XVIII LEGISLATURA
TESTO AGGIORNATO AL 10 MAGGIO 2021
COMUNICAZIONI
Missioni valevoli nella seduta del 6 maggio 2021.
Amitrano, Ascani, Benvenuto, Bergamini, Claudio Borghi, Enrico Borghi, Boschi, Brunetta, Campana, Carfagna, Casa, Castelli, Maurizio Cattoi, Cirielli, Colletti, Colucci, Comaroli, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Dadone, Daga, Delmastro Delle Vedove, Luigi Di Maio, Di Stefano, Dieni, Durigon, Fassino, Gregorio Fontana, Ilaria Fontana, Franceschini, Frusone, Gallinella, Garavaglia, Gava, Gebhard, Gelmini, Giachetti, Giacomoni, Giorgetti, Grimoldi, Guerini, Invernizzi, Lapia, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Lucchini, Lupi, Maccanti, Macina, Magi, Mandelli, Marattin, Melilli, Molinari, Molteni, Morelli, Mulè, Mura, Muroni, Nardi, Nesci, Occhiuto, Orlando, Paita, Palazzotto, Parolo, Perantoni, Rampelli, Rizzo, Rosato, Rotta, Ruocco, Sasso, Scalfarotto, Schullian, Scoma, Serracchiani, Carlo Sibilia, Silli, Sisto, Spadoni, Speranza, Tabacci, Tasso, Tateo, Varchi, Vignaroli, Vito, Raffaele Volpi, Zoffili.
Annunzio di proposte di legge.
In data 5 maggio 2021 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
DE LUCA ed altri: «Disposizioni per la semplificazione amministrativa nella disciplina delle zone economiche speciali, delle aree portuali e della bonifica di ordigni bellici» (3089);
VITIELLO: «Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale, al codice di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, al decreto legislativo 20 febbraio 2006, n. 106, alla legge 8 febbraio 1948, n. 47, e al decreto legislativo 9 aprile 2003, n. 70, in materia di segreto investigativo, di divieto di rivelazione e pubblicazione di conversazioni e immagini intercettate, di protezione dei dati personali, di tutela della riservatezza e della libertà e segretezza delle comunicazioni, di diffamazione con il mezzo della stampa o con altro mezzo di diffusione, di condanna del querelante e di segreto professionale, nonché disposizioni a tutela del soggetto diffamato» (3090).
Saranno stampate e distribuite.
Adesione di deputati a proposte di legge.
La proposta di legge MORETTO: «Disciplina dell'attività di toelettatura degli animali di affezione» (2875) è stata successivamente sottoscritta dai deputati Fregolent, Mor, Occhionero e Rosato.
Trasmissione dal Senato.
In data 5 maggio 2021 il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza la seguente proposta di legge:
S. 2154. – Senatori NENCINI ed altri: «Istituzione della Giornata nazionale dello spettacolo» (approvata dalla 7a Commissione permanente del Senato) (3091).
Sarà stampata e distribuita.
Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.
A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:
II Commissione (Giustizia):
BITONCI ed altri: «Modifiche all'articolo 1 del regio decreto 16 marzo 1942, n. 267, in materia di condizioni di esclusione dall'applicazione della disciplina sul fallimento e sul concordato preventivo, e altre disposizioni concernenti la compensazione dei crediti relativi all'imposta sul valore aggiunto in caso di procedura concorsuale» (3013) Parere delle Commissioni I, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), X e XIV;
DI SARNO ed altri: «Modifiche all'articolo 13-bis della legge 31 dicembre 2012, n. 247, in materia di equo compenso per le prestazioni professionali degli avvocati, nonché disposizioni sulla sua applicazione» (3058) Parere delle Commissioni I, V, VI, X e XIV.
VI Commissione (Finanze):
MORETTO ed altri: «Agevolazioni fiscali per favorire la rinegoziazione dei contratti di locazione di immobili destinati ad attività commerciali, artigianali e ricettive, per l'anno 2021, in conseguenza dell'epidemia di COVID-19» (3063) Parere delle Commissioni I, II, V e X.
Trasmissione dal Ministro per i rapporti con il Parlamento.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 5 maggio 2021, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 14, comma 10, della legge 28 novembre 2005, n. 246, la relazione sullo stato di applicazione dell'analisi di impatto della regolamentazione, riferita all'anno 2020 (Doc. LXXXIII, n. 4).
Questa relazione è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali).
Trasmissione dal Ministro della salute.
Il Ministro della salute, con lettera in data 5 maggio 2021, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1, comma 16-bis, del decreto-legge 16 maggio 2020, n. 33, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 luglio 2020, n. 74, i risultati del monitoraggio dei dati epidemiologici di cui al decreto del Ministro della salute 30 aprile 2020, riferiti alla settimana 19-25 aprile 2021, nonché il verbale della seduta del 30 aprile 2021 della Cabina di regia istituita ai sensi del decreto del Ministro della salute 30 aprile 2020 e la nota del 30 aprile 2021 del Comitato tecnico-scientifico di cui all'articolo 2 dell'ordinanza del capo del Dipartimento della protezione civile 3 febbraio 2020, n. 630.
Questi documenti sono depositati presso il Servizio per i Testi normativi a disposizione degli onorevoli deputati.
Il Ministro della salute, con lettera in data 5 maggio 2021, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 2, comma 5, del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 maggio 2020, n. 35, le ordinanze 30 aprile 2021, recanti ulteriori misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, rispettivamente, nella regione Sardegna nonché nella regione Valle d'Aosta.
Queste ordinanze sono depositate presso il Servizio per i Testi normativi a disposizione degli onorevoli deputati.
Il Ministro della salute, con lettera in data 5 maggio 2021, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 2, comma 5, del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 maggio 2020, n. 35, l'ordinanza 29 aprile 2021, recante ulteriori misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19.
Questa ordinanza è depositata presso il Servizio per i Testi normativi a disposizione degli onorevoli deputati.
Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.
La Commissione europea, in data 5 maggio 2021, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
Proposta di raccomandazione del Consiglio che modifica la raccomandazione (UE) 2020/912 del Consiglio relativa alla restrizione temporanea dei viaggi non essenziali verso l'Unione europea e all'eventuale revoca di tale restrizione (COM(2021) 232 final), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite IX (Trasporti) e XII (Affari sociali);
Proposta di decisione del Consiglio relativa alla posizione da adottare a nome dell'Unione europea nella 74a sessione dell'Assemblea mondiale della sanità (COM(2021) 233 final), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri).
Atti di controllo e di indirizzo.
Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.
MOZIONI LOLLOBRIGIDA ED ALTRI N. 1-00469, DAVIDE CRIPPA, MOLINARI, SERRACCHIANI, OCCHIUTO, BOSCHI, FORNARO, SCHULLIAN, SILLI, LAPIA, LUPI, MAGI, TASSO E MURONI N. 1-00476 E MANIERO ED ALTRI N. 1-00478 CONCERNENTI INIZIATIVE PER IL RILANCIO ECONOMICO E PRODUTTIVO DELLA NAZIONE
Mozioni
La Camera,
premesso che:
la gestione della pandemia è stata fallimentare sotto molteplici aspetti, a partire dalle mancate forniture dei dispositivi di protezione individuale nelle prime fasi dell'emergenza, passando per la scarsità dei ventilatori e di risorse a disposizione del personale medico, con lo scandalo dei banchi a rotelle rimasti nei magazzini delle scuole e la costruzione delle cosiddette «primule» per l'inoculazione dei vaccini: ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo uno spreco di risorse, tempo e denaro che potevano essere impiegati in maniera più mirata e utile;
il lavoro, specie quello autonomo, è diventato una vera emergenza sociale, con il prodotto interno lordo del prossimo anno stimato ad un meno 12/18 per cento e con migliaia di esercizi commerciali e di imprese che in questi mesi sono stati costretti a chiudere; mentre il Governo trovava le risorse per finanziare i monopattini, in alcuni casi non è ancora stata pagata la cassa integrazione di marzo 2020; Fratelli d'Italia è stata vicino ai liberi professionisti e alle partite Iva, proponendo l'abolizione dei famigerati Isa, nuova versione dei vecchi studi di settore, e l'estensione a tutti i professionisti del «minimo tariffario», mutuato dalla legge forense, una battaglia vinta per tutelare la dignità del lavoro intellettuale; Fratelli d'Italia ha inoltre chiesto l'immediato potenziamento degli uffici giudiziari e il rispetto della garanzia costituzionale del pieno diritto alla difesa, nell'ottica di perseguire quella riforma della giustizia che garantisca processi celebrati in tempi celeri, superando il vulnus del «fine pena mai», introdotto dalla recente riforma della prescrizione che porta la firma dell'ex Ministro Bonafede. Considerando, inoltre, che il costo della giustizia lenta incide per circa 8 miliardi di euro su famiglie e imprese, pari allo 0,4 per cento del prodotto interno lordo nazionale;
Fratelli d'Italia ha detto «no» alla politica dei bonus una tantum, puntando, invece, su un'ampia moratoria fiscale che preveda il blocco totale di tasse e tributi e non la loro semplice posticipazione, computando nelle scadenze del 2021 sia gli utili del 2019 che le perdite del 2020, e semplificando il sistema delle aliquote; ancora, nel «decreto ristori» ha chiesto di portare il credito di imposta sui locali commerciali al 100 per cento e ha studiato un meccanismo, solo in parte accolto, simile alla cassa integrazione anche per i liberi professionisti, gli artigiani e i lavoratori impegnati in mare e in agricoltura, con una liquidità immediata sui conti correnti pari all'80 per cento del fatturato del 2019 calcolato non solo sui dati del mese di aprile, ma di tutto l'anno, al fine di non tagliare fuori i lavoratori stagionali, gli addetti alle mense e alla ristorazione collettiva, il mondo del turismo, dello sport, dell'intrattenimento e dello spettacolo;
è necessario uscire progressivamente dall'emergenza da COVID-19, superando la psicosi creata dai metodi adottati anche a livello comunicativo nell'ambito della prassi della decretazione d'urgenza, utilizzata con particolare frequenza all'epoca dei Governi Conte I e Conte II, per tutelare la salute dei cittadini, ma anche per non finire di distruggere ciò che resta della nostra economia; in questa fase molte categorie produttive sono state fortemente penalizzate, con ristori insufficienti e tardivi, mentre la tanto decantata «pace fiscale» si è risolta sostanzialmente in un nulla di fatto;
il Servizio sanitario nazionale ha dimostrato tutta la sua fragilità nel corso della pandemia, soprattutto per la carenza di personale medico; il problema è stato reso ancora più evidente a causa dell'imbuto formativo, quel fenomeno che definisce la differenza tra numero di accessi al corso di laurea in medicina e chirurgia e l'insufficiente numero di borse per accedere a medicina generale e agli altri corsi specialistici;
per combattere questa situazione, bisogna programmare oltre l'emergenza, in una prospettiva di oltre dieci anni, che equivalgono ad un ciclo completo di studi; inoltre, per evitare la fuga di cervelli all'estero il sistema universitario dovrebbe essere riformato completamente, prevedendo ad esempio i test di accesso ai corsi di medicina e chirurgia dopo il primo anno, per verificare l'effettiva conoscenza delle materie che permetteranno il proseguimento degli studi;
i test di ammissione, infatti, spesso vertono su temi che non sono insegnati nelle scuole secondarie di secondo grado, generando un ennesimo imbuto, questa volta però in entrata;
la «rivoluzione» in ambito universitario potrebbe essere realizzata attraverso un utilizzo mirato delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza in questo settore;
i finanziamenti che arriveranno all'Italia dall'Europa tramite il meccanismo del Recovery fund assommano complessivamente a 209 miliardi di euro, dei quali 81,4 come trasferimenti diretti di bilancio e 127 miliardi sono prestiti, totalizzando 222 miliardi di euro se si comprendono anche i fondi per la coesione territoriale;
in seguito al famoso «compromesso» di fine luglio 2020 l'Italia mantiene, quindi, invariata la quota dei sussidi prevista nel primo accordo di maggio 2020 e aumenta esclusivamente la parte dei prestiti di circa il 30 per cento; questo a differenza di altri Paesi, come Francia e Germania, che non faranno ricorso a prestiti, limitandosi solo ad una quota dei sussidi, rispettivamente circa 45 e 35 miliardi di euro;
dei 222,9 miliardi di euro previsti per il Recovery plan italiano, 68,9 andranno ai progetti « green», tra cui superbonus, piano contro il dissesto idrogeologico e mobilità verde, circa 46 miliardi saranno impegnati per la digitalizzazione, innovazione e competitività del Paese, 28,4 per l'istruzione e la ricerca e 20 per la sanità, al netto delle eventuali future decisioni sul ricorso o meno al Mes, mentre appena 31 miliardi (pur con un aumento di 10 miliardi rispetto alla prima stesura del documento) per le opere infrastrutturali quali strade, autostrade e ferrovie;
le necessità della Nazione sul fronte delle infrastrutture sono molteplici: dal rilancio del sistema ferroviario, stradale e autostradale al primato nazionale nel settore delle tecnologie avanzate e delle infrastrutture immateriali, con il chiaro obiettivo di difendere gli interessi dell'Italia sempre e comunque, come abbiamo fatto, ad esempio, per la nostra compagnia aerea di bandiera, l'Alitalia, chiedendo la tutela dei lavoratori del comparto e il mantenimento di quello che è stato un simbolo dell'eccellenza italiana nel mondo;
la crisi economica acuita dalla pandemia mette a rischio l'interesse nazionale e la proprietà dei nostri asset strategici; per questo è necessario estendere il golden power anche ai settori indicati nella proposta di legge di Fratelli d'Italia (intelligence, intelligence economica, settore bancario creditizio e assicurativo, estensione anche ai soggetti interni all'Unione europea) e introdurre una legge annuale per la sicurezza nazionale;
il trasporto pubblico locale nelle grandi aree metropolitane non è stato adeguatamente potenziato, creando un ulteriore rischio in termini di mancato distanziamento personale e di possibile diffusione del contagio da COVID-19;
riguardo alle politiche fiscali, la linea è sempre quella di intervenire per la riduzione delle aliquote più basse, al fine di agevolare l'inclusione sociale; la proposta di Fratelli d'Italia invece si basa su una semplificazione e una riduzione del numero delle aliquote, andando ad eliminare quelle intermedie che più penalizzano il ceto medio in difficoltà attraverso l'introduzione della flat tax; inoltre è necessario prevedere una no tax area e deduzioni ad esenzione totale dei redditi bassi;
in materia fiscale appare, altresì, necessaria una vera pace fiscale per tutti i piccoli contribuenti che si trovano in condizioni di difficoltà economica, l'abolizione dell'inversione dell'onere della prova fiscale e la riforma del contenzioso tributario;
l'abolizione del tetto al denaro contante è una misura importante, perché il tetto è un rischio per la privacy e rappresenta un grande limite per l'economia reale; non ha alcun senso avere un limite al contante quando in Austria, Germania e gran parte d'Europa non c’è alcun limite; chi vuole evadere con il contante potrà farlo lo stesso, la criminalità può spendere i suoi fondi negli altri Stati europei; il limite è solo un inutile fardello all'economia italiana;
l'Italia è il terzo Stato al mondo per consistenza di riserve auree, con 2.451,8 tonnellate di oro, pari ad una somma di circa 110 miliardi di euro; l'oro è custodito per il 48 per cento a Palazzo Koch, sede della Banca d'Italia in via Nazionale a Roma, e per il restante 52 per cento è distribuito fuori dai confini nazionali; si rende assolutamente necessario un atto normativo che ribadisca, in maniera esplicita, che le riserve auree sono di proprietà dello Stato italiano e non della Banca d'Italia e che le riserve auree eventualmente ancora detenute all'estero debbono rientrare nel territorio nazionale;
Fratelli d'Italia ha chiesto e in parte ottenuto adeguati ristori per il comparto della montagna e dello sci, messi in ginocchio dalle recenti politiche adottate dal Governo; ha inoltre richiesto in epoca non sospetta, e ancora prima della pandemia, di completare il definitivo ristoro per le popolazioni colpite in questi anni da eventi sismici e di avviare una messa in sicurezza complessiva di tutto il territorio italiano;
servono ulteriori stanziamenti significativi ed immediati per il mondo della cultura, del turismo, dello sport, dell'università e della ricerca scientifica e della scuola, che la ex Ministra Azzolina, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, ha ridotto a barzelletta con l'unica iniziativa assunta dell'acquisto dei famosi «banchi a rotelle» per garantire quel distanziamento in classe il cui rispetto è stato lasciato nella responsabilità di insegnanti e presidi, letteralmente abbandonati al loro destino, insieme a milioni di famiglie;
si è arrivati all'assurdo per cui risulta possibile viaggiare per turismo all'estero, ma non tra le regioni italiane di diverso colore;
le riaperture previste dal 26 aprile 2021 sono un primo passo, ma ancora non saranno sufficienti, specie per il mondo legato ai settori del turismo e della ristorazione, con l'assurda vigenza del coprifuoco alle ore 22,00, la cui efficacia effettiva in termini di contenimento del contagio risulta assolutamente incomprensibile;
le chiusure hanno fatto aumentare in maniera esponenziale i profitti dei colossi del web, di pari passo con i fallimenti e le perdite di fatturato delle attività di prossimità, una concorrenza sleale anche perché i giganti del web non pagano, se non in maniera risibile, tasse in Italia;
altra concorrenza sleale è quella dei negozi aperti da stranieri: per i primi due anni non c’è controllo fiscale e quindi possono permettersi prezzi impossibili per chi deve pagare le tasse e dopo due anni spesso questi esercizi commerciali cambiano proprietario, e così proseguono distruggendo il tessuto commerciale locale; per ovviare a questo fenomeno, è necessario introdurre una caparra così da coprire l'eventuale elusione della tassazione;
cinema, teatri, palestre e piscine sono oramai arrivati al collasso, mentre manca una chiara indicazione sul perché si sia ritenuto più pericoloso assistere ad uno spettacolo in numero contingentato e in sicurezza, piuttosto che affollarsi senza distanziamento sui mezzi pubblici;
l'importanza dello sport dal punto di vista dei rapporti sociali e per lo sviluppo delle difese immunitarie è certificata da innumerevoli studi, ma questa centralità, ancor più evidente in tempi di pandemia, non è riconosciuta né con una giusta attenzione ai ristori per chi lavora nel settore e alle riaperture, né con l'istituzione di un Ministero, né con l'inserimento di una specifica norma nella Costituzione;
i luoghi della cultura – teatri, cinema, musei in particolare – sono sull'orlo del fallimento e con loro gli organizzatori d'eventi, gli artisti e tutti quelli che, come associazioni o partite iva, lavorano nella filiera;
la cultura ha un ruolo fondamentale nella vita quotidiana e anche nella promozione del turismo italiano, eppure è totalmente estranea al dibattito e all'attenzione del Governo;
i dati presentati dall'Agis – Associazione generale italiana dello spettacolo sono molto chiari in tal senso: «Su 347.262 spettatori in 2.782 spettacoli monitorati tra lirica, prosa, danza e concerti, con una media di 130 presenze per ciascun evento, nel periodo che va dal 15 giugno 2020 (giorno della riapertura dopo il lockdown) ad inizio ottobre 2020, si registra un solo caso di contagio da COVID-19 sulla base delle segnalazioni pervenute dalle aziende sanitarie locali territoriali»;
la gestione della pandemia ha dimostrato ancora una volta che l'architettura dello Stato va riformata partendo dall'elezione diretta del Presidente della Repubblica che possa, proprio perché eletto direttamente dagli italiani a rappresentare e guidare la Nazione, e rappresentare l'unità nazionale può garantire una maggiore autonomia delle regioni;
le polemiche interne al Governo in un momento così complesso rendono evidente l'utilità del vincolo di alleanza per impedire che nascano Governi «innaturali» e incapaci di politiche coerenti con i programmi presentati agli elettori;
appare assolutamente ingiustificabile l'ulteriore incremento proposto di un miliardo di euro per il cosiddetto «reddito di cittadinanza», mentre tale cifra, unitamente alla previsione di ricavo di cinque miliardi di euro dal meccanismo del cash back, potrebbe essere impegnata per garantire ristori più adeguati alle milioni di piccole e medie imprese e ai liberi professionisti in ginocchio;
si assiste alla perdurante furia « gender» portata avanti dalla sinistra, a cominciare dalla sostituzione della mamma e del papà con la triste dizione «genitore uno» e «genitore due», tematiche che per alcune forze di Governo sembrano avere maggiore importanza della ripresa economica, che è la vera sfida di oggi, con la crisi che morde milioni di famiglie e di imprese italiane;
la cosiddetta « cancel culture» e l'iconoclastia, cioè la vandalizzazione o addirittura l'abbattimento di parte del patrimonio culturale considerato «politicamente scorretto», è un fenomeno che dagli Usa e da alcune nazioni europee sta arrivando, grazie ad alcuni presunti intellettuali, in Italia; il dibattito sul passato, totalmente decontestualizzato, rischia d'inasprire il confronto e di cancellare, dai libri e dal nostro patrimonio, la nostra cultura;
è insensato pensare di invertire il trend della caduta della curva demografica e della natalità zero nel nostro Paese, attraverso l'agevolazione di un ingresso incontrastato di immigrati e clandestini, anche attraverso la semplificazione contenuta nell'ultimo «decreto sicurezza» delle pratiche necessarie per ottenere accoglienza e residenza, non solo per chi provenga da zone teatro di guerra ma anche per motivi di lavoro, ove ne ricorrano i requisiti;
sul fronte della sicurezza e della lotta all'immigrazione clandestina Fratelli d'Italia ha proposto fin da subito la soluzione del blocco navale: per evitare che il Mediterraneo continui ad essere un mare di morte, regno degli scafisti e delle organizzazioni non governative che, dietro presunte operazioni umanitarie, sono state spesso complici anche involontarie ma non per questo meno colpevoli del traffico di esseri umani; ma Fratelli d'Italia ha anche chiesto in tutte le leggi di bilancio aumenti concreti per gli stipendi delle forze dell'ordine, dei vigili del fuoco e di tutti quelli che ogni giorno lottano contro il crimine, aumenti che troppo spesso per il Governo si sono ridotti a semplice elemosina,
impegna il Governo:
1) ad adottare iniziative per raddoppiare la percentuale prevista per i ristori una tantum, relativamente alle perdite di fatturato rispetto al precedente esercizio finanziario delle imprese, dei liberi professionisti, dei lavoratori autonomi ammessi a godere del relativo contributo una tantum a fondo perduto, con un ristoro pari ad almeno l'80 per cento della perdita di fatturato relativamente alla annualità 2019 e garantendo un'immediata e corrispondente liquidità nei conti correnti delle imprese e dei liberi professionisti beneficiari della relativa misura;
2) ad adottare iniziative per autorizzare l'accesso ai cosiddetti «ristori» anche per le imprese medie con fatturato fino a 50 milioni di euro e a prevedere come ulteriore condizione un calo medio del fatturato mensile non inferiore al 25 per cento, per garantire, da un lato, a una platea più ampia di imprese la possibilità di accedere alla misura e per non escludere, dall'altro, soggetti anche di piccole dimensioni, come bar, pub e locali di somministrazione al dettaglio, che specie nelle periferie urbane si trovano spesso con un fatturato sensibilmente ridotto, ma non nella misura capestro del 30 per cento;
3) ad adottare iniziative per prorogare la misura del credito di imposta per i canoni di locazione di botteghe e negozi o di immobili a uso non abitativo e affitto d'azienda fino al 31 dicembre 2021, elevando la percentuale fino al 100 per cento dell'ammontare mensile del canone di locazione, di leasing o di concessione di immobili ad uso non abitativo destinati allo svolgimento dell'attività industriale, commerciale, artigianale, agricola, di interesse turistico o all'esercizio abituale e professionale dell'attività di lavoro autonomo;
4) ad adottare iniziative per introdurre la golden power per tutte le infrastrutture e le aziende strategiche;
5) ad adottare iniziative per rivedere il modello attuale di tassazione progressiva, mirata ad un'ulteriore riduzione delle aliquote più basse in termini di inclusione sociale, andando a semplificare e a ridurre il numero delle aliquote stesse, eliminando quelle intermedie che più penalizzano il ceto medio in difficoltà;
6) ad adottare iniziative per introdurre la flat tax al posto della attuale tassazione progressiva, riducendo le aliquote intermedie ed estendendo l'area « no tax» a vantaggio dei ceti meno abbienti;
7) ad adottare iniziative per abolire il tetto all'utilizzo del contante;
8) ad adottare iniziative per realizzare in tempi brevi una riforma organica della giustizia, che garantisca la celerità dei processi e la piena esplicazione del diritto alla difesa, potenziando gli uffici giudiziari e superando quella che appare ai firmatari del presente atto la mostruosità giuridica del «fine pena mai» introdotta nelle recenti modifiche all'istituto della prescrizione;
9) ad adottare iniziative per garantire una vera e duratura «pace fiscale» con i contribuenti, considerato che il «condono» per le cartelle esattoriali fino a 5 mila euro maturate entro il 2010 per contribuenti con reddito fino a 30 mila euro annui appare assolutamente insufficiente rispetto alle decine di milioni di cittadini che per oggettive difficoltà economiche hanno accumulato in questi anni pendenze con il fisco;
10) a ribadire la proprietà pubblica delle riserve auree e a riportare in Italia le riserve auree di proprietà dello Stato italiano custodite all'estero;
11) ad adottare iniziative per prevedere l'introduzione di una vera web tax per i giganti del web per garantire una concorrenza più equa;
12) ad adottare iniziative per introdurre una caparra di 30.000 euro per autorizzare l'apertura di attività commerciali gestite da cittadini extra-Unione europea;
13) a rendere effettiva e veloce la cosiddetta vaccinazione di massa, dopo i ritardi accumulati dal precedente Governo e dalla struttura commissariale guidata dall'ex commissario Arcuri, considerato che oggi Paesi come l'Inghilterra, che hanno effettuato una massiccia campagna vaccinale e stanziato ingenti risorse economiche per lo sviluppo in proprio e l'acquisizione del vaccino, stanno riaprendo imprese e attività commerciali e che il rischio, oltre che per la salute, è quello di perdere ulteriore competitività economica rispetto alle Nazioni che si sono mosse prima e meglio dell'Italia;
14) ad adottare iniziative per riformare la formazione universitaria in ambito medico per impedire l'imbuto formativo e la cosiddetta «fuga di cervelli» attraverso l'aumento delle borse di studio per l'iscrizione alle scuole di specializzazione e per una maggiore collaborazione pubblico-privato;
15) a non porre in essere nessun pregiudizio politico, che possa ritardare la disponibilità di vaccini nel nostro Paese, vincolando le scelte ad una mera ricognizione tecnica dei prodotti attualmente esistenti in commercio;
16) a rilanciare un grande piano per la messa in sicurezza del territorio e per il potenziamento delle infrastrutture materiali ed immateriali capaci di ammodernare definitivamente il sistema Paese, attraverso una scelta decisa in favore dell'alta velocità nel trasporto ferroviario da portare anche al Sud dell'Italia, per la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina, per il completamento del «corridoio ferroviario europeo» e il collegamento attraverso la Val di Susa, per il rilancio definitivo della compagnia aerea di bandiera, per la difesa degli interessi nazionali sul fronte delle nuove tecnologie legate al 5G e alla banda larga ultraveloce;
17) ad adottare iniziative per prevedere un rifinanziamento di 1 miliardo di euro del Fondo nazionale trasporti, per consentire alle regioni e ai comuni di mettere in campo risposte adeguate in termini di potenziamento del trasporto pubblico locale, anche in relazione ai nuovi standard imposti dalla pandemia da COVID-19 ancora in corso;
18) ad adottare iniziative per definire l'assetto e i poteri di Roma capitale, fermi alle disposizioni di cui alla legge n. 42 del 2009 e alle funzioni amministrative conferite, tra l'altro, ancora esclusivamente sotto un aspetto puramente formale, con il decreto legislativo n. 61 del 2012, un impegno tra l'altro preso solennemente in occasione del voto unanime all'ordine del giorno 9/02790-bis-AR/092, a prima firma Meloni, presentato alla Camera ed approvato nel mese di dicembre 2020;
19) a completare le ricostruzioni delle aree colpite da sisma e ad adottare iniziative per prevedere ulteriori stanziamenti per gli operatori della montagna, superando il meccanismo proporzionale sulla differenza dei biglietti venduti nell'anno precedente;
20) a rendere immediate le riaperture di tutte le attività, ristoranti, bar e pub, cinema, teatri, piscine e palestre e a togliere immediatamente quella che i firmatari del presente atto di indirizzo valutano l'inutile misura del coprifuoco alle 22, la cui efficacia in termini di contenimento del contagio non è stata mai provata, né avallata da alcun organismo scientifico qualificato;
21) ad adottare iniziative per prevedere interventi straordinari per chi lavora nei settori dello sport e della cultura, garantendo la riapertura dei luoghi della cultura – teatri, cinema, musei – e sostenendoli attraverso sgravi fiscali, in particolare per le spese relative alla sanificazione e alla sicurezza dei luoghi;
22) ad adottare iniziative per rivedere il decreto-legge n. 130 del 2020, cosiddetto «decreto sicurezza», limitando i casi di accoglienza a quelli strettamente previsti dalle leggi e dalle convenzioni internazionali vigenti, in termini di controlli di frontiera, permesso di soggiorno, accoglienza di richiedenti e riconoscimento della protezione internazionale, anche in considerazione della grave e perdurante crisi economica in cui versa l'Italia, aggravata dall'epidemia di COVID-19;
23) ad adottare iniziative per prevedere maggiori stanziamenti per le forze dell'ordine, per un importo ulteriore di un miliardo di euro, in considerazione dell'impegno straordinario profuso per garantire la sicurezza particolarmente in questo ultimo anno di pandemia, anche in relazione alle specifiche ed ulteriori incombenze relative al supporto alla campagna vaccinale di massa nel nostro Paese;
24) a difendere la famiglia naturale, come nucleo fondante della società, prima cellula di protezione e difesa delle vecchie e nuove fragilità, e presidio ineludibile per qualunque prospettiva tesa a garantire un futuro prosperoso e florido alla Nazione;
25) ad adottare iniziative per inasprire le pene per chi vandalizza, deturpa, distrugge o rimuove indebitamente opere e monumenti del nostro patrimonio culturale.
(1-00469)
(Ulteriore nuova formulazione) «Lollobrigida, Meloni, Albano, Bellucci, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, De Toma, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Foti, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Rachele Silvestri, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Vinci, Zucconi».
La Camera,
premesso che:
la pandemia globale da COVID-19 ha generato una profonda crisi economica, con conseguente riduzione nel 2020 del prodotto interno lordo dell'8,9 per cento e dell'occupazione del 2,8 per cento;
per fronteggiare la crisi pandemica che continua a condizionare pesantemente la vita economica e sociale del Paese e del mondo intero, è necessario utilizzare tutti gli strumenti a disposizione, dalla campagna di vaccinazione all'impulso alla ricerca medica e al rafforzamento del Sistema sanitario nazionale; in campo economico, dai sostegni e ristori al rilancio degli investimenti e dello sviluppo con il Piano di ripresa e resilienza (Pnrr) finanziato dal Next Generation EU (Ngeu) e da ulteriori risorse nazionali;
dopo le misure di sostegno a famiglie e imprese già erogate nell'anno 2020 e all'inizio del 2021, per superare la fase ancora difficile dell'emergenza e consolidare la ripresa, con la Relazione annessa al Def 2021, il Governo ha richiesto il 22 aprile 2021 l'autorizzazione al Parlamento al ricorso all'indebitamento di 40 miliardi di euro (2,3 per cento dei prodotto interno lordo) per l'anno 2021, ai fini del varo di un nuovo provvedimento di sostegno ad imprese e famiglie, e di circa 6 miliardi di euro medi annui (0,3 per cento del prodotto interno lordo) per il periodo 2022-2033, principalmente finalizzati a finanziare spese per investimenti pubblici;
in risposta alla crisi generata dalla pandemia da COVID-19, il Consiglio europeo del 17-21 luglio 2020 ha concordato il Quadro finanziario pluriennale di 1.074,3 miliardi di euro e il programma Next Generation EU (Ngeu) da 750 miliardi di euro, risorse ingenti da destinare al sostegno di investimenti e riforme degli Stati membri, nonché al contrasto delle conseguenze economiche della crisi sanitaria da COVID-19;
il più importante programma previsto nell'ambito di Next Generation EU è il Piano di ripresa e resilienza (Pnrr), che ha l'obiettivo di sostenere gli investimenti, anche in vista della transizione verde e digitale, e le riforme degli Stati membri nell'ambito del Semestre europeo, al fine di agevolare una ripresa duratura, sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale ed economico, migliorare la resilienza delle economie dell'Unione europea e ridurre le divergenze economiche fra gli Stati membri;
il Piano è articolato in progetti di investimento e riforme, la cui realizzazione dovrebbe determinare effetti significativi sulle principali variabili economiche: si prevede infatti che nel 2026, al termine dell'attuazione del Piano, il prodotto interno lordo sarà di circa 3,6 punti percentuali superiori rispetto ad uno scenario che non tiene conto delle riforme, mentre l'occupazione aumenterà di 3,2 punti percentuali rispetto allo scenario base del triennio 2024-2026;
nelle risoluzioni al Def 2021 approvate nei due rami del Parlamento, in data 22 aprile 2021, sono stati inseriti, tra gli interventi prioritari da realizzare: il miglioramento dell'efficienza e del funzionamento della pubblica amministrazione; la rinegoziazione del debito per regioni e province; la riduzione dei tempi dei procedimenti giudiziari; la predisposizione di un disegno di legge delega sulla riforma fiscale con il pieno coinvolgimento del Parlamento, improntato alla semplificazione del sistema e alla riduzione complessiva della pressione fiscale; il completamento dell'attuazione del Green new Deal; l'introduzione di misure straordinarie volte a sostenere l'istruzione, l'università e la ricerca; la promozione di un nuovo modello di sviluppo produttivo orientato verso la riconversione e il rilancio dell'industria, soprattutto quella del comparto automotive; la proroga della misura del cosiddetto Superbonus 110 per cento fino a tutto il 2023, includendo tutte le tipologie di edifici, ivi compresi quelli del settore alberghiero ed extra-alberghiero e turistico-ricettivo; il rafforzamento dei servizi pubblici per il lavoro e delle politiche attive del lavoro; la realizzazione di una definizione organica e completa dei livelli essenziali delle prestazioni (Lep); l'incremento degli investimenti relativi al rafforzamento della resilienza e della capacità del sistema sanitario; lo stanziamento di ulteriori risorse agli enti territoriali da destinare al sostegno delle fasce più deboli e al potenziamento del trasporto pubblico locale;
altre sollecitazioni contenute nelle risoluzioni approvate sono: la promozione di una revisione sostanziale del meccanismo del Patto di stabilità e crescita, che tenga conto delle conseguenze della pandemia e delle esigenze di ripresa socio-economica in ciascuno Stato membro; interventi volti a garantire al sistema imprenditoriale la necessaria liquidità per superare la crisi economica correlata alla pandemia, anche verificando con le competenti istituzioni europee la possibilità di modificare il Temporary Framework sugli aiuti di Stato; la proroga, almeno fino alla fine dell'anno 2021, della moratoria sui crediti in favore delle micro, piccole e medie imprese,
impegna il Governo:
1) ad adottare iniziative per impiegare le risorse finanziarie derivanti dallo scostamento di bilancio, da ultimo autorizzato dal Parlamento, al fine di introdurre – con la massima celerità – nel primo provvedimento utile, misure volte al rilancio economico e produttivo del Paese;
2) a dare attuazione agli impegni contenuti nelle risoluzioni relative al Documento di economia e finanza 2021, approvate da entrambi i rami del Parlamento;
3) a dare attuazione al Piano nazionale di ripresa e resilienza, assicurando il pieno coinvolgimento del Parlamento, anche con riferimento al monitoraggio della relativa attuazione, all'impatto dei singoli interventi, al rispetto dei tempi e degli obblighi di risultato previsti dal regolamento (UE) 2021/241.
(1-00476) «Davide Crippa, Molinari, Serracchiani, Occhiuto, Boschi, Fornaro, Schullian, Silli, Lapia, Lupi, Magi, Tasso, Muroni».
La Camera,
premesso che:
una delle misure più utili e innovative di questa legislatura è stata il «Superbonus 110 per cento», una potente iniezione di liquidità nel settore dell'edilizia in grado di rianimare molti pezzi dell'economia, nata anche sotto lo stimolo della proposta di legge n. 2075 che mira a istituire i certificati di compensazione fiscale e di altre iniziative parlamentari che miravano a introdurre strumenti capaci di rendere circolanti i crediti fiscali;
con il «Superbonus 110 per cento» per la prima volta si è affermato il principio che ci potesse essere una cessione di crediti d'imposta più agile che in passato, da utilizzare come mezzo di pagamento;
nonostante gli evidenti risultati positivi e sebbene il Governo avesse a disposizione il Recovery plan, l'attuale Esecutivo ha deciso di non prorogare al 2023 la misura del «Superbonus 110 per cento» che sarebbe costata solo 10 dei 220 miliardi di euro del Recovery plan;
in proposito, l'Associazione nazionale dei costruttori edili ha lanciato l'allarme: «Non possiamo aspettare che su questo strumento, all'ultimo minuto, ci si dica cosa è possibile fare e cosa non è possibile fare: è il classico modo per farlo abortire»;
è del tutto evidente che la mancata proroga del «Superbonus 110 per cento» abbia determinato un clima di incertezza deleterio per un settore, quello dell'edilizia, cioè richiede progettazione e pianificazione e, dunque, stabilità e certezza nel tempo;
risulta pertanto indispensabile e urgente non solo prorogare al 2023 il «Superbonus 110 per cento» ma renderlo strutturale, soprattutto in ragione dell'effetto moltiplicatore che ha dimostrato di ingenerare;
per quanto riguarda il Recovery fund, dei circa 191 miliardi di euro destinati all'Italia solo 69 sono costituiti da trasferimenti diretti di bilancio, mentre i restanti 122 miliardi sono costituiti da prestiti, di natura privilegiata rispetto al resto dei nostri titoli di Stato, che risulteranno così a questi subordinati. Per giunta, accettare questi prestiti implica sottoporsi ad ulteriori vincoli e condizionalità che saranno specificati, come da regolamento del Recovery and Resilience Facility, in appositi accordi con la Commissione europea aggiuntivi a quelli necessari all'ottenimento dei soli fondi perduti; l'erogazione dei prestiti, da richiedere formalmente entro il 31 agosto, è infatti subordinata alla stipula di un accordo tra lo Stato e la Commissione europea;
in proposito, è significativo rilevare che l'Italia e la Grecia, e in misura molto inferiore il Portogallo e la Slovenia, siano gli unici Paesi che abbiano deciso di accettare i prestiti e le relative future condizionalità, mentre tutti gli altri Stati si limiteranno ai trasferimenti diretti, evitando così di dover sottostare ai vincoli e alle pesanti condizionalità imposte dalla Commissione europea;
inoltre, è importante sottolineare che i 122,6 miliardi di euro di prestiti all'Italia costituiscono l'88,39 per cento del complesso dei prestiti previsti dal Recovery fund verso tutti gli Stati membri (138,70 miliardi);
appare dunque incomprensibile ai firmatari del presente atto di indirizzo la motivazione che ha portato il Governo ad accedere a un prestito di tale portata che, oltre a gravare sul debito pubblico come qualsiasi emissione di debito, porta con sé pesanti condizionalità, mentre sarebbe stato più ragionevole ricorrere a emissioni di titoli di Stato, soprattutto nell'attuale congiuntura di mercato in cui le emissioni nazionali di debito risultano straordinariamente convenienti rispetto al loro costo storico, e garantirebbero allo Stato la liquidità necessaria ad affrontare la presente crisi senza comportare ulteriori vincoli esterni alla nostra sovranità, quando si sa che questi risulteranno in ulteriore forza impositiva di politiche di austerità a danno della ripresa del nostro Paese, come già visto dopo la crisi finanziaria globale del 2011;
risulta analogamente incomprensibile, perché non avvalersi di un potenziato e più ampio sistema di circolazione dei crediti fiscali, a partire da quello sperimentato con la misura del «Superbonus 110 per cento» e suggerito anche da modelli come quello della proposta di legge n. 2075, quando tale sistema consentirebbe immediato, maggiore e prezioso spazio di azione fiscale a vantaggio del Paese in questa particolare congiuntura;
per quanto riguarda il lavoro, specie quello autonomo e subordinato privato, esso è diventato una vera emergenza sociale, con il prodotto interno lordo del prossimo anno stimato ad un meno 12/18 per cento e con migliaia di esercizi commerciali e di imprese che in questi mesi sono stati costretti a chiudere; in alcuni casi non è ancora stata pagata la cassa integrazione di marzo 2020;
è necessario uscire progressivamente dall'emergenza da COVID-19 per non finire di distruggere ciò che resta della nostra economia con le tante categorie produttive che in questa lunga fase sono state fortemente penalizzate, con ristori insufficienti e tardivi – mentre la tanto decantata «pace fiscale» si è risolta sostanzialmente in un inutile condono – ma anche per ovviare alle drammatiche conseguenze sociali e financo psicologiche che le protratte misure restrittive stanno determinando tra tutte le fasce della popolazione, specie quelle più fragili;
il Servizio sanitario nazionale ha dimostrato tutta la sua fragilità nel corso della pandemia, soprattutto per la carenza di personale medico; il problema è il frutto di decenni di tagli alla sanità pubblica che, in nome di politiche austeritarie, hanno sottratto ingenti risorse a uno dei pilastri che sorreggono il nostro modello di Stato sociale, ma hanno altresì ridotto la distribuzione territoriale delle strutture, il numero del personale sanitario e il suo ricambio generazionale; un problema che è stato reso ancora più evidente a causa dell'imbuto formativo, quel fenomeno che definisce la differenza tra numero di accessi al corso di laurea in medicina e chirurgia e l'insufficiente numero di borse per accedere a medicina generale e agli altri corsi specialistici;
la pre-esistente crisi economica, acuita dalla pandemia, mette ulteriormente a rischio l'interesse nazionale e la proprietà dei nostri asset strategici; per questo è necessario estendere il golden power a nuovi settori, tra cui l’intelligence, l’intelligence economica, il settore bancario creditizio e assicurativo;
il trasporto pubblico locale nelle grandi aree metropolitane non è stato adeguatamente potenziato, creando un ulteriore rischio in termini di mancato distanziamento personale e di possibile diffusione del contagio da COVID-19;
in materia fiscale appare, altresì, necessario venire incontro a tutti i piccoli contribuenti che si trovano nell'impossibilità di adempiere agli oneri fiscali in ragione di oggettive difficoltà economiche, evitando al contempo un qualsivoglia condono generalizzato che possa agevolare evasori capienti;
l'Italia è il terzo Stato al mondo per consistenza di riserve auree, con 2.451,8 tonnellate di oro, pari ad una somma di circa 110 miliardi di euro; l'oro è custodito per il 48 per cento a Palazzo Koch, sede della Banca d'Italia in via Nazionale a Roma, e per il restante 52 per cento è distribuito fuori dai confini nazionali; si rende assolutamente necessario un atto normativo che ribadisca, in maniera esplicita, che le riserve auree sono di proprietà dello Stato italiano e non della Banca d'Italia e che le riserve auree eventualmente ancora detenute all'estero debbono rientrare nel territorio nazionale;
servono ulteriori stanziamenti significativi ed immediati per il mondo della cultura, del turismo, dello sport, dell'università e della ricerca scientifica e della scuola;
le riaperture previste dal 26 aprile 2021 sono un primo passo, ma ancora non saranno sufficienti, specie per il mondo legato ai settori del turismo e della ristorazione, quest'ultimo colpito dalla decisione di mantenere il coprifuoco dalle ore 22,00, la cui efficacia effettiva in termini di contenimento del contagio risulta di difficile comprensione; allo stesso modo, si è arrivati all'assurdo per cui risulta possibile viaggiare per turismo all'estero, ma non tra le regioni italiane di diverso colore;
le chiusure hanno fatto aumentare in maniera esponenziale i profitti dei colossi del web, di pari passo con i fallimenti e le perdite di fatturato delle attività di prossimità, una concorrenza sleale anche perché i giganti del web non pagano, se non in maniera risibile, tasse in Italia;
cinema, teatri, palestre e piscine sono oramai arrivati al collasso, mentre manca una chiara indicazione sul perché si sia ritenuto più pericoloso assistere ad uno spettacolo in numero contingentato e in sicurezza, piuttosto che affollarsi senza distanziamento sui mezzi pubblici;
l'importanza dello sport dal punto di vista dei rapporti sociali e per lo sviluppo delle difese immunitarie è certificata da innumerevoli studi, ma questa centralità, ancor più evidente in tempi di pandemia, non viene equamente riconosciuta né dalle disposizioni sulle restrizioni né dalle iniziative di ristoro;
la cultura ha un ruolo fondamentale nella vita quotidiana e anche nella promozione del turismo italiano, eppure è totalmente estranea al dibattito e all'attenzione del Governo; i luoghi della cultura – teatri, cinema, musei in particolare – sono sull'orlo del fallimento e con loro gli organizzatori d'eventi, gli artisti e tutti quelli che, come associazioni o partite Iva, lavorano nella filiera,
impegna il Governo:
1) ad adottare iniziative per prorogare le misure di detrazione fiscale al 110 per cento («Superbonus») fino al 2023 e renderle strutturali per gli anni a venire;
2) ad adottare iniziative per estendere l'ambito delle misure di detrazione fiscale al 110 per cento, attualmente previsto nel settore dell'edilizia, ad altri settori produttivi di beni e servizi dell'economia italiana che risentono di una bassa capacità di spesa dovuta all'assenza di liquidità e non di una capacità produttiva;
3) ad adottare iniziative per consentire il libero scambio e la libera circolabilità dei crediti fiscali che cittadini e persone giuridiche con sede legale e operativa in Italia vantano nei confronti dello Stato attraverso l'istituzione di una piattaforma digitale gestita da un ente creditizio pubblico, al fine di liberare e smuovere una imponente mole di risorse finanziarie e immettere di fatto una massiccia dose di liquidità nel sistema economico del nostro Paese;
4) ad adottare iniziative per sfruttare un sistema permanente di circolabilità di crediti fiscali, anche dall'esigibilità differita nei confronti dello Stato ma immediatamente scambiabili tra privati come pagamento fiduciario nei limiti riconosciuti all'autonomia privata, attraverso i certificati di compensazione fiscale, dotando lo Stato italiano della capacità di affrontare la crisi con maggiori opzioni di politica fiscale che la sola austerità della politica dei tagli non può offrire, favorendo la crescita e nel pieno rispetto del quadro normativo europeo vigente;
5) per quanto riguarda il Recovery fund, ad accedere esclusivamente alla componente delle sovvenzioni per trasferimenti diretti, senza fare ricorso ai prestiti, finanziando la parte di programma eccedente le sovvenzioni tramite risorse reperite sul mercato dei capitali attraverso l'emissione di titoli di Stato o emissione di certificati di compensazione fiscale;
6) ad aumentare gli investimenti pubblici in settori strategici del nostro Paese, a partire dalla sanità pubblica e dalla pubblica istruzione;
7) ad adottare iniziative di competenza per opporsi alle riforme indicate dalle raccomandazioni « Country specific» da parte della Commissione europea, per ciò che concerne una penalizzazione del sistema pensionistico, ulteriore precarizzazione del mercato del lavoro e tagli allo Stato sociale, ma anche per tutto ciò che comporta il frazionamento o la svendita di asset strategici per il nostro Paese;
8) ad adottare iniziative di competenza per superare le generali regole di convergenza fiscale che strozzano la nostra economia da oltre 25 anni e che hanno dimostrato di essere configurate sulle esigenze di altri sistemi economici e che oggi sono diventate strumento di egemonia economica e politica nei confronti dell'Italia, promuovendone invece la totale revisione alla luce del loro fallimento;
9) ad adottare iniziative per introdurre il golden power per tutte le infrastrutture e le aziende strategiche;
10) a ribadire la proprietà pubblica delle riserve auree e a riportare in Italia le riserve auree di proprietà dello Stato italiano custodite all'estero;
11) ad adottare iniziative per prorogare la misura del credito di imposta per i canoni di locazione di botteghe e negozi o di immobili a uso non abitativo e affitto d'azienda fino al 31 dicembre 2021, elevando la percentuale fino al 100 per cento dell'ammontare mensile del canone di locazione, di leasing o di concessione di immobili ad uso non abitativo destinati allo svolgimento dell'attività industriale, commerciale, artigianale, agricola, di interesse turistico o all'esercizio abituale e professionale dell'attività di lavoro autonomo;
12) a rilanciare un grande piano per la messa in sicurezza del territorio e per il potenziamento delle infrastrutture materiali ed immateriali nel pieno rispetto dell'ecosistema e delle comunità locali;
13) a rifinanziare il Fondo nazionale trasporti al fine di potenziare il trasporto pubblico locale; anche in relazione ai nuovi standard imposti dalla pandemia da COVID-19 ancora in corso;
14) ad adottare iniziative per prevedere interventi straordinari per chi lavora nei settori dello sport e della cultura, garantendo la riapertura dei luoghi della cultura – teatri, cinema, musei – e sostenendoli attraverso sgravi fiscali, in particolare per le spese relative alla sanificazione e alla sicurezza dei luoghi;
15) ad adottare iniziative urgenti per sgravare i piccoli contribuenti che si trovano nella comprovata impossibilità di adempiere agli oneri fiscali in ragione di oggettive difficoltà economiche, evitando al contempo un qualsivoglia condono generalizzato.
(1-00478) «Maniero, Massimo Enrico Baroni, Cabras, Corda, Colletti, Forciniti, Giuliodori, Paxia, Paolo Nicolò Romano, Sapia, Spessotto, Testamento, Trano, Vallascas, Leda Volpi».
MOZIONI NOVELLI, PANIZZUT, NOJA, D'ARRANDO, LEPRI, DE LORENZO, ROSPI, LAPIA, GEBHARD ED ALTRI N. 1-00212 E LOLLOBRIGIDA ED ALTRI N. 1-00481 CONCERNENTI INIZIATIVE VOLTE AL SUPERAMENTO DELLE BARRIERE ARCHITETTONICHE
Mozioni
La Camera,
premesso che:
la Costituzione della Repubblica Italiana, all'articolo 3, stabilisce che «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti (...) all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese»;
la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, di seguito denominata «Convenzione», approvata il 13 dicembre 2006 e ratificata dall'Italia con legge del 3 marzo 2009, n. 18, promuove, protegge e assicura il pieno godimento dei diritti umani e di tutte le libertà fondamentali da parte delle persone con disabilità, favorendo l'accessibilità universale, nonché affermando il diritto all'accessibilità;
all'articolo 9 «Accessibilità», la Convenzione dispone: «al fine di consentire alle persone con disabilità di vivere in maniera indipendente e di partecipare pienamente a tutti gli aspetti della vita, gli Stati Parti adottano misure adeguate a garantire alle persone con disabilità, su base di uguaglianza con gli altri, l'accesso all'ambiente fisico, ai trasporti, all'informazione e alla comunicazione, compresi i sistemi e le tecnologie di informazione e comunicazione, e ad altre attrezzature e servizi aperti o forniti al pubblico, sia nelle aree urbane che in quelle rurali. Queste misure, che includono l'identificazione e l'eliminazione di ostacoli e barriere all'accessibilità, si applicano, tra l'altro, a: (a) edifici, viabilità, trasporti e altre strutture interne ed esterne, comprese scuole, alloggi, strutture sanitarie e luoghi di lavoro; (b) ai servizi di informazione, comunicazione e altri, compresi i servizi informatici e quelli di emergenza.»;
l'articolo 19 di detta Convenzione recita: «Le persone con disabilità abbiano la possibilità di scegliere, su base di uguaglianza con gli altri, il proprio luogo di residenza e dove e con chi vivere (...); le persone con disabilità abbiano accesso ad una varietà di servizi di sostegno domiciliari residenziali e di altro tipo, compresa l'assistenza personale necessaria per consentire loro di vivere ed essere incluse, nella società e impedire che siano isolate o segregate dalla collettività; i servizi e le strutture destinati alla popolazione generale siano messe a disposizione, su base di uguaglianza con gli altri, delle persone con disabilità e siano adattati ai loro bisogni»;
non esiste accessibilità senza garanzia dei diritti fondamentali alla «progettazione universale» e all’«accomodamento ragionevole»;
secondo l'articolo 2 della Convenzione, si intendono:
a) per progettazione universale, «la progettazione di prodotti, strutture, programmi e servizi utilizzabili da tutte le persone, nella misura più estesa possibile, senza il bisogno di adattamenti o di progettazioni specializzate», diritto che in ogni caso «non esclude dispositivi di sostegno per particolari gruppi di persone con disabilità ove siano necessari»;
b) per accomodamento ragionevole, «le modifiche e gli adattamenti necessari ed appropriati che non impongano un onere sproporzionato o eccessivo adottati, ove ve ne sia necessità in casi particolari, per garantire alle persone con disabilità il godimento e l'esercizio, su base di uguaglianza con gli altri, di tutti i diritti umani e delle libertà fondamentali»;
l'Unione europea e il Consiglio d'Europa – ciascuno secondo il proprio ambito di competenze – impongono agli Stati membri l'obbligo di garantire alle persone con disabilità, in condizioni di eguaglianza rispetto al resto della popolazione, l'accesso generalizzato a beni e servizi sia con riferimento a beni e servizi già esistenti, sia rispetto a quelli di nuova progettazione – da attuare secondo i principi del cosiddetto « Universal Design» o del « Design for All» (regolamento (CE) n. 61/2009, regolamento (UE) n. 1107/2006, Regolamento (UE) n. 1371 del 2009; direttive (UE) n. 2019/882 e n. 2016/2102; Strategia europea sulla disabilità 2021-2030; Strategia per le persone con disabilità 2017-2023 del Consiglio d'Europa);
in particolare, la direttiva (UE) 2019/882 del Parlamento europeo e del Consiglio del 17 aprile 2019 «Atto Europeo sull'accessibilità», promuove la piena ed effettiva parità di partecipazione migliorando l'accesso ai prodotti e servizi generici che grazie alla loro progettazione iniziale o al loro successivo adattamento rispondono alle esigenze specifiche delle persone con disabilità stabilendo dei requisiti comuni di accessibilità a servizi e prodotti a cui gli Stati membri dovranno adeguarsi; tali prodotti dovranno essere progettati e realizzati in modo da ottimizzarne l'uso prevedibile da parte di persone con disabilità;
la mancanza di accessibilità non è soltanto una violazione dei diritti umani, ma anche un pesante deficit per il nostro tessuto economico e produttivo, in quanto non permette a milioni di persone – italiane e di Paesi esteri – di accedere al lavoro e produrre reddito nel nostro Paese, nonché di fruire dei più svariati servizi e beni di consumo, elemento che è particolarmente significativo in un Paese ad altissima vocazione turistica, come l'Italia;
il diritto all'accessibilità è da intendere in senso ampio, come accessibilità non soltanto fisica o materiale, ma anche all'informazione e alla comunicazione, e con riferimento a:
(i) ambiente fisico: trasporti, edifici, viabilità ed altre strutture cosiddette «interne» ed «esterne» (quali, ad esempio, scuole, alloggi, strutture sanitarie, luoghi di lavoro, luoghi e servizi turistici, luoghi per l'esercizio del diritto di voto, tribunali, uffici pubblici, attrezzature ed altri ambienti o servizi aperti e/o forniti al pubblico);
(ii) ambiente virtuale: tecnologie di informazione e comunicazione, servizi informatici e di emergenza ed altri servizi aperti e/o forniti al pubblico (articoli 3, 9 e 21 della Convenzione);
il diritto all'accessibilità è sia diritto in sé e per sé, sia diritto fondamentale «funzionale», presupposto imprescindibile per il godimento di tutti gli altri diritti della persona umana, perché la sua garanzia consente alle persone con disabilità di vivere in maniera indipendente, di compiere le proprie scelte e di partecipare a tutti, gli aspetti della vita su base di eguaglianza con gli altri, come sancito dall'articolo 3 della Costituzione;
la pubblica amministrazione, soprattutto nella sua articolazione territoriale dei comuni, necessità sempre più di azioni concrete e coordinate verso l'emanazione di atti che prevedano l'accessibilità e la progettazione universale come cardine di ogni azione politica e amministrativa per la fruizione «nessuno escluso» del proprio territorio, dei propri servizi e delle proprie iniziative;
in diversi comuni italiani, grazie all'introduzione di figure denominate in modo differente (disability manager, accessibility manager, delegato per l'accessibilità) cui è stato affidato il compito di svolgere un'attività trasversale di indirizzo sulle politiche per l'accessibilità delle città, si è potuto arrivare all'elaborazione costante di atti pensati e costruiti secondo una progettazione universale. Sarebbe necessario istituire tale figura a livello nazionale in modo che possa essere inserita in enti pubblici e, attraverso opportune forme di incentivazione, anche in enti privati, al fine di accogliere, valorizzare e gestire i bisogni delle persone con disabilità in materia di accessibilità;
affinché le persone con disabilità possano veramente vivere una vita indipendente è necessario che riprenda con vigore l'impegno delle istituzioni nazionali e locali per l'abbattimento delle barriere architettoniche, l'accessibilità e l'adozione diffusa dei principi della progettazione universale e dell'accomodamento ragionevole;
l'articolo 24 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, «Legge-quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate» prevede l'obbligo per tutte le opere edilizie riguardanti edifici pubblici e privati aperti al pubblico che siano suscettibili di limitare l'accessibilità e la visitabilità di essere eseguite in conformità alle disposizioni di cui alla legge 30 marzo 1971, n. 118, e successive modificazioni, al regolamento approvato con decreto del Presidente della Repubblica 27 aprile 1978, n. 384, alla legge n. 13 del 1989, e successive modificazioni, e al decreto del Ministro dei lavori pubblici 14 giugno 1989, n. 236;
la regolamentazione tecnica attuativa di cui al citato decreto n. 236 del 1989 ha esteso la nozione di «barriera architettonica» agli ostacoli che sono fonte di disagio o limitazione per «chiunque», a sottolineare il passaggio verso una progettazione della città pubblica e dell'edilizia pubblica e privata accessibile e sicura per qualunque potenziale fruitore, secondo il principio dell'utenza ampliata e dell'inclusione sociale, e ha introdotto – a seconda della tipologia di spazi e ambienti – i concetti di accessibilità, adattabilità e visibilità;
inoltre, sempre per quanto disposto all'articolo 24 della legge 5 febbraio 1992, n. 104 (e dell'articolo 82 del Testo unico sull'edilizia), tutte le opere realizzate negli edifici pubblici e privati aperti al pubblico in difformità dalle disposizioni vigenti in materia di accessibilità e di eliminazione delle barriere architettoniche, nelle quali le difformità siano tali da rendere impossibile l'utilizzazione dell'opera da parte delle persone con disabilità, sono dichiarate inabitabili e inagibili; a ciò si aggiunga che, ai sensi dell'articolo 23, comma 5, della medesima legge, sono previste sanzioni per la violazione delle norme a tutela della partecipazione sociale e dell'accessibilità delle persone con disabilità; l'articolo 26 della citata legge prevede l'obbligo per le regioni di disciplinare «le modalità con le quali i comuni dispongono gli interventi per consentire alle persone handicappate la possibilità di muoversi liberamente sul territorio, usufruendo, alle stesse condizioni degli altri cittadini, dei servizi di trasporto collettivo appositamente adattati o di servizi alternativi» ed elaborare «nell'ambito dei piani regionali di trasporto e dei piani di adeguamento delle infrastrutture urbane, piani di mobilità delle persone handicappate»;
il decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1996 n. 503 (Regolamento recante norme per l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici, spazi e servizi pubblici) ha dettato disposizioni più specifiche per gli spazi ed edifici pubblici. Più in particolare, l'articolo 4 del decreto del Presidente della Repubblica n. 503 del 1996, recita: «I progetti relativi agli spazi pubblici e alle opere di urbanizzazione a prevalente fruizione pedonale devono prevedere almeno un percorso accessibile in grado di consentire (...), l'uso dei servizi, le relazioni sociali e la fruizione ambientale anche alle persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale»;
inoltre, l'articolo 32, comma 21, della legge finanziaria n. 41 del 1986 ha sancito che, per gli edifici pubblici già esistenti e non ancora adeguati agli standard di accessibilità «dovranno essere adottati da parte delle Amministrazioni competenti piani di eliminazione delle barriere architettoniche» (Peba) e l'articolo 24, comma 9, della succitata legge 104 stabilisce l'obbligo da parte dei comuni di integrare tali Peba con il piano di accessibilità urbana;
ancora, la legge n. 4 del 2004 e il decreto del Presidente della Repubblica n. 75 del 2005 si occupano di garantire che gli enti pubblici e le pubbliche amministrazioni tutelino «il diritto di ogni persona ad accedere a tutte le fonti di informazione e ai relativi servizi, ivi compresi quelli che si articolano attraverso gli strumenti informatici e telematici», «erogando servizi e fornendo informazioni fruibili, senza discriminazioni» (articoli 2 e 3);
le disposizioni di legge relative al superamento delle barriere architettoniche in spazi pubblici, nonché quelle relative alla fruizione pedonale di aree urbane, risultano, ad oggi, spesso disattese oppure applicate in modo non uniforme, come attestato dai dati disponibili in materia;
per citare uno degli ambiti più importanti, quello del mondo della scuola, emergono i seguenti dati in merito all'accessibilità agli edifici scolastici: soltanto 2 strutture su 10, infatti, sono attualmente a norma, mentre, per esempio, il 79 per cento non ha mai installato una piattaforma elevatrice, il 47 per cento non è dotato di un ascensore appropriato, il 41 per cento non prevede percorsi esterni adatti ai disabili e il 35 per cento neanche percorsi interni; risultano carenze anche in relazione al personale specializzato (ad esempio assistenti educativi) (Istat 2019; Istat 2020);
in linea con le indicazioni contenute nel Piano di ripresa e resilienza, al capitolo IV, è importante richiamare l'attenzione sugli investimenti in edilizia scolastica volti a favorire l'eliminazione delle barriere architettoniche nelle scuole;
la mancanza di accessibilità pregiudica le relazioni sociali tra gli studenti con disabilità e il resto della classe, sia rispetto alla fruizione delle lezioni, sia rispetto ai rapporti interpersonali, dentro e fuori dall'aula scolastica, creando stigma e isolamento e pregiudicando lo sviluppo della propria personalità (Istat 2019);
con riferimento al turismo accessibile, l'Unione europea ha stimato come in Europa soltanto il 9 per cento delle strutture siano accessibili alle persone con disabilità, con una perdita di mercato potenziale di almeno 400 miliardi di euro in questo contesto; l'Italia si colloca agli ultimi posti della classifica relativa all'accessibilità – assieme a Ungheria, Estonia, Slovacchia, Belgio, Bulgaria, Croazia e Romania (Commissione europea 2018);
di conseguenza, anche alla luce dei dati sopra esaminati, la disciplina: nazionale necessita di revisione, aggiornamento ed implementazione, in attuazione dei principi di accessibilità, progettazione universale e accomodamento ragionevole sanciti dalla Convenzione delle Nazioni Unite e dal diritto dell'Unione europea, entrambi vincolanti per le autorità pubbliche italiane;
il sopra citato obbligo di redazione dei Peba, rivolti al superamento delle barriere in edifici pubblici, privati ad uso pubblico e nel contesto di pertinenza dei medesimi edifici, risulta di scarsa applicazione, con percentuali che arrivano fino a oltre il 90 per cento di comuni non dotati di Peba (Anci 2018);
altrettanto importante è agire sull'obbligo di redazione dei piani di accessibilità urbana (Pau) ex articolo 24, comma 9, della legge n. 104 del 1992, che estende l'obbligo di accessibilità a tutti gli spazi urbani (strade, piazze, parchi, giardini, arredo urbano, parcheggi, trasporto pubblico, e altro);
peraltro, poiché le norme di riferimento non specificano gli standard minimi e inderogabili di accessibilità, da attuare mediante la redazione dei Piani, si registra una disomogeneità nell'attuazione di tali disposizioni sul territorio nazionale;
non ultimo, vi è poi il tema della effettiva garanzia del diritto costituzionale al voto, che spesso le persone con disabilità non possono esercitare liberamente e segretamente, a causa di ostacoli e barriere architettoniche, ambientali, sensoriali e alla comunicazione (Cese 2019; Comitato Onu 2016);
l'abbattimento delle barriere e l'accessibilità sono di fatto un modo per migliorare la qualità della vita di tutti e non devono essere pensate esclusivamente per le categorie di estremo disagio ma anche per la popolazione di età anziana, per persone colpite da infortunio, per le donne in gravidanza ma anche genitori e nonni alle prese con carrozzine o passeggini o per i lavoratori che devono movimentare dei carichi;
è quindi necessario attivarsi per avere un quadro chiaro e completo sul reale adempimento delle normative in materia, sia in riferimento all'edilizia pubblica e agli spazi aperti al pubblico, che in riferimento agli spazi di mobilità urbana;
a partire dagli anni Settanta, l'Italia ha approvato le numerose disposizioni sopra citate con l'obiettivo di eliminare progressivamente le barriere architettoniche negli edifici, spazi e servizi pubblici, in particolare in riferimento alle aree edificabili, alle opere di urbanizzazione e di arredo urbano, alla struttura edilizia in generale, all'edilizia scolastica, ai servizi di pubblica utilità;
sono state anche approvate norme per la rimozione degli ostacoli nei luoghi di lavoro e nei negozi, nell'esercizio di attività sportive, turistiche e ricreative, nonché nell'accesso ai luoghi di interesse culturale;
tali disposizioni, però, sono frutto di stratificazione normativa e spesso non appaiono adeguate allo sviluppo dei principi dello Universal Design (progettazione universale, accomodamenti e soluzioni ragionevoli), nonché del loro recepimento normativo nella Convenzione delle Nazioni Unite e nel diritto dell'Unione europea, entrambe fonti giuridiche vincolanti per istituzioni e autorità pubbliche nazionali, a tutti i livelli;
inoltre, il finanziamento degli interventi di edilizia privata e residenziale pubblica appare complesso, in quanto articolato su tre livelli (nazionale, regionale e comunale), con notevoli oneri burocratici e con risorse insufficienti, specie in considerazione della condizione di difficoltà in cui versano molte famiglie con parenti disabili. Infatti, la concessione del contributo ai privati è subordinato (legge n. 13 del 1989) all'antecedente realizzazione degli interventi e solo in seguito all'espletamento di un complesso iter amministrativo che genera lunghi ritardi. L'abbattimento delle barriere architettoniche in abitazioni private risulta quindi oggi una misura elitaria, accessibile solo per coloro i quali sono in grado di anticipare le somme e attendere i tempi della pubblica amministrazione;
recenti misure a sostegno dell'abbattimento delle barriere architettoniche e dell'accessibilità nelle abitazioni private (il rifinanziamento, fino allo scorso anno, della stessa legge n. 13 del 1989; le agevolazioni fiscali per le ristrutturazioni; la possibilità di realizzare tali interventi con il superbonus 110 per cento, purché si tratti di interventi complementari a una dei principali) aprono nuovi spazi d'iniziativa;
il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) di prossima attuazione prevede misure per l'abbattimento delle barriere e l'accessibilità, soprattutto in campo culturale, dell'edilizia scolastica e di quella residenziale pubblica. La sua attuazione concreta, proprio perché centrata su investimenti pubblici, potrà contribuire non poco ad eliminare ulteriori ostacoli alle persone con disabilità, nei vari comparti dell'accessibilità pubblica e privata;
occorre superare l'attuale impostazione che vede nell'accessibilità un concetto legato, unicamente, alla rimozione delle barriere architettoniche, e sposare un approccio nuovo, che a questa prima tipologia di interventi, comunque importante, affianchi il principio della progettazione universale, del ragionevole accomodamento e dell'accessibilità multiforme (fisica o materiale agli spazi, agli ambienti, ai trasporti, ai servizi, ai beni o prodotti, ma anche virtuale alle tecnologie, all'informazione, alla comunicazione) e declinata – in quanto diritto fondamentale della persona umana – con riferimento a qualsiasi tipo di disabilità (fisica, motoria, sensoriale, intellettiva, psichica e così via), riconoscendone l'importanza in tutti gli ambiti della vita, compresi quelli della salute, dell'istruzione, della comunicazione, e della partecipazione alla vita sociale e politica;
questa necessità, peraltro, è stata fortemente evidenziata anche dall'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità nel Secondo programma di azione biennale per la promozione dei diritti e l'integrazione delle persone con disabilità in attuazione della legislazione nazionale e internazionale ai sensi dell'articolo 3, comma 2, della legge 3 marzo 2009, n. 18, adottato con decreto del Presidente della Repubblica del 12 ottobre 2017;
allo stesso tempo, è evidente l'esigenza di conferire alle politiche in materia di accessibilità una nuova connotazione, di modo che le prescrizioni e gli adempimenti burocratici siano percepiti dai destinatari (amministrazioni, enti locali, imprese e cittadini) non più solamente come oneri burocratici da rispettare ai sensi di legge, pena l'irrogazione di sanzioni, ma anche e soprattutto in termini di opportunità, per lo sviluppo della nostra economia, peraltro duramente provata dagli effetti della pandemia da Covid-19;
occorrerà, dunque, promuovere un cambio di prospettiva nelle politiche in materia di accessibilità, allargando il focus dalla protezione alla promozione, e, contestualmente, facilitare l'incontro tra la domanda e l'offerta di beni e servizi universalmente accessibili, in tutti gli ambiti, dai trasporti, agli esercizi commerciali e di somministrazione, alle strutture ricettive, ai luoghi della cultura e dello spettacolo e, in generale, a ogni attività aperta al pubblico;
il ripristino di un Ministro dedicato specificamente alla disabilità rappresenta indubbiamente un presidio fondamentale per le persone con disabilità e potrà sicuramente garantire un contributo importante, di concerto con gli altri Ministri competenti, anche nel raggiungimento di questi riconosciuti e condivisi obiettivi, attesi da anni, dei quali occorre conseguire prontamente la piena attuazione,
impegna il Governo:
1) ad adottare iniziative per effettuare, in accordo con regioni ed enti locali, un censimento degli immobili ed edifici pubblici non in regola con le norme relative al superamento delle barriere architettoniche e all'accessibilità, nonché a realizzare una mappatura dei comuni che hanno adottato i piani di eliminazione delle barriere architettoniche e di accessibilità urbana;
2) a promuovere analogo censimento sullo stato dell'usufruibilità della viabilità pubblica e sull'accessibilità dei servizi digitali e informatici messi a disposizione degli utenti da parte della pubblica amministrazione;
3) a promuovere un piano a lungo termine di investimenti pubblici per intervenire e supportare interventi volti ad assicurare la piena accessibilità degli spazi fisici e virtuali, nonché per sostenere investimenti nel campo del turismo e della cultura accessibili;
4) ad adottare iniziative per rifinanziare periodicamente e in modo adeguato il fondo di cui all'articolo 10 della legge 9 gennaio 1989, n. 13, onde favorire l'abbattimento delle barriere architettoniche e l'accessibilità anche negli edifici privati;
5) ad assicurare il funzionamento di un tavolo permanente di coordinamento interministeriale sul tema dell'accessibilità, della progettazione universale, del ragionevole accomodamento e dell'abbattimento delle barriere architettoniche, così da garantire una costante azione d'integrazione tra i vari comparti e le varie amministrazioni statali e periferiche;
6) a valutare l'opportunità di adottare iniziative per una riforma della legge n. 13 del 1989, soprattutto per rendere accessibili i contributi per l'abbattimento delle barriere architettoniche ivi previsti ai soggetti incapienti, aggiornandoli ai parametri economici attuali e semplificando drasticamente il procedimento amministrativo;
7) a favorire l'istituzione di una figura (accessibility manager o delegato per l'accessibilità) con il compito di svolgere un'attività trasversale di indirizzo sulle politiche per l'accessibilità delle città, anche con un'iniziativa normativa a livello nazionale che definisca la funzione di tale figura in ambito pubblico o privato e che ne preveda l'inserimento sia negli enti pubblici, in particolar modo nei comuni italiani con più di 50.000 abitanti nonché nei comuni costituiti in consorzi la cui popolazione totale superi i 50.000 abitanti e nelle città metropolitane con competenza nelle aree metropolitane, sia negli enti privati, attraverso opportune forme di incentivazione;
8) a favorire il pieno utilizzo dei nuovi strumenti fiscali utilizzabili anche per l'abbattimento delle barriere e l'accessibilità, in particolare delle detrazioni per ristrutturazioni edilizie al 50 per cento e del « superbonus al 110 per cento», comprensivo della possibilità di cessione del credito, anche con apposite comunicazioni ai cittadini, agli amministratori di condominio e alle pubbliche amministrazioni;
9) a valutare l'opportunità di adottare iniziative per ammettere alla detrazione del 110 per cento e alle opzioni per la cessione del credito e per lo sconto in fattura, previste dagli articoli 119 e 121 del decreto-legge n. 34 del 2020, la totalità degli interventi di eliminazione delle barriere architettoniche, indipendentemente dal fatto che gli stessi siano eseguiti congiuntamente, o meno, ad altre tipologie di interventi cosiddetti «trainanti», compresa, a titolo esemplificativo ma non esaustivo, l'installazione di montascale;
10) a vigilare sull'attuazione del Pnrr, affinché il grande piano di ammodernamento e investimento previsto nei prossimi anni tenga sempre conto delle norme che assicurano una piena accessibilità all'ambiente fisico, ivi inclusi edifici, luoghi pubblici e privati, trasporti, nonché all'ambiente virtuale, quali tecnologie di informazione e comunicazione, servizi informatici ed altri servizi aperti e/o forniti al pubblico;
11) a valutare l'opportunità di istituire l'Agenzia nazionale per l'accessibilità e la progettazione universale che, tra le varie funzioni, svolga quelle di:
a) indirizzo e sostegno progettuale/amministrativo nella redazione di tutte quelle progettualità che riguardano l’Universal Design e il ragionevole accomodamento, con priorità verso la redazione dei Peba (Piani per l'eliminazione delle barriere architettoniche) e dei Pau (Piani di accessibilità urbana), e la mobilità accessibile; cultura accessibile; realizzazione di infrastrutture accessibili; erogazione di servizi accessibili a tutti;
b) ausilio agli enti pubblici per la redazione di atti amministrativi conformi alla progettualità dell'accessibilità e della progettazione universale;
c) supporto alla figura di cui all'impegno 7 e agli enti pubblici e privati che si avvalgono di tale figura;
d) formazione e divulgazione in materia di accessibilità e progettazione universale, verso altre amministrazioni o enti, affinché il relativo personale acquisisca la capacità di mettere in atto autonomamente tutte le strategie necessarie per la progettazione di un ambiente accessibile, secondo i principi della progettazione universale, dell'accomodamento ragionevole e della vita indipendente;
12) a prevedere, attraverso opportune iniziative normative le eventuali coperture finanziarie, un registro dei dati dell'autoveicolo collegato ai titolari del contrassegno di cui all'articolo 188 del codice della strada, al fine di consentire l'esonero del pagamento per l'ingresso del veicolo in Ztl e la sosta gratuita nelle cosiddette «strisce blu» sul tutto il territorio nazionale, senza ulteriori adempimenti da parte dei titolari stessi;
13) ad adottare iniziative per stanziare le risorse necessarie per una campagna informazione che promuova la tutela dell'utenza cosiddetta «vulnerabile», con particolare riguardo alle persone con disabilità e agli altri utenti della strada con ridotte capacità di movimento;
14) ad adottare iniziative per stanziare ulteriori risorse per il rinnovo della flotta del trasporto pubblico locale e per le relative opere di adeguamento degli ingressi delle stazioni, delle banchine e delle fermate dei mezzi pubblici locali, in modo da garantire la maggior autonomia di spostamento per le persone con disabilità con mezzi pubblici moderni, confortevoli e accessibili;
15) ad adottare iniziative per diminuire i tempi medi e stabilire limiti temporali certi e uniformi su tutto il territorio nazionale per il collaudo da parte degli uffici della Motorizzazione civile degli autoveicoli sottoposti alle modifiche per le persone con disabilità;
16) ad adottare iniziative per stanziare opportune risorse al fine di dotare gli attraversamenti pedonali di scivoli e di elementi di segnalazione luminosa e acustica e di disporre, altresì, che gli attraversamenti pedonali possano essere anche rialzati al piano del marciapiede, ove presente, al fine di garantire la piena autonomia di spostamento in sicurezza per le persone con disabilità e gli utenti della strada a ridotta capacità di movimento;
17) a dare concreta attuazione alle norme sulla trasparenza in materia di sanzioni previste dal codice della strada, per verificare che i proventi delle multe siano effettivamente reinvestiti nella sicurezza stradale e nel miglioramento dell'accessibilità dello spazio urbano, come previsto dalle norme vigenti, anche al fine di garantire la piena autonomia di spostamento in sicurezza per le persone con disabilità e gli utenti della strada a ridotta capacità di movimento;
18) a prevedere opportune iniziative normative volte ad adeguare, in rispondenza delle esigenze presenti e dei principi di progettazione universale e di accomodamento ragionevole sanciti dalla Convenzione, la disciplina vigente in materia di abbattimento delle barriere architettoniche e di accessibilità e le prescrizioni tecniche di cui al decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1996, n. 503, nonché a definire clausole contrattuali e specifiche tecniche aggiornate da inserire nella documentazione progettuale e di gara dei contratti di appalto, e criteri di valutazione delle offerte che valorizzano soluzioni progettuali innovative ai fini del superamento delle barriere architettoniche e dell'accessibilità;
19) ad applicare il cosiddetto «principio del mainstreaming» in tema di disabilità, prendendo in considerazione la necessità di garantire i diritti delle persone con disabilità – con particolare riferimento al diritto all'accessibilità – in tutte le politiche e in ciascuna materia affrontata, nonché in tutti gli intuenti infrastrutturali – quale, in primo luogo, il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr);
20) ad applicare il principio « nothing about us without us», consultando necessariamente le persone con disabilità e le loro organizzazioni rappresentative nella predisposizione delle politiche, ivi incluse quelle relative all'accessibilità, nonché coinvolgendole attivamente nel loro monitoraggio, come richiesto dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, (articoli 4 e 33);
21) ad assumere tutte le iniziative necessarie per assicurare pienamente il diritto all'accessibilità, tenendo conto che lo stesso «attiene (...) ai livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, ai sensi dell'articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione» (Corte costituzionale, sentenza n. 111 del 2014), e a porre in essere le iniziative di cui agli impegni precedenti in stretta collaborazione con le regioni, mediante l'attività della Conferenza Stato-regioni, nonché mediante stretto raccordo tra tutte le amministrazioni competenti;
22) a promuovere e sviluppare la ricerca, l'utilizzazione e la diffusione di beni e servizi, nonché la creazione di spazi, ambienti, ausili e tecnologie progettati universalmente, anche prevedendo meccanismi premiali – anche all'interno dei bandi di gara – per i progetti che rispondono agli standard di accessibilità e ai principi dello Universal Design (progettazione universale e accomodamento ragionevole, ai sensi dell'articolo 2 della Convenzione);
23) ad assumere iniziative volte ad assicurare che i tecnici incaricati della progettazione e della direzione dei lavori di opere pubbliche abbiano competenze adeguate in materia di accessibilità, progettazione universale e accomodamenti ragionevoli;
24) a promuovere la realizzazione di un elenco e di un'applicazione mobile ad esso collegata per la geolocalizzazione delle attività e dei pubblici esercizi accessibili, suddivisi per categorie comprendenti – tra le altre – le attività di ristorazione, turistiche, ricettive, dei servizi alla persona, del commercio al dettaglio, dei luoghi della cultura e dello spettacolo, al fine di facilitare l'incontro tra la domanda e l'offerta di servizi accessibili e promuovere, anche per tal via, l'abbattimento delle barriere architettoniche, l'accessibilità e l'adeguamento ai criteri della progettazione universale;
25) a promuovere campagne di sensibilizzazione sul tema dell'accessibilità e sul rispetto dei diritti delle persone con disabilità, anche al fine di disincentivare comportamenti scorretti o discriminatori che possono creare ostacoli e barriere al pieno esercizio di tali diritti, ivi inclusi quelli all'accessibilità e alla mobilità (ad esempio, l'occupazione abusiva degli stalli riservati alle persone con disabilità ovvero l'occlusione di strutture, marciapiedi e passaggi per persone con disabilità).
(1-00212)
(Nuova formulazione) «Novelli, Panizzut, Noja, D'Arrando, Lepri, De Lorenzo, Rospi, Lapia, Gebhard, Versace, Annibali, Bagnasco, Benigni, Boldi, Bologna, Bond, Borghese, Boschi, Braga, Brambilla, Carnevali, Dall'Osso, De Filippo, Della Frera, De Martini, Federico, Foscolo, Fregolent, Gadda, Gagliardi, Ianaro, Lazzarini, Lorefice, Mammì, Misiti, Molinari, Moretto, Mugnai, Muroni, Napoli, Nappi, Occhionero, Occhiuto, Paita, Pagano, Paolin, Pedrazzini, Penna, Pini, Provenza, Rosato, Ruffino, Ruggiero, Siani, Silli, Sorte, Sportiello, Sutto, Tasso, Tiramani, Villani, Ungaro, Zanella, Maraia, Magi».
La Camera,
premesso che:
case, scuole, luoghi di lavoro, spazi pubblici universalmente accessibili sono uno dei presupposti per l'effettivo esercizio del diritto alla libertà di circolazione costituzionalmente garantito dall'articolo 16 e, in particolare, del diritto di cittadinanza nell'accezione che l'articolo 3 della Costituzione delinea quando attribuisce alla Repubblica il compito di «rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese»;
in ambito sovranazionale, la strategia europea sulla disabilità 2010-2020 si è posta l'obiettivo di rafforzare la posizione delle persone con disabilità, in modo che possano esercitare pienamente i loro diritti fondamentali e partecipare alla vita sociale ed economica, in maniera attiva e soprattutto egualitaria; la Convenzione Onu sui diritti delle persone disabili, approvata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 13 dicembre 2006, sottoscritta dall'Italia il 30 marzo 2007 (insieme al relativo protocollo opzionale) e ratificata dal Parlamento con la legge 3 marzo 2009, n. 18, ha sancito princìpi fondamentali quali l'autonomia individuale, la libertà di scelta, l'indipendenza, la non discriminazione, la piena ed effettiva partecipazione e inclusione nella società, individuando l'accessibilità tra i principi ispiratori generali;
in particolare, la Convenzione delle Nazioni Unite dispone che ogni Stato aderente presenti un rapporto dettagliato sulle misure prese per adempiere ai propri obblighi e sui progressi conseguiti al riguardo e a tal fine la citata legge di ratifica n. 18 del 2009 ha istituito l'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, a cui compete la predisposizione di un programma di azione biennale per la promozione dei diritti e l'integrazione delle persone con disabilità, in attuazione della legislazione nazionale e internazionale: nel triennio 2010/2013 il lavoro dell'Osservatorio ha portato all'adozione del primo programma di azione biennale, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 4 ottobre 2013; quattro anni dopo, con decreto del Presidente della Repubblica 12 ottobre 2017 è stato adottato il secondo programma di azione biennale che ripropone la linea di intervento inerente l'accessibilità universale, in quanto tema non ancora affrontato in maniera organica e complessiva;
secondo gli ultimi dati Istat, relativi al 2019, le persone con disabilità, che soffrono, a causa di problemi di salute, di gravi limitazioni che impediscono loro di svolgere attività abituali, sono 3 milioni e 150 mila (il 5,2 per cento della popolazione);
decisamente negativi sono i dati sulla mobilità, relativi al 2019, che mostrano come solo il 14,4 per cento delle persone con disabilità si sposta con mezzi pubblici urbani, contro il 25,5 per cento del resto della popolazione; dei 55.209 istituti scolastici italiani, pubblici e privati, soltanto il 34 per cento risulta completamente accessibile per i disabili motori, un dato che scende al 18 per cento se si prendono in considerazione le barriere senso-percettive. Tra il 2013-2014 e il 2018-2019, a livello nazionale, c’è stato un incremento dell'accessibilità di 20,8 punti percentuali (si è passati dal 13,7 per cento al 34,4 per cento), ma, nonostante ciò, solo una scuola su tre risulta accessibile per gli alunni con disabilità motoria. Scorporando i dati a livello regionale, si nota che la Valle d'Aosta è l'unica regione italiana in cui le scuole accessibili sono più della metà (66,8 per cento); seguono Lombardia (41,8 per cento) e Friuli-Venezia Giulia (41 per cento) sono 7, invece, le regioni che si trovano al di sotto della media nazionale e agli ultimi posti ci sono Campania (24 per cento), Calabria (24,8 per cento) e Liguria (26,1 per cento);
e ancora, sono solo 234 i parchi gioco inclusivi, concentrati prevalentemente al Centro-Nord e spesso non accessibili ai ragazzi con disabilità intellettiva o con disturbi dello spettro autistico; eppure il gioco è un'attività umana insostituibile e inalienabile anche per un bimbo disabile, la cui limitazione o assenza è particolarmente dannosa per lo sviluppo, perché ogni bambino, per poter sviluppare le sue potenzialità e gettare le basi per una crescita sana e armoniosa, ha il bisogno, oltre che il diritto, di sperimentarsi attraverso il gioco, in ogni suo aspetto e declinazione. Al riguardo, il terzo Rapporto supplementare alle Nazioni Unite sul monitoraggio della Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza in Italia ha evidenziato forti criticità rispetto alla tutela del diritto al gioco dei minori, rilevando, in particolare, la mancanza di una cultura del diritto al gioco e la carenza di offerta di spazi in cui giocare e fare sport liberamente e a titolo gratuito;
nonostante i dati sconfortanti, in Italia esiste una solida struttura normativa che dovrebbe tutelare le persone la cui patologia ha portato a un'invalidità, sia essa sensoriale o fisica, per garantire loro, attraverso l'eliminazione di qualsiasi ostacolo, regolare accesso agli edifici, sia pubblici che privati, scuole comprese, ai servizi, ai mezzi di trasporto e altro; questa base legislativa è costituita dalla legge 9 gennaio 1989, n. 13, recante «Disposizioni per favorire il superamento e l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati», dal decreto ministeriale n. 236 del 14 giugno 1989, dalla legge 5 febbraio 1992, n. 104, dal decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1996 denominato «Regolamento recante norme per l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici, spazi e servizi pubblici», n. 503 e dal decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, con particolare riguardo alle Sezioni I e II del Capo III della Parte II, intitolate rispettivamente «Eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati» e «Eliminazione o superamento delle barriere architettoniche negli edifici pubblici e privati aperti al pubblico»;
sempre in ambito nazionale, i P.e.b.a. – Piani di eliminazione delle barriere architettoniche – sono lo strumento in grado di monitorare, progettare e pianificare interventi finalizzati al raggiungimento di una soglia ottimale di fruibilità degli edifici per tutti i cittadini: introdotti dall'articolo 32, comma 21, della legge 28 febbraio 1986, n. 41, relativamente agli edifici pubblici, sono stati successivamente estesi agli spazi urbani dall'articolo 24, comma 9, della citata legge-quadro n. 104 del 1992;
l'obbligatorietà della redazione del P.e.b.a. da parte delle amministrazioni comunali era fissata entro un anno dalla entrata in vigore della legge n. 41 del 1986, ma i tempi previsti per l'attuazione risultano in molte circostanze ampiamente disattesi, quando addirittura non sia, in molte città ancora oggi, mancante la progettazione del P.e.b.a. stesso. Il Piano è teso a rilevare e classificare tutte le barriere architettoniche presenti in un'area circoscritta e può riguardare edifici pubblici o porzioni di spazi pubblici urbani (strade, piazze, parchi, giardini, elementi arredo urbano); il piano deve poter individuare anche le proposte progettuali di massima per l'eliminazione delle barriere presenti e fare la stima dei costi: i P.e.b.a., infatti, non sono solo uno strumento di monitoraggio, ma anche di pianificazione e coordinamento sugli interventi per l'accessibilità, poiché comportano una previsione del tipo di soluzione da apportare per ciascuna barriera rilevata, i relativi costi, la priorità di intervento;
a distanza di 35 anni dalla entrata in vigore della legge n. 41 del 1986, malgrado la realizzazione di progetti a vari livelli amministrativi, linee guida metodologiche approvate dalle regioni, osservatori, registri e finanziamenti regionali in favore dei comuni, la maggioranza dei comuni non si è ancora dotato di un P.e.b.a., premessa indispensabile per la successiva fase di eliminazione strutturale delle barriere;
tale grave inadempienza, oltre a provocare un vulnus ad un primario diritto soggettivo, quale quello alla mobilità, genera intollerabili comportamenti discriminatori nei confronti delle persone con disabilità, censurabili anche giurisdizionalmente;
con l'entrata in vigore della legge 27 dicembre 2019, n. 160 (legge di bilancio 2020) il Governo ha previsto che i contributi concessi ai comuni siano decurtati del 5 per cento nel caso in cui il piano urbanistico attuativo (P.u.a.) e il piano di eliminazione delle barriere architettoniche (P.e.b.a.) non vengano approvati entro il 31 dicembre dell'anno precedente: questo taglio di trasferimenti e disincentivazione non sembra, di fatto, aver accelerato il processo di realizzazione dei P.e.b.a., mentre rischia di avere come effetto concreto un ulteriore taglio ai servizi sociali territoriali in favore delle persone con disabilità;
numerosi sono i comuni italiani condannati per comportamento discriminatorio nei confronti delle persone disabili costrette a muoversi sulla sedia a rotelle, che, malgrado ciò, continuano ad essere inadempienti in tema di eliminazione delle barriere architettoniche, perdurando nel comportamento discriminatorio per cui sono stati condannati;
il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), trasmesso al Parlamento il 26 aprile 2021 e da questo approvato, riconosce come «Nonostante gli importanti sforzi compiuti negli ultimi anni, le politiche sociali e di sostegno alle famiglie devono essere ancora notevolmente rafforzate. Queste politiche vanno inserite in una programmazione organica e di sistema che abbia lo scopo di superare i sensibili divari territoriali esistenti, con la finalità di migliorare l'equità sociale, la solidarietà intergenerazionale e la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. A questo concorre in modo determinante la scelta nel Piano di destinare importanti risorse alle infrastrutture sociali funzionali alla realizzazione di politiche a sostegno delle famiglie, dei minori, delle persone con gravi disabilità e degli anziani non autosufficienti. Si tratta di interventi pensati per favorire la socializzazione, sostenere percorsi di vita indipendente, anche con la ristrutturazione di alloggi che sfruttino le tecnologie innovative per superare le barriere fisiche, sensoriali e cognitive che sono di impedimento allo svolgimento autonomo degli atti della vita quotidiana»;
nella Missione 5, C2 del Pnrr è prevista la realizzazione della «Legge quadro della disabilità», che si propone di concretizzare pienamente i principi della convenzione Onu secondo un approccio coerente con la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e con la recente «Strategia per i diritti delle persone con disabilità 2021-2030» presentata a marzo 2021 dalla Commissione europea. In particolare, un ruolo fondamentale riveste l'accessibilità come fattore abilitante dei diritti, dell'autonomia e dell'uguaglianza, non solo per gli ambienti fisici costruiti ma anche per quelli virtuali, per le tecnologie dell'informazione e della comunicazione (Ict), per i beni e i servizi, compresi i trasporti e le infrastrutture, con politiche europee che favoriscano una trasformazione digitale e servizi pubblici digitali inclusivi e accessibili alle persone con disabilità. Le norme europee impongono agli Stati membri i requisiti di accessibilità quale presupposto per accedere ai fondi di gestione condivisa e all'acquisto di beni, servizi e infrastrutture accessibili negli appalti pubblici (proposta della Commissione relativa a un regolamento sulle disposizioni comuni per i fondi di gestione condivisa (COM(2018)375 def.), modificato da COM(2020)450 def.; direttiva 24/2014/UE sugli appalti pubblici);
il tema della disabilità e dell'abbattimento delle barriere architettoniche richiede un'attenzione particolare, se si intende difendere e sostenere il diritto all'inclusione di tutti i cittadini: non si tratta di riconoscere nuovi o speciali diritti alle persone con disabilità, ma di promuovere, proteggere e assicurare il pieno e uguale godimento alle persone con disabilità di tutti i diritti e le libertà riconosciute ad ogni essere umano, partendo dal tema della piena accessibilità degli spazi fisici nella vita di ogni cittadino;
l'accessibilità universale di spazi pubblici e privati è uno dei presupposti per l'effettivo esercizio del diritto di cittadinanza e affrontare il tema dell'accessibilità degli spazi pubblici e privati tenendo in particolare considerazione i diritti delle persone disabili attiene alla qualità della vita dell'intera comunità: l'abbattimento delle barriere architettoniche difende e sostiene il diritto all'inclusione di tutti i cittadini,
impegna il Governo:
1) ad adottare ogni possibile iniziativa di competenza per garantire, anche in accordo con le regioni, che gli enti locali si dotino immediatamente dei P.e.b.a. e, in generale, per eliminare le barriere architettoniche e sensoriali al fine di migliorare la qualità della vita delle persone con disabilità e delle loro famiglie, attraverso misure volte ad assicurare l'accessibilità e l'abbattimento delle barriere architettoniche e senso-percettive per una progettazione di nuovi modelli urbanistici inclusivi ed eco-sostenibili, anche attraverso la fruizione del bonus al 110 per cento;
2) ad adottare ogni iniziativa di competenza, anche di carattere normativo, per stabilire un termine entro il quale gli enti locali debbano dotarsi dei P.e.b.a. per ottenere i relativi fondi pubblici;
3) a inserire i progetti e ogni iniziativa di eliminazione delle barriere architettoniche nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza;
4) ad adottare iniziative per prevedere adeguati stanziamenti per rifinanziare il «Fondo speciale per l'eliminazione e il superamento delle barriere architettoniche negli edifici privati», previsto dalla legge 9 gennaio 1989, n. 13;
5) a incentivare la ricerca in materia di mobilità e trasporti, per le persone con disabilità, al fine di rendere performanti e sempre più sicuri i mezzi di mobilità personale, ma anche sviluppare politiche per garantire la piena accessibilità al trasporto pubblico e privato in condizioni di sicurezza, anche sanitaria;
6) ad adottare iniziative per individuare un livello minimo di diffusione territoriale dei parchi gioco inclusivi e accessibili in modo da rendere effettivo il diritto al gioco di tutti i bambini, così come sancito dall'articolo 31 della Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza e dall'articolo 30 della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità;
7) a prevedere la costituzione di un organismo paritetico per l'elaborazione di Linee guida per la progettazione di spazi gioco inclusivi;
8) ad adottare iniziative per prevedere l'introduzione nel codice degli appalti del criterio della progettazione universale tra i criteri di valutazione nell'ambito dei procedimenti di selezione pubblica per la realizzazione e/o la modifica di spazi ed edifici;
9) ad adottare, in attuazione degli articoli 4 e 33 della Convenzione delle Nazioni Unite, iniziative volte a promuovere la consultazione permanente e la partecipazione attiva delle persone con disabilità e delle loro organizzazioni maggiormente rappresentative nell'ambito di tutte le politiche, anche in materia di accessibilità ed eliminazione delle barriere architettoniche, sia a livello nazionale che locale, coinvolgendole attivamente anche nella fase di monitoraggio.
(1-00481) «Lollobrigida, Meloni, Bellucci, Albano, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Deidda, Delmastro Delle Vedove, De Toma, Donzelli, Ferro, Foti, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Rachele Silvestri, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Vinci, Zucconi».
La Camera,
premesso che:
case, scuole, luoghi di lavoro, spazi pubblici universalmente accessibili sono uno dei presupposti per l'effettivo esercizio del diritto alla libertà di circolazione costituzionalmente garantito dall'articolo 16 e, in particolare, del diritto di cittadinanza nell'accezione che l'articolo 3 della Costituzione delinea quando attribuisce alla Repubblica il compito di «rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese»;
in ambito sovranazionale, la strategia europea sulla disabilità 2010-2020 si è posta l'obiettivo di rafforzare la posizione delle persone con disabilità, in modo che possano esercitare pienamente i loro diritti fondamentali e partecipare alla vita sociale ed economica, in maniera attiva e soprattutto egualitaria; la Convenzione Onu sui diritti delle persone disabili, approvata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 13 dicembre 2006, sottoscritta dall'Italia il 30 marzo 2007 (insieme al relativo protocollo opzionale) e ratificata dal Parlamento con la legge 3 marzo 2009, n. 18, ha sancito princìpi fondamentali quali l'autonomia individuale, la libertà di scelta, l'indipendenza, la non discriminazione, la piena ed effettiva partecipazione e inclusione nella società, individuando l'accessibilità tra i principi ispiratori generali;
in particolare, la Convenzione delle Nazioni Unite dispone che ogni Stato aderente presenti un rapporto dettagliato sulle misure prese per adempiere ai propri obblighi e sui progressi conseguiti al riguardo e a tal fine la citata legge di ratifica n. 18 del 2009 ha istituito l'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, a cui compete la predisposizione di un programma di azione biennale per la promozione dei diritti e l'integrazione delle persone con disabilità, in attuazione della legislazione nazionale e internazionale: nel triennio 2010/2013 il lavoro dell'Osservatorio ha portato all'adozione del primo programma di azione biennale, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 4 ottobre 2013; quattro anni dopo, con decreto del Presidente della Repubblica 12 ottobre 2017 è stato adottato il secondo programma di azione biennale che ripropone la linea di intervento inerente l'accessibilità universale, in quanto tema non ancora affrontato in maniera organica e complessiva;
secondo gli ultimi dati Istat, relativi al 2019, le persone con disabilità, che soffrono, a causa di problemi di salute, di gravi limitazioni che impediscono loro di svolgere attività abituali, sono 3 milioni e 150 mila (il 5,2 per cento della popolazione);
decisamente negativi sono i dati sulla mobilità, relativi al 2019, che mostrano come solo il 14,4 per cento delle persone con disabilità si sposta con mezzi pubblici urbani, contro il 25,5 per cento del resto della popolazione; dei 55.209 istituti scolastici italiani, pubblici e privati, soltanto il 34 per cento risulta completamente accessibile per i disabili motori, un dato che scende al 18 per cento se si prendono in considerazione le barriere senso-percettive. Tra il 2013-2014 e il 2018-2019, a livello nazionale, c’è stato un incremento dell'accessibilità di 20,8 punti percentuali (si è passati dal 13,7 per cento al 34,4 per cento), ma, nonostante ciò, solo una scuola su tre risulta accessibile per gli alunni con disabilità motoria. Scorporando i dati a livello regionale, si nota che la Valle d'Aosta è l'unica regione italiana in cui le scuole accessibili sono più della metà (66,8 per cento); seguono Lombardia (41,8 per cento) e Friuli-Venezia Giulia (41 per cento) sono 7, invece, le regioni che si trovano al di sotto della media nazionale e agli ultimi posti ci sono Campania (24 per cento), Calabria (24,8 per cento) e Liguria (26,1 per cento);
e ancora, sono solo 234 i parchi gioco inclusivi, concentrati prevalentemente al Centro-Nord e spesso non accessibili ai ragazzi con disabilità intellettiva o con disturbi dello spettro autistico; eppure il gioco è un'attività umana insostituibile e inalienabile anche per un bimbo disabile, la cui limitazione o assenza è particolarmente dannosa per lo sviluppo, perché ogni bambino, per poter sviluppare le sue potenzialità e gettare le basi per una crescita sana e armoniosa, ha il bisogno, oltre che il diritto, di sperimentarsi attraverso il gioco, in ogni suo aspetto e declinazione. Al riguardo, il terzo Rapporto supplementare alle Nazioni Unite sul monitoraggio della Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza in Italia ha evidenziato forti criticità rispetto alla tutela del diritto al gioco dei minori, rilevando, in particolare, la mancanza di una cultura del diritto al gioco e la carenza di offerta di spazi in cui giocare e fare sport liberamente e a titolo gratuito;
nonostante i dati sconfortanti, in Italia esiste una solida struttura normativa che dovrebbe tutelare le persone la cui patologia ha portato a un'invalidità, sia essa sensoriale o fisica, per garantire loro, attraverso l'eliminazione di qualsiasi ostacolo, regolare accesso agli edifici, sia pubblici che privati, scuole comprese, ai servizi, ai mezzi di trasporto e altro; questa base legislativa è costituita dalla legge 9 gennaio 1989, n. 13, recante «Disposizioni per favorire il superamento e l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati», dal decreto ministeriale n. 236 del 14 giugno 1989, dalla legge 5 febbraio 1992, n. 104, dal decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1996 denominato «Regolamento recante norme per l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici, spazi e servizi pubblici», n. 503 e dal decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, con particolare riguardo alle Sezioni I e II del Capo III della Parte II, intitolate rispettivamente «Eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati» e «Eliminazione o superamento delle barriere architettoniche negli edifici pubblici e privati aperti al pubblico»;
sempre in ambito nazionale, i P.e.b.a. – Piani di eliminazione delle barriere architettoniche – sono lo strumento in grado di monitorare, progettare e pianificare interventi finalizzati al raggiungimento di una soglia ottimale di fruibilità degli edifici per tutti i cittadini: introdotti dall'articolo 32, comma 21, della legge 28 febbraio 1986, n. 41, relativamente agli edifici pubblici, sono stati successivamente estesi agli spazi urbani dall'articolo 24, comma 9, della citata legge-quadro n. 104 del 1992;
l'obbligatorietà della redazione del P.e.b.a. da parte delle amministrazioni comunali era fissata entro un anno dalla entrata in vigore della legge n. 41 del 1986, ma i tempi previsti per l'attuazione risultano in molte circostanze ampiamente disattesi, quando addirittura non sia, in molte città ancora oggi, mancante la progettazione del P.e.b.a. stesso. Il Piano è teso a rilevare e classificare tutte le barriere architettoniche presenti in un'area circoscritta e può riguardare edifici pubblici o porzioni di spazi pubblici urbani (strade, piazze, parchi, giardini, elementi arredo urbano); il piano deve poter individuare anche le proposte progettuali di massima per l'eliminazione delle barriere presenti e fare la stima dei costi: i P.e.b.a., infatti, non sono solo uno strumento di monitoraggio, ma anche di pianificazione e coordinamento sugli interventi per l'accessibilità, poiché comportano una previsione del tipo di soluzione da apportare per ciascuna barriera rilevata, i relativi costi, la priorità di intervento;
a distanza di 35 anni dalla entrata in vigore della legge n. 41 del 1986, malgrado la realizzazione di progetti a vari livelli amministrativi, linee guida metodologiche approvate dalle regioni, osservatori, registri e finanziamenti regionali in favore dei comuni, la maggioranza dei comuni non si è ancora dotato di un P.e.b.a., premessa indispensabile per la successiva fase di eliminazione strutturale delle barriere;
tale grave inadempienza, oltre a provocare un vulnus ad un primario diritto soggettivo, quale quello alla mobilità, genera intollerabili comportamenti discriminatori nei confronti delle persone con disabilità, censurabili anche giurisdizionalmente;
con l'entrata in vigore della legge 27 dicembre 2019, n. 160 (legge di bilancio 2020) il Governo ha previsto che i contributi concessi ai comuni siano decurtati del 5 per cento nel caso in cui il piano urbanistico attuativo (P.u.a.) e il piano di eliminazione delle barriere architettoniche (P.e.b.a.) non vengano approvati entro il 31 dicembre dell'anno precedente: questo taglio di trasferimenti e disincentivazione non sembra, di fatto, aver accelerato il processo di realizzazione dei P.e.b.a., mentre rischia di avere come effetto concreto un ulteriore taglio ai servizi sociali territoriali in favore delle persone con disabilità;
numerosi sono i comuni italiani condannati per comportamento discriminatorio nei confronti delle persone disabili costrette a muoversi sulla sedia a rotelle, che, malgrado ciò, continuano ad essere inadempienti in tema di eliminazione delle barriere architettoniche, perdurando nel comportamento discriminatorio per cui sono stati condannati;
il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), trasmesso al Parlamento il 26 aprile 2021 e da questo approvato, riconosce come «Nonostante gli importanti sforzi compiuti negli ultimi anni, le politiche sociali e di sostegno alle famiglie devono essere ancora notevolmente rafforzate. Queste politiche vanno inserite in una programmazione organica e di sistema che abbia lo scopo di superare i sensibili divari territoriali esistenti, con la finalità di migliorare l'equità sociale, la solidarietà intergenerazionale e la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. A questo concorre in modo determinante la scelta nel Piano di destinare importanti risorse alle infrastrutture sociali funzionali alla realizzazione di politiche a sostegno delle famiglie, dei minori, delle persone con gravi disabilità e degli anziani non autosufficienti. Si tratta di interventi pensati per favorire la socializzazione, sostenere percorsi di vita indipendente, anche con la ristrutturazione di alloggi che sfruttino le tecnologie innovative per superare le barriere fisiche, sensoriali e cognitive che sono di impedimento allo svolgimento autonomo degli atti della vita quotidiana»;
nella Missione 5, C2 del Pnrr è prevista la realizzazione della «Legge quadro della disabilità», che si propone di concretizzare pienamente i principi della convenzione Onu secondo un approccio coerente con la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e con la recente «Strategia per i diritti delle persone con disabilità 2021-2030» presentata a marzo 2021 dalla Commissione europea. In particolare, un ruolo fondamentale riveste l'accessibilità come fattore abilitante dei diritti, dell'autonomia e dell'uguaglianza, non solo per gli ambienti fisici costruiti ma anche per quelli virtuali, per le tecnologie dell'informazione e della comunicazione (Ict), per i beni e i servizi, compresi i trasporti e le infrastrutture, con politiche europee che favoriscano una trasformazione digitale e servizi pubblici digitali inclusivi e accessibili alle persone con disabilità. Le norme europee impongono agli Stati membri i requisiti di accessibilità quale presupposto per accedere ai fondi di gestione condivisa e all'acquisto di beni, servizi e infrastrutture accessibili negli appalti pubblici (proposta della Commissione relativa a un regolamento sulle disposizioni comuni per i fondi di gestione condivisa (COM(2018)375 def.), modificato da COM(2020)450 def.; direttiva 24/2014/UE sugli appalti pubblici);
il tema della disabilità e dell'abbattimento delle barriere architettoniche richiede un'attenzione particolare, se si intende difendere e sostenere il diritto all'inclusione di tutti i cittadini: non si tratta di riconoscere nuovi o speciali diritti alle persone con disabilità, ma di promuovere, proteggere e assicurare il pieno e uguale godimento alle persone con disabilità di tutti i diritti e le libertà riconosciute ad ogni essere umano, partendo dal tema della piena accessibilità degli spazi fisici nella vita di ogni cittadino;
l'accessibilità universale di spazi pubblici e privati è uno dei presupposti per l'effettivo esercizio del diritto di cittadinanza e affrontare il tema dell'accessibilità degli spazi pubblici e privati tenendo in particolare considerazione i diritti delle persone disabili attiene alla qualità della vita dell'intera comunità: l'abbattimento delle barriere architettoniche difende e sostiene il diritto all'inclusione di tutti i cittadini,
impegna il Governo:
1) ad adottare ogni possibile iniziativa di competenza per garantire, anche in accordo con le regioni, che gli enti locali si dotino dei P.e.b.a. e, in generale, per eliminare le barriere architettoniche e sensoriali al fine di migliorare la qualità della vita delle persone con disabilità e delle loro famiglie, attraverso misure volte ad assicurare l'accessibilità e l'abbattimento delle barriere architettoniche e senso-percettive per una progettazione di nuovi modelli urbanistici inclusivi ed eco-sostenibili, anche attraverso la fruizione del bonus al 110 per cento;
2) ad adottare ogni iniziativa di competenza affinché gli enti locali possano dotarsi dei P.e.b.a. in tempi brevi e ottenere i relativi fondi pubblici;
3) a inserire i progetti e ogni iniziativa di eliminazione delle barriere architettoniche nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza;
4) ad adottare iniziative per prevedere adeguati stanziamenti per rifinanziare il «Fondo speciale per l'eliminazione e il superamento delle barriere architettoniche negli edifici privati», previsto dalla legge 9 gennaio 1989, n. 13;
5) a incentivare la ricerca in materia di mobilità e trasporti, per le persone con disabilità, al fine di rendere performanti e sempre più sicuri i mezzi di mobilità personale, ma anche sviluppare politiche per garantire la piena accessibilità al trasporto pubblico e privato in condizioni di sicurezza, anche sanitaria;
6) ad adottare iniziative per individuare un livello minimo di diffusione territoriale dei parchi gioco inclusivi e accessibili in modo da rendere effettivo il diritto al gioco di tutti i bambini, così come sancito dall'articolo 31 della Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza e dall'articolo 30 della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità;
7) a valutare la possibilità di prevedere la costituzione di un organismo paritetico per l'elaborazione di Linee guida per la progettazione di spazi gioco inclusivi;
8) ad adottare iniziative per prevedere l'introduzione nel codice degli appalti del criterio della progettazione universale tra i criteri di valutazione nell'ambito dei procedimenti di selezione pubblica per la realizzazione e/o la modifica di spazi ed edifici;
9) ad adottare, in attuazione degli articoli 4 e 33 della Convenzione delle Nazioni Unite, iniziative volte a promuovere la consultazione permanente e la partecipazione attiva delle persone con disabilità e delle loro organizzazioni maggiormente rappresentative nell'ambito di tutte le politiche, anche in materia di accessibilità ed eliminazione delle barriere architettoniche, sia a livello nazionale che locale, coinvolgendole attivamente anche nella fase di monitoraggio.
(1-00481)
(Testo modificato nel corso della seduta) «Lollobrigida, Meloni, Bellucci, Albano, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Deidda, Delmastro Delle Vedove, De Toma, Donzelli, Ferro, Foti, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Rachele Silvestri, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Vinci, Zucconi».