Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 25 luglio 2019

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione (ex articolo 115, comma 3, del regolamento):


   La Camera,

   premesso che:

    in data 10 luglio 2019, il giornale americano online, BuzzFeed, ha pubblicato la registrazione di una riunione tenutasi il 18 ottobre 2018 al Metropol hotel di Mosca tra persone appartenenti al partito della Lega per Salvini Premier e alcune persone di nazionalità russa, fra cui esponenti di una società pubblica russa;

    secondo quanto riportato dalle notizie pubblicate sul sito, l'incontro avvenuto tra sei uomini – tre russi e tre italiani – avrebbe avuto lo scopo esplicito di finanziare in modo illecito il partito della Lega per Salvini Premier e la sua campagna elettorale per le Europee;

    una delle sei persone presenti all'incontro, che avrebbe consentito lo sviluppo di questo negoziato, è Gianluca Savoini, iscritto alla Lega dal 1991, fondatore nel 2014 dell'Associazione Lombardia-Russia – mentre era portavoce del Segretario della Lega, Matteo Salvini, e responsabile per i rapporti con la Russia – e, attualmente, vice Presidente, indicato dalla Lega, del Comitato regionale per le comunicazioni Lombardia, Corecom;

    dalle notizie emerse non è affatto chiaro quali siano i rapporti che intercorrono tra il Ministro dell'interno e il partito Russia Unita, con il quale lo stesso Ministro – allora solo segretario della Lega, ma oggi Ministro – concluse un protocollo d'intesa nel quale è previsto un partenariato confidenziale tra i due partiti;

    il Gruppo parlamentare Partito Democratico ha presentato su questo punto diversi atti di sindacato ispettivo sia alla Camera che al Senato, nonché ripetute richieste di chiarimento in Aula, nelle Commissioni, e in tutte le opportune sedi parlamentari, alla luce della considerazione che si tratti di una questione molto rilevante e che potenzialmente sia in grado di intaccare il tema della sicurezza nazionale del nostro Paese;

    assai preoccupante appare l'assoluta mancanza di informazioni su quali persone il Ministro dell'interno abbia incontrato, nel corso delle visite di Stato in Russia, oltre a quelle presenti agli incontri ufficiali;

    particolarmente grave è poi la circostanza, mai chiarita dal Ministro, nonostante formale interrogazione presentata in tal senso, sul fatto che egli sia a conoscenza o meno di possibili ingerenze di potenze straniere nella gestione dei dati e delle informazioni sulla rete e della manipolazione del consenso sul web ad opera di potenze straniere, con particolare riferimento allo svolgimento delle nostre elezioni politiche ed europee;

    al di là dei profili di rilevanza penale, occorre sottolineare l'influenza che i fatti riportati possono avere sugli assetti geopolitici dell'Italia, sulla sua collocazione europeista e transatlantica, nonché sulla politica economica, estera ed energetica del Governo, oltre che sull'avvenuto svolgimento dell'elezione dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia svoltasi il 26 maggio 2019 e, di conseguenza, sulla vita democratica e sull'indipendenza dell'Italia da condizionamenti esterni, sui sistemi di alleanza internazionali di cui l'Italia è parte dalla fine della seconda guerra mondiale e sulla sua credibilità e affidabilità all'interno degli stessi;

    nonostante l'assoluta delicatezza e gravità dei fatti riportati, e nonostante le ripetute sollecitazioni pervenute in tal senso sia dalle forze di opposizione, di cui si è fatto tramite lo stesso Presidente della Camera dei deputati, sia da taluni esponenti della sua stessa maggioranza governativa, il Ministro ha ripetutamente ignorato la richiesta di presentarsi in Parlamento per una informativa urgente, come sarebbe stato doveroso per la tutela e la credibilità della stessa azione di Governo, e per rassicurare il Paese sulla propria collocazione internazionale e sulla salvaguardia dell'Italia nei rapporti con l'Unione europea: del resto il 10 ottobre 1947 lo stesso Costantino Mortati proclamava all'Assemblea Costituente che: «L'obbligo dei membri del Governo di intervenire alle sedute delle Camere emerge dalla natura stessa del Governo parlamentare, che esige una immediatezza e continuità di rapporti fra Governo e Camere, appunto per il principio della responsabilità del Governo di fronte alle Camere»;

    va considerato, infine, che appare di una gravità assoluta la circostanza, confermata proprio dalle dichiarazioni rese dal Presidente del Consiglio Conte nell'Aula del Senato il 24 luglio 2019, che il Ministro avrebbe rilasciato dichiarazioni mendaci in almeno due importanti occasioni;

    in un primo momento, infatti, il Ministro aveva sostenuto di non essere in alcuna relazione con la presenza del signor Savoini a una cena offerta dal Premier Conte al Presidente Putin a Villa Madama, mentre da notizie a mezzo stampa, confermate dalle dichiarazioni del Presidente del Consiglio, si è appreso che il signor Savoini sarebbe stato invitato proprio su esplicita richiesta del signor Claudio D'Amico, che nell'organigramma degli uffici di diretta collaborazione del Vice Presidente del Consiglio e Ministro dell'interno Matteo Salvini, pubblicato sul sito della Presidenza del Consiglio dei ministri, figura, in qualità di consigliere per le attività strategiche di rilievo internazionale;

    è particolarmente grave che il signor Claudio D'Amico, consigliere per le attività strategiche di rilievo internazionale del vice Presidente del Consiglio, stretto collaboratore di Savoini nell'Associazione Lombardia Russia, a tutt'oggi non sia stato ancora rimosso dal suo incarico nonostante sia responsabile della presenza di Savoini alla cena offerta dal Presidente del Consiglio Conte al Presidente Putin a Villa Madama;

    non sfuggono, peraltro, le dichiarazioni del Ministro dell'interno sulle sanzioni nei confronti della Russia riportate il 17 ottobre 2018 dal quotidiano La Repubblica: «Sono convinto che siano un'assurdità sociale, culturale ed economica, e cercheremo di spiegare e convincere tutti i nostri partner di questo, anche durante le discussioni a livello europeo». Le suddette esternazioni, tuttavia, sono rimaste tali, e non hanno trovato alcun riscontro in conseguenti iniziative del Governo;

    infine, il Presidente del Consiglio dei ministri, Conte, dichiarando nell'Aula del Senato il 24 luglio 2019, che: «la visita a Mosca del 17 e 18 ottobre 2018 del Ministro dell'interno, vice presidente Salvini, è stata organizzata direttamente dal Ministero dell'interno ed è consistita nella sua partecipazione all'Assemblea generale del 2018 di Confindustria Russia, cui risulta abbia partecipato anche il signor Savoini», ha non solo contraddetto platealmente le precedenti dichiarazioni del Ministro in merito al fatto di non sapere della presenza di Savoini a Mosca nell'ottobre 2018, ma di fatto ha sancito che il Ministro dell'interno ha pubblicamente, e in almeno due circostanze, mentito su fatti delicatissimi di cui era a conoscenza,

per tali motivi:

   visto l'articolo 94 della Costituzione;

   visto l'articolo 115 del Regolamento della Camera dei deputati;

   esprime la sfiducia al Ministro dell'interno, Matteo Salvini, e lo impegna a rassegnare immediatamente le dimissioni.
(1-00232) «Delrio, Rotta, Bordo, Gribaudo, Melilli, Enrico Borghi, Fiano, Carnevali, Di Giorgi, Lepri, Morani, Nobili, Pezzopane, Pollastrini, Viscomi, De Maria, Annibali, Anzaldi, Ascani, Bazoli, Benamati, Berlinghieri, Boccia, Bonomo, Boschi, Braga, Bruno Bossio, Buratti, Campana, Cantini, Carla Cantone, Carè, Ceccanti, Cenni, Ciampi, Colaninno, Critelli, Dal Moro, D'Alessandro, De Filippo, De Luca, De Menech, De Micheli, Del Barba, Del Basso De Caro, Marco Di Maio, Fassino, Ferri, Fragomeli, Frailis, Franceschini, Fregolent, Gadda, Gariglio, Gentiloni Silveri, Giachetti, Giacomelli, Giorgis, Guerini, Incerti, La Marca, Lacarra, Librandi, Losacco, Lotti, Madia, Gavino Manca, Mancini, Marattin, Martina, Mauri, Miceli, Migliore, Minniti, Mor, Morassut, Moretto, Morgoni, Mura, Nardi, Navarra, Noja, Orfini, Orlando, Padoan, Pagani, Ubaldo Pagano, Paita, Pellicani, Piccoli Nardelli, Pini, Pizzetti, Portas, Prestipino, Quartapelle Procopio, Raciti, Rizzo Nervo, Andrea Romano, Rosato, Rossi, Scalfarotto, Schirò, Sensi, Serracchiani, Siani, Topo, Ungaro, Vazio, Verini, Zan, Zardini».

Risoluzione in Commissione:


   La XIV Commissione,

   premesso che:

    in questi ultimi anni si assiste a un crescente interesse riguardo alla trasparenza delle organizzazioni non governative (ONG) e al loro finanziamento. Il Parlamento europeo ha pubblicato diversi studi e ricerche sull'argomento, nonché, nel 2015, un «Progetto di relazione sul controllo di bilancio del finanziamento delle ONG a titolo del bilancio dell'UE» (2015/2345(INI) in cui si invitava la Corte dei conti europea a «elaborare una relazione speciale sulla trasparenza dei finanziamenti dell'UE a favore delle ONG»;

    va sottolineato come le ONG siano attori importanti nell'esecuzione del bilancio dell'Unione europea. La Commissione, tra gli altri partner, lavora assieme alle ONG, per progettare, attuare e monitorare programmi in molti settori d'intervento dell'Unione europea con particolare riguardo ai settori dell'aiuto allo sviluppo, degli aiuti umanitari e di settori quali ambiente, ricerca, istruzione e cultura;

    paradossalmente, a fronte di un tale apporto delle ONG, non esiste attualmente una definizione di «ONG» condivisa a livello internazionale ed europeo. All'interno dell'Unione europea, in alcuni Stati membri lo status di ONG deriva dalla forma giuridica di un'organizzazione, mentre in altri dipende dalla natura delle attività svolte dall'organizzazione;

    risale al lontano 1997 una comunicazione della Commissione in cui si individuavano cinque caratteristiche proprie delle ONG: essere organizzazioni volontarie con «qualche grado, anche minimo, di istituzionalizzazione o di esistenza formale»; non avere fini di lucro; essere indipendenti dallo Stato e da altri poteri pubblici; non essere gestite «in previsione del conseguimento di un guadagno personale»; svolgere attività, almeno in parte, «di pubblica utilità»;

    nel dicembre 2018, la Corte dei conti europea, ai sensi dell'articolo 287, paragrafo 4, secondo comma, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, ha depositato la relazione speciale 35/2018: «La trasparenza dei finanziamenti dell'Unione europea la cui esecuzione è demandata alle Ong: è necessario compiere maggiori sforzi»;

    in base al citato paragrafo, infatti, «la Corte dei conti può [...] presentare in ogni momento le sue osservazioni su problemi particolari sotto forma, tra l'altro, di relazioni speciali e dare pareri su richiesta di una delle altre istituzioni dell'Unione»;

    la Corte dei conti europea calcola che la Commissione esegua tramite ONG l'1,7 per cento del bilancio dell'Unione europea e il 6,8 per cento dei Fondi europei di sviluppo (FES). Come risulta dal sistema contabile della Commissione (ABAC), si stima che i fondi impegnati la cui esecuzione è demandata ad ONG sono ammontati a 11,3 miliardi di euro, in riferimento al quadro finanziario pluriennale (QFP) 2014-2017. Di questi, la quota più significativa (il 50 per cento dell'ammontare destinato alle ONG) è assorbita dal capitolo di budget «Ruolo globale dell'Europa», in cui viene contabilizzato l'impegno delle istituzioni europee allo sviluppo sostenibile e agli aiuti umanitari, dunque alla cooperazione internazionale;

    la Corte ha valutato, inoltre, le modalità di identificazione, da parte della Commissione di un'entità come ONG, e ha verificato dove vadano i fondi la cui esecuzione è demandata alle ONG e se la Commissione abbia reso disponibili queste informazioni in modo trasparente, con particolare attenzione per quei settori d'intervento nei quali le ONG gestiscono fondi dell'Unione europea;

    per quanto attiene alle modalità di identificazione di una ONG, la Corte ha rilevato come l'assegnazione dello status di ONG nel sistema contabile della Commissione sia basato su autodichiarazioni «ed essendo i controlli effettuati dalla Commissione limitati, la classificazione di un'entità come ONG risulta inattendibile»;

    la selezione dei progetti diretti da ONG, sottolinea la Corte, è in genere trasparente, ma diversi servizi della Commissione non gestiscono nel medesimo modo le sovvenzioni concesse da terzi, e le procedure di selezione delle ONG applicate dagli organismi dell'ONU sottoposti ad audit non sono state sempre trasparenti;

    va ricordato che, in base ai princìpi di bilancio stabiliti dal regolamento finanziario applicabile al bilancio dell'Unione europea la Commissione deve mettere a disposizione, nella forma appropriata e in modo tempestivo, informazioni sui destinatari dei fondi dell'Unione europea, anche quando questi fondi sostengono azioni attuate da ONG. La Corte sottolinea che «in una prospettiva più ampia, la trasparenza dovrebbe riguardare l'intero processo e tutti i livelli di attuazione, dalla selezione delle azioni dirette dalle ONG fino alla raccolta e messa a disposizione delle informazioni su tali azioni». Inoltre, a maggior ragione nel settore delle azioni esterne, «la trasparenza è uno dei princìpi essenziali e consolidati su cui si fonda l'efficacia degli aiuti allo sviluppo. Migliorate la trasparenza tra tutti i pertinenti portatori d'interesse rafforza anche il coordinamento tra donatori e l'obbligo di rendere conto cui sono soggetti tutti i beneficiari, ONG incluse»;

    la Corte osserva, inoltre, come i dati raccolti sui fondi dell'Unione europea utilizzati da ONG non siano uniformi, e che la Commissione non dispone di informazioni complete, specie per reti di ONG internazionali e per progetti a gestione indiretta. Per di più, nella gestione indiretta, la mancanza di informazioni disponibili ostacola i controlli sulle spese;

    nel complesso emerge come la Commissione non sia stata sufficientemente trasparente riguardo all'attuazione di fondi dell'Unione europea da parte di ONG, e che, pertanto, è urgente e necessario compiere maggiori sforzi in tal senso. Come ha dichiarato Annemie Turtelboom, membro della Corte responsabile della citata relazione: «i contribuenti dell'UE devono sapere che il loro denaro è versato ad organizzazioni definite in modo appropriato e che la Commissione dovrà risponderne in toto»;

    la Corte, dunque, richiama la necessità di standardizzare e migliorare l'esattezza delle informazioni pubblicate riguardo alle attività delle ONG, sollecitando la Commissione ad adottare per tutti i propri servizi un approccio uniforme alla pubblicazione nel sistema di trasparenza finanziaria, assicurandosi che vengano indicati tutti i beneficiari incaricati dalla Unione europea, unitamente all'importo del finanziamento concesso. Inoltre, la Commissione dovrebbe accrescere ulteriormente il rispetto dei principi internazionali sulla trasparenza degli aiuti, comunicando i risultati dei progetti finanziati e i dati sui fondi fiduciari dell'Unione europea,

impegna il Governo:

   tenuto conto delle raccomandazioni della Corte dei conti europea nella relazione speciale 35/2018, ad attivarsi nelle opportune sedi, per quanto di competenza, affinché la nuova Commissione europea:

    a) migliori l'attendibilità delle informazioni sulle ONG nel proprio sistema contabile, con particolare riguardo al sistema di classificazione e identificazione, mediante l'adozione di criteri e linee-guida omogenei, anche in riferimento ai soggetti finanziatori, all'entità dei finanziamenti e alle modalità di gestione;

    b) verifichi l'applicazione di norme e procedure riguardo ai sub-contratti di sovvenzione conclusi con ONG;

    c) migliori le informazioni raccolte sui fondi europei la cui gestione è demandata ad ONG;

    d) adotti un approccio uniforme alla pubblicazione di dati completi e accurati sui contratti aggiudicati alle ONG utilizzando fondi dell'Unione europea.
(7-00295) «Rossello, Battilocchio, Marrocco, Pettarin, Ruggieri, Elvira Savino, Sibilia, Vietina».

ATTI DI CONTROLLO

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   OLGIATI, SARLI, BATTILOCCHIO, PETTARIN, VIETINA, INCERTI, CIAMPI, ZORDAN e FRASSINETTI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha prorogato il mandato della missione Minurso per il Sahara occidentale fino al 31 ottobre 2019;

   esso ha affermato la sua volontà di aiutare le parti a pervenire a una soluzione politica giusta, durevole e mutuamente accettata che garantisca l'autodeterminazione del popolo del Sahara occidentale secondo i principi enunciati dalla Carta delle Nazioni Unite;

   ha chiesto altresì alle parti e agli Stati vicini di cooperare con le Nazioni Unite, al fine di superare l’impasse in cui si trovano i negoziati, trovare una soluzione politica capace di rinforzare la cooperazione tra gli stati del Maghreb e contribuire a garantire stabilità e sicurezza nella regione del Sahel;

   ha richiesto un maggiore impegno nel garantire il rispetto dei diritti umani nel Sahara occidentale e incoraggiato le parti a collaborare con la comunità internazionale per mettere a punto e applicare misure credibili che garantiscano pienamente il rispetto dei diritti umani;

   ha accolto con soddisfazione l'impegno assunto dalle parti di proseguire i negoziati diretti sotto l'egida delle Nazioni Unite, che considerano inaccettabile il consolidamento dello status quo e intendono proseguire i negoziati per garantire una migliore qualità della vita agli abitanti del Sahara Occidentale;

   il 21 dicembre 2016 e il 27 febbraio 2018 due sentenze della Corte di giustizia dell'Unione europea escludono il Sahara occidentale dall'accordo di libero scambio tra l'Unione europea e il Marocco, in considerazione dello status separato e distinto del Sahara occidentale, in forza della Carta delle Nazioni Unite e del principio di autodeterminazione dei popoli. Ciò significa, ad avviso degli interroganti, che i prodotti agricoli e della pesca con cui il regno del Marocco invade i mercati europei e che provengono in massima parte dallo sfruttamento del Sahara occidentale derivano da un'attività illegale;

   nel 2018 l'Unità Africana ha nominato una «troika» di Capi di Stato africani con l'incarico di rilanciare i negoziati tra Marocco e Fronte Polisario, affinché si giunga al più presto a una soluzione giusta e duratura del conflitto del Sahara occidentale;

   il 23 maggio 2019, le Nazioni Unite hanno accolto le dimissioni per motivi di salute di Horst Kohler, inviato personale per il Sahara occidentale. In carica dall'agosto 2017, il 76enne ex presidente tedesco aveva cercato di trovare una soluzione a un conflitto che dura da 44 anni, con la ripresa dei colloqui di pace tra il Fronte Polisario, legittimo rappresentante del popolo saharawi e il Marocco, alla presenza di Algeria e Mauritania come Paesi osservatori. Dopo due incontri organizzati a Ginevra, il primo nel dicembre 2018 e il secondo nel marzo 2019, lo stesso Kohler ha dichiarato, però, che le posizioni di entrambe le parti sono profondamente divergenti. Il Marocco, infatti, pone come unica opzione per la soluzione del conflitto un piano di autonomia, mentre il Fronte Polisario punta all'organizzazione di un referendum sotto l'egida delle Nazioni Unite, che permetta al popolo saharawi di esercitare il proprio diritto all'autodeterminazione. I media sostengono che le dimissioni da Kohler non siano dovute a motivi di salute ma a una decisione presa dopo la discussione e il voto della risoluzione S/RES/2468 (2019) sul Sahara occidentale approvata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il 30 aprile 2019, considerata da Horst Kohler troppo sbilanciata a favore del Marocco –:

   quali iniziative intenda assumere a livello europeo e internazionale affinché i negoziati tra le parti proseguano e si giunga al più presto alla celebrazione di un referendum di autodeterminazione del popolo saharawi sotto l'egida delle Nazioni Unite, che ponga definitivamente fine al conflitto del Sahara occidentale.
(5-02618)

Interrogazione a risposta scritta:


   PALAZZOTTO e FRATOIANNI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   la vigilanza pesca (Vi.Pe.) ha il compito di assicurare il libero esercizio dell'attività di pesca dai pescherecci nazionali, in acque internazionali, nel pieno rispetto delle leggi nazionali vigenti;

   a Mazara del Vallo (TP) c'è la più grande flotta di pescherecci d'altura del Mediterraneo; tale attività rappresenta un settore economico molto importante per la Sicilia e il tratto di mare davanti la Libia è tra le più pescose;

   il 23 luglio 2019, la cosiddetta Guardia costiera libica, addestrata, finanziata ed equipaggiata dall'Italia, dopo aver sparato colpi di mitragliatrice da una motovedetta, ha abbordato il motopesca «Tramontana» e sotto le minacce delle armi ha condotto l'imbarcazione italiana con sette marittimi, cinque italiani e due tunisini, al porto di Misurata, in Libia;

   a quanto si apprende sembra che il peschereccio si trovasse insieme ad altre imbarcazioni impegnate in una battuta di pesca;

   ad oggi non è dato sapere, dai vertici militari italiani, se l'intervento sia stato operato con una motovedetta fornita dall'Italia;

   il blitz dei libici sarebbe scattato in acque internazionali, in un tratto di mare a 60 miglia dalle coste nel Golfo della Sirte, che la Libia rivendica come proprio da quanto, nel 2005, ha unilateralmente deciso di fissare la sua Zee (zona economia esclusiva) a 74 miglia dalle coste e cioè 62 miglia in più rispetto alle acque territoriali riconosciute dalla comunità internazionale;

   ciò non ha impedito all'Italia di continuare a «collaborare» con la Libia, lasciando il nostro Paese «ostaggio» di uno Stato in guerra, non sicuro e non sovrano che ha deciso, unilateralmente, di spostare in avanti i propri confini, dichiarando guerra ai pescatori di Mazara;

   non pescare in quel tratto di mare rappresenta un grosso danno per i pescatori di gambero rosso dato che il 70 per cento delle riserve si trova in quelle zone;

   non è la prima volta che i libici minacciano la sicurezza della navigazione dei pescatori siciliani, anzi, tali azioni di disturbo ai danni della marineria siciliana avvengono di frequente, tanto che negli ultimi anni, i suddetti pescatori vanno sempre più indietreggiando con un netto tracollo dei profitti;

   in 50 anni di «guerra del pesce» con la Libia i danni quantificati dal distretto della pesca di Mazara del Vallo ammonterebbero a 100 milioni di euro e il numero di fermi e sequestri di pescherecci di Mazara da parte dei libici sarebbe di 300 e 6 sarebbero le confische;

   sarebbe di 27 il numero dei feriti e 3 quello dei morti nei diversi scontri avvenuti durante gli anni, durante i quali sono stati sparati anche colpi d'arma da fuoco;

   appare incredibile agli interroganti che il Governo non sia riuscito ad ottenere un immediato rilascio del peschereccio «Tramontana» e del suo equipaggio dopo aver finanziato la Guardia costiera Libica, solo per quest'anno, con 6 milioni di euro, nell'ambito del rifinanziamento delle missioni internazionali;

   solo due settimane fa il Ministro dell'interno Salvini aveva annunciato l'intenzione di donare alla Libia altre dieci motovedette entro l'estate, decisione che, gli interroganti auspicano, venga riconsiderata dopo questo episodio –:

   quali iniziative intenda intraprendere il Governo affinché il peschereccio «Tramontana» venga immediatamente rilasciato insieme al suo equipaggio;

   quali iniziative intenda adottare il Governo al fine di garantire la massima sicurezza per i pescherecci italiani che svolgono attività nel mediterraneo centrale, in acque internazionali;

   se vi sia stato un depotenziamento delle attività di protezione previste dal Vi.Pe. e, in tal caso, se si intenda ripristinarle nella loro interezza;

   se il Governo, alla luce dei fatti esposti in premessa, non intenda riconsiderare l'ipotesi, annunciata dal Ministro dell'interno, di trasferire altre motovedette alla Libia.
(4-03413)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   le malformazioni congenite (MC) sono definite sul sito del Ministero della salute nel seguente modo: «Le anomalie congenite sono errori della morfogenesi, determinati solo in parte da fattori genetici (25 per cento dei casi). L'esposizione della madre e del feto a fattori teratogeni noti (infettivi, fisici, chimici, patologie materne) causa circa il 9-10 per cento dei difetti, mentre il 65 per cento ha un'eziologia non nota, forse correlata a complesse interazioni tra i geni e l'ambiente»;

   la letteratura internazionale sempre più porta a correlare l'aumento della probabilità di MC all'esposizione a pesticidi, a ondate di calore, a combustioni, a interferenti endocrini in generale, in ogni caso a fattori ambientali;

   la raccolta dei dati relativi alle malformazioni congenite avviene in maniera difforme in molte realtà italiane, anche nelle aree a maggiori pressione ambientale, non esistendo un registro neppure in tutte le aree Sin. Alcuni registri per le MC, come quello di Mantova, non ricevono più dati adeguati relativi alle partorienti fuori regione per la legge sulla privacy. Gli stessi approfondimenti nazionali (Sentieri) finalizzati alla sorveglianza epidemiologica nei siti contaminati lamentano tale importante limitazione all'analisi;

   l'evento malformazione può indicare una finestra spazio-temporale limitata e breve, potendo suggerire singoli agenti di pressione ambientali recenti, potenzialmente ancora attivi ed evitabili in un territorio. Si segnala fra i fattori ambientali un possibile nesso causale con inceneritori (nel raggio di 5-10 chilometri) e discariche di rifiuti. Uno studio giapponese (9) condotto su 63 inceneritori con livelli di emissione di diossine molto elevati ha analizzato gli eventi riproduttivi in un raggio di 10 chilometri dalla sorgente. A 10 chilometri di distanza dall'inceneritore è stata tuttavia rilevata una diminuzione della mortalità infantile e delle malformazioni congenite (p < 0,05). Secondo lo studio italiano Moniter oltre 4 chilometri dall'inceneritore si riduce l'abortività spontanea;

   benché non sia facile definire una causalità, la letteratura internazionale pone attenzione, oltre a fattori comportamentali, a fattori di pressione ambientale come i pesticidi e l'esposizione a sostanze tossiche quali quelle rilasciate in corso di combustioni, in particolar modo quelle incontrollate. Dal 2015 a oggi sono stati oltre 562 gli incendi di impianti di rifiuti. Nel 2010 si verificarono alcuni incendi di impianti contenenti rifiuti e materiali vari a Castel Goffredo in provincia di Mantova, con apparente incremento del numero dei casi di MC, osservando i dati del registro dell'Ats Valpadana. 2010, in un contesto urbano a elevatissima densità abitativa. Bruciarono oltre 16 mila tonnellate di rifiuti. I riscontri di Arpa Lombardia furono di diossine elevate in aria nei primi 3 giorni dal fatto, ma non fu assegnato agli enti di controllo sanitario (Ats Milano) alcun compito di sorveglianza, neppure quello di osservare eventuale incremento delle malformazioni congenite;

   non è avvenuta da parte di Ats Brescia, a quanto consta agli interpellanti, la pubblicazione dei dati comunali delle MC relativi a Montichiari (Brescia), il paese caratterizzato dal maggior numero di discariche in Italia, opponendo motivi di privacy;

   da accessi agli atti su regioni dove esiste un registro delle MC si è rilevata la presenza di molte realtà comunali a bassa incidenza di MC (molti comuni toscani, Rodigo e Medole in provincia di Mantova) suggerendo possibili fattori protettivi ambientali come regolamenti di spandimento liquami, digestati e fanghi di depurazione che possono limitare l'esposizione a pesticidi o a gas tossici come l'acido solfidrico;

   la mappatura dei pesticidi in pianura Padana non ha visto in Lombardia alcuna stazione di monitoraggio nelle falde superficiali al di sotto degli standard di qualità con impatto cumulativo di altri inquinanti (azoto, fosforo, PFAS); anche alcuni campionamenti di falda profonda iniziano a dimostrare la presenza di pesticidi che possono entrare nel ciclo idropotabile –:

   se i Ministri interpellati intendano adottare iniziative, per quanto di competenza, per implementare la sorveglianza sulle malformazioni congenite, per assicurare l'omogeneità della raccolta dei dati sul territorio nazionale secondo protocolli validati a livello internazionale e la pubblicazione annuale degli stessi e per chiarire gli aspetti legati alla privacy, in particolare per quanto concerne la raccolta dei dati sul territorio interprovinciali e interregionali, anche in funzione dell'attuazione della legge n. 29 del 2019;

   se intendano adottare iniziative di competenza per prevedere una sorveglianza specifica per aree microcensuarie in caso di eventi particolari come gli incendi incontrollati e in aree particolarmente impattate sul versante ambientale come siti inquinati di interesse nazionale o regionale, impianti di combustione, aree impattate da pesticidi;

   se intendano adottare iniziative per prescrivere cautele specifiche per le donne in gravidanza nel caso del verificarsi di incendi di impianti di gestione rifiuti o comunque nel caso di rischio di emissione di diossine, interferenti endocrini o altre sostanze tossiche e prevedere fasce di rispetto dai centri abitati per quanto riguarda l'utilizzo di pesticidi o fanghi di depurazione o altri reflui che possono contenere elevate concentrazioni di pesticidi.
(2-00472) «Zolezzi, D'Ippolito, Ilaria Fontana, Massimo Enrico Baroni, Nappi, Menga».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DE GIROLAMO e ILARIA FONTANA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   le riserve naturali statali Duna costiera ravennate e foce del torrente Bevano e Pineta di Ravenna sezione Ramazzotti e sezione Savio, insieme alla prospiciente battigia, costituiscono una delle ultime zone incontaminate e ricchissime di biodiversità del Nord Adriatico;

   ricadono nel parco regionale del Delta del Po, sono zone Sic-Zps e Ramsar, sottoposte a vincolo paesaggistico e idrogeologico;

   i decreti ministeriali 5 giugno 1979 e 13 luglio 1977 stabiliscono per le due riserve naturali statali: «è consentito l'accesso per ragioni di studio, per compiti amministrativi e di vigilanza, per fini educativi, per escursioni naturalistiche, nonché per ricostruzione di equilibri naturali»;

   nel 2012, dopo un incendio doloso che distrusse 70 ettari di Pineta Ramazzotti, gran parte di questa fu chiusa e la spiaggia libera antistante regolamentata: zona verde sempre balneabile, zona blu dal 15 luglio al 1° aprile, zona rossa – di altissima tutela verso foce Bevano sempre interdetta (piano territoriale del parco del Delta del Po). Questo ha consentito, seppure a fatica a causa della subsidenza co-indotta da estrazioni di gas (oltre 2 cm/anno), erosione, pressione antropica – molti utenti valicano le barriere usando impropriamente i luoghi – e vigilanza insufficiente, la rinascita e il ripopolamento di pineta, dune e spiaggia. Il Sic-Zps ospita 18 habitat di interesse comunitario (5 prioritari), 107 specie di uccelli, di cui 48 rientranti nell'allegato I della direttiva 79/409/CEE, 33 a rischio di estinzione e 31 a probabile rischio (Lipu); Subsidenza ed erosione hanno cancellato la fascia demaniale di spiaggia libera (cartografia regionale) e l'esile tratto di battigia nord balneabile o interdetta ricade pressoché interamente nella riserva naturale statale Duna;

   il comune di Ravenna ha progettato, con fondi Eni, i lavori finalizzati alla difesa e alla fruibilità della zona sud di Lido di Dante – 1° stralcio sulle riserve naturali statali Duna e Ramazzotti;

   inoltre, intende sviluppare una specifica tipologia di turismo (naturismo), presumibilmente ufficializzandola sul mercato internazionale, attrezzando la spiaggia e dotandola delle schermature previste dalle norme regionali;

   è prevista la riapertura della riserva Ramazzotti al transito pedonale e, si suppone, ciclabile ed equestre, e l'accesso alla foce e alle dune grigie, habitat prioritario – mediante due passerelle (circa 40 e 60 metri) realizzate in affaccio proprio sulla spiaggia sempre interdetta all'accesso e luogo privilegiato di sosta e nidificazione, con considerevole disturbo antropico. Tale riapertura sarà oggetto di un regolamento che risulterebbe redatto dal comune e dai carabinieri forestali;

   le associazioni di tutela ambientale hanno avanzato obiezioni e proposte, al fine di garantire una fruizione compatibile con le caratteristiche di ambiente, utenti e reale disponibilità di vigilanza;

   stando agli atti, i lavori sono stati eseguiti dal comune in periodo di nidificazione oltre il termine della valutazione di impatto ambientale (28 febbraio, D.G.R. 1042/2017), per 34 giorni senza autorizzazione né dell'ente gestore delle riserve naturali statali e della battigia, ufficio territoriale per la biodiversità di Punta Marina (RA) dei carabinieri forestali, né di altri enti. Il 6 aprile 2019 Italia Nostra ha presentato denuncia ai Noe, e una passerella è stata lasciata incompiuta. Il 10 giugno 2019, 102 giorni oltre il termine, la regione ha autorizzato ex post;

   come dichiarato dalla regione il 14 maggio 2019: «lo stesso Ministero precisa che la gestione dei siti compresi all'interno dei parchi e delle riserve statali deve intendersi di propria competenza» –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa ed intenda effettuare le necessarie verifiche di competenza, in particolare per quanto deliberato in relazione alla fruizione delle riserve naturali statali Ramazzotti e Duna;

   se ritenga di valutare l'opportunità, per quanto di competenza, che la spiaggia libera, ora ricadente all'interno della riserva naturale statale Duna, sia data in concessione a scopi turistici per un uso esclusivo, dedicato e riservato.
(5-02617)

Interrogazioni a risposta scritta:


   TONDO, BENEDETTI, NOVELLI, BUBISUTTI e PETTARIN. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il lago di Cavazzo, di origine glaciale, è il più grande della regione Friuli Venezia Giulia, ubicato in una posizione strategica là dove le prealpi carniche si affacciano sulla pianura friulana di cui, assieme al fiume Tagliamento, alimenta la falda e non solo;

   il sopradescritto quadro ha subìto un traumatico sconvolgimento nella metà del 1900 con la costruzione della centrale idroelettrica di Somplago, terminale del sistema idroelettrico del Tagliamento della allora Società Adriatica di Elettricità (Sade) – ora della multiutility lombarda A2a – che si articola più a monte anche sulla centrale idroelettrica di Ampezzo. Infatti, la centrale di Somplago scarica direttamente nel lago le acque turbinate da 22 a 66 mc/sec, trasformandolo in bacino di carico di un'ulteriore centrale a valle mai realizzata in conseguenza della tragedia dell'impianto del Vajont, gemello del sistema del Tagliamento. La citata tragedia ha rivelato tutta la logica perversa del modello della totale conversione a ogni costo delle acque in chilowattore. Il sistema idroelettrico del Tagliamento è antiquato e pertanto va superato;

   il traumatico sconvolgimento deriva dal fatto che le acque scaricate dalla centrale sono gelide e torbide in quanto provenienti dalle montagne della Carnia da ben 34 opere di captazione, sbarramenti e dighe in quota sul Tagliamento e suoi affluenti a carattere torrentizio, rimasti con gli alvei in secca, provocando un diffuso dissesto idrogeologico. Tali acque giungono alla centrale attraverso un sistema di gallerie di circa 80 chilometri che abbassa ulteriormente la temperatura dell'acqua del lago;

   le conseguenze sono l'acqua gelida e torbida ben percepibile sensorialmente, l'assenza di vita nei fondali per il notevole accumulo di fango su di essi, l'oscillazione del livello, l'instabilità delle rive, la scomparsa della fauna ittica. Si tratta di un notevole danno ambientale ed economico che dovrebbe essere ristorato dai produttori dell'energia idroelettrica;

   è necessario pertanto un condiviso e ragionato piano di utilizzo delle acque e di recupero delle condizioni di naturalità e fruibilità del lago di Cavazzo;

   infatti, il piano regionale di tutela delle acque (Prta), considerando le criticità del Tagliamento e le esigenze irrigue del Consorzio, giustamente prevede che: «contestualmente dovrà essere valutata la fattibilità tecnico-economica di realizzazione di un canale di by-pass, o di altra soluzione progettuale che mitighi l'impatto dello scarico della centrale di Somplago sul lago di Cavazzo con lo scopo di recuperare le condizioni di naturalità del lago stesso e di garantirne la fruibilità»;

   il lago di Cavazzo, rappresentando nel più generale contesto del sistema delle acque del Friuli una riserva idrica strategica e uno snodo di grande importanza anche per il contesto tra montagna e pianura in cui è collocato, presenta gravi problematiche relative alla gestione dell'acqua che vanno evitate, attuando equilibrati piani di utilizzo della medesima acqua –:

   se non ritenga di promuovere, nell'ambito delle sue competenze, iniziative affinché nello snodo idrico lago di Cavazzo-Tagliamento-sistema irriguo del Consorzio si intervenga con un piano complessivo armonizzando e tutelando i vari interessi, in primo luogo quello delle popolazioni locali, e rifuggendo da interventi parziali ed unilaterali;

   se non ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza in relazione alla situazione suesposta, dal momento che le concessioni relative al sistema idroelettrico del Tagliamento sono state rilasciate alla Sade dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.
(4-03406)


   CUNIAL. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute, al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   la presenza del cementificio a Pederobba (in linea d'aria a meno di 5 chilometri da Valdobbiadene) è da tempo motivo di incognite sotto il profilo della salute pubblica, tant'è che negli anni a tal proposito si sono mossi cittadini, associazioni e istituzioni;

   il cementificio/co-inceneritore dell'industria Giovanni Rossi spa dal 1996 è autorizzato a bruciare pneumatici fuori uso sino a 60.00 tonnellate/annue. I cittadini di Pederobba e i comuni limitrofi preoccupati dagli impatti di tale combustione sulla salute chiedono dal 2007 uno studio epidemiologico;

   nel mese di febbraio 2018 la provincia di Treviso, con riferimento ai materiali autorizzati all'incenerimento nel cementificio, ha autorizzato l'ampliamento della categoria merceologica a tutte le tipologie di plastica previste dal codice Cer 19 dicembre 2004 per 60.000 tonnellate/annue: di fatto tutti i rifiuti di plastica;

   a giugno 2017 l'amministrazione, la Consulta ambiente e l'esperto del comune il professor Roberto Fornasier hanno commissionato al professor Paolo Crosignani uno studio epidemiologico caso-controllo per valutare l'impatto sulla salute di tale combustione, prima di procedere all'autorizzazione di un nuovo combustibile. Nell'udienza pubblica in provincia il 5 luglio 2017 – nel quadro dell’iter della valutazione di impatto ambientale (Via) per l'approvazione dell'incenerimento della plastica nel cementificio – il sindaco aveva annunciato pubblicamente l'iniziativa stanziando i relativi fondi: circa 20.000 euro e 6 mesi per lo svolgimento. Una tempistica che avrebbe consentito di stabilire eventuali impatti sanitari prima dell'autorizzazione di Via (avvenuta nel febbraio 2018). Il metodo prescelto aveva inoltre il merito di stabilire l'eventuale correlazione tra una fonte emissiva e l'impatto sanitario nell'area di ricaduta della stessa. A luglio 2017 il sindaco, Arpav e Uls 2 hanno invece annullato lo studio, proponendo al suo posto un modello di studio «di coorte» – non in grado di stabilire alcuna correlazione tra fonte e relativo impatto sanitario – e con costi ad oggi non ancora chiariti e tempi lunghi, tant'è che tuttora non ci sono risultati;

   in questa zona la situazione ambientale e sanitaria è ad oggi critica. Come dimostrano anche i dati recentemente rilasciati dall'Arpav, a differenza di tutti gli altri comuni del Veneto dove i Nox (gli ossidi di azoto e le loro miscele) sono dovuti soprattutto al traffico, a Pederobba e a Monselice essi sono dovuti all'industria. Uno studio del Ser Veneto presentato a Lecce il 24/26 ottobre 2018 indica che a Pederobba i casi di demenza sono nettamente superiori a quelli dei comuni limitrofi. E ancora: secondo quanto indicato dal professor Roberto Fornasier, già docente universitario di chimica e ricercatore CNR, e nello studio del servizio epidemiologico regionale relativo a cause di morte e ricoveri ospedalieri nei 9 comuni interessati emerge che «Pederobba presenta una mortalità generale superiore alla media regionale in entrambi i sessi (...) e si osserva una mortalità per cause circolatorie maggiore rispetto alla media regionale in entrambi i sessi. (...) Nelle donne si osserva un tasso di mortalità superiore alla media regionale sia per malattie di Alzheimer che per le altre forme di demenza. (...) Nei Comuni contermine è da segnalare un più elevato tasso di mortalità per malattie del fegato negli uomini e per demenze in entrambi i sessi» (www.ser-veneto.it) –:

   se e quali iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano adottare per modificare il quadro normativo in modo sostanziale al fine di evitare che i cementifici siano di fatto degli inceneritori mascherati, posto che si tratta di impianti non adatti a incenerire rifiuti e con limiti emissivi meno stringenti;

   quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare, per quanto di competenza, per tutelare una zona, quella di produzione del prosecco, divenuta patrimonio dell'Unesco minacciata dalla presenza di un co-inceneritore di tutte le plastiche.
(4-03407)


   VILLANI, CARBONARO, MELICCHIO, MANZO, TESTAMENTO, DI LAURO, SARLI, BELLA, MAGLIONE, BUOMPANE, ILARIA FONTANA, NAPPI, ROSPI, BARBUTO, BRUNO, TUZI e MARIANI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il torrente Solofrana e il torrente Cavaiola sono due affluenti del fiume Sarno, il fiume più inquinato d'Europa;

   il torrente Solofrana, che attraversa diversi comuni della provincia di Salerno, compreso quello di Nocera inferiore, risulta pesantemente inquinato a causa degli sversamenti delle fogne dei comuni che attraversa, degli sversamenti delle concerie, delle industrie conserviere e di altri siti industriali presenti lungo il suo corso e degli sversamenti abusivi illeciti di altro materiale;

   dalle analisi effettuate risulta una notevole contaminazione di metalli pesanti altamente cancerogeni, quali il cromo;

   i continui sversamenti rendono le acque del torrente Solofrana fortemente inquinate, con conseguente rischio per l'incolumità delle persone, nonché per la biodiversità della zona, che risulta ormai quasi inesistente;

   durante tutto l'anno, ma in maniera maggiore durante il periodo estivo, le esalazioni provenienti dal torrente sono tali da rendere l'aria irrespirabile, creando così enormi disagi alla popolazione residente;

   nel corso degli anni sono stati effettuati diversi esposti da parte dei cittadini per denunciare la ormai intollerabile situazione in cui versa il torrente Solofrana;

   i cittadini dei comuni attraversati dal torrente hanno richiesto più volte un intervento immediato da parte degli organi competenti, al fine di completare la messa a norma degli scarichi dei depuratori consortili e il collettamento fognario, mai realizzato, a differenza dei comuni limitrofi tra cui Nocera Superiore e Cava de’ Tirreni, e di attuare severi controlli nei confronti degli scarichi abusivi ed illegali ed azioni di bonifica finalizzate al disinquinamento dell'area limitrofa al Solofrana e del torrente stesso;

   la prima firmataria del presente atto ha già presentato una prima interrogazione a risposta scritta, n. 4-00995, in data 4 settembre 2018 attraverso la quale denunciava la situazione in cui versa il fiume Sarno e il torrente Solofrana, che del Sarno è un affluente;

   nella risposta inviata dal Ministero il 4 aprile 2019 si evidenziava come il fiume Sarno e i suoi affluenti siano classificati come Hmwb (High Modified water body – corpo idrico fortemente modificato o artificiale);

   dalla citata risposta si evidenzia come le criticità inerenti alle acque del fiume Sarno e dei suoi affluenti, ivi compreso il torrente Solofrana, siano riconducibili a inquinamento derivante da pesticidi, fitofarmaci, concimi chimici e inquinanti di origine industriale;

   nel mese di dicembre 2018, anche in seguito alla sollecitazione della prima firmataria del presente atto, il Ministro Costa ha effettuato un sopralluogo nelle aree attraversate dal torrente Solofrana annunciando l'istituzione di un tavolo tecnico presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare allo scopo di coordinare le attività finalizzate al risanamento anche del torrente Solofrana –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di favorire i lavori di bonifica del torrente Solofrana e il monitoraggio dei corsi d'acqua e dei depuratori presenti lungo il fiume e di effettuare un censimento delle fonti inquinanti, al fine di scongiurare il reiterarsi degli sversamenti di metalli pesanti gravemente nocivi alla salute dell'uomo e distruttivi della fauna ittica e delle biodiversità;

   quali iniziative siano state adottate al fine dell'istituzione del tavolo tecnico presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare allo scopo di coordinare le attività finalizzate al risanamento e quindi al disinquinamento del torrente Solofrana;

   se sia stata fatta, nelle città attraversate dal torrente, una mappatura relativa all'incidenza che l'inquinamento del corso d'acqua ha sulle sempre maggiori patologie tumorali presenti nella zona.
(4-03408)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   RIZZO, CASA e FICARA. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   Caltagirone è una delle città a maggiore vocazione turistica, inserita a pieno titolo nel distretto culturale del Val di Noto da 2002 riconosciuta patrimonio dell'umanità dall'Unesco, insieme ad altri sette comuni accomunati dalla ricostruzione avvenuta dopo i due sismi di gennaio del 1693, conosciuto come terremoto del Val di Noto;

   le motivazioni di tale riconoscimento sono riconducibili nel capolavoro del genio creativo umano tra medioevo ed età barocca rivelando un importante interscambio di valori umani che si realizzò nella rinascita dopo il terremoto del 1693;

   Caltagirone presenta numerose manifestazioni che mostrano la vocazione barocca e scenografica della città: «La Scala Infiorata», nella penultima domenica di maggio, consistente in un grande disegno realizzato con vasi fioriti lungo la Scala S. Maria del Monte, così come la «Scala Illuminata», il 24 e 25 luglio, in cui lungo la Scala di S. Maria del Monte, con le alzate realizzate in maiolica e spettacolare simbolo della città, vengono disposti cilindri di carta colorata con lucerne che, accese, formano un tappeto di luci;

   la legge 20 febbraio 2006, n. 77, riconosce formalmente i piani di gestione e di salvaguardia, richiesti dall'Unesco quali strumenti atti ad assicurare la conservazione rispettivamente dei siti e degli elementi a creare le condizioni per la loro valorizzazione;

   con decreto del Ministro per i beni e le attività culturali del 23 dicembre 2010, l'Associazione Distretto Culturale Sud Est, facente capo ai siti Unesco di Piazza Armerina, Siracusa e Val di Noto è stata ammessa al finanziamento del progetto «Avvio del Piano di Gestione – Attuazione del Programma A e Programma C» per un importo pari a un milione di euro;

   con nota del 9 dicembre 2016 il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo indirizzata al comune di Noto, ente capofila, ha confermato la piena vigenza del finanziamento ministeriale pari a un milione di euro e la sua immediata esecutività, autorizzando la proroga richiesta per l'attuazione del progetto fino al dicembre 2018, a cui è seguita una nuova nota del 14 giugno 2018, che ha concesso una nuova proroga del termine di ultimazione del progetto de quo al dicembre 2019;

   nonostante siano trascorsi quasi nove anni dall'approvazione del finanziamento di un milione di euro, da una verifica degli albi pretori dei comuni di Noto e di Caltagirone non appaiono evidenti quali iniziative concrete siano state avviate con tali somme per dare attuazione al piano di gestione dei siti Unesco interessati;

   tale situazione è riscontrabile anche dallo stato di incuria in cui versa il sito della Scala Maria Ss. Del Monte di Caltagirone in cui diverse maioliche necessitano di sostituzione, la pavimentazione di alcuni gradini risulta dissestata e la scerbatura viene garantita da gruppi di volontari, come nel caso dei festeggiamenti in onore del Patrono San Giacomo, al fine di poterla offrire in tutto il suo splendore ai turisti e ai cittadini che numerosi, come sempre, accorrono ad ammirarla –:

   quali elementi intenda fornire in merito al mancato utilizzo del finanziamento erogato al fine di dare avvio al piano di gestione per i siti Unesco, in particolare nella città di Caltagirone;

   quali iniziative intenda intraprendere, per quanto di competenza, al fine di garantire il rispetto delle azioni indicate dal piano di gestione dell'Associazione distretto culturale sud est necessarie al mantenimento del decoro e della piena fruibilità dei siti Unesco;

   quali informazioni intenda fornire sullo stato di decoro del centro storico di Caltagirone, con particolare riferimento alla Scala Maria SS. Del Monte di Caltagirone, e quali iniziative siano state concordate con regione e comune al fine di continuare a garantirne l'originale splendore architettonico.
(5-02616)


   FRANCESCHINI, ASCANI e PICCOLI NARDELLI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la sede storica del Museo e del Servizio geologico nazionale, Palazzo Canevari largo di Santa Susanna a Roma è stato venduto nel 2003 a una società privata in seguito a un piano di vendite del patrimonio pubblico varato dall'allora Ministro dell'economia e delle finanze Giulio Tremonti. Dopo vari cambi di destinazione d'uso e diversi passaggi di proprietà il palazzo è tornato in mano pubblica ed è attualmente in corso un profondo intervento di restauro e ammodernamento;

   da quanto si apprende e diversamente da quanto era stato richiesto da autorevoli esponenti dell'attuale maggioranza di Governo, Palazzo Canevari non verrà restituito alla cultura e alla scienza né diverrà la sede dove poter esporre gli oltre 150 mila reperti dell'allora Museo geologico nazionale o consultare i 250 mila volumi della biblioteca su cui hanno studiato decine di migliaia di geologi da tutto il mondo;

   il Palazzo diverrà, infatti, la sede del neonato Fondo nazionale innovazione del Ministero dello sviluppo economico;

   diversamente dalle altre capitali internazionali Roma non ha un Museo geologico nazionale sebbene sul proprio territorio sia presente un ricco patrimonio geologico fatto di reperti unici al mondo che da decenni risultano tuttavia imballati e incassati in una autorimessa dell'Ispra e quindi non fruibili al pubblico e alla comunità scientifica –:

   per quali ragioni palazzo Canevari non possa essere restituito alle sue storiche funzioni, anche alla luce degli importanti ritrovamenti archeologici del VI secolo a.C. che potrebbero valorizzarne ulteriormente la sede e rilanciare il progetto di Quintino Sella di Roma Capitale della scienza e della cultura.
(5-02621)

DIFESA

Interrogazione a risposta orale:


   DEIDDA. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il 16 gennaio 2019 è stata approvata all'unanimità, dalla IV Commissione difesa, la risoluzione n. 8-00011 a prima firma dell'interrogante sull'impiego dei «carabinieri ausiliari»;

   come primo impegno al Governo, la risoluzione prevedeva testualmente: «a consentire previa valutazione delle eventuali implicazioni a legislazione vigente, a coloro che abbiano prestato servizio senza demerito come carabinieri ausiliari, l'accesso immediato al programma S.I.L.D. (sistema informativo lavoro difesa)»;

   nella scorsa legislatura, è stata approvata un'analoga risoluzione sempre da parte della stessa IV Commissione;

   è stato ribadito, durante le audizioni svolte in occasione dell'esame della risoluzione, la necessità di riconoscere, a chi ha svolto il servizio di carabiniere ausiliario senza demeriti, un segno tangibile di ringraziamento e gratitudine da parte delle istituzioni;

   è utile ricordare, infatti, come i carabinieri ausiliari, negli anni, hanno ricoperto un fondamentale compito di supporto ai suindicati comandi locali, consentendo all'Arma dei carabinieri di assicurare un eccellente servizio in favore della popolazione residente;

   i carabinieri ausiliari sono migliaia e ancora oggi dimostrano amore e devozione verso l'Arma dei carabinieri e verso le istituzioni, collaborando con l'Associazione carabinieri in congedo nelle iniziative che questa porta avanti nei vari territori –:

   se e in quali tempi intenda dare attuazione a quanto previsto dalla risoluzione di cui in premessa in merito all'accesso immediato al sistema S.i.l.d. per i carabinieri ausiliari.
(3-00905)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CANCELLERI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la legge di bilancio 2019 (articolo 1, commi da 184 a 199) e il cosiddetto decreto crescita (articolo 16-bis) prevedono una serie d'interventi in materia di definizione agevolata dei debiti tributari, per i contribuenti in difficoltà economica, purché si tratti di carichi diversi da quelli annullati automaticamente («saldo e stralcio»);

   il comma 189 dell'articolo 1 della legge di bilancio 2019 prevede, in particolare, la disciplina delle procedure per accedere alla definizione agevolata tramite apposita dichiarazione, la cui scadenza inizialmente prevista al 30 aprile 2019, è stata successivamente posticipata al 31 luglio 2019, inclusa anche la cosiddetta rottamazione-ter delle cartelle esattoriali;

   al riguardo, l'interrogante evidenzia, che la società «Riscossione Sicilia» ha inviato una pec ad alcuni cittadini con riferimento alla modulistica di adesione in relazione alle suesposte misure, specificando che: «a seguito di numerose istanze pervenute per la definizione agevolata per estinzione, attraverso i diversi canali resi disponibili, è emersa la necessità di precisare che, con la sola istanza di adesione, cosiddetto “saldo stralcio”, qualora nell'allegato venisse barrata la casella “tutti i carichi rientranti nell'applicativo sopra riportato”, non si ha diritto ad aderire anche alla “rottamazione-ter” per quelli non rientranti in detta fattispecie»;

   la medesima società di riscossione ha altresì precisato che, per le istanze cosiddette «saldo stralcio» già presentate, nel caso in cui si voglia aderire per tutto il carico in debito a nome del contribuente, occorrerà inviare una mail integrativa indicando i dati anagrafici del debitore riportando la dichiarazione «tutto il carico presente», evitando così di allegare nuovamente la modulistica precedentemente inoltrata oppure compilare ex novo una istanza per la rottamazione-ter;

   a giudizio dell'interrogante, la suesposte affermazioni da parte di «Riscossione Sicilia» contrastano evidentemente con quanto disposto dal citato comma 189 dell'articolo 1 della legge di bilancio 2019, in relazione alla possibilità di inserire nell'istanza di «saldo e stralcio» l'opzione «tutti i carichi rientranti nell'applicativo sopra riportato», ovvero alla possibilità di indicare tutti i carichi a ruolo, eventualità che nello spirito della norma veniva concessa per evitare che si sbagliasse a dividere i ruoli fra ciò che era definibile con la rottamazione-ter e ciò che invece era definibile con il «saldo e stralcio» –:

   quali siano gli orientamenti del Ministro interrogato, alla luce di quanto indicato dalla società «Riscossione Sicilia» e riportato in premessa, e se, di conseguenza, non ritenga urgente e necessario, adottare iniziative al fine di chiarire la corretta interpretazione delle disposizioni stabilite dal comma 189 dell'articolo 1 della legge di bilancio 2019 ed evitare un contenzioso con l'amministrazione finanziaria.
(5-02608)


   DARA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   a un titolare di un ristorante, in data 11 giugno 2004 veniva notificato un atto di irrogazione di sanzioni dall'Agenzia delle entrate di Castiglione delle Stiviere (Mantova), con il quale veniva irrogata a carico del ricorrente la sanzione di euro 136.664,28, prevista dall'articolo 3, comma 3, del decreto-legge 22 febbraio 2002, n. 12, convertito dalla legge 23 aprile 2002, n. 73, per aver impiegato lavoratori dipendenti non risultanti dalla documentazione obbligatoria per il periodo 1° gennaio 2002-2 settembre 2002;

   il ricorso in 1° grado fu accolto in parte, determinando la sanzione per soli tre dipendenti per i giorni effettivamente lavorati anche in relazione della sentenza della Corte costituzionale n. 144 del 4 aprile 2005, depositata il 12 aprile 2005, che ha statuito e dichiarato «l'illegittimità costituzionale dell'articolo 3, comma 3, del decreto-legge 22 febbraio 2002, n. 12, convertito in legge dall'articolo 1 della legge 23 aprile 2002, n. 73, nella parte in cui non ammette la possibilità di provare che il rapporto di lavoro irregolare ha avuto inizio successivamente al primo gennaio dell'anno in cui è stata constatata la violazione»;

   la sentenza è stata appellata dall'Agenzia delle entrate; la Commissione tributaria regionale (Ctr) competente ha dichiarato l'assenza di giurisdizione ai sensi della sentenza della Corte costituzionale n. 130 del 14 maggio 2008, che ha dichiarato «l'illegittimità costituzionale dell'articolo 2, comma 1, del decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 546 ..., nella parte in cui attribuisce alla giurisdizione tributaria le controversie relative alle sanzioni comunque irrogate da uffici finanziari, anche laddove esse conseguano alla violazione di disposizioni non aventi natura tributaria»;

   in funzione della variazione di giurisdizione, la società doveva riassumere il contenzioso, entro 6 mesi avanti il tribunale ordinario, ma detta riassunzione non è avvenuta. Decorso il periodo suddetto, l'avviso di irrogazione sanzioni è passato in giudicato e l'Agenzia delle entrate ha proceduto all'iscrizione a ruolo delle sole sanzioni;

   con la «rottamazione dei ruoli» Equitalia non ha ritenuto «rottamabili» le suddette sanzioni in quanto «non ritenute aventi natura tributaria», nonostante siano «gestite» dall'Agenzia delle entrate –:

   se il Ministro interrogato intenda fornire chiarimenti in merito al caso esposto in premessa e circa la possibilità di definizione della stessa attraverso la «rottamazione» dei ruoli adottando le iniziative di competenza per evitare che siano irrogate sanzioni sulla base di una norma dichiarata incostituzionale e quindi non applicabile.
(5-02615)

Interrogazione a risposta scritta:


   CAPITANIO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   è ormai dal lontano 14 giugno 2016 che dodici famiglie di Bernareggio, nel Monzese, sono state costrette ad abbandonare le proprie abitazioni, a causa del collasso della strada che ha provocato danni ingenti agli immobili limitrofi;

   la semi-implosione del condominio, derivante dallo smottamento e dalle bombe d'acqua, ha provocato un cedimento di un'area pari a 10 mila metri quadri, squarciando la strada e aprendo un cratere profondo quasi cinque metri;

   il forte temporale della notte tra il 13 e il 14 giugno e il crollo del terreno hanno interessato anche un tratto di condotta fognaria di acque piovane;

   ben 12 famiglie residenti nella palazzina al civico 52 di via Dante risultano ancora allontanate dalle loro abitazioni, dichiarate inagibili a causa dei numerosi danni subiti;

   le famiglie interessate, oltre ad essere state sfrattate e dimenticate, stanno continuando a pagare, in aggiunta all'affitto delle nuove abitazioni, anche il mutuo della vecchia abitazione e le ipoteche e le rate all'amministrazione di condominio;

   le vittime coinvolte sono ancora in attesa che il «duello» tra istituzioni, per stabilire le esatte responsabilità, arrivi al dunque. Infatti, i residenti dello sfortunato palazzo è ormai da più di tre anni che chiedono una sola cosa: tornare a casa, nella speranza che l'incubo che ha falcidiato i bilanci di tante persone, costrette a indebitarsi per sostenere i costi del trasloco forzato, finisca il prima possibile;

   l'accesso alla strada è impedito da reti e sbarramenti, i punti in cui il terreno è ceduto sono stati ricoperti con terriccio. I cartelli di lavori in corso sono datati giugno 2016 e ad oggi la situazione è rimasta invariata rispetto a tre anni fa –:

   se i Ministri interrogati intendano adottare iniziative normative per sostenere le vittime di calamità come quella esposta in premessa, prevedendo, specificamente l'ipotesi di sospensione del pagamento dei mutui relativi alle abitazioni inagibili.
(4-03411)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta orale:


   IOVINO e DORI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con decreto interministeriale del 31 dicembre 2018, si dispone la determinazione annuale delle risorse destinate all'erogazione delle borse di studio per coloro che abbiano svolto i tirocini formativi di cui all'articolo 73 del decreto-legge n. 69 del 2013, per l'anno 2018, individuando i requisiti di attribuzione;

   le borse di studio vengono attribuite a coloro che, ammessi allo stage, ne facciano richiesta fino all'esaurimento delle risorse disponibili e con precise soglie massime di valore Isee-u come, tra l'altro, indicato dal sito del Ministero della giustizia: euro 62.123,98 per i tirocini svolti presso gli uffici della giustizia ordinaria; euro 27.712,29 per i tirocini svolti presso il Consiglio di Stato; euro 16.698,76 per i tirocini svolti presso i tribunali amministrativi regionali;

   in data 9 luglio 2019 è stata pubblicata, sul sito del Ministero della giustizia, la graduatoria definitiva dei beneficiari aventi diritto all'attribuzione delle borse di studio relative all'attività di stage svolta nel corso dell'anno 2018, per lo svolgimento di tirocini formativi presso uffici giudiziari;

   da tale graduatoria risultano esclusi molti tirocinanti (per la sola corte d'appello di Salerno, ad esempio, sarebbero almeno un centinaio) nonostante abbiano presentato richiesta per tempo, avendo tutti i requisiti previsti, compreso un valore Isee-u pari o al di sotto del tetto massimo (62.123,98 euro);

   dalle prime comunicazioni intercorse tra alcuni degli esclusi e gli uffici del Ministero, l'errore riguardante l'esclusione degli aspiranti dall'elenco degli ammessi al beneficio, sembrerebbe ascrivibile a errate valutazioni e/o trasmissioni di atti da parte delle varie corti d'appello;

   infatti, secondo quanto prescritto dalla «Circolare 24 aprile 2019 e allegate linee guida» della direzione generale dei magistrati, la graduatoria viene formata esclusivamente sulla base delle informazioni trasmesse al Ministero dai soggetti ordinamentali (le corti d'appello, per l'appunto), «senza possibilità di successiva correzione degli eventuali errori compiuti e senza alcuna conseguente responsabilità a carico del Ministero»;

   gli stessi uffici del Ministero avrebbero già inoltre accantonato ogni ipotesi di ritiro in autotutela della graduatoria, al fine di consentire l'inserimento anche dei tirocinanti esclusi;

   appare evidente come, benché la citata circolare non ponga in capo al Ministero alcuna responsabilità per la formazione delle graduatorie, nelle prossime settimane – e comunque entro le scadenze previste – potrebbero essere depositati i primi ricorsi avverso il procedimento sopradescritto al tribunale amministrativo regionale, ai sensi degli articoli 29 e 41, decreto legislativo 2 luglio 2010, n. 104;

   se si verificasse un ricorso massivo contro l'esclusione dei tirocinanti aventi diritto, potrebbe essere cagionato un notevole danno economico per l'erario, poiché il pieno rispetto dei requisiti previsti dal decreto interministeriale favorirebbe –- senza dubbio – un pieno accoglimento delle istanze degli esclusi –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per porre rimedio alla problematica descritta in premessa, consentendo agli esclusi di rientrare a pieno titolo nella graduatoria definitiva degli ammessi al beneficio, per i tirocini formativi di cui all'articolo 73 del decreto-legge n. 69 del 2013, anno 2018.
(3-00903)


   SGARBI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   è necessario, ad avviso dell'interrogante, fare chiarezza in merito all'utilizzo dell'intrusore informatico, cosiddetto trojan, e sul tema dell'utilizzabilità delle conversazioni acquisite e riferibili ai parlamentari Luca Lotti e Cosimo Maria Ferri;

   sul punto, la disciplina delle immunità parlamentari prevede l'obbligo di autorizzazione preventiva, da parte della Camera di appartenenza (nel caso di specie della Camera dei Deputati), nell'ipotesi in cui l'autorità giudiziaria intenda mettere sotto controllo l'utenza di un suo componente;

   in particolare, occorre distinguere — alla luce del regime introdotto, per l'attuazione dell'articolo 68 della Costituzione, dalla legge 20 giugno 2003, n. 140 — tra le intercettazioni «dirette», «indirette», «casuali o fortuite» del parlamentare;

   il regime processuale applicabile, infatti, è profondamente diverso;

   ai sensi dell'articolo 4 della legge appena menzionata, nel caso si intenda direttamente o consapevolmente procedere ad intercettazioni nei confronti di un parlamentare, sarà necessaria la preventiva autorizzazione della Camera di appartenenza;

   ai sensi dell'articolo 6, invece, si richiede l'autorizzazione cosiddetta successiva per le intercettazioni cosiddette casuali o fortuite. Laddove l'autorizzazione richiesta non sia regolarmente prestata, gli elementi di prova reperiti dalle attività di captazione non saranno, in alcun modo, utilizzabili nei confronti del parlamentare;

   sono, invece, sempre vietate le intercettazioni cosiddette «indirette» che costituiscono un aggiramento delle garanzie sancite dall'ordinamento;

   alla luce di tali considerazioni si deve ritenere, ad avviso dell'interrogante, che le intercettazioni che vedono come protagonisti i due membri della Camera dei Deputati non possono essere ritenute «casuali», ma «indirette» e, pertanto, inutilizzabili e, come tali, da distruggere;

   ed invero, come emerge dalle carte processuali, gli organi inquirenti erano a conoscenza del fatto che il dottor Luca Palamara si stesse recando ad un incontro al quale avrebbero partecipato i due parlamentari;

   tale circostanza si ricava facilmente dalle trascrizioni delle intercettazioni divulgate dai giornali ed emerge in diversi passaggi dell'atto di incolpazione disciplinare promosso nei confronti dei membri del Consiglio Superiore della Magistratura (pagina 8, dove si parla di «programmata riunione» con riferimento all'incontro del 9 maggio 2019; «perfettamente programmata»; «non fu casuale e neppure estemporanea»; nonché a pagina 9, dove si fa riferimento ad una telefonata nel corso della quale il dottor Palamara e l'onorevole Ferri avrebbero preso accordi e concordato l'incontro del giorno successivo);

   pertanto, in ragione di tale conoscenza l'autorità procedente avrebbe dovuto disattivare il cosiddetto trojan;

   così non è stato e l'attività di ascolto delle conversazioni di membri del Parlamento non può che rientrare nelle intercettazioni cosiddette «indirette» e come tali illegittime;

   parimenti da stigmatizzare risulta, ad avviso dell'interrogante, la condotta degli operanti, nella fattispecie il Gico (Gruppo di investigazione sulla criminalità organizzata), reparto della Guardia di finanza, che hanno disatteso le linee guida in materia di indagini che coinvolgano tali strumenti (sul punto si veda la delibera del Csm del 29 luglio 2016, «Ricognizione di buone prassi in materia di intercettazione di conversazioni»);

   in particolare, si prevede che nel caso in cui si verifichino intercettazioni «casuali» di conversazioni di parlamentari, esse non andrebbero immediatamente trascritte, ma meramente indicate nel brogliaccio con la dicitura «conversazione casualmente captata con parlamentare», dandone immediata informativa al pubblico ministero per le sue valutazioni;

   sotto questo profilo si giustifica la competenza del Ministero dell'economia e delle finanze, presso il quale è incardinata la Guardia di finanza, a conoscere del contenuto della presente interrogazione;

   la Camera dei deputati non ha avuto modo di pronunciarsi sulla vicenda in quanto le intercettazioni non sono utilizzate nei confronti dei deputati interessati e, dunque, come chiarito dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 390 del 2007, non è necessario richiedere l'autorizzazione della Camera di appartenenza;

   ciò nonostante, a prescindere da tale aspetto, applicando correttamente la disciplina in materia tali intercettazioni si devono, ad avviso dell'interrogante, comunque ritenere illegittime;

   tale vicenda costituisce un pericoloso precedente essendosi consumata, ad avviso dell'interrogante, una palese lesione delle prerogative e delle garanzie che la Carta Costituzionale riconosce ai membri del Parlamento espressione della volontà popolare e poste a presidio della separazione dei poteri dello Stato, fondamento della nostra democrazia –:

   se i Ministri interrogati abbiano assunto iniziative, per quanto di competenza, in merito a tale vicenda e alla fuga di notizie propalata attraverso i principali organi di informazione.
(3-00906)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GRIPPA, MISITI, ILARIA FONTANA, NESCI, SARLI e ZENNARO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   si apprende dalla stampa che nell'ultimo mese si sono verificati, a livello nazionale, pesanti disagi che hanno interessato buona parte della linea ferroviaria italiana, dovuti a continui ritardi dei convogli, malfunzionamento dell'aria condizionata, soppressione dei treni e riduzione del numero di carrozze;

   solo in ordine cronologico, il 27 giugno 2019 problemi alla circolazione ferroviaria con conseguenti disagi per cittadini, pendolari e turisti sono stati registrati sulla linea convenzionale Milano-Brescia che ha subito un rallentamento a causa di un guasto a un treno merci tra Brescia e Ospedaletto-Travagliato. I treni sono arrivati a registrare ritardi fino a 30 minuti mentre partivano le operazioni di recupero del treno. Un ulteriore problema rilevavano le linee alta velocità Napoli-Roma/Salerno. Un incendio è invece divampato lungo la sede ferroviaria Milano Lambrate-Milano Centrale, con ripercussioni per i treni delle relazioni Venezia e Bologna;

   per tali disagi tanti passeggeri avrebbero protestato, attraverso i social network, segnalando inoltre la mancanza di aria condizionata a bordo delle «Frecce» i cui convogli, oltre ad avere, tra le caratteristiche principali, l'elevata velocità di servizio (fino a 300 km/h sulle linee dedicate adatte) dovrebbero differenziarsi per l'alto livello di comfort offerto a bordo;

   il 21 giugno 2019 disagi si sono verificati sulla tratta ferroviaria Pescara-Termoli. Un guasto ha causato ritardi e problemi per chi, come ogni giorno, attendeva i treni regionali mattutini per raggiungere il luogo di lavoro. Alcuni viaggiatori raccontano di aver atteso invano, alla stazione Vasto-San. Salvo, i due convogli previsti tra le 6 e le 7 del mattino;

   l'11 febbraio 2019 solo grazie all'intervento dei vigili del fuoco si era evitato il peggio sulla linea Adria-Mestre per un principio di incendio che aveva interessato un convoglio. Sono state analoghe le conseguenze registrate, come in precedenza, con disagi per i passeggeri e ritardi nelle partenze con ripercussioni sul traffico anche degli altri convogli che utilizzavano la tratta;

   in un articolo pubblicato sulla pagina web de llsole24ore dell'11 febbraio 2019 viene riportato che: «Più di 18 mila ore di ritardo, 4.460 in partenza e 13.687 a destinazione, per i treni dell'Alta velocità italiana, Frecce e Italo, nel 2018. All'arrivo il peggioramento è del 50,5 per cento rispetto al 2017, 821.200 minuti, 2,5 volte quelli del 2014. Per ciascuno dei 111.387 treni effettuati lo scorso anno il ritardo medio è di 7 minuti e mezzo. Solo il 34,8 per cento dei treni sono arrivati a destinazione in orario contro il 39,9 per cento del 2017, mentre il 38,9 per cento ha un ritardo superiore a 5 minuti contro il 32,6 per cento del 2017»;

   analogamente: «...la tesi dell'Autorità è chiara: la rete non è satura, si può ottimizzare molto per fare spazio a più treni e farli viaggiare a una velocità più uniforme; il modello concorrenziale è stato decisivo nel decretare il successo dell'Av italiana che ha cambiato il trasporto passeggeri in Italia» –:

   alla luce dei fatti esposti in premessa, quali iniziative urgenti intenda adottare nell'ambito delle proprie competenze, allo scopo di tutelare il diritto alla mobilità dei cittadini e garantire che i trasferimenti si svolgano in modo efficace ed efficiente;

   quali ulteriori iniziative di competenza ritenga necessario promuovere nei confronti delle società responsabili dei trasporti nazionali, allo scopo di prevedere una revisione totale del piano del traffico ferroviario, con particolare riguardo ai mesi estivi e alle relazioni ferroviarie verso le località balneari, per soddisfare il prevedibile aumento della domanda;

   quali siano i cronoprogrammi dei lavori inerenti al rinnovo del parco rotabile e all'adeguamento degli impianti di manutenzione e dei servizi tecnologici fondamentale per la mobilità degli italiani.
(5-02610)


   GRIPPA e NESCI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la consistenza degli impianti e delle infrastrutture aeroportuali, l'entità dei consumi e della popolazione aeroportuali, la presenza degli enti statali (polizia di Stato, carabinieri, finanza, vigili del fuoco, A.s.l. e altro), una stazione ferroviaria, di una centrale di cogenerazione, di servizio sanitario, di bar, di ristoranti, di negozi, di farmacie, di uffici, suggeriscono di assimilare l'aeroporto a una «città» di circa 50.000 abitanti e, conseguentemente, la gestione e la manutenzione dell'aeroporto all'amministrazione di una città;

   il compito della manutenzione è quello di far funzionare questa «città» svolgendo, oltre alle attività tipicamente manutentive, anche attività strategiche e gestionali, strettamente legate all'operatività e alla sicurezza aeroportuale;

   tutti gli aeroporti, con le naturali differenze legate al traffico, alle dimensioni e alle caratteristiche meteo-geografiche, presentano complessità manutentive peculiari. Questa circostanza ha comportato che i gestori dei principali aeroporti italiani considerassero strategico unire le esperienze e le capacità per creare utili sinergie;

   nel 2009, è stato costituito «L'Osservatorio sulle attività di manutenzione degli Aeroporti» che, coinvolgendo tutti i principali aeroporti nazionali (Milano, Roma, Alghero, Ancona, Bergamo, Bologna, Cagliari, Catania, Genova, Lamezia Terme, Olbia, Palermo, Rimini, Torino, Trapani, Venezia, Verona), periodicamente organizza scambi di informazioni attraverso incontri, tavole rotonde, convegni e gruppi di lavoro su temi specifici di particolare interesse per gli operatori aeroportuali;

   tra le tendenze evolutive del modello organizzativo, di particolare rilievo sono stati l'individuazione e il calcolo degli indici di manutenzione aeroportuali e il raggiungimento dell'accordo formale, stipulato con Enac, per costituire un gruppo di lavoro multidisciplinare, composto da risorse dell'ente di controllo, da tecnici degli aeroporti associati, e da docenti universitari, avente lo scopo di elaborare in comune la circolare Apt Pms (Pavement Management System);

   ne consegue che lo scambio di idee e informazioni all'interno dell'Osservatorio ha anche stimolato gli aeroporti associati a sviluppare nuovi modelli organizzativi per ottimizzare, in modo sistematico, ulteriori sinergie. Ci si riferisce in particolare alla possibile messa in comune di alcune attrezzature speciali di cui, al momento, ciascun aeroporto dispone, sostenendo individualmente i relativi oneri di acquisto e manutenzione;

   il concetto di sicurezza, nel suo significato più ampio, rappresenta, a parere dell'interrogante, l'insieme delle attività di security, safety, sicurezza operativa, sicurezza sul lavoro e gestione delle emergenze, legate all'attività aeroportuale. Ne consegue che, tra gli obiettivi prioritari degli operatori che si occupano della manutenzione e del monitoraggio delle attività negli aeroscali, la prevenzione di azioni che possano mettere in pericolo l'incolumità di persone, infrastrutture e aeromobili è quella che merita una maggiore attenzione;

   dal 1° gennaio 2008 è attivo in Italia, e per la prima volta anche in Europa, un sistema elettronico di segnalazione di eventi aeronautici: l'eE-MOR (Electronic Enac Mandatory Occurence Reporting). Il sistema, che è stato progettato e realizzato dall'Enac in applicazione della direttiva europea n. 2003/42/CE, recepita nell'ordinamento nazionale con il decreto legislativo n. 213 del 2006, consente la raccolta e l'analisi di segnalazioni relativamente a ogni evento che possa compromettere la sicurezza del volo;

   la conoscenza degli immobili, degli impianti e delle infrastrutture all'interno degli aeroscali è una condizione necessaria per poter intervenire in modo efficace, efficiente e tempestivo –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e di quali elementi disponga in merito ai dati emersi dall'attività di monitoraggio dell'Osservatorio;

   quali iniziative siano state messe in campo per accertare il rispetto delle norme sulla sicurezza negli aeroporti e lo stato dei controlli e della manutenzione degli aeromobili delle compagnie;

   se non ritenga opportuno adottare iniziative per rendere obbligatoria, per le società impegnate nella manutenzione degli aeroporti su tutto il territorio nazionale, l'adozione di un'anagrafe manutentiva patrimoniale finalizzata alla gestione della manutenzione programmata e non riparativa.
(5-02613)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ENRICO BORGHI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'introduzione di «quota 100» sta determinando in generale fenomeni di esodo dalla pubblica amministrazione, non compensati con la sostituzione e con l'attivazione di procedure concorsuali adeguate per la sostituzione dei quadri in quiescenza;

   il fenomeno sta interessando in particolare il delicato comparto dei segretari comunali, già oggetto da anni di modificazioni nello status e nelle attribuzioni e ne ha determinato una diminuzione di status nei confronti delle giovani generazioni;

   secondo quanto denunciato da numerosi sindaci del territorio, l'esodo massiccio e la mancanza di nuovi arrivi determinano la creazione di una trentina di sedi vacanti nella provincia di Novara;

   da Ghemme a Fontaneto d'Agogna, da Gargallo a Bolzano Novarese (solo per fare alcuni esempi) le amministrazioni locali si contendono ormai anche solo un «segretario a scavalco» che faccia il turno tra tre, quattro, quando non cinque, comuni diversi, con evidenti ripercussioni e ricadute sulla qualità e sull'efficienza della pubblica amministrazione locale;

   secondo quanto denunciato dai sindaci di Ghemme, Gargallo e Briga Novarese al quotidiano «La Stampa», l'assenza dei titolari di segreteria determina una immediata problematica, stante l'impossibilità di reperire professionalità in tal senso nel territorio;

   analoghe denunce sono state fatte dai sindaci di Bolzano Novarese e Fontaneto d'Agogna;

   il Governo ha interrotto il processo di sostegno finanziario alle fusioni di comuni, avviato nella scorsa legislatura –:

   quali iniziative urgenti di competenza intenda mettere in campo pervenire incontro all'emergenza segnalata dai sindaci del territorio della provincia di Novara in ordine all'assenza di segretari comunali e alla impossibilità di reperirne.
(5-02611)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BALDINO, MACINA, DIENI, ALAIMO, BERTI, BILOTTI, MAURIZIO CATTOI, CORNELI, DADONE, FORCINITI, PARISSE, FRANCESCO SILVESTRI, SURIANO, ELISA TRIPODI, BRESCIA, ILARIA FONTANA, LIUZZI, LOMBARDO, LOREFICE, GABRIELE LORENZONI, LOVECCHIO, MAMMÌ, ALBERTO MANCA, MARINO, MARTINCIGLIO, MENGA, MIGLIORINO, MISITI, MELICCHIO, NESCI, PALMISANO, PARENTELA, PAXIA, PERANTONI, PERCONTI, PIGNATONE, RADUZZI, RICCIARDI, TERZONI, ROSPI e TRAVERSI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 17 luglio 2019 il procuratore di Reggio Calabria, dottor Giovanni Bombardieri, incontrando i giornalisti insieme al comandante provinciale dei carabinieri Giuseppe Battaglia e commentando i risultati dell'operazione «Altanus», ha affermato che «C'è la necessità di un rafforzamento di uomini e mezzi in Calabria e soprattutto a Reggio, per fronteggiare adeguatamente un fenomeno criminale, qual è la ’ndrangheta, radicata profondamente nel proprio territorio di origine e ormai ampiamente globalizzata (...). Il Governo, riunitosi due volte in Calabria, e le visite del ministro dell'interno costituiscono certamente segnali significativamente positivi della volontà di dare corso ad un'azione decisa contro la ’ndrangheta, ma è altresì necessario che tale consapevolezza trovi sbocchi immediati poiché la dotazione degli organici delle forze di polizia tutte sia all'altezza della sfida. Lo Stato deve intervenire con lo stesso spirito di quanto fece in Sicilia negli anni ’80 contro Cosa Nostra, incrementando il personale destinato alle investigazioni sul territorio. L'organico della Squadra mobile di Reggio Calabria è oggi poco oltre le 160 unità; di converso, a Palermo; in questo momento, l'organico della squadra mobile è di 800 unità»;

   il deficit di organico, denunciato con allarme dal procuratore di Reggio Calabria, risulta ancora più grave se si considera che l'associazione criminale denominata ’ndrangheta è notoriamente fra le più pericolose su scala mondiale; tali preoccupazioni sono state condivise da altri magistrati in prima linea nel contrasto alle mafie, tra i quali il dottor Nicola Gratteri;

   a seguito degli incontri, a cui faceva riferimento il dottor Bombardieri, il Governo si è impegnato nel rafforzamento delle piante organiche, previo espletamento delle diverse procedure concorsuali che, come noto, soggiacciono a tempistiche inidonee a fornire adeguate risposte alle illustrate esigenze;

   dalla recente iniziativa della Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno delle mafie di «desecretazione» degli atti prodotti dalla Commissione medesima è emersa, ad esempio, la frustrazione di Paolo Borsellino che negli anni ’80, in occasione di audizioni presso la predetta Commissione bicamerale, denunciava le scarsità di mezzi di cui si disponeva –:

   se il Ministro interpellato sia a conoscenza delle carenze d'organico patite dalle forze dell'ordine nella regione Calabria e quali iniziative intenda adottare, pur sempre nel rispetto delle procedure concorsuali normativamente previste, per rafforzare l'organico delle stesse forze dell'ordine, con il fine di rendere più efficace il contrasto alle mafie.
(4-03404)


   TOCCAFONDI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'assessore regionale toscano al diritto alla salute, Saccardi, ha firmato in data 22 luglio 2019 in prefettura a Firenze, insieme al Ministro dell'interno Salvini, il protocollo per l'attuazione, anche in Toscana, del numero unico per le emergenze (Nue) 112, già attivo in alcune regioni;

   la stessa Saccardi ha dichiarato che «La firma di questo protocollo è un passo avanti molto importante verso l'attivazione del 112, il Numero unico europeo per tutte le emergenze. (...) Il NUE 112 avrà una serie di vantaggi importanti per la cittadinanza. Mettiamo in rete quattro numeri: 118, 112, 113, 115, attraverso una centrale unica di risposta che ha sede a Firenze, dove ora è collocata la centrale del 118, che ha tutte le caratteristiche necessarie per funzionare come centrale unica di risposta del 112. Da parte della Regione c'è stato un investimento di 3 milioni e mezzo per l'adeguamento tecnologico. Il sistema consentirà una prima scrematura delle chiamate, che poi saranno indirizzate verso l'intervento utile. Dove il NUE 112 è già stato attuato, ha dato buoni risultati»;

   in Toscana tale numero servirà un'utenza di 4.500.000 persone, rispondendo a circa 6.500 chiamate al giorno. Verranno assunte 80 persone, ci saranno 14 postazioni, e il servizio verrà a costare 75 centesimi ad abitante;

   il Ministro Salvini ha ricordato che il Ministero ha destinato 20 milioni di euro alla realizzazione del Nue, e che i dati a disposizione smentiscono qualsiasi obiezione sull'efficacia del servizio: entro 5-6 secondi c'è la risposta ed entro 45 secondi la chiamata viene indirizzata verso l'intervento utile; quindi, meno di un minuto in tutto;

   la centrale unica di risposta fornirà una prima risposta a tutte le chiamate di soccorso (pubblica sicurezza, soccorso tecnico e soccorso sanitario) effettuate componendo gli attuali numeri di emergenza (112, 113, 115 e 118), da chiunque si trovi sul territorio regionale, e, in seguito a una classificazione delle chiamate, tale chiamata sarà inoltrata alle competenti centrali operative di carabinieri, polizia, vigili del fuoco, emergenza sanitaria, che garantiranno la risposta operativa alla richieste di soccorso e le relative gestioni;

   appena poche ore dopo la firma del protocollo per la regione Toscana, accadeva che un fiorentino quarantacinquenne del quartiere Gignoro, intervenendo alla trasmissione radiofonica fiorentina Lady Radio, denunciava il completo disservizio del Nue;

   nello specifico, a seguito di un tentativo di furto in casa durante la notte, l'utente componeva il numero unico per le emergenze ma senza alcun riscontro in tempi rapidi: dalle ore 00,35 alle ore 00,40 (cinque minuti) non riceveva alcuna risposta dal Nue. Soltanto dopo svariati tentativi telefonici, finalmente otteneva una risposta;

   occorre, inoltre, riportare la denuncia del presidente nazionale della Società italiana sistema 118, Balzanelli, che addirittura in data 22 giugno 2018 affermava come tale Nue fosse una «Perdita di tempo prezioso nel soccorso con il nuovo sistema e spreco di soldi pubblici» (www.rainews.it);

   sempre Balzanelli ha dichiarato come «nello smistamento delle telefonate si perde tempo prezioso nel soccorso salva-vita»; come ha sottolineato lo stesso, in caso di arresto cardiaco improvviso, che uccide circa 8 italiani all'ora, per ogni minuto che passa dall'insorgenza dell'evento si perde mediamente il 10 per cento di possibilità di ripristino della circolazione spontanea;

   un numero di emergenza centralizzato non può presentare tali gravi disservizi –:

   se il Governo sia al corrente dei fatti suesposti e come intenda rispondere ai gravi disservizi soprattutto legati ai tempi di risposta del numero di emergenza.
(4-03409)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CARBONARO e NITTI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in attuazione dell'articolo 10, commi 2-bis e 2-ter, del decreto-legge 12 settembre 2013, n. 104, (convertito, con modificazioni, dalla legge 8 novembre 2013, n. 128), come modificato dalla legge 13 luglio 2015, n. 107, è stato emanato, di concerto con il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, il decreto del Ministro dell'economia e delle finanze del 6 aprile 2018, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana – serie generale n. 120 del 25 maggio 2018;

   il decreto prevede la concessione di contributi diretti e mutui pluriennali da parte del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca finalizzati a interventi straordinari di ristrutturazione, miglioramento, messa in sicurezza, adeguamento antisismico, efficientamento energetico, degli edifici adibiti all'attività istituzionale delle Istituzioni dell'alta formazione artistica e musicale (Afam) statali, anche in costruzione, con uno stanziamento complessivo – a carico del bilancio del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca – di euro 16.000.000 per l'assegnazione di contributi diretti (che corrispondo alla quota annua di euro 4.000.000 per le annualità 2016, 2017, 2018 e 2019), nonché di euro 4.000.000 annui – comprensivi della quota capitale e interessi – per la stipula di mutui di durata pari a 26 anni, a decorrere dall'anno 2020;

   l'articolo 5, comma 1, del decreto succitato, stabilisce che le istituzioni Afam presentino le richieste di finanziamento attraverso una procedura telematica e secondo modalità e indicazioni operative definite dalla direzione generale per la programmazione, il coordinamento e il finanziamento delle istituzioni della formazione superiore. Dalla presentazione della domanda decorrono ulteriori 90 giorni (se la richiesta riguarda il contributo diretto) o 120 giorni (se si richiede un mutuo pluriennale) per la valutazione delle proposte progettuali da parte della commissione;

   la direzione generale per la programmazione, il coordinamento e il finanziamento delle istituzioni della formazione superiore del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha predisposto la procedura telematica e le indicazioni operative per la presentazione delle domande nel luglio 2018;

   successivamente, le indicazioni operative sono state inviate informalmente al Ministero dell'economia e delle finanze in modo da condividerne i contenuti ed avviare la procedura nel settembre 2018;

   il conservatorio G.B. Martini di Bologna ha espletato le procedure di assegnazione dei contributi con esito positivo; tuttavia, a quanto risulta agli interroganti, le risorse assegnate non sono state ad oggi trasferite nelle disponibilità dell'Istituto, ritardando in tal modo la messa in opera degli interventi di edilizia previsti –:

   se il Governo sia a conoscenza dei ritardi nel trasferimento delle risorse assegnate agli istituti dell'alta formazione artistica e musicale (Afam);

   con quali tempistiche si preveda che le risorse assegnate saranno trasferite nelle disponibilità del conservatorio G.B. Martini di Bologna.
(5-02614)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GRIBAUDO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nelle aree interne e in particolare nelle valli montane a bassa densità abitativa, soggette negli ultimi decenni a forte spopolamento, i servizi scolastici hanno visto una drastica riduzione nelle sedi a causa dei numeri sempre più ridotti di alunni;

   le sedi degli istituti scolastici sono state quindi concentrate nei comuni più grandi e raggiungibili di questi territori, che hanno condiviso le spese per i servizi con i comuni circostanti, al fine di garantire la permanenza dei servizi scolastici;

   la scuola rappresenta un servizio pubblico indispensabile per il presidio dei territori delle aree interne, senza la quale molte famiglie sarebbero inevitabilmente costrette all'abbandono delle valli e delle migliaia di piccoli comuni del nostro Paese, con tutte le conseguenze in termini di cura del territorio e di perdite culturali, storiche e di identità;

   fra i servizi scolastici un ruolo importante per i territori montani è rappresentato dal servizio di trasporto scolastico, grazie al quale più comuni possono condividere la spesa per lo spostamento degli alunni fra i centri abitati e garantire alle famiglie di poter mandare i figli a scuola, senza necessariamente spostarsi a vivere in un centro più grande;

   tuttavia, una giurisprudenza stratificata, sulla base delle indicazioni del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali e infine dell'articolo 5, comma 2, del decreto legislativo n. 63 del 2017, ha indicato quello del trasporto scolastico come un servizio pubblico soggetto a clausola di invarianza finanziaria, assicurato su istanza di parte e dietro pagamento di una quota di partecipazione diretta, senza nuovi o maggiori oneri per gli enti territoriali interessati;

   da ultimo, con l'adunanza del 27 maggio 2019, tale indicazione è stata confermata dalla sezione regionale di controllo per il Piemonte della Corte dei conti, mettendo a rischio i contributi di quei comuni che per erogare questo indispensabile servizio ai cittadini si fanno carico, ogni anno, di una quota del costo di questo servizio;

   tale parere mette a rischio in tanti piccoli comuni non solo il servizio di trasporto scolastico, ma la stessa fruizione dei servizi scolastici da parte tanti bambini e bambine che vivono nelle aree interne del nostro Paese –:

   quali iniziative intenda adottare per correggere, attraverso il primo strumento normativo utile, le previsioni di cui all'articolo 5, comma 2 del decreto legislativo n. 63 del 2017, consentendo ai comuni che lo ritengono necessario di cofinanziare il servizio di trasporto scolastico.
(4-03410)


   RACHELE SILVESTRI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 107 del 2015 ha operato la riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione anche attraverso l'introduzione di percorsi di alternanza scuola-lavoro (Asl), rinominati «percorsi per le competenze trasversali e per l'orientamento» (Pcto) dall'articolo 1, commi 784-787, della legge n. 145 del 2018 (legge di bilancio 2019);

   a decorrere dall'anno scolastico già in corso, la suddetta legge ha ridotto il numero di ore minimo complessivo da svolgere. In particolare, le disposizioni in commento stabiliscono che, a partire dall'anno scolastico 2018/2019, i nuovi percorsi per le competenze trasversali e per l'orientamento sono svolti per una durata complessiva minima di 90 ore nel secondo biennio degli istituti professionali e nel quinto anno dei percorsi liceali;

   lo scopo della legge in questione è quello di affiancare alla formazione scolastica, prettamente teorica, un periodo di esperienza pratica presso un ente pubblico o privato, al fine di avvicinare i giovani, fin da subito, al mondo del lavoro, coerentemente con il percorso di studi scelto;

   gli istituti scolastici, sulla base di apposite convenzioni stipulate con le imprese, sono tenuti a organizzare per i propri studenti periodi di formazione professionale in azienda o altre attività che favoriscano l'integrazione con il mondo del lavoro;

   per garantire una continuità tra l'attività di formazione compiuta a scuola e quella svolta in azienda, è prevista la designazione di un tutor didattico, generalmente un docente, che offre assistenza agli studenti e verifica il corretto svolgimento del percorso in alternanza scuola-lavoro, e un tutor aziendale, che favorisce l'inserimento dello studente in azienda e collabora con la scuola per permettere la verifica delle attività;

   tuttavia, nonostante i buoni propositi del legislatore, l'applicazione della normativa è risultata spesso carente rispetto alla sua ratio originaria;

   purtroppo, si è ancora lontani dal raggiungere quanto la legge prevede. Vi è infatti un forte divario tra la domanda di occupazione specializzata, richiesta dalle attività produttive territoriali, e i diplomati che il sistema scolastico forma;

   inoltre, diverse inchieste hanno portato alla luce episodi anomali: nel marzo 2017 l'Unione degli studenti della Puglia ha denunciato la trasformazione del (Pcto) in uno strumento di sfruttamento, rilevando come sulla carta dovrebbe essere «un'esperienza formativa innovativa per unire sapere e saper fare» ma, nella realtà, spesso gli studenti sono usati come manovalanza gratuita;

   si ricorda uno tra i casi più significativi: quello degli studenti dell'istituto alberghiero di Sannazzaro de Burgondi che sono stati impiegati per pulire bagni e tavoli;

   proprio a seguito di queste ultime criticità, il decreto interministeriale n. 195 del 2017 ha introdotto la cosiddetta «Carta dei diritti e dei doveri degli studenti in alternanza scuola-lavoro» nella quale trova riconoscimento il principio della coerenza tra percorso in alternanza e percorso di studio seguito dagli studenti, dando inoltre, allo studente la possibilità di esprimere una valutazione sull'efficacia dei percorsi effettuati, sia durante il periodo di Pcto sia al termine –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza abbia intrapreso o intenda intraprendere al fine di:

    a) assicurare, nel minor tempo possibile, un reale inserimento delle nuove generazioni nel mondo del lavoro avvicinando la formazione alle competenze professionali richieste dalla realtà economico-produttiva territoriale, nel pieno rispetto del principio della coerenza tra percorso in alternanza e percorso di studio;

    b) avviare un controllo sulle convenzioni e sull'ambiente di apprendimento professionale affinché risultino idonei ad acquisire una formazione qualificata, evitando un uso distorto del percorso formativo, come quello sommariamente descritto sopra;

    c) qualificare gli operatori economici che si rendono disponibili a partecipare al progetto di alternanza, anche attraverso la creazione di albi sottoposti a vigilanza e controllo costante del Ministero stesso.
(4-03412)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GRIBAUDO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 39, della legge 8 agosto 1995, n. 335, ha delegato il Governo ad emanare norme intese a riordinare, armonizzare e razionalizzare le discipline dei diversi regimi previdenziali, in materia di contribuzione figurativa, di ricongiunzione, di riscatto e di prosecuzione volontaria, nonché a conformarle al sistema contributivo di calcolo;

   il primo provvedimento emanato in attuazione di questa delega è stato il decreto legislativo 16 settembre 1996, n. 564, che disciplina, oltre alla contribuzione figurativa, anche la copertura di alcuni periodi scoperti da contribuzione e valutabili mediante riscatto;

   l'articolo 6 del decreto legislativo n. 564 del 1996 riconosce «in favore degli iscritti all'assicurazione generale obbligatoria per l'invalidità, la vecchiaia e i superstiti e alle forme di essa sostitutive ed esclusive, i periodi successivi al 31 dicembre 1996, di formazione professionale, di studio o di ricerca, privi di copertura assicurativa, finalizzati alla acquisizione di titoli o competenze professionali richiesti per l'assunzione al lavoro o per la progressione in carriera, possono essere riscattati a domanda, qualora, ove previsto, sia stato conseguito il relativo titolo o attestato, mediante il versamento della riserva matematica secondo le modalità di cui all'articolo 13 della legge 12 agosto 1962, n. 1338, e successive modificazioni e integrazioni»;

   dalla normativa in vigore, risulta dunque che, solo a partire dal 1° gennaio 1997, si possono riscattare gli anni di formazione professionale;

   risulta che, a causa del tardivo intervento legislativo, coloro i quali hanno partecipato a corsi professionali antecedenti la data del 1° gennaio 1997 siano rimasti esclusi, pur essendo in possesso dei requisiti stabiliti dalla legge sopra citata, in quanto possessori sia dell'attestato professionale sia della vidimazione apposta sul libretto di lavoro dei periodi formativi;

   numerosi lavoratori che negli anni precedenti hanno frequentato corsi di formazione professionale hanno ricevuto risposta negativa dall'Inps in esito alla richiesta di accredito dei contributi per i periodi di frequenza –:

   se il Governo intenda assumere iniziative volte a modificare la normativa vigente, al fine di consentire ai lavoratori, che hanno frequentato e concluso corsi di addestramento professionale anche in periodi antecedenti il 31 dicembre 1996, in possesso dei requisiti stabiliti dalla legge, di vedere riconosciuto il computo dei periodi di frequenza, ovvero di ottenere la possibilità di riscatto a titolo oneroso degli stessi ai fini previdenziali.
(5-02609)


   MURA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per il sud. — Per sapere – premesso che:

   la società Porto Industriale Cagliari S.p.a. (Cict) si occupa del carico, dello scarico delle navi e della movimentazione dei container (cosiddetti Transhipment) in quanto concessionaria delle banchine del porto industriale di Cagliari (Porto Canale);

   con delibera del 7 giugno 2019, il consiglio di amministrazione della Cict ha assunto la decisione di avviare la procedura di riduzione del personale per l'intera forza lavoro impiegata dalla stessa pari a 210 lavoratori con conseguente cessazione dell'attività entro e non oltre il 31 agosto 2019;

   i profondi cambiamenti nei settori dello shipping e del terminal container, in particolare la concentrazione di volumi di contenitori movimentati in un numero limitato di porti con conseguenti impatti negativi sulla competitività degli altri, fra i quali Cagliari, caratterizzati da spazi limitati e deficitari dal punto di vista infrastrutturale e la decisione di Hapag Lloyd di dirottare il proprio traffico container verso altri porti del Mediterraneo, hanno determinato una drastica riduzione del volume dei contenitori movimentati da Cict: dai 671.176 TEU's nel 2016 ai 44.142 TEU's ad aprile del 2019, con la riduzione di tutte le attività del porto industriale;

   la Cict denuncia che le ingenti perdite di esercizio hanno assorbito le riserve patrimoniali e parzialmente intaccato il capitale sociale della medesima, tanto da rendere impossibili misure alternative alla riduzione del personale comprese la Cassa integrazione guadagni straordinaria non potendo l'azienda garantire il reimpiego dei lavoratori al termine dell'intervento e comunque l'attuazione di un programma di risanamento aziendale;

   la cessazione delle attività di Cict, oltre al licenziamento dei 210 lavoratori diretti, determinerebbe anche quello dei lavoratori delle cosiddette società satelliti, Iterc (63), CTS (16), MPS (10), e dei circa 450 lavoratori dell'indotto –:

   se sia a conoscenza della situazione;

   quali iniziative di competenza intenda promuovere per scongiurare la cessazione dell'attività di impresa ovvero per garantire, attraverso specifici e mirati ammortizzatori sociali, un adeguato supporto reddituale ai lavori interessati;

   se il Governo non ritenga di promuovere un tavolo di confronto nazionale che metta insieme tutti i soggetti interessati, con la partecipazione di rappresentanti del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, del Ministero per il Sud, della regione Sardegna, del comune di Cagliari, dei sindacati e dell'azienda.
(5-02619)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI, FORESTALI E TURISMO

Interrogazione a risposta orale:


   LOSACCO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto ha reso noto la Coldiretti continua la preoccupante avanzata della Xylella fastidiosa in territorio di Puglia;

   risultano essere stati trovati altri 366 ulivi infetti nelle province di Brindisi e Taranto, con il virus che sembrerebbe andare in direzione di Matera, con 45 nuovi casi accertati a Taranto, 35 a Montemesola e 10 a Monteiasi;

   sulla base del VII aggiornamento del monitoraggio 2018/2019 il numero di piante infette sale a 885, dopo campionamenti e analisi;

   le organizzazioni di categoria del mondo agricolo sono preoccupate e chiedono alle competenti istituzioni di conoscere strategie e modalità di azione per intensificare le attività di monitoraggio e abbattimento, in modo da salvare il patrimonio degli ulivi già gravemente compromesso;

   preoccupa questo avanzamento in direzione di Matera e in particolare sono in allarme i territori a maggiore vocazione di tale coltura a partire dal comune di Ferrandina;

   in questo territorio è nota la coltivazione della «majatica» per la quale è in corso il riconoscimento Dop;

   lo stesso discorso vale per tutta la fascia jonica metapontina –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere, in particolare in relazione al territorio materano, al fine di contrastare efficacemente l'avanzata della Xylella e preservare pregiate coltivazioni olivicole, a partire da quelle presenti in territorio di Ferrandina.
(3-00904)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GADDA, CENNI, CRITELLI, DAL MORO, D'ALESSANDRO, INCERTI, PORTAS e MARTINA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   l'Agea è un'agenzia vigilata dal Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo che svolge funzioni di interlocutore unico dello Stato italiano nei confronti della Commissione europea per ciò che attiene i fondi destinati all'agricoltura (Feaga-Fears);

   l'Agenzia funge da organismo pagatore nazionale e regionale per 13 regioni italiane, erogando circa 6,5 miliardi di euro di risorse pubbliche annue, e svolge le funzioni di organismo di coordinamento per tutti gli organismi pagatori italiani;

   l'Agea è anche responsabile della gestione e dell'evoluzione del sistema informativo agricolo nazionale (Sian) che, dal 2009, avviene attraverso una società mista a maggioranza pubblica (Sin spa) partecipata al 51 per cento da Agea e al 49 per cento dal raggruppamento temporaneo d'impresa con mandataria Almaviva spa;

   presso le due Camere è iniziato l'esame dello schema di decreto legislativo concernente disposizioni integrative e correttive al decreto legislativo 21 maggio 2018, n. 74, recante riorganizzazione dell'Agenzia per le erogazioni in agricoltura – Agea e per il riordino del sistema dei controlli nel settore agroalimentare (atto del Governo n. 96);

   il provvedimento introduce integrazioni e correzioni al decreto legislativo 21 maggio 2018, n. 74, che ha riformato i compiti e le funzioni dell'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea) in conformità a quanto previsto dalla norma di delega contenuta nella legge 28 luglio 2016, n. 154 (collegato agricolo);

   più in particolare, la delega ha previsto, all'articolo 15, che il Governo provvedesse, entro diciotto mesi dalla data di entrata in vigore della legge, a riordinare gli enti, le società e le agenzie vigilate dal Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo;

   il 24 gennaio 2019 Alberto Di Rubba è stato scelto come presidente del consiglio d'amministrazione della Sin spa;

   secondo alcune anticipazioni giornalistiche Alberto Di Rubba risulta uno dei fondatori dell'associazione «Più Voci», finita al centro delle cronache giudiziarie, perché ritenuta dai magistrati la scatola attraverso cui la Lega avrebbe incassato finanziamenti illeciti –:

   se non si ritenga palesemente inopportuno il fatto che Alberto Di Rubba ricopra il ruolo di presidente del consiglio d'amministrazione della Sin spa, un incarico che comporta la gestione di finanziamenti pubblici;

   quali iniziative urgenti il Governo ritenga doveroso adottare al fine di garantire una gestione del denaro pubblico assolutamente trasparente e rispettosa della normativa vigente in materia, con particolare riguardo al settore dell'agricoltura.
(5-02620)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RUFFINO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'adrenoleucodistrofia (Ald) legata al cromosoma X (X-ALD) è una malattia metabolica neurodegenerativa ereditaria causata da mutazioni nel gene Abcd1 localizzato sul cromosoma X: la malattia, pertanto, colpisce gli individui maschi, mentre le femmine sono considerate portatrici della mutazione;

   il difetto genetico altera la via metabolica deputata al metabolismo degli acidi grassi a lunghissima catena (Vlcfa), con conseguente accumulo di acidi grassi nei tessuti, generando danni gravissimi: a livello neurologico si osserva la distruzione della guaina mielinica che avvolge gli assoni delle cellule nervose, mentre a livello endocrinologico si evidenzia il danneggiamento delle ghiandole surrenali;

   esistono tre forme. La forma cerebrale (X-cALD) è la più grave: colpisce durante l'infanzia e i bambini affetti mostrano disturbi, di progressiva e inesorabile gravità, che coinvolgono la sfera comportamentale e dell'apprendimento; possono inoltre insorgere disturbi della vista, dell'udito e del movimento che esitano in stato neurodegenerativo e morte;

   l'adrenomieloneuropatia (Anm) si manifesta tra i 20 e i 30 anni, con la comparsa di paraparesi (rigidità e debolezza delle gambe), disturbi degli apparati genitale e urinario e disturbi neurologici. La maggior parte delle persone colpite mostra anche insufficienza surrenalica;

   la terza forma, infine, prende il nome di X-ald: nel 70 per cento dei maschi affetti è presente insufficienza corticosurrenalica, che può essere segno di esordio anni o decenni prima della comparsa di sintomi neurologici;

   le femmine portatrici hanno il 50 per cento di possibilità di trasmettere il gene mutato ai figli maschi che ne saranno affetti, e alle figlie femmine che, a loro volta, svilupperanno lo stato di portatrici. Le stime dicono che viene colpito da questa patologia un nuovo nato ogni 17 mila (includendo sia le femmine portatrici che i maschi affetti). Su una popolazione come quella italiana di circa 60 milioni, sono quindi attesi circa 3.500-4.000 pazienti affetti da questa malattia. Attualmente quelli diagnosticati sono solamente alcune centinaia; la diagnosi viene effettuata in seguito a manifestazione di sintomi e segni clinici ed è sostenuta da esami strumentali (risonanza magnetica) e di laboratorio (misurazione dei livelli di acidi grassi a catena molto lunga); per confermare la malattia viene effettuato il test genetico;

   data la gravità della malattia è necessario inserire l'adrenoleucodistrofia, come peraltro chiesto già da tempo anche dall'Associazione italiana adrenoleucodistrofia, nel pannello di esami di screening neonatale, per permettere un potenziale di sorveglianza e di intervento precoce, visto che i pazienti sono nella maggior parte dei casi suscettibili di trattamento non solo sintomatico;

   ad oggi non esiste un trattamento patogenetico per l'Ald e l'Anm (maschi e femmine comprese), ma di rilievo è la terapia potenzialmente salvavita se precocemente instaurata come il trapianto allogenico di cellule staminali ematopoietiche (Hsct) o di cellule ematopoietiche autologhe. In ogni caso la restrizione dietetica dei Vlcfa e il loro controllo rappresenta un'opzione terapeutica efficace –:

   se non intenda avviare tutte le iniziative utili volte a inserire l'adrenoleucodistrofia (Ald) nel pannello degli screening neonatali.
(5-02612)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:


   FRATOIANNI e PALAZZOTTO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il 4 maggio 2015 è stato sottoscritto un accordo presso il Ministero dello sviluppo economico tra Schneider Electric, la «newco» Elexos, le organizzazioni sindacali e la regione Lazio per il sito di Rieti; l'accordo prevedeva la reindustrializzazione del sito ex Schneider attraverso gli investimenti della newco Elexos che si impegnava a ricollocare i lavoratori, nel periodo iniziale, dalle commesse garantite da parte di Schneider per un minimo di 29 milioni di euro;

   il 28 settembre 2015 è stato firmato un ulteriore accordo presso il Ministero dello sviluppo economico in cui Schneider garantiva a Elexos commesse per 29 milioni di euro in 7 anni e infrastrutture, contributi e macchinari a fondo perduto nonché una «dote» di 70 mila euro per ciascuno dei 43 dipendenti assunti (60 mila per la società, 10 mila per il lavoratore), «dote» a cui i lavoratori hanno rinunciato, affinché venisse reinvestita in un progetto industriale che garantisse loro un futuro lavorativo;

   la fabbrica ha riaperto alla fine del mese di novembre 2015;

   purtroppo la vicenda è andata diversamente. Nei mesi di marzo e maggio 2019 si è tenuto il tavolo sulla Elexos spa presso il Ministero dello sviluppo economico; l'orientamento, come si evince dai verbali, definito in questi incontri con tutti i soggetti istituzionali, datoriali e sindacali, era di proseguire con gli ammortizzatori sociali e, nel frattempo, trovare una soluzione industriale alla vertenza;

   la società Elexos spa di Rieti ha, invece, avviato la procedura di licenziamento collettivo, con scadenza il 28 luglio 2019, per i suoi 43 dipendenti, ufficializzando la decisione di non proseguire con la cassa integrazione straordinaria per cessazione attività;

   il 23 luglio 2019 i lavoratori hanno deciso di occupare lo stabilimento per tentare di salvare i propri posti di lavoro. Queste 43 persone, che hanno scelto di investire le risorse che la Schneider era disponibile a dare per la chiusura dello stabilimento in una nuova attività industriale, ora vedono di nuovo in pericolo il proprio futuro;

   la chiusura della Elexos spa di Rieti sarebbe l'ennesimo duro colpo per una provincia in forte crisi industriale e massacrata dal terremoto;

   a parere degli interroganti è assurdo che l'accordo sottoscritto al Ministero dello sviluppo economico firmato da tutti, compresa Schneider che ha ceduto il sito, venga così disatteso;

   dopo gli sforzi, anche economici, fatti dai lavoratori proprio per reindustrializzare il sito e garantire un futuro allo stabilimento della Elexos di Rieti, è inaccettabile che oggi ci si trovi senza nessun accordo e con le lettere di licenziamento pronte, perché non ci sarebbero i fondi per coprire i costi della cassa integrazione;

   questi lavoratori e lavoratrici andrebbero presi ad esempio per la loro generosità, avendo contribuito con circa 3 milioni di euro per il rilancio del sito, e oggi, la sua chiusura, rappresenterebbe una colossale beffa, un brutale tradimento che il Governo ha il dovere di impedire, ricercando ogni soluzione possibile, sia sul fronte degli ammortizzatori sociali sia su quello dell'individuazione di eventuali nuovi investitori –:

   se intenda convocare urgentemente un ulteriore tavolo di confronto sulla situazione della Elexos spa di Rieti affinché si trovi una soluzione per evitare i licenziamenti e garantire un futuro ai 43 lavoratori e alle loro famiglie, salvando uno dei pochi siti produttivi ancora esistenti a Rieti, un territorio già impoverito dalla crisi industriale e dal terremoto.
(4-03405)


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   ArcelorMittal ha vinto una gara europea per l'acquisto del compendio industriale ex Ilva con assegnazione il 6 settembre 2018. L'aggiudicazione pone dei vincoli stringenti alla società sia in termini occupazionali sia in termini ambientali, termini che sono parte integrante e sostanziale del medesimo contesto di aggiudicazione;

   l'accordo del 6 settembre 2018 sottoscritto con il Ministro interrogato prevedeva un primo gruppo di 1.500 lavoratori in cassa integrazione, a differenza di quanto, invece, indicato nell'accordo proposto dal precedente Governo;

   inoltre, come ribadito in una precedente interrogazione, sebbene l'intesa siglata nel mese di settembre 2018 fra ArcelorMittal e Governo preveda una verifica trimestrale sulle questioni ambientali e lavorative oggetto dell'accordo, nessun incontro — malgrado le molte sollecitazioni da parte delle organizzazioni sindacali e delle associazioni ambientaliste — è stato finora tenuto;

   in data 5 giugno 2019, con un comunicato stampa e alla vigilia di un incontro con le rappresentanze sindacali, previsto per il 10 giugno 2019, la dirigenza del gruppo ArcelorMittal ha annunciato la decisione di mettere in cassa integrazione per 13 settimane 1.400 dipendenti dello stabilimento ex Ilva di Taranto a partire dal 1° luglio 2019;

   negli scorsi giorni, la dirigenza di ArcelorMittal ha decretato l'affidamento del servizio di caricamento di coils attraverso una compagnia portuale esterna, malgrado alcune migliaia di lavoratori diretti dello stabilimento siano in cassa integrazione ordinaria;

   il 23 luglio 2019, le rappresentanze sindacali unitarie (Rsu) Fim, Fiom e Uilm hanno proclamato uno sciopero di 24 ore per la giornata del 2 agosto 2019 dei lavoratori del terzo e quinto sporgente dell'area portuale gestita da ArcelorMittal (reparto Ima) per protestare contro tale decisione;

   a tale proposito, le organizzazioni sindacali — tramite nota inviata all'ufficio relazioni industriali del gruppo industriale, al capo area di stabilimento e per conoscenza all'Inps — hanno verificato che all'interno dello sporgente n. 1 si stanno effettuando operazioni di caricamento coils sulla nave Johann attraverso una compagnia portuale, sebbene sia ampiamente noto «che i lavoratori sociali sono in cassa integrazione ordinaria guadagni in quanto l'azienda ha deciso unilateralmente di ridurre le attività di carico navi»;

   tale situazione, secondo Fim, Fiom e Uilm, «ha determinato di fatto una difficoltà aziendale tanto da assegnare le stesse attività, svolte dai lavoratori sociali, a compagnie portuali»;

   nell'opinione dell'interrogante tale decisione si rivela inaccettabile, controversa e sfidante, soprattutto alla luce dei recenti sviluppi sul piano occupazionale e in virtù degli accordi sottoscritti nel settembre 2018 –:

   se e quali iniziative intenda intraprendere, per quanto di competenza, il Ministro interrogato per fare luce sulla ratio delle decisioni prese da ArcelorMittal;

   se intenda, per quanto di competenza, adottare iniziative affinché da parte della nuova gestione degli stabilimenti ex-Ilva vi sia un ripensamento sulla scelta effettuata e riportata in premessa, anche alla luce degli accordi sottoscritti nel settembre 2018 sopra richiamati, favorendo il reintegro dei lavoratori posti in cassa integrazione ordinaria per lo svolgimento delle attività di carico navi.
(4-03414)

Apposizione di firme ad una mozione.

  La mozione Nitti e altri n. 1-00231, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 24 luglio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Acunzo, Frate, Carbonaro.

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione De Toma e altri n. 7-00258, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 giugno 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Galizia.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta orale Bruno Bossio e altri n. 3-00868, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 10 luglio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ungaro.

  L'interrogazione a risposta scritta Muroni n. 4-03334, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 luglio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Fornaro.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interpellanza urgente Baldino n. 2-00468 del 23 luglio 2019.