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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 12 ottobre 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni VII e XI,

   premesso che:

    l'emergenza Covid-19 ha provocato una crisi sanitaria ed economica senza precedenti, mettendo in evidenza tutte le fragilità del sistema Paese. Una crisi che ha messo in ginocchio l'economia di tutto il mondo, consentendo però di innescare un atteggiamento virtuoso, uno spirito solidale che ha rafforzato l'Unione europea, la quale ha risposto alla crisi pandemica con il Next Generation EU (NGEU). Un programma di portata e ambizione inedite, che prevede investimenti e riforme per accelerare la transizione ecologica e digitale, migliorare la formazione dei lavoratori e conseguire ma maggiore equità di genere, territoriale e generazionale;

   per l'Italia il NGEU rappresenta un'opportunità imperdibile di sviluppo, investimenti e riforme. L'Italia punta a rafforzare la pubblica amministrazione, rafforzare il sistema produttivo e intensificare gli sforzi nel contrasto alla povertà, all'esclusione sociale e alle disuguaglianze. Il NGEU può essere davvero l'occasione per riprendere un percorso di crescita economica sostenibile e duraturo rimuovendo gli ostacoli che hanno bloccato la crescita italiana negli ultimi decenni;

   il Piano, che ha l'ambizione di consentire al Paese di compiere quel salto nel futuro che attendiamo da troppo tempo, trascura però il ruolo dell'informazione che aspetta da lungo tempo la giusta attenzione da parte delle istituzioni. In questo nuovo Paese che si vuol creare non è possibile pensare di non assegnare un ruolo centrale all'informazione. Perché un Paese civile ha bisogno di buona informazione, altrimenti sono le istituzioni stesse che vengono indebolite. In tal senso, non è più rinviabile la piena attuazione dell'articolo 21 della Costituzione, che vuol dire creare finalmente le condizioni per una riforma radicale che tuteli maggiormente la libertà dell'informazione, in una stagione in cui la crisi del settore è drammatica;

   tutt'oggi permane una preoccupante indifferenza che non consente di adottare quei provvedimenti all'esame del Parlamento che restano determinanti per il settore, ovvero la legge di contrasto alle «querele bavaglio» (il relativo disegno di legge è all'esame del Senato), la legge per l'abolizione del carcere per i giornalisti, la legge per la tutela delle fonti e la legge contro il precariato che non è più rinviabile, con riferimento al tema della detenzione dei giornalisti in relazione al reato di diffamazione, nel mese di giugno 2020 la Corte costituzionale, Presidente Marta Cartabia, attuale Ministro della giustizia, ha emesso l'ordinanza n. 132 del 2020, con la quale ha rinviato di un anno la trattazione della questione di legittimità costituzionale ad essa sottoposta, in attesa che il Parlamento proceda a una revisione della disciplina prevista per il reato di diffamazione a mezzo stampa, in linea con i principi costituzionali e convenzionali;

   il tema della libertà di stampa non può essere in alcun modo disgiunto dalla tutela dei diritti e della dignità del lavoro. È perciò necessario un provvedimento che ponga al centro la difesa del lavoro e la tutela dell'informazione: non ci può essere buona informazione senza lavoro garantito. Nel settore dell'informazione il lavoro è sempre più precario e questo comporta un'informazione di qualità sempre più bassa e dei cittadini meno informati;

   oggi il lavoro, giornalistico, pur essendo vincolato alle regole di un ordinamento professionale, si esercita normalmente in regime di lavoro subordinato e comunque, anche in presenza di prestazioni inquadrate giuridicamente come prestazioni di lavoro autonomo, sempre a favore di aziende editoriali. Questa specificità del lavoro giornalistico lo distingue dalle altre attività professionali;

   non può essere più rinviata una riflessione approfondita da parte del Parlamento e del Governo va fatta sul sistema previdenziale dei giornalisti. Com'è noto il bilancio della gestione pensionistica dell'Inpgi è in pesante passivo. Un passivo giunto a livelli ormai insostenibili essenzialmente per lo squilibrio tra giornalisti dipendenti attivi e pensionati. In modo simile all'Inps, anche l'Inpgi ha un rapporto attivi/pensionati di circa 1,5 e una dinamica degli stipendi che negli ultimi anni ha visto una costante diminuzione della contribuzione degli assunti. Ha inoltre appesantito i conti dell'Inpgi il ricorso costante delle aziende ai prepensionamenti con una ulteriore progressiva diminuzione delle entrate. Tant'è che negli ultimi dieci anni sono usciti dalle redazioni attraverso i prepensionamenti circa 1.200 giornalisti su una platea complessiva di contributori che attualmente è di circa 15.000 dipendenti, in pratica l'8 per cento del totale del lavoro dipendente. Ogni mese le uscite per il pagamento delle pensioni sono circa una volta e mezza le entrate da contributi. La situazione è molto simile a quella della previdenza dell'Inps che però, a differenza dell'Inpgi, può contare per restare in equilibrio sulla fiscalità generale. Nel 2020 il disavanzo dell'Inpgi ha raggiunto quasi 250 milioni di euro, per cui per raggiungere il pareggio dei conti di bilancio sarebbe necessario un aumento del 5 per cento dei contributi o la diminuzione del 30 per cento della spesa per le pensioni, ipotesi evidentemente non praticabili. Una prima risposta, sebbene non sufficiente, è costituita dalla legge n. 58 del 28 giugno 2019, che prevede l'allargamento della base contributiva a partire dal 2023, attraverso l'inserimento nell'Inpgi della categoria dei cosiddetti comunicatori della pubblica amministrazione. Ad appesantire i conti dell'Inpgi ha inoltre contribuito, negli ultimi dieci anni, l'esborso, per ammortizzatori sociali, a favore dei dipendenti delle aziende in crisi per circa 500 milioni di euro. Sono evidentemente molteplici le azioni da intraprendere urgentemente a tutela dell'informazione e dei giornalisti,

impegnano il Governo:

   ad adottare iniziative per anticipare l'attuazione della legge 28 giugno 2019, n. 58, per l'allargamento della platea contributiva dell'Inpgi e a promuovere un confronto volto a superare il precariato e l'applicazione di contratti giornalistici per quella vasta platea di giornalisti che svolge l'attività professionale inquadrata giuridicamente come prestazione di lavoro autonomo, ma sempre a favore di aziende editoriali;

   ad adottare le iniziative di competenza per dare immediata attuazione alla legge sull'equo compenso n. 233 del 2012, che fissa una soglia minima di pagamento.
(7-00737) «Di Giorgi, Lacarra, Pellicani, Sensi, Verini, Rotta, Piccoli Nardelli, Lattanzio, Rossi, Prestipino, Nitti, Orfini».


   L'XI Commissione,

   premesso che:

    il regolamento (CE) N. 1198/2006 del Consiglio del 27 luglio 2006 ha istituito il Fondo europeo per la pesca (di seguito «Fep») e definito il quadro degli interventi di sostegno della Comunità a favore dello sviluppo sostenibile del settore della pesca, delle zone di pesca e della pesca nelle acque interne;

    il regolamento (CE) N. 498/2007 della Commissione del 26 marzo 2007 ha stabilito le modalità di applicazione del regolamento (CE) n. 1198/2006 del Consiglio relativo al Fondo europeo per la pesca, in seguito modificato dal Regolamento (UE) n. 1249/2010 della Commissione del 22 dicembre 2010;

    gli articoli 27 e 30 del regolamento n. 1198 del 2006 prevedono forme di compensazione socio-economica per la gestione della flotta da pesca comunitaria, finanziate dal Fep, e proposte dagli Stati membri per i pescatori colpiti dagli sviluppi nel settore della pesca. In particolare, il comma 1, lettera e) dell'articolo 27 prevede «compensazione una tantum ai pescatori che hanno lavorato come tali a bordo di una nave per almeno dodici mesi, purché il peschereccio sul quale hanno lavorato sia in arresto definitivo delle attività di pesca ai sensi dell'articolo 23»;

    difatti, il citato articolo 23 dello stesso regolamento prevede «Aiuti pubblici per l'arresto definitivo delle attività di pesca», disponendo che il Fep contribuisce al finanziamento dell'arresto definitivo delle attività di pesca dei pescherecci, purché tale arresto avvenga nell'ambito di un piano di adeguamento dello sforzo di pesca di cui all'articolo 21, lettera a). È di seguito specificato, inoltre, che l'arresto definitivo delle attività di pesca di un peschereccio può avvenire soltanto mediante le modalità indicate dal medesimo comma 1, dell'articolo 23;

    i regolamenti (CE) n. 1198/2006 e n. 498/2007 e il decreto del Ministero delle politiche agricole del 28 febbraio 2011, quindi, riconoscono compensazioni socio-economiche solo in favore dei proprietari dei pescherecci e dei pescatori dipendenti e non anche a tutela del personale amministrativo;

    il regolamento (UE) n. 508 del 14 del 15 maggio 2014 ha abrogato alcuni regolamenti CE tra i quali il regolamento (CE) n. 1198/2006;

    ai sensi dell'articolo 34, comma 2, lettera a) e b) del regolamento (UE) n. 508 del 14 del 15 maggio 2014, in caso di arresto definitivo delle attività di pesca, sono previste compensazioni socio-economiche per i proprietari dei pescherecci e per i pescatori dipendenti e non anche per il personale amministrativo. L'articolo 34, al comma 2, infatti, stabilisce che «il sostegno (...) è concesso:

     a) ai proprietari di pescherecci dell'Unione registrati come attivi e che hanno svolto attività di pesca in mare per almeno 90 giorni all'anno nel corso degli ultimi due anni civili precedenti la data di presentazione della domanda di sostegno;

     b) ai pescatori che hanno lavorato in mare a bordo di un peschereccio dell'Unione interessato dall'arresto definitivo per almeno 90 giorni all'anno nel corso dei due anni civili precedenti la data di presentazione della domanda di sostegno»;

    come si evince dalla risposta all'interrogazione a risposta in Commissione 5-09884 presentata mercoledì 26 ottobre 2016 dall'onorevole Dario Ginefra, il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha in precedenza confermato che la misura denominata «Aiuti pubblici per l'arresto definitivo dell'attività di pesca» prevista nell'ambito del Programma europeo 2007-2013 contribuiva al finanziamento dell'arresto mediante demolizione. Nella stessa risposta, il Ministero delle politiche agricole confermava che, anche nel programma Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca 2014-2020 sono state previste delle compensazioni per i proprietari di pescherecci e per i pescatori dipendenti, ma per gli impiegati amministrativi di aziende con imbarcazioni demolite non è stata prevista alcuna azione di ricollocamento nel mondo del lavoro, né alcun sostegno economico;

    è evidente come tale normativa abbia avuto effetti discriminatori tra diverse categorie professionali tutte parimenti coinvolte nei medesimi processi;

    gli impiegati amministrativi di aziende con imbarcazioni demolite, in particolare, non hanno potuto beneficiare di alcuna forma di tutela e/o sostegno in seguito all'applicazione della normativa comunitaria e nazionale,

impegna il Governo

a verificare l'entità di lavoratori, ex impiegati amministrativi di aziende con imbarcazioni demolite, tutt'ora disoccupati in seguito all'applicazione della normativa riportata in premessa e ad adottare, di conseguenza, ogni opportuna iniziativa di competenza al fine di garantire forme di tutela e sostegno, nonché di reinserimento lavorativo dei medesimi, anche valutando l'opportunità di mettere al servizio di enti pubblici le competenze in materia di pesca maturate sul campo dagli stessi.
(7-00738) «Lacarra».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   NARDI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   secondo l'ultimo rapporto «Italian Maritime Economy» il trasporto marittimo continua a rappresentare il principale «veicolo» dello sviluppo del commercio internazionale: il 90 per cento delle merci, infatti, viaggia via mare. I trasporti marittimi e la logistica valgono circa il 12 per cento del pil globale;

   riguardo al trasporto marittimo complessivo si stima per il 2021 un aumento del 4,2 per cento per volumi complessivi maggiori di 12 miliardi di tonnellate, superiori quindi ai livelli pre COVID-19, e per il 2022 un ulteriore incremento del 3,1 per cento;

   il segmento container, che rappresenta la modalità di trasporto privilegiata del commercio globale di beni, a partire da luglio 2020 con la ripresa della domanda soprattutto da parte dell'Europa e del Nord America, ha registrato una crescita costante. Per il 2021 si stima una crescita dell'8,7 per cento e per il 2022 del 4,7 per cento;

   il Mediterraneo rappresenta ancora una via privilegiata di transito per i traffici containerizzati concentrando il 27 per cento dei circa 500 servizi di linea mondiali via nave. In Italia la componente internazionale del trasporto marittimo è sempre rilevante: il mare assorbe, infatti, il 33 per cento dell'interscambio italiano;

   l'Italia è il primo Paese nell'Unione europea a 28 per trasporto di merci in modalità «trasporto via mare a corto raggio» nel Mediterraneo, con 244 milioni di tonnellate di merci trasportate (quota di mercato 37 per cento);

   si registra da tempo un aumento indiscriminato dei costi delle materie prime che si accompagna all'allungamento dei tempi di consegna e a ritardi anche di mesi su tutte le filiere produttive;

   i costi delle materie prime incidono fino al 60 per cento sul valore del prodotto finale, con un aumento medio dei costi di produzione intorno al 30 per cento;

   tali aumenti paiono essere determinati anche dalla carenza di container e dal notevole rincaro dei noli marittimi;

   nei giorni scorsi Filiera Italia, la fondazione che riunisce il mondo agricolo e dell'agroindustria, ha scritto una lettera al Governo per descrivere la situazione di rincari senza precedenti dei noli per il trasporto via mare di container, e chiedere di attivarsi a favore dell'avvio di una indagine antitrust in Europa contro le grandi compagnie globali che offrono questi servizi;

   a quasi due anni dall'inizio della pandemia globale, si legge nel documento, «si registrano ancora costi di trasporto aumentati di 3-4 volte rispetto alla precedente media e che non accennano a diminuire. È in atto dunque un comportamento fortemente speculativo e ingiustificato da parte delle principali compagnie di navigazione responsabili del commercio mondiale di container»;

   recentemente la Camera di commercio di Massa-Carrara ha scritto all'Autorità garante della concorrenza e del mercato per segnalare tale situazione, rimarcando il sensibile incremento ingiustificato dei noli marittimi relativi al trasporto internazionale delle merci che può arrivare anche al 500 per cento dei prezzi precedenti;

   appare evidente come tali rincari, oltre a produrre difficoltà circa il corretto approvvigionamento delle merci, stiano causando gravi problemi alle imprese del settore che possono ripercuotersi sull'intera filiera produttiva nazionale e quindi su tutta l'economia nazionale e sui cittadini;

   il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) prevede, a favore dei porti, della logistica e dei trasporti marittimi, oltre 3,8 miliardi di euro per interventi per l'ammodernamento e il potenziamento dei porti;

   sarebbe opportuno utilizzare tali risorse anche per dotare i porti italiani di infrastrutture capaci di contrastare con efficacia la speculazione internazionale relativa all'incremento ingiustificato dei noli marittimi relativi e alla mancanza di container –:

   se il Governo, in relazione a quanto espresso in premessa, intenda attivarsi nelle sedi preposte, anche ai sensi dell'articolo 12 della legge n. 287 del 1990, per promuovere un'indagine, sia in Italia che in Europa, sull'incremento ingiustificato dei noli marittimi;

   quali iniziative di competenza urgenti intenda assumere al fine di evitare che l'incremento ingiustificato dei noli marittimi possa causare gravi difficoltà alle imprese del settore, una carenza di materie prime e un aumento dei costi per la filiera e per i cittadini;

   se il Governo, nell'ambito delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza, abbia previsto misure e progetti efficaci e strutturali per contrastare la speculazione internazionale relativa all'incremento ingiustificato dei noli marittimi relativi ed alla mancanza di container.
(5-06832)


   LUCASELLI e FERRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   un aspetto molto delicato che investe ogni Governo in carica riguarda la scelta e le selezioni dei manager delle aziende e degli organismi pubblici;

   al riguardo, alcuni aspetti critici investono, da ultimo, la nomina di Andrea Ripa di Meana a presidente e amministratore delegato del Gestore dei servizi energetici (Gse), ente che gestisce circa 18 miliardi di euro di incentivi alle energie rinnovabili;

   come riportato da alcune fonti di stampa «una scelta generata nell'alveo delle conoscenze del fidato consigliere del premier, Francesco Giavazzi. E sollecitata anche dal capo di Gabinetto di Draghi, Antonio Funiciello, su input del commissario europeo, Paolo Gentiloni»;

   a far meditare è non tanto l'investitura del dirigente, quanto il fatto che con la sua nomina, fortemente sponsorizzata da una componente della maggioranza di Governo, è stato abolito il consiglio di amministrazione: niente più consiglieri, dunque, ma un solo uomo al comando, l'amministratore unico, appunto, che sarà anche l'unico referente del giudice delegato della Corte dei conti chiamato a vigilare sulla correttezza dell'operato aziendale, con la conseguenza che, mentre prima il magistrato poteva contare su più voci per approfondire e vagliare le scelte della direzione, ora il contraltare sarà unico e l'azione di controllo depotenziata –:

   quali siano le motivazioni di merito che abbiano portato il Governo ad «azzerare» il consiglio di amministrazione del Gestore dei servizi energetici (Gse) per nominare un amministratore unico e se non ritenga che tale scelta indebolisca l'azione di controllo sulla società, a cui sono attribuiti fondamentali incarichi di natura pubblicistica nel settore energetico.
(5-06833)

Interrogazione a risposta scritta:


   CUNIAL. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante, con l'interrogazione 4-09632, ha già esposto al Governo i dubbi inerenti al Green pass, di cui al decreto-legge n. 52 del 2021, che si dichiara in attuazione del regolamento (UE) 2021/953;

   l'interrogante, con le interrogazioni n. 4-04902, 4-05410, 4-05739, 4-05933, 4-06098, 4-06279 e 4-06288, ha preso in considerazione il conflitto di interessi di Bill Gates, nella gestione della pandemia e riguardo ai vaccini, nonché in relazione alla sperimentazione genica e al suo ruolo nell'Oms e nei programmi connessi;

   l'interrogante con le interrogazioni n. 4-08424 e 4-08567, ha preso in considerazione il conflitto di interessi del Presidente del Consiglio dei ministri;

   in data 27 agosto 2021, l'Oms pubblica un rapporto dal titolo: «Documentazione digitale dei certificati COVID-19: stato vaccinale: specifiche tecniche e linee guida per l'attuazione», finanziato dalla Fondazione Bill e Melinda Gates, dal Governo dell'Estonia, dalla Fondation Botnar, dallo Stato del Kuwait e dalla Fondazione Rockefeller. Alla stesura hanno partecipato membri di: Oms, World Bank, Path, Icao, direzione generale per la salute e la sicurezza alimentare della Commissione europea, direzione della Commissione europea per le reti di comunicazione, i contenuti e la tecnologia, Ernst & Young, International Port Community Systems Association, centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie, Federal Institute for Drugs e Dispositivi medici, Germania; il pubblico target principale di questo documento sono le autorità nazionali incaricate di creare o supervisionare lo sviluppo di una soluzione di certificato di vaccinazione digitale per COVID-19;

   nel documento si discute di come nel contesto della pandemia COVID-19, il concetto di Documentazione digitale dei certificati COVID-19 (Ddcc) si propone come un meccanismo attraverso il quale i dati sanitari di una persona correlata al COVID-19 possono essere documentati digitalmente tramite un certificato elettronico. Un certificato di vaccinazione digitale che documenta il corrente stato di vaccinazione di una persona per la protezione dalla malattia e che può quindi essere utilizzato per la continuità delle cure o come prova di vaccinazione per scopi diversi dall'assistenza sanitaria;

   vengono descritti diversi scenari come quello per la continuità assistenziale nel contesto del COVID-19, allo scopo di garantire alle persone di sapere se e quando avranno bisogno di una dose successiva di vaccino; quello per definire l'utilizzo del Green pass come prova della vaccinazione COVID-19; quello per decidere sulla fornitura di servizi sanitari basati sull'anamnesi; quello per definire l'utilizzo del Green pass al fine di garantire la salute ai lavoratori, con l'accesso a un'accurata cronologia delle vaccinazioni contro una malattia per cui serve l'immunizzazione. In questo ambito si dice che spetterà agli Stati definire come questo scenario viene applicato e adattato al loro contesto e livello di maturità digitale, in conformità con la loro legislazione;

   il 22 settembre 2021, su La7, l'ex presidente del Consiglio dei ministri Romano Prodi, sul tema del Green pass, ha dichiarato: «Adagio adagio lo si estende e la gente si convince perché va a lavorare e ha paura perché a scuola ha paura e allora il Green pass segue la passione della gente»;

   è parere dell'interrogante che le politiche del Governo sul Green pass non siano del tutto scevre da influenze esterne, e ci sia l'intenzione internazionale di usare l'Italia come incubatore sperimentale di politiche discriminatorie basate sullo stato vaccinale delle persone, per poi estendere queste discriminazioni anche a seguito della pandemia, al fine di farle diventare normalità. Tali disposizioni a parere dell'interrogante risulterebbero in pieno contrasto con i principi costituzionali, faticosamente conquistati a seguito della seconda guerra mondiale e sulla scorta dell'esperienza nazifascista –:

   se il Governo non intenda, sulla base di quanto esposto in premessa, adottare iniziative per abrogare immediatamente le disposizioni relative al Green pass al fine di evitare scenari di discriminazione.
(4-10423)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   EMILIOZZI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 30 settembre 2021, il Governo etiope ha ordinato l'espulsione dal Paese di 7 alti funzionari delle Nazioni Unite per «ingerenza» nei suoi affari interni;

   l'iniziativa sarebbe stata presa in seguito all'allarme lanciato dai funzionari umanitari dell'Onu, i quali hanno affermato che il blocco degli aiuti imposti dal Governo etiope avrebbe costretto alla carestia centinaia di migliaia di persone nella regione settentrionale del Tigrai, dove è in atto un conflitto che va avanti ormai da quasi un anno;

   i sette funzionari, che includono membri dell'Unicef e dell'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Unocha), sono stati dichiarati «persona non gradita» e invitati a lasciare il Paese entro 72 ore. Tra loro Grant Leaity, vice coordinatore umanitario dell'Ocha, e Adele Khodr, rappresentante dell'Unicef in Etiopia. Gli altri espulsi sono: Kwesi Sansculotte, Saeed Moahmoud Hersi, Ghada Eltahir Midawi e Marcy Vigoda, tutti dell'Ocha insieme a Sonny Onyegbula dell'ufficio dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani;

   la decisione è stata condannata dal segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, che attraverso la sua portavoce ha dichiarato: «Tutte le operazioni umanitarie delle Nazioni Unite sono guidate dai principi fondamentali di umanità, imparzialità, neutralità e indipendenza. In Etiopia, le Nazioni Unite stanno fornendo aiuti salvavita tra cui cibo, medicine, acqua e forniture igienico-sanitarie alle persone in disperato bisogno. L'Onu è impegnata ad aiutare il popolo etiope che fa affidamento sull'assistenza umanitaria, Ora stiamo impegnandoci con il governo dell'Etiopia nella speranza che il personale delle Nazioni Unite interessato possa continuare il suo importante lavoro»;

   in una dichiarazione, il Segretario di Stato Usa, Antony Blinken, ha sottolineato che Washington «condanna fortemente» la decisione e chiede «un'inversione immediata» di passo, rilevando che le Nazioni Unite sono fondamentali per gli sforzi di soccorso umanitario nel mezzo di un crescente grave rischio di carestia. «L'espulsione è controproducente per l'impegno internazionale volto a mantenere i civili al sicuro e a fornire un'assistenza umanitaria salvavita a milioni di persone in disperato bisogno», ha affermato Blinken;

   per l'Alto rappresentante Ue Josep Borrell: «l'espulsione di sette alti funzionari dell'Onu da parte dell'Etiopia, in un momento in cui milioni di persone hanno un disperato bisogno di aiuto, è inaccettabile»;

   la regione del Tigrai ospita sei milioni di persone ed è in guerra con l'Etiopia e i suoi alleati da quasi un anno. Dopo l'occupazione delle truppe etiopi della regione a novembre dello scorso anno, in estate le milizie tigrine hanno contrattaccato espellendo dal Tigrai sia i reparti delle forze armate di Addis Abeba sia le milizie Amhara loro alleate. Questi combattimenti hanno provocato una gravissima crisi umanitaria. Ma, secondo l'Onu, nelle ultime settimane, solo il 10 per cento degli aiuti umanitari ha raggiunto le aree bisognose;

   secondo quanto riportato da media internazionali alcuni carichi umanitari sarebbero stati in realtà dirottati dalle forze del Tplf, che avrebbero sequestrato 428 camion per trasportare le proprie truppe in altre zone del Paese. Si registrano anche notizie di violazioni analoghe, nello specifico trasporto di armi, perpetrate a livello governativo –:

   quali iniziative abbia adottato o intenda assumere il Ministro interrogato, anche a livello multilaterale, con i partner internazionali e in particolare nell'ambito dell'Unione europea e sotto la guida delle Nazioni Unite, per fornire un immediato sostegno alla popolazione duramente colpita dalla gravissima crisi umanitaria in atto nel Tigrai.
(5-06829)

CULTURA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BUSINAROLO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il 14 aprile 1970 la commissione provinciale di Padova per la protezione delle bellezze naturali includeva nell'elenco delle località da sottoporre a tutela paesaggistica il parco comunale di Conselve denominato «Prato». Tale deliberazione diede seguito all'istruttoria presso il Ministero della pubblica istruzione dell'imposizione di vincolo di tutela sul «Prato» di Conselve sull'intera area sita nel centro urbano e costituita dai mappali numeri 49, 60 e 363 foglio XVI;

   successivamente il parco, con decreto del Ministro della pubblica istruzione del 1972, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 18 gennaio 1973, fu dichiarato il «notevole interesse pubblico» (trattandosi di un'attraente oasi verde, luogo in cui si svolgono anche numerose manifestazioni commerciali, folkloristiche e sportive) e veniva sottoposto alle disposizioni contenute nella legge del 29 giugno 1939, n. 1497;

   il Ministero per i beni e le attività culturali e il turismo ha inserito il vincolo nel sistema WebGIS del SITAP, finalizzato alla gestione, consultazione e condivisione delle informazioni relative alle aree vincolate secondo la vigente normativa di tutela paesaggistica (nelle mappe cartografiche il vincolo ha come codice «codur 50723»);

   nella redazione del Piano di assetto del territorio, approvato con deliberazione di consiglio comunale n. 2 del 28 gennaio 2016, al punto 4.5, veniva inserito il vincolo paesaggistico come da decreto legislativo n. 42 del 2004 – articolo 1 – Area di notevole interesse pubblico il Parco cosiddetto «PRA»;

   con le delibere di giunta comunale n. 69 del 4 settembre 2019 e n. 6 del 4 giugno 2020 si approvava il Programma dei lavori pubblici per i periodi 2019-2021 e 2020-2022, mentre l'amministrazione comunale rendeva nota la volontà di ristrutturare/riqualificare l'immobile all'interno del prato comunale per una spesa complessiva di 490.000 euro;

   con determinazione n. 114 del 16 novembre 2018 si definiva la volontà dell'amministrazione comunale di provvedere alla ristrutturazione e all'adeguamento del «Prà Comunale», onde garantirne la messa in sicurezza, migliorarne la funzionalità e la fruizione, affidando la redazione dello studio di fattibilità tecnica a uno studio di architettura;

   con determinazione n. 122 del 14 ottobre 2019 si integrava la spesa relativa allo studio di fattibilità a fronte delle richieste di modifica alle condizioni di progetto formulate dall'amministrazione comunale, con delibera di giunta comunale n. 60 del 30 luglio 2020 si ratificava il Programma dei lavori pubblici per gli anni 2020-2022, dove veniva aumentato a dismisura lo stanziamento per la ristrutturazione dell'immobile sito all'interno del prato comunale per un importo di 1.419.653 euro;

   con delibera di giunta comunale n. 61 del 30 luglio 2020 si approvava, in sola linea tecnica, il progetto di fattibilità tecnica ed economica definitivo per i lavori di ristrutturazione e adeguamento dell'immobile sito all'interno del prato comunale, redatto da uno studio di architettura, dove il computo totale della spesa raggiungeva l'importo di 594.966,52 euro;

   dagli elaborati tecnici dello studio di fattibilità emerge un effettivo incremento della cubatura orizzontale e verticale, considerando inoltre che non risultano inclusi gli spogliatoi utilizzati dai calciatori del campo da calcio annesso al Prà. I lavori indicati dallo studio di fattibilità del 30 luglio 2020 comportano un consumo e cementificazione del suolo pubblico oltre a una spesa di quasi 1.600.000 euro, mentre, a giudizio dell'interrogante, con l'importo di 490.000 euro si riqualificherebbe ugualmente lo stabile, senza ulteriori danni al sito –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della vicenda descritta in premessa e se non ritenga opportuno fornire chiarimenti circa la compatibilità del progetto di riqualificazione sopra citato con il vincolo paesaggistico deliberato nel 1973.
(5-06830)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BELOTTI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   la Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali anche detta Sbac o «Scuola del Patrimonio» è un istituto per la formazione, la ricerca e gli studi avanzati nell'ambito delle competenze del Ministero della cultura che è socio fondatore e principale finanziatore. Nasce dalla trasformazione della Fondazione di studi universitari e di perfezionamento sul turismo, esperienza che si è ritenuto di concludere a fronte di evidenti subalterne fortune;

   è dotata di autonomia didattica, scientifica, organizzativa, gestionale, patrimoniale, finanziaria, amministrativa e contabile, dunque ne deriva che i dipendenti e le figure apicali non debbano essere assunti tramite concorso e ricevere emolumenti in linea con quanto previsto dai contratti di categoria, come avviene nella pubblica amministrazione;

   alla scuola si può accedere solamente dopo aver ottenuto un dottorato o dopo aver completato una scuola di specializzazione. Dal 2015, anno della sua fondazione, ha ricevuto oltre 23 milioni di euro di contributi pubblici per un corso biennale frequentato da 17 studenti e una manciata di altre attività che pare rendano indispensabile la presenza di 19 dipendenti amministrativi costati 1,7 milioni di euro; sono stati inoltre riconosciuti gettoni di presenza ai membri del consiglio direttivo per 45.000 euro nell'ultimo anno e consulenze ad una lunghissima lista di docenti esterni;

   a dirigere la scuola è stata chiamata Alessandra Vittorini, alle dipendenze del Ministero della cultura dal 1990 e fino al 2020 alla guida della Soprintendenza archeologia delle belle arti e paesaggio per la città di L'Aquila e i comuni del cratere, moglie del Presidente del Parlamento europeo David Sassoli, compagno di partito e amico personale del Ministro interrogato tanto da aver ospitato la celebrazione delle sue nozze presso una villa di sua proprietà. Sorge spontaneo domandarsi se la nomina sia nella migliore delle ipotesi, poco opportuna, alla luce di una profonda conoscenza personale e del fatto che si tratta di un incarico profumatamente remunerato con danaro pubblico;

   giova poi sottolineare che il secondo biennio del corso (2020-2022) non è mai stato avviato come pure mai è stato chiarito che tipo di valore avesse il titolo rilasciato dalla scuola, trattandosi di un corso post-laurea riconosciuto solo in Italia;

   in un decreto-legge di agosto 2020 (decreto-legge n. 104 del 2020), forse nel tentativo di sanare questa anomalia che porta allo sperpero di tanto denaro pubblico, si prevede che la Sbac in collaborazione con la Scuola nazionale dell'amministrazione, inaugurerà un «corso-concorso» per formare la dirigenza tecnica del Ministero della cultura ma continuano a non essere note le tempistiche e la sede dove dovrebbe svolgersi;

   fonti stampa insinuano che la sede prescelta sia Palazzo Rivaldi a Roma, a due passi dal Colosseo, sede che necessiterebbe di lavori di ristrutturazione per circa 35 milioni di euro –:

   quali iniziative per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda attuare per verificare la gestione della Fondazione;

   se non ritenga opportune le dimissioni della direttrice in carica e, se non intenda adottare le iniziative di competenza affinché la successiva designazione di tutte le cariche dirigenziali ed amministrative presso la Fondazione avvenga con apposito bando pubblico;

   se ritenga opportuno continuare a destinare fondi nella disponibilità del Ministero della cultura ad una fondazione che, dalla sua nascita ad oggi, manifestamente non ha raggiunto gli obiettivi prefissati, ovvero se non ritenga necessario adottare iniziative per una ridefinizione delle attività che la Fondazione deve svolgere in un'ottica sia di efficientamento delle risorse economiche, sia di garanzia dell'autorevolezza dell'istituzione.
(4-10416)


   RAMPELLI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   dopo il redditizio affare concluso dalla società immobiliare Edizione Property, di proprietà dei Benetton, proprio pochi mesi dopo la tragedia del ponte Morandi, per un immobile storico a Roma, in piazza Augusto Imperatore, un altro importante pezzo del nostro inestimabile patrimonio artistico e architettonico è stato svenduto nell'indifferenza generale;

   nonostante la mobilitazione di associazioni e comitati, Palazzo Nardini è stato venduto, come risulta dalla pagina Invimit, dalla quale, però, non si evince alcuna informazione in merito al prezzo di vendita e agli acquirenti: la base d'asta partiva da 18 milioni, una cifra irrisoria per un immobile storico che copre a partire dall'ultimo Medio Evo un'area vastissima di 6500 metri quadrati fra la Via del Governo Vecchio, via del Corallo, via di Parione, via della Fossa;

   erano più di trent'anni che il meraviglioso complesso rinascimentale era stato abbandonato all'incuria, motivo per cui, nel corso dei decenni erano state proposte varie ipotesi polifunzionali, dal mercato rionale, alla sede di associazioni, alla scuola dei mestieri e dell'artigianato, senza però riuscire a trovare una soluzione che valorizzasse il complesso immobiliare;

   il Palazzo è stato dichiarato bene culturale nel 1954, a conferma del proprio pregio storico-artistico ed è entrato a far parte del demanio culturale nel 1980 quando è passato in proprietà al Comune di Roma; acquistato, successivamente, dalla Regione Lazio, quest'ultima ha deciso di destinarlo nel Fondo comune di investimento immobiliare, gestito da Invimit Sgr: a tal fine e ai sensi dell'articolo 55 del decreto legislativo n. 42 del 2004, l'ente regionale chiedeva l'autorizzazione all'alienazione al Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo e il parere sulla stessa rispettivamente alla Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici per il Comune di Roma, alla provincia di Roma e a Roma Capitale;

   il 23 dicembre 2014 il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo autorizzava l'alienazione dei manufatti siti in via del Governo Vecchio e in via Parione, ad esclusione del plesso cosiddetto «Casa delle donne» che presentava, secondo la Commissione regionale per la tutela del patrimonio culturale del Lazio, un rilevante interesse storico-culturale e che pertanto, appariva opportuno che rimanesse nel demanio culturale;

   dopo essere stato trasferito, nella sua interezza, nel citato fondo immobiliare il 31 marzo 2016 Palazzo Nardini veniva aggiudicato e ceduto a un privato il 22 ottobre 2017;

   l'11 settembre 2018 la Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio di Roma dichiarava Palazzo Nardini di particolare interesse culturale, ai sensi dell'articolo 13 del decreto legislativo n. 42 del 2004; Invimit impugnava l'atto di avvio del procedimento;

   con una sentenza, a giudizio dell'interrogante clamorosa, in senso negativo, la IV Sezione del Consiglio di Stato nel luglio 2020 ha quasi totalmente cancellato la decisione del Tar del Lazio che invece tutelava integralmente tutta la cittadella di Palazzo Nardini vietandone, di fatto, la vendita intervenuta per miseri 18 milioni di euro fra la Regione Lazio, proprietaria, e la società partecipata al 70 per cento Invimit, e quindi la possibilità per quest'ultima di rivenderla «per fare cassa» per oltre 26 milioni di euro alla società privata Armellini Lemong Green srl;

   in ogni caso il vincolo generale rimane e la società acquirente dovrà scontrarsi con esso se vorrà, come pare, farne una residenza di lusso –:

   se i fatti di cui in premessa corrispondano al vero e di quali informazioni disponga il Governo in merito alla cessione di Palazzo Nardini, con particolare riguardo al prezzo di vendita, al soggetto acquirente e alla destinazione d'uso.
(4-10417)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   PRETTO e COLLA. — Al Ministro della difesa, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   Matteo Vanzan, primo caporal maggiore dell'Esercito Italiano, è morto a 22 anni, il 17 maggio del 2004, durante un combattimento a Nassiriya, in Iraq, nell'ambito dell'operazione «Antica Babilonia»;

   il soldato aveva svolto la leva obbligatoria nel Corpo dei vigili del fuoco e, successivamente, si era arruolato, come volontario in ferma breve, nell'Esercito – Reggimento dei Lagunari Serenissima – dove aveva maturato la decisione di essere volontariamente inviato a Nassiriya;

   i genitori di Matteo Vanzan hanno chiesto all'Istituto nazionale di previdenza sociale l'erogazione del Trattamento di fine servizio, che però è stato negato in ragione del fatto che il militare, volontario in ferma breve all'epoca del decesso, non potesse essere considerato titolare di un rapporto di impiego e non avesse perciò titolo all'erogazione del Tfs;

   la famiglia Vanzan si è rivolta al Tribunale amministrativo regionale, per chiedere la condanna dell'ente previdenziale al pagamento dell'emolumento, in base alla legge n. 206 del 3 agosto 2004. I giudici hanno però rilevato che il ricorso potrebbe risultare inammissibile per difetto di giurisdizione, in quanto la competenza sarebbe del tribunale ordinario;

   nel 2006, il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, ha conferito alla memoria del ragazzo la Croce d'Onore, riservata alle vittime degli atti di terrorismo o degli atti ostili impegnate in operazioni militari e civili all'estero;

   Matteo Vanzan è un eroe di guerra, che, con coraggio, ha dato la sua vita per la difesa del nostro Paese: la mancanza di un titolo d'impiego formale non dovrebbe fornire l'appiglio all'Istituto nazionale di previdenza sociale per negare alla famiglia il Trattamento di fine servizio –:

   se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, intendano adottare le opportune iniziative urgenti, anche normative, affinché la famiglia Vanzan possa ricevere un degno indennizzo al fine di rendere definitivamente onore al soldato che, a 22 anni, nel 2004, perse la vita per la difesa della Patria e dei nostri concittadini.
(4-10422)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:


   MOLLICONE. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della salute, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   da una analisi dei dati forniti da Unrae riguardanti i flussi sulle immatricolazioni degli autoveicoli, risulta un calo drastico delle immatricolazioni dei veicoli nella regione Lazio relativo agli ultimi 10 anni, mentre risulta un drastico aumento delle immatricolazioni nella regione Valle da Aosta e nelle province autonome di Trento e Bolzano;

   emerge che il dato maggiormente rilevante è da considerarsi quello del Trentino Alto Adige. Ed infatti dai 32.792 veicoli immatricolati nel corso del 2011, si è passati ai 292.482 del 2018. Nel contempo, la regione Lazio nel corso di un decennio ha visto ridursi di oltre la metà il numero dei veicoli oggetto di immatricolazione presso il proprio territorio in favore degli enti territoriali autonomi. Tale fenomeno, sembrerebbe essere stato causato dalla migrazione verso i territori a statuto speciale da parte delle multinazionali del noleggio a breve e lungo termine;

   tale migrazione è avvenuta appena dopo l'introduzione delle disposizioni di cui all'articolo 17, comma 6, del decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68, che ha previsto modifiche all'imposta provinciale di trascrizione di cui al decreto ministeriale 27 novembre 1998, n. 435, con efficacia a partire dall'entrata in vigore del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito dalla legge 14 settembre 2011, n. 148. In particolare, le regioni a statuto ordinario, per questioni di cassa, sono state costrette ad innalzare le aliquote ed i metodi di calcolo relativi alle imposte gravanti sugli autoveicoli, mentre le regioni a statuto speciale hanno applicato politiche di contenimento delle stesse imposte. La distonia fra le normative e le politiche fiscali vigenti nelle regioni a statuto ordinario – da un lato – e quelle delle regioni a statuto speciale e delle province autonome – dall'altro – ha dato luogo ad un fenomeno di apertura di sedi secondarie e trasferimento delle sedi legali delle società di noleggio veicoli nelle regioni o province in cui il livello di tassazione è più basso, al solo fine di assicurarsi un vantaggio fiscale indebito. Tale condotta sembrerebbe essere stata realizzata senza valide ragioni economiche, ma al solo scopo di usufruire di un risparmio di imposta, determinando altresì una riduzione significativa di gettito nelle regioni ordinarie, in favore delle regioni e province autonome;

   alla luce di quanto appena descritto, risulta all'interrogante che a partire dall'anno 2012 fino ad oggi la regione Lazio così come la Città metropolitana di Roma e lo Stato abbiano subìto un gravissimo ammanco di gettito fiscale con riguardo alle seguenti imposte e contributi: tassa automobilistica regionale (Tar), competenza regionale; imposta provinciale di trascrizione, competenza provinciale; imposta sulle assicurazioni contro la responsabilità civile, competenza provinciale; contributo sanitario nazionale Rca, di competenza statale;

   dai bilanci della regione Lazio e dalle relazioni di accompagnamento, risulta che la Tar sia destinata in parte alla sanità regionale. Dunque, il suddetto ammanco di gettito di Tar ha impattato negativamente anche sulla sanità regionale, oltre che su quella nazionale –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non ritengano necessario e urgente istituire una commissione tecnica per valutare a quanto ammonti il danno sanitario relativamente al mancato incasso del contributo sanitario nazionale Rca che, anziché essere stato destinato allo Stato, è stato destinato alle province autonome di Trento e Bolzano;

   quali iniziative, per quanto di competenza, intendano adottare davanti ad una vera e propria «catastrofe» fiscale e sanitaria.
(3-02534)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


   MARTINCIGLIO, CANCELLERI, GRIMALDI e ALEMANNO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'ordine del giorno approvato il 9 settembre 2021 nel corso dell'esame del decreto-legge 23 luglio 2021, n. 105, convertito, con modificazioni, dalla legge 16 settembre 2021, n. 126 cosiddetto decreto «Green Pass», che impegnava l'Esecutivo a disporre un differimento dell'esecutività delle cartelle di pagamento, degli avvisi di addebito, degli avvisi bonari e degli avvisi di accertamento esecutivi, notificati fino alla data del 31 dicembre 2021, unitamente ai termini processuali relativi all'impugnazione di tali atti e a prevedere congrui piani di rateazione per i contribuenti, allo stato attuale non è stato ancora seguito da un atto normativo, finalizzato a rendere effettivamente efficace l'attesa proroga;

   al riguardo, gli interroganti evidenziano, infatti, che la scadenza del 30 settembre 2021, per il pagamento delle cartelle esattoriali interessate dalla cosiddetta «Rottamazione ter» e dal cosiddetto «saldo e stralcio» è rimasta invariata, con la conseguenza che l'attività di riscossione e di notifica delle cartelle esattoriali riferite al periodo emergenziale pandemico da parte dell'Agenzia delle entrate-Riscossione è ripresa, alimentando le prevedibili difficoltà e angosce di milioni di italiani e in particolare delle categorie di artigiani, commercianti, professionisti, lavoratori dipendenti e anche pensionati;

   la mancata introduzione da parte del Governo sia di un piano straordinario per prorogare ulteriormente i termini delle notifiche (il cui periodo di sospensione è terminato lo scorso 31 agosto), che di una nuova disciplina della riscossione dei debiti iscritti a ruolo cosiddetta «Rottamazione quater» rappresenta un tema indubbiamente avvertito dai contribuenti, in relazione ai gravissimi effetti che la recessione economica determinata dalla pandemia ha provocato sull'intero tessuto socioeconomico nazionale nell'ultimo anno e mezzo, con la sospensione e cessazione di centinaia di migliaia di attività professionali, che non hanno consentito per i titolari e i dipendenti di adempiere agli obblighi fiscali –:

   quali siano i motivi per i quali il Governo non ha adottato iniziative volte a prorogare la sospensione delle notifiche delle cartelle esattoriali e degli avvisi di accertamento riferiti al periodo emergenziale della pandemia, come da impegni assunti dal Parlamento nel mese di settembre 2021 e se, alla luce della situazione economica e finanziaria attuale ancora estremamente difficile, non ritenga urgente e opportuno prevedere un'iniziativa normativa ad hoc, volta a differire al 1° gennaio 2022, l'attività di notifica e riscossione da parte dell'Agenzia delle entrate-Riscossione.
(5-06814)


   UNGARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   all'articolo 5, comma 1, del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 giugno 2019, n. 58, inerente alle «Misure urgenti di crescita economica e per la risoluzione di specifiche situazioni di crisi», sono previsti una serie di incentivi fiscali per favorire il cosiddetto «rientro dei cervelli» in Italia. Nello specifico, la misura del cosiddetto decreto Crescita prevede degli sgravi fiscali pari a un abbattimento dell'imponibile Irpef del 70 per cento per i lavoratori che trasferiscono la propria residenza nello Stato italiano a partire dal 1° gennaio 2020 e che siano in possesso di precisi requisiti, ma che arriva al 90 per cento se la residenza viene trasferita in una delle regioni del Mezzogiorno (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sardegna e Sicilia);

   tale misura è stata introdotta al fine di promuovere l'attrazione di capitale umano nel nostro Paese con l'obiettivo di arricchire l'Italia di esperienze professionali e culturali maturate al di fuori dei nostri confini nazionali;

   la legge di bilancio 2021 ha introdotto un allungamento temporale del regime fiscale agevolato dei lavoratori impatriati per cinque periodi d'imposta anche ai soggetti che hanno trasferito la residenza in Italia prima dell'anno 2020 e che, alla data del 31 dicembre 2019, risultano beneficiari del regime di favore ordinario –:

   se il Ministro interrogato intenda fornire i dati relativi al numero di lavoratori che abbiano trasferito in Italia la residenza fiscale e abbiano usufruito degli sgravi fiscali previsti dal citato articolo 5, comma 1, del decreto-legge n. 34 del 2019 nel 2020 fornendo, ove possibile, ulteriori dati, quali la nazionalità, l'età, la distribuzione geografica, il genere e il reddito percepito nel 2020.
(5-06815)


   FRAGOMELI, ROTTA, BOCCIA, BURATTI, CIAGÀ, SANI e TOPO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   secondo alcune notizie riportate dai mezzi d'informazione, la direzione del Gruppo Bnl-Bnp Paribas, in concomitanza con il cambiamento al vertice della presidenza e la nomina della nuova amministratrice delegata, starebbe valutando un nuovo piano industriale che dovrebbe esternalizzare parte delle attività di Back Office e di Information Technology causando la chiusura di filiali e di uffici amministrativi e il conseguente esubero di circa 800 lavoratori che, per quanto riguarda i prepensionamenti, secondo i comunicati delle sigle sindacali dei lavoratori coinvolti, saranno gestiti direttamente dal Gruppo esclusivamente con pensionamenti incentivati e volontari e senza il ricorso al fondo di solidarietà del credito;

   la notizia farebbe seguito all'operazione di vendita dell'80 per cento di Axepta – il business dei pagamenti digitali di Bnl – alla società fintech francese Worldline, che si concluderà tra la fine dell'anno e l'inizio del prossimo e alla cessione del 40 per cento di Bnl Finance (società specializzata nella cessione del quinto) a Poste;

   l'emergenza legata alla pandemia ha ridisegnando le priorità dei piani industriali presentando, insieme alle oggettive difficoltà, anche l'opportunità di segnare una profonda discontinuità;

   anche le sigle sindacali dei lavoratori sono concordi nel ritenere necessari gli adeguamenti organizzativi utili a garantirne la competitività, pur tuttavia la nuova governance e il nuovo modello organizzativo non devono pregiudicare il servizio offerto alla clientela che, con il prospettarsi dell'ulteriore chiusura di numerosi sportelli di prossimità, sarà costretta a sopportare il peso totale di un disservizio annunciato, con il conseguente abbandono del tessuto economico di interi territori, soprattutto nelle regioni del sud Italia –:

   quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, alla luce dei fatti esposti in premessa, per favorire la stabilità del sistema finanziario coinvolto dalle operazioni straordinarie messe in atto da un importante Gruppo bancario internazionale che ha acquisito il controllo della storica Bnl garantendo la capillarità dell'offerta dei servizi sul territorio e al contempo salvaguardando i livelli occupazionali.
(5-06816)


   CENTEMERO e PATERNOSTER. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il 31 maggio 2021 il consiglio di amministrazione di Generali Assicurazioni ha lanciato sul mercato un'offerta pubblica di acquisto (Opa) mirante ad acquisire almeno il 51 per cento di Cattolica Assicurazioni con un'offerta di acquisto pari a 6,75 euro per azione;

   a settembre 2021 l'operazione ha avuto il «via libera» sia dell'Ivass che della Consob; invero, al momento, non è ancora arrivato il via libera da parte dell'Antitrust europeo;

   nella trimestrale 2021 approvata il 27 maggio 2021, il consiglio di amministrazione di Cattolica ha dichiarato il patrimonio netto del Gruppo pari a 12,33 euro per azione; nella semestrale 2021, approvata in data 5 agosto 2021 il valore del patrimonio netto per azione ammonta a 11,21 euro per titolo; inoltre, è stato evidenziato un risultato di periodo netto di 107 milioni di euro, in fortissima crescita (+938 per cento) rispetto al medesimo periodo dell'anno precedente;

   per tutto il periodo dell'Opa, il prezzo del mercato è sempre stato sopra il prezzo dell'Opa, in genere sopra i 7 euro per azione;

   il 28 settembre 2021 il consiglio di amministrazione di Cattolica, ha deliberato di dichiarare congruo il prezzo di 6,75 euro e di aderire incondizionatamente all'Opa con tutte le azioni proprie detenute fine a quel momento, ovvero circa il 12 per cento del capitale; il periodo di adesione, concordato con Borsa Italiana, avrà inizio il 4 ottobre 2021 e terminerà il 29 ottobre 2021;

   il 1° ottobre 2021 una nota Sim di analisti ha confermato il prezzo proposto da Generali per l'acquisto delle azioni Cattolica suggerendovi di aderire;

   a parere degli interroganti, andrebbe approfondita la procedura di determinazione della congruità del prezzo del titolo da consegnare all'azionista di maggioranza; inoltre, andrebbe appurato se non si configuri in capo ai soggetti intervenuti un conflitto di interessi che ha portato a valutare la partecipazione posseduta ad un prezzo inferiore a quello di mercato per oltre 4 mesi, col pericolo che questo produca effetti lesivi del patrimonio della società e un danno patrimoniale alla compagnia;

   nondimeno, gli interroganti ritengono che il prezzo non sia equo e che l'ingresso di Generali – pur apprezzato – avvenga a discapito dei risparmiatori ed a vantaggio dell'offerente che già ora controlla di fatto la società Cattolica di Assicurazioni –:

   di quali elementi disponga il Governo circa l'operazione di Opa richiamata in premessa, anche ai sensi dell'articolo 1, dodicesimo comma, del decreto-legge n. 95 del 1974, e quali effetti possa prefigurare, in particolare per i risparmiatori.
(5-06817)


   SANGREGORIO e PIERA AIELLO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in questi giorni si assiste ad un aumento tanto repentino quanto sproporzionato dei costo del metano per autotrazione;

   come sempre, vittima dell'aumento dei costi è l'utente finale, sia che si tratti del privato che ha investito i suoi risparmi per acquistare un'auto a metano, contando sulla possibilità di ammortizzare la spesa attraverso il risparmio del carburante, sia, anzi soprattutto, per i titolari di aziende che hanno acquistato delle flotte ora assolutamente inutili;

   il danno si percepisce già ora con l'aumento del costo del pieno quotidiano, ma si percepirà ancora di più a lungo termine, poiché i mezzi saranno assolutamente svalutati;

   per rendere un'idea quanto più precisa, considerando il margine di approssimazione tra un distributore e un altro e una regione e un'altra, si è passati nel giro di pochi giorni da euro 0,980 al chilogrammo a 1,90 al chilogrammo;

   nessun potere di intervento ha il titolare di esercizio, giacché il prezzo varia quotidianamente in base alle oscillazioni del mercato internazionale;

   anzi, i titolari di esercizio sono essi stessi vittima della circostanza, giacché i clienti si riversano sui carburanti tradizionali che paradossalmente diventano più convenienti del metano. E con il ritorno all'acquisto delle macchine a benzina o a diesel, una volta dismessi i mezzi a metano ancora in circolazione, i distributori di metano non avranno più senso di esistere. Con buona pace di tutti gli investimenti fatti sulla scorta dell'orientamento verso il metano come carburante pulito del futuro;

   per gli impianti non diretti dal titolare ma da un gestore (come nella maggior parte dei casi), ai danni già citati si aggiunge l'aumento del costo delle commissioni bancarie: mentre il gestore percepisce un compenso fisso al chilogrammo che non cambia al variare dei prezzi, aumenterà per lui il costo delle transazioni, poiché, aumentando il prezzo del carburante, la transazione è ovviamente maggiore e maggiore è la relativa percentuale della commissione –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritenga di dover porre in essere tutte le iniziative di competenza necessarie e urgenti sia per alleggerire il prelievo fiscale, sia per compensare – anche attraverso crediti di imposta o altri strumenti utili – le commissioni bancarie che i titolari dei distributori devono riconoscere agli istituti di credito per le transazioni digitali.
(5-06818)


   GIACOMETTO, MARTINO, PORCHIETTO e CATTANEO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   dal settembre 2019 è partito il meccanismo di controllo dell'unità di informazione finanziaria (Uif) di Bankitalia. Entro il 15 luglio 2021, banche, gestori di moneta elettronica e Poste Italiane hanno trasmesso obbligatoriamente all'Uif i dati sui movimenti di denaro contante effettuati dai propri clienti relativamente al mese di aprile. L'obbligo, introdotto mediante la modifica del decreto legislativo n. 231 del 2007 («decreto antiriciclaggio»), è disciplinato dal Provvedimento Uif del 28 marzo 2019;

   le comunicazioni riguardano le operazioni in contante pari o superiori a 10.000 euro complessivi mensili, anche se realizzate attraverso più operazioni singolarmente pari o superiori a 1.000 euro. L'obiettivo della comunicazione è individuare le operazioni sospette;

   si intendono per tali quelle che per caratteristiche, entità, natura, nonché per collegamento con altre operazioni o per frazionamento della stessa o per qualsivoglia altra circostanza conosciuta in ragione delle funzioni esercitate, tenuto conto anche della capacità economica e dell'attività svolta dal soggetto cui è riferita, inducono ad avere motivi ragionevoli per sospettare operazioni di riciclaggio;

   eventuali segnalazioni su versamenti contanti in banca sospetti potrebbero portare a specifici controlli delle autorità competenti in capo al contribuente;

   nel settore del commercio è uso versare in banca l'incasso quotidiano e la somma di tali incassi facilmente superano i 10.000 euro al mese. Sembrerebbe pertanto che tutti i soggetti commerciali in questa situazione si ritrovano automaticamente segnalati dall'Uif;

   l'articolo 18 del decreto-legge n. 124 del 2019 prevede che dal 2022 il divieto di utilizzo del contante per le transazioni, scenda sotto i 1.000 euro. Tale divieto non riguarda il versamento di contanti in banca, per il quale quindi resta solo la possibile segnalazione;

   recentemente la Commissione europea ha comunicato l'intenzione di uniformare i limiti all'uso del contante, che esistono già per i due terzi degli Stati membri, ma con importi differenti;

   la Bce ha da tempo chiarito che qualunque disincentivo o limitazione nazionale, in via diretta o indiretta, ai pagamenti in contanti deve rispettare i requisiti relativi al corso legale delle banconote in euro e quindi che l'utilizzo del contante non può essere compresso oltre misura –:

   se non si ritenga opportuno adottare, per quanto di competenza, iniziative normative volte a rivedere le disposizioni in materia di limiti all'uso del contante, in attesa delle decisioni dell'Unione europea, e di quali elementi disponga circa gli effetti del provvedimento dell'Uif, citato in premessa, sui versamenti periodici in contanti degli incassi del settore commercio.
(5-06819)


   PASTORINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Presidente della Repubblica del 7 luglio 2021 recepisce, ai sensi dell'articolo 7, comma 2, della legge n. 3 del 2018, l'accordo tra Governo, regioni e province autonome di Trento e di Bolzano concernente l'istituzione della professione sanitaria dell'osteopata;

   tale accordo descrive l'individuazione della figura e del profilo dell'osteopata, gli ambiti di attività e competenza e il contesto operativo. Tuttavia, si rimandano a un successivo accordo da stipularsi in Conferenza Stato-regioni la determinazione dei criteri di valutazione dell'esperienza professionale, nonché i criteri per il riconoscimento dell'equipollenza dei titoli pregressi alla istituenda laurea in osteopatia;

   dunque, si tratta di una definizione «zoppa» che non risolve i problemi della precarietà dei professionisti appartenenti alla categoria e che potrebbe alimentare, anziché ridurre, gli episodi di abusivismo sanitario riscontrabili nell'attualità;

   l'individuazione dei parametri per la valutazione dell'esperienza e per il riconoscimento dei titoli equipollenti avrebbe permesso l'identificazione di un primo contingente di osteopati con idoneità e tracciabilità delle competenze, risolvendo a monte il problema dell'esenzione dell'Iva per le prestazioni rese dagli osteopati, che ad oggi vede gli stessi professionisti italiani e i cittadini che si rivolgono alle loro cure sottoposti a un diverso trattamento fiscale rispetto ai colleghi europei che già godono del regime di esenzione Iva;

   sulla scorta dei principi delineati dalla Corte di giustizia europea, con la sentenza emessa in relazione alla causa C-597/17 del 27 giugno 2019, nonché con successiva pronuncia della Corte di cassazione, n. 21108/2020, è stato affermato il diritto all'esenzione Iva anche per gli osteopati, precisando però che per il riconoscimento della stessa è necessario verificare, oltre che le prestazioni rese siano di natura sanitaria e che l'attività svolta dal professionista sia qualitativamente sufficiente ad offrire la cura della persona, anche che il professionista sia munito di un'adeguata formazione somministrata da istituti autorizzati dallo Stato –:

   se si intendano adottare iniziative volte a prevedere l'esenzione Iva per le prestazioni rese da osteopati in possesso di specifici e documentati requisiti formativi, la cui erogazione sia stata debitamente autorizzata dal Ministero dell'università e della ricerca o da altri enti pedagogici nazionali o europei a ciò abilitati dalle autorità competenti, dando adeguato riconoscimento in campo fiscale (sociale ed economico) ai professionisti italiani, allineando il loro inquadramento, attualmente discriminatorio, a quello dei colleghi osteopati europei e assicurando una conseguente agevolazione per il paziente.
(5-06820)


   BARATTO e GAGLIARDI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il processo tributario telematico, dopo una prima fase di libera scelta iniziata a dicembre 2015, è divenuto obbligatorio a partire dal 1° luglio 2019;

   a partire da tale data le parti, i consulenti e gli organi tecnici hanno l'obbligo di notificare e depositare gli atti e i documenti del processo tributario, nonché i provvedimenti giurisdizionali esclusivamente con modalità telematiche;

   l'applicazione consente all'utenza, previa registrazione, di accedere al Sistema informativo della giustizia tributaria (Sigit); dall'area riservata, attraverso la quale si accede direttamente al servizio «Telecontenzioso», è inoltre possibile consultare il fascicolo processuale informatico contenente tutti gli atti e documenti del contenzioso a cui sono interessate le parti riconosciute dal sistema come titolate alla visualizzazione;

   coerentemente con gli obiettivi del piano triennale per l'informatica nella pubblica amministrazione 2019-2021 predisposto dall'Agid, la digitalizzazione delle fasi della notifica e il deposito telematico, comportano vantaggi significativi per tutti i soggetti coinvolti nel processo tributario e contribuiscono, direttamente e indirettamente, alla mobilità sostenibile e all'equilibrio ambientale;

   i servizi digitali dovrebbero essere a disposizione delle parti processuali 24 ore su 24 e 7 giorni su 7 semplicemente mediante accesso al portale dedicato www.giustiziatributaria.gov.it;

   secondo quanto segnalato da studi professionali, consulenti e tecnici, nelle ultime settimane risulta bloccato il processo telematico tributario –:

   se sia a conoscenza della disfunzione e delle cause che hanno determinato il blocco di tale innovazione digitale sul sito del Ministero dell'economia e delle finanze.
(5-06821)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MARTINCIGLIO e D'ORSO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   i Confidi sono consorzi di natura mutualistica a cui le imprese possono partecipare per avere a disposizione le garanzie necessarie per accedere a un prestito da parte della banca o, in presenza di alcuni presupposti, per ricevere direttamente il credito;

   contribuendo alla promozione dello sviluppo economico e sociale dei territori di riferimento a supporto di tutte le micro, piccole e medie imprese (mPmi), anche quelle marginali per le quali l'accesso al credito è più complesso, il sistema dei Confidi è, infatti, considerato un anello fondamentale per dare liquidità a quelle duramente colpite dalla crisi generata dall'epidemia Covid-19 tuttora in corso;

   circa l'attività intermediaria, il Fondo di garanzia Mediocredito centrale (Mcc) segnala che sono complessivamente 2.475.785 le richieste di garanzie pervenute al Fondo di garanzia nel periodo dal 20 marzo 2020 al 29 settembre 2021 per richiedere le garanzie ai finanziamenti in favore di imprese, artigiani autonomi e professionisti, per un importo complessivo di circa 201,7 miliardi di euro di cui circa il 50 per cento riguarda finanziamenti fino a 30.000 euro, il che indica chiaramente quanto le mPmi abbiano necessità di supporto e quanto probabilmente così continuerà ad essere anche dopo l'esaurimento delle misure straordinarie per la liquidità assunte nell'ambito del Quadro temporaneo per le misure di aiuto di Stato a sostegno dell'economia nell'attuale emergenza del Covid-19 in scadenza a fine anno;

   con riferimento ai finanziamenti diretti, risulta all'interrogante che, grazie alle novità operative introdotte dal Parlamento nella legge di conversione 17 luglio 2020, n. 77, del cosiddetto decreto Rilancio del maggio 2020 (articolo 31-bis), i confidi hanno erogato, al 31 dicembre 2020, circa 150 milioni di euro di finanziamenti diretti, registrando un incremento del 160 per cento rispetto al dato 2019, pari a circa 60 milioni di euro;

   tali dati confermano che la loro funzione, oltre che di carattere strettamente economico-finanziario, è anche di tipo sociale, ancor più oggi in cui la stragrande maggioranza delle imprese attive in Italia sta soffrendo l'impatto di una crisi di fronte alla quale l'assenza di liquidità e la difficoltà – e spesso la preclusione – dell'accesso al tradizionale credito bancario sta mettendo a rischio migliaia di posti lavoro;

   il decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 giugno 2020, n. 40 (cosiddetto decreto Liquidità), all'articolo 13, comma 1, lettera n-bis), ha introdotto la possibilità per i Confidi di imputare al fondo consortile, al capitale sociale o ad apposita riserva i fondi rischi e gli altri fondi o riserve patrimoniali costituiti da contributi pubblici, con esclusione di quelli derivanti dalle attribuzioni annuali esistenti alla data del 31 dicembre 2019;

   l'attuazione di questa misura straordinaria e temporalmente limitata, finalizzata al rafforzamento patrimoniale dei Confidi e alla valorizzazione del loro ruolo sul piano finanziario ed economico, è subordinata all'ottenimento della autorizzazione della Commissione europea da richiedere sulla base della disciplina sugli aiuti di Stato, con notifica da parte dell'Italia;

   con risposta all'interrogazione a risposta immediata in Commissione n. 5-04937, pubblicata il 4 novembre 2020, il Ministero dello sviluppo economico ha dichiarato la necessità di procedere ad «un'attenta valutazione, da svolgersi in collaborazione con il Ministero dell'economia e delle finanze e con il supporto delle Autorità deputate alla vigilanza sui confidi (Banca d'Italia e Organismo di vigilanza sui confidi minori ex articolo 112 del TUB), necessario ad acquisire gli elementi di fatto ai fini del contraddittorio che si instaurerà con l'Esecutivo dell'Unione sul tema», specificando, altresì, che «il Ministero dello sviluppo economico ha curato la notifica alla Commissione europea della misura agevolativa, sul presupposto che si tratta di una misura di garanzia in favore delle piccole e medie imprese, attuata per il tramite del confidi»;

   risulta all'interrogante che, a tutt'oggi, la misura straordinaria richiamata non è ancora attuata, nonostante il sistema dei Confidi si sia adoperato, fornendo una valutazione della norma che consente di escludere la sua rilevanza rispetto al tema di aiuti di Stato grazie alla finalizzazione di tali risorse come supporto per l'attività prestata a favore delle micro, piccole e medie imprese –:

   se il Governo abbia provveduto, congiuntamente agli organismi sopra richiamati, alla acquisizione degli elementi utili ad instaurare il contraddittorio con l'Esecutivo dell'Unione europea sul tema;

   quali urgenti iniziative intenda adottare per assicurare la tempestiva e piena attuazione della norma richiamata in premessa la cui effettiva attuazione, consolidando il patrimonio dei Confidi, consentirebbe di destinare cospicue risorse alle micro, piccole e medie imprese, oggi duramente colpite dagli effetti della crisi economica post pandemia.
(5-06808)

Interrogazione a risposta scritta:


   GAGLIARDI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il trasporto pubblico è una delle categorie che ha subito le ripercussioni economiche più negative durante il periodo emergenziale ed a seguito delle chiusure imposte a tutela della salute pubblica;

   l'articolo 59 del decreto-legge n. 104 del 2020, convertito con modificazioni dalla legge 13 ottobre 2020 n. 126, al fine di parzialmente compensare le perdite per gli operatori del settore, ha previsto un contributo a fondo perduto per le imprese che svolgono autoservizi di trasporto pubblico non di linea. Tali soggetti possono accedere al contributo qualora abbiano svolto la propria attività all'interno del territorio di comuni a forte vocazione turistica ed abbiano subito un calo di fatturato specificamente indicato nella normativa;

   la pratica di erogazione del contributo ha però incontrato difficoltà burocratiche nei casi di lavoratori che effettuino trasporto pubblico nei centri storici comunali, ma che risiedano in altri comuni;

   questa circostanza, peraltro molto comune, ha reso più gravoso per gli aventi diritto ricevere il sostegno dovuto, costringendoli al deposito di copiosa documentazione attestante l'effettivo svolgimento della attività all'interno dei centri storici. Il doppio passaggio ha inevitabilmente ritardato l'accoglimento delle domande dei soggetti con residenze «esterne», portando ad un generalizzato ritardo nell'accoglimento delle domande;

   questo differimento ha causato una paralisi nell'erogazione dei contributi: i soggetti che hanno visto accolte le richieste in un secondo momento (a differenza dei loro colleghi) non hanno ancora ricevuto il sostegno;

   la situazione non è evidentemente più tollerabile, atteso che è passato già un anno dalla conversione in legge del decreto n. 104 del 2020 e, per queste categorie di lavoratori che hanno subito un così grave pregiudizio economico, l'aiuto assume una importanza vitale –:

   se il Governo sia a conoscenza della situazione descritta e quali iniziative intenda adottare per accelerare l'erogazione dei contributi indicati.
(4-10426)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   POTENTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in un articolo apparso sulla stampa nazionale nel marzo del 2021, in particolare su La Repubblica, ed il quotidiano Reggioreport, del 18 marzo 2021, si rendeva noto che la terza commissione del Consiglio superiore della magistratura deliberava il trasferimento dell'ex procuratore di Reggio Emilia, Marco Mescolini, alla procura di Firenze con le funzioni di sostituto procuratore. Il caso Mescolini nacque dall'esposto di 4 sostitute della procura reggiana al Consiglio superiore della magistratura che culminava il 24 febbraio 2021 con la decisione assunta all'unanimità dal plenum del Consiglio superiore della magistratura di trasferire Mescolini, per cause di incompatibilità ambientale, da Reggio Emilia a una sede esterna al distretto giudiziario che fa capo a Bologna;

   con l'articolo apparso sul quotidiano Il fatto quotidiano in data 17 settembre 2021 si rendeva noto che la sostituta procuratrice di Modena Claudia Ferretti, in servizio nella città emiliana da oltre vent'anni, veniva trasferita per motivi disciplinari al Tribunale di Firenze, dove svolgerà le funzioni di giudice penale. Dall'articolo si apprendeva essere stata trovata dai carabinieri di Reggio Emilia, che l'hanno identificata, a bere un aperitivo con un mafioso pluriomicida (per di più in zona «rossa») –:

   di quali elementi disponga sulle vicende richiamate in premessa, anche alla luce delle disposizioni di cui agli articoli 14, 17 e 19 del decreto legislativo n. 109 del 2006, e se abbia assunto o intenda assumere iniziative ispettive presso gli uffici giudiziari di origine dei magistrati citati in premessa.
(4-10428)


   TRANO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   mediante un esposto depositato presso la procura della Repubblica di Bari, in data 22 dicembre 2020, un avvocato del Foro di Pescara ha segnalato il comportamento del consulente tecnico d'ufficio dottor Samuele Corniola, il cui «atteggiamento infedele», all'interno di un procedimento civile pendente innanzi al tribunale di Bari, sarebbe stato tale da poter inficiare l'obiettivo convincimento del giudice dottor Putignano, che lo aveva nominato per accertare, oltre alle cause del decesso di un minore, avvenuto in seguito a ricovero ospedaliero, eventuali profili di responsabilità sanitaria da parte della struttura ospedaliera – Aoup di Bari;

   nell'atto di giuramento, il consulente è chiamato a svolgere l'incarico seguendo i criteri di «sincerità e completezza», stante la sua funzione «ausiliatrice» del magistrato;

   nella fattispecie suesposta, al contrario, sono apparse oscure le ragioni che hanno indotto il dottor Corniola a redigere una consulenza tecnica, depositata in data 14 settembre 2020, contraddistinta di pareri e interpretazioni apodittiche, non conformi al vero, e certamente rilevanti e decisive ai fini della «corretta» definizione del giudizio per il quale è stato chiamato ad operare, valutazioni fondate su dichiarazioni «arbitrarie», in contrasto con i consolidati e ben noti criteri scientifici e medico-legali in materia di Infezioni correlate all'assistenza (Ica), della letteratura scientifica internazionale e delle circolari ministeriali in materia, nonché della documentazione esistente;

   l'esposto depositato risultava ben circostanziato, nonché supportato da una serie di consulenze tecniche di parte, e si concludeva con espressa richiesta alla procura di Bari di disporre gli opportuni accertamenti e valutazioni in ordine ai fatti esposti;

   il pubblico ministero, dottoressa Chiara Giordano, ha disposto l'archiviazione, in data 9 marzo 2021, iscrivendo tale informativa nel registro modello 45, «fascicolo di atti non costituenti reato», destinato a contenere la registrazione di quegli atti «privi di rilevanza penale», non suscettibili, pertanto, di dare corso alle indagini preliminari e di essere trasmessi al giudice per le indagini preliminari per l'archiviazione, ma inviati direttamente all'archivio del pubblico ministero;

   all'interno di tale fascicolo, avente come contenuto «doglianze e critiche nei confronti del medico legale Corniola Samuele nominato CTU al fine di accertare le cause del decesso di un minore», tuttavia, non risulta che sia stato svolto alcun tipo di indagine, come emerso in maniera incontrovertibile dal relativo accesso agli atti del fascicolo, effettuato a tale fine;

   la circostanza che tali indagini non siano state svolte, o comunque siano state portate avanti in maniera totalmente inadeguata e/o insufficiente, risulta davvero inquietante e solleva pesanti ombre sull'organizzazione e sul funzionamento della giustizia, creando un grave vulnus ai principi costituzionali che ne garantiscono l'effettività, con l'aggravante che trattasi di un caso di responsabilità medica, possibile causa del decesso di un minore;

   l'eccezionalità e la gravità della vicenda richiede la necessità di inviare gli ispettori ministeriali al fine di relazionare in proposito, dopo aver effettuato i dovuti accertamenti e le opportune verifiche sul caso, anche a tutela del pubblico interesse, del buon funzionamento e dell'effettività della giustizia –:

   se intenda valutare l'adozione di iniziative di competenza, a carattere ispettivo, con l'urgenza richiesta dalla straordinaria gravità della vicenda.
(4-10429)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazione a risposta scritta:


   TRANO, VALLASCAS, GIULIODORI, MANIERO, RADUZZI, SURIANO, EHM, BENEDETTI, SARLI, CABRAS, FORCINITI, PIERA AIELLO, SIRAGUSA e VIANELLO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   la Pedemontana di Formia è un progetto stradale atteso da decenni e fondamentale per collegare il sud della provincia di Latina con il resto del Paese;

   a partire dagli anni sessanta Formia subisce una vera e propria servitù di passaggio, con migliaia di autoveicoli e duemila mezzi pesanti provenienti dall'Abruzzo e dalla Campania che quotidianamente attraversano il centro cittadino per raggiungere il porto commerciale di Gaeta, il Mof di Fondi e in molti casi la stessa Roma e il porto di Civitavecchia;

   non si contano più gli incidenti ivi avvenuti, numerosi con esito tragico; i viadotti sono pericolanti e il traffico perennemente congestionato; l'assenza di infrastrutture sta, da tempo, penalizzando un territorio ad alta vocazione turistica;

   della Pedemontana, che risolverebbe tali criticità, nonostante costosi studi ed espropri non ce n'è però ancora la minima traccia e quanto accaduto negli anni è inquietante;

   nonostante le affannose ricerche del comitato cittadino per l'incolumità stradale degli abitanti di Formia e le richieste di accesso agli atti promosse dal primo firmatario del presente atto fatte ad Anas, non è ancora stato possibile ricostruire tutti i passaggi tecnici che hanno impedito, sinora, l'avvio del progetto e neppure i costi sostenuti dalla pubblica amministrazione;

   attualmente, l'Anas ha stipulato un contratto quadro con un progettista; la progettazione manca ancora di uno studio preliminare ambientale, di uno studio per la valutazione dell'interesse archeologico, dei controlli di sicurezza e di autorizzazioni e pareri tecnici, urbanistici e ambientali –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti;

   quali iniziative di competenza intenda assumere affinché sia fatta piena luce sulla documentazione finanziaria relativa ai lavori per la realizzazione dell'opera e fondamentale per ricostruire decenni di enormi spese sostenute dalla pubblica amministrazione senza che sia stato ancora steso un metro d'asfalto;

   se non intenda appurare chi siano stati i beneficiari delle spese effettuate per la progettazione, le indagini, le prove e i monitoraggi, effettuati per un importo di oltre 3 milioni di euro, come da convenzione tra Anas e regione Lazio del 2008;

   se intenda adottare le iniziative di competenza affinché possa essere impressa la necessaria accelerazione al progetto della Pedemontana.
(4-10427)

INTERNO

Interrogazione a risposta immediata:


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ALBANO, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DE TOMA, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, GIOVANNI RUSSO, RACHELE SILVESTRI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI, VINCI e ZUCCONI. – Al Ministro dell'interno. – Per sapere – premesso che:

   il 9 ottobre 2021 si è svolta una manifestazione di protesta contro il cosiddetto green pass, nel corso della quale si sono verificati scontri ed episodi di violenza, con lancio di petardi, bombe carta e lacrimogeni; sono state assalite diverse camionette della polizia e, alla fine, un gruppo di manifestanti ha assaltato la sede nazionale della Cgil, entrando nella sede del sindacato prima che la polizia potesse fermarli;

   desta sconcerto che tale specifico assalto fosse stato annunciato addirittura dal palco diverso tempo prima e che i manifestanti abbiano avuto tempo di percorrere ben due chilometri che li separavano dalla piazza alla sede della Cgil senza che alcuno intervenisse, nonostante avessero espresso chiaramente le proprie intenzioni, non solo in occasione del discorso pronunciato dal palco, ma già precedentemente con diversi post sui social network;

   tra gli arrestati in seguito alla manifestazione ci sono i dirigenti del movimento di estrema destra Forza Nuova, già protagonisti di episodi di violenza in precedenti manifestazioni simili;

   appare poco chiaro come sia stata possibile la partecipazione alla manifestazione di sabato 9 ottobre 2021 di tali soggetti, in parte già sottoposti al divieto di partecipare alle manifestazioni pubbliche senza autorizzazione e già indagati per le violenze scatenate nel corso delle manifestazioni di protesta contro il green pass organizzate a Roma il 24 luglio 2021 e il 14 e 28 agosto 2021;

   la normativa vigente offre tutti gli strumenti necessari per procedere allo scioglimento sia delle associazioni sovversive, «dirette e idonee a sovvertire violentemente gli ordinamenti economici o sociali costituiti nello Stato ovvero a sopprimere violentemente l'ordinamento politico e giuridico dello Stato», e delle associazioni con finalità di terrorismo anche internazionale o di eversione dell'ordine democratico, ai sensi del codice penale, sia delle organizzazioni responsabili della «riorganizzazione del disciolto partito fascista», ai sensi della «legge Scelba» –:

   come sia stato possibile che persone sottoposte al divieto della partecipazione a manifestazioni e appartenenti a organizzazioni note per eventi di analoga violenza abbiano potuto accedere alla piazza, partecipare alla manifestazione e assaltare la Cgil, circa un'ora dopo averlo annunciato addirittura dal palco, senza che sia stato loro impedito, e quali siano le ragioni per le quali il Governo non abbia proceduto allo scioglimento di organizzazioni sovversive come indicato dalla normativa vigente, in modo da garantire la sicurezza della Repubblica, la tutela delle forze dell'ordine e dei cittadini che democraticamente e legittimamente manifestano il loro dissenso rispetto a provvedimenti del Governo.
(3-02536)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

I Commissione:


   DE CARLO, BALDINO, ELISA TRIPODI, BRESCIA, MAURIZIO CATTOI, CORNELI, DIENI, FRANCESCO SILVESTRI, ALAIMO, AZZOLINA e GIORDANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 26 agosto 2021 è stato sottoscritto, il «Protocollo sanitario e di sicurezza per lo svolgimento delle consultazioni elettorali dell'anno 2021» ex articolo 4, comma 2, di cui al decreto-legge 17 agosto 2021, n. 117, nel quale sono state individuate le misure igienico-sanitarie per prevenire il rischio d'infezione da Covid-19 in occasione dello svolgimento delle consultazioni elettorali amministrative del 3-4 ottobre 2021;

   il capo dipartimento per gli Affari interni e territoriali, dottor Claudio Sgaraglia, con un'apposita circolare, ha fornito ai prefetti le indicazioni per l'adozione di tutte le precauzioni organizzative e di protezione necessarie per garantire la sicurezza nell'espletamento delle operazioni elettorali e prevenire i rischi di contagio;

   durante le elezioni amministrative del 3-4 ottobre, presso le sezioni elettorali della città di Trieste, in particolare presso la sezione numero 151 dell'istituto scolastico «Luigi Mauro», è stato garantito l'accesso da parte del Presidente della sezione ad un delegato di lista del Movimento 3V sprovvisto di idonei dispositivi di protezione individuale (DPI) poiché munito di un'esenzione sottoscritta dal Dottor Labinac Zaljko Desiderio per «asma bronchiale cronica» datata 19 aprile 2021, fatti puntualmente riportati alla pagina 10, sezione 5 BIS del verbale della sezione 151;

   come noto per accedere alle sezioni elettorali, è obbligatorio indossare i dispositivi protezione individuale (DPI), che consentono di proteggere il soggetto che li indossa, ma anche gli altri cittadini e, a Trieste, presso la sezione numero 151 dell'istituto scolastico «Luigi Mauro», nonostante siano state interessate tutte le autorità competenti, non è stato possibile ripristinare una condizione di sicurezza per gli elettori che si recavano al seggio, nonché per i componenti dell'ufficio elettorale della sezione, in violazione del protocollo sanitario e delle normative vigenti –:

   quali siano le valutazioni del Governo rispetto ai fatti esposti in premessa e quali ulteriori iniziative di competenza, anche normative, intenda adottare al fine di garantire un'adeguata cornice di sicurezza sotto il profilo sanitario in occasione dello svolgimento delle prossime consultazioni elettorali previste per i ballottaggi.
(5-06809)


   MAGI e GEBHARD. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la documentazione del progetto di giornalismo collaborativo «Lighthouse Report», pubblicata sul social e ripresa da alcuni quotidiani italiani come Avvenire, documenta 11 respingimenti violenti di richiedenti asilo afghani e pakistani ad opera di uomini a volto coperto alle frontiere dell'Unione, tra Croazia e Bosnia;

   si tratta di immagini dell'estate scorsa, quando i talebani occupavano l'Afghanistan e la comunità internazionale annunciava la propria disponibilità ad accogliere i profughi;

   il report, anche grazie a perizie sugli indumenti indossati, mostra che questi uomini sono in realtà unità di polizia che riferiscono ai Governi dei propri Paesi;

   «eserciti ombra» sono stati individuati anche in Romania e Grecia grazie al lavoro congiunto di varie testate, anche grazie alle testimonianze di alcuni informatori dall'interno delle autorità;

   la Commissaria europea agli interni, Ylva Johansson ha affermato che «sembrano esserci prove convincenti di un uso improprio del fondi europei, che deve essere approfondito»;

   «queste notizie scioccanti – ha commentato Dunja Mijatovic, commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa – si aggiungono alla lunga serie di rapporti sull'inaccettabile normalizzazione dei respingimenti e della violenza contro richiedenti asilo e migranti»;

   nel 2020 l'Italia ha effettuato 1.301 riammissioni attive in Slovenia in applicazione dell'accordo bilaterale sulla riammissione delle persone alla frontiera del 3 settembre 1996;

   con ordinanza cautelare il 18 gennaio 2021 il tribunale di Roma ha censurato l'illegittimità della prassi delle riammissioni dei richiedenti protezione, evidenziando come le autorità italiane non potevano ignorare il fatto che le persone riammesse in Slovenia erano poi soggette ad una successiva riammissione verso la Croazia e da qui, dopo inaudite violenze perpetrate dalle autorità di polizia, verso la Serbia o la Bosnia;

   l'accordo sottoscritto il 15 luglio a Roma e il 21 luglio a Lubjana prevede la ripresa delle attività di pattugliamento dei confini Italo-sloveni da parte di forze di polizia miste –:

   se intenda adottare le iniziative di competenza, anche normative, affinché nessuna misura di riammissione possa più trovare applicazione nei confronti degli stranieri che manifestano la volontà di richiedere protezione internazionale e, in ogni caso, in mancanza di un provvedimento motivato in fatto e in diritto e notificato allo straniero, e come intenda evitare che le forze di polizia italiane collaborino, anche indirettamente, ad operazioni che integrano violazioni del diritto internazionale ed europeo in materia di asilo e diritti fondamentali, chiarendo in tale contesto quale sia l'esatto mandato delle pattuglie italo-slovene.
(5-06810)


   BERARDINI e D'ETTORE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la giornata di sabato 9 ottobre 2021 è stata segnata da scontri e tensioni con la polizia durante la manifestazione a Roma dei No Green pass;

   il sit-in era stato autorizzato dalla questura dalle 15 alle 19, ma si è trasformato in un corteo non autorizzato quando una parte dei manifestanti si è staccata tentando di entrare in via Veneto, forzando il cordone delle forze dell'ordine e facendo irruzione nella sede della Cgil a Roma facendone scempio;

   alcune centinaia di persone si sono invece mobilitate per le vie del centro e hanno raggiunto Palazzo Chigi dove hanno trovato le forze di polizia che hanno contenuto i manifestanti e hanno esploso diversi lacrimogeni per disperdere la folla ed evitare ulteriori scontri;

   la situazione è degenerata e un manipolo di facinorosi, radunatosi sul piazzale di Porta Pinciana, ha deciso di dare avvio a un corteo non autorizzato;

   la polizia ha provato a contenerli senza riuscirvi ma provocando il tentativo dei manifestanti di sfondare il cordone delle forze dell'ordine;

   Giuliano Castellino e Roberto Fiore, leader di Forza Nuova a Roma e fondatore dell'organizzazione neofascista, che era sotto regime di sorveglianza speciale e che ha violato numerose prescrizioni, sono stati arrestati;

   non ci si aspettava una manifestazione di 10 mila persone, sottovalutando il rischio di una degenerazione della manifestazione che, dopo la guerriglia in piazza, ha provocato l'assalto al Pronto soccorso del Policlinico Umberto I al fine di liberare un fermato che si era reso protagonista degli scontri;

   le regioni temono il «rischio caos» per il 15 ottobre, quando scatterà l'obbligo di green pass nei luoghi di lavoro, preoccupazione già emersa e sottoposta al Governo e che sarà affrontata di nuovo il 13 ottobre in Conferenza delle regioni;

   si è proposto di riorganizzare il sistema di rilascio dei green pass dopo l'esecuzione dei tamponi, allungando ulteriormente i tempi di validità (attualmente 48 ore con test rapido e 72 con molecolare) e dare la possibilità alle imprese di organizzarsi anche autonomamente per l'esecuzione dei test;

   è necessario tuttavia incoraggiare la pratica del vaccino e non del tampone, impedendo che nuove manifestazioni degenerino in atti di aggressione e intimidazione, portando a termine la campagna di vaccinazione contro il Covid-19 –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare al fine di scongiurare nuovi episodi di violenza che scoraggiano la campagna di vaccinazione diretta a salvaguardare la salute dei cittadini.
(5-06811)


   MARCO DI MAIO e MORETTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 21 settembre 2021, n. 127, ha previsto che a partire dal 15 ottobre 2021 entrerà in vigore l'obbligo di certificazione verde Covid (il cosiddetto green pass) per tutti i dipendenti pubblici, inclusi quelli impiegati presso i comuni;

   quasi ottomila comuni italiani si trovano nelle più diverse situazioni per quel che riguarda dimensione e completezza della pianta organica e, per tale ragione, non tutti potrebbero essere in grado di fronteggiare adeguatamente eventuali criticità derivanti da carenze di personale sprovvisto di green pass;

   da fonti di stampa si apprende, ad esempio, che nel comune di Teglio Veneto (Venezia) tre dipendenti hanno comunicato al sindaco l'astensione dal lavoro ogni lunedì, perché non sono disponibili a effettuare il tampone antigienico il fine settimana ai fini del green pass e che due di questi sono gli unici dipendenti comunali con i requisiti necessari a operare quali ufficiali dello stato civile e dell'ufficio anagrafe;

   si tratta di funzioni e prestazioni essenziali, che i comuni garantiscono per l'erogazione di servizi istituzionalmente improrogabili e la cui chiusura comporterebbe l'interruzione di un pubblico servizio fondamentale, con ricadute di responsabilità sullo stesso sindaco;

   attualmente i comuni non possono utilizzare il Fondo per l'esercizio delle funzioni fondamentali degli enti locali, di cui all'articolo 106 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, al fine di ovviare a carenze di personale;

   detto Fondo, infatti, è preposto ad assicurare agli enti locali le risorse necessarie per l'espletamento delle funzioni fondamentali in relazione alla possibile perdita di gettito conseguente alla pandemia, ed è stato rifinanziato per 500 milioni di euro per l'anno 2021 con l'ultima legge di bilancio (articolo 1, commi 822 e seguenti, della legge 30 dicembre 2020, n. 178);

   le risorse di tale Fondo, pertanto, potrebbero essere autorizzate a sostenere spese di assunzione di personale esterno, al fine di garantire la continuità del servizio in casi di possibili interruzioni dovute all'assenza di green pass;

   con la medesima finalità lo stesso fondo potrebbe essere utilizzato per agevolare e incentivare la stipula di apposite convenzioni con altri comuni limitrofi –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di porre rimedio alla possibile carenza di personale che i comuni potrebbero registrare a partire dal 15 ottobre 2021, valutando, nel caso, le ipotesi formulate in premessa e indicando, altresì, quali strumenti intenda predisporre per consentire ai sindaci di garantire la continuità nell'erogazione dei servizi essenziali.
(5-06812)


   PRISCO e MONTARULI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   è di stamattina la notizia di un'imponente operazione della polizia in corso Regina n. 162, a Torino; giorni fa nello stesso palazzo tre agenti dell'antidroga erano stati picchiati e disarmati dai residenti intervenuti per impedire l'arresto di un pusher; le abitazioni sono occupate quasi interamente da migranti di origine magrebina;

   bisogna sottolineare che il palazzo si trova a due passi del centro ed è diventato simbolo di illegalità, rivolta contro le forze dell'ordine e fortino dello spaccio in città;

   nella violenta colluttazione un agente era stato addirittura disarmato: la pistola svuotata del caricatore e gettata;

   un episodio di sovvertimento dell'ordine pubblico contro la polizia, come quello avvenuto nei giorni scorsi, non solo mette a repentaglio la vita dei nostri agenti, ma anche la sicurezza dei cittadini che vivono in quel quartiere di Torino;

   non è la prima volta che degli agenti, nell'esercizio delle loro funzioni, si trovino a dover subire attacchi da parte di abitanti di palazzi dello spaccio occupati abusivamente, quasi sempre migranti –:

   quali iniziative intenda intraprendere il Ministro interrogato per garantire la sicurezza degli agenti che subiscono gli attacchi di cui in premessa durante l'esercizio delle loro funzioni e per evitare che tali episodi si ripetano, garantendo anche la sicurezza dei cittadini.
(5-06813)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CASSESE. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   Luigi Leonardi, nato a Napoli il 2 aprile 1974, è un imprenditore campano che, per sottrarsi alle continue estorsioni da parte di organizzazioni criminali, di cui è stato vittima per anni nel corso delle sue attività commerciali, nel 2001 ha scelto di denunciare i soprusi subiti a cui è seguito un importante processo che ha portato allo smantellamento di molti clan camorristici, con 81 imputati e 63 condanne con sentenza n. 791/10 emessa in data 31 maggio 2010 dal tribunale di Nola:

   si tratta di condanne in gran parte confermate in via definitiva anche dalla Corte di cassazione;

   sulla scorta delle testimonianze del signor Leonardi, in un successivo processo, con sentenza pronunciata il 23 dicembre 2015 dal tribunale di Napoli, sezione VI, collegio C, vengono condannati tre imputati a 5 anni di reclusione ed al risarcimento del danno nei confronti del Leonardi stesso, da quantificare in un procedimento civile;

   a seguito della citata sentenza, il Ministero dell'interno, nel 2016, comunicava il cambiamento di status nei confronti del signor Leonardi da testimone di giustizia a collaboratore di giustizia, presupponendo, quindi, una sua precedente contiguità con ambienti criminali soprattutto sulla base della testimonianza, di cui non si conoscono riscontri oggettivi, di un collaboratore di giustizia;

   a parere dell'interrogante appare alquanto contraddittorio presupporre il collegamento del signor Leonardi con ambienti della criminalità organizzata – benché, ad oggi, egli risulti incensurato – e al tempo stesso concedere il risarcimento a suo favore per l'estorsione subita;

   nel processo, con sentenza pronunciata il 24 dicembre 2015 sopra citata, alcuni degli imputati denunciati dal signor Leonardi vennero assolti (ex articolo 530 comma 2) e le dichiarazioni del Leonardi non superarono il vaglio di attendibilità considerate non riscontrabili, mettendo in ombra la sua attendibilità di testimone; in riferimento a tali assoluzioni, il 13 maggio 2016 seguì la richiesta di appello avverso alla sentenza da parte procuratore generale della Repubblica indirizzata alla corte di appello di Napoli per una sua parziale riforma affinché gli imputati assolti venissero condannati - tre di loro, tra cui il signor Paolo Ciprio;

   va evidenziato che, da quanto si apprende dagli organi di stampa, contro il signor Paolo Ciprio, componente del clan degli Abbinante, nel giugno 2021 è stato emesso un mandato di cattura per associazione di stampo mafioso;

   Luigi Leonardi, nel 2019, è stato insignito del premio nazionale Paolo Borsellino - 24a Edizione, con le seguenti motivazioni: «Imprenditore che ha rifiutato il pizzo, oggi testimone di giustizia sotto scorta perché minacciato di morte dalla camorra per aver denunciato e fatto arrestare i suoi estorsori. Autore di un libro di successo sulla sua storia. Testimonial di diverse campagne educative di Associazioni e reti Social. Contro l'atteggiamento mafioso del voltarsi dall'altra parte la sua figura rappresenta per tutti noi un invito all'impegno civile. A Luigi Leonardi il Premio Borsellino 2019 per l'impegno civile» –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto evidenziato in premessa e se non ritenga, per quanto di competenza, di adottare le iniziative utili affinché venga rivalutato lo status del signor Luigi Leonardi come testimone di giustizia, non solo per restituirgli dignità ma per stimolare i cittadini a denunciare le organizzazioni criminali.
(5-06827)


   VISCOMI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il Consiglio di Stato, con sentenza n. 4141 del 2021, accertata l'esistenza di irregolarità negli scrutini relativi a quattro delle settantotto sezioni elettorali impegnate nelle elezioni comunali del comune di Lamezia Terme del 10 e 24 novembre 2019, ha annullato i verbali dell'Ufficio elettorale centrale del 5 e del 9 dicembre 2019 e il verbale di proclamazione degli eletti e del sindaco, ha confermato la decisione del Tar che aveva disposto la rinnovazione delle operazioni di voto nelle stesse sezioni;

   dette operazioni di voto sono state rinnovate in data 3 e 4 ottobre 2021;

   a seguito dello svolgimento di dette elezioni, sommando i voti conseguiti nella tornata del 2019 e in quella più recente del 2021, nessuno dei candidati alla carica di sindaco ha conseguito la maggioranza necessaria per evitare il ballottaggio, che, ad oggi, però risulta ancora non indetto;

   in assenza di ogni determinazione sul punto, permane, allo stato, la gestione commissariale dell'ente;

   da una rapida consultazione del sito istituzionale dell'ente non risulta informazione alcuna sull'esito elettorale e sulle relative modalità di formale conclusione;

   l'incertezza sulla doverosità o meno di rinnovare anche le operazioni di ballottaggio sta creando un clima di tensione in una comunità che ha già subìto pesanti conseguenze a causa del pregresso scioglimento del civico consesso per infiltrazioni mafiose –:

   se il Ministro interrogato, a conoscenza della situazione, non ritenga di dover adottare immediate iniziative, per quanto di competenza, per la corretta applicazione delle legge elettorale in merito alla doverosità o meno del ballottaggio a seguito del rinnovo parziale delle operazioni elettorali disposto dall'autorità giudiziaria competente.
(5-06834)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ASCARI, GRIPPA e MARTINCIGLIO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   recentemente, il sindacato della Polizia di Stato Siulp e l'unione sindacale Usmia dei Carabinieri, hanno organizzato un seminario formativo per le forze di polizia denominato «Due anni di Codice Rosso – Metodi di contrasto alla violenza di genere» a cui l'interrogante ha partecipato;

   nel corso del già menzionato seminario è emersa con forza la necessità di una più efficace e costante opera di formazione per tutti quegli operatori delle Forze di polizia che, in ragione del servizio svolto, sono chiamati ad intervenire nella rosa dei reati compresi dalla legge n. 69 del 2019;

   allo stato attuale, l'articolo 5 della predetta legge n. 69 del 2019, che prevede specifici corsi di formazione destinati al personale destinato a perseguire i reati di maltrattamenti contro familiari e conviventi, violenza sessuale, atti sessuali con minorenni, corruzione di minorenni, violenza sessuale di gruppo, atti persecutori e diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti, risulta largamente inapplicato per entrambe le Forze di polizia di cui trattasi;

   sempre nel corso seminario del Siulp e Usmia, è stata avanzata la proposta di istituire, in seno alla Polizia di Stato ed all'Arma dei carabinieri, una specifica unità specializzata per contrastare più efficacemente tutti i reati compresi nella violenza di genere, composta da operatori appositamente formati;

   secondo la campagna «...questo NON È AMORE», proposta dalla Direzione centrale anticrimine del Dipartimento della pubblica sicurezza a partire dal 2015, è emerso che i dati relativi al 2019 parlano di un aumento delle vittime di sesso femminile, passate dal 68 per cento circa del 2016 al 71 per cento del 2019 –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   quali iniziative, per quanto di competenza, intendano intraprendere al fine di aumentare l'opera di formazione per tutti gli operatori direttamente interessati;

   se ritengano sussistere le condizioni affinché vengano istituite le specifiche unità specializzate di cui in premessa per contrastare più efficacemente tutti i reati compresi nella violenza di genere.
(4-10419)


   SGARBI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   sabato 9 ottobre 2021 si è svolto a Roma un corteo di cittadini, regolarmente autorizzato, che hanno inteso manifestare il proprio dissenso sull'obbligatorietà del cosiddetto «Green pass» per tutti i lavoratori a decorrere dal 15 ottobre 2021;

   nel corso della protesta si sono verificati degli scontri tra le forze del servizio d'ordine e alcuni manifestanti. In numerosi filmati, facilmente visionabili in rete sul canale «YouTube» e in numerosi social network, in particolare Twitter e Facebook, è possibile chiaramente distinguere agenti in divisa ed altri presumibilmente in borghese, che colpiscono con i manganelli manifestanti inermi, che sfilavano pacificamente, la cui sola colpa è stata quella di partecipare al corteo;

   l'articolo 52 del codice penale prevede che l'uso dell'arma (nello specifico del manganello) è contemplato solamente nei casi in cui sussista un pericolo grave per la propria o l'altrui incolumità fisica; nei suddetti filmati non sembra ricorrere questa fattispecie e, al contrario, in uno di essi, in particolare, è ben chiaramente distinguibile un agente intento a colpire ripetutamente con dei pugni un manifestante bloccato a terra da altri agenti, con una violenza cieca e inaudita –:

   se sia al corrente di questi episodi;

   se i vertici delle forze dell'ordine abbiano avviato una indagine interna sulla base delle centinaia di segnalazioni fatte sui social network;

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere per accertare l'identità dei soggetti appartenenti alle forze dell'ordine che si sono resi protagonisti di simili, gratuite violenze.
(4-10421)


   FERRO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   due agenti della polizia ferroviaria di Lamezia Terme sono stati aggrediti con inaudita e gratuita violenza da un cittadino extracomunitario nel corso di un controllo su un treno giunto nella stazione ferroviaria;

   secondo quanto riportato da fonti di stampa, l'uomo, risultato sprovvisto di documenti di riconoscimento, si è scagliato contro i due poliziotti colpendoli con calci e pugni; nonostante le lesioni riportate, gli agenti sono riusciti ad arrestare l'uomo, che, dagli accertamenti effettuati, è risultato essere gravato da un mandato di cattura per alcuni precedenti reati;

   sulla vicenda è intervenuta anche la segreteria provinciale della Federazione sindacale di polizia: «Non possiamo più accettare di subire aggressioni simili e le forze dell'ordine devono essere dotate di tutte le strumentazioni utili per affrontare situazioni come queste. A partire dal taser, su cui il Governo deve assumere una posizione urgente e non più rinviabile»;

   sono dure anche le parole del segretario provinciale del sindacato di Polizia Coisp-Mosap: «Siamo stanchi di registrare l'ennesima e vile aggressione in danno dei poliziotti verso i quali manifestiamo tutta la nostra solidarietà, colleghi, che ci teniamo a sottolineare, ogni giorno con passione, dedizione e grande professionalità fanno l'impossibile per dare ai cittadini una città sicura e in cambio ricevono umiliazioni e vili aggressioni, come successo ieri presso la stazione ferroviaria di Lamezia Terme [...]. Pertanto adesso ci aspettiamo un adeguata e celere risposta dello Stato, che deve prevedere un immediato potenziamento del posto di Polizia ferroviaria che da un organico di oltre 30 unità si trova ad operare con sole 15 unità, situazione assolutamente deficitaria, in cui versa anche il Commissariato Lametino dove le vacanze organiche rischiano di portare anche questo presidio al collasso»;

   servono azioni concrete per tutelare in maniera più incisiva chi è chiamato ad occuparsi della sicurezza del territorio –:

   se e quali immediate iniziative di competenza il Governo intenda assumere per dotare gli agenti di polizia ferroviaria di strumenti efficaci a contenere e gestire situazioni di aggressività, come, ad esempio, i taser;

   se non ritenga necessario un tempestivo rimpinguamento delle vacanze organiche previste per il posto di polizia ferroviaria e per il commissariato di Lamezia, entrambi presidi indispensabili per garantire l'ordine e la sicurezza pubblica in questa area strategica della Regione Calabria.
(4-10424)

ISTRUZIONE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, il Ministro per il sud e la coesione territoriale, il Ministro per le pari opportunità e la famiglia, per sapere – premesso che:

   i servizi educativi per la prima infanzia, in particolare gli asili nido, sono un elemento essenziale per ridurre le disuguaglianze territoriali, il divario di genere, la povertà educativa, così come per sostenere lo sviluppo economico e il rilancio della natalità;

   in quest'ambito, lo strumento finanziario del Next Generation EU, istituito dall'Unione europea per sostenere la ripresa economica degli Stati Membri post-Covid, rappresenta un'occasione unica per estendere la copertura dei servizi educativi per la prima infanzia, al fine di ridurre le disuguaglianze tra i minori, garantire la parità di genere e sostenere lo sviluppo economico e la natalità;

   l'offerta di servizi di educazione primaria in Italia soffre di forti carenze strutturali ed è stata oggetto della Raccomandazione europea 2019/C189/2 del 22 maggio 2019, con la quale il Consiglio dell'Unione europea ha chiesto agli Stati membri di garantire l'accesso a servizi di assistenza all'infanzia e di investire per il miglioramento dei risultati scolastici e il rafforzamento delle competenze, in particolare quelle digitali;

   in Italia, il rapporto tra posti disponibili negli asili nido e il numero di bambini di età compresa tra 0 e 2 anni si attesta oggi in media al 25,5 per cento – con forti divari territoriali – ovvero 7,5 punti percentuali al di sotto dell'obiettivo europeo del 33 per cento e 9,6 punti percentuali al di sotto della media europea;

   la carenza di servizi educativi per l'infanzia, unita all'iniqua ripartizione dei carichi di lavoro familiare, condiziona negativamente l'offerta di lavoro femminile e riduce il tasso di partecipazione delle donne al mercato del lavoro. A loro volta, tali fattori deprimono la domanda apparente di servizi educativi per l'infanzia, generando un equilibrio socialmente inefficiente, dove alla bassa offerta di servizi educativi per l'infanzia corrisponde una ridotta domanda apparente, soprattutto al Sud;

   per far fronte a queste carenze, il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) contiene, tra le altre, una serie di misure relative ai sistemi di educazione e cura di alta qualità della prima infanzia, volte anche a colmare il divario rispetto al resto d'Europa: in particolare, la Missione 4, tramite il Piano asili nido, mira ad innalzare il tasso di presa in carico degli asili, che nel 2018 era pari ad appena il 14,1 per cento. Si prevedono, inoltre, il potenziamento dei servizi educativi dell'infanzia (3-6 anni) e l'estensione del tempo pieno a scuola, per fornire sostegno alle madri con figli piccoli e contribuire così all'occupazione femminile;

   il Piano nazionale di ripresa e resilienza costituisce un'occasione unica per il rilancio del Mezzogiorno e per la ripresa del processo di convergenza con le aree più sviluppate del Paese: il Piano, in complementarità con la programmazione dei fondi strutturali 2021-2027 e il programma React-Eu, mette infatti a disposizione del Sud una capacità di spesa e di investimento straordinaria per puntare, in coerenza con le linee guida di Next Generation EU, al riequilibrio territoriale e al rilancio del suo sviluppo;

   la legge di bilancio per il 2020 ha finanziato, tramite l'istituzione del Fondo asili nido e scuole dell'infanzia, interventi relativi a opere pubbliche di messa in sicurezza, ristrutturazione, riqualificazione o costruzione di edifici di proprietà dei Comuni destinati a nidi e scuole dell'infanzia, con priorità per le strutture localizzate nelle aree svantaggiate del Paese e nelle periferie urbane, con lo scopo di rimuovere gli squilibri economici e sociali ivi esistenti e la finalità del riequilibrio territoriale;

   dai risultati della gara per l'accesso ai fondi del Ngeu, inclusi nel Pnrr e riservati ai comuni svantaggiati per ridurre i divari territoriali nell'ambito dell'infanzia, pubblicati ad agosto di quest'anno, è emerso, in ragione di alcuni criteri contenuti all'interno dei primi bandi di assegnazione delle risorse, una distorsione manifestatasi sotto forma di svantaggio competitivo per le scuole del Sud che sarebbero state penalizzate a causa dell'assegnazione di un punteggio aggiuntivo crescente in base ai cofinanziamenti;

   la conseguenza di tale previsione distorsiva è stata che, in diversi casi, comuni che insistono in aree nettamente più sviluppate del Nord Italia hanno potuto cofinanziare la spesa del progetto anche per oltre il 50 per cento dell'importo, ottenendo così un bonus di punteggio, a detrimento di altri comuni del Sud Italia i quali, non avendo un bilancio paragonabile per il cofinanziamento, si sono visti scivolare in basso nella classifica di valutazione, perdendo i fondi, nonostante, tra gli obiettivi principali della disposizione, vi fosse, non solo il miglioramento del quadro delle aree svantaggiate, ma anche la riduzione degli squilibri territoriali;

   il 7 ottobre 2021 si è svolta la prima riunione della Cabina di regia sul Pnrr, in cui, in particolare, sono state affrontate le linee di intervento dei progetti che riguardano l'istruzione e la formazione, nel rispetto degli obiettivi concordati in sede europea – sia per quanto riguarda la componente delle riforme sia per la componente degli investimenti – e nel corso della quale è stata annunciata, entro novembre 2021, la pubblicazione di bandi per tre miliardi di euro a favore degli asili nido e delle scuola dell'infanzia –:

   se il Governo, in vista dell'emanazione dei prossimi bandi destinati all'estensione della copertura dei servizi educativi per la prima infanzia, intenda assumere le necessarie iniziative e gli opportuni correttivi per la revisione dei criteri di selezione presenti nei bandi per l'assegnazione dei fondi, utilizzando quali parametri di assegnazione indicatori che tengano in considerazione l'effettiva assenza dei servizi e la povertà educativa, nel rispetto degli obiettivi generali e specifici previsti dall'articolo 4 del regolamento (UE) 2021/241 e dei principi e delle finalità contenuti nel Pnrr finalizzati alla rimozione degli squilibri economici e sociali e alla riduzione dei divari territoriali nell'ambito dell'infanzia, esistenti nel territorio italiano.
(2-01339) «Galizia, Battelli, Berti, Bruno, Businarolo, Ianaro, Grillo, Papiro, Ricciardi, Scerra, Vignaroli, D'Arrando, Federico, Lorefice, Mammì, Nappi, Misiti, Penna, Provenza, Ruggiero, Sportiello, Villani, Alaimo, Azzolina, Baldino, Brescia, Maurizio Cattoi, Corneli, De Carlo, Dieni, Giordano».

Interrogazione a risposta orale:


   ALESSANDRO PAGANO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il 4 ottobre 2021, l'onorevole Zan, primo firmatario del disegno di legge «Modifiche agli articoli 604-bis e 604-ter del codice penale, in materia di violenza o discriminazione per motivi di orientamento sessuale identità di genere» che ha scosso l'opinione pubblica dopo i contrasti emersi in fase di trattazione al Senato, è stato ospite in una scuola secondaria superiore di Palermo;

   con una prima circolare del 30 settembre 2021 indirizzata a docenti, studenti e famiglie, la direttrice scolastica del Liceo scientifico Cannizzaro ha comunicato che il 4 ottobre 2021 alle ore 11.15, in aula magna, si sarebbe tenuto l'incontro-dibattito con l'onorevole Zan, seguito in presenza dalle classi V A, V E, V P, ma aperto a tutte le classi V in diretta streaming sul canale YouTube della Libera unione studentesca;

   con una successiva circolare del 1° ottobre 2021 la direttrice scolastica specificava che all'incontro avrebbero potuto partecipare tutte le classi dell'istituto;

   è singolare che, in orario curricolare, la dirigente proponga a tutte le classi dell'istituto un incontro del quale non si specificano tematiche e finalità e che l'adesione allo stesso sia a discrezione di ciascuna classe, senza che tuttavia sia chiarito se la scelta debba essere operata dal consiglio di classe, dal docente coordinatore o dagli studenti – tutti minorenni – che non hanno ancora neppure eletto il proprio rappresentante in seno al consiglio di classe;

   come era facile immaginare e la stampa ha confermato all'indomani dell'incontro, il tema era proprio il disegno di legge di cui Zan è primo firmatario, tanto che proprio il deputato ha commentato «mi hanno fatto una tempesta di domande da cui si poteva leggere il profondo interesse per la politica e una reale conoscenza delle dinamiche, anche europee, che ruotano attorno al disegno di legge. Incontri come questo sono fondamentali, entrare nelle scuole è importantissimo. Le nuove generazioni sono quelle su cui riporre speranze, aspettative e fiducia per la costruzione di un futuro privo delle tossicità nocive del patriarcato»;

   la stampa riporta che co-organizzatori dell'incontro sono stati i giovani appartenenti all'associazione Libera unione studentesca, realtà che «spinge» sul tema, coinvolgendo il tessuto associativo della città, da Famiglie Arcobaleno al Pride;

   la scelta di ospitare l'incontro è per l'interrogante in evidente contrasto con quanto ribadito sul tema dal Ministero dell'istruzione, da ultimo con circolare n. 1972 del 15 settembre 2015, ovvero che «tra i diritti e i doveri e tra le conoscenze da trasmettere non rientrano in nessun modo né le “ideologie gender” né l'insegnamento di pratiche estranee al mondo educativo»;

   la scuola, dunque, è ancora una volta al centro di un corposo tentativo di strumentalizzazione da parte di alcuni gruppi di pressione che vorrebbero superare il dibattito sociale, politico ed istituzionale e parlare in classe di teoria gender, come già riportato dai colleghi De Angelis e Capitanio nelle interrogazioni 3-02289 del 20 maggio 2021 e 3-02363 del 28 giugno 2021, che ancora attendono una risposta;

   è necessario sottolineare la pericolosità di dare per acquisito il superamento del concetto di «binarismo sessuale» per accogliere quello di «spettro di genere» senza che, sul tema, ci sia stata una discussione aperta e condivisa anche con la pluralità delle associazioni dei genitori che devono essere coinvolte nel decidere provvedimenti così invasivi della libertà educativa dei genitori e del pluralismo della scuola –:

   il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda avviare iniziative ispettive anche al fine di accertare le responsabilità della dirigente scolastica che ha organizzato l'incontro;

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere per affermare concretamente il proprio ruolo nell'adozione di linee guida valevoli per tutto il sistema nazionale d'istruzione cui si addivenga solo dopo adeguato confronto con tutti gli stakeholder.
(3-02535)

Interrogazione a risposta scritta:


   CASA. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   come riportato dagli organi di stampa e da diversi dirigenti scolastici, a molti studenti della scuola superiore di secondo grado impegnati in attività esterne alla scuola, è stato chiesto, proprio per partecipare alle suddette attività organizzate dalla scuola, di esibire il green pass, con grandissimo nocumento dei ragazzi che non lo posseggono perché non vaccinati;

   infatti, la richiesta del possesso e dell'esibizione del green pass espone gli studenti a sostenere i costi dei tamponi per l'ottenimento del green pass sebbene transitoriamente, dovendolo rinnovare ogni qual volta è necessario recarsi all'esterno della scuola;

   questa situazione è ancor più grave quando si tratta di attività esterne alla scuola ma obbligatorie per i ragazzi, come la frequenza dei percorsi per le competenze trasversali e l'orientamento (Pcto), che implica necessariamente l'esibizione del green pass;

   a parere della interrogante, però, trattandosi di attività che la legge impone come obbligatorie, si dovrebbe tener conto della necessità di armonizzare la normativa vigente con la disciplina prevista per l'ingresso a scuola, eliminando quindi l'obbligo del possesso e dell'esibizione del certificato verde degli studenti;

   inoltre, è doveroso sottolineare come siffatta modalità implichi ob torto collo, che si evidenzi in una classe chi è vaccinato e chi no, con gravissima lesione del diritto alla privacy, tema ancor più delicato quando si tratta di minori e della loro tutela –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali immediate iniziative intenda adottare affinché si superino le criticità legate alla frequenza delle attività esterne alla scuola ed, in particolare, per il Pcto degli studenti non vaccinati, costretti a sottoporsi a continui e costosi tamponi con l'ulteriore grave rischio di lesione del diritto alla privacy, oltre che di esporli a possibili discriminazioni.
(4-10420)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata:


   CAON. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il 17 maggio 2004 il primo caporal maggiore dei lagunari, Matteo Vanzan, di soli 22 anni, nell'operazione denominata «Antica Babilonia», ha perso la vita in combattimento, a Nassiriya (Iraq), nel corso di uno scontro con dei miliziani ribelli, a causa di una granata di mortaio che gli aveva reciso gravemente un'arteria femorale;

   nonostante il caporal maggiore dei lagunari Vanzan sia stato riconosciuto vittima del terrorismo, è stata negata l'erogazione della liquidazione, in quanto «volontario in ferma breve» al momento della sua partenza per l'Iraq da Camponogara (Venezia);

   da quanto risulta dal sito web «Onore ai caduti» il caporal maggiore ha assolto gli obblighi di leva prestando servizio nel Corpo dei vigili del fuoco, per poi arruolarsi nell'Esercito Italiano, nel reggimento dei lagunari Serenissima; da qui la missione, quale volontario, in Iraq;

   al decesso del Vanzan sono seguite la sua promozione a caporal maggiore e altri encomi: il 7 aprile 2006 il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, ha conferito alla sua memoria la croce d'onore, onorificenza riservata alle vittime degli atti di terrorismo o degli atti ostili, impegnate in operazioni militari e civili all'estero;

   ciò nonostante, dopo 17 anni dai tragici fatti, l'Inps ha negato ai genitori il riconoscimento del trattamento di fine servizio — trattamento di fine servizio dei dipendenti pubblici statali — per aver ritenuto che «il militare, volontario in ferma breve all'epoca del decesso, non possa essere considerato titolare di un rapporto di impiego e non abbia perciò titolo all'erogazione del trattamento di fine servizio» –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa e, in caso affermativo, se e quali iniziative intenda intraprendere, per quanto di competenza.
(3-02543)


   DE LORENZO, TIMBRO e FORNARO. – Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. – Per sapere – premesso che:

   tra i settori di attività che rimangono più esposti alle conseguenze economiche dell'emergenza sanitaria vi è quello delle mense aziendali, anche in considerazione del prolungarsi nel settore privato delle prestazioni lavorative in smart working, essendo tra l'altro stato prorogato lo stato di emergenza al 31 dicembre 2021;

   negli addetti al settore vi è una forte prevalenza di donne, le quali, già svantaggiate nel mercato del lavoro in termini di tasso di occupazione, retribuzioni e mansioni, sono le più colpite dalle ricadute occupazionali della crisi conseguente all'emergenza sanitaria;

   già dagli inizi di ottobre 2021 alcune aziende del settore hanno iniziato ad esaurire gli ammortizzatori a disposizione ed entro le prossime due settimane quasi tutti gli operatori raggiungeranno il tetto massimo di settimane previste dalla cosiddetta cassa COVID e ad oggi non è prevista alcuna proroga da parte del Governo;

   secondo le organizzazioni sindacali sono circa 8.000, per lo più donne, gli addetti alle mense aziendali che rischiano, quindi, di restare senza retribuzione da metà ottobre 2021;

   a rischio sospensione sono i dipendenti di fornitori di servizi per gruppi come Vodafone, Piaggio, Bnp Paribas o Eni; i sindacati hanno già ricevuto le prime indicazioni dell'intenzione di alcune aziende di aprire procedure di licenziamenti collettivi, una volta scaduta la cassa COVID e terminato il 31 ottobre 2021 il blocco dei licenziamenti, altre, come l'Alpi San Marco operante nel polo tecnologico Genova Erzelli, avevano già avviato la procedura di licenziamento collettivo, poi ritirata;

   le imprese del settore non possono ricorrere agli ammortizzatori sociali ordinari, con la conseguenza che i dipendenti di queste aziende subiscono il rischio immanente di essere prima posti in «sospensione», senza reddito e poi licenziati;

   il Governo e il Ministro interrogato sono impegnati a una complessiva riforma e riordino degli ammortizzatori sociali;

   è aperto un tavolo di confronto tra il Governo e le associazioni datoriali e sindacali del settore per individuare le soluzioni di sostegno ai settori di servizi alle imprese e, in particolare, a quelle che hanno subito gli effetti del ricorso allo smart working per contrastare l'emergenza sanitaria –:

   se, in attesa delle iniziative normative dirette al riordino degli ammortizzatori sociali e a ulteriori interventi di sostegno, intenda valutare, anche al fine di tutelare i posti di lavoro nel settore dei servizi alle aziende come quello delle mense occupati maggiormente da donne, di adottare iniziative per la proroga della cassa COVID almeno fino al 31 dicembre 2021.
(3-02544)

Interrogazione a risposta orale:


   BENEDETTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nella proposta di legge n. 1008 abbinata alle proposte n. 1009 e 1636 presentate alla Camera, riguardanti interventi per il settore ittico, all'articolo 3 veniva previsto il «Programma sperimentale di trattamento sostitutivo della retribuzione in favore dei lavoratori della pesca professionale»; le forme di integrazione salariale, comprensive delle relative contribuzioni figurative, previste per i lavoratori agricoli, ai sensi del titolo II della legge 8 agosto 1972, n. 457, venivano estese al settore della pesca professionale;

   il trattamento sostitutivo della retribuzione era disposto in favore dei lavoratori imbarcati su navi adibite alla pesca marittima, nonché in acque interne e lagunari, per sostenerne il reddito nei casi di sospensione dell'attività di pesca, ad esempio, per avversità meteomarine o per fermo pesca, nonché per garantire stabilità occupazionale per i casi di sospensione dell'attività di pesca connessi ad interventi straordinari non dipendenti dalle volontà dell'armatore;

   riguardo alla proposta di legge n. 1008, abbinata alle proposte n. 1009 e 1636, nella seduta n. 524 di martedì 15 giugno 2021 il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando, affermava: «Mi soffermo in particolare, per ragioni di stretta competenza, sulle norme riguardanti la definizione degli ammortizzatori sociali per il settore. Fin d'ora posso manifestare la più ampia condivisione circa le soluzioni individuate dalla proposta di legge, soprattutto nella parte in cui si estende l'ambito di applicazione della CISOA ai lavoratori imbarcati su navi adibite alla pesca marittima e ai soci lavoratori di cooperative di pesca più piccole, nonché agli armatori e ai proprietari armatori imbarcati sulle navi dai medesimi gestite. Purtroppo, occorre prendere atto che il testo in esame, solo per ragioni di copertura finanziaria, come risulta dalla stessa relazione tecnica, non può essere il veicolo normativo più idoneo a contenere questa specifica proposta di riforma, che – ribadisco – nel merito è assolutamente condivisibile. Assicuro [...] che, nell'ambito della più generale riforma degli ammortizzatori sociali, che è in fase di avanzata definizione, questo particolare profilo sarà espressamente contemplato e adeguatamente valorizzato.»;

   in seguito, nel parere della V Commissione bilancio del 22 giugno 2021 sulle proposte di legge suddette, veniva riportato: «l'articolo 3, che prevede che, per un periodo sperimentale di tre anni e nel limite di spesa non superiore a 30 milioni di euro annui, le forme di integrazione salariale, comprensive delle relative coperture figurative, previste per i lavoratori agricoli dalla legge 8 agosto 1972, n. 457, siano estese a decorrere dal 1° luglio 2020 al settore della pesca professionale, reca una copertura finanziaria inidonea, riferita a quota parte dei proventi delle aste delle quote di emissione di CO2 di cui all'articolo 19 del decreto legislativo 13 marzo 2013, n. 30, destinati al Ministero dello sviluppo economico, posto che le suddette risorse non possono essere utilizzate per scopi diversi da quelli ambientali in coerenza con la normativa europea»;

   a seguito di tale analisi, la V Commissione bilancio dava parere favorevole alle proposte di legge con, tra le condizioni, la soppressione dell'articolo 3; il testo licenziato dalla Camera perciò non contiene più alcuna previsione in materia di trattamento sostitutivo della retribuzione;

   attualmente, il settore della pesca resta ancora senza ammortizzatori sociali per le varie possibili cause di sospensione dell'attività indipendenti dalla volontà dell'armatore. Resta perciò urgente dare una risposta a tutti i lavoratori del settore –:

   se il Ministro interrogato non ritenga di dare urgentemente seguito alle affermazioni pronunciate nella seduta della Camera dei deputati del 15 giugno 2021, adottando iniziative per estendere l'ambito di applicazione della Cisoa ai lavoratori imbarcati su navi adibite alla pesca marittima e ai soci lavoratori di cooperative di pesca più piccole, nonché agli armatori e ai proprietari armatori imbarcati sulle navi dai medesimi gestite.
(3-02545)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XIII Commissione:


   GADDA e LIBRANDI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   i riflessi economici della pandemia hanno fortemente colpito numerosi settori produttivi, e tra di essi anche quello dell'ippica;

   si sono aggravate le fragilità di sistema emerse nel corso dell'ultimo decennio per le quali è urgente un concreto piano di rilancio;

   le chiusure determinate dalle misure di contenimento e gli effetti che tutt'ora si protraggono, hanno altresì minato la competitività del settore anche a livello internazionale relativamente agli scambi commerciali per allevatori, scuderie e indotto;

   un tema fra tutti rischia però, di creare gravissime conseguenze per le imprese sul fronte economico-finanziario, minando definitivamente la sostenibilità della filiera dell'ippica; i cronici ritardi registrati nel pagamento dei premi al traguardo in favore degli operatori ippici nazionali e stranieri da parte del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, hanno ormai assunto una dimensione molto lontana persino dalla prassi di circa tre mesi intercorrente tra l'effettuazione della corsa e il pagamento dei relativi premi; i pagamenti degli operatori italiani con fattura sono fermi a novembre 2020 e le liquidazioni degli operatori esteri sono a ancora più datate;

   simili ritardi recano un considerevole danno d'immagine al nostro Paese, inducendo gli operatori stranieri ad abbandonare il nostro territorio in ragione della scarsa affidabilità che contraddistingue il sistema dei pagamenti;

   il continuo protrarsi dei ritardi e i mancati pagamenti dei premi al traguardo espongono, altresì, l'Italia ad una sostanziale svalutazione dei purosangue italiani da corsa allevati, e le aste che hanno recentemente avuto luogo hanno mostrato una forte flessione delle presenze di acquirenti stranieri e dei prezzi medi, salvata soltanto da una produzione di puledri italiani ancora attestata su alti standard;

   la diminuzione dei cavalli allevati dai 2000 del 2012 agli attuali 670 solo per il galoppo, e la chiusura di molte aziende agricole e scuderie hanno provocato migliaia di perdite di posti di lavoro soprattutto nel settore agricolo;

   tale contesto di incertezza rischia di ingenerare tensioni tra i lavoratori che rischiano di perdere occupazione, e sta pregiudicando ormai gli investimenti nel nostro Paese da parte degli operatori, con conseguente ulteriore perdita di gettito e di prestigio internazionale che vanificherebbe gli sforzi sin qui fatti da un settore eccellente del made in Italy –:

   quale sia l'esatta situazione dei piani di pagamento di cui in premessa, per recuperare l'enorme ritardo accumulato e al contempo assicurare, in prospettiva, tempistiche certe in ordine all'emissione degli ordinativi di pagamento dovuti, in ragione delle future competizioni.
(5-06822)


   CADEDDU, CASSESE, CILLIS, DEL SESTO, GAGNARLI, GALLINELLA, L'ABBATE, PIGNATONE, MAGLIONE, ALBERTO MANCA, MARZANA e PARENTELA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il Fondo di solidarietà nazionale (Fsn) di cui all'articolo 1, del decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 102, ha l'obiettivo di promuovere principalmente interventi di prevenzione per far fronte ai danni alle produzioni agricole e zootecniche, alle strutture aziendali agricole, agli impianti produttivi e alle infrastrutture agricole, nelle zone colpite da calamità naturali o eventi eccezionali o da avversità atmosferiche assimilabili a calamità naturali o eventi di portata catastrofica, da epizoozie, da organismi nocivi ai vegetali, nonché ai danni causati da animali protetti;

   a valere sul Fsn, in particolare, all'articolo 2 del citato decreto legislativo, si stabilisce che lo Stato concede contributi sui premi assicurativi e sulle quote di partecipazione e adesione a fondi di mutualizzazione;

   per le produzioni zootecniche, la copertura assicurativa è comprensiva del costo di smaltimento dei capi morti per qualsiasi causa (comma 5-bis), cui si possono aggiungere ulteriori garanzie legate alla compromissione della produzione, mentre il contributo pubblico calcolato sulla spesa ammessa è pari al 50 per cento del costo assicurativo senza che sia prevista una soglia di danno (decreto del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali del 30 maggio 2018, come modificato dal decreto del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali 24 luglio 2020);

   con decreto del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali 9 aprile 2021, è stato approvato l'elenco dei costi unitari massimi di ripristino delle strutture aziendali e di smaltimento delle carcasse animali per la stipula delle polizze assicurative agevolate per l'anno 2021;

   di recente, in tutte le regioni d'Italia si registrano notevoli ritardi nei pagamenti di tali assicurazioni agevolate. Ritardi che stanno comportando seri problemi agli allevatori del settore che, in alcuni casi, si sono trovati costretti a dover erogare ingenti somme di denaro per pagare un debito non di loro spettanza e, in altri, si sono visti recapitare provvedimenti di costituzione in mora per mancato pagamento dalle società affidatarie dello smaltimento –:

   quale sia lo stato dei pagamenti in questione e se non intenda intraprendere ogni eventuale iniziativa di competenza volta ad accelerare l'erogazione degli aiuti assegnati e non ancora erogati agli allevatori.
(5-06823)


   CARETTA e CIABURRO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il settore avicolo, in Italia, eccellenza completamente Made in Italy, conta oltre 64.000 addetti tra allevatori ed addetti alla trasformazione, oltre 6.000 allevamenti professionali e vale per un fatturato di oltre 5 miliardi e mezzo di euro;

   a fronte della totale autosufficienza del comparto avicolo italiano, la continua ed apparentemente inarrestabile spirale inflattiva delle materie prime, anche in agricoltura, non accenna a fermarsi;

   tale fenomeno è destinato ad avere sempre maggiori ripercussioni sul mercato, a detrimento anche della sostenibilità economica e sociale delle attività che operano nell'ambito zootecnico;

   considerando che nel primo semestre del 2021 le esportazioni di carni avicole e di preparazioni sono risultate in aumento del 4 per cento a volume sul 2020, la sostenibilità e tenuta del mondo zootecnico acquisiscono una rinnovata dimensione strategica per il Paese, anche al fine di garantire la sovranità alimentare nazionale;

   la spirale inflattiva che ha colpito il settore cerealicolo è attestata dalla crescita continua dei valori dell'indice dei prezzi delle materie prime della Fao il quale ha riportato una crescita continua da ormai oltre dodici mesi dei prezzi di tutta una serie di materie prime nel comparto alimentare, come zucchero, olio vegetale, carne, cereali e mais, nonché dei prodotti lattiero caseari;

   tale rincaro è accompagnato dal rincaro delle materie prime industriali e del comparto energetico, che hanno portato ad un aumento generico e diffuso dei costi delle utenze energetiche per privati e aziende, nonché dei costi genericamente più elevati in tutti i comparti produttivi nazionali –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative intenda predisporre per proteggere, anche mediante l'apertura di competenti canali istituzionali europei, i beni alimentari di prima necessità di cui in premessa, tra i quali anche le materie prime impiegate in ambito zootecnico, dalle conseguenze delle speculazioni finanziarie transnazionali e da episodi quali la spirale inflattiva delineata in premessa, anche valutando l'introduzione di una franchigia a tutela della sovranità alimentare nazionale.
(5-06824)


   ANNA LISA BARONI, NEVI e SPENA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   nel World Agri-Tech, convegno scientifico internazionale, agricoltori, aziende di agrofarmaci e industria alimentare hanno discusso degli obiettivi della strategia «Farm to Fork» (F2F), ritenendo che, senza una profonda innovazione nel settore, l'agricoltura europea perderà competitività e i prezzi degli alimenti saliranno;

   gli stessi ritengono sia difficile continuare a produrre cibo sano, a prezzi accessibili, riducendo del 50 per cento gli agrofarmaci, del 20 per cento i fertilizzanti, innalzando la Sau biologica al 25 per cento entro il 2030;

   senza nuovi strumenti, prevedono un calo della produttività delle aziende agricole europee, un aumento delle importazioni da Paesi terzi, un aumento dei prezzi causato dalla minore produttività, nonché lo scadimento della qualità del cibo;

   a livello globale, ciò causerebbe un aumento dei prezzi e una scarsità di derrate a livello mondiale;

   si stima una diminuzione del 20 per cento della produzione di carni bovine, cereali e semi oleosi, del 6 per cento per il latte. Gli aumenti dei prezzi ammonterebbero al 50 per cento per le carni bovine e del 40 per cento per i cereali. Per questi due prodotti, l'Unione europea diventerebbe importatrice netta;

   per l'impatto climatico, in Unione europea si prevede una diminuzione delle emissioni di gas serra del 30 per cento ma la stessa sarebbe annullata dal minore trattenimento al suolo del carbonio dovuto alla contrazione delle produzioni. Naturalmente, aumenterebbero le emissioni nei Paesi terzi che, con le loro esportazioni aggiuntive, dovrebbero soddisfare l'accresciuto fabbisogno alimentare dei cittadini europei realizzando un bilancio a somma zero, o addirittura negativo;

   gli agricoltori avranno quindi problemi nel mantenere la redditività delle aziende, causando problemi al tessuto produttivo e timori per la tenuta di quello sociale. L'agricoltura è il settore che risente maggiormente degli effetti del cambiamento climatico. Servono maggiori fondi per sostenere il cambiamento investendo in innovazione, soprattutto negli agrofarmaci, puntando su sostanze attive con un profilo ecotossicologico favorevole, sul biologico e sul digitale per razionalizzare l'impiego degli input produttivi;

   per accelerare l'innovazione, serve anche una minore burocrazia, perché ostacola la ricerca scientifica applicata, estremamente necessaria per rendere l'agricoltura più efficiente e sostenibile, quindi in grado di garantire il raggiungimento degli obiettivi decisi in sede di Unione europea –:

   quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, per intervenire in sede unionale al fine di incrementare i fondi necessari all'agricoltura per realizzare gli obiettivi già determinati, snellire le procedure burocratiche per consentire la ricerca applicata e innovare la legislazione consentendo il ricorso alle più moderne tecnologie disponibili e non ancora regolamentate.
(5-06825)


   TARANTINO, LIUNI, VIVIANI, LOSS, BUBISUTTI, GASTALDI, GERMANÀ, GOLINELLI, LOLINI e MANZATO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   la Popillia japonica è una specie originaria del Giappone; dal 2014 ha invaso il Nord Italia, infestando fino ad oggi 7,500 chilometri quadrati, iniziando dalla zona settentrionale della Valle del Ticino, compresa tra le regioni Lombardia e Piemonte;

   progressivamente, essa sta assumendo dimensioni nazionali, in considerazione della velocità di propagazione del contagio; ogni anno, si stima un avanzamento del fronte di infestazione di diversi chilometri, data la buona capacità di volo dell'insetto, con consistenti danni all'agricoltura;

   l'insetto è definito un organismo da quarantena e dal 2019 la Commissione europea lo ha inserito nella lista degli organismi nocivi prioritari, stabilendo che le regioni devono monitorarne la diffusione e gli spostamenti;

   si tratta di un'avversità particolarmente pericolosa e considerata la sua elevata polifagia potrebbe rivelarsi la nuova minaccia alla agricoltura del nostro Paese, causando danni inestimabili alle produzioni, a causa dell'alta capacità infestante: può attaccare oltre 300 piante tra erbacee, arbustive ed arboree, spontanee o coltivate, sia la parte aerea, di cui si nutrono rispettivamente le larve e gli adulti;

   il monitoraggio rappresenta un aspetto fondamentale per conoscere la reale diffusione dell'insetto e i suoi comportamenti. Oltre ai controlli visivi, vengono utilizzate apposite trappole con attrattivi specifici, nonché misure fitosanitarie obbligatorie; i servizi fitosanitari regionali hanno istituito delle zone delimitate, costituite da una «zona infestata» e una «zona cuscinetto»;

   sono sempre di più frequenti i casi di elementi patogeni, di insetti provenienti da Paesi tropicali o, comunque, non autoctoni del nostro Paese che danneggiano, in maniera profonda e immediata, le nostre culture di pregio, le nostre foreste e le nostre piante per la persistenza e per l'aggressività che questi hanno; sarebbe necessario, oltre che affrontare il problema contingente allo specifico caso, fare un'attività di vera e propria prevenzione;

   è fondamentale mettere in campo tutte le necessarie iniziative per gestire la diffusione e il contrasto alla Popillia japonica che, stante il potenziale di crescita manifestato, l'estrema adattabilità dell'insetto agli ambienti infestati e l'elevato numero di specie vegetali attaccabili, provoca ormai gravi danni alle produzioni agricole ed alle attività vivaistiche –:

   quali iniziative specifiche intenda assumere, anche prevedendo un adeguato sostegno finanziario per risarcire i danni alle imprese agricole e vivaistiche, per contrastare la Popillia japonica, considerando le conseguenti ripercussioni sulle colture, al fine di contenere la popolazione dell'insetto nelle «zone infestate» e impedire che il batterio si possa ulteriormente propagare anche in altre aree del nostro Paese.
(5-06826)

Interrogazione a risposta scritta:


   PELLICANI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   è notizia del mese di giugno 2021, che l'Unione Allevatori Val Rendena ha denunciato a mezzo stampa che «negli ultimi tempi si è verificato in Rendena un inedito accentramento di un considerevole numero di malghe nelle mani di pochi accompagnato dall'aumento spropositato dei canoni di affitto»;

   qualche anno fa questi fenomeni erano per lo più riconducibili ad aziende di fuori provincia; oggi molti di questi portano la firma di persone, talvolta organizzate in plurime società fittizie, residenti e attive a livello locale, le quali possono anche non avere nulla a che fare col complesso e impegnativo lavoro dell'agricoltura e dell'allevamento reale;

   tutto questo, a quanto pare, è permesso dalla normativa che regolamenta l'utilizzo dei fondi europei destinati all'agricoltura, normativa che anziché favorire lo sviluppo sostenibile della zootecnia di montagna, la sta trasformando in una sorta di paradiso fiscale per investitori senza scrupoli, fenomeno che, per questioni di concorrenza sleale, sta danneggiando le aziende tipiche e caratteristiche, che fino ad oggi con grande sacrificio sono rimaste attive sul territorio, nonostante la bassa redditività del settore;

   sono sempre più numerosi i casi di speculazioni sui pascoli di alta montagna in tutto il Paese dove aziende agricole, spesso fittizie, appoggiando i «titoli» della Politica agricola comune (Pac) sugli alpeggi incassano i fondi comunitari, fino a 5.000 euro a ettaro, senza svolgere una qualsiasi attività di pascolamento con gli animali danneggiando seriamente gli allevatori e malgari locali nonché la stessa economia della montagna;

   nel 2006 dopo la riforma della Pac e l'avvio del cosiddetto «pagamento disaccoppiato» dei premi ci sono stati numerosi articoli sulla stampa nazionale e indagini pubblicistiche («Pascoli di carta. Le mani sulla montagna», di Giannandrea Mencini, Kellermann Editore, 2021) che hanno denunciato le truffe e gli illeciti sugli alpeggi di montagna, perché è ormai chiaro che gli illeciti sui fondi agricoli europei nel nostro Paese interessano quasi tutte le regioni italiane;

   la relazione della Corte dei Conti sulla gestione dell'Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura) al 2018, pubblicata a fine gennaio 2021, con riferimento allo Stato italiano, nell'esercizio finanziario 2018, afferma che «gli organismi pagatori hanno erogato aiuti comunitari agli agricoltori italiani per 4.299 milioni a fronte dei quali la Commissione europea ha rimborsato all'Italia 4.268 milioni. La differenza tra quanto anticipato dagli organismi pagatori e quanto rimborsato dall'UE, pari ad euro 31 milioni, deriva dalle rettifiche e correzioni finanziarie negative effettuate dalla Commissione europea, a seguito di riscontrate carenze e irregolarità nei sistemi di gestione e controllo. Tali rettifiche hanno comportato una perdita per il bilancio dello Stato, con inevitabili effetti riflessi su tutta la collettività»;

   a oggi, i controlli da parte delle autorità preposte risultano ancora molto carenti e questo fa sì che spesso diversi illeciti rimangano impuniti –:

   alla luce dei fatti esposti in premessa, quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di prevenire la diffusione di questo fenomeno, anche in vista del recepimento da parte dell'Italia delle nuove procedure della Politica agricola comune previste per il 2023.
(4-10418)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   UBALDO PAGANO e LACARRA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in data 8 ottobre 2021, il presidente della commissione bilancio del consiglio della regione Puglia, per mezzo di una lettera rivolta ai senatori e deputati eletti in Puglia, ha segnalato quanto segue:

   in data 29 settembre 2021 il Consiglio dei ministri ha deliberato l'impugnazione della legge regionale della Puglia 6 agosto 2021, n. 28, recante «Istituzione del servizio di genomica avanzata con sequenziamento della regione codificante individuale»;

   la decisione è stata assunta su proposta delle strutture tecniche del Ministero della salute e pare non abbia tenuto in considerazione le deduzioni formulate dalla Regione e regolarmente inviate;

   in particolare, la delibera d'impugnazione eccepisce che «le prestazioni indicate nella legge non sono incluse tra quelle di assistenza specialistica ambulatoriale erogabili nell'ambito del SSN – elencate nell'allegato 4 richiamato dall'articolo 15 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017 – e costituiscono, di conseguenza, un livello ulteriore di assistenza che la Regione, attualmente in Piano di rientro, non potrebbe garantire»;

   le prestazioni indicate dalla legge regionale sarebbero però espressamente incluse tra quelle dell'allegato 4 richiamato dall'articolo 15 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017, sotto le voci da G1.01 a G1.47, ragion per cui si rivelerebbe secondo gli interroganti infondata in fatto la violazione dell'articolo 117, comma 2, lettera m), e comma 3 della Costituzione;

   già nel decreto ministeriale 22 luglio 1996 poi abrogato e che costituiva la disciplina di riferimento livelli essenziali di assistenza sino all'entrata in vigore del citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017, erano incluse le prestazioni indicate dalla legge regionale impugnata, con relativa tariffazione, sotto il codice 91.30.03;

   attualmente, le prestazioni indicate dalla legge regionale impugnata sarebbero regolarmente prescritte in tutte le regioni nell'ambito del Sbn e rimborsate alle strutture convenzionate con il Ssn, con l'utilizzo dei predetti codici e tariffazione;

   accreditare la tesi sostenuta con l'atto d'impugnazione, cioè che la prestazione indicata dalla legge pugliese non rientri nei Lea, equivarrebbe per l'interrogante in generale a indebolire la genomica pubblica del nostro Paese, già di per sé in clamoroso ritardo, e in particolare a porre problemi di legittimità contabile su tutte le prestazioni erogate e rimborsate dal 1996 ad oggi (comprese quelle più recenti per sequenziare il genoma virale e rilevare le varianti Covid);

   inoltre, l'incertezza del quadro giuridico che deriva dall'impugnazione della legge regionale, genererebbe inevitabili impasse nell'attesa della decisione della Corte costituzionale, arrestando il tentativo di modernizzazione tecnologica che la regione Puglia sta compiendo nel campo della diagnostica per le malattie rare e purtroppo terribili, sulla cui importanza non serve indugiare –:

   se ritenga che le deduzioni formulate dalla regione Puglia e regolarmente inviate alle strutture tecniche del Ministero della salute ai fini della decisione sull'impugnazione della legge regionale della Puglia 6 agosto 2021, n. 28 siano state opportunamente prese in considerazione;

   se intenda, relativamente ai profili tecnico-sanitari di competenza del Ministero della salute, chiarire le motivazioni alla base della suddetta decisione di impugnazione.
(5-06831)

SUD E COESIONE TERRITORIALE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro per il sud e la coesione territoriale, per sapere – premesso che:

   il Comune di Palermo presenta evidenti e sempre più gravi carenze di organico in termini di personale tecnico nel settore delle opere pubbliche;

   questa situazione strutturale compromette, tra le altre cose, la capacità del Comune di portare avanti una adeguata attività di progettazione interna, in linea con le importanti risorse extracomunali che dovranno essere spese nei prossimi anni;

   in data 15 febbraio 2021 il Comune di Palermo ha scritto all'Autorità di gestione del programma operativo complementare la Pon Metro presso l'Agenzia per la coesione territoriale per chiedere «di valutare la possibilità di uno spostamento di risorse dall'Ambito II del POC Metro» per la «costituzione di un fondo destinato alla progettazione così da redigere la necessaria progettazione esecutiva che consenta un avvio della Programmazione 2021-2027 in linea con le tempistiche del Programma al fine di poter rispettare il target N+2»;

   in data 22 marzo 2021 l'Autorità di gestione presso l'Agenzia per la coesione territoriale ha riscontrato la sopra citata richiesta affermando di aver «avviato le opportune riflessioni e i necessari approfondimenti sul tema per verificare la possibilità di attivare un fondo per la progettazione»;

   in assenza di un adeguato e tempestivo strumento volto alla creazione di un parco progetti, con riferimento al periodo di programmazione 2021-2027 sarà impossibile per Palermo garantire un minimo livello di spesa e di investimenti infrastrutturali per il superamento dei divari territoriali con le importanti città del resto del Paese –:

   se intenda attivare un tavolo di lavoro con il Comune di Palermo per promuovere e attuare soluzioni tempestive ed efficaci per la costruzione di un parco progetti da utilizzare nell'ambito del periodo di programmazione 2021-2027.
(2-01340) «Varrica».

Interrogazione a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   la legge di bilancio per il 2021 ha previsto, tra le altre cose, l'assegnazione di risorse del Fondo sviluppo e coesione (FSC) 2021-2027 da destinare a interventi che contribuiscano alla sostenibilità economica e sociale dei territori;

   tali risorse sono state assegnate a seguito delle anticipazioni economiche sostenute dalle regioni per far fronte all'emergenza Covid-19. In attuazione delle previsioni del decreto-legge n. 34 del 2020, infatti, con la sottoscrizione del cosiddetto «Accordo Provenzano» la Regione Piemonte ha assunto l'impegno a destinare risorse dei propri Por per la copertura di spese anticipate a carico del bilancio dello Stato in relazione all'emergenza Covid-19;

   a fronte di tale impegno, è stata prevista l'assegnazione alla Regione di risorse del Fondo sviluppo e coesione (FSC) 2021-2027, aggiuntive rispetto all'ordinario riparto, in coerenza con l'ammontare delle spese coperte dalla Regione;

   il Ministro interrogato, in una nota del 29 marzo 2021 indirizzata al Presidente della regione Piemonte, ha individuato in 133,5 milioni di euro il limite di risorse attribuibili alla regione Piemonte per la realizzazione di interventi di immediata cantierabilità, sollecitando la trasmissione di un apposito elenco contenente i progetti da proporre a finanziamento successivamente ad un'apposita delibera del Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (Cipess);

   la regione Piemonte ha trasmesso all'Agenzia per la coesione territoriale (Act) un elenco di interventi di formazione professionale di rilevanza strategica per contrastare la dispersione scolastica e fare fronte ai fabbisogni di competenze espressi dal tessuto produttivo, per un valore di 100 milioni di euro;

   81,5 milioni di euro sono stati posti a carico del FSC per le annualità 2021-2027, mentre per la restante parte si provvederà a cofinanziamento dal bilancio regionale;

   l'Act, con nota dal 24 giugno 2021, ha annunciato alla regione Piemonte e alle altre amministrazioni interessate l'imminente completamento dell'istruttoria delle proposte pervenute, prevista entro la prima settimana di luglio;

   alla data odierna, però, non si ha tuttavia alcuna notizia dell'effettiva adozione della menzionata delibera del Cipess, presupposto imprescindibile per l'adozione di ogni impegno contabile per il finanziamento degli interventi di formazione professionale indicati;

   a giudizio dell'interrogante, sarebbe auspicabile una celere adozione della mancante delibera del Cipess propedeutica allo stanziamento dei fondi regionali, affinché gli interventi selezionati, di cui si ricorda la straordinaria improcrastinabilità e rilevanza strategica, possano essere un valido volano per il rilancio occupazionale e produttivo della regione Piemonte;

   investendo nella formazione professionale sarà possibile conciliare la ripresa produttiva collegata alle risorse del Pnrr con le esigenze delle aziende, che chiedono alle istituzioni un aiuto concreto per avere giovani competenti da impiegare nelle proprie aziende –:

   quali iniziative intenda porre in essere il Governo per concludere, in tempi brevi, l'iter amministrativo per il riparto e lo stanziamento delle risorse aggiuntive del Fondo sviluppo e coesione (Fsc) per le annualità 2021-2027.
(4-10425)

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

   la tutela degli utenti nel settore della telefonia è stata oggetto di diversi interventi normativi volti a rafforzare la posizione dei consumatori e a migliorare la posizione dei clienti a fronte di condotte commerciali aggressive poste in essere dalle società di telefonia o da operatori terzi;

   con il decreto del Presidente della Repubblica 7 settembre 2010, n. 178, operante dal 2011, presso il Ministero dello sviluppo economico, è stato istituito il Registro delle opposizioni, come elenco in cui iscrivere, inizialmente, coerentemente a quanto previsto dall'articolo 130, comma 3-bis del Codice sulla protezione dei dati personali (decreto legislativo n. 196 del 2003), esclusivamente le numerazioni telefoniche inserite nei pubblici elenchi, restando escluse le utenze mobili e quelle fisse non iscritte in tali elenchi;

   la legge 11 gennaio 2018, n. 5, ha previsto nuove norme per l'iscrizione degli utenti nel Registro delle opposizioni e per il suo funzionamento, nonché l'istituzione di un prefisso unico nazionale per le chiamate telefoniche a scopo promozionale e di ricerche di mercato. Tali norme intendevano rafforzare la tutela degli utenti dalle chiamate indesiderate a scopo di promozione commerciale che, alla luce della normativa in precedenza vigente, non si era dimostrata adeguata;

   con successivo decreto del Presidente della Repubblica 8 novembre 2018, n. 149, in vigore dal 3 febbraio 2019, sono state introdotte modifiche al decreto del Presidente della Repubblica istitutivo del Registro delle opposizioni, estendendo anche alle comunicazioni commerciali inviate col mezzo postale quanto previsto dal regolamento, in attuazione di quanto disposto dall'articolo 1, comma 54, della legge 4 agosto 2017, n. 124, legge annuale sulla concorrenza, che ha rafforzato l'obbligo di trasparenza dei contratti stipulati con i fornitori di servizi di telefonia, televisivi e di comunicazioni elettroniche in generale, nonché la tutela dei consumatori rispetto a condotte aggressive effettuate da terzi avvalendosi dei servizi telefonici;

   in data 9 dicembre 2020 è stato assegnato alle competenti Commissioni parlamentari per l'espressione del parere, un ulteriore schema di regolamento integralmente sostitutivo del decreto del Presidente della Repubblica n. 178 del 2010 istitutivo del Registro delle opposizioni, emanato in attuazione dell'articolo 1, comma 15, della legge n. 5 del 2018, per modificare le disposizioni regolamentari vigenti di iscrizione e funzionamento del registro delle opposizioni, nonché coordinare le diverse fonti in materia. Il parere è stato espresso in data 20 gennaio 2021. Ad oggi il regolamento non risulta ancora pubblicato in Gazzetta Ufficiale –:

   quali siano i motivi ostativi della mancata definitiva adozione del regolamento citato in premessa.
(2-01341) «Barbuto, Liuzzi, Scagliusi, Luciano Cantone, Ficara, Carinelli, De Lorenzis, Grippa, Marino, Raffa, Serritella, Traversi, Davide Crippa, Alemanno, Carabetta, Chiazzese, Fraccaro, Giarrizzo, Masi, Orrico, Palmisano, Perconti, Scanu, Sut, Francesco Silvestri, Elisa Tripodi, Bella, Carbonaro, Cimino, Del Sesto».

Interrogazione a risposta immediata:


   MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CARRARA, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, DURIGON, FANTUZ, FERRARI, FIORINI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GASTALDI, GERARDI, GERMANÀ, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, LUCENTINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MARIANI, MATURI, MICHELI, MINARDO, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLIN, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RAVETTO, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SCOMA, SNIDER, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZANELLA, ZENNARO, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. – Al Ministro dello sviluppo economico. – Per sapere – premesso che:

   nella narrazione quotidiana delle eccellenze italiane, si annoverano settori come la cultura, la moda, la produzione agroalimentare ed enogastronomica, senza dedicare il dovuto spazio al comparto dell'elettronica e dell'innovazione tecnologica; settori ove l'Italia ha più volte dimostrato di essere punto di riferimento nel mondo e che vengono individuati quali comparti strategici dell'economia italiana;

   in quest'ottica il Ministero dello sviluppo economico e il Ministro interrogato hanno portato avanti un sapiente lavoro volto a migliorare la produttività manifatturiera, in linea con gli obiettivi previsti dal piano «Industria 4.0»; ciò al fine di seguire il doppio binario della valorizzazione costante delle produzioni tradizionali che caratterizzano il nostro Paese, senza dimenticare la necessità di investimenti nell'innovazione e nella produzione industriale di avanguardia;

   pertanto, sono stati accolti con favore gli accordi di sviluppo che hanno portato ad investire nel catanese circa 250 milioni di euro per produrre dispositivi a semiconduttore, quelli che generalmente chiamiamo «microchip»;

   l'operazione ha un importante rilievo, atteso che risultano garantiti e salvaguardati 600 posti di lavoro, oltre che un ingente investimento per produrre in una nuova struttura all'avanguardia microchip elettronici del futuro;

   proseguire su questa linea consente all'Italia di diventare ancor più competitiva a livello mondiale, ricavando nel lungo periodo uno spazio e lo sviluppo di nuove competenze, che saranno fondamentali per l'economia del futuro;

   nonostante ciò, ad oggi, alcuni investimenti non risultano sbloccati e autorizzati, rischiando di rallentare un processo di crescita e sviluppo fondamentali per il Paese –:

   se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, sia a conoscenza delle ragioni per cui non risultino ancora autorizzati e conseguentemente sbloccati fondi e investimenti necessari alla crescita e allo sviluppo del settore di cui in premessa.
(3-02542)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della transizione ecologica, per sapere – premesso che:

   il 21 luglio 2017 il Ministero della transizione ecologica e le regioni interessate stipularono un protocollo d'Intesa finalizzato alla realizzazione di opere per il collettamento e depurazione del lago di Garda;

   il 20 dicembre 2017 il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, le regioni ed enti interessati hanno sottoscritto una convenzione che prevede un finanziamento ministeriale del progetto da 100 milioni di euro, a fronte di un costo di euro 230 milioni;

   a febbraio 2018 Acque Bresciane ha incaricato l'università di Brescia di svolgere un'analisi preliminare su sei possibili alternative di localizzazione;

   a settembre 2018 Acque Bresciane ha proposto all'Ato di Brescia di realizzare due depuratori, a Gavardo, in affiancamento al costruendo depuratore A2A, e a Montichiari, in ampliamento dell'impianto esistente, per la depurazione dei reflui dei comuni della sponda bresciana del Garda;

   a novembre 2018 l'Ato di Brescia ha approvato l'istanza;

   a febbraio 2020 il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha istituito un tavolo tecnico per valutare gli impatti ambientali del nuovo sistema di depurazione sul fiume Chiese;

   il 10 febbraio 2020 oltre 20 sindaci hanno scritto una lettera al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, esprimendo perplessità e preoccupazioni sorte dopo la pubblicazione del progetto, che individua nel fiume Chiese il corpo recettore degli scarichi e reflui dei comuni del Garda;

   il fiume Chiese è da tempo sfruttato a fini produttivi soprattutto da agricoltura intensiva e lunghi tratti del suo corso d'acqua sono quasi prosciugati a causa dei canali che dirigono l'acqua nelle campagne per irrigare le colture;

   a maggio 2020 i tecnici nominati dai comuni di Gavardo e Montichiari e le associazioni ambientaliste hanno trasmesso al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare osservazioni sullo studio di fattibilità di Acque Bresciane;

   il 1° settembre 2020 i sindaci dei comuni del Chiese hanno inviato al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare una comunicazione chiedendo di escludere l'ipotesi di scarico nel Fiume Chiese e nel Naviglio Grande Bresciano;

   il 30 novembre 2020 il consiglio provinciale di Brescia ha approvato una delibera, «Mozione Sarnico», indicando che le infrastrutture di depurazione debbano essere localizzate nelle aree territoriali dei comuni afferenti all'impianto stesso;

   il 17 dicembre 2020 l'Ato di Brescia ha trasmesso ad Acque Bresciane la richiesta di identificare nuove ipotesi di localizzazione per il sistema di depurazione, conformi con gli indirizzi espressi dalla provincia di Brescia e i regolamenti regionali;

   tra gennaio e marzo 2021 Acque Bresciane ha chiesto all'università di Brescia di aggiornare gli studi per includere anche ipotesi conformi agli indirizzi della delibera del consiglio provinciale di Brescia;

   il 9 aprile 2021 Acque Bresciane ha trasmesso all'Ato di Brescia una relazione sulla valutazione dei nuovi scenari localizzativi con l'analisi comparativa dell'università. Le alternative sono: Peschiera, Gavardo e Montichiari; Peschiera e Lonato. Il 10 aprile 2021 Acque Bresciane ha aperto un confronto sulle soluzioni proposte per il collettamento e la depurazione della sponda bresciana del Garda;

   il 14 maggio 2021 e il 16 giugno 2021 la «Federazione del Tavolo delle associazioni che amano il fiume Chiese ed il suo lago d'Idro» ha inviato al Ministero della transizione ecologica uno studio sulla possibilità di ristrutturare e potenziare l'attuale sistema di depurazione del Garda, risparmiando denaro pubblico;

   il prefetto di Brescia è il commissario straordinario per il collettamento e la depurazione delle acque del Garda;

   il 23 luglio 2021 la prefettura di Brescia ha annunciato che: «il sistema di collettamento e depurazione a servizio della sponda bresciana del lago di Garda si articolerà in due depuratori ubicati a Gavardo e Montichiari»;

   il bacino idrografico del Chiese, di cui il lago d'Idro è un naturale rilassamento morfologico, e il bacino idrografico della Sarca – Lago di Garda – fiume Mincio sono separati, sorgono dallo stesso ghiacciaio ma sono bacini idrografici autonomi uno dall'altro;

   il bacino idrografico del Chiese ha una portata complessivamente pari a un terzo del bacino Sarca-Garda-Mincio, e nel fiume Chiese, verso la foce, in estate va in crisi il deflusso ecologico. Il trasferimento anche in parte della depurazione del Garda nel fiume Chiese comporterebbe la necessità di rilasciare acqua per lavare il letto del fiume diluendo con acqua sana il tratto a valle dello scarico di questa depurazione, determinando uno spreco gravissimo della precaria risorsa del lago d'Idro nonché della riserva nei bacini a monte;

   dal 9 agosto 2021 a Brescia c'è un presidio permanente sostenuto da 88 associazioni e comitati, sindaci e cittadini contro la decisione del Commissario;

   il 7 ottobre 2021 in Commissione Ambiente della Camera sono stati auditi il prefetto di Brescia e i delegati del presidio permanente;

   durante le audizioni il dottor Bordiga, della «Federazione delle Associazioni che amano il Chiese ed il suo lago d'Idro» ha affermato che tra fine agosto e inizio settembre 2018 in sette comuni del tratto del fiume Chiese tra la pianura bresciana e mantovana è scoppiata una epidemia di legionella, primo caso al mondo di legionella all'aperto, che ha visto ammalarsi più di mille persone, causandole la morte di diverse persone; l'Ats Brescia con sua relazione epidemiologica del 6 marzo 2019, pagina 39, ha affermato la necessità che «l'utilizzo delle acque del fiume Chiese tenga conto dei periodi di siccità e dell'importanza del garantire il deflusso minimo vitale per l'equilibrio ecologico del fiume stesso» –:

   se, anche in considerazione del finanziamento ministeriale di 100 milioni di euro, intenda rivalutare soluzioni alternative, compresa quella di ristrutturare e potenziare l'attuale sistema di depurazione del Garda tramite condotta sublacuale, rispetto alla proposta del commissario straordinario, che siano in linea con la delibera della provincia di Brescia, in considerazione dei gravi effetti che tale decisione provocherebbe sul Chiese;

   di quali informazioni sia in possesso del Ministro interpellato relativamente al coinvolgimento della Conferenza istituzionale permanente dell'Autorità di bacino distrettuale del fiume Po e della Conferenza operativa della medesima Autorità circa la soluzione da adottare per la depurazione del Garda;

   se intenda farsi promotore, per quanto di competenza, della costituzione di un'autorità di bacino interregionale per il fiume Chiese e il lago d'Idro, considerate le loro peculiarità.
(2-01342) «Dori, Fornaro, Timbro, Fratoianni».

Interrogazioni a risposta immediata:


   BENAMATI, PEZZOPANE, BONOMO, GUALTIERI, GAVINO MANCA, NARDI, SOVERINI, ZARDINI, BRAGA, BURATTI, MORASSUT, MORGONI, PELLICANI, ROTTA, DAL MORO, LORENZIN, BERLINGHIERI e FIANO. – Al Ministro della transizione ecologica. – Per sapere – premesso che:

   il problema del costo dei prodotti energetici sta minacciando la ripresa per gli effetti sulle famiglie, con gli aumenti in bolletta e dei prezzi dei beni di consumo a causa degli aumenti dei costi di produzione, e sulle attività economiche italiane, che vedono ulteriormente indebolita la propria competitività sui mercati europei e internazionali che da anni beneficiano di prezzi dell'energia inferiori di quelli italiani;

   Governo e Parlamento già dall'inizio dell'estate 2021 hanno risposto attraverso provvedimenti d'urgenza che hanno impegnato ingenti risorse per avviare una riduzione prezzi, operando in questa fase sugli oneri generali di sistema nelle bollette delle famiglie e delle utenze di potenza installata ridotta, che ha parzialmente limitato gli aumenti;

   la situazione congiunturale dei mercati dei prodotti energetici sembra, però, restare orientata a costi in forte aumento anche per la prima parte del 2022 e ciò renderà necessarie ulteriori azioni per limitare gli effetti di sistema e la spirale inflattiva di tali aumenti;

   il perdurare di questa situazione renderà, inoltre, necessario che le nuove misure acquisiscano, con ogni probabilità, caratteristiche strutturali e che coinvolgano maggiormente anche le piccole e medie imprese ad oggi più esposte a tali rincari rispetto a famiglie ed imprese ad alto consumo energetico;

   particolare attenzione va anche rivolta al costo del gas per autotrazione, che impatta significativamente sul milione di autoveicoli alimentati in questo modo presenti in Italia, includendo in questa cifra non solo le autovetture, ma anche mezzi pesanti e autobus;

   si tratta spesso di autoveicoli appartenenti a famiglie di reddito non elevato – che hanno operato tale scelta proprio per i limitati costi di gestione di tale carburante e oggi sono in difficoltà per l'esorbitante aumento dei costi – e della chiusura di molti impianti che non riescono a sostenere tali prezzi;

   giova anche ricordare che secondo studi di settore, le piccole e medie imprese, gli artigiani e i piccoli imprenditori pagano il prezzo più alto dell'elettricità nell'Unione europea, superiore rispetto alla media dei loro colleghi dei Paesi dell'eurozona, e non beneficiano di meccanismi di riduzione dei costi per tutelarne la competitività –:

   se il Governo intenda proseguire nell'azione di sostegno alla competitività del sistema produttivo italiano (con specifico riguardo anche alle piccole e medie imprese) e alle famiglie (anche rivolgendosi a quei settori, come il metano per autotrazione, ad oggi non coperti), in presenza di perduranti rialzi dei costi energetici, e quali misure, anche strutturali, intenda adottare dopo i recenti interventi transitori sugli oneri di sistema.
(3-02537)


   LIBRANDI, FREGOLENT, MORETTO, COLANINNO, MARCO DI MAIO, UNGARO, OCCHIONERO e VITIELLO. – Al Ministro della transizione ecologica. – Per sapere – premesso che:

   l'aumento del prezzo di luce e gas non riguarda solo l'Italia, ma tutta Europa, ed è dovuto sia all'aumento dei prezzi delle materie prime, sia alla crescita dei costi per le aziende che producono energia;

   se il Governo non fosse già intervenuto con provvedimenti d'urgenza, l'incremento della bolletta dell'elettricità nel terzo trimestre del 2021 sarebbe stato circa del 20 per cento invece che il 9,9 per cento per l'elettricità e il 15,3 per cento per il gas e, senza ulteriori interventi governativi, le bollette elettriche potrebbero aumentare anche del 40 per cento;

   secondo l'Arera, nel terzo trimestre 2021 il costo del gas risulta in aumento di circa il 50 cento rispetto al secondo trimestre 2021;

   gli aumenti citati sono dovuti a un mix di fattori, tra i quali la transizione ecologica, gli strascichi della pandemia e le tensioni geopolitiche che hanno causato notevoli incrementi del prezzo del gas fossile sui mercati internazionali;

   gli intoppi nei giacimenti del Mare del Nord e il progressivo esaurimento di uno dei più importanti giacimenti nei Paesi Bassi, la ripresa della domanda di Cina e Giappone, che ha anticipato quella europea, e il calo delle esportazioni della Russia verso l'Unione europea, causate dalle politiche legate al gasdotto North Stream 2, hanno ridotto le scorte europee di gas di circa il 20 per cento;

   le scorte di gas europeo sono già ai minimi da 10 anni, con stoccaggi pieni al 76 per cento, e in Italia sono ora all'84 per cento, mentre nel 2020 erano rispettivamente al 93 e al 94 per cento;

   il gas svolge un ruolo fondamentale nel settore energetico, circa il 47 per cento, secondo Terna, e la volatilità del suo prezzo rappresenta un elemento di fragilità per la crescita del nostro Paese;

   secondo Standard and Poor's, i prezzi dell'energia europea saliranno fino al 2023, con l'Italia che guiderà i rincari fino al 2025;

   gli squilibri tra domanda e offerta di gas e la stagione fredda rendono l'ipotesi di un'interruzione di corrente nei prossimi mesi parecchio seria: per quanto il sistema elettrico italiano abbia conquistato l'invidiabile performance del 45 per cento di rinnovabili, questo rimane fortemente dipendente dall'estero –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare per garantire scorte di gas sufficienti al fabbisogno energetico nazionale, per incentivare la sostituzione di tecnologia obsoleta e non sostenibile e per accelerare la transizione energetica, fondamentale per affrancare il nostro Paese dalla stretta dipendenza dall'approvvigionamento di gas.
(3-02538)


   MUGNAI, D'ETTORE e BALDINI. – Al Ministro della transizione ecologica. – Per sapere – premesso che:

   i prezzi dei carburanti, inclusi quelli del gpl e del metano, sono aggiornati ad ogni singola variazione da tutte le stazioni di servizio presenti sul territorio italiano e sono consultabili in tempo reale nel portale «Osservaprezzi» del Ministero dello sviluppo economico;

   secondo i dati dell'Associazione nazionale imprese distributrici metano autotrazione, la media del prezzo al chilo del metano nel mese di luglio era di euro 0,983, mentre ad agosto 2021 di euro 1,000;

   in data 1° ottobre 2021 il sito «Osservaprezzi» del Ministero dello sviluppo economico ha registrato un forte incremento del prezzo del metano, che ha raggiunto e superato i 2 euro al chilo; l'aumento ha interessato diverse compagnie petrolifere e distributori di carburanti «no logo», in alcuni casi non tutte le stazioni di servizio con la medesima bandiera ma solo alcune;

   il Quotidiano energia del 4 ottobre 2021 ha segnalato un incremento del prezzo del metano soprattutto nell'area Centro-Nord dell'Italia, con una media che si posiziona tra 1,157 euro a 1,631 euro al chilo; anche dal sito «Osservaprezzi» del Ministero dello sviluppo economico si può riscontrare come la maggiore parte delle stazioni di servizio con il prezzo del metano sopra i 2 euro al chilo riguardino i territori della Toscana e dell'Emilia-Romagna; a partire dal 1° ottobre 2021 ad oggi ogni giorno nelle medesime aree sono stati rilevati incrementi di prezzo per tali carburanti;

   il Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede, tra l'altro, di promuovere la sostituzione di veicoli meccanici obsoleti e a bassa efficienza con veicoli alimentati a metano/biometano; il metano è un combustibile «pulito» e a basse emissioni;

   si ritiene essenziale che il Governo analizzi le cause che hanno spinto, a decorrere dal 1° ottobre 2021, il prezzo del metano da circa 1 euro al chilo a più di 2 euro al chilo nelle stazioni di servizio di compagnie petrolifere e distributori «no logo» e le ragioni per cui tale incremento ha interessato solo la parte Centro-Nord dell'Italia, in particolare la Toscana e l'Emilia-Romagna –:

   quali urgenti iniziative intenda assumere il Governo, per quanto di competenza, per contenere il prezzo del metano per autotrazione, considerato l'impatto economico sugli automobilisti e sul trasporto di merci.
(3-02539)


   EMANUELA ROSSINI. – Al Ministro della transizione ecologica. – Per sapere – premesso che:

   la transizione energetica dalle fonti fossili a quelle rinnovabili rappresenta un impegno inderogabile a livello globale per contenere gli effetti del surriscaldamento del pianeta e dei conseguenti fenomeni sempre più devastanti innescati dal cambiamento climatico;

   tale impegno è alla base dell'elaborazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e degli interventi in esso individuati, che coinvolgono tutti i settori produttivi e di servizi, disegnando appunto un nuovo modello di società, di mobilità, di produzione e di consumo basato sulla sostenibilità ambientale delle attività umane;

   la strategia per contenere l'impatto delle azioni e delle produzioni più inquinanti e per attuare la transizione energetica è strutturata in tre punti cardine: riduzione attiva degli agenti inquinanti; azione indiretta attraverso il potenziamento della circolarità; riduzione dell'anidride carbonica passiva;

   in questo quadro risulta a tutt'oggi inalterata la normativa riguardante le autorizzazioni di impatto ambientale per le attività estrattive e le altre produzioni altamente inquinanti di cui al decreto legislativo n. 152 del 2006, i cui recenti aggiornamenti non hanno riguardato vincoli più stringenti rispetto alle modalità di produzione, né misure incentivanti rispetto ai combustibili utilizzati per le attività, ma solo le tempistiche delle procedure, per renderle più celeri;

   in preparazione della Conferenza delle parti sul clima (Cop 26) che si terrà a novembre 2021 a Glasgow, il Ministro interrogato ha giustamente dichiarato che: «l'obiettivo primario è l'accordo di Parigi: tenere sotto l'1,5 gradi l'aumento della temperatura e, quindi, mitigare una roba che altrimenti diventa ingestibile, sia dal punto di vista climatico che dell'esistenza stessa (...)»;

   emissioni, combustibili fossili e decarbonizzazione, fonti rinnovabili, comunità energetiche, idrogeno, nucleare, inquinamento da plastiche, economia circolare, agroalimentare, consumi e lotta allo spreco, diritti umani di fronte alle crisi climatiche e scarsità d'acqua sono stati alcuni dei temi discussi e sui quali sono stati presi impegni precisi dai deputati delle Commissioni ambiente e clima di oltre 50 Paesi nell'ambito della riunione interparlamentare tenutasi l'8 e il 9 ottobre a Palazzo Montecitorio a Roma –:

   se il Ministro interrogato non ritenga, anche alla luce di quanto in premessa, di adottare iniziative volte ad adeguare le prescrizioni delle autorizzazioni di impatto ambientale, in riferimento alle attività dei cementifici, considerato che a livello industriale, in Europa, sono tra i siti industriali a cui si imputano i maggiori livelli di anidride carbonica – tra il 6 e l'8 per cento delle emissioni totali –, al fine di renderle compatibili con l'obiettivo di decarbonizzazione e di transizione energetica contenuto nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, andando così a guidare e spingere sull'innovazione del settore.
(3-02540)


   MARAIA, DAGA, DEIANA, SUT, D'IPPOLITO, DI LAURO, CILLIS, LICATINI, MICILLO, TERZONI, TRAVERSI, VARRICA e ZOLEZZI. – Al Ministro della transizione ecologica. – Per sapere – premesso che:

   come noto il termine per l'adozione del Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (PiTESAI), di cui «decreto-legge» semplificazioni n. 135 del 2018, scadeva il 30 settembre 2021. Tale termine è stato oggetto di ripetute proroghe per consentire la compiuta predisposizione del piano e lo svolgimento della valutazione ambientale strategica;

   per effetto della mancata adozione del piano è venuta meno la moratoria prevista dal medesimo decreto-legge e la conseguente interruzione di tutte le attività di prospezione e ricerca in corso di esecuzione;

   ad oggi il piano non risulta all'ordine del giorno della Conferenza unificata che dovrebbe pervenire all'intesa nel termine di sessanta giorni dalla prima seduta e, in seconda convocazione, nel termine di ulteriori centoventi giorni, decorsi i quali, in assenza dell'intesa, il piano verrebbe approvato solo con riferimento alle aree marine, con il conseguente rischio di veder vanificato il lavoro sin qui svolto e disattese le finalità di tutela sottese a tale strumento di pianificazione e regolazione;

   nei giorni scorsi si è tenuta a Roma la riunione interparlamentare pre-Cop26 nella quale sono stati espressi obiettivi ambiziosi nell'ambito della cooperazione globale alla lotta ai cambiamenti climatici e sono emerse posizioni risolute da parte di molti Paesi in merito all'abbandono dei combustibili fossili; tra questi, la Spagna che ha confermato la decisione di interrompere le nuove esplorazioni e i nuovi progetti di estrazione degli idrocarburi;

   le tappe stringenti della decarbonizzazione scandite dagli impegni europei e le ingenti risorse previste nel Piano nazionale di ripresa e resilienza richiederebbero anche da parte del nostro Paese un aggiornamento della posizione assunta con riferimento alle attività di prospezione, ricerca e coltivazione degli idrocarburi, considerato anche l'esito incerto della Conferenza unificata e l'attuale stato di deregolamentazione conseguente alla scadenza dei termini per l'adozione del Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee –:

   quali siano le iniziative di competenza che il Ministro interrogato intenda assumere al fine di pervenire alla sollecita pubblicazione del Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee e se, a tal fine, non ritenga opportuno semplificarne l'iter di approvazione, valutando la possibilità che nell'ambito delle aree individuate come idonee siano mantenute esclusivamente le attività di prospezione e ricerca in essere, in linea con la decisione già perseguita da altri Paesi europei di interrompere le nuove prospezioni e in coerenza con gli obiettivi della Cop26, anticipati nella riunione interparlamentare pre-Cop26.
(3-02541)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CENNI. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro del turismo, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la pesca sportiva secondo alcune stime è praticata nel nostro Paese da circa 3 milioni di persone e rappresenta non soltanto un volano economico ed occupazionale per alcuni territori ma una opportunità per rivitalizzare il tessuto sociale, culturale, sportivo oltre ad un significativo presidio ambientale;

   da oltre un secolo le immissioni delle specie ittiche non invasive in natura su tutto il territorio nazionale rappresentano un elemento fondante della funzionalità del sistema della pesca e dell'acquacoltura, ed uno strumento di gestione per salvaguardare le popolazioni ittiche pregiate;

   il decreto del Presidente della Repubblica 5 luglio 2019, n. 102, ha riformulato l'articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997 «Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativo alla conservazione degli habitat naturali e semi-naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche»;

   tale provvedimento, pur ribadendo il divieto di immissione in natura di specie non autoctone, ha comunque disposto alcune deroghe su istanza delle regioni, delle province autonome o degli enti di gestione delle aree protette nazionali previo autorizzazione rilasciata dal Ministero della transizione ecologica (sentiti i Ministeri competenti) per motivate ragioni di rilevante interesse pubblico, connesse a esigenze ambientali, economiche, sociali e culturali, e comunque in modo che non sia arrecato alcun pregiudizio agli habitat naturali nella loro area di ripartizione naturale né alla fauna e alla flora selvatiche locali;

   al fine di chiarire l'ambito di applicazione del decreto ministeriale citato, è stato istituito, presso il Ministero della transizione ecologica, un apposito tavolo tecnico. Nell'ambito del tavolo (come segnalato dal Ministero stesso il 6 agosto 2021 in risposta alla interrogazione scritta n. 4-05231 presentata al Senato) «è stata richiesta all'Ispra una valutazione tecnico scientifica in relazione all'origine autoctona o non autoctona delle specie di pesci delle acque dolci di interesse alieutico. È stata quindi prodotta, con il supporto tecnico-scientifico di Aiiad (Associazione italiana ittiologi acque dolci) una tabella che riporta per ogni Regione le specie rispondenti alla definizione di autoctonia, adottando la nomenclatura più recente e aggiornata, nonché accettata dalla comunità scientifica»;

   tale tabella (sempre secondo il Ministero della transizione ecologica) «è stata presentata alle Regioni nel corso di due diversi incontri, ed è stata modificata e integrata tenendo conto sia di quanto emerso in tali occasioni e sia delle informazioni fornite dalle Regioni stesse»;

   sempre secondo la risposta del Ministero della transizione ecologica relativamente al capillare ripopolamento con trota atlantica (Salmo trutta) «i danni provocati alle specie ittiche autoctone e alle altre componenti delle biocenosi sono particolarmente gravi. Da un lato, infatti, l'elevato tasso di ibridazione ha comportato la completa estinzione della specie autoctona nella maggior parte dei bacini, dall'altro l'introduzione di una specie ittica predatrice in ambienti in cui naturalmente la comunità ittica sarebbe assente, ha determinato gravi conseguenze sulle altre comunità animali»;

   secondo le associazioni della pesca sportiva «tale il provvedimento attuativo è stato approvato con una procedura emergenziale e straordinaria al fine di dare risposte al settore agricolo (vedi contrasto alla Cimice asiatica), con diverse e significative proposte di modifica richieste dalle Regioni, che hanno dato parere favorevole subordinato all'impegno del Ministero dell'ambiente di aprire un tavolo per approfondire i contenuti dello studio del rischio per l'immissione di specie o popolazioni non autoctone per motivazioni diverse dal controllo biologico»;

   le associazioni di categoria hanno quindi evidenziato, con riguardo alle summenzionate valutazioni tecniche, che «l'eccessivo rigore e l'esaltazione dei presunti rischi derivanti dall'immissione di alcune specie (tra cui la Trota fario e Trota iridea) risultano fortemente sperequativi a svantaggio delle ragioni economiche, sociali e culturali cui viene attribuito un peso irrisorio o nullo» –:

   quali iniziative urgenti il Governo intenda assumere al fine di coniugare il sostegno al settore della pesca turistico-sportiva, in virtù della sua rilevanza economica e sociale, con la salvaguardia dell'ambiente e dell'ecosistema;

   se non si ritenga opportuno, in questa direzione, valutare l'immissione in natura di specie non autoctone che, pur non essendo originarie del territorio italiano, siano state naturalizzate in un periodo storico antecedente al 1900, o che siano state introdotte e naturalizzate in altre nazioni prima del 1900 e siano successivamente arrivate in Italia attraverso naturali fenomeni di espansione, la cui diffusione ed eventuale impatto hanno ormai raggiunto i limiti naturali, come richiesto dalle associazioni di categoria.
(5-06828)


   RADUZZI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   l'inceneritore di San Lazzaro, sito nel comune di Padova e gestito da HestAmbiente S.r.l., consta di 3 linee per una capacità complessiva di incenerimento autorizzata pari a 245.000 tonnellate annue, nonostante ciò, nel dicembre 2020, il gestore ha presentato alla regione Veneto la richiesta di Via per ampliare l'impianto con una quarta linea dalla capacità di incenerimento di 170.000 tonnellate annue;

   il Programma regionale di gestione dei rifiuti (Prgr) approvato dalla regione Veneto con decreto regionale del 29 aprile 2015, n. 30, scaduto nel 2020 e non ancora rinnovato, non prevedeva l'ampliamento o la creazione di una nuova linea di incenerimento, ma piuttosto la ristrutturazione e l'adeguamento degli impianti esistenti;

   l'articolo 179 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, stabilisce l'ordine gerarchico delle azioni prioritarie per il miglioramento ambientale, in cui l'incenerimento dei rifiuti, che permette il recupero di energia e che impedisce la chiusura del cerchio dell'economia circolare, si posiziona in penultima posizione dietro le primarie operazioni di prevenzione, preparazione al riutilizzo e riciclaggio del rifiuto;

   secondo alcune controdeduzioni alla Via richiesta da HestAmbiente S.r.l., quest'ultima avrebbe sottovalutato l'impatto sanitario ed ambientale derivato dalla produzione di polveri secondarie di piccole dimensioni e dalla elevata presenza di ossido d'azoto, nonché la non considerazione adeguata dei possibili effetti nocivi causati dal comportamento delle molecole bruciate a temperature di 800-900 gradi centigradi e del pericolo inquinamento determinato dalla combustione dei PFAS;

   l'area di Padova è, per inquinamento atmosferico, già oltre i limiti previsti dalla direttiva europea 2008/50/CE, situazione che non permette l'autorizzazione a nuovi incrementi di inquinanti atmosferici;

   il gestore della raccolta differenziata, AcegasApsAmga S.p.a., ed il gestore dell'impianto di incenerimento HestAmbiente S.r.l., farebbero capo al medesimo gruppo aziendale Hera S.p.a., in palese conflitto di interessi riscontrabile anche nel mancato raggiungimento del 76 per cento di raccolta differenziata prevista nel Prgr del 2015, fermandosi ad un 57,1 per cento;

   nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) si prevedono interventi volti alla realizzazione di impianti di trasformazione dei rifiuti finalizzata al loro recupero e non l'ampliamento di forme di smaltimento degli stessi -:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non ritenga, nel quadro delle politiche volte a favorire l'economia circolare e la transizione ecologica, di adottare tutte le iniziative idonee, per quanto di competenza, per individuare una soluzione alternativa all'ampliamento dell'impianto del termovalorizzatore di San Lazzaro, che insiste in una zona già caratterizzata da fenomeni di inquinamento atmosferico oltre i limiti previsti dalla normativa europea;

   se ritenga opportuno adottare iniziative, per quanto di competenza, volte ad attuare un attento monitoraggio sulle attività svolte, al fine di garantire la tutela dell'ambiente, nonché la sicurezza e la salute pubblica.
(5-06835)

Apposizione di firme ad una mozione.

  La mozione Serracchiani e altri n. 1-00524, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 ottobre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Ferri, Del Barba, Annibali, Barzotti, Alemanno, Bendinelli, Colaninno, Angiola.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta scritta Tarantino n. 4-09949 del 29 luglio 2021;

   interrogazione a risposta in Commissione Gadda n. 5-06553 del 1° agosto 2021;

   interrogazione a risposta orale Giacometto n. 3-02479 del 7 settembre 2021;

   interrogazione a risposta scritta Caretta n. 4-10215 del 14 settembre 2021;

   interrogazione a risposta scritta Caon n. 4-10359 del 5 ottobre 2021;

   interrogazione a risposta in Commissione Pastorino n. 5-06747 del 5 ottobre 2021;

   interrogazione a risposta in Commissione Baldini n. 5-06780 del 6 ottobre 2021;

   interrogazione a risposta in Commissione Piera Aiello n. 5-06791 dell'11 ottobre 2021;

   interrogazione a risposta in Commissione De Carlo n. 5-06806 dell'11 ottobre 2021.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta orale Belotti n. 3-02524 del 6 ottobre 2021 in interrogazione a risposta scritta n. 4-10416.