Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 22 giugno 2022

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    il 17 giugno 2022 è stata celebrata la giornata mondiale per la lotta alla desertificazione e alla siccità; i dati del rapporto delle Nazioni Unite sulla Convenzione per combattere la desertificazione riportano che nel 2022 più di 2,3 miliardi di persone stanno affrontando i problemi legati alla grave mancanza di acqua, quasi 160 milioni di bambini sono esposti a siccità grave e prolungata e sempre secondo l'Onu, a meno che non si intervenga prontamente, si stima che entro il 2030, circa 700 milioni di persone corrono il rischio di essere sfollate a causa della siccità e conseguente desertificazione;

    come noto e rilevato da tutte le categorie di settore e dalle istituzioni competenti per materia i cambiamenti climatici stanno avendo un pesante impatto sulla disponibilità di risorse idriche anche nel nostro Paese;

    la scarsità di precipitazioni piovose e nevose dello scorso inverno e un'estate che si preannuncia molto calda, con temperature già a maggio ben al di sopra della media, destano preoccupazione e preannunciano una situazione particolarmente critica per diversi bacini idrici, dal nord al sud Italia, con un forte impatto sulle attività produttive agricole e non solo;

    in Lombardia, ad esempio, i dati sul riempimento dei laghi mostrano al 1° maggio un confronto con la media 2006-2020 di analogo periodo pesantemente negativo (-43,1 per cento) e, riguardo più in generale lo stato delle riserve idriche, il dato peggiore rimane quello del manto nevoso (Snow Water Equivalent – SWE) che, alla stessa data, registra -63,7 per cento rispetto alla media. Complessivamente, il totale della riserva idrica (laghi + invasi + Swe) si attesta al 55 per cento sotto la media del periodo di riferimento. Rispetto, quindi, ai quasi 3 miliardi di metri cubi di acqua solitamente accumulati in questa fase dell'anno, il dato attuale è di soli 1,3 miliardi (dati Arpa Lombardia);

    la Società meteorologica italiana (Nimbus Web) ha rilevato che nel territorio piemontese è stato registrato il secondo periodo – riferito ai mesi dicembre-aprile – più secco della serie iniziata a partire dal 1802, con 37 millimetri di piogge (dati di Arpa Piemonte), pari a solo il 15 per cento di quanto avvenuto nella media, sostanzialmente eguagliando il record negativo del biennio 1843-44, in cui, nello stesso periodo, si registrarono 36,4 millimetri di piogge cadute. La situazione è resa oggi ancora più problematica dalle temperature medie di 2,5 gradi più rispetto a quelle di metà ottocento;

    si rileva poi che, oltre ai periodi di deficit pluviometrici estremi, come l'attuale, che impoveriscono il suolo e più in generale tutto il territorio, con un forte rischio legato anche al fenomeno degli incendi soprattutto in estate, per effetto dei cambiamenti climatici si assiste anche a fenomeni di segno diametralmente opposto, come lo scatenarsi di violenti nubifragi che comportano erosione del suolo, rischio di frane, mareggiate intense, trombe d'aria e sbalzi termici, che vanno ad aggravare il già precario equilibrio del territorio, compromettendolo ulteriormente e provocando frequenti e ingenti danni al sistema produttivo;

    oltre che per gli aspetti quantitativi legati all'approvvigionamento, il fenomeno della siccità comporta un decadimento della qualità della risorsa idrica e ciò rappresenta una grave criticità soprattutto per il settore agricolo. Si tratta del così detto fenomeno dell'intrusione del cuneo salino per il quale la progressiva diffusione di acqua salata nelle acque di falda determina un inquinamento dei pozzi con cui vengono irrigate le colture che risultano così irrimediabilmente danneggiate;

    la Coldiretti ha inoltre rilevato che ai problemi determinati della scarsità di risorse idriche si sono aggiunti, anche a causa della guerra in Ucraina, altri fattori di preoccupazione per il settore come gli incrementi fino al 170 per cento del prezzo dei concimi e fino al 129 per cento di quello del gasolio;

    a seguito di altre annate particolarmente critiche, come quelle del 2012, del 2014 e del 2017 con la risoluzione n. 7-01287 sono state segnalate le possibili cause della crisi e prospettate possibili soluzioni, alcune delle quali in seguito effettivamente messe in atto. A seguito delle presentazioni di tale risoluzione è stata svolta una indagine conoscitiva sull'emergenza idrica e sulle misure necessarie per affrontarla;

    a seguito dell'indagine conoscitiva è proseguito il lavoro, tutt'ora fondamentale e che andrebbe potenziato, degli osservatori permanenti sugli utilizzi idrici, ed è stato istituito il Piano nazionale di interventi per il settore idrico di cui ai commi 516-525 dell'articolo 1 della legge di bilancio 2018 (legge n. 205 del 2017), inizialmente suddiviso in piano invasi e piano acquedotti. Anche tra le milestone del Piano nazionale di ripresa e resilienza sono state inserite misure importanti per affrontare gli effetti di cambiamenti climatici sulle risorse idriche. Si fa riferimento alla Missione M2C4 che prevede «Investimenti in infrastrutture idriche primarie per la sicurezza dell'approvvigionamento idrico» e, in particolare, all'investimento 1.1 «volto ad azioni di monitoraggio e prevenzione dei rischi naturali e indotti sul territorio italiano, sfruttando le conoscenze e le tecnologie esistenti e all'avanguardia, al fine di garantire l'elaborazione e l'attuazione di piani di prevenzione e resilienza adeguati al territorio e le infrastrutture, a difesa e protezione delle risorse nazionali esistenti e future»;

    con l'ordinanza n. 37 del 2022 a firma del presidente della regione Veneto è stato dichiarato lo stato di crisi idrica nel territorio regionale. L'ordinanza, valida dal 3 maggio 2022 e con riserva di modifica dei contenuti in relazione all'andamento meteorologico, individua le misure necessarie a fronteggiare la situazione di deficit idrico;

    vanno considerati gli effetti dei cambiamenti climatici sul ciclo idrologico e sulla capacità di ricarica delle falde, con la conseguente necessità di monitorare costantemente il bilancio idrologico; inoltre anche per quanto riguarda le concessioni per la ricerca e la coltivazione delle acque minerali, è previsto il rispetto delle prescrizioni di tutela ambientale, così come previste dagli articoli 56, 95, 97 e 121 del decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152;

    l'impronta idrica della produzione zootecnica in Italia ammonta a circa 70 miliardi di metri cubi. Le infrazioni per la presenza di nitrati in falda permangono in molte zone d'Italia e gli indici di eutrofizzazione peggiorano lo stato di molti corpi idrici, con la conseguenza che la diminuzione dell'acqua in falda non può che aggravare l'effetto dei nitrati e di altri inquinanti chimici nelle acque;

    secondo il Rapporto del Ministero dell'economia e delle finanze sulle acque minerali, in annate complesse, come quelle tra il 2014 e il 2017, i produttori di acque minerali, nei territori soggetti a crisi idrica, hanno estratto rilevanti quantitativi di acqua (2 milioni e mezzo di metri cubi di acqua in Veneto e 3 milioni di metri cubi in Piemonte) senza che siano state previste limitazioni nei periodi di più grave carenza idrica,

impegna il Governo:

1) ad assumere iniziative finalizzate ad aumentare gli investimenti nella ricerca sulle tecnologie volte a migliorare lo stoccaggio e il risparmio idrico, in infrastrutture per l'irrigazione sotterranee e di precisione, in tecniche di irrigazione, attraverso condotte che consentano di regolare le portate, e in nuovi bacini di stoccaggio nelle cave dismesse;

2) a valutare la possibilità di adottare iniziative per prevedere incentivi all'uso di software di consumo irriguo che indichino come procedere all'irrigazione consentendo contestualmente di ridurre l'inutile spreco delle risorse idriche, tenendo conto delle precipitazioni e dei livelli di falda;

3) a fornire elementi in merito allo stato delle attività di rinaturazione dei corsi d'acqua previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza;

4) a valutare l'introduzione, mediante apposite iniziative normative dell'obbligo di pubblicazione della concentrazione dei nitrati nelle acque potabili erogate;

5) a valutare la possibilità di adottare iniziative per prevedere una riduzione di prelievi e captazioni da parte dei concessionari delle acque minerali nelle aree in cui la crisi idrica si presenti critica;

6) a valutare la possibilità di predisporre idonee iniziative normative, in raccordo con gli enti territoriali competenti finalizzate alla gestione della crisi idrica da parte delle regioni in una fase precedente la dichiarazione dello stato di emergenza, mediante ordinanze che abbiano la finalità di ridurre o sospendere i prelievi idrici e di ottimizzare l'invasamento di acqua;

7) ad assumere iniziative finalizzate alla semplificazione delle procedure necessarie all'attuazione degli interventi previsti e finanziati dalla Missione M2C4 – «Investimenti in infrastrutture idriche primarie per la sicurezza dell'approvvigionamento idrico», nonché di quelli previsti dal Primo stralcio del piano nazionale di interventi nel settore idrico e del secondo stralcio per cui sono già stati stanziati 2 miliardi di euro tra il 2018 e il 2033;

8) a valutare la possibilità di adottare iniziative per istituire uno strumento finanziario complementare a quelli previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, per la definizione di un piano per la realizzazione di piccoli invasi per la raccolte di acqua piovana, diffusi sul territorio, da destinare sia all'uso irriguo che al servizio antincendio;

9) a promuovere campagne di sensibilizzazione volte a condividere in modo solidaristico e secondo principi di proporzionalità la necessità di riduzione dei prelievi da aste fluviali e bacini da parte di tutti i soggetti derivatori;

10) a promuovere l'attivazione di misure e progetti con la finalità di ampliare la capacità di depurazione e riutilizzo delle acque reflue;

11) a valutare l'opportunità di adottare iniziative per potenziare, nell'ambito dei piani di bacino dei distretti idrografici, gli strumenti e le regole di esercizio volte ad assicurare l'equilibrio del bilancio idrico, garantendo un'equa riparazione della risorsa tra territori regionali contigui, con particolare attenzione per le deficienze idriche connesse ai periodi di siccità e scarsità della risorsa;

12) a promuovere il potenziamento del Comitato di coordinamento nazionale degli osservatori e a valutare la possibilità di adottare iniziative per istituire un'Agenzia permanente dell'acqua che si occupi di coordinare tutte le politiche e gli investimenti relativi alla risorsa, coinvolgendo al suo interno le direzioni competenti dei Ministeri, in un'ottica di efficacia ed efficienza dell'utilizzo delle risorse economiche già stanziate o da stanziare di una migliore programmazione e realizzazione degli investimenti, in linea, con il Piano nazionale di ripresa e resilienza;

13) a valutare l'opportunità di rafforzare le misure previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza mettendo a disposizione ulteriori fondi sulla base delle necessità che sono state evidenziate.
(1-00675) «Daga, Alaimo, Amitrano, Caso, Deiana, D'Ippolito, Fantinati, Faro, Gallinella, Giarrizzo, Giordano, Grimaldi, Iorio, Licatini, Lombardo, Maraia, Martinciglio, Serritella, Terzoni, Vacca, Valente».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   ZICCHIERI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, commi 629 e seguenti, della legge 30 dicembre 2018, n. 145, ha istituito la società Sport e Salute s.p.a. (già Coni Servizi s.p.a.) e ha attribuito alla stessa società risorse economiche non inferiori a 368 milioni di euro, con l'esclusivo compito di finanziare gli organismi sportivi;

   Sport e Salute è una società per azioni a partecipazione pubblica, il cui capitale sociale è interamente detenuto dal Ministero dell'economia e delle finanze, è iscritta all'elenco Istat delle pubbliche amministrazioni e, nel contempo, è il «braccio» operativo e l'entità funzionale dell'autorità competente in materia di sport;

   Sport e Salute s.p.a. ha dato luogo al cosiddetto «Progetto Legend» che vede la partecipazione, dietro corrispettivo pecuniario, di grandi campioni dello sport italiano, molti dei quali olimpionici, al fine di testimoniare il valore formativo ed educativo dell'attività fisica, per la diffusione dei corretti stili di vita. L'unico compito assegnato espressamente per legge a Sport e Salute s.p.a. quello di finanziare gli organismi sportivi. La società gestisce fondi pubblici e gli atleti che partecipano a tale progetto vengono remunerati con risorse pubbliche destinate al finanziamento degli organismi sportivi;

   in data 15 giugno 2021 il presidente del Comitato Olimpico Internazionale Thomas Baon, nel prendere atto di tale progetto, che si svolge sotto l'egida dell'autorità di Governo competente in materia di sport e della società Sport e Salute, e del coinvolgimento di membri onorari del Cio e di atleti olimpionici, ha chiesto formalmente di informare e di coinvolgere il Comitato olimpico nazionale italiano in sede di implementazione e sviluppo del progetto stesso;

   la Carta olimpica del Cio stabilisce che i Comitati olimpici e le organizzazioni sportive aderenti al Movimento olimpico del Cio hanno il diritto e l'obbligo di autonomia rispetto ai Governi, con i quali, tuttavia, possono collaborare nel rispetto delle rispettive prerogative e funzioni;

   la Carta olimpica del Cio prevede, altresì, tra i compiti di un Comitato olimpico, quello di sviluppare, promuovere e proteggere il Movimento olimpico nei rispettivi Paesi e di promuovere programmi educativi olimpici a tutti i livelli di scuole, istituzioni sportive e di educazione fisica e università;

   la Carta olimpica del Cio dispone, inoltre, che i Comitati olimpici devono preservare la propria autonomia e resistere a pressioni di qualsiasi tipo, incluse, a titolo esemplificativo ma non esaustivo, pressioni politiche, giuridiche, religiose o economiche che potrebbero impedire di adempiere alla Carta olimpica;

   nonostante l'esplicita e formale richiesta del presidente del Cio Thomas Bach, il Coni continua a non essere informato né coinvolto in alcun modo in sede di esecuzione e di sviluppo del «Progetto Legend» –:

   quali siano le ragioni della totale estromissione del Coni dal «Progetto Legend» anche sotto il profilo della semplice attività informativa e se sia a conoscenza dell'utilizzo di fondi pubblici, destinati ad altre finalità ai sensi dell'articolo 1, comma 629 e seguenti, della legge 30 dicembre 2018, n. 145, per la remunerazione degli atleti che partecipano al progetto in questione.
(4-12409)


   CIABURRO e CARETTA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   come evidenziato a mezzo stampa e dalle organizzazioni di categoria, l'Italia è attualmente sottoposta ad un pesante e grave episodio di siccità, con numerose aree del Paese ad alta intensità di attività agricola prive di piogge per oltre tre mesi, l'episodio più grave negli ultimi 70 anni di storia recente;

   il livello idrico del Fiume Po è in secca, sceso di quasi quattro metri rispetto alla media, con oltre il 28 per cento del territorio nazionale a rischio di desertificazione ed il 30 per cento della produzione agricola nazionale, con particolare incidenza su Piemonte e Lombardia, interamente messa a repentaglio dalla siccità e dalla mancanza di risorsa idrica;

   il bacino del Po vale il 40 per cento di tutta la produzione agricola nazionale;

   il fenomeno, in Piemonte, ha portato ad una forte crisi idrica nella provincia di Cuneo, con riferimento ai 42 comuni dell'Acda (Azienda cuneese dell'acqua), l'acquedotto più importante del territorio provinciale, con ben 27 comuni catalogati come a rischio, cioè dove è stimata l'emergenza di problemi legati alla disponibilità idrica nel breve periodo;

   in tal senso, il presidente della regione Piemonte ha chiesto il riconoscimento dello stato di calamità naturale;

   l'Italia è attualmente deficitaria per oltre il 50 per cento nella campagna di raccolta del grano e si registra l'assenza di infrastrutture che permettano un efficiente utilizzo della risorsa idrica;

   l'assenza di acqua nelle risaie rischia di pregiudicare nel modo più totale la raccolta di riso nel territorio italiano, posto che l'Italia è il principale produttore di riso dell'Unione europea e che il riso stesso si sta affermando come materia alimentare alternativa al grano;

   i danni della siccità sull'agricoltura italiana sono stimati essere 2 miliardi di euro nel solo 2022, ed allo stato attuale il 30-40 per cento delle colture agricole di riso e mais rischiano di scomparire per via della mancanza d'acqua: dati 220.000 ettari coltivati a riso nel 2021, ad oggi si è ben sotto i 214.000 ettari;

   allo stato attuale la rete idrica nazionale perde oltre il 50 per cento dell'acqua trasportata, con una capacità di accumulo ancorata all'11 per cento;

   tale siccità si sta diffondendo dal Nord in tutto il Paese, con gravi ricadute in Emilia-Romagna e Toscana, ma anche al Centro-sud, con profondi disagi anche in Abruzzo, Calabria e Puglia, dove oltre il 57 per cento delle aree coltivabili è a rischio di desertificazione;

   la scarsità di risorse idriche mette a repentaglio tanto la produzione agroalimentare quanto il turismo, in particolare quello montano, con riferimento ai rifugi, di cui oltre il 20 per cento rischia di rimanere senz'acqua e chiudere con largo anticipo, nonché quello termale;

   le centrali idroelettriche producono il 17,6 per cento dell'energia elettrica nazionale, con una concentrazione dell'81 per cento delle strutture nel nord Italia, con particolare incidenza in Piemonte e Lombardia, al punto che la siccità rischia di avere ripercussioni concrete anche sui costi di produzione dell'energia con eventuali conseguenze sulle utenze –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per:

    a) sostenere la sovranità alimentare nazionale fornendo adeguate, congrue ed idonee indennità alle attività minacciate e danneggiate dalla siccità;

    b) garantire la sostenibilità economica e produttiva delle coltivazioni agroalimentari nazionali ed, in particolar modo, l'approvvigionamento di materie prime agricole strategiche, come mais, grano e riso, alla luce della crisi delineata;

    c) sostenere in modo strutturato l'ammodernamento delle strutture di raccolta e distribuzione della risorsa idrica nonché l'installazione di invasi di ultima generazione su tutto il territorio nazionale e, in particolar modo, nelle aree maggiormente colpite dal fenomeno in premessa;

    d) aiutare le attività turistiche colpite dal fenomeno della siccità;

    e) scongiurare i disagi derivanti dalla razionalizzazione dell'acqua nei territori e nelle casistiche delineati in premessa.
(4-12412)


   SARLI e EHM. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   ad aprile 2022, il comune di Napoli ha siglato una lettera d'intenti con Invimit Sgr, società partecipata del Ministero dell'economia e delle finanze, con la quale si appresta a trasferire ad un cosiddetto «Fondo Napoli» buona parte del suo patrimonio immobiliare per favorirne la valorizzazione, attraverso la locazione o la vendita a privati, come scrive il Corriere del Mezzogiorno del 14 aprile 2022;

   in una prima tranche è previsto il trasferimento di 600 immobili, come si legge nel Piano di valorizzazione, di cui solo alcuni sono stati resi pubblici i nomi (Galleria Principe, Palazzo Cavalcanti, Deposito ANM di Posillipo, Villa Cava a Marechiaro, il Complesso del Carminiello al Mercato, la Caserma Iovino – ex Convento di S. Diego all'Ospedaletto –, eccetera), molti dei quali di interesse culturale;

   la valorizzazione del patrimonio immobiliare è prevista dal «Patto per Napoli», siglato lo scorso 29 marzo 2022 tra Governo e comune di Napoli. Il patrimonio è costituito da 65 mila immobili: case, negozi, terreni e uffici che vengono valutati dal municipio di Napoli oltre 4 miliardi di euro;

   il Patto per Napoli, come scrive un articolo di La Repubblica del 20 aprile 2022), prevede un contributo per Napoli di 2,6 miliardi di euro nell'arco di 21 anni finalizzato al ripiano del disavanzo e all'ammortamento dei debiti finanziari; il comune di Napoli s'impegna ad assicurare per ogni anno dell'intero periodo risorse proprie pari a un quarto del contributo ricevuto, da destinare al ripiano del disavanzo e rimborso dei debiti finanziari attraverso l'incremento dell'addizionale Irpef, addizionale sui diritti d'imbarco portuale e aeroportuale e con altre misure;

   il giornale Napolitoday del 12 maggio 2022 riporta la notizia che si è svolto presso il Pan, Palazzo delle Arti di Napoli, un incontro promosso da parlamentari, consiglieri comunali di Napoli, associazioni, esperti sul tema: «Cultura bene comune?», dove si è discusso delle politiche liberiste, giudicate anticostituzionali perché sottrarrebbero beni comuni alla collettività;

   il decreto 30 agosto 2019 del Ministero dell'economia e delle finanze dispone che i mutui concessi dalla Cassa depositi e prestiti S.p.a. a comuni, province e città metropolitane, contratti alla data del 1° gennaio 2019 possono essere oggetto di operazioni di rinegoziazione che determinino una riduzione totale del valore finanziario delle passività totali a carico degli enti stessi;

   la Consulta di Audit sul debito è le risorse del comune di Napoli, istituita con decreto sindacale 228 dell'11 luglio 2018, sostiene che tutte le politiche comunali passano dal bilancio, per questo bisogna promuovere un confronto, un dialogo, la partecipazione della comunità cittadina, per coglierne bisogni che siano funzionali al benessere di tutta la città –:

   se non ritenga che l'adozione del Patto per Napoli possa condizionare le scelte politico-amministrative, limitando l'azione dei futuri governi comunali della città di Napoli;

   se sia a conoscenza delle motivazioni che non hanno indotto il comune di Napoli ad aderire a quanto previsto dal decreto 30 agosto 2019 del Ministero dell'economia e delle finanze contenente i criteri e le modalità per la rinegoziazione dei mutui, al fine della loro effettiva riduzione del valore finanziario delle passività totali dell'ente comunale in questione;

   se sia a conoscenza dell'esatta entità del debito reale del comune di Napoli e quali siano gli attuali tassi d'interesse applicati al debito contratto e consolidato;

   se non ritenga d'intraprendere tutte le iniziative di competenza, anche di tipo normativo, affinché siano assicurate norme di salvaguardia per la gestione pubblica del patrimonio immobiliare del comune di Napoli;

   se non ritenga, eventualmente, che i princìpi costituzionali comportino dei vincoli alla vendita dei beni della collettività a privati, seppure sulla base di provvedimenti legislativi.
(4-12417)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   EHM. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nell'ottobre 2021, 6 organizzazioni non governative palestinesi, Al-Haq, Bisan Center for research and development, Defense for Children International-Palestine, the Union of Agricultural work Committees and the Union of palestinian Women's Committees sono state designate quali organizzazioni terroristiche, in base alla legge israeliana anti terrorismo n. 5776 del 2016 e con ordine militare emesso il 3 novembre 2021;

   l'impugnazione della legge citata ha avuto conseguenze concrete, quali perquisizioni, intimidazioni, torture, arresti arbitrari per i dipendenti delle organizzazioni;

   la viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Marina Sereni, nel novembre 2021, in risposta ad una interrogazione parlamentare, ha dichiarato che la decisione del governo di Israele suscita preoccupazione «Come viceministro responsabile per la Cooperazione allo Sviluppo non posso che esprimere preoccupazione per la designazione da parte israeliana di 6 ong palestinesi umanitarie e di difesa dei diritti fondamentali come “organizzazioni terroristiche”. Molte di queste organizzazioni intrattengono fruttuosi rapporti di collaborazione con numerosi Paesi donatori, inclusa l'Italia, per l'attuazione di progetti di cooperazione allo sviluppo e di assistenza umanitaria. L'Italia ritiene che il ruolo delle organizzazioni della società civile sia fondamentale e irrinunciabile nella promozione dei diritti umani e dei valori democratici»;

   le organizzazioni incriminate sono riconosciute a livello internazionale per il loro impegno a difesa dei diritti umani, della promozione dei diritti delle donne e dei minori e per la tutela dei prigionieri politici, e da diversi anni collaborano con l'Onu e con la Corte penale internazionale. Le accuse mosse non provate, hanno provocato, un danno di immagine e la sospensione di finanziamenti per progetti di cooperazione in corso da parte della Commissione europea e di alcuni Paesi donatori;

   in una nota di condanna pubblicata il 7 novembre 2021, l'organizzazione Al-Haq ha ribadito che l'ordine emesso da Israele ha invaso il cuore delle funzioni politiche della società palestinese, in violazione della IV Convenzione dell'Aja concernente «le leggi e gli usi della guerra terrestre e regolamento annesso (1907), articolo 43 e articolo 47, articolo 27 quali attacchi diretti dei diritti umani»;

   a seguito della decisione arbitraria emanata da Israele le sei organizzazioni umanitarie hanno subito gravi ripercussioni nonché la sospensione temporanea di alcuni progetti e condanne arbitrarie come dimostra la decisione da parte di un giudice israeliano di condannare a 16 mesi di reclusione la Presidente del Sindacato dei comitati femminili palestinesi, Khitam Sa'afin, dopo 15 mesi di detenzione arbitraria, e le continue perquisizioni per l'avvocato difensore dei diritti umani Salah Hamouri arrestata arbitrariamente il 7 marzo 2022;

   nonostante siano state diverse le richieste di chiarimento dei fatti da parte della Comunità internazionale ad oggi il governo israeliano sostiene che tali atti siano secretati mentre le informazioni fornite alla comunità internazionale non sono risultate sufficientemente valide a procedere con una ulteriore sospensione dei fondi internazionali a sostegno dei progetti delle organizzazioni internazionali nei territori palestinesi;

   diversi Paesi europei si sono schierati a sostegno delle organizzazioni tra cui la Francia che lo scorso 4 marzo per il tramite del suo ambasciatore presso le Nazioni unite ha ribadito che in assenza di evidenze e fatti rilevanti a supporto di attività terroristiche il paese continuerà a finanziare le organizzazioni (statement to UN Security Council, 19 gennaio 2022. Dello stesso parere la Germania, l'Irlanda, Lussemburgo (4 marzo 2022, statement at 49 HRC) –:

   quali iniziative il Ministro intenda promuovere, anche nelle sedi europee e in seno alle organizzazioni internazionali di cui l'Italia è membro, per la ripresa dei finanziamenti di progetti e affinché il Governo israeliano revochi, nei confronti delle sei organizzazioni non governative palestinesi la designazione di organizzazioni terroriste e a sostegno della quale non sono state fornite prove adeguate dell'accusa.
(5-08321)

CULTURA

Interrogazione a risposta scritta:


   NOVELLI, SANDRA SAVINO, BUBISUTTI, MOSCHIONI, PANIZZUT e RIZZETTO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   la Biblioteca statale isontina di Gorizia è un'importante istituzione culturale attiva da secoli, con diverse denominazioni, nel capoluogo isontino;

   fondata ufficialmente nel 1822, nel corso della sua storia è stata sede di una delle sei biblioteche degli studi della Monarchia austriaca, aperta al pubblico dal 1825, e conservando sino alla prima guerra mondiale la denominazione di Biblioteca regionale del Litorale;

   gravemente danneggiata nel corso del conflitto, riaprì nel 1925 con il nome di Biblioteca governativa, riunendo sotto la stessa sede anche la Biblioteca civica e la Biblioteca e archivio provinciale;

   la seconda guerra mondiale provocò nuovamente ingenti danni, ma anche in questa occasione la biblioteca seppe ripartire con rinnovate energie, sino a diventare, nel 1967, Biblioteca statale, con un incremento del patrimonio librario – circa 417mila volumi – e nuovi e più importanti compiti, assurgendo a punto di riferimento culturale a livello cittadino e non solo;

   attualmente la Biblioteca statale isontina è sede periferica del Ministero della cultura, con direttore avente ruolo di funzionario con posizione organizzativa e non dirigenziale, con conseguenze sull'organizzazione della biblioteca stessa;

   la Biblioteca presenta, inoltre, carenze a livello di personale, al momento 14 unità a fronte di una pianta organica di 25. Carenza che andrà ad acuirsi nel breve periodo a causa di pensionamenti, sia nei ruoli amministrativi che tecnici;

   preoccupante appare anche il quadro relativo a ruoli tecnici, quali i bibliotecari, stante il termine al 30 giugno del contratto del libero professionista incaricato e i tempi necessari per le procedure di reperimento, nelle more delle quali si procederà avvalendosi di bibliotecari in servizio presso altre strutture;

   nel 2025 Gorizia, assieme a Nova Gorica, sarà Capitale europea della cultura e sarebbe un grave danno d'immagine un ulteriore ridimensionamento o persino la chiusura della Biblioteca statale isontina;

   nel marzo del 2022 è stato indetto uno stato di agitazione del personale cui sono seguite, nel mese di giugno 2022, manifestazioni e indizioni di sciopero dei lavoratori per richiamare l'attenzione intorno al precario futuro di questa importante istituzione culturale;

   la Regione Friuli Venezia Giulia ha, nei limiti delle sue competenze, fatto quanto nelle sue possibilità per far fronte alle esigenze della Biblioteca statale isontina –:

   quali siano gli intendimenti del Governo in merito al futuro della Biblioteca statale isontina, anche alla luce dell'ormai prossimo appuntamento con Gorizia e Nova Gorica Capitali europee della cultura;

   se il Governo intenda adottare iniziative per implementare la pianta organica della Biblioteca statale isontina e in caso affermativo, con quali tempi;

   se non si ritenga di dover intervenire con procedure straordinarie al fine di reperire l'organico necessario a scongiurare il rischio di chiusura della Biblioteca.
(4-12411)

DISABILITÀ

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RUFFINO. — Al Ministro per le disabilità, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la sclerosi multipla è una malattia neurodegenerativa ed autoimmune, che colpisce il sistema nervoso centrale causando un ampio spettro di segni e sintomi e che può progredire fino alla completa disabilità fisica e cognitiva. Al 1° gennaio 2021, in Italia questa grave malattia colpiva oltre 129.220 persone – di cui più 9.000 nella sola Regione Piemonte che, tuttavia, non ha previsto l'istituzione di alcun servizio extraospedaliero – per un totale di più di 3.683 nuovi casi all'anno. Per ciascun malato di sclerosi multipla, inoltre, occorre considerare l'intervento di 1/2 caregiver, che si prendono cura del paziente e lo supportano nell'espletamento delle attività quotidiane;

   i vari sintomi presenti nella sclerosi multipla si possono associare tra di loro, traducendosi in una variabilità di quadri clinico-funzionali, che comportano la necessità di prevedere progetti riabilitativi mirati per ogni singolo individuo e circostanziati nel tempo. Per contrastare in modo ottimale la varietà di sintomi che si possono presentare durante il decorso della malattia, pertanto, si rende indispensabile un approccio interdisciplinare e olistico, che coinvolga più figure professionali ed interventi riabilitativi di diverso tipo;

   tuttavia, a causa della struttura e dell'organizzazione del Sistema sanitario nazionale, ad oggi l'accesso alla riabilitazione risulta ancora problematico per molti dei pazienti affetti da sclerosi multipla, con significative differenze tra i territori ed una forte tendenza a concentrare gli interventi in pacchetti di sedute fisioterapiche, slegate da progetti riabilitativi individuali;

   occorrerebbe, per intervenire efficacemente, coniugare una serie di elementi, indispensabili e tra di loro coessenziali: nuova percezione della malattia; nuovo approccio alla cura della malattia; disponibilità di spazi attrezzati per l'attività fisica adattata; promozione di un nuovo stile di vita; accessibilità di spazi di confronto, ascolto e aggregazione;

   la risposta ai bisogni reali dei pazienti passa, inoltre ed inevitabilmente, dall'erogazione di una serie di importantissimi servizi, tra cui figurano, a titolo esemplificativo: l'assistenza personale nella gestione delle attività familiari; il supporto psicologico; la riabilitazione; la consulenza legale e fiscale;

   molte realtà del volontariato sono impegnate nella lotta alla malattia, spesso con proprie risorse e propri volontari, per offrire ai pazienti servizi socio-sanitari accessibili e dedicati, spesso senza alcun supporto pubblico, neppure a livello regionale; con il decreto ministeriale 29 aprile 2022, n. 71 – recante l'approvazione delle linee guida sull'assistenza territoriale – il Ministero della salute ha previsto, nell'ambito delle case di comunità, l'intervento delle associazioni nella gestione della sclerosi multipla, evidentemente riconoscendone il valore, l'importanza e, soprattutto, l'efficacia; l'implementazione di progetti innovativi sulla sclerosi multipla richiederebbe un impegno, anche di carattere economico, da parte delle pubbliche istituzioni – non potendo bastare il solo impegno di realtà private – che favorisca l'associazionismo e integri l'approccio puramente assistenzialista con interventi orientati alla promozione della salute, anche mediante l'utilizzo di terapie riabilitative integrative –:

   quali iniziative intendano assumere per promuovere l'implementazione di progetti ed interventi sulla sclerosi multipla che favoriscano un approccio interdisciplinare nonché la configurazione di percorsi di terapia specifici per le esigenze di ciascun paziente, assegnando a tale scopo risorse dedicate.
(5-08319)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CAIATA, DE TOMA, DEIDDA, VINCI, RACHELE SILVESTRI, ZUCCONI e CIABURRO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   è, ad avviso degli interroganti, surreale, per usare un eufemismo, la determina direttoriale dell'Agenzia delle accise, delle dogane e dei monopoli n. 65 del 18 maggio 2021 che prevede che siano sottoposti a certificazione giochi come «calciobalilla, carambole, biliardi, dondolanti per bambini, tavoli da ping pong», equiparati a videopoker e slot;

   il decreto, che nelle intenzioni dovrebbe riordinare il settore giochi negli esercizi pubblici, distinguendo quelli che non prevedono vincite in denaro da quelli che, invece, le prevedono, è destinato a produrre effetti kafkiani, se non fosse che a rimetterci, oltre agli ignari giocatori di biliardino, tra cui i nostri bambini, sono anche i gestori di locali pubblici di stabilimenti balneari, già pesantemente messi in ginocchio da una crisi finanziaria senza precedenti e oggi alle prese con un nuovo e assurdo adempimento burocratico, perché l'incombenza, come specificato nel decreto, spetta al gestore dell'apparecchio e, dunque, anche all'esercente del locale qualora ne sia il proprietario;

   da essere giochi intramontabili, simboli dell'estate italiana, il calciobalilla, i flipper e altre forme tradizionali di intrattenimento rischiano di scomparire, per effetto di tale decreto, secondo il quale tutte le apparecchiature per il gioco installate in locali pubblici devono essere munite di un «nulla osta» e di un certificato identificativo: un certificato apposito, un nulla osta e, ovviamente, il pagamento dell'imposta sugli intrattenimenti dovrebbero dimostrare che i biliardini e tutti i «giochi azionati a gettone» hanno caratteristiche tali da far escludere qualunque vincita in denaro, che farebbe scattare le norme del gioco d'azzardo;

   fino al 2021 infatti, i calciobalilla erano esenti dal pagamento dell'imposta sugli intrattenimenti applicata ai giochi a pagamento con vincita di premi, mentre la determina n. 65 del 2021, con perfetto tempismo, ha previsto che anche i locali in possesso di biliardini e flipper debbano versare la tassa, che ammonta all'8 per cento dell'imponibile medio forfettario, oltre al limite Iva; il gestore di uno stabilimento o di un locale pubblico e finanche di un circolo culturale che vuole mettere a disposizione dei clienti calciobalilla, carambole, biliardi, flipper e freccette si trova costretto a pagare altre tasse o a rischiare una multa fino a 4.000 euro e così molti hanno deciso di fare a meno di una forma di intrattenimento, anche gratuita, per bambini e famiglie;

   il titolare di un lido di Margherita di Savoia, in Puglia, è stato già multato, perché ancora non aveva ottemperato agli obblighi previsti dalla legge;

   invece di colpire, giustamente, il gioco d'azzardo, si punisce incomprensibilmente il gioco di puro intrattenimento, disincentivando l'attività ludica sana e di aggregazione sia per giovani che per meno giovani –:

   se e quali immediate iniziative di competenza il Governo intenda assumere con riguardo alla determina dell'Agenzia delle accise, delle dogane e dei monopoli n. 65 del 18 maggio 2021 che nulla ha a che fare con il gioco d'azzardo e colpisce, invece, indiscriminatamente gestori e proprietari di esercizi pubblici, caricandoli di ulteriori incombenze burocratiche e tasse, nonostante il grave periodo di recessione economica.
(5-08316)


   RIZZETTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'Agenzia delle accise, dogane e monopoli ha imposto a gestori di bar e siti di intrattenimento una certificazione onerosa per la messa in esercizio di giochi di puro svago come calciobalilla, tavoli da ping pong, carambola, flipper, dondolanti per bambini;

   si è previsto che tali giochi, destinati a luoghi pubblici, debbano essere dotati di un nullaosta per la messa in distribuzione;

   sicché tutti i gestori sono tenuti a denunciare all'agenzia delle accise, dogane e monopoli detti giochi e dispositivi, anche se gratuiti, ed attendere l'autorizzazione per metterli in esercizio. In attesa, per ogni dispositivo, i gestori rischiano multe fino a 4 mila euro, come disposto dal decreto del direttore dell'Agenzia del 1° giugno 2021;

   l'Agenzia, dunque, nel riordinare i giochi senza vincita in denaro, ha applicato norme equivalenti a quelle degli apparecchi a vincita;

   le richieste omologazioni di tutti gli apparecchi da intrattenimento imposte dall'Agenzia fiscale hanno determinato aspre critiche degli operatori coinvolti, che ritengono di essere sottoposti ad adempimenti irragionevoli. Pertanto, gli stessi chiedono la sospensione e l'annullamento di tali regole, che equiparano comuni dispositivi di intrattenimento agli apparecchi che erogano vincite in danaro;

   si ritiene necessario intervenire in materia, poiché, di fatto, vengono penalizzati dei giochi virtuosi in quanto notoriamente di mero intrattenimento, invece di incentivarli, anche per contrastare i giochi d'azzardo –:

   se e quali urgenti iniziative correttive intenda adottare per eliminare gli oneri descritti in premessa, per escludere che vengano penalizzati gli addetti ai lavori del settore e si disincentivi il gioco di intrattenimento senza vincita.
(5-08317)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazione a risposta scritta:


   MUGNAI, D'ETTORE e RIPANI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   il regolamento (UE) n. 181/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 febbraio 2011, relativo ai diritti dei passeggeri nel trasporto effettuato con autobus e che modifica il regolamento (CE) n. 2006/2004 stabilisce norme per il trasporto con autobus in merito ai servizi regolari per i passeggeri che viaggiano all'interno dell'Unione europea per distanze pari o superiori a 250 km;

   ai sensi del sopracitato regolamento (CE) n. 181/2011, i passeggeri che viaggiano in autobus nei Paesi dell'Unione europea sono portatori di alcuni diritti fondamentali tra i quali, indipendentemente dai chilometri delle tratte percorse, condizioni di trasporto non discriminatorie anche in caso di disabilità. In particolare, nel documento si legge che «i servizi di trasporto di passeggeri effettuati con autobus dovrebbero essere a beneficio di tutti i cittadini. Di conseguenza, le persone con disabilità o a mobilità ridotta dovuta a disabilità, all'età o ad altri fattori dovrebbero avere la possibilità di usufruire dei servizi di trasporto effettuato con autobus a condizioni che siano comparabili a quelle godute dagli altri cittadini. Le persone con disabilità o a mobilità ridotta hanno gli stessi diritti di tutti gli altri cittadini in relazione alla libera circolazione, alla libertà di scelta e alla non discriminazione»;

   la normativa di riferimento quando si affronta il tema del trasporto dei disabili è la legge n. 104 del 1992. L'articolo 26 della suddetta legge è intitolato «mobilità e trasporti collettivi». Esso attribuisce alle regioni le modalità con le quali i comuni dispongono gli interventi per consentire alle persone portatrici di handicap la possibilità di muoversi liberamente sul territorio, usufruendo, alle stesse condizioni degli altri cittadini, dei servizi di trasporto collettivo appositamente adattati o di servizi alternativi;

   nella quotidianità di tutti i giorni, i cittadini italiani con disabilità si scontrano purtroppo frequentemente con disservizi e mancanze in fatto di accessibilità dei trasporti, ovvero con le purtroppo famose barriere architettoniche. Bus privi di pedane o spazio di stazionamento carrozzine che ostacolano la mobilità;

   in passato la giustizia (in data 18 giugno 2018) ha già evidenziato certe problematiche con decisioni chiarissime come quella del tribunale di Roma che ha infatti condannato «Flixbus», la società di autobus extra-urbani che effettua servizi di trasporto low-cost in tutta Europa, per condotta discriminatoria nei confronti delle persone con disabilità a causa della mancata accessibilità degli autobus. Il Giudice, ha inoltre ordinato a Flixbus di mettere a disposizione, entro 60 giorni, mezzi accessibili alle persone disabili;

   la vicenda giudiziaria – pubblicata in data 18 giugno 2018 da «Il Fatto Quotidiano» – trae spunto dalla disavventura subita da alcuni ragazzi costretti a muoversi sulla sedia a rotelle ai quali era stato impedito di prenotare il viaggio a causa dell'assenza, all'interno del mezzo di trasporto, delle pedane atte a consentire la salita anche a chi si muove sulla sedia a ruote, nonché di posti di stazionamento della carrozzina –:

   se il Governo sia a conoscenza delle difficoltà quotidiane vissute dai disabili sia nel trasporto pubblico che in quello privato;

   se il Governo intenda introdurre dei contributi «ad hoc» nei confronti delle regioni per consentire alle aziende di trasporto locali di uniformare la quota delle tariffe degli autobus attrezzati a quelle dei pullman non attrezzati e se il Governo intenda effettuare una ricognizione urgente su tutte le linee di trasporto nazionale e locale, pubbliche e private, al fine del rispetto dei princìpi della parità di trattamento nonché della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità.
(4-12413)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DAVIDE AIELLO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto si apprende dalla stampa (Il Messaggero del 21 giugno 2022) «Al 18 maggio le regioni avevano assunto solo 3.440 professionisti degli 11.600 attesi in entrata nei centri per l'impiego. Un ritardo che ora rischia di costare caro: queste strutture, al cui potenziamento il Piano nazionale di ripresa e resilienza destina 600 milioni di euro sono chiamate infatti a inserire prima della fine dell'anno 300 mila disoccupati nel nuovo programma di Garanzia di occupabilità dei lavoratori (Gol)»;

   i centri per l'impiego scontano ancora oggi la mancanza di 8 mila lavoratori;

   in particolare, nel mese di maggio 2022 si è svolto il concorso per il potenziamento dei centri per l'impiego della regione siciliana;

   su circa sessantamila candidati per i 537 posti a disposizione, si sono presentati alla selezione meno della metà dei candidati e solo 200 di essi sarebbero risultati idonei;

   l'assessore regionale alla funzione pubblica avrebbe dichiarato che la regione «ha applicato le disposizioni vigenti, ovvero la legge di riforma Brunetta che regola i concorsi e che per i profili di alta specializzazione prevede una preselezione a monte dei titoli» e che «ora ci saranno dei posti vacanti e andrà deciso come assegnarli» –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto;

   quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, intenda adottare il Governo, d'intesa con le regioni, al fine di accelerare le procedure assunzionali e rafforzare le dotazioni di personale dei Centri per l'impiego e per garantirne il pieno funzionamento e colmare il cosiddetto mismatch tra la domanda e l'offerta di lavoro.
(5-08320)

Interrogazioni a risposta scritta:


   TESTAMENTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il 6 aprile 2022, presso la Prefettura di Campobasso, presenti il prefetto e l'assessore ai trasporti della regione Molise, si è tenuto un tavolo di confronto tra i lavoratori dell'impresa di trasporto pubblico regionale (Atm – Azienda trasporti molisana), e l'amministratore delegato della società. Tale incontro faceva seguito a quello, precedente, del 10 giugno 2021, durante il quale la dirigenza aveva sottoscritto un'intesa con le organizzazioni sindacali per ovviare alle numerose criticità lamentate in questi anni dai lavoratori;

   l'accordo citato era composto da undici impegni, ma a causa degli impegni disattesi da parte dell'azienda è stato successivamente rescisso;

   nonostante la basilarità delle istanze sindacali, infatti, la dirigenza non si è dimostrata comunque in grado di soddisfare tale richieste; e ciò, nonostante le risorse assegnate mensilmente dalla regione. Si chiedeva infatti semplicemente di assicurare, tra le altre cose, la regolarità nel pagamento delle retribuzioni nei confronti di tutti i lavoratori dell'impresa; tempestivi versamenti all'istituto di previdenza complementare delle somme trattenute in busta paga (ammonterebbe a ben 500.000 euro la somma non versata dalla società); e la consegna di nuove divise ai dipendenti, che indossano gli stessi indumenti dell'ultima fornitura del 2010. Tali informazioni sono rivenibili nell'articolo pubblicato su «AltoMolise» l'8 aprile 2022 dal titolo «Trasporto pubblico regionale-Sindacato: “170 dipendenti vessati e ricattati. Chi continua a proteggere ATM e imprenditore Larivera?”» –:

   quali iniziative, anche di carattere normativo e nel rispetto delle proprie competenze, i Ministri interrogati intendano intraprendere al fine di attivare efficienti sistemi di audit volti a monitorare le erogazioni effettuate dalle regioni verso privati, potenziando i sistemi preesistenti o istituendone di nuovi, al fine di garantire l'efficienza produttiva delle gestioni dei servizi pubblici locali, soprattutto per quel che concerne il trasporto pubblico, vitale per le aree interne del nostro Paese.
(4-12414)


   LACARRA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 36 della Costituzione stabilisce che: «Il lavoratore ha diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa»;

   nel nostro Paese la proporzionalità della retribuzione e specialmente la garanzia di un compenso sufficiente ad assicurare «un'esistenza libera e dignitosa» restano, in assenza di una disciplina sul salario minimo, un obiettivo lontano dall'essere raggiunto:

   se il tema dei salari bassi è generalmente avvertito in qualsiasi ambito e attività lavorativa, la preoccupazione per le retribuzioni insufficienti è maggiore quando queste sono determinate sulla base di un Contratto collettivo nazionale;

   il Ccnl infatti, è uno strumento stipulato a livello nazionale tra le organizzazioni rappresentanti dei lavoratori, i sindacati e i loro datori di lavoro rappresentati dalle relative associazioni datoriali atto a garantire condizioni migliori, anche sotto il profilo del trattamento economico, ai lavoratori;

   il Ccnl servizi fiduciari prevede una retribuzione netta pari a euro 3,60 euro, un trattamento economico di gran lunga peggiore rispetto ai contratti collettivi nazionale statuiti per ambiti analoghi, come quello del multiservizi e del portierato;

   tale livello stipendiale, che non può definirsi di certo sufficiente o accettabile, risulta in contrasto con principi e norme di diritto espressi a più livelli, come a esempio le convenzioni e le raccomandazioni sovranazionali in seno all'organizzazione Internazionale del Lavoro e dall'Agenzia delle Nazionali Unite per la giustizia sociale e il lavoro dignitoso, dal citato articolo 36 della Costituzione italiana;

   inoltre, diversi tribunali hanno dichiarato con proprie sentenze l'illegittimità della retribuzione oraria riconosciuta ai lavoratori inquadrati nel livello F del Ccnl servizi fiduciari, giudicata ben al di sotto della soglia di povertà, lesiva della dignità delle persone, e provveduto a indicare un adeguamento giudiziale –:

   se e quali valutazioni, per quanto di competenza, intenda esprimere rispetto alla situazione rappresentata in premessa;

   se intenda, per quanto di competenza, intraprendere iniziative volte ad adeguare i livelli minimi del trattamento economico del Ccnl Servizi fiduciari a standard che assicurino la dignità dei lavoratori.
(4-12416)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VALLASCAS. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   diversi organi di stampa nazionali e regionali hanno dato ampio risalto al fenomeno dell'infestazione di cavallette nella Sardegna centrale che, secondo gli esperti, sarebbe una delle più gravi degli ultimi anni;

   il quotidiano la Repubblica del 16 giugno 2022 ha riferito che «Alcuni miliardi di cavallette stanno spazzando 30 mila ettari della provincia di Nuoro. Mangeranno 200-250 tonnellate di vegetali al giorno – meglio se verdi e irrigati, presi dai campi coltivati – poi a fine luglio spariranno come sono arrivate»;

   si tratterebbe di esemplari ormai adulti, pertanto non ci sarebbe nulla da fare e «ai contadini non resta che contemplare la distruzione delle loro colture»;

   secondo alcune stime, alla fine, gli ettari di coltivazioni distrutte arriveranno a circa 50 mila, «un record per i tempi moderni», con danni inestimabili per le aziende del settore agricolo;

   il fatto desta legittima preoccupazione, soprattutto, per l'ulteriore sviluppo che l'infestazione potrebbe avere nei prossimi anni, vista l'eccezionale capacità di riproduzione delle cavallette, soprattutto in assenza di un'adeguata prevenzione, di disinfestazione e di cura dei terreni;

   alla base dell'infestazione, infatti, ci sarebbero molteplici concause, come i cambiamenti climatici che mantengono «le uova al tepore in inverno», mentre le piogge, che sarebbero in grado di danneggiare uova e larve, ormai scarseggiano; in assenza di ostacoli, le cavallette «si diffondono a macchia d'olio. Le uova si schiudono a metà aprile e i terreni si riempiono di chiazze di giovani esemplari grandi 2-3 millimetri»: in alcuni punti, sarebbero stati contati fino a 2.750 esemplari per metro quadrato;

   secondo gli esperti, gli esemplari andrebbero soppressi subito dopo la schiusa delle uova: «Più tardi, diventa tutto più difficile»;

   a questo proposito, Coldiretti ha sollevato alcune critiche in merito ai mancati interventi che avrebbero aggravato le infestazioni di cavallette, estendendo in tre anni la porzione di territorio infestato «Da duemila ettari a 40 mila»;

   in particolare, Sardinia Post del 20 giugno 2022 ha riferito che l'associazione di categoria «nel 2019 aveva lanciato invano il primo allarme» individuando nella media Valle del Tirso (nei comuni di Sarule, Bolotana e Ottana) l'epicentro dell'invasione di cavallette: «È lì che tre anni fa si è registrata la prima anomala presenza di cavallette»;

   il giornale riferisce che Coldiretti, nell'immediatezza della segnalazione, aveva fatto «subito una denuncia all'assessorato all'Agricoltura. Appello caduto nel vuoto. Con un'aggravante: non possiamo non riconoscere anche un rimpallo di responsabilità con gli uffici dell'Ambiente»;

   la conseguenza è che, dal 2019 ad oggi, avrebbero continuato a proliferare indisturbate con l'ulteriore novità che le cavallette nel frattempo «si sono anche trasformate. Una delle caratteristiche nuove è la capacità di volare, ciò che ha drammaticamente portato a una crescita esponenziale della superficie interessata al fenomeno. Potenzialmente sono 80 mila gli ettari dove le cavallette possono arrivare»;

   il giornale riferisce anche che la regione ha avviato alcuni interventi: «A distanza di tre anni dal primo allarme [...] lo scorso maggio, con enorme ritardo c'è stato il primo intervento [...] con l'impiego di deltametrina» un trattamento inadeguato visto che «ha interessato appena l'1 per cento della superficie invasa dalle cavallette»;

   inoltre, la regione avrebbe anche stanziato delle risorse «in totale tre milioni e 500 mila euro con zero risultati, vista la portata attuale del fenomeno» –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare, per quando di competenza, anche di natura normativa, per contrastare l'infestazione di cavallette della Sardegna centrale e avviare una campagna di prevenzione volta a ridurre la proliferazione degli esemplari nei prossimi anni e se non ritenga opportuno adottare iniziative per prevedere misure finanziarie di sostegno per le aziende agricole danneggiate.
(5-08318)

Interrogazione a risposta scritta:


   DEIDDA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   la dimensione che ha assunto il fenomeno dell'invasione delle locuste nella regione Sardegna, in particolare nella zona centrale, iniziando dal comune di Ottana (Nu), si sta aggravando in quanto sta interessando i centri abitati, assumendo quindi un problema anche di salute pubblica;

   quest'anno è il quarto in cui si manifesta il fenomeno dell'invasione delle locuste (iniziato nel 2019) e si manifesta in maniera più aggressivo e con numeri sempre maggiori, anno dopo anno, occorrono dei piani di contenimento e prevenzione incisivi affinché tale fenomeno non diventi endemico nella regione Sardegna;

   occorrerebbe in primis all'aggiornamento della superficie censita interessata del fenomeno, attraverso l'ausilio di personale specializzato in modo da perimetrare e mappare le aree sia attualmente interessate sia quelle a rischio di prossima invasione, dal momento che l'areale interessato ogni anno si espande, andando ad occupare maggiori superfici;

   attualmente si pensa siano interessati 60 mila ettari, con il serio rischio di vederli raddoppiati nel 2023;

   sarebbe necessario un piano di interventi di prevenzione, che deve essere articolato in più ambiti e soprattutto occorre una leale collaborazione tra Ministeri competenti, università, regione autonoma della Sardegna e altre eventuali istituzioni al fine di preparare e attuare, ad esempio, le seguenti misure necessarie:

    a) intervento fisico-meccanico, con arature obbligatorie, fino a dove le caratteristiche orografiche del terreno lo permettono, onde distruggere le covate. Questa tecnica si deve rendere obbligatoria incentivando tale pratica, con aiuti diretti alle aziende stabilendo un quantum ad ettaro, oppure finanziando l'azione di contoterzisti affinché possano lavorare i campi al momento incolti, vuoi per turnazioni, vuoi per il rispetto di alcune pratiche agricole riconducibili a misure premio previste dal Psr (difesa suolo) vuoi per problemi riconducibili a misure ambientali inerenti il rispetto delle normative relative a Natura 2000 (Zps – gallina prataiola);

    b) dove non è possibile procedere con le arature, poter fare dei trattamenti chimici preventivi, (Piano di disinfestazione);

   affinché queste operazioni siano, portate a compimento, con piena collaborazione della popolazione, occorre urgentemente provvedere alla concessione di deroghe per chi opera con sistemi di agricoltura biologica (misura 11 del programma di sviluppo rurale della Sardegna, soprattutto per quanto riguarda i trattamenti di disinfestazione con prodotti chimici, oltre che per l'utilizzo di mangimi e foraggi non bio, per l'utilizzo di prodotti sistemici e per l'acquisto di mangimi ad uso zootecnico, in modo che non si abbiano ulteriori danni sia a livello di produzione che di premio, così come per chi opera in regime di difesa del suolo (misura 10 del piano di sviluppo rurale della Sardegna) dove sono previste misure che preservano il suolo dalle aratura, quindi utilizzando sistemi di minimum tillage o addirittura zero tillage, e infine deroga alle arature in zona Zps (gallina prataiola), che interessa buona parte del territorio comunale di Bolotana, Noragugume, Sedilo, Ottana;

   durante la disinfestazione con prodotti chimici, limitatamente ai periodi relativi ai trattamenti, bisogna intervenire con aiuti agli allevamenti in termini di sostegno all'alimentazione del bestiame che sarà necessariamente confinato nei ricoveri delle aziende per tutto il periodo di decadimento del reagente chimico –:

   se siano a conoscenza di quanto sopra esposto e quali iniziative intendano adottare al fine di fronteggiare urgentemente, in leale collaborazione con la regione autonoma della Sardegna, l'emergenza locuste, in particolare con riguardo alla campagna di prevenzione per i prossimi anni.
(4-12415)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   MONTARULI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   Etra s.p.a. è una società multiutility a controllo pubblico, operante in regime di diritto privato, che si occupa prevalentemente di servizi ambientali attraverso la raccolta e il trasporto dei rifiuti, di sistemi idrici integrati, con la gestione della rete dell'acquedotto e di quella fognaria, e, infine, di servizi energetici, producendo energia da fonti rinnovabili attraverso impianti a biogas, idroelettrici e fotovoltaici;

   Etra s.p.a. è posseduta da settanta comuni insistenti nelle province di Padova, Vicenza e Treviso, serve un bacino di oltre seicentomila abitanti, fattura annualmente circa 165 milioni di euro ed opera con oltre mille dipendenti distribuiti tra le diverse sedi operative; è retta da un sistema duale che si articola in un consiglio di sorveglianza, con funzioni di indirizzo e controllo, e un consiglio di gestione, con funzioni di gestione e amministrazione, entrambi nominati dall'assemblea dei soci formata da tutti i comuni del bacino che usufruiscono dei suoi servizi;

   Etra s.p.a. opera statutariamente in regime di in house providing, e come tale deve rispettare l'obbligo di assumere personale tramite procedure concorsuali o selettive, secondo le previsioni inserite inizialmente nell'articolo 18 del decreto-legge n. 112 del 2001, poi riprese nell'articolo 19 del Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica, di cui al decreto legislativo 19 agosto 2016, n. 175;

   in materia di selezione del personale, Etra è tenuta, inoltre, al rispetto dei princìpi fissati dall'articolo 35, comma 3, del decreto legislativo n. 165 del 2001, tra i quali: «adeguata pubblicità della selezione e modalità di svolgimento che garantiscano l'imparzialità e assicurino economicità e celerità di espletamento, ricorrendo, ove è opportuno, all'ausilio di sistemi automatizzati, diretti anche a realizzare forme di preselezione; adozione di meccanismi oggettivi e trasparenti, idonei a verificare il possesso dei requisiti attitudinali e professionali richiesti in relazione alla posizione da ricoprire»;

   nel mese di novembre 2021 Etra s.p.a. ha indetto numerose selezioni per il reclutamento di personale apicale, affidando la ricerca a società esterne che avrebbero dovuto sottostare, in ogni caso, ai predetti princìpi informatori;

   nel mese di marzo 2022 la Guardia di finanza, su ordine della procura della Repubblica di Vicenza, nell'ambito di una indagine volta a fare chiarezza sulle modalità di reclutamento del personale da parte di Etra s.p.a., ha acquisito, presso la sede amministrativa della società, documentazione inerente ad alcune selezioni; dalle notizie apparse sulla stampa risulta ufficialmente aperto un procedimento al momento contro ignoti;

   anche presso la Corte dei conti del Veneto è stato presentato un esposto, da parte di un'organizzazione sindacale, per valutare l'ipotesi di danno erariale prodotto dalla stessa condotta nella gestione delle assunzioni di personale –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   quali iniziative di competenza il Governo intenda promuovere, anche tramite apposite verifiche da parte dell'ispettorato per la funzione pubblica e dei servizi ispettivi di finanza pubblica, per garantire la massima trasparenza e correttezza nelle assunzioni di personale da parte delle società pubbliche e in particolare da parte delle società multiutility pubbliche che operano in regime di in house providing, a partire da quella veneta;

   se il Governo, in raccordo con l'Autorità nazionale anticorruzione, intenda promuovere iniziative mirate al contrasto delle irregolarità nelle procedure di selezione del personale.
(4-12410)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazione a risposta orale:


   DORI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il fiume Chiese è immissario ed emissario del lago d'Idro;

   lo sfruttamento intensivo del fiume Chiese comporta un'elevata utilizzazione di acqua per irrigare enormi distese di coltivazioni;

   gli effetti negativi di tale insostenibile utilizzo delle acque del Chiese si ripercuotono gravemente anche sul lago d'Idro, nel novero dei laghi alpini, soggetto a massicci prelievi d'acqua a servizio del territorio bresciano e mantovano;

   il grave sfruttamento delle acque del lago per attività idroelettriche e agricole ha avuto origine oltre un secolo fa: con decreto luogotenenziale del 25 ottobre 1917, il lago viene di fatto trasformato in un mero serbatoio per fini produttivi, mediante la realizzazione di uno sbarramento artificiale all'incile e di due gallerie idrauliche;

   nel 1927, la «Società Lago d'Idro» assume la gestione del lago, tenuto per decenni sotto la soglia del deflusso minimo vitale;

   l'abnorme prelievo annuale di acqua, corrispondente a sette metri di acqua verticali, ha causato la continua alterazione della temperatura del lago e del corso fluviale sublacuale;

   le concessioni governative originate dal decreto sono scadute il 24 ottobre 1987;

   nello stesso anno nasce un movimento popolare di tutela del lago che, dopo vent'anni di battaglie civiche, nel 2007 avvia un presidio permanente sulle scale del Municipio di Idro, chiedendo il ripristino dello scolmo naturale all'incile del lago; grazie alla pressione popolare, viene sottoscritto un accordo in Prefettura, che ripristina lo scolmo naturale e riporta lo svaso del lago a 1,3 metri verticali;

   il 18 dicembre 2018 il consiglio regionale lombardo ha approvato un ordine del giorno, prevedendo la sottoscrizione di un «contratto di fiume» per il Chiese;

   il «contratto di fiume» è uno strumento di riqualificazione fluviale introdotto a livello legislativo con l'articolo 68-bis del decreto legislativo n. 152 del 2006 e concorre a perseguire gli obiettivi della direttiva quadro sulle acque 2000/60/CE;

   nel 2019 i comuni di Calcinato, Montichiari, Bedizzole e Asola hanno promosso un documento programmatico, sottoposto all'approvazione dei consigli comunali dei 40 comuni dell'alta e media pianura orientale lombarda; in tal documento viene proposto espressamente di «conservare un metodo irriguo tradizionale», ovvero l'irrigazione a scorrimento, per irrigare le grandi distese di coltivazione a mais, pari a 31mila ettari intensivi;

   la proposta prevede quindi il ritorno allo sfruttamento intensivo del lago, prelevando ogni anno fino a 3,25 metri di acqua verticali, causando la morte biologica del lago, del suo Biotopo-SIC e il prosciugamento del fiume Chiese;

   il documento è stato approvato da 34 dei 40 Comuni, di cui solo 12 del bacino del Chiese;

   il 18 febbraio 2021, il Presidente della «Federazione del Tavolo delle Associazioni che amano il Fiume Chiese ed il suo lago d'Idro», signor Gianluca Bordiga, in audizione presso l'VIII Commissione del Consiglio regionale lombardo, ha espresso assoluta contrarietà al contenuto del predetto documento programmatico;

   il 22 marzo 2022, il Consiglio regionale lombardo ha approvato la risoluzione XI/2430 che impegna il Presidente e la Giunta regionale a sviluppare i punti esposti nel documento programmatico, compreso l'impiego del metodo di irrigazione a scorrimento, con gli ingenti prelievi di acqua che comprometterebbero il futuro del lago e del fiume;

   la risoluzione è stata approvata da tutti i gruppi del Consiglio regionale, col voto favorevole di 54 consiglieri, un astenuto e nessun contrario –:

   se il Ministro interrogato sia al corrente dei fatti esposti in premessa;

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda porre in essere al fine di tutelare il fiume Chiese e il lago d'Idro, anche in considerazione della crisi idrica in atto;

   se intenda farsi promotore, per quanto di competenza, della costituzione di un'autorità di bacino interregionale per il fiume Chiese e il lago d'Idro, considerate le loro peculiarità.
(3-03043)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TERZONI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il Ministero della transizione ecologica ha promosso l'accordo Patom per la tutela dell'orso bruno marsicano, sottoscritto dalla regione Abruzzo con delibera di Giunta regionale 421 del 2006;

   tra gli obiettivi quello di assicurare la continuità tra i parchi attraverso corridoi ecologici, al fine di rendere possibile l'espansione dell'areale;

   il valico di Carrito Olmo di Bobbi è stato individuato nel 2001 quale unica connessione ecologica tra Parco nazionale d'Abruzzo Lazio Molise e Parco del Sirente Velino grazie al progetto europeo LIFE Econet;

   la permeabilità dell'area è cruciale in quanto a est e ovest vi è l'autostrada con tratti sensibili proprio all'attraversamento degli orsi. Preservare la qualità ambientale del corridoio dell'Olmo di Bobbi appare quindi fondamentale;

   recentemente l'area è stata frequentata da diversi orsi tra cui «Amarena» con i suoi 4 cuccioli, compreso il famoso «Juan Carrito», dal nome proprio della località del corridoio ecologico;

   le stessa Unione europea ha cofinanziato numerosi progetti LIFE, per la tutela dell'orso bruno, per l'ammontare di oltre 10 milioni di euro;

   il 22 ottobre 2007, la regione Abruzzo approvava un progetto per due cave, promosso dal comune di Cocullo, in località Aia Catino (esclusivamente per recupero ambientale) per 150.000 metri cubi, da realizzarsi nei primi 5 anni e in località Olmo di Bobbi, per 830.000 metri cubi e 6,5 ettari (per escavazione e recupero ambientale) per i successivi 5 anni;

   il Comitato Via della regione con giudizio n. 873/2007 aveva escluso l'intervento dalla Via;

   il 24 maggio 2010 con determinazione n. 34 il comune rilasciava alla ditta Sielpa di Cingoli, l'autorizzazione di durata decennale per l'attività estrattiva nelle due cave (BURA del 25 giugno 2010);

   nel 2014 la Sielpa falliva;

   subentrava la ditta Fratelli D'Addario di Laureano D'Addario SNC;

   nel 2020 la concessione scadeva senza alcuna richiesta di proroga. Il 6 maggio 2021 veniva stipulata una «scrittura privata» tra comune e ditta con la quale si autorizzava, con atto a valore retroattivo, la ditta a proseguire l'attività dal 13 agosto 2020 al 23 giugno 2021;

   l'8 giugno 2021 la ditta depositava al comune e alla regione istanza di proroga, non ancora accordata, per il periodo 23 giugno 2021-26 giugno 2036 (quindi ulteriori 15 anni). Al momento le attività hanno riguardato solo la cava di Aia Catino;

   pur essendo fuori aree Natura2000, la zona di Olmo di Bobbi è a soli 800 metri dalla ZPS «Sirente-Velino» e a 3 chilometri dal SIC «Colle del Rascito»;

   il decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997 obbliga alla procedura di Via i progetti, anche esterni a siti Natura2000, che possono avere incidenza su tali siti;

   gli studi condotti dimostrano che l'area di Olmo di Bobbi è: area di passaggio tra parchi e zona di rifugio fondamentale per l'orso. È area di caccia delle aquile reali nidificanti nei siti SIC/ZPS limitrofi nonché del grifone nidificante nel Parco Sirente-Velino. È area di alta frequentazione per il lupo e utilizzata da specie prioritarie come il falco grillaio. Specie tutelate dalla direttiva 2009/147 come calandro, averla piccola e tottavilla raggiungono densità elevatissime. È area fondamentale di presenza della coturnice e della lepre italica;

   una cava vasta quasi 7 ettari, con andirivieni di camion, emissioni di rumore e altro, in un'area attualmente di fatto quasi indisturbata causerebbe un impatto notevolissimo per la fauna pregiudicando gli obiettivi di conservazione del Patom e della rete Natura2000 –:

   se la corretta applicazione del decreto legislativo n. 152 del 2006 imponga ai fini della proroga una rivalutazione del progetto alla luce delle nuove informazioni naturalistiche (Patom; life Econet) e se analogamente la corretta applicazione del decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997 non imponga lo svolgimento della valutazione di incidenza ambientale;

   se tale intervento non vanifichi almeno in parte il raggiungimento degli scopi dei progetti Life sull'orso.
(5-08315)

Apposizione di una firma ad una mozione.

  La mozione Vianello e altri n. 1-00545, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 novembre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Benedetti.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Pellicani e altri n. 5-08303, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 giugno 2022, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Bonomo.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta in Commissione Schirò n. 5-08262, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 709 del 17 giugno 2022.

   SCHIRÒ. – Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   le persistenti problematiche che si evidenziano nell'offerta di servizi consolari rappresentano in modo sempre più evidente serie remore per il sistema Italia nel suo sforzo di rilancio in ambito globale, con particolare riferimento all'efficienza e alla puntualità dei servizi resi ai cittadini italiani all'estero, in costante crescita, e alle imprese impegnate in progetti di internazionalizzazione;

   la limitata capacità di risposta dell'amministrazione alla domanda estera dipende, oltre che dalla crescita esponenziale della presenza di cittadini italiani in oltre duecento paesi e dallo sviluppo delle esperienze di internazionalizzazione delle aziende, dalla deprivazione di personale nelle qualifiche funzionali che si è avuta a seguito del decennale blocco del turnover, nonché dall'insufficiente numero di assunzioni del personale a contratto locale, avente una funzione insostituibile nell'operatività delle strutture e nei collegamenti con le realtà locali; a tale situazione è da aggiungere anche la lenta e complessa diffusione dei sistemi elettronici applicati all'amministrazione estera;

   l'interrogante si è ripetutamente fatta interprete del profondo disagio esistente su queste questioni nelle comunità italiane all'estero sollecitando il Governo a fronteggiare con mezzi straordinari e adeguati le disfunzioni indotte dalla pandemia (interpellanza urgente svoltasi il 4 settembre 2020); cofirmando una risoluzione sul sistema dei servizi consolari in Commissione esteri, approvata a larghissima maggioranza il 16 dicembre 2021, con la quale si è impegnato l'Esecutivo a un intervento di emergenza volto a riassorbire gli arretrati accumulati e a realizzare un programma pluriennale di riorganizzazione della rete estera incentrato soprattutto sull'integrazione di nuovo personale, in organico e a contratto, e sulla più incisiva applicazione di sistemi informatici; presentando un ordine del giorno il 23 luglio 2021, accolto dal Governo, nel quale, per alleggerire il lavoro nei consolati e accelerare i tempi divenuti ormai insostenibili, si chiedeva che i comuni fossero autorizzati alla emissione della carta di identità elettronica (Cie) anche agli iscritti nei propri elenchi AIRE;

   le problematiche accennate continuano ad essere motivo di continue proteste e sollecitazioni da parte di singoli cittadini e di soggetti associativi, come dimostra la recente petizione popolare lanciata in Svizzera, mirante a richiedere un incremento delle attività itineranti dei consolati, soprattutto a beneficio dell'utenza più distante e anziana, e della presenza di personale a contratto;

   negli ultimi anni, grazie anche alle costanti sollecitazioni dei rappresentanti della circoscrizione Estero, la politica per il personale ha conosciuto finalmente un'inversione del trend, consentendo di immettere alcune centinaia di figure nei ruoli del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e di colmare alcuni vuoti, spostando allo stesso tempo il limite del contingente del personale a contratto assumibile sulle 3100 unità, ma queste pur apprezzabili misure sono riuscite a stento a bilanciare il numero dei pensionamenti, senza reintegrare in modo significativo le lacune strutturali della decennale stasi nelle assunzioni –:

   se il Governo non ritenga di adottare fin dall'immediato iniziative coerenti volte a:

    a) prevedere nel prossimo disegno di legge di bilancio annuale 2023 e triennale 2023-2025 risorse adeguate ad assicurare un numero di assunzioni di personale delle aree funzionali e di personale a contratto sufficiente ad avviare una significativa reintegrazione del personale mancante nelle strutture consolari;

    b) estendere e semplificare l'utilizzazione dei sistemi elettronici adottati per l'accesso ai servizi consolari per i connazionali all'estero, in modo da renderli più accessibili ed efficaci, ad esempio in riferimento alle procedure per la richiesta dello Spid, finora appesantite da notevoli complicazioni, anche in vista della scadenza del 1° gennaio 2023, data dalla quale il sistema Spid dovrebbe essere generalizzato.
(5-08262)

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta immediata in Commissione Di Muro n. 5-08288 del 21 giugno 2022.

Ritiro di firme da una risoluzione.

  Risoluzione in Commissione Daga e altri n. 7-00848, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 giugno 2022: sono state ritirate le firme dei deputati: Federico, Di Lauro, Micillo, Traversi, Varrica, Zolezzi.