provare a cambiare, da questo punto di vista, nella direzione della crescita e della creazione di buona e sana occupazione. E da questo punto di vista non abbiamo visto nulla o una timidezza che si accompagna a un'incertezza nell'ambito delle politiche sulle infrastrutture, non solo sulle grandi opere, ma anche sulle medie e piccole opere.
E arriviamo al cuore della nostra differenza rispetto alla sua impostazione. Vede, lo ha detto anche lei, l'indicatore dell'incertezza aumenta, ma dobbiamo chiederci perché aumenta. Aumenta solo e soltanto per il rallentamento internazionale? No, sta aumentando perché viene evidenziato da tutti un rischio politico, e mi rivolgo a lei, ma se lei fosse un investitore esterno, straniero, ma se fosse anche un imprenditore, di fronte a un programma di grandi investimenti per la sua azienda, oggi, di fronte allo spettacolo che stanno dando i due Vice Premier e i partiti di maggioranza, ogni giorno, con litigi su ogni cosa, non c'è un solo atto di questo Governo che non è preceduto da un litigio con posizioni profondamente diverse, di fronte a questo spettacolo, lei investirebbe o bloccherebbe o rallenterebbe?
Oppure, se fosse un investitore straniero e vedesse il Vice Presidente del Consiglio andare a Parigi ad incontrare uno dei leader di un movimento potenzialmente eversivo, che ha messo a ferro e fuoco la Francia per molti sabati, lei che cosa penserebbe? Affiderebbe i suoi denari a quel Governo? Darebbe fiducia a quel Governo?
Quindi, assumetevi le vostra responsabilità, colleghi dalla maggioranza, questo è lo spettacolo che state dando fuori dall'Italia, perché per la vostra propaganda interna magari avrà anche funzionato quell'uscita improvvida sul terrazzino di Palazzo Chigi, ma sapete qual era la prima notizia su tutte le grandi reti americane la mattina dopo alle 6? Era quella! È lì che parte una delle ragioni della crescita dello spread. La mancanza di fiducia in questo Paese è causata anche dall'incertezza, è causata dalla responsabilità di questa maggioranza, o meglio dalla irresponsabilità di questa maggioranza, che ogni giorno presenta e gioca una partita tutta funzionale alla ricerca del consenso interno e disinteressata ad alimentare quel capitale di fiducia, che, è vero, signor Ministro, è assolutamente importante, è un patrimonio però, signor Ministro, che questa maggioranza, ogni giorno, sistematicamente, sta erodendo. È un patrimonio fatto di credibilità, di autorevolezza, che negli anni è andato crescendo.
Questo non vuol dire che non erano necessarie misure di carattere sociale: è stato ricordato prima da chi mi ha preceduto e lo condivido, però non si può dire che una misura anche di equità, come quella di quota 100, possa produrre effetti positivi ai fini di un contrasto alla recessione. Sul reddito di cittadinanza vedremo, potrebbe anche darlo sul piano dei consumi interni, però i segnali che si stanno dando non sono segnali positivi e c'è il rischio reale di creare una guerra tra poveri, come denunciato nei giorni scorsi da fonti assolutamente al di sopra delle parti, come, ad esempio, la Caritas.
Insomma, io credo che ci siano delle responsabilità: ci sono responsabilità che vengono da lontano, che appartengono, come dicevo all'inizio, ai caratteri e ai limiti strutturali del nostro Paese, ci sono stati anche errori nelle politiche economiche più recenti, c'è una politica europea che ha guardato più a logiche di equilibri monetari e non, come lei ha ricordato, a una dimensione più sociale e di contrasto all'impoverimento complessivo di questo continente.
Però - e io voglio chiudere su questo - noi ci aspettiamo che questo Governo metta in campo e raccolga il nostro invito forte, chiaro e netto verso un piano di investimenti pubblici straordinari e non, invece, continui in questo spettacolo di dirette Facebook, di post sui social media, lo ribadiamo ancora una volta, non è attraverso le dirette Facebook, i post e i tweet che si governa un grande Paese come l'Italia. Siete chiamati, quindi, a una grande responsabilità, perché in questo momento la responsabilità è dimostrare di essere in grado di contrastare questa recessione.
E poi smettetela - lo dico, chiaramente, ai partiti di maggioranza - di usare le armi di distrazione di massa, dovremmo concentrarci tutti attorno alla questione delle questioni: come contrastare la recessione e far ripartire la crescita, attutire le ferite sociali che la crisi del 2008, che per l'Italia è durata di fatto dieci anni, ha provocato. E per far questo dovete smetterla di usare le armi di distrazione di massa, siete arrivati al punto di convocare un vertice notturno a Palazzo Chigi perché eravate incapaci di governare un processo complesso: l'accoglienza di quarantanove migranti. Bene, iniziate a fare vertici notturni per mettervi d'accordo, per dare un'immagine diversa al Paese e per rilanciare la crescita di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Toccafondi. Ne ha facoltà.
GABRIELE TOCCAFONDI (MISTO-CP-A-PS-A). Grazie, onorevole Presidente. Ministro, le do una notizia lapalissiana: lei è il Ministro dell'Economia, ed è il Ministro dell'Economia di questo Governo, del Governo che non vuole far partire le grandi opere, del Governo che sul lavoro ha varato il decreto dignità, del Governo che si indebita per quota 100 e per il reddito di cittadinanza, del Governo che va sul balcone a gridare ce l'abbiamo fatta e ce la ricordiamo tutti quella fotografia con le mani alzate al cielo gridando vittoria. Questo Governo - glielo dica al Vice Premier Di Maio - ci vada ora, se ha coraggio, su quel balcone a gridare ce l'abbiamo fatta.
Mi chiedo cosa c'entra lei con tutto questo? Cosa c'entra tutto questo con quanto lei a poc'anzi detto? Dopo dieci mesi abbiamo dati concreti che ci dimostrano che siamo tecnicamente in recessione, ma potremmo dire siamo nei guai: il meno 0,2 per cento del trimestre è un dato di fatto, la previsione sul 2019 dal più 1,3 al solo 0,2, e anche i dati sull'occupazione assolutamente negativi perché aumentano solo quelli a tempo determinato. La Palice è famoso per la frase: “un quarto d'ora prima di morire era ancora in vita”. Ministro, non faccia come La Palice, agisca, si faccia sentire, prenda decisioni ora, perché, sarà lapalissiano, ma lo voglio ricordare ancora una volta, è lei il Ministro dell'Economia (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lupi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, quando i dati del 2019, almeno come previsioni, assegnano all'Italia una crescita dello 0,2 e ci indicano come il fanalino di coda dell'Europa, al di là che sia avvereranno o non si avvereranno, io credo che il suo appello finale debba essere preso da tutti e debba essere preso da tutti seriamente, smettendola di andare a ricercare le cause del passato e sapere che oggi occorre, avere la coscienza che oggi occorrerebbe in questo Paese, un grande patto per promuovere e incoraggiare gli investimenti, per ridare fiducia e sicurezza nell'interesse del Paese. Credo che questo sia il punto essenziale e credo che anche le ricette che lei ha indicato possano essere condivise da tutti.
Primo: incentivare gli investimenti privati. Signor Ministro, il problema è che alcuni Ministri del suo Governo, da otto mesi, dicono che in Italia bisogna nazionalizzare, dicono che i privati sono la mangiatoia di tutto il possibile e il male possibile. Come si fa ad incentivare gli investimenti privati quando Ministri del Governo di cui lei fa parte ritengono il privato il male assoluto (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)?
Secondo: riapertura dei cantieri. Come si fa a dire che si vuole la riapertura dei cantieri, indispensabile, piaccia o non piaccia, quando si blocca la Brescia-Verona-Padova, l'alta velocità, si bloccano per otto mesi tutti i cantieri - grandi, piccoli, medi - per verificare che l'analisi costi-benefici, fatta già 12 mila altre volte, dica se quel cantiere è buono o no? Nel settore delle infrastrutture, lei sa, i tempi sono fondamentali.
Si dice che bisogna rispettare e tenere fede agli accordi contrattuali. Bene: come si fa a dare fiducia al Paese, quando due Ministri del suo Governo dicono che, a fronte, per esempio, della domanda interna e del tema del commercio, ora, in Italia, sempre è stato possibile, in questo momento di crisi, la domenica bisogna chiudere? E tutti quelli che hanno fatto grandi investimenti nel loro paese che certezze avranno?
PRESIDENTE. Concluda.
MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Vado alla conclusione. Si dice che l'economia ha bisogno di certezze. È vero: come si fa a dare certezze a tutti - ed è questo lo stimolo - quando due Vicepresidenti del Consiglio litigano ogni giorno su tutto? Quando il Ministro della difesa e il Ministro degli esteri discutono e litigano dicendo che uno non sa l'altra cosa? Quando il Vicepresidente del Consiglio, nonché Ministro dello Sviluppo economico, di fronte ai dati che lei ci sta rappresentando e alla coscienza che dobbiamo fare tutti, appare in mondovisione, in Rete, non in Rete, e dice il 2019 - non il 2020 - sarà un anno meraviglioso e ci sarà la crescita? Vede, il tema suo, mio, di tutti noi è quello di andare a quel piccolo imprenditore della Brianza, piuttosto che del centro Italia…
PRESIDENTE. Grazie.
MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). …piuttosto che del sud che, ancora oggi, crede in questo Paese e di dire che c'è un Parlamento, un'istituzione e un Governo che, al di là degli schieramenti, crede ancora che la politica sia servire il bene comune, che bisogna smetterla…
PRESIDENTE. Deve concludere, Lupi.
MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). …di scontrarsi l'uno con l'altro, ma quando ci sono momenti di crisi ci si rimbocca le maniche - la ringrazio, Presidente - e si lavora tutti insieme per il futuro del Paese. Purtroppo, non sembra che questo accada nel suo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tabacci. Ne ha facoltà.
BRUNO TABACCI (MISTO-+E-CD). Signor Presidente, signor Ministro, con franchezza, la sua relazione ci è apparsa molto burocratica e assai poco convincente. Voglio sperare per la stima residua che le riservo che non ci creda neppure lei. E così lei ha finalmente riconosciuto che i dati dell'Istat non sono truccati - è già un passo in avanti -, che siamo in recessione tecnica e che tocca al Governo invertire la tendenza. Ha omesso di rilevare il contributo decisivo che il suo Governo con la gestione politica ha dato al peggioramento delle condizioni esterne, con peculiarità tutte italiane intrise di incapacità e di superficialità. Lo spread, la caduta di fiducia, il lungo e umiliante braccio di ferro con l'Europa sono frutto della vostra iniziativa e il tentativo goffo di far ricadere le responsabilità sui Governi precedenti. La caduta dalla crescita da 1,2 a 0,2 vi riguarda. Lei ha annunciato che non c'è bisogno di manovre correttive: chissà se questa sicurezza basterà a chi investe sul nostro debito, alla fiducia dei nostri creditori. Altri non la pensano come lei e avanzano il rischio contagio.
Ha confermato la fiducia miracolistica negli affetti di “quota 100” e del reddito di cittadinanza: ma ne è sicuro? Il moltiplicatore di più spesa corrente sarà deludente. Non era lei - e ho concluso - che avrebbe voluto rilanciare gli investimenti?
Poi, ha fatto il contrario e ora ha concluso con la rapida riapertura dei cantieri: con il dibattito in corso in questi giorni nel suo Governo ci è parsa, sinceramente, una presa in giro. Lei non è la prima volta che sostiene una tesi e il suo Governo fa il contrario: ne tragga le conseguenze, potrebbe essere la scossa che serve per recuperare serietà e, quindi, fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa-Centro Democratico).
PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente del Governo.
In ricordo di Giuseppe Tatarella.
TOMMASO FOTI (FDI). Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, colleghi, domani nella Sala della Lupa per attività delle fondazioni Tatarella e Alleanza Nazionale si terrà una commemorazione dell'onorevole Giuseppe Tatarella (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) nel ventesimo anniversario della sua scomparsa.
Quanto l'onorevole Tatarella abbia rappresentato per il nostro mondo, ma anche per la politica italiana, penso sia dimostrato dalla presenza del Capo dello Stato. Tuttavia, lo ricordo da questi banchi, che lo hanno visto protagonista per sei legislature, banchi dai quali alcuni di noi hanno imparato a fare il deputato, banchi che l'hanno sempre visto proteso non a cercare le divisioni politiche, ma la chiarezza nella politica. L'onorevole Tatarella era uomo di grande bonomia, ma sui principi non ha mai ceduto una volta. Lo sanno bene coloro i quali hanno avuto l'avventura di sentirlo in quest'Aula, lo sanno bene coloro i quali hanno seguito la sua avventura politica.
È stato Pinuccio Tatarella l'uomo che più di ogni altro ha sposato la causa del bipolarismo. Era un presidenzialista convinto, avendo ben chiaro che una delle idee guida della destra politica italiana non poteva che essere il presidenzialismo, e non a caso, allorquando fu protagonista all'interno della Commissione bicamerale allora presieduta dall'onorevole D'Alema, non con la furbizia, ma con ragionamento politico, portò per la prima volta la vittoria del presidenzialismo nelle istituzioni, anche se poi, successivamente, non realizzato perché quella Commissione, come è noto, non concluse positivamente la sua attività. Pinuccio Tatarella aveva chiara l'idea dell'alternativa tra destra e sinistra, della alterità della destra e della sinistra, e non a caso, in questa sua convinzione, il centro veniva rappresentato come un traghetto che va dalla riva destra alla riva sinistra e che rimane senza passeggeri quando le due rive sono forti. Questo era il suo insegnamento ed era anche il fermo radicamento in principi che, questi sì, non potevano essere oggetto di trattativa.
Pinuccio Tatarella ha pensato prima che costruire Alleanza Nazionale; l'ha pensata quando ancora militava in un partito che sembrava destinato alla fine politica, ma la sua intuizione di guardare avanti e non indietro, la sua intuizione di capire che in politica le battaglie si fanno fino in fondo, che le sfide si accettano fino in fondo lo portò ad essere uno dei primi a volere anche il presidenzialismo nelle istituzioni. Tutti sappiamo quanto si sia battuto per l'elezione diretta del presidente della provincia, per l'elezione diretta del sindaco e come un sistema elettorale, quello delle regionali, si richiami ancora al mitico “modello Tatarella”.
Portare stabilità e rimettere in gioco le forze politiche tra cui la sua, la destra. Ha sempre teorizzato - mi avvio alla conclusione - la necessità di andare oltre. Certo, andare oltre anche al Polo delle Libertà, ad esempio; andare oltre ai confini del centrodestra ma, vedete, c'è una cosa alla quale il suo andare oltre non avrebbe mai portato ossia significare e diventare altro, perché andare oltre non significa diventare altro. Pinuccio lo diceva, lo condividiamo noi, lo condivide il gruppo di Fratelli d'Italia che ha l'onore di sedere sugli stessi banchi della destra politica italiana (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) sui quali si è seduto lui e allora grazie, Pinuccio, ti vogliamo bene (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
GIUSEPPE D'AMBROSIO (M5S). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE D'AMBROSIO (M5S). Grazie, Presidente. Anche noi, come MoVimento 5 Stelle, vogliamo unirci al ricordo e alla commemorazione di Pinuccio Tatarella (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Fratelli d'Italia). Tatarella era un pugliese, Presidente, come me e per quanto con noi del MoVimento 5 Stelle vi sia una netta distanza politica in tutte le battaglie e nella storia che rappresenta comunque il personaggio politico, indubbiamente però dobbiamo riconoscere - in Puglia del resto è manifesta la stima nei confronti del personaggio politico - il valore del personaggio politico, quanto ha rappresentato in quegli anni: la distanza tra destra e sinistra che adesso in realtà noi vogliamo e cerchiamo di superare, in qualche modo in continuità con le idee di Tatarella. Veniva appellato come il ministro dell'armonia: la persona che tentava in qualche modo di ricomporre alla fine, all'interno del Parlamento, delle Aule parlamentari, della discussione politica pur aspra, le istanze che partivano dai cittadini e arrivavano nelle Aule del Parlamento. Proprio a quest'idea vogliamo oggi legarci nella commemorazione: vogliamo portare avanti l'idea dell'armonia che forse è mancata tra le forze politiche in questi anni e speriamo, invece, che da adesso ricollegandoci al messaggio lasciato probabilmente da Tatarella, possa invadere le Aule, portando in esse le idee, le istanze dei cittadini, mediando idee lecitamente diverse tra i partiti politici.
Con il messaggio lasciatoci da Tatarella, se l'armonia torna all'interno delle Aule tra i partiti politici, probabilmente tutti insieme potremmo portare soltanto del bene all'interno della nostra comunità chiamata Italia (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Fratelli d'Italia).
MAURO D'ATTIS (FI). Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURO D'ATTIS (FI). Presidente, faccio questo intervento anche con un pizzico di emozione a nome del gruppo di Forza Italia il giorno prima del ricordo di Pinuccio Tatarella. Ringrazio anch'io il collega del gruppo di Fratelli d'Italia per aver ricordato in quest'Aula l'evento in ricordo di un personaggio della storia della politica italiana e non solo della politica, ma direi del Paese e l'intervento è stato chiaro e ha raccontato parecchio.
Appartengo alla generazione che non ha vissuto Pinuccio Tatarella. Ho cominciato nel 1994 a fare politica e ho avuto la fortuna anche di fare il vicesindaco di un sindaco, Domenico Mennitti, che aveva lavorato molto con Pinuccio Tatarella, anche lui purtroppo scomparso (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia) e posso dire che, mentre magari chi l'ha vissuto ricorda Pinuccio Tatarella forse anche con un po' di nostalgia e di malinconia, la mia generazione politica del centrodestra del bipolarismo - che ci ha visto crescere con la Casa delle Libertà, il Popolo della Libertà e tutto ciò che c'è stato dopo - lo guarda con una curiosità storica molto importante e con la voglia di andarne a riprendere i tratti salienti per ricercarne l'esempio migliore.
Pinuccio Tatarella era stato il ministro dell'armonia, il ministro del Tatarellum, ma, dai racconti che mi fanno i suoi amici e i suoi colleghi, era stato il politico che riusciva la sera a dedicare un'ora di tempo per giocare a tresette e a scopone e questo gli permetteva di ritornare ad annodare il suo legame con il territorio.
L'ho conosciuto da assessore alla cultura del comune di Bari: una Bari completamente trasformata grazie alla giunta di centrodestra dove Pinuccio Tatarella era assessore, non solo parlamentare. Sono fiero di essere pugliese perché c'è stato un uomo come Pinuccio Tatarella che era un pugliese e sono fiero da giovane dell'epoca di aver aderito al progetto costruito dal nostro leader, il Presidente Berlusconi, ma anche da uomini come Pinuccio Tatarella che lascia certamente, come ho detto, tanta malinconia in chi lo ha conosciuto e ne ha conosciuto la vivacità in vita ma, permettetemi, leggendone la sua storia, lascia il suo ricordo ancora più scolpito in chi crede nella politica. Un saluto quindi anche da questi scranni a Pinuccio Tatarella (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia).
EMANUELE FIANO (PD). Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO (PD). La ringrazio. Vorrei dire anch'io qualche parola e prego i colleghi di Fratelli d'Italia di far giungere le mie parole alla famiglia dell'onorevole Tatarella e ai vostri militanti, al vostro partito per condividere il ricordo di un parlamentare della Repubblica. La mia distanza dalle idee della destra italiana è nota. Per questo nel 1994 apprezzai molto le famose parole dell'allora Ministro delle poste Tatarella quando, in una visita credo nello Stato di Israele, in un'intervista ad una rete televisiva israeliana, condannò il fascismo dicendo: negazione di democrazia, libertà e tolleranza. Ovviamente non ho conosciuto da vicino l'onorevole Tatarella ma ho sempre pensato che facesse parte di un pensiero di rinnovamento della destra italiana che fosse utile all'intero panorama politico e ho vissuto da lontano il lavoro che lui ha fatto e, a parte gli aspetti normativi di studio, di approfondimento e di invenzione dei nuovi sistemi elettorali, ne ho apprezzato le doti politiche come protagonista di una stagione della politica italiana che, seppur ci vedeva da parti diverse, vedeva la crescita di una destra di Governo. Per questo mi associo al ricordo di una persona importante nella storia della politica italiana (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Fratelli d'Italia).
Interventi di fine seduta.
EMANUELE FIANO (PD). Avevo chiesto di parlare di un altro argomento. Ne parlo adesso, se è finito il ricordo?
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO (PD). Presidente, ieri è accaduto un fatto che le chiedo di censurare proprio sulla base del suo governo del Palazzo in tutte le sue sfumature. Il direttore generale del dipartimento della Protezione Civile, il dottor Angelo Borrelli, ha partecipato ad una conferenza stampa politica di un partito politico qui rappresentato, nella sede della sala stampa, la sala dove si svolgono le conferenze stampa, nella quale il capo politico di questa forza, il Ministro Di Maio, nell'ambito di una giornata chiamata restitution day ha reso noto, cosa del tutto legittima, la restituzione da parte dei parlamentari del partito di circa 2 milioni di euro e la benemerita devoluzione di questa somma alla Protezione civile per riparare i danni delle recenti alluvioni. Tutto bene.
Il funzionario dello Stato che presiede quel dipartimento non può partecipare a manifestazioni politiche. Lo chiedo al Presidente della Camera, che presiede l'assegnazione degli spazi per le conferenze stampa. Il funzionario della Stato che dirige un dipartimento del Ministero dell'Interno fa il suo lavoro di funzionario dello Stato, non può partecipare a manifestazioni di chiaro ed esplicito carattere politico.
Io la prego formalmente, a nome del gruppo del Partito Democratico, di censurare questo comportamento del dirigente, perché ritengo che questa sia un'offesa. Si immagina, lei, Presidente, se la stessa cosa succedesse per i dirigenti di altri dipartimenti dello Stato, della sanità, della cultura, delle forze dell'ordine o dell'Esercito, che venissero a partecipare a delle conferenze stampa di partito nelle sedi istituzionali? Io ritengo che questa cosa debba essere da lei censurata, oltre che ovviamente chiedere al direttore della Protezione civile di scusarsi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Vinci. Ne ha facoltà.
GIANLUCA VINCI (LEGA). Presidente, lo scorso sabato vi è stata un'alluvione, un'alluvione dovuta alla tracimazione del torrente Reno, nei territori del bolognese. Un fatto grave, che non accadeva in alcuni punti da tempo, perché il letto del fiume si è aperto in diversi punti. Una tragedia sfiorata, per fortuna non ci sono state vittime, perché c'è stato un intervento importante da parte delle forze dell'ordine, e per questo voglio anche ringraziare, almeno a nome del nostro gruppo e anche di quest'Aula, il comandante della compagnia dei Carabinieri di Borgo Panigale, il maggiore Elio Norino, che è stato trasportato anche in ospedale per ipotermia perché, con i suoi uomini, è rimasto per ore in mezzo all'acqua fredda per portare in salvo gli sfollati.
Per fortuna, dicevo, nessun morto, però milioni e milioni di danni, persone sfollate. E tutto questo avviene nel 2019, in una zona altamente abitata e avviene, una di queste tracimazioni, proprio in corrispondenza di un cantiere aperto dalla regione, un cantiere che per giorni non si è capito se fosse fermo o ancora aperto, un cantiere che andava aperto già nel 2015, perché c'era già una segnalazione di pericolosità in quel punto, quindi di lavori chi andavano fatti già nel 2015. Ci siamo ritrovati, nel 2019, con una piena che ha tracimato e con la regione che non ha saputo dare risposte su questo punto, quindi un fatto assolutamente grave, sul quale occorrerà fare chiarezza. Per il momento, diamo solidarietà a tutti gli sfollati, ma vogliamo che non si ripeta più una tragedia sfiorata di questo tipo, una problematica come questa, dove le istituzioni erano al corrente di tutto, stavano intervenendo, si sono bloccate e arriva la piena. Qualcosa non ha funzionato. L'imprevedibile può succedere, ma questa era una tracimazione assolutamente prevedibile, noi non possiamo consentire che le istituzioni lavorino male in questo modo, iniziando i lavori e non terminandoli (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fatuzzo. Ne ha facoltà.
CARLO FATUZZO (FI). Dall'11 febbraio 1980, signor Presidente, come lei sa, esiste la legge che ha istituito l'indennità di accompagnamento per i cittadini che si trovano in condizioni di non autosufficienza oppure non deambulanti. Ho sempre detto e auspicato che i non fortunati tra noi che si trovano in questa situazione possano restare nel loro domicilio, a casa loro, con i loro familiari, dove sicuramente ricevono la migliore assistenza possibile in questi situazioni, ma qualora - e purtroppo succede - o non esiste alcun familiare o i familiari lavorano e non possono lasciare qualcuno a casa con la persona in queste condizioni, quindi diventa inevitabile un ricovero in un istituto di assistenza, ho sempre auspicato e auspico che l'onere, il costo di questo ricovero sia a totale carico della collettività.
Non riesco a capire come mai, per un'infermità di poco conto, che poi comunque passa, una frattura, che in pochi giorni, con un mese di gesso guarisce, non si paghi nulla, in ospedale, e quando le infermità, malattie fisiche o psichiche sono talmente gravi da richiedere l'assistenza continua di una persona - al minimo una persona, in alcuni casi anche due - e vengo quindi ricoverato in un istituto, io debba pagare. Lo trovo un controsenso, e quindi invito i miei colleghi, soprattutto i colleghi di Governo, a tenere conto che c'è anche questo che i cittadini si aspettano dai governanti. Quindi, che venga tenuta nella giusta considerazione questa mia sottolineatura di necessità.
Viva i pensionati. Pensionati, all'attacco!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Furgiuele. Ne ha facoltà.
DOMENICO FURGIUELE (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, questo mio intervento per ricordare, in prossimità del 10 febbraio, tutti quegli italiani che negli anni drammatici, a cavallo del 1945, furono perseguitati, furono uccisi e gettati, in parte anche vivi, nelle cavità disseminate sull'altopiano del Carso, le famigerate foibe, vittime e colpevoli soltanto di essere italiani; doppiamente vittime, perché per oltre mezzo secolo la loro memoria è stata nascosta da chi ha avuto la forza della vittoria in tasca e badava più ad interessi di partito, di carattere di parte. Oggi ricordiamo questi italiani perseguitati da altri italiani, comunisti amici degli slavi, i quali trovarono riparo in tante altre regioni, anche del Sud, in Calabria. Oggi, con orgoglio e commozione, ricordiamo questi italiani, queste vittime, e ricordiamo a noi stessi e lo ricordiamo a quest'Aula che il percorso per raggiungere una verità piena è ancora lungo da fare.
Per questo, fra i martiri delle foibe vogliamo ricordare i carabinieri, i finanzieri, i militari di origine meridionale che morirono nelle foibe, ma vogliamo e dobbiamo ricordare, per ripristinare una verità, anche coloro che furono vinti, e ricordiamo quelle ragazze e quei ragazzi che qualche anno prima fecero una scelta differente, ma lo fecero pensando di servire la patria, di servire la nazione. Quindi, non più un morti di «serie B», ma italiani tra gli italiani. Onore ai martiri delle foibe (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Gobbato. Ne ha facoltà.
CLAUDIA GOBBATO (LEGA). Grazie, Presidente. Il mio intervento per porre l'attenzione di questa Camera sulla Giornata nazionale contro il bullismo e cyberbullismo, che è appunto oggi, 7 febbraio. Un'occasione essenziale nella quale tutti, istituzioni e cittadini, devono riflettere e mai dimenticare le gravi conseguenze che questi due fenomeni hanno sui nostri giovani.
Da parte nostra, innanzitutto, una ferma condanna a questo tipo di azioni; allo stesso tempo, l'occasione è utile per ribadire l'intenzione dei componenti della Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza di continuare a lavorare con impegno affinché questi due mali della nostra società vengano debellati. I numeri dimostrano quanto purtroppo il problema colpisca i ragazzi della fascia d'età più debole e fragile, quindi quella tra i tredici e i diciotto anni. Nel mio territorio, come in tutta Italia, i casi di bullismo sono in aumento. Alle vittime e alle loro famiglie va tutta la nostra solidarietà e il nostro sostegno. Non vi lasceremo soli.
I dati preoccupanti ci obbligano a continuare a prestare massima attenzione a questo tipo di problemi e a ciò che deve essere fatto a tutti i livelli, dalle istituzioni alla scuola, alle famiglie.
È importante lavorare congiuntamente perché solo in questo modo saremo in grado di mettere al riparo i nostri ragazzi, che rappresentano la parte sana della nostra società, ma anche quella maggiormente in pericolo, e quindi che necessita una maggiore tutela. Dalla Lega l'impegno forte e deciso non mancherà (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Menga. Ne ha facoltà.
ROSA MENGA (M5S). Presidente, colleghi, la settimana scorsa ero intervenuta in quest'Aula per portare all'attenzione di voi tutti i fatti gravissimi che stavano accadendo a Foggia, nella mia città; una città messa a ferro e fuoco da una criminalità spietata, che cerca di imporre il proprio dominio a suon di bombe, una ogni quattro giorni nel solo mese di gennaio.
Una escalation di avvertimenti e di intimidazioni che rappresentavano il palese tentativo, da parte della cosiddetta Società Foggiana, di riaffermare la propria sovranità dopo che con l'operazione “Decima Azione” le forze dell'ordine avevamo tagliato la testa a questo mostro chiamato mafia.
Ma “Decima Azione” e quei 30 arresti rappresentavano soltanto l'inizio: nelle ultime ore, infatti, cento uomini dei carabinieri, della Polizia e della Guardia di finanza hanno inferto un altro duro colpo alla malavita, stroncando sul nascere ogni tentativo di riorganizzazione.
Questa vasta operazione congiunta ha portato all'arresto di 16 persone, accusate di essere i responsabili degli attentati incendiari ai danni degli esercizi commerciali foggiani, ma anche accusati di rapina, estorsione, possesso di armi e tentato omicidio.
Presidente, è agli uomini dell'Arma dei carabinieri e della Guardia di finanza, agli agenti di Polizia, ai vertici delle forze dell'ordine e alla procura di Foggia che voglio rivolgermi direttamente per ringraziarli a nome di tutti i foggiani.
Vi siamo immensamente grati per il lavoro che state facendo, perché con il vostro lavoro ci permettete di vivere liberi, ci restituite la libertà di vivere nella nostra terra.
Ringrazio anche la delegazione della Commissione parlamentare antimafia che domani, venerdì 8 febbraio, si recherà proprio a Foggia, in visita, per incontrare le istituzioni locali, portando la vicinanza di questo Parlamento e portando la vicinanza soprattutto ad alcune delle vittime della criminalità organizzata.
A Foggia lo Stato c'è e non si lascia intimidire, non abbassa la testa; così come stanno smettendo di abbassare la testa gli imprenditori e i commercianti, i cittadini onesti e coraggiosi che non si lasciano scoraggiare dalle bombe. Ed è a loro, Presidente, che voglio rivolgere il grazie più grande di tutti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ceccanti. Ne ha facoltà.
STEFANO CECCANTI (PD). Grazie, Presidente. Sono particolarmente felice che presieda lei oggi, perché volevo intervenire su due decisioni che lei si troverà presto a prendere in materia di ammissibilità di emendamenti.
Il primo tema è una preghiera che noi rivolgiamo, da parte del nostro gruppo, a non considerare come precedente la decisione che ha preso ieri la Presidente del Senato sulla riforma costituzionale legata al numero dei parlamentari, che poi è stata approvata oggi in prima lettura e che sta per arrivarci. Con una concezione piuttosto restrittiva, per essere eufemistici, del potere di emendamento dei parlamentari, non è stato accettato, tra gli altri, per esempio un emendamento che incide sull'età per eleggere il Senato oppure un altro sulle funzioni del Senato, come se il tema del numero dei parlamentari fosse del tutto indipendente dalla loro funzione e dalla base elettorale.
Segnalo, per esempio, che la legge costituzionale n. 2 del 1963 intervenne sul numero di parlamentari, ma anche sulla durata del Senato, e che, nelle precedenti stagioni di riforme costituzionali, si sono sempre adottati criteri molto elastici. Ricordo che nel 2005 era entrato il progetto, che poi uscì, della maggioranza di centrodestra, che era un modello parlamentare originale, e furono accettati emendamenti radicalmente diversi sulla forma presidenziale o semipresidenziale. Questo è accaduto anche nel 2013. Non si può comprimere in materia costituzionale concependo il numero come una cosa del tutto chirurgica e astratta dal resto, questo è importantissimo anche ai fini della serenità del lavoro parlamentare.
Sarebbe come se noi sul referendum avessimo rifiutato - visto che i testi di partenza giocavano sull'articolo 71, sull'iniziativa popolare del referendum propositivo - anche emendamenti sull'articolo 75. Questo tema è gerarchicamente più importante, per questo gliel'ho detto per primo.
Il secondo è il tema dell'attuazione dell'articolo 116, terzo comma, e della emendabilità delle intese.
Ora, è chiaro a tutti che l'articolo 116, terzo comma, ha una logica pattizia tra lo Stato, attraverso il Governo, e le regioni, benissimo; però, la procedura con cui noi dobbiamo lavorare deve essere una procedura che non annulla il potere di emendamento dei Parlamenti. Sono immaginabili in astratto varie procedure, non ne discende una sull'articolo 116, terzo comma. Ci sono due esigenze costituzionali da tenere in equilibrio, quella del diritto dei parlamentari e quella della logica pattizia: troviamo una procedura che non sacrifichi unilateralmente, perché quello che dice oggi il Presidente Zaia nella lettera a Il Mattino, dove dice che il potere di emendamento deve essere azzerato, questo, obiettivamente, è un modello squilibrato, che non potremmo accettare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Berti. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BERTI (M5S). Presidente, lo Stato deve stare vicino agli ultimi, vicino ai più deboli, perché i ricchi e i potenti si difendono già da soli. E chi c'è di più debole di chi ha subito la violenza della natura, anche per colpa dell'uomo, per il cambiamento climatico, per costruzioni fatte spesso in luoghi che poi non resistono alle sorgenti e alle alluvioni?
Voglio parlare in questo intervento di dissesto idrogeologico, perché spesso i cittadini, quando subiscono una calamità naturale, soffrono due volte: la prima volta quando subiscono l'evento e la seconda per ricevere un aiuto dallo Stato. La cosa più infame che lo Stato possa dire è che i soldi non ci sono. La politica spesso, al posto di risolvere i problemi, dice che non ci sono i soldi. La notizia che voglio dare a tutti i presidenti delle regioni è che i soldi questa volta ci sono.
Il Governo del cambiamento ha stanziato 9 miliardi per il dissesto idrogeologico, di cui 2,6 per le emergenze e 6,6 miliardi nei prossimi anni, 900 milioni per anno. Quindi, le regioni devono inviare progetti cantierabili al Ministero dell'ambiente per far sì che questi soldi poi servano per ricostruire il nostro fragile territorio.
Voglio dire ancora una volta che sono orgoglioso di far parte di una forza politica che, in tre mesi, ha restituito 2 milioni di euro per il dissesto idrogeologico e ieri sono stati presentati tre progetti alla Camera, tre progetti reali, non propaganda, progetti reali. Quindi, voglio dire ai deputati del Partito Democratico di tagliarsi lo stipendio, di fare come noi, e poi, forse, ci possono anche fare la morale.
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Lunedì 11 febbraio 2019 - Ore 14:
1. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 8 gennaio 2019, n. 1, recante misure urgenti a sostegno della Banca Carige S.p.a. - Cassa di risparmio di Genova e Imperia. (C. 1486-A)
Relatori: ZANICHELLI, per la maggioranza; MANCINI, di minoranza.
La seduta termina alle 13,45.
SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA
Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):
nella votazione n. 1 il deputato Bond ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 1 i deputati Micillo, Frate e Vinci hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 1) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nominale | Ddl 1550 - voto finale | 508 | 481 | 27 | 241 | 275 | 206 | 52 | Appr. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.