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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 14 giugno 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    i disturbi mentali, in costante aumento negli ultimi anni, costituiscono una questione di sanità pubblica di primaria rilevanza, la cui gestione risulta imprescindibile per assicurare il benessere collettivo e per lo sviluppo sociale ed economico della comunità;

    secondo le stime dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), i disturbi mentali affliggono un miliardo di persone a livello globale e, nei casi più gravi, oltre ad incidere negativamente sulla qualità della vita, determinano la morte dei pazienti con un anticipo di circa 10-20 anni rispetto alla media della popolazione generale;

    nel contesto europeo, i disturbi mentali colpiscono circa 84 milioni di persone, producendo un impatto economico enorme in termini di perdita di produttività (costi indiretti) e spesa sanitaria (costi diretti), per un ammontare complessivo nell'ordine dei 600 miliardi di euro annui, pari al 4 per cento del prodotto interno lordo europeo (dati Ocse). È probabile, peraltro, che i numeri sopra citati sottostimino l'effettiva dimensione del problema a cagione della mancata inclusione di talune patologie e gruppi di pazienti nell'ambito delle revisioni che vengono normalmente condotte;

    anche a livello nazionale, i rapporti sulla salute mentale 2018, alimentati dal Sistema informativo «Sism», confermano la medesima tendenza, con 617.326 accessi alle strutture di pronto soccorso per patologie psichiatriche, contro i 592.226 dell'anno passato (+25 mila accessi), e una spesa convenzionata per antidepressivi di 372 milioni di euro (+22 milioni di euro in un anno);

    tra i disturbi che registrano la maggiore diffusione vi è certamente la depressione che, nelle sue varie forme, colpisce circa 2,8 milioni di persone, pari al 5,6 per cento della popolazione di età a superiore ai 15 anni (Istituto nazionale di statistica – European Health Interview SurveyEhis);

    gli stessi dati mostrano significative differenze di genere a sfavore delle donne nelle quali i disturbi depressivi si registrano e richiedono l'intervento dei servizi specialistici in percentuali circa doppie rispetto a quelle che interessano gli uomini;

    il quadro sopra delineato, già di per sé preoccupante, è stato aggravato nell'ultimo anno dall'insorgenza della pandemia da Covid-19;

    l'applicazione delle misure di contenimento, il prolungato isolamento, la paura del contagio, l'interruzione dei rapporti interpersonali, la sospensione delle attività scolastiche, sportive e ricreative, ma anche la crisi economica e occupazionale hanno agito alla stregua di moltiplicatori del malessere psichico, provocando una «sindemia di proporzioni senza precedenti», le cui conseguenze si ripercuoteranno inevitabilmente sulla popolazione nei prossimi anni (così Claudio Mencacci, co-Presidente della Società italiana di neuropsicofarmacologia, direttore del Dipartimento di neuroscienze e salute mentale Asst Fatebenefratelli – Sacco di Milano);

    sebbene le cause dei disturbi mentali non siano ancora ben conosciute, infatti, è risaputo che la maggior parte di essi derivi dall'interazione di più elementi che comprendono, oltre alla vulnerabilità biologica e alla genetica, anche fattori ambientali e sociali, sui quali la pandemia da Covid-19 ha inciso profondamente;

    si stima così che saranno almeno 150 mila i nuovi casi di depressione dovuti, ad esempio, alla crisi economica generata dalla pandemia;

    analoghe rilevazioni riguardano, purtroppo, i disturbi dell'alimentazione e della nutrizione, come l'anoressia nervosa e la bulimia nervosa, la cui incidenza è cresciuta del 30 per cento nel periodo febbraio 2020-febbraio 2021 (cfr. i dati diffusi, al riguardo, dall'Associazione italiana di dietetica e nutrizione clinica);

    sono allarmanti anche gli effetti che la pandemia da Covid-19 e le correlate misure di contenimento hanno avuto e potranno avere a lungo termine sulla salute fisica e mentale dei bambini e degli adolescenti;

    il Rapporto dell'Istituto superiore di sanità sulla promozione della salute mentale infantile in tempo di Covid-19 ha confermato l'esistenza di un rischio per le fasce più giovani della società, le cui manifestazioni possono comprendere sintomi somatici, rabbia, aggressività, ma anche un aggravamento del fenomeno delle dipendenze, l'insorgenza di disturbi psichiatrici, suicidalità e altri disturbi del pensiero;

    nel quadro sopra delineato, è evidente che da qui ai prossimi anni si assisterà a un ulteriore aumento della pressione sulla rete nazionale dei servizi di salute mentale, articolata – nei suoi vari setting – in dipartimenti di salute mentale (Dsm), centri di salute mentale (Csm), centri diurni, servizi residenziali (residenze terapeutiche riabilitative e socio-riabilitative) e servizi ospedalieri (servizi psichiatrici di diagnosi e cura, Spdc);

    gli ultimi rapporti disponibili, peraltro, dimostrano che i predetti servizi e strutture, che svolgono un ruolo essenziale per la tutela della salute mentale, si trovano in una situazione di grave sofferenza a causa dei tagli alla spesa sanitaria che sono stati perpetrati, negli ultimi anni, in maniera lineare e generalizzata;

    in occasione della giornata mondiale per la salute mentale, in particolare, è stato evidenziato come l'Italia risulti fanalino di coda dell'Unione europea per posti letto dedicati alle cure psichiatriche, con appena 9 posti letto per 100 mila abitanti, a fronte di una media europea otto volte superiore, pari a 73 posti letto ospedalieri ogni 100 mila abitanti. Germania e Belgio, all'altra estremità della scala, registrano un dato quindici volte superiore a quello italiano, potendo contare rispettivamente su 128 e 135 posti letto ogni 100.000 abitanti (dati Eurostat, 2018);

    la crisi del comparto è evidente anche dal punto di vista del personale in servizio presso le unità operative psichiatriche pubbliche, il cui numero nell'anno 2018 (26.216 unità di personale, ultimo dato disponibile) è decresciuto di oltre 2.000 unità rispetto a quello, già insufficiente, dell'anno 2017;

    le situazioni di difficoltà interessano allo stesso modo i servizi di neuropsichiatria infantile e dell'adolescenza (Npia), come dimostrano gli appelli che vengono lanciati – ormai periodicamente – da esperti e neuropsichiatri infantili;

    allo stato attuale, infatti, il Paese dispone solamente di 92 posti letto dedicati ai minori con psicopatologie acute, la cui saturazione comporta frequentemente il ricovero improprio di tali pazienti in altri reparti di pediatria ovvero nelle strutture dedicate agli adulti;

    le cause di questa situazione emergenziale vanno rintracciate negli errori di programmazione che sono stati commessi negli ultimi anni a livello nazionale, nella quantificazione, insufficiente, dei fabbisogni di personale, nel mancato potenziamento della rete territoriale e nel processo di sedicente riorganizzazione della rete ospedaliera, la quale è stata destrutturata, più che riorganizzata, come ha riconosciuto lo stesso Ministro della salute durante la risposta a un'interrogazione a risposta immediata presentata recentemente dal Gruppo Lega;

   è chiara, pertanto, la necessità di porre fine alla stagione dei tagli e dell'austerità che hanno contraddistinto le politiche sanitarie degli ultimi anni e di adottare urgentemente iniziative strutturali, in grado di adeguare l'offerta del Servizio sanitario nazionale agli aumentati fabbisogni assistenziali, anche con riferimento alla rete dei servizi per la salute mentale,

impegna il Governo:

1) a predisporre, d'intesa con le regioni, un nuovo piano nazionale per la salute mentale, che evidenzi gli interventi necessari al superamento delle criticità esposte in premessa, garantendo il coinvolgimento di tutti gli attori coinvolti e, tra questi, dei medici specialisti, degli psichiatri, dei neuropsichiatri, degli psicologi, dei medici di medicina generale, dei pediatri di libera scelta, delle società scientifiche, delle famiglie e delle associazioni di volontariato;

2) a promuovere, per quanto di competenza, lo sviluppo dei centri e servizi territoriali di salute mentale, garantendo la prossimità delle cure, l'approccio multidisciplinare, l'accesso diretto alle prestazioni psicologiche e psicoterapeutiche, l'implementazione della telepsichiatria e della telepsicologia, il sostegno alle famiglie dei pazienti e l'integrazione tra i diversi livelli di trattamento;

3) ad adottare iniziative di competenza per incrementare il numero dei posti letto ospedalieri per cure psichiatriche e neuropsichiatria infantile, indispensabili per il trattamento dei pazienti in fase acuta, tenuto conto – tra l'altro – dei dati Eurostat che vedono l'Italia fanalino di coda dell'Unione europea sotto questo indicatore;

4) ad adottare iniziative per conferire carattere strutturale alle politiche di sostegno ai servizi di neuropsichiatria infantile e dell'adolescenza (Npia), sulle quali si è intervenuti, di recente, anche con decretazione d'urgenza, favorendo la costituzione al loro interno di équipe professionali multidisciplinari in grado di realizzare una presa in carico globale e individualizzata dei pazienti minori;

5) ad adottare iniziative per sviluppare reti di connessioni con le scuole attraverso figure formate di psicologi e servizi sociali integrati in una rete funzionale con i singoli ambiti distrettuali;

6) ad adottare iniziative per ammodernare e ampliare il sistema informativo «Sism», al fine di realizzare un adeguato monitoraggio della salute mentale, assicurando la disponibilità di dati e rapporti aggiornati sulla base dei quali orientare e calibrare tempestivamente le strategie di potenziamento dell'offerta sanitaria;

7) a promuovere campagne di sensibilizzazione della popolazione, al fine di combattere lo stigma verso le malattie mentali, rimuovere ogni forma di discriminazione nei riguardi delle persone che ne soffrono e aumentare il livello di consapevolezza e corretta informazione della collettività;

8) a promuovere, per quanto di competenza, il rafforzamento della prevenzione dei disturbi psichici, con il coinvolgimento dei medici di famiglia e dei pediatri di libera scelta, assicurando la diagnosi precoce e la riduzione dell'intervallo temporale che separa l'esordio dei sintomi dall'inizio del trattamento;

9) ad adottare le iniziative di competenza per superare la cronica carenza di personale che si registra presso la rete dei servizi per la salute mentale, assicurando un'adeguata programmazione del fabbisogno di psichiatri, psicologi, psicoterapeuti, assistenti sociali, tecnici della riabilitazione psichiatrica, infermieri e altri professionisti sanitari, di concerto con le regioni, le università e i Dipartimenti di salute mentale (Dsm);

10) ad adottare iniziative per sostenere la ricerca scientifica sulle patologie in esame, investendo sull'innovazione farmacologica, riabilitativa e psicoterapeutica;

11) ad assumere iniziative per assicurare l'accesso alle cure e ai trattamenti necessari e appropriati, anche innovativi, in condizioni di uniformità su tutto il territorio nazionale.
(1-00495) «Panizzut, Molinari, Boldi, De Martini, Foscolo, Lazzarini, Paolin, Sutto, Tiramani, Zanella».

Risoluzione in Commissione:


   Le Commissioni III e XIII,

   premesso che:

    il 6 maggio 2021, a circa 35 miglia dalla costa libica di Misurata, è avvenuto l'ennesimo episodio di violenza e prevaricazione da parte degli uomini della guardia costiera libica a danno di pescatori ed armatori italiani;

    l'incidente è avvenuto a nord di Misurata, dove il gruppo di nove imbarcazioni italiane, impegnate nella pesca del gambero rosso, è stato raggiunto da una motovedetta libica. Allo scopo di fermare i pescherecci del gruppo, la motovedetta libica ha aperto il fuoco in direzione di nave Aliseo, colpendo in pieno la plancia di comando e provocando ferite di striscio alla testa del comandante;

    la vedetta della Guardia costiera libica che ha sparato è il pattugliatore 660 Ubari, ex classe-Corrubia Gdf, consegnato dall'Italia alle autorità libiche nell'ambito degli accordi di cooperazione per il pattugliamento delle coste libiche in funzione anti-immigratoria;

    molto spesso, però, tali navi sono usate dalle truppe di Erdogan come una «marina ausiliaria» nel mediterraneo, dopo aver avuto in concessione per 99 anni la base navale di Misurata, porto di prossimità rispetto a dove è avvenuta l'aggressione;

    solo il tempestivo intervento delle navi della Marina militare italiana ha evitato il ripetersi di quanto già avvenuto il 2 settembre 2020 con i pescherecci di Mazara del Vallo Medinea e Antartide;

    giova ricordare anche la vicenda dei 18 membri dell'equipaggio di queste due navi, sequestrati e detenuti dalle milizie di Haftar senza alcun capo d'accusa per oltre 108 giorni, assaltate dalla guardia costiera libica quanto i due pescherecci si trovavano a 40 miglia da Bengasi, in acque che il diritto della navigazione riconosce essere internazionali, ma sulle quali da 50 anni la Libia rivendica unilateralmente la propria territorialità;

    in generale, secondo alcuni dati del Distretto della pesca siciliano, riportati il 17 dicembre 2020 dalla testata inglese Guardian, negli ultimi 25 anni sono più di 50 le barche sequestrate e 2 quelle confiscate dalla Libia, mentre circa 30 pescatori provenienti dall'Italia sono stati arrestati e decine di persone ferite;

    ancora una volta a tenere banco è l'annosa vicenda dell'autoproclamata estensione della Zona economica esclusiva libica da 12 a 74 miglia, in base a una convenzione stipulata fra Libia e Turchia nel 2009 che prevede l'estensione della Zona economica esclusiva (Zee), e dell'unilaterale instaurazione della Zona di protezione della pesca estesa fino a 74 miglia nautiche dalle linee di base, nel febbraio 2005;

    l'Italia aveva espresso riserve formali sulla proclamazione libica per il tramite delle Presidenze britannica e tedesca dell'Unione europea nel 2006 e nel 2007, che si erano concentrate essenzialmente sulla chiusura del Golfo della Sirte e non sulla legittimità della zona di pesca protetta in se, e non ha mai contestato formalmente le decisioni libiche;

    nel corso di alcuni interventi alla Camera dei deputati, il Governo ha dato risposte, ad avviso del firmatario del presente atto, inaccettabili sotto il profilo della difesa degli interessi nazionali e del lavoro italiano nel Mediterraneo;

    in particolare, giova ricordare che il Governo ha riconosciuto la legittimità dell'autoproclamata delimitazione libica, ha confermato la mancata contestazione formale delle decisioni unilaterali libiche sia da parte dell'Unione europea che da parte del Governo italiano e, cosa ancora più grave, ha scaricato sui pescatori la colpa di essersi recati volontariamente a pescare in quelle acque;

    sotto quest'ultimo aspetto, a più riprese la Direzione pesca del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha raccomandato ai pescatori italiani di tenersi a notevole distanza dalla zona di protezione libica, rinunciando alla pesca del prezioso gambero rosso, anche al fine di non pregiudicare i rapporti bilaterali con tale nazione;

    il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale nella sua informativa del 19 maggio 2021 ha dichiarato: «Si tratta di una zona che il Comitato di coordinamento interministeriale per la sicurezza dei trasporti e delle infrastrutture ha definito, già dal 20 maggio 2019, con una misura tuttora in vigore, ad alto rischio per tutte le navi battenti bandiera italiana, senza distinzione di tipologia. A più riprese, tale rischio era stato segnalato dal Ministero degli affari esteri, da ultimo anche con una lettera del capo dell'Unità di crisi al sindaco di Mazara del Vallo, dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, dalla Guardia costiera e dalla Marina militare»;

    ancora più gravemente ha dichiarato: «La questione non è tanto quella di sapere se i nostri pescatori possano andare a pescare in quelle acque. Conosciamo già la risposta e la risposta è negativa. La questione principale e più urgente è quella di individuare strumenti alternativi di supporto economico per sostenere le categorie di pescatori e armatori che più direttamente subiscono le conseguenze di questa condizione»;

    infatti, come ricordato anche dal Viceministro Sereni in Commissione Affari esteri, la pesca nelle acque autoproclamate libiche «è suscettibile di essere giudicata contraria anche alla legislazione europea, in particolare al Regolamento 1005/2008. In base a questo regolamento, nel 2012, l'Italia è già stata oggetto di una messa in mora per la condotta di alcuni pescherecci italiani proprio nella Zona di Pesca Protetta libica. La stessa legislazione italiana, in particolare il decreto legislativo n. 4 del 2012, prevede specifiche sanzioni per chiunque peschi “in acque sottoposte alla sovranità di altri Stati”»;

    quanto dichiarato dal Governo in merito alla legittimità e alla conformità con il diritto internazionale pattizio e consuetudinario delle proclamazioni unilaterali delle delimitazioni delle Zone economiche esclusive e delle Zone di protezione di pesca, corrisponde al vero nella misura in cui gli Stati rivieraschi confinanti o aventi rive opposte decidano di non contestare o di accettare esplicitamente tali decisioni unilaterali, cedendo la propria sovranità o rinunciando alle proprie pretese;

    occorre, quindi, che Italia ed Unione europea, ciascuna per la propria competenza, escano dall'immobilismo e dall'accettazione passiva dello status quo, esercitando i propri diritti. Poiché ad oggi sono state espresse solo riserve formali e non contestazioni da parte dell'Unione europea e dell'Italia; il primo passo per ristabilire la pace e l'equilibrio nel Mediterraneo è la formale contestazione di tali decisioni autoproclamate al fine di addivenire a una soluzione pattizia lunga e duratura;

    nelle more della conclusione di accordi con gli Stati vicini, invece, il Governo ha preferito rinunciare a una decisione politica sulla vicenda scaricando sui privati l'onere di una contrattazione «spot» con la controparte libica, basata su contingenti numerici di autorizzazioni alla pesca, la creazione di «joint venture» in aree definite tra operatori libici e italiani e la creazione di cooperative a partecipazione mista,

impegnano il Governo:

   ad adottare iniziative per procedere alla contestazione formale, per la parte di competenza nazionale, delle autoproclamate Zone economiche e di pesca libiche;

   a promuovere, nelle opportune sedi europee e per la parte di competenza europea, la contestazione formale delle autoproclamate Zone economiche e di pesca libiche;

   ad adottare iniziative per contestare, ai sensi della Convenzione di Montego Bay del 1992, ogni delimitazione di acque da parte di Stati rivieraschi adiacenti o frontisti che ricadano nelle 200 miglia marittime dalla linea di base italiana o che superino la linea mediana, al fine di addivenire ad accordi specifici di delimitazione delle rispettive zone economiche;

   ad adottare iniziative per sostenere i pescatori italiani, nelle more degli accordi sulla definizione delle rispettive Zone economiche esclusive tra l'Italia e la Libia, con adeguati ristori economici che consentano almeno la copertura dei costi fissi.
(7-00679) «Delmastro Delle Vedove, Ciaburro».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SURIANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   a Catania lungo il litorale denominato «Plaia» insiste una problematica di inquinamento delle acque del mare dovuta agli scarichi di reflui industriali e civili tra il lido «Alkamar» e il lido «Roma». Un problema che dura da anni ma che le istituzioni negli ultimi anni hanno promesso di risolvere attraverso impianti di depurazione e che a oggi trova temporanea soluzione per l'estate con la chiusura dei canali di scarico in arrivo dalla zona industriale;

   Assobalneari Sicilia denuncia l'attuale situazione di non balneabilità del mare e ha deciso di procrastinare la riapertura degli stabilimenti balneari con conseguente danno economico per tutta l'area coinvolta. Associazioni come Sib, Fipe Confcommercio e Confindustria Sicilia ne hanno sposato la causa nella speranza che la politica possa dare finalmente una rapida soluzione per tutelare il mare e la salute dei cittadini;

   la società Sidra spa, che dal 2020 ha sostituito Irsap per la gestione del servizio idrico integrato catanese, non ha mai avviato i lavori di realizzazione delle «ture» per arginare lo sversamento in mare, ma ritiene che tale competenza non sia mai stata trasferita dal Consorzio Asi di Catania in liquidazione;

   sulla questione della depurazione e degli scarichi a mare la procura di Catania ha aperto un fascicolo e la Commissione parlamentare d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti ha svolto delle audizioni;

   a distanza di 4 anni dalla nomina di un commissario straordinario unico per la depurazione delle acque e nonostante le ricorrenti segnalazioni, la situazione non ha subito variazioni e non ci sono segnali che facciano sperare in una soluzione in tempi brevi. In un'audizione alla Commissione «Ecomafie» del mese di luglio 2020 il nuovo commissario, dottor Giugni, ha sottolineato come la Sicilia sia un disastro, rimarcando però l'intenzione di voler lavorare per apportare miglioramenti –:

   se il Governo sia a conoscenza della problematica e quali iniziative di competenza intenda mettere in atto per garantire l'incolumità dei cittadini catanesi e l'avvio della stagione balneare, in modo da non causare ulteriore danno economico a tutti i commercianti già provati da un periodo di ristrettezze a causa della pandemia in atto;

   se ritenga opportuno adottare iniziative per inserire l'adeguamento del sistema fognario e dei depuratori siciliani nel Piano nazionale di ripresa e resilienza visto che l'Unione europea ha più volte avviato procedure d'infrazione.
(5-06212)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   è in corso nei cieli italiani, sino al 15 giugno 2021, a partire dalla base aerea di Amendola (Foggia), un'esercitazione congiunta delle forze aeree italiane, statunitensi, britanniche e israeliane denominata Falcon Strike 2021;

   autorevoli mezzi di stampa israeliani presentano queste esercitazioni come dirette a migliorare l'addestramento dei piloti israeliani nella prospettiva di un attacco all'Iran («Iran is in our focus» ha dichiarato un anonimo ufficiale al Times of Israel il 6 giugno 2021);

   la Rete italiana pace e disarmo ha definito «inaccettabile e fortemente preoccupante» tale esercitazione, facendosi interprete dei sentimenti pacifisti diffusi in Italia e osservando giustamente che «indicare l'Iran come potenziale nemico da attaccare sia gravissimo e controproducente soprattutto in questa fase in cui l'Unione europea è attivamente impegnata per la ripresa dei negoziati riguardanti il programma nucleare militare iraniano»;

   a parere dell'interrogante, la fissazione di tali esercitazioni militari, a pochi giorni dai devastanti bombardamenti effettuati dalle stesse forze aeree israeliane sulla città di Gaza, che hanno causato un numero considerevole di morti tra i civili, rovescia completamente la tradizionale politica del nostro Paese di equivicinanza nei confronti dei Paesi coinvolti e innanzitutto del popolo e delle autorità palestinesi e di Israele;

   a parere dell'interrogante, lo svolgimento di esercitazioni di cui è indicata, sia pure non ufficialmente, la finalità offensiva, contrasta con l'interesse nazionale dell'Italia e con le necessarie azioni in campo internazionale di cui dovrebbe essere interprete dirette al ripudio della guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, come previsto dall'articolo 11 della Costituzione –:

   se il Governo non intenda valutare l'opportunità di non partecipare ad esercitazioni militari congiunte con qualunque Stato coinvolto nelle tensioni e negli avvenimenti bellici del Vicino Oriente, e allo scopo, di interrompere con effetto immediato la citata esercitazione.
(4-09516)


   TRANO e CABRAS. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della cultura, al Ministro del turismo, al Ministro per il sud e la coesione territoriale, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   Macari, frazione di San Vito Lo Capo, in provincia di Trapani, è un borgo marinaro che si affaccia sull'omonimo golfo, in un territorio dove si trovano alcune tra le più belle spiagge dei Mediterraneo;

   il piccolo centro è stato il set della fortunata serie televisiva omonima «Màkari», con Claudio Gioè, ispirata ai gialli di Gaetano Savatteri, andata in onda in prima serata su Rai Uno nel marzo 2021 e venduta all'estero, incuriosendo e affascinando il grande pubblico;

   si tratta di un pezzo pregiato del patrimonio naturalistico e culturale italiano e di un attrattore per il turismo internazionale;

   il turismo è al centro dello stesso Pnrr e l'Italia, messa a dura prova dalla crisi economica generata dall'emergenza Coronavirus, ne ha estremo bisogno;

   Macari, però, è anche un territorio fragile e da anni, tanto a livello centrale quanto a livello locale, sembra che poco o nulla sia stato fatto per evitare la perdita di un simile gioiello;

   la frazione di San Vito Lo Capo ha subito un evento franoso già nel 2001 che, solo per un caso non ha fatto vittime;

   in base alle informazioni in possesso dell'interrogante non sono mai state collaudate le reti paramassi, nemmeno dopo che due spaventosi incendi le hanno attaccate, nel 2012 e nell'estate 2020;

   in quest'ultimo caso, il rogo ha rischiato di distruggere per sempre anche la Riserva dello Zingaro; non è stato dato seguito alle disposizioni della Protezione civile nazionale che imponeva la messa in sicurezza e il rimboschimento dell'area, consentendo così alle fiamme di propagarsi su un'area giudicata con la massima classifica di pericolo (R4);

   l'amministrazione di San Vito Lo Capo ha posto nella frazione un cartello che «consiglia» ai residenti e ai turisti di non soggiornare nelle camere lato montagna, temendo che da un momento all'altro, possano verificarsi frane, segnalazione tra l'altro che secondo l'interrogante non avrebbe nessuna legittimità;

   non c'è un piano per garantire l'incolumità pubblica e inutili, sinora, si sono rivelati i richiami della Protezione civile nazionale al comune;

   il Piano comunale di Protezione civile a quanto risulta all'interrogante non verrebbe aggiornato dal 2013 –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare per quanto di competenza per tutelare l'area di Macari e garantire sicurezza a residenti e turisti;

   quali verifiche si intendano compiere, per quanto di competenza, per appurare le ragioni per le quali, nel corso degli ultimi anni, potrebbero essersi determinati tanti danni causati dagli incendi;

   quali iniziative si intendano adottare, per quanto di competenza, per evitare che la stagione turistica a Macari quest'anno subisca danni a causa dell'assenza di un piano antincendio e di protezione civile e per recuperare il tempo perduto, assicurando la reale messa in sicurezza del borgo marinaro;

   quali iniziative si intendano adottare, per quanto di competenza, per evitare che vada disperso l'enorme potenziale per il turismo rappresentato dall'area di cui in premessa, resa più nota dalla serie televisiva sopra richiamata.
(4-09520)


   FRATOIANNI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   nel 2016, a seguito di importanti manifestazioni e iniziative promosse da comitati, associazioni e movimenti spontanei di cittadini, l'«Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno» di Portici (NA), in collaborazione con altri importanti istituti di ricerca come l'Istituto Pascale di Napoli, il Cnr e le università di Milano, Federico II e Seconda università degli istituti di Napoli, ha eseguito uno «Studio di Esposizione nella Popolazione Suscettibile-SPES», una ricerca epidemiologica trasversale sull'uomo al fine di indagare la correlazione tra esposizione ambientale e salute in Campania;

   in Irpinia, le aree interessate sono state quelle della Valle del Sabato e della Valle dell'Irno, che, come noto, da decenni sono fortemente esposte a processi di inquinamento dei corsi d'acqua, dei suoli e dell'aria, soprattutto a seguito di storture storiche della pianificazione produttiva e di una degenerazione dell'attuazione del ciclo industriale;

   dal «Corriere Irpinia» del 7 giugno 2021, che riporta un documento elaborato da Sinistra Italiana, si apprende che i risultati completi, purtroppo, sono stati resi pubblici a circa cinque anni dall'avvio dello studio e solo grazie alla forte insistenza delle associazioni ambientaliste interessate e ai «Medici per l'Ambiente». La dirigenza dell'istituto attribuisce tale ritardo ai due anni di tempo che sono stati impiegati dall'Istituto superiore di sanità per la convalida dei risultati e alle problematiche legate agli eventi pandemici;

   tali motivazioni appaiono all'interrogante poco convincenti ma anche preoccupanti, in quanto, in cinque anni, non solo si rischia di vanificare l'efficacia di una simile iniziativa, ma si mette anche a repentaglio la salute stessa dei cittadini di quei territori in quanto i test di analisi non sono stati realizzati attraverso campionature esterne, ma con il rilevamento di inquinanti presenti negli organismi dei tanti volontari che, spontaneamente, si sono sottoposti allo screening di campionatura;

   gli esiti non lasciano alcun dubbio sul livello di pericolosità raggiunto in quanto è stata riscontrata l'eccessiva presenza di metalli pesanti e di elementi fortemente nocivi come l'antimonio, il titanio, il cadmio, il mercurio e la diossina, in proporzione addirittura superiore ai tassi riscontrati nella già tristemente famosa «Terra dei fuochi»;

   in queste due aree della provincia di Avellino si è a un punto di non ritorno e questi dati, associati a quelli relativi ai monitoraggi realizzati dall'Arpac sulle condizioni dell'aria e delle acque, confermano la loro costante e insidiosa insalubrità;

   a seguito della pubblicazione dello studio Spes, stata avviata un'inchiesta da parte della procura della Repubblica di Avellino che ha aperto un fascicolo nel merito –:

   se il Governo sia a conoscenza del ritardo con il quale sarebbe stato reso pubblico lo studio «Spes» citato e se non intenda adottare iniziative di competenza per accertarne le ragioni;

   se, per quanto di competenza, non intenda avviare uno screening di massa per la popolazione interessata delle due Valli, nonché un'indagine epidemiologica per individuare la prevalenza di patologie correlate all'inquinamento, alla luce dei risultati allarmanti dello studio;

   quali ulteriori iniziative di competenza intenda assumere per continuare ad assicurare l'azione di prevenzione primaria e secondaria a tutela della salute delle popolazioni interessate e procedere alla riduzione delle cause di inquinamento;

   se il Presidente del Consiglio dei ministri, d'intesa con la regione Campania, non intenda adottare le iniziative di competenza per la deliberazione dello stato di emergenza ambientale per le aree Valle del Sabato e della Valle dell'Irno, alla luce dei risultati relativi all'Irpinia emersi dallo «Studio di Esposizione nella Popolazione Suscettibile-Spes»;

   se, nell'ambito dei capitoli di spesa del Pnrr, sussistano fondi da destinare all'auspicabile azione di bonifica e di salvaguardia territoriale di situazioni caratterizzate da serie emergenze ambientali, come quella esposta in premessa.
(4-09523)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ERMELLINO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la Commissione europea per la democrazia attraverso il diritto, comunemente nota come «Commissione di Venezia», in qualità di organo consultivo del Consiglio d'Europa, ha osservato nell'ottobre 2020 come l'Ucraina, a fronte di cambiamenti politici importanti, sia incline ad avviare modifiche al sistema giudiziario, il cui risultato è però quello di aver adottato nel corso del tempo vari atti che non hanno mai avuto il carattere di una riforma globale. Si rileva altresì che alcune delle leggi in materia siano state giudicate incostituzionali dalla stessa Corte costituzionale ucraina. Un altro problema è poi la scarsa attuazione delle leggi una volta accolte, «probabilmente – scrive la Commissione di Venezia – a causa di un continuo problema di corruzione e di mancanza di integrità in alcune parti del sistema giudiziario. Comunque, le riforme istituzionali non possono essere la risposta per risolvere problemi che sono sorti a causa della condotta personale di alcuni membri di queste istituzioni»;

   difatti, in un suo recente articolo del 20 aprile 2021, l'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, ha spiegato come e perché l'Unione europea continui ad aiutare l'Ucraina, facendo riferimento ai progressi fatti dal Paese dal 2014 ad oggi, ma sottolineando come resti ancora molto da fare sul fronte della lotta alla corruzione e delle riforme in ambito giudiziario. «Le riforme rendono l'Ucraina più resiliente e più forte; per questo dal 2014 abbiamo mobilitato oltre 16 miliardi di euro per sostenerle, cosicché l'Ucraina è diventato il maggiore beneficiario di aiuti finanziari dell'UE. Con il ministro Kuleba abbiamo convenuto che l'integrazione economica dell'Ucraina e il ravvicinamento della sua normativa a quella dell'UE fanno bene al commercio e all'economia del Paese»;

   l'organismo anticorruzione del Consiglio d'Europa, Greco, nel Rapporto pubblicato il 26 marzo 2020 «Fourth evaluation round. Corruption prevention in respect of members of parliament, judges and prosecutors», appunto sullo stato del fenomeno corruttivo in Ucraina, ha riportato che il Paese ha attuato in modo soddisfacente o trattato in modo soddisfacente cinque delle 31 raccomandazioni contenute nel Rapporto di valutazione suddetto. Delle rimanenti raccomandazioni, 15 sono state parzialmente attuate e 11 non sono state attuate, indicando un tempo di 18 mesi per raggiungere un accettabile livello di conformità alle raccomandazioni espresse nel Rapporto;

   in data 12 maggio 2021 la III Commissione della Camera dei deputati ha tenuto un incontro informale con la Commissione affari esteri del Parlamento ucraino. Con riferimento al suddetto incontro in videoconferenza cui era presente l'interrogante, si sottolinea che i temi sopracitati – riforma della giustizia e fenomeno della corruzione in Ucraina – sono stati nevralgici nell'ambito del confronto;

   da una veloce disamina degli Accordi bilaterali in materia di cooperazione tra le forze di sicurezza ucraine e italiane, si evince che ad oggi un solo accordo lega in materia i due Paesi, entrato in vigore il 28 maggio 1993;

   va tenuto conto del ruolo pionieristico che l'Italia ha rivestito e tuttora riveste anche in ambito europeo sul fronte del contrasto ai fenomeni corruttivi, per cui si ricorda la sponsorizzazione di risoluzioni e raccomandazioni finalizzate all'adozione di strumenti multidimensionali basati su dati economici e statistici sulla criminalità e sulla giustizia penale, come, ad esempio, i numeri sulle denunce, sui procedimenti penali, sulle condanne e sulle confische –:

   se vi siano o siano in corso di definizione altri accordi bilaterali che riguardino la cooperazione tra le forze di sicurezza italiane e ucraine al di là del già citato documento, e se, in caso contrario, vi sia la previsione, per quanto di competenza dei Ministri interrogati, di adottare iniziative, nell'ambito della cooperazione, per sostenere il percorso di riforme istituzionali in Ucraina.
(5-06211)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   ASCARI, NAPPI e GRIPPA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   dalla lettura di alcuni articoli di giornale si è appreso della vicenda di una mamma M. che dopo aver denunciato l'ex convivente e padre di sua figlia per condotte maltrattanti, lesive e persecutorie, ha subito dal tribunale ordinario di Imperia l'allontanamento e collocazione in comunità della sua bambina;

   in particolare nell'articolo di giornale pubblicato su «Paeseroma» (https://www.paeseroma.it) si legge di un racconto che fa l'avvocato della signora M., secondo cui la minore, che oggi ha 10 anni, ha trascorso gli ultimi 5 anni tra violenze familiari prima e poi tra psicologi, assistenti sociali, educatori e una moltitudine di operatori avvicendatisi in verosimile conflitto di interessi; con un magistrato che prima emetterebbe degli ordini di protezione e poi valuterebbe l'affidamento allo stesso padre che ha riconosciuto come «aggressivo, pericoloso, non in grado di controllare i propri impulsi rabbiosi»;

   il difensore riferisce, nel racconto, di numerose anomalie intervenute nell'ambito dei relativi procedimenti giudiziari che si svolgono davanti al tribunale competente in ambito sia penale sia civile;

   in quest'ultimo, si rileva solo a titolo di esempio, erronea instaurazione del rito, violazione del contraddittorio e del diritto alla difesa, consulenze tecniche d'ufficio tardive e irregolari, operazioni peritali nulle svolte in assenza del consulente tecnico di parte, come anche di un ascolto della minore svolto anche esso in solitaria, e in assenza dei tecnici di parte, senza applicare il protocollo di Napoli;

   è necessario precisare che, generalmente, il consulente tecnico d'ufficio, quale ausiliario del giudice, deve possedere le competenze tecniche ma anche i requisiti morali per poter bene e fedelmente adempiere alle funzioni assegnategli, al solo scopo di far conoscere al giudice la verità;

   si legge che la bambina avrebbe affermato più volte di voler solo tornare dalla sua mamma, ma il suo appello pare essere rimasto inascoltato, nonostante a tutti gli operatori e in ogni fase abbia raccontato le violenze a cui ha assistito, che ha vissuto e vive tuttora sotto nuove forme;

   anche i servizi sociali, si legge, non avrebbero mai compiuto una seria valutazione situazionale, né delle rispettive capacità genitoriali, tanto meno hanno mai stilato un progetto definito, e i comportamenti degli stessi sarebbero stati posti in violazione delle rispettive norme e delle prassi deontologiche;

   anche in sede penale, ci sarebbero state sparizioni di notifiche e di interi fascicoli, ostracismo insuperabile da parte degli uffici a fornire essenziali documenti e informazioni di causa, in violazione di garanzie e diritti inderogabili;

   è bene ricordare, si legge, che, in alcune relazioni scritte dai servizi sociali, vengono riportati diversi episodi che descrivono l'inadeguatezza del padre, specie dove, al culmine di un particolare episodio di scompenso aggressivo, dichiara di voler rinunciare alla figlia, definendola «maleducata, irriconoscente, danneggiata», solo per aver espresso quest'ultima il desiderio di tornare dalla madre; ed anche i comportamenti irresponsabili e aggressivi, scatti d'ira, urla, mortificazioni e minacce verso la bambina, emersi anche durante gli incontri protetti;

   quanto si legge e riportato dall'avvocato negli articoli di giornale citati, relativamente alle sospette anomalie e irregolarità verificatesi durante questo procedimento giudiziario, laddove venisse accertato e confermato, sarebbe indicativo di fatti alquanto gravi sui quali occorre fare chiarezza e svolgere approfondite indagini al più presto, per addivenire alla definizione del giudizio nel pieno rispetto delle regole processuali e del principio di legalità;

   è fondamentale che sussistano tutte le condizioni necessarie al corretto esercizio della funzione giudiziaria sia civile che penale, in quanto ogni processo deve potersi svolgere nel pieno rispetto delle regole e dei principi supremi che ne presiedono lo svolgimento, specie in quei processi, come questo, in cui è in gioco l'interesse superiore del minore –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti ed atti sopra esposti, e quali iniziative ritenga opportuno adottare per quanto di competenza, anche disponendo un'immediata e non più rinviabile iniziativa ispettiva presso gli uffici giudiziari in questione.
(3-02332)

Interrogazione a risposta scritta:


   MURELLI, MORRONE, CAVANDOLI, TOMBOLATO, FIORINI, TONELLI, PIASTRA. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   al carcere di Piacenza in meno di un mese sono stati feriti otto poliziotti;

   l'ultimo fatto, in ordine di tempo, è quello riportato dal quotidiano online «IlPiacenza.it», secondo i quale, in data 7 giugno 2021, un detenuto ha prima colpito un agente e poi ha spaccato il setto nasale a un ispettore;

   a lanciare l'allarme sulla situazione all'interno del carcere delle Novate è un comunicato stampa unitario dei Sindacati di polizia penitenziaria - casa circondariale di Piacenza;

   tramite questa nota ufficiale, che trae spunto dal richiamato episodio di violenza ai danni degli agenti che vi prestano servizio, i sindacati hanno lanciato un accorato appello di aiuto al Ministro della giustizia e al Capo del dipartimento di polizia penitenziaria;

   nella nota si evidenzia che la responsabilità dell'accaduto è stata anche di un'errata scelta di politica gestionale riguardo all'assegnazione dei detenuti adottata da parte del Provveditorato e dell'amministrazione centrale, ovvero quella di assegnare detenuti con problemi psichiatrici alla casa circondariale di Piacenza; tra i detenuti «speciali» è stato di recente assegnato anche uno appartenente alla categoria sex offender che, per le patologie psichiatriche di cui è affetto, andrebbe piuttosto collocato in un istituto in cui sia presente la sezione di articolazione salute mentale; l'istituto piacentino, infatti, ha soltanto una sezione di Osservazione psichiatrica, con cinque camere di pernottamento, che possono accogliere i detenuti per un massimo di trenta giorni;

   dalla nota emerge che gli agenti di polizia penitenziaria operano in condizioni di minorata sicurezza, sono vittime di ripetute aggressioni e si sentono abbandonati al loro destino;

   occorrono provvedimenti urgentissimi per la tutela dell'incolumità fisica degli agenti, per fornire loro i mezzi e l'organico necessari per potersi difendere e gestire l'ordine pubblico nelle carceri –:

   quali iniziative intenda intraprende il Governo al fine di tutelare l'incolumità degli agenti di polizia penitenziaria e quali strumenti di deterrenza e difesa intenda fornire per prevenire le costanti aggressioni che gli agenti subiscono all'interno delle strutture carcerarie; quali iniziative il Governo intenda altresì adottare per assicurare una gestione più efficace delle persone detenute, soprattutto quelle affette da problemi psichiatrici in generale e con particolare riferimento alla casa circondariale di Piacenza.
(4-09519)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   UBALDO PAGANO e LACARRA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il progetto della linea Bari-Bitritto nasce nel 1986 e nel 2013 viene sottoscritta la Convenzione tra Rete ferroviaria italiana, regione Puglia e Ferrovie Appulo Lucane per la realizzazione del suo innesto sulla linea Bari-Taranto di Rete ferroviaria italiana (Rfi);

   la linea ha una lunghezza complessiva di 9,162 chilometri, è elettrificata e a scartamento ordinario, a servizio di un bacino di utenza di circa 150.000 con stazioni a Bitritto, e Loseto e Carbonara, quartieri della città di Bari;

   la Bari-Bitritto è interconnessa fisicamente e funzionalmente con la rete di Rfi con innesto in corrispondenza del Bivio di Bari Sant'Andrea. Nel marzo 2019 Ferrovie Appulo Lucane hanno comunicato la fine dei lavori, il cui valore complessivo ammonta a 34.686.916,72 euro;

   per assicurare l'integrazione nella rete nazionale e l'attivazione del servizio è stato approvato un emendamento al decreto-legge n. 162 del 2019 (cosiddetto «Milleproroghe 2020») volto a qualificare come infrastruttura ferroviaria nazionale «linee ferroviarie regionali a scartamento ordinario interconnesse con la rete nazionale, che assicurano un diretto collegamento con la città metropolitana e per le quali (...) non sia stata ancora autorizzata la messa in servizio» ai fini del trasferimento, «a titolo gratuito, mediante conferimento in natura, al gestore dell'infrastruttura ferroviaria nazionale che ne assume la gestione»;

   l'intervento emendativo ha consentito il trasferimento della linea ferroviaria Bari-Bitritto al gestore dell'infrastruttura ferroviaria nazionale (Rfi), in quanto ritenuta la soluzione più idonea a garantire efficienza, efficacia e l'affidamento del servizio in tempi rapidi;

   la sua messa in esercizio assicurerà il collegamento di questi popolosi territori con la città di Bari, potenziando l'accessibilità all'aeroporto, ai servizi ferroviari nazionali di lunga percorrenza, ai servizi ferroviari regionali e al porto;

   in data 10 giugno 2021, durante un incontro richiesto dal sindaco di Bari Antonio Decaro e convocato dall'assessora regionale ai trasporti Anita Maurodinoia per fare chiarezza sull'evoluzione dei lavori, Rete ferroviaria italiana ha comunicato, per mezzo dei suoi rappresentanti, che per la messa in esercizio del collegamento realizzato dalle Ferrovie Appulo Lucane sono necessari altri 40 milioni di euro finanziati con il Piano nazionale di ripresa e resilienza per ulteriori lavori di adeguamento e che le operazioni non saranno completate prima del 2026, ossia a 40 anni di distanza dalla consegna del progetto;

   come comunicato dallo stesso sindaco Decaro, Rfi in seguito al trasferimento della linea, aveva stimato in 6-8 mesi i tempi necessari al completamento dell'intervento;

   alla luce di quanto sopra riportato, l'interrogante ritiene tale ulteriore attesa inaccettabile e lesiva del diritto alla mobilità di centinaia di migliaia di cittadini –:

   se siano a conoscenza di quanto riportato in premessa e se ritengano di spiegare le ragioni di quanto comunicato dai rappresentanti di Rfi, ovverosia di tempi tanto lunghi per la realizzazione dell'opera e l'attivazione della linea;

   se e quali iniziative di competenza intendano intraprendere per garantire il rapido completamento dell'opera e la messa in esercizio in tempi brevi.
(5-06213)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   SERRACCHIANI, MURA, SENSI, BAZOLI, BENAMATI, BERLINGHIERI, BOLDRINI, BONOMO, BORDO, ENRICO BORGHI, BRAGA, BRUNO BOSSIO, BURATTI, CAMPANA, CANTINI, CARLA CANTONE, CAPPELLANI, CARNEVALI, CECCANTI, CENNI, CIAMPI, CRITELLI, DAL MORO, DE LUCA, DE MARIA, DE MENECH, DEL BASSO DE CARO, DELRIO, DI GIORGI, FASSINO, FIANO, FRAGOMELI, FRAILIS, GARIGLIO, GRIBAUDO, INCERTI, LA MARCA, LACARRA, LEPRI, LOSACCO, LOTTI, LORENZIN, MADIA, GAVINO MANCA, MANCINI, MELILLI, MICELI, MORGONI, NARDI, NAVARRA, ORFINI, PAGANI, UBALDO PAGANO, PELLICANI, PEZZOPANE, PICCOLI NARDELLI, PINI, PIZZETTI, POLLASTRINI, PRESTIPINO, QUARTAPELLE PROCOPIO, RACITI, RIZZO NERVO, ANDREA ROMANO, ROSSI, ROTTA, SCHIRÒ, SOVERINI, TOPO, VAZIO, VERINI, VISCOMI, ZAN e ZARDINI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato dagli organi di informazione, nel corso della notte scorsa, di fronte ai magazzini della Zampieri di Tavazzano (Lodi), si sono registrate ore di tensione che sono culminate con scontri e violenze tra gruppi di lavoratori che hanno portato al grave ferimento alla testa di Abdelhamid Elazab, lavoratore SI Cobas della FedEx di Piacenza;

   la dinamica degli incidenti è, al momento, ancora incerta, con versioni contrastanti e accuse reciproche tra i lavoratori che avevano organizzato il picchetto all'esterno dei magazzini e l'altro gruppo di lavoratori che stava all'interno dei luoghi di lavoro;

   secondo il sindacato Si Cobas, che ha organizzato la mobilitazione per protestare contro i licenziamenti da parte di una ditta di logistica che lavorava per la Fedex di Piacenza, il presidio sarebbe stato attaccato da un gruppo di operai e di bodyguard dell'azienda a colpi di bastoni, pezzi di bancali e sassi, senza che vi fosse il pronto intervento delle forze dell'ordine, pur presenti sul sito;

   il lavoratore Abdelhamid Elazab è stato ricoverato al San Matteo di Pavia privo di conoscenza e dimesso la mattina successiva con una prognosi di 15 giorni, mentre altri otto lavoratori risultano aver riportato ferite durante gli scontri;

   la procura della Repubblica di Lodi ha prontamente aperto un'inchiesta sull'accaduto che, secondo la locale questura, ha visto il lancio reciproco di oggetti tra i due gruppi di lavoratori, ciascuno di 30-40 persone per parte;

   analoghi incidenti erano avvenuti poco tempo fa a San Giuliano Milanese;

   a prescindere dalla reale dinamica dei fatti, e nel pieno rispetto del lavoro degli organi inquirenti, è di tutta evidenza che episodi di tale natura segnalano un grave clima di tensione sociale in diverse aree del Paese, aggravato dalla crisi economica conseguente alla pandemia, con condizioni del lavoro che si fanno sempre più precarie anche per chi ha contratti regolari –:

   di quali informazioni dispongano rispetto ai fatti sommariamente richiamati in premessa e quali iniziative di competenza intendano assumere per prevenire l'acuirsi di situazioni che troppo spesso rischiano di degenerare in tensioni sociali e violenza nei luoghi di lavoro, con lavoratori che strumentalmente vengono contrapposti ad altri lavoratori.
(3-02331)

Interrogazione a risposta scritta:


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ALBANO, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DE TOMA, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, RACHELE SILVESTRI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI, VINCI e ZUCCONI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   i «Fratelli Musulmani» sono una organizzazione che mira a ricondurre l'islam al centro della vita politica e sociale della comunità musulmana, con l'intento di costruire un califfato globale, considerati, anche sulla base dei rapporti di intelligence di molteplici Stati, sia occidentali che non, la matrice di molte organizzazioni terroristiche quali Hamas, Io SI, Jamaat-e-Islami in India e Pakistan, Boko Haram in Africa e Al-Qaeda, che sembrano essere tutte legate ideologicamente, finanziariamente o logisticamente ai Fratelli Musulmani;

   i Fratelli Musulmani sono stati, altresì, dichiarati organizzazione terroristica dal Bahrain, dall'Egitto, dall'Arabia Saudita e dagli Emirati Arabi Uniti, e le popolazioni di tali Paesi sono state esortate a stare lontane dall'organizzazione e a non sostenere le sue attività;

   in un percorso intrapreso dall'amministrazione Trump, anche gli Stati Uniti stanno procedendo nel senso di inserire la Fratellanza musulmana nella lista delle organizzazioni terroristiche di Washington;

   nel panorama dell'associazionismo islamico in Italia, l'Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia, Ucoii, è stata fondata nel 1990 dal medico siriano Mohammed Nour Dachan; l'associazione, pur non ufficialmente riconosciuta dallo Stato italiano, è da allora operante su tutto il territorio nazionale, anche se non se ne conosce l'effettiva rappresentatività;

   si apprende da fonti di stampa che il fondatore dell'Ucoii, nonché suo presidente onorario Mohammed Nour Dachan, sarebbe stato indicato quale «fondatore dei Fratelli Musulmani in Italia», e l'associazione tutta sarebbe dunque espressione della fratellanza musulmana, aderendo ai suoi principi e sposandone l'ideologia;

   la predetta affermazione proviene da una fonte particolarmente attendibile, considerato che, a riferire alla stampa questa circostanza, è stato l'Imam della Grande Moschea di Roma, gestita dal Centro islamico culturale d'Italia, unica istituzione musulmana riconosciuta in virtù del decreto del Presidente della Repubblica n. 712 del 1974, dunque osservatore privilegiato del mondo islamico italiano, nonché interlocutore istituzionale accreditato –:

   se risultino collegamenti diretti o indiretti tra l'associazione islamica Ucoii – Unione delle comunità e organizzazioni islamiche italiane – e l'organizzazione islamista Fratelli Musulmani, e quali iniziative intenda porre in essere, per quanto di competenza, per scongiurare eventuali derive islamiste che possono pregiudicare l'ordine pubblico nazionale.
(4-09521)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   ASCARI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   dalla lettura di un articolo di giornale pubblicato sulla Gazzetta di Modena (https://gazzettadimodena.gelocal.it) si è appreso che, venerdì 4 giugno 2021 si è svolta un'assemblea pubblica on line, proclamata dai genitori e dagli insegnanti della scuola secondaria di primo grado «Ferraris» di Modena, per condividere il disappunto in merito alla decisione da parte dell'ufficio scolastico provinciale di Modena di ridurre una sezione nelle future classi prime, in partenza a settembre 2021, a causa del calo demografico dei nati nel 2010;

   come si legge nell'articolo di giornale, una delle insegnanti della scuola riferisce che, attualmente, la scuola conta nove sezioni al completo dalla prima alla terza, e non si capisce il perché non si debba approfittare del calo demografico per far partire, finalmente, classi comprendenti un numero massimo di 21/22 alunni, mantenendo attive tutte le nove sezioni della scuola, guadagnando non solo in sicurezza, ma anche e soprattutto in qualità, specie alla luce della situazione pandemica (ancora in atto) che ha messo in evidenza quanto le classi troppo numerose siano state una delle cause principali della chiusura delle scuola;

   la decisione dell'Ufficio scolastico provinciale si rifà al decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009, n. 81 (meglio conosciuto come decreto «classi pollaio»), recante parametri per la formazione delle classi nelle scuole di ogni ordine e grado che prevede, all'articolo 11, comma 1, che le classi prime delle scuole secondarie di I grado e delle relative sezioni staccate sono costituite, di norma, con non meno di 18 e non più di 27 alunni, elevabili fino a 28;

   questa decisione non pare tenere conto di quanto stabilito dal «Patto per la scuola al centro del paese» che le organizzazioni sindacali e il Ministro dell'istruzione hanno firmato il 20 maggio 2021. Nel patto (a pagina 7) si legge che si concorda di operare per la riduzione del numero di alunni per classe e per istituzioni scolastiche, a partire dal prossimo anno scolastico;

   la decisione dell'Usp di Modena di provvedere alla riduzione di una sezione nelle future classi prime potrebbe comportare delle conseguenze negative sulla formazione degli alunni con risvolti negativi in termini di povertà educativa, e sull'organico degli insegnanti che, a seguito di ciò, subirà una riduzione. Pertanto, tale decisione andrebbe ritirata;

   ad oggi, è grave che le norme vigenti in materia rimangono immutate, ferme ai parametri introdotti col cosiddetto «dimensionamento Tremonti-Gelmini», in particolare con la famigerata legge n. 133 del 2008 e il decreto del Presidente della Repubblica n. 81 del 2009, nonostante la pandemia tuttora in atto abbia dimostrato come le norme di distanziamento fisico non potevano essere rispettate all'interno delle classi, vista la loro elevata composizione numerica;

   non si può rischiare di tornare, all'avvio del prossimo anno scolastico, in presenza al 100 per cento, con classi sovraffollate che costituiscono, non solo un potenziale pericolo per la salute dei nostri ragazzi, ma anche un danno formativo grave per gli studenti, specie quelli più fragili o con bisogni o esigenze educative particolari;

   il Paese ha la responsabilità di superare l'emergenza in atto con una visione strategica in grado di affrontare le molteplici sfide per la ripresa con la consapevolezza che il futuro dell'Italia sarà nelle mani dei giovani che oggi frequentano le scuole. Le istituzioni scolastiche costituiscono il volano di crescita culturale ed economica, luogo di sviluppo delle competenze per una cittadinanza consapevole e partecipativa nel nostro tessuto sociale;

   come affermato dal Presidente della Repubblica, il sistema di istruzione e formazione è una «risorsa decisiva per il futuro della comunità nazionale». La scuola è centrale per lo sviluppo sostenibile e per il lavoro e costituisce una infrastruttura strategica del nostro Paese. Le ragioni economiche di risparmio dei costi non devono prelevare sul diritto allo studio che, invece, va garantito in maniera effettiva e concreta, anche attraverso il superamento delle cosiddette classi pollaio e la messa in sicurezza degli istituti scolastici –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, ritenga opportuno adottare affinché l'Ufficio scolastico provinciale di Modena provveda al ritiro della decisione di cui in premessa, nonché ai fini della revisione dei criteri normativi vigenti per la formazione delle classi delle scuole di ogni ordine e grado su tutto il territorio nazionale.
(4-09517)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PAOLIN. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   sui quotidiani locali della provincia di Treviso, il 1o maggio, sono apparsi gli importanti risultati ottenuti dall'Inps sede provinciale di Treviso, in collaborazione con il Comando Provinciale dei Carabinieri di Treviso e Guardia di Finanza, a seguito dell'attenta verifica sui percettori del reddito di cittadinanza per l'anno 2020 infatti, dai controlli incrociati su 4.994 trevigiani con il reddito di cittadinanza, l'Inps ne ha scovati ben 293 che lo hanno percepito indebitamente e che quindi dovranno restituire alla casse dell'Inps ben 870 mila euro;

   i predetti dati, del 2020, riguardano la provincia di Treviso dove solo lo 0,4 per cento dei nuclei familiari richiedenti percepisce il reddito di cittadinanza sul 3,1 per cento del reddito di cittadinanza nazionale erogato in Veneto;

   a parere dell'interrogante, l'ottima collaborazione tra Inps e l'Arma dei carabinieri e Guardia di finanza, riscontrata a Treviso e anche in altre province nel nord Italia, dovrebbe essere estesa sistematicamente e formalmente in tutto il territorio nazionale con la sottoscrizione di specifici protocolli d'intesa territoriali finalizzati al controllo di legittimità delle prestazioni sociali a sostegno del reddito;

   il reddito di cittadinanza della provincia di Napoli sarebbe pari all'incirca a quello dell'intero Nord e a marzo 2021 ben 157.000 nuclei famigliari avrebbero percepito il reddito di cittadinanza o la pensione di cittadinanza pari, complessivamente a 459.000 persone, mentre nell'intero nord d'Italia le famiglie che, per lo stesso periodo, avrebbero percepito il reddito di cittadinanza o la pensione di cittadinanza sarebbero state 224.872, per un totale complessivo di 452.000 persone; a marzo 2021 sarebbero stati spesi, per il sussidio, 99 milioni di euro solo per la provincia di Napoli contro i 104 milioni per tutto il Nord –:

   se quanto riportato in premessa trovi conferma;

   quali siano i dati nazionali, suddivisi per provincia, sul numero dei controlli incrociati effettuati dall'Inps, nel 2020, per scoprire persone che hanno percepito indebitamente il reddito di cittadinanza e a quante persone sia stato revocato il beneficio economico per decadenza «sanzionatoria», e quali siano le motivazioni principali per la revoca del reddito di cittadinanza;

   quale sia l'ammontare della somma di denaro totale, e suddivisa per regione, che è stata percepita indebitamente nel 2020, nonché la cifra che ad oggi è stata recuperata dall'Inps;

   se l'attività di verifica, da parte degli uffici dell'Inps sulla veridicità delle dichiarazioni Isee presentate, sia lasciata ad autonome iniziative dei direttori regionali e provinciali dell'ente o se il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, gli organi di gestione dell'Inps e la direzione generale dell'Inps abbiano definito specifiche linee di indirizzo per effettuare percentuali di controlli a campione sulle domande o per esaminare tutte le istanze presentate, in modo tale da verificare la legittimità formale, derivante dal controllo delle banche dati informatiche istituzionali in possesso delle pubbliche amministrazioni, e sostanziale dei dati indicati nelle autocertificazioni dai percettori del beneficio economico.
(5-06209)


   COSTANZO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   come riportato da Repubblica Milano in data 7 giugno 2021, la multinazionale tedesca della logistica Dhl è stata accusata di una cospicua evasione sui contribuiti dei lavoratori, attraverso cooperative e consorzi «che fungevano da meri “serbatoi” di manodopera», e «società che nascono e muoiono con una velocità tale da impedire di individuare i reali gestori della fornitura di lavoratori e di aggredire i capitali evasi»;

   il Nucleo di polizia economico tributaria di Milano ha quantificato l'evasione in venti milioni di euro;

   nel decreto di sequestro preventivo d'urgenza i magistrati della procura di Milano hanno accusato Dhl, la società committente, di «abusare dei benefici offerti dal sistema illecito, neutralizzando il proprio cuneo fiscale mediante l'esternalizzazione della manodopera e di tutti gli oneri connessi»; tale condotta illecita sarebbe stata realizzata attraverso «fittizi contratti d'appalto per prestazioni di servizi che, invero, dissimulano l'unico, reale oggetto del negozio posto in essere tra le parti, ossia la mera somministrazione di personale effettuata in violazione delle norme che ne regolamentano la disciplina»;

   come riportato da Repubblica, l'indagine del Nucleo di polizia economico-finanziaria, insieme all'attività ispettiva del Settore contrasto illeciti dell'Agenzia delle entrate, ha portato a diverse perquisizioni — nelle province di Milano, Monza-Brianza, Lodi e Pavia — nei confronti di persone fisiche e giuridiche accusate, secondo la ricostruzione del pm Paolo Storari — di aver realizzato «una complessa frode fiscale caratterizzata dall'utilizzo di fatture soggettivamente inesistenti, da parte della multinazionale, e dalla stipula di fittizi contratti di appalto per la somministrazione di manodopera, effettuata in violazione della normativa di settore»;

   in particolare, ricostruendo la filiera della manodopera, si sarebbe dimostrato che i rapporti di lavoro con la società committente venivano «schermati da un consorzio che si avvaleva a sua volta di 23 società cooperative — che si avvicendavano nel tempo trasferendo la manodopera dall'una all'altra — omettendo sistematicamente il versamento dell'Iva e, nella maggior parte dei casi, degli oneri di natura previdenziale» –:

   se non si ritenga necessario adottare iniziative, per quanto di competenza, per imprimere una netta accelerazione politica al percorso di riforma del sistema delle cooperative, degli appalti e della somministrazione di manodopera volto a tutelare i lavoratori e a impedire che possano ripetersi le storture di questi ultimi anni.
(5-06210)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta orale:


   MARCO DI MAIO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   le gelate di questi ultimi giorni che hanno colpito in particolare la regione Emilia-Romagna, dopo le alte temperature dei giorni precedenti che hanno favorito il risveglio della vegetazione, hanno causato alle piante un terribile shock termico con effetti infausti sulle produzioni, colpendo in maniera pesante frutteti e coltivazioni, rischiando di compromettere le raccolte estive;

   in particolare, il brusco e prolungato crollo delle temperature, con punte fino a meno 6 gradi in pianura, accompagnato un po' ovunque da forti precipitazioni, gelate notturne e neve, anche nella prima fascia collinare, ha interessato, in maniera estesa, tutta la regione e colpito la maggior parte delle produzioni agricole e vitivinicole;

   sono stati fortemente colpiti dalle gelate dovute alle improvvise temperature rigide, accentuate dalle piogge e umidità, molte specie di piante anche già germogliate e tutte le specie fruttifere in piena fioritura;

   ingenti danni sono stati riscontrati anche per quanto riguarda il settore vinicolo e si è purtroppo ripetuto quanto avvenuto nel 2020; la situazione è aggravata dal fatto che in alcune zone, in particolare quelle della Romagna che sono ad alta vocazione frutticola, è stato colpito anche fino al 100 per cento del raccolto dell'anno;

   non tutte le compagnie assicurative sono state tempestive nell'apertura della campagna assicurativa 2021 e, per sostenere le imprese che si trovano, per il terzo anno consecutivo, alle prese con una situazione estremamente difficile, che si somma alle difficoltà legate all'emergenza pandemica, la regione si è attivata da subito mettendo in campo diversi strumenti;

   è stata attivata la piattaforma online per raccogliere tutte le segnalazioni dei potenziali danni alle imprese agricole e permettere così una precisa ricognizione sul territorio;

   l'assessore regionale all'agricoltura ha dichiarato la volontà di aiutare il sistema ortofrutticolo attraverso investimenti, ricerca e sostegno promozionale, manifestando l'intenzione di chiedere al Governo, anche per il 2021, la deroga al decreto legislativo n. 102 del 2004 sulle calamità e la semplificazione della segnalazione on line dei danni subiti e di continuare il confronto sulla proposta di riparto fatta dal Ministro interrogato per rendere subito disponibili i venti milioni di euro ottenuti nel corso del 2020 sempre sulla base del decreto legislativo n. 102 del 2004 per metterli prontamente a disposizione delle imprese agricole, chiedendo inoltre al Governo la disponibilità immediata dei settanta milioni di euro stanziati per le calamità del 2019 e 2020 grazie alla legge di stabilità;

   occorre un riconoscimento dell'eccezionalità dell'evento calamitoso al fine di attivare aiuti e interventi di sostegno previsti dalla normativa nazionale in caso di avversità atmosferiche –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare:

    a) per fronteggiare le criticità evidenziate e valutare di riconoscere l'eccezionalità dell'evento calamitoso di questi ultimi giorni nella regione Emilia Romagna, al fine di attivare al più presto gli aiuti e gli interventi di sostegno previsti dalla normativa nazionale in caso di avversità atmosferiche;

    b) per promuovere una iniziativa congiunta con altri Stati europei, che sono stati colpiti dal medesimo evento nefasto, definendo le modalità della medesima iniziativa per chiedere un intervento dell'Unione europea, data la dimensione eccezionale dell'evento calamitoso.
(3-02328)


   MORRONE, VIVIANI, RAFFAELLI, BUBISUTTI, CAVANDOLI, GASTALDI, GOLINELLI, LIUNI, LOLINI, LOSS, MANZATO e TARANTINO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   a metà marzo e durante i primi giorni del mese di aprile 2021, in alcune zone dell'Emilia Romagna, in particolare, nelle province di Ravenna, Rimini, Forlì-Cesena, Bologna, Ferrara e Modena, — zone a vocazione frutticola —, si sono registrate forti gelate, con temperature che sono arrivate a -6 gradi, che hanno danneggiato le drupacee, anche in modo irreparabile; in alcune zone si è arrivati addirittura a danni fino al 100 per cento della coltivazione;

   le gelate tardive hanno interessato circa 5.000 ettari di albicocchi, 3.500 ettari di susini e circa 10.000 ettari di alberi di pesche e nettarine e più di 1.800 ettari di superficie a ciliegio, ma anche filari di pere, mele e kiwi, causando, alle coltivazioni in avanzato stato di vegetazione e fioritura — momento in cui sono particolarmente sensibili al freddo —, la caduta di fiori di albicocco, bruciati dal gelo, nonché gli ovari dei fiori di pesco e susini compromessi in modo irreparabile;

   è innegabile che i cambiamenti climatici in atto stanno modificando le stagioni e quindi il rischio è di ritrovarsi ogni anno a dover affrontare temperature fuori stagione, con alternanza tra giorni con temperature sopra la media, seguiti da giorni sotto la media con gelate e, in alcuni casi, nevicate fuori tempo, che, come conseguenza, portano alla rovina di interi raccolti; per gli agricoltori perdere il raccolto vuol dire perdere reddito;

   ancora è presto per fare una conta precisa dei danni per quest'annata, ma sicuramente ci troviamo, purtroppo, nell'identica situazione della primavera del 2020 quando si sono registrate gelate tardive e brinate notturne che hanno causato danni al settore frutticolo della regione Emilia Romagna stimate in circa 400 milioni di euro;

   l'articolo 222-bis del cosiddetto «decreto Rilancio» ha incrementato di 20 milioni di euro il Fondo di solidarietà nazionale per le imprese agricole ubicate nei territori che hanno subito danni in conseguenza delle eccezionali gelate occorse nel periodo marzo-aprile 2020 e per le produzioni per le quali non hanno sottoscritto polizze assicurative agevolate, al fine di accedere agli interventi previsti per favorire la ripresa dell'attività economica e produttiva;

   risulta agli interroganti che le risorse stanziate dal suddetto decreto-legge Ristori, anche se insufficienti, non siano state ancora liquidate e i danni derivanti da queste nuove gelate, occorse sempre nelle medesime zone, rischiano di sommarsi a quelli del 2020;

   alcuni agricoltori delle zone interessate sono riusciti a limitare parzialmente i danni, utilizzando i sistemi antigelo, ma si sono purtroppo rivelati appena sufficienti per un quinto dell'estensione delle aziende; altri che avevano appena rinnovato o stipulato le assicurazioni si trovano nella condizione di non poter usufruire della copertura assicurativa in quanto queste assicurazioni si attiveranno dopo 12 giorni dalla sottoscrizione;

   gli agricoltori lamentano la mancanza e l'inefficacia degli strumenti a difesa delle produzioni agricole. A parere degli interroganti sarebbe necessaria una riforma del sistema assicurativo agricolo perché non più adeguato e con franchigie troppo elevate, per cui gli agricoltori preferiscono non assicurarsi perché non è più conveniente –:

   se non ritenga, per quanto di competenza, di adottare iniziative normative per l'estensione anche al 2021, con conseguente adeguato incremento, delle disposizioni previste dall'articolo 222-bis del decreto-legge n. 34 del 2020, cosiddetto «decreto-legge Rilancio», al fine di un giusto ristoro alle imprese agricole emiliano-romagnole danneggiate da questi eventi eccezionali, nonché (prevedere una riforma del sistema assicurativo agricolo che renda l'assicurarsi un vantaggio per gli agricoltori e non un ulteriore aggravio di spesa;

   se intenda chiarire le tempistiche per l'adozione del piano di riparto delle somme da prelevarsi dal Fondo di solidarietà nazionale e da trasferire alle regioni, come previsto dal decreto legislativo n. 102 del 2004.
(3-02329)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   LICATINI e GRIPPA. — Al Ministro della salute, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

  la lana di vetro è un materiale impiegato come isolante termico e acustico, prodotta attraverso potenti getti d'aria su colate di vetro, generando in tal modo fibre grossolane a bassa conducibilità termica che trattengono l'aria negli interstizi;

   rappresenta, insieme alla lana di roccia, il materiale più usato per l'isolamento termico e acustico;

   tuttavia, le fibre artificiali vetrose potrebbero causare gravissimi problemi di salute, in particolare legati alla dimensione delle fibre, al grado di solubilità nei liquidi e dal contenuto di sostanze chimiche;

   per ottenere una certa stabilità di forma, dette fibre vengono infine miscelate con il legante bachelite, una resina fenolica. Si tratta di un materiale plastico sintetico, ricavato per polimerizzazione del fenolo con la formaldeide, il quale solidifica a contatto con un flusso di aria calda. In relazione a ciò, possono verificare delle concentrazioni di formaldeide, che a tutti gli effetti è una sostanza cancerogena;

   infatti, l'International Agency for Research on Cancer (Iarc) ha classificato le lane minerali come non cancerogene, ma ha classificato la lana di vetro per scopi speciali come possibile cancerogeno per gli esseri umani;

   per questi motivi, si sono susseguite varie normative volte a garantire la sicurezza di coloro che lavorano con tale tipo di materiale e di chi poi vive quotidianamente con esso; la lana di vetro può irritare gli occhi, la pelle e le mucose e si può lavorarla generando poca polvere e proteggendo occhi, pelle e mucose;

   la pericolosità di tale materiale si evince dalla procedura che è necessario seguire per la rimozione: invero, l'intervento di asportazione prevede l'utilizzo di apparecchiature e metodologie analoghe a quelle utilizzate per la rimozione dell'amianto, seppure meno rigorose;

   il Ministero della salute, in passato, aveva classificato come dannosa, per la salute di coloro che vi entrano in contatto diretto e ripetuto, la lana di vetro contenente fibre di diametro inferiore a 3 micron, un limite addirittura più basso di quello stabilito dalla normativa europea in seguito (6 micron);

   inoltre, risulta un elemento difficilmente degradabile con tutte le conseguenze negative che ne conseguono a livello ambientale, tra cui la dispersione –:

   se, alla luce dei motivi sopra esposti, i Ministri interrogati intendano assumere iniziative volte a frenare l'utilizzo di tali isolanti, incentivando invece il ricorso a materiali isolanti più sicuri e sicuramente migliori a livello ambientale perché biocompatibili ed ecosostenibili.
(4-09515)


   CIABURRO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in data martedì 8 giugno 2021, il Ministero della salute, come richiesto a più riprese e in più sedi, istituzionali e non, dagli esponenti dell'opposizione al Governo Conte II prima ed al Governo Draghi poi, e da parte della stampa, ha pubblicato i verbali della cosiddetta «Task force anti-Covid-19», istituita nel gennaio 2020 dal Ministro medesimo;

   tra le motivazioni addotte per giustificare sinora la mancata pubblicazione dei predetti documenti, è stata indicata anche la natura informale delle riunioni della task force stessa;

   dai documenti pubblicati, come peraltro evidenziato a mezzo stampa, si evince come il tema della necessità dell'aggiornamento del piano pandemico fosse già stato sollevato alla fine di gennaio 2020, al punto che la prima riunione del tavolo di lavoro per l'aggiornamento dello stesso in sede di task force è stato convocato il 18 febbraio 2020;

   sempre secondo i verbali pubblicati, in data 2 febbraio 2020 è stata evidenziata la necessità di reperire dispositivi di protezione individuali (Dpi); tuttavia, in data 15 febbraio 2020 l'Italia ha «donato» due tonnellate di mascherine alla Repubblica popolare cinese, e in data 6 marzo 2020, il Ministro della salute ha avuto modo di dichiarare pubblicamente come non vi fossero problemi legati all'approvvigionamento delle mascherine;

   come indicato dal Viceministro della salute pro tempore l'11 febbraio 2020, tuttavia, all'epoca mancavano dati sui numeri delle terapie intensive e dei respiratori disponibili;

   da tali informazioni si evince una chiara negligenza da parte del Ministro medesimo nella gestione degli approvvigionamenti della logistica e delle forniture di dispositivi di protezione individuale –:

   se il Ministro interrogato intenda indicare le ragioni che sono alla base dei vari ritardi e delle negligenze gestionali delineati in premessa, anche e soprattutto alla luce dei verbali di recente pubblicazione.
(4-09518)


   BELLUCCI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'Associazione nazionale pensioni per cani autorizzate (Anpca), da tempo, denuncia situazioni di abusivismo delle pensioni casalinghe per cani, sottolineando l'importanza l'importanza delle leggi vigenti in materia di benessere animale, igiene pubblica e fiscalità;

   l'autorizzazione sanitaria, rilasciata dalle Asl (Autorità sanitarie locali) a chi vuole aprire un'attività di custodia cani, è, infatti, obbligatoria, indipendentemente dal numero di cani che si intende accudire ed è un requisito molto importante, perché tutela il benessere degli animali, l'igiene pubblica, prevenendo eventuali malattie infettive trasmissibili dal cane all'uomo (zoonosi) e la tranquillità dei cittadini, prevenendo situazioni di disturbo della quiete pubblica in quanto prescrive distanze minime dalle abitazioni;

   come l'Anpca evidenzia, è sufficiente digitare in rete «pensioni casalinghe per cani», per trovare migliaia di persone e piattaforme online che, senza autorizzazione sanitaria e senza partita Iva, offrirebbero il servizio di pensione per cani nei loro appartamenti privati –:

   accertata la fondatezza dei fatti di cui in premessa, se e quali iniziative per quanto di competenza, il Governo intenda assumere per prevenire fenomeni di abusivismo delle pensioni casalinghe per cani.
(4-09522)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazione a risposta orale:


   CAVANDOLI, MORRONE, VINCI, CESTARI, MURELLI, RAFFAELLI, PIASTRA, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, GOLINELLI, VIVIANI, MANZATO, BUBISUTTI, GASTALDI, COVOLO, BADOLE, LIUNI, LOLINI, LOSS, ZOFFILI e TARANTINO. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   la cimice marmorata asiatica (Halyomorpha halys) è un insetto particolarmente infestante proveniente da Cina, Giappone, Taiwan e Corea, che negli ultimi anni ha colpito molte regioni del nostro Paese, soprattutto del Nord e che si sta progressivamente diffondendo sul territorio nazionale;

   questo insetto, non avendo antagonisti naturali ed essendo caratterizzato da una particolare velocità riproduttiva nonché di adattamento all'ambiente circostante, si sta rivelando un vero flagello e rappresenta un elevato livello di pericolosità per l'agricoltura italiana, in particolare per le colture frutticole;

   gli interventi di lotta su scala globale sono ad oggi incentrati essenzialmente sull'utilizzo di prodotti chimici, con utilizzo di principi attivi a largo spettro, che si sono però rivelati fondamentalmente inefficaci;

   per quanto riguardava l'utilizzo di antagonisti naturali provenienti dal territorio di origine della cimice asiatica, il Ministero aveva già autorizzato a introdurre, in condizioni di quarantena e per soli motivi di studio, la specie ritenuta più efficace a livello mondiale, la vespa samurai (Trissolcus japonicus), per condurre i necessari studi, in particolare sull'impatto ambientale negli agrosistemi nazionali, mentre il Crea proseguiva le ricerche su tutti gli antagonisti naturali della cimice attivi sul territorio nazionale;

   la strategia più efficace è stata individuata negli interventi di lotta biologica classica, utilizzando antagonisti naturali della cimice asiatica provenienti dalla sua area di origine, poiché gli antagonisti autoctoni, già presenti in Italia, non si sono dimostrati in grado di contrastarla in maniera significativa;

   l'introduzione di antagonisti naturali non autoctoni era tassativamente vietata dall'articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997 (recepimento della direttiva «Habitat»), il quale non prevedeva deroghe finalizzate alla lotta biologica, ma con il decreto del Presidente della Repubblica n. 102 del 5 luglio 2019 questo articolo è stato modificato ed ora assume una rilevante importanza per la lotta alla cimice asiatica, poiché prevede la possibilità di introdurre specie non autoctone come appunto la vespa samurai che, come detto, si sta rivelando utile per il controllo biologico della cimice asiatica;

   per l'effettiva attuazione del provvedimento è necessario però attendere la definizione dei criteri per l'immissione di specie e di popolazioni non autoctone attraverso un decreto, da emanare entro 6 mesi dall'entrata in vigore del decreto del Presidente della Repubblica n. 102 del 2019, del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentiti il Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, il Ministero della salute e la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano;

   l'autorizzazione all'immissione in natura delle specie e delle popolazioni non autoctone, su richiesta delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano può essere concessa per ragioni di rilevante interesse pubblico, connesse a esigenze ambientali, economiche, sociali e culturali, in modo che non sia arrecato alcun danno agli habitat naturali né alla fauna e alla flora selvatiche locali; la suddetta richiesta dovrà essere comunque supportata da uno specifico studio del rischio che l'immissione comporta per la conservazione delle specie e degli habitat naturali;

   il 12 giugno 2019 il Senato della Repubblica ha approvato una risoluzione (DOC. XXIV n. 5-A), con la quale si è impegnato il Governo pro tempore a dare la massima priorità all'adozione del decreto ministeriale previsto dal nuovo articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997 e ad accelerare le altre fasi dell'iter autorizzatorio anche alla luce delle ampie sperimentazioni condotte sulla Vespa samurai –:

   se intendano, nell'immediato, dare seguito a quanto indicato nella risoluzione di cui in premessa approvata dal Senato procedendo sia all'emanazione del decreto ministeriale che accelerando quanto possibile l'iter autorizzatorio per l'immissione della vespa samurai, vista anche la particolare articolazione e complessità della procedura che potrebbe comportare un eccessivo allungamento dei tempi per l'avvio concreto delle sperimentazioni in campo.
(3-02330)

TURISMO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   NARDI. — Al Ministro del turismo, al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, commi da 98 a 108, della legge 28 dicembre 2015, n. 208, come modificato dalla legge 27 febbraio 2017, n. 18, e dall'articolo 1, comma 319, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, ha istituito lo strumento del «Credito d'imposta per i nuovi investimenti nel Mezzogiorno» rivolto alle imprese di qualsiasi dimensione operanti in quasi tutti i settori produttivi, ivi compreso il settore ricettivo (alberghiero ed extralberghiero);

   dal 2016 al 2019, lo strumento ha avuto una dotazione finanziaria media annua di oltre 600 milioni di euro, che risultano interamente erogati;

   la misura, allo stato attuale, agevola l'acquisto di macchinari, impianti e attrezzature varie, destinati a strutture produttive nuove o già esistenti, a condizione che i beni acquisiti abbiano il requisito della strumentalità rispetto all'attività esercitata dall'impresa e quindi siano impiegati come strumenti di produzione all'interno del processo produttivo;

   come segnalato dal settore, a quanto consta all'interrogante, risulterebbe che, per un limite di mera classificazione contabile, vengano esclusi dalla norma agevolativa gli acquisti di arredi, mobili e dotazioni simili effettuati dalle imprese turistiche, in quanto gli stessi sarebbero classificati quali «Altro», categoria non ricompresa tra quelle invece agevolabili;

   va considerato che, per lo svolgimento dell'attività turistico-ricettiva, gli arredi e i mobili costituiscono il cuore insostituibile del ciclo produttivo aziendale, in virtù della piena strumentalità degli stessi beni, atti a completare inequivocabilmente la capacità funzionale di impianti e macchinari, per l'erogazione dei servizi minimi essenziali di tipo ricettivo;

   il turismo è tra i settori maggiormente colpiti dalla diffusione del Coronavirus e dai provvedimenti adottati per contenere il contagio;

   nel settore turistico, malgrado alcuni segnali di ripresa nei mesi estivi, si sono registrati circa 51 milioni di turisti in meno –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per estendere l'agevolazione di cui in premessa agli acquisti di arredi, mobili e dotazioni simili effettuati dalle imprese turistiche.
(5-06214)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:

   il Conservatorio di musica Afam «S. Cecilia» di Roma ha una prestigiosa storia nel panorama culturale romano e nazionale, anche in ragione del suo collegamento con la più nota Accademia. Attrae, nonostante le recenti difficoltà di direzione didattica e amministrativa, talenti indiscussi da tutto il mondo e vanta un'offerta formativa di elevate quantità e qualità;

   dal 2016, si sono registrati crescenti problemi in relazione alle iniziative intraprese dalla sua direzione;

   da tale anno, la conduzione del Conservatorio è stata infatti connotata da comportamenti anomali, segnalati all'attenzione del Ministro competente da atti di sindacato ispettivo sin dalla scorsa legislatura (interpellanza n. 2-01970 alla Camera e interrogazioni a risposta scritta nn. 4-08186 e 4-08239 di analogo contenuto al Senato). In questa legislatura, è sufficiente ricordare le interpellanze alla Camera n. 2-00020 e n. 2-01130. Purtroppo, a nessuno di questi atti di sindacato ispettivo l'Esecutivo ha ancora risposto;

   ai contenuti di tali atti ispettivi si rinvia, con la necessaria puntualizzazione che il Conservatorio ha patito una serie di soccombenze giudiziarie (13 in tutto a oggi, anche per aver violato i diritti dei lavoratori inseriti nelle graduatorie d'istituto) ed è stato sottoposto a diverse ispezioni ministeriali, dalle cui relazioni emergono rilevanti criticità;

   in particolare, si ricordano le dimissioni della responsabile della sicurezza sul lavoro, individuata ai sensi del decreto legislativo n. 81 del 2008 (si vedano gli atti degli ispettori) e la firma digitale del componente del consiglio d'amministrazione nominato MIUR (si vedano gli atti degli ispettori);

   da ultimo, si sottolinea a circostanza che, per oltre un anno, la componente degli studenti in consiglio d'amministrazione è stata rappresentata da una giovane donna uscita dal corpo studentesco, decaduta insieme al consiglio d'amministrazione soltanto il 2 agosto 2020 (si vedano gli atti degli ispettori);

   il direttore pro tempore, tramite la registrazione di un'assemblea degli studenti svolta su piattaforma, ha utilizzato le opinioni liberamente espresse da uno studente per formulare capi d'accusa nei suoi confronti e per una sospensione dalle attività didattiche per due mesi (provvedimento impugnato al Tar Lazio e segnalato al Garante per la protezione dei dati personali);

   il Tar Lazio, il 6 marzo 2003, n. 1778, ha stabilito come sia «pacifico che il commissariamento di un ente rappresenta un modulo ordinamentale e gestionale disancorato dal vigente quadro di riferimento, aggravato dall'incidenza sulle funzioni di controllo interno ed esterno, [...], che costituisce l'espressione più ampia e penetrante della vigilanza ministeriale»;

   la stessa giurisprudenza della Corte costituzionale ha affermato che il potere di nomina del commissario straordinario costituisce attuazione del principio generale, applicabile a tutti gli enti pubblici, del superiore interesse pubblico al sopperimento, con tale rimedio, degli organi di ordinaria amministrazione in caso di mancato o cattivo funzionamento dei titolari;

   tra i molti precedenti specifici in merito al commissariamento si ricordino i seguenti:

    il 9 giugno 2016, è stata commissariato il consiglio d'amministrazione dell'Accademia di Belle arti di Reggio Calabria, con decreto del Ministro pro tempore Giannini;

    28 febbraio 2013, è stato sospeso e commissariato il direttore del Conservatorio «Piccinni» di Bari, con decreto del Ministro pro tempore Profumo;

    il 16 aprile 2012, è stata commissariata l'Accademia Albertina di Torino;

    nel marzo 2010 è stato commissariato il Conservatorio «Scontrino» di Trapani, con decreto del Ministro pro tempore Gelmini –:

   in considerazione di quanto esposto in premessa, quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di ripristinare il buon andamento e la regolarità della gestione del Conservatorio.
(2-01248) «Fassina, Fornaro».

Apposizione di firme ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta Loss e altri n. 4-09512, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 giugno 2021, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Binelli, Vanessa Cattoi, Sutto.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:

   interrogazione a risposta scritta Cavandoli e altri n. 4-03603 del 18 settembre 2019 in interrogazione a risposta orale n. 3-02330;

   interrogazione a risposta in Commissione Morrone e altri n. 5-05712 dell'8 aprile 2021 in interrogazione a risposta orale n. 3-02329;

   interrogazione a risposta in Commissione Marco Di Maio n. 5-05971 dell'11 maggio 2021 in interrogazione a risposta orale n. 3-02328.