XVIII LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 715 di martedì 28 giugno 2022
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANDREA MANDELLI
La seduta comincia alle 14.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 13 giugno 2022.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 112, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Modifica nella composizione di una componente politica del gruppo parlamentare Misto.
PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 27 giugno 2022, la deputata Rosa Alba Testamento, già iscritta alla componente politica “Alternativa” del gruppo parlamentare Misto, ha dichiarato di dimettersi da tale componente, restando iscritta al gruppo parlamentare Misto.
Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.
PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 28 giugno 2022, la deputata Francesca Troiano, già iscritta al gruppo parlamentare Misto, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Italia Viva. La presidenza di tale gruppo, con lettera pervenuta in pari data, ha comunicato di aver accolto la richiesta.
Seguito della discussione del disegno di legge: S. 2598 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 aprile 2022, n. 36, recante ulteriori misure urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) (Approvato dal Senato) (A.C. 3656).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3656: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 aprile 2022, n. 36, recante ulteriori misure urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).
Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo delle Commissioni, identico a quello approvato dal Senato.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 14,06).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Si riprende la discussione.
(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia – Articolo unico - A.C. 3656)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Renzo Tondo. Ne ha facoltà.
RENZO TONDO (M-NCI-USEI-R-AC). Grazie, signor Presidente. La componente “Noi con l'Italia” utilizzerà questo intervento per formalizzare l'etica della responsabilità, come già fatto sul tema del catasto e su altri temi importanti per questa legislatura. Siamo preoccupati perché molti interventi, in discussione generale, hanno evidenziato come ormai ci sia un problema di ordine metodologico: stiamo andando avanti con voti di fiducia, in una sorta di monocameralismo alternato, perché una volta tocca a questa Camera, una volta tocca al Senato. Il Parlamento, in questo caso, è costretto a intervenire con un voto di fiducia praticamente a scatola chiusa, in quanto i tempi necessari per l'esame sono stati assolutamente ristretti e ciò è stato posto, con grande attenzione, al centro del dibattito anche da interventi autorevoli di esponenti della maggioranza e dell'opposizione.
Credo che sia oggi necessario prendere atto che siamo in un momento di crisi (per la pandemia, la guerra in Ucraina, la crisi economica), però il Parlamento va riportato quanto prima alle sue responsabilità. Quando analizziamo la scarsità di presenza al voto - come è accaduto domenica scorsa nei ballottaggi: sì e no, il 50 per cento - dobbiamo fare riferimento anche al fatto che noi parlamentari del territorio siamo spesso messi nelle condizioni di non risolvere alcun problema, proprio perché c'è il voto di fiducia e, quando alla gente dici: “questo non lo posso fare”, è evidente che qualche discrasia nel rapporto Stato-cittadino si crei.
Detto questo, noi oggi esprimeremo un voto favorevole perché questo decreto-legge sul PNRR comunque è importante e affronta temi centrali, come la pubblica amministrazione, la scuola, la giustizia e l'energia, tema quest'ultimo sul quale vorrei concludere i due minuti a mia disposizione, evidenziando un paio di punti. Il primo ho già avuto modo di ribadirlo: “no” al fotovoltaico sui terreni agricoli. Il secondo: ricordiamoci che i giovani industriali, a Rapallo, hanno sottolineato la necessità di occuparsi del nucleare. Infine, vi è un tema che il capogruppo Lupi ha posto sempre con forza, quello degli stipendi degli insegnanti: se vogliamo una scuola di qualità, ci vogliono anche stipendi di qualità per chi lavora nel settore.
Per cui, noi voteremo a favore (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento AdC).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Raduzzi. Ne ha facoltà.
RAPHAEL RADUZZI (MISTO-A). Grazie, Presidente. Quanto tempo ho?
PRESIDENTE. Quattro minuti, onorevole Raduzzi.
RAPHAEL RADUZZI (MISTO-A). Grazie, Presidente. La politica italiana è sempre più simile al libro Il Gattopardo: deve cambiare tutto per non cambiare nulla. Dopo settimane di discussioni sulle armi, che hanno visto il MoVimento 5 Stelle ribollire al proprio interno, abbiamo assistito a questa magica scissione. Ma questa scissione a cosa ha portato? Ha portato il Ministro D'Inca', il Ministro del MoVimento 5 Stelle, a venire in Aula a porre l'ennesima questione di fiducia. Allora, ci sentiamo di rassicurare tutti gli italiani che, da fuori, si chiedevano cosa sarebbe successo: tranquilli, il MoVimento 5 Stelle è - e resta - il migliore spot vivente per il Bostik (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa): come sono loro incollati alle poltrone, non lo è nessuno, veramente nessuno. Non dobbiamo temere nulla da loro, perché loro rimarranno in questo Governo. Per quanto riguarda l'“operazione bulloni”, leggevo oggi un articolo su Il Foglio che diceva: questo Governo deve cercare di arrivare alle elezioni, le spostiamo un po'… da febbraio a maggio, così facciamo le nomine, magari chiediamo a Banca d'Italia di far dimettere il proprio Governatore, così lo nominiamo noi.
Ecco, questa è la democrazia che voi avete in mente e questo è il motivo per cui Alternativa è fermamente contraria a questa maggioranza e a questo Governo. E quindi noi voteremo “no” all'ennesima questione di fiducia su un decreto, peraltro, che sancisce il nostro totale status di colonia dell'Unione europea. Con il PNRR abbiamo approvato una sorta di MES mascherato, un MES con l'ombretto, l'ha definito un mio collega, perché, ogni sei mesi, voi venite qui, in Aula, con il vostro bel decretino e il Parlamento, la Camera dei deputati, non può emendare assolutamente nulla: prendere o lasciare. Tutti i vostri soldatini votano la fiducia, dalla Lega ai Cinquestelle, passando per LeU e ogni tanto anche Fratelli d'Italia si associa ad approvare i provvedimenti di questo Governo. Pensiamo alle armi, perché è giusto continuare a mandare armi; è giusto continuare ad affamare il popolo italiano con sanzioni che ci si ritorcono contro sull'energia, sulle imprese e sulle famiglie, lo stiamo vedendo benissimo in questi mesi. Ebbene, noi approviamo questo decretino, perché ogni sei mesi dobbiamo fare il compitino che ci chiede Bruxelles. In questi ultimi mesi la questione ha riguardato soprattutto il catasto, su cui c'è stata una manfrina incredibile e su cui il centrodestra dice ‘abbiamo vinto!'. Peccato che poi se si vanno a vedere le formulazioni, quelle che Salvini non avrebbe mai voluto e dovuto votare, sono praticamente identiche, e si aprono le porte all'aumento della tassazione sulle prime case, che è ciò che Bruxelles ci chiede da anni. Nella raccomandazione del 2019 c'è scritto in maniera chiara che bisogna spostare la pressione fiscale sugli immobili e revisionare il catasto e le raccomandazioni europee sono un vincolo che dobbiamo seguire pedissequamente, altrimenti ogni sei mesi questi prestitini non ci tornano. E in questo decreto, tra le altre cose - i miei colleghi poi ve ne parleranno in maniera molto più approfondita - c'è una piccola cosa di cui si è parlato poco, ossia la possibilità di conferire incarichi dirigenziali a personale dell'Unione europea, praticamente il commissariamento massimo che possa avere un Paese. Non abbiamo neanche più i nostri dirigenti, ce li facciamo imporre da Bruxelles. Sinceramente, non vedo davvero alcuna differenza rispetto ai programmi straordinari che prevedeva il MES. Questi sono i motivi per cui noi diremo per l'ennesima volta “no” alla vostra maggioranza, “no” al Governo Draghi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, Presidente. Rappresentante del Governo, colleghe e colleghi, siamo di fronte a una nuova fiducia, con una tempistica ulteriormente accorciata per quel che riguarda il lavoro di questo ramo del Parlamento e, da questo punto di vista, non si può non sottolineare il disagio. Credo sia stato anche espresso dai presidenti delle Commissioni bilancio e lavoro, che hanno scritto al Presidente della Camera, Fico, proprio per evidenziare come la tempistica dell'esame di questo decreto abbia compresso oltre misura gli spazi dell'istruttoria referente, previsti dall'articolo 72 della Costituzione e dall'articolo 79 del Regolamento della Camera. Di fatto, in due giorni, è risultato oggettivamente impossibile svolgere alcuna funzione preparatoria dell'esame in Assemblea e così è stato. Non si può, quindi, non rilevare un problema che si sta protraendo in questa legislatura in maniera sempre più insostenibile: mi riferisco a questo bicameralismo alternato, a cui faceva cenno anche il collega Tondo nel suo intervento. Lo abbiamo più volte sottolineato.
Credo, signor Presidente, che occorra sviluppare un'azione forte, da parte dei Presidenti del Senato e della Camera, con il Governo, perché oggettivamente questa situazione non garantisce quell'equilibrio di rapporti e di poteri tra potere esecutivo e potere legislativo. Da questo punto di vista, il nostro auspicio è che non ci si debba più trovare di fronte a una situazione come questa; quindi, non soltanto l'impossibilità materiale ad intervenire, ma di fatto anche tempistiche che hanno cancellato qualsivoglia elemento formale di valutazione da parte di questo ramo del Parlamento.
Il provvedimento in sé, ovviamente, era necessario. Non si tratta di commissariamento da parte dell'Europa, non si tratta di MES edulcorato, ma semplicemente di un decreto che contiene misure per attuare il PNRR e, in particolare, per accelerarle. E' un tema che sicuramente ritorna e che avevamo già evidenziato in sede di discussione concernente il PNRR, ossia la necessità di dover rispettare obblighi, tempistiche previste dal cronoprogramma del PNRR, anche con riferimento alla nostra macchina amministrativa, alla nostra capacità progettuale e realizzativa in una pubblica amministrazione che, storicamente, in Italia, ha avuto elementi di difficoltà, appunto in termini di capacità e di velocità di realizzazione.
Da questo punto di vista, va rilevato un problema che abbiamo più volte sottolineato, ossia la difficoltà, riscontrata in questo momento dai comuni - in particolare, dai piccoli comuni - a stare dietro ai bandi di progetto e, quindi, alla progettazione, per ottenere i fondi di attuazione del PNRR. È già stato dato un segnale in questa direzione, però non si può non rilevare questa oggettiva difficoltà, perché, in particolare, come dicevo proprio per i comuni più piccoli, la carenza di personale tecnico e l'accavallarsi di problematiche relative ai progetti del PNRR, nonché, in parallelo, per gli uffici tecnici, le questioni relative al 110 e agli interventi di carattere edilizio, stanno creando un ingorgo che rischia di mettere in difficoltà e soprattutto di vanificare lo sforzo affinché il PNRR non sia soltanto a beneficio delle grandi realtà e delle grandi strutture delle grandi città, ma possa essere un'opportunità per ridurre le disuguaglianze e le fratture territoriali tra i grandi centri e le piccole realtà. Lo abbiamo sottolineato più volte.
Poi il provvedimento contiene altri elementi importanti: tutta la parte relativa alla scuola - su cui è stato fatto un lavoro significativo nel passaggio al Senato, che va sottolineato - è stata migliorata, a dimostrazione che l'intervento del Parlamento non è inutile, anzi può consentire di migliorare i decreti governativi; ciò vale per tutti, ma vale ovviamente anche per questo. Poi, nello specifico, ovviamente, ci si potrà tornare nell'intervento sul merito del provvedimento per il voto finale.
Per queste ragioni, nonostante il disagio oggettivo di fronte alle tempistiche, che ho voluto rimarcare, annuncio il voto favorevole delle deputate e dei deputati del gruppo Liberi e Uguali al voto di fiducia su questo provvedimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sara Moretto. Ne ha facoltà.
SARA MORETTO (IV). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, sottosegretario, siamo da sempre un Paese di tifosi in ogni campo, anche purtroppo in quello del PNRR. La fase che stiamo vivendo è assolutamente strategica e già cresce in qualcuno, anche in quest'Aula, il tifo per il fallimento di questo Piano, con l'obiettivo di dimostrare, in maniera alquanto miope, che questo Paese non è in grado di cambiare. Attenzione però, perché la contrapposizione politica a volte può diventare anche un autogol. I limiti storici e strutturali del nostro Paese li conosciamo tutti.
Quando al Governo c'è stato chi voleva cambiare davvero, si è anche lavorato per superarli, riuscendoci con orgoglio in alcuni settori. Avere a disposizione 200 miliardi per provare a risolvere tutte le criticità e rilanciare lo sviluppo del Paese è un fatto senza precedenti nella nostra storia, un fatto al quale non si è necessariamente preparati, un fatto che mette alla prova tutti noi, ma direi tutto il Paese e le classi dirigenti a tutti i livelli, anche nel mondo privato.
Un atteggiamento disfattista non è consentito in questo tempo: serve coraggio e visione. Italia Viva ha avuto, fin dall'inizio, la consapevolezza che la sfida che avrebbe investito il Governo sarebbe stata difficile, ma straordinaria; ha messo in gioco sé stessa per cambiare le sorti del Paese. Ne andiamo fieri, ripensando alle critiche e agli insulti ricevuti nei giorni della crisi del Governo precedente come ad un sacrificio necessario. Il risultato, l'arrivo di Mario Draghi alla guida del Governo italiano, è stata la svolta che ha riconnesso le ambizioni di chi, come noi, non si rassegnava ad una gestione mediocre e raffazzonata di una fase così strategica e che ha rassicurato chi temeva un salto nel buio.
Sembra passato un secolo. Ora l'Italia è autorevole protagonista dei summit europei, affidabile destinataria delle prime tranche dei fondi di Next Generation EU, ferma sostenitrice dell'Ucraina nel conflitto alle porte dell'Europa, Paese avviato alle riforme strutturali. Pensare che qualche leader in difficoltà elettorale pensi di guadagnare consenso, dimenandosi in maniera scomposta in questo quadro, è davvero molto triste.
Ciascuno di noi, la forza politica a cui apparteniamo, ha delle priorità e delle battaglie da condurre, ma non a spese degli italiani. Fare lo sgambetto al Governo Draghi oggi è come fare lo sgambetto a se stessi.
Per tutti questi motivi, Presidente, prima di passare ad ulteriori considerazioni, annuncio, fin da subito, il voto favorevole di Italia Viva oggi, per confermare la fiducia al Governo guidato da Mario Draghi; una fiducia non dettata da convenienze ma dalla consolidata convinzione che il PNRR non possa avere interprete migliore.
Vengo ora ad alcune considerazioni di merito sul PNRR, protagonista del decreto in esame, e sul funzionamento del Parlamento, come già fatto anche dal collega che mi ha preceduto.
La fiducia di oggi è legata ad un decreto cosiddetto omnibus, che ha l'obiettivo di mettere in campo gli strumenti necessari a dare piena attuazione al PNRR. Al Governo va riconosciuta la determinazione nell'affrontare, anche attraverso interventi specifici, le criticità pratiche che spesso finiscono per limitare nel quotidiano le missioni che ci siamo dati.
Con estrema franchezza, però, dobbiamo prendere atto del fatto che ciò che stiamo vivendo, la sfida che abbiamo di fronte, richiede interventi radicali, innovazioni strutturali e cambiamenti definitivi.
La pubblica amministrazione, i processi autorizzativi e la concertazione dei soggetti devono vivere una nuova stagione, che non si esaurisce in piccoli miglioramenti, ma richiede un cambio di approccio alla radice. Il rischio di insuccesso di alcuni obiettivi definiti dal Piano è oggettivo.
Non siamo qui a dire che va tutto bene e che le future tranche di finanziamento europeo sono scontate. Siamo qui a dire che il PNRR non può essere un contenitore in cui ciascuno pensa di mettere il proprio progetto senza una visione politica coordinata. Non si può prescindere da quest'ultima per rispondere davvero alle fragilità dell'Italia.
Faccio un esempio, prendendo spunto dalla crisi idrica che stiamo vivendo. Se non si vuole rimettere in piedi una struttura di missione come Italiasicura, che per la prima volta aveva destinato consistenti fondi pubblici contro il dissesto idrogeologico, si investano più fondi del PNRR - oggi si parla dell'1 o 2 per cento del totale - per contrastare meglio il fenomeno della siccità. Oggi il nostro Paese è in grado di raccogliere e riutilizzare solo l'11 per cento dell'acqua piovana raccolta, cinquant'anni fa era il 14 per cento: siamo riusciti a peggiorare. Paghiamo sanzioni all'Europa perché un terzo del territorio del nostro Paese non è dotato di depuratori.
Cogliamo l'occasione, questa, straordinaria, di applicare una visione a lungo termine, una “programmazione” - termine che abbiamo spesso abbandonato - rispetto a fondi straordinari con semplificazioni normative. Potremmo così tornare ad investire in infrastrutture e tecnologie per il risparmio idrico.
Siamo qui a dire, quindi, Presidente, che il Governo avrà il nostro appoggio nelle decisioni che porteranno ad ulteriori semplificazioni, a efficaci processi autorizzativi e concreto sostegno alle imprese, che sono il motore dal quale deriva il lavoro e la modernizzazione del Paese.
Siamo qui a dire che assieme possiamo cogliere fino in fondo un'opportunità che definirei epocale. Lavorando con serietà possiamo prendere un treno che può davvero portarci verso il futuro.
Ho detto “assieme”, Presidente, perché purtroppo è evidente che l'accavallarsi delle emergenze di questi ultimi anni ha ristretto gli spazi operativi del Parlamento. Non possiamo accettare che queste emergenze, che nel concreto si traducono nell'emanazione di decreti-legge e nell'utilizzo della questione di fiducia, producano una distorsione dell'iter parlamentare che rischia di diventare fisiologica, quasi normale. Si è passati da un bicameralismo imperfetto, come lo definivamo noi convinti sostenitori della riforma costituzionale del 2016, addirittura ad un monocameralismo alternato, come colleghi senatori lo hanno definito formalmente in una lettera inviata anche alla Presidenza del Senato. Questa deviazione rappresenta, a nostro parere, una metamorfosi che tradisce, di fatto, il processo democratico costituzionale. I tempi sono cambiati e la rapidità richiesta alle istituzioni è sicuramente superiore a quella di qualche decennio fa. Per noi è evidente, irrinunciabile e improrogabile un ammodernamento del procedimento legislativo. Il fatto che i decreti relativi al Piano di ripresa del Paese e le riforme in esso previste ci passino sotto gli occhi, senza poter incidere con proposte e miglioramenti, è una prassi inaccettabile e riteniamo che la Presidenza della Camera debba farsene carico.
Presidente, dopo questa necessaria denuncia, ritorno al merito politico per confermare il nostro voto convintamente favorevole e, quindi, la nostra fiducia al Governo Draghi (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferro. Ne ha facoltà.
WANDA FERRO (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, ancora una volta, l'ennesimo voto di fiducia. Se il pallottoliere non ci inganna, si è al quarantaseiesimo voto del Governo dei migliori, un Governo che si ostina nel suo atteggiamento di svilimento rispetto al Parlamento, rispetto alle istituzioni e rispetto all'Aula tutta.
Penso anche a quello che è avvenuto al Senato, perché non dimentichiamo che i nostri colleghi senatori hanno dovuto lavorare nottetempo in Commissioni sequestrate per giorni e giorni, perché non arrivavano i testi per tempo e perché, soprattutto, mancava un accordo tra la maggioranza e la Ragioneria dello Stato, dal momento che non c'è accordo nella stessa maggioranza.
Avete un'ampia possibilità attraverso i numeri, che rappresentano la maggioranza di questo Parlamento e di questo Governo, e francamente è inaccettabile una blindatura di questo tipo sui provvedimenti e la mortificazione continua del Parlamento, ridotto ormai ad un mero organismo di ratifica.
Non viene data ai parlamentari eletti dalla gente la possibilità di migliorare i testi, di formulare proposte, di essere interpreti dei sentimenti e dei bisogni dei cittadini che ci hanno chiesto di essere la loro voce e presenza nelle istituzioni. Invece, il Parlamento è ormai da tempo commissariato, tenuto sprezzantemente sotto il giogo da chi non ha avuto alcuna investitura popolare, da chi non ha mai parlato con un cittadino, da chi non ha mai chiesto la sua fiducia, da chi ritiene di non dover mai rendere conto a niente e a nessuno del proprio operato.
Vorremmo non sentire più da nessuno dei colleghi di questa vasta maggioranza quel solito atteggiamento, dove si avalla ogni volta la fiducia in Aula, salvo poi lamentarsene durante le dirette negli interventi televisivi. Non vorremmo più sentire, all'indomani di una tornata elettorale, i dolenti peana sulla disaffezione al voto degli italiani.
A cosa serve andare a votare, se chi viene eletto è destinato a svolgere un ruolo di semplice passacarte, se la linea della politica ormai viene dettata da un comitato tecnico o dalla Ragioneria generale?
La democrazia va difesa e va difesa in queste Aule, non a favore delle telecamere; va difesa con i fatti, con i voti e non con vuote parole e dichiarazioni di intenti. Se la politica, come sta facendo, rinuncia a decidere, a proporre una visione, a prendersi le responsabilità delle proprie scelte, se si protegge continuamente sotto l'ombrello della questione di fiducia, la risposta non può essere che quella della disaffezione, la disistima prima e il totale scollamento dopo tra le istituzioni e il Paese reale.
Assistiamo all'ennesima umiliazione del Parlamento questa volta - e non è la prima volta - in nome del PNRR, che è diventato nella narrazione corrente una sorta di Santo Graal, in nome del quale si deve accorrere e ci si deve genuflettere alle richieste dell'Europa, di una delle tante cabine di regia che spuntano come i funghi e che si deve ringraziare ogni volta a capo chino.
Nessun margine per le modifiche, non una possibilità di discussione: non sia mai che il Parlamento, nell'esercizio delle sue legittime funzioni e prerogative, osi modificare ciò che i tecnici hanno stabilito!
Questo Piano per l'Italia, che ci ha fatto sperare in un rilancio e in un'occasione di rigenerazione e di ripartenza, si è disvelato per quello che è realmente: è sicuramente il Santo Graal.
Ma chi vuole una delega in bianco per una spesa pubblica totalmente svincolata dal controllo parlamentare di chi vuole imporre riforme inefficaci, che non serviranno a rendere questo Paese più efficiente, più dinamico, più resiliente (come, ormai, è di moda dire), e che si sottrae a tutte queste riforme e al dibattito, qui, in quest'Aula, ma anche nelle Commissioni, e, infine, si sottrae al dibattito con i cittadini, dove queste riforme poi dovranno essere realmente applicate? Possiamo già prevederlo: saranno applicate con ben poche fortune, perché quei territori dove gli enti locali, che sono stati il presidio più forte e più saldo durante la pandemia, hanno urlato a gran voce la loro necessità, eppure non sono stati coinvolti e sono rimasti totalmente inascoltati.
Siamo di fronte all'ennesimo decreto-legge che mette insieme un'eterogenea quantità di argomenti; quei decreti-legge omnibus su cui la Corte costituzionale è già intervenuta con vari richiami, tant'è che, forse, anche la Corte costituzionale è considerata da questo Governo un altro inutile orpello di questa fastidiosa democrazia che, purtroppo, ci ostiniamo a difendere.
C'è dentro tutto: scuola, università, ricerca, ambiente, fonti rinnovabili, efficientamento energetico, salute, transizione digitale, infrastrutture, pubbliche amministrazioni, beni culturali, zone economicamente speciali e zone logisticamente semplificate, turismo, giustizia, sport; sono coinvolti più di dieci Ministeri. Avete avanzato la giustificazione che non è un decreto omnibus, perché corrisponde alle missioni del PNRR, e vorremmo ben vedere che non fosse neanche così.
Il punto è che per ognuno di questi micro argomenti ci saremmo aspettati dal Governo un provvedimento dedicato, ci saremmo aspettati una discussione ampia.
Si era parlato, agli inizi di questa ingloriosa marcia del PNRR, di mettere in campo e coinvolgere i tanti talenti che abbiamo in Italia. Si pensava, si sperava che con il PNRR si sarebbe ridisegnata l'Italia e il futuro del nostro Paese. Invece, ci ritroviamo dinanzi ad un decreto dove ci sono 70 articoli e 280 commi, che arrivano in Aula poche ore prima della discussione, con il quale sembrerebbe che l'Italia non riesca sicuramente ad uscire dalla logica delle varie prebende e dei carrozzoni statali.
Si era molto parlato di efficienza della pubblica amministrazione, della necessità delle pubbliche amministrazioni, per farle diventare il motore del rinnovamento, che, dopo molti anni, in qualche modo, avessero potuto cominciare a parlare il linguaggio dell'innovazione.
Ci ritroviamo, invece, innanzi ad un disegno che non innova e non efficienta, ma che distribuisce soldi, prebende, tanti soldi; si preoccupa di mantenere in piedi e foraggiare strutture che, nonostante i nomi altisonanti, promettono l'eccellenza, ma non sono in grado di garantire la formazione base del personale dello Stato. Strutture che, fin dall'inizio, non sono state in grado di fare incontrare la domanda e l'offerta di lavoro e che non sono in grado di invertire la rotta. Inoltre, ne creiamo altre e altre ancora, inventiamo un altro nome altisonante. Questa è la volta della Scuola di alta formazione, che costerà allo Stato ben 2 miliardi di euro all'anno. La scuola che, assieme alla politica e alla pubblica amministrazione, rappresenta il cuore di questo provvedimento, la scuola che, durante la pandemia, ha mostrato sia la sua straordinaria forza, riuscendo a tenere uniti, anche se a distanza e con tante difficoltà, migliaia di ragazzi, sia la fragilità di un'istituzione perennemente carente di mezzi, strumentazioni e risorse. La nostra scuola e i nostri insegnanti avrebbero meritato sicuramente molto di più soprattutto perché saranno loro a pagare i milioni che state spendendo a debito con queste scelte scellerate.
In tema di scuola, invece, ci ritroviamo ancora con il problema irrisolto del precariato, con i percorsi tortuosi e lunghi a cui dovranno essere sottoposti i giovani docenti. Dobbiamo prendere atto del taglio degli organici basato sul fatto che con la costante denatalità ci sarà la necessità di un numero inferiore di insegnanti stessi. Le risorse del PNRR, i 15 miliardi che erano stati promessi, che fine hanno fatto? Fratelli d'Italia si chiede se non potessero essere utilizzati, per esempio, per ridurre il numero degli alunni nelle varie classi. Sarebbe stato, credo, un modo intelligente di spendere queste risorse. Un iter normale, supportato da un dibattito, da un confronto con le altre forze politiche, forse ci avrebbe consentito di proporre regole, di estendere la Carta del docente anche al personale non di ruolo, di garantire percorsi per docenti con cadenza annuale e tanti altri aspetti ancora. In un mondo della scuola fragile, come quello di oggi, dove i nostri docenti sono i meno pagati d'Europa, si è trovato, invece, il modo di finanziare la Scuola di alta formazione, che dovrebbe coordinare e promuovere la formazione in servizio dei docenti di ruolo, dei dirigenti scolastici e amministrativi e del personale ATA. Un'operazione di solo 2 miliardi di euro, che è un'offerta diretta al personale scolastico, il cui rinnovo contrattuale è basato sulle mance di qualche decina di euro.
Le aspettative in capo a questo provvedimento, signor Presidente, Governo, sono state profondamente deluse: non c'è traccia delle misure importanti ed innovative che ci aspettavamo, non c'è traccia di riforme o di investimenti efficaci, non c'è traccia di quell'inversione di rotta che avrebbe messo l'Italia sulla via della modernizzazione.
Fratelli d'Italia, fin dall'inizio di questo percorso, ha dimostrato di essere un'opposizione leale, seria e responsabile, perché l'attuazione del PNRR rappresenta per l'Italia un'occasione irripetibile, ma l'atteggiamento di questo Esecutivo, finora, purtroppo, non è stato altrettanto serio, responsabile e leale.
In conclusione, per tutti questi motivi che ho fin qui elencato - e ce ne sarebbero tanti altri, ma i minuti a disposizione non ce lo consentono - Fratelli d'Italia voterà certamente contro questa ennesima fiducia, perché siamo fortemente convinti - e quando siamo fortemente convinti delle nostre scelte, le nostre idee le portiamo avanti senza se e senza ma - che una politica seria non si sottrae al confronto con l'opposizione. Una politica responsabile, innanzi all'occasione di un piano di rilancio del Paese, non soffoca il dibattito ma, anzi, lo stimola e ne raccoglie gli spunti migliori. Una politica leale non usa i Regolamenti parlamentari come un'arma contundente per strozzare la discussione puntualmente e per svilire il lavoro nelle Commissioni, affinché solo la forma sia salva. Prima o poi qualcuno verrà a chiedervi conto di quella sostanza di cui voi non vi state curando e saranno gli italiani a farlo ben presto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pallini. Ne ha facoltà.
MARIA PALLINI (IPF). Presidente, Governo, onorevoli colleghi, il Piano nazionale di ripresa e resilienza è una vera e propria sfida e, al tempo stesso, una grossa opportunità, forse una delle ultime che l'Italia deve saper cogliere per riuscire a fare il tanto atteso scatto in avanti nell'era della modernità. Per questo, Presidente, rappresenta una vera e propria sfida, rispetto alla quale il sistema Paese, nel suo complesso, è chiamato a mettere in campo le migliori energie e tutta la sua capacità di essere propositivo e risoluto.
Non c'è tempo da perdere, né tanto meno sono ammesse indecisioni, perché è in gioco il futuro dell'Italia nel medio e nel lungo periodo; e le forze politiche, che oggi siedono in questo Parlamento a rappresentare i cittadini, non possono tirarsi indietro o tentennare rispetto ad uno degli appuntamenti più importanti della nostra storia. La parola d'ordine in questa fase delicata della nostra Repubblica, alle prese con il riacutizzarsi della pandemia, con la guerra in Ucraina e con la crisi economica, è responsabilità.
La stessa responsabilità che ha spinto tutti gli attori principali, dai componenti delle Commissioni ai rappresentanti del Governo, a collaborare in maniera costruttiva nella fase di modifica, apportando, aggiungo - e qui mi riferisco anche all'attività delle opposizioni -, quei correttivi necessari ad un miglioramento del testo che ci accingiamo a votare dopo la conclusione dell'iter in Senato. E, sebbene a prima lettura, possa sembrare un Piano meramente tecnico, contenente misure di natura operativa, in realtà, è un vero e proprio documento politico, che ci dice in che direzione dovrà andare il Paese nei prossimi anni in quei settori della vita pubblica che toccano da vicino la qualità della vita dei nostri cittadini.
A loro deve essere destinato ogni nostro sforzo, affinché questo Piano venga poi concretamente attuato e possa dispiegare i suoi effetti benefici lungo tutte le direttrici di cui è composto. Fondamentali sono, infatti, i pilastri di questa strategia in materia di pubblica amministrazione e università e ricerca, in materia finanziaria e fiscale, in materia di ambiente, fonti rinnovabili, efficientamento energetico e salute, transizione digitale, infrastrutture, beni culturali, zone economiche speciali e zone logistiche semplificate.
Sappiamo tutti, ad esempio, quanto sia non più rinviabile un intervento sulla pubblica amministrazione al fine di integrare la nuova disciplina sulle linee di indirizzo per le PA relative alla predisposizione dei rispettivi piani triennali dei fabbisogni di personale, prevedendo anche la definizione dei nuovi profili professionali individuati da quella che noi chiamiamo la contrattazione collettiva. Importante è, soprattutto, la previsione di una piattaforma unica di reclutamento, per centralizzare le procedure di assunzione nelle pubbliche amministrazioni nonché la riforma delle procedure di reclutamento del personale delle pubbliche amministrazioni e l'aggiornamento dei codici di comportamento e formazione in tema di etica pubblica.
Fondamentale, inoltre, è tutta la parte che riguarda il rafforzamento dell'impiego a favore dell'equilibrio di genere nell'organizzazione e gestione del rapporto di lavoro all'interno delle amministrazioni, nel rispetto degli obiettivi di lungo periodo della Strategia nazionale per la parità di genere 2021-2026.
Si passa, poi, alla parte del provvedimento che riguarda soprattutto la materia finanziaria e fiscale, con le disposizioni riguardanti le sanzioni per mancata accettazione dei pagamenti elettronici, la fatturazione elettronica, i pagamenti elettronici e quelle relative al Portale nazionale del sommerso, in cui confluiranno i risultati delle attività di monitoraggio eseguite da parte dell'Ispettorato nazionale del lavoro, dell'INPS, dell'INAIL, dei Carabinieri, della Guardia di finanza. Sono previste, inoltre, misure per il contrasto del fenomeno infortunistico e per il miglioramento degli standard di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro per prevenire, anche attraverso l'utilizzo di nuove soluzioni tecnologiche, le cosiddette morti bianche, che troppo spesso siamo costretti a piangere, in Italia.
In linea con la necessità di una visione più rispettosa dell'ambiente, è il Capo contenente le disposizioni in materia di produzione e consumo di idrogeno da fonti rinnovabili, di concessioni di derivazioni per uso irriguo, di accelerazione delle procedure di approvazione dei piani di bacino. Vi è, inoltre, la previsione del potenziamento del sistema di monitoraggio dell'efficientamento energetico attraverso tutte quelle misure, come l'ecobonus, il Sisma bonus e la governance dell'ENEA; il tutto coerente con la più ampia finalità della sicurezza e, soprattutto, dell'ammodernamento degli edifici.
Non solo transizione ecologica, però, ricordiamolo: rilevante, infatti, è tutta la disciplina che riguarda la transizione digitale. Da un lato, sono previste la costituzione e la disciplina della società 3-I Spa per lo sviluppo, la manutenzione e la gestione di soluzioni software e di servizi informatici a favore di tutti gli enti previdenziali e delle pubbliche amministrazioni centrali; dall'altro, invece, si dà vita ad un riordino dell'Agenzia spaziale italiana e del settore spaziale e aerospaziale, un asset strategico fondamentale; da un altro lato ancora, ci si occupa del rafforzamento dei servizi digitali. Per non parlare, poi, delle disposizioni concernenti le infrastrutture, i beni culturali, le zone economiche speciali, le zone logistiche semplificate e quelle relative al turismo. Sappiamo tutti molto bene che l'Italia, con le sue bellezze naturali, è uno dei Paesi più affascinanti al mondo, meta, ogni anno, di flussi turistici, che dovrebbero, però, essere gestiti in maniera più efficace ed efficiente.
Ancora, il PNRR prevede fondamentali interventi, da sempre auspicati anche in quest'Aula, per ammodernare e snellire il sistema giustizia, come la presenza del Comitato tecnico-scientifico per il monitoraggio sull'efficienza della giustizia civile, sulla ragionevole durata del processo, sulla statistica giudiziaria e, soprattutto, l'istituzione del Fondo per il ristoro dei danni subiti dalle vittime di crimini di guerra e contro l'umanità per la lesione di diritti inviolabili della persona.
Ultimo, Presidente, ma non ultimo per importanza, è il Capo del provvedimento che riguarda uno dei settori rispetto al quale l'attenzione da parte dello Stato deve essere massima, perché, soprattutto in questo periodo, la sua qualità dipende soprattutto dalla formazione dei nostri cittadini. Sto parlando di istruzione. Da sempre parliamo della necessità che il corpo docente sia interessato da una formazione continua, con riguardo soprattutto alle scuole secondarie, e venga valorizzato, a garanzia dell'interesse dei propri alunni e studenti alla continuità didattica. Il PNRR è chiaro su questi due punti e, in tale ottica, sono previste anche disposizioni dettagliate volte a favorire la semplificazione delle procedure di reclutamento dei docenti. In questi ultimi due anni di pandemia, possiamo dire che la scuola è stata senza dubbio il comparto che ha sofferto maggiormente la crisi. Bisogna restituire ad essa il vigore che l'ha sempre caratterizzata.
Questa rapida disamina, Presidente, colleghi, del contenuto del Piano nazionale di ripresa e resilienza dovrebbe bastare da sola per non nutrire più alcun dubbio sulla necessità della sua approvazione, per la portata riformatrice e innovativa che reca in settori chiave della vita del nostro Paese. Dalla sua attuazione, l'Italia non potrà che trarne vantaggi e benefici, in termini di azione riformatrice, avanzamento e ammodernamento dell'ossatura su cui si regge, anche e, soprattutto, rispetto ai Paesi dell'Unione europea. I fondi del PNRR dimostrano, laddove ce ne fosse ancora bisogno, quanto sia importante continuare a stare dentro la famiglia dell'Unione europea da protagonisti, per affrontare le prossime grandi sfide. Non possiamo isolarci e isolare l'Italia. Chi oggi prova a picconatore il Governo crea instabilità. In questo momento storico, mettere in difficoltà il Governo significa anche rischiare di bruciare tutti i fondi del PNRR, e sarebbe da irresponsabili farlo ora che l'Italia deve ripartire, sostenendo famiglie, lavoratori, imprese, partite IVA e persone fragili.
Per questo, e senza ulteriori indugi, dichiaro il voto favorevole di Insieme per il Futuro (Applausi dei deputati del gruppo Insieme per il Futuro).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA (FI). Presidente Mandelli, sottosegretario Sasso, colleghi, con la predisposizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza abbiamo sottoscritto un patto con l'Europa che ci impegna a interventi sostanziali per promuovere lo sviluppo e la modernizzazione del Paese. Il decreto-legge n. 36 di quest'anno reca disposizioni in numerose materie, ma scelgo di soffermarmi su quella parte del provvedimento che concerne la formazione e l'educazione delle nuove generazioni: università, ricerca e istruzione, ossia il futuro del Paese e di coloro che ne costruiranno e definiranno il domani.
Per quanto riguarda l'università e la ricerca, il testo è stato ampliato in misura e in maniera estremamente rilevante. Si interviene sulla disciplina per diventare ricercatori e sulle modalità di accesso alla carriera universitaria. Sono ancora troppi i giovani che decidono di proseguire studi e ricerca post-universitari all'estero, portando via, con sé, competenze e risorse intellettuali piene di entusiasmo, e non riusciamo ad attrarre i giovani dall'estero. Con queste norme cerchiamo di invertire questa tendenza a favore del nostro Paese. Viene istituito il profilo professionale del ricercatore universitario, a tempo determinato e indeterminato, per uscire definitivamente dal precariato di queste figure; si innova la disciplina dei settori concorsuali e dei settori scientifico-disciplinari, intervento questo richiesto con convinzione da Forza Italia e che, per questo, ci convince molto. Colgo l'occasione, Presidente, per evidenziare il lavoro di costante collaborazione con la Ministra Messa, che ha portato a questo risultato.
Non vi è dubbio, tuttavia, che gli articoli realmente strategici del decreto-legge n. 36 sono quelli che riguardano l'istruzione, che vanno dall'articolo 44 all'articolo 47. Le norme ridefiniscono, infatti, il percorso di formazione iniziale dei docenti, il sistema di reclutamento e la formazione continua e incentivata degli insegnanti della scuola di primo e secondo grado. Riforme, queste, molto attese e non più procrastinabili per superare criticità della scuola italiana ormai insopportabili, come il 62 per cento dei docenti della scuola secondaria over 50, i più di 600 mila docenti precari non abilitati e le 120 classi di concorso che rimandano ad altrettante classi di abilitazione, tanto per fare degli esempi. Vi è, poi, la questione, ancora più urgente, di garantire una scuola al passo con i tempi, che attrezzi alle imponenti sfide del futuro prossimo.
Per questo obiettivo non bastano docenti che abbiano la padronanza, anche ampia e profonda, delle conoscenze da insegnare e nemmeno basta rinnovare, come pure si deve, gli ambienti scolastici sul piano dell'edilizia e, soprattutto, delle strumentazioni tecnologicamente avanzate a supporto di una didattica innovativa. Come ci ha insegnato un professore improvvisato, ma non per questo meno straordinario, come don Milani, infatti, queste sono tutte condizioni necessarie, ma non sufficienti. La condizione sufficiente e più ambiziosa è la seguente: dobbiamo poter contare su docenti non solo colti e che lavorano in ambienti di apprendimento innovativi, ma su docenti che siano maestri, maestri nel relazionarsi come persone con gli studenti e le loro famiglie e nel testimoniare anche il senso di ciò che insegnano, per una vita personale e sociale davvero buona nei tempi non facili che ci attendono. Anche per questo avevamo bisogno di rifondare la formazione iniziale dei docenti, soprattutto di creare le condizioni perché i giovani motivati all'impresa educativa possano accedere, appunto, da giovani, cioè nei loro anni migliori, all'insegnamento. Il decreto n. 36, che stiamo per approvare in via definitiva, dà sicuramente alcune risposte a queste esigenze di riforma. In particolare, Forza Italia rivendica di aver indirizzato il Governo - e per questo ringrazio la Ministra Messa e il Ministro Bianchi per l'accoglimento delle nostre indicazioni - verso un percorso di formazione iniziale dei docenti abbreviato nella durata e qualificato nella proposta formativa. Mi riferisco all'introduzione, all'articolo 44, del positivo principio del modello integrato tra formazione iniziale universitaria e abilitazione all'insegnamento, attraverso il conseguimento della laurea magistrale, di 60 crediti abilitanti. A questo proposito, per essere certi del raggiungimento di questo obiettivo e per scongiurare i laureati fuori corso che invecchiano in università, ci auguriamo che i decreti attuativi della Ministra Messa possano avvalorare l'autonomia delle singole università in virtù non solo della protezione costituzionale di questo principio ma, non di meno, degli spazi di flessibilità dei piani di studio, già previsti negli attuali ordinamenti per le discipline di base e caratterizzanti, e, soprattutto, ai fini integrativi; ciò per consentire l'acquisizione di almeno alcuni dei crediti relativi ai 60 CFU fin dalla laurea triennale. In questo senso Forza Italia si augura, anche in coerenza con le riforme più recenti della doppia laurea e di altre lauree più propriamente abilitanti, che si faccia ogni sforzo per garantire, in sede di decreti ministeriali attuativi, ai nostri giovani, studenti universitari, la libertà di pianificare responsabilmente i propri studi guadagnando tempo, senza essere puniti, in nome di interessi non loro, dall'handicap di dover per forza rinviare la preparazione abilitante a dopo il quinquennio, in nome di una rigidità amministrativa e di astratti vincoli formali uniformizzanti. Sul piano sostanziale, infatti, anche grazie all'insistenza di Forza Italia, il decreto-legge prevede, all'articolo 2, comma 1, punto a), la definizione del profilo conclusivo delle competenze professionali del docente abilitato, di cui al comma 5-bis dell'articolo 2-bis, sulla base degli standard, sempre definiti per decreto ministeriale. Inoltre, sempre il comma 5-bis dell'articolo 2 prevede che lo stesso decreto ministeriale specifichi le modalità, che noi ci auguriamo rigorose e chiare anche nell'indicare gli attori istituzionali interni alle università ed esterni - Ministero dell'Istruzione, Invalsi, Anvur - chiamati ad adottarle, con cui saranno verificate le competenze attese da tali profili. Se, dunque, sono stabilite, senza ambiguità, le competenze finali da raggiungere e le modalità con cui esse devono essere verificate, per quale ragione avrebbe senso disseminare di forche caudine procedurali l'autonomia delle università, costituzionalmente garantita, nel costruire piani di studio dei corsi di laurea che, pur rispettando le norme vigenti, siano anche compatibili con l'acquisizione dei 60 crediti abilitanti nei cinque anni? Esprimiamo per questo grande soddisfazione per l'introduzione - ripeto: fortemente voluta da noi di Forza Italia - del riferimento al profilo conclusivo delle competenze professionali del docente abilitato, anche come parametro sia per la valutazione delle prove concorsuali per la selezione dei docenti e sia per la formazione permanente degli stessi. In questo modo sarà davvero possibile coordinare la formazione iniziale abilitante la selezione in ingresso e la formazione permanente dei docenti, dando unità a un processo che poteva, invece, rimanere disallineato.
Ci convince anche la modifica delle modalità delle prove di esame per l'abilitazione, che valorizza il tirocinio scolastico. Pure riteniamo importante l'aver previsto una riserva per l'accesso ai primi tre cicli dei percorsi abilitanti anche ai docenti delle scuole paritarie e dei percorsi di istruzione e formazione professionale delle regioni. Forza Italia ha chiesto e ottenuto, inoltre, la revisione e l'aggiornamento della tipologia delle classi di concorso per l'accesso ai ruoli, affinché, attraverso la loro razionalizzazione e robusti accorpamenti, si promuova l'interdisciplinarità e la multidisciplinarità dei profili professionali innovativi, proprio come è previsto per l'università, sempre in questo decreto, con riferimento ai settori scientifico-disciplinari.
La prevista fase transitoria che si concluderà il 31 dicembre 2024 e la contestuale prossima fase di assunzione di 70 mila docenti consentono poi - e non è una questione di poco conto - di stabilizzare migliaia di docenti precari, unitamente a un massiccio piano di formazione di tipo accademico e di natura più propriamente scolastica, prevista dall'anno di prova, che si concluderà con una valutazione da parte delle scuole.
Vi è, infine, tutto il capitolo della formazione permanente e incentivata dei docenti, che sarà sostenuta da un'istituenda scuola di alta formazione dell'istruzione, la quale potrà avvalersi di un comitato scientifico internazionale, dell'INDIRE, dell'Invalsi, dell'AFAM e degli enti già accreditati presso il Ministero dell'Istruzione per la formazione del personale.
Con riferimento alla formazione permanente, valutiamo in modo molto positivo il comma 1 dell'articolo 16-ter che prevede un piano di formazione obbligatoria che, a decorrere dall'anno scolastico 2023-2024, ricomprende le competenze digitali e l'uso critico e responsabile degli strumenti digitali, al fine di superare definitivamente il digital divide presente nella scuola. Presidente, lei sa quante volte io in quest'Aula ho chiesto e invocato questo piano. Ci siamo!
Ma non vi è dubbio che, insieme a questo aspetto, qualifica il piano di formazione permanente dei docenti la volontà di far riferimento anche alla formazione dei docenti per l'inclusione degli allievi con disabilità e, non di meno, per le attività di tutoraggio, progettazione e creatività di sperimentazioni di nuove attività didattiche, insomma per la preparazione di quelle figure di sistema che andranno a costituire il middle management a supporto del sistema organizzativo dell'istruzione scolastica e della dirigenza scolastica. È prevista anche una formazione incentivata su base volontaria che prevede verifiche intermedie e finali con valutazione per promuovere lo sviluppo delle figure professionali, appunto, di supporto all'autonomia scolastica e al lavoro didattico e collegiale.
Tutto bene, dunque? Purtroppo no! Purtroppo no - e arrivo, Presidente -, perché questo piano di formazione dei docenti, pur costituendo una vera e propria opportunità per formare nuove competenze, non affronta la questione della carriera dei docenti, che rimane, ancora una volta, esclusa dalle riforme della scuola italiana. Un piano europeo come questo avrebbe dovuto includere la carriera e la rivalutazione economica dei docenti proprio per riallineare l'istruzione italiana e quella degli altri Paesi europei, ma questo punto non è previsto nemmeno nel rinnovo contrattuale. Peccato: una vera occasione mancata!
Presidente e colleghi, non possiamo, infine, non fare riferimento al peccato originale che ha accompagnato l'approvazione di queste disposizioni. Mi riferisco alla copertura finanziaria della formazione incentivata. Prevista dal Governo e legata al risparmio di tagli agli organici a partire dal 2026, era stata modificata con altre coperture durante l'istruttoria, dalle Commissioni di merito e dai Ministri competenti in accordo con il MEF. Invece, è stata d'imperio ripristinata, con la riduzione degli organici, dalla Ragioneria generale dello Stato, alle cui inappellabili decisioni sono stati costretti a soggiacere non solo il Parlamento ma lo stesso Governo. Presidente, il disagio del relatore Cangini, che ringraziamo per l'ottimo lavoro che ha svolto al Senato e dei senatori tutti, è anche il nostro (mi avvio alla conclusione).
Mentre approviamo il decreto intendiamo ribadire la salvaguardia del ruolo del Parlamento, la reale titolarità del potere legislativo e la legittimità delle decisioni politiche che, pur nella consapevolezza del persistente stato di straordinaria emergenza, non devono mai venire meno, pena la tenuta democratica del nostro Paese.
Forza Italia ricercherà, nelle prossime leggi di bilancio, nuove compensazioni finanziarie alle riforme. Ora, però, bisogna correre. Si istituisca presto la scuola di alta formazione e si dia avvio al percorso riformatore. Vigileremo sulle fasi attuative, ma, nel frattempo, dichiaro il voto favorevole di Forza Italia sulla questione di fiducia al decreto n. 36 (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Giorgi. Ne ha facoltà.
ROSA MARIA DI GIORGI (PD). Grazie, Presidente Mandelli. Colleghi, questo decreto è un provvedimento di grande rilievo, perché contiene misure davvero significative per l'attuazione del PNRR. Un decreto ampio, ma necessario per l'attuazione del piano, così ambizioso, che abbiamo messo in campo, ossia il PNRR. In questo decreto si trattano molti temi che stanno, in modo trasversale, all'interno di tutte le missioni previste. Le voglio ricordare qui: la digitalizzazione, la competitività, la cultura e il turismo, la rivoluzione verde e la transizione ecologica, le infrastrutture per una mobilità sostenibile, istruzione e ricerca, inclusione e coesione, salute.
Tutto è già stato detto sul PNRR in questi mesi, ora ci troviamo nella fase dell'esecuzione, dell'approvazione delle riforme indicate, nella fase del fare e del fare velocemente e bene.
Il gruppo del PD, oggi, ha scelto - e per questo ringrazio la mia capogruppo - di fare una dichiarazione di voto dedicata a una delle missioni del PNRR, la quarta, “Istruzione e ricerca”, e c'è un motivo: questa è una missione trasversale, noi la consideriamo così, perché in questo decreto, oltretutto, hanno spazio e sono state introdotte alcune riforme molto importanti per tale settore. Dunque, questo decreto è un passaggio molto significativo per la missione “Istruzione e ricerca”. Voglio ricordare cosa si dice in quella missione: “colmare le carenze nel sistema dell'istruzione lungo tutte le fasi del ciclo formativo, dall'asilo nido fino all'università, rafforzando i sistemi di ricerca e offrendo nuovi strumenti per il trasferimento tecnologico”. Vedete, la trasversalità, la conoscenza e i saperi faranno la differenza nei nuovi assetti del mondo globalizzato e dalla missione “Istruzione e ricerca” sono interessate tutte le altre missioni.
L'Italia ha fatto un pilastro del proprio Piano e questo credo sia molto importante, perché la conoscenza e i saperi davvero fanno la differenza. Preparare le nuove generazioni secondo tale prospettiva è un dovere, è un compito ineludibile per un Governo e per la maggioranza che lo sostiene. Noi ci siamo impegnati, con la convinzione e con la determinazione con cui siamo abituati ad affrontare le questioni connesse allo sviluppo e, quindi, all'università, alla ricerca scientifica e alla scuola. Ci siamo impegnati molto, Presidente, in questi anni, per mettere a punto le riforme richieste dal PNRR; alcune erano già partite in Parlamento e hanno trovato attuazione adesso, ad esempio anche all'interno di questo decreto, come quella sul reclutamento dei ricercatori all'università, ma ci tornerò sopra.
Nonostante la pandemia e i problemi ad essa connessi, noi abbiamo lavorato molto per rivoluzionare il mondo della scuola secondo gli indirizzi che il PNRR ci aveva dato. Abbiamo collaborato attivamente con il Governo e con i Ministri di riferimento, che qui devo ringraziare: Ministri attenti e appassionati, come il Ministro Bianchi e la Ministra Messa. Ci siamo confrontati con le parti sociali, perché queste grandi riforme che cambiano gli assetti e il volto del sistema della formazione non possono essere fatte senza le parti sociali, gli insegnanti, gli studenti, le famiglie. Abbiamo raccolto preoccupazioni e idee, abbiamo contribuito alla stesura di norme complesse e certamente ricche di molte implicazioni, in un contesto che - come sa, Presidente - è molto sensibile e preparato, non certo abituato ad accogliere nuove soluzioni, riforme e future riorganizzazioni senza un forte dibattito, che qualche volta ha condotto anche a una fiera opposizione al cambiamento. Ma il lungo lavoro di mediazione fatto dalla nostra maggioranza con le parti che si confrontavano con noi ha fatto sì che si trovassero soluzioni di equilibrio che, pur tra luci e ombre, disegnano un quadro di riforme che possiamo definire appropriato per le esigenze cui deve far fronte, un disegno complessivo che noi approviamo con convinzione all'interno di questo decreto.
Le riforme che qui trattiamo sono relative al reclutamento e alla formazione degli insegnanti, all'istituzione della Scuola di Alta formazione - ne abbiamo già parlato, i colleghi l'hanno già introdotta – alla riforma del reclutamento nell'università e alla definizione di nuovi assetti per il pre-ruol, sempre all'università, per intenderci, e gli assegni di ricerca che verranno aboliti. Se le sfide per un Paese che vuole correre ed essere all'altezza della modernità sono la conoscenza e i saperi, allora queste riforme sono essenziali per il raggiungimento di tali obiettivi.
Mi piace qui ricordare anche qual è il contesto in cui ci muoviamo perché ce ne stiamo dimenticando, forse perché non si ha bene la dimensione di quanto si stia facendo in questo settore, se non si pensa alle sei riforme - c'è qui il sottosegretario che mi darà ragione su questo - che ci siamo impegnati a portare a termine. Infatti, oltre al reclutamento, alla formazione e alla Scuola di Alta formazione che qui trattiamo, voglio ricordare la riforma degli ITS, gli istituti tecnici superiori, che approveremo la prima settimana di luglio in modo definitivo, in terza lettura. Vi è poi la riforma dell'orientamento scolastico, l'altra importante riforma sempre all'interno del PNRR che ci attende e che probabilmente in autunno dovremo mettere a punto, e la riforma relativa alla riorganizzazione della scuola, con il nuovo dimensionamento e le indicazioni rispetto ai parametri numerici degli studenti; ecco, tutto ciò che riguarda il nuovo assetto. Tutto questo sta nel PNRR e una parte di queste importantissime riforme l'abbiamo inserita in questo decreto con il grande lavoro fatto dal Governo insieme al Parlamento. Il decreto, quindi, introduce un percorso certo per acquisire competenze professionalizzanti di base per tutti i docenti. Per quanto riguarda il reclutamento, si introducono requisiti più rigorosi per l'accesso, la limitazione dell'eccessiva mobilità, la valorizzazione dei docenti ai fini della progressione di carriera, la valutazione delle prestazioni, che tante polemiche produce ma che è necessaria, e lo sviluppo professionale continuo attraverso, appunto, la formazione lungo tutto l'arco della carriera. Ecco, la formazione è molto importante: al riguardo, certamente non possiamo pensare di non supportare gli insegnanti e questo è uno degli aspetti su cui ancora c'è da lavorare, perché la formazione non possiamo farla pagare ai professori e ai docenti.
Queste riforme devono condurre a una scuola di qualità. Quella che abbiamo nella testa e che il Partito Democratico, già dall'altra legislatura, comunque continua a perseguire è l'idea della scuola di qualità; questa maggioranza sta lavorando bene con noi e anche con questo Ministro ci troviamo in sintonia. È una scuola che deve essere basata sui principi dell'inclusione e dell'uguaglianza, con particolare attenzione al benessere psicofisico ed educativo degli allievi con disabilità e degli alunni con bisogni educativi speciali. Questo lo voglio ripetere, in quest'Aula, Presidente, perché qualche volta ci dimentichiamo di quale sia lo scopo della nostra scuola: nella scuola noi dobbiamo includere, non dobbiamo espellere, non dobbiamo mandare via i ragazzi, non vogliamo più l'abbandono scolastico, dobbiamo dedicarci a loro e tutto questo, naturalmente, trova una condivisione convinta nel gruppo del Partito Democratico; quindi, gli strumenti che mettiamo a punto devono rispondere a questo obiettivo.
È una scuola moderna e innovativa, tecnologicamente avanzata, in grado di usare gli strumenti dell'innovazione e, ovviamente, anche di questo c'è bisogno, di una formazione precisa per i docenti, che in parte non sono formati sotto questo profilo; ma i nostri giovani, sì, i nostri ragazzi, sì, e quindi c'è bisogno di rispondere alle loro nuove esigenze.
I ragazzi sono in un mondo che li mette tanto in difficoltà, il mondo cambia velocemente, i ragazzi cambiano e, quindi, c'è la sfida del docente. Ciò che serve è dare ai giovani gli strumenti per interpretare e per capire e, quindi, non risposte, risposte fisse, ma un metodo; noi dobbiamo dare un metodo ai nostri ragazzi, il metodo per affrontare la vita e anche per affrontare i saperi; se questo era necessario farlo per le altre generazioni, Presidente, si capisce quanto sia ancora più necessario per la Next Generation EU.
Per questo motivo il Partito Democratico continuerà a insistere perché si allochino - e questo lo faremo in legge di bilancio e lo diciamo già in un nostro ordine del giorno - le necessarie risorse per la retribuzione dei nostri docenti, che ancora hanno uno stipendio inferiore del 13 per cento, e cito un'indagine OCSE, rispetto ai loro colleghi europei.
Ecco, noi pensiamo questo per la nostra scuola, così come vogliamo che venga ripristinata totalmente e per sempre la card dei docenti. Questo è un altro aspetto: adesso, dopo la battaglia in Senato, è prevista soltanto per i prossimi due anni; ecco, questa richiesta sarà inserita in un nostro ordine del giorno, perché teniamo moltissimo a questo aspetto.
Per quanto riguarda l'università, lo abbiamo detto, c'è la riforma dell'accesso, c'è la possibilità di non essere più precari all'interno dell'università; c'è poi una nuova disposizione che abbiamo voluto e inserito in un emendamento del Partito Democratico al Senato che ha avuto successo e che riguarda l'abolizione dell'assegnista di ricerca, questa figura atipica e intermittente …
PRESIDENTE. Concluda.
ROSA MARIA DI GIORGI (PD). Chiudo, Presidente. Al suo posto si introduce un vero contratto di ricerca con tutte le tutele del lavoro subordinato, a partire da quelle più simboliche ed essenziali, come la malattia e la maternità. Ecco, si chiude un'era, devo dire, e si va incontro alla Carta europea dei ricercatori. Ecco, in questo decreto c'è tutto questo, Presidente; tutto questo e anche molto altro, quindi, credo che siamo pronti per affrontare questa sfida. E credo che, se questo settore, questo ambito della conoscenza e dei saperi, dell'istruzione e della ricerca verrà tenuto in alta considerazione dal Governo, questa sfida saremo pronti a vincerla.
Per questo, dichiaro ovviamente il voto favorevole sulla fiducia posta per quanto riguarda il Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.
CARMELO MASSIMO MISITI (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, colleghe e membri del Governo. Oggi si approva in via definitiva questo testo di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 aprile 2022, n. 36, recante ulteriori misure urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, assegnato alla V Commissione (Bilancio) e alla XI (Lavoro), in sede referente, soltanto il 23 giugno. Sono un po' pochini 5 giorni per liquidare un testo che dovrebbe contribuire al rilancio dell'economia del Paese, ma lo faremo con atto di coscienza, sapendo bene che un ritardo in più potrebbe compromettere il futuro del nostro Paese.
Nel corso dell'esame al Senato, il disegno di legge di conversione ha subìto numerose modifiche, che hanno determinato un incremento del numero degli articoli, di cui il provvedimento si compone, passando dai 50 iniziali ai 71 del testo all'esame della Camera. I 71 articoli sono suddivisi in 9 Capi, che novellano misure dell'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e in materia di pubblica amministrazione, università e ricerca. In particolare, l'articolo 1, novellando l'articolo 6-ter del decreto legislativo n. 165 del 2001, dispone che, nella predisposizione delle linee di indirizzo per la pianificazione dei fabbisogni di personale, i decreti del Ministero per la Pubblica amministrazione, tengano conto anche dei fabbisogni dei nuovi profili professionali individuati dalla contrattazione collettiva, con particolare riguardo all'insieme di conoscenze, competenze e capacità utili a sostenere la transizione digitale ed ecologica della pubblica amministrazione, e degli interventi in materia finanziaria e fiscale, con particolare attenzione all'articolo 18, che anticipa al 30 giugno 2022 l'entrata in vigore delle sanzioni per mancata accettazione dei pagamenti elettronici ed estendendo l'obbligo di fatturazione elettronica anche ai titolari di partita IVA in regime forfetario dal 1° luglio 2022 e delineando ulteriori disposizioni sul funzionamento del credito d'imposta al 110 per cento, in caso di cessione dell'immobile; quel 110 probabilmente non è tanto gradito in alcune stanze del Governo, tanto che vengono apportate a ogni testo possibile, modifiche su modifiche, creando confusione tra le aziende del settore, bloccando nuovamente un intero comparto, rimessosi in moto dopo la pandemia solo e soltanto grazie al MoVimento 5 Stelle e a quella intuizione di permettere ai cittadini di intervenire nella ristrutturazione della propria casa, al fine di garantire un importante efficientamento energetico. Ed è proprio in materia di ambiente, fonti rinnovabili ed efficientamento energetico che, in questo testo, vengono introdotti interventi necessari alla produzione e al consumo di idrogeno da fonti rinnovabili, concessioni di derivazioni per uso irriguo e procedure di approvazione dei piani di bacino. Decisamente importante è l'assegnazione del contributo fino a un milione di euro per progetti di investimenti per l'installazione di impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili, a beneficio di impianti sportivi e piscine, ubicati nelle regioni del Mezzogiorno.
D'altro canto, non potevano mancare misure volte a favorire la transizione digitale, misure per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza in materia di infrastrutture, beni culturali, zone economiche speciali (in questo caso con l'estensione del credito d'imposta per gli investimenti in tali zone), acquisto di terreni e realizzazione o ampliamento di immobili, che siano strumentali agli investimenti. In materia di turismo, si segnala lo stanziamento delle risorse finanziarie per l'attuazione della linea progettuale M1C3, relativa all'investimento 4.2.2: Digitalizzazione, agenzie e tour operator, con il credito d'imposta a favore delle imprese operanti nel settore turistico, alberghiero e ricettivo, in relazione a uno o più interventi edilizi per la digitalizzazione di impresa.
In materia di giustizia, si segnalano, in particolare, le misure per il funzionamento del Comitato tecnico-scientifico per il monitoraggio sull'efficienza della giustizia civile, sulla ragionevole durata del processo e sulla statistica giudiziaria.
In tema di istruzione, si segnala nello specifico che l'articolo 44, recante disposizioni in materia di formazione iniziale dei docenti della scuola di primo e secondo grado, in attuazione della riforma del sistema di reclutamento dei docenti prevista dal PNRR, demanda a uno o più decreti del Ministero dell'Istruzione, da adottare di concerto con il Ministro dell'Università e della ricerca, la revisione e l'aggiornamento della tipologia delle classi di concorso per l'accesso ai ruoli del personale docente della scuola secondaria di primo e di secondo grado, con l'obiettivo di una razionalizzazione e accorpamento. Si segnala, inoltre, la costituzione del gruppo di supporto alle scuole per il PNRR e l'estensione dei casi in cui è possibile procedere ad acquisti ed affidamenti di contratti, in deroga alla normativa vigente e alle modifiche al concorso di progettazione previste per la realizzazione del Piano di sostituzione di edifici scolastici e riqualificazione energetica. Infine, segnalo che l'articolo 49-bis integra di 2 milioni di euro per l'anno 2020-2022 e di 13,5 milioni per l'anno 2020-2023, la contabilità speciale del Commissario per la ristrutturazione dei territori colpiti dagli eventi sismici del 2016, al fine di assicurare un contributo ai comuni per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani. Seppur sembrerà strano pensarlo, ancora oggi, nei comuni interessati dal sisma, è consuetudine imbattersi nelle rovine degli edifici crollati.
Quello che è certo è che, nell'antico dualismo tra il pensiero di Botero e quello di Machiavelli, ha vinto quest'ultimo e questi argomenti meritavano una maggiore attenzione. Probabilmente, cari colleghi, in questi ultimi giorni, qualcuno ha preferito intrattenerci con armi di distrazione di massa, ma la quotidianità ci impone di tornare con i piedi per terra. Questo testo sarà approvato senza ombra di dubbio, proprio per quella responsabilità che ci è stata assegnata dai cittadini. Due anni di pandemia e la guerra in Ucraina hanno gettato le basi per la più grande crisi economica del secolo. Chi oggi sfugge da questa realtà sarà complice del fallimento, non della politica, ma del futuro dell'Italia intera.
Per questo, annuncio il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Paternoster. Ne ha facoltà.
PAOLO PATERNOSTER (LEGA). Grazie, Presidente, onorevoli colleghi e signor sottosegretario. Interveniamo oggi sul decreto per l'attuazione del PNRR, che è arrivato da qualche giorno dal Senato, però, prima di iniziare la mia esposizione, vorrei ricordare da dove siamo partiti.
Siamo partiti, giusto due anni fa, da una problematica immensa, quella del COVID - lo ricordiamo – che, dalla Cina, è arrivato direttamente in Italia - era il mese di gennaio del 2020 - ed stato come uno tsunami, un'onda anomala, fortissima, che ha procurato, a livello mondiale, fino ad oggi oltre 6 milioni di morti, 170 mila vittime in Italia e quasi 15 mila in Veneto. Quindi, si è trattato di una situazione paradossale, di un virus sconosciuto, che ha portato conseguenze devastanti in tutto il mondo. Speravamo fosse relegato solamente in qualche remota regione del mondo, però poi, dalla Cina, grazie alla - o per colpa della - globalizzazione, è arrivato, nel giro di pochissime ore, direttamente in Europa e l'Italia è stata il primo Paese in cui abbiamo registrato la prima vittima. Quindi, la pandemia da COVID è stata un fenomeno incredibilmente devastante, fortunatamente mai registrato prima, che ci ha cambiato la vita, perché c'è stato, dapprima, qualche mese di lockdown - ce lo ricordiamo - in cui tutti siamo rimasti chiusi in casa e c'erano solamente pochissime persone che potevano uscire. Un plauso ovviamente va a quelli che sono stati i nostri salvatori, quindi al personale medico e paramedico che ci ha assistito e che ha assistito i nostri cari, i nostri amici e i nostri conoscenti in quei momenti terribili e devastanti, nei quali non sapevamo ovviamente cosa ci aspettava. Dopodiché, siamo riusciti un po' a conoscere questa malattia, questo virus e abbiamo cominciato a conviverci, seppur con mille precauzioni, che ci hanno portato a difenderci da qualcosa di sconosciuto. Chiaramente, l'Europa è andata incontro a questa problematica enorme e così è nato, alla fine, il Next Generation EU che, con 750 miliardi di euro di intervento, voleva - e vuole - dare un po' di fiato e un po' di supporto all'economia europea. Sappiamo bene che l'Italia è stata beneficiata da un intervento di circa 200 miliardi di euro: una parte di questi chiaramente sono a fondo perduto, ma la gran parte sono fondi che poi dovranno essere restituiti, da qui ai prossimi trent'anni. Siccome i soldi che si devono restituire, ma anche quelli che alla fine ci vengono dati a fondo perduto, devono essere spesi bene, io ho l'impressione che la fretta che ci mette l'Europa nell'investire questi fondi possa essere - come si dice - una cattiva consigliera, perché i lavori fatti in fretta, molte volte, coincidono con i lavori fatti male, anche perché, se la scadenza perentoria, ad oggi, è al 2026, penso che, all'interno di questo emiciclo, ma anche all'esterno, abbiamo tutti la sensazione – ne siamo coscienti e dobbiamo dirlo - che ben pochi lavori termineranno entro il 2026.
Vi sarà, quindi, la necessità di modificare anche la scadenza naturale di questo tipo di investimento, perché - lo sappiamo bene - siamo in Italia. E' vero che è il Paese più bello del mondo, che abbiamo le spiagge e il mare più bello del mondo, così come le città più belle del mondo, però abbiamo anche la burocrazia, immagino, la peggiore del mondo. Quindi, se è vero, come è vero, che, per fare le infrastrutture in Italia, servono anni, per essere progettate servono pochi mesi, per essere autorizzate servono anni, magari poi per essere analizzate servivano solamente pochi mesi. Oggi, purtroppo, anche per realizzare le infrastrutture in Italia serve tantissimo tempo, perché, dopo l'emergenza COVID e, probabilmente, assieme all'emergenza della guerra in Ucraina, ce n'è una terza, forse anche non tanto minore, che è quella del mancato reperimento delle materie prime; e quelle poche materie prime che oggigiorno troviamo sul mercato sono a prezzi assolutamente fuori dal mercato. Quindi, esplosione dei costi, aziende fuori mercato e problemi che si susseguono uno dopo l'altro! Vi sarà, se non vogliamo dire che il PNRR nasce già vecchio, la problematica di rendere più flessibile e più duraturo questo tipo di investimenti, se vogliamo che vengano realizzati anche entro i termini o vicino ai termini consentiti.
Il Next Generation EU, che in Italia è il Piano di ripresa e resilienza, lo sappiamo bene, riguarda la digitalizzazione (40 miliardi come investimento) e anche la transizione ecologica. La transizione ecologica in Italia è assolutamente importante perché vediamo cosa succede con i cambiamenti climatici. Oggi stiamo vivendo una siccità, mai registrata prima, che ci mette in difficoltà e mette in ginocchio tantissimi comparti, tra cui soprattutto l'agricoltura, ma non solo. E quando parliamo di transizione ecologica, è giusto che venga inserita con 40 miliardi nel Piano di ripresa e resilienza. Però, quando accade ciò che sta accadendo a livello comunitario, ossia che, grazie o per colpa delle sanzioni alla Russia, non abbiamo più né il gas, né il petrolio, siamo pronti, in Italia, ma non solo, purtroppo, a riaccendere le centrali del carbone che con la transizione ecologica non c'entrano proprio nulla.
Abbiamo anche un investimento di 25 miliardi sulle infrastrutture, ma vi chiedo: sapete cosa significa fare infrastrutture in Italia? Abbiamo i comitati contro i pannelli solari, i comitati contro gli impianti eolici, i comitati contro gli inceneritori e i termovalorizzatori, i comitati contro la TAV, abbiamo comitati che ci impediscono di realizzare qualsiasi infrastruttura in Italia. In Italia, sotto certi aspetti, non si può più nemmeno piantare un chiodo! E quindi, in questo momento, secondo me, il PNRR dovrebbe prevedere anche uno snellimento - ma un vero snellimento! - della burocrazia, altrimenti in Italia non si può fare più nulla. Prendiamo, per esempio, il modello Genova: è crollato un ponte, ci sono state tantissime vittime, a cui va tutto il nostro affetto e la nostra vicinanza, ma con il modello Genova, ossia con uno snellimento totale della burocrazia, nel giro di un anno e mezzo abbiamo realizzato un'opera infrastrutturale che non si sarebbe mai realizzata, se si fossero dovute rispettare le normative vigenti. E quindi, anche qui, un appello al Governo affinché venga snellita completamente la burocrazia, altrimenti non si va da nessuna parte. E poi ci sono anche investimenti di 20 miliardi per quanto riguarda la coesione territoriale.
Il provvedimento in questione, signor Presidente, riguarda, lo sappiamo, principalmente la scuola, che è uno degli elementi fondamentali e portanti del nostro Paese. La scuola deve essere riformata e il Governo e il Parlamento devono essere vicini alla scuola, quindi sono giusti gli investimenti sulla scuola dal punto di vista infrastrutturale, perché abbiamo infrastrutture scolastiche fatiscenti e vecchie su tutto il Paese. Non ci sono regioni che possano vantare di avere tutte le scuole a norma e in ordine. Ci sono regioni che hanno scuole fatiscenti, ci sono regioni in cui mancano i plessi scolastici, c'è la problematica anche degli insegnanti e del personale non docente. Per questo è giusto anche l'intervento, in questo decreto, che riguarda la scuola. Questo decreto riguarda anche i piccoli comuni e gli enti locali, ai quali va tutta la nostra vicinanza, perché è vero che il PNRR dà anche a loro la possibilità di ottenere fondi essenziali per il mantenimento dei servizi ai nostri cittadini, però ricordiamoci che, anche al riguardo, occorre rivolgere un appello al Governo. Infatti, secondo noi, non è che manchi la trasparenza, sarebbe una parola troppo grossa, però sento, sentiamo - penso un po' tutti - l'esigenza di avere un filo diretto tra chi governa queste situazioni e chi fa e partecipa ai bandi. Troppi sindaci ci dicono: ‘ma come è messa la nostra domanda sul PNRR?', ‘ma vengono dati i fondi sempre ai soliti comuni', ‘ma non sappiamo mai niente'. E' giusto dare i fondi ai comuni, è giusto essere vicini ai comuni, però è giusto che ci sia anche un filo diretto comuni-Governo o per lo meno con quei Ministeri che governano direttamente i bandi del PNRR.
E poi - e mi avvio a concludere, signor Presidente - sono giusti anche i fondi per sostenere centinaia di assunzioni nelle Forze di polizia. Ma questi fondi e, soprattutto, queste nuove Forze di polizia devono essere impiegate nella giusta maniera. E mi appello a tutte le forze politiche, perché quello che stiamo vedendo in queste settimane - centinaia di sbarchi sulle nostre coste, centinaia di persone, clandestini che non scappano dalla guerra, ma arrivano sulle nostre coste con il telefonino, con il trolley, con il cagnolino - fa dire che siamo un Paese di “serie B”(Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). E siccome l'Italia non è un Paese di “serie B”, dobbiamo avere la capacità di avere un Ministro dell'Interno che sappia governare veramente questa situazione.
Chiudo con il secondo appello, che rivolgo al Ministro dell'Interno, perché quello che è accaduto sulle nostre spiagge del veronese, sul lago di Garda - un altro esempio di come non si sa gestire la forza pubblica - grida vendetta. Il Ministro dell'Interno sapeva perfettamente cosa accadeva nelle spiagge del lago di Garda, ma non è intervenuto! Non è intervenuto e, per fortuna, non c'è scappato il morto: accoltellamenti, signor Presidente, sprangate, che non dovranno più succedere. Questo deve essere un monito al Governo, al Ministro dell'Interno, perché questa situazione non debba più ripetersi. La Lega voterà la fiducia, ma vogliamo un cambio di passo per quanto riguarda il Ministro Lamorgese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
Poiché in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo è stato stabilito che la votazione per appello nominale abbia luogo a partire dalle ore 15,45, sospendo la seduta fino a tale ora.
Sospendo, quindi, la seduta, che riprenderà alle ore 15,45.
La seduta, sospesa alle 15,30 è ripresa alle 15,50.
PRESIDENTE. La seduta è ripresa.
(Votazione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 3656)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione sulla questione di fiducia.
Indico la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo delle Commissioni, identico a quello approvato dal Senato, sulla cui approvazione, senza emendamenti, subemendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Ricordo che l'estrazione a sorte del nome del deputato dal quale la chiama avrà inizio è stata effettuata dalla Presidenza nella seduta di ieri. La chiama avrà, quindi, inizio dall'onorevole Alberto Manca.
Avverto che la Presidenza accoglierà un numero di richieste di anticipazione del voto fino a un massimo del 3 per cento della consistenza numerica di ciascun gruppo, oltre a quelle dei membri del Governo.
Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.
(Segue la chiama).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo delle Commissioni, identico a quello approvato dal Senato, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia:
Presenti:.………………..475
Votanti:…………………..474
Astenuti:………………….1
Maggioranza:…………….238
Hanno risposto sì:………..419
Hanno risposto no:……….55
La Camera approva.
Si intendono così precluse tutte le proposte emendative presentate.
Hanno risposto sì:
Adelizzi Cosimo
Aiello Davide
Alaimo Roberta
Alemanno Maria Soave
Amitrano Alessandro
Andreuzza Giorgia
Angiola Nunzio
Anzaldi Michele
Aprea Valentina
Aprile Nadia
Aresta Giovanni Luca
Ascani Anna
Ascari Stefania
Avossa Eva
Azzolina Lucia
Badole Mirco
Bagnasco Roberto
Baldelli Simone
Baldini Maria Teresa
Baldino Vittoria
Baratto Raffaele
Barbuto Elisabetta Maria
Barelli Paolo
Barzotti Valentina
Battelli Sergio
Battilocchio Alessandro
Bazoli Alfredo
Bella Marco
Belotti Daniele
Benamati Gianluca
Benigni Stefano
Benvenuto Alessandro Manuel
Berardini Fabio
Berlinghieri Marina
Bersani Pier Luigi
Berti Francesco
Biancofiore Michaela
Billi Simone
Bilotti Anna
Binelli Diego
Bisa Ingrid
Bitonci Massimo
Boccia Francesco
Boldi Rossana
Boldrini Laura
Bonafede Alfonso
Bond Dario
Bonomo Francesca
Bordo Michele
Bordonali Simona
Borghi Claudio
Boschi Maria Elena
Braga Chiara
Brescia Giuseppe
Brunetta Renato
Bruno Raffaele
Bruno Bossio Vincenza
Bubisutti Aurelia
Buffagni Stefano
Buompane Giuseppe
Buratti Umberto
Cadeddu Luciano
Caffaratto Gualtiero
Calabria Annagrazia
Cancelleri Azzurra Pia Maria
Cantalamessa Gianluca
Cantini Laura
Cantone Carla
Cantone Luciano
Caon Roberto
Caparvi Virginio
Cappellacci Ugo
Cappellani Santi
Carabetta Luca
Carbonaro Alessandra
Cardinale Daniela
Care' Nicola
Carelli Emilio
Carinelli Paola
Carnevali Elena
Carrara Maurizio
Casa Vittoria
Casciello Luigi
Caso Andrea
Cassese Gianpaolo
Cassinelli Roberto
Casu Andrea
Cataldi Roberto
Cattaneo Alessandro
Cattoi Vanessa
Cavandoli Laura
Ceccanti Stefano
Cenni Susanna
Cestari Emanuele
Chiazzese Giuseppe
Ciaga' Graziella Leyla
Ciampi Lucia
Cillis Luciano
Ciprini Tiziana
Colaninno Matteo
Colla Jari
Colmellere Angela
Colucci Alessandro
Comencini Vito
Conte Federico
Corneli Valentina
Cortelazzo Piergiorgio
Costa Enrico
Covolo Silvia
Crippa Andrea
Crippa Davide
Cristina Mirella
Cubeddu Sebastiano
Curro' Giovanni
Daga Federica
Dal Moro Gian Pietro
Dall'Osso Matteo
Dara Andrea
De Angelis Sara
De Carlo Sabrina
De Filippo Vito
De Girolamo Carlo Ugo
De Lorenzis Diego
De Lorenzo Rina
De Luca Piero
De Maria Andrea
De Martini Guido
De Menech Roger
De Micheli Paola
Deiana Paola
Del Barba Mauro
Del Basso De Caro Umberto
Del Grosso Daniele
Del Sesto Margherita
Delrio Graziano
D'Eramo Luigi
D'Ettore Felice Maurizio
Di Giorgi Rosa Maria
Di Lauro Carmen
Di Maio Marco
Di Muro Flavio
Di Sarno Gianfranco
D'Inca' Federico
Donina Giuseppe Cesare
Donno Leonardo
D'Orso Valentina
D'Uva Francesco
Emiliozzi Mirella
Fantinati Mattia
Fantuz Marica
Faro Marialuisa
Fassina Stefano
Fassino Piero
Federico Antonio
Ferraioli Marzia
Ferrari Roberto Paolo
Ferri Cosimo Maria
Fiano Emanuele
Ficara Paolo
Fitzgerald Nissoli Fucsia
Flati Francesca
Fogliani Ketty
Fontana Gregorio
Fontana Lorenzo
Formentini Paolo
Fornaro Federico
Foscolo Sara
Fraccaro Riccardo
Fragomeli Gian Mario
Frailis Andrea
Frassini Rebecca
Frate Flora
Fregolent Silvia
Gadda Maria Chiara
Gagliardi Manuela
Gagnarli Chiara
Galizia Francesca
Galli Dario
Gallinella Filippo
Gallo Luigi
Garavaglia Massimo
Gariglio Davide
Gastaldi Flavio
Gava Vannia
Gebhard Renate
Gentile Andrea
Gerardi Francesca
Giaccone Andrea
Giachetti Roberto
Giacometti Antonietta
Giacometto Carlo
Giacomoni Sestino
Giarrizzo Andrea
Giglio Vigna Alessandro
Giordano Conny
Giorgis Andrea
Giuliano Carla
Golinelli Guglielmo
Grande Marta
Gribaudo Chiara
Grillo Giulia
Grimaldi Nicola
Grimoldi Paolo
Grippa Carmela
Gubitosa Michele
Gusmeroli Alberto Luigi
Ianaro Angela
Iezzi Igor Giancarlo
Incerti Antonella
Invernizzi Cristian
Invidia Niccolo'
Iorio Marianna
La Marca Francesca
L'Abbate Giuseppe
Labriola Vincenza
Lacarra Marco
Lapia Mara
Lattanzio Paolo
Lepri Stefano
Librandi Gianfranco
Licatini Caterina
Liuni Marzio
Lolini Mario
Longo Fausto
Lorenzin Beatrice
Lorenzoni Gabriele
Losacco Alberto
Lotti Luca
Lovecchio Giorgio
Lucentini Mauro
Lupi Maurizio
Maccanti Elena
Macina Anna
Madia Maria Anna
Magi Riccardo
Maglione Pasquale
Manca Gavino
Mancini Claudio
Manzato Franco
Manzo Teresa
Maraia Generoso
Marchetti Riccardo Augusto
Mariani Felice
Marin Marco
Marino Bernardo
Marrocco Patrizia
Martino Antonio
Masi Angela
Maturi Filippo
Mauri Matteo
Mazzetti Erica
Miceli Carmelo
Micheli Matteo
Micillo Salvatore
Migliorino Luca
Milanato Lorena
Misiti Carmelo Massimo
Molinari Riccardo
Morani Alessia
Moretto Sara
Morgoni Mario
Morrone Jacopo
Moschioni Daniele
Mugnai Stefano
Mura Romina
Murelli Elena
Musella Graziano
Napoli Osvaldo
Nappi Silvana
Nardi Martina
Navarra Pietro
Nesci Dalila
Nevi Raffaele
Nitti Michele
Noja Lisa
Novelli Roberto
Occhionero Giuseppina
Olgiati Riccardo
Orfini Matteo
Orlando Andrea
Orrico Anna Laura
Pagano Ubaldo
Paita Raffaella
Palazzotto Erasmo
Pallini Maria
Palmieri Antonio
Palmisano Valentina
Panizzut Massimiliano
Paolin Giuseppe
Paolini Luca Rodolfo
Papiro Antonella
Parisse Martina
Parolo Ugo
Patassini Tullio
Patelli Cristina
Paternoster Paolo
Pedrazzini Claudio
Pella Roberto
Pellicani Nicola
Pentangelo Antonio
Perantoni Mario
Perego Di Cremnago Matteo
Pettarin Guido Germano
Pezzopane Stefania
Piastra Carlo
Picchi Guglielmo
Piccoli Nardelli Flavia
Piccolo Tiziana
Pignatone Dedalo Cosimo Gaetano
Pittalis Pietro
Pizzetti Luciano
Plangger Albrecht
Pollastrini Barbara
Polverini Renata
Porchietto Claudia
Portas Giacomo
Potenti Manfredi
Prestigiacomo Stefania
Prestipino Patrizia
Pretto Erik Umberto
Provenza Nicola
Quartapelle Procopio Lia
Racchella Germano
Raciti Fausto
Raffa Angela
Raffaelli Elena
Ravetto Laura
Ribolla Alberto
Ricciardi Riccardo
Ripani Elisabetta
Rixi Edoardo
Rizzo Gianluca
Rizzo Nervo Luca
Rizzone Marco
Romano' Marina
Rospi Gianluca
Rossi Andrea
Rossini Roberto
Rosso Roberto
Rostan Michela
Rotondi Gianfranco
Ruggieri Andrea
Saccani Jotti Gloria
Saitta Eugenio
Salafia Angela
Saltamartini Barbara
Sangregorio Eugenio
Sani Luca
Sarro Carlo
Sarti Giulia
Sasso Rossano
Savino Elvira
Savino Sandra
Scalfarotto Ivan
Scanu Lucia
Scerra Filippo
Schiro' Angela
Schullian Manfred
Scoma Francesco
Segneri Enrica
Sensi Filippo
Serracchiani Debora
Serritella Davide
Sessa Rosella
Siani Paolo
Sibilia Cosimo
Silli Giorgio
Silvestri Francesco
Siracusano Matilde
Snider Silvana
Sorte Alessandro
Soverini Serse
Sozzani Diego
Spadafora Vincenzo
Spadoni Maria Edera
Spena Maria
Sportiello Gilda
Squeri Luca
Stefani Alberto
Stumpo Nicola
Sut Luca
Sutto Mauro
Tarantino Leonardo
Tateo Anna Rita
Tiramani Paolo
Toccalini Luca
Tofalo Angelo
Tomasi Maura
Tondo Renzo
Tonelli Gianni
Topo Raffaele
Torto Daniela
Traversi Roberto
Tripiedi Davide
Tripodi Elisa
Tripodi Maria
Troiano Francesca
Tucci Riccardo
Turri Roberto
Tuzi Manuel
Vacca Gianluca
Valbusa Vania
Valente Simone
Vallotto Sergio
Varrica Adriano
Vazio Franco
Verini Walter
Vignaroli Stefano
Villani Virginia
Vitiello Catello
Viviani Lorenzo
Zangrillo Paolo
Zanichelli Davide
Zardini Diego
Zennaro Antonio
Zicchieri Francesco
Ziello Edoardo
Zolezzi Alberto
Zordan Adolfo
Hanno risposto no:
Aiello Piera
Bartolozzi Giusi
Bellucci Maria Teresa
Bignami Galeazzo
Bucalo Carmela
Butti Alessio
Cabras Pino
Caiata Salvatore
Caretta Maria Cristina
Ciaburro Monica
Cirielli Edmondo
Colletti Andrea
Corda Emanuela
De Toma Massimiliano
Deidda Salvatore
Delmastro Delle Vedove Andrea
Donzelli Giovanni
Dori Devis
Ehm Yana Chiara
Ferro Wanda
Fioramonti Lorenzo
Forciniti Francesco
Foti Tommaso
Fratoianni Nicola
Galantino Davide
Gemmato Marcello
Giuliodori Paolo
Lollobrigida Francesco
Lucaselli Ylenja
Maniero Alvise
Mantovani Lucrezia Maria Benedetta
Maschio Ciro
Mollicone Federico
Osnato Marco
Paxia Maria Laura
Prisco Emanuele
Raduzzi Raphael
Rampelli Fabio
Rizzetto Walter
Romaniello Cristian
Romano Paolo Nicolo'
Rotelli Mauro
Russo Giovanni
Sapia Francesco
Silvestri Rachele
Silvestroni Marco
Siragusa Elisa
Spessotto Arianna
Trancassini Paolo
Trano Raffaele
Vallascas Andrea
Varchi Maria Carolina
Vianello Giovanni
Villarosa Alessio
Zucconi Riccardo
Si sono astenuti:
Sgarbi Vittorio
Sono in missione:
Albano Lucia
Annibali Lucia
Baroni Annalisa
Bergamini Deborah
Borghi Enrico
Carfagna Maria Rosaria
Castelli Laura
Cattoi Maurizio
Cimino Rosalba
Coin Dimitri
Comaroli Silvana Andreina
Dadone Fabiana
D'Elia Cecilia
Di Maio Luigi
Di Stasio Iolanda
Di Stefano Manlio
Dieni Federica
D'Ippolito Giuseppe
Ferraresi Vittorio
Fontana Ilaria
Franceschini Dario
Frassinetti Paola
Frusone Luca
Gelmini Mariastella
Giorgetti Giancarlo
Gobbato Claudia
Guerini Lorenzo
Iovino Luigi
Liuzzi Mirella
Lorefice Marialucia
Maggioni Marco
Marattin Luigi
Marzana Maria
Melilli Fabio
Migliore Gennaro
Molteni Nicola
Morelli Alessandro
Mule' Giorgio
Orsini Andrea
Pagano Alessandro
Pastorino Luca
Perconti Filippo Giuseppe
Romano Andrea
Rosato Ettore
Rotta Alessia
Ruocco Carla
Sibilia Carlo
Sisto Francesco Paolo
Speranza Roberto
Suriano Simona
Tabacci Bruno
Tasso Antonio
Terzoni Patrizia
Vito Elio
Zanettin Pierantonio
Zoffili Eugenio
PRESIDENTE. Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3656)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).
L'onorevole Raduzzi ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno n. 9/3656/18 Testamento, di cui è cofirmatario.
RAPHAEL RADUZZI (MISTO-A). Intervengo sull'ordine del giorno n. 9/3656/18 Testamento che prevede, nella premessa, che con il presente provvedimento è stata introdotta una serie di disposizioni - di cui non si può non notare l'assoluta mancanza di chiarezza - in materia di legislazione scolastica, tra cui alcune volte ad assicurare… Presidente!
PRESIDENTE. Come vede, sto richiamando all'ordine. Prego.
RAPHAEL RADUZZI (MISTO-A). …tra cui alcune volte ad assicurare l'attuazione degli interventi previsti dal PNRR di titolarità del Ministero dell'Istruzione, che una serie di tali disposizioni sono volte a prevedere il finanziamento, fino al 2026, con i fondi del PNRR (due milioni di euro all'anno), della Scuola di Alta Formazione che si occuperà dell'aggiornamento permanente degli insegnanti, attribuendo stipendi elevatissimi solo ad una parte del corpo docenti e che tutto ciò accade mentre il Governo, con lo stesso provvedimento, ha disposto il taglio di oltre 10.000 cattedre.
L'ordine del giorno impegna il Governo a non disporre più finanziamenti di tal genere, finalizzati al riconoscimento una tantum solo ad un piccolo contingente del corpo docenti che si presterà a far funzionare il nuovo sistema d'istruzione, governato dall'Invalsi e dall'Indire; a destinare, invece, quante più risorse disponibili all'incremento degli stipendi dell'intera categoria degli insegnanti, conosciuta in tutta Europa per essere la più sottopagata.
Allora, io chiedo che il Governo prenda in seria considerazione l'approvazione di questo ordine del giorno, che dice una cosa di buonsenso; ve l'ho letto in misura integrale in modo da farvi capire che, con questo stesso decreto, voi “tagliate” cattedre, perché, a quanto pare, per il PNRR l'importante è digitalizzare la vendita di frutta al dettaglio, ma non investire in sanità e in istruzione e, al contempo, però, create e continuate a creare dei carrozzoni burocratici. L'abbiamo visto, questo decreto è infarcito di assunzioni nei Ministeri, nella Ragioneria di Stato, al Ministero dell'Economia, alla stessa Presidenza del Consiglio. Draghi, quello che ci scriveva le letterine per dire di “tagliare” quanto più possibile e che quando, poi, si siede in quei banchi, si fa i provvedimenti per aumentare il suo staff e tutti i dirigenti della Presidenza del Consiglio. Ebbene, in questo quadro, voi riuscite a tagliare le cattedre dei docenti. Quindi, vi chiediamo un impegno serio, chiediamo di rivedere anche l'indicazione del Governo su questo ordine del giorno.
Questo è un decreto che noi abbiamo contestato fin dall'inizio, su cui è stata posta, per l'ennesima volta, la fiducia, quella fiducia che voteranno di nuovo, per l'ennesima volta, i membri del 5 Stelle, che, dopo questa scissione, rimangono comunque imperterriti al Governo e votano ogni fiducia che il loro Ministro D'Inca' viene a porre in quest'Aula. È un decreto che deve rispondere ai diktat di Bruxelles, perché questo appunto fa il decreto: ogni 6 mesi, noi dobbiamo rendicontare alla Commissione europea di aver fatto i compitini per casa e i compitini per casa sono nient'altro quanto Bruxelles ci chiede con le sue raccomandazioni del 2019 e del 2020. E abbiamo constatato che queste hanno preso la forma della riforma fiscale, che si può leggere anche come la patrimoniale sulla casa, con l'aumento dei costi per le famiglie italiane, perché si andranno a rivedere gli oneri catastali, alla faccia della vittoria, presunta, della Lega su questo punto, oltre ad averci messo delle bellissime altre cose, come la possibilità di assumere, tra i dirigenti della pubblica amministrazione italiana, il personale dell'Unione europea, che è una cosa al limite dello scandalo. Ossia, non si possono fare i concorsi, ma si possono prendere persone che lavorano nell'Unione europea, mettendoli a fare i dirigenti qui. Io non so quale altra definizione si può dare di commissariamento, se non questo, perché il PNRR questo fa e lo stiamo iniziando a vedere: ci dà dei prestitini che, poi, ripaghiamo noi e, quindi, sono un debito per il nostro Paese; ha il costo politico di avere dei commissari come dirigenti, di fare le riforme che ci chiedono da anni e di tagliare nei nostri comparti strategici, come quello dell'istruzione. Quindi noi, Presidente, chiediamo di rivedere le vostre posizioni e di dare un parere favorevole a questo ordine del giorno.
PRESIDENTE. L'onorevole Bignami ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3656/41.
GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Grazie, Presidente. In realtà, intervengo sull'ordine del giorno n. 9/3656/95 Albano, come ho comunicato poc'anzi alla segreteria.
PRESIDENTE. Va bene, allora, l'ordine del giorno n. 9/3656/95? Avevo segnato ordine del giorno n. 9/3656/41, ma va bene.
GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Ordine del giorno n. 9/3656/95, di cui sono ovviamente cofirmatario. Nella follia che ha determinato la decisione del Governo già dal 2016 - salvo, poi, ribadirla anche successivamente - di obbligare alla predisposizione e alla presenza di un POS per consentire il pagamento mediante strumenti elettronici, il Governo è riuscito nella mirabile impresa di introdurre anche un vincolo che colpisce non i commercianti, non i professionisti, non i bottegai, non le partite IVA, ma se stesso. E questo in ragione del fatto che, come è ben noto, esistono nelle attività, come, ad esempio, i tabaccai, delle vendite che sono non da verificare se possono, in una qualche maniera, essere foriere di una forma di evasione, giacché nel momento in cui si vendono francobolli o altri generi di rilascio dei Monopoli, tipo le marche o, come vado a illustrare, banalmente dei tabacchi, è ovvio che, nel momento in cui quella vendita viene realizzata, lo Stato sa perfettamente che cosa viene venduto, a quanto viene venduto, in che quantità viene venduto.
È fatto abbastanza notorio che i nostri tabaccai hanno anche la possibilità di vendere i tabacchi mediante l'utilizzo di distributori di sigarette posti al di fuori della attività anche quando sono chiusi. Ben lungi da me esprimere qualsiasi valutazione in ordine alla bontà o meno di questo consumo, ma quel che è certo è che queste apparecchiature oggi si distinguono in tre tipologie: quelle che sono già, in una qualche maniera, predisposte per la ricezione del bancomat e, quindi, del pagamento mediante strumenti elettronici, quelle che possono essere adattate, sebbene con un costo che evidentemente, pure esso, verrà posto a carico degli esercenti e quelle che, invece, sono inadatte e non presentano alcuna attitudine all'adattamento. Soprattutto su queste ultime due ipotesi e particolarmente su quest'ultima, è bene riflettere sul fatto che le disposizioni legislative attualmente vigenti consentono, laddove sussista un'impossibilità oggettiva nell'adempiere al pagamento con metodi e strumenti elettronici, che quelle forme di vendita e cessione siano esentate dall'utilizzo obbligatorio della predisposizione del POS. Tuttavia, non è in alcuna maniera presente nella nostra legislazione, nella nostra normativa interna, una disposizione che consenta di introdurre e di far ricomprendere anche queste apparecchiature negli strumenti che determinano una impossibilità oggettiva di rilasciare il prodotto, a fronte di un pagamento con metodo elettronico.
La cosa - che già di per sé è evidentemente kafkiana, perché il Governo, lo Stato, chiede di poter tracciare il pagamento mediante strumenti di cessione di beni di cui esso stesso è monopolista - si risolve non solo in un danno per l'esercente, che, ove fosse ricompreso, l'ho ribadito, nella riconducibilità all'obbligo di predisporre il POS anche di queste apparecchiature, non potrebbe far altro che non utilizzarlo, laddove dette apparecchiature non siano adattabili o laddove, anche legittimamente, gli esercenti non intendano adattarle; questo reca un danno, certo all'esercente, certo al tabaccaio, ma anche allo Stato che vedrebbe dismesso un proprio punto di vendita, con il risultato di recare un danno a se stesso; il che, devo dire è mirabile, perché, da un lato, ci permette di sintetizzare anche l'evidenza del fatto che la predisposizione del POS comporta una contrazione delle vendite e, quindi, della circolazione della ricchezza, ma anche che questo danno viene arrecato, in primo luogo, allo Stato non solo per la quota di IVA, ma anche per la vendita del bene in sé.
Quindi, l'ordine del giorno chiede di impegnare il Governo a ricomprendere questi strumenti in quella dizione di impossibilità oggettiva che consente di proseguire nella vendita mediante distributori automatici, che pure non presentino una predisposizione di pagamento mediante mezzi elettronici (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. L'onorevole Cavandoli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3656/92.
LAURA CAVANDOLI (LEGA). Grazie, Presidente. Siamo in un periodo di grave siccità, che sta colpendo tutto il nostro Paese, dal Nord al Sud. Le nostre culture stanno soffrendo. Pertanto, nel leggere il Piano nazionale di ripresa e resilienza, ho verificato gli investimenti, che sono pari a 4,38 miliardi, di cui il 51 per cento è indirizzato al Mezzogiorno, che riguardano proprio lo scopo di garantire la sicurezza dell'approvvigionamento e la gestione sostenibile delle risorse idriche lungo l'intero ciclo.
Si parla, quindi, della sicurezza delle infrastrutture idriche per assicurare gli usi ambientali, civili e agricoli, della riduzione di almeno il 15 per cento delle perdite di acqua potabile, della rete fognaria e della depurazione. Ricordo che questi interventi sono estremamente urgenti. L'Italia è già stata condannata dalla Corte dell'Unione europea e paga 55 milioni all'anno, perché non è stato risolto il problema del trattamento e scarico delle acque reflue urbane per centinaia di aree sensibili dal punto di vista ambientale.
Tengo a precisare che in tutta Italia la media delle perdite idriche è pari al 43,7 per cento. Si parla, quindi, di acqua potabile - è veramente un dato elevatissimo - e nel Mezzogiorno questa percentuale aumenta al 52,3 per cento.
Cosa chiedo io al Governo con questo ordine del giorno? Chiedo che queste risorse siano, sì, utilizzate, come prevedono gli investimenti che ho citato, ma anche che le risorse residuali - quindi, nei comuni che non riescono a utilizzarle - possano essere utilizzate su tutto il territorio nazionale, qualora non ci sia un utilizzo effettivo nel territorio a cui queste risorse vengono assegnate. Questo, ovviamente, per evitare che vi siano ulteriori sanzioni da parte dell'Unione europea; si tratta, soprattutto, di una misura assolutamente di buonsenso, perché, se non si riescono a utilizzare le risorse economiche nei territori in cui sono previste, si può supplire a questo problema di perdite idriche e di trattamento delle acque in altre parti del territorio nazionale, senza disperdere, appunto, questi investimenti, che, alla fine, non sono totalmente gratuiti, perché l'Europa ce li dà, ma per una gran parte li dobbiamo restituire (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. L'onorevole Zanichelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3656/8.
DAVIDE ZANICHELLI (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo con un ordine del giorno su questo decreto di attuazione del PNRR, perché, tra i diversi articoli - ce ne sono diversi su diversi temi funzionali all'attuazione del PNRR, ci mancherebbe altro -, c'è l'articolo 18 che anticipa le sanzioni per gli esercizi commerciali che non sono dotati del cosiddetto POS per accettare i pagamenti con moneta elettronica.
Ci mancherebbe! Le sanzioni c'erano già e con questo decreto il Governo ha previsto in un testo emanato dal Consiglio dei Ministri - quindi, non un provvedimento parlamentare - un anticipo di questa sanzione per un obbligo che, ricordo, era già presente.
Con questo ordine del giorno, chiedo semplicemente che, se lo Stato e se la pubblica amministrazione si muovono in un certo senso, obbligando e sanzionando chi non ha il POS, allora alla stessa maniera lo stesso obbligo e, anzi, la stessa sanzione, perché l'obbligo esiste anche per il pubblico, in quel caso può essere comminata anche alla pubblica amministrazione, laddove non sia adeguata per accettare i pagamenti elettronici, perché altrimenti non si capisce come mai i privati e gli esercizi commerciali si debbano adeguare, altrimenti, come pena, è prevista una sanzione che scatterà dal 30 giugno, mentre poi si scopre che per i parcheggi piuttosto che - come è successo anche nel mio comune - per il rilascio della carta d'identità elettronica si chiede il pagamento in contanti, perché la pubblica amministrazione, in taluni casi, non è attrezzata per i pagamenti elettronici.
Ci mancherebbe altro! Io sono qui non semplicemente - come il MoVimento 5 Stelle fa - per accettare tutto quello che fa il Governo a prescindere (magari qualcun altro sì). Noi siamo qui per esortare il Governo. In questo caso, la richiesta è che lo Stato sia da esempio, perché se si chiede che i privati e gli esercizi commerciali si dotino dell'attrezzatura per i pagamenti elettronici, allora riteniamo che anche la pubblica amministrazione si debba adeguare. Se, eventualmente, i cittadini dovessero essere sanzionati per questo, alla stessa maniera anche lo Stato, anche la pubblica amministrazione, laddove non ha ancora il POS per accettare i pagamenti elettronici, deve essere sanzionata. La politica si fa prima di tutto con l'esempio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. L'onorevole Colletti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3656/19.
ANDREA COLLETTI (MISTO-A). Grazie, Presidente. Sottosegretario, con l'articolo 28 in questo decreto il Governo ha deciso d'emblée di istituire e di fondare una nuova società per azioni per la trasformazione digitale, dandogli come capitale sociale 45 milioni di euro - quindi, neanche poco - divisi tra INPS, INAIL e Istat (quindi, tutte entità pubbliche).
Qual è il problema di questa nuova realtà? Il vero problema è che noi, in Italia, abbiamo già ben due società che dovrebbero aiutare l'Italia a trasformarsi digitalmente e queste società sono Sogei, che ha una lunga storia e tradizione, e PagoPA, che, in realtà, è abbastanza nuova, poiché è stata fondata nel 2019.
Sottosegretario Sasso, questo le vorrei chiedere: dovrebbe spiegare a quest'Aula che senso abbia fare una terza società, oltre a queste due, che sviluppi ed eroghi gli stessi servizi, sostanzialmente, a favore, ovviamente, della pubblica amministrazione e delle sue controllate, ovvero triplicando, in questo caso, quei costi fissi incomprimibili che ha ogni società.
Noi abbiamo il Ministro Colao che viene addirittura dalla consulenza (viene da McKinsey), ma nessuna persona dotata di senso e nessun consulente consiglierebbe a un proprio cliente per fare le stesse cose di costituire addirittura tre società, che forse si faranno concorrenza tra di loro nei confronti dello stesso cliente che è la pubblica amministrazione.
Allora, sottosegretario Sasso, la domanda a cui dovrebbe rispondere è: voi avete costituito tre SpA perché non vi fidate del lavoro di Sogei e di PagoPA? Quindi, io da deputato di opposizione vi direi che, se non vi fidate, dovreste cambiare il management; oppure, sottosegretario Sasso, la motivazione in realtà è un'altra: voi state creando una nuova società, a spese, ovviamente, di tutta la collettività, per creare, come è stato fatto anche con l'Alta scuola di formazione sempre in questo decreto, un nuovo carrozzone pubblico dove inserire persone di fiducia dei vari partiti, che hanno già occupato tantissime partecipate dello Stato. Faccio un nome per tutti: ad esempio, c'è la Sose SpA, su cui ho presentato un'interrogazione, che fa una cosa: nel suo mandato c'è un solo cliente e io dico che è una partecipata non dello Stato, ma del Partito Democratico.
Allora, la domanda è: voi avete creato, sottosegretario, questa 3-I SpA non solo per fare dei software, che benissimo potevano fare sia Sogei che PagoPA, ma per inserirci magari persone di fiducia dei partiti e, quindi, per creare un'altra volta clientelismo? Oppure avete un'altra visione e, allora, invece che semplicemente presentarla, dovreste spiegare questa visione di una terza società per la trasformazione digitale. Ma attenzione, perché non lo dico solo io: lo ha detto anche il relatore Fassina, che vi ha chiesto spiegazioni sul perché avete creato questa società. Oltretutto, tra INPS e INAIL, l'Istat c'entra come i cavoli a merenda rispetto a INPS e a INAIL. Ovvero, l'unica cosa su cui c'entra l'Istat è che inizia con la lettera “I”, come acronimo della società. Quindi, è più bello mettere 3-I SpA.
Allora, sottosegretario Sasso, io chiedo un attimo la sua attenzione, se è possibile. Io mi sono segnato su questo foglio, sottosegretario, i nomi di quattro persone che, secondo me, in futuro, lavoreranno per 3-I SpA. Vorrei farle presente questi quattro nomi non per leggerli adesso, ma vorrei venire lì sotto e chiedere il suo autografo su questo foglio, così fra un anno magari ci vediamo e verifichiamo se almeno uno di questi quattro lavorerà per 3-I SpA.
Quindi, in realtà concludo su quest'ordine del giorno, dicendo che adesso verrò da lei con la cortesia almeno di firmarmi questo foglio. Poi, ci vedremo nel 2023 e verificheremo chi effettivamente è entrato e chi non è entrato in questa nuova società (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).
PRESIDENTE. L'onorevole Mantovani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3656/56.
LUCREZIA MARIA BENEDETTA MANTOVANI (FDI). Grazie, Presidente. Intervengo per illustrare il mio ordine del giorno che intende farsi carico delle richieste provenienti da un'ampia fetta di categorie produttive e, in particolare, dal popolo delle partite IVA.
Sappiamo tutti che, da qui a poche ore, verrà introdotta un'importante novità in merito alla contabilità di milioni di piccole aziende. Infatti, come descritto dall'articolo 18 del provvedimento in esame, dal 1° luglio sarà esteso l'obbligo di fatturazione elettronica a tutte le imprese…
TOMMASO FOTI (FDI). Presidente!
LUCREZIA MARIA BENEDETTA MANTOVANI (FDI). …e a tutti i lavoratori autonomi in regime fiscale di vantaggio o in regime forfettario che nell'anno precedente hanno conseguito un fatturato di oltre 25.000 euro.
È una novità che era già nell'aria nella scorsa legge di bilancio e che attendeva di essere concretizzata, attraverso una specifica disposizione normativa. Oggi, con questo provvedimento, siamo giunti a questo momento e le criticità da considerare non sono trascurabili. Introdurre una novità così dirompente nel bel mezzo dell'anno fiscale può essere un problema molto complesso per chi ne è assoggettato e ignorare questo significa ampliare consapevolmente il margine di errore che minaccia la compilazione dei documenti fiscali per oltre 2 milioni di individui. In questo modo si creerebbero le condizioni per future sanzioni causate da imprecisioni relative alla contabilità.
Ritengo sia utile ricordare che il forfettario rappresenta un regime flessibile e adatto a coloro che si affacciano per la prima volta nel mondo dei liberi professionisti, ovvero una pluralità di individui con caratteristiche estremamente eterogenee. Pertanto, è palese che la necessità di garantire una certa flessibilità dello strumento mal si addice ad un cambio repentino come l'introduzione in corso d'opera dell'obbligo della fatturazione elettronica. Siamo sicuri che coloro che già sono tartassati dalla burocrazia meritino di subire ulteriori complicazioni? Temo che la risposta sia condivisibile da tutti e possa essere solamente un “no”. Il cosiddetto popolo delle partite IVA è ormai sempre più variegato e conta figure classiche, come commercianti, artigiani, piccoli imprenditori, ma anche nuove professionalità, come giovani precari in attesa di un'occupazione più stabile nonché professionisti affermati in settori emergenti.
Semplificare deve essere la parola d'ordine e l'introduzione dal 1° luglio della fatturazione elettronica non va di certo in questa direzione. Ovviare a questa criticità comporta una scelta a costo zero, un semplice rinvio mosso da buon senso e senso pratico. Presidente, ho ben chiaro che i tempi stringono e che la scadenza per la conversione in legge del provvedimento incombe, ma basta veramente poco per dare seguito a quanto richiesto da più parti in queste settimane, in sede di audizioni al Senato. Il PNRR richiede una tabella di marcia incalzante ma non possiamo trascurare la praticità delle cose e la concretezza delle questioni che riguardano categorie che tengono in piedi l'Italia. Dopo due anni di difficoltà derivanti dalla pandemia, ora la minaccia, per chi fa impresa, è l'ondata inflazionistica frutto della guerra e le partite IVA sono da sempre i soggetti meno garantiti, grandi contribuenti che pagano, però, un prezzo altissimo ad uno Stato che sembra essere presente solamente quando deve chiedere loro i tributi.
Presidente, non so se questo mio ordine del giorno verrà accolto o verrà rigettato, ma credo che sia importante dimostrare che qui dentro c'è ancora chi si ricorda delle difficoltà che deve affrontare chi è autonomo, del rischio di impresa che comunque ricade su chi ha una partita IVA e di tutte le responsabilità che questo comporta. Lo dico con cognizione di causa, poiché Fratelli d'Italia non si è mai dimenticato di chi produce reddito e ricchezza in un mercato sempre più complesso e frammentato. Ecco, alla luce di questo, ritengo che sia ora di dare un segnale, che il nostro Parlamento si dimostri attento alle realtà della problematica che ho appena descritto e per questo motivo, mediante questo ordine del giorno, chiedo al Governo di impegnarsi a rinviare al 31 dicembre del 2022 l'introduzione dell'obbligo di fatturazione elettronica per i regimi IVA forfettari. Un atto di responsabilità che consentirebbe agli operatori di uniformare il sistema documentale nel periodo d'imposta di riferimento e l'adozione di idonee soluzioni tecnologiche e digitali per ottemperare all'obbligo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. L'onorevole Gusmeroli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3656/88.
ALBERTO LUIGI GUSMEROLI (LEGA). Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, sottosegretario, una settimana fa ho presentato un ordine del giorno analogo in cui si chiedeva sostanzialmente quello che è stato normalmente concesso negli ultimi vent'anni, cioè la proroga al 20 luglio del pagamento del saldo e del primo acconto di IRPEF, IRES e IRAP. Questo perché, purtroppo, quando per vent'anni si decide una proroga, vuol dire che la scadenza precedente non aveva alcun senso. Infatti, entro il 30 giugno è praticamente impossibile procedere regolarmente a questo adempimento, perché la stessa amministrazione finanziaria rende disponibili i software con grande ritardo e perché la complicazione fiscale in Italia è talmente forte che è necessario, da vent'anni, prorogare la scadenza dal 30 giugno al 20 luglio.
Quest'anno, per la prima volta, questo termine non è stato prorogato, ad oggi. La scorsa settimana, un ordine del giorno in cui la chiedevo veniva approvato e, quindi, c'era in qualche modo la sensibilità di concederla questa proroga. Quanto costa allo Stato? Praticamente niente, perché l'anno scorso il termine del 30 giugno è stato prorogato al 15 settembre, gratuitamente, laddove “gratuitamente” vuol dire che sostanzialmente allo Stato non costava niente e il cittadino ha potuto beneficiare di questa proroga. Quindi, due situazioni positive: nessun costo per lo Stato e vantaggio per il cittadino. Perché quest'anno non si vuole farla, perché non si vuole dare liquidità al sistema delle attività economiche? È un momento difficile, è un momento in cui le aziende stanno facendo fronte ai rincari delle bollette, esattamente come le famiglie che stanno anch'esse vivendo momenti difficili. Sono momenti difficili per chi ha avviato le ristrutturazioni, famiglie e imprese, perché in questo momento sappiamo tutti che esiste un mega problema, quello della cessione dei crediti e dello sconto in fattura, ed è un momento difficile perché è pieno di cartelle esattoriali del periodo 2020-2021, che sono state giustamente bloccate per la pandemia e che in qualche modo devono essere rateizzate in un periodo di tempo medio-lungo, perché altrimenti tante attività economiche falliranno.
Noi abbiamo chiesto, con questo ordine del giorno che replica quello della settimana scorsa, pur essendo al 28 di giugno, cioè a due giorni dalla scadenza, di prorogare questo termine che va a beneficio dei cittadini. Stiamo parlando di tutti i soggetti obbligati ad applicare gli studi di settore, che adesso si chiamano ISA, e non ha alcun costo per lo Stato.
Approfitto anche per dire che alcuni termini potrebbero essere prorogati facilmente, come la decorrenza dell'esterometro dal 1° luglio e la decorrenza delle fatture elettroniche sempre dal 1° luglio. Perché a metà anno, in una situazione già difficile, bisogna innestare ulteriori complicazioni? Presenteremo al “decreto Semplificazioni” numerosi emendamenti che vanno incontro alle necessità del cittadino, delle famiglie e delle imprese ma che, allo stesso tempo, non creano problemi allo Stato. Queste due cose si possono fare, se si vuole. La Lega farà il possibile e l'impossibile per far sì che questo Stato sia un po' meno complicato, un po' meno burocratico e, forse, anche un po' meno esoso. Ora, chiediamo la proroga al 20 luglio delle tasse, proroga che non costa niente allo Stato (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Approfitto per salutare la delegazione del gruppo di amicizia Germania-Italia del Bundestag, guidata dall'onorevole Axel Schäfer, che sta assistendo ai lavori dell'Aula dalle tribune del pubblico. Grazie e benvenuti (Applausi).
Riprendiamo con l'illustrazione degli ordini del giorno.
L'onorevole Sapia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3656/20.
FRANCESCO SAPIA (MISTO-A). Grazie, Presidente. È un ordine del giorno di buonsenso, in quanto è in fase di conversione il decreto-legge 30 aprile 2022, n. 36, recante ulteriori misure urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. L'articolo 27 prevede l'istituzione del Sistema nazionale prevenzione salute dai rischi ambientali e climatici, in breve SNPS. Tale sistema è inteso a migliorare e armonizzare le politiche e le strategie del Servizio sanitario nazionale per la prevenzione, il controllo e la cura delle malattie acute e croniche, trasmissibili e non trasmissibili, associate, direttamente e indirettamente, a rischi ambientali, climatici e delle zoonosi, anche derivanti da cambiamenti socio-economici. Le attività del Sistema interagiranno con il Sistema nazionale a rete per la protezione dell'ambiente, in breve SNPA, facendo particolare riferimento alle esigenze di tutela delle persone vulnerabili o in situazioni di vulnerabilità. Verrà costituita, ai fini interattivi e operativi di entrambi i sistemi, una cabina di regia unica. Inoltre, il comma 4 elenca i soggetti che fanno parte dell'SNPS, che opereranno in coordinamento tra di essi, che sono: 1) i dipartimenti di prevenzione delle aziende sanitarie locali, per i quali viene richiamata specificamente la norma che include, tra i compiti dei suddetti dipartimenti, la tutela della collettività dai rischi sanitari degli ambienti di vita, anche con riferimento agli effetti sanitari degli inquinanti ambientali; 2) le regioni e le province autonome, anche con funzioni di coordinamento in rete dei suddetti dipartimenti di prevenzione, delle altre strutture sanitarie e sociosanitarie e degli altri enti del territorio di competenza, rilevanti ai fini del raggiungimento degli obiettivi del SNPS; 3) gli istituti zooprofilattici sperimentali; 4) l'Istituto superiore di sanità, con compiti di coordinamento e supporto tecnico-scientifico; 5) il Ministero della Salute, con compiti di indirizzo, programmazione, monitoraggio e comunicazione istituzionale.
Presidente, non fanno parte del SNPS la Rete dei servizi per la salute mentale e l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, strutture ed enti che potrebbero contribuire in modo consistente e maggiormente uniforme all'acquisizione dei dati e alla loro elaborazione, al fine di adottare politiche attive di risposta appropriata alle criticità socio-ambientali, nonché le necessarie azioni atte a migliorare e ad armonizzare le politiche e le strategie del Servizio sanitario nazionale.
PRESIDENTE. Onorevole, lasciamo ascoltare il Governo. Scusi, onorevole Sapia, riprenda pure.
FRANCESCO SAPIA (MISTO-A). Per questo, Presidente, impegniamo il Governo ad adottare ulteriori iniziative normative, volte a inserire, tra i soggetti che fanno parte del SNPS, anche la Rete dei servizi per la salute mentale e l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, ISPRA; a rimodulare una parte delle risorse finanziarie previste per la “Missione 6-Salute”, assegnandole in via prioritaria alla Rete dei servizi per la salute mentale, affinché possa svolgere attività di monitoraggio, assistenza, attività di prossimità, controllo e studio dello stato di salute mentale della popolazione italiana, con il fine anche di poter conoscere gli effetti a strascico cagionati della pandemia.
Presidente, voglio ricordare a questo proposito che, qualche giorno fa, abbiamo approvato la mozione sui suicidi. Inoltre, voglio ricordare che i dati sono fermi al 2018 e che non ha senso, considerando che voi lo indicate, nell'articolo 27, non inserire in tale sistema la rete territoriale (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).
PRESIDENTE. L'onorevole Foti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3656/51.
TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, com'è noto, il PNRR ha una componente di spesa rilevante per quanto riguarda il settore dei lavori pubblici. Ora, è evidente che gli appalti che verranno a essere realizzati sono in gran parte appalti per opere oltremodo significative, che necessariamente impegneranno le migliori e più importanti società del settore. Vi è, però, un problema che appare evidente e cioè che, se non vi è una parcellizzazione di questi appalti, una suddivisione degli stessi al fine di favorire le piccole e medie imprese e la partecipazione delle stesse, rischiamo che, da una parte, in pochi operatori abbiano a far fronte a un insieme di lavori che non riuscirebbero ad assolvere e, dall'altra, di lasciare completamente fuori dal mercato una serie di imprese, che, invece, potrebbero positivamente contribuire a realizzare, nei tempi dovuti, i progetti che il PNRR va a finanziare; ciò soprattutto in considerazione del fatto che, per quanto riguarda l'Unione europea, ciò che farà fede, per non dover restituire i soldi che sono stati destinati all'Italia, sarà la conclusione e non l'appalto dei lavori.
Questa è una questione che va affrontata per tempo, tenendo presente che già oggi vi sono difficoltà evidenti per quanto riguarda l'approvvigionamento delle materie prime, anche atteso il costo che le stesse hanno registrato, in termini di aumento, nell'ultimo anno, al punto che, proprio il Governo, è dovuto intervenire, seppure parzialmente, con appositi provvedimenti per evitare che i cantieri fossero riconsegnati alla stazione appaltante, in quanto non più convenienti. Sotto questo profilo, l' ordine del giorno ha anche un fondamento giuridico ben preciso, perché il considerando n. 78 della direttiva 2014/21/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 26 febbraio 2014 sugli appalti pubblici prevede specificamente che siano direttamente coinvolte le piccole e medie imprese, con appalti che abbiano soprattutto una specificità e cioè quella di consentire la partecipazione delle piccole e medie imprese, anche laddove si tratti di appalti sopra soglia. Sotto questo profilo, quella che è una prescrizione, peraltro non obbligatoria, contenuta già nell'articolo 51 del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, ossia nel codice degli appalti, trova oggi un limite invalicabile nella giurisprudenza, la quale, ovviamente, sottolinea come non vi sia di fatto un obbligo, ma solo una raccomandazione, un invito, a fare in modo che gli appalti risultino aperti; non vi è la prescrizione della obbligatorietà, così come questo ordine del giorno richiede.
Se questo fosse un Parlamento che funziona - così come la Carta costituzionale aveva previsto - con il rispetto del bicameralismo, sarebbe stato probabilmente possibile discutere di un apposito emendamento e vedere se ciò che al Senato della Repubblica non era stato preso in considerazione potesse trovare adeguata udienza alla Camera dei deputati. Così non è e quindi l'invito che si fa al Governo, con questo ordine del giorno, è appunto di non riservare tutti gli appalti del PNRR a poche e qualificate imprese, ma alla più vasta platea delle imprese, che contribuiscono, tra l'altro, al prodotto interno nazionale in modo significativo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. L'onorevole Covolo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno, ma è assente, quindi si intende che abbia rinunciato al suo intervento.
L'onorevole Vianello ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3656/21.
GIOVANNI VIANELLO (MISTO-A). Grazie, Presidente. Il decreto-legge in questione prevede anche semplificazioni e aumenti e accelerazioni per quanto riguarda le fonti di energia rinnovabile. Tuttavia, duole constatare che - nonostante il Governo italiano su questo argomento si riempia tanto la bocca di parole come: “transizione energetica” e della necessità di andare verso le rinnovabili - c'è una grandissima contraddizione energetica. La contraddizione consiste nel fatto che, se da una parte, in realtà stiamo assistendo a una serie di decreti-legge e articoli che favoriscono l'utilizzo di fonti fossili nelle centrali a carbone, l'aumento della produzione di gas dei giacimenti italiani, nuovi rigassificatori in deroga alle norme, garantendo profitti per vent'anni alle multinazionali del fossile, dall'altra, invece, il Governo è in ritardo, rispetto ai tempi stabiliti, per adottare ed emanare le linee guida per l'individuazione delle aree idonee dove inserire, mettere e installare le fonti di energia rinnovabili.
Questo grave ritardo, lo sottolineo, è grave: fino a quando queste linee guida non verranno adottate, non avremo mai una mappa precisa in Italia in cui si possa vedere dove le fonti rinnovabili si possono installare senza problemi. E c'è davvero una contraddizione energetica, perché è ovvio che, se le rinnovabili, la riqualificazione energetica e la mobilità elettrica vengono ostacolate dal Governo per favorire le fonti fossili - perché questo dicono i provvedimenti che questo Governo e questa maggioranza stanno adottando - dall'altra parte, invece, abbiamo non solo un rallentamento su una mancata pianificazione sulle fonti di energia rinnovabile, ma anche ulteriori problemi legati a quei numerosi progetti legati alle FER, che vengono autorizzati senza tenere in considerazione quali siano le aree idonee o non idonee, bypassando i pareri paesaggistici - ricordo che, per Costituzione, la nostra Nazione dovrebbe, anzi deve tutelare il paesaggio, però dalle norme approvate dal Governo non vediamo la tutela del paesaggio -, vengono autorizzati, così, sulla base di quello che i proponenti stanno proponendo; il che crea un altro problema, cioè la trasmissione dell'energia elettrica rinnovabile che poi dovrebbe essere diffusa nel Paese. Ed è un grande problema, perché, Presidente, solo nel 2020 ben 822 gigawattora di energia eolica, potenzialmente prodotta dagli impianti già esistenti, non è stata immessa in rete, perché la rete elettrica italiana non riesce ad acquisire e distribuire questa energia. Siccome la maggior parte delle fonti di energia rinnovabile da eolico e da solare viene prodotta al sud, ma la maggior parte del consumo avviene al nord, le reti elettriche faticano a portare l'energia rinnovabile da sud a nord. Per cui non solo c'è questa mancata produzione di eolico, cioè energia rinnovabile già in nostro possesso, ma che non possiamo consumare, ma anche una carenza continua per quanto riguarda lo stoccaggio dell'energia rinnovabile e la possibilità di utilizzarla in altri momenti, quando il sole o il vento mancano. Ecco, questa contraddizione energetica del Governo italiano è davvero paradossale. Forse, dovremmo chiedere ai colleghi tedeschi, che sono venuti qui oggi ad ascoltarci e a incontrarci, come abbia fatto Germania, dove naturalmente il sole non è certo come quello italiano, a produrre quattro volte - quattro volte! - la nostra produzione da fonti di energia rinnovabili eolico e solare. Come fanno? Chissà come fanno! Mentre noi, invece, siamo pionieri sull'utilizzo del gas e del carbone, del gas soprattutto, a cui il Governo Draghi ci sta legando per oltre vent'anni, altri vent'anni.
Cosa dire, Presidente? Io con questo ordine del giorno non faccio nient'altro che andare incontro ai ritardi del Governo, che doveva emanare le linee guida sulle aree idonee entro giugno 2022, siamo già in ritardo, perché era verso metà giugno. Il mio ordine del giorno, infatti, dice: va bene, almeno che vengano adottate, queste linee guida, entro luglio 2022, in modo tale che nelle regioni maggiormente esposte, dove verranno installate queste energie rinnovabili, ossia la Puglia, la Basilicata, la Campania, la Calabria e la Sicilia, quelle maggiormente irradiate dal sole, si possa pianificare in maniera adeguata, senza andare a perdere ulteriore energia, senza andare a spendere altri soldi a vuoto e permettendo finalmente che l'energia rinnovabile possa essere utilizzata nell'interesse della Nazione, dei cittadini e delle imprese, senza alcun tipo di problema (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).
PRESIDENTE. Recuperiamo l'onorevole Covolo, che si era lievemente attardata, che illustrerà il suo ordine del giorno n. 9/3656/75.
SILVIA COVOLO (LEGA). Presidente, mi perdoni per il ritardo nella risposta alla sua chiama. Onorevoli colleghi, occorre rimettere al centro la maternità come momento più significativo della vita sociale, specialmente in questo momento storico in cui la mancanza di fiducia sta mettendo a repentaglio il nostro equilibrio demografico con un preoccupante calo della natalità. In altri Paesi il sistema di welfare è molto più avanzato, migliorando la condizione di vita delle mamme e dei papà che lavorano. Non basta prolungare il congedo parentale per mettere le famiglie nella condizione di fare progetti futuri e di allargarsi.
Ci vogliono scelte radicali. Alcuni imprenditori lungimiranti, come i titolari delle società vicentine Brazzale Spa e BRPneumatici Spa, si stanno surrogando allo Stato attraverso l'elargizione di bonus in favore di collaboratori e dipendenti che decidono di mettere al mondo un bambino. La defiscalizzazione potrebbe agevolarli, ma mancano gli strumenti normativi.
Con questo ordine del giorno, chiedo, pertanto, che parte delle risorse del PNRR vengano devolute alle imprese che tutelano e promuovono la maternità e alle famiglie che accolgono una nuova vita, perché non ci può essere sviluppo per il nostro Paese senza supporto per i genitori e senza tutela per le nuove generazioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Forciniti. A che titolo, onorevole Forciniti? Sull'ordine dei lavori o per un richiamo al Regolamento?
FRANCESCO FORCINITI (MISTO-A). Per un richiamo al Regolamento, perché ho appena visto che la collega Covolo ha avuto la possibilità di recuperare l'intervento, niente di personale, ma a me è stato negato almeno tre volte, in quest'Aula, di recuperare un intervento, una volta che ero entrato in quest'Aula con un po' di ritardo, perché mi è stato detto che ero decaduto. Ora, io voglio che questa cosa crei un precedente, perché, se dovesse succedere in futuro, vorrei anch'io essere trattato come la collega Covolo. Sono contento che lei abbia potuto recuperare e non mi oppongo a questo, però vorrei anch'io avere questa possibilità in futuro, qualora dovesse succedere, perché sarebbe opportuno avere parità di trattamento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).
PRESIDENTE. Ha ragione. Le spiego cosa è successo. Mentre stavo annunciandolo, l'onorevole si è affacciata all'Aula e non ho fatto in tempo a sentire quello che mi dicevano gli assistenti. Quindi, per colpa mia, non ho sentito l'avviso. Lei si è affacciata e io avevo già cominciato a parlare, quindi la spiegazione, come al solito, è sempre molto chiara, senza nessuna polemica e senza nessun problema. Tutto chiaro, onorevole? Perfetto. Posso riprendere? Grazie.
Ha chiesto di intervenire l'onorevole Silvestri per illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3656/66. Ne ha facoltà.
RACHELE SILVESTRI (FDI). Grazie, Presidente. Ci ritroviamo oggi, dopo la giornata di ieri, a discutere di un provvedimento che, ritenuto strategico e fondamentale per il futuro dell'Italia, è ritenuto da voi del Governo non meritevole di valutazione da parte di uno dei rami del Parlamento, al contrario della maggioranza, in quanto ieri i relatori, durante la discussione generale, comunque hanno espresso, anche loro, il proprio rammarico per come l'Aula, questo ramo del Parlamento, è stato trattato dal Governo. Quindi, un'ennesima posizione di fiducia che ci impedisce di emendare, discutere ed approvare il miglior testo possibile nel sano dibattito politico che dovrebbe contraddistinguere il funzionamento di un Parlamento, che, vi ricordo, secondo Costituzione, è bicamerale e perfetto.
E allora, onorevoli colleghi, non ci resta altro che sottoporvi le nostre proposte attraverso la presentazione di ordini del giorno - unico strumento che è rimasto a noi, come opposizione, durante questa fine legislatura - che intendono impegnare il Governo dei migliori a migliorare la propria azione nella realizzazione del PNRR. Ci è stato impedito di esercitare il potere legislativo a noi conferito dalla Costituzione, ma non ci potete impedire di sottoporre all'attenzione del Presidente del Consiglio dei Ministri e degli altri membri del Governo quelle che, secondo Fratelli d'Italia, sono le direttive che dovranno essere eseguite nell'applicazione della norma contenuta in questo DDL di conversione. Vogliamo, inoltre, invitare il Governo a ponderare con attenzione i pareri che vorrà rilasciare con riferimento agli ordini del giorno che Fratelli d'Italia ha presentato, perché vede, noi siamo qui per portare le istanze che provengono dal territorio, quindi è fondamentale, essendo l'unico strumento che noi abbiamo a disposizione, almeno non avere un “no” secco, ma avere una valutazione effettiva degli impegni che portiamo alla vostra attenzione.
Passando all'illustrazione dell'ordine del giorno presentato, intendo dapprima fornire l'attuale stato dell'arte su un settore sul quale il PNRR intende fortemente lasciare il segno: quello dell'impiego pubblico e delle procedure di assunzione nei ruoli della pubblica amministrazione. Il rapporto annuale di Forum PA restituisce un quadro non incoraggiante.
In Italia sono attualmente impiegati nel pubblico poco più di 3 milioni di dipendenti, con un'età media di circa cinquant'anni. Presumendo che questo personale sia impiegato da almeno 20-25 anni, è facile immaginare il livello delle competenze e dei titoli in possesso di questi lavoratori che, pur col merito di impegnarsi quotidianamente ad affrontare le varie difficoltà che conosciamo tutti all'interno della pubblica amministrazione, non hanno neanche gli strumenti. Sappiamo quali sono le condizioni in cui, purtroppo, versa la pubblica amministrazione. Secondo quanto ci dice Forum PA, sono deficitari di quelle competenze utili a una pubblica amministrazione moderna ed efficiente, soprattutto in vista del raggiungimento dell'obiettivo che l'Italia si è fissata di una pubblica amministrazione efficiente entro il 2028. Questo ambizioso programma prevede che il sistema delle pubbliche amministrazioni si doti di oltre un milione di nuovi dipendenti con età media di ingresso di 28 anni entro i prossimi sei anni, affinché l'attuale età media, come già detto di circa cinquant'anni, si possa abbassare ai 44 anni auspicati.
La ricerca “Lavoro pubblico 2022” ci pone, però, dinanzi a dati impossibili da sconfessare. I nostri giovani laureati raggiungono troppo tardi le nostre amministrazioni pubbliche. Il dato di AlmaLaurea ci dice che l'età media di laurea in Italia è di 25,8 anni, mentre l'età media di ingresso nella pubblica amministrazione è 32 anni.
In conclusione, noi stiamo cercando di portare il nostro contributo per snellire queste misure e per premiare il merito, perché è fondamentale in questo Paese premiare il merito, soprattutto in questo momento di rilancio in cui vogliamo rinnovare la pubblica amministrazione. Come ho detto all'inizio al Governo, cercate di non prendere i nostri ordini del giorno come un lasciapassare ma date una valutazione effettiva e, soprattutto, prendete in consegna questi impegni e portateli avanti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. L'onorevole Forciniti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3656/22.
FRANCESCO FORCINITI (MISTO-A). Grazie, Presidente. Sembra ieri quando Mario Draghi, presentato all'opinione pubblica dalla stampa di sistema e di regime, parlava di debito buono e debito cattivo. Ricordo che veniva incensato e dipinto come questo grande deus ex machina dell'economia e anche della politica, solo perché aveva avuto l'accortezza, la lungimiranza e l'intelligenza di dire che esiste un debito buono, che è produttivo e fa crescere il Paese, e un debito cattivo, che invece crea solo debito senza produrre nulla. È basato solo questo per dipingerlo come il migliore dei migliori e per fare in modo che tutto questo Paese dovesse pendere dalle sue labbra. Oggi io mi chiedo, dopo un anno e mezzo di decreti di attuazione del PNRR, che non fanno altro che gettare centinaia di migliaia di euro o addirittura milioni di euro in cabine di regia e strutture tecnocratiche per gestire questo PNRR con assunzioni nei Ministeri, se questo possa essere definito un debito buono o, invece, un debito cattivo.
PRESIDENTE. Onorevole Napoli, onorevole Napoli.
Scusi, onorevole Forciniti, prego.
FRANCESCO FORCINITI (MISTO-A). Questo è un debito che non fa altro che ingolfare ulteriormente la macchina burocratica di questo Paese, creare confusione nei Ministeri, creare strutture, apparati ed istituzioni che si pesteranno i piedi e che non saranno nemmeno in grado di coordinarsi degnamente. In questo scenario di spreco enorme di risorse pubbliche per creare poltronifici all'interno del Governo e all'interno dei Ministeri, con la scusa di questo PNRR, noi chiediamo di adottare un principio semplicissimo: se ci sono assunzioni da fare - e a quanto pare ce ne sono - facciamo in modo che sia obbligatorio attingere alle graduatorie di concorsi già svolti. In questo modo noi otterremmo più risultati insieme. Intanto, risparmieremmo tempo e denaro, perché i concorsi pubblici con le graduatorie ancora in vigore sono stati già celebrati, queste graduatorie sono ancora vigenti e non abbiamo bisogno di spendere altre risorse per fare altre procedure selettive. Ovviamente, ci potremmo liberare anche di questo problema increscioso degli idonei, che sono sempre lì, anche giustamente dal loro punto di vista, a reclamare spazio perché vogliono servire la pubblica amministrazione, vogliono svecchiare e ammodernare questo Paese. Poi, andremmo a risparmiare tutto il tempo che serve per le procedure, perché ci viene detto che bisogna sbrigarsi col PNRR, al punto che qui non abbiamo neanche la possibilità di discutere i decreti né in Commissione né in Aula, perché bisogna fare in fretta. Allora, se bisogna fare in fretta, con coerenza, perché non prevedere questo obbligo, laddove possibile, laddove ci sono graduatorie per figure professionali affini a quelle che servono per attuare il PNRR? Perché non istituire quest'obbligo elementare di attingere alle graduatorie già esistenti? È evidente che la risposta è che il Ministro Brunetta vuole trasformare la PA in un'azienda, vuole gestirla secondo i suoi criteri padronali, trasformando totalmente la pubblica amministrazione in un'azienda privata, un po' come se questo PNRR fosse il Jobs Act della pubblica amministrazione, con contratti flessibili e precari a tempo determinato e con chiamate dirette, molte volte. È evidente che tutto questo contravviene anche alle esigenze, che voi dite esserci, di celerità nell'attuazione di questo PNRR.
Noi riproponiamo un ordine del giorno, che già altre volte abbiamo proposto, con la speranza che, se il Governo è sordo da questo punto di vista, almeno l'Aula possa impegnare il Governo a rispettare questo principio semplicissimo. Altrimenti, non ha senso venirci a dire che c'è il debito pubblico alto, che abbiamo bisogno di efficientare la pubblica amministrazione, di creare meno burocrazia e di velocizzare le procedure. Avete fatto le semplificazioni, non più tardi di un anno fa, per poi dall'altra parte complicare tutto con nuovi elefanti burocratici che vengono istituiti uno dopo l'altro, costosissimi, dispendiosi, che non portano nulla, che riempite e infarcite con persone di fiducia. Siete totalmente intolleranti e insofferenti a ogni minima procedura concorsuale che garantirebbe trasparenza nelle procedure e libertà e parità di condizioni di accesso per tanti giovani che hanno fatto un concorso, che hanno ben figurato perché lo hanno superato, pur non essendo risultati vincitori per limitatezza di posti. Perché non premiare questa forza lavoro del nostro Paese, anziché dare seguito magari a procedure clientelari di assunzioni, con chiamata diretta o altro, che servono invece a snaturare la funzione e la natura della pubblica amministrazione? Per tutti questi motivi, Presidente, noi facciamo un dono a quest'Aula e proviamo anche noi a dare il nostro contributo per attuare il PNRR in maniera più veloce, meno dispendiosa e più efficace: se ci sono assunzioni da fare - e ci sono - legate al PNRR, riferiamoci alle graduatorie che già sono pronte per attingere nuova forza lavoro che non vede l'ora di servire questo Paese e la sua pubblica amministrazione, anziché magari premiare qualche amico dell'amico, solo perché ha la tessera di partito di un colore piuttosto che di un altro. È una richiesta semplicissima e ci auguriamo che quest'Aula possa vagliarla senza pregiudizi e con obiettività (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).
PRESIDENTE. L'onorevole Butti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3656/58.
ALESSIO BUTTI (FDI). Grazie, Presidente. Illustro il mio ordine del giorno n. 9/3656/58, che solo apparentemente potrebbe risultare nel suo contenuto banale. Si tratta di una soluzione del problema che poniamo, e che abbiamo proposto anche in passato, con la presentazione di numerosi emendamenti e di altrettanti ordini del giorno, che certamente sarebbe ben accetta non solo dai sindaci e dagli amministratori più in generale ma anche, certamente, dai cittadini e dagli automobilisti e dagli operatori delle telecomunicazioni. Infatti, in questo ordine del giorno, parliamo della difficoltà con cui gli operatori delle telecomunicazioni posano le infrastrutture digitali, ovvero la fibra, l'FTTH, per essere chiari. È una questione tecnica ma anche abbastanza facile, alla quale occorre trovare una facile soluzione. A partire dal 2012 ad oggi, i tempi di rilascio delle autorizzazioni e delle concessioni per l'esecuzione dei lavori di occupazione del suolo pubblico, che sono poi quelle previste dal codice delle comunicazioni elettroniche del 2003, hanno subito una progressiva riduzione. Questo vuol dire che, certamente su spinta del gruppo Fratelli d'Italia, ma altrettanto certamente per la sensibilità di altri colleghi, il legislatore ha notevolmente ridotto i tempi burocratici per l'implementazione e la posa delle infrastrutture tecnologiche.
Ciò nonostante, si registrano ancora lunghi tempi di attesa per l'ottenimento di provvedimenti paralleli che, però, sono necessari alla materiale realizzazione delle opere, come, ad esempio - sembra incredibile - le ordinanze di viabilità del traffico. Come sappiamo, queste ordinanze di viabilità del traffico sono soggette al termine di 30 giorni decorrenti dalla richiesta, così come prevede la legge n. 241 del 1990 che è quella che, tra le altre cose, prevede anche l'accesso agli atti amministrativi. Pertanto, nonostante lo sforzo, che poco fa ho richiamato, del legislatore, l'attuale normativa è stata certamente ridotta, per quanto riguarda i tempi, per l'ottenimento dei permessi necessari, ma abbiamo ancora problemi, in questo caso, dell'operatore, al quale risulta impossibile procedere speditamente, poiché resta bloccata tutta la procedura, in attesa dei provvedimenti di cui sopra, ossia di quelli di cui parlavo, dell'ordinanza di viabilità e del traffico.
Allora, a questo punto, per chi abbiamo velocizzato tutti gli iter, se poi non riusciamo a consentire agli operatori delle telecomunicazioni di intervenire e di farlo anche in tempi rapidi, alleviando, quindi, i dolori dei sindaci, delle amministrazioni, dei cittadini? Questa è una domanda e in questo ordine del giorno potrebbe esserci anche la soluzione, anzi c'è senz'altro; oltretutto, non prevede alcuna spesa. Noi speriamo di poter ricomprendere la procedura per l'ottenimento dei provvedimenti finalizzati alla regolamentazione della circolazione tra quelle previste dal codice delle comunicazioni elettroniche, e mi riferisco all'autorizzazione all'effettuazione degli scavi e delle eventuali opere civili, indicati nel progetto, alle concessioni del suolo e del sottosuolo pubblico, necessarie all'installazione delle infrastrutture, e così via. In questo modo - sottosegretario, è molto semplice - inseriremo questi provvedimenti, naturalmente legati all'esecuzione dei lavori per la posa di infrastrutture, di telecomunicazioni elettroniche, nel codice delle comunicazioni elettroniche. Risultato: avremmo tempi estremamente brevi e riusciremmo finalmente a risolvere i problemi di sindaci, di amministratori, in generale, dei cittadini, specie se automobilisti, e, soprattutto, degli operatori delle telecomunicazioni.
Quindi, confido quanto meno nell'accoglimento di questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. L'onorevole Corda ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3656/23.
EMANUELA CORDA (MISTO-A). Grazie, Presidente. Questo è un tema che mi preme particolarmente, perché parliamo di militari e loro dei diritti. È un tema che ho trattato anche con una proposta di legge, condivisa da tutto l'arco parlamentare, riguardante i diritti sindacali. Poiché il Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede anche investimenti sulle energie rinnovabili e, in particolar modo, si intende utilizzare il demanio militare per sfruttare meglio le energie rinnovabili, emerge un problema che noi abbiamo sollevato - dico noi perché anche altri colleghi della Commissione difesa lo hanno rilevato - un problema, ahimè, abbastanza grave, che esiste da tempo e del quale nessuno sembra voglia occuparsi. Mi riferisco alle caserme. Le caserme dei militari sono già piene di installazioni di impianti fotovoltaici, ma cosa accade oggi? Abbiamo ricevuto tantissime segnalazioni, da parte di molti militari, che ci raccontavano di condizioni veramente vergognose nel luogo di lavoro proprio a causa della mancata manutenzione sistematica di queste strutture, in tantissime di queste caserme. Parlo della Sardegna, perché ho visitato alcune di queste caserme, ma penso sia un problema esteso a tutta l'Italia: questa manutenzione non viene svolta puntualmente, poiché vengono a mancare le risorse, così dicono. Inoltre, non si capisce nemmeno se questi impianti abbiano poi una ricaduta positiva, in termini di risparmio, per lo stesso Ministero della Difesa. Allora, vogliamo installare altri impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili sulle caserme militari, ma non ci preoccupiamo di mettere in sicurezza le situazioni preesistenti, ed è abbastanza grave tutto ciò. Ripeto, abbiamo sollevato la questione, presentando alcune interrogazioni al riguardo, quindi la cosa più utile e urgente da fare sarebbe destinare le risorse, gli introiti di queste installazioni alla manutenzione e far fronte a queste situazioni, veramente vergognose. Ho visitato diverse caserme, insieme anche ad altri colleghi: abbiamo visto i tetti crollare sulla testa dei militari. Con le forti piogge dello scorso inverno immagino come questo degrado si sia manifestato in maniera ancora più ampia, peggiorando la situazione, tanto che riceviamo ancora molte segnalazioni.
Per quanto riguarda le interrogazioni presentate, non abbiamo ricevuto alcuna risposta, se non le solite parole: “Sì, le faremo sapere”; però non è una cosa corretta. Ci vantiamo sempre dell'efficienza dello strumento militare, che vogliamo mandare i nostri soldati in missione, li vogliamo mandare dappertutto, ma non garantiamo loro quelle condizioni minime per poter svolgere il proprio lavoro in maniera dignitosa, non dico decente, ma dignitosa. È questo che sta accadendo. Quindi, qualcuno vuole speculare sulla pelle dei nostri uomini e delle nostre donne in divisa? Alla fine, viene da pensarlo. A chi conviene installare tutti questi impianti che poi, alla fine, vengono lasciati così, al completo abbandono, all'incuria e non vengono minimamente messi a norma? Tra l'altro, ciò avviene con un rischio notevole per le persone che si ritrovano in un posto di lavoro malsano, degradato, e questo certamente non fa onore né al nostro Paese né, tanto meno, a un comparto, come la Difesa, che dovrebbe essere, proprio per antonomasia, uno dei più efficienti in assoluto e, purtroppo, questo non accade. Quindi, bellissimo avere una montagna di soldi, però i soldi vanno anche gestiti in maniera oculata e seria; oltretutto, a fronte di criticità, che già si sono manifestate, come si può pensare di costruire nuovi impianti, quando non ci si cura nemmeno di quelli preesistenti?
Pertanto, esorto veramente il Governo, intanto, ad approvare questo ordine del giorno, per poter destinare più risorse alla manutenzione di questi impianti, ma anche a darsi una svegliata, perché la situazione è veramente seria e, in taluni casi, anche drammatica. C'è chi rischia anche la pelle in taluni casi: se, infatti, dovesse malauguratamente venir giù un soffitto o qualcos'altro, non so cosa potrebbe accadere, e sapremmo benissimo chi sono i responsabili (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).
PRESIDENTE. L'onorevole Galantino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3656/57.
DAVIDE GALANTINO (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, sottosegretario Sasso, buon pomeriggio, noi siamo molto preoccupati per come verranno gestiti i soldi dei cittadini e gli interventi che ho ascoltato anche in discussione generale denotano non poca superficialità, considerando che, a vostro avviso, il PNRR rappresenta la soluzione a tutti i problemi dell'Italia. Ricorderemo tutti quella fase in cui si parlava di un Paese che doveva essere riempito di miliardi mentre, ragionando in maniera più cauta e più approfondita, non c'è la minima percezione dell'importanza di questa sfida e di quello che questa sfida rappresenta nei fatti. Nella realtà dei fatti, stiamo creando una montagna di ulteriori debiti da lasciare alle future generazioni, quindi ai nostri figli, a cui, molto probabilmente, si aggiungeranno i nostri nipoti e i nostri pronipoti. Il PNRR è infatti, in gran parte debito, che si aggiunge al debito che già abbiamo e allora sono tante le domande che ci dovremo porre come rappresentanti. Stiamo avviando un processo che va a rivedere tutte quelle infrastrutture, di cui questo Paese necessita per davvero, ma, soprattutto, considerato che è anche l'oggetto del mio ordine del giorno, stiamo dando ai nostri figli una scuola migliore? Perché, a quanto sembra, sempre per parlare di cose concrete, si sta di fatto continuando a tirare a campare. E questo è intollerabile, considerata anche la totale assenza di confronto politico su un argomento in cui “ballano” decine e decine di miliardi di euro di soldi pubblici. Oltretutto, l'argomento scuola è stato ampiamente trattato anche in maniera piuttosto approfondita e diffusa dalle colleghe Bucalo e Frassinetti.
Abbiamo evidenziato profonde criticità. Ci è stato detto dal Governo, per esempio, che, grazie al PNRR, si costruiranno asili nido, ma mancano gli educatori ed è ancora più grave che questa cosa vi è inorgoglisca, cioè vi inorgoglisce il fatto di avere utilizzato per intero le risorse del PNRR per gli asili nido, quando manca l'offerta educativa prevista per questa stessa utenza infantile, che prevede, di pari passo, l'assunzione di 42 mila educatori, che mancano. Quindi, è come essere orgogliosi di avere acquistato un'auto nuova e non avere una patente per poterla guidare; siete orgogliosi di avere acquistato un'auto parcheggiata sotto casa e non potete utilizzarla. La priorità che noi individuiamo, cioè la stabilizzazione del personale precario, su cui continueremo questa battaglia, non trova il suo compimento, e lo ha detto anche la collega Di Giorgi in discussione generale, con indiscussa onestà intellettuale, direi.
Quindi, penso che anche questo vada riconosciuto, cioè che c'è una trasversalità, ma poi, quando si arriva al dunque, anche con tanti soldi a disposizione, non si riescono a risolvere i problemi che tutti quanti in quest'Aula rappresentiamo.
Ma un provvedimento importante come questo doveva avere misure importanti che andavano trattate con l'importanza che merita questo stesso provvedimento, in cui, ancora una volta, resta irrisolto il problema della stabilizzazione del personale precario che lavora da anni. Avevamo proposto un canale parallelo a quello dei concorsi, perché è bene precisare che un supplente ha già diritto ad avere la stabilizzazione dopo 36 mesi; e non lo dice Fratelli d'Italia, ma lo dice la Comunità europea, che tanto applaudite. Non dobbiamo dimenticare che ci sono migliaia di precari su insegnamenti curriculari abilitati che si trovano in prima fascia e tantissimi docenti con più di 36 mesi che hanno retto e, purtroppo, continueranno a reggere le sorti di questa istituzione.
Con l'attuale sistema si rischia che tutti i docenti che devono andare in pensione creeranno ancora più posti vacanti, ancora più precariato. E, allora, è facile ritenere che a voi piaccia questo precariato, perché, probabilmente, vi servirà nelle prossime campagne elettorali, come servirà risparmiare sulle retribuzioni e sui diritti contrattuali.
Spero, sottosegretario, di essere contraddetto con l'approvazione da parte del Governo di questo ordine del giorno, affinché si possa dare una possibilità a coloro che, nel momento del bisogno, avete considerato degli eroi, da sempre impegnati nell'offerta della formazione scolastica, ma che vedono sempre più allontanarsi il diritto all'assunzione. È, invece, necessario rendere merito dei loro percorsi fatti all'interno dell'istituzione e non penalizzarli. Il Governo faccia le sue valutazioni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. L'onorevole Trano ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3656/24.
RAFFAELE TRANO (MISTO-A). L'ordine del giorno che ho presentato verte sulla Scuola di alta formazione dell'istruzione, che si occuperà dell'aggiornamento permanente degli insegnanti. Allora, va subito detto che questa si potrebbe anche definire come una storia disonesta, per parafrasare la celebre canzone di Stefano Rosso, perché il Governo dei migliori utilizza lo specchietto delle allodole dei corsi di formazione per nascondere tagli di 11.600 posizioni lavorative nel mondo della scuola. Innanzitutto, di questo tema non ho sentito parlare molto in televisione. E, allora, in questo momento dobbiamo raccontare esattamente che cosa sia questa Scuola di alta Formazione, perché, l'uso di questi nomi altisonanti serve a nascondere qualche nefandezza. Diciamolo subito, in maniera molto chiara: questa Scuola di alta formazione viene fatta con la pelle degli insegnanti, perché, dal 2026, in poi ci saranno tagli per circa 11.600 posti dell'organico dell'autonomia, per sostenere il riconoscimento di una tantum, che, tra l'altro, non è neanche definita. Ma, in realtà, questo è un nuovissimo carrozzone, che, ovviamente, servirà per qualche politico che verrà trombato alle prossime politiche, e, quindi, verrà piazzato lì dentro. Facciamo l'elenco allora dei compensi, perché il presidente di questa Scuola guadagnerà 247 mila euro l'anno per quattro anni, e, quindi, siamo a circa un milione di euro. Più che altro mi sembra Win for life. Poi abbiamo un direttore generale che, anche lui, più o meno, avrà gli stessi importi; quindi, siamo oltre i 250 mila euro l'anno, alla faccia di tutti i docenti precari. Poi che fai, non ce lo vuoi mettere un bel dirigente di seconda fascia, che guadagna 150 mila euro l'anno? Ma certo, ce lo mettiamo. E poi, visto che abbiamo dato solo qualche spicciolo, mettiamo anche dodici funzionari per 542 mila euro l'anno. Abbiamo finito? No, assolutamente no, perché poi metteremo anche un bel comitato di indirizzo per cinque posti, di cui due scelti dal Ministro. E poi, oltre al comitato di indirizzo, ci affianchiamo anche un bel comitato scientifico di sette membri e gli diamo un rimborso di 80 mila euro ciascuno. Infine, dulcis in fundo, paghiamo affitti e utenze per 732 mila euro l'anno. Allora, uno poi si chiede: ma, alla fine della fiera, a che serve tutto questo grande apparato, questo nuovo carrozzone? Serve per decidere che corsi far seguire ai docenti e presidi e quali enti accreditare per effettuare la formazione. La prima riflessione è la seguente: ma se noi facciamo tutto questo, allora gli altri ordini professionali, per esempio, sono ingenui; si pensa, ad esempio, ai revisori legali, che hanno una struttura all'interno del MEF che decide quali siano gli esami caratterizzanti e non caratterizzanti.
Tutto questo a me fa pensare solo a una cosa: si è creato l'ennesimo carrozzone all'interno di questo decreto di attuazione del PNRR, che, per certi versi, fa il paio con il precedente decreto dove sono stati aperti carrozzoni, cabine di regia, assunzioni di dirigenti, a volte anche in modo arbitrario, semplicemente per dare un posto al sole a chi non sarà eletto alle prossime politiche, con stipendi che sono molto ben remunerati. E, allora, davvero è difficile che questo Governo possa avere una credibilità; ma non soltanto il Governo, perché poi si ascrive tutto a Draghi, ma anche le forze di maggioranza che sostengono questi carrozzoni. Già vedo la scenetta tra qualche anno: ci sarà questo accapigliamento per fare queste nomine, per gareggiare, e quindi entrare all'interno di uno di questi carrozzoni, come ad esempio questo dell'Alta formazione, che serve soltanto a sottrarre risorse pubbliche per dare posti di lavoro molto ben pagati e molto ben retribuiti, a detrimento, ovviamente, di tutti i cittadini italiani e dei docenti che, in questo momento, sono in difficoltà, se si pensa ai tanti concorsi che sono in attesa di svolgimento, ma non vengono mai fatti (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).
PRESIDENTE. L'onorevole Rizzetto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3656/34.
WALTER RIZZETTO (FDI). La ringrazio, Presidente. Buonasera, sottosegretario. Rispetto al titolo di questo provvedimento, noi, in questo caso, parliamo di due cose: di ripresa e di resilienza. La resilienza in fisica è la capacità di un materiale di assorbire un urto senza scalfirsi, senza evidentemente rompersi; ed è esattamente la stessa cosa che molti tra i nostri concittadini stanno facendo obtorto collo in questi mesi, piuttosto che in questi anni. Parliamo del settore, ad esempio, dell'energia: ad oggi, sottosegretario, per le aziende che, pur se minimamente aiutate - guai non fosse così - rispetto a quello che è successo negli ultimi tempi, peggiorato evidentemente dal conflitto russo-ucraino, che queste aziende e questi nostri concittadini stanno vivendo sulla loro pelle, ci sono - lei mi dirà, giustamente - aiuti soprattutto per quanto riguarda famiglie ed imprese, ma non è sufficiente.
Non è sufficiente a causa dei prezzi dell'energia, e voi lo sapete, come noi, molto bene. Nomisma Energia va a certificare, ad esempio, su fase previsionale, che, nel prossimo mese di luglio, ci sarà più 17 per cento del costo dell'elettricità, più 27 per cento del costo del metro cubo di gas. Ora, se andassimo ad attribuire soltanto alla guerra nel cuore dell'Europa questo tipo di aumenti, sbaglieremmo clamorosamente. Gli aumenti sono fondamentalmente figli di una legge di mercato, e hanno iniziato a verificarsi qualche mese prima dell'inizio del conflitto, a febbraio. È una legge di mercato che serve cercare di guidare e serve cercare di riportare in un solco quanto meno virtuoso; non diciamo di ritornare a scaloni rispetto al costo dell'energia di qualche decennio fa, ma serve fare qualcosa. Fratelli d'Italia con questa proposta - un ordine del giorno, quindi, si tratta di una mera indicazione nei confronti dell'Esecutivo - vi sta chiedendo di fare esattamente la stessa cosa che hanno fatto altri Stati europei.
Ve lo chiediamo, a questo punto, anche eventualmente con una riformulazione da parte sua. Io qui scrivo di impostare, al fine di contenere gli effetti economici negativi, una sorta di energy cup, ovvero di un tetto all'aumento delle bollette energetiche dei nostri concittadini. Io individuo una cifra pari al 4 per cento, però la cifra la metta lei: metta il 3, metta il 5, metta il 7; in alcuni Stati europei hanno messo, ad esempio, una cifra che è variabile tra il 4 e il 5 per cento ed è, guarda caso, un progetto che molti, all'interno del suo Governo, hanno dichiarato. Lo stesso Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi, urbi et orbi, in seno alle ultime riunioni europee che ha svolto, ha gridato - politicamente gridato, intendo - ad una sorta di tetto massimo rispetto all'aumento dell'energia.
Un ordine del giorno, sotto questo punto di vista, lo sappiamo, non è risolutivo, però, sottosegretario, è un'indicazione per l'Esecutivo - ed è la seconda volta che presento questo ordine del giorno nel giro di pochi mesi: la prima volta mi è stato bocciato, spero questa volta di avere un po' più di fortuna - e va nel solco di quello che avete detto e state dicendo tutti i giorni da almeno un mese, un mese e mezzo. Le rinnovo, lo stesso Presidente del Consiglio dei Ministri, in Europa, assieme ad altri leader europei, ha detto questa cosa: mettiamo un energy cup, ovvero un tetto all'aumento, per poi cercare, al netto del fatto che, come lei mi insegna, già sono stati praticamente azzerati i cosiddetti famigerati oneri di sistema sotto questo punto di vista, ma non basta, perché, anche azzerando gli oneri di sistema, avremo, tra il mese di luglio e il mese di settembre di quest'anno, aumenti che vanno dal 15 al 30 per cento. Io ritengo, e ritengo di farmi portavoce del gruppo che in questo caso rappresento, che questi aumenti siano insostenibili per famiglie e, soprattutto, per aziende che ogni mattina devono alzare la saracinesca con dei prezzi, ad esempio, dell'energia elettrica che oramai sono completamente fuori controllo. Fratelli d'Italia vi dà questo tipo di possibilità, io ritengo e penso che sia arrivato il momento giusto per accettare un'indicazione del genere, che, pur venendo - chiudo, Presidente - da un gruppo di opposizione, dovrebbe essere tra le corde politiche di ogni gruppo parlamentare che oggi qui è rappresentato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. L'onorevole Vallascas ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3656/33.
ANDREA VALLASCAS (MISTO-A). Grazie, Presidente. Nel giro di poche ore, questa Camera è chiamata ad approvare, senza alcuna possibilità di esaminarlo, un documento fondamentale per il conseguimento degli obiettivi del PNRR. Appena alcune ore per approvare un documento complesso, destinato a incidere in modo significativo sugli sviluppi e sulla gestione di interventi per un ammontare complessivo di 191 miliardi di euro, tra investimenti, pari a 122 miliardi, e contributi, pari a 69 miliardi circa.
Ci sarebbero molte riflessioni da fare sul comportamento di un Governo e della sua maggioranza sulla grave prassi antidemocratica che si sta consolidando attorno alla formazione delle leggi: una prassi in cui, praticamente, una sola Camera legifera, mentre l'altra, come sta accadendo oggi, è chiamata a garantire una rapida approvazione dei provvedimenti, senza avere il tempo non sono di integrarli ed arricchirli, ma almeno di esaminarli più attentamente. Questo non è un segnale positivo, soprattutto quando il Parlamento è chiamato a pianificare la spesa di ingenti risorse e a delineare il futuro del Paese per le prossime generazioni. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza è uno strumento che ha l'ambizione di incidere significativamente sull'ammodernamento del Paese in termini, soprattutto, di maggiore sostenibilità e di maggiore competitività in diverse aree della vita economica e sociale. Ma perché la transizione possa compiersi, non bastano solo risorse economiche e progetti, ma anche un'organizzazione dello Stato attraverso una pubblica amministrazione capace ed efficiente, che crei le condizioni perché i progetti si possano realizzare in tempi accettabili. Proprio per queste ragioni, con questo ordine del giorno noi vorremmo accelerare il processo di transizione e, in particolar modo, un rapido sviluppo della mobilità, incentrata sulle tecnologie dell'idrogeno rinnovabile. Il PNRR stanzia 3,19 miliardi di euro per la produzione, la distribuzione e gli usi finali dell'idrogeno nell'ambito della Componente 2 (Transizione energetica e mobilità sostenibile) della Missione 2 (Rivoluzione verde e transizione ecologica), alla quale sono destinati 68,6 miliardi di euro. In particolare, in questo ambito è prevista la sperimentazione dell'idrogeno per il trasporto stradale.
Tra le altre cose, si prevede anche la promozione e la creazione di circa 40 stazioni di rifornimento a base di idrogeno, dando priorità alle aree strategiche per i trasporti stradali pesanti. Questa sperimentazione, con particolare riguardo all'individuazione dei progetti, sarà sottoposta all'esame di un tavolo tecnico istituito tra il Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili e il Ministero della Transizione ecologica. È prevista l'emanazione di un decreto ministeriale, che individuerà i criteri per l'ubicazione delle stazioni di rifornimento lungo le autostrade e gli hub logistici, mentre un decreto direttoriale indicherà le procedure per la presentazione delle domande di installazione delle stazioni di rifornimento e l'avvio della valutazione tecnica. Secondo quanto risulta dalle informazioni dello stesso Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, l'aggiudicazione degli appalti per lo sviluppo di queste 40 stazioni di rifornimento è prevista entro il 2023. Si tratta, chiaramente, di una scadenza attesa e sollecitata dagli operatori del settore, visto che la creazione di una rete di stazioni di rifornimento di idrogeno verde rappresenta un'occasione importante anche sul piano degli investimenti, che, tra l'altro, richiedono tempi congrui per essere programmati. Con questo ordine del giorno intendiamo impegnare il Governo a provvedere celermente all'emanazione del decreto ministeriale sull'individuazione dei siti e la definizione dei bandi. L'obiettivo è la modernizzazione della rete del sistema infrastrutturale nazionale, anche in armonia con le infrastrutture presenti in altri Paesi europei, per contribuire, nei prossimi anni, alla riduzione delle emissioni di CO2. Siamo convinti che la realizzazione di una rete di stazioni di rifornimento a idrogeno, sia per mezzi leggeri che pesanti fuel cell, possa favorire uno sviluppo del settore dell'idrogeno verde, che potrebbe rappresentare uno dei pilastri del processo di decarbonizzazione del sistema produttivo italiano nei prossimi anni.
PRESIDENTE. L'onorevole Deidda ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3656/46.
SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Sottosegretario, presentando questo ordine del giorno non posso non pensare a quando abbiamo eletto il Presidente della Repubblica, al suo discorso applaudito da tutti, in cui citava sempre la centralità del Parlamento. In questo provvedimento, la mia Commissione, la Commissione difesa, non si è potuta neanche riunire perché non c'erano i tempi congrui per esaminarlo e si veniva direttamente in Aula. Non è stato l'unico provvedimento che la mia Commissione non ha potuto esaminare, ma è l'ennesimo di un Governo Draghi, che riempie questo Parlamento e questa Camera di decreti e le Commissioni vengono svilite nel loro lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché non hanno il tempo di riunirsi.
Presidente, vorrei ricordare anche al Presidente Fico che è stato eletto non solo dalla maggioranza, non solo dal MoVimento 5 Stelle, ma anche dall'opposizione, chiedendogli un ruolo imparziale con cui rivendicare il ruolo e il rispetto per tutti i deputati. E così, oggi, fino adesso, non è stato. Lui fa il presidente del MoVimento 5 Stelle, fa il politico di turno e non è sicuramente un Presidente della Camera che rispetta il lavoro di tutti i parlamentari, perché lo avrebbe dovuto difendere in quest'Aula, richiamando il Governo. Anche per le pregiudiziali che il gruppo Fratelli d'Italia porta sempre all'attenzione, dobbiamo sempre sentire le lezioni di costituzionalità da parte qualche esponente del Partito Democratico, che dice “avete ragione, poi, più avanti, forse esamineremo”, e i provvedimenti si accavallano.
Tornando sull'oggetto di questo ordine del giorno - mi dispiace che sia solo un ordine del giorno -, ho fatto questa premessa, perché fa riferimento a un'osservazione che la Commissione difesa ha fatto in un precedente parere al PNRR, in cui dice chiaramente che in questo documento l'Italia non ha previsto nessun fondo per la difesa, ma ha chiesto di prevedere, quindi di ripartire un fondo per un progetto dell'Esercito italiano, quello delle “Caserme verdi”, cioè quello relativo al rifacimento di tutte quelle strutture, che sono in tutte le città italiane che hanno ospitato e che ospitano le nostre Forze armate, che hanno bisogno di essere integrate urbanisticamente anche con architetture moderne, ricordo anche con i pannelli fotovoltaici, con l'energia solare, ma anche sfruttando le nuove professionalità che ci sono oggi, per integrarle nel tessuto urbano.
Non parlerò, come i miei colleghi si aspettano, della Sardegna; parlerò del Friuli, dove è stato censito che ci sono 400 strutture militari, una ogni 15 chilometri, la gran parte delle quali sono state abbandonate perché, nella folle corsa ai “tagli” alla Difesa degli anni scorsi, trasversalmente si diceva che ormai nel Nord-Est non c'era più bisogno delle Forze armate e non c'era più bisogno della Difesa. Quindi, abbiamo immobili abbandonati nei centri delle città, come, per esempio, a Gorizia. Cito Gorizia, dove appunto ci sono immobili, di pregio architettonico primario, abbandonati da tutti, che avrebbero bisogno semplicemente di essere sfruttati per quello a cui sono stati adibiti nel momento della loro edificazione. La loro missione è anche quella di formare. Perché a Gorizia non si può creare una sede distaccata delle scuole militari? Perché non si può creare nel Nord-Est una sede distaccata delle accademie militari, in quelle bellissime strutture? Perché non si possono sfruttare i fondi del PNRR per progetti già pronti e presentati dall'Esercito italiano per le caserme, da Nord a Sud, per ospitare e alloggiare tutte le nostre Forze armate e per dare dignità al lavoro delle nostre Forze armate? Infatti, questo è uno dei problemi relativi al disimpegno dei giovani verso le Forze armate nel Nord Italia: ci rendiamo conto quant'è il costo della vita nel Nord Italia, nel Nord-Est italiano o in Alto Adige? E ci rendiamo conto quanto costa un monolocale in Friuli e quanto guadagna un militare all'inizio della sua carriera?
Ebbene, incominciamo a ristrutturare gli alloggi, ristrutturiamo le caserme, diamo un aiuto ai comuni, diamo un aiuto anche ai nostri militari e non ricordiamocene solamente quando svolgono le missioni in emergenza, ma ricordiamocene sempre. Oggi chi fa affermazioni riportate sui giornali, sostenendo che sono inutili i fondi alla Difesa, si ricordi che i nostri figli vanno a dormire in catapecchie e, nonostante tutto, svolgono degnamente il loro lavoro, e non devono ringraziare chi è stato Presidente del Consiglio e si faceva le foto con loro, quando oggi, invece, gli sputa addosso dicendo che bisogna “tagliare” loro i fondi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. L'onorevole De Toma ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3656/47.
MASSIMILIANO DE TOMA (FDI). Grazie, Presidente. Sottosegretario, cerchiamo un po' di ripercorrere la motivazione di questa presentazione dell'ordine del giorno. Il suo contenuto è già stato presentato in un altro ordine del giorno, il 4 maggio ultimo scorso, che è stato, purtroppo, respinto dalla maggioranza. Forse, magari, in quel momento c'era la possibilità di venire incontro a soggetti, i lavoratori fragili, con alcune tutele che potevano essere messe in campo, perché, appunto, la scadenza del 30 giugno era ovviamente ancora a venire. Ebbene, oggi siamo a una data, il 28 giugno, e queste scadenze effettivamente non sono state rispettate.
Io le dico subito una cosa: sull'impegno, che dopo le leggerò, io già le anticipo che non accetterò riformulazioni “a valutare l'opportunità di” o “compatibilmente con le risorse di bilancio”. Non io, in realtà, perché non lo prendo come un fatto personale, ma non le accetteranno tutte quelle persone che dal 1° luglio metteranno a repentaglio la propria attività lavorativa o, addirittura, la salute personale. Non lo dice il sottoscritto, ma è proprio di oggi una dichiarazione del professor Ricciardi, che è il consulente del Ministro Speranza, di cui leggo l'inizio: “Ottobre terribile, con aumenti di mortalità tra fragili e over 80”. Ovviamente, bisogna fare una distinzione, e ci mancherebbe, lo capisco, lo comprendo. Però, siamo al 30 giugno e, quindi, di fatto, domani sarà l'ultimo giorno più che altro per la possibilità di cosa? Per la necessità, invero, di prorogare le tutele dei lavoratori fragili, consentendo loro di poter proseguire la prestazione lavorativa in modalità agile o in smart working. Stiamo parlando, ovviamente, del PNRR, ma i suddetti sono lavoratori e, in tal senso, possono essere di grande utilità. La legge 19 maggio 2022, n. 52, come è noto, è entrata in vigore il 25 maggio scorso e, pertanto, la decorrenza della proroga, concessa sino al 30 giugno 2022 - ai commi 1-bis e 1-ter dell'articolo 10 -, opera da detta data, lasciando, quindi, scoperto il periodo dal 1° aprile al 24 maggio, poiché, appunto, la retroattività non appare espressamente richiamata nella riformulazione della norma in esame, proposta dal Governo. Come è noto, infatti, la legge n. 400 del 1988, attraverso la previsione dell'articolo 15, comma 5, ha stabilito che il momento iniziale di efficacia degli emendamenti approvati è il giorno successivo a quello di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della legge di conversione, salvo che non sia diversamente disposto (nel caso di specie, nulla viene detto circa la retroattività della norma di proroga).
L'atto in esame, nonostante fossero stati presentati emendamenti, nel corso dell'esame presso l'altro ramo del Parlamento, per introdurre proprio la retroattività della proroga, in forma espressa - come le dicevo - a far data dal 1° aprile 2022, giunge all'esame della Camera privo di qualsivoglia ulteriore proroga delle tutele per i lavoratori fragili, oltre a quanto già disposto al 30 giugno 2022, ma anche di qualsivoglia norma volta a colmare il lasso temporale dal 1° aprile al 24 maggio 2022. Quindi, appare necessario chiarire, anche attraverso una norma di interpretazione autentica, tale aspetto, onde evitare che possano verificarsi ulteriori danni a quei lavoratori fragili oggi esclusi da ogni forma di tutela della loro salute e, dunque, prevenire possibili contenziosi.
Inoltre, stante il preoccupante incremento dei contagi su scala nazionale dovuti alla variante del COVID, appare necessario prorogare almeno sino a tutto il 2022 le tutele di cui ai commi 2 e 2-bis dell'articolo 26 del decreto-legge 17 maggio 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27, e sue successive modificazioni.
Quindi, l'impegno al Governo - glielo leggo - è “ad adottare nel primo provvedimento utile e, comunque, nel più breve tempo possibile e, in ogni caso entro il 30 giugno 2022, ogni necessaria iniziativa, anche a carattere legislativo, per assicurare a tutti i lavoratori fragili, precedentemente tutelati dai commi 2 e 2-bis dell'articolo 26 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, una continuità delle tutele a far data dal 1° aprile 2022 e fino alla data del 31 dicembre 2022”.
Leggo per chiudere, Presidente, un ultimo passaggio, rapidamente. È semplicemente una lettera che in questi giorni sta girando tra tutti i parlamentari, inviata al Governo da parte dei lavoratori fragili. Le cito solo questo passaggio: “Lo Stato è consapevole che i lavoratori fragili hanno un rischio più elevato di ospedalizzazione e morte e che il solo vaccino, a causa delle patologie di cui soffrono, non può assicurare protezione contro il COVID-19” (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. L'onorevole Prisco ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3656/49.
EMANUELE PRISCO (FDI). Grazie, Presidente. Purtroppo, solo con un ordine del giorno possiamo intervenire su un tema importante. Questo perché vi è stata la mortificazione dei lavori parlamentari, ormai costretti a costanti fiducie o a un monocameralismo di fatto, lavori che la Presidenza del Presidente Fico dovrebbe difendere come prerogativa della Camera che rappresenta e che rappresenta maggiormente, come qualcuno ha ricordato, perché eletto non soltanto dal suo partito, ma, sostanzialmente, dall'intero emiciclo.
Come molti colleghi sanno, la legge n. 208 del 2015 ha previsto risorse per un programma straordinario sulla sicurezza delle periferie, meglio noto come “Piano periferie”, ossia risorse che, a fronte di progetti dei comuni e degli enti locali, consentono di elaborare progettazioni in grado di riportare sicurezza e di recuperare alcune periferie urbane dal degrado. Le risorse sono state assegnate; molti enti le hanno utilizzate, dando via alle gare di appalto, e hanno avuto risparmi. Tuttavia, in conseguenza delle disposizioni sopraggiunte con la legge di bilancio 2019, cosa succede? Che i risparmi di spesa fatti dagli enti locali non rimangono per le migliorie o per far fronte - come sarebbe necessario oggi - ai maggiori costi edilizi e delle materie prime, in capo all'ente locale, ma tornano magicamente alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Ovviamente, a nessuno sfugge che sono mutate le condizioni socioeconomiche nelle quali si affidano gli appalti e nelle quali si fanno le opere. Io non mi dilungo sulla questione tecnica, che riguarda lo strumento dell'appalto.
Questo è uno di quegli ordini del giorno che, magari, non fa notizia sui social, ma che poi si traduce nella possibilità per i sindaci di dare risposte ai quartieri più difficili, ai cittadini che ci vivono e alle famiglie e alle imprese che sui territori investono.
Con questo ordine del giorno chiediamo al Governo di approntare le misure normative necessarie a consentire, non di dare ulteriori risorse per far fronte ai maggiori costi delle materie prime di edilizia ai comuni, ma di consentirgli, se non altro, di utilizzare i risparmi di spesa che hanno avuto dagli altri appalti, dagli altri affidamenti inerenti il medesimo piano delle periferie. È una norma in questo momento necessaria, necessaria se vogliamo favorire la sicurezza nelle nostre città, necessaria se vogliamo dare riqualificazione alle periferie, ai quartieri difficili delle città italiane, necessaria se vogliamo perseguire le ambiziose sfide della transizione ecologica, altrimenti, rischiamo, ancora una volta, di riempirci di belle parole, ma di scaricare sui cittadini, sulle amministrazioni locali, sulle imprese e su chi vive le città e non le magiche spiagge delle sinistre radical chic, i danni di scelte mai prese o, soprattutto, prese per mettere una bandierina, ma che poi non possono tradursi in effetti reali nella vita dei cittadini. I cittadini italiani, dal nostro punto di vista, sono tutti uguali e meritano di vivere in città e in quartieri sani. Si può fare e si può fare con poco; mi sembra una misura ragionevole e mi auguro che il Governo possa assumerla quanto prima (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. L'onorevole Gemmato ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3656/52.
MARCELLO GEMMATO (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, autorevole rappresentante del Governo, sono qui a illustrare, come lei ricordava, l'ordine del giorno n. 9/3656/52.
Come ricordato dai colleghi di Fratelli d'Italia che mi hanno preceduto, di fatto, la discussione sugli ordini del giorno diventa l'unico momento di confronto parlamentare che sfruttiamo fino in fondo, non in un esercizio di sterile opposizione e di ostruzionismo, come qualche collega distratto ci rimprovera di fare, ma come unico atto di confronto democratico all'interno di quest'Aula.
E proprio per questo ho inteso presentare questo ordine del giorno che si riferisce alla necessità che il gruppo di Fratelli d'Italia intravede di aumentare la disponibilità di figure mediche e di sanitari in generale, ma, in particolare, per quanto riguarda i centri termali.
Lo faccio perché - ed è evidente - durante la pandemia è emersa in maniera forte l'esigenza di figure mediche; è emersa tutta una serie di problematiche legata all'imbuto formativo che, pian piano, stiamo affrontando, anche grazie alla puntuale azione emendativa che, come gruppo di Fratelli d'Italia, abbiamo fatto durante le leggi di bilancio, in verità, già prima del COVID; in Italia, la professione medica si può esercitare solo se si è specializzati, non in presenza di una laurea di sei anni. Ebbene, fra il numero di laureati in medicina e le borse di specializzazione c'era una sperequazione, una differenza che portava ai cosiddetti camici grigi, cioè all'impossibilità da parte di laureati in medicina di esercitare la professione.
Ebbene, questa questione la stiamo superando, grazie anche all'impegno di Fratelli d'Italia, però, purtroppo, ad oggi, c'è carenza di figure mediche; vi è carenza di figure mediche nella medicina d'emergenza-urgenza, nei pronto soccorsi, e di qui il testo di questo ordine del giorno che vuole focalizzare l'attenzione non solo sui medici dei centri termali - i centri termali hanno l'obbligo della presenza di un medico, di infermieri, di operatori sanitari, perché sono veri e propri centri di distribuzione della salute -, ma sul tema in generale.
E questo lo facciamo in forza anche di una critica puntuale che abbiamo portato alla Missione 6 del PNRR: con riferimento ai 15,6 miliardi appostati nella Missione che si occupa di sanità, si è deciso di investire i quattrini, presi anche in parte a debito, del PNRR per investire non nelle professioni e nei professionisti, ma sostanzialmente in apparecchiature nelle 1.350 case di comunità, nelle 605 COT (centrali operative territoriali), nei 400 ospedali di comunità; non si è pensato, invece, di porre mano e di porre rimedio, in maniera forte, strutturale e concreta, alla carenza di professionisti medici o, comunque, sanitari in generale e, quindi, di approcciarsi in maniera chiara, determinata e definitiva alla carenza di figure mediche.
Con questo ordine del giorno, che è un impegno al Governo, quindi, non ha alcun potere cogente, alcun potere risolutivo, però vogliamo per l'ennesima volta, in quest'Aula, rappresentare ciò che sta avvenendo nella sanità italiana, ovvero una carenza, che è stata stressata ed evidenziata dalla pandemia, di figure professionali mediche e sanitarie in generale.
Concludo, lanciando anche quello che sarà il tema dei prossimi mesi e dei prossimi anni, quindi, nel breve e medio termine, e cioè la carenza di medici di medicina generale. Per la quota 100, ma anche per una gobba pensionistica, ci ritroveremo a non avere più le figure dei medici di medicina generale; quindi, quella sanità di prossimità che tanto decantiamo e inseguiamo, approvando il DM 71, nei prossimi mesi, vedrà crearsi un buco notevole. Quindi, sfruttiamo ogni occasione che ci viene resa, come quella della presentazione degli ordini del giorno, per rappresentare le idee di Fratelli d'Italia e, soprattutto, per denunciare le tante storture che esistono e che vanno affrontate con un'azione puntuale di Governo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. L'onorevole Rotelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3656/65.
MAURO ROTELLI (FDI). Grazie, Presidente. Rivolgo un saluto al sottosegretario Sasso. Sottosegretario, come lei sa e come vede, stiamo provando a dare una serie di contributi, non a un decreto qualsiasi, ma a un decreto che, all'interno, ha una serie di misure ulteriori e urgenti per l'attuazione del PNRR; ci sembra un passaggio particolarmente delicato, Presidente, sul quale è stata posta per l'ennesima volta la fiducia e, quindi, è stata applicata una vera e propria tagliola al dibattito parlamentare che, però, sappiamo, ormai, purtroppo, anche da questo Governo, come da quelli precedenti, è stato decisamente mortificato.
L'ordine del giorno n. 9/3656/65, che ha la mia firma e quella di altri colleghi del gruppo, parla di uno degli aspetti che da più di un collega, qui, in Aula, è stato già sollevato, vale a dire la vicenda dei pagamenti elettronici.
Sottosegretario, sappiamo che anche per ricevere questa quantità importante di risorse del PNRR, abbiamo avuto da parte dell'Europa una serie di paletti; è inutile ricordare che la maggior parte di queste risorse sono risorse che devono essere restituite e quant'altro, perché l'abbiamo già detto più volte, ma sono stati messi paletti alcune volte a dir poco imbarazzanti; sappiamo che ci sono modifiche che si devono assolutamente apportare alla giustizia, alla concorrenza e anche altri passaggi, come, per esempio, per quanto riguarda la Bolkestein, i balneari e una serie di attività, che se noi non mettiamo in ordine, non facciamo determinati passaggi, alcune parti di queste risorse vengono perse. L'Europa non ci dà più queste risorse, non abbiamo più la possibilità di poterle spendere. Ebbene, rispetto a queste linee di intervento da parte del Governo, c'è anche questa sui pagamenti elettronici, che, però, non sono uguali per tutti i settori. Quindi, possiamo anche discutere sulla valenza della lotta al nero e all'evasione, rispetto al pagamento con moneta elettronica, ma, rispetto ad alcune categorie, questo provvedimento, in maniera particolare il comma 1 dell'articolo 18, anticipa al 30 giugno 2022 (quindi, dopodomani), rispetto al 1° gennaio 2023, ossia il termine inizialmente previsto, il termine a partire dal quale decorreranno le sanzioni per mancata accettazione dei pagamenti elettronici.
Allora, sottosegretario, sinceramente, se questa vicenda può essere discussa e intrapresa per tutta una serie di attività di carattere commerciale, ce ne sono alcune, che ho citato all'interno di questo ordine del giorno, per le quali questa non è una iattura, è la chiusura stessa dell'attività commerciale.
Io li cito perché, in maniera particolare gli edicolanti, già in profonda sofferenza e in difficoltà per tutto quello che è il settore collegato all'editoria e al commercio dei prodotti collegati all'editoria, insieme ai tabaccai, svolgono un'attività per lo più caratterizzata da aggi fissi, con prezzi predefiniti, non modificabili.
Ora, considerando che i costi legati alle transazioni con le carte di pagamento superano alcune volte anche il 2 per cento di commissione e considerando i ricavi medi di questi due settori di cui vi ho parlato, è abbastanza evidente quanto sia impossibile svolgere l'attività, facendo seguito alla scadenza del 30 giugno, che addirittura è stata anticipata rispetto al 1° gennaio 2023.
Quindi, edicolanti e tabaccai si ritrovano, dopodomani, a dover per forza accettare pagamenti elettronici, altrimenti vengono multati, con questo tipo di considerazioni e di paletti, che gli vengono posti anche per quanto riguarda naturalmente le commissioni stesse, che non permettono loro di portare avanti in maniera decorosa e degna attività che, alcune volte, hanno un vero e proprio carattere sociale. Il tabaccaio, l'edicola, in alcuni casi, sono un presidio di carattere territoriale o un momento anche di aggregazione e di socialità.
Quindi, concludendo, che cosa chiedo nell'impegno al Governo, Presidente? Chiedo di rivedere per queste categorie questa imposizione, che è inapplicabile e, in seconda battuta - soltanto in seconda istanza -, chiedo di riportare il termine dal 30 “gennuio” , 30 giugno al 1° gennaio 2023… era una crasi tra i mesi, una parola che non è venuta benissimo, però insomma mi avete capito.
PRESIDENTE. L'abbiamo capita, onorevole.
MAURO ROTELLI (FDI). Benissimo. La ringrazio e le dico, sottosegretario, chiudendo - come ha già detto il collega De Toma e come diranno anche altri che interverranno – che non siamo nelle condizioni di poter accettare la clausola “a valutare l'opportunità di (…)” . Quindi, ci rimettiamo a lei e al Governo per avere un segnale netto rispetto a queste tematiche (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. L'onorevole Trancassini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3656/54.
PAOLO TRANCASSINI (FDI). Grazie, Presidente. Signor sottosegretario, sarebbe davvero molto semplice, seppur triste, da parte mia ricordare, a distanza di sei anni dal terremoto del 2016, quante volte avete sbagliato nel non prendere in considerazione le proposte di Fratelli d'Italia su questo delicatissimo tema.
Noi, rispetto al PNRR, siamo parzialmente soddisfatti per la battaglia di Fratelli d'Italia di inserire questo tema, il tema della ricostruzione, cosa che poi alla fine è stata fatta. La somma, secondo noi, di 1,8 miliardi è insufficiente, però con questo ordine del giorno vi riporto a un tema che, per la prima volta, abbiamo proposto all'interno del “ primo decreto Gentiloni”, nel 2018: si trattava del decreto di conversione del primo provvedimento sul terremoto. Il tema è sicuramente quello della ricostruzione, ma è anche quello della prospettiva.
Con questo ordine del giorno, noi chiediamo una moratoria, una tregua rispetto alla politica dei numeri, che viene applicata molto spesso danneggiando i territori marginali, i paesi dell'entroterra; cioè, chiediamo che, lì dove si sta ricostruendo, il messaggio del Governo sia un messaggio di prospettiva, in ordine alla certezza che ci sarà un futuro.
Nelle comunità colpite dal sisma, dopo la prima terribile paura di morire, subentra la paura del futuro e la paura del futuro si sconfigge quando il Governo, lo Stato, si presenta in maniera forte, quando dà gli incentivi, quando dà speranza a quelle comunità. Questo, per la verità, non è il messaggio chiaro che è arrivato, perché a quelle zone molto spesso è arrivato, quando è arrivato, solo un messaggio di assistenza: un po' come quello che sta accadendo adesso in questo periodo di pandemia, in cui noi diamo dei segnali di assistenzialismo, piuttosto che di vivacità imprenditoriale.
Allora, con questo ordine del giorno, così come ho fatto quattro anni fa, vi chiedo di applicare una moratoria nel primo provvedimento utile, che faccia sì che i servizi essenziali, soprattutto quelli scolastici, non vengano toccati in quelle zone. Adesso, lì c'è il cortocircuito paradossale di uno Stato che comincia la ricostruzione, che magari fa cerimonie di posa della prima pietra di una scuola e, contemporaneamente, chiede ai sindaci se hanno i numeri per la segreteria, se hanno i numeri per la presidenza o per potersi permettere una scuola.
Dato che in discussione generale ho sentito da parte del Partito Democratico una lezione sul fatto che non bisogna chiudere le scuole, che le scuole sono dei presidi importanti anche nei piccoli centri e devono essere mantenute a tutti i costi - una sorta di ravvedimento, ahimè non so quanto operoso, rispetto alla spending review, che ha creato non pochi problemi proprio ai territori marginali – allora, in sede di discussione generale, alla sottosegretaria Sartore, ho preannunciato questo mio ordine del giorno, chiedendo appunto a lei e al Governo di approvarlo senza tentennamenti, senza valutare nessuna opportunità, e di inserirlo nel primo provvedimento utile.
Signor sottosegretario, in realtà, questo ordine del giorno non ha nemmeno un impatto economico perché voi, ogni anno, chiedete ai comuni di rispettare quei numeri e, ogni anno, viene messa in campo una serie di richieste di deroga, e poi alla fine si deroga appunto all'applicazione di questi numeri. Però, è importante dal punto di vista della prospettiva, perché voi in questo modo dite alla gente che ancora vive in quei comuni che deve continuare a scommettere, a investire e a mettere al mondo figli in quei territori, perché certamente quei figli avranno una scuola e avranno la possibilità di studiare.
È un ordine del giorno che, se diventa un emendamento e diventa legge, è un segnale molto, ma molto forte: non ha un costo, richiede semplicemente che questo Governo e che lei, signor sottosegretario, mettiate attenzione anche dal punto di vista della costruzione dell'aspetto psicologico delle nostre comunità e che ci si spinga un po' più in là della semplice e banale lettura di un parere da parte del MEF.
Insomma, vi chiediamo di avere quell'attenzione, che in passato, troppo spesso, non c'è stata, e che fa sì che, dopo sei anni, siamo ancora qui a parlare di un provvedimento e di una richiesta giusta. Ci aspettiamo che venga approvata e che diventi legge (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. L'onorevole Osnato ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3656/55.
MARCO OSNATO (FDI). Grazie, Presidente. Buon pomeriggio, sottosegretario Sasso. Mi fa molto piacere illustrare questo ordine del giorno perché si toccano alcuni argomenti secondo me fondamentali in tema di istruzione e si toccano in riferimento al Piano nazionale di ripresa e resilienza, che è uno dei pochi momenti in cui l'istruzione può avere anche una sua valenza socio-economica ben chiara.
Lo dico perché, proprio nel capo VIII del provvedimento, si parla del tema dell'istruzione e si trattano temi fondamentali quali la formazione del personale docente, che è ovviamente determinante; e lo è sia per la qualità dell'insegnamento che per la qualità ovviamente e necessariamente dell'apprendimento, quindi anche direttamente della formazione dei nostri giovani.
Su questo si riflette anche però il tema della scarsa capacità economica, che purtroppo lo Stato può offrire ai propri insegnanti. È uno dei temi storici della nostra Nazione, anche rispetto a quello che succede nel resto d'Europa e non solo: noi abbiamo docenti che purtroppo - non sto scoprendo l'acqua calda - non hanno soddisfazioni economiche particolarmente rilevanti, rispetto al ruolo determinante per la crescita della Nazione e delle future generazioni della Nazione che invece svolgono.
Allora, noi sappiamo che per i nuovi docenti immessi in ruolo si prevede l'obbligatorietà di un percorso formativo triennale.
Ripeto: noi su questo aspetto, non solo siamo d'accordo, ma anzi vorremmo che fosse incentivato il più possibile e che fosse predisposto in modo più vincolante, comunque più attagliato possibile alla funzione che svolgono. Però non possiamo notare che nello stesso provvedimento si dice che questa formazione triennale - ripeto, quindi, una formazione anche importante dal punto di vista dell'intensità temporale - debba essere a carico del docente stesso. Allora qui ritorniamo a quello che dicevo poc'anzi: come si può coniugare la qualità e la quantità della formazione, ripeto, importantissima, del docente, con la ricaduta sulla qualità dell'insegnamento e, quindi, dell'apprendimento dell'alunno, con la scarsità di risorse che noi possiamo dedicare allo stipendio, all'indennità, all'emolumento del docente, e in più anche chiedere loro di pagarsi questa formazione? Io credo che, a fronte di un Capo del PNRR completamente dedicato all'istruzione si potesse prevedere che questa formazione - e qui chiedo anche a lei, sottosegretario, se ci può magari delucidare su questo - prevedesse degli incentivi economici affinché questa autoformazione, come è definita, potesse essere presente. Perché sennò noi, provocatoriamente, siamo costretti a chiederle di togliere l'obbligatorietà e di renderla facoltativa. Io non posso chiedere a una persona - e lo sappiamo, perché lo vediamo dalla difficoltà, soprattutto nelle grandi città e soprattutto in alcune zone geografiche, di avere le carte complete già a settembre -, come possiamo chiedere una persona, che, per esempio, deve venire a insegnare a Milano, dove io vivo, di avere uno stipendio, che sappiamo quello che è, con cui deve magari pagarsi un affitto, deve potersi trasferire magari in un'altra città e quindi già fa fatica a mantenersi in modo dignitoso, e poi chiedergli di utilizzare quelle stesse risorse anche per fare un'autoformazione obbligatoria triennale? Allora io credo che, se noi crediamo nella scuola pubblica - e noi ci crediamo, non in alternativa alla scuola pubblica non statale, come piace definirla nel MES, noi crediamo nella scuola pubblica statale -, se noi crediamo nel valore dell'insegnamento, se noi crediamo nel valore degli insegnanti, se noi crediamo che dobbiamo dare dignità e più credibilità anche ai nostri insegnanti, non possiamo chiedere di fare, come si dice con una frase retorica, «le nozze coi fichi secchi». Non si può, credo, avere una dignità con degli stipendi così sicuramente inadeguati. Non si può chiedere di utilizzare questi stipendi inadeguati anche per pagare la formazione. Io credo che un Governo che si prospetta di essere un Governo della svolta, un Governo che risolva i tanti problemi atavici tra cui - e se lo ha inserito nel PNRR, vuol dire che lo ritiene tale - anche l'istruzione, non possa non dare queste risposte, sottosegretario. Io credo che lei ci possa anche spiegare come, invece, uno Stato serio aiuti gli insegnanti in questa formazione obbligatoria, sia nell'ingresso in ruolo, come definito in quest'ordine del giorno, ma direi, più genericamente, nella formazione e nell'aggiornamento dei docenti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. L'onorevole Caiata ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3656/59.
SALVATORE CAIATA (FDI). Grazie, Presidente. Buon pomeriggio, sottosegretario, o, come hanno detto alcuni miei colleghi, forse direi buonasera, a questo punto. E noi siamo ancora qui, come diceva anche un famoso cantautore, siamo ancora qui, ogni volta, a ribadire che non è possibile continuare a discutere solamente degli ordini del giorno. Continuiamo a essere ancora qui e continuiamo ad essere ancora, come abbiamo detto in diverse occasioni, spettatori ben pagati, perché siamo semplicemente degli spettatori rispetto a quello che viene fatto. Il Governo, tenendo fede alla sua linea, quindi dopo aver portato in quest'Aula la misura del PNRR con pochissime ore di anticipo (ricordiamo tutti il tomo di 300 pagine presentato solamente qualche ora prima), anche oggi porta ulteriori misure per la realizzazione del PNRR, ponendo l'ennesima fiducia, quindi confermando di fatto un sistema monocamerale e dando a questo ramo del Parlamento solamente la possibilità di presentare degli ordini del giorno. Quello che noi stiamo facendo è, attraverso i quali, cercare di dare la nostra visione, la nostra idea o, quanto meno, il nostro contributo. Speriamo che questi ordini del giorno, come hanno detto già i miei colleghi, possano essere accolti senza “se” e senza “ma”. Questo vuol dire senza le riformulazioni di rito, che poi alla fine servono a sminuire ancora di più quello che già di fatto è un semplicissimo impegno di parola, che poco vale e troppo poco spesso trova poi attuazione nei fatti.
Venendo, invece, alla sostanza del provvedimento, sottosegretario, noi abbiamo accolto all'inizio, dall'allora Presidente Conte, l'arrivo del PNRR con toni trionfalistici, decantando importi quali sinonimo di credibilità del nostro Paese, dimenticando che invece quegli importi non erano dovuti alla credibilità del nostro Paese o del nostro Governo in quel momento, ma erano semplicemente dovuti ai parametri economici che si erano stabiliti per finanziare le Nazioni e la ripresa economica delle Nazioni che uscivano dalla pandemia. Quei parametri economici erano parametri che si basavano sulla popolazione, sul reddito pro capite, sul tasso di disoccupazione. E furono proprio quei parametri che permisero all'Italia di ottenere un importo superiore alle altre Nazioni. E furono proprio i cattivi parametri del nostro Meridione che permisero all'Italia di ottenere una quota maggiore rispetto alle altre Nazioni. Ma furono proprio quei parametri che, invece, non permisero a questo Governo di dare al Meridione quello che il Meridione avrebbe dovuto avere per recuperare quel gap, perché furono proprio i cattivi indici del Meridione che permisero di ottenere di più dall'Europa. E quindi noi ci siamo trovati ad avere di più, ma anche a prendere di più, e anzi il nostro Paese è stato forse uno dei pochi che si è finanziato, oltre che con capitale a fondo perduto, anche con capitale di debito. Quindi ci siamo ulteriormente indebitati e ci siamo ulteriormente indebitati a condizioni che, ancora oggi, rimangono oscure. Alcune le conosciamo, i famosi obiettivi; altri, accordi che poi non hanno mai trovato vera manifestazione. Allora, rispetto agli obiettivi che dobbiamo raggiungere per arrivare agli stati di avanzamento che portano altre risorse verso il nostro Paese, sappiamo che nel 2022 dobbiamo raggiungere 100 obiettivi: 45 di questi entro il 30 giugno, i rimanenti 55 entro il 31 dicembre. Bene, siamo lontani dal raggiungere questi obiettivi. Sono obiettivi che erano stati individuati e rispetto ai quali noi avevamo già espresso tutte le nostre perplessità nel momento in cui erano stati individuati, ma oggi sembrano obiettivi fuori dal mondo. Infatti, è chiaro che in quella fase ci si era concentrati sulla crescita economica del nostro Paese post pandemia. L'arrivo del conflitto ha cambiato radicalmente la situazione e i bisogni del nostro Paese. Quindi è evidente che oggi noi chiediamo che quegli obiettivi vengano rivisti. L'impegno che noi chiediamo al Governo - cito testualmente - è quello di riconsiderare gli obiettivi e rivedere la rimodulazione della spesa del PNRR, eliminando al contempo i progetti non avviati allo stato attuale e che, comunque, risultino improduttivi per crescita della Nazione…
PRESIDENTE. Concluda.
SALVATORE CAIATA (FDI). …chiediamo di non mettere più quei progetti - ma di cambiarli con altri progetti - che non portano produttività, ma solamente debito per le future generazioni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. L'onorevole Delmastro delle Vedove ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3656/60.
ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Grazie, Presidente. Il provvedimento in esame reca “Ulteriori misure urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR)” e non è un mistero che, all'interno del provvedimento, grande parte - la parte del leone, probabilmente - venga fatta dalla cosiddetta transizione ecologica, i cui nobili fini evidentemente condividiamo intimamente, ma che rischiano di tramutarsi nell'ultimo anello della catena del cosiddetto “suicidio occidentale”, per mutuare un felice titolo di un illuminante libro di Federico Rampini.
È nel DNA della destra conservatrice voler raccogliere dai propri padri, in una immaginifica catena intergenerazionale, una buona terra per consegnarla, ove possibile, migliore ai propri figli. Ma nel DNA della destra conservatrice è anche comprendere con pragmatismo quali possano essere i percorsi per una sostenibilità ambientale che non sia completamente scollegata da una sostenibilità sociale ed economica. Nel PNRR, in questo provvedimento in esame, ci sembra sempre più spinta l'ipotesi di sollecitare una sorta di salto della specie qualitativo verso l'elettrico, che non significa solo e soltanto inginocchiare l'automotive italiano, ma consegnarsi sciaguratamente mani e piedi alla Cina, grande fabbrica del mondo, di chip, microchip, conduttori, semiconduttori e componentistica elettrica in genere. Grande fabbrica del mondo, - lo dico a beneficio degli irenici innamorati delle teorie del talebanesimo ambientalista – che realizza quei medesimi chip, microchip, conduttori e semiconduttori saccheggiando l'ambiente, saccheggiando il continente africano, facendo una sorta di neocolonialismo nel continente africano, in una corsa all'accaparramento delle terre rare in maniera assolutamente spregiudicata.
Allora, una transizione pragmatica, non velleitaria, non suicidiaria, nella logica con cui è stato scritto il libro di Federico Rampini “Suicidio occidentale”, prevede tempi e modi per realizzare una transizione ecologica che si declini con una sostenibilità non solo ambientale, ma anche economica e sociale. In tal senso, con questo ordine del giorno, richiamiamo l'attenzione del Governo…
PRESIDENTE. Onorevole Angiola.
ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Non sono disturbato, grazie, Presidente, posso andare avanti. In tal senso, chiediamo, con quest'ordine del giorno, una grande attenzione sul GPL, il gas di petrolio liquefatto: è economico, non dipende dalla Russia, non dipende dalla Cina, rispetta l'ambiente; è una strada immediatamente percorribile. Sappiamo non solo che l'elettrico ci consegna mani e piedi alla Cina, ma sappiamo anche che in ogni caso la energia per l'elettrico verrà prodotta in Italia dalle centrali a carbone, per ancora tanti anni. Allora, vi stiamo raccontando che, al di là degli innamoramenti del “gretathunberghismo”, nuova religione, laica e profana, dell'Occidente, fare il salto qualitativo di specie verso l'elettrico senza un percorso di avvicinamento significa consegnarsi mani e piedi alla Cina, che realizza le componentistiche elettriche saccheggiando l'ambiente e facendo neocolonialismo nel continente africano, ma soprattutto significa, anche in Italia, alimentare quell'elettrico con il carbone. È una scelta folle sotto ogni profilo! Con questo ordine del giorno vi indichiamo, quindi, una via pragmatica alla sostenibilità ambientale, che ponga fortemente anche il tema della sostenibilità sociale ed economica. Sì! Perché noi vogliamo una transizione ambientale che non comporti la perdita di intere filiere produttive in Italia! A tal proposito, ci corre l'obbligo - e mi avvio alla conclusione, grazie, Presidente - di ricordarvi che voi, nolenti o inconsapevoli, state comunque governando la seconda potenza manufatturiera d'Europa, la settima potenza industriale mondiale e avete maggiori responsabilità di Greta Thunberg. Avrete due strade davanti: o accodarvi all'ideologismo ambientalista fatto di massimalismi “thunberghiani” impraticabili o governare una transizione ambientale socialmente ed economicamente compatibile.
Il PNRR - Presidente, me lo insegna - pone anche il tema della ripresa. Per usare i due termini che vanno in voga, resilienza e ripresa, siate resilienti ai dettami dell'ambientalismo talebano, nuova religione profana dell'Occidente, e sollecitate la ripresa italiana, sostenendo quelle transizioni ambientali che tengano nella loro pancia la sostenibilità economica e sociale di questa Nazione, di questo continente e dell'Occidente (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. L'onorevole Ferro ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3656/62.
WANDA FERRO (FDI). Presidente, sottosegretario, Fratelli d'Italia ancora una volta arriva con alcuni ordini del giorno, considerato che siamo alla quarantesima fiducia del Governo Draghi, con proposte serie, non strumentali e non banali, che tentano di migliorare quello che altrimenti sarà un esito catastrofico di questo Piano nazionale di ripresa e resilienza, dove non si comprende, se non nel titolo, dove siano la ripresa e la resilienza. Ma soprattutto arriviamo anche con richieste che riguardano i cittadini e tante associazioni di categoria e gli imprenditori.
In questo ordine del giorno, con riferimento all'articolo 23-bis, che sappiamo perfettamente essere stato introdotto al Senato, si intende comprendere, oltre alle biomasse e al biogas, la possibilità di creare, proprio attraverso le biomasse, parte della produzione energetica, che riguarderebbe, per esempio, tutti gli operatori ortofrutticoli. Per conoscenza di questo settore ampio e strategico nel nostro Paese, sappiamo che spesso la Comunità europea incide, purtroppo, su tanta merce, che non può arrivare alle bancarelle, che viene mandata al macero e che potrebbe essere, invece, utilizzata per creare energia e produrre ricchezza, anche in termini di occupazione. Oltretutto, attraverso questo tipo di intervento, si potrebbe arrivare anche alla produzione del gas verde. Allora, si tratta di chiedere un modello di sviluppo che vada incontro a determinate esigenze, anche per un fatto etico. Sappiamo che tonnellate e tonnellate di questa merce - che non può essere venduta, per folli scelte, che non dipendono sicuramente da Fratelli d'Italia, ma che probabilmente dipendono da chi non si è opposto nelle sedi opportune - possano trovare un giusto utilizzo. Questo significa che, come hanno detto già i colleghi, non accetteremo l'accoglimento di ordini del giorno dove si utilizza la solita frase “a valutare l'opportunità di”, perché crediamo che questo Governo, almeno in questo caso, debba assumersi delle responsabilità: la responsabilità di una scelta, la responsabilità di dare risposte e, soprattutto, la responsabilità di un PNRR che non si risolva soltanto in prebende e carrozzoni.
Per quanto ci riguarda, dovrebbe vedere messo in opera almeno quello che negli ordini del giorno abbiamo, in qualche modo, fin qui esposto. Mi appello al sottosegretario, sperando che non sia una risposta a Fratelli d'Italia, che ha dimostrato di essere, come dicevo poc'anzi, una forza di opposizione leale e responsabile, ma che questa lealtà e questa responsabilità, sottosegretario, il Governo le dimostri ai cittadini italiani, ai tanti operatori ortofrutticoli e a tutti quelli che dal PNRR, che sarà un debito sulle giovani generazioni, potranno trarre una visione del futuro e, soprattutto, una visione di sviluppo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE, L'onorevole Lucaselli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3656/63.
YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie, Presidente. Sottosegretario, credo che sia importante illustrare questo ordine del giorno. Partiamo un po' da quello che ultimamente abbiamo ascoltato da parte del Presidente del Consiglio dei Ministri, quando, nel parlare, a più riprese, dell'energia, ha ribadito quello che Fratelli d'Italia dice da moltissimi mesi, dall'inizio dell'applicazione del PNRR, ripreso poi successivamente a causa della situazione geopolitica internazionale, e cioè che siamo oggi nella necessità di sostenere un approvvigionamento energetico della nostra Italia anche attraverso un maggiore utilizzo delle fonti energetiche interne. Sottosegretario, questo è un tema fondamentale, perché riguarda non soltanto quello che accadrà di qui a qualche mese e a qualche anno.
Da questo momento in poi, vi è la responsabilità di formare un programma lungimirante che abbia la possibilità di sviluppare l'approvvigionamento energetico dell'Italia nei prossimi dieci e vent'anni. Proprio per questo motivo abbiamo presentato un ordine del giorno, che immagino il Governo vorrà valutare con estrema attenzione, perché riteniamo che, indipendentemente dagli obiettivi europei, fissati dal piano Fit for 55 e dalle priorità in esso indicate, in questo momento dobbiamo essere in grado di disporre di una programmazione che risulti quanto mai necessaria e urgente, di qui al 2040, proprio come richiesto dal programma europeo.
Sottosegretario, oggi, la transizione energetica ha un senso se riusciamo a mantenere in equilibrio la sostenibilità economica con quella sociale e ambientale e ciò significa che, in questo momento, dobbiamo creare un mix di approvvigionamento energetico. Pertanto, mentre tutti si rivolgono esclusivamente all'una o all'altra fonte, in realtà ci sarebbe bisogno di una programmazione complessiva e sussidiaria, rispetto alle varie fonti di approvvigionamento, proprio per garantire quella sicurezza che manca e della quale ci siamo accorti in questi mesi. È chiaro che, alla luce di tutto quello che sta accadendo, non possiamo non immaginare una programmazione chiara, certa che, a trecentosessanta gradi, possa comprendere le varie forme di approvvigionamento.
Pertanto, si avverte la necessità, secondo Fratelli d'Italia, non solo di rivedere gli utilizzi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Lo abbiamo detto più volte: siamo stati i primi a chiedere che il Governo si facesse portavoce, soprattutto, in Europa, della modifica degli obiettivi da raggiungere attraverso il budget messo a disposizione sul Piano di ripresa e resilienza. Proprio per questo motivo, Fratelli d'Italia continua a chiedere, con forza, che le risorse economiche siano utilizzate per avere non solo una programmazione concreta, ma, soprattutto, per far fronte alle necessità che, in questo momento, avverte l'Italia e avvertono gli italiani. Partiamo, ovviamente e inevitabilmente, proprio dai temi energetici.
In tutto questo dobbiamo mantenere anche la competitività delle nostre aziende dal punto di vista economico. Purtroppo, sappiamo che, nell'ultimo mese, le nostre aziende stanno subendo un calo; secondo gli ultimi dati dell'Istat, l'Italia importa più di quanto esporta, perché le nostre aziende sono in estrema difficoltà. Per questo motivo, è importante valutare di dare un parere favorevole su questo ordine del giorno, perché abbiamo la necessità che la situazione internazionale, legata alla questione energetica, non influisca più di quanto non abbia già fatto in modo negativo sulle nostre aziende, sul tessuto economico italiano, non solo nel breve periodo, ma, soprattutto, nel lungo periodo. Attraverso questo ordine del giorno cerchiamo di spiegare che possiamo immaginare un futuro, ma il futuro va programmato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. L'onorevole Lollobrigida ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3656/50.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Presidente, illustro l'ordine del giorno n. 9/3656/50, ma vorrei anche far riferimento all'ordine del giorno n. 9/3656/48, a firma della presidente Meloni, che chiede una cosa semplice, banale e che dovremmo chiedere tutti, alla luce di ciò che sta accadendo, ossia una crisi internazionale che si è aggravata e che supera, nei fatti, la crisi pandemica, quindi non solo dal punto di vista sanitario, ma economico. Abbiamo visto emergere una serie di questioni, ben più gravi, che si affiancano a quelle che abbiamo valutato, a seguito della crisi economica e sanitaria derivante dalla pandemia.
Credo che il Parlamento italiano debba sentire il peso delle responsabilità che si sta assumendo rispetto a questo provvedimento che andiamo a discutere, a nostro avviso, senza una visione strategica o, meglio, a far finta di discutere. Questo Parlamento è, infatti, svuotato del suo significato. Fratelli d'Italia sta insistendo - e non lo stiamo facendo da soli - nella protesta formale verso un metodo che il Presidente della Repubblica Mattarella, da quello scranno, sul quale oggi lei, Presidente, siede autorevolmente, ma ben più autorevolmente, per ruolo istituzionale, il Presidente della Repubblica, ha denunciato per la mancanza di coinvolgimento, nei fatti, del Parlamento, che avrebbe difeso e tutelato. Abbiamo un Parlamento che, con 53 fiducie, disegna, sulla carta, un percorso che supera il dibattito parlamentare: lo ha detto la maggioranza, scrivendo al Presidente Fico e denunciando il fatto che, su questo provvedimento, è mancato l'approfondimento necessario. Lo supera in quest'Aula, perché il dibattito è a senso unico: sostanzialmente intervengono solo le forze di opposizione, mancando anche a quel principio che fa di quest'Aula un luogo di visione rispetto alle esigenze dell'intera Nazione. Allora, nell'ordine del giorno richiamato, della collega Meloni, crediamo opportuno prendere atto del dettato di un documento che ci è stato presentato poche ore prima della sua approvazione; ricorderete le forze che lo approvarono, noi ci astenemmo rispetto a quel metodo piuttosto che sul merito - anche sul merito ci sarebbe da dire - ma il metodo era spiacevole per tutti, tant'è vero che anche le forze di maggioranza scrissero, nell'atto di indirizzo che lo accompagnava: “Il Parlamento dovrà verificare (…)”, “Il Parlamento dovrà controllare (…)”. Colleghi, quando avviene questo controllo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Quando avviene questa verifica? Io so, perché, fuori di qui, nelle piazze, nelle puntate dei talk show, ormai centrali, nella democrazia italiana, li ascolto discutere, annunciare il grande coinvolgimento; sento il pathos nelle piazze, da destra a sinistra, rispetto alle grandi strategie, ai grandi bisogni di questa Nazione, ma qui quel pathos si spegne: quest'Aula diventa grigia, diventa sorda a qualsiasi stimolo, diventa inutile. È un allarme che la collega Meloni lancia, chiedendo di applicare ciò che viene previsto nel regolamento europeo: la possibilità di rivedere, guardando alle strategie nuove, alle nuove necessità, un piano che è già in ritardo. Lo hanno fatto tanti miei colleghi con ordini del giorno, io ne ho proposto uno che parla di una visione della nostra Nazione, che ha cambiato i suoi connotati, che ha visto, anche nella pandemia, accelerare alcuni processi, per esempio, legati al lavoro o alla geografia del lavoro. Da quando esiste l'uomo, l'uomo segue il cibo; il cibo diventa, al netto del reddito di cittadinanza, una cosa che si produce con il lavoro. Noi abbiamo, oggi, una ridefinizione anche della collocazione degli esseri umani che, negli anni Cinquanta, per esempio, si sono trasferiti dai piccoli centri nelle aree urbane, creando un mutamento socioeconomico delle città, una crescita urbanistica sregolata, una criticità che insiste sulle periferie, una desertificazione delle aree interne della nostra Nazione. Allora, possiamo riuscire, insieme, ad avere una visione di quello che accadrà adesso, nei prossimi mesi e nei prossimi anni, anche rispetto all'obiettivo cui dovremo mirare in senso strategico?
Chiudo, Presidente. Chiediamo di investire su un processo già iniziato, grazie al lavoro da casa, al telelavoro, alla possibilità di avere, attraverso l'e-commerce, non solo una desertificazione, ma nuove prospettive, se la guardiamo dal lato positivo, per artigiani che producono in piccoli centri, e di avere una rete vendita aperta al mondo. Guardiamo anche in positivo anche alcuni fenomeni. Allora, immaginare, oggi, un'inversione della tendenza demografica che porti quello che è avvenuto in altre Nazioni, grazie ai trasporti veloci, riproponibile nella nostra Nazione che, orograficamente, non permette un sistema di trasporto che renda più veloce raggiungere le sue aree periferiche e le aree interne, richiede un investimento strategico che ci metta in condizione di iniziare da questo. Si dovrà lavorare sulla rete.
Oggi bisogna lavorare anche sulla rete dei trasporti e sulla rete di viabilità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), in particolare sulla rete di viabilità attraverso il rafforzamento di un sistema che vede intere aree, non del Sud inteso non in termini geografici ma di quello che viene definito Sud in termini socioeconomici e che è presente in tutte le aree del Paese, e popolazioni sempre più penalizzate, che invece possono essere oggi reintegrate in un sistema virtuoso e orizzontale nella nostra Nazione investendo anche sulle strade e sulla viabilità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. L'onorevole Montaruli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3656/64; non essendo presente in Aula, si intende vi abbia rinunziato.
L'onorevole Silvestroni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3656/53.
MARCO SILVESTRONI (FDI). Grazie, Presidente. Sottosegretario Sasso, se, come si dice e come dovrebbe essere, c'è un'Europa solidale, allora lei e il Governo non dovreste avere difficoltà ad approvare questo mio ordine del giorno che chiede, nell'ambito dello sviluppo della rete TEN-T, di rinegoziare gli obiettivi del PNRR in sede europea al fine di concentrarli sulla realizzazione e sul completamento delle infrastrutture portuali e di collegamento marittimo, anche tramite investimenti immediati per elettrificare le banchine e per ridurre al minimo la dipendenza dai combustibili fossili e l'impatto ambientale del settore dei trasporti marittimi, intervenendo principalmente nei porti della rete centrale TEN-T.
Questo Piano nazionale di ripresa e resilienza, sottosegretario Sasso, in realtà, come sapete, è veramente l'ultima grande occasione che ha l'Italia. Tuttavia, deve essere modificato immediatamente affinché i miliardi presi a debito non facciano la stessa fine di quelli buttati per la pandemia. Per farlo, serve lucidità e serve adeguarsi allo storico momento per l'Europa e soprattutto per l'Italia, anche alla luce delle grandi modifiche intercorse in questi mesi sul costo delle materie prime e dell'energia. Quindi chiedo una revisione degli obiettivi del PNRR, che devono essere concentrati sulle conseguenze della crisi perché, come è già stato detto da molti, questo PNRR in realtà è già vecchio e finora la chiarezza e la trasparenza necessaria non ci sono state.
Si rischia di perdere un'occasione storica e che questi fondi, che poi indebiteranno le nuove generazioni, comunque vadano sprecati. Questo PNRR è tutto indirizzato verso la transizione ecologica ma ritengo che la sostenibilità ambientale debba viaggiare di pari passo con le priorità attuali, che sono molto diverse da quelle di un anno fa. Allora bisogna chiedere alla Commissione di rivedere obiettivi e priorità del Piano e quindi, ripeto, se esiste un'Europa solidale, il Governo non dovrebbe avere difficoltà ad accogliere questo ordine del giorno. L'alternativa è lo scostamento di bilancio, che però riguarda sempre debiti che si continuano ad accumulare sulle spalle delle nuove generazioni. Per cui, faccio appello al sottosegretario Sasso, Presidente, affinché approvi questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. L'onorevole Caretta ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3656/84.
MARIA CRISTINA CARETTA (FDI). Grazie, Presidente. Sottosegretario, il Piano nazionale di ripresa e resilienza nasce come strumento per rilanciare il nostro Paese e la nostra economia e, in teoria, riformare i nostri processi, il nostro modo di governare l'economia e interfacciarci con essa. Come sappiamo, se i prodotti made in Italy acquistati nel mondo fossero tutti di provenienza italiana, l'export agroalimentare passerebbe dagli attuali 50 miliardi di euro a circa 130 miliardi di euro; se poi riuscissimo a sostituire anche i prodotti contraffatti, il valore dell'export supererebbe i 150 miliardi di euro, senza contare tutto il potenziamento dell'indotto che ne deriverebbe. Parmesan cheese, parmesello, parmesao, reggianito, perisecco, spagheroni: questi sono alcuni dei prodotti protagonisti dell'Italian sounding, una pratica commerciale estremamente perversa, perché i prodotti non sono in questo caso contraffatti, ma evocano denominazioni, riferimenti geografici, immagini e marchi tipici dell'Italia, diffondendo disinformazione tra i consumatori e penalizzando i nostri prodotti con prodotti falsamente italiani, venduti a prezzi stracciati a consumatori ignari.
Questa pratica è perversa perché, trattandosi di marketing ingannevole e non di contraffazione, non è possibile sanzionarla e non solo danneggia le nostre esportazioni di prodotti made in Italy, ma impatta sull'intera percezione estera dell'italianità, che viene associata a prodotti di bassa qualità. Tendenzialmente i prodotti Italian sounding trovano grande diffusione proprio laddove mancano i prodotti italiani. Ad esempio, in Brasile, dove c'è una scarsa diffusione di ragù italiano, c'è più presenza di ragù falsamente italiano; oppure in Giappone, dove c'è meno prosciutto italiano, è possibile trovare più prosciutti falsamente italiani. Dal Governo e dal PNRR ci saremmo aspettati un piano, un progetto, una strategia, un sussulto di dignità per il contrasto di questo fenomeno che, giorno dopo giorno, erode le nostre quote di mercato estere. Purtroppo siamo rimasti delusi.
Il problema è che in Italia c'è una grande difficoltà a fare sistema quando si tratta di posizionamento a livello internazionale, con una frammentazione smisurata delle varie iniziative di promozione dei nostri prodotti nel commercio estero. Questo ci impone di affrontare il tema con grande serietà. Per questo motivo, con questo ordine del giorno vogliamo impegnare il Governo ad integrare il PNRR con soluzioni di buon senso e responsabilità, come la promozione dei prodotti a marchio di tutela di origine locale, con eventuali sistemi di etichettatura uniforme dedicati al solo commercio estero e con campagne di marketing e di promozione di prodotti italiani, sfruttando le comunità italiane all'estero. È anche necessario favorire e tutelare l'italianità nel mondo. Nella nostra visione l'Italia deve affermarsi come riferimento internazionale per far vivere meglio il mondo all'insegna del benessere e della qualità dei propri prodotti.
Questo significa anche porre fine in modo definitivo all'Italian sounding e al marketing ingannevole a danno dei nostri prodotti. Per questo motivo auspichiamo che il Governo accolga questo ordine del giorno e finalmente metta fine a questa situazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Sono le 19,58, quindi a questo punto…
Onorevole Foti?
TOMMASO FOTI (FDI). Dicevo solo che non si può fare un altro intervento di 5 minuti.
PRESIDENTE. Infatti, sono d'accordo con lei, è quello che stavo dicendo, onorevole Foti.
Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 21,30. La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 19,58, è ripresa alle 22,15.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa notturna della seduta sono complessivamente 112, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.
Annuncio della formazione di una componente politica nell'ambito del gruppo parlamentare Misto.
PRESIDENTE. Comunico che, a seguito della richiesta pervenuta in data odierna, è stata autorizzata, ai sensi dell'articolo 14, comma 5, del Regolamento, la formazione della componente politica denominata “Vinciamo Italia-Italia al Centro con Toti” nell'ambito del gruppo parlamentare Misto, a cui aderiscono i deputati Marco Marin, Stefano Mugnai, Guido Germano Pettarin, Simona Vietina, Cosimo Sibilia, Felice Maurizio D'Ettore, Elisabetta Ripani, Giorgio Silli, Manuela Gagliardi, Fabiola Bologna e Guido Della Frera. Il deputato Marco Marin ne è stato designato rappresentante.
Sui lavori dell'Assemblea.
PRESIDENTE. Comunico che, secondo quanto convenuto nell'odierna riunione della Conferenza dei Presidenti di Gruppo, il seguito dell'esame del disegno di legge n. 3656 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 aprile 2022, n. 36, recante ulteriori misure urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) (approvato dal Senato – scadenza: 29 giugno 2022), proseguirà nella serata odierna sino alle ore 23.30, per riprendere nella seduta di domani, a partire dalle ore 9, per la conclusione dell'esame degli ordini del giorno, e le dichiarazioni di voto finale.
Alle ore 15 avrà quindi luogo lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. Seguirà, alle ore 16.30, la votazione finale del decreto-legge.
A seguire, come previsto dal vigente calendario dei lavori, avrà luogo lo svolgimento della discussione sulle linee generali delle seguenti proposte di legge:
- proposta di legge n. 2307-2965 - modifiche al testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, in materia di coltivazione, cessione e consumo della cannabis e dei suoi derivati;
- proposta di legge n. 105-194-221-222-717-920-2269-2981-3511 - Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, recante nuove norme sulla cittadinanza.
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Dall'Osso. Ne ha facoltà.
MATTEO DALL'OSSO (FI). Grazie, Presidente, sull'ordine dei lavori. Vorrei ricordare a me stesso, a quest'Aula, al Ministro Brunetta, al Ministro Orlando che dal 1° luglio per le persone fragili non sarà più possibile lavorare in smart working nel settore pubblico, come previsto dalla legge n. 52 del 2022. Oggi è il 28 di giugno, al 1° luglio mancano solo 3 giorni. Questi lavoratori fragili già lavoravano in smart working, quindi estendere questa modalità di lavoro non avrebbe nessun costo, anzi, per le pubbliche amministrazioni sarebbe anche un risparmio e, oggi, i contagi stanno risalendo. Se non prorogherete la misura dello smart working come tutela per i lavoratori fragili, se qualcuno di loro dovesse ammalarsi di COVID o subire danni alla salute conseguentemente al contagio da COVID, come parlamentare, vi riterrò direttamente responsabili e mi troverò costretto ad azionare tutte le leve che la Costituzione e il diritto prevedono per richiedere la verifica delle vostre responsabilità per discriminazione ed attentato alla salute delle persone fragili.
Si riprende la discussione.
PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge di conversione, già approvato dal Senato, n. 3656.
Ricordo che, nella parte pomeridiana della seduta, hanno avuto inizio gli interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno.
(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 3656)
PRESIDENTE. Il deputato Giovanni Russo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3656/70.
GIOVANNI RUSSO (FDI). Grazie, signor Presidente. Rappresentante del Governo, di cui chiedo un po' l'attenzione, onorevoli colleghi, uno dei più grandi storici, uno dei più grandi medievalisti, Henri Pirenne, vissuto a cavallo tra l'Ottocento e il Novecento, nella sua celebre opera «Maometto e Carlomagno», andava ad indicare la fine del Medioevo non tanto con la deposizione dell'ultimo imperatore romano, Romolo Augustolo, ma con la conquista, da parte dell'Islam, di tutto il Nord Africa, interrompendo così il rapporto dialogico e anche economico tra le due sponde del Mediterraneo.
Oggi stiamo vivendo una gravissima crisi internazionale, con ripercussioni gravissime per quanto riguarda i rapporti con l'Est dell'Europa, in particolare, con la Russia. Con l'ordine del giorno che ho presentato, chiedo semplicemente che il Mezzogiorno d'Italia, che - ricordiamolo - non è il Sud dell'Europa ma è il centro del Mediterraneo, assuma un ruolo centrale nell'agenda del nostro Governo, in particolare per quanto riguarda i fondi del PNRR. Sappiamo quanto le zone economiche speciali, le cosiddette ZES, siano importanti; sappiamo quanto il Mezzogiorno possa rappresentare un vero e proprio ponte di collegamento tra l'Europa, il Nord d'Africa, ma anche le due parti dei due quadranti, occidentali ed orientali, del Mediterraneo; pertanto, mettere in rete i porti, le infrastrutture strategiche, i canali di comunicazione, che arrivano fino al Nord d'Europa, può veramente costituire un volano importante di sviluppo per il Sud d'Italia, di cui mi onoro di essere figlio, in grado di abbattere quel divario, quel gap economico che esiste tra il Sud e il Nord d'Italia. Chiediamo che venga realizzata una vera strategia affinché il Sud diventi il centro, il fulcro di tutto il Mediterraneo. Pertanto, nella formula di impegno di questo ordine del giorno chiedo di assumere ogni iniziativa di competenza volta a garantire un'efficace concertazione delle azioni da parte di tutti i principali soggetti coinvolti: il Governo nazionale, gli enti locali e la rete delle Camere di commercio italiane all'estero. Rilanciamo il Sud e rilanceremo l'Italia: questo è l'obiettivo che questo ordine del giorno si propone e chiedo a quest'Aula convintamente di votarlo tutti insieme. Viva il Mezzogiorno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!
PRESIDENTE. Il deputato Ciro Maschio ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3656/80.
CIRO MASCHIO (FDI). Grazie, Presidente. L'emergenza numero uno oggi in Italia per tutte le famiglie e per tutte le attività economiche è senza alcun dubbio rappresentata dal costo dell'energia, dal costo delle bollette, dai costi dei carburanti, dal costo della vita. Non c'è dubbio che il Piano nazionale di ripresa e resilienza, nella sua versione originaria, costruito su un modello concepito dall'Unione europea, che poneva alcuni temi (la transizione ecologica, la resilienza, eccetera), prima della fase terminale della pandemia e prima della guerra in Ucraina, era rivolto a uno scenario completamente diverso da quello nel quale ci troviamo oggi. Oggi, se l'emergenza numero uno per le famiglie e le imprese italiane è rappresentata dal caro energia, dal caro bollette, dal caro carburanti, è evidente che anche il Piano nazionale di ripresa e resilienza, nell'attuazione che ne fa il Governo italiano, debba tenerne conto. Allora, con questo ordine del giorno proponiamo che il Governo assuma ogni iniziativa di propria competenza per destinare una parte delle risorse del Piano nazionale a sostegno di politiche per l'indipendenza energetica nazionale; assuma, inoltre, iniziative, anche normative, a tutela di famiglie e imprese, sempre più esposte ad aumenti spropositati di costi e a speculazioni inaccettabili, misure efficaci per ridurre gli oneri di sistema contro il caro bollette, stanziando, altresì, risorse per far fronte all'aumento dei prezzi del trasporto su strada del combustibile e del riscaldamento, compreso anche il taglio delle accise sui carburanti.
Se si vuole dare una risposta concreta alla vita reale che vivono gli italiani oggi, e non ai mondi virtuali che sono nella testa di qualche burocrate dell'Unione europea, penso che questa sia la prima misura concreta che il Piano nazionale di ripresa e resilienza, nella sua attuazione italiana, debba adottare, a difesa degli italiani, delle nostre famiglie e delle nostre attività economiche (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Il deputato Federico Mollicone ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3656/89.
FEDERICO MOLLICONE (FDI). Grazie, Presidente. Sottosegretario Sasso, l'impatto del caro energia si traduce in una crescita della bolletta energetica italiana compresa tra 5,7 e 6,8 miliardi di euro su base mensile, ovvero in un maggior onere compreso fra 68 e 81 miliardi su base annua. Per il solo settore manifatturiero, l'aumento dei costi energetici è quantificabile tra 2,3 e 2,6 miliardi mensili, ossia tra 27 e 31 miliardi su base annua.
A fronte del caro energia... Presidente, non è possibile parlare, se vuole canto una canzone…
PRESIDENTE. Colleghi deputati, scusate, è opportuno che ciascuno, se vuole parlare, guadagni il Transatlantico, non disturbi gli oratori e ci consenta di andare avanti nello svolgimento del nostro lavoro. Colleghi! Del Basso De Caro, De Luca, Mancini, Tripodi, Masi, Carrara, può prendere posto, per favore? Pella… Deputato Pella, può riprendere la sua posizione (Commenti)? Non ho capito, scusi, lei dovrebbe cortesemente cessare di parlare, perché, insieme ad altri, sta disturbando chi svolge il proprio intervento. È una cosa abbastanza semplice, direi persino banale (Applausi). Deputato Pella, l'ho richiamata tre volte e sta continuando a parlare. Prego, deputato Mollicone, riprenda il suo intervento.
FEDERICO MOLLICONE (FDI). Grazie, Presidente. A fronte del caro energia, numerose associazioni, fra cui l'ANCE, una delle più rappresentative del settore, ha denunciato che i rincari energetici rischiano di far fallire il piano e questo, colleghi, è il punto centrale di questo ordine del giorno. In base all'articolo 21 del regolamento che ha creato il fondo comune europeo con cui è finanziato il PNRR, l'Italia può presentare all'UE una modifica del proprio Piano o addirittura un nuovo Piano, a una determinata condizione.
L'articolo in questione stabilisce, infatti, che una revisione è possibile se il Piano “non può più essere realizzato, in tutto o in parte”, a causa di “circostanze oggettive”. Nel raggiungimento degli obiettivi del PNRR, riguardo alle competenze digitali della popolazione, ad esempio, va tenuto conto delle necessità di hardware da parte degli enti attuatori e dei cittadini che, come per tutti gli altri capitoli del Piano, sono pesantemente condizionate dal combinato disposto della crisi energetica e dei colli di bottiglia nelle catene di approvvigionamento dei materiali. Questi vanno a influire pesantemente sulle infrastrutture necessarie all'attuazione del PNRR, specialmente per quanto riguarda la BUL e, in generale, la Missione 1 sulla transizione digitale, condizionando, quindi, anche il raggiungimento degli obiettivi di competenze digitali della popolazione. La realizzazione del polo strategico è forse il progetto più politicamente sensibile perché, al di là dei 4,4 miliardi della base d'asta, ha molteplici implicazioni relative alle libertà democratiche e alla sicurezza nazionale. Deve, infatti, garantire la resilienza cibernetica di moltissime strutture fondamentali per lo Stato. Il cluster 1 della componente 2.3, poi, della Missione 5, assegna alla creazione di nuovi impianti 359 milioni e 188 milioni alla rigenerazione degli impianti esistenti. In Italia, ci sono, colleghi, circa 100 mila impianti sportivi, di cui il 60 per cento con più di 40 anni di vita. Appare, quindi, opportuno direzionare le risorse in tal senso. C'è, poi, l'avviso per il cluster 3 della componente 2.3 della Missione 5, che esclude gli enti di promozione sportiva. Il target M5C2-22 dispone che entro il 2026 debbano essere realizzati almeno 100 interventi, su una superficie di almeno 200 mila metri quadrati, stanziando risorse per 700 milioni. C'è, poi, il Piano nazionale borghi, che ha criticità sulla strutturazione e sui finanziamenti. L'acciaio, quindi, che è un settore chiave dell'economia nazionale dell'innovazione delle imprese, in cui è necessario garantire anche ambiente e salute (tutte le grandi Nazioni globali hanno settori siderurgici sviluppati). Le risorse del PNRR devono prevedere, dunque, anche il sostegno a questo settore. Infine, lo stesso vale per l'editoria nazionale. L'editoria nazionale è in crisi: sono a rischio il pluralismo e innumerevoli posti di lavoro (colgo l'occasione oggi per salutare le elezioni dei nuovi vertici della FIEG e del Presidente Riffeser Monti, confermato). È necessario, poi, garantire, all'interno dei progetti del PNRR, interventi per il settore editoriale volti al sostegno di una vera transizione digitale, con contributi sulle spese per la multimedialità e la gestione delle piattaforme per la formazione digitale e per il miglioramento dell'efficienza aziendale.
Vado a concludere con gli impegni. Impegniamo il Governo ad adottare, con urgenza, le iniziative di competenza volte alla revisione del PNRR, coinvolgendo attivamente il Parlamento, garantendo l'inclusione dei settori ad oggi esclusi come lo spettacolo dal vivo e la danza, intensificando l'azione verso i settori della siderurgia, dello sport e dell'editoria, così come da premesse; a garantire, nell'ambito dei progetti di cui alla Missione 1 sulla transizione digitale, la massima attenzione alla sicurezza cibernetica; infine, ad adottare qualsiasi iniziativa di competenza volta a garantire, nell'ambito della revisione del PNRR in base all'articolo 21 del regolamento che ha creato il Fondo comune europeo, l'introduzione di meccanismi di incentivo alla domanda di cultura, sport e innovazione, quali la detrazione dei consumi culturali, la detrazione dei consumi sportivi, l'abbattimento dell'IVA al 4 per cento sui prodotti culturali e l'assegnazione di maggiori risorse ai voucher per banda larga (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo a esprimere il parere.
ROSSANO SASSO, Sottosegretario di Stato per l'Istruzione. Grazie, Presidente.
Ordine del giorno n. 9/3656/1 Lattanzio, parere favorevole con riformulazione: sostituire le parole: “ad adottare” con le parole: “a valutare l'opportunità di adottare”; dopo la parola: “informazioni” inserire le seguenti: “previa individuazione della necessaria copertura finanziaria degli oneri connessi”. Ordine del giorno n. 9/3656/2 Ianaro, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/3656/3 Trizzino, parere contrario. Ordine del giorno n. 9/3656/4 Bella, parere favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica (…)”. Ordini del giorno n. 9/3656/5 Barbuto e n. 9/3656/6 Pignatone, accolti come raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/3656/7 Scerra, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/3656/8 Zanichelli, accolto come raccomandazione. Ordini del giorno n. 9/3656/9 Viscomi, n. 9/3656/10 Mammì, n. 9/3656/11 Melicchio, n. 9/3656/12 Galizia e n. 9/3656/13 Papiro, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/3656/14 Aiello, parere contrario. Ordine del giorno n. 9/3656/15 Corneli, parere favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità, compatibilmente con le risorse finanziarie disponibili ed i vincoli di bilancio, di introdurre misure di incentivo per l'utilizzo degli strumenti di pagamento e di fatturazione elettronica”.
Ordine del giorno n. 9/3656/16 Alaimo, accolto come raccomandazione.
Ordini del giorno n. 9/3656/17 Ruffino, n. 9/3656/18 Testamento e n. 9/3656/19 Colletti, parere contrario.
Ordine del giorno n. 9/3656/20 Sapia, parere favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità”; primo impegno: favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di”; secondo impegno: favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.
Ordine del giorno n. 9/3656/21 Vianello, favorevole con riformulazione: “impegna il Governo a pubblicare quanto prima le linee guida per individuare le aree idonee e non idonee per la installazione degli impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, come prescritto dal decreto legislativo n. 199 del 2021”.
Ordine del giorno n. 9/3656/22 Forciniti, favorevole con riformulazione: dopo le parole: “attingimento dalle graduatorie” sono aggiunte le seguenti: “in corso di validità”.
Ordine del giorno n. 9/3656/23 Corda, favorevole con riformulazione: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di impiegare i risparmi di spesa ottenuti dall'efficientamento energetico degli immobili ed edifici in uso al Ministero della Difesa per sostenere le spese da realizzare per interventi di manutenzione per quelli sui quali è già stata realizzata l'installazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili”.
Ordine del giorno n. 9/3656/24 Trano, parere contrario.
Ordine del giorno n. 9/3656/25 Orfini, invito al ritiro.
Ordini del giorno n. 9/3656/26 Piccoli Nardelli e n. 9/3656/27 Nitti, parere favorevole.
Ordine del giorno n. 9/3656/28 Prestipino, invito al ritiro.
Ordine del giorno n. 9/3656/29 Di Giorgi, parere favorevole.
Ordine del giorno n. 9/3656/30 Timbro, favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità”.
Ordine del giorno n. 9/3656/31 Fassina, accolto come raccomandazione.
Ordine del giorno n. 9/3656/32 Casu, favorevole con riformulazione: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di adottare iniziative di carattere normativo per una sempre più virtuosa gestione dei veicoli fuori uso”.
Ordine del giorno n. 9/3656/33 Vallascas, accolto come raccomandazione.
Ordine del giorno n. 9/3656/34 Rizzetto, favorevole con riformulazione dell'impegno: “a valutare la possibilità di contenere gli effetti economici negativi derivanti dall'incremento dei prezzi delle forniture energetiche”.
Ordine del giorno n. 9/3656/35 Sandra Savino, favorevole con riformulazione dell'impegno: “a valutare la possibilità di adottare ogni iniziativa volta a tutelare i margini di guadagno dei soggetti che operano transazioni relative a beni e servizi retribuiti ad aggio o a margine fisso”.
Ordine del giorno n. 9/3656/36 Fitzgerald Nissoli, accolto come raccomandazione.
Ordine del giorno n. 9/3656/37 Labriola, parere contrario.
Ordine del giorno n. 9/3656/38 Zanettin, parere favorevole.
Ordine del giorno n. 9/3656/39 Mazzetti, accolto come raccomandazione.
Ordine del giorno n. 9/3656/40 Angiola, favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica”.
Ordine del giorno n. 9/3656/41 Bignami, parere contrario.
Ordine del giorno n. 9/3656/42 Fregolent, favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.
Ordine del giorno n. 9/3656/43 Menga, favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.
Ordine del giorno n. 9/3656/44 Toccafondi, favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica”.
Ordine del giorno n. 9/3656/45 Siragusa, accolto come raccomandazione.
Ordine del giorno n. 9/3656/46 Deidda, favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica”.
Ordini del giorno n. 9/3656/47 De Toma, n. 9/3656/48 Meloni e n. 9/3656/49 Prisco, accolti come raccomandazione.
Ordine del giorno n. 9/3656/50 Lollobrigida, favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica”.
Ordine del giorno n. 9/3656/51 Foti, parere contrario. Ordine del giorno n. 9/3656/52 Gemmato, parere favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica”. Ordine del giorno n. 9/3656/53 Silvestroni, parere contrario. Ordine del giorno n. 9/3656/54 Trancassini, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/3656/55 Osnato, parere contrario. Ordine del giorno n. 9/3656/56 Mantovani, accolto come raccomandazione. Ordini del giorno n. 9/3656/57 Galantino e n. 9/3656/58 Butti, parere contrario. Ordine del giorno n. 9/3656/59 Caiata, accolto come raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/3656/60 Delmastro Delle Vedove, parere favorevole con la riformulazione: “valutare l'opportunità di”. Ordini del giorno n. 9/3656/61 Donzelli e n. 9/3656/62 Ferro, parere contrario. Ordine del giorno n. 9/3656/63 Lucaselli, favorevole. Ordini del giorno n. 9/3656/64 Montaruli e n. 9/3656/65 Rotelli, accolti come raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/3656/66 Rachele Silvestri, parere contrario. Ordine del giorno n. 9/3656/67 Vinci, parere favorevole. Ordini del giorno n. 9/3656/68 Zucconi, n. 9/3656/69 Bellucci, n. 9/3656/70 Giovanni Russo, n. 9/3656/71 Bucalo e n. 9/3656/72 Frassinetti, parere contrario. Ordine del giorno n. 9/3656/73 Dori, parere favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica”. Ordine del giorno n. 9/3656/74 Tasso, parere favorevole con riformulazione, nel senso di espungere le seguenti parole: “o fino al termine delle attività didattiche”. Ordine del giorno n. 9/3656/75 Covolo, invito al ritiro. Ordine del giorno n. 9/3656/76 Alessandro Pagano, parere favorevole. Ordini del giorno n. 9/3656/77 Patassini, n. 9/3656/78 Polverini e n. 9/3656/79 Varchi, accolti come raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/3656/80 Maschio, parere favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica”. Ordine del giorno n. 9/3656/81 Rampelli, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/3656/82 Baldini, parere favorevole con riformulazione, nel senso di premettere: “a valutare l'opportunità di”, e di espungere le seguenti parole: “nella definizione delle procedure di reclutamento del personale scolastico”. Ordine del giorno n. 9/3656/83 Vitiello, accolto come raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/3656/84 Caretta, parere favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare la possibilità di disporre, nell'ambito delle misure del PNRR, anche a titolo integrativo, le necessarie modifiche ed armonizzazioni per prevedere una strategia di contrasto all'Italian sounding sulla base delle evidenze delineate in premessa, con particolare attenzione alle sensibilità dei vari mercati internazionali ed ai prodotti delineati nella premessa medesima”. Ordine del giorno n. 9/3656/85 Ciaburro, parere favorevole con la riformulazione: “a valutare la possibilità di”. Ordine del giorno n. 9/3656/86 Sodano, parere contrario. Ordini del giorno n. 9/3656/87 Zanella e n. 9/3656/88 Gusmeroli, accolti come raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/3656/89 Mollicone, parere favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di”. Ordini del giorno n. 9/3656/90 Gastaldi e n. 9/3656/91 Viviani, invito al ritiro. Ordine del giorno n. 9/3656/92 Cavandoli, parere favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di”. Ordine del giorno n. 9/3656/93 Bond, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/3656/94 Romaniello, parere contrario. Ordine del giorno n. 9/3656/95 Albano, accolto come raccomandazione.
PRESIDENTE. Passiamo, quindi, alla votazione degli ordini del giorno.
Iniziamo dall'ordine del giorno n. 9/3656/1 Lattanzio: c'è una proposta di riformulazione. Viene accolta? Affermativo. Ordine del giorno n. 9/3656/2 Ianaro, parere favorevole.
Ordine del giorno n. 9/3656/3 Trizzino il parere è contrario.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3656/3 Trizzino, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).
Ordine del giorno n. 9/3656/4 Bella: c'è una proposta di riformulazione, che viene accolta. Ordine del giorno n. 9/3656/5 Barbuto: è accolto come raccomandazione. Va bene? Affermativo. Ordine del giorno n. 9/3656/6 Pignatone: accolto come raccomandazione. Va bene. Ordine del giorno n. 9/3656/7 Scerra: parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/3656/8 Zanichelli: accolto come raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/3656/9 Viscomi: parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/3656/10 Mammì: parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/3656/11 Melicchio: parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/3656/12 Galizia: parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/3656/13 Papiro: parere favorevole. L'ordine del giorno n. 9/3656/14 Davide Aiello è stato ritirato. Ha chiesto di parlare il deputato Ziello. Ne ha facoltà.
EDOARDO ZIELLO (LEGA). Per comunicare, signor Presidente, che accettiamo tutte le riformulazioni degli ordini del giorno e per ritirare gli ordini del giorno che hanno parere contrario.
PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3656/15 Corneli, con una proposta di riformulazione da parte del Governo. Viene accolta? Sì, bene. Ordine del giorno n. 9/3656/16 Alaimo: accolto come raccomandazione. Va bene? Sì. Ordine del giorno n. 9/3656/17 Ruffino: parere contrario. La deputata Ruffino è in Aula?
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3656/17 Ruffino, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).
Ordine del giorno n. 9/3656/18 Testamento: parere contrario. Ha chiesto di parlare il deputato Raduzzi. Ne ha facoltà.
RAPHAEL RADUZZI (MISTO-A). Grazie, Presidente. Volevo chiederle quanti minuti ho a disposizione.
PRESIDENTE. Cinque minuti; complessivamente, cinque minuti.
RAPHAEL RADUZZI (MISTO-A). Allora, intervengo su questo ordine del giorno perché l'ho sottoscritto, è a prima firma della collega Testamento e riguarda il tema spinoso di questo ennesimo carrozzone che viene creato al costo di 2 milioni di euro che vanno a questa scuola di alta formazione che si occuperà dell'aggiornamento permanente degli insegnanti, con nuovi stipendi, nuovi carrozzoni; nel mentre, con lo stesso decreto, si tagliano oltre 10 mila cattedre dal 2026 in poi. Ecco, questa non è la visione di scuola che noi di Alternativa sposiamo; questi non sono gli investimenti giusti per il Paese. Noi ci ritroviamo per l'ennesima volta, con la cinquantesima e passa fiducia che voi ponete come maggioranza su un decreto che non ha la possibilità di essere discusso nel merito dalle Commissioni di competenza e neppure qui da quest'Aula. Quindi, sinceramente, trovarci davanti a pareri contrari di fronte a tutti questi ordini del giorno che chiedono sostanzialmente che i contributi vengano dati alla scuola nella sua interezza, non a carrozzoni per fare qualche contentino e rispondere, magari, a qualche raccomandazione europea perché questo decreto, ricordiamolo, deve servire a fare il compitino per casa, perché sennò ogni sei mesi non ci arrivano più i prestitini che sono debito, perché dobbiamo sfatare un'altra narrazione, cioè quella che il PNRR sia una pioggia dorata che arriva sul nostro Paese. No, è un vincolo pesantissimo, è un vincolo che ci impone di fare delle riforme, che sono quelle che Bruxelles ci chiede da sempre. L'ultima che abbiamo visto approdare in quest'Aula riguardava il catasto, che ha piegato il centrodestra perché il testo è rimasto praticamente identico a quello uscito dal Consiglio dei Ministri, quello che Salvini non avrebbe mai dovuto e voluto votare. E quindi ci troviamo in questo testo, dove abbiamo di tutto e di più, un testo che non abbiamo potuto emendare, come dicevo, dove ci sono miriadi di assunzioni per i Ministeri, per la Ragioneria di Stato, per la Presidenza del Consiglio, dove addirittura avete previsto che la pubblica amministrazione italiana possa andare ad assumere personale dell'Unione europea. Questo rappresenta il massimo commissariamento anche dello Stato profondo, della burocrazia italiana; partiti che erano arrivati e approdati in queste Aule parlamentari da partiti populisti, euroscettici, eccetera, si ritrovano a votare, qui, veramente, la demolizione dello Stato italiano. Noi chiediamo di rivedere il parere su questo ordine del giorno e chiediamo a tutta la maggioranza, ai 5 Stelle, alla Lega, di capire che gli investimenti vanno fatti per la nostra scuola. Io capisco che il PNRR è tutto un occuparsi di digitalizzare la vendita della frutta al dettaglio, ma i problemi reali sono altri. Ci sono problemi sulla scuola, sulla sanità, su una miriade di punti che non vengono toccati da questo decreto, o che, se vengono toccati, è solo per creare dei carrozzoni, come vediamo in questo caso. Quindi, Presidente, io chiedo che il Governo riveda questo parere, che dia un parere favorevole e che questo ordine del giorno possa essere approvato da quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3656/18 Testamento, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3656/19 Colletti, su cui il parere del Governo è contrario.
Ha chiesto di parlare il deputato Giuliodori. Ne ha facoltà.
PAOLO GIULIODORI (MISTO-A). Grazie, Presidente. Questo ordine del giorno riguarda una delle tante assurdità contenute in questo decreto e stiamo parlando della creazione di una nuova società, l'ennesima società, che si occuperà sostanzialmente di servizi informatici, denominata 3-I Spa, perché le tre “I” deriverebbero da Istat, INAIL e INPS. Praticamente questa società, in concreto, dovrebbe prendere tutto ciò che è all'interno di questi tre enti, di questi tre istituti - tra l'altro, Istat è anche un centro di ricerca, quindi non è neanche troppo simile agli altri -, prendere quello che c'è di informatico quindi in termini di sviluppo, in termini di reti, in termini anche di gestione del servizio, e portarlo sotto questa società, che potrebbe anche avere un senso in termini di razionamento dei costi. Il problema è che ci sono già ben due società: PagoPA Spa, che si occupa di servizi digitali, ma soprattutto, direi, c'è anche Sogei Spa, che è al 100 per cento partecipata dal MEF, quindi è una partecipata pubblica, che ha già al suo interno tutta una serie di esperienze e di competenze che possono tranquillamente essere sfruttate, si preferisce, invece, costituire un'altra società e non si capisce bene per quale motivo.
Tra l'altro, una questione molto importante è che non si sa nemmeno che fine faranno i dipendenti, oltre che le apparecchiature tecniche all'interno dei tre istituti; non si sa che fine faranno tutti quei dipendenti che si occupano del lato informatico all'interno di questi tre enti. Verranno accorpati? Boh, non è dato saperlo.
Il budget di questa società sarà di circa 45 milioni e verranno divisi equamente tra i vari tre enti, quindi 15 milioni a testa, però non è ben chiaro neanche perché sia stata fatta questa divisione, dato che sono tre enti abbastanza diversi, anche con richieste diverse, quindi non so, avranno detto ‘facciamo un po' a testa, facciamo diviso tre'. E, quindi, è stato tolto al bilancio di questi enti per creare questa società, ripeto, una società doppione, mi verrebbe da dire, una società brutta copia. Sarà una società brutta copia, probabilmente, di quello che è la Sogei Spa, che, ripeto, ha discrete competenze e anche vari data center, tenuti, in termini di sicurezza, con efficaci norme di sicurezza. Non si capisce, quindi, il senso di creare questa nuova società, se non quello di creare l'ennesimo carrozzone, l'ennesimo poltronificio, mi verrebbe da dire; probabilmente, dovete imbucare qualcuno che conoscete, dovete un po' ripulire i dipendenti che abbiamo in ISTAT, INAIL e INPS, e, quindi, con la scusa, creiamo questa nuova società, così avremo nuovi dirigenti, nuovi quadri e, probabilmente, anche qualche sottopagato stagista da buttare dentro.
Si parla molto di efficientamento; poteva aver senso da un punto di vista razionale, ma perde totalmente il senso, anzi, si trasforma in un'assurdità quando abbiamo già la Sogei Spa a controllo totalmente pubblico. E, quindi, non si capisce, se il Governo si degna di dare una risposta su questo articolo 28. Purtroppo, in questo anno e mezzo, abbiamo votato e discusso solo norme assurde, ma continuiamo anche nell'ambito del PNRR e, come tra l'altro giustamente ricordava il collega Raduzzi, sono soldi che non ci piovono dal cielo, ma che ci vengono prestati, tra l'altro, a carissimo prezzo, perché dobbiamo fare appunto le riforme. Qualcuno si ricorderà la riforma Fornero, con le famose lacrime. Bene, stiamo facendo lo stesso tipo di riforme. Io voglio vedere, da qui a cinque anni, che cosa succederà all'Italia, perché stiamo realmente ipotecando il futuro del nostro Paese; stiamo legando mani e piedi di questo Paese alle istituzioni europee e anche ai cosiddetti mercati finanziari. Stiamo vedendo anche come adesso sia schizzato lo spread, come siano schizzati i rendimenti dei titoli di Stato. E il migliore dei migliori? Non può far nulla, ovviamente, perché ha un'unica strada per limitare la speculazione finanziaria, che è quella di avere una banca centrale che faccia la banca centrale; ma chiaramente la Banca centrale europea non fa la vera banca centrale, ma persegue tutti altri interessi che sono ben lontani dagli interessi italiani. E il Governo è assolutamente complice di questi interessi cosiddetti europei, ma mi verrebbe da dire, forse, francesi e tedeschi…
PRESIDENTE. Concluda.
PAOLO GIULIODORI (MISTO-A). Concludo, Presidente. Abbiamo un Governo che non persegue gli interessi italiani, così come la maggioranza di questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3656/19 Colletti, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).
Sull'ordine del giorno n. 9/3656/20 Francesco Sapia c'è una proposta di riformulazione.
Ha chiesto di parlare il deputato Sapia. Ne ha facoltà.
FRANCESCO SAPIA (MISTO-A). Grazie, Presidente. Intervengo per capire bene il parere dato dal sottosegretario: “a valutare l'opportunità di”. È in fase di conversione il decreto-legge…
PRESIDENTE. Chiedo scusa, deputato Sapia, in questa fase lei ci deve dire soltanto se è favorevole o meno alla riformulazione.
FRANCESCO SAPIA (MISTO-A). Presidente, non accetto e stavo spiegando il motivo.
PRESIDENTE. Non accetta e chiede di parlare per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO SAPIA (MISTO-A). Come dicevo, è in fase di conversione il decreto-legge che reca nuove misure di ripresa e resilienza.
Il Governo, all'articolo 27, prevede l'istituzione del Sistema nazionale prevenzione salute e che tale sistema è inteso a migliorare e armonizzare le politiche le strategie del Servizio sanitario nazionale per la prevenzione, il controllo e la cura delle malattie acute e croniche, trasmissibili e non trasmissibili, associate direttamente e indirettamente. Visto e considerato che, qualche giorno fa, abbiamo anche approvato una mozione sul suicidio - forse il Governo dimentica i lavori che vengono fatti in Parlamento -, non capisco perché vengano valutati così i due impegni che abbiamo chiesto: il primo, in fase di conversione del provvedimento in esame, impegna il Governo ad inserire tra i soggetti che fanno parte di questo servizio SNPS anche la rete dei servizi per la salute mentale e l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA); il secondo, a rimodulare una parte delle risorse finanziarie previste per la Missione 6, assegnandole, in via prioritaria, alla rete dei servizi per la salute mentale, affinché possa svolgere attività di monitoraggio, assistenza, attività di prossimità, controllo e studio della salute mentale della popolazione italiana, con il fine anche di poter conoscere gli effetti a strascico cagionati dalla pandemia. Nell'articolo 27, Presidente, lo dice il Governo, ma, se non si investe sulle reti territoriali in salute mentale, come si fa a prevedere la salute mentale? Voglio ricordare che i dati risalgono all'annuario del 2018 e queste cose le abbiamo detto la settimana scorsa. Quindi, prima approviamo una mozione e adesso diamo una riformulazione “a valutare l'opportunità di (…)”.
Io non capisco, sottosegretario, e, Presidente, chiedo al Governo di cambiare il parere, altrimenti è una contraddizione rispetto al lavoro svolto la settimana scorsa e a quello che andiamo a fare adesso (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3656/20 Sapia, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).
Passiamo all'ordine giorno n. 9/3656/21 Vianello: c'è una proposta di riformulazione da parte del Governo. Ha chiesto di parlare il deputato Vianello. Ne ha facoltà.
GIOVANNI VIANELLO (MISTO-A). Grazie Presidente. Ringrazio il sottosegretario Sasso per la possibilità di riformulazione, tuttavia, non posso accettarla e spiego anche il perché. Stiamo parlando di energie rinnovabili e del fatto che il decreto legislativo n. 199 del 2021, in ottemperanza della direttiva RED II, prevede che l'Italia adotti linee guida per l'individuazione delle aree idonee dove installare le energie rinnovabili. Queste linee guida dovevano essere emanate dal Governo entro il 15 giugno 2022, quindi, siamo già in ritardo.
Con il mio ordine del giorno, considerate le mancanze evidenti del Governo che è in ritardo, propongo perlomeno di adottarle entro luglio 2022. Tuttavia, nella riformulazione del Governo, invece di una data fissa e certa, si propone di mettere un generico “quanto prima”: è una vera e propria presa in giro, il che significa che neanche entro luglio il Governo riuscirà a produrre queste linee guida per le energie rinnovabili. Questo succede, mentre il Governo Draghi, il Premier Draghi, si riempie la bocca e dice che la transizione energetica ed ecologica e le fonti rinnovabili sono l'unica via, mentre Cingolani parla di energie rinnovabili.
È una grandissima contraddizione, perché noi ci troviamo, da una parte, come stiamo vedendo, in una situazione in cui si garantiscono, per dieci anni, profitti alle multinazionali che estraggono e devono estrarre il gas, trivellando i nostri territori, e in cui addirittura si garantisce per vent'anni, fino al 2043, il profitto - quindi, date certe - per chi andrà a gestire i rigassificatori galleggianti, come quello che volete fare a Piombino, quando la popolazione la settimana scorsa vi ha già detto che non lo vuole perché è una vergogna ed è inutile (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa- Commenti). Ma la cosa più allucinante, Presidente… Chiedo scusa, Presidente, se posso continuare. Grazie. La cosa più allucinante è che, mentre il Governo si riempie la bocca con la parola transizione ecologica e sta favorendo unicamente le fonti fossili, ci stanno legando per altri vent'anni al gas, il che significa che i cittadini saranno schiavi per altri vent'anni di queste bollette salatissime. Questa è, sì, una grandissima vergogna, perché l'unica maniera per affrancarsi non solo dal gas russo, ma dal gas in generale delle fonti fossili, è quella di muoversi sulla riqualificazione energetica. Ma voi state mettendo in crisi 35.000 mila aziende che fanno riqualificazione energetica (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa), mettendo in discussione il 110 per cento. Si tratta di andare a favore delle rinnovabili, ma non ve ne frega assolutamente nulla perché è evidente che, se nel nostro Paese 228 gigawattora di energia eolica prodotta non possono essere messi in rete, perché le reti non ce la fanno a distribuire questa energia, e nonostante ciò paghiamo anche 18 milioni di euro ai produttori, senza utilizzare questa energia rinnovabile, capiamo benissimo che la vera emergenza per il Governo è una sola: garantire profitto alle multinazionali delle fonti fossili con i soldi dei cittadini. Vergognatevi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa - Commenti).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 9/3656/21 Vianello… Revoco l'indizione della votazione, perché, prima che aprissi la votazione, ha chiesto di parlare la deputata Ehm. Ne ha facoltà.
YANA CHIARA EHM (MISTO-M-PP-RCSE). Grazie, Presidente. Innanzitutto per sottoscrivere questo ordine del giorno e per ribadire un fatto molto importante. Continuiamo a discutere in questi giorni, in queste settimane e in questi mesi di quanto sia importante la transizione ecologica. Continuiamo a dire quanto sia importante la questione dell'energia da fonti rinnovabili e, poi, l'unica cosa che ci troviamo davanti sono innanzitutto accordi, per diversificare dal gas russo, fatti con Paesi come Congo, Angola, Egitto e Turchia che sono Paesi contro i diritti umani (Applausi di deputati del gruppo Misto). Non sono Paesi democratici, ma autoritari. L'altro punto importante è che, se noi dobbiamo scegliere in questo momento se dare un serio contributo alla transizione ecologica, ciò non può essere fatto con rigassificatori, con il fossile e con il carbone. Deve esserci un'alternativa: questo ordine del giorno è molto lineare e semplice e una risposta favorevole deve essere scontata da parte del Governo. Quindi, chiedo gentilmente non solo di sottoscriverlo, ma anche di rivedere i termini della riformulazione (Applausi di deputati del gruppo Misto).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il sottosegretario Sasso. Ne ha facoltà.
ROSSANO SASSO, Sottosegretario di Stato per l'Istruzione. Grazie Presidente, solo per dire ai colleghi che la riformulazione consiste nella sostituzione sic et simpliciter delle parole: “luglio 2022”, con le parole: “quanto prima”. Non è che ci sia molta differenza. Io ho il massimo rispetto di quello che avete detto, però con “luglio 2022” e “quanto prima” siamo là: non cambia molto. È comprensione del testo, tutto qua.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Forciniti. Ne ha facoltà.
FRANCESCO FORCINITI (MISTO-A). Ma se il sottosegretario ci sta dicendo che la riformulazione non cambia nulla, allora perché riformularlo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa)?
PRESIDENTE. Colleghi!
FRANCESCO FORCINITI (MISTO-A). Lo lasci così com'è! Se non cambia nulla, può accontentare questi poveri scapestrati dell'opposizione per una volta: perché non farlo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa - Commenti)?
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3656/21 Vianello, con parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).
Sull'ordine del giorno n. 9/3656/22 Forciniti c'è una proposta di riformulazione. Ha chiesto di parlare il deputato Forciniti. Ne ha facoltà.
FRANCESCO FORCINITI (MISTO-A). Chiedo scusa alla fremente Aula, della cui pazienza devo abusare, perché ho bisogno di riascoltare la riformulazione, gentilmente.
PRESIDENTE. Prego, sottosegretario.
ROSSANO SASSO, Sottosegretario di Stato per l'Istruzione. Grazie, Presidente. Il parere è favorevole con riformulazione che riguarda le parole: “attingimento dalle graduatorie”. Le confermiamo e sono aggiunte le seguenti parole: “in corso di validità”.
PRESIDENTE. Deputato Forciniti, accetta?
FRANCESCO FORCINITI (MISTO-A). Ringrazio il sottosegretario Sasso perché è l'unico ad avere ascoltato l'illustrazione di questo ordine del giorno, che ripresentiamo da cinque volte. Gli altri lo avevano bocciato, lui lo accoglie perché è l'unico ad averlo ascoltato. Grazie, accettiamo e sono commosso perché è la prima volta che il Governo Draghi mi fa passare qualcosa. È un evento storico, offrirò da bere a tutti (Applausi)!
PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3656/23 Corda, su cui c'è una proposta di riformulazione da parte del Governo. Ha chiesto di parlare la deputata Spessotto. Ne ha facoltà.
ARIANNA SPESSOTTO (MISTO-A). Volevo risentire la riformulazione, se possibile (Commenti).
PRESIDENTE. Sottosegretario Sasso, prego.
ROSSANO SASSO, Sottosegretario di Stato per l'Istruzione. Parere favorevole con riformulazione: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di impiegare i risparmi di spesa ottenuti dall'efficientamento energetico degli immobili ed edifici in uso al Ministero della Difesa per sostenere le spese da realizzare per interventi di manutenzione per quelli sui quali è già stata realizzata l'installazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili”.
PRESIDENTE. Deputata Spessotto, la accoglie?
ARIANNA SPESSOTTO (MISTO-A). No, non la accogliamo e chiedo di sottoscrivere questo ordine del giorno. La premessa “a valutare l'opportunità di” non ci sembra opportuna per un ordine del giorno che ha un impegno molto semplice. Ci riempiamo sempre la bocca di efficientamento energetico, anche in questo decreto si parla di aumentare e semplificare la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. C'è la possibilità di aumentare il patrimonio di produzione energetica da fonti rinnovabili anche utilizzando il demanio militare, però c'è questo problema, che spesso questi immobili sono fatiscenti, e quindi con l'installazione di queste infrastrutture per le rinnovabili ci sono stati dei danni che spesso non è stato possibile riparare. Quindi, con questo ordine del giorno si chiede semplicemente un impegno al Governo affinché, con i risparmi ottenuti grazie alla produzione di energia rinnovabile installata su questi immobili militari, si possa finalmente intervenire a riparare questi danni, a sistemare questi immobili fatiscenti del Ministero della Difesa. Quindi, chiediamo che il Governo riveda il suo parere perché non è assolutamente ammissibile che su una cosa così condivisibile ci sia un “a valutare l'opportunità di”, che non ha alcun significato, e quindi mi appello al Governo affinché riveda il suo parere.
PRESIDENTE. Il Governo ci ha ascoltati.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3656/23 Corda, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3656/24 Trano, su cui il parere del Governo è contrario.
Ha chiesto di parlare il deputato Trano. Ne ha facoltà.
RAFFAELE TRANO (MISTO-A). Grazie, Presidente. Questo ordine del giorno sostanzialmente parla della Scuola di alta formazione che ha un costo superiore a 2 milioni di euro l'anno. Più che spiegarlo qui in Aula, lo vorrei spiegare agli italiani fuori che cos'è questo nuovo ente che è stato appena istituito con l'articolo 44. In realtà, questo ente servirà poi a fare macelleria all'interno del corpo docente, con un taglio di oltre 11.600 unità di personale dal 2026 in poi. La cosa che resta, che impressiona di più rispetto a questo nuovo ente è che i costi che si porta dietro sono abbastanza notevoli, se pensiamo che il presidente avrà un costo di 246.000 euro l'anno, per quattro anni. Un dirigente di prima fascia ce lo devi mettere, e quindi sono altri 250.000 euro l'anno. Ovviamente soltanto un dirigente di prima fascia non basta, ce ne mettiamo anche un altro di seconda fascia, e gli diamo un compenso di 150.000 euro l'anno. Siccome abbiamo un presidente e due dirigenti, ovviamente dobbiamo aggiungerci dei funzionari, e quindi mettiamo altri 12 funzionari e arriviamo a un costo di 542.000 euro l'anno. È finita così? No, assolutamente non è finita così, perché ci mettiamo anche un bel comitato di indirizzo di cinque persone, e quindi sono altri 80.000 euro l'anno, e un altro comitato scientifico, che viene nominato personalmente dal Ministro dell'Istruzione, di sette persone. Quindi, abbiamo creato 27 nuove poltrone - altro che reddito di cittadinanza - e in più ci aggiungiamo anche 732.000 euro annuali per il funzionamento.
A fronte di tutto questo, noi abbiamo i docenti meno pagati dell'Unione europea. Non sarebbe stato utile, oltre che fare tagli e creare carrozzoni inutili… Qual è la finalità, l'utilità di questo carrozzone? È quella di stabilire quali sono i corsi di formazione e quali gli enti accreditati a cui far svolgere poi i suddetti corsi. Ma ci rendiamo conto che stiamo creando un carrozzone enorme, che probabilmente servirà per dare ulteriori poltrone a chi rimarrà fuori alle prossime elezioni politiche. Questa è una matrice ben chiara, ben nota, perché c'è un unico partito che fa questo ed è specialista nel fare questo, in Parlamento. Io sono davvero disamorato e lo dobbiamo dire ai cittadini italiani che questo significa mettere in piedi uno di quei carrozzoni che non serve al funzionamento della scuola, non serve a portare qualità. Serve semplicemente per dare posti di lavoro a chi probabilmente qui non verrà più rieletto. Lo dobbiamo dire perché poi il sospetto sarà quello. Queste sono poltrone d'oro ed evidentemente ci saranno porte girevoli che dal Parlamento condurranno all'interno di questo carrozzone, con buona pace di tutti quei docenti. Noi dovremmo investire prioritariamente sulla scuola, sulla qualità della scuola. Invece, si apre questa opportunità di 27 poltrone da assegnare evidentemente a politici.
Ecco perché chiedo un ripensamento. È necessario, in un momento come questo, che la scuola subisca un nuovo colpo, un'altra umiliazione? Presidente, resto basito perché questo è un tema serio, non serve a perdere tempo. Vorrei che qui dentro qualcuno, invece, ci spiegasse, se ne ha il coraggio, l'utilità di questo carrozzone.
Già prima i miei colleghi hanno parlato di questa 3-I Spa che non serve praticamente a nulla. Adesso mettiamo in piedi un altro apparato che serve non si sa bene a che cosa. Si pensi che gli ordini professionali, ad esempio i revisori legali, hanno all'interno del MEF chi stabilisce quali sono i corsi caratterizzanti, quelli non caratterizzanti ed altro. Invece, qui bisogna spendere oltre 2 milioni di euro l'anno per mettere in piedi questa pagliacciata (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3656/24 Trano, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3656/25 Orfini, sul quale c'è un invito al ritiro; prendo atto che è stato ritirato.
Sugli ordini del giorno n. 9/3656/26 Piccoli Nardelli e n. 9/3656/27 Nitti il parere è favorevole.
Sull'ordine del giorno n. 9/3656/28 Prestipino c'è un invito al ritiro; prendo atto che è stato ritirato.
Sull'ordine del giorno n. 9/3656/29 Di Giorgi il parere è favorevole.
Sull'ordine del giorno n. 9/3656/30 Timbro c'è una proposta di formulazione, che viene accolta.
L'ordine del giorno n. 9/3656/31 Fassina è accolto come raccomandazione.
Ha chiesto di parlare il sottosegretario Sasso. Ne ha facoltà.
ROSSANO SASSO, Sottosegretario di Stato per l'Istruzione. Sull'ordine del giorno n. 9/3656/31 Fassina il parere è cambiato in favorevole.
PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno n. 9/3656/32 Casu c'è una proposta di riformulazione, che viene accolta.
L'ordine del giorno n. 9/3656/33 Vallascas è accolto come raccomandazione, che non viene accettata.
Ha chiesto di parlare il deputato Vallascas. Ne ha facoltà.
ANDREA VALLASCAS (MISTO-A). Grazie, Presidente. Come ho detto prima, non accetto la raccomandazione. Con questo ordine del giorno vogliamo impegnare il Governo ad assumere provvedimenti in grado di accelerare il processo di transizione energetica, in particolar modo lo sviluppo della mobilità incentrata sull'idrogeno verde. Ricordo che il Piano nazionale di ripresa e resilienza destina 3,19 miliardi di euro alla produzione, alla distribuzione e agli usi finali dell'idrogeno. In particolare, questi interventi sono previsti dalla Missione 2 - Rivoluzione verde e transizione ecologica, alla quale sono destinati in totale 68,6 miliardi di euro, una quota abbastanza alta dei 191 miliardi previsti dal PNRR. Le risorse, anche ingenti, come in questo caso, però non sono sufficienti se non si crea anche una struttura di gestione efficiente in grado di sostenere le iniziative contribuendo alla realizzazione dei progetti in tempi accettabili. Da questo punto di vista preoccupa l'azione condotta sino ad oggi da questo Governo in merito ai tempi e modalità di attuazione del Piano. Nei mesi scorsi, da una ricerca dell'osservatorio delle Associazioni europee di professionisti e imprese sulle azioni relative al PNRR emergevano gravi criticità legate ai ritardi dei progetti riferiti alle energie rinnovabili, all'idrogeno, alla rete e alla mobilità sostenibile. Proprio in relazione alla filiera dell'idrogeno si registravano numerose difficoltà, derivanti da una carenza organizzativa in relazione alle procedure informative nei riguardi delle imprese del settore relativamente ai progetti previsti dal PNRR. In pratica, le aziende lamentavano l'assenza di adeguate informazioni attorno ai progetti e alle procedure di gara, con la conseguenza di non essere in grado di programmare adeguatamente attività e investimenti. La ricerca di AEPI, infatti, metteva in evidenza che i ritardi nello sviluppo della filiera dell'idrogeno verde si riscontravano soprattutto nei settori hard-to-abate, nell'ambito degli elettrolizzatori in grado di produrre idrogeno verde e nelle stazioni di rifornimento per i mezzi pesanti. Insomma, manca un vero e proprio coordinamento degli interventi e una visione di insieme in grado di dare risposte certe e rapide a settori che oggi rischiano di non essere messi in grado di sfruttare pienamente le risorse e le opportunità offerte dal Piano. Ci saremmo aspettati molto di più da questo provvedimento che rischia di non fornire quegli elementi indispensabili a velocizzare i progetti del PNRR. Per realizzare la transizione green non basta limitarsi a parlare di hydrogen valley ma bisogna anche agire e dare tempi certi alle imprese. La Missione 2, componente 2, del Piano prevede, tra le altre cose, la sperimentazione e lo sviluppo di una rete di rifornimento a base di idrogeno, con la creazione di circa 40 stazioni di servizio che saranno dislocate in via prioritaria in luoghi maggiormente interessati dai trasporti stradali pesanti. Questa attività sarà sottoposta all'esame di un tavolo tecnico istituito tra il Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili e il Ministero della Transizione ecologica. In particolare, i criteri per l'ubicazione delle stazioni di rifornimento lungo le autostrade e degli hub logistici saranno individuati da un decreto ministeriale mentre con decreto direttoriale saranno indicate le procedure per la presentazione delle domande di installazione delle stazioni di rifornimento e per l'avvio delle valutazioni tecniche.
Secondo alcune ipotesi formulate e anche in base a informazioni fornite dal Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, l'aggiudicazione degli appalti per lo sviluppo della rete di stazioni di rifornimento è prevista entro il 2023.
Questa scadenza, però, sta facendo nascere legittime aspettative tra le imprese del settore, soprattutto per le grandi opportunità che il progetto può offrire sotto il profilo dello sviluppo tecnologico e degli investimenti.
Proprio in relazione alla necessità di fornire agli operatori del settore informazioni chiare e tempi certi, chiediamo che si provveda celermente all'emanazione del decreto ministeriale sull'individuazione dei siti e sulla definizione dei bandi. Il settore dell'idrogeno verde può offrire, secondo noi, un contributo importante alla riduzione delle emissioni di CO2 (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3656/33 Vallascas, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).
Ordine del giorno n. 9/3656/34 Rizzetto: c'è una proposta di riformulazione da parte del Governo, che viene accolta. Ordine del giorno n. 9/3656/35 Sandra Savino: c'è una proposta di riformulazione, che viene accolta. Ordine del giorno n. 9/3656/36 Fitzgerald Nissoli: c'è un accoglimento come raccomandazione: viene accolto.
Ordine del giorno n. 9/3656/37 Labriola: c'è un parere contrario. Nessuno chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3656/37 Labriola, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).
Ordine del giorno n. 9/3656/38 Zanettin: parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/3656/39 Mazzetti, accolto come raccomandazione: accolto.
Ordine del giorno n. 9/3656/40 Angiola: c'è una proposta di riformulazione da parte del Governo, che viene accolta. Ordine del giorno n. 9/3656/41 Bignami: c'è un parere contrario. Nessuno chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3656/41 Bignami, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).
Ordine del giorno n. 9/3656/42 Fregolent: c'è una proposta di riformulazione da parte del Governo, che viene accolta. Ordine del giorno n. 9/3656/43 Menga: c'è una proposta di riformulazione, che viene accolta. Ordine del giorno n. 9/3656/44 Toccafondi: c'è una proposta di riformulazione, che viene accolta. Ordine del giorno n. 9/3656/45 Siragusa, accolto come raccomandazione: va bene? Va bene. Ordine del giorno n. 9/3656/46 Deidda: c'è una proposta di riformulazione, che viene accolta. Ordine del giorno n. 9/3656/47 De Toma, accolto come raccomandazione: non va bene?
Ha chiesto di parlare il deputato De Toma. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO DE TOMA (FDI). Grazie, Presidente. Sottosegretario, io, più che altro, chiedo una valutazione ulteriore su questo ordine del giorno e le spiego, come ho fatto nell'intervento di illustrazione. Stiamo parlando dei lavoratori fragili, stiamo parlando di un impegno che scade esattamente fra 2 giorni. Lei, giustamente, valuta “come raccomandazione”, una raccomandazione che dal 1° luglio non penso che possa portare un giovamento a questa categoria di lavoratori fragili in difficoltà per quello che poi è, di conseguenza, un errore perpetuato ormai da diversi mesi. Io ho ascoltato anche l'intervento dell'onorevole Dall'Osso: lo ringrazio, perché effettivamente il tema è molto sentito, è importante. Una raccomandazione di fatto è nulla più. Ma io penso che il Governo, in questo caso, dovrebbe veramente valutare attentamente non la raccomandazione ma l'accoglimento, dopo di tutto, di quello che è l'impegno, quindi al primo provvedimento utile, perché è importante dare una risposta concreta a queste persone che chiedono semplicemente una tutela. È una tutela importante. Lei rappresenta anche un partito con un Ministro, il Ministro Stefani per le Disabilità. Quindi, credo che dovrebbe essere consapevole delle nostre richieste, che vanno verso questi lavoratori fragili, per le difficoltà che vivono quotidianamente. Dunque, le chiedo semplicemente di poter rivedere questo parere e di accoglierlo favorevolmente, perché ritengo opportuno che il Governo si impegni, come quest'Aula si deve impegnare, nei confronti di queste persone.
Quindi, se ci può essere da parte sua una valutazione magari rinviamo direttamente a domani mattina, però le chiedo, in nome e per conto dei lavoratori fragili, di prendere una decisione in tal senso. È importante! La scadenza è il 30 giugno, esattamente dopodomani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il sottosegretario Sasso. Ne ha facoltà.
ROSSANO SASSO, Sottosegretario di Stato per l'Istruzione. Grazie, Presidente. Chiedo di accantonare questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Allora, l'ordine del giorno s'intende accantonato. Se ne parla, a questo punto, domattina.
Come convenuto in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, interrompiamo l'esame del provvedimento, che riprenderà nella seduta di domani, a partire dalle ore 9.
Organizzazione dei tempi di esame di argomenti iscritti all'ordine del giorno delle prossime sedute dell'Assemblea.
PRESIDENTE. Avverto che nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per la discussione generale del testo unificato della proposta di legge n. 2307-A, in materia di coltivazione, cessione e consumo della cannabis e dei suoi derivati, e per l'esame del testo unificato delle proposte di legge sulle nuove norme in materia di cittadinanza.
A seguito di ulteriori modifiche intervenute nella composizione dei gruppi parlamentari, sarà altresì pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame dei restanti argomenti all'ordine del giorno delle sedute dell'Assemblea della corrente settimana.
Interventi di fine seduta.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.
Ha chiesto di parlare il deputato De Menech. Ne ha facoltà, per due minuti.
ROGER DE MENECH (PD). Grazie, Presidente. Il mondo ha perso un visionario, un genio dell'impresa, una persona determinata e concreta, che ha contribuito in modo determinante alla ripresa della manifattura nel nostro Paese e, in particolare, ha contribuito al riscatto economico delle nostre montagne e della provincia di Belluno. Uno dei più innovativi e geniali imprenditori del made in Italy, che ha costruito un impero partendo da una piccola fabbrica di montature per occhiali con sede in Agordo, diventando un simbolo per tutto il mondo del saper fare italiano. Domani il cavaliere Del Vecchio ritornerà nel suo paese, ad Agordo, in provincia di Belluno. A mezzogiorno, infatti, sarà aperta la camera ardente e giovedì mattina ci saranno i funerali
Oggi, nel ricordare uno dei più grandi imprenditori del nostro Paese, voglio sottolineare due aspetti significativi e caratterizzanti del suo agire: l'attaccamento al suo territorio e ai suoi collaboratori. Con i suoi dipendenti ha sempre avuto un rapporto straordinario. È stato proprio lui, negli anni Ottanta, a introdurre, fra i primi in Italia e in Europa, un modello di welfare avanzato e innovativo, che farà scuola nei decenni successivi. Un uomo che non si ferma davanti agli ostacoli e che è consapevole, però, che il proprio successo è frutto anche del lavoro altrui. “Senza gli altri, anche i più umili, non si è nulla”: così pensava il cavalier Del Vecchio.
L'attaccamento al suo territorio è dimostrato dal fatto che è riuscito a costruire un'azienda globale rimanendo radicato in un territorio come quello della provincia di Belluno, da dove tutto è partito, dimostrando con i fatti un sincero spirito di riconoscenza e di gratitudine verso le comunità che circondano le sue fabbriche. Ha dimostrato, il cavalier Del Vecchio, che non solo è possibile, ma è vantaggioso produrre per il mercato mondiale in territori di montagna, come il bellunese, credendo nelle persone che qui vivono.
A nome mio e di tutto il gruppo del PD, esprimo le più sentite condoglianze alla famiglia e a tutta la comunità di dipendenti per questa perdita enorme.
Oggi, è il momento del ricordo e dell'omaggio: un grande uomo, un grande imprenditore, un grande italiano. Da domani, il nostro compito è seguire le orme che ha tracciato (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Dario Bond. Ne ha facoltà.
DARIO BOND (FI). Presidente, premetto che non è una critica a lei che stimo, però, mi sarei aspettato da questa Presidenza, dal Presidente Fico, una maggiore attenzione nel ricordare un uomo come Leonardo Del Vecchio. Un grande imprenditore; probabilmente, nel dopoguerra, uno dei più importanti imprenditori che abbiamo avuto.
Un uomo nato dal nulla, che ha con ingegno e con capacità costruito un impero, non solo finanziario, ma fatto anche di posti di lavoro, di riferimento tecnologico, di innovazione e di creatività. Un uomo che è arrivato in una valle sperduta del bellunese, piena di disoccupazione, di immigrazione e di emigrazione, nel 1958, e nel 1995 è riuscito, con Luxottica, a realizzare il più grande polo mondiale dell'ottica e dell'occhialeria in generale. Un uomo che, però, non solo ha prodotto tanti occhiali, ma ha anche realizzato tanti posti di lavoro e tanti sogni. Tante famiglie con lui hanno trovato soddisfazione.
È un uomo che ha creato un welfare nel lavoro, nelle fabbriche, e poi è stato un esempio per tutta l'Italia e anche per l'Europa. È un uomo che, durante il COVID, ha saputo dare insegnamenti e indicazioni precise all'intera Italia, ma anche a tutte quelle persone che non avevano riferimenti e che avevano tanta paura di perdere il posto di lavoro.
È un uomo che diceva: non voglio investire in una squadra di calcio, ma voglio investire nei miei operai, voglio dare ricchezza e sicurezza a loro e ai loro figli. Un uomo forte, un patriota del sistema produttivo italiano. Ed è stato un uomo che è riuscito a contrastare i francesi che volevano acquistare e impadronirsi del sistema occhialeria in Italia. È un uomo che è riuscito, nei salotti buoni della finanza, a contrastare il dominio di qualcuno, che era forte, capitalista, ma non aveva gli operai. È un uomo che ha saputo, anche nell'ultimo momento della sua vita, salvare una fabbrica, Ceramica Dolomite, perché era fatta di montanari, di grandi lavoratori, di grandi sacrifici.
A lui va un grazie profondo, Presidente, ma mi sarei aspettato dal Presidente Fico, una migliore e maggiore attenzione, perché questo è un grande imprenditore ed è un grande esempio italiano (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Raffaele Baratto. Ne ha facoltà.
RAFFAELE BARATTO (MISTO). Grazie, Presidente. Anch'io mi aggiungo ai colleghi per ricordare uno dei più grandi imprenditori del secolo recente, un grande visionario, un grande imprenditore; un imprenditore che metteva al centro le persone, che dava una grande forza, che ha cambiato quel mondo, investendo nei nostri territori, dando la possibilità a tanta gente di creare un futuro, un grande futuro e lo ha dimostrato.
Io ho avuto la fortuna di conoscere quell'azienda anche per il lavoro che faccio, per cui posso garantire che si tratta di un'azienda che ha costruito intorno alle persone anche un grande territorio; ha dato la possibilità, in tempi anche – lo ricordiamo - molto difficili, di creare posti di lavoro, ma soprattutto di creare opportunità.
È una persona che ha dato la possibilità di creare imprenditoria e questo è stato anche il suo grande valore, perché offriva possibilità, metteva al centro le persone, dando una garanzia e una prospettiva.
Ecco perché Leonardo Del Vecchio è stato quel grande capitano d'impresa che, davvero, dobbiamo ricordare con grande, grande stima. Credo, infatti, che chi fa impresa debba davvero riconoscere l'imprenditore che è stato Del Vecchio, che ha dato davvero un valore e un futuro a questo Paese (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, il deputato Mattia Mor. Ne ha facoltà.
MATTIA MOR (IV). Grazie, Presidente. Poche parole anche da parte nostra per ricordare uno dei più grandi imprenditori italiani che è mancato due giorni fa: Leonardo Del Vecchio. Un uomo che ha una bellissima storia; nel mondo anglosassone si chiama self-made man, un uomo che si è fatto da solo, un uomo che è nato in povertà e cresciuto nella città di Milano in un orfanotrofio; e da lì, con il duro lavoro cominciato da giovane, ancora da minorenne, è riuscito a creare una delle più grandi imprese italiane e a diventare uno degli uomini più ricchi d'Italia, laddove la ricchezza non si usa come sinonimo di classe sociale, quanto di capacità di misurazione dei risultati raggiunti e di capacità di ricchezza che ha saputo creare quest'uomo sul territorio, in Veneto, nella città di Milano, e in tutto il mondo, con tutte le famiglie che hanno goduto della possibilità di lavorare in Luxottica. Una delle prime imprese italiane che ha messo in atto un'attività di welfare aziendale, che ha aiutato i dipendenti, laddove questa cosa non era ancora di moda, più di 15 anni fa, anche distribuendo azioni ai dipendenti, cosa di cui adesso finalmente si discute nel dibattito pubblico e che una volta era ancora una stranezza nel sistema imprenditoriale italiano, con l'uomo al centro.
Ecco, un uomo che ha visto, nella capacità di costruire una grande impresa, nella dimensione di un'impresa, nel rendere una piccola impresa italiana un'impresa multinazionale, la capacità di creare occupazione, di creare benessere, di creare sviluppo in un territorio, dando una dimostrazione di come, da un piccolo Paese, si possa creare un campione del made in Italy e con il made in Italy rendere grande l'Italia e continuare a farla crescere e a renderla sempre più grande nel mondo.
Da parte del gruppo di Italia Viva, un ricordo, le condoglianze alla famiglia e, da parte della città di Milano, grande gratitudine per Leonardo Del Vecchio (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Jessica Costanzo. Ne ha facoltà.
JESSICA COSTANZO (MISTO). Signor Presidente, torno su un argomento riguardante la carenza d'organico presso i Vigili del fuoco. È una carenza strutturale. Lo abbiamo visto ieri, col maxi incendio a Roma in via Aurelia, dove c'è stata anche un'esplosione di bombole GPL e, contemporaneamente, ci sono stati altri incendi nel comune di Marino, fra i comuni di Roma e Pomezia, presso Case Rosse, dove addirittura è bruciata un'intera discarica di rifiuti.
Sappiamo che molti Vigili del fuoco, centinaia, sono accorsi dalle regioni centrali - quindi Umbria, Abruzzo, Toscana e Campania - e ogni giorno, ormai da tre settimane, presso il comando provinciale di via Genova arrivano dalle 80 alle 100 richieste di intervento; in sostanza, i vigili del fuoco non ce la fanno più.
Quel che è peggio è che nella city, quindi proprio in città, a Roma, ieri, c'era una sola autoscala. Se pensiamo a 10 anni fa, c'erano circa 9 autoscale in tutta la provincia, adesso le autoscale sono 9, sì, ma solo ed esclusivamente in tutta la regione.
Il sindacato Conapo ha denunciato la carenza strutturale di mezzi, di uomini e anche di acqua, vista la siccità. Il comando dei Vigili del fuoco di Roma è sotto organico almeno di 300 unità: dovrebbero essere 1700 e invece non sono neanche 1280. Il pensionamento sicuramente non ha aiutato, così come la crisi della guerra in Ucraina, vista la difficoltà nel reperimento dei materiali.
PRESIDENTE. Concluda.
JESSICA COSTANZO (MISTO). Chiediamo alla Ministra Lamorgese, ancora una volta, di non fare orecchie da mercante, perché si tratta di salvare delle vite. Con questa carenza d'organico bisogna decidere chi salvare e chi, invece, abbandonare a se stesso. E, siccome si tratta di morti annunciate, si tratta di vero e proprio omicidio di Stato. Quindi, chiediamo un piano straordinario di assunzione per i Vigili del fuoco in tutta Italia.
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Mercoledì 29 giugno 2022 - Ore 9:
1. Seguito della discussione del disegno di legge (per il seguito dell'esame degli ordini del giorno e lo svolgimento delle dichiarazioni di voto finale):
S. 2598 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 aprile 2022, n. 36, recante ulteriori misure urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) (Approvato dal Senato). (C. 3656)
Relatori: FASSINA, per la V Commissione; POLVERINI, per la XI Commissione.
(ore 15)
2. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .
(ore 16,30)
3. Votazione finale del disegno di legge:
S. 2598 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 aprile 2022, n. 36, recante ulteriori misure urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) (Approvato dal Senato). (C. 3656)
Relatori: FASSINA, per la V Commissione; POLVERINI, per la XI Commissione.
(al termine delle votazioni)
4. Discussione sulle linee generali del testo unificato delle proposte di legge:
MAGI ed altri; LICATINI ed altri: Modifiche al testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, in materia di coltivazione, cessione e consumo della cannabis e dei suoi derivati. (C. 2307-2965-A)
Relatore: PERANTONI.
5. Discussione sulle linee generali del testo unificato delle proposte di legge:
BOLDRINI ed altri; FITZGERALD NISSOLI; LA MARCA; LA MARCA; POLVERINI e VITO; ORFINI e SCHIRO'; SIRAGUSA ed altri; SANGREGORIO ed altri; UNGARO e MIGLIORE: Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, recante nuove norme sulla cittadinanza. (C. 105-194-221-222-717-920-2269-2981-3511-A)
Relatori: BRESCIA, per la maggioranza; IEZZI, di minoranza.
La seduta termina alle 23,45.
SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA
Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):
nella votazione n. 2 la deputata Bisa ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 4 la deputata Raffaelli ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 4 il deputato Sgarbi ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;
nelle votazioni nn. 7 e 8 il deputato Miceli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 11) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nominale | Ddl 3656 - odg 9/3656/3 | 412 | 392 | 20 | 197 | 2 | 390 | 90 | Resp. |
2 | Nominale | odg 9/3656/17 | 415 | 398 | 17 | 200 | 30 | 368 | 90 | Resp. |
3 | Nominale | odg 9/3656/18 | 413 | 408 | 5 | 205 | 43 | 365 | 89 | Resp. |
4 | Nominale | odg 9/3656/19 | 423 | 418 | 5 | 210 | 37 | 381 | 88 | Resp. |
5 | Nominale | odg 9/3656/20 | 427 | 423 | 4 | 212 | 44 | 379 | 88 | Resp. |
6 | Nominale | odg 9/3656/21 | 428 | 417 | 11 | 209 | 34 | 383 | 88 | Resp. |
7 | Nominale | odg 9/3656/23 | 428 | 424 | 4 | 213 | 38 | 386 | 87 | Resp. |
8 | Nominale | odg 9/3656/24 | 421 | 416 | 5 | 209 | 43 | 373 | 87 | Resp. |
9 | Nominale | odg 9/3656/33 | 423 | 417 | 6 | 209 | 43 | 374 | 87 | Resp. |
10 | Nominale | odg 9/3656/37 | 418 | 412 | 6 | 207 | 44 | 368 | 87 | Resp. |
11 | Nominale | odg 9/3656/41 | 416 | 406 | 10 | 204 | 35 | 371 | 87 | Resp. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.