XVIII LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 602 di mercoledì 24 novembre 2021
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO
La seduta comincia alle 15.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
GIORGIO SILLI, Segretario, legge il processo verbale della seduta dell'8 novembre 2021.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno la Ministra dell'Università e della ricerca, la Ministra per il Sud e la coesione territoriale, il Ministro dello Sviluppo economico e il Ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili.
Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.
(Iniziative per la valorizzazione delle professionalità e il completamento del processo di stabilizzazione dei precari del Consiglio nazionale delle ricerche – n. 3-02634)
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno, Di Giorgi ed altri n. 3-02634 (Vedi l'allegato A).
La deputata Lucia Ciampi ha facoltà di illustrare l'interrogazione, che ha sottoscritto in data odierna, per un minuto.
LUCIA CIAMPI (PD). Presidente, signora Ministra e illustri deputati, sulla base del decreto legislativo n. 75 del 2017, il CNR ha stabilizzato circa 1.500 ricercatori, ma sarebbero ancora 400 i lavoratori in attesa di assunzione, molti dei quali idonei in graduatorie di concorsi prossimi alla scadenza. Un decreto ministeriale ha disposto una quota di più di 12 milioni di euro, finalizzata alla stabilizzazione del personale avente i requisiti richiesti da questo decreto. Ricordo che il CNR compare, nella classifica delle istituzioni italiane, come la seconda istituzione ed è tra agli enti di ricerca più innovativi del mondo. È necessario quindi acquisire rapidamente unità di personale già impegnate nell'attività di ricerca, quindi con competenze e professionalità consolidate: questa è un'opportunità a cui non si può rinunciare in vista del PNRR, che richiede una risposta pronta e immediata. Quindi, chiedo a lei, Ministra, quali iniziative intenda prendere per completare il processo di stabilizzazione del precariato del CNR.
PRESIDENTE. La Ministra dell'Università e della ricerca, Maria Cristina Messa, ha facoltà di rispondere.
MARIA CRISTINA MESSA, Ministra dell'Università e della ricerca. Grazie, Presidente. Questa questione - come sapete - è oggetto di molta attenzione da parte del Governo, che - come si è avuto modo di illustrare nel corso degli atti ispettivi svoltisi in quest'Aula - ha già intrapreso le iniziative di propria competenza per favorirne la soluzione. Prima di ricordare tali iniziative, va ribadito, anche in questa sede, che le procedure di stabilizzazione hanno sugli enti di ricerca un impatto molto diverso rispetto a quello avvertito da altre pubbliche amministrazioni. Gli enti pubblici di ricerca, infatti, sono amministrazioni molto diverse dalle altre perché, da una parte, in ragione del loro particolare regime di autonomia, le politiche di reclutamento sono rimesse alla loro esclusiva valutazione, dall'altra, su tale valutazione, incide in modo rilevante la necessità di assicurarne la sostenibilità economica, che deve tener conto di tutti quegli oneri economici e organizzativi che vanno ben oltre il costo del personale, come, per esempio, gli oneri per il salario accessorio, per le progressioni di carriera e anche un adeguato corredo strumentale e logistico, indispensabile per poter poi fare ricerca. In applicazione della cosiddetta “legge Madia”, il CNR è l'ente di ricerca che - come avete detto - ha riscosso il maggior numero di procedure di stabilizzazione, 1.540, a fronte di un organico complessivo di 8.300 unità. È anche l'ente di ricerca che, al momento, purtroppo, presenta un rapporto molto critico tra le spese complessive per il personale e le entrate consolidate. A fronte di questo quadro, il Governo è intervenuto con importanti misure, presenti - come avete detto - nel disegno di legge di bilancio attualmente all'esame delle Camere. Queste misure determinano un significativo incremento delle risorse destinate alla valorizzazione del personale e alle progressioni di carriera - come detto in precedenza -, che sono ferme da anni. Il Governo, consapevole, tuttavia, di dover dare anche una risposta alle aspettative dei ricercatori in attesa di stabilizzazione, ha destinato, anche in esito alle proficue interlocuzioni con i gruppi parlamentari, ulteriori 12,5 milioni di euro per la copertura dei costi connessi, di cui 10 sono del CNR. Con questo impegno, messo a disposizione delle aspettative dei ricercatori in attesa di stabilizzazione, il Governo ritiene di aver dato ogni strumento utile affinché gli enti di ricerca, nell'esercizio della loro autonomia e ferme restando le valutazioni strategiche che competono a ogni istituzione, sappiano coniugare l'esigenza di rispettare queste aspettative con la necessità di superare le sfide, prima fra tutte quelle del PNRR. Infine, concludo dicendo che al CNR il Governo ha offerto strumenti e risorse supplementari affinché, attraverso un percorso di analisi anche delle problematiche dell'ente, che vedrà la partecipazione della comunità scientifica e delle migliori risorse interne al CNR, possano porsi le basi per un rilancio duraturo, anche attraverso opportune revisioni dei propri processi organizzativi, che verranno indicati nei piani di rilancio.
PRESIDENTE. La deputata Rosa Maria Di Giorgi ha facoltà di replicare, per due minuti.
ROSA MARIA DI GIORGI (PD). Grazie, Presidente e signora Ministra. Per certi versi, potrei dichiararmi soddisfatta perché vedo l'impegno e ciò che è stato posto in essere anche per il futuro per risolvere anche i problemi del personale del CNR con queste cifre, che sono significative. Vi è però una questione pregressa, che può farsi risalire ad altre leggi di bilancio, nell'ambito delle quali erano state destinate risorse proprio per la soluzione del problema del precariato all'interno degli enti di ricerca. Alcuni enti hanno provveduto in questo senso; altri enti no, per poche centinaia di persone idonee - qui si parla veramente di 400 persone che, in qualche modo, devono ancora concludere il loro processo -, quindi all'interno dei parametri previsti per l'assorbimento in ruolo.Pertanto, chiedo che, da parte degli organismi dirigenti del CNR - su cui lei, sicuramente, avrà fatto, in qualche modo, pressione -, venga data una risposta necessaria a queste persone, perché tante linee di ricerca e tanti settori, anche molto innovativi, sono tenuti in piedi proprio da questo personale, molto competente, che lavora da moltissimi anni all'interno degli enti; quindi, non possiamo pensare di non occuparci di loro. Infatti, è anche grazie a loro che abbiamo quelle classifiche a livello internazionale nella rete della ricerca pubblica italiana. Credo che ancora vi sia da fare qualcosa per queste persone che attendono ancora la stabilizzazione. Certamente, esprimo un giudizio positivo sul futuro, perché ritengo che, con riferimento al personale, in effetti, vi siano misure interessanti all'interno della legge di bilancio che stiamo esaminando.
(Iniziative di competenza per assicurare il potenziamento delle strutture da destinare ad asili nido, al fine del raggiungimento dei livelli essenziali delle prestazioni in ambito locale - n. 3-02635)
PRESIDENTE. Il deputato Mugnai ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02635 (Vedi l'allegato A), per un minuto.
STEFANO MUGNAI (CI). Grazie, Presidente. Signora Ministro, l'articolo 44 del disegno di legge di bilancio per il 2022, licenziato dal Consiglio dei Ministri e attualmente all'esame del Senato, prevede un'innovazione a nostro avviso importante, cioè l'introduzione di un livello minimo essenziale di prestazioni sociali riferito al servizio asili nido, fissandolo per la prima volta a una percentuale puntuale, il 33 per cento, non più su base nazionale, ma su base locale: l'Italia è lunga e, quindi, ci sono situazioni molto diverse e a macchia di leopardo su tutto il territorio. È un'innovazione importante, che replica l'innovazione che vi fu nel momento in cui si introdussero i livelli essenziali di assistenza in campo sanitario. È importante - noi auspichiamo - che questa misura venga mantenuta nelle fasi di approvazione nelle due Camere del Parlamento; si è fissata anche una cifra, un miliardo e 100 milioni, ma è altrettanto importante che essi vengano destinati e che si segua questo percorso, anche attraverso il PNRR, per far sì che poi, nei singoli comuni, i servizi asili nido siano strutturati per rispondere al bisogno di questo tipo di servizio in misura del 33 per cento e anche arrivare all'obiettivo, perché la data è il 2027, avendo le strutture pronte. Noi crediamo che i “bla bla bla” si facciano in tanti campi e tutti ci riempiamo la bocca rispetto al fatto che un Paese che non fa figli è un Paese che non ha futuro. Ecco, sono misure puntuali come queste che danno una risposta puntuale e non parole al vento rispetto alla necessità di dare un futuro al nostro Paese.
PRESIDENTE. La Ministra per il Sud e la coesione territoriale, Maria Rosaria Carfagna, ha facoltà di rispondere.
MARIA ROSARIA CARFAGNA, Ministra per il Sud e la coesione territoriale. Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, l'intervento di riforma sui LEP asili nido, inserito nel DDL di bilancio, rappresenta effettivamente una svolta storica destinata a rimuovere quel divario profondo e insostenibile che caratterizza le diverse aree del nostro territorio nell'offerta di un servizio pubblico di primaria importanza per una società contemporanea.
È un intervento che risponde ad un principio molto semplice: pari diritti, da Bolzano a Ragusa, per i bambini, per le madri, per le famiglie, perché essere nati al Sud non può essere considerata una sorta di peccato originale da scontare sin dalla nascita.
Oggi, i dati raccontano di un'erogazione del servizio che passa da una media regionale di posti nido per bambini del 47 per cento in Valle d'Aosta a meno del 10 per cento in Campania: è un divario, questo, che non incide soltanto sulla qualità della formazione dei nostri figli, ma anche sulla possibilità per molte donne di avviarsi nel mondo del lavoro o di ritornarvi dopo una gravidanza.
La disposizione che abbiamo inserito nel DDL di bilancio all'articolo 44, a cui ha fatto riferimento l'onorevole Mugnai, adempie, dopo tanti anni di attesa, un obbligo costituzionale: garantirà finalmente ai bambini e alle famiglie un'equa distribuzione territoriale del servizio e, quindi, delle opportunità, senza più discriminazioni legate al luogo di nascita o di residenza.
Con la misura si traccia un percorso graduale di progressivo ampliamento dei servizi educativi per l'infanzia, in base al quale almeno il 33 per cento della popolazione dei bambini potrà usufruire del servizio su base locale nel 2027: è il target previsto in ambito europeo che noi scegliamo di raggiungere capillarmente in ogni comune, non accontentandoci di una media nazionale che annoveri eccellenze in un luogo e assenza del servizio in un altro.
La disposizione prevede un primo importante obiettivo già entro il 28 febbraio 2022, data entro la quale, con decreto interministeriale, su proposta della Commissione tecnica per i fabbisogni standard, saranno assegnati i primi 120 milioni e si disciplineranno le modalità del monitoraggio e dell'eventuale attuazione di meccanismi di compensazione in caso di mancato utilizzo dei fondi.
Segnalo che da quest'anno, a seguito di quanto previsto su mia proposta dal DL n. 152, la Commissione tecnica per i fabbisogni standard è stata integrata con la presenza anche di un delegato del Ministero per il Sud.
Da ultimo, la questione dell'edilizia scolastica: è importante sottolineare la complementarietà di questo tema rispetto a quello dei LEP. Il PNRR ha stanziato 4 miliardi e 600 milioni per il Piano asili nido e scuola per l'infanzia: 1 miliardo e 600 milioni già in essere e 3 miliardi di nuovi interventi. A valere sui nuovi interventi stanno per essere ripartiti 2 miliardi destinati ad asili nido e 1 miliardo per le scuole dell'infanzia, per mezzo di un decreto del Ministro dell'Istruzione, che rispetterà almeno la quota del 40 per cento destinata al Sud, ma stiamo lavorando per superarla e recuperare, quindi, storici divari. Questo consentirà una progressiva disponibilità di strutture qualificate, in linea con l'obiettivo di crescita del livello di servizio da noi progettato.
Infine, rendo noto che è stato pubblicato, due giorni fa, il bando per la valorizzazione e il riutilizzo a beneficio della collettività dei beni confiscati alla mafia. Ho voluto che nel bando fosse inserito, tra l'altro, uno specifico criterio di premialità per la destinazione dei predetti beni non solo ai centri antiviolenza, ma anche agli asili nido. Vi ringrazio.
PRESIDENTE. Il deputato Mugnai ha facoltà di replicare, per due minuti.
STEFANO MUGNAI (CI). Grazie, Ministro Carfagna. Sì, la replica è puntuale e assolutamente esaustiva. Per quello che ci riguarda, noi cercheremo di monitorare che tutte queste tappe vengano rispettate e daremo il nostro contributo, anche propositivo, perché questo avvenga. È indubbio che, a volte, sono le misure minime quelle che fanno il cambiamento, perché questo è un Paese - io vengo da una regione, la Toscana, che è la seconda regione più vecchia d'Italia - in cui i figli non si fanno. E non si fanno non perché non ci sia il desiderio di creare nuove persone, nuove vite, nuovi cittadini, ma perché diventa difficile, per tante famiglie e per tante giovani coppie, affrontare questa sfida, che è la sfida più bella, cioè dare un futuro alla propria comunità. Queste sono le misure che fanno passare il messaggio che in termini concreti le istituzioni sono a fianco di chi fa questa scelta di grande generosità e di grande coraggio. Ed è importante farlo - come ha detto, in maniera assolutamente condivisibile, lei, signora Ministro - in maniera assolutamente omogenea in tutto il Paese. Bisogna ricucire il Paese anche partendo da queste cose. È un percorso che, ovviamente, non si può risolvere domani, l'obiettivo è il 2027, però dobbiamo arrivarci con grande determinazione. È partendo da queste cose che si dimostra di avere una visione rispetto a ciò che il Paese può oggettivamente diventare, accettando le sfide che stiamo affrontando in questi mesi; uscire dai mesi difficili che abbiamo affrontato con un'idea di Paese diverso che va a rispondere ai bisogni veri dei cittadini. Dare ad una coppia che vuole mettere al mondo un figlio la possibilità di avere un tenore di vita, ma anche un quotidiano, che sia gestibile, significa rispondere a questo tipo di sfida. Da questo punto di vista, il ringraziamento mio e di tutto il gruppo per il lavoro fatto su questo punto.
(Chiarimenti in ordine alla nomina del nuovo commissario del comprensorio Bagnoli-Coroglio e ai tempi di avanzamento del cronoprogramma per la bonifica e la riqualificazione ambientale del relativo sito - n. 3-02636)
PRESIDENTE. Il deputato Sarro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02636 (Vedi l'allegato A), per un minuto.
CARLO SARRO (FI). Grazie, Presidente. Signora Ministro, con l'approvazione dell'articolo 41 del decreto-legge n. 152 del 2021, recante il Piano nazionale di ripresa e resilienza, per la prima volta viene delineato un assetto normativo organico della regolazione del comprensorio Bagnoli-Coroglio, un'area della città di Napoli, emblematica non solo per quella realtà territoriale, ma per tutto il Mezzogiorno d'Italia e per il sistema produttivo nazionale, avendo ospitato, nei decenni passati, uno dei più importanti impianti produttivi del nostro Paese, oggi da tempo dismesso e testimonianza della crisi profonda che ha attraversato il sistema produttivo nazionale e le realtà del Mezzogiorno.
La necessità di una riconversione di quell'area è da tempo nell'agenda politica ed istituzionale, tuttavia le soluzioni sino ad oggi proposte non hanno sortito grandi effetti. Già il programma di risanamento ambientale e di rigenerazione urbana aveva previsto un rilancio di quell'area ed una sua riqualificazione; purtroppo, quello strumento di pianificazione non è stato ancora approvato e, comunque, si sono aggiunte una serie di altre criticità e complessità, come la tematica del trasferimento dei suoli ad Invitalia, dopo il fallimento della società partecipata di Bagnoli Futura, e tante altre difficoltà. Oggi, con l'articolo 41, si delinea una struttura del commissariamento straordinario ed un supporto.
Chiediamo i tempi di attuazione di questo obiettivo e, soprattutto, quali vantaggi effettivi il Governo attenda dall'avanzamento del cronoprogramma.
PRESIDENTE. La Ministra per il Sud e la coesione territoriale, Maria Rosaria Carfagna, ha facoltà di rispondere.
MARIA ROSARIA CARFAGNA, Ministra per il Sud e la coesione territoriale. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, come è noto, la vicenda del recupero del sito di Bagnoli- Coroglio ha origine nel 1991 dalla chiusura delle attività dello stabilimento Italsider a cui è seguito, nel 1994, l'inizio del travagliato processo di riqualificazione, segnato prima dal fallimento della società incaricata dei lavori e, poi, dal sequestro delle aree a seguito di un'indagine della procura di Napoli.
In questo quadro, nel 2013, Invitalia ha, per legge, acquisito la proprietà delle aree ed è stata individuata quale soggetto attuatore incaricato degli interventi, sotto la guida e la responsabilità di un commissario di Governo. Questo modello di governance, in vigore fino alla recente riforma introdotta dal Governo Draghi, ha, purtroppo, contribuito alla stasi del progetto di risanamento.
Il commissario di Governo non è stato dotato di poteri effettivi, né tantomeno straordinari e, piuttosto, configurato quale mero supervisore dell'attività del soggetto attuatore proprietario dell'area.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: Bagnoli è, senza retorica, una ferita aperta per Napoli e per l'Italia intera, un disastro ambientale e sociale figlio del peggior immobilismo e dello scaricabarile tra soggetti istituzionali diversi. Oggi, il suo risanamento è un dovere morale per il quale tutti dobbiamo sentirci impegnati e responsabili.
Con questa consapevolezza siamo intervenuti con il decreto-legge n. 152. La riforma ha previsto una governance funzionale, con responsabilità definite e poteri chiari nelle mani del rappresentante eletto dai cittadini; quale commissario è stato individuato ex lege il sindaco del comune di Napoli, dotato di una struttura ad hoc di supporto composta da 12 unità, di cui 2 di livello dirigenziale.
Il messaggio che noi vogliamo mandare a ciascun soggetto coinvolto nella bonifica e, più oltre, a ogni singolo napoletano, è chiaro: Bagnoli, da oggi, non è più la causa persa della città, ma il progetto numero uno della sua rinascita, un progetto su cui lo Stato accende i riflettori. Basta sprechi di risorse, basta ritardi, basta conflitti tra autorità. Il decreto di nomina sarà adottato nei prossimi giorni entro il termine indicato dalla norma.
La norma interviene, poi, in modo incisivo sulle procedure e sul rapporto tra commissario e soggetto attuatore. È previsto un cronoprogramma annuale corredato da una serie di penalità e sanzioni finalizzate a prevenire inadempienze e, sul versante delle procedure, si è spinto al massimo sulle semplificazioni, anche in relazione alle valutazioni di carattere ambientale.
La stessa Invitalia ha predisposto una simulazione degli effetti della riforma sui procedimenti di risanamento e di rigenerazione urbana, appurando un significativo accorciamento dei tempi, rispetto a quelli ipotizzati dall'originario cronoprogramma.
Restano, ovviamente, importanti punti aperti di cui la scorsa settimana ho avuto modo di parlare con il sindaco di Napoli. Anzitutto, la grande incognita della destinazione dei materiali di risulta della rimozione della colmata a mare, che è un obbligo di legge; poi, un'analisi sulla effettiva futura balneabilità delle acque una volta effettuata la bonifica a mare; ancora, il futuro degli abitanti del borgo Coroglio che, da troppi anni, attendono parole chiare sul loro destino abitativo; infine, la copertura finanziaria mancante per le attività di bonifica stimata in almeno 1 miliardo e il finanziamento delle infrastrutture esterne all'area per le quali mi sono personalmente impegnata a coprire quantomeno la progettazione con la prossima programmazione del Fondo di sviluppo e coesione.
Sono questioni finora lasciate irresponsabilmente in sospeso; in troppi finora hanno considerato quella di Bagnoli una causa persa, un problema irrisolvibile da eludere, più che da risolvere. Oggi non possiamo più consentirlo né permettercelo.
PRESIDENTE. Il deputato Sarro ha facoltà di replicare, per due minuti.
CARLO SARRO (FI). Grazie, signora Ministra. Desidero ringraziarla per la puntualità ed anche per il sincero coinvolgimento che traspare dalle sue parole per un tema che è centrale per lo sviluppo non solo della città di Napoli e della regione Campania, ma dell'intero Mezzogiorno. Questo, come lei ha detto opportunamente, per rimuovere quello che è stato un disastro sociale ed ambientale, che tanto ha segnato e penalizzato le nostre comunità.
Apprezziamo anche nella risposta il tratto operativo, cioè l'indicazione di tempi precisi per quanto riguarda l'entrata in funzione del commissario straordinario e della struttura di supporto e, soprattutto, anche le coperture finanziarie, in particolare quella che lei ha richiamato a proposito della integrazione dei fondi per consentire almeno il completamento e l'avanzamento della progettazione.
Questo a testimonianza, non solo della concretezza dell'intervento, ma anche della correttezza di impostazione, perché per la prima volta abbiamo netta la sensazione che l'approccio sia fondato su criteri scientifici, ma anche con metodiche di lavoro assolutamente condivisibili e, soprattutto, nel rispetto della volontà dei cittadini.
Lei ha ricordato opportunamente anche il destino abitativo degli abitanti di tutta la zona di Coroglio, ma ciò che conta maggiormente è che la designazione del commissario sia ricaduta sul sindaco di Napoli, dunque un soggetto istituzionale, eletto dai cittadini; questo per evitare quelle fratture e incomprensioni che nel passato si sono registrate quando le designazioni sono state operate a favore di soggetti al di fuori del circuito democratico.
Quindi, riteniamo che le misure nel complesso indicate da lei siano misure efficaci. La ringraziamo per l'impegno che ha profuso finora e per quello che continuerà a fare, non certo per spirito di partigianeria o di campanilismo, ma proprio perché si ha tutti la consapevolezza istituzionale che la soluzione del tema Bagnoli, ma più in generale delle grandi aree di crisi del nostro Paese, rappresenta una scommessa importante, ma, soprattutto, la vera chiave di superamento e di avanzamento verso il futuro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
(Iniziative per una strategia di programmazione degli incentivi per l'acquisto di veicoli a basse emissioni di anidride carbonica – n. 3-02637)
PRESIDENTE. Il deputato Sut ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02637 (Vedi l'allegato A), per un minuto.
LUCA SUT (M5S). Grazie, Presidente. Signor Ministro, a partire dal 2019, quando è stato introdotto il cosiddetto ecobonus auto dall'allora Ministro dello Sviluppo economico Di Maio e dall'allora sottosegretario Davide Crippa, è in vigore nel nostro Paese un piano di incentivazione per l'acquisto di veicoli a basse emissioni. Successivamente, nel corso degli anni, è stato più volte rifinanziato e ha dimostrato di contribuire fortemente al passaggio alle auto elettriche e, quindi, anche a ridurre le emissioni, in conformità a quanto ci chiede l'Europa e a quanto previsto dal pacchetto di misure del cosiddetto Fit for 55.
Chiediamo, quindi, quali iniziative di competenza intenda predisporre al fine di delineare una strategia di programmazione relativa agli incentivi per i veicoli elettrici per il 2022, alla luce, però, del fatto che nel testo della legge di bilancio licenziata dal Consiglio dei Ministri non ve ne è nessuna traccia, nonostante al tavolo automotive presso il suo Ministero, presieduto dal Vice Ministro Fratin di Forza Italia, lo stesso aveva promesso agli stakeholder un intervento strutturale in tre anni con 1 miliardo di euro.
PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, ha facoltà di rispondere.
GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dello Sviluppo economico. Grazie Presidente e grazie ai colleghi interroganti. Il question time in parola verte, in particolare, sul cosiddetto ecobonus auto, previsto originariamente dalla legge n. 145 del 2018 al fine di incentivare l'acquisto di veicoli a basse emissioni di CO2.
Tale incentivo è stato strutturato come contributo statale volto al rinnovo del parco auto e all'acquisto di auto ibride o elettriche, ovvero con alimentazione tradizionale, ma con basse emissioni inquinanti, al fine di assicurare, da un lato, benefici ambientali, dall'altro, il sostegno al settore nel quadro del principio di neutralità tecnologica.
Quindi, qui cominciamo in qualche modo a comprendere che si tratta di una misura dichiaratamente rivolta alla riduzione delle emissioni inquinanti e in qualche modo parzialmente impattante sul sistema produttivo nazionale e su tutto il settore dell'automotive. Si tratta di misure gestite in sinergia con il Ministero della Transizione ecologica evidentemente e con il Ministero dell'Economia e delle finanze per sostenere complessivamente il comparto automotive messo a dura prova dalla transizione a nuove tecnologie e dalla sfavorevole contingenza caratterizzata dalla carenza di approvvigionamenti di elementi essenziali per la produzione di materie prime, in primo luogo di semiconduttori.
Proprio nel quadro del necessario al sostegno al comparto, devo precisare che è interesse prioritario del Ministro dello Sviluppo economico predisporre un sistema di misure volte ad attrarre e consolidare gli investimenti nell'intero settore dell'automotive e del suo indotto.
In tale direzione è stata inserita nel disegno di legge di bilancio una specifica disposizione che istituisce il Fondo per la transizione industriale, volto a favorire l'adeguamento del sistema produttivo nazionale alle politiche europee in materia di lotta ai cambiamenti climatici e grazie al quale potranno essere concesse specifiche agevolazioni alle imprese, in modo da tutelare tutta la filiera della produzione, anche con riferimento alle aziende che si occupano di componentistica e necessitano di ristrutturazioni e adeguamenti alle nuove tecnologie.
In altri termini, una strategia per il sostegno alla produzione e commercializzazione dei veicoli a basse emissioni non si esaurisce con la misura dell'ecobonus auto. Il MiSE opera, infatti, per accompagnare le industrie italiane nel percorso di riconversione dell'intero settore dell'automotive, che costituisce un pilastro dell'industria e dell'economia italiana, contribuendo al 6 per cento del PIL e contando oltre 5.000 aziende. Tengo, pertanto, a ricordare che, al fine di sviluppare nuove tecnologie e prodotti innovativi della filiera delle batterie e dei componenti elettrici, l'Italia partecipa assieme ad altri Stati membri a due importanti progetti di interesse comune europeo: l'IPCEI sulla microelettronica e l'IPCEI sulle batterie. Lo scopo degli IPCEI è quello di favorire la ricerca applicata e la prima industrializzazione di soluzioni innovative, cosa che permetterà la realizzazione di stabilimenti produttivi sul territorio dell'Unione europea. A ciò va aggiunto lo strumento dei contratti di sviluppo, utilizzabili anche nel quadro degli interventi relativi al Piano strategico nazionale della mobilità sostenibile, all'interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ove sono previsti stanziamenti significativi per il periodo 2021-2026, da utilizzare per potenziare le capacità delle filiere produttive più innovative e strategiche. Posso dunque affermare che il Governo considera in via prioritaria il settore automotive e la transizione green. Per questo motivo, l'attenzione è concentrata, da un lato, al sostegno alla struttura produttiva e, per quanto riguarda i contributi statali all'acquisto, stiamo monitorando con attenzione l'utilizzo che è stato fatto con l'ultimo rifinanziamento nel corso del decreto-legge, che è stato recentemente all'attenzione del Parlamento, per vedere dove si indirizza la richiesta. Dobbiamo anche tenere presente che in questo momento particolare la produzione dell'automotive è condizionata, come ho ricordato in precedenza, in modo significativo dalla presenza delle supply chain di componentistica e semiconduttori. Per questo motivo, non è da sottovalutare evidentemente la possibilità, che il Governo appoggerà e che sta promuovendo, di inserire in legge di bilancio la misura di rifinanziamento per il 2022, ma tenendo conto, appunto, delle ultime evoluzioni del mercato.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato Chiazzese, per due minuti.
GIUSEPPE CHIAZZESE (M5S). Grazie Presidente. Io in ultimo ho capito che forse ci saranno delle somme in legge di bilancio; non si capisce di che entità, però, probabilmente, vi saranno delle somme, a brevissimo, per il rifinanziamento dell'ecobonus auto. Io mi auguro che questa non sia un'uscita come quella che, circa tre settimane fa, ha fatto il Vice Ministro Pichetto Fratin, che aveva promesso circa 1,2 miliardi strutturali all'anno per tre anni. Il comparto dell'automotive è molto, troppo importante per questo Paese e merita rispetto. Il MoVimento 5 Stelle è sempre stato impegnato in questo settore ed è stato infatti il promotore dell'ecobonus auto, come lei ha detto, Ministro, nella legge n. 145 del 2018 (legge di bilancio del 2019), che ha portato grossi numeri nelle vetture a zero e basse emissioni. Molti scettici si sono ricreduti, anche se gli scettici continuano ad esserci, purtroppo, anche oggi in quest'Aula. Ci vuole, Presidente, un supporto al mercato concreto, come sta avvenendo in Germania, in Francia, ma anche nella stessa Spagna, dove si stanno utilizzando fondi del PNRR. Ci deve essere, quindi, un supporto al mercato che, davvero, aiuti le aziende nella riconversione e che aiuti, quindi, anche a mantenere i livelli occupazionali e magari anche ad incrementarli. Quello che noi chiediamo, quindi, sono incentivi strutturali, magari con un décalage anche annuale, con una differenza sempre maggiore tra chi acquista con rottamazione e chi acquista senza rottamazione, perché - dobbiamo saperlo e dobbiamo ricordarcelo sempre - in Italia sono sempre troppi i veicoli che girano per le nostre città e per il nostro Paese. Quindi l'obiettivo non è la mera sostituzione delle auto inquinanti con le auto elettriche, ma il primo obiettivo deve essere davvero quello di un abbattimento dei veicoli circolanti; poi, giustamente, quei veicoli che circoleranno dovranno essere a zero emissioni, così le nostre città avranno meno ingorghi e, ovviamente, l'aria sarà più pulita. Quindi, queste sono le proposte che noi avanziamo per la legge di bilancio e mi auguro che le parole che il Ministro ha detto oggi in questa risposta davvero, poi, si possano esplicare a brevissimo in legge di bilancio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
(Misure a favore delle aziende fornitrici del gruppo Stellantis, in relazione al cambiamento tecnologico in atto nel settore automobilistico – n. 3-02638)
PRESIDENTE. Il deputato Colucci ha facoltà di illustrare, per un minuto, l'interrogazione Lupi n. 3-02638 (Vedi l'allegato A), che ha sottoscritto in data odierna.
ALESSANDRO COLUCCI (M-NCI-USEI-R-AC). Grazie Presidente. Un sondaggio realizzato dall'Associazione nazionale filiera industria automobilistica, ci dice che il settore componentistica automotive in Italia rappresenta 2.200 aziende e 45 miliardi di euro di fatturato nel 2020, di cui il 42 per cento dovuto a vendite a Stellantis. Nel 2020 Stellantis comunica ai fornitori, molti dei quali italiani, di cessare ricerca, sviluppo e produzione per un cambiamento tecnologico in corso nel segmento B auto utilitarie. Il settore automobilistico italiano sconta ritardi importanti nello sviluppo di soluzioni di componenti, anche a causa dei maggiori investimenti pubblici fatti da Stati esteri ad aziende concorrenti delle imprese italiane. Ad esempio, la politica industriale della Francia è chiara: aziende francesi fanno scalate a Mediaset e Tim, mentre Fincantieri è stata bloccata nell'acquisizione di Stx France. Chiediamo, quindi, al Ministro Giorgetti quali iniziative ha adottato o intenda adottare per tutelare le aziende italiane del settore componentistica automotive anche in termini di investimenti pubblici, per accompagnare le aziende nel cambiamento tecnologico in atto nel settore.
PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, ha facoltà di rispondere.
GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dello Sviluppo economico. Grazie Presidente, grazie collega. Allora, con riferimento al gruppo Stellantis, come ho avuto modo di ribadire in diverse sedi, l'impegno del Ministro dello Sviluppo economico è massimo per garantire la continuità produttiva sul territorio nazionale. Dal mese di giugno del 2021 ho avuto modo di incontrare più volte i rappresentanti aziendali di questo gruppo per monitorare l'evoluzione delle problematiche correlate agli stabilimenti italiani. In particolare, in occasione dell'incontro dell'11 ottobre scorso, l'azienda ha presentato il piano sul distretto di Torino, che diventerà il centro strategico del processo di elettrificazione del gruppo, dove, insieme agli investimenti di sviluppo, tecnologia e formazione, si realizzeranno i modelli elettrici della 500 e della Maserati; inoltre, l'azienda in quella sede si è impegnata a presentare il piano complessivo del gruppo in Italia; inoltre, stiamo assistendo e accompagnando l'iniziativa della gigafactory di Termoli.
Il 22 aprile scorso è stato istituito presso il Ministero dello Sviluppo economico il tavolo di politica industriale, dedicato al settore automotive. Ritengo infatti necessario definire una strategia di politica industriale di medio-lungo periodo ed individuare i provvedimenti necessari per sostenere la filiera in parola, anche alla luce degli stanziamenti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza per la mobilità sostenibile. Anche l'adesione dell'Italia agli importanti progetti di interesse comune europeo (IPCEI) è fondamentale per accompagnare le imprese nel cambio tecnologico in atto nel settore dell'automotive. In particolare, mi riferisco all'IPCEI in microelettronica, che sostiene l'attività di ricerca, sviluppo e innovazione in cinque settori tecnologici (semiconduttori di potenza, sensori intelligenti, attrezzature ottiche avanzate e materiali compositi, oltre, naturalmente, a chip efficienti sul piano energetico), con l'obiettivo di sviluppare tecnologie e componenti microelettroniche innovative, che possano essere trasferite alle industrie a valle, tra le quali la stessa Commissione europea individua in primis il settore dell'automotive. Infine, tengo a precisare che, se gli obiettivi della transizione green, anche alla luce del nuovo pacchetto climatico dell'UE, denominato Fit for 55, sono fondamentali, al contempo va anche considerata l'alta vocazione industriale italiana e le caratteristiche manifatturiere del nostro sistema produttivo, il quale rischia di essere più esposto rispetto a quello dei grandi competitor industriali europei. Per questo motivo, il Ministro dello Sviluppo economico ritiene necessario, come Ministro, proporre alla Commissione europea una revisione del citato pacchetto, al fine di favorire una gestione della transizione ecologica che tenga conto delle esigenze dell'industria automobilistica italiana e degli aspetti sociali ad essa legati, tematiche anche di recente ribadite nell'ambito della conferenza di Glasgow Cop26, dove l'Italia, insieme alla Germania, non ha condiviso le conclusioni. Confermo l'attenzione del Governo verso il settore automotive in generale e verso il gruppo Stellantis, in quanto principale attore nella scena italiana, e tutto il suo indotto, in particolare. Ribadisco, quindi, l'impegno del Governo a mettere in campo tutti gli interventi necessari per sostenere il settore e accompagnare il medesimo e la sua transizione tecnologica.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato Lupi, per due minuti.
MAURIZIO LUPI (M-NCI-USEI-R-AC). Grazie, signor Ministro. Abbiamo presentato questa interrogazione a risposta immediata, conoscendo non solo la sua sensibilità, ma anche il lavoro - che noi sosteniamo – che, come Ministro dello Sviluppo economico, sta facendo in questo settore importantissimo. Ma il problema è che, nonostante le rassicurazioni dell'amministratore delegato del gruppo Stellantis, prosegue, in maniera totalmente scientifica, l'eliminazione della componentistica italiana per quanto riguarda le forniture del gruppo FIAT. Questo è quello che sta accadendo! E per dire quanto è importante - lei lo sa, ma vorrei che lo sapessero i colleghi e chi ci sta ascoltando -, la produzione della componentistica automotive, in Italia, impiega 161.000 addetti, con 2.200 aziende e 45 miliardi di fatturato, di cui 20 miliardi - 20 miliardi - derivanti dalla filiera del gruppo Stellantis, ossia FIAT. Ricordo al gruppo FIAT-Stellantis - come lei sa, perché ci siamo battuti insieme anche per fare ottenere quel finanziamento - che il gruppo FIAT-Stellantis ha preso 6,3 miliardi di euro garantiti dallo Stato come prestito al 90 per cento, anche se, nello stesso tempo, il gruppo FIAT ha staccato un maxi dividendo di 5,5 miliardi.
Allora, noi vogliamo collaborare, crediamo al mercato, crediamo che il mercato debba essere determinante, ma non ci va bene se c'è l'esclusione della componentistica italiana che, da sempre, è un'eccellenza, alla faccia - e lo dico al responsabile acquisti del gruppo Stellantis, che è francese - o portoghese, o cinese - della componentistica cinese, che oggi viene privilegiata rispetto a quella italiana. Noi siamo altissima qualità, altissima produttività e altissima eccellenza. Il gruppo FIAT, nella riaggregazione - benissimo, Stellantis, l'Europa, il mondo - è una risorsa fondamentale per il nostro settore produttivo.
Lei ha dimostrato grande sensibilità anche quando, da solo, ha detto di fare attenzione alla transizione ecologica, perché, se non l'accompagniamo, rischiamo evidentemente di far saltare tutta la nostra filiera produttiva, ma non è accettabile che, scientemente, siano arrivate lettere a tutti i fornitori del gruppo FIAT, in Piemonte e in Lombardia, in cui si afferma, in pratica: “anche se avete fatto gli stampi” - sto parlando della realtà, della concretezza - “ve li tenete, perché noi scegliamo i cinesi o gli spagnoli”. Restituisce il prestito garantito, signor FIAT-Stellantis?
Questa è la sfida che abbiamo davanti. Siamo liberali, crediamo al mercato e, come lei, diciamo che la filiera produttiva industriale e manifatturiera del nostro Paese è fondamentale. Per questo le abbiamo rivolto questa interrogazione a risposta immediata e consociamo la sua sensibilità in merito. Buon lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento AdC e di deputati del gruppo Liberi e Uguali).
(Iniziative di competenza in relazione agli assetti societari di TIM, al fine di assicurare il controllo pubblico delle relative infrastrutture, nonché la realizzazione della rete unica in fibra ottica e dei cloud dei dati delle pubbliche amministrazioni – n. 3-02639)
PRESIDENTE. Il deputato Fassina ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02639 (Vedi l'allegato A), per un minuto.
STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, Presidente. Signor Ministro, siamo consapevoli della delicatezza delle iniziative intorno a TIM, non soltanto perché è una società quotata, ma siamo altrettanto consapevoli dell'interesse nazionale che è investito da TIM. L'annuncio del gruppo Kkr, circa l'acquisto del 100 per cento di TIM non è arrivato in una fase in cui vi erano acque tranquille per la società di telecomunicazioni, e l'andamento del prezzo lo rileva.
TIM non è soltanto una grande azienda multinazionale, con 40 mila lavoratrici e lavoratori, TIM ha reti fondamentali per lo sviluppo dell'Italia, per la transizione digitale, per la democrazia e per la sicurezza nazionale.
Allora, le chiediamo, Ministro, se il Governo ritiene utile intervenire, anche attraverso il golden power, per rilevare le infrastrutture di rete di TIM e aggregarle a quelle di Open Fiber che, come è noto, è controllata al 60 per cento da Cassa depositi e prestiti, per realizzare una rete unica in fibra ottica su tutto il territorio nazionale, incluse le aree in cui la domanda è più debole, e i cloud dei dati sensibili delle pubbliche amministrazioni, nella salvaguardia, ovviamente, dell'occupazione.
PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, ha facoltà di rispondere.
GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dello Sviluppo economico. Grazie, Presidente. Il collega Fassina pone un tema di grande interesse, di grande delicatezza, come osservato, trattandosi di società quotata, e di grande complessità. Quello che posso dire oggi, in quest'Aula, è che, al momento, siamo in presenza di una manifestazione di interesse; non si tratta, quindi, di un'offerta vincolante. È una manifestazione di interesse che preannuncia la volontà di trovare una composizione, comunque, con gli interessi del Governo e, quindi, con gli interessi pubblici. Ogni valutazione, però, non potrà che essere effettuata una volta che l'eventuale operazione sarà formalizzata, nel qual caso - perché non è detto che questo avvenga - saranno attentamente vagliati i profili di interesse pubblico, correlati sia agli asset di cui dispongono le aziende e le sue controllate, - in primo luogo, la rete, con i suoi evidenti profili strategici - sia all'integrità stessa dell'azienda e dei suoi occupati.
C'è molto interesse per questa iniziativa e, benché si sia ancora in una fase prodromica caratterizzata, come detto, da una manifestazione di interesse solo informale, è significativo che il Governo si sia già allertato e abbia attenzionato l'operazione, che è monitorata e valutata tramite la cabina di regia che il Presidente del Consiglio Draghi ha voluto.
Parlare, allo stato, di possibile esercizio dei poteri speciali previsti dalla vigente normativa o di altre tipologie di iniziative è, pertanto, prematuro, in quanto occorrerà attendere gli sviluppi della vicenda per conoscere il contenuto concreto dell'operazione, che andrà vagliata sotto tutti gli aspetti di interesse nazionale e strategico.
In questi giorni, il Governo credo abbia tenuto un profilo di comunicazione asciutta, esattamente quella che la vicenda richiede. Anche il comunicato del Ministero dell'Economia e delle finanze, che qualcuno ha interpretato come un atteggiamento favorevole, si limitava a dire una cosa assolutamente ovvia e che fa parte dell'attività quotidiana anche di chi vi parla in questo momento e, cioè, il tentativo di convincere soggetti internazionali a investire in Italia. E, quindi, il fatto che ci sia l'attenzione da parte di un grande fondo americano per una azienda italiana è, comunque, un fatto che va valutato positivamente.
Per quanto riguarda il contenuto e i dettagli di questa proposta - che, allo stato, non è stata ancora presentata, credo, neppure al consiglio dell'azienda, a TIM, che, quindi, venerdì, ritengo, potrà vagliarla nei suoi dettagli - essi devono richiedere ulteriori momenti di riflessione. Ciò che posso assicurare al collega Fassina e a tutti i colleghi presenti qui, in quest'Aula, è che il Governo seguirà con attenzione gli sviluppi della manifestazione di interesse di Kkr e valuterà attentamente, anche riguardo al possibile esercizio delle proprie prerogative, gli interessi strategici nazionali, il futuro dell'azienda e le prospettive che interessino l'impresa, i dipendenti che in essa sono occupati, l'infrastruttura e i servizi erogati.
PRESIDENTE. Il deputato Fassina ha facoltà di replicare, per due minuti.
STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, signor Ministro. Mi rendo conto della delicatezza e della complessità della vicenda. Il quesito che le abbiamo proposto era anche una via indiretta per rappresentarle una posizione piuttosto presente in questa Camera - e anche nell'altra -; non è soltanto la posizione del gruppo Liberi e Uguali, al quale appartengo. Sottolineo che la manifestazione di interesse - perché, appunto, non si tratta di una proposta, ma di una manifestazione di interesse - di Kkr arriva in un quadro dove la situazione di TIM non era assolutamente soddisfacente.
Quindi non è che, se questi signori rinunciano alla loro manifestazione di interesse, noi abbiamo risolto i problemi, il management può stare tranquillo, quell'imprenditore che è azionista di maggioranza di Tim, che è sempre più operatore politico diretto in Francia e non solo, può stare tranquillo. Noi qui abbiamo di fronte una sfida, ma anche una straordinaria opportunità. Ho apprezzato quel passaggio del comunicato del Ministero dell'Economia e delle finanze; noi abbiamo la possibilità di recuperare a un errore storico che è stato fatto quando è stata privatizzata Telecom nel 1997, perché nessun grande Paese rinuncia al controllo non delle telecomunicazioni, non di un'azienda di telecomunicazioni, ma della rete, della rete Sparkle, dove passano dati sensibili. Allora, l'invito che facciamo al Governo è di utilizzare questo passaggio per riportare nell'ambito dell'interesse nazionale quello che è un asset strategico. Quindi, indipendentemente dalla volontà e dalle scelte che poi farà l'investitore privato, che ovviamente seguirà quelli che sono i suoi legittimi interessi, qua c'è un interesse pubblico, l'interesse nazionale ad avere il controllo delle reti strategiche, che il Governo deve perseguire, con la dovuta attenzione all'occupazione (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Partito Democratico).
(Chiarimenti in ordine allo stato di avanzamento delle opere infrastrutturali previste dai decreti-legge Semplificazioni e alla nomina dei relativi commissari – n. 3-02640)
PRESIDENTE. Il deputato Nobili ha facoltà di illustrare l'interrogazione Paita ed altri n. 3-02640 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.
LUCIANO NOBILI (IV). Grazie, Presidente. Signor Ministro, ben prima delle ingenti risorse che l'Italia avrà a disposizione con il PNRR a seguito della pandemia, Italia Viva aveva messo al centro della sua azione politica e all'attenzione del Governo lo sblocco di opere e il rilancio infrastrutturale dell'Italia con il suo Piano Shock, fondamentale per lo sviluppo del nostro Paese. Si tratta di decine e decine di opere, quasi sempre già interamente finanziate, bloccate da incagli burocratici o normativi. Il nostro Piano era basato su forti semplificazioni normative, riduzione dei ricorsi e sistema dei commissari, sulla base dei successi del modello Expo e della ricostruzione del ponte Morandi a Genova. Bene, con il “decreto Semplificazioni 1” del 2020 e con il “decreto Semplificazioni 2” del luglio 2021 il Governo ha dato attuazione a questo Piano, procedendo a sbloccare le opere e a nominare i commissari. Ci risultano, però, alcuni problemi ancora attuali e alcuni rallentamenti dovuti alla nomina di troppi pochi commissari per tante opere, al fatto che questi commissari non hanno delle strutture adeguate a loro supporto e al fatto che, soprattutto in sede di valutazione di impatto ambientale, si registrano ancora incagli e blocchi. Quindi chiediamo, signor Ministro, come Parlamento di essere costantemente informati sullo stato di avanzamento di questi lavori, sulla definizione dei progetti definitivi, sull'avvio dei lavori e su cosa intenda fare il Governo, e il MIMS nello specifico, per intervenire su queste nuove ulteriori criticità che le ho citato, i commissari forse troppo pochi per molte opere, le strutture che mancano e i problemi in sede di valutazione di impatto ambientale, perché è troppo importante procedere.
PRESIDENTE. Il Ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, ha facoltà di rispondere.
ENRICO GIOVANNINI, Ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili. Grazie, Presidente. Con riferimento allo stato di avanzamento delle 102 opere commissariate per un valore complessivo di 96 miliardi di euro ricordo che gli interventi sono stati individuati in due fasi. Con DPCM 16 aprile 2021 sono stati nominati 29 commissari straordinari per la realizzazione di 57 interventi e con DPCM 5 agosto 2021, in adesione ai pareri resi dalle competenti Commissioni parlamentari nel mese di luglio 2021, sono state individuate ulteriori 45 opere e nominati 20 commissari straordinari. Nei DPCM citati sono indicate, tra l'altro, le risorse destinate al supporto delle attività commissariali, laddove lo stesso non sia già garantito direttamente dalle società ANAS SpA, RFI SpA, ovvero dalle autorità di sistema portuale e dai provveditorati per le opere pubbliche. Evidenzio che è in corso di svolgimento una specifica attività istruttoria finalizzata a verificare la possibilità di integrare il supporto offerto ai commissari straordinari dalle autorità di sistema portuale e dai provveditorati per le opere pubbliche mediante ulteriori risorse a valere sul quadro economico degli interventi. Quanto al monitoraggio delle attività commissariali, ricordo che i citati DPCM prevedono un'informativa al Parlamento sullo stato di attuazione di ciascun intervento da rendere entro il 31 dicembre di ogni anno; le strutture del Ministero stanno predisponendo l'informativa relativa al corrente anno. Per assicurare la massima trasparenza, sul sito web del Ministero sono comunque disponibili i cronoprogrammi delle singole opere, molte delle quali, purtroppo, ancora allo stato di progettazione; inoltre è in corso di attivazione una nuova piattaforma di monitoraggio aperta, che ha il duplice scopo di fornire informazioni e dati quantitativi sulle opere. Dal monitoraggio effettuato dal Ministero, consultabile sul sito, emerge finora un sostanziale rispetto dei cronoprogrammi: nel 2021 sono stati avviati i lavori relativi a 16 opere, cioè 7 interventi stradali e 9 interventi ferroviari. Entro la fine dell'anno è programmato l'avvio dei lavori relativi a 6 opere addizionali, di cui un intervento ferroviario, un'infrastruttura portuale e 4 presidi di pubblica sicurezza. Nei primi mesi del 2022 è programmato l'avvio dei lavori relativi a ulteriori 2 presidi di pubblica sicurezza. Quindi, 22 cantieri sono stati avviati e 2 lo saranno all'inizio dell'anno. Quanto agli ostacoli amministrativi alle attività commissariali, ricordo che i commissari sono dotati di poteri speciali, che consentono loro non solo di derogare al Codice dei contratti pubblici, ma anche di adottare provvedimenti sostitutivi, a ogni effetto di legge, di ogni autorizzazione, parere, visto e nulla osta occorrenti per l'avvio o la prosecuzione dei lavori, fatta eccezione per quelli relativi alla tutela ambientale, per i quali i termini dei relativi procedimenti sono comunque dimezzati. Il continuo dialogo con i commissari straordinari, che ho personalmente incontrato in più occasioni, ha consentito di individuare rapidamente soluzioni alle specifiche criticità finora emerse, anche mediante l'assunzione di iniziative nei confronti del Ministero della Transizione ecologica volte ad assicurare un rapido svolgimento delle procedure di valutazione di impatto ambientale.
PRESIDENTE. La deputata Paita ha facoltà di replicare.
RAFFAELLA PAITA (IV). Grazie Presidente, grazie Ministro. Noi siamo molto orgogliosi della proposta che abbiamo avanzato prima ancora che ci fosse tutta la partita relativa al PNRR, perché per primi abbiamo capito che questo Paese aveva bisogno di una forte fase di velocizzazione degli interventi infrastrutturali e anche di semplificazione; e non vorremmo mai che quella proposta alla fine risultasse inattuata per una serie di necessarie ulteriori semplificazioni oppure per scelte politiche che non sono andate a buon fine. Quando abbiamo iniziato questo percorso avevamo detto subito, e lo abbiamo ripetuto anche quando lei è diventato Ministro, che il numero dei commissari assegnati alle opere era insufficiente. Questo per una ragione naturale: che una persona non può svolgere funzioni di altissimo livello dentro RFI e poi, al tempo stesso, anche governare 4, 5 o 6 opere complesse commissariate; così come avevamo detto, e su questo mi pare ci sia un correttivo che lei ha annunciato, che alcune strutture, provveditorati e autorità di sistema portuale, dovevano essere aiutate a irrobustire la loro prestazione tecnica. Quello, però, che più ci preoccupa sono le parole che lei ha utilizzato, cioè c'è un sostanziale allineamento rispetto agli obiettivi, in riferimento ai numeri che lei ha dato. Stiamo parlando di 102 opere e lei ha citato 22 interventi in partenza, aggiungendo: molte di queste opere sono ancora a livello di progettazione. Allora rammento che l'obiettivo di questo Piano era il seguente: per le opere in fase di progettazione, l'avanzamento dei livelli di progettazione affinché gli interventi successivi in termini economici potessero andare a intervenire su quelle opere; per le opere, invece, in corso, lo snellimento di tutti gli iter, compresi quelli autorizzativi. Ci risulta, e abbiamo certezza di questi elementi, che alcune di queste opere - le faccio un esempio, la Codogno-Mantova - sono ancora bloccate a livello di valutazione di impatto ambientale. Noi le chiediamo di intervenire anche proponendo una norma che estenda l'attuale percorso del PNRR a tutte le opere che sono attualmente inserite in questi due elenchi.
Non c'è cosa più odiosa che raccontare ai cittadini che si è sbloccata un'infrastruttura e scoprire dopo che l'infrastruttura rimane al palo (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
(Iniziative di competenza circa le prospettive degli scali aeroportuali di Lamezia Terme, Reggio Calabria e Crotone, in relazione all'assetto societario della Sacal (Società aeroportuale calabrese) – n. 3-02641)
PRESIDENTE. IL deputato Furgiuele ha facoltà di illustrare l'interrogazione Molinari ed altri n. 3-02641 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario, per un minuto.
DOMENICO FURGIUELE (LEGA). Grazie, Presidente. Signor Ministro, gli enti pubblici rappresentati nella Sacal, la società che gestisce gli aeroporti calabresi, qualche tempo fa hanno deciso di partecipare a un aumento di capitale, al quale poi non hanno dato seguito; così, ci ritroviamo oggi con un socio privato che ha il 51 per cento delle azioni. Questo ha indotto i vertici dell'ENAC ad intervenire, a richiedere un commissariamento e anche la revoca della concessione per l'aeroporto di Lamezia Terme. Si tratta di una richiesta che reputo alquanto sbrigativa e superficiale, che non tiene conto neanche del fatto che all'interno del collegio dei revisori vi sono due soggetti di nomina ministeriale. Allora, indipendentemente dalla vicenda di per sé, è necessario tutelare i livelli occupazionali dei dipendenti che non possono rischiare di perdere il posto di lavoro. Chiedo a lei, signor Ministro, cosa intenda fare il Ministero per bloccare la sospensione della concessione sull'aeroporto di Lamezia Terme e cosa intenda fare per monitorare l'acquisto delle quote da parte di eventuali altri soci pubblici.
PRESIDENTE. Il Ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, Giovannini, ha facoltà di rispondere.
ENRICO GIOVANNINI, Ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili. Grazie, Presidente. Con riferimento all'operazione di aumento di capitale deliberato in data 2 luglio 2021 dalla Sacal SpA, società di gestione degli aeroporti di Lamezia Terme, Reggio Calabria e Crotone, che ha comportato la privatizzazione della società in ragione dell'acquisizione da parte del socio privato delle quote di maggioranza, rappresento che l'ENAC, a cui compete la vigilanza sui gestori aeroportuali, ai sensi dell'articolo 705 del codice della navigazione, con nota del 14 ottobre 2021 ha comunicato alla società Sacal la necessità di effettuare detta operazione secondo procedure trasparenti e non discriminatorie, nel rispetto della speciale disciplina di cui al DM n. 521 del 1997.
In data 22 ottobre, la società Sacal comunicava all'ENAC che l'acquisizione della maggioranza delle quote societarie conseguiva alla scelta dei soci pubblici di non avvalersi del diritto di opzione di cui all'articolo 2441 del codice civile e che, pertanto, non era necessario espletare le procedure previste dal citato decreto ministeriale. Con nota del 12 novembre, l'ENAC ha comunicato alla Sacal l'avvio del procedimento di revoca della concessione dell'aeroporto di Lamezia Terme, ritenendo applicabile le procedure previste dal predetto DM, anche all'ipotesi di acquisizione da parte dei privati di quote societarie destinate ai soci pubblici e non optate. L'ENAC si è altresì riservata di estendere con le stesse motivazioni la procedura di revoca anche alle concessioni in favore della Sacal relative agli aeroporti di Reggio Calabria e di Crotone. Il 17 novembre scorso la società Sacal ha comunicato all'ENAC che il socio privato Lamezia Sviluppo Srl ha formalmente confermato e dichiarato ai soci pubblici la propria piena e incondizionata disponibilità a porre a disposizione le quote sottoscritte di aumento del capitale, di fatto garantendo l'efficacia per i soci pubblici della delibera dell'aumento di capitale assunta da tutti gli azionisti in data 2 luglio 2021. In tal modo, si vanifica in radice - sostiene la Sacal - il presupposto giuridico e sostanziale dell'avvio del procedimento. Il 22 novembre scorso l'ENAC ha rappresentato alla società che, in mancanza della sussistenza del requisito concreto della partecipazione pubblica maggioritaria nella compagine societaria, ritiene di confermare l'avvio al procedimento di revoca della concessione di Lamezia Terme, invitando la Sacal a fornire proprie controdeduzioni entro il termine di trenta giorni.
Con riferimento agli effetti derivanti dall'eventuale adozione del provvedimento di revoca e alle conseguenze per i lavoratori della Sacal e della sua controllata Sacal GH, ricordo che il commissariamento è disposto anche a garanzia della continuità aziendale nelle more dell'individuazione di un nuovo concessionario. Ad ogni modo, il procedimento non è ancora concluso e, pertanto, laddove dovesse essere ristabilito il controllo pubblico della società, l'ENAC provvederà ad archiviare il procedimento di revoca avviato. A tale riguardo, evidenzio che sono in corso le interlocuzioni con la regione Calabria e gli altri soci pubblici, che vengono attentamente monitorate dal Ministero.
PRESIDENTE. Il deputato Furgiuele ha facoltà di replicare, per due minuti.
DOMENICO FURGIUELE (LEGA). Grazie, Presidente. Signor Ministro, sono parzialmente soddisfatto dalla sua risposta a questo quesito in relazione a questa società che è fondamentale per la Calabria, che gestisce un asset fondamentale, quello degli aeroporti, in particolare l'aeroporto di Lamezia Terme, che è strategico in ambito internazionale e soprattutto in ambito mediterraneo. Ci vuole più attenzione, però, e anche un'operatività che deve andare al di là della tempistica che si sta usando. In primo luogo, perché voglio ricordare che comunque il Governo ha un coinvolgimento in questa vicenda; voglio ribadire che ci sono due soggetti di nomina ministeriale che avrebbero potuto e che avrebbero dovuto intervenire per tempo in caso di procedura erronea e/o irregolare. In secondo luogo, ci vuole un intervento immediato perché, quando si parla di Sacal, si parla di posti di lavoro in un contesto come quello calabrese, che era già deficitario dal punto di vista economico e sociale, ancor prima della crisi COVID.
Invito, dunque, il Governo, così come ha detto lei, signor Ministro, ad accelerare sulla tempistica, per far sì che vengano pesati realmente tutti gli interessi che sono in campo, non ultimo quello del grave danno economico, finanziario ed erariale che potrebbe derivare dalla sospensione della concessione per l'aeroporto di Lamezia Terme. In realtà, sul territorio, per quanto riguarda il comparto, non sono arrivati tutti quegli stanziamenti e tutti quei ristori che dovevano arrivare da parte del Governo; anche per questo Sacal è entrata in difficoltà.
Manca chiarezza sulla vicenda della revoca della concessione e io invito ad accelerare questo tavolo che è stato intrapreso con il presidente Occhiuto, che ha palesato grande disponibilità; ma invito anche a valutare la disponibilità del privato che ha messo a disposizione le sue quote per ripristinare, nell'immediato, il bilanciamento delle quote di maggioranza pubblica. In Calabria ci si aspettano risposte concrete: quella di oggi lo è parzialmente, però è già un buon inizio (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
(Iniziative di competenza a favore della mobilità sostenibile, con particolare riferimento a misure di promozione dei veicoli elettrici – n. 3-02642)
PRESIDENTE. Il deputato Zucconi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lollobrigida ed altri n. 3-02642 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario, per un minuto.
RICCARDO ZUCCONI (FDI). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, come sappiamo la pandemia ha modificato molte delle nostre abitudini anche per gli spostamenti, aumentando l'uso delle auto private. Ricordiamo, poi, che i veicoli elettrici immatricolati nel 2020 sono stati 60 mila e in costante aumento in percentuale anche quest'anno; rispetto al 2019, addirittura del 250 per cento. Gli incentivi per l'acquisto di veicoli elettrici sono però, ad oggi, praticamente esauriti, mentre avevano dimostrato di costituire un presidio per la generale transizione ecologica e contro l'inquinamento.
Con questa interrogazione siamo quindi a chiederle se e quali iniziative intenda assumere affinché, per quanto di competenza, la mobilità sostenibile non rimanga un'affermazione di principio, ma possa trovare in concreti contributi economici una sua possibilità effettiva di realizzazione, a beneficio sia degli utenti che della collettività (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Il Ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, ha facoltà di rispondere.
ENRICO GIOVANNINI, Ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili. Grazie, Presidente. In relazione al potenziamento delle misure di sostegno in favore della mobilità sostenibile, anche attraverso l'utilizzo dei veicoli elettrici, rappresento preliminarmente che la centralità della tematica della cosiddetta mobilità sostenibile nell'azione del Ministero è confermata dalla decisione di modificare addirittura il nome del Ministero, introducendo proprio la dizione di Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili. Recentemente, il tema dei trasporti è stato al centro dei negoziati della COP26, dove gli incontri hanno evidenziato la necessità di investire sulla decarbonizzazione dei trasporti, che in Italia rappresentano il 25 per cento delle emissioni di gas serra. Il Governo italiano è impegnato nell'attuazione di interventi che consentano di centrare gli obiettivi europei e internazionali definiti in questo campo, tra i quali ricordiamo il Green Deal europeo e il nuovo pacchetto Fit for 55 proposto dalla Commissione europea che punta a ridurre le emissioni di CO2 del 55 per cento entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990.
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza va decisamente in questa direzione, in particolare le scelte di questo Ministero; infatti, il 75,6 per cento delle risorse di competenza del Ministero è destinato a progetti per il contrasto alla crisi climatica.
Quanto agli incentivi per rinnovare il parco circolante, ferme restando le competenze dei Ministeri dello Sviluppo economico (lo abbiamo sentito in precedenza dal Ministro Giorgetti), della Transizione ecologica e dell'Economia e delle finanze, assicuro che il Ministero delle Infrastrutture è al lavoro per individuare un sistema di misure volte ad attrarre e consolidare gli investimenti dall'estero e dall'interno nell'intero settore dell'automotive e non soltanto nell'automobile in senso stretto. A tale proposito, ricordo che nel decreto-legge n. 121 del 2021 sono stati stanziati, a valere sulle risorse del Ministero, oltre 100 milioni di euro a titolo di incentivi per la dismissione, entro il 2023, degli autobus più inquinanti impiegati nei servizi di trasporto pubblico locale, che si aggiungono ai 3 miliardi inseriti nel PNRR per l'acquisto di autobus non inquinanti e soprattutto ai 2,1 miliardi di euro del Fondo per la strategia di mobilità sostenibile, istituito presso il Ministero dall'articolo 131 del disegno di legge di bilancio 2022, destinati al finanziamento degli interventi necessari per la lotta al cambiamento climatico e la riduzione delle emissioni proprio per l'attuazione della strategia europea Fit for 55 nell'ambito della mobilità sostenibile (è un nuovo Fondo che non esiste, naturalmente; esisterà una volta approvato il disegno di legge di bilancio).
Infine, vorrei ricordare che, nei giorni scorsi, ho firmato 2 decreti che consentono l'assegnazione alle imprese di autotrasporto di complessivi 100 milioni di euro per l'acquisto di veicoli ad alimentazione alternativa ed ecologici di ultima generazione, nonché per la sostituzione degli automezzi più vecchi e inquinanti.
PRESIDENTE. Il deputato Butti ha facoltà di replicare, per 2 minuti.
ALESSIO BUTTI (FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, grazie per il garbo, però noi le avevamo chiesto tutt'altro. Vede, noi siamo nel momento di massima spinta per quanto riguarda la transizione ecologica e, ovviamente, anche per la transizione energetica. In questi momenti occorre offrire certezze e la prima certezza noi possiamo offrirla con la continuità del sistema degli incentivi, cosa che non sta avvenendo, come abbiamo sentito anche dal suo collega Giorgetti. Serve una pianificazione pluriennale (di questo siamo assolutamente convinti), di sostegno all'acquisto dell'auto ecologica o dell'auto a bassa emissione. Lo chiedono i cittadini, lo chiedono i produttori, lo chiede chi commercializza e lo chiedono, ovviamente, anche le imprese.
Allora, non si può, tutti gli anni, trattenere il fiato con ansia rispetto alle decisioni del Governo. Occorre programmare la politica degli incentivi. Lei ha citato questi 100 milioni nell'ultimo decreto, ma sa benissimo che è una cifra irrisoria. Nella bozza del “decreto Fiscale”, ve ne erano 300, di milioni, ed erano insufficienti già allora. Nella legge di bilancio - lo spieghi al suo collega Giorgetti, che è già uscito - non c'è un centesimo per quanto riguarda gli incentivi e questo è un fatto importante. Vede, l'auto elettrica senza incentivi ha costi proibitivi per il cittadino - questo è evidente - e, come dice il suo collega Cingolani, la transizione energetica ha un costo e - aggiungiamo noi - dev'essere anche programmata. L'infrastruttura per il rifornimento elettrico autostradale e urbana è decisamente insufficiente, signor Ministro. Abbiamo 5 punti di ricarica ogni 100 chilometri e solo il 20 per cento al Sud, con buona pace del turismo. Solo il 9 per cento di questi punti di ricarica sono fast, cioè ricaricano velocemente. Lei capisce: gli italiani hanno tanto tempo da perdere, ma mezz'ora anche per il pieno mi sembra oggettivamente esagerato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Concludo. Fratelli d'Italia, signor Ministro, chiede semplicemente due cose: una pianificazione pluriennale per gli incentivi, dando così certezza al mercato, e l'allestimento di una rete capillare fast, cioè veloce. Poi ha ragione lei: c'è anche il PNRR; concludo, Presidente. Il cittadino è predisposto all'acquisto dell'auto a bassa emissione, ma deve avere certezze, incentivi e rete per la ricarica. Così aiuteremo le imprese, così aiuteremo i cittadini, così aiuteremo anche i produttori (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 17,20.
La seduta, sospesa alle 16,15, è ripresa alle 17,20.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Ascari, Berlinghieri, Brescia, Butti, Casa, Cavandoli, Comaroli, Covolo, D'Uva, Delmastro Delle Vedove, Gregorio Fontana, Gebhard, Giachetti, Giacomoni, Invernizzi, Lupi, Magi, Mandelli, Mugnai, Nardi, Perantoni, Quartapelle Procopio, Schullian, Tasso e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente 111, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1662 – “Delega al Governo per l'efficienza del processo civile e per la revisione della disciplina degli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie e misure urgenti di razionalizzazione dei procedimenti in materia di diritti delle persone e delle famiglie nonché in materia di esecuzione forzata” (Approvato dal Senato) (A.C. 3289) e delle abbinate proposte di legge: Colletti ed altri; Cataldi; Colletti ed altri; Meloni ed altri; Colletti (A.C. 1424-1427-1475-1961-2466).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3289: “Delega al Governo per l'efficienza del processo civile e per la revisione della disciplina degli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie e misure urgenti di razionalizzazione dei procedimenti in materia di diritti delle persone e delle famiglie nonché in materia di esecuzione forzata” e delle abbinate proposte di legge nn. 1424-1427-1475-1961-2466.
Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge in esame, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato.
Dovremmo passare alle dichiarazioni di voto ma, essendoci un momento di vuoto, che non riusciamo a colmare nei prossimi secondi, anche avendo letto con inconsueta lentezza tutto quanto dovevo, sospendiamo per tre minuti, dopodiché sono certo che potremo procedere. La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 17,23, è ripresa alle 17,26.
(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 3289 e abbinate)
PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta. Raccomando anche al Governo di evitare, essendo per coincidenza la seconda seduta di seguito in cui presiedo con un provvedimento su cui è stata posta la questione di fiducia, un problema di orari.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Trizzino. Ne ha facoltà.
GIORGIO TRIZZINO (MISTO). Grazie, Presidente. Sono consapevole che quanto sto per dire non cambierà le sorti di questa legislatura e non turberà la coscienza né dei colleghi parlamentari né dei colleghi del Governo. Presidente, signor sottosegretario, io oggi avrei deciso di non votare la fiducia al Governo. Sarebbe stata la prima volta dall'inizio della legislatura e la motivazione è legata, non al provvedimento in esame, quanto al venir meno della fiducia mia personale nei confronti di questo Parlamento. La mia fiducia rimane immutata, naturalmente, nel Presidente Draghi, nel Ministro Speranza, come nella Ministra Cartabia ma, con questo mio voto, avrei voluto prendere le distanze e protestare contro chi pervicacemente chiude le orecchie e gli occhi davanti alla disperazione di chi, come Mario, non vuole continuare a vivere una vita che non ritiene più degna di essere vissuta, perché impregnata esclusivamente di sofferenze fisiche infernali. Questo Parlamento deve trovare il coraggio di confrontarsi su temi che riguardano la vita e la morte e non solo l'economia, la giustizia e la salute: è quello che ci chiedono i cittadini che noi rappresentiamo. Dobbiamo far parlare le nostre coscienze, ascoltare la voce di chi soffre. Questo ci chiedono le persone, ci chiedono di scrivere una legge che la Corte costituzionale ha proprio chiesto al Parlamento di approvare.
Ancora una volta voterò con grande difficoltà la fiducia questo pomeriggio ma, se le cose dovessero continuare in questo modo, probabilmente sarebbe l'ultima fiducia che voterò al Governo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gebhard. Ne ha facoltà.
RENATE GEBHARD (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Voteremo la fiducia posta dal Governo sulla legge delega di riforma del processo civile, una non riforma non ordinaria ma fondamentale ai fini dell'attuazione del PNRR, chiesta in modo esplicito dall'Unione europea. La riforma è, in primo luogo, coerente con gli obiettivi di semplificazione e di efficienza. L'impegno a snellire per ridurre i tempi non può essere che positivo, anche se con alcune criticità. Il voto finale della Camera è la premessa ad un ulteriore lavoro del Governo in grado di affrontare e risolvere queste criticità presenti nel provvedimento e fatte presenti in primo luogo dal mondo della giustizia. In conclusione, il nostro auspicio è che l'attuazione della legge delega sia ispirata ai principi di efficienza e di equilibrio nell'adozione dei decreti legislativi. È certamente una riforma complessa, che fa parte di quelle riforme di sistema che il PNRR ha indicato come missioni essenziali per portare il Paese in un futuro moderno e competitivo. Così come sulla questione di fiducia, annuncio il voto favorevole sul provvedimento da parte della Südtiroler Volkspartei e delle minoranze linguistiche.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Colucci. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO COLUCCI (M-NCI-USEI-R-AC). Grazie, Presidente. Voteremo la fiducia al Governo su un decreto che consideriamo particolarmente importante per l'efficacia del processo civile. Le riforme della giustizia, sia in ambito civile sia in ambito penale, sono molto importanti, non solo perché ci permettono di accedere alle risorse del PNRR ma anche perché portano l'Italia ai livelli degli altri Paesi europei in ambito di giustizia.
Le tempistiche in questo ambito in Germania, in Francia, in Inghilterra sono profondamente più veloci rispetto al nostro Paese e in Italia il tema della giustizia è un problema di competitività, di attrattività e di credibilità, perché quando si parla di giustizia si parla anche di economia. Quante volte abbiamo appreso la notizia di realtà, investitori multinazionali e internazionali che, guardando all'Europa come a un unico soggetto, hanno preferito altri Paesi piuttosto che l'Italia, proprio per la lentezza della nostra giustizia, in questo caso in ambito civile? Allora, bisogna dare certezze, anche sui tempi. Non si può pensare di impiegare, come media, un anno e mezzo per il primo grado e due anni per il secondo grado. Nel frattempo, ci sono aziende che se non sono sufficientemente solide, rischiano il fallimento e la liquidazione, come purtroppo in qualche caso è accaduto. Quindi, questo decreto è un altro, ulteriore, passo in avanti, sicuramente un'inversione di marcia rispetto alla riforma fallimentare del Ministro Bonafede. Dobbiamo fare di più, dobbiamo fare una riforma più complessiva; l'autorevolezza, la competenza e il coraggio del Ministro Cartabia e di questo Governo ci danno molta fiducia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Raduzzi. Ne ha facoltà.
RAPHAEL RADUZZI (MISTO-A). Grazie Presidente. Questa è la ventisettesima volta, in meno di dieci mesi, che il Governo si presenta qui alla Camera dei deputati a chiedere la fiducia, e noi di Alternativa per la ventisettesima volta diremo di no al Governo Draghi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa)! Questo è ormai un Parlamento completamente esautorato dalle sue funzioni: non si discute più di nulla, non si può emendare nulla, non si può modificare niente che ci arrivi dal Consiglio dei Ministri. Ma noi siamo addirittura oltre, perché, molto spesso, anche gli stessi Ministri non sanno quello che votano e lo dichiarano impunemente alla stampa. Pensiamo alla legge di bilancio: dieci minuti prima del voto in Consiglio dei Ministri, arriva l'ultima bozza, viene votata tra gli applausi e poi rimane in freezer per circa tre settimane al Ministero dell'Economia e delle finanze, che aggiunge così 34 articoli dal nulla.
Io penso che noi qui siamo oltre a un sistema democratico: ci stiamo avvicinando, purtroppo, a una piccola oligarchia totalitaria. Questo è veramente preoccupante, e ai tanti cittadini che anche oggi ci scrivono preoccupati per l'ennesima misura stupida e inutile di carattere coercitivo - perché non c'è più nulla di sanitario in quello che state decidendo con i decreti sul green pass -, io dico di non disperare e di non perdere il sorriso, perché questo Governo sarà solo un triste ricordo nei libri di storia. Molto presto qualcuno impallidirà leggendo i dati economici, che saranno di gran lunga peggiori rispetto a quanto prevedete. Basti pensare alla stagione sciistica, che vede molti impianti che addirittura stanno pensando di non aprire neppure, perché ci sono milioni di italiani che saranno reclusi e perché i costi delle bollette elettriche sono aumentati del 30-40 per cento; questo avrà degli effetti anche sugli alberghi e su tutto il comparto del turismo. Molto presto accamperete un sacco di scuse, perché non avete raggiunto nemmeno la metà degli obiettivi previsti dal PNRR, quindi la Commissione europea sarà pronta a negarvi anche quei prestiti, di cui parlate a ogni piè sospinto. Molto presto scapperete di fronte ai nuovi falchi dell'austerità, che già hanno spiccato il volo; pensiamo al neo Ministro delle Finanze tedesco, Lindner, colui che voleva la Grecia fuori dall'euro. Molto presto non saprete che pesci pigliare di fronte alle nuove decisioni della BCE che, in termini di politica monetaria, probabilmente arriverà a ridurre, se non a diminuire totalmente, l'acquisto dei titoli di Stato italiani. Molto presto questa maggioranza si scioglierà come neve al sole, perché siete in disaccordo praticamente su tutto e, quando politicamente scomparirete, noi saremo qui a costruire l'alternativa (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Timbro. Ne ha facoltà.
MARIA FLAVIA TIMBRO (LEU). Grazie Presidente. Il provvedimento sul quale oggi è stata posta la questione di fiducia affronta la spinosa ma inevitabile questione che attiene la riforma del processo civile e nasce con obiettivi che potremmo definire al contempo antichi, imponenti e complessi; giunge all'esame di questa Camera con un testo che sostanzialmente si compone di un unico articolo, poi suddiviso in 44 commi. Il testo, che l'intervento di questa Camera ha di fatto mantenuto immutato rispetto a quello approvato dal Senato, contiene chiaramente delle disposizioni che sono destinate ad incidere profondamente sulla disciplina del processo civile e di tutti gli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie, con l'obiettivo chiaramente fortemente voluto dall'Europa, di rispettare i tempi dettati dal PNRR e di ridurre i tempi della giustizia civile almeno del 40 per cento rispetto a quelli attuali. Sono quindi deflazione del contenzioso, semplificazione, speditezza e razionalizzazione del sistema della giustizia civile i principali obiettivi che si prefigge questa riforma. Obiettivi - non serve dirlo - ambiziosi già di per sé, ma a maggior ragione complessi, se li si colloca nel contesto di un necessario e pieno rispetto del principio di garanzia del contraddittorio, su cui si fonda e deve continuare a fondarsi il nostro ordinamento giuridico. Si interviene oggi sugli strumenti, quindi, di risoluzione alternativa delle controversie (mediazione civile e commerciale, arbitrato, negoziazione assistita) con la finalità di incentivarle: lo si fa aumentando in questa direzione gli incentivi fiscali per coloro che decideranno di fare ricorso a questi strumenti; lo si fa estendendo finalmente a tali istituti l'applicabilità del gratuito patrocinio; lo si fa ampliando l'ambito delle controversie per le quali il tentativo di mediazione sarà condizione di procedibilità e favorendo la partecipazione delle parti a tali procedure anche attraverso il ricorso alle modalità telematiche. Si interviene oggi sul rito civile per renderlo più snello e più celere, provando a ridurre l'arretrato, la ripartizione e la gestione dei carichi di lavoro dei nostri tribunali, nella consapevolezza, però, che la durata di un processo non sempre dipende dalla scelta del rito, ma anche, molto spesso, da altri fattori: l'organizzazione o disorganizzazione degli uffici, la disponibilità o la carenza delle risorse umane e materiali che sono messe loro a disposizione. Lo si fa - e questo non senza polemiche va detto - dando vita al nuovo tribunale unico per le persone, per i minorenni e per le famiglie, riformulando gran parte delle procedure che riguardano i minori, che quindi saranno sottoposte al vaglio di un giudice unico monocratico, che opererà presso le nuove costituendi sezioni circondariali minorile; 165, una per ogni tribunale ordinario.
A questo proposito, Presidente, va detto che se, da un lato, è apprezzabile l'obiettivo della riforma di favorire una maggiore omogeneità per tutti i procedimenti relativi a minorenni e famiglie superando anche, finalmente, le incostituzionali differenziazioni nella tutela processuale che i figli di genitori non coniugati avevano rispetto a quelli nati da un matrimonio, dall'altro, non si può lasciare però inascoltato l'allarme lanciato dai magistrati minorili e da tantissimi dei garanti per l'infanzia e l'adolescenza, che temono che il venir meno della previsione della collegialità e della multidisciplinarietà in alcuni settori e in alcune materie specifiche, che saranno poi in futuro per brevità sottoposte al giudice monocratico, rischi di privare i minori e le famiglie delle maggiori garanzie che oggi sono invece loro date. Questo vale - dobbiamo dirlo - soprattutto in contesti delicati e circostanze delicate, nelle quali gli uffici giudiziari per i minori si sono fatti “Stato”, Presidente, immediatamente riconoscibile a tutti, laddove lo Stato non sempre finora è tempestivamente riuscito a farsi carico di emergenze sociali assolutamente complesse.
Questo provvedimento, come hanno detto anche i colleghi che mi hanno preceduto, ce lo chiede l'Europa: è vero, ce lo chiede l'Europa e può considerarsi anche in quest'ottica necessario; non è certamente esaustivo, ma è risolutivo di mali antichi che, comunque, affliggono i nostri tribunali. Si sarebbe potuto fare di più e di meglio, certamente; si dovrà fare di più e di meglio in questa fase transitoria che ci separa da questo 31 dicembre 2024 che è la data fissata per la piena attuazione di questa riforma. Non è infatti solo con un intervento sulle regole che si potrà incidere sull'efficienza e la celerità del sistema giustizia perché il sistema giustizia, che lo si voglia o no, è un sistema fondato sulle persone e destinato ad agire nell'interesse delle persone tutte. Ecco perché l'obiettivo deve essere quello anche di alimentare una mentalità, una cultura della conciliazione che deve essere il motore in grado di alimentare in futuro la macchina della giustizia, se vogliamo davvero che questa riforma sia in grado di dare reali tutele e concrete risposte a tutti: minori e famiglie, imprenditori e consumatori, abbienti e indigenti, piccole aziende e grandi gruppi imprenditoriali. La Ministra Cartabia, a proposito della necessità di approvare questo provvedimento, ha detto che per il nostro Paese è tempo di cambiamenti, di non avere paura di prendere decisioni impopolari o di disturbare abitudini consolidate. Bene: noi siamo pronti a intraprendere la strada del cambiamento, se questo cambiamento significa miglioramento; ma vigileremo. Vigileremo perché questa riforma e i decreti attuativi che verranno rendano il nostro sistema giustizia più celere ed efficiente, ma vigileremo anche perché i cittadini che si rivolgono alla giustizia in cerca di una concreta tutela, non siano mai costretti a trovarsi di fronte all'astrattezza della legge.
Per queste ragioni e con questo spirito costruttivamente critico, dichiaro il voto favorevole alla questione di fiducia posta sul provvedimento da parte del gruppo di Liberi e Uguali (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gagliardi. Ne ha facoltà.
MANUELA GAGLIARDI (CI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, membri del Governo, con la delega che questo provvedimento attribuisce al Governo verrà migliorata l'efficienza della giustizia, sia in termini di riduzione dei tempi che di qualità della stessa. Tanti e diversi i punti toccati da questa riforma che, già solo per questo, risulta una buona riforma, per aver almeno tentato di intervenire in maniera mirata in tutti quegli aspetti che, sappiamo, causavano ritardi e risultavano inefficienti, nel quadro globale. Si va, infatti, dalle modifiche al processo di primo grado al potenziamento degli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie - come, per esempio, la mediazione o l'implementazione dell'arbitrato societario - al filtro di ammissibilità del giudizio di appello, alle espropriazioni immobiliari, all'istituzione del tribunale per le persone, per i minorenni e per le famiglie, ottenendo così una specializzazione delle competenze di chi dovrà operarvi, e tanto altro ancora. Il nostro Paese, purtroppo - e questo, signor Presidente, è un dato oggettivo - negli ultimi vent'anni, ha perso diverse occasioni di crescita e di sviluppo, anche a causa di una giustizia considerata dagli operatori economici inadeguata, al punto che le imprese italiane preferivano andare a investire all'estero e quelle straniere non sceglievano l'Italia per insediare le proprie attività produttive. L'incertezza circa i tempi per ottenere una sentenza ci ha fatto perdere, negli anni, più di un punto percentuale di PIL, oltre a creare sfiducia nei cittadini, ci ha fatto perdere ricchezza e posti di lavoro, che speriamo - naturalmente, con questa riforma - di andare a recuperare velocemente.
La riforma del sistema giudiziario italiano, con il principale obiettivo della riduzione dei tempi del giudizio, è stata inserita nel PNRR tra le cosiddette riforme “orizzontali”, che interessano, quindi, in modo trasversale tutti i settori di intervento del Piano. Dico questo, signor Presidente, perché noi di Coraggio Italia abbiamo, fin dall'inizio, sostenuto il Premier Draghi, confermandogli stabilmente la nostra fiducia, come faremo, appunto, anche oggi con il nostro voto, affinché si accelerassero gli iter delle riforme di cui il nostro Paese non può più fare a meno. Dobbiamo recuperare il tempo che è stato perso in passato, lavorando per non perderne più ed è per questa ragione che abbiamo sollecitato al Governo, nei giorni scorsi, l'introduzione del green pass rafforzato: non possiamo, infatti, permetterci, soprattutto ora, in questo momento, di rallentare il passo della ripartenza. Non lo possiamo fare nelle Aule dove approviamo le riforme economiche, così come, al tempo stesso, non lo possiamo fare nell'introduzione delle regole da adottare per contenere il numero dei contagi.
Coraggio Italia sta dalla parte delle riforme, sta dalla parte del lavoro, sta dalla parte delle imprese, dei cittadini e della loro salute. Il nostro presidente, il presidente Toti, il nostro capogruppo Marin hanno più volte evidenziato la necessità di distinguere tra chi, vaccinandosi, ha garantito la propria salute e quella degli altri, consentendogli, quindi, di compiere tutte le attività di una vita piena e normale, rispetto, invece, a chi ha preferito non vaccinarsi, limitando, quindi, le attività che queste persone potranno compiere a quelle considerate primarie, come andare al lavoro o fare la spesa.
Le misure previste dal disegno di legge all'esame per l'efficienza del processo civile vanno a inserirsi in un quadro più generale, che interviene non soltanto sullo snellimento del rito, ma anche sull'implementazione del ruolo dei magistrati e sull'introduzione dell'ufficio del processo. Infatti, se noi analizziamo il dato relativo alla durata media di un processo civile celebrato con rito ordinario di primo grado, dove viene svolta tutta l'attività istruttoria, questo ci evidenzia che la durata di un processo medio civile è di 1.200 giorni. Se noi questo stesso dato lo paragoniamo a quello del processo di appello, dove, in realtà, non si fa altro che rileggere gli atti del primo grado, senza svolgere attività istruttoria, i giorni arrivano a circa 1.300. Quindi, da questi due dati messi a confronto, ci rendiamo conto che non è soltanto una questione di fasi del processo, ma anche di efficientamento delle cancellerie e di aumentare il numero dei magistrati.
Chi frequenta le aule di giustizia, signor Presidente, sa che un rinvio medio tra un'udienza e l'altra va da 4 a 6 mesi e che soltanto abbinando le due misure, cioè la diminuzione del numero dei fascicoli trattati dal singolo magistrato e la modifica delle norme più farraginose, si arriverà a ridurre i tempi dei procedimenti. Quindi, ben venga la riforma del processo civile che oggi andiamo ad approvare, ancora di più, se inserita in quel quadro generale che dicevo in precedenza e che spazia dall'assunzione di 16 mila addetti per l'ufficio del processo all'assunzione di 500 nuovi magistrati prevista dal “decreto Crisi d'impresa”. Tutti questi interventi, nella loro complessità, ci consentiranno un cambio di passo epocale sui tempi del processo, tanto auspicato in passato e altrettanto complicato da attuare a causa della scarsa visione di insieme.
La fiducia che noi di Coraggio Italia diamo al Premier Draghi si fonda proprio su questi presupposti: sulla sua visione ampia e generale dei temi da affrontare e su cui intervenire per garantire al nostro Paese una ripartenza vera e reale dal punto di vista economico e su una gestione dell'emergenza sanitaria che scongiuri nuove chiusure, accogliendo, quindi, il prima possibile il nostro suggerimento sull'introduzione del green pass rafforzato e su altre misure che sono state ultimamente proposte, nella piena consapevolezza che nessuna riforma, se assunta in maniera isolata rispetto al contesto in cui dovrà operare, potrà portare effetti realmente positivi.
Una giustizia efficiente renderà il nostro Paese sicuramente più competitivo e questo è l'obiettivo che ci dobbiamo porre e che ci siamo posti con questa riforma, che è la prima, che è il primo passo che dobbiamo compiere per riuscire ad arrivare a questo obiettivo, consentendoci, quindi, di conquistare fette di mercato, anche straniero, che in passato abbiamo perso, e, più in generale, rappresenterà un'iniezione di fiducia nei cittadini, che, a volte, in passato, si sono sentiti abbandonati da uno Stato che non gli garantiva di vedere tutelati i propri diritti o di vederli tutelati nei tempi giusti. Un Paese moderno, signor Presidente, passa da una giustizia efficiente, che è il primario obiettivo della riforma che noi convintamente sosteniamo, pur essendo consapevoli che, come dicevo, è soltanto il primo passo, che può essere migliorata sotto tanti aspetti ed è comunque per questa ragione che il gruppo di Coraggio Italia voterà la fiducia al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferri. Ne ha facoltà.
COSIMO MARIA FERRI (IV). Grazie, Presidente. Anche il gruppo di Italia Viva voterà la fiducia su questo provvedimento che conferma uno degli impegni che il Governo Draghi si è preso con l'Europa. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza aveva come pilastro il funzionamento della giustizia civile e, in particolare, la riduzione dei tempi. Con riferimento alla riduzione dei tempi, noi viviamo in un Paese in cui abbiamo, da una parte, i giudici civili italiani che sono i più produttivi d'Europa e, quindi, hanno una grande laboriosità, ma, dall'altra parte, i tempi sono i tempi più lunghi. Allora, anche l'Europa ci guarda e osserva che c'è qualcosa che non va. Questo crea problemi sia per chi vuole investire nel nostro Paese - e, quindi, il sistema giustizia civile non riesce ad avere una capacità attrattiva di investimenti dall'estero - sia perché questi tempi lunghi mettono in difficoltà anche la piccola e media impresa, l'imprenditore che ha un credito. Oggi, infatti, la tutela di un credito deve essere subito soddisfatta, perché quel credito serve per investirlo nella impresa, serve per pagare i contributi, per pagare i lavoratori, per pagare i fornitori e, quindi, lo Stato deve garantire una tutela effettiva.
Da anni discutiamo di come ridurre i tempi e l'Europa, ancora una volta, ci ha posto un paletto, dicendoci, oltre di seguire le raccomandazioni europee che negli anni sono state approvate, di ridurre, però - e ci ha dato una percentuale - i tempi della risposta di giustizia del 40 per cento. Quindi, è una sfida che abbiamo davanti, e questo provvedimento si avvia in questo percorso.
È chiaro che, quando fai riforme del processo civile, una riforma processuale, non è facile intervenire e trovare subito la soluzione giusta, anche perché nel processo civile sono cambiati tante volte i riti, pensiamo al rito societario, la riforma, poi si è tornati indietro. Quindi, la difficoltà del giudice civile ad applicare, tempus regit actum, per ogni riforma approvata quella procedura; anche il giudice civile è costretto ad applicare un processo civile a seconda di quel momento, di quando è stata instaurata la causa. Questa sfida della riduzione dei tempi è un obiettivo prioritario che deve indurci a fare qualcosa in più, e questo va in questa direzione. È chiaro, è una legge delega, saranno importanti i decreti su cui la Ministra dovrà lavorare, e ci sarà, come sempre, la nostra leale collaborazione.
Inoltre, interviene sulla semplificazione, quindi, si sofferma, da una parte, sul piano organizzativo, perché, per diminuire, non possiamo ridurre tout court la domanda di giustizia, perché la tutela dei diritti deve essere sempre garantita, e, quindi, occorreva intervenire sul piano organizzativo dell'efficienza dell'ufficio del processo, e, dall'altra, sulla semplificazione dei riti e su tutti quegli istituti alternativi alla risoluzione delle controversie al di fuori della giurisdizione.
Il gruppo parlamentare di Italia Viva è soddisfatto e vota la fiducia, perché alcuni temi su cui noi abbiamo lavorato da anni, alcune riforme di questo provvedimento che oggi è all'attenzione del Parlamento nascono dal Governo Renzi, sono state poi riprese dal Governo Gentiloni, e, quindi, fanno parte di quella stagione delle riforme. Penso all'ufficio del processo: sull'ufficio del processo abbiamo lavorato e abbiamo gettato le basi nel Governo Renzi e, da quel momento, con ogni provvedimento abbiamo cercato di implementarlo, di arricchirlo con gli stagisti, con i collaboratori, aumentando il personale e dando una struttura di efficienza e di organizzazione al magistrato, mantenendo però - e questo è il punto che riprende anche il provvedimento di oggi - l'autonomia del magistrato, sia ovviamente nella decisione, e ci mancherebbe, ma anche nell'organizzazione. Quindi, diamo uno strumento in più, questo ufficio del processo, che già esiste e che oggi noi andiamo a implementare, a riorganizzare, a cui andiamo a dare più risorse e più investimenti. È un pilastro della riforma e delle misure organizzative e processuali che sono state avviate con il Governo Renzi. Anche in tema di personale, è scaduto da pochi mesi il bando del Formez (dipartimento della Funzione pubblica), per l'assunzione, presso il Ministero della Giustizia, di personale a tempo determinato, proprio per attuare il Piano nazionale di ripresa e resilienza e tutto quello che riguarda il settore giustizia; si tratta di un reclutamento straordinario di circa 8.200 persone, e poi i numeri saranno ancora maggiori. Anche questa assunzione di personale amministrativo, che è essenziale, è molto utile e sarà fondamentale per eseguire i principi e la struttura di questa riforma. Quindi, semplificazione dei riti: si abbandona l'idea del rito sommario e si cerca di semplificare i riti, cercando di ridurre anche tutti quei meccanismi previsti dal codice di procedura civile delle memorie, degli scambi di memorie tra le parti, dove il giudice non era al centro di questo scambio delle memorie, ed erano tempi a volte anche morti, che allungavano la risposta da parte del giudice e non avevano per le parti quell'utilità anche per le proprie tesi difensive.
Quindi, le stesse parti hanno interesse a una decisione più veloce, nel rispetto delle garanzie, e questo è un altro punto che tocca la riforma quando parla di semplificazione del rito. Inoltre, porta avanti altri due temi cari al gruppo parlamentare di Italia Viva che voglio sottolineare, perché sono battaglie su cui negli anni ci siamo distinti. Uno è il tema alternativo alla giurisdizione - questi istituti, mediazione, negoziazione assistita - che era stato avviato già nei Governi precedenti, ma poi nei Governi Renzi e Gentiloni ha avuto tutta una serie di incentivi e vi è stato anche un rafforzamento di questi istituti.
E dico “caro” perché proprio in un'interrogazione del gruppo parlamentare di Italia Viva chiedevamo al Governo, per esempio, di tutelare maggiormente il ruolo dell'avvocato anche nella mediazione obbligatoria, la cui presenza chiaramente era già prevista dalla riforma quando è stata introdotta la mediazione, però mancava, per esempio, la possibilità di accedere al gratuito patrocinio. Quindi, c'era anche una mancanza di tutela, sia per il difensore, sia per la parte, che non aveva diritto all'ammissione al gratuito patrocinio per quanto riguarda la mediazione obbligatoria. È uno dei temi che noi abbiamo sottoposto al Governo e che è stato recepito anche in parte dalla commissione Luiso, che la Ministra Cartabia ha istituito presso il Dicastero di via Arenula, e oggi è inserito nel testo. Quindi, è utile, e non solo: poi si investe ancora di più sulla mediazione e la negoziazione assistita, e lo si fa allargando le competenze e la possibilità di ricorrere anche alla mediazione obbligatoria, rafforzando anche la mediazione volontaria, esiste anche quella delegata dal giudice, investendo ancora di più in quella cultura alternativa alla giurisdizione che però, per essere vincente e per portare a credere in un percorso alternativo, non deve dare l'idea di sostituire il giudice, di sostituire il giudizio, ma deve essere complementare.
Quindi, deve continuare quel cambio culturale su cui si è investito in questi anni e che, con non poca fatica, sta portando dei risultati, grazie anche alla serietà di molti organismi di mediazione. Anche questo è un tema. Si tocca poi il rito Fornero, si interviene sull'appello, si rendono strutturali tutte quelle modifiche che sono frutto, purtroppo, della stagione del COVID, della pandemia. La giustizia non si è fermata, si è cercato di semplificare e, quindi, di rendere tutto quello che avevamo già avviato con il processo civile telematico, e questa possibilità di lavorare per il giudice e per le parti da remoto, senza però rinunciare ad esercitare il diritto di difesa, lasciando anche la possibilità alle parti di opporsi a tutto quello che possa riguardare una giustizia da remoto. Quindi ti creo strutturalmente questa possibilità, ti puoi opporre, però è un metodo di lavoro nuovo che durante la pandemia ha funzionato, e quindi anche questo è un tema importante. Si parla di sinteticità degli atti, l'atto sintetico nella semplificazione, e delle possibilità di rendere più sintetico non solo l'atto, ma anche il provvedimento, senza rendere carente la motivazione del perché sia stata presa quella decisione, ma con una semplificazione che deve riguardare anche gli atti processuali. Si tocca la figura del consulente tecnico d'ufficio; si cerca con un albo unico, con un accesso diverso, di garantire meritocrazia, professionalità, ma anche di allargare questi albi dei consulenti tecnici anche ai giovani, e, quindi, dare la possibilità a tutti di fare questa esperienza che è delicatissima, perché sei ausiliario del giudice. Per questo, noi voteremo con convinzione anche questa fiducia, nella speranza che l'Europa possa complimentarsi per una riduzione effettiva dei tempi della giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zucconi. Ne ha facoltà.
RICCARDO ZUCCONI (FDI). Grazie, Presidente. Il provvedimento sul quale è stata posta la fiducia mirava a ridurre del 40 per cento i tempi del processo in base agli impegni che sono stati anche ricordati sul PNRR. Il processo civile oggi in Italia dura mediamente 1.270 giorni, ma temiamo che questa misura, così come enunciata, rischi di essere addirittura controproducente. Anche il Consiglio nazionale forense ne ha evidenziato le lacune, oltre a stigmatizzare addirittura il ricorso stesso alla fiducia operato dal Governo, di cui magari parleremo più avanti. C'è un dato positivo, sì, alcuni dati positivi sicuramente ci sono. Bene, per esempio, avere previsto le sezioni specializzate in materia di tribunale della famiglia, vedasi la proposta di Fratelli d'Italia con la firma del presidente Giorgia Meloni.
Male, invece, aver previsto decadenze e preclusioni in un percorso a ostacoli nel processo che limita l'accesso stesso alla giustizia e lo collega ad un atto introduttivo omnicomprensivo, sul modello di quello che era stato abrogato praticamente a furore di popolo. Si voleva velocizzare e, invece, non si è previsto il semplice ed efficace strumento di prevedere i termini per le decisioni. Si è precluso di fatto l'accesso alla giustizia e proposto di velocizzare, aumentando, appunto, preclusioni e decadenze; non ci sembra la strada giusta.
Male sul fronte degli organici. Ricordiamo che soltanto l'1,5 per cento è stato destinato, all'interno del PNRR, alla giustizia, con la creazione di migliaia di precari - visto che poi i contratti saranno quelli di 36 mesi - ma che non vengono inseriti nel ganglio fondamentale del momento decisionale. Quale apporto potranno dare, visto che è proprio quello il momento in cui si verificano, per la scarsità dei magistrati, i ritardi maggiori? Ma l'Europa non ci chiedeva riforme epocali per accedere al PNRR, tra le quali proprio la riforma della giustizia, che in Italia - è stato ricordato di tutto - penalizza a sua volta investimenti nazionali ed esteri e mortifica il senso di giustizia dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)?
Male anche sul fronte dei magistrati onorari, dove non si sciolgono, di fatto, i nodi e le questioni fondamentali. Ieri, il collega Tommaso Foti ha evidenziato la particolare gravità della posizione di questa fiducia e le motivazioni che avrebbero reso doveroso non porla su un provvedimento come questo, perché questo è un disegno di legge delega sul quale ben poco le Camere, in futuro, potranno incidere, con la conseguente sottrazione, rispetto alla normalità, dal doveroso confronto parlamentare. Qui, non parleremo mai più di questo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia); le opposizioni, ma anche gli stessi partiti della maggioranza, su questo non potranno più intervenire in modo serio. Ha evidenziato, poi, l'assurdità del fatto che noi avremmo impiegato sette ore per discutere questo provvedimento, visto il contingentamento e visto che avevamo da trattare soltanto gli emendamenti segnalati. Allora, perché impiegarne 24, immobilizzando questa Camera per ragioni, che dopo andremo ad analizzare, ma che non sono obiettivamente rispettose dei procedimenti? Siamo alla ventinovesima fiducia, la settantanovesima dall'inizio di questa legislatura e questo fatto decreta, sì, uno stato di emergenza, quello della democrazia in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Abbiamo apprezzato, in merito, l'intervento del Presidente Fico ma attendiamo ancora un intervento, anche superiore, a garanzia del rispetto sostanziale dei dettami costituzionali che vengono, secondo noi, di fatto violati. Purtroppo, però, questa fiducia, che non si spiega altrimenti, è figlia di una situazione politica che determina e aggrava questa violenza alle istituzioni. In sostanza, appare chiaro che la situazione in Italia è al momento quella che vede un valente burocrate, Mario Draghi, svolgere il ruolo, di fatto, di un commissario europeo di garanzia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), ruolo che, purtroppo, però, si confà male alla tutela dell'interesse nazionale e alla rappresentanza popolare sancita dall'articolo 1 della Costituzione. I segnali sono chiarissimi: dalla vicenda TIM, che stiamo trattando, ai contenuti criptati del Trattato del Quirinale e alle mancate prese di posizione a tutela dell'Italia sull'immigrazione clandestina. Ma vi sono anche fatti meno eclatanti eppure importanti, come la disciplina del rinnovo delle concessioni idroelettriche e geotermiche; non è una sciocchezza, i bacini di queste centrali rappresentano un fatto importante per il consumo dell'acqua e per l'approvvigionamento di energia elettrica di cui il nostro Paese è assolutamente carente. Ebbene, l'Italia, a differenza di tutti gli altri Paesi europei, sta mettendo questo settore a disposizione dei capitali finanziari esteri (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). L'applicazione della “Bolkestein”, anche questo è un fatto di questi giorni: molti Paesi europei se ne sono sottratti mentre l'Italia, guarda caso, anche in questi giorni non riesce assolutamente a tutelare i propri interessi legittimi.
In tutti questi passaggi risulta evidente la mancata difesa a livello europeo e internazionale dei legittimi interessi nazionali, come risulta evidente il continuo vulnus arrecato alle procedure istituzionali e al rispetto dei principi di rappresentatività della democrazia nel nostro Paese. Rispetto a questa situazione, il ruolo dei partiti, anche quelli della maggioranza, risulta compresso ed evanescente. Qui siamo in una situazione commissariale, questo Governo si comporta e si muove come un ente commissariale fra le varie difficoltà generate dalla divisione di una maggioranza infinita nei numeri ma assolutamente divisa su tutte le visioni di fondo e che ha come unica soluzione, per restare a galla, quella di fuggire da qualsiasi confronto, anche dal confronto interno. Non vi potete permettere la democrazia fra di voi, come forze di maggioranza, ancor prima del confronto con le opposizioni ed ecco la ragione di questo continuo, pervicace porre le fiducie su qualsiasi provvedimento, anche su provvedimenti di delega come questo.
In mezzo a questa battaglia del potere per il potere ci sta l'Italia, con la sua disperata necessità di riforme epocali, decise, omogenee, riforme che questa maggioranza non può nemmeno riuscire a pensare, in attesa del passaggio a un Capo Horn rappresentato dall'elezione del nuovo Presidente della Repubblica, ad oggi fonte, per voi, di ulteriori incertezze. Ma a pagare queste incertezze e questa gestione commissariale di fatto, in cui ci troviamo cristallizzati, sarà l'Italia, che si aspetta ben altro dalla politica ma, soprattutto, dai propri rappresentanti popolari. Si tratta di una fiducia, dunque, contro i diritti del Parlamento ma anche contro voi stessi come parlamentari di maggioranza, che non vi dà alcuna dignità e prospettiva politica e sulla quale il gruppo Fratelli d'Italia esprimerà doverosamente un voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cassinelli. Ne ha facoltà.
ROBERTO CASSINELLI (FI). Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, molto si è detto in quest'Aula circa la stretta dipendenza tra le riforme della giustizia e i fondi del PNRR. A tal proposito, mi preme sottolineare, anche in questa occasione, che è l'intero sistema giustizia nel suo insieme ad avere urgenza e necessità di recuperare un rapporto con il cittadino di riconciliazione, tanto nel settore penale quanto in quello civile e quanto nella necessaria credibilità dei magistrati che la giustizia amministrano. I cittadini e gli imprenditori hanno bisogno soprattutto di certezza del diritto e il Paese ha estremo bisogno di ripartire. Questi sono i principi cui si è ispirato questo Governo, fortemente voluto dal presidente Berlusconi, nell'affrontare nodi cruciali, da troppo tempo irrisolti, del procedimento penale, di quello civile e auspico a breve della magistratura, dei suoi rapporti con la politica e del suo organo di autogoverno. Infatti, una scissione concettuale degli strumenti, i riti a disposizione degli operatori del diritto, dalla credibilità, dalla terzietà e dall'imparzialità dei magistrati, che sono poi quelli che amministrano la giustizia, mi parrebbe un'opera monca che non restituirebbe il necessario ancoraggio ai principi costituzionali del giusto processo. Non dimentichiamo che le norme sostanziali vivono nelle norme processuali e queste, a loro volta, nell'applicazione e nell'interpretazione dei magistrati. Si tratta di un organismo simbiotico dove i simbionti vivono in stretta e mutualistica relazione, non si può pensare di modificare uno di questi tre elementi senza intervenire sugli altri. Le faide, i libri, i dossier, i corvi e gli sciacalli stanno certamente contribuendo alla delegittimazione dell'intera magistratura e, con essa, alla delegittimazione dei cardini della democrazia liberale stessa. Noi crediamo ancora, nonostante tutto, nella magistratura e siamo fermamente convinti che la stragrande maggioranza dei magistrati svolga il proprio lavoro in modo corretto, ma crediamo che le distorsioni che si sono manifestate necessitino di un intervento che, lasciando libera la magistratura dalle pressioni politiche, le restituisca quella serenità, quell'imparzialità e quell'indipendenza che la nostra Costituzione le garantisce.
In realtà, però è stata innanzitutto l'Europa che, a chiare lettere, ha detto che non sarebbe stato concesso neppure un euro, con il Recovery Fund, senza una riforma radicale del sistema giudiziario, civile e penale. Molti, tra cui alcune toghe, hanno fatto finta di non capire esattamente dall'abisso di quale valutazione negativa scaturisca una richiesta così perentoria. L'assetto giudiziario italiano è percepito ovunque nel mondo come inefficiente e aggressivo, proprio perché inefficiente.
Come ha affermato lo stesso Guardasigilli, il Ministro Cartabia, “qualcosa si è guastato nel rapporto fra la magistratura e il popolo nel cui nome la magistratura esercita. Occorre ricostruirlo”. E, citando Giovanni Falcone, ha ulteriormente ribadito: “autonomia e indipendenza della magistratura, che non siano coniugate a efficienza del servizio, sono privilegi di casta e non sono compresi dalla società”.
I temi dell'ordinamento giudiziario: la riforma del CSM è il terzo pilastro sulla giustizia dentro il PNRR, sulle cui sorti, fra l'altro, preme la fortissima spinta referendaria, convintamente sostenuta dal Presidente Berlusconi e da Forza Italia, che mi auguro indurrà ad un ripensamento.
Anche la riforma del processo civile che oggi stiamo esaminando costituisce una risposta efficace ed in linea anche con quanto ci chiede l'Europa per poter usufruire dei fondi. E, pur se fa meno spettacolo della giustizia penale, è ormai noto che l'inefficienza giudiziaria in ambito civile sia un problema con enormi risvolti sull'economia, sul mercato del lavoro, sulla dimensione delle imprese, sugli appalti pubblici. E l'efficienza giudiziaria ha effetti molto pesanti anche sulla capacità del nostro Paese di attrarre investimenti esteri che preferiscono, alla fine, altre realtà dove i tempi della giustizia sono diversi.
La scarsa attrattività dell'Italia rimane una delle questioni aperte in ambito internazionale ed è connessa, infatti, alla qualità delle istituzioni: fra le caratteristiche più capaci di influenzare le scelte delle imprese sui Paesi di destinazione, di solito, si considerano l'efficienza della pubblica amministrazione, la tutela dei diritti di proprietà e l'enforcement dei contratti.
Certo, si sarebbe potuto fare di più, ma tutti sappiamo che il meglio è nemico del bene. Oggi, infatti, stiamo parlando di una riforma epocale del processo civile della quale si è parlato per anni, ma che non si è mai riusciti a concretizzare.
Certo, in tutti i provvedimenti che hanno l'ambizione di riformare una materia così complessa ci sono elementi che convincono e altri meno, ma siamo grati al Ministro Cartabia di aver accolto molti degli emendamenti che Forza Italia ha presentato in Senato, migliorando certamente questo provvedimento. Non abbiamo la pretesa che questa sia una riforma perfetta, tutti i provvedimenti legislativi non possono esserlo. Ma un dato certo e incontrovertibile è che oggi stiamo facendo ciò che da tantissimo tempo si provava a fare, ma nessuno ci era mai riuscito. Di questo non posso che ringraziare ancora una volta il Ministro Cartabia e il sottosegretario Sisto che hanno finemente mediato fra posizioni sicuramente differenti.
Il dato certo, però, è che questo Governo, ancora una volta, sta mantenendo gli impegni che aveva assunto quando si era insediato. Sappiamo che la riforma del processo civile ha l'obiettivo di tutelare i bisogni quotidiani dei cittadini, oltre che degli operatori economici. Ci siamo impegnati con le istituzioni europee ad abbattere la durata del processo e con l'approvazione di questa, come delle altre riforme che riguardano la giustizia, lo stiamo facendo.
Con questa riforma, lo sappiamo, si perseguono due scopi: rendere più immediata e sicura la risposta di giustizia nei tribunali e - aspetto che non è assolutamente secondario - stimolare anche una cultura nuova di cui parlavo, quella della composizione consensuale dei conflitti.
Il processo civile è fondato sulla disponibilità delle parti a cui tutto il sistema deve tendere.
Una giustizia equa ed efficiente non si fa solo a parole. Bisogna attuarla, perché è cruciale per il buon funzionamento e lo sviluppo del sistema economico. Sono, infatti, note le molteplici relazioni che legano la giustizia all'economia: una giustizia che funziona facilita l'attività di scambio, incoraggia gli investimenti, rende più agevole l'accesso al mercato del credito, favorisce la concorrenza e, come detto, aumenta l'attrattività del Paese nei confronti degli investitori esteri.
È indicativo, in questo senso, che la riforma del sistema giudiziario, incentrata sull'obiettivo della riduzione dei tempi del processo civile, sia inserita dal Piano nazionale di ripresa e resilienza tra quelle orizzontali o di contesto che consistono in innovazioni strutturali nell'ordinamento, tali da interessare tutti i settori di intervento del Piano.
Per realizzare queste finalità il Piano prevede anche il potenziamento delle risorse umane e delle dotazioni strumentali e tecnologiche dell'intero sistema giudiziario, al quale sono destinati specifici investimenti.
E forse sugli investimenti si sarebbe potuto fare di più. Chiunque di noi abbia occasione di frequentare le aule giudiziarie ben conosce l'endemica carenza della pianta organica e degli amministrativi. In ogni caso, come ho detto, il meglio è sicuramente nemico del bene e il bene è rappresentato dalle tre linee guida che tracciano il percorso di questa riforma: innanzitutto, il potenziamento degli strumenti alternativi al processo civile, di cui ho già detto, che sino ad oggi hanno avuto un'applicazione molto limitata. In secondo luogo, un intervento selettivo sul processo, volto a concentrare maggiormente le attività tipiche della fase preparatoria e introduttiva: sopprimere le udienze potenzialmente superflue, ridurre i casi nei quali il tribunale è chiamato a giudicare in composizione collegiale e ridefinire meglio la fase decisoria, con riferimento a tutti i gradi del giudizio. La terza linea di indirizzo riguarda gli interventi sul processo esecutivo e sui procedimenti speciali, volti a garantire la semplificazione delle forme e la riduzione dei tempi e la creazione di un tribunale della famiglia che si occuperà delle questioni di divorzio, delle violenze domestiche e dell'affidamento dei figli minori.
Non nascondiamo che, pur nella consapevolezza che una risposta al problema era immaginabile solo nei termini che oggi stiamo approvando, da parte di Forza Italia c'era la speranza che questa potesse essere anche l'occasione per rafforzare in modo significativo l'apparato della giustizia nel suo complesso. Oggi, in Italia, 3 mila magistrati amministrano la giustizia per 60 milioni di cittadini, uno ogni 20 mila abitanti: è un numero chiaramente insufficiente. Il nostro auspicio è che per il futuro si investa per aumentare il numero di togati e di tutto il personale della giustizia.
Gli esperti ci dicono che l'economia italiana, con una giustizia efficiente avrebbe un aumento del PIL del 3 per cento. Comunque, oggi portiamo a casa un buon risultato, il secondo, e credo che il Ministro Cartabia sia vicina a raggiungere un triplete che solo un anno fa non potevamo neanche immaginare.
Concludendo, voglio ricordare la frase di uno dei più grandi giuristi italiani, Francesco Carnelutti: “Il processo serve al diritto (..) come il diritto serve al processo”. È con questo spirito, nella convinzione che l'efficienza del processo è elemento essenziale in una democrazia liberale per l'attuazione dei diritti dei singoli, che il gruppo di Forza Italia voterà convintamente a favore della fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bazoli. Ne ha facoltà.
ALFREDO BAZOLI (PD). Grazie, Presidente. Quello che oggi arriva in Aula è un provvedimento molto importante con il quale ci si propone di riformare la giustizia civile, un tema che non è molto all'attenzione dell'opinione pubblica o sulle pagine dei giornali ed è emotivamente meno coinvolgente di tanti altri temi che si affrontano in quest'Aula, a partire dalla giustizia penale che scatena grandi conflitti e grandi passionalità. Tuttavia, noi sappiamo che è un tema decisivo per lo sviluppo e la competitività del nostro Paese e anche per l'uscita dalla fase drammatica della pandemia. È un tema decisivo perché dall'efficienza e dal funzionamento efficace della giustizia civile dipende esattamente la competitività del nostro Paese, dipende la capacità di tutela effettiva dei diritti dei cittadini e dipende anche, in qualche modo, il funzionamento delle nostre istituzioni e della nostra democrazia.
Sappiamo benissimo che, purtroppo, la nostra giustizia civile è in enorme sofferenza, e non è un caso che l'Unione europea abbia subordinato l'erogazione dei fondi - dei 190 miliardi di euro che devono servire per dare slancio allo sviluppo del Paese - ad una serie di condizioni, tra cui anche le riforme della giustizia penale e civile. Infatti, lo sa l'Europa e lo sappiamo noi: purtroppo, questo è un tallone d'Achille del nostro Paese. Il funzionamento della giustizia è un grande tallone d'Achille che ci portiamo dietro da tanti anni.
Gli obiettivi che ci ha assegnato l'Unione Europea sono molto ambiziosi: la riduzione dei tempi in cinque anni dall'erogazione dei fondi; quindi, si attende una riduzione in cinque anni del 40 per cento dei tempi della giustizia civile - non poco - e del 25 per cento dei tempi della giustizia penale. Noi ci siamo assegnati anche il compito, tra cinque anni, di ottenere uno smaltimento dell'arretrato della giustizia civile pari al 90 per cento.
Questi sono obiettivi molto concreti, molto solidi, molto ambiziosi ai quali cerca di dare slancio e corpo questa riforma, che ha un'ambizione molto elevata. Infatti, questi sono gli obiettivi e noi la consideriamo una buona riforma, che andrà certamente monitorata nella sua attuazione, che andrà seguita, che andrà accompagnata, ma io penso rappresenti uno sforzo molto positivo per andare in quella direzione. Negli anni passati noi abbiamo già fatto tanto per ridurre l'arretrato. Se voi andate a vedere le statistiche, fino a 10 anni fa l'arretrato civile era pari a 6 milioni di pendenze; oggi le pendenze sono praticamente dimezzate, sono circa 3 milioni. A questo, però, non si è accompagnata, purtroppo, una corrispettiva riduzione dei tempi dei processi, perché i tempi dei processi si sono ridotti davvero molto poco e non si sono dimezzati come le pendenze, quindi noi siamo ancora alle prese con una durata smisurata. I confronti con gli altri Paesi europei sono impietosi e quasi umilianti per il funzionamento delle nostre istituzioni e per il funzionamento di questo servizio essenziale e, quindi, è lì che bisogna agire.
Io penso che si sia agito in maniera accurata. Si è intervenuti sul processo in maniera, direi, puntuale, non immaginando di fare una rivoluzione delle norme processuali, perché sappiamo tutti benissimo - io e lei, sottosegretario, siamo avvocati - che non è attraverso la rivoluzione delle norme processuali che si ottengono grandi effetti. Chi ha sulle spalle l'esperienza di qualche anno di avvocatura sa che, in passato, si sono fatte tante rivoluzioni del processo e purtroppo molto spesso - quasi sempre - non hanno portato gli esiti sperati, perché non è lì che bisogna agire. Però, io penso che qualcosa si potesse fare, che qualcosa è stato fatto ed è stato fatto in maniera - io penso - puntuale e accurata. Alla prima udienza, le parti arrivano dopo aver già disvelato tutte le loro posizioni e anche le loro richieste istruttorie e questo può agevolare ed evitare la perdita di tempo; poi le comparse conclusionali, che vengono depositate prima dell'udienza per la spedizione a sentenza. Si tratta di una serie di cose che io penso siano utili per migliorare i meccanismi processuali.
Allo stesso modo si è agito sulle ADR, cioè sulle modalità alternative alla giurisdizione per la risoluzione di controversie. Quindi, si è agito sulla mediazione con un lavoro molto accurato per incrementarla. È uno strumento che ha dato buona prova di sé laddove è stato utilizzato. Anche qui poi bisognerà vedere e monitorare l'andamento per capire se gli interventi funzionano, ma penso che sia una cosa positiva. Allo stesso modo, si è intervenuti sulla negoziazione assistita, che è uno strumento che venne chiesto in passato e introdotto dal Ministro Orlando, perché lo chiedevano a gran voce gli avvocati. Non ha funzionato granché - diciamoci la verità - e ha bisogno di un'iniezione, di una spinta e anche attraverso gli incentivi fiscali, che aiutano molto questi meccanismi, io penso che possa essere utilizzato molto di più. Si è lavorato anche sull'arbitrato. Forse lì qualcosa di più si può fare, anche per incentivare l'utilizzo di questa forma alternativa per la risoluzione delle controversie rispetto alla giurisdizione. Penso a meccanismi di calmierazione dei costi degli arbitrati che, sappiamo, sono il vero punto dolente dell'utilizzo di questo strumento. Però, si è fatto un buon lavoro anche in quella direzione.
Poi - io questo lo considero davvero il possibile punto di svolta, il tornante per il funzionamento della giustizia civile e non solo - finalmente l'ufficio del processo è stato dotato di risorse umane per funzionare. Noi sappiamo che l'ufficio del processo può essere una straordinaria occasione, forse l'unica vera straordinaria occasione che abbiamo di far fare una svolta alla giustizia civile nel nostro Paese, sul modello dei law clerk, degli impiegati negli uffici giudiziari. Ci sono in quasi tutti i Paesi europei con cui ci confrontiamo, con la tipologia di struttura giurisdizionale che abbiamo noi, come la Spagna e la Francia, cioè Paesi che hanno questi funzionari nei loro apparati giudiziari. Li hanno i Paesi di common law, perché i law clerk sono tipici dei Paesi di common law. Noi non li abbiamo e non li abbiamo mai avuti, anche se l'ufficio del processo è stato introdotto nel 2014 dal Ministro Orlando. Purtroppo, hanno stentato ad avviarsi per una ragione: per la mancanza di risorse.
Oggi noi introduciamo nell'ufficio del processo, che verrà strutturato adeguatamente, un numero enorme di persone: 16.000 assunti per l'ufficio del processo, 16.000 persone! Nel mio tribunale, a Brescia, arriveranno 150 persone che andranno a dare linfa all'ufficio del processo e questo è fondamentale perché chi andrà a ricoprire questo ruolo farà tutto il lavoro di back office, quel lavoro che gli avvocati sono abituati da sempre ad avere. Io non conosco un avvocato che non abbia un collaboratore o un praticante che lo aiuti nelle ricerche di giurisprudenza, nella redazione delle minute degli atti, nell'organizzazione del lavoro. Questa cosa aumenta enormemente l'efficienza, enormemente! Lo ha detto con grande chiarezza un magistrato che si è occupato di questo tema e ha elencato i benefici che può recare l'ufficio del processo, questa enorme massa di persone laureate che verranno introdotte nell'ufficio del processo: il contenzioso si riduce, la gestione del processo da parte del giudice e il dialogo e il contraddittorio con le parti riprendono spazio e centralità, viene meno l'esigenza di esternalizzare il processo, si contrae l'esigenza di ricorrere alla magistratura onoraria per trattare parti vitali del processo, i diritti sono tutelati in tempi ragionevoli, il giudice recupera appieno la sua funzione di giudicare. L'introduzione dell'ufficio del processo troppo spesso viene dimenticata e mi fa piacere che oggi il Presidente Mattarella invece abbia citato espressamente, nel suo discorso alla scuola di magistratura di Scandicci, l'ufficio del processo come grande innovazione. Ha ragione, perché questo può essere il tornante se tutti gli operatori, a partire dai magistrati - lo ripeto, a partire dai magistrati - saranno in grado di capirne le potenzialità, perché i magistrati, purtroppo, troppo spesso sono abituati a lavorare da soli. Hanno questa cultura del lavoro un po' da soli e, invece, dovranno abituarsi al lavoro in équipe perché questo potrà portare dei vantaggi enormi. Sono persone che saranno assunte per 3 anni ma in questi 3 anni noi avremo la possibilità di vedere come funziona, di garantire la riduzione dell'arretrato e poi ci porremo il problema di come stabilizzare una parte di questi impiegati dell'ufficio del processo. Questa è la più grande innovazione che noi introduciamo nel nostro sistema e noi riteniamo che possa portare grandi risultati. Quindi, noi voteremo come è ovvio convintamente a favore della fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Muro. Ne ha facoltà.
FLAVIO DI MURO (LEGA). Grazie, Presidente. Questo voto di fiducia è veramente un attestato di fiducia, perché apprezziamo il Ministro Cartabia. Ha dimostrato competenza e ha dimostrato disponibilità al dialogo. Dovrebbero essere doti scontate di qualsiasi Ministro, ma evidentemente nel recente passato così non è stato (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Quindi, grazie e benvenuta Ministro Cartabia. Voltiamo pagina rispetto a Bonafede, voltiamo pagina rispetto alla sua proposta di riforma pasticciata e ideologica, voltiamo pagina rispetto al bieco giustizialismo per guardare a una giustizia più giusta, più rapida ed efficiente.
Scusatemi una battuta, prima di entrare nel merito del provvedimento, ma ho sentito tutti i gruppi che sono intervenuti prima di me parlare di questa riforma come la priorità assoluta del settore giustizia. Ma il Partito Democratico, che ha fatto l'intervento prima del mio, ha tenuto paralizzato il Parlamento per la proposta di legge Zan contro l'omotransfobia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ora se noi non ci occupiamo della durata dei processi, come facciamo a condannare questo tipo di reati? Quindi, benvenuti anche agli amici del Partito Democratico.
Guardiamo i dati. Secondo l'ultimo rapporto della Commissione europea per l'efficacia della giustizia, nel biennio 2017-2018 la giustizia civile italiana resta fra le più lente d'Europa. Siamo ancora gli ultimi in terzo grado di giudizio e siamo diventati penultimi sia nel primo sia nel secondo grado, rispettivamente davanti a Malta e Grecia. La lentezza della giustizia, in particolare in ambito civile, quello di cui stiamo parlando oggi, è uno dei principali problemi strutturali dell'Italia. L'inefficienza del nostro sistema giudiziario scoraggia gli investimenti, aumenta il costo del credito e riduce il tasso di occupazione e di partecipazione al mercato del lavoro.
Due sono i principali indicatori tratti dal rapporto su cui vale la pena soffermarsi. Il primo, il tasso di smaltimento dei procedimenti e il secondo, il tempo necessario per portare a compimento i procedimenti. Dunque, il tasso di smaltimento misura il rapporto tra i procedimenti definiti e quelli scritti in un anno, moltiplicato per 100 e, quindi, dà informazioni sulla capacità degli uffici, o sistemi giuridici, di gestire il proprio carico di lavoro. Ecco, in questo parametro, colleghi, solo la Bosnia Erzegovina ha un numero di procedimenti pendenti più elevato.
Per stimare il tempo necessario per portare a termine i procedimenti si calcola, invece, il rapporto tra i procedimenti pendenti e quelli definiti a fine anno e si moltiplica per 365, ovvero i giorni dell'anno solare. Questo indice, chiamato disposition time, misura il tempo medio prevedibile di definizione dei procedimenti pendenti e, quindi, è una buona stima della durata media dei processi. Secondo questo rapporto, nel 2018 la giustizia italiana è stata la più lenta d'Europa; il disposition time, che ho appena spiegato, è di 2.656 giorni, 527 giorni per il primo grado, 863 per il secondo grado e 1.266 per il terzo grado: equivale a circa 7 anni e 3 mesi di lunghezza. Sono valori, ovviamente, al di fuori del “parametro Pinto”, di cui conosciamo la norma, cioè oltrepassano quello che si indica come la ragionevole durata del processo, al di là della quale le parti hanno diritto, quindi, a chiedere un risarcimento allo Stato, con evidenti problemi per la spesa pubblica. I processi che giungono al terzo grado di giudizio durano circa la metà:1.223 giorni nella vicina Francia, 1.240 giorni in Spagna, un terzo in Germania, con 840 giorni. In Europa, solo la Grecia ha una durata dei processi più elevata che in Italia per il primo grado di giudizio, 610 giorni, solo Malta per il secondo grado di giudizio, 1.120 giorni. Nessun Paese, invece, è più lento dell'Italia nel terzo grado di giudizio. Questi sono i numeri di un rapporto del 2018, ma, evidentemente, il trend continua a essere lo stesso. I ritardi sono ovviamente misurabili con numeri e su tali ritardi dobbiamo incidere. Una giustizia civile più rapida rispetto a quella che è stata misurata da questi studi recenti vale 18 miliardi di euro l'anno. Una ripresa di questo tipo, con una velocità maggiore e un maggiore aumento del PIL, incide anche sul lavoro, con una crescita occupazionale che si stima intorno al 3 per cento. Se la giustizia funziona meglio, la nostra economia funziona meglio, si alza il PIL e, di conseguenza, il tasso di occupazione nel Paese. Tutto questo va letto anche al contrario. Dobbiamo chiederci, dunque, quali sono i danni che ha provocato la lentezza del Paese. Da questo punto di vista, è stato quantificato un blocco degli investimenti esteri pari a 170 miliardi di euro: una enormità. Queste risorse non sono arrivate al nostro Paese, perché il nostro Paese, da questi investitori esteri, non è considerato credibile. Bisogna correre, non perché ce lo chiede l'Europa, ma perché ce lo chiedono gli italiani. Dobbiamo cambiare marcia, accelerare, non solo per accedere ai fondi del PNRR, ma soprattutto perché ce lo chiedono i cittadini, ce lo chiedono le imprese, ce lo chiedono gli operatori della giustizia, che, ogni giorno, si scontrano con questi ingranaggi farraginosi e, per paradosso, diventano freno e non motore per lo sviluppo del Paese. Non ho tempo e modo di entrare nel dettaglio di questa riforma, lo farà la mia collega nell'intervento di voto finale; mi limito a fare un'elencazione delle principali novità che andiamo a introdurre con la legge di delega: si potenziano gli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie, la mediazione e la negoziazione assistita; si interviene sulla disciplina dell'arbitrato; si reca una serie di modifiche profonde al processo civile di primo grado; si interviene sul giudizio di appello, potenziando il filtro di ammissibilità degli atti introduttivi e semplificando la fase istruttoria del procedimento; si ridefinisce la fase decisoria con riferimento a tutti i gradi di giudizio; si introduce una nuova possibilità per il giudice di proporre il rinvio pregiudiziale; si modifica la disciplina del processo esecutivo, valorizzando le misure di coercizione indiretta; vi sono misure di riordino e implementazione delle disposizioni sul processo civile telematico; l'ufficio del processo, citato da molti, grazie al recente piano assunzionale è finalmente implementato e reso effettivamente in grado di svolgere appieno le funzioni previste dal decreto che lo ha istituito. Un'altra grande conquista è la nascita del tribunale della famiglia, vi sono importanti misure che riguardano le donne, si incrementano le assunzioni di personale, si interverrà - e questo in riferimento appunto ai fondi europei - per rendere le strutture edilizie dei tribunali efficienti e moderne. Su questo mi soffermo per far riferimento a un'altra questione che non è contenuta in questa riforma, ma che spero che, dopo questo voto, inizieremo a trattare tutti insieme, spero che sia all'attenzione del Governo e dell'agenda parlamentare: parlo della revisione della geografia giudiziaria sulla quale stiamo lavorando insieme a tanti colleghi parlamentari, anche in un intergruppo che abbiamo costituito, perché è stata sbagliata la riforma che ha cancellato numerose sedi di tribunale in tutto il nostro Paese; anche la riapertura di queste sedi consente una giustizia più vicina ai cittadini e più veloce. Quindi, concludendo, ringrazio il Ministro Cartabia, perché, con questo voto, facciamo un grande passo avanti per quanto riguarda la giustizia civile, Sulla giustizia penale ci siamo già espressi, c'è una riforma in corso. Aspettiamo la riforma del CSM, ma, soprattutto noi della Lega, aspettiamo di votare i referendum, perché, grazie allo sforzo encomiabile dei nostri militanti, alla nostra macchina organizzativa, gli italiani, a breve, potranno tornare alle urne per i referendum sulla giustizia e, quindi, su questo sono veramente contento di unire il voto parlamentare di queste riforme strutturali a quella che sarà una manifestazione di orgoglio degli italiani per una riforma più giusta e un Paese più moderno. La Lega voterà “sì” alla fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Sarno. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO DI SARNO (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il provvedimento su cui oggi siamo chiamati a votare affronta uno dei principali problemi strutturali dell'Italia, vale a dire la lentezza dei tempi della giustizia, in particolare in ambito civile. L'inefficienza del nostro sistema giudiziario comporta una serie di risvolti negativi per la tutela dei diritti dei cittadini, scoraggia gli investimenti, aumenta il costo del credito e riduce il tasso di occupazione e di partecipazione al mercato del lavoro. Presidente, il rapporto 2020 Doing Business della Banca mondiale colloca l'Italia al 122 posto su 190 per la categoria tempi e costi delle controversie, confermando il trend che vede la giustizia civile italiana tra le più lente d'Europa, con circa 3 milioni di processi civili e cause civili arretrate. Come dimostrato dallo studio Eures del 2017, i ritardi del sistema giudiziario costano all'Italia 2,5 punti del PIL e, se la nostra giustizia civile avesse i tempi di quella tedesca, si recupererebbero circa 40 miliardi di euro, fondi che potrebbero essere investiti e maggiori risorse per le infrastrutture del nostro Paese. Rendere più agevole e veloce l'accesso alla tutela dei diritti porterà benefici ampi e diffusi anche in campo economico. Con la riforma si avrebbe un aumento di circa 100 mila posti di lavoro, un incremento del reddito pro capite ed un aumento degli investimenti esteri, oltre ad un complessivo miglioramento della fiducia nel sistema giudiziario da parte delle famiglie e delle imprese. Presidente, l'adozione di questo provvedimento sarà determinante per accedere all'erogazione dei fondi europei. Infatti, il Piano nazionale di ripresa e resilienza individua una serie di specifiche misure volte a ridurre del 40 per cento i tempi dei giudizi, rendere i riti più snelli, dare tempi certi alle fasi processuali e, inoltre, ridurre il divario territoriale tra le diverse parti del nostro Paese, creando un punto di equilibrio tra le esigenze di accelerare i processi nell'interesse dei cittadini, senza rinunciare a garantire i diritti delle parti ad avere procedimenti giusti.
Presidente, questa riforma è una conquista innegabile del Governo “Conte 2”, che segnerà lo sviluppo di questo Paese nei prossimi anni. Ma è anche una riforma che il MoVimento 5 Stelle ha posto come pilastro di questa legislatura, fin dall'inizio, con il Ministro Bonafede.
Diminuire la litigiosità nel nostro Paese è essenziale. Si è scelto, pertanto, di provare a ridurre il contenzioso, incentivando i riti alternativi al processo, come la mediazione, la negoziazione assistita e l'arbitrato. Sono stati ampliati i casi in cui è necessario esperire un tentativo di conciliazione, prima di poter ricorrere al giudice, e sono stati previsti incentivi e forti benefici fiscali. La negoziazione assistita rappresenta uno strumento su cui abbiamo voluto puntare, già dal testo originale presentato dal MoVimento 5 Stelle. La legge delega rende effettivo questo istituto per la risoluzione alternativa delle controversie e consente - è la novità più importante - un'attività di istruzione stragiudiziale che riconosce agli avvocati un ruolo significativo e centrale. Abbiamo così voluto potenziare un binario parallelo che continuerà a ridurre il ricorso alle cause pretestuose nei tribunali. In quest'ottica, si è scelto di snellire anche il processo esecutivo e le fasi introduttive del rito ordinario, puntando sul potenziamento del nuovo ufficio del processo, a cui saranno destinate professionalità tecniche con funzione di ausilio all'attività dei magistrati.
Presidente, il lavoro svolto in questi mesi dal Governo e dal Parlamento ha sempre avuto lo scopo primario di velocizzare i tempi dei procedimenti, attraverso un incremento degli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie, nonché mediante la previsione di forti incentivi fiscali applicabili a tali procedure. Si prevede, ad esempio, l'esenzione dall'imposta di registro nei procedimenti di mediazione e la possibilità di richiedere il patrocinio a spese dello Stato anche per le procedure di mediazione e di negoziazione assistita, che potranno svolgersi anche con modalità telematiche da remoto. Quanto alla fase propriamente processuale, il testo punta a semplificare con una serie di modifiche il processo civile, al fine di migliorare l'efficienza della giustizia civile, assicurare l'effettività della tutela giurisdizionale e la ragionevole durata del processo. Dunque, Presidente, la riforma della giustizia civile è essenziale per la vita dei cittadini e degli operatori economici che investono in Italia. Per questo l'Italia merita una giustizia agile e moderna, in grado di garantire la piena tutela dei diritti delle persone e delle imprese, quali interessi tutti meritevoli di protezione e attenzione da parte dello Stato.
Per tutte queste motivazioni dichiaro il voto di fiducia del MoVimento 5 Stelle sul provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
Poiché in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo si è deciso di procedere con la votazione sulla questione di fiducia a partire dalle ore 19, sospendo la seduta fino a quell'ora.
La seduta, sospesa alle 18,45, è ripresa alle 19.
PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Colleghi, vi pregherei cortesemente di evitare gli assembramenti in Aula. È evidente il motivo per cui lo dico, altrimenti ci lamenteremo dopo dei dati che ritroviamo. Quindi, chi ha votato esca dall'Aula. Richiamerò più volte questo: chi ha votato esca dall'Aula.
(Votazione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 3289 e abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione sulla questione di fiducia.
Indìco la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge in esame, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia.
Ricordo che l'estrazione a sorte del nome del deputato, dal quale la chiama avrà inizio, è stata effettuata dalla Presidenza nella seduta di ieri. La chiama avrà inizio, quindi, dal deputato Carabetta. Sulla base di tale estrazione, sono state stabilite e comunicate apposite fasce orarie per regolare l'accesso dei deputati, i quali – all'orario stabilito per ciascuna fascia – faranno ingresso in Aula dal lato sinistro della Presidenza, dichiareranno il voto dalla fila dei banchi del Governo riservata ai sottosegretari e quindi lasceranno l'Aula dall'ingresso del lato destro.
Avverto che la Presidenza accoglierà un numero di richieste di anticipazione del voto fino a un massimo del tre per cento della consistenza numerica di ciascun gruppo, oltre a quelle dei membri del Governo.
Invito i deputati segretari a procedere alla prima chiama.
(Segue la chiama).
Colleghi, ho già invitato, all'inizio della seduta, ad evitare gli assembramenti e ad uscire coloro che hanno già votato.
(Segue la chiama).
Pregherei nuovamente - mi sembra non nell'interesse della Presidenza, ma degli interessati - di evitare gli assembramenti. Colleghi, devo chiamarvi in maniera nominale? Onorevole Murelli, onorevole Murelli. Forse non avete sentito? Ho chiesto di evitare gli assembramenti e di uscire dall'Aula, per chi ha votato. Grazie.
(Segue la chiama) .
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione dell'articolo unico del disegno di legge in esame, nel testo della Commissione identico a quello approvato dal Senato, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia.
Presenti:…………………..483
Votanti:………….……….482
Astenuti:…………………….1
Maggioranza:…………….242
Hanno risposto sì:………..443
Hanno risposto no:………..39
La Camera approva.
Si intendono così precluse tutte le proposte emendative presentate.
Hanno risposto sì:
Acunzo Nicola
Adelizzi Cosimo
Aiello Davide
Alaimo Roberta
Alemanno Maria Soave
Amitrano Alessandro
Andreuzza Giorgia
Angiola Nunzio
Annibali Lucia
Anzaldi Michele
Aprea Valentina
Aresta Giovanni Luca
Ascari Stefania
Avossa Eva
Azzolina Lucia
Badole Mirco
Bagnasco Roberto
Baldelli Simone
Baldini Maria Teresa
Baldino Vittoria
Baratto Raffaele
Barbuto Elisabetta Maria
Barelli Paolo
Baroni Annalisa
Bartolozzi Giusi
Barzotti Valentina
Battelli Sergio
Battilocchio Alessandro
Bazoli Alfredo
Bazzaro Alex
Bella Marco
Bellachioma Giuseppe Ercole
Belotti Daniele
Benamati Gianluca
Bendinelli Davide
Benvenuto Alessandro Manuel
Berardini Fabio
Bersani Pier Luigi
Berti Francesco
Bianchi Matteo Luigi
Biancofiore Michaela
Billi Simone
Bilotti Anna
Binelli Diego
Bisa Ingrid
Bitonci Massimo
Boccia Francesco
Boldi Rossana
Boldrini Laura
Bologna Fabiola
Bonafede Alfonso
Bond Dario
Bonomo Francesca
Bordo Michele
Bordonali Simona
Borghi Claudio
Borghi Enrico
Boschi Maria Elena
Braga Chiara
Brescia Giuseppe
Brunetta Renato
Bruno Raffaele
Bruno Bossio Vincenza
Bubisutti Aurelia
Buompane Giuseppe
Buratti Umberto
Businarolo Francesca
Cadeddu Luciano
Caffaratto Gualtiero
Calabria Annagrazia
Campana Micaela
Cantalamessa Gianluca
Cantone Carla
Caon Roberto
Caparvi Virginio
Capitanio Massimiliano
Cappellacci Ugo
Carabetta Luca
Carbonaro Alessandra
Cardinale Daniela
Care' Nicola
Carelli Emilio
Carnevali Elena
Casa Vittoria
Casciello Luigi
Casino Michele
Cassese Gianpaolo
Cassinelli Roberto
Castiello Giuseppina
Cataldi Roberto
Cattaneo Alessandro
Cattoi Vanessa
Cavandoli Laura
Ceccanti Stefano
Cenni Susanna
Centemero Giulio
Cestari Emanuele
Chiazzese Giuseppe
Ciaga' Graziella Leyla
Ciampi Lucia
Cillis Luciano
Ciprini Tiziana
Coin Dimitri
Colaninno Matteo
Colla Jari
Colucci Alessandro
Comaroli Silvana Andreina
Comencini Vito
Cominardi Claudio
Conte Federico
Corneli Valentina
Cortelazzo Piergiorgio
Costa Enrico
Covolo Silvia
Crippa Andrea
Crippa Davide
Cristina Mirella
Critelli Francesco
Cubeddu Sebastiano
Curro' Giovanni
Daga Federica
Dal Moro Gian Pietro
D'Alessandro Camillo
Dara Andrea
D'Attis Mauro
De Filippo Vito
De Girolamo Carlo Ugo
De Lorenzis Diego
De Lorenzo Rina
De Luca Piero
De Martini Guido
De Menech Roger
De Micheli Paola
Deiana Paola
Del Barba Mauro
Del Basso De Caro Umberto
Del Sesto Margherita
D'Ettore Felice Maurizio
Di Giorgi Rosa Maria
Di Lauro Carmen
Di Maio Marco
Di Muro Flavio
Di San Martino Lorenzato Luis Roberto
Di Sarno Gianfranco
Di Stasio Iolanda
D'Inca' Federico
D'Ippolito Giuseppe
Donina Giuseppe Cesare
Donno Leonardo
Dori Devis
D'Orso Valentina
Durigon Claudio
D'Uva Francesco
Emiliozzi Mirella
Ermellino Alessandra
Fantuz Marica
Faro Marialuisa
Fassina Stefano
Fassino Piero
Federico Antonio
Ferraioli Marzia
Ferraresi Vittorio
Ferri Cosimo Maria
Fiano Emanuele
Ficara Paolo
Fiorini Benedetta
Fitzgerald Nissoli Fucsia
Flati Francesca
Fogliani Ketty
Fontana Gregorio
Fontana Lorenzo
Formentini Paolo
Fornaro Federico
Foscolo Sara
Fraccaro Riccardo
Fragomeli Gian Mario
Frassini Rebecca
Frate Flora
Fregolent Silvia
Furgiuele Domenico
Fusacchia Alessandro
Gadda Maria Chiara
Gagliardi Manuela
Gagnarli Chiara
Galizia Francesca
Galli Dario
Gallinella Filippo
Gallo Luigi
Gariglio Davide
Gastaldi Flavio
Gebhard Renate
Gentile Andrea
Gerardi Francesca
Germana' Antonino
Giaccone Andrea
Giachetti Roberto
Giacometti Antonietta
Giacometto Carlo
Giacomoni Sestino
Giarrizzo Andrea
Giglio Vigna Alessandro
Giordano Conny
Giorgis Andrea
Golinelli Guglielmo
Gribaudo Chiara
Grillo Giulia
Grimaldi Nicola
Grippa Carmela
Gubitosa Michele
Gusmeroli Alberto Luigi
Ianaro Angela
Iezzi Igor Giancarlo
Incerti Antonella
Invernizzi Cristian
Invidia Niccolo'
Iorio Marianna
Iovino Luigi
La Marca Francesca
L'Abbate Giuseppe
Lapia Mara
Lattanzio Paolo
Lazzarini Arianna
Legnaioli Donatella
Lepri Stefano
Letta Enrico
Librandi Gianfranco
Licatini Caterina
Liuni Marzio
Liuzzi Mirella
Lolini Mario
Lorenzin Beatrice
Lorenzoni Eva
Lorenzoni Gabriele
Losacco Alberto
Loss Martina
Lovecchio Giorgio
Lucchini Elena
Lucentini Mauro
Lupi Maurizio
Maccanti Elena
Macina Anna
Madia Maria Anna
Maggioni Marco
Magi Riccardo
Manca Alberto
Mancini Claudio
Manzato Franco
Manzo Teresa
Marattin Luigi
Marchetti Riccardo Augusto
Mariani Felice
Marin Marco
Marino Bernardo
Marrocco Patrizia
Martinciglio Vita
Martino Antonio
Masi Angela
Mauri Matteo
Mazzetti Erica
Melicchio Alessandro
Miceli Carmelo
Micheli Matteo
Migliore Gennaro
Migliorino Luca
Milanato Lorena
Minardo Antonino
Misiti Carmelo Massimo
Molinari Riccardo
Mor Mattia
Morani Alessia
Morassut Roberto
Moretto Sara
Morgoni Mario
Morrone Jacopo
Moschioni Daniele
Mule' Giorgio
Mura Romina
Murelli Elena
Napoli Osvaldo
Nappi Silvana
Nardi Martina
Navarra Pietro
Nesci Dalila
Nevi Raffaele
Nitti Michele
Nobili Luciano
Noja Lisa
Novelli Roberto
Occhionero Giuseppina
Orfini Matteo
Orlando Andrea
Orrico Anna Laura
Pagani Alberto
Pagano Ubaldo
Paita Raffaella
Pallini Maria
Palmieri Antonio
Palmisano Valentina
Paolin Giuseppe
Paolini Luca Rodolfo
Papiro Antonella
Parentela Paolo
Parisse Martina
Parolo Ugo
Patassini Tullio
Patelli Cristina
Paternoster Paolo
Pella Roberto
Pellicani Nicola
Penna Leonardo Salvatore
Pentangelo Antonio
Perantoni Mario
Perconti Filippo Giuseppe
Pettarin Guido Germano
Pettazzi Lino
Pezzopane Stefania
Piastra Carlo
Picchi Guglielmo
Piccoli Nardelli Flavia
Piccolo Tiziana
Pignatone Dedalo Cosimo Gaetano
Pini Giuditta
Pittalis Pietro
Plangger Albrecht
Polidori Catia
Polverini Renata
Porchietto Claudia
Portas Giacomo
Potenti Manfredi
Prestigiacomo Stefania
Prestipino Patrizia
Pretto Erik Umberto
Provenza Nicola
Racchella Germano
Raffa Angela
Raffaelli Elena
Ricciardi Riccardo
Ripani Elisabetta
Rixi Edoardo
Rizzo Gianluca
Rizzo Nervo Luca
Rizzone Marco
Romano Andrea
Rospi Gianluca
Rossello Cristina
Rossi Andrea
Rossini Emanuela
Rossini Roberto
Rosso Roberto
Rostan Michela
Rotta Alessia
Ruffino Daniela
Ruggieri Andrea
Ruggiero Francesca Anna
Ruocco Carla
Saccani Jotti Gloria
Saitta Eugenio
Salafia Angela
Saltamartini Barbara
Sani Luca
Sarro Carlo
Sarti Giulia
Savino Sandra
Scagliusi Emanuele
Scalfarotto Ivan
Scanu Lucia
Scerra Filippo
Schiro' Angela
Schullian Manfred
Scoma Francesco
Segneri Enrica
Sensi Filippo
Serracchiani Debora
Serritella Davide
Siani Paolo
Sibilia Carlo
Sibilia Cosimo
Silli Giorgio
Silvestri Francesco
Siracusano Matilde
Sisto Francesco Paolo
Snider Silvana
Soverini Serse
Sozzani Diego
Spadoni Maria Edera
Spena Maria
Sportiello Gilda
Stefani Alberto
Stumpo Nicola
Sut Luca
Sutto Mauro
Tarantino Leonardo
Tartaglione Annaelsa
Tateo Anna Rita
Terzoni Patrizia
Timbro Maria Flavia
Tiramani Paolo
Toccafondi Gabriele
Toccalini Luca
Tofalo Angelo
Tomasi Maura
Tombolato Giovanni Battista
Tonelli Gianni
Topo Raffaele
Torromino Sergio
Torto Daniela
Traversi Roberto
Tripiedi Davide
Tripodi Elisa
Tripodi Maria
Trizzino Giorgio
Troiano Francesca
Tucci Riccardo
Turri Roberto
Tuzi Manuel
Ungaro Massimo
Vacca Gianluca
Valbusa Vania
Valente Simone
Valentini Valentino
Vallotto Sergio
Varrica Adriano
Vazio Franco
Verini Walter
Versace Giuseppina
Vietina Simona
Vignaroli Stefano
Villani Virginia
Viscomi Antonio
Vitiello Catello
Vito Elio
Viviani Lorenzo
Zan Alessandro
Zanella Federica
Zanettin Pierantonio
Zangrillo Paolo
Zanichelli Davide
Zardini Diego
Zennaro Antonio
Zicchieri Francesco
Ziello Edoardo
Zoffili Eugenio
Zordan Adolfo
Hanno risposto no:
Albano Lucia
Bellucci Maria Teresa
Benedetti Silvia
Bucalo Carmela
Butti Alessio
Cabras Pino
Ciaburro Monica
Colletti Andrea
Cunial Sara
D'Ambrosio Giuseppe
De Toma Massimiliano
Deidda Salvatore
Ehm Yana Chiara
Forciniti Francesco
Frassinetti Paola
Fratoianni Nicola
Galantino Davide
Gemmato Marcello
Giuliodori Paolo
Lollobrigida Francesco
Lucaselli Ylenja
Maschio Ciro
Menga Rosa
Mollicone Federico
Prisco Emanuele
Raduzzi Raphael
Rampelli Fabio
Rotelli Mauro
Russo Giovanni
Sapia Francesco
Sarli Doriana
Silvestroni Marco
Spessotto Arianna
Trancassini Paolo
Trano Raffaele
Vallascas Andrea
Villarosa Alessio
Vinci Gianluca
Zucconi Riccardo
Si sono astenuti:
Cecconi Andrea
Sono in missione:
Ascani Anna
Bergamini Deborah
Berlinghieri Marina
Cancelleri Azzurra Pia Maria
Carfagna Maria Rosaria
Castelli Laura
Casu Andrea
Cattoi Maurizio
Cirielli Edmondo
Dadone Fabiana
D'Arrando Celeste
De Angelis Sara
De Carlo Sabrina
De Maria Andrea
Delmastro Delle Vedove Andrea
Di Maio Luigi
Di Stefano Manlio
Dieni Federica
Fontana Ilaria
Frailis Andrea
Franceschini Dario
Frusone Luca
Garavaglia Massimo
Gava Vannia
Gelmini Mariastella
Giorgetti Giancarlo
Grande Marta
Grimoldi Paolo
Guerini Lorenzo
Lacarra Marco
Lorefice Marialucia
Manca Gavino
Mandelli Andrea
Mantovani Lucrezia Maria Benedetta
Melilli Fabio
Molteni Nicola
Montaruli Augusta
Morelli Alessandro
Mugnai Stefano
Orsini Andrea
Osnato Marco
Palazzotto Erasmo
Pastorino Luca
Pizzetti Luciano
Quartapelle Procopio Lia
Rizzetto Walter
Sasso Rossano
Sodano Michele
Speranza Roberto
Tabacci Bruno
Tasso Antonio
Tondo Renzo
Volpi Raffaele
PRESIDENTE. Collega Orsini, però, quando io dico si è conclusa la votazione! Collega Orsini, avevo già detto che era chiusa la votazione! Mi scusi, non è che io abbia un interesse che lei non voti, mi creda, anche perché penso che non avrebbe sbilanciato il risultato. Comunque, mettiamo a verbale la volontà del collega Orsini di partecipare a questa votazione.
Anche voi eravate a cena? Colleghi, però non è che la chiama sia durata poco. C'era lo sciopero dei taxi? Mi dispiace molto, capisco.
Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3289 e abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).
Avverto che l'ordine del giorno n. 9/3289/32 Ascari è stato ritirato dalla presentatrice.
Avverto, inoltre, che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, in quanto estraneo rispetto al contenuto del provvedimento, l'ordine del giorno n. 9/3289/8 Varchi, volto a prevedere una riforma organica della normativa in materia di riconoscimento di minori nati da maternità surrogata.
Ha chiesto di parlare sull'ammissibilità il collega Maschio. Ne ha facoltà. Colleghi, siamo in fase di seduta, liberiamo l'emiciclo, diamo la possibilità al collega Maschio di intervenire e andiamo avanti. Prego, collega Maschio.
CIRO MASCHIO (FDI). Grazie, Presidente. L'ordine del giorno della collega Varchi, che è anche a mia firma, verte in materia di maternità surrogata e si colloca, in tutto e per tutto, nel contesto delle modifiche apportate al procedimento in materia di famiglia da questa riforma. Io ritengo che le modifiche di questa legge delega siano significative e, come è avvenuto già in passato anche per le riforme in materia di prescrizione, che hanno inserito norme di diritto sostanziale nell'ambito del procedimento penale, anche in questo caso le modifiche apportate ai procedimenti in materia di diritto di famiglia siano state significative, importanti e sicuramente hanno ampliato non poco l'ambito rispetto all'originaria idea di proposta di riforma del processo civile. Di conseguenza, Presidente, io ritengo che sia assolutamente legittimo e immaginabile che la maggioranza di quest'Aula, che supera l'80-90 per cento, possa eventualmente bocciare nel merito un ordine del giorno di Fratelli d'Italia che solleva un tema scomodo, che, forse, a qualcuno della maggioranza dà fastidio, che è quello dell'utero in affitto, della maternità surrogata e delle conseguenze che si determinano anche nell'ambito civilistico e processual-civilistico. Posso capire, non vi costa nulla, votate contro - Presidente, ovviamente, mi rivolgo alla maggioranza, per suo tramite -, ma ritengo che impedire l'illustrazione di questo ordine del giorno e il voto all'Aula, ritenendo che sia inammissibile, sia una forzatura (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Onorevole Maschio, le assicuro che, da parte della Presidenza, e, prima della Presidenza, la valutazione da parte dei funzionari e dei nostri uffici non è mai finalizzata a favorire o sfavorire la maggioranza - glielo dico anche per una più che decennale esperienza - l'ammissibilità è stata valutata nel merito. L'ordine del giorno della collega Varchi entra nel merito della disciplina anche sul tema che lei ha giustamente ricordato, mentre il provvedimento, nel suo insieme, è teso complessivamente e unicamente a intervenire sugli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie all'interno della disciplina del codice civile e, comunque, attraverso la riduzione dei riti di semplificazione. Quindi, non si entra nel merito delle questioni, come quella sottolineata, in maniera assolutamente legittima, dalla collega Varchi, ma non si tratta di una questione che può essere affrontata all'interno di questo procedimento.
La deputata Cavandoli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3289/30.
LAURA CAVANDOLI (LEGA). Grazie, Presidente. Il mio ordine del giorno parte da una serie di audizioni che abbiamo svolto nella Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività connesse alle comunità di tipo familiare che accolgono i minori. Infatti, il disegno di legge che andiamo ad approvare prevede l'istituzione di un tribunale unico per le persone, per i minorenni e per la famiglia, quindi realizza quello che è, finalmente, un unico giudice, territorialmente più vicino, competente ad esaminare tutti i procedimenti che riguardano anche i minorenni.
Durante queste audizioni - siamo partiti da interlocutori istituzionali, per, poi, anche avere varie esperienze concrete - si sono evidenziate molte lacune, che vanno tutte a rendere preoccupante e degno di attenzione, spesso per i risultati aberranti che si verificano nella realtà, per ciò che riguarda il processo minorile. Alcune iniziative sono oggetto anche di altri ordini del giorno presentati da colleghi deputati. In questo ordine del giorno io ho chiesto varie cose: ho chiesto di puntare sulla formazione permanente di tutti i soggetti coinvolti nell'ambito dell'affido dei minori, quindi tutto quello che riguarda la tematica dei minori che vivono in una famiglia disfunzionale, in una famiglia che ha bisogno del sostegno, come previsto dall'articolo 1 della legge n. 184 del 1983, quella sulle adozioni. Poi, sempre in esecuzione del medesimo articolo 1 di quella legge del 1983, ho chiesto di promuovere e valorizzare l'istituto dell'affido familiare, impegnando risorse per garantire la formazione, il sostegno economico e l'assistenza continua anche durante l'affido delle famiglie affidatarie. Questo è un aiuto che non deve mai mancare, onde evitare che l'iniziativa di allontanamento di un minore dalla famiglia, per essere messo in una famiglia affidataria che deve occuparsi di lui per migliorare il suo sviluppo, la sua educazione, diventi un episodio fallimentare. Ho, poi, chiesto di incentivare i comuni ad incrementare l'offerta dei servizi che possono essere offerti dal tribunale dei minorenni o, comunque, dai servizi sociali per aiutare i minori che hanno delle problematiche e così anche le famiglie di cui questo minore fa parte. Ho, poi, chiesto l'obbligo per il giudice di sentire i genitori naturali, gli affidatari ed eventualmente i collocatari, nonché il tutore del minore, in ogni procedimento che riguarda l'allontanamento di minori. Spesso, questi interlocutori che sembra, ictu oculi, evidente che debbano essere sentiti, invece non sono sentiti. Questo è un passaggio assolutamente necessario perché il giudice si possa fare interprete di quella che è la reale situazione di quella famiglia. Poi, ho previsto che il minore allontanato possa incontrare i genitori, anche a distanza, almeno ogni settimana o, comunque, almeno ogni 10 giorni. Questo è importantissimo, perché il legame con la famiglia naturale, con la famiglia in cui questo minore è nato ed è cresciuto deve essere mantenuto. Poi ci sono tante criticità che ci hanno evidenziato per quello che riguarda le famiglie adottive, che, specialmente nell'età adolescenziale, hanno grossissimi problemi nella gestione dei minori, tant'è vero che i minori allontanati dalla famiglia in età adolescenziale sono, più o meno, sempre la metà dei minori, complessivamente, che vengono allontanati, proprio perché, specialmente per le adozioni, ma sempre, l'età adolescenziale è un momento molto critico anche per una famiglia che non ha queste problematiche. Infine, ho chiesto che i giudici, i procuratori presso il tribunale dei minorenni, ma, comunque, anche i procuratori, i PM, possano avere potere di controllo sugli istituti, sulle comunità di tipo familiare che accolgono i minori, quindi anche con poteri di chiusura degli stessi, di sospendere i servizi erogati, di dare, quindi, non solo le indicazioni come avviene adesso, ma proprio di poter dare una tutela, che io mi permetto di chiamare reale, per poter tutelare i minori che accolgono. Io credo che siano iniziative molto importanti queste che vengono richieste da questo ordine del giorno e mi auguro che il Governo se ne faccia carico.
PRESIDENTE. L'onorevole Lattanzio ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3289/25.
PAOLO LATTANZIO (PD). Grazie, Presidente. Sottosegretaria, la riforma del processo civile si inserisce fra gli ormai noti obiettivi concordati con l'Unione europea per accedere alle risorse del PNRR e presenta un duplice contenuto: da una parte, la riforma del processo civile e, dall'altra, la modifica di alcune delle disposizioni sostanziali relative ad aspetti in materia di diritti delle persone e della famiglia, oltre all'istituzione del nuovo tribunale unico. Quello che illustro è un ordine del giorno condiviso con colleghi e colleghe della Commissione bicamerale infanzia e della Commissione giustizia, ed è frutto di un attento dialogo con le associazioni maggiormente rappresentative, che auspichiamo possano trovare ascolto presso il Ministero tramite un successivo confronto interistituzionale. Ne cito alcune: l'AIMMF, le associazioni della rete “5 buone ragioni”, cioè Agevolando, Cismai, CNCA, CNCM e SOS Villaggi dei Bambini. In questa sede voglio evidenziare come vi sia il rischio che alcuni provvedimenti all'interno della legge delega possano non tutelare adeguatamente l'interesse del minore, aspetto evidenziato anche dall'Autorità garante dei minori, la dottoressa Carla Garlatti, che a più riprese ha manifestato preoccupazione circa l'attribuzione ad un giudice monocratico di cause particolarmente delicate che coinvolgono direttamente la vita di bambini e bambine, ragazzi e ragazze che già provengono da situazioni spesso di disagio, fragilità e sofferenza familiare, e che richiedono inevitabilmente una visione d'insieme multidisciplinare, quindi con supporto psicologico, pedagogico, psichiatrico, sociale, al fine di poter comprendere e tutelare di conseguenza al meglio il minore in tutte le sue esigenze, nei suoi diritti e nei suoi bisogni. In una valutazione complessiva vi è, infatti, la possibilità che l'attribuzione ad un giudice monocratico di provvedimenti e valutazioni inerenti alle limitazioni o decadenza della responsabilità genitoriale, allontanamenti dei minori o affidi possa compromettere un'adeguata tutela del minore a fronte di una ipotetica accelerazione del provvedimento.
Ci tengo a ricordare che una delle caratteristiche che impronta maggiormente l'attuale sistema della giustizia minorile è proprio quella della partecipazione al procedimento e alla decisione di esperti, ad esempio nel campo della psicologia e della pedagogia, con l'obiettivo di consentire che le norme siano applicate tenendo conto della specifica condizione del minore come persona in via di sviluppo e che permette di vagliare anche aspetti molto delicati che ad oggi prevedono un sistema in cui a decidere si trova un organismo collegiale ed interdisciplinare in grado di assicurare competenze e sensibilità necessarie per la valutazione di situazioni complesse inerenti condizioni di vita familiare e personale del minore, che quindi sono inerenti alla fragilità e ai suoi disagi più nascosti, e quindi difficili da capire. Questo impianto va tutelato perché riguarda la supervisione e il superiore interesse del minore di età. Inoltre, l'istituzione del tribunale unico sembra superare in modo poco incisivo l'attuale frammentazione delle competenze del tribunale ordinario e tribunale per i minorenni, atteso che la stessa si riproporrebbe tra sezione distrettuale e sezioni circondariali. Trattandosi di una legge delega, auspichiamo che ci sia un confronto approfondito con le associazioni che si occupano di tutela dell'infanzia e con tutti gli addetti ai lavori, e per questo chiediamo che il Governo si impegni a valutare l'opportunità di attivare un tavolo di confronto interistituzionale con le parti e le associazioni che ne hanno fatto esplicita richiesta, anche al fine di monitorare l'applicazione e l'impatto delle nuove norme, nonché nell'ambito delle sue proprie prerogative a valutare l'opportunità di adottare provvedimenti, anche di carattere normativo successivi, volti a prevedere che nei procedimenti civili che rientrano nelle rispettive competenze le sezioni circondariali giudichino in composizione collegiale con la presenza di un giudice togato e di due giudici onorari per i procedimenti di cui agli articoli 333 e 336 del codice civile, e anche le sezioni distrettuali giudichino in composizione collegiale per i procedimenti di cui agli articoli 330 e 336 del codice civile e per i procedimenti di cui ai titoli dall'I al IV della legge 4 maggio 1983, n. 184 con la presenza di due giudici togati e di due giudici onorari, al fine di garantire una multidisciplinarietà a tutela dell'interesse del minore soprattutto nelle cause più delicate. Chiediamo, infine, di prevedere la possibilità di delega ai giudici onorari dell'ascolto del minore.
PRESIDENTE. Passiamo, quindi, all'espressione del parere da parte della rappresentante del Governo. Prego.
ANNA MACINA, Sottosegretaria di Stato per la Giustizia. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno n. 9/3289/1 Albano, fatti salvi gli equilibri di finanza pubblica.
PRESIDENTE. Allora, è accolto come raccomandazione con una riformulazione.
ANNA MACINA, Sottosegretaria di Stato per la Giustizia. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno n. 9/3289/2 D'Ettore. Chiederei poi di accantonare l'ordine del giorno n. 9/3289/3 Gadda.
PRESIDENTE. Lo accantoniamo.
ANNA MACINA, Sottosegretaria di Stato per la Giustizia. Ordine del giorno n. 9/3289/4 Delmastro Delle Vedove il parere è favorevole sull'impegno con la riformulazione, al terzo capoverso: “è opportuno valorizzare il ruolo della magistratura onoraria”; inoltre deve essere espunto l'ultimo capoverso.
Ordine del giorno n. 9/3289/5 Frassinetti, parere favorevole con riformulazione. Se vuole le riformulazioni le leggo tutte alla fine, quindi, le accantoniamo e le leggiamo…
PRESIDENTE. Già sarà lunga, ho l'impressione. Cerchiamo di farla in modo efficace, almeno.
ANNA MACINA, Sottosegretaria di Stato per la Giustizia. Allora il parere è favorevole con riformulazione. La riformulazione è relativa agli impegni, come l'ordine del giorno n. 9/3289/24 Annibali: “impegna il Governo, fermo l'impianto generale già previsto dal disegno di legge, a valutare gli effetti applicativi delle disposizioni richiamate in premessa, al fine di adottare ulteriori iniziative normative volte a mantenere la collegialità della decisione nell'ambito dei procedimenti in tema di limitazione e decadenza dalla responsabilità genitoriale e a valutare le modalità attraverso le quali garantire, in questo ambito, il contributo multidisciplinare sinora apportato dai componenti privati”.
Ordine del giorno n. 9/3289/6 Caretta, parere favorevole, fatti salvi gli equilibri di finanza pubblica.
Ordine del giorno n. 9/3289/7 Bellucci, parere contrario.
Ordine del giorno n. 9/3289/9 Lucaselli, parere favorevole.
Ordini del giorno n. 9/3289/10 Giovanni Russo e n. 9/3289/11 Ferro parere contrario.
Ordine del giorno n. 9/3289/12 Maschio, accolto come raccomandazione.
Ordini del giorno n. 9/3289/13 Trano e n. 9/3289/14 Colletti parere contrario.
Ordine del giorno n. 9/3289/15 Forciniti, accolto come raccomandazione.
Ordine del giorno n. 9/3289/16 Costanzo, parere contrario.
Ordine del giorno n. 9/3289/17 Maniero, accolto come raccomandazione.
Ordine del giorno n. 9/3289/18 Cabras, parere favorevole.
Ordine del giorno n. 9/3289/19 Raduzzi, parere contrario.
Ordine del giorno n. 9/3289/20 Giuliodori, accolto come raccomandazione.
Ordine del giorno n. 9/3289/21 Vallascas, parere favorevole, con la seguente riformulazione: “ad apportare in sede di emanazione dei decreti legislativi attuativi del disegno di legge delega, oggi all'esame dell'Assemblea, le modifiche normative all'attuale articolo 7 del codice di procedura civile, prevedendo un aumento della competenza per valore del giudice di pace da valutare fino a una soglia di 15 mila euro, qualunque sia la materia, compresi il procedimento monitorio e le procedure esecutive, con esclusione delle procedure esecutive immobiliari e mobiliari presso terzi, dei procedimenti di opposizione all'esecuzione e agli atti esecutivi, dei procedimenti cautelari e del procedimento per convalida di sfratto”.
Ordini del giorno n. 9/3289/22 Leda Volpi e n. 9/3289/23 Corda parere contrario.
Ordine del giorno n. 9/3289/24 Annibali, parere favorevole.
Sull'ordine del giorno n. 9/3289/25 Lattanzio, la riformulazione attiene all'impegno che è identico a quello dell'ordine del giorno n. 9/3289/24 Annibali che ho letto in precedenza.
PRESIDENTE. Quindi, è favorevole con riformulazione e la riformulazione è quella dell'impegno.
ANNA MACINA, Sottosegretaria di Stato per la Giustizia. Sì.
Ordini del giorno n. 9/3289/26 Ferri e n. 9/3289/27 Bazoli parere favorevole.
Ordine del giorno n. 9/3289/28 Ciaburro, parere contrario.
Ordine del giorno n. 9/3289/29 Dori, parere favorevole, con la riformulazione dell'impegno come l'ordine del giorno n. 9/3289/24 Annibali che ho letto in precedenza.
Ordine del giorno n. 9/3289/30 Cavandoli, lo accantono, Presidente.
PRESIDENTE. Bene, è accantonato.
ANNA MACINA, Sottosegretaria di Stato per la Giustizia. Ordine del giorno n. 9/3289/31 Giuliano, parere favorevole con riguardo all'introduzione dell'articolo 692-bis del codice di procedura civile e contrario con riguardo all'articolo 696-bis del codice di procedura civile.
PRESIDENTE. Quindi, c'è una riformulazione che esclude un pezzo; benissimo.
ANNA MACINA, Sottosegretaria di Stato per la Giustizia. Sì.
Ordini del giorno n. 9/3289/33 Martinciglio e n. 9/3289/34 Sarti accolti come raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/3289/35 Palmisano, anche questo ha un parere favorevole con riformulazione dell'impegno come l'ordine del giorno n. 9/3289/24 Annibali, letto in precedenza.
Ordine del giorno n. 9/3289/36 D'Orso, parere favorevole con questa riformulazione: “ad apportare in sede di emanazione dei decreti legislativi attuativi del disegno di legge delega oggi all'esame dell'Assemblea le modifiche normative all'attuale articolo 7 del codice di procedura civile, prevedendo un aumento della competenza per valore del giudice di pace da valutare fino a una soglia di 15 mila euro, qualunque sia la materia, compresi il procedimento monitorio e le procedure esecutive, con esclusione delle procedure esecutive immobiliari e mobiliari presso terzi, dei procedimenti di opposizione all'esecuzione degli atti esecutivi, dei procedimenti cautelari e dei procedimenti per convalida di sfratto”.
Sull'ordine del giorno n. 9/3289/37 Alberto Manca il parere è favorevole.
L'ordine del giorno n. 9/3289/38 Perantoni è accantonato.
Sugli ordini del giorno n. 9/3289/39 Businarolo e n. 9/3289/40 Galizia il parere è contrario.
Sugli ordini del giorno n. 9/3289/41 Saitta, n. 9/3289/42 Corneli, n. 9/3289/43 Morani e n. 9/3289/44 Verini il parere è favorevole.
L'ordine del giorno n. 9/3289/45 Tateo è accantonato.
Ordine del giorno n. 9/3289/46 Turri, parere favorevole.
Ordine del giorno n. 9/3289/47 Marrocco, parere contrario.
Sull'ordine del giorno n. 9/3289/48 Pittalis il parere è favorevole.
Sull'ordine del giorno n. 9/3289/49 Giannone il parere è favorevole con la seguente riformulazione, con riferimento al quinto capoverso del dispositivo: “impegna il Governo ad escludere la diretta applicazione dell'articolo 709-ter del codice di procedura civile nell'ipotesi in cui, a carico di uno o entrambi i genitori, vi siano procedimenti in corso relativi alle fattispecie di reati previsti dal cosiddetto codice rosso, prevedendo che, ai fini dell'eventuale applicazione della misura sanzionatoria prevista dalla norma, il giudice abbia a tenere in considerazione le ragioni dell'eventuale rifiuto opposto dal minore nell'incontrare il genitore e, di conseguenza, l'impossibilità concreta per quest'ultimo di ottemperare ai provvedimenti impartiti dal giudice”.
Sull'ordine del giorno n. 9/3289/50 Mollicone il parere è favorevole, fatti salvi ovviamente gli equilibri di finanza pubblica.
PRESIDENTE. Allora, parere favorevole con riformulazione.
Abbiamo quattro ordini del giorno accantonati: n. 9/3289/3 Gadda, n. 9/3289/30 Cavandoli, n. 9/3289/38 Perantoni e n. 9/3289/45 Tateo. Immagino che la sottosegretaria non sia pronta ad esprimere il parere adesso; allora, propongo che li dia domani mattina, prima della votazione.
Interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà nella seduta di domani, giovedì 25 novembre, alle 9,30.
Interventi di fine seduta.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Il primo è della collega Cunial che non vedo in Aula né in tribuna: si intende vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare il collega De Toma. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO DE TOMA (FDI). Grazie, Presidente. Mi è stata inviata, da parte di uno dei sottoscrittori, una lettera del 20 novembre ultimo scorso, indirizzata al Presidente della Repubblica, tramite PEC, con oltre 300 firme di cittadini. Ne condivido il testo presentato, soprattutto in merito alla questione dei tempi compressi per le audizioni all'interno delle Commissioni per l'esame dei provvedimenti, in particolare, con riferimento alla proposta di legge quadro sulla disabilità del Ministro Stefani.
Ricordo comunque che, stando ai dati INPS, sono oltre 3 milioni gli italiani con disabilità, ai sensi dell'articolo 3, comma 3, della legge 104 del 1992, pari al 5 per cento della popolazione residente.
Consegno, quindi, la lettera, per suo tramite, alla Presidenza e invito il Presidente della Camera, sempre per suo tramite, a rendersi parte attiva nell'attuazione dell'articolo 4, comma 3, della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità delle Nazioni Unite, ratificata dall'Italia con la legge n. 18 del 2009. Nei confronti del signor Presidente della Repubblica sottoscrivo anch'io questa richiesta (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
1. Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 1662 - Delega al Governo per l'efficienza del processo civile e per la revisione della disciplina degli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie e misure urgenti di razionalizzazione dei procedimenti in materia di diritti delle persone e delle famiglie nonché in materia di esecuzione forzata (Approvato dal Senato). (C. 3289)
e delle abbinate proposte di legge: COLLETTI ed altri; CATALDI; COLLETTI ed altri; MELONI ed altri; COLLETTI. (C. 1424-1427-1475-1961-2466)
Relatrici: ANNIBALI e CRISTINA.
2. Seguito della discussione della proposta di legge:
PELLA ed altri: Modifiche al testo unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, in materia di limitazione del mandato dei sindaci e di controllo di gestione nei comuni di minori dimensioni, nonché al decreto legislativo 8 aprile 2013, n. 39, in materia di inconferibilità di incarichi negli enti privati in controllo pubblico. (C. 1356-A)
e delle abbinate proposte di legge: SILVESTRONI ed altri; CIABURRO ed altri. (C. 2071-2240)
Relatori: BERTI, per la I Commissione; BITONCI, per la V Commissione.
3. Seguito della discussione delle mozioni Polidori ed altri n. 1-00544, Annibali ed altri n. 1-00546, Ascari ed altri n. 1-00549, Bologna ed altri n. 1-00550, Serracchiani ed altri n. 1-00553 e Bellucci ed altri n. 1-00555 concernenti iniziative volte a prevenire e contrastare la violenza contro le donne.
4. Seguito della discussione della proposta di legge:
S. 1 – D'INIZIATIVA DEI SENATORI: AMATI ed altri: Misure per contrastare il finanziamento delle imprese produttrici di mine antipersona, di munizioni e submunizioni a grappolo (Approvata dal Senato). (C. 1813)
e dell'abbinata proposta di legge: FORNARO. (C. 445)
Relatore: UNGARO.
5. Seguito della discussione della proposta di inchiesta parlamentare:
FORMENTINI ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle cause dello scoppio della pandemia di COVID-19 e sulla congruità delle misure adottate dagli Stati di origine del virus SARS-CoV-2 per evitarne la propagazione nel mondo. (Doc. XXII, n. 42-A)
Relatori: FORMENTINI, per la III Commissione; STUMPO, per la XII Commissione.
6. Seguito della discussione della mozione Cabras ed altri n. 1-00456 concernente iniziative in relazione al caso di Julian Assange.
7. Seguito della discussione delle mozioni Giarrizzo ed altri n. 1-00424, Lollobrigida ed altri n. 1-00466, Capitanio ed altri n. 1-00467, Bruno Bossio ed altri n. 1-00468 e Giuliodori ed altri n. 1-00479 in materia di infrastrutture digitali efficienti e sicure per la conservazione e l'utilizzo dei dati della pubblica amministrazione.
8. Seguito della discussione delle mozioni Nardi ed altri n. 1-00538, Terzoni ed altri n. 1-00547, Vietina ed altri n. 1-00551 e Cattaneo ed altri n. 1-00552 concernenti iniziative in materia di incentivi volti a favorire gli interventi di ristrutturazione e di riqualificazione energetica e antisismica del patrimonio edilizio.
La seduta termina alle 20,40.