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Comunicati stampa

31/03/2016
Intervento Boldrini a Inaugurazione Mostra “I libri che hanno fatto l’Europa e gli europei” Accademia dei Lincei, Roma
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Intervento della Presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini:

"Saluto e ringrazio per l'invito il Professor Alberto Quadrio Curzio, il Rettore Eugenio Gaudio, il Professor Roberto Antonelli, la dottoressa Rosanna Rummo e tutti i presenti.

In questa stessa sala, nel gennaio scorso, abbiamo ragionato attorno al tema di una nuova cittadinanza europea. Abbiamo affrontato gli aspetti politici e istituzionali, quelli giuridici e quelli di natura sociale che possono portare gli italiani, insieme ai francesi, ai tedeschi, agli spagnoli e così via, a sentirsi innanzitutto cittadini europei. Perché oggi lo siamo, per così dire, in seconda battuta, per deduzione.

E abbiamo detto, in quell'occasione, che si possono avere istituzioni federali autorevoli soltanto se esiste un "demos" europeo che condivide un nucleo comune di valori, di diritti e di doveri. Se esiste una cultura europea.

La cultura, l'identità e i valori dell'Europa appaiono oggi come uno dei bersagli della spietata offensiva terroristica che la settimana scorsa ha seminato morte nella capitale belga. E' stata colpita Bruxelles, è stato colpito il Belgio, è stato colpito il cuore dell'Unione Europea.

Gli attacchi terroristici, per le modalità con le quali avvengono, sono in larga parte imprevedibili. Gli obiettivi possono essere l'ingresso di un aeroporto tra i tanti o un locale, come il Bataclan, tra le decine che ci sono a Parigi. Questa imprevedibilità produce nei cittadini sensazioni di paura e di impotenza. Come se un nemico che agisce in questo modo fosse invincibile.

Noi Italiani ci siamo sentiti vulnerabili anche in altre fasi storiche. Giovanni Falcone disse della mafia che " non è affatto invincibile. E' un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio, e avrà anche una fine." La stessa cosa dobbiamo pensare del terrorismo jihadista. Non solo deve ma può essere sconfitto. A condizione che si usino le armi più efficaci.

E quali sono queste armi? Indubbiamente quella di rafforzare la collaborazione tra le intelligence nazionali, tra le polizie e gli uffici giudiziari dei vari Paesi. Ci vorrebbe una centrale unica europea di informazione e di indagine. Se ne parla da tanti anni, ma le gelosie dei singoli Stati hanno impedito che si realizzasse. Gelosie che di fronte a quanto è avvenuto e sta avvenendo si dimostrano a dir poco inaccettabili.

Si devono poi interrompere tutti i canali più o meno occulti attraverso i quali le organizzazioni terroristiche si finanziano. Si tratta di canali protetti da alcuni Stati verso i quali occorre avere una linea intransigente.

Ma queste cose, per essere realizzate compiutamente, necessitano di una più forte integrazione politica dell'Unione. Che è quanto chiedono i Presidenti di Parlamento di 11 Paesi che hanno sottoscritto la Dichiarazione che io ho proposto e della quale vi ho parlato la volta scorsa, che si intitola appunto : "Più integrazione europea. La strada da seguire". Sui contenuti di questa dichiarazione è aperta sul sito della Camera una consultazione on-line per conoscere le opinioni e le proposte dei cittadini e per coinvolgerli, perché penso che occorra attivare tutti gli strumenti possibili per colmare il distacco che c'è tra i cittadini e le istituzioni, quelle nazionali e quelle comunitarie.

Bisogna poi convincersi che un'arma potente per combattere il terrorismo è quella dell'istruzione, della conoscenza e del lavoro. Attraverso questi strumenti è possibile ridurre il numero di giovani che diventano manovalanza suicida dei gruppi terroristici. Sono spesso giovani che vivono nelle periferie delle grandi metropoli europee, in una sorta di mondo parallelo. Un mondo a parte fatto di ghettizzazione, di marginalità e di esclusione in cui si alimenta quella quella radicalizzazione sulla quale lavorano i predicatori di odio.

La gran parte di questi ragazzi non finirebbe nelle mani dei terroristise venisse data loro una prospettiva di vita dignitosa, se fossero chiamati a sentire come cosa propria i valori di libertà e di rispetto dell'altro su cui si fondano le nostre Costituzioni. Anche verso i giovani delle periferie bisogna abbattere muri e costruire ponti. Dobbiamo infine decidere di non rinunciare mai ai nostri diritti, alle nostre libertà, alla nostra pratica democratica. In poche parole : non dobbiamo farci trasformare dalla paura. Se lo facessimo, se in nome della lotta al terrorismo comprimessimo la libertà di circolazione, di riunione, di critica, a quel punto avrebbero già vinto i tagliagole. Dobbiamo essere determinati nel combattere il terrorismo. Ma restando noi stessi.

E questo discorso ha molto a che fare con il profilo culturale europeo. Chi innalza muri e steccati, chi vuole rendere il nostro continente una fortezza chiusa, chi pretende di bloccare con la forza i flussi migratori e l'arrivo dei profughi, dice di farlo in nome di una Europa monoculturale e identitaria. Ma l'Europa non è così. Non è chiusa. Non lo è mai stata. E la mostra che inauguriamo oggi lo dimostra.

Perché i libri che hanno fatto l'Europa e gli europei, esposti in questa mostra, sono testi latini e romanzi, ma anche greci, arabi ed ebraici. Perché la ricchezza della cultura europea è la risultante dell'incontro tra tradizioni e civiltà diverse. Chi nega questo, nega la realtà. L'essenza stessa dell'Europa si basa sulla contaminazione tra culture.

Oggi in Europa, accanto alla presenza maggioritaria della cultura cristiana nelle sue diverse sfaccettature (cattolici, protestanti, ortodossi) c'è l'importante tradizione ebraica, e poi una significativa presenza induista e buddista, e una componente sempre più rilevante di comunità islamiche. Queste fedi devono avere piena legittimità e piena opportunità. Lo dice l'articolo 8 della nostra Costituzione : " Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge".

E in questa fase storica, anche per isolare il radicalismo jihadista, è nostro interesse integrare le comunità musulmane riconoscendo loro, come è per le altre confessioni religiose, diritti e doveri. Ed è nostro interesse che si consolidi nei nostri Paesi un Islam europeo che faccia propri i principi del pluralismo, della laicità dello Stato, del rispetto dei diritti delle donne.

Su temi così importanti e delicati è necessario che il dibattito pubbliconel nostro Paese compia un salto di qualità. E a questo fine il mondo della cultura ha una funzione cruciale da assolvere.

In questo senso la mostra che inauguriamo oggi ha un indiscutibile valore culturale. Ma ha anche un valore politico, e sono certa che riceverà nei giorni a venire l'attenzione che merita".

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