XVIII LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 408 di mercoledì 14 ottobre 2020
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO
La seduta comincia alle 9,35.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
ALESSANDRO AMITRANO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Battelli, Boccia, Brescia, Cancelleri, Casa, Comaroli, Davide Crippa, D'Inca', D'Uva, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Gregorio Fontana, Frusone, Gebhard, Gelmini, Giachetti, Invernizzi, Iovino, Liuni, Lollobrigida, Lorefice, Lupi, Molinari, Nardi, Occhionero, Orlando, Orrico, Parolo, Perantoni, Rizzo, Rotta, Schullian, Serracchiani, Sisto, Tasso, Tomasi, Viscomi e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente novantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 15 e 16 ottobre 2020.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 15 e 16 ottobre 2020.
La ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicata nel vigente calendario dei lavori (vedi calendario).
(Intervento del Presidente del Consiglio dei ministri)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte.
GIUSEPPE CONTE, Presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, gentili deputate e gentili deputati, una premessa: il mio intervento è dedicato e, in particolare, assume la forma di “comunicazioni” in vista del Consiglio europeo prossimo, fissato per il 15 e 16 ottobre, quindi mi atterrò rigorosamente al perimetro e all'agenda dei lavori del prossimo Consiglio europeo. Avevo anche dichiarato disponibilità a fornire in appendice un aggiornamento sulle ultime misure restrittive ma, giustamente, si è concordato, per rispetto all'ordine dei lavori, che il mio intervento sia solo sui temi all'ordine del giorno del prossimo Consiglio europeo. In realtà, anche ieri al Senato - era successo in passato -, spesso negli interventi di Aula, in particolare nelle dichiarazioni di voto, si parla di molte altre questioni; in questo modo si crea una certa asimmetria, però ne prendo atto, ma, ripeto, continuo ad attenermi all'ordine del giorno dei lavori.
Il Consiglio europeo che avrà luogo giovedì e venerdì prossimo è il primo Consiglio ordinario in presenza dopo due riunioni straordinarie svolte anch'esse in presenza, quella del 17 e del 21 luglio, nella quale fu raggiunto lo storico accordo sul Next Generation EU e sul nuovo quadro finanziario pluriennale, e quella dell'1 e 2 ottobre, che ha recuperato il Consiglio europeo di metà marzo scorso, che - ricorderete - era stato rinviato a causa del COVID-19. Lo svolgimento dell'abituale Consiglio europeo di metà ottobre dovrà rafforzare, evidentemente, la consapevolezza che il pieno superamento del COVID-19 sul piano sanitario e anche economico resta, oggi più che mai, l'obiettivo prioritario per l'Unione europea e per i suoi Governi.
È con questo spirito, nel segno di una effettiva solidarietà intraeuropea, che potrà risultare efficace la sessione nella quale il Consiglio europeo sarà chiamato ad esaminare la situazione epidemiologica, ad affrontare il coordinamento generale degli interventi e a discutere, già in questa fase, dello sviluppo e della distribuzione di un vaccino a livello di Unione europea.
In coerenza con quanto io stesso e i membri del Governo abbiamo sempre sostenuto sui tavoli europei, fin dall'inizio dell'emergenza, confermerò la convinzione che misure nazionali volte al contenimento del contagio debbano contare su una cornice europea di sostegno sanitario ed economico efficace e, nel campo della tutela della salute e della gestione dei confini, comunque rispettosa delle competenze nazionali.
L'impegno italiano in chiave europea al contrasto della pandemia trova autorevole e concreta conferma nella decisione, assunta insieme alla Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, di organizzare e tenere in Italia un Global Health Summit durante la nostra presidenza del G20, l'anno prossimo, l'anno 2021. Si tratta, anche questa, di un'occasione decisiva per valorizzare la nostra leadership sui temi della salute globale e della lotta al COVID-19, esplicitamente riconosciuta anche dall'Organizzazione mondiale della sanità. Lo sforzo del Governo nelle diverse sedi europee e internazionali fin dall'inizio di questa pandemia si è profuso anche sul fronte della ricerca di un vaccino efficace e con l'obiettivo della sua equa distribuzione all'interno, ma anche all'esterno dell'Unione europea, perché noi guardiamo anche ai Paesi più vulnerabili e ci siamo premurati anche che delle dosi che si renderanno subito disponibili possano beneficiare anche quelle popolazioni.
L'Europa è chiamata a rimanere unita; insieme dobbiamo essere quanto più determinati in questa fase di recrudescenza continentale del COVID-19, ma anche di auspicato rilancio delle nostre economie. Dopo avere dato una risposta ambiziosa e - possiamo riconoscerlo - anche tempestiva alla crisi pandemica da parte europea, adesso dobbiamo continuare a lavorare speditamente sul piano dell'attuazione normativa del programma Next Generation EU.
Tutti gli Stati membri, in particolare, devono agire con coerenza, con lealtà, nel rispetto del solenne impegno politico assunto con la decisione del Consiglio europeo del 21 luglio scorso. È obbligo innanzitutto morale, per non dimenticare le migliaia di vittime della pandemia e per offrire una prospettiva migliore alle nuove generazioni di europei. Continuiamo, dunque, a sostenere lo sforzo profuso dai vertici delle istituzioni comunitarie e dalla presidenza di turno tedesca del Consiglio dell'Unione europea volto a evitare rinvii dell'operatività di Next Generation EU e del nuovo quadro finanziario pluriennale.
In particolare, non dobbiamo permettere che possano generarsi ritardi a causa di un utilizzo divisivo di principi e regole; penso, ad esempio, alla regola dello Stato di diritto, sulla cui applicazione il Consiglio europeo ha già adottato le sue chiare decisioni il 21 luglio scorso. Questo progetto di rilancio dell'economia europea, infatti, costituisce un'occasione senza precedenti anche per riportare l'Italia su un sentiero di crescita e di sviluppo sostenibile equo e inclusivo. A tal proposito, vorrei esprimere il mio ringraziamento agli onorevoli deputati per la elaborata e articolata relazione che avete preparato con la Commissione bilancio, incentrata sull'individuazione delle priorità nella redazione del Piano nazionale di ripresa e di resilienza; veramente contiene delle preziose indicazioni anche per la fase di attuazione e di monitoraggio del Piano. Questa relazione mi risulta elaborata all'esito di un'ampia attività conoscitiva, che ha incluso cicli di audizioni informali e anche formali, e che ha coinvolto anche le Commissioni di settore.
Da tale significativa attività di analisi emerge un ricco quadro di analisi e indicazioni che costituisce uno strumento prezioso per orientare la stesura definitiva del Piano e la programmazione delle relative iniziative di riforma e di investimento. Com'è possibile evincere dalle linee guida trasmesse alle Camere, il Piano italiano si inserisce nel solco delle grandi priorità individuate dalla Commissione europea, fra cui emerge la necessità di accompagnare la duplice transizione verde e digitale. A tal proposito, il Piano dedicherà il 40 per cento delle risorse agli investimenti nella sostenibilità ambientale, fra cui trovano ampio spazio l'efficientamento energetico, l'economia circolare, la tutela del territorio e del patrimonio idrico, e almeno il 20 per cento delle risorse degli interventi saranno dedicate agli interventi per favorire la digitalizzazione del sistema produttivo, con particolare riferimento agli incentivi per l'adozione di nuove tecnologie 4.0 nei processi produttivi della pubblica amministrazione e della cittadinanza nel suo complesso.
Al contempo - ed è stato correttamente sottolineato nella relazione - il Piano ha l'obiettivo prioritario di colmare i divari strutturali che il nostro Paese da troppi anni registra rispetto alla media europea in relazione alla produttività e agli investimenti. A questo scopo l'integrazione fra riforme e investimenti, che costituisce l'asse portante del Piano, in linea con le indicazioni comunitarie, è essenziale per far sì che, da un lato, le risorse stanziate possano essere spese generando virtuosi effetti moltiplicativi e che, dall'altro lato, l'efficacia delle riforme non sia vanificata da un'impostazione restrittiva della politica di bilancio. Il Piano contempla un'ampia gamma di iniziative volte a creare un ambiente più favorevole agli investimenti, fra cui emergono la riforma del processo civile, dell'ordinamento giudiziario, del processo penale, una complessiva riforma del fisco, del sistema della riscossione, il potenziamento delle competenze digitali, della dotazione infrastrutturale e della pubblica amministrazione. Anche la debole dinamica demografica e della natalità che il Paese registra negli ultimi anni costituisce una dimensione prioritaria di intervento all'interno del Piano. In questo ambito intendiamo promuovere l'occupazione femminile anche tramite agevolazioni per le donne e le madri lavoratrici: definire un assegno unico universale per ogni figlio a carico, in raccordo con una più organica riforma fiscale, potenziare l'accesso ai servizi per la prima infanzia, favorendone in particolare il riequilibrio territoriale. E proprio con riguardo all'occupazione femminile accolgo senz'altro l'impegno contenuto anch'esso nella risoluzione di maggioranza che avete approvato ieri in quest'Aula, e quindi assicuro che una parte significativa delle risorse del Piano sarà indirizzata con massima determinazione al perseguimento di questo obiettivo (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Misto).
Vi è un'altra priorità del Governo. Per rilanciare la crescita e lo sviluppo sostenibile il piano dovrà puntare su un deciso investimento nell'istruzione, nella formazione e nella ricerca, mirando, in particolare, a incrementare la capacità di apprendimento e le competenze tecniche e digitali degli studenti, ad accrescere la propensione e le possibilità di iscrizione all'istruzione terziaria, a valorizzare l'integrazione fra la ricerca e la struttura produttiva. Dobbiamo fare ancora colmare un gap su quest'ultimo fronte. Non mancherà, inoltre, il capitolo cruciale delle infrastrutture per la mobilità, con particolare attenzione al potenziamento delle reti ferroviarie per migliorare i collegamenti tra Nord e Sud, tra le dorsali tirrenica e adriatica, fra aree urbane e aree interne del Paese. Il Governo sta sviluppando le sei missioni nelle quali, come avete visto, è organizzato il piano, che sono poi indicate nelle linee guida trasmesse al Parlamento. Le stiamo organizzando in un numero limitato di azioni, ognuna volta a colmare uno specifico divario del Paese. Queste azioni contengono i progetti qualificanti, che saranno corredati dai necessari indicatori di avanzamento dello svolgimento delle opere: le baseline, ovvero lo scenario tendenziale, i target che intendiamo raggiungere, le milestone, il cui completamento è necessario per ottenere le successive tranche di finanziamento.
FABIO RAMPELLI (FDI). Parla in italiano!
GIUSEPPE CONTE, Presidente del Consiglio dei ministri. E ogni progetto contenuto nelle azioni è riferito a un soggetto istituzionale responsabile della sua realizzazione. Intendiamo, inoltre, prevedere un assetto normativo ad hoc per la governance, l'attuazione e il monitoraggio del piano, progetto, questo, che sarà opportunamente sottoposto all'esame del Parlamento. A tal proposito, valuterò con attenzione le proposte contenute nella relazione volte ad assicurare un pieno coinvolgimento del Parlamento durante l'iter di predisposizione del piano nonché ad assicurare trasparenza e pubblicità allo stato di avanzamento dei progetti. Su quest'ultimo aspetto dobbiamo stare molto attenti, perché il segreto per rendere questo piano, come dire, attuabile e per mettere a terra tutti questi progetti sarà proprio l'accountability, creare questo meccanismo di trasparenza e di pubblicità. L'obiettivo del Governo, infatti, è che tutti i soggetti istituzionali coinvolti nell'attuazione del piano nonché forze politiche, sindacati, imprese e società civile nel suo complesso possano condividere la strategia di politica economica prefigurata nel piano. Dobbiamo tutti muovere nella direzione del rilancio del Paese.
Passo ad altro argomento. Quanto al negoziato con Londra, altro tema che è in agenda, il Consiglio europeo è chiamato a esaminare l'attuazione dell'accordo di recesso e lo stato del negoziato sulla relazione futura con il Regno Unito nonché a discutere l'attività di preparazione a tutti gli scenari possibili dopo il 1° gennaio 2021. Siamo - lo sapete - in una fase cruciale sul piano sia politico sia tecnico del negoziato tra Unione europea e Regno Unito. La Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e il Primo Ministro britannico, Boris Johnson, sabato 3 ottobre hanno invitato i rispettivi capi negoziatori a uno sforzo volto a colmare la perdurante distanza tra le parti. Questa distanza riguarda soprattutto, ma non solo, i temi centrali della pesca, della parità di condizioni (il famoso level playing field) e della governance della futura relazione. Ora più che mai è fondamentale, come l'Italia ha sempre sostenuto con coerenza, mantenere l'unità dei 27 Stati membri a sostegno della Commissione europea e del capo negoziatore dell'Unione europea, Michel Barnier. Il tempo scorre, sessione negoziale dopo sessione negoziale: scorre verso il termine, fissato al 31 dicembre di quest'anno, per un accordo capace di disciplinare la relazione tra l'Unione europea e il Regno Unito. Il tempo che rimane non è affatto molto per un negoziato così complesso e va utilizzato da entrambe le parti con saggezza e lungimiranza politica. A uno scenario senza accordo, cosiddetto no deal, vogliamo e dobbiamo continuare a preferire, fino all'ultimo momento utile, un accordo. Ma attenzione: non a ogni costo; un accordo equilibrato ed equo. Vogliamo un partenariato ambizioso con il Regno Unito, una relazione futura che rifletta sia la profondità dei rapporti sia l'equilibrio economico, politico e sociale attuale tra il Regno Unito e uno dei principali mercati mondiali qual è quello dell'Unione europea. Con altrettanta chiarezza è opportuno che l'Unione europea continui a sostenere il ripristino da parte di Londra di quella piena attuazione dell'accordo di recesso che riteniamo violata dall'Internal Market Bill britannico, oggetto, come sapete, di una procedura di infrazione da parte della Commissione europea. Il rispetto del protocollo sull'Irlanda rappresenta, infatti, un obbligo legale internazionale fondamentale per proteggere la pace e la stabilità nell'isola d'Irlanda, oltre che un prerequisito per il buon esito dei negoziati sul futuro partenariato.
Il tema del cambiamento climatico. In Consiglio europeo avrà luogo un dibattito di orientamento su questo tema, propedeutico alle decisioni politiche che auspicabilmente saranno assunte nel Consiglio europeo di dicembre. Confidiamo che questa sequenza parta, fin dal Consiglio europeo di giovedì e venerdì prossimo, da una discussione ambiziosa. La pandemia, infatti, ha aperto nuovi scenari, anche per la strategia di contrasto al cambiamento climatico e di protezione dell'ambiente, che sono essenziali per una ricostruzione che poggi davvero su nuove fondamenta. Sarà, quindi, necessario lavorare assieme affinché il rilancio delle ambizioni in materia climatica vada sempre più incontro alla richiesta dei nostri cittadini, ma, in particolare, delle giovani generazioni, per un futuro resiliente ai cambiamenti climatici ed efficiente nell'uso delle risorse, che, ahimè, sono limitate. Al riguardo intendo ribadire che un avvio tempestivo di Next Generation EU, del nuovo quadro finanziario pluriennale, è indispensabile anche per onorare gli impegni in materia di cambiamento climatico. Sono impegni da iscrivere in una cornice giuridico-finanziaria che eviti un gioco a somma zero tra gli Stati membri più vicini al conseguimento degli obiettivi climatici e Stati membri, invece, che sono in difficoltà perché rimasti indietro. L'Italia vuole essere in prima fila sul piano europeo, ma anche in una prospettiva più ampia, nel promuovere un elevato livello di ambizione su una sfida di portata globale come quella del cambiamento climatico. È questa, del resto, la linea che caratterizza il nostro partenariato con il Regno Unito per la COP26 - e sapete che questo evento è stato differito all'anno prossimo in ragione della pandemia - e anche che caratterizza il programma della Presidenza italiana del G20, che si articolerà, sempre l'anno prossimo, intorno a un trinomio: persone, pianeta, prosperità. Il messaggio che vogliamo trasmettere a tutto il mondo e, in particolare, ai leader del G20 è semplice: occorre prendersi cura del pianeta e delle persone con un approccio olistico volto all'obiettivo di una ripresa economica e sociale sostanziale che, al tempo stesso, sia inclusiva e davvero sostenibile.
Nella sessione dedicata, poi, alle relazioni esterne, il Consiglio europeo adotterà conclusioni relative ai rapporti tra l'Unione europea e l'Africa. Si tratta di un ulteriore segnale politico volto a confermare l'impegno europeo per un partenariato con l'Africa che sia ampio, multidimensionale e multilivello. L'obiettivo di fondo deve rimanere quello del partenariato tra uguali, modificando il paradigma di sostanziale asimmetria su cui si sono storicamente fondate le nostre relazioni con il continente. È, inoltre, opportuno - e stiamo lavorando in questo senso - che il partenariato tra l'Unione europea e l'Unione africana si rifletta anche in una migliore cooperazione, in particolare in materia migratoria, e con consultazioni costanti, capaci di favorire soluzioni alle crisi regionali nel continente africano. Grazie per l'attenzione (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Misto).
(Discussione)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri.
È iscritta a parlare la deputata Conny Giordano. Ne ha facoltà.
CONNY GIORDANO (M5S). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, giovedì e venerdì avremo un importante Consiglio europeo che ha all'ordine del giorno questioni di grande rilevanza politica, quali i cambiamenti climatici, lo stato delle trattative per il completamento del recesso del Regno Unito dall'Unione europea, nonché gli sviluppi degli scenari di politica estera di più stretta attualità. Diceva Albert Einstein: “È nella crisi che sorge l'inventiva, le scoperte e le grandi strategie”, e così abbiamo il dovere di trasformare l'attuale crisi sanitaria, economica ed ambientale in un'opportunità di crescita collettiva. Il COVID-19 ha reso priorità ciò di cui si parla da anni, qualcosa che non possiamo più rimandare e, per noi del MoVimento 5 Stelle, serve avviare quanto prima un Green Deal europeo; serve un nuovo “patto verde”, che punti finalmente sulla transizione energetica e sullo sviluppo sostenibile. Il Green Deal europeo rappresenta il vero motore della nuova strategia di crescita, quello strumento irrinunciabile verso una transizione sia ecologica che digitale, funzionale a costruire un'Europa davvero equa e con un'economia al servizio delle persone. Sono felice che questo sia anche lo spirito della Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ed è in questo quadro che si inserisce la proposta della Commissione della prima legge europea sul clima, che intende trasformare, appunto, in legge l'obiettivo fissato nel Green Deal europeo, rendendo questo impegno vincolante per gli Stati membri.
Riteniamo positivo anche che il Parlamento europeo abbia approvato la prima legge sul clima, nata con l'obiettivo di traghettare l'Europa verso il traguardo del primo continente climaticamente neutro entro il 2050; un voto storico, che è passato purtroppo con una maggioranza risicata, in cui il MoVimento 5 Stelle è stato decisivo. Noi, come Italia, Paese fondatore dell'Unione europea, ci siamo e sosteniamo la proposta ambiziosa, impegnativa, rivoluzionaria, ma proprio per questo imprescindibile, di ridurre, nel 2030, le emissioni di gas effetto serra dell'Unione europea, almeno il 55 per cento rispetto al 1990; è un primo passo, non sufficiente, ma necessario e indispensabile per limitare l'aumento della temperatura globale.
A qualcuno sembrerà strano ragionare sul mondo che sarà tra dieci, venti o trent'anni, soprattutto con una pandemia in corso che necessita di una risposta immediata, ma, accanto all'obbligo di salvare noi stessi oggi, abbiamo l'obbligo di pensare alle future generazioni di domani, di restituire un pianeta migliore ai nostri figli, ai nostri nipoti e, per farlo, dobbiamo partire ora (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Siamo già alle soglie di un punto di non ritorno: il nostro pianeta non potrà resistere a un fallimento e l'Europa è chiamata ad agire di conseguenza; vanno fissati degli step, dei passi che vadano in una sola direzione, quella di tutelare la Terra da subito, attraverso politiche e traguardi per rendere l'economia e il sistema energetico dell'Unione europea più competitivi, sicuri e sostenibili. Mi riferisco, in particolare, all'eliminazione, nel medio termine, di ogni sovvenzione ai combustibili fossili - lo ripeto: eliminazione nel medio termine di ogni sovvenzione ai combustibili fossili -, a misure per la decarbonizzazione del settore energetico, per la ridefinizione del sistema dei trasporti in chiave verde, per il miglioramento della qualità dell'aria, per il potenziamento delle fonti rinnovabili, per la promozione dell'economia circolare, avendo sempre in mente, per ogni iniziativa della Commissione, quegli obiettivi ambiziosi, climatici, su cui l'Unione è chiamata oggi a decidere nel rispetto degli Accordi di Parigi.
Su questi punti fondamentali non possiamo fallire: transizione verde e digitalizzazione - temi identitari del MoVimento 5 Stelle - devono essere il motore di un nuovo cambiamento in Italia e in Europa; non c'è più tempo da perdere. I cambiamenti climatici in atto stanno trasformando il nostro pianeta e gli eventi meteorologici estremi, come gli incendi boschivi, le ondate di calore e le inondazioni, si fanno sempre più frequenti, sia in Europa che nel mondo. In Italia - quindi, nel nostro Paese -, solo negli ultimi anni abbiamo assistito a decine, anzi a centinaia di eventi climatici estremi, che hanno portato morte, distruzione e dolore: 157 le catastrofi naturali nel solo 2019 (questo, in pratica, significa una ogni due giorni e mezzo), 85 casi di allagamenti da piogge intense, 54 i casi di danni da trombe d'aria, in forte aumento rispetto alle 41 del 2018, 5 di frane causate da piogge intense e 16 esondazioni di fiumi; danni incredibili al nostro tessuto sociale, economico, urbano e morti, purtroppo. I cambiamenti climatici rappresentano una sfida globale che richiede una risposta globale: da soli non possiamo farcela.
Abbiamo bisogno che l'Unione europea svolga un ruolo decisivo, imprimendo il giusto impulso per una profonda trasformazione dell'economia e della società, e che le istituzioni europee promuovano un autentico cambiamento, non a chiacchiere ma con fatti concreti. Il Green Deal non vuol dire solo ambiente, ma anche sviluppo, lavoro, progresso digitale; vuol dire creare migliaia di nuovi posti di lavoro, favorendo, al contempo, la transizione ecologica e lo sviluppo economico, sociale e sostenibile. Per una nuova strategia industriale dell'Unione europea il tema ambiente deve essere centrale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Il tema ecologico è così sentito che è, praticamente, il motore del nuovo quadro finanziario pluriennale 2021-2027: almeno il 30 per cento della spesa complessiva sarà destinato a ogni azione che riguardi il clima. Sia il nuovo bilancio dell'Unione europea, sia il nuovo strumento Next Generation EU ad esso integrato, dovranno infatti rispettare l'obiettivo della neutralità climatica dell'Unione europea entro il 2050 e contribuire al raggiungimento della riduzione significativa delle emissioni dell'Unione entro il 2030.
In questo contesto si colloca il Recovery Fund, una delle vittorie di questo Governo, un successo che rivendico tuttora - e qui va riconosciuto il grande lavoro del Premier Conte -, uno strumento fondamentale per dare respiro e futuro al nostro Paese dopo mesi difficilissimi. È vero che le risorse stanziate dovranno seguire sei principali aree di azione, ma tutte - e ripeto, tutte - dovranno essere attraversate da una spina dorsale verde. Le priorità ambientali devono andare di pari passo con tutte le misure che intraprenderà l'Unione europea, azioni che, inevitabilmente, dovranno prendere una nuova strada ed essere all'altezza di una nuova sfida.
Le difficoltà in questi mesi per l'Europa non mancheranno, ne siamo consapevoli: la distribuzione dei sostegni economici, la pandemia, la questione dell'accoglienza, perfino il tortuoso percorso di recesso della Gran Bretagna; tanti fronti aperti che non devono mettere a margine una assoluta priorità, quella di tenere fede agli impegni sul raggiungimento degli obiettivi ambientali e garantire una transizione digitale sostenibile, e il Governo deve fare la sua parte, attivamente e senza esitazioni, nel percorso del nuovo Green Deal, dando pieno sostegno all'Agenda 2030. Una missione su cui dobbiamo sentirci tutti protagonisti e coinvolti, un'occasione storica, che non ricapiterà: non farci trovare pronti sarebbe un peccato imperdonabile e, forse, senza rimedio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Bianchi. Ne ha facoltà.
MATTEO LUIGI BIANCHI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, Presidente Conte, grazie per le sue rivendicazioni in premessa rispetto alla necessità di parlare sui temi strettamente collegati al Consiglio europeo e della sua disponibilità a rimarcare, appunto, il fatto di potersi confrontare su quelli che sono gli ultimi provvedimenti che il Governo ha posto in essere con il l'ultimo decreto che è stato varato. Però, questa premessa che ha debitamente fatto ci preoccupa perché, con i toni che ha espresso, ci sembra quasi che la voglia di confrontarsi repentinamente in questo Parlamento sui provvedimenti che toccheranno la quotidianità del vivere comune della nostra gente sia una sua preoccupazione, una preoccupazione del suo Governo; ribadiamo, comunque, la nostra disponibilità al confronto su questo tema.
Tornando alle questioni legate al Consiglio europeo, ci dà questo consesso la possibilità di poter riflettere, di esprimere la nostra posizione su svariati temi, dalla situazione sanitaria alle tematiche climatiche, passando per vicende di politica e relazioni esterne.
Partendo da quest'ultimo tema, siamo preoccupati per la situazione relativa alla guerra combattuta nel Nagorno-Karabakh, che rischia di trasformarsi in un conflitto che minaccia di destabilizzare la regione sotto la spinta di agenti esterni. Inoltre, diversi report internazionali riportano la presenza di circa mille foreign fighters, alcuni collocabili all'interno della galassia delle milizie jihadiste già impegnate nel conflitto siriano. Conosciamo purtroppo molto bene le conseguenze del fenomeno che, se non stroncato sul nascere, porta radicalizzazioni, morte e terrore nel mondo occidentale, cose che non vorremmo mai più vedere.
In merito alle relazioni tra Unione Europea ed Africa si lavora su accordi quadro e diverse missioni, ma è arrivato il momento di rivedere celermente le priorità, secondo gli scenari che si stanno evolvendo. Abbiamo capito a nostre spese - in tutti i sensi -, Presidente Conte, con la liberazione di Silvia Romano quanto sia diffusa l'influenza della Turchia nel Corno d'Africa, dovendo andare a bussare all'intelligence di Ankara e aprendo un credito in Libia, molto pericoloso per i nostri interessi nazionali.
E poi, la presenza cinese in Africa. L'Europa non riesce ad essere influente nel continente che più preme con i fenomeni migratori verso casa nostra. Abbiamo, volutamente, o per incapacità, lasciato spazio completamente libero ad una superpotenza che certamente non sviluppa interessi convergenti con quelli del mondo libero che anche l'Unione europea dovrebbe rappresentare. Oltretutto, le vicende che hanno portato all'elezione dell'attuale Presidente dell'Organizzazione mondiale della sanità gridano vendetta. I Paesi africani de facto colonizzati dal Governo cinese ne hanno sostenuto l'elezione. Le conseguenze di questo tipo di colonialismo le sta già pagando tutta l'umanità in maniera diretta, ma in pochi sembrano curarsene.
In materia di sbarchi sulle nostre coste, il cosiddetto accordo di Malta, sbandierato come panacea di ogni male, relativo all'immigrazione, si è tramutato in un sostanziale nulla di fatto. Anzi, vediamo una preoccupante ripartenza dell'immigrazione clandestina e del traffico di esseri umani, senza nessuna strategia sui rimpatri. A tal proposito, riteniamo fondamentale porre l'attenzione sull'inverno demografico dell'Europa - come definiva il fenomeno Papa Benedetto XVI - affinché si sviluppino politiche comunitarie incentrate sulla famiglia, perché è aberrante pensare di sostituire i popoli europei con nuove popolazioni in arrivo da altri continenti ed è mortificante vedere il poco impegno dell'Unione Europea nel sostenere la famiglia tradizionale (quasi fosse fuori moda) quale perno fondante della nostra società, propedeutica ovviamente anche allo sviluppo demografico (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Da ultimo, in tema di relazioni estere è importante sottolineare l'imminente scadenza degli accordi transitori tra Unione europea e Regno Unito. È fondamentale cercare di farsi parte attiva per distendere le ultime divergenze e colmare le lacune negoziali, per arrivare ad un accordo per una futura relazione strategica tra Europa e Londra rispettando la volontà espressa dal popolo britannico e favorendo i progressi del negoziato.
In materia di clima, è ammirevole lo sforzo verso un livello di tutela elevato ma è quanto mai importante evitare che, in un contesto produttivo così globalizzato, una rigida regolamentazione europea possa rappresentare una minaccia per le nostre industrie, rendendole meno competitive nel settore europeo e mondiale, senza alcun reale beneficio in termini ambientali. Limitare o penalizzare la produzione della plastica in Europa non ha alcun beneficio in termini di protezione dell'ambiente e di lotta ai cambiamenti climatici se, come conseguenza, si verifica un'apertura all'importazione di plastica da Paesi extra europei (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
È altresì importante avere una visione di sviluppo dei nostri territori su una peculiarità tutta italiana, il contrasto allo spopolamento delle valli e all'abbandono di territori fragili quali quelli montani. Serve un'agenda europea per le aree rurali, così come è stato fatto nel passato per le aree urbane metropolitane, affinché si possano sviluppare adeguate politiche di conservazione dei territori. Presidente, in questi anni in cui ho potuto seguire l'evolversi delle istituzioni dell'Unione europea non ho potuto non notare come coloro che hanno avuto la responsabilità di governance hanno sovrapposto le istituzioni stesse con la loro ideologia politica, marginalizzando e denigrando tutti coloro che avevano una legittima opinione differente. Oggi, abbiamo una grande occasione: far sì che ogni cittadino si riconosca nelle istituzioni europee che devono essere patrimonio di tutti, come succede, per esempio, negli Stati Uniti dove ci si stringe intorno alla bandiera nei momenti di difficoltà, a prescindere dal fatto che si sia bianco o nero, cristiano o musulmano, omosessuale o eterosessuale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Presidente, io sogno un'Europa in cui si possa dire di non essere concordi sulle adozioni di bambini da parte di coppie dello stesso sesso senza essere tacciati di omofobia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), sogno un'Europa dove non si venga additati come razzisti se si crede che la società multietnica possa portare dei problemi sociali (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), sogno un'Europa dove si possa mettere in discussione uno stato di emergenza senza essere tacciati di negazionismo sanitario (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Sogno quindi un'Europa che sia anche la mia e non solo quella del progressismo socialista (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Presidente, chiudendo il mio intervento devo fare i complimenti ai cittadini perché il nostro Paese, rispetto ad altri contesti europei, come Francia e Spagna, ha dei tassi di contagio da Covid-19 decisamente inferiori alla media europea. Sicuramente, è un titolo di merito per il Paese ed anche per alcune azioni del suo Governo ma va rimarcato anche nei consessi europei come il primo focolaio nel nostro continente, quello lombardo, sia stato nei fatti superato, anche se, ovviamente, dobbiamo mantenere alta l'attenzione; Milano e la Lombardia, oggi, sono in grado di aiutare altri territori in difficoltà (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), grazie alla sua resilienza e capacità. Purtroppo, la sottolineatura di questo contesto, e quindi della possibilità di mettere anche a disposizione posti di terapia intensiva a favore di altre regioni italiane e, magari, anche di altri territori europei, non è stata di pari livello rispetto alle denigrazioni della scorsa primavera sobillate da una parte della maggioranza che la sostiene (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Io credo che il tempo sarà galantuomo e la storia metterà poi le cose a posto. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Rossini. Ne ha facoltà.
EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Presidente, uno dei temi che affronterete sarà lo stato del negoziato sulla Brexit. Abbiamo assistito con preoccupazione in questi mesi all'andamento di una situazione di stallo e di frizione, che ha portato al momento cruciale di oggi e di grande attesa. Apprezzo la posizione che il Governo ha sempre tenuto, e che lei ci ha confermato, di chiedere all'Unione europea di mantenere un approccio di disponibilità, grande senso di responsabilità e massima ragionevolezza perché, al di là dello stato di Paese terzo, non possiamo trascurare l'importanza economica e politica del Regno Unito. La mancanza di un accordo, infatti, porterebbe un impatto gravissimo sulla vita di molti cittadini europei ed italiani che svolgono la loro attività economica, o che intendono farlo, con il Regno Unito. Ho seguito personalmente con attenzione tutto l'iter del negoziato in questi due anni, e soprattutto in questi sei mesi. Vede, un accordo porta sempre il frutto di ciò che si è messo in campo.
Mi dispiace dirlo ma - non da parte del nostro Paese - il negoziato della Brexit ha visto rinascere acrimonie e rivalità tra Paesi vicini, che noi non avremmo voluto vedere e il cui esito forse, se l'Unione Europea avesse messo in campo maggiormente una mediazione culturale, e non solo tecnica ed economica, con questo negoziato, sarebbe stato diverso. Perché vede, Presidente, spesso ancora ci si confonde sulla questione che per capirsi serva comprendere la lingua dell'altro. In realtà, non è la lingua da comprendere: è l'altro, chi la parla. E per comprenderlo lo strumento principe è la propria cultura, è la cultura di quel Paese. Perché nella politica è il sistema culturale di un Paese che la plasma, ne determina la visione della società, ne determina la visione di cosa sono la cura, i rischi, l'educazione e le relazioni con gli altri Paesi. E nel negoziato sulla Brexit purtroppo sono emerse incomprensioni che si potevano evitare, e anche antichi pregiudizi e competizioni. Per questa ragione io credo che da un lato l'Europa politica si debba affidare di più alla risorsa principe della diplomazia culturale, e le chiedo se, come Paese, possiamo proporre questo tema, la diplomazia culturale, di come giochi un ruolo nelle relazioni politiche, alla conferenza sul futuro dell'Europa.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Tondo. Ne ha facoltà.
RENZO TONDO (M-NI-USEI-C!-AC). Signor Presidente, devo dire al Presidente del Consiglio: in questi giorni le Aule parlamentari sono state attraversate da Recovery Fund, NADEF, Consiglio d'Europa, “decreto Agosto”. Tutti temi comunque diversi, ma riconducibili a un quadrante unico, che è il quadrante delle decisioni, delle indicazioni che dovremo prendere rispetto all'Europa e al nostro Paese per i tempi che ci stanno davanti, che saranno segnati da ciò che è accaduto in questo semestre. Passaggi in cui io credo la coesione sociale e politica diventino un valore. Io credo, Presidente del Consiglio, che lei non abbia fatto tutto ciò che doveva fare, anzi, abbia fatto pochino per favorire questa coesione sociale e questa operatività complessiva del sistema parlamentare. Anche perché, insomma, DPCM e voti di fiducia si contano ormai a manciate, e quindi è evidente che non c'è stata una grande volontà di collaborazione. Detto questo, le indicazioni contenute nei programmi del Consiglio d'Europa non possono che essere priorità condivise. È evidente che però noi siamo bravissimi tutti quanti a scrivere dei bei documenti, delle belle parole, i nostri cassetti sono pieni di bei programmi; tuttavia c'è una separazione, un netto disagio, un netto divario tra quello che vogliamo fare e quello che riusciamo a fare. Vale per tutti, e troppo spesso questa distanza tra le parole e i fatti assume dimensioni incolmabili, che la nostra comunità non capisce.
Con questa premessa vorrei entrare molto velocemente, perché ho pochi minuti, nei quattro temi che riguardano il Consiglio d'Europa. La prima riflessione riguarda il diverso atteggiamento tenuto dai vari Paesi nella gestione della pandemia: lockdown, distanze personali, servizi, protezioni, sono stati diversi fra tutti, ognuno ha un po' fatto quello che voleva. Ognuno è andato a ruota libera: è stato un bene, è stato un male, io non lo so; leggo che si parlerà di questo domani e dopodomani. Si parla di un vaccino comune, ci sono già dei contratti con imprese farmaceutiche: francamente io mi chiedo, in questa nostra Europa dove tutti gli Stati hanno regimi diversi per esempio sui vaccini, se possiamo pensare ad una politica comune in questo senso. Mi preoccupa anche la pressione che le lobby (non sono certo un no-Vax), che le case farmaceutiche faranno in questo momento: la prego quindi di tenere sotto controllo anche questo.
C'è poi il tema del Regno Unito, che lei ha toccato. Il 31 dicembre scadrà il regime transitorio. Io non so come si metteranno le cose dal punto di vista economico; certamente sono preoccupato per i nostri cittadini, per i nostri figli, per i nostri lavoratori che si trovano nel Regno Unito, qualora non dovesse essere raggiunto un accordo che tuteli anche queste professionalità e queste persone.
Per le limitazioni di tempo mi limiterò sul cambiamento climatico a dire: signor Presidente del Consiglio, certo il tema c'è, lo conosciamo tutti; stiamo attenti che non diventi una moda. Perché dopo Greta Thunberg sembra che tutto il mondo sia a rischio di precipizio, e io credo che ci debba essere su questo grande serenità e grande coesione complessiva.
C'è ancora, citato anche nell'intervento che mi ha preceduto, il tema del Corno d'Africa, del ruolo dei cinesi. Prima c'era il Ministro della Difesa: noi siamo stati in missione a Gibuti e siamo consapevoli della presenza preoccupante lì dei cinesi, che hanno 3 mila persone, noi abbiamo il nostro contingente con qualche centinaio di persone. Io credo che quella sia una zona che va monitorata e seguita attentamente, perché da lì passano ed entrano, vengono “smerciate” - usiamo questo brutto termine - centinaia di persone.
C'è un tema finale che mi preoccupa più di tutto. Ieri il Ministro Amendola è stato molto corretto in Aula, ha fatto una buona relazione; però il tema delle risorse rimane fondamentale, ritorno, come si dice, “a bomba”. I 209 miliardi del Recovery Fund, il prossimo anno, forse; io sono abituato ad essere un imprenditore, so che quando uno ti dice “ti pagherò il prossimo anno”, da qui al prossimo anno può succedere qualche cosa. Le chiedo se non vale la pena di essere chiari una volta per tutte sul MES, di chiarire la posizione all'interno della maggioranza, di non essere schiavi dei 5 Stelle rispetto a questo. Ministro Amendola, Presidente del Consiglio, andate a Bruxelles, prendete i soldi del MES, investite sulla sanità; quelli del Recovery Fund arriveranno il prossimo anno, se arriveranno, tutti ci auguriamo, ma intanto portate a casa quello che già è a disposizione (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro e Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Noja. Ne ha facoltà.
LISA NOJA (IV). Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, Presidente del Consiglio, la riunione del Consiglio europeo del 15 e 16 ottobre affronterà questioni molto importanti per il futuro dell'Europa, e naturalmente del nostro Paese: la risposta dell'Unione alla pandemia da COVID-19, i cambiamenti climatici, lo stato dei negoziati sulle future relazioni tra Unione europea e Regno Unito, le relazioni tra l'Unione e l'Africa. Senza minimamente voler sottovalutare la rilevanza degli ultimi due temi che ho citato, io vorrei concentrare il mio intervento sui primi due, cioè la risposta alla pandemia e la risposta al tema dei cambiamenti climatici. E questo perché credo che comprendere il profondo legame che lega questi due temi sia fondamentale per decidere ora la visione di futuro per l'Europa, e naturalmente per l'Italia nell'Europa. Il legame tra questi due temi è anzitutto, potremmo dire, causale: gli esperti ci dicono ormai da molto tempo che l'inquinamento ambientale è terreno fertile per lo sviluppo delle pandemie. E questo perché il salto di specie da animale a uomo dei virus, che dà luogo alla nascita di fenomeni epidemici, è facilitato molto spesso dalla distruzione degli habitat in cui vivono molti animali selvatici e dalla manipolazione delle catene alimentari che ne può derivare. In realtà, quindi, occuparsi della questione climatica significa occuparsi della prevenzione del rischio delle pandemie. L'altro legame che esiste tra l'emergenza COVID-19 e i cambiamenti climatici deriva anche però dal fatto che il Green New Deal europeo, avviato dalla Commissione per fare dell'Europa il primo continente a neutralità climatica entro il 2050, rappresenta una delle grandi direttrici - lei l'ha ricordato, Presidente -, forse la più importante direttrice da seguire per rilanciare l'economia del continente messa in ginocchio proprio dalla pandemia. Noi abbiamo forse per la prima volta nella storia l'occasione di far procedere sugli stessi binari la sostenibilità ambientale e la crescita economica: due elementi che per tanto tempo ci sono stati presentati come contrapposti, oggi invece sono l'uno il volano dell'altro. Io vorrei portare solo un piccolo esempio che è emerso da una recente ricerca condotta da Nomisma e da Rekeep: già solo riqualificando il patrimonio energetico statale e locale con un investimento di circa 39 miliardi, potremmo generare un incremento complessivo del PIL di 3,6 punti, con un impatto complessivo di 142 miliardi e 870 mila nuovi occupati.
La consapevolezza a livello europeo di questo legame, tra la necessità di ripresa economica e l'investimento nella lotta ai cambiamenti climatici, è dimostrata dalla circostanza che, proprio con il Next Generation EU, potremmo destinare il 37 per cento delle risorse straordinarie previste per il rilancio post pandemico al conseguimento degli obiettivi ambiziosi fissati proprio dal Green New Deal europeo. Al contempo, proprio la possibilità, che è a portata di mano, di dar vita a una nuova fase di crescita e di sviluppo che tuteli l'ambiente, si fondi su investimenti per la rigenerazione urbana (le città sono al centro di questa nuova riqualificazione ambientale), sulla transizione ecologica dei settori produttivi, sull'economia circolare e sulla messa in sicurezza del territorio costituisce lo strumento forse più efficace per assicurare ai cittadini europei opportunità di salute. Insomma, nel post COVID, anche grazie agli ingenti stanziamenti messi a disposizione dall'Unione, avremo davvero l'opportunità di cambiare il nostro modello di sviluppo, senza rinunciare alla crescita della ricchezza e della produttività.
Proprio per questo, a nostro avviso, è fondamentale che l'Italia sostenga convintamente e continuativamente in ogni sede istituzionale e, dunque, anche in occasione della prossima riunione del Consiglio europeo, la nuova proposta della Commissione europea di riduzione delle emissioni nel 2030 di almeno il 55 per cento rispetto ai livelli registrati nel 1990. Noi riteniamo un'ottima notizia che il Parlamento europeo, per la prima volta, abbia fissato, con un proprio emendamento alla legge sul clima, un target di riduzione del 60 per cento delle emissioni entro il 2030, quindi, richiedendo un passo in più, un taglio aggiuntivo del 5 per cento delle emissioni richieste già dalla Commissione europea. In questo senso, dispiace e, onestamente, appare incomprensibile la posizione di contrarietà che ha assunto la delegazione italiana di centrodestra su questo punto nel Parlamento europeo; vi è, però, forse, un legame tra l'emergenza climatica e l'emergenza pandemica che è ancora più profondo e che io credo abbia davvero a che vedere con l'idea che noi abbiamo dell'Europa.
Colleghi, l'una e l'altra emergenza chiamano tutti gli Stati membri, anzi, direi quasi, tutti i cittadini europei a sentirsi davvero parte di una comunità, il cui destino è strettamente dipendente dalla capacità di ciascuno di noi di rispondere per gli altri e, insieme agli altri, affrontare sfide che sono enormi. Nessuna vera lotta al cambiamento climatico sarà possibile al di fuori o senza l'Europa, men che meno sarà possibile uscire dall'incubo di questa pandemia, immaginando di fare da soli. Diciamocelo, è una tentazione in cui, all'inizio, gli Stati membri hanno rischiato di cadere, dapprima quando hanno guardato a quello che accadeva in Cina, con una certa arroganza, ammettiamolo, immaginando che si trattasse di un problema lontano, estraneo, ma, poi, anche quando, all'inizio dell'epidemia, si è pensato che l'Italia fosse un caso unico, un caso a sé che andava in fondo isolato; io sono felice perché, per fortuna, in breve tempo, lo spirito profondamente europeista ha prevalso e ha prevalso anche grazie all'Italia.
Le diamo pienamente atto, signor Presidente, da questo punto di vista, della convinta azione che ha portato avanti tutto il Governo in ogni consesso dell'Unione per affermare questo spirito di coesione europea nell'affrontare la pandemia. Purtroppo, è sotto gli occhi di tutti che il COVID-19 sta evolvendo con una crescita generalizzata dei contagi proprio nel nostro continente e questo costringe, ora più che mai, ad un'azione concertata. Nell'ultima settimana, nel nostro Paese, il rapporto tra tamponi processati e nuovi positivi è cresciuto ad un tasso che, secondo i parametri dello European Centre for Disease Prevention and Control, inizia a essere un tasso preoccupante.
Il nostro Paese gode ancora di un vantaggio rispetto a quello che sta accadendo in altri Paesi; in Francia, sabato sono stati registrati 27 mila nuovi casi in un giorno e in Spagna, da più di una settimana, si contano almeno cento decessi al giorno, ma è un trend che sta investendo tutto il continente, da est a ovest, e che purtroppo prefigura il rischio concreto di una seconda ondata pandemica nel continente. In questo senso, guai a immaginare che da questi numeri si debbano trarre classifiche di Paesi migliori o di Paesi che sono stati più bravi rispetto agli altri; l'inizio della pandemia in Europa ha insegnato proprio a noi italiani che il virus non conosce confini, non conosce nazionalità, non conosce logiche geopolitiche. È per questo che sono così importanti, a nostro avviso, l'elaborazione e la condivisione sempre più profonde di misure di gestione coordinata della pandemia a livello europeo, fondate su criteri comune di condivisione chiari e tempestivi delle informazioni sull'andamento dei contagi, sugli spostamenti e sui viaggi, sia intra che extra europei, e basati sull'utilizzo e l'interoperabilità di strumenti di tracciamento comuni. In questo senso, noi apprezziamo la proposta della Commissione europea sul sistema a semaforo per viaggi e spostamenti in base ad aree omogenee di rischio e speriamo che da questo si possa poi passare a un vero e proprio sistema di testing-tracing europeo omogeneo e condiviso.
Così come apprezziamo molto lo sforzo sul tema della ricerca sul vaccino per poi mettere a disposizione di tutti i cittadini europei un vaccino sicuro e accessibile.
Signor Presidente, io nel confermarle il nostro pieno sostegno all'azione che porterà avanti in Europa in occasione della riunione del Consiglio europeo, in conclusione mi permetto di ricordare in quest'Aula le parole di don Milani in Lettera ad una professoressa. Scriveva don Milani: “Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è politica, sortirne da soli è avarizia”.
Se posso permettermi, Presidente, porti con sé quelle parole al Consiglio europeo e le condivida con i suoi colleghi, perché è in quelle parole che c'è l'essenza delle scelte che l'Europa e tutte le sue istituzioni sono chiamate a compiere per il futuro del continente e dei cittadini italiani (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva, MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Misto).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Rossello. Ne ha facoltà.
CRISTINA ROSSELLO (FI). Buongiorno signor Presidente, buongiorno signor Presidente del Consiglio, per l'Europa, in seguito alla crisi pandemica, si è aperta una nuova fase contrassegnata da sfide che richiedono risposte tempestive eccezionali, attraverso, soprattutto, strategie di lungo termine a carattere epocale per la più importante vita che la ricostruzione postbellica determina per il nostro futuro.
L'opportunità di ridisegnare la nuova Europa esiste e battiamoci, quindi, per questo, per il futuro di un'Unione capace di competere nel XXI secolo con maggiore solidità economica e con una sua politica estera, con attori globali ed emergenti, in modo che ci sia una voce autorevole e unica al mondo. Per farlo, però, ci vuole tempestività e coraggio; ci sono delle necessità di intervento che devono vedere l'Italia protagonista e anche a sostegno di quanto ha sostenuto la nostra Presidente di Commissione, Ursula von der Leyen nel suo discorso sullo stato dell'Unione nel 2020, laddove parla di rafforzare la sovranità europea. Perché queste non siano vuote parole, bisogna che anche l'Italia si attivi molto di più, perché la pandemia, che è una crisi di tipo simmetrico, riguarda indistintamente tutti i Paesi e ci allinea, quindi, in una fase che è stata inedita ed è dalla durata imprevedibile. Questo, quindi, anche a livello di primato e di triste primato del nostro Paese, ci impone di essere più attivi in una fase di competizione per la leadership del nostro Governo e delle nostre politiche economiche. La competizione si misurerà sempre di più su grandi riforme e strategie di grande e lunga durata.
Vediamo che, però, sono stati dati ampi strumenti per fronteggiare la pandemia, mediante misure senza precedenti; in particolare, ci richiamiamo ai quattro pilastri fondamentali finanziari: MES, SURE, BEI, Next Generation EU, anche per riequilibrare gli effetti che rischiano di produrre uscite asimmetriche dei singoli Paesi membri. Sappiamo quanto questo rischio riguardi il nostro Paese, anche in conseguenza di politiche europee viziate per anni da un'austerità distorsiva, cito le parole della Presidente Lagarde. Il prossimo Consiglio europeo del 15 e 16 ottobre discuterà della situazione della pandemia da COVID-19, ai fini di un suo contenimento e della distribuzione di un vaccino, le relazioni del Regno Unito, i cambiamenti climatici e le relazioni esterne. Come Forza Italia, noi ci siamo divisi i nostri interventi per rappresentare, in termini sintetici, tutto il nostro punto di vista e, via, via, richiamo a determinati argomenti. Ad esempio, domani l'onorevole Valentino Valentini si concentrerà sulla Brexit e questo mi consente di richiamare anche, in sintesi, altri argomenti che ci stanno parimenti a cuore.
Ad esempio, sui cambiamenti climatici, che il prossimo Consiglio esaminerà, noi dobbiamo constatare i progressi compiuti verso l'obiettivo dell'Unione europea di conseguire la neutralità climatica entro il 2050, e gli eventi meteorologici estremi mai registrati prima, come gli incendi boschivi, l'aumento delle temperature e le inondazioni, anche in questo caso, ci attribuiscono un grande primato, un triste primato, ma siamo anche un banco di prova per l'Europa. Allora, signor Presidente, la sfida su questi cambiamenti è di carattere globale e chiede una forte risposta anche dal nostro Paese. Possiamo richiamarci all'Accordo di Parigi, approvato il 2 dicembre 2015, alla conferenza di Marrakech del 2016, alla conferenza di Bonn del 2017 e alla conferenza sul clima di Katowice del dicembre 2018. Tutti hanno incentrato la loro azione sui criteri con cui misurare le emissioni di anidride carbonica e la valutazione di misure delle singole nazioni in linea con l'obiettivo di neutralità climatica entro il 2050. Questi progressi saranno verificati ogni cinque anni, sulla base di sistemi, quali il processo di governance dei piani nazionali per l'energia e il clima degli Stati membri, le relazioni periodiche dell'Agenzia europea dell'ambiente e i più recenti dati scientifici sui cambiamenti climatici e i relativi impatti. Ma sedersi al tavolo presuppone credibilità per gli impegni assunti da ogni singolo Stato membro e non ci è apparsa fin qui incisiva alcuna nostra posizione, cioè deve percepirsi di più la volontà di contribuire a un miglioramento delle condizioni climatiche e ambientali, che non hanno raggiunto quei risultati ottimali circa la riduzione delle emissioni di CO2 da combustibili fossili sull'emissione di biossido di azoto. Per mitigare il riscaldamento globale occorre modificare profondamente l'attuale sistema produttivo, mediante una nuova politica energetica che favorisca l'utilizzazione di tecnologie e fonti energetiche a basse emissioni di carbonio e soprattutto definire una chiara road map di decarbonizzazione concernente tutti i comparti produttivi, con investimenti, incentivi fiscali e semplificazioni. Ecco, su questo noi siamo stati molto fragili e dovremo incidere, anche perché noi abbiamo lavorato molto su questi temi in sede anche di Commissione… Aspetto che il Presidente… Posso ripartire? Grazie. Anche perché per noi è molto importante l'impegno che abbiamo dato anche in Commissione XIV (Politiche dell'Unione Europea) su questi temi e ci piacerebbe vedere una più incisiva azione del Governo. È inutile dire che noi, all'inizio di questa legislatura, eravamo molto insoddisfatti al riguardo perché non abbiamo avuto un Ministro presente per lungo tempo, ma questo è un gap che il Governo ha finalmente coperto quando è arrivato il Ministro Amendola, però adesso trattiamo di un obiettivo climatico del 30 per cento, che si applicherà all'importo totale della spesa a titolo di quadro finanziario pluriennale e di Next Generation EU e si tradurrà in obiettivi adeguati alla legislazione settoriale, per cui quello che il Ministro andrà a fare sarà fondamentale per gli impegni che lei andrà ad assumere in questo tavolo e in questo incontro. L'ambizione dell'Unione europea di diventare il primo blocco economico climaticamente neutro del mondo entro il 2050 potrebbe essere un obiettivo perseguibile, che ci darebbe un importante assetto strategico e geopolitico, se noi fossimo veramente motivati ad anticipare la tempistica sul taglio delle emissioni e su tutte quelle che sono le politiche anche governative e delle città metropolitane. Non vediamo infatti nessun collegamento dei benefici misurabili sull'ambiente con quelli che sono l'orientamento e l'efficientamento energetico degli edifici, la mobilità elettrica, le rinnovabili e la realizzazione di un milione di punti di ricarica elettrica. Sono queste novità che devono essere particolarmente patrocinate per essere credibili a un tavolo europeo. Dobbiamo modernizzare le nostre imprese, alimentare i veicoli, rilanciare le aree agricole e, nel complesso, l'economia dell'Unione. Bene: allora, lavoriamoci subito! Abbiamo gli appuntamenti delle nuove città metropolitane, all'orizzonte delle elezioni nel prossimo semestre, e quindi sarebbe importante che il Governo desse un segno a questo riguardo per consentirci di rispondere dalla base, subito, immediatamente all'Europa, per la centralità dell'azione europea che mira a ridefinire il futuro dell'Unione in favore di un continente maggiormente competitivo sui mercati internazionali. Investendo nella transizione ecologica per uno sviluppo sostenibile, dovremmo riuscire a svolgere un ruolo trainante a livello globale, per rispondere anche in termini, non solo di verde e di resilienza, ma di obiettivi.
Questi obiettivi si possono perseguire nei settori dell'industria, dei trasporti, dell'edilizia e dell'agricoltura se uniamo le nostre forze e se lavoriamo tutti insieme, non con un'opposizione ai margini, ma con un'opposizione coinvolta, coinvolta anche sulla risposta che deve essere data sul piano territoriale di un'Italia martoriata sotto tutti gli aspetti. Chiediamo di favorire la riduzione dei limiti di biossido di azoto, anche per non incorrere nelle procedure di infrazione da parte dell'Unione europea in materia ambientale. Lei sa, signor Presidente, che, da quando lei interviene in Parlamento, noi, come Forza Italia, richiamiamo questo adempimento e segnaliamo l'essenzialità di questo impegno e una conversione di impegno del nostro Paese al riguardo, invece questo aspetto è ancora abbastanza poco presidiato. Le chiediamo di incentivare lo sviluppo sostenibile a basse emissioni di gas a effetto serra e l'economia circolare che, d'altra parte, ritroviamo nei suoi discorsi, soprattutto avendo riguardo alle opportunità che possono discendere dalla transizione ecologica in favore di due categorie fondamentali: le donne e i giovani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Le chiediamo di scongiurare il rischio che l'implementazione non graduale di taluni obiettivi climatici possa compromettere la competitività di importanti comparti industriali nel nostro Paese. Con riferimento alle questioni di politica economica europea, ci possiamo permettere di richiamare gli interventi di chi ci ha preceduto in questi settori molto autorevoli nell'ambito di Forza Italia: partiamo dalla nostra efficientissima capogruppo, che ieri ha fatto un intervento ad ampio respiro, all'intervento del professor Brunetta, agli interventi dell'onorevole Pettarin, dell'onorevole Battilocchio e dall'onorevole Marrocco, che hanno dato un quadro su altre materie ed evidenziano come rileva la questione dei contrasti sulle trattative in corso e siano motivi per noi di preoccupazione e di sensibilità, che gravano tutte su questo vertice, che non deve essere assolutamente sottovalutato e archiviato come una pratica, diciamo di prassi. La proposta di mediazione della Presidenza di turno tedesca, per riprendere il round negoziale nel nostro budget 2021-2027, la vedrà sicuramente presente e attento per gli interessi del nostro Paese e per il futuro dell'Europa. È inutile dire che noi siamo qua, come siamo sempre stati qua - e lei lo sa -: non possiamo non considerare l'urgenza di utilizzare le risorse provenienti da Next Generation EU, ma sul bilancio europeo registriamo purtroppo ancora molte distanze fra i rigoristi del nord e quelli del sud, fra i quali l'Italia, che vorrebbero invece un intervento più corposo. Questi dissidi interistituzionali vertono sul quadro finanziario e sul piano di ripresa per sostenere gli Stati membri, secondo quanto previsto nell'accordo di luglio, in sede di Consiglio europeo. L'effettiva implementazione di questo piano dipende dall'approvazione delle risorse da reperire nell'ambito del nuovo bilancio pluriennale europeo grazie alla garanzia costituita dal cosiddetto headroom, ossia il margine fra il massimale esistente nel QFP e il massimale delle risorse proprie, con l'innalzamento di quest'ultimo al 2 per cento del reddito nazionale lordo dell'Unione europea, per consentire alla Commissione, forte di un elevato rating creditizio, di contrarre, per la prima volta sui mercati finanziari, prestiti di ampia portata a condizioni vantaggiose.
Sicuramente, Presidente, questo è uno dei temi che ci vede molto attenti perché tutto questo discende sul tessuto delle imprese e sul futuro che ci aspetta per i nostri comparti industriali. La bozza di compromesso della Presidenza di turno tedesca non è ancora riuscita a comporre i contrasti fra gli Stati membri e fra il Consiglio e il Parlamento europeo; questo è un tema particolarmente delicato. Lei ricorderà come eravamo preoccupati dall'uscita della famosa sentenza tedesca quando nessuno se ne stava occupando e tutti hanno cercato di sminuire l'importanza e l'impatto che questa avrebbe avuto su queste tematiche. Ecco che puntualmente i nostri interventi diventano di grandissima attualità, perché il Parlamento europeo sta proprio dimostrando l'effetto che tutto questo ha nei singoli Stati membri e nel portatore di ogni singolo interesse al riguardo. Il Parlamento europeo non è disposto a rinunciare al valore aggiunto di alcuni programmi paneuropei, e quindi su questo punto ci sarà una tensione che sicuramente si riverbererà sulle decisioni che riguardano il nostro Paese. Per cui le raccomandiamo, signor Presidente, di sapere che noi comunque facciamo il tifo, ci siamo, perché i “Paesi frugali” hanno accordato un aumento di sconti e contributi al bilancio europeo a valere sui propri programmi e questo farà sì che ci siano dei momenti di grande scontro e di grande difficoltà. Mi riferisco all'aumento di sconti e contributi al bilancio europeo, i cosiddetti rebates, sul quale, lei sa, sono due anni che ci scontriamo, evidenziando ogni volta, anche quando non c'era il Ministro delle Politiche europee, su questo tema il riflesso che ci sarebbe stato. Permane il tema delle risorse proprie e si sottolinea la rilevanza di una fiscalità equa, in linea con le politiche a lungo termine dell'Europa.
Ancora una cosa vorrei sottolineare, Presidente: il fatto che ci debba essere una scelta di Governo di dare la priorità alle risorse provenienti dal Recovery Fund, che nella migliore delle ipotesi non potranno essere esigibili prima dell'autunno del 2021, accantonando la possibilità di accedere senza condizionalità alla nuova linea di credito del MES.
Ebbene, signor Presidente, dobbiamo sottolineare alla sua sensibilità questa esigenza sia in termini di tempi che in termini di incisività. Chiediamo di essere finalmente ascoltati con particolare riguardo a tutti i contributi delle forze politiche, sottolineando una cosa che ci sta molto a cuore: in tema di COVID chiediamo che il Governo appoggi e solleciti l'urgenza di un'agenda sanitaria condivisa per migliorare adeguatezza e tempestività delle risposte e riconquistare una sovranità tecnologica ed economica dell'Unione sui mercati mondiali nella gestione della crisi pandemica. Su questo ci sono stati tanti problemi e tanti errori, ed è inutile infierire, ma noi vorremmo dire una cosa: la necessità di un approccio coordinato tra la limitazione della libertà della circolazione, proporzionata e non discriminatoria in risposta alla pandemia, deve essere in linea con la raccomandazione adottata dal Consiglio. L'Italia è molto forte sulle logiche predittive. Non ho mai sentito un intervento del Governo sulle logiche predittive (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Abbiamo dei centri di ricerca, Presidente, che bisogna assolutamente attivare. Ci sono università che dialogano con alcune regioni e hanno degli elementi di valutazione con algoritmi che ci chiedono gli altri Paesi, e il nostro Paese non investe in queste start up di giovani che hanno fatto scuola in tutto il mondo su questi argomenti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Muroni. Ne ha facoltà.
ROSSELLA MURONI (LEU). Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio, vorrei ripartire dall'inizio del suo intervento, quando ha sottolineato il fatto che all'Italia è riconosciuta la leadership mondiale nella lotta al COVID, e vorrei attirare l'attenzione sul fatto che questo non era affatto scontato. Sembra che questo Paese, spesso in preda al patriottismo semplicistico, poi invece non riconosca quando si afferma a livello internazionale il proprio primato. E il fatto che il summit sulla salute si svolgerà nel nostro Paese il prossimo anno è assolutamente un riconoscimento, ma è una grandissima occasione. Lo voglio sottolineare, signor Presidente, perché l'altra svolta a cui noi siamo, che è appunto l'atteggiamento dell'Europa, che ha messo in discussione il Patto di stabilità, in cui l'austerity era un dogma, il fatto che siano venute meno, invece, queste rigidità di nuovo vede un ruolo fondamentale del nostro Paese. Noi ce lo dobbiamo ricordare di fronte alle polemiche politiche, alle critiche, agli attacchi che ci vengono portati, perché sono anche il segno del peso che il nostro Paese è riuscito a riconquistare negli ultimi due anni in Europa anche grazie al suo operato, all'operato dei Ministri che l'hanno accompagnata in questa strada. Ecco, è fondamentale che l'Italia continui a spingere l'Europa su questo fronte, sul fronte della sostenibilità ambientale, e vorrei anche porre una questione nominalistica. Non a caso noi parliamo di Next Generation: noi stiamo parlando delle risorse della prossima generazione, dei nostri nipoti, e quindi dobbiamo avere un approccio all'utilizzo di queste risorse esattamente come l'ecologia pensa che ci si debba occupare del pianeta, con l'accortezza che queste risorse, così come il pianeta, noi le abbiamo in prestito dai nostri nipoti e dobbiamo avere appunto la generosità e l'attenzione di riconsegnargliele. Lei, Presidente, sa che noi, come Parlamento, abbiamo dichiarato l'emergenza climatica per l'Italia, nel senso che abbiamo chiesto un impegno del Governo. Credo che noi dovremmo essere, come Italia, il Paese che pone maggiormente il tema del fatto che l'emergenza climatica è ormai un fatto consolidato, ma è anche un'occasione per trovare una strada importante per quel Green New Deal che tutti insieme vogliamo portare avanti. Anche negli ultimi interventi dei colleghi dell'opposizione ho sentito questa preoccupazione, il fatto che il Green New Deal possa essere una minaccia; anche qui, un po' di consapevolezza del valore e dei talenti del nostro Paese non guasterebbe, perché è vero che bisogna avere attenzione per l'industria, per le imprese, ma non si tratta di fare la guerra alla plastica, si tratta di riconoscere le soluzioni che l'Italia - sono brevetti italiani - è riuscita a portare in giro per il mondo per affrontare il problema della plastica e che purtroppo nel nostro Paese spesso hanno ritardato ad avere una cittadinanza e diritto di esistenza. Questo lo dico perché uno dei punti che si affronterà in Europa è il rapporto con l'Africa. L'Africa è stata ed è per molte regioni, penso alla Nigeria, al Burkina Faso, la discarica dei nostri rifiuti di plastica. È un rapporto di dominazione, di ingiustizia che noi abbiamo nei confronti del continente africano, eppure ne parliamo solo in termini di migrazioni e non del perché quelle migrazioni avvengono: i mutamenti climatici, la corruzione, la depredazione delle risorse naturali che noi europei facciamo di quel continente. Credo che tutto si debba tenere insieme, un'azione di giustizia sociale e un'azione di giustizia ambientale. Sono d'accordo con lei, le persone vanno messe al centro: è per questo che con il collega Fassina stiamo lavorando moltissimo sul tema, ad esempio, dell'edilizia pubblica popolare, dei trasporti per i pendolari, dell'agricoltura di qualità e biologica, perché, Presidente, noi dobbiamo fare in modo che il Green New Deal, l'investimento sulla sostenibilità ambientale arrivi innanzitutto ai più deboli, perché i mutamenti climatici arrivano innanzitutto ai più deboli e noi da lì dobbiamo partire. Dobbiamo fare in modo che i servizi della sostenibilità siano anche un sinonimo di partecipazione, un nuovo modo di costruire coesione sociale e comunità. Per questo, però, ci vuole radicalità nelle scelte e razionalità. È per questo - glielo dico molto sinceramente, Presidente - che non trovo razionale - il fatto che non sono d'accordo, non avrebbe valore - in un Paese che ha, per esempio, un nodo importante sul sistema ferroviario, il nodo dei pendolari, delle città, continuare a insistere sulla costruzione del ponte sullo Stretto di Messina. Semplicemente e razionalmente, non può essere questa la nostra priorità.
Io credo che, invece, sia fondamentale guardare a quelle imprese e al lavoro nuovo sviluppato negli ultimi anni: oltre 500 mila assunzioni nel 2019 nell'ambito della green economy. Sono 432 mila le imprese italiane che tra il 2015 e il 2019 hanno investito in prodotti e tecnologie pulite, 3 milioni di posti di lavoro. Il 47 per cento delle aziende under 35 ha investito in qualità ambientale e questo, questo movimento, fatto di imprese, di cittadini e di comunità, ci ha portato alla leadership europea sulla riduzione dei rifiuti, sull'efficienza energetica e il riutilizzo delle materie, sulle certificazioni ambientali. Presidente, vada in Europa consapevole e orgoglioso dei nostri talenti, perché noi abbiamo la possibilità di pesare.
E poi, Presidente, l'attenzione ai territori. Le città sono un nodo fondamentale, le 14 aree metropolitane. Costruiamo l'Europa delle città e dei cittadini, lavoriamo con Parigi, con Madrid, con Barcellona per trovare delle soluzioni che tengano insieme economia, società, lotta alla povertà e ai divari, che nelle città conoscono particolare drammaticità.
Infine, Presidente, lei ha fatto un passaggio importante. Noi ieri, con il gruppo delle deputate che lavorano sulle questioni femminili presieduto dall'onorevole Boldrini, in passato abbiamo scritto una lettera, ma poi abbiamo contribuito alla risoluzione sul Recovery Fund, con il passaggio sulle donne. Vede, per occuparsi della Next Generation, per fare resilienza, per fare sviluppo sostenibile, c'è bisogno di uno sforzo generativo, di una trasformazione, di innovazione, di un adattamento al cambiamento, che le donne hanno per natura. Trasformiamo anche quell'attenzione alla cura, che spesso c'è stata attribuita come una croce dagli uomini, in una risorsa necessaria e comune che noi mettiamo a disposizione. Il Paese, l'Italia, investa sulle proprie donne, perché questo converrà anche agli uomini (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Montaruli. Ne ha facoltà.
AUGUSTA MONTARULI (FDI). Grazie, Presidente. Presidente Conte, quando lei si affaccia all'Europa, quando lei partecipa al Consiglio europeo, come il Consiglio europeo che si terrà nei prossimi giorni, lei rappresenta l'Italia. Non rappresenta il PD, non rappresenta Italia Viva, non rappresenta il Movimento 5 Stelle, non rappresenta la sua maggioranza: lei rappresenta tutto il Parlamento, tutto il Governo, tutta l'Italia nella sua interezza. E, nel rappresentare l'Italia al prossimo Consiglio europeo, le suggerisco di fare una cosa in premessa di tutti gli argomenti che sono stati posti all'agenda, cioè chiedere agli altri Stati europei di aiutarla e di mediare per riportare a casa i pescatori italiani ingiustamente, ingiustamente rapiti in Libia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Glielo dico perché non ci sfugge che in sede europea ci sono Paesi membri che, come dire, hanno rapporti particolari con Haftar; non ci sfugge che Haftar abbia portato avanti la richiesta di liberare, invece, degli scafisti che sono stati condannati in sede italiana, da parte del nostro ordinamento; e non ci sfugge come dietro a questa questione ci sia una questione molto più ampia, che è quella dell'immigrazione, perché, mentre loro ci chiedono indietro degli scafisti, noi, anzi voi aprite nuovamente i porti, fate entrare i clandestini, fate entrare un'immigrazione assolutamente incontrollata e vi rifiutate, ancora una volta, di ascoltare la proposta che viene da Fratelli d'Italia, che è l'unica proposta possibile: quella del blocco navale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Glielo dico perché, mentre noi veniamo ricattati, i porti si riaprono e sbarca là chiunque, voi chi inseguite? Voi inseguite gli italiani sul tappetino di casa, inseguite gli italiani per spiarli, inventandovi raccomandazioni del tutto inedite, del tutto inedite. Visto che si parla di Stato di diritto, io vi chiedo: ma siete così convinti che guardare dallo spioncino gli italiani sia conforme a uno Stato di diritto? Siete così convinti che, mentre parlate di Stati di diritto in Europa, l'Italia garantisca realmente lo Stato di diritto? Perché vorrei ricordarlo: la Costituzione garantisce la libertà personale, che è inviolabile, che l'ispezione dev'essere motivata dall'autorità giudiziaria e deve avvenire sempre sulla base della legge, non sulla base di un DPCM, non sulla base di un atto amministrativo. Uno Stato che vuole sapere tutto di noi, uno Stato che ci spia per sapere pure quante persone abbiamo invitato a cena o, per non dire che ci sta spiando, si inventa, appunto, nuove formule, quelle del fortemente raccomandato. Esiste solo una raccomandazione che conta in Europa e sono le raccomandazioni Paese, e non sono neanche più raccomandazioni, sono diventate praticamente degli obblighi, caro Presidente. E mentre l'Europa, appunto, ci obbliga sostanzialmente a vincolare i fondi europei, che chissà quando verranno e arriveranno, mentre tutto questo avviene, si apre, ancora una volta, il tema del MES. Ieri è stato approvato in quest'Aula un “no” al MES grazie anche al contributo di Fratelli d'Italia, ma, giusto per ritornare al tema dei clandestini, siete sicuri che volete continuare ad aumentare la spesa pubblica, anche in tema di sanità, a fronte di porti aperti dove non si conosce se le persone che entrano all'interno del nostro Paese sono o meno positive al Coronavirus? Perché questo è anche quello che sta succedendo.
E mentre, appunto, si parla di diktat che arrivano all'Italia, si apre anche un'altra questione, che è quella della Brexit. Presidente Conte, non partecipiamo al ricatto verso una nazione sovrana che ha fatto scegliere al proprio popolo se stare o no in Europa, non partecipiamoci. Portiamo rispetto per la volontà popolare. Se non portiamo rispetto per la volontà popolare degli inglesi, sarà molto difficile portare rispetto, un giorno, alla volontà popolare degli italiani. Anche su questo devo dire che il fatto di aver negato le urne agli italiani stessi quando si trattava di riconfermare la sua posizione a Capo di questo Governo credo che debba farla riflettere ulteriormente.
Insomma, più che spiare cosa fanno gli italiani, diteci che cosa fate realmente a Palazzo Chigi e occupatevi di quello che succede nei luoghi pubblici, perché volete così controllare, suggerire agli italiani se invitare cinque, sei, sette, tre invitati a cena, però poi saliamo sui pullman tutti i giorni, li vediamo affollatissimi, soprattutto nelle città metropolitane, e non c'è nessuno che ci spiega come mai, mentre a casa dovremmo controllare il numero dei nostri invitati a cena, invece quando mandiamo i nostri figli a scuola e salgono su un mezzo pubblico questo è affollatissimo e non si rispettano le minime distanze previste da ogni singolo protocollo possibile e immaginabile. No, questa incongruenza non s'ha da capire. Potevate mettere più mezzi, potevate utilizzare il tanto debito che avete fatto anche per rafforzare i mezzi di trasporto pubblico, potete far uscire i mezzi fermi per rimetterli in strada e invece no, e su questo è calato ancora una volta il silenzio.
E così avviene che in questo Consiglio europeo, certamente importante, l'Italia si trova sostanzialmente a dover francamente auspicare che si trovi un accordo il più possibile favorevole, diciamo, per l'utilizzo del Recovery. Però, mi permetta, Presidente: il lockdown economico voi ce lo imponete adesso; i soldi da parte dell'Europa arriveranno forse dopo l'estate, cioè a un anno e mezzo dall'inizio della pandemia. Mi dice, lei, come fanno le nostre aziende, il nostro tessuto economico, il nostro tessuto produttivo, a rispondere in modo positivo ai vostri divieti, quando l'unica soluzione che ponete davanti ai loro occhi è quella di soldi che chissà quando verranno, chissà come verranno, chissà, nell'indubbio e nell'incertezza più totale?
E, allora, visto che voi avete parlato di Next Generation, visto che in Europa parlerete di Next Generation, Next Generation - usiamo la parola italiana per una volta - significa future generazioni. Ecco, le future generazioni che cosa avranno? Perché voi dite il green, le innovazioni, la digitalizzazione ma, al momento, hanno solo debito: hanno il debito dei loro padri, perché, con le chiusure che voi imponete, c'è gente che si sta indebitando, perché non ha risorse, non ha entrate, non riesce a fatturare. Quindi, avranno il debito dei loro padri. Avranno uno Stato che è indebitato in maniera esponenziale, basti pensare che, ogni volta che voi chiedete la fiducia, facciamo praticamente una finanziaria, che è un'altra cosa che risulta, alquanto ormai preoccupante. E avranno un rapporto con l'Europa influenzato da questo debito, perché, diciamolo ancora una volta: i soldi del Recovery, che lei, in più dirette via social, ha disegnato come la panacea di tutti i mali, non sono soldi che ci regalano, non sono un regalo spinto dalla solidarietà europea che qualcuno fa all'Italia. No, sono un prestito e, come ogni prestito, non lo dovremo restituire, quindi sono un debito, un debito sulle spalle delle future generazioni. Ora, queste future generazioni ereditano questi tre debiti che ho anzidetto, però, quantomeno, mi consenta che, quando entrino a scuola, possano avere degli insegnanti e non delle cattedre vuote e, soprattutto, i più deboli, gli studenti disabili possano avere degli insegnanti di sostegno e non entrare il 14 di settembre e il 15 di settembre, purtroppo, tornare a casa perché non hanno un insegnante di sostegno a poterli osservare e aiutare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato De Luca. Ne ha facoltà.
PIERO DE LUCA (PD). Grazie, signor Presidente. Ringrazio e saluto anch'io, a nome del gruppo del Partito Democratico, il signor Presidente del Consiglio dei ministri. Il prossimo Consiglio europeo, come ricordato, si occuperà di questioni strategiche per il futuro del nostro continente. Il primo punto in discussione sarà quello relativo all'attuale situazione epidemiologica legata all'emergenza sanitaria. Al riguardo, il Partito Democratico ritiene decisivo continuare a rafforzare il livello di coordinamento e cooperazione non solo nel settore economico, ma anche nel campo medico-scientifico. In risposta al virus sono state messe in campo, come veniva ricordato, misure rivoluzionarie: oltre alle procedure di appalto congiunto, per la prima volta, per i dispositivi di protezione individuale, sono stati adottati strumenti innovativi, tra cui il Next Generation Eu e la linea di credito sanitaria del MES, affiancati da ulteriori risorse stanziate da Commissione e BEI per sostenere gli investimenti delle imprese, la ricerca su diagnosi e terapie, nonché lo sviluppo e la produzione del vaccino.
Il nostro invito, allora, è continuare a lavorare in questa direzione, finalizzare quanto prima l'entrata in vigore del programma Next Generation EU, rafforzare le procedure di gestione coordinata dell'emergenza e perseguire con determinazione quello che per noi rappresenta, ad oggi, l'obiettivo principale e su cui condividiamo quanto detto: avere un vaccino sicuro ed efficace, accessibile in modo universale, giusto ed equo per tutti. Questa è la grande sfida che abbiamo davanti e che invitiamo il Governo a sostenere con forza.
Al riguardo, permetteteci di rivolgere, però, un messaggio chiaro al Paese in questa fase così delicata: in questa prospettiva, noi riteniamo doveroso continuare a sostenere la scienza, la medicina, la ricerca, per difendere la vita dei nostri cittadini e continueremo a opporci con forza alla folle propaganda, anche di qualche giorno fa, dei cosiddetti negazionisti del virus. Sentir parlare di dittatura sanitaria e vedere violate di proposito norme e prescrizioni di sicurezza durante recenti manifestazioni lo riteniamo davvero inaccettabile. Dovrebbero avere rispetto queste persone per coloro i quali, purtroppo, ci hanno lasciato, per chi è in cura, per chi sta combattendo e per chi sta lavorando per difendere, giorno e notte, la nostra salute. E dovrebbero avere rispetto queste persone anche per la libertà di stampa e di informazione: rivolgiamo la nostra solidarietà al riguardo a Saverio Tommasi, giornalista di Fanpage per le aggressioni e le offese subite proprio dai manifestanti negazionisti in piazza, recentemente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Il secondo tema all'ordine del giorno sarà, poi, quello relativo, come lei ha ricordato, alla tutela dell'ambiente. I cambiamenti climatici, che colpiscono sempre più le nostre comunità, stanno trasformando il pianeta, producendo eventi meteorologici estremi e devastanti. Le recenti alluvioni che hanno colpito l'intero territorio nazionale ne sono, purtroppo, testimonianza. Cogliamo, allora, questa occasione per esprimere, anzitutto, la nostra vicinanza alle popolazioni colpite, agli amministratori, ai volontari, alle forze dell'ordine impegnate nei soccorsi nei giorni scorsi e rivolgiamo un pensiero commosso alle famiglie delle vittime, purtroppo, registrate in occasione degli ultimi violenti nubifragi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Dobbiamo continuare a lavorare con determinazione per far sì che episodi del genere non possano mai più ripetersi e l'Unione sta andando, crediamo, nella giusta direzione: ha firmato l'Accordo di Parigi e ha approvato l'obiettivo di conseguire la neutralità climatica entro il 2050. D'altro canto, fin dal loro insediamento, la Presidente von der Leyen e il commissario Gentiloni hanno lanciato l'idea di un nuovo Green Deal europeo, rafforzato anche dal programma Next Generation EU, che impone di destinare almeno il 37 per cento delle risorse verso obiettivi di transizione verde.
Gli obiettivi, gli impegni dei prossimi anni, che lei ricordava, sono ambiziosi e noi li condividiamo in pieno: ridurre le emissioni, migliorare l'efficienza energetica, aumentare la quota di rinnovabili, incentivare soluzioni di mobilità sostenibile, lottare contro il dissesto idrogeologico e rafforzare l'economia circolare, per costruire una società più equa, più giusta, più inclusiva. E in tale contesto, qualche giorno fa, il Parlamento europeo ha adottato anche il mandato negoziale per una nuova legge europea sul clima, chiedendo, in particolare, una riduzione delle emissioni del 60 per cento già entro il 2030. Ovviamente, qualcuno si è distinto, ancora una volta, in negativo a Bruxelles. Chiariamolo: noi crediamo che non ci debbano e non ci possano essere tatticismi politici su questo argomento e contestiamo fortemente e consideriamo inaccettabile la posizione dei sovranisti, che a Bruxelles hanno, ancora una volta, boicottato la lotta al cambiamento climatico votando contro la proposta del Parlamento europeo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e si sono opposti, quindi, alla difesa dell'ambiente e della nostra salute. Basta con la propaganda su questi temi. Ricordiamo, come stanno facendo le tante ragazze e i tanti ragazzi che sono tornati in piazza negli ultimi giorni, che la questione climatica è un'emergenza prioritaria, non più rinviabile.
Il terzo argomento in discussione è quello relativo alla Brexit. Attualmente, come lei ricordava, i negoziati sul futuro partenariato con l'Unione sono in una fase di stallo e la prospettiva di un “no deal” al termine del periodo di transizione appare sempre più, purtroppo, concreta. Per questo riteniamo assolutamente necessario predisporre, innanzitutto, misure di emergenza per prevenire l'ipotesi di “no deal” , ma consideriamo ancor più essenziale e decisivo lavorare, però, per evitare una simile prospettiva. Certo, non un accordo ad ogni costo, ma facciamo tutti gli sforzi possibili per evitare un “no deal”, che avrebbe un impatto devastante sul nostro Paese. Dobbiamo difendere, abbiamo il dovere di difendere la comunità di 700 mila italiani nel Regno Unito (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), che vedono minacciati i propri diritti e le proprie garanzie sociali, lavorative e sanitarie in questo territorio e dobbiamo tutelare le tante imprese italiane che si troverebbero esposte a ricadute economiche drammatiche. Pur rispettando pienamente l'esito del referendum del 23 giugno 2016, non possiamo, però, sul punto non esprimere una valutazione politica: lasciare l'Europa, a nostro avviso, non è la scelta giusta. La chiusura dei confini nazionali, la creazione di muri e barriere è sbagliata e dannosa, non migliora la sicurezza, le condizioni di vita dei cittadini, l'economia o le opportunità delle imprese, tutt'altro. Fortunatamente noi, signor Presidente, lo rivendichiamo con orgoglio, abbiamo evitato, la maggioranza e questo Governo, che in Italia potessero avanzare posizioni dannose, antistoriche e insostenibili di fuoriuscita dall'euro o dall'Europa. Grazie al lavoro di questa maggioranza e del Governo l'Italia è tornata protagonista e ha recuperato presenza, credibilità e autorevolezza a Bruxelles. La storia di questi mesi ha dato torto e dichiarato il fallimento delle posizioni dei sovranisti italiani ed europei.
Questa è la verità. L'ultimo tema in discussione, come lei ricordava, è quello relativo, infine, all'impegno internazionale dell'Europa. Noi condividiamo la necessità che l'Unione rafforzi sempre più la propria presenza in tutti gli scenari internazionali. C'è bisogno di un'Europa che parli con una voce sola e possa orientare le dinamiche globali, anzitutto, nelle politiche di vicinato, per raggiungere obiettivi di pace, sicurezza e crescita economica e sociale. Ed è su queste basi che riteniamo vadano gestite le tensioni recenti nel Mediterraneo orientale con la Turchia rispetto alla Grecia e Cipro e le future relazioni con il continente africano, a partire dall'Accordo post-Cotonou.
Ma, a livello internazionale, c'è bisogno anche di un'Europa autorevole, che rafforzi il proprio impegno a difesa dei valori cardine dell'integrazione comunitaria. Lo Stato di diritto, la democrazia, la tolleranza, il principio di non discriminazione, il rispetto delle libertà fondamentali: questi devono essere obiettivi che l'Europa deve difendere all'interno e all'esterno dei propri confini. Particolarmente significativa in tal senso è la vicenda, purtroppo, recente della Bielorussia. L'Europa, dobbiamo dirlo con nettezza, ha reagito finalmente con unità e compattezza, finora, a difesa della democrazia e delle libertà civili e politiche delle migliaia di cittadini bielorussi che manifestano da settimane contro il regime. La nostra posizione è molto chiara al riguardo: le elezioni presidenziali del 9 agosto scorso non sono state né libere, né eque e l'attuale Presidente manca oggi di una legittimità democratica. Continuiamo a lavorare, dunque, per sostenere in Europa questa posizione, sollecitando l'avvio di un dialogo inclusivo verso nuove elezioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Confermiamo il regime sanzionatorio attualmente adottato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e appoggiamo le richieste di nuove sanzioni nei confronti dei responsabili delle violenze di queste settimane. Non è tollerabile che si continuino a protrarre, a portare avanti misure repressive nei confronti di chi manifesta pacificamente: si liberino immediatamente allora i leader dell'opposizione e i giornalisti arrestati. Le libertà politiche di espressione e di manifestazione, la libertà di stampa sono per noi diritti fondamentali non negoziabili. Abbiamo sfide enormi e decisive davanti a noi. Per affrontare al meglio dobbiamo rilanciare con ancor più forza il progetto europeo e il nostro impegno nell'Unione. Continuiamo a costruire e consolidare una nuova sovranità europea: questo è l'unico modo per difendere e rafforzare sempre più la sovranità del nostro Paese. Per questo, signor Presidente, le rinnoviamo la fiducia e assicuriamo il sostegno a lei e al suo Governo nel lavoro politico, diplomatico e negoziale che state portando avanti a Bruxelles nell'interesse della nostra comunità nazionale. Buon lavoro a lei e buon lavoro al nostro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Suriano. Ne ha facoltà. Colleghi, per favore.
SIMONA SURIANO (M5S). Grazie, Presidente. Presidente del Consiglio, membri del Governo e onorevoli colleghi e colleghe, il 15 e il 16 ottobre al Consiglio europeo verranno affrontati temi importanti in una Unione Europea finalmente animata da uno spirito di collaborazione e cooperazione. Sarà un contesto in cui verranno discussi sicuramente i difficili momenti che sta attraversando tutto il continente europeo e andremo a Bruxelles - mi si permetta - forti di un bagaglio di esperienze e di scelte a volte sofferte e dolorose ma che ci rende oggi un Paese da prendere a modello. Di questo non posso che ringraziare tutto il popolo italiano che ci ha ridato la dignità e lo spessore internazionale a cui non eravamo abituati da tempo. Ma non solo di emergenza COVID si parlerà giovedì e venerdì prossimo: infatti sono diversi i temi di politica internazionale a cui l'Italia già partecipa fattivamente e attivamente per la ricerca di soluzioni pacifiche e congeniali a tutti gli attori in campo. Un tema assai rilevante, signor Presidente, è la Brexit fortemente voluta dal popolo britannico e per la cui ricerca di un accordo siamo ancora in trattativa da anni. La situazione, sul fronte delle negoziazioni tra Regno Unito e Unione Europea, è ancora in una fase di stallo e si spera di arrivare, entro la fine dell'anno, ad un accordo che sia conveniente dal punto di vista economico e sociale per tutte le parti in questione. Un'uscita senza accordo, il cosiddetto no deal, sarebbe sicuramente svantaggioso per tutti. Quindi noi non auspichiamo di arrivare a questo momento e se da un lato ci preoccupa la legge del Parlamento britannico sul mercato interno, che farebbe ritornare il Regno Unito ai confini fisici tra l'Irlanda e l'Irlanda del Nord, dall'altro accogliamo con favore e speranzosi le parole dei due capi negoziatori, lord Frost e Michel Barnier, che hanno dichiarato di voler arrivare comunque ad un accordo entro la fine dell'anno o quantomeno di voler scongiurare gli effetti negativi del no deal soprattutto sui temi più caldi a noi, che ci stanno maggiormente a cuore quali il commercio, i trasporti e la gestione dei flussi. L'Italia deve essere in prima linea su questo campo. Le chiediamo uno sforzo ulteriore al fine di ottenere il migliore degli accordi possibili affinché si evitino le inutili e sciagurate conseguenze di un mancato accordo e che si consolidino le relazioni già forti tra Italia e Gran Bretagna. In particolare di tenere in considerazione circa 700 mila connazionali che vivono nei territori della corona inglese perché i potenziali rischi di una situazione di disagio senza le giuste tutele dal punto di vista sanitario, lavorativo, sociale e di libera circolazione dei cittadini, sarebbe un grave danno per i nostri cittadini ma anche per le nostre aziende che hanno consolidato i rapporti di import-export con il Regno Unito. Altro tema che ci preme molto, Presidente, sono le relazioni con l'Africa. Ci preme sottolineare l'importanza strategica che questo continente ha per noi e, quindi, l'opportunità di portare a giusta e naturale conclusione negoziati per la finalizzazione dell'Accordo post Cotonou e perfezionare quei punti che ci stanno particolarmente a cuore come il diritto alla salute, i diritti sessuali e riproduttivi, l'identità di genere, una migliore gestione dei flussi migratori che sono per noi rilevanti. L'Italia è tra i Paesi che in prima battuta vive sulla propria pelle i buoni o i cattivi momenti che vive l'Africa, quindi per noi è fondamentale siglare e rafforzare questi accordi. Tra l'altro, questi sono temi che l'Italia, già nella sua politica estera, affronta quotidianamente.
Abbiamo da sempre coltivato un dialogo franco e collaborativo con i Paesi africani e li abbiamo accompagnati nel tempo verso transizioni, verso percorsi di crescita sostenibile, di pace e buon Governo. Insieme alla mobilità, alla gestione dei flussi migratori e alla digitalizzazione, questi saranno i pilastri dei futuri accordi quinquennali tra Unione Europea ed Africa, che a molti di noi, infatti, suonano già come i punti cardine della nostra agenda politica estera. Su questi punti vogliamo batterci proprio perché siamo convinti che una crescita del continente africano sul piano della sicurezza ma anche sul piano…
PRESIDENTE. Colleghi, per favore.
SIMONA SURIANO (M5S). Quindi, vogliamo batterci proprio sugli accordi con l'Africa perché siamo convinti che una crescita di questo continente sul piano della sicurezza e anche sul piano occupazionale sarà un'opportunità per tutti, nonché fonte di nuove rotte commerciali e di una migliore e più sana gestione dei flussi in entrata.
Signor Presidente, sono tanti i temi che a quel tavolo dovrà affrontare e auspichiamo un rinnovato e nuovo vigore delle trattative a livello europeo per risolvere la crisi libica che da tanti anni affligge i nostri fratelli libici o dei Paesi del Sahel che ancora sono terra di conquista per l'organizzazione di stampo terroristico. È auspicabile, infatti, che gli interventi di aiuto ai Paesi del continente africano siano maggiormente legati a politiche di stabilizzazione democratica e ad ulteriori garanzie nel rispetto dei diritti umani in tema di gestione dei flussi migratori ma nell'attualità c'è anche altro. Sono atti come il tentato omicidio per avvelenamento dell'oppositore russo Alexei Navalny sui quali si è ampiamente discusso anche in sede europea. Nonostante il rispetto che serbiamo per un grande Paese come la Russia, siamo sconcertati nell'assistere ad episodi del genere che minano la libertà, la vita e la libertà di opposizione. Il MoVimento 5 Stelle, quindi, approva fortemente la posizione di condanna europea dell'insabbiamento dell'avvelenamento di Navalny. Possiamo e dobbiamo attuare tutte le strategie affinché la Federazione Russa collabori con l'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche e che episodi di questa portata non si ripetano mai più. Allo stesso modo, condanniamo fermamente la posizione non collaborativa di Lukashenko per la risoluzione della crisi a Minsk. Vorremmo vedere la Bielorussa andare verso nuove libere elezioni e la cessazione delle ostilità di piazza che, in questi giorni, continuano con una escalation preoccupante, con la paura infatti di un intervento armato da parte delle autorità bielorusse. Nonostante Lukashenko abbia aperto timidamente verso le opposizioni rimane ancora debole e non possiamo dimenticare l'atteggiamento di forte repressione nei confronti delle opposizioni e dei manifestanti in piazza. Quindi, anche qui chiediamo una forte posizione da parte dell'Unione europea.
Infine, altra nota dolente, in questo momento assistiamo all'acuirsi delle criticità e dei conflitti tra due popolazioni a noi amiche, gli azeri e gli armeni, nella regione del Nagorno-Karabakh, dove ancora oggi continuano i bombardamenti e anche in questo caso chiediamo la presa di posizione forte da parte dell'Unione europea, altrimenti rischiamo di far sfociare questo conflitto in una crisi di lunga durata. Nonostante l'accordo del cessate il fuoco siglato a Mosca qualche giorno fa, gli attacchi sono ripresi. Sappiamo che, a fianco dell'esercito azero, vi è il sostegno della Turchia e del Presidente Erdogan e, secondo alcuni media internazionali, sono stati schierati anche dei gruppi jihadisti. La situazione è complessa e richiediamo quindi un grande sforzo. Le chiediamo, Presidente, di farsi portavoce da parte nostra nei consessi internazionali al fine di dare un nuovo e rinvigorito impulso al gruppo di Minsk per la soluzione pacifica, di cui l'Italia tra l'altro è membro. Per questo chiediamo un ulteriore sforzo dell'Europa anche per avviare un dialogo con la Federazione russa, per aprire un dialogo anche con la Turchia, per risolvere non solo la crisi nel Nagorno-Karabakh ma anche nel Caucaso, in Cipro, con la Grecia e in Libia. Per questo confidiamo in lei, signor Presidente, nella sua capacità di mediazione. In conclusione, come rappresentante del gruppo del MoVimento 5 Stelle la vorrei particolarmente ringraziare per il suo passaggio importante in merito all'occupazione femminile e al potenziamento dei servizi di infanzia. Il MoVimento 5 Stelle si è sempre battuto per il tema della tutela dei diritti delle donne e soprattutto sulla necessità delle donne di non dover scegliere tra il lavoro e la famiglia.
Noi siamo e saremo sempre dalla parte dei diritti delle donne. Quindi, signor Presidente, siamo certi che lei saprà rappresentare l'Italia in questo consesso internazionale e dare il giusto valore al nostro Paese, anche per la sua capacità - che ha sempre dimostrato - di saper tutelare gli interessi internazionali nel consesso internazionale. La ringraziamo, quindi, per il suo impegno e le facciamo in bocca al lupo, a lei e al suo Governo, affinché possa dare nuovo lustro e nuovo entusiasmo all'Italia in questo consesso internazionale (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Tabacci. Ne ha facoltà.
BRUNO TABACCI (MISTO-CD-RI-+E). Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio, penso realisticamente che nella gestione del COVID il suo Governo sia andato meglio di molti altri Governi europei. Si è mosso con prudenza e serietà, non con avventatezza, e rispetto al Consiglio europeo del 21 luglio la ripresa della pandemia conferma che da essa si può uscire con l'Europa più unita nel contrasto. Ora, quella storica decisione del 21 luglio va implementata senza incertezze e tentennamenti, e continui a diffidare dei negazionisti anche sui cambiamenti climatici. L'Italia può utilizzare questa fase come un'opportunità per risalire sulla scala europea in materia di sviluppo, occupazione e innovazione.
Ieri il Parlamento, con l'approvazione del documento della Commissione bilancio, ha fatto la sua parte, con una prima convergenza necessaria che speriamo si possa sviluppare. Ora il Governo metta in campo una governance adeguata, che spinga la pubblica amministrazione nelle condizioni di far fronte con efficacia alle fasi di progettazione, esecuzione e rendicontazione delle opere e degli investimenti da realizzare. L'Europa ha maturato qualche pregiudizio sulle nostre esperienze in materia di utilizzo dei fondi strutturali europei. Penso che si possa superare questo pregiudizio con l'efficacia dell'azione del nostro Paese e del suo Governo.
Secondo punto: l'esperienza della Brexit, negativa, molto negativa per l'Europa, ma soprattutto per il Regno Unito. L'accordo si deve trovare, ma non ad ogni costo e serva come monito per gli altri 27 Paesi europei. L'Europa non può avere le porte girevoli: ci si sta solo quando conviene. Anche perché agli elettori inglesi sono stati indotti in errore, pensavano di essere ancora il fulcro del Commonwealth e pensavano che l'Europa fosse un orpello. In realtà, l'Europa c'è ed è l'unica speranza nel nuovo assetto geopolitico, e anche Londra lo scoprirà.
Ho concluso, Presidente. A proposito dell'assetto geopolitico del futuro, mi pare che lei debba farsi carico in questo Consiglio europeo del significato strategico di un partenariato ampio e diffuso, su più livelli e dimensioni, con l'Africa. Per l'Europa è più naturale che per la Cina la strategicità di questo rapporto con l'Africa; e per l'Italia, che si affaccia sul Mediterraneo, questo rapporto è e sarà vitale. Lo dicono con forza le proiezioni demografiche dei prossimi decenni. L'Europa investa su una efficace cooperazione con il continente africano e l'Italia rilancerà la sua centralità nel Mediterraneo.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Quartapelle. Ne ha facoltà.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). Grazie, Presidente. Presidente del Consiglio, c'è una cosa che pochi dimenticano, anche se ormai sono passati molti giorni e sono accaduti molti fatti dal gesto tracotante e azzardato con cui l'8 agosto del 2019 il senatore Salvini (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) ha seppellito l'esperienza del Governo sovranista. In pochi dimenticano - così come testimoniano le grida dei colleghi della Lega - la ragione per la quale quel Governo sia entrato in crisi ben prima di quell'8 agosto e perché è nato questo Governo. Quel Governo, e in particolare la Lega dentro quel Governo, aveva una posizione pericolosa, insostenibile sulle alleanze internazionali e nei confronti dell'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) ed è così vero che i colleghi della Lega stanno rivedendo profondamente la loro linea di politica estera. Quelle posizioni erano delle posizioni dannose per l'Italia. All'Italia, lo abbiamo visto con la vicenda del Next Generation EU, non fa bene mettersi in un angolo e pensare di fare da sola. L'Italia, il nostro Paese, dà il meglio quando partecipa alle decisioni internazionali, quando si siede al tavolo con gli altri e propone delle soluzioni. Proprio come è successo con il Next Generation EU - da lei fortemente sostenuto, con il lavoro del Ministro Amendola e del Ministro Gualtieri - un pacchetto che contiene idee e proposte venute da italiani. Il fondo SURE contro la disoccupazione, che è stato pensato da Pier Carlo Padoan quando era Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), e il Recovery Fund, che è proprio un'idea del Commissario italiano Paolo Gentiloni (Commenti di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e del Commissario francese Thierry Breton. Si vede, si vede che questo Governo è diverso dal Governo precedente anche sulla politica estera. L'Italia per fortuna non è più in compagnia dell'Ungheria a bloccare le decisioni di politica estera (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Bene, bene che l'Italia sia d'accordo con le sanzioni a Lukashenko e a chi è coinvolto nella nell'avvelenamento di Naval'nyj. Il rifiuto della Russia di Putin di favorire un'indagine indipendente e la continua disinformazione su questo caso gravissimo richiedono risposte dure.
È così, stando insieme agli altri Paesi europei, che si dà energia e peso alla forza tranquilla dell'Unione Europea nel mondo. Presidente, però su questo punto della politica estera chiediamo un po' più di coraggio all'Italia che abbiamo in mente. Non basta allinearsi alle decisioni europee. Lo dico in particolare pensando alla Bielorussia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), alle centinaia di migliaia di persone che ogni domenica, nonostante gli arresti, nonostante le violenze, nonostante i rischi di stupro, scendono in piazza in tante città di quel Paese. Il coraggio di quelle persone deve smuoverci! Le dichiarazioni di prammatica sulla Bielorussia hanno fatto il loro tempo. In politica estera contano i gesti, servono i simboli. Ci sono state due delegazioni parlamentari del nostro partito, una guidata dall'onorevole Boldrini, di cui facevo parte anch'io, che ha incontrato la Presidente eletta della Bielorussia Svetlana Tikhanovskaya, e una, più recente, che è stata con gli onorevoli Pollastrini e Orlando a Minsk, a incontrare i dimostranti. Uno dei pochi gruppi di parlamentari europei che si è avventurato fino a lì (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), a portare solidarietà, ad ascoltare, a cercare di capire. Su questo il Governo segua. Non bastano le parole, servono dei gesti, Presidente. Facciamo tutto il possibile perché con un gesto noi possiamo dare una grande speranza quei dimostranti che mostrano ogni domenica un coraggio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) che è davvero straordinario e una capacità di protestare senza scadere nelle provocazioni e nella violenza.
E c'è un'altra questione di giustizia sulla quale sarebbe bello vedere un protagonismo più forte dell'Italia: lo ha detto lei oggi, è la questione delle donne. Di tutte le ingiustizie, ce n'è una infatti che è particolarmente odiosa perché coinvolge la maggioranza della popolazione: le donne. È proprio questa questione, quella del divario tra le opportunità degli uomini e delle donne, tra le fatiche che si sobbarcano quotidianamente le donne e gli uomini. Questa è una grande questione europea e dentro l'Europa è una grandissima questione italiana. Il Recovery Fund è l'occasione per superare questo divario e l'Italia, proprio perché è così in ritardo, può, a livello europeo, far diventare questo tema un tema politico prioritario. Presidente, sa qual è il miglior Paese al mondo in cui nascere donna? È l'Islanda. Lo ha ricordato l'ISPI, pochi giorni fa; poi ci sono la Norvegia, la Finlandia e la Svezia, i soliti Paesi. Sa qual è la posizione dell'Italia? Noi siamo settantaseiesimi su centocinquanta Paesi. Siamo buoni ultimi tra i Paesi europei e, soprattutto, siamo superati da tanti Paesi con molti meno mezzi dei nostri ma che, comunque, riescono a far vivere una vita più giusta meno faticosa alle loro cittadine e questo è incomprensibile. Sappiamo bene che i Paesi crescono quando le donne lavorano, i figli nascono quando le donne guadagnano, le società prosperano quando le donne partecipano, eppure in Italia questa non è ancora una questione prioritaria ed è una delle ragioni per cui l'Italia, da troppo tempo, si trova in una situazione bloccata. Le donne italiane, purtroppo, sono abituate a trovare lavoro meno che in Germania, meno che in Francia e persino meno che in Spagna. Sono abituate a guadagnare il 30 per cento in meno degli uomini che fanno il loro stesso lavoro con le stesse qualifiche; sono abituate a fare in casa i due terzi del lavoro di cura non pagato, con i bambini, con gli anziani e con i parenti che si trovano in difficoltà.
Sono abituate, Presidente, ma non vuol dire che non siano arrabbiate, stanche, deluse dalla politica; non vuol dire che quelle donne, oggi ancora più in difficoltà a causa del COVID, debbano continuare a fare così tanta fatica; non vuol dire che questo sia giusto per l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questa volta, Presidente il suo Governo ha un'occasione storica. Ha fatto bene lei oggi a fare proprio l'impegno sull'occupazione femminile; se deciderà di andare fino in fondo, il suo Governo non si troverà solo. Come diceva la collega Muroni, c'è un lavoro che qui alla Camera abbiamo fatto, con la guida dell'onorevole Boldrini, con l'Intergruppo donne, ma c'è anche fuori dal palazzo una grandissima mobilitazione di donne e di uomini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). C'è una petizione popolare, che lei ha ricevuto, “Il giusto mezzo”, che ha raccolto 40 mila firme in una sola settimana e che continua a raccogliere firme. A lei si sono rivolte in tante e in tanti: solo ieri ha ricevuto una lettera firmata da tante personalità del mondo dei sindacati, dell'università, del lavoro, della politica. Tutti loro, tutte loro, chiedono una cosa in più oltre all'impegno che lei ha preso oggi in quest'Aula, che è un impegno importante. Chiedono una cosa che io voglio ribadire: lei destini metà delle risorse del Recovery Fund per le donne; non il 20 per cento, non il 30 per cento, la metà. Lo faccia, perché fa bene all'Italia: lo faccia perché è giusto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. È così conclusa la discussione generale.
(Annunzio di risoluzioni)
PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Delrio, Davide Crippa, Boschi e Fornaro n. 6-00139, Molinari ed altri n. 6-00140, Gelmini ed altri n. 6-00141 e Lollobrigida ed altri n. 6-00142. I relativi testi sono in distribuzione (Vedi l'allegato A).
(Parere del Governo)
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il Ministro per gli Affari europei, Vincenzo Amendola, per l'espressione del parere sulle risoluzioni presentate.
VINCENZO AMENDOLA, Ministro per gli Affari europei. Presidente, il parere è favorevole sulla risoluzione n. 6-00139, contrario sulle risoluzioni n. 6-00140, n. 6-00141 e n. 6-00142.
(Dichiarazioni di voto )
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto. Ha chiesto di intervenire il deputato Fusacchia. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-CD-RI-+E). Presidente, Presidente Conte, io faccio così in questi due minuti: mi associo molto alle parole che ha sentito questa mattina da alcune colleghe, a partire da Rossella Muroni e poco fa Lia Quartapelle, sulle questioni dell'ambiente, sulle questioni delle donne. Ci aggiungo solo due punti. Lei sta andando al Consiglio europeo, un Consiglio europeo molto importante. Noi dobbiamo dare un segnale chiaro sulla Bielorussia, dobbiamo dare un segnale chiaro sull'Armenia, perché è chiaro che siamo tutti presi in questo momento, Presidente, dalla resilienza e dalla ripresa economico-sociale; ciò è inevitabile, ma l'Europa è stata costruita anzitutto sulla garanzia e sui diritti umani, sulle libertà fondamentali. Quella è Europa, al netto dei confini politici in questo momento dell'Unione europea, e non ci possiamo permettere di abbassare la guardia; non ci sarà ripresa, resilienza e ripartenza e costruzione di un'Europa unitaria diversa se non ci occupiamo di quello. La seconda e ultima cosa, Presidente, è una cosa di cui difficilmente qualcuno le viene a parlare in quest'Aula, secondo me al netto della Ministra Dadone competente, che però è centrale, cioè il ruolo della pubblica amministrazione in quello che stiamo facendo; mi riferisco a tutti quelli su cui dovremmo contare quando, prese le decisioni del Governo e del Parlamento, le dovremo attuare. Su questo, Presidente, dobbiamo fare un grande lavoro per reclutare le persone con le competenze giuste; abbiamo bisogno - e so di parlare ad un giurista - di reclutare tante professionalità diverse oltre ai nostri validi giuristi. Ci sono già dei concorsi in essere: mettiamo testa, Presidente; ci metta lei testa per primo, su come rafforziamo la nostra pubblica amministrazione e su come formiamo chi c'è, chi c'è già dentro, in maniera diversa a tutti i livelli, dai Ministeri ai comuni; soprattutto i comuni, Presidente, per poterci dotare della macchina amministrativa che serve per assorbire queste risorse e per costruire una dinamica diversa nel rapporto con i cittadini e le imprese. Facciamoli lavorare per missioni strategiche! Abbiamo bisogno di dare indirizzo anche per collegare tutti questi progetti importanti che stiamo mettendo insieme all'interno di Next Generation EU. Questo è un elemento centrale, insieme, ovviamente, a tutto il capitolo della digitalizzazione; abbiamo tenuto un incontro sull'intelligenza artificiale, quindi anche su come la pubblica amministrazione può diventare al passo con i tempi. Io credo che questo, Presidente, sia…
PRESIDENTE. Concluda.
ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-CD-RI-+E). Concludo, Presidente, grazie. Questo credo sia un tema centrale, se non il tema centrale su cui veramente ci giochiamo tutta la partita, e non ce la giochiamo, Presidente - per questo io lo volevo dire oggi - solo in Italia, ma ce la giochiamo anche in Europa, nella capacità di costruire credibilità ulteriore rispetto a quella già costruita con le istituzioni europee e i partner europei, sul fatto che l'Italia saprà mettere molto bene a profitto le risorse che arriveranno.
PRESIDENTE. Deputato Tasso, prego.
ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Presidente, Presidente Conte, il Consiglio europeo dei prossimi giorni, come tutti gli incontri da un po' di tempo a questa parte, riveste un'enorme importanza per una serie di motivi. Intanto perché l'evolversi della situazione in atto ha bisogno di continui contatti, confronti e perché, come ebbe a dire lei in passato, da questa tragedia se ne esce insieme. “Insieme” significa con tutte le componenti del nostro Paese - sociali, industriali, commerciali, politiche - che vanno a mio parere sempre più coinvolte nella redazione dei decreti che poi incidono sulla nostra vita e sui nostri comportamenti; ed anche, soprattutto, con gli altri Paesi europei, che in questo momento vivono una situazione sanitaria decisamente più delicata della nostra, e di questo va dato merito a lei e al suo Esecutivo, come anche alla compostezza e alla collaborazione degli italiani. Il programma del Consiglio è naturalmente ricco e articolato: situazione sanitaria, rapporti con il Regno Unito, con l'Africa. Infine, i cambiamenti climatici, ed è su questi ultimi che vorrei porre un accento, in quanto è un serio rischio che la crisi climatica potrebbe offrire scenari ancora più pericolosi. Il Lancet Countdown Report 2019 associa ai cambiamenti climatici una aumentata diffusione delle patologie infettive. In un pianeta più caldo, i virus, batteri, funghi, parassiti potrebbero trovare condizioni ideali per diffondersi e ricombinarsi, con aumento tanto della stagionalità quanto della diffusione geografica di molte malattie; per non parlare poi delle conseguenze idrogeologiche patite anche recentemente dal nostro territorio. In un passaggio del suo intervento ha indicato il potenziamento infrastrutturale come condizione indispensabile per un rilancio economico dei territori e, di conseguenza, del nostro Paese. Non posso che condividere decisamente questa indicazione, avendone esperienza diretta proprio dalla mia provenienza territoriale. In conclusione, Presidente Conte, il MAIE sarà di supporto alla sua azione di rappresentanza dell'Italia e voterà favorevolmente la risoluzione di maggioranza.
PRESIDENTE. Deputato Rospi, prego.
GIANLUCA ROSPI (MISTO-AP-PSI). Presidente Conte, 55 anni fa, il 14 ottobre 1965, un nostro collega, Olivetti, 15 anni prima di Steve Jobs, con il lancio del Programma 101 ha aperto la strada alla rivoluzione del nostro tempo: il personal computer. 50 anni fa l'idea del PC, di avere un PC nelle camere dei nostri figli era un'idea poco più che vana, un'intuizione; oggi abbiamo un computer in tasca, ognuno di noi. Da quel momento il mondo ha iniziato a correre, anno dopo anno; anno dopo anno superava un traguardo, raggiungeva un obiettivo. Oggi la pandemia da COVID-19 ci ha fatto capire che nessuno è invincibile e che da soli, colleghi, non si va da nessuna parte (questo lo dico a qualcuno che vuole alzare dei muri o chiudersi nei propri confini). L'Europa deve essere la casa di tutti noi, nel rispetto però delle tradizioni locali. Lei, Presidente, ha parlato di transizione ecologica digitale come tassello centrale per elaborare il piano di ripresa e resilienza: il 40 per cento delle risorse saranno dedicate a questa linea programmatica. Efficienza energetica, economia circolare, tutela del territorio sono gli obiettivi da raggiungere, ma questi sono gli obiettivi che raggiungevano già i nostri nonni; essi costruivano con i materiali locali (io vengo da una realtà, quella di Matera, dove le abitazioni venivano costruite col materiale prelevato dalle cave vicine); gli impianti centralizzati erano negli edifici degli anni Settanta, degli anni Sessanta. Ha parlato del super bonus: ottima misura, ma va trasformata da slogan a realtà, in quanto ancora non è partita. Bisogna fare di più, Presidente, però.
Occorre avviare un progetto e concludo di rigenerazione urbana sostenibile, passando dalla logica degli interventi che portano benefici a pochi, a quella degli interventi che portano benefici all'intera comunità: migliorare la qualità della vita di intere comunità non di singoli edifici. Il Consiglio europeo, toccherà anche il tema del Mediterraneo; allora, le suggerisco di affrontare, come lei ha anche anticipato a Taranto, il tema della piattaforma logistica del Sud Italia…
PRESIDENTE. Deve concludere.
GIANLUCA ROSPI (MISTO-AP-PSI). … perché se mettiamo a sistema i porti del Sud Italia abbiamo una capacità attrattiva delle merci, di tutte le merci del Mediterraneo, e le merci arrivano in Europa con cinque giorni di anticipo. Concludo, Presidente, veramente. La COP26, ultima cosa e concludo: allora, Cina, Stati Uniti e India sono responsabili del 50 per cento delle emissioni di CO2, l'Europa solo del 15 per cento, l'Italia meno del 2 per cento, allora dobbiamo lavorare tutti, come Europa, per far sì che anche gli altri Paesi adottino misure di riduzione della CO2, se no gli sforzi fatti dall'Europa risulteranno vani.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Schullian. Ne ha facoltà.
MANFRED SCHULLIAN (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio, dopo un periodo di stagnazione politica durante il quale le istituzioni europee non hanno saputo o voluto dare risposte comuni agli Stati nazionali che fronteggiavano e continuano a fronteggiare l'arrivo di imponenti flussi migratori, l'Unione europea sembra risvegliarsi e ricordarsi della sua fondamentale importanza per la convivenza dei popoli del continente europeo e appare finalmente capace di assumere il ruolo che le spetta. Paradossalmente, la pandemia ha rivitalizzato questa Unione, costringendo gli Stati a raggiungere l'accordo sul Next Generation EU e a ricordarsi che l'Europa è un'unione basata su valori, non su veti incrociati; è un risultato ottenuto anche grazie al prezioso lavoro diplomatico svolto da questo Governo, ciò va riconosciuto. L'Europa ha fatto per ora la sua parte, ma adesso spetta ai singoli Stati attuare e mantenere in vita questo nuovo vigore europeo, con la presentazione e, soprattutto, con l'esecuzione e la realizzazione dei piani nazionali di ripresa e di rilancio. Sappiamo che sarà un periodo impegnativo, soprattutto, per l'Italia, negli ultimi decenni poco avvezza alla pianificazione strategica, ma dobbiamo essere consapevoli, Governo e Parlamento in primis, che l'utilizzo del Recovery Fund potrà essere la più grande opportunità mai vissuta da questo Paese dal dopoguerra ad oggi. Serve un piano di rilancio economico che metta al centro i temi ambientali, una nuova visione dell'economia e della società più sostenibile ed in grado di intervenire sul cambiamento climatico in atto. È l'azione che deve sostituire la discussione, la convinzione che deve prevalere sulla convenienza, la consapevolezza che deve superare l'arroganza dell'ignoranza. Non meno importante sarà la definizione della relazione futura tra Unione europea e Regno Unito, un'Unione che sta per reinventarsi ha bisogni di regole chiare che definiscano i rapporti con altri Stati, anche e soprattutto con quelli che non solo geograficamente, ma fino a poco tempo fa anche politicamente e strutturalmente erano più che vicini all'Unione. Valutiamo favorevolmente anche le iniziative concernenti la cooperazione con l'Africa che riteniamo un elemento indispensabile per la soluzione del problema delle migrazioni. C'è motivo per sperare che l'Unione europea possa riconquistare la sua identità e la sua funzione di riunire i popoli europei. Signor Presidente, auspichiamo che l'Italia sia promotrice e protagonista di questo cambiamento ed in quest'ottica voteremo a favore della risoluzione di maggioranza.
PRESIDENTE. Avverto che la risoluzione Gelmini ed altri n. 6-00141 è stata sottoscritta dal deputato Lupi che, con il consenso degli altri sottoscrittori, ne diventa il secondo firmatario.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,55).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Si riprende la discussione.
(Ripresa dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lupi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, con il rispetto e con la chiarezza che spero da sempre ci ha contraddistinti, vorremmo dirle tre questioni che, tra l'altro, abbiamo anche, lo ha appena annunciato il Presidente della Camera, tradotto nella nostra risoluzione, a cui, purtroppo, il Governo, attraverso il Ministro Amendola, ha dato parere contrario. La prima: basta con gli equilibrismi; questo non è il momento dell'equilibrismo, la sensazione è che se il miglior punto di equilibrismo è l'immobilismo noi andiamo male tutti, non andiamo da nessuna parte. Bisogna osare e, tanto più in Europa e tanto più per l'occasione che abbiamo davanti, osare nel metodo vuol dire osare e avere il coraggio non solo di fare annunci - Ministri che dicono: dobbiamo collaborare con le opposizioni -, ma di capire che un confronto leale e una collaborazione seria in questo momento con l'opposizione, con chi le si oppone, rendono più forte l'Italia, rendono più forte l'Italia in Europa e, guardi, la collaborazione con l'opposizione non è approvare qualche emendamento, durante dei passaggi parlamentari, la collaborazione con l'opposizione, in momenti come questi, è la coscienza che in gioco c'è il futuro dell'Italia e dell'Europa. Noi le abbiamo più volte proposto e le riproponiamo con la risoluzione - il Parlamento ieri ha dato una dimostrazione alla Camera e al Senato che, se si vuole, si può lavorare nella diversità dei ruoli, maggioranza e opposizione, insieme - che il Governo, l'Esecutivo, proprio con questa opportunità del Recovery Fund, faccia e colga l'occasione di individuare, come noi le proponiamo, una cabina di regia informale, formale, come lei desidera, in cui effettivamente insieme ci si confronti sulle priorità. La seconda: quali priorità? Poche, lo abbiamo detto ieri al Ministro Amendola, poche priorità, perché la visione di un Paese per il futuro non consiste in 500 o 600 progetti, ma in quattro priorità in cui si declinano i progetti. Per noi, glielo ribadiamo con forza, la prima grande priorità è l'educazione, è la formazione, è la ricerca, dove per educazione, formazione e ricerca, finalmente ci sono le risorse per investire a medio e lungo periodo, non si intendono solo questioni infrastrutturali, non si intende solo l'assunzione di precari, ma per la prima volta insieme, per questo, in quella cabina di regia, possiamo avere il coraggio di individuare strumenti con cui, per esempio, si formino gli insegnanti del futuro, si ripensi ad un rapporto leale tra l'iter formativo e il mondo del lavoro, l'esperienza dell'alternanza scuola-lavoro non può essere un'esperienza buttata a mare così, dobbiamo, insieme, lavorare per progettare questo. La seconda riguarda le infrastrutture materiali e immateriali; non abbiamo tempo, ma avremo occasioni su cui confrontarci; alcuni pregiudizi ideologici sono superati, dobbiamo, insieme, sulle infrastrutture materiali e immateriali fare questo passo avanti. La terza è la famiglia; il Fondo monetario internazionale - ha visto, ieri - ha sottolineato come la debolezza strutturale del nostro Paese, al di là del suo debito pubblico, stia in un elemento, quello della denatalità; per la prima volta abbiamo grandi risorse da poter mettere a disposizione su un piano per la famiglia, come pilastro fondamentale della ricostruzione sociale, per favorire le nascite e la responsabilità. Abbiamo il coraggio, su questo, di farlo insieme. Infine, l'ultima è l'impresa, lo ripeto, l'impresa, i sussidi non danno la speranza, il lavoro lo danno le imprese, le piccole e medie imprese sono la spina dorsale di questo Paese. Altro elemento: continui a combattere in Consiglio europeo, perché noi stiamo parlando di risorse che ancora non ci sono, e lei sa quante difficoltà ancora ci sono, per ottenere realmente quelle risorse che avete e abbiamo conquistato tutti insieme in un'Europa che inizia a concepirsi diversamente.
PRESIDENTE. Concluda.
MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). Ci si appoggi insieme alla Presidenza tedesca e l'Europa, insieme, faccia - e concludo - questa battaglia contro i “Paesi frugali”, contro i Paesi dell'Est, non contro, ma per fare capire che quella è la vera opportunità per tutti. Ecco, su queste cose è il lavoro comune, tra chi le si oppone, con a volte durezza ma chiarezza, ma che oggi ha a cuore il destino delle prossime generazioni, next generation, osi, osi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO (LEU). Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, signori Ministri, noi crediamo fortemente che ci sia una priorità in questa fase difficile, delicata, di fronte alla seconda ondata del COVID, ed è una risposta che deve essere data dall'Europa nel suo complesso. Riteniamo che, sia rispetto all'emergenza sanitaria, sia rispetto a quella economica, sia fondamentale riuscire ad avere una strategia europea unitaria, vincendo le resistenze e gli egoismi che appaiono sempre crescenti in alcune nazioni. Dobbiamo riconoscere, pensando ai mesi più difficili, quelli che abbiamo lasciato alle spalle, di questa primavera, che l'Europa ha tardato, ha tardato a dare una risposta unitaria da un punto di vista sanitario e ha tardato anche rispetto alla risposta economica, che poi è arrivata, grazie anche al ruolo da protagonista del Governo italiano, e di questo gliene diamo volentieri atto. Però c'è una questione, che è ovviamente di fronte a noi, rispetto all'emergenza sanitaria: l'unica risposta possibile, finale, e in qualche modo conclusiva, è quella del vaccino e non possiamo non rilevare positivamente che l'Italia, insieme Germania, Francia e Olanda, è nel gruppo di testa per riuscire ad avere questa risposta in tempi che noi auspichiamo ovviamente rapidi, fermi restando tutti i controlli e i protocolli di sicurezza che sono assolutamente imprescindibili. Non le nascondo, signor Presidente, che, leggendo i giornali, leggendo le note degli istituti specializzati, guardiamo a questo Consiglio europeo con preoccupazione. La preoccupazione è che, rispetto ai passi in avanti, significativi, di alcuni mesi fa verso un'Europa capace di dare una risposta solidale e unitaria, vediamo – dicevo con preoccupazione – riemergere egoismi nazionali, scelte miopi, incapacità di comprendere che questa pandemia ha una dimensione sistemica. Mai come nel caso del virus, ci troviamo di fronte ad un fattore che non si ferma ai confini nazionali: nessuno può pensare di ergere muri per tenere fuori dal proprio territorio il COVID-19. Ci pare che questa consapevolezza non sia così diffusa e riemerga una scelta egoista e miope - come dicevo poc'anzi - che ci preoccupa. Lei ha giustamente sottolineato che, rispetto al Next Generation EU, sia necessario avere da parte degli altri Paesi - cito le sue parole - lealtà e rispetto, e questo è assolutamente condivisibile, dobbiamo pretendere da parte di tutti i 27 Paesi dell'Unione, degli altri 26, lealtà e rispetto.
C'è un altro fattore a cui ci pare debba essere data maggiore attenzione - lo abbiamo già detto in altre occasioni come questa -, che è il tema della velocità: la risposta, sia sulla crisi sanitaria sia sulla crisi economica, necessita di risposte rapide e quindi i ritardi che ci sono, le difficoltà che sono state anche da lei ricordate, con grande onestà, rispetto all'intesa e agli accordi del 21 luglio non vanno bene. Io credo che, da questo punto di vista, da questo Consiglio europeo debba venire una risposta chiara e netta di riconferma di quel quadro di accordi, con tutto quello che ne consegue, in termini di attuazione e di erogazione dei contributi, di ruolo della Commissione europea, dei Paesi nazionali. Qualsiasi passo indietro sarebbe sbagliato, da un punto di vista politico, guardando anche al medio termine, ma sarebbe un tragico errore rispetto all'oggi, alle necessità di dare oggi risposte veloci e rapide rispetto, sia alla crisi sanitaria sia alla crisi economica.
Sui temi è già stato detto molto: è evidente che per noi rimane fondamentale ovviamente il ruolo dell'Europa rispetto alle due grandi transizioni che abbiamo di fronte, la transizione verde e quella digitale, e poi il tema dell'equità e della inclusività, cioè di un'Europa sociale e di un'Europa giusta.
Vorrei soltanto sottolineare come il Green Deal non sia una moda del momento; è un'idea, è un'idea forte di società, è un'idea di futuro e, da questo punto di vista, per noi è e rimane, insieme al tema del digitale, la priorità assoluta. Sul tema del digitale ritorno su una questione, che è già stata oggetto di precedenti interventi: Noi, a differenza di altri Paesi europei, scontiamo in questo settore ritardi maggiori e quindi l'invito è accelerare, accelerare ancora di più per ridurre il digital divide e porre fine a una situazione sempre più inaccettabile di cittadini di serie A e di cittadini di serie B rispetto all'accesso alle telecomunicazioni, con tutto quello che comporta, nella prospettiva.
La preoccupazione sull'andamento del Consiglio e soprattutto sugli esiti del Consiglio è forte anche rispetto al tema Brexit, su cui ci troviamo di fronte - io credo - alla situazione peggiore in assoluto, cioè allo stallo negoziale, una situazione che, nonostante gli sforzi di chi sta trattando a nome dell'Europa, continua a non fare passi in avanti, e oggi lo scenario del New Deal che noi abbiamo sempre in qualche modo accantonato, ritenendolo non possibile, si sta invece manifestando come uno scenario probabile, con tutti gli aspetti di negatività che questo comporta, anche in relazione ovviamente ai problemi che questo causerebbe, non solo all'economia italiana, non solo alle prospettive dell'Unione, ma anche ovviamente ai 700 mila cittadini italiani che oggi vivono, lavorano e studiano in quella nazione, nazione ovviamente fondamentale, pensando all'Europa.
Infine - e mi avvio alla conclusione - sui cambiamenti climatici è già intervenuta, con molta più competenza di quello che posso fare io, la collega Muroni; vorrei soltanto su questo mettere in evidenza un punto: date le immagini, Presidente - so che lei le conosce - delle alluvioni in Piemonte, nella mia terra, di qualche giorno fa, sono qui a testimoniare che questa non è più oggetto di discussione, non è più oggetto di relazioni e di convegni, è la nostra realtà, quella dei cambiamenti climatici: quando, in poco meno di 24 ore, piovono su un territorio molto ristretto 500 o 600 millimetri d'acqua, è evidente che c'è un cambiamento climatico in corso, quando i tempi di ritorno sono stimati dall'ARPA Piemonte in 200 anni è evidente. Allora, rispetto a questo, c'è un'unica cosa che noi non possiamo più permetterci di fare, per l'oggi e per il futuro, per i nostri figli, ed è stare fermi. È questo il punto e, da questo punto di vista, bisogna vincere le resistenze; sì ci sono resistenze, le resistenze al cambiamento sono, diciamo, strutturali, naturali, connaturate all'uomo, quando diventano fattore di scelte statuali, diventano miopi, diventano pericolose; da questo punto di vista, l'Europa deve fare uno scatto in avanti deciso, netto, in qualche modo tirandosi dietro anche quelle nazioni che invece continuano a resistere.
C'è poi un'ultima questione, a cui è dedicata - e faccio i complimenti - una parte significativa del lavoro dell'Ufficio studi, che è il tema dell'Africa. Ebbene, su questo, noi scontiamo un ritardo, un ritardo di informazione e culturale: l'Africa è vissuta, diciamo, nel dibattito pubblico, semplicemente rispetto al tema dell'immigrazione, al tema delle difficoltà dei flussi migratori, che sono una parte della questione, ma, mentre noi abbiamo guardato al particolare, altri - e cito la Cina, basta guardare queste tabelle - hanno investito quantità di denaro molto importanti - insomma concludo – e, da questo punto di vista, l'Europa deve recuperare, e deve recuperare velocemente e noi ne abbiamo pieno interesse, perché un'Africa in grado di soddisfare i bisogni della sua popolazione evidentemente consente anche di gestire meglio i flussi migratori.
Chiudo, signor Presidente, chiedendole di tenere la barra dritta di un'Italia protagonista di una nuova stagione dell'Europa, una stagione di unità, di solidarietà, che lasci finalmente nel cassetto le politiche neoliberiste e guardi, invece, a un futuro in grado di dare una risposta ai cambiamenti climatici, con la transizione ecologica, e alla rivoluzione digitale (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Migliore. Ne ha facoltà.
GENNARO MIGLIORE (IV). Grazie, signor Presidente. Grazie Presidente del Consiglio e signori ministri presenti, l'agenda che lei ha illustrato, che ripercorre i temi più caldi di una vicenda politica che riguarda non solamente l'Europa, ma il mondo intero, è un'agenda impegnativa e credo che non basterà un solo Consiglio europeo per dirimerla, ma è evidente che ci sono degli elementi che rappresentano un evidente tratto di discontinuità nel quale l'Italia si è resa protagonista, e anche il suo operato ha svolto una funzione fondamentale. Le chiedo con grande forza che risuonino finalmente in quest'Aula le definitive parole del commiato all'egoismo generazionale e all'egoismo di genere, cioè alle due grandi crisi che sono di fronte a noi rispetto alla progettazione del futuro. Si colpisca quella che è l'idea di un mondo che si vede ancora fratturato in un immediatismo, in un presentismo che non ha una responsabilità nei confronti del futuro, e si comprenda che non si tratta dell'altra metà del cielo, ma si tratta, nella questione di genere, di affrontare una decisiva e fondamentale battaglia di civiltà per la crescita dell'intero pianeta.
Per questo motivo, nel nostro concreto fare quotidiano dobbiamo impegnarci perché le parole che hanno contraddistinto il patto sociale, che ha generato in Europa questa esperienza, pressoché unica nella storia, di una costruzione democratica e socialmente sostenibile, possa diventare contaminatrice in questo senso, pandemica in senso positivo, di democrazia e di diritti. Del resto, ci sono alcune scelte che noi dovremo operare: si è parlato molto, per esempio, di formazione, di istruzione, di ricerca che intersecano, in maniera chiara, anche quello che deve essere il progetto di futuro che non è collegato né all'andamento ondivago dei sondaggi né all'idea che si possa avere nel nostro Paese o comunque in Europa un atteggiamento superficiale rispetto ad alcune scelte. Ricordo, fin dai tempi dell'università, nei quali frequentavo gli ambienti di ricerca, la superficialità con la quale, per esempio, si sostenevano le ragioni della ricerca di base, che oggi invece ritorna ad essere fondamentale perché da questa sono emersi gli elementi fondamentali che ci condurranno anche a quel vaccino che dovrà essere di carattere europeo. Così come ricordo nella storia anche politica del nostro Paese come tante volte si è equivocato il cambiamento climatico con una specie di convegno, di una conferenza o anche un accordo tra Paesi.
L'accordo climatico è la ferita profonda che è stata inferta anche al nostro territorio recentemente; il cambiamento climatico sono i segni della violenza che in intere parti del pianeta portano addosso le persone che poi magari sono costrette a migrare; il cambiamento climatico è, se vogliamo dirlo con una metafora classica, la nemesi della hybris dell'uomo di fronte alla natura, anche se poi, di fronte a questa contraddizione tra la pretesa di voler governare la natura senza responsabilità e l'idea di un ritorno irenico alla natura, noi dobbiamo in qualche modo scegliere la strada che mette insieme la crescita e l'ambiente (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), perché, senza l'unione di questi due elementi, anche questa pretesa di decrescita, che porterebbe ad una felicità insperata e secondo me irraggiungibile, sarebbe assolutamente impossibile. Noi dobbiamo, come disse un economista profetico come Claudio Napoleoni, provare a cambiare il motore mentre l'automobile è in cammino; è questo il Green Deal, è questa l'idea di coniugare ambiente e sviluppo anche e soprattutto per vincere la sfida della pandemia. Ma c'è un tema, ci sono più temi che sollecitano la nostra attenzione alla vigilia di questo Consiglio europeo, ed è il fatto che non ci si possa chiudere in una bolla proprio in questo momento in un'Europa che si affaccia al mondo e nella quale c'è chi vince e chi perde anche con questa pandemia. Lei lo sa, perché ha seguito tutti i dossier di questi anni, che, per esempio, i fenomeni jihadisti in Africa o diffusi nell'Oriente sono rafforzati dalla presenza della pandemia sia per il ritiro di alcuni contingenti militari da quadranti complicati sia perché ci sono elementi oggettivi di incapacità da parte di alcuni Paesi, in particolare le nazioni più in difficoltà dal punto di vista economico, a governare i processi di welfare e di salute pubblica che vengono sostituiti da questi. Allora, quando noi parliamo di partenariato orizzontale, reciproco con l'Africa, dobbiamo iniziare a fare patti concreti, perché i patti che dovremo costruire per esempio negli accordi di post Cotonou con i Paesi ACP di Africa, Caraibi e Pacifico sono accordi che devono guardare realmente in faccia alla realtà e avere realmente il carattere della reciprocità. Oggi noi non abbiamo una sufficiente reciprocità con l'Africa, con i Paesi del vicino Mediterraneo, con quelli che sono anche i vettori delle migrazioni e con i quali noi dobbiamo invece stabilire una nuova relazione, basata sul rispetto e la reciprocità; solo così riusciremo anche a governare fenomeni epocali come quello delle migrazioni. Ma voglio ritornare al tema della pace, perché l'Europa nasce su questo impegno: sono citati nei nostri documenti, nelle nostre risoluzioni, le crisi che sono qui state ricordate del Nagorno Karabakh e dell'aggressione - perché così si deve definire - dell'Azerbaijan nei confronti dell'Armenia; il fatto che si citi un cessate il fuoco e una tregua che non c'è, perché è durata solo 13 minuti, il giorno 10 scorso; il fatto che ci siano truppe jihadiste e - il punto politico per noi è questo - l'invadenza, la dichiarazione esplicita dell'espansionismo turco e di Erdogan. Lo dico come italiano, lo dico come europeo: noi dobbiamo innanzitutto essere solidali con la Grecia e con Cipro (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Partito Democratico), noi dobbiamo essere in grado di contenere questo espansionismo lì dove si manifesta, tanto in Libia quanto nel Nagorno Karabakh. Dobbiamo, cioè, essere in grado di collocare l'Europa come motore, e non solamente come arbitro, di una promozione della pace; proporre la pace è un'iniziativa attiva, non è un ritorno nei propri confini. E infine una questione fondamentale, che è quella che ci muove nell'ansia di servire il Paese, nell'ansia di essere all'altezza della sfida europea: lo Stato di diritto e i diritti umani. Noi abbiamo la necessità di essere sempre consapevoli della nostra capacità di relazione diplomatica, però dobbiamo dire parole chiare tanto sulla Bielorussia, che è uno scandalo agli occhi di chiunque guardi in questo momento la scena del mondo (e qui la collega Quartapelle Procopio ha detto delle parole definitive dal mio punto di vista, che condivido fino in fondo) tanto sulle iniziative singole, su quella specie di esecuzione senza mandante - eppure, diciamo così, le motivazioni ci sarebbero tutte - di oppositori in Paesi come la Russia.
Noi abbiamo il dovere di chiedere una Commissione d'inchiesta internazionale indipendente (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Partito Democratico) sull'avvelenamento di Alexei Navalny e di tutti coloro i quali sono stati colpiti; abbiamo il dovere di dire, anche con l'orgoglio del nostro essere italiani, anche a un importante Paese nostro partner e interlocutore, che non accetteremo frasi sibilline come quella che ha detto il Ministro Lavrov nel corso degli ultimi colloqui con l'Alto rappresentante Borrell. Noi abbiamo, perciò, un'ostinata necessità di costruire un protagonismo italiano e, anche se di qui a poco continueranno le polemiche, le faccio un solo appello: cerchiamo fino in fondo di collaborare con l'opposizione. Sì, verranno ancora le polemiche dei sovranisti, ma questo è un momento nel quale la responsabilità e la saggezza di chi guida il Paese dovrà essere superiore (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva) a quelle che sono anche le intemperanze e l'emotività di chi in questo momento cerca solo un guadagno di facile consenso; ne va della nostra dignità (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire la deputata Meloni. Ne ha facoltà.
GIORGIA MELONI (FDI). Grazie, Presidente. Sarò, per dirla con il collega Migliore, intemperante, perché non siamo, purtroppo, ottimisti sul futuro di questa nazione. L'Italia attraversa una stagione estremamente complessa e l'impressione è che le risposte che arrivano da questo Governo continuino a mancare di credibilità e di concretezza. Vede, Presidente Conte, voi sbandierate le risorse del Recovery Fund come se fossero la risposta annunciata a tutti i problemi che abbiamo, ma purtroppo non è così. Non è così, in primo luogo, perché i soldi a fondo perduto dell'Unione europea, quelli che contano davvero, saranno 80 miliardi in diversi anni e non gli oltre 200 che lasciate intendere, ma soprattutto perché 80 miliardi di euro, in mano a chi non sa che cosa farci, rischiano di svanire nel nulla; così come sono, purtroppo, svaniti nel nulla buona parte degli oltre 100 miliardi di euro che avete speso da aprile ad oggi, dilapidati senza ritegno in consulenze, prebende, assunzioni per gli amici e provvedimenti inutili, mentre il 40 per cento delle aziende italiane rischia di chiudere. Oggi le linee guida del Recovery Fund che presentate sono un manualetto delle buone intenzioni. Per carità, Fratelli d'Italia ha fatto la sua parte e siamo anche contenti che alcune delle priorità che avevamo individuato sono state inserite in questi titoli - la ricostruzione delle aree terremotate, il sostegno alla famiglia e alla natalità, il tema di Roma Capitale - ma rimane che sarà sui provvedimenti concreti che noi capiremo se l'Italia ha una possibilità di rialzarsi. E non siamo ottimisti, Presidente Conte, perché - vede - ho sentito l'intrepido segretario del Partito Democratico, Nicola Zingaretti, dire che se in questa fase di COVID-19 al Governo ci fosse stato il centrodestra non sarebbero bastati i cimiteri: è indimostrato! È, invece, dimostrato che con voi alla guida dell'Italia in questa fase presto avremo milioni di disoccupati (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Quello è dimostrabile.
E non è la sinistra “tassa e spendi” che ci può tirare fuori da questo disastro; banalmente perché, economicamente parlando, è la sinistra “tassa e spendi” che ci ha infilato, economicamente parlando, in questo disastro. Ho sentito il temerario segretario del PD, Zingaretti, dire anche che se al Governo dell'Italia ci fossimo stati noi, l'Italia non avrebbe ottenuto sul Recovery Fund quello che ha ottenuto. In buona sostanza, la tesi della maggioranza è che quelle risorse arrivano in quota parte importante all'Italia grazie alla credibilità del vostro Governo. Peccato che chi abbia avuto anche solo dieci minuti per studiare il negoziato sa bene che le risorse vengono distribuite ai vari Stati membri sulla base di parametri oggettivi: la riduzione prevista del PIL, il tasso di disoccupazione, il PIL pro capite. Sa che cosa significa? Significa che l'Italia non avrà una parte cospicua di quelle risorse grazie alla sua credibilità, ma l'avrà perché la sinistra al Governo negli ultimi dieci anni ha devastato l'economia di questa nazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e ora noi dobbiamo essere aiutati molto più di quanto non debbano essere aiutati tutti gli altri. È di questo che vi state vantando? Perché a me non pare che ci siano elementi per vantarsi di questo. Oppure intendete sostenere che la Commissione europea aiuterebbe i singoli Stati membri sulla base del fatto che considera il Governo alla guida di quello Stato più o meno gradito? Perché questa è una tesi che, invece, abbiamo sostenuto noi spesso, ma voi fino a ora avevate avuto il pudore di negarla. Perché che vuol dire avere un Governo gradito? Io penso che gli italiani se lo dovrebbero chiedere. Io ho una risposta a questa domanda: Governo gradito significa un Governo asservito agli interessi delle nazioni straniere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), come dimostrano troppe cose che stanno accadendo in questi giorni nel disinteresse generale, come l'ultima vicenda che riguarda la Borsa italiana, Presidente Conte. Avete aiutato i francesi ad arrivare all'obiettivo storico di avere il controllo sulla Borsa di Milano (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e di controllare l'economia e le informazioni sulle nostre imprese, che è un preludio alle offensive che la Francia prepara al nostro sistema economico e finanziario, a partire da Mediobanca e da Assicurazioni Generali! Non ne parla la grande stampa, ma noi sì! Quanto è lunga la lista della spesa di Macron, Presidente Conte? Che cos'altro ci siamo impegnati a svendere? E quanto è colpevole e vergognoso che mentre alla Francia voi concedete tutto, non riusciate neanche a ottenere da Macron che imponga al suo amico Haftar la restituzione di 18 pescatori ingiustamente detenuti e sequestrati da oltre due mesi in Libia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? E sia chiaro, diciamo, per i posteri che io parlo dell'intercessione di Macron perché al Governo ci siete voi, perché se ci fosse stato un Governo, diciamo, dotato del minimo sindacale di attributi necessari, Haftar avrebbe già visto il profilo delle navi della nostra Marina militare dalle sue coste (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia): ok? Purtroppo, la prova di questa sudditanza l'avremo anche con il MES, quando accederete al MES - perché così che finirà, cari amici del 5 Stelle - ma, per carità, su questo potrete smentirmi con i fatti.
Il dramma è che con voi noi non siamo sottomessi solamente agli interessi di alcune nazioni europee, ma abbiamo anche altri padroni. Vogliamo parlare della Cina? Noi continuiamo, in Italia e in Europa, a moltiplicare tasse sulla plastica per le aziende italiane ed europee, facendo finta di non sapere che i fiumi europei contribuiscono allo sversamento di plastica in mare per circa lo 0,8 per cento e che, in compenso, circa l'80 per cento di quell'inquinamento è prodotto da nazioni come l'India e la Cina (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), nazioni sulle quali non dite niente e che aiutate a entrare in Italia, perché a noi non sfugge neanche il tentativo dei cinesi di entrare nella gestione dei porti di Taranto e di Brindisi. E allora, vede, Presidente Conte, ci sono visioni diametralmente opposte: al Governo ci siete voi, consentite ai cinesi di fare extraprofitti perché non devono rispettare le norme sull'ambiente e consentite che quei soldi vengano utilizzati per fare incetta di infrastrutture strategiche a casa nostra! Ci fosse Fratelli d'Italia al Governo, noi ci batteremmo per chiedere che la Cina paghi i giusti dazi per l'inquinamento che produce nel mondo e utilizzeremmo quelle risorse per difendere le nostre infrastrutture strategiche (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che è quello che dovrebbero fare l'Italia e l'Europa. Vede, io mi vergogno di vedere un'Italia ridotta così e, guardi, mi vergogno, ancora di più, quando vedo nazioni come la Polonia e l'Ungheria, che sono meno potenti della nostra, che alzano la testa contro il ricatto di un'Europa che vorrebbe utilizzare i soldi del Recovery Fund per piegare, con la scusa dello Stato di diritto, nazioni che vogliono difendere le loro radici, la loro identità e i loro confini. Lo dico per mettervi in guardia, per dire: non fate finta di stupirvi quando alla fine porranno il veto, perché è da cretini pensare che gente che ha difeso la sua libertà dai carri armati sovietici oggi si faccia minacciare dagli omuncoli della sinistra europea (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). È da stupidi! E adesso si comincia la litania secondo cui “Visegrad: non ci aiutano sui migranti”. È falso anche questo! Anche sul dossier dell'immigrazione avete capito poco. Mi dispiace, Presidente Conte: vi è sfuggito che la von der Leyen ha parlato di difesa dei confini esterni dell'Unione, di screening pre-ingresso per distinguere i profughi dai clandestini, di rimpatri?
Non sono i cattivoni come Orbán che non vogliono la redistribuzione, non la vuole nessuno, a partire dai vostri amici Merkel e Macron (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e, se voi continuate con questa furia immigrazionista, non otterrete che gli altri Paesi apriranno i loro confini agli immigrati: otterrete semplicemente che chiuderanno quei confini a chi arriva dall'Italia. Noi verremo buttati fuori da Schengen e, allora sì, saremo il campo profughi più grande del mondo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). A proposito, ma il divieto di assembramento e l'obbligo di mascherina valgono anche per gli spacciatori nigeriani che bivaccano nelle nostre strade o quelli fate finta di non vederli, perché siete troppo impegnati a mandare la polizia a vietare le cene tra i parenti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Perché anche questo è un tema di credibilità.
Vede, Presidente Conte, io penso che dovreste interrogarvi sul fatto che, ormai, questi decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, questi DPCM, sono buoni soprattutto per i meme su Internet. Non c'è credibilità in quello che fate, sono troppe, troppe domande che vengono fuori. Che cosa vuol dire chiudere i locali alle 24, devastando un'intera filiera, un intero settore? Che vuol dire? Che il COVID è nottambulo? Che vuol dire? E il divieto vale anche per i centri sociali o quelli potranno continuare a ballare dopo la mezzanotte, perché sono amici del Governo e non pagano le tasse (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? E come si misura la differenza tra attività motoria e attività sportiva? Quale è la velocità, in chilometri orari, dell'andatura per stabilire se uno sta facendo attività motoria e sportiva? Se mi alleno per la marcia, mi multano? Perché in un teatro possiamo fare entrare duecento persone, ma in un matrimonio sono ammessi massimo trenta invitati? Quale è la ratio? Se io volessi fare la mia festa di matrimonio dentro a un teatro, quanta gente potrei invitare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? E che vuol dire che non si possono somministrare gli alcolici fuori dai locali dopo le 21? Stiamo combattendo il COVID o la cirrosi epatica (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Ma vi rendete conto di quanto tutto questo sia francamente ridicolo? Che cos'è, giuridicamente, una festa? Come si misura una festa, giuridicamente? Bisogna essere allegri? Se si è tristi, è ugualmente una festa? E chi dice che per fare una festa servono molte persone? Io ho visto un sacco di gente che si annoiava e ho fatto festa con una persona sola (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia – Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Tutto questo rende tutto ridicolo!
E il risultato - e concludo, Presidente - rischia di essere che noi trasformiamo anche il mostro del COVID in una farsa grottesca, perché manca la credibilità e questa è la ragione per la quale, oggi più di ieri, noi di Fratelli d'Italia, e spero tutto il centrodestra, intendiamo batterci con forza contro questi provvedimenti ridicoli, in Parlamento e fuori dal Parlamento (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico), nelle piazze, sotto i Ministeri e tra la gente, e lo faremo perché la storia sappia che non siamo stati conniventi con queste idiozie (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Braga. Ne ha facoltà.
CHIARA BRAGA (PD). Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio, il Consiglio europeo a cui prenderà parte il 15 e 16 ottobre segna un passaggio decisivo per le sfide che il continente europeo ha davanti a sé. Sappiamo che sono diversi i temi che verranno discussi - la relazione tra l'Unione europea e il Regno Unito, le relazioni tra l'Unione europea e il continente africano e altre questioni rilevanti di politica estera -, ma non può sfuggire a nessuno di noi la priorità assoluta della questione legata alla risposta dell'epidemia, che deve vedere le istituzioni comunitarie e gli Stati membri uniti e determinati nel gestire in modo coordinato il preoccupante aumento dei contagi, il rafforzamento dei sistemi sanitari nazionali, utilizzando tutte le opportunità e le risorse finalizzate a questo obiettivo, lo sviluppo e la distribuzione universale del vaccino, per garantire a tutte le cittadine e i cittadini europei di poter proteggere la propria salute, e il sostegno all'occupazione alle imprese colpite dagli effetti economici e sociali della crisi pandemica.
Questo è il momento dell'Europa, ha affermato alcune settimane fa la Presidente von der Leyen, nel suo discorso allo stato dell'Unione. Non sarebbe stato possibile usare quelle parole senza il contributo determinante che l'Italia ha messo in campo in questi mesi, con l'azione del nostro Governo e dei nostri rappresentanti in Europa per affrontare l'emergenza sanitaria e porre le basi per una stagione di crescita sostenibile, equa e inclusiva. Il programma Next Generation EU è la cifra di un cambiamento radicale dell'Unione europea, che ha saputo superare la paura, la divisione tra gli Stati membri, per reagire, su basi nuove e solidali, alla più grande prova della nostra storia ed è anche il fallimento - lasciatemelo dire - dei sovranisti, che scommettevano e continuano a scommettere, come abbiamo sentito poco fa, sull'isolamento del nostro Paese e sulla sconfitta del progetto europeo. Forse è per questo che parlate di altro: rassegnatevi, non è così. Certo, dobbiamo essere consapevoli della portata della sfida, che è enorme, e anche del risultato, tutt'altro che scontato, ma anche della chiarezza degli obiettivi e della potenza degli strumenti che sono stati messi in campo.
Ieri, signor Presidente, il suo Governo ha ricevuto un mandato molto forte dal Parlamento sulle priorità per la predisposizione del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza. Non una vittoria dell'Esecutivo e della maggioranza, come ha bene sottolineato il Ministro Amendola, ma un elemento di forza su cui l'Italia potrà contare e che lei siamo certi saprà far pesare nel confronto europeo per condurre in porto la trattativa complessa in corso e per impiegare, in modo efficace, le risorse mobilitate dai programmi europei.
E allora, l'opportunità data dal programma ci mette di fronte a una responsabilità che non possiamo fallire. Non si tratta solo di affrontare problemi generati dall'emergenza sanitaria, ma di aggredire debolezze e colmare i divari strutturali. Quindi, non un'azione di restaurazione, ma un processo radicale di modernizzazione del nostro Paese: digitalizzazione, rivoluzione verde, infrastrutture per la mobilità, istruzione, formazione e ricerca, equità sociale, di genere, territoriale sono le missioni da perseguire per affrontare le sfide che abbiamo di fronte. Costruire una nuova fase di crescita che sia equa e sostenibile significa coniugare la sfida ambientale con quella economica e sociale, per evitare che i costi della transizione pesino sulle fasce fragili e che il rilancio passi da politiche dannose per l'ambiente. Non si tratta solo di riparare e recuperare per il qui ed ora, ma di plasmare un mondo migliore per vivere domani.
Non a caso, nell'agenda del Consiglio europeo dei prossimi giorni un peso preponderante lo avrà la questione legata ai cambiamenti climatici e al progresso che l'Europa sta compiendo in questa direzione. I cambiamenti climatici e il degrado ambientale sono una minaccia enorme per l'Europa e per il mondo. La crisi climatica non si è arrestata per effetto della pandemia: gli squilibri economici, le disuguaglianze sociali e territoriali, i conflitti, gli effetti drammatici, che già il cambiamento climatico determina sulla sicurezza e la qualità della vita dei cittadini europei, sono un'emergenza da affrontare con la stessa determinazione che stiamo impiegando nel contrastare la crisi sanitaria. Ci basti guardare alle tragiche vicende che hanno colpito i territori del Piemonte, della Lombardia e della Liguria solo qualche giorno fa per rendercene conto.
Ho ascoltato con un certo stupore le dichiarazioni di alcuni colleghi delle opposizioni contro un impegno più deciso sul clima, voci che venivano dagli stessi banchi da cui, qualche giorno fa, si alzavano voci critiche e feroci sugli appelli alla necessità di fronteggiare i cambiamenti climatici. Forse dovremmo ricordarci di questo, di questo stiamo parlando quando affermiamo con forza la necessità di un impegno non più rinviabile, e di questo tema l'Europa ha fatto un tratto caratterizzante della sua nuova identità politica. Fin dall'insediamento della nuova Commissione, la Presidente von der Leyen ha caratterizzato il suo mandato per un'attenzione decisa nella lotta contro i cambiamenti climatici. Il primo punto dell'azione politica è stato quello di avviare un ambizioso Green Deal per rendere l'Europa il primo continente a neutralità climatica al 2050. Questo significa sostenere la ripresa economica, grazie alle tecnologie verdi, sviluppare industria, trasporti sostenibili, promuovere l'uso efficiente delle risorse, passando a un'economia circolare e pulita, ripristinare la biodiversità e ridurre l'inquinamento. E significa anche garantire un sostegno mirato alle regioni, ai settori nella direzione di una transizione giusta, perché nessuna persona e nessun territorio sia lasciato indietro. In questo quadro, si inserisce la proposta di marzo, della Commissione europea, di una prima legge europea sul clima, per trasformare un impegno, che è politico, in un obbligo giuridico, rendendo questo impegno vincolante per gli Stati membri. Sappiamo che la Commissione ha reso esplicita, a settembre, la proposta di innalzare l'obiettivo di riduzione delle emissioni al 2030 al 55 per cento e, la scorsa settimana, il Parlamento europeo, con il voto del gruppo dei Socialisti e Democratici, ha approvato la propria posizione negoziale, chiedendo un ulteriore innalzamento del target al 60 per cento, chiedendo che ogni iniziativa della Commissione sia in linea con gli obiettivi climatici e che ci si impegni per eliminare, gradualmente, le sovvenzioni ai combustibili fossili entro il 2025.
Sappiamo, signor Presidente, che la discussione su questo punto è aperta e che il prossimo Consiglio europeo svolgerà un dibattito che è ancora di orientamento, quindi non decisivo, tuttavia abbiamo apprezzato, condiviso le sue parole rispetto alla volontà del nostro Governo di sostenere in quella sede la necessità di una strategia ambiziosa. Non sfugge a nessuno quanto una leadership europea su questi temi sia decisiva per non compromettere la possibilità di realizzare gli impegni fissati dagli Accordi di Parigi a distanza di cinque anni dalla loro sottoscrizione e per attuare gli obiettivi dell'Agenda 2030 sullo sviluppo sostenibile. Decidere di perseguire con decisione questa strada, tuttavia, non è solo una questione etica e di responsabilità verso le generazioni future: vuol dire predisporre il nostro Paese e il nostro sistema economico ad utilizzare al meglio tutte le opportunità offerte dalla nuova stagione di programmazione europea. Il 40 per cento - lo ha ricordato - dei fondi del Next Generation EU sarà investito negli obiettivi della transizione ecologica. Il quadro finanziario pluriennale per i prossimi sette anni prevede, a negoziato ancora in corso, di destinare almeno il 30 per cento della spesa complessiva alle azioni per il clima. Il Fondo per la transizione giusta, la strategia Farm to fork per rendere sostenibile il sistema alimentare, la discussione sulla politica agricola comunitaria, ci confermano come la sostenibilità sarà un tratto caratterizzante di tutte le politiche economiche europee e per questo le chiediamo anche in questa sede, signor Presidente, di dedicare la massima cura e attenzione al ruolo che il nostro Paese avrà nello scenario internazionale già nei prossimi mesi: la Copresidenza della Cop 26 e la Presidenza italiana del G20 che, come ha ricordato, avrà al centro della propria agenda proprio una nuova stagione di prosperità che si fonda sulla cura delle persone e del pianeta. La sfida ai cambiamenti climatici è connessa al benessere, alla qualità e alla sicurezza della vita dei cittadini italiani ed europei e alla possibilità di costruire un mondo più forte e più giusto, dove realizzare il nostro futuro trasformando con radicalità la nostra economia e la nostra società. Non a caso, signor Presidente, ho concentrato tutto il mio intervento su questo tema perché quella che lei si appresta ad affrontare in Europa non è una delle questioni: è la questione intorno a cui si potranno aggregare le energie migliori del nostro Paese ma anche il consenso dei cittadini che sempre di più comprendono come una proposta di superamento degli egoismi in direzione della tutela dell'ambiente sia davvero la chiave risolutiva di molti dei nostri problemi quotidiani e anche della sensazione di mancanza di prospettive e di angoscia per il futuro. Noi questo futuro lo possiamo costruire e cambiare se sapremo cogliere ognuna delle occasioni che ci si offrono e a lei, Presidente, il compito, che sappiamo svolgere con competenza ed efficacia, di portare in Europa una posizione italiana consapevole e decisa come ha già fatto in questo travagliato periodo in molte circostanze. A lei però anche un altro compito e al suo Governo, il nostro Governo, che è strettamente connesso ai risultati che avremo, cioè di rendere tutto il Governo coeso intorno agli obiettivi ambientali, non come proclami generici ma come concrete e utili opportunità d'azione, un Governo che metta in campo competenze e conoscenze indispensabili a immaginare e a realizzare il nostro futuro. Anche di questa necessità sappiamo che con il nostro sostegno saprà farsi interprete continuando a rafforzare la credibilità e il protagonismo dell'Italia in Europa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Liberi e Uguali).
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Valentini. Ne ha facoltà.
VALENTINO VALENTINI (FI). Se vogliamo cercare un filo conduttore che sottende il prossimo Consiglio europeo, che affronta temi in apparenza slegati tra loro e lontani dalle preoccupazioni immediate del nostro Paese, lo possiamo trovare, se vogliamo, nel ruolo e nell'importanza che la fiducia riveste nelle relazioni tra gli esseri umani così come tra i Paesi. Fiducia nel fatto che il Regno Unito tenga fede ai propri impegni nel cercare un accordo che possa attutire i contraccolpi della Brexit e consenta di progredire in un necessario percorso comune. Fiducia sui provvedimenti che dovranno essere adottati dagli Stati membri per far fronte comune alla pandemia per lo sviluppo, la produzione, la distribuzione di un vaccino, una distribuzione equa, ma anche la tutela delle libertà fondamentali che stanno alla base del mercato comune, libera circolazione di persone, beni e servizi e, quindi, la sopravvivenza stessa delle nostre economie. Fiducia nella capacità di raggiungere gli ambiziosi standard ambientali che ci siamo dati per la riduzione delle emissioni al centro della strategia che l'Europa ha annunciato per una rivoluzione verde delle nostre economie che debbono rivoluzionare il nostro modo di vivere e produrre, consumare, generare energia senza però andare a penalizzare le nostre imprese e le nostre attività economiche. Fiducia nella capacità del continente africano di non soccombere alle conseguenze del Coronavirus che, proprio come quando si insinua nel corpo umano, va ad attaccare le fibre del tessuto sociale, economico e politico sfruttandone le debolezze e accentuandone le situazioni critiche.
Nel caso britannico la fiducia ormai rappresenta il fattore scarso. Dopo che il Premier Johnson ha fatto adottare in patria una serie di misure che derogano agli accordi già sottoscritti con Bruxelles, dopo che arbitrariamente ha fissato l'ennesimo penultimatum ai negoziati che, guarda caso, coincide con il Consiglio europeo per cercare di ottenere toni più accesi, mettere pressione sull'Europa in una strategia di contrapposizione necessaria per rinvigorire le declinanti sorti domestiche sul piano politico. Ebbene ora Johnson usa il negoziato dei diritti di pesca come ricatto per ottenere norme più accondiscendenti in ambito del cosiddetto level playing field. Johnson usa il negoziato sui diritti di pesca; noi italiani invece dobbiamo subire ancora, dopo quarantacinque giorni, la vergognosa prigionia di nostri pescatori italiani che sono prigionieri (Applausi della deputata Prestigiacomo) e non sono ostaggi di un negoziato. Non vorrei ripetere quanto già è stato detto, ma credo profondamente che in un tempo passato sarebbe bastato con il Presidente Berlusconi la minaccia di sollevare il telefono. Ora, per tornare alla questione europea, Johnson utilizza i diritti di pesca per ottenere un level playing field più favorevole. Level playing field cosa significa? Significa migliori norme, più accondiscendenti dal punto di vista ambientale, diritti sociali, diritti dei lavoratori, concorrenze fiscali che sono imprescindibili per poter avere pieno accesso al mercato unico. Se possiamo estremizzare: per l'Europa significa evitare di avere un'altra Cina o un altro Singapore alle porte dell'Unione che abbia però libero accesso al mercato unico. Presidente, per noi level playing field non si traduce in botte piena e moglie ubriaca come vorrebbe Johnson. Per noi level playing field significa patti chiari e amicizia lunga. Napoleone definì il Regno Unito una nazione di bottegai. Io tendo invece a concordare più con Disraeli, il Primo Ministro della Regina Vittoria, che disse che gli inglesi non sono una nazione di bottegai, però ogni tanto si comportano proprio come se lo fossero.
Per quanto concerne l'Africa di fiducia ne serve molta, anzi più che fiducia serve speranza (non il Ministro). Per dirlo con tutta franchezza sul piano delle relazioni con l'Unione europea, nonostante il susseguirsi di accordi (la Convenzione di Lomé, Cotonou) la sostanza è che non vi è mai stata un'autentica volontà politica di consolidare un quadro istituzionale che incoraggiasse e sostenesse i Paesi africani verso la piena democratizzazione. Si è preferito procedere, invece, sulla base di relazioni preferenziali lungo assi post coloniali: questa in fondo è la genesi dei Paesi ACP e questo è il cambiamento che noi dobbiamo fare, perché nel quadro odierno di un'accesa competizione geopolitica, che vede il formarsi di aggregazioni multipolari su scala regionale, è sempre più evidente che, guardando una cartina geografica, l'Africa è ai nostri piedi ma non sotto i nostri piedi, anzi è solo l'altra metà che integra una cartina geografica più vasta, nella quale noi siamo in mezzo. Ora il primo imperativo che l'Europa deve affrontare, nel necessario rapporto con l'Africa, è il problema dell'instabilità e della mancanza di sicurezza. Il Sahel ospita dozzine di movimenti jihadisti, milizie etniche, gruppi armati e gran parte dell'area è fuori dal controllo degli Stati ed è un crocevia di traffici di ogni tipo e di flussi di immigrazione illegale sotto il controllo di una criminalità organizzata. Guinea, Golfo di Guinea, Corno d'Africa e Sahel sono proprio le aree sulle quali si concentrano le iniziative politiche- militari che vedono il nostro Paese impegnato a tutelare anche i nostri interessi nell'equilibrio di un più generale interesse comune. Secondo tema che va affrontato con l'Africa è l'insicurezza economica: un terzo dei 420 milioni di giovani africani sono disoccupati.
Ogni anno in Africa, per 12 milioni di persone che si aggiungono alla forza lavoro, sono disponibili solo 3 milioni di posti di lavoro. Il prezzo delle materie prime è crollato (si calcola che solo col crollo del prezzo del petrolio il gettito si sia decurtato di 65 miliardi); la recessione globale ha ridotto le rimesse degli emigrati e il turismo, che rappresenta il 10 per cento del PIL africano, ha subito, ovviamente, un tracollo. Va segnalato inoltre che due terzi dei Paesi africani sono importatori netti di generi alimentari di base, in un contesto in cui gli effetti del cambiamento climatico hanno visto anche il flagello di cavallette e conflitti diffusi per l'accesso all'acqua e alle terre. La situazione del lago Ciad, che interessa più di 20 milioni di persone, e il prosciugarsi delle cascate Vittoria sono una testimonianza, per chi ancora ne avesse bisogno, dell'impatto delle attività umane sul clima e non soltanto, ma anche sui flussi migratori. Quindi, è un ulteriore tipo di immigrazione, che potremmo definire immigrazione ecologica, o della catastrofe ecologica, e che si aggiunge agli altri tipi di immigrazione che già abbiamo in questo Paese. Certo, in questa condizione la situazione debitoria, che già era grave, si è ancora aggravata e i Paesi del G20 hanno già assunto iniziative per una moratoria del debito e per il sostegno economico; spero anche che la Presidenza italiana farà sentire la propria leadership in questo senso quando assumerà la Presidenza del G 20. Infatti, è evidente che l'Africa non possa risollevarsi contando solo sulle proprie forze ma sarà necessario uno sforzo della comunità internazionale, però lungo nuove forme di collaborazione e di sostegno, su un piano di parità, questa volta, il che implica, però, l'assunzione reciproca di obiettivi e di impegni, anche quelli sui rimpatri.
Presidente, tenere un dibattito in anticipo rispetto al Consiglio europeo, peraltro con un'agenda molto vasta, tende a trasformare il dibattito in una seduta psicanalitica collettiva che fa emergere le pulsioni profonde del nostro sistema politico. Nel caso dell'intervento che abbiamo ascoltato, del Governo, abbiamo visto la proiezione di un subconscio fatto di piani, progetti e soluzioni mirabili, che ci fanno pensare a un novello Xanadu, la famosa regia di Kublai Khan, cioè, tanto per rimanere in ambito britannico, un'opera che Coleridge scrisse, come sappiamo, sotto l'influenza dell'oppio. Presidente, chi si loda si imbroda: dinnanzi alla recrudescenza, prevista e prevedibile, del virus abbiamo trovato l'improvvisazione e l'incompetenza alla quale siamo stati abituati. Siamo un modello? Ma modello di cosa? Di provvedimenti spesso improvvisati di fretta, incomprensibili, che necessitano di una lista di FAQs su FAQs - storpiando un po' l'inglese - e rispetto ai quali la collega Meloni prima è stata mirabile nel dare l'esempio un po' della mancanza di credibilità che a volte questi hanno.
Con uno dei lockdown tra i più severi in Europa e la valanga di sussidi a pioggia, abbiamo solo anestetizzato il paziente e tamponato l'economia: il rischio è che il paziente non si alzi più.
Vada a fare ore di coda per un tampone, rischiando di infettarsi, e dica però che abbiamo avuto la Conferenza nel 2021 sul COVID; prenda un autobus o una metropolitana strapieni e gli dica: guarda che sciami, guarda quanti monopattini che vengono in contromano. Vada a parlare col settore dei servizi, del turismo e della ristorazione che formano il buco nero, la voragine del PIL! Il settore manifatturiero va avanti perché le imprese da sole hanno adottato misure di distanziamento e la produzione si può fare, ma nei servizi il distanziamento o non c'è o non si realizza in forme economicamente sostenibili. Abbiamo sentito parlare di milestones, baselines, targets e di linee-guida talmente vaghe e generiche che non si può non essere d'accordo; sembra che le abbia scritte il filosofo Massimo Catalano, con le slides e il linguaggio di un consulente McKinsey (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
Presidente, su questa barca ci siamo tutti insieme. Spero però che il nostro contributo come parlamentari e come opposizione non sia solo quello di passeggeri paganti, che al massimo vengono informati della rotta quando gli chiedono di dare una mano perché sennò la barca va a fondo, dove il merito è del Governo e la responsabilità dei cittadini; se così fosse, vorrei farle notare che l'industria delle crociere è in profonda crisi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Giudicami per quello che faccio e come lo faccio, non per quello che dico!
Per questo Forza Italia voterà contro la risoluzione della maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Giglio Vigna. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO GIGLIO VIGNA (LEGA). Grazie Presidente, onorevoli colleghi. Un Consiglio europeo sulla politica estera dell'Unione europea. Allora, parliamo di politica estera, signor Presidente Conte, allora parliamo di politica estera, signor Presidente Conte: riportiamo a casa i nostri pescatori (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Basta parole dal Governo: dov'è l'Unione Europea? Riportiamoli dalle loro famiglie!
Vede, signor Presidente, la vostra narrazione vorrebbe descrivere una realtà distorta, una realtà in cui ci sareste voi, coloro che sono per l'Europa, e noi che saremmo contro l'Europa. Ancora una volta, dai banchi della Lega ribadiamo, signor Presidente, che noi siamo contro questa Unione europea perché siamo per riformare l'Unione. Siete voi che state distruggendo l'Unione europea e state allontanando ancora di più i cittadini da un'istituzione ancora troppo distante. Brexit ne è un esempio: Brexit è la volontà del popolo britannico ma anche il fallimento della politica di Bruxelles. Sì, stiamo dicendo che Brexit è responsabilità vostra, come vostra è la responsabilità di un eventuale no deal, perché l'Unione europea vuole una Brexit positiva - questo è chiaro - ma questa politica si ritorcerà contro l'Unione europea e contro i popoli europei. È quasi ridondante dire che l'accordo di Dublino va riformato: i clandestini che sbarcano sulle nostre coste devono essere ridistribuiti! Mentre voi state cancellando, signor Presidente Conte, i “decreti Sicurezza” di Matteo Salvini, i partners europei vi prendono in giro e ogni sei mesi si apre un tavolo di trattative sulla ridistribuzione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Intanto continuano gli sbarchi, i porti sono aperti, la gente muore nel Mediterraneo e il tema è legato al COVID!
Quindi, signor Presidente un passaggio sul vaccino, solo un passaggio sulla distribuzione del vaccino e sulla gestione del vaccino. Non vorremmo dire qualcosa che vada troppo verso la sovranità dei singoli Stati, ma forse una gestione europea del vaccino, della sua distribuzione, ci sembra oggettivamente irreale. Non vorremmo dire un qualcosa che vada troppo nel senso dell'autonomismo, ma forse dovranno essere le Regioni ad avere questa partita in mano o, per lo meno, gran parte di questa partita in mano.
Quindi una riflessione sul Recovery, se ci sarà il Recovery e, nel caso, le casse integrazioni non stanno ancora arrivando, signor Presidente. Una piccola riflessione: l'Italia è un contributore netto dell'Unione europea, quindi, nel caso arrivassero, sono soldi nostri che tornano come prestito e con condizionalità. Il quando è importante, il quando è il tema, perché le imprese e i negozi non stanno ripartendo nel Paese reale.
Vede, signor Presidente, la Germania dichiara che vuole la neutralità dell'Unione europea fra gli Stati Uniti e la Repubblica popolare cinese; l'ha dichiarato l'ambasciatore tedesco in audizione qui alla Camera dei deputati. È una follia, una follia pura o, perlomeno, non è interesse del nostro Paese. L'Europa è occidente, è nella nostra storia e nei nostri valori. Noi ribadiamo la propensione atlantista dell'Italia e non possiamo pensare all'Europa se non in questo modo! Siamo quindi preoccupati dell'espansione economica e culturale cinese in Africa, nei paesi del vicinato e nella stessa Unione europea e qui in Italia; mi riferisco al porto di Taranto e ad altre svariate situazioni. Siamo preoccupati anche per l'espansionismo turco, perché la Turchia ha spodestato i Paesi europei in Libia e ha mire egemoniche sul mare Egeo, ha mire economiche e commerciali sull'Albania.
A tal proposito, parlando di politica estera dell'Unione europea, un passaggio sull'Armenia. Su questo conflitto, l'Unione europea ha intenzione di nascondere la testa sotto la sabbia come ha fatto con il popolo curdo o prenderà una posizione a favore del popolo cristiano dell'Armenia?
Una domanda, Presidente, da portare al prossimo Consiglio europeo.
In Europa si sta evitando un dibattito che, nel resto del mondo, si sta affrontando. L'OMS, l'Organizzazione mondiale della sanità, ha fallito il suo compito. L'OMS ha poi coperto le omissioni della Repubblica Popolare Cinese. Non abbiamo visto all'ordine del giorno di questo Consiglio europeo il punto sulla discussione su cosa farne dell'OMS. Negli Stati Uniti si sta discutendo: come la Società delle Nazioni al termine della Seconda guerra mondiale, alla fine di questa pandemia, l'Organizzazione mondiale della sanità andrà smantellata, perché ha semplicemente fallito il suo compito (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
È chiaro che pure noi siamo ambientalisti: è assurdo nel 2020 non essere ambientalisti. È chiaro che anche noi siamo per l'obiettivo delle emissioni zero. Ma vede, signor Presidente del Consiglio (mi rivolgo a lei tramite il Presidente Fico), e vedete, onorevoli colleghi, prima di tutto in questa fase viene il lavoro: è anche nostro obiettivo arrivare ad un'Europa a disoccupazione zero e a povertà zero, non solo ad un'Europa a emissioni zero. E quindi l'obiettivo è quello di attuare politiche di rilocalizzazione, dare ai Paesi membri la possibilità di difendere i propri asset strategici; l'obiettivo è quello di riportare la produzione in questo continente, in Italia e in Europa: solo in questo modo l'Unione europea potrà garantire la felicità e la sicurezza dei propri cittadini e riprenderà quel posto nella storia che oggi purtroppo ha perso (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Berti. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BERTI (M5S). Presidente, colleghi e colleghe, i numeri della pandemia ci dicono che la situazione in Europa sta peggiorando, e da questo dato partiamo per assumere delle decisioni e fare delle scelte nell'interesse esclusivo dei cittadini. Il nostro impegno, l'impegno del personale sanitario ci hanno portato riconoscimenti internazionali, tra cui quello dell'OMS: nella stampa e nella politica internazionale si è parlato di “modello Italia”, e ad oggi siamo il Paese europeo che ha avuto la minore crescita dei contagi.
Il decreto emanato ieri, il DPCM, è quindi uno strumento di precauzione per evitare un aumento esponenziale dei casi come nei mesi di marzo e aprile di quest'anno. La seconda ondata rischia di mettere ancora una volta il nostro sistema sanitario sotto pressione. L'Italia di oggi è un'Italia consapevole della pericolosità del Coronavirus, è un'Italia disposta a fare tutto il necessario per contenere la pandemia e ripartire più forti di prima. È un'Italia che ha capito che le scelte di politica sanitaria che prendiamo oggi avranno un effetto sulla curva dei contagi soltanto nelle prossime settimane.
Fare tutto il necessario per sconfiggere il Coronavirus però non significa rinunciare alla nostra vita sociale, alla nostra libertà individuale e collettiva, alla gioia di vivere, alla gioia dello stare insieme: significa esercitare in libertà comportamenti consapevoli a tutela della sicurezza pubblica.
Mettiamocelo chiaramente in testa: fermare il contagio non è di destra, non è di sinistra, non è di centro, è una questione di sopravvivenza e di sicurezza nazionale. La polemica politica deve fare un passo indietro; anzi, deve proprio sparire. Ieri ho letto una dichiarazione del leader della Lega che diceva: “Arriveremo ad avere i delatori di condominio come nell'ex Unione Sovietica”. Alcuni vogliono contrapporre a tutti i costi per calcolo politico la parola “libertà” alla parola “responsabilità”.
Presidente, non eravamo noi, e non era certo lei a farsi le dirette Facebook mentre citofonava a casa dei cittadini, chiedendo di entrare nel loro domicilio e accusandoli di essere spacciatori.
Ieri abbiamo sentito in riferimento ai DPCM parole imbarazzanti e fuori luogo, come “psicopolizia”, riferimenti ad Orwell, alla Stasi, alle spie; parole che sentiamo non in politica, ma nelle manifestazioni no-mask e negazioniste. Purtroppo, tante e troppe dichiarazioni delle opposizioni fanno scattare l'allarme e la paranoia sociale, generando sfiducia verso le istituzioni che tutti noi rappresentiamo, generando diffidenza verso strumenti come l'app Immuni, un'app scaricata da 8,5 milioni di italiani che ci permette oggi di tracciare e stroncare la catena di contagio. Sollevare dubbi e fare critiche è il sale della democrazia, ma dobbiamo essere tutti responsabili, maggioranza e opposizione, nel creare un senso di comunità nazionale.
Noi abbiamo già cominciato a marcare la differenza rispetto alla crisi del 2009, grazie a un approccio radicalmente diverso. Ce lo ricordiamo tutti: 10 anni fa non si parlava di contagio sanitario, ma si parlava di contagio economico, di contagio finanziario, di contagio bancario; i Governi nazionali hanno subito la voracità dei mercati finanziari ed erano sottoposti a speculazioni sul debito pubblico che ancora oggi paghiamo. Dieci anni fa la crisi è stata pagata dai Paesi più deboli, dalla classe media e ci ha lasciato in eredità strumenti di austerity come il Fiscal Compact e una serie di Trattati creati fuori dal diritto europeo e dai valori e principi dell'articolo 3 del Trattato del funzionamento dell'Unione europea: il benessere dei popoli, la piena occupazione, il progresso e la coesione sociale ed economica.
Oggi, ripeto, la storia che stiamo scrivendo è totalmente diversa: ci troviamo in una crisi sanitaria simmetrica, che tocca tutti i 27 Paesi dell'Unione europea e il mondo intero. La politica italiana, anche grazie alla nostra azione, ha smesso di dire: non ci sono i soldi, ce lo chiede l'Europa o ce lo chiedono i mercati; è la prima volta, la prima volta nella storia dell'Unione europea che l'Italia prenderà più soldi di quanti ne versa, 80 miliardi a fondo perduto.
Però nel frattempo l'Italia ha già messo in campo un intervento pubblico mai visto prima: 100 miliardi stanziati, gli ultimi 25 due giorni fa; tra mille difficoltà, procedure create da zero e con una macchina statale già affaticata dall'età dei dipendenti pubblici e dal blocco del turnover del 2007. Un sentito grazie va ai nostri dipendenti pubblici per l'impegno costante nel garantire servizi essenziali e per aver bandito, anche in questo periodo, decine di migliaia di posti di lavoro nel settore pubblico per i giovani e i neolaureati.
Però c'è chi dice che questa rete di salvataggio, questa rete di protezione che abbiamo costruito non è abbastanza. C'è chi definisce tutto questo “ridicolo”, come ha fatto la collega Meloni poco fa. Innanzitutto, Presidente, per suo tramite vorrei salutare la collega Meloni, dato che la vediamo solo quando ci sono le dichiarazioni e le telecamere, ma in Commissione affari costituzionali non la vediamo mai (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). È stato detto che, se la destra fosse al Governo, tutto sarebbe diverso, tutto sarebbe magnifico, ma voi siete stati già al Governo di questo Paese e tutta questa prosperità io non me la ricordo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Quanti soldi sono arrivati alle imprese, alle famiglie e ai cittadini nella crisi del 2010? Nel 2010 avete bloccato i licenziamenti? Avete dato congedi parentali straordinari? Avete pagato la Cassa integrazione per le imprese di uno o due dipendenti? Avete garantito quasi 90 miliardi di prestiti (Commenti dei deputato Deidda)? Erogato 6 miliardi di euro a fondo perduto? Avete fatto gli sgravi contributivi al Sud per i contratti a tempo indeterminato?
SALVATORE DEIDDA (FDI). Rispondi alle interrogazioni!
PRESIDENTE. Deidda! Continui.
SALVATORE DEIDDA (FDI). Gli faccia rispondere alle interrogazioni!
PRESIDENTE. Deidda! Deidda! Faccia terminare. Deidda! Deidda, faccia terminare. Prego.
FRANCESCO BERTI (M5S). Presidente, noi siamo consapevoli che una ripresa economica ci sarà se e solo se ripartiranno gli investimenti, pubblici e privati: investimenti che avranno finalmente al centro l'ambiente. Oggi abbiamo capito come l'ambiente influenza la nostra stessa salute: i dati ci dicono che c'è una correlazione tra aree di maggiore inquinamento atmosferico e aree di diffusione del virus. Questi dati hanno spinto la ricerca scientifica a esaminare ulteriori correlazioni e potenziali causazioni tra presenza di particolato atmosferico, inquinanti e virus.
Parlare di riduzione dell'inquinamento e tutela dell'ambiente significa anche creare occupazione e creare lavoro. Creare lavoro significa aumentare la denatalità e ridurre il calo demografico. Per questo abbiamo creato il superbonus al 110 per cento, una misura fortemente voluta dal MoVimento 5 Stelle che unisce intervento pubblico nell'economia, ambiente e creazione di posti di lavoro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Pensate che ISPRA ci dice che il 60 per cento dell'inquinamento da PM10 delle nostre città deriva da impianti di riscaldamento, e di questo il 40 per cento deriva da caldaie a gasolio.
Molte persone ancora non credono che sia possibile che lo Stato, grazie al superbonus, finanzi per intero la riqualificazione energetica dei condomini e delle abitazioni.
Pensate all'enorme patrimonio residenziale popolare, costruito durante gli anni Sessanta e Settanta: intervenire in quegli immobili significa abbattere del 35 per cento i consumi di energia; quindi risparmio energetico, ambiente casalingo migliore da vivere, tutela dell'ecosistema, creazione di posti di lavoro, ma anche bollette meno care e meno pesanti per il bilancio familiare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Questa sfida ambientale, però, non può essere risolta solo sul piano nazionale, anche in chiave globale l'Italia deve essere leader di uno sforzo europeo, la neutralità climatica deve essere l'obiettivo della rivoluzione verde per dire fine ai cambiamenti climatici. La neutralità climatica deve essere raggiunta entro il 2050, le emissioni inquinanti devono essere ridotte di almeno il 55 per cento entro il 2030; le scelte ambientali rappresentano un asse di investimento fondamentale e un obiettivo di medio e lungo periodo centrale nella programmazione delle risorse. Questa è la sfida del futuro, la transizione ecologica è la nostra battaglia, una battaglia che ha acquisito forza, grazie anche alla sensibilità dei tanti giovani scesi in piazza per chiedere un cambiamento. Per anni abbiamo sentito dire che l'Italia doveva imparare dagli altri Paesi, che doveva fare i compiti a casa; così, era come ci trattavano prima, invece, oggi, l'Italia vuole essere leader globale nella gestione della pandemia e nella transizione verde. Il popolo italiano ha subito per tanti anni un senso di inferiorità nel panorama internazionale ed europeo, per colpa di Governi instabili e rappresentanti non all'altezza del loro compito.
Oggi, però, tocca a noi scrivere la storia; noi vogliamo marcare la differenza e lasciare un segno. Stiamo cambiando l'Italia e l'Europa, avendo come obiettivi la tutela del nostro ecosistema, la salute pubblica, la piena occupazione, l'occupazione femminile e la giustizia sociale. L'Italia è tornata ad essere protagonista in Europa. Per questi motivi, annuncio il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle alla risoluzione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti di deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fioramonti. Ne ha facoltà.
LORENZO FIORAMONTI (MISTO). Grazie, Presidente. Il Recovery Fund è sicuramente una grande opportunità, però non dobbiamo utilizzarlo come una scusa per non poter fare, oggi, ciò che il Paese chiede, perché sappiamo che questi fondi potrebbero non arrivare, arrivare troppo tardi o non essere noi in grado di spenderli efficacemente, come purtroppo l'Italia ha spesso dimostrato. Ci sono due settori in cui non possiamo attendere; il primo è la scuola. Abbiamo investito 3 miliardi quest'anno, nonostante 100 miliardi di deficit: troppo poco, in questa legge di bilancio va fatto un intervento importante perché i docenti precari non possono aspettare, i ragazzi con disabilità non possono aspettare, non possono aspettare tutti coloro che oggi non riescono e non possono permettersi di studiare.
Poi, c'è un ambito generale, quello della transizione ecologica, di cui tanti si riempiono la bocca ormai di questi tempi; sembra diventato un termine per giustificare un po' di tutto, con il rischio che con una spennellata di verde si possano far passare progetti che ecologici e sostenibili non sono.
Quindi, io chiedo al Governo, annunciando il mio voto favorevole alla risoluzione, di andare in Europa dicendo chiaramente che il Recovery Fund è fondamentale, ma che l'Italia non aspetterà il Recovery Fund per intervenire almeno con coraggio in questi due settori già nella prossima legge di bilancio. Abbiamo atteso troppo, non dobbiamo rischiare che queste due aree, queste due realtà, su cui spesso facciamo un passettino in avanti e, poi, ne facciamo due indietro, divengano l'ennesima ripetuta occasione persa e non dobbiamo rimandare a domani, un domani che spesso non arriva, ciò che possiamo fare oggi. Questo rafforzerebbe di molto anche la nostra credibilità rispetto a tutti gli altri Paesi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sgarbi a titolo personale. Ne ha facoltà.
VITTORIO SGARBI (M-NI-USEI-C!-AC). Onorevole Presidente, a titolo personale, ma anche a titolo dei cittadini che vogliono essere rappresentati da una minoranza reale, chiedo una semplice cosa al Presidente del Consiglio. Ha parlato di economia verde, di approccio olistico, di cambiamenti climatici e, anche se non fossimo in questa Unione europea che non ci piace, fossimo protagonisti, dando a noi quello che è nostro, mi chiedo da mesi, ormai, come può spiegare, lui, al Consiglio europeo che noi che siamo Unione europea siamo l'unico Paese in stato di emergenza da giugno, quando tutti gli altri sono fuori. Che Europa è, a quale Europa si mostra un Paese malato e minacciato da un Governo che ci vuole in continua malattia? Come mai Francia, Austria e Germania non sono in stato di emergenza? Lui ha dichiarato di essere fuori dall'Europa, vada a dirlo all'Europa che siamo fuori dall'Europa, questo gli chiedo, perché siamo in stato di emergenza? Quale emergenza diversa c'è in Italia rispetto alla Francia, all'Inghilterra, all'Austria, alla Germania, tutti i Paesi dell'Europa di cui facciamo parte? Siamo un Paese malato di un cattivo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Votazioni)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Come da prassi le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Delrio, Davide Crippa, Boschi e Fornaro n. 6-00139, sulla quale il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 1).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Molinari ed altri n. 6-00140, sulla quale il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Gelmini, Lupi ed altri n. 6-00141, sulla quale il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Lollobrigida ed altri n. 6-00142, sulla quale il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).
Sono così esaurite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 15 e 16 ottobre 2020.
SALVATORE DEIDDA (FDI). Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Su cosa?
SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente, per il mio solito richiamo, visto che c'è la presenza del Governo…
PRESIDENTE. Su cosa Deidda? Sul Regolamento?
SALVATORE DEIDDA (FDI). Articoli 130, 131, 133 e 134, per richiamare anche la sua attenzione sul fatto che nonostante i vari richiami, il Governo e i vari Ministri non rispondono mai agli atti ispettivi dei parlamentari. Le interrogazioni non hanno mai risposta; seguendo il Regolamento dovrebbero rispondere entro 14 giorni, entro 20 giorni, ma arrivano risposte addirittura a interrogazioni di un anno e mezzo fa. Non rispondono mai in tempo, non arriva mai una risposta, continuano a ignorare gli atti ispettivi che noi facciamo e poi dobbiamo sentire anche la lezioncina di chi ci insegna che è la vita da parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Allora io, Presidente, ho un grande rispetto e, per carità, chiedo scusa se ho mancato di rispetto al collega che interveniva, ma, prima di tutto, la coerenza. Visto che siamo in una democrazia parlamentare e visto che qui siamo dei parlamentari eletti, noi pretendiamo che sia rispettato il Regolamento e che il Governo risponda alle interrogazioni di tutti i parlamentari, non solo dell'opposizione e non solo di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Il Governo è qui in Aula, quindi ha potuto ascoltare.
Sospendiamo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 15, con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata. La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 13,20, è ripresa alle 15.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno la Ministra per l'Innovazione tecnologica e la digitalizzazione, la Ministra delle Infrastrutture e dei trasporti e il Ministro della Giustizia.
Invito gli oratori a un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.
(Chiarimenti sull'efficace utilizzo dell'applicazione “Immuni” e iniziative volte a favorirne la diffusione presso tutte le fasce della popolazione – n. 3-01808)
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno, Lollobrigida ed altri n. 3-01808 (Vedi l'allegato A).
Il deputato Marco Silvestroni ha facoltà di illustrare l'interrogazione, di cui è cofirmatario.
MARCO SILVESTRONI (FDI). Grazie, Presidente. Ministro, questa interrogazione è fatta perché da una parte, noi vediamo che la maggioranza, che esponenti della maggioranza, da mesi chiedono che venga installata questa applicazione, ma abbiamo visto che all'interno della stessa maggioranza e di esponenti della maggioranza, in realtà, da loro stessi, da voi stessi non è stata applicata la applicazione Immuni. E, allora, noi chiediamo, Ministro, la verità, una volta tanto, la verità sull'effettiva utilità di questa App Immuni, quali sono i numeri, secondo voi, per cui gli Italiani debbano scaricarla per essere effettivamente efficace e utile. Non basta sull'App di Immuni, sul sito mettere: sono stati fatti 8 milioni e 600 mila download, ma in realtà qual è l'effettiva efficacia, cosa ritenete, o meglio quanti italiani, secondo voi, dovranno scaricarla perché quest'App sia, ripeto, completamente efficace, e che ruolo avete previsto per le ASL territoriali per garantire una presenza capillare…
PRESIDENTE. Deve concludere.
MARCO SILVESTRONI (FDI). Ho finito, Presidente, un attimo… dell'App Immuni in tutte le fasce di età, anche e soprattutto fra gli anziani e per chi è meno pratico all'utilizzo dello smartphone (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. La Ministra per l'Innovazione tecnologica e la digitalizzazione, Paola Pisano ha facoltà di rispondere.
PAOLA PISANO, Ministra per l'Innovazione tecnologica e la digitalizzazione. Grazie, Presidente. Onorevoli deputate e deputati, l'App Immuni che ho messo a disposizione del Ministero della Salute, dopo aver contribuito a realizzarne la parte tecnologica e a definirne gli aspetti normativi, ha ricevuto una valutazione favorevole da un rapporto del Consiglio d'Europa. L'analisi svolta dall'Unità protezione dati ha evidenziato l'importanza di aver emanato una legge specifica in Italia come base normativa di sviluppo dell'applicazione. La legge è volta a tutelare i diritti fondamentali della persona. In precedenza, Immuni aveva ricevuto la massima valutazione dal Massachusetts Institute of Technology di Boston.
Attualmente sono 8 milioni e 600 mila le persone che si sono dotate dell'applicazione. Dal principio di ottobre i download sono stati 1.967.000. Dal 1° giugno, i casi di potenziali focolai individuati e contenuti risultano 16, le notifiche di esposizione registrate dal 13 luglio ammontano a 10.060, con netto incremento, purtroppo, nell'ultimo mese.
Nel decreto-legge del 7 ottobre, n. 125 ho promosso l'inserimento di una norma che consenta l'utilizzo di Immuni anche a livello europeo, grazie all'interoperabilità con le altre applicazioni nazionali. Il prossimo 19 ottobre l'Italia, insieme a Germania e Irlanda, darà avvio al sistema europeo di interoperabilità delle applicazioni di notifica di esposizione di contatto.
Secondo uno studio condotto dall'Università di Oxford, le applicazioni di notifica sono efficaci a prescindere dal numero delle persone che la scaricano. La citata soglia del 60 per cento della popolazione rappresenta un dato parziale; la stessa Università di Oxford, infatti, nello studio ha precisato che, anche con un numero inferiore di utenti, si può ottenere una riduzione del numero di casi di Coronavirus. In un più recente contributo scientifico le Università di Oxford e Stanford hanno individuato nel 15 per cento una soglia già in grado di ridurre le infezioni e i decessi, ove il sistema di notifica di esposizione sia abbinato ad altre misure tradizionali di contenimento. Ad oggi, abbiamo superato questa soglia, considerato che il numero di persone che hanno scaricato l'App nel nostro Paese corrisponde al 16 per cento dell'intera popolazione italiana maggiore di 14 anni. Immuni costituisce soltanto uno strumento di prevenzione e contrasto alla diffusione del virus e si integra con le altre misure adottate dal Ministero della Salute e dalle regioni. In definitiva credo, e i dati lo dimostrano, che scaricare l'applicazione Immuni sia un gesto semplice e sicuro di responsabilità verso noi stessi e verso gli altri italiani, in grado di aiutare tutti noi a fronteggiare questa pandemia.
PRESIDENTE. Il deputato Alessio Butti ha facoltà di replicare.
ALESSIO BUTTI (FDI). Grazie, Presidente. Ministro, la solita storia: se si modificano le soglie, i problemi si risolvono, ma le percentuali che avevate annunciato quando avete messo sul mercato Immuni erano assai diverse. Comunque sia, Immuni non funziona; Immuni, così com'è, non funziona. Lo sa cosa se ne fanno dei riconoscimenti europei di cui lei ha parlato le migliaia di infettati degli ultimi giorni? Glielo risparmio perché sono una persona educata. Non ci deve più parlare di download, lei ci deve dire esattamente quanti italiani la stanno usando, perché ad una cosa doveva servire l'App Immuni: doveva servire semplicemente a individuare i nuovi positivi e ad arginare la pandemia. Non mi sembra che abbia arginato la pandemia e i nuovi positivi sono poche decine.
Allora, ci dica se è efficace, come le ha chiesto il collega, contro il COVID perché la sanità dei territori, cioè la medicina dei territori, considera Immuni un impiccio. Quei pochissimi italiani che usano Immuni non riescono nemmeno a comunicare la loro positività a chi è stato in contatto con loro, cioè viene meno la missione per cui avevate studiato Immuni; ed è talmente inefficace che l'avete promossa, perché l'avete prorogata fino al 31 dicembre 2021, cioè dodici mesi oltre lo stato di emergenza, che peraltro avete appena prorogato. Questo cosa vuol dire? Che diventerà obbligatoria? Vuol dire che chi l'ha progettata e la sta gestendo pro bono smetterà di gestirla entro il 31 dicembre, e poi chi pagherà la manutenzione?
Guardi, e ho concluso, Presidente: anche in Svizzera usano una sorta di applicazioni Immuni e Dio solo sa quanto mi scocci citare la Svizzera come esempio positivo, ma lì tutti i giorni vengono pubblicati i dati che il gruppo di Fratelli d'Italia le chiede da cinque mesi e che lei rifiuta di darci. L'ultima cosa: il 1° giugno il Garante per la protezione dei dati personali - ho concluso - ha dato 12 prescrizioni al Ministero della Salute; il Ministero della Salute non ha nemmeno risposto. Non giocate con la salute degli italiani, dovete dire che avete sbagliato e ricominciamo tutti quanti da capo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
(Iniziative volte alla revisione delle restrizioni previste per il trasporto funiviario al fine di favorire la stagione sciistica invernale – n. 3-01809)
PRESIDENTE. La deputata Occhionero ha facoltà di illustrare l'interrogazione Fregolent ed altri n. 3-01809 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.
GIUSEPPINA OCCHIONERO (IV). Grazie, Presidente, grazie Ministra. A seguito della crisi sanitaria prima e di quella economica che ne è conseguita sono stati emanati, come è noto, diversi DPCM per contenere la diffusione del virus e fronteggiare le difficoltà economiche derivanti. Ora, a ridosso della stagione invernale, è necessario dare risposte chiare e precise agli operatori del settore sciistico, comparto che in molte regioni italiane rappresenta un volano per l'economia e un motore occupazionale importante. È necessario aumentare il numero degli utenti negli impianti, a fronte di una maggiore velocità del trasporto degli stessi, per evitare assembramenti alle partenze, anche tenuto conto che l'abbigliamento degli sciatori è pesante e richiede l'uso di maschere e di caschi che possono ridurre la diffusione del contagio.
Non possiamo assolutamente pensare di andare incontro ad una crisi del settore nell'inverno, nella stagione invernale, con gravi ripercussioni sul tessuto economico, sociale e occupazionale. Chiediamo dunque se non sia necessaria una revisione delle norme che oggi si occupano del trasporto funiviario che possano garantire la salute pubblica e il settore dello sviluppo economico, anche attraverso il coinvolgimento degli operatori del settore.
PRESIDENTE. La Ministra delle Infrastrutture e dei trasporti, Paola De Micheli, ha facoltà di rispondere.
PAOLA DE MICHELI, Ministra delle Infrastrutture e dei trasporti. La ringrazio, Presidente. L'allegato 15 del DPCM del 13 ottobre 2020 ha provveduto a prorogare e aggiornare le misure minime di sicurezza per lo svolgimento delle attività del settore del trasporto pubblico funiviario durante l'emergenza epidemiologica. In particolare, oltre all'obbligo per gli utenti di indossare a bordo di tutti i sistemi di trasporto o veicoli una mascherina di comunità per la protezione del naso e della bocca, e all'obbligo di disinfezione sistematica dei mezzi, è stata prevista la limitazione della capienza massima di ogni mezzo per garantire il distanziamento interpersonale di un metro. Al contempo, è stato previsto che l'obbligo del distanziamento interpersonale non si applichi alle persone che vivono nella stessa unità abitativa, nonché tra i congiunti e le persone che intrattengono rapporti interpersonali stabili, coniugi, parenti e affini in linea diretta e collaterale non conviventi, ma con stabile frequentazione, persone non legate da vincolo di parentela e affinità, ma che condividono abitualmente gli stessi luoghi, fermo restando però l'obbligo di procedere alla rilevazione della temperatura prima dell'accesso e di acquisizione, al momento dell'acquisto dei biglietti o degli abbonamenti, di apposita autocertificazione relativa all'assenza di contatti stretti con persone affette da COVID o di sintomi ad essa riconducibili, laddove il mezzo sia costantemente areato tramite apertura dei finestrini e delle boccole e la durata della corsa sia inferiore ai quindici minuti. Quindi, ci devono essere tutte queste condizioni per superare il distanziamento interpersonale. È inoltre consentito l'utilizzo al massimo della capacità del mezzo di trasporto chiuso in caso di nuclei familiari viaggianti nella stessa cabina in assenza di altri passeggeri. Le misure di contenimento del COVID-19 necessitano l'effettuazione di un costante monitoraggio del loro stato di attuazione e della loro efficacia. Infatti, in considerazione delle conseguenze che esse determinano sugli operatori economici in genere e anche in questo caso, è indispensabile un confronto costante con le associazioni di settore, che peraltro hanno già provveduto a sottoporre alla nostra attenzione alcune proposte di modifica delle linee guida e di aggiornamento, che sono state elaborate con l'ente italiano di normazione, e attualmente queste proposte sono soggette all'esame del comitato tecnico scientifico.
PRESIDENTE. La deputata Fregolent ha facoltà di replicare.
SILVIA FREGOLENT (IV). La ringrazio, signora Ministra, anche perché ha appena dato una notizia positiva, cioè che la richiesta di confronto che ANEF ha fatto al Ministero è stata accolta e finalmente state valutando le proposte che loro hanno fatto per la stagione invernale, perché le norme che lei ha puntualmente raccontato agli operatori potevano andare bene d'estate, d'inverno no. Con queste norme gli impianti non aprono: fra poco deve partire l'innevamento artificiale, ci sono milioni di euro che vanno spesi e loro devono sapere se potranno farlo oppure no, se potranno aprire gli impianti oppure no. Sono 12 mila i dipendenti che lavorano nel settore dell'impiantistica, un terzo a tempo determinato; ogni dipendente impianti ne genera 5-8 dell'indotto, secondo che ci sia nell'impianto stesso una struttura ricettiva oppure no.
Gli impiantisti chiedono che si faccia come l'Austria, cioè regole più morbide per quanto riguarda il tragitto, posto che, come raccontava la mia collega, lo sciatore è coperto da casco, da mascherina, da guanti, da tuta, da scarponi, quindi non ha centimetri di pelle visibili, e invece regole molto severe per tutto ciò che riguarda l'après ski, cioè la parte ricettiva delle baite e dei varchi; obiettivamente lì sì che ci può essere il contagio, perché la gente si toglie il casco e, per consumare le bevande, si toglie anche la mascherina. Quindi, quello che chiede ANEF da tempo è che vengano fatte delle misure più intelligenti per quanto riguarda l'impianto di risalita, che, come diceva lei, magari prevede un percorso che dura quindici minuti. Non vedo perché, per esempio, per la funivia che porta uno sciatore allo Jafferau, che dura quindici minuti, ci debbano essere quelle regole lì, mentre il treno regionale che da Bardonecchia arriva a Torino non ha quelle regole lì; è vero che ci può essere l'80 per cento della capienza, ma l'80 per cento della capienza nei treni regionali di un tempo vuol dire essere ammassati per viaggi molto più lunghi. Quindi, non capisco perché lo Stato, quando deve fare le regole per se stesso è molto più lassivo e quando, invece, deve prevedere delle norme per gli imprenditori non ha pietà. ANEF chiede di essere ascoltato perché ricordiamoci tutti quanti che ci saranno le Olimpiadi nel 2026 Milano-Cortina e con queste regole rischiamo di arrivarci morti (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
(Chiarimenti in ordine ai controlli relativi allo svolgimento in autoproduzione delle operazioni portuali da parte del gruppo Grandi Navi Veloci nel porto di Genova – n. 3-01810)
PRESIDENTE. Il deputato Davide Gariglio ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01810 (Vedi l'allegato A).
DAVIDE GARIGLIO (PD). Grazie, Presidente. Nel porto di Genova, nella notte di mercoledì 7 scorso, la nave La Superba, del gruppo Grandi Navi Veloci, ha fatto delle operazioni di carico e scarico, delle operazioni di rizzaggio in autoproduzione, cioè usando i propri lavoratori marittimi invece dei lavoratori portuali. L'operazione si è ripetuta sabato scorso, sempre da parte di una nave del gruppo Grandi Navi Veloci, la nave Fantastic. In tale occasione i sindacati sono intervenuti e hanno constatato, anche attraverso dei video che sono stati messi anche online, che le operazioni di rizzaggio dei semirimorchi, cioè di ancoraggio dei semirimorchi alla nave, erano svolte dagli operatori marittimi, dai lavoratori marittimi invece che dai lavoratori portuali. Sono intervenute le autorità portuali, è intervenuta la Capitaneria di porto e, a quel punto, la nave ha sospeso l'operazione di carico, ha preferito lasciare i mezzi sulle banchine dei terminal piuttosto che caricarli. Ecco, chiediamo al Ministro se sia consapevole di questa grave violazione di legge che è avvenuta nel porto di Genova.
PRESIDENTE. La Ministra delle Infrastrutture e dei trasporti, Paola De Micheli, ha facoltà di rispondere.
PAOLA DE MICHELI, Ministra delle Infrastrutture e dei trasporti. Grazie, Presidente. In tema di autoproduzione dei servizi portuali, l'articolo 199-bis del decreto-legge n. 34 del 2020 ha previsto, in particolare che, ove non sia possibile soddisfare la domanda di svolgimento di operazioni portuali mediante le imprese autorizzate, ai sensi dell'articolo 16 della legge n. 84 del 1994, né tramite ricorso all'impresa o all'agenzia per la fornitura di lavoro portuale temporaneo, prevista all'articolo 17 della stessa legge, la nave è autorizzata a svolgere le operazioni in regime di autoproduzione alle seguenti condizioni: che sia dotata di mezzi meccanici adeguati; che sia dotata di personale idoneo e aggiuntivo rispetto all'organico della tabella di sicurezza e di esercizio della nave e dedicato esclusivamente allo svolgimento di tali operazioni; che sia stato pagato il corrispettivo e sia stata prestata idonea cauzione. Quanto al previsto decreto attuativo, informo che è in via di definizione il contenuto dello stesso, già oggetto di un confronto molto positivo con le associazioni datoriali e le organizzazioni sindacali in data 9 ottobre.
In relazione agli episodi richiamati nell'atto in discussione, sulla base degli elementi forniti dalla Capitaneria di porto di Genova rappresento che, in data 10 ottobre 2020, gli ispettori dell'autorità di sistema portuale contattavano il personale della Capitaneria rappresentando di essere intervenuti a bordo della nave Grandi Navi Veloci Fantastic a seguito di una segnalazione dei delegati sindacali e delle rappresentanze dei lavoratori portuali della compagnia unica del porto di Genova, in cui veniva riferito di un possibile svolgimento da parte del personale di bordo di alcune attività in regime di autoproduzione. Giunti sul posto, i militari della Capitaneria procedevano all'acquisizione delle informazioni del caso dalle persone presenti, dalle quali emergeva che le operazioni di carico della nave Grandi Navi Veloci Fantastic si erano svolte nel corso della mattinata e che alle operazioni di assicurazione del carico alla struttura della nave, tramite vincoli per impedirne lo spostamento di navigazione, aveva provveduto il personale della compagnia unica. I marittimi imbarcati sulla nave avevano, invece, provveduto alle operazioni di sollevamento e abbassamento dei semirimorchi. In presenza dei militari della Capitaneria, con l'accordo degli operatori della compagnia unica, del comandante della nave e con i rappresentanti dell'armatore è stato effettuato il carico e la conseguente operazione di assicurazione di un container contenente i bagagli dei passeggeri; acquisite le informazioni e ultimate le operazioni di carico, la nave lasciava il porto alle 15,40. La Capitaneria di porto riferisce che sono ancora in corso di svolgimento gli accertamenti relativi all'episodio che ho sopra descritto.
PRESIDENTE. Il deputato Davide Gariglio ha facoltà di replicare.
DAVIDE GARIGLIO (PD). Grazie Presidente e grazie Ministra. Siamo parzialmente soddisfatti e parzialmente insoddisfatti, nel senso che ci chiediamo cosa ancora debba attendere la Capitaneria di porto per accertare quello che è successo. Le operazioni di autoproduzione, come dice lei correttamente, possono avvenire unicamente se sono autorizzate. Vengono autorizzate solo se la richiesta viene fatta e la richiesta può essere fatta quando il porto non abbia una struttura di personale dei terminal o delle compagnie portuali idoneo a farlo.
Ma noi parliamo del porto di Genova, del più grande porto - non italiano, del Mediterraneo - che è assolutamente attrezzato per fare questa operazione. Quindi, in quel caso c'è stata una palese violazione di legge, perché non era stata chiesta l'autorizzazione, a opera della nave, di fare operazioni portuali. E qui c'è un problema: che le leggi del Parlamento italiano, votate da questa Camera con un emendamento al decreto n. 34, non possono essere impunemente sfidate. Non possono essere impunemente sfidate non solo da armatori di comodo ma, in questo caso, da armatori che battono bandiera italiana e che sono ampiamente sovvenzionati da questo Stato. Allora, questa situazione è inaccettabile, mette a rischio i lavoratori marittimi che non sono attrezzati, mette a rischio la sicurezza della nave, perché queste operazioni a volte sono fatte con la nave in movimento, e danneggia le imprese portuali, che pagano le tasse e pagano le concessioni per stare nei porti e per fare un lavoro che si vedono sottratto dai lavoratori degli armatori.
Allora, chiediamo che il Ministero attui celermente la norma con il decreto ministeriale, perché ha la grande occasione di mettere ordine nel mercato e di far sì che i portuali facciano i portuali, i marittimi facciano i marittimi e ci sia sicurezza per gli uni, per gli altri, per le navi e per i passeggeri.
(Iniziative volte alla definizione di un piano di edilizia residenziale pubblica pluriennale basato sul recupero di immobili in disuso – n. 3-01811)
PRESIDENTE. Il deputato Stefano Fassina ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01811 (Vedi l'allegato A).
STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, Presidente. Il problema della casa è un dramma per milioni di persone. Come la Ministra sa, gli sfratti si susseguono senza sosta: 100 mila richieste di esecuzione nel 2019; circa 50 mila eseguite e dovute a morosità incolpevole, 25 mila sono avvenute con la forza pubblica. Ci sono 650 mila famiglie in lista d'attesa per una casa popolare e il COVID ha aggravato lo scenario, con oltre 600 mila richieste di buono affitto.
In questo caso le chiediamo, Ministra, se non ritenga necessario realizzare un piano pluriennale di edilizia residenziale pubblica, senza consumo di suolo, finalizzato a colmare questo gap enorme tra la drammatica condizione di centinaia di migliaia di famiglie e la disponibilità di case popolari, soprattutto nelle città metropolitane.
PRESIDENTE. La Ministra delle Infrastrutture e dei trasporti, Paola De Micheli, ha facoltà di rispondere.
PAOLA DE MICHELI, Ministra delle Infrastrutture e dei trasporti. Grazie, Presidente. Con il programma di recupero degli alloggi ERP sono stati resi disponibili circa 800 milioni di euro per gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria per oltre 50 mila alloggi di proprietà ex IACP e dei comuni.
In relazione alle misure di sostegno alle locazioni, questo Governo ha provveduto a erogare complessivamente 220 milioni di euro, di cui 20 milioni destinati alla riduzione del disagio abitativo degli studenti universitari fuori sede, cui si aggiungono 9,5 milioni di euro relativi al Fondo inquilini morosi incolpevoli. La legge di bilancio del 2020 ha inoltre stanziato 853 milioni di euro per il programma innovativo per la qualità dell'abitare, orientato proprio alla riqualificazione delle periferie degradate mediante l'incremento delle dotazioni di immobili destinati a edilizia residenziale pubblica e delle dotazioni infrastrutturali in contesti degradati. In particolare, il programma, finanziato anche utilizzando tutte le risorse ex Gescal nella disponibilità del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, privilegia gli interventi sul patrimonio ERP con azioni e misure attente ai profili sociali e occupazionali, in un'ottica di maggiore coesione sociale per i residenti negli ambiti periferici, spesso privi dei necessari servizi. Il tema della casa viene così interpretato in un senso più ampio come fattore della qualità dell'abitare, dove l'obiettivo prioritario è l'elemento casa, ma accompagnando gli interventi di miglioramento dello stock edilizio con quelli relativi alla qualità urbanistica dei quartieri e al miglioramento dei servizi per generare impatti virtuosi sugli assetti socioeconomici e fisico-spaziali. Il bando per la presentazione delle proposte sarà pubblicato a breve in Gazzetta Ufficiale e gli enti locali potranno, quindi, presentare le proposte di intervento.
Il programma è stato, inoltre, proposto come asset strategico da finanziare ulteriormente con le risorse del Recovery Fund. Si tratta di una decisione che manifesta in maniera chiara la volontà del Governo di avviare un piano innovativo che, a partire dalla casa, introduca una plurideclinazione di azioni che va oltre la specificità dei singoli interventi sul manufatto, proiettandola in un quadro più ampio e complesso di riqualificazione urbana, che coniuga le esigenze di contenimento del consumo del suolo e di riutilizzo degli edifici esistenti con quelle di un miglioramento della vita degli abitanti. Il programma verrà attuato in collaborazione con le regioni, al fine di consentire, mediante un coordinamento delle iniziative, una più efficace ed efficiente utilizzazione delle risorse ex Gescal nelle disponibilità delle regioni stesse.
PRESIDENTE. Il deputato Stefano Fassina ha facoltà di replicare.
STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, Ministra, per la risposta. Certamente, sono stati avviati passi importanti, li ha ricordati, tuttavia va sottolineato un dato quantitativo: le iniziative intraprese, ripeto, importanti sono insufficienti ad affrontare un dramma che oggi, nella fase pre COVID, riguardava 650 mila famiglie, in Italia, in lista d'attesa. Il rapporto medio che c'è tra le abitazioni di edilizia residenziale popolare e la popolazione in Italia è un quarto rispetto a quello dei grandi Paesi europei. A Roma c'è una disponibilità che è un quarto di quella di Parigi, per non parlare di Berlino o Vienna. Ecco, a fronte di questa esigenza, abbiamo bisogno di un piano pluriennale, che possiamo finanziare adeguatamente attraverso le risorse dei Recovery Fund, per colmare questo vuoto. È un punto del programma di questo Governo, il punto 8, è un punto nella risoluzione del DEF 2020, è un punto contenuto nella Relazione che abbiamo approvato ieri sul Recovery Plan, è un punto che sarà oggi nella Risoluzione di approvazione della NADEF. Quindi, spero che insieme, Parlamento e Governo, nei prossimi mesi, magari a cominciare dalla legge di bilancio, con la gradualità necessaria a rispettare i vincoli di finanza pubblica, però possano dare una svolta strutturale, perché il diritto alla casa è un diritto sociale fondamentale, come la scuola, la sanità e la pensione.
(Iniziative di competenza volte al potenziamento del servizio di trasporto pubblico locale, alla luce delle limitazioni imposte dall'emergenza sanitaria – n. 3-01812)
PRESIDENTE. Il deputato Ficara ha facoltà di illustrare l'interrogazione De Lorenzis ed altri n. 3-01812 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.
PAOLO FICARA (M5S). Grazie, Presidente. Gentile Ministra, la lotta al virus passa anche attraverso una lotta e un controllo più sicuro di quelle forme di aggregazione che possono verificarsi nel trasporto pubblico. Con i provvedimenti legislativi approvati in questi mesi per far fronte all'emergenza, prima sanitaria e poi economica, legata al COVID-19, abbiamo approvato numerose forme di sostegno per il trasporto pubblico locale: abbiamo stanziato, ad esempio, 900 milioni, con il “decreto Rilancio” e il “decreto Agosto”, per far fronte ai minori ricavi delle aziende del trasporto pubblico locale o altri aiuti, per esempio, per le imprese del trasporto di persone mediante autobus del settore turistico, ma bisognerà fare di più.
Le linee guida del trasporto pubblico stilate diverse settimane fa fissavano un tasso di riempimento dei mezzi all'80 per cento, ma, con la completa ripresa delle attività produttive, la riduzione dello smart working e anche l'apertura delle scuole, in questi giorni sono numerose le segnalazioni di casi - concludo, Presidente - di assembramenti presso fermate e stazioni, scene che rischiano, ovviamente, di trasformarsi in pericolosi vettori di contagio.
Alla luce di tutto ciò, per non vanificare anche gli sforzi fatti fino ad ora per limitare l'uso dell'auto privata, le chiediamo, Ministra, quali misure intende adottare per potenziare il servizio e scongiurare che si vengano a verificare casi ulteriori come quelli visti in questi giorni.
PRESIDENTE. La Ministra delle Infrastrutture e dei trasporti, Paola De Micheli, ha facoltà di rispondere.
PAOLA DE MICHELI, Ministra delle Infrastrutture e dei trasporti. Grazie, Presidente. L'esigenza di adottare efficaci misure di contenimento del COVID-19 e la necessità di garantire la mobilità delle persone hanno imposto l'adozione di apposite linee guida in materia di trasporto pubblico locale, il cui contenuto è stato oggetto di uno specifico confronto con le regioni e gli enti locali.
Con il decreto-legge n. 111 del 2020 è stato autorizzato, in attuazione dell'intesa raggiunta in sede di Conferenza unificata del 31 agosto 2020, che sanciva le nuove linee guida, l'impiego di 300 milioni di euro del Fondo destinato al sostegno del settore del TPL e regionale di passeggeri per il finanziamento di servizi aggiuntivi di trasporto pubblico locale destinato agli studenti, necessari per l'erogazione di servizi in conformità con le misure di contenimento. Detto stanziamento è stato reso immediatamente disponibile ed utilizzabile nella misura di 150 milioni e, a breve, sarà acquisita l'intesa, in sede di Conferenza unificata, sul decreto di riparto dei restanti 150 milioni, consentendo in tal modo alle Regioni e agli enti locali di disporre delle risorse necessarie per l'individuazione degli operatori economici cui affidare l'effettuazione dei servizi aggiuntivi - per esempio, i bus turistici -, avvalendosi anche delle modalità semplificate delle gare, di cui all'articolo 1 del decreto n. 76, cioè il “decreto Semplificazioni”. Quindi, risorse e norme accelerate.
Nella prossima legge di bilancio, oltre a ripristinare la dotazione di detto Fondo, si provvederà a stanziare ulteriori risorse per il sostegno del settore trasporto pubblico locale, verificando la possibilità di incrementare l'offerta del servizio, anche attraverso il coinvolgimento di operatori del settore del trasporto di persone non soggetti ad obbligo di servizio. Alle 16,30 di oggi, fra poco, incontrerò le associazioni delle aziende del trasporto pubblico locale, i rappresentanti della Conferenza delle Regioni, di ANCI e di UPI, oltre ai colleghi del Ministero della scuola e del Ministero per gli Affari regionali, sulle misure di contenimento dei contagi sui mezzi pubblici, per un confronto relativo alla modalità attraverso cui assicurare il pieno rispetto di quelle misure di contenimento e, quindi, la tutela della salute degli utenti e delle comunità nell'erogazione del servizio. Attualmente, rispetto ai 16 milioni di viaggi effettuati giornalmente durante il periodo pre COVID, il monitoraggio eseguito alla fine del mese di settembre a seguito della riapertura delle scuole, ha rilevato che l'utilizzo dei mezzi di trasporto si attesta a meno 50 per cento rispetto allo stesso periodo del 2019 e che, generalmente, viene rispettata, anche durante le ore di punta mattutine e pomeridiane, la percentuale di riempimento dell'80 per cento, che consente di soddisfare l'intera domanda di trasporto. Tale autorizzazione è stata oggetto di un lungo approfondimento, anche scientifico, e si fonda su solide basi, anche rispetto ai tempi di percorrenza degli utenti sul trasporto pubblico locale.
Come Ministero siamo, comunque, intervenuti a seguito delle segnalazioni pervenute, al fine di evidenziare la necessità di garantire, sempre nel rispetto delle misure di contenimento, rafforzando i controlli, monitorando costantemente l'andamento della domanda, anche collegata agli orari di apertura delle scuole e dei luoghi di lavoro, incrementando, in caso di necessità, il numero di corse, come già previsto dal decreto-legge n. 111 che ho rappresentato all'inizio.
PRESIDENTE. Il deputato De Lorenzis ha facoltà di replicare.
DIEGO DE LORENZIS (M5S). Grazie, Presidente. Gentile Ministra, siamo molto soddisfatti della sua risposta perché, evidentemente, c'è l'attenzione del Ministero, dei Ministeri direi, visto il tavolo interministeriale che, giustamente, lei ha voluto presiedere per coordinare le azioni del Governo. Evidentemente, ci sono, però, alcune Regioni, alcuni governatori che non hanno sfruttato tutte le possibilità messe in campo, quindi anche le risorse economiche, per il potenziamento del servizio, ma anche tutte le altre misure - penso allo smart working, penso alla flessibilità oraria delle attività produttive - che, in qualche modo, avrebbero consentito di ridurre i picchi di domanda nelle ore di punta. Noi abbiamo la necessità, evidentemente, di potenziare il trasporto pubblico in un'ottica di medio periodo e di lungo periodo; abbiamo però, in questa fase, la necessità, soprattutto per l'utenza, quella scolastica, ma anche quella dei pendolari, di risolvere in qualche modo il problema in questo periodo. Quindi, ben venga l'incontro che lei farà con le aziende di trasporto pubblico e con gli enti locali, in modo da avere un'azione più incisiva ed efficace per risolvere questo problema.
(Iniziative volte al rilancio dell'area portuale di Manfredonia, anche in rapporto allo sviluppo della dorsale Adriatica – n. 3-01813)
PRESIDENTE. Il deputato Tasso ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01813 (Vedi l'allegato A).
ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. Ministro De Micheli, parliamo del porto Alti Fondali di Manfredonia - è questo l'oggetto dell'interrogazione -, che è una infrastruttura strategica dell'Adriatico, che si incardina, grazie a una rete viaria e ferroviaria, nell'ampia logistica intermodale della provincia di Foggia, tra l'altro ripristinabili con minimi investimenti. Esso è l'esempio classico di come la cattivissima politica, intrisa di interessi elitari e non a favore dei cittadini, riesce a mandare quasi al macero una struttura che poteva e potrebbe ancora rappresentare un fondamentale volano di sviluppo per l'economia della provincia di Foggia, della Regione Puglia e dell'intero Mezzogiorno. Quindi, c'è urgente bisogno di interventi di manutenzione e ristrutturazione che non sono più procrastinabili, considerando anche che il ripristino di tale bacino andrebbe ad interagire con i segmenti economici del territorio e soprattutto quelli lavorativi: produzioni agroalimentari, turismo, attività estrattiva di materiali litici e la generazione di energia eolica. Quindi, sviluppo commerciale a 360 gradi. Le chiedo, pertanto, quali urgenti iniziative intenda adottare affinché l'area portuale di Manfredonia possa davvero rappresentare ciò che ho appena illustrato.
PRESIDENTE. La Ministra delle Infrastrutture e dei trasporti, Paola De Micheli, ha facoltà di rispondere.
PAOLA DE MICHELI, Ministra delle Infrastrutture e dei trasporti. Grazie, Presidente. Con riferimento alle iniziative per lo sviluppo dei territori della Capitanata, ricordo che sull'area sono già stati realizzati interventi infrastrutturali e altri sono in corso di realizzazione, tra i quali ricordo l'aeroporto “Gino Lisa” in fase di riapertura, il casello autostradale Foggia sud aperto e la tangenziale di Foggia e la piastra logistica di Borgo Incoronata e Foggia. È inoltre programmata la realizzazione della fermata alta velocità-alta capacità di Foggia nell'area sud-orientale della città che consentirà il servizio di trenta treni ad alta velocità e di ventiquattro treni a lunga percorrenza, collegamento della Puglia con Napoli e Roma, oltre che i futuri servizi regionali Foggia-Napoli e tutti i servizi da e per il Gargano. Il contratto di programma 2017-2021, parte investimenti, prevede inoltre l'effettuazione dell'intervento della velocizzazione dell'Adriatica, nella tratta Foggia-Bari-Brindisi, con un costo di 92 milioni di euro che consentirà di incrementare la velocità massima di alcune tratte. È peraltro in corso lo studio di fattibilità finalizzato a verificare il possibile arretramento di alcune delle tratte della linea Adriatica tutta. Quanto al Bacino Alti Fondali del porto di Manfredonia realizzato a metà degli anni Settanta dalla Cassa del Mezzogiorno al servizio degli stabilimenti industriali operanti nell'area a terra e in particolare per Enichem, evidenzio che lo stesso necessita di rilevanti interventi manutentivi per un importo di circa 80 milioni di euro e finalizzati alla riqualificazione funzionale dell'infrastruttura. Entro la fine dell'anno si potrà disporre del progetto di fattibilità tecnico-economica in corso di elaborazione da parte delle autorità di sistema portuale del Mar Adriatico meridionale e, all'esito della relativa istruttoria finalizzata ad approfondire gli aspetti sia trasportistici che economici dell'opera, finanzieremo l'intervento nell'ambito di quelli localizzati nel Sud per garantire lo sviluppo delle infrastrutture, coerentemente con le strategie che abbiamo definito nell'allegato al DEF del 2020 Italia Veloce.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato Tasso.
ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Grazie, Ministro. Allora ho delle notizie che mi arrivano, che parlano di un forte interessamento verso il rilancio del bacino Alti Fondali di Manfredonia. Lei in parte lo ha anche confermato ma serve la certezza istituzionale, serve la convinzione che davvero si può cambiare la sorte di un territorio con il ripristino di una struttura al servizio di un'area, che è la provincia di Foggia, candidata ad essere il motore dell'economia euromediterranea perché comprende Puglia settentrionale, Basilicata nord orientale, l'Irpinia, quindi la Campania, e il Molise e questo porta la Capitanata ad assumere un ruolo non marginale nell'economia del Mezzogiorno e del Paese, soprattutto in relazione a quanto ha detto della linea alta capacità TEN-T e il possibile inserimento nel Corridoio paneuropeo numero 8. Infatti, parliamo di una piattaforma logistica intermodale a servizio, come detto, di un'area economica interregionale vastissima, la Food Valley del Tavoliere, i giacimenti estrattivi di materiali litici, l'aerospazio, il turismo del Gargano e dei Monti Dauni che è in grande rilancio, l'automotive della Basilicata e dell'Irpinia. Insomma, Ministro, è il ripristino di un'opera che, unitamente a quello che ha detto - completamento dell'aeroporto “Gino Lisa”, piastra logistica, nodo ferroviario di Foggia e il TEN-T - cambierebbe le sorti di un territorio fortemente provato. Bisogna credere in questo progetto e il Governo di assumere parte attiva in questa visione.
(Interventi urgenti di edilizia giudiziaria, con particolare riferimento al tribunale di Catania – n. 3-01814)
PRESIDENTE. Il deputato Jacopo Morrone ha facoltà di illustrare l'interrogazione Molinari ed altri n. 3-01814 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.
JACOPO MORRONE (LEGA). Grazie, Presidente. Signor Ministro, onorevoli colleghi, l'allarme sulla situazione critica dell'edilizia giudiziaria è stato rappresentato da diversi soggetti, tra cui AIGA, ai Ministri della Giustizia che si sono susseguiti negli ultimi anni. Il problema è nuovamente salito alla ribalta della cronaca sabato 3 ottobre quando, al tribunale di Catania, una lastra di marmo staccatasi dal muro ha colpito alla schiena e alla gamba l'avvocato senatrice Giulia Bongiorno. Gli storici problemi strutturali del tribunale di Catania sono stati ripetutamente denunciati dai vertici dell'amministrazione della giustizia locale. Informato dell'incidente, lei, Ministro, ci risulta avrebbe disposto accertamenti per verificarne le cause e analizzare le condizioni della struttura. Se lei stesso ha riconosciuto prioritario investire sulla struttura giustizia anche in termini di edilizia giudiziaria, le chiediamo se e quali iniziative intende assumere per verificare la situazione dei tribunali italiani a partire da quello di Catania, stilando una graduatoria delle priorità da affrontare e dei relativi tempi per risolverle.
PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha facoltà di rispondere.
ALFONSO BONAFEDE, Ministro della Giustizia. Grazie, Presidente. Sin dall'inizio del mio mandato ho voluto dedicare particolare attenzione al tema dell'edilizia giudiziaria facendo confluire rilevanti risorse economiche e organizzative nella specifica direzione dell'adeguamento e funzionalità dei luoghi della giustizia. Mi preme rilevare che, da quando sono Ministro della Giustizia, l'importo totale degli stanziamenti destinati all'edilizia giudiziaria risulta essere pari a circa 1 miliardo e 60 milioni di euro. Allo stato attuale, inoltre, l'edilizia giudiziaria ha uno spazio rilevante nell'ambito delle proposte progettuali ministeriali del Next Generation EU. L'azione programmata si è articolata su diversi step di intervento favorendo, oltre ad una ricognizione dello stato dell'arte degli uffici giudiziari del territorio, un'attività di programmazione e di esecuzione delle opere necessarie. Contestualmente, il Ministero ha cercato di monitorare il flusso continuo dei dati riguardanti le sedi degli uffici giudiziari così da destinare al meglio le risorse e ripensare a moduli organizzativi efficienti per il sistema complessivamente inteso. Tale monitoraggio avviene in una costante interlocuzione con gli altri attori del sistema, demanio e provveditorati per le opere pubbliche, per garantire interventi mirati ed efficaci per i territori.
In ogni caso, proprio con riferimento a quanto accaduto lo scorso 3 ottobre nella sede del tribunale di Catania, ho provveduto a disporre, come esplicitamente detto anche dall'interrogante, immediati accertamenti sui luoghi, per verificare le cause del distacco della lastra di marmo nell'aula in questione. In base ai primi accertamenti effettuati, emerge che il cedimento della lastra di marmo posta a rivestimento della colonna centrale lato nord dell'aula sia da imputare alla perdita di aderenza dovuta all'ammaloramento del collante fra lastra e muratura. È emerso inoltre, dalla relativa relazione tecnica, che, durante i numerosi sopralluoghi effettuati sin dal febbraio scorso, le ditte incaricate dal demanio per la verifica sismica, tecnologica e impiantistica degli uffici di Catania - leggo testualmente - non hanno evidenziato alcuna criticità relativamente alle lastre di marmo che foderano le murature dell'edificio né dal documento di valutazione dei rischi del marzo scorso e i successivi aggiornamenti era stato riportato alcunché in proposito. Pertanto nessuna segnalazione specifica risulta essere pervenuta al Ministero sulla precarietà di tali installazioni di marmo.
Ciò detto in ogni caso sono state immediatamente avviate le operazioni di messa in sicurezza e sono in corso ulteriori approfondimenti sull'accaduto, come sempre viene fatto in circostanze analoghe. Comunico, infine, che gli importi delle spese relative all'edilizia giudiziaria a Catania di competenza del Ministero della Giustizia dal 2017 ammontano a oltre 3 milioni e mezzo di euro.
PRESIDENTE. La deputata Anna Rita Tateo ha facoltà di replicare.
ANNA RITA TATEO (LEGA). Grazie, Presidente. Ministro, purtroppo, come gruppo Lega, non ci possiamo minimamente ritenere soddisfatti dalle sue risposte e non potremo mai esserlo in quanto, ad oggi tutto, ciò che lei ha detto rimane comunque lettera morta. Il caso di Catania con la senatrice Giulia Bongiorno ferita da una lastra enorme cadutale sulla gamba è solo uno dei tanti casi di strutture di tribunali che, da Nord a Sud, che sono inutilizzabili, fatiscenti e che addirittura cadono a pezzi. Da pugliese, mi vengono in mente il tribunale di Bari e quello di Foggia, che versano in situazioni disastrose, ma si possono citare i casi dei tribunali di Monza, di Livorno, di Vercelli e la lista potrebbe andare avanti, a lungo.
Dalle sue risposte si evince una disarmante mancanza di progettualità e non esiste una visione a lungo termine, il che è davvero sconfortante per chi, come me, è avvocato e vive nei tribunali. Per cercare di risolvere questa situazione si poteva agire in questi mesi, visto che il COVID ha alleggerito la presenza all'interno dei tribunali. Invece, si è preferito limitare ad istituire solamente il processo telematico. Sia chiaro, Ministro, che questa modalità non può venire usata come soluzione definitiva agli annosi problemi strutturali dei tribunali italiani perché, terminata la pandemia, si tornerà in strutture fatiscenti, se il Ministero non agisce ora.
Concludo, Presidente. Ministro, le rinnovo un appello che lei già ha ricevuto dal gruppo Lega e dalla collega Bisa: esca dai palazzi romani, in cui questo Governo e questa maggioranza si sono rintanati e vada a visitare personalmente i tribunali italiani, per rendersi conto della realtà e per cercare soluzioni concrete, perché, altrimenti, Ministro, si può dimettere per manifesta incapacità (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
(Iniziative di competenza in ordine alla regolarità del concorso per magistrati ordinari svoltosi nel 2019 - n. 3-01815)
PRESIDENTE. Il deputato Zanettin ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01815 (Vedi l'allegato A).
PIERANTONIO ZANETTIN (FI). Onorevole Ministro Bonafede, lei è stato cultore della materia di diritto civile all'Università di Firenze e immagino che, in quella veste, lei abbia esaminato molti studenti. Ora io le chiedo: se uno dei suoi studenti che faceva l'esame di diritto privato le avesse risposto che le servitù prediali rientrano tra i diritti reali di garanzia come il pegno e l'ipoteca, lei cosa avrebbe fatto? L'avrebbe promosso o l'avrebbe bocciato? Perché la informo, Ministro, dai dati che sono emersi dalla stampa, il candidato numero 95 del concorso 2019, negli scritti, proprio questo ha detto, ha commesso questo grossolano errore. Altri grossolani errori sono stati segnalati dalla stampa in ordine a quel concorso. Allora, io le chiedo di rispondere in scienza e coscienza: intende fare qualcosa per accertare le modalità di questo scandalo?
PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha facoltà di rispondere.
ALFONSO BONAFEDE, Ministro della Giustizia. Grazie Presidente. La complessiva disciplina del concorso per l'accesso alla magistratura ordinaria è costituita dalle disposizioni dettate dal regio decreto 15 ottobre 1925 n. 1860 e dalle previsioni del decreto legislativo 5 aprile 2006 n. 160, come modificato dall'articolo 1 della legge 30 luglio 2007, le quali hanno stabilito una nuova regolamentazione riguardante l'oggetto delle prove scritte e orali, i punteggi minimi per l'ammissione agli orali e per il superamento del concorso, nonché la nomina e la composizione della commissione esaminatrice e la disciplina dei suoi lavori.
La commissione del concorso viene nominata con decreto del Ministro della Giustizia, ma a seguito di conforme delibera del Consiglio superiore della magistratura che, dunque, designa i componenti della commissione esaminatrice in conformità ai criteri indicati dalla legge. Le deliberazioni adottate dalla commissione e dalle sottocommissioni in sede di scrutinio dei temi costituiscono provvedimenti amministrativi sindacabili solo dagli organi della giurisdizione amministrativa, mentre il Ministero della Giustizia garantisce il supporto tecnico, curando le attività di segreteria e mettendo a disposizione risorse e personale amministrativo del suo Dicastero. L'attività della commissione esaminatrice del concorso per l'accesso in magistratura, quindi, è espressione di discrezionalità tecnica finalizzata all'accertamento di una specifica idoneità, all'esito di un giudizio che è frutto della valutazione, da parte della commissione stessa, di una serie di elementi complessi, suscettibili di vario apprezzamento.
Nel vigente assetto istituzionale, la funzione di alta vigilanza assegnata dall'articolo 19 del Regio decreto n. 1860 del 1925 al Ministro della Giustizia sulla regolarità degli esami si traduce nella costante verifica della regolarità delle operazioni svolte dalla Commissione esaminatrice e dalle sottocommissioni rispetto alle modalità procedurali indicate dalla legge, ma non può in alcun modo includere il sindacato sul merito delle singole deliberazioni relative alle valutazioni dei candidati, soggette, come anticipato, solo al sindacato di legittimità del giudice amministrativo; merito delle deliberazioni che, in ogni modo, nel caso oggetto dell'interrogazione sono sottoposte al vaglio del giudice amministrativo. Così risulta essere e, dunque, sarebbe del tutto inopportuna ogni mia considerazione sul punto, come gli interroganti possono immaginare. Grazie.
PRESIDENTE. Il deputato Pierantonio Zanettin ha facoltà di replicare.
PIERANTONIO ZANETTIN (FI). Grazie Presidente. Io sono molto deluso dalla risposta che oggi il Ministro ci ha dato, perché il Ministro si è limitato a leggere gli appunti che i tecnici del suo ministero gli avevano predisposto. Siamo tutti iuris periti e conosciamo bene la materia che è oggetto del quid iuris. Però, come lei ha ricordato alla fine del suo intervento c'è un dovere di alta vigilanza. Di fronte a fatti abnormi, come i grossolani errori che sono stati commessi (Applausi di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) da parte dei candidati che sono stati poi promossi all'orale, io credo che non possiamo fare gli struzzi e mettere la testa sotto la terra. Ministro, noi in quest'Aula ci siamo confrontati tante volte e ci siamo scontrati su tanti temi ma io credo che sui temi dell'onestà, della trasparenza, della correttezza, della meritocrazia potevamo trovare dei punti di incontro. Con questa risposta, che io reputo assolutamente burocratica, fredda, dimostra che invece quei grandi valori ai quali si richiama anche il movimento del quale lei è espressione, quelli della trasparenza e della meritocrazia, sono stati calpestati. Lei ormai si è chiuso nel suo palazzo, attorniato dai suoi collaboratori, dalla burocrazia che proprio voi come MoVimento 5 Stelle volevate combattere, e avete perso completamente la credibilità.
Un'ultima considerazione: dopo l'affaire Palamara, che si è concluso “in quattro e quattr'otto” con un processo velocissimo, anche questo scandalo viene insabbiato e probabilmente non potrà trovare una sua esplicitazione oggettiva (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16.
La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 16,10.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Ascani, Battelli, Brescia, Cancelleri, Casa, Cirielli, Comaroli, D'Incà, D'Uva, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Gregorio Fontana, Frusone, Gebhard, Gelmini, Giachetti, Giorgis, Iovino, Liuni, Liuzzi, Lollobrigida, Lupi, Molinari, Morani, Nardi, Orrico, Perantoni, Rizzo, Ruocco, Schullian, Serracchiani, Carlo Sibilia, Tasso, Tomasi, Traversi, Viscomi e Zoffili sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente novantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Approvazione in Commissione.
PRESIDENTE. Comunico che, nella seduta del 14 ottobre 2020, la XII Commissione permanente (Affari sociali) ha approvato, in sede legislativa, il nuovo testo della seguente proposta di legge:
S. 1795 – Senatori BERNINI ed altri: “Istituzione della Giornata nazionale del personale sanitario, sociosanitario, socioassistenziale e del volontariato” (C. 2527, approvata dalla 1ᵃ Commissione permanente del Senato).
Esame della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2020 (Doc. LVII, n. 3-bis).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2020 (Doc. LVII, n. 3-bis) (Vedi l'allegato A).
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 13 ottobre 2020.
Avverto, inoltre, che alla Nota di aggiornamento è annessa una Relazione, ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 243 del 2012, con cui il Governo sottopone all'autorizzazione parlamentare un aggiornamento del piano di rientro verso l'obiettivo di medio periodo.
A tale proposito, ricordo che ai sensi dell'articolo 81, secondo comma, della Costituzione e dell'articolo 6, commi 3 e 5, della legge n. 243 del 2012, la deliberazione delle Camere che autorizza l'aggiornamento del piano di rientro deve essere approvata a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti. Pertanto, l'esame della Nota di aggiornamento si concluderà con l'approvazione di due distinti atti di indirizzo: il primo, relativo alla Relazione di cui all'articolo 6 della legge n. 243 del 2012, concernente l'autorizzazione all'aggiornamento del piano di rientro verso l'obiettivo di medio periodo, da votare a maggioranza assoluta; il secondo, relativo alla Nota di aggiornamento del DEF, da votare a maggioranza semplice, sulla base degli esiti della precedente deliberazione. Ricordo che, per l'esame della Nota, è previsto dall'articolo 118-bis, comma 4, del Regolamento, un dibattito limitato, che prevede, dopo gli interventi dei relatori e del rappresentante del Governo, l'intervento di un deputato per ciascun gruppo e per ciascuna componente politica del gruppo Misto, nonché dei deputati che intendano esprimere posizioni dissenzienti dai rispettivi gruppi. Le risoluzioni riferite alla Relazione e quelle relative alla Nota di aggiornamento dovranno essere presentate nel corso della discussione.
Interverrà quindi, in sede di replica, il rappresentante del Governo, che dovrà anche indicare quali risoluzioni intenda accettare con riferimento sia alla Relazione sia alla Nota di aggiornamento. Si procederà infine ai voti secondo le modalità precedentemente indicate. In entrambi i casi, a norma dell'articolo 118-bis, comma 2, del Regolamento, verrà posta in votazione per prima la risoluzione accettata dal Governo, che, in caso di approvazione, precluderà le altre.
(Discussione - Doc. LVII, n. 3-bis)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Cosimo Adelizzi.
COSIMO ADELIZZI, Relatore. Grazie, Presidente. La Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza rappresenta lo strumento attraverso il quale il Governo aggiorna le previsioni economiche di finanza pubblica del Documento di economia e finanza in relazione alla maggiore stabilità e affidabilità delle informazioni disponibili sull'andamento del quadro macroeconomico. Il Documento contiene l'aggiornamento degli obiettivi programmatici, le osservazioni e le eventuali modifiche e integrazioni del DEF in relazione alle raccomandazioni del Consiglio dell'Unione europea relative al Programma di stabilità e al Programma nazionale di riforma, anticipando i contenuti della successiva manovra di bilancio.
La Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2020 aggiorna il quadro programmatico di finanza pubblica per il periodo 2021-2023 rispetto a quello contenuto nel Documento di economia e finanza dello scorso aprile, il DEF 2020.
La Nota è suddivisa in tre sezioni, relative al quadro macroeconomico, ai dati di finanza pubblica e alla strategia di riforma del Governo. Nella mia relazione mi soffermerò, dopo una rapida analisi del quadro internazionale, sul quadro macroeconomico nazionale, dando conto dello scenario tendenziale e dello scenario programmatico, mentre lascerò al mio correlatore l'analisi dei saldi di finanza pubblica e degli interventi programmatici.
Lo scenario macroeconomico internazionale illustrato nella Nota evidenzia come nella prima metà del 2020 l'economia mondiale ha subito, a causa del diffondersi della pandemia da COVID-19, la battuta di arresto più profonda dalla Seconda guerra mondiale, conseguente al blocco delle attività economiche non essenziali introdotto a partire da marzo in tutte le diverse aree geo-economiche.
Nonostante gli interventi straordinari messi in campo dai Governi e le misure di politica monetaria introdotte dalle banche centrali, il blocco produttivo ha determinato una contrazione del PIL e del commercio mondiale rispettivamente del 3,5 e del 2,7 per cento nel primo trimestre dell'anno rispetto al trimestre precedente. Tale contrazione si è andata accentuando nel secondo trimestre, con un calo del 5 per cento del PIL e del 12,5 per cento del commercio mondiale. Inutile dire che per un Paese a forte vocazione esportatrice come l'Italia questo calo accentuato della domanda estera ha prodotto effetti particolarmente negativi, ragion per cui è prioritario rilanciare sia la domanda interna, per rendere l'economia più flessibile agli shock esterni, che la produttività di lungo periodo, in modo da farsi trovare pronti quando il commercio mondiale tornerà a crescere. La strada maestra consiste nello stimolo agli investimenti pubblici, ed è qui che assume particolare importanza il cosiddetto Recovery Fund, o, più precisamente, il Next Generation EU. L'obiettivo deve essere riportare vicino alla media europea, e in prospettiva anche oltre, il rapporto tra investimenti pubblici e PIL, caduto sotto il 2 per cento durante i picchi negativi dell'ultimo decennio. Il Governo stima, nella Nota, in 77,4 miliardi di euro complessivi le sovvenzioni, a cui si aggiungono 127,6 miliardi di prestiti.
È la nostra grande occasione per trasformare il Paese lungo le direttrici storiche indicate dal MoVimento 5 Stelle e che trovano la convergenza di tutte le forze politiche, ovvero sviluppo compatibile con gli equilibri ambientali, mobilità sostenibile, innovazione tecnologica, digitalizzazione e potenziamento dei servizi pubblici, a partire dalla sanità. La forte contrazione del PIL nel secondo trimestre ha interessato tutte le principali economie avanzate. Una graduale ripresa, più sostenuta delle attese, si è registrata a partire dai mesi di maggio e giugno con il riavvio delle attività produttive, ma con un andamento disomogeneo tra i vari Paesi. Il quadro delle variabili esogene sottostanti la Nota di aggiornamento risulta dunque nel complesso meno favorevole rispetto a quello presentato nel DEF. In particolare, le proiezioni sull'andamento del commercio internazionale si presentano molto più sfavorevoli di quanto prefigurato nel DEF soprattutto per l'anno in corso e per il 2021, rispettivamente di meno 4,8 punti percentuali nel 2020 e di meno 1,3 punti nel 2021 rispetto a quanto prospettato in primavera. Ciò anche in relazione al permanere delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina. Il nuovo quadro delle variabili esogene prevede, inoltre, un aumento del prezzo del petrolio. Nel complesso, il profilo della revisione delle variabili esogene esposto nella Nota è coerente con le valutazioni espresse dai principali istituti previsori, quali OCSE e FMI. Per quanto riguarda l'area euro, il PIL in termini reali diminuirà dell'8 per cento nel 2020 e tornerà a crescere del 5 per cento nel 2021 e del 3,2 per cento nel 2022. Entro la fine dell'orizzonte temporale di riferimento il livello del PIL in termini reali rimarrebbe comunque inferiore del 3,5 per cento a quello atteso nelle proiezioni di dicembre 2019, formulate dagli esperti prima della pandemia di COVID-19.
Relativamente all'anno in corso, la Nota mette in rilievo l'impatto senza precedenti sull'economia italiana degli effetti della pandemia da COVID-19, che, diffusasi su scala globale, ha interessato in maniera più severa l'Italia. Nel primo semestre del 2020 tutto ciò si è tradotto in una contrazione del PIL senza precedenti. Il primo trimestre ha registrato un calo del PIL del 5,5 per cento, ampiamente previsto anche nel DEF di aprile, ma il prolungamento del lockdown nel mese di aprile, associato al deterioramento del quadro macroeconomico internazionale, ha reso la caduta del PIL ancora più profonda nel secondo trimestre, meno 13 per cento, ben più accentuata rispetto a quella stimata dalle previsioni del DEF, meno 10,5 per cento. In assenza di fenomeni di recrudescenza del virus, nella seconda parte dell'anno questo risultato rappresenterebbe, secondo la Nota, il punto di minimo a partire dal quale l'attività economica inizierebbe una fase di graduale recupero. La Nota di aggiornamento presenta due scenari di previsione macroeconomica, uno tendenziale e l'altro programmatico, coerenti con lo scenario aggiornato riguardante le variabili esogene internazionali.
Lo scenario programmatico incorpora l'impatto sull'economia delle nuove misure che saranno adottate con la prossima legge di bilancio per il 2021. Le due previsioni, che coincidono per l'anno in corso, si differenziano negli anni successivi in relazione alle future misure di politica fiscale. Per quanto concerne il quadro tendenziale, le informazioni congiunturali più recenti indicano una ripresa dell'economia italiana dovuta alla graduale rimozione delle misure di contenimento e agli interventi di politica economica adottati nel corso dell'anno, che porta a prefigurare un rimbalzo dell'attività economica nel terzo trimestre superiore a quello previsto ad aprile nel DEF (più 9,6 per cento). Nel complesso, la previsione di flessione del PIL reale per il 2020 viene aumentata a meno 9 per cento rispetto al meno 8 per cento della previsione del DEF. Il principale motivo della revisione al ribasso per il 2020 risiede nella contrazione più accentuata del PIL nel secondo trimestre, conseguente alla durata del periodo di parziale chiusura delle attività produttive in Italia e alla diffusione dell'epidemia su scala globale superiore a quanto ipotizzato in aprile. Sulla nuova stima pesa, inoltre, una previsione assai più cauta di incremento del PIL nel quarto trimestre, che la Nota indica in più 0,4 per cento, a fronte del più 3,8 per cento previsto nel DEF. Anche a causa del calo più marcato previsto per quest'anno, la previsione viene, invece, rivista al rialzo per il 2021, in cui il PIL è atteso in crescita del 5,1 per cento contro il 4,7 per cento del DEF (più 0,4 punti percentuali). Sul recupero dell'economia un significativo impatto avranno le ingenti manovre di supporto e di stimolo introdotte con i decreti-legge cosiddetti “Rilancio”, di maggio, e “Sostegno e Rilancio”, di agosto. Negli ultimi due anni dell'orizzonte di previsione si stima che il PIL continui a rimanere su un sentiero di crescita moderata pari al 3 per cento e all'1,8 per cento, rispettivamente nel 2022 e nel 2023. In ragione di tale dinamica, il PIL è atteso recuperare i livelli pre crisi nel secondo trimestre dell'ultimo anno di previsione, cioè nel 2023. Il quadro macroeconomico programmatico per gli anni 2020 e successivi, presentato nella Nota, include l'impatto sull'economia delle misure che saranno adottate con la prossima legge di bilancio per il 2021. La programmazione finanziaria tiene altresì conto degli interventi straordinari per il sostegno e il rilancio dell'economia che il Governo intende concordare con la Commissione europea attraverso la presentazione dello schema del piano nazionale di ripresa e resilienza nell'ambito delle procedure per l'accesso ai fondi stanziati con il programma Next Generation EU, dotato di 750 miliardi nel periodo 2021-2026. La presentazione finale del programma è prevista a inizio 2021. Il PNRR e la programmazione finanziaria di bilancio devono, pertanto, essere pienamente coerenti.
Secondo quanto esposto nella Nota, la manovra di finanza pubblica per il 2021-2023 punterà a sostenere la ripresa dell'economia con un'ulteriore spinta fiscale nel 2021, che si andrà riducendo nel 2022 per poi puntare a un significativo miglioramento del saldo di bilancio nel 2023. Nello scenario programmatico, la crescita del PIL reale è prevista pari al 6 per cento nel 2021, al 3,8 per cento nel 2022 e al 2,5 per cento nel 2023. Consentitemi qui una piccola parentesi di orgoglio. Questo Parlamento ha saputo finanziare tre decreti economici di grandi dimensioni in pochi mesi, per un totale di 100 miliardi, e programmare una manovra intorno ai 37 miliardi di euro, finanziata in parte dalle sovvenzioni e dai prestiti del Next Generation EU e in parte da deficit aggiuntivo su base nazionale. Il totale ammonta a circa 140 miliardi e la Nota di aggiornamento del DEF rende onore a questo sforzo stimando una crescita aggiuntiva del 2,5 per cento per l'anno 2021, grazie agli 80 miliardi dei decreti “Rilancio” e “Agosto”, e del 2,4 per cento in tre anni per l'impulso della manovra. Questo significa molto semplicemente che senza questo sforzo imponente l'Italia avrebbe impiegato molti più anni a raggiungere e a superare i livelli di PIL precedenti alla pandemia. Come emerso anche durante le audizioni in Commissione, la direzione della prossima manovra di bilancio è tracciata e uno dei capisaldi dovrà essere la riforma fiscale secondo tre linee di azione: riduzione della pressione fiscale sulle famiglie e sul ceto medio, dando seguito, innanzitutto, alla legge delega sull'assegno unico familiare in corso di esame parlamentare; una semplificazione complessiva del sistema, che dovrà essere trainata dai processi di digitalizzazione; la stabilizzazione di interventi fiscali già finanziati nei mesi scorsi, come - solo per citarne qualcuno - il super bonus al 110 per cento, la transizione 4.0 per le imprese e la decontribuzione al 30 per cento sul costo del lavoro dei dipendenti per le imprese del Mezzogiorno. Riduzione delle diseguaglianze territoriali, sviluppo sostenibile e innovazione d'impresa devono iniziare finalmente a camminare insieme.
Tornando al dettaglio della Nota di aggiornamento, la più elevata crescita in confronto al quadro tendenziale è principalmente trainata dagli investimenti fissi lordi. Questi ultimi, a loro volta, esercitano un effetto moltiplicativo sulla produzione e accrescono il reddito disponibile delle famiglie, dando luogo a maggiori investimenti del settore privato e spesa per consumi delle famiglie. Anche le esportazioni beneficeranno nel tempo della maggiore competitività dell'economia conseguita tramite i maggiori investimenti.
L'impatto macroeconomico delle misure della manovra sull'andamento del PIL determinerebbe, rispetto allo scenario tendenziale, un incremento del tasso di crescita del PIL dello 0,6 per cento nel 2021 e dello 0,4 per cento nel 2022. Il contributo alla crescita rappresentato dagli interventi che verranno realizzati attraverso l'utilizzo delle risorse del Next Generation EU sarà positivo e crescente sul PIL nell'arco del triennio: relativamente più moderato nel primo anno - più 0,3 per cento - per poi aumentare fino a produrre un impatto positivo pari a più 0,8 per cento sul PIL nel 2023. Nel rispetto dei regolamenti europei, le previsioni macroeconomiche pubblicate nella NADEF sono state sottoposte alla valutazione dell'Ufficio parlamentare di bilancio, che le ha validate sia nello scenario tendenziale, basato sulle previsioni di finanza pubblica a legislazione vigente, sia nello scenario programmatico, che incorpora gli interventi di politica economica che il Governo intende porre in essere con la legge di bilancio. La normativa europea richiede la validazione delle sole previsioni programmatiche. In accordo con il Ministero dell'Economia e delle finanze, tuttavia, l'UPB estende l'esercizio di valutazione anche alle previsioni dello scenario tendenziale. L'orizzonte della validazione concerne il periodo oggetto del documento programmatico di bilancio, ossia il biennio 2020-2021. Gli anni successivi, 2022 e 2023, non sono oggetto di validazione. L'UPB - e concludo - valuta, tuttavia, il realismo delle previsioni del Governo al di fuori del processo di validazione. La validazione è condotta dall'UPB basandosi sul confronto delle previsioni del MEF con quattro distinte previsioni, assumendo ipotesi comuni sulle variabili esogene internazionali e sulla manovra di finanza pubblica. Io mi fermo qui. La ringrazio, signor Presidente, e lascio la parola al collega Stefano Fassina.
PRESIDENTE. Ovviamente, la parola gliela lascio io. Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Stefano Fassina.
STEFANO FASSINA, Relatore. Grazie, Presidente. Ringrazio l'onorevole Adelizzi per la prima parte dell'esposizione. Mi concentro sullo scenario programmatico e, in particolare, su quelle che ritengo siano le condizioni necessarie - non sufficienti, perché ovviamente il contesto epidemiologico sovrasta i modelli econometrici - sul piano strettamente economico affinché lo scenario programmatico si realizzi. L'obiettivo di prodotto interno lordo per il 2021 prospetta un rimbalzo del 6 per cento, dopo una contrazione che per quest'anno nella Nota viene prevista e stimata a meno 9 per cento. Negli anni successivi al 2021, cioè 2022 e 2023, la risalita continua, ovviamente meno intensa, con 3,8 nel 2022 e 2,5 nel 2023. Tutto questo in una dinamica dell'indebitamento che si riduce via via nel corso del triennio che abbiamo di fronte, dal meno 7 per cento del prossimo anno, al 4,7 nel 2022 e al meno 3 del 2023, con una, diciamo, stance di finanza pubblica, con un'intonazione di finanza pubblica che rimane espansiva per i primi due anni e poi manifesta una leggera contrazione a partire, appunto, dall'ultimo anno di previsione.
Mai come quest'anno una previsione su un triennio è davvero un esercizio, diciamo, molto impegnativo in termini econometrici. Mi concentrerei sul prossimo anno - mi pare già sufficiente - come sfida da affrontare.
Quali sono le condizioni per poter raggiungere obiettivi che certamente sono ambiziosi, ma sono obiettivi realistici? La prima condizione riguarda la politica monetaria. So bene che, da tanti anni, non è bello parlare di politica monetaria, perché è affidata a un'autorità indipendente. Ricordo un libretto profetico del 1997 del professor Fitoussi, che si intitolava Il dibattito proibito: ai decisori politici è proibito di parlare di politica monetaria, mentre ritengo che sia un pezzo fondamentale dell'esercizio della democrazia e, quindi, con tutto il rispetto delle Banche centrali, credo che dobbiamo anche affrontare questo nodo. La politica monetaria è decisiva per lo scenario che abbiamo di fronte, serve a sostenere una politica di bilancio espansiva. Senza una politica monetaria adeguata e gli acquisti conseguenti, la politica di bilancio espansiva non la possiamo fare. Sottolineo che, a fronte della nostra discussione importante - l'ho detto ieri - sulle risorse del Recovery Fund, 205 miliardi in sei anni, quest'anno la Banca centrale europea acquista 210 miliardi di nostri titoli di Stato, soltanto quest'anno. Non a caso, il rendimento su BTP fino a quattro anni è negativo. L'anno prossimo si ripete l'esercizio ed è previsto che la Banca centrale europea, tramite la Banca d'Italia, acquisti 134 miliardi di nostri titoli di Stato. Dico questo per avere idea dell'ordine di grandezza delle variabili di politica economica rilevanti, poi è evidente che tutto è importante e ogni euro che possiamo utilizzare va utilizzato e va utilizzato bene, però le variabili di politica economica hanno un ordine di priorità e la politica monetaria è decisiva. Il comportamento della Banca centrale deve rimanere un comportamento accomodante quanto necessario ai fini dell'acquisto dei titoli di Stato.
L'altro terreno su cui è importante la politica monetaria è il tasso di inflazione. Guardate, non si dà, nella storia economica, un rientro da un debito elevato senza un'inflazione significativa, non vi sono esempi che non siano esempi, appunto, di ristrutturazione, scenario che, ovviamente, non vogliamo prendere in considerazione. Serve una politica monetaria che consenta una ripresa di inflazione. Qualche analista non particolarmente eretico, ma direi piuttosto pragmatico, ha cominciato a mettere in discussione l'inflation targeting: non solo il target, ma quello che hanno fatto le Banche centrali nell'ultimo trentennio, cioè un obiettivo di inflazione che, sottolineo, è stato sistematicamente mancato a partire dal 2008. La politica monetaria, quindi, è importante per il tasso d'inflazione e per il tasso di cambio. L'aggressività della politica monetaria della Federal Reserve ha fatto sì, come voi sapete, che l'euro si è svalutato, problema in più rispetto alle dinamiche di domanda internazionale e di domanda interna che abbiamo di fronte. Quindi, questa è la variabile decisiva che sta dietro allo scenario che abbiamo di fronte, poi, ovviamente, a sostegno c'è la politica di bilancio. La Nota di aggiornamento al DEF traccia, a mio avviso, un percorso corretto: nel prossimo anno si prevede, si punta a una manovra espansiva nell'ordine di 38 miliardi, che si aggiungono allo scenario tendenziale, fino a portare il deficit al 7 per cento del PIL; 38 miliardi che si traducono in un impatto sull'economia reale di più 0,9.
Dico questo perché, anche come ieri, in quest'Aula, immagino dopo negli interventi, si mette in discussione il realismo e la credibilità dell'obiettivo di PIL per l'anno prossimo. Il moltiplicatore che sta sotto questi numeri è 0,43, un moltiplicatore molto contenuto, cioè vuol dire che ogni miliardo di spesa pubblica in più genera 430 milioni di euro di economia reale in più: un obiettivo realistico. È un obiettivo a cui concorrono 14 miliardi di sovvenzioni: a quel deficit, per valutare la portata della manovra, vanno, appunto, aggiunti 14 miliardi di sovvenzioni, che non vengono riflessi nel deficit in quanto appunto sono sovvenzioni e, invece, le risorse previste per i prestiti che arrivano dal Recovery Fund vengono incluse nel calcolo del deficit.
È fondamentale che queste risorse, come è previsto, come ha annunciato, in audizione, il Ministro Gualtieri ieri, si concentrino sull'aumento degli investimenti pubblici. Guardate, e cito una fonte non particolarmente sospettabile di eresia economica, il Governatore della Banca d'Italia ha insistito sulla fase molto keynesiana che stiamo attraversando. È fondamentale che queste risorse si concentrino sugli investimenti pubblici, perché abbiamo una profonda carenza di domanda, di domanda aggregata, che va sostenuta attraverso gli investimenti pubblici, perché, in una fase di incertezza, chi ha pure disponibilità di reddito, le famiglie che hanno pure disponibilità di reddito aumentano il risparmio precauzionale, come si vede dai numeri, le imprese fanno fatica ad investire, perché non possono fare affidamento su consumi che siano realisticamente prevedibili. Quindi, noi dobbiamo aggiornare l'agenda di politica economica alla fase. Oggi, tagliare le tasse in modo indiscriminato sarebbe una misura assolutamente inefficace, perché porterebbe al risparmio precauzionale, quindi non riusciremmo a dare all'economia quello stimolo di cui ha necessità.
Sottolineo questo, perché siamo appunto in un'altra fase, dove sfuma quella retorica sul buon padre di famiglia, lo Stato non si deve comportare come un buon padre di famiglia. È razionale che il buon padre di famiglia, in una fase di incertezza, risparmi, proprio perché il comportamento delle famiglie, del buon padre di famiglia, ha questa caratteristica, lo Stato si deve comportare in modo opposto al buon padre di famiglia. Non è rivoluzionario: un liberale come Keynes l'ha scritto un secolo fa. Quindi, è necessario puntare sugli investimenti pubblici, ovviamente dove c'è maggiore carenza e l'annuncio fatto dal Ministro Gualtieri di un aumento degli investimenti pubblici dal 2,7 per cento del 2019 al 4 per cento nello scenario di previsione è, a mio avviso, coerente con le caratteristiche della fase che stiamo attraversando.
Ma, ovviamente, politica monetaria e politica di bilancio non bastano, è necessario intervenire anche sulla regolazione di alcuni mercati, perché, guardate, una delle ragioni della anemia dell'inflazione è la dinamica dei salari reali. Oggi, aumentare i salari reali - e lo dico anche in relazione alla discussione, al negoziato, al conflitto che c'è sul contratto dei metalmeccanici - non è soltanto un principio di giustizia sociale e di riconoscimento della dignità del lavoro, oggi è una misura utile alla politica economica. Continuare a puntare tutto sulle esportazioni, come mi pare continui a fare il presidente di Confindustria, non funziona, perché quel consumatore di ultima istanza che sono state le famiglie degli Stati Uniti nell'ultimo quarto di secolo non possono continuare a fare quello che hanno fatto e non lo stanno facendo, non lo fanno, e allora hai bisogno di domanda interna e devi aumentare i salari perché ti serve la domanda interna. Quindi, bisogna anche qui aggiornare l'analisi di fase.
Inoltre c'è un problema a proposito di regolazione dei mercati che riguarda anche le banche. L'Unione europea, la Commissione europea, sta commettendo un errore analogo a quello del bail in che non sono princìpi sbagliati in assoluto, ma dipende in quale fase si collocano. Oggi continuare a insistere con il calendar provisioning, cioè con una regola che dice che in tre anni devi svalutare, fino a portare a zero, i crediti in sofferenza, in una fase come questa, vuol dire dare una mazzata pesantissima al mondo bancario, non solo quello italiano, ma in generale e, quindi, al flusso di credito verso le piccole imprese. Quella normativa - questo è un punto che invece non ho condiviso dell'intervista di Ignazio Visco l'altra domenica - questa normativa va rimessa in discussione perché, finita la moratoria e prima o poi quella moratoria sui mutui deve finire, le banche si troveranno esposte a una regolamentazione prociclica, cioè che aggrava i problemi che abbiamo di fronte.
Infine, il quarto insieme di politiche - la politica monetaria, la politica di bilancio, la politica di regolazione dei mercati - la politica industriale. Tutti insistiamo, anche il rapporto del Fondo monetario internazionale, il World Economic Outlook che è stato appena presentato per gli Annual Meetings che sono iniziati l'altro ieri a Washington, insiste sulla produttività. La produttività necessita di politica industriale. Ora qua non c'è tempo per entrare nel merito ma, come è evidente, per ragioni serie che vanno condivise non in un'ottica statalista, ma in un'ottica di pragmatismo, lo Stato interviene su settori in difficoltà oppure per recuperare asset importanti. Ho ascoltato, stamattina, l'intervento dell'onorevole Meloni: a mio avviso, fa un'analisi non adeguata rispetto all'operazione Euronext. Non è un'operazione di svendita della Borsa italiana ai francesi. A parte il fatto che l'avevamo già svenduta agli inglesi, ma Euronext acquista Borsa italiana e MTS, il mercato dei titoli di Stato, ma Cassa depositi e prestiti diventa un socio paritario con la Cassa depositi francesi dentro Euronext; quindi, è un'operazione che, a mio avviso, ha grandi potenzialità, non è un'operazione di svendita e sul piano appunto della politica industriale ci sono altri passaggi importanti. Uno di questi, ai fini della produttività e del realismo di quelle previsioni sulla dinamica dell'economia reale, riguarda la fibra ottica, che non è solo una filiera, ma è un asset di impatto sistemico e qui credo che vadano fatte delle scelte chiare. Un asset come la rete unica in fibra deve essere controllato dal pubblico: a mio avviso, TIM si deve mettere l'anima in pace. Le conseguenze occupazionali che potrebbe generare lo scorporo della rete da TIM dobbiamo gestirle ma un asset come la rete unica in fibra ottica non può rimanere in mano sotto il controllo di un player di mercato che poi la utilizza: deve essere controllata dallo Stato.
C'è il capitolo autostrade, anche qui senza nessuna logica e attitudine punitiva nei confronti di qualcuno - su quello ci penserà la magistratura - il punto è: come vogliamo regolare i monopoli naturali? I monopoli naturali in mano al privato determinano aumenti delle tariffe, pochi investimenti e servizi scadenti: è il risultato di un trentennio di affidamenti ai privati dei monopoli naturali come autostrade. Anche qui è necessario un controllo pubblico proprio ai fini di quegli investimenti necessari alla crescita e necessari all'aumento di produttività.
E poi c'è un capitolo importante su cui dovremmo tornare, che è quello del patrimonio destinato di Cassa depositi e prestiti: 44 miliardi per intervenire nel settore produttivo. Quelle risorse devono essere coordinate ai fini di obiettivi fondamentali di politica economica; le imprese pubbliche o a controllo pubblico e questi 44 miliardi devono essere parte di un disegno coerente, incisivo che individua quelle filiere, quegli ambiti produttivi sui quali puntare e costruire eccellenza e ne abbiamo grandi possibilità.
Chiudo, Presidente. Oltre alla risoluzione per la Nota di aggiornamento al DEF dobbiamo votare anche lo scostamento che prevede la revisione dell'obiettivo di medio periodo per la finanza pubblica, un esercizio che, in questa fase di sospensione delle regole del Patto di stabilità e crescita, è un esercizio abbastanza retorico, nel senso che quelle regole vanno aggiornate proprio perché la fase è drammaticamente discontinua da quella che abbiamo alle spalle e che ha originato quelle regole. Quelle regole, che non andavano bene prima, non vanno ancor di più bene nella fase in cui siamo.
PRESIDENTE. Concluda.
STEFANO FASSINA, Relatore. Oggi dobbiamo motivare lo scostamento - chiudo, Presidente - però con la consapevolezza che va rivisto. Insomma abbiamo una rotta impegnativa davanti, una rotta ambiziosa ma non irrealistica e la riusciremo a percorrere con successo quanto più sarà condivisa in quest'Aula, condivisa con gli altri livelli di Governo territoriali e condivisa con le parti sociali, un esercizio di condivisione che sarà decisivo ai fini del raggiungimento dei nostri obiettivi.
PRESIDENTE. Ha facoltà a questo punto di intervenire il rappresentante del Governo, sottosegretario Villarosa, che si riserva di intervenire.
È iscritto a parlare il deputato Tabacci. Ne ha facoltà. Attendiamo che scenda nella postazione al centro dell'emiciclo. A lei la parola, prego.
BRUNO TABACCI (MISTO-CD-RI-+E). Grazie, Presidente. Ringrazio i relatori per la introduzione alquanto completa, sia Adelizzi che Fassina, e vorrei rilevare in via preliminare che questa NADEF 2020 è accompagnata dal prevalere di una parola su tutte le altre: incertezza. Non c'è dubbio che si sia avviata una fase di recupero che, se andrà tutto bene, potrebbe concludersi nel 2023 e che le misure eccezionali di politica economica adottate dal Governo hanno evitato il profilarsi di uno scenario ancora più avverso e drammatico e di questa cosa bisogna dare atto perché tutte le previsioni delle settimane più dure erano nettamente più alte di quelle che questa NADEF può registrare. Ma le prospettive generali, come dimostra il crescere dei contagi in questi giorni anche in Italia, sono fortemente condizionate dall'evoluzione della pandemia e dai comportamenti conseguenti che potrebbero essere assunti. Da qui il prevalere dell'incertezza perché tale evoluzione si ripercuote sulla fiducia delle famiglie e delle imprese, quindi può determinare la debolezza della domanda. È vero che gli interventi di politica monetaria adottati dalla BCE e le aspettative positive suscitate dall'accordo del 21 luglio in Europa sul programma Next Generation EU hanno determinato un marcato miglioramento delle condizioni monetarie e finanziarie. Elemento decisivo questo delle condizioni monetarie finanziarie - l'onorevole Fassino lo sa bene - per un Paese come il nostro, alle prese con un debito pubblico la cui sostenibilità è strettamente connessa al persistere di queste condizioni favorevoli. Se queste condizioni vengono meno, anche la sostenibilità del debito si indebolisce. Il quadro macroeconomico tendenziale - è stato ricordato dai relatori - presentato dalla Nadef prefigura una discesa del PIL pari al 9 per cento nel 2020, cui seguirebbe una crescita del 5,1 per cento nel 2021, del 3 per cento nel 2022 e dell'1,8 per cento nel 2023. Il quadro programmatico integra il quadro tendenziale e prefigura un'ampia misura espansiva che include l'utilizzo delle risorse del programma Next Generation EU e che innalza la crescita di 0,9 punti nel 2021, 0,8 nel 2022 e 0,7 nel 2023. Ovviamente, gli effetti degli interventi sull'economia dipendono strettamente dalla qualità e dai tempi di attuazione degli investimenti e dalla misura in cui questi spingeranno la crescita potenziale del Paese. Le risorse previste dal programma Next Generation EU vanno destinate a rilanciare gli investimenti pubblici e l'attuazione di riforme dirette ad aumentare la crescita potenziale. Per ottenere questi risultati è necessario che presso il CIAE, il Comitato interministeriale degli affari europei, si organizzi una governance efficace in grado di mettere la Pubblica amministrazione nella condizione di organizzare la progettazione, esecuzione e rendicontazione degli investimenti programmati senza sprechi e con la massima rapidità. Tutto questo è necessario fare per garantire la sostenibilità del nostro debito pubblico, con l'avvertenza - ed ho concluso - che un debito che si colloca attorno al 150 per cento del PIL lascia il nostro Paese esposto ai rischi derivanti da possibili tensioni sui mercati finanziari o da nuovi shock economici. Ecco perché l'incertezza che normalmente accompagna le stime della Nadef, in questo caso sono ancora più evidenti, è la parola più chiara che accompagna questa drammatica Nadef del 2020. Il voto su questa nota è dunque un atto di consapevolezza, di responsabilità e di speranza. Grazie
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Maurizio Lupi. Ne ha facoltà .
MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie signor Presidente. È evidente che un giudizio su questa Nadef non può che essere dato nel contesto in cui ci veniamo a trovare. Lo hanno detto anche i colleghi che mi hanno preceduto e i relatori, ne abbiamo discusso e ci siamo confrontati anche in Commissione bilancio con il Ministro dell'economia.
Il primo fattore su cui riflettere è evidente che è quello degli effetti della manovra che abbiamo fino ad oggi fatto per frenare gli effetti sociali ed economici della pandemia. Dobbiamo essere coscienti - e lo dico anche per chi ci ascolta - che fino ad oggi abbiamo speso tutto a debito, cosa che non era mai successa nella storia recente del nostro Paese, oltre 100 miliardi di euro. Lo abbiamo fatto per fronteggiare l'emergenza e, però, possiamo misurare gli effetti di queste risorse, decidere come le abbiamo spese. La Nadef e, ovviamente, la prossima manovra di bilancio dovrà inquadrarsi partendo da questa realtà, non escludendo questa realtà. Abbiamo discusso in questi due giorni qui in Parlamento, confrontandoci col Presidente del Consiglio, dei fondi da utilizzare del Recovery Fund. Bene, stiamo discutendo di oltre 200 miliardi, di cui la maggior parte a prestito, da destinare in sei anni, e nel frattempo, però, abbiamo potuto, tutto a debito, utilizzare risorse per oltre 100 miliardi di euro. Sono stati investiti bene? Hanno dato gli effetti che desideravamo?
Sono andati incontro non solo all'emergenza ma anche alla possibilità di guardare con più positività al futuro e al rilancio del nostro Paese? Li abbiamo dispersi in mille rivoli? Li abbiamo concentrati riguardo ad alcuni settori strategici rispetto agli altri? Abbiamo provato a immaginare che non possiamo andare avanti solo con interventi, per esempio, di politiche del lavoro che non siano attive? Gli interventi di welfare, gli interventi legati alla Cassa integrazione sono interventi solo di breve periodo e non possono durare all'infinito, anche perché non sappiamo per quanto tempo potremo finanziare la Cassa integrazione con la situazione in cui ci in cui ci troviamo. È evidente altresì che, se non andiamo ad individuare gli asset strategici di questo Paese e li concentriamo in alcuni settori, rischiamo ovviamente di pensare che la ripresa dell'economia possa essere solo fatta da sussidi; ma i sussidi non danno la speranza. Ci siamo trovati in una situazione drammatica ma, nello stesso tempo, abbiamo un'opportunità incredibile: mai nessun Governo prima di questo ha potuto pensare di utilizzare risorse, lo ripeto, tutte a debito per intervenire su ciò che riteneva strategico e fondamentale. Non era mai successo. Tant'è che anche l'indicatore che noi abbiamo, grazie anche alla Banca centrale europea, è un indicatore anomalo da un punto di vista economico: un debito pubblico di 2.650 miliardi, quasi il 160 per cento del PIL, vede oggi uno spread del nostro Paese di 120 punti base. Eppure, anche la crescita economica è meno 10, meno 9 o meno 11 per cento, a seconda del diversi soggetti che la prevedono.
Quindi, qual è la prima considerazione che dobbiamo fare, che coinvolge tutti noi? La responsabilità non solo a utilizzare bene le risorse ma anche a programmare le risorse per il 2021 secondo questa coscienza. In questo momento, l'Europa e i mercati ci stanno dando una mano. Nel breve periodo non accadrà quello che è accaduto nel 2008, nel 2009, nel 2010 e nel 2011. Non accadrà! C'è liquidità nei mercati, c'è possibilità di fare debito pubblico; non siamo costretti all'austerità. Ma nel medio e lungo periodo, se quel debito pubblico che ci stiamo portando dietro non avrà come corrispondente una crescita effettiva del Paese, una riforma effettiva sugli asset fondamentali, sulla struttura fondamentale nel Paese, quel debito pubblico sarà la morte dell'Italia, sarà la morte di tutti noi. Non oggi o fra sei mesi, ma fra un anno e mezzo o due evidentemente saremo costretti tutti a pagare quelle scelte sbagliate che stiamo facendo adesso.
Allora il punto è esattamente questo. Mi rivolgo all'ex Ministro Padoan, che adesso non c'è ma che è venuto ieri in Commissione e, rispondendo alla domanda di un collega dell'opposizione, ha detto: basta leggere l'Istat. Allora, basta leggere l'Istat? Il cavolo, direi al Ministro dell'Economia! Semplicemente perché ieri l'Istat ci ha detto una cosa e oggi il Fondo monetario internazionale ce ne dice un'altra (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro e di deputati Lega-Salvini Premier)! La presunzione, signor Ministro dell'Economia, in questo momento non paga né lei né il Governo né l'Italia né questo Parlamento! Siamo insieme sulla stessa barca, lavoriamo tutti insieme. La parola detta prima dal collega Tabacci è la parola vera che dovrebbe farci pensare tutti: incertezza! E allora ascoltiamo, capiamo, correggiamoci! Il debito si fa ma deve essere debito buono! Per quanto tempo andremo avanti a sussidi? Alla domanda al ministro Gualtieri se, nella prossima legge di bilancio, per esempio, si interromperanno gli interventi assistenziali e si concentreranno, per esempio, le misure sulle politiche attive, si è detto, ovviamente non per un problema di giudizio di politica economica ma per un ragionevole interesse di tipo politico e di coesione sulla maggioranza: il reddito di cittadinanza sarà assolutamente confermato. I navigator per quanto tempo li continueremo ad assumere? Quanto ci costano? Sapete quanti sono? Ad oggi 3 mila. Sapete quanto costano ogni anno? 500 milioni di euro, ogni anno. Quale risultato hanno ottenuto? Dove è il Presidente di questi navigator che doveva indurre alle politiche attive del lavoro? Essere responsabili e non presuntuosi, signor Ministro dell'Economia, vuol dire anche riconoscere che una cosa non ha funzionato, che bisogna correggerla perché quelle risorse sono patrimonio di tutti e le pagheranno, non noi, ma i nostri figli e i nostri nipoti. Questo vuol dire anche ascoltare le osservazioni critiche!
Quando si parla di politiche attive del lavoro si dice che è evidente che, se non possiamo andare avanti all'infinito a Cassa integrazione, qualche elemento inizia a intravedersi. Vuol dire che, se il lavoro lo danno le imprese, noi dobbiamo mettere in condizioni le nostre imprese non solo di crescere, di reggere alla sfida e alla parola “incertezza”, ma anche per esempio di tutelare la risorsa principale che hanno, che è il lavoro, che è la persona, che è il dipendente. E non la tutelano perché noi gli diciamo “non licenziare”: la tutelano solo se le mettiamo in grado di fare quella politica, di tutelare, di investire sulla risorsa principale che un imprenditore ha, che si chiama lavoratore, che si chiama persona. E allora destiniamo magari le risorse della Cassa integrazione alle imprese che riportano al lavoro, che si tengono, che tutelano, che investono nella formazione sui loro dipendenti. Premiamole! Tanto l'hanno anticipata loro la Cassa integrazione!
Secondo elemento. C'è un elemento su cui ragionare, che il Fondo monetario internazionale ieri sottolinea: la debolezza strutturale del nostro Paese rispetto agli altri, al di là del fatto che prevede meno 10,8 e noi prevediamo 9, o più 5,2 e noi prevediamo 6. La debolezza principale di questo Paese è da una parte le riforme strutturali che non abbiamo, poi un'incapacità dell'organizzazione anche della Pubblica amministrazione. Parliamo di fondi europei: ma se solo il 28 per cento delle risorse, messe a disposizione dall'Europa, noi le utilizziamo, ci sarà una ragione! Parliamo di aumentare gli investimenti pubblici, ma chiunque di noi sa che il problema principale, prima ancora delle risorse, è spendere bene queste risorse, l'efficienza della Pubblica amministrazione, che le possa spendere e che le possa realizzare. Oltre ai soldi che avremo, che ci arriveranno da questa legge di bilancio,…
PRESIDENTE. Concluda.
MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). Andrò a concludere. Oltre ai soldi che avremo, che ci arriveranno dall'Europa, ci troviamo per esempio a dover utilizzare, negli ultimi tre anni, dei fondi europei, quasi 28 miliardi. In tre anni, dovremo spendere, oltre a tutto questo, 9 miliardi e mezzo, perché altrimenti l'Europa ce li riprende indietro. Siamo in grado di spenderli? Stiamo attrezzando la Pubblica amministrazione in questo? Abbiamo deciso…
PRESIDENTE. Concluda, deputato Lupi.
MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). Ho concluso. Non i tanti progetti che tiriamo fuori dal cassetto, ma abbiamo deciso una strategia per esempio sulle infrastrutture, e su questa andiamo e acceleriamo e diciamo che in tre anni si realizzano? Se il tema è l'implementazione, la complementarietà di ferro, gomma, mare, la logistica, i porti, l'alta velocità che va dal Nord al Sud e che collega il Tirreno all'Adriatico, allora su quello concentriamoci e non disperdiamo le risorse.
PRESIDENTE. Grazie.
MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). Ecco! La ringrazio di cuore. Ed è la ragione per cui continueremo a dire con forza queste cose anche al nostro Ministro dell'Economia, pregandolo sempre e ricordandogli un insegnamento piccolissimo: la presunzione la tenga per sé (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro e di deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marco Osnato. Ne ha facoltà.
MARCO OSNATO (FDI). Presidente, ci troviamo oggi ad adempiere ad un obbligo normativo. Uso - sottolineo - il termine “adempiere” perché, se io fossi un professore (per il mio passato da studente non potrei esserlo, evidentemente), avrei definito quello che il Governo ci ha presentato come un compitino: un compitino striminzito, direi, un compitino fatto proprio perché bisognava presentare un documento; non certo quello che una situazione eccezionale, assoluta, come quella che stiamo vivendo, avrebbe meritato.
Se dovessimo analizzare l'utilità di una Nota come quella che affrontiamo oggi, dovremmo riferirci al fatto che aggiorniamo rispetto ad un periodo passato, dove gli effetti della pandemia erano ancora marginali, oppure addirittura non c'erano; e quindi oggi, se dovessimo rivedere le previsioni, riqualificare gli obiettivi, dovessimo rivedere i saldi, dovessimo, come si diceva prima, rivalutare gli ambiti di manovra del triennio, dovremmo scrivere qualcosa di molto diverso. Non lo dico io, l'ho letto nel documento della NADEF e l'ho sentito anche dalla lunga e, come qualcuno l'ha definita, completa relazione dei relatori: insomma, ci sono stati degli indicatori economici drammatici.
Il crollo del PIL è evidente a tutti, l'aumento della pressione fiscale, anche questa, sebbene mascherata con parole edulcorate, è presente. Oggi la CISL ci dice che sono stati persi in questi sei mesi 110 mila posti di lavoro, al di là del divieto di licenziamento, e anche questo si cerca di nasconderlo. Quindi, evidentemente, tutto preciso e ben compilato, però pochissimo attinente alla situazione in cui noi oggi ci troviamo a definire il nostro lavoro.
E allora è chiaro che tutto ruota intorno a questa situazione eccezionale, che prevede anche misure eccezionali: e allora abbiamo il Recovery Fund, abbiamo questi 208 miliardi di euro che sono divisi tra prestiti e sovvenzioni; perché ricordiamolo, come ha detto oggi giustamente Giorgia Meloni, non è che sono soldi che cadono dal cielo, sono soldi che noi restituiremo, su cui impegniamo le generazioni future oltre che le attuali, sui quali in gran parte abbiamo già contribuito con i soldi che l'Italia dà all'Europa. E quindi intorno c'è questo Piano nazionale di recupero e resilienza, insomma, con tutte le belle parole che vengono utilizzate per definire poi i programmi che sono impegni che noi dovremmo prendere nei confronti dei cittadini.
La Commissione europea ci chiede allora delle riforme, rispetto agli indirizzi presentati che derivano da raccomandazioni della stessa Commissione europea, e se dovessimo leggere quello che c'è scritto nella NADEF, noi vediamo tanti bei titoli, però poi vediamo pochissime risposte concrete. Si parla di riforma fiscale, e io voglio capire qual è la riforma fiscale: perché ho sentito tante interviste da parte del Ministro Gualtieri, da parte di Vice Ministri, da parte di esponenti autorevoli della maggioranza, da parte anche, e devo dire con dovizia di particolari a differenza invece di altri, del presidente della Commissione Marattin, che almeno ha avuto il pregio di essere chiaro sulla prospettiva che egli pone.
E allora io mi chiedo: qual è la prospettiva che noi vogliamo evidenziare? Quella di mantenere uno status quo? Quella di avere ancora un sistema fiscale totalmente ingessato, dove il ceto medio è stritolato? Se pensiamo che il 12,28 per cento dei contribuenti, che sono quelli tra i 35 mila e i 55 mila euro lordi (stiamo parlando di redditi lordi) paga il 57,88 del montante Irpef di questo Paese, vogliamo continuare ad ammazzare fiscalmente la classe media lavoratrice di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Come possiamo andare incontro a ulteriori benefici tra le persone più disagiate economicamente, se già il 45,19 per cento dei contribuenti, cioè coloro che arrivano fino a 20 mila euro di reddito, pagano il 2,62 per cento di Irpef? Troveremo altre modalità di vicinanza sociale a queste categorie, ma non possiamo agire ancora su un sistema che, ripeto, è strabloccato da evidenti difficoltà di manovra.
Abbiamo peraltro anche le classi più… Chiamiamole privilegiate, se vogliamo usare questo termine, più abbienti. Quelle da 100 a oltre 300 mila euro, che sono l'1,13 per cento dei contribuenti, che paga già quasi il 20 per cento dell'Irpef; e qui sta quella cifra economica che dovrebbe servire a essere volano di consumi e di sviluppo del Paese, che comunque rimane ingessato da aliquote che, benché per soggetti in posizioni privilegiate, sono ancora alte.
E vogliamo parlare dell'IVA, che è ancora quella vacca da mungere che continuiamo a mantenere, in una situazione anche piuttosto complessa: quattro aliquote, con prodotti simili che vengono sottoposti ad aliquote diverse. Io ho potuto sperimentare durante il lockdown, quando come molti di noi mi sono servito di prodotti da asporto, che se prendo un panino ha un'IVA, se prendo anche la Coca Cola ha un'altra IVA. Allora forse sarebbe meglio pensare anche a una normalizzazione di questo tipo di imposta, magari cercare di renderla più semplice, e magari trovare molte più esenzioni su prodotti di largo consumo necessario; anche perché, siccome ci citate sempre la necessità della progressività delle imposte, io non vedo… Già non la vedo nella nostra modalità di riscossione dell'Irpef, la vedo ovviamente ancora meno nell'IVA; magari troviamo formule in cui si dia una certa equità fiscale anche con una progressività diversa.
Lo dico perché evidentemente noi le proposte le abbiamo fatte, a partire dalla flat tax: che non era una proposta di quattro cavernicoli, lo volevo dire, perché, ogni volta che si cerca in qualche consesso di parlare di flat-tax, sembra sempre che siano quattro cavernicoli che arrivano e dicono una cosa impossibile; l'abbiamo spiegata, continuiamo a spiegare che ci sono anche le compatibilità economiche per portarla avanti e, quindi, su questo noi vorremmo incominciare a discutere veramente, magari non con un post su Facebook o con un'intervista, l'ennesima, di un Ministro.
Poi, c'è tutto il tema della fiscalità che riguarda, appunto, anche, le novità che stiamo discutendo oggi a livello europeo. Io certe volte, Presidente, mi chiedo perché veniamo accusati di non credere all'Europa e nessuno mai accusa l'Europa di non credere in noi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché, vede, c'è un tema: a noi vengono richieste le riforme del sistema fiscale, ma perché nessuno ha mai chiesto a un Paese, per esempio, come l'Olanda, di provare a riformare equamente anche il suo fisico? Perché è un Paese che sinceramente dal punto di vista della produzione industriale non è che sia proprio sul podio mondiale, famoso sicuramente per la coltivazione di tulipani e per qualche vetrina ambita da molti giovani europei, che però, attira e, tra virgolette, “ruba” anche risorse italiane, attirando, con una fiscalità di vantaggio che non dovrebbe essere concessa, soldi che sono degli italiani e della produzione italiana (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Poi, parliamo di evasione fiscale; è vero, è un problema nazionale, endemico, nessuno l'ha mai negato, però, vorrei chiedere se per caso dobbiamo insistere a finanziare, perché lo abbiamo fatto anche quest'anno, in modo incisivo, in modo importante, stanziando somme imponenti, Equitalia, per avere poi i risultati che abbiamo, per avere la solita vessazione nei confronti delle solite categorie che o sbagliano o, magari, anche in malafede, cercano di aggirare il fisco, ma che sono sempre quelle che sono già nel sistema, che già con la fatturazione elettronica, con tutte quelle complicazioni che avete voluto mettere in questi mesi, sono già ampiamente seguite e non pensiamo di uscire da quel sistema e andare a cercare l'evasione e l'elusione fiscale, vera e reale, che è quella che poi porta veramente al rientro di risorse importanti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Allora, l'emersione del nero, cosiddetto, deve essere reale, deve essere, peraltro, un'emersione conveniente anche a chi, in questo momento, appunto, sta cercando di eludere il fisco; allora, io penso al contrasto di interesse, penso a tutte quelle vere manovre che possono rendere il cittadino e il contribuente contenti, come diceva qualcuno in passato, di pagare le imposte, di pagare le tasse e di pagare tutto ciò che, appunto, lo Stato gli chiede e non è certo con il limite al contante e con le lotterie degli scontrini che si può ottenere questo.
Si parla di valorizzazione del patrimonio pubblico; io sono intervenuto a, credo, una delle prime Commissioni finanze, chiedendo quali erano le prospettive della valorizzazione del patrimonio pubblico, non ho visto ancora il risultato tangibile di una valorizzazione di un patrimonio che è lasciato, spesso, purtroppo, marcire nel nostro Paese. Ho sentito e ho letto parlare di sanità pubblica da riqualificare; ebbene, anche qui, credo che possiamo anche uscire dall'ennesimo equivoco del MES, l'abbiamo visto ieri in Aula; avete, per fortuna, deciso di non accedere al MES, noi ne siamo contenti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), ma c'è anche un altro tema, nella Nota voi scrivete che la BEI, la Banca europea degli investimenti, ci presta 2 miliardi che sono i due terzi del necessario di quanto previsto dal vostro “decreto Rilancio”. Quindi, evidentemente, non sono in questo momento necessari 36 miliardi che non sapremmo probabilmente, mi dispiace anche per l'onorevole Brunetta, come spendere e dove investire in sanità, saranno molti meno, in questo momento, quelli necessari ci sono già, eppure, ancora, non abbiamo capito quali sono le vostre proposte sulla sanità pubblica (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Sulle politiche dell'occupazione, certo, c'è la cassa integrazione, meno male che c'è stata, meno male che avete seguito anche molte delle indicazioni che da questa parte sono venute, alcune non le avete seguite e c'è ancora gente che aspetta, giustamente, di avere il ristoro, però sulle politiche di occupazione non ci si può fermare, appunto, al sussidio giusto e legittimo della cassa integrazione.
Quali sono le opportunità di sviluppo? Il contributo del 30 per cento, la decontribuzione del 30 per cento alle industrie del Sud sull'occupazione? Sì, se ci fosse stata necessità di occupazione al Sud; purtroppo, in questo momento, al Sud servivano investimenti strutturali per creare aziende che, poi, assumessero; casomai, le contribuzioni servivano dove l'occupazione c'era. Cosa si è fatto sull'imprenditoria giovanile, cosa si è fatto per creare certezze nei giovani, in modo che poi vadano anche incontro a delle certezze nella loro vita non solo professionale, ma anche personale, familiare e, magari, mettano su la benedetta famiglia che, poi, magari, è anche un antidoto alla crisi demografica? Così, magari, si interviene anche sulla platea di coloro che devono pagare le pensioni ai nostri anziani? Come pensate che si vada verso una normalizzazione anche di questo sistema se non si danno certezze ai giovani per avere la loro certezza?
Sulla scuola, il piattume più assoluto; io ho partecipato - e li ringrazio molto -, sabato mattina, a un incontro di Gioventù Nazionale davanti al Ministero, nel quale si è chiesto al Ministro cosa stesse facendo in questo momento per la scuola, ma non abbiamo avuto risposte né in Aula né fuori dall'Aula.
Sugli investimenti pubblici è citato come grande tema di sviluppo lo “Sblocca cantieri”, questo è l'unico vero. Io ho sentito l'onorevole Fassina parlare di investimenti pubblici; dove sono, quali sono, qual è il programma di investimenti pubblici in questa nazione? Io non l'ho visto. Così, come sulle infrastrutture, sulla giustizia, che è un tema che l'Europa ci chiede, per usare una frase che piace a molti qui dentro, come grande pietra miliare c'è il processo telematico, non la certezza dei tempi, la certezza del diritto, la certezza di chi appunto vuole, magari, dall'estero, venire a investire in Italia e avere certezze su come può fare imprenditoria in Italia; c'è il processo telematico, questa è la risposta alla riforma della giustizia che voi date.
Allora, e concludo, il richiamo alla responsabilità a collaborare non può essere una pedissequa accondiscendenza a delle indicazioni che vengono dal Governo o dal Premier Conte. Noi vogliamo poter discutere, vogliamo poter migliorare quei provvedimenti, vogliamo poter mettere a frutto il lavoro che tanti di noi, qui e nei territori, fanno da anni. Non abbiamo paura, peraltro, di scelte anche importanti, l'abbiamo dimostrato prima e lo dimostreremo anche oggi. Noi non abbiamo paura dello scostamento, non abbiamo paura di fare debito se questo debito è per la crescita e non per le marchette (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia); noi siamo a disposizione di questo Paese se vogliamo farlo crescere. Quindi, se perseguirete obiettivi di crescita, appunto, per la nazione, noi ci saremo, saremo al fianco degli italiani, se farete, invece, i burattini di coloro che vogliono tirare le fila, negando le vere necessità degli italiani, allora, ci troverete sulle barricate, qui e fuori di qui (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Federico Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, Presidente. Saluto il rappresentante del Governo. I dati che stanno arrivando in questi minuti sull'aumento del numero di contagiati, che oggi è stato di 7.882, sono ulteriori elementi e fattori che devono indurre, non solo una grande preoccupazione, ma anche a guardare le prospettive del futuro a breve e a medio, ovviamente, non dimenticando mai che siamo dentro una crisi sanitaria senza precedenti e una crisi economica che, conseguentemente, anch'essa ha elementi di carattere straordinario. Nel Documento che è sottoposto al voto del Parlamento si dice correttamente che questa è la più profonda crisi dalla Seconda guerra mondiale; bisogna avere, io credo, tutti, l'onestà intellettuale di ammettere che mai avremmo pensato di vedere nella nostra vita numeri come questi, cali di questa dimensione del prodotto interno lordo, numeri che, come dicevo prima, richiamano, ovviamente, soltanto, eventi bellici.
Il crollo del prodotto interno lordo è stato descritto già dettagliatamente, sia dal collega Adelizzi, sia dal collega Fassina, che ringrazio per la chiarezza delle loro esposizioni, e deve indurre, ovviamente, come dicevo, da un lato, a preoccupazione, dall'altro, a guardare alle prospettive sapendo che partiamo da questo elemento oggettivo, che credo sia un dato che non potremo e non possiamo che, credo, condividere tutti. I dati delle tabelle indicano allo stesso modo, e questo è un giudizio politico, evidentemente, e fotografano uno sforzo senza precedenti da parte del Governo, da parte dell'Esecutivo, lo abbiamo detto, lo abbiamo ripetuto anche questa mattina. Oltre 100 miliardi, che poi, evidentemente, hanno come conseguenza un aumento altrettanto consistente del debito pubblico; anch'essi non hanno precedenti, se penso a finanziarie di questi anni e di anni precedenti dove c'erano certamente altri numeri e altri vincoli.
Quindi, dobbiamo guardare con positività - lo ha detto anche il collega Fassina - all'abbandono da parte dell'Europa - per adesso, in maniera temporanea, noi auspichiamo invece in maniera duratura - un approccio spesso ideologico più che pragmatico, come dovrebbe essere, alle questioni monetarie, alle questioni del debito pubblico, al rapporto debito/PIL, insomma al fatto che era stato costruito un castello, che spesso, però, stava andando e andava in una direzione diversa da quella della realtà.
La nostra convinzione è che non si esca da soli da questa crisi, proprio per la sua profondità, proprio per il suo carattere sistemico, proprio per il suo carattere globale. In Europa come in Italia lo sforzo deve essere quello di una dimensione solidale. In Europa significa guardare e ripensare, come dicevamo questa mattina, l'idea stessa, la funzione storica dell'Europa in chiave solidale proprio nel momento in cui siamo di fronte a una crisi senza precedenti, ma anche a livello italiano credo che vada ribadita la necessità di una responsabilità individuale e collettiva anche questa senza precedenti. Siamo chiamati, da questo punto di vista, a rispondere a vincoli, a norme che, anche qui, difficilmente avremmo pensato mai di vedere nella nostra vita.
Ci metto anche la necessità di una forte e leale collaborazione tra i vari livelli dello Stato, quindi Stato, regioni e amministrazioni locali.
Nel merito, alcune osservazioni: credo che un documento come la Nota di aggiornamento vada innanzitutto valutato, al di là di quello che fa molto correttamente e molto puntualmente l'Ufficio parlamentare di bilancio, sulla ragionevolezza delle previsioni. Ci sono state, negli anni lontani, delle leggi di bilancio che si fondavano su previsioni assolutamente costruite, su previsioni che poi sono state largamente smentite dai dati finali, mentre da questo punto di vista le previsioni sono ragionevoli, in un quadro - però questo non va, anche qui, dimenticato - di assoluta incertezza.
Ho ascoltato l'attacco - devo dire che non condivido neanche nello stile - da parte del collega Lupi al Ministro Gualtieri. Io, più umilmente, dico che non avrei voluto mettermi nei panni del Ministro Gualtieri, quando ha iniziato questo lavoro, a riempire quelle cifre, dargli ragionevolezza, dargli credibilità. Lo ha detto il collega Fassina: possiamo ragionare seriamente sulle previsioni a un anno, difficilmente riusciamo a dargli un respiro triennale, perché sfido chiunque, non solo in quest'Aula, ma anche fuori da qui, nei centri di ricerca, nei centri studi, nel Fondo monetario internazionale, a dire cosa saremo fra tre anni, quando non sappiamo quanto durerà, quanto sarà ancora profonda la crisi sanitaria, l'emergenza sanitaria che stiamo vivendo. E se oggi noi, come ricordavo prima, segniamo, ahinoi, un record degli ultimi mesi come numero di contagiati, i numeri che arrivano dalla Francia, dalla Gran Bretagna, ahinoi, anche dalla Germania ieri, indicano che non è un problema solo italiano. È un problema più complessivo, è un problema che tocca l'Europa e tocca anche il resto del mondo.
Quindi, per esempio, stimare la crescita del commercio mondiale, e conseguentemente la quota di export del nostro Paese, non dico sia dare dei numeri, ma certamente è soggetto a variabili che non sono nelle mani del decisore politico e delle istituzioni. Detto in altri termini, è evidente che questa Nota di aggiornamento e il lavoro che poi verrà fatto con la legge di bilancio è una sorta di work in progress, è un continuo rimettere e far girare le macchine non soltanto per i modelli econometrici, ma fondamentalmente per cercare di essere il più aderenti possibili alle previsioni legate allo sviluppo della pandemia. Certamente non possiamo non essere preoccupati delle tabelle e dei dati riguardanti l'occupazione, l'occupazione è data in calo. Sappiamo benissimo che gli effetti si sono già iniziati a sentire e ovviamente guardiamo, come tutto il mondo del lavoro, con grande preoccupazione, a quello che potrebbe accadere dopo il 1° gennaio, dopo la fine del blocco dei licenziamenti e della protezione della Cassa integrazione. Diciamo già ora per allora che occorrerà costruire dei ponti, dei ponti settoriali, cioè dobbiamo evitare di fare carneficina sociale all'indomani della fine del blocco dei licenziamenti.
Da questo punto di vista, i dati fotografano non tanto - devo dire, mi ha anche stupito positivamente, per esempio, il costo del servizio al debito - la crescita del debito, e quindi il costo del debito, perché siamo in una fase magica, tra virgolette; se qualcuno l'avesse descritta dieci anni fa, sarebbe stato preso per pazzo, cioè i tassi negativi; una situazione che non era contemplata nei libri o comunque, probabilmente, chiunque l'avesse prospettata in quel momento sarebbe stato ritenuto un visionario. Per fortuna, siamo in quel quadro, però non dobbiamo dimenticare che questa congiuntura potrebbe finire e conseguentemente l'esposizione debitoria dell'Italia in questo momento è un elemento che non può essere esso stesso dimenticato.
Noi abbiamo di fronte - e il COVID in qualche modo ha accentuato, ha espanso questi elementi - nodi strutturali antichi, legati fondamentalmente a una bassa crescita, a un problema legato a un divario territoriale eccessivo, con un Sud che continua a perdere colpi rispetto al resto del Paese, un divario di genere che è significativamente più alto che nel resto d'Europa. Insomma, la sfida del Next Generation EU è fondamentalmente una sfida per, sì, arginare gli effetti negativi della crisi economica prodotta dal COVID-19, ma è, al tempo stesso, anche una sfida per affrontare, per aggredire con coraggio i nodi strutturali che prima ricordavo. Quindi, da un lato, noi condividiamo la filosofia che emerge dal documento, la necessità di proteggere, di svolgere un'azione di protezione non soltanto nei confronti dei lavoratori dipendenti, anche dei lavoratori autonomi e del sistema delle imprese, non lasciare indietro nessuno, e da questo punto di vista c'è una nostra piena condivisione, mentre continuiamo a sentire, al di là di battute infelici come quella di “Sussidistan”, ancora parlare di interventi assistenziali, quando invece gli interventi sono di protezione. E chi vai a proteggere? Fassina ha fatto anche qui la metafora del buon padre di famiglia, gliela rubo da questo punto di vista in positivo. Chi protegge un padre che ha più figli? Evidentemente quello che è più debole, quello che è più in difficoltà; ma questo anche in una logica economica, perché quei soldi sono anche quelli che vanno più velocemente in circolo, che non finiscono, come sono finiti probabilmente anche molti sussidi dati su altre fasce di reddito, invece nei conti in banca, in attesa che i tempi migliorino.
Al tempo stesso, ovviamente, c'è il tema, accanto alla protezione, del rilancio, perché solo attraverso la crescita saremo anche credibili come debitori, in grado nei confronti dei nostri creditori di dimostrare di essere capaci di pagare e onorare i nostri debiti. E quindi nel rilancio ci sta il tema della rivoluzione digitale, ci sta il tema dei mutamenti climatici, delle disuguaglianze, le cose, non le ripeto, che abbiamo visto questa mattina, in questa contemporanea discussione, che, devo dire, però in qualche modo si lega, perché la fotografia del DEF, le prospettive che vengono date a medio termine si incrociano necessariamente con lo sforzo europeo e con i miliardi che dovrebbero arrivare dall'Europa nelle varie forme e con i vari strumenti.
Io chiudo, permettendomi non di rispondere ma di fare un'osservazione. Oggi la collega Meloni, nel suo intervento, ha ripetuto una battuta stanca, della “sinistra tassa e spendi”. Le vorrei rispondere che oggi la sinistra, la sinistra che noi cerchiamo umilmente di interpretare, è una “sinistra proteggi e investi”: proteggere i più deboli, proteggere quelli che sono più in difficoltà e, accanto a questo, investire, investire bene, investire nel Green Deal, investire per la lotta alle disuguaglianze, investire per ridurre il divario digitale. Crediamo che sia un lavoro difficile quello che in questo momento sta facendo il Governo. Piena solidarietà e convinto sostegno all'azione del Ministro Gualtieri, che, devo dire, sta affrontando una fase assolutamente inedita per complessità, difficoltà e profondità. Per tutte queste ragioni noi voteremo a favore sia sullo scostamento sia sulla Nota di aggiornamento al DEF.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Luigi Marattin. Ne ha facoltà.
LUIGI MARATTIN (IV). Grazie, Presidente. “Torna a fare il professore o il tecnico che la politica è un'altra cosa, ragazzo”. Se io avessi un euro per tutte le volte che mi hanno rivolto questa frase - qualche tempo fa con l'epiteto “ragazzo”, a volte con altri epiteti meno riferibili, ultimamente senza epiteti - sarei un uomo milionario. Perché ho iniziato così? Perché, se qualcuno crede ancora che oggi qui stiamo discutendo di economia, ha sbagliato indirizzo e provo a spiegare il perché in quindici minuti. Questa è la prima legge di bilancio che ha una particolarità: sono trent'anni che, quando facciamo la legge di bilancio, che, nel frattempo, ha fatto in tempo a cambiare nome due volte (l'abbiamo chiamata “legge di stabilità” e, prima ancora, “legge finanziaria”), ci chiediamo due cose: la prima, dove trovo i soldi; la seconda, dove li spendo. Sono trent'anni che, chi governa, enfatizza il dove li spendo e, chi fa opposizione, enfatizza il dove li trovo e siamo qui a parlarci, quando ci ascoltiamo - quelle rare volte in cui ci ascoltiamo in quest'Aula - e a fare un gioco delle parti fatto tutto così da trent'anni. Chi governa dice: “Guarda come li sto spendendo” e chi fa opposizione dice: “No, ma li hai trovati in un posto che m'ha fatto male”. Sono trent'anni che chi governa spende per massimizzare il consenso immediato, perché il ciclo politico ormai è diventato brevissimo e, anzi, si sta ancora più accorciando. Io sono fra coloro - sentite una cosa - che non gioisce del fatto che i leader, che fino a pochi mesi fa avevano più del 30 per cento di consenso, ora stanno intorno al 20, perché vuol dire che, in questo Paese, il ciclo politico è ridotto ormai ai minimi termini e siamo entrati in una spirale in cui conta solo il consenso immediato. L'orizzonte di riferimento, quando va bene, è il prossimo turno elettorale, amministrativo o politico che sia o anche un referendum di qualsiasi sorta o anche un congresso di partito, e quando va male è il sondaggio del lunedì. Quindi, chi spende, chi governa, tende a fare quelle decisioni sulla base della massimizzazione della cosa che gli può tornare politicamente utile subito e, guardate, che tutte queste caratteristiche sono indipendenti dalla qualità di chi si è seduto su questi banchi in questi trent'anni, perché sono connaturate, da un lato, al nostro sistema politico e istituzionale, cioè a come questa Repubblica funziona, al combinato disposto delle sue leggi elettorali e del suo funzionamento delle istituzioni, e al meccanismo politico-sociale, cioè il meccanismo di formazione del consenso. Ed ecco il ciclo politico breve, che non è una buona notizia, perché significa che gli italiani, dopo 18-24 mesi, si rompono le scatole comunque di te, che tu stia al Governo o che tu stia all'opposizione, a meno che tu non porti un risultato immediato, che, dopo trent'anni della situazione che sto descrivendo, è impossibile per chiunque.
Se poi aggiungiamo anche il dato di un drammatico deterioramento non solo della classe politica, guardate, ma dei meccanismi di formazione, selezione e ricambio della classe dirigente - e qui ci sono anche espressioni di movimenti politici che hanno teorizzato di ricambiare la classe dirigente senza prima formarla e selezionarla e credo che ne stiamo tutti osservando gli effetti -, se noi aggiungiamo tutto questo, cioè, quindi, che la classe politica, come il resto della classe dirigente, presenti inclusi, è di una qualità inferiore a quella che era una volta, allora vedete che il quadro non è confortante. A questo aggiungiamo due crisi, a distanza di meno di un decennio l'una dall'altra, che sono state semplicemente le peggiori crisi da quando esiste l'Italia in tempo di pace.
Allora, questa è la situazione che abbiamo davanti in questo momento con questo documento apparentemente economico, che è la Nota di aggiornamento al DEF, e abbiamo due scelte davanti o, meglio, una scelta fra due alternative: la prima è continuare a fare quello che è stato fatto in questi trent'anni. Io, poi, non dirò che in questi trent'anni, siccome una parte politica che mi piace ha governato qualche anno, in quel qualche anno è stato diverso, perché è vero, lo credo, ma quello che conta è la tendenza di lungo periodo di un sistema Paese che da troppo tempo non funziona più. Allora, la prima scelta che possiamo fare è continuare come abbiamo sempre fatto: “É la politica, ragazzo. Torna a fare il tecnico, tu!”. Noi qui stiamo scegliendo, nei prossimi due anni, di allocare 34 miliardi di risorse nostre e 36 miliardi di risorse europee, cioè 70 miliardi, senza preoccuparci da dove arrivano. Questo è quello che facciamo con questa Nota di aggiornamento al DEF. Per la prima volta abbiamo 70 miliardi nei prossimi due anni, 34 nostri e 36 di derivazione europea che poi ripagheremo nei prossimi decenni tutti insieme, da spendere senza preoccuparci di dove trovarli. E allora, siccome in questi due anni la pandemia sarà comunque un ricordo, comunque accada, nell'ambito di questo biennio in cui abbiamo 70 miliardi da spendere senza preoccuparci di dove trovarli, arriverà il momento in cui ci guarderemo indietro e diremo che è finita, in quel momento questo Paese avrà un rapporto debito-PIL compreso fra il 150 e il 160 per cento - la NADEF dice più vicino al 150 e vedremo; in ogni caso in quell'intervallo - e, se avremo continuato a fare quello che abbiamo sempre fatto in trent'anni, il tasso di crescita della nostra economia sarà stato, se è quello degli ultimi dieci anni, meno 0,2; se è quello degli ultimi vent'anni, più 0,4; se è quello degli ultimi trent'anni, 0,8. Con quei livelli di debito e con questi tassi di crescita, con un'inflazione che non arriverà al target del 2 per cento, ma anche se ci arrivasse in questo scenario, un Paese del genere ha un solo posto dove può andare: cioè, con questo ritmo di marcia, con questa pedalata di bicicletta, un debito del genere non si sostiene. E, allora, al grido di: “È la politica, ragazzo. Tu torna a fare il tecnico”, andremo a sbattere tutti: chi sta governando adesso e chi adesso è all'opposizione e proverà a governare la prossima volta.
Oppure, abbiamo un altro modo di spendere questi 70 miliardi nei prossimi due esercizi finanziari - perché poi sono anche di più, però per i prossimi due esercizi finanziari non dobbiamo preoccuparci da dove li prendo i soldi - e l'altro modo, che stiamo cercando con un po' di fatica di provare a spiegare, è questo qui: cominciare a chiederci perché sono vent'anni - sicuramente venti e, se guardate bene, anche trenta - che questo è uno dei Paesi che cresce di meno al mondo. Nel decennio 2000-2010 solo Haiti è cresciuta di meno dell'Italia sul pianeta Terra. Dovevano andare in un'altra galassia per trovare un Paese che cresceva meno di noi. Non è cambiato molto nel ventennio 2000-2020 e, se guardate bene i dati, addirittura anche nel decennio precedente. Ma perché questo è successo? Allora, la maggior parte di questo Parlamento crede cose sulla base di appartenenze ideologiche a categorie politiche che, secondo me, non esistono neanche più, perché la risposta è: succede perché c'è l'euro. Oppure, l'altra risposta - e questo è Borghi che l'ha detto, per esempio: e chi poteva essere (Commenti del deputato Claudio Borghi)? - è che succede perché non spendiamo abbastanza, cioè la spesa pubblica non è alta a sufficienza e quando andiamo a guardare i dati, “questa cosa che la politica, ragazzo, non fa mai, perché deve volare alto; fallo tu, che fai il tecnico”, quando guardiamo i dati, dicevo, vediamo che in Europa fra le maggiori economie solo la Francia spende più di noi.
Anche se togliamo la spesa dei nostri enormi interessi sul debito, continuiamo a essere, fra le grandi economie europee, quella che spende di più e ancora noi sentiamo in quest'Aula, nelle piazze e in televisione delle arringhe che dicono: “Il nostro problema è che non spendiamo abbastanza o che lo Stato non è abbastanza presente”. Se noi guardassimo i dati, questa cosa che la politica, ragazzo, non la fa, troveremmo che semplicemente il nostro gap di crescita, in questi trent'anni, è determinato da il modo in cui il Paese funziona o, meglio, non funziona più, quella che i tecnici brutti e cattivi chiamano la produttività, è quello che, a un certo punto, si è rotto nella storia d'Italia. Il Paese non è più riuscito, dopo la fase di impetuoso sviluppo, seguita alla Seconda guerra mondiale, a gestire la fase successiva dello sviluppo perché la maggior parte delle istituzioni di questo Paese, da quelle politiche, a quelle del mercato del lavoro, a quelle sociali, sono basate su un equilibrio che, già prima della globalizzazione, era vecchio; dopo, non è riuscito più ad adeguarsi.
E, allora, in questo scenario, in questo bivio, la seconda parte della legislatura viene spesa solo in due modi: uno, con il Recovery Fund, cercando di risolvere quella sabbia nel motore d'Italia, ma non dicendo devo spendere e, poi, ci accoppio una riforma dietro, perché Bruxelles vuole vedere la parola “riforma”, ma dicendo: come faccio a risolvere quel problema, che sta bloccando da decenni la macchina italiana ora che ho dei soldi per rendere più facile la risoluzione di questo problema? Io non so se qualcuno di voi ha letto l'articolo di Gianni Trovati, qualche giorno fa, su Il Sole 24 Ore, che racconta la storia di fondi stanziati per piantare degli alberi in questo Paese: nell'ottobre del 2019, 30 milioni di euro. E racconta di come, per tutto quest'anno e per almeno tutto l'anno prossimo, questo Paese - questo Paese - non la destra o la sinistra, il centro, il sopra o il sotto, questo Paese è incartato in una spirale burocratica per cui non riesce a spendere i soldi per piantare un albero. A questo punto, daremmo questo e faremmo la riforma fiscale. Vi dico solo un dato sulla riforma fiscale…
PRESIDENTE. Le chiedo scusa, deputato Marattin, ovviamente le faccio recuperare il tempo. Chiederei ai colleghi che stavano parlottando lì in alto, se possono, eventualmente, proseguire la loro conversazione fuori dall'Aula e ai tecnici se possono aumentare leggermente il volume, perché non si ascolta bene, non si può ascoltare bene l'intervento del deputato Marattin. Grazie.
LUIGI MARATTIN (IV). Sulla riforma fiscale, che non ho il tempo di approfondire, io vi voglio dire solo una cosa: sul sito dell'Agenzia delle entrate, il manuale che spiega come funziona il nostro sistema fiscale sull'Irpef, l'imposta sul reddito delle persone fisiche, è di 341 pagine. Noi ci scontriamo, nel mondo globalizzato, con Paesi che hanno le istruzioni in una pagina o in poche pagine, quindi, se noi avessimo veramente coscienza di tutto ciò, dedicheremmo la seconda parte della legislatura a un obiettivo chiaro e preciso: un fisco più semplice - noi sottovalutiamo il costo della complessità nel mondo globalizzato - e un fisco che pesi meno su chi lavora e produce. Perché un fisco come il nostro che, quando guadagni meno di 20 mila euro all'anno, su mille euro in più che guadagni, te ne prende 400, non è un fisco poco progressivo (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). E non mi importa dove mi incasellate dopo che ho detto questa frase, a destra, a sinistra, in mezzo, di sotto, questi sono i dati nel nostro sistema fiscale. E ridurre le tasse sul lavoro, fare la scelta di non andare in giro a prendere applausi, dicendo che le tasse si riducono a tutti: dagli immobiliaristi, agli imprenditori, tutta gente a cui dovremmo ridurre le tasse, ma la politica significa avere il coraggio di fare una scelta, dire ai Ministeri che, nei prossimi due anni, si assume di meno di quello che si vorrebbe assumere, si assume di meno di quello che servirebbe per utilizzare la spesa pubblica come, spesso, è stata utilizzata, cioè per acquistare, mantenere e remunerare consenso politico (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva) e si mettono quelle risorse a ridurre le tasse, perché sono cinquant'anni che, in questo Paese, non si fa una vera, complessiva riforma fiscale. Torna a fare il professore o il tecnico, che la politica è un'altra cosa, ragazzo.
Io ve lo confesso e so che questa frase mi si ritorcerà contro, ma io sono spesso a disagio in politica: sono a disagio con un mondo che predilige sempre lo slogan al contenuto o, a volte; sono a disagio con il prevalere della forma sulla sostanza; sono a disagio nel sostenere una cosa solo perché ci crede il tuo partito e non tu; sono a disagio con le riunioni che iniziano sempre in ritardo (ieri sera pure mi sono arrabbiato parecchio, si è iniziato con due ore di ritardo), ma questo succede in politica, è la politica, ragazzo, è così che abbiamo sempre fatto. Allora, io può darsi che tornerò a fare il mio lavoro, ma credo che non interessi a nessuno, a me compreso, ma quello che io so è che la politica non è vero che è questo e la storia che ci hanno raccontato in questi anni, la pacca sulla spalla e dire “è sempre andata così” è una balla, come tante balle che inquinano il dibattito pubblico in questi mesi e in questi anni.
La politica è vero che non è migliore dei cittadini che rappresenta, che è una tentazione in cui qualcuno è cascato negli ultimi anni, ma è anche vero che, spesso, è stata peggiore dei cittadini che rappresenta e ha dato via libera ai nostri peggiori istinti, alle degenerazioni del nostro essere comunità. In questi diciotto mesi, in cui decidiamo come spendere 70 miliardi senza, per la prima volta, doverci chiedere dove li prendiamo, abbiamo la possibilità di dimostrare che “È la politica, ragazzo!” non è altro che l'ultima o la prima delle balle che ci hanno raccontato in questi trent'anni. Io credo sia l'ultima chance che abbiamo e, se saremo in grado di fare, come disse una volta una persona molto saggia, se saremo in grado di ascoltare il rumore di fondo che sale dalla storia d'Italia, sapremo che è, facendo così, che riusciremo a ristabilire il legame fra politica e cittadini, che è un legame di fiducia, che è quello vero che si è spezzato in questi ultimi trent'anni. Io sono ancora convinto che, tutti insieme, ce la possiamo fare in questa missione impossibile (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Prima di passare la parola al deputato Marco Lacarra, chiedo ai deputati di tenere in Aula un atteggiamento responsabile. Ricordo la regola del distanziamento, ricordo la regola della mascherina da tenersi a copertura completa della bocca e del naso, in modo tale che, magari, se provvedete da soli a mantenere questa regola, ci possiamo risparmiare richiami che, tutto sommato, in questo luogo, potrebbero e dovrebbero restare superflui.
È iscritto a parlare il deputato Lacarra. Ne ha facoltà.
MARCO LACARRA (PD). Grazie, Presidente. Membri del Governo, onorevoli colleghi, il Parlamento è chiamato a valutare il quadro di riferimento della prossima legge di bilancio: la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza. Per quanto possa essere superfluo premetterlo, occorre collocare il nostro esame e le conseguenti considerazioni in uno scenario del tutto inedito e inaspettato. La pandemia da COVID-19, infatti, ha generato effetti di enorme portata per l'economia dell'intero mondo e il nostro Paese, per giunta, è stato uno dei primi colpiti, e il primo in assoluto tra le economie occidentali. Questo non è un elemento di secondo piano, tutt'altro. Come si è detto spesso, in questi mesi, l'Italia ha dovuto reagire e combattere un nemico invisibile e sconosciuto e ha dovuto farlo senza poggiare su modelli ed esempi di contrasto applicabili nella nostra realtà economica e sociale. È stata evidente a tutti la magnitudo dell'evento, quando il Governo si è visto costretto a porre in essere misure che mai sono state attuate nell'intera storia della nostra Repubblica, a partire dalle limitazioni della libertà, delle occasioni di socialità, restrizioni tanto gravi, quanto gravi abbiamo avvertito il pericolo e la paura nelle settimane più difficili di marzo e aprile, e le ultime notizie ci dicono che il pericolo non è passato.
La crisi pandemica e, ovviamente, lo stesso lockdown hanno determinato conseguenze fortemente deleterie per l'economia nazionale ed effetti diversi tra territori e tra comparti produttivi, basti pensare all'industria, al mondo del turismo, alle attività commerciali, ai trasporti, ai servizi, ma si deve dire altrettanto per lo sport, per lo spettacolo, per l'arte. Pressoché ogni settore ha sofferto bruschi cali delle entrate e moltissimi continuano a patire lo stato di incertezza e fragilità rispetto all'evoluzione della pandemia. Il Governo e questo Parlamento non sono restati inermi di fronte al dramma sanitario che si sta consumando e alle gravi difficoltà economiche che hanno attraversato e continuano a interessare il Paese. Il difficile contesto ha richiesto decisioni difficili, onerose, complesse sotto molti punti di vista e l'adozione di una strategia complessa che tutelasse, da un lato, la salute e la vita dei cittadini attraverso il contenimento della diffusione del virus e il potenziamento dei presidi sanitari e che attenuarsi e, dall'altro, le conseguenze più dannose della pandemia per il tessuto economico e sociale del Paese.
Dall'inizio dell'emergenza sono stati stanziati più di 100 miliardi di euro di finanze pubbliche, investite in interventi fondamentali per garantire il sostegno solido dello Stato, i redditi delle famiglie e la liquidità delle imprese; assicurare le risorse necessarie al Servizio sanitario nazionale per affrontare il COVID; tutelare l'occupazione e il sistema produttivo del Paese. Oggi, come confermano molti osservatori internazionali, possiamo affermare che il modello di reazione messo in campo dall'Italia si è rivelato uno dei più efficaci nel contrasto alla diffusione del virus e nel rilancio dell'economia, e questo è un fatto per cui tutti, anche le forze politiche all'opposizione, dovrebbero provare un sentimento di orgoglio nazionale. Le stime più recenti, infatti, certificano una ripresa migliore rispetto alle aspettative contenute nel DEF della scorsa primavera, sebbene in un contesto generale, prevedibile, di crollo del prodotto interno lordo. In breve, la riduzione del PIL, la naturale diminuzione delle entrate, una politica di bilancio, come detto, espansiva hanno inevitabilmente causato l'aumento del debito pubblico, portando il rapporto con il prodotto interno lordo al 158 per cento circa, ma tutto questo è servito a tenere in piedi il Paese in un momento di tremenda difficoltà, a limitare l'aumento della povertà e delle disuguaglianze tra le persone e tra i territori.
Questo documento assume, dunque, un significato particolare e differente rispetto al solito. La NADEF 2020 rappresenta quel passaggio necessario di cui tanto si è parlato nelle scorse settimane. Dobbiamo passare da una fase di sostegno della nostra economia, di protezione del tessuto sociale e di tenuta del sistema sanitario a una fase nuova, che ha come primo obiettivo il rilancio, nell'ottica di una transizione ecologica e digitale del nostro modello di sviluppo: un processo lungo e complesso, ma che sarà accompagnato dallo storico cambio di passo nella strategia e nelle politiche economiche in ambito europeo che ha preso avvio negli ultimi mesi. Di fronte alla più grande e ostica sfida degli ultimi decenni, l'Unione europea si è dimostrata all'altezza. Anche grazie al decisivo contributo del nostro Governo, l'Europa ha trovato il coraggio e la forza per invertire la rotta e farsi trovare pronta non solo a fronteggiare l'emergenza epidemiologica, ma anche a ricostruire le condizioni di una crescita diversa, che ha nei principi di equità e sostenibilità il suo fine principale.
E, allora, non si è solo rovesciata la logica delle politiche economiche abbandonando l'austerity e il rigore a tutti i costi in favore di flessibilità e strumenti di bilancio comuni finanziati con titoli europei, ma si è dato vita a un progetto che non faccio alcuna fatica a definire rivoluzionario, il Next Generation, un piano dalle dimensioni eccezionali per fronteggiare la crisi e portare a compimento una trasformazione profonda dell'economia della nostra Unione.
E, allora, signor Presidente, grazie all'apporto delle risorse europee, la prossima legge di bilancio dovrà essere uno strumento di ripresa e al contempo dovrà vedere il tenore di un'azione di radicale cambiamento. In primo luogo, nel breve periodo, è indispensabile non allentare da subito le misure di sostegno dei lavoratori e dei settori più colpiti dalla pandemia, anzi sarà necessario in piena coerenza con quanto deciso in sede europea prorogare gli interventi di protezione sociale dei lavoratori e le misure per garantire liquidità alle imprese per tutto il perdurare dell'emergenza pandemica. Supportare i livelli occupazionali, dunque, e assicurare la continuità delle imprese per rafforzare la nostra economia e permettere alle famiglie italiane di tirare un sospiro di sollievo.
In secondo luogo, sarà fondamentale fare uso pieno e lungimirante delle risorse messe a disposizione dai programmi europei ed in particolare dal dispositivo di ripresa e resilienza che, come detto, rappresentano opportunità irripetibili per la nostra economia. Quelle risorse saranno centrali per l'attuazione di un piano vasto di investimenti e riforme che aiutino a sfruttare l'altissimo potenziale dei territori e vadano finalmente a sciogliere quei nodi strutturali che strozzano la crescita e lo sviluppo del Paese. Da una parte, infatti, il disegno di legge di bilancio dovrà costituire il preludio del piano pluriennale di interventi nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza a partire da alcune priorità che ben conosciamo e che anche l'Unione europea ritiene fondamentale affrontare.
Innanzitutto la questione meridionale. L'Italia non potrà mai fare un passo avanti sul cammino della crescita equa e duratura se non investirà maggiori risorse nel Mezzogiorno, questa è un'urgenza improrogabile e ora abbiamo l'opportunità di sanare l'insopportabile serie di divari che spacca il Paese in due, e allora massicci investimenti sulle infrastrutture materiali e immateriali a partire dalla realizzazione di opere pubbliche che colleghino le aree interne a quelle più periferiche del Paese, ai centri vitali dell'economia nazionale per recuperare la gravissima mancanza di condizioni indispensabili alla crescita e permettere uno sviluppo pieno dei territori e delle loro eccezionali potenzialità. In tal senso, un punto fermo deve essere la conferma della fiscalità di vantaggio per le imprese del sud che solo così possono colmare il gap esistente con il resto del Paese e crescere creando ricchezza e occupazione. Al contempo, al Governo chiediamo un impegno serio su un altro genere di infrastrutture di cui registriamo la grave insufficienza in tante zone del Paese: le infrastrutture sociali. La realizzazione di nidi e scuole dell'infanzia, la riqualificazione delle strutture della scuola e dell'università, l'ammodernamento e la digitalizzazione dei servizi e della didattica non sono obiettivi secondari ed è solo con questi interventi che possiamo garantire l'effettivo esercizio di diritti costituzionalmente sanciti, investendo con efficacia nel capitale umano e dando a tutti, a prescindere dal territorio di provenienza, medesime opportunità formative e uguale accesso all'istruzione.
Altro fronte prioritario è quello delle politiche per la famiglia e il lavoro. Sul primo tema, quello della famiglia, la legge di bilancio dovrà occuparsi di assicurare le risorse finanziarie per l'introduzione già dal prossimo anno dell'assegno unico per i figli fino a 21 anni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Una riforma fortemente voluta dal mio partito e essenziale per una serie di valide ragioni: sostenere la natalità in un Paese in piena crisi demografica, supportare e incentivare l'occupazione femminile anche intervenendo nell'ambito della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Insomma, l'assegno unico dovrà essere il simbolo di un fisco a misura di famiglia e di uno Stato che incoraggia i progetti di genitorialità. Questi interventi, però, non potranno esprimere il loro potenziale se non riusciremo a portare a termine le riforme di carattere strutturale che il nostro Paese e soprattutto il nostro sistema economico attendono da anni. A tale proposito e in continuità con la novità dell'assegno unico resta centrale il tema di una riforma organica del fisco. Una condizione, quella di un sistema fiscale più equo, efficiente e trasparente, senza cui un vero e proprio rilancio non è possibile. Oltre a mantenere invariata e possibilmente rendere strutturale la decontribuzione per le imprese del Sud, l'obiettivo che il Governo dovrà perseguire già con la prossima legge di bilancio è una revisione complessiva del sistema fisco con un intervento sostanziale sulle aliquote Irpef in particolare e questo per sostenere i redditi medio-bassi e ridurre l'enorme pressione fiscale sul lavoro.
Al pari, come si prefissa lo stesso Governo nella NADEF, bisogna dare attuazione a una riforma sistematica del lavoro, agendo sul rafforzamento e la riqualificazione delle politiche attive, sul contrasto al lavoro sommerso e a quello irregolare, sul rinnovamento del sistema degli ammortizzatori sociali ed in materia di sicurezza e sul salario minimo e sulla promozione dell'occupazione e dell'imprenditoria femminile e giovanile.
Per concludere, signor Presidente, e tornando alla grande opportunità che il Recovery Plan ci sta offrendo, dovremmo essere capaci di indirizzare tutte queste azioni verso una prospettiva nuova. Da anni il dibattito pubblico ha iniziato a interessarsi al concetto di sostenibilità, ma in pochi hanno pensato davvero di poterlo calare nella realtà delle cose in un tempo approssimativamente breve. Oggi questa dolorosa tempesta che è il Coronavirus ci obbliga in un certo senso ad affrontare con maggiore responsabilità le sfide del presente e quelle future, ci costringe ad avere più coraggio, più coraggio di quello che abbiamo avuto finora, a fare scelte più radicali, a cambiare definitivamente la nostra idea di sviluppo.
Questa grande occasione, questa opportunità che purtroppo ci è capitata, se sfruttata, ci permetterà di consegnare alle prossime generazioni un mondo di gran lunga migliore rispetto a quello che avremmo lasciato loro se nulla fosse accaduto. Equità, sostenibilità, inclusione non sono idee che si contrappongono alla crescita e allo sviluppo. Oggi sappiamo, e abbiamo gli strumenti per farlo, che la crescita può e deve essere più equa, più sostenibile, più inclusiva, sostenibile, se mi permette signor Presidente, anche oltre l'ambito della tutela dell'ambiente. Vogliamo e dobbiamo mirare a una crescita che sia sostenibile anche dal punto di vista finanziario perché, se è vero come è vero, che abbiamo aumentato il nostro debito pubblico per fronteggiare la crisi e avviare la prima ripresa, è altrettanto vero che abbiamo la responsabilità inderogabile di dare un futuro di serenità alle prossime generazioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). In questa prospettiva, per un'Italia e un'Europa più giusta, più verde, più moderna o, come piace a qualcuno più smart, esprimo il voto favorevole del Partito Democratico alla risoluzione sulla nota di aggiornamento al DEF (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Renato Brunetta. Ne ha facoltà.
RENATO BRUNETTA (FI). Mi associo anch'io all'entusiasmo per il collega che mi ha preceduto. Non me ne vogliano gli ottimi rappresentanti del Governo qui presenti, a partire dal Ministro D'Incà, dal Vice Ministro e dal sottosegretario, ma io oggi vorrei rivolgermi a un Ministro assente, al Ministro Gualtieri che tutto sa, tutto prevede e non sbaglia mai. L'ho sentito ieri nel sua intervento via streaming alle Commissioni bilancio e questa era l'impressione: so tutto, ho capito tutto, non sbaglio, non sbaglio mai, siete voi a non capire e a sbagliare. Per carità, potrebbe anche avere ragione, potrebbe anche avere ragione; ma forse qualche dubbio gli potrebbe balenare nella testa. Qui ci sono pasti gratis, era scritto davanti ai saloon nella seconda metà dell'Ottocento negli Stati Uniti d'America; pasti gratis. Si attiravano con questa formula sprovveduti avventori che entravano nei saloon per mangiare gratis e in cambio gli si chiedeva una cosa banale, di pagare le bibite, di pagare la birra. Scambio che si poteva fare, pago la birra, ma mangio il cibo. In realtà l'imbroglio era presto verificato: i cibi offerti erano talmente salati che si doveva continuare a ordinarie dell'altra birra che, alla fine, veniva a costare di più dell'intero pasto, se fosse stato un pasto normale. Perché ricordo questa banale storia di pubblicità ingannevole? Perché con la frase “non ci sono pasti gratis” il grande economista Milton Friedman, premio Nobel nel 1976, ci spiegava un paradigma fondamentale dell'economia, quello del costo-opportunità. Sì certo, all'apparenza una cosa può non costare niente, un sussidio ti viene dato, un bonus ti viene dato; e questo ti porta al consumo, ti porta al benessere, ti porta a quello che in economia si chiamava grado di felicitazione, nel senso che avevi un vantaggio. Ma quel pasto gratis lo doveva pagare qualcun altro.
Allora, mi sembra, senza andare nell'ottica liberista eccessiva, che noi dovremmo fare questa riflessione. Attenzione, colleghi, signori, uomini del Governo e uomini dell'opposizione: non ci sono pasti gratis e, allora, dobbiamo contestualizzare quello che sta succedendo in clima di pandemia. Si dice sempre che per la pandemia sono stati messi sul tappeto 100 miliardi di euro con gli scostamenti approvati da marzo in poi. In realtà, non è vero, perché ne sono stati messi in campo 132 perché, un anno fa, in questi stessi giorni, si votava uno scostamento da 32-33 miliardi, preliminare alla legge di bilancio. Mi ricordo ancora il brivido che il Governo e la maggioranza provarono nella votazione - come prevista dalla Costituzione - con la maggioranza assoluta degli aventi diritto, perché passò quello scostamento con tre voti di maggioranza. Non perché non ci fosse una maggioranza ma, probabilmente per un po' di sciatteria, un po' di impreparazione, quello scostamento passò per tre voti, 319 voti. Da allora sembrano passati 2000 anni. Non ci siamo più neanche ricordati di quello scostamento di 32 miliardi perché poi ne abbiamo fatti altri 100 e più, direbbe Gualtieri, se aggiungiamo il saldo netto da finanziare.
Bene, cosa abbiamo fatto di questi 132 miliardi? Ecco, questo è il primo appunto che voglio rivolgere al ministro Gualtieri, che tutto sa, che tutto prevede e che non sbaglia mai. Ministro Gualtieri, che ne è stato di 132 miliardi? Ce lo vuoi dire? Marattin si è qualificato come professore; ecco, anch'io sono professore, forse anche un po' più di Marattin - ma, come dire, non rileva - e certamente più di Gualtieri, che è professore di chitarra e di lettere classiche (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Allora, vorrei chiedere, con molta semplicità ma anche con un po' di ironia: ministro Gualtieri, ci vuoi dire da qualche parte nella NADEF come sono stati spesi questi 132 miliardi? Chiamiamola due diligence, professor collega Marattin? Analisi punto per punto su ogni singola posta di spesa? E mi viene un dubbio: ma sono stati spesi tutti quei 132 miliardi? Perché, se guardiamo i decreti attuativi, le cronache dei giornali ci dicono che due decreti su tre non sono stati ancora confezionati. Certo, ci sono le norme autoapplicative, ti risponderà il Presidente e il ministro Gualtieri, che tutto sa, tutto prevede e non sbaglia mai. Ma possibile? Decine, decine e decine di decreti attuativi non scritti, non emanati, a partire da quello, se vogliamo, del 110 per cento in edilizia che ancora non ha prodotto alcun effetto, nel senso che, se è stato prodotto, è stato pubblicato probabilmente da qualche ora. Ma, nel frattempo, ha bloccato tutti i cantieri italiani, tutte le istituzioni italiane perché tutti aspettavano il decreto attuativo. Perché questo è un effetto ben conosciuto: in attesa di una norma più favorevole, chi sta facendo qualcosa previsto da quella norma più favorevole si ferma. Quindi, un effetto esattamente opposto a quello previsto. Ma non importa. Io vorrei, siccome sono uno che legge e studia, chiedere al Ministro Gualtieri l'esame puntuale di ogni posta di spesa: se è stata spesa, come è stata spesa, e se non è stata spesa perché, e che effetti ha avuto sul benessere degli italiani, sul PIL, sull'economia, sulla finanza pubblica.
Perché ho sentito il bravissimo Ministro Gualtieri che diceva una cosa divertente. Una cosa divertente: ringraziava i contribuenti italiani che, nonostante le moratorie che via via si sono succedute, avevano comunque pagato. E questo ringraziamento era, dal punto di vista del gettito, ovviamente: noi abbiamo fatto tante moratorie, abbiamo rinviato i pagamenti fiscali, però gli italiani sono così intelligenti e generosi che hanno pagato lo stesso. Io vorrei chiedere al bravissimo Gualtieri: ma ti sei chiesto perché hanno pagato lo stesso? Ci ricordiamo tutti che le moratorie sono state via via introdotte pochi giorni prima del tempo di scadenza dei singoli obblighi fiscali (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? In maniera tale che chi non voleva incorrere nelle sanzioni pagava, salvo che il giorno prima della scadenza, plop, gli si appioppava la moratoria, e quindi poi chi ha dato ha dato, chi ha avuto ha avuto. Ma tutto questo punto, Ministro Gualtieri, è da considerarsi cosa buona o cosa cattiva o una furbizia, un trucco, un trick per fare gettito?
Vorrei sapere anche dal Ministro Gualtieri, provvedimento per provvedimento, visto che se li è intestati tutti lui, dal bonus vacanze al bonus edilizia, a tutti i bonus del mondo: e quelli che non hanno funzionato? Perché, se è vero, come si è letto, che ci sono 10, 20, 30, io penso anche 40 miliardi non spesi, questi sono da considerarsi risparmio virtuoso o minore ossigeno dato all'economia italiana? Perché, se qualcuno ha bisogno di ossigeno e io non glielo mando, certamente risparmio l'ossigeno, ma chi ha bisogno dell'ossigeno muore. Allora, i ritardi, Ministro Gualtieri che non sbagli mai, i ritardi nei provvedimenti, i ritardi nell'attuazione, sono stati pagati dagli italiani, dalle imprese e dalle famiglie, come la Cassa integrazione. E allora un consesso come questo, in sede di nuovo scostamento e nei prossimi giorni di una nuova legge di bilancio, ha il diritto di sapere quello che ha funzionato e quello che non ha funzionato. Per non ripetere gli errori, quantomeno! Vero, sottosegretario Scalfarotto?
Tutto questo allora non c'è. Non c'è nella NADEF, non so se ci sarà mai nei documenti di bilancio, una sorta di analisi seria e responsabile di quello che siamo riusciti a fare in tempo di COVID, quindi in mezzo all'emergenza, con tutte le attenuanti possibili; ma abbiamo il diritto di saperlo, perché non ci sono pasti gratis, Ministro Gualtieri, perché qualcun altro paga.
E altre chicche che ho trovato nel suo dire in streaming e su cui forse non ha riflettuto abbastanza il bravo Ministro Gualtieri. E cioè ci dice, senza ulteriore approfondimento…Onorevole Fassina…Ci dice una cosa molto importante: che, per le politiche di sviluppo, il Governo, cioè Gualtieri, pensa di utilizzare solo i grant e non i loan, pensando di utilizzare i loan solo a fini di riduzione del servizio del debito.
Ci rendiamo conto di cosa significa un'affermazione strategica come questa, per esempio, nei confronti dei Paesi cosiddetti frugali? E cioè che ci prendiamo il malloppo del fondo perduto per fare le nostre politiche - speriamo buone - e che invece lasciamo intonsi i loans, cioè i prestiti, ancorché a tassi agevolatissimi, e li usiamo invece per risparmiare sul servizio del debito? Cioè non per fare politiche, non per fare investimenti, non per fare strategie, non per cambiare il Paese, ma semplicemente per risparmiare sul passato, su quello che abbiamo fatto nel passato, e cioè pagando di meno l'essere stati cicale.
Allora, se io fossi un governante di un Paese del Nord, un olandese più o meno volante, direi: ma perché ti devo ridurre l'onere del servizio del debito sul tuo passato poco virtuoso? Perché? Non era questo l'accordo, non era questo il patto originario: grants e loans dovevano servire per fare investimenti, per fare la resilienza virtuosa, per costruire un nuovo Paese.
Ecco, vede, signor Ministro Gualtieri che qui non c'è,…
PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, deputato.
RENATO BRUNETTA (FI). Concludo. Lei non sempre ha ragione, non sempre non sbaglia mai, e sarebbe stato utile averla qui, per confrontarci con lei, perché questa NADEF non sta in piedi e perché questo discostamento, cosa volete che sia? 23 miliardi di fronte a 132? Ma è una miseria! È una miseria che noi potremmo tranquillamente accettare, se fosse però condizionata alla virtuosità del comportamento di politica economica. Ma se la premessa è l'opacità, la non spiegazione di quello che hai fatto con 132 miliardi, considerati evidentemente come pasto gratis, ecco, il mio partito non potrà votare ovviamente la Nota di aggiornamento al DEF e si asterrà su questa miseria di 23 miliardi di discostamento. Non è da lei, Ministro Gualtieri, una miseria del genere, per fare che cosa? Non si è ancora capito.
Ecco, Ministro Gualtieri, la prossima volta la vorrei qui. Il Parlamento si rispetta e si rispetta soprattutto nei momenti cruciali, storici della nostra vita, della vita del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Paolo Paternoster. Ne ha facoltà.
PAOLO PATERNOSTER (LEGA). Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, è un po' surreale parlare oggi di Nota di aggiornamento al DEF per il 2020, in quanto nell'anno corrente, anno bisestile 2020, sono successe e stanno accadendo le cose peggiori. Il 2020 è iniziato con un virus che dalla Cina, che ha gravissime responsabilità per non aver informato la comunità internazionale di quanto stava succedendo da loro, è piombato direttamente in Italia, nello specifico in Lombardia e in Veneto, dove si sono create le prime zone rosse, nel Lodigiano e a Vo' Euganeo, dove si è avuta purtroppo la prima vittima di COVID-19. Da allora si sono susseguiti una serie di fatti tragici, culminati con un lockdown nazionale, iniziato i primi giorni di marzo e durato fino a maggio inoltrato, gentilmente, poi, allentato solo grazie alla cortese attenzione del Presidente “Giuseppi” Conte. Da, allora, quindi, è cambiato tutto. Quei 70 giorni di chiusura totale hanno cambiato la storia del nostro Paese, hanno stravolto tutte le previsioni e, ancora oggi, tutto è fortemente condizionato dall'andamento del virus, che sembrava scomparso o, quanto meno, fortemente indebolito durante l'estate ma, purtroppo, soprattutto nelle ultime settimane e negli ultimi giorni, aggiungerei, si è ripresentato nella sua forma più pesante.
Il Presidente del Consiglio ha già messo in atto una serie di restrizioni che, chiaramente, avranno ripercussioni, oltre che sulla vita sociale di tutti noi, anche sulla nostra economia. Ma torniamo indietro di sette mesi, ricordando a tutti, soprattutto al Governo, che di soluzioni per affrontare la crisi sanitaria, prima, ed economica, poi, la Lega ne aveva proposte: partendo dalle regioni, che subito si erano messe in moto per affrontare un'emergenza sconosciuta e mai verificatasi; scontrandosi in molti casi con la prepotenza e con l'approssimazione del Governo; ricordando che se era per quest'ultimo eravamo ancora senza mascherine, senza camici, senza ventilatori e senza terapie intensive. Questa era la situazione dell'Italia e solo grazie alle regioni questa situazione è migliorata (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Mi viene da aggiungere, oggi, che vorrei guardare in faccia quelle persone che, fino a ieri, avevano deriso la costruzione dell'ospedale COVID a Milano Fiera, dicendo che era una cosa inutile; vorrei vedere tutte queste persone, adesso, a chiedere aiuto al presidente della Lombardia Attilio Fontana (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Vorrei guardare in faccia queste persone che avevano detto che la Lega, in regione Lombardia, aveva buttato via i soldi: guardiamola in faccia questa gente e vediamo cosa ha da dire!
Dal punto di vista economico avevamo proposto un anno fiscale bianco, nel quale la gente, non incassando nulla, non avrebbe potuto e dovuto pagare nulla in attesa di riaprire la propria attività. Avevamo proposto investimenti strutturali, in modo da rendere competitive le aziende per farle ripartire in modo ottimale, una volta debellato definitivamente il virus, per farle diventare protagoniste nei mercati internazionali. Avevamo proposto l'abbassamento delle tasse, introducendo la flat tax per le aziende, una serie di semplificazioni per abbattere la burocrazia, una vera riduzione del cuneo fiscale per rendere competitive le partite IVA e ridare potere d'acquisto alla gente; avevamo, tra l'altro, anche proposto liquidità immediata per tutti, per le aziende, per le partite IVA, per la gente. Io penso a tutti i decreti di spesa e a tutti i DPCM fatti dal Governo e dal Presidente Conte in fatto di liquidità e ricordo bene che il Presidente Conte diceva che le banche dovevano fare un atto d'amore: ma quale atto d'amore hanno fatto le banche? Le banche si sono fatte solamente gli affari loro. Oggi, uno, a distanza di otto mesi dall'inizio del COVID, se va in banca, a parte che la porta è ancora chiusa, ma in caso gliela sbattono in faccia: non gli danno una lira le banche alla povera gente, che è costretta ad abbassare la serranda e questa è la realtà. Non avete voluto sentire ragioni, anzi, avete pensato bene di fare sembrare un taglio del cuneo fiscale il ridicolo aumento del bonus Renzi, da 80 a 100 euro: questo siete stati capaci di fare.
Avete affrontato l'emergenza con tre manovre per oltre 100 miliardi di euro, di cui nessuno ha percepito la portata: tanti bonus, tante marchette, tanti interventi a pioggia, tante iniziative, ma ditemene una, solamente una, che abbia sortito i suoi effetti, una sola. Sono 100 miliardi di euro di nuovo debito che peseranno, però, sul futuro nostro e dei nostri figli. Abbiamo ascoltato con attenzione le varie audizioni, nei giorni scorsi, l'ultima delle quali ieri, con il Ministro Gualtieri. Ministro Gualtieri, tanti bei discorsi, tanti ragionamenti, tante favole raccontate, che però se spiegate alla gente normale non hanno alcun senso. Tanti numeri buttati lì sul tavolo, ma quello che conta su questa Nota di aggiornamento è che è sicura la caduta economica che ha portato a un incremento di 25 punti dell'indebitamento e a un crollo della produzione industriale del 10 per cento. L'Italia è ultima al mondo; lo ripeto, è ultima al mondo!
Un crollo del deficit/PIL dall'1,6 al 10 per cento; lo ribadisco, sono numeri buttati lì sul tavolo quelli approvati dal Governo il 5 ottobre e che oggi il Governo ci propone di approvare. Non è serio parlare di un aumento massiccio della produzione industriale, se rapportate il terzo trimestre 2020 al secondo trimestre 2020 quando c'era ancora tutto chiuso; confrontate i trimestri 2020 con quelli del 2019, allora, sì, che verranno fuori i veri dati, non prendete in giro la gente. È come confrontare l'incasso del lunedì, quando lavori, con quello della domenica, quando il negozio chiuso, ed è chiaro ed evidente che il paragone è stupido e inutile. Parlate di un aumento del PIL di addirittura il 6 per cento per il prossimo anno e percentuali impossibili per gli anni successivi, parlate di riduzione del debito pubblico fino al 151 per cento per i prossimi anni, accompagnato da un abbassamento del rapporto deficit/PIL in due o tre anni al massimo. Sono solo cartine di tornasole, in quanto solamente le restrizioni all'economia già in vigore da ieri causeranno nuovo abbassamento della produzione, dei consumi, della ricchezza interna, della fiducia degli investitori, con la seguente perdita di qualsiasi veridicità delle ipotesi da voi formulate nella NADEF.
La NADEF, signor Ministro e signor sottosegretario, approvatela finché siete in tempo, in quanto, se dovessimo ancora aspettare qualche giorno la situazione peggiorerà, ed è chiaro e evidente che Conte ci metterebbe di nuovo in castigo, chiudendo ulteriori attività, rendendo ridicole tutte le ipotesi contenute nella NADEF.
Nella NADEF proponete dei pilastri come il sostegno ai lavoratori, ma abbiamo visto il flop della cassa integrazione. A tal riguardo, ricordo che fino alla scorsa settimana i fondi EBAV, 35 mila artigiani del Veneto, erano bloccati a Roma e per colpa di questi ritardi agli artigiani veneti non veniva data la cassa integrazione dal mese di aprile. Vergogna, vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!
Nella NADEF avete previsto la valorizzazione delle risorse europee relative alla Next Generation, ma sappiamo bene che questi fondi, che sono crediti privilegiati, sono come un super MES, e arriveranno quando, come, nelle varie forme e quanti ne deciderà l'Europa, a cui l'Italia elargisce generosamente ogni anno fior di miliardi di euro per sostenere il bilancio comune europeo. Evitate, quindi, di parlare di soldi che l'Europa ci regala, non esistono soldi che l'Europa ci regala.
Sulla NADEF puntate a un'ampia riforma fiscale; vi ricordo, però, che era stata la Lega ad introdurre una sorta di inversione di tendenza, provando ad abbattere la tassazione, introducendo una serie di semplificazioni che sarebbero andate proprio nel verso di un fisco più equo, giusto e trasparente, introducendo la pace fiscale. Invece, voi avete scelto di proseguire con l'emissione di milioni di cartelle esattoriali a carico della povera gente. Questo siete stati in grado di fare.
Ecco, forse, l'unica misura che ci accomuna è l'assegno universale per i figli, sperando che non gli facciate fare la stessa via crucis che hanno subito i lavoratori con la cassa integrazione.
Un'ultima considerazione la riservo alla scandalosa approvazione nel “decreto Agosto” della norma che prevede tassazioni differenziate sul costo del lavoro per le aziende con sede al Sud rispetto ad altre zone d'Italia. Innanzitutto, non parlateci di norma transitoria di tre mesi soltanto, ottobre, novembre e dicembre 2020, in quanto l'avete prevista, previa autorizzazione della Comunità europea, fino al 2029. Avete creato un precedente grave, avete creato figli e figliastri, differenziando le varie aree del Paese. Se la riduzione del cuneo fiscale ci deve essere, e siamo d'accordo, che valga per l'intero Paese, in modo omogeneo; non ci debbono essere regioni di serie A e regioni di serie B, province di serie A e province di serie B, lavoratori di serie A e lavoratori di serie B. Non parlateci di situazioni contingenti al Sud, perché ricordo che nel nostro Veneto abbiamo avuto la prima vittima per il COVID in Italia e oltre 2.200 morti da inizio pandemia. Abbiamo avuto il primo lockdown, abbiamo subito un calo economico disastroso, un collasso del settore del turismo, che è la nostra prima fonte di reddito. Solo a Verona, ad esempio, abbiamo rinunciato, per la prima volta dal dopoguerra, alla stagione lirica, che ci garantiva oltre 500 mila presenze - oltre 500 mila presenze - in soli 50 giorni. Gente che veniva da tutto il mondo, e non sono venuti. In Veneto, negli ultimi anni, abbiamo subìto la tempesta Vaia, l'acqua grande a Venezia, le trombe d'aria su tutta la regione, e in particolare su Verona e provincia nelle ultime settimane, e non vi abbiamo mai chiesto nulla.
Signor Ministro, lei che è veneto, rivendichiamo però l'autonomia e state facendo orecchie da mercante. Sono passati - pensate bene - esattamente 1.088 giorni dal referendum del 2017, quando 2 milioni e mezzo di veneti hanno scelto il nostro futuro. Ricordatevi, e si ricordi, signor Ministro, che non ce ne siamo dimenticati e soprattutto il popolo veneto non se ne è dimenticato, confermando la scelta autonomista, irreversibile, durante le elezioni plebiscitarie dello scorso mese di settembre, quando il governatore Luca Zaia è stato scelto dal 78 per cento del nostro popolo, del popolo veneto, raggiungendo in moltissimi comuni percentuali anche oltre il 90 per cento. Toglietevi la mentalità di dare i soldi a pioggia e assistenzialismo al Sud, per poi andare dalla gente a chiedere il voto: faceva così la parte peggiore della Democrazia Cristiana! Al Sud servono infrastrutture, strade decenti, ferrovie, sicurezza, sanità da Paese civile. Soprattutto, il Sud deve sbarazzarsi di una classe politica che lo ha sempre relegato come ultimo della classe. Signor Presidente, signor Ministro, per tutte queste ragioni il nostro voto alla Nota di aggiornamento al DEF sarà fortemente negativo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Michele Sodano. Ne ha facoltà.
MICHELE SODANO (M5S). Grazie, Presidente. La Nota di aggiornamento al DEF è il principale Documento di programmazione economica e finanziaria a disposizione del Governo; è uno strumento indispensabile oggi più di sempre, considerato l'inaspettato vento della crisi pandemica che ha minato duramente l'economia internazionale e, di riflesso, il bilancio pubblico italiano, imponendo alla politica uno sforzo fiscale immenso per sostenere il settore pubblico, privato, le famiglie, le imprese, i professionisti e il sistema creditizio. Necessari sono stati i cento miliardi stanziati con i tre decreti “Cura Italia”, “Rilancio” e “Agosto” per salvare milioni di posti di lavoro e i redditi da essi derivanti, sostenere i consumi, alleggerire i contribuenti da un salasso fiscale insostenibile e per evitare il tracollo delle imprese e dei settori produttivi più colpiti.
Possiamo ritenerci soddisfatti di quanto fatto in questi pochi mesi, ma la partita decisiva per la nostra economia si deve ancora giocare. È nei prossimi tre anni che si deciderà il ritmo dello sviluppo e dei livelli occupazionali: o il Paese imboccherà la via della ripresa, risolvendo nel frattempo alcuni dei suoi mali storici, oppure continuerà a vivacchiare nella sostanziale stagnazione dell'ultimo decennio.
La direzione che noi del team economico del MoVimento 5 Stelle abbiamo in mente è chiara e traspare leggendo la Nota di aggiornamento al DEF: finanziare un grande piano di investimenti pubblici nei settori più strategici per il nostro Paese, dall'ambiente, con investimenti strutturali nelle energie rinnovabili e nella mobilità sostenibile, alla digitalizzazione della pubblica amministrazione, passando per un nuovo Servizio sanitario nazionale, la formazione dei cittadini che vogliono entrare nel mondo del lavoro e rilanciando la centralità dell'istruzione, che è il principale veicolo del progresso di una nazione. E per questo vorrei ringraziare la Ministra Azzolina per il lavoro che sta facendo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Nello stesso tempo va iniziata e portata a termine entro il triennio una sostanziale riforma fiscale, quella che ogni singolo cittadino italiano attende da tanto, troppo tempo. Non sto parlando di misure estemporanee, valide solo a tempo determinato, ma di un capovolgimento del sistema fiscale attuale attraverso una minore pressione fiscale sulle famiglie e sul ceto medio, una radicale semplificazione nel processo di accertamento e di riscossione fiscale, una fiscalità di vantaggio per le filiere economiche più fragili e per le aree del Paese meno sviluppate.
Ricordo, in particolare, tre interventi fiscali già finanziati che vanno senz'altro stabilizzati nella prossima manovra. Il superbonus del 110 per cento, una misura fortemente voluta dal MoVimento 5 Stelle: è importante per trainare un settore di peso come l'edilizia, spingendolo verso la sostenibilità ambientale. Transizione 4.0, un pacchetto di crediti d'imposta e agevolazioni per le nostre imprese che deve diventare una costante all'interno del bilancio pubblico italiano. E, per finire, la decontribuzione del 30 per cento sul costo dei dipendenti per le imprese del Mezzogiorno, che abbiamo inserito nel “decreto Agosto” e che si affianca a Resto al Sud, un'altra misura fiscale espansiva potenziata dal “decreto Rilancio”. Quello che fino a qualche mese fa poteva sembrare un libro dei sogni si rende oggi determinante, urgente e necessario per contrastare la caduta del PIL attesa nel 2020, pari a un meno 9 per cento.
Abbiamo dimostrato di poter finanziare 100 miliardi di euro senza alcuna tensione sul mercato dei titoli di Stato anche grazie all'azione espansiva della BCE e dobbiamo proseguire determinati su questa strada (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Per il periodo 2021-2026, come noto, a darci una grossa mano ci sarà il Recovery Fund, da cui ci aspettiamo 77 miliardi di euro in sovvenzioni e fino a 128 miliardi di euro di prestiti. Per l'anno prossimo, più nel dettaglio, il Governo ha stimato nella NADEF un contributo a fondo perduto di 14 miliardi, 10 dal Recovery and the Resilience Facility e quattro dal programma React-EU. A questi fondi si aggiungono 11 miliardi di prestiti, per un totale di 25 miliardi europei; e se contiamo anche un deficit aggiuntivo di 11 miliardi di euro, la somma della prossima manovra si aggira attorno ai 36 miliardi di euro. Un altro sforzo imponente, che porterebbe il totale a quasi 140 miliardi di euro dall'inizio della pandemia. Allargando lo sguardo agli anni successivi, il massimo sostegno europeo dovrebbe concretizzarsi nel 2022 e nel 2023, quando raccoglieremo rispettivamente 16 e 26 miliardi di sovvenzioni dal Recovery Fund.
Entrando più nel tecnico, la Nota di aggiornamento al DEF prevede a legislazione vigente una caduta del PIL del 9 per cento nel 2020, un rimbalzo del 5,1 per cento nel 2021, una crescita del 3 per cento nel 2022 e dell'1,8 per cento nel 2023: numeri che ci consentirebbero un recupero relativamente rapido dei livelli di PIL pre-pandemia. Sempre a legislazione vigente il rapporto deficit/PIL è previsto naturalmente in espansione nel corso del 2020, dato il crollo del PIL e l'aumento delle spese necessarie a sostenere l'economia. Dal 158 per cento di quest'anno si chiuderebbe al 154,1 per cento nel 2023, ultimo anno della programmazione. Cambiano sensibilmente i numeri nel quadro programmatico, includendo cioè gli effetti della prossima manovra, e quindi anche il sostegno del Recovery Fund. In particolare, il PIL reale salirebbe del 6 per cento nel 2021, del 3,8 per cento nel 2022 e del 2,5 per cento nel 2023, grazie anche alla spinta di un deficit pubblico in calo nel triennio ma a partire da livelli sostenuti: da meno 7 per cento dell'anno prossimo, si arriverebbe a meno 3 del 2023. Lo stesso si può dire per il saldo di bilancio strutturale, in negativo dal 6,4 per cento del 2020 e a calare fino a meno 3,5 per cento del 2023. Per quanto riguarda il saldo primario, cioè la differenza tra spese ed entrate al netto degli interessi sul debito, la necessità di un'espansione fiscale lo porterà in territorio negativo dopo moltissimi anni, a meno 7,3 per cento del PIL nel 2020, ma il sentiero di rientro sarà molto rapido, consentendoci di centrare un sostanziale pareggio già nel 2023. Ecco, allora, che nel quadro programmatico la dinamica del debito pubblico, Presidente, in rapporto al PIL è più che incoraggiante. Se è confermato il 158 per cento di quest'anno, a fine programmazione il rapporto si attesterà al 151,5 per cento, quasi 3 punti in meno rispetto alla legislazione vigente. Ciò che è più interessante, tuttavia, è valutare il contributo alla crescita dei tre decreti economici approvati nei mesi scorsi, della prossima manovra e del Recovery Fund…
PRESIDENTE. Colleghi deputati! Chiedo scusa, deputato Sodano: si fermi. Colleghi, occorre rispettare la norma sul distanziamento. È prescritto. Io non so che cosa (Commenti del deputato D'Ettore)… deputato D'Ettore.
MICHELE SODANO (M5S). Io pregherei il deputato di avere un linguaggio consono a questa Camera, grazie.
PRESIDENTE. Prego, prosegua.
MICHELE SODANO (M5S). Posso riprendere, Presidente?
PRESIDENTE. Sì, anche se - consenta - i deputati, se è necessario, li riprendo io. Lei si deve rivolgere alla Presidenza (Commenti dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia). Che succede? Allora, penso che i colleghi non abbiano ascoltato il mio richiamo. Ho appena detto al deputato Sodano che si deve rivolgere alla Presidenza e che se c'è bisogno di fare richiami quelli li faccio io e non li fa lui (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia).
MICHELE SODANO (M5S). Grazie, Presidente…
PRESIDENTE. Con questa prescrizione, la prego di proseguire.
MICHELE SODANO (M5S). Grazie, Presidente. Confrontando le previsioni tendenziali e programmatiche, emerge che gli 80 miliardi di euro dei decreti “Rilancio” e “Agosto” porteranno in dote una maggiore crescita del 2,5 per cento nel 2021 rispetto allo scenario base, una spinta decisiva per rilanciare l'economia nel momento più difficile in assoluto. La manovra del 2021 e il Recovery Fund, invece, stimoleranno una crescita di 2,4 punti percentuali nel triennio, con un più 0,9 per cento nel 2021, un più 0,8 per cento nel 2022 e un più 0,7 per cento nel 2023. Significa che senza la spinta espansiva della manovra il Paese impiegherebbe molti più anni a recuperare i livelli di PIL precedenti alla pandemia. Il sentiero pre-crisi - ci tengo a chiarirlo - era tutto meno che soddisfacente per un Paese come l'Italia, complice la situazione internazionale, e si andava già complicando…
PRESIDENTE. Deputato Sodano, sono costretto a interromperla ancora. Chiedo scusa, tanto il tempo lo recuperiamo.
MICHELE SODANO (M5S). Grazie.
PRESIDENTE. In queste condizioni non è possibile andare avanti. Quindi, i colleghi deputati devono imparare a fare silenzio e ad ascoltare gli oratori. Se hanno intenzione di dialogare tra loro, come sapete, come sanno tutti, ci si può accomodare nelle sale preposte. Non si può rimanere in Aula a disturbare chi sta lavorando e questo vale per tutti, anche per i Ministri e i rappresentanti del Governo, che sono pregati di rispettare le norme sul distanziamento come gli altri deputati, come gli altri deputati (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia).
Prego, deputato Sodano.
MICHELE SODANO (M5S). Grazie, Presidente. Il sentiero pre-crisi - ci tengo a ribadirlo - era tutto meno che soddisfacente per un Paese come l'Italia, complice una situazione internazionale che si andava già complicando. La crescita del 2019 si era fermata allo 0,3 per cento, del tutto insufficiente ad assorbire rapidamente la disoccupazione ancora eccessiva e a rilanciare gli investimenti.
Su quest'ultimo punto devo ricordare che senza la risalita degli investimenti pubblici sarà difficile anche in futuro invertire la tendenza e tornare a crescere a ritmi sostenuti. È impossibile aspettarsi uno slancio decisivo da parte del settore privato se lo Stato prima non fa la sua parte riattivando una domanda interna direttamente attraverso la costruzione di infrastrutture materiali e immateriali e un poderoso sviluppo tecnologico.
Ecco perché, Presidente, il Recovery Fund è così importante: perché ci consente di finanziare, con le sovvenzioni, quel grande piano di investimenti che dovrà portarci, in breve tempo, a livelli di spesa in conto capitale europei o anche superiori. Ed è qui che invito tutte le forze politiche all'unità nazionale. È il momento di mettere davanti alla propria ricerca di consenso e alle proprie strategie di partito l'interesse collettivo della nazione! Il Paese, oggi come non mai, ha la necessità di superare difficoltà le cui soluzioni non hanno colore politico, cari colleghi. Se riusciremo a vincere questa sfida dipenderà solo dallo spirito con cui sapremo affrontare insieme, maggioranza e opposizione, i prossimi due anni. Non si può che ripartire da qui, in un Paese che soffre ormai una carenza cronica di piccole e medie opere diffuse sul territorio, di manutenzione, di investimenti nel trasporto pubblico ferroviario e nella mobilità sostenibile, dei progressi su una rete Internet, a partire dalla fibra ottica, e di finanziamenti dei servizi pubblici fondamentali, dalla sanità alla scuola passando per la ricerca. Solo così potrà rifiorire quel tessuto vitale di piccole e medie imprese che è la nostra spina dorsale e che già mostra in questi mesi segnali di ripresa incoraggianti in termini di produzione industriale. Solo così potremo garantire ai nostri giovani imprenditori e all'ecosistema delle start up innovative quell'ambiente favorevole per rischiare, crescere e poi prosperare, donando ricchezza, futuro e progresso a tutto il Paese. Solo così la speranza spazzerà via la paura.
Per tutte queste ragioni, Presidente, annuncio il voto favorevole del gruppo MoVimento 5 Stelle sulla risoluzione di maggioranza sulla Nota di aggiornamento al DEF e, naturalmente, sullo scostamento di bilancio che ne deriva (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Si è così conclusa la discussione.
(Annunzio di risoluzioni - Doc. LVII, n. 3-bis)
PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le seguenti risoluzioni… Deputato D'Ettore… allora dovrebbe cercare di farlo in silenzio. Mi faccia la cortesia.
Avverto che sono state presentate le seguenti risoluzioni riferite alla Relazione di cui all'articolo 6 della legge n. 243 del 2012, che sono in distribuzione: Molinari, Gelmini, Lollobrigida e Lupi n. 6-00143; Davide Crippa, Delrio, Boschi, Fornaro, Schullian, Tabacci e Tasso n. 6-00145.
Avverto altresì che sono state presentate le seguenti risoluzioni relative alla Nota di aggiornamento del DEF 2020, che sono in distribuzione: Molinari, Gelmini, Lollobrigida e Lupi n. 6-00144; Davide Crippa, Delrio, Boschi, Fornaro, Schullian, Tabacci e Tasso n. 6-00146 (Versione corretta).
(Parere del Governo - Doc. LVII, n. 3-bis)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo, che invito a dichiarare quale risoluzione intenda accettare sia con riferimento alla Relazione presentata ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 243 del 2012, sia con riferimento alla Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2020. La parola al Vice Ministro Castelli, prego.
LAURA CASTELLI, Vice Ministra dell'Economia e le finanze. Presidente, grazie. Nel ringraziare i colleghi per il lavoro di questi giorni e di quelli che verranno - da qui si aprono i lavori della manovra -, il Governo annuncia il parere favorevole e, quindi, accoglie le risoluzioni di maggioranza, per quanto riguarda la risoluzione sulla NADEF e, quindi, il conseguente scostamento.
PRESIDENTE. Sulle altre è automatico che non le accetta, non recepisce le altre risoluzioni presentate.
(Votazioni - Doc. LVII, n. 3-bis)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Passiamo alla votazione della risoluzione Davide Crippa, Delrio, Boschi, Fornaro, Schullian, Tabacci e Tasso n. 6-00145, riferita alla Relazione presentata ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 243 del 2012, accettata dal Governo.
Ricordo che, a norma dell'articolo 81, secondo comma, della Costituzione, e dell'articolo 6, commi 3 e 5, della legge n. 243 del 2012, per l'approvazione di tale risoluzione è necessaria la maggioranza assoluta dei componenti della Camera.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Siamo, come al solito, in attesa dei segnali sia dal Transatlantico sia dalle tribune. Aspettiamo anche che il Ministro Gualtieri prenda il suo posto. Ci siamo? Abbiamo, intanto, il via libera dal Transatlantico. Colleghi, bisogna portare un po' di pazienza, perché c'è un problema tecnico che va risolto, anche perché, essendo necessaria la maggioranza assoluta dei componenti della Camera, è importante, comunque, che tutti abbiano, a maggior ragione, facoltà di esprimere il proprio voto. Abbiamo anche un piccolo problema con il Ministro Gualtieri, mi pare. Stanno intervenendo i tecnici.
Intanto, ha votato il Ministro Gualtieri, ma non abbiamo ancora risolto il problema di prima. Il problema, intanto ve lo spiego, così comprendiamo tutti di cosa stiamo parlando: c'è un collega che sta votando, con la sua postazione attiva, in Transatlantico, ma aveva la tesserina inserita, da questa mattina, nella sua postazione in Aula. Questa sovrapposizione non consente l'espressione corretta del voto e, quindi, va rintracciata la tesserina - cosa che è stata fatta -, va estratta, quindi l'operazione ha reso necessario il tempo che stiamo trascorrendo da qui alla proclamazione del voto.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 5) (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali).
È così preclusa, come annunciato, l'ulteriore risoluzione riferita alla Relazione.
Essendo stata approvata la risoluzione n. 6-00145, riferita alla Relazione presentata ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 243 del 2012, pongo ora in votazione la risoluzione Davide Crippa, Delrio, Boschi Fornaro, Schullian, Tabacci e Tasso n. 6-00146 (Versione corretta), riferita alla Nota di aggiornamento del DEF 2020, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Ci siamo? Siamo in attesa. Le tribune hanno votato, uno dei due settori del Transatlantico non è ancora pronto. A posto?
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 6).
È così preclusa l'ulteriore risoluzione riferita alla Nota di aggiornamento del DEF 2020.
Organizzazione dei tempi di esame del testo unificato delle proposte di legge n. 1008 ed abbinate.
PRESIDENTE. Avverto che, nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna, sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame del testo unificato delle proposte di legge n. 1008 ed abbinate, recante interventi per il settore ittico e in materia di politiche sociali nel settore della pesca professionale. Delega al Governo per il riordino e la semplificazione normativa nel medesimo settore.
Interventi di fine seduta.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.
Raccomando ai colleghi deputati di trasferirsi fuori dall'Aula, a chi, ovviamente, intende farlo, in ordine e in silenzio. Aspettiamo, intanto, qualche secondo che l'Aula riprenda una conformazione adeguata.
Ha chiesto di parlare la deputata La Marca. Ne ha facoltà.
FRANCESCA LA MARCA (PD). Grazie, Presidente. Intervengo per sollecitare un'azione risolutiva del Governo, in particolare dei Ministri dei Trasporti e degli Affari esteri, in ordine alla definizione dell'Accordo con il governo del Québec per il reciproco riconoscimento delle patenti di guida. Questa del riconoscimento delle patenti è una storia che si trascina, addirittura, dal 2006, senza essere arrivata finora ad esiti concreti.
PRESIDENTE. Collega, attenda un attimo, per cortesia. Tutti i deputati che sono qui, sotto di me, in piedi, devono trasferirsi subito lontani dall'Aula. Vi ricordo anche che state contravvenendo alle regole sul distanziamento, per mettere anche la ciliegina sulla torta. Quindi, cortesemente, uscire dall'Aula. Colleghi, vanno rispettate le norme sul distanziamento e, oltretutto, la seduta si sta concludendo, quindi potete, comunque, uscire dall'Aula. Deputata La Marca, prego.
FRANCESCA LA MARCA (PD). Grazie, Presidente. Come stavo dicendo, dopo assidue sollecitazioni, nel marzo 2017 è stato firmato un Accordo quadro tra Italia e Canada, che avrebbe dovuto, poi, tradursi in accordi tecnici con le singole province canadesi che hanno competenza esclusiva in materia. Alla fine dello stesso anno sono iniziati i contatti con la provincia del Québec, dove vi è una notevole comunità di nostri connazionali. Ad oggi, dopo oltre due anni di contatti e trattative, non si è ancora arrivati a definire il Protocollo d'intesa. Io stessa ho presentato, a giugno 2019, un'interrogazione ai due Ministri competenti per sapere lo stato dei fatti e avere una realistica previsione sulla conclusione dell'Accordo. Poiché all'interrogazione non è stata data risposta e vi è un crescente disagio tra gli interessati, sia italiani in Canada che canadesi in Italia, pregherei di rappresentare al Governo l'esigenza di far conoscere lo stato delle cose, rispondendo alla mia interrogazione e, soprattutto, di giungere ad una conclusione della vicenda (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Lucia Scanu. Ne ha facoltà.
LUCIA SCANU (M5S). Grazie, Presidente. Insieme a diversi colleghi ho presentato un'interrogazione ai Ministri dell'Ambiente, della Difesa e dell'Interno riguardante la delicata situazione in cui versa il lago Omodeo, in provincia di Oristano. Dopo anni di esercitazioni da parte di diversi corpi militari, disciplinata da ordinanze prefettizie, sono ormai decine di migliaia le ogive e i bossoli disseminati sulle sponde del lago che ricadono nel territorio del comune di Bidonì e non solo. Così uno degli invasi più grandi e suggestivi d'Italia nonché sito di interesse comunitario, anziché distinguersi come area di alto pregio dal punto di vista floro-faunistico ed archeologico nonché come area di sviluppo turistico e naturalistico, è attualmente ridotta ad ospitare pallottole.
Presidente, da troppo tempo ormai i residenti dei comuni del Guilcier e del Barigadu sollecitano le autorità competenti affinché le sponde del lago vengano ripulite dai bossoli accumulatesi negli anni preoccupati per il grave rischio di inquinamento o alterazione dell'equilibrio ambientale. Ma ad oggi la situazione è rimasta inalterata. Per questo motivo chiediamo ai Ministri competenti che si intervenga al più presto, accogliendo l'appello dei cittadini e provvedendo, dunque, a bonificare l'area in tempi rapidi, definendo al contempo una regolamentazione più puntuale dell'attività del poligono. Soltanto mediante una sostanziale bonifica si può garantire lo sviluppo sostenibile di tutta la zona e la salvaguardia di un prezioso habitat naturale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Elisabetta Barbuto. Ne ha facoltà.
ELISABETTA MARIA BARBUTO (M5S). Grazie, Presidente. Era il 14 ottobre 1996, il cielo era già scuro dalla mattina e si apriva una giornata che la città di Crotone non dimenticherà mai. Quel giorno - lo ricordo bene quel giorno - io c'ero: quella mattina caddero sulla città in poche ore ben 120 millimetri di pioggia torrenziale, che determinarono lo straripamento del fiume Esaro e del torrente Passovecchio. L'acqua invase tutta la città e travolse sei vite: Luca Buscema, Paolo Pupa, Angela Trovato, Bruno Commisso, Michela Cicchetto, Luca Tavano. Non solo nomi: vite spezzate, vite travolte e tra loro anche due giovanissimi i cui corpi non furono mai più ritrovati. Oltre a piangere le sue vittime, il territorio crotonese subì un grave disastro al tessuto economico-produttivo: 385 le imprese coinvolte, oltre 100 miliardi di lire e di danni subiti ed accertati, un vero e proprio incubo, nel quale speriamo di non dover ripiombare mai più, né noi né alcun'altra comunità, ma che puntualmente purtroppo ogni anno si ripropone anche e soprattutto a causa della violenza perpetrata quotidianamente sul tempo nei territori, che ha contribuito ad elevare il rischio idrogeologico.
Con decreto-legge del gennaio 1998 si era stabilito di procedere all'individuazione e alla perimetrazione delle aree a rischio idrogeologico nei territori interessati e fu redatto così un piano che individuava un pacchetto di opere infrastrutturali necessarie a prevenire tragedie come quella che si verificò a Crotone quel terribile giorno. Ma di quelle opere, signor Presidente, ancora poco, se non nulla, è stato realizzato, a distanza di ben ventiquattro anni, ed il tempo che passa inesorabile, invece di fungere da monito e stimolo costanti per realizzare adeguate opere di prevenzione, sembra voler relegare all'oblio simili tragedie. Eppure si parla di vite, di storie spezzate, di sogni spazzati via dalle acque limacciose di un fiume in quel lontano giorno di ottobre. Voglio pertanto denunciare oggi qui, in occasione del ventiquattresimo anniversario, questa assurda situazione e richiedere con forza che chi di dovere tuteli la nostra comunità portando a compimento le opere necessarie per scongiurare le nefaste conseguenze di simili eventi.
Che non ci si limiti ogni anno a ricordare coloro che non ci sono più; che si operi concretamente perché il sacrificio di vittime innocenti non abbia mai più a ripetersi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Sportiello. Ne ha facoltà.
GILDA SPORTIELLO (M5S). Grazie, Presidente. Davide Bifulco: forse a pochi in quest'Aula questo nome dice qualcosa e, invece, a Napoli Davide Bifulco non lo dimentichiamo, Davide era un ragazzo di sedici anni e sei anni fa un carabiniere gli ha sparato mentre era sullo scooter. Un ragazzo del rione Traiano in scooter di notte con due amici: è bastato questo per scatenare spietati pregiudizi e feroci condanne intrise di classismo. È una dura e amara verità che, se negli occhi hai tanto pregiudizio, allora ci sono vite che sembrano valere meno di altre e io credo che Davide abbia pagato la condanna di essere figlio delle periferie e l'ha pagata anche dopo la sua morte, quando addirittura su alcuni periodici si leggeva per raccontare la tragedia: baby camorristi senza futuro. Davide è morto sei anni fa. La sentenza d'appello ha stabilito che si è trattato di omicidio colposo per imperizia nel maneggiare le armi e nella sentenza di primo grado leggiamo che l'alterazione irreversibile della scena del crimine non ha consentito né consentirebbe di risalire con sufficiente certezza alla posizione esatta dello sparatore e della vittima con la conseguente inutilità di ogni ulteriore incombente anche di natura peritale. Il corpo di Davide è stato rimosso dalla scena del crimine prima che venissero effettuati i rilievi. La maglietta che Davide indossava quella sera non è mai stata repertata e il bossolo non è mai stato ritrovato. Non è certo mio compito dare risposte a queste domande né è in mio potere e non è il mio ruolo. Ho il ruolo però di rappresentante della mia terra. Sono anch'io figlia di una periferia e non posso sopportare e non mi rassegnerò mai all'idea che, se nasci in un luogo piuttosto che in un altro, sei condannato irrimediabilmente. Siedo in quest'Aula che è l'istituzione più alta di questo Paese ed è in quest'Aula che voglio raccontare la storia di Davide perché non venga mai dimenticata, perché da sei anni ci sono domande che non trovano risposta. Per questo ho presentato anche un'interrogazione perché quelle domande non sono solo le domande di Gianni e Flora, i genitori di Davide, sono delle domande che devono appartenere a tutti noi come Stato e queste risposte prima o poi devono essere date (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Billi. Ne ha facoltà.
SIMONE BILLI (LEGA). Grazie, Presidente, la comunità italiana in Europa mi contatta e mi sollecita. Gli italiani all'estero sono aumentati esponenzialmente in questi ultimi dieci anni: nel 2006 erano circa 3 milioni, oggi sono circa 6 milioni. Il COVID-19 ha avuto ripercussioni pesanti sul lavoro dei consolati che già hanno subìto pesantissimi ridimensionamenti nel corso di questi ultimi dieci anni: basti pensare che sono stati chiuse circa 54 sedi consolari. Per esempio quello di Saarbrücken in Germania è stato accorpato a quello di Francoforte; quello di Manchester è stato accorpato a quello di Londra; l'agenzia consolare di Wettingen è stata accorpata al consolato di Basilea, solo per citarne alcuni. Presidente, è assolutamente urgente potenziare o aprire nuovi uffici consolari per gestire l'aumento degli italiani iscritti all'AIRE e offrire loro assistenza. Gentili colleghi, con il nostro decreto Brexit nel 2019, con la Lega al Governo, già venivano disposte le risorse necessarie per l'assunzione di personale e per le strutture delle sedi consolari.
PRESIDENTE. Concluda.
SIMONE BILLI (LEGA). È vero da tempo è stata promessa l'apertura di diversi consolati: ad esempio a Manchester, alle Canarie, a Saarbrücken in Germania…
PRESIDENTE. Concluda per favore.
SIMONE BILLI (LEGA). Ma, caro Presidente, queste sono semplici promesse: per noi della Lega non sono sufficienti, non siamo soddisfatti. La riapertura di queste sedi consolari deve avvenire e deve avvenire rapidamente…
PRESIDENTE. Deve concludere: ha esaurito il suo tempo da un bel po'.
SIMONE BILLI (LEGA). Noi continueremo a vigilare affinché questo avvenga nel più breve tempo possibile (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Enrico Borghi. Ne ha facoltà.
ENRICO BORGHI (PD). Grazie Presidente. Francesca Rigazio è la segretaria del circolo del Partito Democratico di Cigliano, nella pianura vercellese, che oltre a essere un'insegnante, una educatrice, è una cittadina che, sabato mattina, insieme a tanti altri concittadini, ha partecipato nella piazza del suo paese ad una manifestazione per i problemi della scuola. Al termine della manifestazione, il sindaco di quel paese - che peraltro in questi giorni più volte è finito sui giornali locali per ragioni di cui si occuperà la giustizia - ha accettato di ricevere in comune una delegazione di genitori, di giornalisti e di insegnanti. Nella delegazione c'era anche Francesca. Il Sindaco, però, quel Sindaco le ha puntato il dito contro e le ha detto: lei non può salire, perché lei è del Partito Democratico. Vede, signor Sindaco, il Municipio non è casa sua e la logica della democrazia è fatta di ascolto, anche del dissenso. Peraltro, Cigliano non è in Bielorussia e lei, signor Marchetti, non può fare il Lukashenko delle risaie. Quindi, non farà tacere né Francesca ne il Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gianni Tonelli. Ne ha facoltà.
GIANNI TONELLI (LEGA). Grazie Presidente. Questa mattina in piazza del Popolo si è tenuto un grande momento di unità all'interno delle forze dell'ordine. Il Sindacato autonomo di polizia ha organizzato una grandissima manifestazione, assieme a tutte le altre sigle dell'Arma dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, della Polizia Penitenziaria, della Polizia municipale e anche delle guardie giurate. La richiesta che è stata coralmente espressa è quella di poter contare da parte dello Stato su adeguate tutele professionali, pur volendo garantire la massima trasparenza. Nel fare questo, i miei colleghi hanno individuato il disegno di legge che ho presentato, alcuni mesi or sono, qui alla Camera dei deputati come testo guida per le loro rivendicazioni. All'articolo 1, infatti, io mi sono premurato, da poliziotto, di evitare di chiedere qualsiasi sconto per responsabilità. Anzi, ho chiesto che venisse collocata su ogni divisa, in ogni auto e in ogni cella di sicurezza una videocamera in grado di video-fonoregistrare. Perché gli operatori delle forze dell'ordine vogliono rispondere di ogni loro respiro di fronte alla comunità ma non possono finire alla sbarra ad ogni asino che raglia. Questo è il grido che è arrivato e questo è l'invito che faccio a quest'Aula, ai colleghi e alla Presidenza, quello di calendarizzare al più presto questo disegno di legge perché i servitori dello Stato hanno questa necessità e il Parlamento non può rimanere insensibile. Non voglio mancarle di rispetto, Presidente, ma mi sento di dover mostrare questo simbolo (Il deputato Tonelli volta le spalle alla Presidenza e mostra una maglietta recante la scritta: I Love Polizia).
PRESIDENTE. Si deve rimettere la giacca; rimetta la giacca e si volti, non dia le spalle alla Presidenza.
GIANNI TONELLI (LEGA). Grazie Presidente, mi perdoni. Grazie, grazie mille (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Jacopo Morrone. ne ha facoltà.
JACOPO MORRONE (LEGA). Grazie Presidente. Intendo dichiarare la piena e totale solidarietà del gruppo Lega-Salvini Premier alla magistratura onoraria in sciopero fino a venerdì. La Lega ha appoggiato fin da subito le legittime richieste dei magistrati onorari per superare la famigerata riforma Orlando e per riaffermare la funzione insostituibile e la dignità di questi professionisti, che rivestono un ruolo indispensabile nell'ordinamento giudiziario italiano. L'appello che rivolgiamo al Governo e al Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, è quello di ascoltare le richieste dell'associazione delle toghe onorarie, richieste che noi condividiamo e che riguardano, in particolare, le giuste tutele economiche, previdenziali ed assistenziali. Purtroppo c'è un'evidente resistenza nella maggioranza a prendere atto delle legittime istanze della magistratura onoraria, come appare evidente dal testo unificato presentato in Commissione al Senato. Bisogna fare di più e meglio perché al sistema giustizia servono serietà, buon senso e riconoscimento totale di chi opera per il suo funzionamento.
Si dica al Guardasigilli se intende superare queste resistenze e spingere sull'acceleratore di fronte a una riforma imprescindibile, oppure se preferisce, invece, perdere l'ennesima occasione, dimostrando tutta la sua impotenza e la sua inaffidabilità. Grazie Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pellicani. Ne ha facoltà.
NICOLA PELLICANI (PD). Grazie Presidente. Intervengo per segnalare che a causa di malfunzionamento del sistema…
PRESIDENTE. Sull'ordine dei lavori?
NICOLA PELLICANI (PD). Sì. A causa di un malfunzionamento del sistema elettronico, la mia la mia votazione non è stata registrata, nonostante la luce verde fosse stata accesa. Quindi vorrei che fosse messo a verbale che ho votato a favore della Nadef.
PRESIDENTE. Lei sta dichiarando di aver votato ma il suo voto non compare nella registrazione?
NICOLA PELLICANI (PD). Non compare nella registrazione, per un malfunzionamento, credo del sistema; c'era la luce verde accesa alla postazione 84 e io ho votato a favore della Nadef nel voto a maggioranza qualificata.
PRESIDENTE. La sua correzione è agli atti; io non posso fare altro che registrare le sue parole. Non ho altra possibilità.
NICOLA PELLICANI (PD). Benissimo grazie.
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Giovedì 15 ottobre 2020 - Ore 9,30:
1. Seguito della discussione della proposta di legge costituzionale:
BRUNO BOSSIO; CECCANTI; BRESCIA ed altri; MELONI ed altri: Modifica all'articolo 58 della Costituzione, in materia di elettorato per l'elezione del Senato della Repubblica (Approvata, in un testo unificato, in prima deliberazione, dalla Camera e approvata, senza modificazioni, in prima deliberazione, dal Senato). (C. 1511-1647-1826-1873-B)
Relatori: CECCANTI e CORNELI.
2. Seguito della discussione delle mozioni Invidia, Bruno Bossio, Nobili, Stumpo ed altri n. 1-00377, Lollobrigida ed altri n. 1-00384, Capitanio ed altri n. 1-00385 e Mandelli ed altri n. 1-00388 concernenti iniziative volte all'introduzione di appositi indicatori del livello di digitalizzazione e innovazione (indice "Desi") nell'ambito del Documento di economia e finanza .
3. Seguito della discussione delle mozioni Prestigiacomo ed altri n. 1-00355, Lollobrigida ed altri n. 1-00386 e Alessandro Pagano ed altri n. 1-00389 concernenti iniziative per la realizzazione del Ponte sullo stretto di Messina, nell'ambito di un più ampio programma di rilancio infrastrutturale ed economico .
La seduta termina alle 19,20.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 6) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nominale | Ris. Delrio e a. 6-139 | 520 | 512 | 8 | 257 | 289 | 223 | 54 | Appr. |
2 | Nominale | Ris. Molinari e a. 6-140 | 521 | 400 | 121 | 201 | 113 | 287 | 54 | Resp. |
3 | Nominale | Ris. Gelmini e a. 6-141 | 517 | 368 | 149 | 185 | 81 | 287 | 54 | Resp. |
4 | Nominale | Ris. Lollobrigida e a. 6-142 | 516 | 319 | 197 | 160 | 32 | 287 | 54 | Resp. |
5 | Nominale | Relaz. Doc LVII, 3-bis - ris. 6-145 | 527 | 324 | 203 | 316 | 324 | 0 | 27 | Appr. |
6 | Nominale | Nota aggiornam. DEF vc - ris. 6-146 | 530 | 524 | 6 | 263 | 325 | 199 | 27 | Appr. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.