XVIII LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 355 di giovedì 11 giugno 2020
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO
La seduta comincia alle 9,30.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
SILVANA ANDREINA COMAROLI, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Battelli, Brescia, Cirielli, De Maria, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Gallinella, Gallo, Gebhard, Giaccone, Giachetti, Grimoldi, Liuni, Lollobrigida, Lorefice, Maggioni, Parolo, Sisto, Tasso, Vignaroli e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente ottantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Comunicazioni del Ministro della Salute sul contenuto dei provvedimenti di attuazione delle misure di contenimento per evitare la diffusione del virus COVID-19, ai sensi dell'articolo 2, comma 1, del decreto-legge n. 19 del 2020, come modificato dalla legge di conversione n. 35 del 2020.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di comunicazioni del Ministro della Salute sul contenuto dei provvedimenti di attuazione delle misure di contenimento per evitare la diffusione del virus COVID-19, ai sensi dell'articolo 2, comma 1, del decreto-legge n. 19 del 2020, come modificato dalla legge di conversione n. 35 del 2020.
La ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicata nell'Allegato A al resoconto della seduta dell'8 giugno 2020 (Vedi l'allegato A al resoconto della seduta dell'8 giugno 2020).
(Intervento del Ministro della Salute)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro della Salute, Speranza.
ROBERTO SPERANZA, Ministro della Salute. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, dopo mesi drammatici vissuti dentro un'emergenza sanitaria senza precedenti, che ha condizionato e in larga parte determinato i tempi e le modalità attraverso le quali Governo e Parlamento hanno assunto decisioni urgenti, tutti, io credo, avvertiamo l'esigenza, dopo la fine del lockdown, di allargare e rilanciare il confronto istituzionale, politico e sociale. Serve un confronto a tutto campo, a partire dalle forze politiche presenti in Parlamento, con le tantissime preziose energie delle professioni sanitarie, del mondo scientifico, delle università, del volontariato e dell'associazionismo. Una forte sinergia istituzionale e sociale è la bussola che può consentirci di attraversare la terribile tempesta che, passo dopo passo, stiamo cercando di mettere alle nostre spalle. Sarebbe un errore imperdonabile illudersi che la nostra prossima navigazione sia scevra da ulteriori rischi, e soprattutto, passate le giornate più drammatiche della burrasca, dividerci immotivatamente nell'azione di rilancio e riforma del nostro Servizio sanitario nazionale. In quest'Aula, nel mio primo intervento da Ministro della Salute, quando il COVID-19 non aveva ancora segnato le nostre vite, ho affermato che sulla sanità, sulla tutela del diritto fondamentale della salute, tutti dobbiamo fare uno sforzo in più, per far prevalere sempre l'interesse generale, abbassando le bandierine di fazione. Oggi, ancor più di ieri, ne sono profondamente convinto. Oggi, ancor più di ieri, sono convinto che il nostro è davvero un grande Paese, e che ha la forza, le energie e le competenze per attuare quanto previsto dal magistrale articolo 2 della nostra Costituzione. Serve una limpida dialettica tra maggioranza ed opposizione, tra forze che, a diversi livelli istituzionali, hanno nella gestione della sanità rilevanti e concorrenti responsabilità di governo, così come definito dall'articolo 117 della Costituzione. Per me, la collaborazione non è una scelta, ma un vero e proprio obbligo istituzionale.
Con questo spirito oggi dico, a nome del Governo, che non considero questa discussione un passaggio formale, un semplice ed inevitabile adempimento procedurale, in ossequio a quanto previsto dal comma 1 dell'articolo 2 del decreto-legge n. 19, come recentemente modificato e approvato dalle Camere. Sono qui per informarvi del lavoro svolto e degli orientamenti che stiamo maturando rispetto ai prossimi provvedimenti che dovremo adottare. E sono qui per ascoltare con attenzione preventivamente le valutazioni, le proposte e gli indirizzi che il Parlamento riterrà opportuno proporre all'Esecutivo. Non vengo, quindi, con un pacchetto chiuso, ma con linee guida aperte, che, in un percorso di continuità rispetto a quanto fatto finora ed alla luce dell'evoluzione epidemiologica del Paese, pongo a base di una discussione parlamentare da cui mi auguro possano arrivare contributi importanti al lavoro che ci aspetta nei prossimi giorni. Mi pare questo il modo migliore di rispettare lo spirito della nuova disposizione legislativa, che proprio oggi trova la sua prima attuazione, e di favorire la migliore relazione possibile tra Governo e Parlamento. Mi sia concessa una premessa che giudico, però, essenziale: non dobbiamo perdere mai, nemmeno per un secondo, la memoria di quanto abbiamo tragicamente vissuto.
Ogni scelta, anche quelle di cui discutiamo oggi, deve tenere presente cosa sono stati gli ultimi mesi per il nostro Paese. Lo dico con tutta la forza che ho dentro di me: non possiamo, asciugate le lacrime, lenito il dolore, dimenticare l'incubo che abbiamo vissuto. No, non solo non possiamo dimenticare, ma abbiamo l'obbligo politico e morale di essere conseguenti, di trarre gli insegnamenti da una lezione senza precedenti. È questo, secondo me, anche il modo migliore per ricordare i tanti che purtroppo non ce l'hanno fatta. Nessuno di noi potrà dire, in un giorno che spero non rivivremo mai più, “non lo sapevo, siamo stati colti disarmati di fronte alla violenza di una nuova pandemia”. No, adesso abbiamo l'obbligo di fare tesoro dell'esperienza, di valorizzare e mettere nelle condizioni di lavorare meglio tutto il personale sanitario e di correggere e superare i limiti che l'emergenza ha messo in evidenza. Dobbiamo farlo con equilibrio, consapevoli del lavoro che in condizioni inedite e drammatiche le istituzioni repubblicane nel loro insieme hanno svolto, senza giudizi autolesionistici che farebbero male all'Italia, ma anche senza chiudere gli occhi dinanzi a quello che non ha funzionato come sarebbe stato necessario.
Non dobbiamo perdere la memoria: sono trascorsi 141 giorni da quando il 22 gennaio, con zero casi in Italia, abbiamo istituito la task force per monitorare l'andamento dell'epidemia da COVID-19. Quella decisione, come tante altre che si sono succedute, è stata adottata prima delle indicazioni dell'OMS e prima di tutti gli altri Paesi europei. Solo nove giorni dopo, il 31 gennaio, abbiamo dichiarato lo stato di emergenza, ed è il 21 febbraio quando esplode il primo focolaio di Codogno e in poche ore cambia drammaticamente tutto.
Scrivendo questo mio intervento, rimettendo in ordine cronologico i diversi avvenimenti, ho rivissuto la durezza di queste tantissime giornate, le ore drammatiche che abbiamo trascorso. È una progressione impressionante di fatti e decisioni succedutesi senza un attimo di respiro per il Governo nazionale e per i governi regionali.
Il 22 febbraio vengono istituite le prime zone rosse in Lombardia e in Veneto; seguono poi le ordinanze a doppia firma concernenti il Piemonte, il Friuli-Venezia Giulia, l'Emilia-Romagna e la Liguria. Il 25 febbraio sono bloccate le attività museali, le gite scolastiche e le partite di calcio si svolgono solo a porte chiuse. Il 1° marzo l'Italia viene suddivisa in tre zone e il 4 marzo assumiamo quella che, a mio avviso, è stata la scelta più dolorosa: la sospensione delle attività scolastiche. Dal 9 al 23 marzo, con successivi decreti del Presidente del Consiglio dei ministri ed ordinanze nazionali e regionali, entriamo in un lockdown progressivamente sempre più severo e sempre più totale. In mezzo a queste date c'è la nostra lotta contro il tempo per attrezzare una risposta adeguata. C'è non solo il lavoro senza sosta dei nostri medici ed infermieri, di tutto il personale sanitario, ma anche quello di tante donne e uomini che hanno svolto il proprio dovere con onore. C'è la fondamentale attività delle forze di Polizia, della Protezione civile, di migliaia e migliaia di volontari: a tutti loro andrà sempre la nostra più profonda gratitudine (Applausi).
C'è la ricerca difficilissima in tutto il mondo delle mascherine, la caccia ai tamponi e ai reagenti e, soprattutto, la corsa ad acquistare respiratori per le nostre terapie intensive. C'è un'iniziativa costante, sia a livello europeo che nel G7 e nel G20, per coordinare le iniziative e le risposte su una scala sovranazionale, perché il virus, come ho più volte ricordato, non ha mai conosciuto muri o confini nazionali. Ci sono i risultati raggiunti tra mille difficoltà: il raddoppio delle terapie intensive, la triplicazione dei posti nei reparti di pneumologia e malattie infettive, c'è un costante aumento dei tamponi eseguiti, c'è adesso una produzione italiana di mascherine, c'è un prezzo giusto di vendita al pubblico e c'è il ruolo e il rispetto che a mano a mano ci siamo conquistati in tutti gli organismi sanitari europei ed internazionali.
Le misure adottate sono sempre state accompagnate da scelte difficilissime, mai fatte a cuor leggero; esse, insieme ai sacrifici straordinari di milioni di italiane e di italiani, ci hanno permesso di piegare la curva del contagio.
Non dobbiamo dimenticarlo mai: è con le misure che Governo e regioni hanno adottato che abbiamo salvato la vita a migliaia di persone, abbiamo alleggerito il peso insostenibile che arrivava sui nostri presidi sanitari e abbiamo sviluppato, giorno dopo giorno, le condizioni perché l'Italia potesse finalmente ripartire. Siamo stati il primo Paese occidentale ad essere colpito; abbiamo dovuto agire senza avere un modello facilmente replicabile. Le nostre scelte nelle settimane successive sono state seguite da quelle di molti altri Paesi d'Europa e del mondo. Oggi possiamo dire che non vi era alternativa alla durezza delle misure adottate. I luoghi del mondo dove si è scelta una strategia più morbida - penso a chi ha provato a seguire la strada dell'immunità di gregge - stanno pagando un prezzo molto più salato in termini di vite umane, oltre che in termini economici.
Solo con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 4 maggio abbiamo avviato la fase delle riaperture, con prudenza e con gradualità. Siamo partiti dalle attività manifatturiere, di costruzioni, di intermediazione immobiliare e di commercio all'ingrosso. Abbiamo autorizzato alcuni primi spostamenti all'interno della regione di residenza e aperto alcune attività, come la ristorazione con asporto. Due settimane più tardi, con il decreto-legge n. 33 del 16 maggio e con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 17 maggio, abbiamo compiuto altri passi avanti nelle riaperture, con nuove misure che saranno efficaci fino al prossimo 14 giugno. È importante in questa sede ricordare che con il decreto-legge n. 33 viene meno la norma, fino ad allora vigente, che consentiva alle regioni di poter attivare misure esclusivamente più restrittive rispetto a quelle stabilite dal Governo centrale.
Da quel momento in poi le regioni hanno la facoltà di poter intervenire con maggiore autonomia sulla base del monitoraggio costantemente attuato. Con i citati provvedimenti sono state assunte rilevanti decisioni, tra cui l'autorizzazione degli spostamenti senza obbligo di autocertificazione all'interno della regione, nel rispetto dei protocolli hanno preso nuovo avvio attività economiche quali bar, ristoranti o servizi alle persone, è ancora fermo il divieto di assembramenti, è possibile riunirsi e sono consentite le cerimonie religiose. Lo svolgimento delle manifestazioni pubbliche è consentito soltanto in forma statica, a condizione che nel corso di esse siano osservate le distanze personali prescritte e le altre misure di contenimento. Dal 3 giugno, poi, è ripristinata la mobilità su tutto il territorio nazionale senza autocertificazione. E ancora, dal 3 giugno sono consentiti gli spostamenti con riferimento agli Stati membri dell'Unione europea, a quelli dell'area Schengen, a Regno Unito, Andorra, Principato di Monaco, Repubblica di San Marino e Stato della Città del Vaticano.
Dal 3 giugno le persone che entrano o rientrano in Italia da questi Paesi non sono più sottoposte a sorveglianza sanitaria e isolamento fiduciario per quattordici giorni. Permane, invece, per chi entra o rientra in Italia da Stati o territori diversi da quelli che ho appena elencato l'obbligo di trascorrere un periodo di 14 giorni di sorveglianza sanitaria e di isolamento fiduciario presso la propria abitazione o in un'altra dimora scelta dall'interessato o, in mancanza, determinata dalla Protezione civile. Dal 15 giugno riprenderanno le attività per cinema, teatri e concerti, con il limite di 200 persone al chiuso e mille all'aperto. Sempre dal 15 giugno riprenderanno le attività ludiche e ricreative per i bambini. Il filo che unisce tutti questi provvedimenti è la costante proporzionalità delle misure all'andamento della curva del contagio.
Permettetemi in questa sede di ringraziare le donne e gli uomini che fanno parte del nostro comitato tecnico-scientifico, che ha accompagnato, con le proprie valutazioni e indicazioni, ogni passo che abbiamo deciso di compiere, in un rapporto positivo tra scienza e politica.
Oggi non dobbiamo cambiare strada: credo che tutti, politica, mondo sanitario, scienziati, tanto più dopo un lungo lockdown, dobbiamo avere misura nelle nostre affermazioni e mai dare messaggi contraddittori ai nostri concittadini. Dentro diverse, legittime valutazioni e ricerche scientifiche credo che non dobbiamo alimentare una surreale divisione tra pessimisti e ottimisti. Una seconda ondata o una recrudescenza non è certa, ma è possibile, e quindi bisogna lavorare ogni giorno per essere pronti.
L'intervista di ieri su La Stampa di Anthony Fauci è a tal proposito molto chiara. Restiamo tutti rigorosamente ancorati ad una valutazione oggettiva dei dati e dei fatti. Le nostre decisioni devono continuare ad essere orientate esclusivamente da valutazioni effettuate sulla base dei criteri di verifica che abbiamo deciso insieme alle regioni: parametri precisi e severi, che vengono controllati settimana dopo settimana da una cabina di regia composta dal Ministero della salute, dell'Istituto superiore di sanità e dalle regioni, con verifiche molteplici e puntuali. Io ho fiducia nella serietà di questo lavoro, che sta migliorando di giorno in giorno: anche sul monitoraggio, come su tante altre cose, non c'era un modello già pronto da assumere, il modello lo hanno elaborato i nostri scienziati.
La valutazione espressa sull'ultimo rilevamento è molto chiara, e conferma le tendenze di quelle precedenti. C'è una costante: aumentano i guariti, si riduce la curva del contagio, molte regioni sono a zero o prossime allo zero e diminuiscono i deceduti. L'indice Rt è in tutta Italia sotto la soglia di 1. Sono dati oggettivamente incoraggianti, che però continuano a rappresentare solo una parte della realtà: le analisi rilevano con la stessa chiarezza due indicazioni ben precise, che non possiamo e non dobbiamo sottovalutare. La prima: l'epidemia non si è conclusa, l'epidemia non è finita, ci sono ancora focolai di trasmissione attivi. La seconda: il virus, anche se in forma ridotta e con una prevalenza di casi asintomatici, continua a circolare.
Questi due dati, altrettanto oggettivi come quelli positivi che ho precedentemente richiamato, ci devono invitare ad una convinta e responsabile ulteriore prudenza: siamo sulla strada giusta, ma il nemico non è vinto, perché convivendo con il virus, in una situazione in cui aumentano le attività e si liberalizzano gli spostamenti, ne deriva inevitabilmente il moltiplicarsi delle possibilità di incontrare il virus. Per questo è ancora indispensabile il distanziamento, l'utilizzo delle mascherine, l'igiene personale, evitare gli assembramenti, restare a casa ed avvisare subito il medico ai primi sintomi. Per questo bisogna continuare a rispettare rigorosamente le misure di quarantena, quando queste sono necessarie. Per questo non bisogna abbassare la guardia nel rispetto dei protocolli di sicurezza definiti per la riapertura delle attività produttive, commerciali e per ogni altra attività autorizzata. Per questo bisogna continuare con insistenza, e rafforzarle, le attività di screening e contact tracing, anche utilizzando le nuove tecnologie e anche rafforzando l'analisi sierologica che è già in corso; occorre tenere alto il numero dei tamponi effettuati, soprattutto per ricercare possibili focolai laddove il COVID-19 ci ha fatto più male. Per questo non bisognerà esitare nemmeno un istante a prendere nuovi provvedimenti rigorosi, laddove se ne manifesti la necessità.
Sulla base di queste linee guida, con il prossimo DPCM a cui lavoreremo da subito, dopo questo passaggio parlamentare, dovremmo decidere eventuali ed ulteriori misure di allentamento, su cui oggi ascolterò con attenzione le valutazioni della Camera dei deputati, dopo aver ascoltato ieri sullo stesso argomento le argomentazioni e le riflessioni pervenute dai nostri senatori della Repubblica.
Uno dei nodi più rilevanti che dobbiamo sciogliere riguarda gli spostamenti internazionali da e verso i Paesi extra-Schengen. La mia opinione è che il quadro epidemiologico mondiale non offra ancora sufficienti garanzie per un'apertura senza regole prudenziali già dal 15 giugno: i dati che arrivano da molte aree del mondo, in particolare dalle Americhe e dall'Oriente, segnalano una crescita preoccupante del contagio, che non possiamo permetterci di sottovalutare. In Europa le cose vanno meglio, ma il quadro globale è ancora molto complesso.
Ancora, rimane aperta tutta la tematica delle competizioni sportive agonistiche. Voglio ricordare che, per quanto riguarda il calcio, il 20 e il 21 giugno riprende il campionato di serie A a porte chiuse, ma siamo già orientati ad autorizzare le semifinali e la finale di Coppa Italia che si disputeranno rispettivamente il 12, il 13 e il 17 giugno prossimi.
Ci troviamo inoltre di fronte ad una forte richiesta di apertura, anche in considerazione della ormai iniziata stagione estiva, di ulteriori attività ricreative: attività ricettive come i centri termali, i parchi tematici, i rifugi alpini. Dobbiamo altresì decidere sui tempi e le modalità delle attività congressuali e sugli eventi fieristici che necessitano di una preorganizzazione anche in vista dell'autunno, previa adozione di specifiche misure organizzative e di protocolli di sicurezza. Anche qui la mia opinione è che servirà cautela, prudenza, ma la strada non può che essere ancora quella di una graduale ripresa.
Stiamo inoltre lavorando a specifiche modalità, utili a consentire l'apertura in sicurezza dei centri estivi, già autorizzati a partire dal 15 giugno: particolare attenzione deve essere data alle attività relative alla cruciale fascia di età 0-3 anni. Il Governo è inoltre al lavoro per garantire la riapertura in piena sicurezza di tutte le scuole, a partire dal mese di settembre: la mia opinione è che questa riapertura rappresenti la priorità assoluta su cui concentrare tutta la nostra attenzione e tutte le nostre risorse. Il diritto all'istruzione dei nostri figli, garantito dalla Costituzione, è il fattore davvero essenziale per il futuro del nostro Paese.
Come è evidente, la prudenza resta per me la regola fondamentale, perché non saremo definitivamente sicuri senza il vaccino, che è lo strumento principe per sconfiggere definitivamente questa pandemia. L'Italia in queste ultime settimane è stata protagonista di una forte iniziativa in Europa: insieme ai miei colleghi di Germania, Francia e Olanda abbiamo costruito un'alleanza di testa che guiderà l'approvvigionamento del vaccino per tutti i Paesi europei. Abbiamo scritto alla Presidente della Commissione Ursula von der Leyen, affinché l'Europa proceda speditamente in questa partita fondamentale per la salute dei nostri concittadini. Non possiamo certo, noi europei, essere spettatori di un mercato dove si fronteggiano le grandi superpotenze: l'Europa unita ha la forza politica, economica e scientifica per svolgere un ruolo da protagonista in questa battaglia, nessuno Stato deve essere lasciato indietro. L'Unione deve essere in grado di garantire, attraverso un processo equo e trasparente, che tutti possano avere accesso al vaccino. Credo che da parte del Parlamento italiano, da parte di tutte le forze politiche che siedono in questo Parlamento, debba giungere un forte messaggio affinché il vaccino sia considerato un bene pubblico globale, un diritto di tutti e non un privilegio di pochi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, MoVimento 5 Stelle, Italia Viva e Liberi e Uguali).
Le settimane che verranno saranno decisive. Noi dobbiamo continuare a lavorare per tenere unito il Paese, da Nord a Sud, come credo abbiamo fatto finora. “Non vincerà da solo un territorio contro un altro, ma solo la Repubblica nella sua unità”: sono le parole del nostro Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, sono parole forti e chiare nelle quali, io ne sono certo, si riconosce tutto il nostro Parlamento. Grazie, signor Presidente della Repubblica, per la forza che ha dato all'Italia in tutti i suoi momenti più difficili, che abbiamo attraversato in questi terribili mesi, grazie per il suo richiamo costante alla necessità di non smarrire le ragioni dell'unità (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, MoVimento 5 Stelle, Italia Viva e Liberi e Uguali).
Abbiamo dinanzi a noi una sfida drammatica, ma ambiziosa per i prossimi mesi: dobbiamo trasformare una crisi così dura in una grande opportunità di ripartenza e di rilancio per l'Italia. Non è facile, ma questa è la vera partita che deve giocare tutto il nostro sistema Paese. Per me questo significa prima di tutto capire la più grande lezione, e per me la più grande lezione è che il Servizio sanitario nazionale è la pietra più preziosa che abbiamo, e oggi ne siamo tutti più consapevoli. Dobbiamo chiudere definitivamente la stagione dei tagli: ogni euro speso per la salute è un investimento per il futuro del nostro Paese. In cinque mesi, voglio rivendicarlo, abbiamo investito più risorse che negli ultimi cinque anni, ma per me questo è solo l'inizio: serviranno molte altre risorse.
È indispensabile subito intervenire per recuperare a pieno regime le attività ordinarie sospese negli ultimi mesi, in cui la lotta al COVID-19 ha impegnato larghissima parte delle energie del Servizio sanitario nazionale e non ha consentito il regolare svolgimento di tutte le altre prestazioni che ora non sono più rinviabili.
Oltre alle risorse, che sono evidentemente fondamentali, saranno indispensabili le riforme: dobbiamo avere il coraggio di cambiare e adattare e adeguare il nostro Servizio sanitario nazionale al tempo nuovo in cui viviamo. I mesi del COVID hanno dimostrato alcune debolezze del sistema su cui dobbiamo intervenire con tutto il coraggio di cui disponiamo. Abbiamo iniziato a farlo con il “decreto Rilancio”, che ha stanziato 3 miliardi 250 milioni di euro, una cifra senza precedenti, che consentirà di immettere nuova linfa nella sanità pubblica del nostro Paese. Penso, prima di tutto, alla necessità di rafforzare la sanità sul territorio e di puntare alla ricerca o, ancora, a nuove politiche per il personale.
Voglio fare un solo esempio in conclusione, che però a me sembra molto significativo, su cui chiedo al Parlamento di riflettere. Per quindici anni, in Italia, è stata vigente una legge che ha bloccato la spesa annuale consentita alle regioni per il personale sanitario alla cifra del 2004 meno l'1,4 per cento. Una norma, anzi, una camicia di forza frutto della stagione dei tagli e dell'austerità; una norma, però, che, vista con gli occhi di oggi, appare figlia di un tempo che non c'è più, lontano anni luce dall'oggi; basti pensare che, solo in queste poche settimane, le regioni hanno assunto, con il sostegno centrale, 25.947 persone nel nostro Servizio sanitario nazionale.
Nei prossimi mesi - e concludo -, dovremmo avere il coraggio di investire come mai prima e di riformare con visione e con lucidità. Credo che oggi si apra una nuova fase straordinariamente sfidante, che chiede a tutti noi, alla politica, alle istituzioni, al Governo, come al Parlamento, un enorme salto di qualità. Le parole più chiare sulla posta in gioco e sul senso di fondo del lavoro da fare le ha pronunciate, a mio avviso, Papa Francesco, quando ha affermato che: “Peggio di questa crisi, c'è solo il dramma di sprecarla”. Io penso che tutti insieme abbiamo una grande responsabilità e sono convinto che tutti insieme saremo all'altezza di questa sfida (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, MoVimento 5 Stelle, Italia Viva, Liberi e Uguali, Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro, Misto-Minoranze Linguistiche, Misto-Centro Democratico-Radicali, Italiani-+Europa-Centro Democratico, Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero e Misto-Popolo Protagonista-Alternativa Popolare).
(Discussione)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Ministro della salute.
È iscritto a parlare il deputato Tiramani. Ne ha facoltà.
PAOLO TIRAMANI (LEGA). Grazie, Presidente. Come da accordi intercorsi, rinuncio all'intervento e lo deposito alla Presidenza.
PRESIDENTE. Grazie.
Deputato Nobili? Non è in aula. Deputato Bagnasco? Rinuncia. Deputata Piccoli Nardelli? Rinuncia. Deputato Roberto Novelli? Sì, perfetto. Deputato Bond? Sì, perfetto.
Dichiaro chiusa la discussione generale sulle comunicazioni del Ministro della salute.
(Annunzio di risoluzioni)
PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Delrio, Fornaro, Davide Crippa e Fregolent n. 6-00109 e Molinari, Gelmini, Lollobrigida e Lupi n. 6-00110. I relativi testi sono in distribuzione (Vedi l'allegato A).
(Replica e parere del Ministro della salute)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il Ministro della salute o, comunque, di dare il parere sulle risoluzioni presentate.
ROBERTO SPERANZA, Ministro della Salute. Esprimo parere favorevole sulla risoluzione Delrio, Fornaro, Davide Crippa e Fregolent n. 6-00109 e, invece, sono costretto a non esprimere parere favorevole sulla risoluzione Molinari, Gelmini, Lollobrigida e Lupi n. 6-00110, chiarendo però la motivazione. Si tratta di un testo simile a quello che è stato presentato ieri in Senato, in realtà, questa risoluzione oggi ci offre un indirizzo rispetto al DPCM che, da qui a qualche ora, dovremmo sottoscrivere insieme al Presidente del Consiglio dei ministri. È evidente che le indicazioni fornite da questa risoluzione, che, in parte, io credo siano degne di una riflessione ampia che mi auguro il Parlamento vorrà fare e che, quindi, io intendo anche valorizzare, a me sembrano estranee rispetto allo strumento normativo che noi dobbiamo adottare da qui alle prossime ore, toccando un campo molto, molto più vasto. Quindi, io esprimo parere contrario su questa risoluzione, ma con l'impegno a favorire una discussione su questi temi, perché credo che la riforma del Servizio sanitario nazionale possa incrociare molte delle questioni che questa risoluzione mette sul tavolo.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore10,05).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Si riprende la discussione di risoluzioni.
(Dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare il deputato Tabacci. Ne ha facoltà.
BRUNO TABACCI (MISTO-CD-RI-+E). Grazie, Presidente. Signor Ministro, definisco la sua come una relazione equilibrata e responsabile, come è stato d'altronde il suo comportamento già a partire dalla fine di gennaio. Giusto l'invito all'unità istituzionale, evitando il ricorso ad un odioso scaricabarile e al fatto che non dobbiamo perdere la memoria di questi giorni e, cioè, che siamo stati colti impreparati e disarmati, tutti, nessuno escluso, nessuna istituzione esclusa. E così è accaduto che uno dei primi sistemi sanitari al mondo - il nostro - abbia riscontrato duramente i suoi limiti nel contrasto alla pandemia. Il nostro Sistema sanitario, capace di leadership nel trapianto di organi e nella cura delle malattie più acute in strutture ospedaliere di altissimo livello, ha dovuto registrare l'inadeguatezza a fronteggiare questa epidemia per il taglio esercitato nella spesa sanitaria e, in particolare, nella medicina territoriale e nell'igiene pubblica. Il caso della regione Lombardia è paradigmatico.
La pandemia ci ha colto, a livello istituzionale, nel pieno e aspro dibattito sull'autonomia differenziata. Le difficoltà insorte nel rapporto Stato-regioni ci fanno ritenere che vi debba essere un ripensamento profondo dell'esperienza del regionalismo di questi anni. Un'altra grande lezione riguarda l'impraticabilità del sovranismo sanitario: la ricerca del vaccino passa dal rafforzamento delle istituzioni europee e, attraverso esse, dalla collaborazione internazionale. Il vaccino - ed ho concluso, Presidente - è un diritto dell'intera umanità e i Paesi più ricchi devono essere la testa della solidarietà mondiale.
Ora c'è dinnanzi a noi una strada ancora più complessa: il passaggio dall'emergenza sanitaria al rilancio dell'economia e degli assetti sociali del Paese. Può essere una grande opportunità per un piano di riforme che ci faccia recuperare ritardi e negligenze, dalla qualità della nostra pubblica amministrazione al rilancio delle attività produttive. Ce la possiamo fare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tasso. Ne ha facoltà.
ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. Buongiorno, Ministro Speranza, buongiorno, Ministro D'Incà. Ministro Speranza, come ho già avuto modo di dichiarare in altre occasioni, io le riconosco un grande impegno in questa vicenda e di aver percorso la strada giusta nell'affrontare l'emergenza che si è rivelata senza eguali. Ora, superato il primo impegnativo impatto, arriva la fase di convivenza con il virus, che, di fatto, non è stato sconfitto, non avendo, in effetti, armi medicinali. In realtà, abbiamo ottenuto una forte attenuazione della curva epidemica, perché abbiamo eliminato i contatti sociali, una fase di contenimento che ha avuto successo e questo ci viene e le viene riconosciuto pienamente.
Nell'ultimo Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica, la Corte dei conti presenta una chiara analisi del Sistema sanitario: la concentrazione delle cure nei grandi ospedali verificatesi negli ultimi anni e il conseguente impoverimento del sistema di assistenza sul territorio è, ovviamente, divenuto nemmeno efficace ed ha lasciato la popolazione italiana senza protezioni adeguate di fronte a questa emergenza COVID-19.
Quindi, si impone, a parere mio, una revisione della strategia del sistema sanitario, che ha sofferto in maniera drammatica una politica dei tagli alla sanità in questi anni, con il risultato di depotenziare fortemente le strutture periferiche e territoriali che avrebbero dovuto essere e saranno, in futuro, il primo importante argine alla diffusione di attacchi pandemici.
Lei ha appena affermato, Ministro, che dobbiamo far tesoro di quanto è accaduto e sta accadendo e che per meglio ricordare coloro che purtroppo non ce l'hanno fatta dobbiamo essere consequenziali nelle nostre prossime azioni. Bene, queste azioni, secondo me, non possono prescindere da un riordino sanitario che preveda una riqualificazione delle strutture periferiche, dell'assistenza territoriale e del definitivo inquadramento di alcune figure che da tanti anni chiedono un efficace inserimento nel quadro operativo sanitario, come ad esempio gli operatori del 118, gli operatori sociosanitari.
Ora, avendo concluso il mio tempo, Ministro, le auguro sinceramente buon lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero).
PRESIDENTE. Deputato Rospi, prego. Non è presente, si intende che vi abbia rinunciato.
Deputato Sgarbi.
VITTORIO SGARBI (M-NI-USEI-C!-AC). Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, onorevole Ministro la cui misura e moderazione vanno guardate con rispetto, benché non ci sia un solo dato da lei fornito che dia certezza e corrisponda al vero; non c'è stata, per esempio, da parte di Sua Santità Francesco I nessuna rassicurazione ai fedeli, non c'è stata da parte del Presidente Mattarella nessuna rassicurazione, se non generica, come quella di tenere unito il Paese, certo, con la differenza che non i dati sanitari, ma la matematica ci dicevano che il Paese era diviso in aree sane e in aree malate. Io credo che non occorra un esperto per capire che diverse sono le misure per una malattia grave e per una malattia, invece, di minore efficacia, tant'è che, oggi - il dato glielo do io -, su 30 mila contagiati in Italia, 20 mila sono in Lombardia. Allora, è chiaro che se io devo applicare le stesse misure all'Umbria, alla Basilicata, alla Sardegna, alla Calabria, al Molise, costringendo per Pasqua, 25 aprile, 1° maggio, il turismo a morire, i siti archeologici a essere chiusi, con la ridicola misura di andare con la maschera in bicicletta, in automobile da soli, in un bosco; avete fatto cose patetiche e ridicole smentite il 4 maggio. Io il 20 aprile non potevo andare in bicicletta da Firenze ad Arezzo e il 4 maggio, sì, e dov'era il danno? Non potevo fare un bagno a Mondello, se non multato, ridicolmente, perché? Avete oppresso gli italiani, coercendo diritti elementari che in un appello firmato da molti pensatori europei, da Bernard-Henri Lévy a Tahar Ben Jelloun, che indicavano che l'articolo 16, l'articolo 17, l'articolo 33, l'articolo 19, l'articolo 42, l'articolo 41 sono stati violati inutilmente! Lei stesso, che è un cittadino di una bellissima regione, se fosse andato a piedi da Irsina a Potenza senza maschera avrebbe fatto una cosa giusta, non sbagliata! Allora, la punizione è stata la misura di una scelta totalmente ridicola, da parte del Comitato tecnico-scientifico che ieri abbiamo audito. Ci hanno spiegato; io ho parlato a lungo con Franceschini che dice: guarda, più di cinque in un museo non possono entrare. Ma perché? L'ha detto il Comitato tecnico-scientifico… Quelli dicono di essere consulenti e voi avete preso alla lettera, senza valutazione politica, le loro indicazioni. Questo è un tradimento dei cittadini e della verità.
Allora, è evidente che, quando lei parla dell'indice Rt, dice che è sotto la soglia; certo lo è dal 15 marzo. Allora, occorre immaginare che se il picco era in marzo, perché qui portiamo una mascherina, lo ripeto per la ventesima volta, dal 20 aprile? Prima dove eravamo? Dov'era Zingaretti, dove erano i mascherati, il 15 di marzo?
Allora, da questo punto di vista, l'altra bugia che lei ha detto è che la curva del contagio si è piegata grazie alle vostre misure. No, si è piegata da sola, si è piegata da sola, i matematici ve lo spiegano: un virus, dopo cento giorni, muore! Lo ha detto Zangrillo che deve essere evidentemente un cretino, se nessuno ha dato atto di quello che ha detto in modo così preciso, stando in terapia intensiva, che oggi non è più la terapia utile e attiva. Allora, di fronte a queste evidenze, occorrerà finalmente una Commissione parlamentare che veda i vostri errori, le valutazioni sbagliate, le scelte sbagliate contro i cittadini per piegare un male che è già piegato dal solo! E la pantomima di queste mascherine, qui, è una finzione, è un ricatto, è un'ipocrisia! La mascherina non serve ad altro che per contrarre il virus se tu ti porti troppo la mascherina e bevi la tua stessa malattia, non capisco a cosa serva, quando il 4 aprile del 2020 il capo della Protezione civile dice: io non porto la mascherina, rispetto le distanze!
PRESIDENTE. Concluda.
VITTORIO SGARBI (M-NI-USEI-C!-AC). E, allora, di cosa stiamo parlando? Lei è bravo, misurato, gentile, delicato, tutto quello che vuole, però non ha detto una sola verità, solo balle, come state dicendo da tre mesi a questa parte. Misure sbagliate, sproporzionate che dovevano, da Firenze in giù, essere diverse, lasciare l'Italia al turismo, alla bellezza, all'aria aperta. Abbiamo 9.500 chilometri di coste, tu ti bagni, perché in acqua il virus non c'è, l'avete detto: fate il bagno? No, state in casa, morite in casa vostra, in piccole case; sei persone in 50 metri quadri si diffondono il virus, il contrario esatto. Però, io non faccio il medico, ma vivo, mi salvo, sto benissimo e vi guardo pensando che finirete nel nulla da cui venite (Applausi di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, anche dopo l'intervento del collega che mi ha preceduto, mi lasci iniziare con un ringraziamento; lo faccio non soltanto perché lei è componente del gruppo che ho l'onore di presiedere, ma perché credo che gli italiani abbiano imparato ad apprezzarla in questi mesi e, soprattutto, credo che lei abbia dimostrato come si possa interpretare il suo ruolo, rispettando la Costituzione, con disciplina e onore (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali, Partito Democratico e Italia Viva).
Io concordo sul fatto che non si possa perdere memoria di quello che è stato; purtroppo, viviamo un'epoca in cui c'è una compressione della memoria, siamo tempestati, ogni giorno, da una quantità inimmaginabile di informazioni, di dati e quello che è successo soltanto tre mesi fa ci sembra molto lontano. Anche a sentire le parole poc'anzi pronunciate, sembra proprio che si perda memoria di quello che è stato, quindi, è giusto ripartire dalla memoria per trarre ovviamente insegnamento, come lei ha detto, sugli errori da non ripetere e credo che nessuno che abbia avuto, in questi, mesi una responsabilità operativa o istituzionale possa dire in onestà di non avere anche solo il dubbio di aver commesso qualche errore. Perché, e questo bisogna dirlo con forza, ci siamo mossi tutti, nessuno escluso, in un territorio inesplorato, senza precedenti. Questa è stata una crisi sanitaria senza precedenti.
E noi siamo sempre più convinti della giustezza della scelta di questo Governo che credo nessuno possa mettere onestamente in discussione, ed è quella di aver seguito, in questi difficili mesi, il principio di precauzione e di aver avuto un rapporto corretto tra scienza e politica. Queste sono due linee guida che noi le chiediamo di proseguire, anche nella fase delicata, altrettanto delicata, della progressiva riapertura e del ritorno alla vita normale, perché, lo ha detto lei convintamente, bisogna riaprire con prudenza e gradualità.
Questa è l'indicazione che credo questo Parlamento debba darle nella scrittura del nuovo DPCM e degli atti successivi, lavorando sempre sforzandosi di prendere decisioni sulla base non delle emozioni del momento, non dell'umore del momento, ma sulla base di valutazioni oggettive, fornite in collaborazione con gli scienziati e nel quadro di quella collaborazione e unità nazionale, collaborazione istituzionale tra regioni e Stato che è - e deve rimanere - un altro dei pilastri del modo con cui il Paese si confronta con un virus che circola ancora. Infatti, tutti leggiamo i dati, siamo tutti confortati da una progressiva diminuzione dell'intensità del virus, da un oggettivo restringimento delle aree territoriali che sono colpite ancora dall'epidemia, ma il virus circola ancora ed episodi ancora recenti in piccole regioni dimostrano come un solo episodio può far ripartire la presenza e creare focolai e soprattutto - lo dicono i dati puntuali del monitoraggio settimanale - ci sono ancora alcune decine di focolai attivi nel nostro Paese.
Quindi, il rischio della ripresa del contagio esiste: non è uno spettro che viene indicato allo scopo di impaurire le persone e di disegnare scenari molto drammatici, ma il rischio della ripresa del contagio risponde al principio di precauzione, alla prudenza e alla gradualità che credo debbano continuare a essere, come dicevo prima, le linee guida.
Lei ha detto nel suo intervento che, con il prossimo DPCM, si riapriranno progressivamente alcune attività: alcune sono pezzi importanti delle attività economiche del nostro Paese. Ad esempio, dietro le cerimonie c'è una filiera importante di tipo produttivo; dietro ai congressi e all'attività fieristica, ad esempio, ci sono importanti filiere produttive, attività, occupazione, lavoro e, quindi, crediamo che su questo terreno occorra, seppur con gradualità, aprire e ritornare progressivamente alla normalità.
C'è una questione che lei ha sottolineato, signor Ministro, che a noi sta molto a cuore, ma credo che su questo sia difficile trovare qualcuno che non abbia a cuore la necessità di una riapertura delle scuole a settembre in sicurezza garantendo comunque a tutti i ragazzi, nessuno escluso, la possibilità di riprendere. Vediamo cioè il rischio che alla fine questo virus… Presidente se poi, per il suo tramite, dice al collega Sgarbi che siamo in Parlamento e non a un bar, io le sarei grato…
PRESIDENTE. Deputato Sgarbi, per favore, sta parlando…
FEDERICO FORNARO (LEU). Va bene tutto.
PRESIDENTE. Deputato Bella, per favore…
FEDERICO FORNARO (LEU). Va bene tutto…
PRESIDENTE. Prego.
FEDERICO FORNARO (LEU). Riguardo alla riapertura delle scuole, come dicevo, c'è un pericolo - lo hanno sottolineato in diversi - il rischio cioè che alla fine si finisca, proprio sulla riapertura delle scuole, di riproporre un'eterna divisione tra le scuole delle fasce alte, le scuole dove vanno le persone dei ceti medio-alti, e quelle dei ceti medio-bassi; cioè, il rischio che alla fine le classi pollaio, che c'erano prima del virus e che avranno più difficoltà a ritrovare il rispetto delle normative di distanziamento, non riaprano. E, quindi, ciò che non possiamo accettare, signor Ministro, è una riapertura della scuola a due velocità con le scuole migliori, frequentate dalle persone più abbienti, che ripartono e le altre che siano costrette a una riapertura con la didattica a distanza, con i problemi di digital divide che tutti noi sappiamo esistere sia nella connessione ma anche - non va sottovalutato - da un punto di vista economico, di sostenibilità economica di quel tipo di attività.
Quindi, in conclusione, signor Ministro, da parte nostra - è anche il senso della risoluzione che abbiamo sottoscritto - l'indicazione è molto chiara: dare una risposta in tempi brevi compatibilmente con l'evoluzione dei dati epidemiologici alla richiesta di apertura di tutti i settori e attività, quali attività ricreative, ricettive, congressuali, eventi fieristici e centri estivi, che rappresentano una parte importante dell'economia e della vita sociale del Paese.
Inoltre, chiediamo con forza una riapertura della scuola, di tutte le scuole per riportare anche la scuola al centro dell'iniziativa del Governo, di un'idea di Stato che evidentemente - chiudo su questo - non può non avere spazio: lei lo ha detto e credo che sia apprezzabile anche la disponibilità ad affrontare la questione e mi permetto di sottolinearlo vista la presenza in Aula del Presidente Fico. Sarebbe credo auspicabile immaginare anche probabilmente una sessione dedicata proprio al tema della riforma sanitaria. È un tema troppo importante, è un bene comune e credo che, da questo punto di vista, il confronto tra maggioranza e opposizione, tra Governo e Parlamento possa e debba avere anche un luogo, un tempo necessario perché, dietro l'idea della sanità pubblica, per noi rimane un'idea di Stato, un'idea di società e dobbiamo essere orgogliosi della nostra sanità pubblica anche qua, pur con errori.
Ci sono state straordinarie dimostrazioni di impegno, di sacrificio e anche una risposta che ha dimostrato che le statistiche che davano la nostra sanità ai primi posti nel mondo e in Europa non erano soltanto scritte nei dati ma si sono dimostrate reali nella vita quotidiana di fronte a una sfida impensabile soltanto qualche settimana fa e qualche mese fa.
Da questo punto di vista, quindi, l'invito è a proseguire secondo un'indicazione di prudenza e gradualità e crediamo che sia stato importante anche questo passaggio: lo abbiamo chiesto, si è molto discusso in quest'Aula sulla centralità del Parlamento. Aver la possibilità di confrontarsi con il Governo prima della scrittura del DPCM credo e crediamo sia stato e debba essere un momento importante perché all'interno di tale quadro complesso il Governo ha dovuto assumere, come ha ricordato il Ministro, in diversi momenti decisioni importanti in tempi rapidissimi e si è quindi assunto responsabilità che in tempi normali avrebbe condiviso con il Parlamento. Alludo ovviamente ai DPCM. Oggi, in tempi devo dire migliori, conservando la memoria, credo che questo passaggio dimostra che anche il Governo ascolta le critiche e le osservazioni di questo Parlamento: erano osservazioni che avevamo fatto rispetto al rapporto tra DPCM e ruolo del Parlamento e, quindi, anche di questo la ringraziamo (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Fregolent. Ne ha facoltà.
SILVIA FREGOLENT (IV). Grazie, signor Presidente. Egregio signor Ministro, onorevoli colleghi, ringrazio dell'informativa il Ministro Speranza per essere venuto qui oggi a riferire alla Camera.
Non pareva un passaggio scontato all'inizio della pandemia quando il Governo, data la mancanza all'interno del nostro sistema normativo di una regolamentazione in caso di emergenza, faceva affidamento sullo strumento del DPCM. Grazie alla battaglia portata avanti anche da Italia Viva, come ella ha ricordato, le modifiche apportate proprio dalla Camera dei deputati al decreto-legge n. 19 del 2020 hanno previsto che il Governo venga in Parlamento ad informare delle iniziative che intende assumere ricevendone degli indirizzi.
Non è un passaggio da poco in un momento così delicato nella vita istituzionale del Paese e ne rivendichiamo appieno la nostra passione e la nostra determinazione nel realizzarlo.
Ella ha giustamente indicato una serie di azioni per far ritornare il Paese il più possibile alla normalità, sapendo che, fino a quando non si scoprirà un vaccino, questa normalità non sarà pienamente realizzata. Bene la sua puntualizzazione che i vaccini devono essere di tutti: oggi i no-Vax sono stati sconfitti dalla realtà.
Ella ha ricordato che gli italiani hanno compiuto un grande sforzo e giustamente li ha ringraziati. Ora non basta più soltanto ringraziarli: occorre operare affinché non ci sia uno sprofondamento in campo economico.
Era il 20 marzo scorso quando Matteo Renzi, sulle pagine dell'Avvenire, proponeva un piano per la riapertura del Paese: le critiche furono unanimi. Oggi, si può dire con maggiore onestà intellettuale che, se ci si fosse preparati per tempo con un piano di progressive riaperture, certe decisioni avrebbero assunto meno l'apparenza di improvvisazione (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
Oggi finalmente, signor Ministro, anche lei ammette l'importanza di ripartire e ci conforta con alcune scelte che vanno in questo senso. In primo luogo, la possibilità di riaprire i luoghi dove si esprimono la socialità e il gioco di bambini e adolescenti; aver previsto l'apertura dei centri estivi per i bambini è importante.
Sono state stanziate imponenti risorse, 185 milioni di euro, l'investimento più alto della storia della Repubblica da destinare non soltanto ai comuni ma a tutti gli enti che fanno attività educative come il volontariato, parrocchie, associazioni sportive. Ringrazio, a questo proposito, l'impegno della Ministra Bonetti, delle deputate e dei deputati d'Italia Viva e delle forze di maggioranza nell'aver voluto raggiungere questo obiettivo.
Dopodiché, resta l'amarezza per la chiusura delle scuole e l'incertezza circa la loro riapertura a settembre, perché vede, signor Ministro, è vero che lei dice e sottolinea con forza che lei vuole la riapertura delle scuole, però se ci atteniamo ai dati derivati dalle linee guida del CTS, che sono state depositate il 28 marzo, queste prevedono un distanziamento tra alunni di un metro, il che vuol dire che le scuole così non riapriranno (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Le scuole in Italia sono state le prime attività a essere chiuse, ancora prima degli impianti sciistici, e le ultime a essere aperte. L'Italia si dimostra sempre di più un Paese che non è fatto per i giovani. Tutte le politiche vengono indirizzate, tranne qualche rara eccezione, per un mondo attivo adulto, produttivo o che è stato produttivo. Continua a esserci una disattenzione per le giovani generazioni e la vicenda della scuola, durante l'emergenza COVID-19, ne è una dimostrazione. Noi di Italia Viva vogliamo, anche in questa circostanza, ricordare che il sistema educativo è composto sia dalle scuole statali che da quelle paritarie, che rivestono un importante ruolo educativo e di integrazione sociale nel nostro Paese e che meritano molta più considerazione rispetto a come sono state trattate nei provvedimenti fin qui adottati.
Velocemente, andando per punti, mi soffermo su alcune questioni. Innanzitutto, la riapertura del campionato italiano. Il calcio è nel DNA del nostro Paese, è una fede che non si discute. Winston Churchill, con il suo crudele sarcasmo, affermò che gli italiani perdono le partite di calcio come se fossero guerre e le guerre come se fossero partite di calcio. Questa frase è ingenerosa nei confronti del nostro popolo, ma sta a significare, tuttavia, l'importanza tradizionale di questo sport nel nostro Paese. Parlare di calcio non vuol dire parlare di un diversivo, di un elemento minore. Cito alcuni numeri: 28 milioni di tifosi, 4,6 milioni di praticanti, 1,4 milioni di tesserati. Il sistema calcio professionistico, FIGC, Lega, i campionati dilettantistici e giovanili, produce un fatturato complessivo di 4,7 milioni di euro. Negli ultimi undici anni l'aumentare della contribuzione fiscale e previdenziale del calcio professionistico italiano è stato pari a 11,4 milioni di euro; nello stesso periodo, i contributi erogati dal CONI e dalla FIGC sono pari a 749 milioni. Significa che, per ogni euro investito dal Governo italiano nel calcio, lo Stato ha ottenuto un ritorno fiscale e previdenziale pari a 15,2 euro. La serie A pesa da sola il 72 per cento della contribuzione e il calcio professionistico finanzia il sistema sportivo con un'incidenza del 70 per cento rispetto al gettito fiscale complessivo generato dal comparto sportivo.
Ricordo questi numeri perché, con soddisfazione, il Governo è passato da un “no” alla riapertura del campionato a una soluzione probabilistica e alle date che ci è venuto a indicare oggi, signor Ministro: 20 e 21 giugno per il campionato; 12, 13 e 17 giugno prossimi per la Coppa Italia. Ringrazio, a questo punto, la senatrice Sbrollini, l'onorevole Nobili e, con loro, tutta Italia Viva per la battaglia portata avanti in queste settimane. Parlare di calcio non vuol dire, appunto, parlare di un elemento minore ma di una delle dieci industrie del nostro Paese e significa anche parlare di turismo dovuto a trasferte per seguire la propria squadra del cuore o all'arrivo di tifosi stranieri per seguire le competizioni internazionali (attività ancora sospese).
Sappiamo quanto sia importante il turismo per il nostro Paese. Alle attività turistiche sono direttamente riconducibili oltre il 5 per cento del PIL e oltre il 6 per cento degli occupati del Paese e questa pandemia sta mettendo a dura prova il comparto. Il sistema economico sta soffrendo proprio per il mancato arrivo di stranieri e l'incertezza che attanaglia gli italiani. Non aiuta il continuo sentire ripetere da più parti che siamo pronti a tornare a chiudere tutto in caso del riacuirsi del virus. Bisognerebbe, piuttosto, essere pronti a rimanere aperti con le dovute precauzioni.
Apriamo le frontiere, Ministro, come finalmente abbiamo aperto la mobilità tra le regioni (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva e del deputato Bond). Non possiamo aspettare il vaccino per far tornare gli stranieri nel nostro Paese ed è vero, come ella ha ricordato, che sono state messe a disposizione ingenti somme per le soluzioni dei problemi economici derivanti dalla chiusura delle attività produttive. Vero anche che la macchina burocratica impedisce, a volte, di raggiungere l'obiettivo. Occorre, allora, mettere in moto, mettere mano ad un sistema efficace di semplificazioni per far arrivare finalmente le risorse nelle tasche dei cittadini.
Chiudo, signor Presidente, con un appello alle opposizioni. È giusto criticare, e lo facciamo anche noi di Italia Viva convinti che il confronto delle idee sia sempre un elemento positivo di crescita di un intero Paese. Vero è, però, che alcune frasi utilizzate rischiano di soffiare sul mero fuoco della polemica. Siamo convinti che ci debba essere un autentico e reale coinvolgimento delle minoranze da parte del Governo, cosa che non è sempre avvenuta in questi giorni in modo corretto. Ma è anche vero che spesso si è tentati di alimentare il fuoco del malcontento per un immediato consenso, cosa che - abbiamo visto anche di recente - non porta a un potere duraturo. Credo che le scelte difficili che dobbiamo compiere saranno ancora più efficaci se condivise da tutti. Per queste ragioni, noi di Italia Viva voteremo a favore sulla risoluzione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
PRESIDENTE. Deputato Gemmato. Prego.
MARCELLO GEMMATO (FDI). Grazie, Presidente, Onorevoli colleghi, Ministro, io parto ringraziandola per la presenza e la sensibilità che ha dimostrato, al contrario dei suoi colleghi, partendo dal Primo Ministro Conte, nel volersi confrontare con l'Aula prima di produrre un DPCM. Il ringraziamento non è un ringraziamento di forma ma è di sostanza, perché evidentemente dimostra plasticamente il suo rispetto per l'Aula e per la democrazia. Rinnovo la disponibilità che già personalmente, a nome del gruppo, ho evidenziato a collaborare in tema di gestione di un momento così difficile, soprattutto in tema di sanità. Non posso però, Ministro, non sottolineare come non vorrei che questa nostra disponibilità fosse, come dire, disattesa, perché noi abbiamo diverse volte cercato di consigliare alcuni passaggi, di dare stimoli al dibattito e sostanziali, però ci siamo trovati, purtroppo, ad avere sempre risposte negative.
Innanzitutto, parto dalla sua relazione. Ci saremmo aspettati un'analisi di cosa è successo in questi tre mesi, delle difficoltà che la nostra nazione ha attraversato, del fatto che, evidentemente, abbiamo assistito, negli ultimi dieci anni, alla disarticolazione del sistema sanitario nazionale. Alcuni centri studi ci raccontano che sono stati sottratti al sistema sanitario nazionale pubblico 37 miliardi, e questo non lo dico soltanto perché il nostro gruppo, Fratelli d'Italia, negli ultimi dieci anni non ha governato, ma lo dico perché è un dato dal quale noi dobbiamo partire se vogliamo capire il perché tante cose nella sanità pubblica non funzionano (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e rispetto a questo, Ministro, non abbiamo avuto da parte sua delle parole di chiarezza. Non c'è stata l'analisi, per esempio, dell'impatto del DM n. 70 del 2015 che, in sostanza, ha destrutturato l'assistenza pubblica, chiudendo punti di primo soccorso, pronto soccorso, ospedali e, sostanzialmente, non attrezzando il territorio. Come dire, il finanziamento delle USCA, le unità speciali di continuità assistenziale che negli ultimi decreti evidentemente si dotano economicamente, è tardivo, perché noi abbiamo regioni in cui la mortalità per COVID-19 e la mortalità associata, tra patologie normali e COVID-19, è quadruplicata. Vi parlo della mia regione, la Puglia, nella quale noi abbiamo un valore di mortalità quattro volte superiore alle altre regioni meridionali e del Centro Italia.
Allora, Ministro, rispetto a questo noi avremmo voluto, diciamo, aprire un dibattito ampio che non si riducesse all'orizzonte di che cosa dobbiamo fare domani, ma all'orizzonte più ampio di come noi intendiamo il sistema sanitario nazionale, se deve essere pubblico o privato, se deve essere un sistema sanitario misto, e non attardarci a quelle brutte critiche - e lo dico con solidarietà agli amici del Nord - che sono state mosse alla sanità lombarda (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente). È vergognoso che si usino morti per fare campagna elettorale e per acquisire facile consenso. Altro che soffiare sul vento dell'incertezza!
Dico questo anche perché, Ministro, leggendo un attimo le carte io vedo che con l'articolo 18 del decreto-legge n. 18 del 2020 noi dotiamo di quasi… non quasi, ma di più di 400 milioni di euro le strutture private. Allora, anche qui chiariamo. Io parto e parlo a nome di una forza di una destra sociale, popolare, nazionale che ha nel sistema sanitario nazionale pubblico il cardine della declinazione dell'assistenza territoriale sanitaria in Italia.
Però, se noi dotiamo di 400 milioni di euro e apriamo al pubblico, lo dobbiamo dire; perché, lo ripeto, noi non possiamo poi criticare il modello lombardo, che è un modello misto pubblico-privato, e poi dare 400 milioni di euro ai privati (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), altrimenti entriamo in un corto circuito, in un ossimoro concettuale, dal quale noi vogliamo uscire. E vorrei ribadire, e chiudo veramente - questa è una cosa che da meridionale mi sento di dire -, che la Lombardia ha curato e cura decine di migliaia di meridionali (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente), che, purtroppo, non avendo un'assistenza sanitaria pubblica sul territorio, sono costretti ad andare lì; quindi è irrispettoso nei loro confronti animare questa canea che, purtroppo, alcuni partiti politici di sinistra, in questo momento, stanno evidenziando. Questa è una dichiarazione di voto, non posso non partire dalla dichiarazione: allora, Ministro, io ho sentito le parole del collega Fornaro, del quale apprezzo l'onestà intellettuale e condivido le parole, quando dice che noi dobbiamo aprire le scuole. Anche la collega Fregolent ha espresso gli stessi sentimenti, però dico: forse voi non avete letto la mozione che avete firmato, perché qui voi non parlate di apertura di scuole. Leggo testualmente: “a dare una risposta in tempi brevi, compatibilmente con l'evoluzione dei dati epidemiologici, alla richiesta di apertura di tutti quei settori e attività, quali le attività ricreative, ricettive, congressuali, eventi fieristici e centri estivi, che rappresentano una parte importante dell'economia e della vita sociale del Paese”. Non vi è traccia dell'apertura delle scuole (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Allora, se noi dobbiamo animare un dibattito parlamentare serio, dobbiamo dire le cose e mettere per iscritto ciò che affermiamo a voce. Allora, io lo dico al collega Fornaro, ripeto, del quale apprezzo l'onestà intellettuale: variamo la mozione, perché altrimenti ci stiamo prendendo in giro, perché scripta manent, cioè dite una cosa e poi ne fate un'altra; allora, se modificate la mozione, in dichiarazione di voto, potremmo pensare di cambiare il voto del gruppo di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che, attualmente, è un voto evidentemente negativo, perché i vostri impegni si traducono in due; c'è il fatto che non si cita la scuola e quello di dare sostegno economico alle attività che sono in crisi. E vivaddio, stiamo parlando evidentemente di una cosa che tutti quanti noi vogliamo, è come dire che vogliamo la pace del mondo, il gruppo di Fratelli d'Italia dichiara che vuole la pace nel mondo. Ebbene, lo abbiamo fatto pure noi. Allora, siamo in un momento particolare, riteniamo che bisogna anche essere attinenti alle proprie azioni e declinarle in maniera positiva (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Passo invece alla dichiarazione di voto rispetto alla risoluzione di Fratelli d'Italia, della Lega e Forza Italia, che hanno fatto uno sforzo di sintesi per cercare di dare alcuni spunti e parlare, Ministro, in concreto, perché lei giustamente parlava di un DPCM a venire. Allora, noi vorremmo che, in quel DPCM, vi fosse anche traccia del nostro contributo, perché ripeto, se lei viene qui, apre e le siamo grati, ci dà disponibilità e le siamo grati, poi noi parliamo e non si fa nulla, evidentemente si crea un corto circuito ed il dibattito parlamentare diventa sterile (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Potremmo fare come abbiamo fatto per la discussione generale, depositiamo le nostre istanze e poi Dio vede e provvede. Le dico: noi, per esempio, prevediamo di superare il cosiddetto imbuto formativo. Uno sforzo - e lo riconosciamo - lo state facendo nel “decreto Rilancio”, che è qui in discussione alla Camera, ma evidentemente non è sufficiente, perché non porta un pari numero fra laureati in medicina e borse di specializzazione. Noi non vorremmo - Dio non voglia - che, se dovesse arrivare una seconda coda pandemica, ci trovassimo nuovamente nella condizione di dover importare medici dall'Albania, da Cuba, da altri Stati europei e non avere e non dare la possibilità ai nostri medici italiani, laureati e formati in Italia, di poter curare altri italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E' un'ignominia alla quale dobbiamo subito porre rimedio e per questo noi, in questa mozione, diciamo di dover evidentemente dare la possibilità ai medici italiani di poter operare in Italia. Un'altra cosa della quale io parlo, Ministro, in imbarazzo - perché lei lo sa, io sono farmacista ed evidentemente Cicero pro domo sua - però voglio essere attinente alla realtà. In questa fase pandemica, l'unica struttura territoriale presente in Italia, dal piccolo paese di montagna fino ai centri delle città, è rappresentata dalle farmacie (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia): croce verde, camice bianco, a servizio del cittadino. Ora, il fatto che, in tutti i decreti in produzione, non vi sia traccia del riconoscimento di questa straordinaria attività e attitudine, che le farmacie hanno, di essere presenti capillarmente sul territorio, in forza di una pianta organica, è anche qui una mancanza. E non lo dico perché sono farmacista, ma perché è la realtà. Quando gli ospedali, in osservanza al DM n. 70 al 2015, sono stati chiusi, quando molti operatori sanitari sono morti, quando molti sono andati nelle zone, l'unico presidio sanitario presente sul territorio sono state le farmacie, in particolare le farmacie rurali nei paesi di montagna (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Allora, rispetto a questo, Ministro, non trovare traccia né nelle mozioni, ma neanche - e concludo - nei DPCM in approvazione, evidentemente non è attinente alla realtà. Avrei qualche altro secondo, Presidente, lo dico e concludo veramente, dicendo che la forza politica di Fratelli d'Italia, da forza patriottica e nazionale, è a vostra disposizione, sfruttateci per l'interesse nazionale, ma non prendeteci in giro, grazie (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati di Forza Italia-Berlusconi Presidente - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Deputato Rizzo Nervo, prego.
LUCA RIZZO NERVO (PD). Grazie Presidente, onorevoli colleghi e Ministro, con questo passaggio parlamentare, con la sua apprezzata comunicazione oggi al Parlamento, che si accompagna all'apprezzamento al suo lavoro di questi mesi, Ministro, con questa comunicazione e la discussione che ne seguirà e che ne è seguita, non solo inauguriamo una scelta virtuosa di pieno e preventivo coinvolgimento del Parlamento su decisioni che insistono, in maniera così decisiva, sulla vita dei cittadini italiani, ma voglio credere - e le sue parole sono andate utilmente in questa direzione - che si possa instaurare una proficua collaborazione istituzionale, una messa a sistema di tutti i punti di vista, di un'utile pluralità che, in quest'Aula, si esprime, ad espressione della pluralità del Paese e che mai come oggi è necessario sia convintamente orientata - senza nulla togliere alle differenze - a realizzare una piena uscita dall'emergenza e ad assumersi una responsabilità condivisa, davvero condivisa, verso le conseguenze inedite, per portata e quantità, che siamo chiamati ad affrontare come Paese, per costruire questa fase nuova di convivenza con il virus. Nel farlo, ci deve muovere la consapevolezza che la normalità, che tutti vogliamo vedere tornare presto, non potrà mai essere e non sarà rimettere indietro l'orologio a prima del 21 febbraio, non potrà essere destarsi da un brutto sogno e ripartire da dove si era interrotta la vita del Paese. Sarà, al contrario, una lunga e complessa traversata nel deserto per ricostruire un Paese spaventato e infragilito da questa pandemia. Per farlo, ci vorrà un coraggio inedito, una determinazione nuova, che nulla ha a che vedere con l'ordinarietà. Sarà necessario avere una visione che tenga insieme l'urgenza dei bisogni concretissimi ed immediati dell'oggi, le sofferenze che si esprimono e che chiedono velocità di soluzioni nel qui ed ora, con un progetto a lungo termine di rinascimento per il Paese, capace di affrontare in termini sistemici fronti di fragilità, di debolezza del sistema Paese, che preesistevano e che questa pandemia e le sue conseguenze hanno amplificato. Oggi è il tempo di ingranare una marcia diversa, partendo dalle scelte che si stanno compiendo - penso al “decreto Rilancio” - dalle risorse che si stanno investendo, con la necessità di non fermarsi alle buone premesse, ma di porre l'attenzione sugli esiti attesi, sugli effetti reali, sul tempo, fattore decisivo in cui si realizzano, impattando positivamente sulla vita delle persone, sulla loro quotidianità. Oggi, a proposito di esiti - lei lo ha detto - possiamo dire che la scelta di chiusura del paese, del lockdown, la radicalità di quella scelta complessa, la sua tempestività rispetto ad altri Paesi del mondo, che ne hanno pagato le conseguenze, ha prodotto gli effetti sperati: da settimane ormai vediamo calare il numero dei contagi, diminuire la severità delle conseguenze cliniche del COVID e conseguentemente il ricorso alle terapie intensive e vediamo aumentare le storie di guarigione. Qualcuno, anche nel mondo della politica, si è avventurato a dire come questo sia il segno di una mutazione del virus, di un indebolimento della sua carica virale, arrivando taluno ad affermare che questa era l'evidenza della natura artificiale del virus.
No, nulla di tutto ciò, nessuno sconfinamento nella fantascienza. Questo è l'esito di un'efficace scelta di tutela della salute pubblica, che si è realizzata con la chiusura totale dell'attività e della mobilità delle persone, pur dolorosa. Come su tutto, anche su questo si è sviluppato un infinito dibattito di opinioni: aprire tutto, no, chiudere tutto, hanno convissuto finanche nell'opinione mutevole di singole persone, anche di singoli esponenti del Parlamento italiano. I numeri di queste settimane credo abbiano chiuso quel dibattito. Abbiamo fatto bene a compiere una scelta difficilissima, che si è dimostrata decisiva. Insieme all'eroica resilienza degli italiani, quella di chi ha lavorato in prima linea nei reparti COVID-19 degli ospedali, quella di chi ha garantito la continuità dei servizi essenziali, quella di chi ha prodotto uno straordinario lavoro di cura familiare, dei propri figli, dei propri nonni, delle tante e piccole grandi fragilità, che attraversano la vita di milioni di persone e di famiglie. Li abbiamo chiamati eroi, ma sono semplicemente italiani capaci di tirare fuori, con umiltà, il meglio della complessità estrema (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Senza questo sforzo, senza questa collaborazione silenziosa fra le radicali scelte delle istituzioni e la resistenza dei cittadini, avremmo, senza tema di smentita, pagato un prezzo ancora più alto e doloroso a questa pandemia. Oggi, con questo prossimo DPCM, superiamo definitivamente la fase delle chiusure, ma con questo non abbandoniamo di certo la prudenza, la cautela e il rispetto delle regole nuove di convivenza, che hanno consentito il superamento di quella fase. Oggi è necessario compiere ulteriori passi, a partire dalle attività, che, per loro natura, non sono ricomprese nei vari DPCM che si sono succeduti. Penso alle attività ricreative e culturali, penso agli spettacoli dal vivo su cui vi è stata un'importante mobilitazione di cantanti e artisti che chiedono di dare opportunità e sostegno a questo settore, ai tanti lavoratori e alle tante maestranze che lo realizzano. Penso alle attività ricettive, turistiche, congressuali, fieristiche. Penso ai centri estivi, mai così importanti come quest'anno, per restituire una dimensione di relazione, socialità e di gioco alle bambine e ai bambini, altri eroi ed eroine resilienti di questo tempo, con un'attenzione particolare alla fascia 0-6, sicuramente in relazione ai centri estivi, ma, in prospettiva, in relazione all'apertura degli asili nido e dei servizi per questa fascia di età.
E poi, lo ha ben detto lei, Ministro, la scuola: noi dobbiamo compiere ogni sforzo per una piena e regolare riapertura delle scuole a settembre. A settembre saranno passati sette mesi dalla chiusura delle scuole, lo dovremo fare con lezioni in presenza, con la relazione educante fra insegnanti ed alunni; servono risorse, dati anche i costi delle misure anti-contagio, servono spazi, servono le linee guida, condividendole con gli enti locali; serve soprattutto la consapevolezza, e la creatività nel trovare soluzioni definitive, serve dimostrare una consapevolezza ancor maggiore della natura irrinunciabile della formazione scolastica e di come essa, insieme alla salute, debba e possa essere il pilastro strategico del Paese e la base del patto per la ricostruzione. L'Italia non riparte davvero se non riparte nella pienezza della sua vocazione alla scuola. Bisogna avere un di più di coraggio e di impegno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Bisogna che, alla giusta prudenza della prima fase, si accompagni ora un determinato e incessante lavoro che il Paese si aspetta.
E infine, appunto, l'altro grande pilastro, pubblico e universalistico, capace di aggredire le diseguaglianze: la sanità. Qui siamo di fronte ad un'inedita e unica occasione, come lei ha detto. Si è retto con merito l'urto devastante di una pandemia. Di fronte a tutto ciò che è successo, è necessario trarre un insegnamento, sia dalle virtù, che si sono espresse, del Servizio sanitario nazionale, tante, sia dagli errori, inevitabili, incamminandosi in un percorso tanto cruento, quanto inedito. Ora si deve trasformare, il nostro Servizio sanitario nazionale, in termini di una ancora maggiore efficacia ed efficienza rispetto alle conseguenze del virus, ma anche rispetto alla trasformazione dei bisogni e delle aspettative di salute, che già erano in atto e che chiedono il coraggio di una innovazione profonda. Il COVID-19, infatti, ci ha insegnato che la salute è la piattaforma trasversale, sulla quale si reggono tutti i sistemi, educativi, produttivi, relazionali; scelte di innovazione che, anche qui, non possono che passare dalla collaborazione e dall'unità di intenti di tutti gli attori coinvolti. Non si tratta di avventurarsi come tifosi fra le opposte opzioni di ricentralizzazione o di autonomia estrema, quanto piuttosto serve organizzare una nuova governance sanitaria, in cui Stato e regioni condividano la missione ambiziosa e operino ognuna dentro le proprie responsabilità, per offrire in termini davvero universalistici risposte di qualità ai bisogni vecchi e nuovi dei cittadini italiani, da Bolzano a Lampedusa, vivendo come un'ossessione da superare le ancora enormi diseguaglianze nell'accesso alla salute e alla salute di qualità; diseguaglianze di salute, che si portano dietro sempre altre diseguaglianze ed altre ancora.
Oggi abbiamo una dotazione di risorse straordinarie, del tutto inedite: ai 2 miliardi più 2, messi in legge di bilancio si sono aggiunti gli oltre 4 messi con i diversi decreti, in questi mesi. Noi dobbiamo - lo ha detto - smettere di associare alla sanità la parola tagli o, genericamente, sprechi. La sanità è sicurezza delle persone, come tale è un grande investimento strategico. Mai più - lo ha detto, lo ripetiamo, facciamo nostre le sue parole - sotto finanziamento del Servizio sanitario nazionale e, invece, alcune grandi scelte strategiche: la prevenzione, non come un'evocazione per i convegni, ma come una scelta strutturale, la prevenzione per il COVID-19, secondo quello schema tracciare, testare, trattare, ma la prevenzione anche come asset strutturale, con il rafforzamento dei dipartimenti di prevenzione e igiene pubblica e un coordinamento nazionale più forte su questo. Un nuovo paradigma territoriale di presa in carico continuativa, che ci dia la possibilità di conoscere nella profondità i bisogni della comunità e anche le sue risorse comunitarie, le reti di protezione; una presa in carico sociosanitaria, che superi una dimensione in carico esclusivamente ai medici di medicina generale, ma che sostenga un lavoro di équipe multidimensionale e multiprofessionale, riscoprendo la medicina di relazione; un grande investimento sulla domiciliarità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), che abbiamo avviato in maniera importante con il “decreto Rilancio”, la sanità massima possibile nella possibilità massima possibile.
PRESIDENTE. Concluda.
LUCA RIZZO NERVO (PD). Concludo, Presidente. Infine, uno sforzo straordinario per il recupero delle prestazioni perse durante il lockdown, per non pagare gli enormi costi indiretti del COVID-19 in termini di deficit diagnostici e ritardi terapeutici. E infine - e chiudo davvero - i professionisti della sanità: non darli mai più per scontati, investire, come si sta facendo, su di loro, superare la camicia di forza, di cui lei ha parlato, riformare il DM n. 70, superare l'idea di chi ha pensato illusoriamente di poter fare di più con meno; senza le competenze, la professione e la passione civile dei professionisti sanitari, non ci sarà la qualità e la tutela del Servizio sanitario nazionale. Per fare tutto questo, credo si debba valutare fino in fondo, con il massimo di attenzione e anche con la massima laicità, la possibilità offerta dai 36 miliardi di euro del Meccanismo europeo di stabilità per grandi progetti di riforma del Sistema sanitario. Dunque, andiamo avanti nei termini che ho provato a dire e che trovano espressione nella risoluzione di maggioranza, per la quale dichiaro il convinto voto favorevole del gruppo del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Deputato Mugnai, prego.
STEFANO MUGNAI (FI). Grazie, Presidente. E grazie, Ministro, per la sensibilità che ha dimostrato nell'essere qui stamane e l'essere andato ieri nell'altro ramo del Parlamento. Noi siamo perfettamente consapevoli che ciò che ha attraversato il Paese è qualcosa di terribilmente inedito: una pandemia in un contesto storico dove gli spostamenti di persone sono estremamente facili, estremamente rapidi, e siamo perfettamente consapevoli del fatto che, durante questa emergenza, specie nei momenti iniziali, gli elementi di certezza, ogni qualvolta si doveva assumere una decisione, erano assolutamente rari.
E le riconosciamo, signor Ministro, in un contesto dove molti dei suoi colleghi di Governo, a partire dal Presidente del Consiglio dei ministri, hanno interpretato la gestione di questa emergenza anche come palcoscenico, evidentemente per saziare una fame di visibilità, lei ha adottato un atteggiamento molto diverso, un comportamento più responsabile e certamente molto più consono alla gravità del momento; noi, questo, lo abbiamo apprezzato e siamo perfettamente convinti che l'abbiano apprezzato anche gli italiani.
Ma, se non abbiamo alcuna remora nel riconoscere il merito del suo impegno e anche l'enorme responsabilità che si è trovato a dover assolvere in qualità di Ministro della salute, fronteggiando l'emergenza COVID-19, però è nostro dovere anche sottolineare ciò che non ha funzionato. Lei fa parte di un Governo, signor Ministro, che il 27 gennaio, per voce del Presidente del Consiglio dei ministri, naturalmente a favore di telecamera, rassicurava gli italiani dicendo che il Paese, il sistema Paese era prontissimo ad affrontare l'emergenza, oltre che affermare che il Governo aveva già adottato misure cautelative all'avanguardia e tutti i protocolli di prevenzione; e venivamo da giorni dove, non lei, ma alcuni esponenti della sua maggioranza cercavano di cucire i panni del razzista a chi, magari, dall'opposizione sollecitava il Governo a porre attenzione rispetto all'allarme Coronavirus. Nei tre giorni successivi ci sono i primi due contagiati: la coppia di cittadini cinesi, che viene immediatamente isolata e ricoverata allo Spallanzani, con un esito positivo della malattia.
Il giorno successivo, il 31 gennaio, l'OMS dichiara lo stato di emergenza per sei mesi. Da quel momento, passano altri venti giorni, perché è il 19 febbraio, quando il “paziente uno”, Mattia Maestri, entra all'ospedale di Codogno. La consapevolezza che Mattia Maestri fosse il “paziente uno”, la si deve all'intuizione di una brava giovane medico, Annalisa Malara, non all'applicazione di un protocollo, perché evidentemente erano già giorni, settimane, che il virus girava e infettava nel nostro Paese e il Sistema sanitario non è riuscito evidentemente a capirlo. È significativo che il primo vero provvedimento, che è stato assunto dalla Protezione civile per affrontare la pandemia, sia arrivato il 25 febbraio, sei giorni dopo la notizia che avevamo il “paziente uno”, venticinque giorni dopo la dichiarazione dello stato di emergenza. È quasi un mese di ritardo. È un mese in cui segretari di partito e sindaci, magari sorseggiando aperitivi, invitavano gli italiani a continuare la loro vita, a muoversi, a incontrarsi, a vivere a tutta velocità. Ecco, quello è il momento dove molto probabilmente gli italiani hanno iniziato ad ammalarsi e anche a morire a tutta velocità. È un ritardo di un mese che ha permesso al contagio di esplodere in tanti focolai. Quando il numero dei positivi ha iniziato ad aumentare in maniera esponenziale, quando gli italiani hanno iniziato ad ammalarsi e a morire di Coronavirus, ci siamo accorti, vi siete accorti, che i posti letto nelle terapie intensive non erano sufficienti; vi siete accorti che sarebbe mancato il personale sanitario; vi siete accorti che mancavano i respiratori polmonari; vi siete accorti che mancava tutto: mancavano i DPI, mancavano le mascherine, mancavano le tute monouso, mancavano guanti. Altro che essere prontissimi, signor Ministro. E se ne sono accorti i nostri medici, loro, sì, veri eroi moderni di questa enorme crisi, che in una situazione drammatica hanno dovuto affrontare l'emergenza, mettendo a repentaglio la propria incolumità fisica e quella dei propri familiari. I dati sono chiari, perché a fronte di circa 200 mila e passa contagiati, ci sono stati 28 mila contagiati di operatori sanitari, quasi il 12 per cento, con duecento morti. Questa situazione ha determinato che molte strutture sanitarie, da luogo dove curare la malattia, diventassero un luogo dove la malattia veniva purtroppo diffusa. Affermo ciò, signor Ministro, nella consapevolezza che ogni tentativo di analisi, rispetto a ciò che è accaduto, deve essere per onestà intellettuale contestualizzato: le scelte assunte o non assunte bisogna valutarle alla luce delle conoscenze che vi erano in quel momento. Ebbene, in quei momenti era indubbiamente una priorità evitare il collasso della rete ospedaliera. Era indubbiamente una priorità far sì che le terapie intensive fossero in grado di accogliere e di curare tutti coloro che ne avevano bisogno. Era una priorità, ma lei sa, come sappiamo tutti, che, purtroppo, tanti cittadini non hanno avuto la possibilità di avere cure salvavita, nel momento in cui erano stati contagiati dal virus, così come noi sappiamo che tanti cittadini si sono spenti in casa, senza riuscire ad avere assistenza, magari senza neanche riuscire a farsi fare un tampone. Questo è accaduto, signor Ministro, lei lo sa. È una cosa orribile ed inaccettabile, anche se in un contesto emergenziale, quale è stata l'emergenza. Ma, se era assolutamente prioritario mettere in sicurezza la rete ospedaliera, in quel momento, all'inizio della crisi, un'informazione era certa. Su un'informazione c'era il giudizio unanime di tutta la comunità scientifica, cioè che le persone più esposte al contagio, ma anche più esposte ad un esito letale del contagio fossero gli anziani, in particolar modo gli anziani con patologie pregresse. Signor Ministro, questo è il profilo degli ospiti delle residenze sanitarie assistenziali, anziani, che di solito non sono pienamente autosufficienti, non sono in salute, perché un anziano che sta bene difficilmente decide di andare a vivere all'interno di una RSA. Allora, noi sapevamo che la malattia aggrediva soprattutto gli anziani, sapevamo che nelle nostre RSA c'erano migliaia e migliaia di anziani e, però, non si è fatto uno più uno. Infatti, abbiamo lasciato la rete delle RSA ad affrontare le prime drammatiche settimane dell'emergenza in maniera assolutamente improvvisata. Mancava tutto: mancavano i dispositivi, le mascherine, mancavano i tamponi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), ma mancavano anche i protocolli chiari da adottare. Dopo qualche giorno mancava il personale, perché anche gli operatori si infettano, ed era difficilissimo trovare dei colleghi che fossero pronti ad andare a sostituire i colleghi ormai infettati. Io sono di Montevarchi, nella provincia di Arezzo, nella RSA del mio comune sono morti venti anziani. Nella RSA del comune accanto, che si chiama Bucine, dodici anziani. Ed è in Toscana, non è in Lombardia. E quello che è accaduto in queste RSA è accaduto in tutta Italia, in tantissime RSA. Allora, è certo che ci saranno anche delle responsabilità gestionali dei singoli responsabili delle RSA, ma la proporzione, l'enormità del fenomeno, è tale, che dimostra che c'è stata una sottovalutazione di questo aspetto da parte del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Quanto è accaduto, signor Ministro, deve essere analizzato.
PRESIDENTE. Colleghi, per favore!
STEFANO MUGNAI (FI). Questo è un passaggio che dovrà essere fatto, non solo per verificare le responsabilità di ogni livello decisionale, ma perché possa servire a far sì che non accada di nuovo. Allora, il Coronavirus è stato - sarà cinico dirlo - un enorme stress test per il nostro sistema Paese, per il nostro istema sanitario e ha messo in evidenza tutti i punti di debolezza del nostro sistema sanitario nazionale. Anni di tagli lineari, che hanno portato a una riduzione di circa 44 mila addetti, nell'arco di nove anni, e di 45 mila posti letto, nell'arco di dieci anni. Ci siamo accorti che abbiamo una povertà di posti letto nelle terapie intensive. In Italia ci sono 8,9 posti letto su 100 mila abitanti; in Germania ne hanno 28: è più del triplo. Credo che - ho sentito le sue parole - converrà con me che ogni tipo di riforma del sistema sanitario, ogni intervento in materia sanitaria, non potrà che passare da un aumento del rapporto posti letto per cittadini. Però, è fondamentale anche rafforzare la rete territoriale. Abbiamo capito, credo, spero, che abbiamo capito, dalla lezione del Coronavirus, che le epidemie si combattono prima sul territorio che negli ospedali. Ciò che è mancato, laddove certe regioni sono andate in difficoltà, erano i servizi territoriali, perché aver avuto la possibilità di avere pronta la presenza capillare di unità di medici e infermieri, che fossero attrezzati con strumenti diagnostici e protettivi per intervenire a domicilio, avrebbe ridotto l'accesso al pronto soccorso, avrebbe ridotto l'accesso agli ospedali e avrebbe contenuto il contagio. Però, per far questo, servono medici ed infermieri e bisogna avere un personale in numero adeguato, per andare a colmare le croniche carenze del nostro sistema sanitario. Un'altra lezione fondamentale, che è venuta da questo contagio, è la necessità di andare a valorizzare ciò che sul territorio già esiste. Come ha detto prima il collega di Fratelli d'Italia, si cerchi di pensare cosa sarebbe accaduto nel nostro Paese, senza la presenza di una rete di farmacie così capillare, che ha svolto un servizio sanitario, ma anche sociale, in quelle settimane drammatiche, dove il virus imperversava e mieteva vittime (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), una presenza capillare su tutto il territorio nazionale, ma soprattutto nelle zone più colpite e martoriate dal Coronavirus. Così come sul territorio noi abbiamo il volontariato del Terzo settore, che ha svolto, anche in questa emergenza, una funzione fondamentale per andare a coprire le carenze del nostro sistema sanitario (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
Per tutte queste cose, però, servono risorse evidentemente. Allora, è un nodo politico e chi ha la responsabilità di governare credo lo debba affrontare. Le risorse si prendono dove ci sono. In maggioranza, nei giorni scorsi, avete legittimamente esultato rispetto alla collocazione di 22 miliardi del nostro debito pubblico, nell'asta dei BTP del maggio 2020… Aspetto che il Ministro finisca. Avete esultato per una collocazione di 22 miliardi dei BTP con un tasso di interesse intorno al 2 per cento.
PRESIDENTE. Ogni tanto, però, abbiamo bisogno di comunicare.
STEFANO MUGNAI (FI). Non c'era nessuna vena polemica. Sto andando a concludere, avrei piacere...
PRESIDENTE. D'Ettore, non era con lei. Prego.
STEFANO MUGNAI (FI). Se il Ministro ha avuto la sensibilità di venire in Aula, a fare una comunicazione, credo sia interessato ad ascoltare gli interventi, ne sono certo.
PRESIDENTE. Assolutamente, però l'avevamo interrotto noi.
STEFANO MUGNAI (FI). Come dicevo, dai banchi della maggioranza, vari esponenti di maggioranza e del Governo hanno legittimamente salutato in maniera positiva il fatto che, nell'asta del maggio scorso, abbiamo collocato 22 miliardi del nostro debito, a un tasso di interesse del 2 per cento. Però, non capisco come si possa esultare per questa notizia e, al contempo, dire di non voler intercettare 36 miliardi del MES, con un tasso che è sotto lo 0,1 (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Allora, questi sono nodi politici, che poi vanno al di là delle enunciazioni retoriche e credo che, chi ha soprattutto la responsabilità di Governo, debba affrontare e sciogliere. In conclusione, io non trovo e non la posso definire “retorica”, quando si parla di ciò che hanno fatto gli operatori sanitari. Non è una retorica: è semplicemente dire ciò che è accaduto.
PRESIDENTE. Concluda.
STEFANO MUGNAI (FI). Concludo. Però, bisogna essere consequenziali. Qualche settimana fa, in quest'Aula, abbiamo approvato un provvedimento importante, che è quello sulla sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell'esercizio delle loro funzioni. Lo abbiamo approvato all'unanimità. Adesso è al Senato e confidiamo che venga rapidamente approvato in seconda lettura. Però, questa vicenda ci dovrebbe insegnare che abbiamo anche un debito, come istituzione, rispetto ai medici, agli infermieri e agli OSS.
Non è sufficiente - e Forza Italia ha provato a sollevare questa riflessione in quella sede, ma non ci siamo riusciti - mettere in sicurezza i nostri operatori sanitari dalle aggressioni fisiche, vanno messi in sicurezza anche dalle aggressioni penali, civili e amministrative (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), che certamente aumenteranno, stante il contesto drammatico emergenziale nel quale hanno operato durante il Coronavirus. Ed è inaccettabile che per coloro che oggi noi chiamiamo come eroi noi si abbia la responsabilità di mettere nelle condizioni di doversi difendere per anni per avere magari cercato con ogni mezzo, con generosità, con coraggio di salvare delle vite umane durante il Coronavirus (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Io credo che questo sia un impegno che il vostro Governo e questo Parlamento debbano assumere e debbano risolvere positivamente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Deputata Boldi, prego.
ROSSANA BOLDI (LEGA). Presidente, Ministro, colleghi, intanto un ringraziamento al Ministro, che, devo dire, viene in quest'Aula sempre con un atteggiamento di grande disponibilità, senza alcuna supponenza, quindi questo mi fa pensare che davvero cerchi un confronto con il Parlamento, cosa che invece purtroppo non avviene mai quando in quest'Aula viene il Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia). Nel suo intervento lei ha elencato con precisione tempi e tappe di quest'emergenza durante la pandemia, allora, prima di passare alle proposte, devo per forza aggiungere qualcosa alla storia che lei ha raccontato, che è molto precisa per quello che riguarda le date. Il 22 gennaio, prima che l'OMS decretasse lo stato di pandemia, è stata costituita la task force e il 31 dichiarato lo stato di emergenza. Allora mi domando: perché abbiamo perso un mese e mezzo, prima di cercare dispositivi medici, respiratori, tutto quello che era necessario e che io immagino si sapesse che non c'era (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia)? Questo è stato un enorme problema. Si è detto - e cito ancora al Presidente del Consiglio, che è venuto in quest'Aula a dire che eravamo prontissimi, di non avere paura - che avremmo fronteggiato quest'emergenza perché problemi non c'erano. Abbiamo mandato in televisione attori eccetera a dire: tranquilli, andrà tutto bene. Purtroppo non è andato tutto bene, perché su questi temi non basta fare lo spot e dire che andrà tutto bene. Non è andata così. Lei ha ringraziato, per il grande lavoro, il comitato tecnico-scientifico, l'Istituto superiore di sanità eccetera, però, Ministro, sono state date delle indicazioni talmente contraddittorie da questi organismi, anche dall'OMS, che, primo, si è detto che le mascherine servono, le mascherine non servono (Applausi della deputata Baldini), possono andar bene anche le mascherine di comunità; come le troviamo, come non le troviamo. Poi una cosa imperdonabile, quella circolare dell'Istituto superiore di sanità che sconsigliava di fare le autopsie (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia). Quella è stata veramente una cosa terribile. Terribile (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Soltanto facendo le autopsie, quando di una patologia non si conosce perché porta a morte, si capisce che cosa sta succedendo in un organismo. Ritardare le autopsie è stato destruente per trovare poi delle terapie e per capire che cosa stava succedendo. Dopodiché, il lockdown, sul quale io personalmente sono d'accordo, nel senso che quando c'è un virus, c'è un agente eziologico che non si conosce bene, isolamento e quarantena sono le uniche armi, inizialmente, che si hanno a disposizione.
Però, contemporaneamente, quando tu chiudi in casa della gente, non le permetti di lavorare, e succede come è successo in Italia, che siamo il Paese che ha avuto il lockdown più lungo in assoluto di tutti gli altri Paesi europei, devi anche pensare che questa gente non la fai morire per il virus ma non devi neanche farla morire di fame. E qui è cascato l'asino, perché i sussidi, i soldi, quello che serviva per poter pensare di superare questa fase di chiusura non sono arrivati con la velocità con cui dovevano arrivare. Anzi, mi permetto di ricordare che la prima volta che si è parlato di fondi necessari per superare questa cosa si è parlato di 2 miliardi e mezzo, poi sono diventati 5, poi sono diventati 7, poi sono diventati 25, poi 55, e adesso si parla di un ulteriore sforamento. Guardi che questo mi trova assolutamente d'accordo, però il fatto che all'inizio si pensasse di riuscire a fare il tutto con 2 miliardi e mezzo, 5 o 7 e mezzo vuol dire che questo Governo, su quelle che sarebbero state le ricadute economiche della crisi, non aveva capito niente (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Questo forse sarebbe il caso di riconoscerlo. Certo, l'epidemia ha messo alle corde il nostro sistema sanitario e ha acuito quelle che noi sapevamo già essere alcune debolezze. È da anni che diciamo che bisogna potenziare la medicina territoriale. È da anni che diciamo che mancano gli specialisti, che c'è l'imbuto formativo. È da anni che diciamo che vanno portati più soldi sul territorio, che mancano i medici di medicina generale, che non vi è un raccordo come dovrebbe esserci tra l'ospedale e il territorio, per la gestione non di questa pandemia, perché il problema c'era già da prima, ma per la gestione delle malattie croniche a domicilio. Ciò perché se noi avessimo avuto un sistema che permetteva di gestire i cronici a domicilio, ci saremmo fatti trovare più preparati anche nella gestione di questa crisi. Dico ancora una cosa, e parto un po' dal fondo. Quando lei ha dato il giudizio sulle mozioni, ha detto che era fuori tema la nostra mozione, perché si aspettava delle proposte per il DPCM. Allora io rovescio il discorso: io mi aspettavo che lei venisse a dirci cosa ci sarà nel prossimo DPCM, noi allora avremmo potuto dirle che cosa ne pensavamo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ciò perché, mi scusi, con tutto il rispetto, la mozione di maggioranza praticamente è una mozione che dice: fate quello che volete e noi saremo d'accordo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), perché sostanzialmente dà delle indicazioni talmente generiche che non dice niente. E poi di nuovo un altro DPCM, non se ne può più! Non avevamo detto basta, che di DPCM non ne facevamo più? Ci sarebbero centomila cose da dire, ne aggiungo soltanto una. Lei ha parlato di capacità di reazione, citando il fatto che in pochissimo tempo siamo riusciti a raddoppiare i nostri posti nelle terapie intensive. Questo è vero, però mi permetto di dire che, se questo è successo, è successo per merito delle regioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Il Governo non si prenda dei meriti che non ha. E parlo di tutte le regioni e di tutti gli operatori sanitari che hanno lavorato nelle regioni. Noi abbiamo avuto ortopedici e ginecologi che si sono trovati a lavorare nelle terapie intensive, che in qualche modo hanno svolto il loro lavoro. Quindi noi, nella nostra mozione, abbiamo fatto delle proposte che poi fortunatamente sono molti dei temi che vengono trattati anche nel decreto-legge Rilancio, sui quali presenteremo naturalmente degli emendamenti.
Parlo di RSA. C'è stato effettivamente un grosso problema nelle RSA, però, Ministro, noi dal primo provvedimento che è arrivato in quest'Aula abbiamo chiesto che venissero stilate delle linee guida, perché sapevamo che c'erano dei problemi sulle RSA, lo si sapeva già dal principio. I nostri emendamenti in questo senso sono sempre stati respinti, sempre stati respinti. Adesso spero che finalmente si arrivi ad avere queste linee guida che servano pro futuro. Ancora un accenno ai finanziamenti: non posso non farlo, visto che alcuni colleghi ne hanno parlato. Allora, si sta pensando, da parte della maggioranza sicuramente, ma anche da parte di un pezzo di opposizione, di ricorrere al MES. Allora, vorrei ricordare due fatti: il MES è un Trattato. Se non vengono cambiati i termini e quello che c'è scritto nel Trattato, le condizionalità rimangono; non è sufficiente che qualcuno dica che non ci sono più condizionalità. Poi farei notare, e consiglierei ai colleghi di leggere bene, che i soldi del MES non possono essere usati per la spesa corrente. Quindi, togliamoci dalla testa di usarli per pagare stipendi o assumere nuovo personale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier); si possono usare esclusivamente per spese di strutture sanitarie. Faccio sommessamente notare che non siamo ancora stati in grado di spendere i 24 miliardi più 4 che già ci sono in strutture sanitarie, e fa 28 (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Pregherei i colleghi che anche dicono che bisogna prendere il MES di riflettere, riflettere su questa cosa. Ministro, noi ci aspettiamo che nel prossimo DPCM ci sia la possibilità di aprire, di allargare, perché qui, se non apriamo, soffochiamo, con particolare riguardo - e questo noi l'abbiamo scritto nella nostra mozione - alle scuole, perché le scuole personalmente ritengo siano un po' più importanti del calcio. E poi di dare un pochino meno retta al Comitato tecnico-scientifico, che continua a dare comunicazioni discordanti su quello che bisogna o non bisogna fare, all'OMS, eccetera, ma di decidere, naturalmente con coscienza, sentendo i tecnici, ma pensando anche a come comportarsi per il bene del Paese. La nostra disponibilità c'è, ma, per fare le cose insieme, bisogna essere in due. Fino adesso - glielo dico - da parte di questo Governo la disponibilità è stata zero. Speriamo di inaugurare una nuova fase (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Provenza. Ne ha facoltà. Colleghi, per favore!
NICOLA PROVENZA (M5S). Grazie, Presidente Fico. Ministro Speranza, grazie per la sua presenza e soprattutto per l'azione svolta, in questi mesi drammatici, in un'emergenza sanitaria che abbiamo vissuto, ma soprattutto in quella che è una emergenza sociale, economica. Questo periodo ci affida alcuni messaggi che con coraggio, con competenza, con etica della responsabilità, noi abbiamo il dovere di interpretare e trasformare in atti concreti, senza facili generalismi accademici. Come abbiamo vissuto anche noi, qui, questa vicenda così terribile? L'abbiamo vissuta ad occhi aperti; avevamo gli occhi aperti perché volevamo capire, passaggio dopo passaggio, come metterci al servizio del nostro Paese, dei suoi valori, della sua tradizione, ma, soprattutto, della sua storia.
Abbiamo guardato negli occhi i nostri anziani, che abbiamo visto talvolta scivolare dietro un vetro e poi non poterli nemmeno più salutare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Abbiamo guardato e visto gli occhi dei nostri bambini, a volte smarriti, a volte incuriositi, o toccati nel profondo da una vicenda che a loro appariva misteriosa. Abbiamo visto…
PRESIDENTE. Mi scusi. Deputata Bartolozzi, per favore. Deputata Gelmini, deputato Iezzi, per favore. Colleghi, un po' di silenzio. Deputato Iezzi! Prego.
NICOLA PROVENZA (M5S). Grazie, Presidente. Vedo che ci sono alcuni colleghi che, se mi danno la possibilità, li ringrazio. Abbiamo visto figli, fratelli, sorelle e amici soffrire e rialzarsi, talvolta addirittura increduli per avere ritrovato la luce, quella della vita, quella degli affetti, quella dei colori che da foschi diventavano sempre più vividi, sempre più intensi. Avevamo anche pensato - lo dico con molto rammarico - nei primi giorni di questa pandemia che fosse arrivato il tempo della riflessione profonda, poiché troppo spinti dall'ansia di uno sviluppo senza progresso. Poi, con il passare del tempo, sono riemerse le ombre, le strumentalizzazioni, le alchimie di una politica che si allontanava dal sentimento delle persone in carne ed ossa. E credo di poter affermare, in tutta evidenza, che l'elemento dirompente che la drammatica emergenza sanitaria e sociale ci consegna è la consapevolezza che un modello fondato sul pensiero unico del mercato e sulla priorità dei profitti non garantisce alcuna protezione.
Allora, Ministro, lei ha richiamato un comportamento etico rispetto a come onorare la memoria di chi ha perso la vita. Penso che, se vogliamo onorare la memoria di chi ha perso la vita, dobbiamo essere coerenti, cioè provare a far coincidere le parole con i fatti, le intenzioni con le azioni, i propositi con la visione organica del fare. Non dimentico gli scontri istituzionali, non dimentico la sofferenza estrema che taluni cittadini hanno dovuto subire, che hanno dovuto sopportare. Mi riferisco ai cittadini lombardi, ai cittadini veneti, ai cittadini liguri, ai cittadini piemontesi, e a quelli dell'Emilia-Romagna, ai quali va la mia personale solidarietà, ma non dimentico che nelle altre regioni, pur non essendoci la stessa gravità e la stessa percezione, si è manifestato un sentimento forte di solidarietà e di condivisione.
Questo Paese ha avuto fiducia e ha giocato la propria partita proprio fidandosi di quelle donne e di quegli uomini silenziosi, ma laboriosi, che ben prima dell'emergenza sanitaria e ben lontani dai riflettori provavano esclusivamente a fare il proprio dovere, consapevoli che fosse l'unica strada per contribuire efficacemente alla salvaguardia della salute del nostro Paese. Certo, le scelte del Governo sono state difficili, spesso impopolari, ma posso dire che hanno trovato nella figura del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte il giusto equilibrio tra la consapevolezza della necessità di misure drastiche e la vicinanza morale e umana a ciascun cittadino. Mettere uno stop a tante realtà produttive di questo Paese è stata una scelta difficilissima, ma è stata guidata dalla necessità assoluta, prioritaria, di salvaguardare il rischio del contagio.
Ma la più grande ferita che il COVID-19 ha inferto alla nostra comunità è stata una sensazione di impotenza del nostro personale sanitario, di unità speciali che non hanno coperto il territorio, di un'assistenza domiciliare in molte zone del Paese inesistente. Ormai diventa l'argomento di tutti quello della medicina territoriale, però dobbiamo fare uno sforzo di verità, di realismo: la medicina territoriale, quando c'era - ripeto, quando c'era - in alcune zone del Paese è stata travolta, perché debole, non organizzata, non coordinata, non adeguatamente supportata dalla tecnologia.
Quando invece la stessa medicina territoriale era rabberciata, per non dire inesistente, è stata coperta da iniziative roboanti o di propaganda che hanno offeso il senso civico della nostra comunità, magari pensando di fare qualche spot con le pur reali eccellenze ospedaliere, seppure sporadiche, ma circondate da un deserto assistenziale, piuttosto che avvantaggiare una logica di eccellenze diffuse, nell'ottica proprio di riequilibrare il rapporto tra ospedale e territorio, fidandosi di criteri di appropriatezza non solo clinica, ma anche organizzativa e di ambiti di cura.
Quindi, all'improvviso, ci siamo dimenticati degli accessi impropri al pronto soccorso, delle liste di attesa infinite. Ed ecco che i dati possono darci delle spiegazioni rispetto alle USCA, le unità speciali di continuità assistenziali: l'Emilia-Romagna, ad esempio, ha coperto il 91 per cento del territorio, la Toscana il 52 per cento, il Veneto il 49 per cento, la Lombardia il 25 per cento, con 47 unità create, sulle 200 previste.
E, allora, Ministro, lei ha citato una cabina di regia, ha citato la necessità di chiudere la stagione dei tagli: io dico che è il momento di aprire la stagione del corretto uso delle risorse (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non basta avere soltanto tante risorse, bisogna avere il coraggio di allocarle nella maniera più adeguata e, soprattutto, sconfiggere la maledizione del mantenimento dello status quo. Ecco perché il giusto incremento del personale va indirizzato anche rispetto a percorsi formativi che siano aggiornati, che siano contestualizzati, per la necessità reale di un rapporto tra medico e paziente e dare un significato compiuto alla cosiddetta medicina personalizzata.
Un cenno lo faccio alla scuola, perché la chiusura delle scuole è stata una ferita tremenda, ma, purtroppo, necessaria. Bene la riapertura dei centri estivi; ora sarà fondamentale, però, lavorare per riaprire le scuole a settembre e portare tutti i nostri studenti a scuola in massima sicurezza, tenendo conto della situazione sanitaria che ci sarà al rientro. Bisogna però lavorare per scenari, preparare le scuole ad affrontare la situazione sanitaria che vi sarà tra tre mesi, nei vari territori e, per questo, il comitato tecnico-scientifico dovrà essere più flessibile, perché non è possibile stabilire oggi, in maniera perentoria, quali debbano essere le misure per il rientro a scuola.
Chiudo, Presidente, perché ritengo che, in quest'Aula, dobbiamo avere ancora una volta, oggi, la percezione che, di fronte a noi, c'è un'occasione straordinaria per portare alla luce la vera forza del nostro Paese, un Paese che ha la necessità di proporre con fierezza la sfida di una comunità coesa e coraggiosa.
Questo è il tempo del rigore scientifico, del rispetto, soprattutto del rispetto delle istituzioni, ma, soprattutto, della lucidità e dell'azione civica e non dell'azione cinica; un'azione che diventi sempre più coordinata, sempre più efficace, ma che tenga sempre conto e presente, guidando la nostra azione politica non solo nei prossimi giorni e nelle prossime settimane, ma per tutto il nostro mandato, la sofferenza delle persone che hanno perso la vita, di coloro i quali hanno dovuto rinunciare a qualsiasi postazione sanitaria durante questa emergenza e, soprattutto, dei tanti operatori e professionisti della salute che si sono spesi per il bene del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Avverto che la risoluzione n. 6-00109 è stata sottoscritta dalla deputata Boschi in luogo della deputata Fregolent.
Prego, Ministro Speranza.
ROBERTO SPERANZA, Ministro della Salute. Grazie, Presidente. Solo in un istante, perché, in realtà, siamo alla prima attuazione di questa disposizione normativa che il Parlamento ha voluto approvare nel corso della conversione del decreto n. 19, in modo particolare, il comma 1 dell'articolo 2.
Qual è la sostanza di questa disposizione che il Parlamento ha approvato? È che, di fronte a nuovi provvedimenti del Governo, non c'è una informativa successiva all'approvazione di quest'atto, ma c'è una comunicazione che anticipa le scelte che il Governo farà. E mi pare che tutti i gruppi abbiano espresso, in qualche modo, apprezzamento per un tentativo di costruire anche un rapporto più virtuoso tra Governo e Parlamento.
Siamo, evidentemente, alla primissima attuazione di questa disposizione, io ho espresso dei pareri, ma non voglio far cadere nel nulla un dibattito parlamentare che ritengo sia stato utile e anche denso di spunti.
Mi sia concesso di dire, in modo particolare, che molte delle indicazioni, degli orientamenti che sono arrivati, in modo particolare dai gruppi di opposizione, potranno essere utili in una discussione, che mi auguro questo Parlamento vorrà fare, sulla riforma del Servizio sanitario nazionale, cioè su come il Servizio sanitario nazionale guarda ad una fase post-COVID, prova ad assumere anche la lezione di questi mesi drammatici.
Però, forse, c'è una cosa che si può fare già subito, perché mi sembra che tutti i gruppi parlamentari che sono intervenuti - e voglio ringraziare le deputate e i deputati che hanno preso la parola dentro questa discussione di stamattina - abbiano sollecitato al Governo una particolare attenzione su quello che appare - ad ascoltare il dibattito, ma io ne sono particolarmente convinto - un tema di massima attenzione, che è quello della riapertura delle scuole a settembre. Mi pare che su un tema così delicato il Parlamento non debba dividersi. In modo particolare, l'onorevole Gemmato ha posto in maniera puntuale questo tema, da ultimo, anche l'onorevole Boldi, ma tutti i gruppi, anche di maggioranza, sono tornati sulla priorità di attenzione che il Governo deve porre su questo tema.
Per queste ragioni, Presidente, nel ringraziarla per avermi ridato la parola, io vorrei vincolare il mio parere positivo, come Governo, alla risoluzione Delrio, Fornaro, Davide Crippa e Boschi, a questo punto, all'aggiunta di un terzo impegno per il Governo, che leggerei nei seguenti termini: “A dare massima priorità al lavoro preparatorio in vista della riapertura delle scuole a settembre, che dovrà avvenire in piena sicurezza”. Mi sembra, con questo atto, di assumere un orientamento unanime emerso durante la discussione e così anche di provare a valorizzare questa discussione che, dal mio punto di vista, non è stata formale, ma è stato un utile passaggio rispetto alle scelte che dovremo assumere (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali, MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico e Italia Viva).
PRESIDENTE. Deputato Gemmato, prego.
MARCELLO GEMMATO (FDI). Grazie, per avermi dato la parola. Ovviamente, noi apprezziamo le parole del Ministro e cambiamo il nostro parere espletato in dichiarazione di voto, da contrario in astensione. Ovviamente, Ministro, noi vigileremo attentamente a che questo avvenga e, come detto anche durante il mio intervento, comunque, saremo sempre al fianco degli italiani e, in particolare, dei nostri bambini, che potranno andare a scuola al più presto e in sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Deputata Boldi. Per favore, la mascherina.
ROSSANA BOLDI (LEGA). Sì, Presidente. Anche il nostro parere, a questo punto, diventa un voto di astensione e non contrario sulla risoluzione della maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e PartitoDemocratico), proprio come segno di buona volontà (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Deputato Mugnai. La mascherina, per favore.
STEFANO MUGNAI (FI). Anche Forza Italia si asterrà sulla risoluzione di maggioranza, perché apprezziamo la capacità e la volontà del Ministro, manifestata in questa comunicazione, di recepire fin da subito le indicazioni che sono venute dagli interventi dell'opposizione. Noi auspichiamo che questa metodologia, che, francamente, il Governo non ha adottato in queste settimane, in questi mesi di emergenza Coronavirus nei rapporti con l'opposizione, da questa comunicazione, possa diventare, invece, la regola, piuttosto che l'eccezione. Quindi, anche noi ci asterremo sulla risoluzione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Deputato Lupi.
MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). Per confermare, anche da parte del nostro gruppo, appunto, a questo punto, il voto di astensione e sottolineare che il tema della scuola è uno dei temi più importanti e la raccomandazione è esattamente quella che anche il Comitato tecnico-scientifico dia indicazioni, ma con l'attenzione e con l'obiettivo che le scuole possano riaprirsi e che il contenuto fondamentale della scuola, che è la convivenza, la comunità e il luogo dell'educazione, possa esercitarsi. E questo spetta alla politica, al Parlamento e al Governo, attuarlo; quindi, con questa consapevolezza dichiaro il voto di astensione anche da parte del nostro gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro).
PRESIDENTE. Fornaro, accetta?
FEDERICO FORNARO (LEU). Accetto, anche a nome degli altri firmatari, la richiesta del Ministro e ringrazio, davvero, i gruppi di opposizione, perché abbiamo dato anche un senso, io credo, a molte discussioni che abbiamo fatto nel recente passato. Questo è il luogo ed è la prima volta che affrontiamo le questioni legate al DPCM in anticipo, speriamo di non farne troppi per il futuro, che non ce ne sia più bisogno, però, credo che questa, anche alla luce delle cose che ha detto il Ministro, sia una bella pagina per questo Parlamento.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
(Votazioni)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Come da prassi le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione n. 6-00109 Delrio, Fornaro, Davide Crippa e Boschi, come riformulata su richiesta del Governo e su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 1) (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Italia Viva, Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Misto).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione n. 6-00110 Molinari, Gelmini, Lollobrigida e Lupi, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).
Sono così esaurite le comunicazioni del Ministro della Salute sul contenuto dei provvedimenti di attuazione delle misure di contenimento per evitare la diffusione del virus COVID-19, ai sensi dell'articolo 2, comma 1, del decreto-legge n. 19 del 2020, come modificato dalla legge di conversione n. 35 del 2020.
Sospendiamo a questo punto la seduta che riprenderà alle ore 14.
La seduta, sospesa alle 11,45, è ripresa alle 14.
PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Battelli, Brescia, Colucci, Covolo, De Maria, Delrio, Gallo, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Iovino, Liuni, Lollobrigida, Lorefice, Lupi, Molinari, Ruocco, Saltamartini, Speranza e Tasso sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente novanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 20 aprile 2020, n. 26, recante disposizioni urgenti in materia di consultazioni elettorali per l'anno 2020 (A.C. 2471-A).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 2471-A: Conversione in legge del decreto-legge 20 aprile 2020, n. 26, recante disposizioni urgenti in materia di consultazioni elettorali per l'anno 2020.
Ricordo che nella seduta di ieri è stato, da ultimo, respinto l'emendamento Prisco 1.236. Avverto che la Commissione ha presentato l'emendamento 1-bis.800 (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione, e in relazione al quale risulta alla Presidenza che tutti i gruppi abbiano rinunciato alla fissazione del termine per la presentazione di subemendamenti.
Avverto che, fuori della seduta, gli emendamenti Sisto 1-bis.300, 1-bis.5, 1-bis.6, 1-bis.4 e 1-bis.3 e Prisco 1-bis.12 sono stati ritirati dai presentatori.
Passiamo quindi all'emendamento Prisco 1.237.
(Ripresa esame dell'articolo unico – A.C. 2471–A)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Borghi. Ne ha facoltà. Chiedo scusa la mascherina, onorevole Borghi.
ENRICO BORGHI (PD). Chiedo scusa, signora Presidente, mi è sfuggito l'elenco: ho segnato solo gli emendamenti 1-bis.5 e 1-bis.4. Quali sono gli altri ritirati?
PRESIDENTE. Glieli facciamo avere immediatamente, onorevole Borghi. Ha chiesto di intervenire sull'1.337 l'onorevole Prisco, prego.
EMANUELE PRISCO (FDI). Grazie, Presidente. Mi pare che qualche ragionamento rispetto alle sollecitazioni fatte da Fratelli d'Italia, sia diciamo, in esame. Vedo che è arrivato il Ministro, quindi faccio il buon gesto di lasciare la parola al Ministro, visto che era programmato il suo intervento, perché credo che dalle parole del Ministro potremo capire anche l'andamento successivo della discussione.
PRESIDENTE. Alla Presidenza non risulta che il Ministro abbia chiesto la parola. Quindi, fintanto che il Ministro non chiede la parola, non può un deputato lasciare la parola all'onorevole Ministro. Quindi, Ministro, chiede di intervenire oppure si riserva di farlo successivamente? Chiede di intervenire adesso? Prego, onorevole Ministro.
LUCIANA LAMORGESE, Ministra dell'Interno. Posso togliere la mascherina?
PRESIDENTE. Sì, dal centro, così riusciamo a osservare la distanza anche dal sottosegretario. Prego.
LUCIANA LAMORGESE, Ministra dell'Interno. Signora Presidente, onorevoli deputati, in occasione di questa mia partecipazione ai lavori dell'Aula penso che sia utile fare un poco il punto sull'andamento del provvedimento che vi ha visti impegnati per tutti questi giorni e che riguarda la vita delle istituzioni in un momento così delicato per il nostro Paese. Con il presente decreto-legge, nel rispetto delle disposizioni per il contenimento della diffusione del Coronavirus già in vigore, in relazione alla necessità di svolgere le elezioni per l'anno 2020, sono stati adottati diversi interventi in materia di elezioni suppletive della Camera, del Senato della Repubblica, di rinnovo dei consigli comunali per scadenza di mandato e di durata degli organi elettivi delle regioni a statuto ordinario.
Si è anche ritenuto di prevedere che i comuni che dovessero essere sciolti entro il 27 luglio potranno andare ad elezioni nel prossimo turno 2020, evitando così un lungo periodo di commissariamento. Lo svolgimento delle elezioni del 2020 indubbiamente deve contemperare l'esigenza della tutela della salute, mediante lo svolgimento in sicurezza delle operazioni elettorali, con quella del rinnovo della rappresentanza popolare. L'intervento normativo è finalizzato ad individuare soluzioni tali da non alterare i delicati equilibri del meccanismo elettorale posti a garanzia della partecipazione e della trasparenza delle operazioni elettorali, conciliando l'esigenza dell'ordinato svolgimento delle elezioni con quella fondamentale di tutela della salute dei cittadini. Il lavoro svolto fino ad ora che è stato seguito dal Ministero dell'Interno per il tramite del sottosegretario Variati, che ringrazio per queste lunghe giornate e per la costante attenzione rivolta al provvedimento, penso che rappresenti il punto di sintesi migliore che è proprio delle prerogative del Parlamento.
Il provvedimento è rispettoso dei principi costituzionali anche con riferimento alle autonomie regionali; fissa una finestra elettorale dal 15 settembre per lo svolgimento delle elezioni regionali e comunali. Nel corso dei lavori parlamentari è stato anche previsto che il principio dell'election day, già presente nel sistema normativo fin dal 2011, si applichi anche al referendum confermativo relativo alla riduzione del numero dei parlamentari, già peraltro differito con le ultime disposizioni. Così come rilevato da questo ramo del Parlamento, mediante un emendamento, è stata prevista l'adozione di protocolli sanitari e di sicurezza che il Governo dovrà adottare al fine di consentire ai cittadini di recarsi in tutta sicurezza alle urne e, sempre nell'ottica di una ripresa della vita ordinaria di tutti i livelli di Governo, è stato previsto che l'elezione degli organi provinciali si svolga entro 90 giorni dal rinnovo dei consigli comunali. Sempre al fine della maggiore sicurezza è stato anche approvato, in questa sede, un emendamento del relatore che distribuisce su due giorni, domenica e lunedì sino alle 15, le operazioni di voto. Il testo quindi è stato significativamente emendato; sono state recepite importanti proposte volte ad armonizzare l'esigenza di prevenzione del contagio con quella di garanzia della rappresentanza e della partecipazione democratica. È stato anche presentato un emendamento che riserva attenzione ad un tema che sta a cuore a tutti, che è quello della par condicio. Quindi, intendo ringraziare del lavoro sicuramente migliorativo del testo che la Commissione ha svolto e la stessa Aula, per l'ulteriore contributo che si accinge a fornire per la positiva definizione del testo. L'adozione e l'approvazione del decreto ha visto momenti di interlocuzione con le regioni, con le forze politiche e, quindi, appare auspicabile che, nella prosecuzione del dialogo istituzionale, si individui una data da parte di tutti i soggetti deputati a farlo, dal Governo come dalle regioni, che rappresenti un punto di equilibrio per lo svolgimento delle elezioni nelle migliori condizioni; una data che ritengo auspicabilmente unitaria, al fine di conciliare, con modalità uniformi, le esigenze di tutela della salute con quella della ripresa economica. Il risultato che si va a raggiungere è quindi il frutto del lavoro di tutte le forze politiche e rappresenta davvero una efficace sintesi nello svilupparsi di un dialogo sempre necessario e doveroso.
Ringrazio quest'Aula e i parlamentari che hanno prestato il loro contributo per l'approvazione, spero prossima, di questo decreto, che persegue l'importante obiettivo dell'ordinaria ripresa della vita delle istituzioni. Ringrazio davvero tanto, perché so che è stato un lavoro complesso su cui non era semplice trovare una sintesi, però il risultato che oggi abbiamo - e spero davvero che venga approvato quanto prima - rappresenta, secondo me, un risultato ottimo e di questo devo ringraziare l'Aula e le Commissioni (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali).
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Lollobrigida. Ne ha facoltà.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Perché non sia inusuale, l'intervento lo faccio sull'ordine dei lavori in quanto, ovviamente, il mio collega era intervenuto sull'emendamento e, quindi…
PRESIDENTE. Può intervenire anche sull'emendamento, perché l'intervento del Ministro ha riaperto la discussione. Quindi, ha cinque minuti a disposizione in dichiarazione di voto.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). La ringrazio per la sempre puntuale precisione, Presidente. Mi permetta di ringraziare il sottosegretario Variati per l'impegno e per essere stato qui presente in tutto il puntuale lavoro che il nostro Parlamento, in questa Camera, ha svolto finora e immagino quello che svolgerà poi in Senato. Il mio intervento, ovviamente, non è conclusivo, perché ci sono ancora tanti emendamenti presenti, molti dei quali, ancora una volta, puntuali, nel tentativo di migliorare un decreto che, per noi, resta insoddisfacente.
Ringrazio però - mi permetta - il Ministro Lamorgese, che ha raccolto il nostro invito. Io credo che il Ministro Lamorgese abbia un compito storico: è il Ministro dell'Interno che affronta l'emergenza più importante che l'Italia attraversa dal dopoguerra. Lo fa in una situazione in cui la sospensione spesso della Costituzione, che lei richiamava, è all'ordine del giorno, e questo impone al Parlamento un attento compito di vigilanza che Fratelli d'Italia ha voluto, in qualche modo, sottolineare fin dall'inizio dell'emergenza. La nostra è stata sempre una disponibilità totale al dialogo, una disponibilità che abbiamo richiamato in senso patriottico di servizio alla nostra nazione, che non può essere confusa con la volontà di voler ottenere posti, poltrone, spartizioni. Fratelli d'Italia non ha questa conformazione o questa aspirazione.
Restiamo nei nostri banchi di opposizione finché non avremo la possibilità di votare e quindi, probabilmente, cambiare posizione (non in termini personali, ma sicuramente come forze politiche).
Nel frattempo, però, vorremmo che il dialogo fosse quello che abbiamo percepito in queste ore, in cui noi facciamo delle sollecitazioni e poniamo dei suggerimenti, e non quello, invece, che è stato la matrice di questo decreto, cioè una sintesi che è stata richiamata più volte ma che non è stata una sintesi parlamentare ma una sintesi tra le forze di maggioranza. Non è sufficiente, in una democrazia parlamentare, una sintesi tra le forze di maggioranza per fare un buon prodotto, specie sulle regole comuni, su regole quali la scelta della data del voto, il modello con il quale ci si accinge a votare, le scelte che sottintendono la campagna elettorale. Non si può immaginare di approfittare di un'emergenza come quella del COVID-19 per avere l'occasione di piegare regole agli interessi di parte.
Quindi, rispetto a questo abbiamo richiamato tutti a un lavoro costante e l'abbiamo fatto in questi giorni, noi non crediamo perdendo tempo, perché quando l'opposizione fa il suo dovere e, quindi, tenta di denunciare le questioni che non vanno non è certamente una perdita di tempo. L'abbiamo fatto richiamando il rinvio delle elezioni a Roma, che, a nostro avviso, sono una distorsione, perché, ovviamente, con un sindaco come la Raggi che coinvolge una sfiduciata dal suo partito all'unanimità nella squadra di governo, insomma, è evidentemente un problema serio rinviare le elezioni e non è un risparmio economico e basta. È una distorsione di un processo di confronto. L'abbiamo richiamato sulla vicenda della data del voto, perché sulla scelta di orientamento della data del voto, che era stata data come perentoria mentre io colgo, invece, nelle sue parole la possibilità di discuterne, leggiamo che le regioni sono insoddisfatte e leggiamo che le forze di minoranza sono insoddisfatte. Quindi, dov'è il punto di caduta che viene richiamato? A nostro avviso, è assente. Noi abbiamo, in queste ore, sottolineato tutte queste criticità e alcune abbiamo provato a correggerle. Non siamo riusciti a farlo pienamente…
PRESIDENTE. I banchi del Governo, per favore.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). …ma riteniamo che sia legittimo, da parte nostra, chiedere, anche nelle prossime ore, una riflessione…
PRESIDENTE. Onorevole De Filippo.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Ministro, lei non ha passato tanto tempo con noi. Se quel poco tempo che passa con noi lo passa ad ascoltare forse ci fa un regalo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Lei è ospite in questo Parlamento - non glielo devo dire - dei parlamentari. Quindi, la prossima volta, se vuole fare scelte autonome, si faccia eleggere (questa è una modalità nuova che vorremmo porre alla sua attenzione).
Detto questo, torno alla vicenda legata alla possibilità di approfondire alcuni temi che abbiamo citato. Le elezioni, se venissero svolte il 20 settembre, provocherebbero un danno al turismo e qui voglio richiamare un'altra questione che noi avevamo posto all'attenzione, non in questo dibattito perché avrebbe poco senso.
C'è un rapporto serio tra questa emergenza e approfittarsi di questa emergenza. Allora, il richiamo è a tutti gli uomini delle istituzioni. Abbiamo chiesto lo streaming nel dialogo tra maggioranza e opposizione perché, come avviene qui, potessimo essere trasparenti e vogliamo esserlo fino in fondo anche nei confronti di chi ne approfitta per modificare gli assetti di alcune strutture. Abbiamo un Ministero, il Ministero per il turismo, che dovrebbe consigliare a lei di rinviare le elezioni di una settimana, di quindici giorni, per salvaguardare il mondo del turismo, che è intento a far saltare…
PRESIDENTE. Onorevole Sgarbi, intanto deve allontanarsi dai banchi del Governo e, poi, deve indossare correttamente la mascherina (Commenti del deputato Sgarbi). Non diamo spettacolo in quest'Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali).
Prego, onorevole Lollobrigida. Ha anche esaurito il tempo a sua disposizione.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Io esaurisco il tempo, però…
PRESIDENTE. Le ho fatto già recuperare del tempo. Quindi, la prego di avviarsi alle conclusioni.
VITTORIO SGARBI (M-NI-USEI-C!-AC). Ridicoli! Ridicoli (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali)!
PRESIDENTE. Colleghi! Onorevole Sgarbi, onorevole Sgarbi, in quest'Aula ci sono delle regole; se non intende rispettarle può accomodarsi fuori (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali). Indossi correttamente la mascherina; per rispetto dei suoi colleghi deve farlo.
Prego, onorevole Lollobrigida.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Quindi, chiudo. Mi dia 60 secondi per chiudere, perché uno perde la concentrazione con queste continue interruzioni anche, sulle quali non entro.
Comunque, ha un Ministro che dovrebbe consigliarle di occuparsi della materia del turismo indirettamente, quindi salvaguardando quel mondo che, invece, è intento a far saltare consigli di amministrazione per vendicarsi dei consigli di amministrazione che magari gli fanno saltare qualche assunzione a tempo indeterminato di qualche suo collaboratore. Su questo faremo piena luce nei prossimi giorni e sarà oggetto anche di dibattito in quest'Aula, perché per noi la trasparenza - lo dico agli amici del MoVimento 5 Stelle - è un valore vero, non che si esercita in campagna elettorale come annuncio…
PRESIDENTE. Concluda, onorevole Lollobrigida.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). …e poi ci si pente di aver scelto lo streaming. Noi lo streaming, non potendolo avere nelle riunioni che abbiamo auspicato tra maggioranza e opposizione, lo facciamo qui, all'interno del Parlamento. Diremo tutto quello che accade, in maniera chiara e trasparente. Ve lo diciamo in anticipo, perché non facciamo agguati e trabocchetti.
Quindi, auspichiamo che la data del voto, Ministro, sia posticipata, come abbiamo chiesto. Il dibattito si esaurirà in quest'Aula e continuerà al Senato. Vedremo se avrete tempo di riflettere sia in questa fase sia in quella successiva all'eventuale approvazione di questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente Carfagna. La presenza del Ministro Lamorgese oggi qui in quest'Aula e il suo intervento sono un segnale di rispetto verso il Parlamento e anche un segnale di equilibrio; quell'equilibrio che, tra l'altro, proprio il Ministro dell'Interno, per la sua natura di Ministro regolatore del confronto elettorale in tante occasioni, ha, in qualche misura, il dovere ontologico di avere. Per cui, la ringrazio, signor Ministro, anche per la ricostruzione che lei ha fatto dell'iter parlamentare di questo provvedimento. Un provvedimento a cui il mio gruppo, il gruppo di Forza Italia, ha voluto offrire un contributo costruttivo e propositivo che è stato poi in fondo anche la ragione del cambio di atteggiamento tra la Commissione e l'Aula, dove alcune proposte di Forza Italia sono state accolte.
Fin qui diciamo la questione che riguarda la dialettica tra partiti, tra gruppi politici. Io per un attimo, invece, smetto i panni di rappresentante del mio gruppo e indosso quelli di deputato di questo Parlamento, che ha sottoscritto la richiesta di referendum e che, insieme ai colleghi del Senato, i senatori che hanno sottoscritto questa richiesta di referendum, ha espresso al Presidente del Consiglio una volontà chiara.
La volontà di non sovrapporre le scadenze nazionali delle elezioni amministrative e di quella del referendum costituzionale (altra valenza, altra dinamica costituzionalmente hanno le date delle consultazioni regionali, proprio per ragioni diciamo così di natura statutaria e costituzionale). Allora, nel riconoscere - come lo stesso Ministro ha fatto - l'impegno, il lavoro, l'attenzione del sottosegretario Variati, io mi permetto di aggiungere alle considerazioni condivisibili che il Ministro faceva in relazione a una data auspicabilmente unitaria - cito testualmente l'intervento del Ministro stesso - il fatto che c'è un convitato di pietra in questa fase, che è proprio il comitato promotore, perché io capisco la volontà di concertare una data tra le forze politiche, di cercare di venire incontro, seppur ciascuna delle regioni ha esigenze diverse, anche alle esigenze della maggior parte o, come dire, del maggior numero possibile delle regioni, ma mi permetto di ricordare in questa sede, proprio perché il rischio è che di qui a lunedì noi invieremo all'altro ramo del Parlamento un provvedimento dove un quinto dell'altro ramo ha firmato per il referendum consultivo, di non avere in qualche modo tenuto in considerazione che cosa? La volontà del comitato promotore, che è l'unico soggetto costituzionale che, come dire, anche in un giudizio costituzionale può rappresentare “la voce del no”. Allora, qual è l'appello che io faccio (ed è quello che ho cercato di spiegare in un numero diciamo ormai consistente di interventi)? E' che io trovo la volontà unilaterale di una parte della maggioranza, che ha imposto la concentrazione delle scadenze con il referendum costituzionale, attraverso una norma che è assolutamente singolare, Ministro, perché qui non si parla di introdurre questa norma per sempre, è una norma che prevede addirittura ormai diciamo l'impegno a realizzare questa convergenza solo per questo referendum costituzionale, per cui io la considero una scorrettezza, a maggior ragione a fronte di quella che è l'opinione del comitato promotore, ma faccio appello al Ministro degli interni come figura di mediazione tra gli interessi, che non sono interessi in questo caso che vengono rappresentati in questo Parlamento, ma che hanno nel comitato promotore una delle loro controparti, nel cercare di riservarsi la possibilità di celebrare o il referendum costituzionale in altra data rispetto ai turni (al primo turno o al secondo turno) o, in subordine, almeno, se si volesse almeno rispettare l'indirizzo della volontà del comitato promotore, l'idea di poter immaginare di celebrarla in un secondo turno di ballottaggio. Dico questo perché? Perché il dibattito già da marzo era chiaro e già da marzo era chiaro che qualcuno immaginava di portare acqua a favore di una delle due direzioni dell'esito del referendum attraverso la sovrapposizione di questo. Noi rischiamo che la campagna elettorale per il referendum scompaia, derubricata come una paginetta insieme alle amministrative e schiacciata dalle regionali, che sono campagne più politiche. Allora, i primi di marzo io la campagna l'avevo cominciata, ma sono stato uno dei primi a dire, per la sicurezza dei cittadini di fronte alla possibilità di andare tutti insieme a votare lo stesso giorno, assembrati, con un virus che non si sapeva che conseguenze avrebbe avuto e per l'informazione ai cittadini, cambiamo data. Qualcun altro - concludo - insisteva già per l'election day, con una campagna di propaganda di risparmio. Ora, benissimo il risparmio, ma questo Parlamento vota sforamenti per decine di miliardi, allora salvaguardiamo il diritto dei cittadini a essere informati in una condizione di par condicio e salvaguardiamo anche l'indipendenza di quella consultazione, che non è elettorale, rispetto alle altre, grazie.
PRESIDENTE. Onorevole Iezzi, prego.
IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). Grazie Presidente, innanzitutto voglio ringraziare il Ministro per la presenza, la disponibilità e anche per i cenni di dialogo, però purtroppo di questo stiamo parlando, di cenni di dialogo, di brandelli di dialogo.
Vede, io credo che su un tema come questo, su un tema così importante come quello della data delle elezioni, tra l'altro che riguarderanno tutta la popolazione, perché c'è anche il referendum, il dialogo deve essere, come dire, una predisposizione naturale e non, come è stato in questo caso, una sorta di costrizione dovuta agli eventi, cioè al modo in cui poi si è portato avanti il dibattito in Commissione e in Aula. Io credo che il Governo abbia perso un'occasione per approcciarsi a questa materia con il giusto rispetto nei confronti delle istituzioni, nei confronti delle regioni, nei confronti del comitato promotore del referendum, nei confronti insomma di tutti gli attori che sono coinvolti in questa vicenda, tranne diciamo le forze di maggioranza, con quelle ovviamente avete dialogato e anche in abbondanza, ma con tutto il resto del panorama degli attori presenti su questa materia il dialogo non c'è stato, c'è stato più che altro il muro e lo scontro. Mi fa piacere che lei abbia sottolineato una cosa, che poi è il centro della nostra critica al modo in cui avete portato avanti la questione: noi stiamo approvando un provvedimento che riguarda la data delle elezioni - perché comunque lo ricordo, lo ribadisco, di questo stiamo parlando, della data delle elezioni - perché comunque c'è stato dato in Commissione e in Aula anche il giorno preciso in cui si andrà a votare, voi ci avete chiesto di portare avanti una discussione su questo tema completamente al buio. E lei l'ha detto qui in quest'Aula, ha detto che voi dovrete adottare, come Governo, più avanti, dei protocolli per quanto riguarda la sicurezza e la questione sanitaria; e quello è il centro della questione, perché è chiaro che capire come funzionerà la campagna elettorale, capire quali saranno le modalità di elezioni, capire come sarà gestita la fase di allestimento dei seggi è fondamentale, nel momento in cui la data del voto sostanzialmente coincide con l'apertura dell'anno scolastico, per esempio. Una delle nostre preoccupazioni, in assenza di qualsiasi indicazione sulla modalità di allestimento per esempio dei seggi, che ovviamente non è un particolare da poco in una situazione come quella in cui stiamo vivendo, è proprio che ci sia il rischio serio e concreto che l'apertura dell'anno scolastico venga rinviata addirittura a ottobre, perché poi - e ne abbiamo discusso col sottosegretario, che devo dire ci ha dato delle risposte che noi ovviamente non abbiamo trovato convincenti, però - la nostra preoccupazione è proprio questa, che le modalità di allestimento dei seggi per le opere di sanificazione e di igienizzazione durino più del preventivato e quindi mettano a rischio concreto e serio l'apertura dell'anno scolastico, sul quale tra l'altro già ci sono parecchi dubbi. Un'ultima considerazione: visto il tema, vista la materia, vista la questione che stiamo affrontando, che riguarda tra l'altro uno dei diritti fondamentali dei cittadini, cioè il diritto al voto, voi dovevate affrontare questo argomento e questa materia privi da ogni interesse di partito, proprio perché questo provvedimento nasce sulla straordinarietà del momento che stiamo vivendo. Beh, allora poco si concilia con questa necessità di lavorare senza interessi di partito, con la norma, di cui discuteremo dopo, del rinvio delle elezioni in alcuni municipi di Roma. Vede, quella norma non è secondaria, ma è fondamentale, perché dimostra come voi avete usato un tema così importante per farvi gli affari vostri, perché quei municipi comunque andranno al voto, quei municipi comunque dovevano votare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), perché comunque i cittadini di quel municipio andranno alle urne per votare il referendum e dovevano votare anche per la vita del municipio, ma siccome non conviene al MoVimento 5 Stelle e al Partito Democratico, avete deciso di cancellare quelle elezioni. E allora non va bene, non va bene che su una materia come questa, una materia elettorale, che incide sui diritti dei cittadini, voi vi facciate gli affari vostri, no, questo non era e non è proprio giustificato ed è il vulnus più grave che avete commesso con questo provvedimento e che ne inficia tutta la portata e tutti i discorsi che fate, per quanto riguarda il dialogo che non c'è stato, grazie (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO (PD). Ministro Lamorgese, grazie di essere venuta qui oggi. Io penso che, sia nella mattinata di oggi che nel pomeriggio, con il suo intervento, e nella mattinata di oggi con il Ministro Speranza, per tutt'altra questione, la maggioranza e il Governo hanno dimostrato il rispetto dovuto, la partecipazione e lo spirito di collaborazione che informa l'attività, in questo periodo, del Governo nei confronti del Parlamento.
Il Governo ha lasciato, come è assolutamente necessario fare, il Parlamento in autonomia sull'atto di cui stiamo discutendo, è intervenuto tutte le volte che è stato richiesto; ieri c'è stato un chiarimento da parte del Ministro per i Rapporti con il Parlamento circa la richiesta di intervento che avevano avanzato i colleghi del gruppo di Fratelli d'Italia circa l'intervento del Ministro Boccia, che non è titolare delle decisioni di cui, invece, è titolare il Ministro dell'Interno, il prefetto Lamorgese, e quindi noi la ringraziamo.
Penso che si stia concretizzando, anche in queste ore, quella modalità di lavoro, che è necessario anche in questa fase di emergenza, che non è ancora terminata, di collaborazione e di autonomia del Parlamento, lavoro che lei ha giustamente sottolineato nel suo intervento. Vorrei dire al collega Iezzi che non dobbiamo confondere i due aspetti di questo lavoro. Il collega Iezzi ha citato una legittimissima posizione politica della Lega su una questione che riguarda i municipi di Roma, che però sono un emendamento parlamentare con il quale il lavoro del Ministro non c'entra niente, è una questione di critica politica che avete tutta la legittimità per fare, ma che non c'entra niente con il lavoro del Ministro e del suo Ministero.
Tra l'altro, ricordo che noi abbiamo inserito il fatto che, se si dovesse giungere ad una nuova modifica, questa avvenga non con un atto amministrativo, ma con un decreto, quindi di nuovo coinvolgendo il Parlamento. Credo che questa sia la strada giusta e la ringraziamo, quindi, per il suo intervento di oggi e per il lavoro che costantemente fa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Magi. Ne ha facoltà.
RICCARDO MAGI (MISTO-CD-RI-+E). Grazie, Presidente. Io credo che la presenza qui del Ministro dell'Interno e le parole che abbiamo ascoltato vadano riconosciute come un grande segno di attenzione nei confronti di questo Parlamento e di rispetto nei confronti di quest'Aula. Però, devo anche dire che ci sono due questioni, le più grosse rispetto a questo provvedimento, che restano ancora senza una soluzione e senza una risposta, e la meriterebbero. Una è quella che ha già sollevato il collega Baldelli: noi siamo di fronte alla prima volta, nel nostro Paese, in cui c'è un accorpamento in election day di un referendum cosiddetto confermativo su una riforma costituzionale. C'è una prassi costituzionale nel nostro Paese, che ha visto finora i precedenti tre referendum costituzionali mai accorpati con altre elezioni, anche quando - è il caso del 2006 - si tennero in un anno in cui c'erano importanti scadenze elettorali amministrative: ricordo, nel 2006, le città di Roma, di Milano, di Torino, di Napoli. E il motivo di questo non accorpamento e il motivo per cui la legge sull'election day, a cui ci si richiama nel provvedimento, non cita il referendum costituzionale non è casuale; è il motivo che, ad esempio, è contenuto nella memoria nel parere che il Comitato del No ha fatto pervenire al Presidente del Consiglio. C'è una giurisprudenza costituzionale, la sentenza n. 496 del 2000, dove la Corte costituzionale definisce così il referendum costituzionale: “è un intervento del popolo non a schema libero, perché l'espressione della sua volontà deve avvenire secondo forme tipiche e all'interno di un procedimento che, grazie ai, tempi, alle modalità e alle fasi in cui è articolato, carica la scelta politica del massimo di razionalità e tende a ridurre il rischio che tale scelta sia legata a situazioni contingenti”. Ora, cosa c'è di massimamente contingente, che può influenzare un voto su un referendum costituzionale, che farlo coincidere con delle elezioni politiche? Perché tali sono le elezioni regionali, sono elezioni legislative, seppure a carattere locale.
E l'altro punto - e chiudo - è quello, Ministro, dell'accesso alla competizione elettorale. Il motivo di questo decreto è ridurre la possibilità di assembramenti, che possano portare a un aumento dei rischi di contagio. Purtroppo, ancora una volta, nel nostro Paese si usa la raccolta delle firme per svantaggiare alcune forze politiche, in particolare le forze politiche che qui non sono rappresentate ed eventuali nuove forze politiche. La riduzione ad un terzo delle firme necessarie significherà, per molte regioni, migliaia di firme che vanno raccolte nel mese di agosto, con rischio di contagio in condizioni proibitive.
Queste due questioni restano aperte. Mi dispiace dirlo, neanche l'esercizio, come dire, sostenuto dell'ostruzionismo parlamentare da parte di alcuni colleghi è valso a trovare una soluzione adeguata.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Forciniti. Ne ha facoltà.
FRANCESCO FORCINITI (M5S). Grazie, signora Presidente. Grazie alla Ministra Lamorgese: la sua presenza oggi, secondo me, denota profonda sensibilità istituzionale e grande rispetto per il potere legislativo, quindi intanto io la ringrazio per questo. Il primo presupposto da cui io vorrei partire e che, secondo me, deve accomunare tutti e deve trovarci, quindi, tutti dalla stessa parte, è che avere rinviato le elezioni regionali, le elezioni amministrative e anche il referendum costituzionale è stato un grande atto di responsabilità da parte delle istituzioni repubblicane, che deve, tutti quanti, renderci orgogliosi, oggi. Infatti, oggi può sembrare una scelta scontata quella, a suo tempo fatta, di avere slittato in avanti le elezioni, però quella cosa è stata fatta in un momento in cui anche in altre realtà internazionali si vaneggiava di immunità di gregge, si ostentava normalità, tranquillità, serenità; sono quelle realtà internazionali nelle quali, ancora oggi, si registrano dai 5 ai 10 mila contagi al giorno e ancora c'è un numero di decessi molto alto. Quindi, la prima cosa, secondo me, che dovremmo chiarire è che la scelta complessiva di questa strategia che è stata adottata, orientata ai principi di prudenza e di gradualità anche nella ripresa del Paese, è una cosa di cui tutto l'arco parlamentare, il Governo, tutti, devono andare fieri. Ed è una cosa, quindi, che deve farci capire in maniera chiara che non è stato un capriccio di qualcuno, quello di far slittare in avanti le elezioni: questo deve, quindi, anche responsabilizzarci, come secondo me sta accadendo, nell'individuare nella maniera più condivisa possibile quella che può essere la soluzione ottimale, da una parte, per restituire ai cittadini, giustamente, il diritto di voto senza congelare la democrazia oltre lo stretto necessario, e, dall'altra, però, per permettere ai cittadini di esercitare il loro diritto della rappresentanza anche nella maniera più sicura possibile.
Ebbene, io credo che le istituzioni si siano mosse, maggioranza e opposizione, e anche le regioni, nella direzione migliore possibile per quanto mi riguarda, perché è stato fatto un lavoro di sintesi che non era affatto scontato. Ora, io voglio ricordare che si partiva da spinte totalmente contrapposte - tutte legittime, per carità - ma di segno contrapposto: da una parte, la spinta e la volontà anche dei consessi regionali e delle giunte uscenti di votare il prima possibile, addirittura anche a luglio; e, dall'altra parte, la spinta - anche questa più che legittima, ripeto - di forze parlamentari di far slittare più in avanti possibile il termine del voto.
Ora, la scelta di compromesso che, ho sentito dire, scontenta tutti, forse proprio per il fatto che scontenta tutti dimostra che è una scelta di compromesso che Governo e Parlamento hanno fatto, appunto, non nella persecuzione di interessi propri o di bottega o personali, ma proprio per cercare di trovare un punto baricentrico di sintesi, che potesse, comunque, cercare di contemperare tutte le esigenze che erano sul tavolo (Commenti dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Colleghi, lasciate che l'onorevole Forciniti possa svolgere il suo intervento.
FRANCESCO FORCINITI (M5S). E quindi, secondo me, tutto l'arco parlamentare, tutte le istituzioni vincono nel momento in cui abbandonano dei pregiudizi politici e rinunciano a trascinare questa discussione su un campo politico. Secondo me, questo sta accadendo in questi momenti, la presenza della Ministra è un segnale anche distensivo, secondo me; questa è una direzione auspicabile e io voglio sperare che le cose continuino ad andare così. Però, ripeto, secondo me, il compromesso che sta uscendo fuori da questa discussione è un compromesso ottimale, che, da una parte, garantisce ai cittadini di poter votare senza dilatare oltremodo i tempi della democrazia, e, dall'altra, permette che lo si possa fare in sicurezza.
Infatti, è chiaro che, da una parte, votare troppo presto, quando ancora la curva dei contagi non è del tutto sotto controllo, avrebbe comportato dei rischi, dall'altra, però, votare troppo tardi, quando gli esperti ci dicono che potrebbe ripresentarsi una seconda ondata, speriamo di no, ma potrebbe ripresentarsi…
PRESIDENTE. Colleghi, l'onorevole Forciniti ha cinque minuti. Così come li avete avuti voi, vengono riconosciuti anche a lui. Non è che concediamo dei tempi ad personam. Prego, onorevole Forciniti.
FRANCESCO FORCINITI (M5S). Mi sembra, quindi, che ci sia un equilibrio.
Un'altra questione, poi, su cui mi volevo un attimo soffermare è sull'election day. Io rispetto molto anche la tesi, che ho ascoltato in quest'Aula e anche nei lavori di Commissione, di chi ritiene che concentrare in un'unica data un voto costituzionale, come quello sul referendum per il taglio dei parlamentari, e dall'altra parte un voto a connotazione politica, come quello delle regionali e delle amministrative, possa ingenerare confusione nell'elettore. È una tesi - ripeto - che merita dignità e merita rispetto.
Io, però, voglio qui sommessamente osservare che siamo in un momento totalmente emergenziale. Vorrei sottolineare il fatto che il quesito referendario non è particolarmente complesso, perché è una modifica chirurgica, puntuale e mirata, che non necessita di particolari cognizioni anche istituzionali, di conoscenza dei meccanismi, per poter essere approfondita e valutata.
Vorrei, infine, anche ricordare che è vero che l'election day di proporzioni così grandi sarebbe un inedito, ma è altrettanto vero, se ci pensate bene, che la nostra stessa Repubblica italiana nasce da un election day ante litteram, se vogliamo, perché il 2 giugno 1946, che tutti noi abbiamo celebrato solo una settimana fa (Commenti dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente), fu una data in cui contemporaneamente i cittadini scelsero, da una parte, la forma di Stato, quindi, scelsero tra Repubblica e monarchia…
PRESIDENTE. Adesso, deve concludere, onorevole Forciniti.
FRANCESCO FORCINITI (M5S). …e dall'altra elessero i membri dell'Assemblea costituente. Quindi, da quel giorno, da quell'election day, nacque la Repubblica italiana e nacquero anche Mortati, De Gasperi, Moro e Terracini, ma potrei andare avanti così all'infinito.
Quindi, abbiamo un po' di fiducia nella capacità dei cittadini e degli elettori, di poter, da una parte, decidere sul taglio dei parlamentari e, dall'altra, eleggere i loro rappresentanti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Applausi polemici dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Lupi. Prego, onorevole Lupi.
MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, signor Presidente. Lascerei stare De Gasperi, Moro e altri padri fondatori (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia)… lo dico per il rispetto di tutti noi.
Io intanto ringrazio il Ministro per la sua presenza e anche per il lavoro da Ministro dell'Interno, ovviamente, che sta facendo. Ricordo che ha ascoltato anche prima le opposizioni, i partiti e i presidenti di regioni, ma vorrei sottolineare due cose. La prima - lo dico a tutti i colleghi – è che la presenza del Ministro, al di là della sua disponibilità e cortesia, è frutto della democrazia parlamentare.
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Lupi. Onorevole Sgarbi, deve indossare correttamente la mascherina. Non è che qui ci sono 629 imbecilli e uno intelligente (Applausi): deve indossarla. Ha capito? Non sugli occhiali. La richiamo all'ordine per la prima volta. Dopo la seconda c'è l'espulsione dall'Aula. Indossi correttamente la mascherina. Chiedo anche l'aiuto dei questori, per favore. Chiedo l'aiuto dei questori (Commenti del deputato Sgarbi). È una questione di rispetto per i colleghi, onorevole Sgarbi! Infatti, sono loro che chiedono, giustamente, il rispetto delle regole, che sono state stabilite in quest'Aula. La richiamo all'ordine per la seconda volta. Grazie, onorevole D'Uva.
Prego onorevole, Lupi, prosegua, mi scusi.
MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). No, no, ci mancherebbe altro. Allora, volevo solo dire e sottolineare il primo aspetto. La presenza del Ministro, al di là del lavoro che sta facendo e della sua cortesia, che gli è nota, non è frutto di una disponibilità semplice, ma è il frutto della democrazia parlamentare e della forza del dibattito che abbiamo svolto. Va riconosciuto, per esempio, ai colleghi di Fratelli d'Italia, che attraverso l'utilizzo degli strumenti che il Regolamento dà a disposizione, hanno richiesto poi la presenza del Ministro su un tema così importante e fondamentale per tutti noi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Si parla di voto, di data delle elezioni, di accorpamento di data, di referendum costituzionale.
Allora, nel brevissimo tempo a disposizione, la mia sottolineatura va al signor Ministro e al sottosegretario, che è qui, a riprendere i due interventi del collega Baldelli e del collega Magi, perché sul resto si è discusso veramente tanto. Le chiederei veramente di farsi portavoce di questa posizione al Governo da parte del Parlamento.
Siamo di fronte ad un referendum costituzionale.
Semplice o non semplice che sia il quesito, stiamo modificando la nostra Costituzione. È fondamentale. Tanto più non c'è e non esiste un quorum di partecipazione al referendum costituzionale, che è confermativo. Questa è la natura voluta dai padri costituenti! Nel momento in cui il Parlamento non è d'accordo, cioè non raggiunge i due terzi della sua maggioranza o alcuni soggetti (istituzioni, regioni, un terzo dei parlamentari e via dicendo), chiedono che il popolo si esprima, abbiamo il dovere politico, morale, ma anche costituzionale, che i cittadini possano essere informati fino in fondo del valore che ha quella riforma costituzionale (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Misto-Centro Democratico-Radicali Italiani-+Europa-Centro Democratico), dando spazio a tutte le posizioni e concentrando l'attenzione dei cittadini, non su un altro momento fondamentale, che sono le elezioni regionali o le elezioni amministrative, ma su quel quesito. Sarà poi responsabilità dei cittadini…
PRESIDENTE. Deve avviarsi alla conclusione.
MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). Però, d'accordo, lei mi sta richiamando…
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Lupi, stiamo cercando di ottimizzare i tempi, perché il Ministro alle 15 ha il question time al Senato.
MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). Sì, sì, io ho finito, era solo perché il passaggio lo ritengo fondamentale, ma so che accadono queste cose nella conduzione del Parlamento. Come dicevo, non è una questione di forma dare l'informazione corretta al comitato del “sì”, al comitato del “no”, a tutti coloro, perché si possa prendere una decisione importantissima: riguarda la composizione di questo Parlamento, la modalità e l'espressione della rappresentanza democratica dei cittadini.
Allora, concludo, prenda il Governo - e anche i colleghi della maggioranza - atto di questo indirizzo. Si possono trovare delle formule e delle mediazioni. C'è anche il secondo turno, che ovviamente riguarderà solo una minoranza di comuni e non le regioni, tranne quelle che hanno una legge elettorale. Ma si permetta a tutti di poter esercitare con responsabilità e con serietà l'informazione necessaria, che è data da un referendum costituzionale (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Misto-Centro Democratico-Radicali Italiani-+Europa-Centro Democratico).
PRESIDENTE. Onorevole Lupi, concluda.
MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). Questo è l'appello che le facciamo. La ringrazio anche della cortesia, Presidente, e sono convinto che il Governo e la maggioranza si faranno parte di questa posizione, che è nell'interesse di tutti. Grazie mille (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro).
PRESIDENTE. C'è l'onorevole Tonelli che ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori. Però, onorevole Tonelli, ci sono altri due colleghi che devono intervenire in dichiarazione di voto e la Ministra deve abbandonare l'Aula, perché ha il question time al Senato. Mi dica se è comprensivo nei confronti dei colleghi che devono intervenire o se, invece, avendo l'ordine dei lavori la precedenza, intende comunque usufruirne.
GIANNI TONELLI (LEGA). Voglio parlare.
PRESIDENTE. Prego.
GIANNI TONELLI (LEGA). Allora, è sull'ordine dei lavori e approfitto della presenza del Ministro Lamorgese, chiedendole di poter tornare al più presto, qui in Aula, per riferire su quanto è accaduto questa mattina all'ingresso del carcere di Santa Maria Capua Vetere.
Vede, stiamo vivendo una situazione surreale. Anzi, credo che abbiamo inaugurato, con questo Governo, la terza fase della Repubblica: la Repubblica surreale. Dopo le rivolte che vi sono state alcuni mesi or sono, che alla fine hanno determinato anche l'uscita dal carcere di oltre 500 criminali, di cui oltre 300 mafiosi, oggi sono stati notificati alle vittime, non ai carnefici, gli avvisi di garanzia, per quanto riguarda le responsabilità eventuali o supposte nella rivolta. Alla polizia penitenziaria sono stati notificati dall'Arma dei carabinieri.
Non solo. La modalità è stato qualcosa di veramente squallido. E le disposizioni sono certamente venute dall'alto, perché i colleghi carabinieri non avrebbero mai mancato così di rispetto. Un posto di controllo e fermati come dei criminali e delinquenti, i colleghi della polizia penitenziaria…
PRESIDENTE. Quindi, la richiesta, che lei rivolge al Ministro, è quella di tornare a riferire sui fatti che lei sta esponendo.
GIANNI TONELLI (LEGA). …e notificati sulla strada! È una vergogna, è ora di finirla (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Bisogna riportare il senso del giusto e dello sbagliato, del bene e del male, nel suo alveo naturale! È una cosa assurda e inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Fornaro, prego.
FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signora Presidente. Signora Ministra, io credo che sia corretto, nel rispetto del lavoro che si deve a tutti noi, rimettere un po' le cose a posto su un punto. La Ministra è venuta oggi su esplicita richiesta delle opposizioni. È una richiesta corretta, perché stiamo discutendo delle regole del gioco.
Quindi, da questo punto di vista, le preoccupazioni, che i colleghi, in particolare di Fratelli d'Italia, ma anche della Lega e di Forza Italia, hanno espresso in tutti questi giorni di lunga discussione, era corretto che in qualche modo arrivassero in maniera completa e che la Ministra potesse non dare delle rassicurazioni ma, come ha fatto, devo dire con grande correttezza istituzionale, dichiararsi disponibile, dare quindi la disponibilità del Governo all'ascolto; tenuto conto che, a differenza di quello che abbiamo scritto e detto probabilmente un po' tutti attorno al tema dell'election day, questo provvedimento non contiene l'indicazione di una data, che dovrà essere successivamente fissata dal Governo.
E quindi lo spirito e il senso di questa sua presenza - che nulla toglie al lavoro, che io mi sento di ringraziare, sia in Commissione che nell'Aula da parte del sottosegretario Variati - hanno il significato di un gesto di attenzione ulteriore che viene fatto in una fase delicata, sapendo che stiamo discutendo di un passaggio difficile, di un unicum, perché il rinvio delle elezioni per ragioni sanitarie è un unicum.
I colleghi anche di Forza Italia, in particolare il collega Baldelli, hanno posto questioni… Il collega Magi e il collega Lupi poc'anzi, attorno a un tema delicato, che è quello dell'accoppiamento del referendum con le elezioni regionali e amministrative. Credo che si farà tesoro, immagino che questo sia il significato, di queste osservazioni, con lo spirito e l'auspicio che ad esempio al Senato si possa trarre vantaggio da tutto il lavoro che è stato svolto alla Camera e ci possa essere un voto in quel ramo del Parlamento anche in quel caso, nonostante la ristrettezza dei tempi, senza che il Governo sia costretto a mettere la fiducia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alessandro. Prego.
CAMILLO D'ALESSANDRO (IV). Presidente, Ministro, grazie per la sua presenza. I suoi impegni la conducono al Senato, ma dobbiamo cortesia istituzionale nel ringraziarla e soprattutto nel passaggio relativo alla sua disponibilità all'ascoltare. Ringrazio chiaramente per la presenza del sottosegretario, che è qui con noi da diverse ore e diversi giorni. Credo che una pagina di contrapposizione stia volgendo nel migliore dei modi.
Io ringrazio, mi sento di ringraziare anche per l'evoluzione nella riflessione delle opposizioni, che hanno trovato modo di convergere in un auspicio comune e collettivo (perché questo si fa in Parlamento, non si fa solo la contrapposizione), e che ha visto suggellare questa convergenza nella presenza del Ministro e nella sua disponibilità; rispetto alla quale tramite lei, Presidente, e tramite il sottosegretario diciamo di tenere in assoluta considerazione tutte le cose che sono state dette, a partire dal punto di vista dell'opposizione, anche dal punto di vista dell'opposizione: perché credo che quando c'è in campo la regola fondamentale del confronto democratico, la maggioranza si deve fare ancora più carico del punto di vista della minoranza (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Musella. Ne ha facoltà.
GRAZIANO MUSELLA (FI). Presidente, rinuncio all'intervento, visto che siamo già in una fase abbastanza avanzata della discussione, ed alcuni motivi per i quali io dovevo intervenire sono stati trattati precedentemente dai colleghi.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.237 Prisco, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.238 Prisco, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.239 Prisco, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.240 Prisco, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.241 Prisco, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.242 Prisco, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.243 Prisco, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.244 Prisco, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.245 Prisco, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.246 Prisco, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.247 Prisco, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.248 Prisco, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 1.301 De Angelis e 1.349 Baldelli.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Ravetto. E poi l'onorevole Iezzi.
LAURA RAVETTO (FI). Presidente, sì, questo è un emendamento che accomuna il nostro gruppo parlamentare proprio all'onorevole Iezzi e al suo gruppo, perché, come ha sollevato già l'onorevole Iezzi rispondendo al Ministro, in questa legge c'è una cosa grave. Cioè, in questa legge di fatto si impedisce il voto di due municipi di Roma, che dovrebbero andare al voto il 20 settembre. Questi municipi sono stati sciolti a fine luglio a causa della sfiducia operata da dei colleghi dei 5 Stelle, da consiglieri dei municipi dell'area dei 5 Stelle presso i loro stessi presidenti; di fatto si impedisce il voto a settembre per portarlo in contemporaneità al voto per il sindaco di Roma. Ora a noi non sfugge che i 5 Stelle siano un partito in grande difficoltà, non ci sfuggono le loro liti all'interno, anche a causa dei loro problemi correntizi, non ci sfugge che probabilmente stanno cercando un accordo con il PD anche sul candidato di Roma, ma troviamo gravissimo che venga impedito un voto, doveroso, su due municipi, anche perché noi riteniamo che questi municipi li vinceremo. Quindi, con questo emendamento chiediamo che venga ripristinato ciò che vale per tutti i municipi d'Italia, cioè che le scadenze si rispettino, e quindi chiediamo che il voto si possa svolgere a settembre.
PRESIDENTE. Per il gruppo della Lega si sono prenotati praticamente in contemporanea l'onorevole Iezzi e l'onorevole De Angelis. L'onorevole Iezzi per primo. Prego.
IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). Grazie, Presidente. Allora, con questo emendamento cerchiamo di ripristinare un minimo di democrazia nella città di Roma e andiamo a cancellare il comma “salva Raggi”, che è stato approvato alla chetichella, nel tentativo di non dire qual era la realtà delle cose, in Commissione. Cosa sta succedendo a Roma? In alcuni municipi i consiglieri municipali del MoVimento 5 Stelle, di maggioranza, hanno sfiduciato il proprio presidente. In uno, in particolare, addirittura hanno sfiduciato un presidente che risulta essere un fedelissimo del sindaco Raggi. E, non solo. Cosa ha fatto il sindaco Raggi? Ha nominato il presidente che era stato sfiduciato come commissario all'interno del municipio, con un disprezzo totale delle regole fondamentali di un qualsiasi consesso democratico, perché se sei stato sfiduciato da quel consesso non puoi esserne poi nominato commissario. Beh, sta di fatto che, per cercare di risolvere la situazione, il MoVimento 5 Stelle ha presentato questo emendamento - che ovviamente serve per risolvere, come dire, i problemi della ditta - alla chetichella all'interno della Commissione. E perché loro vogliono rinviare il voto? Per tre semplici motivi. Innanzitutto perché, come ho detto nella spiegazione, c'è una lotta fratricida tra le diverse correnti, in puro stile Prima Repubblica, all'interno del MoVimento 5 Stelle, tra coloro che vogliono ancora il sindaco Raggi e coloro che non lo vogliono più. Secondo motivo, perché un'eventuale sfida elettorale nel mese di settembre avrebbe ovviamente contrapposto il Partito Democratico e il MoVimento 5 Stelle, e questo avrebbe portato, come dire, a incrinare quei rapporti che si stanno cercando con difficoltà di costruire all'interno della città di Roma per arrivare a una candidatura unica di un sindaco in comune tra Partito Democratico e il MoVimento 5 Stelle alle prossime elezioni. Terzo motivo - ed è il motivo poi più importante - è che il MoVimento 5 Stelle e il Partito Democratico in quei municipi avrebbero preso una sonora scoppola. Ciò perché il problema reale, poi, è questo, che il MoVimento 5 Stelle e il Partito Democratico, per difendere le proprie poltrone, sono disposti a tutto, non guardano in faccia nessuno, neanche ai principi fondamentali della democrazia. Così, per quei municipi che dovevano andare a votare alle elezioni a settembre, il voto verrà cancellato. La motivazione qual è? Visto che da lì a breve, dopo qualche mese, si vota l'elezione del sindaco, che senso ha sprecare dei soldi per farli votare all'interno del municipio?
Questa è una menzogna colossale, ovviamente, perché quegli elettori, quei cittadini di quei municipi comunque dovranno tornare al voto, perché noi stiamo facendo l'election day che prevede che tutti i cittadini italiani, e quindi tutti i cittadini romani, e quindi anche i cittadini dei due municipi, a settembre si dovranno recare al voto per votare il referendum. Di conseguenza, aggiungere una scheda in più non avrebbe portato nessun tipo di costo alla città: avrebbe salvato la democrazia. Avrebbe probabilmente ridotto i consiglieri di municipio del MoVimento 5 Stelle, che oramai nella città di Roma hanno percentuali quasi da prefisso telefonico, e questo ha indotto il MoVimento Cinque Stelle a cancellare le elezioni del municipio.
Voglio essere chiaro: noi su questa battaglia non ci fermiamo e siamo pronti, se questo emendamento non dovesse passare, a ricorrere al TAR, perché questo è uno sfregio alla Costituzione, è uno sfregio alle regole democratiche, è uno sfregio alla città di Roma, che non si merita questo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e non si merita delle persone come i 5 Stelle, per cui uno vale uno, ma quando c'è da salvare stipendio, poltrone e cadreghe non si guarda in faccia a nessuno (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Onorevole Acunzo, la invito a trovare un'altra postazione per mantenere la distanza di sicurezza dai suoi colleghi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole De Angelis. Ne ha facoltà.
SARA DE ANGELIS (LEGA). Grazie, Presidente. Con questo emendamento si chiede di non posticipare il ritorno alle urne di quei municipi di Roma, il municipio XI e il municipio IV, i cui presidenti sono stati sfiduciati dalla loro stessa maggioranza. Noi crediamo che in situazioni come queste sia necessario che siano i cittadini ad esprimersi democraticamente; altrimenti si generano situazioni paradossali, come quella avvenuta, appunto, nel municipio IV, dove la presidente Della Casa, sfiduciata all'unanimità, è stata poi nominata dalla sua compagna di partito e sindaco di Roma, Virginia Raggi, commissario prefettizio di quel territorio che ha così male amministrato tanto da essere sfiduciata dalla sua stessa maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Il sindaco Raggi può essere orgogliosa del suo primato: durante la sua consiliatura ha infatti visto cadere ben quattro municipi a guida Cinque Stelle, ai quali si aggiungono le sostituzioni di dodici assessori della sua giunta, oltre a due consiglieri comunali allontanati e circa una trentina di manager di aziende capitoline sostituiti e con scarsi risultati. Questo è il Governo a 5 Stelle della città di Roma: ridicolo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bellucci. Ne ha facoltà.
MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. I nostri colleghi Prisco e Donzelli ci hanno raccontato di incontri di Commissione surreali e, forse, uno dei punti più alti di questa modalità della maggioranza è stata proprio l'approvazione di un “marchettone” municipale. Noi ci chiediamo quale decoro, quale onestà intellettuale, quale democrazia la maggioranza abbia rispettato nel momento in cui fa passare un “marchettone” municipale che consente a un presidente di municipio sfiduciato di rimanere per un altro anno. La cosa più fantastica è che questo “marchettone” municipale, e anche pubblicitario - perché è un modo per continuare a fare campagna elettorale su un territorio che ha sfiduciato la presidente - ha anche un nome e un cognome: si chiama Virginia Raggi, il peggior sindaco che Roma abbia avuto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia – Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
E mi dispiace che il MoVimento Cinque Stelle ancora non se ne renda conto, perché il MoVimento 5 Stelle era quello che diceva, sosteneva e si vantava - dico a lei, Presidente, e poi le chiedo di poterlo trasferire, per suo tramite, al MoVimento 5 Stelle - che uno vale uno. Succede che oggi scopriamo che per il MoVimento 5 stelle ventiquattro vale zero: ventiquattro sono i voti di sfiducia che la presidente Della Casa ha ricevuto. In quei voti di sfiducia c'è tutta la misura non soltanto dell'amministrazione Della Casa, ma dell'amministrazione Raggi, che ha ridotto la nostra Roma, la Capitale d'Italia, un gioiello europeo, ai minimi termini. Voi dovreste ascoltarle quelle parole di sfiducia (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)…
PRESIDENTE. Colleghi, l'onorevole Bellucci ha tutto il diritto di esprimere le sue opinioni.
MARIA TERESA BELLUCCI (FDI).…dovreste ascoltare quei cittadini romani che sono assolutamente stanchi. Comprendo che siate così infastiditi dal sentire queste cose, perché danno il plastico esempio della vostra incoerenza, della vostra incapacità di essere fedeli alle vostre parole e, soprattutto, ai vostri valori. Noi ci opponiamo convintamente a quell'emendamento che avete fatto passare, voteremo favorevolmente all'emendamento proposto dalla Lega e anche da Forza Italia, perché convintamente crediamo che, invece, un presidente sfiduciato debba contenere questa sfiducia e andarsene a casa, e non essere nominato da un sindaco che è odiato ormai dai romani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Questa non è democrazia, questo non è rispetto del voto all'interno di un municipio, questo non è rispetto della volontà popolare.
E allora avete svergognato questo decreto-legge, lo avete svergognato per l'ennesima volta con questo “marchettone” municipale e, in questo, avete dato veramente l'esempio di quanto ci sia di non onesto in questa proposizione. Oggi sentivamo il Ministro Lamorgese: ci parlava di punto di equilibrio, ci parlava della volontà di creare un punto di equilibrio. Noi ci chiediamo: ma quale punto di equilibrio si viene a concretizzare, Presidente, nel momento in cui viene passato un emendamento che non fa sì che i cittadini possano andare al voto? Voi proprio, che parlavate di rappresentanza diretta, del popolo che deve decidere, che deve esprimersi, che deve giudicare, proprio voi in questo momento, invece, azzerate tutto ciò. Disconfermate voi stessi, negate la vostra identità e, ovviamente, prima o poi farete i conti con tutto questo fallimento. Andremo prima o poi alle elezioni, ci andremo perché ci andremo, ci andremo a Roma, con Roma Capitale, e ce la riprenderemo, molto probabilmente ce la riprenderemo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia – Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), e poi arriveremo anche al voto nazionale, perché questo è quello che vogliamo, andare al voto il prima possibile per vedere chi ha torto e chi ha ragione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire a titolo personale l'onorevole D'Ettore. Ne ha facoltà.
FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Abbiamo provato anche in Commissione a trovare punti di condivisione; è stato faticoso ma, di fronte a questo emendamento, non possiamo, perché è un emendamento che è passato in sede referente. Non c'è niente da fare, lo avete portato per evitare che gli organi circoscrizionali vadano al voto, per andare al prossimo anno, nel 2021. Credo che ci possa essere un momento di ius poenitendi e mi rivolgo soprattutto all'onorevole Ceccanti che ha tentato in tutti i modi di trovare delle soluzioni anche in Commissione. Forciniti ha fatto un bell'intervento prima sugli alti valori della Repubblica: fate una cosa, approvate questo emendamento e fate prima (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
Abbiate un momento di resipiscenza. Penso a quei ricordi e a quei nomi che hai fatto, anche in maniera molto inappropriata e vedo che hai un grande stimolo dentro di te. Mi rivolgo al collega: per favore, questo emendamento approvatelo e fate quello ius poenitendi che ogni tanto è salutare alla Repubblica che voi stessi richiamate spesso come momento importante nel vostro modo di fare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ceccanti. Ne ha facoltà.
STEFANO CECCANTI (PD). Ringrazio l'onorevole D'Ettore per non avere replicato qui la minaccia fatta in Commissione di denudarsi se fosse passato il blocco di queste elezioni. Vorrei dire questo: gli argomenti che portano i colleghi sembrano riferirsi a un testo diverso da quello che c'è. Sembra che noi vogliamo impedire di eleggere un consiglio municipale per cinque anni; dall'enfasi con cui viene motivato sembra questo. Qui invece c'è un giudizio di opportunità: se valga la pena di eleggere un consiglio municipale per nove mesi, dopodiché dovrebbe essere comunque confermato. Ora, qual è la legge elettorale più importante che noi abbiamo nel nostro ordinamento? La legge elettorale politica. La legge elettorale politica che cosa prevede nel caso di elezioni suppletive?
Che si sacrifica, quando si è nell'ultimo anno di mandato, perfino l'integralità del plenum - cioè, 630 e 315 - perché, essendo scaduto un parlamentare solo per pochi mesi, si preferisce, per l'ultimo anno di legislatura, non fare elezioni suppletive. Quindi, stiamo semplicemente applicando un principio che sta nella legge elettorale politica e che va a colpire perfino l'ampiezza totale del plenum; lo stiamo applicando, se permettete, a un consiglio municipale, il cui rilievo è minore nell'ordinamento rispetto all'integrità del plenum del Parlamento italiano (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente Carfagna. Mi fa piacere che sia intervenuto il collega Ceccanti a dimostrare ulteriormente come le leggi si applicano per gli avversari e si interpretano per gli amici. Se la legge più importante è la legge per le elezioni politiche, che impedisce la celebrazione insieme al referendum, com'è che l'avete abbinata con il referendum questa volta? Giusto così, è una piccola domanda, lasciamo un punto interrogativo.
La verità, onorevole Ceccanti, lei lo sa meglio di me, è che il Ministro dell'Interno qui è venuto a dire che si celebrano le elezioni per evitare i commissariamenti lunghi. Ora, nove mesi può essere lungo o corto, ma, certamente, non è un'elezione politica ed è un commissariamento che, senza quest'altra porcheria che avete fatto, sarebbe andato sistematicamente alle elezioni a settembre.
La verità, dovete dirlo, è che avete fatto un accordo di governo in cui vi siete venduti la vostra coscienza sulla riduzione del numero dei parlamentari, sull'election day e anche su queste piccole quisquiglie, perché avete paura di perdere le elezioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) e di spaccare la maggioranza sulla vostra divisione su Roma e sul giudizio che date voi, negativo, come noi, su Virginia Raggi. Ma voi con Virginia Raggi ci state al Governo qua dentro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Calabria. Prego.
ANNAGRAZIA CALABRIA (FI). Grazie, Presidente. Mi scuso, onorevole Ceccanti, di darle le spalle, ma la verità è che siete voi che state creando l'eccezionalità della disposizione con questo emendamento e bene ha fatto il collega Baldelli a porre rimedio, con questo emendamento presentato, alla situazione scandalosa che si sta creando a Roma.
Io penso una cosa, penso che a Roma ci siano state delle questioni molto, molto gravi, ultima delle tante quello che è accaduto al IV municipio di Roma, dove quindici consiglieri di maggioranza su quindici hanno votato una mozione di sfiducia al minisindaco Della Casa, ventiquattro consiglieri, all'unanimità, hanno bocciato il minisindaco Della Casa e il sindaco Raggi ha confermato come commissario lo stesso presidente di municipio. Questo è gravissimo: non dimostra solo una volontà antidemocratica, monarchica dell'amministrazione Raggi, ma dimostra un mancato rispetto nei confronti di tutti i cittadini del municipio.
Roma merita di più, Roma merita molto di più di questo scempio che questo Ministro mette in campo ogni giorno nei confronti di Roma e nei confronti dei romani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bordonali. Ne ha facoltà.
SIMONA BORDONALI (LEGA). Grazie, Presidente. Abbiamo sentito dall'onorevole Ceccanti e, tramite lei, vorrei anche intervenire sulle sue parole, che le elezioni nei municipi non vengono rinviate per cinque anni. E ci mancherebbe, dico, venissero rinviate per cinque anni; probabilmente, il prossimo passaggio a cui tenderete, magari, sarà quello, visto che oggi ne parlate e lo escludete. Ma voi, comunque, togliete il diritto a dei cittadini di quel municipio di poter andare ad esprimere quello che si chiama democrazia, professor Ceccanti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). È la democrazia andare a poter scegliere i propri rappresentanti, soprattutto a fronte di quel passaggio, che io veramente condanno fermamente, di un sindaco che nomina commissario colei che è stata sfiduciata dai consiglieri, nonché, quindi, dai cittadini che hanno eletto questi consiglieri (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
È una vergogna e mi stupisco, soprattutto, per i rappresentanti dei 5 Stelle, che si chiamano cosiddetti cittadini: voi non eravate al fianco dei cittadini, ve ne state fregando dei cittadini e li prendete tutti per il naso (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldino. Ne ha facoltà.
VITTORIA BALDINO (M5S). Grazie, Presidente. Io non credo che questa sia la sede adatta per fare dei processi politici al sindaco di Roma, anche perché, nel 2021, saranno i cittadini a poter scegliere e poter giudicare questa amministrazione. Io voglio ricordare ai colleghi, all'Aula e ai cittadini che ci seguono da casa che stiamo parlando di un emendamento che riguarda tutte le città che si compongono di circoscrizioni, non solo della città di Roma.
La città di Roma si compone di quindici municipi, che sono grandi, che hanno una popolazione quanto una grande città, un'altra grande città italiana, quanto un capoluogo e, nello specifico, il municipio di cui si parla, il IV, conta 180 mila abitanti, quindi non è un quartiere, non stiamo parlando di un piccolo quartiere.
Quale è la ratio di questa modifica che, a mio avviso, è stata di buonsenso, che è stata introdotta? Quella di evitare di richiamare al voto dei cittadini in emergenza: stiamo rinviando le elezioni proprio per consentire a tutti i cittadini di andare a votare in sicurezza e, poi, richiamarli al voto dopo nove mesi, perché le circoscrizioni di un comune seguono le sorti del comune, quindi, nel momento in cui il comune va al voto, anche tutti i municipi devono andare al voto.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole Baldino.
VITTORIA BALDINO (M5S). Quindi, noi abbiamo in questo modo evitato che si dovessero richiamare dopo nove mesi gli stessi cittadini a confermare un consiglio circoscrizionale e una giunta circoscrizionale che, obiettivamente, in nove mesi di mandato, non potrebbe fare miracoli in quel territorio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.301 De Angelis e 1.349 Baldelli, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).
L'emendamento 1-bis.300 Sisto è stato ritirato prima della seduta.
Passiamo, quindi, alla votazione dell'emendamento 1-bis.301 Magi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI (IV). La ringrazio, Presidente. Sarò molto breve, utilizzo il tempo del gruppo, che continuerà a votare secondo le indicazioni della maggioranza, per delle brevi considerazioni a carattere personale che riguardano i due emendamenti che seguono, che sono rimasti in piedi, cioè l'1-bis.301 Magi e l'1-bis.2 a prima firma Sisto, perché, Presidente, ovviamente, non intendo intervenire nel merito del referendum, l'ho già fatto quando, l'8 ottobre, abbiamo votato la legge costituzionale. Io dichiarai in quell'occasione che l'unica ragione per la quale votavo una riforma costituzionale che ritengo sbagliata e demagogica era perché era all'interno di un accordo di governo che il partito di Italia Viva aveva siglato, ma conclusi il mio intervento dicendo che, per quel che mi riguardava, finiva in quel momento, con quel voto, il mio dovere di lealtà rispetto al Governo su questo argomento.
Io ho partecipato anche al tentativo di raccogliere le firme alla Camera: vorrei dire a tutti coloro che si sono scandalizzati per questo che io penso che, quando si utilizzano degli strumenti che sono previsti dalla Costituzione, signor Presidente, non c'è nulla di cui vergognarsi, anzi c'è qualcosa di cui congratularsi.
Detto questo, abbiamo ottenuto, grazie al lavoro che è stato fatto al Senato - lo hanno ricordato alcuni colleghi - la possibilità di svolgere il referendum.
Per quanto riguarda il fatto che adesso si decida, io ho sentito il Ministro dell'Interno che diceva che non c'è nessuna alterazione, probabilmente non c'è nessuna alterazione formale, ma c'è sicuramente l'alterazione della ratio in ragione della quale la legge prevede che non si possano abbinare i referendum ad altre elezioni e la consuetudine ha previsto che sui referendum costituzionali si è sempre evitato di abbinare le due cose, soprattutto per il fatto che è una campagna elettorale molto delicata e molto particolare. In più, come abbiamo visto, magari in altri referendum che all'inizio sembravano essere scontati, poi, grazie alla campagna elettorale che era specifica su quei temi, purtroppo, dico io, l'esito di quei referendum che sembravano dai sondaggi scontati è cambiato e hanno avuto risultati diversi.
Io penso che sia assolutamente ingiusto e sia sbagliato mettere insieme la data del referendum con quella delle elezioni amministrative in un election day che, ovviamente, è voluto, a mio avviso, strutturalmente, proprio per impedire che ci sia un dibattito pubblico sul referendum e, quindi, per quanto mi riguarda voterò a favore dei due emendamenti che chiedono che sia scorporata la data del referendum da quella delle elezioni amministrative, anche perché, a differenza, e ho concluso Presidente, dalle elezioni amministrative, che hanno una data in cui si devono svolgere, quindi, si prevede una deroga a quella data, non dimentichiamoci che per fissare la data del referendum il Governo ha una finestra dentro la quale può fissare quella data ed è una finestra che aveva già esercitato nel momento in cui era stato indetto il referendum che, poi, per le ragioni che sappiamo, è saltato. Poteva tranquillamente utilizzare la stessa possibilità di quella finestra per fissare una data diversa, non immediata, dal voto amministrativo e fare in modo che il referendum potesse avere il suo dibattito e la sua campagna elettorale (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva e Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ceccanti. Ne ha facoltà.
STEFANO CECCANTI (PD). Io vorrei dire che i colleghi, anche il collega Maci, usano spesso l'argomento che si sarebbe creata una prassi che quasi diventa, nelle loro parole, una specie di consuetudine costituzionale del non abbinamento del referendum. Noi abbiamo avuto tre referendum costituzionali, due dei quali a priori non erano abbinabili, perché nel 2001 è finito a ottobre, nel 2016 è finito a dicembre. C'è stata una scelta nel 2006, l'unico caso in cui era abbinabile, in cui il Governo non l'ha abbinato. Mi sembra un po' poco dire che un caso in cui si è scelto in un modo costituisca un precedente, una prassi o una consuetudine.
L'unica norma di proibizione, di cui mai si è parlato alla Costituente - perché se voi andate a vedere i lavori della Costituente sul referendum, mai si parla di divieti di abbinamenti di referendum abrogativi o referendum confermativi con altro tipo di elezioni -, l'unica inibizione che c'è, nella legge n. 352, è tra il referendum abrogativo e le elezioni politiche, ma tutti sappiamo perché c'è quella norma, non perché allora si teorizzò che il referendum dovesse avvenire in una data diversa, ma perché la maggioranza di Governo che stava dietro quella legge era divisa sulla legge sul divorzio; per cui il primo referendum si sarebbe svolto sulla legge sul divorzio e la maggioranza di Governo non voleva, il giorno delle elezioni politiche, dividersi sulla legge sul divorzio; c'era una preoccupazione politica del tutto legittima, ma contingente di quella fase politica. Tant'è che fu messa solo per abrogativo e politiche, non c'entrano nulla le regionali e le amministrative e non c'entra nulla il confermativo.
Detto questo, il legislatore, quindi, sceglie quello che vuole; ora, io non riesco a capire la logica dei colleghi per cui se noi diamo a un cittadino due schede, la scelta su una scheda debba allinearsi sull'altra, non lo dice nessuno. Guardate che l'esperienza più intensiva di uso dei referendum c'è negli Stati americani, in cui si fa nell'election day. Capita spessissimo che in uno Stato vinca un Presidente di un certo colore politico e sulla scheda referendaria l'elettore scelga un comportamento del tutto diverso. L'ultima volta, quando ha vinto Trump, in molti Stati sono passati referendum antiproibizionisti lo stesso giorno.
Quindi, organizziamo la campagna elettorale in tutti i modi possibili, per permettere agli elettori di formarsi un giudizio distinto su una scheda e sull'altra, ma non è che l'election day lo impedisca di per sé.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sgarbi.
VITTORIO SGARBI (M-NI-USEI-C!-AC). Non so se sarà possibile, un giorno, avere un Parlamento che abbia libertà di parola e abbia emblematicamente la bocca libera, però è certo che questo referendum si avvia a una situazione nella quale sarà opportuno che noi riduciamo i parlamentari da 630 a 400, per poter avere, per la perdurata, che a questo punto è indicata dai comitati tecnico-scientifici, per molti decenni del Coronavirus, in maniera tale che la distanza sia garantita e di questi 630, i 400 posti consentano la distanza, perché in alternativa dovremmo pensare di portare, per i prossimi dieci anni, la maschera, anzi, il bavaglio, che, rammento per l'ennesima volta, essendo il virus documentatamente iniziato in ottobre, in quest'Aula non è stata portata fino al 20 aprile. Quindi, il 20 aprile c'erano 629 persone così intelligenti che non documentandosi pensavano che non ci fosse il Coronavirus, che in quel momento, esattamente tra il 10 marzo e il 20 aprile, aveva la sua più alta incidenza contro la salute dei cittadini. Oggi, che noi abbiamo dichiarazioni precise sulla curva del virus e che la malattia declina fino quasi a sparire, ostentatamente, portiamo quella maschera.
Mi auguro che quando quest'Aula sarà bonificata di 230 parlamentari le distanze ci consentano di rispettare quello che, rammento a tutti i loro, cari 629 colleghi intelligenti, ha detto il capo della Protezione civile che mi pare più importante, dal punto di vista delle misure di sicurezza, del Questore che ha tentato di allontanarmi e poi ha rinunciato a farlo e cioè: “io non porto la mascherina” - capo della Protezione civile Borrelli – “perché mantengo le distanze”.
Io le distanze le mantengo da sempre, credo che sia giusto mantenere le distanze verso persone per le quali non occorre vicinanza e così ho fatto e continuerò a fare. Il mio riferimento è la Protezione civile, non la volontà di 629 persone le quali sono state totalmente subornate e gli è stato imposto di portare quello che fino al 20 aprile non hanno portato, caro Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro)!
PRESIDENTE. Caro onorevole Sgarbi, intanto la invito a stare sull'emendamento ogni volta che interviene, perché anche questa è una regola che viene rispettata da 629 deputati (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali) e le regole…
VITTORIO SGARBI (M-NI-USEI-C!-AC). Io ho parlato del referendum!
PRESIDENTE. Non ha più la parola, onorevole Sgarbi. Le regole in quest'Aula le stabiliscono i Questori e siamo tutti tenuti ad osservarle. Lei è tenuto a rispettarle, io sono tenuta a farle rispettare, così funziona in quest'Aula.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldelli. Prego.
SIMONE BALDELLI (FI). La ringrazio, Presidente. Questo emendamento ha come obiettivo quello di disabbinare la scadenza dell'election day dal referendum costituzionale; sostanzialmente, cancella l'emendamento che ho definito in quest'Aula, citando autorevoli esponenti politici, peraltro non del mio partito, l'emendamento dell'onorevole Macina che inserisce, che introduce la porcata di abbinare il referendum costituzionale con la tornata amministrativa. Perché la definisco così? Non è nel mio linguaggio normalmente, ma perché è l'intenzione di cercare di tirare la volata al “sì” che è alla base di questa proposta emendativa.
Collega Ceccanti, non so se fossero abbinabili due tornate su tre, ma l'unica in cui era possibile fare quell'abbinamento non fu fatto; tra l'altro, come dire, non è che perché non si è fatto si stabilisce un principio che non vada mai fatto, ma certamente l'emendamento che in qualche modo la impone è un'ammissione di colpa da questo punto di vista. Ripeto, nel ricostruire la storia, a marzo io e pochi altri vi dicevamo di cancellare questa data, di revocare la data del 29 marzo perché era una data che non permetteva la celebrazione in sicurezza del referendum ed era una data per la quale non ci sarebbe stata la possibilità dei cittadini di conoscere per deliberare. Infatti, ve lo ricordate pure voi che i primi di marzo nessuno parlava del referendum, o sbaglio? Allora, guardate, per fortuna c'è l'eterogenesi dei fini perché se quando uno fa queste furbate poi fosse anche premiato dal risultato, staremmo qui a guardare le macerie del Parlamento. Per fortuna questa cosa non è successa. Tra l'altro, sono state bocciate sonoramente le proposte di riduzione del numero dei parlamentari sia nelle riforme del centrodestra, sia nelle riforme del centrosinistra. Adesso, la più basica, quella che secondo Forciniti non c'è bisogno nemmeno di essere particolarmente intelligenti, brillanti o di avere chissà quali cognizioni per poterla votare, che è così facile, certo: è tanto facile, quanto inutile, quanto pericolosa: è la mia posizione personale; io appartengo a un partito che ha votato questa roba alla Camera, per cui ci tengo a precisarlo. Però, attenzione, lo stesso fatto che abbiate introdotto questa norma, anziché avvalervi della facoltà di poterlo fare, significa che la facoltà di poterlo fare evidentemente non c'era, altrimenti voi la norma non l'avreste introdotta, e non l'avete introdotta come facoltà - questa è la porcata - l'avete introdotta come obbligo, perché leggendo questa norma, anche a fronte dell'interpretazione che ne dà il Governo, non c'è la facoltà ma l'obbligo: è chiaro? Allora, in questa sede io ho rappresentato credo bene al Ministro, con un certo equilibrio, il fatto che il comitato promotore, che è un soggetto costituzionale, è di tutt'altra idea. Noi mandiamo al Senato per tre giorni questa norma, dopo che il comitato promotore è composto da un quinto dei senatori. Mi auguro che quanto anche il collega Fornaro dice con grande equilibrio, pacatezza e buon senso - ma spesso rimanendo inascoltato - avvenga, cioè che non venga messa la fiducia al Senato. Ma se i settantacinque senatori che hanno firmato questa roba vi chiedono di fare una valutazione diversa sulla data, che fate? Infatti la norma è fatta, il pasticcio è fatto. Allora io mi auguro che il Governo si prenda la facoltà di poter decidere, almeno all'interno di questo pasticcio, di questa porcata che avete voluto fare a colpi di maggioranza, si prenda la facoltà di poter assumere una posizione di buonsenso, perché magari da un servitore dello Stato come il Ministro Lamorgese, che ha esperienza e buon senso, posso aspettarmi di più di quanto non mi aspetto dal MoVimento 5 Stelle, che così come fa sui municipi di Roma fa per il referendum: fa tutte iniziative pro domo sua per il solo interesse politico, partitico del suo movimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Magi. Ne ha facoltà.
RICCARDO MAGI (MISTO-CD-RI-+E). Grazie, Presidente. Non possiedo la dottrina né la scienza del professore Ceccanti, per questo mi limiterò a inviare a tutti quanti i colleghi il parere che il professor Celotto, per conto del comitato del no, ha steso e che è stato fatto pervenire alla Presidenza del Consiglio. Credo che però noi siamo in una situazione molto diversa da quella che il collega Ceccanti ha rappresentato, la situazione degli Stati Uniti, e ne avremo la prova quando noi andremo al voto, se ci andremo in queste condizioni. Non credo che noi vedremo molti dei colleghi che pure hanno votato in quest'Aula contro la riduzione del numero dei parlamentari affrontare una campagna elettorale sostenendo il no e, se questo non avverrà, sarà anche perché quella campagna elettorale sarà coincidente con una campagna del tutto politica come quella delle regionali in sei importanti regioni. Questo mi sembra il punto dirimente: bisogna avere anche il senso della concretezza e delle modalità con cui poi avvengono le cose.
Ora, potremmo rassegnarci al fatto che un giorno, con la distanza della storia e del tempo che passa, da parte di chi leggerà cos'è avvenuto quest'anno si accomuni la pandemia con la riduzione dei parlamentari e, come il collega Sgarbi ci diceva, qualcuno potrà pensare che nel 2020-2021 gli italiani hanno ritenuto per motivi di distanziamento di ridurre il numero dei parlamentari. Sarebbe sicuramente una motivazione più nobile e più fondata di tutte quelle che sono state poste alla base di questa scellerata riforma costituzionale. Ci vorrebbe almeno un po' di coraggio e di senso delle istituzioni per dire che questo passaggio merita una campagna elettorale autonoma, un confronto franco di idee, nella quale anche all'interno dei singoli partiti ci si possa schierare diversamente senza dover rispondere a un legittimo interesse elettorale (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Centro Democratico-Radicali Italiani-+Europa).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-bis.301 Magi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1-bis.800 della Commissione.
Chiedo il parere alla relatrice e al Governo.
ANNA BILOTTI, Relatrice. Grazie, Presidente. Parere favorevole.
ACHILLE VARIATI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Parere favorevole.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-bis.800 della Commissione, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 17).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1-bis.2 Sisto.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldelli, prego.
SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente. Anche questo emendamento di Forza Italia punta a cancellare l'emendamento Macina. Facevo una riflessione, colleghi, perché se mai - io me lo auguro per carità di patria, perché, guardate, per amor di patria, poi ognuno nella vita può fare mille altre cose e non è necessario né obbligatorio per nessuno anche continuare a candidarsi e fare la propria esperienza politica -, se per qualche ragione dovesse vincere il sì, sarà interessante capire una cosa, perché dal giorno dopo noi avremmo tutta una quantità di persone che considereranno questa legislatura blindata dalla vittoria del sì. Altri cominceranno a dire che il Parlamento è delegittimato perché è un Parlamento con un terzo di deputati in più e ci faremo delle grasse risate, al di là dell'ironia, pur intelligente, del collega Sgarbi sul distanziamento dato dalle norme sul COVID. Probabilmente si sottovaluta, per un aspetto e per un altro, l'impatto di questa norma costituzionale non sul sistema costituzionale e ordinamentale, ma sul sistema politico attuale. Infatti, guardate, ci sarà da ridere quando qualche gruppo dovrà spiegare che oltre ad aver ridotto abbondantemente il proprio consenso nelle elezioni e nei sondaggi, si ridurrà anche di un terzo il numero dei posti contendibili per rientrare nel Parlamento della prossima legislatura.
Allora, voglio vedere quanto sarà bello, facile, sublime tenere i deputati di maggioranza in Aula o nelle Commissioni per sostenere quello o quell'altro provvedimento. Ci faremo le grasse risate. Ma pensavo anche: chissà quante trasmissioni televisive daranno informazione sul tema del referendum nel pieno di agosto: forse Omnibus Estate, non lo so. Se non si impone, per par condicio, a L'Eredità o ai “pacchi” di Insinna di ospitare un oratore a favore e un oratore contro sul tema del referendum, io sono disponibile a fare con chiunque un confronto in spiaggia dal 15 agosto in poi su questo tema, ma ho come la sensazione che la stragrande maggioranza dei bagnanti non sia propriamente attirata da questo tipo di confronto. Allora, lì è la porcheria di questa cosa. Collega Ceccanti, mi può venire a tirare fuori tutti i precedenti che vuole, ma non mi venga a raccontare che una campagna referendaria, che si celebra per la maggior parte del tempo nel mese di agosto, è una campagna referendaria vera. Lo fate per le elezioni amministrative e per le elezioni regionali: benissimo, ma questa campagna qui è una campagna che scomparirà sotto il peso e delle elezioni regionali e delle elezioni amministrative ed è questo l'obiettivo di chi pensa che meno se ne parli e più si vince, addirittura con un'ulteriore perversione, cioè che c'è qualcuno che pensa che l'aggiunta della scheda del “sì” porti vantaggio al proprio partito, che è quello che l'ha proposto, il “sì”.
Per cui, ecco, queste sono tutte le ragioni per cui io continuo, in quest'Aula, insieme a pochissimi altri, a denunciare, da uomo libero, questo atteggiamento, perché credo che questo atteggiamento comprima letteralmente il diritto dei cittadini di conoscere per poter deliberare e mescoli le carte in maniera artificiosa e in malafede rispetto al confronto democratico che, invece, perfino in quest'Aula cerchiamo, spesso e volentieri, di mantenere su un livello di rispetto reciproco e di decenza.
PRESIDENTE. Onorevole Ceccanti, i banchi del Governo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Sgarbi. Onorevole Ceccanti…
VITTORIO SGARBI (M-NI-USEI-C!-AC). Onorevole Ceccanti, sarà assai difficile spiegare ai cittadini per quale ragione nello stesso tempo una elezione legata a persone, a partiti, alla maggioranza che una coalizione può ottenere in una regione o in un comune, debba convivere con una indicazione costituzionale che ha richiesto quattro voti d'Aula, in cui per tre volte il partito di Ceccanti ha votato contro la riduzione dei parlamentari, in cui per tre volte il PD ha ritenuto di non ridurre i parlamentari. Io credo che occorrerà introdurre un elemento fondamentale, che per la riduzione dei parlamentari ci voglia il parere del Comitato tecnico-scientifico che spiegherà che la ragione è veramente metrica: la distanza di rispetto. È una buona ragione per portare questi 629 intelligentissimi a 400, meno intelligenti, ma più distanti
Però, è anche evidente che la campagna elettorale condotta nello stesso tempo produrrà confusione, perché, dovendo nominare persone, sindaci, amministratori, consiglieri o presidenti di regione, noi abbiamo un'opzione personale e politica, non una delibazione costituzionale sofisticata e, naturalmente, legata al parere obbligatorio del Comitato tecnico-scientifico su questioni di distanza.
Per questo credo che abbiano ragione l'amico Magi, e Sisto, e Baldelli a tentare di portarvi alla scelta che non capisco che dramma possa portare. Siete destinati a stare qui fino al 2029 con questo potentissimo Governo e un'alleanza così ragionevole fra 5 Stelle e il PD, che hanno sempre indicato come loro nemico e che oggi è il loro miglior alleato. D'altra parte, essere grillini senza Grillo vuol dire aver perso la situazione originaria e, quindi, possono essere… Però, è evidente che se io voglio spiegare a un cittadino perché deve votare “sì” al referendum ho degli argomenti dialettici diversi da quelli per cui posso indicare di votare De Luca o Emiliano. È chiaro che la ragione, la didattica, la capacità di persuasione in una campagna elettorale, caro onorevole Ceccanti, richiede concentrazione su un tema costituzionale e non sull'elezione legata a uomini, donne, consiglieri e presidenti. Per questo credo che lei abbia perfettamente torto, così come quando ha votato per questa riduzione dei parlamentari perfettamente all'opposto di quello che aveva fatto prima. Evidentemente, non ha le idee chiarissime (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro).
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-bis.2 Sisto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).
I successivi quattro sono stati ritirati prima della seduta.
Passiamo, quindi, alla votazione dell'emendamento 1-bis.309 Baldelli.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldelli.
SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente. Con questo emendamento si stabilisce sostanzialmente la data, previa intesa con il comitato promotore, così come il successivo ha di per sé la ratio di porre la data di celebrazione del referendum costituzionale nella data del ballottaggio delle elezioni amministrative. Io, in questo senso, faccio appello al Governo, perché credo che sia irrituale chiedere per legge di imporre l'intesa con il comitato promotore, premesso che altrettanto irrituale - eppure l'hanno fatto - è quello di abbinare il referendum costituzionale con l'elezione dei consigli municipali. Faccio l'esempio di Venezia, credo, dove si voterà per le elezioni amministrative. Per Venezia un elettore avrà la scheda del municipio, quella del consiglio comunale e del sindaco, quella del consigliere regionale della regione e quella del referendum, se decide di prenderla (poi, si può decidere di non prenderne nessuna ma, insomma, ecco).
Per cui, come dire, quelli che sostengono la tesi di ridurre l'assembramento sappiano che ci sono posti dove uno ci mette mezz'ora per votare e, quindi, non so poi che altre file si creano. Però, insomma, la follia di tutto questo è che, se noi non ci trovassimo con il problema del COVID-19 di qui a un paio di mesi, che cosa, diciamo, impedirebbe al Governo di fissare questa data a ottobre o a novembre addirittura? Allora, io credo che andare a votare emendamenti del genere sia un peccato e sia un peccato aver votato anche l'emendamento Macina, di cui io spero il MoVimento 5 Stelle si andrà pentendo nel corso dei mesi. Credo, però, che il Governo potrebbe, in questa sede, impegnarsi almeno a considerare l'ipotesi di ascoltare e di venire incontro alle esigenze del comitato promotore. Poi, li vedrete in carne e ossa al Senato e parleranno credibilmente nel corso di questo dibattito. C'è stato qui il Ministro dell'Interno, c'è qui il sottosegretario Variati, che personalmente ringrazio per l'attenzione e la competenza con cui ha seguito questo provvedimento.
Guardate, l'attenzione e la competenza e anche l'esperienza sono cose rispetto alle quali, almeno dalle mie parti, ancora ci si solleva il cappello. Per qualcuno non valgono - certo: uno vale uno, vale tutto - per me ancora no, però credo che, se il Governo su questi temi desse dei segnali concreti anche nell'arco di questa discussione, io ne farei volentieri a meno di mettere in votazione un emendamento che, mi rendo conto - io mi rendo conto - è una forzatura, però mi attendo questi segnali, perché diversamente li votiamo, però, se il Parlamento boccia una roba del genere, si prenda atto che la maggioranza, il relatore e il Governo si mettono nelle condizioni di dare una sberla al comitato promotore.
PRESIDENTE. Chiede di intervenire il sottosegretario Variati. Prego, sottosegretario.
ACHILLE VARIATI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Un breve intervento, a seguito di quanto testé ha detto il deputato. Guardi, questi emendamenti, così come sono stati proposti, lei stesso insomma li ha adesso dichiarati per certi aspetti inammissibili, irrituali, ecco, mettiamola così. Quindi, rimane ovviamente la valutazione negativa del Governo, però, per quello che è stato l'intervento anche del Ministro, in cui insomma lei ha detto andremo a valutare, nella definizione della data, terremo conto, da questo punto di vista, in sede di ordini del giorno, ci sono alcuni ordini del giorno in tal senso, che potrebbero vedere l'aspetto positivo. Adesso veda lei.
PRESIDENTE. Non ho altri iscritti a parlare, onorevole Baldelli, prego.
SIMONE BALDELLI (FI). Allora Presidente, a questo punto, visto l'intervento del Governo, io ritiro l'1-bis.309 e l'1-bis.308.
PRESIDENTE. Bene, onorevole Baldelli, grazie. Quindi, passiamo alla votazione dell'emendamento 1-bis. 307. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI (FI). La ringrazio Presidente, questo è un emendamento che affronta un altro dei temi centrali del nostro confronto e attiene alla norme relative alla par condicio. Allora, lo dicevo prima, molto probabilmente noi avremo il problema di dare la notizia agli elettori che c'è il referendum, perché, ancora ai primi di marzo, noi vedevamo la campagna governativa diciamo di informazione fatta da uno spot che faceva sparire, nella grafica, una parte dei parlamentari…
PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi! Colleghi, in tutti i settori vi prego di abbassare il tono della voce e di consentire all'onorevole Baldelli di svolgere il suo intervento.
SIMONE BALDELLI (FI). …ma probabilmente, Presidente, non vedremo grandi confronti televisivi. All'interno dei telegiornali, questa cosa diciamo viene trattata negli ultimi, forse, trenta giorni. Allora, c'è certamente un problema non solo di informazione, ma anche di comunicazione politica. Io voglio permettere, Presidente, al mio partito, che sceglierà probabilmente la strada del “sì”, di mandare i propri esponenti a rappresentare le sue ragioni, così come io, che sono nel comitato promotore dei deputati che hanno firmato per il “no”, voglio andare in Tv per poter spiegare le mie ragioni, voglio che l'onorevole Meloni possa andare in tv a spiegare le ragioni del “sì”, come voglio che ci vada anche il Ministro Di Maio, se ne ha il coraggio e soprattutto voglio che ci vada anche il PD, a raccontare perché prima presentava la pregiudiziale per bocciare questa legge e adesso è per le ragioni del “sì”, cioè vorrei che ci fosse una par condicio vera su questo tema. E, ahimè, anche su questo, malgrado il buon lavoro della Commissione di vigilanza RAI, io mi auguro che, non appena ci sia una data per questa celebrazione, si riesca a garantire, Presidente, perché anche questo Parlamento ha la Commissione di vigilanza RAI, ma soprattutto ci sono stati i richiami dell'Agcom, nel corso del mese di marzo e forse anche alla fine di febbraio, che denunciavano l'assenza di informazioni su questo tema, io mi auguro che, da questo punto di vista, senza differenze di colori politici, si riesca a portare avanti un ragionamento comune.
PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di indossare sempre la mascherina, non me lo fate ripetere perché diventa noioso.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-bis.307 Baldelli, con parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-bis.19 Silli, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1-ter.300 Sisto. Onorevole Baldelli, prego.
SIMONE BALDELLI (FI). La ringrazio Presidente, semplicemente una sottolineatura, al netto del merito dell'emendamento: volevo far presente che il numero legale è 248 e che la maggioranza ha respinto l'ultimo emendamento con 232 voti contrari.
PRESIDENTE. Ricordo che gli emendamenti 1-bis.302 e l'1-bis.304, a firma Magi, erano stati ritirati. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-ter.300 Sisto, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-ter.0300 Sisto, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).
Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2471-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).
Avverto che è in distribuzione la nuova formulazione dell'ordine del giorno Pollastrini n. 9/2741-A/58.
Avverto inoltre che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, in quanto estraneo rispetto ai contenuti del provvedimento, l'ordine del giorno Bordonali n. 9/2741-A/13, in materia di limite dei mandati dei sindaci.
Avverto, infine, che sono stati ritirati dai presentatori tutti gli ordini del giorno a firma di deputati del gruppo di Fratelli d'Italia, ad eccezione degli ordini del giorno Mantovani n. 9/2741-A/16, Foti n. 9/2741-A/26, Lollobrigida n. 9/2741-A/39 e Zucconi n. 9/2741-A/41.
Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno.
Onorevole Foti intende… onorevole Lollobrigida, chiedete di intervenire per illustrarli? Prego, onorevole Foti, quindi per illustrare il suo ordine del giorno. Prego.
TOMMASO FOTI (FDI). Molto brevemente, il senso della nostra posizione l'abbiamo espresso in questi giorni di battaglia politica. Dopodiché, abbiamo presentato due ordini del giorno: io colgo l'occasione per parlare sia sull'ordine del giorno Lollobrigida, sia su quello a mia firma, che riguardano due temi politici ben precisi. Quello dell'onorevole Lollobrigida riguarda il tema principale, e cioè che il Governo, nel momento in cui dovrà scegliere la data delle elezioni, non possa prescindere dalle valutazioni che sono state fatte in quest'Aula da tutte le forze politiche e, soprattutto, dalle riserve che noi abbiamo posto in campo rispetto ad ipotesi di data di voto che confliggerebbero con gli interessi sia delle famiglie, sia del turismo.
Sotto questo profilo, abbiamo reiteratamente posto all'attenzione del Governo e delle forze politiche le nostre osservazioni, che ci paiono fondate nel merito e nel metodo: nel merito, perché ovviamente, dopo quanto è successo, non possiamo pensare che il settore del turismo debba subire dei nuovi schiaffi; nel metodo, perché possiamo tranquillamente dire che una campagna elettorale fatta in agosto rischia di non coinvolgere minimamente l'opinione pubblica che sarà chiamata al voto.
Per quanto riguarda il secondo ordine del giorno - e concludo - noi abbiamo chiesto e chiediamo un intervento del Governo, perché si faccia parte diligente nei confronti dei governatori, affinché non venga modificato in questo periodo alcun sistema elettorale, fatto ovviamente salvo l'adempimento eventuale di legge per quanto riguarda il voto di genere.
Sono due ordini del giorno che noi riteniamo fondamentali e che chiediamo vengano posti al voto, anche nel caso in cui il Governo, come ci auguriamo, esprima parere favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire per illustrare il suo ordine del giorno, l'onorevole Iezzi. Prego.
IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). Rubo solo dieci secondi. L'ordine del giorno n. 9/2741-A/13 mi è parso di capire che è inammissibile, ed è quello che riguarda il terzo mandato dei sindaci. A parte che non capisco come possa essere inammissibile, visto che stiamo parlando di un terzo mandato dei sindaci, che sarebbe stato, come dire, garantito proprio in considerazione della straordinarietà degli eventi, comunque non faccio polemica.
Ci tengo solo a dire che - mi permetto di dirlo non credo sia un segreto - avevamo avuto un'interlocuzione col sottosegretario su questo tema, in generale, del terzo mandato per i piccoli comuni, rimango nel vago. Mi auguro che questa interlocuzione possa andare avanti però, al di là dell'ordine del giorno, perché comunque mi sembra che sia un tema importante e sentito da tante forze politiche.
PRESIDENTE. Se nessuno chiede di intervenire, chiedo al rappresentante del Governo di esprimere il parere sugli ordini del giorno.
Prego, sottosegretario Variati. Deve alzarsi in piedi.
ACHILLE VARIATI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Mi scuso molto con lei e con l'Aula. Vado nell'ordine ed esprimo tutti i pareri. Sull'ordine del giorno n. 9/2471-A/1 Magi il parere è favorevole, però con la seguente riformulazione: “impegna il Governo, compatibilmente con il reperimento delle risorse necessarie, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica e in accordo con i comitati referendari, a predisporre, rendere disponibile e inviare agli elettori (…)” e poi così come è già scritto. Sull'ordine del giorno n. 9/2471-A/2 Pignatone il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/2471-A/3 Siragusa il parere è favorevole con la seguente riformulazione: aggiungere in fine le parole “nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica”. Sull'ordine del giorno n. 9/2471-A/4 Martinciglio il parere è favorevole se riformulato nel senso di togliere l'ultima frase: “anche attraverso la previsione di una modalità telematica - invio a mezzo PEC - di rilascio dei certificati elettorali e altri documenti utili all'esercizio del voto”; togliendo questa parte il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/2471-A/5 Iovino il parere è favorevole con riformulazione nei seguenti termini: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di adottare ogni utile iniziativa normativa volta a garantire agli studenti fuori sede la possibilità di votare in un seggio diverso da quello di residenza, facilitando il processo di voto per tale categoria”. Sull'ordine del giorno n. 9/2471-A/6 Brescia, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “impegna il Governo ad adottare in tempi rapidi, previa opportune linee guida, il decreto attuativo in premessa, al fine di avviare la sperimentazione del voto elettronico (…)”, eccetera come è scritto. Sull'ordine del giorno n. 9/2471-A/7 Sabrina De Carlo il parere è favorevole, a condizione della seguente riformulazione: “impegna il Governo ad adottare apposite linee guida per la sperimentazione del voto elettronico, propedeutiche all'adozione del decreto attuativo, dei commi 627 e 628 dell'articolo 1 della legge di bilancio 2020.” Sull'ordine del giorno n. 9/2471-A/8 Nesci il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “ad adottare tempestivamente una iniziativa normativa volta a garantire agli elettori fuori sede per motivi di studio, cura e lavoro, la possibilità di votare”. Sull'ordine del giorno n. 9/2471-A/9 Iezzi il parere è favorevole, a condizione di una riformulazione nel senso di inserire, dopo la parola “stanziare”, le parole “nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica”. Sull'ordine del giorno n. 9/2471-A/10 Cavandoli il parere è contrario.
Sull'ordine del giorno n. 9/2471-A/11 Formentini, il parere è favorevole, a condizione di una riformulazione, nei seguenti termini: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di studiare modalità di stampa e confezionamento dei plichi elettorali che rafforzino la tracciabilità dei plichi e assicurino un più elevato standard di sicurezza, al fine di contrastare le falsificazioni delle schede elettorali”.
Ordine del giorno n. 9/2471-A/12 Tarantino, contrario. Ordine del giorno n. 9/2471-A/13…
PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/2471-A/13 Bordonali è inammissibile. Gli ordini del giorno n. 9/2471-A/14 Frassinetti e n. 9/2471-A/15 Silvestroni sono stati ritirati.
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2471-A/16 Mantovani.
ACHILLE VARIATI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Ordine del giorno n. 9/2471-A/16 Mantovani, contrario. Ordine del giorno n. 9/2471-A/17 Baldino, favorevole a condizione di una riformulazione, mediante aggiunta: “se non limitatamente all'attuazione della legge 15 febbraio 2016, n. 20, recante disposizioni volte a garantire l'equilibrio nella rappresentanza tra donne e uomini nei consigli regionali”.
Ordine del giorno n. 9/2471-A/18 Ungaro, parere favorevole a condizione di una riformulazione, nei seguenti termini: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di avviare un tavolo tecnico tra i Ministeri degli Affari esteri e della cooperazione internazionale e dell'Interno e dell'Ufficio per la digitalizzazione e innovazione, per il perfezionamento e la messa in sicurezza del voto, per la circoscrizione estero, anche con ricorso a tecnologie digitali innovative”
Ordine del giorno n. 9/2471-A/19 Gregorio Fontana, favorevole. Ordine del giorno n. 9/2471-A/20 Silli, contrario.
Ordine del giorno n. 9/2471-A/21 Baldelli, favorevole con una riformulazione: “impegna il Governo a valutare” la volontà del comitato promotore in tema…
PRESIDENTE. Va bene, non c'è bisogno che rilegga tutto. Ordine del giorno n. 9/2471-A/22 Zicchieri.
ACHILLE VARIATI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Grazie. Ordine del giorno n. 9/2471-A/22 Zicchieri, contrario. Ordine del giorno n. 9/2471-A/23 Giglio Vigna, contrario.
Ordine del giorno n. 9/2471-A/24 Sisto, favorevole con la sostituzione della parola “prorogatio” con “proroga”, nell'impegno al Governo.
Ordine del giorno n. 9/2471-A/25 Pella, favorevole, ma con una riformulazione, alla fine: “nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica”.
Ordine del giorno n. 9/2471-A/26 Foti, è favorevole con riformulazione: in esame l'opportunità di astenersi durante il periodo di proroga…
PRESIDENTE. Quindi, “a valutare l'opportunità di”. Ordine del giorno n. 9/2471-A/27 Ciaburro: c'erano altre modifiche o era soltanto “a valutare l'opportunità di”?
ACHILLE VARIATI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Allora, l'ordine del giorno n. 9/2471-A/27, Presidente, deve essere riformulato….
PRESIDENTE. Mi scusi l'ordine del giorno n. 9/2471-A/27 Ciaburro è ritirato. Allora gli ordini del giorno dal n. 9/2471-A/27 fino al n. 9/2471-A/38 sono ritirati. Quindi, passiamo all'ordine del giorno n. 9/2471-A/39 Lollobrigida.
ACHILLE VARIATI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Ordine del giorno n. 9/2471-A/39 Lollobrigida, favorevole.
PRESIDENTE. Poi, è ritirato l'ordine del giorno n. 9/2471-A/40 Gemmato.
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2471-A/41 Zucconi.
ACHILLE VARIATI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Favorevole, però, con la seguente riformulazione: “(…) finanziaria del Fondo destinato al finanziamento delle spese per lo svolgimento delle elezioni, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica”.
PRESIDENTE. Allora, gli ordini del giorno dal n. 9/2471-A/42 al n. 9/2471-A/55 sono ritirati.
Quindi, ordine del giorno n. 9/2741-A/56 Gelmini.
ACHILLE VARIATI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Ordine del giorno n. 9/2471-A/56 Gelmini, contrario. Ordine del giorno n. 9/2471-A/57 Lacarra, favorevole.
PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/2471-A/58 Pollastrini, nella nuova formulazione?
ACHILLE VARIATI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Ordine del giorno n. 9/2741-A/58 Pollastrini, favorevole con la riformulazione: “ad adottare ogni iniziativa di competenza affinché le regioni recepiscano e modifichino la loro normativa”.
PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/2471-A/1 Magi. C'è un parere favorevole con riformulazione: accetta la riformulazione? Sì.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Donzelli.
GIOVANNI DONZELLI (FDI). Grazie, Presidente. Mi scusi, nell'ordine del giorno n. 9/2471-A/24, a firma Sisto, avevo capito, prima della seduta, che sarebbe stata proposta la riformulazione, togliendo “a valutare la possibilità”. Chiedevo se questo non era stato letto per confusione o se mi sono confuso io.
PRESIDENTE. Prego, sottosegretario.
ACHILLE VARIATI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Sì, mi scuso. La formulazione esatta è: “ impegna il Governo ad invitare le regioni a non intraprendere iniziative (…) nel regime di proroga, ad eccezione della doppia preferenza di genere”.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Foti.
TOMMASO FOTI (FDI). Mi pare che anche sul mio ordine del giorno n. 9/2471-A/26 dovrebbe esserci allora l'identica riformulazione, perché mi pare che il sottosegretario abbia invece detto: “a valutare l'opportunità di”.
PRESIDENTE. Sottosegretario? L'ordine del giorno n. 9/2471-A/26 Foti verte sullo stesso argomento.
ACHILLE VARIATI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. L'ordine del giorno francamente…
PRESIDENTE. Le chiedo sempre la cortesia di alzarsi in piedi, grazie.
ACHILLE VARIATI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. L'ordine del giorno n. 9/2471-A/26 Foti richiama sostanzialmente lo stesso concetto: fermo restando il recepimento di principi legislativi in materia di pari opportunità “durante il periodo di proroga”, cioè dice esattamente la stessa cosa. E, quindi, è favorevole con questa riformulazione.
PRESIDENTE. Quindi, favorevole senza riformulazione?
ACHILLE VARIATI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. No. È favorevole con riformulazione, perché chiarisce ad astenersi, durante il periodo di proroga, dall'eventuale modifica della legge elettorale - non dei sistemi elettorali, ma della legge elettorale - fermo restando…
PRESIDENTE. È chiaro. Grazie. Ordine del giorno n. 9/2471-A/2 Pignatone, c'è un parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2471-A/3 Siragusa, parere favorevole con riformulazione: si accetta la riformulazione? Sì.
Ordine del giorno n. 9/2471-A/4 Martinciglio: si accetta la riformulazione? Sì. Ordine del giorno n. 9/2471-A/5 Iovino, parere favorevole con riformulazione: si accetta? Sì.
Ordine del giorno n. 9/2471-A/16 Brescia, parere favorevole con riformulazione: si accetta.
Ordine del giorno n. 9/2471-A/7 Sabrina De Carlo: si accetta la riformulazione? Sì.
Ordine del giorno n. 9/2471-A/8 Nesci: si accetta la riformulazione? Sì.
Ordine del giorno n. 9/2471-A/9 Iezzi: si accetta la riformulazione? Sì.
Ordine del giorno n. 9/2471-A/10 Cavandoli, c'è un parere contrario. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2471-A/10 Cavandoli, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).
Ordine del giorno n. 9/2471-A/11 Formentini, c'è un parere favorevole con riformulazione: si accetta la riformulazione? Sì.
Ordine del giorno n. 9/2471-A/12 Tarantino, parere contrario. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2471-A/12 Tarantino, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).
Ordine del giorno n. 9/2471-A/16 Mantovani, c'è un parere contrario.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2471-A/16 Mantovani, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione…
Prendo atto che l'ordine del giorno n. 9/2471-A/16 Mantovani è ritirato.
Revoco allora la votazione.
Ordine del giorno n. 9/2471-A/17 Baldino, c'è un parere favorevole purché riformulato. Si accetta.
Ordine del giorno n. 9/2471-A/18 Ungaro, parere favorevole purché riformulato. Si, accetta la riformulazione.
Ordine del giorno n. 9/2471-A/19 Gregorio Fontana, parere favorevole purché riformulato. Si, accetta.
Ordine del giorno n. 9/2471-A/20 Silli, parere contrario. Chiede di intervenire, onorevole Silli?
GIORGIO SILLI (M-NI-USEI-C!-AC). Lo ritiriamo.
PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/2471-A/21 Baldelli, parere favorevole purché riformulato. Si accetta la riformulazione?
SIMONE BALDELLI (FI). Accetto la riformulazione, ringrazio il Governo; chiedo che sia comunque posto in votazione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2471-A/21 Baldelli, cosi' come riformulato, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 25).
Ordine del giorno n. 9/2471-A/22 Zicchieri, c'è un parere contrario.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2471-A/22 Zicchieri,
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).
Ordine del giorno n. 9/2471-A/23 Giglio Vigna, c'è un parere contrario.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2471-A/23 Giglio Vigna, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).
Ordine del giorno n. 9/2471-A/24 Sisto, c'è un parere favorevole purché esso venga riformulato. Accettate la riformulazione?
FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Chiediamo però la votazione. È accettata.
PRESIDENTE. Insiste per la votazione?
FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Insisto per la votazione, sì.
PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2471-A/24 Sisto, così come riformulato, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione…
Revoco la votazione.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Donzelli. Prego, onorevole Donzelli.
GIOVANNI DONZELLI (FDI). Presidente, a scanso di equivoci, insistono sulla votazione ma accettando la riformulazione, credo, i colleghi di Forza Italia?
PRESIDENTE. Sì, certo, ma l'abbiamo ribadito in maniera chiara. Sì, assolutamente.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2471-A/24 Sisto, così come riformulato, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 28).
Ordine del giorno n. 9/2471-A/25 Pella, c'è un parere favorevole purché esso venga riformulato. Accettate la riformulazione? Bene.
Ordine del giorno n. 9/2471-A/26 Foti, accetta la riformulazione? Chiede di metterlo in votazione così come riformulato, con il parere favorevole.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2471-A/26 Foti, così come riformulato, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 29).
Ordine del giorno n. 9/2471-A/39 Lollobrigida, c'è un parere favorevole. Insistete per la votazione?
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2471-A/39 Lollobrigida, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 30).
Ordine del giorno n. 9/2471-A/41 Zucconi, c'è un parere favorevole purché esso venga riformulato. Accetta la riformulazione?
RICCARDO ZUCCONI (FDI). Accetto la riformulazione.
PRESIDENTE. E non insiste per la votazione. Sta bene.
Ordine del giorno n. 9/2471-A/56 Gelmini, c'è un parere contrario.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2471-A/56 Gelmini, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).
Ordine del giorno n. 9/2471-A/57 Lacarra, c'è un parere favorevole.
Ordine del giorno n. 9/2471-A/58 Pollastrini, c'è un parere favorevole purché esso venga riformulato. Accetta la riformulazione.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
Interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà per le dichiarazioni di voto finale e la votazione finale nella seduta di lunedì 15 giugno, a partire dalle ore 16.
Interventi di fine seduta.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Giorgi. Ne ha facoltà.
Colleghi! Colleghi! Colleghi, sta per intervenire l'onorevole De Giorgi proprio al vostro fianco. Colleghi del MoVimento 5 Stelle…Prego, onorevole De Giorgi.
ROSALBA DE GIORGI (MISTO). Presidente, come ciascuno di noi ha potuto sperimentare, le esigenze dettate dalla necessità di limitare al massimo la diffusione del COVID-19 hanno comportato la drastica diminuzione del traffico aereo e ferroviario, cancellando la quasi totalità dei collegamenti con la capitale. Ancora oggi, nonostante si stia facendo il possibile per ritornare alla normalità, in Italia ci sono zone che possono essere raggiunte con enorme fatica, zone che non possono far conto su alcuna linea di trasporto diretta con le nostre principali città, come Roma: una circostanza che stride con la tanto auspicata ripartenza.
Non ritengo sia possibile continuare ad offrire a chi deve viaggiare per lavoro, per studio e fra non molto per le vacanze, collegamenti ferroviari ed aerei che definire parziali potrebbe risultare addirittura esagerato. Non è possibile che in molte regioni italiane i treni ad alta velocità siano un qualcosa di mitologico, a causa di infrastrutture totalmente inadeguate. Non è possibile che ancora oggi i pugliesi o i lucani per potersi recare a Roma in aereo abbiamo a disposizione un solo volo giornaliero in partenza da Bari, i cui posti, messi a disposizione, sono desolatamente insufficienti.
Poi la situazione diventa grottesca per chi, invece, dopo aver raggiunto la capitale, deve fare rientro presso la propria residenza.
Ci sono stati colleghi siciliani che, ad esempio, la scorsa settimana, sono stati costretti a rinunciare al viaggio di ritorno proprio perché non hanno trovato posto né su treni né su aerei: un'eventualità che, qualora non si faccia ricorso a mezzi privati, potrebbe ripetersi anche questa settimana, tra l'incredulità di chi deve subirla e l'indifferenza di chi avrebbe le carte in regola per scongiurarla.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Novelli.
ROBERTO NOVELLI (FI). Presidente, sono trascorsi ventuno giorni dalla riapertura delle autoscuole, e nei giorni immediatamente precedenti, in vista della ripresa delle attività, il Ministero aveva reso note le linee guida, estendendo i protocolli di sicurezza anche alle prove d'esame, prove che, ricordiamo, richiedono la presenza di un esaminatore designato dalla Motorizzazione civile. Ebbene, sono trascorse tre settimane e lo Stato, attraverso le sue articolazioni periferiche, continua a non garantire lo svolgimento degli esami per il conseguimento delle patenti di guida o dei documenti per la guida professionale. Sembra che le autoscuole, che l'articolo 123 del codice della strada definisce come scuole per l'educazione stradale, istruzione e formazione di conducenti, siano delle semplici comprimarie e non gli attori principali nel percorso per il conseguimento delle patenti di guida, e questo perché lo Stato - ripeto: lo Stato, non la signora Pina - non fa il suo dovere. In troppe città e province del nostro Paese gli esami, in particolare quelli di guida, sono sostanzialmente bloccati o programmati ancora più avanti nel tempo. Quindi, rinnovo con forza l'appello al Governo perché intervenga per sanare questa situazione non degna di un Paese come l'Italia, ed evitare quindi disservizi per i cittadini e danni economici ad aziende già messe a dura prova da mesi di chiusura forzati. Concludo dicendo che questa situazione è a macchia di leopardo, però lo Stato ha il dovere di garantire un servizio in modo omogeneo in tutto il territorio nazionale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ungaro.
MASSIMO UNGARO (IV). Presidente, ieri, il 10 giugno, erano 96 anni che scompariva l'onorevole Giacomo Matteotti, segretario del Partito Socialista Unitario, rapito sul lungotevere mentre appunto veniva in quest'Aula per denunciare i brogli elettorali commessi dal regime fascista. Il suo corpo verrà ritrovato mesi dopo fuori Roma. Se ne andava il più grande degli oppositori del regime, colui che, senza fermarsi, continuava a denunciare i crimini commessi dallo squadrismo in tutta Italia. Matteotti era un deputato con la schiena dritta, che non poteva accettare la rotta verso la dittatura intrapresa dal suo Paese. Rimaneva ore in quest'Aula a smascherare tutte le bugie nascoste nelle manovre finanziarie del regime fascista. Il delitto Matteotti sorprese l'Italia intera e per mesi il regime vacillò, ma poi la paura riprese il sopravvento. Se ci fossero stati più uomini dello Stato, più deputate o più semplici cittadini con la sua stessa tempra, forse la storia sarebbe andata diversamente, ma così non è stato. Credo che sia veramente importante ricordarlo non solo come un martire della repressione fascista ma prima di tutto come un uomo che amava il suo Paese, che amava la giustizia e la libertà (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lapia.
MARA LAPIA (M5S). Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, riporto in quest'Aula la situazione dell'ospedale “Paolo Merlo” de La Maddalena. Sono rimasta esterrefatta dalle dichiarazioni della collega senatrice Lunesu, che chiama in causa il Ministero della Salute dimenticando che la regione Sardegna è governata dal suo partito e dalla Lega. Purtroppo da marzo l'ospedale, che serve 11 mila abitanti, non ha più il pronto soccorso, trasformato in punto di primo intervento. Una decisione assunta dal commissario straordinario dell'azienda per la tutela della salute, nominato dalla giunta sardo-leghista del presidente Solinas. Per mesi, in piena emergenza sanitaria da COVID-19 l'isola de La Maddalena è rimasta quasi tagliata fuori anche dal servizio di elisoccorso: il mezzo, con base a Olbia, per ragioni ancora oggi non chiarite ha operato in regime h12 e solo nelle ore serali. Anche così si spiegano le ultime tragedie avvenute a La Maddalena, quella della mamma all'ottavo mese di gravidanza, il cui bimbo è nato morto durante il trasporto in elicottero a Olbia, e quello della donna morta per strada a causa di un infarto in attesa dell'elisoccorso. Cosa c'entra il Governo in questi tagli scellerati? La regione Sardegna ha inviato al Ministero della Salute una richiesta di deroga per il punto nascita de La Maddalena, sulla falsariga di quanto accordato a Scandiano, a Mirandola, a Cento, nonostante siano ben al di sotto dei 500 parti, ma ad oggi non ci risulta che l'assessorato alla sanità abbia modificato il documento del 2014 con le azioni previste dall'accordo “Percorso nascita” firmato dalla regione Sardegna nel 2010. Quel documento di fatto rende impossibile concedere la deroga. La Maddalena merita di più e di meglio, pertanto chiedo al presidente Solinas e all'assessore Nieddu la considerazione e il rispetto negati da chi ha fatto tante promesse in campagna elettorale, salvo smantellare la sanità maddalenina una volta arrivati alla guida della regione Sardegna (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Papiro.
ANTONELLA PAPIRO (M5S). Grazie, Presidente. Il compagno Enrico non c'è più. Una semplice frase, una di quelle che mai nessuno avrebbe voluto sentire in quel soffocante giorno surreale di trentasei anni fa in via delle Botteghe Oscure. Un lungo infinito silenzio, forse per realizzare ciò che non si poteva accettare. Poi un applauso, un applauso diverso, dignitoso, quasi dolce, come per voler accarezzare per l'ultima volta il ricordo di chi aveva lasciato un segno indelebile nel cuore di chi aveva sperato che un'altra realtà fosse possibile. Il portone centrale si chiuse, lasciando la gente sgomenta in strada, tante generazioni, tra lacrime e abbracci, con un'unica consapevolezza: da quel giorno nulla sarebbe stato come prima. Era l'11 giugno del 1984, Enrico Berlinguer se ne andava per sempre, lasciando un vuoto incolmabile per il nostro Paese. Andava via, e fino all'ultimo minuto di coscienza era lì, in una delle sue piazze, a ridare una speranza con la forza delle sue parole, parole cariche di giustizia, ideali, passione, mai di odio. Mai. Forse è questo che lo ha reso uno dei personaggi politici amato e rispettato da tutti, anche nella diversità delle idee. Un uomo in grado di insegnare agli uomini ad essere giusti ed onesti, a pretendere equità e dignità con un rispetto, un rigore morale che lui stesso prima di tutti riusciva a dimostrare. E ogni tanto, guardando quella prima pagina di giornale sbiadita, incorniciata in quel salone, con su scritto “Addio Enrico”, penso che il nostro Paese ha davvero perso un uomo insostituibile. Ma la forza di quelle parole non si è spenta in quella piazza, è rimasta viva, con prepotenza guidando altre generazioni, perché in fondo certi uomini e certe idee non moriranno mai. Grazie per l'eredità che ci ha lasciato, Enrico (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Maraia.
GENEROSO MARAIA (M5S). Presidente, l'emergenza COVID non ha interessato in modo esclusivo il nord della nazione. Seppur con numeri non paragonabili alle regioni del Nord, il virus ha fatto capolino anche nelle regioni del Sud. A titolo di esempio, il virus è atterrato nella mia città il giorno 21 febbraio, una data più volte richiamata come l'inizio dell'incubo a Codogno e nel Nord. Sempre a titolo di esempio, e per evitare false informazioni che individuano la sofferenza in una sola parte della nazione, vi informo che anche nella mia città e in altre città del Sud il primo focolaio è divampato in un ospedale, con le conseguenze che tutti voi avete potuto osservare in Tv, ma allocate in una sola parte della nazione: mancanza di monitoraggio, del personale sanitario, aumento degli infetti e delle morti. Nella stessa città del Sud il secondo focolaio si è sviluppato in una RSA, proprio come nel Nord, focolaio scoperto, però, solo dopo due morti. Anche noi abbiamo avuto lo scandalo Don Gnocchi come al Nord, perché nel mentre c'era la necessità di attivare nuovi posti letto in terapia intensiva per l'ospedale in cui aveva avuto origine il focolaio, i consiglieri regionali della regione Campania pretendevano l'attivazione di nuovi posti letto in terapia intensiva con codice C-75, quindi che nulla aveva a che fare con il COVID, presso un'altra struttura, appunto dove operava la Don Gnocchi. Don Gnocchi che opera in regime extra ordinem, così come ha certificato lo stesso Ministero, e per 9 milioni di euro l'anno. Quindi, io non dimentico le indagini della procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere su diciotto cliniche private che agiscono in modo abusivo.
Non dimentico le autoambulanze che sfilano per i sindaci e per le loro fritture di pesce. Non dimentico le ambulanze in un periodo COVID che non arrivano mai, e, quando arrivano, né ti ricoverano né fanno i tamponi. Non dimentico i miei vicini di casa che non ci sono più. Non dimentico Elda, non dimentico Arturo, non dimentico Elio e non dimentico il giovane quarantaseienne Enzo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alessandro. Ne ha facoltà.
CAMILLO D'ALESSANDRO (IV). Grazie, Presidente. Porto in Parlamento un caso della mia regione, l'Abruzzo, in particolare sulla sanità. Da quando si è insediato il romano in vacanza in Abruzzo, il presidente Marsilio, un attacco feroce è stato rivolto alla sanità abruzzese; e questo accade nel momento peggiore per il nostra sistema sanitario nazionale, cioè il tempo del COVID, che dovrebbe insegnare che le strutture territoriali vanno potenziate e non vanno chiuse. Ebbene, un ospedale importante, un punto di riferimento, un centro di eccellenza in Abruzzo e in Italia, l'ospedale di Ortona, da quando si è insediato il presidente Marsilio perde 3 mila ricoveri su 6 mila di circa un anno fa.
Il primo anno del presidente Marsilio i ricoveri erano 5.629, sono passati a 4.905 e sono arrivati a 1.579. Gli interventi chirurgici sono passati da 1.500 a 800, e si arriva a zero, perché oggi risultano aperti nell'ospedale di Ortona solo quattro reparti e chirurgia risulta ancora chiusa. Porto in quest'Aula, Presidente - e concludo - l'appello dei cittadini non solo di Ortona, ma dell'Abruzzo. Ortona era diventata il punto di eccellenza per la donna, l'ospedale della donna con straordinarie eccellenze; lo stanno riducendo in questi termini. Dopo aver portato questo caso mi farò tramite di un'interrogazione parlamentare al Ministro e compirò tutte le azioni necessarie. Spero nella solidarietà del Parlamento per contrastare ciò che sta accadendo nella mia regione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi di fine seduta.
GIOVANNI DONZELLI (FDI). Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIOVANNI DONZELLI (FDI). Grazie, Presidente. Volevo richiamare al Regolamento l'intervento che mi ha preceduto per scarso rispetto delle istituzioni. Poi, dopo ha aggiunto “il presidente”, ma definiva il presidente democraticamente eletto in una regione dal corpo elettorale dei cittadini “il romano in vacanza in Abruzzo”. Invece si tratta del presidente di una regione; poi ciascuno può avere i comportamenti che vuole. Se poi si considera che un romano in vacanza è riuscito a battervi, ponetevi il problema di quanto eravate deboli e incapaci voi.
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Venerdì 12 giugno 2020 - Ore 9,30:
1. Svolgimento di interpellanze urgenti .
La seduta termina alle 16,55.
TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: ROBERTO NOVELLI E DARIO BOND (COMUNICAZIONI DEL MINISTRO DELLA SALUTE SUL CONTENUTO DEI PROVVEDIMENTI DI ATTUAZIONE DELLE MISURE DI CONTENIMENTO PER EVITARE LA DIFFUSIONE DEL VIRUS COVID-19, AI SENSI DELL'ARTICOLO 2, COMMA 1, DEL DECRETO LEGGE N. 19 DEL 2020, COME MODIFICATO DALLA LEGGE DI CONVERSIONE N. 35 DEL 2020)
ROBERTO NOVELLI (FI). (Intervento in discussione sulle Comunicazioni del Ministro della Salute). Signor Ministro, mi permetta di aprire il mio intervento complimentandomi con lei per la misura e la discrezione che ha tenuto in questi mesi. I malevoli potrebbero pensare che quella di lasciare ad altri il proscenio sia stata una scelta strategica, io preferisco credere che lei abbia preferito il ruolo operativo a quello mediatico. Ma questo apprezzamento non mi esime dall'evidenziare profonda delusione per la sua comunicazione odierna, in gran parte dedicata a ripercorrere l'azione del governo in questi convulsi e drammatici mesi. Una sorta di riassunto delle puntate precedenti nel quale non ho ravvisato, salvo un rapidissimo passaggio, una sola autocritica. Al contrario, come già fatto dal Presidente Conte, ha provato a far passare il messaggio che siamo stati un modello per gli altri paesi, e che chi ha adottato strategie diverse sta pagando un prezzo molto più alto in termini di vita umana e di conseguenze economiche. Per dirla con il supercommissario Arcuri “Siamo stati straordinari e tutti dovrebbero riconoscerlo!” No, signor presidente, non è così: tralasciando l'impatto economico – tanti, troppi italiani stanno vivendo e purtroppo vivranno le conseguenze della crisi e dell'inadeguatezza delle misure adottate dal governo – vogliamo ammettere che siamo il quarto paese al mondo per numero di decessi e dei tre che ci precedono, solo il Regno Unito, di qualche millesimale, ci supera per tasso di mortalità? Questo non per indugiare su una macabra contabilità, ma per amor di verità. È vero, l'Italia è stato il primo paese europeo a fronteggiare la pandemia, e quindi merita che le siano riconosciute le attenuanti, ma i drammatici numeri ci dicono che non tutto ha funzionato a dovere. Nel corso della sua prima informativa sul Coronavirus, il 30 gennaio scorso, lei in quest'aula disse che era già nota la pericolosità del virus per le persone anziane e per gli individui con altre patologie; ci informò inoltre che erano state fornite indicazioni a tutti i Paesi affinché si facessero trovare preparati al contenimento, e aggiunse infine che era stata effettuata una ricognizione della disponibilità generale del Paese dei dispositivi di protezione individuale. I risultati sono fin troppo evidenti. In quella stessa occasione – mi si perdoni l'autocitazione – le ricordai che secondo gli indici del Global Health Security su chi è preparato ad affrontare un'epidemia ci ponevano all'ultimo posto. In occasione dell'informativa del 26 febbraio sottolineò l'alto tasso di contagiosità che – riporto le sue parole – “potrebbe colpire la popolazione più debole e gli anziani e sovraccaricare i presidi sanitari”, indicando come via maestra per la riduzione della diffusione del virus l'isolamento dei contagiati, aggiungendo poi che nella “stragrande maggioranza dei casi il coronavirus comporta sintomi molto lievi”. Tutto esatto. Ma quanto accaduto nei mesi successivi è drammaticamente noto.
Meno noto, ma comunque preoccupante è il dato sulle conseguenze della pandemia sul funzionamento del sistema sanitario. Sistema le cui debolezze sono emerse in tutta la loro portata in questi mesi. Ma c'è un dato sommerso a cui lei ha fatto riferimento nella sua comunicazione e che mi permetto di evidenziare: la Presidente della Fondazione AIOM Stefania Gori ha scritto che in tre mesi si sono accumulate tra le 24 mila e le 30 mila mancate diagnosi di tumori maligni, i controlli periodici saltati sono tra i 200 e i 300 mila, circa 600.000 interventi chirurgici sono stati rinviati: le liste d'attesa, già lunghe, rischiano di diventare nei prossimi mesi esse stesse concause di morte. Come ha giustamente detto, il sistema sanitario è una colonna portante del Paese e non può più tollerare tagli: ogni euro speso in sanità ha un moltiplicatore umano incommensurabile. Questa sarà la madre di tutte le battaglie.
Mi consenta infine una notazione di metodo: lei nelle sue precedenti informative ha più volte sottolineato la necessità di anteporre l'interesse nazionale a quello di partito, invitando tutti alla collaborazione e rinnovando gli appelli alla coesione provenienti dal Presidente della Repubblica. Ritengo di poter dire che Forza Italia ha accolto e fatto proprio l'invito e mantenendo, seppur da forza di opposizione, un atteggiamento di collaborazione e stimolo. Lo stesso, mi duole dirlo, non è accaduto per altre forze politiche che, da posizioni di governo, non hanno perso l'occasione per attaccare violentemente alcune amministrazioni regionali, né è accaduto per l'intero governo che, dall'abuso dei DPCM alla pletora di task force, ha relegato il Parlamento a un ruolo marginale.
Oggi ancora una volta auspica collaborazione: non saremo noi a negarla, con il medesimo spirito che ci ha animato prima e durante la pandemia. Ci uniamo a lei nel commosso ricordo delle vittime e nel ringraziamento per chi ha operato con abnegazione e spirito di sacrificio per sconfiggere il virus; condividiamo l'invito a non abbassare la guardia perché il Covid non è stato eradicato, e non lo sarà fino a quando non sarà trovato un vaccino. Ma oggi che la fase critica dell'emergenza sanitaria pare volgere al termine siamo noi a fare un appello a lei e per suo tramite al governo: gli italiani hanno dimostrato di essere un popolo maturo, si archivi definitivamente lo stile paternalistico e l'autocompiacimento, si comunichi con trasparenza i dati, si indichi con chiarezza i comportamenti da tenere e soprattutto si passi ad ascoltare le istanze che dal popolo provengono e di cui i parlamentari, anche delle opposizioni, si fanno interpreti. Se sarà così Forza Italia farà la sua parte.
DARIO BOND (FI). (Intervento in discussione sulle Comunicazioni del Ministro della Salute). Signor Ministro, onorevoli colleghi, stiamo faticosamente e lentamente uscendo da una drammatica emergenza sanitaria che ci ha travolto tutti.
Sembra essere superata l'ondata di piena drammatica delle settimane scorse di morti e di ricoverati nelle terapie intensive. La nuova fase che ci aspetta, di gestione sanitaria e di ripresa economica, deve essere affrontata in modo più ragionato ed equilibrato di quanto sia stato fatto finora.
È evidente che la pandemia in atto ha messo a nudo le fragilità della nostra rete territoriale sanitaria che viene da troppi anni di tagli, dove la spesa sanitaria veniva vista come costo e non come investimento nella salute dei cittadini. Sotto questo aspetto voglio riconoscere un tentativo del ministro, di provare a invertire questa tendenza.
L'emergenza Coronavirus dovrà rappresentare l'occasione per ripensare l'offerta sanitaria del nostro Paese.
L'Italia è stata la prima tra i Paesi occidentali ad essere stata travolta dal COVID-19, e sotto questo aspetto sono giustificate, ma solo in parte, alcune delle tante incertezze, ritardi, retromarce, lacune e gravissime inefficienze che hanno caratterizzato la gestione di questa pandemia da parte del Governo.
Per troppe settimane i nostri medici e tutto il personale sanitario, al quale non ci stancheremo mai di dire grazie, sono stati costretti a combattere in trincea contro questo virus a “mani nude” ossia senza gli indispensabili dispositivi di protezione e di prevenzione, a cominciare dalle mascherine. E tutto questo mentre i contagi tra medici e infermieri crescevano giorno per giorno, lasciando sul campo un numero altissimo di morti tra il personale sanitario e sociosanitario.
Intollerabile è stata la carenza o totale mancanza dei DPI per categoria di rischio III, quali maschere FFP2 e FFP3, occhiali o visiere, tute, guanti, calzari, copricapo. Peraltro si è provveduto a innalzare a dignità di Dispositivi di protezione individuale (DPI) la semplice mascherina chirurgica (articolo 34 del DL 9 del 2020) in aperta contraddizione con le stesse linee guida delle Società scientifiche internazionali e i Regolamenti europei.
E tutto questo mentre altri Paesi, uno tra tanti la stessa Germania, già a metà febbraio aveva disponibili milioni di mascherine per tutti i suoi medici e sanitari impegnati nell'emergenza COVID-19.
Noi abbiamo invece assistito a un balletto, con dispositivi di protezione introvabili per un tempo infinito, con mascherine bloccate dal Commissario straordinario perché non valide per uso sanitario. Stessa cosa per la dotazione di respiratori per le terapie intensive.
Ricordiamo tutti che il Commissario Arcuri, che di fronte ai ritardi nella disponibilità di DPI e altri presìdi di sicurezza, dichiarava di non potersi far carico delle responsabilità della Consip, ammettendo che il 50% dei respiratori sarebbe arrivato ad emergenza conclusa.
La Consip, infatti, aveva aggiudicato a marzo la prima procedura negoziata prevedendo per alcuni lotti, tempi di consegna non compatibili con l'emergenza in atto.
Il Comitato tecnico scientifico se da una parte ha svolto un ruolo importante nel consigliare e guidare le decisioni del Governo, dall'altra ha mostrato valutazioni e analisi spesso diverse e antitetiche.
Le comunicazioni del capo della protezione civile e del commissario sono apparse spesso contraddittorie, fino a negare la necessità stessa delle mascherine per chi esce di casa.
Come peraltro discutibile è stata la previsione normativa voluta dal Governo introdotta dal decreto legge 14 del 2020, con cui si è escluso il personale sanitario dal dovere dell'isolamento fiduciario in caso di esposizione non protetta a COVID-19. Il personale sanitario anche se venuto a contatto con un paziente poi scoperto positivo, deve per legge continuare a lavorare se non presenta sintomi, senza essere sottoposto obbligatoriamente a tamponi, diventando lui stesso diffusore del virus.
In pratica si è voluto limitare la procedura diagnostica ai soli sanitari con evidenti sintomi respiratori, a causa della carenza dei tamponi e dei reagenti.
Riguardando ora tutte le drammatiche lunghe settimane trascorse, emerge con tutta evidenza come sia stata davvero troppo debole e lacunosa la regia del Governo centrale e del Ministero della Salute nella gestione dell'emergenza e nel ruolo di coordinamento con le altre regioni alle quali la nostra Carta Costituzionale assegna un ruolo primario nel governo della sanità.
Per troppo tempo abbiamo assistito a una sorta di caos e di anarchia, dove ciascuna regione si è mossa come ha ritenuto meglio, a volte anche anticipando decisioni importanti che il ministero si attardava a prendere.
Di certo una delle regioni che meglio si è organizzata è stato sicuramente il Veneto che, fin dall'inizio, cosciente dello “tsunami” in arrivo si era già dotato di tamponi e reagenti, ad oggi ancora a disposizione per monitorare la situazione sanitaria.
Il lento allontanarsi della fase più acuta dell'emergenza sanitaria, deve essere motivo per ripensare come riorganizzare la nostra sanità pubblica e la rete territoriale di assistenza. Qualcosa è previsto in termini di rafforzamento della sanità territoriale nel decreto rilancio che in questi giorni la Camera sta esaminando, ma è insufficiente.
Fin da subito vanno individuate delle strutture ospedaliere e sanitarie “Covid free” dove poter consentire la ripresa in tutta tranquillità dell'attività sanitaria quotidiana. Voglio ricordare che mentre fortunatamente i reparti Covid si stanno svuotando, vi sono oltre 400 mila pazienti in attesa che hanno dovuto rinviare interventi chirurgici programmati prima e durante la pandemia. I medici hanno già lanciato l'allarme che ci vorranno mesi per smaltire le liste di attesa.
Ci auguriamo tutti che la strada che abbiamo imboccato verso una faticosa normalità non venga interrotta. E ci auguriamo che il ritorno alla normalità veda un governo nazionale più attento e lucido di quanto dimostrato durante questa emergenza, nel dare la rotta per una buona sanità a garanzia di tutti i cittadini.
SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA
Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):
nelle votazioni nn. 1 e 2 il deputato Pagani ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 16 la deputata Tateo ha segnalato che ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto astenersi dal voto;
nella votazione n. 17 il deputato Nobili ha segnalato che ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto votare contro.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nominale | Ris. Delrio e a. n. 6-109 rif. | 447 | 254 | 193 | 128 | 254 | 0 | 68 | Appr. |
2 | Nominale | Ris. Molinari e a. n. 6-110 | 445 | 441 | 4 | 221 | 189 | 252 | 68 | Resp. |
3 | Nominale | Ddl 2471-A - em. 1.237 | 445 | 437 | 8 | 219 | 192 | 245 | 72 | Resp. |
4 | Nominale | em. 1.238 | 439 | 431 | 8 | 216 | 191 | 240 | 71 | Resp. |
5 | Nominale | em. 1.239 | 441 | 433 | 8 | 217 | 190 | 243 | 71 | Resp. |
6 | Nominale | em. 1.240 | 444 | 436 | 8 | 219 | 192 | 244 | 71 | Resp. |
7 | Nominale | em. 1.241 | 446 | 438 | 8 | 220 | 192 | 246 | 71 | Resp. |
8 | Nominale | em. 1.242 | 443 | 434 | 9 | 218 | 193 | 241 | 71 | Resp. |
9 | Nominale | em. 1.243 | 442 | 434 | 8 | 218 | 188 | 246 | 70 | Resp. |
10 | Nominale | em. 1.244 | 443 | 434 | 9 | 218 | 192 | 242 | 69 | Resp. |
11 | Nominale | em. 1.245 | 441 | 433 | 8 | 217 | 190 | 243 | 69 | Resp. |
12 | Nominale | em. 1.246 | 444 | 435 | 9 | 218 | 196 | 239 | 69 | Resp. |
13 | Nominale | em. 1.247 | 444 | 436 | 8 | 219 | 193 | 243 | 69 | Resp. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nominale | em. 1.248 | 448 | 440 | 8 | 221 | 195 | 245 | 69 | Resp. |
15 | Nominale | em. 1.301, 1.349 | 446 | 443 | 3 | 222 | 198 | 245 | 67 | Resp. |
16 | Nominale | em. 1-bis.301 | 436 | 381 | 55 | 191 | 17 | 364 | 67 | Resp. |
17 | Nominale | em. 1-bis.800 | 439 | 436 | 3 | 219 | 426 | 10 | 67 | Appr. |
18 | Nominale | em. 1-bis.2 | 439 | 304 | 135 | 153 | 66 | 238 | 67 | Resp. |
19 | Nominale | em. 1-bis.307 | 433 | 429 | 4 | 215 | 192 | 237 | 66 | Resp. |
20 | Nominale | em. 1-bis.19 | 427 | 420 | 7 | 211 | 188 | 232 | 66 | Resp. |
21 | Nominale | em. 1-ter.300 | 433 | 429 | 4 | 215 | 188 | 241 | 66 | Resp. |
22 | Nominale | art. agg. 1-ter.0300 | 423 | 420 | 3 | 211 | 184 | 236 | 66 | Resp. |
23 | Nominale | odg. 9/2471-A/10 | 387 | 386 | 1 | 194 | 152 | 234 | 66 | Resp. |
24 | Nominale | odg. 9/2471-A/12 | 392 | 391 | 1 | 196 | 153 | 238 | 66 | Resp. |
25 | Nominale | odg. 9/2471-A/21 rif. | 386 | 354 | 32 | 178 | 335 | 19 | 66 | Appr. |
26 | Nominale | odg. 9/2471-A/22 | 386 | 385 | 1 | 193 | 151 | 234 | 66 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 31) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
27 | Nominale | odg. 9/2471-A/23 | 384 | 382 | 2 | 192 | 148 | 234 | 66 | Resp. |
28 | Nominale | odg. 9/2471-A/24 rif. | 381 | 374 | 7 | 188 | 362 | 12 | 66 | Appr. |
29 | Nominale | odg. 9/2471-A/26 rif. | 376 | 369 | 7 | 185 | 362 | 7 | 66 | Appr. |
30 | Nominale | odg. 9/2471-A/39 | 381 | 371 | 10 | 186 | 367 | 4 | 66 | Appr. |
31 | Nominale | odg. 9/2471-A/56 | 387 | 385 | 2 | 193 | 149 | 236 | 66 | Resp. |